“BORSA Giorgio MOLTENI Corrado MONTESSORO Francesco a cura, contributi di Rosella IDÉO Renzo CAVALIERI Enrica COLLOTTI PISCHEL Giorgio VIZIOLI Francesco MONTESSORO Matilde ADDUCI Marco CORSI Simone CANTINI Marco BUTTINO”,”L’incerta vigilia del nuovo secolo in Asia. Asia Major 2000.”,”Matilde Adduci è una giovane studiosa che si occupa della storia moderna e contemporanea dell’Asia meridionale, con particolare riferimento ai rapporti fra Congresso Nazionale Indiano e classe contadina nel periodo nazionalista. Giorgio Borsa, già professore ordinario di Storia politica e diplomatica dell’Asia orientale e direttore del Centro Studi per i Popoli Extraeuropei C. Bonacossa dell’Università di Pavia, è dottore honoris causa in Storia dell’India moderna della Hindu University di Benares. Ideatore, assieme a Paolo Beonio-Brocchieri, della pubblicazione Asia Major, ne dirige la redazioni. Marco Buttino è professore associato i n Storia dell’Europa orientale all’Università di Torino e membro della redazione della rivista Central Asian Survey di Londra. Simone Cantini ha vissuto, per ragioni professionali, in Cina e in Asia meridionale per molti anni, visitando in più occasioni l’Afghanistan. Renzo Cavalieri è ricercatore presso l’Istituto di Diritto privato della Facoltà di Giurisprudenza, Università di Pavia. Enrica Collotti Pischel è professore ordinario di Storia e istituzioni dei paesi afro-asiatici, Università di Milano. Marco Corsi è dottorando in Sociologia dello sviluppo presso l’Università di Pisa. Rosella Idèo è ricercatore confermato della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Trieste. Corrado Molteni è professore associato di Giapponese della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Milano e docente di Sistemi economici comparati all’Università Bocconi. Francesco Montessoro è professore supplente di Storia e istituzioni dei paesi afro-asiatici, Università di Milano. Gianni Salvini è docente di Sistemi economici comparati, Università di Pavia e di Programmazione economica (transizione al mercato delle economie socialiste), Università Boccomi. Michelguglielmo Torri è professore associato di Storia moderna e contemporanea dell’Asia presso l’Università di Torino. Giorgio Vizioli, membro del Consiglio direttivo dell’Istituto di cooperazione Economica Internazionale (ICEI) di Milano, già responsabile del Settore Asia-Pacifico dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) di Milano, è collaboratore di diverse testate economiche e delle case editrici De Agostini e UTET.”,”ASIx-016-FL”
“BORSA Giorgio BEONIO BROCCHIERI Paolo a cura, Saggi di Sandro BORDONE Simonetta CASCI Enrica COLLOTTI PISCHEL Gianni FODELLA Francesco MONTESSORO Michelguglielmo TORRI Claudio ZANIER”,”L’altra Asia ai margini della bufera. Asia Major 1991.”,”Giorgio Borsa, già professore ordinario di Storia politica e diplomatica dell’Asia orientale e direttore del Centro Studi Popoli Extraeuropei dell’Università di Pavia. Paolo Beonio-Brocchieri, professore ordinario di Storia e Istituzioni dei Paesi Afro-asiatici e direttore del Centro Studi Cesare Bonacossa dell’Università di Pavia. Gianni Fodella, professore associato di Organizzazione economica internazionale nell’Università di Milano, visiting professor nell’Università di Kyoto e dell’Accademia cinese di Scienze sociali. Michelguglielmo Torri, professore associato di Storia dell’Asia moderna e contemporanea nell’Università di Torino. Simonetta Casci, ricercatore nella Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Pavia. Krzysztof Gawlikowski, professore a contratto nell’Istituto Universitario Orientale di Napoli. Francesco Montessoro, professore a contratto nell’Università di Bologna. Enrica Collotti Pischel, professore ordinario di Storia e Istituzioni dei Paesi Afro-asiatici dell’U niversitò di Milano.”,”ASIx-017-FL”
“BORSA Giorgio a cura, saggi di Sandro BORDONE Simonetta CASCI Enrica COLLOTTI PISCHEL Gianni FODELLA Francesco MONTESSORO Michelguglielmo TORRI Claudio ZANIER Nicoletta DEL FRANCO”,”Le ultime trincee del comunismo nel mondo. Asia Major 1992.”,”Giorgio Borsa, già professore ordinario di Storia politica e diplomatica dell’Asia orientale e direttore del Centro Studi Popoli Extraeuropei dell’Università di Pavia. Paolo Beonio-Brocchieri, professore ordinario di Storia e Istituzioni dei Paesi Afro-asiatici e direttore del Centro Studi Cesare Bonacossa dell’Università di Pavia. Gianni Fodella, professore associato di Organizzazione economica internazionale nell’Università di Milano, visiting professor nell’Università di Kyoto e dell’Accademia cinese di Scienze sociali. Michelguglielmo Torri, professore associato di Storia dell’Asia moderna e contemporanea nell’Università di Torino. Simonetta Casci, ricercatore nella Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Pavia. Krzysztof Gawlikowski, professore a contratto nell’Istituto Universitario Orientale di Napoli. Francesco Montessoro, professore a contratto nell’Università di Bologna. Enrica Collotti Pischel, professore ordinario di Storia e Istituzioni dei Paesi Afro-asiatici dell’U niversitò di Milano.”,”ASIx-018-FL”
“BORSA Giorgio a cura, contributi di Rosella IDÉO Renzo CAVALIERI Enrica COLLOTTI PISCHEL Giorgio VIZIOLI Francesco MONTESSORO Matilde ADDUCI Marco CORSI Simone CANTINI Marco BUTTINO Michelguglielmo TORRI”,”L’Asia tra recessione economica e minaccia nucleare. Asia Major 1998.”,”Matilde Adduci è una giovane studiosa che si occupa della storia moderna e contemporanea dell’Asia meridionale, con particolare riferimento ai rapporti fra Congresso Nazionale Indiano e classe contadina nel periodo nazionalista. Giorgio Borsa, già professore ordinario di Storia politica e diplomatica dell’Asia orientale e direttore del Centro Studi per i Popoli Extraeuropei C. Bonacossa dell’Università di Pavia, è dottore honoris causa in Storia dell’India moderna della Hindu University di Benares. Ideatore, assieme a Paolo Beonio-Brocchieri, della pubblicazione Asia Major, ne dirige la redazioni. Marco Buttino è professore associato i n Storia dell’Europa orientale all’Università di Torino e membro della redazione della rivista Central Asian Survey di Londra. Simone Cantini ha vissuto, per ragioni professionali, in Cina e in Asia meridionale per molti anni, visitando in più occasioni l’Afghanistan. Renzo Cavalieri è ricercatore presso l’Istituto di Diritto privato della Facoltà di Giurisprudenza, Università di Pavia. Enrica Collotti Pischel è professore ordinario di Storia e istituzioni dei paesi afro-asiatici, Università di Milano. Marco Corsi è dottorando in Sociologia dello sviluppo presso l’Università di Pisa. Rosella Idèo è ricercatore confermato della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Trieste. Corrado Molteni è professore associato di Giapponese della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Milano e docente di Sistemi economici comparati all’Università Bocconi. Francesco Montessoro è professore supplente di Storia e istituzioni dei paesi afro-asiatici, Università di Milano. Gianni Salvini è docente di Sistemi economici comparati, Università di Pavia e di Programmazione economica (transizione al mercato delle economie socialiste), Università Boccomi. Michelguglielmo Torri è professore associato di Storia moderna e contemporanea dell’Asia presso l’Università di Torino. Giorgio Vizioli, membro del Consiglio direttivo dell’Istituto di cooperazione Economica Internazionale (ICEI) di Milano, già responsabile del Settore Asia-Pacifico dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) di Milano, è collaboratore di diverse testate economiche e delle case editrici De Agostini e UTET.”,”ASIE-006-FL”
“BORSA Giorgio MOLTENI Corrado MONTESSORO Francesco a cura, Contributi di Rosella IDÉO Renzo CAVALIERI Enrica COLLOTTI PISCHEL Giorgio VIZIOLI Francesco MONTESSORO Matilde ADDUCI Marco CORSI Simone CANTINI Marco BUTTINO Elisa QUERCI Gianni SALVINI Benedetta TRIVELLATO”,”Crescita economica e tensioni politiche in Asia all’alba del nuovo Millennio. Asia Major 2000″,”Matilde Adduci è una giovane studiosa che si occupa della storia moderna e contemporanea dell’Asia meridionale, con particolare riferimento ai rapporti fra Congresso Nazionale Indiano e classe contadina nel periodo nazionalista. Giorgio Borsa, già professore ordinario di Storia politica e diplomatica dell’Asia orientale e direttore del Centro Studi per i Popoli Extraeuropei C. Bonacossa dell’Università di Pavia, è dottore honoris causa in Storia dell’India moderna della Hindu University di Benares. Ideatore, assieme a Paolo Beonio-Brocchieri, della pubblicazione Asia Major, ne dirige la redazioni. Marco Buttino è professore associato i n Storia dell’Europa orientale all’Università di Torino e membro della redazione della rivista Central Asian Survey di Londra. Simone Cantini ha vissuto, per ragioni professionali, in Cina e in Asia meridionale per molti anni, visitando in più occasioni l’Afghanistan. Renzo Cavalieri è ricercatore presso l’Istituto di Diritto privato della Facoltà di Giurisprudenza, Università di Pavia. Enrica Collotti Pischel è professore ordinario di Storia e istituzioni dei paesi afro-asiatici, Università di Milano. Marco Corsi è dottorando in Sociologia dello sviluppo presso l’Università di Pisa. Rosella Idèo è ricercatore confermato della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Trieste. Corrado Molteni è professore associato di Giapponese della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Milano e docente di Sistemi economici comparati all’Università Bocconi. Francesco Montessoro è professore supplente di Storia e istituzioni dei paesi afro-asiatici, Università di Milano. Gianni Salvini è docente di Sistemi economici comparati, Università di Pavia e di Programmazione economica (transizione al mercato delle economie socialiste), Università Boccomi. Michelguglielmo Torri è professore associato di Storia moderna e contemporanea dell’Asia presso l’Università di Torino. Giorgio Vizioli, membro del Consiglio direttivo dell’Istituto di cooperazione Economica Internazionale (ICEI) di Milano, già responsabile del Settore Asia-Pacifico dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) di Milano, è collaboratore di diverse testate economiche e delle case editrici De Agostini e UTET. Benedetta Trivellato, laureata in Economia presso l’Università Bocconi di Milano, dal 1998 collabora all’ISPI come research assistant. ElisaQuerci è una giovane laureata in Scienze internazionali e diplomatiche presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Trieste.”,”ASIE-007-FL”
“BORSA Giorgio BEONIO BROCCHIERI Paolo a cura, saggi di Gianni FODELLA Michelguglielmo TORRI Simonetta CASCI Krzysztof GAWLIKOWSKI Francesco MONTESSORO Enrica COLLOTTI PISCHEL”,”Asia Major. Un mondo che cambia.”,”Giorgio Borsa, già professore ordinario di Storia politica e diplomatica dell’Asia orientale e direttore del Centro Studi Popoli Extraeuropei dell’Università di Pavia. Paolo Beonio-Brocchieri, professore ordinario di Storia e Istituzioni dei Paesi Afro-asiatici e direttore del Centro Studi Cesare Bonacossa dell’Università di Pavia. Gianni Fodella, professore associato di Organizzazione economica internazionale nell’Università di Milano, visiting professor nell’Università di Kyoto e dell’Accademia cinese di Scienze sociali. Michelguglielmo Torri, professore associato di Storia dell’Asia moderna e contemporanea nell’Università di Torino. Simonetta Casci, ricercatore nella Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Pavia. Krzysztof Gawlikowski, professore a contratto nell’Istituto Universitario Orientale di Napoli. Francesco Montessoro, professore a contratto nell’Università di Bologna. Enrica Collotti Pischel, professore ordinario di Storia e Istituzioni dei Paesi Afro-asiatici dell’U niversitò di Milano.”,”ASIx-022-FL”
“BORSA Giorgio a cura, saggi di Sandro BORDONE Simonetta CASCI Enrica COLLOTTI PISCHEL Nicoletta DEL FRANCO Rosella IDÉO Ralph R. KLEMP Giovanna MASTROCCHIO Francesco MONTESSORO Aldo TOLLINI Michelguglielmo TORRI”,”La fine dell’era coloniale in Asia Orientale. Asia Major 1993.”,”Giorgio Borsa, già professore ordinario di Storia politica e diplomatica dell’Asia orientale e direttore del Centro Studi Popoli Extraeuropei dell’Università di Pavia. Sandro Bordone, professore supplente di Storia Politica e Diplomatica dell’Asia Orientale, Università di Pavia. Michelguglielmo Torri, professore associato di Storia dell’Asia moderna e contemporanea nell’Università di Torino. Simonetta Casci, ricercatore nella Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Pavia. Francesco Montessoro, professore a contratto nell’Università di Bologna. Enrica Collotti Pischel, professore ordinario di Storia e Istituzioni dei Paesi Afro-asiatici dell’Universitò di Milano. Nicoletta Del Franco, Dipartimento di sociologia, Università di Bologna. É cooperante al programma “”Generazione di reddito e formazione professionale per settori femminili in ambito turale in Bangladesh”” promosso dalla Associazione per la Partecipazione allo Sviluppo di Torino. Rosella Idéo, professore supplente di Storia ed Istituzioni dell’Asia orintale, Università di Trieste. Ralph R. Klemp, laureato in Economia Aziendale all’Università Bocconi; diplomato all’istituto dello Studio sul medio ed Estremo Oriente (ISMEO) in Lingua e cultura indonesiana. Giovanna Mastrocchio, fellow del Centro Studi Popoli Extraeuropei Cesare Bonacossa, Università di Pavia. Aldo Tollini, professore supplente di Lingua giapponese, Università di Pavia.”,”ASIx-023-FL”
“BORSA Giorgio MASTROCCHIO Giovanna a cura, saggi di Sandro BORDONE Renzo CAVALIERI Enrica COLLOTTI PISCHEL Rosella IDÉO Ralph KLEMP Aldo TOLLINI Michelguglielmo TORRI Giorgio VIZIOLI”,”Tra democrazia e neo-autoritarismo. Asia Major 1995.”,”Giorgio Borsa, già professore ordinario di Storia politica e diplomatica dell’Asia orientale e direttore del Centro Studi Popoli Extraeuropei dell’Università di Pavia. Sandro Bordone, professore supplente di Storia Politica e Diplomatica dell’Asia Orientale, Università di Pavia. Michelguglielmo Torri, professore associato di Storia dell’Asia moderna e contemporanea, Università di Torino. Enrica Collotti Pischel, professore ordinario di Storia e Istituzioni dei Paesi Afro-asiatici dell’Universitò di Milano. Rosella Idéo, professore supplente di Storia ed Istituzioni dell’Asia orintale, Università di Trieste. Giovanna Mastrocchio, fellow del Centro Studi Popoli Extraeuropei Cesare Bonacossa, Università di Pavia. Aldo Tollini, professore supplente di Lingua giapponese, Università di Pavia. Renzo Cavalieri, ricercatore presso l’istituto di diritto privato della facoltà di Giurisprudenza, Università di Pavia. Ralph klemp, membro fondatore della Camera di Commercio dell’Asia Sudorientale di Milano e consulente di marketing internazionale. giorgio Vizioli, giornalista, già responsabile del settore Asia dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazioale di Milano, collaboratore di Mondo Economico, del Corriere del Ticino e di alcune case editrici tra cui Agostini ed UTET.”,”ASIx-024-FL”
“BORSA Giorgio COLLOTTI PISCHEL Enrica a cura, saggi di Sandro BORDONE Simonetta CASCI Andrea CAMPANA Rosella IDÉO Giovanna MASTROCCHIO Francesco MONTESSORO Aldo TOLLINI Michelguglielmo TORRI”,”Luci e ombre sullo sviluppo in Asia Orientale. Asia Major 1994.”,”Giorgio Borsa, già professore ordinario di Storia politica e diplomatica dell’Asia orientale e direttore del Centro Studi Popoli Extraeuropei dell’Università di Pavia. Sandro Bordone, professore supplente di Storia Politica e Diplomatica dell’Asia Orientale, Università di Pavia. Michelguglielmo Torri, professore associato di Storia dell’Asia moderna e contemporanea, Università di Torino. Enrica Collotti Pischel, professore ordinario di Storia e Istituzioni dei Paesi Afro-asiatici dell’Universitò di Milano. Rosella Idéo, professore supplente di Storia ed Istituzioni dell’Asia orintale, Università di Trieste. Giovanna Mastrocchio, fellow del Centro Studi Popoli Extraeuropei Cesare Bonacossa, Università di Pavia. Aldo Tollini, professore supplente di Lingua giapponese, Università di Pavia. Renzo Cavalieri, ricercatore presso l’istituto di diritto privato della facoltà di Giurisprudenza, Università di Pavia. Ralph klemp, membro fondatore della Camera di Commercio dell’Asia Sudorientale di Milano e consulente di marketing internazionale. giorgio Vizioli, giornalista, già responsabile del settore Asia dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazioale di Milano, collaboratore di Mondo Economico, del Corriere del Ticino e di alcune case editrici tra cui Agostini ed UTET.”,”ASIx-025-FL”
“BORSA Giorgio MASTROCCHIO Giovanna a cura, saggi di Sandro BORDONE Renzo CAVALIERI Enrica COLLOTTI PISCHEL Marco CORSI Nicoletta DEL FRANCO Rosella IDÉO Aldo TOLLINI Michelguglielmo TORRI Giorgio VIZIOLI”,”Integrazione regionale e ascesa Internazionale. Asia Major 1996.”,”Giorgio Borsa, già professore ordinario di Storia politica e diplomatica dell’Asia orientale e direttore del Centro Studi Popoli Extraeuropei dell’Università di Pavia. Sandro Bordone, professore supplente di Storia Politica e Diplomatica dell’Asia Orientale, Università di Pavia. Michelguglielmo Torri, professore associato di Storia dell’Asia moderna e contemporanea, Università di Torino. Enrica Collotti Pischel, professore ordinario di Storia e Istituzioni dei Paesi Afro-asiatici dell’Universitò di Milano. Rosella Idéo, professore supplente di Storia ed Istituzioni dell’Asia orintale, Università di Trieste. Giovanna Mastrocchio, fellow del Centro Studi Popoli Extraeuropei Cesare Bonacossa, Università di Pavia. Aldo Tollini, professore supplente di Lingua giapponese, Università di Pavia. Renzo Cavalieri, ricercatore presso l’istituto di diritto privato della facoltà di Giurisprudenza, Università di Pavia. Ralph klemp, membro fondatore della Camera di Commercio dell’Asia Sudorientale di Milano e consulente di marketing internazionale. Giorgio Vizioli, giornalista, già responsabile del settore Asia dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazioale di Milano, collaboratore di Mondo Economico, del Corriere del Ticino e di alcune case editrici tra cui Agostini ed UTET. Marco Corsi, dottore in Scienze Politiche, specializzato in sociologia dello sviluppo, Central Hindi Directorate, New Delhi.”,”ASIE-008-FL”
“BORSA Giorgio a cura, saggi di Sandro BORDONE Renzo CAVALIERI Enrica COLLOTTI PISCHEL Marco CORSI Rosella IDÉO Giovanna MASTROCCHIO Francesco MONTESSORO Aldo TOLLINI Michelguglielmo TORRI Giorgio VIZIOLI”,”Continua il miracolo asiatico? Asia Major 1997.”,”Giorgio Borsa, già professore ordinario di Storia politica e diplomatica dell’Asia orientale e direttore del Centro Studi Popoli Extraeuropei dell’Università di Pavia. Sandro Bordone, professore supplente di Storia Politica e Diplomatica dell’Asia Orientale, Università di Pavia. Michelguglielmo Torri, professore associato di Storia dell’Asia moderna e contemporanea, Università di Torino. Enrica Collotti Pischel, professore ordinario di Storia e Istituzioni dei Paesi Afro-asiatici dell’Universitò di Milano. Rosella Idéo, professore supplente di Storia ed Istituzioni dell’Asia orintale, Università di Trieste. Giovanna Mastrocchio, fellow del Centro Studi Popoli Extraeuropei Cesare Bonacossa, Università di Pavia. Aldo Tollini, professore supplente di Lingua giapponese, Università di Pavia. Renzo Cavalieri, ricercatore presso l’istituto di diritto privato della facoltà di Giurisprudenza, Università di Pavia. Ralph klemp, membro fondatore della Camera di Commercio dell’Asia Sudorientale di Milano e consulente di marketing internazionale. Giorgio Vizioli, giornalista, già responsabile del settore Asia dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazioale di Milano, collaboratore di Mondo Economico, del Corriere del Ticino e di alcune case editrici tra cui Agostini ed UTET. Marco Corsi, dottore in Scienze Politiche, specializzato in sociologia dello sviluppo, Central Hindi Directorate, New Delhi.”,”ASIE-009-FL”
“BORSA Giorgio MOLTENI Corrado MONTESSORO Francesco a cura, saggi di Matilde ADDUCI Sandro BORDONE Renzo CAVALIERI Enrica COLLOTTI PISCHEL Marco CORSI Elisa GIUNCHI Rosella IDÉO Riccardo REDAELLI Lina TAMBURRINO Michelgugliemo TORRI Benedetta TRIVELLATO Giorgio VIZIOLI”,”Trasformazioni politico-istituzionali dell’Asia nell’era di Bush. Asia Major 2001″,”Giorgio Borsa, già professore ordinario di Storia politica e diplomatica dell’Asia orientale e direttore del Centro Studi Popoli Extraeuropei dell’Università di Pavia. Sandro Bordone, professore supplente di Storia Politica e Diplomatica dell’Asia Orientale, Università di Pavia. Michelguglielmo Torri, professore associato di Storia dell’Asia moderna e contemporanea, Università di Torino. Enrica Collotti Pischel, professore ordinario di Storia e Istituzioni dei Paesi Afro-asiatici dell’Universitò di Milano. Rosella Idéo, professore supplente di Storia ed Istituzioni dell’Asia orintale, Università di Trieste. Giovanna Mastrocchio, fellow del Centro Studi Popoli Extraeuropei Cesare Bonacossa, Università di Pavia. Aldo Tollini, professore supplente di Lingua giapponese, Università di Pavia. Renzo Cavalieri, ricercatore presso l’istituto di diritto privato della facoltà di Giurisprudenza, Università di Pavia. Ralph klemp, membro fondatore della Camera di Commercio dell’Asia Sudorientale di Milano e consulente di marketing internazionale. Giorgio Vizioli, giornalista, già responsabile del settore Asia dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazioale di Milano, collaboratore di Mondo Economico, del Corriere del Ticino e di alcune case editrici tra cui Agostini ed UTET. Marco Corsi, dottore in Scienze Politiche, specializzato in sociologia dello sviluppo, Central Hindi Directorate, New Delhi. Matilde Adduci è autrice di Sri Lanka, i costi della guerra civile. Elisa Giunchi, dottore di ricerca in storia presso l’Università di cambridge, collabora con il Dipartimento di Studi Internazionali dell’Università degli studi di Milano. corrado Molteni è professore associato di Giapponese della facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Milano e docente di Sistemi economici comparati all’Universitàù Bocconi. Riccardo Redaelli è ricercatore confermato presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università cattolica del Sacro Cuore di Milano. Linatamburrino, giornalista professionista, ha lavorato per sei anni in Cina come corrispondente dell’Unità. Benedetta Trivellato, laureata in Economia presso l’Università Bocconi di Milano, dal 1998 collabora all’ISPI.”,”ASIx-026-FL”
“BORSA Giorgio”,”La nascita del mondo moderno in Asia Orientale. La penetrazione europea e la crisi delle società tradizionali in India, Cina e Giappone.”,”Giorgio Borsa è stato titolare della cattedra di Storia politica e diplomatica dell’Asia Orientale e direttore del Centro Studi per i popoli extraeuropei dell’Università di Pavia. É autore di: Gandhi, La nasciata del mondo moderno in Asia Orientale e Europa e Asia fra modernità e tradizione.”,”ASIx-028-FL”
“BORSCHEL Frank”,”Exkurs zur Marxschen Werttheorie. Das Kapital – eine Einführung in die Arbeitswertlehre von Karl Marx. In der Reihe: Politische Ökonomie im virtuellen Zeitalter.”,”Marx hat dem Kapitalismus zwar seinen Platz auf der Arena der menschlichen Geschichte zugewiesen – die Zukunft des Kapitals voraussagen konnte er indessen auch nicht. Das hier vorliegende Buch grefit erst einmal die von Marx in seinem Hauptwerk Das Kapital entwickelte Werttheorie auf. Und zwar als Kurzfassung der zentralen Punkte des dreibändigen Werkes, weswegen weite teile auch mehr oder weniger direkt an diesem angelehnt sind. Einführung, in der Reihe: Politische Ökonomie im virtuellen Zeitalter, Vorwort, Index, Literaturverzeichnis, Quellennachweis,”,”MADS-029-FL”
“BORSELLINO Nino PEDULLA’ Walter a cura; saggi di Cesare VASOLI Massimo OLDONI Francesco SABATINI Maurizio DARDANO Vittorio RUSSO Massimo PALERMO”,”Storia generale della letteratura italiana. I. Il Medioevo, le origini e il Duecento.”,”Saggi di Cesare VASOLI Massimo OLDONI Francesco SABATINI Maurizio DARDANO Vittorio RUSSO Massimo PALERMO “”Mercanti e pellegrini furono i viaggiatori del Medioevo. A loro erano dedicati i manuali di conversazione che, se ebbero notevole fortuna con la diffusione della stampa, non dovevano essere meno ricercati nelle precedenti versioni manoscritte”” (pag 491)”,”REFx-176″
“BORSELLINO Nino PEDULLA’ Walter a cura; saggi di Vittorio RUSSO Achille TARTARO Paolo PROCACCIOLI Claudio GIOVANARDI Marco SANTAGATA e Vinicio PACCA Francesco TATEO Pasquale STOPPELLI”,”Storia generale della letteratura italiana. II. L’età di Dante, il Trecento, Petrarca e Boccaccio.”,”Saggi di Vittorio RUSSO Achille TARTARO Paolo PROCACCIOLI Claudio GIOVANARDI Marco SANTAGATA e Vinicio PACCA Francesco TATEO Pasquale STOPPELLI [‘L’onere ingente delle spese militari indusse i governi delle città a inasprire ulteriormente l’imposizione di tasse e di gabelle persino sui generi alimentari di prima necessità, una politica fiscale che non poteva non colpire ed emarginare le fasce più deboli del tessuto sociale, i contadini nelle campagne, i piccoli artigiani e i salariati delle botteghe di produzione commerciale nelle città. Ma neppure le compagnie finanziarie delle maggiori famiglie mercantili uscirono indenni da tale situazione: le relazioni di mercato con i maggiori Paesi europei avevano indotto le compagnie a rilasciare grossi prestiti di denaro ai sovrani di Francia (Filippo il Bello) o di Inghilterra (Edoardo III), a loro volta impegnati in dispendiose guerre di potere; e quando il re di Francia, dopo il 1303, cominciò a servirsi di banchieri francesi piuttosto che italiani, o addirittura il re d’Inghilterra, nel 1342, si rifiutò di riconoscere gli enormi debiti contratti con i banchieri fiorentini, quando la concorrenza dei mercanti catalani e dei fabbricanti inglesi di tessuti si fece via via più consistente, il tracollo finanziario a catena delle grandi compagnie fu inevitabile (dei Peruzzi nel 1343, degli Acciaiuoli nel 1345, dei Bardi nel 1346), generando nuova miseria, disoccupazione e conflittualità sociale. “”La più importante organizzazione commerciale del mondo medievale era stata spazzata via. E’ vero che il disastro era essenzialmente limitato a Firenze; non ne avevano risentito le attività commerciali di Genova e di Venezia nel Mediterraneo e anche a Firenze sopravvissero numerose ditte di più modeste proporzioni””, ma “”l’egemonia finanziaria dei Fiorentini sulle vie commerciali che portavano dal Mediterraneo verso l’Europa nord-settentrionale non risorse fino al quindicesimo secolo, allorché la banca dei Medici realizzò un’impresa che in qualche modo richiamava le proporzioni e la visione commerciale dei Bardi e dei Peruzzi”” (J.K. Hyde). Gli effetti sociali della generale recessione economica cominciarono a farsi sentire molto per tempo nell’intera Europa, con le prime sommosse popolari legate a questioni di occupazione lavorativa e di sostentamento per la sopravvivenza (V. Rutenburg): rivolte cittadine e contadine si ebbero nelle Fiandre (1322-1329), in Francia (la Jacquerie del 1358), a Perugia e a Siena (1371), a Firenze (il tumulto dei Ciompi, lavoratori dell’Arte della Lana, nel 1378), in Inghilterra (il moto dei Lollardi del 1381) ecc.. A tali fattori di corrosione interna del sistema si aggiunsero nel corso del secolo XIV alcune catastrofi naturali che accelerarono e inasprirono la crisi già in atto: ripetute carestie (nel 1339-1340, 1346-1347, 1352-1353, 1374-1375), dovute spesso alla caduta incessante di piogge, che devastarono i raccolti agricoli, causando un numero enorme di morti per fame o per malattia da denutrizione (solo a Firenze, Giovanni Villani calcolò che nel1347 morissero 4.000 persone); e, evento ancora più drammatico, l’epidemia, nel 1348 di peste nera, che dalla città portuale di Messina, dove approdavano le navi di commercio con l’Oriente, nel giro di pochi mesi si propagò all’intera penisola, e da questa passò poi agli altri Paesi europei, restandovi con manifestazioni periodiche fino al XVIII secolo. Carestie ed epidemie erano mali endemici e ricorrenti nell’età medievale, ma la successione ravvicinata delle piogge torrenziali e la virulenza inusitata della cosiddetta “”peste dell’anguinaia””, che colpirono l’intera penisola tra il 1348 e il 1383, decimando i due terzi della popolazione, contribuirono in maniera decisiva a far precipitare la situazione economica già compromessa e ad accelerare il passaggio dalla stagione delle democrazie comunali a quella dell’autoritarismo signorile. Giovanni VIllani, vittima della pestilenza, fece in tempo, nell’ultimo libro della sua ‘Cronica’ a dare notizia della “”grande mortalità che fu in Firenze””, e della “”maggiore”” che “”fu in Pistoia e Prato””, “”in Bologna e in Romagna””, “”in Vignone e in Proenza ov’era la corte del papa, e per tutto il reame di Francia””, e dell'””infinita mortalità”” che “”fu in Turchia”” e nei “”paesi d’oltremare””: un castigo di Dio, a suo giudizio, “”per punizione de’ peccati”” (XXX 84). (…) La famosa descrizione della “”pestifera mortalità”” del 1348 con cui si apre il ‘Decameron’ di Boccaccio, non solo è una testimonianza viva e letterariamente preziosa di quel flagello, ma è soprattutto il documento (come non dissimilmente nelle pagine dei “”cronisti”” del tempo) di un diffuso senso di smarrimento di fronte al disordine sociale e alla disgregazione morale che quel tragico evento aveva scatenato (…)”” [Vittorio Russo, Intellettuali, società e storia nell’età di Dante, Petrarca e Boccaccio’] (pag 22-23)] [ISC Newsletter N° 78] ISCNS78TEC [Visit the ‘News’ of the website: http://www.isc-studyofcapitalism.org]”,”REFx-177″
“BORSELLINO Nino PEDULLA’ Walter a cura; saggi di Nino BORSELLINO Mario MARTELLI Francesco BAUSI Luciano BOTTONI Claudio GIOVANARDI Massimo PALERMO Giulio FERRONI Riccardo SCRIVANO”,”Storia generale della letteratura italiana. III. Rinascimento e umanesimo. Dal quattrocento all’Ariosto.”,”Saggi di Nino BORSELLINO Mario MARTELLI Francesco BAUSI Luciano BOTTONI Claudio GIOVANARDI Massimo PALERMO Giulio FERRONI Riccardo SCRIVANO Geografia dell’umanesimo (italocentrismo culturale) (pag 16-17)”,”REFx-178″
“BORSELLINO Nino PEDULLA’ Walter a cura; saggi di Giuliano PROCACCI Dante DELLA-TERZA Nino BORSELLINO Matteo PALUMBO Giorgio PATRIZI Claudio MUTINI Giulio FERRONI Paolo PROCACCIOLI”,”Storia generale della letteratura italiana. IV. Rinascimento e umanesimo. Il pieno cinquecento.”,”Saggi di Giuliano PROCACCI Dante DELLA-TERZA Nino BORSELLINO Matteo PALUMBO Giorgio PATRIZI Claudio MUTINI Giulio FERRONI Paolo PROCACCIOLI Contiene il paragrafo ‘L’Europa di Machiavelli’ (pag 63-)”,”REFx-179″
“BORSELLINO Nino PEDULLA’ Walter a cura; saggi di aggi di Giorgio PATRIZI Claudio MUTINI Luciano BOTTONI Giuseppe ANTONELLI Paolo PROCACCIOLI Giuseppe PATOTA Amedeo QUONDAM Guido BALDASSARRI Michele CILIBERTO”,”Storia generale della letteratura italiana. V. L’età della controriforma. Il tardo cinquecento.”,”Saggi di Giorgio PATRIZI Claudio MUTINI Luciano BOTTONI Giuseppe ANTONELLI Paolo PROCACCIOLI Giuseppe PATOTA Amedeo QUONDAM Guido BALDASSARRI Michele CILIBERTO Saggio ‘Giordano Bruno’ di Michele Ciliberto (pag 447- G. Gentile, Giordano Bruno nella storia della cultura F.A. Yates, Giorndano Bruno and Hermetic Tradition Concordanza Giordano Bruno Machiavelli sulla concezione della ‘religio’ come vincolo originario della società, pietra angolare di una civiltà, come struttura fondamentale del “”vivere”” civile degli uomini (pag 467-488) La morte di Giordano Bruno. “”Bruno morì dunque “”obstinatemente””, da “”eretico pertinace, con lingua in giova, per le bruttissime parole che diceva, senza voler ascoltare né confortatori né altri”” (50). Era il 17 febbraio del 1600. Di fronte a quella morte così crudele ma così consapevole, Johann Georg Brengger si fece subito una domanda cui non è facile rispondere: perché se non credeva all’Inferno e al Paradiso aveva scelto di morire? Se non credeva a un Dio distributore di premi e di pene perché non aveva cercato di mentire e di salvarsi? (51). Forse a questa domanda si potrebbe rispondere con le parole di Pomponazzi nel ‘De immortalitate animae. Praemium essentiale virtutis est ipsamet virtus, quae hominem felicem facit’ (53). Certo è una risposta da filosofo, ma Bruno questo era, un filosofo. Ed era sicuramente convinto che il premio essenziale della verità è la stessa verità: “”quei che […] m’inquireno per amor della suprema e prima verità, sono sapienti e, per conseguenza, felici””, osserva Sofia nello ‘Spaccio’. E già prima, nel ‘De la causa’, si era espresso in termini affini: «colui che ha trovata la verità, che è un tesoro ascoso, acceso da la beltà di quel volto divino, non meno doviene geloso perché la sia non defraudata, negletta e contaminata, che possa essere un altro sordido affetto sopra l’oro, carbuncolo e diamante, o sopra una carogna di bellezza feminile» (53). Le parole di Pomponazzi possono dunque contribuire a chiarire ulteriormente l’atteggiamento del Nolano di fronte alla sua morte. Non per nulla nello ‘Spaccio’ aveva invocato, anche a sua difesa, la luce della Fortezza, la quale, scrive, “”farà che dove importa l’onore, l’utilità publica, la dignità e perfezione del proprio essere, la cura delle divine leggi e naturali, ivi non ti smuovi per terrori che minacciano morte”” (54) a conferma appunto che il premio essenziale della virtù è la stessa virtù”” [Michele Ciliberto, ‘Giordano Bruno’] [(in) ‘Storia generale della letteratura italiana. V. L’età della controriforma. Il tardo cinquecento’, a cura di Nino Borsellino e Walter Pedullà, Milano, 2004] [(50) V. Spampanato, ‘Vita di Giordano Bruno’, p. 786; (51) Si veda ‘Immagini di Bruno, 1600-1725’, a cura di S. Bassi, Napoli, 1995, pp. 13-15); (52) P. Pompanatius, ‘Tractatus de immortalitate animae’, a cura di G. Morra, Bologna, 1954, p. 202; (53) Ibid., pp. 650 e 203; (54) Ibid., pp. 698-699] (pag 480)”,”REFx-180″
“BORSELLINO Nino PEDULLA’ Walter a cura; saggi di Salvatore S. NIGRO Paolo ROSSI Michele CILIBERTO Marziano GUGLIEMINETTI Paolo PROCACCIOLI Anna Maria PEDULLA’ Bice MORTARA GARAVELLI Claudio GIOVANARDI Giovanna ROMEI Gianluca BIASCI Marc FUMAROLI”,”Storia generale della letteratura italiana. VI. Il secolo barocco. Arte e scienza nel Seicento.”,”Saggi di Salvatore S. NIGRO Paolo ROSSI Michele CILIBERTO Marziano GUGLIEMINETTI Paolo PROCACCIOLI Anna Maria PEDULLA’ Bice MORTARA GARAVELLI Claudio GIOVANARDI Giovanna ROMEI Gianluca BIASCI Marc FUMAROLI Contiene il saggio di Paolo Rossi su Galileo Galilei, di Ciliberto su Paolo Sarpi e su Tommaso Campanella (rapporto con pensiero di Giordano Bruno e Galileo Galilei) La disputa su materia e forme. Campanella e Bruno (pag 108-109) “”Le forme, scrive Campanella ponendo un punto che per lui è decisivo, non escono mai dal “”grembo”” della materia, ma in lei sono “”ingenerate”” dagli “”agenti”” (46). E’ precisamente questo che Bruno impugna con massimo vigore in quel testo straordinario che il ‘De la causa’: in fine la materia è potenza attiva e non passiva. E come non è il ‘prope nihil’ aristotelico [‘quasi nulla’], così essa non si risolve, univocamente, nella corporeità. Il corpo è solo un aspetto; una dimensione della materia universale: è appunto la materia dimensionata. Ma la materia contiene dentro di sé tutte le forme, quelle dimensionate e quelle non dimensionate, e da se stessa le produce in un prodursi senza fine: “”non viene a ricevere le dimensioni come di fuora, ma a mandarle e cacciarla come dal seno””, scrive a conclusione del suo ragionamento (47). Insomma, sulla materia Bruno e Campanella sviluppano due punti di vista assai diversi, strutturalmente diversi. Ma si è voluto evocar brevemente il tema perché a questa luce si può forse meglio intendere la differenza teorica fondamentale da cui scaturiscono le diverse soluzioni elaborate dall’uno e dall’altro sui problemi, pur cruciali, sopra accennati: dalla struttura del mondo all’origine dell’uomo, dalla “”generazione spontanea”” al giudizio da dare sugli uomini del nuovo mondo. Al fondo è qui che sta l’originalità e l’autonomia di Campanella anche rispetto a Bruno: in una differente concezione della Vita-materia (per usare un lemma proprio della filosofia nolana). Ma se questo è vero, non meno evidente è la distanza di Campanella da Galileo. Anzi è più acuta e penetrante di quella che lo separa da Bruno”” (pag 108-109) [(46) Campanella, ‘Del senso delle cose e la magia’, cit., p. 38-41; (47) G. Bruno, Dialoghi italiani, cit., p. 306) [Michele Ciliberto, ‘Tommaso Campanella’]”,”REFx-181″
“BORSELLINO Nino PEDULLA’ Walter a cura; saggi di Giuseppe GIARRIZZO Andrea BATTISTINI Lucio FELICI Franco FIDO Guido SANTATO Claudia DINALE Giovanni DA-POZZO Roberto TURCHI”,”Storia generale della letteratura italiana. VII. Il secolo riformatore. Poesia e ragione nel Settecento.”,”Saggi di Giuseppe GIARRIZZO Andrea BATTISTINI Lucio FELICI Franco FIDO Guido SANTATO Claudia DINALE Giovanni DA-POZZO Roberto TURCHI “”Il granducato di Toscana costituisce, se non un’isola, certamente una regione fortunata nella geografia dell’illuminismo italiano”” (pag 358) “”Il predominio di un riformismo economico d’ispirazione fisiocratica che caratterizza l’illuminismo georgofilo del granducato non impedì la penetrazione anche in Toscana dei grandi pensatori dell’illuminismo europeo.”” (pag 360)”,”REFx-182″
“BORSELLINO Nino PEDULLA’ Walter a cura; saggi di Lucio VILLARI Giuliana NUVOLI Raffaele MORABITO Franco FIDO Marziano GUGLIELMINETTI Gino TELLINI Maurizio DARDANO Franco FERRUCCI Giulio CATTANEO Pietro GIBELLINI”,”Storia generale della letteratura italiana. VIII. L’Italia romantica. Il primo Ottocento.”,”Saggi di Lucio VILLARI Giuliana NUVOLI Raffaele MORABITO Franco FIDO Marziano GUGLIELMINETTI Gino TELLINI Maurizio DARDANO Franco FERRUCCI Giulio CATTANEO Pietro GIBELLINI”,”REFx-183″
“BORSELLINO Nino PEDULLA’ Walter a cura; saggi di Lea RITTER SANTINI Enrico GHIDETTI Folco PORTINARI Luciana MARTINELLI Nunzio ZAGO Vanna GAZZOLA STACCHINI Giorgio PATRIZI”,”Storia generale della letteratura italiana. IX. La letteratura dell’età industriale. Il secondo Ottocento. Prima parte.”,”Saggi di Lea RITTER SANTINI Enrico GHIDETTI Folco PORTINARI Luciana MARTINELLI Nunzio ZAGO Vanna GAZZOLA STACCHINI Giorgio PATRIZI “”La vita culturale e civile italiana appare al Ferrari costantemente dimidiata nelle lotte tra guelfi e ghibellini, tra papato e impero, in una condanna a un conflitto perenne da cui si innalzano soltato alcuni grandi scrittori, poeti capaci di scorgere il futuro e anticiparne le trasformazioni: Dante, visto come un eroe ghibellino nel dominio dei guelfi, Ariosto e Machiavelli, espressioni alte di una cultura laica e cosmopolita. Il disegno storico approntato da Ferrari, se da un lato restituisce il valore di testimonianza e di conoscenza alla letteratura, dall’altro porta a maturazione un disinganno sempre più malcelato circa la praticabilità dei percorsi di trasformazione sociale che egli aveva tentato di delineare. La legge della “”fatalità””, disegnata in modo disarmato nell”Histoire de la raison d’Etat’, gli apare una “”dea di tutte le rivoluzioni repubblicane e dianstiche””, “”principio che regna sui pensieri degli uomini e sulle cose di questo mondo””, finendo per idenfificarsi con la “”natura”” che, ineluttabilmente, riconduce l’ordine dell’egoismo e dello sfruttamento là dove hanno fatto irruzione le “”dottrine incendiarie”” della liberazione. L’altro testimone delle istanze più radicali di trasforzione politica-sociale, il napoletano Carlo Pisacane (1818-1857), è una figura di intellettuale tesa a interecciare la riflessione teorica con il progetto di intervento pratico, politico e militare. Ebbe anch’egli una formazione in cui si intrecciavano pensiero vichiano e illuminismo (meridionale, in questo caso), romanticismo e socialismo. Pisacane fu soprattutto un pensatore politico di grande lucidità, anti-mazziniano per la centralità delle tematiche sociali nella definizione dell’idea di rivoluzione, e storiografo attento a far scaturire dal corso degli eventi il senso di una progressiva preparazione della lotta di affrancamento finale delle classi oppresse. I suoi nteressi strettamente letterari, in quest’ottica, sono molto limitati, ma può essere interessante ricordare il disegno storico, organizzato nei diversi lavori raccolti nei ‘Saggi storici-politici-militari sull’Italia’, scritti tra il 1851 e il 1855 e pubblicati postumi nel 1858-1860: la storia della cultura italiana è scandita da poeti e pensatori che danno fiato ed evidenza a problemi ed esigenze vissute confusamente dai popoli: così il Machiavelli demistificatore della tirannide, così Leopardi in cui Pisacane è tra i primi a scorgere la portata sovversiva di un pensiero materialistas, “”irreligioso””, che esprime compiutamente il rifiuto dell’uomo moderno per i miti delle ideologie conservatrici.Contemporaneamente, ma con un senso molto diverso da questi esempi di critica radicale alla realtà dell’Italia risorgimentale, si svolgevano, nella Milano toccata dai primi cenni di “”rivoluzione industriale””, una serie di esperienze che segnarono profondamente la nostra cultura. Prima fra tutte quell’apertura della polemica antimazziniana in direzione di una cultura più pragmatica, portatrice di un processo di ammordernamento delle strutture del lavoro e dell’amministrazione, qual è rappresentata dall’ambizioso e fortunato progetto de “”Politecnico”” che Carlo Cattaneo fondò e diresse dal 1839 al 1845 e poi dal 1859 al 1862. “”Al discorso sull”idea’ di rivoluzione e di indipendenza che caratterizza la letteratura storica e politica del Risorgimento, il Cattaneo oppone la proposta sulle ‘strutture’ delle riforme e della libertà, secondo una nozione e una preoccupazione di ‘progresso’ piuttosto che di indipendenza”” (Portinari)”” (pag 404-405) [Giorgio Patrizi, ‘Teorie e ideologie della critica ottocentesca’]”,”REFx-184″
“BORSELLINO Nino PEDULLA’ Walter a cura; saggi di Marzio PIERI Giovanni ANTONUCCI Claudio GIOVANARDI Raffaele SIRRI Stefano GIOVANARDI Franco BREVINI Giuseppe ZACCARIA Annamaria ANDREOLI”,”Storia generale della letteratura italiana. X. La letteratura dell’età industriale. Il secondo Ottocento. Seconda parte.”,”Saggi di Marzio PIERI Giovanni ANTONUCCI Claudio GIOVANARDI Raffaele SIRRI Stefano GIOVANARDI Franco BREVINI Giuseppe ZACCARIA Annamaria ANDREOLI Manzoni, il primato della lingua toscanaBORSELLINO Nino PEDULLA’ Walter a cura; saggi di Marzio PIERI Giovanni ANTONUCCI Claudio GIOVANARDI Raffaele SIRRI Stefano GIOVANARDI Franco BREVINI Giuseppe ZACCARIA Annamaria ANDREOLI, Storia generale della letteratura italiana. IX. La letteratura dell’età industriale. Il secondo Ottocento. Seconda parte. FEDERICO MOTTA EDITORE – GRUPPO EDITORIALE L’ESPRESSO. MILANO. 2004 pag 447-835 8° grande note illustrazioni foto bibliografia cronologia; cronologia della vita e delle opere (Giosuè Carducci, Giovanni Pascoli, Gabriele D’Annunzio). [‘Provando a riassumere gli argomenti manzoniani contro la lingua scritta, si notano due remore ricorrenti: la mancanza di unitarietà di ciascun modello scritto e la sua scarsa capacità di aggregazione sociale. “”Una lingua è un tutto, o non è””, amava ripetere il Manzoni, al quale la proposta del fiorentino dell’uso vivo come modello per l’intera comunità nazionale pareva convincente proprio per l’intrinseca completezza di quel dialetto. Mi pare di dover osservare che la critica non abbia tenuto nella dovuta considerazione la concezione del complesso rapporto tra scritto e parlato che anima e orienta le scelte manzoniane. In tale concezione è possibile scorgere alcune contraddizioni che hanno contribuito a determinare il parziale insuccesso della sua proposta. Innanzi tutto Manzoni sovrappone un sistema di lingua parlata in una determinata area e in un determinato momento alla secolare tradizione della lingua letteraria, annullando in tal modo non solo la forte distinzione della compagine linguistica fondata sul canale di trasmissione, ma anche l’intera trafila culturale che aveva portato, nel corso del tempo, alla fissazione di una norma scritta su basa toscana, certo, ma ovviamente non collegata al fiorentino parlato ottocentesco. L’aver perso di vista la fondamentale dicotomia scritto-parlato, nel senso di una reciproca relativa autonomia dei due sistemi, e l’aver voluto imporre alla scrittura un abito ritagliato su un “”corpo”” diverso, motiva talune forzature applicative del progetto originario soprattutto da parte dei manzoniani. Si vuol dire che l’indulgenza verso il ribobolo, l’idiotismo [o idiomatismo, ndr] vezzoso, l’ostentazione linguaiola sono il prodotto, nella lingua scritta, di un frettoloso e irriflesso adeguamento di quest’ultima al parlato delle classi colte fiorentine contemporanee. In secondo luogo va sottolineata un’altra aporia del pensiero manzoniano sul rapporto scritto – parlato. Curiosamente, quando lo scrittore intende motivare la scelta del fiorentino moderno, fonda i propri argomenti sul primato culturale del toscano, creando in tal modo un cortocircuito logico: occorre adottare la varietà parlata di una lingua in virtù del prestigio di cui gode la tradizione scritta di quella stessa lingua. (…) Firenze deve dunque assumere in Italia lo stesso ruolo che fu di Roma per la latinità e di Parigi per la Francia: deve diventare il centro d’irradiazione linguistica e, al tempo stesso, il punto di riferimento per dirimere ogni dubbio in materia di lingua. L’ossessione centralistica manzoniana, tale da fargli superare disinvoltamente il confronto con la storia interna ed esterna delle varie lingue, deve essere valutata alla luce della diffusa frammentazione linguistica imperante nell’Italia ottocentesca. In anni di pieno spirito risorgimentale, di aspirazione unitaria, di inneggiamento all’idea di “”un popolo una nazione””, la presenza di numerosi e vitali dialetti sul territorio peninsulare si pone come un limite oggettivo all’unificazione nazionale. Manzoni, che altrove aveva espresso la volontà di fare “”guerra a morte”” ai dialetti (64), cerca in questa circostanza di calibrare meglio il proprio credo in merito. Come l’abate Cesari, a proposito dell’influsso francese, sosteneva che ogni lingua è buona in sé e che il danno deriva dalle reciproche interferenze, così Manzoni ha buon gioco nel rivendicare l’assoluta dignità dei dialetti, salvo condannarne l’oggettiva natura di ostacolo frapposto alla realizzazione di una lingua comune’ (pag 523-525)] [(64) A. Manzoni, ‘Sentir messa’, cit., p. 266] [Claudio Giovanardi, ‘La questione della lingua nell’Ottocento’] [ISC Newsletter N° 78] ISCNS78TEC [Visit the ‘News’ of the website: http://www.isc-studyofcapitalism.org] (pag 523-525) “”Provando a riassumere gli argomenti manzoniani contro la lingua scritta, si notano due remore ricorrenti: la mancanza di unitarietà di ciascun modello scritto e la sua scarsa capacità di aggregazione sociale. “”Una lingua è un tutto, o non è””, amava ripetere il Manzoni, al quale la proposta del fiorentino dell’uso vivo come modello per l’intera comunità nazionale pareva convincente proprio per l’intrinseca completezza di quel dialetto. Mi pare di dover osservare che la critica non abbia tenuto nella dovuta considerazione la concezione del complesso rapporto tra scritto e parlato che anima e orienta le scelte manzoniane. In tale concezione è possibile scorgere alcune contraddizioni che hanno contribuito a determinare il parziale insuccesso della sua proposta. Innanzi tutto Manzoni sovrappone un sistema di lingua parlata in una determinata area e in un determinato momento alla secolare tradizione della lingua letteraria, annullando in tal modo non solo la forte distinzione della compagine linguistica fondata sul canale di trasmissione, ma anche l’intera trafila culturale che aveva portato, nel corso del tempo, alla fissazione di una norma scritta su base toscana, certo, ma ovviamente non collegata al fiorentino parlato ottocentesco. L’aver perso di vista la fondamentale dicotomia scritto-parlato, nel senso di una reciproca relativa autonomia dei due sistemi, e l’aver voluto imporre alla scrittura un abito ritagliato su un “”corpo”” diverso, motiva talune forzature applicative del progetto originario soprattutto da parte dei manzoniani. Si vuol dire che l’indulgenza verso il ribobolo, l’idiotismo [o idiomatismo, ndr] vezzoso, l’ostentazione linguaiola sono il prodotto, nella lingua scritta, di un frettoloso e irriflesso adeguamento di quest’ultima al parlato delle classi colte fiorentine contemporanee. In secondo luogo va sottolineata un’altra aporia del pensiero manzoniano sul rapporto scritto – parlato. Curiosamente, quando lo scrittore intende motivare la scelta del fiorentino moderno, fonda i propri argomenti sul primato culturale del toscano, creando in tal modo un cortocircuito logico: occorre adottare la varietà parlata di una lingua in virtù del prestigio di cui gode la tradizione scritta di quella stessa lingua. (…) Firenze deve dunque assumere in Italia lo stesso ruolo che fu di Roma per la latinità e di Parigi per la Francia: deve diventare il centro d’irradiazione linguistica e, al tempo stesso, il punto di riferimento per dirimere ogni dubbio in materia di lingua. L’ossessione centralistica manzoniana, tale da fargli superare disinvoltamente il confronto con la storia interna ed esterna delle varie lingue, deve essere valutata alla luce della diffusa frammentazione linguistica imperante nell’Italia ottocentesca. In anni di pieno spirito risorgimentale, di aspirazione unitaria, di inneggiamento all’idea di “”un popolo una nazione””, la presenza di numerosi e vitali dialetti sul territorio peninsulare si pone come un limite oggettivo all’unificazione nazionale. Manzoni, che altrove aveva espresso la volontà di fare “”guerra a morte”” ai dialetti (64), cerca in questa circostanza di calibrare meglio il proprio credo in merito. Come l’abate Cesari, a proposito dell’influsso francese, sosteneva che ogni lingua è buona in sé e che il danno deriva dalle reciproche interferenze, così Manzoni ha buon gioco nel rivendicare l’assoluta dignità dei dialetti, salvo condannarne l’oggettiva natura di ostacolo frapposto alla realizzazione di una lingua comune”” (pag 523-525) note: (64) A. Manzoni, ‘Sentir messa’, cit., p. 266] [Claudio Giovanardi, ‘La questione della lingua nell’Ottocento’] idiotismo due significati: locuzione di significato peculiare proprio di una specifica lingua o dialetto; oppure espressioni di gente sciocca ecc. Crusca: Vizio nel parlare, o nello scrivere della plebe, o degl’idioti, cioè nel non usar correttamente, o propriamente alcuna voce. Lat. idiotismus”,”REFx-185″
“BORSELLINO Nino PEDULLA’ Walter a cura; saggi di Walter PEDULLA’ Giuliano PROCACCI Nino BORSELLINO Francesco MUZZIOLI Andrea CORTELLESSA Elisabetta MONDELLO Gaspare GIUDICE Cesare DE-MICHELIS Simona CIGLIANA Claudia DINALE”,”Storia generale della letteratura italiana. XI. Il Novecento. La nascita del moderno. Prima parte.”,”Saggi di Walter PEDULLA’ Giuliano PROCACCI Nino BORSELLINO Francesco MUZZIOLI Andrea CORTELLESSA Elisabetta MONDELLO Gaspare GIUDICE Cesare DE-MICHELIS Simona CIGLIANA Claudia DINALE Contiene il saggio di Giuliano Procacci: ‘Il secolo del Quarto Stato’, e quello di Elisabetta Mondello ‘Le riviste del primo Novecento'”,”REFx-186″
“BORSELLINO Nino PEDULLA’ Walter a cura; saggi di Luciano BOTTONI Flora DI-LEGAMI Natale TEDESCO Francesco MUZZIOL.I Anco Marzio MUTTERLE Marzio PIERI Carlo OSSOLA Romano LUPERINI Laura RICCI Renato MINORE Donato VALLI Massimo ONOFRI Giuseppe ZACCARIA Cristina BENUSSI Walter PEDULLA'”,”Storia generale della letteratura italiana. XII. Il Novecento. La nascita del moderno. Seconda parte.”,”Saggi di Luciano BOTTONI Flora DI-LEGAMI Natale TEDESCO Francesco MUZZIOL.I Anco Marzio MUTTERLE Marzio PIERI Carlo OSSOLA Romano LUPERINI Laura RICCI Renato MINORE Donato VALLI Massimo ONOFRI Giuseppe ZACCARIA Cristina BENUSSI Walter PEDULLA’ Contiene il saggio ‘Poetica di Ungaretti’ (pag 876-878)”,”REFx-187″
“BORSELLINO Nino PEDULLA’ Walter a cura; saggi di Walter PEDULLA’ Giorgio PATRIZI Elisabetta MONDELLO Silvana CIRILLO Marcello CARLINO Aldo Maria MORACE Giuseppe GHIGLIOZZI Donato VALLI Elio PECORA Biancamaria FRABOTTA Franco BREVINI Mirella SERRI Roberto GIGLIUCCI Renato BARILLI”,”Storia generale della letteratura italiana. XIII. Il Novecento. Le forme del realismo. Prima parte.”,”Saggi di Walter PEDULLA’ Giorgio PATRIZI Elisabetta MONDELLO Silvana CIRILLO Marcello CARLINO Aldo Maria MORACE Giuseppe GHIGLIOZZI Donato VALLI Elio PECORA Biancamaria FRABOTTA Franco BREVINI Mirella SERRI Roberto GIGLIUCCI Renato BARILLI”,”REFx-188″
“BORSELLINO Nino PEDULLA’ Walter a cura; saggi di Marina BEER Walter PEDULLA’ Maria Vittoria VITTORI Eraldo AFFINATI e Franco CORDELLI Anco Marzio MUTTERLE Massimo ONOFRI Claudia DINALE Tommaso POMILIO Gian Carlo FERRETTI”,”Storia generale della letteratura italiana. XIV. Il Novecento. Le forme del realismo. Seconda parte.”,”Saggi di Marina BEER Walter PEDULLA’ Maria Vittoria VITTORI Eraldo AFFINATI e Franco CORDELLI Anco Marzio MUTTERLE Massimo ONOFRI Claudia DINALE Tommaso POMILIO Gian Carlo FERRETTI Contiene il saggio di Walter Pedullà ‘Dalla Resistenza ai fatti d’Ungheria’ (pag 622-727) “”La vicenda completa non smentisce la tipologia dell’orfano alla ricerca del padre. C’è psicologia e c’è storia dentro questo schema: i neorealisti e gli scrittori ‘ingaggiati’ del secondo dopoguerra sono sicuri di avere ritrovato il padre perduto all’inizio del secolo, magari riconoscendolo nel personaggio carismatico che allora simboleggiava il modello, l’ordine, il Senso della nuova Umanità. La conferma viene da Calvino, che è uno dei più saggi interpreti del periodo. Nel ‘Sentiero dei nidi di ragno’ accantona ogni dubbio: i partigiani vincono perché hanno ragione (cioè non hanno ragione perché hanno vinto). E l’adolescente protagonista alla fine del romanzo si accompagna fiducioso e obbediente a un partigiano soprannominato Cugino che presolo per mano, gli farà da padre. Serve qualcuno che indichi il senso e la direzione della strada da fare per chi non sa dove andare dentro un mondo abbandonato dalla ragione e dalle ‘ragioni di vita’. Ora lo sappiamo per certo che i neorealisti allungavano la mano su un sogno, ma negli anni che vanno dal 1945 al 1955 essi erano persuasi di avere in pugno la vita reale. Diciamo che il concretissimo e umile linguaggio neorealistico produsse una realtà con cui è stato possibile attuare qualche sogno: nel senso che ‘naturalizzò’ le formule astratte della politica e le trasformò in principi per cui sostenere dai giornali e dai libri chi combatte nei campi, nelle fabbriche, nelle piazze, negli uffici, nelle scuole e nelle case. I linguaggi si misurano sempre dalla risposta che attraverso di loro dà la vita. E’ nata una politica che ha dato un po’ di cose a chi non le aveva. E’ stato fatto pure qualche grave torto: quando si crede di fare una rivoluzione, il fanatismo oscura le ragioni della verità. Gli autori più importanti la stavano cercando altrove e diversamente, ma furono emarginati a vantaggio degli ortodossi, che quasi sempre sono i più modesti. E infatti presto bisognò rimettersi a cercarla a un altro livello. Il secolo dall’inizio disse di averla persa forse definitivamente, ma la Resistenza dette la certezza che era stata ritrovata la verità dalla parte del sociale. Forse non era sempre quella la direzione giusta, ma così molti si sono mossi in avanti. I conservatori in cultura sono spesso conservatori nelle questioni sociali e politiche. E tuttavia ci sono anche nel secondo dopoguerra conservatori politici che sono rivoluzionari in quanto a tecnica. Non si dimentichi però che questa, secondo Einstein, è ciò che caratterizza un’epoca. Gli esempi sono numerosi, a cominciare da Gadda, per arrivare a Ungaretti, a Savinio, a Palazzeschi, a Marinetti, a Pizzuto. Aveva ragione Vittorini e non Togliatti: una letteratura al servizio di una politica, peraltro risultata sbagliata rispetto ad altre maturate in una sinistra diversa da quella comunista, non serve a nessuno. Ridotta a propaganda, la narrativa strumentalizzata dalla politica comunista ha ingigantito scrittori che forse sarebbero maggiori se non si fossero limitati a illustrare un programma di partito. Nulla di strano nel fatto che una nuova cultura preferisca ai maggiori che stanno in campo avverso i propri fedeli. L’autore che di più ha ricevuto e che più duramente ha pagato è stato Vasco Pratolini, caricato del compito di trasformare il neorealismo in realismo, passando da ‘Cronache di poveri amanti’, che ancora aveva tema e linguaggio congeniale al narratore, a ‘Metello’, un romanzo storico che santificava il primo socialismo. Un anno dopo arrivò la smentita dai ‘fatti d’Ungheria’. Il ritardo è stato prima culturale che politico e fu grave bloccare lo sviluppo della cultura in direzione della modernità, anzi della società maturata negli anni Cinquanta. Fu censurata duramente l’eresia di sinistra: non solo Silone e Vittorini, ma anche Fortini, Scotellaro, nonché Calvino e altri intellettuali che avevano visto crescere la distanza fra una società in trasformazione e una politica conservatrice, anche se nata nel fronte progressista. Il realismo socialista non era socialista e non era nemmeno realista”” [Walter Pedullà, ‘Dalla resistenza ai fatti d’Ungheria’] (pag 642-643)”,”REFx-189″
“BORSELLINO Nino PEDULLA’ Walter a cura; saggi di Walter PEDULLA’ Giuseppe BONURA Nicola GARDINI Graziella PULCE Raffaele MANICA Giorgio PATRIZI Maurizio DARDANO Fabio Massimo BERTOLO”,”Storia generale della letteratura italiana. XV. Il Novecento. Sperimentalismo e tradizione del nuovo. Prima parte.”,”Saggi di Walter PEDULLA’ Giuseppe BONURA Nicola GARDINI Graziella PULCE Raffaele MANICA Giorgio PATRIZI Maurizio DARDANO Fabio Massimo BERTOLO Contiene il saggio di F.M. Bertolo ‘Un secolo di editoria italiana (pag 449-477)”,”REFx-190″
“BORSELLINO Nino PEDULLA’ Walter a cura; saggi di Francesco BORGIA Siriana SGAVICCHIA Daniela MARCHESCHI Walter PEDULLA’ Giorgio PATRIZI Tommaso POMILIO Giuseppe ANTONELLI Renato BARILLI Gabriele FRASCA Nino BORSELLINO”,”Storia generale della letteratura italiana. XVI. Il Novecento. Sperimentalismo e tradizione del nuovo. Seconda parte.”,”Saggi di Francesco BORGIA Siriana SGAVICCHIA Daniela MARCHESCHI Walter PEDULLA’ Giorgio PATRIZI Tommaso POMILIO Giuseppe ANTONELLI Renato BARILLI Gabriele FRASCA Nino BORSELLINO”,”REFx-191″
“BORSI Franco”,”La Maison du peuple: sindacalismo come arte.”,”BORSI Franco è nato a Firenze nel 1925. Architetto, è professore incaricato di Storia dell’architettura alla Facoltà di architettura di Firenze. “”Protagonista dell’ Art Nouveau, Victor Horta, vive l’architettura come arte della civiltà delle macchine. Nel complesso della sua opera possiamo leggere un’esaltazione delle potenzialità tecnologiche del mondo moderno e contemporaneamente lo stravolgimento dei sistemi e dei ritmi produttivi cui esse sono sottoposte dalla società del profitto. La Maison du Peuple presenta invece una più risolta utilizzazione poetica della produzione industriale.”” (4° di copertina) “”Per Horta era un successo pieno; ecco come più tardi lo registrerà: “”La gioia del popolo e dei suoi dirigenti, l’orgoglio dei capi per il risultato ottenuto: Vandervelde, Hallet, l’intervento del finanziere di Solvay, tutto ciò è dovuto alla mia opera. Raramente, penso, unanimità di apprezzamento fu più notevole e più generosa: di fronte all’opera, la stampa delle parti polçitiche fece una tregua”” (V. Horta, La Maison du Peuple, Société cooperative ouvrière de Bruxelles’, Notice historique, Bruxelles, s.d., p. 17)”” (pag 14) “”Un grattacielo della più triviale retorica che in Italia chiameremo “”piacentiniana”” sostituirà colla sua bolsa monumentalità il piccolo capolavoro della Place Vandervelde. (…) La perdita della Casa del Popolo non ha giustificazione alcuna”” (pag 23)”,”MHLx-035″
“BORSO Dario”,”Hegel politico dell’esperienza.”,”Dario Borso, nato in provincia di Vicenza nel 1949, ha studiato filosofia nell’Università degli Studi di Milano. Ha svolto attività didattica presso l’Istituto di storia della filosofia della Statale sotto la direzione di Mario Del Pra.”,”HEGx-052-FF”
“BORST Arno”,”Barbari, eretici e artisti nel Medioevo.”,”Arno Borst, nato l’8 maggio 1925 ad Alzenau (Unterfranken), è stato uno storico tedesco. Ha insegnato Storia Medievale presso le università di Erlangen (dal 1962 al 1968) e di Costanza (dal 1968 al 1990). Dal 1990, è stato Professore Emerito a Costanza 1. La sua ricerca si è concentrata principalmente sull’ eresiologia (con l’opera ‘Die Katharer’ del 1953) e sulla teologia del linguaggio e della storia (con ‘Der Turmbau von Babel’) 2. La sua straordinaria capacità di interpretare le fonti ha arricchito la ricerca sulla cultura medievale, coinvolgendo sia specialisti che un pubblico più ampio 3. (f. copil.) Barbari, eretici e artisti nel mondo medievale è un’opera di Arno Borst pubblicata nel 1990. Nel libro, Borst esplora il mondo medievale attraverso tre categorie: barbari, eretici e artisti. Questi tre gruppi rappresentano aspetti diversi della cultura e della società medievali. Barbari: Borst analizza le culture ‘barbariche’ che si sono scontrate con l’Impero Romano e hanno contribuito alla formazione dell’Europa medievale. Eretici: L’autore esamina le eresie religiose e le loro implicazioni sociali e culturali. Artisti: Borst indaga il ruolo degli artisti e delle opere d’arte nel contesto medievale. Il libro offre una prospettiva ampia e approfondita su questi temi, arricchendo la nostra comprensione del Medioevo.”,”STMED-098-FSD”
“BORTKIEWICZ Ladislaus von”,”La teoria economica di Marx e altri saggi su Böhm-Bawerk Walras e Pareto.”,”BORTKIEWICZ (1868-1931) fu ad un tempo uno statistico, un economista, un matematico ed un fisico.”,”TEOC-127″
“BORTOLETTO Mauro FACCHINI Francesco FERLIGA Paolo MAGRI Maurizio MICHELETTI Bruna PANCHIERI Daniela POGGIO Pier Paolo PORTA Gianfranco SIMONI Carlo VENTURINI Silvia”,”Per una nuova storia locale. Materiali e proposte sul bresciano.”,”””Come è noto per la storiografia del movimento operaio in Italia il dibattito sulla storia locale ebbe un’ importanza decisiva; il colpo dato alle cosidette ricerche “”filologiche”” bloccò per molti anni la ricerca sui comportamenti e sull’ effettiva composizione politica, sociale e culturale della classe. (…) Un centro propulsivo che integrasse documentazione e ricerca, come era originariamente la Biblioteca Feltrinelli, non s’è più ricostituito.”” (pag 14)”,”ARCx-023″
“BORTOLOSO Pier Luigi”,”Storia delle dottrine militari.”,”Il Gen. Bortoloso proviene dai corsi regolari dell’Accademia Militare di Modena e della Scuola d’Applicazione d’Arma di Torino. E’ nato a Predappio nel 1936. “”La scienza militare moderna è una forma concentrata di tutte le scienze”” (Peng Teh-huai) “”In definitiva, si può dire che con Filippo II e con Alessandro, inizia la cooperazione tra le Armi, ma inizia altresì la decadenza dell’arte militare greca perché la formazione falangitica – immobile e immutabile – ha ormai fatto il suo tempo e sta per tramontare, superata dalla più articolata e manovriera legione romana”” (pag 27) “”La forza di questi eserciti risiede nella compattezza e nella coesione, caratteristiche che danno allo strumento greco la possibilità di affrontare anche le immense schiere persiane ed è il valore, l’intelligenza, l’eroica personalità ellenica che alla fine vince l’inconsistenza morale, l’inettitudine e la mollezza degli eterogenei avversar. La tattica prevalente è basata su una difensiva iniziale condotta in terreni prevalentemente scelti dove anche la terribile cavalleria persiana non può sviluppare tutta la sua potenza. Quando però, con le guerre del Peloponneso, il mercenariato si afferma, anche in Grecia la disciplina si attenua, il valore tende a decrescere e le truppe si fanno infide. Inizia così il tramonto dell’arte militare classica, anche se per l’esperienza dei comandanti e l’accresciuta capacità delle truppe continua un processo evolutivo, specie in campo tattico, che porta al perfezionamento delle tecniche e dell’organizzazione in genere e imprime altresì alla condotta delle operazioni un’impronta sempre più marcata di intellettualità. L’apogeo è raggiunto sotto Alessandro che con la sua straordinaria capacità di comando sa dare coesione e dominare uno strumento in cui già si palesano i più temibili elementi disgregatori; lusso, ozio, corruzione, indisciplina e discordia. Ed è proprio l’arte del comando il principale fattore del successo macedone perché – se si esclude il pur rivalutato ruolo della cavalleria – lo strumento utilizzato da Alessandro non costituisce una novità eccezionale”” (pag 29)”,”QMIx-201″
“BORTOLOTTI Arrigo”,”Marx e il materialismo. Dalla ‘Sacra famiglia’ alle ‘Tesi su Feuerbach’.”,”Contiene il capitolo 2: ‘Le ‘Tesi su Feuerbach’ di Marx e le loro traduzioni in italiano. I. Il testo delle ‘Tesi’. II. Le traduzioni italiane. (pag 73-133) Le traduzioni italiane (pag 100-)”,”MADS-016-FL”
“BORTOLOTTI Lando DE-LUCA Giuseppe”,”Fascismo e autostrade. Un caso di sintesi: la Firenze-mare.”,”Lando Bortolotti (1926-) ha diretto l’ufficio di urbanistica del comune di Livorno e ha lavorato come esperto di urbanistica presso la regione Toscana. (1994) Giuseppe De Luca (1956) si è laureato in urbanistica ed è ricercatore di urbanistica alla Facoltà di Ingegneria dell’Università della Basilicata. (1994)”,”ITAF-011-FP”
“BORWICZ Michel a cura”,”L’ insurrection du Ghetto de Varsovie.”,”Tra le foto c’è quella di Mordekhaï ANIELEWICZ (1919-1945), comandante in capo dell’ insurrezione del ghetto.”,”POLx-009″
“BORWICZ Michel”,”Ecrits des condamnés a mort sous l’ occupation allemande (1939-1945).”,”Metodo hitleriano di indurre in errore le vittime (tarnung). Promesse formali dei nazisti di non minacciare la popolazione ebraica nei territori occupati. “”Pensiamo all’ insieme dei metodi che i tedeschi hanno elaborato con il nome di “”Tarnung””. Il termine significa “”camuffamento”” (“”finzione, indurre in errore””), e ingloba una vera ricchezza di mezzi, anche minuziosamente premeditati e sapientemente dosati. L’ applicazione sistematica e coscienziosa di questo metodo risale agli inizi del movimento hitleriano. Le sue manifestazioni più evidenti e su larga scala si erano già prodotte ben prima della guerra, più particolarmente in una interminabile serie di dichiarazioni di “”conciliazione”” seguite invariabilmente – se si ricorda – dalla realizzazione del loro contrario. Per quello che riguarda gli ebrei, il metodo fu applicato nel corso di tutti gli anni di occupazione.”” (pag 24)”,”GERR-024″
“BORY Jean-Louis”,”La Révolution de Juillet.”,”””Volete del romanzo? Leggete la Storia”” (Guizot) “”La storia degli uomini si riflette nella storia delle cloache.”” (Victor Hugo) “”Insurrection encore sans chef en cet après-midi du mercredi. Entre l’émeute et l’insurrection, le bourgeois établit peu de nuances. Pour lui tout est sédition, rébellion pure et simple, “”révolte du dogue contre le maître, essai de morsure qu’il faut punir de la chaîne et de la niche”” – jusqu’au jour “”où la tête du chien, grossie tout à coup, s’ébauche vaguement dans l’ombre en tête de lion -, alors le bourgeois crie “”Vive le peuple!”” (1). Le mercredi 28 juillet 1830, vers cinq heures après midi, nous sommes là, (1) Victor Hugo, les Misérables, X, II.”,”FRAD-084″
“BORY Jean-Louis”,”La Révolution de Juillet.”,”Ecco una sintesi delle tre giornate della rivoluzione di luglio del 29 luglio 1830: Le cause: Carlo X, re di Francia, tentò di imporre un regime assolutista con le ordinanze di Saint-Cloud, che abolivano la libertà di stampa, il parlamento e il suffragio censitario. Questo provocò la reazione dell’opposizione liberale e del popolo parigino, che si ribellarono contro il re e il suo governo. Lo svolgimento: La rivolta scoppiò il 27 luglio, quando i giornalisti protestarono contro le ordinanze e il popolo eresse le barricate. Il 28 luglio, gli insorti occuparono l’Hôtel de Ville e Notre-Dame, respingendo l’attacco delle truppe reali comandate dal maresciallo Marmont. Il 29 luglio, gli insorti presero il Louvre e le Tuileries, costringendo Carlo X e la sua famiglia a fuggire da Parigi Le conseguenze: I deputati liberali, guidati da La Fayette, Laffitte e Thiers, presero il controllo della situazione e offrirono la corona a Luigi Filippo d’Orléans, cugino di Carlo X. Luigi Filippo accettò e fu proclamato ‘re dei Francesi’ il 9 agosto 1830, inaugurando la monarchia di luglio. La rivoluzione di luglio ebbe anche ripercussioni in Europa, ispirando movimenti nazionali e liberali, come quello belga. (f. cop.)”,”FRAD-001-FSD”
“BORZAGA Carlo CAFAGGI Fabrizio; interventi di Mario ANOLLI Luciano BARCA Bruno BISES Carlo BORZAGA Fabrizio CAFAGGI Valerio FICARI Luca GANDULLA Giuseppe GUZZETTI Paola IAMICELI Rossella LOCATELLI Alfredo MACCHIATI Marcello MESSORI Pietro RESCIGNO Francesco VELLA Andrera ZOPPINI”,”Le fondazioni bancarie. Un patrimonio alla ricerca di uno scopo.”,”Interventi di Mario ANOLLI, Luciano BARCA, Bruno BISES, Carlo BORZAGA, Fabrizio CAFAGGI, Valerio FICARI, Luca GANDULLA, Giuseppe GUZZETTI, Paola IAMICELI, Rossella LOCATELLI, Alfredo MACCHIATI, Marcello MESSORI, Pietro RESCIGNO, Francesco VELLA, Andrera ZOPPINI.”,”E1-BAIT-005″
“BORZANI Luca BOTTARO Mario”,”Per Colombo ma con Turati. Genova 1892. La nascita del Partito Socialista.”,”BORZANI Luca è direttore del Centro ligure di storia sociale (CLSS) (1992) e membro del comitato di redazione della rivista ‘Ventunesimo secolo’. BOTTARO Mario giornalista è caporedattore cronaca del Secolo XIX di Genova (1992)”,”LIGU-083″
“BOSANQUET Nick”,”La rivincita del mercato.”,”Nick Bosanquet insegna Economia nell’Università di Londra.”,”ECOI-140-FL”
“BOSCASSI Angelo”,”Il Magistrato dei Padri del Comune Conservatori del Porto e dei Moli (1291-1797).”,”‘Dopo il periodo delle invasioni barbariche e del governo dei Conti, istituito da Carlomagno, sorsero in Genova le Compagne, ossia aggregati di famiglie di cittadini, riunite col vincolo della mutua difesa contro il nemico o le prepotenze dei Conti, o dei Marchesi messi al governo dei confini della Marca. La Compagna precedette il Comune, perché questo ebbe vita dall’associazione delle Compagne. A capo di queste, ciascuna delle quali deliberava le sue leggi con pubblico parlamento, stava il Console rappresentante il potere esecutivo. Egli, nell’assumere l’ufficio, doveva giurare l’osservanza del Breve o Statuto. D questo regime non si hanno notizie certe che a datare dal 1100, cioè dalla serie dei Consoli conservataci dagli annali del Caffaro e dei suoi continuatori. Dapprima i Consoli furono 4 perchè 4 furono le prime Compagne di Genova; indi il numero dei Consoli si accrebbe fino a 10, dividendosi i Consoli dello Stato da quelli dei placiti: i primi preposti al governo della cosa pubblica; i secondi dall’amministrazione della giustizia. Le Compagne di Genova furono dapprima, come si disse, in numero di 4, poi di 7, denominate dalla regione in cui rispettivamente era diviso il Comune, cioè: Castello, S. Lorenzo, Macagnana, Piazzalunga, Porta, Soziglia, Portanova: infine si aggiunge l’ottava Compagna intitolata dal Borgo, fuori cinta. Cresciuti i cittadini in ricchezza, e quindi aumentate le ambizioni, si venne al rivolgimento del governo dai Consoli al Podestà forastiero nel 1217, e da questo nel 1257 ai Capitani del popolo, che governarono fino al 1339, anno in cui Simone Boccanegra assunse i titolo di Dux ed ebbe principio la serie dei Dogi popolari a vita, durata con varii intervalli di soggezioni straniere fino alla riforma di Andrea Doria del 1528, in cui iniziò la serie dei Dogi biennali, continuata fino a cadere della Repubblica nel 1797. Se nei primi tempi la somma del governo era accentrata, come si disse, in pochi, di mano in mano che il Comune acquistava vigore all’interno e preponderanza al difuori, si sentì il bisogno di suddividere i servizi pubblici e di preporre altrettanti Magistrati al governo degli affari: cosicché ne nacquero i massari del Comune, i clavigeri, gli ufficiali di credenza, l’ufficio di Gazaria, i Padri del Comune, ecc. Quest’ultimo Magistrato sorto dapprima col nome di ‘Salvatores portus et moduli’, aveva fra le sue principali mansioni: la conservazione e il miglioramento del porto, la costruzione dei moli e degli scali per l’approdo delle navi, il governo delle acque pubbliche, la pulizia dei rivi e dei fossati che che sboccavano in porto. Successivamente, per l’aggiunta di nuove e svariate attribuzioni, s’intitolò dai ‘Patres Communis Conservatores portus et moduli’, formando come la magistratura che sopraintendeva, oltreché al porto ed affari connessi, alla costruzione e restauro del pubblico acquedotto e delle cisterne, alla pulizia e mantenimento delle strade; aveva la sorveglianza di tutte le corporazioni d’arti e mestieri della Città, e l’autorità di giudicare le differenze sulla proprietà dei siti pubblici delle due riviere e di là dai Giovi, non che le cause dei negozii fatti per mezzo di pubblici mediatori; in altri termini questo Magistrato, che formava uno dei tanti rami di governo, per la specialità dei servizii di polizia, d’edilizia e d’igiene locali, cui disimpegnava, aveva molta analogia colle Amministrazioni Comunali di oggidì’ (pag 3-5)”,”LIGU-194″
“BOSCHERINI Gino”,”Vita e attività di un “”fenicottero””.”,”Nell’ emigrazione comunista italiana degli anni Venti venivano chiamati ‘fenicotteri’ i corrieri clandestini che dovevano portare in Italia, in valigie a doppio fondo o con altri sistemi, materiali di propaganda e altro. Gino BOSCHERINI, operaio a Firenze e poi arrestato e costretto ad espatriare in Francia, fu destinato dal Centro Estero del PCI a queste missioni.”,”PCIx-113″
“BOSCHESI B. Palmiro”,”Le armi, i protagonisti, le battaglie, gli eroismi segreti della guerra di Mussolini 1940-1943.”,”1942. Mussolini in Libia. Il mesto ritorno del duce. Due giorni dopo, il 22 luglio, (Mussolini) inviò a Hitler una relazione sul suo viaggio in Libia. Secondo il duce le cause che determinavano la sosta a El Alamein erano riassumibili in una sola espressione: “”esaurimento fisico delle truppe, specialmente delle fanterie italiane, che hanno sempre marciato a piedi attraverso centinaia di chilometri nel deserto… Si tratta di uomini molti dei quali sono ininterrottamente in Africa da trenta e talora quaranta mesi””. Il 25 luglio Mussolini, deluso, scoraggiato e dolorante per la sua ulcera duodenale, si recava a Riccione per riposare e curarsi.”” (pag 169)”,”ITQM-102″
“BOSCHESI Palmiro B.”,”Le grandi battaglie segrete della II guerra mondiale.”,” “”Le informazioni trasmesse dalla rete di Trepper a Mosca erano di volume veramente imponente e di importanza eccezionale. La radio trasmittente, sistemata a Bruxelles, era denominata PTX e lavorava diverse ore al giorno, ogni giorno. Tra le informazioni più importanti inviate a Mosca ci furono quelle relative all’ apertura, da parte dei tedeschi, del fronte orientale, la famosa operazione Barbarossa. Le prime informazioni vennero da Parigi, quando Trepper seppe dal capo dei servizi di approvvigionamento della Wehrmacht che era stato drasticamente diminuito il numero delle razioni per le truppe tedesche di stanza in Francia. Ciò significava l’ imminenza della loro partenza. Giorno per giorno, Trepper potè avere altri elementi che via via trasmise a Mosca, dando la precisa indicazione dello spostamento delle truppi verso il confine dell’ Unione Sovietica. Verso la metà di giugno del 1941, Trepper fu in grado di comunicare a Mosca la data esatta dell’ inizio dell’ operazione Barbarossa; si recò a Vichy e prese contatto con l’ addetto militare dell’ ambasciata sovietica, generale Susioparov, il quale trasmise a Stalin la notizia che il 22 giugno i tedeschi sarebbero scattati. Stalin non credette a Trepper, così come non aveva creduto a Sorge; si narra, anzi, che abbia commentato il messaggio di Trepper con una frase di questo genere: “”Un bravo agente, quel Trepper, però questa volta è fuori strada””.”” (pag 97)”,”QMIS-102″
“BOSCHESI B. Palmiro”,”Storia della guerra fredda (1945-1962).”,”La guerra di Corea. “”Gli Stati Uniti vissero febbrilmente queste vicende e fu proprio durante il mese di agosto e all’ inizio di settembre che risoltò evidente come alcuni rappresentanti importanti della politica e dell’ esercito americano cominciassero a pensare seriamente a un impegno più massiccio degli Stati Uniti nell’ Estremo Oriente, immaginando addirittura una guerra preventiva anziché una guerra difensiva come quella che si stava combattendo in Corea. Lo stesso generale MacArthur cercò di convincere il presidente Truman a impostare in modo più aggressivo la politica estera degli Stati Uniti. Ma il presidente resistette a questi inviti dei “”falchi”” e il 1° settembre rivolse un radiomessaggio al popolo americano rifacendo la storia della guerra di Corea e precisando la posizione degli Stati Uniti in politica estera””. (pag 80)”,”RAIx-215″
“BOSCHESI Palmiro B.”,”Come scoppiò la II guerra mondiale.”,”BOSCHESI Palmiro B.”,”QMIS-152″
“BOSCHESI Palmiro B.”,”Storia della guerra fredda (1945-1962).”,”Guerra di Corea. “”Quando MacArthur, agli inizi di ottobre, oltrepassò il 38° parallelo puntando sulla capitale della Corea settentrionale, occupandola e poi andando a inseguire i resti dell’esercito coreano fino al confine con la Manciuria, apparve evidente che la resistenza cinese era messa a dura prova. (…)”” (pag 84)”,”RAIx-014-FV”
“BOSCHESI Palmiro B.”,”Come scoppiò la II guerra mondiale.”,”BOSCHESI Palmiro B.”,”QMIS-025-FV”
“BOSCHESI Palmiro B.”,”Le grandi battaglie terrestri della II guerra mondiale.”,”La battaglia di Stalingrado. “”Protagonista della difesa russa è il luogotenente gen. Vasilij Cujkov a capo della 62° armata; ha sostituito il gen. Lopatin e ha ricevuto da Stalin l’ordine di salvare Stalingrado. Anche a Berlino si verifica una sostituzione importante: il capo di Stato maggiore Halder viene congedato. Egli dissente in maniera sostanziale dalle decisioni che Hitler va man mano prendendo per Stalingrado. Sul suo diario ha annotato che «questa cronica tendenza a sottovalutare le potenzialità del nemico sta gradualmente assumendo proporzioni grottesche. Questa ‘leadership’ è caratterizzata da una patologica tendenza a reagire alle impressioni del momento e da una totale incapacità di capire le caratteristiche e le modalità di funzionamento di un apparato di comando». A Halder succede il gen. Kurt Zeitzier, ma ormai Hitler si è assunto personalmente le decisioni anche secondarie nella condotta della guerra e la responsabilità su quanto avviene e avverrà a Stalingrado è certamente tutta sua. È di questi giorni la decisione di rinforzare al massimo la punta di diamante che sta cercando di occupare Stalingrado. Le divisioni tedesche che, insieme a quelle alleate, proteggono lungo il corso del Don il fianco settentrionale del fronte, vengono aggregate alla 6° armata e alla 4° corazzata e in tal modo il lato più delicato e più fragile dello schieramento viene lasciato alla 3° armata rumena, alla 2° ungherese ed all’8° italiana; e sarà l’insufficienza di queste forze a provocare l’accerchiamento russo di Stalingrando”” (pag 51-55); “”La difesa di Stalingrado ha una importanza decisiva per tutto il fronte sovietico”” (dal proclama alle truppe del generale Eremenko e del ten. gen. Krusciov)”,”QMIS-305″
“BOSCHESI B.P.”,”1933-1939. Hitler e il nazismo verso la guerra.”,”Il riarmo tedesco e la riorganizzazione della Wehrmacht. “”Tra l’annuncio della riorganizzazione della Wehrmacht sulla base del servizio militare obbligatorio e il discorso pacifista del 21 maggio, le grandi potenze europee tentano di ritrovare l’unità per opporsi ai programmi tedeschi. …. finire (pag 168-169)”,”GERN-002-FGB”
“BOSCHESI B.P.”,”1945. Il mondo volta pagina.”,”Giorno per giorno in 180 immagini, le vittorie, le sconfitte, le tragedie e le speranze di quarant’anni fa.”,”QMIS-322″
“BOSCHETTI Anna”,”Sartre et “”Les Temps Modernes””. Une entreprise intellectuelle.”,”Esprit. “”Il modello di Esprit è quello che si avvicina di più alla rivista degli esistenzialisti. Per certi aspetti, è anche innegabilmente un precedente storico. Esprit, con le altre riviste dei gruppi “”non conformisti””, ha inventato di fatto, negli anni 1930, il principio di base della rivista ‘engagée’: il saggio filosofico e politico, centrato sui grandi temi dell’ attualità, il gusto del documento “”autentico””, il primato della preoccupazione etica. Con l’ apparizione di T.M. (Temps modernes, ndr) sulla scena intellettuale, è però Esprit che ha l’ aria di sembrare una copia difettosa e stinta in rapporto all’ originale””. (pag 199-200)”,”FRAV-097″
“BOSCHINI Aurelio”,”Il movimento operaio italiano.”,”BOSCHINI Aurelio Fasci siciliani “”L’origine dei “”fasci dei lavoratori”” si deve a Giuseppe Giuffrida di Catania, che fondò per primo un Circolo in città, nel 1890, con 600 iscritti. Presto sorsero in tutta l’isola, come un grande incendio che divampasse su una steppa secca. Nel periodo di massima espansione sembra si giungesse a ben 300 Circoli con una massa di aderenti che vanno dai 200 ai 300 mila. Gioverà notare come i capi furono tutti giovani intellettuali e di provenienza dalla media borghesia: Bernardino Verro, possidente, Garibaldi Bosco, ragioniere, Nicola Barbato, medico, Giacomo Montalto, avvocato, e persino un principe di Baucina, Alessandro Tasca di Cutò. Le loro idee politiche erano socialiste, di un socialismo più o meno ortodosso a dire il vero. Ciò non significa che i “”fascisti”” siciliani fossero dei socialisti. Nelle loro manifestazioni vi era un miscuglio, una confusione di fedi del tutto curiosa. Non era difficile osservare accanto alle bandiere rosse e ai ritratti di Marx, quello del Re e talvolta della Madonna, mentre si andava all’assalto dei Municipi al grido di “”Viva il Re e abbasso li capeddi!””. Tale mescolanza di sentimenti è rivelata anche dalla denominazione dei circoli, come: “”Società patriottica Umberto I”” di Centuripe; “”I figli del lavoro””, di Scordia; il “”Fascio della pace””, il circolo “”Figli dell’Etna””, e persino “”Francesco Crispi”” a S. Biagio Platani. I Circoli svolgevano anche attività di mutuo soccorso con tentativi di cooperative, ben presto fallite (…). Sarà interessante far notare l’origine francese dell’organizzazione dei fasci, come dichiarò lo stesso Bosco: “”E sul modello della Camera del Lavoro di Parigi che procurai di foggiare il Fascio diviso per sezione di arti e mestieri””. E’ difficile dare un giudizio esatto e comprensivo del fenomeno dei fasci siciliani. In un proclama alla Borghesia, pubblicato sul “”Vespro””, il 7 gennaio 1889, si affermava: “”Badino i Signori della borghesia che la miseria è la più grande istigatrice delle rivoluzioni e che se il popolo farà il centenario del 1789, lo farà intero, ed abbattendo come lava erompente dal vulcano tutti i privilegi””. E veramente si trattò piuttosto di eruzione vulcanica che di rivoluzione. Lo stesso Antonio Labriola, nel gennaio 1893, affermava: “”Tutti questi fasci e Leghe di lavoratori sono delle burlette. Roba siciliana che è un romagnolismo peggiorato””. Intendeva alludere all’anarchismo. Tuttavia, sul finire dello stesso anno, scrivendo a Engels, mutava parere: “”Questo dei Fasci è il secondo gran movimento di massa dopo quello di Roma del 1881 e certo con più fondamento di cause permanenti… E’ un gran fermento. Si rifà lo spirito rivoluzionario, l’iniziativa popolare, la coscienza nel lato senso della parola””. Questa massa di popolo, esasperata e sofferente, montata da una retorica rivoluzionaria, compì certamente gesti sovversivi e di tipo anarchico, incendi di sedi comunali, occupazioni di terre, falò di registri delle tasse ecc. Il movimento ebbe anche il suo poeta in Mario Rapisardi che esprimeva i sentimenti rivoluzionari del popolino (…)”” [Aurelio Boschini, Il movimento operaio italiano, Roma, 1960] (pag 72)”,”MITT-367″
“BOSCO NAITZA Giovanni PISU Giampaolo”,”I cattolici e la vita pubblica in Italia (1815-1919).”,”BOSCO NAITZA Giovanni PISU Giampaolo Brano antologico: ‘Il movimento cattolico come partito della Chiesa’ (Giorgio Candeloro). (pag 134-142)”,”RELC-261″
“BOSCO Anna”,”Da Franco a Zapatero. La Spagna dalla periferia al cuore dell’Europa.”,”Anna Bosco insegna Governo Europeo e partiti all’Università di Trieste. Con il Mulino ha già pubblicato ‘Comunisti, Trasformazioni di partito in Italia, Spagna e Portogallo (2000).”,”SPAx-016-FL”
“BOSCO COLETSOS Sandra COSTA Marcella, a cura di, Contributi di R. BUZZO MARGARI D. PONTI E. FANTINO L. CINATO M. REVETTO S. CAMPI”,”Italiano e tedesco: un confronto.”,”Sandra Bosco Coletsos dirige la Collana Cultura Tedesca ed insegna Storia della lingua tedesca all’Università di Torino.”,”VARx-247-FL”
“BOSCO COLETSOS Sandra”,”Storia della lingua tedesca.”,”Sandra Bosco Coletsos insegna Storia della lingua tedesca all’Università di Torino.”,”VARx-248-FL”
“BOSCOLO Valter”,”Uomini contro.”,”Poesia dedicata a Iqbal Masih (lavoro infantile, minorile, sfruttamento) (pag 20-21)”,”CONx-004-FV”
“BOSCOLO Pietro”,”Cibernetica e didattica.”,”Pietro Boscolo (Treviso 1939) è incaricato di Psicopedagogia presso la Facoltà di Magistero dell’Università di Padova (1974).”,”SCIx-034-FV”
“BOSCUS Alain CAZALS Rémy a cura; saggi di Catherine BERTHO-LAVENIR Alain BOSCUS Gilles CANDAR Rémy CAZALS Jean-Francois CHANET Claude CHERRIER Chantal GEORGEL André HELARD Pierre LARGESSE Nicole LE-POTTIER-PREVOST Catherine MOULIN Jean-Marc OLIVIER Monique PECH Rémy PECH Jean-Claude RABIER Madeleine REBERIOUX Francois ROBICHON Serge ZEYONS”,”Sur le pas de Jaurès. La France de 1900.”,”Saggi di Catherine BERTHO-LAVENIR Alain BOSCUS Gilles CANDAR Rémy CAZALS Jean-Francois CHANET Claude CHERRIER Chantal GEORGEL André HELARD Pierre LARGESSE Nicole LE-POTTIER-PREVOST Catherine MOULIN Jean-Marc OLIVIER Monique PECH Rémy PECH Jean-Claude RABIER Madeleine REBERIOUX Francois ROBICHON Serge ZEYONS. Jaures a Rennes. Un soggiorno particolare in Bretagna. “”Car se séjour à Rennes a un statut tout à fait atypique dans les voyages de Jaurès. Comme l’a rappelé Madeleine Rebérioux, quand Jaurès arrive dans une ville, il est toujours attendu par les militants et il défile avant de prendre la parole. Ici, rien de cela. Il arrive quasiment en catimini, à 4 heures du matin, avec le seul Victor Basch pour l’accueillir, et après tout le monde, car il a manqué la premiàre audience. Il va rester un mois à Rennes, mais ne va pas parler, car, dernier paradoxe, si rien n’est plus “”public”” que ce procès archimédiatisé, rien n’est plus discret (sino “”privé””) que ce séjour de Jaurès. Il est vrai que Rennes est une ville où Jaurès fait figure d’épouvantail. L”Ouest-Eclair’ l’appelle “”le célèbre dreyfusard collectiviste””, dénonce ses “”harangues violentes et révolutionnaires””, et affirme que “”sa réthorique abondante et facile qui charme les Méridionaux”” ne pourra “”entraîner les Bretons”” qui, “”à cause de (leurs) origines celtiques””, n’apprécieraient que les orateurs habités par “”una foi ardente et profonde””!”” (pag 226-227)”,”JAUx-041″
“BOSE Arun”,”Marxian and Post-Marxian Political Economy. An Introduction.”,”Arun Bose is senior lecturer in economics at Kirori Mal College, Delhi University.”,”TEOC-119-FL”
“BOSERUP Ester”,”Population and Technology.”,”Ester Boserup è conosciuta per i suoi studi e la tesi secondo cui i cambiamenti demografici sono cruciali nell’influenzare lo sviluppo economico piuttosto che il vice versa. Il questo volume espande l’argomento trattato nei precedenti lavori. Ha pubblicato pure: ‘Conditions of Agricultural Growth’ e ‘Woman’s Role in Economic Development'”,”DEMx-066″
“BOSETTI Giancarlo MONDOLFO Giorgio OLDRINI Giorgio a cura”,”Che Guevara.”,”Scritti di Saverio TUTINO Giorgio OLDRINI Mario SPINELLA Claudio PETRUCCIOLI Massimo CAVALLINI Giorgio MONDOLFO. “”La diffusione dell’ immagine del “”Che”” morto provocò, forse più che ogni altro evento negli anni 60, un fenomeno straordinario nei sentimenti e nella psicologia di massa. Un mito, un personaggio fino a quel momento proprio del mondo giovanile, di una parte del mondo giovanile, estendeva di colpo il suo fascino in settori larghissimi della popolazione (…)”” (pag 37, Claudio Petruccioli)”,”AMLx-039″
“BOSETTI Giancarlo a cura; scritti di Perry ANDERSON Umberto CERRONI, carteggio N. BOBBIO Perry ANDERSON”,”Socialismo liberale. Il dialogo con Bobbio oggi.”,”Scritti di Perry ANDERSON Umberto CERRONI”,”TEOP-363″
“BOSETTI Giancarlo MONDOLFO Giorgio OLDRINI Giorgio a cura”,”Che Guevara.”,”Scritti di Saverio TUTINO Giorgio OLDRINI Mario SPINELLA Claudio PETRUCCIOLI Massimo CAVALLINI Giorgio MONDOLFO. “”La diffusione dell’ immagine del “”Che”” morto provocò, forse più che ogni altro evento negli anni 60, un fenomeno straordinario nei sentimenti e nella psicologia di massa. Un mito, un personaggio fino a quel momento proprio del mondo giovanile, di una parte del mondo giovanile, estendeva di colpo il suo fascino in settori larghissimi della popolazione (…)”” (pag 37, Claudio Petruccioli)”,”FOTO-002-FV”
“BOSETTI Giancarlo MONDOLFO Giorgio OLDRINI Giorgio a cura”,”Che Guevara.”,”Scritti di Saverio TUTINO Giorgio OLDRINI Mario SPINELLA Claudio PETRUCCIOLI Massimo CAVALLINI Giorgio MONDOLFO. “”La diffusione dell’ immagine del “”Che”” morto provocò, forse più che ogni altro evento negli anni 60, un fenomeno straordinario nei sentimenti e nella psicologia di massa. Un mito, un personaggio fino a quel momento proprio del mondo giovanile, di una parte del mondo giovanile, estendeva di colpo il suo fascino in settori larghissimi della popolazione (…)”” (pag 37, Claudio Petruccioli)”,”BIOx-054-FV”
“BOSI Paolo”,”I tributi nell’economia italiana. Aspetti istituzionali e di politica economica.”,”Paolo Bosi insegna Scienza delle finanze e diritto finanziario nelal Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Modena. E’ socio fondatore e membro del Comitato scientifico dell’Associazione Prometeia.”,”ITAE-404″
“BOSI Roberto”,”I lapponi.”,”‘La Lapponia, conosciuta anche come Sápmi nella lingua Sami, è una regione geografico-culturale situata nell’Europa del Nord, che si estende attraverso Norvegia, Svezia, Finlandia e la penisola di Kola in Russia2. È abitata principalmente dal popolo Sami, l’unico popolo indigeno ufficialmente riconosciuto nell’Unione Europea. La storia della Lapponia è strettamente legata alla cultura Sami, che risale a oltre 5.000 anni fa. Tradizionalmente, i Sami erano nomadi e si dedicavano all’allevamento delle renne, alla pesca e alla caccia. La loro cultura è caratterizzata da tradizioni uniche, come il canto popolare chiamato “”joik””1. Nel corso dei secoli, la Lapponia è stata oggetto di spedizioni scientifiche e di interesse culturale. Tuttavia, i Sami hanno affrontato sfide significative, tra cui la perdita di terre e diritti tradizionali. Oggi, i “”parlamenti Sami”” in Norvegia, Svezia e Finlandia lavorano per preservare la loro cultura e affrontare questioni come il diritto al pascolo.’ (f. copilot)”,”TEOS-006-FFS”
“BOSIO Gianni, a cura di Cesare BERMANI”,”I conti con i fatti. Saggi su Carlo Cafiero, Luigi Musini, l’ occupazione delle fabbriche.”,”Volume edito in occasione del convegno di studi 1971-2001: Ieri Bosio Oggi. L’ eredità culturale di Gianni Bosio, Mantova, 7-8 giugno 2002. “”Pochi invece i veri e propri saggi storici, a cominciare da quelli sulla fortuna delle opere e sulla prima fama di Marx in Italia da lui posti in appendice alla ripubblicazione degli Scritti italiani di Marx ed Engels.”” (pag 6) “”Le due ricerche metodologiche più importanti che aveva iniziato -la Storia del marxismo in Italia fino al ’92 (sulla quale non era più riuscito a tornare dagli anni Cinquanta) e Il trattore di Acquanegra (di quest’ultimo lavoro stava occupandosi negli ultimi mesi della sua vita, dopo esserselo trascinato dalla fine degli anni Cinquanta, strappando letteralmente il tempo alla direzione delle Edizioni Avanti!/ del Gallo) – sono rimaste incompiute.”” (pag 7) “”Il disaccordo di Bordiga dell’ aprile 1920 si restringeva durante il periodo dell’ occupazione delle fabbriche: là gli ordinovisti torinesi avevano sostenuto che la costituzione dei Consigli e dei Soviet, la loro estensione, il travalicare dei loro compiti dalla fabbrica alla società, erano condizione e premessa del fatto rivoluzionario, o, per dirla con le parole stesse del Tasca: “”se i soviety si faranno sul serio, quella rivoluzione armata, questo fantasma che ha aleggiato un po’ per colpa nostra sopra il Convegno si presenterà a una non lunga scadenza””; e là si erano trovati contro le obiezioni di Bordiga. Durante l’ occupazione delle fabbriche, invece, diffidenza e pessimismo sembrano essere comuni ai due gruppi, perché senza il nuovo partito non si potrà credere in una nuova politica e comunque l’ astensione dall’ impegno sembra per gli uni e per gli altri garanzia contro un successo dei massimalismo comunista unitario che li avrebbe molto probabilmente frantumati””. (pag 198)”,”MITS-225″
“BOSIO Gianni FRANCOVICH Carlo MASINI Pier Carlo ARFE’ Gaetano CATALANO Franco, saggi di”,”Il movimento operaio e socialista. Bilancio storiografico e problemi storici. Atti del Convegno promosso da Mondo Operaio per il 70° del Partito Socialista Italiano, Firenze, 18-20 gennaio 1963.”,”Edizioni del Gallo già edizioni Avanti!. Saggi di Gianni BOSIO Carlo FRANCOVICH Pier Carlo MASINI Gaetano ARFE’ Franco CATALANO. Interventi di Salvo MASTELLONE Luigi CORTESI Gastone MANACORDA Pier Carlo MASINI Giuliano PROCACCI Carlo Ludovico RAGGHIANTI. Conclusione del convegno di Simone GATTO. “”Mi capita di sentir dire che durante il ventennio fascista c’è stato come un vuoto, per i problemi storici, politici, economici e sociali; (…). Non è vero. Ho preso qualche appunto rapido, a memoria. Labriola: i saggi sulla concezione materialistica della storia e Discorrendo di socialismo e filosofia, che hano anche la formatività politica di cui ha parlato Manacorda, sono ristampati nel ventennio: anche i più giovani possono leggerli. Non voglio citare la letteratura speciale, d’ economia e di studi sociali, che non era ovviamente popolare, ma agiva egualmente. Per sola cura del Croce si pubblicano molti libri di vecchi e nuovi socialisti italiani, opere come Laski, Cole, Dubreuil, e non escluso il De Man, che poi finì così male. Bastava, per altro esempio, seguire le riviste di Einaudi, la Riforma sociale poi Rivista di storia economica, per seguire il movimento internazionale; e l’ editore dello stesso nome pubblicò molti volumi, dal Robbins al Wallace e alla Tennessee Valley Autority, che circolarono largamente, come ancor più la storia della rivoluzione russa del Chamberlain, una delle prime criticamente fondate. (…) Basterebbe accennare, a questo proposito, alla polemica Croce-Einaudi, che ebbe larghissima e impegnata partecipazione: Einaudi sosteneva che regime di libertà ed economia di libera iniziativa e di mercato erano interdipendenti necessariamente, Croce sosteneva che era possibile un regime di libertà individuale con tutte le sue conseguenze istituzionali, giuridiche e politiche con un’ economia collettiva o di giustizia o di servizio sociale. Preferisco però indicare un’ altra esperienza. Possiedo ancora una raccolta di studi che fu lungamente dibattuta nel 1935 e negli anni seguenti, anche da Basso e dai suoi amici. E’ il volume edito per cura di von Hayek, che conteneva saggi critici, da diversi punti di vista, ma egualmente rigorosi, di Pierson, von Mises, Halm e Barone; tutta la più recente letteratura socialista e comunista sull’ argomento vi era richiamata e discussa, specialmente il Brutzkus. (…).”” (pag 353-354, Carlo L. Ragghianti)”,”MITS-245″
“BOSIO Gianni, a cura di Cesare BERMANI”,”L’ intellettuale rovesciato. Interventi e ricerche sulla emergenza d’ interesse verso le forme di espressione e di organizzazione “”spontanee”” nel mondo popolare e proletario (gennaio 1963 – agosto 1971).”,”Gianni BOSIO è stato uno storico e un organizzatore di cultura, un lucido intellettuale della sinistra italiana, fondatore di ‘Movimento operaio’ (1949), delle nuove Edizioni Avanti! (1952) e dell’ Istituto Ernesto de Martino (1965). “”Affermava Rosa Luxemburg: “”Noi non progrediremo che a stento, se non intendiamo chiaramente il valore dell’ opera di autoeducazione del proletariato””. Il discorso di Marx è più avanzato perché tende a definire, nel rapporto con il movimento reale, che cosa debba intendersi per scienza, cioè per scienza rivoluzionaria, cioè per cultura di classe. Scriveva Marx in questa osservazione, la settima, della Miseria della filosofia: “”Come gli economisti sono i rappresentanti scientifici della classe borghese, i socialisti e i comunisti sono i teorici del proletariato. Finché il proletariato non è sviluppato al punto da costituirsi in classe e la lotta medesima del proletariato con la borghesia non ha ancora un carattere politico e le forze produttive non sono ancora così sviluppate all’interno della stessa borghesia da lasciare intravvedere le condizioni materiali necessarie alla emancipazione del proletariato e alla formazione di una nuova società, questi teorici non sono che degli utopisti che, per aiutare i bisogni delle classi oppresse, inventano sistemi e girano attorno alla scienza rigeneratrice. A misura che la storia avanza e con essa la lotta del proletariato, essi non hanno più bisogno di cavare dalla loro testa delle formule: essi non hanno che da capire ciò che passa sotto i loro occhi e farsene interpreti. Fino a quando sono agli inizi della lotta, mentre cercano la scienza e non fanno che delle costruzioni chiuse, essi non vedono nella miseria che la miseria senza scorgervi l’ aspetto rivoluzionario, sovvertitore che rovescerà la vecchia società. A cominciare da questo momento, la scienza prodotta per mezzo del movimento reale, associata ad esso in completa cognizione di causa, cessa di essere dottrinaria e diventa rivoluzionaria””””. (pag 142)”,”MITT-209″
“BOSIO Gianni; BASEVI Paolo; RAGIONIERI Ernesto”,”La diffusione degli scritti di Marx e di Engels in Italia dal 1871 al 1892. Parte 1 e 2 (di Gianni Bosio); Le prime tre lettere di Engels a Carlo Cafiero (Luglio 1871) (a cura di Paolo Basevi); Il risorgimento italiano nell’ opera di Marx e di Engels (di Ernesto Ragionieri).”,”””Marx ed Engels, ma soprattutto quest’ultimo come avremo occasione di notare, vedevano in Garibaldi non soltanto un abile comandante di bande, ma anche l’ unica personalità italiana che avrebbe potuto trasformare la guerra austro-franco-sarda in una guerra per la liberazione nazionale dell’ Italia, che riuniva in sé le qualità di prestigio e le capacità militari per mettersi alla testa di una insurrezione italiana: “”Questo condottiero volontario è divenuto di colpo l’ eroe d’ Italia quantunque da questa parte dell’ Atlantico la stampa bonapartista tenti monopolizzare il credito delle sue gesta ad uso e vantaggio del proprio grande campione””. Oltre l’importanza diretta di Garibaldi, Marx ed Engels ne valutavano anche quella indiretta, di stimolo su Vittorio Emanuele e di freno su Napoleone III (…)””. (pag 87)”,”MAES-074″
“BOSIO Gianni LEYDI Roberto BERMANI Cesare DELLA-MEA Ivan SALVADORI Rinaldo FORTINI Franco SAVI Tullio KLEYE Herbert e altri”,”Il nuovo canzoniere italiano. Dal 1962 al 1968.”,”Contiene il saggio: ‘Arturo Frizzi e i “”canzonieri”” Canti proletari italiani in Germania, di Herbert Kleye (pag 42, n° 7-8 1966) ‘Sciur padrun da li beli braghi bianchi’ (pag 19) in capitolo ‘Il repertorio civile di Giovanna Daffini. Capitolo ‘Il repertorio civile di Giovanna Daffini. Dall’ introduzione di Cesare Bermani (Ricerche e documentazioni): “”Il difetto capitale d’ogni materialismo fino ad oggi – ammoniva già Marx nella prima delle sue ‘Tesi su Feuerbach’ – è che l’ oggetto, la realtà, la sensibilità, vengono concepiti solo sotto forma dell’ ‘obietto’ o dell’ ‘intuizione’; ma non come ‘attività umana sensibile, prassi’; non soggettivamente (…)””; ciò impedisce a Feuerbach di concepire “”l’attività umana stessa come attività ‘oggettiva’””.”,”ITAC-102″
“BOSIO Gianni”,”La grande paura. Settembre 1920 l’ occupazione delle fabbriche nei verbali inediti delle riunioni degli Stati generali del movimento operaio.”,”Occupazione delle fabbriche. “”Corio: Non dissi di chiedere le requisizioni così per chiederle, ma bensì le chiesi come atto integrativo per la cessione degli stabilimenti alle cooperative che possono e sanno esercire. Gli pare di essere su un terreno socialista. Gennari: Ma con mezzi borghesi. Corio: Intende sapere se si deba restare nelle officine anche quando mancano i tecnici o le materie prime restando così inoperosi oppure si deve senz’altro impossessarsi di materie prime presso altri stabilimenti. A lui sembra che ciò esorbiti da quanto aveva stabilito la FIOM. Arecco: Ritiene che mancando materie prime siano le organizzazioni locali quelle che provvedano acché non manchino.”” (pag 89-90) “”Gennari proseguendo dice che ritiene che l’ordine da darsi alle masse sia “”non sciopero”” ma occupazione mano mano delle fabbriche. Sarà così contagio e proclamarne il carattere di stabilità dell’occupazione, non come ostaggio ma come vera presa di possesso estendendo questo alle miniere, ai depositi di nafta, di materie prime, ecc. Occorrono accordi coi ferrovieri. Il movimento deve avere come significato il riconoscimento dei rapporti coi Soviety””. (pag 99)”,”MITT-252″
“BOSIO Gianni FRANCOVICH Carlo MASINI Pier Carlo ARFE’ Gaetano CATALANO Franco, saggi; interventi di Salvo MASTELLONE Luigi CORTESI Gastone MANACORDA Pier Carlo MASINI Giuliano PROCACCI Carlo Ludovico RAGGHIANTI; conclusione del convegno di Simone GATTO”,”Il movimento operaio e socialista. Bilancio storiografico e problemi storici. Atti del Convegno promosso da Mondo Operaio per il 70° del Partito Socialista Italiano, Firenze, 18-20 gennaio 1963.”,”Sottolineature di Bravo di brani del saggio di Masini.”,”STOx-045-FMB”
“BÖSS Otto”,”La dottrina eurasiatica. Contributi per una storia del pensiero russo nel XX secolo. (Tit.orig.: Die Lehre der Eurasier)”,”””La geografia come fondamento di tutte le scienze. L’ultimo passo fatto dagli eurasisti (o eurasiatisti, ndr) sulla via della fondazione della loro geografia dell’ Eurasia portava alla geopolitica e alla concezione della geografia come fondamento di tutte le altre scienze. Essi si sentivano addirittura chiamati ad introdurre la geopolitica nella cultura russa (1), e speravano di trarne un’ immagine sintetica e sino ad allora sconosciuta della Russa-Eurasia, nel presupposto di poter individuare le linee direttrici che consentissero l’ unificazione dei fenomeni più disparati nella loro conformità ad una legge unitaria. Accanto alla geopolitica, andavano create una geo-economia, una geo-etnografia, una geo-archeologia ed una geo-linguistica dell’ Eurasia. Questa era uno degli aspetti di quella sintesi storico-geografica per la quale gli eurasisti credevano fosse ormai giunto il tempo””. (pag 45) nota 1. (pag 85) “”N.N. Alekseev (Teorija gosudarstva, p. 23) ha per la prima volta, nell’ ambito della teoria eurasista, messo in evidenza l’ importanza della geopolitica. Il fondatore di questa disciplina fu lo storico svedese R. Kjellén (1864-1922), autore dell’ opera ‘Der Staat als Lebensform’. Il principale geopolitico tedesco è stato K. Haushofer (1869-1946), che fu anche uno dei fondatori e dei curatori della ‘Zeitschrift für Geopolitik’ (1924-44, quindi dal 1951, attualmente senza stretti collegamenti con le discipline geografiche). Si veda inoltre F. Ratzel, Politische Geographie, III ed., Monaco 1923 e O. Maull, Politische Geographie, Berlino 1925, e del medesimo Das Wesen der Geopolitik, Lipsia, Berlino, 1936.”””,”RUSx-120″
“BÖSS Otto”,”La dottrina eurasiatica. Contributi per una storia del pensiero russo nel XX secolo.”,”Il movimento eurasista si costituì a Sofia nel 1920. Stimolati da uno scritto del principe Nikolaj Sergeevic Trubeckoj, alcuni intellettuali russi emigrati avevano constatato l’affinità delle proprie concezioni per quel che riguardava i problemi dell’attualità politica e culturale. Il principe Nikolaj Sergeevic Trubeckoj (figlio del filosofo Sergej Nikolaevic Trubeckoj, il primo rettore elettivo dell’Università di Mosca) era nato a Mosca nel 1890. Nel 1916 era diventato lettore all’Università di Mosca, e nel 1919 era stato costretto ad emigrare. Fino al 1916 aveva insegnato all’Università di Sofia, dove, nel 1920, aveva anche pubblicato il testo Europa i celovecestvo (L’Europa e l’umanità), divenendo così il vero iniziatore della teoria eurasista. Nel 1923 accettò l’offerta di una cattedra all’Università di Vienna come professore di filologia slava. Morì a Vienna nel 1938.”,”RUSx-077-FL”
“BOSSELER Nicolas STEICHEN Raymond a cura”,”Livre d’Or de la Résistance Luxembourgeoise de 1940-1945.”,”Scritti di Nicolas MARGUE Pierre DUPONG Marcel NOPPENEY Nicolas BOSSELER Robert STUMPER Raymond STEICHEN Albert BECKER”,”QMIS-127″
“BOSSERELLE Eric”,”Guerres, transformation du capitalisme et croissance économique.”,”Prima guerra mondiale: una rottura nel corso dello sviluppo del capitalismo (pag 7) “”Le déclenchement de la première guerre mondiale met fin à une “”paix de cent ans”” (27) instituée en 1815 per le congrès de Vienne, qui ne fut perturbée que par des conflits de durée et de portée limitées comme la guerre de Crimée (1854-1856), la guerrre franco-autrichienne à l’origine du ‘Risorgimento’ italien (1859) (28), la guerre austro-prusienne (1866-1867) et la guerre franco-prusienne (1870-1871) qui permirent à Bismarck d’achever l’unité allemande. Comme le rappelle Jean-Christophe Graz, à part la guerre de Crimée liée à la rivalité anglo-russe et au “”Grand jeu”” sur la question d’Orient, aucune guerre n’a mis en cause plus de deux grandes puissances ou n’a duré plus de deux ans pendant le long XIXe siècle (1815-1914) (29). Bien qu’il n’empêcjera pas le retour des crises périodiques, ce cadre à dominante pacifique était par conséquent ‘a priori’ favorable poour l’accumulation du capital et la croissance. La guerre 1914-1918, au cours de laquelle toutes les ressources de la plupart des pays engagés dans le conflit furent consacrées à l’effort de guerre, représente de ce point de vue une rupture dans l’histoire du développement du capitalisme. Au cours des deux décennies qui vont suivre, le cadre institutionnel qui façonnait les régimes de croissance des pays industrialisés va enregistrer d’importantes transformations”” (pag 7) (27) Karl Polanyi, La grande transformation, Gallimard Paris (28) Enzo Traverso, A’ feu et à sang: De la guerre civile… (29) Jean-Christopher Graz, La gouvernance de la mondilisation…”,”QMIx-252″
“BOSSI Umberto con Daniele VIMERCATI”,”Vento dal Nord. La mia Lega la mia vita.”,”VIMERCATI (Milano 1957) è cronista politico autore di ‘I Lombardi alla nuova crociata’ e di ‘Stati Uniti d’ Italia’ un’ antologia di scritti su CATTANEO.”,”ITAP-062″
“BOSSI Alessandro”,”Abramo Lincoln.”,”Barbara Biscotti già curatrice per il Corriere della Sera della collana ‘I grandi processi della storia’ è una storica del diritto romano e insegna presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Milano-Bicocca. E’ membro corrispondente dell’Ehess. Alessandro Bossi, avvocato, arbitro e mediatore, autore di scritti giuridici e, per la collana ‘I grandi processi della storia’ del Corsera (2019) di un volume sul processo a Galileo Galilei. Stupì il mondo che la retriva Russia si schierasse apertamente per il Nord. (…) Nel decennio precedente una coalizione costituita da Francia, Gran Bretagna, Regno di Sardegna e Impero Ottomano aveva sconfitto i Russi nella guerra di Crimea (1853-1856). Gli Stati, come le persone, non dimenticano: appoggiare l’Unione significava contrapporsi non solo al Sud ma anche ai “”simpatizzanti”” quali Gran Bretagna e Francia, cioè i passati avversari”” (pag 71) Nel 1862, il Nord propose a Garibaldi di assumere un comando nell’esercito unionista. Non se ne fece nulla, ma è l’indubbio segno del prestigio mondiale goduto da uno dei protagonisti del Risorgimento italiano (pag 72)”,”BIOx-368″
“BOSSI Luca FRANCHI Massimo FALATO Antonio RAVINA Enrichetta ROSSI Emanuele TORTELLI Valentina BERTAGNA Federica NUTI Alessia BAGNATO Bruna CABIATI Emma”,”The Phillips Curve strikes back: Evidence from the G-7 countries (Bossi); Fondamenti teorici della politica monetaria della BCE: perché la politica di ‘inflation-targeting’ è ottimale? (Franchi); Il paradosso della disoccupazione italiana: uno sguardo d’insieme e qualche semplice ragionamento (Falato); Yield curve, risk premium and future economic activity: Theoretical foundations and empirical analisys (Ravina); Rinnovamento e rottura della continuità nella proposta politica di Lelio Basso (dagli anni Venti alla caduta del fascismo) (Rossi); L’esproprio delle aziende degli ebrei di Vienna. Economia e politica razzista (Tortelli); «La storia, la politica e la morale»: «Il Ponte» dal 1945 al 1947 (Bertagna); I comunisti senesi e la sfida della modernizzazione: il ‘miracolo economico’ in una provincia rossa (1958-1967) (Nuti); I diari di Mosca di Luca Pietromarchi: suggerimenti d’uso e ipotesi di lettura (Bagnato); L’attività editoriale della Stamperia Reale di Torino nel XVIII secolo (Cabiati).”,”Contiene tra l’altro i saggi: – Emanuele Rossi, Rinnovamento e rottura della continuità nella proposta politica di Lelio Basso (dagli anni Venti alla caduta del fascismo) (pag 133-162) – Valentina Tortelli, L’esproprio delle aziende degli ebrei di Vienna. Economia e politica razzista (pag 163-200) – Federica Bertagna, “”La storia, la politica e la morale: “”Il Ponte”” dal 19454 al 1947 (pag 201-236) – Bruna Bagnato, I diari di Mosca di Luca Pietromarchi: suggerimenti d’uso e ipotesi di lettura (pag 269-300) “”(…) lo storico Robert Knight ha trattato ampiamente della nascita della legislazione sui risarcimenti in Austria e dell’atteggiamento spesso apertamente antiebraico dei governi tra il 1945 e il 1952″” (pag 195) I diari di Pietromarchi. “”Pietromarchi non conosceva la lingua russa e i nomi di alcuni dei suoi interlocutori sovietici sono riportati in maniera variabile”” (pag 270)”,”ANNx-031-FP”
“BOSSU Jean”,”Michel Bakounine. (Dix années de sa vie)”,”Al 4° Congresso della Prima Internazionale a Basilea (AIT) (1870) figurano delegati: Hermann JUNG, ECCARIUS, VARLIN, DEREURE, FRUNEAU, PALIX, TOLAIN, BAKUNIN, HINS, DE-PAEPE, LIEBKNECHT, HESS, BECKER, GOEGG, James GUILLAUME, CAPORUSSO, SENTINION ecc. “”Eccarius, se faisant l’interprète des directives marxistes, propose des mesures transitoires, telles que l’ élévation des droits de succession. Marx, en effett, ne croit pas qu’on puisse toucher au droit d’héritage tant que subsistera la propriété individuelle. Bakounine, au contraire, estime que l’ abolition de l’ héritage est un moyen sûr d’affaiblir le droit de propriété qui, cessant d’être héréditaire, se ramène au simple droit de possession. La thèse de Marx est mise en minorité par 32 voix contre 23 et 17 abstentions; comme il n’y a pas de majorité absolue, on propose l’amendement d’Eccarius limitant le droit de tester et augmentant les frais de succession, mais la majorité le repousse. Marx en conçoit une vive déception et n’en déteste que davantage l’artisan de ce cuisant échec.”” (pag 69-70)”,”ANAx-264″
“BOSSUT Nicole”,”Chaumette, porte-parole des sans-culottes.”,”ANTE3-43 Camille Desmoulins scrive un articolo contro Chaumette pag 446 Abolizione schiavitù (pag 456) Tattica amalgama per atto d’accusa (pag 466) Pierre Gaspard Chaumette Pierre Gaspard Chaumette (1763 – 13 April 1794) was a French politician of the Revolutionary period. Born in Nevers France, 24 May 1763, his main interest was botany and science. Chaumette studied medicine at the University of Paris in 1790, but gave up his career in medicine at the start of the Revolution. Chaumette began his political career as a member of the Jacobin Club, he was also a spokesman for the Sans Culotte; later in the war he became a prominent member of the Montagnard’s [1]. He became one of the orators of the club of the Cordeliers, and contributed anonymously to the Revolutions de Paris. In August of 1792 Chaumette became the Chief Procurator of the Commune of Paris; on 31 October 1792 he was elected President of the Commune and was re-elected in the Municipal on 2 December of that same year. As member of the insurrectionary Commune during the insurrection of 10 August, 1792, he was delegated to visit the prisons, with full power to arrest suspects. He was accused later of having taken part in the September Massacres, but proved that at that time he had been sent by the provisional executive council to Normandy to oversee a requisition of 60,000 men. Returning from this mission, he spoke eloquently in favour of the French Republic. Presidency of the Commune His conduct, oratorical talent, and the fact that his private life was considered beyond reproach, all made him influential, and he was elected president of the Commune, defending the municipality at the bar of the National Convention on 31 October 1792. Born in Nevers France, 24 May 1763, his main interest was botany and science. Chaumette studied medicine at the University of Paris in 1790, but gave up his career in medicine at the start of the Revolution. Chaumette began his political career as a member of the Jacobin Club, he was also a spokesman for the Sans Culotte; later in the war he became a prominent member of the Montagnard’s[1]. He became one of the orators of the club of the Cordeliers, and contributed anonymously to the Revolutions de Paris. In August of 1792 Chaumette became the Chief Procurator of the Commune of Paris; on 31 October 1792 he was elected President of the Commune and was re-elected in the Municipal on 2 December of that same year. As member of the insurrectionary Commune during the insurrection of 10 August, 1792, he was delegated to visit the prisons, with full power to arrest suspects. He was accused later of having taken part in the September Massacres, but proved that at that time he had been sent by the provisional executive council to Normandy to oversee a requisition of 60,000 men. Returning from this mission, he spoke eloquently in favour of the French Republic. [edit] Presidency of the Commune His conduct, oratorical talent, and the fact that his private life was considered beyond reproach, all made him influential, and he was elected president of the Commune, defending the municipality at the bar of the National Convention on 31 October 1792. Re-elected in the municipal elections of 2 December 1792, he was soon given the functions of procureur of the Commune, and contributed with success to the enrollments of volunteers in the army by his appeals to the population of Paris. Chaumette was one of the instigators of the attacks of 31 May and of 2 June 1793 on the Girondists, carrying out a virulent and intransigent attack. Chaumette held a strong opinion about the fate of Louis XVI after his fall. He was greatly outspoken in his demand for the king’s blood. Chaumette’s thesis was that as long as Louis XVI went unpunished prices would remain high, and shortages and the profiteering that created them, which he assumed to be the work of the royalists, would go unchecked. Chaumette ultimately was one of the men to vote in favor of the former king’s execution. (5) He demanded the formation of a Revolutionary Army, and repeatedly demanded the extermination of all traitors to the Revolution. He was widely known to be strongly opposed to women actively participating in politics. He was radically involved in the attempt to de-Christianize France during the Revolution. He attempted to eradicate outward signs of religion, to close churches, and to prohibit public worship.(4) Chaumette was convinced that Christianity and counterrevolution were one and the same.(2) He promoted the worship of Reason, and was even involved in the organization of the Festival of Reason, and on 10 November 1793, presented the “”goddess of Reason”” to the Convention in the guise of an actress. On 23 November, Chaumette obtained a decree closing all the churches of Paris, and placing the priests under strict surveillance; however, two days later he obtained from the Commune the free exercise of worship. Chaumette was so passionately involved in the de-Christianization process that he even publicly changed his name from Pierre-Gaspard Chaumette to Anaxagoras Chaumette. He stated his reason for changing his name that, “I was formerly called Pierre-Gaspard Chaumette because my god-father believed in the saints. Since the revolution I have taken the name of a saint who was hanged for his republican principles.”(3) [edit] Downfall He wished to save the Hébertists through a new insurrection, and fought against Maximilien Robespierre (who, as a promoter of the Cult of the Supreme Being, had provoked the fall of Hébertists). His revolutionary decree promulgated by the Commune on his demand was overthrown by the Convention. Robespierre had him accused with the Hébertists; Chaumette was arrested, imprisoned in the Luxembourg Palace, sentenced to death by the Revolutionary Tribunal, and guillotined.”,”FRAR-354″
“BOSSUT Nicole; SLAVIN Morris; SCHIAPPA Jean Marc; VERGNON; Gilles ROY Pierre; REVOL René; FAUCHER Jacques; ROCHE Gérard”,”Histoire et memoire de la revolution française. Marat, un des porte-parole des opprimés (Bossut); Les Enragés et la Révolution française (Slavin); Sur le Communisme de la Conjuration pour l’égalité (Schiappa).”,”Contiene nelle ‘Chroniques’: – Gilles Vergnon sul cinquantenario del 1939 – Pierre Roy, Cordorcet di Badinter – Jacques Faucher, La Marsigliese di Renoir – Gérard Roche, Les arts, la littérature et la Révolution française Marat in aiuto di Babeuf nel giugno-luglio 1790 (pag 24-25) (Bossut) Marx e gli Enragés (pag 33-34) (Slavin) Marx Engels e l’Eguaglianza di Babeuf (pag 59-60) (Schiappa) Mazauric falsifica Marx (pag 61) (Schiappa) “”Ainsi, au temps de la Réforme et de la Guerre des Paysans en Allemagne, la tendance de Thomas Münzer; dans la grande Révolution anglaise, le Niveleurs; dans la grande Révolution française, Babeuf. Engels poursuit: «la revendication de l’égalité ne se limitait plus aux droits politiques, elle devait s’étendre aussi à la situation sociale des individus; ce n’étaient plus les privilèges de classe qu’on devait supprimer, mais les différences de classes elles-mêmes». N’est ce pas, la démarche même d’un ancien noble comme Antonelle, dirigeant de la Conjuration, écrivant que «la nature n’a pas fait plus de propriétaires que de nobles» qui est retracée ici (55)? Après avoir rejeté avec force la société par ordres d’avant 1789, il avait par là-même rejeté toute division en classes sociales. «Les revendications bougeoises d’égalité sont accompagnées de revendication prolétariennes d’égalité… les prolétaires prennent la bourgeoise au mot: l’égalité ne doit pas être établie seulement en apparence, seulement dans le domaine de l’Etat, elle doit l’être aussi réellement dans le domaine économique et social». Sans l’avoir probablement connu, Engels se fait ici l’écho d’un texte de Babeuf de 1791, dans lequel Babeuf écrit «Qui peut tenir à une égalité nominale?… Je comprends bien combien il serait difficile de faire accepter tout d’un coup un système d’égalité générale, mais l’égalité des droits étant admise, si l’on ne veut pas qu’elle soit pure déception, il faut bien commencer par la mettre en pratique quelque part» (56). Engels écrit plus loin: «Et surtout depuis que la bourgeoisie française à partir de la grande révolution a mis au premier plan l’égalité civile, le prolétariat français lui a répondu coup pour coup en revendiquant l’égalité économique et sociale; l’Egalité est devenue le cri de guerre spécialement du prolétariat française» (57). Engels reprend ici la tradition babouviste: il ne s’agit plus de la revendication de l’égalité, mais du «cri de guerre de l’Egalité», c’est-à-dire comme l’écrivait le ‘Tribun du Peuple’, de «l’Egalité pure et sans taches»”” (pag 59-60) [Jean Marc Schiappa, ‘Sur le communisme de la conjuration pour l’égalité’] [(in) AaVv, ‘Histoire et memoire de la revolution française’, Cahiers Léon Trotsky, Grenoble, n. 38 Juin 1989] [(55) Antonelle, «observations sur le droit de cité», Le Tribun du Peuple, textes présentés par A. Saitta, Paris, 1969, p. 196; (56) M. Dommanget, ‘Babeuf. Pages choises’, pp. 152-161; (57) Engels, ‘Anti-Düring’, Ed. Sociales, Paris, 1977, p. 134]”,”FRAR-433″
“BOSWORTH R.J.B.”,”La politica estera dell’Italia giolittiana.”,”R.J.B. Bosworth insegna storia europea nell’Università di Sidney. Ha pubblicato articoli sulla politica dell’età giolittiana sull’Italian Quarterly, historical journal e anche sulla Nuova rivista storica.”,”ITQM-026-FL”
“BOTERO Giovanni, a cura di Luigi FIRPO”,”Della ragion di Stato, con tre libri ‘Delle cause della grandezza delle città’, due ‘Aggiunte’ e un ‘Discorso’ sulla popolazione di Roma.”,”Molto sottolineata l’introduzione (da GMB)”,”TEOP-083-FMB”
“BOTMAN Selma”,”The Rise of Egyptian Communism, 1939-1970.”,”L’autrice, Sela Botman, è professore assistente, Dipartimento scienze politiche, College of the Holy Cross, Worcester, Massachusetts.”,”MVOx-015″
“BOTTA Carlo”,”Storia della guerra dell’ indipendenza degli Stati Uniti d’ America. Volume secondo.”,”La Francia riconosce l’ indipendenza degli Stati Uniti. (pag 361-362) Antico detto: “”alla nave rotta ogni vento è contrario”” “”Il che venne eseguito addì sedici dicembre 1777 dal signor Gerard Sindaco reale della città di Strasburgo e Segretario del Consiglio di Stato del Re. Consistevan essi in ciò, che la Francia non sono riconoscerebbe, ma con tutte le forze sue sopporterebbe l’ indipendenza degli Stati Uniti, e concluderebbe coi medesimi un trattato d’amicizia e di commercio; (…)”” (pag 361)”,”USAG-060″
“BOTTA Carlo”,”Storia della guerra dell’ indipendenza degli Stati Uniti d’ America. Volume terzo.”,”””A questo inaspettato accidente si risentirono grandemente i generali del Re, e molto temevano della città stessa della Nuova-Jorck, essendovi dentro assai deboli i presidii, e fuori l’ esercito di Washington poco lontano. Non tralasciarono però nissuna di quelle diligenze, che in simile caso usare si potevano. Tutti i Jorchesi di qualsivoglia ordine o condizione si fossero, furono arruolati, armati, ed ordinati in compagnie. (…)””. (pag 130) “”Questo fine ebbe la lunga tenzone d’ America nella quale se entrarono volenterosamente gli Americani, ed a ciò inclinati da lungo tempo, la eccitarono gl’ Inglesi prima con leggi rigorose che irritavano, non costringevano, e poscia con insuffcienti armi, e con ispicciolati, e scompagnati consigli lasciarono crescere, e strabocchevolmente sormontare. La quale guerra fu esercitata tra Inglesi ed Americani, come per lo più le civili guerre soglionsi, spesso con valore, sempre con rabbia, qualche volta con barbarie; tra gl’ Inglesi, e le altre nazioni europee sempre con valore, ed il più delle volte con quella umanità tanto squisita, che pare di quei tempi essere stata propria e speciale. Riportarono il Congresso, ed universalmente gli Americani somma lode di costanza; i ministri britannici forse il biasimo dell’ ostinazione; e quei di Francia diedero pruove non dubbie di non ordinaria perizia nelle cose di Stato. Da tutto ciò ne conseguì la fondazione del Nuovo-Mondo di una Repubblica, pe’ suoi ordini pubblici felice al di dentro, per la sua indole pacifica e per l’ abbondanza de’ suoi proventi riverita e ricercata al di fuori.”” (pag 405)”,”USAG-061″
“BOTTA Franco a cura; scritti di Michael LEBOWITZ Camillo DANEO Claudio DI-TORO Giuseppe VACCA David HOROWITZ Michele SALVATI V.M. BADER H. GANSSMANN W. GOLDSCHMIDT B. HOFFMANN”,”Sul capitale monopolistico.”,”Antologia di voci italiane, inglesi; tedesche sul “”Baran-Sweezy-Debatte””.”,”ECOT-001-FSD”
“BOTTA Franco a cura; scritti di Michael LEBOWITZ Camillo DANEO Claudio DI-TORO Giuseppe VACCA David HOROWITZ Michele SALVATI V.M. BADER H. GANSSMANN W. GOLDSCHMIDT B. HOFFMANN”,”Sul capitale monopolistico.”,”Dall’anno della sua pubblicazione (1966, la fortunata traduzione italiana è del 1968), ‘Il capitale monopolistico’ di Paul Baran e Paul Sweezy non cessa di alimentare la discussione… ‘In questo senso Sweezy – a nostro avviso – offre la corretta chiave di lettura del libro quando nella citata premessa presenta il lavoro suo e di Baran come un tentativo di avviare nuovamente un dibattito che procede con troppa prudenza. Per troppo tempo i marxisti sono rimasti indietro rispetto al capitale. Occorre ritrovare il coraggio teorico di Marx e dei classici del marxismo e riuscire a cogliere di nuovo le leggi di movimento del capitale”” (pag 15) (introduzione di F. Botta)”,”TEOC-003-FPB”
“BOTTAI Alfredo (Aroldo)”,”Il socialismo mazziniano.”,”Mazzini chiama gli operai ‘capitalisti delle braccia’ perché non possiedono altro capitale che le loro braccia (pag 44) Molto citato il rapporto Mazzini-Marx Testimonianze su Mazzini di: GUIDO ALBERTELLI GASPARE AMBROSINI C.E. AROLDI GIOVANNI BACCI GAETANO BADII MICHELE BAKUNIN G.B. CRIVELLI A. BANDINI BUTI A. BARATONO G.A. BELLONI G. BERTACCHI G. BOVIO C. BRIGANTI A. CATELANI E. CICCOTTI LA CIVILTA’ CATTOLICA C.D.H. COLE F. COMANDINI G. CONTI A. DE-AMBRIS L. DE-ANDREIS E. DE-LAVELEYE F. DE-LUCA B. DISERTORI L. FABBRI FEDERAZIONE SOCIALISTA DI COMO A. FERRARI Q. FILOPANTI R. VITA FOA G. GALASSO A. GHISLERI M. GIBELLI E. GOLFIERI A. GRAZIADEI A. GROPPALI A.G. VENTIMIGLIA G. HERRON V. KEND BOLTON KING ANTONIO LABRIOLA ARTURO LABRIOLA A. LEVI E.C. LONGOBARDI P. LOUS F. LUZZATTO G. MACAGGI R. MANZONI F. MASCI F.S. MERLINO M. VON MEYSENBUG R. MICHELS R. MIRABELLI F. MOMIGLIANO R. MONDOLFO O. MORGARI F MORMINA PENNA E. NATHAN G. NAVARRA CRIMI A. OLIVIERO OLIVETTI A. OMODEO S. PANUNZIO F. PAOLONI F. PERRI C. PISACANE C. PRAMPOLINI F. QUINTAVALLE O. REALE G. RENSI F.E. RESTIVO R. RIGOLA B. RIGUZZI E ROMILDO PORCARI C. E NELLO ROSSELLI T. ROSSI DORIA A. SAFFI A. SALUCCI L.SALVATORELLI G. SALVEMINI F. SCHIAVETTI P. SCHINETTI I. SILONE G. SOREL J. WHITE MARIO O. ZUCCARINI”,”SOCx-267″
“BOTTAI Alfredo [Aroldo]”,”Il socialismo di Mazzini.”,”Alfredo Bottai (Aroldo) socialista rivoluzionario “”Io credo che il Socialismo, espresso nella formula ‘Libertà e associazione’, sia il solo avvenire dell’Italia e forse dell’Europa”” A. Saffi nel suo scritto ‘Il pensiero politico’ spiega la differenza tra il socialismo di Mazzini e quello di Lassalle (p. 2) Saverio Merlino ritiene che il pensiero ‘socialistico’ di Mazzini (soppressione del salariato, organizzazione del lavoro mediante associazioni di operai forniti del capitale necessario) sia da preferire al ‘collettivismo’ come inteso dai socialisti marxisti (pag 3) Dal volume di Silvio Berardi, Il socialismo mazzianiano, Sapienza ed., Roma, 2016: Il socialismo mazziniano: Profilo storico-politico Silvio Berardi Sapienza Università Editrice, 23 mag 2016 – 240 pagine Nel 1908, per la prima volta, il pensiero e l’opera di Giuseppe Mazzini trovarono una compiuta interpretazione socialista. Il saggio del sindacalista rivoluzionario Alfredo Bottai mirava, infatti, a conferire una diversa prospettiva al magistero del patriota genovese. Egli si prefiggeva, con il suo scritto, di affermare l’esistenza di un socialismo italiano interclassista, fondato sull’associazionismo, che traeva le sue origini dai padri del Risorgimento democratico, sorto quando Karl Marx non aveva ancora posto le basi del suo socialismo scientifico. Il lavoro di Bottai incontrò molteplici consensi all’interno del Partito Repubblicano Italiano e numerosi suoi esponenti, ancor prima dell’inizio dell’età fascista, si prodigarono per l’attuazione dei punti programmatici in questo contenuti. Soltanto, però, all’indomani della seconda guerra mondiale, il socialismo mazziniano poté trovare una organica teorizzazione scientifica grazie all’opera di Giulio Andrea Belloni, segretario del Pri nel 1946 e fondatore della rivista «L’Idea Repubblicana». Belloni divenne il leader indiscusso della sinistra repubblicana, ovvero dei socialisti mazziniani, i quali si proponevano la realizzazione di un terzaforzismo che riteneva improrogabile l’attuazione di un’integrale riforma agraria e lo sviluppo dell’azionariato operaio. Un terzaforzismo capace di coinvolgere anche tutti quei socialisti, come Gaetano Salvemini, disponibili alla nascita di una concentrazione laica, riformista e progressista, alternativa sia al Pci che alla Dc. Silvio Berardi è professore associato di Storia contemporanea presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi Niccolò Cusano di Roma. I suoi studi si incentrano soprattutto sul pensiero federalista e repubblicano italiano e sul processo di integrazione europea tra Ottocento e Novecento. È componente del Comitato scientifico del «Centro di studi storici, politici e sociali Gaetano Salvemini» e della «Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice». Tra le sue pubblicazioni: Verso un nuovo Risorgimento. Il Carteggio tra Arcangelo Ghisleri e Giulio Andrea Belloni (1923-1938), Bonanno, Acireale-Roma, 2015; Mary Tibaldi Chiesa. La prima donna repubblicana in Parlamento tra cooperazione internazionale e mondialismo, Milano, FrancoAngeli, 2012; Francesco Saverio Nitti. Dall’Unione Sovietica agli Stati Uniti d’Europa, Roma, Anicia, 2009.”,”SOCx-269″
“BOTTAI Giuseppe, a cura di Giordano Bruno GUERRI”,”Diario, 1944-1948.”,”Il primo volume ‘Diario 1935-1944’ è uscito nel 1982 nella Collana storica e nel 1989 nei Supersaggi. Questo secondo volume è uscito nella Collana storica nel 1988. Dalle ‘Lettere’. “”14 aprile 1945, aux armées. (…) Vorrei raccontarvi tante cose delle recenti giornate di lotta. Ma per ora, tutto è ancora troppo ‘vivo’ in me per essere descritto. E di questa guerra motorizzata mobilissima proteiforme e mutevole, è assai difficile trovare il bandolo dello storico, per chi, come me, la vive da soldato, costretto a un compito individuale ristretto, senza una visione d’assieme. Combattimenti diseguali a seconda delle forze che si hanno di fronte. Una mattina che avevano dinanzi solo reparti di fanteria, avanzammo come un coltello caldo nel burro. Altra cosa è quando i carri urtano contro altri carri: ma, in genere, non si ha che raramente lo spettacolo della carneficina e del sangue a rivoli dell’altra guerra. Gli è che le macchine son più numerose degli uomini, e le perdite si contano più a materiale che a vite umane. Una macchina che salta sono tutt’al più sei o sette uomini, ma, in realtà, in rapporto all’altra guerra, è la forza di un plotone e più che si perde. Un’esperienza è stata per me quella della radio. La nostra essendo una vettura di collegamento le nostre radio erano in continuo lavoro, tutte le voci dell’immenso campo di battaglia ci giungevano: ordini, invocazioni informazioni. La testa n’era stordita.”” (pag 166-167) “”Giuseppe Bottai è stato il primo a capire che il ruolo storico del fascismo si era esaurito, e insieme a Dino Grandi fu il principale sostenitore dell’ordine del giorno che provocò la caduta di Mussolini. Il 27 agosto venne arrestato su ordine del governo Badoglio, e un paio di settimane dopo fu rimesso in libertà, intanto però era ricercato dai fascisti che lo accusavano di alto tradimento , mentre i tedeschi invadevano l’Italia del Nord e occupavano Roma. Braccato dai nazifascisti e dai medesimi alleati schierati nel “”Regno del Sud””, a Bottai non rimase altra scelta che quella di nascondersi, e poi di arruolarsi nella Legione Straniera. Questo, per gli ambienti di destra, fu l’ultimo “”tradimento”” di Bottai. In realtà, più che una scelta di campo, fu una scelta morale, che si può riassumere in una parola che Bottai stesso usò, “”espiazione”” (“”per espiare quel difetto di rigore critico che mi impedì di oppormi alla degenerazione del fascismo””). Dopo il processo di Verona il diario di Bottai si trasforma completamente: ora non è più tanto la situazione politica a interessarlo maggiormente, quanto l’introspezione religiosa e le osservazioni di carattere culturale. Inizia così la parte più appassionante della sua vicenda umana, che lo spinse a prendere decisioni, che non furono né romantiche né polemiche, ma frutto della lucida razionalità di Bottai”” (quarta di copertina)”,”ITAF-413″
“BOTTARO PALUMBO Maria Grazia”,”La diplomazia italiana e l’ accordo tedesco-sovietico del 24 aprile 1926.”,”Maria Grazia BOTTARO PALUMBO è assistente di storia dei trattati e politica internazionale nell’ Università di Genova (1969). “”Ma il trattato di Berlino offrì all’ Italia, a mio avviso, soprattutto l’ occasione propizia per tentare una attiva politica nell’ Europa orientale e sud-orientale: la tensione franco-tedesca e i sospetti dell’ Inghilterra verso la Francia sembravano infatti offrire all’ Italia la possibilità di scalzare l’ influenza francese, facendo leva sia sui timori suscitati in quel settore dalla politica orientale della Germania e sulle momentanee esitazioni della Francia (in difficile equilibrio tra Londra, Varsavia e Berlino), sia su una ostentata coincidenza di interessi tra Roma e Londra in parziale contrasto con gli obbiettivi francesi. La lunga polemica antitedesca aveva preparato la strada (…)””. (pag 226)”,”RAIx-178″
“BOTTARO-PALUMBO Maria Grazia”,”Ch.I. Castel de Saint-Pierre e la crisi della Monarchia di Luigi XIV. I. 1658-1710.”,”Contiene dedica manoscritta dell’autrice a GM Bravo. ‘Charles-Irénée Castel de Saint-Pierre, noto anche come l’Abate di Saint-Pierre, è nato il 18 febbraio 1658 a Saint-Pierre-Église e morì il 29 aprile 1743 a Parigi2. È stato uno scrittore e filosofo francese, membro dell’Académie française2. Proveniente da una famiglia di media nobiltà, Castel de Saint-Pierre fu educato dai gesuiti e, a causa della sua fragile costituzione, fu indirizzato alla carriera ecclesiastica. Si trasferì a Parigi nel 1686, dove frequentò i salotti letterari di Madame de La Fayette e della Marchesa de Lambert1. Fu eletto all’Académie française nel 1695. È noto soprattutto per il suo “”Projet pour rendre la paix perpétuelle en Europe””, un’opera che proponeva un’organizzazione internazionale per mantenere la pace, anticipando idee che sarebbero state riprese da pensatori come Rousseau e Kant2. Castel de Saint-Pierre è considerato un precursore delle idee illuministe e del pacifismo utopico’ (f. copilot)”,”FRAG-001-FMB”
“BOTTAZZI Bartolo”,”I vecchi socialisti prampoliniani.”,”La tribuna parlamentare di Prampolini. “”In una certa seduta della Camera (anno 1899) essendo presidente il famigerato generale Pelloux, Prampolini era stato incaricato dal Gruppo dell’ Estrema Sinistra di domandare la votazione nominale sul verbale della seduta precedente. Egli ciò chiese nella forma legale concessa dal Regolamento. Il presidente si oppose, dichiarando che non voleva prestarsi a questo gioco che era solo destinato a mandare in lungo la seduta. Prampolini insistette. Parlarono nello stesso senso gli onorevoli Taroni e Pantano, ma inutilmente. Il Pelloux fece fare la votazione per alzata e seduta fra gli applausi della maggioranza. Poi ordinò che si procedesse oltre, alla votazione di alcune leggi. Il deputato De Felice balzò nell’ emiciclo e sbarrò il passo ai votanti. I socialisti con lui. Tumulto, e sospensione della seduta. Questa ripresa, Prampolini insistette pel rispetto del regolamento; e siccome già alcuni deputati si erano mossi per votare le leggi nel modo voluto dal Pelloux, Prampolini si recò alla tribuna dicendo cha a nessun costo i socialisti avrebbero consentito che la seduta proseguisse in oltraggio al loro diritto. De Felice si impadronì di un’urna. Prampolini con un colpo di mano rovesciò l’altra. Altro tumulto e sospensione della seduta. (…) Prampolini si presentò al Questore per essere arrestato. Questi non voleva credergli (…) e si rifiutava di farlo arrestare. Ma Prampolini non volle che oltre si indagasse ed altri fossero imputati se non lui. E fu incarcerato a Regina Coeli, insieme ad altri deputati. Ma il processo, all’ ultimo momento venne sospeso e gli imputati rimessi in libertà. Prampolini protestò, e scrisse un opuscolo intitolato: Resistete agli arbitrii! col sottotitolo: “”Che cosa avrei detto ai Giurati””.”” (pag 16-17)”,”MITS-293″
“BOTTAZZI Gianfranco”,”Movimento sindacale e mercato del lavoro.”,”Anni ’70: formazione dell’area del lavoro marginale, aspetti del lavoro precario, part-time, tempo parziale”,”SIND-010-FB”
“BOTTAZZI Gianfranco”,”Movimento sindacale e mercato del lavoro.”,”Anni ’70: formazione dell’area del lavoro marginale, aspetti del lavoro precario, part-time, tempo parziale”,”SIND-010-FV”
“BOTTAZZINI Umberto”,”Il flauto di Hilbert. Storia della matematica moderna e contemporanea.”,”Umberto Bottazzini insegna Storia della matematica all’Università di Bologna. Fa parte dell’Executive Committee dell’International Commission on the History of Mathematics, responsabile della pubblicazione della rivista Historia Mathematica. É inoltre membro dell’Editorial Board della rivista Archive for History of Exact Science.”,”SCIx-308-FL”
“BOTTI Ferruccio ILARI Virgilio”,”Il pensiero militare italiano dal primo al secondo dopoguerra, 1919-1949.”,”””Il libro di Piero Pieri sul ‘Guerra e politica negli scrittori militari italiani’ (1955) si chiude con Marselli (1832-1899). Solo nel 1967 Giorgio Rochat ha dedicato un importante capitolo del suo ‘L’ esercito italiano da Vittorio Veneto a Mussolini’ al dibattito post-bellico sulla “”nazione armata””, mettendone tuttavia in luce soprattutto gli aspetti politico-ideologici (il ‘mito’), non quelli tecnici e politico-militari.”” (pag 9) “”E’ interessante notare l’ assonanza di alcune tesi di Canevari e Visconti Prasca con quelle sostenute in Francia dall’ allora tenente colonnello Charles De Gaulle nelle due opere militari più famose, ‘Le fil de l’ épée’ (1932) e ‘Vers l’ armée de métier’ (1934). Quelle che De Gaulle stesso definiva “”ces idées non point neuves mais renouvelées””, si avvicinavano, almeno per la pars destruens, alle polemiche dei due autori italiani contro il dottrinarismo conservatore e il formalismo, l’ inerzia spirituale, lo scarso addestramento dell’ “”esercito di caserma””, i guasti della burocrazia e del conformismo: segno di una crisi parallela delle due compagini militari, che le prime battute della guerra non avrebbero mancato di rivelare. Meno lontani di quel che sembrerebbe erano De Gaulle e i due autori italiani sulla questione della meccanizzazione: e non perché Canevari e Visconti Prasca ne fossero fautori, ma al contrario perché De Gaulle non ne era affatto – come generalmente si continua a ripetere – uno dei padri fondatori””. (pag 187)”,”ITQM-083″
“BOTTI Alfonso”,”Nazionalcattolicesimo e Spagna nuova (1881-1975).”,” BOTTI Alfonso (Loreto, 1953) è ricercatore di storia contemporanea presso la facoltà di sociologia dell’ Università degli Studi di Urbino dove insegna storia dei partiti e movimenti politici. Si occupa della Spagna contemporanea con particolare attenzione agli aspetti culturali e religiosi. Ha scritto tra l’ altro ‘La Spagna e la crisi modernista’ (1987) e un volume sulla questione basca. “”Quando la Catalogna si avvicina all’ autonomia, si registra il colpo di stato di Primo de Rivera; quando ne è approvato lo Statuto, il generale Sanjurjo tenta il colpo di stato militare (1932); la stessa sollevazione militare del luglio 1936 è anche in questa chiave antiseparatista e Franco dà il segnale dell’ inequivocabile signifcato quando non aspetta neppure il termine della guerra civile per sopprimere, nell’ aprile del ’38, lo Statuto catalano.”” (pag 80) “”Il periodo che va dal ’15 alla fine del decennio segna uno straordinario irrobustimento del capitalismo spagnolo. La ristrutturazione del mercato internazionale prodotta dalla guerra e la neutralità della Spagna, ne sono la causa. (…) Il valore delle esportazioni è nel 1920 doppio rispetto a quello del ’14 e nel periodo 1914-19 la bilancia commerciale presenta un saldo attivo. Anche il terziario, se si accettua il trasporto ferroviario, trae benefici. Astronomici nel caso delle compagnie di navigazione e del settore bancario.”” (pag 81)”,”SPAx-078″
“BOTTI Ferruccio ILARI Virgilio”,”Il pensiero militare italiano dal primo al secondo dopoguerra, 1919-1949.”,”2° copia “”Nell’introduzione al suo libro “”La nazione organizzata”” uscito “”con ritardo di alcuni mesi”” nel 1922, il tenente colonnello Natale Pentimalli scriveva, dimostrandosi pienamente cosciente della portata innovatrice delle teorie da lui proposte: “”Per quanto riguarda, poi, la preparazione del paese ad un’eventuale lotta, ci troviamo di fronte a due sistemi: seguire gli antichi concetti basati su elementi di forza che hanno già dato il massimo o quasi, loro rendimento… ovvero seguire una nuova via basata su elementi di forza nuovi”” (p. XI) (35). Con questa affermazione Pentimalli sembrava individuare come unica e principale discriminante del dibattito sugli ordinamenti militari postbellici quella esistente fra gli “”innovatori”” di tutte le tendenze, e i sostenitori del “”ritorno al 1914″”. Va detto subito, tuttavia, che i primi risultarono, alla fine, complessivamente perdenti. Il fenomeno non coinvolgeva soltanto l’Italia o solo l’Esercito. Scrive Liddell Hart nelle sue memore. “”I capi dell’esercito britannico, invece, e quelli dell’esercito francese, erano molto più soddisfatti e sicuri di sé per il successo finale ottenuto nel 1918, e perciò inclini a continuare con gli antichi sistemi a perseverare nei metodi che si erano dimostrati sufficienti nell’ultimo anno di conflitto, senza tentare innovazioni rivoluzionarie. E questo atteggiamento era corroborato dalla naturale tendenza a rilassarsi dopo una lunga lotta e uno sforzo estenuante. “”Tornare al 1914″”: questa era la parola d’ordine dei militari del dopoguerra, e fu sconsideratamente applicata persino nella ricostruzione e nell’organizzazione tattica. Fu anche la nota chiave dei fautori della cavalleria, che avevano ragione quando sostenevano la necessità di tornare alla mobilità della guerra se si voleva che il successo fosse qualcosa di più di un processo di logoramento fine a sé stesso, ma che speravano fervidamente , e perciò credevano, che il mezzo di questa mobilità sarebbe rimasto il cavallo”” (pp. 60-61). Tutto questo accadeva proprio nell’Inghilterra, per tradizione – dettata (anche nel suo caso) da precisi parametri geopolitici – madre dei piccoli eserciti di specialisti, e nella Francia repubblicana e democratica, madre della “”nazione armata”” napoleonica. Senza ulteriori amplificazioni, ciò dimostra che l’orientamento sostanzialmente tradizionalista degli ordinamenti militari dell’Esercito e della Marina in Italia anche dopo il 1922 non rispondeva solo a logiche politiche e di potere tipicamente italiane, e a ben definiti interessi anche “”interni””. Nel campo degli innovatori, i sostenitori della nazione armata, o della “”nazione organizzata””, nello sforzo di dare compiuta veste teorica a un principio che (nonostante il diverso parere di Gatti) rimaneva di matrice prevalentemente politica, non potevano evitare di prevedere una aliquota di forze permanenti, con il compito di prima copertura e di fornire un’intelaiatura addestrativa alle Legioni che altrimenti sarebbero state veramente improvvisate e “”sorgenti dalla terra””. Ma, ciò facendo, si avvicinavano alla formula pratica dei piccoli eserciti, da Gatti a Bencivenga a von Seeckt.”” (pag 50-51) “”Secondo una delle convinzioni più comuni di tutti gli innovatori militari del periodo, Pentimalli riteneva che: “”Persistendo a calcare pedissequamente la falsa riga del passato, non si fa che sciupar ricchezza, senza un corrispondente risultato nella preparazione del paese a una nuova guerra, che potrebbe scatenarsi nell’Europa Occidentale assai più presto, forse, di quanto molti non pensino. “”La grande guerra, infatti, aveva messo in evidenza una completa inversione dei “”valori di forza””, il vero centro della forza militare non essendo più l’esercito combattente, bensì il “”rimanente della nazione racchiudente in sé le volontà direttrici e le energie sostenitrici dell’esercito in azione””. Di qui un’impostazione della difesa nazionale i cui motivi centrali erano lucidamente riassunti da Enrico Barone, in un’acuta prefazione al libro che si manteneva favorevole ma non entusiastica (…). La macchina, dunque, era diventata più importante dell’uomo: ma ciò non significava, per Pentimalli, che occorressero molti specialisti a lunga ferma. Al contrario (…)”” (pag 56-57) “”Angelo Gatti, già colonnello di Stato Maggiore, storico del Comando Supremo e critico e scrittore non soltanto militare, ne è il più qualificato rappresentante, e merita un ruolo centrale, accando a Douhet, nella pubblicistica militare degli anni venti, anche se la sua opera più significativa di critico militare in pratica si esaurisce nel 1924. Nel suo libro “”Nel tempo della tormenta”” (1923) egli dimostra notevole acume critico e sicura capacità di ritrattista, portando peraltro la sua attenzione prevalentemente su uomini, piani, avvenimenti delle nazioni estere nel corso del ’14-18, forse per comprensibili ragioni di prudenza visto che non gli mancavano certo esperienze e materiali per esprimersi autorevolmente anche sulle pagine più controverse ed oscure della nostra guerra. Un intero capitolo – ove si riscontra un chiaro influsso douhetiano – è dedicato all’importanza futura del binomio aviazione-gas: l’efficacia della componente NBC è spinta fino a profeticamente delineare le conseguenze (anche politiche) dell’avvento dell’arma atomica (…)”” (pag 60)”,”QMIx-253″
“BOTTI Alfonso ADAGIO Carmelo”,”Storia della Spagna democratica. Da Franco a Zapatero.”,”BOTTI Alfonso insegna storia contemporanea e storia dell’Europa presso la Facoltà di Sociologia dell’Università degli Studi Carlo Bo di Urbino. E’ condirettore di ‘Spagna contemporanea’. ADAGIO Carmelo ha conseguito il dottorato di ricerca presso l’Università La Sapienza di Roma. Fa parte della redazione di ‘Spagna contemporanea’. E’ autore di ‘Chiesa e nazione in Spagna. La dittatura di Primo de Rivera, 1923-1930’ (2004).”,”SPAx-002-FSD”
“BOTTI Alfonso”,”La questione basca.”,”Alfonso Botti insegna Storia contemporanea presso la Facoltà di Sociologia dell’Università degli studi ‘C. Bo’ di Urbino. È condirettore del semestrale “”Spagna contemporanea’ che esce dal 1992. Negli ultimi anni ha pubblicato ‘Romolo Murri e l’anticlericalismo negli anni de ‘La Voce”, Quattroventi, Urbino, 1996. Contiene dedica manoscritta”,”SPAx-008-FSD”
“BOTTI Alfonso”,”Romolo Murri e l’anticlericalismo negli anni de “”La Voce””.”,”Alfonso Botti insegna Storia dell’Europa presso l’Università degli Studi di Urbino. Studioso di storia italiana contemporanea e spagnola. La nota dominante nell’attività di Romolo Murri negli anni che vanno dal 1907 al 1913 è rappresentata dall’ anticlericalismo. Questa la cifra della sua militanza nella Lega democratica nazionale, degli interventi parlamentari nel corso della XXIII legislatura, della collaborazione alla ‘Voce’, dell’internesse per le relazioin Chiesa-Stato in Francia, Spagna e Portogallo. Le origini dell’ anticlericalismo murriano sono inseparabili dalla percezione che Murri viene ad avere della fine di un certo tipo di rapporti della Chiesa con la storia… (quarta di copertina) Don Romolo Murri (Monte San Pietrangeli, 27 agosto 1870 – Roma, 12 marzo 1944) è stato un presbitero e politico italiano, tra i fondatori del cristianesimo sociale in Italia. Subì la sospensione a divinis nel 1907 e la scomunica nel 1909, revocata poi nel 1943.”,”ITAD-001-FSD”
“BOTTI Ferruccio”,”Il pensiero militare e navale italiano dalla Rivoluzione Francese alla Prima Guerra Mondiale (1789-1915). Vol. 1. Dalla Rivoluzione Francese alla Prima Guerra d’Indipendenza (1789-1848).”,”BOTTI Ferruccio (1935-2008) pronipote di un ufficiale garibaldino caduto nella battaglia del Volturno. Ufficiale di fanteria proveniente dall’Accademia militare di Modena, in servizio sempre in Friuli e concluse la sua carriera come colonnello in ausiliaria. Uno dei più prolifici scrittori militari italiani con argomenti centrati su connessione tra storia militare e pensiero strategico. Contributi sulla storia del pensiero militare, navale ed aeronautico (non soltanto italiano) dall’età napoleonica alle soglie del XXI secolo e sui sistemi logistici esercito sardo e poi italiano dal 1831 al 1981. 3 413891 SBN”,”QMIx-180-FSL”
“BOTTI Ferruccio”,”Il pensiero militare e navale italiano dalla Rivoluzione francese alla Guerra mondiale (1789-1915). Vol 2. Dalla Prima Guerra d’Indipendenza a Roma capitale d’Italia (1848-1870).”,”BOTTI Ferruccio (1935- 2008) pronipote di un ufficiale garibaldino caduto nella battaglia del Volturno. Ufficiale di fanteria proveniente dall’Accademia militare di Modena, in servizio sempre in Friuli e concluse la sua carriera come colonnello. Scrittore militare italiano di storia militare e pensiero strategico. Contributi sulla storia del pensiero militare, navale ed aeronautico (non solo italiano) dall’età napoleonica alle soglie del XXI secolo e sui sistemi logistici. 3 413892 SBN”,”QMIx-181-FSL”
“BOTTI Ferruccio ILARI Virgilio”,”Il pensiero militare italiano dal primo al secondo dopoguerra (1919-1949).”,”BOTTI Ferruccio (1935-2008) pronipote di un ufficiale garibaldino caduto nella battaglia del Volturno. Ufficiale di fanteria proveniente dall’Accademia militare di Modena, in servizio sempre in Friuli e concluse la sua carriera come colonnello. Scrittore militare italiano di storia militare e pensiero strategico. Contributi sulla storia del pensiero militare, navale ed aeronautico (non solo italiano) dall’età napoleonica alle soglie del XXI secolo e sui sistemi logistici. ILARI Virgilio (Roma, 1948) laureato in giurisprudenza nel 1970, è stato assistente ordinario e poi professore associato di storia del diritto romano nelle università di Roma (Sapienza) e di Macerata; dal 1988 al 2010 ha insegnato storia delle istituzioni militari presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Fin dal 1980 ha collaborato con la “”Rivista Militare”” e con l’Ufficio Storico dello SME. 3 413893 SBN”,”QMIx-182-FSL”
“BOTTI Alfonso a cura; saggi di Carmelo ADAGLIO e Alfonso BOTTI, Marcella AGLIETTI Guido LEVI Maria Elena CAVALLARO Jorge TORRE SANTOS Giorgio GRIMALDI Carsten HUMLEBAEK Laura CARCHIDI Patrizio RIGOBON Daniela CARPANI Marco CIPOLLONI”,”Le patrie degli spagnoli. Spagna democratica e questioni nazionali (1975-2005).”,”Alfonso Botti insegna Storia contemporanea e Storia dell’Europa presso la Facoltà di Sociologia dell’Università degli Studi Carlo Bo di Urbino. Condirettore dei ‘Spagna contemporanea’, tra le sue pubblicazioni: ‘Nazionalcattolicesimo e Spagna nuova 1881-1975’, F. Angeli, 1992, ‘La questione basca’, B. Mondadori, 2003.”,”SPAx-015-FSD”
“BOTTI Alfonso GUDERZO Massimiliano a cura; saggi di Glicerio SANCHEZ-RECIO Luis DE-LLERA Javier RODRIGO Feliciano MONTERO Alfonso BOTTI Marco CIPOLLONI Luciano CASALI Alessia CASSANI Maria Elena CAVALLARO Angel Luis LÓPEZ VILLAVERDE Irma Fuencisla ÁLVAREZ DELGATO Javier MUÑEZ SEIXAS Alessandro SERGNI Marco SUCCIO Jorge TORRE SANTOS Max GUDERZO”,”L’ultimo franchismo tra repressione e premesse della transizione (1968-75).”,”Alfonso Botti insegna Storia contemporanea e Storia dell’Europa presso la Facoltà di Sociologia dell’Università degli Studi Carlo Bo di Urbino. Condirettore dei ‘Spagna contemporanea’, tra le sue pubblicazioni: ‘Nazionalcattolicesimo e Spagna nuova 1881-1975’, F. Angeli, 1992, ‘La questione basca’, B. Mondadori, 2003. Massimiliano Guderzo insegna Storia delle relazioni internazionali ed è titolare della cattedra Jean Monnet di Storia dell’unificazione europea presso la Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfieri dell’Università di Firenze. Ha pubblicato il volume ‘Madrid e l’arte della diplomazia. L’incognita spagnola nella seconda guerra mondiale’ (Firenze, Manent, 1995) e altri saggi su temi spagnoli”,”SPAx-016-FSD”
” BOTTI Alfonso a cura; scritti di Massimo LEGNANI Valerio CASTRONOVO Filippo MAZZONIS Margherita REPETTO Nicola TRANFAGLIA Pier Paolo POGGIO Alfonso BOTTI”,”Italia, 1945-94.”,”in apertura alcune firme manoscritte degli autori”,”ITAP-005-FSD”
“BOTTI Alfonso”,”España y la crisis modernista. Cultura, sociedad civil y religiosa entre los siglos XIX y XX.”,”Il Krausismo è una dottrina idealista che si basa su una conciliazione tra il teismo e il panteismo, secondo cui Dio, senza essere il mondo (panteismo) né esserne al di fuori (teismo), lo contiene in sé e ne trascende. Questa concezione è chiamata panenteismo. Il Krausismo prende il nome dal pensatore postkantiano tedesco Karl Christian Friedrich Krause (1781-1832) 1. Questa filosofia ha avuto una grande diffusione in Spagna, dove ha raggiunto il suo massimo sviluppo pratico grazie all’opera del suo grande divulgatore, Julián Sanz del Río, e all’Istituzione libera di insegnamento diretta da Francisco Giner de los Ríos, oltre al contributo del giurista Federico de Castro y Fernández. Il Krausismo difende la tolleranza accademica e la libertà di insegnamento contro il dogmatismo 1. (copil.)”,”SPAx-027-FSD”
“BOTTI Alfonso”,”Nazionalcattolicesimo e Spagna nuova (1881-1975).”,”Alfonso Botti (Loreto, 1953) è ricercatore di storia contemporanea presso la facoltà di sociologia dell’ Università degli Studi di Urbino dove insegna storia dei partiti e movimenti politici. Si occupa della Spagna contemporanea con particolare attenzione agli aspetti culturali e religiosi. Ha scritto tra l’ altro ‘La Spagna e la crisi modernista’ (1987) e un volume sulla questione basca. La “”collaborazione”” cattolica. La presa di distanza della Spagna franchista dai regimi di Mussolini e Hitler “”La presa di distanza della Spagna franchista dai regimi di Mussolini e Hitler tra il ’42 e il ’43 è conseguenze diretta, anche se non solo, dell’andamento della guerra. Spingono in questa direzione l’episcopato e importanti settori cattolici, nonché tutto quel mondo conservatore (gran parte dell’esercito compreso) refrattario all’identificazione con il nazifascismo, ostile alla Falange e desideroso di ridimensionarne il peso. Sul piano interno è lotta tra frazioni. Che sono molte se si considera il carattere composito del blocco franchista. Che si riducono a tre se si considerano quelle che dispongono di forza reale (Esercito, Chiesa e Falange); a due se ci si limita a quelle che agli uomini da mettere in campo possono aggiungere la capacità di elaborazione ideologica (48). Dalla fine della guerra civile al 1956 (Leyes Fundamentale di Arrese) la Falange e il complesso di forze che trova nella Chiesa il proprio punto di riferimento, sono i principali protagonisti della storia politica del franchismo e la prima, attraverso varie battute d’arresto e il progressivo ridimensionamento, uscirà sconfitta. Come si è visto, entrambi i contendenti si muovono all’interno dell’universo ideologico NC (Nazional-Cattolicesimo, ndr), del quale forniscono se mai differenti versioni. La storia di questi anni è anche storia della definitiva affermazione dell’una sull’altra. Intanto, la prima e forse più decisiva battuta d’arresto, la Falange la subisce con la sostituzione al Ministero degli esteri del filotedesco Ramón Serrano, e la sua definitiva uscita dalla scena politica nel 1942. Mentre se non il primo, sicuramente l’altrettanto decisivo momento di affermazione sul piano politico della componente cattolica è rappresentato dall’insediamento allo stesso ministero – dopo gli interregni di Jordana e Lequerica, un generale e un «senza-famiglia» – di Alberto Martin Artajo nel luglio 1945″” (pag 151-152) [(48) Con ciò non si nega la presenza di ideologia nell’esercito, che esiste e inizia ad essere studiata in modo soddisfacente (…)]”,”SPAx-038-FSD”
“BOTTIGELLI Emile; altri saggi di Auguste CORNU Claudio CESA Andrej WALICK Bronislaw BACZKO Jacques DROZ e Pierre AYCOBERRY Karl OBERMANN, miscellanea di Vera MACHACKOVA Alexandre MALYCH Gustaf ADOLF VAN DEN BERGH VAN EYSINGA Edmund SILBERNER Wolfgang MÖNKE Kurt KOSZYK Gian Mario BRAVO Guido OLDRINI Sergio LANDUCCI Jerzy SZACKI”,”Karl Marx et la gauche hegelienne. (in)”,”Saggi di Emile BOTTIGELLI Auguste CORNU Claudio CESA Andrej WALICK Bronislaw BACZKO Jacques DROZ e Pierre AYCOBERRY Karl OBERMANN. Altri titoli: – August CORNU, La formation du materialisme historique dans “”L’ ideologie allemande””. – Claudio CESA, Figure e problemi della storiografia filosofica della sinistra hegeliana, 1831-1848 – Andrej WALICKI, Hegel, Feuerbach and the Russian “”philosophical left””, 1836-1848. – Bronislaw BACZKO, La gauche et la droite hegeliennes en Pologne dans la premiere moitiè du XIX siecle. – DROZ Jacques AYCOBERRY Pierre, Structures sociales et courants ideologiques dans l’ Allemagne prérévolutionnaire, 1835-1847. – Karl OBERMANN, Die soziale Frage in den Anfängen der sozialistischen und kommunistischen Bewegung in Deutschland, 1843-1845. Miscellanea di Vera MACHACKOVA Alexandre MALYCH Gustaf ADOLF VAN DEN BERGH VAN EYSINGA Edmund SILBERNER Wolfgang MÖNKE Kurt KOSZYK Gian Mario BRAVO Guido OLDRINI Sergio LANDUCCI Jerzy SZACKI.”,”ANNx-006″
“BOTTIGLIERI Bruno CERI Paolo a cura, saggi di Giulio SAPELLI Valerio CASTRONOVO Luciano GALLINO Aris ACCORNERO, interventi di Gino GIUGNI Patrick FRIDENSON Alberto COVA Miriam GOLDEN Filippo PESCHIERA Tiziano TREU Giuseppe BONAZZI Federico BUTERA, testimonianze di Giovanni LONGO Amedeo PEYRON Roberto CABODI Gianni ALASIA Francesco NOVARA Alberto TRIDENTE Corrado FERRO Walter MANDELLI Filippo BARBANO Paolo CANTARELLA Sergio PININFARINA Sergio GARAVINI Paolo PALOSCHI Vincenzo MONACI Bruno MANGHI Marcello PACINI Giorgo BOCCA”,”Le culture del lavoro. L’esperienza di Torino nel quadro europeo.”,”Raccoglie le relazioni e gli interventi delle prime due giornate di studio svoltesi a Torino il 30 giugno e il 27 novembre 1986, nell’ambito dell’iniziativa patrocinata dall’Istituto di Studi Europei di Torino in collaborazione con Fiat. “”Negli anni Sessanta si accumula, sul già esistente ritardo, un altro ritardo nella esperienza italiana di cultura produttivistica, se volete di collaborazione produttivistica. C’è un ritardo pesante, che non va sottovalutato, anche nella distribuzione del reddito: secondo me Sapelli lo sottovaluta per poi accusare in modo eccessivi l’egualitarismo salariale dell’inizio anni Settanta e l’inquadramento unico. Non dimentichiamo che i differenziali retributivi italiani, dal ’65 al ’73, sono fuori scala, e senza giustificazione, comparati con i paesi provvisti di armoniche relazioni produttivistiche come la Repubblica Federale Tedesca, che pure non ha certo una cultura antimeritocratica”” (Tiziano Treu) (pag 154)”,”ECOA-018″
“BOTTIGLIERI Bruno”,”La politica economica dell’Italia centrista (1948-1958).”,”Bruno Bottiglieri, nato nel 1951, è uno studioso di storia e politica industriale. Consulente di aziende e centri di ricerca, svolge attività didattica presso la Facoltà di scienze politiche dell’Università di Torino e collabora a quotidiani e riviste, tra cui Il Mondo, Il Sole 24 Ore, Economia pubblica, Economia e lavoro.”,”ITAE-089-FL”
“BOTTIGLIERI Bruno LEPRE Aurelio MAZZONIS Filippo MOTTURA Giovanni PEPE Adolfo PETRILLO Gianfranco PIERETTI Maurizio SANTARELLI Enzo SPINELLA Mario SUBBRERO Giancarlo TADDEI Francesca”,”Storia della società italiana. Parte quinta. Volume XXIII. La società italiana dalla Resistenza alla guerra fredda.”,”Contiene i saggi: ‘La resistenza, 1943-1945′ di Enzo Santarelli e ”I quaderni del carcere’ di Antonio Gramsci’ di Mario Spinella La fase di «contadinizzazione» e il processo di proletarizzazione in Italia, tra fascismo e dopoguerra, alla luce della teoria marxista “”Lasciando da parte (…) le inutili disquisizioni sulla condizione «un poco più (o meno) proletaria» di determinate figure rispetto ad altre, sembra comunque chiaro ce al termine della fase fascista della politica di «contadinizzazione» dell’agricoltura ci si trova di fronte a una vastissima area di attivi in tale settore, estremamente eterogenei come condizione contrattuale e posizione nei processi produttivi e riproduttivi, la cui collocazione in termini di classe, se si fa riferimento al solo settore agricolo, appare per lo meno difficoltosa. Cià che invece non sembra dubbio, è che i confini di tale area intersechino largamente tanto quelli delle fasce contadine propriamente dette (piccoli proprietari, piccoli affittuari, mezzadri, coloni, ecc.) quanto quelli del bracciantato di vario tipo e specie. Già Emilio Sereni (non traendone poi a nostro avviso le conseguenze fino in fondo) si era posto negli anni cinquanta questo problema, e aveva concluso che si trattava di un insieme di fenomeni la cui chiave interpretativa poteva essere fornita dalla categoria marxista di sovrappopolazione relativa, con particolare riferimento a due forme di esistenza di tale fenomeno: quella latente (o nascosta) e quella stagnante (23). Traendo spunto da quella indicazione, se ne possono sottolineare qui due implicazioni: a) in primo luogo, la questione controversa del processo di proletarizzazione che caratterizza molti aspetti dell’evoluzione delle fasce contadine italiane tra la fine degli anni venti e la fine degli anni cinquanta dovrebbe apparire risolta in quella luce – per così dire – per definizione. È Marx stesso, infatti, a chiarire che per «sovrappopolazione relativa» si intende quella parte del proletariato che eccede i bisogni di valorizzazione del capitale in ciascuna fase determinata del suo sviluppo (e la cui esistenza, dunque, non è frutto di particolari fasi di ristagno, ma deriva direttamente alla natura complessivamente capitalistica dei rapporti di produzione). Sembrerebbe dunque legittimo parlare di proletarizzazione dei contadini nel periodo in questione, intendendo con ciò dire che prima l’aumento (fase fascista) e poi la comunque perdurante altissima incidenza (1945-1960) di tale fascia di lavoratori sul totale della popolazione attiva sono determinati dalla tendenza di quote rilevanti della sovrappopolazione relativa – in assenza di altri sbocchi – a concentrarsi in agricoltura; b) in secondo luogo – e questo parrebbe ragionevolmente supportato da ciò che si diceva sopra sulle ragioni della «contadinizzazione» di quegli anni e sulle loro connessioni con gli orientamenti della politica economica dello stato – l’uso della categoria «sovrappopolazione relativa» esclude, ancora per definizione, qualsiasi ipotesi fondata sull’idea di una origine endogena, rispetto al settore, della «contadinizzazione» stessa (ad esempio, che tale processo sia un effetto d’una presunta «natura non capitalistica» del settore agricolo, o di una lentezza strutturale di quest’ultimo ad adeguarsi ai ritmi generali di sviluppo economico del paese)”” (pag 330-331) [Giovanni Mottura, ‘Agricoltura e classi rurali tra fascismo e dopoguerra’] [(in) AaVv, ‘Storia della società italiana. Parte quinta. Volume XXIII. La società italiana dalla Resistenza alla guerra fredda’, Teti editore, Milano, 1989] [(23) Per la definizione della sovrappopolazione relativa e delle sue forme di esistenza v. il cap. 23 del ‘Capitale’ I, sez. VII. Non potendoci dilungare qui nella discussione di tale concetto, rimandiamo a ciò che abbiamo scritto in proposito nell’ultimo capitolo di G. Mottura – E. Pugliese, ‘Agricoltura, Mezzogiorno e mercato del lavoro’, cit. Le pagine di E. Sereni alle quali ci si riferisce sono in particolare quelle del cap. VIII di ‘Vecchio e nuovo nelle campagne italiane’, Roma, 1956: qualche osservazione sui limiti dell’utilizzazione del concetto di «sovrappopolazione latente» in tale testo sereniano si può trovare in G. Mottura, ‘Risultati e considerazioni della ricerca di sociologia e di economia agraria’, in ‘Mezzogiorno e contadini: trent’anni di studi’, cit., pp. 88-89] «Gli uomini prendono coscienza dei conflitti economici nel terreno delle ideologie» “”Va tuttavia rilevato che, per Gramsci, il «principio teorico-pratico» di «egemonia» non ha soltanto validità come canone di interpretazione storica e di strategia politica, ma ha «portata gnoseologica» (34), in conseguenza del fatto che, secondo Marx, «gli uomini prendono coscienza dei conflitti economici nel terreno delle ideologie», e che pertanto struttura e sovrastruttura costituiscono un insieme interdipendente (35)”” (pag 385-386) [(34) Parafraso le note della «rubrica» «Introduzione allo studio della filosofia» del ‘Quaderno 4 (1930-1932)’, pp. 464-465 e del ‘Quaderno 10 (1932-1935)’, pp. 1249-1250, dedicata a Lenin. L’edizione critica a cura di V. Gerratana rimanda a un importante passo della lettera di Gramsci alla cognata Tatiana del 2 maggio 1932 (‘Lettere dal carcere’ ed. cit., p. 616). Qui Gramsci obietta a Croce di non avere inteso il significato dell’apporto di Lenin al pensiero marxista: «È avvenuto proprio che nello stesso periodo in cui il Croce elaborava questa sua sedicente clava [contro il marxismo], la filosofia della praxis, nei suoi più grandi teorici moderni, veniva elaborata nello stesso senso e il momento dell'””egemonia”” o della direzione culturale era appunto sistematicamente rivalutato in opposizione alle concezioni meccanicistiche e fatalistiche dell’economismo. È stato anzi possibile affermare che il tratto essenziale della più moderna filosofia della praxis consiste appunto nel concetto storico-politico di “”egemonia””»; (15) Il passo di Marx cui Gramsci fa riferimento qui e altre volte è tratto dalla «Prefazione» a ‘Per la critica dell’economia politica’, e suona, nella traduzione utilizzata da Gramsci: «Dal cambiamento della base economica risulta, presto o tardi, uno sconvolgimento di tutta la enorme soprastruttura. Quando si fa l’esame di tali rivoluzioni, occorre sempre distinguere il rivolgimento materiale – che può essere accertato con la precisione propria delle scienze naturali – nelle condizioni economiche della produzione – dallo sconvolgimento delle forme giuridiche, politiche, religiose, artistiche o filosofiche, ideologiche insomma, nelle quali gli uomini prendono coscienza del conflitto e nel cui ambito lottano tra loro». Il passo è stato tradotto da Gramsci nei suoi esercizi di traduzione. V. ‘Quaderni del carcere’, ed. critica cit., Appendice, pp. 2358-2360] [Giovanni Spinella, ‘I «Quaderni del carcere» di A. Gramsci’] [(in) AaVv, ‘Storia della società italiana. Parte quinta. Volume XXIII. La società italiana dalla Resistenza alla guerra fredda’, Teti editore, Milano, 1989]”,”ITAR-022-FL”
“BOTTINELLI Gianpiero”,”Luigi Bertoni. La coerenza di un anarchico.”,”BOTTINELLI Gianpiero Luigi Bertoni (1872-1947) originario del Canton Ticino, partecipa alla rivolzione liberale del settembre 1890 di Bellinzona. Tipografo, dal 1900 a Ginevra, fonda, compone e diffonde per 47 anni i due quindicinali ‘Il Risveglio anarchico’ e ‘Le Réveil anarchiste’, due longevi organi libertari internazionali fino alla prima metà del XX secolo. Verrà più volte processato e condannato per le sue attività sindacali e per le sue lotte in difesa della libertà di pensiero e organizzazione.”,”ANAx-364″
“BOTTO Evandro”,”Il neomarxismo. 1.”,”Evandro Botto studioso dell’Università di Genova, si occupa degli sviluppi contemporanei del marxismo con particolare riguardo alla Francia. E’ autore fra l’altro di saggi su D. Mascolo e L. Sève. “”Scritto fra il 1919 e il 1922, ‘Storia e coscienza di classe’ viene pubblicato a Berlino nel 1923, mentre Lukács si trova esule a Vienna, dopo il fallimento della breve esperienza rivoluzionaria ungherese, culminata con la costituzione di un’effimera «repubblica dei consigli» (marzo-agosto 1919), nell’ambito della quale Lukács aveva ricoperto l’importante ufficio di «commissario per la cultura popolare». Fin dalle prime pagine dell’opera, il filosofo ungherese si preoccupa di definire l’«ortodossia» marxista non in termini di adesione a questa o a quella tesi di Marx, ma in termini di fedeltà al «metodo» marxiano di ricerca: « (…) anche ammesso – e non concesso – che le indagini recenti abbiano provato senza alcun dubbio l’erroneità materiale di certe asserzioni di Marx nel loro complesso, ogni marxista “”ortodosso”” serio potrebbe senz’altro accettare questi nuovi risultati, rifiutando interamente alcune tesi marxiane, senza rinunciare per un minuto solo alla propria ortodossia marxista. Il marxismo ortodosso non significa perciò un’accettazione acritica dei risultati della ricerca marxiana, non significa un “”atto di fede”” in questa o in quella tesi di Marx, e neppure l’esegesi di un libro “”sacro””. Per ciò che concerne il marxismo, l’ortodossia si riferisce esclusivamente al ‘metodo’». Tale metodo, che costituisce per Lukács il nucleo essenziale del marxismo, è il metodo dialettico: la sua peculiarità consiste nell’integrare i singoli fatti della vita sociale nella totalità dello sviluppo storico, e perciò nel conoscerli non come determinazioni statiche di una realtà immutabile, ma come momenti di quella stessa totalità in divenire”” [Evandro Botto, ‘Il neomarxismo, 1’, Roma, 1976] (pag 37-38)”,”TEOC-705″
“BOTTO Evandro”,”Il neomarxismo. 2.”,”Evandro Botto studioso dell’Università di Genova, si occupa degli sviluppi contemporanei del marxismo con particolare riguardo alla Francia. E’ autore fra l’altro di saggi su D. Mascolo e L. Sève. “”Ad Engels Colletti attribuisce la responsabilità di aver elaborato il «materialismo dialettico» con la sua ingenua filosofia della natura di stampo romantico, contaminata da motivi rozzamente positivistici ed evoluzionistici”” (pag 316)”,”TEOC-706″
“BOTTO Evandro”,”Il neomarxismo. 2.”,”Evandro Botto studioso dell’Università di Genova, si occupa degli studi contemporanei del marxismo, con particolare riguardo alla Francia. E’ autore di saggi su D. Mascolo e L. Sève. Mascolo: LE COMMUNISME. Révolution et communication ou la dialectique des valeurs et des besoins. Dionys Mascolo Edité par Gallimard, Paris (1953) Expéditeur : Libreria BACBUC – Studio bibliografico (Roma, RM, Italie) Commander Prix: EUR 60 Description du livre : Gallimard, Paris, 1953. E.O. Un volume (21 cm) di 565 pagine; a fogli ancora chiusi, tranne le prime pp In lingua francese. Brossura editoriale (dorso brunito). Prima edizione, su carta normale. –“”Lecteur chez Gallimard, il y rencontre Marguerite Duras, dont il devient l’amant, et se lie d’amitié avec Robert Antelme, le mari de cette dernière. Avec eux il crée le « groupe de la rue Saint-Benoît ». Il rejoint la Résistance dans l’équipe commandée par François Mitterrand. Il epouse Marguerite Duras en 1947. En 1946, il adhère au Parti communiste, avec lequel il rompt fin 1949. Antigaulliste et anticolonialiste, il devint en 1955 l’un des principaux animateurs du Comité des intellectuels français contre la poursuite de la guerre en Afrique du Nord. En 1960, il rédige, avec Maurice Blanchot et Jean Schuster, la Déclaration sur le droit à l’insoumission dans la guerre d’Algérie (dite Manifeste des 121)””. (Wikipedia). N° de réf. du libraire 014287″,”TEOC-711″
“BOTTOMORE Tom”,”La sociologia marxista.”,”””Dentro de la corriente marxista, en la obra más reciente de algunos miembros de la Escuela de Frankfurt, se ha desarrollado una crítica aún más radical de la base última de la teoría de Marx, el concepto de trabajo humano. Se dirige contra algunas ideas de Marx que interpretan la evolución histórica de la sociedad humana como resultado del proceso de trabajo, concebido como la producción de objetos materiales. A esta concepción se contrapone una visión de la naturaleza y la autocreación humana basada en dos características del hombre: como creador de herramientas y como sujeto de lenguaje. Así, Habermas distingue dos aspectos en la actividad humana: “”trabajo”” e “”interacción””, o “”comportamiento instrumental”” y “”comportamiento comunicativo””””. (pag 92)”,”TEOC-444″
“BOTTOMORE Tom GOODE Patrick a cura; scritti di Max ADLER Otto BAUER Karl RENNER”,”Austro-marxism.”,”Contiene i profili biografici di Friedrich ADLER Victor ADLER, Otto BAUER Adolf BRAUN R. DANNENBERG J. DEUTSCH G. ECKSTEIN R. HILFERDING K. RENNER Therese SCHLESINGER (pag 286-291)”,”TEOC-495″
“BOTTOMORE T.B.”,”Elite e società.”,”Lettore di Sociologia presso l’Università di Londra (LSE), T.B. Bottomore è stato segretario dell’ International Sociological Association dal 1953 al 1959. ‘Editor’ di ‘Current Sociology’ dal 1953 al 1962, e quindi dell’ European Journal of Sociology’, studioso di Marx e del marxismo, teorico e storico della sociologia, ha dedicato tempo allo studio dei problemi dei paesi sottosviluppati, in particolare dell’India.”,”TEOS-021-FMDP”
“BOTTONI Riccardo, a cura; saggi di Angelo DEL-BOCA Nicola LABANCA Shiferaw BEKEEL Bahru ZEWDE Giorgio ROCHAT Lucia CECI Adolfo MIGNEMI Paul CORNER Gian Luigi GATTI Giovanna TOMASELLO Agostino GIOVAGNOLI Mimmo FRANZINELLI Elena NOBILI Loredana POLEZZI Enrica BRICHETTO Riccardo BOTTONI Francesca LOCATELLI Giulia BARRERA Barbara SORGONI Richard PANKHURST Uoldelul Chelati DIRAR Cristiana PIPITONE Matteo DOMINIONI Paolo BORRUSO Giampaolo CALCHI NOVATI Alessandro TRIULZI”,”L’Impero fascista. Italia ed Etiopia (1935-1941).”,”Riccardo Bottoni, responsabile della biblioteca ‘Ferruccio Parri’ e membro del direttivo della Scuola superiore di studi di storia contemporanea dell’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia. Ha curato con Mimmo Franzinelli il volume ‘Chiesa e guerra. Dalla “”benedizione delle armi”” alla “”Pacem in terris””. Tra i vari saggi,sul tema militare: – Giorgio Rochat, ‘La guerra italiana in Etiopia: modernità e limiti’ (pag 110-116)”,”ITAF-006-FSD”
“BOTTURI A.”,”La specie umana. I popoli negri, i popoli rossi e i popoli bruni.”,”BOTTURI A.”,”SCIx-343″
“BOUAZIZ Franck”,”Air France. Dans les coulisses d’une entreprise pas comme les autres.”,”Franck BOUAZIZ è giornalista di Nouvel Economiste, dove segue in particolare i problemi del trasporto aereo.”,”E1-TRA-001″
“BOUCÉ Paul-Gabriel a cura; saggi di Paul-Gabriel BOUCÉ Michelle-Marie DUFAU Cassilde TOURNEBIZE H.J.K. JENKINS Claude GAMBLIN Florence D’SOUZA George S. ROUSSEAU Vladimir BYCHENKOV Allan INGRAM Michael MURPHY Margherita PARRELLI Marie-Jeanne COLOMBANI Max BYRD Marine PICON”,”Guerres et paix. La Grande Bretagne au XVIIIe siècle. Tome I. Première partie: Hommes, conflits, événements. Deuxième partie: Histoire des idées de l’histoire.”,”P.G. Boucé, professore all’Università La Sorbona Nouvelle, Paris III saggi di Paul-Gabriel BOUCÉ Michelle-Marie DUFAU Cassilde TOURNEBIZE H.J.K. JENKINS Claude GAMBLIN Florence D’SOUZA George S. ROUSSEAU Vladimir BYCHENKOV Allan INGRAM Michael MURPHY Margherita PARRELLI Marie-Jeanne COLOMBANI Max BYRD Marine PICON”,”QMIx-139-FSL”
“BOUCÉ Paul-Gabriel a cura; saggi di Elisabeth DÉTIS Andrew VARNEY Clark LAWLOR Damian GRANT Normann SIMMS Doris FELDMANN Joë RICHARD Frank FELSENSTEIN Rudolf FREIBURG Elisabeth SOUBRENIE Alain LAUZANNE Gerald J BUTLER Pierre GOUBERT”,”Guerres et paix. La Grande Bretagne au XVIIIe siècle. Tome II. III. Guerres et Paix: de Bellone à Érato.”,”P.G. Boucé, professore all’Università La Sorbona Nouvelle, Paris III saggi di Paul-Gabriel BOUCÉ Michelle-Marie DUFAU Cassilde TOURNEBIZE H.J.K. JENKINS Claude GAMBLIN Florence D’SOUZA George S. ROUSSEAU Vladimir BYCHENKOV Allan INGRAM Michael MURPHY Margherita PARRELLI Marie-Jeanne COLOMBANI Max BYRD Marine PICON”,”QMIx-140-FSL”
“BOUCHARD Giorgio”,”Chiese e movimenti evangelici del nostro tempo.”,”BOUCHARD Giorgio”,”RELP-056″
“BOUCHARDEAU Huguette”,”Simone Weil. Biographie.”,”Ministro dell’ambiente dal 1983 al 1986, deputato dal 1986 al 1993, Huguette Bouchardeau è filosofa e scrittrice. Ha pubblicato varie opere tra cui la biografia di George Sand. Nata in una famiglia borghese la Weil sceglie di parteggiare per gli oppressi. Insegnante, decide di dedicarsi all’azione sindacale. Nel 1942 raggiunge l’organizzazione France libre a Londra dove morirà. In tutta la sua vita ha scritto migliaia di pagine da testi politici a meditazioni filosofiche o mistiche, religiose. “”Le categorie della lotta di classe descritte da Marx mnon possono applicarsi alla situazione russa. La schiavitù e il servaggio di un tempo si esercitavano sotto il controllo della forza armata, nei paesi capitalistici è la ricchezza che opprime, si tratta di sapere se una nuova forma di oppressione non è in via di nascere: l’oppressione esercitata in nome della funzione”” (pag 90) Weil, Simone Enciclopedie on line Treccani Weil, Simone (propr. Simone Adolphine). – Scrittrice e pensatrice francese, nata a Parigi il 3 febbraio 1909, morta a Ashford (Inghilterra) il 23 agosto 1943. Di alta statura morale, fu pensatrice profonda e intensa tanto da dar vita nella sua breve esistenza a un originale connubio di esperienze di riflessione filosofica e politica e di azione solidaristica tra le più interessanti del 20° secolo. Di famiglia ebrea colta e raffinata, figlia di medico e sorella del matematico André Weil, Simone già dall’età di dieci anni nutrì interesse per la politica mettendosi sempre “”istintivamente, più per sdegno che per pietà, al posto di quanti erano vittima di un’oppressione””. Dopo ottimi studi liceali con R. Le Senne, suo professore di filosofia, e universitari con Alain (é. A. Chartier) all’école Normale Supérieure (dal 1928), conseguì brillantemente l’agrégation (1931) e iniziò a insegnare filosofia nei licei di Le Puy, di Auxerre e di Roanne. Sin dal periodo trascorso a Le Puy la W., su posizioni vicine al sindacalismo rivoluzionario, era continuamente intervenuta in difesa dei disoccupati del luogo, accusata dai funzionari comunali e dai giornali locali anche di essere, in quanto la più istruita, l’organizzatrice e l’agitatrice di tali manifestazioni. Aveva aderito tra il 1931 e il 1932 al sindacato degli insegnanti e continuando la sua attività politica, per comprendere le ragioni del successo in Germania del nazionalsocialismo, approfittò delle vacanze per fare un viaggio al fine di conoscere il popolo tedesco e i movimenti di sinistra e valutare con nuovi dati la possibilità di rivoluzione che, per ispirazione trockista, lì si aspettava. Rientrata in Francia, preoccupata degli sviluppi politici tedeschi in senso nazista e con una maggior vena antistalinista per la critica al principio di “”socialismo in un solo paese””, accelerò il suo processo sociale di formazione politica. Pur avendo ricevuto soddisfazioni dalla scuola, dove le allieve amavano il suo metodo di insegnamento che, sui passi di Alain, bandiva i manuali per leggere e studiare direttamente le opere dei grandi filosofi, le esperienze in difesa dei disoccupati la spinsero ad abbandonare presto l’insegnamento per vivere direttamente la dura esperienza del lavoro manuale, dal 1934 come fresatrice a Billancourt nelle officine Renault e successivamente in vari altri stabilimenti. Coinvolta anch’essa come altri intellettuali e militanti della sinistra dall’onda della solidarietà internazionale, allo scoppio della guerra civile spagnola (1936) intervenne sin dall’inizio al fianco del governo repubblicano del Fronte popolare, eletto democraticamente, contro le forze dei generali spagnoli capeggiati da Francisco Franco con il sostegno dei fascismi europei. Al ritorno in Francia, attraverso l’amicizia del domenicano padre Perrin e di G. Thibon maturò la sua crisi religiosa in senso cristiano, pur non rinunciando mai alla fede d’origine. L’occupazione di Parigi da parte dei tedeschi allo scoppio della seconda guerra mondiale e l’inizio delle persecuzioni naziste contro gli ebrei francesi spinsero la W. a rifugiarsi a Marsiglia dove, esclusa dall’insegnamento, lavorò ancora in fabbrica, ma la persecuzione estesa alla Francia di Vichy la costrinse a cercar scampo all’estero. Emigrata con la famiglia negli Stati Uniti, a New York, si trasferì poi in Inghilterra, dove militò a fianco delle autorità in esilio della Resistenza francese, nel Commissariato per gli interni e il lavoro di “”France libre”” guidata dal generale Ch. De Gaulle. La salute compromessa nel duro lavoro in fabbrica fece riacutizzare la malattia che l’aveva già colpita in precedenza: si spense nell’estate del 1943. I suoi scritti, a eccezione degli articoli nelle riviste Révolution prolétarienne, Critique sociale, Nouveaux Cahiers, Cahiers du Sud, sono apparsi tutti postumi: La pesanteur et la grâce, 1948 (trad. it. 1951); L’enracinement: prélude à une déclaration des devoirs envers l’être humain, 1949 (trad. it. 1954), scritto a Londra tra il 1942 e il 1943, ultima sua opera sistematica; L’attente de Dieu, 1950; La connaissance surnaturelle, 1950; Lettre à un religieux, 1951; Intuitions pré-chrétiennes, 1951; La condition ouvrière, 1951; Cahiers, 3 voll., 1951-56 (trad. it. 1982-84); La source grecque, 1953; Oppression et liberté, 1955 (trad. it. 1956); Écrites de Londres et dernières lettres, 1957; Pensées sans ordre concernant l’amour de Dieu, 1962 (trad. it. 1968). Essi testimoniano la complessità del suo pensiero a vari livelli: la dedizione a un’appassionata religiosità d’azione sociale, seguita con straordinaria coerenza morale e attiva solidarietà; una profonda tensione mistica, ispirata alla promozione dell’affratellamento della comunità umana; una raffinata riflessione di filosofia politica ricca di originali intuizioni, come il nesso scienza-potere-lavoro. La W. ha scritto per il teatro la tragedia rimasta incompiuta Venise sauvée (ed. 1955). Sotto la direzione di A.-A. Devaux e F. de Lussy sono state pubblicate le sue Oeuvres complètes (1988-97). BIBL.: Si segnalano, nella vasta letteratura su S. W.:S. Pétremont, La vie de Simone Weil, 1973 (trad. it. 1994); G. Fiori, Simone Weil: biografia di un pensiero, pref. di C. Bo, Milano, Garzanti, 1990.”,”MFRx-381″
“BOUCHER Stephen ROYO Martine”,”Les think tanks cerveaux de la guerre des idées.”,”BOUCHER Stephen codirige ‘Notre Europe’ think tank specializzato in questione europee fondato da J. DELORS. ROYO Martine è una giornalista economica collabora con le Nouvel Economiste e Echos.”,”RAIx-294″
“BOUCHERON Patrick a cura, coordinamento di Nicolas DELALANDE Florian MAZEL Yann POTIN Pierre SINGARAVELOU; saggi di François BON Boris VALENTIN Jean-Paul DEMOULE Grégor MARCHAND Vincent AZOULAY Laurent OLIVIER Yann POTIN Antony Vincent PUECH Maurice SARTRE Stéphane GIOANNI Edina BOZOKY Magali COUMERT Fr.-Xavier FAUVELLE M.C. ISAIA M. BANNIARD P. BAUDUIN I. ROSE’ M. ZIMMERMANN O. GUYOTJEANNIN F. MAZEL J. SIBON F. MADELINE e altri”,”Histoire mondiale de la France.”,”Patrick Boucheron è professore al College de France. Nicolas Delalande è professore associato al Centre d’histoire de Science Po, Florian Mazel è professore all’Università Rennes 2, Yann Potin è chargé d’études documentaires presso gli Archivi nazionali, Pierre Singaravélou è professore all’Università Paris I Panthéon-Sorbonne. Questa storia, di lunga durata, comincia dalla grotta Chauvet, preistoria, agli avvenimenti del 2015″,”FRAG-016″
“BOUCHERON Patrick a cura; coordinamento di Julien LOISEAU Pierre MONNET Yann POTIN; scritti di Dominique VALERIAN Mathieu ARNOUX Jean-Louis BACQUE-GRAMMONT Roger CHARTIER Jean Philippe GENET Patrick GILLI D. KIM CLaude MARKOVITS Pierre MONNET Yann MOREL Martine OSTORERO Philippe PAPIN Corinne PENEAU Jean-Claude SCHMITT Pierre-Francois SOUYRI Eric VALLET Bertrand HIRSCH Serge GUBERT Andrea MARTIGNONI VINCENT Catherine GONNEAU Pierre e altri”,”Histoire du monde au XVe siècle.”,”BOUCHERON Patrick a cura; coordinamento di Julien LOISEAU Pierre MONNET Yann POTIN; scritti di Dominique VALERIAN Mathieu ARNOUX Jean-Louis BACQUE-GRAMMONT Roger CHARTIER Jean Philippe GENET Patrick GILLI D. KIM CLaude MARKOVITS Pierre MONNET Yann MOREL Martine OSTORERO Philippe PAPIN Corinne PENEAU Jean-Claude SCHMITT Pierre-Francois SOUYRI Eric VALLET Bertrand HIRSCH Serge GUBERT Andrea MARTIGNONI VINCENT Catherine GONNEAU Pierre e altri”,”STMED-059-FSD”
“BOUDIN Louis B.”,”Il sistema teorico di Marx.”,”BOUDIN è considerato il più autorevole teorico marxista americano negli anni precedenti la 1° GM (secondo P.M. SWEEZY). Qui ha raccolto organicamente una serie di articoli da lui pubblicati sull’ ‘International Socialist Review’ nel 1905 – 1906. L’A espone il metodo e i contenuti dell’opera di MARX e confuta le critiche a Marx mosse dalla corrente ‘revisionista’. BOUDIN visse a New York agli inizi del secolo svolgendo attività politica nell’ American Socialist Party e partecipando all’ attività intellettuale del movimento socialista americano.”,”MADS-225″
“BOUDIN Louis B.”,”Socialism and War.”,” Louis B. Boudin autore di ‘The Theoretical System of Karl Marx’, ‘Government by Judiciary’, ecc: “”Without going into detail it may be stated as a general proposition that the life-history of capitalist society may be divided, for our purposes, into ‘three epoche – two of them warlike and one peaceful’. In its youthful days capitalism is combative – its growth from infancy to manhood being accompanied by a series of wars in which its distinctively capitalistic character asserts itself”” (pag 49) Kautsky vs Bebel “”In the debate between Bebel and Kautsky at the Essen Congress which I have already adverted to, Kautsky indicated the lines along which suc a theory is to be constructed, when he insisted that the needs of the ‘working class’ should be the only guide for Socialists to follow in matters of war and peace. By this declaration Kautsky took a position squarely in opposition to all nationalistic theories, including the pacific nationalism of Babel”” (pag 203) I socialisti sostenendo una guerra devono aver sempre in mente che il nemico contro cui si schierano non è una tale nazione o paese, ma un certo governo che rappresenta certe classi governanti in quella nazione o quel paese (pag 266)”,”SOCx-270″
“BOUDIN Louis B.”,”Il sistema teorico di Marx.”,”Louis B. Boudin è considerato secondo alcuni studiosi (*) il più autorevole teorico marxista americano negli anni precedenti la Prima guerra mondiale. In questo volume ha raccolto organicamente una serie di articoli da lui pubblicati sull”International Socialist Review’ negli anni 1905 – 1906. L’autore espone il metodo e i contenuti dell’opera di Marx e confuta le critiche a Marx mosse dalla corrente ‘revisionista’. Boudin visse a New York agli inizi del secolo svolgendo attività politica nell’American Socialist Party e partecipando all’attività intellettuale del movimento socialista americano. * (secondo P.M. SWEEZY). Tugan-Baranowsky sulla crisi 1857 “”Parlando della prima crisi «moderna», quella cioè del 1857, Tugan-Baranowsky afferma che nella sua Storia delle crisi: «Le caratteristiche peculiari della crisi del 1857 trovano spiegazione nel carattere mondiale di tale crisi…. La differenza caratterizzante tra la crisi del 1857 e quelle del 1825 e del 1836, era costituita anche dal fatto che questa crisi si abbatté pesantemente non sull’industria del ‘cotone’ come era accaduto durante le precedenti crisi, ma sull’industria del ‘ferro’. Il nuovo aspetto del modo capitalistico di produzione trovò la sua espressione…nell’accresciuta importanza del ruolo svolto dai mezzi di produzione sul mondo del mercato, come pure nella vita economica in generale. Il ristagno del commercio spinge generalmente gli industriali a cercare nuovi sbocchi per le loro merci. Sotto questo aspetto la crisi del 1857 ebbe un pesantissimo effetto. Le esportazioni dall’Inghilterra verso gli Stati Uniti scesero da diciannove milioni di sterline (1857) a quattordici milioni (1858); d’altra parte le esportazioni dall’Inghilterra alle Indie Orientali salirono da 11.7 milioni di sterline (1857) a 16.8 milioni di sterline (1858). Per riprendersi dai colpi che riceveva da parte dei mercati europei e americani, il capitale inglese emigrò verso l’Asia. Nelle Indie Orientali un’epoca di costruzione di linee ferroviarie e di miglioramenti delle vie di comunicazione interne, che ebbe in tali paesi, l’effetto di far aumentare la domanda di merci dall’Inghilterra». Non possiamo riferire nei particolari la descrizione delle crisi che seguirono quella del 1857 fino ad oggi, ma un attento esame di questa interessantissima parte del libro di Tugan-Baranowsky si rivelerà molto istruttivo”” (pag 276-277) La questione dello ‘spreco’ “”Ogni dollaro speso per «bisogni» militari e navali di un paese, costituisce il più puro degli sprechi, ma è allo stesso tempo assolutamente necessario per la perpetuazione del sistema capitalistico. Inoltre non è soltanto del denaro speso per questi «bisogni», e incluso nei bilanci ufficiali, di cui bisogna tener conto: le grandi installazioni militari e navali richiedono uomini, oltre che denaro. Questi uomini vengono prelevati dal comune processo produttivo, dove si troverebbero a competere sul mercato del lavoro e dove le merci da essi prodotte andrebbero ad ingrossare la massa della sovrapproduzione, della quale bisogna liberarsi destinandola a paesi lontani. Il prelevare un uomo per scopi militari o navali (compresi i compiti amministrativi di ogni genere), alleggerisce il mercato del lavoro di un uomo, e crea allo stesso tempo una domanda di beni di consumo da parte di quest’uomo, beni che devono essere prodotti da coloro che restano occupati in lavori utili. Da qui la nostra costante prosperità. ‘Lo spreco’ ‘è la valvola di salvezza del capitalismo’. Per quanto ancora questo durerà? Evidentemente non per sempre. Se della sovrapproduzione ci si può liberare soltanto mediante lo spreco, ovvero mediante il tipo di spreco che abbiamo descritto, e se la sovrapproduzione di cui ci si deve liberare mediante tale spreco è in costante aumento, raggiungeremo evidentemente uno stadio in cui sarà fisicamente impossibile liberarsene. Dicendo «fisicamente» prendiamo naturalmente in considerazione la natura umana che fa parte della «scienza fisica» del nostro sistema sociale. Non abbiamo, tuttavia, alcuna giustificazione per ritenere che secondo Marx il capitalismo dovrebbe andare avanti finché non si verifichi una tale catastrofe «fisica». Questa teoria di una catastrofe finale, molto sfruttata dai critici di Marx, è conseguenza della loro penosa ignoranza della filosofia marxiana e dei suoi nessi con l’economia marxiana. Anche Tugan-Baranowsky sostiene che, perché il passaggio dal capitalismo al socialismo si riveli come una necessità economica, secondo la filosofia marxiana, deve essere dimostrata l’impossibilità di continuare a produrre indefinitamente nel sistema capitalistico. Ecco perché egli con tutte le sue forze tenta di dimostrare che tale assoluta impossibilità non scaturisce da una analisi della produzione capitalistica. Ma questa affermazione è totalmente sbagliata. La filosofia marxiana non contempla il realizzarsi di una impossibilità economica. Questa è un parto della immaginazione di coloro che concepiscono la concezione materialistica della Storia come una concezione meccanicistica della storia”” (pag 283-284) [Louis B. Boudin, Il sistema teorico di Marx, Napoleone editore, Roma, 1973] Biografia (wikip) Louis B. Boudin From Wikipedia, the free encyclopedia Jump to navigationJump to search Louis B. Boudin, in a photo taken at the time of his publication of his first book in 1907. Louis B. Boudin (December 15, 1874 – 1952) was a Russian-born American Marxist theoretician, writer, politician, and lawyer. He is best remembered as the author of a two volume history of the Supreme Court’s influence on American government, first published in 1932. Contents 1 Early life 2 Political career 3 Writing career 4 Later life 5 Death and legacy 6 Works 6.1 Books 6.2 Articles 7 See also 8 References Early life He was born Louis Boudianoff (Leib Budiansky) in Korsun-Shevchenkivskyi, Cherkassy Oblast, Ukraine, then under the rule of imperial Russia on February 15, 1874. He was born into a middle-class Jewish family, the son of a shirt manufacturer.[1] The family emigrated to America in June 1891 and settled in New York City.[2] Louis worked in the garment industry as a shirtmaker and as a private tutor.[1] At the same time, Boudin began legal studies, gaining a Master’s Degree from New York University and being admitted to the New York State Bar Association in 1898.[2] Political career At first, Boudin was a member of the Socialist Labor Party of America. He was also a member of the governing National Executive Board of the party’s trade union affiliate, the Socialist Trade and Labor Alliance from 1898 to 1899.[1] Boudin left the Socialist Labor Party during the party fight of 1899, casting his lot with the dissident faction headed by Morris Hillquit and Henry Slobodin. This dissident organization eventually became one of the main pillars of the new Socialist Party of America, established in the summer of 1901. Boudin was elected a delegate of the Socialist Party of America to the International Socialist Congress in Stuttgart in 1907 and the 1910 Copenhagen Congress of the Second International.[1] Boudin was frequently a candidate for public office on the Socialist Party ticket. He ran for Judge of the New York Court of Appeals in 1910, 1914 and 1917, and for Chief Judge in 1916. He also ran for Justice of the New York Supreme Court (2nd District) in 1910, 1912, and 1919.[3] Writing career Boudin wrote his first political articles on aesthetics and the materialist conception of history (historical materialism).[2] From May 1905 through October 1906, Boudin wrote a series of articles expounding upon Marxism which were published in the Chicago magazine The International Socialist Review. These articles were collected in book form as The Theoretical System of Karl Marx in the Light of Recent Criticism in February 1907.[4] The title was published by the leading radical publishing house of the day, Charles H. Kerr & Co., and was kept in print continuously over the next two decades through several reissue editions. The book, a defense of such orthodox Marxist tenets as the labor theory of value and historical materialism against their critics of the day, established Boudin’s place as one of the foremost American authorities on Marxism among a generation of young political activists.[2] Together with Ludwig Lore and Louis C. Fraina, Boudin was a founding editor of The Class Struggle, a Marxist theoretical magazine which first saw print in May 1917.[2] The Class Struggle published news and commentary about revolutionary socialist events in Europe, including translations of works by some of the leading figures of the Zimmerwald Left, and was an important influence on the formation of the Left Wing Section of the Socialist Party in 1919 — a group which provided the core of the Communist Party of America and Communist Labor Party later in that year. Boudin had left the project by this juncture, however, as a brief notice in the September–October 1918 issue indicated that he had resigned his position as an editor and member of the Socialist Publication Society owing to “”differences concerning the policy of the magazine.””[5] Later life After the formation of the Communist Labor Party of America and the Communist Party of America, Boudin shied away from organized politics but taught in the Communist Party-sponsored Workers’ School in New York in the late 1920s and occasionally contributed articles to the CP’s artistic magazine, The New Masses, in the second half of the 1930s.[2] Boudin repudiated communism by 1940 but remained a staunch defender of the civil liberties of Communist Party members.[2] Throughout the 1930s and the 1940s, Boudin was a frequent contributor of book reviews to scholarly journals such as the Columbia Law Review, The American Journal of Sociology, and The Journal of Politics.[6] In addition to working as a lawyer, winning several cases related to the rights of workers to organize trade unions,[2] Boudin also wrote the two volume, Government by Judiciary, revisiting a topic with which he had dealt in a previous shorter book. In it, although it was never much read by the radical movement of his day, Boudin argued that the democratic rights of the people had been usurped by the judicial branch of government. While not influential with political activists of the period, Boudin’s book remained in use among law students for decades, according to historian Paul Buhle.[2] Death and legacy His papers reside at Columbia University in New York City and include the manuscript of an unpublished book, Order Out of Chaos, a study of economic crises. Works Books The Theoretical System of Karl Marx in the Light of Recent Criticism. Chicago: Charles H. Kerr & Co., 1907. Government by Judiciary. Boston: Ginn & Company, 1911. Socialism and War, New York: New Review Publishing Co., 1916. Government by Judiciary. In two volumes. New York: William Godwin, 1932. Congressional and Agency Investigations: Their Uses and Abuses. n.c.: Virginia Law Review Association, 1949. Articles “”Stare Decisis, State Constitutions, and Impairing the Obligation of Contracts by Judicial Decisions.”” New York University Law Quarterly Review, vol. 11, nos. 1–2 (September–December 1933). “”Has the Writ of Habeas Corpus Been Abolished in New York?”” Columbia Law Review, vol. 35, no. 6 (June 1935), pp. 850–872. In JSTOR “”The Supreme Court and Civil Rights,”” Science & Society, vol. 1, no. 3 (Spring 1937), pp. 273–309. In JSTOR “”The Sherman Act and Labor Disputes: Part I,”” Columbia Law Review, vol. 39, no. 8 (Dec. 1939), pp. 1283–1337. In JSTOR “”The Sherman Act and Labor Disputes: Part II,”” Columbia Law Review, vol. 40, no. 1 (Jan. 1940), pp. 14–51. In JSTOR “”State Poll Taxes and the Federal Constitution,”” Virginia Law Review, vol. 28, no. 1 (Nov. 1941), pp. 1–25. In JSTOR “”Wanted: An Integrated System of Labor Law,”” Journal of Politics, vol. 4, no. 1 (Feb. 1942), pp. 20–46. In JSTOR “”Organized Labor and the Clayton Act: Part I,”” Virginia Law Review, vol. 29, no. 3 (Dec. 1942), pp. 272–315. In JSTOR “”Organized Labor and the Clayton Act: Part II,”” Virginia Law Review, vol. 29, no. 4 (Jan. 1943), pp. 395–439. In JSTOR “”Congressional and Agency Investigations: Their Uses and Abuses,”” Virginia Law Review, vol. 35, no. 2 (Feb. 1949), pp. 143–213. In JSTOR “”‘Seditious Doctrines’ and the ‘Clear and Present Danger’ Rule: Part I,”” Virginia Law Review, vol. 38, no. 2 (Feb. 1952), pp. 143–186. In JSTOR “”‘Seditious Doctrines’ and the ‘Clear and Present Danger’ Rule: Part II,”” Virginia Law Review, vol. 38, no. 3 (April 1952), pp. 315–356. In JSTOR See also”,”MADS-001-FGB”
“BOUGEART Alfred”,”Marat l’ Ami du Peuple. Tome Premier.”,”BOUGEART è pure autore di ‘Documenti storici su Danton’. “”Ecco Marat soprannominato l’ anarchico. Vuole decentralizzare il potere per sopprimere la sua potenza oppressiva; ma non vuole abolirlo interamente, perché ci vogliono delle regole o delle leggi in una società, e perché una legge senza forza per farla eseguire non è che un inganno””. (pag 203)”,”FRAR-285″
“BOUGEART Alfred”,”Marat l’ Ami du Peuple. Tome Second.”,”BOUGEART è anche autore di ‘Documents authentiques pour servir à l’ histoire de la Révolution francaise’. “”Vi intendo, l’ ho già detto, filosofi, vorreste che ci si appellasse alla legge degli abusi d’ autorità che voi condannate, dite, calorosamente quanto Marat. Ma avete ben riflettuto, uomini saggi e vuoti? di legge, non è più il caso, poiché è la violazione stessa che necessita l’ insurrezione: “”Non si tratta di procedimento legale, poiché la giustizia è impotente contro questi scellerati”” (L’ Ami du Peuple, n° 351). (pag 69)”,”FRAR-286″
“BOUISSOU Jean-Marie”,”Seigneurs de guerre et officiers rouges. 1924-1927, la révolution chinoise.”,”Sistema di trascrizione utilizza il sistema ufficiale della Cina popolare detto Pinyin Zimu, in questo sistema: Mao Tse Tung si scrive Mao Ze-dong Kuomintang si scrive Guomindang Kwangtung si scrive Guangdong “”Cependant les Soviétiques parviennent en quelques mois à s’imposer aux instructeurs et aux cadets, puis aux professeurs. Ils bénéficient de l’appui total de Sun Yat-sen, et aussi de Chiang Kai-shek qui accepte sans réticence toutes leurs recommandations: tant il est vrai qu’il est le premier intéressé au renforcement de l’Académie, dont il espère faire le tremplin de son ascension personnelle. Les Soviètiques peuvent aussi jouer des divisions qui opposent les “”petits dieux”” arrogants du corps professoral aux instructeurs, qui sont des officiers très subalternes. Ils gagnent l’admiration de ces derniers et celle des cadets sur le champ de manoeuvres, par leur habileté de tireur et leur expérience militaire forgée par les années de guerre civile””. (pag 194) “”Vers la fin de l’été 1924, les Soviétiques ont fait la conquête de Huangpu. Ilsy jouissent d’une autorité indiscutée, encore qu’elle blesse la fierté natinale et professionelle de beaucoup d’officiers chinois. En juillet et en octobre deux nouveaux groupes sont arrivés de Russie, portant à une trentaine le nombre des conseillers militaires à Canton. Ce gonflement des effectifs leur permet d’organiser complètement le cycle des études à l’Académie et de prendre une part active à tous les enseignements (…)””. (pag 195)”,”CINx-208″
“BOUISSOU Jean-Marie”,”Seigneurs de guerre et officiers rouges. 1924-1927. La révolution chinoise.”,”””La situation n’est donc guère brillante lorsque les premiers conseillers soviétiques débarquent. Les alliés n’occupent que la partie centrale du Guangdong, une espèce de corridor qui coupe la province en deux du nord au sud. Au nord sont les armées de Wu Pei-fu qui tiennent Hunan, au sud la forteresse britannique de Hong-kong dont les autorités n’ apprécient guère le gouvernement de Front Uni. A l’est la menace vient des forces de Chen Jiong-ming, chassé de Canton en février 1923 et qui compte bien y revenir. A l’ouest, la situation est confuse: un allié de Chen, le général Dien Bien-ying, occupe une partie du Guangdong et l’ île de Hainam, et au Guangxi la guerre fait rage entre le gouverneur et plusierus généraux qui se réclament de Sun Yat-sen. Face à la pression de ces divers ennemis, les “”armées alliées”” n’opposent pas un front très uni. La défiance et la rancune séparent les Cantonais, les Yunnanais et les autres contingents. Entre les états-majors s’ enchevêtrent des intrigues tortueuses. Partout se méditent des trahisons, et chacun n’est guidé que par son intérêt immédiat (…)””. (pag 181)”,”CINx-217″
“BOUISSOU Jean-Marie”,”Storia del Giappone contemporaneo.”,”BOUISSOU Jean-Marie è ricercatore nella FNSP e insegna all’IEP di Parigi. Ha scritto ‘L’expansion de la puissance japonaise’ (1992) e ‘Japon: le declin?’ (1996). 1983. “”La resistenza contro la politica ultraliberale è inizialmente limitata. Alle elezioni della Camera alta, nel 1983, essa si manifesta attraverso la proliferazione di piccoli partiti favorita dall’adozione della proporzionale nella circoscrizione nazionale. Il Nuovo partito dei salariati (contro ogni amento delle imposte) ottiene due milioni di voti e due seggi. Il Partito della sicurezza sociale arriva in testa a Tokyo (un seggio). Insieme, una dozzina di formazioni atipiche – compreso il Partito degli extraterrestri – ottiene il 12,5% dei voti. Ottengono voti soprattutto nelle grandi città, presso l’elettorato moderno e istruito. E’ la prima volta che i giapponesi votano per un partito, e non più per personalità, e il risultato mediocre del Pld nella circoscrizione nazionale (35,3%) costituisce un primo avvertimento””. (pag”,”JAPx-049″
“BOUISSOU Jean-Marie”,”Storia del Giappone contemporaneo.”,”Jean-marie Bouissou è ricercatore nella Fondation nationale des sciences politiques e insegna all’Institut d’études politiques di Parigi. Tra i suoi libri: L’expansion de la puissance japonaise e Japon: le déclin?.”,”JAPx-006-FL”
“BOUJU Marie-Cécile”,”Lire en communiste. Las Maison d’édition du Parti communiste français, 1920-1968.”,”BOUJU Marie-Cécile archivista paleografa e dottore in storia, conservatore di biblioteca. Lavora al CNRS Univ. di Caen.”,”PCFx-097″
“BOUKHARINE Nikolaï / BUKHARIN Nikolai (BUCHARIN N.)”,”Les problemes fondamentaux de la culture. Conference de Nikalaï Boukharine à Paris 3 avril 1936. / Fundamental Problems of Contemporary Culture. Speech in Paris on 3 aprip 1936, addressed to l’Association pour l’étude de la culture soviétique (The Association for the Study of Soviet Culture). Appendix: ‘Socialism and Its Culture. The Prison Manuscripts'”,”Capitalismo: meccanizzazione della vita sociale; socialismo: problema della demeccanizzazione della vita sociale ottenuto con la meccanizzazione della produzione (pag 158 159) Bucharin è in missione a Parigi incaricato dall’Ufficio Politico di acquistare gli archivi di Marx ed Engels appartenenti al partito comunista tedesco evacuati nel 1933, con degli archivi socialdemocratici russi dispersi in varie capitali europee. (presentazione di M. Andreu)”,”BUCD-064″
“BOUKHARINE Nicolas (BUCHARIN)”,”L’économie politique du rentier. Critique de l’économie marginaliste.”,” “”(…) les deux séries de phénomènes – l’action individuelle et les phénomènes sociaux – sont intimement liés ‘génétiquement’. L’indépendance dont nous parlons s’entend exclusivement dans le sens suivant: les résultats des actes individuels, devenus objectifs, gouvernent chacune de leurs parties isolément. Le “”produit”” domine son “”créateur””, étant entendu que la volonté individuelle est déterminée à chaque moment par les résultantes déjà obtenues des rapports de volonté des différents “”sujets économiques””: l’homme d’affaires vaincu dans la lutte concurrentielle ou le financier en faillite sont ‘forcés’ d’abandonner le terrain, bien qu’auparavant ils aient fait figure de grandeurs actives, de “”créateurs”” du processus social, lequel finit par se retourner contre eux-mêmes (12). Ce phénomène traduit le caractère irrationnel, “”élémentaire””, du processus économique qui se déroule dans le cadre de l’économie de marché et apparaît si distinctement dans la psychologie du fétichisme des marchandises que Marx fut le premier à dévoiler et à analyser si magistralement. C’est précisément dans l’économie marchande que se produit ce processus de “”chosification”” (‘Verdinglichung’) des rapports humains où les “”expressions chosifiées”” (‘Dingausdrücke’), en raison du caractère élémentaire du développement, mènent une existence autonome, “”indépendante””, soumise à des lois spécifiques qui ne s’appliquent qu’à cette existence. Nous nous trouvons donc en présence de plusieurs séries de phénomènes d’ordre individuel, dont découlent plusierus séries de phénomènes sociaux; il est hors de doute que ces deux catégories (d’ordre individuel et d’ordre social) tout comme les différentes séries d’une même catégorie, obéissent à certains impératifs, notamment en ce qui concerne les diverses séries de phénomènes sociaux et leur interdépendance. La méthode de Marx consiste précisément dans la détermination des lois qui président aux rapports entre les différents phénomènes ‘sociaux’. En d’autre termes, Marx examine les lois qui président aux ‘résultats’ des volontés singulières, sans examiner, en tant que telles, ces volontés ‘elles-mêmes’; il examine les lois qui régissent les phénomènes sociaux, en faisant abstraction ‘de leur rapport avec les phénomènes qui relèvent de la conscience individuelle’ (13)”” [Nicolas Boukharine, L’économie politique du rentier. Critique de l’économie marginaliste, 2010] (pag 64-65) [(12) “”Dans les rapports économiques, écrit Strouvé, le sujet économique est considéré dans ses rapports avec les autres sujets de même nature; les catégories inter-économiques (c’est-à-dire les catégories de l’économie marchande, N.B.) expriment les résultats objectifs (ou en voie d’objectivisation) de ces rapports: elles ne contiennent rien de “”subjectif””: d’autre part, elles ne contiennent pas non plus l’expression directe des rapports entre les sujets économiques et la nature, le monde extérieur; en ce sens eles ne contiennent rien d'””objectif”” ou de “”naturel”” (P. Strouvé, Economie et prix, Moscou, 1913, p. 25-26). D’autre part, Strouvé fait allusion à l’élément “”naturaliste”” de la théorie de la valeur (“”travail fixé””) établissant ainsi une contradiction entre celui-ci et l’élément “”sociologique””. Comparer à Marx, ‘Théories de la plus-value’, I, p. 277: “”Cependant, il ne faut pas prendre la matérialisation du travail dans un sens aussi écossais que le fait Adam Smith. Quand nous parlons de la marchandise comme matérialisation du travail – comme valeur d’échange – cela même n’est encore qu’un mode d’existence imaginaire, c’est-à-dire social, de la marchandise, qui n’a rien à voir avec sa réalité physique””. “”L’erreur provient ici de ce qu’un rapport social se présente sous forme d’objet”” (p. 278); (13) Ce genre de méthode “”universaliste””, Strouvé la relie au réalisme logique (par opposition à la méthode “”singulariste”” qui, en logique, est liée au nominalisme). “”Dans la science sociale””, dit Strouvé, “”le mode de pensée réaliste s’exprime notamment par le fait que le système de relations psychiques entre les hommes, c’est-à-dire la société, est consideré non seulement comme unité réelle, commeune somme ou (!) un système, mais aussi comme une unité vivante, comme un être vivant. Des notions telles que société, classe, apparaissent ou deviennent facilement (!!!) des “”universaux”” de la pensée sociologique. Elles sont facilement hypostasiées”” (loc.cit. p. XI). Tout cela, Strouvé ne l’invoque pas pour démontrer l’invalidité de la méthode d’investigation marxiste qu’il identifie au “”réalisme logique – ontologique de Hegel et (…) à la scholastique”” (p. XXVI). Il est pourtant évident que chez Marx il n’y a pas l’ombre d’une indication que la société et les groupements sociaux seraient considérés comme un “”être vivant”” (le terme d'””unité vivant”” est pourtant quelque chose de différent et de plus vague), il suffit à cet égard de comparer la méthode de Marx à celle de l’école “”social-organique”” par exemple, dont l’ouvrage de Stolzmann apporte la plus récente défense. Marx, lui-même, se rendait parfaitement compte des défauts du réalisme logique de Hegel. “”Hegel est tombé dans l’illusion de concevoir le réel comme résultat de la pensée qui se concentre, s’approfondit en elle-même et se meut par elle-même, tandis que la méthode qui consiste à aller de l’abstrait au concret n’est pour la pensée que la manière de s’approprier le concret, de le reproduire spirituellement en tant que concret. Ce n’est nullement le processus de naissance du concret lui-même”” (K. Marx, ‘Einleitung zu einer Kritik der politischen Oekönomie’, (Introduction à une critique de l’économie politique’), II. Ed., Zur Kritik, Stuttgart, 1907, p. XXXVI)”,”BUCD-003-FV”
“BOULANGER Philippe”,”Géopolitique des Kurdes.”,”BOULANGER Philippe è specialista della questione curda, ha pubblicato varie opere legate alle questioni identitarie. “”La guerre déclenchée contre l’Irak en 2003 n’est pas sans incidence sur la Région autonome du Kurdistan. Celle-ci est tributaire des Alliés, notamment des Américains. Sans l’appui de Washington, l’autonomie kurde irakienne peut s’affondrer comme un château de cartes. Tributaires de la protection américaine, les chefs kurdes se méfient pourtant des Américains, dont le double jeu leur a tant coûté, et cela par trois fois: en 1975, par l’accord d’Alger négocié par Kissinger qui prive les Kurdes irakiens du soutien de Téhéran; en 1988, par leur silence hypocrite après le gazage des Kurdes à Halabja; en mars 1991, par le retrait de leur couverture aérienne après qu’ils les eurent incités à se soulever.”” (pag 179)”,”VIOx-157″
“BOULESTREAU Emmanuelle”,”Corée, Thailande, Indonesie… Chronique d’une catastrophe annoncée.”,”Diplomata all’ IEP, l’A vive in Asia. E’ stata corrispondente de ‘La Tribune’ a Tokyo e collabora a diversi giornali”,”ASIE-008″
“BOULIER Jean”,”Jean Hus.”,”La trappola contro Hus. La promessa di un salvacondotto a Hus non viene mantenuta. Hus viene arrestato e condannato. “”Un évenement capital allait faire pencher la balance du côté des ennemis de Hus. Le 5 novembre Jean XXIII avait ouvert le Concile. Le 16, sachant fort bien l’arrivée imminente du cardinal de Cambrai, Pierre d’Ailly, et peut-être pour la devancer, il s’était hâté de tenir la première session. Le cardinal de Florence, Francois Zabarella, lut les propositions du Pape pour les travaux du Concile. Il y est question en premier lieu de la réforme de l’ Eglise et de l’ hérésie de Wyclif. Sur ce point il est remarquable que le Pape promette expressément que tous ceux qui auront des propositions à apporter au Concile pourront le faire en toute liberté. Il est difficile de ne pas penser ici à la présence de Jean Hus à Constance et à la promesse qu’il a recue d’une audience du Concile libre et en sécurité.”” (pag 146) La collera di re Sigismondo. “”Que le concile ait ignoré le sauf-conduit impérial constituait donc pour Sigismond un affront humiliant: l’aveu de son impuissance à tenir sa parole à l’homme envers qui il l’ avait engagée. On di que lorsqu’en plein concile Jean Hus enchaîné remercia l’ empereur d’avoir pris l’ engagement de lui assurer à Constance une audience publique et libre, ‘in pace’, Sigismond rougit de honte.”” (pag 161) « Perciò, fedele cristiano, cerca la verità, ascolta la verità, apprendi la verità, ama la verità, di’ la verità, attieniti alla verità, difendi la verità fino alla morte: perché la verità ti farà libero dal peccato, dal demonio, dalla morte dell’anima e in ultimo dalla morte eterna. » (Jan Hus, Spiegazione della Confessione di fede, 1412) Jan Hus (Husinec, 1371 circa – Costanza, 6 luglio 1415) fu un teologo e un riformatore religioso boemo. Promosse un movimento religioso basato sulle idee di John Wyclif e i suoi seguaci divennero noti come Hussiti. Scomunicato nel 1411 dalla Chiesa cattolica e condannato dal Concilio di Costanza, fu bruciato sul rogo. Biografia Giovane studente povero, giunse a Praga nel 1390 per studiare all’Università, ove erano vivi i fermenti del movimento riformatore boemo – fondato vent’anni prima fuori dell’Università da Jan Milic ma oggetto di una repressione che aveva portato alla chiusura della scuola dei predicatori aperta dallo stesso Milic nel 1372 – che si proponeva il rinnovamento della chiesa attraverso il ritorno a un pauperistico cristianesimo primitivo e all’attesa del prossimo Nuovo Regno. Milic, che aveva individuato nell’eccessiva ricchezza accumulata dalla chiesa avignonese e romana una delle cause più importanti del decadimento dei costumi ecclesiastici, aveva inutilmente cercato di premere sulle gerarchie; sospettato di eresia e convocato ad Avignone per essere esaminato, vi era morto nel 1374. La sua dottrina fece proseliti e nel maggio del 1391 fu fondata a Praga la Cappella di Betlemme, una nuova scuola ove si predicava in lingua boema e si ospitavano studenti universitari. Nel 1393 Hus ottiene il baccellierato in filosofia, nel 1395 si laurea magister in artibus e nel 1398 inizia a insegnare Filosofia nella stessa Università praghese; ordinato sacerdote nel 1400, continua a studiare Teologia con Stanislao da Znojmo e dal marzo del 1402 predica per la prima volta nella “”Cappella di Betlemme””. È un suo avversario, l’agostiniano norimberghese Oswald Reinlein, a lasciare una testimonianza della sua attività: «Le sue prediche erano frequentate dalla quasi totalità della popolazione praghese; nella Cappella di Betlemme egli predicava due volte nei giorni festivi e ancora due volte nel periodo di Quaresima. In tutti gli altri giorni teneva due lezioni e tre discorsi la domenica. Per i poveri che gli venivano raccomandati Hus chiedeva elemosine ai suoi conoscenti; usava invitare a tavola i maestri e ricevere con amore e bontà ogni visitatore». Nei primi anni Hus si limitò a insegnare le Sacre Scritture ma in breve cominciò, nelle sue prediche, a richiedere una riforma dei costumi ecclesiastici. Erede di Wyclif [modifica] John WyclifHus conobbe le opere di Wyclif (ca 1329 – 1384) verso il 1398. Il doctor evangelicus inglese considerava la gerarchia ecclesiastica romana profondamente corrotta e, non avendo alcuna fiducia nelle possibilità di autoriforma delle autorità ecclesiastiche, sperava che una riforma della Chiesa si potesse ottenere attraverso un’iniziativa dei governi; condannato nel Concilio di Londra del 1382, i suoi scritti furono proibiti anche dall’Università di Praga nel 1403. Jan Hus concordava pressoché in tutto con Wycliff (tranne che a riguardo della dottrina eucaristica, ove manteneva l’opinione ortodossa della transustanziazione) e, più ancora, vi concordavano i riformatori boemi, Stanislao da Znojmo e Stefano Pálec i quali infatti, convocati a Bologna per discolparsi del loro appoggio all’eresia wyclifiana, furono incarcerati e percossi su ordine del cardinale Baldassarre Cossa, futuro Papa, ma poi considerato antipapa, Giovanni XXIII. Dopo quell’esperienza, il Pálec rientrò prontamente nei ranghi dell’ortodossia romana e sarà uno degli accusatori di Hus. La chiesa era allora divisa dallo scisma avignonese, con un papa, Benedetto XIII, ad Avignone e un altro, Gregorio XII, a Roma, eletto nel 1406. Per porre termine alla scissione, alcuni cardinali delle due fazioni avevano progettato di indire un Concilio a Pisa che eleggesse di comune accordo un nuovo papa, ponendo termine alla divisione. Di fronte alla scissione, Hus era favorevole a mantenere una posizione di neutralità, in attesa che il futuro concilio dirimesse lo scisma. Analogo atteggiamento fu deciso dal re boemo Venceslao IV, diversamente dall’arcivescovo di Praga Zajíc Zbynek, che insisteva sulla necessità di obbedire al papa di Roma. Sospettando in Hus un seguace di Wyclif, l’arcivescovo costituì una commissione, presieduta dall’inquisitore Maurizio Rvacka, incaricata di valutarne l’ortodossia. Intanto, una riforma dell’amministrazione dell’Università di Praga, decisa da re Venceslao rovesciava la norma vigente fino ad allora, in cui fra gli elementi nazionali lì rappresentati, quello tedesco aveva diritto a tre voti e ogni altro ad uno, attribuendo ora tre voti all’elemento nazionale boemo e uno a ciascun altro. In seguito a questa riforma, nel maggio 1409 i docenti e gli studenti tedeschi abbandonarono Praga per stabilirsi soprattutto a Lipsia, dove fu fondata una nuova Università, mentre a ottobre, grazie ai nuovi statuti, il boemo Hus poté essere eletto rettore dell’Università di Praga. Predica di Hus nella Cappella di Betlemme, dipinto di Alfons MuchaIl concilio di Pisa si era intanto concluso il 26 giugno 1409 con l’elezione di un nuovo papa, Alessandro V, non riconosciuto però da tutta la cristianità, cosicché ora risultavano in carica ben tre papi. A dicembre, Alessandro V firmava la bolla che, dopo aver nuovamente condannato gli scritti di Wyclif, autorizzava l’arcivescovo praghese a vietare a Hus di predicare, notifica comunicatagli solo nel giugno 1410, quando Alessandro V era già morto e gli era succeduto Giovanni XXIII. Hus decise di non obbedire e di appellarsi al papa; si rivolge ai fedeli nella Cappella di Betlemme: «Il defunto papa, di cui non saprei dirvi se si trova in paradiso o all’inferno, scriveva nelle sue pergamene contro gli scritti di Wyclif in cui vi sono pure molte cose buone. Io ho presentato appello e mi appellerò nuovamente […] Io devo predicare anche se un giorno dovessi lasciare il paese o morire in carcere. Poiché i papi possono mentire ma il Signore non mente». Convocato a Roma per giustificare la propria posizione, Hus rifiuta e ha la protezione del re che, ambendo alla carica imperiale, vuole risolvere la disputa teologica per mostrare la propria autorità tanto nei problemi civili che in quelli religiosi. L’arcivescovo Zbynek bandisce invano Hus il 15 marzo 1411 e altrettanto vanamente lancia l’interdetto su Praga l’8 giugno: re Venceslao affida a un collegio arbitrale la disputa tra l’arcivescovo e Hus e l’arbitrato stabilisce che il bando e l’interdetto siano rimessi e che Hus non sia tenuto a presentarsi a Roma. Il mercato delle indulgenze [modifica] Intanto Giovanni XXIII aveva proclamato la “”guerra santa”” contro Ladislao, re di Napoli, sostenitore di Gregorio XII, e iniziato la raccolta dei fondi necessari alla guerra mediante la vendita delle indulgenze, ossia la remissione di tutti i peccati in cambio di denaro. Anche il re boemo appoggia l’iniziativa papale, dal momento che una percentuale del ricavato sarebbe finita nelle casse statali. Le proteste di Hus, che dichiara che ogni guerra santa non può corrispondere al messaggio evangelico, di Girolamo da Praga e di molti cittadini furono represse; lo stesso Stefano Pálec, ora dottore in teologia dell’Università, esortò il re a soffocare la protesta; tre giovani furono condannati e decapitati. Hus si spinge oltre: sostiene la tesi di Wyclif secondo la quale un predicatore può predicare senza il permesso del vescovo, dal momento che il dovere di annunziare il Vangelo è un comandamento di Cristo. Scomunicato alla fine di luglio 1412, il cardinale Pietro degli Stefaneschi, che presiede il processo ordinato dalla Curia romana, ne ordina l’arresto e la demolizione della Cappella di Betlemme; il cardinale Giovanni di Lisbona reca a Praga l’atto di scomunica, promulgato nel sinodo della diocesi praghese il 18 ottobre 1412. L’appello a Cristo [modifica] Il ponte Carlo a PragaIn risposta, Hus aveva già esposto, il 12 ottobre, sul ponte di Praga, nei pressi del palazzo arcivescovile, il suo “”appello a Cristo””, rivolto da «Jan Hus da Husinec, maestro e baccelliere formato in teologia presso la illustre Università di Praga, sacerdote e predicatore titolare della Cappella detta di Betlemme […] a Gesù Cristo, giudice equo il quale conosce, protegge, giudica, rivela e corona immancabilmente la giusta causa di ognuno». Sottolinea la legittimità del suo ricorso «per l’ingiusta sentenza e la scomunica comminatami dai pontefici, scribi, farisei, e giudici insediatisi sulla cattedra di Mosè […] come il santo e grande patriarca di Costantinopoli Giovanni Crisostomo presentò ricorso alla sentenza di due Concili di vescovi e chierici e così come i vescovi, spero beati, Andrea di Praga e Roberto di Lincoln, presentarono ricorso contro la sentenza del papa […]». Ricorda che, convocato, non si presentò a Roma perché «Lungo la strada mi erano tese ovunque insidie e il pericolo corso da altri mi rese prudente» citando il trattamento riservato a Bologna ai suoi procuratori Stanislao da Znojmo e Stefano Pálec, e menziona il concordato raggiunto con l’arcivescovo di Praga Zbynek, al quale «non era noto in tutto il regno di Boemia un solo eretico e nemmeno nella città di Praga e nel Margraviato di Moravia». Conclude come, a suo avviso, «tutte le antiche leggi divine dell’Antico e del Nuovo Testamento, nonché le leggi canoniche dispongono che i giudici devono visitare i luoghi dove si dice che sia stato commesso un delitto ed ivi esaminare l’accusa fatta […] devono rivolgersi a quelli che conoscono la condotta dell’accusato che non siano malevoli né gelosi verso di lui […] poiché l’incolpato o accusato deve avere sicuro e libero accesso al luogo di giustizia e il giudice, come i testimoni, non devono essere suoi nemici: è dunque evidente che non sussistevano queste condizioni per farmi comparire in giudizio». Il Concilio di Costanza [modifica] La casa di Costanza che ospitò Hus nel novembre 1414All’ordine del re di non predicare, in un primo momento obbedisce ma qualche settimana dopo riprende le sue prediche nei paesi della Boemia. Nel 1413 conclude quello che resta il suo scritto più noto, il De ecclesia, e scrive Sulla simonia e la raccolta di sermoni Postilla. Dopo il fallimento del Concilio di Pisa nel 1409, il re d’Ungheria, Sigismondo, che sarà incoronato imperatore l’8 novembre 1414, convocò il 30 ottobre 1413 un nuovo concilio, da tenersi a Costanza l’1 novembre 1414, che affrontasse il problema dell’unità della Chiesa, eleggendo un nuovo papa, e che combattesse la corruzione ecclesiastica e ponesse fine alle dispute dottrinali, affrontando anche il caso Hus. A questo scopo Hus fu sollecitato a raggiungere Costanza, con la garanzia dell’incolumità. Hus partì per Costanza l’11 ottobre, sostando a Norimberga, a Ulm e a Biberach, e giungendo nella città tedesca il 3 novembre. Il 27 novembre, invitato a un incontro amichevole dai cardinali Pierre d’Ailly, Ottone Colonna, prossimo papa Martino V, Guillaume Fillastre e Francesco Zabarella, è da loro fatto subito arrestare e incarcerare. In carcere, il 4 marzo 1415, termina di scrivere un opuscolo dedicato al suo carceriere, il De matrimonio ad Robertum. Il 20 marzo Giovanni XXIII, sul quale erano insistenti le accuse di corruzione, fugge da Costanza e viene dichiarato decaduto in quanto simoniaco, mentre il secondo papa, Gregorio XII, si dimette spontaneamente; quanto al terzo papa, Benedetto XIII, sarà deposto dal concilio il 26 luglio 1417 come scismatico ed eretico. Il processo [modifica] Ad aprile giunge a Costanza il discepolo di Hus, Girolamo da Praga, per ottenere da Sigismondo la liberazione del suo maestro ma il Concilio risponde con un mandato di cattura; Girolamo fugge ma è arrestato alla frontiera bavarese: sarà mandato al rogo il 30 maggio 1416. Il 18 maggio 1415 viene intimato a Hus di ritrattare le sue affermazioni, considerate eretiche; ottiene un’udienza pubblica, da tenersi il 5 giugno, ove poter dimostrare l’ortodossia delle sue dottrine, ma gli viene impedito di parlare. Interrogato nei giorni successivi, alla presenza di Sigismondo, dai cardinali Zabarella e d’Ailly, che gli contestano la sua tesi, secondo la quale un re, un papa o un vescovo, che siano in peccato mortale, decadono dalla loro carica e il suo dubbio della necessità di un capo visibile della Chiesa, dal momento che solo Cristo è alla testa della comunità cristiana. Risponde che con la deposizione di Giovanni XXIII la Chiesa continua a essere retta da Cristo e rifiuta di abiurare. Le accuse contro Jan Hus [modifica] Il duomo di CostanzaIl 18 giugno 1415, il Concilio di Costanza ratificò un elenco di 30 accuse contro Hus, proposizioni considerate eretiche tratte da tre sue opere, il De ecclesia, soprattutto e dal Contra Stephanum Palec e il Contra Stanislaum de Znoyma, dandogli tempo due giorni per contestarle. Si riportano le accuse e, in corsivo fra parentesi, le note di Hus: 1. Vi è una sola chiesa universale [intesa nel suo senso proprio, secondo Agostino], che è la totalità dei predestinati. E poi prosegue: la santa chiesa universale [intesa nel suo senso proprio] è solo una [cioè, propriamente parlando, non è parte di un’altra], dal momento che uno solo è il numero dei predestinati. La frase è tratta dal De ecclesia. Qui e altrove, per predestinati s’intendono gli eletti, coloro che si salveranno, e per preconosciuti i dannati nell’ultimo giudizio. Con la sua precisazione, Hus vuole escludere l’interpretazione, che gli si vorrebbe attribuire, di concepire la chiesa militante costituita solo da predestinati. 2. Paolo non è mai stato membro del diavolo (preconosciuto riguardo a una sua definitiva adesione), benché abbia compiuto alcuni atti simili a quelli della chiesa dei malvagi. 3. I preconosciuti non sono parte della chiesa (cattolica, in senso proprio), poiché alla fine nessuna sua parte le sarà tolta, in quanto la carità predestinante che la tiene unita non verrà mai meno. 4. Le due nature, divina e umana, costituiscono un solo Cristo [concretamente, per unione]. E prosegue poi al capitolo X: ogni uomo è spirito [questo è spesso affermato dal beato Agostino nei suoi Commentari al Vangelo di Giovanni], dal momento che è composto di due nature. 5. Il preconosciuto per quanto talvolta, secondo la presente giustizia, possa essere nella giustizia, possa essere nella grazia – non fa però mai parte della santa chiesa [cattolica, in senso proprio]; il predestinato rimane sempre membro della chiesa, anche se qualche volta decade dalla grazia occasionale, ma mai dalla grazia della predestinazione. 6. La chiesa intesa come congregazione dei predestinati, che siano o no nella grazia secondo la presente giustizia, è un articolo di fede [così pensa il beato Agostino in sue varie opere: Super Johannem, Enchiridion, Super Psalmos, De doctrina christiana, e nel libro De praedestinatione]. Il Concilio di Costanza7. Pietro non è oggi e non fu mai il capo della santa chiesa cattolica (universale, intesa in senso proprio). Per Hus solo Cristo è il capo della chiesa universale; rifacendosi ad Agostino, (Retractationes, I, 21, 1) e allo Pseudo-Agostino (Questiones Veteris et Novi Testamenti, 75) nel De ecclesia Hus scriveva «che Cristo abbia inteso fondare l’intera chiesa sulla persona di Pietro è contraddetto dalla fede nel Vangelo, dall’argomentazione di Agostino e dalla ragione». Agostino aveva scritto che «Tu es Petrus (Mt, 16, 18-19)» significava «Edificherò la mia chiesa sopra ciò che è stato confessato da Pietro quando diceva “”Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente””». Infatti a Pietro non fu detto “”Tu sei la pietra”” ma “”Tu sei Pietro””. La pietra era invece il Cristo confessato da Simone». L’interpretazione di Agostino fu però presto abbandonata e sarà ripresa da John Wyclif, Hus e poi da Lutero e dagli altri riformatori protestanti. 8. Quei sacerdoti che in qualsiasi modo vivono una vita criminosa contaminano la potestà sacerdotale e come figli infedeli [vedi Deuteronomio 32:””La perversa generazione e i figli infedeli””], ragionano da miscredenti a proposito dei setti sacramenti della chiesa, delle chiavi, gli iffici, le censure, i costumi, i riti e le cose sacre della chiesa, la venerazione delle reliquie, le indulgenze e gli ordini [Come afferma il Salmo 78: “”Essi lo lusingavano con la loro bocca e gli mentivano con la loro lingua, perché il loro cuore non era retto, né essi erano fedeli al suo patto””]. Hus precisò nell’udienza dell’8 giugno 1415 nel Concilio di Costanza che quei sacerdoti «ragionano da miscredenti perché mancano di fede formata dalla carità e hanno ormai una fede morta». 9. La dignità papale trasse origine da Cesare e l’istituzione papale e la sua preminenza provennero dal potere di Cesare [Mi riferivo qui al potere temporale, alle insegne imperiali e alla supremazia riconosciuta al papa sulle quattro sedi patriarcali]. 10. Nessuno può ragionevolmente affermare di se stesso e di altri, senza rivelazione [particolare, perché è detto nell’Ecclesiaste 9: “”Nessuno sa se è degno di grazia o di odio””], che è a capo di una chiesa particolare, neppure il romano pontefice può dire di essere il capo della chiesa romana. Tratto dal De ecclesia, tranne l’ultima affermazione «neppure il romano pontefice…» che non esiste né nel De ecclesia né in altri testi di Hus. 11. Non bisogna credere che ogni romano pontefice, chiunque sia, è a capo [pur perseverando nei meriti della vita] di qualunque santa chiesa particolare, salvo che Dio ve lo abbia predestinato. Per Hus esistono diverse chiese cristiane e quella romana è solo una di esse. 12. Nessuno fa le veci di Cristo o di Pietro [nell’ufficio e nel merito] se non lo segue nel modo di comportarsi, dal momento che nessun altro discepolato è più pertinente, né altrimenti [sotto alcun’altra condizione] colui ha ricevuto da Dio il potere di rappresentarlo; infatti per quell’ufficio di vicario si richiede [la compresenza di] conformità di vita morale e autorità di chi istituisce. Tratto dal De ecclesia che a sua volta lo riprende dal De potestate papae di Wyclif. 13. Il papa non è vero e manifesto successore [nell’ufficio e nel merito] del principe degli Apostoli Pietro, se si comporta in modo contrario a Pietro e si lascia sedurre dalla cupidigia di denaro: in tal caso è vicario di Giuda Iscariot. Per lo stesso motivo i cardinali non sono veri e manifesti successori del collegio degli altri Apostoli di Cristo, salvo che vivano come vissero gli Apostoli, osservando i precetti e i consigli del nostro Signore Gesù Cristo. 14. I dottori che affermano che se alcuno, soggetto a censura ecclesiastica, rifiuti di lasciarsi correggere, debba essere consegnato al giudizio secolare, in pratica si comportano come il sommo sacerdote, gli scribi e i farisei i quali, di fronte al rifiuto di obbedienza del Cristo, dissero: «Non ci è lecito mettere a morte un uomo» e lo consegnarono al giudizio secolare [qui, com’è evidente, mi riferisco a coloro che consegnarono Cristo a Pilato]. Quei dottori, dunque, commettono un omicidio ancor più grave di quello di Pilato [Mi riferisco qui agli otto dottori di Praga i quali scrissero che chiunque non avesse obbedito ai loro ordini sarebbe stato consegnato al braccio secolare]. È un episodio avvenuto nel 1413: gli otto dottori dell’Università di Praga consideravano la chiesa costituita da un capo, il papa, e da un corpo, il collegio dei cardinali; per loro, la chiesa era infallibile e di autorità stabiliva il senso autentico delle Scritture. 15. L’obbedienza ecclesiastica è obbedienza secondo l’invenzione dei preti della chiesa, prescindendo da ogni esplicito comandamento della Scrittura [qui mi riferivo a un’obbedienza ben distinta dall’obbedienza esplicita alla legge di Dio, come risulta evidente dall’articolo da cui la frase è tratta; ma Dio proibisce che tutta l’obbedienza della legge di Dio sia di quel genere che è anche chiamata, in un certo senso, obbedienza della chiesa]. L’articolo, tratto dal De ecclesia, è una citazione dal De officio regis di Wyclif. Hus distingue tre tipi di obbedienza: l’obbedienza spirituale alla legge di Dio, l’obbedienza secolare alle leggi civili e l’obbedienza ecclesiastica ai precetti della chiesa che non hanno fondamento sulla Scrittura. 16. L’ovvia distinzione fra gli atti umani è che sono virtuosi o malvagi. Perché, se un uomo è malvagio, agirà malvagiamente qualsiasi cosa faccia; se è virtuoso, agirà virtuosamente qualsiasi cosa faccia. La malvagità, la si chiami crimine o peccato mortale, infetta totalmente gli atti dell’uomo, mentre la virtù vivifica tutti gli atti di un uomo virtuoso. Tratto dal De ecclesia, Hus richiamava il suo passo da Luca, 11,34: «Se il tuo occhio – la tua intenzione – è sano, non è depravato dal peccato, anche il tuo corpo – tutti i tuoi atti – è illuminato, puro al cospetto di Dio». 17. I sacerdoti di Cristo che vivono secondo la sua legge, che hanno conoscenza delle Scritture e desiderio di edificare il popolo, devono predicare malgrado una pretesa scomunica [ingiuriosa e illegale, comminata per malizia]. E poco oltre: se il papa o un altro prelato ordina a un sacerdote avente le suddette qualità di non predicare, l’inferiore non dovrebbe ubbidire. Hus giustificava la sua disubbidienza con la preminenza data a Dio piuttosto che agli uomini: il cristiano ha diritto di giudicare se un ordine della chiesa proveniva da Dio piuttosto che da uomini. Jan Hus davanti ai padri del concilio, dipinto di Vaclav Brozik, 188318. Chiunque acceda al sacerdozio riceve, in conformità a questo preciso mandato, l’ufficio del predicatore [così affermano molti santi: Agostino, Gregorio, Isidoro, ecc.] e deve pertanto eseguire quel mandato malgrado ogni pretesa scomunica [illegale, ingiuriosa e comminata per malizia]. 19. Servendosi delle censure ecclesiastiche di scomunica, sospensione o interdetto [spesso, ahime, abusando di quelle censure che possono essere e spesso sono imposte legittimamente] il clero assoggetta il popolo laico per innalzare se stesso, dà libero corso alla propria cupidigia di denaro, protegge la malvagità e prepara la via all’Anticristo. È evidente che provengono dall’Anticristo quelle censure che essi, nei loro processi, chiamano “”fulminazioni””. Il clero ne usa innanzitutto contro coloro i quali mettono a nudo la delinquenza con la quale l’Anticristo si è appropriato del clero. 20. Se il papa è malvagio e soprattutto se è preconosciuto, allora è un diavolo, come l’Apostolo Giuda, un ladro e un figlio di perdizione, e non è capo della santa chiesa militante [per quanto attiene alla perseveranza nella vita meritoria fino alla fine], non essendo neppure membro della chiesa. 21. La grazia della predestinazione è il legame che unisce indissolubilmente il corpo della chiesa e ogni suo membro con il suo capo. Tratto dal Contra Stephanum Pálec, ove Hus citava Paolo, Romani, 8,35, 8,38, 8,39. 22. Un papa o un prelato malvagio e preconosciuto è un pastore solo in apparenza, in realtà è un ladro e un brigante [perché non è tale per il proprio ufficio e la vita meritoria, ma solo in base all’ufficio]. Tratto dal Contra Stephanum Pálec; il problema consisteva in ciò: se un papa malvagio resti papa in quanto la sua carica è indipendente dall’indole della persona – come sostenevano Palec e i difensori delle prerogative papali – oppure se un papa malvagio non possa essere considerato papa e sia stata legittima la decisione del Concilio di Costanza di deporre Giovanni XXIII. Hus sostiene la seconda ipotesi. 23. Il papa non deve farsi chiamare «santissimo» neppure limitatamente al suo ufficio [perché Dio solo è santissimo], perché altrimenti anche un re dovrebbe esser chiamato santissimo secondo il suo ufficio e così pure il boia e l’araldo divrebbero esser chiamati santi; in verità perfino il diavolo dovrebbe esser chiamato santo, essendo agli ordini di Dio. 24. Se il papa vive in modo contrario a Cristo, per quanto sia asceso al trono mediante un’elezione regolare e legittima secondo la costituzione umana in vigore, egli non è purtuttavia asceso al trono per opera di Cristo, ma per altra via [perché si è elevato per superbia al di sopra di Cristo], pur ammettendo che egli sia risultato prescelto mediante un’elezione compiuta in primo luogo da Dio. Infatti Giuda Iscariot fu eletto regolarmente e legittimamente all’episcopato da Gesù Cristo che è Dio, eppure egli si introdusse per altra via nell’ovile delle pecore [perché non entra attraverso la porta stretta, cioè Cristo che dice: “”Io sono la porta; chiunque entra attraverso me sarà salvato””. Dissi questo a puro titolo d’ipotesi, in attesa di migliore informazione]. Qui Hus faceva riferimento alla deposizione di Giovanni XXIII, deposto dallo stesso Concilio per indegnità, benché la sua elezione fosse stata legittima. 25. La condanna dei 45 articoli di John Wycliffe pronunciata dai dottori è assurda e iniqua; errato è il presupposto su cui si fonda. Tale presupposto è che nessuno di tali articoli sia cattolico, ma che ognuno di essi sia eretico. In realtà Hus sosteneva che 5 delle 45 proposizioni di Wyclif condannate dal Concilio di Costanza il 4 maggio 1415 fossero ortodosse. 26. Per il solo fatto che gli elettori o la maggioranza di essi abbia espresso a viva voce il proprio voto a favore di una data persona, secondo le consuetudini umane [come avvenne nel caso di Agnese che fu ritenuta papa legittimo della chiesa], tale persona non dev’essere considerata ipso facto legittimamente o, per quel solo fatto, vero e manifesto successore e vicario [nell’ufficio e nella vita meritoria] dell’Apostolo Pietro o di un altro Apostolo nell’ufficio ecclesiastico. Per cui, sia che elettori abbiano eletto bene o male, dobbiamo credere alle opere dell’eletto. Per tale ragione, quanto più uno si affatica meritoriamente a beneficio della chiesa, tanto maggior potere egli ottiene da Dio. Con “”Agnese””, Hus si riferisce alla “”papessa Giovanna””, la cui leggenda era allora considerata ancora un fatto storico. L’interno del duomo di Costanza27. Non vi è un minimo barlume di evidenza nel fatto che vi debba essere un capo che regge la chiesa nelle questioni spirituali, che sia sempre a disposizione della chiesa militante [È evidente, dato che è risaputo che la chiesa è stata per lunghi periodi senza papa e così si trova tuttora dopo la condanna di Giovanni XXIII]. Tratto dal Contra Stanislaum di Hus, come i due successivi capi d’accusa. 28. Cristo, senza tali capi mostruosi [cioè senza Agnese e Giovanni XXIII e altri che furono eretici o per vari motivi dei criminali] reggerebbe molto meglio la sua chiesa mediante i suoi veri discepoli sparsi in tutto il mondo. 29. Gli apostoli e i fedeli sacerdoti del Signore avevano coraggiosamente organizzato la chiesa nelle cose necessarie alla salvezza ben prima che fosse istituito l’ufficio papale [per quanto riguarda il dominio e il governo temporale]. E così farebbero se non vi fosse più un papa – cosa possibilissima – fino al giorno del giudizio. Nella Relazione di Pietro Mladonovic si legge che quando, l’8 giugno 1415 fu letta questa proposizione nell’assise del Concilio, i presenti derisero Hus accusandolo di fare profezie. Hus rispose sostenendo che «al tempo degli apostoli la chiesa era governata infinitamente meglio di adesso. Che cosa impedisce a Cristo di reggerla meglio anche ora, senza quei capi mostruosi che ora abbiamo avuto, mediante suoi discepoli veri? Vedete! Ora non abbiamo nessun capo, eppure Cristo non cessa di reggere la sua chiesa». 30. Nessuno è signore in campo secolare, nessuno è prelato, nessuno è vescovo fintantoché sia in peccato mortale [per quanto attiene all’ufficio e alla vita meritoria, come i santi hanno affermato. Osea, 8, 4: “”Si sono stabiliti dei re senza mio ordine, si sono eletti capi a mia insaputa””. lo stesso affermano anche i santi Gregorio, Bernardo, ecc.]. La proposizione, tratta dal Contra Stephanum Pálec di Hus, apparteneva a quelle di Wyclif condannate dal Concilio ma era considerata corretta da Hus. La sentenza [modifica] Il 23 giugno scrive dal carcere all’amico Giovanni di Chlum: «Devi sapere che Pálec insinuò che non dovrei temere la vergogna dell’abiura, ma considerare invece il vantaggio che ne deriverebbe. E io gli risposi: “”È più vergognoso essere condannato e bruciato che abiurare. In che modo potrei temere la vergogna? Ma dimmi il tuo parere: che cosa faresti tu se fossi certo di non essere incorso negli errori che ti sono imputati? Abiureresti?”” E lui rispose: “”È difficile””. E si mise a piangere». Il 5 luglio scrive agli amici boemi: «Se mi dessero carta e penna, con l’aiuto di Dio, risponderei anche per iscritto: Io, Jan Hus, servo di Gesù Cristo in speranza, non intendo dichiarare che ogni articolo ricavato dai miei scritti sia errato, per non condannare i detti delle sacre Scritture e specialmente di Agostino». Il giorno dopo, nel duomo di Costanza, è dichiarato colpevole. La Relatio de Magistro Johanne Hus, stilata da Pietro Mladonovic, testimone di quella drammatica giornata, riporta vivamente i fatti. «Fu eretto un palco simile a un tavolo nel mezzo dell’assemblea e della chiesa. Vi si pose sopra una specie di piedistallo, su cui furono sistemati i paramenti, la pianeta per la messa e gli abbigliamenti sacerdotali appositamente per procedere alla svestizione di mastro Jan Hus. Così, quando fu condotto in chiesa nei pressi del palco, cadde in ginocchio e pregò a lungo. Contemporaneamente, il vescovo di Lodi salì sul pulpito e pronunciò un sermone sulle eresie […]». Vetrata del duomo di CostanzaIl revisore pontificio, Bernardo di Wildungen, lesse poi i capi d’accusa estratti dai suoi scritti, ai quali Hus cercò di replicare, ma gli fu imposto di tacere. Si lessero poi i capi d’accusa estratti dalle dichiarazioni rilasciate dai testimoni ascoltati al processo; «fra questi articoli c’era quello secondo cui, dopo la consacrazione dell’ostia, sull’altare permane il pane materiale o la sostanza del pane. Ve n’era anche uno per cui un prete in peccato mortale non può operare la transustanziazione, né consacrare, né battezzare […]». Hus riuscì a rispondere di non aver «mai sostenuto, insegnato o predicato che nel sacramento dell’altare, dopo la consacrazione, permanga il pane materiale». Lo accusarono anche di aver sostenuto di essere, lui, «la quarta persona della Deità. Tentavano di comprovare quest’accusa, citando un certo dottore. Ma il maestro gridò: “”Nominate il dottore che ha deposto contro di me!””. Al che, il vescovo che stava dando lettura della cosa rispose: “”Non c’è alcun bisogno di nominarlo, qui e ora””». Fu poi condannato il suo appello a Cristo e l’aver egli, scomunicato, continuato a predicare. Il vescovo italiano della Diocesi di Concordia-Pordenone lesse poi della sua condanna al rogo, unitamente a tutti i suoi scritti. «Mentre procedeva la lettura della sentenza, egli l’ascoltava in ginocchio e in preghiera con gli occhi levati al cielo […] “”Signore Gesù Cristo, io t’imploro, perdona tutti i miei nemici per amore del tuo nome. Tu sai che essi mi hanno accusato falsamente, che hanno prodotto falsi testimoni, che hanno orchestrato falsi capi d’accusa contro di me. Perdonali, per la tua sconfinata misericordia””». Rivestito di paramenti sacri, fu invitato ad abiurare, ma rifiutò. Disceso dal palco, «i vescovi cominciarono subito a spogliarlo. Prima gli tolsero di mano il calice, pronunciando questo anatema: “”O Giuda maledetto, perché hai abbandonato la via della pace e hai calcato i sentieri dei giudei, noi ti togliamo questa coppa della redenzione”” […] e così di seguito, ogni volta che gli toglievano uno dei paramenti, come la stola, la pianeta e tutto il resto, pronunciavano un anatema appropriato. Al che egli rispondeva di accogliere quelle umiliazioni con animo mansueto e lieto per il nome del nostro Signor Gesù Cristo». Annullatagli la tonsura, gli posero sulla testa una corona di carta tonda, alta circa 45 centimetri, con tre diavoli dipinti e la scritta “”Questi è un eresiarca””. «A questo punto il re disse al duca Lodovico, figlio del defunto Clemente di Bavaria, che in quel momento gli stava di fronte, tenendo in mano il globo con la croce: “”Va’, prendilo in consegna!””». E costui ricevette in custodia il maestro e a sua volta lo diede nelle mani dei suoi aguzzini perché fosse condotto a morire». Il rogo [modifica] Portato fuori dalla chiesa, il corteo passò davanti al cimitero dove si stavano bruciando i suoi libri ed egli sorrise a quello spettacolo. Lungo la strada, «esortava gli astanti e quelli che lo seguivano a non credere che egli andasse a morire per gli errori che gli erano stati falsamente attribuiti e appoggiati dalla falsa testimonianza dei suoi peggiori avversari. Quasi tutti gli abitanti di quella città lo accompagnavano in armi a morire» Giunto sul luogo del supplizio, che si trovava in un prato circondato da giardini – ora corrispondente alla Alten Graben strasse – s’inginocchiò e, mentre pregava, «quella scandalosa corona, raffigurante i tre demoni, gli cadde dalla testa ed essendosene accorto, sorrise. Alcuni dei soldati mercenari, che stavano lì intorno, dissero: “”Rimettetegliela su; che sia bruciato coi demoni suoi signori che ha servito in terra””». Denudato, le mani legate dietro la schiena, è legato a un palo con funi e con una catena intorno al collo. Gli misero sotto i piedi due grandi fascine di legna mista a paglia e altre intorno al corpo fino al mento. Esortato ancora ad abiurare, «levati gli occhi al cielo, replicò ad alta voce: “”Dio m’è testimone che mai insegnai le cose che mi sono falsamente attribuite e di cui falsi testimoni mi accusano. Egli sa che l’intenzione dominante della mia predicazione e di tutti i miei atti e dei miei scritti era solo tesa a strappare gli uomini dal peccato. E oggi […] sono pronto a morire lietamente””». Il fiume Reno a CostanzaAllora si accese il rogo. Hus cominciò a cantare, uno dopo l’altro, due inni «ma come egli cominciò a cantare il terzo inno, una folata di vento gli coperse il volto di fiamme. E così, pregando nell’intimo, muovendo appena le labbra e scuotendo il capo, spirò nel Signore. Prima di morire, mentre pregava in silenzio, sembrò balbettare giusto il tempo sufficiente a recitare due o tre volte il “”Padre nostro””». Consumata la legna e le funi dal fuoco, «i resti di quel corpo rimasero in catene appesi per il collo; allora i boia tirarono giù le membra abbrustolite e il palo. Le bruciarono ulteriormente, portando altra legna al fuoco da un terzo carico. Poi, camminando torno torno, spezzarono le ossa a bastonate per farle bruciare più presto. Quando trovarono la testa, la fecero a pezzi con i randelli e la gettarono sul fuoco. Quando trovarono il cuore in mezzo alle interiora, dopo aver appuntito un bastone come uno spiedo, lo infilzarono sulla punta e fecero particolare attenzione a farlo arrostire e consumare, punzecchiandolo con le lance, finché non fu ridotto in cenere». Bruciati anche scarpe e vestiti perché non potessero servire da reliquie, «caricarono tutte le ceneri su di un carro e le buttarono nel Reno che scorreva lì vicino». Il pensiero di Hus [modifica] La verità [modifica] L’elemento centrale del pensiero di Hus risiede nella nozione di verità. Realista nel senso della filosofia scolastica – la verità non è un’opinione, un concetto esistente unicamente nell’intelletto umano, ma ha una realtà indipendente dall’uomo, è la realtà delle cose – come cristiano, per Hus la verità è la testimonianza di Cristo il quale, in quanto Dio incarnato, in quanto uomo, è conoscibile dall’uomo. Dunque la verità è la testimonianza di Cristo, registrata nelle Scritture; ma Hus precisa che il cristiano deve rimanere costante nella fede e «nella conoscenza di questa tripice verità: prima, quella contenuta evidentemente nella Scrittura, poi quella che fu toccata dalla ragione infallibile e infine quella che il cristiano fece sua partendo dalla propria esperienza personale. Fuori di tale verità nulla deve essere affermato o riconosciuto come vero». Monumento a Jan Hus, PragaSembra che le tre fonti di verità così elencate non siano concepite in contraddizione da Hus, per il quale la fede in Cristo dovrebbe trovare conferma nella ragione e questa nell’esperienza di ciascuno; la verità resta unica ma può essere comprensibile a chiunque: non ci sono uomini che ne siano i depositari e non può essere in contraddizione con la condotta di vita di ciascuno. Così la vita di Cristo è esemplare perché è espressione della verità da lui testimoniata e morì per averla espressa, così per difendere la verità ciascuno può sacrificare la propria vita. La mancanza di verità non è semplice errore ma per Hus è menzogna e la lotta contro la menzogna è affermazione tanto del vero quanto del giusto, perché la verità non può che essere giustizia; è qui la radice rivoluzionaria che sarà colta dai suoi seguaci: si deve dare la vita per difendere la verità e affermare così la giustizia; tale elemento va unito alla concezione della Chiesa, ripresa da Wyclif, come insieme di tutti gli eletti, i predestinati, i quali, fatto salvo da Hus il libero arbitrio, sono tali in quanto guadagnano da Cristo, e non dagli uomini che pretendono di rappresentarlo, la propria salvezza. L’influsso di Wyclif [modifica] L’adesione di Hus alle teorie di Wyclif appare nel suo Commento alle Sentenze, ove accetta il realismo filosofico dell’inglese in contrasto con l’orientamento nominalista dei teologi praghesi. Ma si differenzia nella dottrina eucaristica dove, nonostante le accuse mossegli dagli inquisitori, la sua interpretazione è ortodossa, mentre Wyclif negava la transustanziazione e affermava che il pane resta tale nella consacrazione e se l’inglese sostiene l’assoluta illegittimità delle indulgenze, Hus si limitò a denunciarne gli abusi. Di Wyclif condivide invece la denuncia dello stato in cui versa la Chiesa, la corruzione degli ecclesiastici e la loro pretesa di essere insindacabili dai fedeli laici. Nel suo trattato De ecclesia mostra la separazione esistente tra la chiesa gerarchica e istituzionale e la comunità dei cristiani uniti dalla fede e dall’osservanza dei precetti divini: quest’ultima, chiamata universitas praedestinatorum, è per Hus la vera chiesa santa e cattolica. Il De ecclesia [modifica] Jan Hus>Iniziato a scivere a Praga nel 1412, fu terminato verso il maggio 1413 nel periodo della sua lontananza da Praga: inviato nella capitale per ricavarne diverse copie, il trattato fu diffuso l’8 giugno 1413 dalla Cappella di Betlemme. Cristo è il capo della chiesa e a lui solo spetta il titolo di «sommo Pontefice». La chiesa universale è l’assemblea dei predestinati, che possiamo distinguere solo dal loro modo di vivere e dalle loro azioni: solo costoro possono essere considerati vescovi o pontefici. Chi non ha una condotta conforme a quella degli apostoli, non può essere legittimo detentore di una carica ecclesiastica e può e deve essere deposto; a costoro è lecito disubbidire e resistere. Vi sono segni che mostrano l’indegnità della carica rivestita dagli ecclesiastici: «Il primo segno dell’indegnità del papa è quando, dimenticando la legge di Dio e i devoti testimoni dell’Evangelo, si dà tutto alle umane tradizioni […] il secondo segno è quando il papa e i prelati ecclesiastici, abbandonando la conversazione di Cristo, si immergono negli affari mondani. Il terzo segno è quando il papa mette a capo dei ministeri di Cristo i mercanti di questo mondo, e per le esigenze della vita mondana, tartassa le chiese povere. Il quarto segno è quando, o per suo comando o perché degli inetti sono preposti alla cura pastorale, priva della Parola di Dio le anime che dovrebbe salvare […] l’uccisione e la perdizione delle pecorelle di Cristo sono i due peggiori peccati, per il fatto che la vivificazione per grazia e la glorificazione delle pecorelle sono i loro massimi beni, ai quali si oppongono l’uccisione e la distruzione […] è chiaro che coloro che uccidono le anime sono ministri dell’Anticristo e di Satana. Da ciò si deduce che ribellarsi al papa che travia è obbedire al Cristo Signore: cosa che frequentemente avviene, quando si tratta di provvedimenti che risentono di interessi personali. Perciò chiamo a testimone tutto il mondo che la distribuzione dei benefici da parte del papa semina dappertutto mercenari nella chiesa, gli dà occasione di gonfiare esageratamente la sua potestà vicaria, di dar troppo valore alla dignità mondana, di voler ostentare una falsa santità». Bibliografia [modifica] Edizioni [modifica] Expositio Decalogi, De corpore Christi, De sanguine Christi, Praga, 1903 Super IV Sententiarum, Praga, 1905 Sermones de sacntis, Praga, 1908 Sermones de tempore qui Collecta dicuntur, Praga, 1959 Polemica, Praga, 1966 Passio Christi, Praga, 1973 Studi [modifica] M. Spinka, John Hus Concept of the Church, Princeton, 1956 M. Spinka, John Hus at the Council of Constance, London, 1965 M. Spinka, The letters of John Hus, Manchester, 1972 P. de Vooght, L’heresie de Jean Hus, Louvain, 1975 J. Boulier, Jean Hus, Bruxelles, 1982 F. Smahel, La Révolution hussite, une anomalie historique, Paris, 1985 G. Leff, Wyclif and Hus: a Doctrinal Comparison, in «Wyclif in His Times», Oxford, 1986 Jan Hus zwischen Zeiten, Volkern, Konfessionen, a cura di F. Seibt, Münich, 1997 J. Puyo, Jan Hus. Un drame au cœur de l’Eglise, Paris, 1998 Bibliografia in italiano [modifica] R. Kalivoda, Jan Hus: pensiero e azione, in «La chiesa invisibile. Riforme politico-religiose nel basso Medioevo», a cura di M. T. Beonio Brocchieri Fumagalli, Milano, 1978 F. Leoncini, Jan Hus e la rivoluzione hussita, in «Rivista di Storia e Letteratura religiosa», 21, 1985 A. Molnar, Jan Hus, Claudiana, Torino, 2004″,”RELP-044”
“BOULLAND Paul PENNETIER Claude VACCARO Rossana a cura; saggi di Rémy SKOUTELSKY Georges VIDAL Alexandre COURBAN Marie-Cécile BOUJU Axelle BRODIEZ Pascal CARREAU Paul BOULLAND Claude PENNETIER”,”André Marty. L’homme, l’affaire, l’archive. Approches historiques et guide des archives d’André Marty en France.”,”Contiene in appendice la biografia di André Marty (pag 157-189)”,”PCFx-109″
“BOULOISEAU Marc”,”La République jacobine. 10 août – 9 thermidor an II.”,”BOULOISEAU Marc nato nel 1907, allievo di Mathiez e di Lefebre, di cui diviene stretto collaboratore e amico. Laureato in lettere nel 1937, segretario della commissione di Histoire economique et sociale de la Rev. Franc.”,”FRAR-382″
“BOULOUQUE Sylvain”,”L’affaire de l’Humanité.”,”BOULOUQUE Sylvain è un’insegnante, storica specialista dell’anarchismo e del comunismo, membro del comitato di redzione delle riviste universitarie ‘Communisme’ e ‘Twentieth Century Communism’. Ha partecipato alla stesura del ‘Livre noir du communisme’ e al ‘Dictionnaire du communisme’. E’ autrice con Franck Liaigre di ‘Listes noires du PCF’ (2008). “”Nel 1940, uno dei più alti responsabili comunisti, Maurice Tréand, tentò di far ripartire il quotidiano ‘l’Humanité’ in piena occupazione nazista. Il suo tentativo non riesce, ma cinque anni dopo, alla fine della guerra, il PCF, diventato ‘le parti des fusillés’, ha cercato di cancellare ogni traccia di questo tentativo e di attribuire la resposabilità a Tréand. Oltre all’analisi di questa zona d’ombra nella storia del PCF, l’opera cerca di ricostruire l’itinerario di un comunista esemplare: dalla sua formazione passando per degli stages nelle scuole comuniste fino al controllo poliziesco e meticoloso dei militanti del Partito, attraverso la commissione dei quadri di cui ha la responsabilità per lungi anni. L’opera indaga su una coppia fondamentale che permette di comprendere il comunismo: la fedeltà e il tradimento”” (testo in quarta di copertina)”,”PCFx-105″
“BOUNAN Michel”,”Lo stato astuto.”,”””Sulla via del rivolgimento gli elementi migliori sono sempre superati dai peggiori… Dietro al rivoluzionario onesto appaiono presto queste esistenze torbide”” (Maresciallo Von Moltke) “”Vi avverto… di tenervi sempre sulla difensiva; tremate perfino nella vittoria; è allora che fa i suoi più grandi sforzi, e muove le sue macchine più temibili”” (Bossuet) ‘L’Etat retors’ è apparso inizialmente come prefazione all’edizione definitiva del ‘Dialogue aux Enfers entre Machiavel et Montesquieu’ di Maurice Joly (Edizioni Allia, 1992). Esiste anche un’edizione italiana edita dalla Ecig, 1995.”,”EBRx-001-FB”
“BOUNIOLS Gaston”,”Histoire de la révolution de 1848.”,”””Il generale Eugene Cavaignac, arrivato dall’ Algeria il 17 (maggio ndr), ha preso possesso del ministero della Guerra “”con questa assicurazione che indica in un uomo la fiducia nella sua attitudine””. La Commissione Esecutiva gli traccia subito il suo programma: occorrerà che egli disponga, in Parigi o nelle vicinanze, di 55.000 baionette per vincere l’ anarchia, pericolo delle repubbliche nascenti””. (pag 171)”,”QUAR-056″
“BOUQUET Jean-Jacques”,”Histoire de la Suisse.”,”Jean-Jacques Bouquet”,”EURx-359″
“BOURDE’ Guy MARTIN Hervé collaborazione di BALMAND Pascal”,”Les ecoles historiques.”,”BOURDE’ (1942-1982), agregé d’histoire, dottore in lettere, specialista dell’America Latina MARTIN, nato a Lesneven, Finistere, 1940, agregé d’histoire, Prof di storia medievale all’Univ di Rennes II.”,”STOx-027″
“BOURDE’ Guy”,”La défaite du front populaire.”,”‘El que no cambia todo, no cambia nada’, (estratto da un canto rivoluzionario cileno) In appendice: dati sugli iscritti CGT (pag 338) Guy BOURDE’ è nato nel 1942. Maitre assistant d’ histoire contemporaine è autore di ‘Buenos-Aires aux XIX et XX siecles’ (1974) e di uno studio sul peronismo (1975). La giornata del 30 novembre. Lo sciopero generale. Il ruolo dei mezzi di trasporto. “”Alla vigilia del conflitto, il giornale Le Matin suggerisce una tattica alle autorità: “”Occorre assicurare la libertà di lavoro. Se il servizio d’ ordine e l’ esercito sono in numero sufficiente per proteggere coloro che vogliono lavorare, la causa è vinta in anticipo. Se i trasporti circolano, gli esitanti perdono ogni scusa valida in caso di assenza.”” Il consiglio è seguito scrupolosamente. (…) La metropolitana è un’ altro punto strategico. Prima delle 3 del mattino, i soldati penetrano all’ interno dei terminali di linea e delle stazioni più importanti. Poliziotti e guardie mobili si pongono all’ esterno e lasciano entrare solo gli impiegati che devono prendere servizio. (…) Quando si alza il giorno, il governo ha vinto la sua scommessa; è riuscito a mettere in movimento il sistema dei trasporti. (…) La banlieu presenta un aspetto diverso (…). La “”banlieue rouge”” non viene meno alla sua reputazione. Quando si va nei quartieri popolari, si constata subito la realtà dello sciopero.”” (pag 176-177)”,”MFRx-262″
“BOURDE’ Guy HERVE’ Martin, collaborazione di Pascal BALMAND”,”Les écoles historiques.”,”BOURDE’ Guy (1942-1982) agrégé d’histoire, dottore in lettere, specialista dell’America Latina. MARTIN Hervé, nato a Lesneven, Finistère, nel 1940, agrégé d’histoire professore di storia medievale all’Università di Rennes II.”,”STOx-164″
“BOURDERON Roger”,”La negociation. Eté 1940: crise au PCF.”,”BOURDERON Roger è maitre de conferences honoraire d’histoire contemporaine all’ Università Paris 8, Saint Denis.”,”PCFx-012″
“BOURDERON Roger BURLES Jean GIRAULT Jacques MARTELLI Roger ROBERT Jean-Louis SCOT Jean-Paul TARTAKOWSKY Danielle WILLARD Germaine WOLIKOW Serge”,”Le PCF étapes et problèmes, 1920-1972.”,”I testi sono stati redatti a partire da conferenze pronunciate in occasione di un ciclo che si è tenuto all’ Institut de recherches marxistes nel 1979 e che permette di percorre la storia del partito comunista francese dalle sue origini fino al 1972. Il volume non costituice una storia continua del PCF. Riflettono solo un lavoro di ricerca su questo partito svolto nel corso di anni. E’ evidente che nel volume c’è discontinuità e diversità. Il PCF e il Fronte Popolare. “”Dall’ autunno, i dirigenti del PCF, come quelli dell’ Internazionale, avevano compreso le possibilità che offriva una partecipazione dei comunisti al governo. Duclos discutendo con i dirigenti comunisti spagnoli, li incoraggiò allora ad entrare al governo. La lotta contro la “”pausa””. Nel corso dei primo semestre del 1937, il Partito comunista consacrò l’ essenziale della sua attività alla lotta contro la politica della “”pausa”” e ad agire in favore di un rilancio delle riforme economiche e sociali previste con il programma del Fronte popolare. L. Blum, all’ inizio dell’ anno, aveva in effetti, sotto la pressione degli ambienti finanziari, annunciato che una pausa necessaria nell’ applicazione delle riforme””. (pag 180)”,”PCFx-042″
“BOURDERON Roger”,”Le PCF à l’épreuve de la guerre, 1940-1943. De la guerre impérialiste à la lutte armée.”,”BOURDERON R Tillon vs Thorez e Duclos. “”Dans ‘On chantait rouge’ (p. 304) Charles Tillon affirme que bien avant l’arrivée des Allemands a Bordeaux, il se sentait “”en état de révolte ouverte contre l’Internationale””, dont les injonctions signifiaient, écrit-il, “”l’acceptation de l’occupation””. Cette affirmation est inexacte. Si, au début de l’invasion, l’Internationale persiste dans ses analyses, des premières inflexions sont sensibles fin mai début juin et le 22 juin 1940, le télégramme déjà évoqué dépourvue d’ambiguïté: “”Déjouant les provocations et évitant actions prématurées, néammoins indispensable soutenir et organiser résistance masses contre mesures violences, spoliations, arbitraire envers peuple de la part des envahisseurs””. (…) Tillon dit également (p. 308) sa stupeur et son indignation lorsqu’il prit connaissance, après le 15 août, de l’appel “”Peuple de France”” signé Thorez et Duclos (appel dit du 10 juillet), en raison de la “”simple reprise”” des “”appréciations de l’IC contre les “”responsables de la guerre impérialiste”” et de la défaite””; de la demande faite conjointement aux occupants et a Vichy de “”rétablir la liberté de la presse communiste”” et de “”remettre la France au travail””; de l’absence de dénonciation du fascisme hitlérien; de la justification de la politique du Parti communiste lors du pacte germano-soviétique; de la célébration de la politique stalinienne de la paix””. Et pourtant, il y a une matrice politique commune à l’appel de la direction du parti et à la brochure de Tillon””. (pag 68-69)”,”PCFx-099″
“BOURDET Yvon”,”Lukacs il gesuita della rivoluzione.”,”BOURDET teorico eterodosso del marxismo, gode di fama internazionale per aver pubblicato saggi e studi fondamentali quali: ‘Communisme et marxisme’ (1963), ‘Prejugés francais et prejugés allemands’ (1967). Ha tradotto e annotato l’ opera di Max ADLER ‘Democratie et conseils ouvriers’. Nel 1968 ha pubblicato ‘Otto Bauer et la Revolution’. Ha scritto l’ introduzione a ‘Capital finacier’ di HILFERDING e ‘Democratie politique et democratie sociale’ di ADLER. E infine ‘Dictionnaire Biographique du mouvement ouvrier international. 1. L’ Autriche’ con KREISSLER, HAUPT e STEINER.”,”TEOC-135″
“BOURDET Yvon BROHM Jean-Marie DREYFUS Michel PARIS Robert PLUET Jacqueline RISACHER Jean WORONOFF Denis, redattori”,”Que lire? Bibliographie de la revolution.”,”BOURDET Yvon BROHM Jean-Marie DREYFUS Michel PARIS Robert PLUET Jacqueline RISACHER Jean WORONOFF Denis, redattori Biblioteche e centri di documentazione citati: BDIC, BN, BIT, CEDIAS, CHS, IFHS, IHSS, INSTITUT MAURICE THOREZ, IISG, CIRA, SCHWEIZERISCHES SOZIALARCHIV, CLSS CENTRO LIGURE STORIA SOCIALE di Genova, CENTRO MAX NETTLAU di Bergamo, CENTRO STUDI PIERO GOBETTI, ISTITUTO GRAMSCI. (Manca la Fondazione Feltrinelli di Milano). Il volume contiene circa 800 indicazioni bibliografiche.”,”ARCx-012″
“BOURDET Yvon / LEONCINI Enrico / MINARDI Everardo”,”Rosa Luxemburg e il marxismo anti-autoritario (Bourdet) / Spunti per un dibattito sul rapporto tra marxismo e sociologia (Leoncini) / Sociologia del lavoro come ideologia (Minardi).”,”BOURDET Yvon “”A parte le supposizioni, la realtà è che, in Francia, Victor Fay non ha potuto trovare un Editore che accettasse la traduzione integrale della edizione polacca. Nella Germania Federale, non si è fatto di meglio; è stata pubblicata una selezione di 350 pagine su 1800 che conta l’edizione originale. Se, in Francia, Victor Fay ha finito col pubblicare due volumi ognuno de quali di circa 300 pagine (cioè, in totale, un terzo delle lettere) ciò lo si deve alla mediazione di una casa editrice inadeguata: le lettere di Rosa sono state infatti raccolte nella collezione ‘Femme’ diretta da Colette Audrey. Certamente, non c’è nulla di male in ciò e ci si rallegra che in America, grazie al dinamismo dei movimenti femministi le opere di Rosa Luxemburg – cinquantenario e centenario permettendo – conoscano un successo considerevole.”” (pag 13) “”Ma la sua critica non si ferma a Bernstein; la sua opposizione alla via parlamentare che si serve del voto, la condurrà a criticare l’ultima prefazione di Engels all’opuscolo di Marx ‘Les luttes de classes en France’, nella quale Engels, fondandosi sulla sconfitta sanguinante della Comuni di Parigi, concludeva che le battaglie nelle strade non erano più una forma di combattimento efficace. Nel suo discorso al Congresso di fondazione del PCA (lega Spartakus), Rosa esclama a proposito di questa prefazione: “”Ecco un documento classico che riassume la concezione della quale visse la social-democrazia tedesca, o piuttosto che l’ha uccisa”” [Oeuvres, II, Maspéro, 1969, p.106][in Yvon Bourdet, Rosa Luxemburg e il marxismo anti-autoritario, 1976]”,”LUXS-050″
“BOURDET Yvon”,”Fonction économique et rôle politique des migrants d’après les théories marxistes.”,”Yvon Bourdet, Centre national de la Recherche scientifique (CNRS) “”C’est dans le tome III du Capital que Marx en vient à l’étude non plus des migrations mais de l’émigration, entendue dans le sens actuel. Comme on le sait, la plus-value recueillie par les propriétaires des moyens de production résulte d’un prélèvement sur les travailleurs de la valeur produite (sinon d’où viendraient les bénéfices des actionnaires?). Cette « expropriation » est naturellement plus forte si les salaires sont le plus bas possible. Le prix de la force de travail (une marchandise comme les autres) est déterminé par ce qui est nécessaire à l’entretien des ouvriers et à leur reproduction. Mais, comme on l’a fait remarquer, ce minimum est variable et il aurait tendance à s’accroître par effet de rareté si n’existait «parmi les travailleurs une concurrence (4)», d’abord entre travailleurs et chômeurs (l’armée de réserve), puis entre travailleurs des pays développés et des pays sous-développés, voire entre les travailleurs embauchés eux-mêmes par suite de « leur migration incessante d’un secteur à l’autre de la production (5) », attirés qu’ils sont par l’espoir (l’illusion) de conditions meilleures. Cet espoir-illusion d’une amélioration individuelle contribue ainsi au maintien. du taux maximum d’exploitation du « travail vivant » en général par l’exercice de l’inter-concurrence des ouvriers”” [Yves Bourdet, Fonction économique et rôle politique des migrants d’après les théories marxistes, ‘Ethnologie française’, Puf, Paris, t. 7, n. 3 1977 (pag 239) [(4) «Le Capital», t. III, 3e section, in ‘Économie’, op. cit., t. II, p. 967 (Karl Marx, Oeuvres. Paris, Gallimard, Bibliothèque de la Pléiade, t. II, Économie); (5) Ibid.]”,”MADS-787″
“BOURDIEU Pierre a cura, saggi di A. ACCARDO G. BALAZS S. BEAUD F. BONVIN E. BOURDIEU P. BOURGOIS S. BROCCOLICHI P. CHAMPAGNE R. CHRISTIN J.P. FAGUER S. GARCIA R. LENOIR F. MATONTI F. MUEL-DREYFUS F. OEUVRARD M. PIALOUX L. PINTO A. SAYAD C. SOULIE’ B. URLACHER L. WACQUANT A.M. WASER”,”La misere du monde.”,”Saggi di A. ACCARDO G. BALAZS S. BEAUD F. BONVIN E. BOURDIEU P. BOURGOIS S. BROCCOLICHI P. CHAMPAGNE R. CHRISTIN J.P. FAGUER S. GARCIA R. LENOIR F. MATONTI F. MUEL-DREYFUS F. OEUVRARD M. PIALOUX L. PINTO A. SAYAD C. SOULIE’ B. URLACHER L. WACQUANT A.M. WASER Sotto la direzione di Pierre BOURDIEU, una equipe di ricercatori ha speso tre anni per comprendere le condizioni di apparizione della miseria sociale, della città, della scuola, della famiglia, del mondo operaio, del sottoproletariato, degli impiegati, dei contadini e degli artigiani, tanti spazi in ci si formano dei conflitti generatori di una sofferenza la cui verità è affermata da quelli che la vivono. Selezione degli studenti. “”Fine alla fine degli anni 1950, le istituzioni d’ insegnamento secondario hanno conosciuto una grande stabilità fondata sull’ eliminazione precoce e brutale (al momento dell’ ingresso in sesta) dei ragazzi delle famiglie culturalmente sfavorite””. (pag 914)”,”FRAS-033″
“BOURDIEU Pierre, a cura di Marco SANTORO”,”Forme di capitale.”,”Marco Santoro è professore associato di Sociologia presso il Dipartimento di Filosofia e Comunicazione dell’Università di Bologna ed è membro associato del Centro di sociologia europeo (Paris) fondato da Bourdieu. E’ founding editor della rivista “”Sociologica”” e autore di numerosi saggi su Bourdieu in italiano e in inglese. Ha pubblicato tra l’altro ‘Fronteggiare la crisi. Come cambia lo stile di vita del ceto medio’ (2015, con R. Sassatelli e G. Semi). “”Bourdieu si sbarazza del concetto generale e generico, radicato nel senso comune, di “”società”” e lo sostituisce con quello, più astratto e puramente analitico, di spazio sociale. Questo spazio, in cui evidentemente sono collocati, posizionati, gli agenti sociali (individuali e collettivi) non è omogeneo: esso si articola in settori, regioni, sfere distinte, che Bourdieu chiama “”campi””. Lo spazio sociale è insomma uno spazio differenziato, dove la differenza è la condizione stessa di esistenza di uno spazio (…) (pag 29) (introduzione di Marco Santoro)”,”TEOS-306″
“BOURDIEU Pierre, a cura di Marco SANTORO”,”La distinzione. Critica sociale del gusto.”,”Pierre Bourdieu (1930-2002) ha insegnato al Collège de France.”,”TEOS-134-FL”
“BOURDIEU Pierre”,”Questa non è un’autobiografia. Elementi per un’autoanalisi.”,”Pierre Bourdieu (1930-2002) ha insegnato al Collège de France.”,”TEOS-135-FL”
“BOURDIEU Pierre”,”Meditazioni pascaliane.”,”Pierre Bourdieu (1930-2002) è uno dei maggiori sociologi contemporanei, insegna al Collège de France, dirige il Centre de Sociologie Européenne, la rivista Actes de la recherche en sciences sociales e quella internazionale Liber.”,”TEOS-147-FL”
“BOURDIEU Pierre”,”Il mestiere di scienziato. Corso al Collège de France, 2000-2001.”,”Pierre Bourdieu (1930-2002) è uno dei maggiori sociologi contemporanei, insegna al Collège de France, dirige il Centre de Sociologie Européenne, la rivista Actes de la recherche en sciences sociales e quella internazionale Liber.”,”TEOS-148-FL”
“BOURGIN Georges TERRIER Max a cura”,”1848.”,”La révolution économique et le mouvement des idées pendant la monarchie de Juillet; Les journées de février: la chute de la Royaute et le Gouvernement provisoire; La révolution trimphante, l’enthousiasme populaire et les premières mesures démocratiques; Des journées de février aux journées de juin; Les journées de juin; Des journées de juin au coup d’Etat”,”QUAR-072″
“BOURGIN Hubert”,”Proudhon.”,”BOURGIN Hubert L’autore prende partito a favore delle idee proudhoniane e bakuniniste contro Marx e il ‘socialismo collettivista’. Forza le cose sulla Comune di Parigi, esagerando l’influenza, che pur c’era, dei proudhoniani. Influenza di Proudhon sulla Comune di Parigi del 1871. “”La Commune de Paris, en tant qu’elle a été socialiste, a été proudhonienne. Presque tous ceux des membres de la Commune qui étaient socialistes, ou bien avaient défendu à l”Internationale’, contre Marx, le socialisme non collectiviste qui avait son fondement dans la critique et dans la doctrine de Proudhon: tel, entre tous, Pindy, ou bien ils étaient des disciples ou des amis de Proudhon; il avait adopté toutes ses idées économiques et politiques, il rèvait que la Commune fu l’initiatrice pacifique de la réforme sociale. “”La République de 1871, disait-il dans son discours à l’ouverture des séances de la Commune, est un travailleur qui a surtout besoin de liberté pour féconder la paix””. Membre de la commission des finances, il y déposa un projet de banque d’escompte inspiré par le idées de Proudhon. Courbet était aussi l’ami de Proudhon; il se recommandait de cette amitié dans sa profession de foi à ses électeurs: “”Je me sui toujours occupé de la question sociale et des philosophes qui s’y rattachent, marchant dans cette voie parallèlement à mon camarade Proudhon””. Gambon était le disciple de Proudhon, et son lieutenant politique dans la Nièvre, où il fit, à partir de 1863, une active propagande en faveur des ses idées. Charles Longuet tenait de Proudhon toutes ses connaissances économiques et son programme politiques; il avait souvent défendu ses théories dans les réunions publique de la fin de l’empire. Ces hommes, et, à côté d’eux , d’autres plus obscurs, étaient à la Commune les représentants directs du socialisme proudhonien. Ce socialisme n’eut pas même le temps de proposer les mesures et les réformes dont il apportait le désir et l’esprit à l’assemblée révolutionnaire. Mais c’est certainement dans la voie des applications exactes du système de Proudhon qu’ils auraient entraîné et guidé le gouvernement de la Commune, si la Commune avait vécu. Le ‘manifeste de la Commune’ du 19 avril est un manifeste purement et complètement proudhonien”” [Hubert Bourgin, ‘Proudhon’, Paris, 1901] (pag 81-82)”,”PROD-079″
“BOURGIN Georges”,”La formazione dell’ unità italiana.”,” (ediz orig 1929) ‘Il legame degli avvenimenti italiani e degli avvenimenti francesi pare sprigionarsi dal Comitato di emancipazione italiana fondato a Parigi, nel quale si incontrava a fianco di un Buonarroti, in pieno regime borghese, la tradizione di Babeuf, il curioso Enrico Mislej. Il Mislej ed il suo amico Ciro Menotti credettero di trovare in Francesco IV l’uomo capace di realizzare il programma liberale ed unitario; ed i cospiratori, colla loro abituale mancanza di spirito critico, si nutrirono di quest’illusione, contando anche su un appoggio qualunque della Francia, il cui nuovo Re non sembrava ostile al rovesciamento dei regimi assolutisti ancora sopravviventi in Europa. Invece Francesco IV il 3 febbraio 1831 dava ordini severissimi di impadronirsi dei rivoluzionari riuniti nella casa di Menotti, e l’indomani nominava una commissione straordinaria per giudicarli; poi, alla notizia dei torbidi scoppiati a Bologna, partiva il 5 colla sua famiglia alla volta di Mantova. Il 4 febbraio, infatti, manifestazioni rivoluzionarie avevano avuto luogo a Bologna, dove il prolegato avea creduto di poter disarmare i liberali chiamandosene alcuni in una Commissione di governo. Ma il 5, questa commissione si costituiva in governo provvisorio, organizzava una guardia nazionale, proclamava decaduto il governo pontificio e convocava una specie di Costituente: Perugia, Ascoli, Ferrara, Ancona ed altre città meno importanti seguivano l’esempio di Bologna e l’antico colonnello bonapartista Sercognagni riuniva elementi sufficienti per giungere fino a qualche chilometro da Roma, a Civita Castellana. Il Papa Gregorio XVI era anch’egli poco tranquillo a Roma e cercava di disarmare i ribelli con le promesse, mentre il segretario di Stato, il cardinale Bernetti, cercava di ottenere lo stesso risultato con le minacce; ma il cardinale Benvenuti, inviato come legato ‘a latere’, veniva arrestato ed inviato a Bologna, dove il 26 febbraio, si proclamava la costituzione dello Stato delle Province Unite dell’Italia centrale. Al tempo stesso, Parma si agitava, Maria Luisa fuggiva a Piacenza sotto la protezione delle baionette austriache e la municipalità designava un Governo provvisorio con un dittatore, il Nardi, tre consoli. Si acclamava ardentemente all’indipendenza e all’unità italiana, s’imbastivano diverse misure amministrative e politiche, come l’abolizione della censura e la restituzione degli oggetti impegnati al Monte di Pietà per un valore minore di 5 lire. Ma non vi era un piano comune tra gli insorti pontifici, modenesi e parmigiani, le guardie nazionali non costituivano alla prova una forza militare, l’aiuto della Francia era problematico. L’Austria, al contrario, era pronta ad intervenire per restaurare i principi ed infrangere la rivoluzione’ (pag 77-79)”,”ITAB-340″
“BOURGIN Georges”,”La formazione dell’unità italiana.”,”‘Il Giolitti ritornato al potere il 29 maggio 1906, lo conserverà fino al 21 marzo 1914, salvo il periodo occupato dai ministri Sonnino (10 dicembre 1909 – 31 marzo 1910) e Luzzatti (31 marzo 1910 – 31 marzo 1911), praticando sempre una politica realistica opportunista, volta principalmente verso questioni di ordine economico. A questo titolo si noterà essenzialmente la conversione della rendita (dal 5% al 3.75, poi al 3.50) compiuta il 29 giugno 1906, e lo stato amministrativo e giuridico dei funzionari, approvato il 29 maggio ed il 27 giugno 1908, che aveva per iscopo di disarmare una delle più attive clientele del socialismo. Il Giolitti poté, d’altro canto, rallegrarsi, dopo i grandi scioperi del 1907 che finirono con risultati mediocri, di un principio di scissione tra sindacalisti e socialisti e della formazione delle tendenze riformiste del socialismo apparse al Congresso di Firenze del luglio 1908. L’impulso da lui impresso, meno per convinzione che per necessità, alle tendenze democratiche del paese, non è annullato dalle sue dimissioni del dicembre 1909. Al gabinetto Luzzatti invece spetta il merito d’aver cominciata la riforma del Senato e la riforma elettorale, che però non doveva essere compiuta che sotto il quarto ministero Giolitti. Il Giolitti tentò ancora una vola di appoggiarsi sugli elementi socialisti, che però gli sfuggirono: da quell’abile politico che era, non si allontanò per questo rifiuto dalla via in cui s’era deliberatamente impegnato (…)’ (pag 190-191)”,”ITAB-009-FV”
“BOURGIN Hubert”,”De Jaurès a Léon Blum. L’Ecole Normale et la Politique.”,”Il socialismo normaliano Note dell’autore sulle vicende di alcuni normaliani tra cui Albert Thomas e Léon Blum in tempo di guerra e nel dopoguerra”,”FRAV-176″
“BOURGUIGNON Jean LACHOUQUE Henry Cdt a cura; MARCHAND Louis Joseph Narcise”,”Mémoires de Marchand, premier valet de chambre et exécuteur testamentaire de l’Empereur. II. Sainte-Hélène.”,”Jean Bourguignon membro dell’Institut Conservatore in capo dei Musei napoleonici, Presidente del Consiglio di Amministrazione del Musée de l’Armée, maestro e amico di H. Lachouque.”,”FRAN-020-FSL”
“BOURGUIN Maurice”,”Die Sozialistischen Systeme und die wirtschaftliche Entwickelung. Mit Genehmigung des Verfassers nach der zweiten verbesserten und erwiterten Auflage des Originalwerks ins Deutsche übertragen von Louis Katzenstein.”,”L’A è stato professore di economia nazionale all’ Università di Parigi.”,”CONx-087″
“BOURGUIN Maurice”,”Les systèmes socialistes et l’ évolution économique.”,”BOURGUIN Maurice professore alla Facoltà di diritto dell’ Università di Parigi Firma ex proprietario Piccole imprese in crescita specie nel settore alimentare. I limiti della concentrazione. “”Sull’ accrescimento rapido di queste diverse professioni commerciali, la statistica tedesca non lascia alcun dubbio; il piccolo commercio, principalmente nell’ alimentazione, non è in via di sparizione. Nell’ insieme, le imprese del commercio e del trasporto che impiegano meno di 6 persone, diminuendo leggermente d’importanza relativamente alle due categorie superiori tra il 1882 e il 1895, sono molto cresciute in cifre assolute, tanto dal punto di vista delle imprese (aumento di 229215, ovvero del 34%) che di quello del personale (aumento di 495472 persone, ovvero del 49%). In Francia, il piccolo commercio (meno di 5 salariati) è cresciuto, tra il 1896 e il 1901, da 298264 a 866314 persone; ma la proporzione del suo personale sull’ insieme si è abbassata da 70,2 a 66,5%. D’altra parte, l’ accrescimento di 210 mila patentati, ovvero del 16% dal 1871, nella categoria della piccola industria e del commercio, può essere attribuita principalmente a quest’ultimo elemento. Tuttavia, i fatti sociali sono così complessi, che le cifre pure e semplici non sono in grado di dare l’ immagine della realtà senza molte riserve sulla loro interpretazione.”” (pag 193)”,”SOCx-140″
“BOURGUINA Anna”,”Russian Social Democracy the Menshevik Movement. A Bibliography.”,”This bibliography, prepared by Anna M. Bourguina in collaboration with the late B.I. Nicolaevsky, provides an extensive and almost exhaustive record of the publications in the Russian language-issued through legal and underground channels, in print and in mimeographed form-of individual figures. groups, and official agencies of the Menshevik Movement. Preface di Leopold H. HAIMSON, Notes, Introduction,”,”RIRx-083-FL”
“BOURKE Joanna”,”La seconda guerra mondiale.”,”BOURKE Joanna insegna storia al Birkbeck College di Londra. Tra i suoi libri è stato tradotto anche ‘Le seduzioni della guerra. Miti e storie dei soldati in battaglia’ (Carocci, 2001). “”Scacciare i tedeschi dall’ italia fu un processoi lento e doloroso per quanti vi presero parte. (…) La guerra italiana terminò nell’ aprile 1945; come in Grecia, la lunga agonia terminò solo ufficialmente, perché ebbe inizio un periodo in cui si rasentò la guerra civile allorché i partigiani si misero in caccia degli ex-fascisti per ucciderli. Una stima prudente riconduce il numero delle vittime di tali vendette a oltre 2.300, mentre altri sostengono che le esecuzioni sommarie potrebbero essere state an che 30 mila la questione resta tuttora controversa nel dibattito politico italiano. Come per le altre campagne ci si chiese se fosse necessario che gli Alleati utilizzassero tanti soldati nel teatro italiano: gli Alleati erano convinti in questo modo di colpire il “”ventre mollo”” dell’ Asse, e la campagna tenne effettivamente impegnate le forze tedesche sul fronte mediterraneo. Lo stesso Hitler ammise, dopo l’ invasione alleata dell’ Italia: “”E’ evidente che la nostra alleanza con l’ Italia ha giovato più ai nostri nemici che a noi… Se, nonostante tutti in nostri sforzi, non riusciremo a vincere questa guerra, l’ alleanza con l’ Italia avrà contribuito alla nostra sconfitta””””. (pag 91-92)”,”QMIS-098″
“BOURKE Joanna”,”Paura. Una storia culturale.”,”BOURKE Joanna è docente di storia al Birkbeck College di Londra dove vive. Ha pubblicato ‘Le seduzioni della guerra’ (Roma, 2001), ‘La seconda guerra mondiale’ (2005). L’inferno e la guerra. (L’inferno in terra oscura l’inferno dell’aldilà) “”Gli appelli di Shinn (reverendo George Wolfe Shinn, della Chiesa d’Inghilterra, ndr) a questa “”paura salutare”” per un inferno che offriva pene fisiche eterne non riuscirono a far presa sulla coscienza moderna. Poco per volta, i riti funebri rinunciarono alla retorica della paura e del giudizio, puntando invece sull’amore di Dio e sulla speranza di realizzare la Sua alleanza con l’umanità. Già nel 1884, il servizio funebre per i metodisti aggiunse una preghiera che descriveva l’aldilà come un luogo caratterizzato da “”gioia e felicità”” e chiedeva “”la perfetta fine e la beatitudine, sia per il corpo sia per l’anima, nella Tua gloria eterna e immortale””. Come se non bastasse, nel 1916 cambiarono il loro ‘Order for the Burial of the Dead’, che menzionava vermi e ira divina, introducendo parole di conforto per i familiari dei defunti. Quest’ultimo cambiamento era almeno in parte una risposta alla carneficina della prima guerra mondiale, che gettò altra acqua fredda sull’abisso dell’inferno. Il numero senza precedenti di giovani uomini di tutte le classi sociali e religioni che vennero uccisi durante quel conflitto ridusse la propensione degli uomini di chiesa a tuonare sul fuoco eterno”” (pag 49-50)”,”TEMx-067″
“BOURKE Joanna”,”Le seduzioni della guerra. Miti e storie di soldati in battaglia.”,”BOURKE Joanna insegna storia al Birkbech College, University of London. Disumanizzazione del nemico. Controproducente la propaganda delle atrocità del nemico “”Sebbene gli investimenti morali e finanziari nella propaganda delle atrocità siano stati notevoli, non si dovrebbe esagerare la portata e l’efficacia di tale sforzo. Una ricerca condotta nel periodo 1943-44 fra i fanti americani dislocati in Asia e in Europa rivelò che solo il 13% aveva visto soldati tedeschi o giapponesi che usavano metodi «sporchi o disumani», specie nel trattamento dei prigionieri, e meno della metà aveva ‘sentito’ parlare di atrocità (62). La disumanizzazione del nemico funzionava bene durante l’addestramento, non altrettanto in battaglia. Nei combattimenti, i massacri erano frequenti e diffusi, sicché le atrocità erano difficilmente definibili e spesso venivano ignorate. Così, diventava impossibile perpetuare a lungo la finzione secondo cui il nemico era diverso da sé: perfino in Vietnam i soldati finirono per ammettere che «noi eravamo lì a combattere perché ci era stato detto di andare e loro erano lì a combattere perché gliel’avevano detto» (63). Inoltre, la testimonianza oculare delle efferatezze del nemico non comportava obbligatoriamente una maggiore aggressività. Il ministero della Guerra poteva far circolare la storia che i corpi dei soldati britannici sarebbero stati inviati dai tedeschi in industrie che li avrebbero tramutati in grasso ma, come osservò il mitragliere Geroge Coppard, «se l’obiettivo era sobillare le truppe affinché combattessero con maggior ferocia, allora hanno fatto fiasco totale. I soldati inglesi davano già tutto, non avevano più nulla, tranne la vita» (64). Anzi, la propaganda delle atrocità del nemico poteva essere controproducente. Come rilevò nel 1918 il filosofo William Hocking, «non è mai saggio farlo passare per disumano. La rabbia, infatti (…) prende la direzione contraria; essa personifica e assegna una coscienza anche alle cose inanimate. Se disumanizziamo il nemico, lo esoneriamo dalla nostra istintiva indignazione» (65). In altre parole, dipingendo il nemico come essere inferiore lo riteniamo meno responsabile delle sue azioni, laddove è proprio la responsabilità a farcelo condannare. Nella seconda guerra mondiale, specie contro i giapponesi, l’uso propagandistico delle efferatezze finì per allarmare certi ufficiali: si erano accorti che tali storie rendevano i soldati meno coraggiosi e più timorosi di gettarsi col paracadute se il loro aeroplano fosse stato colpito”” [(62) S.A. Stouffer et al., ‘The American Soldier: Combat and Its Aftermath’, Volume II, Princeton 1949, p. 162 (…); (63) B. Swanson, in J.T. Hansen, A.S. Owen, M.P. Madden, ‘Parallels, The Soldiers’ Knowledge and the Oral History of Contemporary Warfare’, New York, 1992, p,. 123; (64) G. Coppard, ‘With a Machine Gun to Cambrai’, London, 1980, p. 116; (65) W.E. Hocking, ‘Morale and Its Enemies’, New Haven, 1918, pp. 56-8] (pag 212-213)”,”QMIx-275″
“BOURKE Joanna”,”La seconda guerra mondiale. Storia di una tragedia civile.”,”Joanna Bourke insegna storia al Birkbeck College di Londra. Tra i suoi libri è stato tradotto anche ‘Le seduzioni della guerra. Miti e storie dei soldati in battaglia’ (Carocci, 2001). “”L’operazione «Barbarossa» fu lanciata alle 3 del mattino il 22 giugno 1941, e coin volse 140 divisioni combattenti e, nel complesso, 3.5 milioni di uomini, schierati su un fronte di 2.000 km; le direttrici principali puntavano su Leningrado, Mosca e Kiev. Stalin fu colto di sopresa (…). In ogni caso la guerra non iniziò bene per Stalin; per tutto il 1941 l’esercito tedesco avanzò nei territori sotto il controllo sovietico e nell’Unione Sovietica stessa. Man mano che arretravano, le forze sovietiche adottarono la tattica della «terra bruciata» distruggendo abitazioni, carburanti e attrezzature. Lungo la prima linea l’Armata Rossa si sbriciolò sotto l’assalto furioso dei tedeschi e i milioni di soldati sovietici che furono fatti prigionieri durante l’avanzata furono trattati in maniera brutale. Non erano considerati «compagni d’armi», ma «inutili bocche da sfamare», e spesso vennero quindi assassinati sul posto, mentre coloro che sopravvissero alla cattura furono lasciati morire di fame o per effetto dei lavori forzati, oppure di malattie fatali come il tifo. In totale morirono fra i tre e i quattro milioni di prigionieri sovietici, cioè almeno il 60%, mentre fra i prigionieri britannici e americani, la mortalità fu circa poco più di un terzo. Con ancora maggiore efferatezza le truppe tedesche presero di mira non solo il personale militare, ma anche i civili, che caddero vittime di eccidi come il massacro di 176 mila persone a Kerc, in Ucraina: dei 20-30 milioni di cittadini sovietici uccisi la metà erano civili”” (pag 94-95)”,”QMIS-042-FV”
“BOURNAND Francois”,”Le clergè pendant la Commune, 1871.”,”Repressione e ‘martiri’ del clero e della Chiesa cattolica a Parigi da parte dei comunardi ‘sanguinari’.”,”MFRC-027″
“BOURNAZEL Eric BURGARELLA F. CHIERICI S. FONTAINE R. GUIDETTI M. LECLERCQ J. POGGIO P.P. REPETTO P. SPINELLI G.”,”Apogeo e crisi del Medioevo. Con Atlante storico fuori testo.”,”[‘Geografia e cronologia delle ribellioni trecentesche. (…) L’area però dove in questo periodo fu più profonda l’inquietudine delle campagne furono le Fiandre. Dal 1323 al 1328 un’aspra guerra civile devastò la regione di Bruges ed Ypres. Era una sollevazione in gran parte contadina, iniziata con adunanze nei villaggi e violenze contro i castellani ed i funzionari del conte; dalle compagne passò alle città, guidate da Bruges. La ribellione era esplosa con il rifiuto dell’imposta comitale e delle decime, ma aveva a monte anni di siccità estive e di inverni rigidi, che avevano diffuso notevole povertà. In campagna i contadini di medie condizioni risposero massicciamente all’appello delle loro parrocchie; nelle città folloni e tessitori fornirono le truppe all’insurrezione. Fu un tentativo di rilievo, poiché gli insorti, rifiutando l’obbedienza ai cavalieri, e in genere rifiutando l’intromissione di poteri superiori nella propria vita, posero in crisi le fondamenta stesse dell’assetto sociale. I ribelli affermarono di volersi definitivamente liberare della nobiltà, e se la presero con tutti i rappresentanti dell’autorità: ufficiali del conte, scabini, esattori fiscali. L’insurrezione fu condotta con precisione ed organizzazione, ed ebbe i suoi capi, capaci di guidare e prendersi responsabilità. Tra di essi vi erano proprietari terrieri, ma anche il borgomastro di Bruges e contadini benestanti. Per cinque anni le Fiandre furono insanguinate da questa lotta. La Chronica del conte di Fiandra parla di un «tumulto così grande e pericoloso, come da secoli non si era visto»: nelle parole dei cavalieri e della nobiltà i ribelli erano tacciati dei peggiori epiteti. Ma erano decisi e coraggiosi, e furono sconfitti solo quando su appello del conte intervenne il re di Francia, nella battaglia di Cassel (1328). Come sempre, alla sconfitta seguirono confische, giudizi, esecuzioni. A partire dalla carestia del 1315-1317 tutto il secolo fu percorso da ondate di miseria. E’ questa miseria che a volte nei documenti interviene a motivare le ribellioni. A Provins nel 1316 scoppiò una ribellione operaia «in occasione della pubblica carestia e dell’alto prezzo del pane»; lo stesso accadde a Douai nel 1322. A Parigi nel 1306 in seguito ad una svalutazione di circa il 39% annunciata da Filippo, il Bello, vennero improvvisamente triplicati i debiti e i canoni di locazione. I locatari protestarono vivamente, e nel 1307 si scatenò un moto collettivo che percorse i campi intorno alla città e poi la città stessa, fino ad assediare il re al Tempio, dove si era rifugiato. Convinti i rivoltosi a pacificarsi, essendo inafferrabili i responsabili del moto, i responsabili dell’ordine fecero impiccare a titolo d’esempio 28 maestri delle principali corporazioni. Ma non per questo in Francia cessarono le inquietudini: nel 1313 vi fu uno sciopero dell’imposta a Parigi, agitazioni contro il fisco a Rouen nel 1348 e nel 1351. In questa ultima occasione furono impiccati 23 operai lanieri. Nei medesimi anni furono molte in Francia anche le controversie per ottenere maggiori salari e migliorare le condizioni di lavoro”” (pag 524-525) [(in) Crisi economiche e sociali nel tardo medioevo. Capitolo sedicesimo] [ISC Newsletter N° 79] ISCNS79TEC [Visit the ‘News’ of the website: http://www.isc-studyofcapitalism.org] Éric Bournazel est un juriste, professeur agrégé d’histoire du droit en 1979, spécialiste de l’histoire du droit pénal et de la justice criminelle, médiéviste. Après avoir enseigné à Limoges puis à Paris X-Nanterre durant une vingtaine d’année, Éric Bournazel devient en 2002 professeur d’histoire du droit à l’université Paris II Panthéon-Assas. Ce médiéviste, spécialiste du règne de Louis VI de France (1108-1137), est l’auteur en collaboration avec le professeur Jean-Pierre Poly d’un certain nombre d’ouvrage sur les institutions du temps des premiers capétiens. Du gouvernement capétien à l’évolution du système féodal, en passant par l’étude du droit et des minorités dans l’Empire carolingien, ses recherches portent sur la profonde évolution que connue la France du xe au xiiie siècle, évolution qui vit l’avènement d’un pouvoir royal plus fort sur un domaine royal étendu et mieux maîtrisé. Bibliographie: Le gouvernement capétien au xiie siècle, 1108-1180. Structures sociales et mutations institutionnelles, Presses universitaires de Limoges, 2000. La mutation féodale (xe – xiie siècles) (collab. J.-P. Poly) 3e édition revue et augmentée avec mise à jour bibliographique, septembre 2004. Les temps féodaux, in Histoire des institutions de l’époque franque à la révolution (en collaboration avec J-L Harouel, J. Barbey, J. Thibaut-Payen) 10e édition revue et augmentée, Paris, P.U.F., 2003. Louis VI le Gros, Paris, Fayard, 2007. (wikip)”,”STOS-189″
“BOURNE S.R.”,”Il sistema UNIX.”,”S.R. Bourne, Bell Laboratoires. Giovanni DEGLI ANTONI, presidente del Corso di Laurea in Scienze dell’Informazione Università degli Studi di Milano”,”SCIx-101-FL”
“BOUROUIBA Boualem”,”Les syndicalistes algeriens. Leur combat. De l’ eveil à la liberation.”,”L’A è stato membro fondatore del UGTA (Union Generale des Travailleurs Algeriens) fondato nel 1956.”,”MVOx-009″
“BOURRINET Philippe”,”Ante Ciliga, 1898-1992. Nazionalismo e comunismo in Jugoslavia.”,”BOURRINET è l’A del volume ‘La gauche communiste d’Italie, 1912-1950’, edito anonimamente in FR nel 1981 dalla Corrente comunista internazionale (CCI). L’opera è stata tradotta in altre lingue dalla stessa organizzazione. Sempre anonimamente la CCI ha pubblicato nel 1988 in FR ‘La gauche communiste hollandaise, 1907-1950’. Nel 1995 il testo è apparso per i tipi della Graphos. L’A ha curato ‘Marx-Peuchet. A propos du suicide’. CLIMATS. PARIS. 1992″,”EURC-003″
“BOURRINET Philippe”,”Un siècle de gauche communiste «italienne» (1915-2015). Suivi d’un ‘Dictionnaire biographique d’un courant internationaliste.”,”Nella pagina di ‘Ringraziamenti’, l’autore cita Dino Erba, Jacques Camatte, Paolo Casciola, Giuseppe Mannucci, Giorgio Paolucci, Anne Morelli, Claudine Pelletier e la Fondazione Amedeo Bordiga di Formia, ecc. Indice. INTRODUCTION 1915-2015 : «contre la guerre, pour le socialisme antimilitariste et international» I. LA GAUCHE COMMUNISTE ITALIENNE DE 1912 A 1926 Le courant internationaliste dans le Parti socialiste italien (1912-1919) D?Il Soviet à la direction du Parti communiste (1919-1924) La liquidation de la Gauche communiste italienne (1924-1927) par le Komintern – Une difficile mise au pas «bolchevik-léniniste» – Épilogue : l’ultime résistance au Congrès de Lyon de janvier 1926 Le long exil intérieur de Bordiga (1927-1943). Du désengagement au réengagement II. LE LONG EXIL DE LA SINISTRA COMUNISTA «ORPHELINE» DE BORDIGA ((1927-1944) A la croisée des chemins: adhésion à la Gauche communiste allemande (KAPD) ou retour à la «vraie» doctrine de Bordiga? Un sombre exil (1927-1945), mais un élargissement de l’horizon politique de la Fraction de gauche Pas de continuité internationaliste sans remise en cause des schémas léninistes du Komintern – Une petite fraction ouvrière sans chefs charismatiques et sans «centralisme organique» -A contre-courant des positions du Komintern et du trotskysme Bilan 1933-1939: de la victoire de Hitler aux Fronts populaires et à la guerre en Espagne. L’isolement de la Fraction italienne – L’écrasement du prolétariat européen – La question espagnole Un important et contradictoire bilan théorique III. LE PARTI COMMUNISTE INTERNATIONALISTE D’ITALIE (1942-1952): UNE EXISTENCE «PRÉMATURÉE»? La Fraction italienne en France et en Belgique pendant la guerre La formation du PCInt (1943-1945) et son combat contre la guerre Internationalistes du Mezzogiorno : Formation de fractions ou unification dans le PCInt? Les hésitations de Bordiga L’apogée du PCInt (1945-1947) – Mai 1945 : le difficile passage de l’illégalité à la légalité «démocratique» – L’affaire du massacre de Schio (8 juillet 1945) Dans le mouvement et à contre-courant (1945-1947) – La Conférence de Turin (28 déc. 1945 – 1er janvier 1946) et ses conséquences – L’influence sociale réelle du PCInt en 1946-1947 -L’affaire de San Polo (septembre 1946): un révélateur – Le cas de la France et de la Belgique L’entrée en crise : du premier congrès (6-9 mai 1948) au deuxième congrès de Milan (2-4 mai 1952). Ses conséquences internationales – Un congrès de parti ou de fractions? – Les lendemains du congrès: de l’attentat contre Togliatti au début de la guerre de Corée: « lutter» ou ne «pas lutter» ? -Que ne pas faire ? ou que faire? La scission de 1951-1952 Le courant d’Onorato Damen (1953-2015) IV. L’ATTENTE PASSIONNÉE DE LA PAROUSIE DE 1975. AVANT L’ÉCROULEMENT DE LA BALIVERNA (1952-1982) Invariance, dogme antimoderniste et scientisme chez Bordiga Principe antidémocratique, centralisme organique et rejet de la démocratie ouvrière Révolution et contre-révolution : la question russe de Lénine à Staline. Le but et les moyens Terreur, terrorisme et violence de classe Perspectives de révolutions bourgeoises et «lutte des peuples de couleur» contre l’impérialisme La question du racisme et de l’«antiracisme de classe» L’attente de la parousie de 1975-1977 : science de la crise et négation de la science moderne chez Bordiga Un domino organisationnel: scissions-expulsions et schisme dans le «programmisme» italien (1960-1974) La renaissance du courant bordiguiste en France (1951-1968). La scission de 1966 : «Le Fil du temps» (Roger Dangeville) et «Invariance» (Jacques Camatte) Griserie de l’intervention et «marxisme-léninisme (1968-1982). Vers le krach de 1981-1982 – En France – En Italie Face aux «luttes de libération nationale» (Moyen-Orient, Afrique, Asie): la tentation du populisme «anti-impérialiste» La question palestinienne et arabe, déclencheur de l’explosion de 1982 Les reliques de Bordiga après le désastre de 1981-1982. Continuité et discontinuité ? Un bilan impossible ? – Quaderni internazionalisti – n + 1 et Cahiers du marxisme vivant; – «Le Prolétaire» et «Programme communiste» (1982-2015) – Les morceaux épars de «Programma comunista» (1983-2015) -«Il Partito comunista» toscan Le mythe du négationnisme bordiguien ou audaciter calomniare semper aliquid haeret La position de Bordiga sur l’antijudaïsme, le «sionisme» et l’Église catholique QUELQUES ÉLÉMENTS DE CONCLUSION – Retour à l’intégrisme «léniniste» ou à la gauche communiste allemande (KAPD)? – L’absence d’un réel bilan de la Révolution russe. Le danger du négationnisme néostalinien – Pathologie du sectarisme : de la «forteresse assiégée» à l’écroulement de la Baliverna – «Instinct de classe» ou conscience de classe ? La question du pouvoir prolétarien CORPUS (profili biografici) indice dei nomi Résumé Nell’indice dei nomi e nel dizionario biografico si citano Arrigo Cervetto e Lorenzo Parodi”,”BORD-144″
“BOURRINET Philippe”,”Un siècle de Gauche communiste «italienne» (1915-2015). Suivi d’un ‘Dictionnaire biographique d’un courant internationaliste’.”,”‘Un siècle de gauche communiste «italienne» (1915-2015). Suivi d’un ‘Dictionnaire biographique d’un courant internationaliste’. Nella pagina di ‘Ringraziamenti’, l’autore cita Dino Erba, Jacques Camatte, Paolo Casciola, Giuseppe Mannucci, Giorgio Paolucci, Anne Morelli, Claudine Pelletier e la Fondazione Amadeo Bordiga di Formia, ecc. Nota: nell’indice dei nomi e nel dizionario biografico si citano Arrigo Cervetto e Lorenzo Parodi Profilo biografico di Cervetto (pag 242-243-244-245) Profilo biografico di Parodi (pag 375-376) Masini è solo citato nel testo Scontro Damen Bordiga La tendenza Damen ottiene da Tribunale di Milano il sequestro delle testate Battaglia Comunista e Prometeo che ritornano di sua legale proprietà. Dopo aver esistato tra vari titoli: Il bolscevico (suggerito da Perrone), Il Comunista, Lotta comunista, Rivoluzione proletaria o Contro Corrente (suggerito da Maffi) si impone la scelta del nome ‘Programma comunista’ (pag 91) Gaap e Azione comunista (pag 96) Indice. INTRODUCTION 1915-2015 : «contre la guerre, pour le socialisme antimilitariste et international» I. LA GAUCHE COMMUNISTE ITALIENNE DE 1912 A 1926 Le courant internationaliste dans le Parti socialiste italien (1912-1919) – D’Il Soviet à la direction du Parti communiste (1919-1924) La liquidation de la Gauche communiste italienne (1924-1927) par le Komintern – Une difficile mise au pas «bolchevik-léniniste» – Épilogue : l’ultime résistance au Congrès de Lyon de janvier 1926 Le long exil intérieur de Bordiga (1927-1943). Du désengagement au réengagement II. LE LONG EXIL DE LA SINISTRA COMUNISTA «ORPHELINE» DE BORDIGA ((1927-1944) A la croisée des chemins: adhésion à la Gauche communiste allemande (KAPD) ou retour à la «vraie» doctrine de Bordiga? Un sombre exil (1927-1945), mais un élargissement de l’horizon politique de la Fraction de gauche Pas de continuité internationaliste sans remise en cause des schémas léninistes du Komintern – Une petite fraction ouvrière sans chefs charismatiques et sans «centralisme organique» -A contre-courant des positions du Komintern et du trotskysme Bilan 1933-1939: de la victoire de Hitler aux Fronts populaires et à la guerre en Espagne. L’isolement de la Fraction italienne – L’écrasement du prolétariat européen – La question espagnole Un important et contradictoire bilan théorique III. LE PARTI COMMUNISTE INTERNATIONALISTE D’ITALIE (1942-1952): UNE EXISTENCE «PRÉMATURÉE»? La Fraction italienne en France et en Belgique pendant la guerre La formation du PCInt (1943-1945) et son combat contre la guerre Internationalistes du Mezzogiorno : Formation de fractions ou unification dans le PCInt? Les hésitations de Bordiga L’apogée du PCInt (1945-1947) – Mai 1945 : le difficile passage de l’illégalité à la légalité «démocratique» – L’affaire du massacre de Schio (8 juillet 1945) Dans le mouvement et à contre-courant (1945-1947) – La Conférence de Turin (28 déc. 1945 – 1er janvier 1946) et ses conséquences – L’influence sociale réelle du PCInt en 1946-1947 -L’affaire de San Polo (septembre 1946): un révélateur – Le cas de la France et de la Belgique L’entrée en crise : du premier congrès (6-9 mai 1948) au deuxième congrès de Milan (2-4 mai 1952). Ses conséquences internationales – Un congrès de parti ou de fractions? – Les lendemains du congrès: de l’attentat contre Togliatti au début de la guerre de Corée: « lutter» ou ne «pas lutter»? -Que ne pas faire? ou que faire? La scission de 1951-1952 Le courant d’Onorato Damen (1953-2015) IV. L’ATTENTE PASSIONNÉE DE LA PAROUSIE DE 1975. AVANT L’ÉCROULEMENT DE LA BALIVERNA (1952-1982) Invariance, dogme antimoderniste et scientisme chez Bordiga Principe antidémocratique, centralisme organique et rejet de la démocratie ouvrière Révolution et contre-révolution : la question russe de Lénine à Staline. Le but et les moyens Terreur, terrorisme et violence de classe Perspectives de révolutions bourgeoises et «lutte des peuples de couleur» contre l’impérialisme La question du racisme et de l’«antiracisme de classe» L’attente de la parousie de 1975-1977 : science de la crise et négation de la science moderne chez Bordiga Un domino organisationnel: scissions-expulsions et schisme dans le «programmisme» italien (1960-1974) La renaissance du courant bordiguiste en France (1951-1968). La scission de 1966 : «Le Fil du temps» (Roger Dangeville) et «Invariance» (Jacques Camatte) Griserie de l’intervention et «marxisme-léninisme (1968-1982). Vers le krach de 1981-1982 – En France – En Italie Face aux «luttes de libération nationale» (Moyen-Orient, Afrique, Asie): la tentation du populisme «anti-impérialiste» La question palestinienne et arabe, déclencheur de l’explosion de 1982 Les reliques de Bordiga après le désastre de 1981-1982. Continuité et discontinuité ? Un bilan impossible ? – Quaderni internazionalisti – n + 1 et Cahiers du marxisme vivant; – «Le Prolétaire» et «Programme communiste» (1982-2015) – Les morceaux épars de «Programma comunista» (1983-2015) -«Il Partito comunista» toscan Le mythe du négationnisme bordiguien ou audaciter calomniare semper aliquid haeret La position de Bordiga sur l’antijudaïsme, le «sionisme» et l’Église catholique QUELQUES ÉLÉMENTS DE CONCLUSION – Retour à l’intégrisme «léniniste» ou à la gauche communiste allemande (KAPD)? – L’absence d’un réel bilan de la Révolution russe. Le danger du négationnisme néostalinien – Pathologie du sectarisme : de la «forteresse assiégée» à l’écroulement de la Baliverna – «Instinct de classe» ou conscience de classe? La question du pouvoir prolétarien CORPUS (profili biografici) indice dei nomi Résumé Evrard detto Cardan (pag 283)”,”MITC-137″
“BOURRINET Philippe”,”The Dutch and German Communist Left (1900-68). ‘Neither Lenin nor Trotsky nor Stalin!’ ‘All Workers Must Think for Themselves!’.”,”In memoriam di Constant (Stan) Poppe, Maximilien Rubel, Serge Bricianer, Maurice Brinton, Paul Avrich e Cajo Brendel In memoriam: Constant (Stan) Poppe (1899-1991); Maximilien Rubel (1905-1996); Serge Bricianer (1923-1997); Ngo Van (1913-2005); Maurice Brinton (1923-2005); Paul Avrich (1931-2006), Cajo Brendel (1915-2007).”,”INTx-071″
“BOURSEILLER Christophe”,”Histoire generale de l’ ultra-gauche. Situationnistes, conseillistes, communistes de conseils, luxemburgistes, communistes de gauche, marxistes libertaires, communistes libertaires, anarchistes-communistes, gauches communistes.”,”Giornalista e scrittore, BOURSELLIER è l’ autore di 25 libri, tra i quali una biografia di Guy DEBORD. A pag 342-343 si parla dei GAAP in Italia dei rapporti con Socialisme ou Barbarie in Francia, della rivista Prometeo, di Azione Comunista, di Cervetto e Parodi (si dice che l’ ex tendenza marxista dei GAAP raggruppata attorno a Cervetto e Parodi sviluppa poi posizioni che sembrano molto vicine a quelle di Onorato Damen e il suo Partito comunista internazionalista).”,”FRAP-069″
“BOURTHOUMIEUX Ch.”,”Essai sur le fondement philosophique des doctrines economiques. Rousseau contre Quesnay.”,”L’A è uno studioso di diritto.”,”ECOT-046″
“BOUSQUET G.H.”,”Les Berberes.”,”BOUSQUET G.H. è stato professore presso la Facoltà di diritto e di scienze economiche di Algeri.”,”AFRx-041″
“BOUSSON Michel”,”Une lecture bourgeoise de Karl Marx.”,”””L’impie n’est pas celui qui méprise les dieux de la foule, mais celui qui adhère aux idées que la foule se fait des dieux””, Karl Marx, ‘Différences entre Democrite et Epicure’, 1842 Michel BOUSSON (1925) originario di Lione, e giornalista. “”A chaque nouvelle langue apprise, Marx voyait s’ouvrir devant lui une littérature nouvelle qu’il étudiait aussi profondément que les autres. Il avait déjà plus de cinquante ans quand il se mit à apprendre le russe. On nous a conservé ses cahiers contenant les exercices auxquels il se livrait avec application, afin de pénetrer le mystère des déclinations et surtout des conjugaisons. Il faut voir comme il étudia à fond la littérature russe, économique, statistique”” (La confession de Karl Marx, D. Riazanov, Ed. Spartacus, p. 12). Naturellement, il a lu tous les économistes de son temps, comme ceux de l’Antiquité. Mais pas seulement Ricardo, J.-B. Say, Ramsey, Adam Smith, Malthus, etc. Il connaît, il cite, à maintes reprises, Destutt de Tracy, Mercier de la Rivière, Le Trosne; que c’est beau tous ces noms dont pas un ne mourra. Il a lu tout ce que l’on a pu écrire sur le sujet, y compris les primitifs depuis des décades sombrés dans un oubli souvent mérité. Il a lu les ‘Meditazioni sulla economia politica’ publiées en 1773 par Pietro Verri, mais il connaît tout aussi bien ‘Some thougths on the Interest of Money in general, and particulary in the Public Funds’, écrit anonyme paru vers 1739 en Grande-Bretagne. Il n’ignore pas les ‘Eléments de commerce’ de Forgonnais (Leyde, 1766) non plus que les ‘Discourses upon trade’ que sir Dudley North a rassemblés en 1691 pour les porter à la connaissance de la postérité. Il a lu d’innombrables rapports d’Inspections de Fabriques, compulsé des monceaux de comptes rendus de débats parlementaires, mais il lit aussi les journaux américains, et il est au courant des “”Décisions des travailleurs de Dunkirk, Etat de New York”” prises en 1866. Il n’oublie pas Diodore de Sicile, il adore Shakespeare et Dante, il éprouve pour Aristote la seule admiration peut-être sans borne qu’il manifestera au cours de sa vie, mais il est aussi à l’aise pour dépiauter le ‘Deipnosophistarum d’Athenaeus’ que les ‘Ordonnances des Rois de France de la troisième race’ (1729 ou la ‘Lettre de Christophe Colomb de la Jamaïque’ (1505). Il n’a pas pioché tous ces auteurs au hasard des compilations; tout, il a tout vraiment lu. Et minutieux! Il a un extraordinaire souci du détail, une conscience professionnelle inflexible”” [Michel Bousson, Une lecture bourgeoise de Karl Marx, 1983] (pag 18-19)”,”TEOC-508″
“BOUTHOUL Gaston”,”Histoire de la sociologie.”,”BOUTHOUL è Dottore in lettere, dottore in diritto, VP dell’ Institut International de Sociologie”,”TEOS-043″
“BOUTRUCHE Robert”,”Signoria e feudalesimo. Volume I. Ordinamento curtense e clientele vassallatiche.”,”Nato nel 1904 a Chaillend, Robert Boutruche ha insegnato lettere in vari licei francesi. Contemporaneamente intraprendeva ricerche di storia rurale sotto la guida di Marc Bloch. Ha insegnato poi all’Università di Strasburgo e quindi alla Sorbona. Nel 1951 sato chiamato all’Ecole des Hautes-Etudes.”,”STOS-001-FRR”
“BOUTRUCHE Robert”,”Signoria e feudalesimo. Volume II. Signoria rurale e feudo.”,”Nato nel 1904 a Chaillend, Robert Boutruche ha insegnato lettere in vari licei francesi. Contemporaneamente intraprendeva ricerche di storia rurale sotto la guida di Marc Bloch. Ha insegnato poi all’Università di Strasburgo e quindi alla Sorbona. Nel 1951 sato chiamato all’Ecole des Hautes-Etudes.”,”STOS-002-FRR”
“BOUVERIE Tim”,”L’accordo. Chamberlain, Hitler, Churchill e la strada verso la guerra.”,”Chamberlein si oppone ad una alleanza con l’Urss di Stalin (pag 355-356) “”Il 4 maggio 1939 giunse la notizia che Litvinov era stato congedato e che il nuovo commissariato del popolo per gli Affari esteri era Vjaceslav Moloov, braccio destro di Stalin e presidente de Consiglio dei ministri. Il Foreign Office non sapeva come interpretare la mossa e si mise in allarme. Anche se Majskij insisteva che la nomina non doveva far sospettare alcun cambiamento nella linea sovietica, Seeds temeva che significasse l’abbandono della sicurezza collettiva e un ripiegamento in chiave isolazionista. Sei giorni dopo, i capi distato maggiore fecero una sorprendente inveresione di marcia e proposero un’alleanza militare a tutto tondo con l’Unione Sovietica. «L’assistenza attiva e generosa della Russia come nostra alleata sarebbe di grande importanza, in particolare per contenere le ragguardevoli forze del nemico» scrivevano; d’altro lato, era importante non «sottovalutare il pericolo che risulterebbe da un riavvicinamento tra Germania e Russia, obiettivo che da molti anni è nei pensieri dei capi di stato maggiore tedeschi» (5). Questi sviluppi contribuirono a convincere la maggior parte del gabinetto, compreso Halifax, che l’offerta russa andasse ormai accettata. Lord Chatfield, che aveva sostituito Thomas Inskip come ministro per il Coordinamento della difesa, riteneva che la prospettiva di una guerra con la Russia fosse un «grande deterrente» per la Germania; per Samuel Hoare si doveva «fare tutto quello che è in nostro potere per portare la Russia dalla nostra parte» ed evitare lo scenario da incubo di un accordo russo-tedesco» (6). I francesi avevano già dichiarato di voler accettare la proposta sovietica e stavano prossando gli inglesi perché facessero altrettanto, mentre gli oppositori di Chamberlain in Parlamento (il Partito laburista, Lloyd George e Churchill) non erano mai indietreggiati in quella che Chamberlain definiva «la patetica convinzione che in Russia si trovi la chiave della nostra salvezza» (7). Chamberlain rimase profondamente ostile alla prospettiva. Manteneva i suoi dubbi sulla capacità militare della Russia, ma, dato più importante, capiva che un simile vincolo avrebbe significato la divisione dell’Europa in «blocchi opposti» e quindi avrebbe chiuso la porta a qualunque negoziato futuro e persino a «un dialogo con i totalitari» (8). «Non riesco a liberarmi dal sospetto che il loro [dei russi] primo obiettivo sia vedere le potenze “”capitalistiche”” farsi a pezzi le une con le altre menre loro stanno a guardare» confessò a Ida il 21 maggio. Il giorno prima aveva deotto ad Alexander Cadogan che avrebbe preferito dare le dimissioni piuttosto che firmare un’alleanza con l’Unione Sovietica (9)”” (pag 355-356) [(5) Rapporto della sottocommissione dei capi di stato maggiore, “”Equilibrio del valore strategico in guerra fra la Spagna come nemico e la Russia come alleato””, FO371/22972/265-6; (6) Colvin, ‘The Chamberlain Cabinet’, cit, p. 213; (7) Self (a cura di), ‘The Neville Chamerlain Diary Letters’, cit., NC a Ida, 9 aprile 1939, pag 404; (8) Ivi, NC a Hilda, 28 maggio 1939, pag 418; (9) Ivi, NC a Ida, 21 maggio 1939, pag 417; David Dilks (a cura di), The Diaries of Sir Alexander Cadogan, OM, 1938-1945′, London, 1971, 20 maggio 1939, pag 182]”,”RAIx-396″
“BOUVET Beatrice DENAUD Patrick a cura; interventi di Alexandre ADLER Bertrand BADIE Pascal BONIFACE Jean-Luc DOMENACH Francois GERE’ Jean-Marie GUEHENNO Pierre HASSNER Francois HEISBOURG Christophe JAFFRELOT Alain JOXE GIlles KEPEL Alain LABROUSSE Yves LACOSTE Jean MARGUIN Thierry DE-MONTBRIAL Philippe MOREAU-DEFARGES Olivier ROY Jacques SAPIR André SOUSSAN Ignacio RAMONET Michel TATU Francois THUAL Benjamin STORA André VIGARIE Vladimir VOLKOFF Michel WIEVIORKA”,”Les guerres qui menacent le monde. L’ analyse des grands experts francais recuillie par Beatrice Bouvet et Patrick Denaud.”,”interventi di Alexandre ADLER Bertrand BADIE Pascal BONIFACE Jean-Luc DOMENACH Francois GERE’ Jean-Marie GUEHENNO Pierre HASSNER Francois HEISBOURG Christophe JAFFRELOT Alain JOXE GIlles KEPEL Alain LABROUSSE Yves LACOSTE Jean MARGUIN Thierry DE-MONTBRIAL Philippe MOREAU-DEFARGES Olivier ROY Jacques SAPIR André SOUSSAN Ignacio RAMONET Michel TATU Francois THUAL Benjamin STORA André VIGARIE Vladimir VOLKOFF Michel WIEVIORKA L’opera è stata concepita da Beatrice BOUVET, giornalista, redattrice in capo di ‘Geopolitique africaine’ e da Patrick DENAUD, giornalista, autore, ex reporter della catena A.B.C.”,”QMIx-069″
“BOUVIER Jean”,”I Rothschild.”,”BOUVIER è nato a Lione nel 1920. Ha insegnato alla facoltà di storia e scienze umane dell’Univ di Lille ed è stato segretario dell’Associazione francese degli storici economisti. E’ uno dei maggiori specialisti di storia economica dell’800 e uno dei pochi specialisti di Q di storia dell’alta finanza e della banche.”,”ECOG-002″
“BOUVIER Jean”,”I Rothschild.”,”BOUVIER-J è nato a Lione nel 1920. Attualmente insegna alla Facoltà di storia e scienze umane dell’ Università di Lille ed è segretario dell’ Associazione francese degli storici economisti. E’ uno dei più qualificati cultori di storia economica dell’ Ottocento e uno dei pochi specialisti di problemi di storia dell’alta finanza e delle banche.”,”E1-BAIN-008″
“BOUVIER Jean”,”Un siecle de banque francaise. Les contraintes de l’ Etat, et les incertitudes des marchés.”,”BOUVIER Jean nato nel 1923 a Lione, antica piazza bancaria europea, è cresciuto in un ambiente familiare che non ha mai avuto contatti con il mondo delle banche. Si è trovato a lavorare negli archivi intatti del Credit Lyonnais e ha acquisito con il tempo il gusto della ricerca in questo settore. Ne sono il frutto articoli e libri sulle banche l’ economia e le finanze pubbliche. Attualmente (1973) è professore all’ università di Parigi VIII. La banca forzata: dalla riforma alla nazionalizzazione (1936-1945). “”Ciò vuol dire che la nazionalizzazione della Banca, il 2 dicembre 1945, era nella natura delle cose. Sicuramente, era ancora una congiuntura politica eccezionale che la rendeva possibile. Ma avrebbe potuto essere realizzata dal 1936. Le leggi di Vichy concernenti le banche (del 13 e 14 maggio 1941) organizzavano la banca come professione in un quadro corporativo (…)””. (pag 191) “”La nazionalizzazione del 1945 si fece sulla base dell’ indennizzazione. Lo Stato acquista le azioni del capitale offrendo quattro obbligazioni per una azione, cosa che rappresentava 28000 franchi, ossia il corso medio delle azioni Banque de France nel 1944-1945- il quale corso era da allora fortemente ribassato… nel timore della nazionalizzazione.”” (pag 191-192)”,”FRAE-020″
“BOUVIER-AJAM Maurice”,”Histoire du travail en France depuis la Revolution.”,”Contiene il paragrafo: ‘Napoleone III tenta il “”liberalismo operaio””‘.”,”MFRx-179″
“BOUVIER-AJAM Maurice MURY Gilbert”,”Les classes sociales en France. Tome Premier. La notion de classe sociale.”,”””Però, la descrizione pura e semplice non è sufficiente. La teoria marxista delle classi sociali non è il prodotto di una inchiesta sull’ opinione pubblica. E’ un tentativo fatto allo scopo di ricostruire alcune fasi del processo costitutivo della società globale. In tal modo è sicuramente possibile spiegare le apparenze. Non è nelle intenzioni dei suoi autori accettare il punto di vista della classe dominante, e neppure il punto di vista degli sfruttati collocati in condizioni particolarmente sfavorevoli all’ acquisizione di una coscienza esatta della loro situazione oggettiva”” (pag 170)”,”MFRx-183″
“BOUVIER-AJAM Maurice MURY Gilbert”,”Les classes sociales en France. Tome Second.”,”””Viceversa, i proletari hanno sempre opposto, all’ avanzamento fondato sul favoritismo, i diritti di una anzianità che costituisce un criterio oggettivo e sfugge, di conseguenza, all’ arbitrio dell’ imprenditore. Gli autori dell’ inchiesta Hawthorne suggerirono ai capitalisti di appropriarsi di questo valore specificatamente operaio, per farne un pretesto per delle feste la cui celebrazione avrebbe permesso di assicurare la cooperazione tra capitale e lavoro””. (pag 211)”,”MFRx-184″
“BOUVIER-AJAM Maurice”,”Histoire du travail en France des origines à la Révolution.”,”””La formula è assolutamente nuova nella nostra storia. Fino ad ora, i poteri pubblici non hanno creato organi corporativi, salvo gli uffici, ma si accontentavano di riconoscere, di ridurre, di sospendere o di dissolvere i corpi spontaneamente costituiti. Il carattere spontaneo delle corporazioni ora deve fare posto a un metodo autoritario, a un corporativismo imposto? L’ intenzione del re è nettamente fiscale: oltre al diritto di registrazione iniziale, è utile percepire dei profitti su queste comunità ben organizzate che a loro volta possono ripartirne il peso sui loro membri. Più queste compagnie saranno numerose, più la percepimento dell’ imposta sarà facile e fruttuoso. Enrico IV non penserà in modo differente e, con l’ ordinanza del 1597, confermerà l’ editto del 1581, cosa che è sufficiente a provarci che esso non aveva conosciuto, in genere, che una iniziale incerta applicazione””. (pag 430-431)”,”MFRx-226″
“BOVA Vincenzo”,”Solidarnosc. Origini, sviluppo ed istituzionalizzazione di un movimento sociale.”,”In apertura due citazioni di Giovanni Paolo II Vincenzo Bova insegna sociologia dei movimenti collettivi presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università della Calabria. Ha scritto pure: ‘Conflittualità sociale e lotte operaie in Polonia, 1956-1980, Cseo, 1983. BOVA Vincenzo, Solidarnosc. Origini, sviluppo ed istituzionalizzazione di un movimento sociale. RUBBETTINO. SOVERIA MANNELLI. 2003 pag 197 8° presentazione di Enzo PACE, introduzione note bibliografia indice nomi. “”La Polonia è il primo paese a subire gli effetti della potenza militare nazista. E’ sul suo territorio che il 1° settembre del 1939 ha inizio il secondo conflitto mondiale. E nuovamente il suo territorio si trova a subire l’occupazione di due potenze straniere: la Germania di Hitler e l’Unione Sovietica di Stalin che si annette i territori orientali della Polonia, con la scusa di correre in soccorso dei “”fratelli”” slavi. In realtà, solo poche settimane prima dell’aggressione nazista alla Polonia, i ministri degli esteri Ribbentrop e Molotov, per conto dei rispettivi governi, siglano un accordo, che sarebbe dovuto rimanesse segreto, che prevedeva la spartizione del territorio polacco a favore della Germania e dell’Unione Sovietica. La resistenza polacca si sviluppa nella poco allegra condizione di ritrovare, in entrambi gli schieramenti che si fronteggiavano in Europa, due suoi storici nemici. L’insurrezione di Varsavia è il momento emblematico in cui si evidenziano nella maniera più drammatica le conseguenze di antiche inimicizie e cinici calcoli di dominio. L’insurrezione di Varsavia ha inizio il 1° agosto 1944. La resistenza polacca, in condizioni di netta inferiorità di uomini e mezzi rispetto alle forze d’occupazione nazista, viene decimata senza che l’esercito sovietico, schierato a pochi chilometri di distanza, intervenga in suo sostegno. La città viene rasa al suolo dai bombardamenti dell’aviazione tedesca e “”i suoi abitanti, quelli che non erano periti sulle barricate o schiacciati sotto le macerie, furono deportati. Il potente movimento clandestino polacco fu distrutto ancor prima che i russi dovessero occuparsene”” (3). Dal 1939 al 1945 la Polonia perde il 22.5% della propria popolazione. Il costo pagato in termini di vite umane è in percentuale quello più alto fra le nazioni coinvolte nel conflitto. Sui campi di battaglia perdono la vita 800 mila soldati polacchi, nella Polonia occupata muoiono quasi 6 milioni di civili e si subisce la distruzione del 40% del patrimonio nazionale”” (pag 14-15) [(3) F. Fejto, ‘Storia delle democrazie popolari. L’era di Stalin, 1945-1952’, Bompiani, Milano, 1977, p. 30]”,”POLx-046″
“BOVERO Michelangelo VITALE Ermanno a cura saggi di Remo BODEI Marco REVELLI Luigi BONANATE Giancarlo CASELLI Pedro Salazar UGARTE Serge LATOUCHE Sergio SCAMUZZI Renzo GUOLO Fernando REINARES Lorenzo CÓRDOVA Celso LAFER Geminello PRETEROSSI Virgilio MURA Andrea GREPPI Ermanno VITALE Norberto BOBBIO”,”Gli squilibri del terrore. Pace, democrazia e diritti alla prova del XXI secolo.”,”Il volume raccoglie e rielabora i risultati dei lavori del convegno Internazionale sul tema: ‘Gli squilibri del terrore’ frutto della collaborazione tra la Fodnazione Istituto Piemontese Antonio Gramsci e il Dipartimento di Studi politici dell’Università di Torino, tenutosi a Torino il 22 e 23 settembre 2005. Michelangelo Bovero è professore di Filosofia politica presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Torino. Ermanno Vitale è professore di Filosofia politica presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Sassari”,”RAIx-001-FMB”
“BOWEN Wayne H. ALVAREZ José E., a cura; saggi di Geoffrey JENSEN José E. ALVAREZ Javier PONCE’ George ESENWEIN Michael ALPERT Wayne H. BOWEN Shannon E. FLEMING Kenneth W. ESTER e José M. SERRANO José A. OLMEDA”,”A Military History of Modern Spain. From the Napoleonic Era to the International War on Terror.”,”Bowen professore di storia al Quachita Baptist University. José E. Alvarez professore di storia all’Università di Houston, Downtown.”,”QMIx-155-FSL”
“BOWEN H. V. (Huw)”,”War and British society 1688-1815.”,”BOWEN Huw (sui libri H. V.): professore di storia pubblica presso l’università di Swansea (Galles) Info 1998. «Le esplorazioni storiche degli effetti della guerra sulla società e sull’economia britannica si sono concentrate, per la maggior parte, sul XX secolo. Ciò non sorprende se si considera il profondo effetto che due guerre mondiali hanno avuto sui modelli di cambiamento economico e sociale (…). la guerra (però) ha esercitato una notevole influenza anche sul precedente sviluppo della società e dell’economia britannica. Ciò fu particolarmente vero durante il “”lungo XVIII secolo”” dal 1688 al 1815, quando la Gran Bretagna fu in guerra per gran parte del tempo (…).» (dall’Introduzione pag 1; traduz. d. r.)”,”UKIQ-011-FSL”
“BOWERS Brian”,”A History of Electric Light & Power.”,”BOWERS Brian, Ph.D. C. ENG., MIEE, Deputy Keeper, Department of Electrial Engineering,Science Museum”,”SCIx-320″
“BOWERSOCK G.W. BOWIE E.L. BULLOCH A.W. CONNOR W.R. EASTERLING P.E. IMMERWAHR Henry R. INNES D.C. KENNEDY George A. KNOX B.M.W. LONG A.A. SANDBACH F.H. autori, SAVINO Ezio a cura di,”,”La letteratura greca della Cambridge University. Volume secondo. Da Erodoto all’epilogo.”,”G.W. Bowersock, Professor of Ancient History, Institute for Advanced Study, Princeton. E.L. Bowie Fellow of Corpus Christi College, Oxford. A.W. Bulloch, Associate Professor of Classics at the University of California, Berkeley. W.R. Connor, Andrew Fleming West Professor of Classics, Princeton University. P.E. Easterling, Fellow of Newnham College, Cambridge. Henry R. Immerwahr, Distinguished Alumni Professor Emeritus, University of North Carolina at Chapel Hill. D.C. Innes, Fellow of St Hilda’s College, Oxford. George A. Kennedy, Paddison Professor of Classics, University of North Carolina at Chapel Hill. B.M.W. Knox, Director of the Center for Hellenic Studies, Washimgton. A.A. Long, Professor of Classics at the University of California, Berkeley. F.H. Sandbach, Emeritus Professor of Classics, University of Cambridge.”,”GREx-003-FL”
“BOWIE Robert R. FRIEDRICH Carl J.; collaborazione di Ayers BRINSER H. Van BUREN CLEVELAND Paul A. FREUND Robert G. McCLOSKEY Edward McWHINNEY Louis B. SOHN Arthur E. SUTHERLAND, assistenti: Theodore S. BAER Lawrence H. FUCHS Franz JACOB Stanley ROTHMAN Herbert SPIRO e altri”,”Studi sul federalismo.”,”Il Trattato della Comunità europea di difesa CED (pag 268) Nel risvolto di copertina: profili biografici di BOWIE e FRIEDRICH”,”TEOP-377″
“BOWMAN John S. a cura; Lloyd E. AMBROSIUS Robert V. BRUCE Robert V. REMINI Kathryn Kish SKLAR, Editorial Board”,”The Cambridge Dictionary of American Biography.”,”Lloyd E. AMBROSIUS Robert V. BRUCE Robert V. REMINI Kathryn Kish SKLAR, Editorial Board Per la voce ‘Labor’ compaiono le biografie di: ANDERSON Mary ANDREWS J.B. BARRY L. BELLANCA D. BLOOR E. (Mother Bloor), BRIDGES H. BRIMMER A.F. CAREY James CAREY Ronald CHAVEZ C. COMMONS J.R. CONBOY S. CURRAN J. DARROW C. DEBS E. DE-LEON D. DREIER M.E. DUBINSKY D. DUNLOP J.T. FASANELLA R. FELDMAN S. FLYNN E.G. FOSTER W.Z. FRASER D. FREY J. FURUSETH A. GARRETSON A.B. GOLD B. GOLDBERG AJ. GOMPERS S. GOTBAUM V.H. GOULD W.B. GREEN W. HARTLEY F. HAYWOOD W.D. HILL Joe HILLMAN S. HOFFA J. HOWARD C.P. HUTCHESON W. JONES C. JONES M.B. “”Mother Jones”” KERR C. KEYSERLING L.H. LEON H. KIRKLAND L. LEWIS J.L. LONDON M. LUNDEBERG H. MAHLER H. MEANY G. MILLER J. MILLER M. MITCHE.. J. MOONEY T. MURRAY P. NESTOR A. O’REILLY L. O’SULLIVAN M.K. PARSONS A.R. PERKINS F. PESOTTA R. POTOFSKY J. POWDERLY T. QUILL M.J. RANDOLPH A.P. REUTHER W. ROBINS M.D. SCHNEIDERMAN R. SHANKER A. STARK L. STEUBEN J. SYLVIS W.H. TRUMKA R. WALLING W.E.”,”REFx-081″
“BOWRA C.M.”,”L’ esperienza greca. Da Omero al 404 aC.”,”BOWRA C.M. nacque nel 1898 e studiò ad Oxford dove si distinse. Prese parte alla Prima guerra mondiale. Per la sua attività di studioso ottenne premi e riconoscimenti accademici fra cui il Conington Prize. Divenne membro del Wadham College. Dopo la 2° guerra mondiale nel 1946 ottenne la cattedra di poesia a Oxford e cinque anni dopo venne nominato rettore. Nel 1951 ottenne il titolo di baronetto. Ha scritto molte opere (v. retrocopertina). Sulle statue. “”Tuttavia la maggior parte degli uomini troverebbe difficile credere che una statua o un quadro fossero realmente vivi nello stesso senso dell’ uomo che rappresentavano. Democrito toccò questo punto, quando disse che “”le immagini sono uno spettacolo meraviglioso nelle loro vesti, ma sono senza cuore””, e quando Eschilo parla della dolorosa solitudine di Menelao abbandonato da Elena, sa che le statue sono un povero sostituto per la bellezza vivente: La grazia di statue ben modellate è odiosa a suo marito e nella freddezza dello sguardo tutto l’ amore sfugge via. Socrate applicò una critica simile alla pittura, quando si lamentò di non poter prender parte a quell’ arte della conversazione cui aveva consacrato la vita: “”La sua progenie sta come cosa vivente, ma se tu le fai una domanda, essa rimane stranamente e completamente silenziosa””””. (pag 186)”,”STAx-159″
“BOWRA Sir Cecil Maurice”,”La poesia eroica. Vol. I.”,”Sir Cecil Maurice Bowra (1898-1971) studiò a Oxford, dove poi insegnò, dapprima come Fellow, in seguito (1946-51) come Professore di poesia nel Wadham College; fu anche Vice-Cancelliere dell’Università di Oxford (1951-54). Studioso di letteratura greca. Estese le sue ricerche alle letterature primitive e popolari di moltissime nazioni.”,”VARx-122-FL”
“BOWRING Richard KORNICKI Peter a cura”,”The Cambridge Encyclopedia of Japan.”,”Foto di scontri operai polizia pag 270 pag 282 Tabella primi ministri 1885 – 1991 “”In consequence, Japan was swept by labour strikes and in 1918 by the nation-wide Rice Riots during which the army was called upon to restore order in some regions. Building on late-Meiji precedents, new labour unions were established to organize the workers for sustained social protest. Some were anarchist, advocating militant direct action; others advocated socialist reform of the capitalist system. A new student movement, a new women’s movement and later a new tenant farmers’ union movement came into being, all of which added to the social ferment of Taishõ Japan. Proponents of ‘liberation’ were encouraged by the revolutions in Russia (1917) and Germany (1918) to believe that Japan, too, stood at the dawn of popular democracy””. (pag …) (capitolo From the First World War to the 1930s)”,”JAPx-075″
“BOYD William, a cura di Trieste VALDI”,”Storia dell’ educazione occidentale.”,”””Ma pur non esercitando Comenio altra influenza diretta sull’ istruzione successiva che non fosse quella dei suoi famosi libri, è degno di nota che egli ebbe parte indiretta nell’ unica consistente realizzazione educativa della Germania del XVII secolo. Si trattò di una notevole riforma dell’ educazione popolare nel piccolo Stato di Gotha, iniziata dal Duca Ernesto il Pio (1601-1675), e del suo tentativo di trasformare in vantaggio le devastazioni della Guerra dei trent’anni. (…)La grande innovazione consisté nella definitiva affermazione del potere di controllo dello Stato sull’ istruzione. Si impose agli insegnanti di osservare un preciso orario, si dispese che gli alunni fossero sottoposti ad un esame annuale e si rese obbligatoria la frequenza alla scuola da parte di tutti i ragazzi in età scolastica, a pena di ammenda”” (pag 284)”,”GIOx-018″
“BOYD Carolyn P.”,”Historia Patria. Política, historia e identidad nacional en España: 1875-1975.”,”Carolyn P. Boyd è professoressa di storia nell’Università del Texas, Austin e autrice di ‘Praetorian Politics in Liberal Spain’.”,”GIOx-001-FSD”
“BOYDE Patrick, a cura di Corrado CALENDA”,”Retorica e stile nella lirica di Dante.”,”Patrick Boyde insegna presso il dipartimento di italiano dell’Università di Cambridge. É Fellow nel St. John’s College. É un autorevole rappresentante della scuola dantistica di Cambridge, centrata dapprima sugli aspetti testuali e statistici dell’opera lirica di Dante, e in seguito spostatasi sempre più sulla Commedia e i grandi problemi filosofici che in essa emergono.”,”ITAG-038-FL”
“BOYDE Patrick”,”L’uomo nel cosmo. Filosofia nella natura e poesia di Dante.”,”Patrick Boyde insegna presso il dipartimento di italiano dell’Università di Cambridge. É Fellow nel St. John’s College. É un autorevole rappresentante della scuola dantistica di Cambridge, centrata dapprima sugli aspetti testuali e statistici dell’opera lirica di Dante, e in seguito spostatasi sempre più sulla Commedia e i grandi problemi filosofici che in essa emergono.”,”ITAG-039-FL”
“BOYDE Patrick”,”‘Lo color del core’. Visione, passione e ragione in Dante.”,”Patrick Boyde insegna presso il dipartimento di italiano dell’Università di Cambridge. É Fellow nel St. John’s College. É un autorevole rappresentante della scuola dantistica di Cambridge, centrata dapprima sugli aspetti testuali e statistici dell’opera lirica di Dante, e in seguito spostatasi sempre più sulla Commedia e i grandi problemi filosofici che in essa emergono.”,”VARx-259-FL”
“BOYER Carl B.”,”Storia della matematica.”,”””I contributi dati da Brahmagupta all’algebra sono di livello superiore rispetto allwe sue regole di misurazione: troviamo qui soluzioni generali di equazioni di secondo grado, comprendenti due radici anche nel caso in cui una di esse sia negativa. Di fatto, la sua opera presenta il primo esempio di aritmetica sistematica comprendente i numeri negativi e lo zero. (…) Va ricordato anche che gli indiani; diversamente dai greci, consideravano numeri le radici irrazionali dei numeri. Ciò era di enorme aiuto in algebra, e ai matematici indiani si è fatta gran lode per avere compiuto questo passo. Tuttavia si deve tenere presente che il contributo indiano in questo caso fu più il risultato di ingenuità logica che di profondo intuito matematico. Abbiamo visto l’assenza di ogni chiara distinzione da parte dei matematici indiani fra risultati esatti e risultati non esatti, ed era del tutto naturale quindi che non considerassero seriamente la differenza tra grandezze commensurabili e grandezze incommensurabili. Per loro non v’era nulla che impedisse di accettare numeri irrazionali e le generazioni posteriori seguirono acriticamente questa tendenza sino a che nel XIX secolo i matematici non stabilirono il sistema dei numeri reali su solide fondamenta”” (pag 257)”,”SCIx-409″
“BOYER Carl B.”,”The History of the Calculus and its Conceptual Development. (The Concepts of the Calculus)”,”Richard Courant. Chairman of the Mathematics Department Graduate School, New York University.”,”SCIx-267-FL”
“BOYER Alain”,”Karl Marx. La transparence et les entraves. Une lecture critique.”,”I grandi testi di Karl Marx dal 1841 al 1881 riletti sulla questione delle difficoltà di realizzare il comunismo, la società comunista (abolizione della merce, del denaro, del modo di produzione capitalistico, dello Stato, la contraddizione, il risultato inaspettato, non voluto, inaspettato…) Alain Boyer Professore emerito di filosofia politica all’Università della Sorbona In bibliografia, tra le molte opere consultate: – Isaak Roubine, ‘Essais sur la théorie marxienne de l’argent, trad Guillaume Fondu, Lausanne, Éditions Page deux, 2022 – André Sénik, Marx, les juifs et les droits de l’Homme, Paris, Denoêl, 2011″,”MADS-834″
“BOZARSLAN Hamit”,”Sociologia politica del Medio Oriente.”,”Hamit Bozarslan (1958), storico e sociologo, ricercatore all’Ecole des Hautes Etudes ne Science Sociales (EHESS) di Parigi, specialista del Medio Oriente e in particolare della questione curda. Ha pubblicato: ‘La Turchia contemporanea’, Il Mulino, 2006.”,”VIOx-226″
“BOZZETTI Gherardo”,”Mussolini direttore dell’ “”Avanti!””.”,”BOZZETTI Gherardo è nato nel 1915 a Cremona. Ha insegnato per molti anni storia nei licei e negli istituti magistrali. E’ personaggio noto alle organizzazioni professionali di categoria. Collabora a giornali e riviste specializzate. Ha pubblicato con ALFASSIO GRIMALDI ‘Farinacci il più fascista’ (1972) e ’10 giugno, il giorno della follia’ (1974). C’erano anni in cui Mussolini era più a sinistra di PCI e PSI, in cui sabotava le strade ferrate della Romagna, definiva “”infortunio del mestiere”” l’ attentato al re, celebrava la Comune di Parigi, esaltava la “”violenza levatrice della storia”” e predicava lo sciopero generale come preludio all’ insurrezione proletaria armata. Ma all’ improvviso dopo aver tuonato per anni contro il militarismo, MUSSOLINI divenne interventista e nazionalista. Una svolta simile l’ ebbe la parte più accesa della sinistra italiana gli anarco-sindacalisti, convertitisi alla rivoluzione in camicia nera. Nel libro si ripercorrono le pagine dell’ Avanti, della “”Lotta di Classe””, di “”Utopia””, i carteggi ed altri documenti d’ archivio. Le dimissioni di Mussolini. “”I lavori della Direzione si svolgono in un clima teso e riservato, ben lontano da quello festaiolo che si riscontra in simili occasioni, quando i compagni si ritrovano a distanza di mesi. La Balabanoff insiste sul “”fulmine a ciel sereno””, parla del nuovo Giuda. L’ “”Avanti!”” farà un resoconto molto sommario della riunione, più diffusi i giornali borghesi. Primo a prendere la parola è Lazzari, che ribadisce il suo pensiero sulla neutralità assoluta. Mussolini fa un breve intervento, interotto frequentemente. Si richiama al suo articolo, insiste sull’ argomento ricattatorio per mettere i suoi antagonisti con le spalle al muro: volete la neutralità?, allora facciamo la rivoluzione, sono con voi. Sa che sono rivoluzionari a parole, la sua è una nuova provocazione. Reagisce per primo Vella, che sfoga vecchi rancori. Alla ripresa pomeridiana Mussolini propone la formula della neutralità condizionata, cioè aperta al mutare degli eventi. Ratti, Smorti e Bacci ritengono che nessun fatto nuovo sia intervenuto che consigli di modificare la condotta del partito. La Balabanoff, riaffermando la necessità di mantenersi neutrali, non nasconde le sue preoccupazioni per la minaccia slava, e ancora una volta cerca di giustificare i socialisti tedeschi. Zerbini con qualche riserva, è solidale con Mussolini. Della Seta vorrebbe inserire una parola di simpatia per la Francia. Mussolini, a sera, pone l’ aut aut, o accettano il suo ordine del giorno, o si dimette. (…) Al gruppo degli avversari si è aggiunto Serrati, rimasto per due anni su posizioni di fronda rispetto all’ “”Avanti!”” di Mussolini, e che crede di essere il più titolato per la successione. Mussolini presenta un ordine del giorno, che ottiene il suo solo voto e l’ astensione di Zerbini. Il manifesto invece è approvato col solo voto contrario di Mussolini. “” (pag 222-223)”,”MITS-240″
“BOZZETTI Gherardo”,”Mussolini direttore dell’Avanti!”,”Gherardo Bozzetti è nato nel 1915 a Paderno Ponchielli (Cremona). Ha insegnato per molti anni storia nei licei e negli istituti magistrali. É personaggio noto nelle organizzazioni professionali di categoria. Collabora a giornali e riviste specializzate. Di recente ha pubblicato con Ugoberto Alfassio Grimaldi Farinacci il più fascista e 10 Giugno, il giorno della follia. Chi conosce Mussolini ‘duce’ stenta a capacitarsi che ne sia esistito anche uno rivoluzionario, più a sinistra, per intenderci, degli attuali PSI e PCI. É il tempo in cui sabotava le strade ferrate di Romagna, definiva ‘infortunio del mestiere’ l’attentato al re, celebrava con rito annuale la Comune di Parigi, esaltava la violenza levatrice della storia e predicava lo sciopero generale come preludio all’insurrezione proletaria armata. Ma ancora di più sbalordirono i compagni di allora quando Mussolini, dopo aver tuonato per anni contro il militarismo e la guerra, divenne all’improvviso interventista e nazionalista. Con un paziente lavoro di intarsio viene ricostruito il personaggio, condizionato dalla matrice genetica e immerso nel panorama dell’Italia prebellica e delle prefigurazioni fasciste.”,”MITS-015-FL”
“BOZZETTI Mauro”,”Conflitto estetico. Hölderlin, Hegel e il problema del linguaggio.”,”Mauro Bozzetti è ricercatore di Filosofia teoretica presso l’Università di Urbino dove ricopre gli incarichi di Epistemologia e Metodologia della ricerca sociale.”,”FILx-127-FL”
“BOZZINI Federico”,”Il furto campestre. Una forma di lotta di massa nel veronese e nel Veneto durante la seconda metà dell’800.”,”BOZZINI Federico è nato a Verona nel 1943. Ha studiato filosofia a Padova dove si è laureato con una tesi su ‘La critica della religione in Karl Marx’.”,”ITAS-149″
“BOZZO Silvano”,”Promemoria di un proletario cosciente.”,”Silvano Bozzo (Genova 1934) operaio metallurgico, dirigente Commissione giovanile della CGIL e della FGCI, membro della segreteria della Federazione genovese del PCI, consigliere provinciale e comunale di Genova, presidente di Legacoop Liguria, consigliere di amministrazione dell’UNIPOL, presidente dell’AMES. “”Un incontro importante: Gaetano Perillo”” (pag 88)”,”PCIx-437″
“BOZZO Silvano”,”Promemoria di un proletario cosciente.”,”Silvano Bozzo (Genova 1934) operaio metallurgico, dirigente Commissione giovanile della CGIL e della FGCI, membro della segreteria della Federazione genovese del PCI, consigliere provinciale e comunale di Genova, presidente di Legacoop Liguria, consigliere di amministrazione dell’UNIPOL, presidente dell’AMES. “”Un incontro importante: Gaetano Perillo””: “”Mi facevo raccontare del Partito Comunista d’Italia, di Amadeo Bordiga, nome impronunciabile allora nel partito, della battaglia permanente delle idee nella concezione gramsciana, dei traumi provocati dall’allontanamento e poi dall’assassinio di Trotsky, della scelta del ‘socialismo in un paese solo’, che segnò la sconfitta della tesi della rivoluzione permanente e della sua esportazione. Scelta inevitabile, diceva, ma il proletariato non avendo potuto battere la strada della borghesia che con Napoleone la ‘sua’ rivoluzione l’aveva esportata, non aveva risolto il problema cruciale dell’espansione e del consolidamento del potere operaio in Europa. Aggiungeva che erano riflessioni scientifiche e storiche che un vecchio militante faceva con un giovane militante. Forse per questo suo modo di ragionare era un po’ emarginato, tuttavia il partito allora investiva sulla ricerca storica”” (pag 88)”,”PCIx-009-FMP”
“BOZZO Virgilio BOERO Francesco”,”I Savoia a Genova.”,”I Savoia sono sempre stati vituperati e odiati dai Genovesi. Basti ricordare il massacro compiuto dal Generale La Marmora inviato da re nel 1849 per una spedizione punitiva (sacco di Genova) che si dice causò cinquecento morti (…) (v. pag 35)”,”LIGU-014-FFS”
“BOZZONI Guido”,”La critica del federalismo in Giuseppe Mazzini.”,”””Il solo scritto in cui Mazzini affronti organicamente e con una certa ampiezza la scottante questione, risale al ’33. Ha per titolo ‘Dell’unità italiana’ e apaprve nell’ultimo fascicolo della Giovine Italia, uscito nel luglio del ’34’ (pag 16) “”Per quanto il suo pensiero avesse avuto uno sviluppo originale, il Cattaneo considerava il Ferrari «la mente nostra più profonda, certamente il più libero dei viventi nostri pensatori (1)”” (V. Cattaneo, Recensione a ‘Le Rivoluzioni d’Italia’) (pag 28-29) (1) E’ da notarsi che il Ferrari invece credeva il Cattaneo suo “”avversario coperto, come al solito””, G. Ferrari a G. Cardani, Firenze, nov. ’67”,”TEOP-545″
“BRACAGLIA Paolo ETNASI Fernando FERRARA Marcella LOI Susanna PAOLINI Gregorio RIBET Luciana ROGGI Enzo TRIVULZIO Angela, collaborazione; scritti di Alessandro NATTA Giorgio NAPOLITANO Gian Carlo PAJETTA Adriana SERONI Aldo TORTORELLA Enzo SANTARELLI Renzo TRIVELLI”,”PCI ’81. Almanacco del 60°.”,”DOCUMENTI TESI CONGRESSO DI LIONE 1926 DISCORSO DI TOGLIATTI A FIRENZE 1944 MEMORIALE DI YALTA JALTA 1964 TESI XV CONGRESSO 1979 DICHIARAZIONE PROGRAMMATICA VIII 8° CONGRESSO PCI 1967″,”PCIx-017-FAP”
“BRACALINI Romano”,”Paisà. Vita quotidiana nell’Italia liberata dagli Alleati.”,”Romano Bracalini, giornalista e scrittore studioso di storia italiana dell’Ottocento e Novecento.”,”ITAS-212″
“BRACALINI Romano”,”Celebri e dannati. Osvaldo Valenti e Luisa Ferida storia e tragedia di due divi del regime.”,”Romano Bracalini, nato a Campiglia Marittima, Livorno, nel 1936, ha vissuto a Milano, dove ha lavorato ai programmi culturali e giornalistici della Rai, per la quale ha curato servizi speciali e documentari storiic. Ha pubblicato una biografia ‘La regina Margherita’ (1983).”,”ITAF-002-FMB”
“BRACCESI Lorenzo, con la collaborazione di Flavio RAVIOLA”,”Guida allo studio della storia greca.”,”Lorenzo Braccesi insegna Storia greca nell’Università di Padova. Si è impegnato su tre fronti della ricerca storica: colonizzazione greca, ideologia e propaganda nel mondo antico, eredità dell’antico. Fra i suoi libri più noti: Grecità adriatica, La leggenda di Antenore, Per i nostri tipi è autore di I tiranni di Sicilia e I Greci delle periferie. Dal Danubio all’Atlantico.”,”STAx-028-FL”
“BRACCHI Giampio MARTELLA Giancarlo PELAGATTI Giuseppe”,”Tecniche di organizzazione degli archivi.”,”Scelta e taglio degli argomenti sono frutto della pluriennale esperienza didattica degli Autori, docenti del Politecnico di Milano. G. Bracchi insegna Trattamento dell’informazione dell’impresa. G. Martella impianti per l’Elaborazione delle informazioni e G. Pelagatti Calcolatori elettronici.”,”ARCx-001-FL”
“BRACCO Barbara”,”Storici italiani e politica estera. Tra Salvemini e Volpe, 1917-1925.”,”BRACCO Barbara ha conseguito il dottorato di ricerca presso l’Università di Pavia. Laureata all’Università di Milano con un lavoro su Carlo Sforza nell’ultimo governo Giolitti, si è occupata di politica estera e opinione pubblica. Ha curato le lezioni inedite di storia del Risorgimento di Gioacchino Volpe. Contiene il capitolo ‘Tra propaganda e storia. Esperienza di guerra e cultura storica (1917-1918)’ (Caporetto trauma collettivo, “”esame di coscienza”” nella cultura storica italiana, ecc.) “”Caporetto segna anche per la storia della cultura italiana un momento di svolta. La reazione degli intellettuali e degli storici in particolare fu di rinnovare e intensificare un impegno militante, da civili o da militari, che già nei quasi tre anni di guerra precedenti li aveva portati ad arruolarsi nell’esercito, a dar vita a nuove iniziative culturali, a essere – in una parola – più presenti nella società. (…) Tra le molte inziative scientifiche approntate in quel clima la più significativa fu la costituzione nel novembre 1917 di un “”Comitato per l’esame nazionale””, a cui aderirono fra gli altri Croce, Gentile, Ciccotti, Salvemini, Silva, Prezzolini. Il gruppo di lavoro non aveva lo scopo; come scrisse anni più tardi Volpe con un velo di ironia, “”di riscrivere tutta la storia d’Italia, dal Rinascimento alla grande guerra, alla luce della disfatta di Caporetto””, ma certamente un obiettivo alquanto ambizioso. (…) Caporetto rappresentava per molti storici e intellettuali la “”rivelazione straordinaria””, per usare la nota espressione prezzoliniana, delle debolezze strutturali di un popolo e di una classe dirigente, sottoposti a sforzi e sacrifici sino ad allora sconosciuti. Il quanto tale, il disastro di Caporetto venne quasi subito percepito come il punto di massimo ripiegamento della nazione su se stessa, “”il colpo che costringe a guardare nell’intimo e mette ogni spirito alle prese con se stesso””, una sorta di “”vittoria”” morale; di “”vittoria dell’autocoscienza””. In questa visione quasi “”catartica”” della guerra, la rotta militare rappresentava per Prezzolini, come per altri, il momento magico della creazione o ricostruzione dei presupposti fondamentali per la “”riscossa”” nazionale.”” (pag 22-23)”,”STOx-223″
“BRACCO Fabrizio a cura; relazioin di Alberto CARACCIOLO Biagio DE-GIOVANNI, comunicazioni di Carlo CARINI, interventi di A. BALDASSARRE A. CARACCIOLO S. LEVRERO F. BETTONI e F. BRACCO F. BOZZI S. BERTELLI S. LEVRERO, conclusioni di B. DE-GIOVANNI e A. CARACCIOLO, studi e ricerche di G. GUBITOSI F. BOZZI F. BRACCO S. CAPRIOLI F. BETTONI”,”Gramsci e la crisi del mondo liberale. Atti del Seminario di studi tenuto a Perugia il 24 maggio 1977. Studi e ricerche.”,”””La particolare attenzione che abbiamo riservato alla riflessione gramsciana sulla nozione di “”crisi”” si lega quindi all’ipotesi di ricerca da cui siamo partiti, ritessere la griglia metodologica della storiografia gramsciana proprio a partire da questo concetto (‘crisi’, basandoci su di esso per giungere a una rilettura dei temi fondamentali del pensiero di Gramsic quali: ‘egemonia, blocco storico, funzione degli intellettuali, moderno principe, Stato’, cercando nel contempo di far risaltare la modernità della sua elaborazione e la possiblità di trarne indicazioni per i vari settori di ricerca delle scienze storiche particolari”” (pag 91)”,”GRAD-001-FMB”
“BRACCO Fabrizio a cura; saggi di Fabrizio BRACCO Franca BIONI-NALIS Vittor Ivo COMPARATO Leonardo LA-PUMA Luciana GARIBBO Maria Teresa PICHETTO Giancarlo PELLEGRINI Carlo CARINI Gian Mario BRAVO Gian Biagio FURIOZZI Sergio AMATO”,”Democrazia e associazionismo nel XIX secolo.”,”Contiene il saggio di GM Bravo ‘Associazioni partitiche e modelli organizzativi nell’età della Seconda Internazionale’ (pag 211-244) “”Nel socialismo, in prevalenza marxista ma non soltanto tale, la forma organizzativa dominante è dunque quella dell’associazione partitica ‘di massa’. in cui l’ultimo elemento è prodotto dall’accostamento dell’avanguardia (rammento che il concetto venne elaborato da Marx e da Engels fin dalla metà del secolo XIX, e fu recepito da Lenin soltanto un cinquantennio più tardi) al movimento operaio nella sua globalità, vale a dire al movimento esprimentesi in una serie di organizzazioni concrete, tramandate dal primo associazionismo sociale: da quelle sindacali a quelle cooperative, da quelle mutualistiche a quelle ricreative, d’istruzione e così via. Tutti questi modelli e queste esperienze differenziate, sostanziate prevalentemente nella forma organizzativa ‘esemplare’ della SPD, trovano momenti e possibilità di confronto e di scambio, nelle discussioni e nelle istanze associative fornite e garantite dalla Seconda Internazionale. Con una qualche lentezza a partire dall’anno di istituzione, il 1889, e poi con sicurezza specie dopo il congresso di Londra del ’96 e l’avvio del ‘Bureau Socialiste International’ nel 1900, l’internazionalismo proletario – dizione vecchia ma ancor sempre produttiva di stimoli e di sollecitazioni – diventa fonte di ispirazione diretta dell’organizzazione socialista e di fondazione di partiti politici nei luoghi “”più remoti””, almeno culturalmente nel mondo, dal Giappone a gran parte dell’Asia (si pensi all’India e alla Cina), all’America Latina a qualche fetta della stessa Africa”” (pag 223) [Gian Mario Bravo ‘Associazioni partitiche e modelli organizzativi nell’età della Seconda Internazionale’ (in) Fabrizio Bracco, a cura, ‘Democrazia e associazionismo nel XIX secolo’, CET – Centro Editoriale Toscano, Firenze, 1990]”,”TEOS-015-FMB”
“BRACHER K.D. HILLGRUBER A. MOMMSEN W.J. SCHULIN E. ULLRICH H. ZIEBURA G.”,”La storia delle relazioni internazionali nella Germania contemporanea.”,”Contiene i seguenti saggi: ‘L’eredità di RANKE e i problemi della storia delle relazioni internazionali’ (SCHULIN), ‘Le discussioni sul ‘primato della politica estera’ e la storia delle relazioni internazionali nella storiografia tedesca dal 1945 ad oggi’ (HILLGRUBER), ‘La storiografia tedesca, il problema dell’ imperialismo e la storia delle relazioni internazionali, 1870-1914′ (MOMMSEN), ‘Il ruolo delle scienze sociali nella storiografia tedesca delle relazioni internazionali’ (ZIEBURA), ‘La nuova politologia tedesca e la storia delle relazioni internazionali (ULLRICH), ‘Ideologia e politica estera nel XX secolo. L’esperienza tedesca ed europea’ (BRACHER).”,”GERS-001″
“BRACHER Karl D.”,”La dittatura tedesca. Origini strutture conseguenze del nazionalsocialismo in Germania.”,”Karl Dietrich BRACHER, nato nel 1922, ha compiuto i suoi studi nell’Università di Tubinga e successivamente ad Harvard. Dopo aver insegnato nella Freie Universitat di Berlino, dal 1959 è Prof ordinario di scienza politica e storia contemporanea nell’Univ di Bonn. L’opera che lo ha imposto come uno dei maggiori storici tedeschi contemporanei è ‘Die Auflösung der Weimarer Republik’ (1955). Altre sue opere: ‘Die nationalsozialistische Machtergreifung’ in collaborazione con W. SAUER e G. SCHULZ (1960) e ‘Deutschland zwischen Demokratie und Diktatur’ (1964).”,”GERN-042″
“BRACHER Karl Dietrich a cura di Enzo GRILLO”,”Il Novecento. Secolo delle ideologie.”,”La chiave di lettura del libro sono le seduzioni del ‘totalitarismo’. Con questa chiave l’A ripercorre la storia del secolo, dalla crisi del liberalismo di fine secolo XIX alle esperienze totalitarie in IT e GERM, dalla ventata del 1968 alle tentazioni integralistiche del Terzo Mondo. Karl Dietrich BRACHER ha svolto attività di insegnamento in numerosi istituti e università in Europa e fuori (fra gli altri Stanford, Princeton, Oxford, Tel Aviv). E’ tra i fondatori dell’ Istituto Superiore Europeo di Firenze. Noto come uno dei massimi esperti di storia contemporanea, ha pubblicato opere fondamentali sulla Repubblica di Weimar e sul nazismo. Tra le sue opere tradotte in IT: -La dittatura tedesca, Bologna, 1973, 1983″,”TEOP-056″
“BRACHER Karl D.”,”La dittatura tedesca. Origini strutture conseguenze del nazionalsocialismo in Germania.”,”Karl Dietrich BRACHER, nato nel 1922, ha compiuto i suoi studi nell’Università di Tubinga e successivamente ad Harvard. Dopo aver insegnato nella Freie Universitat di Berlino, dal 1959 è Prof ordinario di scienza politica e storia contemporanea nell’Univ di Bonn. L’opera che lo ha imposto come uno dei maggiori storici tedeschi contemporanei è ‘Die Auflösung der Weimarer Republik’ (1955). Altre sue opere: ‘Die nationalsozialistische Machtergreifung’ in collaborazione con W. SAUER e G. SCHULZ (1960) e ‘Deutschland zwischen Demokratie und Diktatur’ (1964).”,”GERG-073″
“BRACHT Wilhelm”,”Trier und Karl Marx.”,”””Denn es wählen eins vor allem andern die Edelsten – ewigen Ruhm vor allem Vergänglichen””. (Heraklit) “”Rispetto a tutte le altre una sola cosa preferiscono i migliori: la gloria eterna rispetto alle cose caduche”” Denn es wählen = scelgono eins vor allem andern = l’uno da tutto il resto die Edelsten – = i nobili (migliori) ewigen Ruhm = gloria eterna vor allem Vergänglichen = da tutto il fugace (caduco) “”Denn Marx war vor allem Revolutionär. Mitzuwirken in dieser oder jener Weise am Sturz der kapitalistischen Gesellschaft und der durch sie geschaffenen Staatseinrichtungen, mitzuwirken an der Befreiung der modernen Arbeiterschaft, der er zuerst das Bewußtsein ihrer eigenen Lage und ihrer Bedürfnisse, das Bewußtsein der Bedingungen ihrer Befreiung gegeben hatte – dies war sein wirklicher Lebensberuf. Der Kampf war sein Element. Und er hat gekämpft mit einer Leidenschfat, einer Zähigkeit, einem Erfolg wie wenige.”” (pag 17)”,”MADS-425″
“BRACKEN Paul”,”Fuochi a oriente. Il sorgere del potere militare asiatico e la seconda era nucleare.”,”Paul BRACKEN è professore di scienze politiche alla Yale University ed esperto di politica internazionale. E’ stato consulente del Governo americano dopo la guerra fredda. E’ autore anche di ‘Command and Control of Nuclear Forces’.”,”ASIx-038″
“BRADBURY Ray”,”Fahrenheit 451.”,”In ‘Fahrenheit 451’ Bradbury espora con grande sensibilità il terreno dell’utopia negativa, cioè il genere nel quale l’autore non dipinge uno stato perfetto ma anzi il regno dell’incubo e del terrore. Nel caso del libro (in cui titolo enigmatico vuole solo indicare la temperatura alla quale brucia la carta, secondo la scala anglosassone) si tratta di uno stato talmente autoritario che sente il bisogno di mettere i libri al rogo (pag IV)”,”VARx-014-FFS”
“BRADFORD Ernle”,”Horatio Nelson. L’ uomo e l’ eroe.”,”Trafalgar fu il giusto apice dell’opera di Nelson. Come scrisse Chaucer: “”La vita così breve, così lunga da imparare l’ arte/ La prova così dura, così netta la conquista””. (pag 354) Trafalgar è stata la battaglia navale più importante del XIX secolo. (pag 363)”,”UKIx-072″
“BRADSHER Keith”,”High and might. SUVs: the world’s most dangerous vehicles and how they got that way.”,”BRADSHER Keith è stato il capo dell’ Ufficio di Detroit del New York Times dal 1996 al 2001. “”Il problema più grande era che l’ Explorer, come molti altri SUV, era troppo alto in relazione alla distanza tra le ruote destra e sinistra (nota come ‘wheel track’). Usando la formula di stabilità che il governo ha rifiutato nel 1986, di comparazione del ‘wheel track’ a due volte l’ altezza del suo centro di gravità, un Explorer condotto da un guidatore avrebbe avuto più del 30% di rovesciamento (rolling over) in un singolo incidente d’ auto, mentre un Explorer a pieno carico dovrebbe avere più del 40 per cento di probabilità di rovesciamento (flipping over).”” (pag 328)”,”USAE-048″
“BRADSTOCK Andrew a cura; saggi di James D. ALSOP Gerald AYLMER Warren CHERNAIK John GURNEY Elaine HOBBY James HOLSTUN Claire JOWITT Christopher ROWLAND Nigel SMITH David TAYLOR Andrew BRADSTOCK”,”Winstanley and the Diggers, 1649-1999.”,”BRADSTOCK Andrew è Senier Lecturer in Teologia al King Alfred’s College, Winchester. E’ autore di ‘Faith in the Revolution: The Political Theologies of Müntzer and Winstanley’. Tra i collaboratori vi sono James D. ALSOP, Gerald AYLMER, Warren CHERNAIK, John GURNEY, Elaine HOBBY, James HOLSTUN, Claire JOWITT, Christopher ROWLAND, Nigel SMITH e David TAYLOR. HOLSTUN, ha scritto il saggio: Comunismo, George Hill e il Mir: Marx era un winstanleiano del XIX secolo? “”Così, per cominciare, Marx fu un winstaleiano del XIX secolo? ovvero, egli mai suggerì che le forme sociali precapitalistiche (come la piccola proprietà e la comune contadina) potessero diventare qualcosa d’altro che un ostacolo al progresso e alla liberazione umana? Potevano esse diventare le basi per una comunismo avanzato, permettendo ai popoli precapitalistici di saltare la fase dell’ espropriazione proletaria e della miseria? John Gray da voce all’ opinione anticomunista generalmente accettata: “”In effetti, assieme a molti altri pensatori del XIX secolo, Marx disprezzava l’ immobilità sociale e tecnologica delle società contadine. Egli vedeva l’ abolizione della fattoria contadina come un prerequisito indispensabile al progresso economico e guardava alla fabbrica capitalista come il modello su cui l’ agricoltura avrebbe dovuto basarsi in futuro””””. (pag 124)”,”UKIR-026″
“BRAGADIN Marc’Antonio”,”Che ha fatto la Marina? 1940-45.”,”””Oggi sappiamo come la stessa Marina britannica abbia attribuito d informazioni ottenute con lo spionaggio certe mosse navali italiane che furono invece suggerite soltanto da elementi strategici o direttamente osservati. Nella guerra moderna, infatti, esistono svariati mezzi ‘non’ spionistici per ottenere informazioni sull’ avversario: mezzi ‘diretti’ che consentono di ricavare una massa di notizie e – dentro certi limiti – di previsioni, più abbondanti, precise e tempestive di quelle, sempre aleatorie; che possono essere fornite dalla più esperte spie. Le fotografie aeree con mezzi progrediti danno risultati eccellenti. nei periodi di supremazia la Luftwaffe effettuava ricognizioni fotografiche sui porti britannici del Mediterraneo pressoché giornaliere e su Malta addirittura bigiornaliere: era sufficiente questo solo mezzo perché Supermarina fosse a minuta e continua conoscenza di tutto quanto accadeva o si preparava in quei porti. L’ attento controllo del traffico radiotelegrafico fornisce pure un’altra serie di utilissime informazioni.”” (pag 132-133)”,”ITQM-128″
“BRAHM Heinz”,”Russische Revolution und Weltrevolution.”,”BRAHM Heinz (1935-), Wissenschaftlicher Rat im Bundesinstitut für ostwissenschaftliche und internationale Studien in Köln. Altra opera: “”Trotzkijs Kampf um die Nachfolge Lenins. Die ideologischen Auseinanderseitzungen 1923-1926″”, Koln, 1964 “”Die russische Revolution sollte nach dem Willen Lenins nicht Selbstzwech sein. Sie war als der Stein gedacht, der beim Aufprall seine Kreise über die gesamte Welt zieht. Karl Marx hatte 1882 einmal fast beiläufig davon gesprochen, daß die russische Revolution das Signal zur westeuropäischen proletarischen Revolution geben könnte (1). Marx hatte wohl damals einsgesehen, daß es die kapitalistischen fortschrittlichen Staaten , die die Zusammenbruchsreife besitzen müßten, an einer revolutionären Initiative fehlen ließen. Beeindruckt von der Aktivität der Narodowolzen, die 1881 den Zaren Alexander II, zur Strecke brachten borgte sich Marx, einem Augenblickseinfall folgend, gewissermaßen den russischen Motor aus, um die kunstvoll konstruierte Maschine die sich nicht nach den Gesetzen ihres Schöpfers drehen wollte, überhaupt erst in Schwung zu bringen. Der Gedanke, daß die Revolution im “”Osten”” ihren Anfang nehmen könnte, wurde 1902 von K. Kautsky, dem großen Ideologen der SPD und Gralshüter der Marxismus, gelegentlich aufgegriffen. Auch Lenin machte ihn sich in seiner frühen Schrift “”Was tun?”” zu eigen. Im Allgemeinen glaubte Lenin jedoch bis 1917, daß die Weltrevolution in Westeuropa beginnen würde.”” (pag 14)”,”RIRO-396″
“BRAIDA Lodovica a cura; saggi di Marco BOLOGNA Giorgio MONTECCHI Lodovica BRAIDA Anna LONGONI Gianni TURCHETTA Giuseppe ZACCARIA Maria Giulia LONGHI Francesca CAPUTO Irene PIAZZONI, testimonianza di Paolo DE-BENEDETTI”,”Valentino Bompiani. Il percorso di un editore “”artigiano””. Atti della giornata di studi organizzata dal Dipartimento di Scienze della Storia e della Documentazione storica dell’ Università degli Studi di Milano, 5 marzo 2002.”,”Saggi di Marco BOLOGNA Giorgio MONTECCHI Lodovica BRAIDA Anna LONGONI Gianni TURCHETTA Giuseppe ZACCARIA Maria Giulia LONGHI Francesca CAPUTO Irene PIAZZONI, testimonianza di Paolo DE-BENEDETTI.”,”EDIx-038″
“BRAILSFORD H. Noel; a cura di Christopher HILL e Evamaria BRAILSFORD”,”I livellatori e la rivoluzione inglese.”,”BRAILSFORD (1873-1958) si formò in Scozia e si laureò in lettere all’Univ di Glasgow dove ebbe la cattedra di logica. All’inizio della guerra greco-turca lasciò l’insegnamento e si arruolò nella Legione Straniera in Tessaglia: da quell’esperienza trasse un romanzo, ‘The Broom of the War God’ (La scopa del dio guerra) che gli fruttò il posto di corrispondente del ‘Manchester Guardian’ prima da Creta e poi dalla Macedonia. La sua conoscenza dei problemi del MO gli valse incarichi giornalistici. Partecipò pure alla lotta in favore del suffragio femminile. Alla vigilia della 1° GM, lanciò un monito severo col libro ‘War of Steel and Gold’ (Guerra dell’acciaio e dell’oro), ma il suo grande momento giunse nel 1922 quando l’ Independent Labour Party (ILP) lo chiamò a dirigere il settimanale ‘The New Leader’. Poi troppo all”avanguardia’ dopo tre anni dovette dimettersi. Nel frattempo aveva continuato a scrivere articoli e libri (tra cui le biografie di Shelley e di Voltaire). Ai due volumi di ‘Russian Workers’ Republic’ e ‘Rebel India’ affidò le proprie impressioni di viaggio e le proprie meditazioni su due paesi in grande tormentosa emancipazione civile e sociale. Con lo scoppio della guerra civile spagnola chiese di arruolarsi contro i franchisti ma non fu accettato per l’età avanzata. Ai levellers dedicò gli ultimi dieci anni della sua vita. E fu il suo capolavoro. Esso uscì postumo a cura della vedova Evamaria e di Christopher HILL.”,”UKIR-007″
“BRAILSFORD Henry Noel”,”The War of Steel and Gold. A Study of the Armed Peace.”,”BRAILSFORD Henry Noel “”Does finance follow the flag, or is the flag dragged in the wake of finance?”” (pag 219) “”A Concert we cannot have while the Powers are divided in two unnatural groups, which struggle for a balance without even a political principle to make an intelligible division between them”” (pag 294)”,”RAIx-307″
“BRAMBILLA Michele”,”L’eskimo in redazione. Quando le Brigate Rosse erano «sedicenti».”,”Michele Brambilla (Monza, 1958) è un giornalista del “”Corriere dela Sera””. Ha pubblicato ‘Dieci anni di illusioni. Storia del Sessantotto’ (Rizzoli 1994) e ‘Interrogatorio alle destre’ (Rizzoli, 1995). Con padre Piero Gheddo, un missionario, ha scritto ‘Nel nome del padre’ (Bompiani, 1993), con Vittorio Messori ‘Qualche ragione per credere’ (Mondadori, 1997). Queste pagine riportano – tra virgolette – ciò che i più importanti girnalisti e intellettuali italiani scrissero e dissero negli anni “”caldi”” che seguirono il Sessantotto, sull’estremismo di sinistra e sulla nascita delle formazioni terroristiche. Ne emerge un quadro desolante. Molte “”grandi firme”” si arrampicarono sugli specchi per cercare di dimostrare che, in realtà, la violenza era sempre e solo “”fascista”” o “”di Stato””. E molti ‘maitre a penser’ oggi considerati esempi di moderazione firmarono appelli di solidarietà nei confronti di chi annunciava “”la lotta armata””.”,”EDIx-248″
“BRAMBLE J.C. BROWNING Robert GOODYEAR F.R.D. HERINGTON C.J. KENNEY E.J. OGILVIE R.M. RUDD Niall VESSEY D.W.T.C. WALSH P.G.”,”La Letteratura Latina della Cambridge University. Volume secondo. Da Ovidio all’epilogo.”,”Goodyear, Hildred Carlile Professor of Latin, Belford College, University of London. Kenney, Kennedy Professor of Latin, University of Cambridge. Ogilvie, Professor of Humanity, St Salvator’s College, University of St Andrews. Rudd, Professor of Latin, University of Bristol. Bramble, Fellow and Tutor of Corpus Christi College, Oxford. Herington, professor of Classics, Yale University. Vessey, Lecturer in Classics, Queen Mary College, University of London. Walsh, professor of Humanity, University of Glasgow.”,”VARx-102-FL”
“BRAMLY Serge”,”Leonardo da Vinci. Artista, scienziato, filosofo. Volume primo.”,”BRAMLY Serge nato in Tunisia nel 1949, giunto a Parigi nel 1961 si è dedicato alla saggistica e alla narrativa. “”(Leonardo) Scrive: “”So bene che per non essere io litterato, che alcuno prosuntuoso gli parrà ragionevolmente potermi biasimare coll’allegare io essere homo sanza lettere; gente stolta! Non sanno questi tali ch’io potrei siccome Mario rispose contro a’ patrizi romani, io sì rispondere, dicendo quelli che dell’altrui fatiche se medesimi fanno ornati le mie a me medesimo non vogliono concedere: diranno che per non avere io lettere non potere ben dire quello, di che voglio trattare; or non sanno questi che le mie cose son più da esser tratte dalla sperienza, che d’altra parola, la quale fu maestra di chi bene scrisse e così per maestra la in tutti i casi allegherò””. O anche: “”Chi disputa allegando l’autorità, non adopera lo ingegno, ma piuttosto la memoria””.”” (pag 202)”,”BIOx-118″
“BRAMWELL Anna”,”Ecologia e società nella Germania nazista. Walter Darré e il partito dei Verdi di Hitler.”,”Anna Bramwell, londinese, ha studiato all’Arts Educational School, all’University College Buckingham, e ha conseguito il dottorato in storia della Germania del XX secolo al Lady Margaret Hall di Oxford. Attualmente (1988) lavora al Trinity College di Oxford I piani razzisti di Himmler per la colonizzazione a oriente e il contrasto con Darrè “”Benché buona parte della corrispondenza successiva tra Darré e Himmler, e Darré e Lammers trattasse di faccende di competenza ministeriale, e benché il giudice del processo di Norimberga considerasse che il contrasto tra Darré e Himmler vertesse più sulla gestione del potere che non sulle idee, è tuttavia chiaro che per Darré (e la campagna da lui condotta contro Himmler lo dimostra) erano in gioco questioni di vitale importanza ideologica (86). Ad esempio, scrivendo a Lammers, e allegando un libro di storia anglo-irlandese, affermò che se il reinsediamento dei tedeschi sul territorio polacco non veniva attuato «partendo dal punto di vista che bisognava innanzitutto creare una corretta legislazione agraria», le cose sarebbero sfociate nello stesso tipo di lotta che aveva caratterizzato i rapporti dell’Inghilterra con l’Irlanda del sud. Secondo lui il nord era stato stabilizzato grazie a un modello di sviluppo basato sui piccoli proprietari terrieri; il sud, invece, era stato modellato secondo lo schema del neofeudalesimo agrario inglese (vaste tenute e grandi proprietà in affitto) (87). Il fatto è che Darré aveva ormai la tendenza a considerare gli agricoltori indipendenti come più disponibili a identificarsi con la nazione e poco pronti, invece, a comportarsi come minoranze nazionali ostili. Dalla lettera non si evince in che misura Darré fosse pronto a privare i contadini polacchi delle loro terre nelle zone annesse, al di là – questo sì – dello scambio di popolazione generalmente ipotizzato dai tedeschi dell’epoca. È possible che pensasse a un regime di occupazione mista tedesco-polacca, in cui ambedue le popolazioni avrebbero praticato l’agricoltura secondo l’ideale dell’ ‘Erbhof’ (che stabilisce l’inscindibilità del fondo di proprietà). Certamente Darré non fu mai così antipolacco come lo furono invece molti dei suoi colleghi, e lo dimostrano le disposizioni da lui emanate per concedere il diritto di ‘Erbhof’, secondo la legge tedesca, anche agli agricoltori polacchi, la necessità di evitare una situazione coloniale del tipo di quella che aveva tormentato le relazioni anglo-irlandesi era più importante di generiche considerazioni umanitarie. Egli aspirava anche a una struttura sociopolitica meno rigida di quella generalmente prevista, in cui emergessero quelle connotazioni jeffersoniane da lui indice nel suo confronto con la colonizzazione americana del West: la popolazione rurale doveva essere più legata al suolo che non a entità economiche o nazionali. Per contro, l’enfasi posta dallo Stato-SS sulla tecnocrazia, lo sviluppo e l’efficienza (il che non vuole dire che lo stato-SS all’atto pratico fosse poi efficiente) comprendeva la nozione di un legame con il suolo solo perché ciò corrispondeva a un dato concreto, secondo il quale l’uomo sociale aveva bisogno di un tale legame, e perché una società organizzata di conseguenza sarebbe risultata più efficiente. La controversia su come il processo di insediamento e colonizzazione dovesse essere realizzato, se all’interno di una più vasta Germania (88) o se invece in seguito a una incursione armata nei territori a est della Polonia, era densa di implicazioni che andavano dritto al cuore dell’ideologia nazista. Darré, dal 1938 cominciò ad osservare allarmato l’ascesa continua del potere delle SS e di Himmler («Heini, adesso, tiene saldamente in pugno l’anima del potere SS») e fu tra i primi a rilevarne l’aspetto ‘economico’: all’inizio del 1939 affermò che Himmler stava deliberatamente infiltrando i suoi uomini in posizioni in cui potessero «tenere i cordoni della borsa» (89). Il tentativo di Darré di proteggere la sua sfera di potere si collocava come elemento non trascurabile nel sottofondo del suo contrasto politico con Himmler. Infatti, egli era convinto che un programma d’insediamento gestito dal RNS (usando della legislazione sull’ ‘Erbhof’ e riorganizzando i poteri più piccoli in unità autosufficienti) sarebbe stato diverso e migliore di un’espansione gestita dalle SS, che enfatizzavano l’attività economico e, secondo lui, erano ostili ai contadini (90). Quando nell’aprile 1939 fu steso un disegno di legge relativo ai territori orientali (Ostmarkgesetz) Darrè scoprì con stupore che nel caso fosse stato promulgato il RNS sarebbe stato privato di ogni potere, per cui protestò immediatamente con Lammers, e questi fece in modo che fosse immediatamente ritirato. Quello che era in gioco era il tentativo di Himmler di convincere Hitler che il problema del reinsediamento dei tedeschi a est era una questione politica piuttosto che agricola. A questo scopo le SS controllavano il Vo-Mi-Stelle e avevano stabilito stretti legami con diverse comunità tedesche all’estero, soprattutto in Europa orientale (91). I piani di Himmler per la colonizzazione a oriente, sorprendentemente simili a quelli elaborati dal Movimento weimarriano per la colonizzazione interna, riguardavano i pericoli della migrazione polacca in zone di frontiera, e mettevano in rilievo l’importanza di un confine difeso da contadini militanti di pura razza tedesca. Anche Darré, naturalmente, voleva che i territori di confine possono popolati il più densamente possibile da contadini tedeschi, ma questo era d’importanza secondaria rispetto alla sua visione principale, tanto che non è possibile descriverlo come «imperialista» sulla base degli obiettivi che si dava. Ad esempio, nel marzo 1939 egli scrisse: «Ora è possibile disporre di una colonia all’interno dei nostri confini. Funzionerà soltanto se il ‘Volk’ sentirà in sé il ‘Blutgedanken’ [il richiamo del sangue]. Dio solo sa cosa potrà accadere» (92). La complessa dimensione dell’«interesse nazionale» sembrava sfuggirgli, mentre l’interesse di Himmler era riposto nel ruolo militante ed espansionista delle SS a oriente”” (pag 214-216) Biografia (trecc): Darré ‹darée›, Richard Walter. – Uomo politico tedesco (Belgrano, Argentina, 1895 – Monaco di Baviera 1953), dal 1930 consulente di politica agraria di Hitler, quindi capo dell’ufficio per la politica agraria del suo partito e, dopo la conquista del potere, ministro per l’Alimentazione e l’Agricoltura (giugno 1933). Il D. pose a base della politica agraria del Reich i principî nazionalsocialisti. Processato nell’apr. 1949 da un tribunale militare americano e condannato a 7 anni di reclusione, l’anno successivo fu amnistiato. Bibliografia: La nuova nobiltà di sangue e suolo, di Walther Darré Editore:Ritter, Collana:La spada e il martello, 2009 pag 148 [Il pensiero di Walther Darré, Ministro dell’Agricoltura della Germania nazionalsocialista, ci parla di critica alla dimensione cittadina “”distruttrice dell’anima del popolo””; dell’indissolubile comunione organica fra la stirpe, la cultura popolare, il sangue e il suolo (‘blut und boden’); della prospettiva di un’economia autarchica volta al benessere del popolo e della comunità. Darré formula un programma agricolo volto alla rinascita del ceto contadino, architrave bio-politica della comunità. Frequentò anche gli ambienti völkisch e della Bund Artman (Lega degli Artamani). Nella concezione nazionalsocialista l’agricoltura non doveva più essere concepita come un comparto produttivo scollegato ed avulso dal resto della società, ma come una superiore sintesi costruttiva integralmente partecipe del destino storico, culturale, sociale e razziale dell’intera “”Comunità Popolare””.]”,”GERN-207″
“BRANCA Eric”,”Le roman de la droite 1974-1998. Chronique d’un echec.”,”Giornalista, Eric BRANCA è il segretario generale della redazione di ‘Valeurs actuelles’.”,”FRAV-059″
“BRANCA Paolo”,”Moschee inquiete. Tradizionalisti, innovatori, fondamentalisti nella cultura islamica.”,”Paolo Branca islamista e docente di arabo nell’Università Cattolica di Milano. Tra le sue opere: Introduzione all’Islam, Voci dell’Islam moderno, I Musulmani, Il Corano.”,”VIOx-045-FL”
“BRANCA Vittore”,”Boccaccio medievale.”,”Vittore Branca (1913-2004), filologo e critico letterario, ha insegnato nelle Università di Firenze, Roma, Parigi e Padova, ed è stato Rettore dell’Università dei Bergamo. Accademico dei Lincei e membro di numerose altre associazioni culturali, è stato il più importante studioso italiano di Boccaccio.”,”ITAG-010-FL”
“BRANCA Paolo”,”Voci dell’Islam moderno. Il pensiero arabo-musulmano fra rinnovamento e tradizione.”,”Paolo Branca si è laureato in Lingua e letteratura araba presso l’Università di Venezia Ca’ Foscari. Si è interessato al rapporto Islam-mondo moderno, con riferimenti al radicalismo e riformismo dei musulmani. Maurice Bormans, allievo di Henri Lahoust al College de France, specialista in diritto musulmano, è uno dei fondatori della rivista “”Islamocristiana””. E’ docente di Islamistica.”,”RELx-073″
“BRANCACCIO Emiliano CAVALLARO Luigi”,”Leggere il capitale finanziario. Introduzione.”,”‘Vogliamo invitare a una nuova lettura del ‘Capitale finanziario’ di Rudolf Hilferding. Socialdemocratico viennese, oppositore di Lenin e ministro di Weimar, catturato, torturato e molto probabilmente ucciso dai nazisti. Hilferding è una delle figure più complesse e controverse del marxismo novecentesco”” (pag XII) Il capitale fittizio. La centrale bancaria. La centralizzazione. Hilferding. ‘Il capitale fittizio. La centrale bancaria. La centralizzazione’ “”Beninteso, tra la forma e il fatto della transizione sussiste in Marx una differenza, uno iato cruciale; Hilferding invece si spinge in avanti, lanciandosi in una vera e propria premonizione: la tendenza alla centralizzazione, «se completamente soddisfatta, porterebbe alla concentrazione di tutto il capitale monetario in una sola banca o in un unico gruppo di banche, che potrebbero quindi disporne incondizionatamente. E’ chiaro che una simile ‘centrale bancaria’ potrebbe esercitare un controllo assoluto sulla produzione dell’intera società». E «una volta che il capitale finanziario abbia assoggettato a sé i più importanti rami produttivi», la società non avrebbe avuto altro compito che «impadronirsi del capitale finanziario servendosi in ciò del proprio consapevole organo esecutivo», vale a dire lo stato. L’ipotesi dell’afflusso di tutto il capitale nelle mani di un’unica gigantesca «centrale bancaria», fino alla espropriazione della medesima da parte del potere statale, diede luogo a numerose controversie. Schumpeter la definì «una franca abiura della teoria del crollo», sostituita dall’idea che «la società capitalistica, lasciata a sé stessa, avrebbe sempre più consolidato la sua posizione, “”pietrificandosi”” in una sorta di organizzazione gerarchica o feudale» (35); proprio per ciò, Lenin la attaccò a fondo, riconoscendovi il frutto (a suo avviso marcio) delle tendenze revisionistiche della socialdemocrazia tedesca (36). Più di recente, poi, si è sostenuto che l’ipotesi della «centrale bancaria» dipendeva a sua volta da quella della crescente importanza assunta dall’autofinanziamento delle imprese (37)”” (pag XXI-XXII) [(35) Joseph A. Schumpeter, ‘Storia dell’analisi economica’ [1954], Torino, Bollati Boringhieri, 1990, III, p. 1085; (36) Si veda Lenin, ‘L’imperialismo, fase suprema del capitalismo’ [1917], in Id., Opere complete, XXII, Roma, Editori Riuniti, 1966. Non dissimili le critiche che a Hilferding rivolse Henryk Grossmann, ‘Il crollo del capitalismo’ [1929], Milano, Mimesis, 2010; (37) Giulio Pietranera, ‘Il pensiero economico di Hilferding e il dramma della socialdemocrazia tedesca’, in R. Hilferding, ‘Il capitale finanziario’, Milano, Feltrinelli, 1961]; La questione del ‘capitale fittizio’. (Nota 31): “”Notiamo a margine che Hilferding si dimostra davvero acuto lettore di Marx. Sappiamo adesso che questi, alla sua morte, aveva lasciato il manoscritto relativo all’esame del credito bancario e della società per azioni in una forma alquanto approssimata, ma connotata dall’inclusione all’interno di un ‘unico capitolo’ (intitolato «Credito e capitale fittizio») della trattazione del movimento complessivo della riproduzione capitalistica una volta comparsi il credito e la società per azioni (cfr. K. Marx, ‘Ökonomische Manuskripte, 1863-1867’, Teil II, Berlin, Dietz, 1992). Questa impostazione venne però profondamente modificata da Engels, che – accingendosi alla redazione di quello che poi sarebbe stato dato alle stampe come «il terzo libro del ‘Capitale’» – suddivise quella parte del manoscritto in undici distinti capitoli, attribuendo il titolo generale («Credito e capitale fittizio») solo al primo di essi (il venticinquesimo) e conferendo dignità di capitoli autonomi a parti dell’esposizione che autonome, invece, non erano affatto. In tal modo, il concetto che per Marx doveva considerarsi come unificante dell’intera trattazione veniva a costituire solo uno degli argomenti trattati, e si perdeva l’autentica struttura dell’esposizione marxiana. In mancanza di evidenze che Hilferding conoscesse il manoscritto originario, risulta davvero sintomatica di una profonda comprensione dell’analisi marxiana la sua scelta di unificare sotto il concetto di «capitale fittizio» la trattazione del processo di autonomizzazione del capitale creditizio rispetto al capitale industriale”” (pag XX)] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM]”,”TEOC-784″ “BRANCACCIO Giovanni”,”Geografia, Cartografia e Storia del Mezzogiorno.”,”Giovanni Brancaccio è ricercatore confermato presso il Dipartimento di Discipline Storiche dell’Università di Napoli. Autore di numerosi studi storici.”,”ITAS-083-FL” “BRANCACCIO Giovanni MUSI Aurelio a cura; scritti di Giovanni BRANCACCIO Elisa NOVI CHAVARRIA Giulio SODANO Aurelio MUSI”,”Il Regno di Napoli nell’età di Filippo IV (1621-1665).”,”Giovanni Brancaccio è professore ordinario di Storia moderna presso l’Università degli Studi G. D’Annunzio di Chieti-Pescara Aurelio Musi è professore ordinario di Storia moderna presso l’Università degl Studi di Salerno.”,”ITAG-008-FSD” “BRANCATI Raffaele”,”Fatti in cerca di idee. Il sistema italiano delle imprese e le politiche tra desideri e realtà.”,”Raffaele Brancati, presidente della Met, è autore di analisi e pubblicazioni sullo sviluppo regionale, le valutazioni economiche, le politiche di sviluppo e dell’economia industriale.”,”ITAE-003-FC” “BRANCIFORTE Laura”,”Donne in onda nel ventennio fascista tra modernità e tradizione (1924-1939).”,”Laura Branciforte insegna Storia contemporanea alla Universidad Carlos III de Madrid. Ha studiato presso la Facoltà di Lettere e filosofia di Catania e presso la DeMontfort University of Leicester. Ha pubblivao tra l’altro ‘El Socorro Rojo Internacional en España (1923-1939), Madrid, 2011. “”Dalla metà degli anni Trenta, il Duce scopre la radio per rivolgersi alle madri e alle mogli dei combattenti partiti per l’Etiopia ma è ormai troppo tardi: la «scatola musicale» è già diventato la colonna sonora del tempo della donna, del lavoro come dell’ozio, disegnando, uno spazio femminile nuovo e «tutto per sé»”” (quarta di copertina) “”L’idea di usare il volto di attrici famose o di donne dello spettacolo è un elemento che diventerà ricorrente. D’altro canto, i casi di artisti «prestati» alla pubblicità risalivano agli inizi del secolo, quando scrittori e pittori offrirono le proprie opere o la propria arte per annunci pubblicitari: Giacomo Puccini prestò i suoi versi per il dentifricio Odol; Gabriele D’Annunzio creò il nome del grande magazzino «La Rinascente» e offrì il suo prestigio personale all’amaro Montenegro ed ai biscotti Saiwa; Matilde Serao, nel romanzo ‘Fascino muliebre’, reclamizza nelle ultime pagine prodotti chirurgico-farmaceutici e la linea di profumi per la società Bertelli; Massimo Bontempelli, nel romanzo commissionato dalla Fiat, ‘522 Racconto di una giornata’, esalta l’automobile; ancora, si pensi allo strettissimo rapporto tra il mondo pubblicitari ed il futurismo”” (pag 180)”,”DONx-002-FSD” “BRANCIFORTE Laura a cura, saggi di Montserrat HUGUET Pablo DEL HIERRO Juan Antonio SIMÓN Laura Sanz GARCÍA Matteo RE”,”Acción Política y cultural 1945-1975: Italia y España entre el rechazo y la fascinación.”,”Laura Branciforte insegna Storia contemporanea alla Università Carlos III di Madrid.”,”SPAx-018-FL” “BRANCOLI Rodolfo”,”In nome della lobby. Politica e denaro in una democrazia.”,”L’A è corrispondente da Washington del ‘Corriere della Sera’. Ha pubblicato pure ‘I nuovi russi’, ‘Spettatori interessati. Gli Stati Uniti e la crisi italiana’, ‘Gli USA e il PCI’.”,”USAS-039″ “BRANCOLI Rodolfo”,”In nome della lobby. Politica e denaro in una democrazia.”,”Rodolfo Brancoli è nato a Roma nel 1939. Giornalista e corrispondente da Washington del ‘Corriere della Sera’. Ha pubblicato pure ‘I nuovi russi’, ‘Spettatori interessati. Gli Stati Uniti e la crisi italiana’, ‘Gli USA e il PCI’. Rodolfo Brancoli è stato tra i più stretti collaboratori di Romano Prodi dal 2004 al 2008, occupandosi dei rapporti con la stampa estera. In precedenza era stato a lungo corrispondente del Corriere della Sera e di Repubblica dagli Stati Uniti. Con Garzanti ha pubblicato tra gli altri: “”In nome della lobby””, “”Il ministero dell’onestà”” e “”Il risveglio del guardiano””. (Ibs)”,”USAS-007-FV” “BRANDES George”,”Ferdinand Lassalle.”,”George Brandes autore di ‘William Shakespeare’, etc. “”Flectere si nequeo Superos, Acheronta movebo”” (If I cannot bend the will of Heaven, I will cause turmoil in hell), Virgil (Virgilio) (in apertura) “”Marx had the whole world before his eyes; Lassalle was concerned only with Germany, or, more correctly, only with Prussia. The difference between their doctrines is immaterial, but their methods were different. Marx was international, Lassalle was national. Marx regards social equivalence as only feasible in his Social Democratic Republic, from which religion was banned, and his idea is a federation of European Republics. Lassalle saw that the European nationalities were still firmly established, that national ideas were a factor of supreme importance, and the religion would long retain an influence which no one could afford to neglect, and he thought it possible, even under existing political circumstances, to give the initial impulse to a movement for transforming social conditions”” (pag 190)”,”LASx-057″ “BRANDI Karl”,”The Emperor Charles V.”,”Il Professor BRANDI è stato un’ autorità in Germania negli studi storici del secolo XVI.”,”SPAx-024″ “BRANDI Karl”,”Carlo V. (Tit.orig.: Kaiser Karl V)”,”Il sacco di Roma, 1527. “”La condizione di queste truppe (le truppe imperiali della Lombardia, ndr) si mutò in una di quelle forze storiche che, nate da stati d’ animo e da decisioni maturate da un pezzo, guidate da poteri invisibili, sembrano ricevere come dal caso, quasi enormi proiettili sinistramente potenti, la loro enorme forza distruttiva. Mentre Antonio di Leyva teneva Milano, Frundsberg e Carlo di Borbone si riunivano, poco dopo la metà di febbraio 1527. Come il solito, mancava il denaro. L’ esercito si spinse innanzi a sé nello Stato della Chiesa. Non pagati, i lanzichenecchi diventavano sempre più turbolenti. La miseria e le privazioni di cui soffrivano venivano attribuite al papa, in cui scorgevano il maggior nemico dell’ imperatore. I Tedeschi, inoltre, portavano con sé i loro risentimenti nazionali contro l’ avido e turbolento Anticristo della Babilonia romana. Così, dai moti contradditori della fedeltà all’ imperatore, dell’ orgoglio spagnolo, della passione dei riformati, dalla fame e dalle privazioni, dalla mala coscienza della propria indisciplina, dall’ avidità e dalla sete di bottino, nacque uno stato d’ animo ostinatamente minaccioso che si rivolgeva contro la ricca e perversa Roma. (…) Lannoy e il suo ambasciatore Fieramosca, che cercavano di trattenere l’ esercito, conforme ai loro accordi col papa, erano impotenti quanto i generali. Il papa si rese conto solamente a poco a poco della propria situazione. Adesso offrì 150 000 ducati per scongiurare gli elementi scatenati. Essi ne volevano 300 000. Da un pezzo, alcune persone perspicaci avevano consigliato al papa di nominare una mezza dozzina di nuovi cardinali, per procurarsi del denaro. Nella sua intima incertezza, egli non voleva lasciarsi indurre a farlo. Quando, tuttavia lo fece, era troppo tardi. Il 5 maggio le truppe imperiali erano dinanzi alla Città eterna. Il 6, all’ alba, cominciò l’ assalto, con grande violenza.”” (pag 241-242)”,”SPAx-068″ “BRANDI Karl, Saggio di Wolfgang REINHARD”,”Carlo V.”,”Karl Brandi (1868-1946), storico del Medioevo, dedicò le sue ricerche al Cinquecento e, in particolare, alla figura di Carlo V. Professore nell’Università di Marburgo, nel 1902 passò a quella di Gottinga dove rimase fino alla morte.”,”BIOx-015-FL” “BRANDIS Kurt”,”Der Anfang vom Ende der Sozialdemokratie. Die SPD bis zum Fall des Sozialistengesetzes.”,”BRANDIS è stato un allievo di KORSCH.”,”MGEx-069″ “BRANDON Henry”,”La sterlina in pericolo.”,” Henry Brandon è condirettore e corrispondente da Washington del ‘Sunday Times?. Gli articoli che costituiscono il corpo principale del libro produssero scalpore negli ambienti politici e in alcuni casi costernazione. “”Purtroppo, i nuovi dirigenti della politica economica inglese, e cioè i laboristi, affrontarono i problemi dianzi illustrati con criteri unilaterali. Tutti ricordano che Stafford Cripps, con la così detta “”austerity””, l’affrontò badando solo al contenimento dei consumi. Non si preoccupò, o non poté preoccuparsi, per motivi di carattere ideologico, degli altri aspetti del problema, e precisamente di quelli riguardanti l’aumento del reddito nazionale e della produttività del sistema, i quali erano pur sempre le premesse dell’aumento degli investimenti e della capacità concorrenziale sui mercati internazionali, in modo da mantenere sostanzialmente equilibrate le partite correnti (merci e servigi) e la bilancia dei pagamenti. Questo è il motivo per cui nel 1949 lo stesso Cripps, Cancelliere dello scacchiere, dovette svalutare la sterlina, seguendo l’esempio d’un altro Cancelliere dello scacchiere laborista, lo Snowden, il quale, nel 1931, e cioè diciotto anni prima, era stato costretto, sia pure sotto la pressione di fatti d’altra natura, ad adottare la stessa misura monetaria. Il taglio, nel 1949, fu del 31,5 per cento perché il rapporto tra la sterlina ed il dollaro fu ridotto dal 4,03 al 2,80. Diciotto anni dopo, e cioè nel 1967, un altro Cancelliere dello scacchiere laborista, il Callaghan, è stato costretto a ridurre di nuovo il rapporto tra la sterlina ed il dollaro da 2,80 a 2,40, con un taglio, come ho già detto, del 14,3 per cento. Nel considerare queste vicende della sterlina, e più precisamente che le svalutazioni nel corso di questo secolo sono state operate da tre Cancellieri dello scacchiere laboristi, si potrebbe essere indotti a credere che i dirigenti del partito conservatore siano stati piuttosto abii, nel passare, come si suol dire, il cerino acceso ai dirigenti laboristi nel momento in cui stava per spegnersi, evitando per tal modo di bruciarsi le mani. E’ difficile, per non dire impossibile, dire se questo è vero per la svalutazione del 1931, perché le condizioni erano allora molto diverse da quelle attuali. Ma è un dato di fatto che le svalutazioni del 1949 e del 1967 sono in gran parte attribuibili ad una politica economica impostata dai laboristi subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, e che i conservatori, nonostante il loro lungo periodo in cui sono stati al potere, non hanno voluto o potuto modificare”” (pag XIII-XIV-XV, Libero Lenti, introduzione)”,”UKIE-057″ “BRANDRETH Gyles”,”Il libro delle citazioni politiche. Una guida letteraria.”,”BRANDRETH Gyles è dal 1992 membro del Parlamento britannico per la città di Chester. Scrive articoli per giornali e riviste. “”Il politico di maggior successo è quello che dice ad alta voce ciò che la gente pensa più di frequente”” (Theodore Roosevelt, 26° presidente degli USA 1901-1908) (pag 47)”,”REFx-113″ “BRANDT Conrad SCHWARTZ Benjamin FAIRBANK John K.”,”Storia documentaria del Comunismo cinese.”,”Periodo embrionale; periodo prima collaborazione tra il PCC e il Kuomintang (1923-27); periodo del riorientamento (1927-31): periodo dei soviet nel Kiangsi (1931-34), periodo di Yenan, il fronte unito (1935-45), ideologia e situazione del partito; il periodo post-bellico.”,”CINx-019″ “BRANDT Willy”,”Mi camino hacia Berlin. Tal como Willy Brandt lo contò a Leo Lania.”,”Sui veterani. “”Nel corso del 1931 si unirono nazisti e nazionalisti, tedeschi, truppe di assalto e Stahlhelm (Elmetti d’ acciaio), in una organizzazione reazionaria di veterani. I seguaci di Hitler speravano di abbattere l’ odiato governo socialdemocratico prussiano. Ma il tentativo di appoggiarsi sull’ alleanza con i conservatori e poi di convergere con i comunisti, sul referendum, che puntava alla dissoluzione della Dieta prussiana, fallì. I circoli più reazionari, i grandi proprietari terrieri e industriali, finanzieri e ufficiali, Schacht, ministro del tesoro, e il generale Seeckt, capo dell’ esercito tedesco, pensarono di arrivare al momento opportuno per l’ “”azione diretta””. La risposta dei socialdemocratici fu la formazione dell’ “”Eiserne Front”” (Fronte di ferro), una concentrazione di diverse organizzazioni sportive operaie e la Reichsbanner (Bandiere dell’ Impero), associazione democratica di veterani.”” (pag 40) Scissione. “”Nello stesso tempo, l’ ala sinistra della socialdemocrazia si scisse dal partito; misure disciplinari della leadership provocarono la rottura. Un pugno di deputati, un certo numero di gruppi locali, e, pure una gran parte della Gioventù socialista, formarono un nuovo Partito Socialista Operaio. Dal punto di vista pratico, la nuova organizzazione era destinata a non avere influenza. Però, non ci preoccupavamo della cosa. Volevamo dare il via a un nuovo inizio, nel tentativo di impedire una catastrofe all’ ultimo minuto. A Lubecca, un piccolo numero di vecchi socialdemocratici, ma molti giovani compagni, si unirono al nuovo partito. Leber cercò di impedire che io li seguissi. ‘Sei diventato matto?’ mi disse. Questa volta aveva perso la calma che aveva sempre avuto nelle nostre discussioni personali. Il nuovo partito era una associazione di rovinati, disse. Credono di essere rivoluzionari? Ma se sono impotenti, coscienti della loro incapacità fisica e intellettuale, transfughi del radicalismo! “”Malgrado la tua giovinezza, puoi apprezzare un buon libro, una buona bevuta e i favori di una bella donna. Sarebbe assolutamente normale, non devi far parte di questa banda di settari””. (…) Abbandonai il partito socialdemocratico. Le conseguenze dirette furono per me dure.”” (pag 40-41)”,”GERV-044″ “BRANDT Conrad”,”Stalin’s Failure in China, 1924 – 1927.”,”BRANDT Conrad è associato con il St. Antony’s College ad Oxford. E’ storico e ricercatore. Insegna scienze politiche all’ Università della California, Berkeley. “”E questo sebbene il proletariato cinese era ancora lontano dalla disfatta: in Shanghai, era sul punto di prendere il controllo della città. Eppure Mao era già dell’ opinione che comparato ai contadini, il proletariato urbano non era importante per la rivoluzione cinese. “”Se noi assegnamodieci punti per il completamento della rivoluzione democratica””, egli scriveva, “”allora … gli abitanti urbani e le unità militari pesano solo tre punti, mentre i rimanenti sette punti dovrebbero andare ai contadini…””. Tre punti insieme per “”la popolazione urbana””- non solo operai ma anche molta della piccola borghesia – e per le “”unità militari”” ovvero: presumibilmente le truppe del Kuomintang”” (pag 109)”,”MCIx-022″ “BRANDT Conrad SCHWARTZ Benjamin FAIRBANK John K.”,”Storia documentaria del Comunismo cinese.”,”Elementi autoctoni che hanno favorito il comunismo cinese. “”Una caratteristica della vecchia Cina era stata quella delle società segrete, che spesso fiorivano nei periodi di declino di una dinastia, come la sola possibile forma organizzata di opposizione. L’organizzazione clandestina era stata una necessità in tali casi, almeno fino alla dinastia Han, per il fatto che il regime imperiale esercitava un controllo monopolistico sulle associazioni pubbliche: le riunioni non ufficialmente promosse erano presunte deliberatamente o virtualmente sovversive; associazioni, leghe, clubs e società erano tenute a richiedere, spesso pagandola, la sanzione ufficiale. Contro la severa e minuziosa sorveglianza della burocrazia ufficiale, le società segrete erano costrette a perfezionare i loro metodi di comunicazione clandestina, spionaggio e autoprotezione. Quando il giovane Sun Yat-sen deliberò di rovesciare i mancesi, il suo primo atto fu quello di formare una società segreta, che si ingrandì mediante la fusione con altre, finché la sconfitta dei mancesi permise che questa organizzazione rivoluzionaria venisse alla luce, nel 1912, sotto il nome di Kuomintang. E quando questo fu schiacciato dal militarista Yuan Shih-k’hai, l’immediata reazione di Sun nel 1914 consistette nel formare un’altra società segreta, il Partito rivoluzionario cinese, completa di tutti i giuramenti firmati col sangue ed altre diavolerie del genere. (…) L’organizzazione di partito nei tempi moderni ha tratto la sua forza anche dalla evidente impotenza dell’individuo. Poiché in Cina i diritti politici esistevano per i singoli, non per le leggi, il cittadino medio non poteva affidarsi, come fanno gli altri popoli, alle garanzie giuridiche per essere protetto contro l’arresto arbitrario o i maltrattamenti da parte del regime locale. Non solo l’individuo era malsicuro di fronte al governo, ma mancava dei normali tramiti democratici per la serena espressione di opinioni e interessi politici. I moderni giornalisti liberali hanno dovuto essere cauti nella critica, e di rado la libertà di stampa è stata pienamente riconosciuta. Posti di fronte allo scarso valore della vita umana in un paese povero e sovrapopolato, gli intellettuali cinesi hanno trovato difficile replicare all’argomento dei comunisti, secondo il quale l’individuo da solo non può concludere nulla, e deve entrare nel Partito per diventare efficiente”” (pag 15-16)”,”MCIx-001-FV” “BRANDUANI Cesarino”,”Memorie di un libraio.”,”Contiene dedica dell’autore ad Alfio Russo (1964) BRANDUANI Cesarino”,”EDIx-098″ “BRANSON Noreen HEINEMANN Margot”,”L’ Inghilterra negli anni trenta.”,”BRANSON ha lavorato per molti anni all’Ufficio studi del partito laburista. HEINEMANN insegna al Goldsmisth College”,”UKIS-004″ “BRANSON Noreen”,”History of the Communist Party of Great Britain, 1927-1941.”,”Noreen BRANSON ha lavorato presso il Labour Reseach Department, specializzandosi in assistenza sociale e questione abitazioni. Ha diretto per molti anni ‘Labour Research. E’ coautrice assieme a Margot HEINEMANN di ‘Britain in the Nineteen Thirties’ (1971′ e di altri volumi. Il suo libro va dal periodo dello sciopero generale all’ attacco tedesco all’ Unione Sovietica. Durante questo periodo il Comintern, di cui il CPGB era la sezione britannica, adottò la linea politica ‘classe contro classe’ che lo condusse ad un crescente isolamento. “”I 26 candidati del Partito Comunista raccolsero 75.000 voti. La percentuale media del voto fu di 7.5, un miglioramento, certo, del 5.3 per cento acquisito nel 1929, ma non così ampio come ci si aspettava””. (pag 88) Questione finanziamento partito (con soldi dai russi) (pag 154)”,”MUKx-117″ “BRANSON Noreen MOORE Bill”,”Our History. Labour – Communist Relations, 1920-1951. Part I. 1920-1935.”,”Nel 1957 il Party History Group pubblicava il Pamphlet n° 5 dal titolo ‘Labour-Communist Relations, 1920-39’. Il presente pamphlet incorpora quello del 1957 riveduto e ampliato da N. BRANSON e Bill MOORE. Gli ani di guerra sono stati scritti da Noreen BRANSON. Il Periodo del dopoguerra fino alla pubblicazione della prima edizione de ‘The British Road to Socialism’, è scritto da Bill MOORE. “”Il Labour Party è una organizzazione federale basata sulle Trade Unions. Il consiglio di Lenin del 1920 (mettere un Governo Labour in carica cosicché le sue azioni riformiste possano disilludere i lavoratori) è ancora valido.”” (pag 45)”,”MUKx-140″ “BRANSON Noreen MOORE Bill”,”Our History. Labour – Communist Relations, 1920-1951. Part II. 1935-1945.”,”Nel 1957 il Party History Group pubblicava il Pamphlet n° 5 dal titolo ‘Labour-Communist Relations, 1920-39’. Il presente pamphlet incorpora quello del 1957 riveduto e ampliato da N. BRANSON e Bill MOORE. Gli ani di guerra sono stati scritti da Noreen BRANSON. Il Periodo del dopoguerra fino alla pubblicazione della prima edizione de ‘The British Road to Socialism’, è scritto da Bill MOORE. “”Nel corso del 1936 il Partito Comunista (Communist Party) continuò la campagna per l’ affiliazione. Una Petizione raccolse 100 mila firme e “”1400 sindacati, partiti del lavoro e branche di cooperative sostennero la nostra posizione””. Ma alla Conferenza del Labour Party dell’ ottobre, l’ affiliazione fu sconfitta 1.728.000 voti contro 592.000. Negli anni seguenti la questione fu rimossa dall’ agenda.”” (pag 5)”,”MUKx-141″ “BRANSON Noreen”,”History of the Communist Party in Britain 1941-1951.”,”Noreen Branson has worked at the Labour Research Department, specialising in social insurance and housing, and was for many years editor of Labour Research. She is the co-author, with margot Heinemann, of Britain in the Nineteen Thirties and the author of Britain in the Nineteen Twenties and Poplarism 1919-1925, Introduction, Appendices: Membership Numbers 1941-51, Members of Communist Party Executive Committee, References, Index,”,”MUKx-006-FL” “BRANSON Noreen”,”History of the Communist Party of Great Britain, 1927-1941.”,”Noreen Branson has worked at the Labour Research Department, specialising in social insurance and housing, and was for many years editor of Labour Research. She is the co-author, with margot Heinemann, of Britain in the Nineteen Thirties and the author of Britain in the Nineteen Twenties and Poplarism 1919-1925, Illustrations, Introduction, Appendix: List of Central Committee members 1927-38, Indexes,”,”MUKx-008-FL” “BRASKÉN Kasper”,”The International Workers’ Relief, Communism, and Transnational Solidarity. Willi Münzenberg in Weimar Germany.”,”Kasper Braskén, Postdoctoral Researcher, Abo Akademi University Internationale Rote Hilfe (IRA, International Red Aid) Internationale Arbeiterhilfe IAH Rote Hilfe Deutschland RHD Impero rosso, media editoriale di W. Munzenberg, Red Media Empire (pag 121) “”The dispute between the ‘Arbeiterhilfe’ and the IRH was strongly linked to the political struggle that was at the time being played out within the KPD, the Comintern and the ‘Russian Communist Party’ (RCP(B)). The insecure state of affairs had already begun in December 1922 when Lenin had had to give up his active work on health grounds, and this confusion had lasted until May 1924 (42). For the KPD, this was a time of internal vendettas. As the German October Revolution had failed, convenient scapegoats had been found amongst the old leadership, and therefore the so-called “”Right-wing opposition”” had been set up, while a “”Middle”” and a “”Left”” group were fighting each other for power. There was a serious state of disorder within the KPD until 19 February 1924 when a new leadership was elected n Moscow consisting of representatives from both the left and Middle groups. It would, however, be the left that thereafter dominated the new KPD that in general did non appreciate the significance of the ‘Arbeiterhilfe’ (43). Münzenberg engaged wholeheartedly in the debate in a letter he sent to Walter Stöcker (44) on 2 February 1924. Münzenberg explained to Stöcker, who was then the provisional chairman of the KPD, that the two of them did not belong to the same fraction within the party as he, Münzenberg, agreed on several key issues with the so-called “”Right-wing”” opposition. In Münzenberg’s highly critical and personal letter to Stöcker he questioned the very methods of propaganda and organisation of the party (45)”” (pag 108) [(42) Edward Hallett Carr, ‘The interregnum 1923-1924’ (Penguin Books, 1969, 350, 72-73; (43) Klaus Kinner, ‘Der deutsche Kommunismus, Selbsverständnis und Realität’, vol 1, Die Weimarer Zeit, Geschichte des Kommunismus und Linkssozialismus (Berlin, Dietz Verlag, 1999), 67-75; (44) Walter Stöcker Stoecker, was at the time the leader of the ‘Middle’ group within the KPD. See further on Stöcker in Weber and Herst, Deutsch kommunisten’, 905-907; (45) Münzenberg to Stöcker, Berlin, 2.2.1924, SAPMO-BArch, RY 9/1 6/7/6, 97] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM] [“”La disputa tra ‘Arbeiterhilfe’ e IRH (Internationale Rote Hilfe, ndr) era fortemente legata alla lotta politica che all’epoca si stava svolgendo all’interno del KPD, del Comintern e del ‘Partito Comunista Russo’ (RCP (B)). Lo stato di insicurezza della situazione era già iniziato nel dicembre 1922 quando Lenin aveva dovuto rinunciare al suo lavoro attivo per motivi di salute, e questa confusione era durata fino al maggio 1924 (42). Per il KPD, questo era un periodo di vendette interne. Come la Rivoluzione tedesca di ottobre aveva fallito, i capri espiatori convenienti erano stati trovati tra la vecchia leadership, e quindi era stata costituita la cosiddetta “”opposizione di destra””, mentre un gruppo “”di centro”” e un gruppo di “”sinistra”” si combattevano per il potere. C’era un grave stato di disordine all’interno del KPD fino al 19 febbraio 1924, quando a Mosca fu eletta una nuova leadership composta da rappresentanti dei gruppi di sinistra e di centro. Tuttavia, sarebbe stata la sinistra a dominare in seguito il nuovo KPD che in generale non apprezzava il significato dell'””Arbeiterhilfe”” (43). Münzenberg si impegnò con tutto il cuore nel dibattito in una lettera che inviò a Walter Stöcker (44) il 2 febbraio 1924. Münzenberg spiegò a Stöcker, allora presidente provvisorio del KPD, che i due non appartenevano alla stessa frazione all’interno il partito, come lui, Münzenberg, aveva concordato diverse questioni chiave con la cosiddetta opposizione “”di destra””. Nella lettera altamente critica e personale di Münzenberg a Stöcker egli metteva in dubbio i metodi stessi di propaganda e di organizzazione del partito (45) “”(pag 108) [(42) Edward Hallett Carr, ‘The interregnum 1923-1924’ (Penguin Books, 1969, 350, 72-73; (43) Klaus Kinner, ‘Der deutsche Kommunismus, Selbsverständnis und Realität’, vol 1, Die Weimarer Zeit, Geschichte des Kommunismus und Linkssozialismus (Berlino, Dietz Verlag, 1999), 67-75; (44) Walter Stöcker Stoecker, all’epoca era il leader del gruppo di “”Centro”” all’interno del KPD. Vedi inoltre Stöcker in Weber e Herst, ‘Deutsch kommunisten’, 905-907; (45) Münzenberg to Stöcker, Berlino, 2.2.1924]”,”INTT-353″
“BRAUDEL Fernand”,”Civiltà materiale, economia e capitalismo. Struttura del quotidiano, secoli XV-XVIII.”,”La popolazione nel mondo, eguaglianza Cina – Europa, città eserciti flotte, FR prematuramente popolata, densità di popolazione, equilibrio biologico, carestie epidemie peste, storia ciclica delle malattie, lunga durata, alimentazione grano pane riso mais resto del mondo, tavola lusso e consumi di massa, bevande e droghe, abitazione vestiario moda, tecnica fonti energia ferro, allevamento cavalli, grandi innovazioni tecniche invenzioni, trasporti, moneta, città occidentali.”,”STOS-010″
“BRAUDEL Fernand LABROUSSE Ernest direzione di; saggi di Fernand BRAUDEL Pierre CHAUNU Richard GASCON Emmanuel LE-ROY-LADURIE Michel MORINEAU Ernest LABROUSSE Pierre LEON Pierre GOUBERT Jean BOUVIER Charles CARRIERE Paul HARSIN Maurice LEVY-LEBOYER André ARMENGAUD André BRODER Jean BRUHAT Adeline DAUMARD Robert LAURENT Albert SOBOUL Pierre BARRAL Francois CARON René GIRAULT Christian GRAS Michelle PERROT Claude WILLARD A.M. SURATTEAU”,”Histoire economique et sociale de la France.”,”1. 1450-1660 L’etat et la Ville 1. 1450-1660 Paysannerie et croissance 2. 1660-1789 Age seigneurial 3. 1789-1880 Avenement Ere Industrielle 3. 1789-1880 idem 4. 1880-1914 Ere industrielle et la socie- 4. 1914-1950 té aujourd’hui 4. 1950-1970 idem Saggi di Fernand BRAUDEL, Pierre CHAUNU, Richard GASCON, Emmanuel LE-ROY-LADURIE, Michel MORINEAU, Ernest LABROUSSE, Pierre LEON, Pierre GOUBERT, Jean BOUVIER, Charles CARRIERE, Paul HARSIN, Maurice LEVY-LEBOYER, André ARMENGAUD, André BRODER, Jean BRUHAT, Adeline DAUMARD, Robert LAURENT, Albert SOBOUL, Pierre BARRAL, Francois CARON, René GIRAULT, Christian GRAS, Michelle PERROT, Claude WILLARD, A.M. SURATTEAU”,”FRAS-004″
“BRAUDEL Fernand”,”I tempi della storia. Economie società civiltà.”,”Appendice: Bibliografia scritti di BRAUDEL, di Branislava TENENTI; La VI Sezione dell'””Ecole Pratique des Hautes Etudes”” e l’unificazione delle scienze economico-sociali in Francia, di Giuliana GEMELLI. Le interviste sono fatte da Massimo BOFFA e M. Antonietta MACCIOCCHI.”,”STOS-059″
“BRAUDEL Fernand”,”Storia, misura del mondo.”,”BRAUDEL (1902-1985) ha insegnato al College de France e all’ Ecole des Hautes Etudes. Tra le sue opere tradotte in IT: -Capitalismo e civiltà materiale -Civiltà e imperi nell’età di Filippo II -La dinamica del capitalismo”,”STOx-042″
“BRAUDEL Fernand”,”Capitalismo e civiltà materiale (secoli XV-XVIII).”,”””La spiegazione dev’ essere cercata anche in una lunga storia, ancora poco chiara. “”Contrariamente a ciò che insegna la tradizione cinese stessa, l’ irrigazione è fenomeno relativamente tardo in Cina. Tutte le testimonianze indicano che soltanto fra il secolo V e il I, prima dell’ era volgare, si è imposta questa tecnica, contemporanea dei primi sviluppi della siderurgia cinese””. La Cina si è rivolta dunque tardi all’ idraulica e alla produzione intensiva dei cereali, creando nell’ età degli Han il paesaggio classico della sua storia. E’ questo “”uno dei grandi fatti, per non dire il fatto capitale della storia umana in Estremo Oriente””””. (pag110) “”Le città sono come trasformatori elettrici: esse aumentano le tensioni, precipitano gli scambi, rimescolano all’infinito la vita degli uomini. Sono nate dalla più antica, dalla più rivoluzionaria divisione del lavoro: campi da un lato, attività cosiddette urbane dall’altro. “”L’opposizione tra città e campagna – ha scritto Karl Marx nei suoi scritti giovanili – comincia con il passaggio dalla barbarie alla civiltà, dal regime tribale allo Stato, dal luogo geografico alla nazione, e si ritrova in tutta la storia universale””. Le città sono anche formazioni parassitarie, abusive. Erodoto parla già dei mangiatori di miglio a nord del Mar Nero, che coltivavano il grano per le città greche. Il dialogo città-campagna è in realtà la prima, la più lunga lotta di classi che la storia abbia conosciuto. Non condanniamo e non prendiamo le difese di nessuna delle due parti: queste città parassite sono anche l’intelligenza, il rischio, il progresso, la modernità verso cui si muove lentamente il mondo. Ad esse, i cibi più raffinati, le industrie di lusso, la moneta più agile, ben presto il capitalismo calcolatore e lucido. Allo Stato, sempre piuttosto greve, prestano la loro insostituibile vivacità. Sono gli acceleratori dell’intero tempo della storia. Il che non significa che esse non facciano soffrire gli uomini nel corso dei secoli; anche gli uomini che in esse vivono.”” (pag 379) [Fernand Braudel, Capitalismo e civiltà materiale (secoli XV-XVIII), 1977]”,”STOS-087″
“BRAUDEL Fernand”,”Civilisation materielle et capitalisme (XV-XVIII siecle). Tome I.”,”””Des histoirens n’hesiteront pas à penser, et je crois qu’ils ont raison, que chaque maladie a sa propre vie, independante des correlations que nous suggerons sans fin à leur propos. Au mieux, les correlations avec les crises economiques, les echanges marchands et les echanges anormaux que sont les guerres ne seraient que les accidents mineurs d’une histoire liée à d’autres facteurs. Non pas l’ homme, mais tel rongeur, tel parasite, tel bacille, tel virus, tel stock en circulation ou immobile. Ces histoires seraient tout de meme cycliques, avec un commencement, des retours, des surprises, parfois une fin”” (pag 65) “”Les villes sont autant de transformations électriques: elles augmentent les tensions, elles précipitent les échanges, elles brassent sans fin la vie des hommes. Elles sont nées de la plus ancienne, de la plus révolutionnaire des divisions du travail: champs d’un côté, activités dites urbaines de l’autre. “”L’opposition entre la ville et la campagne commence avec le passage de la barbarie à la civilisation, du régime des tribus à l’Etat, de la localité à la nation, et se retrouve dans toute l’histoire de l’univers, et jusqu’à nos jours””. Karl Marx a écrit ces lignes au temps de sa jeunesse”” [Fernand Braudel, Civilisation materielle et capitalisme (XV-XVIII siecle). Tome I., Paris, 1967] (pag 369) “”Au vrai, plus encore que de ‘sociétés’ (le mot est malgré tout bien vague), c’est de ‘socio-économies’ qu’il faudrait parle. C’est Marx qui a raison: qui possède les moyens de production, la terre, les bateaux, les métiers, les matières premières, les produits finis et non moins les positions dominantes? Il reste évident cependant que ces deux coordonnées: société et économie, ne suffisent pas à elles seules: l’Etat multiforme, cause et conséquence tout à la fois, impose sa présence, trouble les rapports, les infléchit, le voulant ou non. Il joue son rôle, souvent très lourdement, dans ces architectures qu’on peut regrouper à travers une sorte de typologie des diverses socio-économies du monde, celles-ci à esclaves, celles-là à serfs et à seigneurs, celles-là à hommes d’affaires et précapitalistes. C’est revenir au langage de Marx, demeurer à ses côtes, même si l’on rejette aussitôt ses termes exacts ou l’ordre rigoureux qui lui paraît faire glisser toute société de l’une à l’autre de ces structures”” [Fernand Braudel, Civilisation materielle et capitalisme (XV-XVIII siecle). Tome I., Paris, 1967] (pag 436)”,”STOS-088″
“BRAUDEL Fernand”,”La dynamique du capitalisme.”,”Il piccolo volume riproduce il testo di tre conferenze fatte da BRAUDEL all’ Università Johns Hopkins, negli Stati Uniti, nel 1976. Il testo ha avuto una traduzione in inglese e in italiano (La dinamica del capitalismo). Questo testo è anteriore all’ opera ‘Civiltà materiale, economia e capitalismo’ apparsa in Francia nel 1979 presso Armand Colin. “”Noi saremmo un po’ disorientati dal baccano della borsa di Amsterdam, diciamo del XVII secolo, ma un agente di cambio oggi, che si sarebbe divertito a leggere lo stupefacente libro di Josè de la Vega, ‘Confusion de confusiones’ (1688), si riconoscerebbe senza difficoltà, immagino, nel gioco già complicato e sofisticato delle azioni che si vendono senza possederle, secondo i procedimenti più moderni delle vendite a termine o a premio””. (pag 27) “”Per economia-mondo, termine che ho forgiato a partire dalla parola tedesca Weltwirtschaft, intendo l’ economia di una sola porzione del nostro pianeta, nella misura in cui essa forma un tutto economico. Ho scritto, da molto tempo, che il Mediterraneo del XVI secolo era una Weltwirtschaft in se stessa, una economia-mondo, si direbbe molto bene, in tedesco: ein Welt für sich, un mondo in sé””. (pag 85)”,”STOS-097″
“BRAUDEL Fernand, a cura di Roselyne DE-AYALA e Paule BRAUDEL”,”Autour de la Méditerranée.”,”””Un avvenimento non è degno di considerazione, diceva Henri Pirenne, che nella misura in cui ha avuto delle conseguenze””. (pag 368) “”L’ operaio infaticabile, per cui la guerra va estendendosi fino all’ altro capo del Mediterraneo, è un papa indomabile, magnifico, Pio V””. (pag 373)”,”STOS-098″
“BRAUDEL Fernand a cura”,”Problemi di metodo storico.”,”scritti di M. BLOCH L. FEBVRE P. LEUILLIOT J. MEUVRET A. TENENTI P. GOUBERT A. DAUMARD F. FURET E. LE-ROY-LADURIE J. LE-GOFF F. BRAUDEL R. PHILIPPE J.J. HEMARDINQUER J.C. GARDIN P. GARELLI R. CHEVALLIER D. THORNER M. RONCAYOLO P. COURBIN J. BERTIN J.P. CHARNAY P. BROISE M. COUTURIER A. BURGUIERE .P. PETER C. MORAZE’ M. LACHIVER J. DUPAQUIER P. VILAR M. FERRO. BRAUDEL (1902-) direttore dell’ Ecole Pratique des Hautes Etudes (EHESS) insegna civiltà moderna al College de France. Ha diretto dopo la scomparsa di L. FEBVRE nel 1956, la rivista ‘Annales’. “”Forse il nesso tra le lezioni dei maestri di Oxford e di Parigi e le imprese dei mercanti di Genova, Venezia e Lubecca alla fine del Medioevo è più stretto di quanto non si creda e di quanto certo non pensassero gli stessi protagonisti. E’ forse per la loro azione congiunta che il tempo perde la sua unità e che il tempo dei mercanti si libera del tempo biblico, che la Chiesa non riesce a conservare nella sua ambivalenza fondamentale.”” (pag 205)”,”STOS-117″
“BRAUDEL Fernand”,”Il secondo rinascimento. Due secoli e tre Italie.”,”BRAUDEL Fernand (1902-1985) è stato professore al College de France, presidente della VI Section dell’ Ecole Pratique des Hautes Etudes, direttore del Centre de la Recherche Historique e membro dell’ Academie Francaise. “”Insomma, senza sottovalutare l’ intensa tragedia che per tutta la scienza sarà il processo del 1633 (Galileo, ndr) – su cui converrà tornare – mi rifiuto di vedere la situazione scientifica dell’ Italia – per quel che riguarda scienza e tecnica – sotto colori immediatamente oscuri. Nel breve termine ciò è inesatto. La scienza non muore dall’ oggi al domani, e nemmeno la tecnica. Su questo piano essenziale l’ Italia continua a proporre all’ Europa i propri ingegneri, che sono indubbiamente i migliori del tempo. Essi sono all’ opera al tempo del gigantesco assedio di Anversa del 1585, agli ordini di Alessando Farnese; sono ancora all’ opera nel corso dell’ assedio, non meno gigantesco, della Rochelle, da parte di Richelieu nel 1628; lo sono ancora ai tempi di Vauban. E i trattati di meccanica italiani sono fra i più belli che conosciamo (…)””. (pag 131)”,”STOS-118″
“BRAUDEL Fernand a cura; scritti di G. DUMEZIL A. VARAGNAC G. LE-BRAS R. BASTIDE J.P. VERNANT R. BARTHES F. BRAUDEL W.W. ROSTOW W. KULA C.L. LEVI-STRAUSS L. GOLDMANN V.I.. ABAEV G. DEVEREUX A. BESANCON M. BORDEAUX”,”La storia e le altre scienze sociali.”,”Dalle Annales E.S.C. : scritti di G. DUMEZIL A. VARAGNAC G. LE-BRAS R. BASTIDE J.P. VERNANT R. BARTHES F. BRAUDEL W.W. ROSTOW W. KULA C.L. LEVI-STRAUSS L. GOLDMANN V.I.. ABAEV G. DEVEREUX A. BESANCON M. BORDEAUX. “”Si sa che per Saussure il linguaggio umano può essere studiato sotto due aspetti, quello di lingua e quello di parola. La lingua è un’ istituzione sociale, indipendente dall’ individuo, è una riserva normativa dalla quale l’ individuo trae la sua parola, è un “”sistema virtuale che si attualizza solo nella e per la storia””. La parola è un atto individuale, “”una manifestazione attualizzata della funzione del linguaggio””, dove linguaggio è un termine generico che comprende la lingua e la parola.”” (pag 143) “”E’ stato così che Ernest Labrousse e i suoi allievi hanno messo in cantiere, dopo aver presentato il loro manifesto al congresso storico tenuto a Roma nel 1955, una vasta inchiesta di storia sociale, all’ insegna della quantificazione. Non credo di tradire il loro disegno dicendo che questa inchiesta porterà necessariamente alla determinazione di congiunture (o strutture) sociali senza che nulla ci assicuri in anticipo che questo tipo di congiuntura avrà la stessa velocità o lentezza di quella economica.”” (pag 160)”,”STOS-122″
“BRAUDEL Fernand”,”I giochi dello scambio. Civiltà materiale, economia e capitalismo (secoli XV-XVIII). (Tit.orig.: Civilisation matérielle, economie et capitalisme (XV-XVIII siècle). Les jeux de l’ échange)”,”BRAUDEL Fernand nato nel 1902 è stato professore al College de France, presidente della VI Section dell’ Ecole Pratique des Hautes Etudes e direttore del Centre de la Recherche Historique. Il suo primo grande lavoro tradotto in italiano nel 1953 è ‘Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’ età di Filippo II’. ‘I giochi dello scambio’ sono preceduti da ‘Le strutture del quotidiano’ e seguiti da ‘I tempi del mondo’. Altre opere dell’ A ‘Il mondo attuale’ e il contributo alla Storia d’ Italia: L’ Italia fuori d’ Italia: Due secoli e tre italie. Reti commerciali. “”Questa solidarietà commerciale è un po’ una solidarietà di classe, che non esclude, beninteso, rivalità d’affari, concorrenza fra individuO e individuo e più ancora fra città e città o fra “”nazione”” e “”nazione””. Lione nel Cinquecento, non è dominata dai mercanti “”italiani””, come si è soliti dire troppo semplicisticamente, ma dalle colonie di lucchesi, di fiorentini, di genovesi (prima delle difficoltà del 1528, che li allontanerrano), da gruppi organizzati e rivali, ognuno dei quali vive nella sua “”nazione””, poiché le città italiane riscono ad odiarsi, litigare e al tempo stesso, quando è necessario, sostenersi a vicenda contro gli altri.”” (pag 140) “”In Europa, nel Mediterraneo, in Occidente come in Oriente, dappertutto troviamo italiani, sempre italiani. Dove trovare miglior preda di quella dell’ Impero bizantino, prima e ancor più dopo la presa di Costantinopoli del 1204? La conquista commerciale italiana si spingerà ben presto fino alle sponde del Mar Nero: mercanti, marinai, notai italiani stano in quei paesi come a casa loro. Ancor più straordinaria la loro conquista dell’ Occidente, lenta, plurisecolare. Fin dal 1127 li troviamo alle fiere di Ypres (…)””. (pag 141) “”Fra le altre reti individuali vi è quella, non meno tenace, dei mercanti anseatici””. (pag 141) Insulindia v. indice”,”STOS-130″
“BRAUDEL Fernand WEBSTER Charles FUBINI Mario MOMIGLIANO Arnaldo SPINI Giorgio DE-CAPRARIIS Vittorio SESTAN Ernesto CANTIMORI Delio GALASSO Giuseppe FALCO Giorgio MATURI Walter SAITTA Armando VALIANI Leo PASSERIN D’ENTREVES Alessandro e Ettore FIRPO Luigi, saggi di”,”Federico Chabod nella cultura e nella vita contemporanea.”,”I primi due saggi sono in lingue estere, il primo (Braudel) in francese, il secondo (Webster) in inglese. Saggi di BRAUDEL Fernand WEBSTER Charles FUBINI Mario MOMIGLIANO Arnaldo SPINI Giorgio DE-CAPRARIIS Vittorio SESTAN Ernesto CANTIMORI Delio GALASSO Giuseppe FALCO Giorgio MATURI Walter SAITTA Armando VALIANI Leo PASSERIN D’ENTREVES Alessandro e Ettore FIRPO Luigi”,”STOx-163″
“BRAUDEL Fernand”,”Espansione europea e capitalismo, 1450-1650.”,”Fernand Braudel (1902-1985), ha insegnato al College de France e all’Ecole des Hautes Etudes. Tra le sue opere: ‘Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’età di Filippo II’; ‘Civiltà materiale, economia e capitalismo’ (1981), e ‘Storia, misura del mondo’ (1998), editi dal Mulino. Questo testo è apparso nell’originale francese in ‘Les Ambitions de l’Histoire, a cura di R. de Ayala e P. Braudel, Paris, ed. de Fallois, 1997. Gli «uomini tristi del dopo ’60» “”Tuttavia, una volta ribadito il primato dell’uomo e del suo lavoro manuale e muscolare, stiamo attenti a non considerarne l’aumento come un segno di progresso; o meglio, precisiamo che il progresso economico non significa, automaticamente, progresso sociale, anche se, a lungo termine, esso comporta un probabile aumento del livello di vita generale. Se nel XVI secolo l’aumento degli individui è stato, nell’immediato, un fattore evidente di crescita, non sempre tuttavia ha contribuito alla felicità di quegli esseri umani. Innanzi tutto, quando gli uomini presenti sul mercato del lavoro crescono notevolmente di numero, essi perdono di valore e fra loro si stabilisce una concorrenza spietata. Il livello dei salari e il livello di vita ne risentono immediatamente. In Europa, fra il 1450 e il 1650, tutti i salari reali diminuiscono e questa tendenza di lunga durata si estenderà a tutto il XVII secolo. Segue un periodo di stabilizzazione accompagnato da un leggero miglioramento, ma i livelli si mantengono molto bassi. Così all’aumento degli esseri umani corrisponde un peggioramento della vita: è il prezzo pagato a fronte di progressi economici evidenti. Molti maschi, dopo il 1530 e ancor più dopo il 1560, stentano a trovare posto sul mercato del lavoro, mentre la guerra non riesce a reclutarli tutti. Lucien Febvre ha accennato spesso agli «uomini tristi del dopo ’60»: tristezza che non ha soltanto origine in loro stessi, ma anche nelle condizioni disumane che rendono durissima la vita. Il 1530, il 1560 sono unicamente punti di riferimento cronologici probabili, approssimativi; ma una cosa è certa: intorno a quegli anni c’è stata una svolta e il viaggio degli uomini ha cambiato dovunque colore. A questo proposito ci è tramandata una riflessione di Carlo V all’assedio di Metz (1552), riferita da Ambroise Paré, uomo degno di fede, che tuttavia non aveva visto né udito l’imperatore. Anche se si tratta, come è possibile, di una diceria di soldati, le parole attribuite all’imperatore suonano caratteristiche di un’epoca nuova. Ascoltiamole: «L’imperatore chiese che persone fossero quelle che morivano, se fossero gentiluomini e genti di rango; gli fu risposto che erano tutti poveri soldati; allora egli disse che non era un gran danno se morivano, paragonandoli ai bruchi, alle cavallette, ai maggiolini che mangiano i germogli e gli altri frutti della terra; se infatti si fosse trattato di persone dabbene, non sarebbero state nei suoi accampamenti per pochi soldi al mese…». L’autenticità di queste parole è assai dubbia, ma non la realtà che evidenziano: il passaggio da un’epoca più o meno felice o sopportabile a tempi che vanno facendosi sempre più bui. La svolta sembra prodursi, prima che altrove, in Germania: un paese costretto a misurarsi con un capitalismo creatore di monopoli, scosso da un precoce aumento dei prezzi, dai mille sommovimenti provocati dalla Riforma e da una guerra sociale breve ma lacerante (la guerra dei Contadini, nel 1525). Ma a poco a poco le ombre si estendono a tutto l’Occidente. Ecco ciò che dicono i demografi (Alfred Sauvy); e a loro dobbiamo credere: se il progresso tecnico non trasforma profondamente le condizioni di vita – e nel XVI secolo esso lascia le vecchie strutture pressoché immutate – qualsiasi aumento demografico, benefico all’inizio, è destinato a mutarsi in una realtà malefica. Ben vengano gli uomini, ma si dovrà pur nutrirli; il lavoro dei nuovi venuti, invece, non è competitivo. Così le nuove terre, in un paese di antiche colture come l’Europa, non sono quasi mai buone e la vita degli esseri umani è soggetta a questo duro limite. Noi storici abbiamo infatti riscontrato che, laddove è possibile disporre di dati precisi, come nel caso della Prussia orientale o della Polonia, emerge con evidenza una diminuzione dei rendimenti marginali, con conseguente abbassamento della redditività in agricoltura”” (pag 37-39)”,”EURE-116″
“BRAUDEL Fernand”,”Scritti sulla storia.”,”Fernand Braudel (1902-1985) ha insegnato Civiltà moderna al Collège de France e diretto l’École Pratique des Hautes Études. Direttore dal 1956 della rivista ‘Annales’, ha scritto numerose opere di storia economica e sociale, tra cui: Civiltà materiale, economia e capitalismo, secoli XV-XVIII e L’identità della Francia. Presso Bompiani Il Mediterraneo. Lo spazio, la storia, gli uomini le tradizioni e Memorie del Mediterraneo. Preistoria e Antichità.”,”STOx-048-FL”
“BRAUDEL Fernand, contributi di Pierre GOUROU Jean GUILAINE Massimo PALLOTTINO Maurice AYMARD Jacques DUPÂQUIER Folco QUILICI”,”L’Europa e gli europei.”,”Lavoro infantile minorile. Foto n. 393 bambina al lavoro in un impianto tessile (pag 203) [Operaia di circa dieci anni in una filanda della Carolina del Nord]”,”EURE-134″
“BRAUDEL Fernand”,”I tempi del mondo. Civiltà materiale, economia e capitalismo (secoli XV-XVIII), Vol. III.”,”Economie mondo: Europa, America (Nord e Sud), Russia-Siberia, Impero turco, Estremo oriente (India, Cina ecc:) – La grandezza inglese e il debito pubblico (pg 383-387) – Tesi di Paul Bairoch: “”Durante i primi decenni della rivoluzione industriale, la tecnica è stata assai più un fattore determinato dall’economia che non un fattore determinante l’economia”” (pag 602) – Contrariamente a quanto Marx ha creduto e scritto in buona fede, Adam Smith non ha scoperto la divisione del lavoro””. Ha solo portato alla dignità di una teoria d’insieme una vecchia nozione già presentita da Platone, Aristotele ecc: (pag 627) ‘Penso dunque che l’economia-mondo europea nasca molto presto, e non mi lascio ipnotizzare, come Immanuel Wallerstein, dal secolo XVI. Il problema che lo tormenta è in effetti il medesimo che aveva posto Marx. Citiamo ancora una volta la celebre frase: «La biografia del capitale comincia nel secolo XVI». Per Wallerstein, l’economia-mondo europea è stata la matrice del processo capitalistico. Su questo punto non intendo contraddirlo, poiché dire zona centrale o dire capitalismo significa indicare la stessa realtà. Allo stesso modo, premettere che l’economia-mondo edificata in Europa nel secolo XVI non è stata la prima a mettere radici in questo piccolo e favoloso continente vuol dire formulare ipso facto l’affermazione che il capitalismo non ha aspettato il secolo XVI per fare la sua prima comparsa. Sono perciò d’accordo con Marx quando scrive (per pentirsene subito) che il capitalismo europeo (e si riferisce anche alla produzione capitalistica) ha avuto inizio nell’Italia del secolo XIII. Una discussione sul tema non è certo futile’ (pag 37); ‘Abbiamo visto come nelle terre troppo vaste l’eterno problema sia costituito dallo scarso numero degli uomini. L’America nascente aveva sempre più bisogno di manodopera facilmente controllabile e a buon mercato – gratuita sarebbe stato l’ideale -, per lo sviluppo della nuova economia. Il libro anticipatore di Eric Williams (25) ha indicato una volta per tutte il legame di causa ed effetto che lega la schiavitù, la pseudo-schiavitù, il servaggio, lo pseudoservaggio, il salariato e lo pseudosalariato del Nuovo Mondo all’ascesa capitalistica della vecchia Europa. Egli scrive brevemente: «L’essenza del mercantilismo è la schiavitù» (26). E’ quanto Marx aveva detto con altre parole, in «una frase chiara, di una densità storica forse unica»: «La schiavitù dissimulata dei salariati europei non può addestrarsi che sull’esempio della schiavitù senza aggettivi dei salariati del Nuovo Mondo» (27). Nessuno stupirà di fronte alle sofferenze di questi uomini d’America, qualunque sia il colore della loro pelle; tali sofferenze non possono essere attribuite soltanto ai proprietari delle piantagioni, agli appaltatori delle miniere, ai mercanti prestatori del «Consulado» di Mexico o di altre località, agli implacabili funzionari della Corona di Spagna, ai venditori di zucchero o di tabacco, ai trafficanti di schiavi, ai capitani «affaristi» delle navi mercantili: tutti hanno il loro peso, ma sono in qualche modo dei delegati, degli intermediari. Las Casas li ha denunciati come i soli responsabili della «servitù infernale» degli indiani; egli avrebbe voluto rifiutare loro i sacramenti, metterli fuori dalla Chiesa; al contrario, però, non ha mai contestato la dominazione spagnola’ (pag 413)] [(25) ‘Capitalism and Slavery, 1975; (26) Ibid., p. 30; (27) Karl Marx, ‘Il Capitale’, ed. franc., 1938, I, p. 785, citato da Pierre Vilar, ‘Problems of the Formation of Capitalism’, in ‘Past and Present’, 1956, p. 34]”,”STOS-199″
“BRAUDEL Fernand, collaborazione di Georges DUBY Roger ARNALDEZ Maurice AYMARD Filippo COARELLI Jean GAUDEMENT Piergiorgio SOLINAS”,”Il Mediterraneo. Lo spazio e la storia, gli uomini e la tradizione.”,” Maurice Aymard, Le migrazioni (pag 221-)”,”STOS-003-FGB”
“BRAUDEL Fernand”,”Les Structures du Quotidien: le possible et l’impossible. Civililsation matérielle, économie et capitalisme. Tome 1.”,”Scotti-Douglas: inserita nel volume una pagina con firma autografa di Braudel dedicata a Daniela. . “”In en résulte des remous, des catastrophe, plus encore de lentes, de puissantes pulsations qui sont un trait de l’Ancien Régime monétaire. Vérité bien connue: «L’argent et l’or sont frères ennemis»; Karl Marx à repres la formule à son compte: «Partout où l’argent et l’or se maintiennent légalement l’un à côté de l’autre comme monaies, écrit-il, c’est toujours en vain qu’on a essayé de les traiter comme une sule et même matiére (79). La dispute n’a jamais eu de fin”” (pag 403-404) [(70) Karl Marx, Le Capital, Ed. Sociales, 1950, I, p. 196, note 2] “”Le villes sont autant de transformateur éléctriques: elles augmentent les tensions, elles précipitent les échanges, elles brassent sans fin la vie des hommes. Ne sont-elles pas nées de la plus ancienne, de la plus révolutionnaire des divisions du travail: champs d’un coté, activités dites urbaines de l’autre? «L’opposition entre la ville et la campagne commence avec le passage de la barbarie à la civilisation, du régime des tribus à l’État, de la localité à la nation, et se retrouve dans toute l’histoire de la civilisation, et jusqu’à nos jours» Karl Marx a écrit ces lignes au temps de sa jeunesse (1)”” (pag 421) [(1) Marx Engels, L’ideologie allemande’, (1846) in Karl Marx, ‘Pre-capitalist Economic Formations’, p.p: Eric Hobsbawm, 1964, p. 127] “”Mais plus encore que de ‘sociétés’ (le mot est malgré tout bien vague), c’est de ‘socio-économies’ qu’il foudrait parler. C’est Marx qui a raison: qui possède les moyens de production, la terre, les bateaux, les métiers, les matières premières, les produits finis et non moins les positions dominantes? Il rest évident cependant que ces deux coordonnées: societé et économie, ne suffisent pas à elles seules; l’Ètat multiforme, cause et conséquence tout à la fois, impose sa présence, trouble les rapports, les inflechit, le voulant ou non, joue son rôle, souvent lourdement, dans ces architectures qu’on peut regrouper à travers une sorte de typologie des diverses socio-économies du monde, celles-ci à esclaves, celles-là à serfs et à seigneurs, celles-là à hommes d’affaires et précapitalistes. C’est revenir au langage de Marx, demourer à ses côtés, même si l’on rejette ses termes exacts ou l’ordre rigoureux qui ferait glisser toute société de l’une à lautre de ces structures. Le problème reste celui d’une classication, d’une hiérarchie réfléchie des sociétés. Nul n’echappera – et dès le plan de la vie matérielle -à cette nécessité-là”” (pag 495) [Fernand Braudel, ‘Les Structures du Quotidien: le possible et l’impossible. Civililsation matérielle, économie et capitalisme. Tome 1’, Armand Colin, Paris, 1979]”,”STOS-018-FSD”
“BRAUDEL Fernand”,”La Mediterranee et le monde méditerranéen à l’époque de Philippe II. Tome premier.”,”Libro dedicato dall’autore a Lucien Febvre Fernand Braudel, de l’Academie Française Nato nella Mosa nel 1902, Braduel è stato dal 1946 uno dei direttori dela prestigiosa rivista delle ‘Annales’ fondata da Marc Bloch e Lucien Febvre. E’ succeduto a quest’ultmimo nel 1949, alla presidenza della VI sezione dell’Ecole Pratique des Hautes Etudes. Nel 1962 è stato il primo ammistratore della Maison des Sciences de l’Homme. Cartina pag 105, La Sicilia e la Tunisia tagliano il Mediterraneo in due.”,”STOS-019-FSD”
“BRAUDEL Fernand”,”La Mediterranee et le monde méditerranéen à l’époque de Philippe II. Tome 2.”,”Libro dedicato dall’autore a Lucien Febvre Fernand Braudel, de l’Academie Française Nato nella Mosa nel 1902, Braduel è stato dal 1946 uno dei direttori dela prestigiosa rivista delle ‘Annales’ fondata da Marc Bloch e Lucien Febvre. E’ succeduto a quest’ultmimo nel 1949, alla presidenza della VI sezione dell’Ecole Pratique des Hautes Etudes. Nel 1962 è stato il primo ammistratore della Maison des Sciences de l’Homme. Cartina pag 105, La Sicilia e la Tunisia tagliano il Mediterraneo in due.”,”STOS-020-FSD”
“BRAUDEL Fernand”,”L’ identitè de la France. Vol. 1. Espace et histoire.”,”Fernand Braudel è nato nel 1902. Nel 1935 parte per il Brasile dove insegna all’Università di San Paolo. Nel 1937 ritorna e diventa Direttore di studi all’Ecole Pratique des Hautes Etudes de Paris. Nel 1939 viene mobilitato e parte per la Linea Maginot. Nel 1940 viene fatto prigioniero e passa cinque anni a Lubecca. Qui redige la sua tesi sul ‘Mediterraneo e il mondo mediterraneo all’epoca di Filippo II, poi sostenuta nel 1947 e pubblicata nel 1949. Dal 1946 è diventato direttore della rivista ‘Annales’ fondata da Marc Bloch e Lucien Febvre. Nel 1949 succede a Febvre al College de France e nel 1956 diventa presidente della VI sezione degli Hautes Etudes che più tardi si trasformeranno in Ecoles des Hautes Etudes en Sciences Sociales. Nel 1962 fonda ma Maison des Science de l’Homme.”,”FRAS-005-FSD”
“BRAUDEL Fernand”,”L’ identitè de la France. Vol. 2. Les hommes et les choses. 1.”,”Fernand Braudel è nato nel 1902. Nel 1935 parte per il Brasile dove insegna all’Università di San Paolo. Nel 1937 ritorna e diventa Direttore di studi all’Ecole Pratique des Hautes Etudes de Paris. Nel 1939 viene mobilitato e parte per la Linea Maginot. Nel 1940 viene fatto prigioniero e passa cinque anni a Lubecca. Qui redige la sua tesi sul ‘Mediterraneo e il mondo mediterraneo all’epoca di Filippo II, poi sostenuta nel 1947 e pubblicata nel 1949. Dal 1946 è diventato direttore della rivista ‘Annales’ fondata da Marc Bloch e Lucien Febvre. Nel 1949 succede a Febvre al College de France e nel 1956 diventa presidente della VI sezione degli Hautes Etudes che più tardi si trasformeranno in Ecoles des Hautes Etudes en Sciences Sociales. Nel 1962 fonda ma Maison des Science de l’Homme.”,”FRAS-006-FSD”
“BRAUDEL Fernand”,”L’ identitè de la France. Vol. 3. Les hommes et les choses. 2.”,”Fernand Braudel è nato nel 1902. Nel 1935 parte per il Brasile dove insegna all’Università di San Paolo. Nel 1937 ritorna e diventa Direttore di studi all’Ecole Pratique des Hautes Etudes de Paris. Nel 1939 viene mobilitato e parte per la Linea Maginot. Nel 1940 viene fatto prigioniero e passa cinque anni a Lubecca. Qui redige la sua tesi sul ‘Mediterraneo e il mondo mediterraneo all’epoca di Filippo II, poi sostenuta nel 1947 e pubblicata nel 1949. Dal 1946 è diventato direttore della rivista ‘Annales’ fondata da Marc Bloch e Lucien Febvre. Nel 1949 succede a Febvre al College de France e nel 1956 diventa presidente della VI sezione degli Hautes Etudes che più tardi si trasformeranno in Ecoles des Hautes Etudes en Sciences Sociales. Nel 1962 fonda ma Maison des Science de l’Homme.”,”FRAS-007-FSD”
“BRAUDEL Fernand”,”Civilisation matérielle, économie et capitalisme XVe-XVIIIe siècle. Tome 2. Les jeux de l’échange.”,”Fernand Braudel, nato nel 1902 e morto nel 1985 , è stato professore al College de France, presidente della VI Section dell’ Ecole Pratique des Hautes Etudes e direttore del Centre de la Recherche Historique. Il suo primo grande lavoro tradotto in italiano nel 1953 è ‘Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’ età di Filippo II’. ‘I giochi dello scambio’ sono preceduti da ‘Le strutture del quotidiano’ e seguiti da ‘I tempi del mondo’. Altre opere dell’autore ‘Il mondo attuale’ e il contributo alla Storia d’ Italia: L’ Italia fuori d’Italia: Due secoli e tre italie. Fernand Braudel (Luméville-en-Ornois, 24 agosto 1902 – Cluses, 27 novembre 1985) è stato uno storico francese. È stato uno dei principali esponenti della École des Annales, una scuola storiografica che studia la storia delle civiltà indagando i cambiamenti politici, sociali, economici e culturali a lungo termine, secondo una prospettiva comparata, in netta opposizione alla storia dei singoli avvenimenti. Braudel è ritenuto uno dei massimi storici del XX secolo. È stato direttore della VI sezione dell’École Pratique des Hautes Études (divenuta poi École des Hautes Études en Sciences Sociales) di Parigi. È stato primo presidente dell’Istituto Internazionale di Storia Economica “F. Datini” (1968-1984) 12. Braudel ha scritto numerosi libri, tra cui “La Méditerranée et le Monde Méditerranéen à l’époque de Philippe II” (1949), “Civilisation matérielle, économie et capitalisme, XVe-XVIIIe siècle” (1979) e “L’Identité de la France” (1986) 13. (copil.) Bibliografia: ‘Fernand Braudel: A Biography’ di Emmanuel Le Roy Ladurie 1. Questo libro è stato pubblicato nel 1984 ed è disponibile in inglese.”,”STOS-025-FSD”
“BRAUDEL Fernand”,”Civilisation matérielle, économie et capitalisme XVe-XVIIIe siècle. Tome 3. Le Temps du Monde.”,”Fernand Braudel, nato nel 1902 e morto nel 1985 , è stato professore al College de France, presidente della VI Section dell’ Ecole Pratique des Hautes Etudes e direttore del Centre de la Recherche Historique. Il suo primo grande lavoro tradotto in italiano nel 1953 è ‘Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’ età di Filippo II’. ‘I giochi dello scambio’ sono preceduti da ‘Le strutture del quotidiano’ e seguiti da ‘I tempi del mondo’. Altre opere dell’autore ‘Il mondo attuale’ e il contributo alla Storia d’ Italia: L’ Italia fuori d’Italia: Due secoli e tre italie. Fernand Braudel (Luméville-en-Ornois, 24 agosto 1902 – Cluses, 27 novembre 1985) è stato uno storico francese. È stato uno dei principali esponenti della École des Annales, una scuola storiografica che studia la storia delle civiltà indagando i cambiamenti politici, sociali, economici e culturali a lungo termine, secondo una prospettiva comparata, in netta opposizione alla storia dei singoli avvenimenti. Braudel è ritenuto uno dei massimi storici del XX secolo. È stato direttore della VI sezione dell’École Pratique des Hautes Études (divenuta poi École des Hautes Études en Sciences Sociales) di Parigi. È stato primo presidente dell’Istituto Internazionale di Storia Economica “F. Datini” (1968-1984) 12. Braudel ha scritto numerosi libri, tra cui “La Méditerranée et le Monde Méditerranéen à l’époque de Philippe II” (1949), “Civilisation matérielle, économie et capitalisme, XVe-XVIIIe siècle” (1979) e “L’Identité de la France” (1986) 13. (copil.) Bibliografia: ‘Fernand Braudel: A Biography’ di Emmanuel Le Roy Ladurie 1. Questo libro è stato pubblicato nel 1984 ed è disponibile in inglese.”,”STOS-026-FSD”
“BRAUDEL Fernand, a cura; scritti di Marc BLOCH Lucien FEBVRE Paul LEUILLIOT Jean MEUVRET Alberto TENENTI Pierre GOUBERT Adeline DAUMARD François FURET Emmanuel LE-ROY-LADURIE Jacques LE-GOFF Robert PHILIPPE Jean-Claude GARDIN Paul GARELLI Raymond CHEVALLIER Daniel THORNER Marcel RONCAYOLO Jacques BERTIN Jean-Paul CHARNAY Pierre BROISE Marcel COUTURIER André BURGHIÈRE Jean-Pierre PETER Charles MORAZÉ Jacques DUPÂQUIER Marcel LACHIVER Pierre VILAR Marc FERRO”,”Problemi di metodo storico.”,”Fernand Braudel (1902-) direttore dell’ Ecole Pratique des Hautes Etudes (EHESS) ha insegnat= Civiltà moderna al College de France. Ha diretto la rivista ‘Annales’ dopo la scomparsa di L. Febvre nel 1956, Storico francese (Luméville-en-Ornois, Vosges, 1902 – Saint-Gervais-les-Bains, Haute Savoie, 1985). Erede dell’opera di M. Bloch e di L. Febvre, anche come direttore (1956-1972) della rivista Annales, è stato uno dei maggiori esponenti del rinnovamento della storiografia francese del 20º secolo. Prof. (1937) all’École pratique des hautes études, sotto l’influenza di Febvre riorientò le sue ricerche su Filippo II e la Spagna, privilegiando, rispetto alle vicende politiche, il quadro geografico e la ricostruzione delle strutture economiche e commerciali del Mediterraneo: La Méditerranée et le monde mediterranéen à l’époque de Philippe II (1949, trad. it. 1953, nuova ed. 1966, trad. it. 1976). Gli Écrits sur l’histoire (1969, trad. it. 1973) raccolgono le sue riflessioni metodologiche largamente applicate nelle opere maggiori; in particolare B. ha distinto il ritmo breve degli avvenimenti da quello medio della congiuntura e dalla “”lunga durata”” delle trasformazioni delle strutture. Successore di Febvre al Collège de France sulla cattedra di storia della civiltà moderna (1949-72), B. dispiegò il suo non comune talento organizzativo nella direzione (1956-72) della sesta sezione dell’École des hautes études e alla guida della Maison des sciences de l’homme istituita nel 1963. Nel 1979 pubblicò in tre volumi i risultati delle sue lunghe ricerche sulla civiltà materiale e il capitalismo: Civilisation matérielle, économie et capitalisme, XVe-XVIIIe siècle. I, Les structures du quotidien: le possible et l’impossible; II, Les jeux de l’echange; III, Le temps du monde (trad. it. 1981-82; il 1º vol., con il titolo Civilisation matérielle et capitalisme e privo di apparati era già apparso nel 1967; trad. it. 1977). Di questa grande opera diede una rapidissima sintesi in una serie di lezioni tenute negli Stati Uniti (Afterthoughts in material civilization and capitalism, 1977; trad. it. 1981). Negli ultimi anni attendeva alla stesura di una storia della Francia, il cui primo volume, L’identité de la France, è stato pubblicato postumo (1986, trad. it. 1986). Con E. Labrousse ha diretto l’Histoire économique et sociale de la France (1970-82). (Trecc)”,”STOS-035-FSD”
“BRAUDEL Fernand a cura; scritti di Georges DUMEZIL André VARAGNAC Gabriel LE-BRAS Roger BASTIDE Jean Pierre VERNANT Roland BARTHES Fernand BRAUDEL Walt W. ROSTOW Witold KULA Claude LEVI-STRAUSS Lucien GOLDMANN Vasilij ABAEV Georges DEVEREUX Alain BESANCON M. BORDEAUX”,”La storia e le altre scienze sociali.”,”Contiene il saggio di Lucien Goldmann ‘Per una impostazione marxista degli studi sul marxismo’ (pag 251-256) Un’ipotesi di strutturazione degli studi sul pensiero marxista “”Beninteso, questa strutturazione ha solo valore d’ipotesi di lavoro. Ci sembra tuttavia incomparabilmente più operativa di quella che ha guidato la maggior parte dei lavori precedenti. a) Per quel che riguarda gli studi sul pensiero del giovane Marx fino al 1848, ci chiediamo se ai tradizionali insegnamenti nella vita intellettuale (filosofia classica tedesca, socialismo francese, economia politica inglese) e nella realtà sociale (pensiero del proletariato) non sarebbe utile aggiungerne un terzo, l’inserimento nel movimento democratico orientato verso la rivoluzione borghese, in Europa occidentale, di cui il proletariato e il pensiero marxista sarebbero una parte; e se nella ricerca concreta questo inserimento non finirebbe col prevalere sul secondo senza, beninteso, sopprimerlo. b) lo studio del marxismo nel XIX secolo in Germania ha rivelato l’esistenza di una realtà sociale, il lassallismo, che presenta curiose analogie con una realtà ben più vasta del XX secolo, lo stalinismo. Il lassallismo è caratterizzato, in effetti, da un’organizzazione disciplinata, gerarchizzata del partito operaio, da una ideologia operaia a forte accentuazione statalista, dalla grandissima importanza attribuita alla personalità del capo e infine da una politica di alleanze anche con forze reazionarie per combattere la borghesia democratica. Sarebbe dunque utile studiare, e da vicino, il movimento lassalliano per vedere se tra questi diversi elementi ci sia o meno un collegamento strutturale che si ritrovi, beninteso su un’altra scala, nello stalinismo del XX secolo (3); c) al posto della strutturazione tradizionale del movimento operaio marxista post-marxiano in una destra revisionista, un centro e una sinistra, divisa a sua volta in varie correnti più o meno divergenti, proponiamo una strutturazione che, a partire dal modo di concepire i rapporti tra il proletariato e il complesso della società capitalistica, pervenga alla distinzione tra: – una corrente (4) che vede nel proletariato una classe radicalmente contrapposta a tutti gli altri gruppi che costituiscono la società capitalistica e per niente integrata in tale società. Il teorico principale di questa tendenza è evidentemente Rosa Luxemburg. Tuttavia, la stessa teoria si ritrova in forme più o meno attenuate nel pensiero di capi politici e teorici come Parvus, Trotskij, György Lukács fino al 1925, Korsch ecc. ed anche nelle varie tendenze operaistiche. L’ideologia e la pratica politica di questo gruppo è caratterizzata dal rifiuto di ogni compromesso, dalla affermazione del primato del proletariato sul partito e dall’esigenza di una democrazia interna nelle organizzazioni operaie, unico mezzo per permettere alla classe di correggere le tendenze burocratiche dei quadri e degli intellettuali. Poco adatto alla realtà sociale del XX secolo, questo orientamento finì sempre o nel fallimento politico (Luxemburg, Trotskij) o nel passaggio dei suoi esponenti a una delle altre due correnti (Parvus, Lukács). (…)”” (pag 254-255) [Lucien Goldmann ‘Per una impostazione marxista degli studi sul marxismo’ (pag 251-256)] [(in) Fernand Braudel, a cura, ‘La storia e le altre scienze sociali’, Editori Laterza, Bari, 1974] [(3) La nostra ricerca in proposito era già in corso quando H. Lefebvre ha pubblicato opinioni analoghe; (4) Rinunciamo ‘provvisoriamente’ all’uso dei termini «sinistra», «centro» e «destra» per evitare un eccessivo intervento di elementi affettivi nella discussione (L.G.)]”,”STOS-036-FSD”
“BRAUDEL Fernand, partecipanti al colloquio: Hélène AHRWEILER Maurice AYMARD K.N. CHAUDHURI DE BARUN Alain DENIS Albert DU-ROY Paul FABRA Marc FERRO Celso FURTADO Godinho VICTORINO Grmek Mirko DRAZEN Jean GUILAINE Alain GUILLERM Gérard JORLAND Etienne JULLIARD Hervé LE-BRAS Emmanuel LE-ROY-LADURIE Laszlo MAKKAI Robert MANTRAN André NOUSCHI Christine OCKRENT Claude RAFFESTIN Alberto TENENTI Emmanuel TODD Immanuel WALLERSTEIN Karl Ferdinand WERNER Theodore ZELDIN”,”Una lezione di storia. Châteauvallon Giornate Fernand Braudel, 18, 18, 20 ottobre 1985.”,”Fondo originale Tarcisio Parlanti”,”STOS-007-FAP”
“BRAUN Adolf VORLÄNDER Karl NORMANNUS BERNSTEIN Eduard CUNOW Heinrich WAENTIG-HALLE SCHMIDT Robert WISSELL Rudolf GRADNAUER Georg PFÜLF Antonie RADBRUCH Gustav MEERFELD J. SCHULZ Heinr. GROTJAHN Alfred HEIL Wilhelm ELLINGER A. HOCH-HANAU Gustav SCHMIDT Robert F. PEINE BOLDT Richard MÜLLER Hermann FÜRTH G. HIRSCH Paul LINDEMANN H. OUARCK Max”,”Das Programm der Sozialdemokratie. Vorschläge für seine Erneuerung.”,”Proposta cambiamento programma socialdemocrazia Eduard Bernstein (pag 24-33)”,”BERN-028″
“BRAUNE Hans Hermann ZOLI Rainer PREVE Costanzo AMIN Samir GILLY Adolfo SACCOMANDI Ivo SHEYKEN Harley RIVAS Rodrigo A. BOUWAN Theo”,”Nuove tecnologie. Lavoro e relazioni Nord-Sud. Atti del convegno.”,”Contiene gli interventi: – Hans Herman Braune e Rainer Zoll ‘Prometeo e l’apprendista stregone – Costanzo Preve, ‘Innovazione tecnologica, destino del capitalismo e futuro del socialismo. Note per un dibattito sugli intellettuali’ – Samir Amin, I. ‘Educazione, ideologia e tecnologia’, II. ‘Il trasferimento di tecnologia’ – Adolfo Gilly, ‘La modernizzazinoe del capitalismo messicano’ – Ivo Saccomandi, ‘La tecnologia informatica nei paesi del Terzo Mondo’ – Harley Sheyken, ‘””En Dan”” il semaforo giapponese Rodrigo A. Rivas, ‘Il club dei debitori’ Theo Bauwan, ‘Tecnologia giapponese'”,”PVSx-074″
“BRAUNECK Manfred a cura”,”Die rote Fahne. Kritik, Theorie, Feuilleton. 1918-1933.”,”””Die Rote Fahne”” era Rosa Luxemburg. C. Zetkin il 3. Febbraio 1919 sul ‘Leipziger Volkszeitung’.”,”MGER-033″
“BRAUNTHAL Julius”,”Geschichte der Internationale.”,”Born in Vienna 1891, died in Teddington, Great Britain 1972; writer, BRAUNTHAL active in the international social democratic movement; member of the executive committees of the Sozialdemokratische Arbeiterpartei in Österreich (SDAP) and the Republikanischer Schutzbund; imprisoned and tried for high treason in 1934, expelled from Austria in 1935; lived in Belgium 1935-1936; settled in Great Britain in 1938; editor of the Tribune from 1937, the International Socialist Forum 1938-1948; secretary of the Committee of the International Socialist Conferences (COMISCO) 1949-1951, secretary-general of the Socialist International (SI) 1951-1956; author of the ‘History of the International’ in three volumes, published between 1961-1971. (iisg)”,”INTT-035″
“BRAUNTHAL Julius”,”La tragedia dell’ Austria.”,”Nascita 1° Repubblica Austria Vienna rossa costituzione legislazione sociale partiti politici, ebrei in struttura politica, antisemitismo, Partito cristiano sociale, Partito socialdemocratico, coalizioni operai-contadini, tendenze bolsceviche tra gli operai, sentimenti classi medie, atteggiamento Chiesa cattolica, organizzazione controrivoluzione nazismo Anschluss 2° repubblica.”,”AUTx-005″
“BRAUNTHAL Julius”,”Victor und Friedrich Adler. Zwei Generationen Arbeiterbewegung.”,”Adler Victor (1852-1918), fondatore e leader della socialdemocrazia austriaca e membro dell’ Internazionale socialista. Durante la prima guerra mondiale assunse posizioni social-scioviniste, dando il suo appoggio al conflitto. Adler Friedrich (1879-1960), figlio di Victor Adler, fu segretario del Partito socialdemocratico austriaco dal 1911 al 1916, anno in cui assassinò il Primo Ministro austriaco conte Stürgkh. Condannato alla pena di morte, la sua pena venne poi commutata in carcerazione. Liberato a seguito della Rivoluzione del 1918, fu tra i fondatori e capi dell’ Internazionale due e mezzo.”,”MAUx-019″
“BRAUNTHAL Gerard”,”Socialist Labor and Politics in Weimar Germany. The General Federation of German Trade Unions.”,”BRAUNTHAL Gerard è professore di scienze politiche all Università del Massachusetts, Amherst. “”Nell’estate del 1931, la politica di tolleranza tra sindacati e SPD continuava; ma come crebbe la disoccupazione, il noto economista Wladimir Woytinsky (direttore della divisione statistica e ricerca dall’ ADGB) cominciò a formulare alcune proposte non ortodosse per contrastare le misure deflazionarie di Brüning e con ciò vincere la Depressione. Quando sottomise queste all’Esecutivo ADGB e non ricevette immediato sostegno, egli cercò il supporto del presidente dei sindacati del legno Fritz Tarnow e dell’economista dell’agricoltura Fritz Baade per una formulazione più precisa. Nel dicembre 1931, essi presentarono il loro piano, chiamato “”Programma per la Creazione di Lavoro”” (conosciuto come piano WTB, dalle iniziali dei suoi tre autori), all’Esecutivo ADGB. (…) Il 16 febbraio 1932 l’ Esecutivo ADGB approvò il piano e lanciò una campagna di stampa per pubblicizzarlo””. (pag 62-63) “”Il partito, non accettando il piano WTB, pubblicizzò il proprio piano, con un’enfasi sulla pianificazione di stato e la nazionalizzazione. Questa tattica fu perseguita come mezzo per riconquistare il sostegno dei lavoratori disillusi che stavano passando al KPD e all’ NSDAP. Ma ciò portò maggiore risentimento tra i leaders sindacali che accusarono l’ SPD di dimenticare gli operai disoccupati che erano rimasti leali al partito. La SPD non poteva rinunciare interamente alla sua base; quindi non pubblicizzò la denuncia del piano WTB. Tuttavia nel settembre 1932, la frazione SPD introdusse una legge nel Reichstag che stabiliva la creazione di un programma di lavoro da 1 miliardo di marchi (una versione annacquata del piano WTB), come pure un legge per le nazionalizzazioni di industrie chiave.”” (pag 64)”,”MGEK-080″
“BRAVETTA Ettore, ammiraglio di divisione”,”Le audaci imprese dei “”M.A.S.””.”,”I Mas con la nuova impresa progettata, uscivano, si può dire, di tutela; questi temerari “”Balilla della Flotta””, questi… minorenni spavaldi e sprezzanti… (pag 91)”,”QMIP-042-FV”
“BRAVO Gian Mario”,”Marx e la Prima Internazionale.”,”””Engels, fin dal 1845 delineò i meriti e le eccezionali potenzialità di dilatazione delle Trade Unions nella sua inchiesta sulle classi lavoratrici inglesi. Constatava sociologicamente e storicamente il successo e la forza organizzativa delle Trade Unions e ne chiariva i fini (1): “”Queste associazioni si costituirono in tutti i rami di produzione con l’obiettivo dichiarato di proteggere il singolo operaio contro la tirannide e la trascuratezza della borghesia. I loro scopi furono: fissare il salario e contrattare ‘en masse’, come ‘potenza’, con i datori di lavoro, regolare il salario secondo il profitto del datore di lavoro, elevarlo quando il momento fosse propizio a mantenerlo dappertutto a un medesimo livello per ogni singolo mestiere””. Rilevava ancora Engels che, per raggiungere tali fini, le Trade Unions avevano spesso atteggiamenti di “”chiusura”” (che sarebbero poi stati detti essere “”economicistici””), come la fissazione di una “”scala salariale””, la limitazione del numero degli apprendisti, la difficoltà dell’accettazione della meccanizzazione, mentre, per contro, egli giudicava positivi i propositi di difesa dei livelli salariali e l’appoggio concesso ai disoccupati. La reazione dei ceti capitalistici più ottusi si fece presto sentire; ed Engels commentava: “”Si comprende da sé che queste associazioni contribuiscono notevolmente ad alimentare l’odio e l’esasperazione degli operai nei confronti della classe possidente””. Ancora, all’inverso: “”La classe possidente e soprattutto gli industriali che sono a diretto contatto con gli operai si scagliano con la massima violenza contro queste associazioni e cercano senza tregua di dimostrare agli operai l’inutilità, servendosi di argomenti che secondo i criteri dell’economia politica sono pienamente validi, ma che appunto perciò sono in parte fallaci, e non hanno alcuna presa sull’operaio””. Engels definì dunque, sulla base di considerazioni contingenti, i motivi di fondo di una visione classista della lotta sindacale. Questi vennero enunciati da Marx nel corso della polemica contro Proudhon, vale a dire nel 1846-47, e poi via via precisati negli anni seguenti. L’associazione dei datori d’opere, contrapposta a quella dei datori di lavoro, era ritenuta da Marx ineliminabile, opportuna e foriera di generale progresso sociale; i lavoratori difendevano se stessi tramite la “”coalizione””, anzi, imparavano a difendersi e a porre agli imprenditori singoli, e più genericamente ai capitalisti, richieste concernenti sia il loro lavoro sia la loro vita, inerenti in particolare al “”rialzo dei salari””. Contro Proudhon che obiettava – con osservazione consueta al capitalismo più retrogrado d’ogni tempo – che aumenti salariali avrebbero comportato accrescimenti di prezzi e alla fin fine povertà e carestia generali, e che perciò negava la validità della coalizione medesima, Marx controbatteva, alla luce di quanto era accaduto in Inghilterra, che questa “”proporzionalità”” non sussisteva: proprio l’accrescimento del monte salari poteva generare un incentivo per l’espansione della produzione. Le coalizioni, anche solo per questo fatto, erano di conseguenza una componente progressiva (2)”” [Gian Mario Bravo, Marx e la Prima Internazionale, 1979] [(1) Engels, La situazione della classe operaia in Inghilterra, 1845, Roma 1972; (2) Marx, Miseria della filosofia, Roma, 1950, pp. 136-137] (pag 83-84-85) “”Nel rapporto del consiglio generale dell’AIO al congresso di Ginevra, Marx dichiarò che lo scopo dell’Internazionale era di “”unire, di generalizzare e di dare uniformità agli sforzi, ancora disuniti, compiuti dai diversi paesi per l’emancipazione della classe operaia””, vale a dire che “”uno dei grandi fini””, il principale, era “”di sviluppare negli operai di differenti paesi non soltanto il ‘sentimento’ ma il fatto della loro fraternità e di unirli per costituire l’armata dell’emancipazione”” (41)””. (…) In questo ambito furono decisive la pubblicazione del ‘Capitale’ e la sua diffusione, dapprima in Germania, dove, se non ottenne una vasta eco negli ambienti accademici, fu letto e conosciuto in quelli socialisti e in genere della sinistra (si sono contate, fra il ’67 e il ’72, circa 200 citazioni del testo), e poi via via in tutti gli altri paesi, grazie alla campagna pubblicitaria promossa da Engels, da Dietzgen, da Becker, e poi tramite le versioni che cominciarono a essere pubblicate nel 1872 (russa) e nel ’75 (francese) e alle riedizioni del testo in Germania, mentre stralci dell’opera – la Prefazione, ad esempio – fin dall’anno della prima apparizione erano stati tradotti in varie lingue e ripresi su parecchi giornali tedeschi (43). L’Internazionale prese subito posizione, mettendo il luce l’importanza del ‘Capitale’ e la sua funzione per la classe operaia. A testimonianza di una già larga conoscenza della tematica marxista, si ricorda la risoluzione proposta dai rappresentanti tedeschi a Bruxelles nel ’68, accolta unanimemente dal congresso (44): “”Noi tedeschi, delegati al congresso internazionale degli operai, raccomandiamo agli uomini di tutte le nazioni l’opera di Marx ‘Il Capitale’, e li sollecitiamo a far tutto il possibile onde quest’opera importante sia tradotta nelle lingue in cui non lo è ancora, e dichiariamo che Karl Marx ha il merito inestimabile di essere il primo economista che abbia analizzato scientificamente il capitale e che l’abbia ridotto ai suoi elementi primordiali”””” [Gian Mario Bravo, Marx e la Prima Internazionale, 1979] (pag 29-30-31) [(41) Marx, Istruzioni per i delegati del consiglio generale provvisorio sulle singole questioni (agosto 1866>), PI, p. 172; (43) Rolf Dlubek Hannes Skambraks, “”Das Kapital”” von K. Marx in der deutschen Arbeiterbewegung (1867 bis 1878), Berlin, 1967, pp. 1-112; Anna V. Uroeva, ‘La fortuna del Capitale, Roma 1974, passim; (44) ‘Il “”Capitale”” di Marx’ (settembre 1868), PI, p. 316. Così commentava Becker, nella sua rivista ginevrina, “”Der Verbote””, 1867, n: 11, pp. 174-175: “”(…) Possediamo ora questo primo volume e ci leviamo il cappello. E’ parte di un’opera gigantesca, un arsenale di armi di emancipazione, una scoperta del più puro oro della scienza. Contribuiremo con tutte le nostre forze a far pervenire alla luce i tesori raccolti per il bene comune di tutti gli oppressi e i diseredati””]”,”MADS-064 INTP-003 SIND-002″
“BRAVO Gian Mario”,”Da Weitling a Marx. La Lega dei Comunisti.”,”””Marx fin dal ’44, riflettendo sull’organizzazione dei lavoratori associati nella Lega dei Giusti e nelle diverse società operaie con fini sociali, era giunto ad accertare la necessità di una “”‘reale’ azione comunista””, che si contrapponesse al comunismo idealistico dei precursori, onde giungere alla soppressione della proprietà privata; quest’attività “”reale””, sia nel momento individuale della formazione ovvero collettivo della propaganda, sia in quello fondamentale dell’acquisizione della “”coscienza”” e quindi della definizione di sempre nuovi e più avanzati obiettivi di lotta, Marx la scopriva nelle ancora imperfette, incompiute e talora informi prime organizzazioni del proletariato tedesco e internazionale. Più precisamente, scriveva nei ‘Manoscritti’: “”Quando ‘operai’ comunisti si riuniscono, lo scopo è innanzi tutto la dottrina, la propaganda ecc. Ma al tempo stesso acquistano con ciò un nuovo bisogno, il bisogno della società, e quel che appare un mezzo diventa uno scopo. Questo movimento pratico lo si vede nei suoi risultati più splendidi quando si osservano degli ‘ouvriers’ socialisti francesi riuniti. (…)”” (48). L’elaborazione della concezione della “”missione storica del proletariato”” avvenne dunque grazie al rapporto, dapprima critico dall’esterno e poi vieppiù dall’interno, con la Lega dei Giusti e giustamente i curatori della maggior opera recente su tema hanno fissato al 1844 l'””inizio della battaglia di Marx e di Engels per il partito proletario”” (49). Nella vecchia Lega dei Giusti si operò in tal modo quel salto di qualità, che senza rotture violente condusse nel ’47 alla Lega dei Comunisti, erede diretta della prima, ma più avanzata per la sua totale predisposizione per la lotta aperta e, sul piano dottrinale e politico, per l’influsso esercitato da Marx e da Engels”” [Gian Mario Bravo, saggio introduttivo, ‘La nascita del partito politico del proletariato’] [(in) G.M. Bravo, Da Weitling a Marx. La Lega dei Comunisti, 1977] [(48) K. Marx, Manoscritti economico-filosofici del 1844, cit, pp. 242-243; (49) Cfr. il cap. II in ‘Der Bund der Kommunisten’, Berlin, 1970, cit., pp. 187 segg. (…)]”,”MADS-066″
“BRAVO Gian Mario ROTA-GHIBAUDI Silvia a cura; saggi di Norberto BOBBIO Luigi MARINO Maurilio GUASCO Franco LIVORSI Marco REVELLI Lionello SOZZI Michelangelo BOVERO Maria Teresa PICHETTO Maria Luisa PESANTE Gian Mario BRAVO e Corrado MALANDRINO Mirella LARIZZA-LOLLI Dora MARUCCO Renato MONTELEONE Franco SBARBERI Claudio POGLIANO Marina BONIFETTO Mario RICCIARDI Carlo MARLETTI Aurelia CAMPARINI Lucio LEVI Luigi BONANATE Manuela VALENTI Pier Paolo PORTINARO Silvio STELLA e Claudio CASSARDO Icilio VECCHIOTTI Mario RASETTI”,”Il pensiero politico contemporaneo.”,”Saggi di Norberto BOBBIO, Luigi MARINO, Maurilio GUASCO, Franco LIVORSI, Marco REVELLI, Lionello SOZZI (Rousseau), Michelangelo BOVERO (Hegel), Maria Teresa PICHETTO (Mill), ROTA-GHIBAUDI (Russell) (1° Volume) Saggi di Maria Luisa PESANTE, Gian Mario BRAVO e Corrado MALANDRINO, Mirella LARIZZA-LOLLI, Dora MARUCCO, ROTA- GHIBAUDI, BRAVO (Karl Marx e Friedrich Engels), Renato MONTELEONE (Lenin), Franco SBARBERI (Gramsci) (2° volume) Saggi di Claudio POGLIANO, Marina BONIFETTO, Mario RICCIARDI, Silvia ROTA-GHIBAUDI, Carlo MARLETTI, Aurelia CAMPARINI, Lucio LEVI, Luigi BONANATE, Manuela VALENTI (Darwin), Pier Paolo PORTINARO (Darwin), Silvio STELLA e Claudio CASSARDO (Freud), Icilio VECCHIOTTI (Gandhi), Mario RASETTI (Einstein) (3° volume) “”Pareto non appartiene ad alcun movimento politico, anche se in forza della critica radicale di taglio liberalconservatore mossa al parlamentarismo democratico e al socialismo, specie negli anni della prima guerra mondiale e nella crisi del dopoguerra, finisce per esprimere giudizi positivi nei confronti delle riforme promesse dal primo fascismo, dal quale è nominato senatore. Sulla scorta di una concezione pessimistica della storia – considerata priva di logica razionale (ma dipanantesi in un gioco dialettico tra residui istintuali e derivazioni pseudorazionali) e vista come scena di un’ eterna e ciclica lotta di potere con personaggi diversi -, Pareto afferma l’ esistenza costante di classi di individui occupanti le posizioni di vertice nelle diverse branche d’ attività, le élites appunto. Esse sono i soggetti principali delle battaglie politiche in tutti i sistemi storicamente osservabili, da quelli assolutisti ai liberali, dai democratici ai socialisti. L’ élite è un’ aristocrazia di fatto (…)””. (pag 241-242)”,”TEOP-031″
“BRAVO Gian Mario”,”La Prima Internazionale. Storia documentaria.”,”Saggio introduttivo di BRAVO: ‘La Prima Internazionale: le linee di un dibattito’ pag 3-93″,”INTP-004″
“BRAVO Gian Mario saggio introduttivo a cura di; MARX K. ENGELS F.; interpreti del Manifesto: Antonio LABRIOLA PLECHANOV JAURES KAUTSKY BELLONI LUXEMBURG ADLER GORTER DUNCKER RJAZANOV BELA KUN MICHELS LASKI TOGLIATTI”,”Il Manifesto del partito comunista e i suoi interpreti.”,”Interpreti del Manifesto: Antonio LABRIOLA, PLECHANOV, JAURES, KAUTSKY, BELLONI, LUXEMBURG, ADLER, GORTER, DUNCKER, RJAZANOV, BELA KUN, MICHELS, LASKI, TOGLIATTI. Con un saggio introduttivo sull’attualità del Manifesto.”,”MADS-179 MADx-068″
“BRAVO Gian Mario; testi estratti di S. MARECHAL V. RUSSO C.H. SAINT-SIMON R. OWEN C. FOURIER T. HODGSKIN G. BÜCHNER L.A. BLANQUI W. WEITLING L. BLANC P.J. PROUDHON E. CABET M. HESS. LEGA COMUNISTI”,”Le origini del socialismo contemporaneo 1789 1848.”,”Testi estratti di S. MARECHAL, V. RUSSO, C.H. SAINT-SIMON, R. OWEN, C. FOURIER, T. HODGSKIN, G. BÜCHNER, L.A. BLANQUI, W. WEITLING, L. BLANC, P.J. PROUDHON, E. CABET, M. HESS., Lega Comunisti.”,”SOCU-030″
“BRAVO Gian Mario a cura”,”Il socialismo prima di Marx. Antologia di scritti di riformatori socialisti utopisti comunisti e rivoluzionari pre-marxisti. Babeuf Saint-Simon Fourier Blanqui Considerant Owen Weitling Blanc Lamennais Proudhon.”,”Babeuf, Saint-Simon, Fourier, Blanqui, Considerant, Owen, Weitling, Blanc, Lamennais, Proudhon.”,”SOCx-052″
“BRAVO Gian Mario”,”Friedrich Engels.”,”Gian Mario BRAVO (1934) è ordinario di storia delle dottrine politiche presso la Facoltà di scienze politiche dell’Università di Torino, di cui è stato preside tra il 1979 e il 1985. Si è occupato di socialismo tedesco e dei movimenti sociali italiani dell’800 e del 900, del pensiero anarchico e dei movimenti radicali, del pensiero liberale del secolo XIX. “”Secondo quanto Lenin ha enunciato fin dal 1906, Engels ha lottato su due fronti: contro l’ opportunismo di destra e, sul lato opposto, contro il settarismo e il dottrinarismo. Il secondo atteggiamento è stato e continua ad esser chiaro, mentre, malgrado i tentativi annosi di fare dell’ anziano Engels il “”padre”” dell’ opportunismo, la ricerca storiografica ha comprovato il suo impegno continuativo nel campo socialista rivoluzionario. Iring Fetscher, Lucio Colletti, Leszek Kolakowski, numerosi altri autori, esaminando il pensiero engelsiano degli anni ’80 e ’90, sono giunti a conclusioni opposte””. (pag 84)”,”MAES-043″
“BRAVO Gian Mario a cura”,”Il socialismo prima di Marx. Antologia di scritti di riformatori, socialisti, utopisti, comunisti e rivoluzionari premarxisti.”,”Babeuf, Saint-Simon, Fourier, Blanqui, Considerant, Owen, Weitling, Blanc, Lamennais, Proudhon. “”Questa attività dello spirito umano richiederà spazio ancora maggiore, perché, dopo vent’anni di vita pacifica nella comunanza dei beni, il tempo di lavoro necessario per la prosperità e il benessere di tutti potrà facilmente essere abbassato da cinque fino a tre ore giornaliere. (…) L’ esatta determinazione dell’ estensione della libertà personale, nei limiti dell’ eguaglianza sociale, darà alle generazioni future, viventi in comunità di beni, ancora e sempre materia per nuove e più perfette leggi, affinché l’ umanità avanzi sempre più verso un’altissima perfezione terrena, oggi non pensabile, dove né la libertà nè l’ uguaglianza abbisognano d’una legge scritta da uomini, e l’ amore e la concordia divengono una seconda natura”” (W. Weitling, pag 274)”,”SOCU-088″
“BRAVO Gian Mario”,”Democrazia, socialismo e partito repubblicano. Il tedesco-americano August Becker (1814-1871).”,”August BECKER fu una figura di spicco del Vormärz, il vasto movimento di pensiero che preparò la rivoluzione del 1848 in Germania. Intrattenner relazioni prima in Europa e poi, dal 1853, in America, con i maggiori rapproesentanti della sinistra. Collaborò a testate come la ‘Gazzetta renana’ di Karl MARX, la ‘Gazzetta della sera di Mannheim’, e l’ ‘Avanti!’ parigino, che ebbe H. HEINE quale principale autore. Le sue amicizie andarono da W. WEITLING e M. BAKUNIN, da K. GUTZKOW sino alla fitta compagnia degli ‘Achtundvierzieger’, i ‘quarantottardi’ emigrati politici negli USA. Qui, divenne in seguito brillante letterato e opionista del mondo tedesco-americano vicino ad Abramo LINCOLN. “”Il socialismo americano e, in esso, specie quello tedesco, fu inoltre molto aperto nei confronti dei neri, e, come già si è visto con la rivista di Weitling e grazie proprio a Becker, ma anche attraverso Hermann Kriege e il suo “”Tribuno del popolo””, si pronunciò ripetutamente contro la schiavitù, sia nei movimenti comunitari sia nei dibattiti culturali e pubblicistici. Particolarmente vivace fu poi la polemica antischiavista di Marx nelle sue corrispondenze, grazie soprattutto agli amici Weydemeyer e Sorge e ai circoli comunisti che, a fianco degli originari oweniani e fourieristi, invitavano alla lotta contro i pregiudizi e le discriminazioni di razza, di sesso, di religione””. [Gian Mario Bravo, Democrazia, socialismo e partito repubblicano. Il tedesco-americano August Becker (1814-1871)] (pag 377)”,”MEOx-049″
“BRAVO Gian Mario a cura”,”Marx e Engels in lingua italiana, 1848-1960.”,”‘La presente bibliografia ha visto la luce nel 1961, nel n. 13-14 della Rivista storica del socialismo. La ripubblichiamo con alcuni cambiamenti marginali e correzioni: al corpo bibliografico aggiungiamo ora un indice dei nomi e un elenco disposto cronologicamente delle prime pubblicazioni degli scritti di Marx e di Engels in italiano.’ Bosio. “”Fra tutti eccellenti sono i lavori di Bosio, dalla bibliografia degli scritti di Marx e Engels destinati all’ Italia o indirizzati ad italiani (K. Marx F. Engels, Scritti italiani a cura di G. Bosio, Milano-Roma, “”Avanti!””, 1955), bibliografia che abbiamo accolto in blocco nel nostro studio, soltanto adattandola alla impostazione generale e compendiandola in alcuni momenti, al lavoro sulla diffusione e sulla pubblicazione degil scritti di Marx e Engels in Italia fino al 1893 (G. Bosio, La diffusione degli scritti di Marx e Engels in Italia, “”Società””, VII, 1951, giugno e settembre pp. 268 sgg. e 444 sgg.), anche questo accettato e integrato. Ancora, di notevole aiuto è stata la Bibliografia delle opere di Marx (in appendice a: F. Mehring, Vita di Marx, Roma, Rinascita, 1953).”” (pag 3)”,”MADS-356″
“BRAVO Gian Mario a cura, scritti di MARX Karl ENGELS Friedrich HEINE RUGE HESS BAKUNIN HERWEGH JACOBY BERNAYS FEUERBACH”,”Annali franco-tedeschi di Arnold Ruge e Karl Marx. Deutsch-Franzöaische Jahrbücher.”,”””Se dunque l’ evoluzione complessiva della Germania non procedesse al dl là della sua evoluzione politica, un tedesco potrebbe partecipare ai problemi attuali tutt’al più quanto vi può partecipare un russo. Ma se il singolo individuo non è legato dai limiti della nazione, ancor meno la nazione intera viene liberata attraverso la liberazione di un solo individuo. Gli sciti non progredirono di un solo passo verso la cultura greca per il fatto che la Grecia annovera uno scita tra i suoi filosofi (1). Per fortuna noi tedeschi non siamo sciti””. (pag 131-132) (1) Marx allude al filosofo Anacarsi (VI secolo aC) scita di nascita.”,”MAED-228″
“BRAVO Gian Mario a cura; saggi di Giovanni SARTORI Francesco M. DE-SANCTIS Mauro BARBERIS Giovanni PAOLETTI Francesco TUCCARI Giuseppe BUTTA’ Ginevra CONTI ODORISIO Massimo L. SALVADORI Bruno BONGIOVANNI Gian Mario BRAVO Salvo MASTELLONE Maria Teresa PICHETTO Luciano RUSSI Marta FERRONATO Angele Kremer MARIETTI Carlo GALLI Regina POZZI Maria Luisa CICALESE Giuliana TURRONI Simona FORTI Alfonso”,”La democrazia tra libertà e tirannide della maggioranza nell’ Ottocento. Atti del Convegno, 29-30 maggio 2003.”,”Saggi di Giovanni SARTORI Francesco M. DE-SANCTIS Mauro BARBERIS Giovanni PAOLETTI Francesco TUCCARI Giuseppe BUTTA’ Ginevra CONTI ODORISIO Massimo L. SALVADORI Bruno BONGIOVANNI Gian Mario BRAVO Salvo MASTELLONE Maria Teresa PICHETTO Luciano RUSSI Marta FERRONATO Angele Kremer MARIETTI Carlo GALLI Regina POZZI Maria Luisa CICALESE Giuliana TURRONI Simona FORTI Alfonso DI-GIOVINE. “”L’ avversario ultimo della polemica pisacaniana era la guerra partigiana. Il termine guerriglia (kleiner Krieg, guerrilla, petite guerre) era apparso agli inizi del secolo XIX per indicare la forma di lotta adottata e preseguita dai contadini spagnoli nella resistenza antinapoleonica a datare dal 1808. Ben presto – e specie in Italia a partire dagli anni ’30 – suoi sinonimi erano diventati espressioni come “”guerra partigiana””, che secondo alcuni stava a indicare l’ azione di soldatesche distaccate (partite, dal francese partir) con speciali incombenze, “”guerra per bande””, “”guerra d’ insurrezione””, “”guerra di montagna””, “”guerra di stracorridori””, “”guerra alla spezzata”” o per usare l’ espressione garibaldina, “”alla spicciolata””. A queste forme di lotta, definite “”l’ infanzia dell’ arte militare””, Pisacane contrappone la “”guerra di popolo””, che peraltro si contrappone anche a “”guerra di eserciti permanenti””, compresa la guerra regia dei moderati. Ma la guerra di popolo rimarrà solo una petizione. Lo slogan “”militi tutti – soldati nessuno””, che Pisacane condivise con Cattaneo, non incontrò infatti i favori del popolo””. (pag 178, Luciano Russi)”,”TEOP-213″
“BRAVO Gian Mario”,”Il concetto di rivoluzione nel socialismo premarxista.”,”Rapporto Blanqui – Buonarroti. Rivoluzione in permanenza. Permanente. “”L’ altra tendenza rivoluzionaria del socialismo francese, che si riferì al Babeuf, oltrepassandolo poi nell’ azione esplicata, mentre fu sempre severamente critica nei confronti della concezione robesperriana del potere, fece capo ad Auguste Blanqui: in lui ebbe sia il teorico sia il realizzatore sia l’ organizzatore costante e infine il martire. Col Blanqui ci troviamo di fronte all’ affermazione della rivoluzione permanente e al tentativo di inserirne nella realtà francese l’ elaborazione teorica, per altro in talune occasioni incerta e confusa: questi fatti lo hanno reso il maggior rivoluzionario del secolo XIX, e un anticipatore non astratto di larghi settori del socialismo più vicino a noi. Marx stesso lo giudicò sempre positivamente, specie per l’ azione condotta prima e durante il ’48, e lo ritenne l’unico vero capo politico del movimento operaio non riformista e del “”partito realmente proletario. Ribadendo nel Diciotto brumaio di Luigi Bonaparte e nelle Lotte di classe in Francia tale apprezzamento, Marx collegava in modo ancor più stretto il nome di Blanqui col movimento socialista e operaio, e identificava in lui la funzione rivoluzionaria di guida di esso: “” (…) Il proletariato va sempre più raggruppandosi intorno al socialismo rivoluzionario, al comunismo, pel quale la borghesia stessa ha inventato il nome di Blanqui. Questo socialismo è la dichiarazione della rivoluzione in permanenza, la dittatura di classe del proletariato, quale punto di passaggio necessario per l’ abolizione delle differenze di classe in generale, per l’ abolizione di tutti i rapporti di produzione su cui esse poggiano, per l’ abolizione di tutte le relazioni sociali che corrispondono a questi rapporti di produzione, per il sovvertimento di tutte le idee che germogliano da queste relazioni sociali””.”” (pag 235-236)”,”SOCU-127″
“BRAVO Gian Luigi a cura, saggi di R. BORDONE F. CASTELLI E. FORNI C. LISA A. GHIDELLA P. GRIMALDI R. GRIMALDI A.C. GUARALDO”,”Donna e lavoro contadino nelle campagne astigiane.”,”Saggi di R. BORDONE F. CASTELLI E. FORNI C. LISA A. GHIDELLA P. GRIMALDI R. GRIMALDI A.C. GUARALDO “”In effetti, circa la scelta della sposa, il vecchio adagio monferrino parla chiaro: ‘Ai son nen assé trei B: brava, bela, boña; ai veur i dnè’ (non bastano le tre B: brava, bella, buona; ci vogliono i denari). Ma non si creda che solo l’ uomo guardasse alla “”roba””: in una società contrassegnata dalla penuria di beni quale è stata quella contadina e in un’ area agricola caratterizzata dal forte frazionamento della proprietà terriera, diventava imprescindibile garantirsi un’esistenza esente dallo spettro della miseria. Di qui, il sogno della ragazza di accasarsi con un giovane “”particolare””, padrone di terre e dei mezzi di produzione necessari per lavorarle (…)””. (pag 72-73)”,”DONx-030″
“BRAVO Gian Mario MALANDRINO Corrado”,”Socialismo e comunismo.”,”Teoria Kautsky Ultra imperialismo pag 102 BRAVO Gian Mario (1934) è ordinario di storia delle dottrine politiche presso la Facoltà di scienze politiche dell’ Università di Torino, di cui è stato preside tra il 1979 e il 19854. Si è occupato principalmente del socialismo tedesco e dei movimenti sociali italiani dell’ ‘800 e del ‘900, del marxismo in Italia, del pensiero anarchico ecc. MALANDRINO Corrado (1950) già allievo del corso di dottorato in storia del pensiero politico (Univ Torino) ha pubblicato uno studio su Pannekoek. Hilferding e Max Adler. L’ Austromarxismo. “”Nel suo ragionamento Hilferding stabiliva dunque come il capitale finanziario, col suo elevatissimo grado di concentrazione, avrebbe reso più agevoli i compiti della classe operaia organizzata e favorito il suo accesso al potere, proprio perché il capitale finanziario risultava staccato dal processo materiale della produzione. Il movimento operaio, agendo all’ interno del sistema e usufruendo degli spazi da questo consentiti, e in specie del suffragio universale, intervenendo metodicamente e sulle basi delle organizzazioni di classe, sarebbe stato in grado di superare tanto l’ anarchia della produzione che la superpotenza dei monopoli, garantendo una direzione socialista, vale a dire pianificata, dell’ economia e dello stato. Non ai problemi dell’ economia, ma piuttosto dello stato, si dedicarono con tensione gli altri austromarxisti. Max Adler, il “”più filosofo”” degli esponenti dell’ austro-marxismo, fu forse “”più a sinistra”” di essi, anche se fu meno impegnato sul piano dell’ attività politica. Egli accettò, sul terreno storico come su quello politico, la definizione marxiana della storia come “”storia di lotte di classe””, (…). In tutti gli scritti principali di Adler – da ‘Causalità e teleologia nel dibattito sulla scienza (1904) a ‘Il socialismo e gli intellettuali’ (1910), da ‘Marx quale pensatore’ (1921) al più tardo ‘Kant e il marxismo’ (1925) – si ebbe un’innegabile antinomia fra la proposta politica e quella teorica. Nella prima, egli si pronunciava in termini progressisti, e, appunto, “”di sinistra””, con una critica serrata del socialismo secondointernazionalista e della sua prassi compromissoria. Nella seconda, invece, il marxismo cui egli si rifaceva era ancor sempre quello della ‘vulgata’ socialdemocratica, polemico nei rispetti del revisionismo ma avente in comune con questo una volontà di “”riconciliazione”” con Kant e il kantismo, nel tentativo di “”eticizzare”” un marxismo pur sempre concepito “”ortodossamente””.”” (pag 70, G.M. Bravo)”,”SOCx-150″
“BRAVO Gian Mario”,”Socialismo e marxismo in Italia. Dalle origini a Labriola.”,”Gian Mario BRAVO è ordinario di storia del pensiero politico europeop presso la Facoltà di scienze politiche dell’Università di Torino.”,”LABD-067″
“BRAVO Gian Mario a cura; saggi di Bruno BONGIOVANNI Giuseppe GALASSO Marta PETRICIOLI Michelguglielmo TORRI Manuela CERETTA Silvio SUPPA Giampaolo CALCHI NOVATI Domenico LETTERIO Mario TESINI Enzo COLLOTTI Holger AFFLERBACH Gian Mario BRAVO Monica QUIRICO Nicola LABANCA Nicolao MERKER Pier Giorgio ZUNINO Tiziano BONAZZI Gianfranco RAGONA Giovanni BORGOGNONE Francesco TUCCARI Carlo GALLI Stefania MAZZONE Luigi BONANATE”,”Imperi e imperialismo. Modelli e realtà imperiali nel mondo occidentale. XIV giornata Luigi Firpo. Atti del Convegno internazionale 26-28 settembre 2007.”,”Saggi di Bruno BONGIOVANNI Giuseppe GALASSO Marta PETRICIOLI Michelguglielmo TORRI Manuela CERETTA Silvio SUPPA Giampaolo CALCHI NOVATI Domenico LETTERIO Mario TESINI Enzo COLLOTTI Holger AFFLERBACH Gian Mario BRAVO Monica QUIRICO Nicola LABANCA Nicolao MERKER Pier Giorgio ZUNINO Tiziano BONAZZI Gianfranco RAGONA Giovanni BORGOGNONE Francesco TUCCARI Carlo GALLI Stefania MAZZONE Luigi BONANATE Bravo su concetto imperialismo (pag 182-187) (da Hobson e Hilferding (capitalismo finanziario) a Lenin, Kautsky (ultra-imperialismo), a Baran Sweezy (capitalismo monopolistico) fino a impero deterritorializzato di A. Negri.”,”TEOP-419″
“BRAVO Gian Mario”,”Wilhelm Weitling e il comunismo tedesco prima del Quarantotto.”,”””A Bruxelles (Weitling) venne accolto amichevolmente e ospitalmente, specie da Marx e da sua moglie Jenny, forse invitato dallo stesso Marx a recarsi in quella città; ma, scriverà Engels quaranta anni dopo, Weitling “”non era più l’ingenuo garzone di sarto che, stupito dalle proprie capacità, cerca di rendersi ragione dell’aspetto che potrebbe avere una società comunista. Egli era il grand’uomo perseguitato dagli invidiosi per la sua superiorità, che dappertutto vedeva rivali, nemici segreti e insidie; era il profeta cacciato di paese in paese, che aveva in tasca bell’e pronta la ricetta per l’avvento del Cielo in terra e si immaginava che ognuno volesse rubargliela”” (F. Engels, Per la storia della Lega dei comunisti). Il sarto partecipò a qualche discussione preliminare con Marx e il gruppo dei suoi amici, ma solo il 30 marzo si giunse al contrasto aperto tra i due uomini: diveniva sempre più evidente “”l’insufficienza della concezione del comunismo avuta sino allora, sia del semplice comunismo egualitario francese quanto di quello di Weitling””. La sera del 30 la questione su cui si doveva discutere era: “”Qual è il modo migliore per fare propaganda in Germania?””. Presenti erano, oltre a Marx e ad Engels, e oltre al liberale russo Paul Annekow, Sebastian Seiler, Philippe Gigot, Josef Weydemeyer, Edgar von Westphalen, cognato di Marx, e Louis Heilberg. Un riassunto (in sei punti) degli argomenti trattati nella serata fu mandato da Weitling a Moses Hess in una sua lettera del giorno seguente (….)””. [Gian Mario Bravo, Wilhelm Weitling e il comunismo tedesco prima del Quarantotto, 1963] (pag 293-294)”,”MGEx-212″
“BRAVO Gian Mario CORRERAS Juan José CASTILLO Santiago ELORZA Antonio FONTANA Josep FORCADELL Carlos GARCIA COTARELO Ramón JIMENEZ ARAYA Tomás JULIA Santos MARSET Pedro PASTOR Reyna RIBAS Pedro RIPALDA José María SCHMIDT Alfred TRIAS Juan”,”El marxismo en España.”,”””Esta forma de la Naturaleza debe eliminarse en la sociedad del futuro; de suerte que pueda decirse que el pensamiento básico y decisivo de Marx es el siguiente: ‘los hombres deben convertirse en dueños conscientes de su futuro’. Esto se refiere especialmente al concepto de progreso. En 1853 Marx escribía ya: “”Hay que someter los resultados de la época burguesa: el mercado mundial y las fuerzas productivas modernas, al control general común de los pueblos más a esos ídolos, a esos repugnantes ídolos paganos que querían beber el néctar de los cálices hechos con los cráneos de los reprimidos””. Esta cita tiene para mi una gran importancia. Demuestra que la marcha de la historia no es un proceso lineal, sino que avanza a base de retrocesos considerables. Lo positivo sólo podía conseguirse a través de lo negativo. Marx descifra el caráracter profundamente antagonista de la historia anterior, que en un sentido muy fatalista se ha mantenido solamente como historia de la Naturaleza. El hombre,es decir, no ha accedido todavía a condiciones realmente humanas. Engels, en una de sus viejas cartas, decía de una forma muy bonita: “”Cierto, los hombres hacen su historia, pero no por una voluntad global y hacia un plan global””””. (pag 33-34) [Alfred Schmidt, La relacion hombre-naturaleza en Marx] [in AAVV, El marxismo en España, 1983]”,”MSPx-093″
“BRAVO Gian Mario”,”Il comunismo tedesco in Svizzera. August Becker, 1843-1846.”,”Ringraziamenti al Prof. Luigi Firpo ‘che come sempre mi ha guidato ed è stato prodigo di consigli e osservazioni per questo studio…’ “”L’unico modo di debellare la proprietà, cioè i mali che colpivano l’uomo, era di instaurare il comunismo. Precisava subito il Becker che i comunisti non si preoccupavano soltanto di cose materiali: “”Il comunismo è una faccenda dello spirito, è l’unico ponte per la reale liberazione dello spirito umano””. Il comunismo si occupava dei problemi materiali soltanto per poter assoggettare la materia allo spirito; sorgeva da qui il giudizio critico del Becker sulla società borghese del suo tempo: “”La società odierna vien dominata ‘dalla’ materia; la società futura dominerà ‘sulla’ materia””, perché nella società comunista sarebbero stati forniti a tutti gli strumenti base per l’esistenza: il mangiare, il bere, il vestire, un’abitazione. Certo, continuava il Becler, anche nello Stato comunista vi sarebbero stati “”dolori e infelicità””, “”impedimenti e persecuzioni””, e appunto di fronte a questi casi si sarebbero viste le capacità dell’uomo, ma “”queste serie potenze, al di fuori della porcheria del denaro, libere dalla miseria della preoccupazione per il mangiare, si sarebbero sviluppate in modo ben diverso da quello attuale”””” (pag 544) Giornalista e intellettuale comunista, amico di W. Weitling, legato ai migliori rappresentanti della democrazia e del socialismo europeo, prese nel 1848 la testa delle organizzazioni operaie tedesche comuniste in Svizzera, conducendo una lotta contro la Giovane Germania (atei e anarchici). Collaboratore di molti giornali radicali ha pubblicato riviste e scritti. La sua attività di pubblicista e di rivoluzionario gli portò innumerevoli difficoltà, espulsioni e persecuzioni politiche.”,”SOCU-187″
“BRAVO Gian Mario”,”””Il capitale”” in Italia: 1867-1895.”,”BRAVO Gian Mario “”(…) Cafiero esaltava ‘Il capitale’, interpretandolo quale momento di rottura nella storia dell’umanità. “”Questo libro – diceva rettoricamente e fideisticamente – rappresenta il nuovo vero, che demolisce, stritola e disperde ai venti tutto un secolare edificio di errori e di menzogne. Esso è tutta una guerra. Una guerra gloriosa, e per la potenza del nemico, e per la potenza, ancora più grande, del capitano, che l’intraprendeva con sì grande quantità di nuovissime armi, di istrumenti e macchine di ogni sorta, che il suo genio aveva saputo ritrarre da tutte le scienze moderne””. Con sguardo infine rivolto all’Italia, Cafiero costatava come il processo di affermazione del capitalismo, analizzato da Marx nell’evoluta Inghilterra, fosse nel presente riconoscibile anche nella penisola, dove la piccola proprietà contadina e artigiana si stava “”restringendo”” e i suoi esponenti erano in via di proletarizzazione, per lasciare il campo alla “”moderna accumulazione capitalistica””. Egli quindi leggeva ‘Il capitale’ – e voleva farlo leggere – nel modo più conforme alla sua vera essenza, di opera descrittiva e politica, non predestinante né prevedente, ma proponente una chiave d’interpretazione sociale e in pari tempo un programma politico, che per Marx si affiancava al piano immediato d’azione e di creazione politica del ‘Manifesto del partito comunista’, e invece per lui si sostanziava nella sua stessa descrizione di un processo storico nel lungo termine ineluttabile e chiaramente definibile. A parte quest’ultimo motivo, il ‘Compendio’ poteva esser ritenuto pienamente conforme all’originale: e Marx in persona seppe apprezzarne la validità interpretativa. Cafiero a Les Molières, ricevuti con ritardo alcuni esemplari del volume stampato da qualche settimana, il 23 luglio 1879 ne spedì due copie a Marx, a Londra, con una breve e gentile lettera di accompagnamento in italiano, in cui si scusava per non avergli sottoposto il manoscritto, essendo stato in ciò impedito dalle circostanze difficili e dal timore di vedersi “”sfuggire un’occasione sfavorevole”” per la stampa, grazie alla “”benevolenza di un amico”” (73), verosimilmente Enrico Bignami. Marx rispose in francese, non soltanto per ringraziare il giovane autore, che pur sapeva antagonista e legato al movimento libertario, ma anche per dichiarargli la “”grande superiorità del suo lavoro”” rispetto a opere analoghe apparse negli Stati Uniti e in Serbia (e si potrebbe aggiungere, anche in Germania, in quanto il contributo inglese non era altro che la traduzione del riassunto eseguito dal futuro anarchico Johann Most nel 1875 a Chemnitz); inoltre, collegandosi a quanto Cafiero aveva espresso nella premessa, lo invitava a continuare gli studi già tanto acutamente avviati (74). La parte centrale della lettera era impostata teoricamente, e Marx individuava nell’elaborato di Cafiero e nella premessa una “”lacuna apparente””, per cui l’italiano connetteva l’emancipazione del proletariato unicamente allo svilupparsi e all’imporsi del capitalismo. Scriveva Marx: “”Quanto al concetto della ‘cosa’, credo di non ingannarmi attribuendo alle considerazioni esposte nella vostra prefazione una lacuna apparente, vale a dire la prova che le ‘condizioni materiali’ necessarie per l’emancipazione del proletariato sono generate in modo spontaneo dallo sviluppo della produzione capitalistica””; per Marx invece era necessario qualcosa di più, cioè il formarsi di una coscienza di classe, che avrebbe consentito al proletariato di acquisire i dati sulla propria condizione e di conseguenza l’avrebbe indotto a organizzarsi per la rivoluzione. Ma, a questo punto Marx, nella lettera effettivamente spedita a Cafiero, si fermava, omettendo alcune righe che invece aveva inserito nella prima copia e che suonavano, continuando il periodo sopra riportato: “”e della lotta delle classi che sfocia in ultima istanza nella rivoluzione sociale. Ciò che distingue il socialismo critico e rivoluzionario dai suoi predecessori è a mio parere precisamente questa base materialistica. Essa mostra che a un determinato grado dello sviluppo storico l’animale doveva trasformarsi in uomo””. Quando nel 1882 Cafiero si riavvicinò al socialismo evoluzionista accettando la tattica elettorale – seguendo in ciò l’esempio di Andrea Costa, anche se in modo meno clamoroso – si legò subito questa sua scelta allo studio teorico sul ‘Capitale’ degli anni precedenti: e questo avvenne non solo in Italia, ma anche in Svizzera, dove il collegamento venne stabilito dall’osservatore delle cose italiane sull’organo zurighese della socialdemocrazia tedesca, Emil Kerbs”” (75)”” [Gian Mario Bravo, “”Il capitale”” in Italia: 1867-1895] [(in) ‘La fortuna del “”Capitale””‘ di Anna Valentinovna Uroeva, 1974] (pag 254-256) [(73) Lettera di Cafiero, da Les Molières, a Marx, 23 luglio 1879, in MEC, p. 285; (74) Lettera di Marx a Cafiero, 29 luglio 1879, ivi, p. 286: “”Del resto, sono del vostro parere – se ho ben interpretato la vostra prefazione – che non bisogna sovraccaricare lo spirito delle persone che ci si propone di educare. Nulla vi impedisce di ritornare alla carica all’epoca opportuna per far risaltare maggiormente questa base materiale del ‘Capitale'””; (75) Riprende la notizia, traendola da ‘Der Sozialdemokrat, Zurigo, 27 aprile 1882, Ernesto Ragionieri, ‘Socialdemocrazia tedesca e socialisti italiani, 1875-1895’, Milano, 1861, p. 134] A proposito di Kerbs: KERBS Aemil Julius (Stettino (Polonia) 1854 – ) Pubblicato nei volumi: Dal radicalismo borghese al socialismo operaista. Kerbs Emilio :: Anzi Felice, Battaglie d’altri tempi, Milano, Ed. Avanti!, 1917 Nato nel 1854 a Stettino (Polonia), allora capoluogo della tedesca Pomerania. Figlio di una famiglia di artigiani cordai, lavora tra il 1868 e il 1872 in un istituto litografico della sua città natale, che lo abilita alla mansione di incisore. Licenziato per il “suo carattere ostinato”, emigra verso sud: alla volta della Svizzera e poi dell’Italia. Formatosi nell’ambito del movimento operaio tedesco, nel maggio del 1879, a neanche un anno dall’introduzione delle leggi eccezionali antisocialiste ad opera di Bismarck, giunge a Milano. Da subito in contatto con i gruppi dei Figli del Lavoro e con La Plebe, dirige per un certo tempo anche la “Deutscher Arbeiterbildungsverein”, la Società operaia tedesca di Milano. Dal luglio del 1880 fino al 1885 è corrispondente del Sozialdemokrat. Membro del Poi e presente ai suoi due primi congressi del 1885, dopo essere stato delegato l’anno prima al iv Congresso della Col, nel 1883 ospita nel suo laboratorio di incisione la redazione de Il Fascio operaio. Di cui diviene collaboratore, definito come “lo scienziato della compagnia”, per la sua professione di fede marxista e le sue posizioni socialdemocratiche e nettamente antianarchiche. A questo periodo risale una vivace polemica con Andrea Costa a proposito della partecipazione o meno dei socialisti al “Fascio della democrazia”. Nel settembre del 1884 contrae il colera, partecipando a Napoli ad una spedizione di soccorso in aiuto delle vittime dell’epidemia. Nel 1886, in seguito alle polemiche elettorali fra operaisti e cavallottiani emerse nella Società democratica di cui fa parte, viene arrestato e poi espulso dall’Italia. Passa così due anni in Svizzera dove, pur ammalato di tisi, collabora al Club socialista italiano di Zurigo. Dopo la revoca del provvedimento, può rientrare in Italia dove si sposa con una maestra, ha due figlie, e vive quale corrispondente di giornali tedeschi. Fonti: Archivio Centrale dello Stato (Roma), Ministero di Grazia e Giustizia, Direzione delle Grazie e del Casellario, Miscellanea, b. 62; Archivio di Stato Milano, Questura, 1859-1900, Associazioni operaie e contadine, cartella 31; Franco Andreucci, Tommaso Detti (acd), Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico 1853-1943, 6 vol., Editori Riuniti, Roma, 1975-1979; Anzi Felice, Battaglie d’altri tempi. 1882-1892, Libreria editrice ‘Avanti!’, Milano, 1917 f; Maria Grazia Meriggi, Il Partito operaio italiano. Attività rivendicativa formazione e cultura dei militanti in Lombardia (1880-1890), Franco Angeli, Milano, 1985; Diana Perli, I congressi del Partito operaio italiano, Tipografia Antoniana, Padova, 1972; Punzo Maurizio (acd), Filippo Turati e i corrispondenti italiani. Volume I (1876-1892), Manduria-Bari-Roma, 2002; Ernesto Ragionieri, Socialdemocrazia tedesca e socialisti italiani 1875-1895. L’influenza della socialdemocrazia tedesca sulla formazione del Partito socialista italiano, Feltrinelli, Milano, 1961. (ABMO)”,”MITS-422″
“BRAVO Gian Mario”,”Marx e la Prima Internazionale.”,”Critica storiografica alla Kriegel (pag 146-147) “”Vincolate a questa visione valutativa, ma con accentuazioni libertario-spontaneistiche, e legate al tentativo – non riuscito – di sminuire o di negare radicalmente la funzione del marxismo e dell’organizzazione politica del proletariato, sono le sintesi offerte da Annie Kriegel per la vasta ‘Storia del socialismo’, diretta da Jacques Droz, la quale ultima invero spicca per la mole e per l’ampiezza degli orizzonti nazionali affrontati, presentando come momenti di debolezza soltanto i capitoli sull’Internazionale (1). E’ inutile voler dimostrare che l’Internazionale fu un'””invenzione”” estranea alla vita dei proletariati nazionali, con scarsi aderenti, senza influsso ideale, con mète in fondo libertarie, e poi parlare – come fa la Kriegel – di “”ecumenismo proletario”” e cercare di scoprire i motivi per cui l’apparizione internazionalista ha interessato in ogni tempo studiosi, storici e politici. La risposta che contribuisce a far comprendere e anche a giustificare il fenomeno è esclusivamente una: il marxismo – ha provato Ernesto Ragionieri – rappresenta l’elemento di coesione e di costruzione politica che, pur entro contraddizioni intestine incessantemente riproponentesi, ha garantito la continuità rivoluzionaria nel tempo del movimento operaio internazionale, enucleato però nelle sue singole organizzazioni locali (2). Naturalmente questo marxismo, nel suo rapporto col concreto movimento internazionale, non dev’essere considerato alla stregua di una dottrina immobile e acritica, come invero è stato fatto più volte (3), bensì come momento dinamico di pensamento e riflessione, legato alla realtà di classe del proletariato e delle sue espressioni politiche””. (pag 146-147) [Gian Mario Bravo, Marx e la Prima Internazionale, Edizioni Pantarei, Milano, 2014] [(1) Cfr., di Annie Kriegel, L’Associazione Internazionale degli Operai (1864-1876), nella ‘Storia del socialismo’, diretta da Jacques Droz, vol. I., Roma, 1974, pp. 712 sgg. (con i capp. sulla II e sulla III Internazionale nei due volumi seguenti della medesima ‘Storia’, edita in italiano parallelamente alla pubblicazione francese). Tesi analoghe l’autrice difende in ‘Les Internationales ouvrières (1864-1943), Paris, 1964, e in ‘Le pain et les roses. Jalons pour une histoire des socialismes’, Paris, 1973, pp. 107-137; (2) Ernesto Ragionieri, ‘Il marxismo e l’Internazionale. Studi di storia del marxismo’, Roma, 1968, pp. 1-45 e 47 sgg.. Sulla stessa scia si muove Aldo Agosti nella raccolta documentaria ‘Le Internazionali operaie’, Torino, 1973; (3) Così William Z. Foster, ‘History of the Three Internationals, New York, 1968, pp. 44-131, e, com maggiore acriticità, L.M. Kriwogus – S.M. Stezkewitsch, Abriss der Geschichte der I. und II. Internationale, Berlin 1960, pp. 11-140]”,”ELCx-189″
“BRAVO Gian Mario”,”Marx e la Prima Internazionale.”,”Marx dirigente politico dell’Internazionale “”Nei giorni che precedettero la Comune, nel marzo 1871, Marx venne indicato, o “”denunciato””, dalla stampa e dall’opinione pubblica europea come il “”gran capo”” dell’Internazionale: egli prontamente sconfessò e fece smentire la notizia (1), anche se essa – notiamo cent’anni dopo – corrispondeva al vero. Non fu Marx il “”capo”” organizzativo dell’Associazione internazionale degli operai (AIO), ma ne era e ne era stato il maggior ispiratore e sollecitatore, il fautore instancabile, il polemista vivace e talvolta persino astioso, il teorico, capace però di occuparsi dei minimi particolari della vita quotidiana della prima organizzazione del proletariato mondiale. E ciò, con parole diverse, venne riconosciuto da numerosi osservatori del tempo. Se il più noto storiografo tedesco della seconda metà dell’Ottocento, il bismarckiano Treitschke, riteneva esser Marx “”dominante”” nell’Internazionale quale “”dittatore senza limiti”” (2), lo stesso Bismarck e gli esponenti del suo ‘entourage’ già all’inizio del ’71 ne ammettevano sì la posizione di vertice (e di “”capo”” per la Germania), ma anche ne scoprivano l'””intelligenza di primo piano””, la “”buona formazione scientifica””, insomma la funzione dirigente dell’intera “”unione operaia internazionale”” (3). Con un qualche rigore, cui si accompagnava la conoscenza diretta di scritti marxiani e in specie del ‘Capitale’, l’economista e sociologo belga de Laveleye scriveva alcuni anni dopo, con sufficiente chiarezza malgrado le inesattezze (4): “”Karl Marx è senza discussioni lo scrittore socialista più influente della Germania, e la sua opera principale, ‘Das Kapital’, è considerata, anche dai suoi avversari, un libro originale e notevole. (…) Ciò che però ha fatto di Marx uno dei capi del socialismo europeo è che egli è il fondatore e l’organizzatore dell’Internazionale. Non ha niente, né nei suoi scritti né nella sua carriera, dell’agitatore rivoluzionario: i suoi libri hanno la pretesa di essere assolutamente scientifici””. A questi giudizi, tutti di parte avversa, si affianca quello di parte amica di Wilhelm Blos, esponente socialdemocratico e direttore per parecchi mesi negli anni Settanta dell’organo socialista “”Der Volksstaat””, che realisticamente nelle sue memorie scrisse che Marx era stato lo “”spirito dirigente”” dell’Internazionale; contemporaneamente, un ministro evangelico inglese, il positivista Edward Spencer Beesly, legato al movimento sindacale, riconosceva Marx quale ‘great spirit’ dell’organizzazione”” (5)”” (pag 35-36) [Gian Mario Bravo, Marx e la Prima Internazionale, Edizioni Pantarei, Milano, 2014] [(1) ‘Le grand chef de l’Internationale, “”Paris-Journal’, Paris, 14 marzo 1871, n. 71, con l’immediata replica di Marx nell”Erklärung’, 23 marzo 1871 in “”Der Vorbote””, Genf, 1871, n. 4, pp. 56-57, ora ripresa in Marx-Engels, Werke (MEW), Berlin, 1968, vol. XVII, pp. 298-300; inoltre, cfr. la lettera di Marx a Ludwig Kugelmann, 18 giugno 1871, ora in ‘Lettere a Kugelmann’, Roma, 1950, p. 142. Si veda infine: ‘Note de Serraillier dans le “”Courrier de l’Europe””, in ‘Lettres et documents de Karl Marx, 1856-1883’, a cura di Emile Bottigelli, “”Annali””, Istituto G. Feltrinelli, I, Milano, 1958, pp. 184-185; (2) Heinrich von Treitschke, ‘Der Sozialismus und seine Gönner’, II, “”Preussische Jahrbücher””, Berlin, XXXIV, 1874, vol. II, p. 258; (3) Colloqui a Versailles, 10 gennaio 1871, in Otto von Bismarck, ‘Die Gesammelte Werke’, vol. VII, ‘Gespräche. Erster Band: bis zur Aufrichtung des Deutschen Reiches’, Berlin, 1924, pp. 467-468; (4) Emile de Laveleye, ‘Le socialisme contemporain en Allemagne. I. Les théoriciens, “”Revue de Deux Mondes””, Paris, XLVI, 1876, vol. XVII, pp. 133-134; (5) Wilhelm Blos, ‘Denkwürdigkeiten eines Sozialdemokraten’, vol I, München 1914, p. 117. Cfr Royden Harrison, E.S. Beesly and K. Marx’, “”International Review of Social History’ (IRSH), Amsterdam, 1959, nn. 1 e 2, pp,. 22-58 e 208-238] (pag 35-36)”,”INTP-076″
” BRAVO Gian Mario”,”Le origini del socialismo contemporaneo 1789-1848.”,”Gian Mario Bravo (Torino, 1934) è ordinario di storia delle dottrine politiche presso la facoltà di scienze politiche dell’Università di Torino, di cui è stato preside tra il 1979 e il 1985. Tra le sue molte opere ricordiamo Il Manifesto comunista e i suoi interpreti, Critica dell’estremismo, Il pensiero politico contemporaneo (con S.Rota Ghibaudi, 3 volumi, Milano, Franco Angeli, 1985).”,”SOCU-003-FL”
“BRAVO Gian Mario a cura, scritti di Henri de SAINT-SIMON Charles FOURIER Auguste BLANQUI Albert LAPONNERAYE Victor CONSIDERANT Georg BÜCHNER Robert OWEN Wilhelm WEITLING Louis BLANC Richard de LAHAUTIERE Félicié Robert de LAMENNAIS Jean-Jacques PILLOT Pierre-Joseph PROUDHON Etienne CABET Alphonse ESQUIROS Alphonse CONSTANT Théodore DEZAMY August BECKER e altri”,”Il socialismo prima di Marx. Antologia di scritti di riformatori, socialisti, utopisti, comunisti e rivoluzionari premarxisti.”,”Babeuf, Saint-Simon, Fourier, Blanqui, Considerant, Owen, Weitling, Blanc, Lamennais, Proudhon e altri ‘Le prime forme di indagine critica della società capitalistica’ ‘Con il suo “”infantile”” comunismo, W. Weitling, può essere considerato il primo comunista tedesco’ “”L’accentuarsi della tendenza socialista portò alla nascita della Lega dei giusti (Bund der Gerechten), che, pur rimanendo segreta, estese la propria attività di propaganda alla Svizzera, alla Germania e all’Inghilterra: la direzione, in precedenza esclusivamente «borghese», fu assunta da un gruppo di esuli e di emigrati, in cui erano rappresentati numerosi operai ed artigiani: fra questi i più significativi, col garzone sarto Wilhelm Weitling (1808-1871), furono il calzolaio Heinrich Bauer e l’orologiaio Josef Moll (1812-1849); fra gli intellettuali, oltre al Mäurer, vi furono Hermann Ewerbeck (1816-1860), medico e scrittore, e Karl Schapper (1808-1870), già studente a Giessen e poi compositore di tipografia, che aveva partecipato ai conati rivoluzionari del ’33 a Francoforte e, in seguito, alla spedizione mazziniana in Savoia contro il regno sardo (febbraio 1834). Disse Friedrich Engels della Lega dei giusti: «In origine essa era una propaggine tedesca del comunismo operaio francese legato a ricordi babuvisti, che si stava formando in quello stesso tempo a Parigi; la comunanza di beni veniva chiesta come ‘conseguenza necessaria dell’uguaglianza’. I fini erano quelli delle società segrete esistenti in quell’epoca a Parigi. Era per metà un’associazione di propaganda, per metà cospirazione; e si considerava pur sempre Parigi centro dell’azione rivoluzionaria, benché non fosse affatto esclusa la preparazione di eventuali colpi di mano in Germania. Ma, siccome Parigi restava il campo di battaglia decisivo, la Lega in quell’epoca non era in realtà molto di più di un ramo tedesco delle società segrete francesi, specialmente della ‘Société des saisons’, diretta da Blanqui e Barbès, cui era unita da stretti legami. I francesi insorsero il 12 maggio 1839; le sezioni della Lega marciarono al loro fianco e furono quindi coinvolte nella comune sconfitta» (1). Ma la vera guida teorica della Lega dei giusti, almeno fino a quando essa, sotto l’influenza marxiana, non si trasformò nella Lega dei comunisti (1847), fu il Weitling, il quale, a ragione, può essere considerato il primo «effettivo» comunista tedesco. Artigiano e autodidatta, il Weitling si formò analizzando le proprie esperienze quotidiane d’operaio sfruttato girando senza sosta per l’Europa, leggendo i classici del socialismo francese ed esaltandosi per il comunismo religioso dei rivoluzionari della guerra dei contadini del secolo XVI e di Thomas Münzer. Il comunismo di Weitling fu forse «infantile», ma esso già conteneva in germe i principi del socialismo scientifico: la lotta di classe come elemento motore della vita politico-economica della società, la necessità per la classe operaia d’organizzarsi politicamente e «sindacalmente», in piena indipendenza e al di fuori d’ogni influenza borghese, per contrapporsi come forza autonoma ai «ricchi», cioè al capitale. Di lui resta il giudizio di Marx, che lo apprezzò per la forza rivoluzionaria dei suoi scritti, pur criticandolo per le sue debolezze e per l’immaturità e la confusione delle sue conclusioni. Diceva Marx nel 1844: «Per quanto concerne lo Stato e al capacità d’educazione del lavoratore tedesco in generale, ricordo i geniali scritti del Weitling, che per quanto riguarda la teoria spesso sopravanzano lo stesso Proudhon, sebbene ne rimangano distanziati quanto all’elaborazione”” (pag 30-31, introduzione di Gian Mario Bravo, (in) ‘Il socialismo prima di Marx. Antologia di scritti di riformatori, socialisti, utopisti, comunisti e rivoluzionari premarxisti’, Roma, 1970, a cura di G.M. Bravo] [(1) Cfr. Friedrich Engels, ‘Per la storia della Lega dei comunisti (1885), in Marx-Engels, ‘Manifesto del partito comunista’, a cura di Emma Cantimori Mezzomonti, Torino, Einaudi, 1953, p. 236]”,”SOCU-008-FV”
“BRAVO Gian Mario a cura, scritti di Henri de SAINT-SIMON Charles FOURIER Auguste BLANQUI Albert LAPONNERAYE Victor CONSIDERANT Georg BÜCHNER Robert OWEN Wilhelm WEITLING Louis BLANC Richard de LAHAUTIERE Félicié Robert de LAMENNAIS Jean-Jacques PILLOT Pierre-Joseph PROUDHON Etienne CABET Alphonse ESQUIROS Alphonse CONSTANT Théodore DEZAMY August BECKER e altri”,”Il socialismo prima di Marx. Antologia di scritti di riformatori, socialisti, utopisti, comunisti e rivoluzionari premarxisti.”,”Babeuf, Saint-Simon, Fourier, Blanqui, Considerant, Owen, Weitling, Blanc, Lamennais, Proudhon e altri ‘Le prime forme di indagine critica della società capitalistica’ “”L’accentuarsi della tendenza socialista portò alla nascita della Lega dei giusti (Bund der Gerechten), che, pur rimanendo segreta, estese la propria attività di propaganda alla Svizzera, alla Germania e all’Inghilterra: la direzione, in precedenza esclusivamente «borghese», fu assunta da un gruppo di esuli e di emigrati, in cui erano rappresentati numerosi operai ed artigiani: fra questi i più significativi, col garzone sarto Wilhelm Weitling (1808-1871), furono il calzolaio Heinrich Bauer e l’orologiaio Josef Moll (1812-1849); fra gli intellettuali, oltre al Mäurer, vi furono Hermann Ewerbeck (1816-1860), medico e scrittore, e Karl Schapper (1808-1870), già studente a Giessen e poi compositore di tipografia, che aveva partecipato ai conati rivoluzionari del ’33 a Francoforte e, in seguito, alla spedizione mazziniana in Savoia contro il regno sardo (febbraio 1834). Disse Friedrich Engels della Lega dei giusti: «In origine essa era una propaggine tedesca del comunismo operaio francese legato a ricordi babuvisti, che si stava formando in quello stesso tempo a Parigi; la comunanza di beni veniva chiesta come ‘conseguenza necessaria dell’uguaglianza’. I fini erano quelli delle società segrete esistenti in quell’epoca a Parigi. Era per metà un’associazione di propaganda, per metà cospirazione; e si considerava pur sempre Parigi centro dell’azione rivoluzionaria, benché non fosse affatto esclusa la preparazione di eventuali colpi di mano in Germania. Ma, siccome Parigi restava il campo di battaglia decisivo, la Lega in quell’epoca non era in realtà molto di più di un ramo tedesco delle società segrete francesi, specialmente della Société des saisons, diretta da Blanqui e Barbès, cui era unita da stretti legami. I francesi insorsero il 12 maggio 1839; le sezioni della Lega marciarono al loro fianco e furono quindi coinvolte nella comune sconfitta» (1). …. finire (pag 30-31, introduzione di Gian Mario Bravo, ‘Il socialismo prima di Marx. Antologia di scritti di riformatori, socialisti, utopisti, comunisti e rivoluzionari premarxisti’, Roma, 1970, a cura di G.M. Bravo] [(1) Cfr. Friedrich Engels, ‘Per la storia della Lega dei comunisti (1885), in Marx-Engels, ‘Manifesto del partito comunista’, a cura di Emma Cantimori Mezzomonti, Torino, Einaudi, 1953, p. 236]”,”SOCU-009-FV”
“BRAVO Gian Mario; PIZZANELLI Giuliano; GARUCCIO Augusto SELLERI Franco”,”L’edizione italiana dell’opera epistolare di Marx e di Engels (Bravo); Sulla transizione dal feudalesimo al capitalismo (Pizzanelli); Materialismo dialettico e meccanica quantistica (Garuccio, Selleri).”,” Un’ulteriore precisazione da fare è che tutto lo scritto sarà svolto essenzialmente sulla base dei seguenti testi di Marx: 1. Miseria della filosofia, 2. Manifesto. 3. Lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica. 4. Il capitale (e capitolo VI inedito). (Pizzanelli, p. 272) “”Fra le maggiori imprese editoriali degli ultimi anni emerge la stampa, avviata nel 1972, delle “”opere complete”” di Marx e di Engels in italiano, in un complesso omogeneo che prevede 50 volumi, la cui apparizione avrà luogo nell’arco di circa dieci anni (…)”” (Bravo) (pag 319) “”L’epistolario di Marx e di Engels occuperà i tredivi volumi finali degli scritti dal 38° al 50°; di esso hanno visto finora la luce i primi tre tomi (1). Appunto di questi scritti si vuol qui discutere”” (pag 319) Lenin sul carteggio Marx-Engels “”Lenin, ancor alla fine dello stesso anno di uscita del ‘Briefwechsel’ (1), stilava un articolo critico-storico che avrebbe dovuto esser pubblicato nei mesi successivi: ma in effetti restò incompiuto e soltanto nel 1920 egli ne curò la stampa sulla ‘Pravda’ (2). Lenin sviluppava il suo discorso soffermandosi su tre tematiche diverse. Da un lato metteva in luce il ricchissimo materiale, «prezioso» veramente, che dal carteggio si poteva trarre per l’interpretazione storica di tutti gli anni centrali del secolo XIX e per seguire la linea evolutiva e di affermazione del movimento operaio internazionale. Da un altro lato, biasimava Bernstein – al quale soltanto era imputabile la responsabilità dell’opera – per tutta una serie di errori «tecnici», editoriali, ecc., per le soppressioni di molti passi e così via, che davano luogo a un’«insoddisfazione» sopratutto «ideologica», che «falsificava» il pensiero di Marx e di Engels, e che egli coerentemente imputava al fatto che il tedesco, «dopo la sua ‘evoluzione’ tristemente famosa verso le concezioni opportunistiche estreme», non avrebbe dovuto farsi editore di lettere «profondamente permeate di spirito rivoluzionario». Infine Lenin – che sulla base del carteggio riusciva a ricostruire con chiarezza le fasi storiche dell’affermazione del socialismo marxista (3) – dava anche un esemplare giudizio sull’«immensità» del «valore scientifico e politico» deducibile dalle lettere. «Non soltanto Marx ed Engels, scriveva con parole che è opportuno riprendere nella loro integrità (4), «appaiono qui, davanti al lettore, con un rilievo particolare, in tutta la loro statura, ma il ricchissimo contenuto teorico del marxismo si rivela con sorprendente evidenza, poichè Marx ed Engels ritornano spesso nelle lettere sugli aspetti più diversi della loro dottrina, sottolineando e spiegando – a volte discutendo insieme e convincendosi l’un l’altro – quanto c’è di più nuovo (rispetto alle concezioni anteriori), di più importante, di più difficile. Davanti al lettore si svolge con vivacità sorprendente la storia del movimento operaio di tutto il mondo, nei suoi momenti più importanti e nei punti più essenziali. Ancor più preziosa è la storia della ‘politica’ della classe operaia. Per le ragioni più varie, nei diversi paesi del mondo antico e del mondo nuovo, nei diversi momenti storici, Marx ed Engels esaminano quel che è più importante dal punto di vista dei principi ‘nell’ impostazione’ delle questioni relative ai compiti ‘politici’ della classe operaia. E l’epoca abbracciata dal carteggio è appunto l’epoca della separazione della classe operaia dalla democrazia borghese, l’epoca in cui sorse il movimento operaio indipendente, l’epoca in cui si fissarono le basi della tattica e della politica proletarie»”” (pag 321-322) [(1) ‘Der Briefwechsel zwischen F. Engels und K. Marx’, a cura di A. Bebel e E. Bernstein, 4 voll, Stuttgart, Dietz, 1914; (2) N. 268, 28 novembre 1920, ora con il titolo ‘Il carteggio Marx-Engels’, in V.I. Lenin, Opere complete, vol. XIX, Roma, Editori Riuniti, 1967 pp 514-520; (3) Ivi, pp. 516-520; (4) Ivi, p. 515]”,”MADS-006-FB”
“BRAVO Gian Mario”,”Bakunin e il dibattito nella Prima Internazionale.”,”A proposito dei tre volumi di scritti di Bakunin pubblicati a cura di Arthur Lehning (Archivio Bakunin) che ha proseguito l’opera di pubblicazione di Max Nettlau. Nel primo volume ci sono testi riguardanti l’Italia Secondo Bakunin, Mazzini aveva il merito d i aver “”risvegliato”” la gioventù italiana, questa era stata la sua “”opera gloriosa”” (pag 773) Non mancano le critiche di Bakunin a Mazzini, per es. sulla concezione “”borghese”” mazziniana dello Stato (pag 775) Nei suoi testi di polemica antimazziniana intercalava quelli anti-marxisti (pag 778) Bakunin aveva però il merito di individuare sia i limiti della propria subordinazione ideologica a Marx, sia la differenza sostanziale che lo allontanava dal pensiero di quest’ultimo (pag 779) Diversità tra marxismo e bakuninismo sul concetto di Stato, che nella definizione di Marx è borghese e capitalistico, e semplicemente autoritario per Bakunin (pag 780) Influenza proudhoniana su Bakunin sul problema Stato – non-stato – anarchia (pag 781) Bakunin invertiva il rapporto Stato-capitale, sosteneva che lo Stato “”creava”” il capitale, donde la conseguenza di dover eliminare preventivamente lo Stato per poter eliminare il capitale (pag 786) Introduzione del concetto di eguaglianza delle classi egualmente sfruttate dall’onnipotenza dello Stato, scomparsa delle classi in senso marxiano (pag 788) Ruolo del mondo contadino e del “”proletariato delle campagne””, “”popolo delle campagne”” (pag 789-790) Bakunin si dichiarò spesso antisemita, o meglio antisraelita e antiebraico (pag 793) L’ antisemitismo aveva ancheuna radice storica in una certa tradizione dell’ anarchismo europeo (pag 797) Edmund Silberner nel suo libro (cit. in nota 74 a pag 795 parla anche di uno “”spirito antisemitico”” in Marx (v. nota 76 pag 796) v. retro articolo ‘Socialismo e questione ebraica’ di Julius H. Schoeps Sozialisten zur Judenfrage; ein Beitrag zur Geschichte des Sozialismus vom Anfang des 19. Jahrhunderts bis 1914. Autore: Edmund Silberner Pubblicazione: Berlin, Colloquium Verlag [1962] Edizione/Formato: Libro a stampa : GermanVedi tutte le edizioni e i formati Voto: (non ancora votato) 0 con commenti – Diventa il primo. Soggetti Socialism and Judaism. Antisemitism. Engels, Friedrich — 1820-1895 Vedi tutti i soggetti”,”INTP-089″
“BRAVO Anna a cura; saggi di Anna BRAVO Giovanni DE-LUNA Emma FATTORINI Ernesto GALLI-DELLA-LOGGIA Lucetta SCARAFFIA”,”Donne e uomini nelle guerre mondiali.”,”Anna Bravo ha insegnato all’Università di Torino. Giovanni De Luna insegna all’Università di Torino. Emma Fattorini insegna all’Università La Sapienza di Roma. Ernesto Galli della Loggia insegna all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Lucetta Scaraffia insegna all’Università La Sapienza di Roma (2008). Contiene il saggio di Ernesto Galli della Loggia ‘Una guerra «femminile»? Ipotesi sul mutamento dell’ideologia e dell’immaginario occidentali tra il 1939 e il 1945’ “”Uno dei caratteri che più contribuiscono non solo a mettere in luce una dimensione propriamente femminile della guerra, ma che caratterizzano il conflitto in modo sostanziale sì da giustificare per l’appunto la definizione di guerra «femminile», è rappresentato dal carattere di ‘mobilità-visibilità’ che la presenza delle donne assume negli anni dal ’39 al ’45 sulla scena sociale. E’ soprattutto questo carattere di ‘mobilità-visibilità’ che produce un fortissimo effetto attivizzante, straordinariamente inedito dal punto di vista storico, sia riguardo al ruolo delle donne, sia, per conseguenza, riguardo alla loro autocoscienza e alla loro immagine.In tutta Europa gli eventi bellici si accompagnarono ad un eccezionale incremento della mobilità delle donne sul territorio., in forte contrasto con la sostanziale immobilità che le aveva caratterizzate durante la prima guerra mondiale. Da Amburgo a Parigi, da Kiev a Roma, a milioni, spessissimo da sole, le donne presero i treni per sfollare, fuggirono e andarono in montagna, si allontanarono dalla propria abitazione in cerca di cibo o per dedicarsi alla borsa nera. Proprio delle borsate nere italiane ancora una volta Salvatore Satta ci ha consegnato un ritratto superbo, che ne fa una sorta di inconsapevole, disperata avanguardia stracciona dell’emancipazione femminile (…). Durante il conflitto, comunque, le donne diventano essenziali anche per la mobilità maschile. Per esempio esse hanno un ruolo assolutamente centrale in quella che con ogni probabilità è la più grande operazione di travestimento di tutti i tempi, e cioè l’occultamento sotto abiti civili, improvvisati all’istante, di alcune centinaia di migliaia di soldati italiani, che si verifica l’8 settembre 1943. «Per di qua alpini! per di là – è sempre Meneghello che scrive – (…) alla stazione di Vicenza fummo afferrati e passati praticamente di mano in mano finché fummo al sicuro. Le donne pareva che volessero coprirci con le sottane: qualcuna più o meno provò» (28). Oltre che travestire, le donne nascondono.”” (pag 17-18) [Ernesto Galli della Loggia ‘Una guerra «femminile»? Ipotesi sul mutamento dell’ideologia e dell’immaginario occidentali tra il 1939 e il 1945’] [(28) Cfr. L. Meneghello, ‘I piccoli maestri, cit., p. 27]”,”DONx-074″
“BRAVO Gian Mario a cura; scritti di Karl MARX, Friedrich ENGELS, Wilhelm WOLFF, Wilhelm WEITLING”,”Da Weitling a Marx. La Lega dei Comunisti.”,”Testi e documenti: – Stati della Lega dei Proscritti, della Lega dei Giusti, I democratici fraterni, Statuti della Lega di comunisti, 1847, Rivendicazioni del Partito comunista in Germania, 1848, Statuti associativi del Partito rivoluzionario, 1848 ecc.”,”MADS-032-FF”
“BRAVO Gian Mario a cura”,”Scritti di socialisti.”,”Pisacane sui libri. “”Quanti libri, discordi fra loro, sonosi stampati in Italia dal ’49 al giorno d’oggi? Chi vuole l’Italia una; chi il regno boreale; chi due Italie; chi spera tutto dalla Francia; chi tutto dal Piemonte; quale sarebbe adunque la coscienza nazionale? Impossibile a dirlo”” (pag 535) “”Quale scrittore in buona fede può affermare che la plebe che non sa leggere, educasi coi libri?”” (pag 537) “”La plebe non è dotata di quelle eroiche qualità che alcuni gli attribuiscono, la plebe sovente, traviata dai pregiudizi, ed angustiata la mente dall’ignoranza, ondeggia fra la temerità e l’abbiettezza”” (pag 537) “”Tutti gli sforzi che vuol sospingere un popolo al risorgimento debbono consistere a svolgere e rendere popolari le idee, adattandole alla loro intelligenza e traendone quelle conseguenze che debbono condurre ad un utile materiale immediato, onde siano sempre fomite maggiore alle passioni che debbono, essenzialmente, esistere nel popolo. Il rivoluzionario dev’essere apostolo e cospiratore”” (pag 537)”,”SOCx-022-FF”
“BRAVO Gian Mario”,”Ritorno a Marx. Partito del proletariato e teoria politica in Engels e Marx.”,”G.M. Bravo (1934) è docente di storia delle dottrine politiche presso la Facoltà di scienze politiche di Torino, ed è stato preside della medesima per il trienno 1979-82. Ha al suo attivo molte pubblicazioni. Capitoli. – L’azione politica e il partito del proletariato in Marx – Marx, la Comune di Parigi e lo Stato proletario – Marx, Engels e l’anarchismo – In tema di socialismo scientifico. Engels e l’«Evoluzione del socialismo dall’utopia alla scienza» – Il socialismo, Engels e la Seconda Internazionale Engels. Continuità tra il ‘Manifesto’ del 1848 e ‘L’ Evoluzione del socialismo dall’utopia alla scienza’ del 1882 “”Una sorta di «filo rosso» collega senza soluzioni di continuità il ‘Manifesto’ del ’48 all”Evoluzione del socialismo’. Ciò è evidente sia nello schema generale sia nelle osservazioni relative alla borghesia, all’esaurirsi della sua funzione rivoluzionaria, alle sue stesse mutazioni intestine, al susseguire a questa del movimento operaio organizzato, in cui sono concentrate le possibilità e l’eventualità del cambiamento (Engels diceva metaforicamente che i «successori della borghesia, gli operai, già bussano alla porta»). In specie nella lunga introduzione all’edizione inglese dell”Evoluzione’, Engels riprendeva con richiami teorici e meno politici il discorso che già era stato centrale nel ‘Manifesto’ sui progressi e sulle trasformazioni delle società euro-occidentali e sulla transizione di queste da strutture feudali e post-feudali a composizioni borghesi e capitalistiche, con le forme politiche corrispondenti: ma, molto più di quanto non fosse stato fatto nel ‘Manifesto’, metteva in luce l’influsso negativo, o meglio, conservatore delle religioni, cui contrapponeva lo spirito avanzante del materialismo”” (pag 236-237) [Gian Mario Bravo, Ritorno a Marx, Partito del proletariato e teoria politica in Engels e Marx, F. Angeli, Milano, 1981]”,”MAES-006-FF”
“BRAVO Gian Mario”,”Le origini del socialismo nell’impero asburgico. Nel centenario della II Internazionale.”,”””Il 1867 è anno cruciale per il socialismo. Per gli austriaci, punti di riferimento e di attrazione sono ognora il movimento operaio e il socialismo tedeschi, ma le idee di Lassalle vengono ora affiancate ai progetti organizzativi avanzati in Sassonia da August Bebel (1840-1913) e da Wilhelm Liebknecht (1826-1900). Ricorderà questo fatto, un quarto di secolo più tardi, un anarcosocialista coevo, austriaco ma presto costretto all’esilio in America e quivi morto. August Krcal (1862-1913). Questi assegna al proletariato tedesco il merito di aver «svegliato» quello austriaco dal «letargo» (4): «Il proletariato tedesco cominciò a estendersi come classe organizzata: in Austria cominciò soltanto a ridestarsi. Ma la pietra, dopo aver preso a rotolare, non si fermò più. I lavoratori austriaci, e in primo luogo quelli viennesi, cominciarono a organizzarsi seguendo l’esempio dei confratelli tedeschi». Uno strumento incentivante è rappresentato dall’Associazione internazionale degli operai e dall’azione svolta a Ginevra da Johann Philipp Becker (1809-1886) e destinata alle regioni germanofone. All’attività di propaganda partecipano anche numerosi militanti austriaci, com’è dimostrato dai ripetuti interventi della rivista di Becker, il «Vorbote» (Messaggero), diffuso in tutta l’Europa, sul quale compaiono – specie dal ’68 – frequenti corrispondenze sull’Austria. (…) Da Ginevra, Becker e l’Internazionale osservano con preoccupazione le vicende del movimento e fanno pressioni per una sempre più compatta unità fra militanti tedeschi e austriaci, dichiarando che non esistono separazioni fra Austria e Germania e che impegno di tutti i lavoratori è la lotta per la pace e contro il dispotismo. Viene indicato come obiettivo lo «Stato popolare», vale a dire «il vero e proprio Stato socialdemocratico», in cui il popolo è sovrano e regge lo Stato a vantaggio della collettività, difendendosi così contro gli abusi e lo sfruttamento (31). E’ parimente significativo che la Lega d’istruzione viennese, sempre grazie alla verosimile sollecitazione di Becker, e anche tramite Peter Fox (il giornalista inglese Peter Fox André, morto nello stesso anno 1869, soggiorna nella capitale nell’inverno 1867-68 e, nel maggio, è in corrispondenza con Marx ) (32), pubblichi sul suo organo, uscito nel corso del ’68 con una tiratura di 7.000 esemplari, l’«Arbeiter-Blatt» (Foglio operaio), numerosi scritti del medesimo Marx. Si tratta del ‘Manifesto’, di stralci del ‘Capitale’ e di documenti internazionalisti, come l”Indirizzo inaugurale’ del ’64, gli Statuti generali e il ‘Rapporto’ del consiglio generale dell’Internazionale al congresso di Bruxelles del ’68 (33). In tutta quest’attività, Becker svolge quella che uno storico, Herbert Steiner, ha definito una valida opera di «mediazione». Ed è altrettanto indubbio che il movimento è ormai maturo per recepire tesi già da tempo diffuse fra i lavoratori tedeschi. Il rapporto coll’Internazionale non viene né formalizzato né ufficializzato. Ciò nonostante, i legami personali e politici col centro londinese e col nucleo tedesco facente capo a Becker sono fitti e sono destinati ad aumentare nel corso del ’70 e specie dopo la Comune”” (pag 639, 644-645) [Gian Mario Bravo, ‘Le origini del socialismo nell’impero asburgico. Nel centenario della II Internazionale’, Studi Storici, n. 3, luglio-settembre 1989] [note: (4) A. Krcal, ‘Blätter der Arbeiterbewegung Österreichs (1867-1894). Eine kritische Darlegung’, Zürich, 1913, p. 9; la stesura dello scritto risale al 1892-93; (31) Brudergruß an die Arbeiter in Wien und ganz Österrich’, in “”Der Vorbote””, III, 1868, n. 1, pp. 1-5; ‘Die Arbeiterbewegung in Wien’, ivi, III, 1868, n. 2, pp. 26-27; (32) H. Steiner, ‘Die Internationale Arbeiterassociation’, cit., pp. 447 sgg.; (33) B. Andéas, ‘Le Manifeste Communiste de Marx et d’Engels. Histoire et bibliographie, 1848-1918’, Milano, 1963, pp. 44-45] inserire”,”MAUx-052″
” BRAVO Gian Mario MALANDRINO Corrado”,”Profilo di storia del pensiero politico. Da Machiavelli all’Ottocento.”,”Gian Mario Bravo (Torino, 1934) è ordinario di storia delle dottrine politiche presso la facoltà di scienze politiche dell’Università di Torino, di cui è stato preside tra il 1979 e il 1985. Tra le sue molte opere ricordiamo Il Manifesto comunista e i suoi interpreti, Critica dell’estremismo, Il pensiero politico contemporaneo (con S.Rota Ghibaudi, 3 volumi, Milano, Franco Angeli, 1985). Corrado Malandrino è dirigente della Regione Piemonte, dottore di ricerca in Storia delle dottrine politiche, ricercatore della Fondazione Luigi Einaudi.”,”TEOP-081-FL”
“BRAVO Gian Mario; CARBONE Carlo”,”La Prima Internazionale dopo il congresso dell’Aja (1872) (Bravo); L’ anticolonialismo italiano durante la prima guerra d’Africa (Carbone).”,”””Nel 1872 “”l’Internazionale è morta all’Aja?”” E’ questa la domanda colla quale il Freymond dà avvio ai volumi”” (pag 414) (in Bravo) A proposito del volume di Romain Rainero ‘L’anticolonialismo italiano da Assab ad Adua, Milano, Edizioni di Comunità, 1971, pag 366’ (pag 418) (in Carbone) “”L’analisi della posizione dei socialisti, anch’essi giudicati incerti (4), merita qualche considerazione particolare proprio perché uno studio organico sulla loro «politica coloniale» è ancora da fare, anzi, talune argomentazioni di Rainero ne rammentano l’urgenza. Per l’autore «… proprio in queste incertezze (5) stavano forse le radici dell’inefficacia dell’anticolonialismo italiano…» (p. 173). A parte ogni considerazione sulla maggiore o minore dipendenza dell’efficacia dell’anticolonialismo dalle incertezze dei socialisti, è chiaro che Rainero annette alla questione grande importanza; e tuttavia ci sembra che in più di un punto egli l’abbia trattata senza eccessivo approfondimento, con l’occhio rivolto piuttosto alle posizioni di certo socialismo italiano dell’epoca libica (cfr. pp. 172 e 233-234) delle quali vuole rintracciare in questo periodo lo stadio preparatorio. Oltre il pur temporaneo «consenso al colonialismo» (p. 172) di Turati, l’autore ritiene di poter rilevare, in un capitolo dedicato alle esitazioni dei socialisti ed agli scandali coloniali, altre occasioni in cui i socialisti ebbero «ripensamenti… sul fondo della questione coloniale» (p. 233) o (sarebbe questo il caso di Labriola) cominciarono ad essere rosi dal «tarlo del mal d’Africa» (ibid.), o fecero «dichiarazioni di interesse …. verso la colonizzazione eritrea» (p. 239). Osservazioni di questo genere appaiono come la parte più debole del volume e meno basata sul necessario lavoro di indagine sulle fonti e sulla storiografia socialista. Le pagine che destano perplessità sono soprattutto quelle (233 sgg) dedicate alla polemica suscitata dall’articolo di Antonio Labriola su «La questione sociale e la Colonia Eritrea», cui seguì una risposta di Turati, una replica dello stesso Labriola ed un breve intervento di Engels (6). L’articolo in questione, sulla possibilità di un esperimento di socialismo pratico in Africa (con una proposta di concessione di piccoli appezzamenti e sovvenzioni a contadini poveri per evitare l’accaparramento capitalistico delle terre della colonia) e l’intervento di Engels, sembrano costituire per Rainero un esempio significativo, oltreché una prova inoppugnabile, dell’interesse o addirittura della conversione dei socialisti a una qualche forma di colonialismo. Queste fonti sono state esaminate, a nostro avviso, con eccessiva disinvoltura; vengono infatti riportate le obiezioni di Turati alla proposta Labriola (e il reciso rifiuto di questa da parte del solito Ghisleri), ma non viene neanche presa in considerazione la successiva replica dello stesso Labriola. Con quest’ultima egli chiarisce di aver fatto la proposta, in un certo senso ‘ad absurdum’, rivolgendola sostanzialmente ai «radicali progressisti e filantropi», per dimostrar loro l’incapacità «… dello Stato borghese di risolvere uno solo dei problemi sociali secondo gli intendimenti nostri» e al contempo per far capire ai proletari la flagranza della «… contraddizione tra lo Stato presuntivamente democratico e l’abuso della pubblica finanza a vantaggio di pochi» (7). L’articolo di Labriola e la sua replica, che possono semmai dimostrare la mancanza, già sottolineata da Gramsci (8), di una visione moderna dei problemi dell’imperialismo, escludono certamente qualunque sua simpatia verso l’impresa d’Africa. Anche Engels (che Rainero cita in modo parziale) si muove sostanzialmente nella stessa direzione (9), anch’egli, sull’intera questione coloniale, è in una posizione politicamente cauta ma sicuramente lontana da qualsiasi inclinazione para-colonialista o da qualsiasi illusione su una possibilità di colonizzazione «democratico-contadina». Certo, Labriola e i socialisti rimangono «al di quà» del problema dell’imperialismo, ma è senz’altro scorretto il tentativo di sostenere che la prima guerra d’Africa e l’incipiente colonialismo italiano li abbiano trovati in qualche modo consenzienti e di far passare per «consenso» il loro tentativo di mettere a nudo i reali caratteri dell’impresa”” [Carlo Carbone, ‘L’anticolonialismo italiano durante la prima guerra d’Africa’, ‘Studi storici’, Roma, n. 2, aprile-giugno 1972] [note: (4) Sembra concordare con R., oltre a P.C. Masini, da lui più volte citato, anche L. Avagliano: cfr. l’intervento di P.C. Masini, in ‘Il movimento operaio e socialista’, cit., p: 277 e L. Avagliano, ‘Alessandro Rossi e le origini dell’Italia industriale’, Napoli, 1970, pp. 286 sgg.; (5) R. si riferisce ad una poco perspicua considerazione di Turati del 1887, riportata a p. 172, per la quale peraltro omette di annotare il rinvio bibliografico; (6) Il tutto è ora quasi integralmente riportato in: A. Labriola, ‘Scritti politici’, Bari, 1970, pp. 199-208, e commentato nella ‘Introduzione’ di V. Gerratana alle pp. 58-61; (7) A proposito del presunto colonialismo di Labriola, si veda R. Battaglia, ‘La prima guerra d’Africa’, Torino, 1958, pp. 488-505, e l’intervento dello stesso Battaglia al convegno di studi gramsciani del 1958: Istituto Antonio Gramsci, Studi gramsciani, Roma, 1958, pp. 525-533; (8) A. Gramsci, ‘Gli intellettuali e l’organizzazione della cultura’, Torino, 1966, pp. 116-118; (9) Vale forse la pena di sottolineare, sulla scorta delle indicazioni fornite dal lavoro di Ragionieri sull’influenza della socialdemocrazia tedesca sui socialisti italiani, che tale influenza si manifestò anche nel campo della questione coloniale. La elaborazione e la discussione intorno ad una strategia e ad una tattica del movimento operaio hanno i loro inizi nella Germania degli anni ’80 (la conferenza coloniale di Berlino è del 1885). Per la posizione di Engels si veda l’analisi di F. Andreucci, ‘La questione coloniale e la rivoluzione in occidente’, in ‘Studi storici’, XII (1971), n. 3, pp. 437-479] (pag 420-421)”,”INTP-001-FGB”
“BRAVO Gian Mario”,”Engels e Loria: relazioni e polemiche.”,”””Friedrich Engels dedicò, negli ultimi anni di vita, molta parte del suo tempo di studioso, di politico e di erede spirituale di Marx, a combattere coloro che, nel campo del socialismo o ai margini del movimento, intervenivano con valutazioni deformanti a interpretare il lascito ideale del compagno defunto: fra costoro può essere annoverato senza dubbio Achille Loria (1857-1943), l’«illustre» Loria, che lo costrinse a leggere «tutta una letteratura», a «seguirla», a «rispondere» a scritti polemici, a lettere, com’egli stesso riferiva a Georgi Plechanov, mettendo con ciò in luce l’importanza della questione, il peso ch’essa ebbe per lui (1). A partire dai mesi immediatamente successivi alla morte di Marx e, in seguito, in particolare negli anni ’90, Engels si applicò con vigore a ribattere, una per una, le tesi di Loria, a incalzarlo con scritti polemici, a denunciarlo come plagiatore delle dottrine dell’amico scomparso ai conoscenti e ai membri dei diversi partiti socialisti europei, a chiarirne le affermazioni economiche e a considerarne l’incapacità politica: per questo si basò soprattutto sui documenti fornitigli dall’Italia da Antonio Labriola, il quale riteneva che Loria compendiasse in sé tutti i peggiori difetti di certo socialismo italiano, positivista e scientista nella forma e del tutto privo di contenuto”” (pag 533) [Gian Mario Bravo, ‘Engels e Loria: relazioni e polemiche’, Estratto da ‘Studi storici’, Roma, n. 3, luglio-settembre 1970] [(1) Lettera di Engels a Plechanov, 26 febbraio 1895, in Marx-Engels, Werke, Berlin, 1968, vol. XXXIX, p. 417] Quest’articolo di Bravo è la redazione italiana della comunicazione tenuta a Wuppertal nel corso della Engels Konferenz (25-29 maggio 1970) in occasione del 150° anniversario della nascita di Friedrich Engels]”,”MAES-006-FGB”
“BRAVO Gian Mario”,”Le origini del socialismo in Scandinavia.”,”La nascita e i protagonisti del movimento operaio, socialista, internazionalista scandinavo nel secolo XIX. “”Ma il movimento organizzato danese – almeno quello urbano, che in secondo tempo si estende alle campagne – nasce soprattutto grazie all’azione di Petersen [Niels Lorents Petersen, 1814-1894, ndr], che nella primavera del 1868 e poi due anni più tardi compie viaggi «ufficiali» per conto del consiglio generale a Copenhagen, e funge da primo tramite fra i militanti e le leghe locali, sia con Becker [Johann B. Becker, ndr] a Ginevra sia con il centro londinese, e partecipa – nell’aprile 1870 – alla fondazione di una «società democratica», dalla quale, pochi mesi più tardi, viene germinata la sezione danese dell’Internazionale (10). Due sono i protagonisti, contornati da numerosi altri militanti in prevalenza di provenienza operaio-artigiana, cui spetta il merito di aver organizzato politicamente i lavoratori danesi, coll’intento di giungere alla fondazione del partito socialdemocratico, che sarebbe nato da lì a poco: è però di Engels l’intuizione e in paritempo la constatazione dell’importanza dell’organizzazione contadina in Danimarca, elemento di cui in effetti il movimento tiene sempre gran conto. Sophus Theodor Pihl (1840-1888) è falegname, percorre tutta l’Europa e milita nel movimento lassalliano in Germania (1863); di poi, sempre in contatto con i gruppi socialisti, lavora in Svizzera, in Francia, in Norvegia (qui anni più tardi concluderà la sua esistenza quale attivista nel locale movimento sindacale). Tornato dal 1870 in Danimarca, si impegna nell’organizzazione internazionalista; rappresenta la Danimarca al Congresso internazionale dell’Aja del 1872, dove approva, a nome dei compagni danesi, l’operato del Consiglio generale e di Marx (11). Personaggio centrale e noto, di origine piccolo-borghese e con una formazione universitaria, funzionario delle poste e poi istitutore, in rapporto con Marx e con Engels, è Louis Albert François Pio (1841-1894), al quale si fanno ascendere la nascita e il primo rapido sviluppo del movimento socialista in Danimarca, ma ai cui atteggiamenti contradditori sono anche da imputare il blocco dopo i successi iniziali e il ristagno del movimento per alcuni lustri (12). L’avvio dell’agitazione internazionalista coincide con le vicende parigine della primavera del 1871, con la caduta della ‘Commune’ e, naturalmente, con l’enorme eco degli avvenimenti”” [Gian Mario Bravo, Le origini del socialismo in Scandinavia, Critica marxista, n. 5, settembre-ottobre 1987] [(10) Cfr. i verbali delle riunioni del Consiglio generale del 5, 12 e 26 apriel 1870 (…); (11) Cfr. il ‘Comte rendu du congrès’ (1872), in ‘La Première Internationale’, a cura di Jacques Freymond, Gèneve, 1964, vol. II, pp. 329, 363 e molti altri luoghi (…); (12) Cfr. E. Helms, op. cit., pp. 28-37; Claus Larsen, ‘Louis Pio, baggrund og. udvikling 1868-1871, in ‘Arbog for arbejderbevaegelsens historie’, Kobenhavn, 1972, n. 2, pp. 7-70 (…)]”,”MEOx-002-FGB”
“BRAVO Gian Mario”,”Patria e internazionalismo in Jean Jaurès (Bravo); Sul carteggio di Antonio Labriola con Engels (Santucci).”,” Jaures: – Il proletariato non è al di fuori della patria – Impulso romantico-utopistico e impegno umanistico di Jaures – Quattro elementi inseparabili: tradizione classe operaia; coscienza rivoluzionaria della classe; indipendenza nazione; emancipazione sociale – Internazionalismo jauresiano come progetto umanista e pacifista – Mancata comprensione del fenomeno imperialismo e mancata partecipazione al dibattito sull’imperialismo (Hobson, Hilferding ecc.)”,”JAUx-002-FGB”
“BRAVO Gian Mario”,”L’ estremismo in Italia. Le origini gli sviluppi le teorie. Il rosso e il nero nella mappa dei gruppi eversivi.”,”Gian Mario Bravo (Torino, 1934…) è stato professore ordinario di storia delle dottrine politiche nell’Università di Torino. Ha pubblicato tra l’altro ‘Storia del socialismo, 1789-1848’ (1971) e ‘Manifesto del partito comunista e suoi interpreti’ (1973). Il 29 Aprile 2020 ci ha lasciato il professor Gian Mario Bravo. Lo annunciano la moglie Angela e il figlio Gianmarco””. E’ la necrologia con cui la famiglia Bravo ha annunciato la scomparsa di uno dei professori più noti e apprezzati dell’università di Torino. Per vent’anni preside della facolta di Scienze Politiche – dal 1979 al 1998 – Gian Mario Bravo, 86 anni, allievo di Luigi Firpo e Norberto Bobbio, era professore ordinario di Storia delle dottrine politiche dal 1971. Tra i maggiori studiosi del pensiero di Marx e Engels, si è occupato soprattutto della storia del socialismo e del comunismo ottocentesco in Italia e Germania, pubblicando oltre 20 monografie, una trentina di curatele e diverse centinaia di articoli e saggi, tradotti in molte lingue. E’ stato direttore scientifico della Fondazione Luigi Firpo e membro della Fondazione Luigi Einaudi. Ha rivestito anche il ruolo di presidente della Società italiana degli Storici delle dottrine politiche che ne ricorda in una necrologia “”il magistero intellettuale e la profonda umanità””. Era socio anche della Deputazione Subalpina di Storia Patria che nel momento della scomparsa ne ricorda “”la notevole levaura scientifica””. (f. Repubblica) Fondo originale Tarcisio Parlanti”,”ITAC-002-FAP”
“BRAVO Gian Mario a cura; scritti di Rinaldo BERTOLINO Roberto LOUVIN Ennio PASTORET Giorgio LOMBARDI Gian Mario BRAVO Angelo D’ORSI Marco CUAZ, testimonianze di Filippo BARBANO Luigi BONANATE Terenzio COZZI Lucio LEVI Carlo MARLETTI Donatella MAROCCO STUARDI Sergio PISTONE, bibliografia a cura di Alberto BECK PECCOZ e Gianfranco RAGONA”,”Alessandro Passerin d’Entrèves (1902-1985). Politica, filosofia, accademia, cosmopolitismo e “”piccola patria””.”,”””Il rapporto con Gobetti non sfociò, dunque, in un’autentica vicinanza politica né produsse una simbiosi intellettuale, quale per esempio quella tra Piero e Carlo Levi o tra questi e Sapegno, o ancora tra Sapegno e Gobetti stesso. Tutti uniti, specialmente negli anni ’20 e il ’22, tanto più dopo la Marcia su Roma, dal sentirsi “”prudere le mani”” davanti a “”una diminuzione di libertà””, di mettersi in gioco completamente, di non rimanere inerti prima davanti alle agitazioni degli operai, condividendone lo spirito anche senza comprenderne le ragioni, quindi al cospetto dell’avanzata del cinismo populista di Mussolini e dei suoi scherani, che on la violenza e la complicità di istituzioni e di forze sociali e partiti politici davano l’assalto alle stesse fondamenta dello Stato liberale. Passerin rimase, tuttavia, un po’ fuori della mischia, attento sempre piuttosto alle ragioni dello spirito che a quelle dell’azione. A differenza di Gobetti e di tanti per i quali l’incontro con Piero costituì l’avvio di un processo di ‘imprinting’, il conte d’Entrèves era un accademico nato, e del resto ciò non confliggeva con l’essenza stessa dell’insegnamento di Solari, che rimase sempre ‘in primis’ un insegnamento volto a formare innanzi tutto uomini dediti allo studio, “”La vita degli studi tace dappertutto ma non in casa mia””, è l’aurea frase vergata in un’epistola all’allievo Bobbio in un’infocata estate degli anni Trenta, quando la città pensava a tutt’altre immersioni che a quelle faticose nelle sudate carte: e “”la vita degli studi”” potrebbe essere il motto ideale di Solari e del suo insegnamento (come del resto io stesso ho fatto, intitolandole addirittura l’intero carteggio Solari-Bobbio pubblicato in occasione dei 90 anni del nostro maestro )”” (pag 34) [Angolo D’Orsi, ‘Alessandro Passerin d’Entreves e l’Università di Torino’ (in) ‘Alessandro Passerin d’Entrèves (1902-1985). Politica, filosofia, accademia, cosmopolitismo e “”piccola patria””‘, Franco Angeli, 2004, a cura di Gian Mario Bravo]”,”BIOx-010-FMB”
“BRAVO Gian Mario”,”Il socialismo. Da Moses Hess alla Prima Internazionale nella recente storiografia.”,”Volume in parte intonso “”Negli anni fra il ’70 e il ’72 il marxismo fu in grado di porre nel centro direttivo in Inghilterra le premesse per una svolta radicale del movimento operaio, proprio mentre il collettivismo libertario conquistava successi nei paesi dove il movimento era debole e informe. I verbali delle riunioni del Consiglio Generale, lungo i setto-otto anni di esistenza attiva (19), mostrano la coerenza dell’azione esercitata dall’organismo sotto la guida, affermatasi gradualmente, di Marx, il quale ebbe la capacità di proporre e di dirigere, convincendo senza far cadere dall’esterno la propria volontà: in tal modo la politica del consiglio generale non veniva imposta dall’alto, ma era presentata, dibattuta, modificata, in un confronto dialettico produttivo. Sono due temi principali coi quali il consiglio generale concluse la propria attività: la tesi della necessità per la classe operaia di costituirsi in partito, e una sorta di «preparazione» delle masse per l’accettazione del socialismo «scientifico»; ma, col 1872, esauritasi l’esperienza comunarda, di fronte al radicalizzarsi dei conflitti operai e al rafforzarsi dello spirito di classe, proprio valendosi dell’osservatorio londinese, Marx ed Engels percepirono che il periodo di affermazione e di consolidamento dell’AIL era ormai concluso e che il movimento operaio si trovava di fronte al compito storico di darsi nuovi strumenti di lotta (20), cioè acquisirono la consapevolezza dell’esigenza per il proletariato di abbandonare l’astensionismo e di porsi in concorrenza con le forze politiche della borghesia (21). Pur essendo oggi in grado, sulla scorta dei citati verbali del consiglio generale, di assegnare questo ruolo fondamentale a Marx e a Engels, si può anche annotare che l’esaltazione monotona della loro funzione e dei loro meriti, quale compare in talune occasioni nella relazione della Stepanova e della Bach, assume un carattere didascalico confinante con un dogmatismo fideistico, per cui i due pensatori perdono molto del loro impeto e della loro intelligenza, che nessuno certamente contesta, per acquistare invece le caratteristiche di santoni intoccabili e senza possibilità di ripensamenti, che in sostanza disumanizzano la loro profonda umanità. La guida dell’Internazionale per opera di Marx fu suffragata dalla svolta impressa dalla ‘commune’; sono quindi generalizzabili le parole del Romano riferite all’Italia: « (…) Consideriamo come l’avvenimento principale e determinante la ‘commune’ di Parigi, che attribuisce finalmente una dimensione internazionale al movimento socialista e che collega il debole movimento italiano a quello degli altri paesi» (22). Con la ‘commune’ vennero esaltati i motivi di democrazia socialista propri dell’Internazionale, ma anche sorsero alla luce le contraddizioni interne, cagionate dal contrapporsi di correnti con scopi diversi, per cui l’AIL, che prima si presentava come ente proponentesi unità di azione pur partendo da interessi divergenti, cercava ora di generalizzare le proprie direttive, avviandosi a identificarsi con l’ideologia specifica, il marxismo (o, per contro e in situazioni diverse, con un’altra dottrina, il collettivismo anarchico bakuniano). Si può quindi parlare, riferendosi al periodo successivo al 1871-1872, di morte dell’Internazionale come fatto organizzativo, ma non ideologico. Infatti essa, come si deduce dai rapporti presentati nel volume, ebbe uno sviluppo assai diverso a seconda dei paesi, non solo organizzativamente ma anche ideologicamente. Si traggono da ciò due considerazioni: 1. la capacità del movimento di adeguarsi alle peculiarità locali e nello stesso tempo di riassumerle in una visione unitaria; 2. di conseguenza, la necessità della sua ‘fine’ come organizzazione, per restare unicamente come fondamento ideale per la formazione, ormai prossima, dei partiti socialdemocratici nazionali e come obiettivo di questi stessi partiti verso un’unità e un coordinamento sovrannazionali. Il problema della fine dell’Internazionale è molto dibattuto (…)”” (pag 270-272) [Gian Mario Bravo, ‘Il socialismo. Da Moses Hess alla Prima Internazionale nella recente storiografia’, Giappichelli, Torino, 1971] [(19) Si consultino i cinque importanti volumi, con la trascrizione dei verbali manoscritti, i ‘Minutes’ delle riunioni del consiglio generale: ‘The General Council of the First International’, qui già menzionati. Per contro, delle riunioni congressuali dell’AIL si ebbero sempre i resoconti a stampa; soltanto quelli del congresso dell’Aja del 1872, restati inediti, sono stati pubblicati in questi ultimi anni: cfr. ‘The First International. Minutes of the Hague Congress of 1872 with Related Documents’, cit., a cura di H. Gerth; (20) Cfr. la relazione di E. Stepanova e I. Bach, pp. 69-70; (21) E. Ragionieri, op. cit., ‘Il marxismo e l’Internazionale’, pp. 41 segg.; (22) Cfr. la relazione di A. Romano, p: 278]”,”INTP-002-FMB”
“BRAVO Gian Mario a cura; scritti di William GODWIN Max STIRNER Wilhelm MARR Carlo CAFIERO Johann MOST Errico MALATESTA Francesco Saverio MERLINO”,”Gli anarchici. Volume primo.”,”Johann Most ‘che invero non è affatto privo di talento, si dimostra incapace di portare alla luce un solo pensiero, dopo essersi allontanato dal terreno del partito’ “”(…) A Berlino cominciò la carriera di giornalista, collaborando al foglio socialista “”Berliner freie Presse”” (di cui anzi, fra il ’76 e il ’78, divenne redattore), nel quale, secondo un osservatore contemporaneo, manifestava un «grande cinismo vero morale e religione, monarchia e ordine statale». Sul giornale berlinese egli tra l’altro pubblicò un riassunto del ‘Capitale’ marxiano, abbastanza confuso ma non totalmente negativo, tant’è vero che lo stesso Engels, in alcune sue lettere all’americano Philip van Palten, segretario del ‘Central Labor Union’ di New York (del 2 e 18 aprile 1883), ne parlò come di opera “”popolare””. Più duro, qualche anno più tardi, fu il giudizio di Franz Mehring nella sua ‘Geschichte der deutschen Sozialdemokratie’ (cfr. l’edizione italiana, Roma 1961, volume II, p. 480), dove questi scriveva recisamente che la “”volgarizzazione”” del ‘Capitale’ ad operata dal Most “”brulicava dei più gravi equivoci””. La sua attività pubblicistica negli anni ’70 fu intensa: elaborò libri ed opuscoli sulle proprie vicende giudiziarie, s’occupò dei rapporti fra piccola borghesia e socialdemocrazia, celebrò – in un interessante studio del 1875 la ‘Commune’ parigina, e trovò anche tempo di polemizzare col famoso storico Mommsen per la sua ‘Storia di Roma’ (e, commentava ancora il Mehring a questo proposito, «certo la sua polemica non fu affatto così priva di gusto come la stampa borghese volle affermare, sebbene lasciasse molto a desiderare», e scrisse egli stesso nel ’78 un volume su ‘Die sozialen Bewegungen im alten Rom und der Cäsarismus’ (‘I movimenti sociali nella Roma antica e il cesarismo’). Tutta questa produzione dimostra la validità del suo ingegno, ancor più se si tien conto che nello stesso periodo egli fu impegnato in una rilevante attività politica pubblica, con le persecuzioni poliziesche che ne furono la conseguenza logica. Nel 1874 fu eletto, nel collegio di Chemnitz, al ‘Reichstag’, per la ‘Sozialistische Arbeiterpartei Deutschlands’: venne rieletto nel 1877, perdendo poi nell’anno seguente il mandato parlamentare: ma già nel ’74 era stato arrestato a Magonza per aver espresso opinioni favorevoli alla ‘Commune’, e, trattato alla pari di un malfattore, condannato a un anno e mezzo di prigione. Incarcerato di nuovo nel ’78, il 9 dicembre dello stesso anno venne espulso da Berlino: si rifugiò a Londra, dove già nei primi giorni del gennaio seguente fece uscire, in collaborazione con la locale società operaia comunista di cultura, un nuovo foglio, “”Die Freheit”” (“”La libertà””) che egli pur con molte sospensioni e numerosi spostamenti e cambiamenti, continuò a pubblicare per quasi sei lustri, fino alla morte. Ma proprio il primo periodo di attività londinese l’allontanò dal socialismo organizzato, tant’è che dopo poco più di un anno di vita londinese fu espulso dalla SAPD. Nello stesso periodo giunse alla rottura con Marx ed Engels, i quali a Londra, lo avevano accolto con particolare attenzione: in breve infatti si staccò intellettualmente dall’originaria matrice socialistico-marxista, esprimendo le nuove idee che egli stesso su suo giornale definiva comunistico-libertarie. Engels, alla fine del ’79, commentava all’anziano rivoluzionario e internazionalista Johann Philipp Becker (cfr. Marx-Engels, ‘Werke’, Berlin, 1966, vol. XXXIV, p. 433): «La “”Freiheit”” è puro ruggito senza alcun contenuto e intelligenza, e Most, che invero non è affatto privo di talento, si dimostra incapace di portare alla luce un solo pensiero, dopo essersi allontanato dal terreno del partito». E a questa opinione si può affiancare quella del Mehring (op. cit. p. 557): «Dopo la sua espulsione dal partito, il Most era caduto sempre più in basso, esternamente faceva professione di anarchismo, senza in realtà aver niente a che fare con quella corrente: il contenuto della “”Freiheit”” era dalla prima all’ultima riga assurdo e rabbioso livore”” (pag 780-781) [Gian Mario Bravo, a cura, ‘Gli anarchici. Volume primo’, Utet, Torino, 1978]”,”ANAx-005-FMB”
“BRAVO Gian Mario”,”Critica dell’estremismo. Gli uomini, le correnti, le idee del radicalismo di sinistra.”,”Negli scritti di Engels si faceva uso delle parole «infanzia» e «infantilismo» per denunciare l’estremismo e il bakuninismo “”C’è infine un campo, che merita di ricordare, nel quale l’insegnamento bakuniniano; superando gli aspetti meramente eversivi e negativi, tende ad assumere una caratteristica di positività, pur restando accentuate, ovviamente, le intonazioni libertarie ed estremistiche: è questo dato dalle ‘Risoluzioni’ votate a Saint-Imier il 15 settembre 1872 dal congresso internazionalista «antiautoritario», contrapponendosi a quello ufficiale dell’Internazionale dell’Aja, di qualche giorno precedente e gestito in prima persona da Marx ed Engels e dai loro alleati, conclusosi con l’espulsione dall’associazione di Bakunin. Le ‘Risoluzioni’ approvate a Saint-Imier furono stese personalmente da Bakunin e approvate in sede congressuale: sono la migliore e più lucida sintesi delle teorie anarchiche e in effetti sono state in seguito alla base di ogni programma anarchico (8). (…) Era dunque scoperta, con questo programma anarchico, la via che l’estremismo delle epoche successive avrebbe seguito con innegabile coerenza, con dogmatismo e, spesso, con successo. La confutazione di Marx ed Engels. L’opposizione marx-engelsiana – e in seguito del marxismo – contro questi insegnamenti fu veemente e distinta dal tentativo di porre un rimedio agli esiti positivi di essi in movimento operai ancora deboli e informi. La contrapposizione esplose dopo la Comune di Parigi, che vide impegnati fianco a fianco, ma con intenti divergenti, militanti socialisti e anarchizzanti. Dalla Comune prese però avvio un processo di strutturazione del movimento operaio e di organizzazione delle forze socialiste, che dette luogo al parallelo «sviluppo in larghezza» del marxismo e del proletariato organizzato (per usare una figura leniniana). I punti fondamentali dell’antitesi del marxismo, in specie di Marx e di Engels, verso l’anarchismo bakuniniano, con la critica non solo dell’anarchismo tradizionale ma di ogni movimento libertario, sono circoscrivibili, in sintesi, agli argomenti che seguono (9):in tema di Stato e di dittatura del proletariato, cioè di gestione del potere politico; in tema di organizzazione; in tema di concezione della lotta di classe; in tema di rivoluzione e sul problema dei soggetti della rivoluzione, cioè del proletariato, del sottoproletariato e dei contadini. Su questi punti convergono, schematicamente, non tanto i momenti di un dissenso quanto di una valutazione storica profondamente diversa, che guidano due modi di concepire la lotta politico-economica del movimento operaio per l’auto-emancipazione (secondo le tesi enunciate da Marx negli Statuti dell’Internazionale del 1864). (…) Marx ed Engels, negli scritti più noti degli anni della Prima Internazionale e nel decennio ’70-80, si pronunciano con forza contro Bakunin nel senso sopra descritto. (…) Quello che veniva detto essere il «programma occasionale» di Bakunin non pareva in grado di sollecitare le masse popolari a una rivoluzione, che non fosse soltanto ideale o pensata: a ciò si aggiungeva ancora l’«astensionismo politico» (sono pure da ricordare i due testi «italiani» di Marx e di Engels, del 1873, l’ ‘Indifferenza in materia politica’ e ‘Dell’autorità’), che rendeva sempre più farraginoso e inconcludente il progetto sovversivo ma non concretamente rivoluzionario di Bakunin. Se a ciò si aggiunge il settarismo, fuoriesce il suo primitivismo, cioè la sua rispondenza a periodi di immaturità politica e sociale delle masse lavoratrici e del movimento operaio; per contro, le lotte degli anni centrali dell’Ottocento, sia nei paesi capitalisticamente avanzati sia in quelli che tali non erano, avevano dimostrato la volontà rivoluzionaria ma soprattutto di auto-emancipazione, vale a dire di organizzazione politica e sindacale (non soltanto solidaristica, come aveva preconizzato Bakunin), del mondo del lavoro. Il testo marx-engelsiano è esemplare, ed è qui riprodotto nei suoi passi maggiormente chiarificatori rispetto sia alle debolezze del pensiero e dell’azione anarchica di Bakunin, sia nei suo elementi teorici più elaborati, che favorirono il superamento non solo del pensiero bakuniniano ma di ogni componente «infantile» del movimento (nel testo, ma non per la prima volta negli scritti di Engels, si faceva uso delle parole «infanzia» e «infantilismo» per denunciare l’estremismo)”” (pag 93-97) [Gian Mario Bravo, ‘Critica dell’estremismo. Gli uomini, le correnti, le idee del radicalismo di sinistra’, Il Saggiatore, Milano, 1977] [(8) ‘Compte rendu et résolutions’ (15-16 settembre 1872), «Bulletin de la fédération jurassienne del ‘Associatin Internationale des Travailleurs», Sonviellier, 15 settembre – 1° ottobre, n. 17-17, ora in ‘La Première Internationale. Recueil de documents’, pubblicata sotto la direzione di Jacques Freymond, Genève, 197, vol. III, pp. 3-9 (soprattutto la terza risoluzione); (9) Sono moltissimi gli studi a disposizione: fra tutti – anche per i riferimenti bibliografici – rinvio al mio ‘Marxismo e anarchismo’, Roma, 1971, p. 9-75. La raccolta più organica di scritti marx-engelsiani sul problema è quella curata da Giorgio Backhaus, ‘Critica dell’anarchismo’, Torino, 1972, ma sono in genere da vedere tutti gli studi sulla Prima Internazionale e del dibattito, anche se spesso opinabile, è il volume di Jacques Duclos, ‘Bakounine et Marx. Ombre et lumière’, Paris, 1974]”,”ANAx-006-FMB”
“BRAVO Gian Mario”,”A un secolo dalla fondazione della Prima Internazionale. Stato degli studi e delle ricerche.”,”””Nel tentativo di «correggere» l’impostazione politica del movimento operaio italiano e le sue debolezze intervenivano negli stessi anni Marx e soprattutto Engels, la cui attenzione ai problemi italiani però non era esclusivamente rivolta a combattere l’influenza bakuniniana divenuta predominante nell’organizzazione. È quanto viene dimostrato nel carteggio di Marx e di Engels con italiani, edito da Giuseppe Del Bo, e che, nonostante le ripetute critiche rivolte al curatore, conserva tuttavia una piena validità (41). Le lettere sono 529 e coprono il periodo tra il 1848 e la morte di Engels; quelle che hanno un qualche collegamento con l’Internazionale sono comprese nella prima parte, fino alla data della morte di Marx (42); l’AIL è menzionata per la prima volta in una lettera di L.D. Canessa, che il 29 aprile 1866 si rivolgeva da Genova a Hermann Jung per avere notizie dell’associazione (43); le ultime lettere che riguardano direttamente l’AIL risalgono al periodo settembre 1873-ottobre 1876 (44), in cui si hanno soltanto quattro comunicazioni; in questo folto complesso di missive, anteriori al luglio 1870 sono soltanto sei lettere, cui se ne aggiungono una del ’48 (quella assai nota di Marx all’ ‘Alba’ di Firenze) e una del ’60; nell’ambito di tale parte del carteggio è da porre in evidenza, come d’altronde è già stato fatto da studiosi e da recensori che si sono occupati del tema, l’importanza del carteggio Engels-Cafiero e la rilevanza, per approfondire i problemi italiani, di quelli Engels-Cuno e Engels-Marx-Bignami, o anche per scoprire l’involuta mentalità di un operaio italiano «politicizzato» del tempo, la corrispondenza Engels-Terzaghi. Il volume è dunque decisivo per individuare non tanto e soltanto i rapporti intercorsi fra Marx e Engels da una parte e, dall’altra, cittadini italiani immediatamente o meno nel movimento operaio, quanto per esaminare le relazioni fra l’Internazionale e l’Italia, dimostrando la vitalità dell’Associazione e la straordinaria attività svolta dai membri del Consiglio Generale londinese specie negli anni 1870-’73. Senza tema di smentita, si può dire che si tratta di documenti capitali per lo studio delle vicende del socialismo italiano, e questo non esclusivamente per ciò che riguarda gli ultimi anni di attività di Engels (1883-1895). Ma anche un altro dato risulta dall’esame del primo gruppo di lettere: è evidente infatti una frattura intellettuale tra gli scritti di Marx e di Engels da una parte e quelli dei corrispondenti italiani dall’altra: non vuol essere questa una semplicistica affermazione di superiorità, ma soltanto una constatazione che, nel caso del più capace e «agguerrito» corrispondente, Carlo Cafiero, balza agli occhi proprio per le ingenuità del giovane napoletano. Engels per contro, indirizzandosi al Cafiero, era in grado di delineare la politica del Consiglio Generale sapendo di parlare a persona in grado di capirlo: nei suoi resoconti e in specie nella lettera del 28 luglio 1871 (45) sono compresi i motivi politici, cioè fondantisi su una precisa documentazione (e non «personalistici» come sostiene ad esempio Richard Hostetter), della polemica dei londinesi contro i bakuninisti; non solo, ma la lettera citata dimostra anche come nel seno del Consiglio Generale e in epoca già tanto avanzata sussistessero correnti ideologiche, ma come le sole temibili, perché disgregatrici ed infiltrantisi occultamente nel corpo sano dell’AIL, nel loro muoversi quasi sempre sotterraneo, fossero quelle bakuniniste. Scriveva Friedrich Engels: «(…) Come dico, siffatta discussione procede costantemente non soltanto nel seno dell’Associazione ma sì ancora nel Consiglio Generale la dove sono ‘comunisti proudhonisti owenisti chartisti e bakuninisti etc etc. La massima difficoltà è di riunirli tutti e di fare che le divergenze di opinioni su tali fatti non turbino la solidità e la stabilità dell’Associazione. E qui noi siamo stati sempre fortunati con la sola eccezione degli svizzeri ‘bakuninisti’ i quali con vera furia settaria, osarono sempre, sia direttamente d’imporre il loro programma all’Associazione, sia indirettamente ancora formando una società internazionale speciale con proprio Consiglio Generale, proprio Congresso, e ciò nel seno della grande Internazionale (…)» (46). L’elemento generale di valutazione che si può trarre dalla lettura della ‘Corrispondenza’ per gli anni della Prima Internazionale, cioè dei diversi carteggi e delle lettere singole di Marx e di Engels ai corrispondenti italiani, è che vengono superate le considerazioni negative sull’incidenza in Italia negli anni ’70 dell’opera dei due amici, compiute da storici non obiettivi e polemici nei confronti del marxismo e quindi diventati automaticamente ma senza nesso logico – per motivi squisitamente politici – «filo-bakuninisti»: ultimi fra tutti può essere il nuovo menzionato l’Hostetter”” (pag 15-17) [Gian Mario Bravo, ‘A un secolo dalla fondazione della Prima Internazionale. Stato degli studi e delle ricerche’, (in) ‘Rivista Storica del Socialismo’, Milano, n. 24, gennaio-aprile 1965] [(41) Cfr. Marx e Engels. Corrispondenza con italiani’, cit. A cura di Giuseppe Del Bo. Cfr. fra le numerose recensioni e discussioni: Ernesto Ragionieri, ‘Marx, Engels e i loro corrispondenti italiani’, in L’Unità, Milano, n. 297, 29 dicembre 1964; Gastone Manacorda, ‘Giuseppe Del Bo, ovvero: come non si scrive (ma si firma) una prefazione. (A proposito della Corrispondenza di Marx e Engels con italiani), in ‘Studi Storici’, Roma, n. 4 ott-dic. 1964, pp. 731-753; Leo Valiani, ‘L’italiano tra Marx e Bakunin’, Roma, n. 7, 13 febbraio 1965; Pier Carlo Masini, ‘Engels e Cafiero’, in ‘Tempo presente’, Roma, n. 4, 1965, pp. 6-25; Alessandro Galante Garrone, recensendo il volume (cfr. ‘Gli amici italiani di Marx e di Engels’; in ‘La Stampa’, Torino, n. 4, 6 gennaio 1965), dice a proposito della diffusione del bakuninismo in Italia: «La lotta stessa contro Mazzini, che Marx fu il primo ad auspicare, doveva alla fine ritorcersi contro di lui e favorire Bakunin che, col suo fiuto tattico, coglieva ogni occasione per far notare agli amici italiani la coincidenza di Marx con Mazzini n punto di centralizzazione politica»; (42) Cfr. ‘Marx e Engels. Corrispondenza con italiani’, cit., p. 2-294; (43) Ibidem, p. 2-3; (44) Ibidem, p. 294; (45) La lettera, nella scorretta traduzione operata dalla polizia napoletana, è stata ritrovata nell’Archivio di Stato di Napoli dal Romano, che l’ha pubblicata nel II volume della sua opera, p. 315-321; (46) Cfr. ‘Marx e Engels. Corrispondenza con italiani’, cit., p. 32-33]”,”INTP-003-FMB”
“BRAVO Gian Mario”,”L’anarchismo. Estratto dalla ‘Storia delle idee politiche, economiche e sociali’, diretta da Luigi Firpo.”,” La ‘critica vivace’ di Marx nei confronti dell’anarchico Johann Most (1846-1906) “”Destino diverso ebbe Most, che per qualche tempo, dal 1874 al 1878, fu anche deputato socialdemocratico al ‘Reichstag’, suscitando la critica vivace di Marx (35). Passato negli anni ’80 all’anarchia, diresse, prima a Londra e poi a New York, un importante giornale in lingua tedesca, «Die Freiheit» (“”La Libertà””), e pubblicò numerosi opuscoli, tra i quali ottenne vasta fama ‘Die Gottspest und Religionsseuche’ (La peste di Dio e l’epidemia religiosa’). Most nei suoi scritti si rivolge essenzialmente allo strumento «violenza» (per l’esaltazione dell’assassinio politico come mezzo di lotta fu condannato a parecchi anni di prigione); il suo pensiero si enuclea specie nel più maturo periodo americano, in alcuni punti, sia negativi nei confronti della società presente, sia costruttivi. La premessa è un’azione rivoluzionaria su scala internazionale, che elimini i ceti dominanti e la classe dirigente del presente: a quest’azione seguirà l’edificazione di una società nuova e libera, nella quale saranno aboliti commercio e profitti, e vigerà il libero scambio dei prodotti, in una struttura economica poggiante esclusivamente su cooperative di produzione. Nell’ambito della nuova società l’amministrazione pubblica è demandata ai comuni liberi e alle associazioni, collegati federalisticamente tra loro, mentre ai cittadini viene assicurata la «parità universale dei diritti», la cui base è da vedersi in un’educazione egualitaria e in una parificazione giuridica e morale dei due sessi. Most inoltre, ricollegandosi alla discussione svoltasi in Germania cinquant’anni prima, e che ebbe i suoi maggiori protagonisti in Strauss, in Feuerbach, nei fratelli Bauer e nello stesso Stirner, individua nella religione a causa maggiore dell’ingiustizia della società attuale, del mantenimento sia della ricchezza e della potenze degli attuali dominatori, sia delle idee condizionanti l’uomo moderno e limitanti la sua libertà. Ne nasce il suo rifiuto della «peste religiosa»”” (pag 294) [Gian Mario Bravo, ‘L’anarchismo. Estratto dalla ‘Storia delle idee politiche, economiche e sociali, diretta da Luigi Firpo’, Utet, Torino, 1972] [(35) Cfr. la lettera di K. Marx da Londra ad A. Sorge, a Hoboken, 19 ottobre 1877, in K. Marx F. Engels, ‘Werke’, Berlin, 1966, vol. XXXIV, p. 303]”,”ANAx-007-FMB”
“BRAVO Gian Mario”,”Profilo intellettuale e politico di Carlo Ilarione Petitti di Roreto.”,”Carlo Ilarione Petitti di Roreto può venir annvoerato fra i maggiori rappresentanti del mondo politico del regno di Sardegna e forse anche dell’Italia prequarantottesca…. Petitti credeva nel valore del progresso ‘non rivoluzionario’, era favorevole alla ‘ferroviarizzazione’ dell’Italia, in tarda età divenne un conservatore-riformatore, anti-socialista”,”BIOx-017-FMB”
“BRAVO Gian Mario, a cura”,”Gli anarchici. Introduzione.”,”Per evitare la sconfitta e una rotta di massa della classe operaia occorre la conquista dello Stato da parte del proletariato “”Ritengo che, nonostante questi e tutti gli altri tentativi, restino valide le critiche di Marx, di Engels e di Lenin alle dottrine anarchiche (13): è questo un discorso fatto innumerevoli volte, i confini del dibattito sono ovviamente mutati attraverso il tempo, ma l’elemento di divisione che persiste tuttora non è tanto quello delle diverse prospettive teoriche, ma quello dell’adesione alla concezione della lotta di classe, termine oltre il quale taluni teorici dell’anarchia si sono avventurati, ma altri no, affiancandosi così implicitamente al «nemico comune», secondo la definizione di Engels (14). Sull’altro argomento fondamentale, il problema della sopravvivenza o meno dello Stato nella società futura, i margini della differenziazione sono meno rigidi, ma non perciò meno evidenti. Lo stesso Engels chiarisce la questione, allorché parla di «graduale dissoluzione» e di «sparizione» dello Stato, ma sempre dopoché questo sia stato conquistato dal proletariato, per usufruirne onde riorganizzare dalle fondamenta la società. L’anarchismo rovescia invece il ragionamento, e proprio in questo sta il suo fallimento; scrive ancora Engels: «Gli anarchici pongono la questione sulla testa. Dichiarano che la rivoluzione proletaria dovrebbe ‘cominciare’ allorché essa abolisce l’organizzazione dello Stato. Ma l’unica organizzazione, che il proletariato vincitore trova pronta, è proprio lo Stato. Esso può aver bisogno di trasformazioni, prima di poter adempiere alle sue nuove funzioni. Ma distruggerlo in un solo tale istante significa distruggere l’unico organismo, per mezzo del quale il proletariato vincitore può far valere la sua potenza appena conquistata, tener a freno i propri oppositori capitalistici e avviare quella rivoluzione economica della società, senza della quale l’intera vittoria si concluderebbe con una sconfitta e con una rotta di massa della classe operaia, com’è accaduto dopo la ‘Commune’ di Parigi» (15)”” (pag 15) [Gian Maro Bravo, Gli anarchici. Introduzione, Tipografia Torinese Editrice, Torino, 1971] [(13) Rinvio genericamente a tutti gli scritti di Marx e di Engels polemici verso gli anarchici, e in particolare alla raccolta in italiano: K. Marx F. Engels, ‘Contro l’anarchismo’, Roma, 1950. Di Lenin si veda il notissimo (e ristampato numerose volte, anche in italiano) scritto ‘Stato e rivoluzione’. Sul dibattito cfr. anche ‘La Première Internationale. L’institution, l’implantation, le rayonnement’, Paris, 1968, passim; (14) Cfr. la lettera di Engels, da Londa, a F. Walter, 21 dicembre 1888, in K. Marx F. Engels, ‘Werke’, Berlin, 1967, vol. XXXVII, p. 126; (15) Cfr. la lettera di Engels, da Londa, a Philip Van Patten, a New York, 18 aprile 1883, in K. Marx F. Engels, ‘Werke’, Berlin, 1967, vol. XXXVI, pp. 11-12]”,”ANAx-008-FMB”
“BRAVO Gian Mario ROTA-GHIBAUDI Silvia a cura; scritti di Norberto BOBBIO Maurilio GUASCO Franco LIVORSI Luigi MARINO Maria Teresa PICHETTO Marco REVELLI Silvia ROTA-GHIBAUDI Lionello SOZZI”,”Il pensiero politico contemporaneo. Volume I. Parte prima. La democrazia e i suoi oppositori: le correnti, i dibattiti, le dottrine; Parte seconda: Le forme della libertà politica: i grandi pensatori.”,”Saggi di Norberto BOBBIO, Luigi MARINO, Maurilio GUASCO, Franco LIVORSI, Marco REVELLI, Lionello SOZZI (Rousseau), Michelangelo BOVERO (Hegel), Maria Teresa PICHETTO (Mill), ROTA-GHIBAUDI (Russell) (1° Volume) Saggi di Maria Luisa PESANTE, Gian Mario BRAVO e Corrado MALANDRINO, Mirella LARIZZA-LOLLI, Dora MARUCCO, ROTA- GHIBAUDI, BRAVO (Karl Marx e Friedrich Engels), Renato MONTELEONE (Lenin), Franco SBARBERI (Gramsci) (2° volume) Saggi di Claudio POGLIANO, Marina BONIFETTO, Mario RICCIARDI, Silvia ROTA-GHIBAUDI, Carlo MARLETTI, Aurelia CAMPARINI, Lucio LEVI, Luigi BONANATE, Manuela VALENTI (Darwin), Pier Paolo PORTINARO (Darwin), Silvio STELLA e Claudio CASSARDO (Freud), Icilio VECCHIOTTI (Gandhi), Mario RASETTI (Einstein) (3° volume) “”Pareto non appartiene ad alcun movimento politico, anche se in forza della critica radicale di taglio liberalconservatore mossa al parlamentarismo democratico e al socialismo, specie negli anni della prima guerra mondiale e nella crisi del dopoguerra, finisce per esprimere giudizi positivi nei confronti delle riforme promesse dal primo fascismo, dal quale è nominato senatore. Sulla scorta di una concezione pessimistica della storia – considerata priva di logica razionale (ma dipanantesi in un gioco dialettico tra residui istintuali e derivazioni pseudorazionali) e vista come scena di un’ eterna e ciclica lotta di potere con personaggi diversi -, Pareto afferma l’ esistenza costante di classi di individui occupanti le posizioni di vertice nelle diverse branche d’ attività, le élites appunto. Esse sono i soggetti principali delle battaglie politiche in tutti i sistemi storicamente osservabili, da quelli assolutisti ai liberali, dai democratici ai socialisti. L’ élite è un’ aristocrazia di fatto (…)””. (pag 241-242)”,”TEOP-065-FMB”
“BRAVO Gian Mario”,”Democrazia, socialismo e partito repubblicano. Il tedesco-americano August Becker (1814-1871).”,”August Becker fu una figura di spicco del Vormärz, il vasto movimento di pensiero che preparò la rivoluzione del 1848 in Germania. Intrattenne relazioni prima in Europa e poi, dal 1853, in America, con i maggiori rapproesentanti della sinistra. Collaborò a testate come la ‘Gazzetta renana’ di Karl Marx, la ‘Gazzetta della sera di Mannheim’, e l’ ‘Avanti!’ parigino, che ebbe H. Heine quale principale autore. Le sue amicizie andarono da W. Weitleing e M. Bakunin, da K. Gutzkow sino alla fitta compagnia degli ‘Achtundvierzieger’, i ‘quarantottardi’ emigrati politici negli USA. Qui, divenne in seguito brillante letterato e opionista del mondo tedesco-americano vicino ad Abramo Lincoln. “”Il socialismo americano e, in esso, specie quello tedesco, fu inoltre molto aperto nei confronti dei neri, e, come già si è visto con la rivista di Weitling e grazie proprio a Becker, ma anche attraverso Hermann Kriege e il suo “”Tribuno del popolo””, si pronunciò ripetutamente contro la schiavitù, sia nei movimenti comunitari sia nei dibattiti culturali e pubblicistici. Particolarmente vivace fu poi la polemica antischiavista di Marx nelle sue corrispondenze, grazie soprattutto agli amici Weydemeyer e Sorge e ai circoli comunisti che, a fianco degli originari oweniani e fourieristi, invitavano alla lotta contro i pregiudizi e le discriminazioni di razza, di sesso, di religione””. [Gian Mario Bravo, Democrazia, socialismo e partito repubblicano. Il tedesco-americano August Becker (1814-1871)] (pag 377) “”La polemica a distanza fra Marx, Engels e i ‘Marxianer’ da un lato e Weitling e i ‘ ‘Weitlingianer’ dall’altro infuriò negli anni di apparizione della Repubblica dei lavoratori”” (1), anzi, ebbe nella rivista il centro focale e ne seguì la parabola. Avviata con circospezione, fu vivace nel 1852-53 e all’inizio dell’anno seguente, per poi estinguersi con la caduta d’interesse della rivista. Tuttavia, i contendenti non espressero giudizi nuovi, bensì ribadirono e meglio comprovarono o anche utilizzarono tatticamente idee manifestate prima del 1848, in particolare nel 1846-47. Inoltre, Weitling, di passaggio per Londra nell’autunno 1849 e in viaggio per l’America, ebbe occasione di incontrare “”amichevolmente”” Marx – che da poco vi si era rifugiato -, ma nessuno dei due cambiò opinione. Marx ed Engels (il secondo fu ignorato da Weitling) vissero, fra il 1850 e il 1853, anni tormentati, per cause materiali e familiari (il primo) e per le polemiche interne di partito (entrambi). Weitling e la sua rivista, d’altra parte, ripetutamente suffragarono le posizioni di quei gruppi intellettuali, definiti da Marx “”piccolo-borghesi””, con idee confuse, illusi di poter “”ripetere”” la rivoluzione del 1848 in virtù di semplici atti di volontà, anche quando – a partire dalla seconda metà del 1850 – la crisi economica, con le sue implicazioni sociali e politiche, era ormai alle spalle. Si inserì in questo quadro la spaccatura a Londra nel seno della Lega dei comunisti, con la scissione (nella seduta del comitato centrale del 15 settembre) del nucleo facente capo ad August Willich e a Karl Schapper, e l’abbandono di Marx, di Engels e di George Julian Harney (1817-1897) dell’Associazione mondiale dei comunisti rivoluzionari, costituita nel corso del precedente aprile per collegare la base della Lega con i rappresentanti dei blanquisti francesi e con l’ala sinistra del cartismo inglese. Marx manifestò il suo dissenso con Weitling in un contesto preciso. Da un lato, egli conservò immutata l’ammirazione per le capacità dell'””operaio”” rivoluzionario, in contrasto con i velleitarismi “”piccolo-borghesi”” con cui aveva avuto a che fare. D’altro lato, confermò la sua confutazione del 1846 della teoria weitlinghiana a causa del rigido impianto ideologico di essa. Presentando sulla “”Nuova gazzetta renana. Rivista politico-teorica”” nell’autunno 1850 le considerazioni di Georg (J. George) Eccarius (1818-1889) sulle agitazioni e le lotte sociali dei sarti londinesi, contrapponeva la concezione “”materialistica”” di questi all'””idealismo”” weitlinghiano e prendeva atto dell’evoluzione dell’industria e quindi della presenza di un nuovo proletatariato industriale, ben diverso rispetto all’artigianato, ora non più “”avanguardia”” nelle lotte sociali. Ritenendo sorpassato l’insegnamento weitlinghiano, Marx specificava (114): «Il lettore noterà che, al posto della critica sentimentale, morale e psicologica, quale viene proposta da Weitling e da altri operai-scrittori contro le condizioni presenti, qui si contrappone alla società borghese e al suo movimento una visione pienamente materialistica e più libera, non condizionata dai capricci del sentimento». Con la sua affermazione, Marx dissociava Weitling da quei “”capi”” dell’emigrazione tedesca in America, di cui insieme a Engels avrebbe parlato dopo non molto tempo nel testo, rimasto inedito, sui ‘Grandi uomini dell’esilio’. In esso confutarono i “”grandi”” personaggi, i quali, con Gottfried Kinkel in testa (seguito da Ruge, da Heinzen, da Harro Harring e da altri ancora, e soprattutto dal notabile di maggior rilievo, anche per il suo riuscito inserimento nella politica americana, Struve (115), continuavano a giocare alla rivoluzione e avevano dato vita, come ultimo atto, all'””agitazione americana”” per il “”prestito rivoluzionario”” (116). Lo stesso Weitling aveva dedicato qualche attenzione alla faccenda del “”prestito””, ingannato dall’aspettativa della rivoluzione sempre incombente (purché la si volesse) e non consapevole – osservava Marx – che i denari raccolti sarebbero probabilmente serviti a finanziare giornali di suoi oppositori, ad esempio Heinzen (117). Weitling – non tanto di persona quanto attraverso i propri collaboratori – dimostrò inizialmente qualche incertezza sulla “”questione Marx””, anzi, in alcune occasioni la rivista parve sfuggirgli di mano. Così avvenne in una sorta di apprezzamento per Marx, inconsueto nella sua pubblicistica, ripreso in una corrispondenza anonima da Berna del 1° settembre 1850, dove, accanto a esatte informazioni sulle divisioni nella Lega dei comunisti (accompagnate da valutazioni erronee sui gruppi interni antagonisti), veniva segnalato: «A Londra ora fra i democratici tedeschi la miseria dev’essere grande, eppure, secondo i giornali, essi si sono scissi in quattro correnti, aventi come capifila Marx, Struve, Weitling e Heinzen. Marx è in ogni caso uno fra i tedeschi più intelligenti, come viene ora dimostrato dal suo nuovo mensile» (118)”” (pag 349-351) [(1) Weitling, non appena sbarcato a New York, in breve tempo riuscì a dare alle stampe la nuova rivista mensile “”Die Republik der Arbeiter””, il cui primo numero apparve nel gennaio 1850. Pur agendo in una situazione di costi crescenti, raccolse i dollari necessari per l’iniziativa e affrontò l’impresa difficile di dare alle stampe un giornale in lingua tedesca nella metropoli. Pubblicato il foglio, di persona lo vendette di casa in casa, a ‘un’ centesimo alla copia, riuscendo a ottenere nel giro di pochi giorni ben 400 sottoscrizioni di abbonamenti. Durante i primi mesi la rivista ebbe una tiratura di circa 1.000 copie per numero, poi salite a 2.000 e in seguito, a fine anno, a 4.000, con una quota rilevante di esemplari inviati negli Stati più lontani della Confederazione e in Europa. I giornali e periodici tedesco-americani accolsero con favore il nuovo periodico “”operaio”” e ne apprezzarono il taglio; esso, anzi, venne subito battezzato – con una denominazione accolta in Inghilterra da Marx e da Engels – ‘Arbeiterzeitung’ (gazzetta operaia) (v. pag 323); (114) K. Marx, [‘Redaktionelle Anmerkung zu dem Artikel “”Die Schneiderei in London oder der Kampf des grossen un des kleinen Kapitals”” von J.G. Eccarius], in ‘Neue Rheinische Zeitung. Politisch-ökonomische Revue””, 1850, 5-6, ora in K. Marx, F. Engels, ‘Werke’, vol VII, Dietz, Berlin, 1960, p. 416; (115) Cfr. G. von Struve, ‘Diesseits und Jenseits des Ozeans’, 4 voll., Streit Verlag, Coburg, 1863-64; (116) K. Marx F. Engels, ‘Die grossen Männer des Exils’, ora in Idd., Werke, vol. VIII, Dietz, Berlin, 1960, pp. 235 ss.; (117) Marx ad Adolph Cluss, a Washington, 30 luglio 1852, in K. Marx F. Engels, Opere, vol. XXXIX, Editori Riuniti, Roma, 1972, pp. 571-2; (118) La lettera era pubblicata unitamente ad altre, sotto il titolo generale ‘Korrespondenzen’, in ‘Die Republik der Arbeiter’, Oktober 1850, p. 151. Il “”mensile”” di cui si parlava era la “”Neue Rheinischen Zeitung. Politish-ökonomische Revue””]”,”BIOx-029-FMB”
“BRAVO Gian Mario SCIOLLA Loredana, a cura, saggi di Alfio MASTROPAOLO Carlo MARLETTI Edoardo Greppi Giuseppe PORRO Gian Mario BRAVO Silvano BELLIGNI Gian Luigi VACCARINO R. MARCHIONATTI Cristiano ANTONELLI Giovanni BACLET Silvia ROTA-GHIBAUDI Francesco TRANIELLO Giuseppe RUTTO I.F. TRANIELLO Maurizio VAUDAGNA Mario MONTINARO Filippo BARBANO Giovanna ZINCONE Luigi BONANATE Marco BUTTINO Massimo NEGARVILLE Andrea COMBA Gian Mario BRAVONorberto BOBBIO Paolo GOBETTI Luigi GRAZIANO Ruggero COMINOTTI Tullio GREGORY Diego NOVELLI Maurilio GUASCO Gian Carlo JOCTERAU Bruno QUARANTA Maria Teresa PICHETTO Luigi BIGGERI”,”Una eredità intellettuale. Maestri e allievi della Facoltà di Scienze Politiche di Torino.”,”Tra i vari saggi: – G.L. Vaccarino e R. Marchionatti, ‘Claudio Napoleoni (1924-1988)’ (pag 77) – G.L. Vaccarino, ‘Napoleoni e il dramma della crisit teorica del marxismo ‘ (pag 77-96) “”La linea della “”Trimestrale”” (1) sul marxismo, insomma – come ricorda Napoleoni stesso in un articolo autocrito del 1972 in cui si trovano svolte tutte queste considerazioni (‘Quale funzione ha avuto la “”Rivista trimestrale””?, in “”Rinascita, n. 39, 6 ottobre 1972) -, era il frutto della fusione di due indirizzi critici del marxismo: quello filosofico della “”sinistra cristiana”” di Felice Balbo, e quello ricavabile da economisti come Bohm-Bawerk, Myrdal e Joan Robinson, i quali con motivazioni diverse, anche contrastanti, avevano tutti respinto la teoria del valore-lavoro di Marx, giudicandola sostanzialmente indistinguibile da quella di Ricardo e ormai da tempo condannata. La fusione (o la contaminazione) tra quei due indirizzi aveva dunque dato luogo, secondo Napoleoni, alla difficoltà di cui s’è detto, e ciò fondalmentamente per una ragione: perché il lavoro nella società capitalistica era stato assunto come lavoro “”naturale””, e ciò anche a causa di un’interpretazione poco approfondita del concetto di lavoro in Marx. Questo modo di concepire il lavoro era stato messo in crisi, in quegli stessi anni (la fine degli anni ’60) dagli studi su Marx del filosofo Lucio Colletti, che aveva sviluppato una nuova e illuminante interpretazione della categoria marxiana del lavoro astratto (o alienato) come astrazione reale, un modo di interpretare il concetto marxiano di lavoro che era totalmente estraneo alla “”lezione”” che la “”Trimestrale”” aveva cercato di ricavare da Marx. L’incontro di Napoleoni con Colletti, in questo senso, era dunque obbligato, anche se va notato che si realizzava in un modo assai singolare. (…)(“” (pag 82) [(1) “”Rivista trimestrale, di cui era stato condirettore Claudio Napoleoni insieme a Franco Rodano, da pimo numero, uscito nel 1962, fino alal fine degli anni ’60 (v. p. 80)]”,”STOx-043-FMB”
“BRAVO Gian Mario MALANDRINO Corrado”,”Il pensiero politico del Novecento.”,”Saggi di Norberto BOBBIO, Luigi MARINO, Maurilio GUASCO, Franco LIVORSI, Marco REVELLI, Lionello SOZZI (Rousseau), Michelangelo BOVERO (Hegel), Maria Teresa PICHETTO (Mill), ROTA-GHIBAUDI (Russell) (1° Volume) Saggi di Maria Luisa PESANTE, Gian Mario BRAVO e Corrado MALANDRINO, Mirella LARIZZA-LOLLI, Dora MARUCCO, ROTA- GHIBAUDI, BRAVO (Karl Marx e Friedrich Engels), Renato MONTELEONE (Lenin), Franco SBARBERI (Gramsci) (2° volume) Saggi di Claudio POGLIANO, Marina BONIFETTO, Mario RICCIARDI, Silvia ROTA-GHIBAUDI, Carlo MARLETTI, Aurelia CAMPARINI, Lucio LEVI, Luigi BONANATE, Manuela VALENTI (Darwin), Pier Paolo PORTINARO (Darwin), Silvio STELLA e Claudio CASSARDO (Freud), Icilio VECCHIOTTI (Gandhi), Mario RASETTI (Einstein) (3° volume) “”Pareto non appartiene ad alcun movimento politico, anche se in forza della critica radicale di taglio liberalconservatore mossa al parlamentarismo democratico e al socialismo, specie negli anni della prima guerra mondiale e nella crisi del dopoguerra, finisce per esprimere giudizi positivi nei confronti delle riforme promesse dal primo fascismo, dal quale è nominato senatore. Sulla scorta di una concezione pessimistica della storia – considerata priva di logica razionale (ma dipanantesi in un gioco dialettico tra residui istintuali e derivazioni pseudorazionali) e vista come scena di un’ eterna e ciclica lotta di potere con personaggi diversi -, Pareto afferma l’ esistenza costante di classi di individui occupanti le posizioni di vertice nelle diverse branche d’ attività, le élites appunto. Esse sono i soggetti principali delle battaglie politiche in tutti i sistemi storicamente osservabili, da quelli assolutisti ai liberali, dai democratici ai socialisti. L’ élite è un’ aristocrazia di fatto (…)””. (pag 241-242)”,”TEOP-071-FMB”
“BRAVO Gian Mario, a cura, saggi di Gabriella SILVESTRINI Stefano DE-LUCA Annamaria LOCHE Mario TESINI Manuela CERETTA Giuseppe SCIARA Andrea LANZA Annalisa CERON Marco MENIN Roberto GATTI Pier Paolo PORTINARO Alberto BURGIO”,”I dilemmi della democrazia. Rousseau tra Tocqueville e Marx.”,”Tra i vari saggi: – Roberto Gatti, ‘Natura, tecnica, politica. Rousseau e Marx – Pier Paolo Portinaro, Rousseau oltre Marx. Alcuni itinerari interpretativi – Alberto Burgio, La modernità come ambivalenza. Note sul rapporto Marx-Rousseau Marx e la natura come storia. “”Il materialismo storico di Marx e di Engels, se per un verso si differenzia da quello illuministico, per l’altro – muovendo da un’interpretazione del materialismo non più su base naturalistica ma storico-sociale – porta alle estreme conseguenze l’idea dell’uomo come «esistenza storica» (17). L’uomo costituisce cioè un essere la cui natura ‘è’ la storia, che qui intendo come l’insieme di quelle circostanze, di quei contesti, di quei condizionamenti in cui egli si trova a vivere, e anche di quei prodotti che crea con le sue attività (prodotti tra i quali, alla fine, arriva a essere compreso l’uomo stesso). Troviamo chiaramente affermato, nell”Ideologia tedesca’, che l’essere umano, con tutte le sue facoltà – la coscienza, il linguaggio, il pensiero – è un «prodotto sociale»: «come gli individui esternano la loro vita, così essi sono. Ciò che essi sono coincide dunque immediatamente con la loro produzione, tanto con ciò che producono quanto col modo ‘come’ producono. Ciò che gli individui sono dipende dunque dalle condizioni materiali della loro produzione» (18). Antonio Gramsci non farà altro che riprendere fedelmente questa interpretazione, quando scriverà che «la innovazione fondamentale introdotta dalla filosofia della prassi nella scienza della politica e della storia è la dimostrazione che non esiste una «natura umana» fissa e immutabile (concetto che deriva certo dal pensiero religioso e dalla trascendenza) ma che la natura umana è l’insieme dei rapporti sociali storicamente determinati, cioè un fatto storico» (19). L’idea secondo cui la natura dell’uomo non è un insieme di proprietà date a priori, ma un «prodotto sociale», un «fatto storico», consente di ipotizzare una situazione nella quale il superamento di strutture basate sulla proprietà privata, sullo sfruttamento, sulla lotta di classe, creerà «uomini del tutto nuovi» (20). Nella società del futuro, infatti, non incideranno più quelle contraddizioni, quei limiti, quelle distorsioni che sono stati per secoli effetto di rapporti produttivi tali da generare, nelle società di classe, i conflitti e l’ingiustizia. Come Marx aveva affermato nei ‘Manoscritti economico-filosofici del 1844’, solo questa capacità di «crearsi da sé» può restituire l’essere umano alla sua indipendenza, che è tale proprio nella misura in cui egli, congedandosi per sempre dai miti della religione cristiana, non si consideri più creato da un altro (quindi, per Marx, «dipendente»), ma in grado di consistere in se stesso e per se stesso (21). L’idea di «creazione» e quella di «natura umana» sono, per Marx, strettamente unite e vanno, quindi, nella loro connessione, criticate, demistificate e superate; infatti, «per l’uomo socialista, ‘tutta la cosidetta storia universale’ non è che la ‘generazione dell’uomo dal lavoro umano’» (22). E allora l’onnilateralità dell’essere umano, non più alienata nella figura del divino, potrà finalmente realizzarsi nel mondo: «Nella società comunista, in cui ciascuno non ha una sfera di attività esclusiva ma può perfezionarsi in qualsiasi ramo a piacere, la società regola la produzione generale e appunto in tal modo mi rende possibile di fare oggi questa cosa, domani quell’altra, la mattina andare a caccia, il pomeriggio pescare, la sera allevare bestiame, dopo pranzo criticare, così come mi vien voglia; senza diventare né cacciatore, né pescatore, né pastore, né critico» (23)”” (pag 112-113) [Roberto Gatti, ‘Natura, tecnica, politica. Rousseau e Marx’ (in) Gian Mario Bravo, a cura, ‘I dilemmi della democrazia. Rousseau tra Tocqueville e Marx’, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, 2013] [(17) Cfr. K. Löwith, ‘Uomo e storia’, in ‘Critica dell’esistenza storica’, trad. it, in A. Künkler Giavotto, Napoli, Morano, 1967, pp. 212 sgg; (18) K. Marx – F. Engels, ‘L’ideologia tedesca’, trad. it., di F. Codino, introduzione di C. Luporini, Roma, Editori Riuniti, 2000, p. 9; (19) A. Gramsci, ‘Quaderni del carcere’, a cura di V. Gerratana, Torino, Einaudi, 1975, v. III, p. 1599; (20) Engels, ‘Principi del comunismo’, trad. it., in Marx-Engels, ‘Opere complete’, Roma, Editori Riuniti, 1973, vol. VI, p. 373; (21) «Un ente si stima indipendente solo appena sta sui suoi piedi, e sta sui suoi piedi appena deve la propria ‘esistenza’ a se stesso. Un uomo che vive per grazia di un altro quando non gli sono debitore del mantenimento della mia vita, bensì anche quando è esso che ha ‘creato’ la mia vita, quando è la ‘fonte’ della mia vita; e la mia vita ha necessariamente un tale fondamento fuori di sé quando essa non è la mia propria creazione. La ‘creazione’ è quindi una rappresentazione molto difficile da scacciare dalla coscienza popolare. La sussistenza per opera propria della natura e dell’uomo le è ‘inconcepibile’, perché contraddice a tutte le ‘evidenze’ della vita pratica» (Marx, ‘Manoscritti economico-filosofici del 1844’, in ‘Opere filosofiche giovanili’, trad. it., a cura di G. Della Volpe, Roma, Editori Riuniti, 1977, p. 234; (22) Ivi, p. 235. Il secondo corsivo è mio; (23) Marx-Engels, ‘L’ideologia tedesca’, p. 24 (cap. I)]”,”TEOC-821″
“BRAVO Gian Mario”,”Il socialismo. Da Moses Hess alla Prima Internazionale nella recente storiografia.”,”Seconda copia intonsa.”,”ANAx-482″
“BRAVO Gian Mario”,”L’anarchismo. Estratto dalla ‘Storia delle idee politiche, economiche e sociali’, diretta da Luigi Firpo.”,”””Max Stirner, pseudonimo di Johann Kaspar Schmidt (1806-1856), fu un insegnante di scuole private, ed ebbe una vita infelice: nella sua unica opera di ampio respiro, ‘Der Einzige und sein Eigentum’ (L’unico e la sua proprietà), apparsa nel 1844-1845, alla quale fanno da contorno alcuni pochi scritti e traduzioni, egli espresse sia la delusione e il disinganno verso l’umanità e la collettività, che erano state tanto avare con lui, sia l’odio nei confronti della società borghese, alla quale era imputabile la corruzione dell’uomo. Il suo giudizio demolitore partiva dal dibattito della sinistra hegeliana, specie da Feuerbach nella critica alla religione, e giungeva a due conseguenze estreme, la negazione di Dio e dello Stato, e per contro all’esaltazione dell’Io individuale. Fin dal 1842 Friedrich Engels aveva scoperto in una sua operetta satirica l’elemento anarchico presente in Stirner: «Vedete Stirner, che accortamente, respinge ogni ostacolo. Per il momento beve ancora birra, ma berrà presto sangue come se fosse acqua. Mentre gli altri urlano ‘A bas les rois’, egli aggiunge ‘A bas aussi les lois’» (12). Stirner passò all’anarchismo – che viene qualificato «individualistico» – con l”Unico’, rovesciando l’hegelismo della sua formazione originaria”” (pag 267-268) [Gian Mario Bravo, ‘L’anarchismo. Estratto dalla ‘Storia delle idee politiche, economiche e sociali’, diretta da Luigi Firpo’, Utet, Torino, 1972] [(12) F. Engels, ‘The Triumph des Glaubens’ (1842), in K. Marx, F. Engels, Historisch-kritische Gesamtausgabe’, Berlin, 1929, vol. 1-2, pp. 267 segg]”,”ANAx-483″
“BRAVO Gian Mario, SBARBERI Franco MONTELEONE Renato FAVILLI Paolo MACCHIORO Aurelio RIOSA Alceo VOLEK Jindrich, a cura di Gerhard KUCK”,”Karl Marx, Friedrich Engels und Italien. Teil 2. Die Entwicklung des Marxismus in Italien: Wege, Verbreitung, Besonderheiten. A cura di Gian Mario Bravo, Franco Sbarberi, Renato Monteleone, Paolo Favilli, Aurelio Macchioro, Alceo Riosa, Jindrich Volek.”,”Lo sviluppo del marxismo in Italia: percorsi, diffusione, peculiarità.”,”MADS-009-FMB”
“BRAVO Gian Mario”,”Bibliografia delle traduzioni italiane degli scritti di Marx e di Engels.”,”782 + 31 opere tradotte = 813 in totale”,”MADS-010-FMB”
“BRAWLEY Benjamin”,”A Social History of the American Negro.”,”In memoria di Norwood Penrose Hallowell”,”USAS-164″
“BRAY John Francis”,”Die Leiden der Arbeiterklasse und ihr Heilmittel.”,”BRAY ‘s, prominent socialist works: John Francis Bray, A Voyage from Utopia, ‘Labour’s wrongs and labour’s remedy’. Notizie biografiche: By the start of the Victorian period the school of British economists acknowledging Adam Smith as its master was in the ascendancy. ‘Political Economy’, a catch-all title which ignored the diversity of viewpoints to be found amongst the discipline’s leading proponents, became associated in the popular mind with moral and political forces held to be uniquely conducive to the progress of an increasingly industrialised and competitive society. ‘Political Economy’ served in turn as the focus for critics of equally diverse moral and political persuasions, who sought to challenge the materialism of contemporary society and offer their own assessments of the profound social changes of the time. In the introductory essay to the collection of readings from such ‘critics of capitalism’, the editors review the principles of the early economists, the way in which these principles were appropriated and applied by their Victorian successors and the contrasting modes which critics of popular economic ideas assumed. Subsequent extracts from the writings of the Owenite Socialist John Bray, Carlyle, Marx and Engels, J. S. Mill, Ruskin, Arnold, T. H. Green, William Morris and G. B. Shaw, demonstrate both the breadth of the possible grounds for ideological opposition to the prevailing philosophy and the shifting nature of the debate as ‘Political Economy’ itself was revealed as incapable of explaining or responding to the changing conditions of the 1870s. Headnotes to the extracts describe the genesis of individual debate and discuss distinctive stylistic features. Annotation in the form of footnotes and endnotes has been designed to gloss obscure allusions and arguments. In making more accessible the socio-economic writings of those authors now better known for their imaginative work, this volume will enable readers to reach a more profound appreciation of the central role such work played in developing the moral vision embodied in their more lastingly popular books and essays.”,”MUKx-094″
“BRAZÄO Eduardo, a cura”,”L’unificazione italiana vista dai diplomatici portoghesi (1848-1870). Volume I. II Serie: Fonti. Vol. XLIV.”,”Eduardo BRAZÄO ambasciatore del Portogallo in Italia, Accademico effettivo della ‘Academia Portuguesa de Historia’, della ‘Real Academia de Historia de Madrid’. Testo in lingua portoghese”,”RISG-041-FSL”
“BRAZÄO Eduardo, a cura”,”L’unificazione italiana vista dai diplomatici portoghesi (1862-1870). Volume II. II Serie: Fonti. Vol. XLV.”,”Eduardo BRAZÄO ambasciatore del Portogallo in Italia, Accademico effettivo della ‘Academia Portuguesa de Historia’, della ‘Real Academia de Historia de Madrid’. Testo in lingua portoghese”,”RISG-042-FSL”
“BRECCIA A. Ev.”,”Gli insegnanti bocciati. Considerazioni e proposte sul problema della scuola.”,”””Forse è vero quanto ha scritto Vivien Leigh a proposito dello storico teatro St. James di Londra, minacciato di distruzione: “”Bisogna suscitare clamore per salvare il salvabile””. Se così è, benvenuto l’inatteso clamore provocato da “”Gli insegnanti bocciati”” clamore che non accenna a quietarsi”” (dalla prefazione)”,”GIOx-115″
“BRECCIA Gastone FREDIANI Andrea”,”Le guerre della Russia. Dodici battaglie: da Ivan il Terribile al conflitto napoleonico, dalla Seconda guerra mondiale all’invasione dell’Ucraina.”,”Andrea Frediani è nato a Roma nel 1963; consulente scientifco della rivista ‘Focus Wars’, ha collaborato con numerose riviste specializzate. Con la Newton Compton ha pubblicato diversi saggi sulle battaglie e i condottieri della Roma antica, sulla battaglie di Napoleone ecc. Gastone Breccia è nato a Livorno nel 1962, dal 2000 insegna Storia bizantina e Storia militare antica presso l’Università di Pavia. Ha curato un volume miscellaneo sull’arte della guerra. Con la Newton Compton ha pubblicato tra l’altro ‘Epidemie e guerre che hanno cambiato il corso della storia’, scritto insieme ad Andrea Frediani, e ‘Le grandi vittorie dell’esercito italiano’ scritto con Gianluca Bonci. “”L’8 agosto 1945 tre Gruppi di armate sovietici invasero la Manciuria occupata dai giapponesi: si misero in movimento un minuto dopo la mezzanotte, un milione e mezzo di uomini appoggiati da più di 5.000 mezzi corazzati e 3.900 aerei da combattimento agli ordini del Comando supremo dell’Estremo Oriente del maresciallo Aleksandr Vasilevskij (1). I nipponici – che si erano ben guardati, fino ad allora, dell’aprile le ostilità con l’Unione Sovietica – avevano schierato nella regione la sola armata del Kwantung, forte di 750.000 uomini, i cui reparti avrebbero dovuto difendere un fronte ampio oltre 2.000 chilometri, ma che non avevano, a quel punto del conflitto, alcuna vera ragione per farlo. La guerra in Europa era finita da tre mesi ed era già stata sganciata la prima bomba atomica su Hiroshima: il Giappone era in ginocchio e i sovietici avanzarono quasi senza incontrare resistenza, ostacolati soprattutto dal problema logistico di riuscire a rifornire di carburante le forze corazzate e motorizzate in movimento. Il 29 agosto 1945 unità della 9ª corazzata sovietica entrarono a Port Arthur, al termine di un’avanzata di 1.120 chilometri, quarant’anni dopo la fine della guerra russo-giapponese. Nel frattempo, elementi della 25ª armata sovietica avevano attraversato lo Yalu ed erano entrate in Corea, dove avevano preso contatto con elementi della guerriglia locale. Il 18 agosto – tre giorni dopo il comunicato radio dell’imperatore Hirohito che dichiarava di accettare la resa incondizionata chiesta dagli Alleati – altre truppe della 25ª armata sbarcarono sulla costa coreana, avanzando subito verso Pyongyang, senza incontrare resistenza. La campagna sovietica in Estremo Oriente, durata meno di tre settimane, non fu soltanto l’atto conclusivo della guerra mondiale, ma rappresentò anche la prima, abile mossa di Stalin nel lungo conflitto tra le due maggiori potenze vincitrici che sarebbe passato alla storia come ‘the Cold War’, “”la Guerra Fredda””. L’Urss – vera erede dell’impero zarista – tornava ad affacciarsi sul Mar della Cina, approfittando del fatto che la questione dell’assetto politico postbellico della Corea era rimasta a margine dei colloqui interalleati di Potsdam del luglio 1945. Quando le avanguardie dell’Armata Rossa superarono il fiume Yalu, gli americani si resero conto del pericolo di un’incontrastata espansione sovietica nella regione, e si affrettarono a proporre un accordo per dividere la penisola in due zone d’influenza”” (pag 329-330) [(1) Durante la conferenza di Yalta (4-11 febbraio 1945), Stalin si era impegnato ad aprire le ostilità con l’impero nipponico entre tre mesi dalla resa della Germania, poi firmato il 9 maggio 1945. L’8 agosto era quindi l’ultimo giorno utile per mantenere fede agli accordi stretti con Roosevelt e Churchill]”,”RUST-175″
“BRECCIA Gastone, contributo di Andrea SANTANGELO”,”Normandia.”,”Contributo di Andrea Santangelo: ‘Le armi’ Von Rundstedt. “”Il 1° luglio, resosi conto che gli Alleati avevano definitivamente consolidato le proprie posizioni in Normandia, von Rundstedt fece sapere al Comando supremo delle forze armate che considerava la guerra ormai perduta. Hitler gli tolse immediatamente il comando e lo sostituì con il feldmaresciallo Günther von Kluge, evitandogli così il compito ingrato di gestire la sconfitta e la successiva ritirata verso i confini del Reich. Ma von Kluge, coinvolto nel complotto del 20 luglio 1944 per uccidere il Führer, si suicidò il 19 agosto, e Hitle decise di richiamare von Rundstedt il 4 settembre 1944. L’anziano feldmaresciallo, di nuovo OB-West, si trovò così obbligato a coordinare l’offensiva delle Ardenne, fortemente voluta da Hitler, senza condividere gli obiettivi troppo ambiziosi, e a organizzare la successiva disperata difesa del Reno. L’11 marzo 1945 von Rundstedt si ritirò definitivamente a vita privata: venne catturato in maggio dagli americani, che lo rilasciarono soltanto nel 1949″” (pag 49) Gastone Breccia insegna Civiltà bizantina, Letteratura bizantina e Storia militare antica all’Università di Pavia. Ha pubblicato numerose monografia di storia militare. Ha condotto ricerche sul campo in Afghanistan (2011) e in Kurdistan (Iraq e Siria nel 2015) da cui è nato tra gli altri il saggio ‘Diario dal fronte curdo’ (Il Mulino; 2016).”,”QMIS-340″
“BRECCIA Gastone, a cura di”,”L’arte della guerra. Da Sun Tzu a Clausewitz.”,”Ogni testo in Antologia è preceduto da una breve introduzione e da indicazioni bibliografiche essenziali. «La guerra è sempre stata un’equazione con troppe incognite, un duello incessante non solo con il nemico ma con un insieme di elementi che sembra sfuggire ogni controllo. Per questo fin dall’antichità gli strateghi e i teorici di cose militari hanno cercato di limitare e controllare il potere del caso nelle vicende belliche. In sostanza hanno cercato di individuare il rapporto più efficace tra pensiero, azione e risultato. (…) In Europa prevale il tentativo di dare ordine razionale alla materia sfuggente e di imporre la volontà umana alle condizioni oggettive. Viceversa, in Oriente l’idea fondamentale è quella di assecondare il corso delle cose, adattarsi in modo duttile alla realtà: la rigidità e la prevedibilità sono, in quest’ottica, le peggiori caratteristiche di un comandante e del suo esercito.» (dal risvolto di copertina)”,”QMIx-239-FSL”
“BRECHER Jeremy”,”Sciopero! Storia delle rivolte di massa nell’ America dell’ ultimo secolo.”,”Jeremy BRECHER è uno storico, ricercatore sociale, sceneggiatore e documentarista. Traduzione di Bruno ARMELLIN e Bruno CARTOSIO tranne per la nuova Introduzione, per il nuovo capitolo 9 e per gli aggiornamenti apportati dall’ Autore, di Paola TUBARO.”,”MUSx-077″
“BRECHER Michael”,”Vita di Nehru.”,”BRECHER Michael è professore di scienze politiche alla McGill University di Montreal. Grazie ad una borsa di studio ha soggiornato a più riprese in Inghilterra negli anni 1950 e ha intervistato NEHRU e altri rappresentanti del Congresso oltre alla consultazione di lettere inedite e rapporti confidenziali.”,”INDx-030″
“BRECHER Jeremy COSTELLO Tim, a cura di Luigi PICCIONI”,”Contro il capitale globale. Strategie di resistenza.”,”Jeremy BRECHER (1947) storico e saggista americano, ha pubblicato divesi libri sulla storia del movimento operaio americano e sulla globalizzazione. Tim COSTELLO (1946) è stato militante sindacale dei comionisti americani per oltre vent’anni e animatore di numerose iniziative politiche di base. Insieme hanno pubblicato pure ‘Common Sense for Hard Times’ e altro. “”Scioperi locali e scioperi generali sono stati una forma molto comune di protesta nel Terzo mondo. Nel 1992 circa quindici milioni di lavoratori indiani hanno partecipato a uno sciopero nazionale di un giorno del settore industriale per protestare contro la Nep, la nuova politica economica del governo. I sindacati ritenevano che la Nep fosse stata introdotta a seguito della pressione del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale, come condizione per ulteriori prestiti e chiedevano un blocco della privatizzazione delle imprese pubbliche; un freno alla chiusura degli impianti e alla riduzione dei posti di lavoro; una riduzione dei prezzi dei beni essenziali; una restrizione all’ ingresso nel paese della grandi imprese straniere; la conservazione delle banche statali; la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese a ogni livello e la tutela del diritto di sciopero.”” (pag 110)”,”CONx-115″
“BRECHER Michael”,”Vita di Nehru.”,”Spartizione e sterminio. “”Mentre il resto del paese celebrava la raggiunta indipendenza, nel Punjab aveva inizio un periodo di orrori sfrenati. In villaggi remoti i membri della minoranza venivano trucidati senza pietà, per nessun altro motivo che la loro nascita causale. Ogni atrocità dava luogo a reazioni equivalenti e, entro pochi giorni, la “”Terra dei cinque fiumi”” fu in preda alla furia più bestiale. E’ impossibile sceverare le varie responsabilità della catastrofe del Punjab, né è facile chiarire chi abbia messo in moto le reazioni a catena. Tutte le comunità condividono la colpa di un così truce episodio della storia indiana. Tutte hanno contribuito a queta calamità, anche se molti musulmani, sikh e indù hanno rischiato individualmente la vita per salvare degli amici appartenenti al gruppo in minoranza. Le vociferazioni, la paura, la brama di vendetta alimentarono la furia fanatica. I membri delle comunità di minoranza fuggirono dai villaggi isolati verso i centri maggiori, nella speranza che il numero avrebbe dato loro un minimo di sicurezza. Alcuni furono uccisi strada facendo. Spesso codeste mandrie di uomini, donne e bambini furono assalite dall’ esercito “”nemico”” subendo “”gravi perdite””. Non si dava quartiere: torture, mutilazioni, aggressioni, conversioni forzate. Si trattava ormai di una vera e propria guerra di sterminio. I più fortunati riuscivano a raggiungere una stazione ferroviaria e a salire in treno per fuggire verso la salvezza. Molti non giungevano a destinazione. Tutto era campo di battaglia: villaggi, città, strade, templi e moschee. I treni che viaggiavano da Lahore ad Amritsar e viceversa erano considerati buona preda, e testimoni oculari hanno riferito episodi in cui fino a 2000 passeggeri vennero uccisi in un solo convoglio tra queste due città. (…)””. (pag 456=)”,”INDx-062″
“BRECHER Michael”,”Vita di Nehru.”,”Spartizione e sterminio. “”Mentre il resto del paese celebrava la raggiunta indipendenza, nel Punjab aveva inizio un periodo di orrori sfrenati. In villaggi remoti i membri della minoranza venivano trucidati senza pietà, per nessun altro motivo che la loro nascita causale. Ogni atrocità dava luogo a reazioni equivalenti e, entro pochi giorni, la “”Terra dei cinque fiumi”” fu in preda alla furia più bestiale. E’ impossibile sceverare le varie responsabilità della catastrofe del Punjab, né è facile chiarire chi abbia messo in moto le reazioni a catena. Tutte le comunità condividono la colpa di un così truce episodio della storia indiana. Tutte hanno contribuito a queta calamità, anche se molti musulmani, sikh e indù hanno rischiato individualmente la vita per salvare degli amici appartenenti al gruppo in minoranza. Le vociferazioni, la paura, la brama di vendetta alimentarono la furia fanatica. I membri delle comunità di minoranza fuggirono dai villaggi isolati verso i centri maggiori, nella speranza che il numero avrebbe dato loro un minimo di sicurezza. Alcuni furono uccisi strada facendo. Spesso codeste mandrie di uomini, donne e bambini furono assalite dall’ esercito “”nemico”” subendo “”gravi perdite””. Non si dava quartiere: torture, mutilazioni, aggressioni, conversioni forzate. Si trattava ormai di una vera e propria guerra di sterminio. I più fortunati riuscivano a raggiungere una stazione ferroviaria e a salire in treno per fuggire verso la salvezza. Molti non giungevano a destinazione. Tutto era campo di battaglia: villaggi, città, strade, templi e moschee. I treni che viaggiavano da Lahore ad Amritsar e viceversa erano considerati buona preda, e testimoni oculari hanno riferito episodi in cui fino a 2000 passeggeri vennero uccisi in un solo convoglio tra queste due città. (…)””. (pag 456=)”,”INDx-007-FV”
“BRECHER Bob”,”Getting what you want? A Critique of Liberal Morality.”,”Bob Brecher insegna filosofia all’Università di Brighton. È direttore di ‘Res Publica’ un periodico di filosofia del diritto e sociale.”,”FILx-022-FRR”
“BRECHER Jeremy”,”Sciopero! Storia delle rivolte di massa nell’America dell’ultimo secolo.”,”Jeremy Brecher è storico, ricercatore sociale, sceneggiatore e documentarista.”,”MUSx-073-FL”
“BRECHT Bertolt”,”I giorni della Comune. (Tit. orig. Die Tage der Commune)”,”Bertolt Brecht nasce ad Augsburg in Germania il 10 febbraio 1898. Nel 1918 vede la luce la composizione del suo primo lavoro teatrale, Baal, nel 1922, con la commedia Tamburi nella notte (Trommeln in der Nacht) liberamente ispirata alla rivoluzione comunista bavarese cui da giovane studente di medicina aveva partecipato, realizza il suo primo, clamoroso, successo. Il suo primo libro di versi (Die Hauspostille) risale al nel 1927. Intellettuale comunista, si trasferisce a Berlino, dove, nel 1928, insieme a Kurt Weil, si impone definitivamente con L’ opera da tre soldi (Die Dreigroschenoper), ironico sbeffeggiamento della società borghese dell’ epoca. Esiliato, nel 1933 Brecht si rifugia in Scandinavia, dove permane sino al 1941 anno in cui si trasferisce negli Stati Uniti. Il periodo che va dal 1941, in cui esce Madre Courage e i suoi figli (Mutter Courage und ihre Kinder), al 1948, quando pubblica Il cerchio di gesso del Caucaso (Der kaukasische Kreidekreis); è sicuramente da considerasi uno dei periodi più fecondi per il drammaturgo tedesco. In “”Terrore e Miseria del III Reich”” Bertolt Brecht ci dà uno spaccato della tragedia, stupidità ed arroganza del regime nazista. Al ritorno in Germania, Brecht ha ormai consolidato la propria visione del mondo, riportando la stessa nelle sue opere. Considera infatti il teatro come teatro militante, capace di rappresentare la necessità dei cambiamenti sociali, e di coinvolgere gli spettatori nel processo disvelamento e mutamento della società, sottraendoli, di conseguenza, alla passivazione dello spettatore in quanto “”pubblico”” (gli attori infatti, nella rappresentazione delle opere di Brecht rompono gli schemi delle rappresentazioni classiche e di conseguenza la dualità di attore (inteso in quanto elemento attivo e facitore di ideologia) e spettatore/pubblico (elemento passivo) scendendo dalla scena e/o rivolgendosi personalmente a questi ultimi; li costringono, nella sostanza, ad un processo di attivazione che li coinvolge in quanto persone socialmente determinate. Nel 1955 a Brecht viene conferito il Premio Lenin. Muore, per un attacco cardiaco, nel 1956. Bibliografia: Affari del signor Giulio Cesare Ascesa e rovina della città di Mahagonny Baal Bargan se ne infischia e altri racconti inediti Dialoghi di profughi Diari (1920-1922). Appunti autobiografici 1920-1954 Diario di lavoro Drammi didattici Eccezione e la regola I giorni della Comune Il cerchio di gesso del Caucaso La resistibile ascesa di Arturo Ui L’anima buona di Sezuan Libro di devozioni domestiche L’opera da tre soldi Madre Courage e i suoi figli Me-ti. Libro delle svolte Poesie Santa Giovanna dei Macelli Scritti sulla letteratura e sull’ arte Scritti teatrali Storie da calendario Svejk nella seconda guerra mondiale Teatro Terrore e miseria del Terzo Reich Teste tonde e teste a punta Turandot ovvero Il Congresso degli Imbiancatori Vita di Edoardo II d’ Inghilterra Vita di Galileo Eugen Bertolt Brecht, detto Aigin dalla madre e da se stesso Bidi o B. B., nasce in una benestante famiglia borghese. Fino alla Prima guerra mondiale la sua vita scorre, all’apparenza, come quella di ogni ragazzo della sua età fra scuola e amici, fra i quali il prediletto è Caspar Neher che diventerà lo scenografo di molti suoi spettacoli. Ma nel suo Diario, già a partire dal 1913 e dunque dai quindici anni, si rivelano i segni di una giovinezza inquieta, il terrore della malattia, l’ossessione della morte. Costretto dalla guerra a interrompere gli studi, presta servizio nella sanità in un ospedale delle retrovie, un’esperienza che farà di lui un fiero pacifista, nemico giurato di ogni mitologia bellica. In questi anni compone la poesia La leggenda del soldato morto . Intanto fra scapigliatura e relazioni amorose (da una giovane parrucchiera Paula Banhofer avrà un figlio mai riconosciuto di nome Frank in onore di Wedekind, ammirato come un maestro), scrive il suo primo dramma che si ispira all’individualismo sfrenatamente anarchico del teatro espressionista Baal in ventidue scene (1917). Si iscrive a Monaco alla facoltà di medicina, ma interrompe presto gli studi per seguire la sua vocazione letteraria; qui conosce e frequenta il comico Karl Valentin nella cui orchestrina suonerà il clarinetto. Sensibile al clima di protesta che in quella città è particolarmente forte e sotto l’impressione della rivolta spartachista (movimento comunista radicale che terminerà con l’uccisione dei suoi capi, Rosa Luxembourg e Karl Liebknecht) scrive fra il 1918 e il 1920 Spartaco , abbozzo di quello che sarà poi Tamburi nella notte , rappresentato con grande successo nel 1922 ai Kammerspiele, da Otto Falkenberg. Si lega d’amicizia con Arnolt Bronnen e con lui si trasferisce a Berlino dove conduce una vita di stenti tanto da essere ricoverato in ospedale per denutrizione. A Berlino, sposa Marianne Zoff. Nel 1922 vince il premio Kleist mentre nel 1923 viene rappresentato, con le scene di Neher e la regia di Engel, Nella giungla delle città , storia di una lotta senza quartiere fra un ricco proprietario di lavanderie che crede di potere comperare qualsiasi cosa compreso quello che sta scritto nei libri, e un giovane bibliotecario, che parla come Rimbaud. Scandita come i round di un incontro di boxe, sport che Brecht ama moltissimo, l’opera si svolge in una immaginaria Chicago. Del resto questo è il momento in cui il giovane B. è innamorato dell’America, dei suoi scrittori, dei suoi successi sportivi, delle brulicanti città piene di vita. Con la messinscena a Monaco di una rielaborazione di Edoardo II di Marlowe ( Vita di Edoardo II di Inghilterra , 1924) affronta per la prima volta il tema dello straniamento. È B. stesso a raccontarlo più tardi: non riesce a risolvere una scena perché non sa come debbano essere e comportarsi i soldati. Karl Valentin, presente alle prove, gli darà il suggerimento chiave: «Pallidi sono, hanno fifa». Da qui il volto truccato di biacca e una dizione fredda e chiara. Nel frattempo, a Berlino, collabora prima con Max Reinhardt e poi con Erwin Piscator per il quale firma la riduzione di un romanzo di Hasek Le avventure del buon soldato Schweyk durante la guerra mondiale (1927). Da Piscator mutuerà la necessità di un teatro politico accanto ad alcune fondamentali suggestioni sceniche: l’uso dei cartelli e la proiezione di diapositive per sottolineare l’azione o per definire un’epoca, un luogo. È in questi anni che stringe un sodalizio, destinato a un grande avvenire, con il musicista Kurt Weill con il quale scriverà la `piccola’ Mahagonny (1927), la celeberrima Opera da tre soldi , un successo di portata europea (1928), e l’opera lirica Ascesa e caduta della città di Mahagonny (1930). Nello stesso anno vanno in scena due importanti drammi didattici La linea di condotta e L’eccezione e la regola . La collaborazione musicale con Weill non sarà l’unica e si intreccerà a quella con Hans Eisler e Paul Dessau a testimonianza dell’importanza che B. annette alla musica nel lavoro teatrale. È però attraverso testi come Santa Giovanna dei macelli (1927), La madre , tratto dall’omonimo romanzo di Gorkij (1930), ma anche con opere didattiche come Gli Orazi e i Curiazi e, più tardi con Puntila e il suo servo Matti (1940), L’anima buona di Sezuan (1941), Madre Coraggio e i suoi figli (1941), Vita di Galileo Galilei (andato in scena nel 1947 a New York, protagonista Charles Laughton), che B. fissa la sua idea di un teatro politico, didattico e, in ultima istanza, epico. Questo teatro ha i suoi punti di riferimento in una storia dallo svolgimento chiaro e preciso, nella distribuzione dei ruoli ad attori il più possibile lontani dalla declamazione e dall’artificio; nell’effetto di straniamento (detto anche V-effekt) come recitazione in terza persona e rottura dell’illusione; di cui avrà la rivelazione definitiva a Mosca vedendo recitare il grande attore cinese Mei Lanfang, specializzato in ruoli femminili. Questi snodi sembrano a Brecht necessari per arrivare a un distacco epico, critico, per creare un nuovo rapporto con lo spettatore; al quale non richiede una totale aderenza a ciò che viene rappresentato, ma piuttosto di portare con sé la sua capacità di riflettere autonomamente sulle cose. Per raggiungere questo risultato è importante il ruolo del regista inteso non come demiurgo ma inserito in un lavoro collettivo. L’avvento del nazismo, intanto, costringe lo scrittore all’esilio, prima in Danimarca, poi in Finlandia e in Unione Sovietica. Da Vladivostock parte nel 1941 verso gli Usa dove cercherà di inserirsi nel mercato del cinema di Hollywood (in Germania ha già scritto più soggetti per il cinema di cui solo uno andato a buon fine, Kuhle Wampe , regia di Slatan Dudow, 1932), come sceneggiatore senza molto successo. Ritornerà in Europa nel 1947 dopo essere stato costretto a discolparsi dall’accusa di attività antiamericane di fronte alla famigerata Commissione del senatore McCharthy. Si stabilisce a Zurigo in attesa degli eventi. Qui pubblica il Breviario di estetica teatrale nel 1948, il più maturo dei suoi scritti teorici mentre allo Schauspielhaus viene presentato per la prima volta Puntila e il suo servo Matti . Ritornato nella Germania divisa in due, sceglie di stabilirsi nella Ddr, a Berlino Est dove, l’11 gennaio del 1949, inaugura il Berliner Ensemble con Madre Coraggio e i suoi figli , protagonista Helene Weigel, sua seconda moglie e dove termina di scrivere I giorni della Comune . Nel febbraio del 1956 compie il suo unico viaggio in Italia per vedere al Piccolo Teatro L’opera da tre soldi messa in scena da Strehler. Muore a Berlino, per un infarto, il 14 agosto dello stesso anno. (m.g.g.) (fonte delteatro.it)”,”MFRC-089″
“BRECHT Bertolt, a cura di Emilio CASTELLANI e Cesare CASES”,”Il teatro di Bertolt Brecht. Volume terzo.”,”Questo terzo volume comprende opere del primo periodo bavarese (1914-24) quali Baal, Tamburi nella notte, Nella giungla delle città, altre del periodo berlinese (1924-33), L’ Accordo, Santa Giovanna dei Macelli, Il consenziente e il dissenziente. Gli Orazi e i Curiazi risale al primo esilio dello scrittore in Scandinavia (1933). Di violenza non minore a ‘Baal’, la prima esperienza teatrale di Brecht, è ‘Tamburi nella notte’ ambientato durante la rivolta spartachista di Berlino nel novembre 1918. E’ un’ opera disfattista, in cui la rivoluzione viene vista “”come qualcosa di romantico””: essa stabilì la fama del poeta ventiquattrenne e gli valse il Premio Kleist (1922). “”I compagni son nella fossa, io per poco mi son salvato. A novembre bandiera rossa ma a gennaio tutto è cambiato.”” (pag 178)”,”VARx-133″
“BRECHT Bertolt, a cura di Emilio CASTELLANI e Cesare CASES”,”Il teatro di Bertolt Brecht. Volume quarto.”,”Questo quarto volume, che conclude la traduzione dell’ intero teatro di Bertolt Brecht, comprende alcune delle opere della maturità. Scritte durante il suo lungo e termentato esilio. Tranne ‘I giorni della Comune’ scritto a Zurigo (1948-49) e Schweyk che appartiene al periodo americano (1942-43) le altre risalgono al periodo scandinavo (1933-41). ‘Teste tonde…’ riafferma la realtà della lotta di classe al di là del velo delle dottrine razziali di HITLER. ‘I fucili di madre Carrar’ è ambientato in Spagna durante la guerra civile. ‘Arturo Hi’ è una parabola contro Hitler e i suoi accoliti assassini. Queste opere di BRECHT sono tragicamente legate alla tragica situazione politica dell’ Europa. “”Ecco la Comune, ecco la scienza, il nuovo millennio: Parigi ha fatto la sua scelta.”” (pag 598)”,”VARx-134″
“BRECHT Arnold”,”Prelude to Silence. The End of the German Republic.”,”BRECHT è stato un esperto, e autore di vari saggi, di problemi istituzionali, governativi e amministrativi e delle organizzazioni politiche del dopoguerra. In Germania scrisse a commento dell’ articolo 48 della Costituzione di Weimar. Funzionario pubblico partecipò, dal 1910 al 1933 a sei ministeri. Ebbe incarichi di sottosegretario in un governo Rathenau. Fu al servizio, come esperto di questioni costituzionali, del ministero dell’ interno. Difese la causa della costituzione quando VON PAPEN lanciò il suo colpo di Stato. Si oppose anche ad Hitler e fu arrestato. Nel novembre 1933 fuggì all’ estero ed ebbe incarichi ad Harvard e a Yale. Rapporto cattolici-protestanti e ruolo Mosca in elezioni presidenziali. “”La Costituzione tedesca richiedeva una maggioranza assoluta al primo voto. Dato che nessun candidato aveva ottenuto quella maggioranza, si tennero nuove elezioni, in cui la maggioranza relativa avrebbe deciso l’ elezione. Hindenburg, si presentò come un nuovo candidato dei partiti di destra congiunti, approfittando di quattro fattori. Essi erano: la sua popolarità; il fatto che molta gente preferiva leader non di parte ai leader di una formazione non loro; l’ ostinazione dei comunisti di sostenere un candidato proprio; e per ultimo la non disponibilità di molti protestanti a votare per un candidato cattolico, e in particolare per il Dr. Wilhelm Marx, che era stato scelto come il candidato dell’ insieme dei partiti della coalizione di Weimar. (L’ esperienza di Alfred Smith, un cattolico, in una elezione presidenziale negli Stati Uniti offre una analogia con quella del Dottor Marx). Hindenburg prese 14.656.000 voti, Dr. Marx, 13.752.000 e il comunista Thälmann, 1.931.000. La vittoria di Hindenburg sul candidato dei partiti democratici fu, perciò, di stretto margine e possibile solo perché i comunisti istruiti da Mosca nella loro cieca lotta contro tutti i partiti parlamentari insistettero sul dare il voto al loro proprio candidato invece di gettarlo sulla bilancia contro il candidato nazionalista.”” (pag 21)”,”GERG-054″
“BRECHT Bertolt, a cura di Emilio CASTELLANI”,”Vita di Galileo. Dramma. (Tit. orig.: Leben des Galilei)”,”Galileo docente di matematiche a Padova cerca le prove del nuovo sistema cosmico di Copernico. Consegna alla Repubblica Veneta una sua nuova invenzione. Nel 1610 servendosi del telescopio conferma il sistema copernicano. Lascia poi Venezia per la corte dei Medici. Il Collegio Romano, istituto pontificio di ricerche scientifiche conferma le scoperte di Galileo. Ma l’ inquisizione pone all’ indice la teoria di Copernico (1616). L’ avvento di uno scienziato sul soglio pontificio incoraggia Galileo a riprendere le sue ricerche. Scopre le macchie solari. Le sue dottrine si diffondono. Nel 1633 l’ Inquisizione lo convoca a Roma. Nello stesso anno rinnega davanti all’ Inquisizione la sua teoria della rotazione della terra. Negli anni seguenti vive prigioniero dell’ Inquisizione. 1637: i ‘Discorsi delle nuove scienze’ oltrepassano i confini d’ Italia. “”La verità è figlia del tempo e non dell’ autorità”” (pag 56)”,”VARx-146″
“BRECHT Bertolt”,”Vita di Galileo.”,”Libro di GB Contiene ritaglio di giornale “”Galileo: Hanno vinto gli altri. E un’opera scientifica che possa essere scritta da un uomo solo, non esiste. Andrea: Ma allora, perché avete abiurato? Galileo: Ho abiurato perché il dolore fisico mi faceva paura Andrea: No! Galileo: Mi hanno mostrato gli strumenti. Andrea: Dunque non l’avevate meditato? Galileo: Niente affatto. Andrea: (forte) La scienza non ha che un imperativo: contribuire alla scienza. Galileo: E questo, l’ho assolto. (…)”” (pag 123)”,”SCIx-394″
“BRECHT Bertolt BRETON André”,”La cultura contro il fascismo.”,”Dal congresso internazionale degli scrittori per la difesa della cultura svoltosi a Parigi nel giugno del 1935 Brecht: non è una barbarie contro cui proclamare una crociata dei civilizzati, ma ci sono interessi di classe difesi con brutalità (pag 9) “”Nel coro volenteroso, prefabbricato ma anche in buona fede del Congresso [il Congresso internazionale degli scrittori per la difesa della cultura svoltosi a Parigi nel giugno del 1935, ndr] stridono dissonanti due voci, abbastanza diverse fra loro: quelle di Bertolt Brecht e di André Breton. Un oppositore interno dello stalinismo con profonda e quasi patologica vocazione alla dissimulazione onesta, il primo, un «provocatore» abituale il secondo, allora e ancor più negli anni seguenti impegnato a flirtare con l’opposizione trotskista (fino al ‘Manifesto per un’arte rivoluzionaria indipendente’, del 1938, redatto in Messico con Trotsky esule e Diego Rivera). Due «cattivi» maestri che hanno lasciato un’impronta decisiva (il primo come autore, il secondo forse più come inventore e organizzatore) nella cultura contemporanea, assai di più dello scolorito corteo di intellettuali sfilati ossequiosi a quel Congresso. Brecht prende il toro per le corna: non c’è una «barbarie» contro cui proclamare una crociata dei «civilizzati», ci sono interessi di classe che a volte vengono difesi con inconsueta brutalità. Occorre allora «parlare dei rapporti di proprietà», che sono alla base delle pratiche fasciste, senza illudersi che l’atrocità dei metodi susciti automaticamente indignazione e ribellione. I delitti che si moltiplicano diventano anzi invisibili (nello stesso senso della burocratizzazione del crimine che sarà poi ampiamente tematizzato da H. Arendt). Il nazismo lo confermerà ad abbondanza. (…) Più lineare e politicamente didattico è invece l’intervento scritto da Breton e pronunciato materialmente da P. Eluard per ragioni di opportunità dopo un aspro scontro fra lo stesso Breton e I. Ehrenburg. Lo sfondo immediato della polemica è dato dall’accordo Laval-Stalin e dal patto di assistenza franco-sovietico che, ispirato da motivi classicamente geopolitici di accerchiamento della Germania, aveva comportato un ‘appeasement’ ideologico nei confronti dell’imperialismo democratico (come in senso inverso avverrà quattro anni più tardi con il patto Hitler-Stalin nei confronti di quello nazista, scatenando le reazioni di un Nizan o di un Terracini). Ne era derivata anche una ricaduta nazional-culturale in particolare rispetto alla letteratura francese contro cui si accende l’indignazione dei surrealisti, che proclamano «non amiamo la nostra patria» e mantengono l’idea di combattere il nemico in primo luogo all’interno del proprio paese, scartando qualsiasi rigurgito anti-‘boches’ [crucchi, ndr]. L’atteggiamento verso il «patrimonio culturale» è già benjaminiano; vi si aggiunge che, come Benjamin rifiutava la boria culturale tedesca e dichiarava il suo amore alla Francia di Proust e Valéry, così Breton respinge lo sciovinismo piccolo-borghese e rivendica provocatoriamente il valore della filosofia tedesca (Marx e Freud). Della tradizione francese si difende e si pretende di tramandare alla cultura proletaria e rivoluzionaria la parte «cattiva» (brechtianamente diremmo il cattivo che è il nuovo): Sade, Baudelaire, Lautréamont e Rimbaud. Di quest’ultimo si rifiuta un’annessione biografica (la partecipazione occasionale alla Comune di Parigi), ma si esige un riconoscimento in nome dell’ampliamento rivoluzionario della coscienza che la sua poesia comporta. Diventa allora emblematico non questo e quel riferimento testuale agli oppressi (soggetto del resto a rinnegamenti e oblio nell’avventurosa vita successiva del poeta), ma piuttosto il fatto che la celebre «lettera del veggente», dove si proclama lo «sregolamento di tutti i sensi» sia scritta al culmine della resistenza comunarda. C’è dunque un’appassionata apologia dell’avanguardia, del diritto di perseguire la ricerca di nuovi mezzi di espressione senza una moralistica autolimitazione in nome dell’ampiezza momentanea del pubblico e della presunta diffidenza dei ceti popolari per le stravaganze di contenuto e di forma. Il rigetto del populismo e de perbenismo (in versione antifascista di sinistra) è netto e perspicace, andando ben al di là degli immediati interessi di legittimazione del gruppo surrealista. Basti qui ricordare la feroce identificazione nel binomio patria-famiglia del punto di confluenza fra ideologia reazionaria e nuovi conformismi del socialismo sovietico. Superfluo ricordare quanto ciò rimanga attuale in tempi di rinato entusiasmo per le ragioni del cuore e del buon senso. Il filo conduttore del discorso è il rifiuto accanito di qualsiasi «difesa della cultura» intesa come accettazione acritica del patrimonio culturale dei vincitori (nel senso appunto di Brecht e di Benjamin), sorretto dalla proposizione di una nuova sintesi rivoluzionaria in cui all’azione si affianchi il sogno, a Marx e Lenin Rimbaud e Freud. Nella celebre conclusione, alla parola d’ordine marxiana «trasformare il mondo» si accoppia quella rimbaudiana «bisogna cambiare la vita»”” [introduzione di Augusto Illuminati] (pag 8-15)”,”TEOP-506″
“BRECHT Bertolt, a cura di Ruth LEISER e Franco FORTINI”,”Poesie e canzoni.”,”Libro di GB traduzione di Ruth Leiser e Franco Fortini: Epitaffio per Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg (v. pure libro: ‘Ballata tedesca della guerra e della pace’, 1965″,”VARx-064-FV”
“BRECHT Bertolt, a cura di”,”L’opera da tre soldi.”,”Si tratta di un’opera scritta per il teatro e l’edizione a stampa non è altro che “”una copia per il suggeritore”” di tale opera. E’ una tipica opera di collaborazione: la partecipazione di Kurt Weill assume un rilievo assolutamente determinante (per la musica) (pag 5) L’intenzione dell’autore è ironica e polemica sia sotto il profilo formale (culturale) che ideologico (sociale). E’ nata negli anni in cui la Repubblica di Weimar iniziava il suo declino verso “”l’ora della verità”” del 30 gennaio 1933 (pag 7) Il dramma in cui al dialogato si alternano famosi ‘songs’ (musica di Kurt Weill) si rifà all’ ‘Opera del mendicante’ (The Beggar’s Opera, 1728) dell’inglese John Gay, parodia del melodramma e vivace rappresentazione delle malavita londinese del Settecento, mettendo in scena la lotta per la sopravvivenza, la débacle, e il salvataggio in extremis del delinquente e uomo d’affari Macheath, detto Mackie Messer. (4° di copertina) “”Voi che alla retta vita ci esortate e ad evitare il fango del peccato, prima di tutto fateci mangiare e poi parlate pure a perdifiato. Voi che alla vostra ciccia tenete e al nostro onore, date ascolto, sappiatelo, è così: solo saziato l’uomo può farsi migliore!”” (pag 73) Ballata nella quale Macheath chiede perdono a tutti (pag 96-97)”,”VARx-616″
“BRECHT Bertolt”,”Scritti sulla letteratura e sull’arte.”,”””Scrivere in maniera realistica non è una questione di forma. Tutti gli elementi formali che ci impediscono di giungere al fondo della causalità sociale debbono venire eliminati; tutti gli elementi formali che ci aiutano a giungere al fondo dalla causalità sociale, debbono venir chiamati a raccolta. Se si vuole parlare al popolo, bisogna farsi capire dal popolo. Ma anche in questo caso non si tratta di una questione puramente di forma. Non è che il popolo capisca soltanto le vecchie forme. Marx, Engels e Lenin, per rivelare al popolo la causalità sociale, hanno fatto ricorso a forme nuovissime. Lenin non solo diceva cose diverse da Bismarck, le diceva anche in modo diverso. Non si preoccupava né di parlare nella forma vecchia né in una forma nuova. Egli parlava in una forma adeguata. Gli sbagli e gli errori di alcuni futuristi sono manifesti. Su un enorme cubo posavano un enorme cetriolo, dipingevano il tutto di rosso e lo battezzavano ‘ritratto di Lenin’. La loro intenzione era che Lenin non assomigliasse a niente di ciò che si era già visto in qualunque luogo e in qualunque epoca. Il risultato era che il loro ritratto non assomigliava a nessun ritratto che si fosse mai visto. Il ritratto non doveva ricordare in nessun modo ciò che era noto dai vecchi tempi maledetti. Il guaio era che non ricordava neanche Lenin. Sono episodi spaventevoli. Non per questo hanno però ragione gli artisti i cui ritratti ricordano, è vero, Lenin ma in maniera di dipingere che non ricorda affatto il modo di combattere di Lenin. E anche questo è evidente. La lotta contro il formalismo dobbiamo condurla da realisti e da socialisti”” (1938, circa) (pag 175)”,”TEOS-142-FF”
“BRECHT Franz Josef”,”Einführung in die Philosophie der Existenz.”,”Franz Josef Brecht, goboren am 16 März 1899 in Uehlingen (Baden), ist Professor der Philosophie an der Universität Heidelberg.”,”FILx-138-FL”
“BRECHT Bertolt, a cura di Marco FEDERICI SOLARI”,”Il romanzo dei tui.”,”Bertolt Brecht (1898-1956), poeta, narratore, drammaturgo, regista con il suo “”teatro epico”” ha rivoluzionato i palcoscenici di tutto il mondo. Dopo essere stato protagonista della vita culturale della Repubblica di Weimar, nel 1933 lasciò la Germania all’indomani dell’incendio del Reichstag, continuando a combattere contro il nazismo con le armi dell’arte e dell’impegno intellettuale. Un lungo esilio lo portò in Svizzera, Francia, Danimarca, Finlandia e California. Nel 1948 ritornò in Germania a Berlino Est. Marco Federici Solari è studioso di letteratura comparata, editore e libraio, ha tradotto tra gli altri Franz Kafka, Ciaran Carson e Maxim Biller. “”Una panoramica enciclopedica sulle idiozie degli intellettuali”” (Walter Benjamin) (quarta di copertina)”,”VARx-006-FSD”
“BRECY Robert”,”La Grève générale en France.”,”””F. Engels, nel suo articolo I Bakuninisti al lavoro fece subito la critica della concezione anarchica della sciopero generale mostrando l’ insensatezza dei tentativi dei bakuninisti di realizzarlo nella Repubblica spagnola nel corso dell’ estate 1873: “”Lo sciopero generale è, nel programma bakuninista, la leva che si impiega come preludio alla rivoluzione sociale. Un bel mattino, tutti gli operai di tutte le corporazioni di un paese o del mondo intero fermano il lavoro, forzando così, in quattro settimane, al massimo, le classi possidenti o a chiedere perdono in ginocchio o a affidarsi agli operai, in modo che questi qui abbiano allora il diritto di difendersi, e, alla prima occasione, di gettare via tutta la vecchia società. (…)””. (pag 17-18)”,”MFRx-223″
“BRECY Robert”,”Le Mouvement syndical en France, 1871-1921. Essai bibliographique.”,”Ecole Pratique des Hautes Etudes – Sorbonne, Sixieme section: Sciences economiques et sociales. Societé, mouvements sociaux et idéologies, IIIe série: bibliographies I. “”Nel dicembre 1920, a Tours, la maggioranza rivoluzionaria del Congresso del Partito socialista si è pronunciata per l’ adesione alla III Internazionale. La minoranza non si piega, preferisce lasciare il nuovo partito, che prenderà il nome di Partito Comunista francese (SFIC). Questa scissione politica va pure a far precipitare la scissione sindacale divenuta virtuale. L’ Humanité (a cui collabora l’ équipe di V.O.: Monatte, Rosmer, Tourette, Martinet..) spinge alla correzione della CGT. L’ effetto delle divisioni si fa sentire. Le perdite di effettivi continuano – soprattutto tra i maggioritari – (non ci saranno che 600.000 tessere prese in quest’ inizio 1921); il movimento rivendicativo è decresciuto considerevolmente e gli scioperi sono raramente vittoriosi; il 1° maggio 1921 è uno scacco.”” (pag 116)”,”MFRx-224″
“BRECY Robert”,”The Revolution in song.”,”1789. “”Il primo dicembre, un deputato, il Dottor Guillotin, propose all’ Assemblea un nuovo, e in sé rivoluzionario, strumento per un esecuzioni più umane. Il futuro prossimo avrebbe trovato moltissime occasioni per usare questa nuova macchina chiamata ghigliottina. E’ importante notare che durante questa presentazione, Robespierre dichiarò che era contro la pena di morte””. (pag 47)”,”FRAR-313″
“BRECY Robert”,”La Chanson de la Commune. Chansons et poèmes inspirés par la Commune de 1871.”,”BRECY Robert storico del movimento operaio francese è uno dei migliori conoscitori della canzone sociale a cui ha consacrato lunghi anni di ricerche. Ha pubblicato nel 1963 ‘Le Mouvement syndical en France , 1871-1921′ sotto l’ egida dell’ Ecole des Hautes Etudes, ‘La Greve generale en France’, prefazione di Jean MAITRON nel 1969, e altre opere (v. risvolto di copertina). Claude WILLARD è Presidente della associazione ‘Amis de la Commune de Paris (1871)’. “”In una delle sue canzoni conosciute, ‘Elle n’est pas morte’, dedicata “”ai sopravvissuti della Settimana di sangue””, Eugène Pottier scriverà quindici anni più tardi: ‘Comme faucheurs rasant un pré, Comme on abat des pommes, Les versaillais ont massacré Pour le moins cent mille hommes.’ Se l’ immagine è bella, la cifra dei morti è esagerata: centomila uomini, è la parte della popolazione parigina che era “”scomparsa”” nell’ autunno 1871 – un quarto della popolazione attiva: uccisa nel corso dei combattimenti, fucilata nel maggio e giugno, imprigionata, rifugiata all’ estero o in provincia. Quanto al numero dei comunardi morti in combattimento o massacrati, è impossibile valutarli con precisione, ma gli storici li stimano attualmente intorno ai 30 mila, ai quali conviene aggiungere i circa 3000 prigionieri che perirono sui pontoni, nelle prigioni o nei bagni penali””. (pag 111)”,”MFRC-112″
“BREDEL Willi”,”Ernst Thälmann. Ein Beitrag zu einem politischen Lebensbild.”,”Biografia di THALMANN: Ernst Thälmann (1896-1944) Docker, militant social-démocrate en 1904, du parti social-démocrate indépendant (USPD) en 1917. Thälmann appartient à la gauche berlinoise du PC allemand après la fusion de l’ USPD et des communistes. Il passe ensuite au centre contrôlé par l’appareil du Comintern et devient un président du KPD étroitement soumis à Moscou. Arrêté en 1934 par les nazis, il sera exécuté à Büchenwald en 1944. “”Ernst Thälmann, uno dei leader della classe operaia tedesca e dirigente del Partito comunista della Germania (Kpd), nacque ad Amburgo -città alla quale sarà legata tutta la sua vita- il 16 aprile 1886. A quei tempi Amburgo era non solo il maggior centro economico della vecchia Germania, ma politicamente era anche una delle città più libere e progressiste del paese: una vera e propria fucina di ribelli e di combattenti contro la reazione, molto più di Berlino o di Monaco. Proprio qui nel 1867 era uscita la prima edizione del “”Capitale” di Marx. Ed è stato qui che Thälmann imparò a conoscere le difficoltà della vita del lavoratori. La sciò la famiglia a 16 anni con tre marchi in tasca. Viveva nella miseria: mangiava poco, dormiva nei ricoveri pubblici, fino a notte tarda leggeva libri. Dapprima fece lo scaricatore di porto, poi viaggiò su navi come mozzo e aiutante fuochista, finché aderì al sindacato dei trasportatori marittimi. A 17 anni s’era già iscritto al Partito socialdemocratico indipendente, schierandosi su posizioni marxiste rivoluzionarie, contro l’opportunismo di destra e di sinistra. Nel 1915 conobbe Rosa, la sua futura moglie, mentre lavoravano insieme nella grande lavanderia Walscher. Durante la prima guerra mondiale difese i princìpi dell’internazionalismo proletario, sostenendo la parola d’ordine di uno dei fondatori del Kpd, Karl Liebknecht: “Il nemico principale si trova nel tuo stesso paese”. La guerra aveva arrecato alla Germania immani distruzioni, nell’industria e nell’agricoltura: solo fra morti, feriti e prigionieri aveva perduto 7 milioni e mezzo di persone. Tra le masse popolari, spinte anche dagli avvenimenti dell’Ottobre bolscevico, si rafforzava il movimento di protesta contro il regime e la guerra imperialistica: i soldati non volevano più combattere, i civili organizzavano gli scioperi. In quel periodo non vi era un vero e proprio partito proletario tedesco: l’unica corrente rivoluzionaria era rappresentata dagli “spartachisti”, che militavano nel Partito socialdemocratico indipendente. L’Inizio della cosiddetta “rivoluzione di novembre” va collegato con il rifiuto di molti equipaggi della marina tedesca di misurarsi in uno scontro decisivo con gli inglesi. Convinti che la guerra fosse già perduta, I marinai indissero una manifestazione di protesta a Kiel. Questa, di fronte all’eccidio perpetrato da un reparto di ufficiali, si trasformò ben presto in rivolta. Ormai la scintilla era scoppiata. A Berlino era la rivoluzione, ad Amburgo lo sciopero generale; si eleggono i Consigli di operai e di soldati; il movimento rivoluzionario si estende In tutta la Germania, determinando l’abbattimento della monarchia e del governo del kaiser. La notizia dell’ insurrezione dei portuali giunse a Thälmann quando già si trovava, perché costretto, nelle trincee del fronte occidentale. Decise di abbandonarle e di ritornare nella sua Amburgo, preoccupandosi di organizzare, insieme ad altri compagni, l’associazione provvisoria dei Consiglio operaio-militare per le funzioni amministrative della città. Ma la rivoluzione non ebbe l’esito che molti speravano. Lo Spartakusgruppe, debole sul piano organizzativo, legato a un partito che ne ostacolava le iniziative, incapace di conquistare larghe masse popolari (soprattutto fra i contadini), non fu in grado di trasformare le conquiste democratico-borghesi della rivoluzione in conquiste socialiste. La schiacciante maggioranza dei Consigli operai non lottò per la liquidazione dei vecchio apparato statale reazionario: ancora pesava l’eredità delle illusioni socialdemocratiche sul parlamentarismo. Né la situazione migliorò in modo sostanziale quando gli spartachisti, capeggiati da Liebknecht, Rosa Luxemburg, Mehring e altri, decisero di fondare alla fine del 1918 un nuovo partito: ormai l’occasione era perduta e alla reazione non fu difficile, agli inizi dei 1919, eliminare i due più importanti leader del movimento operaio, Liebknecht e la Luxemburg. Lo stesso Thälmann fu al centro di un drammatico episodio. Il governo, dopo aver soffocato le manifestazioni degli operai berlinesi, aveva dato ordine di liquidare le repubbliche dei Consigli di Brema e di Cuxhaven. Gli operai di Brema si appellarono a quelli di Amburgo, ma i socialdemocratici di destra del Consiglio di questa città sabotarono l’organizzazione degli aiuti. Un contingente armato al comando di Thälmann dovette recarsi a piedi da Amburgo a Brema, perché i socialdemocratici che dirigevano lo sciopero dei ferrovieri si rifiutarono di trasportarlo, sostenendo che sarebbe stato un atto di ‘crumiraggio’! E così il distaccamento non poté giungere in tempo a Brema, causando la definitiva sconfitta degli operai insorti. Successivamente dovette piegarsi anche il proletariato di Cuxhaven. Per questo e altri motivi Thälmann -che ebbe un ruolo molto importante nell’organizzare l’ala sinistra del Partito socialdemocratico indipendente- decise nel 1920 di aderire al partito comunista. Gli operai, a suo giudizio, avevano bisogno di “un’avanguardia temprata come I’acciaio nel fuoco dell’esperienza rivoluzionaria”. Per effetto dell’ unificazione dell’ ala sinistra con il Kpd i membri del partito salirono da 100mila a 300mila. Durante le elezioni del Landtag prussiano il partito ottenne nel 1921 più di 1,2 milioni di voti. Nello stesso anno i nazisti attentarono, senza successo, alla vita di Thälmann. Agli inizi del 1923 si formò in Germania una nuova situazione rivoluzionaria. Centomila soldati franco-belgi, a titolo di risarcimento dei danni provocati dalla Germania durante la prima guerra mondiale, furono mandati a occupare la regione della Ruhr. La Francia, vedendo da un lato che la Germania non era in grado di pagare alle potenze vincitrici il debito impostole con il trattato di Versailles, e mirando dall’altro a una propria egemonia in Europa, non aveva alcuna intenzione di aspettare: per di più la Ruhr, ricchissima di materie prime e di industrie, le faceva particolarmente gola. I comunisti tedeschi, aiutati dai partiti e dai sindacati comunisti di tutto il mondo, iniziarono subito la lotta contro gli invasori. Essi proponevano l’organizzazione di un fronte unico che servisse anche a rovesciare il governo Cuno, fermo sulle posizioni della “resistenza passiva”. Purtroppo però i dirigenti della socialdemocrazia e dei sindacati, che avevano un grande ascendente sugli operai, preferirono appellarsi all’”unione patriottica” e alla conclusione di una “pace civile” con la borghesia. Alcuni dirigenti opportunisti dello stesso Kpd – contro i quali, fra gli altri, lottò Thälmann – preferivano considerare il fronte unico della classe operaia più come un compromesso fra il loro partito e i dirigenti socialdemocratici, che non come una premessa del governo proletario. Questo permise al governo Cuno di sferrare violenti attacchi al movimento operaio e al partito comunista, anche se poi, di fronte allo sciopero generale di 3 milioni di persone, fu costretto a dimettersi. Purtroppo il Kpd non seppe utilizzare la situazione favorevole dando un fine politico allo sciopero e obbligando i socialdemocratici a formare un governo operaio. L’unico autentico rivoluzionario nella direzione del partito restava Thälmann, il quale era veramente intenzionato a preparare una lotta armata per la conquista dei potere. Per questo fu minacciato addirittura dì espulsione. Ma grazie alla sua influenza il Cc decise di creare un consiglio militare permanente. Si prevedeva un’insurrezione nella Germania centrale e ad Amburgo, senza però prendere in considerazione i centri operai di Berlino e della Ruhr. Di fronte a questo nuovo pericolo il governo di Stresemann, che aveva sostituito Cuno, introdusse lo stato d’assedio, vietando così gli scioperi e abolendo la conquista operaia delle 8 ore lavorative. I comunisti risposero creando dei governi operai in Sassonia e in Turingia, ma senza voler armare il proletariato, né controllare le banche e la produzione, né sciogliere la polizia e incoraggiare l’attività rivoluzionaria degli operai e dei contadini. In pratica – disse G. Dimitrov – si comportavano “come ministri parlamentari nell’ambito della democrazia borghese”. In ogni caso lo svolgersi degli avvenimenti obbligava i comunisti a prepararsi a una insurrezione armata. Il governo non poteva assolutamente tollerare la presenza di amministrazioni popolari alternative e dì reparti militari a tutela del proletariato. Fu proprio in questa occasione che si verificò uno degli episodi più infelici nella storia del Kpd. La sera dei 21 ottobre 1923, in un piccolo appartamento operaio di Amburgo, si tenne una riunione della direzione dell’organizzazione del litorale del Baltico. Presiedeva Thälmann. All’ordine del giorno c’era l’elaborazione di un piano insurrezionale, in cui si prevedeva uno sciopero generale. Il piano fu approvato il giorno seguente. Sennonché la dirigenza opportunista del partito, con sede a Berlino, decise di revocare l’insurrezione armata nel momento stesso in cui 18mila operai dei cantieri di Amburgo erano già stati mobilitati. Per tre giorni e tre notti si condusse la battaglia nelle strade della città contro un nemico assai più numeroso. Pur essendo male armati gli insorti applicavano una tattica flessibile che permetteva loro di conservare le posizioni respingendo i furibondi attacchi dell’esercito e della polizia. Le battaglie più violente si svolsero nei sobborghi. Thälmann dirigeva le operazioni militari e lo si vedeva sulle barricate in diversi quartieri della città. Lo stato maggiore cambiava costantemente di luogo. Naturalmente, senza ricevere gli aiuti attesi la rivolta non poteva durare a lungo. Ecco perché il comando militare, su proposta dì Thälmann, dette l’ordine di ritirarsi. Nel suo messaggio del 25 ottobre, diffuso in tutta la città, era scritto che la lotta veniva non conclusa ma solo sospesa, poiché essa avrebbe dovuto ispirare tutta la classe operaia a intraprendere nel futuro nuove azioni rivoluzionarie. La sconfitta ad Amburgo – dirà poi Thälmann – “è stata mille volte più feconda e preziosa per le future lotte di classe di una ritirata senza aver nemmeno sparato un colpo”. Ad Amburgo si scatenò immediatamente il terrore controrivoluzionario. L’organizzazione comunista fu soppressa e i suoi beni confiscati. La sconfitta del proletariato in questa città fu il segnale per l’attacco della reazione in tutto il paese. In poco tempo caddero i governi operai della Sassonia e della Turingia. Il 23 novembre il Kpd venne messo fuori legge. Lo stato d’assedio durò fino al febbraio del ’24. La minaccia della rivoluzione proletaria aveva indotto le stesse potenze vincitrici a rinunciare a una politica eccessivamente dura nei confronti della Germania. Anzi, cercando di favorire la borghesia tedesca, si permise una certa ripresa dell’economia: cominciarono ad affluire i capitali stranieri, si concentrava la produzione, ma aumentava lo sfruttamento degli operai. Grazie alla sua esperienza politica in fatto di lotta di classe, Thälmann venne eletto nel 1925 presidente del Cc del Kpd. Rivoluzionario marxista conseguente, egli applicò la linea leninista del partito, volta a creare una combattiva e cosciente avanguardia della classe operaia, orientata verso un obiettivo preciso e strettamente legata alle masse. Thälmann chiamò subito i lavoratori a creare un fronte operaio unico anti-monopolistico e a lottare contro le richieste di indennizzo dei principi tedeschi per le proprietà tolte loro nel 1918. Il partito organizzò molti scioperi e anche delle manifestazioni a favore degli operai italiani Sacco e Vanzetti, condannati ingiustamente negli Usa. Nonostante questo i dirigenti socialdemocratici respinsero sempre tutte le proposte miranti a realizzare azioni comuni. Essi anzi, accettando di partecipare a un governo di coalizione, esaltavano la razionalizzazione capitalistica per bocca del loro massimo teorico, R. Hilferding. Fu proprio questo governo che vietò le dimostrazioni del Primo maggio, sparò contro gli operai di Berlino scesi in piazza e proibì la milizia operaia creata su iniziativa di Thälmann. E fece questo proprio nel momento in cui iniziava a imporsi all’attenzione delle masse un movimento assai pericoloso come quello nazista. Thälmann, che a partire dal ’24 rappresentava il Kpd come deputato al Reichstag, si candidò nel 1925 alle elezioni presidenziali del Reich. Non vinse, ma ottenne milioni di voti (la lista dei deputati comunisti ne raccolse quasi 3,7 milioni). Nel ’24 era stata costituita anche “l’Unione dei combattenti rossi”, che raggruppava oltre 70.000 persone, tra cui 45.000 senza partito, e Thälmann ne era presidente. Nel settembre del ’25, all’età di 39 anni, Thälmann era presidente di un partito, quello comunista, che per forza e per seguito, era secondo soltanto a quello bolscevico. Nel maggio 1928 marciò a Berlino alla testa di una colonna di 100.000 “combattenti rossi” e pronunciò un importante discorso a Lustgarten in cui affermava la necessità i giovani alla lotta rivoluzionaria (evidentemente trascurati dai comunisti) e la necessità di realizzare un fronte unito nelle aziende e nelle vie delle città tra comunisti e socialdemocratici, in funzione antimilitarista. Nel 1929, con tutta la sua famiglia, si trasferì in Tarpenbeckstrasse 66 (quartiere Eppendorf), ove oggi ha sede il museo a lui dedicato. Durante questo periodo sua preoccupazione principale fu quella di dimostrare la necessità di un fronte comune per sbarrare la strada al nazismo. Scorgendo subito quale minaccia per la pace nel mondo costituiva il legame dei circoli aggressivi dell’alta borghesia tedesca con i nazisti, Thälmann, all’interno del suo partito, contribuì a smascherare con una lucida analisi la cupidigia delle industrie degli armamenti e la spinta espansionistica dell’imperialismo tedesco. Egli voleva realizzare un fronte popolare antifascista di tutte le forze democratiche, a prescindere cioè dall’appartenenza a questo o quel partito e dalle concezioni ideologiche in genere, nell’interesse della pace: un fronte che fosse contro la guerra, non limitato quindi alla sola Germania. Ma questo progetto non venne attuato in tempo. I socialdemocratici non risposero mai ai suoi appelli; anzi, quando nel 1929 i loro dirigenti di Berlino proibirono nella capitale la tradizionale manifestazione del 1° Maggio e quando quasi 200.000 operai organizzarono una pacifica marcia per la città, la polizia diretta dai burocrati socialdemocratici si scagli con ferocia contro i manifestanti, uccidendone 33 e ferendone centinaia. Alla fine dei 1929 scoppiò nei paesi capitalisti una crisi economica di portata mondiale, la più rovinosa e profonda di tutte le crisi di sovrapproduzione che la storia dei capitalismo avesse fino ad allora conosciuto. Essa giunse dopo alcuni anni di stabilizzazione relativa dell’economia e quindi fu del tutto inattesa. Si prolungò per 4 anni, dal 1929 al 1933, e colpì con maggior forza gli Stati Uniti e la Germania. L’aumento delle tasse, l’inflazione, il taglio dei salari furono gli aspetti dominanti di questo periodo. In Germania i disoccupati arrivarono a più di 5 milioni. I numerosi scioperi che ne seguirono assunsero un carattere di massa. Di fronte alla grande sfiducia verso il sistema capitalistico, l’alta borghesia si vide costretta ad affidarsi ai partiti fascisti. Il Kpd chiedeva ai contadini d’allearsi con gli operai. Nelle elezioni del 1930 ottenne 4 milioni 590 mila voti, contro i 6 milioni 800 mila voti del partito nazista. La possibilità di vincere il fascismo era ancora reale, ma la socialdemocrazia rifiutò sempre d’appoggiare le rivendicazioni dei comunisti. Alle elezioni presidenziali dei 1932 Thälmann propose la sua candidatura e ottenne circa 5 milioni di voti, contro gli 11 milioni 300 mila di Hitler e i 18 milioni 700 mila di Hindenburg. La situazione comunque rimase incerta sino al 1933, allorché gli industriali e i banchieri, spaventati dall’ascesa rivoluzionaria delle masse, decisero di consegnare il governo al partito nazista. Le forze antifasciste non furono all’altezza della situazione: troppo disorganizzate per opporsi con efficacia a questo disegno eversivo. La classe operaia era divisa e una parte notevole di essa subiva ancora l’influenza dei leader opportunisti della socialdemocrazia, ostili a un fronte unico di lotta. Poco prima d’arrivare al potere gli hitleriani inscenarono una manifestazione provocatoria a Berlino davanti alla casa di Liebknecht, sede del Cc del Kpd e della redazione del giornale comunista “Die Rote Fahne”. Il partito si appellò agli operai chiedendo di organizzare una contro-manifestazione di protesta: vi parteciparono diverse centinaia di migliaia di persone. Ma la dirigenza socialdemocratica non si lasciò convincere da questi fatti e i nazisti seppero così approfittare della situazione. E’ vero che per battere i comunisti nelle ultime elezioni del 1933 cercarono di screditarli appiccando il fuoco al Reichstag e incarcerando il bulgaro G. Dimitrov, ma è anche vero che quando Hitler fece il colpo di stato ben poche forze erano in grado di resistergli. Fu così che iniziò nel paese un periodo d’inaudito terrore contro non solo i comunisti, ma anche tutte le organizzazioni progressiste e gli stessi appartenenti ai partiti socialdemocratici. Il Kpd si rifugiò nella clandestinità. Il 3 marzo 1933 Thälmann venne arrestato. Egli passerà 11 anni e mezzo in diverse prigioni tedesche: Berlino, Moabit, Hannover, Bautzen… Ma né la segregazione né le torture, fisiche e morali, riuscirono a piegarlo. Le lettere scritte dalle prigioni ai suoi amici e compagni, quelle alla moglie Rosa e alla figlia Irma sono una straordinaria testimonianza della forza d’animo e della serietà con cui quest’uomo seppe affrontare la vita. Nella lettera a Rosa del 24 aprile 1933 scrive: “Un uomo che ha il senso della dignità non rinuncia alle sue azioni. Ci si può accanire, è vero, nel braccare il bene e la verità, ma una volta ch’essi hanno messo radice è impossibile soffocarli per molto tempo [ … ] Rassegnati dunque a questa situazione, come fanno molte altre donne, obbligate a vivere in tempi così difficili, lontane da coloro che amano”. In un’altra lettera rivolta a un compagno di prigione Thälmann analizza l’attività del Kpd, i suoi errori e le sue sconfitte, e dice: “Si può stimare, nel suo giusto valore, la statura d’un uomo politico giudicandolo non soltanto in base a quello che ha fatto, ma anche a quello che voleva fare. Chi vuole dirigere il corso della storia, aprire nuove strade alla sua epoca, condurre il suo popolo verso un avvenire migliore, chi si sente una vocazione del genere e si pone per obiettivo quello di accendere i cuori degli altri con la sua fiamma interiore, costui getta una sfida al mondo dell’incomprensione, della negazione, al mondo ostile. Solo la lotta infatti ha un senso nella vita!”. I nazisti avevano intenzione d’imbastire contro di lui un clamoroso processo, ma temendo di ripetere il fallimento di quello a carico di Dimitrov, furono costretti a rinunciarvi. Non si riuscì però a liberarlo in nessun modo, nonostante le molteplici manifestazioni operaie e popolari indette dai comunisti di tutto il mondo. Il 18 agosto 1944, quando ormai la sorte del nazismo era segnata, per ordine di HitIer e di Himmler (che evidentemente avevano ancora paura di lui), alcuni aguzzini delle SS gli spararono alla nuca nel lager di Buchenwald, senza alcuna sentenza e in gran segreto. Finita la guerra, la moglie e la figlia cercarono a più riprese di organizzare un processo contro gli assassini di Thälmann, ma la giustizia della Rft, pur avendo tutte le prove necessarie, ha sempre rifiutato di collaborare. Solo nel 1985, a Krefeld, iniziò, seppur lentamente, il procedimento giudiziario contro l’unico esecutore ancora vivo, Wolfgang Otto, e che si è concluso con un verdetto di colpevolezza. La pena, 4 anni di reclusione, è stata minima, ma il fatto che non sia stato assolto – cosa che spesso accade quando sono in causa dei criminali di guerra – sta a indicare il livello di pressione dell’opinione pubblica. E che Otto fosse un criminale la stessa corte marziale americana la dimostrò allorché decise di condannarlo a 20 anni di carcere per le atrocità commesse nel lager di Buchenwald; pena che poi non scontò perché nel 1952, dopo solo 4 anni di carcere, le stesse autorità americane lo graziarono permettendogli non solo di ricevere 6.000 marchi di “ricompensa per i danni subiti”, ma anche di dedicarsi all’insegnamento nel ginnasio di Geldern. Quando andò in pensione, nella sua anzianità di lavoro fu incluso anche il “lavoro” nel lager di Buchenwald.”” Fonte: Enrico Galavotti – Homolaicus”,”MGEK-061″
“BREITMAN Richard”,”Il silenzio degli alleati. La responsabilità morale di inglesi e americani nell’ olocausto ebraico.”,”Richard BREITMAN insegna storia all’ American University (Washington DC). Cura la pubblicazione degli ‘Holocaust and Genocide Studies’ ed è autore del libro ‘Himmler, il burocrate dello sterminio’. Vive con la famiglia a Bethesda, Maryland.”,”EBRx-017″
“BREITMAN George LE-BLANC Paul WALD Alan”,”Trotskyism in the United States. Historical Essays and Reconsiderations.”,”Libro dedicato alla memoria di George NOVACK (v. foto) “”Even in the early 1990s, a period of declining opportunities and diminishing illusions, many American working people still referred to themselves as “”middle class”” rather than “”working class””. What’s more, from the early 1950s through the late 1980s, the bulk of the labor movement was embracing a narrow bread-and-butter unionism combined with an openly class-collaborationist “”partners in progress”” social vision.”” (pag 193)”,”TROS-230″
“BREITMAN George CANNON P. James DOBBS Farrell MCKINNEY E.R.”,”The Founding of the Socialist Workers Party. Minutes and resolutions 1938-39.”,”Preface, Introductions, Glossary of people, groups, and periodicals, Foto, Notes, Index,”,”MUSx-045-FL”
“BREITMAN Richard”,”Il silenzio degli Alleati. La responsabilità morale di inglesi e americani nell’Olocausto ebraico.”,”Richard breitman insegna Storia all’American University (Washington D.C.), cura la pubblicazione degli Holocaust and Genocide Studies ed è autore del libro Himmler, il burocrate dello sterminio. Vive con la famiglia a Bethesda, nel Maryland.”,”QMIS-027-FL”
“BREMAN Jan”,”The Making and Unmaking of an Industrial Working Class. Sliding Down the Labour Hierarchy in Ahmedabad, India.”,”BREMAN Jan è professore emerito di Sociologia comparata alla Amsterdam School of Social Research, Univ of Amsterdam, Olanda “”After the AMA had flatly and resolutely rejected the demand, Gandhi and the association’s representative held direct talks. The latter initially wanted to link the wage level to the state of the industry. Gandhi insisted that an employer was obliged to pay his workers at least a living wage right up to the moment that it was necessary for him to use his reserves for the company to remain in business. When these talks also came to nothing, the dispute was submitted to an independent assessor, according to the agreed arbitration procedures described earlier. His decision in favour of the workers was not based on Gandhi’s arguments but on the substantial profits enjoyed by the industry in the preceding years.”” (pag 62-63)”,”MASx-026″
“BRENAN Gerald”,”Il volto della Spagna. (Tit.orig.: The Face of Spain)”,”Di questo libro ne sono stati stampate 300 copie “”C’è una gran parte della Spagna che non è mai stata visitata. Vorrei che tu ci andassi.”” (Johnson a Boswell) BRENAN Gerald è un famoso ispanista inglese “”Non erano passati ancora cinque minuti da quando eravamo entrati che Mr. Washbrook cominciò a dare in escandescenze. I furti che si compivano da tutte le parti, dichiarò, erano una cosa incredibile. Si cominciava con una manciata di dollari e in capo a due anni ci si faceva una fortuna: tutto quello che ci voleva era un amico al governo e un’ assoluta mancanza di pudore. Le condizioni delle classi lavoratrici erano intollerabili: le loro paghe erano appena sufficienti a mantenerle in vita, e il momento in cui uno perdeva l’impiego moriva di fame. La follia del governo che permetteva un tale di cose era inconcepibile. Ma esistevano poi governo e amministrazione municipale? Quella non era una dittatura, ma un regime libero a tutti in cui l’ unico pensiero della gente era quello di arricchirsi. La gente faceva il proprio comodo, e nessuno poteva fermarla. Neppure Franco, che se l’ avesse fatto sarebbe stato ucciso. Guardate la situazione di questa provincia, dove tanti uomini erano rimasti senza lavoro perchè gli agrari aveva convertito i loro campi di grano mettendosi a coltivare canne da zucchero, che richiedono pochissima manodopera: benché il grano fosse scarso, il governo non faceva nulla per impedirlo””. (pag 78-79)”,”SPAx-082″
“BRENAN Gerald”,”Le labyrinthe espagnol. Origines sociales et politiques de la guerre civile.”,”La questione agraria. “”Il importe de ne pas oublier que si l’Espagne est essentiellement un pays d’agriculture et d’élévage (il y a 4 millions et demi de paysans contre 2 millions seulement d’ouvriers), la richesse de la terre y est en général très faible. Le fait qu’un certain nombre de petites régions irriguées, disséminées de long des côtes, possèdent le meilleur rendement d’Europe ne doit pas faire perdre de vue que le centre du pays est presque tout entier composé de landes, de maigres pâturages ou de zones désertiques. En 1928, les terres cultivables totalisaient de 20 à 24 millions d’hectares; les pâturages et les bois étaient un peu plus importants, tandis que 6 millions d’hectares étaient absolument improductifs. Plus de la moitié des pâturages étaient extrêmement pauvres, c’est-à-dire incapables de nourrir plus de deux moutons au demi-hectare. Pour comprendre cela, il nous faut étudier les condition physiques de la Péninsule.”” (pag 69)”,”MSPG-209″
“BRENDEL Cajo”,”Anton Pannekoek. Denker der Revolution.”,”BRENDEL Cajo “”Über die bolschewistische (blanquistische) Form der Diktatur sagt Pannekoek, sie habe “”ihren Ursprung in den russischen Verhältnissen””, laufe auf “”eine härtere Sklaverei als die des alten Kapitalismus in Westeuropa”” hinaus, sie “”(stelle) die Partei über die Klasse”” und “”(verhindere) jede Entwicklung einer wirklichen, selbständigen Arbeitermacht, indem sie das eigene Denken und das autonome Wachstum der organisierten Selbsttätigkeit unterdrückt””. Die bolschewistische Parteidiktatur hat mit Arbeitermacht nichts gemein, ebensowenig wie der russische Staatskapitalismus mit dem Kommunismus, ebensowenig wie der Leninismus mit dem Marxismus und ebensowenig wie die russische mit der proletarischen Revolution””. (pag 178-179)”,”MHLx-033″
“BRENDEL Cajo”,”Militanti operai in Gran Bretagna. Le lotte nell’industria inglese.”,”Cajo Brendel (1915-2007). Dutch council communist.”,”MUKx-023-FL”
“BRENDON Piers”,”The Decline and Fall of the British Empire, 1781-1997.”,”Piers BRENDON è l’autore di ‘The Dark Valley’ e di biografie. Ha diretto gli archivi del Centro Churchill di Cambridge. Vive a Cambridge.”,”UKIx-124″
“BRENDON Piers”,”Gli anni Trenta. Il decennio che sconvolse il mondo.”,”Piers Brendon è Fellow del Churchill College di Cambridge, dove è responsabile dei Churchill Archives. É autore di biografie di Churchill e di Eisenhower e collabora regolarmente con la televisione.”,”RAIx-018-FL”
“BRENNER Y.S.”,”Storia dello sviluppo economico.”,”BRENNER è un economista prima ancora che uno storico economico. Il suo interesse fondamentale è lo sviluppo.”,”ECOI-044″
“BRENNER Aaaron DAY Benjamin NESS Immanuel a cura; Collaborazione di Aaron BRENNER Gerald FRIEDMAN Christopher PHELPS Christopher R. MARTIN Robert SMITH Kim PHILLIPS-FEIN Jeremy BRECHER Steve EARLY Benjamin DAY Deirdre CLEMENTE Timothy P. LYNCH Todd MICHNEY James WOLFINGER James S. PULA Roxanne NEWTON Dan LA-BOTZ Victor G. DEVINATZ John P. LLOYD Cecelia BUCKI Rachel MEYER Jack METZGAR Nicola PIZZOLATO Joseph SLATER John P. LLOYD Michael HIRSCH Howard KARGER Immanuel NESS Daniel JACOBY Mary H. BLEWETT David J. GOLDBERG Paul LE-BLANC John HINSHAW Robert BRUNO Jackie S. GABRIEL Ian COLLIN GREER John L. WOODS Kim PHILLIPS-FEIN Dan LA-BOTZ Edward D. BEECHERT Calvin WINSLOW Myrna CHERKOSS DONAHOE Jon AMSDEN Stephen BRIER Gerald RONNIN Paul J. NYDEN Theresa ANN CASE Anthony J. SILVA Greg DOWNEY Scott MOLLOY Nathan LILLIE Calvin WINSLOW William MELLO David J. WALSH Stan SORSCHER John BEKKEN Daniel J. OPLER Dorothy Sue COBBLE Vernon MOGENSEN Andrew DAWSON Michael Z. LETWIN Damone RICHARDSON Mandi ISAACS JACKSON Gary ZABEL Michael SCHIAVONE Lisa HAYES”,”The Encyclopedia of Strikes in American History.”,”Collaborazione di Aaron BRENNER Gerald FRIEDMAN Christopher PHELPS Christopher R. MARTIN Robert SMITH Kim PHILLIPS-FEIN Jeremy BRECHER Steve EARLY Benjamin DAY Deirdre CLEMENTE Timothy P. LYNCH Todd MICHNEY James WOLFINGER James S. PULA Roxanne NEWTON Dan LA-BOTZ Victor G. DEVINATZ John P. LLOYD Cecelia BUCKI Rachel MEYER Jack METZGAR Nicola PIZZOLATO Joseph SLATER John P. LLOYD Michael HIRSCH Howard KARGER Immanuel NESS Daniel JACOBY Mary H. BLEWETT David J. GOLDBERG Paul LE-BLANC John HINSHAW Robert BRUNO Jackie S. GABRIEL Ian COLLIN GREER John L. WOODS Kim PHILLIPS-FEIN Dan LA-BOTZ Edward D. BEECHERT Calvin WINSLOW Myrna CHERKOSS DONAHOE Jon AMSDEN Stephen BRIER Gerald RONNIN Paul J. NYDEN Theresa ANN CASE Anthony J. SILVA Greg DOWNEY Scott MOLLOY Nathan LILLIE Calvin WINSLOW William MELLO David J. WALSH Stan SORSCHER John BEKKEN Daniel J. OPLER Dorothy Sue COBBLE Vernon MOGENSEN Andrew DAWSON Michael Z. LETWIN Damone RICHARDSON Mandi ISAACS JACKSON Gary ZABEL Michael SCHIAVONE Lisa HAYES”,”MUSx-236″
“BRENNER Robert”,”The Economics of Global Turbulence. The Advanced Capitalist Economies from Long Boom to Long Downturn, 1945-2005.”,”Robert Brenner is Professor of History and Director of the Center for Social Theory and Comparative history at UCLA.”,”ECOI-153-FL”
“BRENNER Yehojachim S.”,”Storia dello sviluppo economico.”,”Yehojachim Brenner è un economista prima ancora che uno storico economico. E poichè quale economista il suo interesse fondamentale è lo sviluppo, tale atteggiamento si riflette nel suo approccio alla storia economica.”,”ECOI-181-FL”
“BRENNER Robert”,”El Desarrollo Desigual y la Larga Fase descendente. Las economías capitalistas avanzadas desde el boom al estancamiento, 1950-1998.”,”unam.mx http://fcaenlinea1.unam.mx/anexos/1254/1254_u4_loqueapren… · PDF file Turbulencia en la Economía Mundial – UNAM Webnúmero 14, dedicado por completo al trabajo de Robert Brenner “El Desarrollo Desigual Y La Larga Fase Descendente: Las Economías Capitalistas Avanzadas Desde El Boom Al … Altro testo: Robert Brenner: La economía de la turbulencia global. Las economías capitalistas avanzadas de la larga expansión al largo declive, 1945-2005. Madrid, Akal, 2009, 568 págs.”,”ECOI-412″
“BRENTANO Lujo a cura di Antonio GIOLITTI”,”Le origini del capitalismo.”,”BRENTANO (1844-1931) appartiene al filone dei cosiddetti ‘socialisti della cattedra’. Ha insegnato per lunghi anni storia economica a Monaco. Nel 1919 rappresentò la GERM alla conferenza economica di Londra. Nel 1927 ricevette il premio Nobel per la pace.”,”ECOI-006″
“BRENTANO Clemens”,”I diversi Wehmüller ovvero le effigi nazionali ungheresi. Con un testo di Hans Magnus Enzensberger: ‘Su Brentano’.”,”Brentano fu, primo fra i tedeschi, poeta e solo poeta. Senza compromessi….”,”VARx-044-FRR”
“BRERA Gianni”,”Storia critica del calcio italiano.”,”BRERA-G nasce l’8 settembre 1919 a San Zenone al Po, in provincia di PAVIA e muore a pochi chilometri di distanza, a CODOGNO, a 73 anni. La BALDINI & CASTOLDI sta pubblicando tutte le sue opere. BIBLIOGRAFIA: – “”Storie dei Lombardi””. – “”L’Arcimatto (1960-1966)””. – “”La bocca del leone. L’Arcimatto II (1967-1973). – “”Coppi e il diavolo””. – “”Addio bicicletta””. – “”L’Anticavallo. Sulle strade dl Tour e del Giro””. – “”Derby””. – “”La leggenda dei mondiali e il mestiere del calciatore””. – “”La Pacciada. Mangiarebere in pianura padana””. – “”Il corpo della ragassa””.”,”ITAS-016″
“BRESCHI Danilo LONGO Gisella”,”Camillo Pellizzi. La ricerca delle élites tra politica e sociologia (1896-1979).”,”Danilo Breschi si è laureato in Scienze Ppolitiche presso la facoltà Cesare Alfieri dell’Università di Firenze. E’ stato dottorando di ricerca in Teoria e storia della modernizzazione presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Siena (2003). Gisella Longo si è laureata in Scienze Politiche con Renzo De-Felice presso l’Università di Roma. E’ autrice di saggi di stroria politica culturale nel ventennio fascista. Camillo Pellizzi è stato ‘uno dei più significativi teorici del regime mussoliniano. Da Bottai a Longanesi, da Maccari a Pound, da Spirito allo stesso Mussolini, questi i principali interlocutori di un intellettuale che si è illuso di compiere una rivoluzione nell’Italia della vittoria mutilata. (…) Nel dopoguerra è stato il primo – e l’unico per oltre un decennio – professore titolare di una cattedra di sociologia ed unao dei maggiori referenti per una intera generazione di sociologi e di politologi, da Franco Ferrarotti a Giovanni Sartori. Nel 1960 ha fondato e diretto una delle più autorevoli riviste del settore, la “”Rassegna italiana di sociologia””‘ Pellizzi nel 1946 per l’editore Mondadori ha tradotto ‘The Managerial Revolution’ di James Burnham apparsa con il titolo ‘La rivoluzione dei tecnici’ (pag 115)”,”TEOS-267″
“BRESCIANI Dario”,”Bordiga et l’attentisme.”,”Bordiga e la “”questione Trotsky””. Nel 1925 il PCdI prende risolutamente posizione contro il trotskismo. Bordiga si oppone con il suo articolo “”La questione Trotsky”” pubblicato dall’ Unità dopo 4 mesi dal suo ricevimento (pag 61) La questione della mancata fuga in Francia L’ Opposizione di Sinistra, su proposta di Trotsky, fornisce ai compagni di Bordiga emigrati in Francia il denaro per organizzare la fuga del loro capo, ma questi rifiuta tale piano. Trotsky voleva un dibattito con Bordiga e il suo gruppo nella speranza di ridurre le divergenze e coinvolgerlo nel lavoro dell’ Opposizione di Sinistra Internazionale (OGI, Opposition de Gauche Internationale), ma poi Bordiga finisce al confino e viene espulso dal Pci nel 1930 poco dopo il suo confino all’isola di Ponza. (pag 62) Accuse di passività a Bordiga durante il fascismo (pag 63) Critica di Trotsky nel 1931 al settarismo di ‘Prometeo’ (pag 64)”,”BORD-155″
“BRESCIANINO Clementina”,”Il problema della neutralità nella politica estera belga (1936-1937).”,”Volume intonso”,”RAIx-397″
“BREßLEIN Erwin”,”Drushba! Freundschaft? Von der Kommunistischen Jugeninternationale zu den Weltjugendfestspielen.”,”BREßLEIN Erwin è nato nel 1939 proveniente da una famiglia di minatori. Ha studiato germanistica, filosofia e scienze teatrali a Berlino e Colonia. Retrocopertina: foto di Willy MÜNZENBERG (1889-1940) fondatore della Internazionale giovanile socialista. “”Nel nuovo Esecutivo ci sono 18 membri: Lazar Schatzkin, Schüller, Kurella, Doriot, Wugowitsch, Bamatter, Wretling, Unger, Gyptner (Germania), Zeitlin, Tarchanow e Petrowsky dall’ URSS, Cassita (Italia), Michalec (Cecoslovacchia), Jackson per l’ America, Paasonen (Finlandia), Fucak per i Balcani e Jan-Ta-Lai dalla Cina””. (pag 59)”,”INTx-028″
“BRESSI Giovanni BRESSO Paola BORDINO G.”,”La formazione dell’area egemonica. Una studio comparato sull’Europa, la Cina e l’India nell’ età moderna.”,”Contiene il paragrafo: ‘Realtà e mito del “”dispotismo”” cinese’, capitolo ottavo: ‘Il prevalere dello “”Stato-continente”” in Cina (pag 198-203) ‘Il prevalere dello “”Stato-continente”” in Cina’ “”«Il termine dispotismo è stato applicato al governo cinese, perché il sovrano di quell’impero assume esclusivamente nelle proprie mani la suprema autorità… L’imperatore della Cina è un despota, ma in che senso è usato il termine?». Così si interrogava nel 1767 François Quesnay in un passo del suo famoso “”Il dispotismo in Cina””. Nel secolo XVIII, gli europei e soprattutto i filosofi francesi studiavano con interesse la Cina e le sue istituzioni paragonandole con quelle del continente europeo. Alcuni, come Montesquieu, vedevano nella Cina soltanto l’immagine di uno spietato dispotismo; altri, come Voltaire e, appunto, Quesnay, ritenevano che l’imperatore facesse osservare e osservasse lui stesso “”leggi sagge e irrevocabili””. In effetti, nel secondo millennio d.C. il potere del governo centrale si era andato continuamente rafforzando. L’influenza dell’aristocrazia ereditaria delle potenti famiglie latifondiste, dei generali, dei comandanti regionali che tanto avevano contribuito a far controllare le dinastia degli Han orientali (25-220 d.C.) e dei T’ang (618-906), aveva subito un colpo mortale nei conflitti del periodo di divisione politica, detto delle “”cinque dinastie”” e dei “”dieci stati”” (907-960). La successiva vigorosa ripresa della costruzione di uno Stato burocratico realizzata dai Sung aveva permesso all’amministrazione civile di assumere un controllo decisivo su quella militare. Con i Sung si assiste ad uno sforzo consapevole, “”inteso a riunire tutti i rami dell’amministrazione nelle mani dell’imperatore”” (14). I “”Grandi Ministri”” che, al tempo dei T’ang avevano disposto di un certo numero di poteri indipendenti, ora formano una specie di gabinetto non ufficiale alle dirette dipendenze dell’imperatore. Successivamente, con i Ming altre riforme rafforzano il potere della burocrazia centrale e consolidano la posizione dell’imperatore nel senso dell’assolutismo (…)”” (pag 198-199) [paragrafo: ‘Realtà e mito del “”dispotismo”” cinese’, capitolo ottavo ‘Il prevalere dello “”Stato-continente”” in Cina (in) ‘La formazione dell’area egemonica. Una studio comparato sull’Europa, la Cina e l’India nell’ età moderna’ di G. Bressi, P. Presso G. Bordino, Edizioni Stampatori, Torino, 1976] [(14) E.O. Reichauer, J.K. Fairbank, ‘Storia dell’Asia orientale’, vol. I, Torino, Einaudi, 1974, pag 232]”,”TEOS-043-FMB”
“BRESSO Placido”,”Arte del dire. Per le scuole secondarie.”,”‘La lingua italiana, la più armoniosa d’Europa, è il dialetto toscano con qualche aggiunta e qualche modificazione; il dialetto toscano, o meglio fiorentino, a sua volta è una filiazione diretta della maestosa lingua latina, come lo sono tutte le lingue romanze (francese, spagnuola, portoghese, provenzale, valacca, rumena, ladina). La lingua parlata dai conquistatori romani venuta a contatto coi dialetti dei popoli vinti, dovette modificarsi variamente a seconda dei caratteri dialettali di ciascuna popolazione. Queste variazioni della lingua latina diedero origine alle lingue ‘neolatine’ o ‘romanze’, dette così appunto per la loro origine dalla lingua latina dei Romani. Fra gli idiomi derivati dal latino, il toscano è quello che modificò meno la lingua madre, alla quale si mantenne più fedele: a quest asua fedeltà al latino, all’eccellenza dei suoi primi scrittori, alle numerose relazioni commerciali dei mercanti fiorentini, alla superiorità dei numerosi artisti toscani è dovuto il prevalere del toscano sugli altri dialetti della nostra penisola. Sull’origine e sull’uso della lingua italiana oramai non esiste più controversia, ma è ancora incerta la data della comparsa dei primi documenti scritti. Non fu ancora scoperta un’intera frase in volgare, anteriore alle famose pergamene di Teano e di Capua, risalente la più antica al 960 e l’altra al 964. La questione della lingua italiana. Chi voglia imparare la lingua italiana quale modello deve proporsi? La lingua dei classici, o il linguaggio toscano di Firenze? La risposta a questa domanda diede luogo ad aspre controversie, che risalgono al trattato ‘Del parlar volgare’ di Dante (1305) e terminarono appena col Manzoni. Presero parte all’accanito dibattito in vario senso Leonardo Bruni, il Bembo, il Trissino, il Machiavelli, il Bartoli, il Cesarotti, il Monti, il Manzoni, Luigi Morandi, Pio Rayna, Francesco D’Ovidio, ecc. Il veneziano Pietro Bembo (1470-1547), che fra i contemporanei fu arbitro in fatto di lingua, sentenziava senz’altro che la vera lingua italiana è il dialetto fiorentino, non quello parlato dal popolo rozzo, ma quello usato e nobilitato dai tre grandi trecentisti (Dante, Petrarca, Boccaccio). Contro il Bembo e contro i suoi numerosi seguaci sorse il Baldassarre Castiglione (1478-1529), sostenendo nel ‘Cortegiano’ che la lingua italiana non deve attingere unicamente dal dialetto fiorentino, ma da tutti gli idiomi non solo parlati in Italia, ma anche in altre nazioni, e che magari essa può creare parole nuove quando occorra, affinché si possa avere dagli Italiani una propria lingua varia, ricca, nella quale siano tutti elementi necessari all’espressione di qualsiasi sfumatura di pensiero. Intorno a queste due opposte opinioni si rinfocolarono le ire, finché nel secolo successivo, il seicento, per l’impoverimento della letteratura, la questione della lingua destò minor interesse, tanto che poterono a loro agio spadroneggiare i ‘Cruscanti’, ossia i compilatori del grande vocabolario della Crusca. Costoro ammettevano nel loro vocabolario esclusivamente le parole del toscano scritto e trascuravano affatto gli altri dialetti d’Italia. Contro l’esclusivismo della Crusca, contro le sue cantonate sorsero bellicosi oppositori con lunghe e non sempre convenienti logomachie. Nella foga dell’opposizione al toscanismo della Crusca, si cadde nel vizio opposto accogliendo parole e locuzioni da altre lingue, inquinando così la purezza del nostro idioma. Ed ecco la controreazione nel settecento, la reazione dei ‘Puristi’ capitanati dall’abate Antonio Cesari (Verona, 1760-1828). I puristi ripresero l’opinione del Bembo affermando che solo la lingua degli scrittori del trecento doveva servire di modello: fuori del trecento nessuna salvezza. La lotta continuò fino a che Alessandro Manzoni, con quel suo mirabile buon senso, non ebbe portato la sua parola convincente e avvalorata dal magistrale esempio dei ‘Promessi Sposi’, che nella sua laboriosa dimora a Firenze aveva risciacquato in Arno. In due lunghe lettere, nella “”Relazione sull’unità della lingua, ecc.”” il Manzoni espone diffusamente il suo pensiero sulla natura e sull’uso della lingua italiana, pensiero che può essere riassunto così: A formare la lingua italiana vera concorre essenzialmente il linguaggio vivo toscano parlato da persone colte viventi nella patria di Dante e di Machiavelli, e concorrono tutti gli autori con tutte quelle parole che sono giunte fino a noi e che sono tuttavia in uso. L’opinione del Manzoni, a cui dapprima non mancarono degli attacchi, finì per prevalere ed essere accettata da tutti’ (pag 13-15) ‘I Greci ed i Latini curarono assai l’armonia, alla quale del resto molto si prestavano le loro lingue. Tutti i classici greci e latini hanno diffuso nelle loro opere come un’onda sonora, come una musicalità, che altre letterature non conoscono’ (pag 25)”,”VARx-090-FV”
“BRET Thierry”,”Jules Vallés: la violence dans la trilogie.”,”ANTE1-17 BRET ha ottenuto il dottorato in letteratura nel giugno 2006. E’ professore di lettere moderne (cité Mixte du Parc Imperial, Nice). Jules Vallès (Parigi, 10 giugno 1832 – Parigi, 14 febbraio 1885) è stato uno scrittore francese. Giornalista attivo e militante, si affiliò all’ Internazionale, partecipò di persona all’esperienza della Comune di Parigi; scampò alla fucilazione rifugiandosi a Londra. Nel 1879 uscì il primo volume del ciclo di Jacques Vingtras, vivace affresco della Comune a sfondo autobiografico: L’ enfant (Il ragazzo), cui seguirono Le bachelier (Il baccelliere, del 1881), L’ insurgé (L’ insorto, del 1886), tutte opere piene di beffarda ironia contro una società che Vallès disprezzava. Fu anche tra le più interessanti figure del movimento naturalista. (wikip) pag 306″,”MFRC-130″
“BRETON J.L.”,”L’ Unité Socialiste.”,”Congresso di unificazione. Articoli. (pag 52-53) “”Pourtant le parti socialiste unifié s’était, comme nous l’ avons vu, constiuté sur des bases intransigeantes, formulant qu’il “”n’est pas un parti de réforme, mais un parti de lutte de classes et de révolution””, indiquant que ses élus au Parlement “”forment un groupe unique, en face de toutes les fractions politiques bourgeoises””, imposant à ces élus le refus systématique de l’ ensemble du budget. A son titre “”Parti socialiste””, il avait ajouté le sous-titre “”Section francaise de l’ Internationale ouvrière””, soulignant sa volonté de se mettre d’une façon vraiment trop absolue sous la dépendance du socialisme international et semblant faire peu de cas de son autonomie nationale””. (pag 66)”,”MFRx-275″
“BRETON André, conversazione con André PARINAUD”,”Storia del surrealismo, 1919-1945.”,”Conversazioi di BRETON André con PARINAUD André Foto documenti inserto fotografico n° 66 67 68 69: “”Per un’arte rivoluzionaria indipendente”” manoscritto di Leone Trotsky e André Breton. Foto Messico 1938 Breton, Rivera, Trotsky. Foto conferenza di Breton ‘Visita a Leone Trotsky’ Foto Trotsky nel suo studio”,”FRAD-102″
“BRETON André BONNET Marguerite NAVILLE Pierre SCHWARTZ Laurent DEUTSCHER Isaac HANSEN Joseph FRANK Pierre MAITAN Livio allocutions prononcées aux obsèque de Natalie Sedova-Trotsky; souvenirs et témoignages de Alfred ROSMER Michel PABLO Jack WEBER Laurette ORFILA Sara W. Raya DUNAYEVSKAYA Gérard ROSENTHAL; SEDOVA Natalia TROTSKY Léon”,”Hommage a Natalia Sedova-Trotsky, 1882-1962.”,”Une vie de révolutionnaire di Marguerite Bonnet, Allucutions prononcées aux obsèques de Natalia Sedova-Trotsky, par amis, l’assassinat de Léon Trotsky par Natalia Sedova, Notes pour un portrait de Natalia par Léon Trotsky, foto quelques images de Natalia, Plan de la maison de Coyoacan, Exemplare n. 1114.”,”TROS-003-FL”
“BRETON André, a cura di Ivos MARGONI”,”Per conoscere Andrè Breton e il Surrealismo.”,”Erede delle prime avanguardie europee, e particolarmente di Dada, il surrealismo è il movimento culturale più rilevante ed eversivo del periodo compreso fra le due guerre mondiali. Di questo movimento, inizialmente francese ma ben presto internazionale, André Breton fu l’organizzatore, l’animatore e il più coerente teorico.”,”VARx-037-FL”
“BREUER Stefan”,”Anatomie de la Revolution conservatrice.”,”BREUER è nato nel 1948. E’ professore di sociologia alla Hochschule für Wirtschaft und Politik à Hamburg. E’ autore di numerosi saggi sulla Q della teoria sociale e della filosofia politica. Ha scritto tra l’altro: -Sozialgeschichte des Naturreichs (1983) -Imperien der Alten Welt (1987) -Max Webers Herrschaftssoziologie (1991) -Bürokratie und Charisma (1994)”,”GERG-017″
“BREWER Anthony”,”Marxist theories of imperialism. A critical survey.”,”BREWER Anthony, Department of Economics, University of Bristol Opera ristampata nel 1982 e 1984 “”Lenin’s major purpose in writing the Imperialism, the Highest Stage of Capitalism was to counter the propaganda of Kautsky and other ex-Marxists (he includes Hilferding in this category) who were, in his view, leading the shattered remnants of the Second International in entirely the wrong direction. From this point of view, the most important sections of the work are those directed against Kautsky’s theory of ‘ultra-imperialism’ and those describing the rise of a ‘labour aristocracy’ which was, Lenin argued, the material base for the support that Kautsky’s revisionism had gained in the major imperialist countries”” (pag 109); “”Immediately before the First World War, Kautsky come up with a further reason for optimism about the prospects for peace, in the theory of ‘ultra-imperialism’, that is, the possibility that the major powers would find it preferable to agree to exploit the world jointly, rather than fighting over the division of the world. A similar line of argument had been advanced earlier by Hobson (as Lenin points out), using the term ‘inter-imperialism’. (…) When the war broke out, Kautsky transferred his hopes for peace to the post-war period. In a key article, published soon after the start of the war, he wrote: “”What Marx said of capitalism can also be applied to imperialism: monopoly creates competition and competition monopoly. The frantic competition of giant firms, giant banks and multi-millionaires obliged the great financial groups…. to think up the notion of cartel. In the same way the result of the World War between the great imperialist powers may be a federation of the strongest, who renounce their arms race. Hence from the purely economic standpoint it is not impossible that capitalism may still live through another phase, the translation of cartellisation into foreign policy: a phase of ultraimperialism, which of course we must struggle against as energetically as we do against imperialism, but whose perils lie in another direction, not in that of the arms race and the threat to world peace (Kautsky, 1970, p. 46)”” (pag 123); “”Both Bukharin and, especially, Lenin wrote about imperialism primarily to challenge Kautsky’s view, and to repair the damage done to the international socialist movement by the capitulation of the parties of the Second International at the outbreak of the war. As far as they were concerned the intimate connection between capitalist development, imperialism and war was the central theoretical basis of their stand against abandoning the struggle for socialism for the duration. No compromise on this issue was possible. Lenin vehemently rejected any idea of ultra-imperialism: ‘development is proceeding towards monopolies, hence towards a single world monopoly…as completely meaningless as is the statement the “”development is proceeding”” towards the manufacture of foodstuffs in laboratories’ (‘Imperialism’, p. 530)”” (pag 125)”” [Anthony Brewer, Marxist theories of imperialism. A critical survey, 1980]”,”TEOC-641″
“BREWER John”,”The Sinews of Power. War, Money and the English State, 1688-1783.”,”BREWER John: professore di Storia al Dipartimento di History and Civilization presso lo European University Institute di Firenze. É tra i maggiori storici dell’arte britannici. Ha insegnato a Cambridge, Yale, Harward, Los Angeles e nel capoluogo toscano. “”Brewer pone un’altra questione di grande importanza: come ha fatto una piccola isola, senza una popolazione numerosa e che aveva avuto, (…), un ruolo insignificante nell’Europa del diciassettesimo secolo, a trasformarsi, nello spazio di sessant’anni, in una grande potenza navale con un immenso impero? Bisogna congratularsi con Brewer [per] aver individuato un tema importante e averlo perseguito con grande abilità”” (tratto da John Cannon, supplemento letterario del Times; traduz.d. r.) <> (pg 88; traduz. d. r.)”,”UKIQ-006-FSL”
“BREWSTER David”,”The Martyrs of Science. Or, The Lives of Galileo, Tycho Brahe, and Kepler.”,”David Brewster Principal of the United College of St. Salvator and St. Leonard, St. Andrews ecc. Keplero era un allievo di Tycho Brahe. Tycho Brahe nacque nel 1546 a Knutstorp, piccolo paese della Scania allora appartenente al Regno di Danimarca. (wikip) Il padre, Otte Brahe, era un nobile cortigiano e comandante militare del regno. Anche la madre, Beate Bille, apparteneva alla nobiltà. Entrambe le famiglie erano ricchissime e fra le più importanti della Danimarca. Tuttavia della sua educazione si prese cura lo zio, il viceammiraglio Jørgen Brahe, che morì in seguito ad una polmonite contratta durante il salvataggio del re, caduto in un canale di Copenaghen. Sin dall’adolescenza Brahe ebbe interesse per l’astrologia, cosa che lo spinse poi agli studi di astronomia, motivato dalla necessità di avere misure precise delle effemeridi. Brahe continuò a occuparsi di predizioni astrologiche lungo tutto l’arco della propria vita.[1][2] Dopo aver concluso gli studi universitari di astronomia a Copenaghen, Wittenberg e Basilea, Tycho fece costruire il palazzo-osservatorio di Uraniborg sull’isola di Hven, che gli venne donata dal Re Federico II di Danimarca e Norvegia saldando così il debito contratto dallo zio, e che divenne uno dei primi “”istituti di ricerca”” europei. Nel suo imponente osservatorio, Brahe portava avanti un avanzatissimo programma di ricerca, praticamente senza limiti di spesa, con un budget paragonabile a quello odierno della NASA; disponeva della più aggiornata attrezzatura e dei più preparati assistenti (tra cui la sorella Sophie) che il danaro potesse allora comprare. Per le sole pubblicazioni dell’osservatorio, Brahe possedeva una pressa da stampa e una cartiera. Il suo assistente più famoso fu Keplero. Brahe capì che il progresso nella scienza astronomica poteva essere ottenuto, non con l’occasionale osservazione fortuita, ma solo con un’osservazione sistematica e rigorosa, notte dopo notte, e tramite l’uso di strumenti che fossero i più accurati possibili. Fu in grado di migliorare ed ampliare gli strumenti esistenti e di crearne di nuovi. Le sue misurazioni a occhio nudo della parallasse planetaria erano accurate al minuto d’arco. Queste misurazioni, dopo la morte di Brahe, divennero possesso di Keplero. Quando era ancora studente, Brahe perse parte del naso in un duello. Questo avvenne nel 1566 quando ancora ventenne stava studiando all’Università di Rostock in Germania.[3] Mentre partecipava a una danza a casa di un professore, ebbe una discussione con un certo Manderup Parsbjerg, un membro della nobiltà danese, su chi avesse maggior talento matematico. Dopo una prima lite, i due decisero di risolvere la questione con un duello. Questo avvenne intorno alle 19 di sera del 29 dicembre 1566 (nel buio) e gli costò il setto nasale. Per il resto della sua vita dovette portare una piastra d’argento. (Per la verità, quando la tomba di Brahe venne aperta nel 1901 e i suoi resti furono esaminati da medici esperti, la cavità nasale del teschio era bordata di verde, segno di esposizione al rame e non all’argento). Cassiopea La firma di Tycho Brahe Nel novembre 1572, Brahe osservò una stella molto luminosa che era improvvisamente apparsa nella costellazione di Cassiopea. Poiché si riteneva fin dall’antichità che il mondo delle stelle fisse fosse eterno e immutabile, alcuni osservatori sostennero che il fenomeno fosse dovuto a qualcosa nell’atmosfera terrestre. Brahe comunque, osservò che la parallasse non cambiava di notte in notte, suggerendo che l’oggetto fosse molto distante. Brahe argomentò che un oggetto vicino avrebbe dovuto cambiare la sua posizione relativamente allo sfondo. Pubblicò un piccolo libro, De Stella Nova (1573), coniando il termine nova per una “”nuova”” stella (oggi sappiamo che quella stella era la supernova SN 1572). Questa scoperta fu decisiva nella sua scelta dell’astronomia come professione. L’osservazione delle comete del 1577 e del 1585 diede conferma a Brahe delle sue ipotesi circa la confutazione dell’immutabilità delle sfere celesti secondo la teoria di Aristotele universalmente accettata fino ad allora. Le comete non potevano appartenere alla sfera sublunare e, muovendosi nelle regioni eteree, confermavano che i pianeti non fossero infissi nelle sfere solide. Eliocentrismo Keplero cercò, senza riuscirci, di persuadere Brahe ad adottare il modello eliocentrico del sistema solare. Brahe credeva in un modello geocentrico, che prese poi il nome di sistema ticonico (secondo cui il Sole girerebbe attorno alla Terra immobile, e tutti gli altri pianeti girerebbero attorno al Sole), per gli stessi motivi per cui sostenne che la supernova del 1572 non era vicina alla Terra. Egli sostenne che se la Terra fosse stata in moto, allora le stelle vicine avrebbero dovuto cambiare posizione relativamente alle stelle più lontane. In realtà questo effetto di parallasse esiste; non poteva essere osservato ad occhio nudo né con i telescopi dei duecento anni a seguire, perché anche le stelle più vicine sono molto più lontane di quanto gli astronomi dell’epoca ritenessero possibile. Nel modello ticonico la Terra era immobile, al centro di un universo racchiuso dalla sfera delle stelle fisse. La Terra era il centro anche delle orbite della Luna e del Sole che, a sua volta, era il centro delle orbite degli altri 5 pianeti (Mercurio, Venere, Marte, Giove, Saturno). Epicicli, eccentrici ed equanti sono ancora necessari e presuppongono il superamento della realtà delle sfere cristalline. Il sistema ticonico presentava alcuni vantaggi: riscontri più precisi tra previsioni matematiche e dati osservativi rispetto ai modelli geocentrici tradizionali; escludeva i conflitti con le Scritture, mantenendo la Terra immobile e al centro dell’Universo. risolveva l’apparente contraddizione che caratterizzava l’universo copernicano in relazione alla mancanza dell’effetto di parallasse e al problema delle dimensioni delle stelle [4]. confermando sostanzialmente il sistema geocentrico non aveva bisogno di dare una spiegazione fisica del movimento terrestre [5]. Fu la grande autorità di Brahe che da un lato ritardò l’affermazione del sistema Copernicano e dall’altro favorì l’abbandono del sistema Tolemaico. La negazione delle realtà delle sfere cristalline ebbe un valore rivoluzionario, esattamente quanto la teoria “”eliocentrica”” (“”eliostatica”” sarebbe più esatto) di Copernico. Uraniborg, Stjerneborg e Benátky Il Quadrans Muralis, 1598 Il re Federico II di Danimarca e Norvegia, impressionato dalle osservazioni di Brahe del 1572, finanziò la costruzione di due osservatori a Hven: Uraniborg e Stjerneborg, con magnifici strumenti di propria progettazione. Osservazioni sulla cometa del 1577 gli permisero di confutare l’ipotesi delle sfere celesti solide. A causa di disaccordi con il nuovo re Cristiano IV di Danimarca, Brahe si spostò a Praga nel 1598 dove Rodolfo II d’Asburgo, imperatore del Sacro Romano Impero, gli consentì di costruire un nuovo osservatorio (in un castello a Benátky, a 50 km da Praga) nel quale Brahe lavorò fino alla sua morte. A Praga Brahe continuò anche a occuparsi di astrologia, svolgendo in particolare la funzione di astrologo personale dell’imperatore.[6] Brahe fu uno straordinario osservatore dell’era pre-telescopio: le sue osservazioni delle posizioni stellari e planetarie raggiunsero un’accuratezza impareggiabile per i suoi tempi. Brahe non era copernicano, ma propose un sistema di compromesso in cui la Terra è immobile al centro mentre i pianeti girano attorno al Sole, che li trascina a sua volta attorno alla Terra. Le sue accurate osservazioni di Marte permisero a Keplero, nel 1609 e nel 1619, di determinare le leggi fondamentali del moto planetario, che fornirono a loro volta un grande supporto alla teoria eliocentrica del sistema solare di Copernico. Conscio che una stella osservata vicino all’orizzonte appare ad un’altitudine maggiore di quella reale a causa della rifrazione atmosferica, compilò delle tabelle per correggere questa fonte di errore. Brahe fu maestro e amico del costruttore di globi Blaeu, che ornò un suo globo con il ritratto dello scienziato. Brahe morì il 24 ottobre 1601, molti giorni dopo lo scoppio della vescica durante un banchetto: si disse che abbandonare il banchetto prima della conclusione sarebbe stato l’apice delle cattive maniere, quindi preferì rimanere[7][8]. In seguito a questo incidente non era più in grado di urinare, se non in quantità molto piccole e con dolori lancinanti[9]. Recenti investigazioni fanno supporre che Brahe non morì direttamente per questa causa, ma potrebbe essersi avvelenato involontariamente, somministrandosi delle medicine contenenti mercurio (Brahe seguì degli studi di alchimia nella sua vita, comunque sembra che non ne abbia lasciato tracce o li abbia distrutti). Brahe è sepolto nella Chiesa di Santa Maria di Týn a Praga. Riconoscimenti Monumento a Brahe e Keplero, sulla collina di Praga Sulla Luna gli è stato dedicato un cratere di 85 km di diametro (Cratere Tycho) Un monumento in marmo dedicato allo scienziato, ritratto insieme a Johannes Keplero, è stato eretto a Praga, nei pressi del Castello Gli è stato dedicato un asteroide, 1677 Tycho Brahe A lui è dedicato il genere di palme Brahea[10] Onorificenze Cavaliere dell’Ordine dell’Elefante – nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere dell’Ordine dell’Elefante — 1578 Note ^ James H. Holden, A History of Horoscopic Astrology, F.A.F.A., 2006. ^ Su Brahe (e su Keplero) astrologo si veda anche Franco Selleri, Fisica senza dogma: la conoscenza scientifica tra sviluppo e regressione, Bari, Dedalo, 1989. ^ vedere http://purl.uni-rostock.de/matrikel/100028187 ^ Vedi l’articolo di D. Danielson e C. M. Graney, Processo a Copernico, Le Scienze Marzo 2014. Secondo i modelli geocentrici dell’universo, le stelle si trovano poco oltre i pianeti; in questa situazione le loro dimensioni stimate con un semplice calcolo geometrico risultavano abbastanza simili a quelle del Sole. Applicando la teoria eliocentrica di Copernico le stelle dovevano essere estremamente lontane e quindi, applicando lo stesso sistema di calcolo, risultavano troppo grandi, di dimensioni pari a migliaia di volte quelle del Sole. ^ Vedi l’articolo di D. Danielson e C. M. Graney, Processo a Copernico, Le Scienze Marzo 2014. Brahe visse oltre un secolo prima della nascita della fisica newtoniana che avrebbe fornito l’esatta spiegazione del movimento terrestre. Le dimensioni della Terra erano all’epoca sufficientemente note, ci si chiedeva quindi quale forza avrebbe potuto far muovere questa pesantissima sfera di roccia, polvere e acqua? Era al contrario facile spiegare il moto dei pianeti e del sole perché fin dai tempi di Aristotele gli astronomi avevano ipotizzato che i corpi celesti fossero formati da una particolare sostanza “”eterea””, inesistente sulla Terra e che aveva la naturale tendenza al rapido moto circolare. ^ Peter Marshall, The Mercurial Emperor: The Magic Circle of Rudolf II in Renaissance Prague, Londra, 2007. ^ John Tierney, Murder! Intrigue! Astronomers?, in New York Times, 29 novembre 2010. URL consultato il 30 novembre 2010. «At the time of Tycho’s death, in 1601, the blame fell on his failure to relieve himself while drinking profusely at the banquet, supposedly injuring his bladder and making him unable to urinate.». ^ Thoren (1990, p.468–69) ^ (Dreyer, Tycho Brahe: A Picture of Scientific Life and Work in the Sixteenth Century., p.309). ^ (EN) Umberto Quattrocchi, CRC World Dictionary of Medicinal and Poisonous Plants: Common Names, Scientific Names, Eponyms, Synonyms, and Etymology (5 Volume Set), CRC Press, 3 maggio 2012, ISBN 978-1-4200-8044-5. URL consultato il 10 dicembre 2015. Bibliografia Questo testo proviene in parte dalla relativa voce del progetto Mille anni di scienza in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze (home page), pubblicata sotto licenza Creative Commons CC-BY-3.0 Pierre Gassendi. Tychonis Brahei, equitis Dani, Astronomorum Coryphaei, vitae Accessit Nicolai Copernici, Georgii Peurbachii, & Joannis Regiomontani, Astronomorum celebrium, Vita. Hagae Comitum (Den Haag), Vlacq, 1655. Kitty Ferguson. L’uomo dal naso d’oro. Tycho Brahe e Giovanni Keplero: la strana coppia che rivoluzionò la scienza, Milano, Longanesi, 2003. ISBN 88-304-2053-0 Francesco Ongaro. L’uomo che cambiò i cieli, Cairo editore, 2007. ISBN 978-88-6052-075-3″,”SCIx-493″
“BREY Gérard GUERENA Jean Louis MAURICE Jacques SALAÜN Serge SERRANO Carlos”,”Un anarchiste entre la legende et l’histoire: Fermìn Salvochea (1842-1907).”,”La vita del “”Blanqui spagnolo”””,”ANAx-411″
“BREZNITZ Shlomo”,”I campi della memoria.”,”””Da questo cespo d’ortica, il pericolo, noi cogliamo questo fiore, la sicurezza’ (Shakespeare, Enrico IV, parte prima (in apertura S. Breznitz, I campi della memoria)”,”GERN-004-FSD”
“BREZZI Camillo”,”Il cattolicesimo politico in Italia nel ‘900.”,”BREZZI Camillo insegna storia contemporanea all’ Università degli Studi di Roma. Autore del volume ‘Cristiano sociali e intransigenti (Roma, 1971) è andato concentrando la sua attenzione di studioso sul movimento operaio e contadino cattolico e sui rapporti tra fascismo e mondo cattolico. Ha curato pure ‘I partiti democratici cristiani d’ Europa’ (1979). “”L’ evocare il maligno di certo non era un fatto nuovo nella cultura e nella religiosità cattolica, né la durezza del linguaggio era riservata solo ai propagatori di altre confessioni religiose: è, secondo me, altrettanto significativo e indicativo della mentalità che sottosta agli interventi della gerarchia ecclesiastica che un simile atteggiamento lo si riscontri anche – e con maggior forza per certi aspetti – contro quei pochi cattolici che in Italia negli anni ’30 tentano un’ azione contro il regime fascista e in opposizione a una sempre più stretta collaborazione con esso da parte della Chiesa cattolica.”” (pag 115)”,”ITAA-094″
“BREZZI Paolo”,”I principali movimenti religiosi in Italia.”,”Paolo Brezzi, già ordinario di Storia del Cristianesimo nell’Università di Napoli, attualmente è ordinario di Storia nell’Università di Roma. Tra le sue pubblicazioni: Roma e l’Impero medioevale, Cristianesimo ed Impero romano fino a Costantino, Analisi ed interpretazione del De Civitate Dei, Realtà e mito dell’Europa, Le riforme cattoliche dei secoli XV e XVI.”,”RELP-001-FL”
“BREZZI Piero”,”La politica dell’elettronica.”,”Piero Brezzi nato a Firenze nel 1935, ingegnere elettronico è responsabile per l’elettronica della sezione industria della direzione del Pci. Ha pubblicato tra l’altro ‘L’industria elettronica in Italia’ (1976). E’ stato uno degli esperti del Programma finalizzato elettronica del Cipi.”,”ECOI-393″
“BREZZI Camillo”,”Il cattolicesimo politico in Italia nel ‘900.”,”Camillo Brezzi insegna storia contemporanea nell’Università degli Studi di Roma.”,”ITAP-044-FL”
“BREZZI Francesca”,”Dizionario dei termini e dei concetti filosofici.”,”Francesca Brezzi insegna Filosofia della religione alla Terza Università di Roma.”,”FILx-123-FL”
“BREZZI Camillo, collaborazione di Pietro ALBONETTI Annarita BUTTAFUOCO Carlo Felice CASULA Carlo CROCELLA Agostino GIOVAGNOLI Paolo GIUNTELLA Bruno LIVERANI Toto LOMBARDO Antonio PARISELLA Stefano PIVATO Andrea RICCARDI Franco SALVATORI”,”I partiti democratici cristiani d’Europa.”,”Camillo Brezzi insegna storia contemporanea nell’Università degli Studi di Roma.”,”EURx-102-FL”
“BREZZI Piero”,”L’industria elettronica e l’Italia. Necessità di un piano nazionale dell’elettronica.”,”‘Se infatti oggi viviamo nella fase del capitalismo monopolitistico di Stato, che come dice Lenin è «un meccanismo unico che riunisce milioni di uomini nell’organizzazione del capitalismo di Stato» (1), è comunque opportuno osservare, come giustamente ricordava Pesenti, che questa categoria oggi dominante nell’econmia capitalistica non elimina le altre categorie di una corretta analisi marxista (vedi A. Pesenti, ‘Capitalismo monopolistico di Stato e impresa pubblica’, in Quaderni di Politica ed Economia’ n. 7)’ (pag 7) [(1) Lenin, La guerra e la rivoluzione, Conferenza del 27 maggio 1917, in Opere complete, v. 24, Ed. Riun. 1966 p. 414]”,”ITAE-002-FGB”
“BRIAMONTE Nino”,”Saggio di bibliografia sui problemi storici teorici e pratici della traduzione.”,”Nella bibliografia sulla storia della traduzione l’A riporta lo scritto di Friedrich ENGELS ‘Wie man Marx nicht übersetzen soll’, ottobre 1885, ora in K. MARX F. ENGELS ‘Über Sprache, Stil und Übersetzung’, Berlin, Dietz Verlag, 1974, pag 475-490 (MARX, ENGELS, Sulla lingua, lo stile e la traduzione, DIETZ, 1974)”,”STOx-022″
“BRIAN Luigi presidente del Convegno; relazioni di Alberto TAURO DEL PINO Alvaro DEL-PORTILLO Luigi BRIAN Ernesto LUNARDI Christopher SCHOEFIELD Raimondo LURAGHI, interventi di Paolo BARRETO SANCHEZ Paolo FIORINI Giuseppe DE-FILIPPO Micaela TACCONI Antonio GUERCI Oscar TORRETTA, relazione conclusiva di Luigi BRIAN”,”L’Europa e la conquista dell’America: fu epopea? Giornata di incontro, Genova, 30 aprile 1990. Salone del Consiglio Provinciale.”,”Relazioni di Alberto TAURO DEL PINO Alvaro DEL-PORTILLO Luigi BRIAN Ernesto LUNARDI Christopher SCHOEFIELD Raimondo LURAGHI, interventi di Paolo BARRETO SANCHEZ Paolo FIORINI Giuseppe DE-FILIPPO Micaela TACCONI Antonio GUERCI Oscar TORRETTA, relazione conclusiva di Luigi BRIAN”,”AMLx-114″
“BRIANTI Marc”,”Bandiera rossa. Un siècle d’histoire du Mouvement ouvrier italien du Risorgimento (1848) à la République (1948).”,”BRIANTI M. ha lavorato per vent’anni nel gruppo Fiat. Facendo ricerca presso vari editori (Feltrinelli Einaudi, ecc.) ha qui condensato centinaia di opere su questo tema.”,”MITS-362″
“BRIATICO Franco”,”Ascesa e declino del capitale pubblico in Italia. Vicende e protagonisti.”,”BRIATICO Franco ha lavorato all’ Eni dal 1955 al 1984. Prima nella Direzione studi economici tecnici poi come assistente di CEFIS e direttore per le relazioni esterne. L’ economia mista e la politica dei “”salvataggi””. “”Comunque la vicenda Italcasse è solo un episodio della condotta di Sette, il quale blocca non solo tutti i finanziamenti politici, ma anche le elargizioni non strettamente destinate a esigenze di azienda. Ciò era nel carattere dell’ uomo. Valga un episodio: nel 1968, all’ epoca in cui era ancora presidente dell’ Efim, il personaggio più vicino a Moro e che ne curava anche i collegamenti elettorali, in occasione di una “”campagna”” gli aveva chiesto un consistente aiuto. Sette, sotto i suoi occhi, aveva fatto un rapido conto delle disponibilità e poi gli aveva chiuso in una busta quanto, a suo giudizio, riteneva potergli dare. Quale non fu la sorpresa del potente personaggio quando, tornato al suo ufficio, vide che si trattava esattamente di 778.000 lire (meno di dieci milioni nel ’97). Gli telefonò che forse c’era un errore di almeno uno ‘zero’. Sette, e non c’era ancora in vigore la legge sul finanziamento ai partiti, rispose che di più non poteva fare. E allora come spiegarsi l’ avvia, nel pieno del suo mandato, dei finanziamenti concessi, estero su estero, al Banco Ambrosiano di Calvi? La spiegazione verrà con Florio Fiorani””. (pag 351) “”Il designato Colombo rifiuta Di Donna. “”Gandolfi, andandosene, lascia “”molti chilogrammi di carta”” su Di Donna al presidente designato Umberto Colombo. Colombo passa per socialista, ma ha un appoggio più vasto che va dal modo scientifico vicino alla DC ai comunisti. E’ presidente dell’ Enea, quando viene interpellato da De Michelis con una sbrigativa telefonata da Parigi (“”Ho avuto cinque minuti per dire si o no””) con l’ intermediazione di un suo collaboratore all’ Enea dalle stesse idee. Non conosce la carte di Gandolfi: accetta perciò senza obiezioni la carica con la presenza di Di Donna in giunta quale vicepresidente. Siamo a metà settembre. Ancora non è diffusa la seguente nota di agenzia: “”I signori di Tripoli, Baghdad, Teheran, Riyadh, sono turbati dall’ ipotesi che circola a piazza Mattei, che Colombo sia un ebreo italiano di religione e quindi di razza””. C’è il rischio che possa essere compromessa la presidenza dell’ Eni con tutta l’ area del petroldollaro. E’ convinzione che l’ ispiratore della nota sia Di Donna e, nominato il 22 ottobre, Colombo non mancherà di far rilevare questa pesante insinuazione nel fitto epistolario tra la fine di ttobre e il 10 novembre, intercalato dai burrascosi colloqui con Craxi e De Michelis.”” (pag 461)”,”ITAE-169″
“BRIATICO Franco”,”Ascesa e declino del capitale pubblico in Italia. Vicende e protagonisti.”,”Franco Briatico ha lavorato all’Eni dal 1955 al 1984, dapprima nella Direzione studi economico-tecnici, poi come assistente di Cefis e direttore per le reazioni esterne.”,”ECOG-015-FL”
“BRICKER William H.”,”Partners by Choice and Fortune.”,”Fondo Palumberi William H. Bricker, member of the Newcomen Society President and Chief Executive Officer Diamond Shamrock Corporations Cleveland Ohio”,”ECOG-068″
“BRICKHILL Paul”,”The Dam Busters.”,”Paul Brickhill, nato in Australia a Melbourne e studi a Sydney è stato un pilota di caccia della Royal Australian Air Force.”,”QMIS-081-FSD”
“BRIEN Alan”,”Lenin. Novela.”,”BRIEN Alan è un giornalista che si dice perseguitato dall’ immagine di Lenin da quando era uno scolare. Ha scritto quest’opera che è un finto di diario tenuto da Lenin. L’A racconta di un Lenin terribile ma a volte umano. “”Il cammino della rivoluzione – come soleva dire Chernichevski – non è come il pavimento della Prospettiva Nevsky””. Somiglia di più ad una ascesa in montagna, un passamento che richiede un certo grado di abilità. Solo un pazzo può pensare che il miglior cammino sia quello più corto, il più diretto. E’ necessario scegliere un percorso serpeggiante che porti da un lato all’ altro. La rivoluzione è una specie di guerra. I nostri attacchi a volte devono essere posticipati o spostati in un’ altra sezione del fronte””. (pag 382)”,”LENS-160″
“BRIGAGLIA Manlio a cura; saggi di Trygve R. THOLFSEN David SOUTHERN H. COLIN MATTHEW Ross I. McKIBBIN John A. KAY John P.D. DUNBABIN Raymond HUARD Jean-Marie MAYEUR Pierre POLIVKA Thomas NIPPERDEY Peter NETTL David BLACKBOURN Hartmut ULLRICH”,”L’ origine dei partiti nell’ Europa contemporanea 1870 – 1914.”,”Saggi di Trygve R. THOLFSEN, David SOUTHERN, H. COLIN MATTHEW Ross I. McKIBBIN John A. KAY, John P.D. DUNBABIN, Raymond HUARD, Jean-Marie MAYEUR, Pierre POLIVKA, Thomas NIPPERDEY, Peter NETTL, David BLACKBOURN, Hartmut ULLRICH, Manlio BRIGAGLIA Manlio BRIGAGLIA insegna storia contemporanea e storia dei partiti e movimenti politici a Sassari. E’ autore tra l’altro di ‘Emilio Lussu e Giustizia e Libertà’ (1976) e ‘La classe dirigente a Sassari da Giolitti a Mussolini’ (1981).”,”EURx-078″
“BRIGANTI Walter a cura”,”Il movimento cooperativo in Italia, 1854-1925.”,”Rovigo e il Polesine. “”I conflitti sociali hanno sempre avuto uno sviluppo pacifico. Il capo dei socialisti di questa zona è Giacomo Matteotti, riformista – nel miglior senso della parola – per convinzione e per passione. Il 28 febbraio 1921 scade l’ antico concordato agricolo. Le organizzazioni operaie propongono di iniziare i negoziati per il nuovo concordato. Gli agrari, che si sono accorti qual vento soffi dalla vallato del Po e soprattutto da Ferrara, si rifiutano e vogliono profittare della situazione per sbarazzarsi delle “”leghe””, degli uffici di collocamento, dell’ organizzazione operaia come tale. Le “”spedizioni””, che non hanno niente da “”punire”” se non l’ esistenza stessa di una massa di lavoratori uscita dall’ ignoranza e dalla servitù, si moltiplicano a partire dalla fine di febbraio e raggiungono immediatamente un grado inaudito di violenza. Matteotti e le Camere del lavoro danno ai lavoratori la parola d’ ordine: “”Restate nelle vostre case; non rispondete alle provocazioni. Anche il silenzio, anche la viltà sono talvolta eroici””. Questo atteggiamento non disarma le squadre fasciste, che percorrono la zona su camion forniti dagli agrari (…)””. (pag 251)”,”ITAE-147″
“BRIGGS Asa SAVILLE John a cura; saggi di Asa BRIGGS Sidney POLLARD E.J. HOBSBAWM Peter BROCK Stephen COLTHAM Royden HARRISON Henry COLLINS E.P. THOMPSON John SAVILLE”,”Essays in Labour History. In Memory of G.D.H. Cole, 24 September 1889-14 January 1959.”,”Saggi di Asa BRIGGS Prof di Modern History, Univ of Leeds, Sidney POLLARD Lecturer in Economics, Univ of Sheffield, E.J. HOBSBAWM Lecturer in History, Birkbeck College, Univ of London, Peter BROCK, Lecturer in History, Univ of Alberta, Stephen COLTHAM Univ of Oxford, Royden HARRISON, Univ of Sheffield, Henry COLLINS Univ of Oxford, E.P. THOMPSON Staff Tutor, Department of Extramural Studies, Univ of Leeds, John SAVILLE Senior Lecturer in Economic History, Univ of Hull.”,”MUKx-044″
“BRIGGS Asa”,”L’ età del progresso. L’ Inghilterra fra il 1783 e il 1867.”,”Dopo aver insegnato a lungo nell’ Università del Sussex, Asa BRIGGS è oggi rettore del Worcester College di Oxford. E’ autore di numerose opere relative a questo periodo tra cui: -Social Thought and Social Action (1961) -Victorian Cities (1968) -XIX Century (1970) -Iron Bridge and Crystal Palace. Impact and Images of the Industrial Revolution (1979) -History of Broadcasting in the United Kingdom (1979) -Social History of England (1983) In lingua italiana è apparsa ‘L’ Inghilterra vittoriana’ (Editori Riuniti 1978).”,”UKIx-045″
“BRIGGS Asa”,”Storia sociale dell’ Inghilterra. Dalla preistoria ai giorni nostri.”,”Nell’avvertenza viene riportato un quadro schematico della gerarchia sociale terriera (pag 7). Asa BRIGGS è nato a Keighley, nello Yorkshire nel 1912. Ha studiato a Cambridge ed è stato rettore dal 1976 al 1991 del Worcester College di Oxford. Nel 1976 ha ricevuto il titolo di Pari d’ Inghilterra. Ha scritto molti articoli e saggi sulla storia del XIX e XX secolo (v.retrocopertina). E’ P della English Social History Society e dell’ Heritage Education Group.”,”UKIS-010″
“BRIGGS Asa”,”Marx a Londra. La vita quotidiana negli anni d’ esilio. Con un’ appendice di lettere di Karl Marx, Friedrich Engels e Jenny Marx von Westphalen.”,”””Engels una volta andò in vacanza non a Blackpool nel Lancashire, ma a Great Yarmouth. Né Marx né Engels seguivano quindi i modi di lavorare e di passare il tempo libero delle “”masse””, già chiari nell’ anno della rivoluzione, 1848, quando nella breve pausa del Whitsuntide, una festa annuale della classe operaia, 116 mila gitanti lasciarono Manchester per recarsi al mare. Al tempo della morte di Marx una gita al mare (non solo per prendere bagni) era divenuto un fatto normale della vita urbana.”” (pag 62)”,”MADS-339″
“BRIGGS Asa”,”L’ Inghilterra vittoriana. I personaggi e le città.”,”Asa BRIGGS (1921), dal 1955 al 1961 è stato professore di storia moderna all’ Università di Leeds e attualmente insegna all’ Università del Sussex. Tra le sue opere principali ‘The age of improvement (1954), Chartist studies (1954), William Cobbett (1967). Riunite in un unico volume appaiono qui tradotte due delle principali opere dello storico inglese Asa BRIGGS, ‘Victorian people’ (1954) e ‘Victorian cities’ (1963). 1866. Educazione, coscienza rivoluzionaria. “”L’ incidente di Hyde Park non fu un vero e proprio tumulto, né si poteva rimproverare la lega di non essere riuscita a controllare un tal numero di persone; ma tra i leaders del governo e le classi dominanti la paura di uno scoppio di violenza operaia era grande. I dirigenti sindacali diventavano ogni giorno più fermi sostenitori della crociata per la riforma; e il piccolo gruppo di rivoluzionari intorno a Marx lavorava dietro le quinte, nella convinzione di svolgere un ruolo strategico in un movimento che aveva ormai raggiunto “”dimensioni immense e irresistibili””. Marx scriveva fiduciosamente a Engels che “”agli inglesi occorre soltanto un’ educazione rivoluzionaria, a che basterebbero due settimane, qualora dovesse comandare in modo assoluto sir Richard Mayne””.”” (pag 197-198)”,”UKIx-094″
“BRIGGS Asa CALLOW John”,”Marx in London. An Illustrated Guide.”,”Contiene informazioni sulla ‘Marx Memorial Library’ (ultima parte del libro) Nota: foto e iconografia per sito Marx BRIGGS Asa è l’ A di molti libri tra cui ‘Victorian Cities’ e ‘A Social History of England’ (BBC). CALLOW John è chief librarian della Marx Memorial Library. Robert Smirke il progettista del Museum Building. “”The result was one of the world’s most famous – and useful – rooms, the great domed reading room, perhaps the best-known section of the British Museum. The new library was opened in 1857, by which time Marx had already left Dean Street for the suburbs. It is recorded that on opening day a champagne breakfast was laid out for readers on their desks. By 1890 it was receiving 900.000 visitors each year. (…) Carlyle, Thackeray, Dickens, Mazzini and Ruskin all sat in this Reading Room, and Marx, one of most diligent readers, was to be followed by hundreds more, by Kropotkin, Shaw, Lenin, Gandhi and Govan Mbeki. Leon Trotsky was a frequent visitor to London during the early 1900s; but during his long and sad exile from USSR his application for a reader’s ticket was blocked by Churchill and the British Home Office.”” (pag 52) Marx sulla lettura dei quotidiani. “”It was in the old Reading Room that Marx worked on the ‘Address of the Central Committee to the Communist League (1850), on ‘The Class Struggles in France’ (1850); and the ‘Eighteenth Brumaire of Louis Napoleon’ (1852). However, he increasingly found the demands of the ‘New York Daily Tribune’ for the fresh articles that constituted his only paid employment to be a grinding distraction that took him away from what he considered to be his life’s work. ‘The continual newspaper muck annoys me’, he complained. ‘It takes a lot of my time, disperses my effort and in the final analysis is nothing'””. (pag 54) Testo messo in sito Marx-Karl.com: “”From Dean Street, Marx had to make only a short journey to work – to the Reading Room of the British Museum in Bloomsbury. (…) Even during the 1830s there was a growing demand for space for students to consult the books, and the energetic new Keeper of Printed Books, exiled Italian revolutionary Antonio Panizzi (1797-1879), made a sketch of the sort of new reading room he wanted and showed it to Robert Smirke, the designer of the Museum Building. The result was one of the world’s most famous – and useful – rooms, the great domed reading room, perhaps the best-known section of the British Museum. The new library was opened in 1857, by which time Marx had already left Dean Street for the suburbs. It is recorded that on opening day a champagne breakfast was laid out for readers on their desks. By 1890 it was receiving 900.000 visitors each year. (…) Carlyle, Thackeray, Dickens, Mazzini and Ruskin all sat in this Reading Room, and Marx, one of most diligent readers, was to be followed by hundreds more, by Kropotkin, Shaw, Lenin, Gandhi and Govan Mbeki. Leon Trotsky was a frequent visitor to London during the early 1900s; but during his long and sad exile from USSR his application for a reader’s ticket was blocked by Churchill and the British Home Office”” (…) “”After obtaining his Reader’s ticket in June 1850 – which was then quite an arduous task – Marx began by spending three months diligently reading back numbers of the ‘Economist’, followed by other periodicals and pamphlets. After years of patient research in the Reading Room, he was the end his life knowing far more about the history of political economy in Britain than most professors of the subject”” (…) “”It was in the old Reading Room that Marx worked on the ‘Address of the Central Committee to the Communist League (1850), on ‘The Class Struggles in France’ (1850); and the ‘Eighteenth Brumaire of Louis Napoleon’ (1852). However, he increasingly found the demands of the ‘New York Daily Tribune’ for the fresh articles that constituted his only paid employment to be a grinding distraction that took him away from what he considered to be his life’s work. ‘The continual newspaper muck annoys me’, he complained. ‘It takes a lot of my time, disperses my effort and in the final analysis is nothing’. It was in the new Reading Room where legend has it that his favourite seat was number 07 – that Marx spent the most productive period of his life”” (…) “”It was in the old Reading Room that Marx worked on the ‘Address of the Central Committee to the Communist League (1850), on ‘The Class Struggles in France’ (1850); and the ‘Eighteenth Brumaire of Louis Napoleon’ (1852). However, he increasingly found the demands of the ‘New York Daily Tribune’ for the fresh articles that constituted his only paid employment to be a grinding distraction that took him away from what he considered to be his life’s work. ‘The continual newspaper muck annoys me’, he complained. ‘It takes a lot of my time, disperses my effort and in the final analysis is nothing'”” [Asa Briggs John Callow, Marx in London. An Illustrated Guide, 2008]”,”MADS-435″
“BRIGGS Asa”,”William Cobbett.”,”BRIGGS Asa professor of History, University of Sussex. Cobbett William. – Pubblicista (Farnham, Surrey, 1762 (1763 secondo il libro di Briggs) – Guildford 1835); noto anche con lo pseudon. di Peter Porcupine. Emigrato negli USA, esercitò attività di libellista politico, che continuò in Inghilterra, dopo il rimpatrio (1800), sul Weekly Political Register (dal 1802). Nel 1817, gravemente indebitato, fuggì negli USA; rimpatriato ancora una volta, fu eletto (1830) ai Comuni. Lasciò anche alcune opere storiche e acuti saggi economici (Paper against gold, 1810-11; Cottage economy, 1821; Surplus population and poor law bill, 1832). (Treccani.it)”,”BIOx-248″
“BRIGGS Asa”,”Personaggi vittoriani.”,”Asa BRIGGS è nato nel 1921. Ha insegnato storia moderna all’Università di Leeds e all’Università del Sussex. Tra le sue opere ‘Chartist Studies’ (1954), ‘William Cobbett’ (1967). “”Sarebbe tuttavia errato pensare che Applegarth si curasse soltanto di accumulare i grossi fondi centrali o che fosse contrario a ogni forma di sciopero. “”Non rinunciate mai al diritto di sciopero, – diceva al suo sindacato, – ma badate bene a come usate quest’arma a doppio taglio””. Subito dopo che il suo sindacato locale di Sheffield aderí nel 1862 alla ASCJ, ci fu uno sciopero breve e vittorioso che portò al riconoscimento da parte dei datori di lavoro di una serie i norme sui rapporti di lavoro. Applegarth non credeva negli scioperi indiscriminati o precipitosi, ma ammise apertamente dinanzi alla commissione del 1867 che il numero di scioperi brevi era cresciuto, e non diminuito, nei precedenti quattro anni””. (pag 191)”,”UKIx-113″
“BRIGGS Asa BURKE Peter”,”Storia sociale dei media. Da Gutenberg a Internet.”,”Asa Briggs ha insegnato nelle Università di Leeds e del Sussex ed è stato rettore del Worcester College di Oxford e della Open University. Tra i suoi libri: L’Inghilterra vittoriana, Città vittoriane, Personaggi vittoriani, Storia sociale dell’Inghilterra. L’età del progresso. Peter Burke, fellow dell’Emmanuel College, insegna Cultural History nell’Università di Cambridge. Tra i suoi libri: IlRinascimento, Storia e teoria sociale, L’arte della conservazione, Sogni, gesti, beffe. Cultura e società nell’Italia del Rinascimento, Storia sociale della conoscenza.”,”EDIx-005-FL”
“BRIGGS Asa a cura, saggi di Donald READ J.F.C. HARRISON Hugh FEARN R.B. PUGH David WILLIAMS Alex WILSON Asa BRIGGS Joy MACASKILL Lucy BROWN F.C. MATHER”,”Chartist Studies.”,”Asa Briggs, Professor of History in the University of Sussex ‘Stockport, descritto da Engels come ‘uno dei più bui e fumosi posti desolati dell’intera area industriale’ (pag 3) il “”Lancashire, descritto da Engels come ‘la molla principale di tutti i movimenti operai”” (pag 5)”,”MUKC-040″
“BRIGGS E.G. Derek”,”La produzione delle forme fossili.”,”Derek E.G. Briggs, insegna Paleobiologia presso l’Università di Bristol, Inghilterra. Nato a Dublino nel 1950, ha conseguito il baccellierato al Trinity College di Dublino e il dottorato all’Università di Cambridge. É ricercatore associato del Royal Ontario Museum di Toronto ed inoltre primo vicepresidente sia della Palaeontographical Society. L’interesse prevalente delle sue ricerche è verso la tafonomia e la rilevanza evolutiva di forme fossili eccezionalmente conservatesi.”,”SCIx-124-FL”
“BRIGGS Asa”,”Città vittoriane.”,”Asa Briggs è nao nel 1921. Dal 1955 al 1961 è stato professore di storia moderna all’Università di Leeds e poi ha insegnato nell’Università del Sussex. Ha scritto sul tema del cartismo e una biografia di William Cobbett (1967). Relativamente citato F. Engels v. capitolo III: ‘Manchester, simbolo di una nuova era’ (pag 83-)”,”UKIS-001-FC”
“BRIGGS Asa”,”L’ Inghilterra vittoriana. I personaggi e le città.”,”Asa BRIGGS (1921), dal 1955 al 1961 è stato professore di storia moderna all’ Università di Leeds e attualmente insegna all’ Università del Sussex. Tra le sue opere principali ‘The age of improvement (1954), Chartist studies (1954), William Cobbett (1967). Riunite in un unico volume appaiono qui tradotte due delle principali opere dello storico inglese Asa BRIGGS, ‘Victorian people’ (1954) e ‘Victorian cities’ (1963). 1866. Educazione, coscienza rivoluzionaria. “”L’ incidente di Hyde Park non fu un vero e proprio tumulto, né si poteva rimproverare la lega di non essere riuscita a controllare un tal numero di persone; ma tra i leaders del governo e le classi dominanti la paura di uno scoppio di violenza operaia era grande. I dirigenti sindacali diventavano ogni giorno più fermi sostenitori della crociata per la riforma; e il piccolo gruppo di rivoluzionari intorno a Marx lavorava dietro le quinte, nella convinzione di svolgere un ruolo strategico in un movimento che aveva ormai raggiunto “”dimensioni immense e irresistibili””. Marx scriveva fiduciosamente a Engels che “”agli inglesi occorre soltanto un’ educazione rivoluzionaria, a che basterebbero due settimane, qualora dovesse comandare in modo assoluto sir Richard Mayne””.”” (pag 197-198)”,”UKIx-006-FF”
“BRIGGS Asa”,”Storia sociale dell’Inghilterra. Dalla preistoria ai nostri giorni.”,”Asa Briggs ha insegnato nelle Università di Leeds e del Sussex ed è stato rettore del Worcester College di Oxford e della Open University. Tra i suoi libri: L’Inghilterra vittoriana, Città vittoriane, Personaggi vittoriani, Storia sociale dell’Inghilterra. L’età del progresso. Asa Briggs è nato a Keighley, nello Yorkshire, nel 1912. Ha studiato a cambridge. Nel 1976 ha ricevuto il titolo di Pari d’Inghilterra.”,”UKIS-003-FV”
“BRIGGS Asa”,”Storia sociale dell’Inghilterra. Dalla preistoria ai nostri giorni.”,”Asa Briggs ha insegnato nelle Università di Leeds e del Sussex ed è stato rettore del Worcester College di Oxford e della Open University. Tra i suoi libri: L’Inghilterra vittoriana, Città vittoriane, Personaggi vittoriani, Storia sociale dell’Inghilterra. L’età del progresso. Asa Briggs è nato a Keighley, nello Yorkshire, nel 1912. Ha studiato a cambridge. Nel 1976 ha ricevuto il titolo di Pari d’Inghilterra.”,”UKIS-003-FL”
“BRIGGS Asa DEKKER John MAIR John”,”Marx a Londra. La vita quotidiana negli anni d’ esilio. Con un’ appendice di lettere di Karl Marx, Friedrich Engels e Jenny Marx von Westphalen.”,”L’incontro di Marx con Lopatin, traduttore in russo del ‘Capitale’ “”(…) Lafargue mi aveva annunciato che un giovane russo, Lopatin, mi avrebbe portato una sua lettera di presentazione. Lopatin è venuto a trovarmi sabato, l’ho invitato per domenica (è stato da noi dalle 10 o’clock fino alle 12 di sera) ed è ritornato lunedì a Brighton dove abita. È ancora molto giovane, è stato due anni in carcere, poi per otto mesi in fortezza nel Caucaso da dove è fuggito. È figlio di un nobile povero e doveva guadagnarsi il pane all’università di San Pietroburgo dando lezioni. Ora vive molto poveramente di traduzioni per la Russia. (…) È una mente molto sveglia, ‘critica’, ha un carattere sereno, stoico come un contadino russo, che si accontenta di tutto quello che trova. Punto debole: ‘la Polonia’. Di quest’argomento parla proprio come un inglese – say an English chartist of the old school (10) – parla dell’Irlanda. Mi ha raccontato che tutta la storia di Necaev (anni 23) è un volgare insieme di menzogne. Necaev non è ‘mai’ stato in una prigione russa, il governo russo non ha mai tentato di assassinarlo, ecc.. Le cose stanno così. Necaev (uno dei pochi agenti di Bakunin in Russia) apparteneva a una società segreta. Un altro giovane X, ricco ed entusiasta, appoggiava questa società con denaro via (11) Necaev. One fine morning (12) questo X dichiara a Necaev che non avrebbe più dato neanche un copeco, poerché non sapeva che cosa succedesse di quel denaro. Il signor Necaev in seguito a ciò (orse perché non era in grado di render conto del denaro) propose ai membri della sua lega segreta di assassinare X, perché in ‘avvenire ‘ questi avrebbe potuto mutare opinione e diventare un traditore. ‘Egli lo ha realmente assassinato’. È dunque ricercato dal governo semplicemente ‘come assassino’ vulgaris. A Ginevra Lopatin affrontò d’abord il Necaev personalmente (per le sue menzogne); questi si scusò con l’utilità politica che le cose sensazionali avrebbero per la cosiddetta causa. Lopatin raccontò la storia a Bakunin, il quale gli disse che da «bon veillard» aveva creduto tutto. Bakunin invitò poi Lopatin a ripetere la cosa in presenza di Necaev. Lopatin andò subito da Necaev insieme a Bakunin e là la scena si ripeté. Necaev fece silenzio. Finché Lopatin si trovò a Ginevra, Necaev se ne stette buono buono, non si fece più sentire. Appena Lopatin fu partito per Parigi quella commedia scimmiesca ricominciò. Poco tempo dopo Lopatin ricevette in merito all’affare una lettera piena di insulti da Bakunin. Gli rispose in maniera ancora più insultante. Risultato: Bakunin scrisse una lettera in tono di pater peccavi (13) (è in possesso di Lopatin qui), ma… il est un bon vieillard crédule (…). Cernysevskij, ho saputo da Lopatin, fu condannato nel 1864 a 8 anni di travaux forcés nelle miniere della Siberia, ha quindi da sgobbare ancora per due anni. Il primo tribunale era stato abbastanza decente da dichiarare che non risultava assolutamente ‘nulla’ contro di lui e che le pretese lettere segrete circa il complotto insurrezionale erano evidenti ‘forgeries’ (15) (e lo erano infatti). Ma il Senato su ordine dell’imperatore, cassò quella sentenza con autorità suprema e mandò quell’uomo astuto che era così «abile», si diceva nella sentenza, «da mantenere i suoi scritti in una forma giuridicamente inattaccabile purtuttavia mescendovi pubblicamente il veleno» … in Siberia. Voilà la justice russe. Flerovski si trova in condizioni migliori. Egli si trova solo in esilio amministrativo in un buco fra Mosca e Pietroburgo! Avevi avuto buon naso dicendo che ‘Flerovski’ era uno ‘pseudonimo’. Ma Lopatin dice che il nome, benché non russo in origine, si trova spesso tra i preti russi (specialmente ‘monks’ (16), i quali ritengono che sia la traduzione russa di Fleury e hanno per i nomi dal profumo gradevole la stessa grande passione degli ebrei tedeschi). Lopatin è di mestiere naturalista. Quello è stato il suo studio speciale. ma si è occupato anche di affari commerciali, e sarebbe una fortuna se gli si potesse procurare qualcosa del genere. (…)”” [dalla lettera di K. Marx a F. Engels, del 5 luglio 1870, (in) Asa Briggs, ‘Marx a Londra. La vita quotidiana negli anni dell’esilio’, Editori Riuniti, Roma, 1982] [(10) Ossia un cartista inglese della vecchia scuola; (11) Tramite, (12) Una bella mattina; (13) Padre, ho peccato; (15) Falsificazioni; (16) Monaci] German Aleksandrovic Lopatin, (Niznij Novgorod, 25 gennaio 1845 – Pietrogrado, 26 dicembre 1918), è stato uno scrittore e rivoluzionario russo. Fu membro della Prima Internazionale e primo traduttore in russo del Capitale di Marx. Nato in una famiglia nobile, studiò fisica e matematica all’Università di San Pietroburgo, laureandosi nel 1866 con la tesi Sulla generazione spontanea, che mostra la sua adesione al materialismo di Vogt, Büchner e Moleschott. Quello stesso anno, sospettato di complicità con l’attentatore Karakozov, fu detenuto in carcere da cui venne rilasciato dopo due mesi per mancanza di prove. Nel 1867 si recò in Italia, contando di arruolarsi tra i garibaldini in un’impresa che avrebbe dovuto portare alla liberazione di Roma, ma giunse a Firenze quando già i garibaldini combattevano a Mentana. Tornato in Russia, con Feliks Volkovskij fondò alla fine dell’anno la Società del rublo, un’organizzazione che intendeva svolgere propaganda rivoluzionaria tra i contadini facendo diffondere dai maestri di scuola dei villaggi pubblicazioni sia legali che illegali. Per questo motivo, fu arrestato nel febbraio del 1868 e dopo otto mesi di detenzione nella fortezza Pietro e Paolo fu esiliato a Stavropol’ dove cominciò a studiare gli scritti di Karl Marx ed entrò in corrispondenza con Necaev e Bakunin. La scoperta delle lettere gli procurò un nuovo arresto, ma riuscì a fuggire e raggiunse Kadnikov, la località dove era confinato Lavrov. Lopatin partecipò all’organizzazione della sua fuga e nel 1870 espatriò in Francia. A Parigi divenne membro della Prima Internazionale e s’impegnò nella traduzione in russo del primo libro de Il Capitale di Marx che, portata a termine da Danielson, sarà pubblicata a San Pietroburgo nel 1872. Nell’estate del 1870 passò a Londra, dove conobbe e divenne amico di Marx ed Engels, e fu eletto al Consiglio generale dell’Internazionale. Lopatin tornò illegalmente in Russia alla fine dell’anno per partecipare al tentativo di liberare lo scrittore Cernysevskij. Fu però arrestato e confinato a Irkutsk da dove fuggì nell’estate del 1872 raggiungendo Tomsk, dove fu ancora arrestato e incarcerato a Irkutsk. Nuovamente fuggito nel 1873, raggiunse clandestinamente Pietroburgo e di qui lasciò la Russia stabilendosi a Zurigo. Appoggiò Marx nel suo conflitto con Bakunin e in un primo tempo collaborò con la rivista di Lavrov «Vperëd!» (Avanti!), distaccandosene per divergenze teoriche. Nel 1877 nacque a Londra suo figlio Bruno, avuto dalla sua compagna dalla quale si separerà nel 1883. Più volte tornava clandestinamente in Russia, e nel 1879 fu riconosciuto e arrestato. Deportato a Taskent nel 1880 e poi a Vologda, nel febbraio del 1883 riuscì a fuggire rifugiandosi a Parigi. Qui aderì alla Narodnaja Volja e divenne membro del suo Comitato esecutivo. Durante una missione a Pietroburgo, il 6 ottobre 1884 fu arrestato e incarcerato nella fortezza Pietro e Paolo. Fu tra gli imputati del cosiddetto «processo dei 21» e nel giugno del 1887 fu condannato a morte. Commutata la pena nell’ergastolo da scontare nella fortezza di Schlisselburg, fu rilasciato il 23 ottobre 1905, al tempo della Rivoluzione. Malato, abbandonò la politica attiva, stabilendosi a Vilnius. Alla fine del 1908 si trasferì in Italia, ospite di amici russi a Cavi di Lavagna, a Bogliasco e a Fezzano di Porto Venere, sorvegliato dalle polizie russe e italiane. Incontrò due volte Gor’kij a Capri e visitò Napoli e Roma. Dal 1913 fu ospite nella Casa degli scrittori di Pietroburgo, dove morì alla fine del 1918. È sepolto nel cimitero di Volkovo. Lopatin scrisse poesie e racconti, e un’autobiografia pubblicata postuma nel 1922. (wikip)”,”MADS-023-FV”
“BRIGHI Cecilia”,”Il Pavone e i generali. Birmania: storie da un Paese in gabbia.”,”Cecilia BRIGHI da 29 anni impegnata nell’ attività sindacale attualmente è responsabile per la CISL dei rapporti con le istituzioni internazionali e con i Paesi asiatici nonché componente del Consiglio di Amministrazione dell’ OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro). Si batte a favore del movimento democratico e per il sindacato clandestino birmano. “”Si dall’ Ottocento, l’ oppio era stato una grande fonte di ricchezza e di potere in tutta la regione. Dallo Yunnan i grandi produttori di oppio arrivavano in Birmania e pagavano fior di quattrini per ottenere la licenza per la vendita della droga, ricavandone profitti altissimi. Così alti che il costo al dettaglio dello stupefacente era stato fissato in rapporto al costo dell’ argento. Anche l’ India per un lunghissimo periodo era stata fra i primi esportatori soprattutto verso la Cina. Tutto sotto la regia dell’ impero britannico, i cui rappresentanti non potendo più esportare in Cina l’ argento, data la sua carenza, iniziarono a esportare oppio. E, ironia della sorte, l’ argento, sino a poco tempo prima esportato dall’ India in Cina, divenne la moneta di scambio per l’ oppio importato dall’ India. L’ oppio, così, sotto l’ amoroso controllo di sua maestà britannica, comincia a produrre milioni e milioni di tossico dipendenti nel grande impero celeste. In pochi anni un quarto del popolo cinese ne era diventato dipendente, tanto da indurre l’ imperatore cinese a scatenare le famose guerre dell’ oppio. Così alla fine del diciannovesimo secolo la coltivazione di oppio si diffuse anche nel nord delle colline Wa e a est del Salween, e fu legalizzata seppur limitatamente alle zone montagnose Wa e nel Kotang. Anche in quel caso valse il detto antico “”pecunia non olet”” poiché il commercio fu regolato dal monopolio di Stato, ovvero dagli inglesi. La coltivazione e il commercio della droga divennero e rimasero una forte leva di potere (…)””. (pag 166-167)”,”ASIx-085″
“BRIGUGLIO Letterio”,”Garibaldi e il socialismo.”,”BRIGUGLIO Letterio nato nel messinese nel 1921, già docente di storia e filosofia nei licei statali, poi direttore dell’ Archivio di Stato di Padova, quindi Ordinario di Storia del risorgimento presso l’ Università di Padova. Ha scritto varie opere tra cui ‘Il partito operaio e gli anarchici’ (1969), ‘Congressi operaisti e tradizione operaista’, ‘B. Malon e le origini del socialismo in Italia’ (1979). “”Qui basterà ricordare che la campagna di Francia si concluse con la ritirata dei prussiani e con la vittoria dell’ Armata dei Vosgi: l’ unico successo militare che la Francia conseguì durante la guerra del ’70. La stampa socialista e democratica mise in grande risalto la campagna di Vosgi, presentandola come una vittoria della nazione armata sui costosi e inutili eserciti permanenti. Gli invincibili prussiani, faceva notare “”La Plebe”” del garibaldino Bignami, erano stati messi in fuga e dispersi da poche bande di “”pezzenti repubblicani””, lasciando nelle loro mani prigionieri, armi e persino ambulanze con i feriti. Garibaldi aveva dunque ragione: solo la nazione armata, una volta abbattuti tutti i tiranni, avrebbe dovuto vigilare sulla Famiglia umana.”” (pag 93)”,”ITAB-126″
“BRIGUGLIO Letterio”,”Il partito operaio italiano e gli anarchici.”,”””La via imboccata dal Partito operaio, che faceva perno esclusivamente sulle associazioni costituite da puri e semplici operai e contadini di ambo i sessi e da salariati alla diretta dipendenza di un padrone, parve troppo esclusivista anche ai socialisti guidati da Andrea Costa. Si può leggere in proposito una documentazione già edita che non lascia dubbi sui dissensi di fondo (non limitati quindi ad episodi particolari come quello relativo alle leggi sociali sostenute dal deputato socialista ed avversate dagli operaisti) esistenti fra il Costa e l’ intero Partito operaio. Il Costa, in quella documentazione consigliava agli operaisti ad “”esser larghi””, ma costoro ribattevano: “”è un cattivo consiglio che ci dai, la diressimo una perfidia se ci venisse da tutt’altri che da te (…). Se le idee devono fare cammino e devono produrre convinzioni sincere e profonde, devono presentarsi in tutta la loro purezza (…) la ‘larghezza’ si potrà averla per l’ opportunità del momento, ma per le questioni di principio, mai. Dalla ‘larghezza’ alla diserzione è facile il passo e chi ha carattere integro e coscienza scientificamente illuminata vi si rifiuta””””. (pag 34-35)”,”ANAx-216″
“BRIK Lili, BENEDETTI Carlo a cura”,”Con Majakovskij. Intervista di Carlo Benedetti.”,”Lili Brik rievoca la sua vita con Majakovskij. “”Majakovskij scrisse una lettera di congedo due giorni prima di morire, il 12 aprile del 1930″” “”La stesura stessa della lettera d’addio non implicava il suicidio come necessità assoluta. Se le circostanze fosser state meno tristi, forse il suicidio sarebbe stato rinviato. Purtroppo tutto andò di traverso. Così, almeno, sembrò a Volodja: il non essere più irresistibile, l’insuccesso del ‘Bagno’, la malevola ottusità dei rappisti, l’assenza della mostra delle persone desiderate, il poco riposo. (…)”””,”BIOx-039-FV”
“BRILL Hermann”,”Gegen den Strom.”,”BRILL Hermann Staatssekretär im Großhessischen Staatsministerium. Dr. Hermann Louis Brill (February 9, 1895 – June 22, 1959) was a German doctor of law and a politician (SPD). [edit]Biography Brill was born in the small town of Gräfenroda, Thuringia on February 9, 1895 as the son of a tailor; after finishing school, he attended the Herzog-Ernst-Seminar in Gotha to become a teacher. His political career began in 1918, when he entered the USPD; less than two years later, he became a member of the Thuringian parliament (Landtag) for the first time, where he stayed until 1933. However, Brill only stayed a member of the USPD for four years; in 1922, he left the party again and found his new political home in the Socialist Party of Germany (SPD) instead. In 1932, Brill was also a member of the federal German parliament (Reichstag). The Nazis were met with resistance from Brill ever since he first came in contact with them after they became part of the reigning coalition in Thuringia in 1930; Brill was especially opposed to the politics of Nazi minister of the interior Wilhelm Frick, and led a committee of investigation established by the Landtag in 1932 that scrutinised Frick’s practices. It was also during this time that he met Adolf Hitler, who appeared as a witness in front of the committee, an experience that led to Brill making the decision to resist Hitler “”at any time, anywhere and under every circumstance”” (“”jederzeit, überall, unter allen Umständen””). Following Hitler’s rise to power, Brill left the SPD in May 1933, scandalised by the party executive’s passive attitude towards Hitler; one year later, he founded the Deutsche Volksfront, a resistance group, in Berlin together with Otto Brass. Brill also wrote a number of essays and leaflets during this time; he was arrested several times by the Gestapo, and after the workings of the Deutsche Volksfront were discovered, was convicted of high treason in 1938 and sentenced to 12 years in prison.[1] After first being jailed in the Zuchthaus Brandenburg-Görden, he was brought to the Buchenwald concentration camp in 1943; following the liberation of Buchenwald on April 11, 1945, he wrote the Buchenwald Manifesto (Buchenwalder Manifest der demokratischen Sozialisten). The same month, Brill also began creating a plan for the administrative rebuilding of Thuringia for the American administration. In June 1945, he was appointed Regierungspräsident (president of the government) of Thuringia, an office he lost again in July after Thuringia became part of the Soviet occupation zone, due to pressure from Walter Ulbricht. In May 1945, he founded the Bund Demokratischer Sozialisten (Federation of Democratic Socialists) in Thuringia, which finally evolved into Thuringia’s SPD branch, with Brill as its first chairman, but after being arrested and interrogated twice by the Soviet administration, he left Thuringia at the end of 1945 and began working for the American administration in Berlin. In 1948, Brill helped draft a constitution (Grundgesetz) for the new German republic, and from 1949 to 1953, he was a member of the first Bundestag, the parliament of the newly-founded Germany; in his last year as a member of parliament, he put through the first Bundesentschädigungsgesetz (compensation law) for those who had been subjected to prosecution based on political views, race or religion. In later years, Brill taught at the universities of Frankfurt and Speyer. He was responsible for the introduction of political science as a field of study in Germany and wrote several articles pertaining to issues such as German reunification. Hermann Brill died on June 22, 1959 in Wiesbaden.”,”GERR-037″
“BRING Samuel E. SELLERGREN Gustaf SUNDHOLM Herman CRONSTEDT Nils BRING Samuel E., saggi di”,”Christopher Polhem. The Father of Swedish Technology.”,”La prima trasmissione dell’ energia a distanza. Le aste messe in movimento dalle ruote dei mulini a vento posti sul mare erano in grado di azionare delle pompe idrauliche nelle miniere di ferro per svuotarle dall’ acqua che vi penetrava, e tutto questo nell’ interno a chilometri di distanza: “”Le aste di trasmissione della macchina di Polhem si estendevano per grandi distanze nel territorio.”” (pag 178, foto)”,”EURN-003″
“BRINKMANN Carl, raccolta curata da Agostino TOSO”,”L’imperialismo economico inglese.”,”BRINKMANN Carl”,”UKIE-042″
“BRINKMANN Heinrich”,”Stalin. Theoretiker der Bürokratie. Eine Streitschrift gegen den offenen Stalinismus und gegen die verlegenen Entstalinisierer.”,”Vorwort, Einleitung, Anmerkungen, Literaturangaben, Anhang: J.W. Stalin, Über dialektischen und historischen Materialismus, Inhaltsverzeichnis, Band n. 9,”,”STAS-028-FL”
“BRINKMANN Heinrich”,”Stalin – Theoretiker der Bürokratie. Eine Streitschrift gegen den offenen Stalinismus und gegen die verlegenen Entstalinisierer.”,”Vorwort, Einleitung, Anmerkungen, Literaturangaben, Anhang: J.W. Stalin, Über dialektischen und historischen Materialismus, Inhaltsverzeichnis, Band n. 9,”,”STAS-029-FL”
“BRINTON Maurice”,”Die Bolschewiki und die Arbeiterkontrolle. Der Staat und die Konterrevolution.”,”Ampie informazioni su questo tema si trovano nella ‘Bibliografia commentata sulla rivoluzione russa’ contenuta in: Victor Serge ‘Erinnerungen eines Revolutionärs’, RÄTEVERLAG. WIENER. 1974″,”RIRO-246″
“BRINTON Maurice”,”The Bolsheviks & Workers’ Control, 1917 to 1921. The State and Counter Revolution.”,”Riazanov. “”D.B. Ryazanov, a Marxist scholar best known as the historiographer of the International Workingmen’s Association (the First International), later became the founder of the Marx-Engels Institute in Moscow and published a biography of Marx and Engels.”” (pag 30) Sapronov e altri. “”At the 9th Congress Lenin and Trotsky were opposed most vehemently by the Democratic Centralists (Osinsky, Sapronov, Preobrazhensky). Smirno obviouly ahead of his time, enquired why if one-man management was such a good idea it wasn’t being practiced in the Sovnarkom (Council of Peoples Commissars). Lutovinov, the metalworkers’ leader, who was to play an important role in the development of the Workers Opposition later that year, asserted that ‘the responsible head of each branch of industry can only be the production union””. (pag 62) Nota: il 14 febbraio 1918 la Russia abbandona il vecchio calendario giuliano e adotta il calendario gregoriano in uso in Europa Occidentale. Il 1° febbraio diventa il 14. (pag XV)”,”RIRO-320″
“BRINTON Maurice”,”17-21. I Bolscevichi e il controllo operaio. Lo stato e la controrivoluzione.”,”Maurice Brinton fa parte del gruppo ‘Solidarity’ di Londra. “”Il punto di vista bolscevico, appoggiato da Lenin e Trotsky ed espresso da Zinoviev, era che i sindacati dovessero essere subordinati al governo sebbene non assorbiti da esso. La neutralità sindacale era chiamata ufficialmente un’idea ‘borghese’, una anomalia in uno stato operaio (32)”” (pag 126) (32) Primo congresso sindacale, p. 11″,”RIRO-139-FL”
“BRIOSCHI G.A. VALIANI Leo a cura; ALVARO Corrado ARENDT Hannah BURNHAM James CROSSMAN Richard DE-SANTILLANA Giorgio DOMENACH Jean-Marie ELLISON Ralph ENRIQUES AGNOLETTI Enzo FARRELL James FRIEDRICH Carl J. HANDLIN Oscar HOLTHUSEN Hans Egon JASPERS Karl JÜNGER Ernst KUEHNELT-LEDDIHN Erik LUETH Erich MARCEL Gabriel McGILL Ralph MILLER William Lee MONNEROT Jules MORAVIA Alberto READ Herbert ROVERE Richard H. SCHLESINGER Arthur M. VIERECK Peter WOOTTON Barbara WRIGHT David McCord”,”Totalitarismo e cultura. Antologia da “”Confluence””.”,”””La rivista ‘Confluence’, fondata e diretta da Henry A. Kissinger nacque nel 1952 come il logico sviluppo del seminario organizzato l’estate precedente alla grande e antica università di Harvard. Dal 1951 in poi ogni estate si sono riuniti ad Harvard venti europei e venti asiatici in libera discussione con gli studenti e professori americani e dalla primavera del 1952 la rivista trimestrale ‘Confluence’ ha servito come “”foro internazionale”” di dibattito sui problemi più gravi e di comune interesse””. (in apertura) Saggi di BRIOSCHI G.A. VALIANI Leo a cura; ALVARO Corrado ARENDT Hannah BURNHAM James CROSSMAN Richard DE-SANTILLANA Giorgio DOMENACH Jean-Marie ELLISON Ralph ENRIQUES AGNOLETTI Enzo FARRELL James FRIEDRICH Carl J. HANDLIN Oscar HOLTHUSEN Hans Egon JASPERS Karl JÜNGER Ernst KUEHNELT-LEDDIHN Erik LUETH Erich MARCEL Gabriel McGILL Ralph MILLER William Lee MONNEROT Jules MORAVIA Alberto READ Herbert ROVERE Richard H. SCHLESINGER Arthur M. VIERECK Peter WOOTTON Barbara WRIGHT David McCord “”Esiste un’apparente differenza tra la politica di Marx e Lenin e quella di Stalin, o tra il nazionalsocialismo che infatuava ed eccitava con la sua confusa ideologia la gioventù tedesca, e il nazionalsocialismo susseguente alla sanguinosa epurazione del 1934. Fu soltanto questa differenza – si dirà – a causare la creazione ultima di uno stato totalitario che fece di ogni cosa uno strumento di potere assoluto, compresa l’ideologia nazionalsocialista, col risultato che sotto la spinta del terrore tutti, compreso lo stesso Führer, furono ridotti a semplici pedine. Ma, in sede retrospettiva, appare chiaro che la differenza era semplicemente apparente””. (K. Jaspers) (pag 320)”,”TEOP-230″
“BRIOSCHI Francesco BUZZACCHI Luigi COLOMBO Massimo G.”,”Gruppi di imprese e mercato finanziario. La struttura di potere nell’industria italiana.”,”In apertura due lunghe citazioni da ‘La guerra del Peloponneso’ di Tucidide, Libro V e Libro III “”Gli dei, infatti, secondo il concetto che ne abbiamo, e gli uomini, come chiaramente si vede, tendono sempre, per necessità di natura, a dominare ovunque prevalgano per forze. Questa legge non l’abbiamo istituita noi e non siamo nemmeno stati i primi ad applicarla; così, come l’abbiamo ricevuta e come la lasceremo ai tempi futuri e per sempre, ce ne serviamo, convinti che anche voi, come gli altri, se aveste la nostra potenza, fareste altrettanto”” [Tucidide, ‘La guerra del Peloponneso’, libro V, discorso degli Ateniesi ai Meli]; “”La questione, infatti, se abbiamo un po’ di senno, non deve riguardare se quelli hanno mancato, ma come possiamo prendere una decisione che sia saggia per noi. Poiché, anche se dimostrassi che essi sono in grave colpa, non per questo consiglierei che si debbano distruggere, se ciò non fosse utile; e se poi dovesse risultare che hanno anche qualche attenuante, non direi di lasciarli in pace, se alla città non sembrasse cosa ben fatta. Ma io sono del parere che ora stiamo prendendo una decisione più per il futuro che per il presente”” [Tucidide, ‘La guerra del Peloponneso’, libro III, discorso di Diodoto ali Ateniesi sulla ribellione di Mitilene] [pag 13, introduzione]; “”Qualche serio dubbio sull’efficienza del sistema dei gruppi, sia in generale che con riferimento al caso italiano, sembra lecito in una prospettiva di più lungo periodo. La forma di gruppo consente e favorisce infatti il mantenimento di uno stesso nucleo familiare alla testa di un’impresa per più generazioni. D’altro canto, come faceva notare il grande storico belga Pirenne, in tutta la lunga storia del capitalismo, anche nell’epoca preindustriale, le dinastie capitalistiche sono sempre durate poco: due o tre generazioni al massimo. Il blocco nel meccanismo di ricambio intergenerazionale dei capitalisti può certamente portare a consistenti inefficienze, le quali, a causa della disattivazione del tradizionale meccanismo di controllo costituito dal mercato del ‘corporate control’ e dalla presenza, documentata nel corso del lavoro, di una fitta rete di alleanze fra gruppi diverse, possono perdurare molto più a lungo che in altri sistemi, con conseguenze assai più gravi e radicali. Ma è sul versante dell’equità che il sistema dei gruppi suscita le riserve più forti. Tale sistema istituzionalizza infatti la partizione descritta da Hilferding tra capitalisti che contano e capitalisti che non contano. La posizione del piccola azionista nei gruppi è ben più fragile di quella del piccolo azionista nelle ‘public companies’ di stampo anglosassone. Entrambi non partecipano alla gestione dell’impresa. Tuttavia, il secondo ha la possibilità reale, anche se indiretta, di entrare a far parte della maggioranza, ad esempio vendendo le proprie azioni a un gruppo che, attraverso una scalata ostile, tenti di modificare l’assetto di controllo dell’impresa. Tale possibilità è invece inibita al primo, il quale, stante la diversa struttura proprietaria delle varie imprese che compongono un gruppo, è inoltre scarsamente protetto, in assenza di un’adeguata legislazione (come è il caso del nostro Paese), in eventuali conflitti di interesse con l’azionista di controllo e soggetto a comportamenti opportunistici da parte di quest’ultimo. Il controllo di attività sempre più grandi emerge in modo chiarissimo, dall’esame delle vicende dei gruppi industriali italiani nel decennio degli anni Ottanta, come l’obiettivo dominante dei gruppi stessi. La tematica del potere risulta quindi essere centrale per la comprensione dei relativi comportamenti e la finanza, anziché velo delle attività reali secondo la concezione neoclassica, emerge come uno degli strumenti più importanti della competizione tra gruppi differenti oltre che naturalmente della raccolta di capitale di rischio e quindi del coinvolgimento degli azionisti minori nella struttura proprietarie dei gruppi”” [pag 16-17, introduzione]”,”ECOG-003-FP”
“BRISSENDEN Paul Frederick”,”The I.W.W. A Study of American Syndicalism.”,”P.F. BRISSENDEN nacque nel Michigan nel 1885. Studiò all’ Università di Denver, all’ Università della California e alla Columbia. E’ stato autore di altre pubblicazioni tra cui un altro lavoro sul tema IWW. “”Il problema finanziario fu reso più difficile a causa di una sorta di doppio sindacalismo che era contrario almeno allo spirito della legge IWW, ma che era tollerato perché quasi inevitabile. L’ involontaria connessione di molti sindacati locali con più di una organizzazione generale obbligava le unioni locali a dover pagare il dovuto ad ogni organizzazione centrale. Per mitigare questa tassazione eccessiva il General Executive Board decise di ridurre le quote regolari dovute dalle unioni locali che si trovavano in questa situazione. Tale politica di sconti, sentita come necessaria per tenere molte unioni nell’ organizzazione, significava una perdita di entrate che poteva rivelarsi nociva””. (pag 153)”,”MUSx-142″
“BRISSON Jean-Paul”,”Spartacus.”,”Esemplare numerato n° 211 La strategia di Spartaco. Spartaco pressato dalle legioni di Crasso nel Sud Italia tenta audacemente di passare in Sicilia per scatenare lì l’ insurrezione degli schiavi e creare uno stato servile in una terra fertile e di tradizioni insurrezionali. Ma viene tradito dai pirati cilici con cui si era accordato per il trasporto delle sue truppe. (pag 232) La morte di Spartaco. Nella battaglia finale e nella disfatta degli schiavi (60 mila morti) il corpo di Spartaco non fu mai trovato. (pag 238) Spartaco guida la rivolta degli schiavi. La guerra dei gladiatori. “”Spartacus était un Thrace de naissance libre. Il avait servi dans quelque contingent auxiliaire de l’ armée romaine qu’il avait bientôt déserté pour rejondre peut-être des rangs adverses. Fait prisonnier, il avait été vendu comme esclave et destiné à la profession de gladiateur à la fois pour ses aptitudes physiques et en raison de son délit de désertion. Mais derrière les grilles de l’école de Capoue, il n’avait rien abdiqué de sa fierté native. Il lui était intolérable de penser que sa vie n’avait plus aucun sens maintenant que de désennuyer ses maîtres en tuant ou en étant tué. Il comprit assez vite qu’un certain nombre de ses camarades éprouvaient la même colère et, doué d’un caractère résolu, il voulut en tirer parti. (…) Deux Gaulois, Crixus et Oenomaüs, l’ aidérent à organiser la mutinerie dont l’idée se faisait jour.”” (pag 205) Spartaco, grande forza fisica, carattere fiero, ribelle, ma umano. Ricordava più la cultura greca che quella della selvaggia Tracia. “”Très vite, Spartacus s’imposa comme chef incontesté de la révolte. Il alliait à une grande force physique un caractère doux et humain qui, à leur grande surprise, rappelait aux contemporains l’ élaboration raffinée de la culture grecque lus que la sauvagerie des bergers thraces. De plus, il observati une rigoureuse égalité dans le partage du produit des rapines d’où les fugitifs tiraient leur subsistance. Il fut bientôt évident que les gladiateurs n’entendaient tirer aucun avantage personnel de leur initiative et ils fournirent tout naturellement les cadres de la rébellion””. (pag 207) La Tracia (Thracia in latino) è la regione che occupa l’estrema punta sudorientale della Penisola balcanica e comprende il nordest della Grecia, il sud della Bulgaria e la Turchia europea.”,”STAx-178″
“BRITTAN Samuel”,”The Role and Limits of Government. Essays in Political Economy.”,”Samuel Brittan all’epoca era un importante commentatore economico del Financial Times. Contiene un capitolo sull’analisi del declino inglese, sulle cause della ‘malattia britannica’: ‘How British is the British Sickness? (da pag 219-) “”The lag in British growth rates goes back at least a century. One estimate made by Angus Maddison suggests that the average level of output per head in sixteen industrial countries rose sixfold between 1870 and 1976, but only fourfold in the United Kingdom”” (pag 221) “”Close examination reveals, however, that gross investment in manufacturing, as a percentage of value added, was no higher in Germany than in the United Kingdom. Where the United Kingdom did come clearly at the bottom of the league was in the effectiveness of investment in terms of output generally. It is therefore not surprising that profitability and the return on investment were low by international standards (…). A contemporary vogue diagnosis is ‘deindustrialisation’, which has been used to describe a pathological fall in the ratio of industrial to total employment. But comparative international figures make it clear that if this is a disease at all, it is a very new one. The United States, Sweden, the Netherlands and Belgium all had falls in the ratio of industrial to total employment in 1965-1975 of comparable size to Britain’s. Germany and France just about maintained the same manufacturing ratio, while Japan and Italy were exceptional in increasing theirs. One aspect of a relatively slow growth rate has been the fall in the British share of world trade or world exports of manufactures. Repeated investigations have shown that this decline cannot be explained by any special features either of the commodity composition of British exports or of the market outlets for them. It is simply that if the United Kingdom has a lower growth rate than competitor countries, one would expect, other things being equal, a declining share of world exports relative to those countries’ share. It is thus a consequence rather than a cause. There is a more specific doctrine relating Britain’s slow growth to trading performance. This is that the country has a special difficulty in earning enough overseas to support a full-employment level of activity. The doctrine is the theme song of the annual reviews of the Cambridge Economic Policy Group. The essential argument is that even if exchange rates move so as to keep British money costs competitive with those of other countries, imports will be too high and exports too low to maintain full employment.”” (pag 222-225)”,”UKIE-058″
“BRITTAN Leon”,”L’Europa di cui abbiamo bisogno.”,”Sir Leon Brittan è membro della Commissione europea, in qualità di responsabile dei rapporti economici e commerciali con il resto del mondo. Per sette anni ha fatto parte del governo conservatore di Margaret Thatcher, tra l’altro come ministro degli interni e ministro per il Commercio e l’Industria.”,”EURE-051-FL”
“BRITTAN Samuel”,”Il mercato oltre le ideologie.”,”‘Samuel Brittan è uno dei più noti e stimati giornalisti della stampa economica e finanziaria anglosassone. E’ il principale editorialista del Financial Times dal 1966, nonché consulente del Department of Economic Affair. E’ stato inoltre ricercatore al Nuffield College presso l’Università di Oxford. Ha scritto saggi sull’economia di mercato tra cui ‘Capitalism and the Permissive Society’ (1973)’ (4° di copertina)”,”ECOT-383″
“BRITTON Andrew”,”Monetary Regimes of the Twentieth Century.”,”BRITTON è stato Visiting Professor all’ Università di Bath dal 1998. E’ stato Director of the National Institute of Economic and Social Research tra il 1982 e il 1995. Ha scritto altri libri.”,”ECOI-142″
“BRIZI Rita SASSO Ferdinando TRESOLDI Carlo”,”Le banche e il sistema dei pagamenti.”,”Indice 1. L’evoluzione del sistema dei pagamenti: una breve sisntesi storica. 2. Il sistema dei pagamenti: uno schema concettuale. 3. Il sistema dei pagamenti nell’assetto tradizionale. 4. Il sistema dei pagamenti: il quadro evolutivo. 5. Il sistema dei pagamenti e i nessi con i mercati mobiliari. 6. Il sistema dei pagamenti europeo nell’ Unione economica e monetaria e la transizione all’ Euro. 7. Il sistema dei pagamenti italiano. 8. I servizi alla clientela nel sistema dei pagamenti italiano. BRIZI-R (dirigente della Banca d’Italia) e SASSO-F (funzionario della Banca d’Italia) partecipano ai programmi sul sistema dei pagamenti in sede europea e di G-10. TRESOLDI-C è capo del Servizio anticipazioni, sconti e compensazione della Banca d’Italia e membro del Committee of Payment and Sttlement Systems (CPSS) del G-10.”,”E1-BAIT-012″
“BRIZIO E.- BERTOLINI F.”,”Epoca preistorica (Brizio) – Storia romana, Re e Repubblica.”,”BRIZIO E.- BERTOLINI F.”,”STAx-233″
“BRIZON Pierre”,”Histoire du travail et des travailleurs.”,”””La storia della borghesia verifica questo materialismo storico. Classe nuova, di cui si può fissare le origini, essa manifesta, dal XI secolo, la sua esistenza e il suo bisogno di libertà con la creazione dei comuni. Il comune è stato il castello fortificato della borghesia, la cui corporazione era la torre principale. Difesa da queste due fortezze, la borghesia è cresciuta attraverso i secoli””. (pag 277)”,”MFRx-232″
“BRIZZI Giovanni”,”Ribelli contro Roma. Gli schiavi, Spartaco, l’altra Italia.”,”Giovanni Brizzi, professore di storia romana nell’Università di Bologna. Ha pubblicato con il Mulino ‘Il guerriero, l’oplita, il legionario’ (2013), ‘Annibale’ (2014) e ‘Canne. La sconfitta che fece vincere Roma’ (2016). “”Quasi tutta l’Italia per odio si era ribellata ai Romani e a lungo aveva fatto guerra contro di loro, e contro di loro si era unita al gladiatore Spartaco’ (Appiano di Alessandria) (4° di copertina) “”Il nome di Spartaco è legato alla terza e più nota delle cosiddette guerre servili, ribellioni di schiavi e non solo, che afflissero lo Stato romano fra secondo e primo secolo aC. Il libro mostra come quella guerra sia in realtà l’episodio ultimo di una serie di eventi a sfondo sociale e civile che coinvolsero una “”seconda”” Italia a lungo emarginata. Spartaco fu colui che riuscì a coagulare attorno a sé lo scontento delle popolazioni meridionali, soprattutto appenniniche, non ancora integrate. Anche se Crasso mise fine alla guerra, Roma, provata, fu costretta a cedere alle richieste degli Italici”” (2° di copertina)”,”STAx-344″
“BRIZZOLARA Giuseppe”,”La Francia dalla Restaurazione alla fondazione della Terza Repubblica, 1814-1870.”,”””I giornali, approfittando della libertà fino a quel momento invano desiderata, moltiplicarono nella capitale e nelle province, nel campo realista e in quello opposto. Organi autorevoli della destra erano la ‘Quotidienne’ e la ‘Gazette de France’, assai accetta, quest’ultima, a Carlo X. Interpreti ascoltatissimi del pensiero liberale, con diversa gradazione tuttavia, erano ‘Le Courrier’ e ‘Le Constitutionnel’, nel quale faceva le sue prime armi di gionalista il Thiers. Il governo aveva per sé il grave ‘Journal des Débats’, il foglio dello Chateaubriand, e ‘Le Messager’, di recente creazioen, espressione più diretta e genuina delle idee di Margignac.”” (pag 321) “”Come nella società così nel governo provvisorio si disegnarono subito due correnti: l’ una, democratica moderata o repubblicana semplicemente, che considerava finita la rivoluzione, o, almeno, tendeva a frenarne e disciplinarne il corso; l’altra, democratica-ultra o socialista, per la quale la stessa non era che cominciata e doveva tutto abbracciare e rinnovare. La prima, era rappresentata specialmente dal Lamartine; la seconda da Louis Blanc, di segretario divenuto poi membro effettivo del governo, uno degli apostoli più attivi; con la penna e con la parola, dell’ idea socialista. Queste tendenze, destinate naturalmente a venire in conflitto, ne avranno poi, ambedue, di fronte una terza, al di fuori del governo, che chiameremo ultra-rivoluzionaria, incarnata specialmente da Blanqui, Barbès e Caussidiére, la triade demagogica che non sapeva neppur essa, del resto, andare d’accordo per la grande diversità dei temperamenti e delle ambizioni. Dei tre, la figura, non diremo più eminente, ma certo più impressionante, era Blanqui, che voleva essere il Robespierre del ’48 e ricordava, infatti, il famoso terrorista nell’ indole cupa, torbida e fredda; freddezza tutta esteriore però, sotto cui covavano e ribollivano, come lava ardente, l’ambizione e il fanatismo, terribili nelle loro esplosioni. Da principio, il Lamartine potè dominare le contrarie correnti con l’ influenza del nome, l’ ambiguità, talvolta, della condotta che si prestava a diverse interpretazioni e, soprattutto, col fascino della parola calda e smagliante; poi, quando il popolo vide assai maggiori le promesse ai fatti e sentì nel disagio e disordine generale più amara la delusione e più acuti i suoi mali, gli sfuggì di mano e si ribellò.”” (pag 480-481)”,”FRAA-070″
“BRIZZOLARI Carlo”,”Un archivio della resistenza in Liguria.”,”BRIZZOLARI Carlo nato a Genova nel 1933 conobbe Paolo Emilio TAVIANI l’8 aprile 1945 quando ancora ragazzo accompagnò il padre a una riunione cospirativa a Sampierdarena. L’A è autore di numerose opere di storiografia ligure. A lui Taviani consegnà nel 1972 il premio Caffaro per il volume ‘Gli ebrei nella storia di Genova’. Ciò che riporta in questo libro sono i documenti dell’Archivio Taviani preceduti da un’ampia introduzione che è il racconto storico dei tempoi a cui essi si riferiscono. Nella bibliografia cita alcune opere con riferimenti alla Casa dello Studente di Genova. Nella bibliografia: – Gaetano PERILLO, Il Partito Comunista nel movimento di Resistenza, in ‘Genova’ rivista del Comune a. XXVI n° 2,3,6 a. XXVII n° 4 (1949-50)”,”ITAR-134″
“BRIZZOLARI Carlo”,”Un archivio della resistenza in Liguria.”,”‘Quest’opera pubblica quasi integralmente l’archivio cospirativo e insurrezionale di Paolo Taviani, che della Resistenza ligure fu uno dei maggiori protagonisti’ Il CLN Liguria fu organo di direzione, di collegamento, di finanziamento, agì sul piano organizzzativo, legislativo-amministrativo, di studio e di propaganda, guidando e cooperando… durante la Resistenza e nella Liberazione ebbe l’autorità di governo…”,”ITAR-009-FER”
“BROAD Lewis”,”Winston Churchill.”,”Parte avuta da Churchill nello sviluppo del carro armato e nei primi bombardamenti aerei. “”Con esattezza il contributo di Winston all’invenzione e allo sviluppo del carro armato fu determinato dalla Commissione reale che, dopo la guerra, sentenziò sulle pretese degli inventori. Dice la relazione: “”In primo luogo la Commissione desidera notificare di essere convinta che si debba principalmente all’ intuizione, al coraggio e all’impulso dell’ on. Winston Spencer Churchill se la generica idea dell’ utilizzazione di uno strumento di guerra come il carro armato ebbe una realizzazione pratica.”” (pag 191) Introduzione di carri armati cingolati. “”””Benché Churchill non brilli troppo quando si trova a che fare con aggeggi meccanici””, scrive Sueter, “”pure, nell’afferrare una nuova idea egli si dimostra il cervello più acuto che abbia mai conosciuto; capì immediatamente che la mia proposta era migliore della sua idea di rullo compressore o del progetto di una ruota gigante che era stato avanzato dal comandante di squadra Hetherington. Dopo lunga discussione Churchill finì con l’ essere soddisfatto che i nostri turriti carri armati fossero costruiti su cingoli anziché su ruote, e mi diede la sua approvazione per la costruzione di diciotto “”navi terrestri”” prima che qualsiasi altro dipartimento o impresa privata entrassero a parteciparvi””””. (pag 194-195)”,”UKIx-103″
“BROADBERRY Stephen HARRISON Mark a cura; saggi di Albrecht RITSCHL Max-Stephan SCHULZE Sevket PAMUK Herman DE-JONG Pierre-Cyrille HAUTCOEUR Stephen BROADBERRY e Peter HOWLETT Peter GATRELL Francesco GALASSI e Mark HARRISON”,”The Economics of World War I.”,”BROADBERRY Stephen e HARRISON Mark sono professori di economia alla Università di Warwick. Saggi di Albrecht RITSCHL Max-Stephan SCHULZE Sevket PAMUK Herman DE-JONG Pierre-Cyrille HAUTCOEUR Stephen BROADBERRY e Peter HOWLETT Peter GATRELL Francesco GALASSI e Mark HARRISON “”Population and labour force. Over the course of the war, the total population of the Habsburg Empire fell by nearly 2 per cent (table 3.4). This was an outcome, first, of high military casualties especially in the initial states of the war and during 1915 (cf. Herwig, 1997: 135-49); second, a sharp decline in live births after the 1914, and, third, an increase in civilian mortality. As early as 1915, the natural increase turned negative in both halves of the empire (table 3.5). Here, a rapidly shrinking supply of foodstuffs is likely to have been a major factor (see pp. 91-7). From the perspective of resource mobilisation for war, changes in the level of employment are of particular significance. Despite a marked increase in female participation in Austria, the more populous and more industrialised part of the empire, both total and civilian employment fell dramatically during the war. This was bound to act as a sever constraint on wartime output.”” (pag 79-80) [Max-Stephan Schulze, Austria-Hungary’s economy in World War I]”,”QMIP-082″
“BROCCHI Virgilio con Piero CALAMANDREI Bruno MAFFI Rodolfo MONDOLFO Michele SAPONARO Ugoberto ALFASSIO-GRIMALDI Angelica BALABANOFF Basilio CIALDEA Luigi DAL-PANE Matteo MATTEOTTI Rodolfo REVENTLOW Davide CITTONE Reno FERRARA Federico GUALTIEROTTI Giannino PARRAVICINI Silvio POZZANI Lelio BASSO Giovanni CARTIA Ludovico D’ARAGONA Franco LOMBARDI Giuseppe Emanuele MODIGLIANI Alfredo POGGI Gaetano SALVEMINI Giuliano VASSALLI Paolo VITTORELLI Riccardo BAUER Luigi BENNANI Luigi CARMAGNOLA Angelo CORSI Giorgio GALLI Antonio GREPPI Gino LUZZATTO Guido MAZZALI Luigi PRETI Alessandro SCHIAVI Ignazio SILONE Angelo TASCA Roberto TREMELLONI Paolo TREVES Domenico VISANI, scritti di”,”Esperienze e studi socialisti. Scritti in onore di Ugo G. Mondolfo.”,”Scritti di Virgilio BROCCHI Piero CALAMANDREI Bruno MAFFI Rodolfo MONDOLFO Michele SAPONARO Ugoberto ALFASSIO-GRIMALDI Angelica BALABANOFF Basilio CIALDEA Luigi DAL-PANE Matteo MATTEOTTI Rodolfo REVENTLOW Davide CITTONE Reno FERRARA Federico GUALTIEROTTI Giannino PARRAVICINI Silvio POZZANI Lelio BASSO Giovanni CARTIA Ludovico D’ARAGONA Franco LOMBARDI Giuseppe Emanuele MODIGLIANI Alfredo POGGI Gaetano SALVEMINI Giuliano VASSALLI Paolo VITTORELLI Riccardo BAUER Luigi BENNANI Luigi CARMAGNOLA Angelo CORSI Giorgio GALLI Antonio GREPPI Gino LUZZATTO Guido MAZZALI Luigi PRETI Alessandro SCHIAVI Ignazio SILONE Angelo TASCA Roberto TREMELLONI Paolo TREVES Domenico VISANI Una lettera di Engels (G. GALLI). “”Nel gennaio 1894, subito dopo i moti insurrezionali in Sicilia, Turati scriveva ad Engels per chiedergli “”quale a lui pare debba essere il contegno del partito in Italia di fronte ad un movimento rivoluzionario non lontano, che ciascuno sente nell’ aria””. Ed Engels rispondeva con una lettera in data 26 gennaio, pubblicata su “”Critica Sociale”” il 1° febbraio, nella quale, premesse alcuni considerazioni circa il carattere della rivoluzione italiana nel corso del Risorgimento così individuava le prospettive immediate: “”La vittoria della piccola borghesia in disintegrazione e dei containi porterà dunque forse ad un ministero di repubblicani “”convertiti””. Ciò ci procurerà il suffragio universale ed una libertà di movimento… assai più considerevole… Oppure ci porterà la repubblica borghese, cogli stessi uomini e qualche mazziniano con essi. Ciò allargherebbe ancora e di assai la nostra libertà””. Ed in vista di tali prospettive suggeriva quello che avrebbe dovuto essere l’ atteggiamento dei socialisti: “”Evidentemente non è a noi che spetta di preparare direttamente un movimento che non è quello precisamente della classe che noi rappresentiamo. (…)””. (pag 258)”,”MITS-279″
“BROCCHI Renato”,”L’organizzazione di resistenza in Italia.”,”Pubblicato nel 1907 questo testo è l’opera postuma di Renato BROCCHI segretario della Camera del Lavoro di Macerata dal 1904 al 1906 scomparso a soli 24 anni. Valerio STRINATI è consigliere parlamentare del Senato della Repubblica.”,”SIND-094″
“BROCCOLI Angelo”,”Antonio Gramsci e l’educazione come egemonia.”,”Critica di Gramsci a Bukharin (a proposito del suo “”Saggio popolare””) sulla questione del “”senso comune”” (pag 123-126) “”Atteggiamento analogo – e qui ancora una volta la critica gramsciana accomuna l’idealismo al meccanicismo materialistico – è quello di Bucharin che, partendo da una considerazione di carattere strettamente «psicologico», finisce per smarrire il significato concreto della azione educativa della filosofia della prassi. Bucharin inizia col criticare le filosofie tradizionali, che secondo lui si oppongono ad una filosofia nuova ed originale delle masse; e dimentica che occorre, invece, partire dal senso comune, dimostrando che ognuno è filosofo. L’errore, quindi, è quello di credere possibile l’instaurazione di un rapporto egemonico-pedagogico sostituendo, dall’alto, una concezione superiore ad un’altra e lasciando impregiudicata la condizione nella quale le masse si presentano dinnanzi a quel rapporto. L’appunto che Gramsci sta muovendo a Bucharin, sia pure di carattere «metodologico», è particolarmente chiarificatore per il nostro argomento. Innanzi tutto, sia pure sul piano della pura e semplice divulgazione della filosofia della prassi, Bucharin abdica chiaramente al compito di sollecitare il «consenso attivo» dell’uomo di massa, che è indispensabile a realizzare il rapporto egemonico nella sua pienezza, dal momento che prescinde dal senso comune. Egli considera il senso comune come una filosofia inferiore omogenea nelle diverse stratificazioni nazionali, sociali, di ambiente, per cui gli appare sufficiente la adozione di uno strumento didattico di maggiore accessibilità, il ‘Saggio popolare’, per iniziare l’opera di divulgazione della filosofia della prassi. Postosi, così, fuori del rapporto educativo, Bucharin ha consentito la contrapposizione di due ambienti, quello delle masse e l’altro della filosofia superiore, senza svolgere alcuna opera di mediazione. E’ accaduto, allora che non si è determinato quello «stesso clima culturale» e l’adozione di quello che, nella intenzione avrebbe dovuto essere uno strumento consono alla mentalità popolare, ha finito col ridursi a prospettazione di valori inferiori. Se la dialettica – scrive Gramsci – è cosa molto ardua e difficile, «in quanto il pensare dialetticamente va contro il volgare senso comune che è dogmatico, avido di certezze perentorie», è altrettanto vero che non è ammissibile capitolare dinanzi ad esso e presentarsi «disarmato e impotente». Ed il discorso, precisandosi, finisce per riguardare più da vicino l’attività educativa: certamente – scrive – se nelle scuole primarie e secondarie le scienze naturali e fisiche fossero insegnate sulla base del relativismo di Einstein ovvero con la spiegazione della legge statistica o dei grandi numeri, i ragazzi non riuscirebbero a comprendere molto e, circostanza più importante, si verificherebbe una aperta contraddizione tra la scuola e l’ambiente familiare così che «la scuola dicerrebbe oggetto di ludibrio e di scetticismo caricaturale». Ma la critica di Gramsci a Bucharin è soprattutto quella di aver rinunciato, di fronte a queste difficoltà, ad ogni opera di educazione dell’ambiente: «L’ambiente ineducato e rozzo ha dominato l’educatore, il volgare senso comune si è imposto alla scienza e non viceversa; se l’ambiente è l’educatore, esso deve essere educato a sua volta». E traducendo il discorso gramsciano in termini che egli stesso preciserà a proposito del principio educativo, può concludersi affermando che Bucharin, non operando sul senso comune, ha dimenticato che il «certo» diventa «vero» solo quando la coscienza dell’educatore e quella dell’educando vivono lo «stesso clima culturale». In questo caso, invece, il «vero» di coscienze arretrate ha sgominato le certezze di una cultura superiore. Aristocrazia operaia e società borghese. Dal rifiuto del «massimo sforzo borghese» di estendere al proletariato l’istruzione, rappresentato dalle università popolari, alla esigenza costantemente riaffermata di portare strati sempre più vasti della classe operaia a livelli di effettiva maturazione intellettuale, si delinea il problema gramsciano dell’educazione delle masse. Ovviamente, il termine tradizionale di «educazione popolare» è assolutamente inidoneo non solo rispetto alla concezione gramsciana, ma al marxismo in generale in quanto esso presuppone chiaramente l’accettazione dello sfruttamento capitalistico e il mancato superamento delle sue contraddizioni. Tra l’altro, lo stesso Marx aveva chiaramente detto che l’educazione popolare era un elemento necessario della produzione, che in tal modo mirava a determinare una forza-lavoro docile. Scagliandosi contro coloro che sottovalutavano la diffusione della scienza e della cultura tra gli operai, aveva aggiunto che rivolgersi ad essi senza idee rigorosamente scientifiche era un «vuoto e vergognoso giocare al predicatore, in cui da una parte si ha bisogno di un profeta esaltato e dall’altra vengono condotti soltanto degli asini che ascoltano a bocca aperta». Ed Engels aveva chiarito che Marx, per la vittoria delle tesi enunciate nel ‘Manifesto’, faceva affidamento unicamente ed esclusivamente sullo sviluppo intellettuale della classe operaia”” (pag 123-126)] [Angelo Broccoli, ‘Antonio Gramsci e l’educazione come egemonia’, Firenze, 1974]”,”GRAS-139″
“BROCCOLI Angelo”,”Marxismo e Educazione.”,”Questo libro rappresenta la continuazione di una ricerca iniziata dall’autore con ‘Ideologia e educazione’ (Firenze, La Nuova Italia, 1974). In quel libro l’educazione e la sua scienza venivano indicate come il modo di essere dell’ideologia. Per comodità del lettore, si riassumono i punti salienti di quella tesi… “”La critica ai procedimenti dell’economia borghese è, dunque, la stessa che Marx rivolge a quelli della religione. L’operaio «sta in rapporto al ‘prodotto del suo lavoro’ come ad un oggetto ‘estraneo’»; «quanto più l’operaio lavora tanto più acquista potenza il mondo estraneo, oggettivo, che egli si crea di fronte, e tanto più povero diventa egli stesso, il suo mondo interiore, e tanto meno egli possiede. Come nella religione. Più l’uomo mette in dio e meno serba in se stesso» (112). A questo punto si delinea il distacco da Feuerbach. Non si tratta, per Marx, di recuperare ciò che l’uomo ha messo in dio sottraendolo al dio stesso, perché in tal modo si traduce l’alienazione religiosa in alienazione umana; ciò che conta, invece, è considerare attentamente la natura di quell’ente estraneo al quale l’uomo trasferisce la sua essenza. E Marx avverte chiaramente che quell’ente, «al quale appartiene il lavoro e il prodotto del lavoro, al servizio del quale sta il lavoro e per il godimento del quale sta il prodotto del lavoro, può essere soltanto l”uomo’ stesso». Quando il prodotto del lavoro non appartiene all’operaio, e gli sta di fronte come una potenza estranea, ciò è solo possibile in quanto esso appartiene a un ‘altro uomo estraneo all’operaio’. Quando la sua attività gli è penosa, essa deve essere ‘godimento’ per un altro, gioia di vivere di un altro. Non gli dei, non la natura, soltanto l’uomo stesso può essere questa potenza estranea sopra l’uomo» (113)”” (pag 195) [Angelo Broccoli, ‘Marxismo e Educazione’, La Nuova Italia, Firenze, 1978] [(112) K. Marx, Opere filosofiche giovanili, cit., p. 195; (113) Ivi, p. 201]”,”MADS-823″
“BROCH Hermann”,”I sonnambuli. Trilogia. Il primo romanzo 1888: Pasenow o il romanticismo; Il secondo romanzo 1903: Esch o l’anarchia; Il terzo romanzo 1918: Huguenau o il realismo.”,”‘La trilogia qui raccolta in un volume abbraccia un trentennio tra i due secoli, ma ciascun romanzo s’impernia su un anno cruciale, in certo modo simbolico, della storia tedesca: il 1888 riassume l’età patriarcale, dove gli ideali tradizionali, l’ordine, le gerarchie costituite cominciano a mostrare, sotto l’apparente solidità, le prime incrinature. Il vecchio von Pasenow e il figlio Joachim sono le figure del primo romanzo in una epoca in cui si manifesterà il mutamento e la crisi. La seconda parte si svolge nel 1903 e il protagonista è Esch un piccolo contabile che vive nel clima arroventato delle grandi città industriali tra scioperi e lotte sociali. Nel terzo romanzo ritroviamo Esch e Joachim von Pasenow in una cittadina renana vicino al fronte, nel 1918. Ma la parte del protagonista spetta al disertore e truffatore Huguenau, l’uomo del “”realismo””, campione di quella razza di morti-viventi destinata per Broch a dominare il mondo. Qui troviamo la disfatta dell’esercito tedesco, gli incendi e le sommosse popolari, il disordine che travolge le retrovie, la “”disgregazione dei valori”” tema di fondo dell’opera. Hermann Broch nacque a Vienna nel 1886. Figlio di un industriale, diresse le officine del padre fino al 1927 e solo a quarant’anni decise di dedicarsi alla letteratura, allo studio della filosofia, della matematica e della psicologia delle masse. ‘I sonnambuli’ venne pubblicato a Zurigo tra il 1931 e il 1932. In seguito Broch si ritirò nel Tirolo, dove scrisse una parte del romanzo ‘Il tentatore’, e dopo l’Anschluss emigrò negli Stati Uniti, prese la cittadinanza americana e tenne la cattedra di tedesco alla Yale University fino al 1951, anno della sua morte’ [Hermann Broch, ‘I sonnambuli. Trilogia. Il primo romanzo 1888: Pasenow o il romanticismo; Il secondo romanzo 1903: Esch o l’anarchia; Il terzo romanzo 1918: Huguenau o il realismo’, Einaudi, Torino, 1962] “”A quanto pare, per il cristiano ci son due sole possibilità: o il rifugio sicuro, per il momento ancora esistente, nel valore universale del cattolicesimo, nel grembo veramente materno della Chiesa, o il coraggio di accettare con un protestantesimo assoluto l’orrore del Dio astratto; là dove questa decisione non viene presa grava l’angoscia del futuro. E infatti in tutti i paesi dell’indecisione quest’angoscia serpeggia continua e sussiste allo stato latente, magari espressa soltanto nell’orrore per l’ebreo, l’ebreo di cui lo spirito e la condotta vengono, se non riconosciuti, tuttavia sentiti come l’odiosa immagine del futuro. Nell’idea di un ‘organon’ protestante dei valori c’è senza dubbio il desiderio nostalgico di una riunificazione di tutta la cristianità, quella riunificazione cui aspirava anche Leibniz: che a ciò fosse spinto quegli che abbracciava tutti i valori del suo tempo, ci pare quasi una necessità; ma così pure che quello stesso, che ha precorso i secoli e previsto la ‘lingua universalis’ della logica, in quell’ultima unificazione dovesse anche concepire l’astrattezza di una ‘religio universalis’, di cui forse lui solo, il mistico più profondo del protestantesimo, era in grado di sopportare il gelo. Ma la linea di sviluppo del protestantesimo esigeva anzitutto un totale stritolamento; non la filosofia di Leibniz divenne teologia protestante, ma quella di Kant, ed è significativo che Leibniz sia stato riscoperto da teologi cattolici. Le ;molteplici sette che con il passar del tempo si staccarono dal protestantesimo e che esso sopportò con l’apparente tolleranza propria di ogni movimento rivoluzionario, si muovono nella stessa direzione, sono il calco, l’immiserimento, l’appiattimento della vecchia idea di un ‘organon’ protestante dei valori e hanno un orientamento «controriformistico»: per non parlare delle grottesche sette americane, l’Esercito della Salvezza, ad esempio, presenta non soltanto un apparato militare analogo a quello gesuitico della controriforma, ma anche la nettissima tendenza all’accentramento dei valori, alla riunione di tutte le sfere del valore; e così ogni arte popolare, giù giù fino alla canzonetta che si canta per le strade, deve esser ricondotta al sentimento religioso e inserita nel programma degli «ausiliari dell’estasi». Sforzo patetico e inadeguato!”” (pag 549-550) [Hermann Broch, I sonnambuli. Trilogia. Il primo romanzo 1888: Pasenow o il romanticismo; Il secondo romanzo 1903: Esch o l’anarchia; Il terzo romanzo 1918: Huguenau o il realismo’, Einaudi, Torino, 1962]”,”GERG-001-FAP”
“BROCHIER Jean-Christophe DELOUCHE Hervé”,”Les nouveaux sans-culottes. Enquête sur l’ extrême gauche.”,”BROCHIER è editore di Act-Up e di D.A.L. Dirige oggi la collezione Babel Noir presso Actes Sud. Militante compagno di strada di diverse organizzazioni, DELOUCHE lavora nel settore della editoria.”,”FRAP-044″
“BROCHON Pierre”,”Eugène Pottier. Naissance de l’ Internationale.”,”Eugene POTTIER (1816-1887). Autodidatta, figlio di artigiani, artigiano lui stesso, scrive i suoi primi testi dedicati a BERANGER. Canta lui stesso. Agitatore del 1848, è eletto mebro della Comune nel 1871, poi sindaco del II arrondissement. Ricercato, scrive le parole dell’ Internationale di qui ignora la musica di DEGEYTER. Si esilia in Inghilterra e poi negli USA. POTTIER, utopista, non è mai stato marxista. Il canto ‘L’internazionale’ diventa l’ inno del movimento comunista internazionale. Pierre BROCHON, autore di questa biografia molto documentata è specialista della letteratura popolare, in particolare della canzone. Ha consacrato la sua vita alla storia del socialismo utopistico.”,”MFRC-064″
“BROCK William H.”,”Justus von Liebig. The Chemical Gatekeeper.”,”Uno dei fondatori della chimica organica e grande insegnante Justus Von Liebig trasformò l’educazione scientifica, la pratica medica e l’agricoltura in Gran Bretagna. Ebbe delle idee controverse sui fertilizzanti artificiali, le malattie, il cibo e la nutrizione. Pubblicò le sue ‘Chemical Letters’ basate sulla metodologia scientifica e il materialismo.”,”SCIx-553″
“BRODER Albert”,”Histoire économique de la France au XXe siècle – 1917-1997.”,”BRODER Albert professore all’Università Paris XII, Val de Marne. Prima guerra mondiale: economia di guerra. “”Le rassemblement des moyens industriels fut fort difficile. La mobilisation générale désorganisa l’industrie au point de créer, localement, des poches de chômage. Il fallut rapidement renvoyer dans leur usines 500.000 spécialistes qui demeurèrent sous le statut militaire (affectés spéciaux) afin de permettre l’essor de la production. L’emploi féminin fut développé autant que possible dans les usines d’armement et surtout dans les services ne requérant pas une trop grande force physique (distribution, tramways). Loin d’être exceptionnel avant guerre (les femmes fournissent l’essentiel de la main d’oeuvre dans le textile cotonnier, la bonneterie), cet apport de main d’oeuvre marqua l’opinion car la presse parisienne s’en fit l’écho, alors qu’elle n’y prêtait pas attention auparavant en raison de son caractère régional. (….) Les ministères, peu accoutumés à s’immixer dans la production, mirent longtemps à mettre sur pied des organismes de gestion rationelle des ressources et de la production. Les premiers ‘consortiums’ datent de 1916 et en 1918. 291 organismes publics sont responsables des différents secteurs de la production (y compris agricole et des transports). La faiblesse de l’appareil statistique, malgré les enquêtes industrielles, rend inévitable le recours aux représentants de l’industrie tel R. Pinot, secrétaire général du comité des forges, que sa connassiance de l’industrie lourde rend indispensable. André Citroën, fabricant d’engrenages applique les méthodes américaines à la fabrication d’obus de 75 dans sa nouvelle usine de Paris (quai de Javel), financée par l’Etat; ce qui résout en partie la crise des munitions. Son esprit d’organisation amène à lui confier la répartition des matières premières industrielles; tout comme Schneider coordonne la production d’armements. Certains anciens hauts-fonctionnaires passés à l’industrie privée deviennent des conseillers officiels du gouvernement, tel Ernest Mercier dont le rôle sera, au cours des années 1920, fondamental dans l’organisation de la production d’électricité. Il en va de même d’industriels entrés en politique comme Louis Loucheur, co-fondateur d’une puissante entreprise de grands travaux publics qui succède à Albert Thomas comme ministre de l’armement et surtout Etienne Clémentel, ministre de l’industrie; du commerce et de PTT pendant 5 ans, à l’origine des ‘consortiums’ et partisan de la cartellisation de l’industrie nationale. Cet système complexe et mal coordonné contraste avec les pouvoir et l’efficacité du responsable unique de la mobilisation économique allemande W. Rathenau.”” (pag 21-22)”,”FRAE-043″
“BRODERSEN Momme a cura; saggi di SOLMI Renato VATTIMO Gianni RELLA Franco FACHINELLI Elvio BRODERSEN Momme”,”Benjamin auf Italienisch. Aspekte einer Rezeption.”,”saggi di SOLMI Renato VATTIMO Gianni RELLA Franco FACHINELLI Elvio BRODERSEN Momme. BENJAMIN (Walter), scrittore tedesco (Berlino 1892 – Port- Bou 1940). Dopo gli studi di filosofia e una tesi di estetica (La nozione di critica d’arte nel Romanticismo tedesco, 1920), dedicò il suo primo saggio importante (1924-1925) al romanzo Le affinità elettive di Goethe: il capolavoro classico gli diede lo spunto per la riflessione sulla propria condizione biografica e storica. Nell’analisi sull’Origine del dramma barocco tedesco (1928) criticò la concezione dell’opera d’arte come simbolo, facendo dell’allegoria la nozione centrale di un’estetica del nostro tempo. A partire dal 1926 scoprì il materialismo storico ed elaborò la teoria di una letteratura che abbia per funzione la trasformazione della società. Nel 1932 iniziò la stesura dei testi autobiografici di Infanzia berlinese. Di origine ebrea, riparò a Parigi nel 1933, e nel 1934 divenne membro dell’ Istituto di ricerche sociali, organo della scuola di Francoforte. Il bilancio della sua attività critica è il famoso libro ‘L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica’ (1936), anche se l’opera principale di questo periodo è un saggio incompiuto su ‘Parigi capitale del XIX secolo’, la cui parte centrale fu pubblicata con il titolo Charles Baudelaire: un poeta all’epoca del capitalismo trionfante. La sua filosofia della storia, nella quale cercò di realizzare la sintesi fra materialismo storico e messianismo giudaico, giunse a un’estrema radicalizzazione nelle tesi ‘Sulla nozione di storia’ (1940), nelle quali la storia è concepita come un susseguirsi di catastrofi. Benjamin si tolse la vita nel 1940 dopo aver tentato invano di passare il confine spagnolo per sfuggire alla Gestapo. La pubblicazione (postuma, 1955) di due volumi di suoi ‘Scritti’, a cura di T. W. Adorno, influenzò grandemente la critica e la storia letteraria contemporanea. (RIZ) Enciclopedia Rizzoli Larousse 2000 – Copyright RCS Libri S.P.A.”,”ITAB-064″
“BRODERSEN Arvid”,”L’operaio sovietico. Condizione operaia e potere statale nell’URSS.”,”Qual è la reale condizione istituzionale ed umana dell’operaio sovietico a cinquant’anni dalla Rivoluzione d’Ottobre? Per dare una risposta a questo interessante quesito, Arvid Brodersen, uno dei maggiori specialisti di problemi sovietici, partendo dalle iniziali formulazioni rivoluzionarie, analizza tutte le variazioni che ha subito la legislazione del lavoro in URSS. Il libro è nato da lezioni e seminari tenuti nella Graduate Faculty della New School for Social Research di New York, nella Università Libera di Berlino e nel Colegio de Mexico di Mexico City.”,”RUSS-014-FL”
“BRODIANSKY Viktor Mihailovich”,”Sadi Carnot, 1796-1832. Réflexions sur sa vie et la portée de son oeuvre.”,”BRODIANSKY Viktor Mihailovich è professore onorario presso l’Istituto Energetico di Mosca. La pubblicazione di questo libro è fatta su iniziativa del Professor Bernard Spinner che ha sviluppato la termodinamica e la scuola francese in questa disciplina.”,”SCIx-316″
“BRODSKIJ Jurij”,”Solovki. Le isole del martirio. Da Monastero a primo Lager Sovietico.”,”Jurij Brodskij, 48 anni, è un noto fotografo professionista russo, autore di pubblicazioni e di mostre fotografiche, consulente di documentari televisivi e cinematografici. Da vent’anni ha incentrato la sua attenzione di ricercatore e artista sul monastero-lager delle Solovki.”,”RUSS-052-FL”
“BRODY David”,”Labor in crisis. The steel strike of 1919.”,”BRODY David, nato nel New Jersey ha studiato ad Harvard. Ha ottenuto il Ph.D. in storia nel 1958. Ha insegnato alla Columbia University. Tra le sue opere: ‘Steelworkers in America: The Non-Union Era’ (1960) e ‘Butcher Workmen: A Study of Unionization’ (1964).”,”MUSx-271″
“BRODY David, a cura; saggi di Seymour Martin LIPSET Gerald N. GROB Robert CHRISTIE John H.M. LASLETT Melvyn DUBOFSKY Michael ROGIN David BRODY Ray MARSHALL”,”The American Labor Movement.”,”BRODY David University of California “”Both John R. Commons and Selig Perlman, the principal exponents of the Wisconsin school of labor history, identified the frontier as one of the keys to American labor conservatism: Westward expansion and land availability generated a sense of optimism and opportunity that militated against class consciousness and labor radicalism. Yet, paradoxically, it was also true that the West was the site of the one brand of American unionism that was authentically radical”” (pag 83)”,”MUSx-282″
“BROERS Michael”,”Napoleon. Soldier of Destiny. Volume 1.”,”Michale Broers è Professore di Storia dell’Europa Occidentale alla Oxford University. Si è occupato di storia dell’Europa napoleonica e dell’Europa rivoluzionaria. Ha pubblicato ‘The Napoleonic Emprie in Italy, 1796-1814’ vincitore del Grand Prix Napoléon nel 2006, e di ‘Napoleon’s Other War: Bandits, Rebels and Their Pursuers in the Age of Revolutions’. ‘Paris was all the more dangerous in Napoleon’s mind because of its very appearance’ (pag 270) Parigi era tanto più pericolosa nella mente di Napoleone a causa del suo stesso aspetto. La citta ai suoi tempi non era affatto quella di oggi …”,”FRAN-005-FSL”
“BROERS Michael”,”Napoleon. Volume 2. The Spirit of the Age, 1805-1810.”,”Blocco continentale, disposto da Napoleone I, con decreto datato da Berlino il 21 novembre 1806, contro l’Inghilterra, in risposta al blocco (fittizio) contro la Francia e i paesi satelliti dichiarato dall’Inghilterra. Per effetto del b. nessuna nave che provenisse direttamente dall’Inghilterra o dalle sue colonie poteva più essere accolta nei porti dell’Impero francese. Più tardi, in risposta alle analoghe misure prese dall’Inghilterra, Napoleone con i decreti di Fontainebleau e di Milano (1807) dichiarò confiscabili le navi neutrali che avessero fatto scalo in porti inglesi. Efficace nel biennio 1807-08 (vi aderirono Prussia, Danimarca, Austria, Svezia e Russia), il b. gravò poi pesantemente sulla politica economica e sociale della Francia; dopo il 1809 perdette rapidamente valore. (Trec)”,”FRAN-006-FSL”
“BROERS Michael”,”Napoleon’s Other War. Bandits, Rebels and Their Pursuers in the Age of Revolutions.”,”Michael Broers Fellow of Lary Margaret Hall and a Member of the History Faculty of the University of Oxford.”,”FRAN-079-FSL”
“BROERS Michael”,”Europe under Napoleon, 1799-1815.”,”Michael Broers è Lecturer in the School of History all’Università di Leeds.”,”FRAN-087-FSL”
“BROERS Michael”,”Europe after Napoleon. Revolution, reaction and romanticism, 1814-1848.”,”Michael Broers è Lecturer in the School of History all’Università di Leeds.”,”FRAN-088-FSL”
“BROERS Michael”,”The Napoleonic Mediterranean. Englightenment, Revolution and Empire.”,”Michael Broers is Professor of Western European History, University of Oxford and Fellow in Modern History, Lady Margaret Hall, Oxford. Famiglia Scotti Douglas in Italia (pag 11, introduzione) “”….”,”FRAN-089-FSL”
“BROERS Michael GUIMERÁ Agustin HICKS Peter a cura; saggi di Thierry LENTZ Howard G. BROWN Alan FORREST M.C. THORAL Peter HICKS Michael RAPPORT Matthijs LOK Martijn VAN-DER-BURG Johan JOOR Michael ROWE Gabriele B. CLEMENS Ute PLANEERT Katherine AASLESTAD Nicola P. TODOROV Karen HAGERMANN Alexander GRAB Michael BROERS Anna Maria RAO Reinhard A. STAUBER Emilio LA PARRA LOPEZ Jean-René AYMES José M. PORTILLO VALDES Marta LORENTE Fernando DORES COSTA Annie JOURDAN José ALVAREZ-JUNCO Jean-René AYMES Rafe BLAUFARB Jacques Olivier BOUDON Michael BROERS Howard BROWN Steven ENGLUND Agustin GUIMERA’ Annie JOURDAN Emilio LA-PARRA Matthijs LOK Marta LORENTE”,”El imperio napoléonico y la nueva cultura política europea.”,” saggi di Thierry LENTZ Howard G. BROWN Alan FORREST M.C. THORAL Peter HICKS Michael RAPPORT Matthijs LOK Martijn VAN-DER-BURG Johan JOOR Michael ROWE Gabriele B. CLEMENS Ute PLANEERT Katherine AASLESTAD Nicola P. TODOROV Karen HAGERMANN Alexander GRAB Michael BROERS Anna Maria RAO Reinhard A. STAUBER Emilio LA PARRA LOPEZ Jean-René AYMES José M. PORTILLO VALDES Marta LORENTE Fernando DORES COSTA Annie JOURDAN José ALVAREZ-JUNCO Jean-René AYMES Rafe BLAUFARB Jacques Olivier BOUDON Michael BROERS Howard BROWN Steven ENGLUND Agustin GUIMERA’ Annie JOURDAN Emilio LA-PARRA Matthijs LOK Marta LORENTE”,”FRAN-091-FSL”
“BROGAN D.W., a cura di Vittoria RONCHEY”,”La politica in America.”,”””Tra le istituzioni del Congresso la più difficile a spiegarsi o giustificarsi è (…) questa norma dell’ “”anzianità””, non legge vera e propria ma usanza e tradizione che oggi ha quasi forza di legge. In base a questo principio i membri del Congresso acquistano diritti con la semplice longevità: un deputato cioè o un Senatore ha assoluto diritto di precedenza su di un collega più giovane, anche solo di pochi giorni o settimane, ha diritto a scegliersi le commissioni più importanti e, cosa anche più delicata, una volta entrato in Commissione il suo posto è lì per sempre. Se vive abbastanza a lungo diventerà o presidente o capo della minoranza o, a seconda che il suo partito prenda il potere o lo perda, anche tutte e due le cose. C’è in questo qualcosa di simile ad un sistema di merito invertito. (…) La fortuna può condurre un Senatore o un Rappresentante a risalire rapidamente la gerarchia dell’ anzianità, ma la sfortuna, cioè il tempo incalcolabile che il presidente in carica impiega a morire o a ritirarsi può tenere un uomo politico, abile ed ambizioso, lontano dalla presidenza (o almeno da quella presidenza che desidera) per tutta la durata della sua vita parlamentare””. (pag 344-345)”,”USAS-126″
“BROGAN Denis W.”,”La nazione francese da Napoleone a Petain 1814-1940.”,”””La Comune, nonostante il sangue e le distruzioni che comportò, è più importante come leggenda che come avvenimento storico. In un brillante opuscolo (‘La guerra civile in Francia’) fu indicato da Marx come simbolo ed esempio di cià che si deve fare e non fare in una rivoluzione”” (pag 194)”,”FRAV-001-FV”
“BROGAN Hugh”,”The Life of Arthur Ransome.”,”Hugh Brogan was for ten years a Fellow of St John’s College, Cambridge. He is now a lecturer in American History at the University of Essexs, and has just completed A History of the United States.”,”BIOx-033-FL”
“BROGAN Denis W.”,”La nazione francese da Napoleone a Petain 1814-1940.”,”””[La nuova Francia industriale] era svantaggiata non soltanto dal rifiuto della Francia più vecchia di accettare il mondo moderno, ma anche della mancanza , in uno dei più grandi mercati monetari del mondo, di capitali per l’industria. Il nuovo sistema bancario del Secondo Impero fu messo alla prova dalle esigenze finanziarie della Terza Repubblica. Il pagamento dell’indennità di guerra alla Germania e la ricostruzione del paese avevano mobilitato i risparmi francesi. L’abitudine sempre crescente, sotto l’Impero di investire denaro nei titoli di stato e in quelli delle ferrovie, fu sfruttata dai nuovi complessi bancari. (…)”” (pag 284-285)”,”FRAD-001-FER”
“BROGLIA Bruno PALLAGROSI Luciano”,”I salari in Italia dal 1951 al 1962.”,”BROGLIA Bruno PALLAGROSI Luciano”,”MITT-290″
“BROIDO Vera”,”Memoirs of a Revolutionary.”,”Eva BROIDO nacque nel 1876 in Lituania. Passò la sua infanzia in campagna e a vent’anni si sposò andando a vivere a Berlino città nella quale assorbì le prime idee rivoluzionarie. Nel 1899 cominciò la sua vita come militante socialdemocratica. Lei e il suo secondo marito, Mark BROIDO, erano menscevichi ed entrambi finirono più volte imprigionati durante l’era zarista. Le sue memorie coprono la sua vita fino all’inizio della rivoluzione del 1917. Oltre ad un resoconto della vita politica clandestina, le memorie forniscono un importante documento della storia del menscevismo. Il libro è tradotto e curato dalla figlia.”,”RIRx-005″
“BROIDO Vera”,”Apostles Into Terrorists. Women and the Revolutionary Movement in the Russia of Alexander II.”,”Vera Broido was born in 1907 in Petersburg. She followed her mother into Siberian exile and later returned with her to Petrograd in 1917. At the time, her father was head of the Secretariat of the Petrograd Soviet of Workers’, Peasants’ and Soldiers’ Deputies, and her mother was the Secretary of the Central Committee of the Mensheviks, all other political parties were banned in Soviet Russia, she went abroad with her parents. She now lives in England. Foreword: A Personal Note, Introduction, Notes, Bibliography, Illustrations, Index,”,”MRSx-025-FL”
“BROIDO Vera”,”Lenin and the Mensheviks. The Persecution of Socialists under Bolshevism.”,”Vera Broido was born in 1907 in Petersburg. She followed her mother into Siberian exile and later returned with her to Petrograd in 1917. At the time, her father was head of the Secretariat of the Petrograd Soviet of Workers’, Peasants’ and Soldiers’ Deputies, and her mother was the Secretary of the Central Committee of the Mensheviks, all other political parties were banned in Soviet Russia, she went abroad with her parents. She now lives in England. Preface, Appendix: I. The Trial of the Right SRs, II. The Menshevik Trial of March 1931, Bibliographical Notes, Bibliography, index,”,”RIRO-191-FL”
“BRONDEL Georges CAMPBELL Robert CIPOLLA Carlo M. DEATON A.S. GALENSON Walter HIRSCH Fred MACLEOD Roy e Kay MACURA Milos MADDISON Angus NICHOLSON Max OPPENHEIMER Peter PELLICELLI Giorgio PRIEBE Hermann WARD Benjamin ZACCHIA Carlo”,”Il XX secolo. Storia economica d’Europa. Volume quinto.”,”Contiene il saggio di Angus Maddison: ‘Politica economica e andamento dell’economia in Europa (1913-1970)’ (con introduzione e appendice A e B) (Capitolo IX, pag 375-434) Il capitalismo genera la guerra. “”L’effetto distruttivo della prima guerra mondiale si è concentrato su una stretta striscia di territorio francese e belga; anche l’Italia, la Iugoslavia e la Russia subirono danni materiali, ma meno intensi, mentre tutta la Scandinavia, i Paesi Bassi, la Svizzera e la Spagna rimasero neutrali. Morirono circa 9 milioni di soldati, e moltissimi altri riportarono ferite che determinarono una vita di sofferenza e una ridotta capacità di lavoro. I civili uccisi come diretta conseguenza delle attività militari furono assai pochi e alcune fonti ne indicano le perdite in soli 100.000; tuttavia la mortalità «anormale» di civili durante e subito dopo la guerra fu di circa 5 milioni, senza contare la Russia. Buona parte di ciò fu dovuto a malattia: molti morirono di tifo e la grande epidemia di influenza del 1919 uccise milioni di persone, le cui difese erano state indebolite dalla guerra, anche se una buona parte di questi ultimi sarebbe probabilmente morta comunque. Una parte notevole dei decessi di civili fu dovuta a insufficiente alimentazione, perché gli Alleati mantennero il blocco delle forniture alimentari all’Austria, alla Germania e all’Ungheria dopo la guerra, in un periodo in cui le scorte di cibo erano terribilmente scarse. Durante la guerra, in Russia, le scorte alimentari furono meglio conservate che in Germania, ma le perdite furono molto elevate durante la rivoluzione a causa della guerra civile, delle malattie e della carestia. Il totale delle perdite russe dal 1914 al 1923 fu di 10 milioni di morti, oltre a 1.700.000 soldati uccisi, dal 1914 al 1917. Il totale delle perdite umane «anormali» è stato quindi di circa 25 milioni di morti dal 1914 al 1923, 12 milioni dei quali furono da imputarsi direttamente alla guerra; questo in confronto ai 174 mila soldati uccisi nella guerra franco-prussiana del 1870-71 e ai 42 milioni di persone uccise durante la seconda guerra mondiale (1). Oltre alle estese sofferenze derivanti dalle perdite umane e dai danni fisici, la guerra determinò una diminuzione molto accentuata dei livelli normali di consumo e del potenziale di sviluppo, riducendo l’accumulazione di capitale e la massa dei beni produttivi. La guerra riversò i suoi effetti più diretti sui livelli di vita dei paesi belligeranti, ma anche i neutrali subirono dei disagi per il blocco e l’interruzione delle normali forniture”” (pag 379-380) [Angus Maddison, ‘Politica economica e andamento dell’economia (1913-1970)’ (capitolo IX, pp. 375-433, con appendice statistica e bibliografia)] [(1) Le fonti di questo paragrafo (‘La guerra 1914-1918’) sono C. Clark, op. cit, e E. Kirsten, E.W. Buchholtz e W. Köllman, ‘Raum und Bevölkerung in der Weltgeschichte’, Würzburg 1956]”,”EURE-139″
“BRØNDSTED Johannes”,”I Vichinghi.”,”Il ducato di Normandia diventa una colonia scandinava (pag 58)”,”EURN-003-FSD”
“BRONOWSKI Jacob MAZLISH Bruce”,”La tradizione intellettuale dell’Occidente. Da Leonardo a Hegel.”,”Nato in Polonia nel 1908, J. BRONOWSKI vive dal 1920 in Inghilterra dove ha compiuto i suoi studi universitari e il perfezionamento scientifico-matematico. Come matematico presiedette durante la 2° GM diversi gruppi di ricerca operanti per conto della FFAA e nel dopoguerra è stato VD della sezione scientifica della missione dello SM britannico in JAP: il famoso rapporto sugli effetti dei bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki reca la sua firma. Oggi (1962) è DG di una branca del National Coal Board. MAZLICH è docente di materie umanistiche e di filosofia della scienza presso il MIT.”,”TEOP-004″
“BRONSTEIN Audrey”,”The Triple Struggle. Latin American Peasant Women.”,”ANTE3-28″,”AMLx-105″
“BRONZINI Giuseppe FRIESE Heidrun NEGRI Antonio WAGNER Peter a cura, Saggi di ALLEGRI Giuseppe BALIBAR Étienne DE-GIORGI Alessandro MARAZZI Christian MEZZADRA Sandro MOULIER BOUTANG Yann PALMA Mauro PETRANGELI Federico RIGO Enrica”,”Europa, Costituzione e Movimenti sociali.”,”Il processo costituente europeo è giunto con la conferenza intergovernativa di Roma a una svolta decisiva. Una serie di importanti studiosi provenienti da diversi paesi prendono in esame la Costituzione europea e le sue tappe con un occhio attento ai rapporti con la potenza americana e col suo modello economico, cercando di individuare uno spazio di azione per i movimenti che intendono incidere sui rapporti sociali e i modi di vita nel vecchio continente.”,”EURx-043-FL”
“BRONZO Aldo”,”La vittoria dell’ apparato. Storia della burocrazia in URSS. 1.”,”Aldo BRONZO è nato na Napoli nel 1938. Studioso di storia del movimento operaio, allievo di Libero VILLONE, ha dedicato particolare attenzione all’ analisi dello stalinismo e alla natura del ‘maoismo’, del quale ha cercato di cogliere le peculiarità. Sulla ‘mancata rivoluzione tedesca’ del 1923: “”L’ anno 1923 (…) registra in Germania gli estremi di una situazione oggettivamente rivoluzionaria. Un concatenarsi di circostanze (le riparazioni imposte dalle grandi potenze vincitrici del conflitto mondiale, l’ occupazione della Ruhr da parte delle truppe francesi, la politica economica della classe dirigente tedesca tesa a far pagare alla classe operaia le conseguenze catastrofiche della guerra) provocano un’ inflazione galoppante. (…)”” (pag 110) “”In estate la situazione diventa addirittura drammatica; a seguito di uno sciopero della Banca Nazionale, scoppia uno sciopero generale spontaneo che travolge il governo in carica (Cuno). Il problema dell’ insurrezione è palesemente all’ ordine del giorno, per cui gli stessi dirigenti dell’ Internazionale si orientano, con estremo ritardo, a considerare la possibilità di una soluzione vittoriosa alla crisi tedesca; in tal senso, peraltro, numerosi comunisti tedeschi chiedono che Trotsky si rechi clandestinamente in Germania per dirigerla; Zinoviev (presidente dell’ Internazionale, nonché membro della “”troika”” dell’ Ufficio Politico del PCUS) si oppone decisamente””. (pag 111-112)”,”RUSU-164″
“BRONZO Aldo”,”Dai fronti popolari al dopo Stalin. Storia della burocrazia in URSS. 2.”,”Aldo BRONZO è nato na Napoli nel 1938. Studioso di storia del movimento operaio, allievo di Libero VILLONE, ha dedicato particolare attenzione all’ analisi dello stalinismo e alla natura del ‘maoismo’, del quale ha cercato di cogliere le peculiarità. “”Sembra certo che la “”grande purga”” miri a colpire prima di tutto la vecchia guardia bolscevica; valga a titolo di esplicazione, la considerazione che dei 21 membri di cui è composto il Comitato Centrale che nel ’17 prese il potere, solo 7 muoiono di morte naturale (Lenin, Sverdlov, Dzerzinski, Artem, Kollontai, Stalin), due sono stati fucilati dalla forze controrivoluzionarie all’ epoca della guerra civile (Uritzki, Chaumian), ben 11 cadono vittima del terrore staliniano (Trotsky, Zinoviev, Kamenev, Rykov, Bucharin, Miliutin, Smilga, Krestinski, Sokolnikov, Bubnov, Berzin) mentre il 21° Muralov scompare, in questo periodo, senza lasciare traccia di sorta. Ad essi bisogna aggiungere i membri dell’ opposizione trotskista Smilga, Preobrazenski, Sapronov, Sosnovski, i militanti più vicini a Zinoviev, cioè Safarov, Zalutsky, Vuyovic, coloro che furono legati all’ opposizione operaia, cioè Scliapnikov e Medvedev, le figure più rappresentative dell’ ala buchariniana, Uglanov, Sklepkov, Maretski, tutti coloro che per diverso motivo hanno rappresentato un momento di differenziazione e di dissenso, come Rjazanov, Riutin, Syrtov, Lominadze, gli stessi antichi alleati di Stalin di tutte le fasi dell’ ascesa dell’ onnipotente Segretario Generale come Kossior, Eike, Solz, Gusev. (…)””. (pag 36)”,”RUSU-165″
“BRONZO Aldo”,”I comunisti in Cina. Dalla fondazione della Repubblica Popolare Cinese al dopo Deng.”,”Aldo Bronzo è nato a Napoli nel 1938. Studioso di Storia del movimento operaio, allievo di Libero Villone, ha concentrato inizialmente la propria attenzione sul fenomeno staliniano del quale ha cercato di cogliere le molteplici interconnessioni tra contraddizioni interne ed orientamenti di politica internazionale. Vedeva così la luce Storia della burocrazia in URSS. Passava ad analizzare le connotazioni del maoismo come forza dirigente del processo rivoluzionario conclusosi nel 1949 in Cina, del quale evidenziava l’affrancazione complessa e contradditoria che induceva la formazione egemonizzata da Mao Zedong ad emanciparsi in maniera limitata e precaria dalla matrice staliniana da cui aveva preso le mosse. Questi gli elementi che portavano alla pubblicazione di I comunisti in Cina-dalle origini alla presa del potere. Tratti significativi di marca prettamente burocratica che caratterizzavano lo stesso potere statuale avviato al termine di quell’esperienza, che producevano disfunzioni di ogni genere, alle quali Mao cercava di porre rimedio con il culto sfrenato e demiurgico del suo ‘pensiero’. dal quale presero le mosse le catastrofiche esperienze del ‘grande balzo’ e della ‘rivoluzione culturale’. Né i suoi successori Deng Xiaoping prima, Jiang Zemin poi, hanno fatto di meglio, se è vero che, per reagire ai guasti del periodo maoista, non hanno trovato di meglio che avviare una riforma che, se ha fatto registrare un indubbio sviluppo delle forze produttive, sembra tendere ar archiviare definitivamente tutte le conquiste rivoluzionarie.”,”CINx-015-FL”
“BROOK Timothy”,”Il leopardo di Kublai Khan. Una storia mondiale della Cina.”,”Timothy Brook eminente sinologo, insegna alla University of British Columbia di Vancouver. Ha scritto e curato vari libri tra cui ‘The Troubled Empire. China in the Yuan and Ming Dynasties’ (2010).”,”CINx-307″
“BROOK Timothy a cura”,”Documents on the Rape of Nanking.”,”””Il massacro di Nanchino, conosciuto anche come stupro di Nanchino, è stato un insieme di crimini di guerra perpetrati dall’esercito giapponese a Nanchino, all’inizio della seconda guerra sino-giapponese. La città, in quel periodo capitale della Repubblica di Cina, era caduta in mano all’Esercito imperiale giapponese il 13 dicembre 1937 e per circa sei settimane, tra il dicembre 1937 e il gennaio 1938, i soldati giapponesi uccisero circa 300.000 persone. Durante l’occupazione di Nanchino l’Esercito imperiale giapponese si comportò con tale brutalità che osservatori occidentali dell’alleato tedesco lo definirono “”una macchina bestiale””[2]; le truppe nipponiche commisero numerose atrocità, come stupri, saccheggi, incendi e l’uccisione di prigionieri di guerra e civili. Nonostante le uccisioni fossero incominciate con la giustificazione di eliminare soldati cinesi travestiti da civili, si ritiene che un gran numero di innocenti sia stato intenzionalmente identificato come combattente nemico e giustiziato man mano che il massacro cominciava a prendere forma. Tra le vittime accertate, decine di migliaia furono bambini innocenti, uccisi per divertimento, e gli stupri di donne e gli omicidi divennero in breve la norma[3]. La condanna del massacro è stata unanime in Cina e ha dato slancio al nazionalismo nel paese. In Giappone, invece, l’opinione pubblica resta palesemente divisa, mentre alcuni commentatori ne parlano riferendosi ai fatti con il termine ‘Massacro di Nanchino’, altri si servono della più ambigua definizione ‘Incidente di Nanchino’. Tale definizione viene anche riferita al diverso Incidente di Nanchino, accaduto nel 1927 durante la presa della città da parte dell’Esercito Rivoluzionario Nazionale durante la Spedizione del Nord, quando vennero attaccati anche gli stranieri che si trovavano in città. Il massacro del 1937 e il modo in cui viene raccontato nei testi scolastici continua a essere oggetto di polemiche nell’ambito delle relazioni tra Cina e Giappone””. (wikip)”,”JAPx-093″
“BROOKS Jeffrey”,”Quando la Russia imparò a leggere. Alfabetizzazione e letteratura popolare 1861-1917.”,”Jeffrey Brooks is Professor of History at Johns Hopkins University, Baltimore, Maryland, USA The autthor of When Russia lerned to read: literacy and popular literature 1861-1917″,”RUSx-079-FL”
“BROOK-SHEPHERD Gordon”,”L’ Anschluss.”,”E’ la storia della prima conquista compiuta da HITLER, l’ occupazione del suo paese d’origine, l’ Austria. E’ nello stesso tempo il primo capitolo della 2° GM. Nello spazio di un week-end, HITLER e GOERING si impadronirono di uno Stato indipendente senza sparare un colpo. La conquista di Vienna dimostrò a HITLER l’ irresolutezza delle potenze occidentali.”,”GERN-050″
“BROOK-SHEPHERD Gordon”,”La tragedia degli ultimi asburgo.”,”Gordon BROOK-SHEPHERD si è interessato all’argomento già prima della 2° GM quando frequentava i corsi di storia all’ Univ di Cambridge, dove si laureò con il massimo dei voti. Successivamente potè approfondirlo durante il suo lungo soggiorno-quasi quindici anni- nella capitale austriaca, dapprima come tenente colonnello presso la Commissione militare britannica, poi come corrispondente per l’Europa centrale e sud-orientale del ‘Daily Telegraph’. Finora cinque delle sue opere storiche hanno trattato le vicende dell’ Austria e dei paesi centro europei e comprendono pure un’altra biografia, quella del cancelliere DOLLFUSS assassinato dai nazisti nel 1934 durante un fallito putsch. CARLO D’ ASBURGO fu l’ultimo imperatore d’ Austria-Ungheria. Il suo brevissimo regno non durò neppure due anni. Salito al trono nel dicembre 1916 alla morte di FRANCESCO GIUSEPPE lo perdette nel novembre 1918.”,”AUTx-009″
“BROOK-SHEPHERD Gordon”,”Lo zio d’ Europa Edoardo VII. La vita mondana e politica dell’ Europa dei notabili e della Belle Epoque.”,”BROOK-SHEPHERD ha studiato a Cambridge. Ha combattuto durante la seconda guerra mondiale ed è stato nel dopoguerra corrispondente del Daily Telegraph per l’ Europa centrale e sud-orientale. In seguito è stato collaboratore del Sunday Telegraph. Quindi si è dedicato alla storia (opere storiche e biografie). Re Edoardo. “”Il nemico supremo di Edoardo, sia qui sia negli altri posti in cui sostava durante i suoi viaggi in Europa, era la noia. Contribuiva a scacciarla la sua passione per la politica internazionale, per la compagnia delle persone di spirito e per le belle donne e, se tra i divertimenti erano inclusi i concerti o gli spettacoli teatrali, niente da eccepire purché non fossero tediosi””. (pag 264) La ‘nuova mobilità’ della potenza inglese. Diplomazia. “”Soltanto dopo la conclusione del trattato che mise definitivamente la parola fine a questi conflitti i tedeschi incominciarono ad aprire gli occhi e a notare la nuova costellazione sorta all’ orizzonte europeo. Sebbeno Bülow deprezzasse anche questo patto, definendolo un semplice “”sintomo aggiuntivo dell’ evoluzione pacifica in atto nel campo politico mondiale””, il Kaiser non ne era altrettanto sicuro. Si trovava in crociera nel Mediterraneo quando gli giunse la notizia e subito dopo telegrafò da Siracusa al suo cancelliere che quest’ accordo franco-britannico gli dava “”molto da pensare””. L’ Inghilterra, avendo appianato le sue divergenze con la Francia, si era assicurata “”una nuova mobilità”” e si sarebbe mostrata meno disposta che mai a “”rispettare i sentimenti della Germania””. E continuò a incrociare con il suo yacht, nella speranza di avere un incontro a Monaco con il re d’ Italia e con il presidente Loubet, destinato nei suoi intenti a restaurare la vacillante influenza tedesca, fin quando lo dovettero quasi cacciare fuori dal Mediterraneo. La famosa “”Convenzione tra il Regno Unito e la Francia, riguardante Terranova e l’ Africa “”occidentale e centrale”” (per chiamarla con il suo nome ufficiale) venne firmata a Londra da Lord Lansdowne e da Paul Cambon l’ 8 aprile 1904, meno d’un anno dopo la visita a Parigi del re, sebbene i problemi sul tappeto fossero molti e complessi. (…) Ma chi deducesse da questo che re Edoardo era stato ormai relegato in seconda fila sbaglierebbe di grosso. (…) Il mondo di re Edoardo era quello classico del continente europeo.”” (pag 275)”,”EURx-217″
“BROSIO Giorgio”,”Equilibri instabili. Politica ed economia nell’evoluzione dei sistemi federali.”,”Giorgio Brosio è dal 1981 prefessore di scienze delle finanze presso al facoltà di scienze politiche dell’Università di Torino. E’ stato per sei anni direttore dell’Istituto di Ricerche Economiche e Sociali (IRES) del Piemonte. Ha pubblicato tra l’altro: ‘Il potere di spendere. Storia ed economia della spesa pubblica dall’Unificazione ad oggi’, Bologna 1986 (con Carla Marchese) Federalismo cooperativo. “”Ad ogni modo, soprattutto in America, il rafforzamento del centro rispetto alla periferia ha permesso al settore pubblico di disporre di un potere contrapposto rispetto ai poteri privati. Veniamo così al secondo obiettivo, rafforzando il centro ha costituito la risposta istituzionale alla necessità di una politica rivolta alla correzione dei fallimenti del mercato. Questi si sostanziavano nell’America del Nord nello sviluppo dei monopoli, delle grandi società, dei ‘robber barons’, capaci di dividere i rappresentanti politici e di conquistare quindi i governi degli Stati. Lo sviluppo dei monopoli comportava aumenti nelle disuguaglianze nella ricchezza e quindi, in definitiva, richiedeva un potere di regolamentazione di cui solo il centro poteva venire in possesso (lo Sherman Act, cioè la prima legislazione antimonopolistica è, si noti, del 1890). Esso richiedeva anche una maggiore capacità finanziaria del settore pubblic per correggere la maldistribuzione del reddito. Non sorprende, al riguardo, che in America l’emendamento costituzionale che permette al governo federale di accedere all’imposta personale sul reddito sia stato introdotto nel 1913 (…). In sostanza, il federalismo cooperativo rafforza i poteri di intervento del settore pubblico nell’economia, riducendo la concorrenza che le unità periferiche si fanno fra loro e con il governo centrale. Significa, non solo maggior potere ai politici, ma anche e soprattutto maggior potere della burocrazia, che ha più incentivi e attitudini dei politici alla collaborazione. In definitiva, una parte almeno dei sostenitori del modello cooperativo, fra cui Grodzins, sono “”centralisti””, cioè favorevoli a un aumento delle responsabilità del centro rispetto alla periferia per permettere un più efficace sistema di governo”” (pag 104-105) Trotsky. “”La forza del federalismo europeo, perlomeno in termini di idee, è anche dovuta al fatto che esso è stato capace di radunare attorno a sé opinioni e posizioni politiche estremamente differenziate. Ai federalisti piace ricordare, ad esempio, che anche Lev Trockij era un convinto assertore dell’idea. In effetti, Trockij all’inizio della prima guerra mondiale sostenne che la guerra era il risultato della contraddizione esistente fra lo sviluppo delle forze produttive; che richiedeva mercati sempre più ampi, e lo Stato nazionale che definiva la dimensione del potere politico (5). Per fare un esempio, la ricerca di “”spazio vitale”” da parte della Germania al di fori delle frontiere, dimostrava, per Trockij, l’esigenza delle forze produttive di disporre di dimensioni; cioè di mercati, sempre più ampie. Lo scontro con altri Stati nazionali alla ricerca di spazi analoghi dava origine alla guerra. Il problema avrebbe potuto essere evitato con la creazione di uno spazio politico più ampio: gli Stati Uniti repubblicani d’Europa, appunto. Anche Luigi Einaudi fin dal momento iniziale, quello socialista, del suo pensiero, fu un convinto federalista. Di lui vengono di frequente citati due articoli apparsi sul “”Corriere della Sera”” nel 1918 in cui sosteneva la necessità della creazione di un’unità politica europea – gli Stati Uniti d’Europa appunto – al fine di garantire la sicurezza dei singoli Stati contro i tentativi d’egemonia da parte dello Stato più forte (6). Anche Einaudi faceva una critica molto drastica allo Stato nazionale. In particolare, la fusione dello Stato e della nazione aveva, secondo lui, abolito tutti i corpi sociali intermedi e fortemente aumentato le capacità di mobilitazione dello Stato a scopi di guerra”” (pag 189-190) [(5) Lev Trockij, ‘Der Krieg und die Internationale’, Zurigo, 1914; (6) Entrambi gli articoli sono ripubblicati in L. Einaudi, ‘La guerra e l’unità europea’, Comunità, Milano, 1954]”,”TEOP-470″
“BROSIO Giorgio”,”Economia e finanza pubblica.”,”Giorgio Brosio è dal 1981 professore di Scienza delle finanze nella facoltà di Scienze politiche dell’Università di Torino. In precedenza ha insegnato nelle Università di Camerino (facoltà di Giurisprudenza), di Bari (facoltà di Economia e commercio) e di Ginevra (facoltà di Economia). É stato per sei anni direttore dell’Istituto di ricerche economiche e sociali (IRES) del Piemonte.”,”ECOT-136-FL”
“BROSSAT Alain a cura; collaborazione di COMBE Sonia MOUKHINE; scritti di Leonid ADAMOVITCH Aless DAERON Michel KACZOROWSKI Richard SELEZNEV Evgueni”,”Ozerlag, 1937-1964. Le système du Goulag: traces perdues, mémoires réveillées d’un camp stalinien.”,”Aless Adamovitch, écrivain biélorusse, cofondateur de Memorial, député au parlement de l’URSS. Dernier ouvrage paru: Otvoievalis (La guerre est finie), Moscou, Molodaïa Gvardia, 1990. Alain Brossat, chercheur, enseigne la philosophie à Paris VIII. Dernier ouvrage paru: Le Stalinisme entre histoire et mémoire, Éditions de l’Aube, 1991. Sonia Combe, chercheur, codirecteur de l’ouvrage À l’Est la mémoire retrouvée, La Découverte, 1990. Michel Daeron, cinéaste, prépare un film documentaire sur le photographe Vladimir Ablamski. Richard Kaczorowski, géographe, actuellement conseiller en communication. Leonid Moukhine, enseignant à Oussolié-Sibirskoïe, animateur de Memorial et historien d’Ozerlag. Evgueni Seleznev, enseignant d’histoire à Taïchet, animateur de Memorial dans la région d’Ozerlag. Ozerlag, le ‘camp du lac’. À mille kilomètres au nord d’Irkoutsk, près du lac Baïkal, l’un des multiples îlots de l’Archipel révélé par Soljénitsyne. Un camp parmi les autres. Créé en 1937, officiellement dissous au début des années 1960.”,”RUSS-006-FL”
“BROSSOLETTE Gilberte; collaborazione di Jean-Marie FITÈRE”,”Il s’appelait Pierre Brossolette.”,”Gilberte Brossolette è nata nel 1905. Nel 1926 si sposa con Pierre Brossolette. Dalla loro unione nascono due bambini, Anne e Claude nel 1927 e 1928. Dopo aver diviso la sua vita prima della guerra, tra l’attività di giornalista e di militante socialista, Gilberte si impegna al fianco di Pierre nella resistenza. A Londra, ove essa lo raggiunge, è incaricata delle relazioni tra France Combattante e la BBC. A guerra terminata Gilberte, si dedica al giornalismo (alla radio) e alla politica (in particolare alla politica estera): deputata socialista SFIO della Seine alla Costituente, sarà in seguito eletta al Senato. Vice-presidente di questa assemblea, sarà la prima donna a presiederne i dibattiti. Ha ricevuto medaglie per il suo impegno nella resistenza.”,”FRAV-182″
“BROSSOLLET Guy”,”La lingua cinese e il progresso scientifico.”,”Guy Brossolet è diplomato alla Scuola nazionale di lingue orientali moderne di Parigi. Collabora alla Revue de défense nationale, da cui è tratto il presente articolo (n. 7, 1967). Il cinese possiede circa 48.000 caratteri differenti (ma un letterato ne conosce solo 10-12 mila, un uomo normale che legge il giornale ne conosce 4-5.000. L’uomo della strada 2.000, un bambino 1.000). Ma ci sono solo 1.600 possibilità fonetiche. Quindi ci sono circa 30 caratteri che hanno la stessa pronuncia (pag 786-787) La Cina da un valore uguale al “”simbolo”” e all'””oggetto””. La perdita del simbolo cagionava la perdita dell’oggetto (pag 790)”,”CINx-302″
“BROSZAT Martin”,”Da Weimar a Hitler.”,”BROSZAT Martin ha insegnato all’ Università di Monaco dove ha diretto l’ Istituto di Storia contemporanea. ha scritto e curato numerose opere sul nazionalsocialismo.”,”GERN-067″
“BROUE’ Pierre”,”Rakovsky ou la Revolution dans tous les pays.”,”Nato nel 1926, laureato in lettere, Pierre BROUE’ è stato Prof di storia contemporanea all’Istituto di Studi Politici di Grenoble. Specialista di TROTSKY e della IV Internazionale, è autore di una grande biografia di TROTSKY. A RAKOVSKY (1873-1941) si può ben applicare la qualifica di internazionalista. Nato in Bulgaria, divenuto rumeno per un accidente della storia, russo d’adozione e francofilo, studente a Parigi e Montpellier, amico di GUESDE e JAURES, come di PLECHANOV, LIEBKNECHT e Rosa LUXEMBURG, compagno d’armi degli uomini dell’Ottobre 1917 (in particolare di LENIN e di TROTSKY), membro dell’Ufficio della 2° e della 3° Internazionale, P del Consiglio dei Commissari del Popolo (capo di Stato), dell’Ucraina, poliglotta raffinato, mise al servizio della rivoluzione”,”RIRB-017″
“BROUE’ Pierre TEMIME Emile”,”La rivoluzione e la guerra di Spagna.”,”Nelle note riferimento a MUNIS.”,”MSPxG-007 MSPx-009″
“BROUE’ Pierre VELEZ I. MARIE J.J.; saggi di”,”De la Revolution de 1917 au combat des bolcheviks-leninistes.”,”Contiene: VELEZ, Les Jeunesses socialistes à Petrograd en 1917 MARIE, L’activité du Comité de Petersbourg de fevrier à octobre 1917 BROUE’, Complemets sur le trotskystes en URSS; La main d’oeuvre ‘blanche’ de Stalin Documenti: -A.L. SOKOLOVSKAIA, A la veille du ‘dimanche rouge’ (1905) -F.N. DINGELSTEDT, Le printemps de la revolution proletarienne -Andres NIN, Lettre d’URSS d’Andres Nin à Maurin -Leon SEDOV, La situation des B.L. en 1934 -I.K. DACHKOVSKY, Un Vieux-Bolchevik à la Pravda. Necrologio morte Bernard WOLFE”,”RIRO-024″
“BROUE’ Pierre”,”Rivoluzione in Germania 1917 – 1923.”,”Germania, socialdemocrazia prima del 1914, le sinistre nella socialdemocrazia tedesca, Rosa Luxemburg, il caso Radek, guerra e crisi della socialdemocrazia, presa posizione dei bolscevichi, fondazione del Partito socialdemocratico indipendente, ondata rivoluzionaria, problemi rivoluzione mondiale, rivoluzione di novembre, dualismo poteri, crisi movimento socialista, fondazione Partito Comunista di Germania: Lega Spartaco, sollevazione di Gennaio, era di NOSKE, stabilizzazione in Germ, PC dopo il 1919, LEVI, BRANDLER, RADEK e LENIN VS la scissione, teorie PANNEKOEK, Q centrismo, putsch di KAPP, H. GORTER, KAPD, nascita VKPD, azione di Marzo e sconfitta, compromesso di Mosca, Fronte unico, occupazione Ruhr, caduta governo CUNO, preparazione insurrezione, ottobre tedesco, nuova sconfitta, 1924. L’A insegna presso l’Università di Grenoble, è specialista del movimento operaio contemporaneo, tra le opere tradotte in Italiano: -Storia del Partito comunista dell’ URSS. 1966 -La rivoluzione e la guerra di Spagna (in collab con Emile TEMIME). Ha anche curato un’ampia antologia degli scritti di TROTSKY, ‘Le mouvement communiste en France (1919 – 1939)’, 1967″,”MGER-005″
“BROUE’ Pierre TEMIME Emile”,”La rivoluzione e la guerra di Spagna.”,”Titolo originale francese ‘La revolution et la guerre d’ Espagne’, LES EDITIONS DE MINUIT, traduzione di Gian Franco VENE’.”,”MSPG-063″
“BROUE’ Pierre, a cura; testi di LENIN SUN YAT SEN JOFFE STALIN MARTYNOV TROTSKY ZINOVIEV BUCHARIN VUYOVIC MANDALIAN CHE DU-XIU PREOBRAZENSKIJ ROSMER LANDAU MARKIN (L. SEDOV)”,”La question chinoise dans l’ Internationale Communiste, 1926 – 1927.”,”testi di LENIN SUN YAT SEN JOFFE STALIN MARTYNOV TROTSKY ZINOVIEV BUCHARIN VUYOVIC MANDALIAN CHE DU-XIU PREOBRAZENSKIJ ROSMER LANDAU MARKIN (L. SEDOV)”,”INTT-093″
“BROUE’ Pierre”,”Trotsky e la rivoluzione francese.”,”””E Trotsky prosegue: ‘E’ sufficientemente noto che tutte le rivoluzioni hanno sinora suscitato come loro conseguenza delle reazioni e persino delle controrivoluzioni, le quali, è vero, non sono mai riuscite a riportare la nazione sino al punto di partenza, pur privandola sempre della parte del leone delle sue conquiste. Come regola generale, i pionieri, gli iniziatori, gli agitatori che si eran travati alla testa delle masse nel primo periodo cadono vittime della prima ondata di reazione, mentre si vedono apparire in primo piano degli uomini di secondo piano uniti ai nemici di ieri della rivoluzione. I drammatici duelli dei grandi protagonisti sulla scena politica nascondono degli scivolamenti nei rapporti tra le classi e, quel che non è meno importante, dei profondi cambiamenti nella psicologia delle masse che alla vigilia erano ancora rivoluzionarie..:””. (pag 6)”,”TROS-109″
“BROUE’ P. CLIFF T. DEUTSCHER I. FRANK P. FROMM E. HANSEN J. MARIE J.J. SERGE V. ROUSSEL J. NAVILLE P. GUERIN D. VAN-HEIJNOORT J. e altri”,”Trotsky. La vita, le idee, la battaglia.”,”””Nel luglio del ’40 la maggior parte dei militanti dell’ ex POI si ritrova insieme. Hic, Rousset e Rigal entrano nel gruppo de L’ Enticelle. La disputa sull’ entrata nel PSOP è superata. E’ opportuno notare che la prima generazione dei dirigenti si è persa per strada: Rosmer già da molto tempo ha abbandonato i ranghi del movimento trotskista. Molinier e Frank hanno rotto nel ’36. Naville, incarcerato, non riapparirà più nel movimento. Ad assicurare la continuità sono i giovani dell’ ex POI: Craipeau, Hic e Rousset che dirigevano una volta JSR. Loro diventano gli avi dell’ organizzazione negli anni ’40, che per qualche tempo continuerà ad avere il nome di “”Comites pour la IV Internationale””, per riprendere più tardi il vecchio nome di POI. Dal’ agosto 1940, esce nuovamente La Verité, che riprende il titolo del giornale pubblicato dalla Ligue Communiste nel ’30.”” (pag 101)”,”TROS-140″
“BROUE’ Pierre”,”Révolution en Allemagne (1917-1923).”,”””Basandosi sull’ esempio dei bolscevichi nel luglio 1917, Radek si pronuncia dunque categoricamente affinché i dirigenti comunisti assumano le loro responsabilità, l’ iniziativa, davanti alle masse, di un appello alla ritirata: L’ unica forza capace di frenare e di impedire questo disastro, siete voi: il partito comunista (…)”””” (pag 249) “”Nella discussione che segue alla centrale, Levi difende il punto di vista di Radek; Jogiches va più lontano e chiede una sconfessione pubblica dell’ azione di Liebknecht e Pieck su ‘Die Rote Fahne’. Benché Rosa Luxemburg condivida la sua opinione – essa avrebbe, secondo Paul Levi, detto che non sarebbe stato più possibile per lei continuare a lavorare con Liebknecht – questa sconfessione pubblica non sarà fatta.”” (pag 251) “”Così, sotto l’ influenza di queste giornate di lotta rivoluzionaria (il sollevamento di gennaio, ndr), Rosa Luxemburg sembra avvicinarsi alla concezione del partito rivoluzionario che aveva fino ad allora combattuto. Essa tenta, in un ultimo articolo, di trarre un bilancio della “”settimana spartachista””. (Die Rote Fahne, 14 gennaio 1919). (pag 252)”,”MGER-060″
“BROUE’ Pierre”,”Communistes contre Staline. Massacre d’ une géneration.”,”Nato nel 1926, dottore in lettere, Pierre BROUE’ è stato professore di storia contemporanea all’ Institut d’ Etudes Politiques di Grenoble. Specialista del movimento comunista è autore di molte opere sul tema (v. retrocopertina). I bolscevichi-leninisti dopo il ciclone del 1929. “”La dichiarazione del 1929 è seguita da una esplosione di critiche di sinistra, alcune francamente sinistroidi, secondo cui Rakovsky non è che l’ ultimo rappresentante dei “”capitolardi”” nell’ Opposizione. Egli ne è cosciente e ne soffre probabilmente, ma conserva una calma eccezionale, accontentandosi di argomentare senza mai veramente polemizzare””. (pag 176) Sapronov. Dal 1927, i decisti; che si chiamano anche “”Opposizione proletaria””, occupano un posto a parte. Dopo la dichiarazione dei Quindici e la loro separazione dall’ Opposizione, essi difendono una posizione che il loro ultimo discepolo, il giovane storico Alekséi Gussev, considera come “”molto più radicale””. Sapronov in un testo intitolato “”L’ agonia della piccola borghesia””, denuncia in URSS un sistema di capitalismo di Stato”” in cui un nuovo “”dispotismo asiatico”” ha distrutto la democrazia proletaria. Agli occhi dei decisti, non ci sono più possibilità di riformare il partito; occorre preparare la classe operaia alla lotta mortale, alla rivoluzione contro l’ oligarchia e, contro di essa fare di ogni legno frecce difendendo i principi fondamentali del leninismo””. (pag 179)”,”RUSS-163″
“BROUE’ Pierre a cura”,”Les congrés de l’ Internationale Communiste. Textes intégraux publiés sous la direction de Pierre Broué. Premier congrès de l’ Internationale Communiste, 2-6 mars 1919.”,”Edizione realizzata grazie allo sforzo congiunto dei membri del gruppo di ricerca sulla storia della 3° Internazionale: Pierre BROUE’ Georges HAUPT Jean MAITRON Robert BRECY Robert PARIS Jean-Paul JOUBERT Jacqueline PLUET Jean-Marie BROHM Catherine COLLIOT-THELENE, equipe EDI animata da Jean RISACHER e Marcelle BERARD e da tutti quelli che hanno dato consigli, documenti, indicazioni biografiche e altro: Fritz BELLEVILLE Marcel BODY Yvon BOURDET Michel DREYFUS Marc FERRO, C. FONSECA LOPES Raymond FUSILIER Pawel KORZEC Branco LAZITCH Lucien LAURAT Catherine PARIS Theo PINKUS Herbert STEINER Marc VUILLEUMIER. Kautsky e Hilferding contro il sistema dei Consigli. “”Nell’ agosto 1917, il più eminente dei teorici di questi indipendenti, Kausky, ha scritto nel suo opuscolo “”La dittatura del proletariato””, che era per la democrazia e gli organi sovietici, ma che questi ultimi non dovevano avere che un ruolo economico e non dovevano assolutamente essere considerati come degli organi del potere dello Stato. Kautsky riprende la stessa tesi nel numero di Freiheit dell’ 11 novembre e del 12 gennaio. Il 9 febbraio, è un articolo di Rudolf Hilferding, considerato anche lui come la più eminente autorità della Seconda Internazionale sul piano teorico. Hilferding propone di combinare il sistema dei consigli con l’ assemblea nazionale per via legislativa. Era il 9 febbraio. L’ 11 febbraio, questa proposta veniva adottata dal partito indipendente e pubblicata sotto forma d’ appello. (…)””. (pag 158-159, Discorso di Lenin sulle sue tesi)”,”INTT-196″
“BROUE’ Pierre”,”Staline et la révolution. Le cas espagnol (1936-1939).”,”La grande fatica. “”In tutti i modi, la vera ragione del crollo finale, come sottolinea Ercoli nel suo rapporto di maggio, è “”prima di tutto la grande fatica nelle masse””, che avevano “”i nervi spezzati”” – non solo per i bombardamenti e le privazioni, ma anche e soprattutto senza dubbio per la repressione subita, per la loro perdita di fiducia nelle loro direzioni tradizionali: l’ ultimo “”grande meeting”” convocato dagli anarchici di Barcellona non riunisce che sei persone. Due parole a questo proposito sono necessarie sull’ usura delle Brigate internazionali, che erano state la punta di lancia dell’ “”Esercito popolare”” della Spagna “”repubblicana”” e di cui non si sapeva generalmente a qual punto esse erano state laminate e come i loro membri erano stanchi di questa guerra ove erano venuti volontari. L’ ex-commissario politico della XV brigata, Sandor Voros, ha fornito una testimonianza impressionante in forma analitica: “”Per contenere l’ offensiva fascista, occorrevano aerei, cannoni, blindati, trasporti, ufficiali ben preparati, sottoufficiali e combattenti. I dirigenti del Cremlino la pensavano diversamente:ci davano del materiale, ma contavano soprattutto sul terrore. Ufficiali e soldati erano fucilati senza pietà conformemente ai loro ordini””. Le testimonianze sui risultati non sono da mettere in discussione, poiché emanano da André Marty. Questi scriveva il 20 agosto 1937 a Dimitrov: (…)””. (pag 249) La tattica del salame. (pag 200)”,”MSPG-147″
“BROUE’ Pierre, testi riuniti e presentati da; testi di STALIN TROTSKY MARTYNOV ZINOVIEV BUCHARIN MANDALIAN CHEN DU-XIU PREOBRAZENSKY”,”La question chinoise dans l’ internationale communiste.”,”Testi di STALIN TROTSKY MARTYNOV ZINOVIEV BUCHARIN MANDALIAN CHEN DU-XIU PREOBRAZENSKY Fondo RC “”L’ allargamento del fronte sovietico è nello stesso tempo la migliore difesa dell’ URSS. E’ una sciocchezza, nella situazione attuale, dire che la nostra posizione internazionale è peggiorata, o può peggiorare, a causa degli errori di “”sinistra””. Se essa è peggiorata, è a seguito della disfatta della Rivoluzione cinese. Questa disfatta è un avvenimento storico, che noi ci siamo coinvolti o no. Se noi non fossimo intervenuti, intervenendo l’ imperialismo, gli avremmo solamente facilitato il compito contro la Cina e contro noi stessi. Ma c’è intervento e intervento. Il tipo di intervento più falso e più pericoloso è quello di pretendere di fermare a metà strada la marcia della rivoluzione. La pace è al centro della nostra politica internazionale. Ma anche i sostenitori più estremi della scuola di Martynov non oserebbero mai dire che la nostra politica di pace contraddice lo sviluppo della rivoluzione cinese o che questo sviluppo, al contrario, può contraddire la nostra politica di pace. L’una completa l’ altro. Il miglior modo di difendere l’ URSS sarà quello di vincere la controrivoluzione di Chiang Kai-shek e di portare il movimento ad uno stadio più elevato. Ricacciare, in varie condizioni, i Soviet in Cina, è disarmare la Rivoluzione cinese; proclamare il principio di non intervento riguardo al proletariato europeo, è indebolire la sua avanguardia rivoluzionaria. L’ uno e l’ altro indeboliscono allo stesso modo la situazione dell’ URSS, principale cittadella del proletariato internazionale.”” (pag 176, Trotsky, 7 maggio 1927)”,”MCIx-026″
“BROUE’ Pierre VACHERON Raymond”,”Assassinii nel Maquis. La tragica morte di Pietro Tresso.”,”Assassinio di Tresso ad opera degli stalinisti. “”C’è una pista italiana? Ne siamo persuasi. Ne l’Unità, il quotidiano del PDS, il vecchio giornalista comunista Gianfranco Berardi pubblicava il 3 gennaio 1993 un articolo intitolato “”Francia 1944, come è morto Pietro Tresso””. Vi raccontava (…) come Alfonso Leonetti si fosse gettato nell’inchiesta e l’avesse condotta a termine, avendo trovato dei documenti verosimilmente decisivi che sono scomparsi, documenti che collocavano le responsabilità nell’ambito dell’apparato del PCI. Una lettera indirizzata a Pierre Brouè precisava: – queste carte provavano una complicità italiana nell’assassinio di Tresso – due giorni prima della sua morte, il 24 dicembre 1984, nel suo letto d’ospedale, Leonetti aveva rifiutato il permesso di distruggerle ad una delegazione mandata dall’ufficio di segreteria del partito, i cui membri aveva trattato da “”corvi””. – queste carte custodivano il nome di un italiano membro del CC del dopoguerra implicato nell’assassinio e una lettera di un importante dirigente del PCI che chiedeva il silenzio a Leonetti. La lettera assicurava: ‘Alfonso ebbe un duro scontro con se stesso: a) voleva rivelare la verità; b) si pentiva del suo precedente silenzio; c) non voleva nuocere al PCI. Una sorta di conflitto interiore, tragico forse. Mi ha raccomandato di non parlarne per molti anni. “”Faccio una ben triste figura””. Tutto questo è molto deprimente e doloroso… Spero che tu possa comprendere.”” Seguì il documento “”Vicenda Leonetti-Tresso (Appunti per un racconto)””, che pubblichiamo per extenso.”” (pag 101) BROUE’ Pierre, storico di fama internazionale esperto del movimento operaio ha insegnato presso l’ Università di Grenoble ed è attualmente presidente dell’ Institut Leon Trotsky. Ha scritto molte opere tradotte anche in Italia (Storia del PCUS, Rivoluzione e guerra di Spagna, Rivoluzione in Germania, ecc.). VACHERON Raymond, sindacalista e studioso del maquis ha condotto un’ampia ricerca sul campo in Alta Loira dove Pietro Tresso fu assassinato. Ha incontrato molti protagonisti di quella vicenda raccogliendo testimonianze. Tresso (1893-1944) è stato uno dei fondatori nel 1921 con Gramsci e Bordiga del PCdI. Era stato catturato a Marsiglia nel 1942 da una squadra speciale del governo di Vichy con altri dirigenti del POI, torturato davanti alla moglie ‘Barbara’ (Deborah SEIDENFELD-STRATIESKY, ma non parlò. Condannato a 10 anni di lavori forzati fu rinchiuso nel carcere di Puyen Velay nell’ Alta Loira dove fallì un tentativo di farlo evadere ideato da Emilio LUSSU. Non fallì invece un colpo di mano attuato da un gruppo di partigiani francesi di una brigata comunista che nella notte tra il 1° e il 2 ottobre 1943 riuscì a penetrare nel carcere e liberare i prigionieri compreso Blasco e altri quattro dirigenti trotskisti: Albert DEMAZIERE, jean REBOUL, Maurice SEGAL e Abraham SADEK. Mentre il gruppo dei partigiani e dei trotskisti raggiunse il campo Wodli sempre nell’ Alta Loira, DEMAZIERE riuscì a raggiungere Parigi. Gli altri trotskisti rimasero nel maquis. Da allora di Tresso, Reboul, Segal e Sadek non si seppe più nulla. Tresso nel 1922 aveva partecipato al 4° Congresso dell’ IC e nel 1923 aveva lavorato a Mosca presso l’ ISR Internazionale sindacale rossa. TRESSO era vicino alle posizioni di BORDIGA, ma godeva della stima di GRAMSCI. La Congresso di Lione lascia BORDIGA per schierarsi con la maggioranza gramsciana. Nel 1928 è membro dell’ Ufficio Politico ma nel 1930, dopo ‘la svolta’ viene espulso dal PCI insieme a Leonetti e Ravazzoli. Poco prima era stato espulso TASCA e poco dopo toccherà a Ignazio SILONE, cognato di TRESSO. La moglie di TRESSO ha dedicato molti anni alla ricerca della verità sulla morte di Blasco. I tre espulsi confluirono nei gruppi dell’ opposizione trotskista. In 1° pagina foto di Pietro Tresso nella delegazione del PCI al IV Congresso del Comintern a Mosca nel 1922. Nel suo libro (ed. Morlacchi, 2005) Francescangeli avvia una pur iniziale ricostruzione biografica di delle due note sorelle Gabriella e Deborah Seidenfeld Stratiesky (moglie di Tresso), di Pia Carena, Gaetana Teresa Recchia e Virginia Gervasini. Euro 25.0″,”PCIx-318″
“BROUE’ Pierre, a cura di Ian BIRCHALL e Brian PEARCE”,”The German Revolution, 1917-1923.”,”””On Octobre 12, 1923, Grigory Zinoviev, president of the Communist International wrote the following in Pravda: “”The German events are developing with the inexorability of fate. The path which it took the Russian Revolution twelve years to cover, from 1906 to 1917, will have taken the German Revolution five years, from 1918 to 1923. … The proletarian revolution is knocking at Germany’s door; you would have to be blind not to see it… Very soon, everyone will see that this autumn of 1923 is a turning point, not just for the history of Germany, but for the history of the whole world.”” (4° copertina) Pierre BROUE’ (1926-2005) è stato per molti anni professore di storia contemporanea all’ Institut d’études politiques a Grenoble. Specialista del movimento comunista internazionale è stato il fondatore dei ‘Cahiers Leon Trotsky’, curatore degli scritti di Trotsky e autore di molti libri (v. risvolto 4° cop)”,”MGER-103″
“BROUE’ Pierre”,”Quand le peuple révoque le président. Le Brésil de l’affaire Collor.”,”BROUE’ Pierre è nato nel 1926, militante politico e sindacale, storico e professore universitario, ha pubblicato varie opere sulla rivoluzione russa, tedesca e spagnola, è autore di una biografia di Trotsky. (v. foto-ritratto) Esercito in crisi. L’Armée en crise. “”Il est en tout cas impossible que le séisme politique qui a secoué tous le Brésiliens et qui en a jeté des millions dans la rue dans un combat consciemment voulu et mené, la mobilisation qui a secoué une lassitude qui semblait apathie, une méfiance qui semblait scepticisme et a révélé des trésors de dévouement, de courage, d’humour, n’aient pas pesé également sur l’armée, sur les soldats qui sont proches de leurs frères, sur les officiers qui ont de la peine à subsister, comme de vulgaires travailleurs, sur les sous-officiers, au coeur de toutes les contradictions dans les crises, dans touts les pays du monde”” (pag 77)”,”AMLx-143″
“BROUE’ Pierre”,”La rivoluzione perduta. Vita di Trockij, 1879-1940.”,”BROUE’ Pierre nato nel 1926 è professore all’Istituto di Studi Politici dell’Università delle Scienze sociali di Grenoble. Presidente e direttore scientifico dell’Institut Léon Trotsky di Parigi, cura dal 1978 la pubblicazione delle opere di Trotsky e dirige i ‘Cahiers Léon Trotsky’. “”Avrebbe dovuto, come in parte fecero Marx ed Engels per un certo tempo, ritirarsi nel “”reame delle idee”” e lavorarvi non per il presente ma per un lontano avvenire e per le generazioni future?”” (pag 728) Analisi di T. fenomeno nazismo in Germania (pag 728-729)”,”RIRO-400″
“BROUÉ Pierre PRESUMEY Vincent”,”Pierre Broué. Revolutionary Historian.”,”Recensioni di WESLEY ERVIN Charles CHAUVIN Jean-René DEBORD Guy DATTA GUPTA Sobhanial PAPP Julien KUHN Rick LITVIN Alter KEEP John FAYET Jean-François FRANCESCANGELI Eros”,”TROS-246″
“BROUE’ Pierre”,”La revolución española (1931-1939).”,”BROUE’ Pierre”,”MSPG-263″
“BROUE’ Pierre a cura, articoli di Stephen SCHWARTZ Pierre BROUE’ Gilles VERGNON Jean P. JOUBERT”,”L’année 1934.”,”In appendice commemorazione scomparsa di quattro esponenti: Bert Cochran, Gaston Davoust (Henri Chazé), Marcel Body, Boris Souvarine”,”TROS-261″
“BROUE’ Pierre a cura, scritti di Scritti di SMILGA RAKOVSKY MURALOV RADEK KOSSIOR OKUDJAVA BOGUSLAVSKY KASPAROVA ASKENDARIAN BERTINSKAIA TSINTSADZE’ DINGELSTEDT IAKOVIN SOLNTSEV STOPALOV KHOTIMSKY CHEINKMAN TRIGUBOV TROTSKY SEDOV BROUE’ SOLNTSEV MEKLER KIEVLENKO VIAZNIKOVTSEV MEKLER MAKSIMOV GORLOV KIEVLENKO SIDOROV GRIUNMAN LEMALMAN GOLUBTCHIK KAGAN ANTOKOLSKY BAGRATOV LEBEL SERGE ELTSIN ARDACHELIA IAKOVIN SMIRNOV SVOI”,”Les trotskystes en Union soviétique (1929-1938). I, II.”,”Scritti di SMILGA RAKOVSKY MURALOV RADEK KOSSIOR OKUDJAVA BOGUSLAVSKY KASPAROVA ASKENDARIAN BERTINSKAIA TSINTSADZE’ DINGELSTEDT IAKOVIN SOLNTSEV STOPALOV KHOTIMSKY CHEINKMAN TRIGUBOV TROTSKY SEDOV BROUE’ SOLNTSEV MEKLER KIEVLENKO VIAZNIKOVTSEV MEKLER MAKSIMOV GORLOV KIEVLENKO SIDOROV GRIUNMAN LEMALMAN GOLUBTCHIK KAGAN ANTOKOLSKY BAGRATOV LEBEL SERGE ELTSIN ARDACHELIA IAKOVIN SMIRNOV SVOI”,”TROS-267″
“BROUE’ Pierre a cura, scritti di Pierre BROUE’ Sara WEBER Guy DESOLRE Hans SCHAFRANEK Léon TROTSKY Fritz KELLER”,”Trotsky et le bloc des oppositions de 1932 – Souvenirs sur Trotsky – L’antitrotskysme en Union soviétique aujourd’hui – Dossier: Le mouvement trotskyste en Autriche: Kurt Landau; Quelques biographies de militants autrichiens; Le trotskysme en Autriche de 1934 à 1945.”,”Contiene una lettera inedita di Trotsky a B. Grad e un dossier sul movimento trotskista in Austria.”,”TROS-268″
“BROUE’ Pierre a cura, scritti di Raya DUNAYEVSKAYA Joseph HANSEN Clare SHERIDAN Pierre FRANK George BREITMAN Pierre NAVILLE Léon TROTSKY Michel KEHRNON”,”Trotsky l’homme – Avec Trotsky jusqu’au dernier moment – Le buste de Léon Trotsky, presentation de Pierre Frank – La discussion autour de l’amendement Ludlow – Sur l’assassinat de Rudolf Klement. Avec deux lettre inédites de L. Trotsky – Deux lettres inédites sur le parti communiste SFIC a Lénine et Zinoviev (septembre 1921, novembre 1922) – A propos d’une source de Deutscher.”,”””La fusion des groupes syndicalistes révolutionnaires, à l’intérieur des syndicats, avec l’organisation communiste tout entière, est une condition préalable indispensable de toute lutte sérieuse du prolétariat français”” (dalla lettera di Trotsky a Lenin del settembre 1921)”,”TROS-269″
“BROUE’ Pierre LEQUENNE Michel KRIVINE Jean-Michel KAHN Marcel-Francis ROSENTHAL Gérard YAKOVLEV L. (LOLA DALLIN) SEDOV Léon”,”Léon Sedov (1906-1938). Numero special.”,”Contiene scritti di Léon Sedov figlio di Léon Trotsky”,”TROS-273″
“BROUE’ Pierre – RAKOVSKY Christian”,”Rako (1re partie, 2e et dernière partie) – Documents: Textes de Rakovsky – La Révolte du Potemkine (1905) – Le Mouvement ouvrier en Roumanie (1906) – Jean Jaurès (1914) – Un épisode de la Révolution russe (1917) – L’Organisation communiste de l’Armée rouge (1920) – La révolution française et le droit de propriété (1922) – Jules Guesde et le Communisme (1923) – Le Parti et la question nationale (1923) – Une nouvelle Etape: l’URSS – Lénine: Souvenirs d’un vieux camarade (1924) – Déclaration du 4 septembre 1927 – Opposition et troisième force (8 novembre 1927) – Intervention au XVe congrès (5 décembre 1927) – Lettres d’Astrakhan à Trotsky (février-juillet 1928) – Lettre à Valentinov (2 août 1930).”,”””Quelques mots supplémentaires sur le caractère de Lénine. Vladimir Ilitch était , dans sa vie personelle, un homme d’une grande simplicité et modestie. Au Kremlin, il continua la modeste vie de reclus qu’il avait menée en tant que révolutionnaire professionnel, recevant peu. Lénine était très aimable et souvent même affectueux dans ses relations personnelles, non seulement avec ses camarades et amis, mais aussi avec tous ceux avec qui il était en contact: tandis que, dans sa vie publique et ses écrits, il était et resta un des polémistes les plus implacables, il ne pouvait sacrifier les intérêts de la cause à ceux de la courtoisie. (…) C’était un homme d’un courage, d’un contrôle de soi et d’une calme exceptionnels – des qualités qu’il gardait dans le contexte le plus difficile et qui ne l’empêchaient cependant pas d’être extrêmement sensible aux souffrances des autres. Pendant les périodes les plus difficiles de la vie de la république, alors qu’elle combattait pour son existence même, il informait ses camarades d’exemples de pauvreté qui l’avaient atteint de toutes les régions du pays. C’était à l’époque où le pouvoir soviétique considérait comme idéal d’avoir 200 millions de pouds de pain pour satisfaire la faim des ouvriers et des citoyens. L’éloquences de Lénine est aussi bien connue que l’homme lui-même. C’était quelque chose de nouveau et de sans précédent. Expliquer une situation aussi complexe que celle de la révolution sociale dans un pays comme la Russie, avec les changements rapides de rapports, exigeait l’art de traduire en un langage simple l’était de choses complexe à l’intérieur comme à l’extérieur. Les gens qui ignoraient cet art pouvaient, à partir des discours de Lénine, le prendre pour un doctrinaire et “”un homme de système””. Il n’y a pourtant aucun homme au monde qui puisse être aussi réaliste que Lénine. Bien qu’il ne contînt aucun élément pathétique, le pouvoir oratoire de Lènine captivait à ce point l’esprit de ses auditoires qu’ils restaient captivés des heures entières”” [C. Rakovsky, Lénine: souvenir d’un vieux camarade, Grenoble, 1984] (pag 26-27)”,”RIRB-144″
“BROUE’ Pierre DESVAGES Hubert”,”La rivoluzione. Dalle rivoluzioni contadine alle rivoluzioni proletarie.”,”2° copia Foto pagina 200 rivendicazione operaia delle 8 ore negli Stati Uniti”,”FOTO-060″
“BROUÉ Pierre”,”Le Parti Bolchevique. Histoire du P.C. de l’U.R.S.S.”,”Pierre Broué, né en 1926, docteur ès lettres, a été professeur d’histoire contemporaine à l’Institut d’études politiques de Grenoble. Auteur d’une vingtaine d’ouvrages ayant trait à l’histoire du communisme, il est notamment l’auteur d’une monumentale biographie de Léon Trotsky. Lexique sommaire, Avertissement, Introduction, Puisqu’il faut conclure, Renaissance du Bolchevisme, chronologie, notices biographiques, indications bibliographiques, index, table des matières, Collana Arguments,”,”RIRx-048-FL”
“BROUÉ Pierre”,”Rakovsky ou la Révolution dans tous les pays.”,”Pierre Broué, né en 1926, docteur ès lettres, a été professeur d’histoire contemporaine à l’Institut d’études politiques de Grenoble. Auteur d’une vingtaine d’ouvrages ayant trait à l’histoire du communisme, il est notamment l’auteur d’une monumentale biographie de Léon Trotsky. S’il est un homme à qui s’applique vraiment le qualificatif d’internationaliste, c’est bien Khristian Georgiévitch Rakovsky (1873-1941), membre des bureaux de la II° puis de la III° Internationale et qui voulait ne ‘connaitre aucun pays, si ce n’est le pays du prolétariat international’. ‘Génial gosse de riches’ né bulgare et devenu roumain par un accident de l’histoire, russe d’adoption et francophile, étudiant à Paris et à Montpellier, ami de Guesde et Jaurès comme de Plékhanov, Liebknecht et Rosa Luxemburg, compagnon d’armes des hommes d’Octobre 1917 ( en particulier de Lénine et de Trotsky), président du Conseil des commissaires du peuple (chef d’État) de l’Ukraine, ce polyglotte raffiné lié à des gens aussi divers qu’Anatole de Monzie ou Panaït Istrati mit au service de la Révolution une étourdissante palette de talents, de compétences et de séduction: médecin et juriste, journaliste, orateur et propagandiste (c’est lui qui fit de l’affaire du Potemkine un épisode légendaire), historien (il travailla sur la Révolution française et la Commune et rédigea plusieurs biographies), chef de guerre (il dirigea l’offensive bolchevique en Roumanie en 1918), diplomate (il fut, en autres fonctions, le premier ambassadeur de la Russie soviétique à Paris), il suscitait des amitiés (Trotsky), des admirations (Lénine) et des amours passionnée, mais aussi – revers de la médaille – des haines implacables. Avant-propos, Notes, Chronologie, Sources, Annexe, Index,”,”RIRB-025-FL”
“BROUÉ Pierre”,”Communistes contre Staline. Massacre d’une génération.”,”Pierre Broué, né en 1926, docteur ès lettres, a été professeur d’histoire contemporaine à l’Institut d’études politiques de Grenoble. Auteur d’une vingtaine d’ouvrages ayant trait à l’histoire du communisme, il est notamment l’auteur d’une monumentale biographie de Léon Trotsky. Ils étaiet quelques milliers quand ils s’organisèrent en opposition au sein du PC de l’URSS, en 1923. Avant-propos, Glossaire et Abréviations, Notes et références, Petit lexique biographique, Chronologie, Sapronov, Timotéi Vladimirovitch (1887-1939) Operaio, entra nel partito nel 1912. Uno degli organizzatori del partito a Mosca. Decista, è alla base dell’iniziativa della lettera dei Quarantase (46) e dell’Opposizione unificata; dopo la fine di questa vede il suo ruolo diminuire. Escluso dal partito nel 1927, arrestato, non uscirà più dalle galere staliniste. Giustiziato nel 1939. Sapronov secondo altre fonti spingeva per staccarsi dal vecchio partito ormai in mano agli stalinisti per formare un partito rivoluzionario che agisse nella clandestinità”,”RUSS-043-FL”
“BROUÉ Pierre”,”Staline et la Révolution. Le cas espagnol (1936-1939).”,”Pierre Broué, né en 1926, docteur ès lettres, a été professeur d’histoire contemporaine à l’Institut d’études politiques de Grenoble. Auteur d’une vingtaine d’ouvrages ayant trait à l’histoire du communisme, il est notamment l’auteur d’une monumentale biographie de Léon Trotsky. ‘J’ai centré ici recherche et réflexion sur les années 1936-1937 où murit, éclate, reflue la révolution espagnole, dernière de l’entre-deux-guerres, la plus éclatante d’une série ouverte par l’Octobre russe pendant l’année terrible de 1917’. Avertissement, Sigles et acronymes, Introduction, Conclusion, Sources, Chronologie sommaire, Notes, Index,”,”STAS-016-FL”
“BROUÉ Pierre”,”Léon Sedov, fils de Trotsky, victime de Staline.”,”Pierre Broué, né en 1926, docteur ès lettres, a été professeur d’histoire contemporaine à l’Institut d’études politiques de Grenoble. Auteur d’une vingtaine d’ouvrages ayant trait à l’histoire du communisme, il est notamment l’auteur d’une monumentale biographie de Léon Trotsky. Ils étaiet quelques milliers quand ils s’organisèrent en opposition au sein du PC de l’URSS, en 1923. Présentation, conclusion, Sources, note, index, Collection “”La Part des Hommes”” dirigée par Claude Pennetier,”,”TROS-031-FL”
“BROUÉ Pierre VACHERON Raymond, collaborazione di Alain DUGRAND”,”Meurtres au Maquis.”,”Pietro Tresso, fondatore del Partito comunista italiano con Antonio Gramsci e Amedeo Bordiga, fu assassinato nell’ottobre 1943, dai maquis (partigiani francesi durante la seconda guerra mondiale) in Alta Loira. Tresso, detto Blasco combatteva sia il fascismo che lo stalinismo. Tresso e i suoi compagni, Abram Sadek, Pierre Salini e Jean Reboul erano stati condannati ai lavori forzati dai tribunali di Petain nel 1942. Vennero internati. Essi evasero dalla cella di Puy-en-Velay nella notte del 1° ottobre 1943 con un centinaio di resistenti per raggiungere i maquis nelle foreste montagnose del paese d’Yssingeaux. Essi, che si dichiaravano trotskisti, furono isolati, poi detenuti e infine assassinati dagli stalinisti del gruppo Wodli. Raymond Vacheron nato nel 1953 è un militante sindacale che ha lavorato sei anni sulla storia del maquis Wodli. Brouè, nato nel 1926, professore di storia contemporanea all’Institut d’études politiques di Grenoble, è autore di una monumentale biografia di Trotsky e di un’altra ventina di opere. Pierre Broué et Raymond Vacheron relatent comment ces meurtres ont été ordonnés par les agents de la machine policiére du Kremlin. Meurtres au Maquis est à la fois une enquete et un récit d’investigation, un réquisitorie contre le stalinisme réglant ses comptes dans les rangs memes des partisans. Raymond Vacheron, né en 1953, militant syndical au Puy-en-Velay, a travaillé six ans sur l’histoire du maquis Wodli. Pierre Broué, né en 1926, docteur ès lettres, a été professeur d’histoire contemporaine à l’Institut d’études politiques de Grenoble. Auteur d’une vingtaine d’ouvrages ayant trait à l’histoire du communisme, il est notamment l’auteur d’une monumentale biographie de Léon Trotsky.”,”PCFx-112″
“BROUE’ Pierre”,”Note sur l’action de Karl Radek jusqu’en 1923.”,”Schurer (1) sottolinea nel suo articolo, ciò che Ruth Fischer aveva passato sotto silenzio – ossia che il giovane militante Radek aveva fatto il suo apprendistato nella pratica durante la rivoluzione del 1905 a Varsavia, dove era ritornato con i suoi compagni dall’inizio dell’agitazione (pag 682) (1) H. Schurer, ‘Radek and the German Revolution’, Survey, 1964, n. 53 pag 58-69 e n. 55 pag 126-140 (nel n. 53 l’autore parla anche di altri personaggi dell’IC) Libro di Dziewanowski sul PC polacco: ‘The Communist Party of Poland. An Outline of History’, Harvard, 1959″,”MGER-146″
“BROUÉ Pierre”,”Les Procès de Moscou.”,”Pierre Broué, né en 1926, docteur ès lettres, a été professeur d’histoire contemporaine à l’Institut d’études politiques de Grenoble. Auteur d’une vingtaine d’ouvrages ayant trait à l’histoire du communisme, il est notamment l’auteur d’une monumentale biographie de Léon Trotsky. ‘J’ai centré ici recherche et réflexion sur les années 1936-1937 où murit, éclate, reflue la révolution espagnole, dernière de l’entre-deux-guerres, la plus éclatante d’une série ouverte par l’Octobre russe pendant l’année terrible de 1917’. Préface de Frédéric POTTECHER, Iconographie réunie par Roger Jean SÉGALAT, bibliographie, Sources et références, Sources des Illustrations, Les Causes Célèbres”,”RUSS-060-FL”
“BROUÉ Pierre a cura”,”Les Congrès de l’Internationale Communiste. Le Premier Congrès 2-6 Mars 1919.”,”Pierre Broué, né en 1926, docteur ès lettres, a été professeur d’histoire contemporaine à l’Institut d’études politiques de Grenoble. Auteur d’une vingtaine d’ouvrages ayant trait à l’histoire du communisme, il est notamment l’auteur d’une monumentale biographie de Léon Trotsky. ‘J’ai centré ici recherche et réflexion sur les années 1936-1937 où murit, éclate, reflue la révolution espagnole, dernière de l’entre-deux-guerres, la plus éclatante d’une série ouverte par l’Octobre russe pendant l’année terrible de 1917’. Présentation et introduction de Pierre BROUÉ, Traduction de l’allemand de Jean-Marie BROHM, traduction du russe de Jacques MAS, Documents pour l’Histoire de la Troisième Internationale, Annexes I. Organisation interne et commission des mandats, II. Rapports et résolutions transmis au Congrès, III. Lettres transmises au Congrès, IV. Résolution sur la politique de l’Entente et la situation internationale, Obolensky, V. Appel aux travailleurs et aux soldats de tous les pays, Zinoviev, président du C.E. de l’I.C., Index: des noms propres (pays, peuples, personnes), des événements, des institutions, des instances, analytique, note, avec le concours du Centre National de la Recherche4 Scientifique,”,”INTT-033-FL”
“BROUÉ Pierre”,”Du Premier au Deuxième Congrès de l’Internationale Communiste. Mars 1919 – Juillet 1920.”,”Pierre Broué, né en 1926, docteur ès lettres, a été professeur d’histoire contemporaine à l’Institut d’études politiques de Grenoble. Auteur d’une vingtaine d’ouvrages ayant trait à l’histoire du communisme, il est notamment l’auteur d’une monumentale biographie de Léon Trotsky. ‘J’ai centré ici recherche et réflexion sur les années 1936-1937 où murit, éclate, reflue la révolution espagnole, dernière de l’entre-deux-guerres, la plus éclatante d’une série ouverte par l’Octobre russe pendant l’année terrible de 1917’. Présentation et Introduction par Pierre BROUÉ, Notes, Annexes: Liste des sigles, Index des noms de personnes, Index des événements, des institutions, des instances, Index thématique, Traduction de Jacqueline BOIS, Jean-Marie BROHM, Andréas STREIFF, Documents pour l’Histoire de la Troisieme Internationale,”,”INTT-034-FL”
“BROUÉ Pierre VACHERON Raymond”,”Assassinii nel Maquis. La tragica morte di Pietro Tresso.”,”Pierre Broué et Raymond Vacheron relatent comment ces meurtres ont été ordonnés par les agents de la machine policiére du Kremlin. Meurtres au Maquis est à la fois une enquete et un récit d’investigation, un réquisitorie contre le stalinisme réglant ses comptes dans les rangs memes des partisans. Raymond Vacheron, né en 1953, militant syndical au Puy-en-Velay, a travaillé six ans sur l’histoire du maquis Wodli. Pierre Broué, né en 1926, docteur ès lettres, a été professeur d’histoire contemporaine à l’Institut d’études politiques de Grenoble. Auteur d’une vingtaine d’ouvrages ayant trait à l’histoire du communisme, il est notamment l’auteur d’une monumentale biographie de Léon Trotsky.”,”TROS-063-FL”
“BROUE’ Pierre RUBEL Maximilien BOURDET Yvon FRANKIN André PARIS Robert GUÉRIN Daniel STAWAR André FEJTÖ François”,”Partido y Revolucion. Pasado, presente y futuro del partito revolucionario de izquierda.”,”Contiene tra l’altro: – ‘Da Marx al bolscevismo: Partito e Consigli’ di Maximilien Rubel – Osservazioni sulla storia del partito bolscevico’ di Pierre Brouè”,”PARx-007″
“BROUE’ Pierre, edizione italiana a cura di Francesco GILIANI”,”Comunisti contro Stalin. Il massacro di una generazione.”,”Pierre Broué (1926-2005), giovanissimo partigiano, è stato un militante trotskista fin dal 1944 ed uno storico marxista del comunismo e delle rivoluzioni del XX secolo. Ha diretto l’Istituto Léon Trotsky di Parigi e curato la pubblicazione di 27 volumi delle opere del rivoluzionario russo. “”Broué scrisse questo libro, pubblicato nel 2003, sulla base del materiale appena reso disponibile negli archivi sovietici. Il suo scopo dichiarato era quello di dare voce a quei tanti comunisti che furono messi a tacere dalla macchina della morte di Stalin. Spiegava: “”(…) Sono anni che vorre parlare di queste migliaia di donne e di uomini, di vecchi e bambini, che sono stati fucilati a migliaia. Mostrarli per come hanno vissuto, pensato, amato, sofferto. Dire chi erano, prima, durante e dopo il loro calvario. Farli, se possibile, rivivere””. Nel 1920 un gran numero di militanti comunisti erano chiamati oppositori o trotskisti, anche se Trotsky non usava questo termine, preferendo chiamare la tendenza che rappresentava i Bolscevico-leninisti. Questi uomini e donne coraggiosi combattevano per difendere le autentiche tradizioni della rivoluzione d’Ottobre: le tradizioni della democrazia operaia e dell’internazionalismo proletario. Il libro è costruito intorno alle biografie di circa 700 oppositori che sono citati con i loro nomi. Attraverso le loro storie Broué spiega la storia dell’Opposizione di Sinistra, ma anche di altre correnti di opposizione. Migliaia di loro sarebbero stati arrestati, imprigionati e esiliati in Siberia, nelle prigioni o nei campi di Vorkuta e Kolyma, dove nel 1937 e nel 1938 trovarono la morte davanti ai plotoni di esecuzione di Stalin. Questo libro racconta la storia della lotta, della persecuzione e dell’uccisione di queste migliaia di combattenti rivoluzionari senza nome. (…)”” (dalla prefazione di Alan Woods) ‘Nota del curatore. Il libro qui pubblicato è stato tradotto dalla sua versione originale in francese. Questo testo rende parzialmente giustizia all’enorme produzione di Pierre Broué sulla storia del comunismo e delle rivoluzioni nel XX secolo. Lavori importanti come la storia dell’Internazionale Comunista, le biografie di Rakovskij e Lev Sedov o la monografia sul ruolo di Stalin nella rivoluzione spagnola non sono ancora disponibili per il lettore italiano. Altri testi fondamentali come ‘Rivoluzione in Germania (1917-1923) – per altro mutilata degli ultimi cinque capitoli nella sola edizione italiana – o ‘Storia del partito comunista dell’Urss’ sono da tempo fuori commercio. Speriamo, quindi, di poter tornare in futuro su questi temi. Numerosi compagni hanno contribuito alla preparazione del presente volume. Hanno partecipato alla traduzione Dario Faccio, Fiammetta Fossati, Francesco Giliani, Luigi Piscitelli. Per la revisione del testo, è stato fondamentale il contributo prestato da Serena Capodicasa, Marcella Farioli, Alessandro Giardiello e Jacopo Estevan Renda. Muntsa Escobar ha curato l’impaginazione e la copertina. Le inevitabili inesattezze – speriamo non siano troppe – vanno attribuite al curatore del volume’ (Francesco Giliani, Ottobre 2016) Foto di copertina: ‘Trotskisti esiliati in Siberia celebrano l’anniversario della Rivoluzione bolscevica. Striscioni: “”Dirigere il fuoco verso destra. Contro i kulaki, l’uomo della NEP e il burocrate, non a parole ma nei fatti””, ‘Viva la dittatura del proletariato”” (7 novembre 1928)”,”TROS-323″
“BROUE’ Pierre TROTSKY Léon CANNON James P. MORRISON M. (GOLDMAN Albert) MORROW Felix”,”Batailles dans le noir, 1941-1943. Les premières lueurs de l’aube. Une position difficile sur une guerre sans précédent (Broué); Comment défendre la démocratie (13 août 1940) (Trotsky); Manifeste du SWP – Deféndre l’Union soviétique (23 juin 1941); Manifeste de la IVe Internationale – Pour la défense de l’Union soviétique (août 1941); Déclaration sur la guerre (27 décembre 1941) (Cannon); Défaitisme révolutionnaire (Morrison).”,”M. Morrison (Albert Goldman): Critica alla tesi di Lenin sul disfattismo rivoluzionario (formule brutali e pericolose di Lenin sul disfattismo rivoluzionario ecc.) (pag 35-42)”,”TROS-329″
“BROUE’ Pierre PANTSOV A.V. SIEGEL Paul WATTIGNIES Michel”,”La nouvelle histoire de l’URSS. Sur l’Histoire au temps d’Eltsine (Broué); Le général Volkogonov assassine Lénine (Siegel); Notes sur la biographie de Trotsky par Volkogonov (Broué); Lettre ouverte au citoyen Volkogonov (Broué, Pantsov); Les tueurs sont aussi des menteurs (Broué); Le ‘Lénine’ de Volkogonov (Broué); Les orphelins de Staline (Wattignies); Littérature et Histoire avec Stephen Koch (Broué); Le Togliatti de Aldo Agosti (Broué); Un peu de nouveau sur la répression en URSS (Broué); Les “”trotskystes”” et la classe ouvrière sovietique (Broué).”,”Critiche rivolte dagli autori soprattutto alle opere del generale Volkogonov (biografia di Lenin e biografia di Trotsky) Sapronov. Tentativo di capitolazione tattica alla fine degli anni ’20 e inizio anni ’30 “”La corrispondenza di Victor Serge con Sedov, in occasione del suo ritorno in Urss, segnala due tentativi di “”capitolazione tattica”” da parte di importanti dirigenti dell’ Opposizione allo stalinismo. T.V. Sapronov, dirigente decista, tenta l’operazione con la complicità della sua compagna, e con G. M. Stopalov, un ex-segretario di Trotsky, specialista della lotta nella clandestinità, nell’ Ucraina sotto Denikin, in Azerbaijian sotto Stalin, che tenta di riprendere la sua libertà di movimento alla fine del suo periodo di isolamento ma il tentativo non riesce e muore dopo lo sciopero della fame dei prigionieri del campo di Magadan (pag 114)”,”RUSS-259″
“BROUE’ Pierre”,”Raoul (Claude Bernard)”,”Raoul, nato nel dicembre del 1921 allo stato civile come Claude Bernard, questo nome non fu mai usato dai suoi compagni trotskisti, per loro era Raoul, a volte Raoul Dassac, Raoul Blanchard, o brevemente Georges. Per la sua compagna e i suoi compagni dell’ UGS dove da un po’ di tempo militava era Bernard. Capitolo X. La construction du parti révolutionnaire dans un pays avancé (pag 151-162)”,”TROS-331″
“BROUE’ Pierre TCHERNIAVSKY G.I. ZÖLLER Thomas”,”Rakovsky sous un jour nouveau. Rakovsky et Trotsky – Lipa A. Wolfson, homme de confiance de Rakovsky (Brouè); Rakovsky en exil (Tcherniavsky); De nouvelles publications sur Rakovsky (Zöller).”,” Nuove pubblicazioni su Rakovsky (di Thomas Zöller) (pag 91-95) Rakovsky al Congresso di Amsterdam del 1904 “”Daniel De-Leon, militante socialista americano per il quale Lenin aveva un stima particolare e che fonda il Socialist Labor Party, ha lasciato dei ricordi sul Congresso di Amsterdam che sono stati pubblicati nel 1906 sotto forma di un libretto intitolato ‘Flashlights on the Amsterdam Congress’. Rakovsky non è facile trovarlo Apprendiamo per una nota dell’autore che aveva dimenticato il nome del delegato bulgaro e lo chiama semplicemente “”Bulgaria””. (…) (pag 123)”,”RIRB-164″
“BROUE’ Pierre; JOFFE’ Nadejda; AYME Jean-Jacques; HIGUERAS Gabriel Garcia; SHAPIRO Judith; BILLIK V.I.; PODCHTCHEKOLDINE A.M.; ZVEREV Akeksei; JOURAVLEV V.V. NENAKOROV N.A.; FABROL Emile; BRONSTEIN V.B.”,”Retour de Trotsky. Tournée aux E.U. sur Trotsky (Broué); A Harvard (Joffé); On en parle à Moscou (M.W.); Trotsky dans les manuels français (Ayme); Lettres sur l’Histoire (Higueras); Le Retour du Prophète (Shapiro); Sur le Chemin de la vérité (Billik); ‘Cours Nouveau’, prologue de la tragédie (Podcht.); Etudier Trotsky (Zverev); Lénine, Trotsky et l’affaire géorgienne (extraits) (Jour. et Nenak.); Le PCF et Trotsky (Fabrol); Arbre généalogique de la famille (Bronstein).”,”Contiene Lenin, Trotsky e l’ affare georgiano’ (estratti dal volume) (pag 105-109) (estratti dell’intervista pubblicata sulla Pravda del 12 agosto 1988 dei due storici sovietici su queste tema (Jouravlev e Nenakorov) Non è vero che Trotsky si astenne da impegnarsi in questo ‘affare’ giustificandosi con la malattia (pag 106) (Jour. e Nen.)”,”STOx-301″
“BROUE’ Pierre, a cura di Vincent PRESUMEY”,”Texte inédite de Pierre Broué: sa soutenance de thèse. (‘La place de l’Allemagne, de la révolution allemande dans les perspectives, dans l’analyse mondiale des bolcheviks’ ‘(Pour eux la révolution russe était la 1° étape de la révolution mondiale, mais la révolution allemande était forcément la seconde)’.”,”Testo contenente 3 parti: un riassunto del suo lavoro davanti alla commissione (riassunto di un testo più ampio riportato sulla rivista Le Mouvement social, n. 84 juillet-septembre 1973); gli interventi di ciascuno dei sei membri della commissione presieduta da Annie Kriegel (H. Lefebvre, Jacque Droz, Alfred Grosser, Pierre Guillen, Pierre Naville), una sintesi delle risposte di Broué. Questo testo inedito è stato ritrovato nell’esemplare personale del libro di Pierre Broué ‘La revolutionallemande’ pubblicato nel 1971 presso le Editions de Minuit, esemplare che Broué ha donato al curatore alla fine degli anni 1980. Era un fascicolo di 8 pagine, in cattivo stato, inserito nel risvolto della 4° copertina, dattilografato in inchiostro rosso su una macchina da scrivere; la tesi sostentua data il 19 novembre 1971.”,”MGER-151″
“BROUÉ Pierre”,”La Rivoluzione perduta. Vita di Lev Trockij.”,”Pierre Broué, né en 1926, docteur ès lettres, a été professeur d’histoire contemporaine à l’Institut d’études politiques de Grenoble. Auteur d’une vingtaine d’ouvrages ayant trait à l’histoire du communisme, il est notamment l’auteur d’une monumentale biographie de Léon Trotsky. ‘J’ai centré ici recherche et réflexion sur les années 1936-1937 où murit, éclate, reflue la révolution espagnole, dernière de l’entre-deux-guerres, la plus éclatante d’une série ouverte par l’Octobre russe pendant l’année terrible de 1917’.”,”TROS-070-FL”
“BROUÉ Pierre RAYNER Ernest HORN Gerd-Rainer ERVIN Charles Wesley”,”Les trotskystes devant la Seconde guerre mondiale. II. La deuxième guerre mondiale: questions de méthode (Broué); Les internationalistes du «troisième camp» en France pendant la seconde guerre mondiale (Rayner); Les trotskysme et l’Europe pendant la deuxième guerre mondiale (Horn); Le trotskysme e Inde pendant la guerre (Ervin).”,”Il primo numero speciale ‘Trotsky et les trotskystes devant la seconde guerre mondiale’ è apparso nel n. 23 del settembre 1985 E. Rayner è lo pseudonimo di un militante operaio europeo che vive negli Stati Uniti “”La première partie de la guerre manifeste, de la part des Alliés, une politique tout à fait conservatrice en matière de transferts de pouvoir, qui donne une assez bonne idée de la façon dont leurs dirigeants concevaient ce qu’ils appelaient la «liberation» de l’Europe. Le choix de Roosevelt et des conseillers de traiter à Alger avec l’amiral Darlan, dauphin de Pétain, a été plus souvent étudié en fonction des rivalités de personnes et dans le conteste de l’aspiration au pouvoir des chefs militaires vaincus, l’amiral et les généraux de Gaulle et Giraud. Sa signification était pourtant claire: c’était le maintien en Algérie, passée avec son armée du côté des Alliés, du régime de Vichy, avec son idéologie réactionnaire, sa législation d’exception contre les Juifs et les communistes, ses camps de concentration devenus le trop plein de ceux de la «zone libre», les prisons où l’on avait enfermé les anciens députés communistes, les privilèges rendus à l’Eglise, etc. L’exemple le plus criant est évidemment celui de l’Italie au moment de l’avance des armées alliées. Quand la classe dirigeante italienne, enfin convaincue à l’épreuve de la guerre d’avoir misé sur le mauvais cheval avec l’alliance allemande, décide de se débarasser de Mussolini, le roi trouve pour cette opération non seulement le concours des principaux chefs militaires, dont le maréchal Badoglio, «conquérant» de l’Ethiopie, mais la majorité du Grand Conseil Fasciste lequel se débarrasse du Duce par un simple vote majoritaire. C’est, dit Churchill, parce qu’ils sont inspirés par le désir d’éviter «chaos, bolchevisation et guerre civile» que les Alliés acceptent de traiter avec ces gens – les chefs fascistes d’hier – qui leur promettent l’ordre et leur apportent l’expérience des fonctionnaires du parti et de l’Etat fascisstes formés pour gouverner avec le souci de son maintien et les moyens d’une police entraînée. Pourtant l’expérience italienne montre bientôt la faiblese de cette politique qui mobilise contre elle de vastes forces sociales et politiques unies par la ferme détérmination d’extirper le fascisme. La «couverture» de ces anciens hiérarques se révèle insuffisante face au danger révolutionnaire et il faut se résoudre à faire appel au stalinisme et à son expérience contrerévolutionnaire. C’est finalement un ancien du Comintern en Espagne, Palmiro Togliatti (Ercoli) qui apporte publiquement et avec éclat le soutien et la caution du PCI (et de l’URSS) à la politique de l’ordre et de la guerre qui signifie la lutte active contre «le caos, la bolchevisation et la guerre civile», selon la formule de l’expert Winston Churchill”” (pag 16) [Pierre Broué, ‘La deuxième guerre mondiale: questions de méthode’, in ‘Les trotskystes devant la Seconde guerre mondiale, II’, CLT Cahiers Léon Trotsky, Grenoble, n. 39 septembre 1989]”,”TROS-355″
“BROUÉ Pierre VERGNON Gilles STOBNICER Maurice FISCHER Ruth CALVIE’ Alain BAUER E.”,”L’Allemagne et l’Internationale. Gauche allemande et Opposition russe (1926-1928) (Broué); Les bases du tournant de Trotsky vers la IVe Internationale (Vergnon); Des émigrés dans le Grand Vent (Les IKD et la construction de la IVe Internationale) (Stobnicer); Trotsky à Paris, 1933 (Fischer); Correspondance Trotsky – Kurt Glowna en 1932 (Calvié, présentation); Rapport à Trotsky (7 septembre 1933) (Bauer). Notes de lecture: ‘Damien Durand; ‘La naissance de l’Opposition de gauche internationale: da l’exil de Trotsky à la première conférence (février 1929 – avril 1930)’ (Broué).”,”VKPD: Partito comunista tedesco unificato; KAPD: Partito operaio comunista tedesco SAP: Socialist Workers Party IKD Internationale Kommunisten Deutschlands NAP (o DNA) Partito operaio novergese IAG Internationale Arbeitsgemeinschaft LCI sigla per indicare l’ Opposizione di sinistra in Francia (1933) OSI Opposizione di Sinistra Internazionale diretta da Leon Trotsky NOI (nata nel maggio 1930 Nuova Opposizione Italiana, trotskista Recensione di Broué dell”importante lavoro’, la corposa tesi universitaria, sostenuta a Grenoble nel 1984, di Damien Durand; ‘La naissance de l’Opposition de gauche internationale: da l’exil de Trotsky à la première conférence (février 1929 – avril 1930) (pag 118-120) (Notes de lecture) La Gauche du K.P.D.. “”Il est vrai que la «Gauche allemande» qui correspondit en 1926-27 à l’Opposition unifiée en Union soviétique avait, à la difference de l’Opposition de gauche du bien d’autre pays, une existence réelle et, pour une opposition dans un PC, un caractère de masse, qu’elle était implantée solidement dans plusieurs secteurs authentiquement prolétariens, avec des dirigeants qui avaient été des cadres du parti dans les années précédentes. Loin d’être marginale, elle se situa au contraire au coeur du plus ouvrier des PC d’Europe, le plus proche du «modèle» bolchevique. Mais la Gauche allemande n’est pas née de la même division à l’intérieur du parti allemand que l’Opposition russe de celle du parti bolchevique. Elle est née sur les problèmes de la lutte pour le pouvoir en Allemagne avant que surgisse en URSS la question du «socialisme dans un seul pays» voire de la «lutte contre le trotskysme». La Gauche allemande de Ruth Fischer et de Maslow, de Werner Scholem et Hugo Urbahns, n’est ni un regroupement marginal d’apparatchiks ni un cénacle d’intellectuels comme ses équivalents français, mais l’expression d’un authentique courant de la classe ouvrière allemande et, plus précisément, de ce courant caractéristique de l’après-guerre en Allemagne qu’on peut appeler le «gauchisme ouvrier», si l’on veut bien toutefois ne pas oublier que le «gauchisme»; dans le langage bolchevique, est tout simplement «le communisme de gauche, donc un courant communiste. Ce courant est né de la lutte contre la bureaucratie de la social-démocratie allemande avant-guerre, puis du combat antimilitariste et pacifiste de la guerre, et porte son empreinte. Il s’est exprimé spectaculairement dans le VKPD naissant, qu’il a d’ailleurs entraîné au désastre de la «Commune de Berlin», puis a commencé sa dérive avec la fondation, en 1920, du KAPD, dans la ligne des Neerlandais Pannekoek et Gorter et du gauchisme européen. C’est une résurrection de ce «gauchisme» vrai que l’apparition en 1921, au coeur du parti allemand, dans son ‘Bezirk’ de Berlin-Brandebourg, de cadres intellectuels et ouvriers qui vont développer avec enthousiasme les implications allemandes de la fameuse «théorie de l’offensive», née de la créativité théorique de Boukharine et malheureusement appliquée en Allemagne par Béla Kun – une «bélakunerie»; disait Lénine”” (pag 5) [Pierre Broué, Gauche allemande et Opposition russe (1926-1928)’, Cahiers Léon Trotsky, Grenoble, 22 juin 1985] [“”È vero che la “”sinistra tedesca””, che nel 1926-27 corrispondeva all’opposizione unificata in Unione Sovietica, aveva, a differenza dell’opposizione di sinistra in molti altri paesi, una vera esistenza e, per un’opposizione in un PC, un carattere di massa, che è stato saldamente stabilito in diversi settori autenticamente proletari, con leader che erano stati quadri di partito negli anni precedenti. Lungi dall’essere marginale, era al contrario al centro del più operaio dei PC d’Europa, il più vicino al “”modello”” bolscevico. Ma la Sinistra tedesca non è nata dalla stessa divisione all’interno del partito tedesco come quella dell’Opposizione russa dal partito bolscevico. Essa è nata sul problema della lotta per il potere in Germania prima che nascesse in URSS la questione del “”socialismo in un paese”” ossia della “”lotta contro il trotskismo””. La Sinistra tedesca di Ruth Fischer e Maslow, di Werner Scholem e Hugo Urbahns non è né un raggruppamento marginale di apparacichi né un cenacolo di intellettuali come i suoi equivalenti francesi, ma come l’espressione di una corrente autentica della classe operaia tedesca e, più precisamente, di quella corrente caratteristica del dopoguerra in Germania che si può chiamare “”sinistra operaia””, non bisogna tuttavia dimenticare, che “”sinistra””, nel linguaggio bolscevico, è semplicemente “”il comunismo di sinistra, quindi una corrente comunista””. Questa corrente è nata dalla lotta contro la burocrazia della socialdemocrazia tedesca prebellica, poi dal combattimento antimilitarista e pacifista della guerra, e ne porta la sua impronta. Essa si espresse in modo spettacolare nel VKPD nascente, che ha portato al disastro della “”Comune di Berlino””, poi iniziò la sua deriva con la fondazione, nel 1920, del KAPD, sulla linea dell’olandese Pannekoek e Gorter e la sinistra europea. È una resurrezione di questa “”sinistra”” vera l’apparizione nel 1921, all’interno del partito tedesco, nella sua “”Bezirk”” [regione] di Berlino-Brandeburgo, di dirigenti intellettuali e operai che svilupperanno con entusiasmo le implicazioni tedesche della famosa “”teoria dell’offensiva””, nata dalla creatività teorica di Bucharin e purtroppo applicata in Germania da Béla Kun – un “”belakuneria””, disse Lenin””] (pag. 5) [Pierre Broué, sinistra tedesca e opposizione russa (1926-1928)””, Cahiers Léon Trotsky, Grenoble, 22 giugno 1985] “”La famosa “”teoria dell’offensiva””, nata dalla creatività teorica di Bucharin, purtroppo fu applicata in Germania da Béla Kun – una “”belakuneria””, disse Lenin”””,”TROS-357″
“BROUÉ Pierre ROBBE Max JOUBERT Jean P. SCHIAPPA Jean-Marc VERGNON Gilles ENTEILLE Patrick”,”Révolution française et politique révolutionnaire. Laurent de l’Ardèche, pionnier de la révision de l’histoire de la Révolution française (Broué); Le notes de Marx sur les ‘Mémoires’ de Levasseur (Robbe); Lénine et le Jacobinisme (Joubert); Trotsky et la Révolution française. Appendice Rakovsky et Thermidor (Broué); Babeuf précurseur du Front populaire? (Schiappa); Réhabiliter les Vendéens? (Vergnon); Auto-commémoration du stalinisme (Enreille); Les Juges et l’Historien: procès d’Achille Roche; Albert Manfred, ‘Napoléon Bonaparte’.”,” – Note di Marx sulle ‘Memorie’ di Levasseur – Lenin e il giacobinismo – Trotsky e la rivoluzione francese – Rakovsky e il Termidoro – Napoleone Bonaparte, bonapartismo come dittatura militare-borghese dispotica (tesi Albert Manfred) “”Marx avait lu à la hâte en 1843 le livre de Bailleul sur les ‘Considérations’ de Madame de Staël, sa première lecture sur l’histoire de la Révolution française, pendant l’été à Kreuznach – et y avait pris de brèves notes. C’est à Paris, fin 1844 – début 1845, qu’il se plonge avec passion dans cette histoire en lisant les ‘Mémoires’ de René Levassuer de la Sarthe, l’ancien Conventionnel, rédigé et développés treize années auparavant par Achille Roche. Il a copié, souligné, traduit et paraphrasé de nombreux passages qui permettent de dégager les aspects auxquels il s’intéressa, les points qui lui parurent capitaux et finalement le mouvement même de cette révolution à laquelle il envisegeait alors de consacrer un livre d’histoire (1). L’une de ses premières remarques, l’un des aspects entrevus dans les ‘Mémoires’ de Levasseur qui le frappe particulièrement, est l’état d’esprit de la période, le sentiment révolutionnaire qui prévaut. Marx, qui lit ce livre en 1844, sous le règne conservateur de Louis Philippe où les révolutionnaires et les démocrates sont non seulement exclus de la vie politique mais totalement marginalisés par rapport à la société, constate que les aspirations de l’époque, expressions du sentiment qui poussait le peuple à la destruction de l’Ancien Régime et l’établissement de la démocratie et de l’égalité, étaient alors générales. Il copie deux passages de Levasseur qui lui révèlent cette réalité et cette relativité, le mouvement du peuple et de son sentiment en tant que phénomène spécifique. (…) (pag 17); Nous pensons avir déjà indiqué au passage les idées-forces que Karl Marx a dégagées de la lecture des mémoires du conventionnel de la Sarthe, revues et développées par le jeune révolutionnaire Achille Roche. Le professeur Alessandro Galante Garrone, dans son livre sur ‘Philippe Buonarroti et les révolutionnaires français du XIXe siècle’ indique à juste titre que l’importance de cette lecture a été insuffisamment considérée par les histoirens et qu’elle «mériterait une étude approfondie». Il indique que, selon lui, Marx s’est intéressé surtout aux aspects suivants: l’impuissance de l’Assemblée législative, (…) la vaste diffusion du sentiment démocratique (…), «les forces insurrectionnelles actives mises en mouvement le 10 août», (…) la nécessité de confier l’initiative aux forces populaires extra-parlamentaires et extra-gouvernamentales (…), «les graves responsabilités des Girondins qui (…) se jetèrent à droite, déclarant la guerre à la Montagne (…), «la position équivoque de Danton entre la Montagne et le Marais» (38) . Nous ne résumerions pas ainsi les centres d’intérêt de Marx qui nous paraissent résumés ici sous un angle d’«histoire historisante» alors qu’ils nous ont semblé reveler plutôt de la philosophie de l’histoire”” (pag 26) [Max Robbe, ‘Le notes de Marx sur les ‘Mémoires’ de Levasseur’, Cahiers Léon Trotsky, Grenoble, n. 30 Juin 1988] (1) René Levasseur (1747-1834), chirurgien-accoucheur au Mans, fu élu à la Convention, pour le département de la Sarthe, et membre du Club des Jacobins. Il vota la mort de Louis XVI, prononcça l’éloge d Marat le 18 décembre 1793 et fut l’auteur de la proposition d’abolition de l’esclavage. Représentant en mission aux armées, il prit part à la bataille de Hondschoote. Proscrit au 12 Germinal an III (1er avril 1795), avec les derniers Montagnards, il fut amnistié et reprit son travail au Mans. Arrété par le Prussiens et exilé en 1815, il vécut aux Pays-Bas, puis à Bruxelles. Il confia à son fils Francis des notes qu’Achille Roche eut à rédiger et à développer, en tirant quatre volumes (…). Les notes de Marx sur ce livre sont reproduites dans le Mega (K. Marx, F. Engels Gesamstausgabe, Berlin-Est, Dietz Verlag 1975 sq, avec ses notes parisiennes, «Historisch-ökonomische Studien (Pariser Hefte), vol: II, Abteilung IV, t. 2, pp. 281-298; (38) Alessandro Galante Garrone, ‘Philippe Buonarroti et les révolutionnaires du XIXe siècle’, n. 29, pp. 324-325]”,”FRAR-434″
“BROUÉ Pierre”,”Trotsky e i trotskisti di fronte alla Seconda guerra mondiale.”,”Titolo originale dell’articolo ‘Trotsky et les trotskystes devant la seconde guerre mondiale’ CLT, 23, Settembre 1985 Spazio dedicato dal Broué alla questione della resistenza greca, alla ‘rivoluzione greca’ Citata opera di Trotsky ‘Guerra e rivoluzione’ Trotsky per la militarizzazione del partito: “”Nelle discussioni con i suoi compagni del SWP, Trotsky non esita a porre il problema della “”militarizzazione del partito””, a prendere le distanze bruscamente dagli approcci “”pacifisti”” che egli condanna risolutamente, e proclamare inoltre la necessità per i suoi compagni e per tutti i rivoluzionari di divenire “”militaristi”” – precisa “”militaristi socialisti rivoluzionari proletari”” (10). I rivoluzionari devono farsi “”militaristi”” perché la prospettiva dell’umanità è quella della società militarizzata e della lotta armata. I socialisti rivoluzionari proletari devono diventare militaristi perché il futuro dell’umanità si giocherà con le armi alla mano, perché l’umanità è entrata nella seconda guerra mondiale, perché essi devono prepararsi a contendere presto il potere alla classe nemica con le armi alla mano e non possono prepararsi a questo compito che stando là dove sono le masse. Questa è la convinzione di Trotsky. Essa si basa su una previsione concreta del movimento delle masse, in primo luogo in Europa. In un articolo del 30 giugno 1940, Trotsky già delinea per l’Europa una prospettiva di sviluppo che passa per il sollevamento di massa contro l’occupante. Egli scrive: “”Nei paesi sconfitti, la situazione delle masse peggiorerà in misura estrema. All’oppressione sociale si è aggiunta quella nazionale, che grava specialmente sugli operai. Di tutte le forme di dittatura, la dittatura totalitaria esercitata da un conquistatore straniero è la meno tollerabile”” (11)”” (pag 3-4) [(10) in italiano L. Trotsky, ‘Guerra e rivoluzione’, Mondadori, Milano, 1979, “”Intervista con i dirigenti del SWP, 12-15 giugno 1940″”, pag 199-210]; (11) “”Non cambiamo strada””, versione completa in ‘Oeuvres’, volume 24, in italiano L. Trotsky, op. cit.] “”Per comprendere almeno alcuni aspetti della critica che noi abbiamo chiamato “”ortodossa””, possiamo qui ricordare che nel 1937 Vereeken e alcuni suoi seguaci avevano accusato Trotsky di rinnegare i principi abbandonando, in caso di guerra, il “”disfattismo”” in una paese all’alleato all’URSS, sotto il pretesto della “”difesa dell’URSS””. Si trova sostanziamente la stessa impostazione nella critica fatta dallo spagnolo Grandizo Munis alla politica difensiva di Cannon e del SWP al processo di Minneapolis. La storia politica della Quarta Internazionale durante la seconda guerra mondiale farà certamente apparire la forza della corrente settaria e conservatrice che, sotto una fraseologia ortodossa, confinava talvolta con posizioni pacifiste, considerando la lotta armata, di per se stessa, come una partecipazione alla belligeranza, all’unità nazionale ed ad una “”accettazione”” della guerra”” (pag 4)”,”TROS-362″
“BROUE’ Pierre”,”Rivoluzione in Germania, 1917-1923.”,”Contiene un capitolo sull’Italia: – La scissione del Partito socialista italiano (pag 457-462) La sollevazione di gennaio 1919 (pag 219) L’azione di Marzo 1921 La rivoluzione tedesca vista da Mosca L’ottobre tedesco 1923 Con più riferimenti nell’indice dei nomi Radek, Levi, Lenin, Ruth Fischer, Zinoviev, Luxemburg, Karl Liebknecht, C. Zetkin, Pieck, Trotsky …”,”MGER-001-FC”
“BROUÉ Pierre TÉMIME Émile”,”La rivoluzione e la guerra di Spagna.”,”””Gli avvenimenti spagnoli dell’ultima rivoluzione e dell’ultima lotta civile del periodo “”tra le due guerre mondiali”” vengono ricostruiti e analizzati in questo volume in una duplice prospettiva storica: quella di una rivoluzione operaia e contadina tradita e soffocata e quella di una premessa fraintesa e domanticata della seconda guerra mondiale. Tali avvenimenti vengono così demistificati e liberati dalla leggenda in cui sono stati precocemente avvolti. La “”grande paura”” che il fascismo internazionale seppe diffondere in Europa e in America, l’ambiguo atteggiamento delle democrazie occidentali, il discutibile realismo politico dell’Urss hanno parimenti contribuito a snaturare il significato della lotta tra progresso e reazione combattuta in Spagna dal 1936 al 1939″” (dalla quarta di copertina)”,”MSPG-003-FC”
“BROUÉ Pierre”,”Van-Heijenoort. A Trotskyist in New York in the Second World War.”,”””Poche settimane dopo, ancora nella ‘Fourth International’, ancora con il nome di Marc Loris, van Heijenoort studiò lo scontro tra Giraud, uomo degli Americani, e De-Gaulle, che, affermava, in questa materia, non era manovrato dai britannici. (24). Per lui, il conflitto fu pieno di insegnamenti, perché segnò quello che chiamò “”questa rinascita politica della borghesia francese””, … “”nelle condizioni molto speciali di un ambiente coloniale””. A suo parere, Giraud, la personificazione del capo militare, non aveva altro programma che quello di Vichy il cui dominio in Africa era stato mantenuto, ma la generale protesta che seguì l’accordo con Darlan lo obbligò “”a mettersi una maschera democratica”” e ha dovuto buttare fuori qualche zavorra liquidando i troppo noti vichyisti: il che non gli ha impedito di sottolineare che non aveva “”alcun desiderio di ravvivare le follie che portarono alla catastrofe nel 1940″”, un’allusione, nel più puro stile vichyista, al movimento di sciopero del giugno 1936 e all’insurrezione della classe operaia. De Gaulle, all’inizio rappresentava un’opposizione “”puramente nazional-militare””, ma si era poi rivestito di un programma di “”democrazia”” e “”ripristino della legalità repubblicana”” per mantenere i contatti e ottenere, se possibile, il controllo della Resistenza all’interno”” (ibid) (pag 5) [(24) Marl Loris, The Giraud-De Gaulle Dispute’, ‘Fourh International’, IV, n. 7, pp. 199-202] ‘… and he had to throw out some ballast by dismissing the too wellknown Vichyites: which did not prevent him from stressing that he had “”no wish to revive the follies that led to the catastrophe in 1940″”, an illusion, in the purest Vichyite style, to the strike movement of June 1936 and working-class upsurge. De Gaulle, at the beginning represented a “”purely national-military”” opposition, but had covered himself since than wqith a programme of “”democracy”” and “”restoration of republican legality”” to preserve contact with and gain, if possible, control of the Resistance in the interior””‘ (pag 5) “”L’ultimo contributo di Van Heijenoort sulla questione europea nella colonne di ‘Fourth International’ è un articolo intitolato ‘Whither France?’ firmato Daniel Logan, e datato 17 settebre 1944 (25)”” [(25) Daniel Logan, ‘Whither France?’, V, n. 9, pp. 267-270]”,”TROS-016-FGB”
“BROUÉ Pierre, DESVAGES Hubert”,”La Rivoluzione. Dalle rivoluzioni contadine alle rivoluzioni proletarie.”,”BROUÉ Pierre (Privas (Francia) 8/5/1926 – Grenoble 27/7/2005). Storico e militante trotskista. DESVAGES Hubert (Beslon, Francia 1941). Dal 1966 al 1969 assistente di Storia moderna e contemporanea all’Università di Algeri. Professore di Storia contemporanea all’Università di Grenoble.”,”QMIx-191-FSL”
“BROUE’ Pierre”,”La rivoluzione perduta. Vita di Trockij, 1879 – 1940.”,”Il riavvicinamento tra le due opposizioni nel 1926 (Trotsky, Sapronov, Kamenev, Zinoviev) (pag 452-453): “”A questo incontro ne seguirono altri, stavolta con Zinoviev e Kamenev, vere e proprie riunioni presiedute da Sapronov. Trotsky le interrompe, partendo, alla fine di aprile, per Berlino, dove per un mese intero cercherà di farsi curare per la sua misteriosa malattia. Racconta in ‘La mia vita’: «Zinoviev e Kamenev presero commiato quasi commossi: non rimanevano volentieri faccia a faccia con Stalin». (…). Le sole informazioin di cui si disponga sullo stato d’animo di Zinoviev provengono da Ruth Fischer, che all’epoca si trovava in Russia e godeva della sua fiducia. Così Zinov’ev le rivelò, all’indomani del XIV Congresso, che cosa pensava di Stalin fautore di un nuovo Termidoro, e la propria speranza di risvegliare i quadri del partito raggruppandoli”” (pag 452-453)”,”TROS-004-FSD”
“BROVKIN Vladimir N. a cura; saggi di Anna GEIFMAN O.V. VOLOBUEV Michael MELANCON Scott SMITH Leonid HERETZ N.G.O. PEREIRA Sergei PAVLIUCHENKOV Taisia OSIPOVA Delano DUGARM Richard PIPES Vladimir N. BROVKIN Jonathan W. DALY Dmitry SHLAPENTOKH Christopher READ”,”The Bolsheviks in Russian Society. The Revolution and the Civil Wars.”,”Saggi di Anna GEIFMAN O.V. VOLOBUEV Michael MELANCON Scott SMITH Leonid HERETZ N.G.O. PEREIRA Sergei PAVLIUCHENKOV Taisia OSIPOVA Delano DUGARM Richard PIPES Vladimir N. BROVKIN Jonathan W. DALY Dmitry SHLAPENTOKH Christopher READ. Vladimir N. BROVKIN è professore associato di storia alla Harvard University. Contiene il saggio di Richard PIPES ‘Lenin inedito”” (pag 201) (raffigura un Lenin crudele e indifferente alla vita umana a capo delle campagne di terrore in Russia, un Trotsky tenuto in bassa stima da parte dei bolscevichi e una vicinanza maggiore di Lenin a Stalin piuttosto che a Trotsky. “”La reputazione di Trotsky come organizzatore della vittoria dei rossi nella guerra civile non trova evidenza negli archivi””. (pag 205)”,”RIRO-259″
“BROVKIN Vladimir N. a cura e traduzione”,”Dear Comrades. Menshevik Reports on the Bolshevik Revolution and the Civil War.”,”BROVKIN Vladimir N. è un associate professor of history alla Harvard University. Emigrato negli Stati Uniti dall’ URSS nel 1975 ricevette il suo M.A. dalla Georgetown University e il Ph.D. dalla Princeton University. “”In una lettera a Pavel Axelrod (documento 35), Raphail Abramovich, un membro del Comitato Centrale menscevico, descrisse il ciclo di confronti dei menscevichi con i bolscevichi nel 1920. I successi menscevichi nelle elezioni locali, combinati con gli scioperi operai e il report dei menscevichi alla delegazione britannica sulle condizioni in Russia sovietica, portarono la pazienza dei bolscevichi alla fine. I menscevichi sapevano troppo e, ciò che era peggio, parlavano troppo.”” (pag 27) “”Nella misura in cui Lenin si imbarcò nella sua grande ritirata – la Nuova Politica Economica, NEP – la repressione politica si intensificò””. (pag 30)”,”RIRx-107″
“BROVKIN Vladimir”,”Russia after Lenin. Politics, culture and society, 1921-1929.”,”Vladimir BROVKIN è un Nato Research Fellow, adjunct professor of history e scholar in residence alla American University, Washington DC. E’ autore pure di ‘Behind the Front Lines of the Civil War’ (Princeton University Press, 1994). “”Nel 1920, subito dopo la disfatta dei Bianchi, Trotsky lanciò una delle sue più idiosincrasiche fantasie: la campagna per la militarizzazione del lavoro. Gli operai venivano mutati in soldati e i soldati in operai, nella misura in cui un esercito del lavoro veniva creato da un “”materiale grezzo contadino””. Disciplina e ordine militare erano le virtù che Trotsky imponeva dopo la vittoria sui Bianchi. Severità, coercizione, e terrore non erano zigzag temporanei della politica bolscevica imposti dalla guerra civile. Erano aspetti che mostravano la loro vera natura, politiche che perseguivano quando non avevano nessuna costrizione.”” (pag 13) “”Il quarto fattore della brutalità eccezionale del potere bolscevico fu la sua insicurezza. I bolscevichi non erano abbastanza certi che essi stavano arrivando alla conclusione. Molte volte durante la guerra civile essi furono sull’ orlo della disfatta. Il terrore rosso del settembre 1918 fu una proiezione del loro timore di poter essere sconfitti al fronte.”” (pag 13)”,”RIRO-268″
“BROVKIN Vladimir N.”,”The Mensheviks after October. Socialist Opposition and the Rise of the Bolshevik Dictatorship.”,”BROVKIN V. è professore assistente di ‘Government’ all’ Oberlin College. Ha completato gli studi di scuola superiore alla Leningrad State University. Dopo essere emigrato in Occidente ha ricevuto il suo M.A. degree dalla Princeton University. E’ poi passato alla Harvard University dove è ora Fellow presso il Russian Research Center e insegna presso il Dipartimento di storia. “”I documenti della conferenza del partito menscevico asserivano che i 60 delegati provenivano da 50 organizzazioni locali, rappresentanti 60.000 iscritti al partito. Quest’ultimo dato è stato spesso citato come la miglior stima dei tesserati del partito nel maggio 1918. Comparato con i 150 mila rappresentati al congresso di partito del dicembre 1917, il dato sembra indicare una perdita di 90.000 membri. Citando questi dati, gli storici sovietici parlano di collasso del partito menscevico, di bolscevizzazione della masse ecc. Essi ignorano il fatto che il numero di 60 mila non rappresenta il totale degli iscritti al partito ma solo i membri rappresentati alla Conferenza di partito. E’ chiaro che non tutte le delegazioni furono in grado di arrivare, i risultati finali mancarono il quorum richiesto e così la riunione non fu qualificata come congresso di partito””. (pag 201)”,”RIRO-269″
“BROVKIN Vladimir N., a cura e traduzione”,”Dear Comrades. Menshevik Reports on the Bolshevik Revolution and the Civil War.”,”List of Documents, Acknowledgments, Abbreviaton and Political Vocabulary, Note on Translation, and Dates, Foreword, Introduction, Documents, Bibliography, Index.”,”RIRx-019-FL”
“BROVKIN Vladimir N.”,”Behind the Front Lines of the Civil War. Political Parties and Social Movements in Russia, 1918-1922.”,”Vladimir N. Brovkin is Associate Professor of History at Harvard University. He is the author of The Mensheviks after October; Socialist Opposition and the Rise of the Bolshevik Dictatorship. Acknowledgments, Abbreviations, Introduction, Epilogue, Conclusion, Bibliography, Notes, Maps, Index,”,”RIRO-108-FL”
“BROVKIN Vladimir N.”,”Behind the Front Lines of the Civil War. Political Parties and Social Movements in Russia, 1918-1922.”,”Vladimir N. Brovkin is Associate Professor of History at Harvard University. He is the author of The Mensheviks after October; Socialist Opposition and the Rise of the Bolshevik Dictatorship.”,”RIRO-469″
“BROWDER Earl”,”Le front démocratique: pour le travail, la sécurité, la démocratie et la paix.”,”Earl BROWDER era all’epoca segretario generale del CPUSA”,”USAS-088″
“BROWDER Earl”,”World Communism and U.S. Foreign Policy. A Comparison of Marxist Strategy and Tactics After World War I, and World War II.”,”ANTE3-29 Aspetti simili politica Roosevelt Hitler (pag 31) Earl Russell Browder (May 20, 1891 — June 27, 1973) was an American communist and General Secretary of the Communist Party USA from 1934 to 1945. He was expelled from the party in 1946. With the end of the Great Power alliance at the end of World War II and the beginning of the Cold War, “”Browderism”” came under attack from the rest of the international Communist movement. In 1945, Jacques Duclos, a leader of the French Communist Party, published an article denouncing Browder’s policy. With the Comintern having been dissolved during the war, the “”Duclos letter”” was used to informally communicate Moscow’s views. William Z. Foster, Browder’s predecessor and a staunch Marxist-Leninist, led the opposition to Browder within the party and replaced him as party chairman in 1945, with Eugene Dennis taking over as General Secretary. Browder was expelled from the party in 1946. Browder continued to campaign for his views outside the Party and criticized the CPUSA’s domination by Moscow. In March 1950, Browder shared a platform with Max Shachtman, the dissident Trotskyist, in which the pair debated socialism. Browder defended the Soviet Union while Shachtman acted as a prosecutor.”,”USAP-075″
“BROWDER Earl”,”Marx and America. A Study of the Doctrine of Impoverishment.”,”Earl Browder ha studiato per più di cinquant’anni il marxismo, concezione che ha dominato la sua vita intellettuale: ma nel 1945, in disgrazia nel suo partito, comincia a ristudiare la materia in modo sistematico e critico cosa che lo ha condotto a scrivere questo libro. (risvolto di copertina) Capitolo IX: Marx and Lincoln (pag 110-123) (sul rapporto Marx Engels e Lincoln, la questione della abolizione della schiavitù incompatibile con l’industria moderna, la lettera di Marx a A. Lincoln, la guerra di indipendenza americana che segna l’ascesa della middle-class e la guerra civile americana che segna l’ascesa della classe operaia e del movimento operaio americano ecc)”,”TEOC-776″
“BROWN Harold I.”,”La nuova filosofia della scienza.”,”BROWN-HI insegna Filosofia alla Northern Illinois University. E’ autore di molti contributi specialistici sull’argomento.”,”SCIx-083″
“BROWN Lester R. con la collaborazione di Erik P. ECKHOLM”,”Di solo pane. Un piano d’ azione contro la fame nel mondo.”,”BROWN è senior fellow all’ Overseas Development Council, è laureato in agraria, scienze naturali, economia e scienze politiche.”,”SCIx-118″
“BROWN J.W.”,”Modern Mexico and its problems.”,”J.W. BROWN è stato Secretary of the International Federation of Trade Unions. Contiene dedica dell’ autore.”,”MALx-016″
“BROWN Ian a cura; saggi di David ANDERSON David THROUP Wolfgang DÖPCKE Neil CHARLESWORTH S.M. MARTIN Norman G. OWEN Ann WASWO Roger OWEN Kaoru SUGIHARA Gervase CLARENCE-SMITH Ian BROWN Marie-Claire BERGERE Ramon H. MYERS”,”The Economies of Africa and Asia in the Inter-war Depression.”,”Saggi di David ANDERSON David THROUP Wolfgang DÖPCKE Neil CHARLESWORTH S.M. MARTIN Norman G. OWEN Ann WASWO Roger OWEN Kaoru SUGIHARA Gervase CLARENCE-SMITH Ian BROWN Marie-Claire BERGERE Ramon H. MYERS.”,”ECOI-071″
“BROWN Lester R.”,”I limiti della popolazione mondiale. Una strategia per contenere la crescita demografica.”,”Lester R. BROWN, senior fellow dell’ Overseas Development Council, è laureato in agraria, scienze naturali, economia e scienze politiche.”,”DEMx-036″
“BROWN Norman W.”,”The United States and India and Pakistan.”,”BROWN Norman W. dal 1926 è stato professore di sanscrito nell’Università della Pennsylvania. Ha scritto molto sul Subcontinente indiano.”,”INDx-104″
“BROWN Rajeswary Ampalavanar a cura; saggi di Andrea McELDERRY Robert GARDELLA David FAURE Wellington K.K. CHAN Choi CHI-CHEUNG Leo DOUW Wong SIU-LUN Peter POST Okke BRAADBAART Ellen H. PALANCA Daniel VAN-DEN-BULCKE e Zhang HAI-YAN”,”Chinese business enterprise in Asia.”,”Saggi di Andrea McELDERRY Robert GARDELLA David FAURE Wellington K.K. CHAN Choi CHI-CHEUNG Leo DOUW Wong SIU-LUN Peter POST Okke BRAADBAART Ellen H. PALANCA Daniel VAN-DEN-BULCKE e Zhang HAI-YAN”,”CINE-080″
“BROWN L. Carl”,”International Politics and the Middle East. Old Rules, Dangerous Game.”,”preface dell’autore, introduction, bibliography, appendices: I) Eastern Question Chronology 1774-1923, II) Dismemberment of the Ottoman Empire 1774-1923, III) Major Regional Power Bids in the Greater Ottoman World from the Beginning of the Eastern Question to the Outbreak of the First World War, IV) Established Authority and the Eastern Question: Ottoman Empire, Tunisia, and Egypt, V) Middle Eastern Politics and International Relations, 1919-1982, Index.”,”VIOx-089-FL”
“BROWN Werner C. GIACCO Alexander F.”,”Hercules Incorporated. A Study in Creative Chemistry.”,”Fondo Palumberi Werner C. Brown Chairman of the Board; A.F. Giacco President Hercules Inc. Wilmington Deleware”,”ECOG-069″
“BROWN James A.C.”,”La psicologia sociale dell’industria.”,”J.A.C. Brown nacque a Edinburgo nel 1911 e morì a Londra nel 1965. Ha studiato medicina e psichiatria. Ha pubblicato tra l’altro: ‘Techniques of Persuasion'”,”ECOA-027″
“BROWN Peter”,”La formazione dell’Europa cristiana. Universalismo e diversità, 200-1000 d.C.”,”Peter Brown è uno dei massimi storici viventi. Attualmente è docente di Storia alla Princeton University dopo aver insegnato a Oxford, a Londra e alla University of California. Fra le sue pubblicazioni: Agostino d’Ippona, Il culto dei santi, La società e il sacro nella tarda antichità, Il corpo e la società, Potere e cristianesimo nella tarda antichità, Povertà e leadership nel tardo impero romano.”,”EURx-069-FL”
“BROWN M. Judith ROGER LOUIS WM., contributi di S.R. ASHTON Glen BALFOUR-PAUL Peter John BROBST John W. CELL Anthony CLAYTON Stephen CONSTANTINE John DARWIN Toyin FALOLA D.K. FIELDHOUSE W. Travis HANES III Robert HOLLAND Ronald HYAM Keith JEFFERY Howard JOHNSON Alan KNIGHT John LONSDALE W.David MCINTYRE David MACKENZIE John M. MACKENZIE Deirdre MCMAHON Shula MARKS Rosalind O’HANLON Jürgen OSTERHAMMEL Nicholas OWEN A.D. ROBERTS Francis ROBINSON A.J. STOCKWELL B.R. TOMLINSON”,”The Twentieth Century. Vol. IV.”,”S.R. Ashton is a Research Fellow at the Institute of Commonwealth Studies, University of London. Glen Balfour-Paul served in the Middle East during the Second World War and then for a decade in the Sudan Political Service. He has been Ambassador in Iraq, Jordan, and Tunisia. He is a Research Fellow at Exeter University. Peter John Brobst prepared the draft maps for this volume. Judith M. Brown is Beit Professor of the History of the British Commonwealth, and Fellow of Balliol College, Oxford. John W. Cell Is Professor of History at Duke University. Anthony Clayton Chevalier dans l’Ordre de Palmes Académiques is a Senior Research Fellow at De Montfort University, and former Senior Lecturer in Modern History at the Royal Military Academy, Sandhuerst. Stephen Constantine is Senior Lecturer in History at the U niversity of Lancaster. John Darwin is Beit Lecturer in the History of the British Commonwealth, University of Oxford, and Fellow of Nuffield College. Toyin Falola is Professor of African History at the University of Texas. D.K. Fieldhouse FBA is former Vere Harmsworth Professor of Imperial and Naval History, University of Cambridge, and Fellow of Jesus College. W. Travis Hanes III author of the Chronology of this volume. Robert Holland is Reader of Imperial and Commonwealth History at the Institute of Commonwealth Studies, University of London. Ronald Hyam is President of Magdalene College, Cambridge, and University Reader in British Imperial History. Keith Jeffery is Professor of History at the University of Ulster at Jordanstown. Howard Johnson is Professor in Black American Studies and History at the University of Delaware. Alan Knight FBA is Professor of the History of Latin America, University of Oxford, and Fellow of St Antony’s College. John Lonsdale is University Reader in African History and Fellow of Trinity College, University of Cambridge. Wm.Roger Louis FBA is Kerr Professor of English History and Culture, and Distinguished Teaching Professor at the University of Texas, Austin, and Fellow of St Antony’s College, Oxford. W. David McIntyre OBE is Emeritus Professor of History at the University of Canterbury, Christchurch, New Zealand. David MacKenzie is the author of Inside the Atlantic Triangle: Canada and the Entrance of Newfoundland into Confederation 1939-1949. John M. MacKenzie is Professor of Imperial History at Lancaster University and Editor of Studies in Imperialism. Deirdre McMahon teaches at the University of Limerick. Shula Marks OBE, FBA is Professor of Southern African History at the School of Oriental and African Studies, University of London. Rosalind O’Hanlon is Lecturer in History at Clare College, Cambridge. Jürgen Osterhammel is a former Research Fellow at the German Historical Institute in London and now Professor of Modern History at the University of Kostanz. Nicholas Owen is University Lecturer in Politics at the University of Oxford, and a Fellow and Praelector of The Queen’s College. A.D. Roberts is Emeritus Professor at the History of Africa, School of Oriental and African Studies, University of London. Francis Robinson is Professor of the Histotry of South Asia, Royal Holloway College, University of London. A.J. Stockwell is Professor of Imperial and Commonwealth History at Royal Holloway College, University of London. B.R. Tomlinson is Professor of Economic History at the University of Strathclyde. Foreword, Preface, Introduction, List of Maps, List of Figures, List of Tables, List of Contributors, Abbreviations and Location of Manuscript Sources, Cronology, Notes, Index, The Oxford History of the British Empire,”,”UKIx-021-FL”
“BROWN Peter”,”Il culto dei santi. L’origine e la diffusione di una nuova religiosità.”,”Di Peter Brown, professore all’University of California, Berkeley, Einaudi ha pubblicato tra l’altro ”Religione e società nell’età di sant’Agostino'”,”RELC-035-FSD”
“BROWN Peter”,”La società e il sacro nella tarda antichità.”,”Peter Brown è uno dei massimi storici viventi. Attualmente è docente di Storia alla Princeton University dopo aver insegnato a Oxford, a Londra e alla University of California. Fra le sue pubblicazioni: Agostino d’Ippona, Il culto dei santi, La società e il sacro nella tarda antichità, Il corpo e la società, Potere e cristianesimo nella tarda antichità, Povertà e leadership nel tardo impero romano.”,”STOS-037-FL”
“BROWN-DOUGLAS Peter”,”William Pitt Earl of Chatham. The Great Commoner.”,”Autore: BROWN DOUGLAS Peter: nato a Londra il 7 giugno 1925, Storico della politica britannica del XVIII secolo. Ha studiato alla Harrow School e Balliol College di Oxford. È membro della Royal Historical Society. Biografia di: PITT William, 1° conte di Chatham, (15 novembre 1708 – 11 maggio 1778), statista Whig britannico che ha servito come Primo ministro della Gran Bretagna dal 1766 al 1768. Denominato dagli storici come Chatham o William Pitt il Vecchio per distinguerlo da suo figlio William Pitt il Giovane, che fu anche lui Primo ministo. Pitt era anche conosciuto come il “”Grande Cittadino Comune”” a causa del suo duraturo rifiuto di accettare un titolo fino al 1766. In precedenza, come Ministro della Guerra, affrontò la Guerra dei Sette anni (1756-1763) contro la Francia e i suoi alleati, coinvolgendo nativi dell’India e dell’America. Dopo la vittoria inglese, la Gran Bretagna consolidò il proprio dominio sugli affari mondiali a scapito dei suoi diretti concorrenti per la potenza coloniale Francia e Spagna.”,”QMIx-202-FSL”
“BROWNE Harry”,”La guerra civile spagnola.”,”BROWNE Harry ha insegnato storia della Spagna all’ Anglia Polytechnic University di Cambridge.”,”MSPG-087″
“BROWNE E. Janet BYNUM William F. PORTER Roy, a cura”,”Dizionario di storia della scienza.”,”BROWNE E. J”,”SCIx-395″
“BROWNE Douglas G.”,”The Floating Bulwark. The Story of the Fighting Ship: 1514-1942.”,”‘Il baluardo galleggiante. La storia della nave da combattimento'”,”QMIN-091-FSL”
“BROWNING Christopher”,”Des hommes ordinaires. Le 101e bataillon de réserve de la police allemande et la Solution finale en Pologne.”,”Il libro di Browning racconta le ‘prestazioni’ del 101° battaglione di riserva della polizia tedesca nel distretto polacco occupato di Lublino. Erano cinquecento. La loro missione: ripulire i villaggi polacchi dagli ebrei. Dal luglio 1942 al novembre 1943, essi assassinarono con una pallottola in testa 38.000 vittime e altri 45.000 furono deportati verso Treblinka. L’inchiesta dell’autore si è valsa degli archivi giudiziari tedeschi dello Stato di Amburgo, contenenti elementi dei processi istruiti negli anni Sessanta. Processi che si conclusero con condanne di principio, ridicolmente sproporzionate rispetto ai delitti compiuti: all’epoca i criminali della seconda guerra mondiale avevano ripreso il loro posto di cittadini normali, inoffensivi e ‘molto ordinari’ (Patrick Kéchichian, Le Monde) (quarta di copertina)”,”QMIS-003-FSD”
“BRUBAKER Rogers”,”I nazionalismi nell’ Europa contemporanea.”,”Roger BRUBAKER è Prof di sociologia presso l’Univ di California. E’ autore di opere sulla teoria sociale, l’ immigrazione, la cittadinanza e lo status nazionale. Tra le principali ricordiamo ‘The limits of rationality’ (1984) e ‘Citizenship and nationhood in France and Germany’ (1992). Nota: ultime pagine del libro rovesciate”,”EURC-009″
“BRUBAKER Rogers”,”I nazionalismi nell’Europa contemporanea.”,”Rogers Brubaker è professore di sociologia presso l’Università di California. É autore di opere sulla teoria sociale, l’immigrazione, la cittadinanza e lo status nazionale; tra le principali ricordiamo: The limits of rationality e Citizenship and nationhood in France and Germany. Culla del nazionalismo moderno nel diciottesimo secolo, l’Europa sembrava destinata anche a diventarne la tomba. Invece, lungi dallo spingersi oltre lo Stato-nazione, l’Europa di oggi sembra aver ingranato una brusca marcia indietro con la disintegrazione dell’Unione Sovietica, della Jugoslavia e della Cecoslovacchia. Questa imponente riorganizzazione dello spazio politico ha generato forme di nazionalismo particolari, in alcuni casi esplosive; il nazionalismo autonomista delle minoranze nazionali, il nazionalismo ‘nazionalizzatore’ dei nuovi Stati nei quali le minoranze vivono, il nazionalismo che guarda oltre confine alle ‘patrie nazionali estere’, alle quali le minoranze sentono di appartenere etnicamente.”,”EURx-030-FL”
“BRUCE George”,”L’ insurrezione di Varsavia, 1° agosto – 2 ottobre 1944.”,”BRUCE George nato in Inghilterra nel 1921 ha combattuto sul fronte d’ Africa e di Grecia. Giornalista, ha lavorato per le agenzie di stampa Reuter e United Press International e per il Sunday Times. Stalin impedisce ai militari polacchi di soccorrere l’insurrezione di Varsavia. “”Varsavia, avrebbe potuto essere ancora salvata se i comandanti delle migliaia di uomini armati che si trovavano nelle regioni liberate dai sovietici avessero potuto raggiungere la città. I comandanti dell’esercito nazionale obbedirono immediatamente, ma la frattura ideologica tra i sovietici e il governo polacco di Londra ostacolò il piano. Il maggiore Zegota, per esempio, comandante della 27° diisione di fanteria che aveva combattuto nella Volhynia sotto il comando tattico sovietico, ai cui ordini era tuttora, chiese l’autorizzazione del comando russo per potersi recare immediatamente a Varsavia. I russi concessero a Zegota il permesso di trasferire la sua divisione sulla linea di combattimento che si trovava di fronte alla capitale: i suoi ufficiali però furono catturati in un’imboscata tesa da unità sovietiche e disarmati. Vennero quindi avviati ad un nuovo centro di raccolta, ma durante la marcia attraverso una foresta Zegota ordinò ai suoi uomini di disperdersi. Varie altre formazioni dell’esercito nazioanle furono bloccate, gli ufficiali arrestati e i soldati costretti ad entrare a far parte delle forze comuniste polacche””. (pag 177)”,”POLx-030″
“BRUCE George”,”L’insurrezione di Varsavia. 1° agosto – 2 ottobre 1944.”,”George Bruce, nato nel 1921 in Inghilterra, ha preso parte alla seconda guerra mondiale operando successivamente in Africa settentrionale, in Italia e in Grecia. Entrato nel giornalismo alla fine del conflitto, ha lavorato per le agenzie di stampa Reuter e United Press International, per il settimanale Illustrated e per il domenicale Sunday Times. Si è in seguito dedicato alla pubblicistica, scrivendo sopratutto opere di storia militare.”,”QMIS-010-FL”
“BRUCE George”,”Six Battles for India. The Anglo-Sikh Wars: 1845-6, 1848-9.”,”Comunità religiosa e politico-militare dell’India. Fu fondata nel Panjab da Nanak (1469-1539), nell’intento di divulgare la fede in un Dio unico e trascendente (Akal Purakh), da venerare nell’intimo della coscienza e servire all’interno della quotidiana dimensione sociale: di qui il rifiuto sia del ritualismo sia dell’ascetica rinuncia al mondo, nonché di ogni distinzione castale tra i seguaci del sikh panth («sentiero dei discepoli»). La comunità fu governata nei primi tempi da una successione di guru («maestri»). Al tempo del quinto guru Arjan (1563-1606) fu avviata la compilazione dell’adi Granth («libro primigenio»), il testo sacro dei s. consistente nella raccolta degli insegnamenti dei guru, custodito nello Harimandir, il Tempio d’oro situato nella città di Amritsar. Successivamente, quella che era stata in origine una semplice setta religiosa divenne altresì un’organizzazione politica e militare, consolidata per opera del decimo e ultimo guru, Gobind Singh (1666-1708), fondatore della , il quale nominò suo successore non un uomo, ma l’adi Granth, che da allora è noto come Guru Granth Sahib. Dopo la morte di Gobind Singh e dopo un periodo di disordini interni, i s. si affermarono come potenza regionale con Ranjit Singh, fondatore del cd. impero s. (1801). Alla sua morte (1839) il regno decadde rapidamente e i s. passarono sotto la sovranità inglese al termine delle due guerre anglo-s. (1845-46, 1848-49). Durante la Prima guerra mondiale oltre 100.000 s., inquadrati in un reggimento dell’esercito indiano, combatterono all’estero (Egitto, Palestina, Gallipoli, Francia); durante la Seconda guerra mondiale battaglioni s. furono impiegati in Birmania, in Italia, a el-’Alamein e in Iraq. All’epoca della decolonizzazione (1947), con la spartizione del Panjab fra Unione Indiana e Pakistan, la grande maggioranza dei s. residenti nel Panjab occidentale decise di migrare in India, dove però ottenne un’insufficiente compensazione per le perdite subite e spesso faticò a trovare accoglienza, disperdendosi in diverse regioni del Paese. Lo scontento si accentuò nel corso del quindicennio seguente, quando il movimento di rivendicazione di uno Stato separato in Panjab incontrò la ferma opposizione di J. Nehru, restio alla formazione di Stati su base religiosa. Con l’ascesa del leader moderato Fateh Singh come capo dei s., Nuova Delhi mutò atteggiamento e acconsentì alla creazione del Panjab (1966). Ciò tuttavia non pose fine ai contrasti; alla fine degli anni Settanta si affermò in Panjab una corrente radicale e violenta, capeggiata da Jarnail Singh Bhindranwale, che scatenò un’ondata di attentati e atrocità con l’obiettivo di ottenere uno Stato indipendente, denominato Khalistan. Con l’intervento dell’esercito indiano (operazione Blue star, 6 giugno 1984) il Tempio d’oro, ove si erano asserragliati i guerriglieri di Bhindranwale, fu attaccato e liberato. Alla carneficina rispose l’assassinio del primo ministro Indira Gandhi a opera di due guardie del corpo s. (31 ottobre). Nelle settimane seguenti i s. furono oggetto di una caccia all’uomo nella capitale e in altre città dell’India settentrionale. Le attività terroristiche in Panjab continuarono e nel maggio 1988 l’esercito effettuò una nuova incursione nel Tempio d’oro, anche se con esiti meno cruenti del 1984. Soltanto nella prima metà degli anni Novanta il movimento perse virulenza e il Panjab recuperò gradualmente la pace sociale e la normalità democratica. (trec)”,”QMIx-001-FSD”
“BRUCE Anthony”,”The Last Crusade. The Palestine Campaign in the First World War.”,”Anthony Bruce è autore di vari lavori di storia militare inclusi ‘An Illustrated Companion to the First World War’ e ‘An Encyclopaedia of Naval History’. Vive a Londra.”,”QMIP-002-FSD”
“BRÜCHER Bodo e altri”,”Forschungstand und Forschungslücken in der Geschichteschreibung der sozialistischen Arbeiterjugendbewegung.”,”Contiene il saggio di Bodo BRUCHER: ‘Zur Forschung und Darstellung der Geschichte der Arbeiterjugend – und Erziehungsbewegung im Raume der Sozialdemokratie’. (pag 5-16) “”Die Frage der Selbstorganisation und der Selbstverwaltung der Jugend und ihr Bestreben, eine eigene Organisatino mit eigenen Wegen aufzubauen, lief zunächst nicht gegen die Partei, im Gegenteil. Die Ideen der Selbstorganisation mündeten in die Entwicklung zum “”Geist von Weimar””. Die Autonomie der Arbeiterjugend wird von kommunistischen Historikern immer als eine Tendenz nach links interpretiert und begrüßt. Dies ist teilweise überhaupt nicht gewesen. Diese Selbstorganisation ist z.B. von Erich Ollenhauer, Franz Osterroth und Max Westphal sehr stark betont worden.”” (pag 25)”,”MGEx-175″
“BRUCHESI Jean”,”Histoire du Canada.”,”Contiene dedica BRUCHESI Jean fa parte della Societé Royale du Canada. “”Vinta, la Gran Bretagna non poteva disiteressarsi della sorte di quegli inglesi leali che intendevano rimanere sudditi britannici e vivere nei possedimenti britannici. Al congresso di Parigi, essa reclamò in loro favore, la restituzione dei beni e una completa amnistia. Ma il governo americano fece rispodenre che non aveva alcuna autorità in materia, ciascuna ex colonia rimanendo padrona delle regole interne. Tutto quello che l’ Inghilterra poté ottenere , nel testo stesso del trattato, fu una clausola secondo la quale il Congresso raccomandava la restituzione dei beni confiscati appartenuti a veri sudditi britannici; clausola, del resto, che rimase quasi lettera morta. Quanto alle migliaia di Lealisti che erano disposti a lasciare gli Stati Uniti, il governo monarchico si occupò di trasportali in Canada e di distribuire loro delle terre prese dagli immensi domini della Corona. Ordinò al Consiglio legislativo del Quebec di far procedere alla misura topografica di una certa estensione di territorio messa a disposizione dei Lealisti: civili, ufficiali, sottoufficiali e soldati.”” (pag 345)”,”CANx-004″
“BRUCKMÜLLER Ernst”,”Histoire sociale de l’ Autriche.”,”BRUCKMÜLLER Ernst è professore di storia economica e sociale all’ università di Vienna e autore di libri sulla storia della coscienza nazionale in Austria (1996), sulla storia della società austriaca (2001), sui simboli della identità austriaca (1997). Dal dispotismo illuminato alla società civile. “”La nascita di una società austriaca interregionale, provocata sia dalla penetrazione burocratica che dall’ integrazione economica, si sviluppa lentamente. Il punto di partenza era e rimane la corte degli Asburgo, con la sua nobiltà e la sua burocrazia. Fino al 1750, non c’è alcun dubbio che questo fenomeno non va molto lontano né molto in profondità. Le estensioni decisive – reclutamenti regolare, istituzione di organi burocratici anche al livello inferiore, integrazione economica definitiva – hanno luogo ulteriormente con l’ assolutismo riformato. Ma esse hanno messo radici nella società di corte.”” (pag 169)”,”AUTx-029″
“BRÜCKNER Alexander”,”Historia de la literatura rusa.”,”Contiene dedica ex-proprietario “”El artista más grande de la prosa rusa, su Flaubert, así come su represenante más libre de prejuicios es, sin disputa, Ivan S. Turguénev (1818-1883), artista únicamente, aunque le atribuyeran o le demandaran propósitos tendenciosos; por ello hallamos muchas veces a sus contemporáneos mal dispuestos contra él, y sólo la posteridad le ha hecho plena justicia””. (pag 144)”,”RUSx-122″
“BRUCLAIN Claude (pseudonimo)”,”Le socialisme et l’ Europe.”,”Stagnazione sovietica. “”Ecco venuto il tempo della vera destalinizzazione, quella delle intelligenze. Dopo che l’ URSS si è dotata di tutta una panoplia di armi nucleari e di vettori a lunga distanza, non può più invocare il tema dell’ accerchiamento capitalista e niente dovrà frenare lo sviluppo della sua produzione di beni di consumo. Ora, è precisamente dopo quest’ epoca che si trova obbligata ad ammettere la stagnazione relativa del suo livello di vita individuale””. (pag 32) Integrazione europea. “”Adesso, esiste in Francia un’ idea più popolare dell’ idea europea? La quale tuttavia è più che un’ idea: un sentimento, una immagine, un mito, che sospinge. Siamo al punto in cui gli stessi avversari dell’ Europa non osano più dirlo; (…). Il metodo comunitario, che consiste nel ricercare l’ accordo, non con la diplomazia tradizionale legata all’ ipocrisia e alla menzogna, ma con il lavoro in profondità in seno alle istituzioni comuni, sarà giudicato dagli storici futuri come il solo progresso decisivo che sia stato fatto nel corso dei secoli allo scopo di stabilire delle relazioni più armoniose tra i popoli.”” (pag 133)”,”EURx-184″
“BRUERS Antonio”,”Gabriele D’Annunzio. Il pensiero e l’azione.”,”BRUERS Antonio “”La guerra libica venne, annunciando, per usar la parola di un altro insigne poeta, che “”la grande proletaria s’era mossa””. (…) Certo, nessuno più di D’Annunzio ebbe, come ho provato con inconfutabile documentazione, la chiara visione che la guerra di Libia costituiva per l’Italia, non solo la prima affermazione nazionale al cospetto del mondo, ma anche il preludio alla grande guerra successiva””. (pag 263)”,”ITAB-300″
“BRUGUIER PACINI Giuseppe”,”Il pensiero di Werner Sombart 1863 – 1941.”,”Secondo SOMBART il capitalismo ha un elemento razionalizzato (che finisce necessariamente nel socialismo) e un elemento di irrazionalità che consiste nello spirito borghese SOMBART, Werner (Ermsleben 1863 – Berlino 1941), storico, sociologo ed economista tedesco. Dopo gli studi di diritto e di economia condotti a Berlino, Pisa e Roma, nel 1890 divenne professore di scienze economiche a Breslavia e, dal 1906, insegnò presso la scuola superiore commerciale di Berlino. Nel 1903, insieme con Max Weber e Josef Schumpeter, fondò l’ ‘Archiv für Sozialwissenschaft und Sozialpolitik’ (Archivio di scienze sociali e politica sociale) e nel 1909, ancora con Weber e con Georg Simmel, la ‘Verein für Sozialpolitik’ (Società sociologica tedesca). A causa delle sue simpatie socialiste, nonostante godesse dell’appoggio di Weber, per molti anni gli fu negato l’insegnamento nell’università; solo nel 1917 ottenne una cattedra nell’università di Berlino. I primi lavori di Sombart, tra cui”,”TEOC-107″
“BRUHAT Jean PIOLOT Marc”,”Esquisse d’une histoire de la CGT 1895-1965.”,”opera tirata in 150 esemplari citaz post frontespizio di Benoit FRACHON In ultima commento René DUHAMEL Segr CGT”,”MFRx-015″
“BRUHAT Jean”,”Histoire du mouvement ouvrier francais. Tome Premier. Des Origines à la revolte des canuts.”,”prefazione di Gaston MONMOUSSEAU, segretario della CGT”,”FRAR-166″
“BRUHAT Jean”,”Histoire de l’ Indonesie.”,”Jean BRUHAT, professore all’ Institut d’ Etudes politiques de Paris”,”ASIx-063″
“BRUHAT Jean”,”Eugène Varlin. Militant ouvrier, révolutionnaire et Communard.”,”””Paul Lafargue ha assistito a questa riunione che, dopo una discussione animata di quattro ore, ha ratificato gli statuti dell’ organizzazione. Il 20 aprile, scrive a Karl Marx. “”Ciò che aveva di bello questa assemblea, era il bisogno di centralizzazione che tutti i membri sentivano e la coscienza netta e precisa che la classe operaia aveva la propria individualità come classe e il suo antagonismo contro la borghesia. Voi sareste stato felice d’ assistere a questa manifestazione, voi il cavaliere della lotta delle classi.”” E’ in questa lettera che Lafargue dice di Varlin che avva “”una influenza che non poteva essere più grande”” e che disponeva, in particolare, di una reale talento di organizzatore.”” (pag 158-159) Contiene dedica autore a Olga e Paul Meier.”,”MFRC-106″
“BRUHAT Jean”,”Le Centenaire du Manifeste. L’Europe, la France et le mouvement ouvrier en 1848. [Le Manifeste du Parti Communiste et le mouvement ouvrier français]”,”BRUHAT Jean agregé de l’Université “”Marx et Engels ont démontré que le prolétariat ne peut pas s’il est seul remporter la victoire. Il est normal qu’autour de lui se rassemblent tous ceux – paysans, petits bourgeois – qui souffrent de l’oppression. Le prolétariat est la première classe qui en se libérant libère l’humanité. “”Toutes les classes qui, dans le passé, s’emparaient du pouvoir, essayaient de consolider leur propre mode d’appropriation. Les prolétaires ne peuvent s’emparer des forces productives sociales, qu’en abolissant le mode d’appropriation en vigueur jusqu’à nos jours”” (Manifeste)”” [Jean Bruhat, Le Centenaire du Manifeste. L’Europe, la France et le mouvement ouvrier en 1848]”,”MFRx-332″
“BRUHAT Jean IOANNISSIAN A. DAUTRY Jean ZILBERFARB J. DUROSELLE J.B. GUIRAL P. REBERIOUX Madeleine”,”La Pensée Socialiste devant la Révolution française. La révolution française et la formation de la pensée de Marx (Jean Bruhat); Jaurès historien de la révolution française (Madeleine Rébérioux); Proudhon et la révolution française (P. Guiral); Buchez et la révolution française (J.B. Duroselle); La révolution nécessaire d’après Claude-Henry de Saint-Simon (Jean Dautry); La première ébauche du “”plan”” de Lange (A. Ioannissian); ‘Sur l’auteur de “”L’avant-coureur du changement du monde entier””‘ (A. Ioannissian).”,”Collignon, Lange, Saint-Simon, Fourier, Buchez, Proudhon, Marx, Jaurès Contiene i saggi: – ‘Sur l’auteur de “”L’avant-coureur du changement du monde entier””‘ (Collignon) di A. Ioannissian – La première ébauche du “”plan”” de Lange (François-Joseph Lange), di A. Ioannissian -“”La révolution nécessaire d’après Claude-Henry de Saint-Simon”” di Jean Dautry – “”Buchez et la révolution française””, di J.B. Duroselle – “”Proudhon et la révolution française”” di P. Guiral – “”La révolution française et la formation de la pensée de Marx”” di Jean Bruhat — “”Jaurès historien de la révolution française”” di Madeleine Rébérioux. Bruhat ha scritto un breve saggio sul pensiero di Marx sulla rivoluzione francese con lo pseudonimo di Jean Montreau (La Révolution française et la pensée de Marx, ‘La Pensée’, n. 3, oct-nov-dec 1939, pp. 24-38) (citato a pag 126 del saggio di J. Bruhat) Citato saggio di Jacques Droz: ‘L’influence de Marx en Allemagne pendant la révolution de 1848’ in Recueil de la Societé d’histoire de la revolution de 1848, 1954 (citato stessa pagina da J. Bruhat) Karl marx ne nous a laissé d’ouvrage historique (au sens étroit, presque universitaire du mot, car ‘Le Capital’ doit être considéré avant tout comme l’histoire du capital) que sur des événements strictemente contemporains: les révolutions de 1848 et la Commune de Paris. Il n’y a qu’une exception; elle est le fait de Friedrich Engels (que je ne pourrai pas distinguer de Marx au cours de cette étude) à qui on doit, parue en 1850, une étude sur ‘La guerre des paysans’. Mais il est tout de suite important de rappeler que Karl Marx avait eu l’intention d’écrire une histoire de la Convention. Nous avons à ce propos le témoignage d’Arnold Ruge: trois lettres successives, mais de la même époque et toutes trois de Paris, d’autant plus probantes que Ruge est alors assez critique pour Marx. 15 mai 1844, Ruge écrit à Feuerbach: « Marx veut … écrire l’histoire de la Convention; il a accumulé a cet effet la documentation nécessaire et est arrivé à des conceptions nouvelles et très fécondes. Il a abandonné de nouveau la critique de la ‘Philosophie du Droit de Hegel’ et veut utliser son séjour à Paris pour écrire ce livre sur la Convention, ce qui est parfaitement juste». 9 juillet 1844: une nouvelle lettre de Ruge à Fleischer: «Il (Marx) projetait de faire un traité de politique qu’il n’a malheureument pas encore rédigé. Puis il voulait écrire une histoire de la Convention et a énormément lu à cet effet Maintenant, il paraît avoir de nouveau abandonné ce projet». 28 août 1844, Arnold Ruge écrit à Dunker: «Marx voulait critiquer le Droit naturel de Hegel du point de vue communiste puis écrire une histoire de la Convention, enfin une critique de tous les socialistes. Il veut toujours écrire sur ce qu’il a lu en dernier lieu, mais continue sans arrêt ses lectures et en fait de nouveau extraits. Je crois encore possible qu’il écrive un très grand livre, pas trop abstrait, dans lequel il fourrera tout ce qu’il a lu» (10). (pag 127-128) I quaderni di Marx con riflessioni sulla rivoluzione francese (pag 141-142-143) Rivoluzione come modello per la teoria e pratica rivoluzionaria (pag 161) Marx analizza il ritmo della rivoluzione francese (pag 163) Una rivoluzione che non avanza arretra (pag 164) La rivoluzione francese è una delle fonti del marxismo (pag 169) Nella biblioteca di Marx un gran numero di lubri sulla rivoluzione (v. p. 141-142)”,”FRAR-418″
“BRUMM John M. REEDY Theodore W.”,”Il movimento sindacale negli Stati Uniti.”,”La nascita della AFL, la Federazione Americana del Lavoro. “”Nel 1881, sei delle più importanti unioni di mestiere – quelle dei tipografi, dei siderurgici, dei modellatori, dei sigarai, del falegnami e dei vetrai – e vari altri gruppi operai si riunirono a Pittsburgh, creando la Federazione dei Mestieri Organizzati e delle Unioni Operaie (Federation of Organized Trades and Labor Unions). I suoi dirigenti erano Samuel Gompers e Adolph Strasser, ambedue dell’Unione dei Sigarai. All’inizio la Federazione aveva approssimativamente 45.000 membri; per cinque anni restò debole ed offuscata dal fiorente Ordine dei Cavalieri del Lavoro. Quando i Cavalieri, nel loro Congresso annuale del 1886, si rifiutarono di rispettare la giurisdizione delle grandi Unioni di Mestiere, parecchie di queste ultime si riunirono a Columbus, Ohio, e fondarono la Federazione Americana del Lavoro. La F.O.T.L.U., che trovavasi riunita a Congresso anche essa a Columbus, si fuse col nuovo gruppo. Gompers fu eletto Primo Presidente della nuova Federazione, posto che tenne, con l’interruzione di un anno (1894-95) fino alla morte, avvenuta nel 1924. La forza della AFL si basava anzitutto sulle unioni dei carpentieri, dei sigarai, dei tipografi, dei siderurgici e dei modellatori in ferro, cominciò con circa 138.000 membri nel 1886, e quel numero andò gradatamente raddoppiandosi nei dodici anni seguenti”” (pag 17)”,”MUSx-005-FV”
“BRUN Jeanine presentazione”,”America! America! Trois siècles d’ émigration aux Etats-Unis (1620-1920).”,”Contiene dedica curatrice a M.L. Genet Jeanine BRUN è agregée d’ histoire et attachée de recherche au CNRS. Ha preparato una tesi sull’ immigrazione americana nell’ epoca moderna. Foto da pagina 128 (inserto): la migliore classe operaia inglese è attirata dagli alti salari Regolamentazione dell’ immigrazione. Verso la metà del XIX secolo, l’ immigrazione negli Stati Uniti emerge infine agli occhi degli governi e delle opinioni pubbliche come un fenomeno di massa che occorre regolamentare. In Gran Bretagna e negli Stati Uniti, furono votate delle leggi per assicurare un minimo di onestà, di igiene e di regolarità nel grande commercio quale era il trasporto degli immigrati. Tra il 1842 e il 1855 le leggi inglesi prescrissero la registrazione e la cauzione degli agenti delle compagnie marittime e dei loro “”procacciatori””. Un ‘Passenger Act’ del 1842, un altro del 1855 prescrissero una ispezione delle navi, delle norme sulla cubatura dell’ aria, d’ igiene e di alimentazione. Ci dovrà essere d’ora in poi un rapporto fisso tra il tonnellaggio delle navi e il numero di passeggeri (due passeggeri per cinque tonnellate). Erano previsti due luoghi di movimento per cento passeggeri. Le razioni alimentari erano determinate precisamente. A partire da cento passeggeri, la nave doveva avere a bordo un cuoco. Dopo il 1847, l’ anno terribile, un medico deve imbarcasi su quasi tutte le navi. Quasi alla stessa data, si varano leggi americane equivalenti. L’ immigrazione irlandese del 1847 è una tragedia della miseria, del laisser-faire, della sotto-amministrazione volontaria inglese e americana. In quell’ anno , circa 150 mila irlandesi cacciati dalla “”fame della patata””, s’imbarcarono per l’ America del Nord. In tempi normali, New York o Boston sarebbero state il punto di destinazione per questi emigranti poco preoccupati di ritrovare oltre Atlantico un’altra Inghilterra. Ma gli Stati Uniti aveva adottato un ‘Passenger Act’ più severo, e gli Stati di New York, e del Massachusetts adottarono, per sbarrare l’ entrata all’ afflusso prevedibile degli irlandesi, delle leggi che prevedevano della ammende alla compagnie di navigazione che facevano arrivare degli ‘immigrati suscettibili di cadere’ a carico del pubblico. La maggior parte di quest’ondata fu deviata verso il Quebec.”” (pag 67-68)”,”CONx-146″
“BRUN Jean”,”Epicuro.”,”Jean Brun, docente all’Università di Digione. Ha scritto molti testi di storia della filosofia antica, tra cui in italiano ‘Socrate’ e ‘Platone’. “”Le qualità delle cose dipendono dalla loro struttura atomica e le modifiche delle loro qualità dipendono dalle modifiche dell’ordine e della posizione degli atomi che le compongono, possiamo pertanto parlare di tali qualità soltanto in relazione ai corpi composti. In questo infatti le qualità sono esperienze che dipendono dalle sensazioni, esperienze generate dalla forma e dalla grandezza degli atomi; per Epicuro, invece, le qualità non hanno questa specie di esistenza che dipende dall’esperienza del soggetto, appartengono alle cose e le nostre sensazioni non sono che esperienze di una realtà qualitativa che è all’esterno, ciò che noi percepiamo si trova nelle cose. Le qualità possono essere sia degli attributi sia degli accidenti (47). Gli attributi appartengono ai corpi in modo permanente, per esempio la forma, il colore, la grandezza e il peso. I nostri sensi possono distinguerli e sono reali, non devono essere visti come essenze che possiedono un’esistenza propria – e qui Epicuro guarda al platonismo o piuttosto a una tradizione platonica – poiché non esistono al di fuori dei corpi ai quali appartengono. Gli accidenti sono delle qualità che possono appartenere ai corpi saltuariamente e di conseguenza a titolo provvisorio; Lucrezio prende come esempio la schiavitù e la libertà, la povertà e la ricchezza, la guerra e la pace e infine identifica l’avvenimento e l’accidente: «Non vi è avvenimento compiuto che non possa venire qualificato come accidente sia delle generazioni sia delle regioni che l’hanno visto prodursi» (48). Epicuro definisce il tempo «l’accidente degli accidenti»: «Accompagna i giorni e le notti, le stagioni, gli stati affettivi e impassibili, i movimenti e gli stati di riposo. Tutto ciò rappresenta gli accidenti degli attributi e il tempo che li accompagna potrebbe a buon diritto essere chiamato l’accidente degli accidenti» (49)”” (pag 58-59)”,”FILx-002-FMP”
“BRUNAZZI Marco Direttore Istituto”,”Catalogo dei periodici.”,”Il Direttore dell’Istituto è Marco BRUNAZZI. Nel catalogo si riporta ‘Lotta comunista’”,”EDIx-007″
“BRUNAZZI Marco FUBINI Anna Maria a cura”,”Ebraismo e cultura europea del ‘900.”,”Saggi di Stefano LEVI DELLA TORRE Gilles BERNHEIM Sergio QUINZIO Gavriel LEVI Henri ATLAN Riccardo DI-SEGNI Claude RIVELINE Tullio REGGE Pier Cesare BORI David MEGHNAGI Gilles BERNHEIM Guido FINK Marino FRESCHI Celeste NICOLETTI Enrico FUBINI Olivier REVAULT D’ALLONNES Eugenio GENTILI TEDESCHI Contiene il saggio di David MEGHNAGI: ‘Isaac Deutscher, un ebreo di confine’ (pag 113-123) Marx e la questione ebraica (pag 110) “”Il contributo ebraico alla storiografia è connesso al contributo ebraico alla cultura moderna sotto il profilo della secolarizzazione, intesa come organizzarsi della cultura e della società in base a principi razionali distinti da quelli della religiosità confessionale. La conquista della modernità non si identifica solo con la secolarizzazione, e il contributo di intellettuali di estrazione ebraica non é l’unico, e neppure, all’inizio, quello decisivo. E tuttavia ad un certo punto questo contributo è fondamentale, e può essere colto con chiarezza rileggendo la ‘Questione ebraica’. Marx rifiuta la proposta di un’emancipazione astratta dell’ebraismo attraverso lo spiritualismo cristiano. Bauer diceva: “”Se vogliono diventar liberi, gli ebrei non devono professare il cristianesimo, ma un cristianesimo dissolto, una religione dissolta in generale, cioè l’illuminismo, la critica e il loro risultato, la libera umanità””. Marx rispondeva: “”Si tratta ancor sempre per gli ebrei di una professione di fede, ma non più di professare il cristianesimo, bensì un cristianesimo dissolto… L’ebreo … per emanciparsi ha da sostenere non soltanto il suo proprio lavoro, ma anche il lavoro del cristiano, la ‘Critica dei sinottici’, la ‘Vita di Gesù’, ecc…. Noi cerchiamo di rompere la formulazione teologica della questione. La questione della capacità dell’ebreo ad emanciparsi si trasforma per noi nella questione di quale particolare elemento sociale sia da superare per sopprimere l’ebraismo. Infatti la capacità di emanciparsi dell’ebreo di oggi è il rapporto del giudaismo verso l’emancipazione del mondo di oggi””. Marx avverte il pericolo consistente in una emancipazione mediata attraverso l’assimilazione a un cristianesimo finché si vuole critico, spiritualistico, illuminista o idealista, ma sempre cristianesimo. L’emancipazione si darà solo agendo su un “”particolare elemento sociale””, ovvero “”trasformando la critica del cielo in critica della terra, la critica della religione in critica del diritto, la critica della teologia in critica della politica””, secondo le famose espressioni della ‘Critica della filosofia del diritto’ di Hegel””. [Pier Cesare Bori, Ebraismo e storiografia. Linee di una possibile trattazione] [(in) Ebraismo e cultura europea del ‘900, a cura di Marco Brunazzi e Anna Maria Fubini, 1990] (pag 109-110)”,”EBRx-049″
“BRUNDU OLLA Paola”,”L’ equilibrio difficile. Gran Bretagna, Italia e Francia nel Mediterraneo (1930-1937).”,”Francia e Italia. “”Un patto mediterraneo, più precisamente una “”Locarno mediterranea””, rientrava a pieno diritto nella più articolata politica di sicurezza inaugurata da Parigi dopo Locarno e poteva essere considerato come un efficace tentativo di cristalizzare la situazione nel Mediterraneo a scapito delle aspirazioni italiane. Considerato il rinnovato dinamismo che Mussolini si proponeva di imprimere alla politica mediterranea dell’ Italia, si può comprendere quanto scarse fossero le possibilità di successo dell’ iniziativa francese a Roma, dove un’ eventuale adesione alla “”Locarno mediterranea”” veniva considerata come un’ implicita rinuncia alle speranze di estendere l’ influenza italiana ed una passiva accettazione del ruolo secondario dell’ Italia quale Potenza mediterranea.”” (pag 5)”,”ITQM-108″
“BRUNE Lester H., consulting editor: Donald R. WHITNAH”,”Chronological History of United States Foreign Relations. 1776 to January 20, 1981. Volume II. 1921-1981.”,”””10 marzo – 24 aprile 1947. I ministri degli esteri dei quattro grandi continuano ad essere in disaccordo sulla Germania. I sovietici vogliono 10 $ milardi di riparazioni, cosa che va contro la politica britannica e americana di redere la Germania Occidentale in grado di auto-sostenersi””. “”12 marzo 1947. La dottrina Truman é esposta dal presidente in una discorso al Congresso. (…)”” (pag 861) (…) “”5 giugno 1947. Il segretario di Stato Marshall propone un aiuto economico che consenta alle nazioni europee di risollevare la loro economia. (…)””. (pag 862)”,”USAQ-042″
“BRUNEL Françoise”,”Thermidor. La chute de Robespierre.”,”BRUNEL Françoise Questione salariale in primo piano. “”Mais c’était, toutefois, le maximum des salaires qui générait les plus graves problèmes. En floréal, l’agitation était grande tant parmi les ouvrières des filatures municipales que chez les ouvriers plâtriers, les débardeurs des quais, les garçons boulangers ou les râpeurs de tabac. Après un bref répit, les employés des manufactures d’armes et de poudre, de salpêtre, de fabrication d’assignats prenaient le relais. Bientôt les portefaix, les charretiers réclamaient de substantielles augmentations de gages, les faïenciers allant même jusqu’à exiger le doublement de leurs salaires. Le 17 messidor an II (5 juillet 1794), la municipalité décidait d’adopter un “”tarif maximum des salaires, façons, gages, mains d’oeuvre, journées de travail dans l’étendue de la commune de Paris””. Publié le 5 thermidor (23 juillet), il mécontenta gravement la population salariée. George Rudé et Albert Soboul y ont vu l’une des causes essentielles de la passivité sectionnaire le 9 thermidor et une “”option de classe”” de la “”Commune robespierriste””. (pag 75)”,”FRAR-373″
“BRUNELLI Roberto”,”Storia di Gerusalemme.”,”Don Roberto Brunelli è studioso di storia e storia dell’arte.”,”VIOx-212″
“BRUNELLI Bruno CABIBBO Nicola CARERI Giorgio CONVERSI Marcello FROVA Andrea MARAVIGLIA Bruno SCHAERF Carlo”,”La natura della materia.”,”Gli autori dei saggi di cui si compone il volume, Bruno Brunelli, Nicola Cabibbo, Giorgio Careri, Marcello Conversi, Andrea Frova, Bruno Maraviglia e Carlo Schaerf, sono scienzati tra i più noti e prestigiosi a livello internazionale. Giorgio Tecce è preside della Facoltà di Scienze dell’Università La Sapienza di Roma. Presso la stessa Università Salvatore Cunsolo è direttore del Dipartimento di Fisica. L’onorevole Renato Nicolini è assessore alla Cultura del Comune di Roma, del cui ufficio Affari Scientifici fanno parte Wilma Di Palma, che ne è la responsabile, e Tina Bovi.”,”SCIx-237-FL”
“BRUNELLO Bruno”,”Il pensiero politico italiano dal Romagnosi al Croce.”,”””Il Ferrari abbandona però ben presto la filosofia politica e discende sul terreno concreto della realtà storica, anche se questa verrà alquanto deformata dalla prepotenza dei principii. Negli opuscoli intitolati: La Federazione repubblicana (1851), e L’ Italia dopo il colpo di Stato del 2 dicembre 1851 (1852), egli definisce il suo programma politico con particolare riferimento alle attuali condizioni dell’ Italia. Constatava intanto che l’ Italia aveva otto centri, e affermava che il diritto esigeva che in tutti questi otto centri si producesse la rivoluzione, che vi convocasse otto assemblee, che vi proclamasse otto repubbliche, le quali poi si unissero per mezzo di una assemblea centrale, formando una federazione repubblicana. Il principio di nazionalità doveva essere salvaguardato, allo scopo di impedire una restaurazione del papato e dell’ impero che lo straniero volesse tentare.”” (pag 159)”,”ITAB-135″
“BRUNELLO Piero”,”Storie di anarchici e di spie. Polizia e politica nell’Italia liberale.”,”BRUNELLO Piero insegna storia sociale nell’Università Ca’ Foscari di Venezia.”,”ANAx-352″
“BRUNET Jean Paul”,”Saint-Denis la ville rouge 1890 – 1939. Socialisme et communisme en banlieue ouvriere.”,”Strutture economiche e sociali, boulangismo, vittoria socialismo nel 1892 socialismo municipale, condizioni vita operaia difficoltà organizzazione sindacato scioperi lotte operaie Primo Maggio, anarchismo, cattolici, repubblicani, risultati elettorali, periodo rivoluzionario 1919, nascita PCF 1920, Doriot deputato poi sindaco, struttura PCF altri partiti correnti pol, JC, MOE, SRI, SOI, rottura Doriot scissione, Doriot vs PCF, lotta PPF-PCF, evoluzione PPF 1938 – 1939. L’A nato nel 1938, già allievo della Ecole Normale Superieure, storico, è dal 1970 maitre-assistant all’Univ di Paris I. Ha compiuto ricerche sul socialismo e comunismo francese. E’ poi nominato Professore di storia all’Univ d’Orleans.”,”MFRx-091″
“BRUNET Jean-Paul”,”Histoire du Parti Communiste Français, 1920-1996.”,”BRUNET Jean-Paul è professore all’ Ecole normale superieure. Tentata collaborazione del PCF con il nazismo. “”Il partito concentrava in effetti i suoi colpi sul governo Petain formato il 17 giugno, poi sul regime di Vichy, come pure sul partito socialista, ma risparmiava la Germania, dato che aveva sollecitato la ricomparsa legale de L’ Humanité. Sotto la responsabilità di Jean Catelas e di Maurice Treand, membri del CC, furono effettuati dei contatti in questo senso, a due riprese, il 18 giugno, poi a fine giugno, presso il kommandantur di Parigi. I tedeschi, dapprima favorevoli, si erano limitati a far liberare vari emissari del PC che la polizia francese aveva arrestato. La congiuntura politica, la presenza al potere di un Petain che gli era molto utile, non giustificava ai loro occhi che essi lo contrariassero con la legalizzazione delle attività comuniste. ‘Gli archivi dell’ Internazionale comunista mostrano che questi tentativi, propri a tutti i PC dei paesi occupati dai tedeschi (il PC belga, olandese, norvegese e danese ottenero allora la riapparizione legale della loro stampa), furono effettuati sotto la responsabilità di J. Duclos, “”numero uno”” della direzione del PCF in assenza di M. Thorez’. Altro esempio di “”bugia pietosa””, quella del volantino “”Popolo di Francia!”” firmato da Thorez e Duclos detto “”Appello del 10 luglio 1940″”.”,”PCFx-030″
“BRUNET Jean-Paul a cura; testi di Jules HUMBERT-DROZ André MARTY André FERRAT Albert VASSART L. TROTSKY Maurice THOREZ Henri BARBE’ Jacques DUCLOS Robert WOHL Georges COGNIOT Jean Paul BRUNET André FERRAT Jacques CHAMBAZ Gilbert D. ALLARDYCE Dieter WOLF Annie KRIEGEL Leon BLUM Jacques FAUVET”,”L’ enfance du Parti communiste (1920-1938).”,”BRUNET Jean-Paul Maitre-Assistant à l’ Université de Paris I. Testi di Jules HUMBERT-DROZ André MARTY André FERRAT Albert VASSART L. TROTSKY Maurice THOREZ Henri BARBE’ Jacques DUCLOS Robert WOHL Georges COGNIOT Jean Paul BRUNET André FERRAT Jacques CHAMBAZ Gilbert D. ALLARDYCE Dieter WOLF Annie KRIEGEL Leon BLUM Jacques FAUVET Partito comunista francese: la svolta verso il patriottismo e la bandiera tricolore. “”Le patriotisme du PCF. – ‘Le tournant de juin 1934 ne tarda pas à faire sentir ses effets, du point de vue doctrinal comme dans le domaine de la tactique et de l’action quotidienne. Le PCF, qui avait jusqu’alors dénoncé l’impérialisme francais en Europe, comme fondé sur l’injuste système mis en place à Versailles, et son “”agressivité constante contre l’Union soviétique”” (M. Thorez, 1931), adopta des allures patriotiques; comme en témoigne le ‘Document II’: Jacques Duclos, dans ce discours prononcé au stade Buffalo le 14 juillet 1935, après qu’eut été prêté le “”serment du Front populaire””, revendique conjointement l’héritage de 1789 et de 1917, le drapeau tricolore et le drapeau rouge, la Marseillaise et l’Internationale. Un an après, à l’occasion du centenaire de la mort de Rouget de L’Isle, Thorez, inaugurant à Ivry la statue du célèbre patriote, insiste davantage encore sur cette synthèse nécessaire (discours dit la Marseillaise, 27 juin 1936).”” (pag 15)”,”PCFx-072″
“BRUNETTA Renato”,”La fine della società dei salariati. Dal welfare state alla piena occupazione.”,”Renato Brunetta è stato professore di economia del lavoro alla seconda Università di Roma.”,”ECOS-002-FV”
“BRUNETTA Ernesto, collaborazione di Gabriella GUERRA BRUNETTA”,”1941. La guerra da europea a mondiale.”,”Ernesto Brunetta, nato a Treviso nel 1934, laureato in filosofia presso l’Università di Padova, ha svolto attività di docente e di preside nelle scuole superiori e ha insegnato Storia contemporanea presso la facoltà di Magistero dell’Università di Padova. I suoi studi storici sono stati pubblicati da varie case editrici tra cui Einaudi, Laterza, Feltrinelli. Gabriella Brunetta, Venezia, 1939 laureata in Lingue e Letteratura Straniere presso l’Università degli Studi di Venezia. ‘La Carta Atlantica. ‘Libertà dal bisogno e libertà dalla paura’ ‘L’evento più importante dell’agosto 1941 avvenne lontano dal principale teatro di operazioni in essere in quel momento. Infatti il 15 di quel mese, nelle placide acque di una ben protetta baia canadese, si incontrarono Churchill e Roosevelt, cioè il presidente di un paese che formalmente non era ancora entrato in guerra, benché, attraverso la legge cosiddetta Affitti e Prestiti che Roosevelt aveva fatto approvare l’11 marzo dal Congresso a maggioranza democratica, di fatto già lo fosse. Secondo questa legge, scrive infatti Cartier: “”A tutte le nazioni la cui difesa sarà giudicata vitale per quella degli Stati Uniti, il presidente potrà vendere, trasferire, scambiare, affittare, prestare o alienare, in qualsiasi maniera, qualsiasi strumetno di difesa che a lui sembrerà appropriato. Viene lasciata al presidente la libertà totale per designare le nazioni beneficiarie e non viene posta alcuna limitazione alla natura e all’ammontare dell’aiuto””. Fu in forza di questa legge che furono, per esempio, fatti affluire alla Gran Bretagna, oltre a una notevole quantità di aiuti, 50 cacciatorpediniere, utilissimi per la caccia ai sommergibili avversari. (…) Importante, nella Carta Atlantica, era il richiamo alla quattro libertà fondamentali, perché se due di queste – di parola e di stampa – si richiamavano a principi che risalivano all’Illuminismo e agli immortali principi della Rivoluzione francese, le altre due – la libertà dal bisogno e la libertà dalla paura – richiamavano all’attualità, portavano al proscenio delle idee proprie del XX secolo e tendevano a dare una qualche dimensione sociale a principi fino a quel momento legati esclusivamente all’individuo. Sembra comunque opportuno riportare integralmente i puntii 3 e 6 della Carta: “”3. Essi (i governi degli Stati Uniti d’America e del Regno Unito) rispettano il diritto di tutti i popoli a scegliere la forma di governo da cui intendono essere retti; desiderano veder restaurati i diritti sovrani e l’autonomia di quei popoli che ne sono stati privati con la forza””; 6. Dopo la distruzione definitiva della tirannide nazista, essi sperano di veder instaurata una pace che consenta a tutte le nazioni di vivere sicure entro i loro confini e dia la certezza che tutti gli uomini, in tutti i paesi, possano vivere la loro vita liberi dal timore e dal bisogno”””” (pag 83-84) Bibliografia. – Ernesto Brunetta, ‘Il Veneto e la resistenza nel ’44’, Editoriale Programma, 2014, pag 120 Euro 7.40 Il vento di follia continua a soffiare nel 1941, che vede l’indebolirsi della posizione italiana su tutti i fronti, ma soprattutto l’entrata in guerra dell’Unione Sovietica e degli Stati Uniti d’America, in quanto aggrediti rispettivamente dalla Germania e dal Giappone. Hitler intervenne prima nella penisola balcanica per assicurarsi generi alimentari e petrolio, nonché garantirsi le spalle coperte in vista dell’imminente attacco avvenuto a giugno. Nell’est europeo i nazisti combattono nella convinzione che il nemico bolscevico, più che vinto, dovesse essere sterminato per liberare lo spazio vitale dovuto alla razza ariana. Dall’altro capo del mondo, il 7 dicembre la proditorietà dell’attacco giapponese alla base americana di Pearl Harbor determinò la dichiarazione di guerra da parte di Roosevelt. Si delinearono così i poderosi schieramenti chiamati a contrapporsi quasi in ogni angolo del pianeta, mentre la stesura della Carta Atlantica dichiarava per la prima volta quali fossero gli scopi della coalizione che si definì come Nazioni Unite.”,”QMIS-328″
“BRUNETTA Renato a cura di, Saggi di Simone BALDELLI Gianni BOCCHIERI Giuliano CAZZOLA Davide GIACALONE Francesco PASQUALI Alessandra SERVIDORI”,”Giù le mani dalla Legge Biagi. Il libro bianco in difesa dei giovani e dei non garantiti.”,”Renato Brunetta è profesore di economia del lavoro presso la II Università di Roma Tor Vergata ed è membro del Comitato di presidenza di Forza Italia. É parlamentare europeo all’interno del gruppo cristiano-democratico. Marco Biagi nato a Bologna il 24 novembre 1950 e morto a Bologna il 19 marzo 2002 (assassinato). É stato un giurista italiano, ha frequentato la facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bologna ed ha perfezionato in Diritto del lavoro presso il Collegio medico-giuridico di Pisa (Attuale Scuola Superiore Sant’Anna) sotto la guida di Luigi Montuschi, in quegli anni entra nella redazione della rivista Quale Giustizia, diretta da Federico Governatori. Negli anni settanta si avvicina al Movimento Politico dei Lavoratori di Livio Labor, che di lì a poco confluirà nel PSI.”,”DIRx-004-FL”
“BRUNETTI Fabrizio”,”Profilo storico dell’urbanistica. Dalle origini al Settecento.”,”Fabrizio Brunetti, nato a Firenze nel 1943, è attualmente professore di Indirizzi dell’architettura moderna presso la Facoltà di architettura di Firenze. E’ autore di vari volumi sul tema.”,”VARx-597″
“BRUNHES Alain”,”Fernand Braudel.”,”BRUNHES, dottore in storia, ha fatto i suoi studi e condotto le sue ricerche sotto la direzione di Denis RICHET, all’ EHESS. E’ professore di scienze umane al Polo universitario Leonardo da Vinci (Paris La Defense). C’era inimiciza tra BRAUDEL e Robert MANDROU (storico delle mentalità) all’ interno delle Annales.”,”STOS-077″
“BRUNHOFF Suzanne de”,”Capitalisme financier public. Influence économique de l’Etat en France (1948-1958).”,”BRUNHOFF Suzanne de, chargée de recherches au CNRS. “”Les bases d’un certain contrôle conjoncturel des soldes de la loi de finances ont été posées, les investissements publics étant pris comme la principale variable d’ajustement, en particulier sous leur forme de prêts au secteur poductif, ce qui a diminué l’importance du Trésor “”banquier d’affaires””. Ces divers éléments doivent être compris ‘ensemble’ pour apprécier le rôle de l’Etat. On peut dire comme le fait Ch.P. Kindleberger (2) que seule l’intervention de l’Etat français en matière d’investissement a contribué à la renaissance économique d’après-guerre, rien ne permettant d’attribuer une grande signification aux politiques monétaires qui n’ont fait “”que remettre les choses en place sans rien construire de neuf””. Mais toute la question est de voir ‘comment’ les décisions publiques d’investissement et ces politiques de “”remise en place”” se sont ajustées en ‘une’ politique, ce que nous avons tenté de faire en examinant certains aspects de la politique financière””. (2) Dans ‘A la recherche de la France’ (op. cit.) p. 173″,”FRAE-029″
“BRUNI Franco RONZITTI Natalino a cura; saggi di Alessandro COLOMBO e Fulvio ZANNONI Maurizio MOLINARI Boris BIANCHERI CHIAPPORI e Francesco PASSARELLI Lucia Serena ROSSI Antonio MISSIROLI Giovanni GASPARINI Tito BOERI e Maurizio FERRERA Franco BRUNI Lelio IAPADRE e Fabrizio ONIDA Mario SARCINELLI Federico RAMPINI Alberto PARENTI e Daniela POZZI Marco ZUPI Ferruccio PASTORE Ettore GRECO Roberto ALIBONI Silvia ANGUZZA e Stefania BAZZONI Pierluigi VALSECCHI Nicola CASARINI e Maria WEBER”,”L’Italia e la politica internazionale. Edizione 2001.”,”Saggi di Alessandro COLOMBO e Fulvio ZANNONI Maurizio MOLINARI Boris BIANCHERI CHIAPPORI e Francesco PASSARELLI Lucia Serena ROSSI Antonio MISSIROLI Giovanni GASPARINI Tito BOERI e Maurizio FERRERA Franco BRUNI Lelio IAPADRE e Fabrizio ONIDA Mario SARCINELLI Federico RAMPINI Alberto PARENTI e Daniela POZZI Marco ZUPI Ferruccio PASTORE Ettore GRECO Roberto ALIBONI Silvia ANGUZZA e Stefania BAZZONI Pierluigi VALSECCHI Nicola CASARINI e Maria WEBER Contiene il paragrafo: ‘Alcune tendenze evolutive dei flussi clandestini’ (pag 263-273) (frontiere e respingimenti), e ‘Programmazione dei flussi e ammissione’ (saggio di Ferruccio Pastore)”,”ITQM-207″
“BRUNI Michele CANDELA Guido GARDINI Attilio MATTEUZZI Massimo PALAZZI Maura”,”Investimenti in costruzioni e mercato del lavoro in Emilia Romagna. Un modello per la previsione degli effetti del piano decennale.”,”Gli autori sono docenti nella facoltà di economia e commercio dell’Università di Bologna.”,”ECOS-002-FP”
“BRÜNING Heinrich”,”Mémoires (1918-1934).”,”””Sul piano dottrinale un abisso mi separava dalla socialdemocrazia. Ma, come Stresemann e molti altri, ero arrivato mio malgrado alla convinzione che, quando si trattava di salvare la patria in pericolo senza per questo cedere a brutali richieste al governo, ci si poteva fidare più della SPD che della destra del tipo pangermanista di Hugenberg””. (pag 275)”,”GERG-053″
“BRUNNER Otto”,”Storia sociale dell’Europa nel Medioevo.”,”Otto BRUNNER fu Prof di storia medievale e moderna all’Univ di Amburgo. Tra i suoi numerosi studi di storia medevale e sociale ricordiamo ‘Terra e potere (Milano 1985), ‘Per una nuova storia costituzionale e sociale’ (Milano, 1974) e ‘Vita nobiliare e cultura europea’ (Bologna, 1972).”,”EURx-064″
“BRUNNER Otto”,”Storia sociale dell’ Europa nel Medioevo. (Tit.orig.: Sozialgeschichte Europas im Mittelalter)”,”2° copia Otto BRÜNNER, nato in Austria nel 1898 è stato professore di storia medievale e moderna all’ Università di Amburgo. Ha pubblicato in Italia ‘Terra e potere’ (1985), ‘Per una nuova costituzione sociale’ (1974) e ‘Vita nobiliare e cultura europea’ (1972). “”Il basso clero rafforzò il proprio peso come gruppo sociale, nonostante gli svariati abusi che si erano verificati proprio in questo ambito (accumulo di decime, vicariati). Anche l’istituto del celibato, la cui introduzione lungamente auspicata venne però realizzato compiutamente solo nell’epoca della Riforma, contribuì a ridurre ulteriormente l’influenza di legami di sangue all’interno del clero. Dato che i posti di maggiore prestigio erano detenuti da chierici di origine nobile, non era possibile impedire che anche le posizioni detenute in campo ecclesiastico servissero a rafforzare il potere delle dinastie nobiliari o principesche (…)””. (pag 111)”,”STOS-141″
“BRUNNER Otto”,”Vita nobiliare e cultura europea.”,”Otto Brunner, nato in Austria nel 1898, ha compiuto i suoi studi nell’Università di Vienna dove si è laureato in filosofia. E’ molto noto per il volume ‘Land und Herrschaft’ (1959). Wikip: La nobiltà è sia uno status privilegiato riconosciuto dall’autorità, che l’insieme dei soggetti che ne beneficiano. Con riferimento a quest’ultima accezione, lo storico Marc Bloch definisce “”nobiltà”” la classe dominante che abbia uno statuto giuridico suo proprio che confermi e materializzi la superiorità che essa pretende e, in secondo luogo, che tale statuto si perpetui per via ereditaria. È ammessa, a favore di alcune famiglie nuove, la possibilità di conquistarne l’accesso, anche se in numero ristretto e secondo norme regolarmente stabilite. Il termine nobile deriva dal termine di lingua latina nobilis, che significa “”onorevole””. Per coloro che siano privi di un particolare titolo nobiliare, ma discendano da famiglia aristocratica, vengono usati i termini di nobiluomo o nobildonna. Il governo retto dalla nobiltà è chiamato aristocrazia. Treccani. Aristocrazia. La concezione moderna. – Dal Medioevo in poi il termine di aristocrazia fu usato a indicare non tanto, come nell’antichità sulle orme di Aristotele, una forma di governo, quanto piuttosto una classe di cittadini, e precisamente quella che, distinguendosi dal clero, fondato su basi religiose, e dalla borghesia, d’origine mercantile e industriale, era fondata sull’esercizio delle armi e su privilegi familiari (feudi, esenzioni, diritti finanziarî, ecc.), trasmissibili per eredità (v. feudalismo e nobiltà). A seconda che la classe aristocratica era allora a fondamento di uno stato dinastico, dal quale a sua volta era sostenuta, oppure raccoglieva essa nelle proprie mani la somma del potere, si aveva una aristocrazia monarchica o un’aristocrazia repubblicana: esempî tipici l’aristocrazia francese dei quattro Luigi (Luigi XIII, XIV, XV, XVI), e l’aristocrazia veneziana. Ma quando, dopo la rivoluzione francese, la classe aristocratica, quale storicamente si era costituita in Europa, perdette la propria funzione politica, il termine di aristocrazia fu rivolto a indicare quella classe di cittadini che in un ordinamento ideale della società dovrebbe costituire, per un complesso di doti variamente determinabili, la parte eletta, a cui spetterebbe il governo e la direzione sociale. Si vennero quindi formando nel sec. XIX teorie aristocratiche diverse, le quali, un po’ per nostalgia di età lontane, un po’ per opposizione alle correnti democratiche, giustificavano con argomenti d’origine storica o scientifica o filosofica il diritto al dominio degli uomini superiori e dei gruppi aristocratici. Analogamente a quanto accade per le teorie anarchiche (v. anarchia), con le quali le aristocratiche hanno qualche tratto comune, in quanto poggiano ambedue su basi individualistiche, si potrebbero distinguere tre specie di teorie aristocratiche: quelle che traggono dal valore della scienza e dallo sviluppo della cultura scientifica in alcune menti superiori il diritto per esse al dominio su tutte le altre e quindi alla direzione della società; quelle che traggono dalla legge stessa di evoluzione, secondo la quale sopravvivono nella lotta per l’esistenza i più adatti, il diritto del forte sul debole; quelle, infine, che traggono dal valore di alcune doti spirituali, come la fantasia, l’impeto passionale, la volontà di potenza, il diritto di coloro che ne sono provvisti a svolgere la propria attività ed energia senza riguardo per gli altri consociati. Ma nel fatto le tre motivazioni o giustificazioni filosofiche fra di loro s’intrecciano e si compongono in dottrine miste. Secondo Ernesto Renan (1823-1892), essendo la scienza, e in genere l’esercizio della ragione, il vero e unico contrassegno della dignità e superiorità dell’uomo, soltanto agli spiriti dotati di cultura scientifica e capaci di proseguire in essa spetta il dominio sociale: all’individualismo democratico e ugualitario di tutti gli uomini considerati come portanti in sé la legge morale e quindi il diritto al rispetto per un lato e alla partecipazione al potere civile per l’altro, si sostituisce l’individualismo aristocratico degli uomini più intellettualmente dotati e più sapienti, per i quali gli altri possono partecipare dei beni superiori; all’uguaglianza ideale, la disuguaglianza creata dal fatto della cultura; all’autonomia individuale e sociale, il dispotismo dei più saggi. Altri poi, come il Haeckel, partendo dalle premesse della dottrina darwiniana della lotta per l’esistenza e della selezione dei più adatti, traeva conclusioni aristocratiche in favore degl’individui meglio dotati; il Gumplowicz fondava sul principio della lotta delle razze il diritto delle minoranze aristocratiche a imporre sui soggetti la propria volontà e il proprio impero; e il conte di Gobineau vedeva nella democrazia l’inizio della degenerazione delle razze e della decadenza delle nazioni. Di diversa ispirazione sono altri teorici dell’aristocrazia. Secondo il Carlyle (1795-1881), che sentì molto l’influenza della poesia e filosofia idealistica tedesca dello Schiller, del Goethe, del Richter e del Novalis, nei quali (come, in genere, nei romantici) sono le premesse dell’individualismo aristocratico, la vera umanità si manifesta in quegl’individui eccezionali, da lui detti eroi (quali Maometto, Dante, Lutero, Rousseau, Cromwell, Napoleone), i quali nei varî campi della vita (arte, religione, politica, ecc.) sono per la forza della propria genialità i creatori delle grandi opere, i maestri, i duci delle moltitudini. E, secondo l’Emerson (1803-1882), gli uomini rappresentativi son quelli, nei quali più libera e pura si esprime quella voce profonda che attraverso l’intuizione immediata e istintiva traduce l’anima suprema (over soul) del mondo. Un individualismo aristocratico è pure espresso nelle tragedie di Enrico Ibsen. Ma chi svolse con maggiore insistenza e apparato filosofico il principio aristocratico fu Federico Nietzsche (1844-1900), che nelle sue opere migliori (Also sprach Zarathustra, 1883-85; Ienseits von Gut und Böse, 1886; Zur Genealogie der Moral, 1887; Der Wille zur Macht, 1887 segg.) contrappose nettamente al principio cristiano dell’amore quello pagano della forza, al principio democratico dell’uguaglianza quello aristocratico del superuomo, al principio pessimistico del dolore quello ottimistico della gioia vitale, al principio razionalistico dell’autonomia quello volontaristico dell’istinto. Il cristianesimo è per lui la rivolta degli schiavi e imbelli contro i padroni e forti; la morale che subordina l’individuo a una legge universale è stata la Circe dei filosofi e dell’umanità, e la Moralin è stato il veleno che ha attossicato le pure fonti della vita; la filosofia, con il suo dualismo del mondo apparente e del mondo in sé, è stata sempre la grande scuola della calunnia contro la vita presente e la realtà degl’istinti primordiali; la volontà del vero non è che l’impotenza della volontà di creare. Da tutto questo il Nietzsche trae la più schietta affermazione aristocratica: la volontà di potenza, che è la vera espressione della vita, non si celebra che dall’uomo superiore sulla folla degli inferiori; ciò che distingue, egli dice in Al di là del bene e del male una buona e sana aristocrazia è che essa accetta, a cuor leggiero, il sacrificio d’una folla d’uomini che, per essa, devono essere ridotti o diminuiti fino allo stato di uomini incompleti, di schiavi e di strumenti. Chi ha in Italia riecheggiata la teoria del Nietzsche, esprimendola in forma letteraria, è stato Gabriele D’Annunzio, soprattutto in una fase della sua vasta produzione (Il trionfo della morte, 1894; Le vergini delle rocce, 1895; Il fuoco, 1900), e anche nelle tragedie e nel primo libro delle Laudi.”,”STOS-021-FF”
“BRUNNER Otto”,”Vita nobiliare e cultura europea.”,”Otto Brunner nato in Austria nel 1898 ha studiatoall’Università di Vienna, dovesi è laureato in filosofia. Professore di storia medievale e moderna, ha insegnato dal 1954 all’università di Amburgo di cui è stato rettore negli anni 1959-60. In Italia è stata pubblicata una raccolta di suoi saggi intitolata ‘Per una nuova storia costituzionale e sociale’ (Milano, 1971).”,”STMED-004-FMB”
“BRUNO Giordano a cura di Isa GUERRINI ANGRISANI”,”Candelaio.”,”Bruno, Giordano (Nola, Napoli 1548 – Roma 1600), filosofo italiano. Formatosi negli ambienti averroisti napoletani, a diciotto anni entrò nell’ordine dei domenicani, mutando il nome originario Filippo in Giordano. Nel convento di San Domenico, dove fu ordinato sacerdote nel 1572, approfondì lo studio della filosofia aristotelica, di Tommaso d’Acquino e dei neoplatonici. Lasciò l’ordine nel 1576 perché sospettato di eresia e cominciò il vagabondaggio che avrebbe caratterizzato la sua vita. Da Napoli, Bruno si recò a Ginevra, a Tolosa e quindi a Parigi, dove si dedicò allo studio della mnemotecnica basata sull’ars combinatoria di Raimondo Lullo, e dove compose il trattato De umbris idearum (1582), dedicato al re Enrico III; fu poi a Oxford, col cui ambiente accademico ebbe dissidi, e a Londra, dove trascorse due anni, dal 1583 al 1585. Fu, questo, un periodo molto fecondo, in cui egli scrisse diverse opere importanti; tra queste: La cena de le ceneri (1584), opera in cui confutava i principi della fisica aristotelica e il sistema tolemaico, difendendo il sistema copernicano; De l’infinito universo et mondi (1584), nel quale esponeva la tesi dell’infinità dell’universo e dell’infinità numerica dei mondi; e il dialogo De la causa, principio et uno (1584) in cui affrontò la questione dell’origine del cosmo, facendola risalire a un unico principio che anima ogni essere. In un altro dialogo, Degli eroici furori (1585), Bruno celebrò una sorta di amore platonico che unisce l’anima a Dio mediante la ragione.Tornato a Parigi nel 1585, si spostò in seguito a Wittemberg e a Francoforte, dove scrisse e pubblicò alcuni scritti, tra cui poemi in latino di argomento cosmologico. Su invito del nobile veneziano Giovanni Mocenigo, Bruno rientrò in Italia, allettato dalla possibilità di ottenere una cattedra di mnemotecnica presso l’ateneo di Padova. Nel 1591 Mocenigo, turbato dalle idee eterodosse del filosofo, lo denunciò all’Inquisizione, che lo processò per eresia: Bruno venne consegnato alle autorità romane e rimase in prigione per circa otto anni mentre veniva discusso il procedimento a suo carico per eresia, condotta immorale e bestemmia. Rifiutatosi di ritrattare la proprie teorie, il filosofo fu arso vivo in Campo de’ Fiori il 17 febbraio del 1600. Alla fine del XIX secolo nel luogo del suo martirio fu eretta una statua dedicata alla libertà di pensiero. (ENC).”,”VARx-069″
“BRUNO Giordano”,”De la causa, principio e uno.”,”””Tanto che conoscere l’ universo è come conoscer nulla dello essere e sustanza del primo principio, perché è come conoscere gli accidenti de gli accidenti”” (pag 10) “”Or contempla il primo ed ottimo principio, il quale è tutto cquel che può essere, e lui medesimo non sarebbe tutto se non potesse essere tutto: in lui dunque l’ atto e la potenza son la medesima cosa. Non è cossi nelle altre cose, le quali quantunque sono quello che possono essere, potrebono però non esser forse, e certamente altro, o latrimente che quel che sono; perché nessuna altra cosa è tutto quel che può essere. Lo uomo è quel che può essere, ma non è tutto quel che può essere. La pietra non è tutto quel che può essere, perché non è calci, non è vase, non è polve, non è erba. Quello che è tutto che può essere, è uno il quale nell’ esser suo comprende ogni essere. Lui è tutto quel che è e può essere qualsivoglia altra cosa che è e può essere.”” (pag 80 – 81)”,”FILx-357″
“BRUNO Giordano CAMPANELLA Tommaso, a cura di Augusto GUZZO e di Romano AMERIO”,”Opere di Giordano Bruno e di Tommaso Campanella.”,”15 ‘Apologia pro Galilaeo’ di Campanella con testo latino a fronte “”Dunque diremo tutto il cielo sentire e conoscere la sua conservazione e per questo moversi, ché è sua vita il moto, come alla terra la quiete, poiché il calore sente e muove ogni cosa che occupa; né la virtù del fuoco può stare senza l’essenza del sole, come si prova in ogni altro ente ancora, del che i sciocchi non vogliono accorgersi, né filosofare ma chiacchiare. Il moto essere operazione del calore, in ogni ente si vede; il cielo dunque da lui moversi, altrove si è provato bene, e al fuoco fuor della sua sfera conviene moto retto per tornare a quella, ma in quella circolare solo convenirli, perché, né in su né in già andando, e sendo di natura mobile, per perpetuarsi moto circolare convien che pigli”” (pag 487) Campanella: ‘Del senso delle cose e della magia’”,”TEOP-459″
“BRUNO Giordano, a cura di Giovanni AQUILECCHIA”,”De la causa, principio et uno.”,”””‘Causa’ e ‘principio’ sono dunque, rispettivamente, la “”forma”” (ovvero “”anima””) e la “”materia”” indissolubilmente congiunte nell”uno’, che è il “”tutto”””” (pag XX)”,”FILx-004-FRR”
“BRUNO Danilo”,”Una pagina di storia sociale. La Società degli Operai di Carcare.”,”Fondo originale Tarcisio Parlanti”,”LIGU-005-FAP”
“BRUNSCHWIG Henri”,”Miti e realtà dell’ imperialismo coloniale francese. 1871 – 1914.”,”Henri BRUNSCHWIG è uno dei maggiori studiosi di problemi coloniali della Francia. L’A si sofferma soprattutto sul nesso ‘imperialismo’-‘capitalismo’. L’A giunge alla conclusione, che può sembrare paradossale, che salvo casi particolari, nei quali più che di colonialismo si dovrebbe parlare di schiavismo, le grandi potenze europee hanno ricavato dalle loro colonie dei benefici economici non molto superiori a quelli che nello stesso periodo si potevano ricavare da altri investimenti.”,”FRQM-015″
“BRUNT P.A. CLAVEL-LEVÊQUE Monique CLEMENTE Guido KOLENDO Jerzy LAFFI Umberto LA-PENNA Antonio LEPORE Ettore NICOLET Claude TORELLI Mario VALERA Gabriella YAVETZ Zvi”,”Storia della società italiana. Parte prima. Vol. II. La tarda repubblica e il principato.”,”BRUNT P.A. CLAVEL-LEVÊQUE Monique CLEMENTE Guido KOLENDO Jerzy LAFFI Umberto LA-PENNA Antonio LEPORE Ettore NICOLET Claude TORELLI Mario VALERA Gabriella YAVETZ Zvi”,”ITAS-140″
“BRUNT P.A.”,”Classi e conflitti sociali nella Roma repubblicana.”,”P.A. Brunt è nato nel 1917, Professore di Storia antica all’Università di Oxford. Si è occupato dei problemi della storia repubblicana. Con J.M. Moore ha curato le ‘Res Gestae’ di Augusto e nel 1971 ha pubblicato ‘Italian Manpower 225 B.C. – A.D. 14’. “”La rivolta di Spartaco non fu un movimento di protesta contro la schiavitù e tanto meno un’insurrezione del proletariato, giacché i libri disposti a solidarizzare con gli schiavi erano pochissimi. Nel complesso gli insorti provenivano, sembra, da popolazioni transalpine e volevano semplicemente riottenere la libertà e tornarsene in patria. Venivano però continuamente sviati dal miraggio dei saccheggi, cui d’altra parte non potevano rinunciare non avendo altra scelta che quella di vivere alle spalle dei paesi che attraversavano. Erano forse 150.000 e devastarono la penisola dalla Gallia cisalpina fino all’estrema punta meridionale. La maggior parte di loro fu uccisa in combattimento o messa a morte dopo la cattura; alcuni probabilmente riuscirono a rifugiaris in montagna. I loro antichi proprietari naturalmente accusarono una grave perdita economica e la situazoine dovette determinare un forte incremento della domanda di manodopera libera per il lavoro nei latifondi, finché gli schiavi fuggiti non furono completamente rimpiazzati. Ma i più danneggiati furono probabilmente i piccoli proprietari che non avevano riserve per fronteggiare la perdita delle scorte, la distruzione delle colture, l’incendio delle case. Inoltre un gran numero di loro era stato richiamato e serviva nelle legioni. Le insurrezioni di Lepido e di Spartaco rinnovarono, su scala minore, le miserie causate dalle guerre civili, che di nuovo devastarono l’Italia engli anni dal 43 al 40″” (pag 169-170) Rivolta di Lepido LEPIDO, Marco Emilio (M. Aemilius Lepidus) Figlio di Quinto, amministrò la Sicilia come propretore nell’80 a. C., dando prova di grande avidità e accrescendo così le ricchezze procacciatesi nelle proscrizioni sillane, sicché al ritormo poté costruirsi una casa magnifica e restaurare la basilica Emilia. A quanto pare fu anche accusato di malversazioni, ma il processo non ebbe seguito per il favore popolare di cui egli godeva. Nominato console per il 78 a. C., con l’appoggio di Pompeo, mostrò ancor prima della morte di Silla i suoi sentimenti contrarî al regime ottimate, ponendosi in contrasto con il collega Q. Lutazio Catulo. Morto il dittatore, si fece autore del ripristino delle distribuzioni frumentarie, e quando le sue promesse di restituire agli antichi proprietari le terre confiscate nelle proscrizioni turbarono i coloni che Silla aveva stanziato in Fiesole, e scoppiarono disordini, egli e il collega levarono truppe, e già sino da allora si sarebbe aperta la guerra tra loro, se il senato non si fosse interposto paciere. Scaduto l’anno di carica, L. mantenne il comando come proconsole, nonostante l’opposizione del senato. Essendo state naturalmente respinte le sue proposte per la restaurazione della potestà tribunicia e per il ritorno degli esuli, egli marciò su Roma, ma fu sconfitto dinanzi alle porte della città da Lutazio Catulo, mentre Pompeo avanzava contro il legato Decimo Bruto in Modena e lo faceva uccidere in Reggio. Imbarcatosi a Cosa per la Sardegna con l’intenzione di annodare intese con Sertorio, fu sconfitto dal governatore dell’isola, e poco di poi morì. (trecc)”,”STAx-001-FER”
“BRUPBACHER Fritz”,”Michel Bakunin ou le demon de la revolte.”,”Altri libri dell’A tradotti in francese: -Socialisme et liberté. Choix de textes traduits et presentes par Jean-Paul SAMSON avec une preface de Pierre MONATTE et une etude de Francois BONDY. Di BAKUNIN tradotto in francese: -La reaction en Allemagne. 1842 con una introduzione di Jean BARRUE'”,”ANAx-028″
“BRUPBACHER Fritz, a cura di Jean Paul SAMSON”,”Socialisme et liberté.”,”Scelta di testi tradotti e presentati da Jean Paul SAMSON “”Domela-Neuwenhuis ed io non tardammo a trovarci d’accordo su tutte le questioni essenziali. Per noi due, l’ anarchismo significava la volontà di non voler dominare, come pure di non essere dominati da nessuno. Questa non è, evidentemente, che una tendenza umana tra molte altre, tendenza che, per conseguenza, potrà, aggiungendosi, orientare tutte le forme, tutte le modalità della nostra azione. Stimavo, a differenza di Domela-Neuwenhuis, che voleva che io prendessi la decisione di lasciare la socialdemocrazia – che non mi era impossibile continuare ad essere iscritto al Partito socialista, come più tardi pensai di dover rimanere membro del Partito comunista.”” (pag 233)”,”ANAx-239″
“BRUPBACHER Fritz”,”Marx und Bakunin. Eine Beitrag zur Geschichte der Internationalen Arbeiterassoziation.”,”‘Marxens Beweis über die angebliche “”Gaunerei und Erpressung Bakunins””, Brief von Ljubawin an Marx, Bernsteins Urteil über Marx’ « Marxens preuve sur les prétendues « Gaunerei et extorsion Bakunins », lettre des Ljubawin à Marx, de l’ambre jaune jugement sur Marx » “”””Marx und Bakunin”” erschien 1913 im sozialdemokratischen Birk-Verlag in München und erregte sogleich grosses Aufsehen sowohl bei den Anarchisten wie auch bei den Sozialdemokraten. “”Es äusserten sich über das Buch Kropotkin und Domela-Nieuwenhuis, Mehring, Radek, Kurt Eisner, Riazanov, Steklov, Martinov und eine Unzahl lokaler Grössen””. Die Anarchisten jubelten über die Rehabilitierung Bakunins””. (pag V) “”Marx et Bakunin”” il est apparus à 1913 dans le Birk-Verlag social-démocrate à Munich et excitaient immédiatement une grande sensation avec les Anarchisten aussi bien que chez les social-démocrates. « Des Kropotkin et des Domela-Nieuwenhuis, multiIng, des Radek, des Eisner, des Riazanov, des Steklov, des Martinov et une infinité de dimensions locales » se sont brièvement prononcés sur le livre. Les Anarchisten ont exulté des Bakunins sur remettre””. (traduzione automatica)”,”INTP-041″
“BRUS Wlodzimierz”,”Storia economica dell’ Europa orientale 1950-1980.”,”BRUS, nato a Plock (Varsavia) nel 1921, negli anni 1950 è stato titolare della cattedra di economia politica presso l’Alta scuola di pianificazione e statistica presso l’Istituto di scienze sociali. Ha insegnato all’Univ di Varsavia. Nel 1968 ha dovuto lasciare la cattedra ed emigrare. Ora vive in Inghilterra e insegna ad Oxford. Ha scritto varie opere pubblicate dagli Editori Riuniti.”,”EURC-028″
“BRUS Wlodzimierz”,”Il funzionamento dell’economia socialista. Problemi generali.”,”BRUS Wlodzimierz è nato nel 1921 presso Varsavia. Ha conseguito il dottorato in scienze economiche nel 1950. Dal 1954 insegna all’Università di Varsavia. Ha svolto anche l’incrico di vicepresidente del Consiglio economico presso la Presidenza del Consiglio. “”Le scarse enunciazioni di Marx e Engels riguardo ai principi di funzionamento della futura economia socialista hanno carattere molto generale, orientativo; esse furono formulate in due ordini di circostanze. Primo: in margine all’analisi delle leggi del capitalismo, di solito per metterne in rilievo il carattere storicamente transitorio. Ci riferiamo in particolare alle considerazioni disseminate nel ‘Capitale’, che avevano nei confronti del capitalismo le stesse funzioni esplicative che l’anatomia umana ha per comprendere quella della scimmia. Secondo: in relazione alle necessità pratiche della lotta ideologica, in primo luogo quando si trattava dell’assoluta necessità di opporsi a tesi programmatiche errate. Questa è tra l’altro l’origine delle considerazioni in tema di socialismo nella ‘Critica al programma di Gotha’ e nella 3a parte dell”Antidühring’. A parte va trattato il problema del programma d’azione del futuro governo socialista subito dopo la rivoluzione. Mi sembra che queste considerazioni valgano in sostanza anche per le opere prerivoluzionarie di Lenin, tenendo però conto che la problematica del periodo di passaggio dal capitalismo al socialismo vi è delineata molto più concretamente, specialmente nelle opere scritte poco prima dell’ottobre 1917″” [Wlodzimierz Brus, Wlodzimierz, 1963] (pag 18-19) “”Marx sottolinea con forza l’analogia esistente tra la regolazione cosciente della divisione del lavoro al livello di una società organizzata, ed il medesimo processo all’interno di un’azienda. “”La regola che nella divisione all’interno di un’officina è applicata ‘a priori’ e secondo un piano, nella divisione del lavoro all’interno della società (borghese, ndr) agisce solo più ‘a posteriori’ come necessità della natura interna, cieca, che si manifesta nelle oscillazioni del barometro dei prezzi di mercato e vince l’arbitrio disordinato dei produttori di merci. La divisione del lavoro manuale ha come premessa l’assoluto ‘dominio’ del capitalista sugli uomini, che costituiscono solo parti del meccanismo che a lui appartiene; la divisione del lavoro nella società contrappone i produttori indipendenti di merci, che non conoscono altro potere superiore che la ‘concorrenza’, la costrizione esercitata su di loro dagli interessi che si scontrano così come nel regno animale il ‘bellum omnium contra omnes’ in maggiore o minor grado regge le condizioni d’esistenza di tutte le specie. Perciò la stessa coscienza borghese, che innalza al settimo cielo… la divisione del lavoro nelle manifatture condanna con ugual forza ogni cosciente controllo collettivo e ogni regolazione del processo di produzione sociale…E’ molto caratteristico che gli ispirati apologeti del sistema delle fabbriche non abbiano saputo dire niente di peggio contro ogni specie di organizzazione generale del lavoro sociale oltre quello che essa avrebbe trasformata tutta la società in una unica fabbrica.”” [C. Marx, Il Capitale]”” [Wlodzimierz Brus, Il funzionamento dell’economia socialista. Problemi generali, 1963] “”Ecco un breve riassunto delle posizioni di Bucharin: la socializzazione dei mezzi di produzione crea le condizioni per sostituire al meccanismo spontaneo di regolazione dell’economia un meccanismo di piano. In questo senso, di regolatore ‘spontaneo’, la legge del valore scompare in relazione allo sviluppo della base economica socialista. Ma la legge del valore nel contenuto materiale è qualcosa di più che un regolatore spontaneo della produzione mercantile privata: è una forma particolare, e concretamente storica, in cui si manifesta la legge generale della ripartizione del lavoro nella società (o, come allora spesso si diceva, la legge della proporzionalità nelle erogazioni di lavoro sociale). Qui Bucharin si richiama alle due seguenti enunciazioni di Marx, interpretate poi in tutti i modi possibili durante la discussione: “”‘Nessuna forma’ di società può impedire che il tempo di lavoro di cui dispone la società regoli in un modo o nell’altro (‘one way or another’) la produzione. Finché però questa regolamentazione avviene non attraverso il controllo consapevole della società sul proprio tempo di lavoro – il che è possibile solo quando esiste la proprietà collettiva – ma attraverso il movimento dei prezzi delle merci, tutto questo resterà in vigore, come hai detto giustamente nei “”Deutsch-Französische Jahrbücher”” (Annali Tedesco-Francesi)”” (Lettera ad Engels dell’8.1.1868 (in base alla raccolta Marx-Engels, Lettere su ‘Il Capitale’, (…) Varsavia 1957 p. 158). Marx, accennando agli “”Annali franco-tedeschi””, si riferiva all’opera di Engels (‘Schizzo di una critica dell’economia politica’) stampata in un quaderno di questa rivista nel 1844. (…) Engels nella sua opera, critica del meccanismo della concorrenza capitalistica). La seconda enunciazione è presa dalla lettera di Marx a Kugelmann dell’11 luglio 1868: “”…Che ogni popolo perirebbe se interrompesse il lavoro, non dirò per un anno ma solo per qualche settimana, lo sa anche un bambino. Egli sa che per fabbricare i prodotti necessari ai consumi sono indispensabili masse varie e quantitativamente determinate di lavoro sociale e collettivo. Ora è evidente di per sé (‘self evident’) che una ‘forma definita’ di lavoro sociale non può affatto abolire la ‘necessità’ di ripartire il lavoro sociale in proporzioni definite; può solo cambiare il modo in cui ‘essa si manifesta’. Le leggi di natura non possono essere abolite: se cambiano le condizioni storiche, può cambiare la forma in cui esse si manifestano. Ora, in un sistema sociale in cui l’interdipendenza del lavoro sociale esiste sotto forma di ‘scambio privato’ dei prodotti individuali del lavoro, la forma in cui si manifesta la ripartizione sociale del lavoro è appunto ‘il valore di scambio’ di questi prodotti”” (‘Lettere su “”Il Capitale””‘, p. 188). Bucharin sviluppa la sua argomentazione nello spirito di queste enunciazioni: nel socialismo la legge del valore si trasforma in legge della proporzionalità nell’erogazione di lavoro sociale, in legge generale ed universale di equilibrio economico.”” (pag 68-69) [Wlodzimierz Brus, Il funzionamento dell’economia socialista. Problemi generali, 1963]”,”TEOC-564″
“BRUS Wlodzimierz”,”Il funzionamento dell’economia socialista. Problemi generali.”,”Wlodzimierz Brus è nato nel 1921 a Plock presso Varsavia. Ha conseguito il dottorato in scienze economiche nel 1950 presso l’Alta Scuola di Pianificazione e Statistica a Varsavia. Dirige la cattedra di Economia politica presso l’Istituto di Scienze Sociali, e pure presso l’Alta Scuola di Pianificazione e Statistica. Dal 1954 insegna all’Università di Varsavia. Negli anni 1956-58 ha diretto la Sezione di Analisi Economiche presso la Commissione Statale di Pianificazione. Nel periodo 1957-1962 è stato uno dei vicepresidenti del Consiglio Economico presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Sue pubblicazioni: La legge del valore e il problema degli incentivi economici, Alcuni problemi di teoria dei prezzi nell’economia socialista, nonché Problemi del calcolo marginale nell’economia socialista, I servizi e il reddito nazionale, Problemi di teoria dello sviluppo nel socialismo, La moneta nell’economia socialista. Lenin e la NEP (pag 29-32) “”Lenin, più acutamente di molti altri capi e teorici del comunismo a lui contemporanei, si accorse della necessità non solo di conservare, ma anche di normalizzare i rapporti mercantili-monetari nel primo periodo della conquista del potere. Ciò si vede fra l’altro dalla funzione che assegnava alla riforma monetaria i cui preparativi erano già in fase molto avanzata (19). Lo scoppio della guerra civile e la necessità di introdurre il «comunismo di guerra» impedirono la realizzazione di questi piani. Lenin naturalmente vedeva i motivi specifici che avevano fatto nascere il comunismo di guerra, e comprendeva che questo non costituiva una fase di sviluppo normale. Cionondimeno ammetteva che quella situazione particolare sarebbe potuta divenire qualcosa di più che un episodio, che gli atti compiuti sotto la pressione della necessità di mobilitare tutte le forze per difendere le conquiste della rivoluzione potevano diventare irreversibili, e quindi che ciò che sembrava inverosimile alla luce della fredda analisi delle premesse economiche – il salto diretto ad un’organizzazione della produzione e distribuzione dei beni «puramente comunista», – sarebbe diventata realtà. Non c’è dubbio che in tale concezione si rifletteva l’idea fondamentale che i rapporti mercantili-monetari erano un male necessario, di cui ci si doveva disfare alla prima occasione; il comunismo di guerra sembrava essere appunto quest’occasione e se ne voleva profittare. Lenin non lo nascose più tardi – quando apparve chiaro che si sarebbe dovuto tornare alle forme mercantili dei rapporti economici. «Avevamo calcolato – o per meglio dire supponevamo senza averne sufficienti ragioni – che mediante decreti dello Stato proletario saremmo riusciti, in un paese di piccole imprese agricole, ad organizzare la produzione statale e la ripartizione statale dei prodotti secondo principi comunisti. La vita ha dimostrato il nostro errore» (20). Ma perfino dopo che l’errore venne alla luce, il convincimento che la ripartizione del lavoro secondo grandezze naturali fosse l’unica forma appropriata alla dittatura del proletariato continuò a farsi sentire. Elaborare una nuova concezione non era cosa facile. «E’ avvenuto un cambiamento della nostra politica economica – riconosceva Lenin al II Congresso dell’Internazionale Comunista nella relazione sulla ‘tattica’ del Partito Comunista Russo – invece della requisizione è venuta fuori l’imposta in natura. Non l’abbiamo escogitata di colpo. Nella stampa bolscevica, durante parecchi mesi potete trovare una serie di proposte, ma il progetto, che realmente assicurerebbe il successo non è stato ancora avanzato» (21). (…) Nel periodo iniziale della NEP Lenin ritorna su certi pensieri abbozzati nel 1918 (‘Sull’infantilismo di sinistra e il sentimento piccolo borghese’) e sviluppa il concetto dell’impiego di forme mercantili-monetarie da parte dello Stato socialista nel periodo di transizione. Elemento importante di questa concezione era l’affermazione che lo sviluppo delle forme mercantili – monetario nel quadro della NEP – non poteva limitarsi alla sfera dei rapporti fra città e campagna, ma doveva abbracciare lo stesso settore socialista. «La conversione delle imprese statali al cosiddetto rendiconto economico è legata strettamente per forza di cose, con la nuova politica, e nel prossimo avvenire questo tipo di imprese acquisterà senza dubbio il predominio se non l’esclusività. In una situazione in cui il libero commercio è consentito e si sta sviluppando, questo significa in realtà una larga conversione delle imprese statali su base commerciale» leggiamo nel testo, scritto da Lenin, della risoluzione del CC ‘Funzioni e compiti dei sindacati durante la NEP’ (23). In tale situazione era evidente la necessità di basare i criteri di efficienza dell’industria statale sul rendimento, il che era legato con un lungo periodo di autonomia delle aziende o dei trusts. Lenin riconobbe allora che applicare delle forme di mercato al meccanismo di funzionamento delle aziende statali non equivaleva affatto a respingere l’idea della pianificazione centralizzata, soprattutto se venivano concentrate le decisioni fondamentali in organi statali e se era possibile ingerirsi nell’attività delle aziende e dei trusts in casi giustificati da considerazioni economiche generali. Questo punto di vista fu espresso nella formula lapidaria: «La nuova politica economica ‘non cambia’ il piano economico unitario statale, e non esce dalla sua cornice, cambia solo ‘i metodi’ della sua realizzazione» (24)”” [Wlodzimierz Brus, ‘Il funzionamento dell’economia socialista. Problemi generali’, Milano, 1963] (pag 29-32) [(19) Vedi ‘Rapporto presentato al congresso nazionale russo dei rappresentanti delle sezioni finanziarie dei Soviet il 18 maggio 1918, Dziela (Le opere), vol. 27, pp. 397-401 (ed. pol.); (20) W. Lenin, ‘Le opere’, vol. 33, p. 42 (ed. pol.); (21) W. Lenin, ‘Le opere’, vol. 32, p. 517 (ed. pol.); (22) W. Lenin, ‘Le opere’, vol. 33, p. 84 (ed. pol.); (23) W. Lenin, ‘Le opere’, vol. 33, p. 185-186 (ed. pol.); [(24) W. Lenin, ‘Le opere’, vol. 35, p. 517. (ed. pol.)]”,”EURC-062-FL”
“BRUS Wlodzimierz”,”Storia economica dell’Europa orientale, 1950-1980.”,”W. Brus, nato a Plock (Varsavia) nel 1921, negli anni 1950 è stato titolare della cattedra di economia politica presso l’Alta scuola di pianificazione e statistica presso l’Istituto di scienze sociali. Ha insegnato all’Università di Varsavia. Nel 1968 ha dovuto lasciare la cattedra ed emigrare. Ora vive in Inghilterra e insegna ad Oxford. Ha scritto varie opere pubblicate dagli Editori Riuniti, tra cui ‘Sistema politico e proprietà sociale nel socialismo’ (1974).”,”EURC-011-FF”
“BRUSCHI Giordano, a cura di Alice VANNUCCHI”,”Un partigiano di nome Annibale.”,”Alice Vannucchi (1982, Pistoia), insegnante, si laurea in Storia contemporanea alla Facoltà di Lettere e filosofia di Firenze. Collabora con l’Istituto storico della Resistenza. Giordano Bruschi nasce a Pistoia nel 1925. Nel 1937 si trasferisce a Genova con la famiglia. Diplmato in ragioneria, viene assunto alla San Giorgio nello stabilimento dell’area torinese. Durante la guerra aderisce al CLN di fabbrica. Nel dopoguerra è tra i principali protagonisti dell’autogestione della San Giorgio. In seguito viene chiamato dalla Cgil per svolgere a tempo pieno attività sindacale. Ha pubblicato: ‘La battaglia operaia a Genova 1950: autogestione alla San Giorgio’ (2005), ‘La sfida dei marittimi ai padroni del vapore’ (2006), ‘Quelli dei comitati (1991-2014). Ventitré anni di lotte popolari in Valbisagno (2014).”,”ITAR-264″
“BRUSCHI Giordano”,”Una battaglia operaia a Genova. 1950: autogestione alla San Giorgio.”,”Giordano Bruschi ha 80 anni (nel 2005), 64 dei quali impegnati nella milizia sociale e politica, dalla resistenza alla battaglia sindacale nella CGIL, dalla presenza nel PCI e in PRC alle iniziative nei comitati per la difesa ambientale. Attualmente è presidente del Centro per l’Unità della Sinistra. Per 80 giorni dal 4 febbraio al 24 aprile 1950 cinquemila operai, impiegati e tecnci della San Giorgio Iri di Sestri Ponente rispondono alla serrata pretestuosa della direzione proseguendo la normale attività produttiva con l’autogestione guidata dal consiglio di gestione.”,”MITT-392″
“BRUSCHI Giordano”,”La sfida dei marittimi ai padroni del vapore. Lo sciopero di quaranta giorni del 1959.”,”Giordano Bruschi ha 80 anni (nel 2005), 64 dei quali impegnati nella milizia sociale e politica, dalla resistenza alla battaglia sindacale nella CGIL, dalla presenza nel PCI e in PRC alle iniziative nei comitati per la difesa ambientale. Attualmente è presidente del Centro per l’Unità della Sinistra.”,”MITT-394″
“BRUSCHI Giordano MORABITO Giuseppe”,”Una spoon river partigiana. Il Campo dei Partigiani nel Cimitero Monumentale di Staglieno.”,”Giordano Bruschi ha dato voce a 51 biografie comprese quelle di Antolini, Agostini, Camoriano e Gastaldi (in totale le tombe sono 268). Mentre Giuseppe Morabito ne ha ricostrite altre 87, e riportato fedelmente i 133 nomi di cui non possiediamo altro oltre alle informazioni presenti sulle lapidi. “”Chi non vuole chinare la testa con noi prenda la strada dei monti”” (Italo Calvino) (in 4° copertina) Giorndano Bruschi (Genova, 1925), ex partigiano sindacalista, impegnato in prima linea sul territorio della Val Bisagno con attività di educazione ambientale, civica, storica.”,”ITAR-267″
“BRUSCHI Giordano SIMONELLI Nicola BARONE Eros VADA Paola, interventi”,”Giacomo Buranello, Walter Fillak e i GAP.”,”GAP Gruppi di Azione Patriottica”,”ITAR-289″
“BRUSCHI Giordano”,”La sfida dei marittimi ai padroni del vapore. Lo sciopero di quaranta giorni del 1959.”,”””… la notte più lunga eterna non è…”” (B. Brecht) (in apertura) Giugno 1959, la rottura delle trattative per il rinnovo del contratto di lavoro (per la parte normativa in vigore dal 1931) causò 40 giorni di sciopero (8 giugno – 18 luglio) dei marittimi italiani nei porti nazionali e negli scali internazionali. Giordano Bruschi (81 anni nel 2006) sessantacinque dei quali passati nella milizia sociale e politica, dalla resistenza alla battaglia sindacale nella CGIL, dalla presenza nel PCI e in PRC alle iniziative dei comitati per la difesa ambientale. Attualmente (2006) è presidente del Centro per l’Unità della Sinistra. Ha pubblicato pure ‘Una battaglia operaia a Genova’ (2005)”,”MITT-020-FV”
“BRUSSET Christophe”,”Siete pazzi a mangiarlo! Un manager dell’industria alimentare svela cosa finisce davvero sulla nostra tavola. E spiega come difendersi.”,”Christophe Brusset ha lavorato per vent’anni nell’industria agro-alimentare come dirigente di alto livello di importanti aziende del settore prima di scrivere questo libro. ‘Il fruttosio è il principale motore del diabete’ (Le Monde 30.1.2015) (pag 183) “”Il fruttosio è ugualmente interessante dal punto di vista tecnico, perché da una parte migliora la stabilità dei prodotti in cui viene incorporato, e dall’altra regala una bella colorazione bruna agli alimenti cotti, come la pasticceria da forno e altri prodotti di panetteria. Infine – ed è forse la sua “”qualità”” principale, nonostante gli industriali si mostrino assai discreti su questo punto – il fruttosio favorisce la produzione di grelina, un ormone che stimola l’appetito. Per essere sazio, il consumatore che ingerisce fruttosio dovrà mangiare di più, cosa che si tradurrà alla fine in un maggior numero di prodotti venduti. In poche parole, più ne consumate, più ne sentirete il bisogno. E’ un sistema molto simile all’assuefazione da tabacco a lungo negata e favorita dai produttori di sigarette. Naturalmente se ci si mette dalla parte dei consumatori, il bilancio è ben diverso. Aggiungere zucchero alla propria alimentazione non risponde ad alcun bisogno biologico e la presenza di fruttosio nel cibo industriale non arreca alcun beneficio, ma al contrario seri inconvenienti per la salute. Un articolo di «Le Monde» del 30 gennaio 2015, intitolato ‘Il fruttosio è il principale motore del diabete’, che riprende i risultati di uno studio americano pubblicato dalla Mayo Foundation for Medical Education and Research, lo spiega molto bene: «Il consumo eccessivo di fruttosio determina delle modificazioni metaboliche. Esso costituisce il substrato del diabete di tipo 2 [una forma di diabete provocata dalla resistenza delle cellule all’insulina e che rappresenta il 90% delle forme della malattia], una malattia il cui incremento – più di 380 milioni di persone colpite nel mondo – ha assunto proporzioni epidemiche. Ogni anno, sul pianeta, più di cinque milioni di decessi sono dovuti al diabete, che insieme all’obesità e alla sedentarietà rappresenta un fattore di rischio cardiovascolare». Oggi, nel mondo, un adulto su dieci è colpito da diabete di tipo 2. Questa proporzione è più che raddoppiata tra il 1980 e il 2008. Negli Stati Uniti, il 75% del cibo contiene zuccheri aggiunti e il consumo medio di fruttosio pro capite raggiunge il livello record di 83,1 grammi al giorno. Più un adulto americano su tre è diventato, a gradi diversi, resistente all’insulina, segno di uno stato di prediabete che evolverà in diabete vero e proprio. I ricercatori stimano che l’aspettativa di vita delle persone colpite subirà una riduzione dai cinque ai dieci anni. Eppure, consumare fruttosio allo stato naturale, nella frutta, non pone problemi per la salute. La ragione è che un frutto maturo ne contiene molto poco (in una pesca, per esempio, non ce n’è più dell’1%) e racchiude anche acqua, fibre, antiossidanti e altre sostanze benefiche per la nostra salute che sono drammaticamente assenti nel cibo industriale. Il problema è tutto qui. Del resto, l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda senza ambiguità di limitare l’apporto energetico degli zuccheri aggiunti a meno del 10% dell’apporto calorico giornaliero, o meglio ancora di scendere sotto il 5% per una salute ottimale. Il mio consiglio: mangiate la frutta! E, quanto meno, evitate nei limiti del possibile le bevande zuccherate”” (pag 183-184)”,”ECOI-373″
“BRUTI LIBERATI Luigi”,”Il clero italiano nella grande guerra.”,”BRUTI LIBERATI Luigi è nato nel 1949 e lavora come ricercatore presso la cattedra di storia contemporanea della facoltà di lettere dell’ Università di Milano. Ha pubblicato vari scritti sul cattolicesimo italiano nel 1915 su varie riviste. Ha scritto il saggio ‘Le occupazioni delle terre nel Mezzogiorno, 1944-1949’ pubblicato nel volume ‘Stato e agricoltura in Italia, 1945-1970′ (ER). “”Gli avvenimenti milanesi preoccuparono gravemente lo stesso Turati che il 3 maggio scriveva ad Anna Kuliscioff: “”Non c’è da illudersi: i torbidi riprenderanno quando che sia. E hanno sapore di jacqueries, con la differenze che sono soprattutto le donne, che però sono furie. Vogliono far cessare la guerra subito: rivogliono i loro uomini, ce l’ hanno con Milano che volle la guerra e che ora porta via loro tutto (…) e vogliono fare la pelle ai signori, fra i quali – beninteso – siamo anche noi, tanto che si sospettava di una dimostrazione rurale contro il Municipio. C’ è forse lo zampino dei preti””. I sospetti di Turati circa la responsabilità del clero nei moti erano condivisi anche dal commissario Pignatari, in missione speciale nel capoluogo lombardo per conto della Direzione generale di P.S. (…). In sostanza tutte le testimonianze dell’ epoca concordavano nell’ affermare che le agitazioni muovevano dalle parrocchie, tanto che sia gli interventisti milanesi che le autorità di pubblica sicurezza fecero passi presso il Cardinal Ferrari perché intervenisse prendendo posizione contro il ripetersi di simili manifestazioni””. (pag 57-58)”,”ITAA-080″
“BRUTI LIBERATI Luigi”,”Il clero italiano nella grande guerra.”,”Luigi Bruti Liberati è nato nel 1949 e lavora come ricercatore presso la cattedra di storia contemporanea della facoltà di lettere dell’Università di Milano. Caporetto e le prime reazioni del clero. “”A questo maggiore impegno della gerarchia in senso patriottico non corrispose perà un’attenuazione della repressione giudiziaria nei confronti dei sacerdoti (…)”” (pag 96) “”Particolarmente indicativa in questo senso era la situazione della Lombardia, da dove, in questo periodo, giungevano al governo da parte di magistrati e prefetti lodi pressoché unanimi circa l’atteggiamento assunto dall’episcopato: i vescovi, pur con differenti sfumature, indicavano al clero e ai fedeli il dovere di concorrere alla resistenza contro il nemico invasore”” (pag 97)”,”RELC-002-FGB”
“BRUTI LIBERATI Luigi CODIGNOLA Luca”,”Storia del Canada. Falle origini ai giorni nostri.”,”Luigi Bruti Liberati è nato nel 1949 e lavora come ricercatore presso la cattedra di storia contemporanea della facoltà di lettere dell’Università di Milano. Luca Codignola insegna Storia del Canada all’Università di Genova.”,”CANx-002-FL”
“BRUTI-LIBERATI Luigi RUBBOLI Massimo a cura; scritti di Jorn CARLSEN Richard GILBERT Maurice YEATES Bruno RAMIREZ Cornelius J. JAENEN Nino RICCI Paul VILLENEUVE Franca FARNOCCHIA PETRI Marina MARENGO e Gianfranco SPINELLI Jacques LEGARÈ e Louis PELLETIER Guida CAMARDA Fabio ZICCARDI Claudio MINCA Matteo SANFILIPPO Jean-François LEONARD”,”Canada e Italia verso il Duemila: metropoli a confronto. Atti del 9° convegno internazionale di studi canadesi, Milano, 22-25 aprile 1992.”,”Scritti di Jorn CARLSEN Richard GILBERT Maurice YEATES Bruno RAMIREZ Cornelius J. JAENEN Nino RICCI Paul VILLENEUVE Franca FARNOCCHIA PETRI Marina MARENGO e Gianfranco SPINELLI Jacques LEGARÈ e Louis PELLETIER Guida CAMARDA Fabio ZICCARDI Claudio MINCA Matteo SANFILIPPO Jean-François LEONARD testi in italiano, francese, inglese”,”CANx-013″
“BRUTTI Carlo SCOTTI Francesco”,”Psichiatria e democrazia. Metodi e obiettivi di una politica psichiatrica alternativa.”,”Carlo Brutti (medico e pediatra, neuro-psichiatra infantile, psicolanalista, docente di psicopatologia); Francesco Scotti (medico, specialista in neuro-psichiatria, docente di psicologia sociale).”,”ITAS-004-FSD”
“BRUTTINI Adriano”,”La stampa inglese monopoli e fusioni, 1890-1972.”,”Antonio BRUTTINI é originario di Siena e ha un incarico di lingua inglese alla Facoltà di Scienze Economiche e Bancarie sin dalla sua fondazione. “”I domenicali riportavano le notizie della settimana. (Oggi non le forniscono più). Alla fine del secolo i domenicali raggiunsero una tiratura complessiva di 2 milioni di copie con il Lloyd’s Weekly Newspaper (1842) che aveva raggiunto, primo nel mondo, un milione di copie. Dall’ inizio del secolo i domenicali hanno avuto più lettori dei quotidiani. Come dice Raymond Williams, prima della guerra 1914-18 i domenicali erano letti dalla maggioranza della popolazione, nel 1920 erano letti praticamente da tutti; mentre i quotidiani erano letti dalla maggioranza della popolazione solo al termine della prima guerra mondiale ed erano letti praticamente da tutti solo nel 1939. Nel 1920 vengono complessivamente vendute 13.000.000 di copie, quasi due volte e mezzo del totale dei quotidiani. I quotidiani raggiungevano questa cifra solo nel 1939. In altre parole, già all’ inizio del secolo esisteva un pubblico pronto ad acquistare un quotidiano ed era quello servito dal domenicale. Nel 1930 i domenicali stampavano 14.600.000 copie contro gli 8.567.000 dei quotidiani.”” (pag 163-164)”,”EDIx-063″
“BRUTTINI Adriano”,”La stampa inglese. Monopoli e fusioni, 1890-1972.”,”Adriano Bruttini è nato e vive a Siena ove ha un incarico di lingua inglese alla Facoltà di Scienze Economiche e Bancarie sin dalla sua fondazione. Dopo la laurea ha soggiornato per tre anni negli Stati Uniti ove ha ottenuto un M.A. in giornalismo alla Pennsylvania State University con una tesi sulla stampa comunista in Italia e incarichi di insegnamento.”,”EDIx-003-FV”
“BRUZZO Sergio”,”Il pensiero di Antonio Labriola. Studio critico.”,”””Questa dottrina generale o della conoscenza non è chi possa metterla in dubbio se appena si soffermi a considerar come in ogni piccolo giudizio occorre “”ripensare alle forme generali”” (ossia alle categorie) che son ricorrenti negli atti particolari del pensiero (unità, pluralità, totalità, condizione, fine, ragion d’ essere, causa, effetto, ecc.).”” (pag 83) “”Sempre nel Labriola l’ ideale comunista si accompagnò con un senso vivo e costante della libertà, dell’ autonomia, della personalità. Giova ricordare la frase della sua prolusione del 1902: “”Nessuna conquista dell’ individualità sarà perduta””. (pag 109) “”In molti suoi scritti appare vivo il desiderio che l’ Italia diventi una grande e potente nazione e si allinei con le altre potenze europee. Talora assume forme sdegnose a suo riguardo; ma non erano diverse da quelle adoperate verso il socialismo contemporaneo e mostravano solo il suo amore per essa. Nel 1896 fu per l’ occupazione dell’ Etiopia, perché capiva che l’ Italia non poteva farsi grande se non seguendo la via delle altre potenze e dedicandosi ad un’ attiva politica commerciale e coloniale, nel 1901 caldeggiò manifestamente l’ occupazione della Libia, anticipando di oltre un decennio gli eventi. E vide acutamente il fiorire e lo sviluppo economico dell’ Italia all’ inizio del secolo XX e l’ opportunità che si sciogliesse dalla soggezione della Triplice e facesse una politica autonoma. Il suo amore si estendeva a tutti i popoli che rivendicavano la loro indipendenza, come si vede in un manifesto a favore della Polonia, e in una lettera violenta contro la polacca Rosa Luxemburg, che aveva proposto l’ accordo del proletariato russo e polacco””. (pag 110-111)”,”LABD-043″
“BRUZZONE Anna Maria FARINA Rachele a cura”,”La Resistenza taciuta. Dodici vite di partigiane piemontesi.”,”Anna Maria BRUZZONE laureata in lettere e diplomata in psicologia insegna all’ Istituto magistrale ‘A. Gramsci’ di Torino. La FARINA GRUPPI laureata in pedagogia e specializzata in storia contemporanea insegna lettere in un istituto tecnico. “”Ero stata catturata dai fascisti della “”Venezia Giulia””, comandati dal tenente Finestra della “”Muti””. Era un nemico rispettabile, l’ unico che avesse il coraggio di fare i rastrellamenti anche di notte. Dal modo come rispondevo, come mi comportavo, lui diceva che io ero certamente una nemica irriducibile, ma anche migliore di altri partigiani che gli erano capitati prigionieri. Certo m’ha aiutato la solita fortuna, e anche, devo riconoscerlo, l’ essere carina, soprattutto agli occhi dei nemici. Ma vi era ancora un’altra circostanza che non ho mai detto: godevo la simpatia della moglie di Finestra. Voglio raccontarlo per un omaggio a questa ragazza di diciotto o vent’anni, morta di tubercolosi proprio il 25 aprile 1945. Era jugoslava, e probabilmente Finestra l’ aveva conosciuta quando conduceva la guerriglia contro i partigiani jugoslavi.”” (pag 133)”,”ITAR-097″
“BRUZZONE Mariagrazia”,”Piccolo grande schermo. Dalla televisione alla telematica.”,”Mariagrazia Bruzzone, laureata in lettere a Pisa, ha collaborato alle pagine scientifiche de ‘La Stampa’ e scrive per l’Espresso e La Repubblica (1984). Si è occupata di comunicazione, Tv e telematica come ricercatrice dell’Univ. di Roma.”,”EDIx-006-FV”
“BRYANT Arthur”,”L’ ultimo colpo di Hitler. Quarto volume tratto dai diari di guerra di Lord Alan Brooke, Capo di Stato Maggiore alleato. (Tit. orig.: Triumph in the West 1943-1945)”,”BRYANT Arthur (1899-) scrittore e docente universitario è considerato tra i maggiori storici britannici viventi. Ha scritto varie biografie (Carlo II, Pepys). Alan BROOKE doveva rivelarsi il massimo stratega britannico, l’ artefice della vittoria alleata. “”Era appunto questo che Brooke e Marshall, con i rispettivi capi di stato maggiore della marina e dell’ aviazione, erano venuti a discutere a Yalta con i loro colleghi russi, mentre Roosevelt, Churchill e Stalin disputavano tra loro a palazzo Livadia sul destino politico della Germania, della Polonia e del mondo. I capi militari avevano il compito di coordinare le due offensive convergenti da occidente e da oriente, in modo da impedire ai tedeschi di trasferire truppe e forze aeree dall’ uno all’ altro fronte; dovevano inoltre stabilire le rispettive responsabilità nelle zone occupate e prendere accordi per la partecipazione della Russia alla guerra contro il Giappone, subito dopo la sconfitta della Germania.”” (pag 389)”,”QMIS-092″
“BRYANT Anthony J.”,”Sekigahara 1600. Lo scontro finale per il potere.”,”””Benché ambo le parti stessero preparando la guerra da mesi, la scelta del campo di battaglia avvenne sull’onda del momento. Pur essendo certo che la sua posizione in altura gli avrebbe conferito un certo vantaggio, Mitsunari non poteva prevedere la defezione virtuale, quando non effettiva, di più di un terzo delle sue forze. La battaglia fu uno scontro tra la macchina da guerra Tokugawa, una forza molto coesa di vassalli e alleati leali, e la disunità e litigiosa coalizione di nobili, spesso rivali tra loro, di Mitsunari. Un fatto chiaramente dimostrato dalla battaglia (di Sekigahara, 1600) è l’alta qualità della disciplina e dell’addestramento in entrambi gli schieramenti. Nel buio più totale, e con una terribile bufera in corso, riuscirono a mantenere la propria unità, a manovrare, e persino a schierarsi in battaglia e costruire delle installazioni difensive. Uno dei passatempi preferiti degli storici giapponesi è discutere sull’esito della battaglia se le divisioni Môri e Kobayakawa fossero rimaste fedeli al loro patto di lealtà all’Armata dell’Ovest. Per Ieyasu, il loro tradimento fu una manna dal cielo, poiché all’inizio della battaglia si trovava in una posizione estremamente pericolosa. Ieyasu non era il tipo da lasciarsi intrappolare da una forza più numerosa, disposta, oltretutto, in modo da sovrastarlo dall’alto. Eppure, con tutta la sua capacità previsionale e rapidità di movimento, era andato a posizionarsi a valle. Ogni via d’accesso era occupata dal nemico; ogni via di ritirata poteva essergli facilmente preclusa. Si può soltanto speculare su come sarebbe andata a finire se Ieyasu non avesse avuto la certezza delle defezioni tra il nemico. Sarebbe andata subito a Sekigahara? Osservando la mappa, viene da dubitare che potesse andare da qualche altra parte e così la discussione pare accademica. Doveva assolutamente conquistare il castello di Sawayama per togliere di mezzo la base operativa di Mitsunari e aveva bisogno di recuperare il castello di Ôsaka da Môri Terumoto. La sola maniera per giungervi era lungo la strozzatura di Honshû e Sekigahara si trovava sulla strada. Anche Mitsunari considerava Sekigahara la migliore opzione disponibile. E tuttavia, non scelse quel sito e si preparò in modo mirabile per un assalto frontale. Ironicamente, fu il grande clan Môri, che non combatté né per l’uno né per l’altro, a scegliere il luogo per tutti gli altri. Fu Kobayakawa Hideaki, un affiliato al clan dei Môri, a porre il suo campo in cima al Monte Matsuo, mentre Môri Hidemoto, Kikkawa Hiroie e Ankokuji Ekei stabilirono le loro posizioni sul fianco est del Monte Nangû; tutto questo molto prima che si avvicinasse Ieyasu. Per ironia suprema, proprio Ankokuji Ekei, l’agente di Ishida Mitsunari nell’accampamento del clan Môri, responsabile per aver portato così tanti clan nello schieramento occidentale (e fautore involontario della loro caduta), al momento buono non riuscì ad entrare in battaglia con la sua divisione. Finì per darsi alla fuga; i suoi uomini furono messi in rotta ed egli fu catturato e ucciso. Fu così sprecato un grande potenziale bellico. Da una parte, non c’era semplicemente terreno a sufficienza per schierare ambedue le armate. Dall’altra, solo una parte dell’Armata dell’Ovest fu coinvolta direttamente nel combattimento, mentre le forze di Ieyasu vi presero parte tutte, fatta eccezione per i 36.000 uomini di Hidetada distaccati al castello di Ueno. Altri 30.000 uomini di Mitsunari erano invece inutilmente impegnati negli assedi di Otsu e Tanabe. Un’altra importante ragione della sconfitta delle forze occidentali, a parte le defezioni, fu l’animo e la natura dei due comandanti in capo. L’Armata dell’Est aveva per capo indiscusso Tokugawa Ieyasu. Egli era il comandante supremo sia dei vassalli che degli alleati, e i suoi ordini venivano eseguiti senza esitazione. Ishida Mitsunari, con tutta la sua ambizione, era semplicemente incapace e forse inadatto a ricoprire quel ruolo. Molti ‘daimyô’ presero parte alla battaglia per lealtà non verso Mitsunari, ma verso l’erede di Toyotomi Hideyoshi. Erano più inclini ad ascoltare i consiglieri dei loro clan e a seguire i loro piani (come fece Shimazu Yoshihiro) che a prendere ordini da un personaggio giudicato un politico che si immischiava negli affari militari. Agendo così, finirono per danneggiare la loro causa; non presentando un fronte unificato, infatti, provocarono inevitabilmente la sconfitta delle loro forze. In più, Mitsunari era enormemente detestato da gran parte dei suoi nemici e la sua figura dominante nell’Armata dell’Ovest attirava l’odio degli Orientali come un magnete”” (pag 84-85)”,”STAx-287″
“BRYANT Louise DEARBORN Mary V.”,”Six Red Months in Russia. An Observer’s Account of Russia Before and During the Proletarian Dictatorship.”,”Mary V. Dearborn holds a doctorate from Columbia University and has written five books, including biographies of Henry Miller. Louise Bryant (Queen of Bohemia), and Norman Mailer (Mailer: A Biography). She is currently at work on a biography of art patron Peggy Guggenheim. Preface by Mary V. DEARBORN, Glossary of Names, Introduction,”,”RIRO-144-FL”
“BRYANT Louise”,”Mirrors of Moscow.”,”Foreword, Lenin and his Subordinates, Illustrations,”,”RIRB-028-FL”
“BRYANT Arthur”,”All’attacco, 1941-1943. Secondo voume di Tempo di guerra. I diari e le note autobiografiche del Feldmaresciallo Visconte Alan Brooke, Capo dello Stato Maggiore generale imperiale.”,”Arthur Bryant, scrittore e docente universitario, figura tra i più grandi storici britannici viventi. (dalla presentazione) 1942: “”Navi! Navi! Soprattutto di navi noi abbiamo bisogno”” (Generale Eisenhower) Operazioni in Asia contro il Giappone “”Contemporaneamente alle citate azioni nel Pacifico sud-occidentale, a tremila miglia di distanza nelle Hawaii, Nimitz e il suo brillante capo di Stato Maggiore, Spruance, allestivano una vasta base aerea e navale autonoma e mobile per appoggiare la flotta e i reparti dei marines. Con i bacini natanti, le officine, i cantieri, i reparti di genieri per costruire strade, aeroporti e moli, si era progettato di attrezzare un gruppo anfibio di portaerei, navi da battaglia e mezzi da sbarco e da trasporto, destinato a operare a migiaia di miglia dalla più vicina base costiera e ad attaccare a discrezione anche la più fortificata delle isole giapponesi. Sarebbe stato facile agli attaccanti, con le loro immense risorse tecniche, stabilire nuove basi per operazioni nel cuore delle posizioni nemiche, dopo averle sorprese e isolate mediante il controllo aereo e navale e dopo averle attaccate con truppe di assalto specializzate. Si prevedeva per l’estate del 1944 di venire in possesso di tutti i gruppi di isole della linea avanzata di difesa del Giappone: Gilbert, Marshall, Marianne e Caroline. Gli americani non si contentavano tuttavia di questo massiccio programma contro il Giappone. A Casablanca e a Washington essi avevano insistito perché gli inglesi iniziassero operazioni offensive in Birmania in modo da riaprire la strada per la Cina. Quindi avevano posto Brooke e i suoi colleghi di fronte a nuovi problemi e a una richiesta di armi ed equipaggiamenti che in quel momento erano urgentemente necessari altrove. Dal momento che adesso Ceylon e l’India era tenuti da forze sufficienti e che la potenza aerea inglese e ameircana era in continuo aumento, Brooke non riteneva possibile una avanzata dei giapponesi verso Occidente, data anche la scarsezza del loro naviglio rispetto alla estensione delle linee di comunicazione. E riteneva opportuno, fino a quando i progressi della guerra in Occidente non avessero reso possibili operazioni decisive, di annegare risorse nel pozzo senza fondo della inefficienza e corruzione orientale, cioè la Cina di Ciang Kai-scek, e di sperperarle in operazioni in Birmania. Ma, nella sua qualità di membro del Consiglio unificato dei capi di Stato Maggiore, essendo subordinato alle decisioni di questo organo ed avendo questo stabilito di iniziare un’offensiva in Birmanai con le forze disponibili, era costretto a rispettare tutte le decisioni”” (pag 566-567)”,”QMIS-298″
“BRYANT Arthur”,”Trionfo in occidente, 1943-1944. Terzo volume tratto da diari di guerra di Lord Alan Brooke, Capo dello Stato Maggiore alleato.”,”Le operazioni Overlord e Anvil. “”(19 febbraio) «Ho avuto qualche difficoltà con Eisenhower, ma non c’è voluto molto per convincerlo; perché in realtà desiderava essere costretto a ritornare ai piani che giudicava realmente migliori, dal momento che aveva fatto il finto tentativo di appoggiare l’idea di Marshall. Penso che ora la questione sia appianata». Le proposte di Einsenhower per le quali il generale americano aveva ottenuto l’appoggio sia pure riluttante di Montgomery e di Ramsay, erano basate su un piano di compromesso nella distribuzione del naviglio, che avrebbe dovuto rendere possibili sia l’operazione ‘Overlord’ sia la ‘Anvil’; al prezzo però di una pericolosa mancanza di elasticità al momento cruciale dei due sbarchi, proprio quando le truppe d’assalto sarebbero state più vulnerabili. Il punto chiave di questo particolare problema era l’assoluta insufficienza dei mezzi da sbarco corazzati che gli inglesi avevano inventato e che gli americani avevano cominciato a produrre ma che a causa delle necessità della guerra nel Pacifico non erano stati ancora in grado di fornire in numero sufficiente per il teatro di guerra europeo. Con lo stesso inguaribile ottimismo che lo aveva spinto ad appoggiare un attacco oltre Manica nel 1942, il comando supremo aveva tentato ancora una volta di ignorare questo inevitabile ostacolo che si opponeva alla sua speranza di poter effettuare due invasioni contemporaneamente. Come lo storico ufficiale americano sottolinea «Aumentando il numero degli uomini nella prima ondata di assalto, senza sbarcare un corrispondente numero di veicoli, i piani del comando supremo delle forze di spedizione alleate o avrebbero mandato a terra reparti che non potevano raggiungere i loro obiettivi finché non fossero arrivati i veicoli, determinando così una congestione sulle spiagge; oppure avrebbero costretto le nave semicariche ad aspettare al largo esponendo così navi e uomini a rischi assolutamente ingiustificabili. La validità di queste obiezioni era pienamente sentita dal generale Eisenhower, ma egli giudicava che si trattasse di sacrifici e di rischi che valeva la pena di accettare, in considerazione del fatto che avrebbero permesso un simultaneo attacco diversivo nella Francia meridionale. Sebbene in un primo tempo vi si fosse vivamente opposto, il generale Montgomery, alla fine, si era accordato con Eisenhower, e il progetto fu perciò sottoposto ai capi di stato maggiore inglesi. Questi bocciarono il compromesso sulla base delle seguenti considerazioni: primo, perché avrebbe indebolito sia l’operazione ‘Anvil’ sia la ‘Overlord’; secondo, perché il lento procedere della campagna italiana rendeva lontana e quindi quasi trascurabile la possibilità di costituire le forze necessarie per l’operazione ‘Anvil’. Il generale (sic) Brooke fece osservare che l’impiego di dieci divisioni nella Francia meridionale, previsto dai piani, avrebbe lasciato soltanto venti divisioni a combattere la difficile battaglia in Italia e a far fronte a tutti gli altri impegni che potevano verificarsi nel Mediterraneo. Eisenhower lasciò la riunione in cui fu discusso questo problema, con l’impressione che le possibilità di effettuare l’operazione ‘Anvil’ fossero minime»”” (pag 129-130)”,”QMIS-299″
“BRYANT Arthur”,”The Turn of the Tide, 1939-1943. A Study based on the Diaries and Autobiographical Notes of Field Marshal The Viscount Alanbrooke.”,”Dedica dell’autore a Alanbrooke (‘whose war diaries are the jewel for which this book is the setting’) “”My long experience in these matters had taught me that a Minister of Defence must work with and through responsible advisers – that is to say, war chiefs who can give effect in the decisions taken and are accountable for the results”” (Winston Churchill) (in apertura)”,”QMIS-075-FSD”
“BRYM Robert J.”,”The Jewish Intelligentsia and Russian Marxism. A Sociological Study of Intellectual Radicalism and Ideological Divergence.”,”BRYM Robert J. è Assistant Professor of Sociology, Memorial University of Newfoundland, St. John’s.”,”RIRx-093″
“BRYNJOLFSSON Erik McAFEE Andrew”,”La nuova rivoluzione delle macchine. Lavoro e prosperità nell’era della tecnologia trionfante.”,”BRYNJOLFSSON Erik è professore presso il Mit e direttore del Mit Center for Digital Business. McAFEE Andrew è ricercatore capo in questo centro. Il mito americano delle ‘start up’ “”L’imprenditoria è stata una voce importante nei manuali di introduzione all’economia almeno a partire dal saggio epocale di Joseph Schumpeter, scritto in pieno ventesimo secolo, sulla natura del capitalismo e dell’innovazione. Schumpeter proponeva la nostra definizione preferita di innovazione, “”l’introduzione sul mercato di una novità tecnica o organizzativa, non solo la sua invenzione””, e, come noi, credeva che fosse intrinsecamente un processo ricombinante (“”ottenere nuove combinazioni””) (11). Sosteneva anche che era meno probabile che l’innovazione nascesse nelle imprese affermate che non nelle sfidanti intenzionate a detronizzarle. Come scriveva in ‘The Theory of Economic Development’, «le nove combinazioni sono di norma incarnate (…) in imprese che di solito non nascono da quelle vecchie (…). Non sarà il proprietario delle diligenze a costruire le ferrovie» (12). Insomma, l’imprenditoria è una macchina per le innovazioni. E’ anche una fonte fondamentale per la crescita dei posti. In effetti in America sembra essere l’unica istanza che sta creando lavoro. In uno studio pubblicato nel 2010, Tim Kane della Kauffman Foundation ha usato i dati dell’ufficio del censimento per suddividere tutte le aziende statunitensi in due categorie: start up nuove di zecca e aziende esistenti (attive da almeno un anno). Ha scoperto che in tutti gli anni a parte sette, tra il 1977 e il 2005, le imprese già esistenti sono state, come gruppo, distruttrici nette di posti, perdendo una media di circa un milione di dipendenti all’anno (13). In netto contrasto, le start up creavano in media tre milioni netti di posti all’anno. La successiva ricerca di John Haltiwanger, Henry Hyatt e colleghi confermava che la creazione netta di posti è assai più elevata nelle giovani imprese anche se gli stipendi sono inferiori (14). Il loro studio suggerisce inoltre che le start up sono responsabili di un imparagonabile “”rimescolamento dei lavoratori””. Suona come un fenomeno spiacevole, e invece non lo è, significa soprattutto che i lavoratori si muovono in senso laterale, da un posto all’altro, in cerca di occasioni migliori. Il “”rimescolamento”” è un’attività importante in un’economia sana, però tende a calare durante le recessioni, quando la gente diventa più riluttante a mollare il posto. L’équipe di ricercatori ha scoperto che le giovani imprese avevano aumentato la loro quota di rimescolamento globale durante la Grande recessione e dopo, confermando che le start up fornivano una quanto mai necessaria fonte di opportunità di trasferimento per i lavoratori in un periodo difficile. L’ambiente imprenditoriale americano è invidiato in tutto il mondo ma ci sono preoccupanti prove del fatto che stia diventando meno fertile. Una ricerca della Kauffman Foundation condotta dall’economista Robert Fairlie ha scoperto che, sebbene il ritmo di formazione di nuove imprese sia cresciuto tra 1996 e 2011, quasi tutte queste start up avevano un solo dipendente: il fondatore (15). Questo tipo di imprenditoria è aumentato durante la Grande recessione, indicando che alcuni imprenditori sono probabilmente soltanto persone che si sono messe in proprio avendo perso il posto. Nello stesso periodo, tra il 1996 e il 2011, il ritmo delle nascita di “”employer establishments””, cioè di aziende che già all’inizio impiegavano più di una persona, è calato di oltre il 20%. Non sono chiari i fattori di questo declino (…)’ (pag 227-228) [(11) J.A. Schumpeter, ‘The Theory of Economic Development: An Inquiry into Profits, Capital, Credit, Interest, and the Business Cycle’, Transaction Publishers, 1934, (…) tr. it. ‘Teoria dello sviluppo economico’, Firenze, 1977; (12) Ivi, p. 66; (13) Comunicato stamap ‘Us Job Growth Driven Entirely by Startups, According to Kauffman Foundation Study, Reuters, 7 luglio 2010 (…); (14) John Haltiwanger et al. ‘Business Dynamics Statistics Briefing: Job Creation, Worker Churning, and Wages at Young Businesses’, (…) 1 novembre 2012; (15) Kauffman Index of Entrepreneurial Activity, E.M. Kauffman Foundation, 2012 (…)]”,”CONx-221″
“BRYSON Bill”,”Breve storia della vita privata.”,”Bill Bryson è nato a Des Moines (Iowa) nel 1951 e ora risiede nel Norfolk, Inghiterra. Dello stesso autore: ‘Una passeggiata nei boschi’, ‘In un paese bruciato dal sole’, ‘NotIzie da un’isoletta’, Breve storia di (quasi) tutto e il mondo è un teatro’. Uno dei più amati autori di libri di viaggio alle prese con un itinerario insolito: l’esplorazine della sua dimora inglese, un’ex canonica vittoriana situata in uno sperduto villaggio del Norfolk. La sfida è quella di posare sugli oggetti che ci circondano uno sguardo diverso… Fondo originale Tarcisio Parlanti”,”STOS-006-FAP”
“BRZEZINSKI Zbigniew”,”La Grande Scacchiera. Il mondo e la politica nell’era della supremazia americana.”,”L’A è nato a Varsavia nel 1928. Laureatosi ad Harvard, vi ha insegnato dal 1953 al 1960 per poi passare alla Columbia Univ. Dal 1977 al 1981 è stato consigliere per la sicurezza nazionale del Presidente CARTER. E’ professore di politica estera alla Paul Nitze School of Advanced International Studies della John Hopkins Univ. Ha scritto vari libri di politica internazionale, di strategia economica e di storia contemporanea (‘Il grande fallimento. Ascesa e caduta del comunismo nel XX secolo’ 1989, ‘Il mondo fuori controllo. Gli sconvolgimenti planetari all’alba del XXI secolo’ 1993).”,”USAP-019 RAIx-042″
“BRZEZINSKI Zbigniew”,”Le grand échiquier. L’Amerique et le reste du monde.”,”L’A è stato consigliere per la sicurezza del Presidente degli USA tra il 1977 e il 1981. Esperto al ‘Center for Strategic and International Studies’ (CSIS) è professore alla Johns Hopkins University.”,”RAIx-067″
“BRZEZINSKI Zbigniew”,”Illusions dans l’équilibre des puissances.”,”Brzezinski, nato a Varsavia nel 1928, ha collaborato con L. Johnson, professore alla Columbia University, è stato il braccio destro di Jimmy Carter in politica estera durante “”la lunga marcia”” di questi alla presidenza. Ha preso il posto di Kissinger come Assistente speciale del presidente per gli affari di sicurezza nazionale. Fa parte del Consiglio nazionale di sicurezza, organo supremo dove si integrano e coordinano le strategie dei diversi dipartimenti in materia di politica estera. E’ direttore generale della influente Commissione Trilaterale. “”A présent, et sans doute pour quelque temps encore, il existe la combinaison d’un monde de forces bipolaires avec des multiples interactions étatiques. En réalité, deux triangle compétitif inclut: l’Amérique, la Chine et l’Union soviétique; celui de la coopération: l’Amérique, l’Europe et le Japon. C’est le foyer central du jeu des puissances multiples, en supposant qu’un déséquilibre soudain de l’axe de la puissance de soutien, impliquant un arrêt des rapports bipolaires entre les USA et l’URSS, ne puisse pas se produire.”” (pag 98)”,”RAIx-290″
“BRZEZINSKI Zbigniew”,”Il grande fallimento. Ascesa e caduta del comunismo nel XX secolo.”,”””La meta che Gorbaciov si prefiggeva, dar forma a una nuova cultura politica, era tanto più difficile da raggiungere in quanto l'””inadeguatezza”” che egli deplorava non era soltanto un’eredità del leninismo e dello stalinismo, ma era profondamente radicata nella storia russa. nelle ‘Lettere dalla Russia’ che il marchese Astolphe De Custine pubblicò nel 1839 dopo un lungo soggiorno in quel paese traspare un’impressionante continuità tra la politica della Russia del diciannovesimo secolo e quelçlo dell’Unione Sovietica di oggi. De Custine rimase colpito dall’onnipresenza della burocrazia statale, “”fondata sulla miopia, sulla negligenza e sulla corruzione””, e in cui “”regna sovrana la segretezza””. Egli osservava che “”l’unico campo in cui la tirannia mostra una certa inventiva è negli strumenti per mezzo dei quali perpetua il proprio potere”” e che “”il dispotismo è peggiore quando pretende di agire per il bene comune, perché in tal modo giustifica con le intenzioni gli atti più infami e il male spacciato per utile medicina non conosce più limiti””. Il suo giudizio su quel regime potrebbe essere applicato senza difficoltà all’esperienza sovietica: “”Non dico che il loro sistema politico non abbia mai dato buoni risultati, ma affermo semplicemente che per ottenerli è stato pagato un prezzo troppo alto””. De Custine fu impressionato anche dalle restrizioni imposte alla circolazione delle idee e dal modo in cui il potere manipolava la storia, che egli definiva “”possesso degli zar””, i quali “”offrono al popolo le verità storiche che si accordano con la finzione dominante””. Forse ancora più significativamente, commentava: “”Il sistema politico russo non reggerebbe a vent’anni di libere comunicazioni con l’Europa occidentale””.”” (pag 62)”,”RUSU-250″
“BRZEZINSKI Zbigniew”,”Il mondo fuori controllo. Gli sconvolgimenti planetari all’alba del XXI secolo.”,”Dedica libro a Jimmy Carter ‘la cui voce in favore dei diritti umani continua a risuonare’ India, Cina, Russia. “”Non è probabile che uno dei paesi in via di sviluppo si qualifichi come modello e leader. L’India mostra al suo interno povertà e ricchezza estreme e quindi, anche presupponendo che le sue diversità etniche e religione non spingano verso la disintegrazione, non è probabile che riguadagni la statura internazionale che aveva ai tempi di Nehru. Nessuna delle nazioni africane ha il prestigio e nessuna delle nazioni latino-americane ha la vocazione per farlo. In particolari circostanze, come si è detto, la Russia potrebbe provare la tentazione di ricercare il ruolo di leader, forse spinta dai dilemmi geopolitici e dalla confusione ideologica. Ma per essere accettata da altri e non solo reclamata dai russi, la leadership russa dovrebbe basarsi su un modello socioeconomico funzionante e interessante. Una Russia semifascista sarebbe incapace di dar vita a un simile modello, con il suo probabile e inevitabilmente debilitante coinvolgimento in nuove lotte imperialiste. Una Russia impegnata in un positivo processo di democratizzazione sarebbe orientata verso Occidente e dipenderebbe dal suo continuo sostegno; quindi la sua progressiva integrazione con il mondo avanzato precluderebbe un’identificazione stretta e ideologicamente significativa con le popolazioni dell’ex Terzo mondo. Se una Russia fascista, o un Russia democratica, dovesse perseguire ambizioni così campate per aria, sarebbe improbabile che riuscisse a ricevere una buona accoglienza da parte dei poveri del mondo. Per contrasto, la Cina potrebbe aspirare allo scettro. La Cina, per quello che è, sfida il mondo della disuguaglianza. E’ un gigante, che abbraccia oltre un miliardo di persone impegnate in uno sforzo sostenuto contro la disparità, una lotta che, almeno fino ad oggi, è stata coronata da successo. Inoltre, è ben più di una nazione-Stato in un mondo formato da tante nazioni-Stato. E’ l’unico Stato che è, al tempo stesso, una civiltà ben distinta e definita, certamente più di quanto non lo sia la Russia. Quindi si pone in una relazione in un certo senso unica rispetto al resto del mondo: ne fa parte e al tempo stesso ne è separata”” (pag 193-194)”,”RAIx-349″
“BRZEZINSKI Zbigniew”,”La grande scacchiera.”,”Zbigniew Brzezinski è nato a Varsavia nel 1928. Laureatosi a Harvard, vi ha insegnato dal 1953 al 1960, per poi passare alla Columbia University. Dal 1977 al 1981 è stato consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Carter. É professore di politica estera alla Paul Nitze School of Advanced International Studies della Johns Hopkins University. Ha scritto vari libri: Il grande fallimento. Ascesa e caduta del comunismo nel XX secolo. Il mondo fuori controllo, Gli sconvolgimenti planetari all’alba del XXI secolo.”,”RAIx-024-FL”
“BRZEZINSKI Zbigniew”,”Game Plan. A Geostrategic Framework for the Conduct of the U.S. – Soviet Contest.”,”Zbigniew Brzezinski è stato Consigliere per la Sicurezza nazionale alla Presidenza dal 1977 al 1981. Dopo è stato Professor of Government alla Columbia University e Consigliere al Center for Strategic and Internazional Studies alla Georgetown University. “”«Democracy», wrote Sir Halford Mackinder in the light of Europe’s painful wartime experiences, «refuses to think strategically unless and until compelled to do so for purposes of defense». Yet today democracy must think, not only strategically for the purpose of defense, but also geopolitically for the purpose of offense”” (pag 194)”,”USAP-081″
“BRZEZINSKI Zbigniew SCOWCROFT Brent, moderated by David IGNATIUS”,”America and the World. Conversations on the Future of American Foreign Policy.”,”Z. Brzezinski ex consigliere del National Security Advisor del presidente J. Carter. professore alla Johns Hopkins University. Brent Scowcroft già consigliere del National Security Advisor del presidente George H.W. Bush e Gerald Ford, e assistente militare del Presidente R. Nixon. E’ presidente dello Scowcroft Group. Ha scritto con G.W.H. Bush ‘A World Transformed’. D. Ignatius giornalista del Washington Post.”,”USAP-089″
“BUBER NEUMANN Margarete”,”Da Potsdam a Mosca.”,”L’A moglie un prime nozze del figlio del celebre filosofo ebraico Martin BUBER e compagna poi di Heinz NEUMANN uno dei capi più in vista del KPD tedesco tra il 1925 ed il 1932 narra le esperienze nella repubblica di Weimar, nella Russia di STALIN e nella Spagna all’inizio della Rivoluzione. Ribellatasi da giovane alla tradizione prussiana autoritaria, si iscrisse al PC e diventò collaboratrice a Berlino del settimanale della Terza Internazionale ‘Imprekorr’. Sua sorella Babette aveva sposato uno dei principali esponenti della 3° Internazionale, Willi MÜNZENBERG, il capo del Soccorso Rosso Internazionale e dei Comitati internaz di lotta contro colonialismo, imperialismo e più tardi nazismo. Nelle sue memorie Margarete narra anche la vita di Heinz NEUMANN, grande oratore di massa, che morì nei campi di STALIN.”,”GERG-013″
“BUBER Martin, a cura di Nahum N. GLATZER”,”The Way of Response. Martin Buber. Selections from his writings edited by N.N. Glatzer.”,”Dono Tino Albertocchi Martin Mordechai Buber (Vienna, 8 febbraio 1878 – Gerusalemme, 13 giugno 1965) è stato un filosofo, teologo e pedagogista austriaco naturalizzato israeliano. Si deve a lui l’emersione alla cultura europea del movimento hassidim, ma soprattutto a lui si deve l’idea che la vita è fondamentalmente non-soggettività, bensì intersoggettività, anzi per Buber soggetto e intersoggettività sono sincronicamente complementari e ne era talmente convinto che non esitò ad affermare: “”In principio è la relazione””. (wikip)”,”EBRx-059″
“BUBER-NEUMANN Margarete”,”Prigioniera di Stalin e Hitler.”,”Margarete THÜRING nasce a Potsdam nel 1901. Studentessa entra nel movimento giovanile ‘Freideutsche Jugend’. Inizialmente legata a a Rafael, figlio del filosofo ebreo Martin BUBER, nel 1921 si trasferisce con lui a Heidelberg, dove entrambi aderiscono alla gioventù comunista, poi a Jena e da ultimo presso i suoceri a Heppenheim. Dalla loro breve unione, terminata nel 1925, nascono due figli (che più tardi seguiranno i BUBER in Palestina). Nel 1923 la sorella Babette sposa Willi MÜNZENBERG, uno dei principali organizzatori del Comintern. Nel 1926 entra nel KPD e dal 1928 lavora nella redazione berlinese del periodico del Comintern ‘Inprekorr’. Nel 1929 si unisce a Heinz NEUMANN, dirigente del partito e l’anno seguente deputato al Reichstag. Ma la stella politica di NEUMANN si offusca velocemente. Isolato nel partito, nel 1932 viene richiamato a Mosca, inviato come delegato del Comintern in Spagna e alla fine del 1933, definitivamente ‘sganciato’. Fino al 1935 i due vivono precariamente tra Zurigo e Parigi poi, in sostanziale isolamento, a Mosca. Qui nell’aprile del 1937 N. è arrestato e sparisce nel nulla. L’anno dopo è la volta di Margarete che viene condannata a 5 anni di lavoro forzato da scontare nella colonia penale di Karaganda, nel Kazakistan. Nel 1940, in seguito al patto RIBBENTROP-MOLOTOV, con altri tedeschi detenuti in URSS è riconsegnata ai nazisti. E viene internata a Ravensbrück fino alla fine della guerra. Nel dopoguerra vive per qualche tempo a Stoccolma dove nel 1948 scrive e pubblica questo libro. Poi si trasferisce a Francoforte dove sposa il giornalista Helmut FAUST e fonda e dirige per 2 anni la rivista ‘Aktion’ (1951-52). Depone al processo Kravchenko a Parigi (1949) e l’anno dopo al processo ROUSSET circa l’esistenza dei campi di concentramento in URSS. Altri suoi libri: -Da Potsdam a Mosca (1957). Integra il presente volume per gli anni fino al 1937 -Milena, l’amica di Kafka (1963), dedicato alla compagna di prigionia a Ravensbruck, Milena JESENSKA. Margarete muore nel 1989.”,”RUSS-007″
“BUBER-NEUMANN Margarete”,”Historia del Komintern. La revolucion mundial. (Kriegss chaupltze der weltrevolution).”,”””Grazie ad August Thalheimer, che portava con sé il suo discepolo da tutte le parti, Heinz Neumann conobbe molti compagni della direzione del Comintern. Certamente, non fu solo la sua padronanza della lingua russa che gli permise di farsi degli amici in questo primo soggiorno a Mosca. Il suo temperamento ottimista, lo spirito vivace, il suo humor e a volte soprattutto la sua ingenuità, il bisogno di stupire, fecero di Heinz un ospite sempre benvenuto””. (pag 90)”,”INTT-177″
“BUBER-NEUMANN Margarete”,”Von Potsdam nach Moskau – Stationen eines Irrweges.”,”Die Autorin Margarete Buber-Neumann, geboren 1901 in Berlin. Lebt heute als Publizistin in Frankfurt/M. Als Frau von Heinz Neumann und Schwägerin Willi Münzenbergs lernt sie in den zwanziger Jahren die KPD und ihre Führungsspitze von innen her kennen. 1933 Emigration in die UdSSR, 1937 wird sie dort in einem Lager inhaftiert un 1940, nach dem Hitler-Stalin-Pakt, an die Gestapo ausgeliefert.”,”RUSS-077-FL”
“BUBER-NEUMANN Margarete”,”Milena, l’amica di Kafka.”,”La vita di Milena Jesenská raccontata dall’amica Margarete che la conobbe nel campo di concentramento di Ravensbrück. Moglie di Heinz Neumann, importante comunista tedesco, Margarete Buber-Neumann (Berlino, 1901-Francoforte 1989) partecipa alla lotta politica sino all’avvento di Hitler, poi emigra col marito in Russia. Nel 1937 viene internata dai russi in un campo di concentramento e nel 1940 consegnata alla Gestapo. Oltre a ‘Milena, l’amica di Kafka’ (1977), ha pubblicato un libro di memorie: ‘Prigioniera di Stalin e Hitler’ (1949). “”Milena Jesenská non merita attenzione solo come donna amata da Franz Kafka; era lei stessa una personalità affascinante, una donna che durante la giovinezza ignorò le convenzioni borghesi e nel corso di una vita difficile riuscì a evolvere, a prezzo di una dura lotta interiore, da un estremo individualismo alla responsabilità sociale e politica. Anche dopo che la sua patria, la Boemia, fu soggiogata, Milena ebbe la forza e il coraggio, che mai le vennero meno, di difendere la causa della libertà di pensiero. Quando Hitler occupò la Cecoslovacchia, si adoperò, a rischio della propria vita, per la salvezza di coloro che più erano minacciati. Aiutò a fuggire all’estero ebrei e compatrioti cechi. Pubblicò una rivista clandestina e incitò alla resistenza contro gli oppressori. Di lì a non molto fu arrestata dalla Gestapo e morì nel 1944 nel campo di concentramento di Ravensbrück”” (pag 9-10) (premessa) “”Come tutti i prigionieri politici, anche Milena era rinchiusa nella prigione di Pankrac, il carcere di Praga, dal quale ogni mattina veniva trasportata in automobile alla Peckarna per esservi interrogata. Il Palazzo Petschk, che in passato ospitava un istituto bancario e aveva tre piani sotterranei per le cassette di sicurezza, era ora la centrale della Gestapo. A volte Honza (la figlia, bambina, ndr) aveva il permesso di andare a far visita alla madre, e Fredy Mayer, il padre adottivo, l’accompagnò alla Peckarna fino al giorno in cui lui stesso fu tratto in arresto. Dopo numerosi interrogatori da cui non emerse niente di decisivo a carico di Milena perché lei si difese con grande abilità, fu dapprima deciso il suo trasferimento a Beneschau in un campo destinato ai «parenti degli ebrei», poi nel carcere giudiziario di Dresda. Poiché la cella di Dresda era fredda e umida, e l’alimentazione del tutto insufficiente, la salute di Milena ricevette un colpo durissimo dal quale lei non si riebbe mai più. In breve tempo dimagrì più di venti chili e cominciò a soffrire di reumatismo articolare acuto. Dopo meno di un anno ricevette la comunicazione che il procedimento contro di lei era stato archiviato per insufficienza di indizi e che l’avrebbero portata a Praga e poi rilasciata. Milena dunque già si vedeva di nuovo in libertà. Ma nella prigione di Pankrac la Gestapo le notificò che era stato emanato «un provvedimento di custodia preventiva» in base al quale veniva disposto il suo trasferimento a Ravensbrück. Milena ricevette un’ultima visita dalla piccola Honza. Non poté mai più dimenticare l’immagine della bambina dalle gambette sottili che camminando con passo spedito accanto al secondino si allontanava nel corridoio della prigione avviandosi verso un mondo senza madre e senza un vero focolare. Milena non avrebbe mai più rivisto sua figlia. Già alla fine di ottobre del 1939, quando Milena si trovava in prigione da alcune settimane, vi furono a Praga le prime aperte manifestazioni di protesta contro la tirannide nazista. Studenti e scolari scesero in piazza, fu aperto il fuoco contro di loro e centoventi giovani trovarono la morte. Il 18 novembre i nazionalsocialisti decretarono la legge marziale. Decine di migliaia di persone furono tratte in arresto, imprigionate e deportate nei campi di concentramento. Le persecuzioni contro gli ebrei diventavano di giorno in giorno più atroci. In conseguenza della legge marziale, l’Università ceca di Praga e tutti gli istituti di istruzione superiore vennero chiusi, dapprima per la durata di tre anni, in seguito «per l’eternità». (pag 215-216) (inserire) La resistenza di Milena. “”Una volta Milena giunse in ritardo all’appello. Era, questa, una mancanza grave. Si sarebbe magari potuto chiudere un occhio se lei, conscia del proprio errore, fosse arrivata di corsa. Invece no, era tranquilla e rilassata e camminava lentamente. Questo contegno mandò in bestia una vecchia sorvegliante delle SS che si affrettò verso di lei con la mano alzata per colpirla sulla faccia. Milena rimase immobile e le piantò gli occhi addosso guardandola dall’alto in basso. Quasi presa da un senso di colpa, la megera lasciò cadere il braccio e addirittura ammutolì del tutto. Spesso dipendeva dalla condotta di un detenuto se le SS lo colpivano o no. Si può dire senza timore di esagerare che alcuni individui avevano dipinta sul volto un’espressione talmente servile o piena d’angoscia che addirittura provocavano le percosse delle SS. «E’ la natura stessa dell’angoscia che non permette di star fermi in un posto» sosteneva Milena «… fermarsi significa infatti guardare in faccia ciò che non si conosce e prepararsi ad affrontare questo quid sconosciuto…». Ma per poterlo fare, c’è bisogno di forza, e l’individuo possiede questa forza solo fino a quando «il suo destino non si separi da quello degli altri ed egli non perda di vista l’essenziale, e cioè la profonda consapevolezza di appartenere ad una comunità. Appena diventa una coscienza isolata, egli cerca nel suo intimo un pretesto che gli permetta di fuggire. La solitudine è probabilmente la più grande maledizione che esista sulla faccia della terra…» (1)”” (pag 218-219) (1) M. Jesenská, ‘L’arte di stare in piedi’, in “”Pritomnost””“,”BIOx-349”
“BUBER-NEUMANN Margarete”,”Da Potsdam a Mosca. Tappe di una strada sbagliata.”,”Die Autorin Margarete Buber-Neumann, geboren 1901 in Berlin. Lebt heute als Publizistin in Frankfurt/M. Als Frau von Heinz Neumann und Schwägerin Willi Münzenbergs lernt sie in den zwanziger Jahren die KPD und ihre Führungsspitze von innen her kennen. 1933 Emigration in die UdSSR, 1937 wird sie dort in einem Lager inhaftiert un 1940, nach dem Hitler-Stalin-Pakt, an die Gestapo ausgeliefert. Margarete Buber-Neumann nata a Potsdam il 21/10/1901 ed è morta 6/11/1989. É nota principalmente per la sua testimonianza “”Prigioniera di Stalin e Hitler”” pubblicata nel 1948 e tradotta in una dozzina di lingue. Ancora negli anni della scuola entra nel movimento giovanile Freideutsche Jugend. Nel 1921 si trasferisce ad Heidelberg dove aderisce alla gioventù comunista, poi a Jena e da ultimo a Heppenheim. Nel 1926 Margarete entra nel Partito comunista tedesco.”,”MGEK-017-FL”
“BUBER-NEUMANN Margarete”,”Prigioniera di Stalin e Hitler.”,” “”Margarete Buber-Neumann è passata tra il 1938 e il 1945 da un gulag sovietico a un lager nazista. Il suo racconto prende le mosse, a Mosca, dall’arresto di Heinz Neumann, dirigente del partito comunista tedesco caduto in distrazia, e compagno dell’autrice. L’uno svanisce senza ritorno nei labirinti delle purghe staliniane; l’altra, come moglie di un “”nemico del popolo””, è poco dopo arrestata a sua volta e condannata alla “”rieducazione”” di un campo di lavoro nel Kazakistan siberiano. Ma nel 1940, a seguito deil patto-Ribbentrop-Molotov, viene restituita alla Germania e destinata al campo di concentramento di Ravensbrück, dove rimarrà fino alla liberazione, il 21 aprile 1945. Per sette anni la donna tenne testa alle severissime prove dell’universo concentrazionario serbando la propria umanità, la propria dirittura, la propria capacità di amicizia; e da quella “”città dei morti”” ha riportato non solo una denuncia dura e drammatica della degradazione e della violenza fatta sistema, ma nache il ricordo delle solidarietà, dei rapporti che nelle situazioni estreme resistono e diventano migliori, come testimoniano le intese pagine dedicate a Milena, “”l’amica di Kafka”” conosciuta all’interno del campo. Die Autorin Margarete Buber-Neumann, geboren 1901 in Berlin. Lebt heute als Publizistin in Frankfurt/M. Als Frau von Heinz Neumann und Schwägerin Willi Münzenbergs lernt sie in den zwanziger Jahren die KPD und ihre Führungsspitze von innen her kennen. 1933 Emigration in die UdSSR, 1937 wird sie dort in einem Lager inhaftiert un 1940, nach dem Hitler-Stalin-Pakt, an die Gestapo ausgeliefert. Margarete Buber-Neumann nata a Potsdam il 21/10/1901 ed è morta 6/11/1989. É nota principalmente per la sua testimonianza “”Prigioniera di Stalin e Hitler”” pubblicata nel 1948 e tradotta in una dozzina di lingue. Ancora negli anni della scuola entra nel movimento giovanile Freideutsche Jugend. Nel 1921 si trasferisce ad Heidelberg dove aderisce alla gioventù comunista, poi a Jena e da ultimo a Heppenheim. Nel 1926 Margarete entra nel Partito comunista tedesco.”,”MGEK-018-FL”
“BUCCHERI Mauro”,”Livio Maitan e il trotskismo italiano.”,”Mauro Buccheri, nato a Palermo nel maggio del 1977, si laurea in filosofia nel marzo del 2022 con una tesi sul pensiero religioso di Nietzsche. Con Rosolino Buccheri ha pubblicato ‘Evolution of human knowledge’ (2005). Nel marzo 2021 ha conseguito la laurea magistrale in Studi storici, antropologici e geografici presso l’Università di Palermo con una tesi su ‘Livio Maitan e il trotskismo italiano’, relatore Salvatore Lupo, dalla cui revisione è nato l’omonimo libro. Attualmente insegna storia e filosofia presso il Liceo classico, linguistico e coreutico ‘Ruggero Settimo’ di Caltanissetta. Tra le fonti consultate dall’autore: ‘Arrigo Cevetto, Opere, 23, Edizioni Lotta Comunista, Milano, 2018 Fonti inedite: Carteggio di Anna Maria Satta con Mauro Buccheri, Carteggio di Marco Maitan con Mauro Buccheri.”,”MITC-157″
“BUCCI Fausto CASCIOLA Paolo, con la collaborazione di Claudio CARBONCINI”,”Cristofano Salvini (1895-1953). Un rivoluzionario italiano nella guerra civile spagnola.”,”””Iscrittosi agli inizi del 1930 alla cellula 341 del PCF nel quartiere Quinze-Vingt, presso la Gare de Lyon, Salvini veniva chiamato “”Tosca”” per la sua origine toscana e frequentava la sede del Soccorso Rosso insieme ad altri comunisti italiani, tra cui il Linzerini, che aveva adottato il nome di battaglia di “”Volpe”” (e più tardi sarebbe stato estradato in Italia dalle autorità francesi), Nino Raimondi, responsabile del gruppo locale del PCdI e poi combattente in Spagna nelle Brigate Internazionali, e lo stuccatore friulano Mario Giordani. Ma i suoi rapporti con il PCdI non era più quelli degli anni precedenti: in dissenso rispetto alla “”svolta”” ultrasinistra e settaria effettuata dal Komintern nel 1929-30, egli si stava allontanando, pur senza rotture traumatiche immediate, dal partito comunista e aiutava gli oppositori dello stalinismo con piccole sottoscrizioni, come quella inviata nel marzo del 1930 da Parigi, a firma “”Tosca””, a Prometeo, il giornale che la Frazione di Sinistra del PCdI (bordighista) stampava in Belgio.”” (pag 17) “”L’ anello più debole delle forze rivoluzionarie spagnole venne individuato dagli uomini della Terza Internazionale nel POUM, e contro questo partito, per giunta “”reo”” di aver protestato comtro il primo mostruoso processo di Mosca, i due partiti staliniani spagnoli (PSUC e PCE) orchestrarono e scatenarono un’ impressionante campagna di calunnie, denunciandolo come forza controrivoluzionaria, “”Quinta colonna”” dei franchisti e orrendo ibrido “”trotsko-fascista””, mentre alle milizie poumiste, sui fronti di battaglia, venivano deliberatamente rifiutate le armi””. (pag 39)”,”TROS-126″
“BUCCIANTE Giuseppe”,”I generali della dittatura.”,”Giuseppe BUCCIANTE è nato a Chieti nel 1907. Redattore del ‘Giornale d’Italia’ e di altri quotidiani, nel 1935 divenne capo dell’ufficio stampa del ministero dell’ Africa italiana e durante la 2° GM diresse il reparto stampa presso il Comando Superiore FFAA dell’Africa settentrionale. Dal 1944 si è dedicato alla professione forense.”,”ITQM-030″
“BUCCIARELLI Fabio CITATI Stefano”,”L’odore della guerra. Inviati al fronte.”,”I capitoli 1-4 sono di Citati, i capitoli 5-6 sono di Bucciarelli, le foto sono di quest’ultimo Fabio Bucciarelli (Torino 1980) laureato in ingegneria delle telecomunicazioni presso il Politecnico di Torino, dal 2008 si dedica al fotogiornalismo. Stefano Citati, responsabile Esteri del ‘Fatto quotidiano’ ha seguito per ‘Repubblica’ varie crisi e realtà sociali in Africa (genocidio Ruanda, ex Zaire, Sierra Leone, traffico bambini-schiavi, epidemia di Ebola, Sahara occidentale, rivoluzione di Gheddafi, Mozambico post bellico, Uganda)”,”FOTO-104″
“BUCHAN John (Lord Tweedsmuir)”,”Augusto.”,”Ottaviano e Cicerone. “”Solo Ottavio e Cicerone erano decisi a ciò che ritenevano ormai inevitabile. Gettatasi dietro le spalle ogni preoccupazione letteraria, Cicerone si preparava con rinnovata energia ad affrontare la tempesta; come scrive uno storico moderno, “”si elevava, simile a un alto masso erratico di ardimento che tutti da ogni parte vedevano, nella rasa e bassa pianura dell’ universale incertezza”” (Ferrero, cit III, 173). Si sentiva chiamato a guidare il popolo romano verso quello Stato ideale di cui aveva tracciato le grandi linee nel De Republica. La Seconda Filippica contro Antonio era stata appena resa pubblica, ed egli andava tessendo un’ attiva corrispondenza coi proconsoli occidentali, dal cui atteggiamento dipendeva, a suo giudizio, la decisione finale. Il 20 dicembre uscì la Terza Filippica (…).”” (pag 51)”,”STAx-117″
“BUCHANAN James M.”,”L’economia pubblica. Domanda e offerta di beni pubblici.”,”‘L’autore propone un metodo di indagine mutuato dall’economia “”privata””, nel senso di esaminare la domanda e l’offerta dei beni pubblici come contrapposti ai beni privati. Quindi il punto di partenza della sua analisi è l'””individuo””, unità decisionale, che opera scelte alternative tra beni privati e pubblici’ (in 4° di copertina)”,”ECOT-367″
“BUCHARIN N.”,”Lenine marxiste.”,”Il marxismo all’epoca di MARX, il marxismo degli epigoni, il marxismo di LENIN, teoria e pratica di LENIN, Q imperialismo, LENIN e lo Stato, LENIN e i contadini, nuovi problemi teorici.”,”BUCD-013 LENS-056 MADS-176″
“BUCHARIN N.I.”,”L’ economia mondiale e l’ imperialismo.”,”Nella prefaz LENIN critica la teoria dell’ ultra-imperialismo di KAUTSKY e stabilisce il rapporto tra imperialismo e guerra. Anche BUCHARIN in un capitolo (XII) critica la teoria di K. sullo ultra-imperialismo.”,”BUCD-018 ECOI-046″
“BUCHARIN N. STALIN I. TROTSKY L. ZINOVIEV G.; a cura di Giuliano PROCACCI”,”La ‘rivoluzione permanente’ e il socialismo in un paese solo.”,”Questo dibattito politico sovietico si è svolto negli anni 1924 – 1926, periodo immediatamente successivo alla morte di LENIN. “”Il decorso e l’esito della rivoluzione d’Ottobre ha colpito a morte quella parodia scolastica del marxismo che era largamente diffusa nei circoli socialdemocratici russi, in parte già nel Gruppo della emancipazione del lavoro, e che fu più ampiamente elaborata dai menscevichi. L’essenza di questo pseudomarxismo stava nel fatto che esso faceva una legge assoluta e “”sovrastorica”” – come la chiamava Marx – del giudizio condizionato e limitato di Marx secondo cui “”i paesi progrediti indicano a quelli arretrati il modello del loro sviluppo futuro””; e su questa legge lo pseudomarxismo cerca di fondare la tattica del partito della classe operaia. A questo modo di vedere, non si poteva pensare a una lotta del proletariato russo per il potere prima che i paesi economicamente più progrediti non avessero stabilito un precedente. E’ innegabile, senza dubbio, che ogni paese arretrato trova nella storia dei paesi più progrediti alcuni aspetti del proprio sviluppo futuro; ma non si può affatto parlare di una ripetizione dello sviluppo. Al contrario, quanto più l’economia capitalistica si espande in economia mondiale, tanto più peculiari diventano le vicende dei paesi arretrati, in cui gli elementi della loro arretratezza si accoppiano alle ultime conquiste del capitalismo. Scriveva Engels nella prefazione alla sua ‘Guerra dei contadini’ [La guerra dei contadini in Germania, 1949 p. 13]. “”E ad un certo punto – che non è detto che debba presentarsi dappertutto nel medesimo modo o al medesimo grado di sviluppo – essa comincia ad accorgersi che questo suo proletario compagno di viaggio è andato più avanti di lei””. Grazie al corso dello sviluppo storico la borghesia ‘russa’ dovette capire questo fatto prima e più a fondo di ogni altra”” [L. Trotsky, Le lezioni dell’Ottobre][in ‘La “”rivoluzione permanente”” e il socialismo in un paese solo’, a cura di Giuliano Procacci, 1973] (pag 39) “”In Lenin non c’è nulla, o quasi nulla, che non possa essere “”dedotto”” dal marxismo. In questo senso Lenin si è rivelato tante volte come l’allievo di Marx. Non c’è Lenin senza Marx. Tuttavia, non possiamo più oggi parlare di marxismo senza Lenin. Le prime “”parti integranti”” del marxismo sono personificate principalmente da Marx, così come le nuove “”parti integranti”” lo sono soprattutto da Lenin. Senza Lenin, non c’è più oggi marxismo, così come non ce n’è più senza lo stesso Marx. Marx senza Lenin non è già più Marx intero; Marx più Lenin, ecco oggi il marxismo. Il leninismo è lo sviluppo del marxismo che corrisponde compiutamente alla fase contemporanea della lotta di classe. Ciò non vale in modo altrettando compiuto per le opere di marxisti di rilievo quali Rosa Luxemburg e Pannekoek. Per quanto riguarda il “”marxista”” Kautsky, egli si è posto totalmente al di fuori della lotta di classe”” [G. Zinoviev, Il leninismo] [in ‘La “”rivoluzione permanente”” e il socialismo in un paese solo’, a cura di Giuliano Procacci, 1973] (pag 145-146) “”Per illustrare il tema: ‘marxismo e leninismo’, la cosa migliore è partire dal ben noto articolo di Lenin: ‘Tre fonti e tre parti integranti del marxismo’. Quest’articolo, estremamente importante, è stato scritto, nel marzo 1913, in esilio a Cracovia. In esso, Lenin, seguendo l’esempio di Engels (1), indicava che il marxismo è lo sviluppo e il coronamento delle tre grandi correnti ideali del XIX secolo: 1. la filosofia classica tedesca; 2. l’economia politica classica inglese; 3. il socialismo francese. “”La dottrina di Marx è onnipotente perchè è giusta. Essa è completa e armonica, e dà agli uomini una concezione integrale del mondo, che non puà conciliarsi con nessuna superstizione, con nessuna reazione, con nessuna difesa dell’oppressione borghese. Il marxismo è il successore legittimo di tutto ciò che l’umanità ha creato di meglio durante il secolo XIX: la filosofia classica tedesca, l’economia politica inglese e il socialismo francese”” (2). All’origine…. [G. Zinoviev, Il leninismo] [in La ‘rivoluzione permanente’ e il socialismo in un paese solo, 1973]”,”RIRO-018 TROD-076″
“BUCHARIN Nicolai TROTSKY Lev”,”Ottobre 1917: dalla dittatura dell’ imperialismo alla dittatura del proletariato.”,”Contiene due scritti di BUCHARIN redatti all’indomani delle giornate di luglio e delle giornate di Ottobre e ripubblicati insieme agli inizi del 1918 sotto il titolo di ‘Dalla caduta dello zarismo al crollo della borghesia’. E’ stato aggiunto puro lo scritto di L. TROTSKY ‘Gli insegnamenti della Comune di Parigi’.”,”BUCD-014″
“BUCHARIN N. ZINOVIEV G. STALIN I. e altri; interventi nel dibattito di BUCHARIN POSTYCHOV KRUPSKAIA IAROSLAVSKY KAMENEV TOMSKY SOKOLNIKOV LARIN RYKOV; discorsi di chiusura di ZINOVIEV MOLOTOV STALIN”,”La Russie vers le socialisme. La discussion dans le parti communiste de l’URSS.”,”Rapporto di STALIN e co-rapporto di ZINOVIEV. Dibattito: discorsi di BUCHARIN (estratto), POSTYCHOV (e), KRUPSKAIA, IAROSLAVSKY (e), KAMENEV (e), TOMSKY (e), SOKOLNIKOV (e), LARIN (e), RYKOV (e). Discorsi di chiusura di ZINOVIEV, MOLOTOV, STALIN. Dopo il dibattito dichiarazione di KAMENEV riguardante la risoluzione sul rapporto del CC e risposta di STALIN.”,”RIRO-121″
“BUCHARIN Nicolaj PREOBRAZENSKIJ Eugenj”,”L’ accumulazione socialista.”,”La discussione sovietica sull’ accumulazione socialista si svolse tra il 1924 e il 1926.”,”BUCD-008 RIRO-017″
“BUCHARIN Nicolaj FABBRI Luigi”,”Anarchia e comunismo scientifico. Un teorico marxista ed un anarchico: due testi a confronto.”,”BUCHARIN che LENIN giudicò “”il teorico più stimato e più forte del partito””, entrò nel 1906, appena diciottenne, nel movimento rivoluzionario. Luigi FABBRI, autore di numerose opere e opuscoli politici, entrò a soli 16 anni nel movimento anarchico. Ne aveva 17 quando lo arrestarono e condannarono per aver scritto e diffuso un manifesto antimilitarista. Collaboratore di MALATESTA, al quale fu sempre vicino, lasciò l’ Italia nel 1926. Espulso dalla Francia e dal Belgio, trovò riparo in Uruguay, dove morì nel 1935.”,”BUCD-020″
“BUCHARIN N.”,”La Bourgeoisie internationale et son Apôtre Karl Kautsky (Réponse à Kautsky).”,”L’ opuscolo è stato pubblicato in più parti slla Pravda organo centrale del PCR.”,”BUCD-022″
“BUCHARIN Nicolai”,”How it all began. The prison novel.”,”Nicolai BUCHARIN (1888-1938). Stephen F. COHEN è professore di studi russi e storia alla New York University. I suoi libri includono ‘Bukharin and the Bolshevik Revolution: A Political Biography, 1888-1938’ e ‘Rethinking the Soviet Experience: Politics and History Since 1917’. Questa di BUCHARIN è una novella autobiografica scritta durante gli ultimi mesi della sua vita in prigione. Essa fu tenuta nascosta negli archivi personali di STALIN fino agli anni 1990. Il libro è anche un testamento politico e fornisce una visione panoramica della Russia all’inizio della rivoluzione.”,”BUCD-023″
“BUCHARIN N. JAROSLAVSKI J. KAMENEV L. KARPINSKI KRSHISHANOVSKI KRUPSKAIA N.K. LARIN J. LEPESCHINSKI P. LOMOV A. MILIUTIN W. PODVOYSKI N. PREOBRAZENSKIJ E. RADEK Karl ROTSTEIN T. RYKOV A.I. RYSKULOV T. ZINOVIEV G. SORIN G. SOSNOVSKI S. STALIN J. TROTSKY L. CICERIN G. ULIANOVA M.I., scritti di”,”Lenin. Leben und Werk.”,”Scritti di BUCHARIN N. JAROSLAVSKI J. KAMENEV L. KARPINSKI KRSHISHANOVSKI KRUPSKAIA N.K. LARIN J. LEPESCHINSKI P. LOMOV A. MILIUTIN W. PODVOYSKI N. PREOBRAZENSKIJ E. RADEK Karl ROTSTEIN T. RYKOV A.I. RYSKULOV T. ZINOVIEV G. SORIN G. SOSNOVSKI S. STALIN J. TROTSKY L. CICERIN G. ULIANOVA M.I.,”,”LENS-115″
“BUCHARIN N.”,”Il programma dei comunisti (bolscevichi).”,”””La guerra mondiale, scoppiata nell’ estate del 1914 è la prima guerra per la nuova divisione decisiva del mondo fra i mostri della rapina civilizzata”” (pag 10).”,”BUCD-031″
“BUCHARIN N. (BUJARIN)”,”La economia mundial y el imperialismo.”,”””La dominazione del capitale finanziario suppone l’ imperialismo e il militarismo. In questo senso, il militarismo è un fenomeno storico tipico allo stesso modo del capitale finanziario”” (pag 118)”,”BUCD-033″
“BUCHARIN Nicolai”,”Il programma dei comunisti.”,”””La più importante lega di proprietari è lo Stato borghese”” (pag 17) “”Dato ciò è di necessità assoluta per la classe lavoratrice impossessarsi delle banche, toglierle alle mani private e passarle in quelle dello Stato operaio e contadino, o, come si suol dire, operarne la nazionalizzazione”” (pag 92) “”Nell’ Europa occidentale (specialmente in Germania) e negli Stati Uniti d’ America, quasi tutta la produzione è, durante la guerra, passata in potere dello Stato imperialista borghese. La borghesia di quei paesi decise che non avrebbe potuto ottenere la vittoria se la guerra di conquista non fosse stata organizzata nel miglior modo possibile”” (pag 102)”,”BUCD-035″
“BUCHARIN N.”,”La teoria del materialismo storico. Manuale popolare di sociologia marxista.”,”Traduzione di Cinzia Cenci Proietti “”Vediamo anzitutto che il processo di produzione determina il processo di ripartizione dei prodotti. Se, per es., la produzione si compie in particolari e indipendenti imprese (capitaliste o artigiane isolate) allora, in ciascuna di esse, non si produce più che un articolo speciale (in una degli orologi, in altre del pane, o serrature, martelli, pinze ecc.); è chiaro che la ripartizione dei prodotti avverrà con lo scambio. (…) “”…dal modo col quale si produce deriva il modo della ripartizione dei prodotti. La ripartizione non è qualcosa di indipendente dal prodotto stesso. Al contrario, essa è determinata dal prodotto e forma con esso una parte della riproduzione materiale sociale””. (pag 141)”,”BUCD-036″
“BUCHARIN N.”,”Lenine marxiste.”,”Il marxismo all’epoca di MARX, il marxismo degli epigoni, il marxismo di LENIN, teoria e pratica di LENIN, la questione imperialismo, LENIN e lo Stato, LENIN e i contadini, nuovi problemi teorici. Sulle previsioni di Lenin (metodo): “”Io consiglio a quelli che si interessano di questo aspetto della questione di leggere l’ articolo polemico che Lenin scrisse contro Rosa Luxemburg durante la guerra. Cosa ammirevole: le più leggere transizioni nella situazione, transizioni di cui non ci rendiamo conto che al momento della loro realizzazione, Lenin le aveva teoricamente previste. Perché? Perché era un eccellente tattico, un meraviglioso stratega. E questo, perché s’ appoggiava su una vasta previsione teorica, che, a sua volta, era il risultato di un’ analisi profonda dei rapporti capitalistici esistenti, in tutta la loro complessità e la loro realtà””. (pag 30-31)”,”LENS-056″
“BUCHARIN N. PREOBRAGENSKI E.”,”L’ ABC del comunismo. Sviluppo e decadenza del capitalismo. (1919)”,”Comunismo. “”Il sistema di produzione comunista determinerà un immenso sviluppo delle forze produttive, di modo che il lavoro che ognuno dovrà compiere nella società comunista sarà molto minore di prima. La giornata di lavoro diventerà sempre più breve e gli uomini si libereranno delle catene con le quali li tiene vincolati la natura. Quando gli uomini dovranno impiegare soltanto poco tempo per procurarsi ciò che è necessario per la vita materiale, essi potranno dedicare una gran parte di tempo al loro sviluppo spirituale. La civiltà umana raggiungerà un grado mai sognato. La cultura sarà generale e non più una cultura di classe. Con l’ oppressione dell’ uomo sull’ uomo scomparirà il dominio della natura sull’ uomo. E l’ umanità, per la prima volta nella sua storia, condurrà una vita veramente ragionevole e non più bestiale””. (pag 79) Nella società comunista non ci sarà una ripartizione egualitaria dei beni (v. brano successivo). Distinzione tra comunismo proletario e: socialismo della plebe (anarchismo), socialismo piccolo-borghese (della piccola borghesia urbana), socialismo agrario borghese, ‘cosiddetto’ socialismo dei grandi capitalisti e degli schiavisti. (pag 80-82) pag 147 bibliografia”,”BUCD-038″
“BUCHARIN Nikolai, a cura di Wladislaw HEDELER e Ruth STOLJAROWA”,”1929. Das Jahr des grossen Umschwungs. (1929, L’ anno della grande svolta)”,”””Bucharin: ‘Nun, ich werde dich mit Vergnügen anhören. Diese Leute sind Rechte, und gegen sie ist Kampf erforderlich. Aber ich kann mich ‘keine einzige Sekunde lang’ als Rechter bezeichnen. Ich kann mich auf keine Kapitulation vor dem Trotzkismus einlassen. Ich habe darum gebeten, in die Resolution über den Fünfjahrplan einen Punkt über den Kampf gegen den Trozkismus aufzunehmen, weil darin über den Kampf gegen die rechte Gefahr sehr viel gesagt wird, aber über den Trozkismus ‘kein Wort’. Doch mein Korrekturvorschlag wurde ‘abgelehnt’, der Punkt, daß man auch gegen die trotzkistische Gefahr kämpfen muß, ‘wurde abgelehnt!”. Ordshonikidse: ‘Gegen Trotzki kämpft man nicht. Er sitzt in Konstantinopel'””. (pag 107) “”Adesso di ascolterò volentieri. Queste persono sono di destra e contro di esse è necessaria la lotta. Ma io non posso qualificarmi “”un solo secondo”” di destra. Non posso consertirmi la capitolazione di fronte al trotskismo. Io ho chiesto di adottare un punto, nella risoluzione sul piano quinquennale, sulla lotta contro il trotskismo, perché sulla lotta contro il pericolo di destra si dice veramente molto, ma sul trotskismo “”nessuna parola””. Ma la mia proposta di correzione “”è stata respinta””, il punto che diceva che si doveva anche combattere contro il pericolo trotskista ‘è stato respinto’!. Ordinokhidze: “”Contro Trotsky non si combatte. Si trova a Costantinopoli””.”” Dibattito al Plenum del CC e della CCC del PCUS del 16-23 aprile 1929.”,”BUCD-039″
“BUCHARIN N.”,”Communist Programme of the World Revolution.”,”Libretto già appartenente (v. timbro appartenenza) a ‘The Operative Painters & Decorators Union of Australia’ “”Nei paesi imperialistici (…) uno dei principali ostacoli ad una rivoluzione è il partito social-patriottico. Perfino nel presente momento esso sta proclamando la difesa della (saccheggiata) madrepatria, con ciò ingannando le masse popolari. Essi stanno deplorando la decadenza dell’ esercito. Ci sono anche persecuzioni dei nostri compagni in Germania, Austria e dei bolscevichi inglesi, che soli persistono nel rifiutare con disprezzo e indignazione di difendere la patria borghese. La posizione della Repubblica sovietica è esclusiva. E’ la sola organizzazione statale proletaria nel mondo, nel mezzo di Stati borghesi organizzati e in declino. Solo per questa ragione lo Stato sovietico ha diritto ad essere difeso; e oltre a ciò, esso deve essere visto come un’ arma del proletariato internazionale contro la borghesia universale. Il grido di guerra di questa lotta viene da sé: il grido di guerra universale di questa lotta è il motto della ‘Repubblica sovietica internazionale’.”” (pag 89)”,”BUCD-040″
“BUCHARIN Nikolai (BUKHARIN)”,”Philosophical Arabesques.”,”””Nel 1931 Bucharin guida la delegazione sovietica al congresso di storia internazionale della scienza di Londra. La sua relazione, pubblicata poi nel libro ‘Science at the Crossroads’ e tradotte in molte lingue, indica questa transizione filosofica. Egli vuole comunicare la vitalità intellettuale del marxismo ad un uditorio scettico, collocandolo all’ interno del contesto di tutte le correnti contemporanee della filosofia ed enfatizzando come il materialismo dialettico abbia sconfitto la ristrettezza del materialismo meccanicista per sostituire il suo astoricismo, il suo quietismo, il suo individualismo.”” (pag 11) “”Nel 1933 Bucharin cura l’ edizione di ‘Marxism and Modern Thought’, una collezione di saggi pubblicata dall’ accademia delle scienze per commemorare il 50° della morte di Marx.”” (pag 11) “”Bucharin era un intellettuale cosmopolita esposto ad un assortimento di influenze intellettuali…”” (pag 12) “”ignorantia non est argumentum””. (pag 38) Libertà e necessità. (pag 186) Lenin filosofo. (pag 369) “”Soprattutto, si dovrebbe notare che se in ‘Materialismo ed Empiriocriticismo’, il marxismo appare come ‘materialismo’ dialettico, nei ‘Quaderni filosofici’ appare come materialismo ‘dialettico’. Là l’ accento è sul materialismo, qui sulla dialettica.”” (pag 372) La formula di Stalin sulla pianificazione: “”Il piano? noi siamo il piano!”” (pag 191) (pag 254) Abolizione della spontaneità sociale primordiale (pag 254) “”Philosophische Arabesken. Bucharin ha una personalità più rilevante in politica che in filosofia. Da filosofo egli ha un nome soprattutto per il manuale apparso con il titolo ‘Teoria del materialismo storico’ (1922) testo che per le sue semplificazioni sociologiche e materialistico-meccaniche si prese a suo tempo le reprimende di Gramsci e Lukacs. Gli ‘Arabesken’ (postumi, 1996) spaziano su questioni centrali del marxismo (dialettica) e sono composti da riflesisoni, citazioni, commenti, schizzi esemplificativi ecc. che comunque non assumono come tali il rango di teoria. Sono tardi scritti del periodo di prigionia. Secondo il rec. hanno un interesse perché senza dichiararlo ritoccano e corregono in profondità la dottrina del Manuale. (Maog 1.2007; rec rec Guido OLDRINI)”””,”BUCD-042″
“BUCHARIN Nikolai, Herausgegeben von Swetlana N. GURWITSCH-BUCHARINA Wladislaw HEDELER und Ruth STOLJAROWA”,”Gefängnisschriften 1. Der Sozialismus und seine Kultur.”,”””Die ‘utopischen Sozialisten’ (einschließlich Fourier und insbesondere Saint-Simon) propagierten eine ‘hierarchische’ Ordnung als End – und Idealzustand einer Gesellschaft. Doch das war genauso ein Ausdruck der Unreife des sozialistischen Denkens wie die Verkündingung einer sozialistischen “”neuen Kirche””. Das philanthropische Wesen der “”Gebildeten”” widerspiegelte sich hier dain, daß sie die Kategorien des Alten auf das Neue zu übertragen suchten””. (pag 193)”,”BUCD-056″
“BUCHARIN N. (BUJARIN Nicolas)”,”El programa de los bolcheviques.”,”BUCHARIN N. vicepresidente della Terza Internazionale Le banche e l’industria. “”La experiencia demuestra que basta poseer el 30 o el 40 por 100 de todas las acciones para dominar de hecho toda la Empresa. Esta es la realidad. En los Estados Unidos, por ejemplo, dos Bancos dirigen y dominan toda la industria. En Alemania, cuatro Bancos tienen en las manos toda la vida económica del país. El mismo fenómeno existía, en parte, en Rusia. La immensa mayoría de las grandes Empresas rusas eran Sociedades anónimas.”” (pag 47) Il riferimento a Carlotta Corday e Marat. A proposito del costo della rivoluzione. (pag 124)”,”BUCD-043″
“BUCHARIN Nikolaj (BOUKHARINE N.)”,”La situation extérieure et intérieure de l’ URSS. Rapport fait à la XV° conférence de parti du gouvernement de Moscou.”,”””La seconde prévision de l’opposition est la suivante: comme vous ne comprenez pas, comme vous négligez la différenciation dans les campagnes, comem vous ne comprenez pas que les koulaks jouent un rôle plus grand que vous ne el croyez; comme vous ne dirigez pas le feu là où il le faut, la calamité économique dont nous avons souffert lors de la fameuse “”erreur de calcul économique”” s’aggravera fatalement. Vous vous souvenez que Kaménev prétendit alors que le koulak nous avait “”réglés””. Nous avons arrêté un programme économique disait Kaménev, mais le koulak nous a “”réglés””. Il a caché les réserves de céréales, il n’a pas voulu nous vendre son blé et nous avons été obligés de réduire notre programme d’exportation, notre programme d’importation et nois programmes de production. L’opposition nous reprochait de ne pas avoir remarqué la croissance du koulak, qui, disait-elle, avait organisé une véritable “”grève du blé”” contre le prolétariat et qui fait échouer nos plans””. (pag 34) “”Tout homme, même s’il est rempli des meilleures intentions, même s’il est communiste est toujours enclin à suivre la ligne du moindre effort et à augmenter le prix. Pourquoi ferait-il ce qu’il n’est pas obligé de faire? Ainsi raisonne la majorité des gens. Ce n’est pas flattuer pour le bipède qui s’appelle homme (‘Rires’), le bipéde communiste y compris, mais objectivement c’est un fait. Et nous, qui avons conscience de ce mécanisme; nous ne nous adressons pas seulement à la “”conscience”” des hommes, nous voulons mettre ces derniers dans l’obligation de se fendre en quatre si c’est nécessaire, mais de faire ce qu’il faut.”” (pag 49-50)”,”BUCD-044″
“BUCHARIN Nicolaj PREOBRAZENSKIJ Eugenj, a cura di Lisa FOA”,”L’accumulazione socialista.”,”La discussione sovietica sull’ accumulazione socialista si svolse tra il 1924 e il 1926.”,”RUSU-208″
“BUCHARIN N. PREOBRASCHENSKY E.”,”A.B.C. of Communism. Volume I.”,”””The workless men on the streets serve as a whip in the hands of the capitalist for using against the workers in the factory. The industrial reserve army furnishes examples of men driven to utter desperation of poverty and starvation, and even of crime. Those who are unable to find work throughout a prolonged period gradually take to drink, or become vagabonds, beggars, etc In large towns – as London , New York, Hamburg, Berlin, Paris – there are entire districts inhabited by such workless people. Such a quarter is the Chitrov Market in Moscow. In the place of the proletariat a stratum appears in society which has forgotten how to work (the “”lumpenproletariat””). With the introduction of machinery came women – and child-labor. These kinds of labor are cheap, and, therefore, are more profitable to the capitalist. Before the advent of machinery considerable skill, and in some cases a long apprenticeship was necessary. But many machines can be attended to by children. There is nothing to be done but to raise an arm or to move a leg. That is the reason why, since the invention of machinery, the labor of women and children has been extensively used. Besides, women and children cannot offer the same resistance to the capitalist as men workers. They are more timid, and believe more readily what the clergyman and others in authority tell them. Therefore, the manufacturer often replaces men by women, and compels little children to coin their blood into gold pieces for his benefit”” (pag 42-43) [LEGGERE IN: BUCHARIN N. PREOBRASCHENSKY E., ‘A.B.C. of Communism. Volume I.’, The Marxian Educational Society, Detroit, 1921] [Versione digitale su richiesta]”,”BUCD-048″
“BUCHARIN (BUKHARIN) N.I. DEBORIN A.M. URANOVSKY Y.M. VAVILOV S.I. KOMAROV V.L. TIUMENIEV A.I.”,”Marxism and Modern Thought.”,”Ralph FOX autore di una biog Lo scritto di Bucharin va da pag 1 a 90.”,”BUCD-052″
“BUCHARIN Nikolai (BUKHARIN)”,”The Economic Theory of the Leisure Class.”,”‘La teoria economica delle classi agiate'”,”BUCD-053″
“BUCHARIN (BUKHARIN) Nikolai”,”Imperialism and World Economy.”,”””Hegel’s formula, “”Everything that is is reasonable””, was more than once utilised by such opportunists for their own purpose. Whereas for Marx the “”reasonableness of everything existing”” was only the expression of a causal relation between the present and the past, a relation the understanding of which is the starting point for the ‘overcoming’ of the “”existing””, this “”reasonableness”” served for the opportunists to justify and perpetuate it. ‘Die Geschichte hat immer Recht’, (history is always right), this is how a “”Marxist””, Heinrich Cunow, justifies his “”acceptance”” of imperialism (1). Every idea of overcoming it, he says, is only an “”illusion””; the desire to systematise such ideas is a “”worship of illusions”” (Illusionenkultus). Of course, nothing is more shallow than such an interpretation of Marxism. An excellent reply to Cunow is contained in Marx’s answer to the bourgeois economist, Burke. “”The laws of commerce”” (the latter said) “”are the laws of nature and therefore the laws of God””, to which Marx replied: “”In view of the abominable lack of principle that we see on all hands to-day, and in view of the devout faith in ‘the laws of commerce’, it is our boundless duty again and again to stigmatise the Burkes whose only difference from their successors was that they had talent”” (Capital, Vol. I, p. 843).”” [Nikolai Bukharin, Imperialism and World Economy, 1929] (pag 131-132) (1) Heinrich Cunow: ‘Parteizusammenbruch? Ein offenes Wort zum inneren Parteistreit, Berlin, 1915″,”BUCD-055″
“BUCHARIN Nikolaj I.”,”L’imperialismo e l’accumulazione del capitale.”,”””Sovrapproduzione temporanea e permanente. (…) La posizione di Marx è chiarissima anche in tale questione. (…) Trattando il problema della sovrapproduzione generale, Marx afferma che il punto di vista di una sovrapproduzione soltanto ‘parziale’ non è altro che una “”misera scappatoia””. “”Innanzitutto, se si considera soltanto la natura della merce, nulla impedisce che ‘tutte le merci’ siano presenti in eccesso sul mercato. Qui si tratta appunto ‘soltanto del momento della crisi'”” (Marx, Storia delle teorie). In altri termini: un conflitto tra produzione e consumo o, il che è lo stesso, una sovrapproduzione generale, non è altro che una crisi. Questa è una concezione radicalmente diversa da quella di Rosa Luxemburg, secondo cui in una società capitalistica pura la sovrapproduzione è un momento costantemente necessario, in quanto una riproduzione allargata è assolutamente impossibile. Dunque: si può parlare soltanto di una sovrapproduzione ‘relativa’. Quanto al soddisfacimento assoluto dei bisogni, da questo punto di vista sotto il capitalismo abbiamo sempre a che fare con una ‘sottoproduzione’. E’ possibile non soltanto una sovrapproduzione parziale, ma anche una sovrapproduzione ‘generale’ nella quale si incarna appunto il conflitto tra produzione e consumo. Questa sovrapproduzione è una sovrapproduzione di capitale, ‘dunque’ anche una sovrapproduzione di merci. Questa sovrapproduzione non è però affatto un fenomeno costante, che si rileva in ogni momento, ma piuttosto l’espressione della crisi. “”Ma le crisi permanenti non esistono”” (Marx). Se enucleiamo i punti fondamentali che ci interessano, otteniamo la seguente disposizione teorica: I. Gli ‘apostoli dell’armonia’ (Say e compagni) e gli ‘apologeti’. Una sovrapproduzione generale non è mai data. II. I ‘sismondisti’, i ‘populisti’, ‘Rosa Luxemburg’. Una sovrapproduzione generale deve essere data ‘sempre’. III. I ‘marxisti ortodossi’. Una sovrapproduzione generale ‘talvolta’ è inevitabile (crisi ‘periodiche’). O, in un altro contesto: I. Tugan-Baranovskij, Hilferding e altri. Le crisi risultano dalla disproporzionalità tra i singoli rami della produzione. In questo caso il consumo non svolge alcun ruolo. II. ‘Marx, Lenin e i marxisti ortodossi’. Le crisi risultano dalla disproporzionalità della produzione sociale. Il momento del consumo costituisce però un elemento di questa disproporzionalità””. (pag 99-101) [Nicolaj I. Bucharin, L’imperialismo e l’accumulazione del capitale, 1972]”,”BUCD-003-FPA”
“BUCHARIN (BOUKHARINE) Nikolaï OSSINSKI Nikolaï RADEK Karl SMIRNOV Vladimir, a cura di Michel ROGER in collaborazione con Marcel ROELANDTS e Eric SEVAULT”,”Kommunist. Revue hebdomadaire économique, politique et sociale. Les communistes de gauche contre le capitalisme d’Etat.”,” Marx. “”Personne ne fut comme Marx à la mesure du grand mouvement historique dont son nom devint l’emblème. Avant tout, il était un homme d’une force immense, doué d’un esprit extraordinaire. Il a expliqué lui-même avec limpidité que ce n’étaient pas les hèros qui font l’histoire. Sa base est l’ordre économique qui place les hommes dans des rapports donnés: les classes sociales. La lutte des classes est le moteur de l’histoire sociale. Les doctrines et les idéologies ne sont que des superstructures, et seule une explication du monde existe du point de vue de telle ou telle classe; ceux qui élaborent ces doctrines ne sont que les idéologues, des porte-parole des intérêts de classe. Les héros historiques ne sont que des chefs ou des organisateurs mis en avant par la lutte des classes; ils ne peuvent s’en séparer. Voilà ce que Marx souligna contre ceux qui croient que les héros font l’histoire à leur gré, entraînant “”les foules”” derrière eux. Mais pour lui – et pour nous aussi – il est clair que le rôle des idéologues et des organisateurs est strictement défini par leur milieu social. On peut mesurer la force de telle ou telle classe par son idéologie explicite et par la fermeté des ses liens organisationnels. Les deux sont en grande partie dus aux théoriciens et organisateurs de cette classe. Ils sont une des parties de la machine, la partie la plus importante et indispensable. Mieux cette partie est imbriquée, mieux la machine fonctionne. C’est pourquoi le fait que les trois quarts de l’idéologie de la classe ouvriere, ainsi que sa méthode d’organisation et de lutte, aient été construits par un homme tel que Marx, revêt une grande signification. Il avait une grande force d’esprit. Ce ne fut pas seulement le plus grand savant du XIXe siècle, il appartient à la cohorte des hommes dont on n’oublie pas le nom pendant de nombreux siècles et qui acquièrent, de ce fait, une existence éternelle. Ses livres possèdent le trait caractéristique des oeuvres de génie: en les relisant, chaque fois le lecteur découvre quelque chose de nouveau. La pensée qui y est empreinte est si profonde, reflète si complètement les processus réels qu’en la comprenant, vous semblez ouvrir de nouveau les yeux et en découvrir de nouveaux aspects. Ce trait de génie est complété par d’autres. L’érudition extraordinaire de Marx est bien connue: il connaissait toute la littérature économique et il “”découvrit”” beaucoup d’économistes du passé oubliés par Messieurs les professeurs. En somme, quant à la preparation de son travail intellectuel, Marx surpassa tous les savant bourgeois plongés, il est difficile de dénombrer combien de ‘langues étrangères’ connaissait Marx. Tout le monde sait qu’il parlait le russe et était au courant de la littérature économique de cette langue, qu’il voulait utiliser pour ses travaux. Il ne se replia jamais dans les limites seules de sa science: il avait de grandes connaissances en philosophie, en histoire, en langues, en droit, en sciences naturelles et surtout en mathématiques. D’où son horizon intellectuel extraordinairement large: tout la science était devant ses yeux. Il se ‘reposait’ en s’occupant de mathématiques ou en lisant les poètes classiques de toutes les époques. Marx avait non seulement un esprit génial, mais aussi un goût important pour l’art”” [V. Obolenski [N. Ossinski], Un noble vieillard] [in ‘Kommunist. Revue hebdomadaire économique, politique et sociale. Les communistes de gauche contre le capitalisme d’Etat’, 2011] (pag 207-208)”,”BUCD-057″
“BUCHARIN N. (BOUKHARINE)”,”La théorie du matérialisme historique. Manuel populaire de sociologie marxiste.”,”Dedica: “”Alla memoria del compagno N.N. Iakovlev, morto, come ha vissuto, per la classe operaia, fucilato dall’ammiraglio Kolchak”” “”Pour l’instant il suffit de dire que les rapports entre les classes, qui constituent la partie la plus importante des rapports de production, changent eux aussi relativement au changement des forces productives. “”Selon le caractère des moyens de production changent également les rapports sociaux entre les producteurs, les conditions de leur collaboration, ainsi que leur participation à la marche de la production. L’invention d’un instrument de guerre nouveau, de l’arme à feu par exemple, change forcément toute l’organisation intérieure de l’armée, ainsi que les rapports mutuels qui lient les personnes faisant partie de l’armée et grâce auxquels elle représente un ensemble organisé; enfin, les rapports mutuels entre les armées ont changé aussi à leur tour. Les rapports sociaux entre les producteurs, les rapports sociaux de la production changent par consequent avec la transformation et le développement des moyens matériels de la production, c’est-à-dire avec le développement des forces productives”” (K. Marx, ‘Capital et Salariat’). En d’autre termes: “”L’organisation de chaque société donnée est déterminée par l’état des ses forces productives. Avec le changement de cet état se transforme forcément aussi, tôt ou tard, l’organisation sociale. Par conséquent, elle se trouve dans un état d’équilibre instable partout, où montent (ou baissent, N.B.) les forces productives sociales”” (G. Plékhanov, ‘La conception matérialiste de l’histoire. Critique de nos critiques’). L’ensemble des rapports de production constitue la structure économique de la Société, autrement dit ses moyens de production. C’est l’appareil du travail humain de la société, sa “”base réelle””.”” (pag 152-153) [N. Boukharine (Bucharin), ‘La thérie du matérialisme historique. Manuel populaire de sociologie marxiste, 1927]”,”BUCD-059″
“BUCHARIN Nicola (BOUKHARINE Nicolas)”,”Economique de la periode de transition. Théorie générale des processus de transformation.”,”Si sono aggiunte al testo le note marginali di Lenin scritte sul proprio esemplare e che sono state pubblicate in seguito (Leniniskyi Sbornik, XI, Mosca, Leningrado, 1924. Si ringrazia Claudio INGERFLOUR per aver comunicato questo testo ai curatori (pag 19) Quest’opera di Bucharin è stata scritta nel 1919-1920 in piena guerra civile e di comunismo di guerra. Sono testi che appartengono al primo periodo della rivoluzione russa assieme a quello di Preobrazhenskij (La nuova economica). La teoria dei periodi critici. “”On ne peut donc assimiler simplement les oeuvres des théoriciens bolcheviques à celles de Marx o d’autres de ses successeurs (comme Hilferding et Rosa Luxemburg). Avec la révolution russe apparaît un nouveau genre de théorie, la théorie des ‘périodes critiques’, que les Saint-simoniens distinguaient déjà des ‘périodes organiques’ où un système économico-social déploie toutes ses structures sous une forme achevée. Ces genre de théorie est le plus difficile, car il suppose à la fois une participation directe à l’organisation du nouveau régime, une activité créatrice, et une réflexion, une critique de la construction en cours qui conserve encore un caractère expérimental. Cette situation ambiguë et périlleuse, mais inévitable, exige des qualités exceptionnelles de rigueur et de clairvoyance, d’honnêteté et de liberté (….)”” (dalla introduzione di Pierre Naville) (pag 9) La centralizzazione statale in tempo di guerra. “”L’esistenza di un “”capitalismo di Stato”” era già stata discussa nella socialdemocrazia prima del 1914, a proposito dello sviluppo dell’imperialismo. L’imperialismo caratterizzava la politica estera dei grandi monopoli del capitali; essi conducevano alla colonizzazione del mondo intero da parte di qualche metropoli europea. Dal XV al XX secolo, le politiche imperialistiche si erano profondamente trasformate: la conquista si basava ormai su una esigenza di esportazione di capitale, di sovraprofitti ricavati dalle zone non capitalistiche, sulla tendenza del capitale a estendersi all’insieme del mercato mondiale virtuale. Allo stesso tempo, questa politica rendeva necessario un intervento crescente del potere dello Stato nella condotta degli affari economici, già suscitata dalla concentrazione accresciuta dei capitali su scala nazionale. Questo movimento provocava ovviamente dei conflitti. In fin dei conti, la guerra del 1914 ebbe questo doppio risultato: la presa dello Stato sul sistema economico prese una forma quasi istituzionale; sotto l’aspetto di un “”capitalismo di Stato””; e questo capitalismo di Stato appariva come una struttura su cui l’organizzazione socialsita poteva basarsi, a una condizione necessaria: che il proletariato diventasse attraverso le sue organizzazioni (soviets, consigli, sindacati, cooperative, partiti) la classe dominante dello Stato. Ad ogni modo, il liberaliismo del mercato capitalista tradizionale sembrava condannato. Lo sforzo di guerra delle grandi potenze industriali dell’Europa e dell’America del Nord aveva condotto ad una concentrazione straordinaria dei mezzi di produzione e di distruzione, e della loro ripartizione. Le condizioni “”normali”” della circolazione della moneta e del credito, della fissazione dei prezzi di mercato, della redazione dei contratti di lavoro, si vedevano rimpiazzati da regolamentazioni draconiane, che arrivavano fino al razionamento e alle ripartizioni autoritarie dello Stato. Questa forma di capitalismo di Stato non aboliva la distinzione di classe, né il gioco delle categorie economiche fondamentali del capitalismo. ma riduceva le contraddizioni interne del sistema per favorire una centralizzazione formidabile sull’obiettivo della guerra nazionale. La Germania presentava l’esempio più spinto di questa tendenza, ed è indiscutibile che essa impressione molto i bolscevichi. Il libro di Bucharin scritto durante la guerra (1915) prima della rivoluzione russa, ‘L’imperialismo e l’economia mondiale’ è la migliore esposizione di questa tendenza.”” (pag 11-12) (introduzione di Pierre Naville) Dalla dittatura mondiale del proletariato al sistema mondiale de comunismo. “”Le prolétariat qui bâtit activement l’avenir de l’humanité et voit clairement cet avenir, peut reprendre les mots du grand combattant de la science: ‘Novatum rerum mihi nascitur ordo’ (8). Seuls les aveugles ne peuvent voir ce nouveau système! Son avènement est inéluctable et imminent”” (pag 196) (chiusura del libro di Bucharin) (8) “”Sous mes yeux naît un nouvel ordre des choses”” (sorge per me un ordine di cose nuove) (nell’edizione italiana, Novarum…) (Virgilio?)”,”BUCD-060″
“BUCHARIN Nikolaj I.”,”L’ economia politica del ‘rentier’.”,”Titolo copertina: Critica dell’economia politica “”‘L’economia politica del rentier’, scritta da Bucharin ventiseienne nei primi anni dell’esilio, vuole essere una “”critica sistematica delle teorie economiche della borghesia moderna””. Il modello che l’Autore tiene di fronte sono le ‘Teorie del plusvalore’, ossia una ricerca in cui storia e teoria si intrecciano continuamente e dalla quale il marxismo esce arricchito al termine di un’analisi critica “”delle teorie dell’avversario”” che è contemporaneamente di “”ordine sociologico e metodologico””. Alla critica dell’economia politica condotta da Marx l’ideologia borghese oppone, secondo Bucharin, due alternative: la scuola storica e la scuola austriaca. La prima nasce in Germania come reazione al cosmopolitismo della scuola classica inglese, trovando nel protezionismo necessario allo sviluppo dell’industria tedesca le premesse sociali di un discorso “”teorico”” che nega appunto la possibilità di qualsiasi teoria generale, limitando i compiti della ricerca economica alla collazione di dati empirici. Risultati di questo tipo di ricerche saranno sempre delle monografie storiche e mai una teoria economica in grado di ricavare delle leggi generali dall’esame e dal confronto delle situazioni empiriche. Alla scuola storica e al suo eclettismo minuzioso si oppone la scuola austriaca con la riscoperta passione per le “”leggi generali””. Se la prima aveva le sue radici nella borghesia tedesca e nel suo appoggio allo sviluppo dell’industria nazionale, la seconda trova la base del suo successo (20) nei ‘rentiers’, ossia in quel particolare settore della borghesia che non partecipa più all’attività produttiva e al commercio (21), ma vive di interessi muovendosi esclusivamente nella sfera del consumo, prodotto secondario, ma non troppo, della egemonia del capitale finanziario. Punto di partenza della scuola austriaca è l’esploratore sperduto nel deserto, il naufrago e così di seguito, tutti esempi che nulla hanno a che fare con il lavoratore salariato e la merce capitalistica, figure dominanti nel modo di produzione moderno. Di fronte a questi problemi il soggettivismo della scuola austriaca si rivela assolutamente impotente in quanto non riesce ad incontrare i nodi decisivi dell’economia capitalistica. “”L’oggettivismo”” dell’analisi marxiana, che Bucharin contrappone al soggettivismo di Böhm-Bawerk, è l'””oggettivismo”” del modo di produzione capitalistico. “”Nell’economia di mercato, infatti – scrive Bucharin -, avviene il processo di “”cosificazione”” dei rapporti umani, nel quale le “”espressioni cosificate””, per il carattere obiettivo dello sviluppo, conducono un’esistenza autonoma, “”indipendente””, sottoposta a leggi specifiche proprie solo di questo tipo di esistenza””. Scopo della scuola austriaca è scoprire le “”leggi generali”” dell’economia muovendo da quello che le sembra il punto di partenza più concreto; e cosa può esservi di più concreto dei bisogni e delle inclinazioni dell’individuo, del singolo consumatore? L’itinerario quindi è dall’individuale al sociale, dalla “”parte al tutto””. Ma il metodo che sembrava il più concreto si rivela strada facendo come il contrario (nella società sviluppata, gli individui operano non come condizioni o presupposti della società, bensì come condizionati o risultati della stessa), inoltre i tratti specifici della moderna produzione capitalistica, che si esprimono al livello del consumo nei prezzi di mercato e in quantitativi determinati di merci di una certa specie, vengono introdotti come “”dati”” sui quali si fonda la valutazione soggettiva dell’individuo che dovrebbe poi spiegare l’origine del valore. Le astrazioni della scuola austriaca si rivelano in tal modo piene dei contenuti empirici della società capitalistica, non spiegati, ma presupposti. La teoria del valore soggettivo, che poggia sulla valutazione individuale dell’utilità di un bene, costituisce la base della teoria del profitto, o meglio, come fa intendere Bucharin, è lo strumento di cui si serve la scuola austriaca per attaccare la teoria del valore-lavoro di Marx e togliere così la base oggettiva alla deduzione del profitto dal plusvalore, espressione immediata dello sfruttamento della forza-lavoro; non a caso Böhm-Bawerk, dopo aver definito il capitale come un “”prodotto intermedio”” che viene utilizzato in un processo di produzione più lungo (implicando quindi una maggiore “”attesa””) ricava il profitto dala valutazione diversa che operai e capitalisti fanno dei beni presenti e dei beni futuri (i beni presenti valutati più dei beni futuri da parte degli operai) e dalla trasformazione dei beni futuri (lavoro) in beni presenti dopo un periodo di “”attesa””; (…)”” [prefazione di A.G. Ricci al volume di N.I. Bucharin, L’economia politica del ‘rentier’, 1970] (pag 22-23-24) [(20) Quanto grande sia questo successo lo potrà constatare il lettore che ritroverà nei ragionamenti del principale esponente della scuola austriaca, Böhm-Bawerk, tutti i caratteri di una mentalità che è tuttora la più comunemente diffusa. La “”psicologia del consumatore”” cui si riduce l’analisi marginalistica costituisce ancora oggi il punto di partenza di molti manuali di economia politica (…); (21) “”La teoria “”austriaca”” esprime l’ideologia del borghese ormai eliminato dal processo di produzione, del borghese ‘sul viale del tramonto’ (Bucharin)] “”Le astrazioni della scuola austriaca, come già era avvenuto, anche se a un livello ben più alto, per i classici dell’economia politica, sono sempre delle astrazioni “”generiche””, costruite dimenticando, o meglio presupponendo e quindi non spiegando, i tratti specifici della produzione capitalistica e pensando di poterli dedurre dalle condizioni generali della produzione naturale. (…) L’astrazione marxiana, invece, è sempre costruita “”salendo”” dall’astratto al concreto; se il capitale viene ‘dedotto’ dalla merce, e questo rappresenta nella storia del capitale l’elemento della continuità, esso però non può venire ridotto alla merce in quanto elemento specifico della sua natura è un tratto nuovo che, quando si afferma nella produzione, annulla i presupposti su cui si è formato. Come scrive Marx: ogni capitale è una somma di merci, ma non ogni somma di merci è capitale: una somma di merci diventa capitale in quanto “”essa, come ‘forza sociale’ indipendente, cioè forza ‘di una parte della società’, si conserva e si accresce attraverso lo ‘scambio’ con la forza-lavoro vivente, immediata. L’esistenza di una classe che non possiede null’altro che la capacità di lavorare, è una premessa necessaria del capitale””. Il capitale nasce dallo sviluppo della forma di merce e dalla sua estensione, nella società dei produttori “”liberi””, alla forza-lavoro; ma quando esiste il capitale non esiste più la merce della produzione mercantile, ‘presupposto generico del capitale’, bensì la merce capitalistica ‘risultato specifico della vita del capitale’ (24). L’analisi marxiana della società capitalistica si rivela, come scrive Bucharin, “”la risultante della combinazione del metodo astratto-deduttivo e del metodo oggettivo””, soluzione del dilemma tra “”storicismo e oggettivismo””. (…) Il Marx che esce indirettamente dalle pagine di Bucharin, durante l’analisi critica delle teorie della scuola austriaca, è appunto il pensatore rivoluzionario che entra nel vivo dell’economia politica per rovesciarne le premesse, là dove i limiti di classe di questa “”scienza”” erano oramai divenuti limiti teorici. Leva di questo ribaltamento è appunto la teoria del valore come teoria dell’alienazione, la ricostruzione del plusvalore come base del profitto e motore della crescita del capitale”” (pag 25-27) [prefazione di A.G. Ricci al volume di N.I. Bucharin, L’economia politica del ‘rentier’, 1970] [(24) Per un’analisi dettagliata si veda L. Colletti, ‘Il marxismo e Hegel, Bari, 1969, parte II, cap. VIII (A.G. Ricci)] Individualismo borghese e psicologia sociale collettivistica del proletariato “”Fin dalle sue origini la borghesia è essenzialmente individualista – la sua stessa esistenza poggia su una ‘cellula’ economica che, per difendere la propria esistenza autonoma, conduce una lotta concorrenziale senza tregua contro le altre cellule – ma nel ‘rentier’ questo individualismo è ancora maggiore. Costui non conduce alcuna vita sociale, vive in isolamento; i suoi legami sociali sono interrotti, neppure gli obiettivi generali di classe riescono a coagulare questi “”atomi sociali””. Si assiste non solo alla scomparsa di ogni interesse per le imprese capitalistiche, ma anche di qualsiasi pensiero attinente al campo “”sociale””. L’ideologia di questo gruppo sociale è quindi essenzialmente individualistica; sul piano estetico questo individualismo di classe ha modo di esprimersi meglio: qualsiasi modo di affrontare i problemi sociali appare ‘eo ipso’ “”anti-artistico””, “”grossolano””, “”tendenzioso””. La mentalità del proletariato si forma, invece, in modo completamente diverso; ben presto esso infatti abbandona la scorza individualista della sua classe di origine: la piccola borghesia urbana e agraria. Confinato tra le mura di cemento delle grandi città, concentrato in luoghi di lavoro comune, il proletariato acquisisce rapidamente una psicologia collettiva e una forte sensibilità per i legami sociali; solo ai primi stadi del suo sviluppo, quando non è ancora una classe pienamente formata, il proletariato presenta ancora tendenze individualistiche, destinate però a sparire senza lasciare tracce. Il proletariato si sviluppa quindi in direzione opposta rispetto alla borghesia; mentre la sua psicologia diventa collettivistica, l’atteggiamento individualistico rimane uno dei tratti fondamentali della borghesia. ‘Un individualismo crescente – questa è la seconda caratteristica del rentier’. La terza caratteristica, comune d’altra parte a tutta la borghesia, è la paura del ‘proletariato, la paura di imminenti rivolgimenti sociali’. Il ‘rentier’ non è capace di fare programmi: la sua “”filosofia”” si riduce alla formula: “”approfittiamo del momento””, ‘carpe diem’; il suo orizzonte non supera il presente (…)”” (pag 49-50) [N.I. Bucharin, Introduzione] [N.I. Bucharin, L’economia politica del ‘rentier’, 1970]”,”BUCD-005-FPA”
“BUCHARIN (BUKHARIN) Nikolai”,”Socialism and its Culture. The prison manuscripts.”,”Nikolai Bukharin (1888-1938) was a leading Bolshevik intellectual and revolutionary, and the author of more than 100 articles and books. Executed as a counterrevolutionary, he was exonerated 50 years later by Gorbachev. George Shriver has translated and edited Roy Medvedev’s On Soviet Dissent and The October Revolution, as well as his Let History Judge. He is also the translator of Bukharin’s How It All Began: The Prison Novel. Translation George SHRIVER, Introduction: Bukharin’s Fate Stephen E. Cohen, Foreword Boris Frezinsky, To the Reader Svetlana Gurvich-Bukharina, conclusion, Appendix: Fundamental problems of Contemporary culture, Speech in Paris on 3 April 1936, Addressed to L’Association pour l’étude de la culture Soviétique (The Association for the Study of Soviet Culture),”,”BUCD-001-FL”
“BUCHARIN N. (BUJARIN) PREOBRAZHENSKI E., a cura di Daniel LACALLE”,”La acumulacion socialista.”,”””Las revoluciones burguesas surgen cuando el capitalismo se halla ya en fase avanzada de construcción de su propio sistema económico. La revolución burguesa no es más que un episodio en el proceso de desarrollo capitalista, que empieza mucho antes de la revolución y avanza con renovada velocidad a raíz de la revolución. El sistema socialista, por el contrario, empieza su historia con la conquista del poder per parte del proletariado. Esto deriva de la esencia misma de la economía socialista, en cuanto grupo unitario que no puede formarse molecularmente en las entrañas del capitalismo. (…) Para dar comienzo a la acumulación capitalista fueron necesarias las siguientes premisas: 1) una acumulación preliminar de capital por parte de los individuos que permitiera la utilización de una técnica más avanzada o de un mayor grado de división del trabajo con la misma técnica; 2) la presencia de un contingente de obreros asalariados; 3) un desarrollo suficiente del sistema económico mercantil, como base de la producción y de la acumulación mercantil-capitalista. Refiriéndose a la primera de estas condiciones Marx afirmaba: “”En el terreno de la producción de mercancías la producción a gran escala sólo puede prosperar en forma capitalista. Una cierta ‘acumulacíon de capital’ en manos de productores individuales constituye por consiguiente el ‘presupuesto del modo de producción especificamente capitalista’. Por ello nos vimos obligados a ‘presuponerla’ al referirnos a la transición del artesanado a la producción capitalista. Podriamos llamarla ‘acumulación primitiva’ porque constituye el fundamento histórico de la producción especificamente capitalista en vez de ser su resultado histórico. No es éste el momento de analizar su origen. Basta con que constituya el punto de partida”” (2). Ahora se plantea el problema de cuál es la situación en lo que se refiere a la acumulación primitiva socialista. ¿Tiene el socialismo una prehistoria? En caso afirmativo, ¿cuándo empieza? Como ya hemos vistos,la acumulación primitiva capitalista pudo desarrollarse sobra la base del feudalismo, mientras que la acumulación primitiva socialista no puede realizarse sobre la base del capitalismo. Por consiguiente, si el socialismo tiene una prehistoria ésta sólo puede manifestarse a partire da la conquista del poder por parte del proletariado”” [E. Preobrazhenski, ‘La ley fundamental de la acumulacion socialista primitiva’] [(in) Bujarin – Preobrazhenski, La acumulacion socialista, 1971] [(2) K. Marx, ‘El Capital’, Editioral Cartao, Buenos Aires, 1965, tomo I]”,”BUCD-061″
“BUCHARIN N. (BOUKHARINE) PREOBRAZHENSKIJ (PREOBRAJENSKY) E. TROTSKY L.”,”La débat sovietique sur la loi de la valeur.”,” “”La méthode historico-dialectique considère la société sous sa forme spécifiquement historique et les lois générales du développement social dans leurs manifestations concrètes en tant que lois d’une formation sociale déterminée, limitées dans leur action par le cadre historique de cette formation (8). Les catégories économiques sont donc aussi des “”expressions théorique historiques, des stades déterminés du développement de la production matérielle correspondant aux rapports de production”” (9). Ceux-ci n’ont pas un caractère éternel qui se conserverait en toutes circonstances, comme l’affirme l’économie bourgeoise, qui se perpétue ainsi puisqu’elle immortalise le mode de production capitaliste (10). Outre cette caractéristique fondamentale connue de la méthode marxiste, il faut encore relever; au niveau méthodologique, la question du “”postulat”” de l’équilibre: nous devons étudier de façon particulièrement détaillée cette méthode en raison, d’une part, de son extraordinaire importance et, d’autre part, à cause de la méconnaissance qu’en ont les représentations habituelles de la pensée marxiste. Dans son étude théorique du système des rapports de production capitalistes, Marx part de la constatation de son existence. Une fois que ce système existe, cela signifie que, bien ou mal, les besoins sociaux sont satisfaits pour le moins dans une proportion telle que les hommes puissent non seulement en pas mourir, mais vivre, travailler, se reproduire. Dans une société où existe la division sociale du travail – et la société marchande capitaliste présuppose cette dernière -, cela signifie qu’un certain équilibre de tout le système doit s’établir. On produit la quantité nécessaire de charbon, de fer, de machines, de tissus, de grain, de sucre, de bottes, etc. On dépense pour la production de tout cela une quantité correspondante de travail humain vivant qui utilise la quantité nécessaire de moyens de production. Il se peut que l’ensemble dévie, qu’il oscille, que tout le système s’élargisse, se complique, se développe, se trouve dans un état de mouvement et d’oscillation continuels, mais dans l’ensemble un état d’équilibre s’établit (11). La découverte de cette loi d’équilibre constitue le problème fondamental de la théorie économique. Le résultat de la prise en considération du système capitaliste dans son ensemble, sous la condition de son équilibre, érige l’économie théorique en système scientifique. (…) Le systéme commence à osciller, devient mobile. Ces oscillations ne perdent toutefois pas leur caractère régulier et, malgré les plus brutales perturbations de l’équilibre (les crises), le système se maintient dans son ensemble. A travers les pertubations de l’équilibre apparaît un nouvel équilibre qui s’articule en façon plus complexe. Ensuite, si les lois de l’équilibre sont connues, nous pouvons aller plus loin et poser le problème des oscillations du système. Les crises même seront considérées non comme la disparition de l’équilibre, mais comme sa perturbation. A ce propos, Marx signale qu’il faut découvrir la loi qui anime ce mouvement et comprendre non seulement de quoi vient cette perturbation de l’équilibre, mais aussi comment ce dernier sera restauré. La crise en sort pas des limites de l’oscillation du système. En conclusion de notre raisonnement, nous observons que le système bouge, oscille, mais que l’équilibre sera toujours rétabli au moyen de tous ces mouvements et oscillations”” [N. Bucharin, ‘Les catégories économiques du capitalisme durant la période de transition’] [in Bucharin Preobrazhenskij Trotsky, ‘La débat sovietique sur la loi de la valeur’, Paris, 1972] (pag 173-174) [(8) C’est là que l’on trouve le côté le plus révolutionnaire de la dialectique marxiste: “”Connaissant le lien face à l’échec pratique, toute foi théorique retrouve son élan dans la nécessité permanente des conditions existantes, (“”Lettre à Kugelmann””, op, cit.); (9) K. Marx, Misère de la philosophie, (10) Sur les questions méthodologique fondamentales, cf. ‘L’économie politique du rentier’; (11) Cfr, la polémique d’Engels contre Rodbertus dans l’introduction du livre de Karl Marx ‘Misère de la philosophie]”,”BUCD-062″
“BUCHARIN Nikolai (BOUKHARINE)”,”L’économie mondiale et l’impérialisme. Esquisse economique.”,”Nei paesi in conflitto la guerra logora e rompe l’ultima catena che lega i lavoratori alla propria borghesia. “”La guerre a engendré, dès début, non pas la crise du capitalisme (dont les symptômes n’étaient perceptibles qu’aux esprits les plus perspicaces de la bourgeoisie comme du prolétariat), mais la faillite de l’Internationale “”socialiste””. Il est impossible d’expliquer ce phénomène, de façon tant soit peu satisfaisante, en se basant exclusivement, comme beaucoup l’ont fait, sur l’analyse des rapports internes dans chaque pays. La faillite du mouvement prolétarien découle de la diversité de situation des “”trusts capitalistes nationaux”” dans le cadre de l’économie mondiale. De même qu’il est impossible de comprendre le capitalisme moderne et sa politique impérialiste sans procéder à l’analyse de la tendance du capitalisme mondial, de même il est indispensable de partir de cette analyse dans la recherche des tendances fondamentales du mouvement prolétarien”” (pag 164); “”Marx et Engels voyaient dans l’Etat l’organisation de la classe dominante, écrasant par le fer et dans le sang la classe opprimée. Ils supposaient que, dans la société future, il n’y aurait plus de classes. Certes, pour l’époque transitoire de la dictature du prolétariat où, momentanément, celui-ci constitue la classe dominante, ils insistaient (avec raison) sur la nécessité d’un appareil d’Etat spécial pour mater les classes renversées. Mais ils haïssaient l’appareil d’Etat oppresseur et, de ce point de vue, ils se livraient à une critique impitoyable des lassalliens et autres “”hommes d’Etat””. Il est certain que ce point de vue révolutionnaire est en rapport avec la thèse bien connue du ‘Manifeste Communiste’: les prolétaires n’ont pas de patrie. Les epigones socialistes du marxisme ont relégue aux archives la position révolutionnaire de Marx et Engels. Ils y ont substitué la théorie du “”véritable patriotisme””, du “”véritable étatisme””, qui d’ailleurs ressemblent comme deux gouttes d’eau au patriotisme traditionnel et à l’étatisme routinier de la bourgeoisie dominante. Cette psychologie c’est formée organiquement de la coparticipation du prolétariat à la politique impérialiste des trusts capitalistes nationaux. (…) La guerre brise la dernière chaîne qui attachait les ouvriers à leurs maîtres – la soumission esclave à l’Etat impérialiste. La dernière forme d’étroitesse de vues du prolétariat: son étroitesse nationale, son patriotisme, est en train de s’évanouir. Les intéréts momentanés, les avantages passagers qui’il trouvait dans le pillage impérialiste et dans les liens le rattachant à l’Etat impérialiste reculent à l’arrière-plan devant les intérêts permanents et généraux de l’ensemble de sa classe, devant l’idée de la révolution sociale du prolétariat international qui, les armes à la main, renverse la dictature du capital financier, brise son appareil gouvernemental et organise un pouvoir nouveau: le pouvoir des ouvriers contre la bourgeoisie. A l’idée de défense ou d’extention des frontières de l’Etat bourgeois, qui paralyse le dévelopment des forces productives de l’économie mondiale, se substitue le mot d’ordre de la suppression des frontières nationales et de la fusion des peuples en une seule famille socialiste. Ainsi, après des recherches douloureuses, le prolétariat acquiert la notoni de ses véritables intérêts, qui l’acheminent au socialisme par la révolution”” (pag 169-171) [Nikolai Bucharin (Boukharine), ‘L’économie mondiale et l’impérialisme. Esquisse economique’, Paris, 1928]”,”BUCD-063″
“BUCHARIN Nikolaj STALIN Giuseppe TROTSKY Leone ZINOVIEV Grigori, scritti; a cura di Giuliano PROCACCI”,”La ‘rivoluzione permanente’ e il socialismo in un paese solo.”,”I documenti di uno scontro d’idee decisivo per la rivoluzione sovietica e per la storia del movimento operaio internazionale.”,”BUCD-003-FL”
“BUCHARIN Nikolai (BUKHARIN)”,”How it All Began. The Prison Novel.”,” Translation George Shriver, Introduction: Bukharin’s Fate by Stephen F. Cohen, Translator’s Preface, How It All Began, Afterword, Bukharin’s Letter to Anna Larina, Glossary, Nikolai Bukharin (1888-1938) was a leading Bolshevik intellectual and revolutionary, and the author of more than 100 articles and books. Executed as a counterrevolutionary, he was exonerated 50 years later by Gorbachev. George Shriver has translated and edited Roy Medvedev’s On Soviet Dissent and The October Revolution, as well as his Let History Judge. He is also the translator of Bukharin’s How It All Began: The Prison Novel. Stephen F. Cohen is professor of Russian studies and history at New York University. His Books include Bukharin and the Bolshevik Revolution: A Political Biography 1888-1938 and Rethinking the Soviet Experience: Politics and History Since 1917.”,”BUCD-004-FL”
“BUCHARIN (BUKHARIN) Nikolai, a cura di Kenneth J. TARBUCK”,”The Politics and Economics of the Transition Period.”,”Kenneth J. Tarbuck, insegnante, e poi universitario (Univ. Sussex), ha curato l’opera dell’opera ‘Imperialism and the Accumulation of Capital’ di Rosa Luxemburg e N.I. Bukharin Allen Lane, 1972 Lo stato come ‘transient phenomena’ (pag 33-34-35)”,”BUCD-065″
“BUCHARIN Nicolai (BOUKHARINE); BUCI-GLUCKSMANN Christine”,”‘Théorie et pratique du point de vue du matérialisme dialectique’ (Bucharin); ‘Le léninisme et le problème de la révolution culturelle. Discours du camarade N. Boukharine à la séance commémorative de la mort de Lénine’; ‘Boukharine, théoricien marxiste. Sur l’état’ (Buci-Glucksmann).”,”””En se rendant à Londres au Congrès d’Histoire des Sciences, Boukharine en 1931 est déjà un vaincu sur le plan politique, et il ne lui restait plus que sept années à vivre avant de devenir une victime des procès et de la répression de masse des années 36-38. Evincé en février 1929 de son poste de Président de l’Internationale communiste, de son poste de directeur de la Pravda (après douze ans…), démis en novembre 29 du Bureau Politique, Boukharine s’enferme dans un silence politique officiel de trois ans, après ses dernières interventions critiques de la Pravda (19 février 29, 7 mars 1930). Au moment même où Staline affirme son pouvoir au cours de cette «Revolution d’en haut» que fut la collectivisation, le choix d’une industrialisation intensive, Boukharine dénonce le coût à payer: «une politique d’exploitation féodale et militaire de la paysannerie», «une politique d’implantation du bureaucratisme», la terreur contre le peuple et le parti, l’absence de direction collective, un pouvoir vertical «ou tout se fait par en haut». Bref: «la racine du mal, c’est que le Parti et l’Etat soient si totalement confondus» (7). Réduit au silence politique jusqu’en 1934, avant de reprendre momentanément une parole que la mort tranchera bientôt, Boukharine n’en occupe pas moins (encore) des postes de second plan, par rapport à son rôle dirigeant antérieur: directeur de recherche au Conseil Economique, puis au Commissariat à l’industrie lourde (8) c’est en tant que «théoricien ayant des fonctions de direction dans l’Académie des Sciences» qu’il se rendra à Londres. En somme une sorte de porte-parole semi-officiel, alors que l’antiboukharinisme s’installait comme une des composantes de l’idéologie stalinienne. Précisions, qu’en dépit de son échec politique, il conservait encore une certaine influence intellectuelle et que sa notoriété, si grande après la mort de Lénine, demeurait encore réelle. Disons, pour simplifier que «l’année du Grand Tournant» (1929, selon l’expression de Staline) fut pour Boukharine l’année de «la prise de conscience matérialiste de la faiblesse de la théorie marxiste laissée à elle-même» (9)”” (pag 75-76) [(7) Jean Elleinstein, ‘Histoire du Phénomène stalinien’, Grasset, chap. III. Voir également Deutscher, ‘Trotsky’, t. II, Julliard, p. 592 et sq. qui reproduit le récit de la rencontre Boukharine, Kamenev et Sokolnikov. «Sans prononcer le nom de Staline, il (Boukharine) répéta comme un obsédé: Il nous assassinera; c’est un nouveau Gengis Khan». Boukharine parla également des conséquences de la collectivisation telle qu’elle était menée: «Ça veut dire un Etat policier»; (8) Sur tous ces points touchant la biographie politique de Boukharine, on se reportera au livre de Stephen F. Cohen: ‘Boukharin and the Bolschevik Revolution’, Wildwood House, London. Et tout particulièrement, pour la période qui nous intéresse aux chapitres suivants: ‘The fall of Bukharin’ et ‘The last Bolchevik’; (9) Altusser, ‘Est-il simple d’être marxiste en philosophie’, ‘La Pensée’, n. 183, p. 8] [Christine Buci-Glucksmann, ‘Boukharine, théoricien marxiste. Sur l’état’, (in) ‘Dialectiques’, revue trimestrielle, Paris, n. 13 1976] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM]”,”BUCD-066″ “BUCHARIN Nicola Ivanovic”,”Lenin.”,”””Lenin teorico non ha trovato ancora chi desse forma sistematica al suo pensiero”” (pag 8) Il marxismo di Lenin. “”Mi è stato riferito che una delle bandiere dell’ Istituto dei professori rossi porta questa scritta: ‘Marxismo nella scienza, leninismo nella tattica’. Secondo me, questa distinzione è sbagliata e non corrisponde affatto al ruolo di avanguardia ideologica che i nostri professori rossi s’attribuiscono. Non bisogna separare la teoria dalla lotta pratica. L’affermazione secondo la quale il leninismo, come azione, non è marxismo, e la teoria è separata dalla pratica, è particolarmente grave per un Istituto come quello dei professori rossi. Il marxismo di Lenin è una dottrina ideologica distinta, perché è stata prodotta da un’epoca diversa. ‘Non è la semplice ripetizione del marxismo di Marx’, perché l’epoca in cui viviamo non è la semplice ripetizione di quella nella quale viveva Marx. Queste due epoche hanno in comune questa caratteristica: né l’una né l’altra sono organiche e, all’epoca attuale, ancora meno che ai tempi di Marx. Il marxismo di Marx era il prodotto di una epoca rivoluzionaria. Quello di Lenin è anche il prodotto di un’epoca estremamente tempestosa e rivoluzionaria. Ma vi sono evidentemente molte cose ‘nuove’ nel cammino dell’evoluzione sociale, nei «materiali» empirici che servono alle generalizzazioni teoriche, nei problemi che si pongono al proletariato rivoluzionario e che richiedono una soluzione e per questo il nostro marxismo attuale non è la semplice ripetizione delle idee esposte da Marx. Svilupperò questa tesi più avanti, perché non si abbia l’impressione che voglia ‘contrapporre’ queste dottrine. ‘L’una è il completamento, lo sviluppo logico e storico dell’altra’. Ma vorrei subito soffermarmi sui fatti nuovi di politica sociale ed economica che sono alla base del marxismo di Lenin. In effetti, che cosa esiste di nuovo rispetto all’epoca di Marx e che egli non poteva conoscere? 1) Innanzitutto, una fase nuova nello sviluppo dei rapporti capitalistici; Marx conosceva l’epoca già trascorsa del capitale mercantile; conosceva il capitale industriale, che era considerato come il tipo classico del capitalismo in generale. Sapete molto bene che Engels stesso non ha visto che l’inizio del costituirsi dei cartelli e dei trust. Per quanto riguarda la nuova fase dell’evoluzione capitalista, con la sua riorganizzazione dei rapporti di produzione in seno al capitalismo, fase che Lenin definiva capitalismo monopolistico, è chiaro che Marx non poteva conoscerla, e perciò non l’ha espressa né generalizzata. (…) 2) Un secondo gruppo di questioni è legato alla guerra mondiale, alla ‘disgregazione’ dei rapporti capitalistici. Qualunque sia l’intensità che si attribuisce alla disgregazione del capitalismo e le previsioni che si fanno a questo proposito, qualunque sia la valutazione che in particolare si dà della situazione economica attuale in Europa occidentale, qualunque sia la formula che si propone, è certo che noi assistiamo a fenomeni che prima non esistevano. All’epoca dei fondatori del socialismo scientifico non esistevano né il capitalismo di stato e i fenomeni che vi sono connessi, né i fenomeni di disgregazione e di disorganizzazione del meccanismo capitalista, con gli altri fenomeni specifici che l’accompagnano sia nell’industria sia nella circolazione monetaria. (…) 3) Vi è poi una terza serie di fenomeni strettamente legati all’insurrezione operaia nel periodo del crollo dei rapporti capitalistici, la cui apparizione è determinata dal formidabile scontro degli organismi capitalisti, dalle guerre, che non sono che una forma particolare della concorrenza, forma sconosciuta nell’epoca in cui vivevano Marx e i suoi amici. Ora queste questioni sono direttamente legate alla rivoluzione socialista, formano un immenso fenomeno sociale che bisogna studiare teoricamente, che ha le proprie leggi, che ci pone una quantità di questioni teoriche e politiche. (…) 4) Infine, vi è ancora una quarta serie di questioni interamente nuove, legate all’epoca, o all’inizio dell’epoca, del dominio ‘della classe operaia’. Come poneva la questione Marx? Ricorderò la sua formula, già citata: «Lo spirito della mia dottrina non è la teoria della lotta di classe, ma la dimostrazione del fatto che l’evoluzione sociale conduce inevitabilmente alla dittatura del proletariato». Qui era il limite del pensiero di Marx. Ma quando la dittatura è diventata realtà, noi superiamo questo limite. La dottrina di Marx si ferma alla dittatura inevitabile del proletariato. In quell’epoca non poteva essere altrimenti; non essendosi realizzata la dittatura del proletariato non esistevano i fenomeni che l’accompagnano e, pertanto, non potevano servire come materia per esperienze, osservazioni e, in seguito, generalizzazioni teoriche da cui si siano ricavati insegnamenti pratici. (…) Questa la quarta serie di fenomeni sociali, economici, politici, che devono essere oggetto dei nostri studi e da cui dobbiamo trarre le direttive pratiche della classe operaia”” (pag 15-16) [Nicola Ivanovic Bucharin, ‘Lenin’, Roma, 1969] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM] 6 altre parole d’ordine di Lenin (dopo la rivoluzione): “”Un solo specialista vale più di dieci comunisti”” “”Rubate la roba rubata”” “”evoluzione verso il socialismo”””,”BUCD-067″
“BUCHARIN Nicolai”,”L’ ABC del comunismo. In appendice: atto di accusa, processo e condanna a morte di Bukharin.”,”””Abbiamo visto che la società capitalistica soffre di due mali sostanziali: innanzi tutto è «anarchica» (manca di organizzazione); in secondo luogo è costituita da ‘due’ società (classi) nemiche”” (pag 55)”,”BUCD-004-FV”
“BUCHARIN Nicola Ivanivic TROTSKY Lev”,”Ottobre 1917: dalla dittatura dell’Imperialismo alla dittatura del Proletariato.”,”Nicola Ivanovic Bucharin era ritenuto da Lenin, oltre che il beniamino del partito, il suo più eminente teorico, e in questa breve opera che presentiamo – e che è costituita dal discorso tentato il 17 febbraio 1924 all’Accademia comunista quasi un mese dopo la morte di Lenin – del capo bolscevico è appunto visto ed esaminato più il contributo teorico che quello di guida del partito bolscevico e della rivoluzione russa. Questo discorso testimonia anche la devozione, sfiorante talvolta quasi il dogmatismo, che Bucharini aveva per il suo maestro; eppure, tra i capi d’imputazione con cui Stalin, nel 1938, eliminò sia politicamente sia fisicamente Bucharin, ci fu quello di aver complottato contro la vita di Lenin. Bucharin era nato nel 1888 e divenuto bolscevico nel 1906. Prima della guerra ’14-’18 scrisse la sua opera teorica fondamentale L’economia mondiale e l’imperialismo. Dopo la rivoluzione fece parte, prima della ‘sinistra comunista’ che propugnava la guerra rivoluzionaria mondiale, e successivamente della frazione che, morto Lenin, con a capo Stalin si oppose a Trotskij. In seguitoi, come si è detto, fu liquidato dallo stesso Stalin, dal quale, nonostante alcune durature convergenze politiche, lo divideva radicalmente la concezione sia del partito che dello stesso stato socialista.”,”BUCD-005-FL”
“BUCHARIN Nikolai (BUKHARIN)”,”Philosophical Arabesques. (Schede di sintesi in italiano)”,”FILOSOFIA BUCHARIN REALTA’ MONDO INTRIGHI SOLIPSISMO TEORIA CONOSCENZA SPAZIO TEMPO TEORIA PRATICA ESTETICA UNITA’ MONDO NATURA MATERIALISMO IDEALISMO HYLOZOISMO PANPSYCHISMO MISTICISMO INDU’ FILOSOFIA EUROPEA OCCIDENTALE MATERIALISMO MECCANICISTA MECCANICISMO LEGGE GENERALE RELAZIONI RAPPORTI ESSERI VIVENTI TELEOLOGIA LIBERTA’ E NECESSITA’ ORGANISMO DIALETTICA MATERIALISMO DIALETTICO SOCIOLOGIA PENSIERO MODO PRODUZIONE RAPPRESENTAZIONE PENSIERO RAZZIALE CONCETTO ESPERIENZA OGGETTO SOGGETTO SOCIETA’ VERITA’ ASSOLUTA RELATIVA BUONO BONTA’ HEGEL IDEALISMO DIALETTICO MARX SCIENZA ARTE EVOLUZIONE STORIA IDEALE SOCIALE LENIN FILOSOFO ASTRAZIONE ARISTOTELE FILOSOFIA ANTICA AVENARIUS ESSERE CAPITALISMO CAPITALE COSCIENZA ENGELS GOETHE UMANITA’ KANT MARXISMO MISTICISMO FENOMENOLOGIA PLATONE PLECHANOV SCHELLING LOGICA SENSAZIONE SENSI SOCIALISMO SPINOZA STALIN TECNOLOGIA TECNICA COSA IN SE’ PER SE’ SILLOGISMO FEUERBACH SCHEDE RIASSUNTO SINTESI CONSIDERAZIONI FINALI POLITICA FILOSOFIA INTRODUZIONI DI COHEN SHRIVER FREZINSKY SOLIPSISMO NICHILISMO REALTA’ MONDO ESTERNO SPAZIO E TEMPO ASTRATTO CONCRETO ACCETTAZIONE E NON DEL MONDO PERCEZIONE IMMAGINE CONCETTO PENSIERO RAZIONALISTA RAZIONALISMO PENSIERO DIALETTICO E CONTEMPLAZIONE TEORIA PRASSI IN GENERALE E PRASSI IN TEORIA DELLA CONOSCENZA ILOZOISMO E PANSPSICHISMO FILOSOFIA DELLA IDENTITA’ LEGGI GENERALI E RELAZIONI DELL’ ESSERE SCIENZA MODERNA E MATERIALISMO DIALETTICO DIALETTICA SOCIOLOGIA DEL PENSIERO PENSIERO RAZZIALE CONCETTO VERITA’ E VERIDICITA’ BENE IDEALISMO DIALETTICA COME SCIENZA E ARTE EVOLUZIONE LENIN MARX ENGELS HEGEL MARXISMO GOETHE PLECHANOV Testo scritto da Bucharin in carcere”,”BUCS-001-FC”
“BUCHARIN N.I.”,”L’ economia mondiale e l’ imperialismo.”,”Nella prefaz LENIN critica la teoria dell’ ultra-imperialismo di KAUTSKY e stabilisce il rapporto tra imperialismo e guerra. Anche BUCHARIN in un capitolo (XII) critica la teoria di K. sullo ultra-imperialismo.”,”BUCD-005-FV”
“BUCHARIN N.I. JOFFE A.F. RUBINSTEIN M. ZAVADOVSKIJ B.M. ECOLMAN VAVILOV N.I. MITKEVIC V.F. HESSEN B.”,”Scienza al bivio. Interventi dei delegati sovietici al Congresso internazionale di storia della scienza e della tecnologia, Londra 1931.”,”Contiene il saggio di N.I. Bucharin ‘Teoria e prassi dal punto di vista del materialismo dialettico’ Contiene il lungo saggio di B. Hessen: ‘Le radici sociali ed economiche dei “”Principia”” di Newton. Introduzione: ‘La teoria del processo storico in Marx; Economia fisica e tecnologia nell’epoca di Newton; La lotta di classe durante la rivoluzione inglese e le concezioni filosofiche di Newton; La concezione dell’ energia in Engels e l’ assenza della legge di conservazione dell’ energia in Newton; I distruttori di macchine dell’epoca di Newton e gli odierni distruttori di forze produttive’ Contiene lo scritto di E. Colman ‘Breve comunicazione sugli scritti di Karl Marx riguardanti la matematica, le scienze naturali, la tecnologia e la storia di queste discipline’ “”E così l’uomo è storicamente dato come uomo ‘sociale’ (a differenza dell’illuministico Robinson di Rousseau, che fonda la società e la storia come se fossero un circolo scacchistico e con l’aiuto di un «contratto»). Questo uomo sociale, cioè la società umana, per vivere deve ‘produrre’. ‘In principio era l’Azione’ (in contrasto con il Logos cristiano: «In principio era il Verbo». La produzione è il vero punto di partenza dello sviluppo sociale (26). Nel processo produttivo avviene un «metabolismo» (Marx) fra la società e la natura. In questo processo – un processo ‘materiale’ -, in cui l’uomo storico e sociale interviene come parte ‘attiva’, ogni persona è in una relazione definita con le altre e con gli strumenti di lavoro. Queste relazioni sono storiche, la loro totalità costituisce la ‘struttura economica della società’, che è anche essa una variabile storica (a differenza di quanto affermano le teorie della «società in generale», della «società eterna», della «società ideale», ecc.). La struttura economica della società (il «modo di produzione») include, prima di tutto, la relazione fra le ‘classi’. Su questa base nasce e si sviluppa la «sovrastruttura»: organizzazioni politiche e potere statale, norme morali, teorie scientifiche, arte, religione, filosofia, ecc. Il «modo di produzione» determina anche il «modo di concettualizzazione»: l’attività teorica è «una tappa» nella riproduzione della vita sociale: il materiale le è fornito dall’esperienza, la cui ampiezza dipende dal grado di dominio sulle forze della natura, che è determinato, infine, dallo sviluppo delle forze produttive, dalla produttività del lavoro sociale, dal livello di sviluppo tecnico. Gli stimoli provengono dai compiti proposti dalla prassi; i principi informatori, il «modo di concettualizzazione» in senso letterale, riflettono il «modo di produzione», la struttura di classe della società e le sue complesse esigenze (l’idea di rango, di autorità, di gerarchia e del Dio personale nella società feudale; l’idea della forza impersonale del destino, dell’incontrollabilità dei processi, del Dio impersonale nella società capitalistica, produttrice di merci, ecc.). Le concezioni prevalenti sono quelle della classe dominante, che è il ‘supporto’ del modo dato di produzione (27). Ma, proprio come lo sviluppo della storia naturale cambia le forme delle specie biologiche, lo sviluppo storico della società, con alla base il movimento delle forze produttive, cambia le forme storico-sociali di lavoro, le «strutture sociali», i «modi di produzione», insieme ai quali muta l’intera sovrastruttura ideologica fino a comprendere le forme «più alte» di conoscenza teorica e di illusioni riflesse. (…)”” (pag 53-55) [N.I. Bucharin, ‘Teoria e prassi dal punto di vista del materialismo dialettico’] [(26) Questo non è un segreto neppure per alcuni fisici moderni. «Le condizioni fisiche dell’esistenza sono più fondamentali di quelle estetiche, morali o intellettuali. Un bambino ha bisogno di cibo prima che di insegnamento. Un certo livello di vita superiore a quello degli animali è una condizione preliminare per lo sviluppo di ciascuna delle qualità specifiche degli esseri umani» (Frederick Soddy, ‘Science and Life’, J. Murray, London, 1920, p. 3; (27) Il filosofo tedesco, oggi di moda, creatore del «socialismo cristiano-profetico» Marx Scheler, nel condurre una lotta disperata contro il marxismo, ne sfrutta numerosi principi fondamentali, producendo di conseguenza una cacofonia di motivi del tutto intollerabile (…)] Gli stimoli provengono dai compiti proposti dalla prassi; i principi informatori, il «modo di concettualizzazione» in senso letterale, riflettono il «modo di produzione», la struttura di classe della società e le sue complesse esigenze (l’idea di rango, di autorità, di gerarchia e del Dio personale nella società feudale; l’idea della forza impersonale del destino, dell’incontrollabilità dei processi, del Dio impersonale nella società capitalistica, produttrice di merci, ecc.).”,”BUCD-068″
“BUCHARIN Nikolaï; OSSINSKI Nikolaï; ANTONOV N.”,”Bibliographie: Lénine, ‘L’État et la révolution’ (Bucharin); Bucharin, ‘L’économie mondiale et le capitalisme’ (Ossinski); A. Bogdanov, ‘Les problémes du socialisme’ (Bucharin); ‘Histoire de la libération de la Russie. Vol. I’ (Antonov).”,”‘Questo libro (Lenin, ‘Stato e rivoluzione’, ndr) non è soltanto interessante dal punto di vista della semplice restaurazione delle loro idee (dei fondatori del comunismo scientifico, Marx Engels, ndr). E’ di una bruciante attualità in quanto la questione del rapporto tra il proletariato e lo Stato è la cruciale questione che viene posta all’azione rivoluzionaria della classe. Questa questione ha oggi un’importanza enorme, perché la ‘guerra mondiale’ l’ha posta direttamente al proletariato. In realtà, la stessa questione della difesa della patria è il corollario della difesa dello Stato borghese; la questione nazionale passa attraverso il sostegno a questo Stato o, per lo meno, attraverso una benevola neutralità, nei suoi confronti, ecc. Tutte queste questioni parziali, quale che sia la loro importanza, sono risolte in funzione della risposta data al problema primario dei rapporti del proletariato con lo Stato della borghesia che si attribuisce la straordinaria denominazione di patria. L’importanza pratica di questa questione assume ancora maggiore ampiezza dal fatto che segue: in primo luogo perché il potere statale della borghesia di tutti i paesi capitalistici avanzati si è particolarmente rafforzato assorbendo le organizzazioni economiche (i sindacati, i trusts ecc.); in secondo luogo perché il proletariato deve risolvere, nella pratica, la questione della presa del potere, ossia , della sua dittatura”” (pag 117, N. Bucharin)”,”RIRO-468″
“BUCHARIN Nicolaj PREOBRAZENSKIJ Eugenj, a cura di Lisa FOA”,”L’accumulazione socialista.”,”La discussione sovietica sull’ accumulazione socialista si svolse tra il 1924 e il 1926.”,”BUCD-006-FV”
“BUCHARIN Nicola Ivanivic, a cura di Andrea BINAZZI”,”Teoria del materialismo storico. Manuale popolare di sociologia marxista.”,”Nicola Ivanovic Bucharin era ritenuto da Lenin, oltre che il beniamino del partito, il suo più eminente teorico, e in questa breve opera che presentiamo – e che è costituita dal discorso tentato il 17 febbraio 1924 all’Accademia comunista quasi un mese dopo la morte di Lenin – del capo bolscevico è appunto visto ed esaminato più il contributo teorico che quello di guida del partito bolscevico e della rivoluzione russa. Questo discorso testimonia anche la devozione, sfiorante talvolta quasi il dogmatismo, che Bucharini aveva per il suo maestro; eppure, tra i capi d’imputazione con cui Stalin, nel 1938, eliminò sia politicamente sia fisicamente Bucharin, ci fu quello di aver complottato contro la vita di Lenin. Bucharin era nato nel 1888 e divenuto bolscevico nel 1906. Prima della guerra ’14-’18 scrisse la sua opera teorica fondamentale L’economia mondiale e l’imperialismo. Dopo la rivoluzione fece parte, prima della ‘sinistra comunista’ che propugnava la guerra rivoluzionaria mondiale, e successivamente della frazione che, morto Lenin, con a capo Stalin si oppose a Trotskij. In seguito, come si è detto, fu liquidato dallo stesso Stalin, dal quale, nonostante alcune durature convergenze politiche, lo divideva radicalmente la concezione sia del partito che dello stesso stato socialista.”,”BUCD-006-FL”
“BUCHARIN Nicola Ivanivic”,”Economia del periodo di trasformazione.”,”Nicola Ivanovic Bucharin (1888-1938) era ritenuto da Lenin, oltre che il beniamino del partito, il suo più eminente teorico, e in questa breve opera che presentiamo – e che è costituita dal discorso tentato il 17 febbraio 1924 all’Accademia comunista quasi un mese dopo la morte di Lenin – del capo bolscevico è appunto visto ed esaminato più il contributo teorico che quello di guida del partito bolscevico e della rivoluzione russa. Questo discorso testimonia anche la devozione, sfiorante talvolta quasi il dogmatismo, che Bucharini aveva per il suo maestro; eppure, tra i capi d’imputazione con cui Stalin, nel 1938, eliminò sia politicamente sia fisicamente Bucharin, ci fu quello di aver complottato contro la vita di Lenin. Bucharin era nato nel 1888 e divenuto bolscevico nel 1906. Prima della guerra ’14-’18 scrisse la sua opera teorica fondamentale L’economia mondiale e l’imperialismo. Dopo la rivoluzione fece parte, prima della ‘sinistra comunista’ che propugnava la guerra rivoluzionaria mondiale, e successivamente della frazione che, morto Lenin, con a capo Stalin si oppose a Trotskij. In seguito, come si è detto, fu liquidato dallo stesso Stalin, dal quale, nonostante alcune durature convergenze politiche, lo divideva radicalmente la concezione sia del partito che dello stesso stato socialista. Membro del Cc, del Politbjuro, direttore delle Izvestija e della Pravda, dirigente del Komintern, fu uno dei massimi ispiratori della politica economica sovietica fino al 1929.”,”BUCD-008-FL”
“BUCHARIN Nikolaj PREOBRAZENSKIJ Evgenij A.”,”Abc del comunismo.”,”Evgenij Preobrazenskij nasce nel 1886, Nicholaj Bucharin nel 1888. Militanti bolscevichi fin dalla giovinezza, saranno riuniti da un comune destino politico per quasi tutta la loro esistenza. Gli anni che vanno dal 1907 al 1917 li vedono in prima fila nell’opera di riorganizzazione del partito comunista russo. Vengono arrestati varie volte, e Preobrazenskij è addirittura difeso dall’avvocato Kerenskij, futuro capo del governo provvisorio russo, il grande sconfitto della rivoluzione d’Ottobre. Sono ambedue delegati al congresso dell’agosto 1917 che consacra l’entrata di Trockij nel partito. Preobrazenskij attacca la linea di Stalin che sostiene l’ipotesi del socialismo in un solo paese. Scriveva Lenin di Bucharin nel 1922: “”Bucharin non è soltanto un valido e importantissimo teorico, ma è considerato anche, e giustamente, il prediletto di tutto il partito””.”,”BUCD-009-FL”
“BUCHARIN Nicola Ivanivic, a cura di Francesco BENVENUTI”,”Le vie della rivoluzione, 1925-1936.”,”Nicola Ivanovic Bucharin (1888-1938) era ritenuto da Lenin, oltre che il beniamino del partito, il suo più eminente teorico, e in questa breve opera che presentiamo – e che è costituita dal discorso tentato il 17 febbraio 1924 all’Accademia comunista quasi un mese dopo la morte di Lenin – del capo bolscevico è appunto visto ed esaminato più il contributo teorico che quello di guida del partito bolscevico e della rivoluzione russa. Questo discorso testimonia anche la devozione, sfiorante talvolta quasi il dogmatismo, che Bucharini aveva per il suo maestro; eppure, tra i capi d’imputazione con cui Stalin, nel 1938, eliminò sia politicamente sia fisicamente Bucharin, ci fu quello di aver complottato contro la vita di Lenin. Bucharin era nato nel 1888 e divenuto bolscevico nel 1906. Prima della guerra ’14-’18 scrisse la sua opera teorica fondamentale L’economia mondiale e l’imperialismo. Dopo la rivoluzione fece parte, prima della ‘sinistra comunista’ che propugnava la guerra rivoluzionaria mondiale, e successivamente della frazione che, morto Lenin, con a capo Stalin si oppose a Trotskij. In seguito, come si è detto, fu liquidato dallo stesso Stalin, dal quale, nonostante alcune durature convergenze politiche, lo divideva radicalmente la concezione sia del partito che dello stesso stato socialista. Membro del Cc, del Politbjuro, direttore delle Izvestija e della Pravda, dirigente del Komintern, fu uno dei massimi ispiratori della politica economica sovietica fino al 1929.”,”BUCD-010-FL”
“BUCHARIN Nicola Ivanivic”,”Economia del periodo di trasformazione.”,”””La caratteristica principale dell’organizzazione statale della classe dominante, grazie alla quale questa organizzazione si distingue da altre organizzazioni della medesima classe, è la sua generalità. L’organizzazione statale è la più ampia organizzazione di classe, nella quale si concentra l’intera sua forza, nella quale sono concentrati gli strumenti del meccanismo di oppressione e le misure di coercizione, nella quale la classe dominante è organizzata in quanto classe e non in quanto parte o gruppetto di una classe. Ne deriva che qualunque azione «economica», in quanto essa abbracci un’intera classe, assume inevitabilmente un carattere «politico», qui i colpi sono indirizzati non contro un singolo gruppo, ma contro la classe come intierezza e di conseguenza contro il suo potere statale”” (pag 27)”,”BUCD-001-FGB”
“BUCHARIN Nikolaj Ivanovic”,”L’economia mondiale e l’imperialismo.”,”Nicola Ivanovic Bucharin (1888-1938) era ritenuto da Lenin, oltre che il beniamino del partito, il suo più eminente teorico, e in questa breve opera che presentiamo – e che è costituita dal discorso tentato il 17 febbraio 1924 all’Accademia comunista quasi un mese dopo la morte di Lenin – del capo bolscevico è appunto visto ed esaminato più il contributo teorico che quello di guida del partito bolscevico e della rivoluzione russa. Questo discorso testimonia anche la devozione, sfiorante talvolta quasi il dogmatismo, che Bucharini aveva per il suo maestro; eppure, tra i capi d’imputazione con cui Stalin, nel 1938, eliminò sia politicamente sia fisicamente Bucharin, ci fu quello di aver complottato contro la vita di Lenin. Bucharin era nato nel 1888 e divenuto bolscevico nel 1906. Prima della guerra ’14-’18 scrisse la sua opera teorica fondamentale L’economia mondiale e l’imperialismo. Dopo la rivoluzione fece parte, prima della ‘sinistra comunista’ che propugnava la guerra rivoluzionaria mondiale, e successivamente della frazione che, morto Lenin, con a capo Stalin si oppose a Trotskij. In seguito, come si è detto, fu liquidato dallo stesso Stalin, dal quale, nonostante alcune durature convergenze politiche, lo divideva radicalmente la concezione sia del partito che dello stesso stato socialista. Membro del Cc, del Politbjuro, direttore delle Izvestija e della Pravda, dirigente del Komintern, fu uno dei massimi ispiratori della politica economica sovietica fino al 1929.”,”BUCD-002-FGB”
“BUCHARIN N. (BOUKHARINE)”,”Le socialisme dans un seul pays.”,”Il formalismo logico del trotskismo e la dialettica leninista. “”La fonte degli errori del compagno Trotsky, errori che molti di noi hanno egualmente commesso, risiede nel suo modo formale e letterario di trattare le questione della nostra vita sociale, contrariamente al vivente metodo dialettico che caratterizza il bolscevismo. Lenin, analizzando gli errori politici, risale sempre alle loro fonti dirette. Non è invano che durante il dibattito della questione sindacale, egli consacra pagine intere alla dialettica e che poco prima della sua morte, insisteva sulla necessità di «insegnare la dialettica». Adesso che noi vediamo chiaramente ciò che ci separa dal compagno Trotsky, non è difficile constatare che tutti gli errori hanno dei tratti specifici. Spingendo l’analisi di questi errori fino alle loro fonti metodologiche, scopriamo facilmente la differenza fondamentale tra il leninismo e il trotskismo”” (pag 282-283) “”Occorre determinare l’epoca in cui Bucharin ha abbandonato i ranghi della classe operaia. Nel 1925, Trostky si apprestava ad allearsi con lui contro Zinoviev e Stalin. Ora, sulla questione del “”socialismo in un paese solo”” egli si allea con Zinoviev contro Stalin e Bucharin (si veda I. Deutscher, Trotsky, Julliard, Tome 2, pp. 315, 328, 373). E’ dunque su una questione teorica fondamentale che si è generato una spaccatura e non sugli “”errori”” del passato e i “”meriti”” comparati di Zinoviev e Bucharin”” (pag 7, presentazione di Dallemagne)”,”BUCD-003-FGB”
“BUCHARIN Nikolaj I., a cura di A.G. RICCI”,”L’ economia politica del rentier.”,”[Capitolo I. I fondamenti metodologici della teoria dell’utilità marginale e del marxismo] “”Anche il fenomeno del valore ha un carattere storico. Pur considerando giusto il metodo individuaistico della scuola austriaca e tentando di ricavare il valore solo dal «valore oggettivo», vale a dire dalla valutazione individuale delle diverse persone, è necessario, an che in questo caso, tener conto che nell’economia moderna la psicologia del «produttore» ha caratteri completamente diversi da quella del produttore nell’economia naturale (e soprattutto dalla psicologia di un uomo «seduo sulla riva di un ruscello» o errante affamato nel deserto). Il capitalista moderno, che rappresenta l’industria, o il capitale commerciale, non si interessa affatto al valore d’uso del prodotto: «lavora» con «mano d’opera» affittata esclusivamente in vista di un profitto, solo il valore di scambio lo interessa. Questo dimostra che anche il fenomeno più importante dell’economia politica, il valore, non puL essere spiegato con il fatto, valido per tutti i tempi e per tutti i popoli, che i beni soddisfano un qualunque bisogno umano. Invece è proprio questo il metodo della scuola austriaca (55). Tutto questo ci porta a concludere che la strada metodologica imboccata dalla scuola austriaca è del tutto sbagliata perché non tiene alcun conto degli elementi caratteristici del capitalismo. Un’economia politica che si proponga come obiettivo di spiegare le condizioni economico-sociali, vale a dire i rapporti tra gli uomini, deve essere una scienza storica. «Chi volesse trattare l’economia dela Terra del Fuoco – osserva Engels con spirito mordace – secondo le stesse leggi vigenti nell’odierna Inghilterra, evidentemente non potrebbe arrivare che al luogo comune più banale» (56). Questi «luoghi comuni» possono poggiare su una base più o meno intellettuale, ma questo non basterà a spiegare le particolarità dell’ordine sociale capitalistico, che saranno state messe da parte preliminarmente. Questa «economia» ipotetica «costruita» da Böhm-Bawerk, della quale egli esamina le «leggi», è talmente lontana dal nostro mondo di ingiustizie da non potere in alcun modo servire ad analizarlo. D’altra parte anche gli iniziatori della nuova scuola cominciano a comprenderlo. Lo stesso Böhm-Bawerk scrive nell’ultima edizione del suo ‘Kapital’: «Avrei voluto anzitutto colmare una lacuna…, bisognerebbe … esaminare l’influenza delle cosiddette “”categorie sociali”” e vedere quale sia il potere e il significao dei rapporti di forza e di autorità che nascono dagli organismi sociali… Questo capitolo dell’economia sociale non è stato ancora scritto in maniera soddisfacente… Né dai teorici del valore marginale più che dagli altri» (57). Si potrebbe dire che questo «capitolo» non potrà mai esserE scritto in maniera «soddisfacente» dai rappresentanti del marginalismo, dato che essi non considerano la «categoria sociale» come parte integrante e organica della «categoria puramente economica», ma come un elemento esterno, che si colloca al di là dell’economia. (…) Molto prima di Stoltzman (‘uno dei difensori del metodo “”sociale-organico””, (N.B. ndr)). il legame tra metodo classico astratto, «oggettivismo» e «storicismo» è stato sciolto da Marx senza nessuna aggiunta etica”” (pag 74-75) [(55) (…); (56) F. Engels ‘Antidühring’, Roma, 1968, p. 157. Il carattere non storico dell’oggettivismo degli «Anglo-Americani» e dei «matematici» li conduce ad una concezione puramente meccanica, per la quale non vi è società, ma solo oggetti in movimento; (57) Prefazione alla terza edizione di ‘Kapital und Kapitalzins’, vol. II, pp. XVI e XVIII]”,”BUCD-004-FGB”
“BUCHIGNANI Paolo”,”Fascisti rossi. Da Salò al PCI la storia sconosciuta di una migrazione politica 1943-53.”,”Paolo BUCHIGNANI (Lucca, 1953) studioso di storia della cultura italiana del Novecento, ha pubblicato numerosi saggi sulle avanguardie e sul fascismo, tra cui ricordiamo: -Marcello Gallian. La battaglia antiborghese di un fascista anarchico. BONACCI. 1984 -Un fascismo impossibile. L’eresia di Berto Ricci nella cultura del ventennio. IL MULINO. 1994 BUCHIGNANI collabora a ‘Nuova storia contemporanea’.”,”PCIx-008″
“BÜCHNER Ludwig VOGT Karl ; WITTICH Dieter a cura”,”Schriften zum kleinbürgerlichen Materialismus in Deutschland. Zweiter Band.”,”””Now what I want, is – facts”” (Boz) (in apertura prefazione) pag 516 Galilei: ‘E pur si muove!’ Nel secondo volume scritti di BUCHNER e VOGT, nel primo quelli di MOLESCHOTT e BUCHNER. Primo volume: FIL-246″,”FILx-404″
“BUCHOLZ Arden”,”Hans Delbrück and the German Military Establishment.”,”BUCHOLZ A. (nato a Chicago, 1936) storico americano. Ha raccolto il materiale su Delbrück, ha intervistato la figlia. DELBRÜCK H. (1848-1929) considerato una figura importante della Germania imperiale, in parte ancora poco conosciuta. Tra i maggiori storici tedeschi che tentarono un’analisi scientifica della storia militare e della guerra. Una vita tra impegno accademico e commentatore politico dell’epoca. Per il suo collega sociologo WEBER Max, scienza e politica sono due mondi diversi: mentre per D. H. possono convivere. Per 40 anni insegnò all’Università di Berlino. 3 413881 SBN”,”QMIx-170-FSL”
“BUCI-GLUCKSMANN Christine”,”Gramsci et l’État. Pour une théorie matérialiste de la philosophie.”,”Ritornare a Marx attraverso Lenin (pag 377)”,”GRAS-001-FPB”
“BUCK Paul H.”,”La riunificazione, 1865 – 1900.”,”Collezione di storia americana a cura di Mauro CALAMANDREI Vittorio DE CAPRARIIS Nicola MATTEUCCI Rosario ROMEO”,”USAS-054″
“BUCKLEY Robert J.”,”Allegheny International. A New Global Business Enterprise.”,”Fondo Palumberi BUCKLEY Robert J. Chairman and Chief Executive Officer Allegheny International Pittsburgh, Pennsylvania Tutti i marchi del gruppo (pag 22)”,”ECOG-073″
“BUCK-MORSS Susan”,”Hegel e Haiti. Schiavi, filosofi e piantagioni.”,”Susan Buck-Morss è Professoressa di Filosofia politica e Teoria sociale presso il Department of Government della Cornell UniversitY e membro dei corsi di laurea in Germanistica e Storia dell’Arte. Dialettica hegeliana tra signoria e servitù “”Hegel insiste sul fatto che la libertà non può essere concessa dall’alto agli schiavi. Per l’autoaffrancamento dello schiavo si richiede una “”prova suprema””: “”E soltanto mettendo in gioco la vita si conserva la libertà (…). L’individuo che non ha messo a repentaglio la vita, può ben venire riconsciuto come persona (il probramma degli abolizionist!); ma non ha raggiunto la verità di questo riconoscimento come riconoscimento di autocoscienza indipendente”” (Hegel, Fenomenologia dello spirito’, cit., p. 157) (pag 58-59) “”Agli inizi degli anni Quaranta dell’Ottocento, con i primi scritti di Karl Marx, la lotta tra schiavo e padrone è stata rimossa dal suo significato letterale e letta ancora una volta come metafora – questa volta della lotta di classe”” (pag 60)”,”TEOS-351″
“BUDDHA (SIDDHARTA GAUTAMA), a cura di K.E. NEUMANN e G. DE LORENZO”,”I quattro pilastri della saggezza.”,”Buddha in sanscrito significa “”il risvegliato””, è il titolo con cui fu designato Siddharta GAUTAMA appartenente alla nobile famiglia degli Shakya, fondotre del Buddhismo. Ha abbandonato moglie e figlio per dedicarsi all’ascesi alla meditazione e alla predicazione.”,”RELx-049″
“BUEB Bernhard”,”Elogio della disciplina.”,”””La libertà certamente. Ma finisce male quando la massa decide da sola. Così la soluzione più intelligente, la migliore, la più facile e di gran lunga la più gradita anche agli spiriti liberi alla fine, non ne faccio mistero, è dare leggi severe e ordini rigorosi.”” (pag 7, Theodor Fontane) BUEB Bernhard (1938) è studioso di filosofia e teologia. E’ stato preside dell’ esclusivo collegio privato tedesco di Salem per trent’anni, dal 1974 al 2005. “”Quello che ci manca in campo educativo sono dei modelli di riferimento. L’attuale generazione di genitori, insegnanti ed educatori conosce solo lo stile educativo democratico; inoltre è cresciuta discutendo, e dunque ha un atteggiamento guardingo – quando non di rifiuto – di fronte a tutto ciò che sia guida, autorità e disciplina. Abbiamo dunque bisogno di una svolta in ambito pedagogico, di una virata verso un’immagine dei giovani che sia pragmatica e non idealistica: le famiglie e le scuole che avranno il coraggio di pronunciarsi a favore di una maggiore autorità come principio del processo educativo si porranno alla testa del progresso pedagogico””. (pag 81) Il talento da solo non basta (pag 141)”,”VARx-273″
“BUFALARI Giuseppe, a cura di Romano MASTROMATTEI”,”Pezzo da novanta. Due secoli di mafia.”,”Questo libro non è un’inchiesta, anche se contiene molti documenti storici. Persone e fatti talvolta sono immaginari, oppure libere interpretazioni della realtà.”,”VARx-173-FV”
“BUFALINI Paolo”,”Uomini e momenti della vita del Pci.”,”Contiene il paragrafo: – Lenin e la questione femminile (pag 103-119) (V Conferenza delle donne del Pci, Roma 30 gennaio 1970, nel centenario della nascita di Lenin) “” (…) Lenin individua nello sviluppo dei servizi sociali la chiave per la soluzione della contraddizione tra il lavoro della donna nella produzione e le esigenze dell’economia domestica e della famiglia. Qui Lenin vede giustamente un punto nodale per la liberazione della donna dalla schiavitù della casa: ed è uno dei punti nodali, insieme, sia della lotta per l’emancipazione della donna, sia della creazione di una nuova società e della trasformazione della famiglia. «Ci occupiamo abbastanza – dice Lenin – nella pratica, di questa questione, che teoricamente è evidente per ogni comunista? Naturalmente no. Abbiamo sufficiente cura dei germogli di comunismo che già si hanno in questo campo? Ancora una volta no, no e poi no!» …. finire (pag 112-113)”,”PCIx-003-FPB”
“BUFALINO Gesualdo”,”Dizionario dei personaggi di romanzo. Da Don Chisciotte all’Innominabile.”,”Oblomov: non è solo l’ignavo-tipo, l’ignavo biologico refrattario all’azione. E’ anche, nella sua bontà di fondo e abulia paralizzante, il ritratto in grigio d’una condizione della borghesia metropolitana russa al tempo della servitù della gleba. (di Ivan Gonciarov, Milano, Mursia, 1965) (pag 216) Mi sembra che manchino i personaggi di Cernysevskij, soprattutto Vera Pavlovna, Lopukhov e Kirsanov.”,”VARx-001-FC”
“BUFFA Domenico, a cura di Emilio COSTA”,”Il Regno di Sardegna nel 1848 – 1849 nei carteggi di Domenico Buffa.Volume primo (28 settembre 1847 – 18 dicembre 1848). II Serie: Fonti. Vol. LIV.”,”Domenico Buffa (Ovada, 16 gennaio 1818 – Torino, 19 luglio 1858) è stato un avvocato, giornalista e politico italiano. Autore di inni sacri manzoniani e collaboratore di Vieusseux, partecipò a numerose testate giornalistiche dell’epoca e fu anche un valente studioso di storiografia ed etnografia. Di idee liberali, nel 1848 divenne Ministro dell’agricoltura e del commercio del Regno di Sardegna nei Governi Gioberti e Chiodo, oltre che deputato lungo le prime sei legislature del Parlamento Subalpino. Fu anche regio commissario a Genova nel 1848 e intendente generale nella stessa città dal 1852 al 1855 123. (f. copil.)”,”RISG-051-FSL”
“BUFFA Domenico, a cura di Emilio COSTA”,”Il Regno di Sardegna nel 1848 – 1849 nei carteggi di Domenico Buffa.Volume secondo (19 dicembre 1848 – 19 febbraio 1849). II Serie: Fonti. Vol. LVIII.”,”Domenico Buffa (Ovada, 16 gennaio 1818 – Torino, 19 luglio 1858) è stato un avvocato, giornalista e politico italiano. Autore di inni sacri manzoniani e collaboratore di Vieusseux, partecipò a numerose testate giornalistiche dell’epoca e fu anche un valente studioso di storiografia ed etnografia. Di idee liberali, nel 1848 divenne Ministro dell’agricoltura e del commercio del Regno di Sardegna nei Governi Gioberti e Chiodo, oltre che deputato lungo le prime sei legislature del Parlamento Subalpino. Fu anche regio commissario a Genova nel 1848 e intendente generale nella stessa città dal 1852 al 1855 123. (f. copil.)”,”RISG-055-FSL”
“BUFFA Domenico, a cura di Emilio COSTA”,”Il Regno di Sardegna nel 1848 – 1849 nei carteggi di Domenico Buffa.Volume terzo (20 febbraio – 29 novembre 1849). II Serie: Fonti. Vol. LXI.”,”Domenico Buffa (Ovada, 16 gennaio 1818 – Torino, 19 luglio 1858) è stato un avvocato, giornalista e politico italiano. Autore di inni sacri manzoniani e collaboratore di Vieusseux, partecipò a numerose testate giornalistiche dell’epoca e fu anche un valente studioso di storiografia ed etnografia. Di idee liberali, nel 1848 divenne Ministro dell’agricoltura e del commercio del Regno di Sardegna nei Governi Gioberti e Chiodo, oltre che deputato lungo le prime sei legislature del Parlamento Subalpino. Fu anche regio commissario a Genova nel 1848 e intendente generale nella stessa città dal 1852 al 1855 123. (f. copil.)”,”RISG-058-FSL”
“BUFFETAUT Yves”,”Verdun. Guide historique & touristique.”,”Pe perdite nella battaglia della Marna si equilibrano 163 mila francesi e 143 mila tedeschi (pag 77) La Marna (Marne) è un dipartimento francese della regione Alsazia-Champagne-Ardenne-Lorena.”,”QMIP-259″
“BUHLE Paul”,”Marxism in the USA. From 1870 to the present day.”,”BUHLE è un giornalista fondatore di ‘Radical America’ e contribuisce regolarmente a ‘Village Voice’ e ‘Minnesota Review’.”,”MUSx-012″
“BUHLE Paul DAWLEY Alan a cura”,”Working for Democracy. American Workers from the Revolution to the Present.”,”BUHLE (1944) è D di storia orale alla American Left, Tamiment Library, New York University e coeditore di ‘The Concise History of Woman Suffrage’. DAWLEY (1943) è membro della facoltà di storia al Trenton State College ed è autore di ‘Class and Community: The Industrial Revolution in Lynn””.”,”MUSx-081″
“BUHLE Mari Jo BUHLE Paul GEORGAKAS Dan a cura; contributi di N. ABRAHAM F. ADAMS E. ALLEN A.M. ALONSO P.G. ALTBACH D.H. ANTHONY H. APTHEKER R. ARMSTRONG D. ARNOLD C. ASHBAUGH R. ASHER B. BAIR C.L. BAKER R. BARANIK J.R. BARRETT F. BASCH L. e R.F. BAXANDALL E. BEECHERT B. BERCH D.E. BERNHARDT P. BERRYMAN R. e S. BEST C.N. BLAKE F.M. BLAKE M. BLATT A. e J. BLOOM J. BLUM S. BOOTH T. BOTTOMORE H. BOYD M.W. BRAY E.N.S. BREDLAND P. BREINES E. BREIBART E. BRILL J. QUINN BRISBEN L. BROWN D. BRUNDAGE M.J. BUHLE P. BUHLE K.C. BURT O.V. BURTON A.P. BUS L. BUSH W. E. CAIN O.V. CAMPOMANES G.W. CAREY C. CARSON D.M. CARSON S. CASSEDY L. CEPLAIR J. CHAMETSKY C. CHARLES R.W. CHERNY H. CHRISTOFFEL J.P. CLARK D. COCHRAN E.S. COCKCROFT J. B. COHEN P.F. COHEN R. COHEN J.R. CONLIN S. COOPER J. CORT E. COUNTRYMAN R. CRILEY M. CYGAN R. D’ATTILIO E.L. DAVIN J. DE-GRAAF G. DeGRUSON P. DE-LAPPE D. DeLEON M. DENNING V. DOBY S. DOLLINGER A. DOSTOURIAN J. DOYLE P. DRUCKER E.C. DuBOIS F.H. EARLY A. ECHOLS M. ELBAUM F. EMSPAK B. EYNON G.M. FAGIANI B. FALKOWSKI D. FEELEY T. FIEHER F. VANDERBILT FIELD L. FINK R. FISHER E. FONER P.S. FONER S. FRASER R. HALPERN H.J. KAYE M. KAZIN P. LE-BLANC G. LIPSITZ N.L. e N.R. ROBERTS e altri”,”Encyclopedia of the American Left.”,”contributi di N. ABRAHAM F. ADAMS E. ALLEN A.M. ALONSO P.G. ALTBACH D.H. ANTHONY H. APTHEKER R. ARMSTRONG D. ARNOLD C. ASHBAUGH R. ASHER B. BAIR C.L. BAKER R. BARANIK J.R. BARRETT F. BASCH L. e R.F. BAXANDALL E. BEECHERT B. BERCH D.E. BERNHARDT P. BERRYMAN R. e S. BEST C.N. BLAKE F.M. BLAKE M. BLATT A. e J. BLOOM J. BLUM S. BOOTH T. BOTTOMORE H. BOYD M.W. BRAY E.N.S. BREDLAND P. BREINES E. BREIBART E. BRILL J. QUINN BRISBEN L. BROWN D. BRUNDAGE M.J. BUHLE P. BUHLE K.C. BURT O.V. BURTON A.P. BUS L. BUSH W. E. CAIN O.V. CAMPOMANES G.W. CAREY C. CARSON D.M. CARSON S. CASSEDY L. CEPLAIR J. CHAMETSKY C. CHARLES R.W. CHERNY H. CHRISTOFFEL J.P. CLARK D. COCHRAN E.S. COCKCROFT J. B. COHEN P.F. COHEN R. COHEN J.R. CONLIN S. COOPER J. CORT E. COUNTRYMAN R. CRILEY M. CYGAN R. D’ATTILIO E.L. DAVIN J. DE-GRAAF G. DeGRUSON P. DE-LAPPE D. DeLEON M. DENNING V. DOBY S. DOLLINGER A. DOSTOURIAN J. DOYLE P. DRUCKER E.C. DuBOIS F.H. EARLY A. ECHOLS M. ELBAUM F. EMSPAK B. EYNON G.M. FAGIANI B. FALKOWSKI D. FEELEY T. FIEHER F. VANDERBILT FIELD L. FINK R. FISHER E. FONER P.S. FONER S. FRASER R. HALPERN H.J. KAYE M. KAZIN P. LE-BLANC G. LIPSITZ N.L. e N.R. ROBERTS e altri”,”MUSx-094″
“BUHLE Mari Jo BUHLE Paul GEORGAKAS Dan a cura, Contributors Robert ASHER James R. BARRETT Martin BLATT Robert COHEN e Altri”,”Encyclopedia of the American Left.”,”This volume is a revised and Expanded Edition of the First Comprehensive reference work on the history of the American Left to be published. This edition is approximately one-quarter larger than the original, with more than seventy new articles. Preface to the Second Edition and to the First Editions, Notes on Contributors, Glossary, General Bibliography, Synoptic Outline of Contents, Index,”,”MUSx-011-FL”
“BUHLE Paul GEORGAKAS Dan a cura, Contributors di CHARLES Carolle CYGAN Mary E. GOSSE Van LEE Robert G. MONROY Douglas NADEL Stan SULEIMAN Michael W. MILLER Michael WOROBY Maria”,”The Immigrant Left in the United States.”,”Paul Buhle directs the Oral History of the American Left, Tamiment Library, NYU, and is author or editor of twenty-one books. including Marxism in the United States, the Encyclopedia of the American Left, The American Radical, and C.L.R. James: The Artist as Revolutionary. Dan Georgakas teaches in the Labor Education and Advancement Project of Queens College; he is author of Greek America at Work, special theme editor of the Journal of Hellenic Diaspora, and coeditor of the Encyclopedia of the American Left and New Directions in Greek American Studies. Carolle Charles teaches sociology at Baruch College. Mary E. Cygan is an assistant professor of history at the University of Connecticut, Bridgeport. Van Gosse, director of the Center for Democracy in the Americas, is author of Where the Boys Are: Cuba, Cold War America and the Making of a New Left. Robert G. Lee teaches Asian-American Studies and is an assistant professor of American civilization at Brown University. Douglas Monroy is an associate professor of history at Colorado College and author of Thrown Among Strangers: The Making of Mexican Culture in Frontier California. Stan Nadel is a visiting professor of history at SUNY-Plattsburgh. Michael W. Suleiman is an assistant professor of political science at Kansas State University. Michael Miller Topp is an assistant professor of history at the University of Texas-El Paso. Maria Woroby is a former research assistant at the Immigrant History Research Center and currently librarian at Augsburg College, Minneapolis, Minnesota. Introduction, Contributors, Name Index, Subject Index,”,”MUSx-028-FL”
“BUHLE Paul”,”Marxism in the United States. Remapping the History of the American Left.”,”Paul Buhle directs the Oral History of the American Left, Tamiment Library, NYU New York University, and is author or editor of twenty-one books. including Marxism in the United States, the Encyclopedia of the American Left, The American Radical, and C.L.R. James: The Artist as Revolutionary. Preface, Introduction, Conclusion, Notes, Index,”,”MUSx-030-FL”
“BUHLE Paul SCHULMAN Nicole”,”Wobblies! A Graphic History of the Industrial Workers of the World.”,”Paul Buhle is Senior Lecturer i n History and American Civilization at Brown University. He founded the wobblyesque New Left journal Radical America, for the Students for Democratic Society, in 1967. He is the author of the authorized biography of C.L.R. James and coeditor of the Encyclopedia of the American Left. Nicole Schulman is an artist on the editorial board of World War 3 Illustrated. Her work has been exhibited and published across the United States, as well as in Europe and South Korea, and is in the permanent collection of The Library of Congress. She was born and raised in New York City, and continues to live there. ‘Strike’ Sue COE, ‘The New Century Sang of Freedom’ Sabrina JONES, Acknowledgments, Introduction Paul BUHLE, Why “”Wobblies””?, The Art and Music of the IWW, Wobbly Originals, Artists’ and Writers’ Biographies, Bibliography, Illustrazioni,”,”MUSx-061-FL”
“BUHLE Paul a cura, selezione di scritti di James CONNOLLY”,”A Full Life: James Connolly, the Irish Rebel. A graphic remembrance 100 years after his cruel murder duringe the Easter Rising.”,”Paul Buhle ex senior lectureer at Brown University. Realizzatore dell’archivio ‘Oral History of the Amercan Left’ e coeditore con Mari Jo Buhle di ‘Encyclopedia of the American Left’.”,”IRLx-019″
“BÜHLER Karl”,”Il principio della Gestalt nella vita dell’uomo e degli animali.”,”Traduzione di “”Gestalt”” in italiano · forma · figura · aspetto · sembianze · immagine · personaggio · corpo · configurazione…”,”SCIx-342-FRR”
“BUHR Manfred a cura”,”Enzyklopädie zur bürgerlichen Philosophie im 19. und 20. Jahrhundert.”,”Saggi di Manfred BUHR Andras GEDO (Idealismo; Razionalità) Hans-Heinz HOLZ (Metafisica) Hans Jorg SANDKÜLER (Materialismo) H. HOLZER (Sociologia) Friedrich TOMBERG (Filosofia della storia; Etica, filosofia natura) Hermann KLENNER (Filosofia del diritto) Karl-Heinz RÖDER (Teoria stato) Werner RÜGEMER (Antropologia) Karl Heinz BRAUN (Psicoanalisi) Jorg SCHREITER (Ermeneutica) Michel VADEE (Epistemologia) Evelyn DÖLLING (Logica) Erhard ALBRECHT (Linguaggio) John ERPENBECK Ulrich RÖSENBERG (Fisolofia della scienza) Hellmuth LANGE (filosofia della tecnica).”,”FILx-290″
“BUKHARI Hemir McBRIDE Angus; HAYTHORNTHWAITE Philip FOSTEN Bryan”,”La cavalleria della guardia napoleonica. La fanteria di linea di Napoleone.”,”””Il 1° gennaio iniziò una totale riorganizzazione che partì dall’ abolizione dei vecchi titoli reggimentali, e nei due anni successivi fu creato un crescente numero di battaglioni formati da coscritti volontari, che culminò con la levée en masse del 1793. La loro qualità variava dalla competenza dei primi reggimenti della Guardia Nazionale alla plebaglia non addestrata e male equipaggiata della levée, la cui tattica principale era un precipitoso assalto, essendo anche le più semplici manovre al di là delle loro possibilità. Per combinare la disciplina e la fermezza dell’ esercito regolare con il fervore rivoluzionario del nuovo esercito, il 21 febbraio 1793 fu decretata ‘Amalgame’ e messa in esecuzione l’ 8 gennaio 1794. (…) Le implicazioni tattiche sono ovvie: il battaglione di centro (regolare) poteva manovrare in linea e concentrare la sua potenza di fuoco, mentre i coscritti su entrambi i fianchi potevano fare rapide avanzate in colonna. Nato da necessità, il sistema si sviluppò nella classica tattica napoleonica dell’ ‘ordre mixte’, che operava a tutti i livelli dal battaglione alla divisione, mediante la quale le unità si alternavano nel foprnire fuoco di copertura mentre le altre caricavano; il sistema era potenzialmente invicibile fino a quando i francesi non si scontrarono con avversari altrettanto innovativi.”” (pag 49)”,”FRQM-035″
“BUKHARIN Nicolai (BUCHARIN)”,”L’ ABC del comunismo. In appendice: atto di accusa, processo e condanna a morte di Bukharin.”,”””Bucharin afferma che vede ora, in aula, per la prima volta nella sua vita, alcuni dei suoi coimputati, e che altri, un tempo suoi amici, sono ora irriconoscibili, e dichiara che “”le persone sedute sul banco degli accusati non formano, in alcun modo, un gruppo””. Egli sostiene infine, lanciando un’ultima disperata accusa ai metodi staliniani, che “”la confessione degli accusati è un principio giuridico medievale””. Ma è soprattutto nella schermaglia con il procuratore generale, Viscinski, che Bucharin arriva a riscattare pienamente la sua posizione di teorico: egli si rifiuta di rispondere “”si”” e “”no””, e si richiama alla complessità dei fatti sociali, e, di fronte ai giudici che lo condanneranno a morte, rivendica il suo cosciente riconoscimento della validità degli insegnamenti di Lenin.”” (pag 286) (appendice; Nota informativa su Nicolai Bukharin, di Roberto Magni) “”La confessione degli accusati è un principio giuridico medievale”” (Bucharin) O socialismo o barbarie ovvero: ‘O la decomposizione generale o il comunismo”” (pag 116)”,”BUCD-041″
“BUKHARIN Nicolai (BUCHARIN)”,”L’ ABC del comunismo. In appendice: atto di accusa, processo e condanna a morte di Bukharin.”,”Contiene il paragrafo 4 (pag 100-103): ‘La guerra imperialista del 1914-1918’ (all’interno del capitolo: ‘Come lo sviluppo del capitalismo ha portato alla rivoluzione comunista’ Citazione da mettere in apertura speciale prima guerra mondiale: “”La politica imperialista delle “”grandi potenze”” doveva presto o tardi condurre ad una collisione. (…) La guerra doveva fatalmente trasformarsi in una guerra mondiale. Essendo allora tutto il globo tagliato in pezzi e diviso tra le “”grandi potenze”” e tutte le grandi nazioni essendo unite tra loro da una economia mondiale comune, era inevitabile che la guerra abbracciasse quasi tutti i continenti”” (pag 100-102) [Nicolai Bucharin, L’ABC del comunismo, 1963] “”La politica imperialista delle “”grandi potenze”” doveva presto o tardi condurre ad una collisione. E’ perfettamente chiaro che questa politica di rapina di tutte le grandi potenze, ha causato la guerra. Soltanto gli imbecilli possono credere che la guerra è scoppiata perché i serbi hanno ucciso un principe austriaco e la Germania ha aggredito il Belgio. In principio si discusse molto per sapere chi era stato il responsabile della guerra. I capitalisti tedeschi affermavano che la Russia aveva attaccato la Germania, e i commercianti russi che la Germania aveva attaccato la Russia. In Inghilterra si diceva che la guerra si faceva per difendere il povero piccolo Belgio. In Francia, con la penna, con le canzoni, con le parole, si celebrava la generosità della Francia che difendeva l’eroico popolo belga. Nello stesso tempo l’Austria e la Germania gridavano a tutti i venti che si difendevano dall’aggressione dei cosacchi russi combattendo una guerra santa di difesa nazionale. ‘Tutte queste affermazioni, erano soltanto un cumulo di sciocchezze destinate ad ingannare le masse operaie’. La borghesia aveva bisogno di menzogne per trascinare i soldati. Non era questa la prima volta che ricorreva a tali mezzi. Abbiamo già visto che i ‘sindacati industriali’ hanno introdotto i diritti doganali con lo scopo di sostenere la lotta per i mercati stranieri, dopo aver depredato i loro compatrioti. Queste imposte erano dunque un mezzo di aggressione. Ma la borghesia gridava che voleva difendere in questo modo “”l’industria nazionale””. Nella guerra imperialista fatta per sottomettere il mondo al dominio del capitale finanziario, tutti i partecipanti sono in sostanza degli aggressori. Non vi sembra tutto questo abbastanza chiaro ora? I servi dello zar dicevano che “”si difendevano””. Ma quando la Rivoluzione d’Ottobre ebbe sfondato gli armadi segreti del ministero, fu stabilito, con documenti ufficiali, che lo zar, come Kerenski, era perfettamente d’accordo con gli inglesi e i francesi; che aveva fatto una guerra di brigantaggio, che voleva conquistare Costantinopoli, che non gli apparteneva, battere la Turchia e la Persia, e strappare la Galizia all’Austria. Anche gli imperialisti tedeschi si sono smascherati. Basta ricordare il trattato di Brest-Litovsk, i saccheggi del Belgio, della Lituania, dell’Ucraina, della Finlandia. La rivoluzione tedesca ha provocato anche parecchie scoperte; ora sappiamo da documenti autentici, che la Germania si era preparata all’aggressione in vista del saccheggio, che sognava di appropriarsi di quasi tutte le colonie dei paesi vinti e di vari territori nemici. E i “”nobili Alleati””? Del tutto smascherati anche loro. Dopo averli visti, con la pace di Versailles, saccheggiare la Germania e imporle 132 miliardi di marchi oro di “”riparazioni””, toglierle tutta la flotta, tutte le colonie, quasi tutte le locomotive e le vacche da latte, nessuno crederà più alla loro generosità. Ora saccheggiano la Russia da nord a sud. E’ evidente che anche loro hanno fatto la guerra avendo per obiettivo il saccheggio. I comunisti (bolscevichi) avevano predetto fin dall’inizio della guerra tutto ciò, ma pochi dettero loro credito. Ora ogni uomo, anche poco intelligente, sa che dicevano la verità. Il capitale finanziario è un brigante rapace e sanguinaio qualunque sia la sua nazionalità: russa, tedesca, francese, giapponese o americana. E’ ridicolo perciò, in caso di guerra, dire che un imperialista è colpevole ed un altro innocente, o che alcuni imperialisti sono gli aggressori, mentre gli altri si difendono. Questo è solo un sistema per prendere in giro i lavoratori. ‘In realtà tutti hanno cominciato, mirando ai piccoli popoli coloniali; tutti hanno concepito il disegno di depredare il mondo intero, sottomettendolo al capitale finanziario del loro paese’. La guerra doveva fatalmente trasformarsi in una guerra mondiale. Essendo allora tutto il globo tagliato in pezzi e diviso tra le “”grandi potenze”” e tutte le grandi nazioni essendo unite tra loro da una economia mondiale comune, era inevitabile che la guerra abbracciasse quasi tutti i continenti”” (pag 100-101-102) “”La guerra del 1914 ha avuto i suoi precedenti nelle guerre coloniali: la campagna delle potenze “”civili”” contro la Cina, la guerra ispano-americana, la guerra russo-giapponese del 1904 (per la Corea, Port Arthur, la Manciuria, e altro), la guerra italo-turca del 1912 (per la colonia africana di Tripoli), la guerra anglo-boera, durante la quale, all’inizio del XX secolo, l’Inghilterra “”democratica”” ha strozzato le due repubbliche boere. Più di una volta queste competizioni rischiarono di provocare incendi immensi. La divisioni dei territori africani, minacciò di portare ad una guerra tra Inghilterra e Francia (per Fashoda), poi tra Francia e Germania (per il Marocco); la Russia zarista ha rischiato di arrivare alla guerra per la divisione dell’Asia centrale. Alla vigilia della guerra mondiale, furono messi in luce in maniera chiarissima gli interessi contrastanti tra Inghilterra e Germania per il predominio dell’Africa, sull’Asia Minore e sui Balcani. Le circostanze fecero sì che l’Inghilterra si alleasse alla Francia che voleva togliere alla Germania l’Alsazia-Lorena, e con la Russia, desiderosa di fare i suoi affarucci nei Balcani e nella Galizia. L’imperialismo germanico aveva come principale alleata l’Austria-Ungheria. L’imperialismo americano entrò in lizza solo più tardi, per aspettare l’indebolimento reciproco degli stati europei. L’arma più usata dalle potenze imperialiste, dopo il militarismo, è la diplomazia, con i trattati segreti, i complotti, gli assassinii, gli attentati, eccetera. Da un lato esistevano trattati segreti contro Inghilterra, Francia e Russia, dall’altro contro Germania, Austria-Ungheria, Turchia e Bulgaria. Sembra che prima della guerra, gli agenti segreti dell’Intesa fossero perfettamente al corrente dell’assassinio dell’arciduca austriaco. D’altro canto la diplomazia tedesca non vedeva alcun inconveniente in questo misfatto; l’imperialista tedesco Rohrbach scriveva: “”Dobbiaom considerarci fortunati se, grazie all’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando, il grande complotto antitedesco è scoppiato prima del termine fissato. Due anni più tardi, la guerra avrebbe potuto essere molto più dura per noi””. I provocatori tedeschi erano disposti a sacrificare uno dei loro principi pur di scatenare la guerra”” (pag 102-103) “”La guerra imperialista è caratterizzata non soltanto dalle sue proporzioni gigantesche e dalla sua azione devastatrice, ma anche dal fatto che tutta l’economia del paese in guerra, è subordinata agli interessi militari. Il denaro, un tempo, era sufficiente alla borghesia per fare la guerra. Ma la guerra mondiale assunse una tale estensione ed i paesi in essa coinvolti erano talmente grandi, che il solo denaro non fu più sufficiente ai suoi bisogni. Le acciaierie dovettero fondere cannoni sempre più potenti, la guerra assorbì tutto il carbone estratto dalle miniere, tutti i metalli, i tessuti, il cuoio e le altre risorse. ‘Tra i trust capitalistici nazionali, soltanto quello la cui produzione e i cui trasporti rispondevano meglio ai bisogni della guerra poteva sperare di riuscire vittorioso. Come si adattarono le varie industrie ai bisogni della guerra? Tutta la produzione venne centralizzata. Fu necessario che la produzione camminasse senza posa, che fosse organizzata e completamente obbediente alle istruzioni dello stato maggiore affinché gli ordini dei “”signori dal cappello gallonato”” fossero eseguiti puntualmente. ‘Perciò la borghesia non ebbe che da mettere la produzione privata dei diversi sindacati e trust, a disposizione del suo stato maggiore di rapina’. Così fu fatto. L’industria fu “”mobilitata”” e “”militarizzata””, cioè messa a disposizione dello stato e delle autorità militari. (…) Grazie alla centralizzazione, la macchina militare ha realmente camminato in maniera migliore accrescendo così la possibilità di vittoria in questa guerra di brigantaggio. ‘Durante la guerra il capitalismo di stato ha preso il posto dei sindacati privati. La Germania, per esempio, ottenne le sue vittorie, e resistette a lungo all’assalto delle forze nemiche superiori di numero, perché la borghesia tedesca organizzò in modo ammirevole il capitalismo di stato”” (pag 103-104-105)”,”BUCD-004-FPA”
“BUKOVSKIJ Vladimir”,”Una nuova malattia mentale in URSS: l’ opposizione.”,”ANTE3-46″,”RUSS-200″
“BULFERETTI Luigi e altre relazioni di Giorgio SOLA Norberto BOBBIO Marcello GALLO Filippo BARBANO Emilio R. PAPA Luigi BULFERETTI Franco BOLGIANI Luciano GALLINO Riccardo FAUCCI Giulio GIORELLO Giorgio LANARO Riccardo VIALE Franco DELLA-PERUTA Remo FORNACA Giuseppe ZACCARIA Giancarlo BERGOMI Claudio PAGLIANO; comunicazioni di Enrico ARTIFONI Chiara OTTAVIANO Mirela LARIZZA LOLLI Morris L. GHEZZI Nella VELICONIA; relazione conclusiva di Giuseppe GIARRIZZO”,”Positivismo ed evoluzionismo nell’ ideologia socialista. (Saggio presentato al Convegno)”,”Presiede convegno ‘Il positivismo nella cultura italiana tra Otto e Novecento’: Valerio CASTRONOVO, Norberto BOBBIO, Massimo L. SALVADORI. Relazioni di Giorgio SOLA, Norberto BOBBIO, Marcello GALLO, Filippo BARBANO, Emilio R. PAPA, Luigi BULFERETTI, Franco BOLGIANI, Luciano GALLINO, Riccardo FAUCCI. Comunicazioni di Enrico ARTIFONI, Chiara OTTAVIANO, Mirela LARIZZA LOLLI. Relazioni di Giulio GIORELLO, Giorgio LANARO, Riccardo VIALE, Franco DELLA-PERUTA. Comunicazioni di Morris L. GHEZZI, Nella VELICONIA. Relazioni di Remo FORNACA, Giuseppe ZACCARIA, Giancarlo BERGOMI, Claudio PAGLIANO. Relazione conclusiva delle tre giornate di Giuseppe GIARRIZZO. Nel programma dei lavori si riportano gli incarichi dei relatori.”,”MITS-012″
“BULFERETTI Luigi”,”Socialismo risorgimentale.”,”Luigi BULFERETTI, nato a Torino nel 1915, è attualmente professore di storia moderna nell’ Università di Genova. Tra le sue opere: – Antonio Rosmini nella Restaurazione (1942) – Galilei nella società del suo tempo (1972) – Lombroso (1975)”,”MITS-106″
“BULFERETTI Luigi”,”Socialismo risorgimentale.”,”appendici: ‘Inediti riguardanti David Levi’ ‘G. Passerini Pensieri filosofici’ ‘L. Dragonetti Sull’ industria considerata nelle sue attinenze colla pubblica amministrazione’ ‘Socialismo e comunismo nei periodici torinesi più diffusi dal 1849 al 1859’ ‘G. Bonfigli La questione italiana’ ‘P.L.B. Considerazioni sociali'”,”ITAB-036″
“BULFERETTI Luigi MATURI Walter VOLPE Gioacchino VALSECCHI Franco CAIZZI Bruno PIGHETTI Clelia GIUNTELLA Vittorio E. LURAGHI Raimondo FRANCOVICH Carlo RAINONE Corrado PASSERIN D’ENTREVES Ettore VILLARI Rosario MONDELLA Felice CURATO Federico DEMARCO Domenico ROMEO Rosario, saggi di”,”Nuove questioni di storia del Risorgimento e dell’ unità d’ Italia.”,”Saggi di BULFERETTI Luigi MATURI Walter VOLPE Gioacchino VALSECCHI Franco CAIZZI Bruno PIGHETTI Clelia GIUNTELLA Vittorio E. LURAGHI Raimondo FRANCOVICH Carlo RAINONE Corrado PASSERIN D’ENTREVES Ettore VILLARI Rosario MONDELLA Felice CURATO Federico DEMARCO Domenico ROMEO Rosario. “”Ma il genio dell’ intrapresa moderna, il demone dell’ industrialismo furono presenti soprattutto nell’ imponente programma ferroviario realizzato da Cavour, programma che egli stesso aveva delineato alcuni anni prima di raggiungere il potere, nello studio ‘Des chemins de fer en Italie’, apparso nella ‘Revue Nouvelle’ del 1846″” (pag 526)”,”ITAB-133″
“BULFERETTI Luigi CAIZZI Bruno LURAGHI Raimondo CARUGO Adriano e MONDELLA Felice PIERI Piero MORELLI Emilia MARCELLI Umberto MANZOTTI Fernando CATALUCCIO Francesco FONZI Fausto ROMANO Salvatore Francesco PERTICONE Giacomo ALBERTINI Mario MARCHETTI Leopoldo, saggi di”,”Nuove questioni di storia del Risorgimento e dell’ unità d’ Italia.”,”Saggi di BULFERETTI Luigi CAIZZI Bruno LURAGHI Raimondo CARUGO Adriano e MONDELLA Felice PIERI Piero MORELLI Emilia MARCELLI Umberto MANZOTTI Fernando CATALUCCIO Francesco FONZI Fausto ROMANO Salvatore Francesco PERTICONE Giacomo ALBERTINI Mario MARCHETTI Leopoldo. Contiene il saggio di Leoldo MARCHETTI: ‘Bibliografia generale del Risorgimento’ (pag 729 “”””L’ Africa ci attira indicibilmente””, confessava il Correnti”” (pag 244)”,”ITAB-134″
“BULFERETTI Luigi”,”Le ideologie socialistiche in Italia nell’ età del positivismo evoluzionistico (1870-1892).”,”””””Il Risorgimento richiede d’ essere continuato e integrato perché “”la Germania aveva fatto una rivoluzione letteraria, scientifica, industriale, sociale, prima di fare la rivoluzione politica che ne fu la conseguenza inevitabile. L’ Italia ha cominciato col fare una rivoluzione politica, da cui s’ aspetta una trasformazione intellettuale e sociale”” (Villari, ndr); l’ indifferenza religiosa degli italiani fa il giuoco del clero:..”” (pag 88-89)”,”MITS-205″
“BULFERETTI Luigi”,”Socialismo risorgimentale.”,”Luigi BULFERETTI, nato a Torino nel 1915, è attualmente professore di storia moderna nell’ Università di Genova. Tra le sue opere: – Antonio Rosmini nella Restaurazione (1942) – Galilei nella società del suo tempo (1972) – Lombroso (1975). “”Nella situazione politico-sociale arretrata rispetto a quella francese parve enorme cosa la richiesta dei deputati borghesi e laici del matrimonio civile, pilastro basilare per una classe che tende all’ egemonia e cioè a creare una società, anche domestica, consona ai propri ideali, per allora non coincidenti in molti casi con quelli propugnati dalla Chiesa cattolica: ciò che non riuscì al Parlamento subalpino di ottenere riuscì a quello italiano colla approvazione del nuovo Codice civile, la vera Magna Charta della borghesia.”” (pag 237)”,”ITAB-136″
“BULFERETTI Luigi COSTANTINI Claudio”,”Industria e commercio in Liguria nell’ età del Risorgimento, 1700-1861.”,”””La dominazione francese coincise con il primo moto di ammodernamento dell’ industria ligure, e, potremmo dire, con il primo tentativo, presto abortito, di rivoluzione industriale. Certamente le premesse di tale esperienza possono essere ricercate in quel processo di riassestamento della produzione che aveva segnato gli ultimi decenni del Settecento; ma solo in età napoleonica si ebbe la caratteristica confluenza di fattori, quali l’ iniziale slancio della meccanizzazione, l’ affermazione entusiastica di nuove attitudini imprenditoriali, la cooperazione in un consapevole indirizzo produttivistico degli organi amministrativi.”” (pag 342)”,”ITAE-124″
“BULFERETTI Luigi”,”Leonardo l’uomo e lo scienziato.”,”BULFERETTI Luigi”,”BIOx-257″
“BULFERETTI Luigi MATURI Walter VOLPE Gioacchino VALSECCHI Franco CAIZZI Bruno PIGHETTI Clelia GIUNTELLA Vittorio E. LURAGHI Raimondo FRANCOVICH Carlo RAINONE Corrado PASSERIN D’ENTREVES Ettore VILLARI Rosario MONDELLA Felice CURATO Federico DEMARCO Domenico ROMEO Rosario, saggi di”,”Nuove questioni di storia del Risorgimento e dell’unità d’Italia. Volume 1.”,”Saggi di BULFERETTI Luigi MATURI Walter VOLPE Gioacchino VALSECCHI Franco CAIZZI Bruno PIGHETTI Clelia GIUNTELLA Vittorio E. LURAGHI Raimondo FRANCOVICH Carlo RAINONE Corrado PASSERIN D’ENTREVES Ettore VILLARI Rosario MONDELLA Felice CURATO Federico DEMARCO Domenico ROMEO Rosario Contiene tra l’altro il saggio di Franco Valsecchi ‘L’unificazione italiana e la politica europea (1849-1859) [La ‘Seconda Restaurazione’; La guerra di Crimea; L’intervento piemontese – Il congresso di Parigi – Le Potenze e l’Italia – Plombières – La campagna diplomatica del 1859 – Villafranca – Bibliografia]”,”STOx-061-FF”
“BULFERETTI Luigi”,”Introduzione alla storiografia.”,”A pag 41 si parla dell’entropia, la teoria dell’informazione sarebbe legata alla concezione dell’entropia, Pochettino, Boyle, Bergson, neg-entropia, entropia come misura del disordine (neg-entropia: di fronte all’aumento dell’entropia nella materia non-vivente, starebbe il movimento opposto nella materia vivente, aumento della neg-entropia)….”,”STOx-005-FFS”
“BULFONI Clara a cura; critti di Barbara BISETTO Clara BULFONI Daniele COLOGNA Mireille de GOUVILLE Sofia GRAZIANI Federico GRESELIN GUO LIFAN JIN ZHIGANG Alessandra C. LAVAGNINO Emma LUPANO Bettina MOTTURA Lucia NUZZI Tommaso PELLIN Chiara PICCININI Silvia POZZI Giorgio STRAFELLA Valeria ZANIER”,”Studiare la Cina oggi. Società, politica, lingua e cultura. Atti del Convegno – Polo di Mediazione Interculturale e di Comunicazione, Università degli Studi di Milano.”,”Scritti di Barbara BISETTO Clara BULFONI Daniele COLOGNA Mireille de GOUVILLE Sofia GRAZIANI Federico GRESELIN GUO LIFAN JIN ZHIGANG Alessandra C. LAVAGNINO Emma LUPANO Bettina MOTTURA Lucia NUZZI Tommaso PELLIN Chiara PICCININI Silvia POZZI Giorgio STRAFELLA Valeria ZANIER Chiara BULFONI è ricercatore di Lingua cinese all’Università degli studi di Milano.”,”CINE-037″
“BULGAKOV Michail”,”La guardia bianca.”,”BULGAKOV Michail (1891-1940) è oggi considerato uno dei grandi scrittori del Novecento europeo. Di lui Einaudi ha pubblicato ‘Il Maestro e Margherita’, ‘Il Romanzo teatrale’, e i ‘Racconti’. “”I bolscevichi erano odiati. Ma nonn di un odio a viso aperto, quando chi odia vuole combattere e uccidere, ma di un odio vile, perfido, di chi si nasconde nel buio, dietro un angolo. Erano odiati di notte, quando ci si addormentava in una vaga inquietudine, di giorno nei ristoranti, quando si leggevano i giornali che descrivevano come i bolscevichi sparassero alla nuca agli ufficiali e ai banchieri e come a Mosca i macellai vendessero la carne dei cavalli malati di cimurro. Li odiavano tutti: i mercanti, i banchieri, gli industriali, gli avvocati, gli attori, i proprietari di case, le cocottes, i membri del Consiglio di Stato, gli ingegneri, i medici e gli scrittori…”” (pag 56)”,”VARx-527″
“BULGAKOV Michail”,”Appunti di un giovane medico.”,”BULGAKOV Michail “”Tutta l’opera bulgakoviana, si sa, è intrecciata di elementi autobiografici, ma questi racconti “”medici””, narrano quasi sempre, come s’è visto, fatti reali”” (pag 19) “”Protagonista degli ‘Appunti’ è la buia provincia dove regna l’ignoranza e la superstizione…”” (pag 23) (introduzione)”,”VARx-528″
“BULGAKOV Michail”,”Appunti sui polsini.”,”Michail Afanas’evic Bulgakov (Kiev 1891 – Mosca 1940) scrittore e drammaturgo russo, laureatosi in medicina a Kiev nel 1916, si dedica per alcuni anni alla professione medica. Scelta la libera professione di scrittore, nel 1921 si trasferisce a Mosca, dove collabora a diversi giornali, tra cui ‘Gudok’ e ‘Nakanune’, su cui pubblica la prima parte di Appunti sui polsini. Raggiunta la notorietà con La guardia bianca, Diavoleide e Uova fatali, è costretto al silenzio dalla censura che ravvisa nelle sue opere un’apologia dei nemici del potere sovietico.”,”RUSx-054-FL”
“BULGAKOV Michail”,”Romanzi brevi e racconti.”,”Michail Afanas’evic Bulgakov (Kiev 1891 – Mosca 1940) scrittore e drammaturgo russo, laureatosi in medicina a Kiev nel 1916, si dedica per alcuni anni alla professione medica. Scelta la libera professione di scrittore, nel 1921 si trasferisce a Mosca, dove collabora a diversi giornali, tra cui ‘Gudok’ e ‘Nakanune’, su cui pubblica la prima parte di Appunti sui polsini. Raggiunta la notorietà con La guardia bianca, Diavoleide e Uova fatali, è costretto al silenzio dalla censura che ravvisa nelle sue opere un’apologia dei nemici del potere sovietico.”,”RUSx-216-FL”
“BULGAKOV Michail”,”Il maestro e Margherita.”,”Michail Afanas’evic Bulgakov (Kiev 1891 – Mosca 1940) scrittore e drammaturgo russo, laureatosi in medicina a Kiev nel 1916, si dedica per alcuni anni alla professione medica. Scelta la libera professione di scrittore, nel 1921 si trasferisce a Mosca, dove collabora a diversi giornali, tra cui ‘Gudok’ e ‘Nakanune’, su cui pubblica la prima parte di Appunti sui polsini. Raggiunta la notorietà con La guardia bianca, Diavoleide e Uova fatali, è costretto al silenzio dalla censura che ravvisa nelle sue opere un’apologia dei nemici del potere sovietico. “”… dunque chie sei?”” “”Sono una parte di quella forza che eternamente vuole il male ed eternamente opera il bene”” (Goethe, Faust) (in apertura)”,”VARx-145-FV”
“BULGAKOV Michail”,”Vita del signor di Molière.”,”””Non mortificate il vostro talento!”” (La Fontaine) (in apertura di capitolo)”,”BIOx-007-FRR”
“BULGAKOV Michail”,”Diorama moscovita. Mosca dalle pietre rosse – La coppa della vita – La capitale nel blocknotes – Mille e mille cupole – Scene moscovite.”,”Nei ‘feuilletons’ e in tutte le sue opere seguenti Bulgakov ci svela la Mosca dei ‘nepman’ ricchi, senza scrupoli ed approfittatori e la Mosca stracciona ed affamata, priva di alloggi e martoriata dal mercato nero, la sede del labirinto burocraticoche annulla il singolo inerme, lo scenario fantastico di esperimenti ‘social-scientifici’ destinati al fallimento. “”«Mosca, mi sembra, rumoreggia» dissi incerto, chinandomi sulla ringhiera. «È la NEP» rispose il mio accompagnatore, tenendosi il cappello. «Lascia perdere quella maledetta parola! – risposi. Non è la NEP, ma la vita stessa. Mosca comincia a vivere». Provavo una sensazone di felicità e spavento. Mosca comincia a vivere, è evidente, ma vivrò anch’io? Oh, erano tempi difficili. Nulla ci garantiva il domani”” (pag 54) (da ‘Mille e mille cupole’)”,”RUSx-001-FMDP”
“BULGANIN Nikolai”,”Questioni di politica internazionale e di economia.”,”””Ancora. Nella direzione della nostra industria si riscontra un’eccessiva centralizzazione. Un gran numero di aziende dipende direttamente dai ministeri dell’Unione, mentre esse potrebbero essere meglio dirette dagli organismi delle repubbliche. Questa centralizzazione non reca alcun vantaggio. Da una parte, ostacola una direzione operativa e concreta delle aziende, e dall’altra riduce la responsabilità delle organizzazioni economiche, del partito e dei soviet delle repubbliche circa l’attività dell’industria. Nel 1954 dall’Unione è stata trasferita alle repubbliche la direzione di un considerevole numero di aziende dell’industria carbonifera, forestale, petrolifera, metallurgica, della carne, del latte e di alcuni altri settori. Ma in questo senso resta ancora molto da fare.”” (pag 80)”,”RUST-131″
“BULL Hedley”,”La società anarchica. L’ordine nella politica mondiale.”,”Direttore dell’ASERI è Lorenzo ORNAGHI BULL Hedley (1932-1985) è stato uno dei massimi esponenti della scuola inglese di Relazioni Internazionali. Australiano di nascita ha insegnato nelle Università di Camberra e Oxford. Ha riscoperto un autore come Grozio e ha colto l’emergere di una ‘società mondiale’. Questo libro è stato scritto nel 1977″,”RAIx-278″
“BULL Hedley WATSON Adam a cura, Saggi di Christopher M. ANDREW Coral BELL Adda BOZEMAN Ian BROWNLIE Michael DONELAN Ronald DORE David GILLARD Gerrit W. GONG Sir Michael HOWARD Elie KEDOURIE Gopal KRISHNA Wm.Rger LOUIS Richard LÖWENTHAL Peter LYON Ali MAZRUI Thomas NAFF Patrick O’BRIEN Sir Michael PALLISER James PISCATORI Hidemi SUGANAMI R.J. VINCENT, Saggio introduttivo di Brunello VIGEZZI”,”L’espansione della società internazionale. L’Europa e il mondo dalla fine del Medioevo ai tempi nostri.”,”Christother M. Andrew è professore di Storia e membro del Corpus Christi College di Cambridge e direttore dell’Historical Journal. Coral Bell è attualmente Visiting Fellow presso la Australian National University. In precedenza ha insegnato Relazioni internazionali alla University of Sussex. Adda Bozeman è Barrister della Middle Temple. É stata professore presso il Sarah Lawrence College. Ian Brownlie è professore di Diritto pubblico internazionale presso la cattedra Chichele dell’Oxford University. É inoltre membro dell’All Souls College ed è condirettore di The British Yearbook of International Law. Hedley Bull è stato professore di Relazioni Internazionali presso la cattedra Montague Burton dell’Oxford University e membro del Balliol College. Precedentemente aveva insegnato alla London School of Economics e all’Australian National University. Michael Donelan è Senior Lecturer in Relazioni Internazionali presso la London School of Economics and Political Sciences. Ronald Dore è professore associato presso il Centre for Economic Performance della London School of Economics, ed è Adjunct Professor presso il Massachusetts Institute of Technology. David Gillard è Senior Lecturer in Storia moderna presso l’University of Glasgow, ed è responsabile, per il Medio Oriente della serie Britsh Foreign Relations. Gerrit W. Gong è direttore dell’Asian Studies Program presso il Centre for Strategic and International Studies a Washington DC. Si è laureato alla Brigham Young University ed è stato Rhodes Scholar presso Wadham College di Oxford. Sir Michael Howard è presidente dell’International Institute for Strategic Studies. É stato Regius Professor di storia moderna a Oxford dal 1980 al 1989 e ha poi insegnato all’Università di Yale. In precedenza è stato professore presso la cattedra Chichele di Storia della guerra a Oxford e di War Studies al King’s College di Londra. Elie Kedourie è stato professore di Politics all’University of London, e direttore di Middle East Studies. Gopal Krishna è Senior Fellow del Centre for the Study of Developing Societies di Dehli, ed è membro del Wolfson College di Oxford. Si occupa di storia moderna e di sociologia politica e ha tenuto dei corsi presso la McGill University of California. Wm. Roger Louis è professore di Storia e cultura inglese presso la cattedra Kerr dell’University of Texas, Austin, ed è membro del St. Antony College di Oxford. Richard Löwenthal è stato professore di Relazioni internazionali presso la Libera Università di Berlino. Peter Lyon è Reader in Relazioni internazionali , Segretario dell’Institute of Commonwealth Studies presso l’Universty of London e direttore di The Round Table. Ali Mazrui è Research Professor presso la University of Jos in Nigeria e professore di Scienze politiche presso la University of Michigan. Thomas Naff è professore di Storia del Medio Oriente ed è stato direttore del Middle East Center and Middle East Research Institute dell’University of Pennsylvania. Patrick O’Brien è diretgtore dell’Institute of Historical Research dell’University of London ed è membro del St. Antony College di Oxford. Sir Michael Palliser sottosegretario di stato permanente e capo del HM Diplomatic Service dal 1975 al 1982; in precedenza Head of Planning Staff del Foreign and Commonwealth Office, Private Secretary del primo ministro e rappresentante permanente alle Comunità europee. James Piscatori è professore di Politica presso il Dipartimento di International Politics dell’University of Wales. Hidemi Suganami è Senior Lecturer presso la cattedra di Relazioni internazionali della Keele University. R. J. Vincent è stato professore si Relazioni internazionali presso la cattedra Montague Burton alla London School of Economics. In precedenza aveva insegnato a Oxford e alla Keele University. Adam Watson è professore emerito dell’University of Virginia. É stato membro del HM Diplomatic Service e ambasciatore inglese in Africa occidentale e a Cuba.”,”EURx-130-FL”
“BULLIET Richard W.”,”La civiltà islamico-cristiana. Una proposta.”,”Richard W. Bulliet è uno dei maggiori studiosi americani di storia islamica. Insegna alla Columbia University, direttore del Middle East Institute e segretario esecutivo della Middle East Studies Association. Ha pubblicato tra l’altro ‘The Camel and the Wheel’ (1990).”,”VIOx-001-FSD”
“BULLOCK Alan”,”Hitler, studio sulla tirannide.”,”””Gli uomini non diventano tiranni per tener lontano il freddo. Aristotele, Politica BULLOCK Alan nato nel 1914 ha studiato alla Bradford Grammar School e al Wadham College di Oxford. Dal 1940 al 1945 ha lavorato per la BBC. E’ stato corrispondente diplomatico e poi decano e professore di storia moderna al New College di Oxford. Ha scritto vari libri. “”Non vi è dubbio che Hitler, se era di buon umore, poteva essere una compagnia attraente, persino affascinante. Nelle trovate di cui si compiaceva, non soltanto faceva mostra d’ una gran capacità di divertirsi, ma sapeva anche mettere gli altri a loro agio, parlando bene e manifestando i doni d’un mimo per divertire i compagni. D’altra parte, il suo senso dell’ umorismo era assai scarso e fortemente intriso di ‘Schadenfreude’, ossia di maligna soddisfazione per gli errori e le disgrazie altrui. Il trattamento degli ebrei suscitava in lui solo un senso di divertimento, e la descrizione delle indegnità cui erano stati sottoposti da parte della S.A. berlinese lo fece ridere di cuore. Possedeva capacità mimiche degne d’un attore e se ne serviva per mettere in caricatura quelli che disprezzava. Era indifferente verso le sofferenze altrui, brutale, intollerante, privo d’ogni senso di simpatia. Giudicava la pietà e la compassione trappole umanitarie, segni di debolezza. Pensava che la sola virtù fosse la durezza e che l’ esser spietati fosse il segno distintivo della superiorità. Più si rafforzò in lui la presuntuosa convinzione della propria infallibilità e di essere depositario di una missione, più solo divenne, finché verso la fine della sua vita restò completamente isolato da ogni contatto umano, schiavo di un mondo fantastico ove la sola cosa reale e importante era la sua volontà.”” (pag 381)”,”GERN-117″
“BULLOCK Alan”,”Hitler e Stalin. Vite parallele.”,”Alan Bullock è uno dei massimi storici britannici, autore di numerosi saggi, tra cui Hitler: A study in tiranny un classico della storiografia contemporanea, The Humanist Tradition in the West, coautore del Dizionario del sapere moderno. Ha iniziato la sua carriera accademica al New College di Oxford, nel 1960 è diventato Founding Master del St. Catherine College, sempre a Oxford, dal 1969 al 1973 è stato vice-Cancelliere dell’Università di Oxford. É membro della British Academy, Chevalier de la Légion d’Honneur e pari del Regno d’Inghilterra.”,”BIOx-007-FL”
“BÜLOW Bernhard von GUGLIELMO II”,”Correspondencia secreta entre Bülow y Guillermo II. Compilada por Spectator, y precedida de un estudio acerca del principe de Bülow.”,”BÜLOW Bernhard von (1849-1929) uomo politico tedesco, ministro degli esteri (1897-1900) e cancelliere (1900-1909) con la sua politica coloniale e il riarmo navale favorì l’ intesa tra la Russia, l’ Inghilterra e la Francia in senso antiprussiano. “”Si estalla la guerra con la Gran Bretana, la ayuda que nos preste la Rusia no estarà en Asia, en la quimerica “”presion sobre la India””, sino en el hecho de que nos garantice en Europa la absoluta libertad a nuestras espaldas. De este modo, la guerra “”en los dos frentes”” que hemos preparado durante los ultimos veinte anos, se reduce a la guerra de un frente unico, con todo el ejercito aleman agrupado contra Francia sola, si es Francia la que moviliza para ayudar a Inglaterra, lo cual no es imposible””. (Cancelliere Bülow a Guglielmo II, Luglio 1905) (pag 149)”,”GERQ-048″
“BULWER Enrico”,”La Francia, sociale, politica e letteraria. Opera originale inglese di Enrico Bulwer membro del Parlamento.”,”””In Francia non si aggiunge alcuna idea vile o triste a tali scostumatezze. Secondo la Bruyére “”la donna che ha un solo amante non è ‘civetta’; è ‘civetta’ appena se ne ha molti””. Avere un amante è cosa semplicissima e naturale: non v’ha mestieri d’una vigorosa passione per iscusare questa debolezza. Ninon de l’ Enclos, la cui dottrina si osserva in tutta la integrità sua della presente generazione, Ninon de l’ Enclos diceva: “”Non sempre l’ amore si congiunge ad un amante; ma una certa conformità di pensieri, di volontà, l’ uso di vedersi, il desiderio di sfuggir noi medesimi, il bisogno di ricever qualche amorosa cortesia””. – Galanteria! è voce, di cui in onta alla nostra perfezione sociale noi possiam trovare a mala pena un giusto significato (…)””. (pag 95) Influenza militare. Napoleone. “”E pure l’ esercito francese sotto Richelieu, non era già la Francia. Il prete che umiliò l’ aristocrazia, non s’era ardito di schiudere alla nazione le vie degli onori. Sono oggimai ventun anno che in quel palazzo, ove abitò da poi più d’un padrone, avresti potuto vedere un uomo divorato dall’ ambizione, irrequieto e tormentato, increspare le sopracciglia, mordersi le labbra. Talvolta corre e ricorre la sua camera per più pre continue, talvolta pensoso e taciturno rimansi un interno giorno ricurvo su smisurate carte geografiche che le sue conquiste han tutte volte sossopra, impaziente, agitato, come diceva egli stesso, da un destino non compiutosi ancora; avresti potuto veder quest’uomo straordinario che con la spada aveva già decise le sorti degl’imperi, componente, quasi di suo malgrado, il disegno di una nuova conquista, conquista che s’informava nella sublime stampa della sua mente e che dovea sottomettere le più antiche dinastie d’ Europa alle leggi d’un impero nascente.”” (pag 314)”,”FRAD-082″
“BUNGE Mario SHEA William R. a cura, saggi di Erwin N. HIEBERT Lawrence BADASH John L. HEILBRON Norman FEATHER Thaddeus J. TRENN, Stanley L. JAKI Neil CAMERON Stephen G. BRUSH Guglielmo RIGHINI”,”Rutherford and Physics at the Turn of the Century.”,”Guglielmo Righini, University of Florence. Stephen G. Brush, University of Maryland. John L. Helbron, Berkeley. Erwin N. Hiebert, Harvard. Norman Feather, F.R.S. University of Edinburgh. Stanley L. Jaki, Seton Hall. Neil Cameron, McGill. Thaddeus J. Trenn, University of Regensburg.”,”SCIx-089-FL”
“BUNGE Mario”,”La causalità. Il posto del principio causale nella scienza moderna.”,”Nato nel 1919 a Buenos Aires, dal 1956 al 1962 Mario Bunge ha insegnato nell’Università di Buenos Aires e di La Plata fisica teorica e filosofia. E’ stato professore di filosofia teorica all’Università McGill di Montreal. Fra le sue opere: ‘Intuition and Science’ (1962), dedicata all’esame e alla confutazione delle varie forme di intuizionismo, ‘Scientific Foundation of Physics (1967), vertente sui problemi relativi all’assiomatizzazione della fisica. [‘Hegel sostenne (…) che, lungi dall’essere esterno all’interazione, il nesso causale si riduce a un caso particolare di questa. Egli definì l’azione mutua in termini di causalità reciproca (‘gegenseitige Kausalität’) e intese l’interazione quale aspetto parziale (a “”momento””) all’interno di un processo (11). Stando ad Hegel quindi, la causa e l’effetto non sono che i due poli della categoria d’interazione, la quale “”attua la relazione causale nel suo sviluppo completo”” (12). Inoltre, nel sistema dell’idealismo oggettivo di Hegel, la categoria dell’interazione godette d’uno ‘status’ ontologico. Per Kant era invece stata, insieme alle altre categorie, elemento – oltre che puramente epistemologico – altresì a priori rispetto all’esperienza. Per quanto riguarda la categoria dell’interazione, i discepoli materialisti di Hegel mantennero e svilupparono la sua dottrina sostenendo la necessità che la connessione causa-effetto venga concepita non nei termini d’una antitesi irriducibile ma come fase (o “”momento””) interna a una connessione multilaterale e mutevole. La causa e l’effetto «si confondono e si dissolvono nella visione della universale azione reciproca, in cui cause ed effetti si scambiano continuamente la loro posizione, ciò che ora o qui è effetto, là o poi diventa causa e viceversa» (13). Pur giudicando la causalità un'””astrazione vuota”” e accordando invece importanza decisiva all’interazione, Marx ed Engels non respinsero del tutto la nozione di nesso causale; ne riconobbero infatti l’utilità in punti eccezionali, “”nel corso di crisi”” (14). C’è nei dialettici una netta tendenza a sussumere la connessione causale sotto l’azione reciproca’ (pag 184-185)] [(11) G.W.F. Hegel (1812, 1816), vol. 2; (12) G.W.F. Hegel, ‘Logica’, sez. 156, in G.W.F. Hegel (1817); (13) F. Engels (1878), p. 28. Vedi anche la lettera a Mehring, del 14 luglio 1893, in K. Marx e F. Engels (1846-95); (14) F. Engels, Lettera a C. Schmidt, del 27 ottobre 1890, in K. Marx e F. Engels (1846-95)] Ontologico: filos. Che si riferisce all’essere in generale, alle sue strutture immutabili, oggettive e reali. Definizione e significato del termine ontologico. (trecc) Epistemologia Indagine critica intorno alla struttura logica e alla metodologia delle scienze. Il termine, coniato dal filosofo scozzese J.F. Ferrier… (trecc)”,”TEOC-775″
“BUNGE Mario”,”La causalità. Il posto del principio causale nella scienza moderna.”,”Nato nel 1919 a Buenos Aires, dal 1956 al 1962 Mario Bunge ha insegnato nell’Università di Buenos Aires e di La Plata fisica teorica e filosofia. E’ stato professore di filosofia teorica all’Università McGill di Montreal. “”Uno degli scopi dell’antropologia (intesa nell’accezione ampia del termine) consiste ad esempio nel “”predire o indicare le ‘direzioni generali’ del cambiamento cui il fenomeno considerato ‘potrà’ sottostare. In quanto scienza, l’antropologia deve pertanto mirare a stabilire leggi storiche, sociologiche e psicologiche in grado di descrivere tendenze e processi globali riscontrabili nei popoli di tutti i periodi preistorici e storici”” (7). Sulla base di leggi sociostoriche possono venir fatte e sono state fatte predizioni generali concernenti tendenze globali (che sono tipicamente statistiche); è invece quasi impossibile predire con precisione eventi storici particolari. Le speranze di Marx relative a un’imminente rivoluzione sociale in Inghilterra ad esempio non si avverarono; egli riuscì invece senz’altro a prevedere talune delle caratteristiche generali degli sviluppi futuri (8). Non deve sorprenderci che Marx si sia sbagliato nella previsione d’eventi storici ‘singoli’, mentre fu invece in grado di predire taluni degli aspetti più rilevanti del mondo nel quale viviamo: l’estesa centralizzazione dei mezzi di produzione, la crescente partecipazione della società nel suo insieme alla produzione, il declino del colonialismo, l’affermarsi del socialismo e così via. A tal fine Marx si basò su alcuni schematici enunciati di leggi concernenti la struttura economica della società capitalistica. La validità di tali enunciati è meramente statistica; essi consentono pertanto la predizione di ciò che ‘probabilmente’ avrò luogo nel ‘lungo termine’ ovunque si abbiano ‘certe condizioni’. Analogamente, le leggi mendeliane dell’ereditarietà non consentono di prevedere con certezza il comparire d’un ‘dato’ tratto ereditario in una stirpe di piselli ‘data’, in un istante ‘dato’ del tempo; non lo consentono per il solo fatto che non concernono eventi singoli e non comportano la variabile “”tempo”””” (pag 342-343) [Mario Bunge, ‘La causalità. Il posto del principio causale nella scienza moderna’, Boringhieri, Torino, 1970] [(7) M. Jacobs e B.J. Stern (1947), p. 5; (8) J.D. Bernal (1949) p. 413]”,”SCIx-327-FRR”
“BÜNGER Siegfried”,”Friedrich Engels und die britische sozialistische Bewegung von 1881-1895.”,”BÜNGER Siegfried “”Engels erkannte sehr genau das politische Gewicht der mehr als 200 Londoner Arbeiterklubs, denen die Liberalen immerhin fast ein Viertel ihrer hauptstädtischen Unterhaussitze verdankten. Er wies die Avelings Anfang 1887 auf die großen Möglichkeiten hin, die sich jetzt für eine sozialistische Agitations- und Propagandaarbeit unter den Arbeiter-Radikalen boten, und riet ihnen, sich intensiv um die Klubs des Londoner Ostens zu kümmern. Den Avelings, die diesem Rat folgten, kamen die Erfahrungen, die sie während ihrer mehrmonatigen Reise in den USA gesammelt hatten, sehr zustatten. Die amerikanischen Wahlerfolge, bemerkte Engels in einem Brief an Sorge, helfen ihnen sehr, denn “”der John Bull will sich nicht von jenen überflügeln lassen, es ist der ‘einzige’ fremde Einfluß, der hier zieht”” (54). Die Avelings selbst schrieben etwas später: “”Man wird dem Beispiel der amerikanischen Arbeiter bald auf der europäischen Seite des Atlantik folgen. Eine … britische Arbeiterpartei wird gebildet werden… ihr endgültiger Standpunkt wird sozialistisch sein, obwohl sie wie die amerikanische Arbeiterpartei mehrere Vorstufen zu passieren haben mag; und ihr endgültiges Schicksal wird wie das ihres transatlantischen Prototyps die Erringung der höchsten politischen und dann der höchsten ökonomischen Gewalt sein (55). In diesem Sinne führten die Avelings ihre Arbeit im Londoner Osten durch, wobei sie die Agitation zur Schaffung einer proletarischen Partei mit dem Kampf um die Redefreiheit und Irlands Unabhängigkeit zu verbinden suchten. Sie hatten beträchtliche Erfolge: “”Übermorgen beim großen Coercion Meeting (56) im Hyde-Park wird Aveling von zwei und Tussy von einer der 15 Plattformen sprechen””, schrieb Engels am 9. April an Sorge. “”Es verspricht, eins der großen Meetings zu werden, wodurch die Londoner Arbeiter einen Wendepunkt in der englischen Politik zur Erscheinung bringen”” (57). Tatsächlich wurde es eine Versammlung, wie sie London seit langem nicht gesehen hatte (58). Zwischen 100.000 und 200.000 Menschen kamen zum Hyde-Park – großenteils in Demonstrationszügen, die Fahnen und Plakate mit sich führten -, und von allen sozialistischen Rednern erzielte Eleanor Marx die mit Abstand nachhaltigste Wirkung (59).”” [Siegfried Bünger, Friedrich Engels und die britische sozialistische Bewegung von 1881-1895. Berlin, 1962] [(54) Brief vom 9. April 1887, in ‘Briefe an Sorge’, S. 260; (55) Edward u. Eleanor Marx Aveling, ‘The Working-Class Movement in America’, London, 1888, S. 152 f.; (56) Es richtete sich gegen die Zwangsmaßnahmen in Irland, die das Unterhaus im April verabschiedete; (57) ‘Briefe an Sorge’, S. 260; (58) “”…. c’était sans exception le plus grand meeting que nous ayons jamais eu ici””, schrieb Engels am 13. April an Paul Lafargue (‘Engels/Lafargue’, Correspondance, Bd II, S. 28). Mehrere Zeitungen äußerten sich in ähnlichem Sinne; (59) Der bürgerliche ‘Daily Telegraph’ schrieb in seinem mehr als fünf Spalten langen Bericht von 12. April: “”Considerable interest was naturally taken in the speech delivered with excellent fluency and clear intonation by Mrs. Marx Aveling… Her speech was chiefly confined to impressing on her Socialist friends the necessity of helping poor Ireland, as in so doing they would be helping their own poor selves and the cause to which they were attached. She was enthusiastically applauded for a speech delivered with perfect self-possession””] (pag 119-120)”,”MAES-162″
“BUNIN Ivan”,”Il villaggio. Romanzo.”,”BUNIN Ivan è nato nella Russia meridionale nel 1870 e appartiene ad una antica e nobile famiglia russa. Già ai suoi primi passi come scrittore ha ricevuto riconoscimenti (Premio Pusckin, membro onorario (1909) di dodici accademie (come Tolstoi). BUNIN non ha creduto nella guerra del 1914 e ne ha visto le tragiche conseguenze. Lasciata Mosca nel 1918, è rimasto nella Russia meridionale durante la guerra civile poi si è trasferito a Parigi. Ivan Bunin (1870-1953), scrittore russo, Nobel per la letteratura nel 1933. Il villaggio Incipit Il bisnonno dei Krassov, soprannominato, fra la servitù, lo Zingaro, era stato sbranato dai mastini del suo signore, il capitano di cavalleria Durnovo. Lo Zingaro gli aveva tolto l’amante. Durnovo ordinò di condurre lo Zingaro in un campo fuori dal villaggio e di farlo sedere su un cumulo di terra, poi egli stesso uscì fuori con la sua muta e gridò: «Taiuh!». Lo Zingaro dopo un momento di sbalordimento si diede alla fuga. Ora, sappiamo che non bisogna mai correre davanti ai cani. Non si sa per quale ragione il nonno dei Krassov, liberato dalla schiavitù, andò ad abitare in città con la famiglia e divenne in breve celebre come ladro. Prese in affitto nel Sobborgo Nero una casupola, e vi mise la moglie a far merletti che poi vendeva, mentre egli in compagnia di un certo Bielocopitov scorazzava per la provincia, depredando le chiese. Due anni dopo fu catturato. Ma davanti al tribunale si difese in maniera tale che per parecchio tempo le risposte da lui date ai giudici divennero popolari.”,”VARx-297″
“BUNT Lucas N.H. JONES Phillip S. BEDIENT Jack D.”,”Le radici storiche delle matematiche elementari.”,”Lucas N.H. Bunt, Ph.D. presso l’Università di Groningen, è professore di matematica nella Arizona State University. Phillip S. Jones, Ph. D. presso la University of Michigan, è professore di matematica e didattica nella stessa Università. Jack D. Bedient, Ph. D. presso la University of Colorado, è associate professor di matematica nella Arizona State University.”,”SCIx-263-FL”
“BUNTING Madeleine”,”Willing Slaves. How the Overwork Culture Is Ruling our Lives.”,”””In the debate over Britain’s overwork culture, we often forget the issue’s long historical roots. The negotiations over working time was central to the emergence and development of the trade union movement in industrial capitalism. Karl Marx saw clearly in the mid-nineteenth century how the politics of time was essential to freedom: «The shortening of the working day [is the] basic prerequisite [for] that development of human energy which is an end in itself, the true realm of freedom» (25). Time and pay were the two variables over which unions struggled with bosses, and arguably they were more successful on the former than the latter. In 1923 the TUC concluded that reduced working hours was ‘the principal advantage secured by over sixty years of trade union effort and sacrifice – the most important achievement of industrial organisation’. Historian James Arrowsmith calculates that from 1856 to 1981 the average total of hours spent at work over the course of a forty-year working life in Britain dropped from 124.000 to 69.000. The historic decline was halted in the early nineties at an average of 68,440. But this figure masks the increasing polarisation of work into the work-rich, time-poor and the work-poor, time-rich. While one-fifth of all households have no one in paid employment, as many as two-fifths are working harder than ever, and suffer from the big squeeze. The trade union battle to reduce working hours lasted intermittently for nearly two centuries. Children’s labour was the first battleground which established the principle of the state intervening to regulate working hours”” (pag 19) [Madeleine Bunting, ‘Willing Slaves. How the Overwork Culture Is Ruling our Lives’, Harper Perennial, London, 2005] [(25) Karl Marx, ‘Selected Writing’, p. 497, quoted in J. Arrowsmith, ‘The Struggle Over Working Time in Nineteenth and Twentieth-Century Britain’, Historical Studies in Industrial Relations’, 13, spring 2002] [Madeleine Bunting, Willing Slaves. How the Overwork Culture Is Ruling our Lives’, Harper Perennial, London, 2005] “”Nel dibattito sulla cultura del superlavoro britannico, spesso dimentichiamo le lunghe radici storiche della questione. I negoziati sull’orario di lavoro sono stati fondamentali per l’emergere e lo sviluppo del movimento sindacale nel capitalismo industriale. Karl Marx ha visto chiaramente a metà del diciannovesimo secolo come la politica del tempo [lavorativo] era essenziale per la libertà: «L’accorciamento della giornata lavorativa [è il] prerequisito di base [per] quello sviluppo delle energie umane che è fine a se stesso, il vero regno della libertà» (25). Tempo di lavoro e salario erano le due variabili su cui i sindacati hanno lottato con il padronato, e probabilmente hanno avuto più successo sul primo rispetto al secondo. Nel 1923 il TUC concluse che la riduzione dell’orario di lavoro era “”il vantaggio principale assicurato da oltre sessant’anni di lotte sindacali e sacrifici – il risultato più importante dell’organizzazione industriale””. Lo storico James Arrowsmith calcola che dal 1856 al 1981 il totale medio delle ore trascorse al lavoro nel corso di una vita lavorativa di quarant’anni in Gran Bretagna è passato da 124.000 a 69.000. Il declino storico è stato arrestato nei primi anni novanta con una media di 68.440. Ma questo dato nasconde la crescente polarizzazione di lavoro-ben pagato, tempo-ridotto e lavoro-mal pagato, tempo di lavoro abbondante. Mentre un quinto di tutte le famiglie non ha nessuno con un’occupazione retribuita, ben due quinti lavorano più duramente che mai e soffrono per la forte compressione. La battaglia sindacale per ridurre l’orario di lavoro è durata in modo intermittente per quasi due secoli. Il lavoro minorile è stato il primo campo di battaglia che ha stabilito il principio dell’intervento dello Stato per regolare [per legge l’orario di lavoro”” (pag 19) [Madeleine Bunting, ‘Willing Slaves. Come la cultura del superlavoro sta dominando le nostre vite’, Harper Perennial, London, 2005] [( 25) Karl Marx, “”Selected Writing””, p. 497, citato in J. Arrowsmith, “”La lotta sull’orario di lavoro nella Gran Bretagna del XIX e XX secolo””, Studi storici nelle relazioni industriali “”, 13, primavera 2002] Bibl. M.A. Bienefeld, Working Hours in British Industry: An Economic History, Weidenfeld and Nicolson, 1972″,”CONx-002-FP”
“BUNYAN James”,”The Origin of Forced Labor in the Soviet State 1917 – 1921. Documents and Materials.”,”James BUNYAN è coautore di ‘The Bolshevik Revolution, 1917-1918’ (con H.H. FISHER) e autore di ‘Intervention, Civil War and Communism in Russia, Apri-December, 1918’. Ora (1967) è impegnato in uno studio sull’organizzazione economica e la pianificazione sovietica, 1917-1967.”,”RIRO-145″
“BUONAIUTI Ernesto”,”Storia del cristianesimo. I. Evo antico.”,”””Nella prima metà del secondo secolo la cristianità romana ci si presenta come la palestra in cui i maestri delle varie interpretazioni cristiane cercano di esercitare il loro magistero, di guadagnare proseliti e di instaurare una certa egemonia intellettuale. Roma è la capitale di un immenso impero ed anche dal punto di vista della spiritualità colta rappresenta il mercato centrale in cui tutti ambiscono di mettere a prova le loro virtù di proselitismo e di conquista. I maestri gnostici come i maestri dell’ apologetica, Marcione come i rappresentanti dell’ ispirazione profetica, che pretende tuttora di rappresentare l’ unica continuazione logica, valida e accreditata del primitivo messaggio evangelico, tutti, dalla più lontane plaghe dell’ Impero affluiscono a Roma, non diversamente dai retori, come Elio Aristide e dai rappresentanti della cultura misteriosofica, come quel Filostrato che cercherà di accreditare alla corte sincretistica dei Severi la figura ambigua e leggendaria di Apollonio di Tiana. Una grande capitale politica è sempre una sede ambita ed una meta sognata da chi cerchi di trovare l’ ambiente più acconcio e più fruttifero alle proprie ambizioni di maestro e di missionario.”” (pag 160)”,”RELC-200″
“BUONAIUTI Ernesto”,”Storia del cristianesimo. II. Evo medio.”,”””Roma, dal giorno del trasporto della capitale a Levante, era divenuta una città essenzialmente sacra e carismatica, alla ricerca di un equilibrio politico con gli insorgenti poteri statali. Bisanzio era diventata invece una capitale essenzialmente politico-statale, alla ricerca di una subordinazione docile e flessibile della autorità patriarcale. Il conflitto tra Roma e Bisanzio, più che il conflitto di due capitali in rivalità fra loro, era veramente il conflitto dello spirituale che domina l’ empirico e dell’ empirico che asservisce lo spirituale. Un conflitto di questo genere non poteva maturare nel giro circoscritto di pochi decenni. Doveva lentamente consumarsi attraverso le vicende di quello che è stato il permanente programma della vita mediterranea ed europea: il programma di unificazione e della complementarietà.”” (pag 248-249)”,”RELC-201″
“BUONAIUTI Ernesto”,”Storia del cristianesimo. III. Evo moderno.”,”””(…) Lutero era venuto a trasferire automaticamente, in qualsiasi forma della vita umana normale, quella pienezza di giustizia che il medioevo aveva veduto soltanto nella disciplina regolare e nell’ allontanamento dal mondo. E il mondo ne aveva ricevuta una giustificazione e una celebrazione che dovevano riflettersi e fruttificare in tutti i secoli successivi dela storia europea. C’è un tratto tipico nella traduzione di Lutero della Bibbia, che a questo riguardo è di una significazione e di un valore sconfinati. Nel libro dell’ Ecclesiastico, al Capo IX, versetto 21, il testo sacro dice: “”Non ti stupire di quel che riguarda il peccatore: poni la tua fiducia in Dio e sii perserverante nel tuo sforzo””. Nel testo greco la parola ‘sforzo’ è ‘ponos’, che è precisamente il lavoro faticoso, il travaglio non disgiunto da pena. Lutero ha tradotto questo versetto in una maniera che, mentre tradisce alquanto l’ originale, rivela il suo orientamento spirituale: “”Nutri fiducia nel signore e sii perseverante nella tua chiamata (Beruf)””. Dall’ uso parallelo che Lutero fa di questo vocabolo altrove, appare chiaro che egli è disposto a riguardare e a celebrare qualsiasi forma di lavoro nella vita quotidiana come una divina chiamata””. (pag 126) “”Calvino giunge forse alle stesse conclusioni pratiche, ma per altra via e con altra efficienza. (…) fa della teologia un sistema più organico, della sua pratica di governo, di cui Ginevra gli permette di fare l’ esperimento, un tentativo concreto e originale, con le sue direttive economico-sociali: un insieme di norme e di principi, che sono veramente alle origini del capitalismo moderno. Intanto non bisogna mai dimenticare la circostanza che le due esperienze religiose, quella di Lutero e quella di Calvino, sono profondamente difformi l’una dall’ altra.”” (pag 127)”,”RELC-202″
“BUONAIUTI Ernesto”,”Storia del Cristianesimo. I. Evo antico.”,”BUONAIUTI Ernesto Filone (pag 469 e seguenti)”,”RELC-273″
“BUONAIUTI Ernesto, a cura di Cesare MARONGIU BUONAIUTI”,”Storia del Cristianesimo. Origini e sviluppi teologici, culturali, politici di una religione.”,”Ernesto Buonaiuti (1881-1946) sacerdote, storico, scrittore e rettore, perseguitato ad oltranza come ‘modernista’ allontanato per questo dall’insegnamento universitario, più che per non aver firmato tra i 12 il giuramento di fedeltà al fascismo nel 1931, ha indagato sulle figure e i momenti più rilevanti del cristianesimo. Quasi a coronamento della sua vita drammatica ha scritto una autobiografia: Il pellegrino di Roma, pubblicato nel 1945. Cesare Marongiu Buonaiuti, titolare di Storia moderna e contemporanea della Chiesa e delle altre confessioni cristiane all’Università di Roma La Sapienza, è autore dei volumi: Non Expedit, storia di una politica, Spagna 1931: la seconda repubblica e la chiesa, La politica religiosa del Fascismo nel Dodecanneso, Politica e religioni nel colonialismo italiano, Coscienza d’Europa attraverso i secoli, Chiese e Stati dall’età dell’illuminismo alla prima guerra mondiale. Giordano Bruno Guerri, senese, ha diretto Storia illustrata e Chorus, è stato direttore editoriale della Arnoldo Mondadori Editore, autore e conduttore di trasmissioni televisive. Attualmente è opinionista del Giornale. Ha pubblicato: Giuseppe Bottai, un fascista critico, Rapporto al duce, Galeazzo Ciano, L’Arcitaliano, vita di Curzio Malaparte, Italo Balbo, Povera santa, povero assassino, Gli italiani sotto la Chiesa, Io ti assolvo, Fascisti, Giuseppe Bottai, fascista, Antistoria degli italiani, Per una rivoluzione italiana, con Ida Magli, Eretico e profeta.”,”RELC-016-FL”
“BUONAIUTI Ernesto”,”Lutero e la riforma in Germania.”,”Lutero e la guerra di contadini. “”Per una singolare coincidenza, che non manca di essere parecchio istruttiva sul temperamento di Lutero e le reazioni del pensiero e della sua condotta alla realtà circostante, l’aperta professione di fede che è nel ‘De servo arbitrio’ appare lanciata nel momento stesso in cui le ripercussioni morali e sociali del messaggio riformato apparivano d’ogni intorno più vaste e minacciose. L’agitazione suscitata dalla propaganda fra mistica e rivoluzionaria dei «profeti celesti» era lungi dall’essere sedata. Carlostadio ad Orlamünd, Münzer ad Allstädt, tenevano accesi due focolai di sedizione, che periodicamente lanciavano guizzi di tumulto popolare e propagavano scoppi di brutalità iconoclastica, accompagnati da barbare manomissioni di Chiese. Lutero sentì il bisogno di scendere nuovamente in campo. E’ degli inizi del 1525 il suo rinnovato attacco ‘wider die himmlischen Propheten’ (Contro i “”profeti celesti””), in due parti, la prima delle quali diretta a frenare l’intempestiva violenza degli esaltati contro le manifestazioni pubbliche del culto esterno, la seconda rivendicante in termini perentori e sempre più vivi la dottrina della presenza reale. Lutero si dichiara decisamente contrario a qualsiasi azione concreta, spiegata in vista della soppressione del rito costituito, assicurando che le superstizioni e le ostentazioni del culto esterno cadranno automaticamente quando gli uomini si siano persuasi della novità reintegratrice del suo messaggio. Ai “”profeti celesti””, che a giustificazione del loro programma e della loro tattica si appellano alla legge mosaica e al suo solenne divieto di ogni simulacro sensibile, Lutero risponde osservando che la legislazione di Mosè è una povera cosa destinata unicamente al popolo ebraico e condannata a scomparire al sopravvenire della rivelazione cristiana. (…). Ma le inquietudini che dovevano destare nell’animo del Riformatore le petulanti ed aggressive velleità dei “”profeti celesti”” erano ben lievi, se avvicinate alle preoccupazioni pungenti e allo sbigottimento pieno d’incertezza provocati dall’uragano minaccioso della sollevazione proletaria. La vasta rivolta dei contadini, che raggiunse nel 1525 il suo più alto grado di violenza, ha offerto la misura esatta di quel che era effettivamente, nell’animo di Lutero, la freddezza e l’insensibilità al cospetto delle sofferenze inenarrabili delle masse operaie e la sua volontà prepotente di guadagnare solo simpatie sicure e sostegni materiali al sogno cupo, astioso e tenace della sua ribellione religiosa, avesse pur dovuto il raggiungimento di tal fine costare l’oblìo della propria origine e il disconoscimento delle conseguenze più logiche del proprio messaggio. La rivolta arse rapida ed inaspettata nel giugno del 1524. (…) I contadini chiedevano perentoriamente la confisca della manomorta; l’abrogazione di tutte le esose servitù; l’abolizione di ogni riserva di pedaggio, di caccia, di pesca; impugnavano la validità di ogni privilegio padronale; chiedevano che il latifondo fosse restituito alla comunità lavoratrice, cui esclusivamente appartiene la terra. Infine, legando anche praticamente il programma della insurrezione proletaria alle nuove forme della organizzazione religiosa, i contadini, attraverso l’abile mossa dei loro capi, cercavano di raccomandare le loro rivendicazioni a quella riforma ecclesiastica, in cui i principi e l’alta borghesia concretavano i loro propositi di autonomia politica di fronte a Roma e all’Impero. (…) [Lutero] Ai contadini inculca la calma e l’obbedienza. Riconosce per giuste alcune delle loro rivendicazioni, ma condanna aspramente la violenza, perché colloca come indeclinabile presupposto il principio che la parola di Dio non la si può raccomandare alla lotta politica e alla contesa sociale. Tutta questa parte dell’ammonizione tradisce il profondo imbarazzo del Riformatore. (…) Voler sopprimere le differenze economiche, sentenzia Lutero, equivale a trasferire arbitrariamente nel terreno politico principi e norme che valgono esclusivamente nella zona della vitalità spirituale. L’uguaglianza sussiste unicamente nel mondo dello spirito: il mondo della carne è dominio della disparità e della discordia. Le differenze tra le classi sociali sono volute, inviolabilmente, dalla natura”” (pag 196-200) (BIOx-019-FV)”,”BIOx-019-FV”
“BUONAIUTI Ernesto”,”Lutero e la Riforma in Germania.”,”Ernesto Buonaiuti (1881-1946) sacerdote, storico, scrittore e rettore, perseguitato ad oltranza come ‘modernista’ allontanato per questo dall’insegnamento universitario, più che per non aver firmato tra i 12 il giuramento di fedeltà al fascismo nel 1931, ha indagato sulle figure e i momenti più rilevanti del cristianesimo. Quasi a coronamento della sua vita drammatica ha scritto una autobiografia: Il pellegrino di Roma, pubblicato nel 1945.”,”RELx-016-FL”
“BUONAIUTI Ernesto”,”La prima rinascita. Il profeta: Gioacchino da Fiore. Il missionario: Francesco di Assisi. Il cantore: Dante Alighieri.”,”Il Buonaiuti nacque a Roma il 25 giugno 1881 (non il 24 come di solito viene indicato). Il padre, Leopoldo, di famiglia fiorentina, nato nel 1845, aveva sposato in seconde nozze Luisa Costa e da essa ebbe 7 figli di cui Ernesto era il quarto. Leopoldo Buonaiuti, o Buonajuti, com’egli stesso scrive in un foglio di quattro pagine dal quale sono tratte queste notizie, gestiva una tabaccheria in via Ripetta ed abitava in un appartamento del palazzo Valdambrini, sito a numero 102 della stessa via. Nel 1903 concluse gli studi teologici e il 19 dicembre, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, il cardinal Pietro Respighi, vicario di Roma, lo ordinò sacerdote. Il suo interesse primario è sempre stato la storia del cristianesimo. Dura condanna dell’enciclica pontificia Pascendi del 1907, che definì il modernismo “”sintesi di tutte le eresie””; la scomunica del 1925, che doveva porre il sacerdote Buonaiuti al bando della Chiesa ufficiale; l’estromissione nel 1931 dalla cattedra universitaria di Storia del Cristianesimo a Roma da parte del regime fascista.”,”RELC-053-FL”
“BUONANNO Milly a cura”,”Le funzioni sociali del matrimonio. Modelli e regole della scelta del coniuge dal XIV al XX secolo.”,”Saggi di Emmanuel LE ROY LADURIE Leon Battista ALBERTI Jean GAUDEMET Peter LASLETT Claude LEVY e Louis HENRY Robert BURR LITCHFIELD William I. THOMAS e Florian ZNANIECKI Pierre BOURDIEU Bernard VERNIER Joan F. MIRA Gerard DELILLE Martine SAGALEN Edwadr SHORTER Alain GIRARD Francois de SINGLY Nowal D. GLENN Adreian A. ROSS e Judy C. TULLY. “”La logica dei matrimoni è dunque dominata da un fine essenziale, la salvaguardia del patrimonio: essa si effettua in una situazione economica particolare, caratterizzata principalmente dalla scarsità di denaro; ed è sottoposta a due principi fondamentali, cioè l’ opposizione fra il primogenito e il cadetto e l’ opposizione fra il matrimonio dal basso in alto e il matrimonio dall’ alto in basso, punto d’ incrocio della logica del sistema economico – che tende a classificare le case in grandi e piccole, secondo la misura della proprietà – e della logica dei rapporti fra i sessi – secondo la quale il primato e la supremazia spettano agli uomini, specialmente nella gestione degli affari faimilari. Ne consegue che ogni matrimonio è funzione, da una parte, del rango di nascita di ciascuno degli sposi e della dimensione della famiglia e, dall’ altra, della posizione relativa delle due famiglie nella gerarchia sociale, a sua volta funzione del valore della proprietà””. (pag 177)”,”STOS-110″
“BUONARROTI Filippo; DELLA PERUTA Franco a cura”,”Filippo Buonarroti. Scritti politici.”,”””Da quando il governo rivoluzionario è passato nelle mani degli egoisti, è diventato un vero flagello pubblico. La sua azione pronta e terribile, che solo la virtù dei suoi dirigenti e i loro propositi interamente popolari potevano rendere legittima, non fu più che un’ odiosa tirannia per il suo scopo e per la sua forma: essa demoralizza tutti; essa richiama il lusso, i costumi effeminati e il brigantaggio; essa dissipa la sfera pubblica, snatura i principi della rivoluzione, e consegna ai pugnali dei suoi nemici tutti quelli che l’ avevano difesa con sincerità e disinteresse.”” (pag 32)”,”SOCU-110″
“BUONARROTI Filippo MAZZINI Giuseppe CATTANEO Carlo PISACANE Carlo FERRARI Giuseppe NIEVO Ippolito GIOBERTI Vincenzo”,”Pensiero e azione nel Risorgimento. Scelta dai testi di Buonarroti, Mazzini, Cattaneo, Pisacane, Ferrari, Nievo.”,”Direzione editoriale Mario NILO, Direzione letteraria Geno PAMPALONI Mazzini su Buonarroti. “”Era un uomo profondo, ma assai gretto conformava la sua vita alle sue credenze; ma era intollerante, e mi tacciava di traditore, se per caso affiliavo un banchiere o un ricco borghese. Era inoltre comunista””. (pag 15) Buonarroti. “”Disfare tutti gl’ inciampi interni ed esterni a conseguire il fine della rivolta””. (pag 27) “”Che prima della rivolta debbe un istituto segreto prepararla, ed indicare gli uomini dabbene che occorre preporre al governo per la rivolta””. (pag 31)”,”ITAB-199″
“BUONARROTI Philippe, a cura di Jean CROZIER”,”La Conjuration de Corse. Et divers mémoires sur la Trahison de Paoly, sur l’ état de cette isle, et sur quelques moyens pour la ramener à l’ unité de la République.”,”Giornalista, coautore nel 1981 di ‘Nice, la Baie des Requins’ Jean CROZIER lavora in corsica per il servizio pubblico televisivo. E’ titolare di un DEA di geografia industriale. Filosofo rivoluzionario, Buonarroti (1761-1837) non è un funzionario della rivoluzione che sta nei suoi limiti. Partecipa al complotto, alla clandestinità e alla sovversione che tenta di organizzare. Poi c’è l’ esilio fino alla morte, l’ opera dei Lumi proseguirà nell’ ombra. Il periodo corso di Buonarroti è una tappa cerniera. Cercando di inserire l’ utopia in un luogo, Buonarroti si è agguerrito in tempi di guerra civile. I suoi scritti di Corsica lo indicano. ‘Conjuration de Corsa’ inedito dal 1793 è l’ anello mancante del pensiero buonarrotiano degli scritti fino al testo celebre della ‘Conspiration pour l’ Egalité , dite de Babeuf’. “”I grandi tradimenti di Pascal Paoli.”” (pag 67) Osservazioni sulla Corsica. (mandate al cittadino Barrère all’ epoca relatore del comitato di salute pubblica, per gli affari della Corsica, mese di giugno 1793) “”Rimedi che si propongono: 1. Occorre impiegare tutti i mezzi per distruggere Paoli. 2. Stabilire in Corsica un foglio periodico italiano, che dia delle idee chiare delle libertà e della eguaglianza, e predichi la fraternità e l’ amore di patria; occorre che questo giornale sia distribuito “”gratis”” a ciascuna comunità, almeno per il primo anno, altrimenti non si avrà un numero sufficente di abbonati, e un tipografo non potrà farsene carico: è la nazione che deve farlo. 3. Inviare in Corsica, in italiano, il bollettino della convenzione nazionale; gli abitanti non comprendono il francese. 4. Inviare ai tribunali le leggi, con la traduzione italiana a lato. Il popolo non intende il francese, e l’ amministrazione ritarda qualche volta fino ad un anno la traduzione e la pubblicazione. 5. Stabilire prontamente le scuole primarie; ma a condizione che si insegnerà, in ciascuna scuola, la lingua francese; e che i maestri non saranno eletti dagli abitanti, che a colpo sicuro nominerebbero delle monache o dei preti. 6. Decretare che in un tempo determinato tutti gli atti pubblici si faranno in francese, e che non potrà essere funzionario pubblico, senza conoscere questa lingua.”” (…) (pag 77-78)”,”FRAR-344″
“BUONARROTI Filippo”,”Cospirazione per l’eguaglianza detta di Babeuf.”,”BUONARROTI Filippo “”Marx e Engels nel loro celebre ‘Manifesto’ non sono stati teneri con il “”socialismo e il comunismo critico-utopici”” di Babeuf e Buonarroti. Ascoltiamoli… “”I primi tentativi del proletariato per far prevalere direttamente il suo interesse di classe… dovevano di necessità fallire, sia per la condizione poco sviluppata del proletariato stesso, sia per la mancanza delle condizioni materiali della sua emancipazione. La letteratura rivoluzionaria che accompagnava questi primi movimenti del proletariato è nel suo contenuto necessariamente reazionaria. Essa preconizza un ascetismo universale e un rozzo egualitarismo””. Tuttavia gli autori tennero a riconoscere l’apporto anticipatore di questi scritti che “”attaccano tutti i fondamenti della società esistente. Perciò hanno offerto del materiale di gran valore per illuminare gli operai…””, essi sono pertanto portatori del “”primo presago impulso verso una generale trasformazione della società”” … anche se “”quegli enunciati hanno ancora un senso puramente utopistico””””. [prefazione di Michel Vovelle][in Filippo Buonarroti, Cospirazione per l’eguaglianza detta di Babeuf, Edizioni Pantarei, 2011] (pag XXII-XXIII)”,”ELCx-167″
“BUONARROTI Filippo”,”Cospirazione per l’eguaglianza detta di Babeuf.”,”””Ciò che il marxismo deve all’illuminismo e a Rousseau non passa attraverso Babeuf, ma ciò che il movimento socialista deve alla rivoluzione francese è passato anche attraverso il babuvismo e attraverso questo libro”” (dall’introduzione di G. Manacorda)”,”SOCx-001-FSD”
“BUONASORTE Nicla”,”Siri. Tradizione e Novecento.”,”Nicla Buonasorte, formatasi nelle Univ. di Genova e del Sacro Cuore di Milano, si occupa di storia della Chiesa e dei suoi rapporti con la società del Novecento.”,”RELC-380″
“BUONFINO Giancarlo”,”La politica culturale operaia. Da Marx a Lassalle alla rivoluzione di Novembre, 1859-1919.”,”L’A è nato a Milano nel 1940. Ha collaborato a riviste e giornali con interventi di satira politica e con saggi su problemi della politica culturale del movimento operaio.”,”MADS-160 LASx-016″
“BUONGIORNO Massimo”,”La democrazia americana. Il sistema politico ed elettorale.”,”Massimo Bongiorno, giornalista e autore tv, si occupa di politica ed economia dalla fine degli anni Novanta. Ha lavorato in una importante agenzia di stmapa italiana. Dal 2010 è in Rai dove ha firmato una serie di documentari di Storia contemporanea e realizzato format per Rai Cultura.”,”USAS-246″
“BUONO Italo”,”Socialismo latino e relazioni internazionali.”,”BUONO Italo (Catanzaro, 1956) si è laureato in scienze politiche all’Università di Pisa. Scrive su ‘Mondoperaio’.”,”EURx-306″
“BUOZZI Bruno, a cura di Annamaria ANDREASI”,”Le condizioni della classe lavoratrice in Italia, 1922-1943.”,”Già pubblicato in Annali dell’ Istituto Giangiacomo Feltrinelli, 1972 “”Non si può dire – come sostenne il Tasca attaccando i dirigenti della Confederazione Generale del Lavoro – che nel Buozzi ci fosse una debole corrispondenza ai bisogni delle masse; il Buozzi seppe effettivamente guidare la categoria verso decisive conquiste mai prima realizzate in Italia. Ma gli mancò la percezione che molto era mutato nel paese, che le lotte delle masse venute alla ribalta nel dopoguerra volgevano a obiettivi diversi da quelli che egli aveva sempre cercato di imporre al movimento sindacale. Interpretò la turbolenza e le agitazioni come un fenomeno di assestamento e pensò che dovessero essere incanalate in direzione della Costituente (…)””. (pag 37)”,”MITT-200″
“BUOZZI Bruno, a cura di Annamaria ANDREASI”,”Le condizioni della classe lavoratrice in Italia, 1922-1943.”,” “”La formazione politica del Buozzi era avvenuta alla scuola riformista di Claudio Treves e di Filippo Turati, e da allora egli rimase fedele a una visione antieroica della lotta socialista, aliena dalle suggestioni volontaristiche, legata ai “”fatti materiali””. Condivideva con i capi riformisti l’ ideale di un’ avanzata graduale del movimento operaio nel quadro di un generale progresso economico. Ma, organizzatore più che politico, metteva l’ accento prevalentemente sul momento “”economico”” della lotta. Per lui il precipuo scopo dell’ azione socialista doveva essere la trasformazione dell’ organizzazione del lavoro e della produzione nel contesto della società industrializzata; questa trasformazione doveva essere attuata mediante il trasferimento dellagestione della produzione al proletariato. Di conseguenza la lotta per l’ instaurazione del socialismo non contrastava con l’ incremento produttivo, – purché controllato dal sindacato – che, in tal modo, diveniva organismo di primo piano nella preparazione della classe operaia a succedere al regime borghese. Non alieno dal riconoscere l’ importanza del partito, egli affermava che al sindacato doveva essere riconosciuta una priorità decisionale per tutto quanto riguardava i problemi dell’ organizzazione della produzione e del lavoro (…)””. (pag 9)”,”CONx-132″
“BURANOV Yuri”,”Lenin’s Will. Falsified and Forbidden. From the Secret Archives of the Former Soviet Union.”,”Yuri A. Bueanov is a professor of history and head of the Department of Research and Publication at the Russian Center for the Preservation and Study of Modern History Documents (the former Central Party Archives) in Moscow. Key to Abbreviations, Introduction, Appendix, note,”,”LENS-077-FL”
“BURANOV Jurij Alekseevic, a cura di Paolo CASCIOLA”,”Il «testamento» di Lenin: falsificato e proibito. Dagli archivi segreti dell’ex Unione Sovietica.”,”Lavoro dedicato alla memoria di Enrico Rossi (Firenze 1937-2018), fondatore nel 1972 del Gruppo Spartaco, libraio e rivoluzionario Appendici all’edizione italiana: 1. L. Trotsky, ‘A proposito del libro di Max Eastman ‘Since Lenin died’ (prima versione, 25 giugno 1925)’; 2. L. Trotsky, ‘A proposito del libro di Max Eastman’ ‘Since Lenin died’ (seconda versione, 1° luglio 1925)’; 3. N.K. Krupskaja, ‘Lenin e Trotsky (7 luglio 1925); 4. Max Eastman, ‘Il significato della sconfessione di Trotsky (ca. agosto 1925); 5. L. Trotsky, ‘Lettera a Nikolaj Ivanovic Muralov (11 settembre 1928); 6. L. Trotsky, ‘Il testamento di Lenin (31 dicembre 1932) “”Jurij Alekseevic Buranov (1933-2004) è stato un celebre storico russo. Studiò presso la Facoltà di Storia dell’Università Statale degli Urali e, dopo aver ottenuto un dottorato di Scienze storiche presso l’Istituto di Economia di Sverdlovsk, fu chiamato a Mosca dall’Accademia delle Scienze dell’Urss a ricoprire la carica di capo-dipartimento presso il Rossijskij Centr Charanemija i izucenija Dokumentov Novejsej istorii (RCChDNI, Centro russo per la conservazione e lo studio dei documenti della storia contemporanea). A partire dagli anni Sessanta pubblicò vari lavori sulla città di Sverdlovsk e sulla storia dell’industria mineraria e della classe operaia degli Urali nel periodo precedente la rivoluzione d’Ottobre. All’inizio degli anni Novanta, lavorando sui vecchi archivi del Comitato Centrale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, Buranov rinvenne la trascrizione manoscritta e la relativa versione dattiloscritta della prima parte della “”Lettera al congresso”” dettata da Vladimir Ilic Lenin ad una delle sue segretarie il 23 dicembre 1922. Le differenze testuali tra i due documenti, che fino ad allora erano stati tenuti segreti, dimostravano che il “”testamento”” di Lenin era stato falsificato, con tutta evidenza per ordine di Stalin. Su quella scoperta si basa il presente volume, originariamente edito negli Stati Uniti nel 1994 e finora mai pubblicato in altre lingue. Due anni dopo Buranov contribuì alla realizzazione di una raccolta di inediti leniniani curato da Richard Pipes (‘The Unknown Lenin. Frm the Secret Archve’, Yale University Press, 1996. Successivamente Buranov si è occupato dell’esecuzione dello zar Nicola II e della sua famiglia, e della sorte dei gioielli dei Romanov”” (retrocopertina) “”La «riluttanza di Trotsky ad agire» (7) contro Stalin costituisce un punto di snodo cruciale della battaglia antiburocratica di cui Lenin si era fatto iniziatore. Buranov vi fa ovviamente cenno, ma senza spingersi troppo in là nella sua ricognizione storico-politica di questo aspetto specifico. Eppure l’atteggiamento irresoluto di Trotsky durante la lunga malattia di Lenin pesò in maniera decisiva sulle sorti dell’Unione Sovietica. Per questa ragione nel corso del presente lavoro ci soffermeremo diffusamente sulla storia del famoso «blocco Lenin-Trotsky»”” (pag 19-20) [introduzione di Paolo Casciola] [nota 7: Con questa formula Russell Block intitolò un paragrafo della sua introduzione a V.I. Lenin – L. Trotsky, ‘Lenin’s Fight Against Stalinism’, Pathfinder Press, New York, 1975, pp. 5-28]; “”In uno dei suoi numerosi volumi consacrati alla lotta di Trotsky e dei suoi compagni contro la controrivoluzione staliniana, lo storico sovietico di orientamento trotskista Vadim Rogovin ha dedicato un capitolo alle fatidiche esitazioni politiche manifestate da Trotsky nel corso del 1923 (226). Nel far ciò, egli ha ricordato le spiegazioni addotte ‘a posteriori’ da Trotsky per giustificare la propria riluttanza a mettere in atto il blocco politico che Lenin gli aveva proposto allo scopo di sferrare un attacco frontale contro Stalin e la ‘trojka’. Dopo la loro difesa vincente del monopolio del commercio estero, quel sodalizio politico si era praticamente arenato, come abbiamo visto, sulla «questione georgiana». Su questo punto, come pure sull’obiettivo politico fondamentale del «blocco Lenin-Trotsky» – la lotta contro il burocratismo, cioè per la destituzione di Stalin e per una riorganizzazione complessiva dell’apparato di partito -, è del tutto evidente che, nella sua azione, Trotsky si lasciò pesantemente condizionare dal peggioramento delle condizioni di salute di Lenin. Nel 1929 egli sostenne che agli inizi del 1923 un’azione contro il CC nello spirito del «blocco Lenin-Trotsky» sarebbe sicuramente stata vincente, e che, se alla vigilia del XII Congresso avesse «preso apertamente posizione contro la burocrazia staliniana», egli avrebbe vinto «anche senza la diretta partecipazione di Lenin» dal momento che « (…) nel 1922-1923 era ancora possibile conquistare la posizione di comando con un attacco aperto contro la frazione in rapida formazione dei funzionari nazional-socialisti; degli usurpatori dell’apparato, dei profittatori dell’ottobre e degli epigoni del bolscevismo» (227). Senonché agli occhi di Trotsky « [l]’ostacolo principale era la salute di Lenin. Si sperava che si riprendesse come dopo la prima crisi e che potesse partecipare al XII Congresso (…) (228). Egli stesso ci contava». In tale situazione, spiegò Trotsky, una sua iniziativa « (…) sarebbe stata interpretata o, più esattamente, presentata come una lotta personale per prendere il posto di Lenin nel partito e nello Stato. Non potevo pensarci senza rabbrividire. Ritenevo che una cosa simile avrebbe potuto provocare nelle nostre file una demoralizzazione tale da essere pagata a caro prezzo anche in caso di successo. In tutti i piani e in tutti i calcoli c’era un decisivo elemento di incertezza: Lenin e le sue condizioni di salute. (…) Data la posizione particolare che Lenin aveva nel partito, l’incertezza sulle sue condizioni diveniva incertezza sulle condizioni di tutto il partito. La situazione di provvisorietà si protraeva e ciò andava a tutto vantaggio degli epigoni nella misura in cui Stalin, come segretario generale, diventava naturalmente nel periodo di «interregno» il capo dell’apparato» (229). Nel suo lungo articolo sul «testamento» di Lenin ultimato alla fine del 1932, Trotsky sostenne di aver sempre garantito il proprio appoggio a Lenin durante «le fasi della lotta finale tra Lenin e Stalin». Egli ammise però che, nell’ultimo periodo della sua vita attiva, Lenin potesse essere «allarmato e afflitto» a causa del sostegno «non abbastanza attivo» fornito dallo stesso Trotsky «alle sue misure di lotta contro Stalin», che il fondatore del bolscevismo intendeva «disarmare» allo scopo di garantire la «stabilità futura della direzione del partito». Trotsky giustificò allora la propria titubanza nei seguenti termini: «(…) Quello che mi frenava era il timore che qualsiasi aspro conflitto all’interno del gruppo dirigente, in quel momento, mentre Lenin stava lottando con la morte, potesse essere interpretato dal partito come una pretesa al manto di Lenin» (230)”” (pag 100-102) [introduzione di Paolo Casciola] [Note: (226) V.Z. Rogovin, ‘Vlast’ i Oppozicii (Il potere e l’Opposizione), Tovariscestvo Zurnal “”Teatr””, Moskva, 1993, pp. 79-84; (227) L. Trotsky, ‘La mia vita’, cit., p. 444; (228) Ibidem; (229) Ibidem, pp. 444-445; (230) Cfr. infra, p: 399]”,”STAS-073″
“BURASCHI Filippo coordinamento redazionale; biografie realizzate da Ugo BERTONE F. CAPOZZI V. CARLINI C. CONDINA C. CONTI A. DE-MICHELE e altri”,”I grandi manager italiani.”,” Biografie realizzate da:. Ugo BERTONE F. CAPOZZI V. CARLINI C. CONDINA C. CONTI A. DE-MICHELE e altri Biografia e carriera di DINASTIA G. AGNELLI U. AGNELLI G. AGUSTA G. ARMANI S. ASTALDI P. BAFFI P. BARILLA G. BASSETTI G. BAZOLI M. BELLISARIO A. BENEDUCE L. BENETTON S. BERLUSCONI E. BERNABEI E. BONDI A. BONOMI BOLCHINI G. BORGHI FAMIGLIA BORSALINO E. BREDA G. CABASSI D. CAMPARI G. CARLI E. CATANIA E. CEFIS C. A. CIAMPI G. CIMOLI FAMIGLIA CINZANO R. COLANINNO L. CORDERO DI MONTEZEMOLO A. COSTA FAMIGLIA CRESPI DANIELI E. CUCCIA C. DE-BENEDETTI D. DELLA-VALLE G. DELL’AMORE L. DEL-VECCHIO A. DESIATA E. DORIS G. DONEGANI M. DRAGHI L. EINAUDI GRUPPO FALCK E. FERRARI P. FERRERO S. FERRUZZI C. GERONZI S. LIGRESTI L. LUCCHINI G.E. LURAGHI V. MARANGHI S. MARCHIONNE P. MARZOTTO E. MATTEI R. MATTIOLI D. MENICHELLA V. MERLONI C. MERZAGORA V. MINCATO A. MONDADORI A. MONTI A. OLIVETTI L. ORLANDO C. PASSERA C. PESENTI R. PIAGGIO S. PININFARINA L. PIRELLI P. PISTORIO M.M. POLEGATO R. PRODI A. PROFUMO A. RIZZOLI C. ROMITI N. ROVELLI S. SCAGLIA P. SCARONI M. SCHIMBERNI O. SINIGAGLIA R. SORU B. STRINGHER M. TRONCHETTI PROVERA V. VALLETTA”,”ITAE-190″
“BURAT Tavo”,”Dolcino e gli apostolici, la storia in breve – Dolcino, civiltà montanara e autonomia regionale – Longino Cattaneo e il movimento dolciniano 700 anni dopo – Stralci dei giornali biellesi.”,”””Dante dà il quadro puntuale di Dolcino assediato su Monte Ribello dalle milizie vercellesi e novaresi, facendo dire a Maometto (canto XXVIII, vv. 54-60 dell’Inferno): “”Or dì a frà Dolcin, dunque che s’armi tu che forse vedrai lo sole in breve, s’egli non vuol qui tosto seguitarmi, sì di vivande, che stretta di neve non rechi la vittoria al Novarese, ch’altrimenti acquistar non sarìa breve”” Quasi tutti i commentatori danteschi vedono qui una repressa simpatia per Dolcino: infatti Dante vedeva nella Chiesa di Roma la “”prostituta”” dell’Apocalisse, da non confondersi con la vera Chiesa di Cristo, che è il suo opposto. È poi indicativo che l’Apostolica sia l’unica eresia citata dall’Alighieri nella sua “”Commedia”””” (pag 11) [Tavo Burat, Dolcino e gli apostolici, la storia in breve…, 2007] Giuseppe Giusti: “”dopo morti son più vivi di prima”” (pag 15)”,”RELP-002-FGB”
“BURATTO Fabio LELLI Marcello”,”La città come rapporto sociale. Abitazione e ideologia urbana a Pesaro.”,”Fabio Buratto è professore di statistica e matematica per economisti all’Università di Sassari. Marcello Lelli è incaricato di Sociologia e Sociologia politica all’Università di Sassari.”,”ITAS-002-FSD”
“BURAZEROVIC Manfred”,”Max Nettlau. Der lange Weg zur Freiheit.”,”Max NETTLAU (1865-1944), storico dell’ anarchismo, fu anche esponente del movimento anarchico ma esterno e bastian contrario. Il suo lascito comprende 6 mila pagine di manoscritti.”,”ANAx-078″
“BURBA Elisabetta ROMANO Beda”,”Mondo ’94. Cronaca, economia, politica, arte. Repertorio ragionato del 1993 con il ‘Chi è’ dei protagonisti.”,”Elisabetta Burba (Milano 1962), giornalista di Epoca, è laureata in lettere e ha seguito corsi alla University of Wisconsin e alla London Shool of Economics. Beda Romano (Roma 1962), giornalista, è laureato in legge e ha studiato alla University of Chicago e all’Institut d’études politiques di Parigi.”,”STOU-027-FL”
“BURCKHARDT Jacob a cura Maurizio GHELARDI”,”Sullo studio della Storia. Lezioni e conferenze 1868-1873.”,”Nel 1905, otto anni dopo la scomparsa di B. (1) il nipote Jacob OERI, disattendendo le esplicite volontà dello zio, pubblicò le lezioni che lo storico svizzero aveva tenuto all’Univ di Basilea tra il 1868 e il 1873. OERI rielaborò i manoscritti originali apportandovi correzioni e integrazioni e ne ottene un testo sostanzialmente omogeneo e compituo che suggeriva l’immagine di un BURCKHARDT ‘pensatore’ e ‘profeta’ stretto tra NIETZSCHE e SCHOPENHAUER. Questa edizione condotta sui manoscritti originali tenta di restituire il significato autentico degli appunti facendo giustizia delle manipolazioni di OERI.”,”STOx-030″
“BURCKHARDT Jacob”,”Riflessioni sulla storia universale.”,”BURCKHARDT (Jacob), scrittore e storico svizzero di lingua tedesca (Basilea 1818-1897). Professore al politecnico di Zurigo e all’università di Basilea, si rese noto per alcune opere di storia dell’ arte e della civiltà, tra cui ricordiamo L’età di Costantino il Grande (1853), in cui è svolta una tesi nuova riguardo al sorgere del cristianesimo all’epoca di questo imperatore; Il Cicerone (1855), Storia della civiltà greca (4 voll., 1898-1902, in parte postuma), Considerazioni sulla storia universale (1905, postume). Di particolare importanza fu, ed è tuttora, La civiltà del Rinascimento in Italia (1860). Anche se l’interpretazione del Burckhardt di un Rinascimento rigidamente separato dal medioevo appare oggi inaccettabile o almeno discutibile, gli resta il merito di aver descritto ampiamente e suggestivamente la vita e le abitudini degli uomini nuovi del Rinascimento e di aver messo in risalto questo nuovo tipo di uomo, l’individuo conscio di sé e delle proprie possibilità. (RIZ)”,”STOx-035″
“BURCKHARDT Jacob”,”Riflessioni sulla storia universale.”,”Crisi storiche (pag 201)”,”STOU-080″
“BURCKHARDT Carl J.”,”Richelieu.”,”Lo studio di Burckhardt considera soltanto l’avvento di Richelieu al potere. Richelieu e lo Stato (pag 20-21, prefazione di Bruno Revel)”,”BIOx-007-FV”
“BURCKHARDT Jacob”,”La civiltà del Rinascimento in Italia.”,”La scoperta dell’uomo. (pag 230-231) “”Fortunatamente questo riconoscimento dello spirito umano non cominciò dall’andare sulle tracce di una psicologia teoretica (in tal caso sarebbe bastata quella di Aristotele), ma dal prendere a punto di partenza l’osservazione dei fatti e la loro classificazione.”” (pag 231)”,”STOS-003-FV”
“BURCKHARDT Jacob”,”Lezioni sulla storia d’Europa.”,”‘In questa raccolta postuma di appunti per Lezioni sulla storia d’Europa, non abbiamo i grandi spaccati caratteristici dell’opera – anch’essa postuma – ‘Sullo studio della storia’, abbiamo invce una esposizione degli avvenimenti – dall’antichità classica a Napoleone – svolta secondo un filo cronologico: sicché quest’opera rappresenta un complemento essenziale per intendere le meditazioni dell’altra’ (pag 5, introduzione) Cronologia della vita di Jacob Burckhardt. Nasce a Basilea nel 1818, studia all’Università d Basilea, A Berlino segue le lezioni di Leopold Ranke. Insegna come libero docente all’Università di Basilea. E’ nominato professore straordinario. Scrive ‘L’età di Costantino il Grande’. E’ chiamato a insegnare storia dell’arte al Politecnico di Zurigo. Scrive ‘Il Cicerone’. Ritorna a Basilea come ordinario di storia. Scrive ‘La civiltà del Rinascimento in Italia’ e ‘L’arte del Rinascimento in Italia. Tiene il corso ‘Sullo studio della storia’. Comincia a tenere i corsi sulla ‘Storia della civiltà greca’ (opera postuma pubblicata nel 1898). Lascia l’insegnamento nel 1893. Muore nel 1897. (pag 10) “”Sul potere del papato. Esso rivendica pretese di arbitrato tra nazioni e sovrani in conflitto; impone (anche se per lo più invano) la pace all’Occidente, perché si possa unificare contro l’Islam; si conosce ad esempio l’offerta di Bonifacio VIII ai re contendenti (Inghilterra e Francia, Angiò ed Aragona). Dopo il periodo avignonese e lo scisma esso accampa nuovamente questa pretesa: Eugenio IV risolve il conflitto tra la Castiglia e il Portogallo sul possesso delle isole Canarie, così come più tardi Alessandro IV traccia nell’oceano Atlantico il meridiano tra i due. Anche Niccolò V promulgò bolle in materia di scoperte portoghesi. Naturalmente, quando Roma, come potenza territoriale italiana, fu implicata negli affari di tutto il mondo, non poté più mantenere questa pretesa, eppure forse Alessandro VI (tra Carlo VIII e Ferrante), e ancora Leone X tentarono del loro meglio. Ma c’è anche l’ingenuità di Leone, quando nel 1513-14 volle l’Italia settentrionale e quella meridionale per Giuliano e Lorenzo de’ Medici. Il Papato era per di più l’istanza suprema in materia di fede e in questioni di pena e di grazia ecclesiastica. Il Papato sarebbe forse sfuggito alla Riforma tedesca, anche se la sua condotta fosse stata del tutto corretta? Anche quando fosse stata affrontata la questione dei pagamenti al Papa? Era pericolosa l’assuefazione alle armi spirituali, come la scomunica, l’interdetto, eccetera. (Pio II mise l’elusione delle miniere di allume di Tolfa tra i peccati mortali, per i quali non c’era indulgenza!). Se in qualche luogo si superava il terrore tradizionale, non solo l’effetto era finito, ma gli avversari si inasprivano e riprendevano forza rispondendo con maledizioni, chiamando il Papa Anticristo, eccetera”” (pag 137-138)”,”STOx-330″
“BURCKHARDT Jacob, a cura Maurizio GHELARDI”,”Sullo studio della Storia. Lezioni e conferenze, 1868-1873.”,”‘Jacob Burckhardt (Basilea, 25 maggio 1818 – Basilea, 8 agosto 1897) è stato uno storico svizzero di grande rilevanza nel XIX secolo1. La sua opera più celebre è “La civiltà del Rinascimento in Italia” (1860) 2. Ecco alcuni dettagli sulla vita e il lavoro di Burckhardt: Biografia: Jacob Burckhardt era il quarto dei sette figli di un pastore protestante e arcidiacono a Basilea. Studiò filologia, storia antica, storia dell’arte e teologia al Collège Latin di Neuchâtel. Successivamente si dedicò principalmente alla storia e alla filosofia. Nel 1843, si trasferì all’Università di Berlino per studiare storia, frequentando le lezioni di Leopold von Ranke, fondatore di un’importante accademia storica. Burckhardt si laureò in storia nel 1843 e pubblicò un’opera sugli artisti nord europei intitolata “I capolavori delle città Belghe” nel 1842. Nel 1844 iniziò a insegnare presso l’Università di Basilea, dove rimase particolarmente legato. Storiografia: Burckhardt si interessò alla cultura tardoantica e fu influenzato dalla Scuola Berlinese di Critica d’arte. Franz Kugler, uno dei maggiori esponenti di questa scuola, fu un mentore per Burckhardt. Nel 1847, Burckhardt curò la seconda edizione di “Storia della pittura” e “Storia dell’arte”. Nel 1846, partì per l’Italia, dove soggiornò per due anni, apprezzando il ricco patrimonio culturale italiano e scoprendo la bellezza senza pari delle opere del Rinascimento. Opere: Oltre a “La civiltà del Rinascimento in Italia”, Burckhardt scrisse altre opere importanti, tra cui “L’età di Costantino il Grande” (1852). La sua visione storica metteva l’individuo al centro, e la cultura era per lui una dimensione dinamica e costantemente nuova12. La figura di Jacob Burckhardt continua a influenzare gli studi storici e l’apprezzamento dell’arte e della cultura’ (f. copilot)”,”STOx-025-FSD”
“BURDA Michael WYPLOSZ Charles”,”Macroeconomia. Un testo europeo.”,”Michael Burda ha insegnato all’INSEAD di Fontainebleau. Attualmente insegna Economia alla Humboldt Universität di Berlino. Charles Wyplosz ha insegnato all’INSEAD di Fontainebleau. Attualmente insegna al Graduate Institute of International Studies dell’Università di Ginevra.”,”ECOT-191-FL”
“BURDACH Konrad”,”Riforma Rinascimento Umanesimo. Due dissertazioni sui fondamenti della cultura e dell’arte della parola moderne.”,”E’ la letteratura umanistica che ha aperto la strada alle arti del Rinascimento Le opere d’arte del Rinascimento, i frutti di questa emancipazione dell’istinto artistico creatore di forme, sono e rimangono per lunghissimo tempo prevalentemente letterarie; I maestri letterari indicano la via: le opere d’arte del Rinascimento sono letterarie, solo più tardi si affermano le arti figurative ‘Per una ricerca di storia della cultura seria, che attinga alle fonti, Umanesimo e Rinascimento costituiscono una cosa sola. La trattazione di Georg Voigt, che isola l’Umanesimo, e respinge sullo sfondo il contemporaneo movimento artistico, corrisponde ad una necessità di lavoro. Jacob Burckhardt, con le sue notissime opere, rimane maestro ed esemplare della trattazione universale dell’epoca dell’Umanesimo. Ma occorre tener sempre presente che una gran parte della oscurità e delle condizioni opposte che dominano sull’essenza, sull’origine, sullo svolgimento, sull’efficacia del cosiddetto Rinascimento, dipende dal presente uso della parola, del tutto sregolato. Per lo più essa viene intesa in senso stretto, puramente artistico. Dall’altra parte, si pensa, pronunciandola, alla vita spirituale nel campo letterario ed artistico in quell’epoca. In terzo luogo infine si congiunge a questo nome in genere l’idea di tutta quest’epoca con tutti i suoi fenomeni: cosicché il «Rinascimento» non è ormai più che la designazione cronologica di un determinato periodo storico. Del resto, la trattazione del Voigt, che isola il primo secolo del vero e proprio Umanesimo, corrispondeva a un dato di fatto, oggi troppo trascurato: il movimento propriamente umanistico, quello cioè del linguistico-stilistico, letterario-antichizzante, ed etico-filosofico, fu il fondamento di quello artistico, del Rinascimento. (…) Tutto il trecento italiano è pieno dello spirito dell’Umanesimo. Ma solo alla fine di esso si afferma anche nell’arte italiana il nuovo stile, formato sull’antichità. Ed anche questa nuova pittura, questa nuova scultura, questa nuova architettura del quattrocento rimasero e si sentirono per lungo tempo dipendenti dai maestri letterari che indicavano loro la via, dall’Umanesimo: ancor Leon Battista Alberti, il più importante teorico del XV secolo, dava agli artisti questo consiglio: fate amicizia con poeti e retori, poiché son questi che forniscono la materia agli artisti. Si vede qui, di sfuggita, è impossibile esaurire con formule generali l’essenza del Rinascimento. Senza dubbio, il Rinascimento apportò una liberazione delle energie figurative umane in senso proprio. Ma le opere d’arte del Rinascimento, i frutti di questa emancipazione dell’istinto artistico creatore di forme, sono e rimangono per lunghissimo tempo prevalentemente letterarie nella materia e nella tendenza, e non solo dove si tengono lontane dalla sfera ecclesiastica e religiosa. Il che vuol dire: o profane od ecclesiastico-religiose, in sostanza esse son sempre umanistiche’ (pag 85-86-87) “”Lo storico che mette per primo in evidenza la continuità tra Medioevo, Rinascimento e Riforma è Konrad Burdach. Anche nel RInascimento ci sono stati momenti di crisi, basti pensare a quel che accadde dopo la morte di Lorenzo il Magnifico nel 1492 o al saccheggio di Roma nel 1527. C’è un’alternanza di fasi luminose e di fasi oscure, di ripresa e di ricadute che non deve spaventare”” (Art. ‘Pandemia come la peste, si rinasce con la bottega dei saperi’, Mieli (So 1.12.2021).”,”STOx-339″
“BURDIEL Isabel”,”Isabel II. No se puede reinar inocentemente.”,”Isabel Burdiel è professoressa di Storia contemporanea nell’Università di Valencia ed è specialista del liberalismo spagnolo ed europeo del secolo XIX. Ha pubblicato ‘La politica de los notables’ (1987).”,”SPAx-012-FSD”
“BURDMAN FEFERMAN Anita”,”From Trotsky to Gödel. The Life of Jean van Heijenoort.”,”””With elegant prose, Anita Feferman gives us a truly fascinating picture of the most unusual life of Jean van Heijenoort, a man forced to swim in the tempestuous waters of the mind, love, and politics that make up an important part of the history of this dying century””. Jon Barwise, College of Arts and Sciences Professor of Logic, Indiana University. Acknowledgments, Introduction, Afterword, Appendix: Jean van Heijenoort’s Scholarly Work by Solomon Feferman, References to Appendix, Sources and Notes, Bibliography, Name index, Jean van Heijenoort già segretario di Trotsky”,”TROS-041-FL”
“BURDZHALOV Eduard Nikolaevich, a cura di Donald J. RALEIGH”,”Russia’s Second Revolution. The February 1917 Uprising in Petrograd.”,”E. N. Burdzhalov, 1906-1985. Translator’s Introduction, Preface, Notes, Bibliography, foto, cartine, Index,”,”RIRx-066-FL”
“BURGAN Michael”,”Nikola Tesla. Physicist, Inventor, Eletrical Engineer.”,”Michael Burgan is a freelance writer of books for children and adults. A history graduate of the University of Connecticut, he has written more than 100 fiction and nonfiction children’s books. Life and Times, Life at a Glance, Glossary, Source Notes, Select Bibliography, Index, Image Credits, foto,”,”SCIx-088-FL”
“BURGAUD Stéphanie”,”La politique russe de Bismarck et l’unification allemande. Mythe fondateur et réalités politiques.”,”BURGAUD Stéphanie ex allieva dell’ Ecole Normale Supérieure (rue d’Ulm), insegna storia all’ IEP de Toulouse.”,”GERQ-085″
“BURGIO Alberto SANTUCCI Antonio A. a cura; saggi di Jacques TEXTIER, Hans Hein HOLZ Georges LABICA Andrea CATONE Jean-Pierre POTIER Raul MORDENTI Francesco M. BISCIONE Giuseppe Carlo MARINO Ruggero GIACOMINI Alberto BURGIO Joseph A. BUTTIGIEG Domenico LOSURDO Gianni ALASIA Adalberto MINUCCI Edoardo SANGUINETI Aldo TORTORELLA Francisco Fernandez BUEY Antonio A. SANTUCCI Isabel MONAL Jaime MASSARDO Fausto BERTINOTTI”,”Gramsci e la rivoluzione in Occidente.”,”Saggi di Jacques TEXTIER, Hans Hein HOLZ Georges LABICA Andrea CATONE Jean-Pierre POTIER Raul MORDENTI Francesco M. BISCIONE Giuseppe Carlo MARINO Ruggero GIACOMINI Alberto BURGIO Joseph A. BUTTIGIEG Domenico LOSURDO Gianni ALASIA Adalberto MINUCCI Edoardo SANGUINETI Aldo TORTORELLA Francisco Fernandez BUEY Antonio A. SANTUCCI Isabel MONAL Jaime MASSARDO Fausto BERTINOTTI. Americanismo e fordismo. “”Da una parte il discorso riguarda lo sviluppo degli automatismi nella fabbrica capitalista (e, conviene rammentarlo, nella stessa “”officina socialista””, quando la “”razionalizzazione della produzione”” avviene in forme brutali, a mezzo di quella militarizzazione della produzione che Gramsci imputa a Trotsky ((489) 2164)). Contro questo tipo di “”meccanizzazione”” del lavoratore Gramsci ricorda ad ogni buon conto che lo sviluppo degli automatismi “”non ammazza spiritualmente l’ uomo””, che “”l’ operaio rimane “”purtroppo”” uomo””, che, restando “”libero e sgombro per altre preoccupazioni””, il suo “”cervello”” può concepire “”un corso di pensieri poco conformisti ((492-3) 2170-1). Quando invece, dall’ altra parte, riconosce allo sviluppo degli automatismi un valore progressivo (la “”meccanizzazione”” promuove precisione, come suggerisce l’ esempio degli amanuensi, i cui errori discendevano da un insufficiente “”disinteressamento intellettuale””; rapidità nello svolgimento delle mansioni, come dimostra l’ evoluzione della tipografia, della stenografia e della dattilografia; e finalmente libertà, proprio in virtù di quella delega ai “”fasci muscolari e nervosi”” delle funzioni di governo della prassi svolte in precedenza dalla mente ((492-3) 2170-1)), evidentemente Gramsci parla d’ altro.”” (pag 180, Alberto Burgio)”,”GRAS-046″
“BURGIO Alberto”,”Strutture e catastrofi. Kant Hegel Marx.”,”BURGIO Alberto insegna storia della filosofia moderna nell’ Università di Bologna. Tra i suoi libri si ricorda ‘L’ invenzione delle razze’ (1998). Per gli Editori Riuniti a curato assieme a Antonio A. SANTUCCI ‘Gramsci e la rivoluzione in Occidente’ (1999). “”Marx ed Engels seguono da vicino il dibattito che si sviluppa in Russia su questi problemi, e ben presto le loro posizioni si divaricano. A metà degli anni Settanta Engels sferra, contro le teorie di Tkacëv, considerate emblematiche della posizione populista, un violento attacco, che ha un immediato antefatto nella Lettera aperta inviatagli da quet’ ultimo in risposta alle osservazioni ironiche nei suoi confronti contenute in due articoli engelsiani apparsi sul “”Volksstaat”” del 6 e dell’8 ottobre del ’74. Nella replica (pubblicata a Vienna alla fine del ’74), Tkacëv ribadiva la fondatezza dell’ idea secondo la quale il popolo russo è “”sempre pronto alla rivoluzione””, e accusava Engels di fare il gioco del “”nemico comune”” (l’ autocrazia) con i suoi virulenti attacchi ad anarchici e populisti (da Engels, peraltro, erroneamente assimilati). Nel replicare a Tkacëv (con altri tre articoli affidati al “”Voksstaat”” e subito dopo raccolti in opuscolo sotto il titolo Soziales aus Rußland), Engels coglie l’ occasione per esporre in forma organica il proprio punto di vista sull’ intera questione delle prospettive rivoluzionarie della Russia e per attaccare il fondamento dell’ ipotesi populista. (…) Engels non metterà mai in discussione l’ idea della progressività del capitalismo e l’ assunto deterministico che in esso scorge l’ antefatto ineludibile del comunismo e la garanzia del suo immancabile avvento. Com’è stato osservato da più parti (e con accenti diversi), la riflessione marxiana che si sviluppa su questi temi cruciali tra la seconda metà degli anni Settanta e i primi anni Ottanta si muove in tutt’altra direzione. (…) Allo stato, tutto quello che sembra possibile affermare a suo giudizio è che, “”se continua a battere il cammino che ha imboccato dal 1861″”, la Russia “”attraverserà tutte le funeste vicende del regime capitalistico””: per il momento, tuttavia, la storia russa è aperta: collocata su un crinale decisivo, ma non ancora avviata verso una meta definita.”” (pag 207-208)”,”FILx-287″
“BURGIO Alberto a cura”,”Antonio Labriola nella storia e nella cultura della nuova Italia.”,”Saggi di Renato ZANGHERI Francesco CERRATO Simonetta BASSI Marzio ZANANTONI Gabriele TURI Elisa GUIDI Giuseppe CACCIATORE Beatrice CENTI Aldo ZANARDO Salvatore TINE’ Jean-Pierre POTIER Mauro VISENTIN Paolo FAVILLI Girolamo COTRONEO Gian Mario BRAVO Stefano MICCOLIS Aurelio MACCHIORO Luca MICHELINI Guido OLDRINI Mario AGRIMI Sergio BUCCHI Alberto BURGIO Roberto FINELLI Silvana MUSELLA Marco LATTANZI A proposito del marxismo: Saggi di Mauro VISENTIN: Il rapporto Labriola-Croce e la genesi del marxismo italiano (pag 153-172) Altri saggi: BRAVO (Lettura labriolana del Manifesto), MICCOLIS (il marxismo e la politica socialista nell’ ultimo Labriola), MICHELINI (Marx in Italia: Pareto e Labriola), OLDRINI (Le prospettive del marxismo secondo Labriola) BURGIO insegna storia della filosofia nell’ Università di Bologna. Studioso di Rousseau e Marx, si è occupato anche di storia e teoria del razzismo. Ha pubblicato (2003) ‘Gramsci storico. Una lettura dei “”Quaderni del carcere””‘. “”Alla fine degli anni ’80, Labriola si proclama pubblicamente socialista, ma conosce ancora molto male l’opera di Marx. Contro la miseria crescente, prodotto dalla concorrenza, espone in questi termini le rivendicazioni del proletariato: ‘Contro la libertà di contratto si leva l’ispirazione socialistica del diritto al lavoro, che vuole eliminata la concorrenza; soppressa la privata produzioen; sostituita a questa un’altra di comune interesse, e per opera di un ente collettivo; elevati i lavoratori a membri di una grande famiglia, in cui la sorte di ciascuno trovi assetto e garanzia nell’interesse di tutti (…). In cotesta organizzazione sociale soltanto sarà lecito di ‘dare a ciascuno secondo il merito ed il lavoro suo’. (…)””. (pag 139, Jean-Pierre Potier, Antonio Labriola, lettore degli economisti) “”(…) nelle pagine seguenti c’è il Croce che rammenta i visibilii in lui suscitati a fine ‘800 dal Materialismo storico, Materialismo che diede titolo alla raccolta dei suoi saggi del 1900 e seguenti. Ma c’è anche il Corce che appaierà il marxismo al bismarckismo di fine ‘800 e poi c’è il Croce del 1914-15 della parusia del “”rigido marxismo”” mussoliniano nella disputa sull’interventismo; incantato, il Croce, dalla machiavelliana sagacia della scissione da parte di Mussolini dal neutralismo (Vico, Machiavelli, Marx sono per Croce un trio concorde); c’è in Croce, insomma, una progressioe dell’antimaterialismo storico dal Croce del primo periodo labrioliano al Croce degli anni 1920 dei cui ‘axiomata media’ cercheremo di dare conto””. (pag 227, Aurelio Macchioro, Croce e Labriola)”,”LABD-064″
“BURGIO Alberto”,”Modernità del conflitto. Saggio sulla critica marxiana del socialismo.”,” Alberto Burgio (Palermo, 1955) insegna storia della filosofia moderna nell’Università di Bologna. Ha pubblicato tra l’altro: ‘Eguaglianza Interesse Unanimità, Napoli, 1989, ‘Rousseau: la politica e la storia’ (Milano, 1996), ‘L’invenzione delle razze’ (1998). Pubblicato un anno dopo il 150° anniversario del ‘Manifesto del Partito comunista” Forza sociale (pag 44-45) “”Osservando che il socialismo pre-marxiano era utopistico perché non aveva individuato “”la ‘forza sociale’ capace di diventare creatrice di una nuova società”” (54), Lenin coglierà nel segno. Il proletariato era per così dire ‘invisibile’: tendeva ad apparire un’appendice della “”classe industriale””, sansimonianamente (o hegelianamente) concepita, in termini corporativi, come un tutto organico comprensivo di operai e capitalisti. D’altronde ciò è detto a chiare lettere nel ‘Manifesto’, che sottolinea come gli “”inventori”” dei sistemi utopistici “”non scorgano alcuna autonoma attività storica da parte del proletariato, alcun movimento politico che gli sia proprio”” (55). In questo senso appare almeno in parte come un esercizio di ‘wishful thinking’ retrospettivo l’affermazione di Engels (nelle prefazioni alle edizioni inglese e tedesca del ‘Manifesto’, rispettivamente del 1888 e 1890) secondo cui nel 1847 il comunismo di Weitling e Cabet costituiva un “”movimento della classe operaia””, in quanto tale contrapposto al socialismo, considerato “”un movimento borghese””, espressione della “”classe media”” (56). Ancora per tutti gli anni Quaranta le posizioni di Marx e di Engels sono deboli in seno al movimento e allo stesso partito comunista tedesco, che – come Marx rivela a Pawel Annenkow nel dicembre del ’46 – ostacola la pubblicazione dell”Ideologia tedesca’ a causa delle critiche che essa svolge nei confronti delle sue “”utopie e declamazioni”” (57). Per quel che riguarda la Francia, non va dimenticato che, benché scritta in francese, la grande opera polemica di Marx contro Proudhon passò pressoché inosservata, senza riuscire a scuotere il prestigio del suo obiettivo polemico (58), e questo forse sconsigliò di procedere immediatamente a una edizione tedesca (che vedrà la luce solo dopo la morte di Marx, nel 1885). Del resto anche le lotte in seno alla Prima Internazionale, ancora a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, avrebbero dimostrato la lunga durata della battaglia ingaggiata da Marx ed Engels allo scopo di porre la situazione del proletariato operaio (e contadino) al centro delle analisi e della strategia del movimento rivoluzionario. Per quanto essi si sforzino di dipingere un quadro rassicurante, dichiarando (nel 1872) che “”dei sansimonisti, dei fourieristi e degli icariani gli operai di Parigi e Lione volevano saperne tanto poco quanto i cartisti e i trade-unionisti inglesi degli owenisti””, cosicché “”la massa del proletariato rimane sempre indifferente e anzi ostile alla loro propaganda”” (59), non si può non concordare con il giudizio generale formulato al riguardo da un autore tutt’altro che ben disposto nei confronti degli autori del ‘Manifesto’. Il quale osserva che “”durante tutta la sua carriera di rivoluzionario Marx ha dovuto combattere con i socialisti retrogradi, come li chiamava lui, che vedevano nel socialismo più una restaurazione della solidarietà precapitalistica che lo sviluppo e il compimento della rivoluzione borghese”” (60)”” [Alberto Burgio, Modernità del conflitto. Saggio sulla critica marxiana del socialismo, 1999] (pag 44-45) [(54) ‘Drei Quellen und drei Bestandteile des Marxismus (1913) (in Werke, cit,, Bd XIX, Dietz, Berlin, 1962, p.7); (55) MEW IV, p. 490 (Manifesto del partito comunista); (56) Ivi pp. 580 e 585; (57) MEW XXVII, p. 462 (lettera ad Annenkow del 28 dicembre 1846); (58) Cfr. Franz Mehring, Storia della socialdemocrazia tedesca (1897-98), Editori Riuniti, Roma, vol I, p. 309; (59) MEW XVIII, p. 33 (Le pretese scissioni nell’Internazionale); (60) Lasch, Il paradiso in terra, cit., p. 139]”,”TEOC-607″
“BURGIO Alberto”,”Gramsci storico. Una lettura dei «Quaderni del carcere».”,”Alberto Burgio (Palermo, 1955) insegna Storia della Filosofia nell’Università di Bologna. Tra le sue opere: Rousseau: la politica e la storia. Modernità del conflitto Saggio sulla critica marxiana del socialismo, Strutture e catastrofi: Kant Hegel Marx, La guerra delle razze.”,”GRAS-003-FL”
“BURGIO Alberto CAZZANIGA Gian Mario LOSURDO Domenico a cura; saggi di Emilia GIANCOTTI Giancarlo DE-CARLO Italo SCARDOVI Enrico BERTI Umberto CERRONI Danilo ZOLO Mario REALE Domenico LOSURDO Vittorio LANTERNARI Giorgio GALLI”,”Massa Folla Individuo. Atti del Convegno organizzato dall’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici e dalla Biblioteca Comunale di Cattolica.”,”Tra i saggi: – Emilia Giancotti, ‘Individuo e Stato nelle prime teorizzazioni dello Stato moderno. Hobbes e Spinoza a confronto’ – Umberto Cerroni, ‘Società di massa: oltre la demagogia’ – Domenico Losurod, ‘Marx e la storia del totalitarismo’ – Giorgio Galli, ‘Personalità di Hitler e comportamenti collettivi nello svilupop nazismo’ I rapporti schiavistici si sono mantenuti in Inghilterra fin nel cuore dell’Ottocento. “”Ma è poi vero che (…) [il liberalismo] è del tutto immune dalla macchia del totalitarismo? In realtà, c’è un’istituzione totale, oggetto della dura critica di Marx ed Engels. Sto parlando delle «case di lavoro» (Work-houses) o «case di correzione» nelle quali venivano rinchiusi, spess su un semplice provvedimento di polizia, i disoccupati e tutti coloro che venivano considerati «oziosi vagabondi». (…) Intanto l’ammirata descrizione delle case di lavoro rinvia ad ambienti liberali citati con favore da Hayek (2). E poi, si tratta di un’istituzione che aveva il suo centro in Inghilterra. E proprio con riferimento al paese classico del liberalismo, il giovane Engels ci rivela una serie di particolari ancora più impressionanti: «I ‘paupers’ portano l’uniforme della casa e sono soggetti all’arbitrio del direttore senza la minima protezione; affinche «i genitori “”moralmente degradati”” non possano influire sui loro figli, le famiglie vengono separate: l’uomo viene inviato in un’ala, la donna in un’altra, i figli in una terza». L’unità familiare viene rotta, ma per il resto, sono tutti ammassati talvota fino al numero di dodici o sedici per una sola stanza e su di tutti viene esercitato ogni tipo di violenza che non risparmia neppure i vecchi e i bambini e che comporta attenzione particolari per le donne. In pratica – conclude Engels – gli internati delle case di lavoro vengono dichiarati e trattati come «oggetti di disgusto e di orrore posti al di fuori della legge e della comunità umana» (3). Si tratta di un’istituzione – si potrebbe oggi aggiungere – sulla quale avrebbe potuto degnamente campeggiare la scritta ‘Arbeit macht frei’, il lavoro rende liberi! E tuttavia, non mancano coloro che considerano insufficientemente severa la disciplina vigente in tale istituzione. Alla fine del ‘600, nell’Inghilterra liberale scaturita dalla ‘Rivoluzione Gloriosa’, viene avanzata una proposta per un ulteriore giro di vite: «Chiunque falsifichi un lasciapassare [uscendo senza permesso] sia punito con il taglio delle orecchie: la prima volta, la seconda sia deportato nelle piantagioni come per un crimine», e quindi ridotto in pratica alla condizione di schiavo. Ma c’è una soluzione ancora più semplice, almeno per coloro che hanno la sfortuna di essere sorpresi a chiedere l’elemosina fuori dalla loro parrocchia e vicino ad un porto di mare: che siano imbarcati coattivamente nella marina militare: «se poi scenderanno a terra senza permesso, oppure si allontaneranno o si tratterranno a terra più a lungo del consentito, saranno puniti come disertori», e cioè con la pena capitale. Ma chi è l’autore di queste proposte? È John Locke (4), sì, il padre del liberalismo. E di nuovo, è dal seno stesso dell’Europa liberale che emerge l’universo concentrazionario, tanto più che la caccia agli «oziosi vagabondi» sembra comportare una partecipazione corale del resto della popolazione, dato che a catturarli sono chiamati gli stessi abitanti della casa presso cui gli accattoni hanno avuto la sventura di bussare. Siamo realmente in presenza di «legislazione sanguinaria contro i vagabondi»: il giudizio è di Marx che nel ‘Capitale’ denuncia anche il fatto che i rapporti di lavoro sostanzialmente schiavistici si siano mantenuti in Inghilterra fin nel cuore dell’Ottocento (5)”” (pag 107-109) [Domenico Losurdo, ‘Marx e la storia del totalitarismo’ (in) ‘Massa Folla Individuo’, Quattroventi editore, Urbino, 1992, a cura di Alberto Burgio, Gian Mario Cazzaniga, Domenico Losurdo] [(2) F.A. von Hayek, ‘Studies in Philosophy, Politics Economics and the History of Ideas’, 1978, tr. it. Armando, Roma, 1988; (3) F. Engels ‘Die Lage der arbeitenden Klasse in England, 1845, in K. Marx – F. Engels, Werke, Berlin, 1955 e sgg. (Mew), vol. II, p. 143; (4) Il testo del 1697; scritto da Locke nella sua qualità di membro della ‘Commission of Trade’ è riportato in H.R.F. Bourne, ‘The Life of John Locke’, 1876 (ristampa Aalen, 1969, vol. II, pp. 377-90; (5) K. Marx, ‘Das Kapital’, in Mew, vol. XXIII, pp. 761-5]”,”FOLx-030″
“BURGIO Alberto”,”Il sogno di una cosa. Per Marx.”,”Alberto Burgio (1955) insegna Storia della filosofia a Bologna. Ha pubblicato altri lavori tra cui ”Orgoglio e genocidio. L’etica dello sterminio nella Germania nazista’ (2016) (in collaborazione con Marina Lalatta Costerbosa) Libertà e necessità in Marx Engels Hegel. “”Già Marx pone l’accento sulle contraddizioni immanenti al «modo di produzione» capitalistico (come del resto a tutti i «modi di produzione» fondati su «basi antagonistiche», cioè sulla soggezione del lavoro vivo) per dedurne – la previsione di crisi sistemiche (Gramsci dirà «organiche») e il «necessario» superamento (la ‘Aufhebung’) della «formazione sociale» esistente lungo un processo di liberazione individuale e collettiva. Ora Engels – che come Marx vede nel socialismo l’instaurazione di un «regno della libertà» [AD 264; cfr. K, 828] – insiste sull’essenza emancipativa dell’intero sviluppo storico, in qualche modo riecheggiando la sintesi del processo di modernizzazione prospettata dal ‘Capitale’ (nonché la ricostruzione razionale del processo di civilizzazione consegnata al secondo ‘Discorso’ rousseauiano sull’origine e i fondamenti della disuguaglianza): “”I primi uomini che si separarono dal regno animale – così nella prima sezione dell’ Anti-Dühring’ – erano per l’essenziale privi di libertà quanto gli stessi animali; ma ogni progresso nella civiltà fu un passo verso la libertà (AD 106). (…) Richiamarsi a Hegel aiuta a orientarsi anche dinanzi a un secondo problema relativo al complesso rapporto tra necessità e libertà. In una ben nota pagina dell”Anti-Dühring’ (ampiamente discussa anche da Lenin in ‘Materialismo ed empiriocriticismo’ (Cfr. ME 184-5) Engels evoca e fa sua la celebre (e problematica) tesi hegeliana (di schietto sapore spinoziano) della coincidenza tra libertà e necessità: «Hegel fu il primo a rappresentare correttamente il rapporto tra libertà e necessità. Per lui la libertà è l’intuizione della necessità. «’Cieca’ è la necessità soltanto ‘nella misura in cui non è compresa’». Non nel sognare l’indipendenza dalle leggi della natura consiste la libertà, bensì nella conoscenza di queste leggi e nella connessa possibilità di farle agire secondo un piano in funzione di un determinato fine» (AD 106; cfr. già SO217). La spiegazione è chiara e mira a sciogliere gli aspetti problematici della questione. A differenza di Schelling (che pure aveva posto il tema del rapporto tra necessità e libertà al fondamento della propria concezione della storia, salvo ridurre la libertà ad apparenza fenomenica e affidare la regia del processo a un «assoluto» trascendente la cui «mano ignota» assicura l’«eterna e immutabile identità» dei due poli (4)», per Hegel la libertà umana è reale e costituisce un ingrediente essenziale del processo. Essere liberi, tuttavia, non vuole dire pretendere (o illudersi) di affermare a ogni piè sospinto il proprio arbitrio, né tentare di imporre la propria volontà quali che siano le finalità perseguite. Significa, al contrario, interagire in modo efficace con la realtà conoscendone struttura, leggi e vincoli (Freud avrebbe definito «principio di realtà» il criterio-base di questa posizione), quindi in primo luogo decidere e operare «con cognizione di causa». Nell’illustrare la tesi hegeliana, Engels non fa nulla per attenuarne l’aspetto paradossale; che anzi radicalizza: «Tanto ‘più libero’ è dunque il giudizio di un uomo in relazione a una determinata questione – aggiunge – quanto maggiore è la ‘necessità’ che determina il suo contenuto: mentre l’incertezza basata sull’ignoranza, che sembra scegliere arbitrariamente tra molte alternative diverse e contrastanti, dimostra proprio in ciò la propria illibertà, il suo essere dominata proprio dall’oggetto che avrebbe dovuto dominare» (AD106)”” (pag 172-174) [Alberto Burgio, ‘Il sogno di una cosa. Per Marx’, Derive Approdi, Roma, 2018] [(4) System des transszendentalen Idealismus’, cit, p. 601]”,”TEOC-797″
“BURGIO Alberto”,”Un marxismo «alquanto aristocratico». Studi su Antonio Labriola.”,”Nel ricordo di Gian Mario Bravo e di Stefano Miccolis “”Egregia Signora, Finalmente voi siete di nuovo a Stuttgart. Finalmente io posso scrivere per mezzo vostro a Carlo, sbrigativamente. Ora imposto per Carlo la prima copia che io ricevo del mio nuovo saggio ‘Del Materialismo Storico’. Come vedrete è una bella edizione. È un socialismo alquanto aristocratico’ (Antonio Labriola a Luise Kautsky, 6 giugno 1896) (in apertura) Alberto Burgio è professore di Storia della filosofia all’Università di Bologna. Autore di numerosi volumi su Marx, Gramsci, Rousseau e la teoria del contratto sociale, oltre che sul razzismo e il nazismo, è condirettore della collana ‘Labirinti’. Per le edizioni Derive-Approdi ha pubblicato, tra l’altro, ‘Gramsci. Il sistema in movimento’ (2014), ‘Il sogno di una cosa. Per Marx’ (2018) e ‘Critica della ragione razzista’ (2020).”,”LABD-131″
“BURGIO Alberto”,”Guerra. Scenari della nuova «grande trasformazione».”,”Alberto Burgio insegna Storia della filosofia a Bologna e fa parte di ‘Rifondazione comunista (responsabile ‘Giustizia’). Ha pubblicato ‘Gramsci storico. Una lettura dei ‘Quaderni del carcere’ (2003).”,”QMIx-002-FMB”
“BURGWYN H. James”,”Il revisionismo fascista. La sfida di Mussolini alle grandi potenze nei Balcani e sul Danubio 1925-1933.”,”H. James Burgwyn è nato a Pittsburgh (Pennsylvania) nel 1936. Si è laureato all’Università di Pittsburgh. Fin dal 1968 fa parte del West Chester State College, dove attualmente è associate professor. Dal ’75 al ’77 si assentò dall’incarico per assumere quello di Assistant director al Salzburg Seminar in American Studies.”,”ITAF-037-FL”
“BURKE Peter a cura; scritti di Peter BURKE Robert DARNTON Ivan GASKELL Giovanni LEVI Roy PORTER Gwyn PRINS Joan SCOTT Jim SHARPE Richard TUCK Henk WESSELING”,”La storiografia contemporanea.”,”Scritti di Peter BURKE, Robert DARNTON, Ivan GASKELL, Giovanni LEVI, Roy PORTER, Gwyn PRINS, Joan SCOTT, Jim SHARPE, Richard TUCK, Henk WESSELING. Che cosa si intende oggi per ‘nuova storia’, in che cosa le nuove tendenze si differenziano dal modo tradizionale di fare storia. Gli AA cercano di dare una risposta a queste domande.”,”STOx-039″
“BURKE Peter”,”Il Rinascimento europeo. Centri e periferie.”,”Peter BURKE è uno dei grandi storici contemporanei del Rinascimento, già autore di ‘Scene di vita quotidiana nell’ Italia moderna’ (1988) e ‘Lingua, società e storia’ (1990). Sempre per la Laterza ha curato: ‘La storiografia contemporanea’ (1993) e ‘Una rivoluzione storiografica. La scuola delle ‘Annales” (1999).”,”EURx-087″
“BURKE Peter”,”Cultura popolare nell’ Europa moderna.”,”BURKE Peter (1937) ha insegnato “”Intellectual History”” presso l’ Università del Sussex e successivamente all’ Emmanuel College di Cambridge. Ha scritto tra l’ altro: “”Venice and Amsterdam: A Study of Seventeenth-Century Elites””. “”Un rito molto più comune nell’ Europa preindustriale era quello dell’ esecuzione capitale. Si trattava di una rappresentazione drammatica gestita con grande cura dalle autorità per mostrare alla gente che il delitto non paga. Di qui l’ obiezione di Samuel Johnson all’ abolizione delle impiccagioni pubbliche: “”Signore, le esecuzioni sono concepite per attirare spettatori. Se non attirano spettatori, non rispondono al loro scopo””.”,”STOS-093″
“BURKE Peter”,”Scene di vita quotidiana nell’Italia moderna.”,”Peter Burke (1937) professore di storia alla Cambridge University. Si è interessato di cultura popolare nell’Europa moderna. “”L’uso di scritte murali o di “”cartelli”” a scopo di protesta, o quanto meno per esprimere in modo ‘naïf’ qualche commento non ufficiale su temi politici, è certamente più spettacolare, e inoltre si rivolge a un pubblico molto più vasto. A Firenze, questa tradizione può esser fatta risalire al quattordicesimo secolo, e a partire dal sedicesimo secolo può esser ritrovata anche a Venezia, a Padova, a Brescia, a Napoli. A Roma, poi, dove, nel quindicesimo secolo, nasce la «pasquinata» (sopra, p. 125), essa si trasforma in una istituzione vera e propria. Nel diciottesimo secolo tale pratica, appare diffusa anche nelle campagne (per esempio, ad Altopascio, in Toscana; McArdle, 1978, pp. 205 sgg.)”” (pag 163-164)”,”STOS-192″
“BURKHARD Bud”,”French Marxism Between the Wars. Henri Lefebvre and the “”Philosophies””.”,”Scuola Capri pag 97 BURKHARD Bud è direttore accademico di storia e letteratura al Maryland University College.”,”FRAP-097″
“BURKHARD Bud”,”French Marxism Between the Wars. Henri Lefebvre and the “”Philosophies””.”,”BURKHARD B., academic director for history and literature at the University of Maryland University College.”,”TEOC-512″
“BURLATSKI F. a cura”,”Materialismo historico.”,”Militanti. “”…dobbiamo andare in tutti gli strati della popolazione come teorici, come propagandisti, come agitatori e come organizzatori””. (pag 204, Lenin) Psicologia sociale. “”per quanto riguarda le masse, è necessario imparare ad avvicinarsi a loro nel modo più paziente e prudente, al fine di poter comprendere le peculiarità e le caratteristiche originali della psicologia di ciascun settore, professione, ecc.”” (pag 205, Lenin) Sviluppo ineguale. “”L’ ineguaglianza dello sviluppo economico e politico del capitalismo – scriveva Lenin – è una legge assoluta del capitalismo. Da qui deriva che è possibile che il socialismo trionfi prima in una parte di paesi capitalistici, o perfino in un solo paese capitalista””. (pag 279, La parola d’ordine degli Stati Uniti d’ Europa)”,”AMLx-053″
“BURLEIGH Michael WIPPERMANN Wolfgang”,”Lo Stato razziale. Germania 1933-1945. Utopia e barbarie: la politica sociale del Terzo Reich.”,”BURLEIGH Michael è docente di storia internazionale alla London School of Economics and Political Science. WIPPERMANN Wolfgang insegna storia alla Freie Universitat di Berlino.”,”GERN-078″
“BURLEIGH Michael”,”Il Terzo Reich.”,”Michael Burleigh è insegnante alla Washington and Lee University e a Cardiff. Ha pubblicato tra l’altro ‘Lo Stato razziale’ (con Wolfgang Wippermann, Rizzoli, 1992). Vive a Lexington, in Virginia (2003). “”Non si fa mai il male così pienamente e così allegramente come quando lo si fa per coscienza”” (Blaise Pascal, Pensieri) (in apertura) “”Vescovi cattolici celebrarono la vittoria delle armi tedeschie nella cattolica Polonia, incuranti del fatto che la radio vaticana e l'””Osservatore romano”” avessero diffuso informazioni fornite dal cardinale Hlond sulle atrocità commesse contro il clero polacco. Ancor meno sorprenderanno i silenzi su quelle contro gli ebrei”” (pag 789) Contiene il capitolo:””«Se Dio lo vuole, anche una scopa può sparare»: la resistenza in Germania, 1933-1945″” (pag 728-794) ‘Avendo minato con la propria stessa condotta la strategia del «fronte popolare», il gruppo dirigente sovietico considerò confermata la propria decisione di contare solo sulle sue forze. La prova fu il patto Ribbentrop-Molotov dell’agosto 1939, fraternamente cementato dalla ri-deportazione nella Germania nazista di circa 500 esuli della KPD (13). Tirapiedi stalinisti, come l’odioso Palme Dutt in Gran Bretagna, provvidero a far adottare questa linea dai partiti comunisti nazionali. Ormai chiusi nel ghetto mentale del loro mondo immaginario, molti comunisti pensavano che Hitler avrebbe liberato gli attivisti imprigionati o permesso alla KPD di operare quasi legalmente. Negli ambienti antinazisti conservatori, il patto fu considerato una conferma della natura di «bolscevismo bruno» del nazismo. Tra i lavoratori di simpatie socialdemocratiche il patto fu considerato un tradimento, simile alla collusione nazi-comunista contro Otto Braun e Severing (14). Dopo sei anni di attività illegale, il partito consisteva in reti locali e non ufficiali di attivisti troppo timorosi per agire, collegati in modo approssimativo a un indebolito vertice moscovita. Erano giunti al punto di partenza dei socialdemocratici, e la loro efficacia politica era giudicata così bassa che la Gestapo destinò numerosi funzionari anti-KPD a compiti più urgenti, come la repressone degli omosessuali, degli ebrei e dei frammassoni. Gli arresti di comunisti crollarono da 500 nel gennaio 1939 a 70 nell’aprile 1940 (15). Gruppi locali clandestini si ricostituirono gradualmente a Berlino e in provincia, compresi i gruppi Uhrig-Römer e Saefkow-Kacob, che coordinavano la stampa e la distribuzione di materiale propagandistico e l’attività di sabotaggio nelle industrie belliche. Il gruppo Uhrig, così chiamato da un fabbricante di strumenti di precisione, il berlinese Robert Uhrig, disponeva di reti di aderenti in varie città, e giunse ad averne 80 in una sola fabbrica di armi a Berlino. Nel 1940-1941 Uhrig cominciò a collaborare strettamente con un altro gruppo della resistenza, capeggiato da Josef “”Beppo”” Römer. La strada di questi verso la lotta armata e la ghigliottina fu tutt’altro che lineare (…). Sino a un certo punto, gli strateghi più realistici della sinistra si trovarono nei sindacati, anche se questi non erano esclusivamente socialisti. Le principali confederazioni non comuniste, comprendenti oltre 200 sindacati, avevano cominciato ad aggregarsi prima della «presa del potere» nazionalsocialista. Ma nell’aprile 1933 offrirono a Hitler un «compromesso storico» basato sulla rinuncia alla lotta di classe, all’internazionalismo e ai legami coi partiti in cambio del diritto a un movimento sindacale unitario. L’offerta fu respinta da Hitler, che colpì il sindacato nei suoi vertici e nei suoi beni e offrì ai lavoratori, come surrogato, il Fronte tedesco del lavoro, privo di molte funzioni di un autentico sindacato. Le elezioni dei consigli dei lavoratori non sembrano aver dato fiducia a questa strategia, né furono organizzate altre elezioni dopo il 1935. Secondo Willy Brandt, futuro sindaco di Berlino e cancelliere della Germania Federale, in molte fabbriche il ruolo dei funzionari del Fronte del lavoro fu solo nominale, mentre le relazioni industriali furono gestite da vecchi rappresentanti sindacali che godevano della fiducia delle maestranze (22). A poco a poco il movimento sindacale si ricostituì all’estero e, saggiamente, si mise al servizio degli attivisti in Germania invece di dar loro degli ordini. Nei confini del Reich gli operai di alcuni settori, come i metallurgici, i lavoratori del legno, i ferrovieri e i marittimi, conservarono reti clandestine di notevole consistenza, che avrebbero avuto un ruolo di primo piano in uno sciopero generale concomitante a un tentativo di colpo di stato’ (pag 732-733; 736)] [(13) Benjamin Pinkus, “”Die Deportation der deutschen Minderheit in der Sowjetunion 1941-1945″”, in Bernd Wegner (a cura di), ‘Zwei Wege nach Moskau’, München 1991, p. 467; (14) ‘Deutschland-Berichte der Sozialdemokratischen Partei Deutschlands (SOPADE) 1934-1940’, Frankfurt am Main 1980, VI (1940), pp. 985 e segg., su queste reazioni; (15) D. Peukert, ‘Die KPD im Widerstand’, cit., p. 333 N. 20; (22) Gerhard Beier, “”Die illegale Reichsleitung der Gewerkschaften””, in R. Löwenthal e P. von Zur Mühlen (a cura di ), ‘Widerstand und Verwigerung’, cit., pp. 31-4, è eccellente. Si veda anche Willy Brandt, “”Opposition Movements in Germany””, 25 settembre 1943, in J. Heideking e C. Mauch (a cura di), ‘American Intelligence and the German Resistance to Hitler’, Boulder 1993, p. 108] [ISC Newsletter N° 80] ISCNS80TEC [Visit the ‘News’ of the website: http://www.isc-studyofcapitalism.org]”,”GERN-173″
“BURN Andrew Robert”,”Storia dell’ antica Grecia.”,”””Leonida ordinò agli alleati peloponnesiaci di partire, truppe valorose, in grado di combattere ancora. Tenne con sé i suoi Beoti, forse calcolando freddamente che tanto valeva “”sacrificarli””, visto che le loro città erano destinate a soccombere. Rimase lui stesso insieme ai suoi Spartani, senza i quali la retroguardia avrebbe potuto cedere troppo presto. Una parte dei Beoti si arrese, dopo essersi sulle prime battuta valorosamente. Senza dubbio lo stesso Leonida ricordava l’ oracolo: un re spartano doveva morire. Con queste truppe si scagliò furiosamente sui nemici che aveva di fronte, trascinandone molti in mare, e, dopo una mischia nella quale caddero due giovani fratelli di Serse, oltre a centinaia di altri soldati, Leonida e i suoi Spartani, probabilmente insieme a novecento iloti, morirono sino all’ ultimo uomo””. (pag 196-197)”,”STAx-154″
“BURNARD Trevor”,”The Atlantic in World History, 1490-1830.”,”Trevor Burnard è Wilberforce Professor of Slavery and Emancipation and Director of the Wilberforce Institute, Univ. di Hull, Uk.”,”QMIN-033-FSL”
“BURNE Alfred H., Lieut-Colonel”,”The Noble Duke of York. The Military Life of Frederick Duke of York and Albany.”,”Il principe Federico Augusto di Hannover, Duca di York e di Albany (Londra, 16 agosto 1763 – Londra, 5 gennaio 1827), è stato un membro della famiglia reale inglese, secondo figlio del re Giorgio III e della regina Carlotta.”,”QMIx-108-FSL”
“BURNHAM James”,”La rivoluzione dei tecnici.”,”””Non può esservi certo alcun dubbio che sotto il nazismo, lo stalinismo e la politica del ‘New Deal’, il gruppo sociale che si è avvantaggiato più di ogni altro (per il meglio e per il peggio) è quello dei tecnici: sopra tutto, dei tecnici che hanno avuto il buon senso di “”integrarsi”” nello stato”” (pag 221)”,”TEOS-001-FPA”
“BURNHAM James”,”L’inevitabile disfatta del comunismo.”,”””La storia si svolge nel tempo, è un fatto dinamico; quel che conta è la direzione, la tendenza. Due uomini che si trovano all’altezza del sessantesimo piano del grattacielo dell’Empire State non si trovano in condizioni identiche se uno sta salendo in ascensore e l’altro si è gettato or ora dal davanzale di una finestra. In un ammalato di polmonite il significato di una febbre a 40° è diverso a seconda che il paziente sia in via di guarigione o stia per morire. Dinamicamente considerato, il periodo 1946-49 mostra una ‘tendenza’ nettamente sfavorevole ai comunisti”” (pag 306)”,”USAQ-082″
“BURNHAM James”,”La rivoluzione manageriale.”,”James Burnham (1905-1987), dopo essere stato attivo nel movimento trockista americano, proprio con questo libro iniziò una carriera pubblicistica che lo portò via via su posizioni sempre più conservatrici.”,”TEOP-048-FL”
“BURNIER Michel-Antoine; collaborazione di Cecile ROMANE Jean-Francois BIZOT Patrice VAN-EERSEL Leon MERCADET Patrick RAMBAUD Patrick ZERBIB”,”Les Paradis Terrestres. 25 siecles d’ utopies de Platon à Biosphere 2.”,”Collaborazione di Cecile ROMANE e Jean-Francois BIZOT, Patrice VAN-EERSEL, Leon MERCADET, Patrick RAMBAUD, Patrick ZERBIB.”,”SOCU-054″
“BURNS Tom”,”La BBC tra pubblico e privato.”,”BBC British Broadcasting Corporation Questo libro si basa su registrazioni ed appunti raccolti dall’autore in 15 settimane trascorse alla BBC nel 1963 e poi durante un secondo periodo di stodio nel 1973. Tratta di comunità lavorativa, ambiente di lavoro, cambiamenti intercorsi nel decennio, tratta della BBC come istituzione pubblica e come organizzazione. La BBC in questo senso è un caso speciale, forse unico. Tom Burns, insegnante, scrittore, sociologo, ha curato tra l’altro un’antologia di scritti sociologici ‘Industrial Man’.”,”EDIx-220″
“BURRIN Philippe”,”La derive fasciste. Doriot, Deat, Bergery, 1933-1945.”,”BURRIN insegna all’ Institut de hautes etudes internationales a Ginevra. I settori della sinistra furono colpiti dal fenomeno in modo diverso. I radicali furono a un estremo i comunisti all’ altro. I più toccati furono gli ex- militanti delle organizzazioni operaie, socialiste, sindacaliste e comuniste, e più precisamente gli ex comunisti e gli ex planisti, questi comprendevano i neo-socialisti e la minoranza planista della SFIO. Questo scivolamento verso la collaborazione fu inseparabile da una attrazione verso il fascismo, più particolarmente verso il nazismo. Se questa attrazione che gioca prima della disfatta, fu di livello e grado diverso, essa tocca in modo privilegiato i minoritari, i dissidenti e in non-conformisti, elementi che costituiscono un fattore importante di rimessa in causa delle convinzioni ortodosse e fonte di ispirazione per l’ elaborazione di nuove formule. (pag 490)”,”FRAV-080″
“BURROWES Darryl Anthony”,”Historians at War. Cold War Influences on Anglo-American Representations of the Spanish Civil War.”,”Darryl Burrowes insegna alla Flinders University, Australia. Dopo aver insegnato storia a Londra e svolto attività di vendita di libri didattici, Darryl Burrowes è ritornato all’Università a lavorare come storico. Nessun evento del XX secolo suscitò tanta passione quanto la Guerra Civile Spagnola. La gente si sentiva obbligata a schierarsi, sia per il governo repubblicano eletto, sia per Franco e i nazionalisti che cercavano di rovesciarlo. Fu un conflitto che ebbe eco in tutto il mondo, convincendo molti a recarsi in Spagna e a imbracciare le armi per la loro causa. Quando la guerra finalmente finì, il suo impatto si fece sentire nelle pagine dei libri di storia, poiché anche gli storici si schierarono nel formulare giudizi sulle cause della guerra e sulle sue eredità. In nessun momento questa eredità storica della guerra fu contestata più aspramente che durante la Guerra Fredda. Pubblicato in collaborazione con il Centro Cañada Blanch per gli studi spagnoli contemporanei, LSE ‘Historians at War’ esamina come le opere di quattro “”scrittori-storici”” anglo-americani, che sono ampiamente accettati come contributi all’analisi fondamentale del conflitto spagnolo, siano state modellate non solo dagli eventi del passato, ma anche dal clima politico del tempo in cui sono state scritte. Utilizzando una massa di fonti primarie, tra cui documenti d’archivio e resoconti in prima persona, il dottor Burrowes esamina le vite e le opere di due romanzieri, George Orwell e Gerald Brenan, e di due storici specializzati della guerra civile spagnola, Burnett Bolloten e Herbert Southworth, al fine di determinare fino a che punto questi scrittori abbiano partecipato alla torbida politica culturale generata dal rabbioso clima anticomunista della Guerra Fredda. e come hanno presentato e interpretato il ruolo svolto dal Partito Comunista Spagnolo e dall’URSS nella Seconda Repubblica Spagnola e nella sua Guerra Civile.”,”MSPG-022-FSD”
“BURSTEIN Daniel”,”Yen! L’impero finanziario giapponese sfida l’America.”,”Dore: “”Verso il secolo giapponese…”””,”JAPE-038″
“BURSTIN Haim a cura; saggi di William DOYLE Timothy TACKETT Pasquale PASQUINO Haim BURSTIN Massimo TERNI Paolo VIOLA Maurice AGULHON Gwynne LEWIS Jean-Pierre HIRSCH Jean-Pierre JESSENNE Antonino DE-FRANCESCO Michel VOVELLE Donald M. G. SUTHERLAND Colin LUCAS Carlo CAPRA Piero DEL-NEGRO Anna Maria RAO”,”Rivoluzione francese. La forza delle idee e la forza delle cose.”,”Saggi di William DOYLE Timothy TACKETT Pasquale PASQUINO Haim BURSTIN Massimo TERNI Paolo VIOLA Maurice AGULHON Gwynne LEWIS Jean-Pierre HIRSCH Jean-Pierre JESSENNE Antonino DE-FRANCESCO Michel VOVELLE Donald M. G. SUTHERLAND Colin LUCAS Carlo CAPRA Piero DEL-NEGRO Anna Maria RAO”,”FRAR-119″
“BURSTIN Haim”,”Francia 1789: la politica e il quotidiano.”,”Haim Burstin insegna storia moderna all’Università di Siena (1994). Ha tenuto queste lezioni nel corso del seminario ‘La rivoluzione francese’ presso l’Università di San Marino, Scuola superiore di studi storici, luglio 1990 “”L’alternativa idee-cose, posta in maniera netta e recisa, forza ovviamente ad arte i termini del problema, ma riassume, come già si diceva, un’importante questione storiografica, spesso più implicita che apertamente affrontata”” (pag 38) Misure economiche a favore del popolo. Governo degli interessi “”I compiti di direzione politica non si esauriscono, quindi, come assai banalmente talvolta si sostiene, nella manipolazione dell’opinione pubblica: il segreto è anche e soprattutto quello di interpretare determinati bisogni e temi popolari, sapere farli propri e riproporli pubblicamente in veste politica. A questo mira, ad esempio, la stessa stampa radicale allorché, sotto la penna di un Marat o di un Hébert, adotta uno stile volutamente popolaresco. Come dimenticare, in merito, le acute notazioni di Marc Bloch sulla vendita dei beni nazionali: « …. (pag 54-55)”,”FRAR-443″
“BURSTIN Haim”,”Rivoluzionari. Antropologia politica della Rivoluzione francese.”,”Haim Burstin è professore di Storia moderna presso l’Università di Milano-Bicocca. Specialista di storia della rivoluzione fracnese ha condotto gran parte delle sue ricerche sulla Parigi rivoluzionaria. Tra le sue pubblicazioni: ‘Le Faubourg Saint-Marcel à l’époque revolutionnaire. Structure économique et composition sociale’ (1983), ‘L’invention du sans-culotte. Regard sur le Paris révolutionnaire’ (2005). “”Molto si è insistito sul ruolo dell’emulazione all’interno del complesso sistema di educazione civica che la rivoluzione non cessa di produrre. Infatti quando la pratica dell’eroizzazione si fa pedagogia, può diffondersi in modo ancor più capillare: diventare cioè un messaggio destinato a raggiungere ampi settori della popolazione e soprattutto l’infanzia, nei cui confronti l’educazione morale e civica diventa per i rivoluzionari un obiettivo strategico. Uno degli esempi più significativi è costituito dal ‘Recueil des actions héroïques et civiques des républicains français’, ad opera di Léonard Bourdon. Si tratta di un’antologia di fatti minuti di eroismo o casi di condotta moralmente e civicamente esemplari, pubblicati periodicamente dalla Convenzione per farne un manuale ad uso dei fanciulli nelle scuole della repubblica. Questa raccolta, di cui non ripercorreremo qui la storia, raggiunge la straordinaria tiratura di 150.000 copie. Si tratta di un genere letterario molto antico; la tecnica degli ‘exempla’ – aneddoti di atti meritori da additare al pubblico – ricorre infatti nelle vite dei santi o nei sermoni dei predicatori medievali e – come ricorda Dominique Julia – è di uso corrente nella pedagogia dell’ ‘ancien régime’. La pratica di indicare ai fanciulli dei comportamenti eroici e virtuosi da imitare è dunque funzionale e collaudata. L’idea di raccogliere questi racconti viene espressa esplicitamente dalla Convenzione nel settembre 1793 e poi tenacemente perseguita. Il ‘Recuil’ presentato da Bourdon diventa quindi un manuale popolare di educazione repubblicana, destinato a essere letto obbligatoriamente nella scuola pubblica, ma anche il decadì nelle assemblee popolari, a conferma dell’interpretazione larga che davano i rivoluzionari del concetto di educazione”” (pag 126-127)”,”FRAR-444″
“BURTON Richard F., a cura di Graziella MARTINA”,”Viaggio a Medina e a La Mecca.”,”Richard F. Burton (1821-1890) è uno dei personaggi più interessanti dell’epoca delle grandi esplorazioni europee dell’Ottocento. Ha attraversato i continenti, visitato città, studiato popoli e imparato le loro lingue (ne parlava correntemente più di trenta, e in particolare parlava perfettamente l’arabo). Fu in Africa con Speke alla ricerca delle sorgenti del Nilo, in Nord America per conoscere la comunità dei Mormoni, fu console britaninco a Fernando Po in Africa occidentale, poi in Brasile, a Damasco e a Trieste. Ma la sua impresa memorabile è forse quella raccontata in questo libro: nel 1853, vestito da pellegrino afgano, visita la città santa della Mecca, prima di lui, da Medioevo, solo una decina di occidentali erano riusciti a penetrare nel recinto sacro della Kaaba. Richard Francis Burton (Torquay, 19 marzo 1821 – Trieste, 19 ottobre 1890) è stato un esploratore, traduttore e orientalista britannico. Viaggiò da solo e sotto travestimento alla Mecca, tradusse Le mille e una notte, Il giardino profumato e il Kama Sutra, viaggiò con John Hanning Speke alla scoperta dei grandi laghi africani e della sorgente del Nilo, visitò Salt Lake City insieme a Brigham Young, viaggiò in lungo e in largo, e scrisse molto. Fu probabilmente il terzo miglior spadaccino europeo del suo tempo. Servì come console britannico a Trieste, Damasco e Fernando Poo. Fu nominato cavaliere nel 1886. «Burton ha le mascelle d’un demonio, e le sopracciglia d’un dio» (Algernon Swinburne[1]) Primi anni e educazione Durante la sua infanzia Burton trascorse molto del suo tempo con gli zingari e molti videro il suo carattere selvaggio, irritabile e vagabondo come un riflesso di queste prime conoscenze. Egli fu molto amato dai Rom, che lo consideravano uno di loro. Più tardi, da ragazzo, viaggiò molto in Francia e Italia, imparando molto delle lingue e dei popoli. Richard F. Burton nel 1854 Si iscrisse al Trinity College dell’Università di Oxford nell’ottobre 1842, ma la vita universitaria non faceva per lui, e fu espulso per aver sfidato a duello un collega, che, secondo alcuni, aveva deriso i suoi baffi da militare. Entrò nell’esercito della Compagnia Inglese delle Indie Orientali, non per essere un soldato, ma per studiare la vita e le lingue orientali. Iniziò a studiare l’arabo da solo a Oxford e l’indostano (che oggi, tracciato con diversi alfabeti s’è diviso in hindi e urdu) a Londra. Una volta in India, sotto la guida del generale Charles James Napier, riuscì rapidamente a padroneggiare diverse lingue tra cui il gujarati, il marathi, l’hindustani e anche il persiano, oltre a perfezionare l’arabo. Secondo un conteggio, imparò 29 lingue tra lingue europee, asiatiche e africane, oltre a numerosi dialetti,[2] diventando uno straordinario poliglotta. Fu iniziato in Massoneria nella loggia Hope di Karachi, appartenente alla Gran Loggia unita d’Inghilterra, e dichiarò di essere pure diventato membro dell’ordine sufi dei qâdirî nel Sind, prima di compiere il suo pellegrinaggio alla Mecca nel 1853[3]. Prime esplorazioni e il viaggio alla Mecca Burton in abito arabo, in occasione del suo hajj Fu designato come partecipante ad una spedizione scientifica nella provincia pakistana del Sind, che gli permise di mescolarsi alla popolazione. Nei bazar veniva frequentemente scambiato per un nativo della regione e riuscì ad ingannare anche il suo insegnante di lingua locale, il suo colonnello e i suoi compagni. Le sue esplorazioni nel Sind costituirono un apprendistato per il pellegrinaggio alla Mecca, e i suoi sette anni in India crearono le premesse per la sua ineguagliata familiarità con la vita e i costumi orientali, specialmente delle classi meno agiate. Le sue indagini sulla prostituzione indiana, sia maschile che femminile, generarono grande scalpore tra i suoi conterranei. Il pellegrinaggio alla Mecca nel 1853 rese Burton famoso. Fu un viaggio che pianificò quando si trovava ancora sotto le mentite spoglie di un afghano tra i musulmani del Sind, e al quale si preparò meticolosamente, studiando e facendo molta pratica; arrivò anche a circoncidersi in modo da diminuire il rischio di essere eventualmente scoperto. La principale difficoltà del viaggio consisteva nel riuscire ad ingannare la gente del posto facendo loro credere che egli fosse un nativo di quelle zone: infatti, se le sue reali origini fossero state scoperte, avrebbe sicuramente perso la vita, in quanto non era (e non è) permesso ai non musulmani di entrare nell’area sacra (Haram) della Mecca e, tanto più, nelle immediate vicinanze del santuario della Ka?ba[4]. Burton si camuffò da Pashtun afghano, in modo da poter giustificare le fattezze fisiche ed eventuali difetti di pronuncia, tuttavia rimaneva da dimostrare di poter comprendere i complessi rituali islamici e di avere familiarità con i dettagli dei modi di fare orientali. Il motivo principale del viaggio era sicuramente l’amore per l’avventura, che fu la sua più forte passione, ma era anche un viaggio con scopi di ricerca geografica, e grazie a questo fu finanziato dalla Royal Geographical Society. Sebbene egli volesse colmare un vuoto sulle mappe del tempo, l’area era scenario di guerra, e il suo viaggio si limitò alla visita delle città di Medina e la Mecca. Burton non fu il primo europeo a compiere il pellegrinaggio alla Mecca (l’onore spetta a Ludovico de Varthema nel 1503[5]), ma il suo fu il pellegrinaggio più famoso e meglio documentato. Infatti Burton tracciò, tra l’altro, alcuni schizzi della Mecca e dell’Haram. Il viaggio è raccontato nel libro Il pellegrinaggio a Medina e alla Mecca del 1855[6] (che ha conosciuto continue ristampe e che è stato tradotto in italiano per la prima volta da Graziella Martina per la casa editrice Ibis nel 2009). Esplorazione della Somalia Il viaggio successivo di Burton fu l’esplorazione dell’entroterra somalo, al quale le autorità britanniche erano interessate per proteggere il commercio nel mar Rosso. Fu assistito dal capitano John Hanning Speke e altri due giovani ufficiali, ma portò a termine da solo la parte più difficile del viaggio, l’esplorazione di Harrar, la capitale della Somalia, che nessun europeo aveva mai raggiunto. Burton scomparve nel deserto e se ne persero le tracce per quattro mesi. Quando riapparve, si seppe che riuscì ad arrivare ad Harrar e a parlare con il Re, rimase nella città per dieci giorni scampando a pericoli mortali, per poi fuggire attraverso il deserto, quasi senza acqua e cibo, continuamente attaccato dai somali. Nonostante questa esperienza, ripartì nuovamente verso Harrar, ma ci fu un conflitto con le tribù locali, nel quale uno dei suoi giovani ufficiali fu ucciso. Speke fu ferito gravemente, e Burton ricevette un colpo di giavellotto tra le mascelle. Il suo libro Primi passi nell’Africa orientale (1856), nel quale descrive queste avventure, è considerato uno dei suoi libri più emozionanti e caratteristici, pieno di insegnamenti, osservazioni e humour. La sorgente del Nilo Richard Burton, ritratto di Frederic Leighton, National Portrait Gallery, Londra Nel 1856 tornò in Africa, mandato dal Foreign Office britannico e dalla Royal Geographical Society, alla ricerca della sorgente sconosciuta del Nilo. Fu di nuovo affiancato da Speke e insieme esplorarono la regione dei laghi dell’Africa equatoriale, trovando il lago Tanganica nel febbraio 1858. Burton si ammalò e Speke continuò l’esplorazione seguendo le indicazioni fornite da Burton, giungendo infine al grande lago Vittoria. La scoperta dei laghi sotto la direzione di Burton portò a ulteriori esplorazioni da parte di Speke, James Augustus Grant, Samuel Baker, David Livingstone e Henry Morton Stanley. I rapporti di Burton alla Royal Geographical Society, unitamente al suo libro La regione dei laghi dell’Africa equatoriale (1860), divennero gli antesignani della letteratura sull’Africa nera e, assieme alle altre esplorazioni che ne seguirono, portarono al dominio della colonizzazione britannica su gran parte del continente. Servizio diplomatico e traduzioni Richard F. Burton, xilografia tratta da Stanley and the White Heroes in Africa (H.B. Scammel, 1890). Nel 1861 entrò a far parte del Ministero degli Esteri come console a Fernando Poo, la moderna isola di Bioko nella Guinea equatoriale, e successivamente nelle città di Santos, Damasco e Trieste. Scrisse un libro per ognuna di queste località. Il suo soggiorno a Santos portò a un libro sugli altopiani brasiliani, mentre il suo servizio a Damasco portò al libro Siria inesplorata del 1872. Il consolato a Damasco era un posto ideale per lui, ma la forza con cui denunciò pubblicamente le persecuzioni cui erano sottoposti i cristiani siriani lo rese inviso al governo Ottomano, che infine decretò la sua espulsione e il Ministro degli Esteri britannico lo trasferì a Trieste. All’inizio fu amaramente deluso da questo trasferimento, ma poi iniziò ad apprezzare la città tanto da trascorrervi gli ultimi diciotto anni della sua vita. Qui seguì con attenzione le fasi di costruzione del Porto Nuovo di Trieste, stendendo regolari rapporti che inviava a Londra, e qui scrisse un libro sulle Terme Romane di Monfalcone. I suoi numerosi libri di questo periodo sono pieni di fatti e divagazioni sarcastiche contro i suoi nemici, ma ebbero poco successo di pubblico. Nel 1863 Burton co-fondò l’Anthropological Society of London (Società Antropologica di Londra) insieme al Dottor James Hunt. Nelle stesse parole di Burton, l’obiettivo della società, attraverso la pubblicazione del periodico Antropologia, era «di fornire ai viaggiatori un supporto che avrebbe salvato le loro osservazioni dall’oblio del manoscritto e stampato le loro curiose informazioni sui temi sociali e sessuali». Il 5 febbraio 1886 fu nominato cavaliere dell’Ordine di San Michele e San Giorgio dalla Regina Vittoria. Il suo libro di gran lunga più celebrato è la traduzione de Le notti arabe, pubblicato in sedici volumi dal 1885 al 1888 con il suo titolo di Le mille e una notte[7]. Fu scritto nel sito dell’attuale Hotel Obelisco di Opicina, alle spalle di Trieste, nella qual località si può godere della vista della «finest view in the world», ossia del più bel panorama del mondo.[8] Monumento ai suoi studi arabi e alla sua enciclopedica conoscenza dell’Oriente, questa traduzione fu il suo più grande traguardo. La sua traduzione è stata criticata, ma essa rivela una profonda conoscenza della lingua e dei costumi dei musulmani, non solo dell’idioma classico ma anche del gergo volgare, non solo la loro filosofia, ma anche delle loro vite sessuali più intime[9]. La sua traduzione de Il giardino profumato fu bruciata dalla sua vedova, Isabel Arundell, perché considerata pornografica, e che pertanto avrebbe potuto nuocere alla sua reputazione. Il mausoleo di Richard e Isabel Burton a Richmond, Londra La vedova scrisse una biografia del marito che è una testimonianza di una vita di devozione. Tuttavia ne bruciò la collezione quarantennale di diari e giornali, con la moralistica paura che le rivelazioni pubbliche delle bizzarre pratiche sessuali a cui fu interessato per tutta la vita potessero portare a voci malevole circa le sue inclinazioni personali. Come è scritto nell’edizione del 1997 dell’Enciclopedia Britannica, «la perdita per la storia e l’antropologia fu monumentale; la perdita per i biografi di Burton, irreparabile». Burton e la sua moglie sono sepolti in un mausoleo nella forma d’una tenda araba, disegnata da Isabel, nel cimitero della chiesa cattolica di Mortlake, oggi parte del distretto londinese di Richmond upon Thames. Burton nella cultura di massa Richard Francis Burton è protagonista del romanzo fantascientifico Il fiume della vita (To Your Scattered Bodies Go, 1971) di Philip José Farmer, in cui si descrive un paradiso sui generis in cui si risvegliano tutti gli umani dopo la loro morte. In questo “”mondo del fiume””, si narrano le vicende del redivivo Burton che, insieme ad altri, decide di esplorare il grande fiume per scoprire i misteri che cela[10]. La sua vita piena di avventure è narrata anche nel film di Bob Rafelson Le montagne della luna (Mountains of the Moon), in cui sono narrate le esplorazioni che Burton fece insieme al tenente John Hanning Speke per trovare le sorgenti del Nilo. Opere tradotte Richard F. Burton, L’Oriente Islamico (Note antropologiche alle Mille e Una Notte), Ibis Edizioni, 2005, a cura di Graziella Martina ISBN 978-88-7164-137-9 Richard F. Burton, Viaggio a Medina e a La Mecca, Ibis Edizioni, 2009, Titolo originale: Personal Narrative of a Pilgrimage to Al-Madinah and Mecca, a cura di Graziella Martina ISBN 978-88-7164-267-3″,”ASGx-015-FFS”
“BURUMA Ian MARGALIT Avishai”,”Occidentalismo. L’Occidente agli occhi dei suoi nemici.”,”Ian Buruma è nato in Olanda e ha vissuto a lungo in Giappone. E’ stato un giornalista inviato e ha pubblicato i suoi reportage su ‘New York Review of Books’. Ha insegnato come professore a Gerusalemme e più recentemente al Bard College di New York. Avishai Margalit, filosofo della politica insegna all’Università ebraica di Gerusalemme. “”Ciò che più lo turba è l’abitudine dei mariti a picchiare le mogli. Dai suoi racconti emerge però chiaramente che i suoi vicini cristiani in Siria indulgono a tale pratica quanto i “”maomettani”” oscurantisti”” (pag 113) “”””Ciò che è veramente nostro è estraneo all’Europa””, disse Dostoevskij. Affermazione palesemente falsa. Molto di ciò che i russi consideravano “”nostro”” non era affatto estraneo all’Europa, anzi veniva proprio da lì”” (pag 72)”,”VIOx-215″
“BURUMA Ian”,”La polvere di dio. La nuova Asia: Birmania, Thailandia, Filippine, Malaysia, Singapore, Taiwan, Corea, Giappone.”,”Ian Buruma è caporedattore per gli esteri dello “”Spectator”” e abituale collaboratore del “”Times Literary Supplement””, ha curato anche il settore arte della “”Far Eastern Economic Review””. Ha soggiornato a lungo in Estremo Oriente.”,”ASIx-009-FL”
“BURUMA Ian”,”Anno Zero. Una storia del 1945.”,”Ian Buruma è docente di Diritti umani e Giornalismo al Bard College, nello Stato di New York. Ha pubblicato numerosi reportage sulla ‘New York Review of Books’. E’ autore tra l’altro di ‘Occidentalismo’ (con Avishai Margalit, 2004) In apertura citazione di Walter Benjamin, da ‘Nona tesi sulla filosofia della storia’ Sétif, il cuore dell’agitazione musulmana e del nazionalismo algerino. Gravi esplosioni di violenza: musulmani armati con armi bianche contro cittadini francesi, massacri torture mutiliazioni. Dura repressione dell’esercito francese contro i nativi. (pag 137-139)”,”QMIS-290″
“BURY John, a cura di Domenico ZANETTI”,”Storia della libertà di pensiero.”,”John Bagnell Bury (1861-1927) storico, grecistqa, filologo, libero pensatore irlandese. Di Bury, l’editore ha pubblicato pure ‘Storia dell’idea di progresso’.”,”TEOP-287″
“BURY John B.”,”Storia dell’idea di progresso. (1932)”,”Contiene il capitolo: ‘Il “”progresso”” nel movimento rivoluzionario francese (1830-1851) (pag 217-223) Libretto di A. Javary ‘De l’idée du progrès’ (1850) (Parigi) “”E’ significativo che il giornale di Louis Blanc, che vi pubblicò la sua ‘Organizzazione del lavoro’ (1839), si intitolasse ‘Revue des progrès’. Il problema politico dei confini tra governo e libertà individuale era discusso in termini di progresso: il mezzo più efficace per progredire è la libertà personale o l’autorità dello Stato? Il problema metafisico della necessità e del libero arbitrio, acquistarono nuovo interesse: è il progresso una fatalità, indipendente dalla volontà umana, determinata da leggi storiche generali e ineluttabili? Quinet e Michelet polemizzarono con vigore con l’ottimismo di Cousin, che seguendo Hegel sosteneva che la storia è proprio quella che deve essere e che non è possibile migliorarla. (…) Proudhon ci dice che tutte le sue speculazioni e le sue controverse attività furono penetrate dall’idea di progresso, che gli definì “”la ferrovia della libertà”” e criticò radicalmente le teorie sociali correnti, fossero esse conservatrici o democratiche, in quanto non prendevano sul serio il progresso anche se ne parlavano continuamente. “”Ciò che domina i miei studi, che ne forma l’origine e il fine, la sommità, la base e la ragione, ciò che fa di me un pensatore originale (semmai lo sono), è che io affermo il progresso risolutamente, irrevocabilmente e dovunque, e nego l’Assoluto. Tutto ciò che ho scritto, che ho negato o affermato, l’ho scritto, negato o affermato nel nome di una sola idea, il progresso. I miei avversari dal canto loro, sono tutti partigiani dell’Assoluto, ‘in omni genere, casu et numero’, come dice Sganarello””. (…) (pag 217-218)”,”STOx-303″
“BUSCEMA Massimo PIERI Giovanni, contributo di Raffaello LUPI”,”Ricerca scientifica e innovazione, Le parole chiave.”,”Massimo Buscema (1955) Computer Scientist. Professore fino al 1985 di Scienza delle comunicazioni presso l’Università di Charleston (West Virginia). Giovanni Puri (1938) è stto direttore dell’Istituto di chimica Guido Donegani e direttore divisionale delle ricerca per varie aziende della materia plastiche.”,”SCIx-560″
“BUSCETTA Tommaso MESSINA Leonardo MUTOLO Gaspare”,”Mafia & Potere. Davanti alla Commissione parlamentare Antimafia.”,”Resoconti delle audizioni di tre fra i maggiori pentiti di Cosa Nostra davanti alla Commissione oarlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali similari.”,”ITAS-071-FL”
“BUSCHMANN Walter a cura; s”,”Eisen und Stahl. Texe und Bilder zu einem Leitsektor menschlicher Arbeit und dessen Überlieferung.”,”Saggi di Walter BUSCHMANN Ingrid KRAU Manfred TONCOURT Rainer SLOTTA Norbert MENDGEN Ulrich WENGENROTH Wilhelm BUSCH”,”MGEx-121″
“BUSH George con Brent SCOWCROFT”,”A’ la maison blanche. 4 ans pour changer le monde.”,”George BUSH è stato presidente degli Stati Uniti dal 1988 al 1993. Brent SCOWCROFT è stato, presso i presidenti FORD e BUSH, il consigliere per la Sicurezza Nazionale.”,”USAP-028″
“BUSH George con Victor GOLD”,”Guardare avanti. Un’ autobiografia.”,”””Henry (Kissinger, ndr) era maggiormente esperto nella politica europea, non in quella asiatica, ma considerava i rapporti fra gli Stati Uniti e la Cina in un contesto di strategia e di sicurezza globali. La parola d’ ordine era che della politica cinese dovevano occuparsene soltanto lui e i suoi collaboratori più stretti: Solomon, Philip Habib, allora vicesegretario di Stato per gli affari del Pacifico e dell’ Asia orientale, e Winston Lord, direttore dello staff per la pianificazione estera del Dipartimento di Stato.”” (pag 158) “”Walter Mondale mi diede un consiglio quando lo sostituii nell’ incarico di vicepresidente: “”Non prenderti mai alcuna responsabilità che non abbia un preciso limite”” mi aveva avvisato. Con questo intendeva parlare di incarichi permanenti riguardanti particolari settori della politica dell’ amministrazione. La regola generale nell’ assumersi l’ incarico di qualsiasi progetto esecutivo è la seguente: non assumersi mai la responsabilità di qualcosa senza avere l’ autorità di portarla a termine con successo. L’ autorità del vicepresidente in qualsiasi settore esecutivo viene dalla Casa Bianca, ma i limiti sono talvolta confusi””. (pag 263)”,”USAP-056″
“BUSHKOVITCH Paul”,”Pietro il Grande. La lotta per il potere (1671-1725).”,”Paul Bushkovitch è profesore di Storia all’Università di Yale. Tra le sue opere: The Merchants of Moscov 1580-1650 e Religion and Society in Russia, The Sixteenth and Seventeenth centuries.”,”RUSx-069-FL”
“BUSHNELL Geoffrey H.S.”,”Perù precolombiano.”,”Geoffrey H.S. Bushnell già appassionato da ragazzo di archeologia, nel 1938 lasciò l’industria petrolifera e si dedicò totalmente allo studio e all’analisi dei pezzi ecuadoriani raccolti nel Museo di Archeologia e Etnologia dell’Università dI Cambridge. Ha scritto altre opere sull’Ecuador.”,”AMLx-003-FSD”
“BUSINO Giovanni a cura”,”Tra storia e politica. Bibliografia degli scritti di Leo Valiani (1926-1999).”,”pag XXI “”Nel mese di giugno del 1940 benché Valiani… pag XXXI Nel 1960, alla morte di Federico Chabod, Mattioli affidò a Venturi ed a Valiani la direzione della collana “”Studi e ricerche di storia economica italiana nell’ Età del Risorgimento””. Nel 1967..”,”STOx-083″
“BUSINO Giovanni”,”Vilfredo Pareto e l’industria del ferro nel Valdarno. Contributo alla storia dell’imprenditorialità italiana.”,”””A giudicare dalle allusioni fatte qui e là nella corrispondenza privata dell’epoca, un fatto è certo: il grosso della manodopera utilizzata nelle ferriere e nella cava è fornito dall’immigrazione interna e dall’esodo agricolo. Trattasi di forza-lavoro non specializzata, d’una mano d’opera costretta a lavorare in fabbrica, ma in fondo indifferente al contenuto specialistico del lavoro, una mano d’opera di lavoratori dequalificati, che nel linguaggio sociologico odierno s’é convenuto chiamare l’operaio-massa (1), di cui Marx ha detto: «… la manifattura produce operai senza abilità; la relativa svalorizzazione della forza-lavoro, dovuta all’eliminazione o dalla diminuzione delle spese di apprendistato, comporta direttamente una maggior valorizzazione del capitale in quanto tutto ciò accorcia il tempo necessario a riprodurre la forza-lavoro ed allarga il dominio del plusvalore» (2). Quest’operaio-massa non ha un vero e proprio mestiere, e lavora quasi al livello di sussistenza. Abbandona facilmente la fabbrica, manifestando così una sorta di mobilità non di tipo professionale, ma casuale, vale a dire non orientata. Pareto lamenta continuamente questa totale mancanza di stabilità del personale. In certi momenti dell’anno, specie durante la bella stagione, la scarsezza delle assunzioni giunge a livelli veramente critici (3). Quali le ragioni? Inesistenza d’ambizioni (4), e poi assoluta mancanza di formazione professionale adeguata. La piaga più grave dell’Italia «è costituita da tanti giovani che potrebbero guadagnare molto nelle industrie e preferiscono invece meschinissime paghe, pur di non avere da fare altro che leggere e scrivere»”” (pag 199-200) [Giovanni Busino, ‘Vilfredo Pareto e l’industria del ferro nel Valdarno. Contributo alla storia dell’imprenditorialità italiana’, Banca commerciale italiana, Milano, 1977] [(1) Cfr. E.J. Hobsbawm, ‘L’aristocrazia operaia nella Gran Bretagna del XIX secolo’, in ‘Studi di storia del movimento operaio’, Torino, Einaudi, 1972, nonché A.E. Musson, ‘British Trade Unions, 1800-1875’, London, MacMillan, 1972; (2) K. Marx, ‘Il capitale. Critica dell’economia politica’, Libro primo, Libro primo: ‘Il processo di produzione del capitale’, Roma, Editori Riuniti, 1952 I (2), cap XII, ‘Divisione del lavoro e manifattura’, pp. 34-70; (3) Vedere, a titolo d’esempio, Ferriere Italiane, Cons. Amm., vol II, 17 settembre 1886 (…); (4) Allorché venne messa a disposizione dei figli degli operai una maestra per il doposcuola, nessun operaio volle approfittarne; constata Pareto, in ‘Ferriere Italiane, Cons. Amm., 27 agosto 1889, vol. III, f. 88] ‘Rispetto a un Karl Marx, ad un Auguste Comte, ad un Herbert Spencer (1) e ad un Émile Durkheim che miravano, per esprimerci molto sommariamente, a spiegare le tendenze secolari della società, Vilfredo Pareto presta attenzione piuttosto a problemi più modesti e circoscritti. Egli s’interessa ai cambiamenti nelle condizioni e nei modi di vita, nell’organizzazione sociale del paese, insomma limita la sua analisi all’azione storica, cioè alle persone ed ai partiti che condizionano l’orientamento della società, che fanno la storia. Il che, evidentemente, lo porta a trascurare i fattori di cambiamento, i cui interessi, i cui valori, le cui ideologie gli appaiono allora determinanti e condizionanti il divenire della società. Donde l’attenzione quasi esclusiva che porta all”élite’ sociale, e più particolarmente all”élite’ dirigente che detiene le leve del potere, il che gli impedisce d’elaborare una vera analisi della modernizzazione del paese, e anzi gli preclude la via alla costruzione di un giudizio analitico del processo reale e concreto di sviluppo dell’economia e della società italiane. Senza dubbio Pareto non s’accorge punto che l’affarismo, le speculazioni, la gallofobia, i singulti nazionalistici sono conseguenze del processo di modernizzazione del paese, dello scontro tra norme e valori vecchie e norme e valori nuovi. Questo scontro dà luogo sempre ad una frammentazione della vita sociale, vale a dire che gli elementi vecchi e gli elementi nuovi non riescono ad integrarsi in maniera adeguata. (…) Certo che il non aver riconosciuto tutto ciò attribuisce al pensiero di Pareto l’ambivalenza e l’ambiguità, che quasi tutti gli studiosi contemporanei concordano nel mettere in risalto in tutti i suoi scritti. Da un lato, le sue analisi degli agenti storici del cambiamento sociale sono d’un realismo davvero impressionante e d’una crudezza affascinante, da un altro lato queste stesse analisi sboccano in una forma di profetismo (…). Tutti sanno che Auguste Comte considerava inevitabile il progresso verso una società più pacifica e più giusta; che Herbert Spencer intravedeva la nascita di una società liberale ed individualista, pacifica e industrializzata; che Marx ed Engels auspicavano e lottavano per una società più armoniosa, più libera, più giusta, senza oppressori né oppressi, che avesse eliminato definitivamente qualsiasi forma di stratificazione classistica. Pareto, invece, vede nei fenomeni di frammentazione e di squilibrio, che la società contemporanea appalesa, la prova che l’evoluzione non è rettilinea né continua, ma al contrario che il movimento sociale è ciclico’ (pag 241-242-243)] [(1) Cfr. C. Barbé, ‘Progresso e sviluppo. La formazione della teoria dello sviluppo e lo sviluppo come ideologia (Auguste Comte – Herbert Spencer), Torino, Giappichelli, 1974] [Giovanni Busino, ‘Vilfredo Pareto e l’industria del ferro nel Valdarno. Contributo alla storia dell’imprenditorialità italiana’. BANCA COMMERCIALE ITALIANA. MILANO. 1977 pag 920 8° note grafici tabelle appendice: lettere di Vilfredo Pareto; indice grafici, tabelle, nomi di persona, nomi di imprese individuali, società, enti e di luogo, indice materie, indice delle lettere di Vilfredo Pareto; Studi e ricerche di storia economica italiana nell’età del Risorgimento]”,”TEOS-004-FP”
“BUSINO Giovanni PRONZATO Chiara Daniela CALBI Silvia VIANO Francesca Lidia SARDO Elena D’ONGHIA Sergio MURACA Daniela FORTE Riccardo VOLPE Gioacchino MATURI Walter ZUNINO Pier Giorgio GRIPPA Davide”,”Un modello d’erudizione e d’acribia filologica. L’edizione delle opere economiche d’Auguste e Léon Walras (Busino); Motherhood and labour market participation in Europe (Pronzato); La cooperazione economica decentrata tra l’Unione Europea e l’America Latina. Il programma AL-Invest (Calbi); Passaggio a Cornell. Thorstein Veblen e gli esordi della storiografia americana (Viano); Infanzia e adolescenza di Luigi Einaudi tra Carrù e Savona (Sardo); Giovanni Carano Donvito meridionalista e liberale (D’Onghia); Fra antistalinismo e guerra fredda: il pensiero di Angelo Tasca negli scritti del dopoguerra (Muraca); Il colpo di Stato del 1973 in Cile nel contesto politico-culturale dei militari latinoamericani (Forte); Gioacchino Volpe e Walter Maturi. Lettere 1926-1961 (a cura di Pier Giorgio Zunino); Dubbi e certezze nel carteggio Garosci-Venturi (a cura di Davide Grippa).”,”Contiene il saggio: Daniele Muraca, Fra antistalinismo e guerra fredda: il pensiero di Angelo Tasca negli anni del dopoguerra, pag 189-218″,”ANNx-036-FP”
“BUSINO Giovanni”,”Histoire et société en Italie.”,”Giovanni Busino (1932-2022) è stato un rinomato sociologo italiano, nato a Grisolia, in provincia di Cosenza¹². Dopo essersi laureato all’Università di Napoli nel 1954, ha frequentato l’Istituto Italiano per gli Studi Storici come borsista. Ha avuto una lunga carriera accademica, insegnando sociologia presso l’Università di Ginevra e successivamente all’Università di Losanna, dove è rimasto fino al 2002¹². Giovanni Busino (1932-2022) è stato un rinomato sociologo italiano, nato a Grisolia, in provincia di Cosenza¹². Dopo essersi laureato all’Università di Napoli nel 1954, ha frequentato l’Istituto Italiano per gli Studi Storici come borsista. Ha avuto una lunga carriera accademica, insegnando sociologia presso l’Università di Ginevra e successivamente all’Università di Losanna, dove è rimasto fino al 2002¹². (f. copil.)”,”STOx-002-FMB”
“BUSONI Jaures”,”L’ eccidio di Empoli del 1° marzo 1921. Cronistoria e testimonianze di uno dei protagonisti.”,”Empoli pronta alla lotta rivoluzionaria e alla lotta contro il fascismo fu vittima di un equivoco o di un fatale tranello, scambiando per una squadraccia fascista due camions di marinai inviati a Firenze come crumiri per sostituire ferrovieri in sciopero.”,”MITS-048″
“BUSONI Jaurès”,”La lumaca dalle corna rotte. Discorso pronunciato al Senato della Repubblica nella seduta del 30 giugno 1960.”,”J. Busoni senatore della Repubblica. “”Busoni: Le servo subito documentando le mie parole. Ecco che cosa leggiamo in un libro del Cardinale Ottaviani: «La Chiesa e lo Stato possono essere ciascuna nel proprio ordine Potenze sovrane ed indipendenti, ma più elevata e per l’ordine più in alto e superiore è la Chiesa». Ed ancora: «L’indiretta subordinazione del potere temporale al potere spirituale è l’immediata e logica conseguenza del rapporto giuridico di subordinazione indirietta del fine dello Stato al fine della Chiesa». Ed inoltre: “”Non è ammissibile che lo Stato agisca in piena libertà dalla Chiesa. (…)»”” (pag 30) seguono altre citazioni dal testo di Ottaviani”,”ITAP-007-FB”
“BUSONI Jaurès”,”Il Vescovo di Prato e la mula del Papa nella cittadella dello Stato.”,”J. Busoni senatore della Repubblica. “”La Chiesa può condannare il matrimonio civile, ma non lo può nè lo deve perseguitare e tanto meno cercare di renderlo impraticabile, espondendo coloro che lo praticano al pubblico ludibrio, come ha fatto il Vescovo di Prato”” (pag 26)”,”ITAP-008-FB”
“BUSONI Jaurès”,”Requisitoria contro il Governo a favore dei settori dello spettacolo. Discorso pronunziato al Senato della Repubblica nella seduta del 21 aprile 1959.”,”J. Busoni senatore della Repubblica.”,”ITAP-010-FB”
“BUSSIERE Eric GRISET Pascal BOUNEAU Christophe WILLIOT Jean-Pierre”,”Industrialisation et sociétés en Europe occidentale, 1880-1970.”,”BUSSIERE è professore di storia economica contemporanea all’ Università d’ Artois. Idem per Pascal GRISET all’ Università Bordeaux III. BOUNEAU è maitre de conferences all’ Univ. Bordeaux III. WILLIOT è maitre de conferences all’ Università d’ Artois. La guerra della Fiat. “”Partigiano dell’ entrata dell’ Italia nel conflitto, Giovanni Agnelli ingaggia la sua impresa nelle produzioni di guerra con determinazione, e con il più grande profitto della FIAT, a partire dal 1915. Nel 1916, Agnelli investe in una nuova officina a Lingotto, e introduce il lavoro alla catena. Diversifica le sue produzioni nel dominio aeronautico fabbricando 14.000 motori di aereo. Nel 1918, la FIAT, che fabbrica quest’ anno più automobili della Ford inglese, occupa la terza posizione nella graduatoria delle società anonime italiane. Impegnata in domini molto diversi, l’ impresa torinese aveva creato un distacco decisivo con i suoi rivali Itala e Lancia””. (pag 56)”,”EURE-033″
“BUSSOLETTI Anna CAIANIELLO Daniela DI SALVO Lucia SQUILLANTE Stefania VOLTURA Immacolata, a cura di”,”La Campania tra rosa e nero. Rapporto sul lavoro sommerso femminile.”,”Il presente studio nasce da una collaborazione tra la Consulta Regionale Femminile presieduta da Marilù Galdieri e la cattedra di Politica Economica e Finanziaria del prof. Luca Meldolesi, ordinario presso l’Università degli Studi di Napoli, Federico II, Facoltà di Economia e Commercio.”,”DONx-007-FL”
“BUSSOLO Maurizio PANADA Aldo”,”Indagine sul trasporto marittimo in Italia. Fatti, indicazioni, tendenze.”,”Maurizio Bussolo già direttore pianificazione studi e sistemi informativi del raggruppamento Ansaldo, è direttore generale del CESEN e managing partner del gruppo Metis (1988). Aldo Panada ha svolto attività di consulenza sull’economia della gestione dei trasporti. Dal 1984 è consulente del gruppo Metis.”,”ITAE-030-FV”
“BUSSONI Mario”,”First Ladies. Le “”vere”” padrone della Casa Bianca.”,”Mario Bussoni è giornalista e storico. Ex Docente di storia del Novecento e storia del Medioevo. Ha pubblicato reportage su mensili, settimanali e quotidiani. E’ direttore editoriale della Collana Archivi Storici della casa editrice Mattioli 1885. La storia delle consorti dei numeri uno degli Stati Uniti annovera donne di carattere, addirittura definite ‘copresidentesse’ per la loro forte personalità o l’inconsistenza dei mariti, vedove, personaggi malaticci o longevi, sterili o prolifici, puritani e bigotti, condotti sull’orlo della pazzia e persino spendaccioni senza ritegno. E ancora donne troppo immedesimate o addirittura allergiche all’impegno istituzionale, trascurate e molto di più tradite da mariti ossessionati dal sesso, e infine morte ‘in servizio’ e sostituite da parenti. Poche le storie d’amore edificanti, molto di più quelle dettate dall’interesse. Il tutto a tracciare, nel bene e nel male, la storia degli Stati Uniti. Biografie. 1700 – Martha Dandridge Curtis Washington – Abigail Smith Adams – Martha Wayles Skelton Jefferson 1800 – Dolley Payne Todd Madison – Elisabeth Kortright Monroe – L.C.J. Adams – R.D.R. Jackson – H.D. H. Van-Buren – A.T.S. Harrison – L.C. Tyler – S.C. Polk – M.M.S. “”Peggy”” Taylor – A.B. Fillmore – C.C. McIntosh Fillmore – J.A. Pierce – H.L. Johnston – M.T. Lincoln – E. McCardle Johnson – J.B.D. Grant – L. “”Lucy”” Webb Hayes – L.R. Garfield – E.L.H. Arthur – F.C.F. Cleveland – C.L.S. Harrison – I. S. McKinley 1900 – A.H. Lee Roosevelt – E.K.C. Roosevelt – H. “”Nellie”” Herron Taft – E.L.A. Wilson -E.B.G. Wilson – F.K. De-Wolfe Harding – G.G. Coolidge – L. “”Lou”” H. Hoover – A. Eleanor Roosevelt Roosevelt – E. “”Bess”” V.W. Truman – M.G.D. Eisenhower – J. “”Jackie”” L.B. Kennedy – C.A.T. “”Lady Bird”” Johnson – T.C. “”Pat”” R. Nixon – E. “”Betty”” A. Blommer Ford – E.R.S. Carter – B.P. Bush – Hillary D.R. Clinton 2000 – Laura W. Bush – Michelle L. Robinson Obama – Melania K. Trump”,”BIOx-355″
“BUSTILLO Josefina Cuesta”,”Francisco Largo Caballero su compromiso internacional. Documentos.”,”Spaccatura nella UGT. “”Uno degli episodi più conosciuti delle relazioni tra la FSI e la Spagna, durante la guerra, è la attività e la gestione realizzata dalla prima in favore del sostegno internazionale alla 2° Repubblica spagnola. Quando nel 1937 i conflitti interni frammentarono profondamente il socialismo spagnolo e la UGT, la FSI, fedele alla sua tradizione di prossimità e collaborazione con la centrale sindacale spagnola, offrì la sua mediazione. La UGT contava allora 1.900.000 iscritti, secondo il Segretariato generale della FSI Largo Caballero “”nel 1939 figurava al quarto posto per la sua importanza numerica nella Federazione Internazionale””. La FSI proseguiva la sua attività in favore della Repubblica. Prima della divisione e il conflitto nell’ Esecutivo della UGT e una volta confermata la scissione nella presidenza per Largo Caballero, recentemente sostituita da Gonzalez Peña, il Comitato Esecutivo della FSI inviterà ambo le parti ad andare a Parigi per dirimere le differenze.”” (pag 131)”,”MSPx-052″
“BUTERA Federico”,”La divisione del lavoro in fabbrica.”,”””I nomi delle formule che si vorrebbero capaci di superare il taylorismo sono nuovi (per quanto non siano nuove le formule in sé: Wyatt e Frazer, fra gli altri, le avevano create 45 anni fa). (…) In contraddizione con l’ one best way teorizzata da Taylor e accreditata dalla quasi totalità della dogmatica organizzativa, il taylorismo rimane un caso particolare di organizzazione industriale sviluppatasi, sia pure con una amplissima diffusione, in contesti di un determinato specifico tipo. (…) Acanto alle critiche teoriche è visibile dunque anche il relativismo e la debolezza storica del taylorismo. I casi di applicabilità piena del taylorismo tendono a decrescere. (…) (pag 87) “”Gramsci, che parla di fordismo più che di taylorismo (1), mostra i nessi fra lo sforzo della classe imprenditoriale americana per razionalizzare e controllare l’ interno della fabbrica e quello di modellare l’ intera società in modo che questa potesse essere funzionale allo sviluppo di quel modo di produrre e al rafforzamento dei rapporti sociali che si andavano creando”” (pag 94) ((1) Gramsci, Americanismo e fordismo, in Note sul Machiavelli, Einaudi, Torino, 1964)”,”MITT-137″
“BUTI Marco SAPIR André, a cura”,”La politica economica nell’Unione economica e monetaria europea. Uno studio della Commissione europea.”,”Marco Buti è capo unità alla Direzione generale Affari economici e finanziari della Commissione europea e insegna all’Università di Firenze. André Sapir è consigliere alla Direzione generali Affari economici e finanziari della Commissione europea e professore di Economia all’Université Libre de Bruxelles.”,”EURE-065-FL”
“BUTLER Eamonn, edizione a cura di Virgilio FLORIANI”,”Friedrich A. Hayek.”,”Virgilio FLORIANI presidente del CREA, Centro Ricerche Economiche Applicate, Roma, Milano Eamonn Butler, nato nel 1952 a Shrewsbury in Inghilterra, si è laureato all’Università di St. Andrew in Scozia. E’ stato ricercatore associato del Congresso degli Stati Uniti ed ha insegnato allo Hillsdale College nel Michigan. Attualmente (1986) è direttore dell’Adam Smith Institute, fondazione con sede a Londra e a Washington che si occupa di studi di economia politica. E’ autore e curatore di vari scritti di argomento politico ed economico tra cui: ‘Forty Centuries of Wage and Price Control’, Heritage Foundation, Washington D.C., 1979 in collaborazione con Schuettinger (…). “”L’influenza di Friedrich Hayek nell’aiutare una generazione a comprendere la natura di una società liberale ed a capire gli errori del collettivismo supera quella di ogni altro autore suo contemporaneo”” (pag 5) Nato a Vienna nel 1899, dopo aver conseguito due lauree (in Legge e in Scienze politiche) all’Università viennese, Hayek ha lavorato con Ludwig von Mises, esponente della “”scuola austriaca”” di economia. E’ stato professore di Scienze economiche e Statistica all’Università di Londra (1931-1950); di Scienze morali all’Università di Chicago (1950-1962); di Politica economica all’Università di Freiburg (1962-1967). Nel 1974 gli è stato assegnato il premio Noble per l’economia. (dal risvolto di copertina) Differenze tra scienze sociali e scienze naturali. “”Cresciuto in una famiglia di studiosi di scienze naturali, dei cui metodi e scopi aveva egli stesso passione e padronanza, era logico che Hayek reagisse con fermezza quando, avviatosi allo studio dei fenomeni sociali, scoprì che i metodi delle scienze naturali erano erroneamente intesi e acriticamente applicati a problemi per i quali erano del tutto inadeguati. Questa sua reazione si manifestò in ‘Scientism and the Study of Society’, e in diversi saggi che seguirono (2). Non sorprende che gli studiosi dei fenomeni sociali desiderassero emulare gli indubbi successi delle scienze fisiche, i cui progressi, nei tempi moderni, hanno superato ogni previsione e ci consentono di conoscere e controllare in maniera sorprendente l’ambiente naturale e di accrescere il nostro benessere con la produzione ed il godimento di nuovi beni. Secondo Hayek, tuttavia, la fiducia nell’illimitato potere della scienza è troppo spesso basata sull’illusione che il metodo scientifico sia semplicemente l’applicazione di una tecnica investigativa adatta a tutti gli usi (3). Cercando di fornire dei metodi di controllo della società così come li forniscono i fisici per il mondo fisico, gli studiosi della società hanno imitato la forma più che la sostanza delle tecniche scientifiche. Se abbiamo presente le gravi conseguenze che possono derivare da ogni tentativo di controllare la società, destano preoccupazione le molte affermazioni di studiosi di scienze sociali che, anche se possono “”apparire”” scientifiche, sono in realtà proprio il prodotto dell’ignoranza delle fondamentali differenze esistenti fra i fenomeni fisici e quelli sociali”” (pag 193) [(2) ‘Scientism and the Study of Society’ apparve per la prima volta in “”Economica”” tra il 1941 e il 1944, assieme ad uno studio attinente agli stessi problemi. ‘The Counter-Revolution of Science’, che delinea gli errori di molti importanti teorici socialisti. Questi saggi sono ora raccolti in ‘The Counter-Revolution of Science’, cit.; (3) ‘New Studies’, cit., p. 30)]”,”ECOT-371″
“BUTRÓN-PRIDA Gonzalo”,”Nuestra sagrada causa. El modelo gaditano en la revolución piamontesa de 1821.”,”Il Modello Gaditano è un altro nome per la Costituzione spagnola del 1812, anche nota come La Pepa o la Costituzione di Cadice. Questa costituzione fu promulgata il 19 marzo 1812 dalle Cortes, il parlamento iberico, in opposizione all’occupazione napoleonica e al regime di Giuseppe Bonaparte 1. La costituzione stabiliva la monarchia costituzionale con la limitazione dei poteri del re, la separazione dei poteri, il suffragio universale maschile, la libertà d’impresa e altre importanti riforme 1. Durante la Rivoluzione Piemontese del 1821, il Modello Gaditano fu preso in considerazione e dibattuto in Piemonte 2. La rivolta carbonara si estese sia nel Lombardo-Veneto che in Piemonte 2. Bibliografia. Gonzalo Butrón-Prida, ‘Nuestra sagrada causa. El modelo gaditano en la revolución piamontesa de 1821’, 2004. Recensione del libro di Gonzalo Butrón-Prida, ‘Nuestra sagrada causa. El modelo gaditano en la revolución piamontesa de 1821’, pubblicata su una rivista accademica 1. Secondo la recensione, il libro di Butrón-Prida analizza l’influenza ideologica della Costituzione di Cadice sulla rivoluzione piemontese del 1821 e la reazione che questa rivoluzione ha suscitato in Europa 1. (f. copil)”,”RISG-145-FSL”
“BUTTAR Pritt”,”Imperi spezzati. Rivoluzione, nuovi Stati nazionali e fronti di guerra nell’est Europa, 1917-1921.”,”Imperi spezzati. Il fronte orientale 1917-1921. Questo è il quarto volume di una serie che racconta la Prima guerra mondiale sul fronte dell’Europa dell’est. Dopo le battaglie e lo spargimento di sangue degli anni passati, il 1917 vide relativamente pochi combattimenti, mentre la Russia si invischiava nelle sue rivoluzioni e i tedeschi ne approfittavano per concentrale le loro energie altrove. Trotsky a Brest Litovsk. La questione dell’Ucraina diventò l’oggetto di un acceso dibattito. (pag 325-326)”,”QMIP-286″
“BUTTERFIELD Jeremy a cura; saggi di J.R. LUCAS Michael TOOLEY Gregory CURRIE Roberto TORRETTI Julian BARBOUR Jeremy BUTTERFIELD and Chris ISHAM Karel KUCHAR James HIGGINBOTHAM Michel TREISMAN”,”The Arguments of Time.”,”In apertura versi di William Shakespeare tratti dall’opera ‘Winter’s Tale’ (Racconto d’Inverno) (Atto IV, versi 1-32): Ne Il racconto d’inverno possono essere individuate numerose tematiche che guidano ad un’analisi letteraria di notevole complessità. Dal punto di vista drammaturgico, la tragicommedia è nettamente divisa in due parti: i primi tre atti hanno tutti i connotati della tragedia, mentre negli ultimi due la trama si svolge fino al lieto fine. Il sospetto del tradimento, la richiesta dell’avvelenamento, l’inimicizia che esplode tra vecchi amici, la morte di una donna e dei suoi due figli, la morte di Antigono e dell’equipaggio della nave colorano di tinte fosche il dramma, preparando lo spettatore ad un epilogo tragico. Dal quarto atto in poi, invece, entrano in scena numerosi elementi che modificano il plot: scene bucoliche e pastorali vengono allegramente arricchite da canzoni e danze, nelle quali appaiono anche dei satiri, personaggi tipici della commedia antica. Le due parti dell’opera subiscono l’influsso del Tempo: questi entra in scena all’inizio del quarto atto, rappresentato dal coro. «I, that please some, try all, both joy and terror Of good and bad, that makes and unfolds error, Now take upon me, in the name of Time, To use my wings. Impute it not a crime To me or my swift passage, that I slide O’er sixteen years and leave the growth untried Of that wide gap, since it is in my power To o’erthrow law and in one self-born hour To plant and o’erwhelm custom.» (Il Racconto d’Inverno, Atto IV, scena I) «Io che son per alcuni il piacere, che tutti provo, gioia e terror dei tristi e dei buoni, io ch’eccito e rimuovo gli equivoci, or aligero, e con pieno diritto, perché figuro il Tempo, mi presento. Oh un delitto mio o del mio passo celere non è già s’io sorvolo sedici anni e lascio senza un solo sguardo cotesto spazio, perché è nel mio potere sovvertire, in un’ora nata dal mio piacere, le leggi, ed i costumi piantare e sradicare.» (Il Racconto d’Inverno, Atto IV, scena I) La condizione temporale è qui, quindi, non solo una necessità narrativa, ma un vero e proprio colpo di teatro: il suo intervento, infatti, fa cambiare il registro portandolo da quello propriamente tragico a quello comico. Allo stesso modo, è sempre lo scorrere del tempo che consente la riconciliazione tra Leonte ed Ermione, nel frattempo trasformata in statua. (wikip) (in Jeremy Butterfield, The Arguments of Time, Oxford, 2006)”,”FILx-489-FRR”
“BUTTI-DE-LIMA Paulo a cura; saggi di Giuseppe GALASSO Franco CARDINI Salvo MASTELLONE Luciano CANFORA Giuseppe MAZZINI Gian Mario BRAVO Heinz-Gerhard HAUPT Corrado MALANDRINO Pier Paolo PORTINARO Mario TELO’ Maurice AYMARD Stefano ZAMAGNI”,”Idee d’Europa. Atti del convegno di studi, San Marino, 9-10 giugno 2006.”,”Il volume contiene il saggio di G.M. Bravo: ‘L’internazionalismo proletario e socialista fra Otto e Novecento. L’Europa, modello di «civilizzazione» o «metropoli colonialista»? (pag 55-88) “”Sul tema specifico dell’imperialismo, Il testo fondante e nodale della discussione posteriore fu quello del liberale John Atkinson Hobson, da Lenin tanto apprezzato, che sancì un’interpretazione soggettiva soltanto percepita e intuita in precedenza. (…). Notoriamente, molte furono le concettualizzazioni. Due fra le più importanti provennero dalla sinistra del socialismo, da Rosa Luxemburg e da Lenin. La teoria del ‘sottoconsumo’ (derivata dall’anticapitalismo di Sismondi e poi reinterpretata da Hobson), riletta da Rosa Luxemburg qualche anno più tardi (49) (1913), vedeva da un lato crescere l’«internazionalità» delle classi borghesi e da un altro riteneva inevitabile l’esistenza di salariati in condizioni miserevoli o addirittura di sottoproletariato, indispensabili per le leggi oggettive dell’accumulazione capitalistica: per cui le classi dei lavoratori, e ancor più i ceti agricoli e sottoproletari coloniali, dovevano essere tenuti a bassi livelli di capacità di acquisto, perché tutto il prodotto e i profitti potessero essere reinvestiti nella produzione corrente. Vale a dire: accanto al capitalismo sviluppato, affinché questo non si incagliasse e non si bloccasse, dovevano esistere formazioni economiche non capitalistiche. In epoche lontane queste avevano coinciso con il mondo rurale; in periodi di sviluppo intenso, quando agli insufficienti mercati interni si erano vieppiù sostituiti i mercati mondiali, lo sbocco necessario diventava la conquista delle colonie; in seguito, proprio perché le grandi potenze svolgevano un’azione di controllo globale e tendenzialmente conflittuale, si manifestavano i fenomeni dell’imperialismo, cioè del buon esito politico ed economico attraverso la forza e l’espansione territoriale, ma anche tramite l’influenza, la vitalità finanziaria, la conquista e la subordinazione dei mercati «deboli», con i popoli contadini trattenuti lontano dallo sviluppo (50). La teoria, accolta per molti decenni, ma poi superata negli anni ’60 del Novecento dalla concezione di Baran e Sweezy del «capitalismo monopolitistico» (51), fu in realtà quella di Lenin, a sua volta fondata polemicamente sulle interpretazioni antecedenti e in specie sulle ricerche di Hilferding e Bucharin (52). Il ragionamento di Lenin poggiava sulla caduta tendenziale del saggio di profitto, con la «finanza monopolistica» che, nelle situazioni più avanzate del capitalismo (la «fase suprema»), era portata necessariamente a depredare il mercato mondiale aprendo un conflitto con diverse entità finanziarie aventi analoghi obiettivi, tendendo ad attenuarsi o a sparire i profitti ottenuti sui mercati interni a causa della concorrenza. Si trattava, secondo Lenin, della fase più avanzata del capitalismo che si poneva fini e sbocchi – si sarebbe poi detto negli ultimi lustri del XX secolo – di globalizzazione, con il capitale finanziario che, accompagnato anche dalla forza fisica e dalla sopraffazione, sostituiva l’antico capitalismo commerciale e imprenditoriale e si impegnava senza sosta, fino a tramutarsi in «capitalismo morente» (così Franz Mehring nel 1900, con le parole riprese poi da Lenin) (53). In effetti, l’attenta considerazione di Lenin, seppure con modifiche e aggiustamenti, poté venir trasferita alle valutazioni sul neocolonialismo, che nella seconda metà del Novecento vide nascere Stati e governi formalmente indipendenti ma di fatto senza autonomia economica e anche sul piano politico subalterni agli Stati di antica «civiltà» coloniale e imperialista. A prescindere dalla fallacia che poterono avere gli studi economici di Lenin, in ogni caso ebbe un senso preciso la sua asserzione sul colonialismo-imperialismo (in un’epoca in cui la ‘ferrovia’ sembrava giocare il ruolo trainante dell’economia globale), che superava di fatto il dibattito secondo-internazionalista, peraltro già fallito proprio di fronte all’esplosione del conflitto mondiale nell’agosto 1914 (54): «La costruzione delle ferrovie sembra un’impresa semplice, naturale e democratica, apportatrice di civiltà e di progresso: tale appare infatti agli occhi dei professori borghesi, stipendiati per imbellettare la schiavitù capitalistica, e agli occhi dei filistei piccolo borghesi. Nella realtà i fili capitalistici che collegano queste imprese, per infinite reti, alla proprietà privata dei mezzi di produzione in generale, hanno trasformato la costruzione delle linee ferroviarie in strumento di oppressione di ‘un miliardo’ di uomini nei paesi asserviti (tutte le colonie, più le ‘semicolonie’), cioè più della metà degli abitanti del globo terrestre e degli schiavi del capitale nei paesi «civili». – La proprietà privata, basata sul lavoro del piccolo proprietario, la libera concorrenza, la democrazia: tutte parole d’ordine, insomma, che i capitalisti e la loro stampa usano per ingannare gli operai e i contadini, sono cose del passato. Il capitalismo si è trasformato in sistema mondiale di oppressione coloniale e di iugulamento finanziario della maggioranza della popolazione del mondo da parte di un pugno di paesi «progrediti». E la spartizione del «bottino» ha luogo fra due o tre predoni (Inghilterra America, Giappone) di potenza mondiale, armati da capo a piedi, che coinvolgono nella ‘loro’ guerra, per la spartizione del ‘loro’ bottino, il mondo intero». A queste argomentazioni Kautsky contrappose quelle cosiddette dell’ ‘ultraimperialismo’ (o ‘superimperialismo’): egli ammetteva la politica di spoliazione posta in essere dal capitalismo nelle sue forme più avanzate nei confronti delle colonie, ma riteneva che lo stesso capitalismo potesse conoscere una fase di esasperazione dell’imperialismo che avrebbe condotto – come le guerre dimostravano – a ulteriori incompatibilità, sanabili solo dal socialismo nelle sue vesti abituali e col richiamo all’ortodossia marxista, aperta però a tutte le più ampie alleanze con la democrazia e con il fronte internazionale del pacifismo. L’imperialismo rappresentava una minaccia reale, grazie al capitale finanziario che lo sosteneva; ma una parte del capitalismo, quella più dinamica e avanzata, mirava a un’espansione pacifica, frutto del libero mercato: in fin dei conti, l’imperialismo non costituiva l’ ‘unico’ modo di presentarsi del capitalismo. Compito del socialismo – ritenne Kautsky, contestato sia da Rosa Luxemburg sia da Lenin – diventava allora assecondare le tendenze più liberali del sistema presente, borghese, e operare nello stesso tempo per la pace e il disarmo (55). Nonostante gli interventi evocati, la visione dell’imperialismo rimase lacunosa nel dibattito internazionalista, specie fra quanti si riconobbero nel marxismo”” (pag 79-83) [saggio di G.M. Bravo: ‘L’internazionalismo proletario e socialista fra Otto e Novecento. L’Europa, modello di «civilizzazione» o «metropoli colonialista»? (pag 55-88) (in) ‘Idee d’Europa. Atti del convegno di studi, San Marino, 9-10 giugno 2006’, Aiep Editore, San Marino, 2007, a cura di Pauo Butti de Lima] [Note: (49) Rosa Luxemburg, ‘L’accumulazione del capitale. Contributo alla spiegazione economica dell’imperialismo’ (1913), con introduzione di Paul M. Sweezy, Einaudi, Torino, 1980; (50) R. Monteleone, ‘Teorie sull’imperialismo’, Editori Riuniti, Roma, 1974; Wolfgang J. Mommsen, ‘L’età dell’imperialismo’, 1885-1918′, Feltrinelli, Milano, 1970; Id. Imperialismus Theorie’, Vandenhoec & Ruprecht, Göttingen, 1977; (51) Paul A. Baran P.M. Sweezy, ‘Il capitale monopolistico (1966), Einaudi, Torino, 1978; (52) Vladimir I. Lenin, ‘L’imperialismo fase suprema del capitalismo’ (1917), in Lenin, Opere scelte, Editori Riuniti, Roma, 1965, passim (ora nell’edizione a sé, La Città del Sole, Napoli, 2001). Oltre al testo cit. di Hilferding (nota 46), cfr. Nikolaj I. Bucharin, ‘L’economia mondiale e l’imperialismo’ (1915), con introduzione di Paolo Santi, Samonà e Savelli, Roma, 1966; (53) Cfr. F. Andreucci, ‘La questione coloniale e l’imperialismo’ cit., (nota 22), p. 883; (54) Lenin, ‘L’imperialismo’, cit., (nota 52), p. 572; (55) K. Kautsky, L’imperialismo (1914), a cura di Luca Meldolesi, Laterza, Bari, 1980. Cfr. M.L. Salvadori, ‘Kautsky fra ortodossia e revisionismo’, in ‘Storia del marxismo’, cit., (nota 17), vol. II, pp. 279-314; Marek Waldenberg, ‘Il papa rosso. Karl Kautsky, Editori Riuniti, Roma, 1980, passim]”,”TEOC-011-FMB”
“BUTTIGLIONE Rocco”,”Dialettica e nostalgia.”,”BUTTIGLIONE Rocco è nato a Gallipoli (Lecce) nel 1948. Ha studiato giurisprudenza a Torino e Roma laureandosi in questa città. “”L’ Institut für Sozialforschung di Francoforte nacque per contrastare la conciliazione del marxismo con l’ esistente, che nella linea teorica e politica della socialdemocrazia dopo la 1° guerra mondiale trovava compimento. Nella prima fase della sua esistenza esso è dominato dalle figure di Carl Grünberg e di Henryk Grossmann e proprio nell’ ambito dell’ Istituto viene elaborata l’ ultima grande teoria del crollo del capitalismo, quella contenuta appunto nell’ opera monumentale di Grossmann Das Akkumulations-und Zusammenbruchsgesetz des kapitalistichen Systems.”” (pag 46)”,”TEOC-210″
“BUTTIGLIONE Rocco”,”La crisi dell’ economia marxista. Gli inizi della Scuola di Francoforte.”,”””Partendo da una teoria del crollo siamo così pervenuti ad una teoria del ciclo capitalistico che permette di individuarne le diverse fasi e i fenomeni connessi con ciascuna di esse con un certo grado di approssimazione. Questa conseguenza fu tratta già immediatamente dopo la pubblicazione del libro di Grossmann da F. Sternberg: altro è dimostrare il carattere contraddittorio del modo di produzione capitalistico, altro è dimostrare la necessità della sua crisi finale.”” (pag 85) (F. Sternberg, Eine Umwälzung der Wissenschaft? Kritik des Buches von Henryk Grossmann “”Das Akkumulations- und Zusammenbruchgesetz des kapitalistischen Systems””. Zugleich eine positive Analyse des Imperialismus, Berlin, 1930)”,”TEOC-213″
“BUTTIGLIONE Rocco”,”Augusto Del Noce. Biografia di un pensiero.”,”Rocco Buttiglione è nato nel 1946. Si è laureato in filosofia presso l’Università La Sapienza di Roma nel 1969 e ha insegnato in varie università. E’ autore di varie pubblicazioni tra cui ‘Dialettica e nostalgia’ (1979), ‘Il pensiero di Karol Wojtyla, Milano, 1982, ‘L’uomo e il lavoro’ (1984). Contiene il capitolo – Augusto Del Noce e il marxismo (pag 117-142) (in partgicolare sul ‘marxismo italiano’)”,”BIOx-012-FMB”
“BUTTINO Marco”,”La rivoluzione capovolta. L’Asia centrale tra il crollo dell’impero zarista e la formazione dell’URSS.”,”Marco Buttino insegna storia dell’Europa orienale a Torino. Ha pubblicato studi sulla storia dell’URSS e dell’Asia centrale. La rivolta dei coloni e l’ alleanza con i basmachi (pag 368)”,”RIRx-189″
“BUTTINO Marco”,”La rivoluzione capovolta. L’Asia centrale tra il crollo dell’impero zarista e la formazione dell’URSS.”,”Marco Buttino insegna storia dell’Europa Orientale a Torino. Ha pubblicato studi sulla storia dell’Urss e dell’Asia centrale. Ha pubblicato ‘La fuga’ (2001) e ‘Uomini in armi’ (2000) insieme a M.C. Ercolesi e A. Triulzi.”,”ASIx-015-FL”
“BUZZATI-TRAVERSO Adriano”,”L’uomo su misura.”,”A. Buzzati-Traverso è nato a Milano nel 1913. Laureato in scienze naturali si dedicò alla ricerca biologica e allo studio della genetica, delle mutazioni ereditarie. Diventò professore di genetica all’Università di Pavia nel 1948. Dopo un periodo breve negli Stati Uniti come Visiting Professor fece attività presso il CNEN.”,”SCIx-003-FMDP”
“BUZZI A.R.”,”La teoria politica di Gramsci.”,”A. R. Buzzi insegna nella Facoltà di Scienze economiche, sociali e politiche dell’Università cattolica di Lovanio (1973). La struttura del partito politico e il capo carismatico (Gramsci) (pag 231-232; 234; 236-237) Sigla M.: Note sul Machiavelli, sulla politica e sullo Stato moderno’, Torino, Einaudi, 1949, 1966″,”GRAS-138″