“BEZZA Bruno a cura; saggi di Claudio PAVESE Luciano SEGRETO Peter HERINER Bruno BEZZA Renato GIANNETTI”,”Energia e sviluppo. L’industria elettrica italiana e la società Edison.”,”Bruno Bezza ha insegnato nelle Università di Milano, Teramo, Perugia. E’ Segretario generale della Fondazione Assi. Si è occupato principalmente di storia delle relazioni industriali.”,”ECOG-073-FPA”
“BHADRA Bula”,”Materialist Orientalism: Marx, ‘Asiatic’ mode of production and India.”,”BHADRA Bula Department of Sociology Calcutta University “”In his ‘A Contribution to the Critique of Political Economy’ Marx said that “”the Asiatic”” mode of production, along with other modes that originated in Europe, was an epoch “”marking progress on the economic development of society””. Marx is correct if this characterization means the invariant fact that civilization and history first arose in the fertile plains of the river valleys of the Tigris-Euphrates, the Nile, the Indus, and the Huangho – all being located in the East. But he alone was no maverick in conceptualizing the stated role of the Eastern civilizations. Hegel clearly stated that it was on the river plains of the East where “”property in land”” commenced and where “”the basis and foundation of the state”” became possible. (…)”” (pag 267-268) “”These words of a contemporary liberal social historian (A.L. Basham) put in perspective precisely the fact, ignored by Marx, that the Indian social formation, like any other social formation of whatever geographical location, was not stagnant ‘per se’. Indeed the reverse is the case, as is indicated today by a plethora of empirical data. Among other things, they repudiate Marx’s claim that the “”Asiatic history”” was marked plainly by an””indifferent unity of town and countryside””, whereas the history of classical European antiquity remained “”the history of cities””. The fact of the matter is that India developed as well what was fundamentally an urban civilization – the Indus or Harappan civilization (2500/2300 B.C. – 1750/1500 B.C.) which, in its turn,was the culminating point of a chain of interrelated material and cultural developments encompassing both productive forces and relations of production.”” (pag 269-270″,”TEOC-557″
“BHAGAT Chetan”,”Un misero 18.”,”Elsa Osorio è nata a Buenos Aires e attualmente risiede a Madrid.”,”VARx-007-FC”
“BHAGAVAN R.S.”,”An Introduction to the Philosophy of Marxism. Part I.”,”R.S. Bhagavan was born in 1927, and after a varied education came into the legal profession in 1956. He joined the Lanka Sama Samaja Party towards the end of 1942, when it was underground during the War, and became associated with all aspects of party activity, apart from public speaking. He edited the Sri Lankan editions of pamphlets by Rosa Luxemburg and Trotsky that were the only copies in print at that time.”,”TEOC-101-FL”
“BHAGWATI Jagdish”,”L’ economia dei paesi sottosviluppati.”,”BHAGWATI Jagdish è nato nel 1934 e ha compiuto i suoi studi a Bombay, Cambridge, Oxford e all’ Istituto di Tecnologia del Massachusetts (MIT). Dopo un periodo di ricerche ad Oxford, ha ottenuto la cattedra di Scambi Internazionali all’ Università di Delhi. Nel 1964-65 è stato chiamato come consulente dal Ministro per la Pianificazione in Turchia.”,”PVSx-007″
“BHAGWATI Jagdish a cura, scritti di LEONTIEF W.W. JOHNSON H.G. LANCASTER K. JONES R.W. MINHAS B.S. SAMUELSON H.G. LIPSEY R. STOLPER W.F. CORDEN W.M. FINDLAY R. GRUBERT H. MACDOUGALL G.A.D. MCKINNON R.I.”,”International Trade. Selected Readings.”,”Introduction, Further Reading, Acknowledgements, grafici, formule, Author Index, Subject Index”,”ECOI-383″
“BHASKAR Roy”,”From Science to Emancipation. Alienation and the Actuality of Enlightenment.”,”Ram Roy Bhaskar, the originator of the international philosophy of critical realism, is now engaged in worldwide work oriented to the project of universal self-realisation.”,”TEOP-089-FL”
“BHASKAR Roy”,”Dialectic. The Pulse of Freedom.”,”Ram Roy Bhaskar, the originator of the international philosophy of critical realism, is now engaged in worldwide work oriented to the project of universal self-realisation. Is Research Fellow in Philosophy at Linacre College, Oxford and The City University, London.”,”FILx-125-FL”
“BHASKAR Roy”,”From East to West. Odyssey of a Soul.”,”Ram Roy Bhaskar, the originator of the international philosophy of critical realism, is now engaged in worldwide work oriented to the project of universal self-realisation. Is Research Fellow in Philosophy at Linacre College, Oxford and The City University, London.”,”FILx-126-FL”
“BHASKAR Roy”,”A Realist Theory of Science.”,”Ram Roy Bhaskar, the originator of the international philosophy of critical realism, is now engaged in worldwide work oriented to the project of universal self-realisation. Is Research Fellow in Philosophy at Linacre College, Oxford and The City University, London.”,”FILx-133-FL”
“BHASKAR Roy”,”Reflections on Meta-Reality. Transcendence, Emancipation and Everyday Life.”,”Ram Roy Bhaskar, the originator of the international philosophy of critical realism, is now engaged in worldwide work oriented to the project of universal self-realisation. Is Research Fellow in Philosophy at Linacre College, Oxford and The City University, London.”,”FILx-134-FL”
“BIAGI Enzo”,”Lubjanka. Comunismo. Bilancio 80 milioni di morti.”,”BIAGI è nato nel 1920 a Lizzano in Belvedere (Bologna). Giornalista e scrittore ha scritto molte opere tra cui ‘Un anno e una vita’, ‘La disfatta’, ‘I come italiani’, ‘L’albero dai fiori bianchi’, ‘Il fatto’, ‘Lunga è la notte’, ‘Quante donne’, ‘La bella vita’, ‘Sogni perduti’, ‘Scusate, dimenticavo’.”,”RUSS-060″
“BIAGI Enzo a cura; redattori Gianni BALDI e Sergio BORELLI”,”La rivoluzione russa. Volume primo. I giorni che sconvolsero il mondo.”,”1905. “”Il più celebre di questi episodi fu l’ ammutinamento dell’ equipaggio della corazzata Potemkin, ammiraglia della flotta del Mar Nero. Scoppiò il 14 giugno, quando, avendo i marinai rifiutato di mangiare carne guasta, un ufficiale uccise con un colpo di pistola uno di coloro che protestavano. Tutti gli ufficiali furono buttati a mare. L’ unità, che si trovava in navigazion, issò la bandiera rossa e fece rotta su Odessa. Nel gran porto del Mar Nero era in quel momento in corso uno scopero e le autorità temettero che la solidarietà trfa marinai e operai portasse a una insurrezione. Quelli della Potemkin portarono sul molo il corpo del loro compagno ucciso dall’ ufficiale, e una gran folla incominciò a rendere omaggio alla salma. Le autorità mandarono reparti dell’ esercito con l’ ordine di sparare sulla folla e il risultato fu altrettanto sanguinoso che a Pietroburgo. L’ episodio culminante del amssacro si svolse sulla scalinata monumentale che unisce la città al porto. (…) Per reazione, e su incitamento dei dirigenti operai, l’ equipaggio della Potemkin iniziò il bombardamento della città. Poi, trovandosi in disaccordo sulla via da seguire, i marinai finirono con il salpare, prendere il largo e, dopo molte tergiversazioni, fare rotta sul porto romeno di Costanza, dove furono internati.”” (pag 4)”,”RIRx-131″
“BIAGI Enzo a cura; redattori Gianni BALDI e Sergio BORELLI”,”La rivoluzione russa. Volume secondo. La battaglia per sopravvivere.”,”””Mosca, che non fu la capitale della rivoluzione, divenne la capitale dell’ insurrezione, o meglio delle insurrezioni, perché ve ne furono parecchie in quegli anni della guerra civile. La prima coinvolse gli anarchici, che avevano requisito alcuni edifici di Mosca e ne avevano fatto il loro quartier generale. Fra di essi, oltre agli idealisti, si annidavano avventurieri e delinquenti comuni, e tutti insieme compivano grassazioni, ruberie, saccheggi e sequestri di persona. Nell’ aprile del ’18, la Ceka mise fine al regno degli anarchici attaccandoli nel loro covo e distruggendoli senza pietà.”” (pag 39) Guerra civile. “”Oltre alla fame e alla guerra civile, il regime sovietico dovette fronteggiare durante la primavera e l’ estate del ’18 le continue sommosse e le congiure. Nel mese di maggio, la Ceka scoprì a Mosca un complotto dell’ ex terrorista e braccio destro di Kerenski, Savinkov, il quale con alcuni elementi della sua “”Unione per la difesa della patria e della libertà”” stava organizzando un’ insurrezione. L’ organizzazione venne distrutta: Savinkov, specialista nell’ arte del travestimento, riuscì a fuggire, ma il suo principale collaboratore generale Popov cadde nella rete. Il mese dopo, rivolta a Tambov; finita con la fucilazione di 50 persone. Perfino nelle roccheforti del regime, alla fabbrica Obuchov di Pietrogrado, in uno stabilimento di Mosca, su alcune torpediniere del Baltico, si ebbero scioperi e mezze rivolte, a causa soprattutto della carestia. Ma le grane più serie il governo le incontrò coi ferrovieri, rimasti antibolscevichi fin dalla rivoluzione d’ottobre. Un comitato centrale rivoluzionario delle ferrovie dovette assumere il controllo di parecchie linee e prendere misure drastiche per impedire gli scioperi””. (pag 70)”,”RIRx-132″
“BIAGI Enzo a cura; redattori Gianni BALDI e Sergio BORELLI”,”La rivoluzione russa. Volume terzo. L’ età di Stalin e di Krusciov.”,”””Ed ora, valga un esempio. Il libro è posto in vendita nelle librerie di Stato. Passa uno e lo compro. (…) Vi legge: “”Ivanov, ‘La comune di Parigi’ (…). (…) il libro di Ivanov è stato tolto dalla circolazione! Pochi giorni dopo, sullo scoccare delle due di mattina, gli agenti della NKVD fanno irruzione in casa d’ Ivanov (…). Con tutto il suo archivio personale, comprese le carte di famiglia, Ivanov e il padre, il nonno, la nonna, la moglie sono trascinati via e gettati nelle carceri sotterranee della NKVD, sotto l’ accusa di “”sabotaggio sul fronte ideologico””. Motivi: 1) Ivanov sostiene, nella “”Comune di Parigi””, che “”molto sangue, durante il movimento insurrezionale del 1871, è stato inutilmente versato, visto che il proletariato non riuscì ad imporre il proprio potere”” (…) 2) Ivanov, pretende che, durante la Comune, fu l’ ala sinistra del “”terzo stato”” ad esercitare il potere. Si tratta d’una calunnia e di una falsificazione storica, giacché la Comune fu la “”prefigurazione della dittatura del proletariato””. 3) Ivanov tace deliberatamente sulla funzione direttiva adempiuta dalla sezione parigina della prima Internazionale. 4) Ivanov ha volontariamente sottaciuto i risultati positivi dell’ esperienza della Comune (…). L’ istruttoria dura un anno, un anno e mezzo. Ivanov non cede. (…) Ivanov è mandato in Siberia (…)””. Ho scelto il caso tipico di un Ivanov “”contrabbandiere, falsario e controrivoluzionario””. Ma a quanti seguaci di Pokrovski non toccò un destino simile negli anni che seguirono “”La lettera storica”” di Stalin!”” (pag 156-157, da A. Uralov, Stalin al potere, Cappelli)”,”RIRx-133″
“BIAGI Enzo”,”Testimone del tempo.”,”Fleming, Chain e Florey. La scoperta della penicillina. “”Waksman ha passato l’ esistenza a studiare, per condurre avanti quelle intuizioni, e ha scritto le sue esperienze anche in un libro appassionante: ‘La mia vita tra i microbi’. E’ con Fleming uno dei padri degli antibiotici, ma non ha,L per il defunto collega, una profonda considerazione. “”L’ho conosciuto assai bene””, mi ha detto. “”Egli venne nei miei laboratori, e ciò accadde una ventina d’anni fa. Discutemmo alcuni problemi. Fleming era un batteriologo e un buon osservatore. Notò che certe muffe verdi impedivano lo sviluppo dei batteri, ma non era un biochimico. Intuì il valore potenziale di quella sostanza che aveva individuato in una provetta, per combattere le infezioni, ma non prese molte iniziative. Il suo contributo più importante è l’esame del fenomeno, e l’ aver trovato una definizione del prodotto. Lei ricorda Faust? A un certo momento Goethe gli fa dire: “”Se tu non capisci qualcosa dagli un nome, e penseranno che sai tutto in proposito””. Fleming è diventato famoso perché ha battezzato il farmaco; lo ha chiamato ‘penicillina’. Ma senza il lavoro di Chain e di Florey, le sue osservazioni sarebbero rimaste a un punto fermo.”” (pag 21) USA ed Europa. Il carattere degli americani. “”Art Buchwald: ‘Gli americani sono gentili, pieni di immaginazione, attivi, sempre in movimento, non basta un “”no”” per fermarli. Invece in Europa c’è sempre qualcuno che ti spiega perché non ha potuto fare il suo lavoro come avrebbe voluto, anche gli stagnini si sentono incompresi. Qui si può fare tutto. Difetti? Impazienti, non possono fermarsi mai, debbono sempre andare avanti, insicuri, un anno sei l’ uomo più importante, l’ anno dopo sei nessuno. Costruiscono i loro idoli e subito li distruggono. In Europa si può resistere a lungo, qui no””. (pag 30)”,”BIOx-112″
“BIAGI Enzo”,”Dinastie. Gli Agnelli, i Rizzoli, i Ferruzzi-Gardini, i Lauro.”,”Angelo Rizzoli, Angelone, ‘l’uomo più solo che esista’, ‘l’editore spennato come un pollo’ (pag 108) Lauro e Giannini. “”(Achille Lauro) Non è mai stato un grande lettore, ma c’è un settimanale che segue con tanto interesse, «L’Uomo qualunque», e un personaggio che ammira: Guglielmo Giannini. Gli piace perchè è il primo ad avere alzato «il vessillo della riscossa contro la canea urlante». Anche il linguaggio del giornalista e commediografo suo concittadino deve essere di suo gusto. Ha una rubrica intitolata «Le Vespe». Vi si leggono frasi come queste: «Togliatti, Nenni, Silone, farabutti, falsari, immondo brulicare di politica verminaia». E anche: «Fetenti, fetentoni, fregnoni, panscrementi, carogne e simili». «L’Uomo qualunque» vende ottocentomila copie. Nella testata c’è un poveretto stritolato da un torchio. E’ quello che gli inglesi chiamano ‘The man in the street’, l’uomo della strada. Per lui, per la vittima, Giannini si batte contro «i professionisti della politica». «Sono loro,» scrive «che per mania o per orgoglio hanno condotto il mondo al macello. Così anche mio figlio è morto. E questo non deve più accadere». Anche il comandante la pensa nella stessa maniera: «Io ero contrario alla guerra, a tutte le guerre». Per ragioni ideologiche, ma anche pratiche: «Ad una ad una vidi le mie navi finire in fondo al mare. Una volta me ne affondarono tre in un solo giorno. Mi sentii mancare». Deve condividere anche il programma di Giannini: vuole «lo Stato amministrativo», governato dai tecnici. Nel 1946, porta in Parlamento trentadue deputati che talvolta hanno un peso determinante. Dodici anni dopo Guglielmo Giannini era un signore dimenticato, e il suo giornale non contava più nulla. «Costa quaranta lire» mi disse «ma non le vale». E aggiunse: «Quel successo, quando ci ripenso, mi pare una vergogna. La folla mi applaudiva: mi credevano un fascista. Non lo sono mai stato, e avevo altri progetti». Il comandante Lauro pensa che non può stare a guardare: i devoti dicono per il bene di Napoli e per quello dell’Italia, ma forse anche perché, con gli interessi che manovra, la neutralità non gli conviene. Tratta con la Democrazia cristiana, ma qualcuno si oppone. Un’intervistatore gli fa un nome: «L’onorevole Fanfani?». «Già , deve chiamarsi così». Fa qualche sondaggio anche coi comunisti, ma nemmeno lì trova un ambiente favorevole. Lo contrasta il senatore Reale. C’è nell’aria la possibilità di un accordo di Giannini con Togliatti e con Nenni, per fare cadere il governo De Gasperi. Dice Giannini, che qualcuno chiama anche «Il Fondatore»: «Se il comunismo è elevazione degli umili, abolizione della povertà, benessere per tutti, Cristo era comunista, San Francesco era comunista, io sono comunista». E’ una interpretazione un po’ rozza, molto sentimentale e nasconde anche qualche pericolo. Quelli di Palazzo Chigi si allarmano, e attraverso il ministro della Marina, chiedono una mano a Lauro. Lauro va a trovare Giannini, e lo trova «irascibile, nervoso e ostinato»: oltretutto è afflitto da fistole molto dolorose. Tenta di convincerlo, ma niente da fare: «Debbo dare un colpo in testa alla Dc; e glielo darò». Ma Achille Lauro ricorre a una astuta strategia: tratta coi deputati dei qualunquisti. Qualcuno, andando per le spicce, ha scritto: li compera. Di sicuro gli garantisce solidi appoggi per le prossime elezioni, e tutti, compatti, votano per il presidente del Consiglio. Giannini resta solo. E’ così che nasce il laurismo, «un fenomeno tipicamente meridionale, protestatario, eversivo, erede illegittimo del qualunquismo gianniniano, degenerato nello strapotere di un solo boss». Lo storico Giuseppe Galasso tratteggia un rapido profilo del comandante: «Innanzi tutto era un grosso uomo d’affari, assai vicino a quei capitani d’industria del passato di cui la letteratura europea ci ha dato tante immagini, più che allo spirito del capitalismo di oggi. Aveva anche una proiezione più complessa, e si proponeva non soltanto nelle attività economiche, ma nella vita complessiva della società»”” (pag 185-186)”,”ECOG-052″
“BIAGI Enzo”,”Il signor Fiat. Una biografia.”,”””Una cosa è diecimila cose”” (Proverbio giapponese) (in apertura)”,”ECOG-001-FV”
“BIAGI Enzo, opera a cura di Giuseppe MAYDA Luigi TESTORI Vittorio LUCHINAT”,”La seconda guerra mondiale. Parlano i protagonisti.”,”Materiali iconografici degli archivi del Corriere della Sera, Fabbri Editori, Rizzoli Editore; alcuni testi sono tratti da: Enzo Biagi, ‘La seconda guerra mondiale'”,”QMIS-319″
“BIAGI Enzo”,”Cardinali e comunisti.”,”””Fra duecento, trecento anni, la vita sarà meravigliosamente bella e piacevole. E per questa nuova vita noi viviamo e soffriamo”” (Cecov, Le tre sorelle) (in apertura) ‘Ha letto una frase che mi sembra vera: “”Per ogni uomo che incontri qualcosa in te nasce, qualcosa in te muore”” (prefazione di Biagi) Gli ungheresi hanno il senso dell’umorismo. Anche quando le cose vanno male riescono a sorridere. Sparavano i cannoni russi, e la gente immaginava quali crudeli e impossibili “”annunci economici”” avrebbero potuto pubblicare i giornali. “”Venite a Budapest, la citta dei bagni. Di sangue””. Oppure: “”Il maresciallo sovietico Grebegnik divide il vostro appartamento”” Grebgenik fece sparare i cannoni. E ancora: “”Abbiamo avuto torto. Volevamo interferire nei nostri affari”” (pag 119) (Evoluzione della barzelletta)”,”EURC-014-FV”
“BIAGINI Antonello F.M.”,”L’ Italia e le guerre balcaniche.”,”Con questo lavoro il Prof Antonello BIAGINI aggiunge un nuovo tassello a quel vasto programma di ricerca e valorizzazione dei documenti prodotti dagli addetti militari italiani impegnati nell’area danubiano-balcanica. Collaboratore dell’Ufficio, l’A è impegnato attualmente in diversi settori della ricerca archivistica: le Commissioni interalleate di controllo dopo la 1° GM e la pubblicazione del Diario Storico del Comando Supremo, 1940-1943.”,”ITQM-021″
“BIAGINI Antonello”,”Storia dell’ Albania. Dalle origini ai giorni nostri.”,”BIAGINI è Prof ordinario di storia dell’ Europa orientale presso l’Univ La Sapienza di Roma, componente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, coordinatore nazionale del progetto strategico ‘Il “”sistema”” mediterraneo: radici storiche e culturali, specificità nazionali’, D del Dipartimento di storia moderna e contemporanea. Si è occupato di temi relativi alla storia danubiano-balcanica e a quella della Russia e dell’ Europa centro-orientale. Tra le pubblicazioni recenti: – L’ Ungheria dal socialismo all’ economia di mercato – Caratteristiche e prospettive del processo di transizione, 1996 (con R. TOLOMEO) – Mezzo secolo di socialismo reale – L’ Europa centro-orientale dal secondo conflitto mondiale all’era postcomunista (con F. GUIDA)”,”EURC-036″
“BIAGINI Furio”,”Nati altrove. Il movimento anarchico ebraico tra Mosca e New York.”,”Furio BIAGINI (Pistoia 1954) laureato e specializzato in storia medievale, moderna e contemporanea, collabora alla Fondazione Anna Kuliscioff e al Centro studi libertari di Milano. Ha pubblicato saggi e artioli su riviste specializzate e presso l’ editore Lacaita il volume ”Il risveglio’, 1900-1922. Storia di un giornale anarchico dall’ attentado di Bresci all’ avvento del fascismo’. Attualmente è Professore di Storia dell’ ebraismo contemporanea presso la Facoltà di Lingue dell’ Università di Lecce. Fa parte della redazione della ‘Rivista storica dell’ anarchismo’.”,”ANAx-088″
“BIAGINI Antonello”,”Storia della Turchia contemporanea.”,”Antonello BIAGINI è professore ordinari di storia dell’ Europa orientale presso l’ Università di Roma ‘La Sapienza’ e presso la Libera Università degli Studi S. Pio V. Si è occupato anche di temi relativi alla sotria danubiana-balcanica, della Russia e della transizione dell’ Europa centro-orientale. Ha scritto vari libri (v. retrocopertina).”,”TURx-015″
“BIAGINI Antonello F.M.”,”In Russia tra guerra e rivoluzione. La missione militare italiana 1915-1918.”,”””Esisteva tuttavia, scriveva ancora l’ ufficiale italiano, “”un gruppo di rivoluzionari che si trovano a Losanna (e Ginevra) e che hanno, almeno attualmente, scarsa voce fra le classi minori della popolazione russa””, la cui opposizione si era manifestata con una duplice affermazione: la prima, basata sull’ analisi dei risultati della guerra di Crimea e soprattutto su quelli della guerra russo-giapponese, asseriva che una Russia vincente la guerra sarebbe stata una Russia che avrebbe riaffermato la reazione, mentre una Russia che avesse perso la guerra sarebbe stata una Russia che avrebbe concesso qualche cosa al popolo; la seconda posizione sosteneva che per giungere alla rivolta occorreva che le cose non si fossero assestate all’ interno del paese. La Duma, lavorando d’accordo con il governo, avrebbe riorganizzato in parte il paese e avrebbe impedito la vera necessaria rivolta. In effetti Lenin vedeva nella sconfitta militare l’ unica possibile affermazione della rivoluzione in contrasto con quegli esponenti come Plechanov che pur nell’ opposizione allo zar, si erano schierati per la vittoria e la “”resistenza”” ai tedeschi. (cfr. A. Tamborra, Esuli russi in Italia dal 1905 al 1917, Laterza, 1977) pag. 681) V’era infine la corrente di estrema destra, rappresentata da elementi sempre ostili ad ogni lavoro di iniziativa parlamentare.”” (pag 41)”,”ITQM-100″
“BIAGINI Antonello”,”Storia dell’Ungheria contemporanea.”,”Antonello BIAGINI (1945) è professore ordinario di storia dell’Europa orientale presso l’Università La Sapienza di Roma. Direttore del Centro interuniversitario per gli studi ungheresi e sull’Europa centro-orientale. “”Imre Nagy, esponente comunista esperto di agricoltura, che era stato per circa venti anni in Unione Sovietica, rientra in patria con il gruppo Rakosi-Gero. Propugna una diversa sistemazione delle terre rispetto al modello della collettivizzazione secondo le teorie di Nikolaj Bucharin (1888-1938). Questi, direttore della ‘Pravda’, viene condannato a morte da Stalin con l’accusa strumentale di essersi alleato con Trotsky. In realtà egli era sostenitore del modello instaurato dalla NEP (Nuova Politica Economica) che prevedeva forme di economia privata soprattutto nel settore dell’agricoltura e dunque contrario alla collettivizzazione forzata”” (nota pag 143)”,”UNGx-011″
“BIAGINI Antonello”,”Storia della Turchia contemporanea.”,”Antonello Biagini è professore di Storia dell’Europa orientale persso l’Università di Roma La Sapienza e presso la libera Università degli studi S.Pio V, Doctor Honoris Causa dell’Università di Szeged (Ungheria), è direttore del Dipartimento di Storia moderna e contemporanea e del Centro Interuniversitario per gli studi ungheresi in Italia. Si è occupato di temi relativi alla storia danubiano-balcanica, della Russia e della transizione nell’Europa centro-orientale dopo la caduta dei regimi comunisti. Pubblicazioni: Mercati e viaggiatori per le vie del mondo, Regine e sovrane, il potere, la politica, la vita privata, Storia dell’Albania dalle origini ai giorni nostri, Historia e Shqipérisé nga zanafilla deri né ditèt tona.”,”TURx-004-FL”
“BIAGINI Eugenio F.”,”Storia dell’Irlanda dal 1845 a oggi.”,”Eugenio F. Biagini insegna Storia moderna e contemporanea nell’Università di Cambridge. Con il Mulino ha pubblicato “”Il liberalismo popolare. Radicali, movimento operaio e politica nazionale in Gran Bretagna 1860-1880′ (1992) e ‘Il Risorgimento e l’unificazione dell’Italia’ con D. Beales, 2005. Marx Engels e il movimento cartista (pag 23) Questione emigrazione in Gran Bretagna o America. Engels sugli immigrati irlandesi a Londra ecc. (pag 80) “”Coloro che decidevano di restare in Gran Bretagna erano concentrati nelle grandi città industriali del Lancashire e del Cheshire (40%), a Londra (17%), oppure a Glasgow (29%), che era la destinazione preferita in Scozia. Spesso provenienti dalle zone rurali di Mayo, Clare o Tipperary, catapultati negli ‘slums’ industriali, questi contadini stentavano ad adattarsi alle regole di vita urbane e con i loro maiali e altri animali domestici nel cortile e nelle strade (com’erano stati soliti fare in Irlanda) davano adito a stereotipi più o meno razzisti sulla natura primitiva degli irlandesi. Avevano la reputazione di essere violenti, ubriaconi, sporchi, malati e contagiosi. Talora li si rappresentava come delle specie di scimmioni in panni umani, una caricatura che si trova spesso nei giornali satirici come «Punch», ma che era anche condivisa da osservatori della sinistra radicale. Addirittura Friedrich Engels scrisse: «se quasi in ogni grande città un quinto o un quarto degli operai sono irlandesi, oppure figli di irlandesi cresciuti nella sporcizia irlandese, non ci si può meravigliare del fatto che la vita dell’intera classe operaia, i suoi costumi, il suo atteggiamento intellettuale e morale, tutto il suo carattere abbia assimilato molti elementi irlandesi, e si può comprendere come la situazione indegna dei lavoratori inglesi, generata dall’industria moderna, e dalle sue conseguenze immediate, sia stata resa ancora più degradante (2)». Ma se l’irlandese appena sbarcato era spaesato e disperato, pronto a lavorare a salari irrisori ben al di sotto della paga che i sindacati cercavano di negoziare, nel giro di pochi anni si assimilava, anche per sottrarsi al pregiudizio razziale. In genere si impegnava per integrarsi e farsi accettare e usava come meglio poteva le opportunità che gli venivano offerte. Anziché «crumiro», diveniva attivo nelle ‘trade unions’ e nella politica locale”” (pag 80)”,”IRLx-015″
“BIAGINI Antonello”,”Storia della Romania contemporanea.”,”Antonello Biagini è professore di Storia dell’Europa orientale persso l’Università di Roma La Sapienza e presso la libera Università degli studi S.Pio V, Doctor Honoris Causa dell’Università di Szeged (Ungheria), è direttore del Dipartimento di Storia moderna e contemporanea e del Centro Interuniversitario per gli studi ungheresi in Italia. Si è occupato di temi relativi alla storia danubiano-balcanica, della Russia e della transizione nell’Europa centro-orientale dopo la caduta dei regimi comunisti. Pubblicazioni: Mercati e viaggiatori per le vie del mondo, Regine e sovrane, il potere, la politica, la vita privata, Storia dell’Albania dalle origini ai giorni nostri, Historia e Shqipérisé nga zanafilla deri né ditèt tona.”,”EURC-081-FL”
“BIAGINI Antonello”,”Storia dell’Ungheria contemporanea.”,”Antonello Biagini (1945) è professore di Storia dell’Europa orientale persso l’Università di Roma La Sapienza e presso la libera Università degli studi S.Pio V, Doctor Honoris Causa dell’Università di Szeged (Ungheria), è direttore del Dipartimento di Storia moderna e contemporanea e del Centro Interuniversitario per gli studi ungheresi in Italia. Si è occupato di temi relativi alla storia danubiano-balcanica, della Russia e della transizione nell’Europa centro-orientale dopo la caduta dei regimi comunisti. Pubblicazioni: Mercati e viaggiatori per le vie del mondo, Regine e sovrane, il potere, la politica, la vita privata, Storia dell’Albania dalle origini ai giorni nostri, Historia e Shqipérisé nga zanafilla deri né ditèt tona.”,”UNGx-006-FL”
“BIAGINI Antonello”,”Storia dell’Albania dalle origini ai giorni nostri.”,”Antonello Biagini (1945) è professore di Storia dell’Europa orientale persso l’Università di Roma La Sapienza e presso la libera Università degli studi S.Pio V, Doctor Honoris Causa dell’Università di Szeged (Ungheria), è direttore del Dipartimento di Storia moderna e contemporanea e del Centro Interuniversitario per gli studi ungheresi in Italia. Si è occupato di temi relativi alla storia danubiano-balcanica, della Russia e della transizione nell’Europa centro-orientale dopo la caduta dei regimi comunisti. Pubblicazioni: Mercati e viaggiatori per le vie del mondo, Regine e sovrane, il potere, la politica, la vita privata, Storia dell’Albania dalle origini ai giorni nostri, Historia e Shqipérisé nga zanafilla deri né ditèt tona.”,”EURC-082-FL”
“BIAGINI Eugenio F.”,”Il liberalismo popolare. Radicali, movimento operaio e politica nazionale in Gran Bretagna, 1860-1880.”,”Il legame tra puritanesimo e radicalismo “”La storia, oltre a stimolare la politica ed ispirare poesia popolare, forniva ispirazioni anche al romanzo e al teatro. Romanzi a puntate ambientati al tempo della Guerra civile furono pubblicati sulla stampa operaia, con Cromwell che rivestiva il ruolo del riformatore intrepido (84) (…) Cromwell era visto come la personificazione del ‘Commonwealth’, la repubblica puritana le cui tradizioni erano coltivate come quelle della prima vittoria del «Popolo» contro «il Privilegio». Quando Carlo I «il tiranno» cercò di governare senza il parlamento e di ignorare la volontà della nazione, quest’ultima dimostrò di essere in grado di fare a meno del re. Gli antichi puritani, saldi nella cultura calvinista, avevano combattuto con successo la battaglia per la libertà politica e l’uguaglianza sociale abbattendo la monarchia e le sue appendici. Nel 1862 il bicentenario della «Grande espulsione» del 1662 stimolò considerevolmente questo revival culturale (87), e tra le altre cose suggerì il titolo del giornale ultraradicale, «The Commonwealth», diretto da J.B. Leni e da altri artigiani e agitatori (88). Il legame tra puritanesimo e radicalismo era così forte che alcuni radicali plebei erano incapaci di concepire un movimento radicale che non fosse in qualche senso anche «puritano». Un esempio lo si trova nei commenti radicali plebei alla Guerra franco-prussiana del 1870-1 e alle sue conseguenze. La disfatta completa della Francia era dovuta al fatto che essa era stata resa «corrotta, frivola, e licenziosa, affinché potesse essere governata facilmente da un capo immorale», e perfino le truppe d’élite, «gli zuavi – resi codardi e infingardi dal bonapartismo – fuggirono di fronte al nemico in disonorevole confusione». Al contrario, i tedeschi vincitori – che all’inizio sembravano combattere solo per l’indipendenza del loro paese – erano da lodare per le loro virtù protestanti, essendo «le truppe di miglior qualità che l’Europa abbia visto dal tempo in cui gli ‘ironsides’ di Cromwell debellarono i realisti» (89). In seguito, quando il nazionalismo aggressivo dei tedeschi divenne evidente, essi persero la loro aureola di santità, sebbene i francesi – divenuti repubblicani – fossero ancora trattati con disprezzo per la loro «incurabile immoralità» (…) (pag 60-62) “”Max Weber ha scritto che lo sviluppo della «demagogia – nel senso «avalutativo» da lui inteso, come culto dell’eroe democratico nelle attività dei partiti – è una funzione dell’ampliamento del suffragio (7). Nel caso britannico la «demagogia» era molto più antica della democrazia (8) (…)”” (pag 422) (7) Max Weber, Teoria delle categorie sociologiche, in ‘Economia e società’, Ed. di Comunità, 1980 (8) E.G. Rudè, Wilkes and Liberty’, LW, 1983″,”UKIS-023″
“BIAGINI Antonello a cura; saggi di Andrea CARTENY Roberto REALI Gabriele NATALIZIA”,”C’era una volta la Libia. 1911-2011, storia e cronaca.”,”Antonello Biagini è professore ordinario di Storia dell’Europa Orientale e prorettore per la Cooperazione e i Rapporti Internazionali presso l’Università di Roma La Sapienza. Consulente dal 1971 dell’Ufficio Storico dell’Esercito, ha curato la pubblicazione di numerosi documenti dello Stato Maggiore Esercito. Componente della Commissione Nazionale di Storia Militare, è stato presidente della Società Italiana di Storia Militare”,”AFRx-117″
“BIAGINI Antonello F.M., a cura”,”Documenti italiani sulla guerra russo-giapponese (1904-1905).”,”Rapporto di Ruggeri Laderchi Paolo, addetto militare a Pietroburgo, al Comandante in 2a del Corpo di Stato Maggiore Carlo Caneva, Pietroburgo 28 giugno 1906, Oggetto: Agitazione rivoluzionaria nell’esercito russo: “”(…) Le cause sono conosciute e ad esse ebbi in gran parte ad accennare in altri miei rapporti, fin da quando, durante la guerra col Giappone, si manifestarono i primi disordini militari in Russia. Esse si possono ricercarsi: a) nella propaganda socialista e rivoluzionaria, facilitata dal contatto stesso cogli operai, col popolo e coi contadini nei mesi e mesi di servizio di pubblica sicurezza disimpegnati dai vari reparti presso stabilimenti, officine e nelle campagne. Tale propaganda, dopo essere penetrata ed aver messo radici nelle caserme, dove era pressoché sconosciuta due o tre anni fa, guadagna ora ogni giorno maggiormente terreno. b) Nelle numerose sconfitte subite, nelle ignominie, negli orrori rivelatisi durante la guerra, che hanno profondamente scosso la disciplina, dato la stura alla critica, generato la sfiducia nei capi e lasciato in ufficiali e soldati strascichi immensi di animosità, di rancori e di odii d’ogni genere. c) Nel periodo di crisi che attraversa l’esercito per i numerosi mutamenti di ufficiali di tutti i gradi, nell’amministrazione, nei comandi e presso le truppe, per le varianti introdotte nei sistemi d’amministrazione per le riforme in corso, ecc. … d) Nella ripugnanza di non pochi ufficiali e soldati a disimpegnare quel servizio di polizia, di pubblica sicurezza e di repressione, generalmente gravoso, sovente crudele e spietato, che dura da quasi due anni, e che, ponendo continuamente e dappertutto l’esercito contro il popolo, non solo nelle regioni di frontiera, abitate da altre razze, ma anche nel centro della Russia, genera una forte perturbazione negli animi. e) Nell’adesione di una parte delle truppe e specialmente delle più intelligenti, compresi non pochi sottufficiali ed ufficiali, alle nuove idee politiche, ed al concetto che in Russia occorre tutto rinnovare, e che non è possibile ottenere ciò che coll’impiego della forza. f) Infine, ed è questa la causa principale alla quale, in fondo, tutte le altre risalgono, nelle tristi condizioni generali dell’impero ed in quello stato di confusione, di disordine e quasi di anarchia, in cui brancolano da qualche tempo le varie istituzioni russe ed al quale non era possibile che l’esercito potesse per lungo tempo sottrarsi. (…)”” [Paolo Laderchi Ruggeri, addetto militare a Pietroburgo, al Comandante in 2° del Corpo di Stato Maggiore Carlo Caneva, Pietroburgo, 28 giugno 1906, Oggetto: ‘Agitazione rivoluzionaria nell’esercito russo’] (pag 76-77)”,”QMIx-299″
“BIAGINI F. MASIELLO P. BERTOLO A. BERTI N. PUPPINI M. BOTTI A. NOVARINO M. VENZA C. FOFI G. CARROZZA G. MADRID-SANTOS F. TADDEI D. PEZZICA L.”,”Speciale Spagna ’36.”,”Memoria storica, informazioni editoriali e bibliografiche, attività libertarie, storia per immagini, album di famiglia”,”MSPG-007-FGB”
“BIALAS Wolfgang CHUNG Moon-Gil LIBRETTI Giovanni SCHÜRMANN Volker SOLDANI Franco MILIOS Jannis SKREDOV Vladimir Petrovic ANDERSON Kevin PARAGENINGS Heinz SIMON Hermann HAFNER Kornelia GEHRIG Thomas VOLLGRAF Carl-Erich DRISCHLER William Frederick SYLVERS Malcolm”,”Marx und Engels Konvergenzen – Divergenzen. Deutungkämpfe um Marx’ Frühschriften – Zur Edition der “”Deutschen Ideologie”” – The Concept of Structure in The German Ideology – Natur dialektik und Marxsche Kritik der Philosophie – Über Marxsche Kategorien: Extramehrwert, Kaufmannskapital, Asiatische Produktionsweise, Zur Kritik von Engels’ Historismus in seinem “”Kapital””-Verständis.”,”Alcuni saggi sono in inglese (di Libretti, Soldani, Anderson, Drischler, Sylvers)”,”MADS-680″
“BIALER Seweryn”,”I successori di Stalin.”,”BIALER è nato a Berlino nel 1927. Ha compiuto gli studi universitari in Polonia divenendo membro dell’Accademia Polacca delle Scienze. Nel 1956 è emigrato negli USA dove ha svolto attività di ricerca persso la Columbia University su temi relativi all’URSS. Attualmente è Prof di scienze politiche alla Columbia, D del Research Institute of International Change e membro del Comitato esecutivo del Columbia’s Russian Institute.”,”RUSU-077″
“BIALER Seweryn”,”I successori di Stalin.”,”Seweryn Bialer è nato a Berlino nel 1927. Ha compiuto gli studi universitari in Polonia divenendo membro dell’Accademia polacca delle Scienze. Nel 1956 è emigrato negli Stati Uniti, dove ha svolto attività di ricerca presso la Columbia University su temi relativi alla storia sovietica e specificatamente sulla questione della formazione dei gruppi dirigenti e del processo decisionale in Unione Sovietica. Attualmente è Professor of Political Science presso la Columbia University, Direttore del Research Institute of International Change e membro del Comitato Esecutivo del Columbia’s Russian Institute. É autore di: I generali di Stalin, Radicalism in the Contemporary Age, The Domestic Context of Soviet Foreign Policy. Interventi su riviste e giornali americani quali ‘Foreign Affairs’, ‘New York Times’, ‘Newsweeek’ e ‘Problems of Communism’.”,”RUSU-054-FL”
“BIALER Seweryn a cura, scritti di STARINOV, STUCENKO, BIRJUZOV, KUZNECOV, JAKOVLEV, EMELIANOV, BEREZKOV, STRACHOV, ZAMERCEV, TJULENEV, LUGANSKIJ, VORONOV, ROKOSSOVSKIJ, STEMENKO, CUIKOV, ZUKOV, KONEV,”,”I generali di Stalin. Storia della potenza militare sovietica attraverso le memorie dei suoi artefici.”,”Seweryn Bialer è nato a Berlino e ha studiato a Varsaviapresso l’Istituto di Economiadell’Accademia polacca delle Scienze e l’Istituto di Scienze Sociali. Nel 1956 si è trasferito negli Stati Uniti. Docente alla Columbia University, membro del Russian Institute e del Research Institute on Communist Affairs presso la stessa università, ha pubblicato numerosi saggi di economia e politica e prepara un’opera sulla classe dirigente sovietica dal 1939 al 1966.”,”RUST-034-FL”
“BIANCHERI Boris a cura, saggi di Boris BIANCHERI Alessandro COLOMBO Luigi CALIGARIS Corrado STEFANACHI Paolo CALZINI Maria WEBER Fausto POCAR Carlo JEAN Stefano SILVESTRI Paolo COTTA-RAMUSINO e Maurizio MARTELLINI Edoardo FLEISCHNER Alberto MARTINELLI Franco BRUNI Donato MASCIANDARO Francesco PASSARELLI Rodolfo RAGIONIERI Massimo CAMPANINI Paolo BRANCA Agostino GIOVAGNOLI Mario SCIALOJA.”,”Il nuovo disordine globale dopo l’ 11 settembre.”,”BIANCHERI Boris è presidente dell’ ISPI e dell’ ANSA dal 1997. E’ stato ambasciatore a Tokyo, Londra, Washington e Segretario generale del ministero degli esteri. Ha collaborato a ‘La Stampa’. L’ Ispi è l’ Istituto per gli Studi di Politica Internazionale. Saggi di Boris BIANCHERI Alessandro COLOMBO Luigi CALIGARIS Corrado STEFANACHI Paolo CALZINI Maria WEBER Fausto POCAR Carlo JEAN Stefano SILVESTRI Paolo COTTA-RAMUSINO e Maurizio MARTELLINI Edoardo FLEISCHNER Alberto MARTINELLI Franco BRUNI Donato MASCIANDARO Francesco PASSARELLI Rodolfo RAGIONIERI Massimo CAMPANINI Paolo BRANCA Agostino GIOVAGNOLI Mario SCIALOJA. “”L’ emergenza della guerra in Afghanistan accelerava il riorientamento del “”fuoco”” geopolitico della politica estera americana verso l’ Asia già osservabile prima del settembre 2001″” (pag 33)”,”RAIx-140″
“BIANCHI Paolo”,”Avere 30 anni e vivere con la mamma.”,”Paolo BIANCHI (nato a Biella nel 1964) ha compiuto gli studi all’ Università di Torino poi è andato a lavorare a Milano. Nel 1992 è diventato giornalista professionista. Lavora per l’ Editoriale Giorgio Mondadori, collabora a vari periodici e quotidiani. Ha fatto il cronista per il giornale di Feltri. Ha svolto pure attività di traduzione.”,”ITAS-022″
“BIANCHI Gianfranco”,”Quando Mussolini aveva sempre ragione. Dall’ Aventino all’ Impero.”,”A conclusione di una cinquantennale carriera di studi e di insegnamento nelle Università di Neuchatel e di Milano, e di giornalismo ‘militante’, Gianfranco BIANCHI con questa opera rievoca le vicende italiane e internazionali al tempo di MUSSOLINI attraverso documenti inediti.”,”ITAF-076″
“BIANCHI Bruna LOTTO Adriana ORTAGGI Simonetta”,”Economia guerra e società nel pensiero di Friedrich Engels.”,”BIANCHI insegna all’ Università di Venezia presso il Dipartimento di Studi Storici. E’ autrice di vari saggi sulla condizione operaia durante la Grande guerra e il fascismo, sulle nevrosi belliche e sulla diserzione nell’ esercito italiana. La LOTTO, bellunese, insegnante di liceo, collabora con varie istituzioni culturali. Simonetta ORTAGGI insegna presso l’ Università di Trieste. E’ autrice di studi su Gramsci, Trotsky, Lenin e la Terza Internazionale. Ha pubblicato vari lavori (v. retrocopertina).”,”MAES-042″
“BIANCHI Giordano Bruno”,”Alfredo Oriani. La vita.”,”Alfredo ORIANI (Faenza 1852- Casola Valsenio 1909) scrittore dal gusto decadente che portò nei suoi romanzi (Gelosia, 1894, Vortice, 1899, Olocausto, 1902) passioni torbide ed esistenze fallite. Nei saggi politici sociali (Fino a Dogali, 1889), La rivolta ideale, 1908) precorse atteggiamenti del fascismo (Eug). “”Per la maggior parte degli uomini la disfatta è una catastrofe senza tragedia, senza luce di conflitti ideali, senza visione di Dio, né consapevolezza di sé: una rovina banale e tutta esteriore: la malattia, il dissesto, la prigione, la morte. Essi di solito si lasciano trascinare dalla ruota delle abitudini, senza orientarsi per lunghi anni, e rovinano improvvisamente stroncati da un’ oscura violenza, balenando ai loro occhi atterriti la visione dell’ infinito e dell’ eterno; ma lo stupore, lo sbigottimento, la furia stessa del vortice che li travolge non dà loro modo di vedere, di capire, e cadono giù con un grido strozzato”” (pag 128)”,”ITAF-149″
“BIANCHI Gianfranco”,”Da Piazza San Sepolcro a Piazzale Loreto. Primo volume. Dissoluzione dell’ Italia postrisorgimentale, 1919-1924.”,”Il Governo Bonomi tra antifascismo e pacificazione. “”Benedetto Croce (1866-1952), il 23 giugno, consegna la relazione con cui il Governo Giolitti imposta quella riforma scolastica che, attuata poi da Giovanni Gentile, verrà definita “”la più fascista delle riforme””. L’ indomani, Filippo Turati rileva alla Camera che socialcomunismo e nazionalfascismo, presuntamente agli antipodi, si somigliano, in quanto credono “”alla taumaturgia della violenza (…). La guerra e gli eventi che la accompagnarono e seguirono, hanno creato due miracolismi: comunista e socialista, da un lato, nazionalista e fascista dal lato opposto””””. (pag 135)”,”ITAF-176″
“BIANCHI Bruna”,”La follia e la fuga. Nevrosi di guerra, diserzione e disobbedienza nell’ esercito italiano (1915-1918).”,”BIANCHI Bruna insegna storia dele dottrine politiche all’ Università di Venezia presso il Dipartimento di studi storici. Si è interessata alla condizione operaia con paricolare interesse al lacvoro dei minorenni (per gli scritti v. risvolto di copertina). “”La volontà di mantenere uno stile di vita che li distinguesse dalla truppa, l’ abitudine al gioco d’ azzardo, l’ uso di liquori, la necessità di procurarsi denaro per alloggi e servizi, condussero molti ufficiali all’ alterazione dei registri di cassa, ai furti ai danni dei soldati, della popolazione civile e persino dei feriti. Attraverso la falsificazione di diari storici, documenti, corrispondenza, cercarono di ottenere promozioni, medaglie o trasferimenti. La vanità spinse molti ufficiali a fregiarsi abusavamente di distintivi (…). Anche tra gli ufficiali il reato più diffuso fu quello di diserzione; come nel caso dei soldati anche tra gli ufficiali prevalse la diserzione all’ interno (87.8 % di tutti gli allontanamenti).”” (pag 396)”,”ITQM-104″
“BIANCHI Bruna CAFFARENA Fabio GERVASONI Marco GIANNI Emilio MANZELLI Gianguido MARTIN Lidia PASTORE Giovanni ZANANTONI Marzio”,”Militarismo e pacifismo nella sinistra italiana. Dalla Grande guerra alla Resistenza.”,” Bordiga e Gramsci. “”I bordighiani pesavano per l’ 80% nel nuovo partito (comunista, PCdI, ndr) contro il magro 10% degli ordinovisti. Bordiga era un marxista attrezzato con una solida preparazione nel campo dell’ economia e molte posizioni politiche lo avvicinavano a Lenin, nonostante le numerose polemiche che intercorsero tra loro. Fra i limiti delle concenzioni di Bordiga vi erano il centralismo organico (pochi dirigenti dovevano costituire il partito) e una sottovalutazione dell’ importanza dei quadri intermedi (nonché dei quadri operai), preparati e capaci di autonomia: quando il fascismo sfascerà il nucleo dirigente comunista annullerà la capacità del partito di agire nella clandestinità. Le caratteristiche del tipico militante bordighiano solido e forte (‘duro e puro’), ma di insufficiente preparazione politica e privo di autonomia critica, ne farà un facile e docile strumento della stalinizzazione del partito di cui fu campione Palmiro Togliatti. Quanto a Gramsci, rivoluzionario di fede e impegno indiscutibili, mancava sulle questioni strategiche quella profonda assimilazione del marxismo indispensabile ad orientarsi in tempi drammatici come quelli della nascita e dei primi anni del PCd’I: non sarà così in grado di comprendere e di opporsi alla stalinizzazione del partito gestita da Togliatti.”” (pag 88, saggio di G. Manzelli)”,”MITC-077″
“BIANCHI Gianfranco”,”Problemi interpretazioni e vicende della Resistenza nella storia italiana contemporanea.”,”Edizione di mille copie Teoria politica riguardo al diritto di resistenza (pag 22-23) Nella bibliografia; Problemi metodologici e rassegne bibliografiche Opere generali: – di ispirazione neo-fascista – di intonazione antifascista o afascista Opere sulla RSI e sulla Resistenza – di ispirazione neofascista – di ispirazione antifascista o afascista – cattolici e protestanti nella Resistenza “”Il contrasto tra ‘legalità’ e ‘giustizia’, tra ‘leggi scritte’ e ‘leggi di coscienza non scritte’ – o, in altri termini, tra ‘diritti positivo’ storicamente determinato e ‘diritto naturale’ fondato sulla razionalità umana – risale al V secolo a.C. allorché si produssero i dibattiti dei Sofisti e di Socrate””. (pag 23) “”Che esista un diritto naturale alla rivoluzione – che in una fase storico-dottrinale può configurarsi come il tirannicidio teorizzato dai Monarcomachi – è acquisito dalla scienza giuridica-politica. C’è chi ricorda Sant’Agostino (De civitate Dei, IV, 4), per il quale ‘la legge ingiusta non va obbedita’ e ogni obbedienza deve cessare quando qualcosa sia comandato in contrasto con la legge della coscienza, che risale a Dio e si manifesta nella natura umana. (…) E San Tommaso, sulla base della ragione, non escludeva – ben sapendo che ‘non sunt facienda mala ut eveniant bona – l’eventualità del tirannicidio e del diritto alla resistenza, anche aggressiva, benchè solo come ‘ultima razio’, quando non vi sia altro mezzo per riaffermare la giustizia conculcata e per difendere i diritti fondamentali e inalienabili dell’ uomo””. (pag 23)”,”ITAR-102″
“BIANCHI Donato”,”La Russia nel mondo multipolare.”,”””Lo studio della Banca Mondiale rifà i conti sulla base delle tavole intersettoriali e di confronti internazionali, arrivando alla conclusione che un 12-13% del PIL deve essere “”riportato”” dal commercio all’industria del petrolio e del gas, che sale così al 20%, portando l’industria nel complesso al 41%, contro il 36% effettivo dei servizi. Le implicazioni del ricalcolo sono che la Russia è ancora molto dipendente dal petrolio e quindi esposta ai movimenti dei prezzi internazionali, più di quanto le cifre ufficiali lascerebbero intendere. La diversificazione diviene una necessità per poter raggiungere e sostenere ritmi di crescita che Putin si è prefissato, il raddoppio nel decennio. Lo studio stima anche il mancato introito fiscale derivante dal meccanismo spiegato: almeno il 2% del PIL, quindi una cifra valutabile attorno a 6-8 miliardi di dollari l’anno.”” (pag 212)”,”RUSx-131″
“BIANCHI Lorenzo a cura”,”L’idea di cosmopolitismo. Circolazione e metamorfosi. Atti del convegno organizzato dal Dipartimento di Filosofia e Politica dell’I.U.O. in collaborazione con l’Université de Bourgogne e la Società Italiana di Studi sul Secolo XVIII, Napoli 30 novembre-2 dicembre 2000.”,”Saggi di André ROBINET Anthony McKENNA Lorenzo BIANCHI Enrico NUZZO Arturo MARTONE Simone GOYARD-FABRE Stefano GENSINI Miguel BENITEZ Michèle BENAITEAU Nicoletta de SCISCIOLO Paolo BERNARDINI Jean FERRARI Agostino LUPOLI Giuseppe LANDOLFI PETRONE Georges PIERI Rossella BONITO OLIVA Marzia PONSO Eugenio DI-RIENZO”,”SOCU-166″
“BIANCHI Lorenzo a cura; saggi di André ROBINET Anthony McKENNA Lorenzo BIANCHI Enrico NUZZO Arturo MARTONE Simone GOYARD-FABRE Stefano GENSINI Miguel BENITEZ Michele BENAITEAU Nicoletta de-SCISCIOLO Paolo BERNARDINI Jean FERRARI Agostino LUPOLI Giuseppe LANDOLFI PETRONE Georges PIERI Rossella BONITO OLIVA Marzia PONSO Eugenio DI-RIENZO”,”L’idea di cosmopolitismo: circolazione e metamorfosi.”,” Istituto Universitario Orientale, comitato direzione: Maria DONZELLI, Luigi CORTESI, Roberto ESPOSITO, Paolo LUCENTINI coordinamento editoriale Lorenzo BIANCHI e Francesco FUSILLO Saggi di André ROBINET Anthony McKENNA Lorenzo BIANCHI Enrico NUZZO Arturo MARTONE Simone GOYARD-FABRE Stefano GENSINI Miguel BENITEZ Michele BENAITEAU Nicoletta de-SCISCIOLO Paolo BERNARDINI Jean FERRARI Agostino LUPOLI Giuseppe LANDOLFI PETRONE Georges PIERI Rossella BONITO OLIVA Marzia PONSO Eugenio DI-RIENZO”,”TEOP-392″
“BIANCHI BANDINELLI Ranuccio”,”Dal diario di un borghese e altri scritti.”,”Bianchi Bandinelli dirigeva nel 1945 la rivista “”Società””. Trovatosi a dover sopperire nel primo numero ai contributi di alcuni collaboratori inadempienti, pubblicò sotto lo pseudonimo ‘Giovanni Douro’ un gruppo di fogli di un suo quaderno personale. Questi attrassero l’attenzione di Alberto Mondadori che volle avere l’intero manoscritto… (in 2° di copertina) Da pag 171 a 183, descrizione impressione di Hitler e Mussolini. Nato a Siena nel 1900 da antica famiglia del uogo e da madre slesiana RBB si è lauireato in lettere a Roma per dedicarsi all’archeologia e all’arte antica. Ha scritto volumi sull’arte classica. Ha diretto l’Enciclopedia dell’arte antica e classica e orientale dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana. Ha diretto ‘Società’. E’ socio nazionale dell’Accademia dei Lincei e membro dell’Accademia sovietica. Articolo Storia e cultura pag 341 si apre con citazione di Lenin (1915): “”Gli Stati Uniti d’Europa in regime capitalistico sarebbero o impossibili o reazionari””.”,”ITAD-106″
“BIANCHI Bruna DE-GIORGI Laura SAMARANI Guido a cura; saggi di Francesco GATTI Guido SAMARANI Giovanna PROCACCI Bruna BIANCHI Laura DE-GIORGI Marco DEL-BENE Irene DI-JORIO Marcello FLORES Rosa CAROLI Matteo ERMACORA Serena TIEPOLATO Flavia SOLIERI Dianella GAGLIANI”,”Le guerre mondiali in Asia orientale e in Europa. Violenza, collaborazionismi, propaganda.”,”Alla memoria di Francesco GATTI Saggi di Francesco GATTI Guido SAMARANI Giovanna PROCACCI Bruna BIANCHI Laura DE-GIORGI Marco DEL-BENE Irene DI-JORIO Marcello FLORES Rosa CAROLI Matteo ERMACORA Serena TIEPOLATO Flavia SOLIERI Dianella GAGLIANI”,”QMIx-195″
“BIANCHI Giulia”,”Come cambia una rivista. La “”Riforma sociale”” di Luigi Einaudi, 1900-1918.”,”BIANCHI Giulia dottore di ricerca in storia delle dottrine economiche svolge attività didattica e di ricerca presso il Dipartimento di scienze economiche dell’Università di Pisa. I suoi principali interessi riguardano il pensiero economico italiano fra Ottocento e Novecento. Ha pubblicato saggi su riviste e volumi collettanei. “”Questo ci porta a ritenere che l’approvazione per il sistema inglese e la sottovalutazione del “”circolo virtuoso”” tedesco fosse basato su più ampie ragioni di carattere culturale. Come avrebbe scritto nel 1915, in Germania era “”avvenuto che il pensiero economico si sia talmente imbevuto di socialismo, da far quasi del tutto dimenticare l’antica e reazionaria Economia politica, ormai condannata a meritato oblio e sostituita dalla nuova e moderna “”scienza economica socialista”” o, più brevemente, ‘socialismo scientifico’ (L. Einaudi, Democrazia, collettivismo e guerra, Minerva, 16.1.1915). Colpevole di tutto ciò sarebbe risultato addirittura Marx: “”Chi, se non Carlo Marx, ha dimostrato che la scienza economica inglese degli Smith, dei Malthus, dei Ricardo, dei Senior era un volgare trucco delle classi capitalistiche e plutocratiche per tenere a bada nella miseria le classi proletarie? Chi, se non Carlo Marx, ha esposto la nuova teoria del valore, dimostrando che esso non è altro che lavoro coagulato e che quindi solo il lavoratore ha diritto all’intiero valore delle merci da lui solo prodotte? Chi, se non lui, ha detto: operai di tutto il mondo organizzatevi? L’organizzazione, ecco la grande scoperta della Germania moderna, che tutti gli altri paesi fanno a gara ad imitare. Organizzazione, che vuol dire sforzo collettivo e cosciente, organizzato in vista di un fine comune, senza mire particolari, per il raggiugimento del maggior benessere della collettività. Nell’applicare il principio collettivista dell’organizzazione, tutte le classi sociali sono concordi.”” In realtà per Einaudi proprio nella tendenza all’organizzazione così ampiamente diffusa in Germania risiede la principale ragione di debolezza dei tedeschi (…)””. [Giulia Bianchi, Come cambia una rivista. La “”Riforma sociale”” di Luigi Einaudi, 1900-1918, 2007] (pag 162-163)”,”EMEx-085″
“BIANCHI Gianfranco”,”Itinerari e incontri nella storia contemporanea.”,”””Mi sono fondato sulle testimonianze più sicure, per quanto possano essere provati i fatti trascorsi. (…) Quanto agli avvenimenti, non mi sono accontentato di scriverli sulla fede del primo che me li avesse raccontati, mé come a me pareva che fossero avvenuti: ma ho preso le più esatte informazioni che mi è stato possibile anche per avvenimenti ai quali io stesso ho assistito”” (Tucidide, I, 21-22) (pag 117) “”Mussolini non fu mai socialista e tanto meno marxista, ma semplicemente un “”rivoluzionario”” generico e incatalogabile che del marxismo assorbì unicamente l’aspetto apocalittico. La “”barricata”” quarantottesca, la Comune di Parigi, Amilcare Cipriani con un pizzico di Bakunin, di Babeuf e di Blanqui, ecco i suoi modelli preferiti. Ad un certo punto si considerò discepolo di Sorel, ma il fatto non capì ed avversò sempre il sindacalismo e l’organizzazione operaia di cui non riusciva ad avvertire se non la forza d’urto barricadiera.”” (pag 65)”,”STOx-001-FPA”
“BIANCHI Alvaro / BASSO Luca / BELLOFIORE Riccardo”,”Democrazia e rivoluzione nel pensiero di Marx ed Engels (1847-1850) (Bianchi) / Marx: quale libertà? (Basso) / Teoria del valore, crisi generale e capitale monopolistico (Bellofiore).”,”””La rottura col movimento democratico culmina nell’ Ansprache der Zentralbehörde an den Bund vom Marz 1850′ [Indirizzo del Comitato centrale alla Lega del marzo 1850′] in cui Marx ed Engels danno una caratterizzazione delle differenti frazioni del movimento democratico tedesco individuando in esso tre orientamenti: a) la parte più progressista della grande borghesia, il cui obiettivo era il crollo totale ed immediato del feudalesimo e dell’assolutismo; b) la piccola borghesia costituzionalista-democratica, il cui principale obiettivo nel movimento precedente era creare uno Stato federale più o meno democratico; c) la piccola-borghesia repubblicana, il cui idealwe era una Repubblica federale tedesca e che in quel momento si auto-denominava “”rossi”” e “”democratico-sociali””, frazione composta dai “”membri dei congressi e dei comitati democratici, i dirigenti delle associazioni democratiche, i redattori dei giornali democratici””. Rispetto a tutte queste frazioni, il proletariato avrebbe dovuto ristabilire la propria ‘indipendenza’ ed i comunisti avrebbero dovuto affermarsi come partito autonomo”” (pag 11) (Ansprache… v. MEW Bd 7 p. 252)”,”MADS-664″
“BIANCHI Gianfranco LAUZI Giorgio a cura; scritti di Bruno BUOZZI Giovanni ROVEDA Vittorio FOA Agostino NOVELLA Luciano LAMA Piero BONI Bruno TRENTIN Giorgio BENVENUTO Pierre CARNITI Pio GALLI”,”I metalmeccanici. Documenti per una storia della FIOM.”,”Nell’80° anniversario della fondazione della Fiom.”,”SIND-123″
“BIANCHI Carluccio”,”La crisi dei debiti sovrani in Europa.”,”Pil mondiale nel 2009 è caduto per la prima volta dal 2° dopoguerra (pag 3)”,”EURE-107″
“BIANCHI Bruna ZANANTONI Marzio CAFFARENA Fabio MANZELLI Gianguido GERVASONI Marco GIANNI Emilio MARTIN Lidia PASTORE Giovanni”,”Militarismo e pacifismo nella sinistra italiana.”,”Bruna Bianchi, docente di Storia del pensiero politico presso l’Università di Venezia, è autrice di numerosi saggi sulla condizione operaia con particolare attenzione al lavoro delle donne e dei minorenni. Autrice di: Deportazione e memorie femminili 1899-1953, La follia e la fuga, Nevrosi di guerra, diserzione e disobbedienza nell’esercito italiano 1915-1918, con Adriana Lotto e Simonetta Ortaggi Economia, guerra e società nel pensiero di Friedrich Engels, Crescere in tempo di guerra, Il lavoro e la protesta dei ragazzi in Italia 1915-1918. Fabio Caffarena lavora presso il Dipartimento di Storia moderna e contemporanea della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Genova, diretto da Antonio Gibelli. É autore di numerose ed originali ricerche su quella particolare forma di letteratura e di testimonianza storica che sono le lettere dei soldati della grande guerra. In proposito ha pubblicato il libro, Lettere dalla grande guerra. Scrittore del quotidiano, monumenti della memoria, fonti per la storia, Il caso italiano. Marco Gervasoni, dopo aver conseguito il dottorato di ricerca in Storia politica dell’età contemporanea presso l’Università Paris VIII, ha lavorato per alcuni anni all’Università di Milano. Attualmente è docente di Storia contemporanea all’Università del Molise. Ha curato l’edizione francese della Rivoluzione mliberale di Piero Gobetti e pubblicato molte opere, tra cui: Georges Sorel, una biografia intellettuale, Liberalismo e socialismo nella Francia della Belle Epoque, Antonio Gramsci e la Francia, Dal mito della modernità alla scienza della politica, La cruna dell’ago, Craxi, il partito socialista e la crisi della Repubblica (con Simona Colarizi), L’intellettuale come eroe, Piero Gobetti e le culture del Novecento. Emilio Gianni, responsabile del dipartimento di Storia del movimento operaio presso l’Istituto di Studi sul Capitalismo di Genova. Autore di importanti ricerche sulla diffusione del marxismo in Italia e sulle origini del movimento operaio italiano, ha pubblicato per le Edizioni Pantarei di Milano, L’editore Luigi Mongini e la diffusione del marxismo in Italia, Diffusione, popolarizzazione e volgarizzazione del marxismo in Italia, Liberali e democratici alle origini del movimento operaio italiano. Gianguido Manzelli, ordinario di Linguistica generale e docente di Lingua Ungherese e Letteratura Ungherese all’Università di Pavia. Oltre alla sua attività professionale per la quale ha prodotto numerose e importanti pubblicazioni, è da tempo impegnato allo studio del marxismo e del movimento operaio, in questa veste svolge attività di conferenziere e cura la pubblicazione del materiale di documentazione del Centro Filippo Buonarroti, di cui è stato fondatore ed è attualmente Presidente. Lidia Martin si è laureata in Lettere moderne, indirizzo storico, all’Università di Milano con una tesi sull’argomento del suo intervento al Convegno (le donne in armi nella Resistenza italiana). É membro attivo dell’Associazione Storie in Movimento e della Commissione scientifica dell’Istituto di Storia Contemporanea Pier Amato Perretta di Como. Ha pubblicato diversi articoli sulla rivista Zapruder, inoltre ha collaborato a numerose ricerche promosse dai sindacati di Como, tra cui: I cancelli erano chiusi, la situazione nelle fabbriche e gli scioperi del 1944 a Como. Giovanni Pastore, laureatosi all’Università di Genova con il Professor Raimondo Luraghi, ha poi lavorato con lui negli anni della gioventù. Dopo aver intrapreso altre attività professionali, è tornato da alcuni anni ad occuparsi attivamente di ricerca storica con il Centro Filippo Buonarroti, per il quale cura il settore storico e della storia delle relazioni in ternazionali. Marzio Zanantoni si occupa da tempo di storia dei movimenti e della cultura italiana tra Otto e Novecento, intorno a cui ha pubblicato numerosi contributi in Riviste e Convegni. É autore di Anarchismo e Positivismo, Di Antonio Labriola ha curato una nuova edizione dell’Origine delle passioni secondo l’Etica di Spinoza e la raccolta del socialismo e altri scritti politici. Da anni ricopre la carica di direttore editoriale delle Edizioni Unicopli.”,”MITC-009-FL”
“BIANCHI Luisito”,”La messa dell’uomo disarmato. Un romanzo sulla Resistenza.”,”L’autore è un sacerdote dal 1950, nato in provincia di Cremona. E’ stato insegnante e traduttore, prete-operaio e inserviente in ospedale.”,”ITAR-002-FB”
“BIANCHI TONIZZI Maria Elisabetta”,”Traffici e strutture del porto di Genova (1815-1950).”,”Sul tema del mondo del lavoro in particolare il capitolo I. L’ organizzazione del lavoro portuale (pag 111-)”,”LIGU-153″
“BIANCHI Patrizio”,”La rincorsa frenata. L’industria italiana dall’unità nazionale all’unificazione europea.”,”Patrizio Bianchi è professore ordinario di Economia dei settori produttivi nell’Università di Ferrara e direttore della rivista L’Industria.”,”ITAE-081-FL”
“BIANCHI Roberto”,”Pace, pane, terra. Il 1919 in Italia.”,”Roberto Bianchi (Firenze 1966) è ricercatore di Storia contemporanea presso il Dipartimento di studi storici e geografici dell’Università di Firenze. Ha pubblicato ‘Bocci-bocci. I tumulti annonari nella Toscana del 1919’ (Olschki, 2001), ‘La Valdelsa tra le due guerre. Una storia italiana negli anni del fascismo’ (a cura di Società storica della Valdelsa, 2002). Ha contribuito al volume ‘Le XXe siècle des guerres’ (Editions de l’Atelier, 2004). Comizio del 1° giugno 1919 a Milano ‘Il comizio tenuto la sera di domenica 1° giugno 1919 a Milano non assomigliò alle tante, numerose iniziative sindacali o propagandistiche organizzate fino ad allora dalla Camera del lavoro o dal partito socialista, e certamente non solo perché vide una notevole partecipazione di lavoratori milanesi: le 10.000 persone di cui scriveva l’«Avanti!», e di cui davano conferma le fonti di polizia, che da quella sorta di piazza al coperto collocata all’interno della sede sindacale debordarono nelle vie adiacenti, con la speranza di udire qualche parola degli oratori e di partecipare, in ogni caso, alla riuscita della manifestazione (10). Erano ormai passati molti mesi dalla fine della Grande guerra; l’ondata di mobilitazioni economiche, sociali e politiche aveva già permesso di ottenere conquiste sindacali importanti e di forte valore simbolico, come la giornata lavorativa di otto ore, rivendicata su scala internazionale fin dal Primo maggio 1890 e introdotta in Italia all’inizio del 1919, per contratto: una «strepitosa vittoria raggiunta quasi senza scioperi» come si disse, anche se per il momento limitata alla grande industria (11). Ma le crescenti difficoltà dovute alla riconversione economica e agraria, alla disoccupazione, al repentino aumento dei prezzi e al collasso del sistema annonario aggravavano il malessere di un paese che, uscito vittorioso dalla guerra, doveva adesso confrontarsi con una pace portatrice di nuove delusioni, povera di benefici e ricca di promessa infrante. Quello del 1° giugno, infatti, non fu uno dei soliti comizi, più o meno ritualizzati, del socialismo milanese. Quella sera, insieme a dirigenti del partito, del Gruppo parlamentare, della federazione socialista provinciale e della Confederazione generale del lavoro, c’erano rappresentanti di primo piano del laburismo britannico e della Section française de l’Internationale ouvriere (12). Quando verso le nove, gli oratori entrarono nella sala «tutto il comizio» proruppe «in un uragano di applausi con sventolio di cappelli che – scriveva con orgoglio il corrispondente dell’«Avanti!» – dura per ben un quarto d’ora. Si acclama alla rivoluzione russa, all’Internazionale, al socialismo»’ (pag 136-137) [(10) «Intervennero 10.000 persone e gremirono la sala, le logge ed i cortili ed anche via Manfredo Fanti»: Acs Ps 1919, K5, b. 102, f. ‘Sciopero generale internazionale, sf. Accordi fra socialisti italiani, francesi ed inglesi avvenuti a Roma ed a Milano contro la pace di Versailles’, Prefetto di Milano a MI, 3 giugno 1919; (11) R. Bachi, ‘L’Italia economica nell’anno 1919’, cit. p. 399; cfr. Filippo Turati, ‘L’orario di lavoro delle 8 ore: relazione e disegno di legge approvati dal Consiglio superiore del lavoro nel luglio 1919’, prefazione di Giuseppe Prato, Milano, Treves, 1920. (…); (12) Sui comizi in questa fase cfr. Giovanni Contini, ‘Il comizio’, in ‘I luoghi della memoria. Strutture ed eventi dell’Italia unita’, a cura di Mario Isnenghi, Bari, 1997, pp. 175-202; Maurizio Ridolfi, ‘Interessi e passioni. Storia dei partiti politici italiani tra l’Europa e il Mediterraneo’, Milano, Bruno Mondadori, 1999, pp. 294-295. Sul socialismo milanese cfr Maurizio Punzo: ‘La giunta Caldara. L’amministrazione comunale di Milano negli anni 1914-1920’, Bari, Laterza, 1986; Andrea Panaccione, ‘Su alcuni caratteri del socialismo a Milano e in Lombardia’, in ‘Storia d’Italia. Le regioni dall’Unità a oggi. La lombardia’, a cura di Duccio BIgazzi e Marco Meriggi, Torino, Einaudi, 2001, pp. 789-790]”,”MITT-413″
“BIANCHI Antonio CLERICI Carlo Alfredo POLI Silvio”,”Droghe in guerra. Uso bellico di sostanze psicoattive.”,”””L’uso delle anfetamine, come abbiamo già accennato, era diffuso fra tutti i belligeranti. Nello stesso esercito italiano i comandanti delle pattuglie incaricate di azioni particolarmente impegnative disponevano oltre che delle consuete fiale di morfina da iniettare ai feriti, anche di compresse di simpamina da utilizzare nei momenti di stanchezza (2). Durante il conflitto sarebbero state fornite alle sole truppe britanniche più di settanta milioni di compresse di anfetamina e si deve ricordare il caso del Giappone dove, nell’immediato dopoguerra, vennero immessi sul mercato civile gli enormi stock di questa sostanza, prodotti per uso militare. Questo surplus di farmaci diede luogo in quel paese ad una vasta diffusione della tossicodipendenza da anfetamine, «ice», smerciate dalla Yakuza, che ebbe il suo culmine di propagazione negli anni Cinquanta, con circa seicentomila tossicomani, quando si tentò di stroncarlo con drastiche misure repressive (3)”” (pag 52) [(2) L.G. Longo, ‘I commandos dell’esercito italiano’, in ‘Rivista Storica’, febbraio 1996; (3) D. Kaplan, ‘Yazuka’, Edizioni di Comunità, Bologna, 1988; A. Mc Coy, ‘The politics of heroin in S.E. Asia’, Harper & Row, Londra, 1972; R. Deacon, ‘Kempei Tai. History of Japanese secret service’, Berkeley, San Francisco, 1983]”,”QMIx-028-FV”
“BIANCHI Gianfranco LAUZI Giorgio a cura; scritti di Bruno BUOZZI Giovanni ROVEDA Vittorio FOA Agostino NOVELLA Luciano LAMA Piero BONI Bruno TRENTIN Giorgio BENVENUTO Pierre CARNITI Pio GALLI”,”I metalmeccanici. Documenti per una storia della FIOM.”,”Nell’80° anniversario della fondazione della Fiom. La storia del maggiore sindacato di categoria nella documentazione di ottant’anni di lotte. Con scritti di Bruno Buozzi, Giovanni Roveda, Vittorio Foa, Agostino Novella, Luciano Lama, Piero Boni, Bruno Trentin, Giorgio Benvenuto, Pierre Carniti, Pio Galli”,”SIND-032-FV”
“BIANCHI Donato”,”La Russia in guerra nella crisi dell’ordine.”,”‘Questo è lo Stato imperialista russo, oggi impegnato nella guerra di spartizione dell’Ucraina’ (4° di copertina)”,”ELCx-315″
“BIANCHI Donato”,”Rusia en guerra en la crisis del orden.”,”Donato Bianchi, este volumen reúne articulos publicados en Italia en el periódico Lotta Comunista entre junio de 2008 y junio de 2022.”,”ELCx-009-FL”
“BIANCHI Paola”,”Onore e mestiere. Le riforme militari nel Piemonte del Settecento.”,”Paola Bianchi, dottore di ricerca in Storia moderna all’Università di Torino. Citato nell’indice dei nomi un riferimento a Vittorio Scotti Douglas”,”QMIx-040-FSL”
“BIANCHI Vasco”,”L’Europa e il nuovo mondo.”,”””E’ comune negli Europei l’etnocentrismo, cioè io considerare la propria cultura come l’unica vera possibile, in relazione alla quale la cultura degli altri è inferiore o moralmente condannabile o, addirittura inesistente”” (pag 3, introduzione)”,”ASGx-033-FFS”
“BIANCHI Angelo GARIGLIO Bartolo a cura; saggi di Mauro MORETTI Fulvio DE-GIORGI Mario ROSA Francesco TORCHIANI Luciano PAZZAGLIA Marta MARGOTTI Angelo BIANCHI Bartolo GARIGLIO Antonello VENTURI Marco CUAZ Renata ALLIO Gian Giacomo MIGONE Gian Savino PENE-VIDARI”,”Ettore Passerin d’Entrèves. Uno storico “”eretico”” del Novecento.”,”Angelo Bianchi è professore ordinario di Storia moderna e preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di MIlano. Insegna Storiografia moderna. Bartolo Gariglio è professore ordinario di Storia contemporanea presso l’Università deglI Studi di Torino. Ha pubblicato presso Morcelliana ‘I cattolici dal Risorgimento a Benedetto XVI’, 2013.”,”STOx-053-FMB”
“BIANCHINI Stefano a cura; contributo di Mario DEL-PERO”,”Valdo Magnani e l’antistalinismo comunista.”,”Stefano Bianchini professore di Storia e Istituzioni dell’Europa Orientale all’Università di Bologna, campus di Forlì, è coordinatore del network internazionale “”Europe and the Balkans””, autore di ‘Le sfide della modernità: idee, politiche e percorsi dell’Europa Orientale’ (2009), ‘Sarajevo, Le radici dell’odio’ (2003) e ‘La questione jugoslava’. Presunta ‘infermità’ politica di Togliatti nell’estate 1950 (pag 89-90) “”Nel caso specifico dei comunisti italiani, le tensioni emerse in ambito internazionale vennero ad agire e a pesare su un preesistente contrasto politico all’interno del partito, che certamente vi fu, come del resto attestano i diari di Secchia e le polemiche seguite alla loro pubblicazione, sul finire degli anni Settanta (17), anche se molti aspetti ad esso connessi ci sfuggono tuttora e i verbali delle direzioni del PCI fino ad oggi resi noti non sempre si sono rivelati illuminanti o in grado di sciogliere alcuni nodi insoluti della storia di questo partito. In particolare, appare grave, per la ricostruzione storica delle vicende di cui ci stiamo occupando in questa sede, la scomparsa del resoconto della riunione del 31 gennaio 1951. Un’assenza, questa, tanto più rilevante in quanto fu proprio in questo complesso intreccio di tensioni che venne ad inserirsi l’esplosione del dissenso pubblico da parte di Valdo Magnani. Non può sfuggire, invero, all’attenzione del lettore il fatto che quando Magnani prese la parola a Reggio quel 19 gennaio 1951, Togliatti fosse assente dall’Italia sin dal 17 dicembre. Una coincidenza, questa, che raramente viene messa in evidenza nelle biografie di Magnani e nelle ricostruzioni delle vicende che portarono alla rottura con il PCI, nonché alla costituzione del MLI/USI. In realtà, il capo del PCI non si era mai rimesso dai postumi dell’incidente occorsogli a Ivrea il 22 agosto 1950, al punto che il 31 ottobre dovette essere operato al cervello. E’ legittimo allora reputare che non tenesse più le redini del suo partito dall’estate del 1950, ossia a partire da un periodo di poco successivo all’inizio della guerra di Corea che, all’epoca, acuì i timori di un nuovo conflitto mondiale. Tale vicende vanno, infatti, considerate congiuntamente, poiché proprio mentre Togliatti si trovava in URSS per un periodo di convalescenza, il PCI e il PSI si impegnarono in una massiccia campagna contro la guerra di Corea (allora al suo apice) e contro la visita a Roma del generale Eisenhower. Scioperi e manifestazioni si moltiplicarono, mentre la polizia aprì spesso il fuoco, lasciando morti e feriti sulle strade. Tutto, almeno a sinistra, sembrò consolidare l’idea stalinista dei “”due campi””, in cui quello della pace si identificava ‘tout court’ con l’URSS. Secondo Mieli, Secchia, uomo di idee semplici, poco ambizioso, ma dedito anima e corpo al partito, nonché sinceramente preoccupato della piega che avrebbero potuto prendere gli avvenimenti, si convinse che con un clima politico di quel genere fosse indispensabile al PCI adottare una linea non solo meno nazionale e più nettamente inserita nel movimento operaio internazionale, ma anche capace di fornire una risposta frontale più dura, più rigida (potremmo dire più “”di campo””) rispetto agli attacchi mossi dagli avversari in patria, sollecitando in questo senso grandi proteste di massa (18). Indicazioni di tal genere arrivarono, del resto, anche da Mosca”” (pag 89-90) [(17) Si v. a questo proposito l’introduzione di Enzo Collotti a ‘Archivio Pietro Secchia 1945-1973’, Milano, Annali Feltrinelli, 1978, specie alle pp. 95-108 e la si cfr. con i servizi di Corbi su “”L’Espresso””, 19 e 26 feb. 1978 e 5 mar. 1978, nonché con l’ampio art. di Giorgio Amendola, ‘I contrasti fra…’, cit., pp. 23-26; (18) TAA di Renato Mieli in FVM FGER, Appendice I, Documentazione su Valdo Magnani, b 1, fasc. “”Testimonianze su Valdo Magnani””]”,”PCIx-408″
“BIANCHINI Stefano DASSÙ Marta a cura, saggi di Rosa BALFOUR Andrea SEGRÈ Michele MARCHESIELLO Igor PELLICCIARI Marco DOGO Stefano BIANCHINI László NYUSZTAY Roberto MENOTTI Ilja LEVIN Sergio LUGARESIRoberta BENINI Maurizio GUANDALINI”,”Guida ai Paesi dell’Europa Centrale Orientale e Balcanica. Annuario politico-economico, 1999.”,”Il Centro per l’Europa Centro-Orientale e Balcanica, diretto da Stefano Bianchini, è stato costituitonel 1996 dall’Università di Bologna e dal Comune di Bologna, con l’adesione attiva dell’Unione europea, del Ministero degli Affari Esteri, della Regione Emilia Romagna, dei Comuni di Forlì, Cesena e Cervia e della Fondazione Carisbo. Il Centro Studi di Politica Internazionale (CeSPI), diretto da Marta Dassù, è un’associazione non-profit indipendente che fa parte degli enti internazionali sostenutio dal Ministero degli Affari Esteri.”,”EURC-041-FL”
“BIANCHINI Stefano DASSÙ Marta a cura, saggi di Livia B. PLAKS Mauro MARTINI Ilja LEVIN Loredana BOGLIUN Mario ZUCCONI Rosa BALFOUR Roberto MENOTTI Silvia APRILE Adriano GUERRA Andrea SEGRÈ Dusan JANJIC Armando PITASSIO”,”Guida ai Paesi dell’Europa Centrale Orientale e Balcanica. Annuario politico-economico, 2000″,”Il Centro per l’Europa Centro-Orientale e Balcanica, diretto da Stefano Bianchini, è stato costituitonel 1996 dall’Università di Bologna e dal Comune di Bologna, con l’adesione attiva dell’Unione europea, del Ministero degli Affari Esteri, della Regione Emilia Romagna, dei Comuni di Forlì, Cesena e Cervia e della Fondazione Carisbo. Il Centro Studi di Politica Internazionale (CeSPI), diretto da Marta Dassù, è un’associazione non-profit indipendente che fa parte degli enti internazionali sostenutio dal Ministero degli Affari Esteri.”,”EURC-042-FL”
“BIANCHINI Stefano DASSÙ Marta a cura, saggi di Francesco PRIVITERA Roberto SPANÒ Rosa ROSSI Dominika STOJANOSKA Monika KAMINSKA Camelia BECIU Tiiu POHL Luigi Vittorio FERRARIS Michele MARCHESIELLO Ludovica RIZZOTTI Felice C. BESOSTRI Antonio ARMELLINI Gianluca BONDURI Giulio MARCON Ferruccio PASTORE”,”Guida ai Paesi dell’Europa Centrale Orientale e Balcanica. Annuario politico-economico, 2001″,”Il Centro per l’Europa Centro-Orientale e Balcanica, diretto da Stefano Bianchini, è stato costituitonel 1996 dall’Università di Bologna e dal Comune di Bologna, con l’adesione attiva dell’Unione europea, del Ministero degli Affari Esteri, della Regione Emilia Romagna, dei Comuni di Forlì, Cesena e Cervia e della Fondazione Carisbo. Il Centro Studi di Politica Internazionale (CeSPI), diretto da Marta Dassù, è un’associazione non-profit indipendente che fa parte degli enti internazionali sostenutio dal Ministero degli Affari Esteri.”,”EURC-043-FL”
“BIANCHINI Stefano a cura; contributo di Mario DEL-PERO”,”Valdo Magnani e l’antistalinismo comunista.”,”Stefano Bianchini professore di Storia e Istituzioni dell’Europa Orientale all’Università di Bologna, campus di Forlì, è coordinatore del network internazionale “”Europe and the Balkans””, autore di ‘Le sfide della modernità: idee, politiche e percorsi dell’Europa Orientale’ (2009), ‘Sarajevo, Le radici dell’odio’ (2003) e ‘La questione jugoslava’. “”Non mi riferisco qui tanto agli insulti, alle facili ironie (si pensi solo al termine dispregiativo i “”Magnacucchi”” inventato da Davide Lajolo)”” (pag 23) “”Se teniamo presente che, come apparve chiaro nel 1947 anche in Jugoslavia, l’ignaro Magnani godeva della fiducia di Togliatti e lo frequentava pure in contesti privati (sua cugina, Nilde Jotti, lo invitava a pranzo a Roma ogni settimana)”” (pag 62-63) “”””E’ significativo – si affermava in una prima analisi dell’ambasciata di fine gennaio 1950 – che “”per quanto il comunicato dell’ufficio stampa del PCI”” non accusasse “”esplicitamente Magnani e Cucchi di Titoismo””, la denuncia di essere delle “”marionette di Tito”” fosse già diffusa. Questa rappresentazione dei “”traditori”” evidenziava come il “”tratto principale del malcontento dentro il comunismo italiano”” potesse essere definito come una “”deviazione nazionalista dallo stalinismo”” e “”di conseguenza come una forma di Titoismo”” (…)”” (pag 170)”,”PCIx-002-FC”
“BIANCHINI Stefano”,”La questione jugoslava.”,”Italia, Germania e i loro “”alleati nemici””. “”La complessità della situazione era stata aggravata dalla decisione, assunta da Mihailovic, di ritenere compito primario del proprio movimento la sconfitta dei partigiani. Ecco, allora, che un’alleanza di comodo con l’Italia avrebbe potuto tornare utile, sia perché consentiva di ottenere equipaggiamenti e denaro per la guerra, sia perché forniva di fatto una protezione nelle azioni contro gli ‘ustascia’. Ma proprio per questi ultimi motivi i nazisti preferivano i ‘cetnici’ dei nemici alla stregua dei partigiani e, quindi, combatterli, almeno fino a quando – crollata l’Italia dopo l’8 settembre 1943 – non divenne più utile agli uni e agli altri stabilire un’alleanza in funzione anti-comunista. Una situazione simile si verificò anche in Slovenia e soprattutto nella provincia di Lubiana, dove gli italiani cercarono di approfittare dei contrasti fra le destre locali e i comunisti, per stabilire con le prime delle alleanze in grado di isolare i partigiani che avevano cominciato le azioni di guerriglia subito dopo l’attacco nazista all’Unione Sovietica. La politica fascista ottenne un certo successo, poiché riuscì a costituire i ‘domobranci o belogardisti’ (ossia difensori della patria o guardie bianche, come vennero chiamate dai comunisti con disprezzo e a ricordo della guerra civile russa). In Kosovo un’operazione analoga, unitamente al fatto che sia pure sotto l’Italia esso era stato però unito all’Albania, trovò il consenso passivo di buona parte della popolazione e quello attivo di una guardia filofascista detta dei ‘balisti’. A loro volta, i Tedeschi – che avevano stabilito un protettorato della Wehrmacht sulla Serbia – installarono al governo di Belgrado il generale Milan Nedic, ci attribuirono funzioni simili a quelle di Pétain in Francia e di Quisling in Norvegia e tra le fila della cui gendarmeria andarono a militare non poch ‘cetnici'”” (pag 61-62) Stefano Bianchini insegna Storia e istituzioni dell’Europa orientale all’Università di Bologna, sede di Forlì. È coordfinatore centrfale del network internazionale ‘Europe and the Balkans’ sostenuto dall’Unione europea. Ha pubblicato pure ‘Sarajevo, le radici dell’odio. Identità e destino dei popoli balcanici’.”,”EURC-143″
“BIANCIARDI Luciano”,”La vita agra. L’ amara storia di un intellettuale di provincia.”,”Luciano BIANCIARDI (Grosseto 1922 – Milano 1971) ha pubblicato opere situabili tra la saggistica storica e la narrativa, e romanzi: ‘Il lavoro culturale’ (1957), ‘L’ integrazione’ (1960), ‘Da Quarto a Torino’ (1960), ‘La battaglia soda’ (1964′, ‘Daghela avanti un passo’ (1968), ‘Aprire il fuoco’ (1969). Milano 1962: il miracolo economico, la febbre dei consumi, la strategia aziendale, la disumanità dei rapporti, le delusioni politiche, il bisogno di denaro (i dané), il tram e la televisione, gli scocciatori telefonici e gli scaldabagni esplosivi, la nebbia e i lavori stradali, gli automobilisti viperini del lunedì… stringono in una morsa irresistibile e grottesca l’ intellettuale anarchico venuto dalla provincia… ‘La vita agra’ di Bianciardi è stato il primo romanzo italiano della contestazione, la prima rilevante testimonianza letteraria di uno stato di profondo malessero politico, sociale ed esistenziale.”” “”Così quel baffone delle umane relazioni doveva ficcarselo bene in testa, che qui non era storia di rapporti tra uomo e uomo, tra operaio e dirigente e ditta, ma fra uomo, giorno e tonnellata. Lasciasse perdere Garcia Lorca e i documenti dell’ Usis e il prete di fabbrica (che oltre tutto era una spesa, perché si beccava, don Coso, il suo bravo premio di produzione, senza produrre una madonna) e cercasse semmai di far capire a questa gente che la direzione non ce l’ aveva con loro personalmente… ma d’ altra parte non poteva tollerare che lì, sotto Montemassi, si continuasse a tirar fuori, con tremilacinquecento operai, appena duecentoquarantamila tonnellate all’ anno, e di lignite, poi.”” (pag 42) “”Tradurre, comunemente, si dice oggi. Ma nel Trecento dicevasi volgarizzare, perché la voce tradurre sapeva troppo di latino, e allora scansavasi i latinismi, come poi li cercarono nel Quattrocento, e taluni li cercano ancor oggi; sì perché que’ buoni traduttori facevano le cose per farle, e trasportando da lingue ignote il pensiero in lingua nota, intendevano renderle intelligibili a’ più””. (pag 125)”,”VARx-090″
“BIANCIARDI Luciano”,”L’ integrazione. Uno schizzo sarcastico dell’ industria culturale all’ alba del boom.”,”In Italia sta per cominciare il ‘miracolo economico’ quando Luciano BIANCIARDI (1922-1971), un professore di filosofia grossetano immigrato nell’ industria culturale a Milano, scrive L’ Integrazione. Il suo romanzo scarno, in bilico tra cronaca e saggio, è scritto con ironia ma sotto l’ ironia c’è una disperazione autentica. L’ Integrazione è la rappresentazione del mondo editoriale della Milano del miracolo economico. “”Io stavo spesso con Bauducco, il quale mi aveva preso in simpatia e mi invitava a prendere un caffé. “”Diglielo, eh, a tuo fratello.”” “”Cosa gli devo dire?”” “”Che non esageri con quella sociologia. Perché cosa è poi la sociologia? Una pseudoscienza, no? Guarda l’ insegnamento del Croce. Non bisogna mica ignorarlo l’ insegnamento del Croce, non ti pare? Anche se poi politicamente il Croce era quello che era. Pensa al valore che ha avuto il Croce per la nostra formazione culturale. Tutti ci siamo formati sul breviario d’ estetica del Croce, al liceo, non è forse vero? Ora, cosa ti dice il Croce della sociologia? Che è una pseudoscienza, no? E poi c’è la questione degli americani. Perché credi che gli americani facciano tanta sociologia? Proprio perché sono portatori e diffusori del neocapitalismo, l’ ideologia in altre parole che noi stiamo combattendo””. (pag 40-41)”,”VARx-091″
“BIANCIARDI Luciano”,”Il lavoro culturale.”,”Luciano BIANCIARDI (Grosseto 1922- Milano 1971), laureato in filosofia, bibliotecario e professore di liceo, scrisse con Carlo CASSOLA ‘I minatori della Maremma’ (1955). Trasferitosi a Milano, lavorò come redattore, giornalista, traduttore e scenegiattore. Ha scritto varie opere tra cui ‘L’ integrazione’ e ‘La vita agra’. “”Marcello aveva tentato di farle capire che le idee sono tali in quanto tu puoi comunicarle agli altri, che se le tieni per te non servono a nulla, anzi, non sono nemmeno idee.”” (pag 45)”,”ITAB-152″
“BIANCIARDI Luciano”,”Da Quarto a Torino. Breve storia della spedizione dei Mille.”,”””Ma in generale i Mille furono uomini maturi: un buon quarto di loro avevano passato i trentacinque anni, non pochi sfioravano i cinquanta. Centossessanta erano bergamaschi, centocinquantasei liguri, settantadue di Milano, cinquantanove di Brescia, cinquantotto di Pavia (studenti in buona parte), quarantasei del meridione d’ Italia, soprattutto calabresi. Sessantotto di Livorno, con alla testa Andrea Sgarallino, aspettavano d’ imbarcarsi a Piombino, dov’erano giunti su di un peschereccio, l’ Adelina, ma persero l’ appuntamento. Una cinquantina, come si è già detto, i siciliani. Garibaldi volle, ed a ragione, che i meridionali fossero ben rappresentati tra i quadri della spedizione: Crispi e Calvino nello stato maggiore, La Masa, Carini, Stocco al comando delle compagnie, Vincenzo Orsini alla testa degli artiglieri (…)””. (pag 33) “”Ufficiale d’ Intendenza, infine, era uno scrittore vero e grande, Ippolito Nievo. Morì nel marzo del ’61, a spedizione finita, in un naufragio. C’era anche una donna, Rosalia Montmasson, moglie di Francesco Crispi, e tre sacerdoti. Del resto il capo di stato maggiore, Giuseppe Sirtori, era un ex prete, e del prete, forse meglio dire del pastore quacchero, serbava l’ aria assorta (…)””. (pag 35) “”La sua stampa aveva lavorato a dovere per orientare l’ opinione pubblica contro il “”malgoverno”” di Garibaldi e contro le scelleratezze della dittatura, e Garibaldi aveva, dal canto suo, avuto il torto din non rispondere alle calunnie. Dopo la pubblicazione della lettera di Brusco, il Piemonte benpensante e tradizionalista stimava il dittatore poco più che un soldataccio fortunato e ingrato verso il saggio primo ministro e persino verso il re””. (pag 179)”,”ITAB-221″
“BIANCIARDI Luciano”,”La battaglia soda.”,”Alla memoria di Giuseppe BANDI “”Questi sono i modi che si possono tenere da una battaglia, quando dee passare, sola, pei luoghi sospetti. Ma la battaglia soda, senza corna e senza piazza, è meglio””. Machiavelli (in apertura) “”Basandosi sulla vita di un suo conterraneo garibaldino, Giuseppe Bandi, e su un suo libretto, Luciano Bianciardi ci fornisce una personalissima interpretazione degli anni decisivi del Risorgimento italiano, quando la raggiunta unità nazionale vide cadere, nello stesso tempo, le speranze degli uomini migliori che ne erano stati protagonisti. L’annessione piemontese del sud, l’epurazione della parte “”azionista”” dei garibaldini, il brusco e inflessibile “”rappel à l’ordre””, la tragedia di Custoza, dove a essere sconfitti non furono soltanto i generali piemontesi, ma anche noi stessi.”” (fonte Unilibro) “”Il lettore attento mi obbietterà che gli amici toscani e Giuseppe Mazzini medesimo, con le loro lettere, m’invitavano appunto a menar le mani per la giusta causa, e prestando loro l’orecchio e traducendo in fatto l’ intenzione avrei potuto, come dicono i nostri contadini, levarmi la sete col prosciutto. Perché insomma non mi risolvevo all’ azione? Perché non eccitavo, io maggiore, un bel battaglione di granatieri col bianco delle lor mostrine alla goletta della tunica, e non me lo tiravo dietro oltre il Ticino, e raccolta gente nella patriottica Lombardia non marciavo fino al Mincio e al Garda, sollevandovi quelle animose popolazioin bresciane e mantovane, per poi marciare, fatto d’un battaglione un reggimento e d’un reggimento una brigata, oltre quelle acque, e quindi ficcarmi in mezzo alle fortezze del temuto e nefasto quadrilatero incurante dei loro cannoni, e infine marciare dritto sull’ amata Venezia ancor fremente sotto il giogo imperiale?”” (pag 57-58) “”Le parole dei Maestro a questo appunto m’incoraggiavano, ma eran parole dettate più da un generoso sogno che da un sicuro pensamento dell’ alea che avrei corso. Così mi facevo sempre più persuaso che, se si poteva e doveva seguire di Mazzini l’alto concetto e l’ amore che l’ispirava, saria stato poco men che follia accoglierne le proposte d’azione immediata. Troppi esempi passati me ne convincevano, dalla disperata spedizione dei fratelli Bandiera, alla non meno tragica avventura di Carlo Pisacane, e ultima e infelicissima questa del giovane Emilio escito di senno nelle segrete di Favignana””. (pag 58)”,”ITAB-234″
“BIANCIARDI Luciano CASSOLA Carlo”,”I minatori della maremma.”,”77 minatori fucilati da nazifascisti a Niccioleta (pag 101-103)”,”MITT-350″
“BIANCIARDI Luciano”,”La vita agra.”,”Luciano BIANCIARDI (Grosseto 1922 – Milano 1971) ha pubblicato opere situabili tra la saggistica storica e la narrativa, e romanzi: ‘Il lavoro culturale’ (1957), ‘L’ integrazione’ (1960), ‘Da Quarto a Torino’ (1960), ‘La battaglia soda’ (1964′, ‘Daghela avanti un passo’ (1968), ‘Aprire il fuoco’ (1969). L’ amara storia di un intellettuale di provincia. Una sorta di decrescita felice: “”La rivoluzione deve cominciare da ben più lontano, deve cominciare in interiore homine. Occorre che la gente impari a non muoversi, a non collaborare, a non produrre, a non farsi nascere bisogni nuovi, e anzi a rinunziare a quelli che ha. La rinunzia sarà graduale (…)”” (pag 1650)”,”TEOS-001-FMP”
“BIANCIARDI Luciano”,”Garibaldi.”,”””Neanche un terzo degli ufficiali garibaldini entrò con il suo grado nell’esercito regolare, e lo spurgo tenne anche conto della fede politica. Nino Bixio fu generale di divisione, e con lui Cosenz, Medici e Sirtori. Il bello è che lo stesso grado toccò al Pianell, un generale borbonico. A Garibaldi fu offerto il grado di generale d’armata, una grossa somma di denaro al figlio maggiore Menotti, una dote alle figlie e un castello. Di offrire soldi a lui personalmente non ebbero il coraggio. Infatti rifiutò ogni cosa. Trascorse la notte a bordo di una nave inglese, l”Hannibal’, conversando con l’ammiraglio Mundy, e quando fu giorno partì per Caprera, con pochi fidati compagni. Si portava dietro un sacco di sementi, una balla di stoccafissi, qualche libbra di caffè, due mazzi di sigari e poche migliaia di lire “”risparmiate”” a sua insaputa dal segretario Basso. A continuare la guerra provvidero i piemontesi. Capua si arrese dopo una notte di bombardamento, Gaeta invece resistette all’assedio per cento giorni, e dovette passare un altro mese prima che si arrendessero Messina e Civitella del Tronto. Ma intanto, dopo la proclamazione del Regno d’Italia, il 14 marzo 1861, un pò dappertutto, cominciava un’altra guerra, una guerra che di solito non si legge sui libri di scuola, e quando se ne parla, si preferisce dire “”brigantaggio””. Invece fu una guerra, la più sanguinosa di tutto il Risorgimento, e la più atroce, perché fu combattuta fra italiani. Le popolazioni del sud non accettarono la “”occupazione”” piemontese, e ci vollero settanta battaglioni per insegnar loro che fatta l’Italia, bisognava “”fare gli italiani””. Chi aveva acerbamente criticato il governo di Garibaldi, ora doveva convincersi che senza Garibaldi le cosa andavano anche peggio. Dovunque imboscate, ammazzamenti, rappresaglie, fucilazioni sommarie, coprifuoco, ostaggi. Una guerra che durò quasi cinque anni, stremando l’esercito italiano, le popolazioni, le campagne, e che ridusse il Meridione alla loro mercè. Napoli, che era la più grande e una delle più belle città d’Italia, cominciava la sua decadenza. Il “”miracolo”” dell’unità d’Italia era avvenuto, ma si trattava di un’unità raggiunta con l’intrigo e con la forza. Il paese restava profondamente diviso, e in qualche misura continua a esserlo ancor oggi. È una faccenda molto complessa che preferiamo chiamare “”questione meridionale”””” (pag 99-100)”,”BIOx-003-FMP”
“BIANCIARDI Luciano”,”L’alibi del progresso. Scritti giornalistici ed elzeviri.”,”Luciano Bianciardi (Grosseto 1922 – Milano 1971) è stato giornalista, traduttore e scrittore. Tra gli autori americani da lui tradotti, ricordiamo Miller, Faulkner, Steinbeck e London.”,”EDIx-011-FL”
“BIANCO Lucien a cura; collaborazione di Paul AKAMATSU Heinz BECHERT Georg BUDDRUSS LE-THANH-KHOI Jacques ROBERT”,”L’ Asia moderna.”,”Collaborazione di Paul AKAMATSU Heinz BECHERT Georg BUDDRUSS LE-THANH-KHOI Jacques ROBERT. Lucien BIANCO, nato nel 1930, ha studiato all’ Ecole Normale e all’ Ecole Nationale des Langues Orientales Vivantes a Parigi. Agregé d’ histoire nel 1957, dal 1959 al 1961 ha insegnato prima a Beauvais poi a Parigi. Nel 1964-65 ha compiuto ricerche all’ East Asian Reserch Center della Harvard University, negli Stati Uniti. Attualmente (1971) è D di studi all’ Ecole Pratque des Hautes Etudes di Parigi e Chargé de coenference all’ Ecole Normale Superieure e alla Faculté des Lettres et Sciences Humaines a Parigi. BIANCO è specializzato sulla storia sociale della Cina moderna. Ha scritto ‘Les origines de la Revolution Chinaise’ (Paris, 1967), e ‘La crise de Sian’ (1970).”,”ASIx-034″
“BIANCO Pialuisa”,”La lunga marcia dei pop comunisti. La Cina nell’ economia globale.”,”BIANCO Pialuisa giornalista ha fatto l’ inviata, la commentatrice, il direttore nella carta stampata, in TV, in radio. E’ stato il primo direttore donna di un quotidiano nazionale (L’ Indipendente). Attualmente è editorialista alla ‘Nazione’ ‘Il Giorno’ ‘Il Resto del Carlino’. Tesi: spirito cinese: internazionalismo etnico”,”CINx-088″
“BIANCO Gino”,”Un socialista ‘irregolare’: Andrea Caffi intellettuale e politico d’ avanguardia.”,”Gino BIANCO è nato a Torino il 31 maggio 1932. E’ stato dal 1956 al 1960 ricercatore presso l’ Istituto di Storia moderna e contemporanea dell’ Università di Genova, poi redattore della rivista ‘Critica sociale’ e responsabile, dal 1964 al 1967 della sezione storica del Ceses (Centro Studi Economico Sociale) di Milano. Da dieci anni (1977) vive a Londra dove è stato Fellow al Center of Contemporary European Studies dell’ Università del Sussex, corrispondente dell’ Avanti! e di altre testate (TV). Ha collaborato con saggi di storia contemporanea a ‘Movimento operaio e socialista’ e a ‘Tempo presente’.”,”MITS-176″
“BIANCO Lucien, collaborazione di Hua CHANG-MING”,”Jacqueries et révolution dans la Chine du XXe siècle.”,”Storico e sinologo, Lucien BIANCO è direttore di studi emerito all’ EHESS. E’ autore di vari libri tra cui ‘Les Origiens de la révolution chinoise’ (Gallimard, 1997) e ‘Peasants Without the Party’ (M.E. Sharpe). Madam Hua CHANG-MING è stata bibliotecaria del Centre de recherche et de documentation sur la Chine contemporaine (EHESS) per trent’anni. E’ autrice di varie opere sulla società cinese. “”L’ opposizione violenta al censimento del 1910 ricorda un po’ il movimento dei Boxer. Un giro d’ orizzonte su tre sinologi dovrebbe permettere di esplicitare questo punto di vista. Joseph Esherick, innanzitutto (…). La seconda opera è quella di Roxann Prazniak (1999), che ha letto le stesse mie fonti… e ne ha letto, a dire il vero, molte di più. Il mio disaccordo con questa non riguarda la diagnostica (apprezzo l’ eloquente sottotitolo del suo libro: Rural Rebels against Modernity) (…). Il terzo sinologo è Prasenjit Duara (1991): ispirandosi, tra gli altri (per per tenersi ai francesi), a Louis Dumont e Michel Foucault, analizza brillantemente l’ interposizione della conoscenza e delle relazioni di potere (come pure i conflitti di interesse) nel discorso modernizzatore.”” (pag 382)”,”CINx-161″
“BIANCO Lucien”,”Les origines de la révolution chinoise, 1915-1949.”,”BIANCO Lucien agregé d’histoire è ex allievo dell’ Ecole Normale Superieure e dell’ Ecole Nationale des Langues orienales vivantes. Direttore di studi all’ Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales e ex direttore del Centre de recherches et documentation sur la Chine contemporaine, insegna pure all’ Institut d’ études politiques de Paris e al Centre de recherches sinologiques delle università Harvard e Michigan come pure al St. Antony’s College (Oxford) e all’ Academia Sinica (Taiwan). E’ autore di molte opere tra cui ‘Peasants without the Party (M.E. Sharpe) 2001 prix Levenson 2003 e in collaborazione con Hua CHANG-MING ‘Jacqueries et révolutions dans la Chine du XXe siecle”” (La Martiniere 2005). “”E’ in queste circostanze che si produce un avvenimento molto strano, che rappresenta la data più importante in questa storia della formazione del sentimento nazionale in Cina (e allo stesso tempo un tornante decisivo nel destino della Cina moderna): il rapimento di Chiang Kai-shek da parte di uno dei suoi generali (12 dicembre 1936). Non è in sé, una cosa straordinaria nella Cina degli ultimi sessant’anni che un generale si rivolti contro il suo capo e lo catturi. Ma l’ incidente ha, questa volta, un significato particolare. E’ per annientare l’ Armata Rossa scampata alla Lunga Marcia che questo generale, Zhang Xueliang, è stato inviato a Sian, capitale del Shaanxi. Ora giovane “”signore della guerra””, Zhang è stato privato delle ricche province del Nord Est attraverso il colpo di Mukden, tre anni appena dopo esser subentrato a suo padre, assassinato dai giapponesi che lo trovavano insufficientemente docile. Le sue truppe guardano con nostalgia verso la Manciuria e accettano mal volentieri di dover combattere dei Cinesi, anche fossero comunisti (“”i Cinesi non lottano contro i Cinesi””), impazienti come sono di andare a liberare la loro terra natale. Quando il 12 dicembre, all’ alba Zhang Xueliang fa prigioniero Chiang Kai-shek, è per costringerlo a cambiare politica. Tra le “”otto domande”” che gli presenta, sette riprendono i principali punti del programma formulato due settimane prima dal PCC. Programma che si riconduce a questo: alla guerra civile, sostituiamo la guerra contro l’ invasore. L’ epilogo dell’ affare del Sian non è meno strana che la sua brusca disgregazione: alla tredicesima giornata di cattività e mentre una nuova guerra civile minaccia, Chiang Kai-shek è liberato… Zhou en-lai (Ciu en-lai, ndr) stesso è venuto a patrocinare la causa del massacratore dei comunisti””. (pag 228-229)”,”CINx-209″
“BIANCO Gino a cura; scritti di Clement ATTLEE Henry N. BRAILSFORD G.D.H.COLE Stafford CRIPPS Edwin F.M. DURBIN Wal HANNINGTON Arthur HENDERSON John A. HOBSON Douglas JAY Arthur CREECH JONES Harold J. LASKI Herbert MORRISON George ORWELL John MURPHY John STRACHEY Richard H. TAWNEY Sidney e Beatrice WEBB Edward F. WISE Leonard WOOLF”,”L’esperienza laburista tra le due guerre. Tra bolscevismo e fascismo.”,”BIANCO Gino a cura; scritti di Clement ATTLEE Henry N. BRAILSFORD G.D.H.COLE Stafford CRIPPS Edwin F.M. DURBIN Wal HANNINGTON Arthur HENDERSON John A. HOBSON Douglas JAY Arthur CREECH JONES Harold J. LASKI Herbert MORRISON George ORWELL John MURPHY John STRACHEY Richard H. TAWNEY Sidney e Beatrice WEBB Edward F. WISE Leonard WOOLF”,”UKIx-111″
“BIANCO Lucien, avec la collaboration de HUA Chang-Ming”,”Jacqueries et Révolution dans la Chine du XX° siècle.”,”2° copia Storico e sinologo, Lucien BIANCO è direttore di studi emerito all’ EHESS. E’ autore di vari libri tra cui ‘Les Origiens de la révolution chinoise’ (Gallimard, 1997) e ‘Peasants Without the Party’ (M.E. Sharpe). Madam Hua CHANG-MING è stata bibliotecaria del Centre de recherche et de documentation sur la Chine contemporaine (EHESS) per trent’anni. E’ autrice di varie opere sulla società cinese. Forme di resistenza dei contadini contro i funzionari di partito e i ricchi (v. ultimo capitolo) La condizione dei braccianti ex proprietari di un fazzoletto di terra e indebitati. “”Résistance au fermage. Il faut souligner d’emblée le paradoxe: les fermiers se révoltent rarement [chapitre 8], alors que leur condition représente le problème social le plus massif dans les campagnes chinoises. Les débiteurs sont, certes, presque aussi nombreux que le fermiers, et leur sort est parfois plus tragique, mais les deux catégories se recoupent: beaucoup de fermiers sont endettés et, de surcroît, on devient assez souvent fermier parce qu’on est un débiteur insolvable, contraint de céder la propriété de son lopin à son créancier. Sans en être la cause unique, la pression démographique sur une terre qui n’est pas extensible (‘ren duo tian shao’: “”les hommes pullulent, la terre manque””) suffit à expliquer que fermage et taux d’intérêt soient si élevés, tellement élevés que peu de fermiers et de débiteurs réussissent à sortir du cercle vicieux: endettement chronique et culture du champ d’autrui”” (pag 83)”,”MCIx-067″
“BIANCO Gino”,”Socialismo libertario. Scritti dal 1960 al 1972.”,”L’autore nell’articolo ‘Socialismo e marxismo’ ‘critica’ Marx Engels, il marxismo e il Manifesto, Lenin ecc. “”considerare tutto il socialismo anteriore a quello marxista come una forma inferiore dell’autentico e unico “”socialismo scientifico”” non è soltanto un’ipocrisia, ma anche un’aberrazione storica…”” (pag 125) “”E’ poi un errore considerare il ‘Manifesto comunista’ (redatto da Marx e da Engels alla fine del 1847) come un’espressione sufficientemente esplicita di quella “”novità”” che il marxismo avrebbe introdotto nell’ideologia rivoluzionaria socialista. Molto più che pensiero originale, il ‘Manifesto’ offre una sintesi, genialmente vigorosa, di un certo comune patrimonio dei vari gruppi d’avanguardia che dal 1815 al 1848 hanno preconizzato la rivoluzione socialista…”” (pag 125) “”Tutta l’azione di Lenin e dei bolscevichi è contrassegnata da un’ambiguità radicale: il modello pragmatico che Lenin rivendica con orgoglio è il “”giacobinismo”” e il “”blanquismo”” …”” (pag 135)”,”ANAx-394″
“BIANCO Gino PERILLO Gaetano”,”Cronache militari della Resistenza in Liguria. Volume I.”,”Giorgio Gimelli è nato a Genova il 28 settembre 1926. Nel 1943, ancora studente, aderì al PCI e partecipò alla lotta partigiana nella VI zona operativa. E’ presidente dell’ ANPI di Genova ed è stato eletto consigliere comunale della stessa città (1965)”,”ITAR-276″
“BIANCO Gino”,”L’avvento del fascismo a Sestri Ponente (1921-22).”,”testo della comunicazione di Gino Bianco al Convegno sulle ‘Origini del fascismo’, promosso dall’Istituto Gramsci Occupazione di Sestri da parte di centinaia di squadristi provenienti da paesi limitrofi e anche da Savona, aggressioni e violenze tollerate dalla forza pubblica”,”LIGU-169″
“BIANCO Magda”,”L’industria italiana.”,”Magda Bianco è economista alla Banca d’Italia, Ufficio Diritto dell’economia. Ha pubblicato vari saggi di economia industriale.”,”ITAE-092-FL”
“BIANCO Gino GRENDI Edoardo a cura; scritti di Robert OWEN William THOMPSON John GRAY John Francis BRAY William BEMBOW”,”La tradizione socialista in Inghilterra. Antologia di scritti politici, 1820-1852.”,”””È nota la critica che mosse Marx all’applicazione «egualitaria» della formula ricardiana del valore (in polemica con Proudhon, indicò in Thompson e Bray gli originari elaboratori di una teoria di cui Proudhon e Rodbertus non sarebbero stati che epigoni) e alla teoria del tempo di lavoro come unità di misura diretta della moneta elaborata da Gray (1). I socialisti ricardiani non possono essere considerati precursori di Marx come anticipatori della teoria dello sfruttamento o della concezione materialistica della storia in tutta l’estensione del significato che queste teorie hanno nel sistema di Marx. Ma anche il ‘Manifesto del Partito comunista’ redatto da Marx e da Engels alla fine del 1847, molto più che pensiero originale (un’espressione sufficientemente esplicita di quella «novità» che il marxismo doveva introdurre nell’ideologia rivoluzionaria socialista è soltanto nel ‘Capitale’ pubblicato molti anni dopo), offre una sintesi, genialmente vigorosa, di un certo comune patrimonio dei vari gruppi d’avanguardia che tra il 1820 e il 1848 hanno preconizzato la rivoluzione sociale. Nei socialisti cooperatori l’attacco era rivolto contro l’ordine esistente che si voleva trasformare e sovvertire attraverso piani di riforme dai quali era assente una rigorosa analisi critica, ma con la consapevolezza che il sistema capitalistico non era soltanto l’espressione della natura umana, ma anche un prodotto storico che poteva essere trasformato attraverso l’organizzazione cooperativa, sindacale e politica della classe operaia. Ciò condusse ad una riscoperta dell’intima relazione tra momento economico e momento politico e ad una più netta presa di coscienza del fatto che nella società capitalistica chi controllava la proprietà controllava il governo e lo Stato (e questa nozione dello Stato strumento della classe dominante fu poi elaborata in modo più articolato dall’ala socialista del cartismo e, prima, da Smith e Morrison”” [dall’introduzione di Gino Bianco e Edoardo Grendi, pag LXXXVIII] [(1) K. Marx, loc. cit. Su Bray in ‘La miseria della filosofia’, ed.it., Roma, 1950, pp. 57-64] [Gino Bianco Edoardo Grendi, ‘La tradizione socialista in Inghilterra. Antologia di scritti politici, 1820-1852’, Giulio Einaudi, Torino, 1970] La presa di coscienza dei socialisti inglesi nella prima metà dell’800: nella società capitalistica chi controlla la proprietà controlla il governo e lo Stato…”,”MUKx-002-FV”
“BIANCONI Piero”,”Pascoli.”,”BIANCONI Piero “”L’annuncio della guerra di Libia lo riempì di letizia appunto perchè egli credette di vedervi la fine dell’emigrazione italiana; ed espresse il suo entusiasmo nel discorso di Barga, ‘La grande proletaria si è mossa…”” A cose fatte il dissidio non esiste più””. (pag 189)”,”BIOx-244″
“BIANCONI Pietro”,”Il movimento operaio a Piombino.”,”BIANCONI Pietro (1924-) ha lavorato come operaio all’Ilva di Piombino fino al 1948. Ha partecipato alla lotta partigiana in provincia di Grosseto con la III brigata Garibaldi. Dal Partito d’Azione è passato al Partito Socialista, nel 1953 ha aderito a Unità Popolare di Calamandrei, Codignola e Parri, nel 1956 viene eletto nel direttivo nazionale della CGIL. Ha partecipato alle iniziative della sinistra operaia extra-parlamentare.”,”MITT-357″
“BIANCONI Pietro”,”1943: la CGL sconosciuta. La lotta degli esponenti politici per la gestione dei sindacati operai, 1943-1946.”,”BIANCONI Pietro (1924-) ha lavorato come operaio all’Ilva di Piombino fino al 1948. Ha partecipato alla lotta partigiana in provincia di Grosseto con la III brigata Garibaldi. Dal Partito d’Azione è passato al Partito Socialista, nel 1953 ha aderito a Unità Popolare di Calamandrei, Codignola e Parri, nel 1956 viene eletto nel direttivo nazionale della CGIL. Ha partecipato alle iniziative della sinistra operaia extra-parlamentare. “”Lo scopo di Togliatti di partecipare con questi uomini in un governo di coalizione poteva anche essere quello dichiarato dell’unità nazionale, ma lo scopo di questi generali reazionari, più o meno fascisti, era sicuramente quello di organizzare un esercito e una polizia che allenandosi alle sparatorie contro le masse dei braccianti meridionali affamate fosse poi in grado di “”mettere a posto”” gli operai del nord. Gli altri, demolaburisti, i liberali e democristiani, proclamavano ad alta voce i loro propositi: si battevano per assicurare agli italiani quella ‘continuità dello Stato’ di cui tanto tenevano padroni e preti. “”Occorre – scriveva l’organo dei padroni (9) – facilitare la costituzione di nuove società per azioni e l’ingrandimento di quelle preesistenti, onde far sì che possa essere facilmente drenato verso la produzione anche il piccolo risparmio che, presso ogni singolo, non sarebbe sufficiente a dar vita a una impresa di apprezzabile entità… Dare a ogni risparmiatore la sensazione che nessuno gli limiterà gli eventuali utili che potrà trovare dall’industria nella quale si accinge ad investire i propri risparmi; quindi nessuna limitazione ai dividendi. Far nascere nel risparmiatore la più assoluta sicurezza che vendendo l’oro acquistato alla borsa nera e comprando azioni di una società industriale egli non corra il rischio che la fabbrica nella quale va a interessarsi sia occupata con la forza e fatta propria da altri””. Gli altri, naturalmente, erano i braccianti e gli operai, contro i quali il governo doveva dare garanzie da gendarme. Del resto queste garanzie il governo le aveva già date per bocca dei suoi più autorevoli rappresentanti, comunisti e socialisti, infatti la prima deliberazione presa del governo Badoglio-Togliatti, riguardo alle aspettative della classe operaia, era che nessuna riforma sociale, per quanto miserrima e anodina, sarebbe stata possibile fino alla fine della guerra. Le dichiarazioni dei ministri, socialisti e comunisti, non si prestavano a intepretazioni dubbie: non si potevano concedere aumenti salariali, diceva il Ministro socialista Di Napoli, ma per dare un “”giusto premio alle masse operaie e contadine”” (10) si doveva aumentar e il prezzo del grano”” (pag 60-61) [(9) “”La Libertà””, 2 giugno 1944; (10) Il comunista Antonio Pesenti sottosegretario alle Finanze, annunciava che le linee sulle quali si sarebbe basata l’azione del governo erano: “”La difesa della proprietà dello Stato, la ricostruzione delle ricchezze nazionali, il potenziamento delle forze produttive per dare pane e lavoro al popolo e per aumentare la quantità dei prodotti”” (L’Unità 14 maggio ’44). Come si vede il linguaggio dei comunisti governativi non era poi molto dissimile da quello dei padroni: il governo si proponeva di dare ‘quattrini’ ai padroni perché questi dessero ‘pane e lavoro’ al popolo il quale avrebbe ‘aumentato la quantità di prodotti’ nelle mani dei padroni]”,”MITT-358″
“BIANCONI Giovanni”,”Eseguendo la sentenza. Roma, 1978. Dietro le quinte del sequestro Moro.”,”Giovanni Bianconi nato a Roma nel 1960 è inviato del Corriere della Sera (2008). Per Einaudi ha pubblicato ‘Mi dichiaro prigioniero politico. Storia della Brigate Rosse’.”,”TEMx-001-FFS”
“BIANUCCI Piero”,”La verità confezionata. Come leggere un giornale.”,”BIANUCCI Piero nato a Torino nel 1944 laureato in filosofia alla scuola di Luigi Pareyson è un giornalista professionista. Dal 1969 dirige la pagina letteraria di un grande quotidiano.”,”EDIx-108″
“BIANUCCI Piero FERRERI Walter, contributi di Tullio REGGE Pippo BATTAGLIA Guido COSSARD”,”Atlante dell’Universo.”,”Il principio cosmologico. (pag 391) di Tullio Regge “”La comunità scientifica è generalmente d’accordo nell’accettare il concetto secondo cui l’universo è sostanzialmente uniforme e omogeneo in ogni direzione se osservato in un determinato momento della sua evoluzione. Questo concetto costituisce il cosiddetto «principio cosmologico» e ha conseguenze di grande rilievo. Per esprimerci in termini più rigorosi, infatti, il principio cosmologico asserisce l’esistenza di un tempo universale t tale che, a t fissato, l’universo appare in media uguale a se stesso ovunque lo si osservi. In particolare la densità media e la temperatura media sono date da funzioni del tempo ma non del luogo in cui vengono misurate. L’esistenza di irregolarità locali nella distribuzione delle galassie ha gettato dubbi sulla vera portata del principio cosmologico e non è chiaro se esso vale solamente nella porzione di universo osservabile o anche oltre. Grosso modo possiamo paragonare il cosmo a una spugna le cui pareti sono grandi ammassi galattici tra cui esistono vuoti immensi. La dimensione di questi vuoti è dell’ordine dell’1% della porzione osservabile dell’universo che è delimitata da un orizzonte le cui dimensioni sono dell’ordine di 2c/H ossia circa 6000-12.000 Mpc. Se ci allontaniamo dalla Terra e dalla nostra Galassia incontriamo altre galassie raggruppate in ammassi. La forza gravitazionale che agisce tra le galassie induce moti che si sovrappongono alla recessione cosmica di Hubble e rendono difficile e ambigua la sua determinazione. La recessione cosmica comincia ad essere preponderante solamente oltre i 100 Mpc, pari a circa 326 milioni di anni luce. Se andiamo oltre, i moti locali perdono di importanza ma diventa molto difficile valutare le distanze galattiche e quindi la stessa H. A grandissime distanze, oltre i 1000 Mpc, la velocità di recessione diventa una frazione apprezzabile di quella della luce. L’orizzonte degli eventi è appunto definito come la distanza che corrisponde ad una velocità di recessione pari a c [velocità della luce, ndr]. Un viaggio nello spazio è necessariamente anche un viaggio a ritroso nel tempo, e infatti una galassia che disti 100 Mpc viene vista come era circa 326 milioni di anni or sono. Le galassie che giacciono al di là dell’orizzonte sono così distanti che la loro luce non ha fatto in tempo a giungere sulla Terra nel periodo intercorso tra la nascita dell’universo ed i giorni nostri. Su questa scala di tempi dobbiamo attenderci profonde mutazioni nella struttura delle galassie e, di riflesso, del cosmo. Non possiamo quindi osservare il cosmo nella sua interezza ad un dato istante. Il principio cosmologico è una ipotesi che semplifica di molto la teoria e ci permette di costruire un modello preliminare su cui basare la discussione; infine è al momento in sostanziale accordo con i dati osservativi”” [Tullio Regge, ‘Cosmologia’, pag 391] [ndr: Unità di misura Mpc: 100 Mpc uguale a circa 326 milioni di anni luce] Unità di misura Mpc: 100 Mpc uguale a circa 326 milioni di anni luce PARSEC Per distanze molto ampie, anche l’anno luce inizia ad apparire un po’ scomodo ed allora si utilizza un’altra unità di misura: il Parsec Il concetto di Parsec è legato al concetto di parallasse, tanto è vero che Parsec è l’abbreviazione di parallasse-secondo. Il Parsec (P) è la distanza alla quale una stella avrebbe una parallasse di un secondo d’arco. Parsec e parallasse sono quindi legati dalla formula d = 1/p, dove d è la distanza espressa in parsec mentre p è l’angolo di parallasse. Un Parsec corrisponde a 206.265 UA, ovvero a 3,086×1013 chilometri oppure ancora a 3,262 anni luce. Il Sole, posto a 1 UA, ha una parallasse di 206.265 secondi. Da questa unità di base, derivano altre che servono ad eliminare un po’ di zeri. Esattamente come si parla di chilogrammi, si può parlare di KParsec (KPc) e MegaParsec (MPc) per parlare di migliaia e milioni di Parsec. Il KPc è utilizzato spesso per esprimere le distanze all’interno della Via Lattea. Il MPc è utilizzato spesso per descrivere le distanze di altre galassie. Riassumendo, all’interno del Sistema Solare si utilizza l’Unità Astronomica, per le distanze stellari si utilizzano gli anni luce mentre per distanze ancora maggiori come quelle tra galassie si utilizzano i Parsec. – See more at: http://www.astronomiamo.it/Articolo.aspx?Arg=la_misura_delle_distanze_in_astronomia#sthash.Zw4Mpu9x.dpuf”,”REFx-140″
“BIARD Roland”,”Dictionnaire de l’ extrême-gauche de 1945 à nos jours.”,”BIARD Roland insegnante e storico, a pubblicato ‘1919, la commune de Budapest’ (Tête de Feuilles’, ‘Histoire du mouvement anarchiste en France’. “”Lo scacco degli scioperi del 1946-1948 traduce in effetti una inadeguatezza fondamentale dell’ eredità spirituale di un Trotsky o di un Bakunin con delle situazioni concrete. L’ estrema sinistra in questa versione è la frangia politica serrata nell’ ideologia””. (pag 10)”,”FRAP-077″
“BIARD Roland”,”Histoire du mouvement anarchiste en France, 1945-1975.”,”BIARD Roland, 30 anni (1976) è uno storico e militante anarchico. Ha scritto pure ‘1919, la Commune de Budapest’, Editions de la Tete de Feuilles, Paris, 1972 “”Di fatto, l’ esperienza organizzativa del movimento spagnolo risale al periodo bakuniniano e alleanzista. Di più, la pratica è sensibilmente differente poiché riposa sul dualismo CNT (1910) – FAI (1927). La CNT è essenzialmente un sindacato. Nel suo Congresso di Costituzione, alla questione: “”Il sindacalismo è un mezzo o un fine nell’ emancipazione operaia?””, la CNT sviluppa tre punti che sono rimasti in seguito le basi della sua azione. Prima di tutto, viene affermato che il sindacalismo è l’ associazione della classe operaia per combattere il potere delle classi possidenti. I sindacati non sono dunque né un fine, né un ideale, ma un mezzo di lotta, una forza che permette di intensificare senza soste questa lotta. Il fattore decisivo sul piano rivoluzionario non è dunque il sindacalismo come tale, ma la lotta condotta dal medesimo e che deve condurre all’ emancipazione economica integrale e all’ espropriazione della borghesia””. (pag 77) Comunismo libertario (pag 233) (Fonte http://anarlivres.free.fr/pages/biblio/biblioB.html#bardy:) BARDY Roland [BIARD Roland] cf. BIARD R. Chronologie des Internationales libertaires (1864-1914), Organisation révolutionnaire anarchiste, s.l., 1974, 35 p. [IIHS] Historique du mouvement libertaire en France (1945-1978), éd. Front libertaire-Organisation révolutionnaire anarchiste, Paris, 1974, 22 p. [aCCFR, CIRA-L, IIHS] 1919, la Commune de Budapest, éd. de la Tête de feuilles, Paris, 1972, 244 p. [CCFR, CIRA-L, IIHS]”,”ANAx-218″
“BIASCO Salvatore”,”L’inflazione nei Paesi capitalistici industrializzati. Il ruolo della loro interdipendenza 1968-1978.”,”Salvatore Biasco è professore ordinario di Economia internazionale e direttore dell’Istituto Economico della Facoltà di Economia e commercio di Modena, dove insegna sal 1970. Laureato in Statistica a Roma (1963), ha compiuto studi di perfezionamento a cambridge, G.B. (1965-68).”,”ECOI-202-FL”
“BIASUTTI Renato; con la collaborazione di Raffaello BATTAGLIA Bernardo BERNARDI Ernesta CERULLI Giuseppe GENNA Paolo GRAZIOSI Raffaello PARENTI Sergio SERGI Italo SIGNORINI Carlo TAGLIAVINI”,”Le razze e i popoli della terra. Volume primo. Razze, popoli e culture.”,”con la collaborazione di Raffaello BATTAGLIA Bernardo BERNARDI Ernesta CERULLI Giuseppe GENNA Paolo GRAZIOSI Raffaello PARENTI Sergio SERGI Italo SIGNORINI Carlo TAGLIAVINI”,”ASGx-005″
“BIASUTTI Renato; con la collaborazione di Raffaello BATTAGLIA José Manuel GOMEZ TABANERA Christina HOLE Felix KARLINGER Bertil LUNDMAN Asa NYMAN Monique ROUSSEL DE FONTANES Adolfo TAMBURELLO Paolo TOSCHI”,”Le razze e i popoli della terra. Volume secondo. Europa – Asia.”,”con la collaborazione di Raffaello BATTAGLIA José Manuel GOMEZ TABANERA Christina HOLE Felix KARLINGER Bertil LUNDMAN Asa NYMAN Monique ROUSSEL DE FONTANES Adolfo TAMBURELLO Paolo TOSCHI”,”ASGx-006″
“BIASUTTI Renato; con la collaborazione di Bernardo BERNARDI Ernesta CERULLI Lidio CIPRIANI Vinigi L. GROTTANELLI Nello PUCCIONI Alda VIGLIARDI MICHELI”,”Le razze e i popoli della terra. Volume terzo. Africa.”,”con la collaborazione di Bernardo BERNARDI Ernesta CERULLI Lidio CIPRIANI Vinigi L. GROTTANELLI Nello PUCCIONI Alda VIGLIARDI MICHELI”,”ASGx-007″
“BIASUTTI Renato; con la collaborazione di Raffaello BATTAGLIA Ernesta CERULLI Alicia DUSSAN DE REICHEL Giuseppe GENTILLI Martin GUSINDE José IMBELLONI Vittorio MACONI Pellegrino Claudio SESTIERI Italo SIGNORINI Tullio TENTORI Otto ZERRIES”,”Le razze e i popoli della terra. Volume quarto. Oceania – America.”,”con la collaborazione di Raffaello BATTAGLIA Ernesta CERULLI Alicia DUSSAN DE REICHEL Giuseppe GENTILLI Martin GUSINDE José IMBELLONI Vittorio MACONI Pellegrino Claudio SESTIERI Italo SIGNORINI Tullio TENTORI Otto ZERRIES”,”ASGx-008″
“BIDET Eric”,”La Corée deux systemes, un pays.”,”Eric BIDET vive attualmente in Corea del Sud. E’ autore di un’ opera sull’ economia sociale.”,”ASIx-054″
“BIDET Jacques KOUVELAKIS Eustache a cura; saggi di Jacques BIDET Eustache KOUVELAKIS André TOSEL Alex CALLINICOS Gerard DUMENIL e Dominique LEVY Christopher BERTRAM Gerard RAULET André TOSEL Michel HUSSON Jean-Marie HARRIBEY Remy HERRERA Michael LÖWY Tony ANDREANI Thomas COUTROT Paul BLACKLEDGE Stevi JACKSON Maria TURCHETTO Bart MOORE-GILBERT Liu KANG Remy HERRERA Jean Marie VINCENT Francois MATHERON Jacques BIDET Jon BEASLEY-MURRAY Roberto NIGRO Jean-Pierre LECERCLE Pierre MACHEREY”,”Dictionnaire Marx contemporain.”,”J. BIDET è Professore di filosofia all’ Università Paris X, direttore della rivista Actuel Marx. E. KOUVELAKIS è ricercatore all’ Università di Wolverhampton (RU). Saggi di Jacques BIDET Eustache KOUVELAKIS André TOSEL Alex CALLINICOS Gerard DUMENIL e Dominique LEVY Christopher BERTRAM Gerard RAULET André TOSEL Michel HUSSON Jean-Marie HARRIBEY Remy HERRERA Michael LÖWY Tony ANDREANI Thomas COUTROT Paul BLACKLEDGE Stevi JACKSON Maria TURCHETTO Bart MOORE-GILBERT Liu KANG Remy HERRERA Jean Marie VINCENT Francois MATHERON Jacques BIDET Jon BEASLEY-MURRAY Roberto NIGRO Jean-Pierre LECERCLE Pierre MACHEREY. Scuola austriaca. “”Allievi, discepoli, colleghi in Ungheria del vecchio Lukacs, seguono con interesse il tentativo dell’ ontologia dell’ essere sociale. Critici del regime comunista, Ferenc Feher (1933), Agnes Heller (1929), Gyrgy Markus (1934), Istvan Meszaros (1930) entrano più o meno in dissidenza e sono allontanati dall’ Università di Budapest. Il primo a seguire questo percorso è Meszaros che partecipa nel 1956 alle attività del circolo Petofi e che diviene professore in Inghilterra (Sussex). A. Heller e G. Markus fanno lo stesso dopo la repressione della primavera di Praga nel 1968, e negli anni settanta vanno in Australia dove insegnano e lavorano.”” (pag 162)”,”TEOC-328″
“BIDET Jacques”,”Teoria della modernità. Marx e il mercato.”,”Jacques Bidet, nato nel 1945, insegna filosofia all’università di Parigi X (Nanterre).”,”TEOC-077-FL”
“BIDOUZE René”,”Lissagaray la plume et l’épée.”,”BIDOUZE ex-Consigliere di Stato, è autore di opere sul sindacalismo dei funzionari. Collana ‘La part des hommes’ diretta da Claude PENNETIER”,”MFRx-046″
“(BIDOUZE René)”,”(Lissagaray, la penna e la spada)”,”LISSAGARAY (1838-1901) è detto il ‘Michelet della Comune’ , l’ autore della celebre ‘Storia della Comune del 1871′ “”La Marseillaise nasce effettivamente il 19 dicembre 1869, con J.B. Millière come direttore e Henri Rochefort come redattore capo. Lissagaray non figura tra i giornalisti presentati come fondatori di questo nuovo organo, al quale collaborerà notoriamente con due articoli pubblicati in febbraio. E’ il giornale più “”radicale”” della “”democrazia radicale””, come lo qualifica lui-stesso. Raggruppa tutte le correnti della sinistra rivoluzionaria – blanquisti, giacobini, internazionalisti, radicali accesi – e incontra subito un gran successo. All’ inizio del 1870, La Marseillaise usciva quindi da poco quando esplode il famoso affare Victor Noire, quel giovane collaboratore del giornale assassinato dal principe Bonaparte. La stampa repubblicana di Parigi e della provincia gli “”consacra”” il primo posto. Nel dipartimento di Gers, “”L’ Avenir”” apre una sottoscrizione per “”un monumento alla memoria di Victor Noir, assassinato da Sua Altezza il principe Pierre-Napoléon Bonaparte.”” Ecco come Lissagaray racconterà, nel Prologo della sua Storia della Comune, questo avvenimento (…). Il 12 gennaio 1870, i funerali richiamano a Neully 100.000, o forse 200.000 persone. Una sommossa ben servirà da pretesto ad una sanguinosa repressione. Viene evitata grazie al sangue freddo degli operai militanti che, d’accordo con Rochefort e Delescluze, intuiscono che una insurrezione sarebbe prematura””. (pag 31)”,”MFRC-111″
“BIDUSSA David”,”Angelo Tasca e la crisi della cultura politica socialista. Autobiografia (1940).”,”Il fascicolo contiene: -Angelo TASCA, Autobiografia (1940). Altro libro citato nel fascicolo: – A. TASCA, In Francia nella bufera. GUANDA. MODENA. 1953″,”FRAV-024″
“BIDUSSA David e altri; interventi di Rossana ROSSANDA Luigi PINTOR Antonio MOSCATO Luciano CANFORA Pietro INGRAO Domenico LOSURDO Andrea CATONE Giuseppe CHIARANTE David BIDUSSA Aldo TORTORELLA Marcello FLORES Enrica COLLOTTI PISCHEL Gianpasquale SANTOMASSIMO Mario TRONTI”,”Sul libro nero del comunismo. Una discussione nella sinistra.”,”Interventi di Rossana ROSSANDA, Luigi PINTOR, Antonio MOSCATO, Luciano CANFORA, Pietro INGRAO, Domenico LOSURDO, Andrea CATONE, Giuseppe CHIARANTE, David BIDUSSA, Aldo TORTORELLA, Marcello FLORES, Enrica COLLOTTI PISCHEL, Gianpasquale SANTOMASSIMO, Mario TRONTI.”,”RUSS-058″
“BIDUSSA David GUARRACINO Scipione a cura; saggi di Massimo MASTROGREGORI Scipione GUARRACINO David BIDUSSA”,”Le Annales e i loro caratteri originali.”,”Saggi di Massimo MASTROGREGORI Scipione GUARRACINO David BIDUSSA.”,”STOS-108″
“BIDUSSA David CHITARIN Attilio a cura, saggi di Jean van HEIJENOORT Norman GERAS Michel LÖWY Jean-Luc DALLEMAGNE David BIDUSSA Ulf WOLTER Hermann WEBER PENG SHU-TSE Ernest MANDEL Michel DREYFUS Jean-Paul JOUBERT Giorgio ROVIDA Attilio CHITARIN Yvan CRAIPEAU Pierre NAVILLE Paolo Edoardo FORNACIARI”,”Trotsky nel movimento operaio del XX secolo.”,”Saggi di Jean van HEIJENOORT Norman GERAS Michel LÖWY Jean-Luc DALLEMAGNE David BIDUSSA Ulf WOLTER Hermann WEBER PENG SHU-TSE Ernest MANDEL Michel DREYFUS Jean-Paul JOUBERT Giorgio ROVIDA Attilio CHITARIN Yvan CRAIPEAU Pierre NAVILLE Paolo Edoardo FORNACIARI. “”Per alcune settimane il Comitato centrale condusse una battaglia energica contro l’ opposizione di sinistra della Kpd, la quale con la ‘Lettera dei 700′ aveva ricevuto nuova forza. Ora era ammessa anche una discussione sulla questione russa. Nell’ ottobre 1926, a Berlino, alla conferenza cittadina, 806 delegati votarono a favore e 344 conro una risoluzione della direzione distrettuale che si pronunciava a favore della politica di Stalin. In questa sede quindi l’ opposizione poté accrescere la propria presenza fino a quasi il 30%. Eppure questo fu l’ ultimo episodio culminante dell’ attività dell’ opposizione di sinistra nel Kpd. Nei mesi seguenti, la direzione del partito riuscì ad isolare ed estromettere i capi della sinistra (Urbahns, Scholem, Schütz e Schwam, tutti membri del Politburo, nel novembre 1926). Anche l’ atteggiamento dell’ opposizione russa non mancò di produrre effetti sulla Kpd. In una dichiarazione del 16 ottobre 1926, Trotsky, Zinoviev e i loro sostenitori riconobbero di aver infranto la disciplina di partito e presero le distanze dall’ opposizione di sinistra nel Comintern. Questo dietrofront tattico ebbe non solo effetti dolorosi all’ interno dell’ opposizione di sinistra russa, ma demoralizzarono anche quella tedesca. Infine, l’ opposizione dichiarò persino di ritenere “”assolutamente inamissibile l’ appoggio diretto e indiretto al frazionismo di ogni gruppo nelle singole sezioni dell’ Ic contro la linea del Komintern, sia che fosse il gruppo Souvarine in Francia, sia Maslow-Ruth Fischer e Urbahns-Weber in Germania””. Il Comitato centrale di Thälmann approfittò trionfalmente di questo distacco dei capi dell’ opposizione russa dai loro seguaci tedeschi per soffocare definitivamente l’ influenza dell’ opposizione di sinistra nella Kpd.”” (pag 1270, Herman Weber, La KPD e l’ opposizione di sinistra in Unione Sovietica. L’ opposizione di sinistra nella Kpd e nel PCRb).”,”EMEx-065″
“BIDUSSA David”,”L’idea sociale di sviluppo. Come in Italia si è pensato il benessere tra il XVIII e il XX secolo.”,”David Bidussa è storico sociale delle idee e lavora presso la biblioteca della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli di Milano. Ha pubblicato tra l’altro: ‘Leo Valiani tra politica e storia’, Feltrinelli, 2009. Elementi che determinano il processo di sviluppo: accumulazione del capitale, innovazioni e progresso tecnico, risorse umane (pag 20=)”,”ITAS-183″
“BIDUSSA David CHITARIN Attilio a cura, saggi di Jean van HEIJENOORT Norman GERAS Michel LÖWY Jean-Luc DALLEMAGNE David BIDUSSA Ulf WOLTER Hermann WEBER PENG SHU-TSE Ernest MANDEL Michel DREYFUS Jean-Paul JOUBERT Giorgio ROVIDA Attilio CHITARIN Yvan CRAIPEAU Pierre NAVILLE Paolo Edoardo FORNACIARI”,”Trockij nel movimento operaio del XX secolo.”,”Saggi di Jean van HEIJENOORT Norman GERAS Michel LÖWY Jean-Luc DALLEMAGNE David BIDUSSA Ulf WOLTER Hermann WEBER PENG SHU-TSE Ernest MANDEL Michel DREYFUS Jean-Paul JOUBERT Giorgio ROVIDA Attilio CHITARIN Yvan CRAIPEAU Pierre NAVILLE Paolo Edoardo FORNACIARI.”,”TROS-006-FV”
“BIDUSSA David BONAVITA Riccardo CHIOZZI Paolo COLLOTTI Enzo DALL’ORTO Giovanni GOGLIA Luigi MIGNEMI Adolfo NISTICO’ Gabriella ONOFRI Nazario Sauro POLLOTTINO Paolo PICCIOTTO FARGION Liliana RASPANTI Mauro, scritti; a cura del Centro Furio JOSI”,”La menzogna della razza. Documenti e immagini del razzismo e dell’antisemitismo fascista.”,”””Lo studio materialistico del passato mette in una situazione critica il presente”” (Walter Benjamin) (in apertura)”,”EBRx-089 FOTO-112″
“BIEHAHN Walther CRISPIEN Arthur DAN Theodor KAMPFFMEYER Paul KAUTSKY Karl RENNER Karl SPEIER Hans STEIN Alexander”,”Marx, der Denker und Kämpfer. Gedenkschrift zum 50. Todestag.”,” Renner: vita e lavoro di Marx Spier: Marx come sociologo Biehahn: Marx come teorico economico Dan: Marx come politico Kautsky: La superiorità del marxismo sui suoi precursori Crispien: L’influsso delle idee marxiste sul movimento operaio internazionale Kampffmeyer: La casa editrice Dietz come pioniere del marxismo “”Marx’ Lehre von der Bedeutung der kapitalistischen Krisen bildet geradezu den Angelpunkt, von dem aus er “”die Physiologie des bürgerlichen Systems”” begreift. Die bürgerliche Oekonomie erblickte in den Krisen Teilstörungen, momentane Verschiebungen des Gleichgewichts, die keineswegs unbedingt einzutreten brauchen und von denen man sogar annehmen dürfe, daß sie mit der weiteren Entwicklung der kapitalistischen Gesellschaft immer mehr ausgeschaltet werden könnten. Diese letzten Jahrzehnten des 19. Jahrhunderts immer mehr an Boden, da man von den Kartellen und von der zunehmenden statistischen Erhellung der Marktvorgänge Möglichkeiten für eine zunehmende “”Beherrschung des Marktes”” erwartete. Marx stellte dem alle seine Theorie vom Ursprung der kapitalistischen Wirtschaftskrisen aus der “”absoluten Ueberproduktion”” entgegen””. (pag 29-30) [W. Biahahn, Marx als Wirtschafts theoretiker][in AA.VV., Marx, der Denker und Kämpfer. Gedenkschrift zum 50. Todestag, 1933]”,”MADS-544″
“BIENEFELD M.A.”,”Working Hours in British Industry. An economic history.”,”E.H. Phelps Brown ex Professor of Economics of Labour at the LSE. M.A. Bienefeld gratuated from Toronto University and then studied for his doctorate at the London School of Economics and Political Science.”,”CONx-266″
“BIENEN Henry”,”Violence and Social Change. A Review of Current Litterature.”,”BIENEN Henry”,”TEMx-083″
“BIENKOWSKI Wladyslaw”,”Burocrazia e potere socialista.”,”Wladyslaw Bienkowski nato a Lodz 17/03/1906. Uomo politico e pubblicista, autore di studi sociologici , dal 1930 al 1936 fa parte di organizzazioni giovanili comuniste, OMS, ZYCIE, KZMP, dal 1942 milita nelle file del partito operaio polacco PPR; successivamente nel partito operaio unificato , PZPR. Durante l’occupazione tedesca è tra gli organizzatori del Consiglio Nazionale della Resistenza (K.R.N.). Dal 1945 al 1948 membro del CC del PPR; dal 1945 al 1947 sottosegretario all’istruzione; dal 1947 al 1948 fa parte della segreteria del PPR; dal 1949 al 1956 direttore della Biblioteca Nazionale; dal 1956 al 1959 ministro dell’istruzione. Dal 1960 vive Presidente del Consiglio Nazionale per la protezione della natura. Dal 1944 al 1947 deputato al KRN; dal 1942 al 1952 e dal 1957 deputato al Sejm. Opere: Studio sulla Polonia contemporanea, Apriamo le finestre sulle campagne, La trasformazione dell’istruzione in Polonia.”,”POLx-005-FL”
“BIENKOWSKI Wladyslaw”,”Burocrazia e potere socialista.”,”Wladyslaw Bienkowski nato a Lodz 17/03/1906. Uomo politico e pubblicista, autore di studi sociologici , dal 1930 al 1936 fa parte di organizzazioni giovanili comuniste, OMS, ZYCIE, KZMP, dal 1942 milita nelle file del partito operaio polacco PPR; successivamente nel partito operaio unificato , PZPR. Durante l’occupazione tedesca è tra gli organizzatori del Consiglio Nazionale della Resistenza (K.R.N.). Dal 1945 al 1948 membro del CC del PPR; dal 1945 al 1947 sottosegretario all’istruzione; dal 1947 al 1948 fa parte della segreteria del PPR; dal 1949 al 1956 direttore della Biblioteca Nazionale; dal 1956 al 1959 ministro dell’istruzione. Dal 1960 vive Presidente del Consiglio Nazionale per la protezione della natura. Dal 1944 al 1947 deputato al KRN; dal 1942 al 1952 e dal 1957 deputato al Sejm. Opere: Studio sulla Polonia contemporanea, Apriamo le finestre sulle campagne, La trasformazione dell’istruzione in Polonia.”,”EURC-005-FV”
“BIENSTOCK Gregory SCHWARZ Solomon M. YUGOW Aaron”,”La direzione delle aziende industriali e agricole nell’ Unione Sovietica.”,”””In realtà i direttori temevano che gli stachanoviti potessero ostacolare un ordinato svolgimento del lavoro aziendale in quanto trascuravano certe prevalenti esigenze tecniche. Spesso gli stachanovisti superavano la produzione loro assegnata, ma portavano la disorganizzazione nel ritmo del lavoro; essi alteravano i rapporti di subordinazione esistenti tra i vari settori e minavano così l’ autorità del personale tecnico e dello stesso direttore (…). Molti direttori ed ingegneri non poterono reggere a una tale intricata manovra tra il governo, gli stachanoviti e i lavoratori e durante il periodo del movimento stachanovita dovettero cedere il posto a coloro che erano più adatti a questo compito particolare. Questo fu uno degli aspetti della epurazione del 1936 – 38…”” (pag 131)”,”RUSU-148″
“BIENSTOCK G.”,”La lotta per il Pacifico. (Tit.orig.: The Struggle for the Pacific)”,”””Un maggior significato geo-politico ha l’ espansione marittima giapponese dello stesso periodo, che garantì la sicurezza di quello Stato dalla parte dell’ oceano, assicurandogli il possesso delle chiavi di casa. Tra il 1876 e il 1879 i Giapponesi posero fine al condominio con la Cina nel gruppo delle isole Ryû-kyû, incorporandole nell’ impero. Queste isole costituiscono un prolungamento naturale dell’ arcipelago giapponese; esse separano il Mar della Cina orientale e la foce dello Yang-tse (Shanghai) dall’ oceano ed hanno così una grande importanza strategica. Una volta compiuta l’ annessione delle Ryû-kyû il Giappone incominciò ad avanzare delle pretese su Formosa. Contemporaneamente venne risolto il problema della frontiera marittima all’ altra estremità dell’ arcipelago. Sakhalin fu ceduta alla Russia e le isole Curili divennero territorio giapponese (1875).”” (pag 158) La Cina e le grandi potenze. (pag 193) “”””Il soldato dell’ esercito rosso differisce dal soldato dello Zar ancor più di quello che i granatieri di Napoleone differissero dai mercenari dei Borboni”” (Nota 30, Trotsky, Die Kriegsstärke der Roten Armee) (pag 267, 305) Kriegsstärke potenza di guerra, forza”,”RAIx-187″
“BIESCAS José Antonio TUÑON DE LARA Manuel”,”Historia de España. Tomo X. España bajo la dictadura franquista (1939-1975).”,”Hitler pensava di attaccare Gibilterra passando per la penisola iberica e lo comunicò a Serrano Suner. Questi sostenne però che non poteva fissare una data senza l’ autorizzazione di Franco. Canaris propose la data del 10 gennaio 1941 per iniziare l’ operazione ed Hitler aveva pronte quindici divisioni di fanteria e blindati per l’ operazione ‘Felix e Isabel’. Ma Franco ancora una volta rifiutò di fissare una data. Poi la congiuntura militare e politica deviò l’ attenzione di Hitler e Mussolini verso altri obiettivi. (pag 177)”,”SPAx-050″
“BIGARAN Mariapia a cura; coordinamento redazionale di Felice LIPERI”,”L’ archivio Basso e l’ organizzazione del partito (1943-1945).”,”Documento del Partito Comunista Italiano – Partito Socialista Italiano di Unità proletaria, agosto 1944. “”(…) Noi ci rivolgiamo perciò agli operai (…). Ai braccianti (…). Ai contadini (…). Agli intellettuali (…). Ai tecnici ed agli impiegati dell’ industria (…). E diciamo agli ufficiali dell’ Esercito: la lotta ci ha avvicinati e ci ha permesso di conoscerci e di comprenderci (…). E ai giovani (…). Ed alle donne d’ Italia (…). Ed ai funzionari dei pubblici uffici (…). Ed ai componenti delle forze armate: passate con armi e bagagli come tanti di voi hanno già fatto, nelle file dei Volontari della Libertà; consegnateci le armi per la lotta comune. Ed ai fascisti: quelli di voi che hanno ancora una coscienza debbono ammettere di essere stati ingannati e traditi; abbandonino dunque il partito antinazionale della corruzione e dell’ infamia, che vorrebbe condurre l’ Italia a definitiva rovina nell’ interesse dello straniero e di un pugno di gerarchi. Essi saranno giudicati secondo l’ ampiezza dell’ aiuto prontamente apportato ai patrioti. Per gli altri la sorte è segnata e la giustizia del popolo sarà inesorabile. Ai piccoli e medi industriali (…). Ai grandi industriali (…). Agli italiani tutti (…). (pag 81-839″,”ITAP-085”
“BIGATTI Nicoletta”,”L’altra fatica. Lavoro femminile nelle fabbriche dell’Alto Milanese 1922-1943.”,”BIGATTI Nicoletta (Legnano) svolge attività di ricerca archivistica. ollabora con l’ISEC. Ha scritto pure: ‘Le bambine operaie nelle industrie dell’Alto Milanese durante il ventennio fascista’ (2006) Fondazione ISEC presidente Gianni Cervetti, direttore Luigi Ganapini”,”MITT-349″
“BIGAZZI Duccio”,”La grande fabbrica. Organizzazione industriale e modello americano alla Fiat dal Lingotto a Mirafiori.”,”Duccio BIGAZZI (1947-1999) docente all’ Università degli Studi di Milano, è stato studioso di storia dell’ industria e del lavoro industriale. Tra i suoi titoli, ‘Il Portello. Operai, tecnici e imprenditori all’ Alfa Romeo, 1906-1926′ (1988). Ha diretto per dieci anni la rivista ‘Archivi e imprese’ (ora ‘Imprese e storia’. STUDIO, ORDINE, METODO: “”Dopo due mesi di “”ricerca affannosa tra il macchinario delle fabbriche visitate (e) nelle indagini dirette presso i capi e gli operai stessi””, la conclusione raggiunta era di sconcertante semplicità: “”Il segreto della produzione americana a basso costo è principalmente il frutto di studio, ordine, metodo””. Contrariamente alle attese, il problema non consisteva quindi in specifici ritardi o carenze tecniche del Lingotto, quanto piuttosto nell’ approccio organizzativo. Già il viaggio compiuto nel 1922 con Fornaca aveva lasciato “”l’ impressione che, in qualche officina specialmente, vi fosse un qualche cosa di magnifico che coordinava il lavoro di tanti in un risultato diverso; da allora però questa coordinazione ha camminato con passi giganteschi e ha assunto, in tutte le fabbriche senza distinzione, un apice di armonia e di risultati che ha del perfetto””. (pag 48)”,”ECOI-136″
“BIGAZZI Francesco LEHNER Giancarlo a cura;”,”Dialoghi del terrore. I processi ai comunisti italiani in Unione Sovietica (1930-1940).”,”I casi di LUIGI CALLIGARIS RODOLFO BERNETICH EZIO BIONDINI GINO MARTELLI OTELLO GAGGI EMILIO GUARNASCHELLI LINO MANSERVIGI MARIO MENOTTI ALDO GORELLI GAETANO MARCOLIN GINO VANOLI ELODIA MANSERVIGI Emilio Guarnaschelli (verbale del 13 gennaio 1935) a un certo punto si dichiara colpevole, citando, fra l’altro, il «crimine» di «aver espresso il mio malcontento affermando che mi trovo male in Urss». Così Otello Gaggi che il 9 gennaio 1935 confessa: «Ero con d’accordo con Siciliano perché anch’io ritenevo che in Urss i lavoratori vivono male e che nel paese non ci sia libertà”” (pag 64)”,”RUSS-001-FPM”
“BIGAZZI Duccio”,”La grande fabbrica. Organizzazione industriale e modello americano alla Fiat dal Lingotto a Mirafiori.”,”Duccio Bigazzi (1947-1999) docente all’ Università degli Studi di Milano, è stato studioso di storia dell’ industria e del lavoro industriale. Tra i suoi titoli, ‘Il Portello. Operai, tecnici e imprenditori all’ Alfa Romeo, 1906-1926′ (1988). Ha diretto per dieci anni la rivista ‘Archivi e imprese’ (ora ‘Imprese e storia’).”,”CONx-002-FMP”
“BIGGART John DUDLEY Peter KING Francis a cura; saggi di Leonid ABALKIN, Galina ALEKSEEVA James WHITE Vadim SADOVSKY Natalya KUZMINYKH Simona POUSTILNIK Peter PLYUTTO Georgii GLOVELI Nadezhda FIGUROVSKAYA Andrei BELYKH Vladimir MAEVSKY Saltan DZARASOV Victor PARMENOV Nikita MOISEEV Peter DUDLEY Yunir URMANTSEV Alexander OGURTSOV Nemil GORELIK David SHAPIRO Mikhail KUZMIN John BIGGART Francis KING”,”Alexander Bodganov and the Origins of Systems Thinking in Russia.”,”BIGGART John insegna alla School of History, University of East Anglia. Saggi di Leonid ABALKIN, Galina ALEKSEEVA James WHITE Vadim SADOVSKY Natalya KUZMINYKH Simona POUSTILNIK Peter PLYUTTO Georgii GLOVELI Nadezhda FIGUROVSKAYA Andrei BELYKH Vladimir MAEVSKY Saltan DZARASOV Victor PARMENOV Nikita MOISEEV Peter DUDLEY Yunir URMANTSEV Alexander OGURTSOV Nemil GORELIK David SHAPIRO Mikhail KUZMIN John BIGGART Francis KING”,”RIRB-055″
“BIGIARETTI Libero”,”Il congresso.”,”””Fiaschi che mi era accanto osservò che il povero Figari non si era accorto che i suoi enunciati sull’ alienazione erano ormai volgarizzati e frusti al punto che se ne erano impadroniti i romanzieri. Replicai, per divertimento, che l’ oratore sembrava ignorare anche un’altra circostanza: tutti i suoi concetti, e il modo di esporli, risalivano a un tempo favolosamente lonano, a un’altra epoca geologica: cioè all’ anno scorso. Il linguaggio di sei mesi fa appare terribilmente demodé: il linguaggio dei critici e dei sociologi, mormorai al mio amico, ha durata stagionale, segue la moda e il calendario come l’ abbigliamento delle signore.”” (pag 112) Libero Bigiaretti nasce a Matelica il 16 maggio 1905 e si trasferisce giovanissimo a Roma dove le sue condizioni economiche non gli permettono di svolgere studi regolari. Per poter vivere svolge svariati lavori, tra i quali l’ apprendista muratore e il disegnatore tecnico, ma non rinuncia allo studio al quale si applica di sera creandosi così, da autodidatta, una buona preparazione. Iscrittosi al Liceo artistico riesce infine a diplomarsi. Dopo la guerra si trasferisce ad Ivrea è riesce a diventare direttore dell’ufficio stampa dell’Olivetti e in seguito segretario del Sindacato Nazionale Scrittori. Scrittore prolifico inizia la sua attività alla fine degli anni ”30, esordendo come poeta con la raccolta di poesie pubblicata nel 1936 con il titolo di Ore e stagioni alla quale segue, nel 1940, Care ombre. Dedicatosi in seguito alla narrativa, tranne Lungadora nel 1955 che è ancora un’opera poetica, scrive numerosi romanzi e racconti nei quali analizza con grande abilità i sentimenti, primo tra i quali Esterina nel 1942, in cui narra la nascita e il deteriorarsi del rapporto sentimentale dei protagonisti, al quale segue, nel 1950 Carlone. All’attività di narratore e poeta unisce anche quella di traduttore dei classici francesi e di giornalista collaborando a diversi quotidiani, da L’Avanti! all’ l’Unità e nel dopoguerra diventa redattore di Mondoperaio. Verso la fine degli anni ’60 iniziò una collaborazione con la Rai, che si tradusse in due importanti programmi culturali: Dito puntato (1967) e Punto interrogativo (1971-72), trasmissione trisettimanale di cui andarono in onda alcune centinaia di puntate, condotte da Bigiaretti e dal critico letterario Luigi Silori. Vincitore di vari premi letterari pubblica nel 1952, La scuola dei ladrie nel 1954 I figli con il quale vince il Premio Marzotto. In queste opere egli affronta i temi a lui cari della difficoltà dei rapporti interpersonali e dell’incomunicabilità tra padri e figli. Con Le indulgenze del 1966, racconto minuzioso di una lunga serata in una società artistico-letteraria dove viene svelata la falsità di un mondo in cui affari e scambi di favori sono spacciati per politica, arte, cultura ( un racconto in cui imperversa la noia, l’indecisione e l’incapacità di vivere), vince il Premio Chianciano e con La controfigura del 1968 il Premio Viareggio. Lo scrittore esprimerà il suo impegno morale anche in altri romanzi innovativi come Uccidi o muori del 1958 dove inaugura un nuovo filone narrativo basato su una dimensione surreale ripreso in seguito nei romanzi Abitare altrove(1989), Il Congresso (1963), Dalla donna alla luna (1972) dove affronta il tema del disagio dell’uomo nella società industriale e in particolare quello del condizionamento tecnologico e della spersonalizzazione dei rapporti umani dando così un contributo alla letteratura ispirata dall’industria, attraverso l’esame del rapporto tra un uomo di cultura e alcuni operai. Negli ultimi anni è autore anche di testi teatrali: L’Intervista con Don Giovanni ( 1958) e Licenza di Matrimonio ( 1968). È infine da ricordare il carteggio tra Bigiaretti e vari esponenti della cultura novecentesca, tra cui Giorgio Caproni e Mario Luzi, composto da oltre settecento lettere, scritte tra il 1932 e il 1990, donate dallo scrittore ad Alfredo Luzi nel 1986. Nel 1986 riceve la laurea honoris causa in Lettere all’Università di Urbino. Muore a Roma il 3 maggio 1993. Bigiaretti rimane per un periodo di tempo uno scrittore isolato, difficile e scontroso sia per l’innata timidezza sia per il complesso dell’autodidatta, ma egli, pur forse non essendo un maestro della comunicazione, è certamente un testimone attendibile del proprio tempo se non altro perché ha saputo raccontare con ammirevole sincerità i vizi e le virtù della borghesia italiana tra fascismo guerra e dopoguerra. La sua si può definire “”ribellione estetica”” contro il dannunzianesimo e la retorica fascista con la quale voleva raggiungere l’obbiettivo, in buona parte riuscito, di illuminare zone buie delle coscienze, dove nascono i mali degli uomini contemporanei: incomprensione, falsità, ipocrisia, alienazione, disamore. In questo senso si può ritenere “”scrittore ideologico”” e critico non troppo indulgente verso i protagonisti uomini dei suoi romanzi, spesso vittime di compromessi e cedimenti, a differenza delle donne, più positive e propositive. Ancora meno accomodante è verso la figura dell’intellettuale che, secondo lo scrittore, può ottenere la salvezza nella volontà di vivere e analizzando la crisi della società in cui vive o crede di vivere rinunciando, con un bagno d’umiltà, a missioni profetiche. I romanzi e racconti di Bigiaretti puntano a una sottile analisi dei sentimenti e nelle ultime opere egli ha saputo anche affrontare il tema della funzione dell’intellettuale nella società moderna con serio impegno morale che, insieme a l’umiltà e al suo senso innato all’autocritica, sono riuscite a salvarlo dalla “”fossa comune degli scrittori dimenticati””. Opere principali Poesia [modifica] Ore e stagioni, Roma, 1936. Care ombre, Roma, 1940. Lungodora, Roma 1955. Narrativa Esterina, Roma 1942. Incendio a Paleo, Roma 1945. Un’amicizia difficile, Roma 1945. Il villino, Milano 1946. Un discorso d’amore, Milano 1948. Cartone, Milano 1950. La scuola dei ladri, Milano1952. I figli, Firenze 1955. Disamore, Pisa 1956. Carte romane, Torino 1958. Uccidi o muori, Firenze 1958. I racconti, Firenze 1961. Il Congresso, Milano 1963. Le indulgenze, Milano 1966. La controfigura, Milano 1968. Il dissenso, Milano 1969. Dalla donna alla luna, Milano 1972. L’uomo che mangia Il leone, Milano 1974. Due senza, Milano 1979. Il viaggiatore, Milano 1984. Abitare altrove, Milano 1989. Saggistica Il dito puntato, Mlano 1967. Profili al tratto, Roma 2000. Teatro L’Intervista con Don Giovanni 1958. Licenza di Matrimonio 1968.”,”VARx-231″
“BIGNAMI Elena, a cura; saggi di Antonio SENTA Mirella SCRIBONI Edda FONDA Lorenzo PEZZICA Giorgio SACCHETTI Giuseppe GALZERANO Francesco CODELLO”,”Le donne nel movimento anarchico italiano (1871-1956).”,”Elena Bignami dottore di ricerca in ‘Istituzioni e società’ attualmente collabora al Dipartimento di Storia Cultura Civiltà dell’Università di Bologna e con l’Archivio Famiglia Berneri – Aurelio Chessa. Studiosa del movimento operaio, ha pubblicato tra l’altro ‘Le schiave degli schiavi’. La “”questione femminile”” dal socialismo utopistico all’anarchismo italiano (1825-1917).”,”ANAx-468″
“BIGNARDI Agostino”,”Dizionario biografico dei liberali bolognesi (1860-1914).”,”Contiene dedica di BIGNARDI ad A. ARDIGO'”,”ITAA-050″
“BIGO Pierre”,”Marxisme et humanisme. Introduction a l’oeuvre economique de Karl Marx.”,”Marx e gli economisti classici, Marx e i filosofi, valore moneta e capitale, significato umano del marxismo, significato storico del marxismo, capitalismo e collettivismo, Q della proprietà, appendice: econ pol secondo Stalin.”,”MADS-050″
“BIGO Pierre”,”Marxisme et humanisme. Introduction a l’oeuvre economique de Karl Marx.”,”Pierre BIGO è uno studioso di scienze politiche e di diritto.”,”MADS-288″
“BIHR Alain”,”L’avvenire di un passato. L’estrema destra in Europa: il caso del Fronte Nazionale francese.”,”Nato nel 1950, Alain Bihr ha studiato filosofia e sociologia a Strasburgo e Parigi. Collaboratore de ‘Le Monde Diplomatique’, ha pubblicato numerose opere tra cui ‘Dall'””assalto al cielo”” all'””alternativa””. La crisi del movimento operaio europeo’, BFS, Pisa, 1995. Psicologia dei declassati (pag 146)”,”FRAV-174″
“BIHR Alain, a cura di Oscar MAZZOLENI”,”Dall’ «Assalto al cielo» all’«Alternativa». Oltre la crisi del movimento operaio europeo.”,”Alain Bhir nato nel 1950, insegna filosofia in un liceo di Strasburgo, ed è collaboratore di Le Monde Diplomatique.”,”MEOx-010-FL”
“BILENCHI Romano”,”Il capofabbrica.”,”BILENCHI Romano (Siena, 1909) ha cominciato a scrivere giovanissimo. Ha pubblicato libri di racconti, novelle e un romanzo. Ha svolto la professione di giornalista. Dopo la Liberazione è stato direttore della “”Nazione del Popolo”” organo del CTLN poi direttore del quotidiano ‘Il Nuovo Corriere’. Ha fondato e diretto la rivista ‘Società’ e per qualche tempo è stato direttore del settimanale ‘Il Contemporaneo’. “”Poco dopo dall’ officina si udirono grida irose: era lo Zani che faceva una scenata al capofabbrica perché aveva parlato. Marco accorse e difese apertamente Andrea. La sera stessa, piano piano perché nessuno lo notasse, Paolo si fermò dietro ad Andrea che lavorava al tornio e disse: – Venite qua, subito, voi che dite che il padroncino è una bestia – e lo condusse presso la porta dell’ ufficio. Dentro si udiva parlare. Lo Zani diceva: – Bisogna che si decida a mandare via gli operai. Dovevano essere già fuori e lei li ha trattenuti. E poi bisogna buttare fuori anche Andrea. E’ un fannullone e per la paga che prende non combina nulla di buono. Non ci vuole pietà, lei è troppo giovane. (…)””. (pag 94-95) “”Il sabato sera lo Zani licenziò i tre operai, e avrebbe voluto licenziare anche Andrea, ma Marco fu irremovibile. Lo Zani disse: – Le fa torto prendere le difese di Andrea, non la può vedere e poi è stato sempre un sovversivo. – Non importa – rispose Marco. – Qui dentro fa il suo lavoro e il suo dovere e basta.”” (pag 97)”,”VARx-269″
“BILENCHI Romano”,”Il capofabbrica.”,”In otto storie apparentemente autosufficienti ma in realtà connesse e collegate fortemente tra loro, le vicende di Marco, il giovane protagonista, entrato a lavorare in fabbrica e quelle di una piccola società provinciale fatta di contadini, artigiani, commercianit minuti con le loro speranze, avidità, violenze, ambizioni. Romano Bilenchi (Colle Val d’Elsa 1909 – Firenze 1989) è uno dei maggiori narratori italiani del Novecento. Il romanzo ‘Il capofabbrica’ scritto negli anni Trenta, ritenuto ‘sovversivo’, ebbe un percorso travagliato, con mancate pubblicazioni, censure, interventi di correzione, modifiche, ecc.”,”VARx-013-FMDP”
“BILLINGTON James H.”,”Con il fuoco nella mente. Le origini della fede rivoluzionaria.”,”L’A è dal 1973 D del Woodrow Wilson International Center for Scholars di Washington. Per diciassette anni ha insegnato storia nelle Univ di Harvard e Princeton. Tra le sue opere ‘Mikhailovsky and Russian Populism’ (NY 1958) e ‘The Icon and the Axe: An Interpretative History of Russian Culture’ (New York 1970).”,”PARx-004″
“BILLINGTON James H.”,”The Icon and the Axe. An Interpretive History of Russian Culture.”,”Preface, Background, Note, Cartina, Bibliography, References, Acknowledgments, Illustrations, Index,”,”RUSx-113-FL”
“BILLINGTON James H.”,”Russia in Search of Itself.”,”James H. Billington has been the Librarian of Congress since 1987. The originator and guiding force of two major Russian-American bipartisan initiatives in Congress in the 1990s-Meeting ofe the Frontiers, a bilingual, online educational library; and the Open World Program, which has brought more than 7,500 emerging young Russian leaders to America – he also founded the Kennan Institute in 1975 as director of the Woodrow Wilson International Center for Scholars. A foreign member of the Russian Academy of Sciences, he is the author of five books on Russia, including most recently Russia Transformed and The Face of Russia. Preface, Conclusion, Notes, Bibliographic Postscript, Index,”,”RUSx-184-FL”
“BILLSTEIN Reinhold a cura”,”Das andere Köln. Demokratische Traditionen seit der Französischen Revolution.”,”Saggi di Ludger REIBERG Bruno FISCHER e Birgit SCHERER Heribert SCHRAMM Heinrich BILLSTEIN Ulrike NYASSI e Helmut KÖSTER Angela JAITNER Dieter BRANDT Reinhold BILLSTEIN Monika DOMKE Ingrid HEGE Wilfried VIEBAHN e Walter KUCHTA Reinhold BILLSTEIN Ulrich LAMSFUß Reinhold BILLSTEIN Guido GRÜNEWALD”,”MGEx-136″
“BILLSTEIN Reinhold FINGS Karola KUGLER Anita LEVIS Nicholas”,”Working for the Enemy. Ford, General Motors, and Forced Labor in Germany during the Second World War.”,”BILLSTEIN Reinhold Opel e i campi di prigionieri. “”Under the Quartering Provisions Law, Opel was expected to pay the accomodations and food for the Werkschulz guarding the prisoners. In fact, the company demanded a daily “”compensation”” from the Stalag, equivalent to 0.40 RM for a soldier and 0.70 RM for a staff officer. From its Stalag payments, Opel deducted per diems for camp doctors (1,35 RM) and priests, paramedics and craftsmen (1 RM each). All other “”direct overhead costs””, such as stationery for the Werkschutz, the wages of the German “”Following”” workers in the camp or “”foreigner kitchen””, the employer’s share of social insurance, and so forth, as well as transport costs “”for the prisoners of war received from the Stalag or the Arbeitsamt”” were taken off the sum paid to the Stalag as the prisoners’ “”wages”””” (pag 71)”,”GERN-175″
“BILLSTEIN Reinhold FINGS Karola KUGLER Anita LEVIS Nicholas”,”Working for the Enemy. Ford, General Motors, and Forced Labor in Germany during the Second World War.”,”Solidarietà operaia, tra operai tedeschi e lavoratori stranieri “”The forced laborers at the factory were at the mercy of the German personnel. Many Germans seem to have helped them by secretly giving them food. Some supervisors are described are friendly people. A few acts of sabotage were specifically intended to slow down the pace of work for the forced laborers. But the company security forces never rested in their efforts to prevent contacts between their “”fellow Germans”” (Volksgenosse) and the “”foreign peoples”” (Fremdvölkische), by harsh punishment if necessary. One German worker caught giving food to a foreigner was promptly sent off to the front (80)”” (pag 147) [Chapter 4. Forced Labor at Ford Werke in Cologne] [(80) See the account by a former Ford employee in ‘Kölner StadtRevue’, 11, 1986, n. 11, 38]”,”QMIS-058-FV”
“BILLY George J.”,”Palmerston’s Foreign Policy: 1848.”,”George J. Billy, United States Merchant, Marine Academy, Kings Point, New York.. George J. Billy è Library Director alla United States MErchant Academy all Kings Point New York. Il volume si basa sulla corrispondenza di Palmerston in precedenza non accessibile. Discute il mutamento di linea in politica estera, di allineamento con le grandi potenze in Europa nel corso del 1848 – 1849 e le conseguenze della sua diplomazia. Presenta un ampio approccio sul ruolo di Palmerston e della Gran Bretagna nel corso della rivoluzione del 1848.”,”RAIx-380″
“BILSBORROW Richard E. a cura; saggi di Richard E. BILSBORROW Nancy CHEN Paolo VALENTE Hania ZLOTNIK John O. OUCHO José Marcos PINTO DA CUNHA Junming ZHU Biswajit BANERJEE Andrew MORRISON XIN GUO Philippe BOCQUIER Sadio TRAORE’ Philip GUEST Rita AFSAR Martin BROCKERHOFF Carlos Brambila PAZ Alan G. GILBERT Dennis A. RONDINELLI Gyula VASTAG”,”Migration, Urbanization, and Development: New Directions and Issues. Proceedings of the Symposium on Internal Migration and Urbanization in Developing Countries, 22-24 January 1996, New York.”,”Richard E. Bilsborrow Research Professor of Biostatistics. Saggi di Richard E. BILSBORROW Nancy CHEN Paolo VALENTE Hania ZLOTNIK John O. OUCHO José Marcos PINTO DA CUNHA Junming ZHU Biswajit BANERJEE Andrew MORRISON XIN GUO Philippe BOCQUIER Sadio TRAORE’ Philip GUEST Rita AFSAR Martin BROCKERHOFF Carlos Brambila PAZ Alan G. GILBERT Dennis A. RONDINELLI Gyula VASTAG”,”STAT-632″
“BILSKY Edgardo”,”La Semana Trágica.”,”L’apice della lotta sociale nel paese fu “”La Semana Trágica”” del gennaio 1919 rimasta profondamente nella memoria popolare della società argentina. Fu il momento di massima mobilitazione della classe operaia argentina, in concomitanza con l’immediato dopo guerra mondiale e della rivoluzione russa. L’autore E. Bilsky ha utilizzato materiale inedito collocato presso l’Istituto di storia sociale di Amsterdam (ISSH).”,”MALx-069″
“BIMBA Anthony”,”The Molly Maguires. The true story of labor’s martyred pioneers in the coalfields.”,”Nel 1932 l’autore ricostruisce il “”capitolo dimenticato”” della storia del movimento operaio americano, rivelando la vera natura dei così chiamati Molly Maguires come pionieri e martiri in una dura lotta avvenuta nella regione mineraria carbonifera (antracite) della Pennsylvania, condotta per migliorare le loro miserabili condizioni di lavoro degli anni 1870. Nessun lavoro pubblicato da allora ha evidenziato così chiaramente il ruolo delle compagnie ferroviarie proprietarie delle miniere, il cui presidente ingaggiò spie, provocatori, agenti della Pinkerton facendo perseguire penalmente e condannare in processi pubblici alla forca i ‘Mollies’.”,”MUSx-294″
“BIMBI Linda a cura”,”Tribunale Russell II. Brasile. Violazione dei diritti dell’ uomo.”,”Il Tribunale Russell 1 sul Vietnam fu costituito da Bertrand RUSSELL nel novembre 1966 ed ebbe, nel 1967, due sessioni, una a Stoccolma e l’ altra a Copenaghen. Il Tribunale Russell II fu costituito su richiesta degli esuli brasiliani e si estese su tutta l’ America Latina. E’ stato costituito nel 1973.”,”AMLx-034″
“BINAGHI Maurizio”,”Addio, Lugano bella. Gli esuli politici nella Svizzera italiana di fine Ottocento.”,”BINAGHI (1972) ha studiato storia moderna e contemporanea all’Università di Friburgo. Dopo la laurea (1997) ha svolto attività di assistente presso la stessa università. Insegna in una scuola media del Cantone Ticino. “”Con il fratello Elie partecipò alla Comune di Parigi. Mentre Elie mantenne un ruolo culturale assumendo la direzione della Biblioteca Nazionale, Elisée entrò pià attivamente nella difesa della Comune aderendo alla Guardia nazionale. Arrestato nell’ aprile del 1871, Reclus venne condannato alla deportazione a vita nella Nuova Caledonia. Pur in questo regime di cattività, Reclus non si lasciò sopraffare dalla disperazione, sostenuto dalla certezza di aver seguito nella difesa della Comune “”il senso del dovere…al rischio stesso di compromettere la vita o la libertà””. (…) La condanna alla deportazione a vita di Elisée Reclus stupì e impressionò il mondo accademico continentale. Molte petizioni in favore di Reclus giunsero al governo francese, in particolare ebbe una forte risonanza il messaggio di sostegno redatto dalla Società geologica e zoologica di Londra firmato da 61 personalità tra cui Charles Darwin. Di fronte a queste prese di posizione, le autorità parigine decisero di commutare la pena a dieci anni di espulsione dalla Francia. Dopo sette mesi di detenzione, Reclus venne trasferito dalla prigione di Versailles a Parigi da dove, ammanettato e rinchiuso in una vettura cellulare, fu trasportato in Svizzera””: (pag 163)”,”ANAx-188″
“BINCHOIS Pierre, sotto la direzione di Francois MABIT”,”Storia moderna dell’ antica Roma. Roma e l’ Oriente.”,”””L’ Oriente restò per i Romani un problema spinoso, se non militarmente, quanto meno politicamente. Superiori ad ogni altro popolo nell’ organizzazione militare e in quella statale, i Romani restavano nettamente inferiori ai Greci e agli Orientali in genere nell’ amministrazione della cultura. Qui essi avevano se non tutto, molto e anzi moltissimo da imparare. E non si governa un impero senza un’ ideologia culturale e morale di tipo universalistico.”” (pag 246)”,”STAx-109″
“BINI SMAGHI Lorenzo”,”Il paradosso dell’euro. Luci e ombre dieci anni dopo.”,”Lorenzo BINI SMAGHI è uno dei massimi esperti della moneta unica europea, dal 2005 è membro del Comitato esecutivo della Banca centrale europea, dove ha preso il posto di Tommaso PADOA-SCHIOPPA. Ha studiato economia internazionale nelle Università di Lovanio e Chicago. Ha ricoperto ruoli di direttore generale della Direzione rapporti finanziari internazionali del ministero economia e finanze e capo ufficio cambi e commercio internazionale. Ha scritto: ‘Con la nuova moneta in tasca’ (1998).”,”EURE-073″
“BINI SMAGHI Lorenzo”,”L’Euro. Non più lire, marchi o franchi. Come cambierà la nostra vita con la moneta unica europea.”,”Lorenzo Bini Smaghi, è responsabile della Divisione Analisi e Programmazione dell’Istituto monetario europeo.”,”EURE-068-FL”
“BINMORE Ken”,”Game Theory. A Very Short Introduction.”,”Ken Binmore CBE is Professor Emeritus of Economics at University College, London. He has also taught at LSE, Caltech, and the Universities of Bristol, Michigan, and Pennsylvania. He is a Fellow of the British Academy and of the American Academy of Arts and Sciences. List of Illustrations, References and Further reading, Index, A Very Short Introduction 173,”,”SCIx-199-FL”
“BINNI Lanfranco”,”André Breton.”,”””Con la grande crisi del ’29, il movimento surrealista sembra aver concluso il proprio sviluppo. Da molto tempo è finita la fase delle scoperte, e il movimento è attanagliato da grandi contraddizioni irrisolte. Lo stesso appello all'””occultazione”” del surrealismo non è una pavida forma di autodifesa, di fronte agli eccessivi pericoli, del resto direttamente provati? Una prova di ciò è data dal fatto che, a partire da questo momento, Breton – dimostratosi incapace di conciliare problemi e concezioni difficilmente conciliabili – isolerà esplicitamente i campi (elaborazione teorica, pratica letteraria, politica, pittura, etc.) e tenterà di far procedere, con un certo coordinamento, il movimento su diversi canali. La scelta sulla priorità alla ricerca di tipo spirituale prevarrà comunque sempre sulla “”politica””, che a partire dal ’33 – anno dell’espulsione di Breton dal PCF – rimarrà un’attività assolutamente marginale dei surrealisti, anche se sarà impossibile per Breton liberarsi chiaramente del problema “”politico””. (pag 115) Manifesto redatto in Messico con Trockij nel 1938: ‘Per un’arte rivoluzionaria indipendente’ (pag 118)”,”VARx-459″
“BINOCHE Jacques”,”L’Allemagne et le Général De Gaulle (1940-1945).”,”””A una domanda del Duce (colloqui 28 ottobre 1940, palazzo Vecchio, Firenze, ndr) sul miglior modo di appoggiare il governo Pétain, il Führer risponde che occorre «assicurare Pétain che la Germania e l’Italia non hanno che delle esigenze misurate e non hanno intenzione di distruggere l’impero coloniale francese; che al contrario essi vogliono dare alla Francia delle compensazioni, a spese dell’Inghilterra. Se la Francia apprenderà che il suo Impero non verrà distrutto e che potrà anche avere delle possibilità di compensazioni, ciò sarà la fine di De Gaulle (1)». «Il Führer, si è accordato con Roma sulle annessioni a spese della Francia, ha mantenuto la sua opposizione alle rivendicazioni di Madreid. C’è una prova supplementare nel colloquio che ha avuto luogo a Berchtesgaden tra Hitler e il ministro spagnolo degli affari esteri, Serrano Suner, il 18 novembre 1940. (…)» (2). Sembra dunque che questo autunno 1940, De Gaulle fosse una pietra d’inciampo tra Berlino e Madrid, ed è con qualche ragione che si può porre la questione seguente: fino a qual punto, la presenza di De Gaulle nel 1940 ha impedito, per un effetto involontario e fortuito, l’ingresso in guerra della Spagna a fianco delle potenze dell’Asse? «Piuttosto che cedere agli Spagnoli, il Führer preferisce sostenere il governo del maresciallo Pétain, al fine di tenere in scacco De-Gaulle”” (pag 11-12) [(1) ‘Staatsmänner und Diplomaten bei Hitler (1939-1941), op. cit., pp. 281-291; (2) id. p. 326] De Gaulle creatura dell’Inghilterra – De Gaulle personaggio di mediocre valore – De Gaulle agente del bolscevismo – De Gaulle visto da Hitler – La querelle Giraud, Darlan, De Gaulle – L’azione militare, parlamentare e politica di France Libre – Il ritorno in Francia del Generale De Gaulle – Il Patto De Gaulle – Stalin (dicembre 1944) – Le mire di De Gaulle sulla Germania – Tentativo tedesco di capovolgimento delle posizioni nei confronti di De Gaulle.”,”QMIS-045-FGB”
“BINOT Jean-Marc LEFEBVRE Denis SERNE Pierre”,”100 ans 100 socialistes.”,”Tra i profili biografici: Jules GUESDE Jean JAURES, BRACKE (Desrousseaux Alexandre-Marie) AUBRY BEREGOVOY BLUM BROSSOLETTE BROUSSE CHEVENEMENT DEAT CRESSON DELANOE DELORS DORMOY EMMANUELLI FABIUS FAURE GUIGOU GUIDONI HERNU HERR HERVE’ HOLLANDE JAURES JOSPIN JOXE LANG MAUROY MITTERAND MOLLET MONNET PISANI RAMADIER RENAUDEL ROCARD ROYAL SEGOLENE SAVARY SENGHOR STRAUSS-KAHN THOMAS VAILLANT DEFFERRE BUISSON e altri. BINOT, laureato in storia e scienze politiche, giornalista, autore di una biografia di Max Lejeune (ed. Martelle, 2003). D., LEFEBVRE segretario generale dell’ OURS (Office universitaires de recherche socialiste). Ha scritto ‘Fred Zeller. Des trois frèches aux trois points) (2004). SERNE ex allievo ENS, laureato in storia, ha pubblicato ‘Le Parti Socialiste, 1965-1971′. Entrato in politica dall’ alto. Francois Hollande (1954). “”Il suo itinerario è conosciuto, per grandi linee. Una laurea in diritto e, sicuramente, le grandi scuole (IEP, HEC, ENA), perché è il riflesso della sua epoca. L’ ingresso in politica dall’ alto, con una partecipazione attiva alla campagna presidenziale del 1981. Successivamente un passaggio all’ Eliseo, la direzione del gabinetto di Max Gallo, all’epoca portavoce del governo, la creazione di una corrente in seno al PS, la partecipazione all’ avventura del quotidiano ‘Le Matin de Paris’. (…). Dall’ epoca degli studi, si è costituito un importante vivaio di amici e amiche: è un uomo di fedeltà e di reti. Si vede qui una delle ragioni della sua attrazione per i club politici, più ristretti, più intimisti, che ha da lungo tempo trasceso, pare il suo attaccamento al partito, al punto da rendere agli occhi di alcuni poco comprensibile la sua carriera? La sua lunga attrazione per Jacques Delors, da lungo tempo ai margini, potrebbe lasciar pensare.”” (pag 202)”,”FRAP-085″
“BIOCCA Dario”,”Silone. La doppia vita di un italiano.”,”La vera storia di un maestro di libertà che per anni collaborò con la polizia di Mussolini. La biografia definitiva che scava nei drami di una coscienza e nella contraddizioni del Novecento. BIOCCA Dario ha preso il Ph.D. all’ Università di California Berkeley. Ha isnegnato al Connecticut College e alla Stanford University. E’ docente di storia contemporanea all’ Univ. di Perugia e alla Scuola di giornalismo radiotelevisivo. Ha scritto tra l’ altro: ‘L’ informatore Silone, i comunisti e la polizia, Luni Editore, 2000, assieme a Mauro CANALI. “”Con l’ approvazione dei vertici dell’ Internazionale, il Comitato centrale del Pcd’I, riunitosi a Colonia il 20 marzo del 1930, sospese Ravazzoli e Silone dagli incarichi politici loro affidati. Nei giorni precedenti, in verità, Silone si era provato a inviare una nota dai toni pacati e concilianti ma giudicati invece dai dirigenti dell’ Ufficio politico “”provocatori e sarcastici””. (pag 165) “”Mentre la nuova edizione di Fontamara vedeva la luce, anche Silone operò la sua scelta: sulle pagine di Comunità, un periodico sorto per iniziativa di Adriano Olivetti, lo scrittore pubblicò un lungo articolo, dal titolo “”Un’ uscita di sicurezza””, che suscitò numerosi e contrastati giudizi. Per la prima volta dalla crisi del 1931 Silone illustrò gli elementi decisivi – politici, culturali, psicologici – della sua esperienza nelle file del Partito comunista; descrisse i viaggi a Mosca; come abbiamo detto, rievocò gli anni della clandestinità e le vicende che condussero alla sua espulsione dal Pcd’I; riferì anche, in dettaglio, del ruolo svolto da Togliatti, Grieco, Di Vittorio e altri dirigenti comunisti. Aggiunse anche alcune notazioni di carattere personale, in primo luogo il “”gusto di cenere”” della sua gioventù sciupata e la segreta affezione per alcuni compagni conosciuti negli anni della lotta clandestina. Malgrado il racconto presentasse elementi di straordinaria forza narrativa, le parole di Silone suscitarono in critici e lettori un sentimento di stupore.”” (pag 271)”,”PCIx-226″
“BIONDI NALIS Franca”,”Etienne Cabet tra Utopia e Rivoluzione.”,”CABET (Digione 1788 – Saint Louis 1856) fondatore della Colonia icariana negli Stati Uniti è autore di un numero sterminato di pamphlets e di opere tra cui una ‘Storia popolare della rivoluzione francese’. E’ noto soprattutto per il suo romanzo utopico ‘Viaggio in Icaria’. Redattore di uno dei più diffusi giornali d’opposizione ‘Le Populaire’ (1833-1835) e per dieci anni di ‘Le Populaire 1841’, è il leader del comunismo icariano. BIONDI NALIS Franca è professore associato e insegna storia delle dottrine politiche nell’Università di Catania. Le sue ricerche riguardano in particolare il pensiero politico contemporaneo italiano e francese. Ha curato la pubblicazione di opere di Calvi, Cabet, e altre opere. “”La repressione della rivolta dei lavoratori della seta nel novembre 1831 fa luce sul vero carattere della Monarchia di luglio: le aspettative del mondo del lavoro nei confronti del nuovo regime vengono tradite a causa degli effetti prodotti dal crescente intervento del capitale all’interno delle tradizionali forme dell’attività artigianale indipendente. Il regime di Luigi Filippo, favorevole agli interessi dei gruppi mercantili, rifiuta le richieste provenienti dagli operai dei mestieri artigiani. Cabet viene coinvolto nei tumulti scoppiati il 5 ed il 6 giugno a Parigi ed è accusato di aver partecipato all’insurrezione. Nominato commissario al corteo funebre del generale Lamarque, cerca di raggiungere velocemente la propria abitazione, ciò nonostante viene incriminato. Il giorno successivo, la rivolta viene sedata e viene decretato lo stato di assedio di Parigi. Soltanto il 30 giugno, in seguito alle proteste di tutti i democratici, per ripristinare la legalità ed il rispetto delle garanzie costituzionali, viene tolto lo stato d’assedio che attribuisce la competenza ai Tribunali militari. Cabet, sino al quel momento latintante, si presenta ai Giudici ed il 30 agosto sarà riconosciuta la sua innocenza. Le giornate di giugno ed i moti di Lione impongono una nuova linea nei confronti di Luigi Filippo che deve essere ormai attaccato apertamente. Nell’ottobre 1832, Cabet pubblica ‘Révolution de 1830 et situation présente expliquées et éclairées par la Révolution de 1789, 1799 et 1804 et par la Réstauration’, un’opera che consegue un grande successo (…)””. (pag 39-40)”,”SOCU-154″
“BIONDI-NALIS Franca”,”La giovinezza politica di Pietro Nenni.”,”Contiene dedica dell’autrice Franca Biondi-Nalis (Catania, 1947) è assistente ordinaria alla cattedra di Storia delle dottrine politiche della Facoltà di scienze politiche di Catania. Ha pubblicato un’antologia di scritti di E. Cabet.”,”BIOx-009-FMB”
“BIORCIO Roberto FARÈ Ida HAIM Joan LONGONI Maria Grazia, a cura; scritti di Giorgio GALLI Livio MAITAN Silverio CORVISIERI Luigi VINCI Emilio MOLINARI Attilio MANGANO Umberto TARTARI Graziella MARCOTTI Sergio d’AGOSTINI Luigi VINCI Maria Grazia LONGONI Emilio MOLINARI Michele NARDELLI Guido PICCOLI Claudia SORLINI Francesco FORCOLINI Francesco BOTTACCIOLI Franco CALAMIDA Vittorio RIESER Delia PSASSARELLI Sandro DE-TONI Michele NARDELLI Giovanna LANGELLA Basilio RIZZO ALfredo TASSOE Franco CALAMIDA Mireille ARDITI Silvia GORLA Ida FARÈ Ernesto GORLA Joan HAIM Luciana CASTELLINA”,”Massimo Gorla: un gentiluomo comunista. Cinquant’anni della nostra storia.”,”Si era iscritto al PSI nel 1953. Nel 1957 entra in contatto coi Gruppi Comunisti Rivoluzionari (GCR), a cui aderì poco dopo, diventandone quasi subito un quadro dirigente sul piano nazionale e internazionale. In seguito divenne responsabile nella segreteria dei GCR del lavoro nel PCI, dove lui e altri membri della Quarta Internazionale erano entrati negli anni cinquanta praticando la tattica dell’entrismo. A livello internazionale partecipò ai lavori dell’esecutivo e del Segretariato della Quarta Internazionale. Con il Sessantotto abbandonò il PCI e i GCR, partecipando poi alla fondazione di una nuova organizzazione: Avanguardia Operaia di cui divenne uno dei principali dirigenti nazionali. Nel 1976 è eletto Deputato nel cartello elettorale di Democrazia Proletaria, appoggiato da quasi tutti i gruppi della nuova sinistra, compresa AO. Viene rieletto deputato nel 1983. Nel frattempo partecipa al processo della creazione di Democrazia Proletaria come partito, con la fusione tra AO e la minoranza del Partito di Unità Proletaria per il Comunismo. Nel 1991 quando DP deciderà di sciogliersi per dare vita, assieme alla sinistra del PCI, a Rifondazione Comunista, Gorla si opporrà e deciderà di abbandonare l’attivismo politico. (wikip)”,”ITAC-004-FGB”
“BIORCIO Roberto PUCCIARELLI Matteo a cura”,”Volevamo cambiare il mondo. Storia di Avanguardia Operaia, 1968-1977.”,”Roberto Biorcio insegna Scienza politica all’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Svolge attività di ricerca sulla partecipazione politica e sociale, i partiti, le associazioni e i movimenti sociali. Autore di varie pubblicazioni fra cui: ‘Il Movimento 5 Stelle dalla protesta al governo’ (con P. Natale) (2018); ‘Italia civile. Associazionismo, partecipazione e politica’ (con T. Vitale) (2016); ‘Il populismo nella politica italiana. Da Bossi a Berlusconi, da Grillo a Renzi’ (2015); ‘Politica a 5 Stelle. Idee, storia e strategia del movimento di Grillo’ (con P. Natale, 2013); ‘La rivincita del Nord. La Lega dalla contestazione al governo’ (2010). Matteo Pucciarelli è giornalista de ‘La Repubblica’, vive e lavora a Milano. Ha scritto saggi sulle sinistre di Podemos in Spagna e Syriza in Grecia. Ha pubblicato ‘Anatomia di un populista. La vera storia di Matteo Salvini’ (2016); ‘Gli ultimi mohicani. Una storia di Unità Proletaria’ (2011). Nascita del gruppo nel 1968. “”I promotori della nuova formazione politica cercavno di mettere in rapporto gli attivisti più impegnati nelle lotte con la teoria marxista, recuperata e ripensata criticando il “”revisionismo”” attuato dai partiti comunisti dopo la rivoluzione d’Ottobre. Per avviare la formazione di Avanguardia Operaia era stato creato un piccolo gruppo di studio che comprendeva militanti provenienti dalla sinistra tradizionale e attivisti emersi dai nuovi movimenti. “”Attorno a quel circolo politico-culturale si andò formando il gruppo fondatore di AO. C’erano alcuni operai, alcuni studenti, in particolare quelli di Fisica. C’erano militanti della Quarta Internazionale come SIlverio Corvisieri, Luigi Vinci, Massimo Gorla, Michele Randazzo”” (Francesco Forcolini). Nel dicembre 1968 viene pubblicato il primo numero della rivista “”Avanguardia Operaia””. La nuova organizzazione si proponeva di offrire un riferimento unitario alle lotte che si erano sviluppate nei diversi settori sociali”” (pag 28-29) Il direttivo di AO aveva affidato ad Attilio Mangano la redazione dello statuto che fu approvato dall’assemblea nel mese di luglio 1969 (pag 31) 12 dicembre 1973. A Milano, durante il comizio per l’anniversario della strage di piazza Fontana, il Servizio d’ordine del Movimento studentesco di Mario Capanna attacca i militanti di AO, provocando una ventina di feriti, di cui otto sono ricoverati al Policlinico e uno, Claudio Varisco, in gravi condizioni (pag 283) 13 marzo 1975. A Milano, viene aggredito da militanti di AO del Servizio d’ordine di Medicina il giovane neofascista Sergio Ramelli, studente dell’istituto tecnico “”Molinari””, che morirà il 29 aprile (pag 285)”,”ITAC-161″
“BIRAL Bruno”,”La posizione storica di Giacomo Leopardi.”,”BIRAL Bruno è nato a Venezia nel 1913 e ha insegnato lettere in un Liceo della città. Ha pubblicato saggi su Guicciardini, sul Manzoni, su Dostoevskij, sulla repressione in Italia nel 1898.”,”VARx-343″
“BIRAUD Pierrette; RAYMOND Justinien; STASSE Francois; LEGRAND Gérard”,”Le socialisme en France. Jules Guesde – Pierre Mendès France – Edouard Vaillant – Francois Mitterrand.”,”‘Jules Guesde’ di P. Biraud – ‘Pierre Mendès France’ di J. Raymond – ‘Edouard Vaillant’ di Francois Stasse – ‘Francois Mitterrand’ di Gérard Legrand.”,”MFRx-311″
“BIRCHALL Ian RADEK Karl”,”Marxists and Military Thinking. The Enigma of Kersausie: Engels in June 1848 (Birchall) – Marxism and the Problems of War (Radek).”,”””Bernard Moss claims that ‘Engels’ work is marked by a dichotomy between an overarching historical determinism and instances of political voluntarism’ (1). This is a much better way of putting it than the common but implausible attempt to juxtapose Engels’ alleged determinism to Marx’s ‘humanism’ (2). But in fact Engels did not see determinism and voluntarism as a dichotomy. Rather, he recognised that history was made by social forces that transcended individuals; unlike Blanqui, he did not believe that a small group could impose its will on history. But at certain historical turning points, Engels realised that individual intervention could up the balance and decide between two possible futures. Hence the importance attributed to the symbolic figure of Kersausie. As Lenin wrote in December 1906, when the revolutionary wave of 1905 was ebbing: ‘The Marxists it the ‘last’ to leave the path of directly revolutionary struggle, he leaves it only when all possibilities have been exhausted, when there is not a ‘shadow’ of hope for a shorter way…’ (3). In the same spirit, Engels clung to the hope of victory in 1848 until all possibility of success had passed. It is easy to criticise his voluntarism in retrospect, but the problem of when to give priority to activism and when to analysis has always been a difficult one”” [Ian Birchall, The Enigma of Kersausie: Engels in June 1848 (Marxists and Military Thinking), RH, 2002 vol 8 n° 2] [(1) B.H. Moss, ‘Marx and Engels on French Social Democracy: Historians or Revolutionaries?’ Journal of the History of Ideas, Volume 46, n° 4, October-December 1985, pp. 539-57; (2) For a critique of this position see J. Rees, ‘Engels’ Marxism’, International Socialism, n° 64, 1994, pp. 47-82; (3) V.I. Lenin, Collected Works, Volume 11, Moscow, 1960, p. 351] (pag 49)”,”MAES-142″
“BIRCHALL Ian H.”,”Workers Against the Monolith. The Communist Parties Since 1943.”,”Once they led the workers towards power. Now the Communist Parties are parties of order in the West; of counter-revolution in the East; and of betrayal in Asia and Latin America. Berlin in 1953, Hungary 1956, Indonesia 1965, Czechoslovakia and France 1968, Italy 1969, and Chile in 1973… Acknowledgements, Introduction, Chronology, Bibliographical Note, Notes, Index,”,”RUST-053-FL”
“BIRCHALL Ian”,”Paul Levi in perspective. A review article.”,”Recensione dei libri di David Fernbach (a cura), ‘In the Steps of Rosa Luxemburg’ (2011); Frédéric Cyr, ‘Paul Levi, rebelle devant les extrêmes’, Presses de l’Université Laval, Québec, 2013; Paul Frölich, ‘Im radikalen Lager: Politische Autobiographie, 1890-1921′, 2013. In appendice: Recensione di Georges Ubbiali (da Dissidences): Frédéric Cyr, Paul Levi. Rebelle devant les extrêmes. Une biographie politique, Laval (Québec), Presses université de Laval, 2013, 212 pages, 30 $ can. Indice argomenti del volume di F. Cyr Secondo Birchall, Cyr ha scritto la prima biografia completa di Paul Levi – il lavoro della Beradt del 1969, si è basato sulla sua personale conoscenza di Levi ma non ha potuto consultare gli archivi russi [Charlotte Beradt, Paul Levi. Ein demokratischer Sozialist in der Weimarer Republik]. Sebbene esca dagli standard delle biografie politiche (194 pagine per quasi 47 anni di vita politica di Levi, densi di eventi). E’ un resoconto ben documentato basato sulla consultazione di archivi russi e di vari archivi locali e nazionali tedeschi. Ha letto gli scritti di Levi e la stampa contemporanea. Cry descrive il primo periodo di vita di Levi e le sue attività di avvocato. Proprio attraverso l’azione legale che ha incontrato per la prima volta Rosa Luxemburg e per un po’ di tempo tra loro ci fu una relazione. Nel 1914 la Luxemburg è stata difesa da Levi in due processi relativi all’ antimilitarismo. Nel primo fu condannata per un discorso in cui disse “”Se ci imporranno di prendere le armi contro i nostri fratelli francesi o altri, noi proclameremo: «noi rifiuteremo»”” (If we’re expected to take arms against our brothers from France or elsewhere, we shall procaim: ‘we refuse’, [C27]). Proprio un mese prima dello scoppio della grande guerra la Luxemburg fu nuovamente processata per aver denunciato la sistematica brutalità presente nell’esercito tedesco. Di fronte alla difesa di Levi il procuratore crollò e la Luxemburg ne uscì assolta. Negli anni seguenti Luxemburg e Levi fecero insieme iniziative pubbliche antimilitariste che ebbero notevole successo a dimostrazione che il sostegno verso il conflitto non era unanime in Germania. Dopo aver lasciato il KPD Levi riprese le sue attività legali. Negli anni ’20, durante la Repubblica di Weimar, entrò più volte in conflitto con i nazisti. Vinse una causa contro Alfred Rosenberg, dirigente nazista, che lo aveva accusato di aver ricevuto denaro inglese per azioni di spionaggio durante la prima guerra mondiale. E nel 1926 si trovò di fronte allo stesso Hitler, quando difese un socialdemocratico della Sassonia che aveva accusto Hitler di ricevere fondi dall’estero. Levi concluse la sua difesa dichiarando ironicamente “”Hitler può sapere molto del Talmud, ma certamente ha un talento naturale, generalmente attribuito agli ebrei, per questioni di denaro”” [C 176]. Nella sua recensione riguardante tre volumi [recensione dei libri di David Fernbach (a cura), ‘In the Steps of Rosa Luxemburg’ (2011); Frédéric Cyr, ‘Paul Levi, rebelle devant les extrêmes’, Presses de l’Université Laval, Québec, 2013; Paul Frölich, ‘Im radikalen Lager: Politische Autobiographie, 1890-1921′, 2013] Birchall afferma che Frölich giudicava negativamente Levi in contrasto con il giudizio su Jogiches. Alla morte di quest’ultimo Levi gli successe – ma era piuttosto riluttante, alla guida del partito. Il metodo di Levi, era quello di “”comandare senza convincere””. Ciò contrastava con lo stile di Jogiches. “”tutti erano felici di sottostare a Leo, ed eravamo pronti a fare l’impossibile quando ce lo chiedeva””. Ma ci sentivamo sottovalutati, disprezzati, e trattati come non-esistenti da Levi. C’era un abisso tra di noi, non ci apparteneva, sentivamo che era un aristocratico”” [F256]. Nel suo volume Fernbach afferma che frequentemente Levi difendeva la Luxemburg nelle sue polemiche contro Radek. Quando ci fu l’ Azione di Marzo (1921) durante la quale secondo Lenin, Levi “”ha perso la testa”” [Fernbach, p. 104], egli giudicò con ragione quest’azione come un disastro per il Kpd. Secondo le parole della Zetkin l’azione del partito fu “”mal concepita, peggio preparata, peggio organizzata e peggio condotta””. Molte critiche ricevette Levi per il suo pamphlet su tale azione. Dopo il fallimento dell’operazione ci fu un’ondata repressiva (400 militanti condannati a un totale di 1500 anni di lavoro forzato e 500 anni di galera, 4 condanne a morte e molti compagni erano ancora in attesa di processo). Clara Zetkin darà le dimissioni dalla ‘Zentrale’ insieme a Levi [Zentrale, la direzione del partito, con 7-15 membri, direttamente eletta dal congresso del partito] sulla base di un disaccordo relativo alla situazione italiana. La Zetkin lesse ‘Our Path’ che trovò ‘assolutamente eccellente’ ma consigliò a Levi maggiore cautela [Beradt, p. 49]. Nella recensione critica di Georges Ubbiali (Dissidences) al libro di Cyr si sottolinea che l’autore usa un linguaggio a volte spregiativo, che nel testo si pone un problema di vocabolario. L’autore afferma per es. che “”Lenin ordina a Radek di legarsi a Levi con il preciso scopo di infiltrare Spartkus”” (p. 44). Questa prossimità con Lenin conduce dunque Cyr a considare Paul Levi come “”il cavallo di Troia di Lenin in Spartakus”” (p. 54). In breve, P. Levi sarebbe stato in qualche modo un elemento estraneo al comunismo tedesco (“”Malgrado la moderazione al congresso fondatore del KPD, è Levi che ha reso possibile l’incursione russa in seno a Spartakus”” (p. 71). In sostanza il tentativo sarebbe stato quello di bolscevizzare il gruppo Spartaco, trasformare il gruppo in matrice del KPD. E’ stato sempre Levi a condurre la lotta contro le correnti dette “”ultra-sinistre”” (che farà espellere alla fine del 1919, e che poi confluiranno nel Kapd) e anarco-sindacaliste (tutto ciò sempre sotto l’influenza di Lenin). Paul Levi tra il 1919 e il 1921 è a capo del Partito comunista tedesco che trasformerà in un partito di massa. Ma ciò non gli impedirà di denunciare il «putschismo bolscevico», cosa che gli costerà l’esclusione dal movimento comunista. Sempre al centro di polemiche, nel 1922 entrerà nel Partito socialdemocratico tedesco, dove, malgrado le minacce di morte, condurrà diverse inchieste sugli omicidi politici condotti dall’estrema destra e dal nazismo. Frédéric Cyr est docteur en histoire, diplômé de l’Université de Montréal. Outre ses recherches sur Paul Levi et le communisme européen, il a publié sur divers thèmes en lien avec l’histoire de l’Allemagne et de la Russie. Il effectue actuellement un stage postdoctoral à la Faculté d’histoire de l’Université d’État de Moscou Lomonosov, en vue d’un nouveau livre sur les relations germano-soviétiques. Paul Levi, rebelle devant les extrêmes : une biographie politique est son premier livre. (2013) (Cat. Univ. Laval: Presses de l’Université Laval Éditeur depuis 1950 « Tout m’intéresse, tout m’étonne. » Montesquieu]”,”MGEK-129″
“BIRD Stewart GEORGAKAS Dan SHAFFER Deborah”,”Solidarity Forever. An oral history of the IWW.”,”Memorie orali di Bruce PHILLIPS Jack MILLER Joseph MURPHY Sophie COHEN Irma LOMBARDI Dominic MIGNONE Irving ABRAMS Henry PFAFF Vaino KONGA Irving HANSON Jack MILLER Nels PETERSON Violet MILLER Mike FOUDY Katie PINTEK Roger BALDWIN Art SHIELDS George HODIN Fania STEELINK Frank CEDERVALL James FAIR Fred HANSEN Tom SCRIBNER Fred THOMPSON Ralph CHAPLIN. “”Gli IWW lottavano per nuovi valori, per una società in cui ogni persona poteva essere un essere umano completo. Si vedeva che gli uomini erano annoiati nel fare lo stesso lavoro rituale, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana. Naturamente essi bevevano molto. Avevamo uno slogan: “”Non potete combattere il padrone e il bere allo stesso tempo”” (“”You can’t fight booze and the boss at the same time””). Noi siamo contro le bevande alcoliche e a favore dell’ istruzione””. (pag 69)”,”MUSx-156″
“BIRD Anthony”,”De Dion Bouton.”,”Anthony Bird was born in 1917, began his love affair (now a love.hate affair) with motor cars in 1920, left school at fourteen, worked as factory hand, garage mechanic, librarian, and set up business as antique dealer in 1938. After five years in the army he resumed antique dealing and also was part owner of a fleet of Rolls.Royce hire cars. Epitaph for a marque, Photographs and Illustrations, Ballantine’s Illustrated History of the Car marque book n. 6,”,”ECOG-009-FL”
“BIRNBAUM Norman”,”La crisi della società industriale.”,”La teoria della società industriale sostanzialmente accettata da sociologi come Bell, Lipset, Riesman, Bazelon, Galbraith, Aron, Crozier, Crosland, Dahrendorf, Schelsky, Holz. Analisi critiche su questo tema di Bottomore, Harrington, Hailbroner, Hobsbawm, Lichttheim, Marcuse, O’Brien, Abendroth, Goldman, Gorz, Habermas, Lefebver, Mallet, Mandel, Touraine.”,”TEOS-262″
“BIRNBAUM Pierre”,”La sociologia di Tocqueville.”,”Pierre Birnbaum è nato a Londra nel 1940. Ha conseguito la laurea in diritto e sociologia. E’ stato assistente alla facoltà di lettere e scienze umane dell’Università di Bordeaux. Attualmente (1973) insegna nell’Università di Parigi. Tocqueville, Marx e la rivoluzione del 1848 (pag 120-124) “”Al di là della rivoluzione del 1830, alla quale Tocqueville dedica poche pagine, la rivoluzione del 1848 gli appare come la continuazione dei fatti del 1789. La Francia non si è mai normalizzata, non ha raggiunto la tranquillità che i costumi democratici assicurarono alla società americana. Ai suoi occhi, la rivoluzione del 1848 simboleggia l’impossibile alleanza della libertà e dell’uguaglianza, in una società di natura conflittuale. Anche questa è determinata da cause primarie e da cause secondarie. Tra le seconde Tocqueville ricorda l’incapacità di Luigi Filippo, la repressione successiva, la confusione dell’opposizione: formeranno l’«accidente» che renderà mortale la «malattia», e anche «imprevista» (69), come avvenne prima per la rivoluzione del 1789. Si può osservare che Tocqueville passa sotto silenzio, tra le cause secondarie, la crisi economica, che, come nel 1789, precede lo scoppio della rivoluzione (70). Tra le cause generali Tocqueville mette in evidenza soprattutto la rivoluzione industriale che comporta una forte concentrazione della popolazione operaia a Parigi, il malessere democratico da cui è travagliata, la violenza delle ideologie che combattono apertamente l’ordine esistente e auspicano l’affermazione di un sistema diverso, il deterioramento della classe dirigente, disprezzata da tutti, l’accentramento totale che preannuncia una brusca presa del potere, e infine «la mobilità di tutto, istituzioni, idee, costumi e uomini in una società in movimento, che è stata sconvolta da sette grandi rivoluzioni in meno di sessant’anni… Queste furono le cause generali, senza le quali la rivoluzione di febbraio sarebbe stata impossibile» (71). Sia la rivoluzione del 1789 sia quella del 1848 sono dunque il prodotto di molte cause. Ma tra tutte una, come nel 1789, sembra determinante: le teorie socialiste, che svolgono ora il ruolo di quelle dei filosofi illuministi, attaccano sempre più violentemente la società e il suo più solido fondamento, il diritto di proprietà. Queste teorie non sono nate «per caso», non sono per niente il frutto di un «capriccio passeggero». Scatenando le passioni, fanno scoppiare la guerra tra le diverse classi e penetrano profondamente lo spirito delle masse (72). Queste teorie, che vengono accolte così favorevolmente, sono, come quelle degli illuministi, il frutto di una società malata. Mettono sotto accusa l’ineguale distribuzione della proprietà privata, caratteristica della società industriale non democratica. Tocqueville può così fare la previsione che «presto la lotta politica sarà tra quelli che hanno e quelli che non hanno; il grande campo di battaglia sarà la proprietà e i problemi politici principali riguarderanno modifiche più o meno profonde da apportare al diritto di proprietà» (73). Questo antagonismo assume un aspetto ancora più grande se si considera l’estrema concentrazione della ricchezza che l’accompagna. Infatti la classe dirigente prende «un’aria di industria privata, perché tutti i suoi membri pensano agli affari pubblici solo per rivolgerli a profitto degli affari privati, dimenticando facilmente nel loro modesto benessere il popolo… Allora il governo aveva preso alla fine l’atteggiamento di un’azienda industriale, nella quale tutte le operazioni vengono effettuate in vista dei benefici che ne possono derivare ai membri» (74). Perciò lo stato è un puro strumento della classe dirigente. Non si può rimanere stupiti per la somiglianza che esiste tra questa analisi e quella svolta da Marx nelle ‘Lotte di classe in Francia’ (75). Come Marx, Tocqueville sottolinea come la «guerra di classe» abbia per protagonisti da una parte, i proprietari dei mezzi di produzione alleati all’alta finanza, e dall’altra quelli «che lavorano colle proprie mani» (76). Bisogna anche rilevare che le rivoluzioni che segnano la realizzazione della «guerra di classe» in una società industriale non democratica sono assai simili a quelle che si generano in società democratiche industriali, prese come modello. Così la società industriale avrà come conseguenza ineluttabile la «guerra di classe» che provoca delle rivoluzioni, e questo indipendentemente dallo stato dei costumi. Le istituzioni politiche, le credenze o l’accentramento si trovano così relegate in secondo piano a vantaggio dell’industria. Il conflitto che mette gli uni contro gli altri, i proprietari e quelli «che lavorano con le loro mani», si aggiunge a una grave crisi politica. Poiché la vita politica si concentra completamente presso la classe dirigente a causa della distinzione tra paese legale e paese reale, il popolo ne viene del tutto estromesso. Questa separazione, che ha anche attirato l’attenzione di Marx, ha come conseguenza l’indebolimento estremo e l’immobilismo del mondo politico che non conosce nessuna vera opposizione d’interessi a causa della sua grande omogeneità sociale (77). Dunque le masse popolari non sono più legate alla vita politica e così si costruiscono un loro proprio mondo. A questo quadro Tocqueville aggiunge una nota di moralismo: la classe dirigente, per il suo egoismo e i per i suoi vizi, è diventata indegna di conservare il potere agli occhi del popolo. Allora si leva il vento della rivoluzione. Come nel 1789, gli uomini cominciano una rivoluzione senza rendersene conto, imitando i grandi antenati del 1789 e ispirandosi, come osserva anche Marx (78), alle tradizioni passate che servono così di modello alla loro condotta. Di colpo il corpo sociale si sfascia. Bisogna qui insistere su un breve testo particolarmente originale di Tocqueville: «Poiché la rivoluzione aveva esteso il possesso della terra all’infinito, il popolo sembrava far parte di questa grande famiglia (…). L’esperienza ha dimostrato che questa unione non era così intima come sembrava, e che i vecchi partiti e le diverse classi si erano sovrapposte più che confuse: la paura aveva agito su di essi come avrebbe potuto agire una pressione meccanica su dei corpi duri, che sono obbligati a aderire tra loro finché opera questa pressione, ma che si separano non appena questa viene a cessare» (79). Queste parole meritano di essere esaminate con attenzione tanto sembrano pertinenti. Implicano che in una società non democratica le diverse classi coesistono solo grazie al potere esterno che colla forza le tiene insieme. Quando il potere si vede attaccato da tutte le parti, quando la sua pressione si allenta, la società si sfascia, entra in agitazione rivoluzionaria mentre le classi si affrontano con violenza. Questa «meccanica», che presuppone che lo stato rimanga estraneo alla società, sembra tuttavia abbastanza incompatibile con la teoria sostenuta da Tocqueville, dello stato come strumento della classe dirigente. Invece questa visione sembra molto ben combaciare con la situazione che la Francia conoscerà con Napoleone III. Per illustrare la separazione dello stato dalla società, Tocqueville analizza accuratamente lo sviluppo della burocrazia, che beneficia di una lunga tradizione di accentramento. Come Marx (80), dimostra in questo modo l’autonomia raggiunta dallo stato, autonomia che gli permette di tenere insieme classi antagonistiche. Infatti le classi dirigenti e quella «che lavora colle sue mani» non hanno più nessun interesse comune. Mentre le prime si arricchiscono, la seconda resta nella povertà”” [Pierre Birnbaum, ‘La sociologia di Tocqueville’, 1973] [(69) A. de Tocqueville, ‘Souvenirs’, cit., pp. 31, 41 e 84-85; (70) Si veda E. Labrousse; «1848-1830-1789. Comment naissent les révolutions», in ‘Actes du Congrés historique du centenaire de la Révolution de 1848’, Paris, Presses Universitaires de France, 1948, pp. 7-9; (17) A. de Tocqueville, ‘Souvenirs’, cit., p. 85; (72) Ibid., p. 37; (73) Ibid., p. 37. Si veda anche p. 96; (74) Ibid., p. 31; (75) Marx, ‘Les luttes de classes en France’, Paris, Ed. Sociales, 1952, pp. 25-26 (trad. it. ‘Le lotte di classe in Francia’, Roma, Editori Riuniti, 1970, pp. 103-105). Anche se per Marx una parte della borghesia industriale fa parte dell’opposizione; (76) A. de Tocqueville, ‘Souvenirs’, cit., p. 91; (77) Ibid., cit, pp. 34-35. Vedere l’opera di Tudesq, ‘Les grand notables en France (1840-1849)’, Paris, Presses Universitaires de France, 1946. L’autore studia la mentalità collettiva dei notabili di quest’epoca, sottolinea la chiusura della vita politica e dimostra la forte concentrazione dei beni che ad essa si accompagna. Egli osserva tuttavia che «in mancanza di una comunione ideologica, la prosperità economica doveva avvicinare le diverse frazioni delle classi dirigenti», cit., p. 435. Lo stesso, a p. 129, nel libro II della prima parte, capp. 1-3; nella terza parte, i capitoli 1-2 del libro II. Si veda anche J. Lhomme, ‘La grande bourgeoisie au pouvoir (1830-1880)’, Paris, Presses Universitaires de France, 1960; (78) A. de Tocqueville, ‘Souvenirs’, cit., p. 75. Si veda anche Marx, ‘Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte’, Roma, Editori Riuniti, 1964; (79) Ibid., p. 107. Si veda anche a p. 36, dove Tocqueville parla della «macchina ingegnosa»; (80) Per un confronto tra Marx e Tocqueville su questo punto si veda R. Aron, ‘Le tappe del pensiero sociologico’, trad. it., cit., pp. 275-276. E. Gargan, ‘Alexis de Tocqueville: the critical years, 1848-1851’, New York, The Catholic University of America Press, 1955, pp. 298-301. Gargan pensa che Marx sia stato influenzato dalle pagine di Tocqueville sull’accentramento statale. D’altra parte Marx cita esplicitamente Tocqueville solo quando ricorda la relazione da questi tenuta all’Assemblea nazionale nel luglio 1851. Marx, ‘Il 18 Brumaio’, trad. it., cit.; (81) A. de Tocqueville, ‘Souvenirs’, cit., p. 116; (2) A. de Tocqueville, “”Discorso sul diritto al lavoro””, in op. cit., p. 544; (84) A. de Tocqueville, ‘Souvenirs’, cit., p. 96] (pag 120-121-122-123-124)”,”TEOS-280″
“BIRNBAUM Pierre”,”«La France aux Français». Histoire des haines nationalistes.”,”Pierre Birnbaum professore di sociologia politica all’università Paris – I e membro dell’ Institut universitare de France. Su temi vicini ha pubblicato pure: ‘Le Peuple et les Gros. Histoire d’un mythe’ (Grasset, 1979, Pluriel 1982); ‘Un mythe politiquew: “”La République juivie”” (Fayard, 1988) e ‘””Les Fous de la République. Histoire politique des Juifs d’Etat, de Gambetta à Vichy’ (Fayard, 1992) Marx (pag 91)”,”FRAS-059″
“BIRNIE Arthur”,”Storia economica dell’ Europa Occidentale, 1760-1933.”,”””Un sintomo delle nuove tendenze fu la fondazione di Borse del lavoro, istituzione tipicamente francese che non ha esatto equivalente in Inghilterra (1). La Borsa è installata in un fabbricato, per le spese relative al quale generalmente i comuni accordano un sussidio; in esso hanno sede i sindacati che vi tengono le loro sedute. Vi si trovano anche uno o parecchi uffici, dove gli operai disoccupati possono essere messi in contatto con i datori di lavoro. Il campo di attività della Borsa del lavoro è molto esteso (…)””. (pag 215) (1) Le Bourses du travail ebbero un corrispondente in Italia con le “”Camere del lavoro”” “”Il voto della legge delle dieci ore, secondo le parole di Carlo Marx, costituì una splendida vittoria per la classe operaia (2) e le regioni industriali l’ accolsero con entusiasmo, ma le conseguenze di tale legge non furono sattamente quelle previste dagli operai delle fabbriche. (…) I datori di lavoro istituirono allora un complicato sistema di turni che permetteva loro di far funzionare le macchine per dodici ore o più; negli intervalli, le donne e i ragazzi erano tenuti a disposizione della fabbrica, il che veniva a privarli in pratica di quei vantaggi che la legge aveva voluto assicurare loro. (…) (2) “”Gli operai di fabbrica inglesi furono i campioni non solo della classe operaia inglese, ma di tutta la classe operaia moderna”” (Il capitale)”,”EURE-054″
“BISCHOFF Joachim, a cura”,”Die Klassenstruktur der Bundesrepublik Deutschland. Ein Handbuch zum sozialen System der BRD.”,”Joachim Bischoff (Hrsg.) .”,”GERV-024-FL”
“BISCIONE Francesco M.”,”Rivoluzione e contadini del Sud nella politica comunista, 1921-26.”,”BISCIONE Francesco M. In evidenza le posizioni di Giovanni Sanna. “”Più analitiche e mature le posizioni di Giovanni Sanna, sostanzialmente coincidenti con quelle che Gramsci verrà assumendo successivamente. Sanna affermava la quasi completa coincidenza tra questione agraria e questione meridionale e la coincidenza tra quest’ultima e il problema dei contadini poveri, prevedendo che solo attraverso un lavoro di lungo periodo il partito comunista avrebbe potuto guadagnare la fiducia delle masse contadine. La tesi non verrà però sviluppata né sul piano analitico né sul piano politico. In prossimità del congresso di Roma (marzo 1922), il dibattito continuò stancamente, ma ormai le cose più importanti riguardo l”Agrarfrage’ erano state dette e, poco a poco, il gruppo dirigente del partito comunista si era convertito, almeno sul piano teorico, all’impostazione leninista del problema. Le tesi di Roma sulla questione agraria, stese da Sanna e Graziadei, riassumevano quanto era emerso dal dibatitto nel primo anno di vita del partito, ricalcando in particolar modo le posizioni di Bordiga. Mancavano infatti le acute osservazioni dello stesso Sanna sul rapporto tra questione agraria e questione meridionale e mancava un esame delle condizioni di vita dei contadini; in esse veniva sottolineata l’importanza della rivoluzione agraria al fine del completamento della rivoluzione borghese e si parlava dell’alleanza tra operai e contadini quale evento pregiudiziale per l’esito della rivoluzione proletaria. Dopo un dibattito vivace ma di scarso livello, le tesi furono approvate a larga maggioranza”” (pag 27)”,”MITC-135″
“BISCIONE Michele”,”La filosofia politica del Novecento in Italia.”,”Michele Biscione (Potenza 1918) ha insegnato Filosofia della Storia all’Università di Roma. E’ stato allievo di Carlo Antoni e ha curato alcune raccolte di scritti postumi del Maestro. E’ autore di uno studio sulla formazione dell’ idea di Rinascimento nella storia della cultura dell’Ottocento e di una serie di saggi sullo sviluppo dello storicismo crociano. “”Ma gli articoli che più chiaramente mostrerebbero il filonazionalismo di De Ruggiero sono secondo Zeppi (), quelli che si intitolano «La mentalità reazionaria» (1913) e «La monarchia socialista» (1914), comparsi sul «Carlino» il primo e sull’«Idea nazionale» il secondo (68). «La mentalità reazionaria» sembra a Zeppi un’apologia della reazione (69). In realtà l’articolo, che non certo è uno dei più espliciti e persuasivi di De Ruggiero, esprime una preoccupazione senza dubbio giustificata per certi aspetti non solo politici, ma in generale pratici della società dell’epoca, e in particolare per il gusto estetizzante ed irrazionalistico coagulato intorno al mito dell’individuo d’eccezione, di evidente origine letteraria, ma di diffusione quasi popolare. De Ruggiero guarda con ansia all’incremento di certe abitudini di disordine, e ritiene che il fastidio per questi atteggiamenti sia oramai così esplicito e pronunziato da costituire un vero e proprio rifiuto dell’anarchia. Questo rifiuto costituisce appunto la «mentalità reazionaria». (…) Né la situazione migliora per l’altro articolo, che è la recensione che De Ruggiero fa alla ‘Monarchia socialista’ di Missiroli. Lo scritto poteva fornire a Zeppi l’occasione di esaminare meglio il concetto di “”reazionarismo””, poiché il tema torna in discussione con riprese e motivazioni assai importanti. Zeppi invece lo esamina frettolosamente e in superficie, quasi suggerendo la lettore che si tratti di cosa irrilevante, mentre l’articolo è essenziale per comprendere gli orientamenti politici di De Ruggiero alla vigilia della prima guerra mondiale. Vi scorge niente di più che la preconizzazione di un evento politico nuovo, cioè «il trionfo di una rinnovellata e non più prematura ed incompresa Destra» (75). Qui non è possibile riesaminare il complesso articolo di De Ruggiero, anche perché questo inevitabilmente imporrebbe un riesame dello stesso libro di Missiroli. Ma si può almeno osservare che Missiroli, partito dalla assunzione del punto di vista «nazionalista e liberale» con la dichiarata intenzione di mostrarne l’assurdità (76), appare di fatto a De Ruggiero così pervaso dalle idee politiche della Destra da fornire di essa una forse involontaria esaltazione, incongruente rispetto a quel punto di vista cattolico, di cui Missiroli voleva farsi sostenitore. Cioè De Ruggiero si rende perfettamente conto che è proprio la formula intrinsecamente religiosa dello stato etico, difesa della Destra, ad esercitare un vivissimo fascino su Missiroli. Vi è una specie di affinità segretamente operante tra Missiroli e la Destra”” (pag 95-97) [Il pensiero politico dell’idealismo italiano] [(68) Rispettivamente il 30 giugno del 1913 e il 7 maggio el 1914; (69) Zeppi, op. cit., p. 245; (75) Cfr. De Ruggiero, op. cit., p: 107, nota; (76) De Ruggiero, op. cit., p. 113] [() Stelio Zeppi, Il pensiero politico dell’idealismo italiano e il nazionalfascismo’, 1973]”,”TEOP-529″
“BISCOTTI Barbara”,”Cleopatra.”,”Barbara Biscotti già curatrice per il Corriere della Sera della collana ‘I grandi processi della storia’ è una storica del diritto romano e insegna presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Milano-Bicocca. E’ membro corrispondente dell’Ehess.”,”STAx-360″
“BISCOTTI Barbara”,”Giulio Cesare. Un «tirannicidio» imperfetto.”,”Barbara Biscotti già curatrice per il Corriere della Sera della collana ‘I grandi processi della storia’ è una storica del diritto romano e insegna presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Milano-Bicocca. E’ membro corrispondente dell’Ehess. La congiura frutto di lotte interne alla classe dominante mentre il popolo romano rimase passivo, fuori dai giochi pronto però a plaudire al nuovo campione, sempre desideroso di nuove forme di servitù volontaria come scriverà Etienne de La Boetie (pag 152-153)”,”STAx-361″
“BISCOTTI Barbara”,”Giovanna d’Arco.”,”Barbara Biscotti già curatrice per il Corriere della Sera della collana ‘I grandi processi della storia’ è una storica del diritto romano e insegna presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Milano-Bicocca. E’ membro corrispondente dell’Ehess. “”La presenza di Giovanna nella cattedrale a Reims al fianco del Delfin, vede consacrati a un tempo quest’ultimo come re e lei stessa nel ruolo appena descritto: due delle promesse a lei fatte dalla Voci e da lei svelate a Poitiers si sono nel corso del 1429 realizzate, mostrando pubblicamente il “”segno”” della sua investitura divina. Giovanna d’Arco diviene con ciò ufficialmente e definitivamente “”la Pulzella””, la vergine che salva e libera la gente di Francia, restituendole la dignità di popolo prediletto da Dio (…)”” (pag 107)”,”BIOx-366″
“BISCOTTI Barbara”,”Agrippina minore.”,”Barbara Biscotti già curatrice per il Corriere della Sera della collana ‘I grandi processi della storia’ è una storica del diritto romano e insegna presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Milano-Bicocca. E’ membro corrispondente dell’Ehess.”,”STAx-368″
“BISCOTTI Barbara”,”Teodora di Bisanzio.”,”Barbara Biscotti già curatrice per il Corriere della Sera della collana ‘I grandi processi della storia’ è una storica del diritto romano e insegna presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Milano-Bicocca. E’ membro corrispondente dell’Ehess. “”Quanto a me, mi serbo fedele all’antico detto: “”Il potere è uno splendido sudario”” [Teodora (Procopio, Guerra persiana)]”,”TURx-050″
“BISCUSO Massimiliano”,”Tra esperienza e ragione. Hegel e il problema dell’inizio della storia della filosofia.”,”Massimiliano Biscuso (Roma, 1958) ha conseguito il dottorato di filosofia presso l’Università di Roma La Sapienza. Ha pubblicato, in riviste e raccolte, studi sulla filosofia dell’Ottocento, specialmente tedesca, e su momenti e aspetti della storia e della teoria della storiografia filosofica.”,”HEGx-019-FL”
“BISIACH Gianni”,”Il Presidente. La lunga storia di una breve vita.”,”‘O Capitano! O mio Capitano! il nostro aspro viaggio è terminato, La nave ha superato ogni pericolo, l’ambìto premio è stato conseguito, Prossimo è il porto, odo le campane, tutto il popolo esulta, Seguono gil occhi la carena salda, l’audace nave severa; Ma o cuore, cuore, cuore, O rosse gocce di sangue, Dove sul ponte giace il Capitano, Caduto, freddo, morto. (…) [Walt Whitman, in morte del presidente Lincoln] (in apertura) Gianni Bisiach, medico, giornalista, regista. “”In politica, come in guerra, per vincere occorrono tre cose: denaro, denaro e ancora denaro”” (Joseph Patrick Kennedy, padre del presidente) (pag 17) “”Essere secondi è essere perdenti!”” (idem), pag 19)”,”USAS-238″
“BISIGNANI Luigi MADRON Paolo”,”I potenti al tempo di Renzi. Da Bergoglio a Mattarella.”,”I due autori sono giornalisti.”,”ITAP-004-FC”
“BISIGNANI Adelina”,”Tocqueville e la democrazia in Europa.”,”L’avvento di una nuova epoca dopo il ’48 e le differenze strutturali tra Europa e America sono i temi delle riflessione tocquevilliana. Proprio la Parigi del XIX secolo, dominata dal denaro e attraversata da profonde contraddizioni, sarebbero il vero oggetto della ricerca di Tocqueville. Adelina Bisignani è professore associato di Storia del pensiero politico moderno presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi ‘Aldo Moro’ di Bari. Ha pubblicato pure ‘Democrazia e sovranità’ (1996); ‘Croce e il partito politico’ (1999). L’avvento di Luigi Bonaparte. ‘Le circostanze che avevano potuto spingere tanto in alto la sua mediocrità’ “”Nella ‘Prefazione’ alla seconda edizione de ‘Il diciotto brumaio di Luigi Bonaparte’ Karl Marx, tra gli scritti intorno alla figura di Luigi Napoleone quasi contemporanei al suo, segnala come degni di nota solo lo scritto di Proudhon ‘Coup d’état’ e quello di Victor Hugo ‘Napoléon le petit’. Ma, egli aggiunge: «Victor Hugo si limita ad una invettiva amara e piena di sarcasmo contro l’autore del colpo di stato. L’avvenimento in sé gli appare come un fulmine a ciel sereno. Egli non vede in esso altro che l’atto di violenza di un individuo. Non si accorge che ingrandisce questo individuo invece di rimpicciolirlo, in quanto gli attribuisce una potenza di iniziativa personale che non avrebbe esempi nella storia del mondo. Proudhon, dal canto suo, cerca di rappresentare il colpo di stato come il risultato di una precedente evoluzione storica; ma la ricostruzione storica del colpo di stato si trasforma in lui in una apologia storica dell’eroe del colpo di stato. Egli cade così nell’errore dei nostri cosiddetti storici ‘oggettivi’. Io mostro invece, come in Francia la ‘lotta di classe’ creò delle circostanze e una situazione che resero possibile a un personaggio mediocre e grottesco di far la parte dell’eroe» (64). Nella sua indagine Marx sostiene che la vittoria di Luigi Napoleone scaturisce dagli errori commessi dal governo provvisorio, formatosi dopo il febbraio. Esso si alienò il sostegno dei contadini che finirono con il trovare il Luigi Napoleone il loro più naturale rappresentante”” (pag 38-39) [Adelina Bisignani, ‘Tocqueville e la democrazia in Europa’, Cet – Centro editoriale toscano, Firenze, 2012] [(64) K. Marx, ‘Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte, ed. cit., pp. 35-36. Parole non molto diverse adopera Tocqueville nei ‘Ricordi’, quando definisce Luigi Napoleone un «uomo straordinario (straordinario non per il suo genio, ma per le circostanze che avevano potuto spingere tanto in alto la sua mediocrità» (‘Ricordi’, p. 234). E in una nota a margine a questa stessa pagina così lo descrive: «il y avait en lui deux hommes, je ne tardai pas à m’en apercevoir. Le premier était l’ancien conspirateur, le rêveur fataliste qui se croyait appelé a être le maïtre de la France et par elle à dominer l’Europe. L’autre était l’epicurien qui jouissait mollement du bien-être nouveau et des plaisirs faciles que lui donnait sa position presente et ne se souciait plus de la hasarder pour monter plus haut. Ces deux hommes dominaient alternativement en lui, mais jamais assez longtemps pour laisser prise» (A. de Tocqueville, ‘Souvenirs’, in Id. ‘Oeuvres’, ed. cit, vol. III, p. 1252, nota alla p. 919). Un’acuta analisi del bonapartismo è ora in C. Cassina, ‘Il bonapartismo o la falsa eccezione. Napoleone III, i francesi e la tradizione liberale’, Carocci, Roma, 2001; della stessa autrice si veda anche: ‘Alexis de Tocqueville e il dispotismo di “”nuova specie””, in D. Felice (a cura), ‘Dispotismo. Genesi e sviluppo di un concetto filosofico-politico’, Liguori, Napoli, 2002, , vol. II, pp. 515-543] [“”C’erano due uomini in lui, me ne resi conto presto. Il primo era l’ex cospiratore, il sognatore fatalista che si credeva chiamato a essere il padrone della Francia e attraverso di essa a dominare l’Europa. L’altro era l’epicureo che godeva del nuovo benessere e dei piaceri facili che la sua posizione attuale gli dava e non si preoccupava più di rischiare per salire più in alto. Questi due uomini si alternavano in lui, ma mai abbastanza a lungo da lasciarlo andare””] Francia: il giorno dell’elezione di Luigi Napoleone a Presidente fu «il giorno dell”insurrezione dei contadini’» “”In ‘Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850’, [Marx] osserva che, dopo aver stabilito il corso forzoso dei biglietti di banca, «il governo provvisorio piegava sotto l’incubo di un crescente disavanzo. Invano andava mendicando sacrifici patriottici. Solo gli operai gli gettavano la loro elemosina. Si dovette ricorrere ad un mezzo eraico, all’introduzione di una ‘nuova imposta’. Ma su chi farla cadere? Sui lupi della Borsa, sui re della banca, sui creditori dello Stato, su chi viveva di rendita, sugli industriali? Non era il mezzo di cattivare alla repubblica la borghesia. Da una parte era un mettere a repentaglio il credito dello Stato e il credito commerciale, mentre dall’altra parte si cercava di mantenerlo con così grandi sacrifici e umiliazioni. Ma qualcuno doveva sborsare. Chi venne sacrificato al credito borghese? ‘Jacques le bonhomme’, il contadino» (65) Fu, così, aggiunta una addizionale di 45 centesimi per franco alle imposte già esistenti. I contadini dovettero, così, pagare le spese della rivoluzione di febbraio. «Da questo momento la repubblica fu per il contadino franese l’imposta dei 45 centesimi, e nel proletariato parigino egli vide lo scialacquatore che se la faceva bene a sue spese» (66). E così Marx conclude il suo ragionamento: «Mentre la rivoluzione del 1789 aveva esordito liberando i contadini dai gravami feudali, la rivoluzione del 1848, per non recare danno al capitale e tenere in carreggiata la sua macchina dello Stato, si annunciava alla popolazione rurale con una nuova imposta» (67). La conseguenza di tutto ciò non poteva che essere che, alla prima occasione, i contadini si sarebbero schierati contro gli operai parigini e avrebbero sostenuto quella forza politica che avesse mostrato di avere a cuore la difesa dei loro interessi. Perciò, il giorno dell’elezione di Luigi Napoleone a Presidente fu «il giorno dell’ ‘insurrezione dei contadini’». «La repubblica erasi annunciata a questa classe coll’ ‘esattore dell’imposte’; essa si annunciò alla repubblica coll’imperatore. Napoleone era l’unico uomo che avesse esaurientemente rappresentato gli interessi e la fantasia della nuovo classe di contadini sorta nel 1789. (…) Napoleone non era per i contadini una persona, ma un programma. (…) Dietro l’imperatore si nascondeva la guerra dei contadini. La repubblica contro la quale avevano votato era la ‘repubblica dei ricchi’» (68)”” (pag 38-40) [[Adelina Bisignani, ‘Tocqueville e la democrazia in Europa’, Cet – Centro editoriale toscano, Firenze, 2012] [(65) K. Marx, ‘Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850’, ed.it. a cura di G. Giorgetti, Editori Riuniti, Roma, 1962, pp. 124-125; (66) Ivi, p. 125; (67) Ibidem; (68) Ivi p. 169-170]”,”TEOP-052-FMB”
“BISMARCK Ottone”,”Pensieri e ricordi.”,”””L’imperatore Francesco Giuseppe è una natura retta, ma la nave dello Stato austro-ungarico è di una struttura così tutta sua propria che le sue oscillazioni, alle quali pur deve il monarca adattare la sua condotta a bordo, difficilmente possono essere previste. Le tendenze centrifughe delle singole nazionalità, l’ingranaggio dei vitali interessi, che l’Austria deve contemporaneamente tutelare dal punto di vista tedesco, italiano, orientale e polacco, la impossibilità di dirigere lo spirito di nazionalità ungherese e sopra tutto la imprevedibilità del modo in cui influenze di confessionale attraversano le risoluzioni politiche, tutto ciò impone ad ogni alleato dell’Austria il dovere di essere assai circospetto e di far dipendere gli interessi dei propri sudditi non unicamente dalla politica austriaca. La fama di stabilità, che quest’ultima aveva acquistata sotto il lungo governo del Metternich, non può, di fronte alla composizione della monarchia di Absburgo ed alle forze motrici che in esse si agitano, essere mantenuta, e colla politica del Gabinetto di Vienna prima del periodo di Metternich non si accorda affatto, e con quella posteriore a tale periodo non si accorda del tutto. Che se adunque i contraccolpi, che sulle deliberazioni del Gabinetto di Vienna esercita la vicenda degli eventi e delle situazioni non si possono alla lunga calcolare, rimane per ogni alleato dell’Austria la necessità di non rinunziare in modo assoluto a coltivare rapporti, dai quali si possano, occorrendo, trarre altre combinazioni”” (pag 331). LEGGERE IN: BISMARCK Ottone, Pensieri e ricordi. ROSENBERG & SELLIER. TORINO. 1898 Volume I, pag 367 8° note foto [Versione digitale su richiesta] [ISC Newsletter N° 75] ISCNS75DIGIT (GERx-002) Vol 2: “”La posizione geografica delle tre grandi potenze orientali è tale, che ciascuna di esse, appena viene attaccata dalle altre due, si trova in condizioni strategiche sfavorevoli, anche avendo alleate, nell’ Europa occidentale, l’Inghilterra o la Francia. Più d’ogni altra l’Austria, isolata, sarebbe in sfavorevoli condizioni contro un attacco russo-tedesco; meno di tutte lo sarebbe la Russia contro l’Austria e la Germania; però anche la Russia, in caso di un attacco concentrico delle due potenze tedesche contro il Bug (1), si troverebbe all’inizio della guerra, in una posizione difficile. A causa della sua posizione geografica e della sua costituzione etnografica, l’Austria in guerra coi due Imperi vicini si troverebbe in condizioni di grande svantaggio, perchè gli aiuti della Francia difficilmente giungerebbero a tempo per stabilire l’equilibrio. Che se l’Austria avesse fin da principio dovuto soccombere ad una coalizione russo-germanica, se mediante una saggia conclusione di pace fra i tre Imperatori venisse disciolta la lega nemica o questa fosse anche solo indebolita da una sconfitta dell’Austria, allora la preponderanza della Russia e Germania sarebbe decisiva. Nei grandi eserciti, a parità di condizioni per ciò che riguarda la bontà del comando e il valore, havvi nella configurazione territoriale delle singole potenze, una grande forza per la combinazione russo-tedesca, se essa si mantiene salda fin dall’inizio. Ma il calcolo del successo militare e la credenza in esso, sono in se incerti e lo diventano ancor più, quando la forza che si calcola da una parte non è una forza sola, ma fondata su alleanze. Nel mio abbozzo di risposta, che risultò per forza più lungo della lettera dell’imperatore Alessandro, io rilevavo che una guerra fatta in comune contro le potenze occidentali, e per le condizioni geografiche e per le brame francesi sulle provincie renane, doveva finire coll’essere, nel suo definitivo sviluppo, una guerra franco-prussiana; che l’iniziativa russo-prussiana per la guerra peggiorerebbe la nostra posizione in Germania; che la Russia, lontana dal teatro della guerra, sarebbe meno colpita dai dolori di questa, mentre la Prussia dovrebbe sostenere materialmente non solo i proprii eserciti, ma anche i russi, e che allora la politica russa, se la memoria non m’inganna, questa è la frase che adoperai, poggierebbe sul braccio di leva più lungo”” (pag 62-63); [Nota (1) ‘Il Bug Occidentale è un fiume, lungo 772 km, che scorre in Ucraina, Bielorussia e Polonia. Per gran parte del suo corso rappresenta il confine orientale della Polonia’ (wikip)]. LEGGERE IN: BISMARCK Ottone, Pensieri e ricordi. ROSENBERG & SELLIER. TORINO. 1898 Volume II, pag 311 8° note foto [Versione digitale su richiesta] [ISC Newsletter N° 75] ISCNS75DIGIT”,”GERx-002″
“BISMARCK Ottone di”,”Pensieri e ricordi. Volume primo.”,”BISMARCK Ottone di Diplomatici prussiani. “”La conoscenza delle lingue – come la posseggono anche i primi camerieri – eziandio presso di noi costituiva la cagione principale del loro credersi chiamati alla diplomazia, specialmente fino a che le nostre relazioni sugli affari, e in particolare quelle ‘ad Regem’, doveano essere scritte in francese: era, invero, una prescrizione che non sempre si seguiva, ma che fu sempre ufficialmente in vigore, fino a quando io non diventai ministro””. (pag 4)”,”GERx-118″
“BISMARCK Ottone di”,”Pensieri e ricordi. Volume secondo.”,”BISMARCK Ottone di Carattere di Moltke (da pag 1) Tendenza di Guglielmo II a circondarsi di mediocrità (pag 257) La retorica di Gortchakov. “”Di Gortschakow i suoi subalterni al ministero dicevano: “”Il se mire dans son encrier”” a un dipresso come diceva Bettina di suo cognato il celebre Savigny: “”Non può vedere una pozza d’acqua che non vi si specchi dentro””. Una gran parte dei dispacci di Gortschakow, specie i più concludenti, non sono suoi, ma di Jomini, redattore abilissimo, figlio di un generale svizzero, che l’Imperatore Alessandro aveva saputo indurre a entrar in servizio nell’esercito russo. Quando dettava Gortschakow, c’era più sfoggio di rettorica nei dispacci; ma quelli di Jomini erano i più pratici””. (pag 31)”,”GERx-119″
“BISONI Cesare”,”Il bilancio delle banche.”,”Cesare Bisoni è professore straordinario di tecnica bancaria e professionale nell’Università di Modena e docente senior nell’area Credito presso la Scuola di Direzione Aziendale dell’Università Bocconi di Milano. Opere: Gli istituti di credito industriale e Il mercato monetario italiano.”,”EURE-043-FL”
“BISSOLATI Leonida”,”La politica estera dell’ Italia dal 1897 al 1920. Scritti e discorsi di Leonida Bissolati.”,”””E’ l’ imperialismo germanico che, cogliendo l’ occasione di Tripoli, si propone di mettere in valore, conglobandolo a sé, il nascente imperialismo italiano”” (pag 243) Bissolati Bergamaschi (Leonida), uomo politico italiano (Cremona 1857 – Roma 1920). Nella sua formazione politica e culturale esercitò una forte influenza il sodalizio con i coetanei Arcangelo Ghisleri e Filippo Turati, insieme coi quali si orientò verso l’ala estrema, repubblicana, della democrazia. Passato poi agli ideali socialisti, fu tra gli organizzatori dei primi scioperi agricoli nel Cremonese, cooperò alla fondazione del partito socialista italiano (Genova, 1892), e ne diresse il quotidiano, l’Avanti!, dalla sua fondazione (25 dicembre 1896). Eletto deputato nel 1897, partecipò attivamente, nel 1898-1899, alla lotta parlamentare contro il tentativo reazionario di Pelloux. Nel periodo giolittiano fu uno dei capi della frazione riformista e sostenne l’opportunità per i socialisti di appoggiare i governi di Giolitti. Espulso nel 1912 dal partito per il suo atteggiamento favorevole all’ impresa libica, fondò il partito socialista riformista italiano. Scoppiato il conflitto mondiale del 1914, fu risolutamente interventista, nel quadro di un’interpretazione della guerra concepita soprattutto come lotta per l’ emancipazione delle nazionalità; dopo aver combattuto fra gli alpini, fu ministro nei gabinetti Boselli (30 ottobre 1916) e Orlando (1° novembre 1917) e sostenne la necessità di un accordo dell’ Italia con le nazionalità soggette all’ Austria. Coerentemente con queste sue idee, dopo l’ armistizio fu decisamente contrario all’ inclusione di gruppi allogeni nei confini italiani, dimettendosi dal governo per i suoi contrasti con la politica di Sonnino (27 dicembre 1918). (RIZ)”,”ITQM-080″
“BISTARELLI Agostino”,”La storia del ritorno. I reduci italiani del secondo dopoguerra.”,”La ricostruzione di come centinaia di migliaia di reduci di guerra fecero ritorno in Italia Agostino Bistarelli insegna Storia contemporanea all’Università La Sapienza di Roma. Ha pubblicato ‘La resistenza dei militari italiani all’estero. Jugoslavia centro-settentrionale’, Edizioni Rivista Militare, Roma, 1996. L’universo dei combattenti (pag 34-35) “”Prima di cercare di delineare alcune caratteristiche generali della figura del reduce, è utile soffermarsi sulla composizione interna del mondo dei combattenti per fornire riferimenti quantitativi che possano fare da quadro alle successive specificazioni. Ma il problema della quantità delle diverse tipologie della sfera reducistica risente anche di una questione più generale sulla quale ha indagato con particolare cura Giorgio Rochat. Ci riferiamo alla dimensione e composizione di quello che rappresenta il nostro universo di partenza, cioè l’esercito italiano della seconda guerra mondiale. Ancora agli inizi degli anni novanta «i dati disponibili sulla forza delle armi nella guerra italiana 1940-1943 sono pericolosamente vicini allo zero». La lapidaria affermazione era basata sulla constatazione che non si conosceva «praticamente nulla sulla forza delle varie classi, sul totale degli uomini alle armi nei diversi periodi, sulla ripartizione territoriale dei reparti, sul ritmo di richiami, arruolamenti e congedamenti» (48). Da allora si sono aggiunti pochi studi in grado di colmare queste lacune. Vediamo comunque alcuni elementi utili alla lettura degli sviluppi successivi. Escluse le reclute (gli arruolati della leva in corso ma non ancora effettivamente incorporati) e le forze in Africa orientale (che nell 1940 erano 280.000, divisi tra ascari – 200.000 – e nazionali – 80.000), ma compresi i carabinieri, questo è il quadro sintetico dell’esercito: Ottobre 1939. Sottufficiali e truppa 1.300.000 Ufficiali 46.000 Ottobre 1940. Sottufficiali e truppa 1.600.000 Ufficiali 58.000 Ottobre 1941 Sottufficiali e truppa 2.300-2.400.000 Ufficiali 113.500 Ottobre 1942 Sottufficiali e truppa 2.800.000 Ufficiali 136.000 Aprile 1943 Sottufficiali e truppa 2.900-3.000.000 Ufficiali 146.250 Ma va subito smentita l’impressione di uno sviluppo lineare che si potrebbe ricavare dalla tabella, visto che entrano in gioco i congedamenti e soprattutto le perdite «che tra il giugno 1940 e l’8 settembre 1943 ammontarono in cifra tonda a 200.000 morti e 600.000 prigionieri », senza contare il numero imprecisato di feriti e malati non più abili (49). Riepilongando, si può parlare di circa 4.500.000 uomini in guerra (50) nell’esercito, distribuiti su un totale di 72 divisioni e con una accentuata proliferazione di comandi. : 3 di Gruppo d’armata, 9 di Armata, 27 di Corpo d’armata”” [(48) Giorgio Rochat, ‘Gli uomini alle armi, 1940-1943′. Dati generali sullo sforzo bellico’, in Micheleti e Poggio, a cura, ‘L’Italia in guerra’, cit., pp 33-72, 33. Nel suo saggio Rochat propone una ricostruzione complessiva dei dati che anche noi utilizzaremo in queste pagine; (49) Ibid, p. 35; (50) Parla di un totale di 4.900.000 mobilitati, di cui 3.700.000 mobilitati contemporaneamente nell’aprile 1943, Virgilio Ilari, ‘Servizio militare’, in ‘Storia militare d’Italia dal 1796 al 1973’, Editalia, Roma, 1990, pp. 239-56, 253] finire”,”QMIS-361″
“BISTARELLI Agostino PERTICI Roberto, a cura, saggi di Raffaella BARITONO Silvio PONS Lorenzo KAMEL Ernesto GALLI-DELLA-LOGGIA Alessandro CAMPI Daniele MENOZZI Dino COFRANCESCO Stefania BARTOLINI Domenico CONTE Brunello VIGEZZI”,”1917. Un anno un secolo.”,”Agostino Bistarelli referente per la ricerca della Giunta centrale per gli studi storici, ha insegnato Storia contemporanea nell’Università di Roma, La Sapienza. Roberto Pertici è professore ordinario di Storia contemporanea all’Università di Bergamo e membro della Giunta centrale per gli studi storici”,”EURx-358″
“BITETTO Valerio”,”La nazionalizzazione tradita. Cent’anni di industria elettrica tra privato e pubblico.”,”””Quando arriva la crisi del Kippur ci si accorge che tutto questo petrolio è un errore. Il ciclone Donat Cattin non dà tempo per ragionare intorno a un simile errore. Ha già impostato il problema: l’ Enel ha sbagliato e va messo sotto controllo. Non sa fare previsioni strategiche: ci si rivolge a tecnici esperti. Cosa c’è di meglio che rivolgersi agli esperti dell’ Istituto bocconiano delle Fonti di energia e a un nucleo di Consulenti ministeriali? Donat Cattin punto tutto sul nucleare e si dimentica il carbone. Come nasce l’ ipotesi del nucleare, cominciano a organizzarsi gli interessi industriali. Entra in scena la Fiat, fino ad allora estranea al mercato Enel. La Fiat aveva puntato su queste tecnologie d’ intesa con la Marina Militare, con lo studio di una nave a propulsione nucleare (…). Secondo Fiat il nucleare italiano doveva nascere intorno alla filiera Westinghouse, cioè quella adottata per la propulsione dei sottomarini nucleari non solo americani.”” (pag 141-142)”,”ITAE-155″
“BITTEL Karl a cura”,”Der Kommunistischenprozeß zu Köln 1852 im Spiegel der zeitgenössischen Presse. [”Il processo ai comunisti di Colonia nel 1852, nei resoconti della stampa contemporanea’]”,”‘Il processo ai comunisti di Colonia nel 1852, nei resoconti della stampa contemporanea’”,”MADS-716″
“BITTO Irma CORDOVANA Orietta CUPAIUOLO Giovanni DE-SALVO Lietta DILIBERTO Oliviero FORABOSCHI Daniele GEYMONAT Mario GILIBERTI Giuseppe LEWIN Ariel MIGLIARIO Elvira MINONZIO Franco PINZONE Antonino PRICOCO Salvatore SCORZA BARCELLONA Francesco TRAINA Giusto WICKHAM Chris”,”Storia della società italiana. Parte prima. Vol. IV. Restaurazione e destrutturazione nella tarda antichità.”,”BITTO Irma CORDOVANA Orietta CUPAIUOLO Giovanni DE-SALVO Lietta DILIBERTO Oliviero FORABOSCHI Daniele GEYMONAT Mario GILIBERTI Giuseppe LEWIN Ariel MIGLIARIO Elvira MINONZIO Franco PINZONE Antonino PRICOCO Salvatore SCORZA BARCELLONA Francesco TRAINA Giusto WICKHAM Chris”,”ITAS-142″
“BIXBY William”,”L’universo di Galileo e Newton.”,”””Continuando le sue osservazioni per molti mesi Galileo ebbe la soddisfazione di veder ricomparire le macchie scure sul lato opposto del disco solare. E allora tutto fu chiaro: il Sole ruotava sul suo asse, con quello stesso movimento che Galileo e Copernico attribuivano alla Terra. La scoperta delle macchie solari avrebbe avuto un’enorme portata. Galileo, però, nonostante l’evidenza con cui questa sua nuova scoperta dava credito alla teoria copernicana, non sapeva decidersi se usarla con prudenza o con audacia. Non tenne alcuna lezione su queste sue nuove scoperte davanti agli studenti universitari di Padova. Continuò invece ad insegnare il sistema tolemaico. Ed anche quando si decise a pubblicare qualcuno dei suoi nuovi studi, lo fece senza attaccare direttamente le teorie riconosciute. Ma pur avendo agito con tanta cautela, le sue pubblicazioni suscitarono negli ambienti tradizionalisti grande scalpore. Clavius di Roma, il famoso matematico gesuita, disse con scherno della scoperta delle lune di Giove: «Lasciamo pure a Galileo le sue nuove opinioni. Io rimango delle mie». Due professori, uno di Padova e uno di Pisa, respinsero decisamente le conclusioni di Galileo. Quello di Pisa, Julius Libri, morì nel 1610 rifiutandosi di guardare attraverso un telescopio. E il commento caustico di Galileo fu che se il Libri aveva da vivo rifiutato di credere nei satelliti di Giove, di passaggio ora per il cielo poteva accertarsene direttamente. Uno studioso di Aristotele divulgò questo scritto col quale esprimeva il suo disgusto per le teorie di Galileo: «Non dobbiamo credere che la natura abbia fornito Giove di quattro satelliti per rendere immortali i nomi dei Medici. Si tratta invece delle idee ridicole di uomini disutili che le preferiscono al nostro duro lavoro in difesa della vera teoria dell’Universo. La natura detesta queste situazioni di terribile confusione e questa vanità è veramente deplorevole agli occhi di chi è veramente saggio». Non era però la certezza che le idee di Galileo fossero errate a suscitare lo sdegno di questi ostinati tradizionalisti, quanto la preoccupazione che egli potesse avere ragione”” (pag 60)”,”SCIx-033-FV”
“BIZAKIS Eftichios”,”Fisica contemporanea e materialismo dialettico.”,”BIZAKIS Eftichios è nato a Creta nel 1927. Studente liceale ha partecipato alla Resistenza contro i nazisti. Nel 1946 si iscrive alla facoltà di scienze di Atene. Due anni dopo in piena guerra civile è arrestato e condannato a 16 anni di carcere. Farà sette anni di prigione. Uscito dal carcere riprende gli studi e si laurea nel 1958. Nel 1965 esce il suo primo libro ‘Fisica e filosofia’. Nel 1967 si stabilisce a Parigi. Qui si dedica alla ricerca e all’ insegnamento. Questo libro, lievemente modificato, è il testo della tesi di filosofia discussa dall’ A nel 1972 (Univ. Paris VIII). pag 178″,”TEOC-420″
“BIZZARRI Elisa D’ANGELO Lucio MERCURI Lamberto SETTA Sandro SIRCANA Giuseppe”,”Epurazione e stampa di partito, 1943-1946.”,”Mancata epurazione: l’ epurazione o defascistizzazione è un processo rivelatore del clima degli anni 1943-1946. “”Nenni, a sua volta, semplificando al massimo il pensiero di molti dirigenti del suo partito, affermò deluso che, tutto sommato, in Italia “”c’è stato soltanto un grande epuratore, ed è stato il colonnello partigiano Valerio””, giustiziere di Mussolini a Dongo. Per quanto concerne, in particolare, l’ epurazione propriamente detta, Vassalli ribadì che le cause principali del suo fallimento dovevano esser ricercate nella “”concezione penalistica””, ossia punitiva, e non disciplinare, come avrebbe dovuto essere, e nell’ “”ispirazione conservatrice e ipocritamente legalitaria”” di essa, tese entrambe a salvaguardare la continuità dello Stato (…)””. (pag 119) “”Di un solenne atto di clemenza a favore dei fascisti condannati, in verità, s’era cominciato a parlare già poco prima della metà di ottobre del 1945. Nenni, però, s’era affrettato a rilevare che prima di concedere l’ aministia per taluni reati politici bisognava “”ultimare l’ epurazione, l’ avocazione dei profitti e le sentenze contro i fascisti””. (pag 121) Il decreto Togliatti-De Gasperi (votato da tutti i ministri socialisti). “”Quando, perciò, la mattina del 21 giugno il consiglio dei ministri approvò il decreto presentato da Togliatti, l’ edizione romana dell’ ‘Avanti!’ commentò in maniera largamente positiva gli obiettivi generali del provvedimento, riscontrando in esso “”un grande sforzo di pacificazione””. Ma già qualche giorno più tardi, una volta, cioè, che furono resi noti i termini esatti e la reale portata dell’ amnistia, la stampa socialista, e in particolar modo quella settentrionale e quella ispirata dalla destra del PSIUP, cominciò a rivedere radicalmente questo giudizio, che di lì a poco divenne, almeno per quanto riguarda il contenuto del provvedimento, del tutto negativo, in sintonia, del resto, con il “”senso di sorpresa””, la “”profonda indignazione”” e la “”costernazione”” esternati sin dagli ultimi giorni di giugno dalla “”base”” del partito, segnatamente al Nord.”” (pag 122)”,”ITAD-069″
“BIZZOCCHI Roberto”,”In famiglia. Storie di interessi e affetti nell’Italia moderna.”,”Roberto Bizzocchi (1953) insegna Storia moderna presso l’Università di Pisa. Ha pubblicato varie opere tra cui ‘La Biblioteca italiana e la cultura della Restaurazione, 1816-1825’ (1979).”,”ITAS-010-FV”
“BIZZONI Achille”,”Impressioni di un volontario all’esercito dei Vosgi.”,”Guerra 1870-71. Il sogno di Garibaldi per un ‘santo patto della fratellanza fra le nazioni’. ‘Già inoltrata era la notte, quando, col nostro generale, entravamo a cavallo, il capitano Druon ed io, nel cortile della prefettura di Dijon. Vidi Garibaldi, e mi ricordo che, tentando di rivolgergli una congratulazione per la terza e splendida vittoria, mi si imbrogliò talmente la lingua che non seppi spiegarmi, tant’era la mia emozione nel rivedere quell’uomo tanto grande, tanto semplice, tanto terribile pel nemico sui capi, e tanto cortese. Egli era occupato a dettare il famoso ordine del giorno ai suoi soldati, il quale incominciando con l’eloquente foga che si riscontra in quelli di Napoleone I, finiva paternalmente, con bonomia veramente unica fra i capitani, dando consigli militari dapprima, ed insegnando il reciproco affetto ai soldati, il rispetto ai cittadini, l’amore alla repubblica. «Ai prodi dell’esercito de’ Vosgi. «Ebbene, voi le avete rivedute le calcagna dei terribili soldati di Guglielmo, giovani figli della libertà!». Così cominciava quell’eloquente programma…, era il soldato vittorioso che parlava. Ma più innanzi il cittadino si rivela in tutta la sua purezza, più che capo, padre de’ suoi solati: «Siate fra voi affettuosi, quanto siete bravi, acquistatevi l’amore delle popolazioni di cui siete difensori e sostegno, e noi lo scuoteremo in modo da polverizzarlo l’insanguinato e tarlato trono del dispotismo, e noi lo fonderemo sul suolo capitale della nostra bella Francia il santo patto della fratellanza fra le nazioni». Splendido sogno… Il disinganno non tardò a venire; ma Garibaldi, grande sempre, partì, senza astio in cuore; per la sua romita Caprera… Egli non è di quegli ingiusti che delle colpe de’ governi chiamano responsabili i popoli, vittime prime de’ governi stessi. La Francia lo salutava con due milioni di voti, il governo francese lo proscriveva quasi, dopo di averlo insultato. E se i popoli imparassero a giudicarsi meglio, non confonderebbero più le calunnie, le infamie di una stampa prezzolata, che si vanta di rappresentare la pubblica opinione, con le proprie aspirazioni’ (pag 266-267)] Wikip: La battaglia di Digione fu combattuta nel contesto della guerra franco-prussiana e in essa truppe repubblicane francesi e forze prussiane si contesero il dominio della città. Prima battaglia di Digione La guerra, iniziata il 19 luglio con la dichiarazione di guerra francese, conobbe una rapida successione di sconfitte delle truppe del secondo impero da parte del Regno di Prussia: l’evacuazione del nord dell’Alsazia (sconfitte francesi di Wissembourg e Froeschwiller), i rovesci sotto Metz (battaglia di Gravelotte e Mars-la-Tour), la disfatta dell’imperatore Napoleone III alla battaglia di Sedan, la sua capitolazione (2 settembre). Le armate germaniche invasero tutto l’est della Francia e si aprirono la strada per Parigi. La repubblica venne proclamata il 4 settembre ed il governo provvisorio decise, sotto l’impulso di Léon Gambetta incaricato della difesa nazionale, la prosecuzione della guerra. Dall’inizio dell’assedio di Parigi (19 settembre 1870 – 20 gennaio 1871) la strategia francese si concentrò su azioni di alleggerimento della pressione esercitata dalle truppe prussiane stanziate nell’est del Paese, sulla capitale. Il 28 settembre intanto giungeva la capitolazione di Strasburgo e il 23 ottobre quella di Metz, che comportò la resa dell’intera armata del Reno. Le truppe sopravvissute, unite alle forze frutto della mobilitazione di massa decisa dal governo neorepubblicano (tutte scarsamente equipaggiate e addestrate), si impegnarono in una guerra “”partigiana”” per la difesa della nazione e la guerra giunse ad assumere i connotati di una “”lotta di popolo””. Si ricorse a un più massiccio uso dei “”franchi tiratori””, corpi di volontari di entità variabile, che avrebbero costituito, insieme ai garibaldini italiani, il nerbo dell’esercito di Garibaldi, di lì a pochi mesi. Il loro coordinamento con le residue truppe regolari, come di prassi, risultò tutt’altro che agevole e dall’11 settembre il governo cercò di integrarli nelle file dei regolari, con alterne fortune. La battaglia di fine ottobre è espressiva delle difficoltà di implementare tale strategia e della profonda disorganizzazione delle forze armate francesi. Dopo la capitolazione di Sedan e mentre assediavano Parigi, i prussiani consolidarono le conquiste ad est. Il 17 ottobre le truppe del generale Werder occuparono Luxeuil-les-Bains e Vesoul, mentre il 26 Gray. Il 27, avanzarono su Digione. Le truppe del generale francese Fauconnet, si videro costrette a rinunciare alla difesa della città, ripiegando su Beaune. Il 29 il prefetto ed il sindaco della città, sotto la pressione della popolazione reclamarono il ritorno delle truppe. Nel frattempo i volontari locali ingaggiavano combattimenti con due brigate del Granducato di Baden, l’avanguardia dell’esercito prussiano. I combattimenti continuarono per tutto il giorno successivo sulle alture di Montmusard e nella periferia orientale della città. In mancanza di appoggio da parte delle truppe da Beaune, la città venne occupata il 31 ottobre. Seconda battaglia di Digione Garibaldi a Digione Nel frattempo Giuseppe Garibaldi giunse a Marsiglia il 7 ottobre, per portare il proprio soccorso alla Repubblica che aveva sostituito il potere assoluto di Napoleone III, i cui eserciti avevano battuto Garibaldi a Roma nel 1849 ed alla battaglia di Mentana nel 1867. Da metà ottobre il generale venne incaricato dal governo provvisorio del compito di organizzare un esercito nell’est della Francia (è a Dôle il 13 ottobre, dove fissò il quartier generale). Si trattava di una missione simile a quella condotta fra i laghi lombardi nel 1848 e nel 1859 ed alle operazioni in Trentino del 1866: agire in una zona di operazioni secondaria ma con un non disprezzabile ruolo strategico. L’armata era composta da guardie nazionali (Alpi marittime e Savoia), corpi franchi (est e sud-est della Francia), volontari stranieri (polacchi, ungheresi, spagnoli, statunitensi e, soprattutto, italiani): inizialmente circa 4.000 effettivi. Lo assistevano i figli Menotti e Ricciotti, il genero Stefano Canzio e Joseph Bordone, un avignonese di origini italiane che aveva seguito Garibaldi nella spedizione nelle due Sicilie e che venne per l’occasione promosso generale e capo di stato maggiore. A partire dal mese seguente Garibaldi installò il proprio quartier generale ad Autun, ed iniziò ad infastidire l’esercito tedesco, disturbando le linee logistiche da Strasburgo a Parigi, con qualche successo a partire dal vittorioso scontro di Châtillon-sur-Seine (14 novembre), quando Ricciotti Garibaldi fece 167 prigionieri e catturò carriaggi di armi e munizioni e cavalli. Il 26 novembre, attaccato dai prussiani, riuscì a respingerli. Il 18 dicembre ebbe luogo la battaglia più importante nella piana ai piedi del borgo di Nuits-Saint-Georges, quando i tedeschi agganciarono i volontari che sbarravano loro la strada verso sud. Dopo una giornata di combattimento i corpi franchi batterono in ritirata: circa 1.200 furono i prigionieri francesi, 97 gli ufficiali tedeschi caduti, qualche centinaio le perdite complessive. I prussiani finirono i fuggiaschi nelle strade del borgo, salvo i superstiti messi in salvo dalla popolazione, a sua volta rifugiata alla meglio, che li rivestiva in abiti civili. I vincitori saccheggiarono l’ospedale, le botteghe, gli alberghi, e incendiarono e setacciarono la città casa per casa. Terza battaglia di Digione Lo stato maggiore di Garibaldi Il 14 gennaio Garibaldi si installò in Digione, evacuata dai prussiani il 17 dicembre una volta informati dell’arrivo verso nord di truppe regolari francesi guidate dal generale Charles Denis Bourbaki (già comandante della guardia imperiale di Napoleone III alle sfortunate battaglie dell’armata del Reno). Bourbaki tentava una ambiziosa operazione per liberare Parigi prendendo a tergo le truppe nemiche, attraverso un vasto movimento strategico da Bourges all’Alsazia passando da Belfort. Questo disperato tentativo seguiva i due precedenti condotti dalla armata della Loira e dall’armata del Nord. Garibaldi condusse allora da Digione una serie di iniziative di accompagnamento dell’offensiva principale. Nel frattempo la situazione precipitava. L’armata di Parigi falliva i suoi sforzi, mentre la ritirata di Bourbaki verso Besançon venne interrotta dai tedeschi di Edwin von Manteuffel e, dopo il tentativo di suicidio di Bourbaki, sospinta verso la frontiera svizzera a Verrière-de-Joux a fine gennaio, quando gli 84.000 francesi ancora in armi dei 150.000 partiti, vennero disarmati ed internati nella Confederazione. A seguito della ritirata dell’armata principale di Bourbaki, Garibaldi ridusse la sua azione alla difesa di Digione e delle ‘porte di Borgogna’, che impedivano al nemico l’avanzata verso sud. Tra il 21 e il 23 gennaio la città venne attaccata da 4.000 prussiani: Garibaldi ne uscì vincitore e ottenne la soddisfazione di catturare le insegne del 61º reggimento di Pomerania. Significativa è la testimonianza del garibaldino Antonio Fratti: “”Finalmente la vittoria ci ha arriso. I prussiani, dopo sforzi inauditi, hanno dovuto cedere… Alla fine si è visto da lungi tutta la massa nemica ascendere il monte e pigliare la strada di Parigi… Il Generale non ha potuto fare a meno di ripetere elogi a’ suoi garibaldini. Egli e i suoi figli rimasero meravigliati al vedere tanti atti di valore””[1]. Epilogo Il governo provvisorio iniziò colloqui per l’armistizio, che venne firmato il 28 gennaio. Da esso rimase escluso il fronte dei Vosgi, probabilmente per consentire ai prussiani di continuare gli scontri contro gli uomini di Garibaldi e giungere alla cattura del patriota italiano. Aggredito il 31 gennaio, nella notte spostò, nel miglior ordine che si potesse realizzare, l’esercito nelle zone tutelate dal decreto di interruzione delle ostilità. Digione rimase occupata dall’esercito tedesco, divenuto imperiale a partire dal 18 gennaio 1871, per circa otto mesi e ricevette la Legion d’onore per la sua resistenza del 30 ottobre 1870, solo trent’anni dopo, nel 1899. Le elezioni per il nuovo governo repubblicano che avrebbe dovuto ratificare i termini del trattato di pace, si svolsero l’8 febbraio e l’Assemblea Nazionale fu riunita a Bordeaux. Tra gli eletti illustri vi furono Victor Hugo, Georges Clemenceau e anche Giuseppe Garibaldi, la cui elezione non fu convalidata. L’otto marzo 1871, di fronte a un’Assemblea Nazionale piuttosto ostile a Garibaldi, Victor Hugo ne celebrò il valore[2]: “”Di tutte le potenze europee, nessuno si alzò per difendere la Francia che tante volte, avevano preso la causa d’Europa… non un re, non uno stato, nessuno! Tranne un uomo. Dove il potere, come si dice, non è intervenuto, beh, un uomo ha parlato, e questo uomo è un potere. Quest’uomo, signori, cosa aveva egli? La sua spada. […] Io non voglio male a nessuno in quest’Aula, ma devo dire che è l’unico generale che ha combattuto per la Francia, l’unico che non è stato sconfitto. […] Io vi soddisferò, signori, allontanandomi da voi. Tre settimane fa, vi siete rifiutati di ascoltare Garibaldi. Oggi vi rifiutate di ascoltare me. Questo è sufficiente. Mi dimetto.”” Note ^ A. Fratti, lettera al padre del 22 gennaio 1871, citata in R. Balzani, Antonio Fratti. Dalle campagne garibaldine a Domokos, Cartacanta, Forlì 2010, p. 7. ^ Discorso di Victor Hugo all’Assemblée Nationale Bibliografia (FR) Dijon dans la guerre de 1870, su histoire-geographie.ac-dijon.fr. URL consultato il 13 luglio 2012 (archiviato dall’url originale l’8 luglio 2012). Alfonso Scirocco, Garibaldi: battaglie, amori, ideali di un cittadino del mondo, Bari, Casa editrice Laterza, 2001. Voci correlate”,”QMIx-304″
“BLACK Edwin”,”L’ IBM e l’ Olocausto. I rapporti fra il Terzo Reich e una grande azienda americana.”,”””Il messaggio dell’ IBM era destinato alla Dehomag tramite l’ ufficio di Ginevra. Diceva “”Risoluzione del comitato esecutivo e finanziario del consiglio d’ amministrazione: non acconsentiremo ad alcun cambiamento per quanto riguarda l’ autorità di sottoporre a voto la nostra partecipazione nella Dehomag. La Dehomag è di proprietà dell’ IBM per l’ 84 per cento circa e l’ IBM non può acconsentire a cambiamenti ottenuti votando il controllo o a qualsiasi altro cambiamento fin quando non sarà finita l’ emergenza. Preghiamo di informare Albert e Kiep””. Luthringer prese appunti della sua conversazione con Chauncey, che aveva già conosciuto in precedenza. “”Durante una precedente visita”” scrisse “”si era riferito al fatto che l’ esercito tedesco usasse una gran quantità di macchine contabili della sua azienda. Sembrava che i tedeschi portassero con loro queste macchine mentre si spostavano sul campo di battaglia.”” E aggiunse: “”Dalle osservazioni generiche del signor Chauncey ho tratto l’ impressione che fosse turbato dal timore che la sua società un giorno potesse essere accusata di aver collaborato con i tedeschi.”” Quattro giorni più tardi i giapponesi attaccavano Pearl Harbor. Gli Stati Uniti entravano infine in guerra contro la Germania. Ora la Dehomag e tutte le filiali di Watson sotto il controllo del Reich sarebbero state dirette da amministratori fiduciari nominati dai nazisti. L’ IBM Europa era salva.”” (pag 339-340)”,”USAE-052″
“BLACK Jeremy”,”Le guerre nel mondo contemporaneo.”,”BLACK Jeremy insegna storia nell’ Università di Exeter ed è autore di vari libri di storia inglese ed europea. “”Inoltre, soltanto una difesa flessibile poteva permettere alle forze occidentali di riprendere, e sfruttare, l’iniziativa. La divisione “”Pentomic”” istituita dagli USA negli anni Cinquanta per combattere su un teatro nucleare fu giudicata troppo debole e, negli anni 1959-63, nel corso di un processo denominato Road (Reorganization of the Army Division), ci fu una riorganizzazione e un riequipaggiamento dell’esercito americano che venne basato su una maggiore mobilità (carri armati, elicotteri, artiglieria semovente e blindati). Inoltre, la vittoria israeliana contro le posizioni difensive egiziane e siriane nel corso della “”guerra dei sei giorni”” del 1967 e – dopo i successi iniziali dell’Egitto e della Siria – nella guerra del Kippur del 1973, dimostrò l’utilità della mobilità e la vulnerabilità delle forze che non ne erano dotate. I militari Usa dedicarono una incredibile attenzione alla lezione della guerra del Kippur.”” (pag 128) “”Contro tutto questo gli americani promossero innanzitutto la dottrina della difesa attiva e poi quella dello scontro aeroterrestre (air-land battle), una volta che i militari rividero la teoria e la pratica dopo la guerra del Vietnam.”” (pagt 129)”,”QMIx-176″
“BLACK Cyril E. JANSEN Marius B. LEVINE Herbert S. LEVY Marion J. ROSOVSKY Henry ROZMAN Gilbert SMITH Henry D. STARR S. Frederick”,”The Modernization of Japan and Russia. A Comparative Study.”,”BLACK Cyril E.”,”JAPE-030″
“BLACK Robert”,”Stalinism in Britain.”,”Introduction, Postscript, Appendices, Index, Events,”,”MUKx-011-FL”
“BLACK Edwin”,”L’ IBM e l’Olocausto. I rapporti fra il Terzo Reich e una grande azienda americana.”,”””La frenetica corsa all’intensificazione della collaborazione con i nazisti e all’automazione di un numero sempre maggiore di progetti del Reich”” (pag 139) La legge per la prevenzione della nascita di prole affetta da malattie genetiche (1934) (Eugenetica) (pag 113)”,”GERN-006-FV”
“BLACK Stephen”,”La natura delle cose viventi. Saggio di biologia teorica.”,”Stephen Black, dottore in medicina, ha lavorato nel settore Physiology al Medical Research Council. Ha scritto ‘Mind and Body’ e ‘Man and Motor Cars’.”,”SCIx-023-FV”
“BLACK Jeremy”,”A Military Revolution? Military Change and European Society, 1550-1800.”,”Jeremy Black è Professore di Storia, Direttore del Research Foundatin and Society, Centre for European Studies, University of Durham. Ha pubblicato 18 libri incluso ‘The Rise of the European Powers, 1679-1793’ (1990) e ‘European Warfare, 1660-1815′”,”QMIx-111-FSL”
“BLACK Jeremy a cura; scritti di Hans VAN-DE-VEN Douglas PEERS Edward DREA Spencer TUCKER Miguel Angel CENTENO John LAMPHEAR Peter WILSON Jan GLETE”,”War in The Modern World Since 1815.”,”Jeremy Black, University of Exeter”,”QMIP-035-FSL”
“BLACKABY Frank ARKIN William M. BURROWS Andrew S. FIELDHOUSE Richard W. COCHRAN Thomas B. NORRIS Robert S. SANDS Jeffrey I. FERM Ragnhild TSIPIS Kosta GINSBURG A.S. GOLITSYN G.S. VASILIEV A.A. JASANI Bhupendra PERRY G.E. ROBINSON Julian P. Perry BRZOSKA Michael HAGMEYER-GAVERUS Gerd LOOSE-WEINBRAUB Evamaria SKÖNS Elisabeth TULLBERG Rita ACLAND-HOOD Mary BRZOSKA Michael WULF Herbert TULLBERG Rita DEN OUDSTEN Eymert”,”Armamenti e disarmo oggi. Rapporto Sipri 1985.”,”Sipri Stockholm International Peace Research Instutute”,”STAT-416″
“BLACKBURN Robin”,”An Unfinished Revolution. Karl Marx and Abraham Lincoln.”,”Robin Blackburn insegna presso la New School in New York e l’Università di Essex in Gran Bretagna.. Le lettere di Marx a Lincoln e le risposte di Lincoln sulla condizione del mondo del lavoro e il problema della schiavitù negli Stati Uniti segnala l’importanza della comunità tedesca americana in Usa e il ruolo dei comunisti internazionalisti in Europa all’interno dell’opposizione europea al riconoscimento della Confederazione (dalla introduzione) Il libro include articoli del giornale radicale newyorkese ‘Woodhull and Claflin’s Weekly e un estratto del classico lavoro di Thomas Fortune su razzismo. Una prefazione di Engels sul progresso del movimento operaio americano negli anni 1880 e il discorso di Lucy Parsons in occasione della fondazione degli IWW”,”MADS-795″
“BLACKETT P.M.S.”,”Conseguenze politiche e militari dell’ energia atomica.”,”Aviazione in guerra europea e in guerra del Pacifico, bomba atomica come arma offensiva, futuri sviluppi tecnici, conseguenze strategiche bomba atomica, ONU, Q atomo come forma energia, perchè si è ricorso alle bombe, Piano Baruch, atteggiamento URSS su energia atomica, proposte Gromyko.”,”USAQ-005″
“BLACKETT P.M.S.”,”Le armi atomiche e i rapporti fra Est e Ovest.”,”L’autore ha già pubblicato per l’Einaudi, ‘Conseguenze politiche e militari dell’energia atomica’ (1949). Si considera un “”eretico atomico””: ha sostenuto che “”le armi atomiche tattiche non sono una risposta adeguata all’inferiorità in truppe terrestri””. BLACKETT P.M.S., Le armi atomiche e i rapporti fra Est e Ovest. EINAUDI EDITORE. TORINO. 1961 pag 246 8° prefazione note, traduzione di Luciana PECCHIOLI, Collana ‘Saggi’. L’autore ha già pubblicato per l’Einaudi, ‘Conseguenze politiche e militari dell’energia atomica’ (1949). Si considera un “”eretico atomico””: ha sostenuto che “”le armi atomiche tattiche non sono una risposta adeguata all’inferiorità in truppe terrestri””. [‘[Il generale Matthew B. Ridgway] [s]ostiene infine la necessità per l’America di avere forze terrestri maggiori, molto ben addestrate, dotate di appoggio e di mezzi di trasporto aerei efficienti, oltre che di un forte armamento tradizionale e atomico tattico. In quel che egli dice sono implicite una distinzione pratica tra uso tattico e uso strategico delle armi atomiche, e la convinzione che si possa arrivare al primo senza che ciò trascini inevitabilmente il secondo. Si sono avuti in America altri importanti interventi in questa discussione. Nel numero di gennaio 1956 di “”Foreign Affairs””, Paul H. Nitze, in un articolo intitolato ‘Atomi, strategia e politica’ mette in rilievo la contraddizione esistente tra la teoria della distruzione di massa e la teoria dello scoraggiamento graduale: facendo sue le parole di Dulles, egli definisce la prima una politica che affida la nostra sicurezza «soprattutto a una grande capacità di reagire immediatamente, colpendo come si vuole e dove si vuole»; mentre la seconda cerca di limitare le armi, i bersagli, le aree e la durata delle guerre al minimo necessario per scoraggiare l’aggressione. Egli suggerisce all’Occidente questa linea di azione: ogni qual volta ce ne sia la possibilità, cercare di far fronte all’aggressione e di risolvere la situazione, senza usare le armi atomiche; estendere le ostilità ad altre aree, solo se non sia possibile fare altrimenti. Anche se divenisse necessario adoperare armi atomiche contro l’Unione Sovietica, dovremmo limitarci ad obiettivi militari e, inizialmente, solo a quelli indispensabili per conquistare il dominio dell’aria, ma evitare bombardamenti di centri industriali e civili. Infine, per ridurre sempre più la necessità di appoggiarsi alle armi atomiche, l’Occidente dovrebbe rafforzare tutti gli elementi della propria forza «non-atomica». Nella stessa pubblicazione, Henry A. Kissinger, in un articolo dell’aprile 1956 intitolato ‘Forza e diplomazia nell’era nucleare’, afferma che lo slogan del presidente Eisenhower «Non vi è alternativa alla pace» è una teoria poco pratica, quando va unita alla teoria egualmente poco pratica, e in un certo senso opposta, della distruzione di massa. Tutt’e due sono teorie che significano «tutto o niente» e sono parimenti irrealizzabili nel mondo in cui viviamo. L’autore insiste invece sull’importanza di prepararsi a guerre limitate e quindi sulla necessità che i militari rendano possibile in pratica, oltre che in teoria, l’uso graduale della forza. Egli sostiene che l’importanza degli obiettivi limitati è evidente, perché: «Non è probabile che una potenza in possesso di armi termonucleari accetti la resa incondizionata senza farne uso, né è probabile che una nazione affronti il rischio della distruzione termonucleare, se non vede in gioco la sua stessa esistenza». Kissinger argomenta inoltre, come molti altri prima di lui, che la capacità di distruzione di massa delle armi nucleari può certamente scoraggiare l’aggressione, ma può anche scoraggiare la resistenza. La coscienza nazionale e la volontà necessarie per difendere il proprio «modo di vivere» presuppongono che ci sia una ragionevole probabilità di continuare a vivere. A mio parere queste considerazioni interessano specialmente le piccole nazioni, più esposte alle aggressioni, e quindi costituiscono un incentivo alla neutralità così forte, che può rendere difficile per l’Occidente ottenere delle basi militari. Altro contributo molto efficace alla discussione lo troviamo in un articolo di Arnold Wolfers nel numero del 1955-56 della «Yale Review», intitolato ‘Potrebbe restar limitata una guerra in Europa?’. Egli sottolinea che la maggioranza degli americani, fino a data molto recente, erano assolutamente convinti che tutte le guerre dovessero esser combattute in avvenire senza restrizione o limite. «E’ finita. – si diceva, – la vecchia distinzione fra forze armate e popolazione civile; finita, la probabilità di localizzare le ostilità e circoscrivere gli obiettivi; finita, soprattutto, la possibilità di limitare la scelta delle armi o dei bersagli»’ (pag 30-31-32)] [ISC Newsletter N° 79] ISCNS79TEC [Visit the ‘News’ of the website: http://www.isc-studyofcapitalism.org]”,”QMIx-285″
“BLACKETT P.M.S.”,”Conseguenze politiche e militari dell’energia atomica.”,”””Per valutare gli effetti della bomba atomica nelle guerre del futuro, è evidentemente necessario partire da una conoscenza quanto più possibile profonda e particolareggiata della funzione adempiuta fino a oggi dalle bombe atimiche e dalle altre armi dotate di potere distruttivo a esse paragonabile. Poiché nella Seconda guerra mondiale furono usate soltanto due bmbe atomiche; e in un periodo di tempo molto avanzato rispetto al corso della guerra, in circostanze specialissime, è assolutamente insufficiente limitarsi allo studio di quanto avvenne a Hiroshima e Nagasaki; è di essenziale importanza, invece, studiare la guerra nel suo complesso e cercare di valutare la parte sostenuta delle altre armi. Sta in primo piano, quindi, lo studio degli effetti delle comuni bombe incendiarie e ad alto esplosivo, poiché tali effetti sono per molti aspetti assai simili a quelli prodotti dalle bombe atomiche. L’elemento significativo nell’offensiva aerea contro la Germania è costituito dallo straordinario peso complessivo di bombe che furono sganciate, senza incidere in modo decisivo sulla produzione o sul morale della popolazione civile; eppure quest’offensiva ebbe luogo proprio mentre la Germania era impegnata su un vastissimo fronte terrestre, sul quale era già stata decisamente sconfitta e aveva sofferto perdite enormi di uomini e materiali. Si vedrà nei capitoli II e III, che le armate aeree dell’Inghilterra e dell’America sganciarono tre milioni di tonnellate di bombe comuni nei teatri di guerra dell’Europa e del Pacifico. Poiché una bomba atomica del tipo attuale produce (come diremo in seguito) la medesima distruzione materiale prodotta da 2000 tonnellate di bombe ordinarie, si deduce necessariamente che occorrerebbe un numero non indifferente di bombe atomiche per sconfiggere, soltanto mediante la offensiva aerea, una grande nazione. (…) Forma invece uno stupefacente contrasto l’enorme pubblicità abbondantemente profusa su tutti gli aspetti della bomba atomica e sui suoi effetti su HIroshima e Nagasaki. Benché questi effetti siano stati veramente importanti, nasce il serio pericolo che se ne traggano false conclusioni, a meno che non teniamo presenti le specialissime circostanze della fine della guerra in Giappone, e la lezione di Hiroshima e Nagasaki non venga completata con quella di Berlino, Amburgo, Dresda e delle altre sessanta città della Germania che furono violentemente danneggiate dai bombardamenti normali”” (pag 17-19) (introduzione)”,”USAP-002-FP”
“BLACKMER Donald L.M. TARROW Sidney”,”Il comunismo in Italia e Francia.”,”Saggi di D.L.M. BLACKMER Georges LAVAU Sidney TARROW Alan STERN Peter LANGE Denis LACORNE Jerome MILCH Stephen HELLMAN Ronald TIERSKY Giacomo SANI Gli autori, tranne il francese LAVAU e l’ italiano SANI sono tutti americani. “”Il significato reale della vittoria fascista non era stato inizialmente compreso dai dirigenti comunisti: soltanto dopo un lungo periodo di dibattito interno Togliatti riuscì a far accettare ai suoi compagni la dura realtà delle caratteristiche di massa del regime fascista; prima Mussolini era considerato semplicemente uno dei tanti leader reazionari, non molto diverso da altri che l’ avevano preceduto al governo”” (pag 253)”,”PCFx-018″
“BLAGOEVA Stella”,”Gheorghi Dimitrov.”,”DIMITROV (Georgi), nato in Bulgaria (Radomir, presso Sofia, 1882 – Mosca 1949). Figlio di un artigiano, partecipò dal 1903 all’attività rivoluzionaria. Deputato nel 1913, poi imprigionato (1915-1917), si recò nel 1920 in Russia, ove conquistò la fiducia dei dirigenti sovietici. Al suo ritorno in Bulgaria, per aver organizzato nuove agitazioni fu esiliato. Arrestato nel 1933 in Germania dai nazisti, sotto l’accusa d’aver incendiato il Reichstag, si difese brillantemente. Liberato nel 1934, ritornò in Russia, dove acquistò la cittadinanza sovietica e divenne segretario generale del Comintern. Tornato in Bulgaria alla fine del 1944 al seguito dell’esercito sovietico, fu il primo presidente del consiglio sotto il nuovo ordinamento repubblicano (1946). Operò in stretta collaborazione con l’URSS, accelerando la trasformazione della Bulgaria in un regime di democrazia popolare, ma entrò successivamente in contrasto con il governo di Mosca. Colpito da malattia, morì durante un soggiorno nella capitale sovietica. (RIZ)”,”EURC-038″
“BLAISDELL Bob a cura; scritti di J.J. ROUSSEAU F.M.A. VOLTAIRE Thomas JEFFERSON Thomas PAINE Camille DESMOULINS Emmanuel Joseph SIEYES Jean Paul MARAT Georges Jacques DANTON Pierre-Sylvain MARECHAL F.N. BABEUF Robert OWEN Pierre-Joseph PROUDHON Karl MARX Friedrich ENGELS Ferdinand LASSALLE Peter KROPOTKIN Mikhail BAKUNIN V.I. LENIN Leon TROTSKY Emma GOLDMAN Rosa LUXEMBURG Mohandas K. GANDHI MAO Zedong Che GUEVARA Vaclav HAVEL Jan PATOCKA”,”The Communist Manifesto and Other Revolutionary Writings.”,”Scritti di J.J. ROUSSEAU F.M.A. VOLTAIRE Thomas JEFFERSON Thomas PAINE Camille DESMOULINS Emmanuel Joseph SIEYES Jean Paul MARAT Georges Jacques DANTON Pierre-Sylvain MARECHAL F.N. BABEUF Robert OWEN Pierre-Joseph PROUDHON Karl MARX Friedrich ENGELS Ferdinand LASSALLE Peter KROPOTKIN Mikhail BAKUNIN V.I. LENIN Leon TROTSKY Emma GOLDMAN Rosa LUXEMBURG Mohandas K. GANDHI MAO Zedong Che GUEVARA Vaclav HAVEL Jan PATOCKA. “”Analysis of the Doctrine of Babeuf. (…) 9. No one can, by accumulating to himself all the means, deprive another of the instruction necessary for his happiness. Instruction ought to be common to all. 10. The end of the French Revolution is to destroy inequality, and to reestablish general prosperity. 11. The Revolution is not terminated, because the rich absorb all valuable productions, and command exclusively. Whilst the poor toil like real slaves, pine in misery, and count for nothing in the State. (…)”” (pag 97)”,”SOCx-152″
“BLALOCK Hubert M. jr”,”Statistica per la ricerca sociale. (Tit.orig.: Social Statistics)”,”BLALOCK Hubert M. ha insegnato a Yale, e nella North Carolina University, Chapell Hill. Ha studiato la stratificazione sociale e le relazioni tra gruppi etnici.”,”STAT-065″
“BLANC Louis”,”Histoire de la Revolution de 1848.”,”LUIGI FILIPPO e il suo regno, il popolo alle Tuileries, governo provvisorio, proclamazione Repubblica, carattere generale della rivoluzione di febbraio, il diritto al lavoro, il Luxembourg- il socialismo in teoria, il socialismo in pratica, associazioni cooperative promosse dal Luxembourg, stabilimenti nazionali di M. MARIE, politica estera del governo provvisorio, crisi finanziaria, rivoluzione nel mondo del lavoro, manifestazione popolare del 17 marzo; calunnie della reazione, elezioni, invasione dell’ Assemblea nazionale, anniversario del 31 maggio, ammissione di LUIGI BONAPARTE come membro dell’Assemblea, insurrezione della fame, repressione Gen. CAVAIGNAC, l’indomani della battaglia, l’ostracismo, visita a Fort de Ham.”,”QUAR-008″
“BLANC André”,”Geographie des Balkans.”,”André BLANC è professore all’ Università di Parigi X”,”EURC-066″
“BLANC Louis”,”Histoire de dix ans. 1830-1840. Tome I.”,”I giovani e l’ insurrezione di Parigi. “”Il silenzio era disceso sulla città con la notte. Che giornata! Parigi non ne aveva avuto di più terribili, anche durante le selvagge querelles degli Armagnacs e dei Bourguignons. Ora, perché tutto questo sangue versato? Si era gridato ‘Vive la Charte!’ ma questo grido aveva fatto trasalire nel fondo delle loro dimore e i deputati e la maggior parte di quelli su cui la Carta fondava il potere. Si era gridato ‘Vive la Charte!’ ma chi erano questi combattenti? Erano giovani borghesi, uomini risoluti e di cuore, che non vedevano nella Carta che un dispotismo abilmente dissimulato; erano dei proletari ai quali la Carta era sconosciuta, e che, se l’ avessero conosciuta, l’ avrebbero maledetta; erano, infine e soprattutto, i ragazzi delle vie di Parigi, razza stordita e coraggiosa, eroica a forza di incuranza, avida di divertimento e perciò stesso guerriera, perché i combattimenti sono una sorta di gioco””. (pag 257)”,”FRAD-057″
“BLANC Louis”,”Histoire de dix ans. 1830-1840. Tome II.”,”””Casimir Perier non poteva più dominare del suo ascendente sulla Camera: egli si slanciò a testa alta, nella via che aveva tracciato; ma doveva inquietarsi un po’ della parte diplomatica del suo sistema. Una volontà superiore alla sua aveva già regolato tutto e l’ abbandono dell’ Italia, per esempio, era risoluto””. (pag 333)”,”FRAD-058″
“BLANC Louis”,”Histoire de dix ans. 1830-1840. Tome III.”,”””Fermiamoci un istante per notare una delle più deplorevoli singolarità di questa giornata fatale. Si sono viste le cause che hanno spinto gli operai alla insurrezione: nessuna passione politica aveva armato il loro braccio, e essi comprendevano poco in quest’ epoca, che la loro sorte potesse dipendere da una modificazione radicale nelle forme di governo. Gli uomini politici, da parte loro, non erano preoccupati che dal desiderio di rovesciare il potere, e non pensavano molto a dare basi nuove all’ ordine sociale. Non c’era dunque alcun legame reale tra la classe operaia e la parte più viva, la più generosa della borghesia. A Lione, come negli altri punti della Francia, c’erano allora molti repubblicani, ma pochi veri democratici. Avvenne dunque che molti repubblicani si armarono contro gli operai. Per un errore, senza dubbio comprensibile, ma funesto, essi credettero che si trattasse di salvare Lione dal saccheggio (…)””. (pag 67-68)”,”FRAD-059″
“BLANC Louis”,”Histoire de dix ans. 1830-1840. Tome IV.”,”””””Mantenere l’ integrità dell’ impero ottomano”” erano le parole in uso da lungo tempo nella grammatica delle cancellerie d’ Europa. Tutte le Potenze, in effetti, e particolarmente la Francia, l’ Inghilterra e l’ Austria, avevano interesse a protegger l’ inviolabilità di Costantinopoli, a conservarle; di fronte ai Russi, il soprannome di ‘Stamboul la bien gardée’. Il possesso dello stretto dei Dardanelli da parte della Russia, a meno di compensazioni enormi stipulate in nostro favore, sarebbe sempre stato un ostacolo alle mire della Francia sul Mediterraneo, campo di battaglia in cui, presto o tardi si dovrà vedere la grande querelle della nostra supremazia intellettuale e morale. La posizione geografica dell’ Austria le imponeva di non lasciarsi troppo circondare completamente dalla Russia. (…) Quanto all’ Inghilterra (…) avrebbe perduto, con l’ occupazione russa di Costantinopoli, una parte della sua influenza nel Mediterraneo, le sue linee di comunicazione con l’ India attraverso la Turchia, una parte dell’ importanza dei suoi possedimenti del Levante, e uno sbocco aperto all’ esportazione annuale di trenta milioni di prodotti inglesi.”” (pag 453-454)”,”FRAD-060″
“BLANC Louis”,”Histoire de dix ans. 1830-1840. Tome V.”,”Scontro Thiers Guizot. “”Il suo solo torto (di Thiers) riguardo a Guizot fu di non usare il suo ascendente sui membri della Sinistra in modo da ottenere da essi il completo sacrificio delle loro prevenzioni. Si era tenuta una prima riunione di amici di Barrot, Thiers vi aveva partecipato, e, con un calore sincero, si era dato a provare che togliere Guizot da ogni partecipazione ai benefici di una vittoria ottenuta con il suo concorso, non sarebbe stato né prudente né giusto. E tuttavia, non arrivava fino a chiedere per il capo del partito dottrinario il ministero dell’ interno. L’ assemblea era incerta, la deliberazione fu piena d’ ansietà. Infine, fu deciso che si sarebbe offerto a Guizot il portafoglio dell’ istruzione pubblica, e che, se si fosse accontentato, sarebbe stato appoggiato dalla Sinistra. Fiero di un successo sul quale appena contava, Thiers corse ad informare Guizot. Ma ciò che gli veniva annunciata come una felice novità, quest’ultimo non vide che una ingiuria (…)””. (pag 594-595)”,”FRAD-061″
“BLANC Louis”,”Organisation du travail. Quatriéme edition. Considérablement augmentée, précédée d’une Introduction, et suivie d’un compte-rundu de la maison Leclaire”,”La ditta Leclaire che si occupava di tinture dorature e vetri a Parigi fu una delle primissime imprese ad offrire una ripartizione proporzionale dei profitti tra i propri impiegati. La realizzazione del principio di fraternità. “”Riassumiamo. Una rivoluzione sociale deve essere tentata, 1. Perché l’ ordine sociale attuale è troppo pieno di iniquità, di miserie, di torpitudini, per poter durare lungo tempo; 2. Perché non c’è nessuno che non abbia interesse, quale sia la sua posizione, il suo rango, la sua fortuna, all’ inaugurazione di un nuovo ordine sociale; 3. Infine, perché questa rivoluzione, se necessaria, è possibile, anche facile, da compiere pacificamente””. (pag 101)”,”SOCU-136″
“BLANC Luigi”,”Il socialismo. Diritto al lavoro. Risposta al signor Thiers.”,”””No, il prodotto del nostro lavoro non sarà né per noi, né per i nostri figli. Poiché la nostra miseria ci mette al servizio degli altri, e ciò che ci si offre, in cambio della nostra feconda attività, non è già il prodotto creato, ma soltanto un salario che ci permetterà di vivere creandolo, salario che la concorrenza mantiene a livello della più stretta necessità della vita, e che non lascia giammai di che fare qualche risparmio, che d’altronde divorerebbe il primo giorno di mancanza di lavoro o di malattia. Non è dunque la speranza del ben essere futuro dei nostri figli che c’incalza, noi per stimoli non conosciamo che la fame. Dopo di ciò, che il Thiers chiami la proprietà un diritto, e ch’egli la dichiari inerente alla società, essenziale alla natura umana, io certo nol contradirò. E’ certo che l’uomo non può vivere se non se appropriandosi gli oggetti esterni; ma precisamente perché la proprietà è un ‘diritto’, che non bisogna abbassarlo sino a farne un ‘privilegio’.”” (pag 14)”,”MFRx-295″
“BLANC Louis”,”Histoire de dix ans. 1830-1840. Tome I.”,”I giovani e l’ insurrezione di Parigi. “”Il silenzio era disceso sulla città con la notte. Che giornata! Parigi non ne aveva avuto di più terribili, anche durante le selvagge querelles degli Armagnacs e dei Bourguignons. Ora, perché tutto questo sangue versato? Si era gridato ‘Vive la Charte!’ ma questo grido aveva fatto trasalire nel fondo delle loro dimore e i deputati e la maggior parte di quelli su cui la Carta fondava il potere. Si era gridato ‘Vive la Charte!’ ma chi erano questi combattenti? Erano giovani borghesi, uomini risoluti e di cuore, che non vedevano nella Carta che un dispotismo abilmente dissimulato; erano dei proletari ai quali la Carta era sconosciuta, e che, se l’ avessero conosciuta, l’ avrebbero maledetta; erano, infine e soprattutto, i ragazzi delle vie di Parigi, razza stordita e coraggiosa, eroica a forza di incuranza, avida di divertimento e perciò stesso guerriera, perché i combattimenti sono una sorta di gioco””. (pag 257)”,”FRAD-006-FL”
“BLANC Louis”,”Histoire de dix ans. 1830-1840. Tome II.”,”””Casimir Perier non poteva più dominare del suo ascendente sulla Camera: egli si slanciò a testa alta, nella via che aveva tracciato; ma doveva inquietarsi un po’ della parte diplomatica del suo sistema. Una volontà superiore alla sua aveva già regolato tutto e l’ abbandono dell’ Italia, per esempio, era risoluto””. (pag 333)”,”FRAD-007-FL”
“BLANC Louis”,”Histoire de dix ans. 1830-1840. Tome III.”,”””Fermiamoci un istante per notare una delle più deplorevoli singolarità di questa giornata fatale. Si sono viste le cause che hanno spinto gli operai alla insurrezione: nessuna passione politica aveva armato il loro braccio, e essi comprendevano poco in quest’ epoca, che la loro sorte potesse dipendere da una modificazione radicale nelle forme di governo. Gli uomini politici, da parte loro, non erano preoccupati che dal desiderio di rovesciare il potere, e non pensavano molto a dare basi nuove all’ ordine sociale. Non c’era dunque alcun legame reale tra la classe operaia e la parte più viva, la più generosa della borghesia. A Lione, come negli altri punti della Francia, c’erano allora molti repubblicani, ma pochi veri democratici. Avvenne dunque che molti repubblicani si armarono contro gli operai. Per un errore, senza dubbio comprensibile, ma funesto, essi credettero che si trattasse di salvare Lione dal saccheggio (…)””. (pag 67-68)”,”FRAD-008-FL”
“BLANC Louis”,”Histoire de dix ans. 1830-1840. Tome IV.”,”””””Mantenere l’ integrità dell’ impero ottomano”” erano le parole in uso da lungo tempo nella grammatica delle cancellerie d’ Europa. Tutte le Potenze, in effetti, e particolarmente la Francia, l’ Inghilterra e l’ Austria, avevano interesse a protegger l’ inviolabilità di Costantinopoli, a conservarle; di fronte ai Russi, il soprannome di ‘Stamboul la bien gardée’. Il possesso dello stretto dei Dardanelli da parte della Russia, a meno di compensazioni enormi stipulate in nostro favore, sarebbe sempre stato un ostacolo alle mire della Francia sul Mediterraneo, campo di battaglia in cui, presto o tardi si dovrà vedere la grande querelle della nostra supremazia intellettuale e morale. La posizione geografica dell’ Austria le imponeva di non lasciarsi troppo circondare completamente dalla Russia. (…) Quanto all’ Inghilterra (…) avrebbe perduto, con l’ occupazione russa di Costantinopoli, una parte della sua influenza nel Mediterraneo, le sue linee di comunicazione con l’ India attraverso la Turchia, una parte dell’ importanza dei suoi possedimenti del Levante, e uno sbocco aperto all’ esportazione annuale di trenta milioni di prodotti inglesi.”” (pag 453-454)”,”FRAD-009-FL”
“BLANC Louis”,”Histoire de dix ans. 1830-1840. Tome V.”,”Scontro Thiers Guizot. “”Il suo solo torto (di Thiers) riguardo a Guizot fu di non usare il suo ascendente sui membri della Sinistra in modo da ottenere da essi il completo sacrificio delle loro prevenzioni. Si era tenuta una prima riunione di amici di Barrot, Thiers vi aveva partecipato, e, con un calore sincero, si era dato a provare che togliere Guizot da ogni partecipazione ai benefici di una vittoria ottenuta con il suo concorso, non sarebbe stato né prudente né giusto. E tuttavia, non arrivava fino a chiedere per il capo del partito dottrinario il ministero dell’ interno. L’ assemblea era incerta, la deliberazione fu piena d’ ansietà. Infine, fu deciso che si sarebbe offerto a Guizot il portafoglio dell’ istruzione pubblica, e che, se si fosse accontentato, sarebbe stato appoggiato dalla Sinistra. Fiero di un successo sul quale appena contava, Thiers corse ad informare Guizot. Ma ciò che gli veniva annunciata come una felice novità, quest’ultimo non vide che una ingiuria (…)””. (pag 594-595)”,”FRAD-010-FL”
“BLANC Yannick KAISERGRUBER David”,”L’affaire Boukharine ou Le recours de la mémoire.”,”Ringraziamento. Ken Coates, presidente della Bertrand Russell Peace Foundation, è all’origine della campagna internazionale per la riabilitazione di Bucharin. È a lui che si deve l’idea di questo libro (lui stesso ha pubblicato nel 1978 ‘The Case of Nikolai Bukharin’), come pure alcuni documenti pubblicati in questo dossier. Yannick Blanc, 24 anni, normaliano di formazione filosofica, comunista e osservatore attento della realtà politica e sociale. Membro della redazione della rivista ‘Dialectiques’. David Kaisergruber, 31 anni. normaliano, insegna filosofia all’ ENS – Saint-Cloud. ‘Comunista dal 13 maggio 1968, e critico dopo il 13 maggio 1968’. Fonda nel 1973 la rivista ‘Dialectiques’. “”Si è sovente valutata la carriera di Bucharin come una lunga successione di errori e di disfatte, non sulla base di una analisi di questa stessa carriera, ma piuttosto attraverso il prisma degli interlocutori di Bucharin. Prisma trotskista: Bucharin è un debole, alleato di Stalin per eliminare l’opposizione di sinistra nel 1926, eliminato a sua volta da Stalin nel 1929 (4). Prisma leninista: Bucharin è, tra tutti i dirigenti bolscevichi, colui che si è più sovente opposto a Lenin, ma è sempre stato da lui battuto. Sulla questione dello Stato nel 1916-17, sulla pace di Brest-Litovsk nel 1918, sul problema dei sindacati nel 1921. Ma Bucharin è stato un militante disciplinato: egli si è alleato con Lenin quando ha constatato di aver torto, rifiutandosi di dedicarsi ad una “”attività frazionistica””, ma la sua debolezza teorico-politica (l’ha detto Lenin: «Non ha mai studiato e senza dubbio mai assimilato la dialettica») gli ha impedito di far fronte efficacemente al «volontarismo» di Stalin (5). È vero che in termini di lotta politica, Bucharin non è sempre stato un vincitore. Può anche essere stato il più grande sconfitto di Stalin. Ma non bisogna dimenticare l’importanza del suo ruolo nella vittoria dell’Ottobre e nelle prime conquiste del socialismo, durante la Nep. Ma più importante ancora, è che non bisogna far pesare gli incerti di questa carriera politica sui contenuti, la pertinenza e l’influenza politica reale delle opere teoriche di Bucharin. Tutti i commentatori di Bucharin non hanno mai mancato di citare la frase del testamento di Lenin, molto citata, che afferma che è “”il beniamino del Partito””. Essa è a colpo sicuro l’indice della profonda differenza teorica tra i due uomini. Ma è un po’ poco per qualificare, fuori luogo e fuori posto, le concezioni buchariniane come «non dialettiche»”” (pag 16-17) [(4) si veda Pierre Brouè, ‘Le Parti bolchevique’, Editions de Minuit, Paris, 1971; (5) Cfr. l’articolo di Jean-Paul Scot, su ‘France nouvelle’, gennaio 1979. Non è stato un commentatore di Bucharin a citare questa frase del testamento di Lenin. Il primo ad averla citata fu Stalin, nel 1928, omettendo completamente di parlare di ciò che lo riguardava nello stesso testamento] [Y. Blanc, D. Kaisergruber, ‘L’affaire Boukharine ou Le recours de la mémoire’, Maspero, Paris, 1979]”,”BUCS-036″
“BLANCHARD Hippolyte (foto di) BARONNET Jean (testi di)”,”Regard d’ un Parisien sur la Commune. Photographies inédites de la Bibliothéque historique de la Ville de Paris.”,”Foto: Wulff Jeune. Maggio 1871. L’ Arco di trionfo. Tracce di obice versagliese tirate da Courbevoie. Il 17 maggio i federati issarono di notte una batteria alla sommità dell’ Arc de triomphe per replicare ai tiri dei cannoni versagliesi.”” (pag 84) Hippolyte Blancard. Giugno 1871. “”Stato maggiore di Dombrowsky a Neuilly, rue Perronet””. Il generale Dombrowski era un esiliato polacco, comandante in capo della piazza di Parigi. Sarà ucciso il 23 maggio sulla barricata di rue Myrha.”” (pag 97)”,”MFRC-119″
“BLANCHARD Oliver Jean FISCHER Stanley”,”Lezioni di macroeconomia.”,”Oliver Jean Blanchard e Stanley Fischer insegnano Economia al Massachusetts Institute of Technology.”,”ECOT-185-FL”
“BLANCO Hugo”,”Land or Death. The Peasant Struggle in Peru.”,”Hugo Blanco, a principal organizer of the peasant movement in Peru, was sentenced to a twenty-five year prison term for his activities. Written from inside the famous El Fronton Island prison, Land or Death illustrates Blanco’s refusal to be silenced by the government. Blanco was freed in 1970 under pressure of an international campaign. Introduction, Notes, Glossary of foreign words, foto, Index,”,”AMLx-025-FL”
“BLANK Stephen”,”The Sorcerer as apprentice. Stalin as Commissar of Nationalities 1917 – 1924.”,”Stephen BLANK, Professore di studi sovietici e analista di sicurezza nazionale allo Strategic Studies Institute of the U.S. Army War College, ha coeditato con Jacob KIPP il volume ‘The Soviet Military and the Future’ (1993). E’ anche autore di ‘War and the New Thinking: Soviet Policies in Central and Latin America (1992) e di ‘Operational Strategic Lessons of the Soviet War in Afghanistan’ (1991).”,”RIRO-143″
“BLANQUI L. Auguste; collaborazione di Albert SOBOUL Pierre ANGRAND e Jean DAUTRY; a cura di V.P. VOLGUINE”,”Textes choisis.”,”Albert SOBOUL, Pierre ANGRAND e Jean DAUTRY, agregé dell’Università, hanno collaborato alla messa a punto di quest’opera. L’introduzione di VOLGUINE e la nota biografica soo state tradotte da Helene MIAKOTINE e Louise BIRAUD. BLANQUI, rivoluzionario e teorico socialista francese (Puget-Theniers 1805-Parigi 1881). Figlio di un vecchio rivoluzionario, iniziò l’attività politica partecipando a gruppi estremisti e ad associazioni segrete come gli “”Amici del popolo”” o gli “”Amici delle famiglie””. La lettura delle opere del Buonarroti e l’incontro con Pierre Leroux lo portarono a sposare le tesi di un socialismo di impronta babuvista e sansimoniana che insisteva sull’abolizione della proprietà privata. Prese parte ai moti del 1834 di Lione e Parigi e nel 1838 fondò, insieme a Barbés, la “”Società delle stagioni””, che nel 1839 tentò, senza successo, di organizzare un’ insurrezione contro Luigi Filippo. Arrestato, fu condannato all’ergastolo. Liberato nel 1847, riprese l’attività cospirativa mettendosi nel 1848 alla testa del proletariato francese contro il moderatismo del nuovo governo repubblicano. Sconfitto anche questa volta, fu arrestato e condannato rimanendo in prigione fino al 1859. Cercò poi inutilmente di organizzare gruppi socialisti e rivoluzionari per un’azione contro Napoleone III. Condannato nel 1861, riuscì a evadere in Belgio; rientrò a Parigi dopo Sedan e preparò, senza successo, un’altra insurrezione proletaria. Arrestato alla vigilia della Comune, nonostante si volesse liberarlo in cambio di numerosi ostaggi, restò in carcere fino al 1879; si dedicò poi, negli ultimi anni, a riorganizzare il movimento operaio; diresse in quest’ultimo periodo un giornale di estrema sinistra: Ni Dieu ni maître (Né Dio né padrone). Bibliografia M. Dommanget, Les idées politiques et sociales d’Auguste Blanqui, Parigi, 1957; A. B. Spitzer, The Revolutionary Theories of Louis Blanqui, New York, 1957; G. Parenti, Il pensiero politico di Blanqui, Pisa, 1976. (GE20)”,”BLAx-002″
“BLANQUI Louis Auguste”,”Autodifesa di un rivoluzionario. (Défense)”,”L’ autodifesa al processo dei quindici, da sola, costò a Blanqui una condanna ad un anno e mezzo di prigione, et pour cause. Antesignano del “”processo di rottura””, Blanqui vuol trasformare l’ aula di giustizia in una tribuna dell’ agitazione rivoluzionaria, il suo processo in un’ azione di denuncia e di propaganda. Secondo Marx, Blanqui è il più autorevole dirigente operaio del XIX secolo. “”Il presidente: Qual è la vostra professione? Blanqui: Proletario. Il presidente: Non è una professione. Blanqui: Come, non è una professione! E’ la professione di trenta milioni di francesi, che vivono del loro lavoro e che sono privi di diritti politici.”” Il presidente: Ebbene, sia. Cancelliere, scriva che l’ accusato è proletario.”” (pag 23-24)”,”BLAx-016″
“BLANQUI Auguste”,”Instructions pour une prise d’ armes.”,”Opuscolo redatto da BLANQUI nel 1868-1869. Altre edizioni: pubblicato per la prima volta con l’ edizione di Georges BOURGIN in Archiv für die Geschichte des Arbeiterbewegung, vol. 15, 1930, pag 272-300. Pubblicato (frammenti) da La Critique Sociale, la rivista di Boris SOUVARINE, n° 3, ottobre 1931, pag 108-118. La Critique sociale è stata ristampata nel 1983 dalle Editions de la Difference. C’è poi stata l’ edizione di MIguel ABENSOUR e Valentin PELOSSE, Instructions pour une prise d’ armes. L’ Eternité par les astre, Futur anterieur, 1972 Riedizione per Sens et Tonka, 2001. Tattica di combattimento. “”L’ arma per eccellenza nelle guerre di strada, è il fucile. Il cannone fu più rumore che lavoro””. (pag 19) Organizzazione militare. “”L’ esercito non ha sul popolo che due grandi vantaggi, il fucile Chassepot e l’ organizzazione. Quest’ ultima soprattutto è immensa e irresistibile. Fortunatamente si può sottrargliela, e in questi casi, la superiorità passa dalla parte dell’ insurrezione””. (pag 20)”,”BLAx-003″
“BLANQUI Louis Auguste, a cura di Dominique LE-NUZ”,”Oeuvres I. Des origines à la Révolution de 1848.”,”””Ahimé! l’ umanità marcia con una benda sugli occhi e non la solleva che dopo lunghi intervalli per vedere la strada. Ciascuno dei suoi passi in vista del progresso rompe la guida di chi glielo fa compiere, e sempre i suoi eroi hanno cominciato ad essere le sue vittime. I Gracchi sono fatti a pezzi da una turba sollevata dalle parole dei Patrizi. Il Cristo spira sulla croce di fronte agli urli di gioia della popolazione ebraica eccitata dai Farisei e i preti. E recentemente, i difensori dell’ eguaglianza sono morti sull’ altare della rivoluzione per l’ ingratitudine e la stupidità del popolo che ha lasciato i suoi più crudeli nemici votare la loro memoria all’ esacrazione. Oggi ancora gli stipendiati del privilegio insegnano ogni mattina ai francesi a sputare sulle tombe dei suoi martiri. Quanto è difficile al proletariato aprire gli occhi sui suoi tiranni!”” (pag 293)”,”BLAx-004″
“BLANQUI August”,”La patrie en danger.”,”””Ogni Rivoluzione che non rompa radicalmente con il dispotismo decaduto, che conservi alla sua testa uno solo degli uomini messisi in luce e noti per la loro partipazione al governo dell’ oppressore, è una Rivoluzione uccisa in anticipo, una trappola per chiunque vi abbia messo la mano””. (pag 116)”,”BLAx-006″
“BLANQUI Auguste”,”L’ Armée esclave et opprimée. Suppressione de la conscription einsegnement militaire de la jeunesse armée nationale sédentaire.”,”Fine della disciplina della paura. “”Où s’évanouit la discipline de la peur, resplendit la discipline du dévouement, la seule vraie, la seule à l’ épreuve des grands périls, cette discipline qui naît du sentiment de la solidarieté, des liens de l’ habitude, de la conformité des opinions entre enfants du même pays. La confiance mutuelle, le point d’honneur, l’émulation, la conscience, toutes les qualités humaines, et même certains défauts, l’ orgueil, la vanité, en forment les bases solides.”” (pag 26) “”Questo grande esercito sarà puramente difensivo, senza minaccia né pericolo per la pace dell’ Europa. Al contrario, la sostituzione delle truppe immobili nelle loro caserme, con l’ esercito attivo permanente, diventerà una doppia garanzia di tranquillità. La Francia non potrà essere né assalitrice, né assalita.”” (pag 28)”,”BLAx-009″
“BLANQUI Louis Auguste, a cura di Arno MÜNSTER”,”Ecrits su la Révolution. Oeuvres complètes 1. Textes politiques et lettres de prison.”,” Socialismo e comunismo (pag 14-15) “”Les luttes ouvrières de 1835, de 1839 et surtout la grève massive des ouvriers parisiens en 1840, à laquelle participèrent 100 000 ouvriers, confirmaient la thèse selon laquelle la force et la conscience de classe du prolétariat qui, en 1830, avait surgi “”d’un brusque coup de tonnerre sur la scène politique”” (12) s’accroissait de plus en plus. Dans cette lutte pour l’émancipation et le pouvoir politique, le prolétariat s’adjoignit un allié fort utile: les forces révolutionnaires de l’aile gauche de la petite bourgeoisie, organisées dans des sociétés secrètes, des clubs, etc., et en particulier les intellectuels. L’installation d’écoles pour une “”éducation des ouvriers”” et d’une commission pour “”la propagande parmi la classe ouvrière”” constituait une preuve du rapprochement entre la fraction révolutionnaire, néo-jacobine, de cette petite bourgeoisie et le mouvement ouvrier. Ces cours furent assurés par une des sociétés secrètes les plus importantes de l’époque: la ‘Societé des Droits de l’Homme’. Elle s’était donné pour but l’abolition de la propriété et de l’exploitation de l’homme par l’homme. A cette évolution au sein des sociétés secrètes correspondait l’orientation idéologique en faveur des idées babouvistes d’un communisme égalitaire, s’opposant aux doctrines relativement réformistes des “”socialistes”” de l’époque: Saint-Simon et Fourier. (Engels écrivait dans la préface du ‘Manifeste communiste’: “”Le socialisme signifiait en 1847 un mouvement bourgeois, le communisme un mouvement ouvrier”” (13)). Le mouvement “”communiste”” dont les origines remontent dans la Révolution française, se partagea, selon R. Garaudy, en deux tendances très voisines qui parfois même se recoupaient: le communisme néo-babouviste de tradition jacobine qui comptait au nombre de ses représentants Laponneraye, Lahautière et Jean-Jacques Pillot, et le communisme matérialiste (14) représenté principalement par Théodore Dézamy et Auguste Blanqui. Cette distinction (15) semble ignorer que l’élément jacobin est aussi perceptible dans la tendance matérialiste et que les deux tendances ont des racines communes dans le matérialisme mécaniste du rationalisme français”” [Arno Münster, Introduction] [(in) Louis Auguste Blanqui, a cura di Arno Münster, Ecrits su la Révolution. Oeuvres complètes 1. Textes politiques et lettres de prison, 1977] (pag 14-15) [(12) Blanqui, Discours devant la société des Amis du Peuple, 1832; (13) F. Engels, Préface au ‘Manifeste du Parti Communiste, 1er mai 1890, Ed. Sociales, 1954, p. 24; (14) Garaudy, op. cit., p. 173; (15) Ibid. (Roger Garaudy, Les Sources françaises du socialisme scientifique, Paris, 1848)]”,”BLAx-014″
“BLANQUI Adolphe”,”Des classes ouvrières en France, pendant l’année 1848.”,”Adolphe Blanqui Adolphe Blanqui. Jérôme-Adolphe Blanqui (21 novembre 1798 à Nice – 28 janvier 1854 à Paris) est un économiste français. Biografia Il est le fils aîné de Jean Dominique Blanqui, membre de la Convention et député au Conseil des Cinq-Cents, et frère ainé du révolutionnaire Auguste Blanqui. Partisan du libre-échange, il s’attache de bonne heure à Jean-Baptiste Say, auquel il succède à la chaire d’économie politique au Conservatoire national des arts et métiers en 1833. Il est rédacteur au Journal du commerce, au Courrier français et au Siècle. Il collabore au Producteur, journal saint-simonien, au Figaro, au Courrier français. Il fonde le Journal des Économistes. Il devient directeur de l’École Supérieure de Commerce de Paris en 1830 et le reste jusqu’à la fin de sa vie. Il est membre de l’Académie des sciences morales et politiques en 1838 et professeur au Conservatoire des Arts et Métiers. Il est l’auteur de nombreuses publications, ayant toutes pour objet les progrès de l’industrie et du commerce. Le 1er août 1846, Adolphe Blanqui est élu député dans le 1er collège électoral de la Gironde (Bordeaux), par 352 voix sur 709 votants et 888 inscrits, contre 348 à M. Larrieu, candidat de l’opposition démocratique. Conservateur en politique, il soutient la monarchie de Louis-Philippe. Son beau-frère était l’économiste Joseph Garnier et son gendre Hippolyte Maze, agrégé d’histoire, préfet. Principaux ouvrages[modifier | modifier le code] Voyage d’un jeune Français en Angleterre (1824) Histoire de la civilisation industrielle des nations européennes (1825) Voyage à Madrid (1826) Résumé de l’histoire du commerce et de l’industrie (1826) Précis élémentaire d’économie politique (1826) Histoire de l’Exposition de l’industrie (1827) Histoire de l’économie politique en Europe depuis les Anciens jusqu’à nos jours (1837-1842) 5 vol. Rapport sur l’état économique et moral de la Corse (1838) Rapport sur la situation économique de nos possessions dans le Nord de l’Afrique (1840) Considérations sur l’état social des populations de la Turquie d’Europe (1841) Principes et leçons d’agriculture et d’économie rurale, Paris, Librairie agricole et administrative, 1843, 372 p. Voyage en Bulgarie 1841, (1843) Des classes ouvrières en France pendant l’année 1848 (1849) Rapport sur l’exposition de Londres (1851)”,”CONx-199″
“BLANQUI Auguste”,”L’eternità viene dagli astri. Ipotesi astronomica.”,”‘La frase più celebre del testo: «Sempre e dappertutto, nel mondo terrestre, lo stesso dramma, lo stesso scenario, sullo stesso ristretto palcoscenico, una umanità rumorosa, infatuata della propria grandezza, che si crede l’universo e vive nella sua prigione come in una immensità, per scomparire ben presto insieme al suo globo che ha portato col più profondo disprezzo il fardello del suo orgoglio», … «L’universo si ripete senza fine»’ (O. Fatica, p. 126) Nel 1871 Auguste Blanqui, «l’eterno cospiratore», sta scontando l’ennesima pena detentiva di una vita trascorsa per metà in carcere. Questa volta, per impedirgli qualsiasi contatto con la Comune che sta infiammando Parigi, lo hanno trasferito nel remoto Fort du Taureau, in Bretagna, dove è sottoposto a una reclusione tra le più dure, in totale isolamento. E tuttavia, pur in condizioni estreme, Blanqui riesce a scrivere e a far arrivare all’esterno, eludendo la censura, il testo di quello che sarà il suo primo libro, pubblicato l’anno successivo a Parigi. Ci si aspetterebbe, dall’ormai vecchio rivoluzionario, un pamphlet politico. E invece quello che Blanqui ha meticolosamente composto nella sua cella è un visionario trattato di «astronomia metafisica», uno scritto insieme scientifico, poetico e filosofico, che avanza un’ipotesi vertiginosa: «Ogni astro, qualunque esso sia, esiste dunque in numero infinito nel tempo e nello spazio, non soltanto sotto uno dei suoi aspetti, ma quale si trova in ognuno degli istanti della sua vita, dalla nascita sino alla morte. Tutti gli esseri distribuiti sulla sua superficie, grandi o piccoli, viventi o inanimati, condividono il privilegio di questa perennità». Ogni uomo, così, «possiede nello spazio un numero infinito di doppi che vivono una vita tale e quale la sua». Il lettore rimarrà sbalordito nel constatare, come già fecero Benjamin e Borges, che questo piccolo libro anticipava i concetti alla base dell’eterno ritorno di Nietzsche, ma in una dimensione, notava ancora Benjamin, di malinconia baudelairiana. Perché nel ‘multiverso’ di Blanqui – vicino a quello di certe attuali teorie cosmologiche – ogni prospettiva di «progresso» fatalmente si rivela illusoria.”,”BLAx-019″
“BLÄNSDORF Agnes”,”Die Zweite Internationale und der Krieg. Die Diskussion über die internationale Zusammenarbeit der sozialistischen Parteien 1914-1917.”,”BLÄNSDORF Agnes”,”INTS-039″
“BLANSHARD Paul”,”Democrazia e cattolicesimo in America.”,”pag 55 “”L’ opposizione dei cattolici alla cremazione è assolutamente priva di senso della realtà. Oggi quando la cremazione è spesso il sistema più igienico e economico per risolvere il problema della dissoluzione del corpo nelle affollate città moderne, la gerarchia cattolica americana è costretta a osservare l’ editto del Santo Uffizio del 19 maggio 1886 che non solo vieta a cattolici di appartenere a associazioni che propugnano la cremazione, ma dice anche che il clero deve rifiutare preghiere pubbliche e l’ ingresso in Chiesa ai corpi di coloro che da vivi chiesero che i loro corpi venissero cremati. La Chiesa permette la cremazione in periodi di epidemie e pestilenze (…)”” (pag 218)”,”USAS-108″
“BLAREL Nicolas”,”Inde et Israel: le rapprochement stratégique. Pragmatisme et complémentarité.”,”BLAREL Nicolas è diplomato dell’ IEP Institut d’ Etudes Politques di Strasbourg e prosegue le ricerche nel campo del master Recherche Societés et Politiques comparées, specialità Asia di Sciences Po, Parigi. “”Israele e Stati Uniti vogliono ad ogni costo impedire lo sviluppo di un Iran nucleare; e le due nazioni si inquietano per la posizione passiva dell’ India che non si agita per un Iran nucleare nella regione. L’ India continua per esempio a rifiutare di partecipare in modo aperto agli sforzi di non proliferazione nei confronti dell’ Iran. Ma Washington e Tel Aviv sono pure critici quanto agli aiuti dati dall’ India al programma nucleare iraniano denunciato come una copertura per produrre armi nucleari, una accusa respinta dalla Repubblica islamica. Questa cooperazione nucleare sarebbe anche antica: nel 1983, l’ India avrebbe aiutato l’ Iran a far ripartire il suo programma nucleare e nel 1988, secondo la CIA, l’ India avrebbe pressoché venduto all’ Iran un reattore nucleare da 10 megawatts per la sua centrale di Ma’allem Kelayah presso il mar Caspio.”” (pag 121)”,”INDx-083″
“BLASCO IBANEZ V.”,”Alfonso XIII smascherato. Il terrore militarista in Ispagna.”,”ALFONSO XIII di Borbone (1886-1941) re nel 1886-1931 appoggiò la dittatura di PRIMO DE RIVERA (1923-30), abbandonò la Spagna in seguito alla proclamazione della Repubblica.”,”SPAx-025″
“BLASIER Cole”,”The Giant’s Rival. The USSR and Latin America.”,”BLASIER Cole è professore di scienze politiche e Research Professor of Latin American Studies all’Università di Pittsburgh. Ha fondato e diretto il Center for Latin America studies (CLA) dedicato alla memoria di Philip E. Mosely”,”RUST-156″
“BLAU Joel”,”Illusions of Prosperity. America’s Working Families in an Age of Economic Insecurity.”,”””I sindacalisti e i loro alleati guardavano alla scala salariale messicana e giungevano a conclusioni completamente diverse. Il salario medio orario in Messico è di 2.50 dollari, comparato con i 17.1 dollari negli Stati Uniti. Perciò, nonostante suggestioni riguardo ai positivi incrementi salariali messicani, questo differenziale si può proiettare al 2010 a più di 20 dollari all’ ora (4 $ all’ ora per il Messico in confronto ai 25.4 all’ ora negli Stati Uniti). Questi numeri hanno convinto gli oppositori del NAFTA che la tentazione di muoversi verso il Messico era fin troppo grande. Senza criteri che stabiliscano un minimo ambientale e lavorativ, si era convinti che il NAFTA avrebbe colpito migliaia di lavoratori americani””. (pag 33)”,”MUSx-155″
“BLAUG Mark”,”Storia e critica della teoria economica.”,”””Qualsiasi dubbio sul fatto che Marx sia stato un grande economista classico dovrebbe, a questo punto, essersi dissolto. Quanto a capacità di ragionamento economico e rigore logico, egli non ebbe rivali nel suo secolo. Certo, l’attitudine al ragionamento deduttivo astratto non fa, di per sé, un grande economista; Marx possedeva tuttavia le altre qualità richieste: un’intuizione sicura delle interrelazioni fra i diversi aspetti dell’attività economica, una grande capacità di cogliere la continua interazione fra istituzioni storicamente determinate e caratteristiche strutturali intrinseche di un sistema economico, un fiuto istintivo per le generalizzazioni empiriche fondato su una penetrante osservazione della vita economica. Eppure, l’abbiamo visto cadere in errori logici, travisare i fatti, trarre conclusioni illegittime dall’esame dei dati, chiudere quasi deliberatamente gli occhi dinanzi alle insufficienze della propria analisi. La spiegazione di tutto ciò va ricercata nelle insormontabili difficoltà del compito che egli si proponeva. Il ‘Leitmotiv’ dell’analisi economica di Marx è la teoria del plusvalore, ma questa appunto non regge. Nulla, nei tre volumi del ‘Capitale’, riesce a convincere il lettore che ciascun lavoratore ugualmente abile genera il medesimo ammontare di plusvalore, quali che siano le attrezzature di cui si serve e i beni che produce. E quando tale assunto sia lasciato cadere, l’intero edificio costruito da Marx, privato del proprio fondamento, crolla rovinosamente. Rimane una “”visione””, una concezione dell’economia (…)”” [Mark Blaug, Storia e critica della teoria economica, 1970] (pag 375)”,”ECOT-007-FPA”
“BLAUG Mark”,”Storia e critica della teoria economica.”,”BLAUG Mark è professore di economia dell’istruzione e direttore di ricerca nella stessa disciplina presso l’Institute of Education dell’Università di Londra e nell’Institute of Development Studies dell’Università del Sussex. Ha pubblicato pure: ‘Progresso tecnico ed economia marxiana’ in ‘D. Horowicz, a cura, ‘Marx, Keynes e i neomarxisti’ (Boringhieri, 1971) e ‘La rivoluzione di Cambridge’ (Napoli, 1976) “”Qualsiasi dubbio sul fatto che Marx sia stato un grande economista classico dovrebbe, a questo punto, essersi dissolto. Quanto a capacità di ragionamento economico e rigore logico, egli non ebbe rivali nel suo secolo. Certo, l’attitudine al ragionamento deduttivo astratto non fa, di per sé, un grande economista; Marx possedeva tuttavia le altre qualità richieste: un’intuizione sicura delle interrelazioni fra i diversi aspetti dell’attività economica, una grande capacità di cogliere la continua interazione fra istituzioni storicamente determinate e caratteristiche strutturali intrinseche di un sistema economico, un fiuto istintivo per le generalizzazioni empiriche fondato su una penetrante osservazione della vita economica. Eppure, l’abbiamo visto cadere in errori logici, travisare i fatti, trarre conclusioni illegittime dall’esame dei dati, chiudere quasi deliberatamente gli occhi dinanzi alle insufficienze della propria analisi. La spiegazione di tutto ciò va ricercata nelle insormontabili difficoltà del compito che egli si proponeva. Il ‘Leitmotiv’ dell’analisi economica di Marx è la teoria del plusvalore, ma questa appunto non regge. Nulla, nei tre volumi del ‘Capitale’, riesce a convincere il lettore che ciascun lavoratore ugualmente abile genera il medesimo ammontare di plusvalore, quali che siano le attrezzature di cui si serve e i beni che produce. E quando tale assunto sia lasciato cadere, l’intero edificio costruito da Marx, privato del proprio fondamento, crolla rovinosamente. Rimane una “”visione””, una concezione dell’economia (…)”” [Mark Blaug, Storia e critica della teoria economica, 1970] (pag 375) I cicli economici. “”Non si trova in Marx una specifica teoria dei cicli economici, e, in realtà, egli considera illegittimo qualsiasi tentativo di elaborare una teoria siffatta. Egli sembra piuttosto d’avviso che le crisi siano semplicemente espressioni della “”contraddizione fondamentale del capitalismo””, cioè del fatto che la produzione è finalizzata al profitto anziché all’uso dei prodotti, e che la stessa spinta all’aumento dei profitti distrugge le occasioni d’investimento. La teoria dei cicli economici non è perciò, in Marx, qualcosa di distinto dall’analisi generale dell’accumulazione del capitale. Il quadro che egli traccia del processo ciclico può essere riassunto nei seguenti termini. In una fase di espansione la domanda di lavoro derivante dall’accumulazione eccede l’offerta disponibile: l’esercito di riserva si esaurisce e la scarsità relativa del lavoro provoca l’aumento dei salari; ne segue una riduzione dei profitti e un rallentamento dell’accumulazione. Quest’ultimo dà luogo a una contrazione della domanda aggregata: inizia così la fase discendente del ciclo. Durante la crisi il capitale perde valore, mentre la ricostituzione dell’esercito di riserva dei disoccupati fa diminuire i salari. Ciò ripristina la convenienza dell’attività produttiva e prepara la ripresa dell’accumulazione: la crisi è, al tempo stesso, castigo e catarsi. Questa teoria delle variazioni cicliche dell’esercito industriale di riserva si riallaccia alla tesi della caduta tendenziale del saggio del profitto nel lungo periodo e a quella della possibilità di sproporzioni fra i saggi di sviluppo delle industrie dei beni capitali e di quelle dei beni di consumo. “”La causa ultima di ogni crisi”” rileva Marx, è la cattiva distribuzione del reddito in regime capitalistico, dovuta al fatto che i salari reali non riescono ad aumentare alla stessa velocità del prodotto per lavoratore. Ciò non significa che Marx abbia elaborato una teoria del sottoconsumo, o nel senso che il processo di risparmio e d’investimento conduca necessariamente alla sovrapproduzione, a meno che non appaia una nuova fonte di domanda di consumo, o nel senso che all’origine di una crisi vi sia sempre un’insufficienza di tale domanda (pp. 217 sg. di questo volume). La prima versione, sostenuta da Malthus, è confutata dagli schemi di riproduzione, i quali dimostrano la possibilità concettuale della riproduzione allargata a un saggio di sviluppo costante. La seconda versione è confutata dalla penetrante osservazione di Marx che i salari non sono mai così alti come alla vigilia della crisi; l’aumento dei salari non vale di per sé a perpetuare l’espansione, poiché non fa che provocare una situazione in cui il rapporto fra salari e prezzi è insoddisfacente dal punto di vista dei capitalisti. L’idea che possiamo ravvisare in Marx è che il capitalismo tende continuamente a espandere la produzione senza riguardo alla domanda effettiva, mentre è questa soltanto che può dare un senso alla produzione. L’espansione produttiva, d’altro lato, non genera automaticamente un aumento proporzionale della domanda effettiva, poiché un saggio di accumulazione del capitale troppo elevato riduce il saggio di profitto, anche se le innovazioni incorporate nel capitale addizionale, per essere in larga misura risparmiatrici di lavoro, contribuiscono a comprimere i salari”” (pag 229-230) [Mark Blaug, Storia e critica della teoria economica, 1977]”,”ECOT-236″
“BLED Jean-Paul”,”L’agonie d’une monarchie. Autriche-Hongrie, 1914-1920.”,”Jean-Paul Bled, miglior specialista francese dell’Austria-Ungheria, è professore emerito all’Università Paris IV Sorbona. “”L’imbroglio est à son comble. Car, si l’Autriche-Hongrie devait ne pas honorer sa promesse de venir en aide au gouvernement ukrainien en difficulté, rien ne peut assurer qu’elle recevrait une part notable du million de tonnes de céréales qu’il s’est engagé à livrer en urgence. Pour définir le traité signé avec l’Ukraine, Czernin avait parlé d’une «paix du pain» (Brotfrieden), soulignant ainsi quelle avait été sa principale motivation au moment de conclure la négociation. Mesurant les conséquences que pourrait avoir un refus de livrer ces céréales à l’Autriche, Arz von Straussemburg prend sur lui de détacher des troupes pour intervenir en Ukraine. Il est vrai que le retour des Russes à la table des négociations tend à éclipser la décision du chef d’état-major général. Considérant que la lutte contre les ennemis intérieurs avait un caractère prioritaire et que les bolcheviks devaient concentrer toutes leurs forces sur seul front, Lénine a choisi d’accepter toutes les conditions posées par les puissances centrales, c’est-à-dire en fait par l’Allemagne. A partire de là, tout va très vite. Dès le 3 mars, le traité est signé. Dans cette dernière phase, l’Autriche-Hongrie ne joue plus qu’un rôle de comparse. Elle avait annoncé qu’elle se refuserait à une paix de conquêtes et qu’elle serait prête à signer une paix séparée si l’Allemagne persistait dans son intention de procéder à des annexions. Il ne s’agissait sans doute que d’un moyen de pression avec lequel on espérait l’amener à réfréner ses appétits. En pure perte! Les Allemands n’ont cure des réserves austro-hongroises, si bien qu’à l’arrivée la Monarchie n’a d’autre choix que d’endosser leurs exigences. Une fois de plus, l’Autriche-Hongrie s’est illusionnée sur sa capacité à influencer les décisions de son allié”” (pag 347-348)”,”AUTx-039″
“BLENGINO Vanni”,”Storia della letteratura ispano-americana.”,”BLENGINO insegna letteratura ispano-americana nella Terza Università di Roma. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: -Oltre l’Oceano. Un progetto di identità: gli immigranti italiani in Argentina (1987) -Il viaggio di Sarmiento in Italia. Analogie, utopie, polemiche (1996) Ha curato ‘Nascita di una identità. La formazione delle nazionalità americane (1990). E’ in corso di stampa ‘Il vallo della Patagonia’.”,”AMLx-020″
“BLENGINO Vanni FRANZINA Emilio PEPE Adolfo a cura, interventi di Adolfo PEPE Zeffiro CIUFFOLETTI Dora MARUCCO Paola CORTI Patrizia AUDENINO Ornella BIANCHI Pietro Rinaldo FANESI Paola SALVATORI Lorenzo BERTUCELLI Teresa CORRIDORI Federico ROMERO José PANETTIERI Fernando J. DEVOTO Luis Alberto ROMERO Flavio FIORANI Angelo TRENTO Bianca GERA e Diego ROBOTTI Patrizia SIONE Maria Rosaria STABILI Piero BRUNELLO Isabelle FELICI Marcello ZANE Paola MANZIOLI Irene GUERRINI Marco PLUVIANO Joao Fabio BERTONHA Gabriella CHIARAMONTI Marisia VANNINI Gianfausto ROSOLI Emilio FRANZINA Rudolph J. VECOLI Vanni BLENGINO Jorge LAFFORGUE Chiara VANGELISTA Paolo DE-SIMONIS Leonor ARFUCH Liliana HUBERMAN Ana Lìa KORNBLIT Susi FANTINO Francesco MICELLI Ferruccio MUSITELLI Bruno TRENTIN Franco DELLA-PERUTA Ruggiero ROMANO”,”La riscoperta delle Americhe. Lavoratori e sindacato nell’emigrazione italiana in America Latina, 1870-1970. Atti del Convegno storico internazionale promosso dalla Camera del Lavoro Territoriale – Cgil di Brescia, 25-26-27 novembre 1992.”,”Interventi di Adolfo PEPE Zeffiro CIUFFOLETTI Dora MARUCCO Paola CORTI Patrizia AUDENINO Ornella BIANCHI Pietro Rinaldo FANESI Paola SALVATORI Lorenzo BERTUCELLI Teresa CORRIDORI Federico ROMERO José PANETTIERI Fernando J. DEVOTO Luis Alberto ROMERO Flavio FIORANI Angelo TRENTO Bianca GERA e Diego ROBOTTI Patrizia SIONE Maria Rosaria STABILI Piero BRUNELLO Isabelle FELICI Marcello ZANE Paola MANZIOLI Irene GUERRINI Marco PLUVIANO Joao Fabio BERTONHA Gabriella CHIARAMONTI Marisia VANNINI Gianfausto ROSOLI Emilio FRANZINA Rudolph J. VECOLI Vanni BLENGINO Jorge LAFFORGUE Chiara VANGELISTA Paolo DE-SIMONIS Leonor ARFUCH Liliana HUBERMAN Ana Lìa KORNBLIT Susi FANTINO Francesco MICELLI Ferruccio MUSITELLI Bruno TRENTIN Franco DELLA-PERUTA Ruggiero ROMANO”,”MALx-039″
“BLENGINO Vanni”,”Storia della letteratura ispano-americana.”,”Vanni Blengino insegna Letteratura ispano-americana nella Terza Università di Roma.”,”AMLx-028-FL”
“BLENGINO Vanni FRANZINA Emilio PEPE Adolfo a cura, interventi di Adolfo PEPE Zeffiro CIUFFOLETTI Dora MARUCCO Paola CORTI Patrizia AUDENINO Ornella BIANCHI Pietro Rinaldo FANESI Paola SALVATORI Lorenzo BERTUCELLI Teresa CORRIDORI Federico ROMERO José PANETTIERI Fernando J. DEVOTO Luis Alberto ROMERO Flavio FIORANI Angelo TRENTO Bianca GERA e Diego ROBOTTI Patrizia SIONE Maria Rosaria STABILI Piero BRUNELLO Isabelle FELICI Marcello ZANE Paola MANZIOLI Irene GUERRINI Marco PLUVIANO Joao Fabio BERTONHA Gabriella CHIARAMONTI Marisia VANNINI Gianfausto ROSOLI Emilio FRANZINA Rudolph J. VECOLI Vanni BLENGINO Jorge LAFFORGUE Chiara VANGELISTA Paolo DE-SIMONIS Leonor ARFUCH Liliana HUBERMAN Ana Lìa KORNBLIT Susi FANTINO Francesco MICELLI Ferruccio MUSITELLI Bruno TRENTIN Franco DELLA-PERUTA Ruggiero ROMANO”,”La riscoperta delle Americhe. Lavoratori e sindacato nell’emigrazione italiana in America Latina, 1870-1970. Atti del Convegno storico internazionale promosso dalla Camera del Lavoro Territoriale – Cgil di Brescia, 25-26-27 novembre 1992.”,”””Quali speranze nutrono questi militanti dell’Internazionale Socialista quando decidono di stabilirsi in Argentina? Forse nel pensiero e nell’operare di Raymond Wilmart si esprime anche il sentimento degli altri. Wilmart nato in Belgio nel 1850, è un attivo componente dell’Internazionale. Arriva Buenos Aires nel 1873, all’età di 23 anni, dopo aver manifestato con una lettera a Marx, il desiderio di essere inviato in una paese nel quale potesse esercitare un ruolo organizzatore. Ci siamo già riferiti, in un precedente lavoro, all’attività svolta dal Wilmart in Argentina. Qui ci soffermeremo soltanto a descrivere la sua immediata e profonda disillusione. Ciò viene evidenziato nella corrispondenza che mantiene con Marx dopo il suo arrivo a Buenos Aires, quando manifesta l’inattuabilità dell’espansione del socialismo in una paese ancora «barbaro». Allude anche ai contatti stabiliti con associazioni operaie a Buenos Aires e all’esistenza di rapporti con due di esse – quella dei falegnami e quella dei sarti – anche se si tratta di legami fragili. In opposizione a quei tentativi, alcuni membri delle sezioni presentano costantemente progetti mutualistici (credito ed istruzione mutualistici). In alcune occasioni le sedi delle sezioni dell’Internazionale sono autilizzate per riunioni di proprietari di terreni. Tutto questo forse influisce nell’animo di Wilmart che così mostra la sua amarezza e delusione in una lettera a Marx: «Ci sono troppe possibilità di diventare piccolo padrone e di sfruttare gli operai per poter pensare di ottenere qualche risultato». Falcon, dal quale abbiamo preso queste riflessioni su Wilmart, considera che probabilmente le affermazioni di costui contengano qualche elemento esagerato. Ciò nonostante esse illustrano l’animo che prevale tra i dirigenti internazionalisti, dopo che sono passati i primi momenti di ottimismo riguardo alle reali possibilità di sviluppo delle attività internazionalistiche (14). Wilmart segnala la disuguaglianza tra classi sociali e i pregiudizi esistenti contro gli stranieri, che vengono chiamati «gringos»; tutta la politica del paese -aggiunge – è una faccenda di alcune personalità e difficilmente in Europa potrebbero credere che esistano antagonismi tra le diverse provincie. Sostiene che senza il contributo degli stranieri non ci sarebbe nessun sviluppo e che i nativi non sanno far altro che andare «a caballo». Tante sono le cause che hanno determinato lo scoramento e la veloce scomparsa di queste associazioni socialiste. In primo luogo dobbiamo prendere in considerazione lo scioglimento della Prima Internazionale che determina l’isolamento in un paese così remoto come l’Argentina; anche l’allontanamento – pochi anni dopo – dei più anziani e attivi dirigenti soprattutto quelli della sezione francese, dopo l’amnistia dicharata dal governo francese per gli esiliati della Comune. D’altra parte è necessario far risaltare che all’arrivo di Wilmart e durante gli anni del suo operare, l’Argentina non ha ancora rinunciato alla sua condizione di un paese ad agricoltura estensiva che ha subito il suo primo e serio colpo in conseguenza della recente crisi della lana del 1866-1867. In paese, con la sua principale città, Buenos Aires, che più di una città è ancora un grande villaggio, capoluogo della omonima provincia e al tempo stesso sede delle autorità nazionali e anche sede di un processo immigratorio crescente, senza industrie ma popolata da officine e da artigiani. Qui gli immigrati trovano, già radiati, comunità straniere che hanno cominciato ad associarsi per fini mutualistici. (…) I mazziniani e i repubblicani hanno un’incidenza notevole in queste associazioni, ripetendosi qui ciò che accade in Italia, vale a dire l’influenza dominante di Mazzini, anche negli anni seguenti, nelle nascenti associazioni operaie. Ma non trovano una classe operaia costruita; essa si sarebbe appena organizzata con l’apporto dell’immigrazione”” (pag 209-210) [José Panettieri, ‘Modelli ideologici. Immigrazione, lavoro e ciclo economico nelle origini del movimento operaio in Argentina’, in ‘La riscoperta delle Americhe. Lavoratori e sindacato nell’emigrazione italiana in America Latina, 1870-1970. Atti del Convegno storico internazionale promosso dalla Camera del Lavoro Territoriale – Cgil di Brescia, 25-26-27 novembre 1992’, Teti, Milano, 1994] [(1) Falcon, Ricardo, ‘Los origines del movimiento obrero (1857-1899)’, Buenos Aires, 1984, pp. 43-44]”,”MALx-004-FV”
“BLEUEL Hans Peter”,”Ferdinand Lassalle oder der Kampf wider die verdammte Bedürfnislosigkeit.”,”Ferdinand Lassalle (1825-1864). Nella nota bibliografica si citano la biografia del 1904 di Hermann ONCKENS e gli studi di Shlomo NA’AMAN.”,”LASx-029″
“BLIN Arnaud”,”1648, La Paix de Westphalie ou la naissance de l’ Europe politique moderne.”,”BLIN Arnaud è specialista di relazioni internazionali e ha pubblicato una ‘Histoire du terrorisme, de l’ Antiquité à Al-Qaida’ con G. CHALIAND (Bayard, 2004), ‘Le Désarroi de la puissance’ (2004) e ‘America is Back’ (con CHALIAND) (2005). Arnaud Blin è specialista di relazioni internazionali e ha pubblicato una ‘Histoire du terrorisme, de l’Antiquité à Al-Qaida’ con G. Chaliand (Bayard, 2004), ‘Le Désarroi de la puissance’ (2004) e ‘America is Back’ (con Chaliand) (2005). [‘Da parte sua, Mazzarino diede prova di una grande flessibilità che gli permise di riaggiustare rapidamente la sua politica nella misura in cui la situazione andava evolvendosi. Soprattutto, comprese perfettamente la relazione intima tra la guerra e la pace, i suoi obiettivi militari erano sempre concepiti in rapporto agli obiettivi della pace. Così, per esempio, cercò di controllare la sua forza nei confronti della Baviera, anche durante l’offensiva francese, sapendo che era un potenziale alleato. Mazarino faceva uso della forza da applicare per ogni scenario come metodo più adatto per i suoi obiettivi politici: per ottenere una vittoria militare decisiva, per fare pressione, per dissuadere o persuadere, per difendere le sue conquiste. Si è sempre imposto di usare solo la forza necessaria, ma non di più, con la consapevolezza che l’umiliazione di un avversario avrebbe potuto ostacolare la pace futura’ (pag 143)] [ISC Newsletter N° 69] ISCNS69TEC”,”EURx-209″
“BLINKHORN Martin”,”Democracy and Civil War in Spain, 1931-1939.”,”BLINKHORN Martin è Senior Lecturer and Head of the Department of History, University of Lancaster. Perché Franco ha vinto la guerra civile? “”Most writers agree that once the Civil War was under way, its outcome depended upon the manner in which, on the two sides, foreign aid and influence related to internal political and military considerations. Military and economic historians continue to argue about the quantities and quality of aid received by the two sides, and the financial and economic costs thereof. These were probably not, however, the deciding factors. Quantities apart, it is clear that while Soviet aid to the Republic was principally calculated to prolong resistance, Axis help for Franco was aimed successfully at victory. When to this is added the betrayal of the Republic by its supposed fellow democracies and the sorry farce of non-intervention, the Nationalists’ advantage is clear and, by historians, little disputed”” (pag 55)”,”MSPG-259″
“BLIXEN Karen (Isak Dinesen), a cura di Paola NANNI”,”La mia Africa.”,”pag 30-31 Baronessa danese, K. Blixen, nei primi anni del 900, in piena età degli imperi coloniali, si ritrova padrona di una immensa piantagione di caffè che decide di mandare avanti da sola.”,”AFRx-064″
“BLIXEN Karen (Isak Dinesen), a cura di Paola NANNI”,”La mia Africa.”,”pag 30-31 Baronessa danese, K. Blixen, nei primi anni del 900, in piena età degli imperi coloniali, si ritrova padrona di una immensa piantagione di caffè che decide di mandare avanti da sola.”,”VARx-143-FV”
“BLIXEN Karen”,”Capricci del destino. Racconti. Il pranzo di Babette – Il pescatore di perle – Tempeste – La storia immortale – L’anello.”,”Karen Blixen (1885-1962), nota anche come Isak Dinesen (Dinesen era il suo cognome di ragazza) – anche lei, come George Sand e George Eliot, si scelse, per affermarsi nel mondo delle lettere, uno pseudonimo di uomo – è uno dei nomi pià prestigiosi della storia letteraria europea di questo secolo.”,”VARx-144-FV”
“BLIXEN Karen (Isak Dinesen)”,”La mia Africa.”,”””Equitare, Arcum tendere, Veritatem dicere”” “”Cavalca, mira l’arco, dì la verità”” (in apertura)”,”AFRx-001-FFS”
“BLOCH Ernst”,”Thomas Münzer. Theologien de la revolution.”,”Thomas Münzer.”,”GERx-001″
“BLOCH Ernst a cura di Virginio MARZOCCHI”,”Marxismo e utopia.”,”Ernst BLOCH (1885-1977) si laureò a Würzburg nel 1908 e durante la 1° GM si trasferì in Svizzera per il suo pacifismo. All’avvento del nazismo emigrò in USA. Tra le sue opere: ‘Il principio speranza’, ‘Ateismo nel cristianesimo’, ‘Karl Marx’ e ‘Thomas Münzer’.”,”FILx-083″
“BLOCH Marc”,”La società feudale.”,”Marc BLOCH, insigne maestro alla Sorbona, tramutatosi in umile soldato del maquis, arrestato e torturato, venne fucilato dai tedeschi nel Val de Saone (Lione) il 16 giugno 1944 a 58 anni. Il libro è uscito per la prima volta nella Collana ‘l’Evolution de l’Humanité’ diretta da Henri BERR”,”STOS-057 EURx-066″
“BLOCH Ernst a cura di Stefano ZECCHI”,”Thomas Münzer teologo della rivoluzione.”,”Titolo introduzione di S. ZECCHI: ‘La filosofia morale del comunismo’. La guerra dei contadini del 1525 e il lavoro politico e teologico del suo massimo ispiratore, il mistico rivoluzionario Thomas MÜNZER, costitutiscono il grande scenario in cui BLOCH affronta un nodo centrale della sua filosofia: il rapporto religione-rivoluzione. Ernst BLOCH, nato nel luglio 1885 in Germania da famiglia ebrea, a tredici anni scrisse un saggio intitolato ‘Sistema del materialismo’ e a quindici si immerse nello studio di HEGEL. Frequentò le università di Monaco, Würzburg e Berlino (dove fu allievo di SIMMEL), Heidelberg, dove conobbe LUKACS e JASPERS. In Svizzera scrisse, nel 1918, la prima sua grande opera ‘Spirito dell’ utopia (Geist der Utopie). Nel 1921 pubblicò questo libro su MÜNZER, e nel 1930 ‘Tracce (Spuren)’ uno dei capolavori dell’ espressionismo tedesco. Amico in quegli anni di Walter BENJAMIN, Theodor W. ADORNO, SCHOLEM, dopo l’avvento del nazismo fu a Vienna, Parigi, Praga, New York. Dopo la fine della guerra insegnò filosofia all’ Univ di Lipsia pubblicando altre opere (v.retrocopertina). Nel 1956 fu espulso dall’ Univ di Lipsia. Dal 1961 insegnò quale professore ospite all’ Univ di Tübingen, in RFT dove morì nel 1977. Müntzer, Thomas (Stolberg, Harz 1489 ca. – Mühlhausen 1525), riformatore tedesco protestante, ispiratore di un atteggiamento radicale e spiritualista per il quale la vera comprensione della Parola di Dio (che non si riduce alla sola Sacra Scrittura) deriverebbe dall’illuminazione divina o dalla luce interiore dello Spirito Santo. Ancora studente a Lipsia e Francoforte, divenne abile letterato e teologo erudito; abbracciò le idee riformatrici luterane, ma in seguito concepì un’originale visione della Riforma, interpretandola come rovesciamento delle classi dominanti a opera dei contadini che incarnavano, secondo lui, quel popolo di Dio cui era stata sottratta, da papato e luterani, la stessa Sacra Scrittura. Pastore a Zwickau (1520-1521), sostenne i contadini in una lotta tra le corporazioni dei minatori e le autorità, cominciando a divulgare la sua dottrina che la gente comune, nella sua fondamentale semplicità, potesse ricevere quella luce interiore superiore anche alle Scritture. Espulso da Zwickau, Allstedt e Mühlhausen per aver appoggiato una ribellione di contadini e lavoratori, organizzò la guerra dei contadini (1524-1525) a Hegau e Klettgau, e poi tornò a Mühlhausen per guidare un’insurrezione contro le locali autorità civili e religiose. Il movimento fallì dopo la sconfitta nella battaglia di Frankenhausen del 15 maggio 1525, in cui Münzer fu fatto prigioniero e giustiziato (27 maggio). (ENC)”,”GERx-054″
“BLOCH Ernst”,”Geist der Utopie. Unveränderter Nachdruck der bearbeiteten Neuauflage der zweiten Fassung von 1923.”,”””L’ acqua che io prendo giammai non si corse”” (pag 209, Dante) Contiene la parte: “”Karl Marx, der Tod und die Apokalypse. Oder über das Inwendige auswendig und das Auswendige wie das Inwendige werden kann””. (Karl Marx, la morte e l’ apocalisse. O sull’ interno della memoria e come può essere la memoria dall’ interno”” (appr.) (pag 291-343)”,”FILx-291″
“BLOCH Ernst”,”Literarische Aufsätze.”,”Contiene il saggio ‘Marxismus und Dichtung’ (pag 135-142) (Marxismo e letteratura) (relazione al Congresso per la Difesa della Cultura, Parigi, 1935) “”Doch als echter und großer entzieht er nicht das in Wahrheit, gerade in der Wahrheit poetische Korrelat, welches Marx einmal den “”Traum von einer Sache”” in der Welt genannt hat.”” (pag 137) (Ma siccome non ottiene più genuinamente e più grandemente ciò con la verità, correla direttamente la poesia con la verità, cosa che Marx una volta ha apertamente definito “”sogno di una conoscenza””) (appr.)”,”FILx-292″
“BLOCH Marc”,”Lavoro e tecnica nel Medioevo.”,”BLOCH Marc nacque a Lione nel 1886, e si formò all’ Ecole Normale Superieure e completò gli studi in Germania. Dal 1920 al 1936 ebbe la cattedra di storia medievale all’ Università di Strasburgo dove collaborò con Lucien FEBVRE alla fondazione delle “”Annales d’ Histoire économique et sociale. Dal 1936 al 1939 insegnò storia economica alla Sorbona. Combatté a Dunkerque. Il governo Petain lo destituì perché ebreo dalla cattedra di Montpellier. nel 1942 entrò nel maquis. Fu fucilato dai nazisti nel giugno 1944. Una bibliografia blochiana si trova in “”Studi medievale””. “”Non lasciamoci però ingannare da queste anomalie. Quando la macchina a vapore venne a consumare la sconfitta della macina a mano e del mortaio, erano passati dei secoli nel corso dei quali i mulini ad acqua o a vento producevano la maggior parte, di gran lunga, della farina consumata sia nelle campagne sia nelle città dell’ Occidente. Certo, lasciati a se stessi, i contadini sarebbero rimasti ben più a lungo attaccati all consuetudini ancestrali. Padroni dei mulini banali, i signori ebbero un bell’ incoraggiare talvolta, in forza dei gravi diritti di macina che essi esigevano, questa fedeltà al passato; in definitiva essi invece la infransero, con la forza. Suscettibili di essere paragonate, per più di un aspetto, alle nostre grandi imprese, le proprietà signorili si erano viste in un primo tempo imporre, a causa della penuria della manodopera, la necessità di questo gran perfezionamento del corredo tecnico umano; successivamente però esse lo imposero, con durezza, nella loro giurisdizione. Per questa via il progresso tecnico si trovò in questo caso ad essere il figlio di una doppia costrizione. Ma certo non soltanto in questo caso.”” (pag 107)”,”STOS-124″
“BLOCH Marc”,”La fine della comunità e la nascita dell’ individualismo agrario nella Francia del XVIII secolo. (Tit. orig.: La lutte pour l’ individualisme agraire dans la France du XVIII siècle)”,”””Le campagne inglesi stavano subendo in quell’epoca una metamorfosi radicale: il grande movimento delle ‘inclosures’, che doveva stravolgere la vita economica dell’intera nazione, fino a modificarne lo stesso paesaggio, era nel suo pieno vigore. Esso si svolgeva su due fronti: da un lato spartizione dei terreni comunali (‘inclosure of commons’); dall’altro, soppressione del pascolo comune sugli arativi; ormai raggruppati in parcelle più ampie, ognuna delle quali si circondava d’una chiusura (‘inclosure of common field). Gli economisti francesi lo seguivano con interesse appassionato, dimostrandosi inclini a vedere questa trasformazione agraria un aspetto di quelle rivoluzioni politiche che avevano reso “”libero il popolo inglese””. Diciamo meglio che il consolidamento del regime parlamentare e la distruzione delle vecchie consuetudini rurali che favorivano le comunità a spese dell’individuo, ritardati l’uno e l’altra dal dispotismo dei Tudor e degli Stuart, contrassegnavano entrambi, con uguale nettezza, il trionfo della ‘gentry’.”” (pag 56-57)”,”FRAA-074″
“BLOCH Marc”,”La guerra e le false notizie. Ricordi (1914-1915) e riflessioni (1921).”,”ANTE1-23″,”QMIx-180″
“BLOCH Ernst”,”Filosofia del Rinascimento.”,”‘Come abbiamo già detto, la lotta di luce e tenebre è stata concepita in Böhme quale dialettica oggettiva. Non c’è movimento senza ciò che si contraddice, senza dualismo, e l’oscurità del male si mostra come il veicolo che realizza il manifestarsi della luce. (…) In tal modo, in un chiaro-scuro certo non meridionale della Germania arretrata, riemerge la dialettica oggettiva di Eraclito come formatrice del mondo, come ciò che produce il mondo a partire da se stessa, come essenza che lo pungola a manifestarsi. Il mondo sorge dalla fermentazione tra Sì e No, tutto è nel mondo in quanto alambicco all’opera per la formazione della luce, sempre chimicamente, sempre moralmente e sempre, insieme, religiosamente”” (pag 101); “”L’intento di fondo della dottrina di Bacone è nuovo: non vi è una verità fine a se stessa, una conoscenza in sé. Ogni conoscenza deve essere utile agli uomini, utile nel senso dell’instaurazione del ‘regnum humanum’, della felicità per tutti sulla terra. Questo è anche il fine ultimo del cosiddetto utilitarismo baconiano: un regno in cui godere di una vita più facile, più felice, opportunamente liberata grazie al sapere, da corvées, lavoro, fatica, oppressioni, casualità, malattia, destino; il che significa trasformazione del mondo nel senso del suo miglioramento. Si esprime in questo tutto lo slancio del giovane capitalismo in ascesa, che abbandona ora lo stadio del capitale commerciale ed entra in quello del capitale industriale. Il movimento entra, in senso letterale, nel conto e il movimento viene espresso nella fiduciosa speranza, presente ancora in Adamo Smith nel diciassettesimo secolo, che questo tipo di organizzazione economica porti la maggiore felicità possibile al maggior numero possibile di uomini. Per questo però è assolutamente necessaria la conoscenza causale delle leggi naturali per costringere la natura al servizio del ‘regnum humanum’. Ciò significa, per Bacone, impadronirsi del mondo, acquistare potere sulle cose, trasformare le cose in cose per noi. Il dominio però è qui possibile solo attraverso il suo opposto apparente, l’ubbidienza. «La natura viene vinta obbedendole» dice [Francesco] Bacone, ‘natura parendo vincitur’. Prima dunque bisogna conoscere la natura, conoscere le sue leggi e osservarle, per acquisire attraverso tale osservanza un potere tecnico all’uomo’ (pag 109-110)”,”FILx-538″
“BLOCH Ernst DEBORIN Abraham REVAI Jozsef. RUDAS Laszlo; a cura di Laura BOELLA”,”Intellettuali e coscienza di classe. Il dibattito su Lukács, 1923-24.”,”Laura Boella è anta a Cuneo nel 1949. Si è laureata a Pisa presso la Scuola Superiore di Studi Universitari e di perfezionamento con una tesi su Lukacs.”,”TEOC-178-FF”
“BLOCH Ernst, a cura di Livio SICHIROLLO”,”Dialettica e speranza. Dai tempi più antichi la meta della ricerca della felicità – che l’interiore diventi esterno e l’esterno come l’interiore – non abbellisce e conclude, come in Hegel, il mondo esistente, ma è collegata invece con quello non ancora presente, con le qualità del reale cariche di futuro.”,”Ernst Bloch: durante la seconda guerra mondiale viene condotta a termine il lavoro principale, il nuovo ‘Geist der Utopie’, di un ordine ampio e illuminato: ‘Das Prinzip Hoffnung’, tentativo di una ‘enciclopedia’ dei contenuti utopici nella coscienza, nella società, nella cultura, nel mondo. Il libro su Hegel del 1952 vuol essere un’introduzione ‘monografica’, una nuova esplorazione, oltre Hegel. Contiene il paragrafo: ‘Marx e la dialettica idealistica’ (pag 136-142) “”A differenza degli utopisti astratti, la dialettica pone Marx in grado di vedere nell’indigenza non soltanto l’indigenza ma un punto di svolta. La dialettica lo convince che nel proletariato non c’è soltanto la negazione dell’uomo, bensì, proprio per questo, in forza di questa disumanizzazione spinta al limite, la condizione di una «negazione della negazione»”” (pag 137)”,”FILx-342-FF”
“BLOCH Ernst”,”Il principio speranza. Volume primo.”,”Ernst Bloch (Ludwigshafen 1885 – Tubinga 1977) amico di Benjamin, Brecht, Kracauer, Adorno, esule in Svizzera durante la Prima guerra mondiale lascia la Germania dopo l’avvento di Hitler e vive a Parigi, Praga e poi negli Stati Uniti. Torna in Germania nel 1949 e si stabilisce all’Est (DDR) fino al 1961. Dopo la costruzione del mura si trasferisce in RFT e insegna nell’Università di Tubinga fino alla morte. ‘Fenomenologia degli stati utopici della coscienza’ “”Come il tempo, secondo Marx, è lo spazio della storia, così il ‘modo del futuro’ del tempo è lo spazio delle ‘possibilità reali della storia’”” (pag 290) Contiene il capitolo 19. Trasformazione del mondo ovvero le «Undici tesi su Feuerbach» di Marx (pag 293-337)”,”TEOS-143-FF”
“BLOCH Ernst”,”Il principio speranza. Volume secondo.”,”Ernst Bloch (Ludwigshafen 1885 – Tubinga 1977) amico di Benjamin, Brecht, Kracauer, Adorno, esule in Svizzera durante la Prima guerra mondiale lascia la Germania dopo l’avvento di Hitler e vive a Parigi, Praga e poi negli Stati Uniti. Torna in Germania nel 1949 e si stabilisce all’Est (DDR) fino al 1961. Dopo la costruzione del mura si trasferisce in RFT e insegna nell’Università di Tubinga fino alla morte. ‘Fenomenologia degli stati utopici della coscienza’ Contiene il capitolo 42. La giornata di otto ore, mondo in pace, tempo libero e ozio (pag 1026-1076)”,”TEOS-144-FF”
“BLOCH Ernst”,”Il principio speranza. Volume terzo.”,”Ernst Bloch (Ludwigshafen 1885 – Tubinga 1977) amico di Benjamin, Brecht, Kracauer, Adorno, esule in Svizzera durante la Prima guerra mondiale lascia la Germania dopo l’avvento di Hitler e vive a Parigi, Praga e poi negli Stati Uniti. Torna in Germania nel 1949 e si stabilisce all’Est (DDR) fino al 1961. Dopo la costruzione del mura si trasferisce in RFT e insegna nell’Università di Tubinga fino alla morte. ‘Fenomenologia degli stati utopici della coscienza’ Contiene il capitolo 55. Karl Marx e l’umanità; il materiale della sperazna (pag 1564-1588)”,”TEOS-145-FF”
“BLOCH Ernst, a cura di Virginio MARZOCCHI”,”Marxismo e utopia.”,”Ernst Bloch (1885-1977) si laureò a Würzburg nel 1908 e durante la Prima guerra mondiale si trasferì in Svizzera per le sue convinzioni pacifiste. All’avvento del nazismo emigrò negli Stati Uniti. Ha scritto ‘Principio Speranza’, ‘Ateismo nel cristianesimo’, ‘Karl Marx’, ‘Thomas Münzer’ (Muntzer)”,”FILx-389-FF”
“BLOCH Ernst”,”Soggetto – Oggetto. Commento a Hegel.”,”Ernst Bloch nato nel 1885 ha studiato a Berlino con? Simmel e ha frequentato a Heidelberg assieme a Lukàcs e Jaspers il circolo di Max Weber. Protagonista della cultura d’avanguardia negli anni Venti e Trenta è costretto dal nazismo ad un lungo esilio con tappe a Zurigo, Vienna, Praga e Cambridge, Mass. Nel 1949 con la nascita della DDR inizia ad insegnare a Lipsia, insegnamento che abbandonerà nel 1957 per divergenze ideologiche con i colleghi, sostenuti dalle autorità politiche. Marx Engels Lenin Hegel “”Nella filosfia della storia di Hegel, così come nella sua filosofia della natura, il figlio genera la madre, lo spirito la natura, la religione cristiana il paganesimo, il risultato il principio”” (Marx-Engels, La sacra famiglia, Roma, Rinascita, 1954, p. 180) (pag 427) “”Engels ha scritto una ‘Dialettica della natura’ sulle orme di Hegel, dalla ‘Filosofia del diritto’ di Hegel Marx ha mutuato la fondamentale distinzione «società civile – Stato» ed altro ancora, che è di valore contenutistico e non più solo «metodologico». ‘L”Estetica’ di Hegel è prevalentemente basata sui rapporti sociali ed è correlata ad essi in modo volutamente significativo e concreto non meno dell’ «ideale»; Marx si riferisce al concetto di arte hegeliano dovunque il fatto ideologico sfoci nel fatto «cultura». Lenin lo tiene presente, allorché afferma che «la dottrina di Marx è sorta come ‘continuazione’ diretta e immediata della dottrina dei più grandi rappresentanti della filosofia, dell’economia politica e del socialismo» (‘Drei Quellen und drei Bestandteile des Marxismus’, Werke, XVI, p. 349; Cfr. Lenin, ‘Tre fonti e tre parti integrali del marxismo’, in Opere, Roma, Editori Riuniti, 1954-1970, vol. XIX, p. 9). Amplissime parti di Hegel – meno che mai va dimenticata la ‘Filosofia della religione’ (Sinistra hegeliana, Feuerbach) appartengono perciò alla storia dei tramiti culturali del marxismo, del marxismo che, come è noto non è concluso. In ciò il marxismo è, e resta, anche come «continuazione», un ‘novum’, nei confronti non solo di Hegel, ma dell’intera filosofia fino ad allora; un ‘novum’ poiché qui si palesa la filosofia non, come fino ad allora, d’una società di classi, bensì dell’abolizione della società di classi”” (pag 427-428) [Ernst Bloch, ‘Soggetto – Oggetto. Commento a Hegel’, Il Mulino, Bologna, 1975, pag 428-429]”,”HEGx-060-FF”
“BLOCH Marc”,”L’étrange défaite. Témoignage écrit en 1940.”,”Marc Bloch (1886-1940) Edizione elettronica realizzata da Pierre Palpant. Originale: Société des Éditions Franc-Tireur, Paris, 1946; l’edizione cartacea contiene una prefazione di Georges Altman “”On sait le mot dont Marx se plaisait à stigmatiser les mouvements sociaux sans envergure: ‘Kleinbürgerlich’. A-t-il été rien de plus «petit bourgeois» que l’attitude, durant ces dernières années et pendant la guerre même, de la plupart des grands syndicats, de ceux des fonctionnaires, notamment?”” (pag 88)”,”FRQM-063″
“BLOCH Marc”,”Apologie pour l’histoire ou métier d’historien.”,”Marc Bloch (1886-1940) Edizione elettronica realizzata da Pierre Palpant. Originale: Librairie Armand Colin, Paris, 2° ed. 1952, p. 112, 1° ed. 1949 Comprendere il presente attraverso il passato e il passato attraverso il presente Giudicare o comprendere? “”La formula del vecchio Ranke è celebre: lo storico non si propone nient’altro che di descrivere le cose «come esse sono accadute, ‘wie es eigentlich gewesen’. Erodoto aveva detto prima di lui: “”raccontare ciò che fu, ton eonta”””” (pag 80)”,”STOx-334″
“BLOCH Marc, a cura di Annette BECKER e Étienne BLOCH”,”L’Histoire, la Guerre, la Résistance.”,”Fustel de Coulanges (Histoire des institutions politiques de l’ancienne France, ndr) e Marx (pag 391-392) (Concezione della storiografia come scienza dei fatti sociali) “”Ma l’influenza di un milieu intellettuale è una cosa sottile, che si respira con l’atmosfera. Non è difficile rilevare, nella ‘Storia delle istituzioni politiche’, sorprendenti corrispondenze con le grandi correnti di pensiero del diciannovesimo secolo, Romanticismo? Il suo impulso, nella sua prima vivacità, era morto quando Fustel iniziò a scrivere. In un certo senso, si può dire che l’austero studioso era perennemente in reazione contro la storia romantica, troppo veloce per generalizzare a volontà, troppo amante dei colori sgargianti, in una parola troppo schiavo della sua sensibilità. (…) Fustel conosceva il nome di Marx? forse, ma temo, solo come quello di un pericoloso agitatore o di un fallace utopista. Come il padre del materialismo storico, tuttavia, apparteneva a quella generazione che di fronte allo spettacolo o chiaramente percepita o oscuramente sentita delle grandi trasformazioni economiche del XIX secolo, prese coscienza dell’importanza dei fattori materiali, e fu Fustel e non Marx che scrisse – con qualche esagerazione credo, ma comunque con un sentimento molto più corretto di quanto non fosse stato prima di lui di certe necessità storiche – che per spiegare “”come si sono edificati”” e “”come sono crollati”” i regimi politici “”dobbiamo guardare a come gli interessi si sono raggruppati e si sono stabiliti””, “”si sono trasformati o sono cambiati””. Non ha mai, per quanto ne so, pronunciato i nomi di Lamarck o Darwin, né quello di August Comte; se con Berthelot e Claude Bernard ha intrattenuto, per quanto ne so, qualche relazione, erano indubbiamente solo lontani rapporti da collega a collega. Tuttavia, la sua opera non sembra essere tutta permeata di evoluzionismo e tutta immersa in questa atmosfera di determinismo scientifico che fu il segno vittorioso della grande epoca in cui visse?”” “”Mais l’influence d’un milieu intellectuel est chose subtile, et qui se respire avec l’atmosphère. Il n’est pas malaisé de déceler, dans l’ ‘Histoire des institutions politiques’ frappantes correspondances avec les grands courants de pensée du XIXe siècle, en son milieu. Le romantisme? Son élan, dans sa vivacité première, était mort, quand Fustel se mit à écrire. En un certain sens, l’on peut dire que l’austère savant a été perpétuellement en réaction contre l’histoire romantique, è son gré trop prompte aux généralisations, trop amie des couleurs vives, en un mot trop esclave de sa sensibilité. (…) Fustel connaissait-il le nom de Marx? peut-être, mais je le crains, seulement comme celui d’un dangereux agitateur ou d’un fallacieux utopiste. De même que le père du matérialisme historique cependant, il appartenait è cette génération qui devant le spectacle ou clairement perçu ou obscurément ressenti des grandes transformations économiques du XIXe siècle, prit conscience de l’importance des facteurs matériels, et c’est Fustel et non pas Marx qui a écrit – avec quelque exagération je crois, mais tout de même avec un sentiment beaucoup plus justee qu’on ne l’avait eu avant lui de certaines nécessités historiques – que pour expliquer «comment se sont édifiés» et «comment sont tombés» les régimes politiques «il faut regarder comment les intérêts se sont groupés et assis», «se sont transformés ou déplacés». Il n’a jamais, à ma connaissance, prononcé les noms de Lamarck ou de Darwin, pas plus que celui d’August Comte; si avec Berthelot et Claude Bernard il a, ce que j’ignore, entretenu quelques relations, ce n’ont été sans doute que de lointains rapports de collègue à collègue. Son oeuvre cependant n’apparaît-elle pas tout pénétrée d’évolutionnisme et toute baignées dans cette atmosphère de déterminisme scientifique qui a été le signe victorieux de la grande époque où il a vécu?”” (pag 391-392) [Marc Bloch, a cura di Annette Becker e Étienne Bloch, ‘L’Histoire, la Guerre et la Résistance’, Le Grand Livre du Mois, Paris, 2006] Trecc: Fustel de Coulanges, Numa-Denis. – Storico (Parigi 1830 – Massy, Essonne, 1889). Insegnò nelle univ. di Strasburgo (1860-70) e di Parigi (1875-88). La cité antique (1864; trad. it. 1914) poggia sopra due intuizioni fondamentali: che il culto degli antenati e del focolare hanno avuto per i Greci e per i Romani più antichi un significato assai più profondo dei culti e miti degli dei maggiori; e che lo stato antico è unità gentilizia e sacrale. Nell’altro celebre lavoro, Histoire des institutions politiques/””>politiques de l’ancienne France (2 voll., 1875-88; ed. post. completa a cura di C. Jullian, 6 voll., 1888-92), e in tutte le ricerche che affiancarono quest’opera, F. nega che i Germani abbiano innestato nella civiltà romana istituzioni politiche nuove. Altri scritti sono raccolti in Recherches sur quelques problèmes d’histoire (1885). Particolarmente rilevante la sua concezione della storiografia quale “”scienza dei fatti sociali””.”,”STOx-335″
“BLOCH Marc”,”La società feudale.”,”Marc BLOCH, insigne maestro alla Sorbona, tramutatosi in umile soldato del maquis, arrestato e torturato, venne fucilato dai tedeschi nel Val de Saone (Lione) il 16 giugno 1944 a 58 anni. Il libro è uscito per la prima volta nella Collana ‘l’Evolution de l’Humanité’ diretta da Henri BERR”,”STOS-004-FRR”
“BLOCH Marc”,”La fine della comunità e la nascita dell’ individualismo agrario nella Francia del XVIII secolo. (Tit. orig.: La lutte pour l’ individualisme agraire dans la France du XVIII siècle)”,”””I tentativi di riforma agraria, incentrati sulla rottura con le antichie servitù collettive, furono, nel XVIII secolo, un fenomeno europeo. In nessun angolo del continente, è vero, conobbero la medesima intensità e il medesimo successo che in Gran Bretagna. Ma dovunque, se non altro, vi si pose mano”” (pag 107)”,”FRAA-001-FRR”
“BLOCH Marc, a cura di Lucien FEBVRE e Fernand BRAUDEL”,”Lineamenti di una storia monetaria d’Europa.”,”Marc Bloch (1886-1944) ha pubblicato con Einaudi ‘Apologia della Storia’, ‘I re taumaturghi’, ‘La società feudale’.”,”EURE-001-FMDP”
“BLOCH Marc”,”La società feudale.”,”Marc Bloch nato a Lione nel 1886, insegnò all’Università di Strasburgo dal 1919 al 1936 e poi alla Sorbona. Prese parte alla Resistenza e, arrestato dai tedeschi, venne fucilato nel 1944. Ha pubblicato molte opere tra cui in italiano: ”Lineamenti di una storia monetaria d’Europa’.”,”STOx-001-FMDP”
“BLOCH-LAINE’ François BOUVIER Jean”,”La France restaurée, 1944-1954. Dialogue sur le choix d’une modernisation.”,”Malthusianesimo d’impresa. “”La première exigence serait de définir le «malthusianisme» d’entreprise. Le problème n’est pas d’en nier la possibilité ou l’existence, puisque les manifestations en sont de mieux en mieux connues et datées, grâce aux recherches accumulées sur la base d’archives de grandes entreprises. Il est plus intéressant de constater sous quels types de contraintes, qui s’imposent à l’entrepreneur, les choix dits malthusiens sont pris, et de quelle logique ils rèvelent. Le malthusianisme essentiel d’entreprise, lorsqu’il se déploie, n’est autre qu’une stratégie défensive (et non plus offensive) du profit, utilisant comme procédures à doses variables: le ralentissement de l’innovation technologique; le freinage de l’investissement de «capacité»; la régulation en baisse de la production et de l’offre (par les spéculations sur les stocks); le maintien de prix de vente les plus élevés possibles grâce aux «ententes», «cartels» et «syndicats». Concurrence «oligopolistique», disent les économistes depuis la fin des années trente, et vieilles pratiques internationales. Malthusianisme donc, par la programmation d’une rarité relative. Et les examples ne manqueraient pas avant 1914, avant 1939, et depuis 1945. Oui, mais… D’un côté, il a existé, des stratégies offensives de cartels, misant tout au contraire sur la modernisation des équipements et la dynamisation de la production (telle la sidérurgie française d’avant 1914. D’ailleurs, longue durée, qu’est la croissance capitaliste sinon une série dynamique d’innovations en chaine? Marx lui-même le savait. Et de l’autre, le choix défensif d’une politique malthusienne n’est que réponse et adaptation à une situation devenue défavorable du marché, ou à des perspectives prévues comme telles, donc à une conjoncture qui se dérobe (ralentissement des ventes, baisse des prix de vente) annonçant une «surproduction relative», relative aux effectives et immédiates capacités d’achat du marché. «Anticipations rationnelles» somme toute, pour emprunter le vocabulaire de l’analyse néo-libérale. Alors, le malthusianisme d’entreprise est à considérer comme un fait de conjoncture plutôt que comme un trait de «structure», encore moins de «mentalité» ou de «propension à…». Il relève d’une approche historique, concrète, datée, soucieuse d’expliquer des stratégies de firmes, changeantes au cours du temps, en fonction des modifications de leur environnement”” (pag 36-37) (Jean Bouvier, Chapitre premier. ‘Deux problématiques’)”,”FRAE-058″
“BLOK Aleksandr a cura di Igor SIBALDI”,”Gli ultimi giorni del regime zarista.”,”Quest’opera di BLOK piacque molto a TROTSKY che la citò ripetutamente nella sua ‘Storia della rivoluzione russa’. BLOK, il maggiore poeta del ‘900 russo, redasse questo testo nel 1917-1918 per presentare alla nazione i lavori della Commissione Straordinaria incaricata di indagare sui crimini degli ex ministri ed alti funzionari. Il racconto è molto preciso e ricco di fatti.”,”RIRx-075″
“BLOK Anton”,”La mafia di un villaggio siciliano 1860-1960. Imprenditori, contadini, violenti.”,”Anton Blok insegna antropologia all’Università di Amsterdam. É autore di Antropologische Perspektieven e di numerosi saggi sul banditismo nell’Olanda del secolo XVIII.”,”ITAS-020-FL”
“BLOK Aleksandr, a cura di Igor SIBALDI”,”Gli ultimi giorni del regime zarista.”,”Resoconto che Aleksandr Blok, il maggior poeta del ‘900 russo, redigeva nel 1917-’18, per presentare alla nazione i lavori della Commissione Straordinaria incaricata di indagare sui crimini degli ex ministri ed alti funzionari.”,”RIRx-107-FL”
“BLOM Philipp”,”Il primo inverno. La piccola era glaciale e l’inizio della modernità europea (1570-1700).”,”Philipp Blom (Amburgo, 1970) ha studiato filosofia, storia moderna e cultura ebraica a Vienna e a Oxford. Storico, giornalista, autore e traduttore, scrive per riviste e quotidiani europei e americani, tra cui ‘Financial Times’, ‘The Indipendent’, ‘The Guardian’. Ha pubblicato per Marsilio nel 2019, ‘La grande frattura. L’Europa tra le due guerre (1918-1919)’. “”Per far carriera in un ambiente urbano occorrevano capacità diverse da quelle spendibili nelle campagne, e anche in questo campo gli olandesi sono stati dei pionieri, come del resto gli inglesi. Nelle città l’ascesa sociale risultava più agevole che in passato: affermarsi e fare strada grazie al talento personale e al duro lavoro non era più del tutto impossibile. Per limitarci a un solo esempio ben noto, Rembrandt van Rijn (1606-1669) era figlio di un mugnaio di Leida, e soltanto una generazione prima, molto probabilmente, avrebbe rilevato l’impresa di suo padre. Ora invece aveva potuto studiare, ricevere una formazione umanistica, iscriversi all’università e poi abbandonare gli studi per entrare a bottega dal pittore Jacob Isaacszoon van Swanenburgh e poi da Pieter Lastman, ad Amsterdam, prima di farsi una posizione indipendente nella metropoli. Nell’ambiente dinamico di una città in rapida crescita Rembrandt non aveva trovato soltanto clienti facoltosi, ma anche una finestra sul vasto mondo. Comprava e rivendeva opere d’arte e acquistava gli oggetti esotici che le navi mercantili portavano dall’Asia e delle altre regioni del mondo. Non gli servivano soltanto da accessori alle proprie composizioni: il collezionismo di oggetti extraeuropei era una moda che rispecchiava anche una certa consapevolezza del mondo, un mondo che andava ben al di là dei confini dell’Olanda e dell’Europa”” (pag 82-83)”,”STOS-208″
“BLOND Georges”,”La Grande Armée 1804 – 1815.”,”NAPOLEONE rimbrottava BERTHIER dicendogli che era un buono a nulla ma sapeva che questo maresciallo incapace di comandare a un livello elevato era, come capo di Stato maggiore, la perfezione. Il pensiero del capo supremo appena espresso, BERTHIER lo sviluppava nella sua interezza e nelle sue sfumature. Mai lo discuteva, mai lo metteva in dubbio e, con una rapidità ed una efficacia rara, lo trasmetteva ai diversi livelli in termini di una chiarezza assoluta. Ma BERTHIER durante i Cento Giorni non era più: si era ucciso il 1° giugno 1815. Era stato trattenuto a Bamberg impedendoglio di raggiungere NAPOLEONE. Secondo BLOND, BONAPARTE commise un grande errore di giudizio nominando SOULT, capo di SM al posto di BERTHIER. Il cervello di SOULT era quello di un buion tattico capace di rapide combinazioni sul campo di battaglia ma mancava totalmente di qualità d’ ordine e di organizzazione necessarie per dirigere un grande SM.”,”FRAN-026″
“BLOND Georges”,”La liberté ou la mort. La grande armée du drapeau noir. Les anarchistes à travers le monde.”,”Nato a Marsiglia, BLOND Georges, fu inizialmente un marittimo. Fece poi diversi mestieri tra cui il giornalista. E dopo la guerra scrittore.”,”ANAx-114″
“BLOND Georges”,”Storia della filibusta.”,”‘I Fratelli della Costa, visti su questo sfondo, appaiono animati, più o meno consapevolmente, da un’aspirazione alla libertà e all’uguaglianza non molto diversa da quella che poi si doveva esprimere nella Rivoluzione francese e in tutti i moti popolari successivi, fino ai più recenti.’ (dal risvolto di copertina) Quarto periodo: ‘Jean Laffite dalla pirateria al marxismo’ (pag 277-) in cui: ultimo cap. V: Il marxismo e l’amore (pag 359-370) Presunti rapporti di Laffite con Marx Engels giovani (pag 364-365)”,”STOS-205″
“BLONDEL Jean SEGATTI Paolo”,”Politica in Italia. I fatti dell’anno e le interpretazioni. Edizione 2003.”,”Saggi di Maurizio COTTA e Luca VERZICHELLI Gianfranco BALDINI e Guido LEGNANTE James L. NEWELL Gianfranco PASQUINO David NELKEN Paolo ONOFRI Giliberto CAPANO e Marco GIULIANI Asher COLOMBO Giuseppe SCIORTINO Renzo COSTI Aris ACCORNERO Eliana COMO Filippo ANDREATTA Elisabetta BRIGHI Giuseppe BERTA Susy Monica LELLI”,”STAT-521″
“BLOOM Harold”,”El canon occidental. La escuela y los libros de todas las epocas.”,”BLOOM Harold (1930) è uno dei più prestigiosi critici letterari. Qui recupera l’ idea di ‘canone’ o ‘catalogo dei libri precettivi’. Ci propone una panoramica della storia della letteratura occidentale attraverso 26 autori che considera capitali.”,”VARx-041″
“BLOOM Harold”,”La saggezza dei libri.”,” “”La popolarità del Vangelo di Tommaso fra gli americani è un altro segno dell’effettiva esistenza di quella “”religione americana”” di cui parlavo sopra:é una religione senza credo, orfica, entusiastica, proto-gnostica, post-cristiana. A differenza dei Vangeli canonici, quello di Giuda Tommaso detto Didimo (“”il gemello””) ci risparmia la crocifissione, rende inutile la resurrezione, e non ci presenta un Dio chiamato Gesù. In questa sequenza (se è una sequenza) di aforismi non compare nessun dogma. Nel Vangelo di Tommaso incontriamo un Geù libero e distaccato dal potere (…)”” (pag 349)”,”VARx-492″
“BLOOM Harold”,”Come si legge un libro (e perchè).”,”BLOOM Harold (New York, 1930) è uno dei più celebri e influenti critici letterari americani. “”Kierkegaard, il filosofo danese autore del saggio ‘Sul concetto d’ironia’, osserva che Shakespeare è il più grande degli ironisti, il che è indiscutibile. Anche l’ironista degli ironisti è tuttavia riconosciuto in maniera più autentica e singolare nel personaggio di Amleto, come spiego altrove nel presente volume. Perché leggere? Perché è possibile conoscere a fondo solo pochissime persone, e forse non si conosceranno davvero nemmeno quelle. Dopo aver letto ‘La montagna incantata’, conoscerete bene Hans Castorp, un individuo con cui vale veramente la pena di fare amicizia””. (pag 241)”,”VARx-493″
“BLOOM Harold”,”How to Read and Why.”,”BLOOM Harold (New York, 1930) è uno dei più celebri e influenti critici letterari americani.”,”VARx-494″
“BLOOM Harold”,”Genius. A Mosaic of One Hundred Exemplary Creative Minds.”,”BLOOM Harold La scelta di un centinaio di autori come dichiara l’autore è completamente arbitraria. Molto presenti gli anglosassoni meno presenti altri paesi (in Italia manca per es. Manzoni e mancano molti grandi poeti. Per gli Stati Uniti manca Steinbeck. Per la Russia Cernichevskij. ecc., l’Asia è quasi assente)”,”VARx-495″
“BLOUNT W. Houston”,”The Past as a Challenge to the Future.”,”Fondo Palumberi Houston W. Blount member of the Newcomen Society President and Chief Executive Officer Vulcan Materials Company, Birmingham, Alabama N.R. Berte President Birmingham-Southern College, Birmingham Alabama”,”ECOG-072″
“BLOXHAM Donald”,”Il “”grande gioco”” del genocidio. Imperialismo, nazionalismo e lo sterminio degli armeni ottomani.”,”BLOXHAM Donald insegna storia del Novecento presso l’università di Edinburgo.”,”TURx-002-FL”
“BLUCHE Frédéric RIALS Stéphane a cura; saggi di Jacques KRYNEN Bertrand SCHNERB Jean-Pierre BABELON Yves-Maris BERCE’ François BLUCHE Jean-Louis HAROUEL Guy ANTONETTI Lucien JAUME Jean-Clément MARTIN Benoît YVERT Frédérick BLUCHE Georges CARROT Jean-Luc MAYAUD Stéphane RIALS Guy PEDRONCINI Léo HAMON Jean-Marie DENQUIN Philippe RAYNAUD Pierre BOURETZ”,”Les révolutions françaises. Les phénomènes révolutionnaires en France du Moyen âge à nos jours.”,”Saggi di Jacques KRYNEN Bertrand SCHNERB Jean-Pierre BABELON Yves-Maris BERCE’ François BLUCHE Jean-Louis HAROUEL Guy ANTONETTI Lucien JAUME Jean-Clément MARTIN Benoît YVERT Frédérick BLUCHE Georges CARROT Jean-Luc MAYAUD Stéphane RIALS Guy PEDRONCINI Léo HAMON Jean-Marie DENQUIN Philippe RAYNAUD Pierre BOURETZ Contiene il saggio di Guy PEDRONCINI: ‘Indisciplines pendant al Grande Guerre’ (pag 379-395) Ammutinamenti del 1917 “”Le commandement a naturellement été inquiet de cette extension, mais il n’a pu lui échapper longtemps que ce mouvement ne se tournait pas contre les officiers qu’il s’agissait de crises isolées, cloisonnées, rapidement nées et tout aussi rapidement dénouées – quelques heures le plus souvent, parfois un jour ou deux – comme des feux follets allumés sans plan préconçu, sans concertation, par quelques dizaines d’hommes, rarement par quelques centaines (53). La crise reste en surface: elle ne s’enracine pas. Les réactions du commandement devant une crise aussi exceptionnelle se sont faites à plusieurs niveaux. Les officiers de troupe, dont l’influence personelle sur leurs hommes a souvent permis de limiter les mouvements d’indiscipline, ont, dans bien des cas, tenté de miimiser les incidents, soit qu’ils partageassent le point de vue de leurs hommes, soit qu’ils eussent souci de leur épargner les conséquences graves d’actes qui relevaient d’un “”moment de vertige””, soit enfin qu’ils ne tinssent point à se voir reprocher de n’avoir pas empêché les refus d’obéissance. Les services de renseignements continuèrent d’abord sur leur lancée, mais ils en revinrent très vite, dès début de juin, à une vue plus militaire des origines du mouvement. Ils abandonnèrent également leur interprétation pacifiste de la crisi lourqu’ils constatèrent que la propagande pacifiste continuait après la fin des mutineries sans entraîner l’apparition de nouveaux mouvements”” (pag 389-390) (53) Une seule exception: la mutinerie de la brigade du général Bulot, qui réunit 2000 manifestants”,”MFRx-368″
“BLUCHE Frédéric RIALS Stéphane TULARD Jean”,”La Rivoluzione francese.”,”Frédéric Bluche e Stéphane Rials, professori presso l’Università di diritto, economia e scienze sociali di Parigi. Jean Tulard, professore alla Sorbona, è autore di numerosi saggi, gran parte dei quali tradotti in italiano: Napoleone. Il mito del salvatore, Vita quotidiana in Francia ai tempi di Napoleone, Napoleone e il Grande Impero.”,”FRAR-019-FL”
“BLÜHER Rudolf”,”Moderne Utopien. Ein Beitrag zur Geschichte des Sozialismus.”,”Thomas More. “”In diesen Jahren wurde More in den Kampf hineingezogen, der zwischen den beiden vorwärtsdrängenden Geistesrichtungen der Zeit entsprang, zwischen Reformation und Humanismus.”” (pag 19) “”In questi anni More è stato attirato dalla lotta tra le due forti tendenze d’avanguardia dello spirito del tempo, tra Riforma e Umanesimo”” “”So gelangte man zu der Überzeugung, Staaten und Speziell den besten Staat konstruieren zu können. Eine solche Staatskonstruktion, gegründet auf dem Prinzip des Kommunismus, ist nun die Utopie””. (pag 21) “”Così si è arrivati alla convinzione di poter concepire lo Stato e in particolare il miglior Stato. Una tale costruzione di Stato, fondata sul principio del comunismo, è adesso l’ Utopia”””,”SOCU-131″
“BLUM Leon”,”L’ exercice du pouvoir. Discours prononces de Mai 1936 a Janvier 1937.”,”””…nous nous gardons bien d’ elever un soupcon sur la volonté de paix que le Chancelier Hitler a proclamée dans des occasions solennelles”” (BLUM, 24 gennaio 1937).”,”FRAV-071″
“BLUM Oscar”,”Russische Köpfe. Kerenski, Plechanov, Martov, Cernov, Savinkov-Ropschin, Lenin, Trotsky, Radek, Lunacharsky, Dzerzinsky, Cicerin, Zinoviev, Kamenev.”,”””Radek è il grande avventuriero della rivoluzione d’ Ottobre””. (pag 90) “”Lenin, Trotsky, Radek: il triumvirato della rivoluzione d’ Ottobre. Tutti gli altri sono comparse, materiale umano più o meno funzionale””. (pag 91)”,”RIRB-070″
“BLUM William”,”Il libro nero degli Stati Uniti.”,”BLUM William è stato funzionario del dipartimento di Stato USA, lasciò l’ incrico nel 1967, a 34 anni, per protesta contro la guerra in Vietnam. Autore di inchieste sulla CIA, Vietnam e sul colpo di stato in Cile nl 1973, ha pubblicato in italiano ‘Con la scusa della libertà’ (Tropea, 2002). Jean-Bernard Aristide restò in carica come presidente di Haiti meno di otto mesi, prima di essere deposto, il 29 settembre 1991, da un colpo di Stato militare nel quale molte centinaia dei suoi sostenitori furono massacrati e altre migliaia fuggirono nella Repubblica Dominicana o via mare. Il presidente haitiano, di corporatura esile, che negli anni immediatamente precedenti era sopravvissuto a diversi gravi attentati e all’ incendio della chiesa dove si trovava in preghiera, si salvò soprattutto grazie all’ intervento dell’ ambasciatore francese. Solo il Vaticano riconobbe il nuovo governo militare, sebbene, naturalmente, il colpo di Stato fosse stato appoggiato dall’ élite dei ricchi. “”Ci hanno aiutato moltissimo””, disse il nuovo capo della polizia del paese, nonché principale cospiratore del colpo di Stato, Joseph Michel Francois, “”perché noi li abbiamo salvati””. Non è affiorata nessuna prova evidente di una complicità diretta degli Stati Uniti anche se, come vedremo, la CIA aveva finanziato e addestrato tutti gli elementi importanti del nuovo regime militare (…)””. (pag 551-552)”,”USAQ-035″
“BLUM Leon”,”Les congrès ouvriers et socialistes francais. I. 1876-1885″,”Quarto congresso operaio socialista (Le Havre, 1880). “”(…) Nel partito operaio, dissensi personali, velocemente soffocati, si erano già accesi. Così Jules Guesde, aveva obbligato Benoit Malon, ritornato dall’ esilio, a rifiutare una offerta di collaborazione al giornale di Rochefort, l’ Intransigeant. La redazione del programma minimo aveva fatto nascere qualche difficoltà tra Guesde e si suoi amici, da una parte, Malon e Paul Brousse, dall’ altra. Paul Brousse, ex membro dell’ Internazionale e amico di Bakunin, si era a poco a poco allontanato dall’ anarchia “”dopo la condanna a due mesi d prigione e la sua espulsione dalla Svizzera, per incitazione al regicidio, nel 1879… Sul giornale Le Travail che pubblicava a Londra, egli raccomandava apertamente l’ unione con i collettivisti…””. La pubblicazione di un programma minimo votato a Parigi aveva comunque definitavemente separato Brousse come Guesde dal partito anarchico. Sia quel che sia, queste querelles si erano ben presto estinte, e, nell’ ottobre 1880, Guesde, Malon e Brousse si unirono per fondare insieme a Lione un giornale quotidiano socialista, l’ Emancipation””. (pag 59-60)”,”MFRx-245″
“BLUM Leon”,”Les congrès ouvriers et socialistes francais. II. 1886-1900.”,”1° congresso generale delle organizzazioni socialiste francesi, Parigi 1899. “”Questo congresso si è aperto il 3 dicembre, al ginnasio Japy, boulevard Voltaire. Si svolgerà fino all’ 8 dicembre. I dibattiti prendono nell’ insieme, un’ importanza e un’ ampiezza veramente magistrale. (…) I cittadini Revelin, Carnaud, Viviani, Salembier, Heppenheimer, Ponard, parlano nello stesso modo (di Jaures ndr); Briand imputa ai guesdisti la responsabilità di queste “”deviazioni”” che condannano; Albert Richard, Faberot, Allemane fanno un appello alla concordia. Essi affermano che troppo spazio è dato nella propaganda all’ azione puramente politica, ma che i militanti, quando le libertà pubbliche sono in pericolo, devono schierarsi al fianco delle libertà pubbliche. Vaillant e Guesde rispondono che la lotta di classe vieta in modo assoluto la partecipazione di un socialista a un governo borghese. Altrimenti, il proletariato arriverà a confondere la politica della classe operaia con quella del capitalismo; esso si troverebbe disorientato, disperso, e perderebbe ogni fiducia nel socialismo. D’altra parte è inesatto comparare l’ azione ministeriale con l’ azione elettorale. (…) Un socialista che entra in un governo non appartiene più al socialismo; egli non rappresenta che gli interessi dei capitalistici””””. (pag 183)”,”MFRx-246″
“BLUM Albert A. PLOVSING Jan”,”Organizing danish white collar workers: the attitudes of white collar union officials.”,”BLUM Albert A. è della Michigan State University. Terziario e lavoro impiegatizio nell’ industria. “”From 1950 to 1969, the numer of white collar workers in Denmark went up from 433.000 to 829.000, or from about 23 percent of the labor force in 1950 to 35 percent in 1969. Thus, as in other developed societies, Denmark is following the trend that an ever-increasing share of its workers wear white collars. This change in labor force mixture will have many implications for a society – surely in its labor relations. For example, the main Danish white collar union, the Union of Commercial and Clerical Employees (HK), is rapidly expanding. It had 62.000 members in 1950, 112.000 in 1965, and 138.000 in 1969″”. (pag 157) Organizzazione sindacale degli impiegati o colletti bianchi. “”Despite the difficulties in the way of organizing clerks, HK officials continue optimistic. Of the 145 officers queried, 113 or 78 percent, believe that more and more white collar workers will join unions. The reasons for their optimism are given in Table 2. (…)””. (pag 163)”,”MEOx-078″
“BLUM Jerome”,”Lord and Peasant in Russia. From the Ninth to the Nineteenth Century.”,”Jerome Bkum, Henry Charles Lea Professor of History at Princeton University, is also the author of The Emergence of the European World and The European World Since Eighteen Fifteen. Lord and Peasant in Russia was awarded the Herbert Baxter Adams Prize of the American Historical Association in 1962. Foreword, Introduction, Glossary, List of Works Cited, Index, Maps, Notes, Abbreviations, Princeton Paperbacks,”,”RUSx-080-FL”
“BLUM Léon, a cura di Maria Grazia MERIGGI”,”Il discorso di Tours (27 dicembre 1920).”,”Maria Grazia Meriggi, già professoressa di Storia contemporanea presso l’Università di Bergamo, ha fatto parte del direttivo della SISLav (Società italiana di storia del lavoro) che ha contribuito a fondare, e collabora con istituti di ricerca in Italia e Francia. Per Biblion ha curato ‘L’alimentazione dell’operaio russo prima e dopo la guerra’ di Elena O. Kabo (2019) e ‘Un proletariato negato. Studio sulla situazione sociale ed economica degli operai ebrei’ di Leonty Soloweitschik (2020).”,”MFRx-390″
“BLUMENBERG Werner – LANGKAU Götz”,”””Einige Briefe Rosa Luxemburgs und andere Dokumente”” (Alcune lettere di R.L. e altri documenti) – “”Briefe Rosa Luxemburg im IISG. Ein Nachtrag”” (Lettere di R.L. nell’ IISG. Un supplemento).”,”””La lingua è ancora un maledetto impedimento dell’ Internazionale”” (pag 4, 2° parte) Questione Gradnauer. Lettera di Bebel del 3 novembre 1898. “”Egregio collega! Se potessi esprimere una richiesta, sarebbe questa: non accetti le dichiarazioni della compagna Luxemburg. Non conosco queste dichiarazioni, ma secondo informazioni che mi sono state trasmesse da un compagno di partito di Dresda nel modo più obiettivo, la compagna Luxemburg non aveva nessuna ragione per reagire nel modo in cui ha reagito. La commissione (per la) stampa le aveva dato ragione in tutte le questioni essenziali. Trovo anche corretto che la commissione vietasse la pubblicazione della sua – della Luxemburg – dichiarazione contro Gradnauer e particolarmente della dichiarazione incredibilmente indelicata contro i suoi colleghi di redazione (…). Kautsky che ho incontrato per caso stamattina, la pensa come me, e se io incontrassi la compagna Luxemburg, le direi la mia opinione in un modo ancora più franco. Ciò che mi irrita particolarmente, è che la compagna L. si è comportata troppo come donna e troppo poco come compagna di partito e ciò mi ha deluso. Questo è spiacevole. Cordiali saluti. Suo Bebel.”” “”Rosa Luxemburg aveva anche ragione ad osservare che l’ animosità dei colleghi indotta dalla singolare direzione della redazione da parte di Parvus fosse una fòmite favorevole alle divergenze. Un vero giornalista doveva cedere alla disperazione nel vedere Parvus usare il giornale solo come strumento della polemica riempiendolo con articoli sulla politica di partito ed articoli polemici per pagine intere, con articoli di fondo di dieci, dodici e più continuazioni. Rosa Luxemburg non aveva questa inclinazione; però il suo tono era tagliente e sarcastico, soprattutto nei confronti di Gradnauer.”” (pag 7) “”August Bebel, che sapeva apprezzare una franca critica e che non aveva lo sguardo annebbiato neppure per le debolezze del partito, consiglia ripetutamente “”di polemizzare possibilmente poco contro certe persone. Una polemica di questo genere applicata in maniera più aspra, fa effetto anche senza nominare la persona””. Prima del congresso del partito di Lubecca espresse la sua preoccupazione sulle conseguenze di una degenerazione della polemica: “”Ho letto gli articoli di Parvus sull’ opportunismo. Ma dubito che al momento presente siano efficaci. Con la lotta che scoppierà a causa dei Sozialistische Monatshefte (Quaderni socialisti mensili), questi articoli saranno sfruttati di nuovo per provare che non si può scrivere su un giornale senza che “”gli uomini più meritevoli del partito”” vengano sgridati malamente. E’ vero che gli articoli non sono una sgridata, ma una critica obbiettiva, anche se essa non è sempre nel giusto. I sentimentali però che sono contro tutte le personalizzazioni e per soprammercato hanno Parvus sullo stomaco, prendono partito contro ciò, e così la nostra posizione sarà resa molto difficile. Non puoi immaginare quale animosità c’è nel partito contro Parvus e anche contro la Rosa, e anche se io non sono del parere di dover tener conto di questo pregiudizio, non si può neanche trascurarlo completamente””. (pag 8-9)”,”LUXD-075″
“BLUMENBERG Werner”,”Karl Marx. An Illustrated History.”,”BLUMENBERG Werner è stato un membro della opposizione e resistenza clandestina cotnro Hitler sia in Germania che all’estero, in Olanda. Fu capo della sezione tedesca dell’ Institute for Social History fino alla sua morte nel 1964.”,”MADS-476″
“BLUMER Giovanni”,”La rivoluzione culturale cinese. Prodromi, fondamenti ideologici, fasi: la storia di ieri e le prospettive di domani.”,”Giovanni BLUMER è nato a Bergamo nel 1938; vive in Svizzera ed è cittadino elvetico. Nel 1965-66 è stato a Shanghai come insegnante di lingua tedesca. Studiosi di problemi internazionali, svolge attività pubblicistica in particolare riguardo alla storia contemporanea della Cina. Sta preparando uno studio sui rapporti tra l’ Internazionale e il movimento comunista cinese.”,”CINx-120″
“BLUNDELL Stephen”,”Superconductivity. A Very Short Introduction.”,”Stephen Blundell is Professor of Physics at Oxford University Department of Physics and Fellow of Mansfield College. Acknowledgements, List of Illustrations, Dramatis personae, Further reading, Index, A Very Short Introduction 204,”,”SCIx-202-FL”
“BO Giorgio”,”Un bilancio per una politica.”,”Discorso pronunciato alla Camera dei Deputati il 20 ottobre 1961 a chiusura della discussione sul bilancio delle partecipazioni statali”,”ITAE-416″
“BOARELLI Mauro”,”La fabbrica del passato. Autobiografie di militanti comunisti (1945-1956).”,”Mauro Boarelli è nato a Macerata nel 1962. Ha conseguito il dottorato di ricerca in storia all’Istituto universitario europeo di Fiesole. Vive e lavora a Bologna (2007) dove si occupa di progettazione culturale presso un ente pubblico. “”Nell’introduzione al primo volume della sua ‘Storia del Partito comunista italiano’, Paolo Spriano scriveva: “”La storia di un partito politico non può non essere in primo luogo storia del suo, o dei suoi, gruppi dirigenti”” (44). Pubblicata tra il 1967 e il 1975, l’opera di Spriano è ancora oggi la sintesi più ampia, solida e ambiziosa prodotta dalla storiografia comunista. Ma il suo assunto di partenza ne limita il campo di indagine escludendone i militanti e assumendo un punto di vista esclusivamente maschile, perché maschili sono stati, in prevalenza, i gruppi dirigenti del partito. Questa mutilazione dell’analisi storica ha impedito a Spriano e a molti altri autori di interrogarsi intorno a questione cruciali, prima fra tutte quella dei modi in cui ceti subalterni hanno appreso e praticato la politica. Questa domanda veniva formulata con chiarezza negli stessi anni da Danilo Montaldi, che nel 1971 diede alle stampa ‘Militanti politici di base’, primo tentativo di interpretare i percorsi biografici e le autorappresentazioni di uomini e donne che, in poche diverse avevano scelto l’impegno politico”” (pag 16) IN APPENDICE, AUTOBIOGRAFIA DI FERRUCCIO PRETI FRANCA SACCHETTI ERMETE COMELLINI GIULIANA COVA ROLANDO NEGRETTI TULLIO MERIGHI BETTINA VANELLI”,”PCIx-453″
“BOAS Marie”,”Il Rinascimento scientifico 1450-1630.”,”Marie BOAS (1919 ha insegnato storia della scienza in varie Università. Ha scritto molte opere. E’ la moglie di A.R. HALL. “”Ma è significativo che in Inghilterra, così come in Italia, chi desiderava attaccare Aristotele e difendere le novità scientifiche, si rifacesse, nel 1585, a Copernico, usandolo come esempio e come arma. (…) (pag 83) “”Negli ultimi decenni del Cinquecento il sistema copernicano, pur contando solo pochi sostenitori, era molto noto (…)”” (pag 84)”,”SCIx-158″
“BOATTI Giorgio”,”Guerra fredda guerra di spie.”,”Storico e giornalista, Giorgio BOATTI è autore fra l’ altro di ‘Enciclopedia delle spie’ (RIZZOLI, 1989), ‘Piazza Fontana, 12 dicembre 1969’, ‘C’era una volta la guerra fredda’ (BALDINI & CASTOLDI, 1994).”,”RAIx-075″
“BOATTI G. CANTARELLI R. CHILANTI F. DOGLIANI P. GAGLIANI D. GIOVAGNOLI G. GOLFIERI O. GOZZINI G. MERENDI E. ORLANDI G. RAVERA C. RIDOLFI M. ZANOTTI W. saggi e testimonianze”,”Alle origini del PCI. Atti del Convegno su Gastone Sozzi. Cesena, 30 novembre – 1° dicembre 1978.”,”Saggi e testimonianze di Giorgio BOATTI Rossella CANTARELLI Felice CHILANTI Patrizia DOGLIANI Dianella GAGLIANI Giorgio GIOVAGNOLI Oberdan GOLFIERI Giovanni GOZZINI Enzo MERENDI Giorgio ORLANDI Camilla RAVERA Maurizio RIDOLFI Walter ZANOTTI “”Testimonianza ulteriore del difficile passaggio ad una organizzazione giovanile internazionale che rinnegasse la tradizione ideale ed istituzionale secondointernazionalista sono proprio i numeri della ‘Jugend-Internationale’, da alcuni storici (quali Gankin e Fisher ed in parte in Humbert-Droz) falsamente giudicata bolscevica e di estrema sinistra sin dal suo nascere; almeno i suoi primi otto numeri, dal settembre 1915 al maggio 1917, presentano invece un indissolubile intreccio di ricordi e di ricostruzioni del passato antimilitarista della Internazionale giovanile di Vienna e delle sue organizzazioni nazionali e di proposte per riallacciare diversi rapporti, su nuove parole d’ ordine, tra federazioni sopravvissute e minoranze giovanili di sinistra in via di formazione””. (pag 63, Patrizia Dogliani)”,”MITC-046″
“BOATTI Giorgio”,”Preferirei di no. Le storie dei dodici professori che si opposero a Mussolini.”,”L’ 8 ottobre 1931 MUSSOLINI impone ai professori universitari il giuramento di fedeltà al regime fascista. Dodici ordinari su 1250 rifiutano di piegarsi al duce, perdendo nello stesso tempo la cattedra e la libertà: Ernesto BUONAIUTI, Mario CARRARA, Gaetano DE-SANCTIS, Giorgio ERRERA, Giorgio LEVI-DELLA-VIDA, Fabio LUZZATTO, Piero MARTINETTI, Bartolo NIGRISOLI, Francesco ed Edoardo RUFFINI, Lionello VENTURI, Vito VOLTERRA. BOATTI Giorgio, giornalista, ha al suo attivi molti volumi dedicati alla storia contemporanea. “”A salvare il bilancio familiare di Levi Della Vida, visto che non bastano le collaborazioni alla Treccani, interviene il viceprefetto della Biblioteca Vaticana Eugene Tisserant, anche lui studioso di cose islamiche, che incarica l’ orientalista di redigere il catalogo dei manoscritti arabi lì conservati. Nella biblioteca vaticana, tra gli altri colleghi, lavora fianco a fianco con il futuro statista Alcide De Gasperi: “”s’ incontravano spesso in ascensore, mantenendo reciprocamente rapporti di costante cordiale rispetto; ma niente di più””. (…) Nell’ ottobre del 1936 Vito Volterra è accolto nell’ Accademia Pontificia delle Scienze, su regia di padre Gemelli che ne è il presidente””. (pag 129) Lionello Venturi. “”Nel 1925 Venturi è altresì tra i firmatari del Manifesto Gentile e, tuttavia in quella seconda metà degli anni Venti, al di là della firma, è difficile cogliere qualche traccia di sue simpatie politiche, di schieramento a favore del regime. Distanza, la sua, da un mondo quello della lotta politica, che presenta – rispetto ai temi che gli premono – il volto di un mondo inferiore, tragicamente infernale, dal quale stare appartati””. (pag 164)”,”ITAD-078″
“BOATTI Giorgio”,”Preferirei di no. Le storie dei dodici professori che si opposero a Mussolini.”,”2° Copia L’ 8 ottobre 1931 MUSSOLINI impone ai professori universitari il giuramento di fedeltà al regime fascista. Dodici ordinari su 1250 rifiutano di piegarsi al duce, perdendo nello stesso tempo la cattedra e la libertà: Ernesto BUONAIUTI, Mario CARRARA, Gaetano DE-SANCTIS, Giorgio ERRERA, Giorgio LEVI-DELLA-VIDA, Fabio LUZZATTO, Piero MARTINETTI, Bartolo NIGRISOLI, Francesco ed Edoardo RUFFINI, Lionello VENTURI, Vito VOLTERRA. BOATTI Giorgio, giornalista, ha al suo attivi molti volumi dedicati alla storia contemporanea. “”E’ appunto men tre Levi Della Vida è impegnato a stendere le osservazioni con cui s’ oppone al giuramento che Gentile interviene attraverso il professor Nallino: prima per esortazioni generiche e “”la seconda a carte scoperte, prospettandomi l’ eventualità che la mila collaborazione all’ Enciclopedia dovesse cessare””. Tuttavia la minaccia, una volta che Levi Della Vida ha formalizzato il suo diniego, non si realizzerà. Gentile – preseguendo nel suo contorto procedere – quando Levi Della Vida viene estromesso dall’ insegnamento, si reca da Mussolini affinché il provvedimento non significhi anche l’ interruzione dei contributi dell’ orientalista all’ iniziativa editoriale. Una perorazione, coinvolgente anche l’ apporto all’ Enciclopedia di De Sanctis, che Mussolini accoglie. A salvare il bilancio familiare di Levi Della Vida, visto che non bastano le collaborazioni alla Treccani, interviene il viceprefetto della Biblioteca Vaticana Eugène Tisserant, anche lui studioso di cose islamiche, che incarica l’ orientalista di redigere il catalogo dei manoscritti arabi lì conservati. Nella biblioteca vaticana, tra gli altri colleghi, lavora fianco a fianco con il futuro statista Alcide De Gasperi: “”s’incontravano spesso in ascensore, mantenendo reciprocamente rapporti di costante cordiale rispetto; ma niente di più””. Inoltre, di tanto in tanto, viene ricevuto dal Papa (…)””. (pag 128-129)”,”ITAF-214″
“BOATTI Giorgio”,”Preferirei di no. Le storie dei dodici professori che si opposero a Mussolini.”,”L’ 8 ottobre 1931 Mussolini impone ai professori universitari il giuramento di fedeltà al regime fascista. Dodici ordinari su 1250 rifiutano di piegarsi al duce, perdendo nello stesso tempo la cattedra e la libertà: Ernesto Buonaiuti, Mario Carrara, Gaetano De Sanctis, Giorgio Errera, Giorgio Levi della Vida, Fabio Luzzatto, Piero Martinetti, Bartolo Nigrisoli, Francesco ed Edoardo Ruffini, Lionello Venturi, Vito Volterra. Giorgio Boatti, giornalista, ha al suo attivi molti volumi dedicati alla storia contemporanea. La dura condanna di Buonaiuti da parte della Curia. “”Ma più che da queste vicende politiche Buonaiuti è incalzato dall’azione della Curia che reitera le condanne: la scomunica a termine, l’inserzione nell’Indice dei libri proibiti di tutti i suoi libri e scritti, il divieto di tenere conferenze e insegnare nelle scuole pubbliche su temi attinenti la religione. E poiché Buonaiuti continua invece a non rinunciare alla cattedra s’arriva il 28 gennaio 1925 a un più duro provvedimento: i Cardinali Inquisitori Generali oltre a ribadire le precedenti sanzioni privano Buonaiuti “”(…) del diritto di vestire l’abito ecclesiastico a tutti gli effetti penali che ne derivano…(…)””. Trascorre qualche mese. Non potendo più contare sulla protezione del cardinale Gasparri, sempre più impegnato peraltro a tessere la tela di quella che sarà la Conciliazione tra Stato e Chiesa, Buonaiuti scrive una lettera a Pio XI chiedendo la remissione dei provvedimenti che lo hanno colpito. Il papa manda come suo inviato presso Buonaiuti padre Agostino Gemelli, (…). Tra Buonaiuti e il francescano – che la Segreteria di Stato ha chiamato a Roma, per compiere la sua missione, con un telegramma in cui viene detto che dovrà «assistere un malato» – si succedono diverse riunioni «tutte penose e amare». La rinuncia alla cattedra universitaria viene ribadita in tutte le tonalità come condizione preliminare a ogni perdono. Addirittura Gemelli, saputo che è in corso di pubblicazione presso Zanichelli un volume su Lutero e la Riforma frutto di un suo corso accademico, si dichiara pronto a correre a Bologna ed acquistare in contanti l’intera tiratura dell’opera così che non venga messa in commercio, proteggendo in questo modo – secondo il fondatore della Università Cattolica – le coscienze dei credenti dal veleno distillato dall’insegnamento e dagli scritti di Buonaiuti. Sfinito dagli incontri – all’ultimo partecipano anche quattro allievi come testimoni – Buonaiuti sta quasi per cedere alla richiesta di dimissioni. Si è già seduto alla scrivania e sta vergando la lettera in cui rinuncia alla cattedra quando «un imperioso comando dall’intimo mi irrigidì la mano». Il documento non viene sottoscritto. Gemelli, sempre più irritato, raccoglie le sue carte e se ne va: «Voi, Buonaiuti, avete preposto una cattedra universitaria al sacerdozio». Arriva una nuova deliberazione dalla Curia romana. È la sanzione massima: col decreto del 25 gennaio il sacerdote Ernesto Buonaiuti scomunicato nominalmente e personalmente…». La comunità ecclesiale allontana come un appestato la pecora nera. Secondo i dettami del codice canonico allora in vigore se uno scomunicato vitando entra in chiesa lo si dovrà espellere dall’edificio e quindi provvedere a una rinconsacrazione del luogo. Se, invece, per sbaglio la sua salma finisse in terra consacrata bisognerà riesumarla, affidandola a terreno profano”” (pag 256-257-258)”,”ITAA-008-FL”
“BOATTI Giorgio”,”Inganno di Stato. Intrighi e tradimenti della polizia politica tra fascismo e Repubblica.”,”Giorgio Boatti, giornalista e scrittore, è autore di saggi e inchieste sulla storia recente del nostro paese. Ha pubblicato per Einaudi ‘Piazza Fontana, 12 dicembre 1969’ e ‘Preferirei di no. Le storie dei dodici professori che si opposero a Mussolini’ (ultima ediz: 2022). Continuità dello Stato, nelle sue strutture repressive dal fascismo alla repubblica.”,”TEMx-101″
“BOBBIO Norberto a cura di Carlo VIOLI”,”Né con Marx né contro Marx.”,”Carlo VIOLI, Prof di storia della filos politica presso l’Univ di Messina ha pubblicato ‘Benjamin Constant e altri saggi’ (1992) e ha curato la ‘Bibliografia degli scritti di Norberto Bobbio, 1934-1993’ (1995) BOBBIO, filosofo, giurista e scrittore politico ha scritto ‘Politica e cultura’ (1955), ‘Da Hobbes a Marx’ (1965), ‘Quale socialismo?’ (1976), ‘Il futuro della democrazia’ (1984), ‘Profilo ideologico del Novecento’ (1992).”,”MADS-158″
“BOBBIO Norberto”,”Maestri e compagni. Piero Calamandrei, Aldo Capitini, Eugenio Colorni, Leone Ginzburg, Antonio Giuriolo, Rodolfo Mondolfo, Augusto Monti, Gaetano Salvemini.”,”Norberto BOBBIO è nato a Torino enl 1909. Ha studiato filosofia del diritto, filosofia politica, scienza della politica, storia della cultura. Nel saggio su MONDOLFO, BOBBIO parla anche di MARX, LENIN e KAUTSKY. A proposito delle donne, dice che anche i grandi egualitari, come ROUSSEAU, nei loro sistemi morali si sono dimenticati dell’ altra metà del genere umano. L’ Autore del Manifesto degli Eguali, Sylvain MARECHAL, uno degli egualitari più radicalie, a parer suo, consequenziali, propugnava l’ assoluto analfabetismo delle donne e discettava su ‘Les inconvenients que les femmes sachent lire’.”,”ITAD-028″
“BOBBIO Norberto MATTEUCCI Nicola PASQUINO Gianfranco a cura; collaborazione di Francesco MARGIOTTA BROGLIO Sergio PISTONE Marino REGINI Massimo L. SALVADORI Pier Giorgio ZUNINO Aldo AGOSTI Mauro AMBROSOLI Fulvio ATTINA’ Carlo BALDI Giuseppe BEDESCHI Lorenzo BEDESCHI Silvano BELLIGNI Giorgio BIANCHI Luigi BONANATE Tiziano BONAZZI Bruno BONGIOVANNI Roberto BONINI Sergio BOVA Karl D. BRACHER Gian Mario BRAVO Alessandro CAVALLI Paolo CERI Lucio LEVI Mario STOPPINO Saffo TESTONI BINETTI Giampaolo ZUCCHINI e altri”,”Dizionario di politica.”,”collaborazione di Francesco MARGIOTTA BROGLIO Sergio PISTONE Marino REGINI Massimo L. SALVADORI Pier Giorgio ZUNINO Aldo AGOSTI Mauro AMBROSOLI Fulvio ATTINA’ Carlo BALDI Giuseppe BEDESCHI Lorenzo BEDESCHI Silvano BELLIGNI Giorgio BIANCHI Luigi BONANATE Tiziano BONAZZI Bruno BONGIOVANNI Roberto BONINI Sergio BOVA Karl D. BRACHER Gian Mario BRAVO Alessandro CAVALLI Paolo CERI Lucio LEVI Mario STOPPINO Saffo TESTONI BINETTI Giampaolo ZUCCHINI e altri”,”REFx-073″
“BOBBIO Norberto”,”Trent’ anni di storia della cultura a Torino (1920-1950).”,”BOBBIO Norberto (1909-2004) ha insegnato filosofia del diritto nele università italiane per 40 ani e a Torino dal 1948. Ha condotto ricerce di storia del pensiero politico e filosofico e di storia della cultura. Einaudi. 23. BOBBIO Norberto, Trent’anni di storia della cultura a Torino (1920-1950). EINAUDI. TORINO. 2002 pag XXXIII 143 16° introduzione di Alberto PAPUZZI note indice nomi. Norberto Bobbio (1909-2004) ha insegnato filosofia del diritto nelle università italiane per 40 anni e a Torino dal 1948. Ha condotto ricerche di storia del pensiero politico e filosofico e di storia della cultura. [‘Pubblicato nel 1977 fuori commercio, il saggio di Bobbio entra per la prima volta nelle librerie con questa edizione: è una galleria di personaggi, grandi e minori, da Gobetti a Ginzburg, da Cajumi a Monti, da Salvatorelli a Pavese, e una storia di iniziative culturali, brevi e folgoranti come la «Biblioteca Europea» di Franco Antonicelli, o durature come la casa editrice di Giulio Einaudi, che Bobbio evoca con la pazienza del cronista, oltre che con la partecipazione di chi parte di questo mondo ha conosciuto di persona. Il saggio presenta una affilata tesi, che ha fatto e fa molto discutere: l’equazione «fascismo uguale incultura, là dove mostra come gli intellettuali che rompono gli schemi convenzionali e battono nuove strade diventino, di fatto, espressioni di antifascismo»’ (Einaudi.it); ‘Nel primo decennio, che coincide con la crescita e la morte del fascismo e in cui il gruppo einaudiano svolge un’opera, come è stato detto giustamente, di “”resistenza”” culturale, Salvatorelli è senza ombra di dubbio il più autorevole autore della casa editrice, colui di cui si stampano in breve volger di tempo il maggior numero di libri (…)’ (pag 80)] [ISC Newsletter N° 60] ISCNS60TEC”,”ITAD-061″
“BOBBIO Norberto”,”Politica e cultura.”,”Argomento del “”poco male”” (pag 67) “”La massima suprema dell’azione è quella a cui così spesso si appella il Jemolo: “”Fa’ quel che devi e avvenga quel che può””. Per fare quel che si deve non vi è bisogno né di organizzazione né di masse (…)””. (pag 127 pag 270 Roderigo di Castiglia, alias Palmiro Togliatti.”,”TEOP-361″
“BOBBIO Norberto”,”Pareto e il sistema sociale.”,”Manca 1° pagineBOBBIO Norberto “”Occupiamoci di ricercare le relazioni tra i fatti sociali e poi lasciamo ce a tale studio si dia il nome che si vuole, e che con qualsiasi metodo la conoscenza di queste relazioni si ottenga. A noi preme il fine, molto meno e anche niente i mezzi che ad esso adducono”” (pag 38) [V. Pareto, Trattato di sociologia] [Norberto Bobbio, Pareto e il sistema sociale, Sansoni, 1973]”,”TEOS-199″
“BOBBIO Norberto”,”Marx, lo stato e i classici. (in)”,”””Poiché, a cento anni dalla morte, nessuno, marxista o non marxista che sia, dubita che Marx debba essere considerato un classico nella storia del pensiero in generale e anche in quella del pensiero politico, mi sono proposto di mettere a confronto la teoria politica di Marx con alcune di quelle i cui autori sono concordemente chiamati i “”classici”” del pensiero politico, da Platone a Hegel, e di indicare, attraverso un procedimento di comparazione per affinità e differenze, quale possa essere il posto della teoria dello stato di Marx nella storia del pensiero politico. (…) Nel confronto prescindo completamente dalla maggiore o minore conoscenza che Marx abbia avuto degli scrittori politici che l’hanno preceduto. Quello che intendo fare non è un discorso sulle fonti del pensiero politico di Marx. Che Marx conoscesse la ‘Repubblica’ di Platone, la ‘Politica’ di Aristotele, Machiavelli, il ‘Trattato teologico-politico’ di Spinoza (che aveva letto nel 1841 per la preparazione agli esami), Hobbes, Locke, Montesquieu, Rousseau e, naturalmente Hegel, è ben noto. Ma non è detto che Marx, conoscesse tutti gli scrittori politici che hanno in qualche modo contribuito a costituire il corpo della storia delle dottrine politiche. Ed è anche da considerare il fatto che non tutti i grandi scrittori politici vengono citati, specie nel ‘Capitale’, per le loro idee politiche, essendo per lo più citati per le loro idee economiche (sino alla scoperta dell’economia politica ed anche oltre, si pensi a Hegel, e a cominciare da Aristotele, la trattazione dell’economia fa parte integrante della politica). Per menzionare un solo esempio, ma oltremodo significativo, nel ‘Capitale’, il ‘Leviatano’ di Hobbes, questo monumento della filosofia politica moderna, viene citato per il famoso passo in cui Hobbes scrive che “”il valore d’un uomo è, come per tutte le altre cose, il suo prezzo; vale a dire quanto si dà per usare la sua forza””. Preciso infine, e così chiudo il preambolo, che per teoria marxiana dello stato intendo quella che si può ricavare, a mio avviso inequivocabilmente, da alcuni passi più volte elencati dagli studiosi, dei ‘Manoscritti del 1844′, dell”Ideologia tedesca’, della ‘Sacra Famiglia’, del ‘Manifesto’, della ‘Prefazione’ alla ‘Critica dell’economia politica’, dei ‘Grundrisse’, e del ‘Capitale’, nonché dalle opere storiche come ‘Il 18 brumaio’ e da quelle politiche come ‘La guerra civile in Francia’””. [Norberto Bobbio, Marx, lo stato e i classici, 1983] (pag 84)”,”MADS-593″
“BOBBIO Norberto”,”Il problema della guerra e le vie della pace.”,” Contiene il capitolo: ‘La teoria della guerra giusta’ (pag 57-62) “”Le teorie che considerano la guerra come una via obbligata per il progresso (in questo senso un male necessario o un bene-mezzo per il raggiungimento di un bene-fine) hanno assunto tante forme quante sono le concezioni del progresso. Enumero le principali. 1) La guerra serve al ‘progresso morale’: (…) 2) La guerra serve al progresso civile’: (…) 3) La guerra serve al ‘progresso tecnico’: (…)”” (pag 71-74) “”Non vi è nessun nesso necessario fra marxismo e violenza: il marxismo è una teoria della rivoluzione sociale e non soltanto di quella politica, e di conseguenza è una giustificazione della violenza solo in quanto sia necessaria ai fini della rivoluzione. Credo che parte della incomprensione esistente fra movimenti marxisti e movimenti nonviolenti dipenda dal fatto che i marxisti vedono nei movimenti nonviolenti soltanto gli aspetti di rivoluzione individuale e parziale, come è effettivamente l’obiezione di coscienza o il compimento di azioni esemplari anch’esse abitualmente individuali come il digiuno, e non prendono in considerazione le campagne di nonviolenza collettiva di cui oltrettutto gli stessi movimenti operai, anche ad ispirazione marxista, sono stati grandi protagonisti. Reciprocamente, da parte dei movimenti non violenti una certa diffidenza nei riguardi del marxismo esiste, ed è fondata sulla convinzione che per il marxismo la dottrina della violenza collettiva sia irrinunciabile, mentre non viene presa in considerazione l’enorme capacità che hanno dimostrato i movimenti che s’ispirano al marxismo di promuovere manifestazioni nonviolente di massa. Queste forme di diffidenza sono dall’una e dall’altra parte ingiustificate e derivano dalla mancanza di conoscenza reciproca. Non voglio dire con questo che non ci siano fra marxismo e nonviolenza ragioni di contrasto. Ma si tratta di un contrasto che ha per oggetto i fini ultimi che non i mezzi di volta in volta ritenuti legittimi per raggiungerli”” [Norberto Bobbio, Il problema della guerra e le vie della pace, 1984] (pag 162)”,”TEOP-267″
“BOBBIO Norberto, a cura di Alberto PAPUZZI”,”Il pensiero dei padri costituenti. Norberto Bobbio.”,”BOBBIO Norberto (1909-2004), nasce, cresce e si forma a Torino negli anni in cui la città è centro di grande fermento culturale e politico. Filosofo, storico e politologo insigne, i suoi studi sono stati supporto alla stesura della carta costituente. Antifascista ha aderito al partito d’azione e ha militato nella resistenza fino al suo arresto nel dicembre 1943. Nel dopoguerra si è dedicato all’insegnamento universitario a Torino. Non si è impegnato direttamente in politica ma è divenuto un punto di riferimento nel dibattito intellettuale e politico italiano. “”Io, Norberto Bobbio di Luigi, nato a Torino nel 1909, laureato in legge e in filosofia, sono attualmente libro docente in Filosofia del Diritto in questa R. Università; sono iscritto al P.N.F. e al GUF dal 1928, da quando cioè entrai all’Università, e fui iscritto all’Avanguardia giovanile nel 1927, da quando cioè fu istituito il primo nucleo di Avanguardisti nel R. Liceo d’Azeglio per incarico affidato al compagno Barattieri di San Pietro e a me; (…) non ho potuto iscrivermi alla milizia (…) sono cresciuto in un ambiente familiare patriottico e fascista (…)”” [dalla lettera di Bobbio al Duce dell’8 luglio 1935, ndr]. (…) In questa lettera, mi sono ritrovato improvvisamente faccia a faccia con un altro me stesso, che credevo di avere sconfitto per sempre. Non mi hanno turbato tanto le polemiche sulla mia persona quanto la lettera in sé e il fatto stesso di averla scritta. Anche se faceva parte, in un certo senso, d’una prassi burocratica, consigliata dalla stessa polizia fascista; era un invito alla umiliazione: “”se lei scrive al Duce…””. “”Chi ha visstuo l’esperienza dello Stato di dittatura sa che è uno Stato diversa da tutti gli altri. E anche questa mia lettera, che adesso mi pare vergognosa, lo dimostra. Perché una persona come me, che era uno studioso e apparteneva a una famiglia perbene, doveva scrivere una lettera di questo genere? La dittatura corrompe l’animo delle persone. Costringe all’ipocrisia, alla menzogna al servilismo. E questa è una lettera servile.”” (pag 29 32)”,”BIOx-277″
“BOBBIO Norberto, a cura di Pietro POLITO”,”De senectute e altri scritti autobiografici.”,”Norberto Bobbio nasce a Torino il 1909, figlio di Luigi, medico-chirurgo, e Rosa Caviglia, entrambi originari della provincia di Alessandria. Studia al Ginnasio e poi al Liceo Massimo d’Azeglio di Torino, allievo di Umberto Cosmo, Zino Zini, Arturo Segre; fra i suoi compagni di classe Leone Ginzburg e Giorgio Agosti; fra i coetanei liceali Cesare Pavese e Massimo Mila. Studente di Giurisprudenza all’Università di Torino, ha come maestri Luigi Einaudi, Francesco Ruffini, Gioele Solari, col quale nel 1931 si laurea in Filosofia del diritto, discutendo una tesi su Filosofia del diritto e scienza del diritto. Il maestro Solari lo aveva già guidato, nel primo anno di università (1927-28), in una ricerca sul pensiero politico di Francesco Guicciardini. Insieme con Ludovico Geymonat e con Renato Treves, nel 1932 compie un viaggio di studio in Germania, dove segue un corso estivo all’Università di Marburg. Nel luglio 1933 si laurea in Filosofia, sempre a Torino, con una tesi su Husserl e la fenomenologia, relatore Annibale Pastore. Nel marzo 1934 consegue la libera docenza in Filosofia presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Camerino. Nel 1934 scrive il saggio Aspetti della filosofia giuridica in Germania, pubblicato dalla Rivista internazionale di filosofia del diritto, e il libro L’indirizzo fenomenologico nella filosofia sociale e giuridica. Il 15/5/1935 è arrestato a Torino, insieme agli amici del gruppo di Giustizia e Libertà, Pavese, Mila, Vittorio Foa, Giulio Einaudi, Antonicelli. Nello stesso anno diventa redattore della Rivista di Filosofia, diretta da Pietro Martinetti. Nel gennaio 1939, è chiamato all’Università di Siena, successore di Felice Battaglia. Dopo aver trascorso due anni a Siena, viene chiamato dall’Università di Padova alla fine del 1940. Aderisce al Partito d’Azione clandestino, dopo essere entrato nel movimento liberalsocialista, nato all’ombra della Scuola Normale Superiore di Pisa e fondato da Guido Calogero e Aldo Capitini. Il 28/4/1943 sposa Valeria Cova. Il 6 dicembre è arrestato a Padova per attività clandestina. Il 16 marzo nasce il figlio Luigi. Dal 1940 al 1948 insegna a Padova, salvo il 1943-44 che trascorre in gran parte a Torino, impegnato nell’attività politica clandestina come membro del Partito d’Azione. Subito dopo la Liberazione, dall’aprile del ’45 all’autunno del ’46, inizia l’attività di giornalista politico, collaborando a Giustizia e Libertà, quotidiano torinese del Partito d’Azione, diretto da Franco Venturi. Scrive anche su Lo Stato Moderno, rivista critica politica, economica e sociale, diretta da Mario Paggi.Col saggio Società chiusa e società aperta in cui presenta il libro di Karl Popper, allora uscito, inizia a collaborare alla rivista Il Ponte, fondata e diretta da Piero Calamandrei. Nel 1948 è chiamato all’Università di Torino, titolare di Filosofia del diritto fino al 1972. Nel 1995 presso Laterza esce l’edizione completa della bubliografia degli scritti di Bobbio.”,”FILx-035-FL”
“BOBBIO Norberto, a cura di Pina IMPAGLIAZZO e Pietro POLITO”,”Eravamo ridiventati uomini. Testimonianze e discorsi sulla resistenza in Italia. 1955-1999.”,”Contiene uno scritto di due pagine sui fatti di Genova del 30 giugno 1960 (condanna fascismo, ma richiamo alla Costituzione e alla legalità ecc.) (pag 33-36)”,”ITAR-251″
“BOBBIO Norberto a cura; PARETO Vilfredo”,”Pareto e il sistema sociale.”,”Manca 1° pagineBOBBIO Norberto “”Occupiamoci di ricercare le relazioni tra i fatti sociali e poi lasciamo ce a tale studio si dia il nome che si vuole, e che con qualsiasi metodo la conoscenza di queste relazioni si ottenga. A noi preme il fine, molto meno e anche niente i mezzi che ad esso adducono”” (pag 38) [V. Pareto, Trattato di sociologia] [Norberto Bobbio, Pareto e il sistema sociale, Sansoni, 1973]”,”TEOS-007-FV”
“BOBBIO Norberto CERRONI Umberto ECO Umberto GIORELLO Giulio MANCINI Italo ROSSI Paolo SEVERINO Emanuele VATTIMO Gianni, testi di; a cura della Biblioteca comunale di Cattolica”,”Che cosa fanno oggi i filosofi?”,”Cerroni: “”Su questa linea la teoria delle classi, che Marx non riuscì a mettere a punto teoricamente come onestamente attesta l’ultimo incompleto capitolo del ‘Capitale’, sarebbe invece una certezza di partenza. I risultati sono spaventosi, però. Non si capisce più la distinzione fra conoscere e agire, fra vivere e pensare, fra origine sociale e carriera intellettuale, fra passività dell’ambiente e creazione soggettiva”” (pag 15)”,”FILx-022-FV”
“BOBBIO Norberto”,”Da Hobbes a Marx. Saggi di storia della filosofia.”,” Capitoli I-VII: – Legge naturale e legge civile nella filosofia politica di Hobbes – Hobbes e il giusnaturalismo – Studi lockiani – Leibniz e Pufendorf – Kant e le due libertà – Studi hegeliani – La dialettica in Marx (ndr: sul rapporto Marx Hegel) “”Il celebre passo della negazione della negazione, a cui il Dühring si riferiva, era alla fine del primo volume del ‘Capitale’. Era l’unico passo, del resto, in cui Marx avesse scoperto il proprio metodo usando il linguaggio della dialettica hegeliana: «Il modo di appropriazione capitalistico che nasce dal modo d produzione capitalistico, e quindi la ‘proprietà privata capitalistica’, sono la prima ‘negazione della proprietà privata individuale, fondata sul lavoro personale’. Ma la produzione capitalistica genera essa stessa, con l’ineluttabilità di un processo naturale, la propria negazione. ‘E’ la negazione della negazione’» (6). Nella difesa del metodo marxiano, Engels, per la prima volta, come si è detto, cercò di fissare i principi di una teoria della dialettica: ora, proprio fra gli esempi di sviluppo dialettico, tratti dalla natura, dalla matematica e dalla storia, egli indicò lo stesso materialismo dialettico, come il risultato di un movimento della storia del pensiero, che dalla tesi del materialismo primitivo (greco) era passato all’antitesi dell’idealismo cristiano-borghese, per sboccare alla fine nel materialismo dialettico, negazione della negazione. Marx era morto da alcuni anni quando Engels diede il quadro più completo delle origini e dello sviluppo della filosofia marxiana, e ne presentò ancora una volta nella forma più ampia e storicamente più articolata la concezione materialistica e dialettica, nel saggio ‘Ludwig Feuerbach e il punto d’approdo della filosofia classica tedesca’ (1888), uno dei testi fondamentali del marxismo teorico. Dopo aver messo in rilievo i pregi e i difetti di Feuerbach, del quale viene accolto il materialismo che faceva fare alla filosofia un passo oltre Hegel, ma respinta l’assenza di metodo dialettico che la riportava indietro al materialismo settecentesco, egli chiarisce i rapporti di Marx e suoi con Hegel in questo modo: «Non ci si accontentò di mettere Hegel semplicemente in disparte; al contrario, ci si ricollegò ‘a quel suo lato rivoluzionario, (…) al metodo dialettico’. Ma nella forma che Hegel gli aveva dato, questo metodo era inservibile. Per Hegel la dialettica è l’autoelevazione del concetto (…). Era questa inversione ideologica che si doveva eliminare. Noi concepimmo di nuovo i concetti del nostro cervello in modo materialistico come riflessi delle cose reali, invece di concepire le cose reali come riflessi di questo o di quel grado del concetto assoluto (…). Ma in questo modo la stessa dialettica del concetto non era più altro che il riflesso cosciente del movimento dialettico del mondo reale, e così ‘la dialettica hegeliana veniva raddrizzata’, o, per dirla più esattamente, mentre prima si reggeva sulla testa, veniva rimessa a reggersi sui piedi» (7)”” (pag 242-243) [(6) ‘Il Capitale’, trad. it., ed. Rinascita, 1952, III. p. 223. Nel cap. IX aveva ricordato «la legge scoperta da Hegel nella sua logica, che mutamenti puramente quantitativi si risolvono in certo punto in distinzioni qualitative» (I, p. 337), legge che da Engels sarà considerata come una delle tre leggi fondamentali della dialettica; (7) Ludovico Feuerbach e il punto d’approdo della filosofia classica tedesca’, trad. it, ed. Rinascita, 1950, pp. 50-52. Il corsivo è mio ‘ ‘]”,”TEOP-521″
“BOBBIO Norberto”,”Giusnaturalismo e positivismo giuridico.”,”Norberto Bobbio, nato a Torino nel 1909, morto a Torino nel 2004, è stato professore di filosofia del diritto all’Università di Torino. Ha pubblicato tra l’altro ‘Da Hobbes a Marx’ (1965). “”[L]a maggior parte delle correnti politiche ottocentesche, anche quelle avverse o indifferenti al giusnaturalismo, hanno espresso l’esigenza che il potere statale abbia dei limiti, pur valendosi di argomenti diversi da quelli propri della tradizione giusnaturalistica: l’utilitarismo, il positivismo evoluzionistico, il socialismo pluralistico, il neokantismo nelle sue varie accezioni, il pragmatismo, hanno variamente concorso alla formazione d’una opinione e di una prassi favorevoli allo sviluppo e al rafforzamento del costituzionalismo. Che cosa hanno a che vedere queste nuove tendenze col vecchio giusnaturalismo? E se rappresentano espressioni diverse del multiforme modo di atteggiarsi del pensiero umano, con qual ragione si può sostenere che la resistenza contro lo stato totalitario di oggi sia appannaggio, come si pretende, del rinato giusnaturalismo, e non dell’utilitarismo, del positivismo evoluzionistico, del socialismo pluralista, del neokantismo, del pragmatismo? L’unica filosofia, da cui si sono potuti trarre argomenti per la giustificazione dello stato totalitario, è la filosofia hegeliana, unilateralmente interpretata; e per la giustificazione di uno stato totalitario di transizione (dittatura del proletariato), la filosofia di Marx. Nessuno oggi potrebbe affermare che le correnti anti-hegeliane e anti-marxistiche, sostenute variamente in questo ultimo secolo in difesa di una concezione liberale e democratica dello stato, siano state una prosecuzione del giusnaturalismo. Molto spesso, anzi, sono state ad esso dichiaratamente avverse. Per fare un esempio significativo e vicino, Benedetto Croce, storicista, idealista e restauratore sotto certi aspetti dell’hegelismo, è stato per tutta la vita intransigente antigiusnaturalista e insieme, negli anni della dittatura fascista, intransigente difensore dello stato liberale contro lo stato etico. Incoerenza di un filosofo o impotenza di una dottrina?”” (pag 192-193) “”Tanto Hobbes quanto Pufendorf ammettono che nello stato di natura gli uomini siano eguali e pertanto l’eguaglianza sia un fatto naturale”” (ma per Hobbes l’eguaglianza è un male, per Pufendorf è un bene) (pag 174)”,”DIRx-052″
“BOBBIO Norberto”,”Italia civile. Ritratti e testimonianze. Piero Calamandrei, Giuseppe Capograssi, Luigi Cosattini, Umberto Cosmo, Benedetto Croce, Antonio Giuriolo, Alessandro Levi, Piero Martinetti, Rodolfo Morandi, Arturo Segre, Gioele Solari, Silvio Trentin, Zino Zini.”,”Norberto Bobbio (Torino, 18 ottobre 1909 – Torino, 9 gennaio 2004) è stato un filosofo, giurista, politologo, storico e senatore a vita italiano. “”Ogni grande filosofia presenta un interesse metodologico e uno ideologico. In questa rievocazione, che mi ha offerto l’occazione per un ripensamento, mi sono soffermato in modo particolare e con intenzione sull’aspetto metodologico: in primo luogo, perché la discussione pro e contro Croce in questi anni ha avuto per oggetto principalmente (…) l’ideologia; in secondo luogo, perché la metodologia, voglio dire certi aspetti della metodologia, quelli che riguardano il compito della filosofia e l’ufficio del filosofo, mi sembrano ancora di grande attualità, mentre l’ideologia è maggiormente legata al momento storico in cui fu elaborata (…)”” (pag 89)”,”TEOP-530″
“BOBBIO Norberto”,”Trent’anni di storia della cultura a Torino (1920-1950).”,”Norberto Bobbio (1909-2004) ha insegnato filosofia del diritto nele università italiane per 40 ani e a Torino dal 1948. Ha condotto ricerce di storia del pensiero politico e filosofico e di storia della cultura. “”Il gruppo d’intellettuali torinesi che è uscito dalla Resistenza con la testa piena d’idee sulla nuova cultura, sul tipo nuovo di rapporto che dovrebbe stabilirsi fra politica e cultura, tra uomini di cultura e masse, dà vita, per iniziativa di Franco Antonicelli, che è stato nominato presidente del Comitato piemontese di liberazione, non a una rivista o a u giornale, ma a un’associazione per il promovimento di dibattiti, spettacoli, conferenze, che prende il nome di Unione culturale e riesce a insediarsi in alcune belle sale a pianterreno del palazzo Carignano”” (pag 101)”,”ITAD-001-FMP”
“BOBBIO Norberto”,”Elogio della mitezza e altri scritti morali.”,”Norberto Bobbio è nato a Torino nel 1909. E’ stato professore emerito dell’Università di Torino, giurista e filosofo. Razzismo oggi. “”Il razzismo è diventato uno dei grandi problemi dei nostri giorni; e sarà tale aoncr più nei prossimi anni. Noi italini siamo stati sempre un popolo di emigranti. Soltanto in questi anni il nostro paese sta diventando una terra di immigrazione. Destinata, non illudiamoci, a crescere. All’immigrazione dai paesi che chiamiamo convenzionalmente del Terzo mondo, si sta aggiungendo quella dei paesi dell’Est europe in seguito al crollo del comunismo. La gravità del problema odierno rispetto alle immigrazioni del secolo scorso sta nel fatto che allora il flusso immigratorio procedeva da paesi sovrappopolati, come era l’Italia, verso paesi popolati, come le Americhe, o quasi spopolati, come l’Australia. Ora avviene il contrario: il flusso immigratorio arriva ai paesi europei che sono tra i paesi più popolati del mondo. … finire (pag 123-124)”,”TEOP-002-FMP”
“BOBBIO Norberto”,”Destra e sinistra. Ragioni e significati di una distinzione politica.”,”Norberto Bobbio (1909-2004) è stato un autorevole intellettuale italiano del Novecento. Professore di Filosofia all’Università di Torino. Nel 1984 è stato nominato senatore a vita della Repubblica “”Per quanto particolarmente evidente in questi anni di crisi delle ideologie tradizionali e di conseguente confusione dottrinale, l’interpretazione ambiguamente contrastante di un autore non è affatto nuova: il più illustre precedente, che serve egregiamente a chiarire l’apparente paradosso, è Georges Sorel. L’autore delle ‘Riflessioni sulla violenza’ ebbe politicamente funzione e ruolo di ispiratore di movimenti della sinistra: da lui nacque la corrente del sindacalismo rivoluzionario italiano che ebbe un quarto d’ora, o poco più, di celebrità nelle vicende del socialismo nel nostro paese; negli ultimi anni egli stesso diventò contemporaneamente ammiratore di Mussolini e di Lenin, e molti dei suoi seguaci italiani confluirono nel fascismo; i due suoi maggiori ammiratori italiani furono due onesti conservatori, Pareto e Croce, rispetto ai quali mai e poi mai, pur tra le più diverse etichette che sono state loro attribuite, troverebbe alcun posto quella di pensatori di sinistra. Ho già accennato al movimento della rivoluzione conservatrice. Hitler stesso si definì in un articolo sul «Völkische Beobachter» del 6 giugno 1936 «il più conservatore rivoluzionario del mondo». Meno noto è che in un discorso al Parlamento italiano Alfredo Rocco chiedesse di «passargli l’antitesi» di «rivoluzionario conservatore» (ma Rocco con quell’inciso dimostrava di essere perfettamente cosciente del paradosso). Soprattutto questi due ultimi esempi, ma anche quello di Sorel, gli uni di conservatori rivoluzionari, l’altro di un rivoluzionario conservatore, ci consentono di sollevare qualche sospetto sull’uso che della simultaneità di una posizione di destra e di sinistra (in una dichiarazione o in una interpretazione postuma) si è fatto per dare un nuovo colpo di piccone sulla diade [dualità destra – sinistra, ndr]”” (pag 70-71)”,”TEOP-003-FMP”
“BOBBIO Norberto”,”Stato, governo, società. Frammenti di un dizionario politico.”,”La società civile. L’interpretazione marxiana (pag 27-31) (critica dell’interpretazione marxiana sulla base di una interpretazione riduttiva e fuorviante di Marx del concetto hegeliano di società civile, pag 28) La dittatura rivoluzionaria (pag 155-157) “”Quando Buonarroti chiama «illuminata» la volontà del comitato di ardimentosi che deve guidare la rivoluzione e «saggi» i componenti del governo dello stato di transizione, c’invita ad accostare l’idea della dittatura rivoluzionaria a quella del dispotismo illuminato. L’idea della dittatura rivoluzionaria come governo provvisorio e temporaneo, imposto da circostanze eccezionali, passò nella teoria e nella pratica di Blanqui, non nella teoria politica di Marx, che parlò di dittatura del proletariato nel senso di dominio di classe e non di un comitato e tanto meno di un partito, e quindi non nel senso tradizionale di forma tipica di esercizio del potere, non i quel senso che il termine aveva sostanzialmente conservato nel passaggio dalla dittatura classica a quella moderna. Le uniche annotazioni che Marx fa sullo stato di transizione sono tratte dall’esperienza della Comune di Parigi tra il marzo e il maggio 1871 e sono volte a mostrare che il governo della Comune è una forma di democrazia più avanzata della democrazia rappresentativa dei più avanzati stati borghesi. Ciò nonostante Engels nella prefazione agli scritti di Marx sulle guerre civili in Francia addita nella Comune di Parigi una prima grande e terribile prova della dittatura del proletariato. Ma ciò che rende se mai più esemplarmente evidente che altro è il dominio di classe (dittatura in senso non tecnico), altro è la forma di governo in cui questo dominio si esprime (che non era infatti nel caso della Comune, almeno nella interpretazione di Marx, una dittatura in senso tecnico). Nell’espressione marxiana ‘dittatura del proletariato’ il termine ‘dittatura’ non ha un significato valutativo particolarmente rilevante: dal momento che tutti gli Stati sono dittature, nel senso di dominio di classe, il termine indica sostanzialmente uno stato di cose e quindi ha un significato essenzialmente descrittivo. Il passaggio dal significato valutativo positivo proprio della dittatura sia come magistratura sia come governo rivoluzionario al significato valutativo negativo, oggi prevalente, come ho detto all’inizio, è avvenuto per il fatto che per dittatura s’intende ormai sempre più non genericamente il dominio di una classe ma una forma di governo, cioè un modo di esercizio del potere”” (pag 156-157) [Norberto Bobbio, ‘Stato, governo, società. Frammenti di un dizionario politico’, Einaudi, Torino, 1995]”,”TEOP-004-FMP”
“BOBBIO Norberto”,”Il futuro della democrazia.”,”””[L]e democrazie rappresentative che noi conosciamo sono democrazie in cui per rappresentante s’intende una persona che ha queste due caratteristiche ben precise: a) in quanto gode della fiducia del corpo elettorale, una volta eletto non è più responsabile di fronte ai propri elettori e quindi non è revocabile; b) non è responsabile direttamente di fronte ai suoi elettori appunto perché egli è chiamato a tutelare gli interessi generali della società civile e non gl’interessi particolari di questa o quella categoria. Nelle elezioni politiche, in cui funziona il sistema rappresentativo, un operaio comunista non vota l’operaio non comunista ma vota un comunista anche se non è operaio. Il che vuol dire che la solidarietà di partito e quindi la visione degli interessi generali è più forte della solidarietà di categoria e quindi della considerazione degl’interessi particolari. … finire (pag 40-42)”,”TEOP-005-FMP”
“BOBBIO Norberto TAMBURRANO Giuseppe”,”Carteggio su marxismo, liberalismo, socialismo.”,”””Il Suo libro è stato preso in seria considerazione e discusso. Poi ha prevalso il libro di Castelnuovo che era o sembrava più rifinito e filologicamente più ineccepibile. (…) Lei ha il merito di aver scritto il primo libro completo e ‘non conformistico’ su Gramsci. E proprio perché si è messo di fronte a Gramsci senza partito preso ha colto, a mio parere, alcuni aspetti genuini e fondamentali del suo pensiero. (…) Il capitolo più importante mi pare quello sulla egemonia: anche qui ho qualche volta l’impressione che Lei faccia di Gramsci un democratico più autentico di quel che fosse in realtà. Certo non era un totalitario: del resto, quando egli scriveva, il concetto di Stato totalitario, come lo possiamo formulare noi dopo l’esperienza fascista e staliniana, non esisteva ancora. Ma quel paragone del partito col principe mi ha sempre lasciato l’impressione che Gramsci di fronte al problema della conquista del potere non andasse tanto per il sottile. Comunque, in ogni interpretazione di un autore operiamo sempre una scelta: scegliamo quello che ci pare più vivo e importante per noi. Non posso rimproverarLe di aver messo l’accento in modo particolare sul concetto di egemonia, perché anch’io avrei fatto lo stesso. Rimane a vedere donde Gramsci avesse tratto questa idea: che derivi da Lenin tutti lo dicono, lo lascia intendere anche Gramsci, ma non è vero. A meno che si tratti di una traduzione diversa da quelle a cui siamo noi oggi abituati, mi pare che il termine egemonia in Lenin non ricorra mai. La parola egemonia, invece, era, nel linguaggio politico italiano, comune per indicare per esempio la situazione del Piemonte nelle guerre del Risorgimento: egemonia piemontese ecc. Direi che Gramsci applicava al problema politico un concetto che aveva derivato dai suoi studi sul Risorgimento. Ma bisognerebbe andare più a fondo: mi meraviglia, che nessuno, salvo errore, abbia dedicato a questo concetto di egemonia maggiore attenzione dal punto di vista delle fonti. Per quel che riguarda le conseguenze in tema di rapporti tra socialismo e democrazia, le Sue riflessioni sul concetto di egemonia mi paiono da accettare. Io aggiungerei soltanto una postilla: la democrazia ha bisogno non soltanto del consenso, ma anche della ‘verifica del consenso’. E questa verifica non vedo come si possa attuare se non attraverso le elezioni, più precisamente attraverso ‘libere elezioni’. Le elezioni non sono tutto, ma sono pur sempre necessarie. Ma le elezioni per essere tali, e non già una finzione, devono essere libere. Una volta aperta la porta alla democrazia, questo ci rinvia immediatamente anche alle libertà individuali. È una catena in cui non possiamo fermarci al primo anello”” [dalla lettera di Norberto Bobbio a Giuseppe Tamburrano, Torino, 29 agosto 1963] (pag 47-49) [(in) N. Bobbio – G. Tamburrano, ‘Carteggio su marxismo, liberalismo, socialismo’, Editori Riuniti, Roma, 2007]”,”TEOC-033-FV”
“BOBBIO Norberto”,”Saggi su Gramsci.”,”Il concetto di dialettica in Gramsci (pag 28-29; 31-32) “”Quanto all’uso del termine “”dialettica”” (e derivati), si trovano nelle pagine di Gramsci i diversi significati che il termine ha assunto nel linguaggio marxistico. Si possono distinguere almeno due significati fondamentali: il significato di “”azione reciproca”” e quello di “”processo per tesi, antitesi e sintesi””. Il primo significato appare quando l’aggettivo “”dialettico”” è unito a “”rapporto””, “”nesso””, forse anche “”unità””; il secondo, quando è unito a “”movimento””, “”processo””, “”sviluppo””. È inutile dire che i due significati sono nettamente diversi. (…) A questi due significati Engels, nella ‘Dialettica della natura’, ne aggiunge un altro. Per Engels, le leggi della dialettica sono tre, vale a dire, oltre alle leggi della compenetrazione degli opposti (azione reciproca) e della negazione della negazione, anche quella “”della conversione della quantità in qualità e viceversa”” (10). In Gramsci si trovano tutti e tre i significati. Nel senso di azione reciproca, direi che il termine “”dialettica”” viene usato, ad esempio, nell’espressione “”dialettica intellettuali-massa”” (11). Il significato dell’espressione è che intellettuali e massa non sono termini senza relazione , e neppure a relazione univoca, ma sono termini a relazione biunivoca, nel senso che, come gli intellettuali influiscono sulla massa dando ad essa la consapevolezza teorica delle sue aspirazioni, così la massa influisce sugli intellettuali, dando ad essi; con l’espressione dei propri bisogni, una funzione storica reale. Gli intellettuali decadono quando il nesso si rompe. (…) La funzione del concetto di dialettica nel pensiero gramsciano è centralissima, ed è legata quasi esclusivamente al secondo significato sopra illustrato che è, come si è detto, il significato genuino hegeliano-marxistico. Il concetto di dialettica serve a Gramsci per caratterizzare il marxismo come filosofia nuova, e a dare battaglia, secondo l’interpretazione di Marx più volte ripetuta da Engels, su due fronti, contro l’idealismo hegeliano, che è dialettico, sì, ma fa un uso speculativo della dialettica, e contro il materialismo volgare che è sì antidealistico, ma non è dialettico”” [‘Gramsci e la dialettica’, pag 28-29; 31-32] [Norberto Bobbio, ‘Saggi su Gramsci’, Feltrinelli, Milano, 1990] [(10) F. Engels, Dialettica della natura’, Edizioni Rinascita, Roma, 1950, p. 32; (11) Quaderni del carcere, cit., p. 1386]”,”GRAS-162″
“BOBBIO Norberto PAVONE Claudio, a cura di David BIDUSSA”,”Sulla guerra civile. La Resistenza a due voci.”,”Discorso sulla Resistenza (1965) (Bobbio); I giovani e la Resistenza (1968) (Pavone); La Resistenza “”contestata”” (1969) (Bobbio); La guerra civile (1986) (Pavone); Le tre guerre: patriottica, civile e di classe (1989) (Pavone); Le tre guerre (1990) (Bobbio); Guerra civile? (1992) (Bobbio); La seconda guerra mondiale: una guerra civile europea? (1994) (Pavone); Norberto Bobbio e Claudio Pavone. Sedici lettere inedite (1983-2001) La seconda guerra mondiale: una guerra civile europea? (1994) di Claudio Pavone, (pag 99-148) ‘Alla vigilia della prima guerra mondiale si erano dunque create in Europa le condizioni per un rimescolamento tutt’altro che indolore dei rapporti sia internazionali che interni ai singoli Stati, che avrebbe trovato il suo acme nella seconda guerra mondiale. Il 1914 è una data tanto traumatica perché ruppe sia un ordine e un equilibrio politici, sia un ordino e un equilibrio sociali e culturali. Ha scritto Chabod che «lo sviluppo drammatico dell’ultimo periodo di storia europea» sta proprio nel fatto che l’idea di nazione si è staccata da quelle dell’equilibrio e del consorzio europei nonché da quella della libertà, e si è volta contro l’Europa (24). La prima e poi la seconda guerra mondiale possono essere interpretate sia come il trionfo che come l’inizio della crisi del principio di nazionalità, visto ottimisticamente come garanzia che, se si fosse attuato ovunque, avrebbe assicurato pace e stabilità nella convivenza dei popoli. Anche Hobsbawm, che intitola il capitolo del suo libro dedicato all’argomento «L’apogeo del nazionalismo, 1918-1950», lo apre con la seguente affermazione, basata sul peso che ebbero nella sistemazione dell’Europa nel primo dopoguerra sia i progetti wilsoniani che quelli leninisti, entrambi, e in concorrenza fra loro, facenti appello al principio di autodeterminazione dei popoli: «Il “”principio di nazionalità”” del secolo XIX ebbe il suo momento trionfale alla fine della prima guerra mondiale, nonostante ciò non rientrasse né nelle previsioni in linea generale, né nelle intenzioni dei futuri vincitori in linea particolare» (25). Il senso di una comunità europea era certamente più forte nel 1914 che nel 1939, e questo contribuisce a spiegare la violenza di quel trauma primigenio. Norberto Bobbio ne ha dedotto che, se di guerra civile europea si deve parlare, questa definizione si attaglia più alla prima che alla seconda guerra mondiale (26). Comparve fra il 1914 e il 1918 la preoccupazione che le ragioni militari e politica della guerra sopraffacessero quelle del civile colloquio fra i popoli. Valga per tutti l’esempio di Benedetto Croce, il quale «durante la guerra aveva manifestato il suo sdegno per gli studiosi che venivano meno ai loro doveri verso la verità avallando con la loro autorità le menzogne della propaganda di guerra» (27). (…) Anche uno storico attento soprattutto alle ragioni della geopolitica, come Andreas Hillgruber, per il quale la vera «catastrofe» del 1914 sta nell’aver creato, con la sconfitta della Germania, un pauroso vuoto di potere al centro dell’Europa, ha riconosciuto che la prima guerra instaurò «la contrapposizione ideologica fra democrazia e autocrazia… I fronti ideologici e politico-sociali si trovarono in certo qual modo trasversali rispetto alla contrapposizione di un gruppo di potenze contro l’altro, senza poterla tuttavia superare». Ne derivarono un «mutamento del giudizio morale sulla guerra» e la «richiesta di una condanna morale dell’aggressore», quale poi si ebbe con l’art. 231 del Trattato di Versailles (28). Il significato della grande guerra e della sua eredità fu reso più complicato, proprio dal punto di vista che qui ci interessa, dalla Rivoluzione d’Ottobre e dalle sue conseguenze. I progetti per il futuro assetto europeo da due divennero tre, tutti variamente intrecciati alle politiche degli Stati. L’incitamento di Lenin a trasformare su scala internazionale la guerra imperialista in guerra civile si basava sul presupposto di una avvenuta omologazione della società europea sotto il dominio capitalistico, pur nella distinzione fra gli anelli deboli e gli anelli forti della catena imposta da quel domini (29). Quando al posto della «autocrazia» degli imperi centrali comparvero i ben più virulenti regimi totalitari fascista e nazista divenne sempre più esplosiva la miscela fra le ideologie con pretese universali e le esasperate ragioni di Stato dei Paesi nei quali quelle ideologie avevano conquistato il potere”” (pag 108-110)] [(24) Chabod, ‘L’idea di nazione’, cit., p. 81; (25) Eric J. Hobsbawm, ‘Nazioni e nazionalismo dal 1780, Einaudi, Torino, 1991, p. 155 (…). Torneremo brevemente sul rapporto fra seconda guerra mondiale, guerra civile, nazionalismo. Qui va ricordato che Hobsbawm include nel suo discorso anche il processo di decolonizzazione; (26) Osservazione fatta a voce nel corso di un seminario tenutosi presso il Centro Gobetti di Torino nel 1994; (27) Norberto Bobbio, ‘Julien Benda’, in ‘Il Ponte’, XII, n. 8-9, 1956, pp. 1377-92, poi in Id., Il dubbio e la scelta. Intellettuali e potere nella società contemporanea’, NIS, Roma, 1993, donde cito, p. 44. Sul rapporto fra Croce e l’Europa cfr. Rosario Romeo, ‘Croce e l’Europa’, conferenza tenuta all’Istituto Universitario Europeo il 16 febbraio 1978, in Id. ‘Italia mille anni’, cit., pp. 220-39; (28) Andreas Hillgruber, ‘La distruzione dell’Europa. La Germania e l’epoca delle guerre mondiali (1914-1945), Il Mulino, Bologna, 1991, pp. 118 e 125-26 (…). L’art. 231 del Trattato di Versailles, che provocò in Germania un forte e generale risentimento sul quale molto si appoggiò in nazismo, recitava: «I Governi Alleati e Associati dichiarano e la Germania riconosce, che la Germania e i suoi alleati sono responsabili, per esserne la causa, di tutte le perdite e di tutti i danni subiti dai Governi Alleati e Associati e dai loro cittadini in conseguenza della guerra che è stato loro imposta dall’aggressione della Germania e dei suoi alleati»; (29) Hillgruber, ‘La distruzione dell’Europa’, cit-, p: 450, coerentemente con le sue preferenze geopolitiche e con la sua ostilità verso la storia sociale, afferma recisamente che «non esiste una “”politica interna mondiale””»: è chiaro che in un tale contesto non ha senso parlare di guerra civile europea. E infatti Hillgruber polemizza contro la tesi di una «guerra civile internazionale»: «Nonostante tutti i fregi ideologici», egli scrive, la seconda guerra rimane «una gara tra le grandi potenze per una ridistribuzione o per il mantenimento delle loro posizioni internazionali», cioè «un problema di sfere di interessi strategici ed economici» (Id., ‘Storia della seconda guerra mondiale’, Laterza, Roma-Bari, 1987, pp. 131-32] [(in) ‘La seconda guerra mondiale: una guerra civile europea?’ (1994) di Claudio Pavone, (pag 99-148)]”,”ITAR-325″
“BOBBIO Norberto”,”Quale socialismo? Discussione di un’alternativa.”,”Articoli di Bobbio relativi al dibattito avvenuto sulla rivista ‘Mondo Operaio’ (1973-1976) Burocrazia, tecnocrazia, democrazia sovversiva, socialismo, marxismo…”,”TEOP-019-FSD”
“BOBBIO Norberto”,”Tra due repubbliche. Alle origini della democrazia italiana.”,”Norberto Bobbio, professore emerito di Filosofia all’Università di Torino e senatore a vita della repubblica. Bobbio: Hegel e Marx, ‘Stato etico e Stato tecnico’ “”Mentre è proprio dall’idealismo idealizzare tutto ciò che tocca, onde è facile vedere che in tutta la più grande tradizione del pensiero idealistico, da Platone a Hegel, la suprema organizzazione sociale degli uomini è improvvisamente elevata alla dignità di persona morale e trasportata dalla sfera reale della storia alla sfera metaforica delle idee, le correnti positivistiche, ispirate dalle scienze della natura e guidate dal metodo sperimentale, sono portate, anche per naturale reazione alla mitizzazione idealistica, a ridurre ogni vero o presunto valore a fatto storico, a smascherare i falsi misteri, a capovolgere ogni processo spirituale in processo tecnico. Non è un caso anche qui che la più esplicita affermazione del valore puramente strumentale dello Stato sia stata fatta, nel momento in cui si è aperta la crisi della grande filosofia hegeliana e il positivismo si avviava a diventare la filosofia dominante, e nella vita politica la restaurazione conservatrice del principio legittimistico si andava dissolvendo nelle sue correnti, più aderenti alla realtà sociale allora in formazione, del radicalismo democratico, sia stata fatta insomma dal teorico del materialismo storico ed eversore della filosofia hegeliana, Karl Marx. Quando Marx dice che lo Stato è un apparato permanente di pubblici funzionari, burocrazia, esercito, polizia, di cui la classe dominante si vale per conservare il proprio potere, esprime con la massima chiarezza la formula dello Stato tecnico. Non vi è accadimento della storia del pensiero che più di questa antitesi tra maestro e discepolo sia atto a mostrare nella sua nudità e nella sua irriducibilità il contrasto tra le due diverse concezioni dello Stato, che sorte, come si è visto, dall’entificazione di due momenti non dialettizzati dell’identica realtà, diventano due astrazioni che finiranno per escludersi vicendevolmente. E difatti a Hegel si richiamano, in minor o maggiore misura, le dottrine che affermano l’eticità dello Stato da quella di Binder in Germania a quella del Gentile in Italia, così come a Marx si ricollegano, direttamente o indirettamente, i sostenitori dello Stato tecnico come, ad esempio il Lenin nel suo scritto ‘Stato e rivoluzione'”” (pag 77-78) [Norberto Bobbio, ‘Tra due repubbliche. Alle origini della democrazia italiana’, Donzelli editore, Roma, 1996]”,”TEOP-001-FMDP”
“BOBBIO Norberto a cura di Carlo VIOLI”,”Né con Marx né contro Marx.”,”Bobbio: due diverse accezioni del concetto di “”dialettica””. I dubbi di Bobbio e le tre leggi della dialettica della natura “”Dalle rapide annotazioni fatte fin qui appare che il problema della dialettica fu per Marx un problema sempre vivo, e se oggi è completamente abbondonata la considerazione di un Marx pensatore non dialettico, ha poche probabilità di essere accolta anche la tesi che egli sia giunto alla piena comprensione della dialettica solo negli anni della maturità. Il problema critico, nuovo, o per lo meno non discusso come meriterebbe, è un altro: è il problema se si dia un significato univoco di dialettica, e se quando si parla di dialettica in Marx, si intenda parlare, in diversi periodi della sua attività e in diverse opere, sempre della stessa cosa. Nasce il sospetto, tra l’altro, che alcune delle discussioni sulla maggiore o minore dialetticità del pensiero marxiano nei diversi periodi siano unicamente il frutto di diversi modi di intendere la dialettica, e quindi di mettere l’accento su questo o quel significato considerato coem esclusivo. Non contribuì certo a dissipare i dubbi lo Engels quando credette di poter riassumere il significato del metodo dialettico in tre leggi, che costituivano una estrapolazione di tre momenti e caratteri della logica hegeliana, e che sembra non abbiano altra ragione comune che quella di costituire insieme le leggi dello sviluppo della natura e della società: la legge della conversione della quantità in qualità e viceversa; la legge della compenetrazione degli opposti (azione reciproca); la legge della negazione della negazione (30). Il punto comune di riferimento del termine «dialettica» nelle sue diverse accezioni è pur sempre dato da una situazione di opposizione, di contraddizione, di antitesi, di antinomia, di contrasto, che deve essere risolta. Per quel che riguarda la prima delle tre leggi, essa non si riferisce a un’opposizione da mediare o da risolvere, non indica il metodo per la risoluzione di un’opposizione, e pertanto il farla rientrare in una teoria generale della dialettica è fuorviante. Quanto alle altre due, si riferiscono, sì, a una situazione di opposizione, ma concepiscono l’opposizione e il modo di risolverla in maniera diversa, tanto che l’applicazione dell’una o dell’altra allo stesso problema conduce a soluzioni diverse. (Oggi diremmo che esse formulano due tecniche di ricerca diverse, e che in una logica della ricerca qual è quella che intende elaborare Engels nella ‘Dialettica della natura’, dovrebbero esser meglio distinte per non ingenerare confusioni)”” (pag 88-89) [Norberto Bobbio, a cura di Carlo Violi, ‘Né con Marx né contro Marx’, Editori Riuniti, Roma, 1997] [(30) F. Engels, ‘Dialettica della natura’, Roma, Rinascita, 1950, p. 32]”,”TEOC-001-FMDP”
“BOBBIO Norberto, a cura di Laura CORAGLIOTTO Luigina MERLO-PICH Edoardo BELLANDO”,”Mutamento politico e rivoluzione. Lezioni di filosofia politica.”,”Si tratta di un corso di 54 lezioni tenuto da Bobbio quarant’anni fa (2021). Bobbio attraversa tutta la storia della cultura occidentale in cui vengono pensate, giudicate, comparate le forme del mutamento politico. Individua i temi ricorrenti: le cause oggettive delle trasformazioni, le rivendicazioni divergenti di giustizia, la formazione di fazioni in lotta, le lotte civili, l’avvento dei demagoghi, dei capi carismatici. Sette lezioni sono su ‘Hegel e la rivoluzione’ (lez. 33-39), 5 lezioni sono su ‘Marx e la rivoluzione’ (lez. 40-44: 1. La filosofia della storia di Marx – Prefazione a ‘Per la critica dell’economia politica’; 2. Elementi caratterizzanti la teoria della rivoluzione in Marx ed Engels – La critica della rivoluzione borghese ne ‘Il problema ebraico’; 3. La critica della Rivoluzione francese in Saint-Simon e Fourier – Marx ed Engels: la critica al giacobinismo – ‘L’Indirizzo del Comitato centrale della Lega dei Comunisti’ del 1850 – Engels, ‘La guerra dei contadini’ – Marx, ‘La guerra civile in Francia’: la Comune di Parigi; 4. Introduzione di Engels a ‘Le lotte di classe in Francia – Il soggetto storico rivoluzionario’; 5. Sintesi della teoria marxista della rivoluzione. Discussione) Il ‘rovesciamento’: Marx capovolge la posizione di Hegel “”L’elemento negativo in Hegel è sempre la scissione dell’unità. In ogni autore bisogna sempre cercare quali sono i valori di fondo. Il valore di fondo positivo di Hegel è il tutto, la totalità, l’unità. Tutto ciò che scinde, che separa, che lacera, che divide è negativo. I momenti negativi della storia sono i momenti in cui si introduce la spaccatura e certamente l’Impero è il periodo della massima dissoluzione dello stato in tanti atomi che sono gli individui, che hanno tra loro dei rapporti di diritto privato, ma non esiste più l’organizzazione, la costituzione. Questo è il disegno generale della storia nella filosofia di Hegel. Per arrivare alla Rivoluzione francese, non è che qui, nelle ‘Lezioni sulla filosofia della storia’, dica cose diverse da quelle che avete già sentito a proposito della ‘Fenomenologia dello spirito’. Da mettere in rilievo è soprattutto che la Rivoluzione francese è il risultato dell’Illuminismo. Questo è un punto acquisito, anche oggi. La Rivoluzione francese è il prodotto della lotta degli intellettuali, dei ‘philosophes’ francesi contro le superstizioni, contro le religioni positive, in difesa della ragione. L’Illuminismo come razionalismo, ma razionalismo astratto, e questa appunto è uno delle ragioni della sua sconfitta. Hegel ha delle espressioni che vengono spesso ripetute per indicare questo rapporto tra il pensiero e l’azione: «Se dunque l’Illuminismo non procede fino al contenuto oggettivo della ragione, tuttavia per mezzo di esso il pensiero fu insediato sul trono» (8). E subito dopo, proprio iniziando il capitolo intitolato «La rivoluzione francese e le sue conseguenze», scrive: «La rivoluzione francese ha avuto la sua genesi e il suo inizio nel pensiero [questo è il punto che contraddistingue la Rivoluzione francese]. (…) Il supremo principio, che il pensiero può trovare, è quello della libertà del volere» (9). Ancora un’altra espressione: «Il pensiero, il concetto del diritto si fece d’altronde valere tutto in una volta, e la vecchia impalcatura dell’ingiustizia non poté minimamente resistere ad esso» (10). E poi c’è quella famosa frase che dice: «Da che il sole splende sul firmamento e i pianeti girano intorno ad esso, non si era ancora scorto che l’uomo si basa sulla testa, cioè sul pensiero, e costruisce la realtà conformemente ad esso» (11). È quella famosa frase che poi ha permesso il rovesciamento da parte di Marx: Hegel ha messo l’uomo sulla testa, e si dice che Marx ha capovolto la posizione di Hegel, perché ha rimesso l’uomo sui piedi. «Metterlo sui piedi» per Marx vuol dire che bisogna guardare quali sono le condizioni economiche, le forme di produzione, perché è lì che l’uomo si forma nei suoi bisogni concreti. Hegel l’aveva posto sulla testa. Ed è proprio su questo punto, quando dice che finalmente l’uomo si basa sulla testa, è qui che scrive: «Questa fu una splendida aurora. (…) Dominò in quel tempo una nobile commozione, il mondo fu percorso e agitato da un entusiasmo dello spirito, come se allora fosse finalmente avvenuta la vera conciliazione del divino col mondo» (11). «Entusiasmo» è la parola che aveva usato lo stesso Kant”” (pag 352-353) [Norberto Bobbio, ‘Mutamento politico e rivoluzione. Lezioni di filosofia politica’, Donzelli editore, Roma, 2021; Lezione 37. Hegel e la rivoluzione] [(8) Hegel, ‘Lezioni sulla filosofia della storia, cit., IV, p. 197; (9) Hegel, ‘Lezioni sulla filosofia della storia, cit., IV, p. 197; (10) Ibid., p. 205; (11) Ibid.] ‘L’assiologia è una branca della filosofia che studia i valori, in particolare i valori morali, estetici e religiosi. Il termine deriva dal greco “”axios”” (valido, degno) e “”logia”” (discorso). L’assiologia si occupa di comprendere la natura dei valori, come vengono determinati e come influenzano la realtà e il comportamento umano 2. Questa disciplina esamina come le persone attribuiscono valore a oggetti, idee e credenze, e come questi valori influenzano le loro decisioni e azioni. L’assiologia può essere suddivisa in diverse aree, tra cui l’etica, che tratta del bene morale, e l’estetica, che si occupa del valore artistico 3.’ (f. copilot)”,”TEOP-023-FSD”
“BOBBIO Norberto”,”L’età dei diritti.”,”””Chi volesse cercare una riprova di quanto si è detto dovrebbe fare un’analisi, più precisa di quella che si possa fare in questa occasione, delle caratteristiche dei due grandi movimenti di resistenza che oggi si dividono il mondo, quelli che fanno capo ai partiti rivoluzionari (nello loro diverse accezioni) e quelli che fanno capo ai movimenti di disobbedienza civile. Tanto per intenderci, e ammesse articolazioni interne: leninismo e gandhismo. La discriminazione tra l’uno e l’altro è l’uso della violenza, e quindi dal punto di vista ideologico la giustificazione o in-giustificazione della violenza. Sotto questo aspetto la fenomenologia dei movimenti odierni non differisce da quella antica: anche nelle vecchie trattazioni sulle varie forme di resistenza la differenza che divideva la resistenza attiva da quella passiva era l’uso della violenza. Oggi, la differenza, sta, principalmente, come si è detto, nel tipo di argomentazioni con cui questo uso (o questo non uso) viene giustificato: più politica, come si è detto, che giuridica (o etica). La cosa è abbastanza ovvia per il partito rivoluzionario la cui teorizzazione trae la sua matrice da una dottrina realistica, nel senso machiavellico della parola, come quella marxiana e ancor più come quella leniniana (secondo cui il fine giustifica i mezzi). Un’altra differenza, se mai, tra la teoria della violenza rivoluzionaria di oggi da quelle di ieri (le teorie giusnaturalistiche), sta nel fatto che per queste la violenza statale era un caso limite che doveva essere di volta in volta individuato (come si diceva, conquista, usurpazione, abuso di potere ecc.); per la prima, invece lo Stato in quanto tale (anarchismo), o lo Stato borghese in quanto tale, cioè in quanto fondato sull’oppressione di una ristretta classe di privilegiati su una classe numerosa di sfruttati (comunismo), è violento. Lo Stato è «violenza concentrata e organizzata della società», secondo la famosa frase di Marx, che è uno dei temi conduttori della teoria rivoluzionaria che passa attraverso Lenin per arrivare a Mao, alla guerra popolare, alla guerriglia ecc. (Nuova rispetto alla teoria tradizionale è la giustificazione anche di quell’eccesso di violenza in cui consiste il terrore, da Robespierre a Mao. del quale si può ripetere una tesi altrettanto famosa: «… è stato necessario creare un breve regno del terrore in ogni zona rurale… Per riparare un torto è necessario superare i limiti»). Meno ovvio, e quindi più interessante, è che la stessa teoria della disubbidienza civile- dalla obbedienza passiva d’origine esclusivamente religiosa, da Thoreau, che rappresenta pur sempre un caso individuale (non pagare le tasse se queste servono alla continuazione della guerra ingiusta), da Tolstoj, al metodo ‘satyagraha’ di Gandhi – ha percorso un lungo cammino di strada del realismo politico, cioè della sua giustificazione politica”” (pag 172-173) [Norberto Bobbio, L’età dei diritti’, Einaudi, Torino, 1992]”,”TEOS-002-FMDP”
“BOBBIO Norberto”,”Maestri e compagni. Piero Calamandrei, Aldo Capitini, Eugenio Colorni, Leone Ginzburg, Antonio Giuriolo, Rodolfo Mondolfo, Augusto Monti, Gaetano Salvemini.”,” ‘Menscevichi’ italiani. ‘I nuovi dottori di Salamanca’ contro Lenin e il leninismo “”Ho sinora considerato separatamente l’umanismo come concezione della storia, e l’umanesimo come etica. Ma nella storia del pensiero di Mondolfo c’è un momento, che è poi uno dei momenti cruciali della storia del socialismo e del movimento operaio, in cui i due aspetti si richiamano l’uno con l’altro. Mi riferisco al periodo della rivoluzione russa. Sono gli anni in cui scende per così dire dalla cattedra (anche se Gramsci in un articolo sferzante gli rimprovera la serietà accedemica con cui il professore boccia Lenin perché la sua azione rivoluzionaria non rientra negli schemi di un preteso marxismo scientifico costruito a tavolino dai nuovi dottori di Salamanca) e partecipa più direttamente alla battaglia politica scrivendo una lunga serie di articoli sulla rivoluzione che raccoglie in varie edizioin del libro ‘Sulle orme di Marx’. In questi scritti, che rappresentano forse l’espressione più compiuta e consapevole in Italia di quell’orientamento critico nei riguardi del leninismo che per comodità può essere chiamato il punto di vista menscevico. Mondolfo dà sulla rivoluzione un giudizio storico e un giudizio etico che sono strettamente intrecciati. Il giudizio etico che consiste soprattutto nella condanna del terrore è desunto da un giudizio storico che si fonda o che pretende di fondarsi su una determinata interpretazione del marxismo inteso come concezione della storia. Il terrore è necessario perché la rivoluzione è stata prematura, e la rivoluzione è stata prematura perché Lenin non ha rispettato il canone fondamentale fissato una volta per sempre da Marx in un celeberrimo passo della introduzione alla ‘Critica dell’economia politica’ secondo cui «una formazione sociale non perisce finché non si siano sviluppate tutte le forze produttive a cui può dare corso» e «nuovi e superiori rapporti di produzione non subentrano mai, prima che siano maturate in seno alla vecchia società le condizioni materiali della loro esistenza». Sul tema della rivoluzione prematura e del rapportofra rivoluzione socialista e arretratezza russa sono state scritte a caldo e a freddo migliaia di pagine: è ancora uno dei grandi temi della storiografia contemporanea, come dimostra l’interesse suscitato dal saggio di Roy Medvedev, ‘La rivoluzione d’ottobre era ineluttabile?’, dove il problema del «terrore» e della sua pretesa necessità occupa un posto importante nella valutazione di certe misure sbagliate o intempestive prese dal governo dei bolscevichi. Sin dal 197 la rivista dei riformisti «Critica sociale» aveva espresso con fermezza l’opinione che per le condizioni arretrate della società russa la rivoluzione socialista era impossibile, sentenziando che «la storia qualche volta procede a salti, dopo lunghe stasi, ma nessun salto può varcare gli oceani». Dal canto suo, la Confederazione del lavoro, pur salutando «col cuore gonfio d’esultanza» la caduta del vecchio regime, precisava: «Non perciò la rivoluzione è compiutamente proletaria. Per quanto audace lo sbalzo in avanti del proletariato, è fatale che la direzione della cosa pubblica resterà nelle mani della borghesia»”” [Norberto Bobbio, ‘Maestri e compagni’, Passigli editore, Firenze, 1984] Mondolfo. Distinguendo l’ ‘essenza del marxismo’ dalla ‘praxis leninista’ e citando e ricitando i famosi passi marxiani… “”Quando i bolscevichi presero il potere, rifiutarono di dare la loro adesione al nuovo governo impugnando come arma di lotta la distinzione fra marxismo e leninismo, destinata a fare molta strada. Mondolfo scrisse il primo articolo sull’argomento nel febbraio 1919, in riposta a un articolo di Arturo Labriola il quale aveva sostenuto la continuità fra Marx e Lenin come continuità fra la teoria e la sua applicazione pratica. A questo articolo aveva già risposto Turati, il quale aveva scritto di non aver mai sospettato che «conquista del potere da parte del proletariato volesse dire usurpazione del potere e terrore sistematico da parte di una setta (…), sostituzione del Soviet ai Parlamenti (…) negazione di ogni libertà e di ogni democrazia», e concludeva affermando che Lenin non doveva assumere il potere perché in quelle condizioni era evidente che non avrebbe potuto mantenerlo se non col terrore (12). Con linguaggio più pacato ma nello stesso ordine di idee, Mondolfo, citando e ricitando i famosi passi marxiana della ‘Critica dell’economia politica’, spiegava che: «l’essenziale e il proprio marxismo (…) sta nel suo carattere ‘critico-pratico’», il quale consiste in una «concezione realistica della storia e nel trarre da questa viva coscienza storica la stessa teoria del movimento proletario»; e si domandava «Che c’è di tutto questo, che pure, ripeto, è l’essenza del marxismo, nella praxis leninista? Era forse giunta l’economia capitalistica in Russia al pieno sviluppo di tutte le forze produttive che era capace di dare? Poteva quindi in Russia Lenin avviare… l’ ‘era socialista’». Concludeva citando un altrettanto famoso brano di Engels che era e ha continuato ad essere uno dei testi canonici della teoria delle rivoluzioni che non si devono fare: il peggio che «possa capitale al capo di un partito estremo è di venir costretto ad assumere il potere quando il movimento non è ancor maturo per il dominio della classe ch’esso rappresenta e per l’attuazione delle misure che la signoria di questa classe richiede» (12). Nella prefazione alla prima edizione di ‘Sulle orme di Marx’, datata settembre 1919, Mondolfo riprendendo e riassumendo l’argomento citava Kautsky il cui libro ‘Dittatura del proletariato’ era uscito nel 1918, e per condannare la violenza ingiustificata si valeva della stessa metafora. Kautsky aveva scritto: «Essi (i bolscevichi) ritengono che questo sia il metodo più indolore per far nascere il socialismo e «abbreviare le doglie del parto». Ma volendo rimanere nell’analogia, la nostra esperienza ci richiama alla mente piuttosto una donna incinta, che si mette a fare i salti più matti allo scopo di abbreviare la durata della sua gravidanza, che mal sopporta, e arrivare ad un parto prematuro. Il prodotto di un tale comportamento di regola è un bimbo incapace di vivere» (14). Mondolfo: «L’ostetrico (…) dovrebbe uccidere la gestante per liberare il feto; sia pur questo embrione informe, privo dello sviluppo degli organi della sua vitalità; i ferri chirurgici dovrebbero compiere il miracolo di tenerlo in vita, e farlo formare e crescere dopo averlo tratto alla luce» (15). Nel gennaio del 1921 Mondolfo prendeva lo spunto dal famoso duello oratorio fra Zinoviev e Martov al Congresso dell’USPD (Partito social-democratico indipendente della Germania) per ribadire le proprie accuse ai bolscevichi dando torto al primo e ragione al secondo. (…) (16)”” (pag 89-90) [Norberto Bobbio, ‘Maestri e compagni’, Passigli editore, Firenze, 1984] [(12) F. Turati, Commento a ‘Leninismo e marxismo’, di A. Labriola, in ‘Critica sociale’, XXIX, n. 2, 16-31 gennaio 1919, p. 23; (13) ‘Leninismo e marxismo’ (1919), in UM, pp. 148-149; anche in ‘Sulle orme di Marx’, Bologna, Cappelli, 1923, vol. I., p: 108; (14) Traggo questo brano, che si trova nello scritto ‘Demokratie oder Diktatur’, da libro di M. Salvadori, ‘Kautsky e la rivoluzione socialista (1880-1938)’, Milano, Feltrinelli, 1976, p. 237; (15) ‘Sulle orme di Marx’, cit., vol I, p. 136; (16) ‘Martov contro Zinoviev e l’antitesi fra socialismo e bolscevismo’ (1921), in ‘Sulle orme di Marx’,, cit, vol. I, p. 159] Da ‘copilot’: “”I tre dottori di Salamanca”” è una filastrocca scritta da Gianni Rodari. La filastrocca racconta di tre dottori di Salamanca che si misero in mare su una panca, e se non andavano subito a fondo, facevano certo il giro del mondo. È una delle tante filastrocche divertenti e fantasiose di Rodari, che ha scritto numerose poesie e racconti per bambini. La filastrocca “”I tre dottori di Salamanca”” di Gianni Rodari è stata pubblicata nel 1960 nella raccolta “”Filastrocche in cielo e in terra”” Norberto Bobbio ha menzionato i “”dottori di Salamanca”” in riferimento a un articolo di Antonio Gramsci. Gramsci, nei suoi scritti, ha discusso di vari intellettuali e figure storiche, e Bobbio ha approfondito questi temi nei suoi studi su Gramsci I “”dottori di Salamanca”” sono spesso associati alla Scuola di Salamanca, un gruppo di teologi e filosofi spagnoli del XVI secolo. La Scuola di Salamanca è stata fondata da Francisco de Vitoria, un domenicano che insegnava all’Università di Salamanca a partire dal 1526. Questi studiosi hanno affrontato temi di diritto naturale, diritto divino e giustizia, e hanno avuto un impatto significativo sullo sviluppo del pensiero giuridico e teologico. Inoltre, c’è una credenza popolare che Cristoforo Colombo abbia dovuto affrontare i “”dotti di Salamanca”” quando presentò il suo progetto di viaggio verso le Indie occidentali alla corte spagnola. Tuttavia, questa storia è in gran parte un mito, poiché gli intellettuali dell’epoca erano già consapevoli della sfericità della Terra.”,”BIOx-003-FMDP”
“BOBBIO Norberto”,”Il positivismo giuridico. Lezioni di filosofia del diritto raccolte dal dott. Nello Morra.”,”””Bisogna che sia determinata qual è la retta ragione e qual è la misura che la definisce’ (Aristotele, ‘Etica Nicomachea’, 1138b) (in apertura)”,”DIRx-063″
“BOBBIO Norberto”,”L’età dei diritti.”,”Bobbio chiude il libro con la ‘legge della ragione’: “”Dove non sembra ambigua la storia di questi ultimi secoli è nel mostrare l’interdipendenza fra la teoria e la pratica della tolleranza, da un lato, e lo spirito laico, inteso come la formazione di quella mentalità che affida le sorti del ‘regnum hominis’ più alle ragioni della ragione accumunante tutti gli uomini che non agli slanci della fede, e ha dato origine, da un lato, agli stati non confessionali, ovvero neutrali in materia religiosa, e insieme liberali, in materia politica, dall’altro, alla cosiddetta società aperta nella quale il superamento dei contrasti di fedi, di credenze, di dottrine, di opinioni, è dovuto all’impero della regola aurea secondo cui la mia libertà si estende sino a che essa non invade la libertà degli altri, o, per dirla con le parole di Kant, «la libertà dell’arbitrio di uno può sussistere colla libertà di ogni altro secondo una legge universale» (che è la legge della ragione)”” (pag 252)”,”FILx-015-FMB”
“BOBBIO Norberto”,”Contratto sociale, oggi.”,” “”Una delle critiche più radicali fu quella di Hegel. Dalla sua prima opera politica (‘La costituzione della Germania’) sino alle lezioni di filosofia del diritto (nelle varie redazioni oggi accessibili grazie alla monumentale edizione di (Karl-Heinz) Ilting), Hegel non si stancò di criticare e screditare la teoria del contratto sociale, ogni volta che l’argomento gliene offriva l’occasione. La critica di Hegel alla teoria contrattualistica è fondata soprattutto sulla netta distinzione fra diritto privato e diritto pubblico e sulla considerazione del diritto privato come momento inferiore e negativo del processo di realizzazione dell’idea del diritto, e del diritto pubblico come momento superiore e positivo. Una delle conseguenze che derivano dalla subordinazione del diritto privato al diritto pubblico è, secondo Hegel, che lo stato come ente di diritto pubblico (interno ed esterno) non può essere fondato su un istituto tipico del diritto privato com’è il contratto. Brevemente, il contratto procede dall’arbitrio dei due contraenti, e non da una volontà a loro superiore; la volontà che ne deriva è una volontà comune e non una volontà generale; oggetto del contratto è sempre una singola cosa esterna e non tutte le cose esterne cui si applica il dominio dello stato. Al contrario, lo stato è, o più precisamente deve essere, per essere uno stato nel pieno senso della parola, l’espressione di una volontà superiore a quella dei singoli individui; è o deve essere l’espressione della volontà generale attraverso le leggi, ovvero delle leggi, sono o possono essere tutte le cose esterne la cui regolamentazione è necessaria alla vita di quella totalità organica e organizzata che è, appunto, secondo Hegel, lo stato. (…) Non già che Hegel ritenesse che tutti gli stati storici avessero realizzato l’idea puramente razionale della supremazia del diritto pubblico sul diritto privato. Anzi per lui la maggior parte degli stati storici erano corrotti dalla confusione fra gl’istituti di diritto privato, quali la proprietà e il contratto, e gli istituti di diritto pubblico. Ma in quanto tali non erano veri e propri stati e contrassegnavano le epoche di decadenza, qual era ad esempio l’età feudale, in cui l’obbligo di fedeltà de vassallo verso il suo signore «non è un dovere verso l’universale ma un’obbligazione privata, esposta ad un tempo all’accidentalità, all’arbitrio, alla violenza» (4)”” [Norberto Bobbio, ‘Contratto sociale, oggi’, Guida editori, Napoli, 1980] [(4) G.W.F. Hegel, ‘Lezioni sulla filosofia della storia’, trad. it., Firenze, La Nuova Italia, 1963, vol. IV, p. 69]”,”TEOS-032-FMB”
“BOBBIO Norberto BOVERO Michelangelo”,”Società e stato da Hobbes a Marx. Corso di Filosofia della politica a.a: 1972-73.”,”La teoria dello Stato in Marx (pag 225-227) La teoria dello Stato in Engels (pag 228-231) “”Contro la “”superstizione politica””, cioè contro la sopravalutazione dello stato, l’attacco di Marx, checché ne dicano alcuni interpreti recenti, è costante. È questo rifiuto della superstizione politica che gli fa dire in uno scritto giovanile, ‘La questione ebraica’ (1843), che la rivoluzione francese non è rivoluzione compiuta, perché è stata soltanto una rivoluzione politica, e che l’emancipazione politica non è ancora l’emancipazione umana. E in uno scritto della maturità contro Mazzini che questi non ha mai capito nulla perché «per lui lo Stato, che crea nella sua immaginazione, è tutto, mentre la società, che esiste nella realtà, non è niente”” (che è un altro modo di dire che una rivoluzione soltanto politica non è una vera rivoluzione). La teoria dello stato come apparato di dominio nato in una società divisa in classi e quindi come strumento di dominio di classe è il tema dominante dell’opera di Engels, citata, sull’Origine della famiglia, della proprietà e dello stato. Il libro nacque da una riflessione sull’opera dell’etnologo e sociologo americano L.H. Morgan, ‘Ancient Society’, pubblicata nel 1877: il Morgan era andato alla ricerca dell’origine delle società umane studiando le “”unioni gentilizie di alcuni raggruppamenti indiani dell’America del Nord, e aveva dimostrato che «l’antica società fondata su unioni gentilizie era saltata in aria nell’urto con le nuove classi sociali e al suo posto era subentrata una nuova società che si compendia nello stato…, una società in cui l’ordinamento familiare viene interamente dominato da quello della proprietà e nella quale si dispiegano liberamente quegli antagonismi e quelle lotte di classi di cui consta il contenuto di tutta la storia scritta fino ad oggi». Seguendo l’idea direttiva del Morgan e integrandola con ricerche personali sulla storia della Grecia antica e di Roma e delle società germaniche nel medioevo, Engels sostiene la tesi che lo stato non è sempre esistito (non è quindi una categoria eterna della storia umana), ma è nato in qualsiasi società abbia seguito lo sviluppo comune dallo stato selvaggio allo stato barbaro, dallo stato barbaro allo stato civile, al momento in cui è avvenuta la dissoluzione della società gentilizia, cioè di una società in cui non è ancora sorta la divisione del lavoro (l’unica divisione del lavoro che vi sussiste è quella tra i due sessi, che compiono anche nella società gentilizia funzione organiche diverse). È dalla divisione del lavoro che nasce la prima grande divisione della società in due classi contrapposte, quella dei padroni e quella degli schiavi, cui seguiranno altre, sino alla formazione di una classe che non si occupa più della produzione ma solo dello scambio, la classe dei mercanti, da cui nasce la società borghese. In un brano sintetico Engels esprime il giudizio sulla sviluppo storico della società gentilizia allo stato in questo modo: «La costituzione gentilizia aveva fatto il suo tempo. Essa era stata distrutta dalla divisione del lavoro e dal suo risultato: la divisione della società in classi. Essa fu sostituita dallo Stato». Non c’è bisogno di aggiungere che una concezione siffatta della natura dello stato è in antitesi all’idea hegeliana dello stato etico. Engels ne è perfettamente consapevole e lo dice con forza: “”Lo stato dunque non è affatto una potenza imposta dall’esterno e nemmeno la ‘realtà dell’idea etica’, ‘l’immagine e la realtà della ragione’, come afferma Hegel. Esso è piuttosto un prodotto della società giunta a un determinato stadio di sviluppo, è la confessione che questa società si è avvolta in una contraddizione insolubile con se stessa, che si è scissa in antagonismi inconciliabili che è impotente a eliminare»”” (pag 227-228-229) [Norberto Bobbio Michelangelo Bovero, ‘Società e stato da Hobbes a Marx. Corso di Filosofia della politica a.a: 1972-73’, Coop. Libraria Univ. Torinese ed., Torino, 1973] “”Tra Hobbes e Rousseau del ‘Contratto sociale’ da una lato e Engels dall’altro c’è peraltro una differenza, e una differenza decisiva. La differenza sta nell’espressione “”in apparenza”” che io ho sottolineato. Per Hobbes, per Rousseau, per tutti i teorici dello stato prima di Marx lo stato è concepito come un ente che sta al di sopra delle parti non in apparenza ma in realtà come un ente: a) che ha per fine un valore veramente comune, cioè desiderato da tutti i membri della società ugualmente e indistintamente, che è l’ordine (Hobbes); b) oppure che garantisce e protegge gl’interessi di tutti coloro che sono considerati a pieno diritto cittadini in quanto proprietari (Locke); c) oppure che esprime nella volontà generale l’interesse collettivo e supera continuamente in questa volontà del capo politico nel suo insieme gli interessi parziali delle fazioni (Rousseau); d) oppure che realizza attraverso la classe generale la volontà razionale del popolo considerato come un tutto organico (Hegel). Per Marx e Engels invece lo stato è al di sopra delle parti solo in apparenza. In realtà esso è l’espressione degli interessi della classe economicamente dominante e l’ordine che esso riesce a instaurare è l’ordine del più forte. Su questo punto Engels come Marx, non ha alcun dubbio: «Lo stato, poiché è nato dal bisogno di tenere a freno gli antagonismi di classe, ma contemporaneamente è nato in mezzo al conflitto di queste classi, ‘è per regola lo stato della classe più potente’, economicamente dominante che, per mezzo suo, diventa anche politicamente dominante e così acquista un nuovo strumento per tener sottomessa e per sfruttare la classe oppressa». Se lo stato non è sempre esistito, se esso è un fenomeno storico, ed ha fatto la sua apparizione in un determinato momento dello sviluppo storico, se esso insomma non è una categoria eterna dello spirito umano, come poteva apparire nella filosofia politica precedente, si deve trarre rispetto alla sua storia un’altra conclusione: lo stato è destinato a durare sino a che dureranno le condizioni che gli hanno dato origine cioè la divisione del lavoro e la divisione delle società in classi antagonistiche”” (pag 230-231) [Norberto Bobbio Michelangelo Bovero, ‘Società e stato da Hobbes a Marx. Corso di Filosofia della politica a.a: 1972-73’, Coop. Libraria Univ. Torinese ed., Torino, 1973]”,”TEOS-035-FMB”
“BOBBIO Norberto”,”Il futuro della democrazia.”,”La richiesta della revoca del mandato da parte degli elettori sulla base della critica al divieto di mandato imperativo “”Con questo ritengo di essermi messo in condizione di precisare in quale accezione del termine «rappresentanza» si dice che un sistema è rappresentativo e si parla abitualmente di democrazia rappresentativa: le democrazie rappresentative che noi conosciamo sono democrazie in cui per rappresentante s’intende una persona che ha queste due caratteristiche ben precise: a) in quanto gode della fiducia del corpo elettorale, una volta eletto non è più responsabile di fronte ai propri elettori e quindi non è revocabile; b) non è responsabile direttamente di fronte ai suoi elettori appunto perché egli è chiamato a tutelare gli interessi generali della società civile e non gl’interessi particolari di questa o quella categoria. Nelle elezioni politiche, in cui funziona il sistema rappresentativo, un operaio comunista non vota l’operaio non comunista ma vota un comunista anche se non è operaio. Il che vuol dire che la solidarietà di partito e quindi la visione degli interessi generali è più forte della solidarietà di categoria e quindi della considerazione degl’interessi particolari. Una conseguenza del sistema è che, come ho detto poc’anzi, i rappresentanti, in quanto non sono rappresentanti di categoria, ma sono per così dire i rappresentanti degl’interessa generali, hanno finito per costituire una categoria a se stante che è quella dei politici di professione, cioè di coloro, che per esprimermi con la definizione efficacissima di Max Weber, non vivono soltanto ‘per’ la politica ma vivono ‘di’ politica. Ho insistito su queste due caratteristiche della rappresentanza di un sistema rappresentativo perché è in genere proprio su queste due caratteristiche che si appunta la critica della democrazia rappresentativa in nome di una democrazia più larga, più completa, insomma più democratica. Nella polemica contro la democrazia rappresentativa infatti si possono distinguere nettamente due filoni prevalenti: la critica al divieto del mandato imperativo e quindi alla rappresentanza concepita come rapporto fiduciario in nome di un vincolo più stretto fra rappresentante e rappresentato, analogo a quello che lega il mandante e il mandatario nel rapporto di diritto privato, e la critica alla rappresentanza degl’interessi generali in nome della rappresentanza organica o funzionale degl’interessi particolari di questa o quella categoria. Chi conosce un po’ la storia della disputa ormai secolare pro e contro il sistema rappresentativo sa benissimo che gira e rigira i temi in discussione sono soprattutto questi due. Sono entrambi temi che appartengono alla tradizione del pensiero socialista in opposizione alla democrazia rappresentativa considerata come l’ideologia propria della borghesia più avanzata, come l’ideologia «borghese» della democrazia. Due temi, il primo, cioè la richiesta della revoca del mandato da parte degli elettori sulla base della critica al divieto di mandato imperativo, è proprio del pensiero politico marxistico: come tutti sanno fu lo stesso Marx che volle dare particolare rilievo al fatto che, nella Comune di Parigi, questa «fu composta da consiglieri municipali eletti a suffragio universale nei diversi mandamenti di Parigi, responsabili e revocabili in qualunque momento» (6). Il principio fu ripreso e ribadito più volte da Lenin, a cominciare da ‘Stato e Rivoluzione’, ed è trapassato come principio normativo nelle varie costituzioni sovietiche”” (pag 40-42) [Norberto Bobbio, ‘Il futuro della democrazia’, Einaudi, Torino, 1991] [(6) K. Marx, ‘La guerra civile in Francia’, in ‘Il partito e l’internazionale’, Edizioni Rinascita, Roma, 1948, p. 178] Nota Il mandato imperativo per i delegati di un’associazione implica che essi siano vincolati ad agire secondo le istruzioni precise ricevute dai membri dell’associazione che rappresentano. In questo modello, i delegati non hanno autonomia decisionale e devono seguire scrupolosamente la volontà espressa da chi li ha nominati. In contesti associativi, l’applicazione del mandato imperativo potrebbe garantire che le decisioni prese siano in linea con gli interessi collettivi, ma potrebbe anche limitare la capacità dei delegati di adattarsi a nuove informazioni o situazioni impreviste. Alcune associazioni preferiscono un approccio diverso, dando ai delegati un mandato libero per permettere loro di prendere decisioni basate sul contesto e sull’evoluzione dei dibattiti. (f. copil.)”,”TEOP-001-FPB”
“BOBBIO Norberto, a cura di Franco SBARBERI”,”Politica e cultura.”,” «L’assurdo accoppiamento delle parole “”libertà”” e “”stato””» “”Lo stato borghese, dunque, nonostante il nome, non è più liberale di quello proletario; quanto allo stato proletario, esso non è liberale ma à l’unica via possibile per il raggiungimento finale dello stato di libertà (che coincide con l’estinzione dello stato). Con questi due argomenti si concede agli avversari il valore del fine, ma li si mette in guardia sul disvalore del mezzo che essi hanno messo in atto per raggiungerlo. E, fermo restando il fine (almeno apparentemente), si contrappone il mezzo idoneo al mezzo inidoneo. Questa tesi si fonda sull’opposizione dei due concetti di ‘stato’ e ‘libertà’, considerati come escludentisi reciprocamente. Essa è, rispetto alla tradizione marxistica, quella più ortodossa e ha il merito della chiarezza. Si trova esposta in un celebre passo della lettera di Engels a Bebel (18 marzo 1875) a proposito del Programma di Gotha: «Non essendo lo stato altro che un’istituzione temporanea di cui ci si deve servire nella lotta, nella rivoluzione, per tener soggiogati con la forza i propri nemici, parlare di uno «stato popolare libero» è ‘pura assurdità’; finché il proletariato ha ancora ‘bisogno’ dello stato, ne ha bisogno ‘non nell’interesse della libertà’, ma nell’interesse dell’assoggettamento dei suoi avversari, e ‘quando diventa possibile parlare di libertà, allora lo stato come tale cessa di esistere’ (7). Ripresa da Lenin, il quale ammira Engels per aver colpito implacabilmente «l’assurdo accoppiamento delle parole “”libertà”” e “”stato””», la tesi viene interpretata nel suo significato pregniante di alternativa tra stato e libertà: «Finché esiste lo stato non vi è libertà; quando regnerà la libertà non vi sarà più stato» (8)”” (pag 154-155) [Norberto Bobbio, a cura di Franco Sbarberi, ‘Politica e cultura’, G. Einaudi, Torino, 2005] [(7) ‘Il partito e l’Internazionale’, Rinascita, Roma, 1948, p. 251; (8) ‘Stato e rivoluzione’, in ‘Opere scelte’, cit., t. II, p. 191]”,”TEOP-061-FMB”
“BOBBIO Norberto, testi inediti a cura di Cesare PIANCIOLA e Franco SBARBERI”,”Scritti su Marx. Dialettica, stato, società civile.”,”Norberto Bobbio (Torino 1909-2004) è stata una figura intellettuale di riferimento della cultura italiana del Novecento. Dopo aver studiato al Liceo D’Azeglio, si iscrisse al’ateneo torinese, dove si laureò nel 1931 in Giurisprudenza e nel 1933 in Filosofia. L’anno seguente conseguì la libera docenza in Filosofia del diritto. Nel 1935 fu arrestato per le sue frequentazioni antifasciste. Per poter riprendere la carriera universitaria, scrisse una lettera a Mussolini, cosa che sarebbe poi stata oggetto di tormentate autocritiche. Dal 1935 al 1948 insegnò a Camerino, poi a Siena e a Padova. Nel 1942 aderì al Partito d’Azione. Nel 1948 venne chiamato all’Università di Torino, dove insegnò fino al 1983. E’ a questa lunga fase che appartengono i suoi fondamentali studi su Cattaneo, e su Kelsen, Pareto, Mosca, Gobetti e Gramsci, su Hobbes e Locke, Kant e Marx. Collaboratore della casa editrice Einaudi nel 195 pubblica ‘Politica e cultura’. Negli anni settanta su ‘Mondoperaio’ avvia una discussione sulla sinistra italiana e interna al Psi. Le fasi del marxismo teorico in Italia. “”Appartengo ad una generazione che si è formata negli studi consocendo Marx di riflesso, attraverso la critica che ne aveva fatto il Croce…. (pag 29-31)”,”TEOC-017-FMB”
“BOBER M.M.”,”Karl Marx’s Interpretation of History.”,”M.M. Bober, Professor of Economics, Lawrence College. In bibliografia (opere di Marx) : – “”Lettre sur le développement économique de la Russie””, ‘Le mouvement socialiste’, VII, N: 93 (1902), 968-972 – “”Unpublished Letters of Karl Marx and Friedrich Engels to Americans””, ‘Science and Society””, II, N. 2 and 3 (1938). Translated and edited by Leonard E. Mins Capitolo dedicato alla teoria della crisi di Marx Engels (pag 232-258) Credito e crisi. “”What of the rôle of credit? Only brief, stray remarks are available, and it is hardly possible to distill from them a reliable formula. Credit plays a part in the trade cycle, but it does not rank among the causal factors. Credit is a powerful lever in the centralization of capital; it promotes new enterprises, encourage speculation and reckless ventures, strains production to the utmost, accelerates overproduction, intensifies the crises, and, presumably, aids in recovery. Credit, is “”one of the most potent instruments of crises and swindle””. Credit gives impetus to enormous undertakings like railway building which may promote booms and crises. It is to be noted parenthetically that in these references he generally uses credit in the sense of corporate securities, and only at times in the sense of commercial bank credit; more than once it is hard to tell which type of credit as a determinant of crises. “”The superficiality of Political Economy””, Marx teaches, “”shows itself n the fact that it looks upon the expansion and contraction of credit, which is a mere symptom of the periodic changes of the industrial cycle, as their cause”” (57). A crisis on the money market, he says, merely masks “”abnormal conditions in the process of production and reproduction”” (58)”” (pag 256-257) [M.M. Bober, Karl Marx’s Interpretation of History’, Cambridge, 1948] [(56) Capital, I, 687, 693; II, 361-363; III, 298, 359, 497, 522, 652, 713; ‘Theorien über den Mehrwert’, II, n. 2, p. 289; (57) Capital, I, 695; III, 575-576; (58) Capital, II, 365] traduzione “”Qual è il ruolo del credito? Sono disponibili qui e là solo brevi osservazioni, ed è difficile trarre da esse una formula affidabile. Il credito gioca un ruolo nel ciclo commerciale, ma non si colloca tra i fattori causali. Il credito è una potente leva nella centralizzazione del capitale, promuove nuove imprese, incoraggia la speculazione e le avventure sconsiderate, spinge al massimo la produzione, accelera la sovrapproduzione, intensifica le crisi e, presumibilmente, aiuta la ripresa. Il credito è “”uno dei più potenti strumenti di crisi e di truffe””. Il credito dà impulso a enormi imprese come la costruzione di ferrovie che possono promuovere boom e crisi. Si deve notare tra parentesi che in questi riferimenti usa generalmente il credito nel senso di titoli societari, e solo a volte nel senso del credito bancario commerciale, varie volte è difficile dire quale tipo di credito sia un fattore determinante delle crisi. “”La superficialità dell’economia politica””, spiega Marx, “”si mostra nel fatto che considera l’espansione e la contrazione del credito, che è un semplice sintomo dei cambiamenti periodici del ciclo industriale, come loro causa “”(57). Una crisi del mercato monetario, dice, semplicemente maschera “”condizioni anormali nel processo di produzione e riproduzione”” (58) “”(pag 256-257) [MM Bober, Karl Marx’s Interpretation of History””, Cambridge, 1948] [( 56), I, 687, 693; II, 361-363; III, 298, 359, 497, 522, 652, 713; “”Theorien über den Mehrwert””, II, n.2, 289; (57) Capitale, I, 695; III, 575-576; (58) Capitale, II, 365]”,”MADS-743″
“BOBERACH Heinz FISCHER Wolfram LÖSCHE Peter a cura”,”Band 1. Hessisches Hauptstaatsarchiv Wiesbaden.”,”Stato federato (21.114 km2; 5 milioni 512.000 ab.; capit. Wiesbaden) della Germania, nel settore centrale del Paese, include quasi tutti i territori che nelle diverse epoche storiche appartennero all’omonimo principato e non corrisponde a una regione geografica ben definita per ciò che riguarda confini e caratteristiche. Nel suo insieme il territorio si presenta come un susseguirsi di bacini intercomunicanti racchiusi da gruppi montuosi prevalentemente periferici. I fiumi principali, oltre a quelli che scorrono ai suoi confini, sono il Fulda, il Lahn e il Meno. Principali risorse economiche sono l’agricoltura (cereali, patate, barbabietole da zucchero, vite, frutta, ortaggi), praticata nelle fertili valli del Reno e del Meno, l’allevamento bovino e suino, lo sfruttamento forestale e del sottosuolo (lignite, minerali di ferro, sali potassici) e l’industria (settori meccanico, elettrotecnico, chimico, auto, alimentare e carta. Città principali, oltre alla capit., sono Francoforte sul Meno, Kassel, Darmstadt, Offenbach am Main, Fulda, Hanau e Marburgo. In ted., Hessen.”,”ARCx-008″
“BOBERACH Heinz a cura; elaborazione Marli BECK LÖFFLER Irma SIMON Bernhard SIMONIS Manfred”,”Landeshauptarchiv Koblenz. Band 2. Nordrhein-Westfälische Haupstaatsarchiv Düsseldorf.”,”-Nordrehin Westälisches Hauptstaatsarchiv Düsseldorf. Bearbeitet von Dieter LÜCK Überlieferung aus der ehemaligen preußischen Rheinprovinz. Vestfalia, regione storica della Germania, corrispondente alla metà nord-orient. dello Stato federato della Renania Settentrionale-Vestfalia. Non ha confini ben definiti, in quanto fu soggetta nel corso della storia a notevoli mutamenti territoriali, specialmente in età napoleonica; la si può far coincidere a grandi linee con la provincia prussiana della V., il cui territorio, dalla forma approssimativamente triangolare, si stendeva tra il confine olandese, il corso del Weser e quello del Sieg, affluente di destra del Reno. Dal punto di vista geomorfologico è costituita da regioni geografiche assai differenti, quali l’ampio bacino pianeggiante di Münster, i rilievi della Selva di Teutoburgo e del Wiehen-Gebirge e inoltre le alteterre del Sauerland culminanti nel Rothaargebirge. In ted., Westfalen. Storia: abitata anticamente dai Sassoni, poi sottomessi e cristianizzati da”,”ARCx-009″
“BOBIN Frédéric WANG Zhe”,”Pékin en mouvement.”,”L’irruzione della classe media: Shao Xianzhen, proprietario (pag 144-) F. Bobin corrispondente del quotidiano Le Monde a Pechino, Wang Zhe è stata assistente nell’ufficio di Le Monde a Pechino per due anni”,”CINE-078″
“BOBINSKA Celina; GINZBERG Siegmund; ZANCA Aldo; TISO Aida; MORAWSKI Stefan; RAGIONIERI Ernesto; PASQUINELLI Carla”,”Questione nazionale e contadina nella visione leninista del socialismo (Bobinska); Filosofia e politica in ‘Materialismo ed empiriocriticismo (Ginzberg); Parlamento borghese e rivoluzione socialista in Lenin (Zanca); Rileggendo Lenin: l’emancipazione della donna (Tiso); Arte e società nel pensiero di Plekhanov (Morawski), Presenza di Engels (Ragionieri); Né Lukács né Korsch (Pasquinelli);”,”Bobinska: – Lenin apprezzò debitamente il contenuto teorico della concezione marxiana del processo rivoluzionario (…) Purtuttavia il nostro secolo verifica ancor più positivamente il modello della rivoluzione “”strisciante””. Lenin non aveva canonizzato il modello di Marx (…) (pag 77) – Lenin mise in guardia dal pericolo di accentrare il potere nelle mani del ‘gensek’ (segretario generale) (doveva essere bilanciato dal comitato centrale..) (pag 85)”,”LENS-001-FB”
“BOBINSKA Celina; BOREJSZA J.”,”Aspects idéologiques de la «Question polonaise» au sein de la Première Internationale entre 1860 et 1870 (Bobinska); La Première Internationale et la Pologne (Borejsza).”,”Celina Bobinska, Cracovia; J. Borejsza, Varsavia”,”MOIx-046-M”
“BOBROVSKAYA C.”,”Lenin and Krupskaya.”,”La Krupskaja muore nel febbraio del 1939. Il giorno dopo (27) del suo 70° compleanno (festeggiato dai vertici del regime il 26). Era nata il 26 febbraio 1869. “”The great revolutionary events that developed and spread to all parts of the vast country in the next few months made it possible for Lenin and Krupskaya to return to St. Petersburg in the autumn of 1905. The had to be careful, however, and observe strict secrecy; for although the tsarist secret police apparatus, the gendarmerie and the spy system were disorganized and in a state of confusion, they still continued to function. Lenin and Krupskaya returned to Russia separately. In St. Petersburg, again because of police persecution, Krupskaya, under the name of Prakovya Onygina, lived apart from Lenin.”” (pag 23-24) “”During these stormy days Krupskaya was entirely taken up by Party organizational work, acting as secretary of the Central Committee of the Party. This work was extremely intricate. Although the Party had come out into the open, yet, in accordance with Lenin’s instructions, it was necessary to preserve the secret apparatus while making full use of all legal possibilities. In December, 1905, when uprising in Moscow was beginning, Krupskaya took part in the all-Russian Bolshevik conference held in Tammerfors, Finland. Here she met Joseph Stalin personally for the first time.”” (pag 24)”,”LENS-178″
“BOBROWSKI Czeslaw”,”La formazione del sistema di pianificazione sovietico.”,”Fallimento rivoluzione in Germania e rivoluzione cinese (pag 65) Tesi staliniana del socialismo in un paese solo (pag 69)”,”RUSU-283″
“BOBZIN Hartmut, edizione italiana a cura di Roberto TOTTOLI”,”Maometto.”,”Hartmut Bobzin è professore di Storia dell’Islam e Filologia semitica presso l’Università di Norimberga. Si occupa di problemi riguardanti lo studio del Corano e la ricezione dell’Islam in Europa.”,”RELx-005-FL”
“BOCCA Giorgio”,”Palmiro Togliatti.”,”Giorgio BOCCA è nato a Cuneo nel 1920. Con GALIMBERTI e BIANCO fu tra i fondatori delle formazioni di ‘Giustizia e Libertà’. Comandante della X Divisione GL, vice commissario politico nel cuneese, BOCCA iniziò la sua attività giornalistica alla ‘Gazzetta del Popolo’, proseguita poi all’ ‘Europeo’ e al ‘Giorno’. E’ autore di molti libri e saggi. A questo libro ha collaborato Silvia GIACOMONI.”,”PCIx-035″
“BOCCA Giorgio”,”La Russia di Breznev. Resoconto di viaggio e Informazioni.”,”Giorgio BOCCA (Cuneo 1920) fu con GALIMBERTI e BIANCO tra i fondatori delle formazioni di Giustizia e Libertà. Comandò la X divisione GL e fu vice commissario politico nel Cuneese. E’ giornalista e storico.”,”RUSU-109″
“BOCCA Giorgio”,”Storia dell’ Italia partigiana. Settembre 1943 – maggio 1945.”,”Giorgio BOCCA è nato a Cuneo nel 1920. Con GALIMBERTI e BIANCO fu tra i fondatori delle formazioni di ‘Giustizia e Libertà’.”,”ITAR-014″
“BOCCA Giorgio”,”La disUnità d’ Italia. 20 milioni di italiani la democrazia è in coma e l’Europa.”,”Giorgio BOCCA, nato nel 1920, è una delle più note firme del giornalismo italiano. E’ stato partigiano e ha dedicato vari volumi al fascismo, a Mussolini e a Togliatti.”,”ITAP-021″
“BOCCA Giorgio”,”Una repubblica partigiana. La resistenza in Val d’ Ossola. Ossola 10 settembre – 23 ottobre 1944.”,”””Alla prova dei fatti l’ Ossola è una delle zone meno adatte alla guerriglia. Troppo lontana da Milano per poter ricevere l’ aiuto; ma non tanto lontana da essere trascurata dai tedeschi e dai fascisti. Attraversata da una linea ferroviaria che, passando per la Svizzera arriva in Germania: usata dei tedeschi per spedire, spettatrice la Svizzera, tutto ciò che è stato predato in Italia. Manca all’ Ossola uno sbocco diretto sulla pianura, il lago e la cintura morenica la isolano dalle campagne e dalle stalle della Bassa. I rifornimenti alimentari, difficili nei mesi della guerra di montagna, diventeranno impossibili durante la repubblica. L’ Ossola è l’ unico luogo della guerra partigiana che resterà più di un mese senza pane. I rari tentativi di rifornimento via lago si risolvono in altrettanti fallimenti.”” (pag 33)”,”ITAR-053″
“BOCCA Giorgio in collaborazione con Silvia GIACOMONI”,”Palmiro Togliatti.”,”””Dal 1930 al 1932 Togliatti e il partito italiano sono in eclisse: gli svoltisti, i “”giovani”” presi dal lavoro in Italia, la vecchia direzione degli ex-buchariniani in penitenza e in prudenza. Se si sfoglia la “”Corrispondenza internazionale””, organo del Comintern, si nota che gli italiani non escono dal loro orticello, intervengono solo sul loro partito e sul loro paese, esclusi o autoesclusi dal dibattito internazionale””. (pag 223)”,”BIOx-075″
“BOCCA Giorgio”,”Mussolini socialfascista.”,”Sorel ed Arturo Labriola. “”Benedetto Croce è un buon maestro che non si sente responsabile degli errori dei discepoli. E’ lui a far conoscere in Italia le opere di Le Bon e di Sorel ed è lui che poi sentenzia: “”I libri di Sorel sono stati dei breviari del fascismo””. Mussolini il fascista non lo nega: “”Quel che sono lo devo a Sorel. Per me l’ essenziale era agire. Ma ripeto è a George Sorel che io devo di più. E’ questo maestro del sindacalismo che con le sue rudi teorie sulla tattica rivoluzionaria ha contribuito di più a formare la disciplina, l’ energia, la potenza delle corti fasciste.”” E Jean-Paul Sartre conferma là dove scrive di Sorel come di un protofascista. (…) Anche Arturo Labriola è un maestro in condominio tra fascisti e comunisti, maestro di quel sindacalismo rivoluzionario e interventista che assieme ai democratici riformisti e interventisti fonda il fascismo del 1919, proprio come dice Ivano Bonomi: “”Gli uomini che vi partecipano provengono quasi tutti dal socialismo rivoluzionario e dal riformismo””. Insomma la strana miscela di cui dà atto anche Palmiro Togliatti, quando dice che a quel fascismo parteciparono “”…uomini che militavano e in parte militano ancora nelle file del movimento operaio””. (pag 12-13) Croce. “”Del resto Mussolini non fa che ripetere un discorso sulle somiglianze fatto di interventi che vanno da quello di Benedetto Croce: “”…Il fascismo di Mussolini, già comunista rivoluzionario, è stato una imitazione del comunismo e solo gli accidenti e le avventure portarono Mussolini a diventare nemico del leninismo, al quale sarebbe volentieri tornato se avesse potuto e se ne avesse avuto il tempo””, a quello di Victor Smirnov (…). O ancora di Giovanni Gentile (…). (pag 21) “”Trotsky ha detto che la scimmia del fascismo può prendere a calci il suo padrone e ha colto la verità: nel “”mostro”” autoritario che cresce i calci non li prendono solo i socialisti, i comunisti e il fascismo “”normalizzato””, li prendono anche gli eredi e continuatori dello stato liberale.”” (pag 137) “”E’ vero, ma questo potere oligarchico ha dovuto cedere al fascismo, a Mussolini in particolare, gra parte del potere politico e spesso si troverà spiazzato, disarmato dalle scelte politiche, in particolare di politica estera. Il fascismo non è “”il cane da guardia”” del capitalismo come non è il “”socialismo possibile””, non è la “”reazione di massa”” di cui parla Togliatti e neppure la sola “”possibilità progressista””, come sostiene l’ economista Vajda: è uno zig zag, una faticosa ricerca, spesso un voglio e non posso, da cui però il paese, nella sua interezza, viene cambiato””. (pag 138)”,”ITAF-173″
“BOCCA Giorgio”,”Palmiro Togliatti. 1.”,”””””Per quattro anni il partito si tenne in equilibrio su questa instabile e traballante corda ora pencolando da una parte, ora dall’ altra. Ora sterzando verso i “”giovani”” (Longo, Secchia) che sin dall’ autunno 1927 cominciarono a criticare quella parola d’ ordine, sostenendo che non esistevano in Italia soluzioni intermedie”” (Berti). Ma l’ arte politica di Togliatti è propria questa di trovare il compromesso, di fare da perno della bilancia. Egli dirige avendo per stretti collaboratori Tasca e Grieco, il “”triumvirato””, che si presenta come prosecuzione organica della linea di Lione, linea che prima del ’26 è elaborata nella comune lotta contro la sinistra bordighiana e poi come lotta comune contro la sinistra dei giovani. Ruggero Grieco, acceso bordighiano fino al 1924 (ricordate il suo saluta a Bordiga imprigionato?), si è avvicinato a Gramsci attraverso il comune interesse per la questione meridionale. Quanto al “”destro”” Tasca, ha fatto il suo atto di sottomissione all’ Esecutivo allargato del ’26, spalleggiando il centro contro Bordiga.”” (pag 137)”,”PCIx-198″
“BOCCA Giorgio”,”Palmiro Togliatti. 2.”,”””Togliatti non si fa illusioni, sa che lo slittamento dei socialisti verso il centrosinistra è progressivo, e nel novembre del ’57, parlando alla Conferenza moscovita dei 64 partiti, dice: “”Dopo il XX Congresso il compagno Nenni si è allontanato da noi. Egli ha dato una interpretazione del tutto sbagliata delle decisioni del XX e particolarmente della parte dedicata alla critica del culto della personalità. Questa critica venne da lui compresa come una conferma che, quando nel 1921 noi uscimmo dalle file del vecchio Partito socialista per formare il Partito comunista, non avevano ragione noi ma i riformisti. Egli giunge quindi a ritenere che i comunisti devono uscire dalla scena politica e i socialisti unirsi con i socialdemocratici””. (pag 586-587)”,”PCIx-199″
“BOCCA Giorgio”,”Il padrone in redazione. Pubblicità, televisione, partiti, grandi gruppi economici: e la libertà d’ informazione?”,”””Questi padroni, lo si è detto, sono culturalmente molto migliori rispetto ai loro padri e nonni: vivono nel mondo, incontrano gente di ogni ceto e lavoro, stanno dentro l’ informazione, partecipano a decine di congressi e magari si fanno scrivere i discorsi dal negro aziendale, ma danno le tracce, li rivedono e sponsorizzano le belle lettere e le belle arti. Inaugurano mostre, si occupano più della intelligenza aziendale che della produzione. Tale essendo la specie padronale, il rapporto con il giornalista non è semplicemente di dominio o di corruzione, ma anche e soprattutto di plagio. La corruzione c’è, eccome, ci sono il regalo, la stecca, l’ ‘inside trading’, cioè il gioco in Borsa con le carte segnate che il padrone fa fare al giornalista e ci sono anche le registrazioni dell’ affare, da tirar fuori al momento opportuno. Ma tutto ciò per servile e sgradevole che sia non ha grande peso nella informazione economica, ci sono limiti di decenza e di prudenza che anche un giornalista corrotto deve rispettare. Il vero rischio è quello del plagio che nasce dalla convivenza impari fra il padrone e l’ informatore, da fatto che il primo che ha cento armi affilate e rilucenti può facilmente sedurre il secondo, può affascinarlo come un re Mida””. (pag 152-153)”,”EDIx-073″
“BOCCA Giorgio”,”Il provinciale. Settant’anni di vita italiana.”,”Giorgio Bocca (Cuneo, 1920-)ù “”Nei garibaldini c’erano anche i comunisti veri, i credenti, come Piero Comollo, operaio torinese dell’Ordine Nuovo, guardia del corpo di Gramsci. Un uomo bellissimo, con un viso affilato, pallido, con una angelica anzi evangelica melanconia, la melanconia di chi ti offre le chiavi del paradiso e se la vede rifiutare. Una sera che arrivammo in una baita in cui c’era un solo letto e gli dissi di dormirci non ci fu verso, “”non me la sento””, diceva, “”non voglio privilegi, con tutta la gente che soffre””. E diceva sul serio, era come un frate penitente, come un asceta. Se gli parlavo male del comunismo, di Stalin, dell’Urss faceva proprio come quei preti che stanno fra i bestemmiatori e più quelli le tirano giù più fanno gli occhi di divino amore accesi, il sorriso sempre più fraterno. Non rispondeva con parole o argomenti ma con sospiri, con sguardi come pensasse: “”Ah buon dio del comunismo cosa mi tocca sentire, ma credimi buon dio del comunismo, anche Giorgio ha dentro qualcosa di buono, ne sono certo, diventerà un compagno, andrà anche lui a Mosca e si chinerà a baciare il suolo della Piazza Rossa e piangerà guardando le stelle rosse del Cremlino come feci io, nel ’28, fuggendo dal fascismo””. Perché c’erano i comunisti come Togliatti che sapevano, vedevano ma tacevano per sopravvivere e comandare, i comunisti come Pajetta che sapevano ma lo negavano per non ammettere di aver sbagliato e i comunisti come Pietro che non sapevano, non vedevano e quando proprio erano costretti a sapere e a vedere si inebriavano di masochismo, si dicevano che soffrire per il comunismo, subire ferocie e ingiustizie dal comunismo era la massima delle gioie e la più alta delle arcane prove della sua verità. Il cognato di Togliatti Paolo Robotti, incarcerato e torturato dalla Ghepeu, la polizia segreta, su false accuse, dimenticato prudentemente nei giorni della prigionia dal Togliatti che pure era vicesegretario del Comintern, appena tornato libero scriveva alla moglie: “”Abbiamo letto la nuova Costituzione approvata dal compagno Stalin. E’ il più alto dei monumenti ai diritti e alle libertà umane””””. (pag 52-53)”,”BIOx-304″
“BOCCA Giorgio”,”La repubblica di Mussolini.”,”BOCCA Giorgio “”Mussolini vive nel suo isolamento formalistico, negli orari precisi, nell’immutabile rito burocratico: il sangue e la confusione incominciano appena fuori di Salò, a Brescia e a Peschiera si è già dentro la guerra senza prigionieri, dentro l’Italia dai cento padroni: il ministro degli Interni ha ordinato di essere larghi con i prezzi, il commissario ai prezzi ordina che siano stretti; il ministero dell’Agricoltura difende gli ammassi, in ogni zona; il partito ordina di bruciare quelli che stanno nelle zone partigiane; mentre i giornali pubblicano i bandi di amnistia, le formazioni nere intensificano i rastrellamenti,. Il govero è isolato e disinformato.”” (pag 141)”,”ITAF-335″
“BOCCA Giorgio”,”Il sottosopra. L’Italia di oggi raccontata a una figlia.”,”Giorgio Bocca chiede aGianni Agnelli: “”E di Berlusconi cosa pensa?”” “”Sa cosa ha detto Mitterand di Berlusconi? “”Non mi piace , ma non mi ripugna””. Solo un francese avrebbe potuto dire così. Io dico che non mi incanta, ma che è un uomo di grande fiuto, di grande abilità. E ogni tanto penso al mio amico Carlo De Benedetti che deve essere infuriato: ma come, dovevo essere io il De Gaulle italiano e al mio posto c’è questo venditore di pubblicità?””. E’ molto curioso il signor Fiat, se non fosse nato signor Fiat sarebbe stato un ottimo giornalista”” (pag 101)”,”ITAP-216″
“BOCCA Giorgio”,”Basso impero.”,”””Il capitalismo sfrenato sorpassa l’immaginazione, sorpassa Karl Marx’ (pag 93) BOCCA Giorgio, Basso impero. FELTRINELLI. MILANO. 2003 pag 164 8° Serie Bianca / Feltrinelli. [‘Il terrorismo è cosa normale nei conflitti tra gli stati, non un’eccezione. Nell’ultima guerra mondiale in cui vennero violate tutte le regole del diritto internazionale ci fu chi tentò con scarso successo un ritorno alla guerra cavalleresca: i generali Montgomery e Rommel recitarono nel deserto libico la guerra dei combattenti leali che si rendevano l’onore delle armi, ma nel suo complesso quella fu la guerra più terroristica della storia, il secondo fronte delle popolazioni civili venne terrorizzato con ogni mezzo, le rappresaglie sproporzionate, le deportazioni, la fame, gli stupri di massa, la condanna dei popoli inferiori contro cui tutto era permesso. Gli inglesi e americani bombardarono le città tedesche con bombe incendiarie, devastarono città come Dresda; rasero al suolo con l’atomica Hiroshima e Nagasaki. Ma la notizia che era stata usata la bomba di distruzione totale non destò nell’Europa di allora, nell’Occidente, né orrore né rimorso: chi era arrivato alla fine della lunga notte e vedeva la salvezza a portata di mano pensava: meglio centomila morti in un giorno che milioni in una guerra che continua. Se Hitler non fosse giunto in ritardo a costruire la bomba l’avrebbe lanciata su Londra e anche il nostro bonario Duce rincuorava i suoi fedeli a Salò dicendo che stavano per arrivare le armi di distruzione totale: “”Dio mi perdoni gli ultimi dieci minuti di guerra”” diceva Hitler. Ora Kissinger legalizza il terrorismo, lo si ritiene funzionale al progresso scientifico e alla rivoluzione tecnologica, qualcosa di automatico, di ineluttabile. (…) Lo sviluppo capitalistico globale e senza controllo crea lo stesso smarrimento della Rivoluzione industriale che fece dire a Marx: “”Tutto ciò che sembrava solido si dissolve nell’aria”” e in questo stato caotico il terrorismo irrompe con la sua ferocia e i suoi martiri senza un disegno preciso. Dice Kissinger del nuovo flagello: “”Il terrorismo deforma le istituzioni, restringe la sfera decisionale, richiama gli istinti peggiori, la violenza, la conquista, crea una selezione alla rovescia, salgono nella scala sociale figure prive di principi, disponibili al servizio dei potenti, ostili alla democrazia””‘ (pag 85-86)] ISCNS79TEC [Visit the ‘News’ of the website: http://www.isc-studyofcapitalism.org]”,”TEMx-079″
“BOCCA Giorgio”,”Istruzione, formazione e cultura. Una politica della Comunità Europea per l’educazione.”,”Giorgio Bocca, dottore di ricerca in Pedagogia, è ricercatore presso il Dipartimento di Pedagogia dell’Università Cattolica di Milano. Contiene il paragrafo: ‘Il contributo teorico di H. Jeanne e R. Dahrendorf’ (pag 27-)”,”GIOx-108″
“BOCCA Giorgio”,”La Repubblica di Mussolini.”,”Giorgio Bocca (Cuneo 1920) fu con Galimberti e Bianco fra i fondatori delle formazioni di Giustizia e Libertà. Comandò la X divisione GL e fu vice commissario politico nel Cuneese. Corsivista politico del settimanale ‘Tempo’ e del ‘Giorno’ è autore fra l’altro di Storia dell’Italia partigiana e Palmiro Togliatti.”,”ITAF-025-FL”
“BOCCA Giorgio”,”Il dio denaro. Ricchezza per pochi, povertà per molti.”,”””Mentre si alza nel mondo il coro privatistico il capitalismo ha realizzato nel 1999 fusioni per 3160 miliardi di dollari, la Vodafone ha comperato Mannesman, la Total dei petroli ha inghiottito la Elf, la Daimler Benz si è presa la Chrysler, perché intrinseco al capitalismo non è, come si dice, il libero mercato ma il controllo del mercato, il cliente prigioniero, il consumatore ingabbiato. (…) E’ un capitalismo che si affida ai trasferimenti più che agli investimenti, una nube di miliardi che viaggia in continuo per i duecentocinquanta paradisi fiscali. Nel granducato del Lussemburgo c’è una banca specializzata in trasferimenti «coperti» di nome Clearstream. Il denaro ci arriva per «scomparire», diventa un ago in un pagliaio, pare vi abbia un normalissimo conto corrente anche la nostra Banca d’Italia. Non c’è azienda che non sia articolata in decine di holding che si ramificano in mille combinazioni. A che scopo? Nel migliore dei casi per frodare il fisco, il che nel sistema è considerato ordinaria amministrazione. I trasferimenti avvengono in uno spazio in cui il risparmiatore comune non deve mettere piede. Avvengono e non si discutono. Mai nella storia le manovre del grande capitale sono state così esenti da controlli e critiche. Questo è il vero tallone di Achille di una sinistra che invece di tener d’occhio il sistema lo accetta e vi compete. Nessuno ha capito in quale misura i governi di sinistra abbiano favorito le privatizzazioni per ricavarne profitti, di certo nessuna delle ‘authorities’ preposte all’operazione ha mai né voluto né saputo dirci quale sia stato il profitto sociale che ne è derivato, che cosa ci abbia guadagnato il paese dalla privatizzazione dei telefoni, dell’elettricità, dell’energia. Nessuno in Parlamento si è seriamente occupato di questi enormi spostamenti di denaro e di potere, di queste appropriazioni dei beni pubblici, salvo il comico Grillo che è diventato una sorta di buffone di corte che più dice il vero e più fa schiattare dalle risate i cortigiani. Questa è davvero una gran trovata del sistema: lasciar dire le cose importanti, l’informazione seria, ai buffoni e ai satirici. Perché le fusioni sono così gradite al sistema? Perché sono gradite a chi lo dirige, ai manager che hanno emarginato nelle aziende le famiglie proprietarie e che fanno ciò che vogliono degli azionisti di cui Ernesto Rossi diceva: «contano come un cane nella società di protezione degli animali»”” (pag 10-11) ‘Una gran trovata del sistema: lasciar dire le cose importanti, l’informazione seria, ai buffoni e ai satirici'”,”ECOS-021″
“BOCCA Giorgio”,”Storia d’Italia nella guerra fascista, 1940-1943.”,”””Esiste, nel 1939, alla vigilia del conflitto, una politica razionale, programmata degli armamenti? Ci sono un uomo, un gruppo dirigente forniti dei poteri necessari? In teoria, almeno due persone hanno tali poteri. La prima è Mussolini, che accentra i dicasteri militari ma, a forza di collezionare incarichi, non è in grado di esercitarli e arriva al pietoso lamento: «Questa amministrazione dell’esercito non va, non se ne può mai essere sicuri, le sue cifre non sono mai esatte» (42). La verità è che il regime, per sopravvivere, impone un continuo dissolvimento delle responsabilità. C’è un episodio che lo spiega bene: riuniti i massimi dirigenti industriali, Giordani per l’ IRI, Rocca per l’ Ansaldo, presenti il generale Soddu e il ministro Ciano, Mussolini chiede come si possa impostare un programma di rinnovamento delle artiglierie: «Bisognava pensarci dieci anni fa, Duce» osserva Giordani. E Mussolini: «Già, avete ragione, Giordani, bisognava pensarci». E chiude un discorso che porterebbe a una analisi intollerabile dal sistema. La seconda persona è il maresciallo Pietro Badoglio, capo dello stato maggiore generale, del Comitato nazionale per l’indipendenza economica, organo supremo dell’autarchia, della Commissione per gli studi sulle materie fondamentali per la difesa, del Consiglio nazionale delle ricerche: tutte cariche onorifiche che il maresciallo non disdegna, fin che si è in pace, dichiarandosi pronto a rispondere «al popolo e al Duce, in qualunque momento e per qualunque necessità», ma in realtà spettatore come gli altri e profittatore. Un certo potere operativo potrebbe averlo un terzo personaggio, il generale Carlo Favagrossa, succeduto nell’agosto del 1939 al generale Dallolio alla direzione del Commissariato generale fabbricazioni di guerra, che poi si chiamerà Fabbriguerra. Ma il regime ha una cura meticolosa nel creare l’antipotere di ogni potere: l’articolo 3 della legge che ha creato il Commissariato stabilisce che i ministeri militari, ciascuno per le commesse di rispettiva competenza, conservano intera la propria responsabilità tecnica e amministrativa. Ma il regime ha una cura meticolosa nel creare l’antipotere di ogni potere: l’articolo 3 della legge che ha creato il Commissariato stabilisce che i ministeri militari, ciascuno per le commesse di rispettiva competenza, conservano intera la propria responsabilità tecnica e amministrativa. Risultato: tre organi tecnici per i collaudi delle munizioni, tre centri di progettazione, sprechi e perdite di tempo. In mezzo ai contrapposti bisogni il Commissariato media la confusione: ora è costretto dalle insistenze di un ministero a sospendere le lavorazioni già compiute all’ottanta per cento per conto di un altro, salvo riprenderle se le proteste sono arrivate al dittatore. L’esercito vuole cannoni antiaerei da 90,53 ma la marina li pretende da 90,50 e bisogna provvedere a due catene produttive; l’industria ottica fornisce di mezzi di puntamento i cannoni antiaerei ma non ce la fa a rifornire i carri armati, onde liti, contestazioni, pratiche interminabili. Sfuggono al Commissariato i rifornimenti di carbone, carburanti, legna, cotone, canapa, gomma affidati ad altrettanti enti (43). In tale caotica situazione la tesi marxista di una industria monopolistica che spinge il paese alla guerra nel suo bisogno inesausto di aumentare produzione e profitti (44), deve subire, per cominciare, questo correttivo: la disorganizzazione è tale, la sclerosi protezionistica è arrivata a tal punto che la nostra industria, per ammissione dello stesso Mussolini, produce «al sessanta per cento delle nostre possibilità» (45)”” (pag 52-54) [(42) G. Bottai, ‘Vent’anni e un giorno’, Milano, Garzanti, 1949, p. 127; (43) C. Favagrossa, ‘Perché perdemmo la guerra’, Milano, Rizzoli, 1946, p. 43; (44) Cfr. R. Battaglia, ‘Storia della Resistenza italiana’, Torino, Einaudi, 1953 e ‘La seconda guerra mondiale’, in ‘Trenta anni di storia italiana’, Torino, Einaudi, 1961, p. 257; (45) D. Alfieri, ‘Due dittatori di fronte’, Milano, Rizzoli, 1948]”,”QMIS-205″
“BOCCA Giorgio”,”L’inferno. Profondo Sud, male oscuro.”,”Volume dedicato dall’autore a Falcone e Borsellino La malavita e Garibaldi. “”Elizabeth Gaskell scrittrice inglese trovatasi a passare l’Italia meridionale nell’anno dell’Unità racconta: «All’arrivo a Napoli di Garibaldi la camorra prese l’intero contrabbando sotto la sua speciale protezione. Pasquale Menotte, il capo mafia, si occupava dei dazi. Non appena arrivava un carico di vino o di grano si presentava con i suoi armati alle guardie gridando: “”Lasciate passere, è roba di Garibaldi””. Una cooptazione dell’eroe dei due mondi il quale ha lasciato un segno così forte nella immaginazione meridionale che anche la ‘ndrangheta calabrese ne ha fatto un suo padre fondatore, un suo eroe. «Garibardo», mi dice lo storico Gaetano Cingari, «è il grado più alto della ‘ndrangheta, per primo se ne è insignito Santo Aramiti poi è toccato a Mommo Piromalli e a Paolino Di Stefano». Gli studiosi come Cingari, sono dei calabresi esiliati nelle loro belle case, conservano con la ragione e la loro gente un rapporto culturale, di rado fanno sortite nell’inferno che li circonda, stanno come monaci in convento nello loro stanze piene di libri, di quadri, con mogli amorose in attesa che la barbarie sia finita, se finirà. La casa di Cingari, autore della ‘Storia della Calabria dall’Unità a oggi’, è sopra Villa San Giovanni, a Campo Calabro, e di sera si vedono le luci di Messina al di là di un «braccio di mare che è largo come un oceano» come dice il biologo Enzo Mutolo, palermitano. (…) Cingari è un bel signore magro a cui le molte letture hanno insegnato a padroneggiare la parola, a regolarla come un corso d’acqua limpida, ora impetuoso ora placato nella riflessione. «Vedi, prima dell’Unità d’Italia la mafia non era l’antistato, era una faccenda popolare che viveva fuori dallo stato, in parte banditismo, in parte gestione rurale della giustizia. Come organizzazione malavitosa che ha rapporti con lo stato di conflitto e di complicità si forma lentamente, i prefetti piemontesi che pure tendono a raccontare il sud a tinte fosche non se ne accorgono, nelle loro relazioni insistono a parlare di criminalità spicciola, non di un controllo mafioso del territorio. Quando poi la mafia, che allora non si chiamava ‘ndrangheta, afferma la sua presenza, quando non è più possibile ignorare che nelle campagne è un potere, viene scambiata dagli scrittori socialisti per una società di mutuo soccorso. Francesco Arca, sindacalista rivoluzionario di Civitanova ne dà una immagine populista, Giovanni De Nava la racconta come la buona società che riscatta i poveri dalla miseria e dal lupanare. E così deve essere vissuta dai suoi fondatori se il primo nome della associazione è la Fratellanza». Cingari è uno storico scientifico, come usa dire, uno che scrive in base ai documenti di archivio, ma è anche uomo di fantasia, gli piace avventurarsi per me in questo intrico risorgimental malavitoso. «La prima mafia si chiamava la Fratellanza o anche la Santa e la leggenda ripresa da tutti i capitolari mafiosi è che a fondarla furono i tre Giuseppe arrivati dalla Sicilia, Giuseppe Garibaldi, Giuseppe Mazzini, Giuseppe La Marmora. Forse questo confuso intreccio massonico, carbonaro, risorgimentale nacque nelle prigioni del Borbone dove i malavitosi dividevano le celle con i ribelli, i fratelli Romeo carbonari si fecero anche banditi contro il Borbone». E’ andata lontano questa immagine di mafia liberale, è arrivata sino a Hobsbawm, lo studioso dei movimenti popolari, per lui è «la sola rivoluzione borghese possibile nel sud italiano»”” (pag 60-62)”,”ITAS-225″
“BOCCA Giorgio”,”Il sottosopra. L’Italia di oggi raccontata a una figlia.”,”””Lo studioso della mafia professor Lamberti dice: «Di fatto, in questi anni la camorra è stata la testa pensante e progettuale dell’economia napoletana e, mentre personaggi di facciata come Cirino Pomicino e Gava stavano alla ribalta politica, ha preso le redini dell’economia e dello sviluppo in Campania»”” (pag 121)”,”ITAS-003-FMP”
“BOCCA Giorgio”,”Storia della Repubblica italiana dalla caduta del fascismo a oggi.”,”Giorgio Bocca è nato a Cuneo nel 1920. Come molti altri ha compiuto “”il lungo viaggio attraverso il fascismo”” sino al rifiuto dell’8 settembre 1943 ed alla guerra partigiana. Tra i fondatori delle formazioni ha comandato la X divisione Giustizia e Libertà e ha avuto una medaglia d’argento al valor militare. Dal ’45 la sua vita è dedicata al giornalismo e alla storia: ‘Miracolo all’italiana’ del 1962 è il libretto che gli dà notorietà. Poi scrive ‘I giovani leoni del neocapitalismo’, ‘Alla scoperta dell’Italia’, ‘Storia della guerra partigiana’, ‘Storia d’Italia nella guerra fascista’, ‘Togliatti’, ‘La repubblica di Mussolini’, ‘La Russia di Breznev’. Ha scritto per il quotidiano La Repubblica e il settimanale L’Espresso. È morto a Milano nel 2011. Referendum 2 giugno 1946 tra repubblica o monarchia. Duro colloquio tra De Gasperi e (re) Umberto. De Gasperi: “”Ho finito il mio latino. Si vuole ricorrere alla forza? Va bene, vorrà dire che io verrò a trovarla a Regina Coeli o lei verrà a trovare me””. Umberto non sa rispondere altro che il suo dovere è di attendere la proclamazione definitiva dei risultati. (….)”” (pag 16)”,”ITAP-250″
“BOCCA Giorgio”,”Partigiani della montagna. Vita delle divisioni “”Giustizia e Libertà”” del Cuneese.”,”Dedica a Duccio Galimberti, nostro compagno e comandante, per ricordare il suo nome e nel suo sacrificio il nome e il sacrificio di tutti coloro che caddero per gli ideali di “”Giustizia e Libertà”” (in apertura) Giorgio Bocca, noto giornalista e scrittore (Cuneo 1920) ha partecipato alla guerra partigiana; a Torino nell’immediato dopoguerra ha mosso i primi passi da giornalista nel foglio di ‘Giustizia e Libertà’. Gli accordi con la resistenza francese. Il patto delle due Resistenze. ‘(…) Il comandante delle bande G.L. di Val Maira, Detto Dalmastro, aveva inviato nell’inverno un ufficiale in territorio francese col compito di entrare in collegamento con i dirigenti del Maquis. Furono necessari mesi di tentativi e di lavoro. La cosa può sembrare strana alla mentalità italiana abituata ai partigiani schierati in montagna alla luce del sole; chiara invece per chi abbia conosciuto da vicino l’organizzazione del Maquis. Il nostro inviato si trovava, entrando in territorio francese, in mezzo ad una rete impalpabile, segreta e diffidente. Non c’erano là uomini riconoscibili per le barbe incolte o per l’arma a tracolla, ma cittadini eguali l’uno all’altro, intenti al loro lavoro abituale. Fra questi l’ufficiale doveva trovare i maquisards, ottenere la loro fiducia, persuaderli ad avere un abboccamento. Gli valse la perfetta conoscenza della lingua, l’aver vissuto parecchi mesi in Francia, le amicizie che si era procurate. Egli ritornò finalmente in Italia ad annunciare che un primo abboccamento preliminare era stato fissato per la prima decade di maggio in località vicino al confine. Una staffetta francese precisò in seguito i termini. (…) Dieci giorni dopo, la delegazione ufficiale italiana, guidata da Duccio Galimberti, da Detto Salmastro e dal comandante della Val Varaita, si portava scavalcando ancora i Colli della Maira, attraverso un territorio presidiato dai tedeschi, sino a Barcellonette. Qui venivano quei patti politici e militari che dovevano alcuni giorni dopo essere confermati e perfezionati in Italia, in un ultimo colloquio tenuto ad Acceglio, presenti per la Resistenza italiana Livio Bianco, Ezio Aceto e Gigi Ventre e per quella francese Max Jouvenal, comandante del Sud-Est. I punti fissati negli accordi dicono in sunto: 1. si afferma la necessità di una solidarietà italo-francese e si nota la comunanza di intenti nella lotta per il trionfo delle libertà democratiche; 2. si intensificano i collegamenti fra le vallate confinanti; 3. avverrà uno scambio di ufficiali osservatori rappresentanti i rispettivi movimenti; 4. si pongono in comune le fonti di collegamento con gli alleati. Sul piano militare l’accordo non ebbe grandi risultati Pratici. Sino a che la Francia fu occupata il Maquis era, per sua natura e costituzione, così diverso dall’organizzazione partigiana italiana da non permettere alcuna fattiva e costruttiva cooperazione. I maquisards erano cittadini che volevano ancora una vita normale, legati da un’organizzazione clandestina che doveva svelarsi solo il giorno dell’attacco generale. Non potevano perciò affiancarsi per un’azione militare in campo aperto alle bande italiane. Quando la Francia fu liberata ed i partigiani italiani ebbero bisogno di aiuto, gli uomini della Resistenza francese non erano soli al governo. Accanto a loro c’era l’Armée di De Gaulle, c’erano i militaristi, c’erano i reazionari sciovinisti. I patti furono dimenticati. Tuttavia, in un campo strettamente politico, l’accordo ha importanza e significato grandissimi. Prova l’identità di ideali dei due movimenti popolari, prova l’esistenza di una base comune su cui possono essere fondati rapporti di durevole amicizia. Il patto delle due Resistenze ha anche un significato umano. È il patto dei perseguitati e degli oppressi che ritrovano, nella difesa contro il nemico comune, sentimenti di solidarietà”” (pag 83-86)”,”ITAR-343″
“BOCCA Giorgio”,”Italia anno uno. Le campagne senza contadini. Le città senza operai.”,”Pci e sindacato. ‘Certo una classe operaia, un movimento operaio come forza produttiva e dunque sociale e poltiica restano, ma si è chiuso il tempo in cui si contava su di essa per le mediazioni decisive fra il lavoro e la vita. Non è più così, la ricomposizione fra lavoro e vita oggi va cercata con altri strumenti, con altre più complesse partecipazioni, verso un futuro complesso e incerto. Ma che sollievo per gli operai trovarsi finalmente sollevati dal fardello dei salvatori del mondo, della classe “”martire””. La classe operaia non ha perso la sua identità come lamentano i suoi “”aiutanti””, ma la falsa identità, la identità artificiosa che le era stata imposta dalla sincera ipocrisia”” (pag 121)”,”ITAS-002-FER”
“BOCCA Giorgio”,”Storia dell’ Italia partigiana. Settembre 1943 – maggio 1945.”,”Capitolo XII La battaglia del lavoro Capitolo XXX. Insurrezione. La battaglia di Genova Dedica manoscritta: “”A voi che c’eravate, con l’augurio che, se fosse il caso, saprei fare come voi. Con tutto il mio affetto, Vittorio”” (Natale ’66 – Capodanno ’67)”,”ITAR-036-FSD”
“BOCCACCIO Marco”,”Hayek. Teoria della conoscenza e teoria economica.”,”Marco Boccaccio, già Visiting Scholar presso la Yale Law School, è ricercatore in Scienza delle finanze presso l’Università di Perugia.”,”ECOT-156-FL”
“BOCCARA Paul”,”Etudes sur le capitalisme monopoliste d’ etat sa crise et son issue.”,”Vengo al terzo punto: questa questione delle fasi lunghe. E’ possibile che noi assistiamo effettivamente in questo momento a un ritorno del ciclo lungo. Dopo un periodo pressapoco di 25 anni di relativa stabilità nel dopoguerra – durante il quale il ciclo decennale era appiattito, come si era già visto negli anni 1897-1914 – sembrano ora annunciarsi difficoltà per la crescita. Andiamo allora verso un periodo di difficoltà lunga, legato a una sovra-accumulazione lunga, la superaccumulazione spiega, secondo noi, l’ evoluzione ciclica tanto media che lunga. Così si manifesterà una crisi strutturale del capitalismo monopolistico di Stato. E’ almeno un’ ipotesi di lavoro. (pag 140)”,”ECOT-061″
“BOCCELLA Nicola”,”L’economia disobbediente. Distribuzione del reddito e mercato del lavoro nell’economia sovietica, 1950-1985″,”Fondo Dav BOCCELLA è ricercatore confermato presso il dip. di scienze economiche e sociali dell’Univ. di Napoli.”,”RUSU-204″
“BOCCELLA Nicola”,”L’economia disobbediente. Mercato del lavoro e distribuzione del reddito nell’economia sovietica: 1950-1985.”,”Nicola Boccella è Ricercatore confermato presso il Dipartimento di Scienze economiche e sociali dell’Università di Napoli.”,”RUSU-132-FL”
“BOCCHINI Claudia”,”La teoria schmittiana della democrazia. Il pensiero politico e la teoria costituzionale di Carl Schmitt nel contesto dell’interpretazione delle costituzioni moderne dall’età della Rivoluzione francese alla Repubblica di Weimar.”,”Tesi della bancarotta spirituale del parlamentarismo (pag 249)”,”TEOP-265″
“BOCCHIO Mario”,”La Guerra Civile in Piemonte, 1943-1945. Alla ricerca della verità. I.”,”Marco Bocchio nato nel 1968 ad Alba, giornalista professionista, si occupa delle vicende legate alla RSI. Ha pubblicato ‘Guerra in Africa orientale’ (1994),”,”ITAR-008-FMP”
“BOCCI Mauro, a cura (mostra fotografica)”,”Istantanee per una storia. Francesco Leoni e il fotogiornalismo.”,”Foto reparto produzione bulloni; Foto reparto femminile fabbrica Impermeabili San Giorgio (pag 77, 1949) Sciopero e manifestazione operaia del 1953 in via XX settembre (pag 99) Lavoratori portuali e cantieri (1950) (pag 101-103) Foto lavoro femminile, lavoratrici (pag 106) Primo maggio dei portuali (Ramo industriale) (1955) (pag 117) Battaglia di ‘De-Ferrari’ 30 giugno 1960 (pag 126) Mareggiata e disastro del 1955 in porto”,”LIGU-130″
“BOCCIA Corso Paolo”,”New Deal e lotte operaie. Il Socialist Party of America negli anni Trenta.”,”BOCCIA (Firenze, 1960) ha studiato in Italia e USA. Ha conseguito il dottorato in storia delle Americhe presso l’ Università di Genova e svolge attività di ricerca in storia contemporanea. Ha pubblicato articoli di Storia americana, storia delle relazioni internazionali e storia militare in Italia e all’estero.”,”MUSx-055″
“BOCCOLARI Giorgio CASALI Luciano a cura; saggi di Dianella GAGLIANI Massimo STORCHI Alfredo GIANOLIO Pietro SPAGNI Azio SEZZI Carlo VALLAURI Francesco BARBAGALLO Luciano CASALI Stefano BIANCHINI Franco BOIARDI Sergio DALMASSO Vittorio POMA Pasquale AMATO Fausto SACCHELLI Edwin Morley FLETCHER”,”I Magnacucchi. Valdo Magnani e la ricerca di una sinistra autonoma e democratica.”,”””Il Movimento dei lavoratori italiani (Mli) era cosa fatta, in pratica, in quell’incontro del 24 febbraio, quando Magnani, sotto il fuoco di fila delle domande dei giornalisti, precisava che non c’erano stati abboccamenti con “”esponenti titisti”” e che non c’era alcuna intenzione di passare dalla gravitazione verso l’Unione Sovietica a quella verso un’altra potenza straniera. L’esistenza di “”punti di contatto””, sul piano degli orientamenti politici e della lotta allo stalinismo, non autorizzava a ritenere che il nuovo movimento fosse una sorta di ‘longa manus’ del governo di Belgrado. Noi, spiegava Magnani, “”abbiamo parlato di difesa del territorio nazionale contro l’aggressione da qualunque parte essa venga””. “”Noi crediamo che si possa arrivare a una struttura quale noi desideriamo senza piegarci a condizioni di sudditanza. La difesa del territorio ne è il corollario”” (pag 199-200)”,”PCIx-360″
“BOCENINA Nina”,”La segretaria di Togliatti. Memorie di Nina Bocenina. Con un saggio di Sergio Bertelli.”,”Foto Yalta 1964, feretro di Togliatti portato da Longo e … da Krusciov, assieme a Lama Breznev e altri. pag 108-109″,”PCIx-248″
“BOCHICCHIO Francesco”,”Berlino 1919. Rosa Luxemburg e la rivoluzione. Problematica completamente inattuale?”,”Francesco Bochicchio esperto di diritto dei valori mobiliari, del settore finanziario e professore a contratto di Diritto degli intermediari finanziari presso la Facoltè di Economia dell’Università di Parma ha pubblicato vari libri tra cui ‘La politica della domanda e la riforma antiliberista dell’economia. Spunti per una ripresa del dialogo tra Marx e Keynes’ (2015) e ‘Scacco alla superclass’, con Giorgio Galli (2016). In bibliografia cita l’opera ‘Diritto e politica di fronte alle revisioni storiche. Un percorso critico sul “”politico”” di Carl Schmitt””, Milano, 2012″,”LUXS-091″
“BOCK Gisela CARPIGNANO Paolo RAMIREZ Bruna”,”La formazione dell’ operaio massa negli USA, 1898-1922.”,”ANTE1-24 Gisela BOCK insegna all’Istituto di storia americana dewlla Freie Unviersitat di Berlino. La Carpignano insegna alla City University di New York. Ha pubbliato anche (con altri) ‘Crisi e organizzazione operaia’ (1975). Bruno Ramirez lavora all’Università di Toronto.”,”MUSx-224″
“BODEI Remo FAROLFI Bernardino JERVIS Giovanni DONOLO Carlo DONZELLI Franco FENGHI Francesco”,”La cultura del 900. Volume primo. Filosofia storiografia psicologia sociologia economia diritto.”,”Filosofia (Remo BODEI), storiografia (FAROLFI), psicologia (JERVIS), sociologia (DONOLO), economia (DONZELLI), diritto (FENGHI).”,”REFx-060″
“BODEI Remo a cura, testi di Georg Wilhelm Friedrich HEGEL”,”Hegel e la dialettica.”,”””E’ questo il principale intento della superficialità: collocare la scienza, invece che nello sviluppo del pensiero e del concetto, piuttosto nell’osservazione immediata e nell’immaginazione accidentale; far dissolvere, quindi, la ricca membratura dell’ethos in sé, che è lo Stato, l’architettonica della sua razionalità, che con la determinata distinzione delle cerchie della vita pubblica e dei suoi diritti e col rigore della misura, nella quale si regge ogni pilastro, arco e sostegno, fa nascere la forzas del tutto dell’armoneia delle sue parti; – far dissolvere, dico, questa plastica costruzione nella pappa del “”cuore, dell’amistà e dell’ispirazione””. (…)La forma speciale della cattiva coscienza, che si manifesta nella specie retorica di cui si pavoneggia quella superficialità, può rendersi osservabile qui e soprattutto nel fatto che essa, dove più è ‘priva di spirito’, parla maggiormente dello “”spirito””; dove più mortalmente e aridamente parla, ha in bocca le parole “”vita”” e “”iniziare alla vita””; dove si manifesta il più grande egoismo del vano orgoglio, più ha in bocca la parola “”popolo”” (Hegel, Lineamenti di filosofia del diritto, Prefazione) (pag 55-56) “”Ciò che è razionale è reale; e ciò che è reale è razionale”” (pag 57) “”Hic Rhodus, hic saltus, Qui la rosa, qui danza. Intendere ‘ciò’ che è, è il compito della filosofia, poiché ‘ciò che è’, è la ragione”” (pag 59)”,”HEGx-026″
“BODEI Remo”,”Sistema ed epoca in Hegel.”,”Remo Bodei, nato a Cagliari nel 1938, ha compiuto i propri studi a Pisa e li ha perfezionati in diverse università tedesche e a Parigi. Dal 1975 è stato professore di Storia e storiografia filosofica alla Scuola Normale Superiore di Pisa e di Storia della filosofia alla Facoltà di Lettere dell’Università di Pisa. Oggi è professore emerito di Filosofia all’Università di Pisa e insegna alla University of California a Los Angeles. “”Non riuscendo a rappresentarsi il genere, l’animale agisce per ‘istinto’. Nel costruire «nidi, tane, giacigli», egli si comporta come un «artigiano inconscio», ma solo «nel pensiero, nell’artista umano, il concetto è per se stesso» (180). Perciò – dice Hegel, riferendosi agli esempi di Cuvier in ‘Le Régne Animal distribué d’après son organisation’ (181) – quanto più complessa è l’organizzazione dell’animale, tanto più debole è l’istinto. L’uomo, invece, «avendo coscienza del reale come ideale, cessa di essere qualcosa di puramente naturale, dedito solo alle sue immediate intuizioni e tendenze, alla loro soddisfazione e produzione. Che egli abbia coscienza di questo si manifesta nel fatto che egli frena i suoi istinti: tra l’impulso dell’istinto e la sua soddisfazione egli pone l’ideale, il pensiero. Nell’animale i due momenti coincidono; esso non scinde da sé questo nesso, che può essere interrotto solo dal dolore o dal timore. Nell’uomo l’istinto sussiste prima o senza che esso lo soddisfi: potendo frenare o dar corso ai suoi istinti, egli agisce secondo ‘fini’, si determina secondo l’universale. E’ lui che deve determinare quale fine debba riconoscere come valido: e può porre come suo fine persino il puro universale. Quel che lo determina, egli lo sa… Per l’animale le rappresentazioni non sono realtà ideale, effettiva… Esso non può intercalare nulla fra il suo istinto e la sua soddisfazione; non ha volontà, non può passare all’inibizione. Lo stimolo si genera nel suo interno e presuppone un’esecuzione immanente. L’uomo è autonomo non perché il movimento comincia in lui, ma perché egli lo può frenare, rompendo in tal modo la sua immediatezza e naturalità» (182). In questo senso, dato che anche per Hegel «il lavoro non é un ‘istinto’, bensì un atto razionale» (183), «attività in sé riflessa» (184), che ha a fondamento una rappresentazione, vale qui quanto affermato da Marx: «Il nostro presupposto è il lavoro in una forma nella quale esso appartiene esclusivamente ‘all’uomo’. Il ragno compie operazioni che assomigliano a quelle del tessitore, l’ape fa vergognare molti architetti con la costruzione delle sue cellette di cera. Ma ciò che fin da principio distingue il peggior architetto dall’ape migliore è il fatto che egli ha costruito la celletta nella sua testa prima di costruirla nella cera. Alla fine del processo lavorativo emerge un risultato che era già presente al suo inizio nella ‘idea del lavoratore’, che quindi era già presente ‘idealmente’. Non che egli ‘effettui’ soltanto un cambiamento di forma dell’elemento naturale; egli ‘realizza’ nell’elemento naturale, allo stesso tempo, il ‘proprio scopo’, che egli ‘conosce’, che determina come legge il modo del suo operare, e al quale deve subordinare la sua volontà» (185)”” (pag 146-147) [(180) Hegel, ‘Henzyklopädie der philosophischen Wissenschaften, § 365 Z.; (181) Cfr. Ibide, e G. Cuvier, ‘Le règne animal distribué d’après son organization, vol. 1., Paris, 1817, pp. 47-55 (…); (182) Hegel, ‘Philosophie der Weltgeschichte’, cit., p. 34 (trad. it, cit., vol 1, pp. 40-41; (183) Hegel, Jenenser Realphilosophie I, cit, p. 236 (trad. it., cit., p. 95); (184) Hegel, id., vol 2, pp. 197 (trad. it., p.125); (185) K. Marx, ‘Das Kapital’, Berlin, 1962, vol. I, p. 193; trad. it. di D. Cantimori, ‘Il capitale, Roma, 1956, vol. I, p. 1, p. 196. (…)]”,”HEGx-050-FF”
“BODEI Remo RACINARO Roberto BARALE Massimo, a cura di Salvatore VECA”,”Hegel e la economia politica.”,”Elogio hegeliano dell’ economia politica classica (pag 17) L’economia politica è per Hegel una scienza del campo pratico (pag 49) “”la duplice relazione dello Stato e della società civile era, per Marx, il segno di una contraddizione insanabile della società civile (la fondamentale contraddizione di una struttura costretta ad «uscir da sé»), mentre per Hegel era il segno di una contraddizione sanabile, per l’appunto, al livello dello Stato”” (pag 201 (Massimo Barale, Oltre Marx)”,”HEGx-049″
“BODELSEN C.A.”,”Studies in Mid-Victorian Imperialism.”,”””Race being the decisive factor in all Dilke’s political ideas, the possibility of the race changing or deteriorating is a constant bugbear with him. A fear that race may be conditioned by climate and surroundings is apparent in several places in ‘Greater Britain’: Will the “”Saxon”” race be able to maintain its characteristics in the conditions of America or Australia? Is it true that, if the American settlers can in the long run maintain themselves under the climatic conditions of America, it will be at the price of being no longer English but Red Indians? The corollary of Dilke’s admiration for the “”Saxon”” race is a corresponding distrust of the ability of the other nations: “”The map of the world will show that freedom exists only in the homes of the English race. France, the authoress of modern liberty, has failed as yet to learn how to retain the boon for which she is ever ready to shed her blood. Switzerland, so-called free state, is the home of the worst of bigotry and intolerance; the Spanish republics are notoriously despotisms under democratic titles. America, Australia, Britain, the homes of our race, are as yet the only dwelling-spots of freedom”””” (pag 70)”,”UKIx-123″
“BODIGUEL Jean-Luc”,”La réduction du temps de travail. Enjeu de la lutte sociale.”,”BODIGUEL Jean-Luc”,”MFRx-343″
“BODIN Luis TOUCHARD Jean”,”Front Populaire 1936.”,”TOUCHARD e BODIN della FNSP sono conosciuti per le loro opere e i loro lavori sulle idee e le forze politiche in Francia.”,”FRAV-015″
“BODIN Jean a cura di Margherita ISNARDI PARENTE”,”I sei libri dello Stato. 1. Libro primo e secondo.”,”Capitolo V: Se sia lecito attentare alla vita del tiranno e annullare le sue ordinanze dopo la sua morte. (pag 605-627) Capitolo VII. Della democrazia. (pag 651) “”Per concludere, quindi, riaffermiamo che è democratico quello Stato in cui ha la sovranità la maggioranza dei cittadini, sia che si voti per testa, sia per tribù, per classi, per parrocchie, per comunità””. (pag 658)”,”TEOP-170″
“BODINO M. PASTENGO C. a cura”,”Pro e contro Mao Tse-Tung.”,”Stalin impedisce a Mao di incontrare Togliatti. “”Anche dopo il riconoscimento della nostra vittoriosa rivoluzione e dopo la nostra riappacificazione, Stalin mantenne un atteggiamento sospettoso verso di me. Durante un viaggio a Mosca, per esempio, dove c’era anche il compagno Togliatti, io avevo chiesto di poter avere un incontro con lui, ma Stalin è riuscito, con mille stratagemmi a negarmelo””. (Mao a Davide Lajolo, settembre 1956, L’ Europeo, 18.8.1963). (pag 126)”,”CINx-142″
“BODY Marcel”,”Les groupes communistes français de Russie 1918 – 1921.”,”Quest’opera è stata pubblicata per la prima volta nel 1965 in ‘Contributions à l’histoire du Comintern’ sotto la direzione di Jacques FREYMOND per la Librairie Droz di Ginevra, nella serie delle Publications de l’institut universitaires des hautes etudes internationales de Geneve. L’indice di questo volume comprendeva scritti di Boris NICOLAEVSKY (i primi anni dell’IC), Angelica BALABANOVA (Lenin e la creazione del Comintern), BODY, Lucien LAURAT (Partito comunista austriaco), M.N. ROY (Michel Borodine in America, con prefazione di Boris SOUVARINE), Yves COLLART (a proposito di due lettere di LUNATCHARSKI), Boris SOUVARINE (Una controversia con Trotsky), Ervin SINKO (Journal de Moscou), Branko LAZITCH (le scuole quadri del Comintern). Contiene in fondo al libro lettera di SOUVARINE a BODY del 28.10.1984 e succinta biografia pol di BODY operaio di Limoges (1894-1984)”,”RIRO-124″
“BODY Marcel”,”Au coeur de la Révolution. Mes années de Russie, 1917-1927.”,”Nato a Limoges nel 1894 e morto nel 1984, Marcel BODY sceglie il mestiere di tipografo. Nel 1916, fa parte della Missione militare francese in Russia. Spettatore della rivoluzione si unisce ai bolscevichi. E’ al fianco di Lenin Trotsky Zinoviev Stalin. Diventato cittadino sovietico, occupa un posto nella diplomazia in Norvegia al fianco di A. KOLLONTAI. Ostile all’ evoluzione del regime, ritorna in Francia nel 1927. Si dedicherà a questo punto alla traduzione dele opere di LENIN, TROTSKY e più tardi alla pubblicazione delle opere complete di BAKUNIN. Alain SKIRDA storico e traduttore, è uno specialista della Russia sovietica. ha pubblicato persso le stesse edizioni ‘Nestor Makhno, le cosaque libertaire’ ‘Les Anarchistes russes, les soviets et la revolution de 1917′. Ha conosciuto M. BODY e lo ha aiutato a mettere a punto le sue Memorie. “”Poco dopo, all’ inizio di marzo 1921, scoppia la rivolta dei marinai di Kronstadt. Questo fu per nuoi una sorpresa. Niente lasciava prevedere un svolgimento così drammatico. Certo, sapevamo che là come altrove serpeggiava il malcontento tanto nella guarnigione che tra la popolazione dell’ isola. Ma quale colpo per Zinoviev e il suo entourage! Io non ebbi l’ occasione di vedere durante questi giorni tragici, egli aveva lasciato, con molti altri, l’ hotel Astoria, diventato rapidamente vuoto. Victor Serge era profondamente turbato. Quanto a me, mi chiesi come si era potuto, in così poco tempo, arrivare fino a questo; perché in fondo, tra anni e qualche mese solamente ci separavano dalla rivoluzione d’ Ottobre, e furono sufficienti per rigettare nell’ opposizione, peggio, nella rivolta a mano armata, i lavoratori e i marinai che, all’ origine, erano stati i principali sostegni di Lenin e del suo partito. Lo stesso Victor Serge si rendeva conto anche della responsabilità che incombeva non solo su Zinoviev ma pure su tutti i responsabili della politica economica seguita dopo i primi mesi della rivoluzione d’ Ottobre; una politica ultra-burocratica che soffocava sistematicamente ogni iniziativa individuale e artigianale””. (pag 181)”,”RIRB-081″
“BODY Marcel”,”Au coeur de la Révolution. Mes années de Russie, 1917-1927.”,”Né à Limoges en 1894, mort en 1984, Marcel Body choisit très tot le métier de typographe. En 1916, il fait partie de la Mission militaire française en Russie. D’abord spectateur de la révolution, il se rallie ensuite aux bolcheviks et milite dans leurs rangs. C’est là qu’il cotoie Lénine, Trotski, Zinoviev, Staline… Devenu citoyen soviétique, il occupe un poste diplomatique en Norvège aux cotés d’Alexandra Kollontai. Il se consacrera alors à la traduction des oeuvres de Lénine et de Trotski, et plus tard à la publication des oeuvres complètes de Bakounine, tout en participant à la gestion d’une coopérative ouvrière et en collaborant à la presse pacifiste. Le présentateur, Alexandre Skirda, historien et traducteur, est un spécialiste de la Russie soviétique. Présentation d’Alexandre SKIRDA, Avant-propos, foto, documenti, Annexe: Exclusion de Marcel Body du Parti Communiste,”,”RIRO-143-FL”
“BODY Marcel a cura, saggi di Boris NICOLAEVSKY Angekica BALABANOVA Lucien LAURAT M.N. ROY Yves COLLART Boris SOUVARINE Ervin SINKO Branko LAZITCH”,”Les Groupes Communistes Français de Russie 1918-1921.”,”Les Groupes Communistes Français de Russie de Marcel Body a été publié une première fois en 1965 dans Contributions à l’histoire du Comintern sous la direction de Jacques Freymond par la Libraire Droz à Genève, dans la série des Publications de l’Institut universitaire des hautes études internationales de Genève. “”La révolution russe raprésente certainement la plus grand événement politique et social du XX° siècle et le drame de cette révolution mérite la clarification sous tous les rapports””. Ante Ciliga Introduction par Jacques FREYMOND, Publications de l’Institut Universitaire de Hautes Études International n. 45, Contributions a l’Histoire du Comintern, publiées sous la direction de Jacques FREYMOND, Documenti, foto, Index des noms cités,”,”INTT-028-FL”
“BOECKH Katrin VÖLKL Ekkehard”,”Ucraina. Dalla rivoluzione rossa alla rivoluzione arancione.”,”Katrin Boeckh (1967-) insegna storia dell’Europa orientale e sud-orientale all’Università di Ratisbona (Germania). E’ autrice di studi sullo stalinismo in Ucraina e sul ruolo delle Chiese nella recente storia dei Balcani Ekkehard Volkl (1940-2006) già professore all’Università di Ratisbona, si è occupato di storia dell’Europa centro-orientale in particolare dell’Ucraina, della Romania e della Bulgaria.”,”EURC-126″
“BOELCKE Willi A. a cura”,”La guerra è bella! Goebbels e la propaganda di guerra.”,”Willi A. Boelcke storico berlinese, autore fra l’altro dei uno studio sui Krupp e gli Hohenzollern (1956) e di una storia della amministrazione del Reich tedesco (1960), ha fuso l’ampio e aggrovigliato materiale tolto dagli archivi delle due Germanie in tredici distinti capitoli, corrispondenti ad altrettante fasi del conflitto, dalla propaganda della vittoria a quella della catastrofe e della guerra totale.”,”GERN-019-FL”
“BOELLA Laura”,”Il giovane Lukacs. La formazione intellettuale e la filosofia politica, 1907-1929.”,”Laura BOELLA (Cuneo 1949) lavora all’ istituto di filosofia del diritto dell’ Università di Pisa. Ha scritto vari saggi (“”Via a Marx”” del giovane Lukacs””, Storia e politica, 3.1971), introduzione a ‘Intellettuali e coscienza di classe. Il dibattito su Lukacs, 1923-24′ (1977). Prassi e coscienza della crisi della “”Weltanschauung”” grande borghese ad una teoria della rivoluzione in Occidente. “”L’ introduzione del ’21 all’ edizione ungherese del ‘Massenstreik’ è uno scritto vibrante ed entusiasta, in cui la Luxemburg appare il simbolo della lotta per “”il senso autentico del marxismo: il rivoluzionamento del proletariato””. Ed è significativo, in rapporto alla funzione sotterranea esercitata dalla Luxemburg nel pensiero lukacsiano come difficoltà di comprendere fino in fondo il leninismo, l ‘ accostamento della sua figura a quella di Lenin come “”forse l’ unico, vero successore di Marx e di Engels”” nella qualità di “”vero capo del proletariato””””. (pag 132-133) “”Ne risulta la contrapposizione implicita delle analisi luxemburghiane a quelle dell’ ‘Imperialismo’ di Lenin, i cui contributi teorici sono valutati solo in rapporto al campo della teoria dello Stato: anzi, Lukacs afferma che ‘Die Akkumulation des Kapitals’ fornì “”la teoria economico-sociale per la tattica rivoluzionaria dei bolscevichi nei confronti degli strati non proletari dei lavoratori””””. (pag 134) BOELLA Laura”,”TEOC-339″
“BOERI Tito GALASSO Vincenzo”,”Contro i giovani. Come l’ Italia sta tradendo le nuove generazioni.”,”””Per tanti anni la famiglia ha ovviato all’essenza di ammortizzatori sociali in Italia. Lo fa tuttora, quando può. E con un mercato del lavoro che propone solo insicurezza, salari da fame e scarse prospettive di inserimento e di crescita professionale, i giovani italiani si rivolgono alla mamma. La maggioranza dei maschi italiani tra i 25 e i 34 anni vive ancora con i genitori. I “”mammoni”” aumentano invece di diminuire. Se oggi sono più di uno su due, dieci anni fa erano quattro su dieci. Gli uomini sono più mammoni delle donne: solo un terzo delle donne tra i 25 e i 34 anni vive ancora con i genitori. Dieci anni fa era una su quattro. Anche per loro l’emancipazione dalla famiglia di origine è diventata sempre più complicata. Sono poche, sempre meno, le giovani coppie che vivono insieme, in una loro casa. Abbiamo la più bassa percentuale di donne tra i 18 e i 34 anni che vive in coppia – con o senza figli – nell’Europa a 25; è una percentuale inferiore anche a quelle di Grecia, Spagna e Portogallo. In altri Paesi, soprattutto anglosassoni e scandinavi, i giovani escono dalla casa dei genitori a 18 anni per studiare o lavorare altrove. Nei Paesi scandinavi, un ‘welfare state’ molto orientato ai bisogni dei singoli – e dunque anche dei giovani – li aiuta a emanciparsi, mentre nel Regno Unito o negli USA l’emancipazione è frutto di un mercato del lavoro flessibile, che consente ai giovani di diventare rapidamente autosufficienti dal punto di vista economico””. (pag 90)”,”GIOx-046″
“BOERI Tito”,”Uno Stato asociale. Perchè è fallito il welfare in Italia.”,”Tito Boeri Ph.D. presso la New York University, è stato senior economist all’Ocse e consulente di Banca Mondiale, Fmi e Ilo; attualmente è professore di Economia del lavoro all’Università Bocconi di Milano e direttore della Fondazione Rodolfo Debenedetti. É uno dei fondatori del sito http://www.lavoce.info”,”ITAS-025-FL”
“BOERI Tito BRUGIAVINI Agar CALMFORS Lars a cura; scritti di Lars CALMFORS Alison BOOTH Michael BURDA Daniele CHECCHI Robin NAYLOR Jelle VISSER Richard FREEMAN Pietro GARIBALDI Agar BRUGIAVINI Bernhard EBBINGHAUS Bertil HOLMLUND Martin SCHLUDI Tierry VERDIER”,”Il ruolo del sindacato in Europa.”,”Tito Boeri è docente di Economia del Lavoro all’Università Bocconi di Milano; Agar Brugiavini è docente di Economia Politica all’Università Ca’ Foscari di Venezia; Lars Calmfors è docente di Economia Internazionale all’Istituto per gli Studi di Economia Internazionale dell’Università di Stoccolma. Capitolo I. L’adesione dei sindacati. 1.1. Le tendenze della sindacalizzazione nel XX secolo: l’aumento delle differenze tra paesi; 1.2. Il calo delle iscrizioni al sindacato (…) (pag 17-23) Tabella 1.1. Tassi di sindacalizzazione, 1950-1997. (paesi Ocde, Ocse) (pag 18) Figura 1.1. Trend della sindacalizzazione in Europa e Usa, 1960-1996 (pag 21)”,”SIND-183″
“BOERI Tito CORICELLI Fabrizio”,”Europa: più grande o più unita?”,”Tito Boeri Ph.D. presso la New York University, è stato senior economist all’Ocse e consulente di Banca Mondiale, Fmi e Ilo; attualmente è professore di Economia del lavoro all’Università Bocconi di Milano e direttore della Fondazione Rodolfo Debenedetti. É uno dei fondatori del sito http://www.lavoce.info Fabrizio Coricelli è professore all’Università di Siena. É stato economista al FMI, alla Banca Mondiale e Consigliere Economico alla Commissione Europea.”,”EURE-063-FL”
“BOERI Tito BERTOLA Giuseppe NICOLETTI Giuseppe a cura, Contributi di Juan Francisco JIMENO Ramon MARIMON Christopher PISSARIDES Robert C.G. HAFFNER Stephen NICKELL Stefano SCARPETTA Gylfi ZOEGA”,”Protezione sociale occupazione e integrazione europea.”,”Tito Boeri Ph.D. presso la New York University, è stato senior economist all’Ocse e consulente di Banca Mondiale, Fmi e Ilo; attualmente è professore di Economia del lavoro all’Università Bocconi di Milano e direttore della Fondazione Rodolfo Debenedetti. É uno dei fondatori del sito http://www.lavoce.info Giuseppe Bertola, professore ordinario di Economia politica nell’Università di Torino, attualmente insegna all’Istituto Universitario Europeo di Firenze. Giuseppe Nicoletti dirige l’unità di ricerca sulla riforma della regolamentazione presso il Dipartimento di Economia dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo a Parigi.”,”EURx-109-FL”
“BOERO Pino a cura”,”L’ 89. Una rivista per la rivoluzione (1888-1892).”,” Pino BOERO insegna Letteratura italiana contemporanea all’ università di Genova. Roberto BECCARIA è responsabile della sezione periodici della Civica Biblioteca Berio di Genova. Luca BORZANI è direttore del Centro Ligure di Storia Sociale di Genova. “”Che cosa significa Anarchia? Questo vocabolo preso dal greco significa ‘non governo, sgoverno’, o meglio ‘nessuno governo’. Chi professa l’ ‘anarchia’ aspira ad uno stato sociale, – veramente non si potrebbe dire ‘stato sociale’, perché queste due parole includono la idea di ‘ordine e governo’, e meglio si direbbe ‘un disordine caotico’ – in cui non vi sia più alcun ordine di governo fra gli uomini, non leggi, non autorità collettiva, ma una licenza individuale di fare e disfare peggio, che nel mondo dei bruti, i quali nello stato selvaggio, se non vivono solitari, hanno come i buffali, i cavalli, gli elefanti, i castori ecc. un ordinamento di comunità, una larva di legge negli animali più vecchi e intelligenti, e una regola nell’imitazione e nell’ istinto.”” (pag 103) (A.F. Peroni, 18 gennaio 1891)”,”MITS-309″
“BOERO Pino”,”””La riviera ligure”” tra industria e letteratura.”,”BOERO Pino nato a Genova nel 1949 è ricercatore presso l’Università di Genova e incaricato di Italiano all’ISEF di Firenze (corso funzionante a Genova). Ha collaborato al ‘Giornale storico della letteratura italiana’, ‘Il Verri’ ecc. Mario NOVARO direttore del bollettino ‘La Riviera ligure’ (1895-1919) riuscì a trasformarlo in una significativa antologia della letteratura italiana tra i due secoli ospitando autori come Capuana, Deledda, Pascoli, Pirandello. Novaro valorizzò anche scrittori giovani (Boine, Campana, Alvaro, Rebora, Ungaretti, Sbarbaro).-“,”LIGU-066”
“BOERO Federico Mario, collaborazione scientifica di Gianmarco BASOLA”,”Genova genovesi e foresti da Giano a Colombo.”,”‘Na vòtta côre o can, l’âtra a lêvre’ ‘ Un po’ cöre o can, un po’ cöre a levre’ “”Quel che avviene nel bienno 1260-61 dimostra la giustezza del proverbio citato (un po’ corre il cane, un po’ corre la lepre): malgrado la situazione disperata, i genovesi non si perdono d’animo, non si sa bene se cogliendo o, piuttosot, creando l’occasione propizia. L’antefatto è quello della quarta crociata che, iniziata per liberare i luoghi santi, finisce per cacciar via l’imperatore di Bisanzio, con un’operazione tanto brillante quanto lontana dalle prime intenzioni: poco male, almeno per gli abili “”registi”” veneziani che, dall’impresa, traggono enormi vantaggi, non ultimo quello di dare un duro colpo al commercio genovese gravandolo, al pari di quello pisano, di pesanti dogane”” (pag 133)”,”LIGU-103″
“BOESCH-GAJANO Sofia MODICA Marilena a cura; saggi di Marilena MODICA Cristiano GROTTANELLI Maria Carla GIAMMARCO-RAZZANO Aline ROUSSELLE Charles M. RADDING Gabor KLANICZAY Laurence MOULINIER e Odile REDON Sophie HOUDARD Giulio SODANO William A. CHRISTIAN Sofia BOESCH-GAJANO”,”Miracoli. Dai segni alla storia.”,”Sofia Boesch-Gajano è professore di storia medievale presso l’Università di Roma Tre. Marilena Modica è docente di storia moderna presso l’Università di Catania.”,”RELC-004-FSD”
“BOEZIO Severino Anicio Manlio”,”La consolazione della filosofia.”,”Titolo opera in latino: Consolatio Philosophiae Boèzio (Anicio Manlio Torquato Severino), filosofo, poeta e uomo di Stato latino (Roma verso il 480 d.C. – 524). Figlio di un console, fu discepolo di Festo e Simmaco, di cui sposò la figlia, e completò la sua educazione in Atene. È il tipico rappresentante di quella nobiltà colta latina che appoggiò il re goto Teodorico nel tentativo di realizzare un’equilibrata convivenza tra il popolo goto e quello latino. Collaborò con Teodorico, il quale gli affidò incarichi importanti e delicati: fu console nel 510 e principe del senato. Quando il re goto mutò politica nel timore che la nobiltà romana e il vescovo di Roma tramassero con l’ imperatore d’ Oriente contro di lui, Boezio cadde in disgrazia e venne condannato a morte. Come filosofo cristiano è noto per averci conservato e tramandato gran parte del pensiero greco; fu infatti buon commentatore di Platone e Aristotele. L’opera più importante è il De consolatione philosophiae, che ebbe larga”,”FILx-139″
“BOFF Leonardo, a cura di Paolo COLLO”,”La teologia, la Chiesa, i poveri. Una prospettiva di liberazione.”,”Leonardo Boff è nato nel 1938 a Concordia (Brasile). Professore di teologia sistematica, è stato redattore della Rivista Ecclesiastica Brasileira e dell’edizione portoghese-brasiliana di Concilium.”,”RELC-025-FV”
“BOFF Leonardo, a cura di Paolo COLLO”,”La teologia, la Chiesa, i poveri. Una prospettiva di liberazione.”,”Leonardo Boff è nato nel 1938 a Concordia (Brasile). Professore di teologia sistematica, è stato redattore della Rivista Ecclesiastica Brasileira e dell’edizione portoghese-brasiliana di Concilium.”,”RELC-054-FL”
“BOFF Leonardo”,”Una prospettiva di liberazione. La teologia, la Chiesa, i poveri.”,”Leonardo Boff, francescano, è nato nel 1938 in Brasile, professore di Teologia sistematica. E’ autore di libri e riviste tradotte in Italia.”,”RELC-004-FFS”
“BOFFA Giuseppe”,”Il fenomeno Stalin nella storia del XX secolo. Le interpretazioni dello stalinismo.”,”Stalinismo figlio legittimo del leninismo (SOLZENICYN); stalinismo rivincita vecchia Russia (TUCKER), dittatura analoga ad altri regimi totalitari contemporanei (ARENDT); tratto specifico di un paese in via di sviluppo (GERSCHENKRON); epoca controrivoluzionaria paragonabile al periodo del termidoro (TROTSKY e DEUTSCHER), caso di dispotismo industriale (WITTFOGEL).”,”RUSS-046″
“BOFFA Giuseppe MARTINET Gilles”,”Dialogo sullo stalinismo.”,”BOFFA (Milano, 1923) corrispondente da Parigi (1949-53) e da Mosca (1953-58 e 1963-64) e inviato speciale e commentatore politico dell’Unità, ha pubblicato tra l’altro: ‘La rivoluzione russa (1967) e ‘Storia dell’Unione sovietica’ (1976). MARTINET (Parigi, 1916) nel 1938 uscì dal PCF in segno di protesta contro i processi di Mosca; partecipò poi alla resistenza francese. Giornalista e militante politico, dal 1975 è stato segretario nazionale del Partito socialista di MITTERAND. Tra le sue opere ‘I cinque comunismi’ (1971) e ‘Il socialismo oggi e domani’ (1976).”,”RUSS-047″
“BOFFA Giuseppe”,”Storia dell’Unione Sovietica. 1-4. 1917-1927 1928-1941 1941-1945 1945-1964.”,”Quest’opera uscita nel 1976 è la 1°storia organica dell’URSS dalla rivoluzione in poi scritta in Occidente. Nel 1979 ha ottenuto il Premio Viareggio per la saggistica. Giuseppe BOFFA è stato per 41 anni giornalista dell’Unità (1946-1987), dove ha svolto le più diverse mansioni, sempre nel campo della politica internazionale. Oggi (1990) è senatore della Repubblica e P del CESPI (Centro Studi di Politica Internazionale). Le sue principali opere storiche, oltre alla ‘Storia dell’Unione sovietica’, sono: -Il fenomeno Stalin nella storia del XX secolo. LATERZA. 1982 -Dialogo sullo stalinismo. LATERZA. 1976 in collaborazione con Gilles MARTINET. Dopo i suoi soggiorni a Mosca come corrispondente dell’Unità aveva scritto: ‘La grande svolta’ (ER 1959) e ‘Dopo Krusciov’ (EINAUDI 1965).”,”RUSU-001″
“BOFFA Giuseppe”,”Storia dell’Unione Sovietica 3. 1941-1945. La ‘grande guerra patriottica’. I disastri dell’inizio. La riscossa da Stalingrado a Berlino. L’alleanza antifascista.”,”Quest’opera uscita nel 1976 è la 1°storia organica dell’URSS dalla rivoluzione in poi scritta in Occidente. Nel 1979 ha ottenuto il Premio Viareggio per la saggistica. Giuseppe BOFFA è stato per 41 anni giornalista dell’Unità (1946-1987), dove ha svolto le più diverse mansioni, sempre nel campo della politica internazionale. Oggi (1990) è senatore della Repubblica e P del CESPI (Centro Studi di Politica Internazionale). Le sue principali opere storiche, oltre alla ‘Storia dell’Unione sovietica’, sono: -Il fenomeno Stalin nella storia del XX secolo. LATERZA. 1982 -Dialogo sullo stalinismo. LATERZA. 1976 in collaborazione con Gilles MARTINET. Dopo i suoi soggiorni a Mosca come corrispondente dell’Unità aveva scritto: ‘La grande svolta’ (ER 1959) e ‘Dopo Krusciov’ (EINAUDI 1965).”,”RUSU-001″
“BOFFA Giuseppe”,”Memorie dal Comunismo. Storia confidenziale di quarant’anni che hanno cambiato volto all’Europa.”,”BOFFA è nato a Milano nel 1923. Durante la Resistenza è stato partigiano in Val d’Ossola. Dopo la guerra è entrato nella redazione milanese dell’Unità per la quale ha lavorato come corrispondente prima a Parigi e poi a Mosca (1953-1958)(1963-1964). Un’esperienza da cui sono nati i due libri ‘La grande svolta’ (1959)(premio Viareggio) e ‘Dopo Kruscev’ (1965). E’ stato in seguito editorialista e inviato speciale in EU, Asia, MO, USA. Ha compiuto molti lavori di ricerca storica: -Storia della rivoluzione russa. 1966 -Dialogo sullo stalinismo, in collab con Gilles MARTINET (1976) -Il fenomeno Stalin nella storia del XX secolo -Storia dell’Unione Sovietica (2 voll) (1976 e 1979) (premio Acqui storia e premio Viareggio per saggistica) Negli ultimi anni ha pubblicato: -Dall’URSS alla Russia. Storia di una crisi non finita. 1995 -L’ultima illusione. L’Occidente e la vittoria sul comunismo. 1997. E’ stato senatore nella X legislatura, ha fatto parte della Commissione per gli affari esteri e membro dell’Assemblea del Nord Atlantico e dell’Assemblea parlamentare della CSCE. Presiedeva il CESPI (Centro studi politica internazionale).”,”PCIx-005″
“BOFFA Giuseppe MARTINET Gilles”,”Dialogo sullo stalinismo.”,”Due noti studiosi, diversi per formazione e orientamento politico, affrontano il tema dello stalinismo in una discussione a due voci sull’ esperienza sovietica del 1917 e sulle conseguenze dello stalinismo. Gli autori approfondiscono il tema anche a partire dal ‘rapporto segreto’ di KRUSCIOV del 1956. BOFFA (Milano 1923) corrispondente da Parigi (1949-53) e da Mosca (1953-1958 e 1963-64) poi inviato speciale e commentatore politico dell’ Unità ha pubblicato vari libri e tra l’ altro ‘La rivoluzione russa’ (1967) e ‘Storia dell’ Unione Sovietica’ (1976).”,”RUSU-111″
“BOFFA Giuseppe”,”Storia dell’ Unione Sovietica. Dalla rivoluzione alla seconda guerra mondiale. Lenin e Stalin, 1917-1941.”,”Giuseppe BOFFA è nato a Milano nel 1923. Dal 1946 lavora come giornalista al quotidiano del PCI l’ Unità per il quale è stato a lungo corrispondente da Parigi (1949-1964). Poi è stato inviato speciale e commentatore politico.”,”RUST-088″
“BOFFA Giuseppe”,”Il fenomeno Stalin nella storia del XX Secolo. Le interpretazioni dello stalinismo.”,”Giuseppe Boffa è nato a Milano nel 1923. Giornalista, saggista e storico, la sua attività si è concentrata in particolare sulla storia dell’Urss e del mondo contemporaneo. É editorialista dell’Unità, di cui è stat per molti anni corrispondente all’estero (Mosca e Parigi), nonchè inviato speciale. Le sue opere: La grande svolta, Dopo Krusciov, Storia della rivoluzione russa, Storia dell’Unione Sovietica, Dialogo sullo stalinismo.”,”STAS-001-FL”
“BOFFA Giuseppe”,”Storia dell’Unione Sovietica. Vol. IV. 1945-1964 Guerra fredda e stalinismo. Gli anni di Chruscev. Crisi del movimento comunista. Considerazioni sull’Urss da Breznev a Gorbacev.”,”Giuseppe Boffa è nato a Milano nel 1923. Giornalista, saggista e storico, la sua attività si è concentrata in particolare sulla storia dell’Urss e del mondo contemporaneo. É editorialista dell’Unità, di cui è stato per molti anni corrispondente all’estero (Mosca e Parigi), nonchè inviato speciale. Le sue opere: La grande svolta, Dopo Krusciov, Storia della rivoluzione russa, Storia dell’Unione Sovietica, Dialogo sullo stalinismo.”,”RUST-072-FL”
“BOFFA Giuseppe”,”Storia dell’Unione Sovietica. 1917-1927. Dalla Russia degli Zar al bolscevismo. La figura di Lenin. Gli anni della Nep. Gli scontri fra Stalin, Trockij, Zinoviev e Bucharin. Vol. I.”,”Giuseppe Boffa è nato a Milano nel 1923. Giornalista, saggista e storico, la sua attività si è concentrata in particolare sulla storia dell’Urss e del mondo contemporaneo. É editorialista dell’Unità, di cui è stato per molti anni corrispondente all’estero (Mosca e Parigi), nonchè inviato speciale. Le sue opere: La grande svolta, Dopo Krusciov, Storia della rivoluzione russa, Storia dell’Unione Sovietica, Dialogo sullo stalinismo.”,”RUSU-125-FL”
“BOFFA Giuseppe”,”Storia dell’Unione Sovietica. 1928-1941. La battaglia di Bucharin. Industrializzazione. Collettivizzazione. Despotismo e terrore staliniano. La minaccia fascista. Vol. II.”,”Giuseppe Boffa è nato a Milano nel 1923. Giornalista, saggista e storico, la sua attività si è concentrata in particolare sulla storia dell’Urss e del mondo contemporaneo. É editorialista dell’Unità, di cui è stato per molti anni corrispondente all’estero (Mosca e Parigi), nonchè inviato speciale. Le sue opere: La grande svolta, Dopo Krusciov, Storia della rivoluzione russa, Storia dell’Unione Sovietica, Dialogo sullo stalinismo.”,”RUSU-126-FL”
“BOFFA Giuseppe”,”Storia dell’Unione Sovietica. 1941-1945 La grande guerra patriottica. I disastri dell’inizio. La riscossa da Stalingrado a Berlino. L’alleanza antifascista. Vol. III.”,”Giuseppe Boffa è nato a Milano nel 1923. Giornalista, saggista e storico, la sua attività si è concentrata in particolare sulla storia dell’Urss e del mondo contemporaneo. É editorialista dell’Unità, di cui è stato per molti anni corrispondente all’estero (Mosca e Parigi), nonchè inviato speciale. Le sue opere: La grande svolta, Dopo Krusciov, Storia della rivoluzione russa, Storia dell’Unione Sovietica, Dialogo sullo stalinismo.”,”RUSU-127-FL”
“BOFFA Massimo”,”Sulle origini della sovranità socialista in Urss nel periodo del «comunismo di guerra».”,”‘Isolamento’ della rivoluzione russa. “”Al fondo della politica inaugurata dai bolscevichi nell’ottobre del 1917 stava la fiducia in un imminente scatenamento della rivoluzione socialista in tutto il mondo. Durante il periodo della guerra civile, come anche in quello immediatamente successivo, fu questo elemento a dare coerenza teorica e credibilità all’esperimento bolscevico. Senza di esso, affermava la teoria del partito, il socialismo in Russia non aveva alcuna prospettiva, e a questa concezione Lenin si mantenne fermo a lungo (6). (…) Oltre all’«assegnamento sulla rivoluzione mondiale», l’altro presupposto su cui la strategia bolscevica si fondava per superare lo scoglio rappresentato dall’estrema arretratezza e dagli squilibri sociali del paese, e per far rientrare la Rivoluzione d’ottobre nello schema dell’ortodossia marxista, era costituito dalla possibilità di realizzare la convergenza dell’insurrezione operaia con la guerra contadina, garantendo però al proletariato la guida del processo rivoluzionario, ipotesi che, Lenin ci terrà a precisare, lo stesso Marx aveva previsto per la Germania del suo tempo (7). Ma venendo meno il primo presupposto, anche quest’ultimo diventava problematico e concetrava su di sé tutte le tensioni di quella situazione contraddittoria. Ora, all’isolamento nei confronti del mondo esterno e del proletariato internazionale si aggiungeva il pericolo per l’avanguardia comunista e proletaria di rimanere isolata anche all’interno del paese, con una dittatura costruita sul vuoto e senza un sostegno da parte delle altre componenti della società russa. La necessità delle forme più estreme di militarizzazione e il crescente processo di statizzazione erano in gran parte riconducibili; come abbiamo visto, alla soverchiante presenza delle masse contadine e alla conseguente impossibilità di imporre altrimenti la disciplina e l’egemonia proletaria. Ora però gli effetti di questa medesima situazione si ripercuotevano ancora più profondamente, fin nel cuore del meccanismo della dittatura, sugli stessi rapporti fra la classe operaia e il «suo» Stato”” (pag 103-104) [(6) Nel novembre 1920; commemorando il terzo anniversario della rivoluzione, Lenin disse: «Tre anni fa sapevamo che la nostra vittoria sarebbe stata durevole solo quando la nostra causa avesse trionfato nel mondo intero, perché noi avevamo cominciato la nostra opera facendo esclusivo assegnamento sulla rivoluzione mondiale» (V.I. Lenin, Opere complete, Editori Riuniti, 1954, volume XXI, p. 376); (7) Ivi, vol. XXXIII, p. 436. Vedi la lettera di Marx a Engels del 16 aprile 1856 in ‘Carteggio Marx-Engels’, Edizioni Rinascita, 1950, vol. II, p. 423] Problemi interni relativi alla esiguità della classe operaia. “”Ma un’altra spiegazione venne avanzata [sul fatto che ‘dopo la presa del potere i ‘soviet’ cominciavano a non funzionare più’, ndr], forse più profonda, e comunque tale da prolungare i propri effetti anche oltre il periodo della guerra. Essa riguardava la condizione degli operai che dovevano esercitare la dittatura. Questo strato di operai, diceva Lenin, è troppo sottile (12). Dopo aver sottolineato come la burocrazia poteva essere distrutta solo facendo partecipare gli operai al lavoro sovietico, Lenin aggiungeva: «Oggi questo compito è estremamente difficile per noi, perché, come ho avuto occasione di indicare più volte, lo strato di operai che governa è eccessivamente, incredibilmente ‘sottile’» (13). E questo strato era così «sottile» poiché la gran massa dei lavoratori era completamente priva di cultura (14). Perfino l’opposizione (cosiddetta del «centralismo democratico») non poteva che condividere, nella sostanza, questa spiegazione formulata nel programma del partito. «Lo strato dei lavoratori avanzati, – disse Osinskij nella sua correlazione, – su cui soltanto può fondarsi il nostro apparato statale, è in Russia incredibilmente sottile», «e gli altri strati sono privi di cultura a causa dell’arretratezza del nostro paese». La militarizzazione imposta dalle esigenze della guerra, il contrasto fra la necessità di concentrare il potere e la spinta all’autonomia che veniva dai ‘soviet’, l’immaturita e la mancanza di cultura amministrativa dei lavoratori russi: questa la diagnosi sulla quale concordavano maggioranza e opposizione per spiegare il deperimento dei ‘soviet'”” (pag 105-106) [(12) «Lo strato di operai che hannodi fatto diretto la Russia nel corso di quest’anno e attuato tutta la sua politica, questo strato, che ha costituito la nostra forza, è incredibilmente sottile in Russia. Se nel futuro uno storico raccoglierà i dati per stabilire quali sono le centinaia, le migliaia di persone che si sono sobbarcate a tutto questo lavoro, che si sono addossate il peso incredibile di dirigere il paese, nessuno crederà che questo sia stato ottenuto da forze così esigue» (Lenin, Opere complete, Editori Riuniti, 1954, vol. XXIX, p. 141-142); (13) Ivi, p. 164; (14) «Noi sappiamo benissimo che cosa significa l’arretratezza culturale della Russia, quel che essa fa del potere sovietico… sappiamo come questa incultura freni il potere sovietico e faccia rivivere la burocrazia» (Ivi, p. 159)] [Massimo Boffa, Sulle origini della sovranità socialista in Urss nel periodo del «comunismo di guerra», (in) Critica marxista, Roma, n. 5 1975]”,”RIRO-001-FB”
“BOFFA Giuseppe DE-JACO Aldo FERRARA Maurizio FERRI Franco FERRI Giuliana LEDDA Romano OCCHETTO Achille RAGIONIERI Ernesto RINALDI Dina”,”1917-1967. Almanacco della Rivoluzione d’Ottobre.”,”Almanacco pubblicato in occasione del 50° anniversario della rivoluzione d’ottobre”,”PCIx-449″
“BOFFA Giuseppe; HARRISON Mark”,”La politica staliniana alla vigilia dell’aggressione nazista, 1939-1941 (Boffa); L’economia sovietica negli anni ’20 e ’30 (Harrison).”,”””Al popolo sovietico Stalin non parlò sino al 3 luglio. L’aggressione tedesca, da lui non prevista, e il disastro militare che si profilò subito alle frontiere ebbero su di lui un effetto sconvolgente. Il primo che rivelò il suo cedimento fu Krusciov nel 1956. Pochi ne hanno parlato in termini altrettanto espliciti. Pure vi sono conferme sufficienti per dire che Stalin conobbe allora una grave crisi psicologica. Già nella tragica notte, quando Zukov lo aveva svegliato al telefono, era rimasto a lungo senza dire una parola, tanto che l’altro aveva dovuto chiedergli: «Mi capite?» (1)”” (pag 23) [(1) G. K. Zukov, Memorie e battaglie, Milano, 1970)]”,”STAS-002-FGB”
“BOFFA Giuseppe; HARRISON Mark”,”La politica staliniana alla vigilia dell’aggressione nazista, 1939-1941 (Boffa); L’economia sovietica negli anni ’20 e ’30 (Harrison).”,”Boffa: “”Quando Molotov si recò a Berlino, Hitler in realtà aveva già deciso di attaccare l’Urss”” (pag 11) “”Stalin era consapevole – su questo le testimonianze concordano – della scarsa preparazione sovietica alla guerra. Dopo il patto sovietico-tedesco Hitler aveva accumulato più forze di lui”” (pag 15) “”Le valutazioni errate di Stalin resero goffa la sua diplomazia. Il solo vero successo di quel periodo fu nell’aprile ’41 la firma del trattato di neutralità col Giappone”” (pag 17) “”Con la Germania Mosca concluse ancora nel gennaio ’41 un accordo economico basato sullo scambiodi materie prime con macchine e attrezzature tedesche”” (pag 17) “”Vi furono anche errate concezioni strategiche. Dopo la scomparsa dell’intero nucleo dirigente delle forze armate nel ’37, il pensiero militare sovietico aveva subito una lunga battuta d’arresto”” (pag 19)”,”QMIS-015-FGB”
“BOFFA Giuseppe; GUERRA Adriano; CHIESA Giulietto; TAGLIAGAMBE Silvano”,”Tendenze e contrasti dopo il XX congresso (Boffa); La questione europea nella politica estera dell’Urss (Guerra); Le difficoltà dell’economia. L’XI piano quinquennale (Chiesa); Il «monolitismo» della cultura sovietica: un caso di «logica simmetrica»=? (Tagliagambe).”,”Citato il volume (nel saggo di Guerra): V.E. Meier, La rinascita del nazionalismo nei Balcani, Bologna 1969 Parole di Churchill “”Se Hitler invadesse l’inferno troverei certo qualche buona parola da dire sul diavolo”” (pag 36) “”Un peso enorme nello spingere Stalin a cercare una soluzione ai problemi della sicurezza nella dilatazione dei confini dello Stato lo ha indubbiamente avuto la tragedia del 1941. Non si deve dimenticare che con la firma del patto Molotov-Ribbentrop, Stalin si era proposto non già soltanto di trovare una soluzione ai problemi sorti dal fallimento delle trattative di Mosca con gli anglofrancesi, così «da guadagnare qualche anno» – come dirà lui stesso più tardi – e mettere nelle condizioni il paese di far fronte meglio all’«inevitabile» attacco di Hitler. Più si analizzano, anche alla luce di documenti ora a disposizione, le vicende del 1938-1939, e più diventa chiaro che preoccupazione di Stalin era allora quella di salvaguardare la sicurezza dell’Urss anche indipendentemente dall’esito di una guerra che a Mosca, ma non solo a Mosca (‘le drôle de la guerre’) appariva allora «strana», perché caratterizzata – e in un mondo già dominato dalla presenza dell’Unione sovietica – dallo scontro fra due imperialismi. (Solo nel 1945 Stalin riconoscerà che sin dall’inizio la guerra aveva avuto un carattere antifascista). Il patto di non aggressione del 1939 è dunque certamente nato per far fronte alla minaccia rappresentata dalla Germania hitleriana (minaccia che non certo da parte sovietica – si pensi alle proposte presentate prima e dopo Monaco – era stata sottovalutata) ma va tuttavia visto – anche per capire la natura del meccanismo che ha poi tratto in inganno Stalin (il quale aveva ancora fiducia nella parola datagli da Hitler quando già le truppe naziste erano penetrate da più di 24 ore in territorio sovietico) anche in un’altra dimensione e prospettiva. (Si vedano a questo riguardo le modifiche territoriali a spese della Polonia, e delle repubbliche baltiche, la firma, infine, di patti analoghi col Giappone (21))’ (pag 37) [Adriano Guerra, La questione europea nella politica estera dell’Urss] [() Questo saggio è una parte, rielaborata dall’autore, di un volume di prossima pubblicazione presso gli editori Riuniti, ndr (1982)]”,”RUST-002-FGB” “BOFFI Erica CAVALLARI Giovanna FURIOZZI Gian Biagio BOZZI Franco ONUFRIO Salvatore ANDREASI Annamaria PISCOPO Ugo MASTELLONE Salvo BRACCO Fabrizio F. CARINI Carlo”,”George Sorel. Studi e ricerche.”,”Tra i vari saggi si possono ricordare: – G.B. Furiozzi, La fortuna italiana di Sorel – F. Bozzi, Il mancato incontro tra Sorel e Antonio Labriola – S. Onufrio, Considerazioni su Croce e Sorel – S. Mastellone, Sorel e la guerra mondiale – F.F. Bracco, Il giovane Gramsci e Sorel – C. Carini, Lenin e la rivoluzione russa negli scritti italiani di Sorel “”Nel suo ‘Plaidoyer pour Lénine’ (8), del settembre 1919, rispondendo ad una dichiarazione polemica di Paolo Seippel apparsa sul «Journal de Genève» del 4 febbraio 1918, Sorel negava un suo rapporto diretto con Lenin (9); così pure, in uno dei ‘propos’ che il Variot raccoglierà in volume nel 1936, vedeva il collegamento con Lenin in modo del tutto generico, dovendosi escludere la possibilità di una influenza reciproca (10). E, in effetti; se si affrontasse il problema in questi termini, lo studio del rapporto Sorel-Lenin risulterebbe estrinseco e storicamente poco attendibile, una elencazione di profonde differenze e, in ultima analisi, una testimonianza della inesistenza del rapporto medesimo, non avendo Lenin dedicato molta attenzione a Sorel e al sorelismo, anche se non è da escludere che, nonostante la estrema esiguità delle citazioni dirette, Lenin abbia avuto una conoscenza non superficiale dei testi del teorico francese. Criticando nel 1908 l’empiriosimbolismo del Poincaré e del Le Roy, Lenin aveva sommato nel pensiero del «ben noto confusionario Georges Sorel» i postulati fondamentali del «fideismo» francese: l’uomo non può conoscere la natura, poiché la pretesa di stabilire l’identità della scienza e dell’universo è un’illusione, onde la scienza ha natura meramente pragmatica (11). Il secondo ed ultimo riferimento diretto a Sorel è contenuto nella bibliografia posta in margine all’articolo ‘Karl Marx’ (12); in esso Lenin collocava il teorico del sindacalismo fra coloro che criticavano Marx dal punto di vista dell’anarchismo (13). Ma se, in aggiunta a ciò, è da ritenere probabile che Lenin sfogliò un certo numero di opere soreliane, tenuto conto che già negli anni della deportazione in Siberia egli lesse con soddisfazione i ‘Saggi sulla concezione materialistica della storia’ di Antonio Labriola (Paris, 1987) con una prefazione di Sorel (14), e che nel corso della prima e seconda emigrazione dalla Russia egli frequentò le biblioteche pubbliche di Ginevra, Parigi, Cracovia ecc., e che, infine, egli consultava con regolarità le principali riviste francesi, non perde tuttavia d’importanza l’affermazione fatta dallo stesso Lenin nel marzo 1908 circa i limiti sostanziali del cosiddetto «revisionismo di sinistra», delineatosi nei paesi latini come «sindacalismo rivoluzionario», ma ancora «ben lontano dall’essersi sviluppato come il revisionismo opportunistico» e non ancora «fenomeno internazionale, non avendo affrontato nessuna battaglia politica importante con il partito socialista in nessun paese» (15)”” [Carlo Carini, ‘Lenin e la rivoluzione russa negli scritti italiani di Sorel’] [(in) Aa,Vv,, ‘George Sorel. Studi e ricerche’, Firenze, 1974] [(8) Posta in appendice alla quarta edizione delle ‘Réflexions sur la violence’, Paris, 1919; (9) G. Sorel, ‘Considerazioni sulla violenza’, trad. it, Bari, 1970, p. 370; (10) ‘Propos de G. Sorel’, recueillis par Jean Variot, Paris, 1936, pp. 55-57; (11) Lenin, ‘Materialismo ed empiriocriticismo’, in ‘Opere complete’, v. 14, pp. 286-287. E’ da notare che Lenin si riferisce espressamente al saggio soreliano su ‘Les preoccupations méthahisique des physiciens modernes’, Paris, 1907. Circa questa problematica, mi permetto di rinviare al mio ‘«Filosofia» e partito in Lenin’, “”Annali della Facoltà di Scienze Politiche di Perugia””, 1970-72, I, pp. 227-75; (12) Pubblicato nel ‘Dizionario enciclopedico Granat’ (VII ed., 1915, vol. 28); (13) Lenin segnala questa volta l’opera di Sorel ‘Introduction à l’économie moderne’ del 1903, nella quale l’esaltazione del mito e del puro volontarismo riducono il dibattito tra socialisti riformisti e socialisti rivoluzionari in un campo in cui, come dirà lo stesso Lenin a Safarov in una lettera del febbraio 1916 a proposito della Francia, la frase anarchica prevale sul «lungo lavoro sistematico, serio, tenace…. che occorre alla classe operaia di tutti i paesi» (cfr. ‘Opere’, v. 22, p. 134); (15) Lenin, ‘Opere’, v. 37, p. 104; (15) Id., ‘Marxismo e revisionismo’, in ‘Opere’, v. 15, p. 32] (pag 198-199-200)”,”TEOC-677″ “BOFFITO Carlo”,”Teoria della moneta. Ricardo, Wicksell, Marx.”,”””Perciò, per conoscere il modo in cui varia la domanda di moneta dobbiamo, da un lato, conoscere il modo in cui varia lo stato del credito e, dall’altro, vedere da che cosa dipende la domanda di mezzi di circolazione da parte della sfera del reddito. A tal fine dobbiamo prima tracciare brevemente i lineamenti della ‘teoria del ciclo’ di Marx, qual è esposta qua e là in modo frammentario nella sezione V (in particolare nel capitolo XXX: Capitale monetario e capitale effettivo) del III libro del ‘Capitale’, e poi cercare di individuare il modo in cui variano le condizioni della circolazione nelle diverse fasi del ciclo, ossia di individuare il modo in cui esse variano al mutare dello stato degli affari. Per spiegare il ciclo dobbiamo conoscere le cause della crisi e quelle della ripresa dell’attività economica. Marx procede, in questo caso, per approssimazioni successive. In un primo momento egli suppone che la società sia composta soltanto da capitalisti industriali e da operai, e prende in considerazione soltanto il credito commerciale. Per cogliere le cause della crisi Marx fa astrazione ancora da due circostanze, che non sono propriamente cause di crisi. Prima: ‘le variazioni di prezzo’ di una o più merci che impediscono a grandi porzioni di capitale totale di ricostituirsi nelle loro condizioni medie, e a causa delle concatenazioni del credito provocano momentanei ristagni generali. Questo è, per esempio, il caso degli effetti di un cattivo raccolto (…). Seconda: ‘le speculazioni’ che il sistema creditizio stimola. Vedremo in seguito che questa non è affatto una causa di crisi come sostengono molti economisti, ma un fenomeno necessario di una determinata fase del ciclo, che tuttavia accentua la crisi (…). A prescindere da tali circostanze, dunque, e supponendo che la società sia composta soltanto da capitalisti industriali e da operai, Marx sostiene che la crisi può essere spiegata unicamente da: I. ‘Sproporzione della produzione dei diversi rami’. Se si tiene conto della grande interdipendenza esistente fra tutti i settori della produzione sarà facile comprendere come in periodi di eccitazione, di frenetica attività economica la produzione di alcuni settori possa essere portata al di là dei limiti stabiliti dalla domanda determinata dall’espansione della produzione negli altri settori. (…). 2. ‘La sproporzione fra il consumo dei capitalisti e la loro accumulazione’. Qui si tratta evidentemente di consumo sia produttivo sia personale, e in questo caso improduttivo, dei capitalisti e di sproporzione fra questi e l’accumulazione, realizzata da parte dei capitalisti. Se i capitalisti contraggono il loro consumo, o non lo aumentano allo stesso ritmo al quale aumenta l’accumulazione, è chiaro che vi sarà una flessione della domanda complessiva, e perciò anche in questo caso, a causa della concatenazione del credito, non saranno possibili riflussi monetari normali. Gli operai non possono influire volontariamente sulla dimensione della domanda globale, poiché non possono ridurre il loro consumo al di sotto del loro reddito; essi, cioè, non “”risparmiano””, ma consumano tutto il loro salario; l’unica cosa che ssi possono fare è diluire nel tempo la spesa del loro reddito (…). “”La causa ultima di tutte le crisi effettive è pur sempre la povertà e la limitazione del consumo delle masse in contrasto con la tendenza della produzione capitalistica a sviluppare le forze produttive ad un grado che pone come unico suo limite la capacità di consumo assoluta della società”” (Il capitale, III, p. 569).”” [Carlo Boffito, Teoria della moneta. Ricardo, Wicksell, Marx, 1973] (pag 143-144-145)”,”ECOT-005-FPA” “BOFFITO Carlo”,”Efficienza e rapporti sociali di produzione. Contributo alla critica della concezione tradizionale dell’economia comunista.”,”Carlo Boffito (Milano, 1939) si occupa di economie dei paesi socialisti e di storia del pensiero economico. Ha pubblicato ‘Il sistema economico sovietico’ (1979) e altro.”,”RUSU-244″ “BOFFITO Carlo”,”Teoria della Moneta. Ricardo, Wicksell, Marx.”,”Carlo Boffito (Milano 1939) si occupa dell’economia dei paesi socialisti e di storia del pensiero economico. Ha curato Socialismo e mercato in Jugoslavia, in collaborazione con Lisa Foa La crisi del modello sovietico in Cecoslovacchia, ha scritto Teoria della moneta, Ricardo, Wicksell, Marx. Attualmente insegna economia monetaria nella facoltà di Scienze politiche dell’Università di Torino.”,”ECOT-098-FL” “BOFFITO Carlo”,”Il sistema economico sovietico. Raccolta di testi.”,”Carlo Boffito (Milano 1939) si occupa dell’economia dei paesi socialisti e di storia del pensiero economico. Ha curato Socialismo e mercato in Jugoslavia, in collaborazione con Lisa Foa La crisi del modello sovietico in Cecoslovacchia, ha scritto Teoria della moneta, Ricardo, Wicksell, Marx. Attualmente insegna economia monetaria nella facoltà di Scienze politiche dell’Università di Torino.”,”RUSU-009-FL” “BOFFITO Carlo”,”Corso elementare di economia politica.”,”Carlo Boffito (Milano 1939) si occupa dell’economia dei paesi socialisti e di storia del pensiero economico. Ha curato Socialismo e mercato in Jugoslavia, in collaborazione con Lisa Foa La crisi del modello sovietico in Cecoslovacchia, ha scritto Teoria della moneta, Ricardo, Wicksell, Marx. Attualmente insegna economia monetaria nella facoltà di Scienze politiche dell’Università di Torino.”,”TEOC-069-FL” “BOFFITO Carlo a cura, saggi di Boris KIDRIC Joza VILFAN Adolf DRAGICEVIC Mito HADZI VASILEV Miladin KORAC Zvonimir TANKO Savka DABCEVIC KUCAR”,”Socialismo e mercato in Jugoslavia.”,”Boris Kidric. Nacque nel 1912 a Vienna da una famiglia borghese. Il padre era un famoso letterato sloveno. Nel 1928 Kidric abbandonò gli studi ed entrò nel partito comunista; durante gli anni che precedettero la guerra fuggì in esilio dove fu segretario del Comitato centrale della Lega giovanile comunista. Nel 1945 fu primo ministro della Repubblica Slovena e nel 1946 ministro dell’Industria nel governo federale. Fino alla sua morte (1953) diresse l’economia del paese, in qualità di presidente del Consiglio per l’economia e della Commissione federale per la pianificazione. Joza Vilfan. É uno sloveno nato a Trieste nel 1908. Studiò a Vienna, a Roma e a Lubiana. Dopo aver collaborato e diretto giornali di opposizione al regime fu arrestato nel 1941 e ancora nel 1942 e deportato in Serbia. Nel 1942 ritornò alla vita politica clandestina a Lubiana, e fu membro del Consiglio antifascista di liberazione popolare jugoslava. Dopo la guerra fu membro del Comitato centrale del partito comunista sloveno, collaboratore del ministro degli esteri e delegato jugoslavo alle Nazioni Unite. Dal 1950 al 1953 fu ambasciatore jugoslavo in India e in Birmania, e per vari anni dopo il 1953 segretario personale del presidente Tito. Mito Hadzi Vasilev. É un macedone nato nel 1922. Dopo aver studiato diritto a Belgrado, fu partigiano e commissario politico. Dopo la guerra diresse il giornale ‘Nova Makedonija’ e ricoprì importanti cariche politiche. É un pubblicista famoso e collaboratore delle più importanti riviste della Lega dei comunisti e dell’Alleanza socialista del popolo lavoratore, ‘Komunist’ e ‘Socijalizam’. Miladin Korac. Nacque a Valjevo, in Serbia, ed è professore di economia politica all’Università di Belgrado. Studiò a Belgrado, nell’Unione Sovietica e in Gran Bretagna. Adolf Dragicevic. Professore di economia all’Università di Zagabria. Studiò a Zagabria, a Belgrado e in Gran Bretagna. Zvonimir Tanko. Nato nel 1920, durante la guerra fu partigiano e poi collaboratore del ministro degli Interni. Studiò Economia politica all’Università di Lubiana e dal 1948 dirige la Rog, impresa di Lubiana. Savka Dabcevic Kucar. É croata, ha studiato in Gran Bretagna, negli Stati Uniti e all’Università di Zagabriadove è diventata profesoressa di economia politica. Nel 1967, ha raggiunto il vertice della sua carriera politica, con la carica di presidente del Consiglio esecutivo della Repubblica popolare di Croazia. Carlo Boffito (Milano 1939) si occupa dell’economia dei paesi socialisti.”,”EURC-076-FL” “BOFFITO Carlo; PAVONE Claudio; REINERI Mariangiola”,”La formazione della classe dirigente dell’Urss nella storia della Russia sovietica dei E.H. Carr (Boffito); Sulla continuità dello Stato, 1943-45 (Pavone); I cattolici torinesi de “”Il lavoratore”” dinanzi al fascismo (Reineri).”,”aggiungere testo dal saggio di Pavone su Q seconda guerra mondiale”,”STOx-029-FGB” “BOGANI Giovanni a cura, Papa GIOVANNI XXIII”,”Papa Giovanni XXIII. Portate una carezza ai vostri bambini.”,”Emigrazione e altro “”Il mondo cammina. Bisogna prenderlo per il suo verso con spirito sempre giovane e confidante, non sprecando tempo a far confronti. Io preferisco tenermi al passo con chi cammina che soffermarmi e lasciarmi sorpassare”” (pag 88) “”Al mondo non c’è nulla di facile, ciò che vale si conquista col sudore e con la fatica”” Discorso al XVI Congresso della Confederazione dei coltivatori diretti, 4 aprile 1962 “”Le prime impressioni della vita sono in realtà le più forti””. Discorso per il centenario dell’Istituto Heinschule Lendex di Sasbach, 11 giugno 1962. “”L’emigrazione è principalmente un fatto umano di vaste proporzioni, di cui son protagonisti persone concrete, ciascuna con i suoi problemi…E poiché recano un contributo prezioso all’economia dei vari paesi, è naturale che debbano inserirsi in essi con un processo armonioso e continuo, che non presenti dolorose frattue””, Discorso agli emigranti e profughi per il X anniversario dell’Exxul Familia, 5 agosto 1962 (pag 74)”,”RELC-342″ “BOGART Ernest Ludlow”,”Storia economica dell’ Europa, 1760-1939.”,””” Benché fosse stato collocato per primo l’ argomento militare, questo non era il più importante, poiché le linee private avevano servito i bisogni dell’ esercito in modo soddisfacente nella guerra del 1870. Ciascuno dei malanni della gestione privata o dei vantaggi della proprietà statale, ricordati nel “”memorandum””, segnalava un difetto o d un abuso positivo, a cui si doveva porre rimedio. In Gran Bretagna il problema era stato risolto per mezzo di regolamenti; in Francia con sussidi e controlli; la Prussia adottò la proprietà e la gestione dello Stato.”” (…) “”La proprietà statale non si fermò alle ferrovie, poiché altre importanti sezioni dell’ attività economica erano state socializzate.”” (…) “”Benché usualmente si dica che in Germania il sistema ferroviario fosse proprietà dello Stato, non si deve dimenticare che le ferrovie erano possedute da singoli Stati e non dal Reich””. (pag 453-454)”,”EURE-030″ “BOGATSVO Julius”,”L’occupazione nazista in Europa. L’occupazione nazista in Russia e in Polonia. Volume III.”,”La Storia dell’occupazione nazista in Europa significa rievocare il più grande dramma umano dell’età moderrna. Il carattere dell’occupazione nazista nei paesi dell’Europoa orientale è profondamente diverso da quello della stessa occupazione nazista negli altri paesi dell’Europa.”,”GERN-017-FL” “BOGDAN Henry”,”Storia dei Paesi dell’Est.”,”Henry Bogdan è nato nel 1936 a Beauvais, da padre ungherese e madre francese. Professore ordinario di storia, è autore di numerose opere e ricerche sull’Europa dell’Est e le sue minoranze nazionali.”,”EURC-044-FL” “BOGDANOV Aleksandr; a cura di Dominique LECOURT Henri DELUY”,”La scienza l’ arte e la classe operaia.”,”Aleksandr BOGDANOV (pseudonimo di Aleksandr Aleksandrovic MALINOVSKIJ, 1873-1928) è noto per essere stato, dopo la rivoluzione del 1905, l’avversario ‘di sinistra’ di LENIN, l’ideologo e il leader della frazione ‘otzovista’ del Partito bolscevico, bersaglio della dura polemica teorica espressa da LENIN in ‘Materialismo e Empiriocriticismo’. Ritorna in primo piano durante la Rivoluzione d’ Ottobre, teorico e organizzatore del Proletkult, movimento culturale di massa che raggruppava in Russia numerosi intellettuali rivoluzionari, bolscevichi e no. E, nel 1920, è la nozione di ‘cultura proletaria’, di cui B. aveva fatto il simbolo del proprio lavoro teorico e militante, a subire la dura condanna di LENIN e del partito. Nel 1921 B. abbandona l’attività nel Proletkult, come medico si dedica alla ricerca e fonda il primo centro di trasfusione sanguigna. Muore durante un esperimento praticato su se stesso. Il bogdanovismo soppravvive però nei temi di fondo dell’ideologia staliniana (zdanovismo, LYSSENKO ecc.).”,”RIRB-004 FILx-145″ “BOGDANOV Aleksandr AKSELROD Ljubov BAZAROV Vladimir JUSKEVIC Pavel GORKI Maksim, a cura di Vittorio STRADA”,”Fede e scienza. La polemica su ‘Materialismo ed empiriocriticismo’ di Lenin.”,”Akselrod ha scritto la recensione (qui pubblicata) di ‘Materialismo e empiriocriticismo’. In appendice c’è pure una lettera inedita di GORKI a Natalia B. MALINOVSKAJA”,”RIRB-005″ “BOGDANOV A.A.”,”Quattro dialoghi su scienza e filosofia. Con scritti di Ernst von Glasersfeld, Massimo Stanzione, Silvano Tagliagambe.”,”Metodo di critica. “”Con questa concezione critica, che abbandona l’ idea passiva di riflesso, viene a cadere la pretesa che la conoscenza possa cogliere e riprodurre “”immediatamente”” e in modo esaustivo il reale. Ogni obiettivazione si pone invece come conclusione di un processo di elaborazione, nell’ ambito del quale occupa un ruolo di particolare importanza la mediazione del linguaggio e del tessuto concettuale. E’ questo, a giudizio di Lenin, quello che non ha compreso Plechanov, al quale per questo, nei Quaderni filosofici, viene riservato un giudizio piuttosto lapidario e liquidatorio: “”1. Plechanov critica il kantismo (e l’ agnosticismo in generale) più dal punto di vista materialistico volgare che non da quello materialistico dialettico, poiché respinge i loro ragionamenti solo a limine (1), e non li emenda (come Hegel ha emendato Kant), approfondendoli, generalizzandoli, estendendoli, mostrando la connessione e i trapassi di tutti e di ogni singolo concetto. 2. I marxisti hanno criticato (all’ inizio del secolo XX) i kantiani e gli humiani più alla maniera di Feuerbach (e di Büchner) che non alla maniera di Hegel””. (pag 104)”,”RIRB-073″ “BOGDANOV A.”,”La science, l’art et la classe ouvrière.”,”Libro con alcune pagine mancanti (bianche) “”Si sa che Bogdanov ed amici dalla sconfitta del 1905 tirarono la conclusione che non bisognava più aspettarsi nulla dall’azione legale. Essi erano dunque ostili alla partecipazione dei bolscevichi al parlamento. E’ contro questa posizione politica che Lenin interviene, ed è per distruggere le fondamenta teoriche che essi pretendevano di darle che prese la penna contro “”i discepoli russi di Mach'”” (pag 11, nota) (D. Lecourt)”,”RIRB-122″ “BOGDANOV Aleksandr (MALINOVSKIJ)”,”La stella rossa.”,”Fondo Casella “”La pubblicazione recente degli scritti bogdanoviani sull’organizzazione lo rivela anticipatore delle moderne teorie dei sistemi, delle catastrofi, della complessità, per aver fondato una disciplina dal nome lievemente evocante capricci futuristi, la “”tectologia””. Fu capo dei bolscevichi nella rivoluzione del 1905.”” (risvolto di copertina) L’opera di fantascienza sociologica potrebbe prefigurare l’anti-utopia di Orwell e Zamjatin, oppure prospettare che la vera catastrofe sia che non ci sarà catastrofe (risvolto di copertina) Bodganov ha scritto due romanzi di fantascienza (‘La stella rossa’, e ‘L’ingegner Menni’) “”Se Bodganov, infatti, pone in bocca a Sterni una profezia della barbarie del “”socialismo in un solo paese””, è pur vero che lo stesso Autore elimina, per m ano di Leonid il personaggio-profeta”” (pag 227) (saggio di Giovanni Maniscalco Basile) “”Non la rinuncia del rivoluzionario bogdanoviano ad ogni ruolo post-rivoluzionario terrorizza l’Autore della ‘Stella rossa’, ma una minaccia più oscura e meno specifica all’universo filosofico socialista: la minaccia della massificazione, che ha prodotto le più significative ‘utopie negative’ della storia di questo secolo, e già prima, a partire da Swift, Butler e Abbott. Una minaccia che genera una paura. La stessa paura capace di produrre, in contesti diversi, ‘Noi’, di Evgenij Zamjatin, ‘1984’ di George Orwell e ‘Auto da fé’ di Elias Canetti. La paura tutta “”borghese”” della serena e quasi inconsapevole avidità divoratrice delle masse e della conseguente “”digestione”” dell’individuo nelle viscere del nuovo Leviatano. Zamjatin, bolscevico “”pentito””, descrive tutto l’orrore provato nell’aver vissuto il “”filisteismo”” post-rivoluzionario; Orwell constata le conseguenze – apparentemente riferite all’universo staliniano, ma in realtà nella sua Inghilterra – e il canettiano Kien cerca di sfuggire mobilitando le sue legioni di carta stampata e trasformandosi in statua vivente. Bogdanov, invece, sorretto da una tradizione secolare di vocazione al sacrificio, profetizza il martirio. La sua “”utopia”” gli appassisce fra le dita come un fiore che si cerchi di obbligare a vivere oltre il suo termine naturale, e profezia e “”assenza di fantasia””, “”assenza di desiderio”” e angoscia si fondono, forse all’insaputa dell’Autore, in un’epica straziante”” ‘Un rivoluzionario senza desiderio’ di Giovanni Maniscalco Basile) (pag 229-230)”,”RIRB-146″ “BOGGIONE Valter CASALEGNO Giovanni”,”Dizionario storico del lessico erotico italiano. Metafore, eufemismi, oscenità, doppi sensi, parole dotte e parole basse in otto secoli di letteratura italiana.”,”Dono T. Albertocchi V. Boggione (Alba, 1966) laureato in letteratura italiana è stato redattore del ‘Grande dizionario della letteratura italiana’ della Utet e del ‘Dizionario analogico della lingua italiana’ della Tea. Carlo Casalegno (Chieri, 1962) anch’egli laureato in letteratura italiana con Giorgio Barberi Squarotti con una tesi sulle metafore oscene da Boccaccio al Cinquecento, ha collaborato alla ‘Storia della civiltà letteraria italiana’ e al ‘Grande Dizionario’ della Utet.”,”VARx-598″ “BOGGS James WILLIAMS Robert”,”La révolution aux Etats-Unis?”,”Gli autori sono due militanti neri. BOGGS James è un militante dell’industria auto del Nord America che ha scritto ‘Réflexions d’un ouvrier noir’. WILLIAMS Robert è un ex operaio dell’industria auto del Sud e ha scritto ‘Des negres avec des fusils’, testi qui pubblicati. Il secondo è una esperienza diretta il suo ritorno al paese natale (Monroe) nel sud (Nord Carolina).”,”MUSx-253″ “BOGLIARI Francesco, a cura; scritti di Antonio LABRIOLA, Andrea COSTA, Enrico FERRI, Antonio CABRINI, Napoleone COLAJANNI, Leonida BISSOLATI, Ivanoe BONOMI e altri”,”Il movimento contadino in Italia dall’unità al fascismo.”,”Le origini del movimento contadino, i fasci siciliani e dibattito sulla questione agraria, il movimento nell’età giolittiana dalla prima guerra mondiale al fascismo Contiene tra l’altro: Antonio Labriola. – Crisi agraria: ‘Le critiche di Antonio Labriola (1891)’ (pag 43) – Fasci siciliani: ‘Il giudizio di Antonio Labriola: Lettera a Engels 1° luglio 1892; I Fasci siciliani, 22 novembre 1893; Lettera a Engels, 14 dicembre 1893; “”Su un filo di rasoio””, 1° gennaio 1894 (pag 102-105); Socialismo e contadini: la posizione di Antonio Labriola (1895) (pag 115-116) – Francesco Bogliari è nato a Città di Castello nel 1953. È attualmente (1980) ricercatore presso la Fondazione Luigi Einaudi di Torino Ha pubblicato pure ‘Il movimento contadino in Umbria dal 1900 al fascismo’, Milano; 1979. 2022: Francesco Bogliari (1953) negli anni ’80 è stato direttore delle Edizioni del Sole 24 Ore; negli anni ’90 direttore editoriale di Sperling & Kupfer. Negli anni 2000 prima amministratore delegato di Libri Scheiwiller, poi direttore scientico di Rcs/Etas. Attualmente è editore in proprio con i marchi Metamorfosi, Mind e Ink. Ha svolto e svolge una parallela attività giornalistica. Oltre a collaborare a importanti testate quotidiane e periodiche (tra cui Il Sole 24 Ore, Repubblica, Il Giorno, La Voce di Montanelli, Il Mondo, Mondo Economico) è stato direttore di Espansione (Mondadori), L’Impresa (Sole 24 Ore), Business People e altre. Attualmente è opinionista del mensile Harvard Business Review e del quotidiano online affaritaliani.it. Per Rizzoli Etas ha curato Il grande libro del cinema per manager (2007), Il grande libro della letteratura per manager (2008), Chi comanda è solo. Sergio Marchionne in parole sue (2012).Dal 1998 è docente alla Scuola di giornalismo della Luiss di Roma. Come formazione accademica è uno storico dell’economia, allievo di Valerio Castronovo alla Fondazione Einaudi di Torino dopo la laurea in Filosofia all’Università di Pisa. Ha anche conseguito il master in direzione d’azienda alla Sda Bocconi.”,”MITS-479″ “BOGLIOLO Gino RAPETTI BOVIO DELLA TORRE Gianluigi SATRAGNO Giancarlo”,”Guida all’archivio Umberto Terracini.”,”Dono di Pietro Moretti”,”PCIx-497″ “BOGLIOLO Enrico”,”Tradizione e innovazione nel pensiero politico di Vincenzo Bacallar.”,”Tra gli scrittori politici spagnoli del Cinque-Seicento vengono ricordati soprattutto i teorici della ‘ius gentium’, primi fra tutti Vitoria e Suárez; al contrario sono quasi ignorate e talvolta misconosciute le opere di quanti, pur partecipi dello stesso clima politico-culturale, si fecero sostenitori dell’ assolutismo regio. Uno di questi è Vincenzo Bacallar y Sanna – politico, diplomatico e scrittore, nato a Cagliari nel 1669 e morto a L’Aia nel 1726. Più conosciuto come marchese di San Filippo e generalmente celebrato quale storico della guerra di successione spagnola, benché in realtà ne sia stato non disinteressato memorialista. Appunto la sopravvalutazione dei suoi ‘Comentarios’ retaggio di interpretazioni settecentesche, ha portato ad una scarsa diffusioen della sua complessiva produzione letteraria.. Il presente volume intende rivedere quei giudizi sulla base di una lettura critica di tutte le opere di Vincenzo Bacallar e le inquadra nel contesto storico in cui nacquero…”,”TEOP-024-FMB” “BÖHLER Jochen”,”Civil War in Central Europe, 1918-1921. The Reconstruction of Poland.”,”Jochen Böhler è direttore del Vienna Wiesenthal Institute for Holocaust Studies. Ha pubblicato tra l’altro ‘War, Pacification, and Mass Murder, 1939: The Einsatzgruppen in Poland’ (2014) con J. Matthäus e Klaus-Michael Mallmann. E ‘Legacies of Violence: Eastern Europe’s First World War’ (2014) con J. von PUttkamer e W. Borodziej. Infine ‘A European History’ (2016) con Robert Gerwarth. Alcune pagine iniziali sono state asportate”,”QMIP-010-FSL” “BÖHM Gabriela”,”Karl Marx. Revolutionär aus Trier.”,”La ‘pagella’ di Marx al ginnasio (pag 11) Gabriela Böhn è una giornalista che vive e lavora a Trier. Ringraziamenti al Prof. Dr. Beatrix Bouvier e al Dr. Hans-Joachim Kann”,”MADS-768″ “BÖHM-BAWERK Eugen von”,”Capitale valore interesse. Con il saggio di Joseph Alois Schumpeter, L’ opera scientifica di Eugen von Böhm-Bawerk.”,”””In questo piano organico – al di fuori del quale restano soltanto pochissimi lavori alla maggior parte dei quali accenneremo più avanti – rientra anche un saggio che acquista il suo significato intrinseco dal parallelismo tra le sue intenzioni e le intenzioni scientifiche di Marx. Si tratta della critica a Marx che, con il titolo Zum Abschluß des Marxschen Systems, egli pubblicò dopo l’ uscita del terzo volume del Capitale come contributo ad un volume di scritti in onore di Karl Knies (Berlino, 1896; una traduzione russa apparve a Pietroburgo già nel 1897, e subito dopo un’ altra inglese, a Londra, nel 1898). Marx ha avuto numerosi critici ed apologeti – tanti quanti nessun teorico ha mai avuto, salvo forse lo stesso Böhm-Bawerk. Ma la maggior parte delle critiche e delle apologie hanno o l’ uno o l’ altro di questi due difetti: di porre l’ interesse principale dovunque tranne che sul nucleo scientifico dell’ opera, saltellando da un argomento all’ altro, ora storico-teorico, ora filosofico, politico o d’ altra natura, ma tutti irrilevanti rispetto a quel “”nucleo””; oppure, di non essere pienamente all’ altezza dell’ uomo e dell’ opera. Ben diverso il significato della critica di Böhm-Bawerk, la quale va immediatamente al nocciolo del problema e in ogni riga rivela la mano del maestro, la grandezza del critico nella grandezza dell’ oggetto della critica. E’ per questo che tale critica occupa un posto eccezionale nell’ opera di Böhm-Bawerk, ed è per questo che non cesserà di essere la critica a Marx per eccellenza per quanto riguarda il contenuto teorico del’ opera marxiana.”” (pag 25-26)”,”ECOT-074″ “BÖHM-BAWERK Eugen von; HILFERDING Rudolf; a cura di Paul M. SWEEZY”,”Karl Marx and the Close of his System (by E. Böhm-Bawerk); Böhm-Bawerk’s Criticism of Marx (by R. Hilferding).”,”””Marx ha trovato nel vecchio Aristotele l’ idea che lo “”scambio non può esistere senza eguaglianza, e la parità non può esistere senza commensurabilità”” (I, 68). Partendo da questa idea egli la espande. Concepisce lo scambio di due merci nella forma di una equazione, e da questo deduce che deve esistere “”un fattore comune dello stesso ammontare”” nelle cose scambiate e perciò espresse in forma di equazione, e poi procede a cercare questo fattore comune tra i due termini dell’ equazione che devono essere “”riducibili”” come valori di scambio. Dovrei rimarcare, di passaggio, che la prima assunzione, secondo cui una “”parità”” deve essere manifestata nello scambio tra due cose, mi appare molto fuori moda, cosa che non sarebbe molto importante se non fosse anche molto irrealistica. Semplicemente, mi sembra un’ idea sbagliata””. (pag 68, Eugen Böhm-Bawerk)”,”TEOC-295″ “BÖHM-BAWERK Eugen von, a cura di Enzo GRILLO”,”Storia e critica delle teorie dell’ interesse del capitale. Volume primo. (Tit.orig.: Kapital und Kapitalzins)”,”Usura e protestantesimo. “”Dal punto di vista di un ordine ideale del mondo – essi pensavano – l’ interesse non potrebbe certamente esistere; ma dal momento che gli uomini sono così imperfetti, non conviene estirparlo, ed è meglio tollerarlo entro certi limiti. E’ questo il criterio cui si ispirano tra l’ altro alcune grandi figure della Riforma: Zwingli, Lutero negli ultimi anni della sua vita, mentre prima era stato un avversario spietato dell’ usura; infine, ma con maggiori riserve, Melantone.”” (pag 65) Turgot: nesso tra interesse del capitale e rendita. “”In tal modo si spiega anzitutto la necessità economica dell’ interesse originario del capitale. L’ interesse sul prestito si deduce da quest’ ultimo attraverso la semplice considerazione che l’ imprenditore che non possiede capitali è disposto a cedere a colui che gli affida un capitale – e sotto il profilo economico può farlo – una parte del profitto ricavato dal capitale preso a prestito. – Così alla fine tutte le forme dell’ interesse del capitale vengono spiegate come conseguenze necessarie della circostanza per cui chi possiede un capitale può scambiarlo con un terreno che frutta una rendita. Come si vede, tutto il filo del ragionamento di Turgot si affida ad una circostanza alla quale si erano richiamati volentieri gli apologeti dell’ usura già da alcuni secoli, a cominciare da Calvino. Ma di tale circostanza Turgot fa un uso sostanzialmente diverso, molto più esteso. I suoi predecessori ne avevano fatto un uso occasionale ed esemplificativo; Turgot ne fa una pietra angolare del sistema””. (pag 116)”,”ECOT-083″ “BÖHM-BAWERK Eugen von, a cura di Enzo GRILLO”,”Storia e critica delle teorie dell’ interesse del capitale. Volume secondo. (Tit.orig.: Kapital und Kapitalzins)”,”””Tra i massimi esponenti della teoria dell’ utilizzazione del capitale due si sono particormente impegnati a dimostrare l’ esistenza di una utilizzazione autonoma: Hermann e Knies.”” (pag 62) “”Da un punto di vista psicologico, è interessante osservare il modo in cui Hermann perviene alla sua “”utilizzazione autonoma””. La prima introduzione del concetto di utilizzazione avviene all’ insegna dell’ utilizzazione di beni durevoli. “”Terreni, edifici, attrezzi, libri, denaro, hanno un valore d’ uso durevole. Il loro uso, durante il quale essi continuano ad esistere, viene chiamato “”utilizzazione””, la quale poi può essere concepita come un bene autonomo che può ricevere un suo autonomo valore di scambio; e questo viene chiamato interesse””. (pag 63-64) Sillogismo analogico di Hermann. “”Anzitutto bisogna constatare che l’ unico sostegno su cui poggia quella dimostrazione è un sillogismo analogico. L’ esistenza autonoma di un uso dei beni consumabili non può affatto chiamare a proprio testimone la percezione sensibile e l’ esperienza economica pratica””. (pag 65) Critica del valore – tempo di lavoro. “”Questa legge che vuole che il valore di tutte le merci dipenda dal tempo di lavoro in esse incorporato, essi la propugnano allo scopo di attaccare subito dopo come “”illegittime””, “”innaturali””, “”ingiuste””, e quindi da eliminare, tutte le forme di valore che non si armonizzano con questa legge, per esempio le differenze di valore che vanno a beneficio dei capitalisti sotto forma di plusvalore. Quindi essi dapprima ignorano l’ eccezione per poter proclamare l’ universalità della loro legge del valore; poi, dopo averne in questo modo ottenuto surrettiziamente la validità generale, rivolgono di nuovo la loro attenzione alle eccezioni, per bollarle come violazioni della legge stessa. (…)””. (pag 331) L’ attesa pubblicazione del 3° volume del Capitale. “”Questo il giudizio che io espressi sostanzialmente già molti anni fa, nella prima edizione di quest’opera, sulla legge del valore-lavoro in generale, e sulla motivazione che ne dava Marx in particolare. Da allora è apparso, postumo, il terzo volume del Capitale di Marx. La sua pubblicazione era attesa con una certa eccitazione negli ambienti teorici di tutti i partiti. Si era curiosi di sapere come se la sarebbe cavata Marx con un certa difficoltà in cui la teoria esposta nel primo volume lo avrebbe inevitabilmente cacciato, e che nel primo volume non solo era rimasta irrisolta, ma per il momento non era stata neanche affrontata.”” (pag 331)”,”ECOT-084″ “BÖHM-BAWERK Eugen von, a cura di Enzo GRILLO”,”Storia e critica delle teorie dell’ interesse del capitale. Volume terzo. (Tit.orig.: Kapital und Kapitalzins)”,”Teoria dell’ astinenza. “”Anche Marshall, come già fece Jevons, ha inserito nella sua teoria alcune considerazioni psicologiche sul tema della valutazione di pene e piaceri futuri. La costituzione effettiva della natura umana fa sì che la maggior parte delle persone valuti un piacere futuro, anche se fosse assolutamente sicura di ottenerlo, non quanto valuta un piacere presente della stessa specie: bensì “”scontandone”” la grandezza, operando una detrazione la cui misura è assai diversa a seconda delle singole persone, ed è connessa al diverso grado di pazienza e di autocontrollo di cui dispongono. Il valore attuale di un piacere futuro e perciò anche l’ utilità marginale attuale di una fonte di godimento temporalmente lontana (…) è perciò inferiore al valore di un identico piacere attuale, o anche al valore che un identico piacere futuro avrà al momento in cui si presenterà effettivamente.”” (pag 114-115)”,”ECOT-085″ “BÖHM-BAWERK Eugen von, a cura di Enzo GRILLO”,”Storia e critica delle teorie dell’ interesse del capitale. Volume primo. (Tit.orig.: Kapital und Kapitalzins)”,”””Ma l’ autore che più di altri ha contribuito a rendere popolare in Germania la teoria della produttività è Wilhelm Roscher. Questo eccellente studioso, i cui meriti più autentici non vanno certo ricercati nell’ ambito delle indagini teoriche rigorose, ha dedicato purtroppo pochissima cura alla trattazione della teoria dell’ interesse del capitale (…). Stando alla sostanza di quanto detto finora, Roscher è un eclettico. La sua concezione è un miscuglio di teoria ingenua della produttività e teoria dell’ astinenza di Senior. (…) In una nota successiva egli polemizza vivacemente con Marx per la sua “”recentissima ricaduta nella vecchia erronea teoria della improduttività dei capitali”” (…). Da tutti questi esempi tuttavia è evidente che cosa pensa Roscher: egli sostiene che il capitale produce direttamente il plusvalore in virtù di una sua forza produttiva specifica. (…)””. (pag 203-204)”,”TEOC-299″ “BÖHM-BAWERK Eugen von, a cura di Enzo GRILLO”,”Storia e critica delle teorie dell’ interesse del capitale. Volume secondo. (Tit.orig.: Kapital und Kapitalzins)”,”Marx, Engels e il terzo volume del Capitale. “”Marx ha dedicato tutta la sua vita ad una ponderosa opera teorica sul capitale, in tre volumi. I fondamenti della sua teoria dello sfruttamento sono esposti nel primo volume, l’ unico apparso – nel 1867 – durante la vita dell’ autore. Il secondo volume, edito da Engels nel 1885, dopo la morte di Marx, è completamente omogeneo al primo dal punto di vista del contenuto. Meno omogeneo, com’è noto, è il terzo volume, anch’esso pubblicato da Engels solo a distanza di molti anni, nel 1894. Molti ritengono – me compreso- che il contenuto del terzo volume sia incompatibile con quello del primo e viceversa. Ma dal momento che Marx stesso non ha ammesso questa relazione, e anzi nel terzo volume ha rivendicato la piena validità delle teorie esposte nel primo, la critica ha al tempo stesso il diritto e il dovere di considerare la teoria esposta nel primo volume come l’ espressione dell’ opinione autentica e permanente di Marx, malgrado l’ esistenza del terzo; ma ha altresì il diritto e il dovere di richiamare al momento opportuno le teorie esposte in quest’ultimo a scopo illustrativo e critico.”” (pag 294-295)”,”TEOC-300″ “BÖHM-BAWERK Eugen von, a cura di Enzo GRILLO”,”Storia e critica delle teorie dell’ interesse del capitale. Volume terzo. (Tit.orig.: Kapital und Kapitalzins)”,”””Di tutti gli autori socialisti – forse per una ingiusta sottovalutazione di altri, e sopratttuto di un’ alta personalità scientifica come quella di Rodbertus – Karla Marx ha senz’altro avuto la massima influenza sui suoi compagni. La sua opera ha rappresentato per così dire la dottrina ufficiale del socialismo contemporaneo. E perciò essa è stata anche al centro degli attacchi e delle apologie, al punto che si può dire che la letteratura polemica di questo periodo è diventata letteratura su Marx.”” (pag 185) “”Marx era morto prima di aver portato termine la sua opera sul capitale. Le parti rimaste in sospeso furono ritrovate tuttavia quasi per intero, manoscritte, nel suo lascito. Da esse ci si attendeva in particolare il chiarimento su un tema che era stato al centro degli attacchi contro la teoria dello sfruttamento, e rispetto al quale, secondo le aspettative delle due parti contendenti, bisognava fornire la prova decisiva della sostenibilità – per gli uni – o della insostenibilità – per gli altri – del sistema marxiano: e cioè sulla questione della compatibilità tra l’ esistenza sperimentalmente confermata di un uguale saggio di profitto, e la legge del valore nonché la teoria dello sfruttamento sviluppate nel primo volume dell’ opera di Marx. Senonché proprio la pubblicazione del terzo volume, che affrontava questo tema, si protrasse per ben undici anni dopo la morte di Marx, al 1894. La tensione di chi si chiedeva cosa avrebbe avuto da dire Marx stesso su quel punto delicatissimo della sua teoria, si scaricò in una specie di letteratura profetica che si pose l’ obiettivo di sviluppare la probabile opinione di Marx sul tema del “”saggio medio di profitto”” partendo dalle premesse date nel primo volume della sua opera. Questa letteratura profetica riempie il decennio 1885-1894 e ha al suo attivo una imponente serie di scritti più o meno voluminosi. Il secondo atto, e al tempo stesso l’ acme dello svolgimento drammatico, è costituito dalla pubblicazione nel 1894 del terzo volume postumo a cura di Engels. E ad essa si riallaccia immediatamente, come terzo atto, un appassionato dibatitto scientifico, che, avendo come oggetto il giudizio critico su questo terzo volume, il suo rapporto con il punto di partenza del sistema e le prospettive future del marxismo, difficilmente potrebbe concludersi rapidamente.”” (pag 185-187)”,”TEOC-301″ “BÖHM-BAWERK Eugen von”,”La conclusione del sistema marxiano. (Tit.orig.: ‘Zum Abschluss des Marxschen Systems’)”,”BÖHM-BAWERK (1851-1914) nacque a Vienna da una famiglia della grande aristocrazia burocratica che di fatto dominava l’ impero austriaco. Fra il 1895 e il 1904 fu ministro delle finanze, e dal 1904 fino alla morte, tenne una cattedra di economia politica all’ Università di Vienna. Come economista BB fu il principale esponente della nuova teoria del valore soggettivo o dell’ utilità marginale e, con MENGER e WIESER, fu uno dei fondatori della cosiddetta “”scuola austriaca””. Condusse un’ attacco scientifico al marxismo. “”Qui aggiunge (Marx, ndr) la seguente, strabiliante argomentazione: “”Quando domanda e offerta si equilibrano, cessano di agire (…). Due forze che agendo in senso inverso con la medesima intensità si neutralizzano, non possono dar luogo ad alcuna manifestazione esteriore, ed i fenomeni che si producono in queste condizioni non sono attribuibili a queste due forze. Quando domanda e offerta si equilibrano, esse non possono più spiegare nessun fenomeno, non esercitano alcun influsso sul valore di mercato e ci lasciano completamente all’ oscuro sul motivo per cui il valore di mercato si esprime proprio in questa somma di denaro piuttosto che in un’ altra”” (III, p.233). Perciò col rapporto tra domanda e offerta si possono bensì spiegare le “”divergenze del valore di mercato”” che sono provocate dal prevalere di una forza sull’ altra, ma non il livello dello stesso valore di mercato.”” (pag 77)”,”TEOC-314″ “BÖHM-BAWERK Eugen HILFERDING Rudolf BORTKIEWICZ Ladislaus”,”Economia borghese ed economia marxista. Le fonti dello scontro teorico.”,”Böhm-Bawerk: ‘La conclusione del sistema marxiano’ Hilferding: ‘La critica di Böhm-Bawerk a Marx’ Bortkiewicz: ‘Per una rettifica dei fondamenti della costruzione teorica di Marx nel III volume del Capitale’ “”Considerando la carriera di Hilferding nel suo complesso, si può rilevare come la fase creativa sia stata relativamente breve: iniziata con ‘La critica di Böhm-Bawerk a Marx’, si concluse con ‘Il capitale finanziario’. Fu un uomo ricco di notevoli doti naturali, la cui visione fu offuscata e le cui energie furono vanificate dal troppo rapido successo. Ma la tragedia finale della sua vita – e certamente l’incapacità di mantenere le grandi promesse fatte è sempre una tragedia tanto individuale quanto sociale – non deve in alcun modo oscurare i grandi meriti dell’opera da lui compiuta. La sua risposta a Böhm-Bawerk ed il suo studio sul capitale finanziario resteranno per sempre tra i classici della letteratura marxista. L’importanza del saggio ‘Böhm-Bawerk’s Marx-Kritik’ è duplice. Da un lato, fu l’unica replica completa a Böhm-Bawerk in campo marxista (2); dall’altro, è probabilmente la più chiara esposizione di cui disponiamo della differenza fondamentale di prospettiva tra l’economia marxista e la moderna economia ortodossa. Non intendo occuparmi qui della confutazione che fa Hilferding degli argomenti specifici di Böhm-Bawerk; mi limiterò ad osservare come egli abbia avuto ragione dell’avversario e come abbia mostrato, pur avendo soltanto ventiquattr’anni (3), di saper affrontare e tener testa ad un polemista sperimentato e accanito come Böhm-Bawerk (…)”” (pag XVIII-XIX) [P.M. Sweezy, presentazione] [(in) Eugen Böhm-Bawerk Rudolf Hilferding Ladislaus Bortkiewicz, ‘Economia borghese ed economia marxista. Le fonti dello scontro teorico’, 1971] [(2) Louis B. Boudin, op.cit., replicò ad alcuni degli argomenti di B., ma non in modo sistematico come Hilferding. ‘The Economic Theory of the Leisure Class’ di Bucharin (pubblicato in originale nel 1919, trad. inglese del 1927) è piuttosto un attacco alla scuola austriaca che una replica all’attacco di Böhm-Bawerk contro Marx; (3) ‘Böhm-Bawerk’s Marx-Kritik’ fu pubblicato nel 1904, quando Hilferding aveva 27 anni, ma la prefazione al volume ‘Marx-Studien’, in cui il saggio fu pubblicato, spiega che il manoscritto fu terminato prima della fine del 1902] “”Sia Böhm-Bawerk sia Hilferding dedicano molta attenzione al problema del rapporto tra il primo e il terzo volume del ‘Capitale’. Böhm-Bawerk sostiene che la teoria del valore esposta nel primo volume è in netta contraddizione con la teoria del “”prezzo di produzione”” contenuta nel terzo; Hilferding a sua volta ritiene che il prezzo di produzione sia meramente ‘una modificazione’ del valore e quindi che le due teorie siano collegate tra loro in modo logico e per nulla contraddittorio. Le loro opinioni et il reciproco dissenso erano di natura tale che né l’uno né l’altro sentirono l’esigenza di esaminare in modo critico il procedimento effettivo usato da Marx per trasformare i valori in prezzi di produzione. Böhm-Bawerk giudicò che il mero dato di fatto della differenza tra valore e prezzo di produzione fosse sufficiente per togliere qualsiasi interesse all’operazione; Hilferding invece si preoccupò di replicare all’argomentazione di Böhm-Bawerk e non di difendere il procedimento di Marx. (…)”” (pag XXI-XXII) [P.M. Sweezy, presentazione] [(in) Eugen Böhm-Bawerk Rudolf Hilferding Ladislaus Bortkiewicz, ‘Economia borghese ed economia marxista. Le fonti dello scontro teorico’, 1971] “”Ladislaus von Bortkiewicz è conosciuto in primo luogo come studioso di statistica. In un necrologio apparso nell””Economic Journal (giugno 1932), il professor Schumpeter lo definì “”di gran lunga il più eminente esperto tedesco di statistica dopo Lexis”” (1), e a mio giudizio nel frattempo non si è verificato nessun avvenimento tale da rendere questo giudizio meno valido oggi di quanto lo fosse nel 1932. Secondo l’opinione di Oscar Anderson, egli stesso eminente studioso di statistica matematica, Bortkiewicz fu “”uno dei pochi personaggi realmente grandi nel campo della statistica matematica”” (2). Quest’altra reputazione di studioso di statistica, com’è naturale, concorse a distogliere l’attenzione dai contributi resi da Bortkiewicz all’economia (…). Classificare la teoria economica di Bortkiewicz non è certo facile. Il professor Schumpeter afferma che egli professò “”il credo di Marshall””, ma probabilmente ciò si riferisce al primo periodo della sua vita e più alla sua attività di insegnante che ai suoi scritti. In ogni caso, scarse sono le prove di una influenza di Marshall nei suoi saggi su Marx (…). L’atteggiamento assunto da Bortkiewicz nei confronti di Marx presenta quattro facce. Quando Marx è d’accordo con Ricardo, egli tende ad approvarlo. Quando Marx è in disaccordo con Ricardo, Bortkiewicz tende a difendere Ricardo. Quando Marx diverge totalmente da Ricardo, come nell’intera teoria sullo sviluppo capitalistico, Bortkiewicz dimostra disinteresse o incomprensione. Infine, quando Marx prosegue sulle vie che Ricardo aveva già tracciato, Bortkiewicz si mostra un critico comprensivo e costruttivo. Ed è proprio con questo spirito che affrontò il problema del valore e del prezzo nel sistema marxiano. (…) Bortkiewicz scrisse due saggi sull’economia marxiana: ‘Wertrechnung und Preisrechnung’ e l’articolo compreso in questo volume, che reca il titolo: ‘Zur Berichtgung der grundlegenden theoretischen Konstruktion von Marx im III. Band des “”Kapitals””‘. I titoli stessi denunciano con evidenza come entrambi i saggi siano centrati sul problema del rapporto tra valori e prezzi, ed è chiaro altresì dalle rispettive date di pubblicazione che essi furono, per così dire, il prodotto unitario di un periodo di intensi studi su Marx ed i suoi critici (3). Il fatto che siano stati pubblicati separatamente e in riviste differenti, tuttavia, mostra come Bortkiewicz li considerasse due opere indipendenti tra loro, ciascuna delle quali poteva far parte a sé. ‘Wertrechnung und Preisrechnung’ è senz’altro il più ambizioso e ampio dei due saggi. Esso contiene un esame dettagliato delle precedenti critiche a Marx (dal quale, detto incidentalmente, i critici, Böhm-Bawerk incluso, non escono certo in modo brillante), una discussione sull’errore contenuto nel metodo marxiano di trasformazione dei valori in prezzi di produzione e una riconsiderazione di tale problema sotto forma di un sistema di equazioni (da Bortkiewicz attribuito all’economista russo W.K. Dmitriev), assai più affine alla teoria ricardiana che non a quella marxiana. Ad esempio, esso non cerca di risolvere il problema della trasformazione così come lo stesso Marx l’aveva presentato. Questo fu appunto il compito che si pose l’articolo compreso in questo volume”” [P.M. Sweezy, presentazione] [(in) Eugen Böhm-Bawerk Rudolf Hilferding Ladislaus Bortkiewicz, ‘Economia borghese ed economia marxista. Le fonti dello scontro teorico’, 1971] [(1) Wilhelm Lexis (1837-1914) fu il maestro di Bortkiewicz (…); (2) Necrologio in “”Zeitschrift für Nationalökonomie””, vol. III, n° 2, 1932. Questo necrologio contiene l’unica, ampia bibliografia delle opere di Bortkiewicz; (3) L’articolo che qui compare in appendice fu pubblicato nel luglio 1907, nello stesso mese in cui fu pubblicata la II parte di ‘Wertrechnung und Preisrechnung””] (pag XXIII-XVIII)”,”TEOC-606″ “BÖHME Helmut a cura”,”The Foundation of the German Empire. Select Documents.”,”BÖHME Helmut ha insegnato all’ Università di Amburgo ed è ora professore di storia moderna alla Technical University, Darmstadt. Ha anche curato ‘Vor 1866’ una collezione di documenti sulla politica economica. Agatha RAMM ha scritto ‘Germany 1789-1919’ e ha curato i quattro volumi de ‘The Political Correspondence of Lord Granville and Mr. Gladstone, 1868-1886′. Germania e Austria. “”I fattori economici essenziali erano già più o meno fermamente fissati dal 1864. Dal 1865 in poi l’ unità della Germania era solo una questione di tempo. L’ attuale supremazia della Prussia fu decisa quando Berlino e Vienna segnarono punti l’ un l’ altro dal 1849 al 1864. In questi anni la Prussia ebbe successo nel manovrare l’ Austria fuori dall’ area germanica in materia economica. Questo periodo fu la base per la soluzione ‘Prussian-kleindeutsch’ (Germania-senza-Austria) del 1870 -1.””. (pag XI, prefazione)”,”GERx-094″ “BÖHME Helmut”,”An Introduction to the Social and Economic History of Germany. Politics and Economic Change in the Nineteenth and Twentieth Centuries.”,”BÖHME Helmut è professore di storia moderna alla Technical University of Darmstadt e W.R. LEE è Lecturer, Department of Economic History, University of Liverpool. La questione dei tempi. Il trend agricolo e industriale. “”Ma contrariamente ai suoi vicini occidentali, in Germania la borghesia non salì al potere. Le “”feudali, patriarcali, idilliche condizioni”” (F. Engels) non vennero distrutte. In effetti, si verificò il caso opposto. Probabilmente la classe proprietaria terriera tedesca aveva un “”istintivo presagio che la locomotiva sarebbe stata il mezzo che avrebbe portato il feudalesimo e l’ assolutismo al cimitero (F. Harkort), ma in contrasto con la situazione in Inghilterra e Francia, l’ aristocrazia tedesca fu in grado di incanalare il dinamismo delle forze della (middle-class) media borghesia imprenditoriale e se stessa per dare l’ avvio ad una produzione agricola su larga scala su base capitalistica. La ragione di ciò può essere trovata non solo nella specifica tradizione storica dei territori tedeschi, ma anche nel gap tra le tendenze nello sviluppo industriale e agricolo – un intervallo particolare allo sviluppo tedesco. Fino all’ ultimo terzo del XIX secolo, questo ritardo tra le tendenze dei cicli dell’ industria e dell’ agricoltura, influenzò lo sviluppo economico e sociale in modo decisivo, e rese possibile il tempo dell’ aristocrazia e ancora di guadagnare un po’ di respiro per difendere il vecchio ordine. Al contrario, il boom industriale fu continuamente trascinato in un vortice di crisi e depressione, in parte di natura locale e di breve durata, e in parte mondiale e di lunga durata””. (pag 46)”,”GERE-022″ “BÖHME Helmut”,”L’ ascesa della Germania a grande potenza. Economia e politica nella formazione del Reich, 1848-1881. (Tit.orig.: Deutschlands Weg zur Grossmacht)”,”‘L’impero dei 70 milioni’ Prussia e Austria in lotta per egemonia medieuropea, trattato commercio franco-prussiano, unione doganale, crisi dello zollverein, ‘Germania di DELBRUCK’ autonomia liberista e liberalismo governativo, tracollo del 1873 e conseguenze, egemonia prussiana e Stato conservatore germanico: la Germania bismarckiana, BISMARCK all’interno della nuova concezione protezionista, successo finale di BISMARCK. ‘L’impero dei 70 milioni’ Prussia e Austria in lotta per egemonia medieuropea, trattato commercio franco-prussiano, unione doganale, crisi dello zollverein, ‘Germania di DELBRUCK’ autonomia liberista e liberalismo governativo, tracollo del 1873 e conseguenze, egemonia prussiana e Stato conservatore germanico: la Germania bismarckiana, BISMARCK all’interno della nuova concezione protezionista, successo finale di BISMARCK. “”Ultima fondazione autorizzata prima della nuova legge sulle società per azioni, quella della Deutsche Bank segnò il punto finale di questo primo slancio economico, caratterizzato dalla scarsezza di capitali, in mezzo al quale scoppiò la guerra del ’70. Il grande aumento dei consumi provocato dalla guerra, l’ avvicinamento al mercato finanziario di Londra reso da essa necessario, l’ annessione dell’ Alsazia-Lorena che ne seguì, l’ abbinamento tra il minerale di ferro lorenese e il carbone della Ruhr così effettuato, diedero così forte impulso alla congiuntura, già molto animata, che, col vasto sviluppo della rete ferroviaria europea e conseguente ampliamento delle aree commerciali , con l’ incremento degli scambi commerciali, l’ economia della Germania assunse in brevi anni definitivamente la sua struttura di grande capitalismo industriale. Il “”boom”” attizzato dai miliardi francesi. La spinta più cospicua alla congiuntura fu data dai 5 miliardi di franchi (1,4 miliardi di talleri) del tributo di guerra francese, voluto da Bismarck, su consiglio del Bleichröder e del conte Henckel-Donnersmarck, ma non per ultimo anche per ragioni politiche. La Francia, grazie allo splendido esito di un prestito internazionale, che venne coperto quattordici volte, riuscì a trasferire la somma totale in un tempo più breve del previsto, per lo più in valute estere, tramite il Rothschild, a Bleichröder e Hansemann.”” (pag 322-323)”,”GERx-104″ “BÖHME-KUBY Susanna”,”Non più, non ancora. Kurt Tucholsky e la Repubblica di Weimar.”,”BÖHME-KUBY Susanna è docente di Letteratura tedesca nelle Università di Udine e Venezia. Ha pubblicato in Germania nel 1989 un libro sull’ eco della Rivoluzione francese nella stampa prussiana (1789-1795) e diversi saggi sulla letteratura tedesca del Novecento (Brecht, Kirsch, Tucholsky). Pubblicista e romanziere fra i più amati e odiati del Novecento, poeta, cabarettista, TUCHOLSKY era il simbolo dell’ ‘altra-Germania’, quella che nel primo dopoguerra ha visto nella società tedesca i segni premonitori della deriva autoritaria. Dal 1911 al 1935 affrontò le tematiche della guerra nel capitalismo, del rapporto intellettuali e media, comunicazioni di massa e potere economico che per certi versi anticipano le successive analisi di ADORNO. La sua polemica antimilitarista culminante nel famoso motto ‘I soldati sono assassini’ è ancora oggi oggetto di dibattito, persino nei tribunali tedeschi. “”Niente è più difficile e niente richiede più carattere che essere in aperto contrasto con la propria epoca e dire a voce alta: No.”” (Ignaz Wrobel) (pag 17)”,”GERG-051″ “BOHOU Jean Marie”,”Géopolique et projection de puissance du Brésil au XXI siécle.”,”BOHOU Jean Marie, direttore di geopolitica, Sorbonne Nouvele, Paris III”,”AMLx-154″ “BOILLOT Jean-Joseph”,”L’ économie de l’ Inde.”,”BOILLOT Jean-Joseph è professore aggiunto di scienze sociali. Ha cominciato i suoi lavori sull’ India all’ inizio degli anni 1980 come ricercatore associato al CEPII Centre d’ études prospectives et d? informations internationales) ed è stato consigliere finanziario per la Direzione del Tesoro a New Delhi tra il 2003 e il 2005. India -Cina centro di gravità o di rivalità mondiale? (pag 93) L’economia indiana nel mondo 2025-2050. Il cambiamento del paesaggio demografico mondiale. “”En dépit d’une population qui atteindra 1.6 milliard d’habitants en 2050, le poids relatif de l’Inde devrait se stabiliser aux alentours de 18% de la population mondiale en raison de son entrée dans la dernière phase de la transition démographique et alors que l’Afrique n’en est qu’au milieu. Cette dernière devrait ainsi dépasser la population indienne en 2030 au moment même où elle dépasserait celle de la Chine, puis s’envoler vers 2 milliards d’habitants en 2050, soit davantage que la population indienne à la fin du XXIe siècle. Pourtant, l’Inde va bien changer en partie l’équation démographique du monde à deux titres. D’une part, relativement aux zones développées et même à la Chine dont le vieillissement rapide donnera à l’Inde un poids relatif hors Afrique comme elle n’est a jamais connu. L’Europe, ex-URSS comprise, tombera ainsi au tiers de la population indienne alors qu’elle était en tête en 1950 à égalité avec la Chine. Les Etats-Unis, en déclin relatif plus lent, passeront tout de même en dessous de la barre de 5% de la population mondiale tandis que l’Europe de l’Ouest continentale hautement développée devrait tomber à 2% comme le Japon.”” (pag 100)”,”INDE-003″ “BOIS Jean-Pierre”,”De la paix des rois à l’ ordre des empereurs, 1714-1815. Nouvelle histoire des relations internationales. 3.”,”BOIS Jean-Pierre è professore di storia moderna all’ Università di Nantes. “”Schematiquement, l’ Europe du debut du XVI siecle avait été dominée par les puissances mediterranéennes: Renaissance italienne – monarchie espagnole. Apres le guerres europeennes de religion et avec la naissance du conflit entre maison d’ Autriche et maison de France, l’ architecture internationale du XVII siecle repose sur un systeme à trois, France – Suede – Empire ottoman, une monarchie catholique, una monarchie lutherienne, une monarchie musulmane, encerclant l’ immense systeme autrichien et imperial d’ Europe centrale, prolongé par les ramifications familiales des Habsbourg”” (pag 12)”,”EURx-166″ “BOIS Jean-Pierre”,”Maurice De Saxe.”,”BOIS Jean-Pierre: (1945- ) Studente dell’École Normale Supérieure de l’Enseignement Technique, Associato di Storia e Dottore in Lettere, professore all’Università di Nantes (nel 1989). Specialista in storia sociale e storia militare, concentra le sue ricerche ai problemi tattici e scritti teorici sulla guerra. Maurice De Saxe: Maurizio di Sassonia (Goslar, Germania 28/10/1696 – Chambord, Francia 20/11/1750), in tedesco Hermann Moritz von Sachsen, in francese Maurice De Saxe. Generale francese di origine tedesca, conte di Sassonia e maresciallo di Francia. Figlio illegittimo di Augusto II re di Polonia e della Contessa Aurora von Königsmarck. Nel 1720 entrò a servizio del Regno di Francia. Nel 1733 si distinse combattendo nella zona del Reno Superiore durante la Guerra di successione polacca. Nel 1736 è promosso generale. La campagna che intraprese nel 1744 nelle Fiandre, sotto il comando nominale di Luigi XV, fu il punto più alto della sua arte della guerra, bloccando il nemico pur in superiorità numerica. Nel 1745 battè gli inglesi a Bruxelles e nel 1746 a Roucoux. Naturalizzato francese venne definitivamente nominato Maresciallo generale di campo e dell’esercito del Re. Al termine della guerra di successione austriaca con la pace di Aquisgrana del 18/10/1748 si ritirò nel Castello di Chambord che Luigi XV gli aveva lasciato in uso a vita, diventando un centro d’incontri culturali, artistici e filosofici. Inventò un cannone denominato Amusette (apprezzato durante la Rivoluzione francese). Uomo brillante e di talento conquistò l’amicizia di Voltaire, aspirava alla corona e mancò di poco il trono di Zar. Attivo in tutto il continente, era riconosciuto come il Generale eccezionale dell’epoca, genio militare che unì l’epoca di Marlborough (Generale britannico) con l’epoca di Federico il Grande. Affrontare lo studio delle sue campagne non è stato noioso, poichè fu tra i professionisti militari più arguti ed eleganti mai vissuti. Opere di Maurice De Saxe: “”Memoires Sur L’Art De La Guerre De Maurice Comte De Saxe (…)”” e “”Mes rêveries. Ouvrage posthume de Maurice comte de Saxe””. (da introduzione e fonti esterne, traduz. d. r.) <> (pag 177, Traduz..d.R.) (a pag 230 un paragrafo dedicato ad una riflessione demografica di Maurice De Saxe: “”Rèflexions sur la propagation de l’espèce humaine””. Sebbene rozza e limitata ai dati del 1740, è interessante per comprendere il dibattito dell’epoca su crolli e crescita della popolazione).”,”QMIx-216-FSL” “BOIS Jean-Pierre”,”Bugeaud.”,”BOIS Jean-Pierre: (1945- ) Studente dell’École Normale Supérieure de l’Enseignement Technique, Associato di Storia e Dottore in Lettere, professore all’Università di Nantes (nel 1989). Specialista in storia sociale e storia militare, concentra le sue ricerche ai problemi tattici e scritti teorici sulla guerra. BUGEAUD Thomas Robert: marchese della Piconnerie, duca d’Isly (Limoges, F, 15/10/1784 – Parigi, 10/6/1849) generale francese, maresciallo di Francia. Partecipò alle guerre napoleoniche: promosso caporale ad Austerlitz, sottotenente nelle campagne di Prussia e in Polonia. Combattè come comandante nella guerra contro la Spagna (guerra peninsulare) dove si mise in luce nel corso di assedi; nel secondo assedio di Saragozza fu promosso maggiore e affrontò la guerriglia spagnola (l’esperienza nell’antiguerriglia venne utilizzata da Bugeaud nella guerra d’Algeria (occupata dalla Francia nel 1830) combattuta tra il 1836 e 1847 contro Abd el-Kader (militare e uomo politico algerino, figlio di uno sceicco sufi della Qadiriyya), il quale si arrese nel 1847. Bugeaud, nominato Governatore d’Algeria nel 1840 da Thiers, si trovò a capo di 100.000 uomini e generali, impiagando nuovi metodi di guerra ispirati, appunto, alla sua esperienza antiguerriglia nella guerra di Napoleone in Spagna. Bugeaud e i suoi uomini si macchiarono, nella guerra d’Algeria, di efferatezze contro le truppe e i civili algerini. Il libro riporta come sotto sue indicazioni ai subordinati nel giugno 1845 il colonnello Pélissier non esitò ad asfissiare oltre 1000 algerini, uomini, donne, bambini di Ouled Riah, che si erano rifugiati nellA grotta di Ghar-el-Frechih nel Dahra. Orrori simili si ripeterono in agosto in altre grotte. Le vicende ebbero ripercussioni sulla stampa francese e interpellanze presso la Camera francese. Bugeaud si assunse la responsabilità obiettando che diversamente la guerra contro Abd el-Kader non avrebbe avuto fine. Deputato prima della guerra in Algeria, durante le insurrezioni del febbraio 1848 fu sacrificato dal sovrano Luigi Filippo per tentare una pacificazione con la Guardia nazionale. Entrato nell’Assemblea costituente, frazioni conservatrici ne proposero la candidatura alla Presidenza della Repubblica ma rinunciò a favore di Luigi Napoleone Bonaparte. Morì di colera nel 1849. Fu autore di alcuni testi sulla campagna di Algeria, su questioni militari ed un libello contro il socialismo. <> (pg 455, traduz. d. r.)”,”QMIx-217-FSL” “BOISSEL Jean”,”L’ Iran moderne.”,”BOISSEL Jean è professore all’ Università di Montpellier.”,”VIOx-104″ “BOISSIER Gaston”,”Saint-Simon.”,”BOISSIER G. è stato segretario perpetuo dell’ Academie Francaise. “”Come pittore di ritratti, nessuno, tra noi, eguaglia Saint-Simon. Si vede bene che appartiene ad un’ epoca in cui l’ abitudine di vivere insieme ha generato quella di osservarsi, che egli ha frequentato quegli ambienti affascinanti ove si riunivano le persone di spirito, dove la conoscenza dell’ uomo e la scienza della vita hanno fatto tanti progressi. Le sue ‘Mémoires’ sono come una galleria in cui ritroviamo tutti i personaggi importanti di questo secolo disposti al loro posto””. (pag 167-168)”,”FRAA-053″ “BOISSIER Gaston MILANESE Cesare a cura”,”La fine del mondo pagano.”,”Gaston Boissier (Nimes 1823-Viroflay 1908) è considerato il più importante studioso francese della romanità. Storico, Archeologo, letterato, nel 1876 fu eletto membro dell’Accademia di Francia, della quale divenne in seguito segretario perpetuo. L’Enciclopedia italiana riporta su di lui questo giudizio, Ebbe in grado eminente le doti caratteristiche dell’ingegno francese, la capacità di assimilare i risultati dell’indagine scientifica e di esporre la materia grezza in forma limpidissima, vivificandola e dando a personaggi e cose antiche anima e vita. Boissier considera l’uomo come, cittadino della storia, e vede in questa il disegno di realizzazione di quella dimensione di valore che Thomas Mann chiamerebbe, la nobiltà dello spirito. Opere principali: Terentius Varro, Cicéron et ses amis, La religion romaine d’Auguste aux Antonins, L’opposition sous les Césars, La fin du paganisme, Promenades archéologiques: Rome et Pompei, Nouvelles promenades archéologiques: Horace et Virgile, Afrique Romaine, Tacite, La conjuration de Catilina.”,”STAx-048-FL” “BOISSONNADE P.”,”Le Travail dans l’Europe chrétienne au Moyen Age (V-XV Siècles).”,”BOISSONNADE P. professore all’Università di Poitiers, corrispondente dell’Istituto.”,”STOS-145″ “BOISSONNADE P.”,”Colbert. Le Triomphe de l’Estatisme. La Fondation de la Suprématie Industrielle de la France. La Dictature du Travail (1661-1683).”,”BOISSONNADE P. docente della Facoltà di Lettere di Poitiers, corrispondente dell’ Institut.”,”FRAA-077″ “BOITANI Piero, con un saggio di Anna TORTI”,”La letteratura del Medioevo inglese.”,”Piero Boitani insegna Letterature comparate presso la Facoltà di Scienze umanistiche dell’Università di Roma La Sapienza. Anna Torti è professore associato di Lingua e Letteratura inglese presso l’Università di Verona.”,”UKIx-010-FL” “BOITANI Piero MANCINI Mario VARVARO Alberto a cura, saggi di Stefano GASPARRI Nicolò PASERO Andrea FASSO’ Paul ZUMTHOR Joseph J. DUGGAN Piero BOITANI Giuseppina MATINO e Roberto ROMANO Antonio PIOLETTI William J. McCANN Carlo DONA’ Corrado BOLOGNA Alberto VARVARO Marco INFURNA Maurizio PERUGI Paolo CANETTIERI Tesera PAROLI William McCANN Salvatore LUONGO”,”Letteratura, Storia, Civiltà. Medioevo volgare. Volume 21. La letteratura volgare e le tradizioni culturali preesistenti.”,”Saggi di Stefano GASPARRI Nicolò PASERO Andrea FASSO’ Paul ZUMTHOR Joseph J. DUGGAN Piero BOITANI Giuseppina MATINO e Roberto ROMANO Antonio PIOLETTI William J. McCANN Carlo DONA’ Corrado BOLOGNA Alberto VARVARO Marco INFURNA Maurizio PERUGI Paolo CANETTIERI Tesera PAROLI William McCANN Salvatore LUONGO Saggio: ‘Come lavorava un autore: strumenti e tradizioni formali’ di Maurizio Perugi (pa 459-492)”,”STAx-352″ “BOITANI Piero MANCINI Mario VARVARO Alberto a cura, saggi di Teresa PAROLI Gerold HILTY Adele CIPOLLA Wolfgang G. VAN-EMDEN Walter MELIGA Alberto VARVARO Gioia ZAGANELLI William J. McCANN Sergio VATTERONI Michael DALLAPIAZZA Enrico GIACCHERINI Marcelo MELI Rosanna BRUSEGAN Janet F. VAN-DER-MEULEN Michel ZANK Laura MINERVINI Giuseppina BRUNETTI Michelangelo PICONE Alfonso D’AGOSTINO Michael DALLAPIAZZA Anna TORTI Lia VOZZO Anton M. ESPADALER Valeria BERTOLUCCI PIZZORUSSO”,”Letteratura, Storia, Civiltà. Medioevo volgare. Volume 22. Corti, castelli, città: i nuovi luoghi della produzione letteraria.”,”Saggi di Teresa PAROLI Gerold HILTY Adele CIPOLLA Wolfgang G. VAN-EMDEN Walter MELIGA Alberto VARVARO Gioia ZAGANELLI William J. McCANN Sergio VATTERONI Michael DALLAPIAZZA Enrico GIACCHERINI Marcelo MELI Rosanna BRUSEGAN Janet F. VAN-DER-MEULEN Michel ZANK Laura MINERVINI Giuseppina BRUNETTI Michelangelo PICONE Alfonso D’AGOSTINO Michael DALLAPIAZZA Anna TORTI Lia VOZZO Anton M. ESPADALER Valeria BERTOLUCCI PIZZORUSSO Contiene il saggio di Michel Zink ‘Parigi e il suo ambiente universitario nel secolo XIII’ (pag 573-610) “”E tuttavia questo cuore del francese è una città di frontiera. Riguardo alla produzione intellettuale e letteraria, Parigi è la città del latino come del francese o, per meglio dire, nell’epoca che ci interessa, del latino più che del francese. Bella faccenda, si dirà. Questo confine e questa divisione non sono propri della Parigi del secolo XIII: essi caratterizzano tutto l’Occidente medievale. Certamente, ma Parigi conosce allora una situazione unica che dà a questo aspetto così generale un significato e una risonanza eccezionali. La città in cui risiede il re più potente dell’epoca è anche quella in cui fioriscono le scuole più illustri. Il XIII secolo, che vede nascere la sua università, è anche il secolo in cui Parigi diventa veramente capitale. Uno stesso luogo riunisce da allora la più grande università e la più grande corte del tempo. Dal castello reale, in cui ci si vanta di parlare il miglior francese, al ‘quartiere latino’ in cui il latino unisce una comunità universitaria venuta dai quattro angoli del mondo, non c’è che un ponte da superare. Alla fine del XIII secolo, e ancor più nel secolo successivo, questa situazione, unita alla personalità dei re, darà una colorazione particolare alle lettere alla corte di Francia”” (pag 573) [dal saggio di Michel Zink ‘Parigi e il suo ambiente universitario nel secolo XIII’]”,”STAx-353″ “BOITANI Piero MANCINI Mario VARVARO Alberto a cura, saggi di Max PFISTER Vittorio FORMENTIN Luciano FORMISANO Elda MORLICCHIO Ermanno BARISONE Erich POPPE Giovanni ORLANDI Paul SAENGER Giovanni ACCIAI Marco INFURNA Carlo DELCORNO Massimo BONAFIN Maria Luisa MENEGHETTI Paola MORENO Stefano ASPERTI Lino LEONARDI Anna Maria COMPAGNA PERRONE CAPANO Alberto BLECUA Anna Maria LUISELLI FADDA Andrea PALERMO Derek PEARSALL William J. McCANN”,”Letteratura, Storia, Civiltà. Medioevo volgare. Volume 23. La circolazione dei testi tra lingue, forme e tradizione manoscritta.”,”Saggi di Max PFISTER Vittorio FORMENTIN Luciano FORMISANO Elda MORLICCHIO Ermanno BARISONE Erich POPPE Giovanni ORLANDI Paul SAENGER Giovanni ACCIAI Marco INFURNA Carlo DELCORNO Massimo BONAFIN Maria Luisa MENEGHETTI Paola MORENO Stefano ASPERTI Lino LEONARDI Anna Maria COMPAGNA PERRONE CAPANO Alberto BLECUA Anna Maria LUISELLI FADDA Andrea PALERMO Derek PEARSALL William J. McCANN La predicazione (di Carlo Delcorno) “”L’intera storia della predicazione in Italia, dall’inizio del secolo XIII a tutto il XV è definita dal variare del rapporto fra tre elementi: la Bibbia, spesso mediata dalla liturgia, la retorica del sermone, finalizzata alla ‘manifestatio’ del testo scritturale, e il pubblico con la sua mobile capacità di ricezione e quindi di condizionamento del messaggio religioso. Nonostante la diffusione dei volgarizzamenti della Bibbia, è innegabile che i laici vengano a contatto col libro sacro soprattutto attraverso la parola dei predicatori”” (pag 405)”,”STAx-354″ “BOITANI Piero MANCINI Mario VARVARO Alberto a cura, saggi di Arianna PONZI Eugenio BURGIO Walter MELIGA Rita LIBRANDI Mario MANCINI Marc-René JUNG Charmaine LEE Paolo CHERCHI Luciano ROSSI Fabio TRONCARELLI Anna CORNAGLIOTTI Maria Luisa MENEGHETTI Daniela DELCORNO BRANCA Marco INFURNA Piero BOITANI Laura MINERVINI Alessandro BARBERO Corrado BOLOGNA Antonio GARGANO Mario MANCINI Giosuè LACHIN”,”Letteratura, Storia, Civiltà. Medioevo volgare. Volume 24. Diffusione e fruizione della letteratura romanza.”,”Saggi di Arianna PONZI Eugenio BURGIO Walter MELIGA Rita LIBRANDI Mario MANCINI Marc-René JUNG Charmaine LEE Paolo CHERCHI Luciano ROSSI Fabio TRONCARELLI Anna CORNAGLIOTTI Maria Luisa MENEGHETTI Daniela DELCORNO BRANCA Marco INFURNA Piero BOITANI Laura MINERVINI Alessandro BARBERO Corrado BOLOGNA Antonio GARGANO Mario MANCINI Giosuè LACHIN Contiene il saggio di Alessandro Barbero ‘Età di mezzo e secoli bui’ (pag 505-525) Il Medioevo non esiste. “”Un recentissimo manuale di storia medievale, indirizzato ai nuovi corsi universitari triennali, non impiega mai, se non nel titolo, la parola «Medioevo» o l’aggettivo «medievale». Sembrerebbe a prima vista un ‘tour de force’ spericolato, come in quel romanzo di Perec scritto senza mai usare la lettera «e»; invece gli autori non sono costretti a nessuna acrobazia, e il lettore non si accorge di nulla fino a quando, arrivato all’ultimo capitolo, il gioco gli viene rivelato. Il passo in cui Massimo Montanari, curatore del volume, spiega le ragioni di questa scelta merita d’essere citato, perché è rivelatore d’una convinzione sempre più diffusa fra gli studiosi di quello che anche noi, per comodità o per forza d’inerzia, continueremo a chiamare Medioevo: «In questo testo medievale sembrerebbe impossibile non usare mai questo termine Ma proprio questa è stata la sfida del libro che giunge qui al capitolo conclusivo (…). La nostra scelta non è stata solo un abile gioco di prestigio ma un modo di comunicare un’idea che ci sta particolarmente a cuore: il Medioevo non esiste se non come invenzione moderna. E’ un concetto che si sviluppa a iniziare dal XV secolo, che non ha nulla a che vedere con la realtà dei secoli cosiddetti medievali e che pertanto abbiamo deciso di trattare solo al termine del nostro percorso cronologico, quando effettivamente una storia del Medioevo, o meglio dell”idea’ di Medioevo comincia a essere possibile (1)». E’ necessario precisare che il capitolo finale del manuale, da cui sono tratte queste parole, s’intitola ‘L’invenzione del Medioevo. Secoli XV-XXI’? Naturalmente non tutti gli specialisti si spingono così in là; e del resto «medievisti» è pur sempre l’unico termine che li designa e li rende immediatamente riconoscibili, sia nel mondo accademico sia di fronte al grande pubblico. Così, in un altro saggio recente, Giuseppe Sergi osserva: «fra gli storici, è ormai viva l’idea che “”medioevo”” è una pura convenzione periodizzante»; ma ne conclude che siamo comunque autorizzati a impiegarla, anche se per qualcuno il Medioevo finisce nell’anno Mille, e per qualcun altro arriva fino alla rivoluzione industriale”” (pag 505-506) [Alessandro Barbero, Età di mezzo e secoli bui] (pag 505-525) [(1) Massimo Montanari, ‘Storia medievale’ (in coll. con G. Albertoni, T. Lazzari e G. Milani), Laterza, 2002, p. 268]”,”STAx-355″ “BOITANI Piero MANCINI Mario VARVARO Alberto a cura, saggi di Mirella BILLI Cecilia PIETROPOLI Mario BARONI Joerg O. FICHTE Francesco ZAMBON Franco CARDINI Ulrich MÖLK Marco INFURNA Claudia CORTI Adone BRANDALISE Piero BOITANI Alain CORBELLARI Carlo DONA’ Mario MANCINI Alberto VARVARO Charmaine LEE Sarah KAY Patrizia CARAFFI Domenico PEZZINI Luisa MURARO Simon GAUNT”,”Letteratura, Storia, Civiltà. Medioevo volgare. Volume 25. Il fascino del Medioevo, dai revivals medievali alle intepretazioni nel Novecento.”,”Saggi di Mirella BILLI Cecilia PIETROPOLI Mario BARONI Joerg O. FICHTE Francesco ZAMBON Franco CARDINI Ulrich MÖLK Marco INFURNA Claudia CORTI Adone BRANDALISE Piero BOITANI Alain CORBELLARI Carlo DONA’ Mario MANCINI Alberto VARVARO Charmaine LEE Sarah KAY Patrizia CARAFFI Domenico PEZZINI Luisa MURARO Simon GAUNT Contiene il saggio di Adone Brendalise ‘Figure del Medioevo nell’ immaginazione politica della Modernità (pag 273-298) “”Il Medioevo è il luogo dove il popolo si fa protagonista. Lo fa esibendo già il connotato della massa che punta a riscattarsi dall’angustia della miseria e della soggezione. Sono le crociate dei poveri e dei nobili meno agiati più che dei grandi feudatari cinici e calcolatori. Ma il popolo sarà anche l’orrore della ‘jacquerie’, la componente umana di uno scenario desolato, tenebroso, piagato, di cui l’inscheletrimento delle carestie e la lebbra sono cifre riassuntive. E nel Medioevo ha luogo quel miracolo chimico che è la fusione delle diverse componenti nella femminile personalità della Francia. Giovanna d’Arco si presta agevolmente a sintetizzare l’aspetto luminoso di entrambi questi elementi. La nazione per eccellenza, che muove verso il suo ‘telos’, che è poi quello dello storico Michelet, la libertà che si realizza nella grande rivoluzione, ma quindi anche verso il grande interrogativo che quest’esito glorioso contiene e ridistribuisce su tutti i crinali del paesaggio storico che in esso va a culminare. Ciò che non a caso induceva Michelet vecchio a dirsi nato con il Terrore di Babeuf e prossimo alla morte dopo aver sperimentato quello della Comune”” (pag 293)”,”STAx-356″ “BOITANI Andrea CICIOTTI Enrico a cura; saggi di Andrea BOITANI Enrico CICIOTTI Alessando ARONICA Giovanni AMENDOLA Paolo GUERRIERI Pier Carlo PADOAN”,”Innovazione e competitività nell’industria italiana.”,”A. Boitani (Univ. Cattolica di Milano) ha studiato all’Università di Roma e di Cambridge. Si occupa di teoria economica e di economia e politica industriale; E. Ciciotti (IUAV e Univ. Cattolica) ha studiato nelle Università di Roma, Essez e Frei Universitat di Berlino. Si occupa di economia regionale e di economia e politica dell’innovazione.”,”STAT-587″ “BOITANI Piero”,”Letteratura europea e Medioevo volgare.”,”Piero Boitani insegna Letterature comparate presso la Facoltà di Scienze umanistiche dell’Università di Roma La Sapienza. Anna Torti è professore associato di Lingua e Letteratura inglese presso l’Università di Verona.”,”VARx-124-FL” “BOITO Armando MOTTA Luiz”,”Karl Marx no Brasil.”,”A versão em inglês deste artigo foi publicada no número 54 da revista ‘Socialism and Democracy’ Boito Jr., Armando, and Luiz Eduardo Motta. 2010. Marx in Brazil. Socialism and Democracy, 24 (3): 155-160.”,”MADS-600″ “BOIVIN Michel”,”Le Pakistan.”,”Chargé de cours all’ Università di Savoia (Chambery) BOIVIN Michel è ricercatore associato al Centre d’ Etudes de l’ Inde et de l’ Asie du Sud (Paris).”,”PAKx-005″ “BOIVIN Michel”,”Histoire de l’ Inde.”,”BOIVIN Michel ricercatore al Centre d’ Etudes de l’ Inde et de l’ Asie du Sud (EHESS-CNRS) chargé de cours all’ Università di Savoia. La fine dell’ impero e la partizione. 1. Nazionalismo indù e nazionalismo musulmano. Il nazionalismo indù fu segnato negli anni 1920 da due movimenti: la Hindu Mahasabha e il Rashtriya Swatamsevak Sangh (RSS, Associazione dei volontari nazionalisti””). Il primo, proveniente dal Congresso, divene negli anni 1930 un partito politico indipendente. Situato nella linea dell’ Arya Samaj, la sua ideologia faceva degli indù i rappresentanti della nazione indiana e gli eredi di un passato glorioso. Le minoranze dovevano ridurre le loro pratiche religiose alla sfera privata, e accettare i simboli indù come simboli della nazione indiana. Il RSS è stato fondato nel 1925 in reazione alla mobilitazione provocata dal movimento del Califfato. Il suo obiettivo era di riunire gli indù affinché potessero tener testa ai musulmani””. (pag 77-78)”,”INDx-078″ “BOJER Johan”,”Il prigioniero che canta.”,”Johan Bojer (6 marzo 1872 – 3 luglio 1959) è stato uno scrittore norvegese molto apprezzato. Le sue opere si concentrano principalmente sulle vite dei poveri contadini e pescatori, sia nella sua Norvegia nativa che tra gli immigrati norvegesi negli Stati Uniti. Bojer è stato nominato cinque volte per il Premio Nobel per la Letteratura. La sua biografia è affascinante: nato da una relazione illegittima tra una cameriera e il suo datore di lavoro, non fu riconosciuto da quest’ultimo. Cresciuto in una famiglia di poveri contadini, Bojer ha vissuto in prima persona le ristrettezze e i drammi della realtà contadina. Appassionato di letteratura, ha studiato poesia e ha iniziato a scrivere. Dopo aver viaggiato a lungo tra Parigi e Roma come corrispondente, ha pubblicato opere come ‘La processione’ e ‘L’isola dei morti’. La sua scrittura ha affrontato temi politici e sociali, guadagnandogli elogi dalla critica letteraria. In breve, Johan Bojer è stato un autore che ha dato voce alle storie e alle lotte delle persone comuni, e la sua eredità letteraria continua a ispirare. (copil.)”,”VARx-002-FAP” “BOLAFFI Guido VAROTTI Adriano”,”Agricoltura capitalistica e classi sociali in Italia, 1948-1970.”,”Guido Bolaffi (Roma, 1946) studia Sociologia economica presso l’Univeristà di Roma. Ha collaborato al volume collettivo ‘Leninismo e rivoluzione socialista’, De Donato, 1979, Adriano Varotti (Ferrara, 1946) è incaricato di Sociologia del lavoro all’Università di Cagliari (1973). Contiene il capitolo 1. ‘Marx, il marxismo e il problema dell’azienda contadina. A. L’azienda contadina nella teoria economica di Marx; B. Kautsky, Lenin e il problema dei contadini. (pag 39-50)”,”ITAS-005-FSD” “BOLAFFI Guido VAROTTI Adriano”,”Marx, il marxismo e il problema dell’azienda contadina. L’azienda contadina nella teoria economica di Marx – Kautsky, Lenin e il problema dei contadini. Capitolo estratto da ‘Agricoltura capitalistica e classi sociali in Italia, 1948-1970.”,”””In continuità con Marx, e con il Kautsky della ‘Agrarfrage’, Lenin afferma l’unitarietà dei processi di sviluppo capitalistico dai quali non può essere esentata l’agricoltura, fosse anche quella del «paese ideale dal punto di vista dei critici di Marx». La necessità però di affermare questa oggettività delle leggi capitalistiche contro la sociologia neo-romantica dei populisti russi ha comportato, anche nel pensiero leniniano, una semplificazione e ‘linearizzazione’ della trasformazione capitalistica delle campagne. Nonostante il peso fondamentale che nella strategia leniniana assumeranno nel corso degli anni i ‘ritardi storici’ ed ‘i residui feudali’ presenti nel tessuto socio-economico del capitalismo russo, soprattutto in agricoltura, è fuori discussione che, dal punto di vista strettamente teorico, per Lenin, così come per il ‘marxismo ortodosso’ della Seconda Internazionale, tutto ciò che non coincideva immediatamente con la «produzione mercantile + lavoro salariato» era non-capitalismo, residuo storico e, quindi, storicamente prossimo alla scomparsa. Abbiamo già fatto cenno, nelle pagine precedenti, alla differente articolazione ed uso che della statistica sociale fece Lenin nello studio sulla stratificazione dell’agricoltura capitalistica russa. È importante ritornare a sottolineare questa ‘coupture’ nella pur solida continuità di pensiero che esiste tra l’opera di Lenin e quella di Kautsky sul problema agrario, non solo per l’importanza metodologica che ad una rilettura odierna assumono lo ‘Sviluppo del capitalismo in Russia’ o, quelle pagine poco note sulla ‘Struttura capitalistica dell’agricoltura moderna’ scritte nel 1910 (1), e dalle quali questa ricerca ha appunto tratto le maggiori indicazioni di metodo, quanto per aprirci, nei limiti del presente lavoro, un ‘varco interpretativo’ all’interno delle profonde, grandissime differenze che si verranno manifestando tra il Kautsky ‘teorico’ ed il Lenin ‘politico’ (…)”” (pag 61-62) [Guido Bolaffi, Adriano Varotti, ‘Marx, il marxismo e il problema dell’azienda contadina. L’azienda contadina nella teoria economica di Marx – Kautsky, Lenin e il problema dei contadini. Capitolo estratto da ‘Agricoltura capitalistica e classi sociali in Italia, 1948-1970’, (in) ‘Agricoltura capitalistica e classi sociali in Italia, 1948-1970’, De Donato, Bari, 1973] [(1) Lenin, ‘La struttura dell’agricoltura moderna’, Opere complete, vol. XVI, pp 396 sgg] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM]”,”LENS-012-FGB”
“BOLAFFI Giulio, a cura di Stella BOLAFFI-BENUZZI; scritti di Alberto CIPELLINI Nerio NESI Stella BOLAFFI-BENUZZI Massimo OTTOLENGHI Mario PISANO Giulio BOLAFFI”,”Un partigiano ‘ribelle’. I Diari di Aldo Laghi, comandante della “”Stellina”” 1944-45 e i ricordi paralleli della figlia.”,”Guerra di liberazione in Val di Susa, raccontata giorno per giorno da Aldo Laghi, nome di battaglia Giulio Bolaffi. Si descrive la quotidianità della vita in montagna dei partigiani della Formazione GL ‘Stellina’ , diventati poi IV Divisione alpina “”Duccio Galimberti””.”,”ITAR-014-FSD”
“BOLCHINI Piero”,”La Pirelli: operai e padroni.”,”BOLCHINI Piero è nato a Venezia nel 1935. Si è laureato a Pavia nel 1958 conuna tesi di storia contemporanea. Ha preseguito gli studi in Inghilterra presso la LSE (London School of Economics and Political Science) conseguendo il Ph. D. in storia economica internazionale. E’ stato redattore dell’ Unità e ha diretto la sezione economica della Federazione milanese del PCI. Attualmente (1967) è dirigente del Centro studi del Piano intercomunale milanese. Rapporti Pirelli-Turati. “”Obiettivo primo della famiglia Pirelli tra il ’45 ed il ’48 fu quello di rimettere in moto il meccanismo di accumulazione ricostruendo l’ azienda, attraverso l’ aumento della produttività delle maestranze, la imposizione della disciplina e quindi della gerarchia aziendale. Fu evitato accuratamente ogni scontro frontale con le maestranze, messa in luce la disponibilità sociale dell’ azienda riesumando persino i rapporti giovanili tra i fratelli Pirelli e Turati, steso, per contro, un velo sulle vicende del ventennio. Di questa politica il manifesto e per così dire la bandiera, fu il già citato opuscolo “”La Pirelli. VIta di un’ azienda industriale”” scritta da Alberto Pirelli nel ’46 in Svizzera. Uno scritto, all’ interno del quale sarebbe vano ricercare spunit e concetti originali, ma indubbiamente abile nel presentare l’ idea di una grande famiglia aziendale, l’ insostituibilità dei capi, la necessità assoluta dell’ aumento della produttività operaia, i benefici che le maestranze avrebbero ricevuto da una ricostruzione della azienda””. (pag 126)”,”ITAE-156″
“BOLCHINI Piero”,”La Gran Bretagna e la formazione del mercato italiano (1861-1883).”,”Contiene in allegato lettera dattiloscritta firmata dall’ autore indizzata a Miss Dorothy S. BRADY. “”Alcuni giorni più tardi, il ministro degli Esteri italiano chiese una diminuzione dei dazi sui vini nella tariffa inglese mediante la fissazione della prima categoria a 28 anziché a 26 gradi nella scala Sykes. Una richiesta assai modesta, fatta per ottemperare al mandato della Camera. Del resto, al rifiuto di Granville, la diplomazia italiana lasciò cadere la questione: le parti si accordarono nel limitare il trattato alla clausola della nazione più favorita. Come Mancini sottolineò a Paget, l’ Inghilterra era l’ unico Paese al quale l’ Italia concedeva il trattamento della nazione più favorita senza ricevere alcuna contropartita. Perfino il Governo tedesco aveva accordato alcun e riduzioni tariffarie al commercio italiano, interrompendo una prassi stabilita e consolidata dopo il 1878.”” (pag 188)”,”UKIE-036″
“BOLCHINI Piero – LACAITA Carlo G.”,”Tecnica ed economia nell’Ottocento. Tecnica e rapporti di produzione in K. Marx (P. Bolchini) – Tecnica e sviluppo industriale in E. Stamm (C.G. Lacaita).”,”””(…) nel 1859, Ch.R. Darwin pubblicava il trattato “”Sull’origine delle specie mediante selezione naturale””, un libro che, come testimoniano le lettere a F. Engels e le memorie di Liebknecht, sollevava, specie al suo apparire, l’entusiasmo di Marx. Il 12 dicembre dello stesso anno, F. Engels giudicava il lavoro di Ch. Darwin “”stupendo”” e gli riconosceva il merito di aver “”sgominato la teleologia”” e di aver compiuto “”un tentativo grandioso per dimostrare uno sviluppo storico nella natura””. Agli occhi di Marx, la portata di Darwin andava più in là della stessa scienza biologica per presentare analogie con l’analisi sociale: “”è notevole – scrive Marx ad Engels in riferimento all’influenza che le teorie di Malthus avrebbero esercitato sul naturalista inglese – il fatto che nelle bestie e nelle piante Darwin riconosce la sua società inglese, con la divisione del lavoro, la concorrenza, l’apertura dei nuovi mercati, ‘le invenzioni’ e la lotta per la sopravvivenza””. Successivamente il giudizio di Marx sarebbe risultato più critico ed articolato, come appare nelle pagine del ‘Capitale’ e nei ‘Carteggi’. E’ bene tuttavia sottolineare come i quaderni di ‘Per la critica dell’economia politica’ dedicati alla tecnologia furono scritti tra il 1861 ed il 1863, periodo in cui appare più forte e diretta l’influenza di Darwin. Il principio dello sviluppo dell’organo mediante la funzione, della specializzazione mediante differenziazione nella vita animale e vegetale gli appaiono, analogicamente, gli stessi posti alla base della divisione del lavoro e dello sviluppo degli strumenti di lavoro nella storia dell’uomo, una chiave, dunque, per comprendere anche il sentiero percorso dall’uomo e dalla tecnica. Infine, allorché si citano le fonti di Marx non è possibile dimenticare il ruolo di F. Engels, non solo per i suggerimenti ed i consigli che questi, più esperto in materie tecniche e scientifiche gli forniva, ma per il fatto che a lui Marx si rivolgeva, come chiaramente appare dalle lettere, per esporre quasi come a se stesso, abbozzi di idee, richieste di dati e risultati di elaborazioni”” [Piero Bolchini, Tecnica e rapporti di produzione in K. Marx] [in ‘Tecnica ed economia nell’Ottocento’, 1978] (pag 44-45) Quantità e qualità del capitale costante come indice del grado di sviluppo di una economia “”E’ la materia, questa, trattata nelle celebri pagine dell’Introduzione ai ‘Grundrisse’, scritti tra il 1857 ed il 1858: la teoria poteva solo procedere per astrazioni, perciò contenenti caratteri generali e comuni, quali la produzione, la distribuzione e così di seguito. Ma tali generalizzazioni venivano determinate dal carattere della contraddizione principale, “”quella che ingloba e subordina a sé tutte le altre””: nella fase di sviluppo contemporaneo quella tra capitale e forza-lavoro e, proposta in altri termini, tra sviluppo sociale delle forze produttive e appropriazione del plusvalore. (…) Nei ‘Grundrisse’, lo schema di riferimento è quello esposto nel ‘Manifesto’, verificato, tuttavia e arricchito dalla critica delle categorie dell’economia classica. Il processo di autovalorizzazione del capitale si manifesta attraverso la espansione costante delle forze produttive, il rinnovamento, dunque dei metodi di produzione attraverso l’utilizzazione della scienza, l’aumento dei fabbisogni e dei consumi; nei rapporti sociali propri della società borghese, questo processo implica la concentrazione del capitale e delle forze di lavoro, l’assoggettamento della disciplina di fabbrica, l’immiserimento relativo ed assoluto delle masse operaie. Lo sviluppo del capitale costante comporta la diminuzione della quota destinata a quello variabile, dal momento che il costo delle macchine deve essere sempre inferiore, per risultare conveniente al capitalista, a quello della forza-lavoro sostituita (K. Marx, Storia delle teorie economiche, voll. 3, 1955, vol II, p. 609 e seg.). (…) Lo sviluppo stesso del capitalismo, l’aumento del capitale costante a spese di quello variabile, e non già la legge sulla popolazione, stavano alla base della formazione di un esercito industriale di riserva e del livello decrescente dei salari. Marx respinge, dunque, la teoria elaborata da A. Smith, secondo la quale l’introduzione delle macchine serviva ad abbreviare e facilitare il lavoro, per accettare in parte quella di Lauderdale, secondo cui il capitale costante sostituiva il lavoro. Di tale teoria egli, rifiutava la conclusione, secondo cui il capitale costante creava valore, poiché in tal modo si confondeva tra valore d’uso e valore di scambio delle macchine e non si coglieva il ruolo del capitale costante nel processo di produzione capitalistico. Doveva infatti essere distinta, a giudizio di Marx, la macchina in sè, il mezzo per la trasformazione della materia in prodotto, la condizione tecnologica della produzione, che assorbiva le conquiste della tecnica e che, pertanto, inglobava in sè un valore che cedeva al prodotto e che veniva reintegrato mediante l’ammortamento. Per valore di scambio del capitale fisso, per contro, doveva essere inteso l’uso capitalistico delle macchine, la trasformazione dello strumento in capitale costante in vista dello sfruttamento del plusvalore e dell’assoggettamento della forza-lavoro (K. Marx, Lineamenti fondamentali dei critica dell’economia politica, “”Grundrisse””, Voll. 2, 1977 , op.cit, p. 701 e seg.). “”E’ nella produzione del capitale fisso che i capitale si pone come fine se stesso””, poiché soltanto in tal modo era possibile incrementare le forze produttive e diminuire il valore delle merci destinate al sostentamento della forza lavoro. Lo sviluppo stesso del capitale costante risultava funzione del livello generale del processo di accumulazione, della possibilità, vale a dire, di dirottare risorse dalla produzione di beni di consumo immediato a quella di beni capitali. Il tempo di lavoro complessivo dedicato alla creazione di capitale costante stava a quello destinato alla produzione di beni di consumo come il tempo di lavoro eccedente stava a quello necessario: sotto tale profilo, il capitale costante “”non solo nella sua quantità ma anche nella sua qualità”” risultava indice certo del grado di sviluppo di una economia”” (Ibid, pp. 719, 720)”” [Piero BOLCHINI, Tecnica e rapporti di produzione in K. Marx’, (in) ‘Tecnica ed economia nell’Ottocento’, 1980]”,”MADS-580″
“BOLDRINI Arrigo COLOMBI Arturo DE-CLEMENTI Andreina GALANTE GARRONE Alessandro GIOLITTI Antonio LEONETTI Alfonso LEPRE Aurelio NATTA Alessandro FRANCOVICH Carlo PAVONE Claudio LAJOLO Davide COLLOTTI Enzo COLLOTTI PISCHEL Enrica LUSSU Emilio RAGIONIERI Ernesto SANTARELLI Ezio CATALANO Franco PESCE Giovanni QUAZZA Guido CALVINO Italo BASSO Lelio BERGONZINI Luciano CORTESI Luigi VALIANI Leo BERLINGUER Mario GIOVANA Mario SCOCCIMARRO Mauro ALATRI Paolo SPRIANO Paolo LEDDA Romano SCAPPINI Remo ZANGRANDI Ruggero CERRONI Umberto GERRATANA Valentino e altri”,”Enciclopedia dell’antifascismo e della Resistenza. Volume II. D-G.”,”Direttore dell’opera Pietro Secchia, vicedirettore Enzo Nizza Redazione: Bruno ANATRA Angelo AVER Cesare DE-SIMONE Mario GIOVANA Alfonso BARTOLINI Filippo FRASSATI Pietro CARACCIOLO Celso GHINI Romano LEDDA”,”ITAR-174″
“BOLDRINI Sandro”,”La prosodia e la metrica dei Romani.”,”Sandro Boldrini insegna Storia della lingua latina presso l’Università degli Studi di Urbino.”,”STAx-134-FL”
“BOLDRINI Arrigo”,”Diario di Bulow. Pagine di lotta partigiana, 1943-1945.”,”Nato nel 1915 a Ravenna, Arrigo Boldrini iniziò a lavorare come perito agrario. Inviato al fronte durante la guerra, l’8 settembre 1943 pronunciava in piazza Garibaldi a Ravenna un discorso che esortava alla lotta contro i tedeschi e i fascisti. Sostenitore e organizzatore della resistenza anche in pianura, diveniva comandante militare (comandante Bulow) del ravennate (medaglia d’oro nel 1945. Deputato alla Costituente, rieletto alla Camera fino al 1976, anno in cui è stato eletto senatore. È stato presidente nazionale dell’ANPI dal 1947.”,”ITAR-025-FSD”
“BOLELLI Tristano”,”Italiano sì e no. I mille problemi della lingua parlata e scritta.”,”BOLELLI Tristano dopo gli studi compiuti a Pisa, Heidelberg e Parigi, è diventato professore all’ Università di Pisa, dove ha diretto l’ Istituto di Glottologia dal 1948 al 1983 e dove è stato vicedirettore della Scuola Normale Superiore per otto anni. (V. retrocopertina).”,”ITAG-045″
“BOLELLI Tristano”,”Lingua italiana cercasi.”,”BOLELLI dopo gli studi compiuti a Pisa, Heidelberg e Parigi è divenuto professore all’ Università di Pisa dove ha diretto l’ Istituto di Glottologia dal 1948 al 1983 e dove è stato vicedirettore della Scuola Normale Superiore per otto anni. Ha scritto varie opere sul tema (v. retrocopertina). Le parole che compongono i ‘Promessi sposi’ del MANZONI sono più di 223 mila, che, tenendo conto delle classificazioni grammaticali (verbi, plurali, femminili ecc.) si riducono a 8950. L’ ultimo Zingarelli ne contiene 127 mila. In DANTE si registrano 13.769 parole.”,”ITAB-079″
“BOLIN Wilhelm”,”Spinoza. Ein Kultur – und Lebensbild.”,”BOLIN Wilhelm professore nell’Università di Helsingfors. Da ‘filosofico.net’: SPINOZA A cura di Diego FUSARO: In una libera Repubblica é lecito a chiunque di pensare quello che vuole e di dire ciò che pensa. Benedetto ( Baruch ) Spinoza opera in Olanda nella seconda metà del 1600 e , come il collega Hobbes , cercherà di risolvere una volta per tutte il problema , lasciato in eredità da Cartesio , del rapporto tra la res cogitans ( la spiritualità ) e la res extensa ( la materia ) , non rinunciando tuttavia a porsi anche problemi politici con schemi simili a quelli di Hobbes , ma con risultati incredibilmente diversi : Spinoza é uno dei primi grandi teorici della democrazia . Tuttavia , per meglio comprendere la sua filosofia , é opportuno fare riferimento al contesto sociale e culturale in cui egli vive ; come suggerisce il cognome , Spinoza , pur vivendo in Olanda , é un pensatore di origine ebrea e fa parte di quelle famiglie cacciate dalla Spagna in quanto ebree a fine ‘400 , rifugiatesi in Portogallo per poi fuggire anche da lì per via dell’ improvviso assorbimento del Portogallo da parte della potenza spagnola . L’ Olanda seicentesca é stata più volte definita una vera e propria isola di tolleranza : liberatasi dal dominio spagnolo nel 1500 con una lotta dalle valenze sia nazionali sia religiose , era però sconvolta da lotte interne : vi erano i dinamici mercanti di Amsterdam , calvinisti moderati ( si era diffuso l’ arminianesimo ) , che sostenevano il regime repubblicano : erano moderati sia in ambito politico sia religioso ; il loro capo era il famoso De Witt , denominato “” gran pensionario d’ Olanda “” , titolo affine a quello di presidente della Repubblica dei giorni nostri . Contrapposto a questo schieramento moderato , vi era poi quello di Guglielmo D’ Orange , che aveva l’ appannaggio alla suprema carica militare e mirava a realizzare non una repubblica , bensì una monarchia . Egli godeva dell’ appoggio degli artigiani olandesi , i ceti popolari più estremisti tanto sul piano religioso quanto su quello politico . In un primo momento il potere fu in mano al moderato De Witt e l’ Olanda godette di un’ ottima tolleranza religiosa , vissuta in modo singolare : si tratta di una tolleranza religiosa “” per gruppi “” . C’ era in altre parole equilibrio tra le diverse componenti religiose ( ebrei , protestanti , anabattisti … ) . Lo Stato olandese , che si contraddistingueva per essere molto “” leggero “” , riconosceva i vari gruppi religiosi e ogni singolo individuo apparteneva allo stesso tempo allo Stato olandese e alla religione del gruppo di appartenenza . E’ una tolleranza enorme per quegli anni , in cui in Francia veniva revocato l’ editto di Nantes . Era addirittura possibile pubblicare tutti i libri che si volevano senza correre il rischio di incappare nella censura . Tuttavia va detto che questa tolleranza e questa libertà erano riconosciute ai gruppi e non ai singoli : un uomo singolo , di per sè , non era mai totalmente libero e , se allontanato dalla propria comunità religiosa , egli perdeva la libertà . Fu quel che accadde a Spinoza , della comunità ebraica . Egli dimostra grandi doti intellettuali fin dalla gioventù , però manifesta posizioni teoriche incompatibili con la religione ebraica tradizionale e non tarda ad arrivare alla rottura e alla “” scomunica “” , l’ esclusione dalla comunità : da quel momento egli vive come un esiliato in patria : si era infatti olandesi nella misura in cui si apparteneva ad una comunità . Tuttavia Spinoza non si lascia andare e ama frequentare i salotti borghesi e non i filosofi di professione . Nella sua emarginazione egli vive producendo lenti per cannocchiali , attività nella quale gli olandesi primeggiavano e un personaggio come Galileo aveva avuto modo di sperimentarlo creando il cannocchiale ; é tipica della tradizione ebraica che ciascuno debba avere un suo mestiere nel corso della vita . Ecco che Spinoza scelse il settore della produzione delle lenti , un lavoro che , a suo dire , conciliava l’ attività speculativa . Tuttavia la sua non fu solo una necessità , ma anche una scelta : ricevette promesse di importanti incarichi pubblici ma rifiutò sempre sostenendo di preferire la libertà al denaro : da produttore di lenti avrebbe sempre potuto pensare liberamente . Fu una persona molto pacata e tranquilla e , si racconta , l’ unica volta in cui perse la pazienza fu in occasione dell’ assassinio del condottiero De Witt : uscì da casa furibondo , si recò sul luogo del delitto , gremito di rivali e assassini di De Witt e si pronunciò apertamente contro tale azione , rischiando il linciaggio . La filosofia di Spinoza é il punto di incontro tra le più disparate concezioni filosofiche : sullo sfondo c’ é la recente filosofia cartesiana e la filosofia spinoziana nasce proprio come tentativo di risolvere il complesso problema del rapporto tra le due res . Notevole risulta anche l’ influenza del neoplatonico italiano cinquecentesco Giordano Bruno , dell’ antico stoicismo e della religione ebraica . Esaminiamo ora nel dettaglio i contenuti del pensiero spinoziano : il problema da cui nasce e il metodo con cui viene impostata l’ intera sua filosofia , come accennato , é di derivazione cartesiana : l’ impostazione fortemente matematica molto risente della tradizione cartesiana e , più in generale , del secolo in cui Spinoza vive . Il suo testo più importante , non a caso , si intitola Etica dimostrata alla maniera geometrica : la struttura argomentativa dell’ opera é quella dei libri di geometria : compaiono teoremi , definizioni , scoli , corollari . Si tratta di un vero e proprio ragionamento geometrico tipicamente seicentesco . Così come Cartesio spiega la sua filosofia con le 4 regole matematiche del metodo , anche Spinoza illustra il suo pensiero filosofico tramite la geometria . Nel dimostrare l’ etica alla maniera geometrica , Spinoza risulta essere fortemente influenzato dallo stoicismo : già in Cartesio vi era qualche elemento stoicheggiante , tuttavia in lui lo stoicismo non era così massicciamente presente : dall’ opera stessa ( L’ etica dimostrata alla maniera geometrica ) emerge lo stoicismo spinoziano : di tutta l’ opera , infatti , solo l’ ultima parte tratta di etica , mentre nel resto vengono affrontate problematiche metafisiche e gnoseologiche . E’ tipicamente stoica l’ idea che l’ obiettivo ultimo della filosofia debba essere l’ etica , ma che per capire come comportarsi si debba prima delineare la struttura complessiva della realtà che ci circonda ; é dalla struttura della realtà che deve derivare l’ etica : il mondo é così e funziona in questo modo , io mi devo comportare di conseguenza . Ecco che Spinoza , sulle orme degli stoici , dedica all’ etica , che é il vero obiettivo della sua filosofia , solo la parte conclusiva dell’ opera , riservandone i tre quarti a questioni metafisiche e gnoseologiche . Anche quando si parla di metafisica e gnoseologica , l’ obiettivo ultimo rimane l’ etica . E’ indubbiamente un atteggiamento di forte sapore ellenistico . Tipicamente stoico , poi , é il contenuto stesso dell’ etica : per raggiungere la felicità si deve ricercare la tranquillità , la quale deriva dal conformarsi all’ andamento razionale e necessario della realtà . Come dicevamo , in Spinoza vi é anche la matrice bruniana : l’ intera realtà , dice Spinoza sulla scia di Bruno , é il risultato di una derivazione da un unico principio : tutto ciò che ci circonda e che ci pare indubbiamente molteplice deriva in verità da un’ unica cosa , di cui é manifestazione . Ancora più bruniana é la convinzione di Spinoza secondo la quale questo derivare non sia tanto un uscir fuori dal principio , quanto piuttosto un autoarticolarsi interno del principio stesso : la realtà non esce dal principio ( come avevano detto Plotino e Cusano ) , bensì vi é un autoarticolarsi interno del principio stesso che manifesta le sue articolazioni ( come aveva detto Bruno ) . C’ é poi sullo sfondo della riflessione spinoziana anche la matrice ebraica : la concezione bruniana era monistica , ossia tutte le contrapposizioni nella realtà venivano superate con la coincidenza degli opposti : per Bruno l’ universo é unico e non presenta i dualismi qualitativi : vi é un’ unica forma e un’ unica materia e non c’ é neanche distinzione tra forma e materia . Qualcosa di simile vi é anche nella concezione spinoziana , ma il monismo assume in lui una coloritura ancora più netta che in Bruno per via della matrice ebraica : l’ ebraismo ha sempre insistito sul carattere unitario di Dio senza accettare la Trinità ; ecco allora che Spinoza risente di quest’ idea fortemente monistica . Dobbiamo fare una precisione prima di entrare nel merito della filosofia spinoziana : sembra che la filosofia di Spinoza sia una pura e semplice commistione delle più bislacche e diverse concezioni filosofiche , nient’ affatto innovatrice . In un certo senso é anche vero , tuttavia rimescolando le varie fonti filosofiche , il prodotto finale del pensatore ebreo é quanto mai originale e innovativo . La sua indagine filosofica , in modo analogo a come si fa in geometria , parte da una definizione : egli esamina la definizione di sostanza data qualche anno prima da Cartesio , il quale l’ aveva in buona parte mutuata da Aristotele ; lo Stagirita aveva definito come sostanza tutto ciò che per esistere non ha bisogno di nient’ altro all’ infuori di se stesso , ponendo così una netta distinzione tra le sostanze e quelli che lui chiamava accidenti : la terra é una sostanza , non ha cioè bisogno di nessuno all’ infuori di sè per esistere ; il marrone invece é un accidente , diceva Aristotele perchè per esistere ha sempre bisogno di una sostanza cui riferirsi : la terra é marrone ; il marrone esiste solo abbinato a sostanze marroni , ha cioè un’ esistenza “” parassitaria “” . Dopo di che Cartesio aveva ripreso questa definizione di sostanza apportando però delle modifiche impostegli dalle sue credenze religiose ( era cattolico ) : sostanza é tutto ciò che per esistere non ha bisogno di null’ altro all’ infuori di sè e di Dio . Sì , perchè per Aristotele il mondo é eterno e increato , per Cartesio ( e per gli altri cristiani ) é Dio che lo crea : quindi la terra per esistere non ha bisogno di null’ altro all’ infuori di sè e di Dio che la genera con la creazione . Ora Spinoza , muovendo dalla definizione cartesiana , accostata a quella aristotelica , non può far altro che riscontrare come Cartesio sia caduto in contraddizione ; la definizione di Aristotele era di per sè assolutamente perfetta e Cartesio , aggiungendo l’ intervento divino per non entrare in conflitto con la Chiesa , é caduto in errore : la definizione aristotelica , se accettata , va accettata fino in fondo , senza modifiche . E così fa appunto Spinoza : sostanza é tutto ciò che per esistere non ha bisogno di nulla all’ infuori di sè . Però questa definizione porta Spinoza laddove Cartesio aveva avuto timore di finire : se esiste solo ciò che per esistere ha bisogno solo di sè , allora esisterà solo Dio ; la res cogitans e la res extensa non possono più esistere così ( l’ aveva anche intuito Cartesio ) e l’ unica a permanere sarà la res divina . Esiste quindi per Spinoza un’ unica sostanza ( Dio ) e se sostanza é ciò che per esistere non ha bisogno di nulla all’ infuori di sè , vuol dire che non vi é nulla che possa ammettere limiti alla sostanza : la sostanza c’ é , é unica ( solo Dio può esistere senza bisogno di nulla all’ infuori di sè ) ed é infinita perchè nulla può limitarla e di conseguenza essa può occupare l’ intero spazio a disposizione ( che é infinito ) . Cartesio ammetteva 3 sostanze perchè con la correzione alla definizione aristotelica poteva considerare sostanze anche la res cogitans e la res extensa , e si era imbattuto nell’ insormontabile problema del rapporto tra res cogitans e res extensa ( come possono tra loro avere contatti la realtà spirituale e quella materiale ? Come é possibile che se metto il braccio materiale sul fuoco sento con l’ anima il caldo ? Ci deve per forza essere un contatto e deve avvenire per urti perchè lo prescrive il meccanicismo : ma come fa il corpo ad entrare in contatto per urti materiali con l’ anima che é immateriale ? ) ; ora Spinoza , riprendendo la definizione di sostanza data da Aristotele , fa sparire la res cogitans e la res extensa : la sostanza é solo ciò che per esistere ha bisogno di sè e di null’ altro , ma allora solo Dio ( res divina ) é sostanza e quindi esiste , perchè solo Dio può dar vita a se stesso . Esaminiamo ora meglio il carattere inifinito della res divina spinoziana , tenendo sempre presente Giordano Bruno : l’ infinità di Dio é assoluta , ossia investe tutti gli infiniti aspetti in cui può manifestarsi : l’ infinitezza di Dio non si può risolvere in infinitezza spaziale ( Dio é dappertutto ) perchè si tratterebbe allora di un assolutismo relativo , ma deve manifestarsi sotto tutti gli aspetti possibili . Nicola Cusano sosteneva l’ infinitezza di Dio e dell’ universo giocando con metafore geometriche : ben emergeva come l’ infinitezza di Dio ( proprio perchè si tratta di Dio , il principio supremo ) deve essere totale : infinitamente grande , infinitamente buono , infinitamente misericordioso , ecc. La res divina , spiega Spinoza riprendendo in parte Cusano , é assolutamente infinita ( é l’ unica sostanza esistente e non c’ é per questo nulla che la limiti ) e in quanto tale non é infinita solo in modo relativo , ma sotto tutti gli aspetti : e per definizioni questi aspetti non possono che essere infiniti ( estensione , bontà , grandezza , ecc. ) . L’ unica infinita sostanza é dotata , dunque , di infiniti attributi , ossia di infiniti aspetti : questi aspetti valgono allo stesso tempo in termini ontologici e gnoseologici : la si può conoscere sotto infiniti aspetti perchè ontologicamente presenta infiniti aspetti . Tra questi aspetti presenterà indubbiamente l’ estensione ed il pensiero , ossia l’ infinità di spazio e di pensiero ; questi sono solo due degli infiniti attributi ; e tutti gli altri quali sono ? Noi non possiamo saperlo , dice Spinoza , ma sappiamo comunque quanti sono ( sono infiniti ) . Ognuno di questi infiniti attributi é a sua volta infinito : Dio ( la sostanza ) avrà quindi infiniti attributi , di cui conosciamo lo spazio e il pensiero e ognuno sarà infinito : occuperà uno spazio infinito e avrà un pensiero infinito . Ma dire che ciascun attributo é infinito vuol dire che ha infiniti modi di manifestarsi : l’ estensione della sostanza infinita é infinita e può manifestarsi in un’ infinità di modi . Occorre però specificare , per non cadere in errore , che modi e attributi ( 2 cose ben diverse ) non sono sostanze : l’ unica sostanza é la res divina , Dio . Proprio perchè infinita , la sostanza presenta infinite manifestazioni e infiniti sono i modi , le singole maniere di manifestarsi . Per esempio , i modi dell’ estensione sono tutti quei modi in cui l’ estensione può manifestarsi . I modi del pensiero , spiega Spinoza , sono le singole idee e le singole menti : ciascuno di noi é un modo di manifestarsi dell’ unica sostanza . Ma perchè l’ uomo , degli infiniti attributi di Dio , può solo conoscerne due , cioè l’ estensione e il pensiero ? Perchè sono gli unici due che gli competono , ossia quei due attributi che sono presenti in quel modo di manifestarsi della sostanza che sono gli uomini : il pensiero e l’ estensione , che Cartesio aveva chiamato res cogitans e res extensa ; tutti gli altri attributi , che sappiamo essere infiniti , non possiamo neanche immaginarli perchè con essi non abbiamo rapporto . Con la questione dell’ unica sostanza ( Dio , la res divina ) , alla quale Spinoza é approdato seguendo la definizione di Aristotele , si eliminano le due res cartesiane , che fungevano da vere e proprie sostanze distinte , per lasciar spazio ad una sola sostanza : ecco quindi che estensione e pensiero non sono più due sostanze ( come era in Cartesio ) , ma diventano due attributi differenti della medesima sostanza ; essi non sono più due cose differenti , bensì sono due aspetti differenti della stessa cosa ( Dio ) : sono cioè due distinti modi di manifestarsi e di essere conosciuta della res divina ( l’ unica sostanza ammessa ) ; il che comporta che quello che avviene nella sostanza sotto un attributo sia identico a quello che avviene sotto l’ altro attributo : ma come funziona il processo misterioso del contatto tra anima e corpo , per via del quale quando poggio la mano su una superficie calda sento il calore con l’ anima ? Ciò che avviene nel corpo é esattamente quello che avviene nell’ anima ( sono due aspetti dell’ unica sostanza ) , ma in modo diverso : é la stessa cosa vista da due diversi punti di vista , dal punto di vista corporeo e da quello spirituale . Tra pensiero ed estensione , dunque , non può esservi alcun rapporto di causa – effetto : non é un impulso del corpo che muove l’ anima e non é un impulso dell’ anima che muove il corpo . Tuttavia quando io penso con l’ anima di alzare il braccio , esso si alza effettivamente , quasi come se vi fosse un rapporto di causa – effetto ! Cartesio doveva in qualche modo spiegare la questione ricorrendo ad un fatidico incontro tra le due sostanze ; Spinoza , invece , non vedendo le due res come sostanze , può dire che l’ alzata del braccio in seguito al pensiero di alzare il braccio in realtà sono un solo fenomeno visto sotto due diversi punti di vista , quello spirituale del pensiero e quello corporeo : sotto quello spirituale si coglie la volontà di alzare il braccio , sotto quello dell’ estensione si osserva l’ alzarsi fisico del braccio . Si tratta però di una ed una sola modificazione dell’ unica sostanza sotto due diversi punti di vista , i soli degli infiniti che noi possiamo conoscere . E tutto questo avviene non nell’ io cartesiano , bensì nella sostanza divina ( res divina ) : quello che Cartesio chiamava “” l’ io “” , non é altro , come qualsiasi cosa , che una manifestazione dell’ unica sostanza divina . E’ , evidentemente , una concezione fortemente panteistica , vi é cioè un’ identificazione netta tra la sostanza che ci circonda e Dio , il quale si autoarticola e non può essere un Dio creatore quale é quello tradizionale . Spinoza riesce dunque in qualche maniera a risolvere il problema di Cartesio del rapporto tra res cogitans e res extensa : i modi della res cogitans corrispondono a quelli della res extensa , sono la stessa cosa vista sotto un altro profilo . Per definire la concezione spinoziana potremmo inventare una metafora di forte sapore leibniziano : é come se avessimo un orologio in cui é possibile leggere l’ ora da una parte o dall’ altra , sulle due facce : dal momento che le lancette risultano essere visibili anche sul di dietro ed essendo le stesse , viste da una parte o dall’ altra non cambia proprio nulla , se non il punto di vista : così sono il pensiero e l’ estensione , i cui modi corrispodono perfettamente tra loro ; l’ ordine e la successione delle idee corrispondono all’ ordine e alla successione dell’ estensione . La nostra mente stessa , dice Spinoza , é un’ idea ; egli fa altresì notare che i modi del pensiero sono le idee , quelli dell’ estensione sono i corpi . Da questo deriva una gnoseologia : come faccio a conoscere il libro che mi sta di fronte ? La risposta data da Spinoza é che lo conosco in quanto conosco la modificazione che il libro produce sul mio corpo ; toccandolo con la mano , infatti , esso produce una modificazione sul mio corpo , ma si tratta di una modificazione che investe anche il mio pensiero : c’ é la sensazione tattile che arriva a colpire anche l’ ambito del pensiero : proviamo a chiudere gli occhi e a toccare qualcosa : é come se dal contatto fisico risultasse coinvolto anche il pensiero , che si immagina cosa sta toccando il corpo . Ma questa maniera di conoscere “” sensibile “” é solo la forma più elementare di conoscere , il livello meno elevato , dice Spinoza . Dobbiamo però fare alcune osservazioni : il problema cartesiano aveva due sfumature diverse : da un lato il rigoroso meccanicismo di Cartesio gli impediva di far entrare in contatto tra loro la res extensa e la res cogitans : se tutto avviene per urti , come prescrive il meccanicismo , come é possibile che il corpo entri in contatto con l’ anima , che per definizione é immateriale ? Ci deve però essere un contatto , altrimenti come si spiega che toccando con la mano il calore , lo sento con l’ anima ? Ma rimane assurdo parlare di contatto per urto tra il corpo e l’ anima . Ma vi era poi un altro problema insormontabile nel dualismo cartesiano : come possono entrare in contatto due realtà tanto diverse , la materia caratterizzata dal più rigido determinismo , e l’ anima , la cui prerogativa é il libero arbitrio ? Non si tratta certo di un problema da poco . Se messe in contatto ( ammesso che lo si possa fare , visto che il meccanicismo presenta la contraddizione prima illustrata ) , le due realtà si inquinerebbero a vicenda . Dopo aver superato il problema delle due res sottolineando come la sostanza sia una sola ( res divina ) e le altre siano solo modi , Spinoza deve ora superare la problematica dell’ eterogeneità presente tra pensiero ( dove vige il libero arbitrio ) ed estensione ( dove vige il determinismo , ossia la necessità : dato un fatto A ce ne deve per forza essere uno B ) : l’ unica sostanza ( res divina ) dovrà avere un unico meccanismo di funzionamento e Spinoza , dovendo scegliere se attribuirle la libertà o il determinismo , opta per il secondo : la sostanza funziona in modo puramente deterministico , cosa peraltro molto evidente nell’ estensione ( uno dei suoi infiniti modi ) , un pò meno nel pensiero ( un altro dei suoi infiniti modi ) . Tutto questo porta Spinoza ad ammettere il meccanicismo nell’ ambito dell’ estensione , ossia a vedere il mondo fisico come una grande tavola da biliardo dove tutto avviene per contatto fisico ( siamo nel 1600 , il secolo della fisica matematizzata ) , ma anche , seppur in modo diverso , nell’ ambito del pensiero : ci sarà una concatenazione necessaria delle idee analoga alla necessaria concatenazione dei fatti fisici ; tuttavia , é evidente , la concatenazione non sarà in termini fisici , perchè sarebbe assurdo parlare di urti materiali tra idee , bensì in termini metafisici . Per Spinoza tutto procede necessariamente e il libero arbitrio non esiste . Ecco allora che si spiega lo strano titolo dell’ opera spinoziana più importante , l’ etica dimostrata alla maniera della geometria : egli la intitola così non solo perchè intende dare una veste matematizzata tipicamente seicentesca al libro , ma perchè é convinto che tutto , compresa l’ etica , avvenga in modo necessario , alla pari di una dimostrazione geometrica . Non a caso , nel corso dell’ opera , egli afferma che gli infiniti modi della sostanza derivano da essa allo stesso modo in cui dall’ essenza del triangolo derivano i suoi teoremi stessi : tutto avviene necessariamente , compresa la derivazione dei modi dalla sostanza e questo colloca indubbiamente Spinoza nel 1600 , il secolo della matematica e della fisica . Ecco quindi che si può tranquillamente costruire un’ opera di etica allo stesso modo in cui si dà vita ad un libro di geometria proprio perchè gli infiniti modi della sostanza derivano da essa allo stesso modo in cui dall’ essenza del triangolo derivano i suoi teoremi stessi . La metafora del triangolo spiega bene come il derivare dei modi e degli attributi dalla sostanza non sia un venir fuori alla Plotino , come un torrente da una sorgente , bensì si tratta di un autoarticolarsi interno alla Bruno : per dirla con Cusano , i teoremi del triangolo sono complicati nell’ essenza stessa del triangolo e si esplicano per un’ autoarticolazione interna al triangolo : non vi é alcun uscir fuori dal triangolo nè dalla sostanza . Con questa concezione della sostanza in termini necessari , però , sparisce il tempo : prendiamo l’ esempio del triangolo ; quando dico che i teoremi derivano necessariamente dalla sua essenza , questo derivare é nel tempo o fuori dal tempo ? In realtà é l’ una cosa e l’ altra perchè quando dimostro il teorema , lo faccio nel tempo , ma si tratta comunque di un tempo soggettivo ; i teoremi però derivano dall’ essenza stessa del triangolo e quindi sempre ci son stati e sempre ci saranno proprio perchè presenti nell’ essenza stessa del triangolo . E’ proprio il derivare necessariamente che implica l’ atemporalità del processo : il tempo non c’ é perchè se si sa già ( proprio perchè avviene in modo deterministico ) quello che sarà ( il futuro ) , il futuro non c’ é più perchè il futuro , per definizione , c’ é quando non c’ é ancora : una cosa é futura quando non c’ é , ma ci sarà ; ma se tutto é determinato necessariamente , come dice Spinoza , il futuro non c’ é perchè é già nel presente : so già adesso come andranno le cose in futuro perchè tutto avviene necessariamente secondo una concatenazione causale ( da un fatto A uno B , da un fatto B uno C , da un fatto C uno D , e così via ) . Il concetto di futuro , poi , é strettamente connesso con quello di libertà di scelta : dove tutto é già determinato il futuro non c’ é perchè é già adesso , non vi é la libertà e non vi é più il tempo perchè tutto quello che sarà lo so già adesso . E’ vero che io dimostro nel tempo , però tiro fuori dal triangolo qualcosa che era già di per sè nel triangolo : non vi é novità alcuna ( solo dal punto di vista soggettivo può esserci ) . Ecco allora che , in assenza del tempo , l’ uomo deve vedere le cose non come se nel tempo , ma sub specie aeternitatis , sotto l’ aspetto dell’ eternità . Nell’ ambito del meccanicismo si potrebbe , come fece notare nel 1800 La Place e come ha intuito Spinoza , sapere esattamente cosa avverrà per l’ eternità , visto che tutto é già determinato . Ma perchè Spinoza , arrivato al bivio cartesiano , sceglie il determinismo e non la libertà ? Egli , come sempre , parte da una definizione : la sostanza é una e infinita ed é perfetta proprio perchè non manca di nulla ( per dirla con Parmenide ) : ora il Dio di Spinoza ( che é la sostanza , la quale é il mondo ) , deve per forza avere due caratteristiche : 1 ) non può essere libero perchè il poter scegliere di comportarsi così anzichè cosà sarebbe un’ imperfezione ; così come quando ho un’ espressione algebrica , il risultato non mi può dare sia uno sia due , bensì , nella sua perfezione , mi deve dare uno solo dei due , così la sostanza ( che in fondo può essere vista come una grande espressione ) non può che funzionare in un modo ( perfetto ) : non ha libertà e proprio per questo é perfetta . 2 ) Non può agire in modo finalistico : le religioni tradizionali di Dio dicono sempre che agisce liberamente perchè può tutto e che agisce in vista di un bene ( ha un fine ) . Il Dio di Spinoza non agisce liberamente e non può neanche avere un fine perchè avere un fine implica la mancanza di qualcosa , il desiderarlo e agire in modo da ottenerlo : pensiamo alle concezioni tipicamente finalistiche , l’ eros platonico o il mondo aristotelico , concezioni secondo le quali si muoveva verso un fine proprio per supplire a delle mancanze . Ma Dio non può mancare di qualcosa e quindi non ha fini , bensì agisce in termini deterministici proprio perchè agisce in maniera razionale . La sostanza é Dio stesso : tutto ciò che ci circonda , quindi l’ intero universo , é Dio stesso : Deus sive natura , Dio ovvero la natura stessa : é una concezione più panteistica di tutte quelle fino ad ora affiorate nella storia della filosofia : non a caso c’ é stato chi ha parlato di pancosmismo , sottolineando che , se é vero che il mondo si identifica in Dio , é altrettanto vero che Dio si identifica nel mondo : la res divina viene sostanzialmente ridotta al mondo intero e la concezione spinoziana può quindi essere detta pancosmica . Certamente , poi , il Dio di Spinoza non é il Dio persona di cui parlava Pascal , ma é quello dei “” filosofi e degli scienziati “” , dimostrabile con la ragione . E’ interessante notare come in età romantica ci sia stato un acceso dibattito a riguardo di Spinoza dove emersero posizioni a favore del filosofo ebreo : si vedeva infatti un divinizzarsi totale dell’ universo . Tuttavia non mancarono anche gli atteggiamenti di rifiuto alle posizioni spinoziane : il Deus sive natura , infatti , può essere visto come la più radicale affermazione dell’ ateismo : Dio é il mondo intero , ma é come se Egli sparisse nel momento in cui diventa il tutto perchè non ha libero arbitrio e non agisce secondo fini . Certo agisce razionalmente , ma questo non significa che effettui una scelta razionale tra due possibili cose , non é il Demiurgo di Platone che sceglie tra le varie cose e muove verso un fine : la razionalità secondo cui agisce il Dio spinoziano , infatti , é la stessa secondo cui i teoremi del triangolo derivano dall’ essenza stessa del triangolo : certo é un derivare razionale , ma é evidente come non vi sia nè libertà nè finalità alcuna : d’ altronde , come abbiamo già spiegato , la definizione stessa di Dio implica la sua perfezione e una cosa che possa scegliere non può essere perfetta , perchè l’ idea della scelta in un certo senso implica che chi sceglie possa cadere in errore : la cosa giusta da fare é una sola e Dio non può far altro che compiere quella senza libertà alcuna . Così dicendo , Spinoza fa definitivamente cadere il concetto di possibilità : non c’ é possibilità alcuna nella res divina e tutto avviene necessariamente e , quindi , razionalmente : e dato che tutte le cose esistenti sono modi dell’ unica sostanza , allora nel mondo non esiste la possibilità e tutto procede razionalmente e necessariamente . Altro segno di perfezione é l’ agire in base a cause efficienti e non finali : la causa efficiente implica la necessità assoluta ( da un fatto A , uno B ) , quella finale comporta invece la mancanza , l’ agire in vista di qualcosa di cui si é sprovvisti : non a caso Pico della Mirandola faceva notare come sia contradditorio attribuire l’ eros platonico a Dio : si ama qualcosa di cui si é sprovvisti , ma Dio é perfetto , non manca di nulla e quindi non può amare ; vale lo stesso discorso per le cause finali : Dio non manca di niente perchè lui stesso é tutto e quindi non muove verso fine alcuno . Ecco allora che Spinoza sostiene che la sostanza agisce esplicando in modo necessario la propria razionalità . Ma se Dio non ha fini nè libertà , allora anche l’ uomo non può averne proprio perchè é manifestazione ( modo ) della sostanza , come qualsiasi altra cosa esistente . Però , almeno in apparenza , sembra proprio che l’ uomo abbia sia fini sia libertà : può infatti scegliere liberamente di perseguire i suoi fini . Ma Spinoza fa notare come le cose non stiano così : il credere di essere liberi e di agire secondo fini é un errore dovuto all’ ignoranza dell’ uomo , che é portato a ritenere libere e finalizzate le proprie azioni per il semplice motivo che ignora la concatenazione causale necessaria che muove ogni cosa : l’ uomo , in altre parole , non si rende conto di essere parte del tutto ( Deus sive natura ) , ma é convinto di avere esistenza autonoma . In realtà , spiega Spinoza , ogni singola azione e ogni comportamento é governato dalla concatenazione delle cause necessarie della res divina . L’ uomo , pensando di essere una entità a se stante e autonoma , crede ( a torto ) di essere libero e di poter agire secondo fini : voglio andare a vedere una mostra , decido di andarci e vado : questo é il classico ragionamento degli uomini per dimostrare la loro libertà di perseguire i propri fini . Ma in realtà le cose non stanno così : io vado a vedere la mostra non perchè ho liberamente scelto di adempiere quel fine ( come si é generalmente portati a credere ) , ma perchè coinvolto dalla inevitabile concatenazione delle cause : ho letto un foglio che parlava di tale mostra , nel mio cervello si é innescato un complesso meccanismo che fa muovere il corpo che mi conduce a vedere la mostra : ho agito puramente secondo cause meccaniche e necessarie , senza alcun fine . L’ errore del finalismo consiste in un errore di prospettiva , nell’ anticipare quello che avverrà , quasi come se fosse un obiettivo : ma in realtà non vado là perchè così ho deciso , bensì perchè agisco secondo cause necessarie . Spinoza si avvale di argomentazioni simili per quel che riguarda i miracoli : essi , secondo la tradizione , sono stravolgimenti improvvisi da parte di Dio delle leggi fisiche ; Dio infatti solitamente non agisce sul mondo ; dà leggi alla natura ( le leggi fisiche ) ed essa agisce secondo quelle leggi : é quindi possibile studiare il mondo senza tener conto di Dio , come sosteneva Telesio . Il miracolo consiste proprio in un inusitato intervento di Dio il quale stravolge le leggi fisiche da lui introdotte e agisce come causa prima sul mondo , ossia in modo diretto . Di fronte ai miracoli ci si può atteggiare in due modi diversi , accettandoli o rifiutandoli , ma Spinoza adotta una soluzione alternativa : quelli che comunemente chiamiamo miracoli ci sono , ma non sono miracoli ; Spinoza non intende mettere in discussione la veridicità storica di certi eventi biblici quali l’ apertura delle acque del Mar Rosso , ma vuole dimostrare come questi fatti insoliti non siano stravolgimenti delle leggi fisiche da parte di Dio : la definizione stessa di Dio é quella di ente perfetto che agisce perfettamente ( secondo necessità ) : ma se é perfetto e agisce perfettamente , perchè mai dovrebbe intervenire sulle leggi fisiche da lui introdotte quasi come se volesse correggerle ? Se é perfetto le leggi fisiche non possono che essere perfette e non necessitano di modificazioni . Va poi ricordato che , nella concezione panteistica di Spinoza , Dio e le leggi di natura ( Deus sive natura ) coincidono . Se Dio é perfetto ( e lo é per definizione ) , il miracolo non può esistere perchè sarebbe una prova dell’ impotenza divina incompatibile appunto con il concetto di perfezione . Il miracolo non esiste e quelli che nelle Scritture vengono fatti passare per tali , spiega Spinoza , non sono altro che fatti rarissimi , tanto rari da apparire veri e propri stravolgimenti delle leggi fisiche ; in realtà essi rientrano totalmente nella razionalità del tutto ed é l’ uomo , con la sua ignoranza , che non sa coglierne i motivi razionali e le cause necessarie . L’ identificazione Dio-universo ha importanti conseguenze sulle teorie etiche spinoziane ; molte teorie egli le mutua dalla tradizione stoica , come peraltro da essa aveva mutuato l’ idea della coincidenza della libertà con la necessità . L’ uomo deve eliminare le passioni e per far questo deve prendere atto della razionalità che governa il tutto fino ad assimilarsi con lo scorrere razionale del tutto stesso . Questa teoria può vagamente ricordare quella dell’ omoiosis qeo ( l’ assimilazione a Dio ) di Platone . Tuttavia in una filosofia come quella di Spinoza ( e così era anche per Bruno ) diventare Dio significa rendersi conto di essere Dio : l’ uomo é infatti un modo dell’ unica sostanza ( Dio ) e l’ “” indiarsi “” consiste proprio nell’ intuire l’ identificazione Dio-natura-uomo ; Spinoza parla di amor Dei intellectualis , un vero e proprio slancio di amore e di intelletto verso Dio , un qualcosa di assai simile all’ eroico furore di Giordano Bruno : con questo slancio amoroso e intellettuale verso Dio mi assimilo all’ unica sostanza , ossia divento ciò che già ero , rendendomi conto di non avere esistenza autonoma : arrivo a vedere che ogni cosa , anche la più irrazionale , se vista dall’ ottica del tutto , avviene secondo ragione e necessità e da questa constatazione ottengo la tranquillità d’ animo . Ognuno di noi non deve diventare Dio perchè lo é già , ma deve rendersi conto di esserlo perchè , fin tanto che non se ne accorgerà , non sarà pienamente Dio : bisogna riuscire a diventare ciò che si é già , per dirla con Nietzsche . Ed é proprio rendendosi conto di essere Dio che l’ uomo può raggiungere l’ annientamento delle moleste passioni e dei turbamenti . Bisogna eliminare il pentimento ossia il dolore che si prova nel momento in cui si rimpiange di non essercisi comportati diversamente , avendo optato per qualcosa di peggiore : il pentimento comporta nella sua stessa natura un duplice errore : il credere di potersi comportare diversamente , quasi come se si avesse libertà di scelta é il primo grossolano errore dovuto all’ ignoranza umana : tutto avviene necessariamente e non c’ é spazio per la libertà . Il secondo errore , altrettanto grave e connesso al primo , consiste nel credere di aver scelto la via sbagliata : il primo errore é credere di poter scegliere , il secondo é pensare di poter scegliere la via sbagliata : la “” scelta “” fatta , per definizione , era quella buona , dettata dalla catena causale e necessaria . Nell’ idea di pentimento , fa notare Spinoza , é implicito il finalismo : per ottenere quello scopo mi sarebbe convenuto agire così … ma la scelta fatta é necessariamente quella giusta in termini meccanici e causali , quella che segue la razionalità del tutto : a me potrà anche sembrare di aver agito scorrettamente , ma se mi metto nell’ ottica del tutto ho agito giustamente , secondo necessità . La possibilità di peccare , ossia il lasciarsi tentare e distogliere dalla retta via per agire in modo malvagio , sembra così essere eliminata . Se il pentimento é assurdo , lo é altrettanto l’ arrabbiarsi perchè le cose non vanno come vorrei : le cose vanno secondo la razionalità del tutto e quindi nel migliore dei modi , checchè possa pensare io singolo . Tuttavia non si può fare a meno di notare come in Spinoza vi sia una convergenza tra i due significati del verbo dovere : esso implica infatti tanto una necessità ( la penna deve per forza cadere se lasciata ) quanto un’ idea di giustizia ( dovete studiare di più : non lo fate , ma sarebbe giusto che lo faceste ) . In Spinoza questi due significati diversi vengono a coincidere nel senso che tutto ciò che avviene e che é giusto che avvenga , avviene necessariamente . L’ idea di razionalità spinoziana , dunque , indica che le cose non possono avvenire diversamente da come avvengono e , allo stesso tempo , che é giusto che avvengano così . Ciò che deve avvenire necessariamente coincide con ciò che é giusto che avvenga . L’ errore é dovuto all’ ignoranza e consiste nel ritenere di avere esistenza autonoma rispetto al tutto , vedendo l’ andare razionale delle cose ritenute a noi esterne da punti di vista limitati alla propria situazione , senza vedere il legame causale e necessario che lega il tutto . Io singolo individuo potrò anche valutare le cose in termini di peggio o di meglio ( sarebbe stato meglio o peggio che andasse così ) , ma se guardo le cose inserite nella loro totalità universale non c’ é meglio o peggio : c’ é solo necessità e quindi razionalità . Se vivessi come ente a sè stante , allora potrei parlare di meglio o peggio , ma visto che sono un modo di essere del tutto devo vedere con una prospettiva non limitata al mio caso , devo cioè cercare di vedere la rosa nella croce , come dirà Hegel : negli apparenti mali che mi affliggono devo essere capace di vedere gli aspetti positivi , sapendo che tutto va in modo razionale e necessario e non posso fare nulla per cambiarlo : posso solo cambiare il mio atteggiamento . Tutto , per definizione , va come deve andare , razionalmente , necessariamente e quindi giustamente ; noi non siamo sostanze , ma modi dell’ unica sostanza e quindi tutto quel che ci succede , se visto in modo complessivo , va bene . Ma l’ etica spinoziana presenta delle evidenti aporie , quelle contraddizioni presenti in tutte le filosofie deterministiche che pretendono di dare consigli etici : come é possibile che mi si dica come comportarmi , quando tutto procede secondo necessità e non vi é libertà alcuna ? L’ etica di Spinoza é accettabile fin tanto che il pensatore ebreo si limita a descrivere il comportamento necessario dell’ uomo , ma diventa autocontradditoria nel momento in cui dà indicazioni sulle modalità di comportamento da seguire : invita l’ uomo a porsi dal punto di vista della res divina per poter così guardare le cose sub specie aeternitatis sottolineando come , propriamente , il futuro non esista proprio perchè é già nel presente : si tratta di una gnoseologia che parte dal sensibile , passa alla concatenazione causale degli eventi per poi approdare ad una conoscenza con la quale si vede tutto ciò che avviene nella realtà come espressione necessaria dell’ unica sostanza . La contraddizione sta nel fatto che Spinoza indichi il come comportarsi , come se si avesse la libertà di scegliere ; Spinoza infatti invita tutti gli uomini , in quanto modi dell’ unica sostanza , a guardare le cose sotto l’ aspetto dell’ eternità per ottenere la tranquillità dell’ anima : se tutto é già deciso in maniera rigorosamente deterministica non serve a nulla dirmi come comportarmi perchè tanto é già deciso come mi comporterò. Tuttavia la teoria etica spinoziana comporta un altro paradosso , derivato dal primo : il dirmi di comportarmi così non implica solo la possibilità di una scelta , ma anche la condanna di certi comportamenti che vanno evitati : devi fare così e non cosà . Ma se non c’ é libertà di scelta perchè tutto é determinato ( la sostanza é perfetta , quindi fa solo il giusto , dunque non ha scelta : l’ uomo e un modo della sostanza ! ) , non c’ é nemmeno la possibilità di condannare certi comportamenti : tutto avviene necessariamente ( non c’ é libertà ) , quindi tutto ciò che avviene é un bene e comportamenti negativi , per definizione , non ce ne possono essere . Come é quindi possibile che Spinoza condanni il pentimento , la rabbia e le passioni , visto che tutto ciò che avviene é un bene ? Ma se tutto avviene razionalmente é evidente che però le passioni sono ( per definizione ) qualcosa di irrazionale e ci sono perchè Spinoza dice che vanno eliminate : ma se ci sono le passioni vuol dire che forse non tutto va poi così razionalmente … L’ argomentazione spinoziana ( di esplicita derivazione stoica ) consiste nel fatto che non mi si dice come comportarmi nel senso che mi si può distogliere dal compiere un’ azione o cambiare il mio modo di operare proprio perchè tutto avviene in termini deterministici , tuttavia se mi comporto come Spinoza dice é perchè esiste la concatenazione causale dovuta al determinismo stesso : nella concatenazione causale di eventi , dunque , ci sarò anch’ io che mi comporto così dopo aver letto il suo libro . Spinoza ha poi anticipato considerazioni che staranno alla base delle pratiche terapeutiche freudiane : Spinoza sa che le passioni devono per forza essere ( per quanto possa sembrare strano ) qualcosa di razionale perchè tutto ciò che esiste ( in quanto modo dell’ unica sostanza razionale ) deve essere tale ; quindi egli non promuove una loro eliminazione totale , bensì un depotenziamento : per Spinoza la cura delle passioni consiste nel rendersi conto delle motivazioni che le fanno nascere . Nel momento stesso in cui prendo coscienza dell’ origine della passione che mi tormenta , essa si smonta da sè : Freud non cercherà di eliminare drasticamente le malattie psichiche , bensì prometterà ai suoi pazienti di aiutarli a far prendere loro atto della malattia che li affligge , a far venire fuori i motivi della malattia psichica , di cui il paziente non ha ancora coscienza : capire da dove derivino le malattie é come guarirle . Così fa Spinoza con le passioni , evitando di combatterle direttamente , ma aggirandole e spiegandole come fattori naturali , necessari e razionali . Nel momento in cui spiego razionalmente la passione che mi affligge essa cessa di agire su di me e io arrivo a comprendere essenzialmente due cose : in primo luogo che essa non poteva che verificarsi , poichè tutto avviene necessariamente e in secondo luogo che é giusto che si sia verificata perchè ciò che avviene deve avvenire ed é giusto che avvenga . Questo é il succo dell’ etica spinoziana , esposta nell’ Etica dimostrata alla maniera geometrica . Va però notata una cosa : Spinoza si inserisce a pieno titolo nel filone razionalista seicentesco avviato da Cartesio ; egli arriva ad esaltare ancora più di Cartesio l’ onnipotenza della ragione umana sostenendo che essa possa tutto proprio perchè la ragione dell’ uomo , che é modo della sostanza , é la stessa della sostanza stessa , ossia di Dio , il quale é , come dimostrato , infinito e totalmente razionale. Accanto allo scritto dell’ Etica dimostrata alla maniera geometrica , che é senz’ altro il più importante , ve ne sono altri in cui si occupa del miracolo , della tolleranza religiosa ( di cui é strenuo sostenitore , anche per via delle vicende personali ) e della politica . Spinoza avvia la sua discussione politica da un punto di partenza simile a quello di Hobbes per arrivare , però , non allo stato assoluto ( come Hobbes ) , bensì alla democrazia , che viene ad aggiungersi al liberalismo spinoziano , emerso soprattutto nella sua profonda tolleranza religiosa . La concezione spinoziana della politica molto risente dell’ impianto metafisico : non essendovi distinzione tra “”essere”” e “”dover essere”” , non avrebbe molto senso parlare di diritto come ciò che é e ciò che sarebbe giusto che fosse proprio perchè tutto ciò che é , é giusto che sia . Nello stato di natura , la retrograda condizione che precede lo stato moderno , il diritto di ogni singolo essere si estende quanto si estende la sua potenza : tutto questo é indubbiamente coerente con la metafisica spinoziana . Già Hobbes diceva che nello stato di natura ciascuno ha diritto su tutto : lo stesso é per Spinoza , a parere del quale ogni singolo ha diritto su tutto ciò che ha la potenza di prendere per sè . Dal punto di vista metafisico il diritto su tutto , però , ce l’ ha solo la sostanza ( la res divina ) che é infinita , ha potenza infinita e quindi ha anche diritto infinito . Però gli uomini non possono avere sulle cose un diritto infinito ( come diceva Hobbes ) proprio perchè , in quanto modi , sono limitati : avendo potenza limitata , avranno anche diritto limitato . A questo punto Spinoza fa in politica lo stesso discorso che faceva nell’ etica : là occorreva abbandonare il particolare per mettersi nell’ ottica della sostanza e per vedere che tutto avviene razionalmente e quindi per ottenere la felicità da questa constatazione , che porta a superare l’ infelicità , ossia il punto di vista ristretto che prima si aveva . In politica é grosso modo la stessa cosa : abbiamo potenza e diritto limitati , ma potremmo provare ad acquisire diritto e potenza più ampi unendoci tutti insieme , sommando le nostre singole potenze e i nostri singoli diritti ; come comunità , avremo maggior potenza e quindi maggiori diritti . Per far questo occorre che i singoli individui si spoglino dei loro singoli diritti e delle loro singole potenze non in favore di un terzo ( come diceva Hobbes ) , ma in favore di se stessi : ognuno si priva della sua singola potenza e dei suoi singoli diritti per poi riacquisirli come comunità : non appena io cedo il mio diritto , subito lo recupero come membro della collettività , non rimane in mano ad un terzo . Anch’ io come singolo faccio parte del gruppo che detiene i diritti . Certo ci sono anche degli svantaggi : quando cedo i miei diritti di singolo per riacquisirli come collettività , non posso più fare come mi pare perchè non ne ho più il diritto , ma devo attenermi alle regole prese dalla comunità , di cui comunque faccio parte . Molto maggiore , secondo Spinoza , é il vantaggio : il diritto di cui partecipo come collettività ( proprio perchè somma di potenze ) é molto maggiore rispetto a quello di cui partecipavo come singolo . Da notare però che le leggi sono vincolanti : le leggi stabilite dalla comunità sono espressioni del volere di tutti , anche di chi non é d’ accordo : io posso non concordare come singolo , ma come membro della comunità non solo devo rispettarle , ma devo anche riconoscerle come espressione della mia volontà ; obbedendo ad esse obbedisco a me stesso perchè ho ceduto il diritto di singolo a me stesso come membro della collettività : mentre cedo il mio diritto di singolo perdo quello a fare quello che mi pare e devo agire come vuole la comunità ( come prescrivono le leggi ) ma ho acquisito un nuovo diritto : quello di determinare insieme agli altri la decisione collettiva . Cento anni dopo Spinoza , circa , Rousseau sosterrà tesi assai vicine a quelle del pensatore ebreo . Anche per Spinoza , come per Hobbes , non c’ é diritto alla ribellione perchè ribellarsi é andare contro alle decisioni prese dalla collettività , di cui io faccio parte : é come decidere una cosa e poi ribellarsi ad essa .”,”BIOx-190″
“BOLIS Luciano”,”Il mio granello di sabbia.”,”Cenni sulla Casa dello Studente”,”ITAR-143″
“BÖLL Heinrich”,”Il mestiere inspiegabile. La scrittura come contemporaneità. Dialogo con Heinrich Vormweg.”,”Heinrich BÖLL (Coloni 1917, Bonn 1985) popolare scrittore tedesco, premio Nobel nel 1972. Tra le sue opere: ‘Foto di gruppo con signora’, ‘L’onore perduto di Katharina Blum’, ‘Il treno era in orario’, ‘Opinioni di un clown’.”,”GERS-013″
“BOLL Michael M.”,”The Petrograd Armed Workers Movement in the February Revolution (February-July, 1917). A Study in the Radicalization of the Petrograd Proletariat.”,”Introduction, Conclusion, Appendix, Bibliography, Footnotes, Index of Names,”,”RIRx-044-FL”
“BÖLL Heinrich”,”L’onore perduto di Katharina Blum, ovvero Come può nascere e dove può condurre la violenza.”,”BÖLL Heinrich è nato a Colonia nel 1917. In Italia sono state pubblicate varie sue opere presso le edizioni Einaudi. Heinrich BÖLL (Colonia 1917, Bonn 1985) popolare scrittore tedesco, premio Nobel nel 1972. Tra le sue opere: ‘Foto di gruppo con signora’, ‘L’onore perduto di Katharina Blum’, ‘Il treno era in orario’, ‘Opinioni di un clown’. Ecco una breve sintesi del romanzo L’onore perduto di Katharina Blum, di Heinrich Böll: ‘La vicenda: Katharina Blum, una cameriera di Colonia, si innamora di Ludwig Götten, un rapinatore di banche ricercato dalla polizia. Dopo aver trascorso una notte con lui, viene arrestata e interrogata. Un giornale scandalistico, Die Zeitung, la dipinge come una complice e una comunista, rovinando la sua reputazione e la sua vita. Katharina, esasperata, uccide il giornalista Walter Tötges, autore degli articoli diffamatori, e si costituisce alla polizia. La critica: Il romanzo è una denuncia dello strapotere della stampa, che manipola e deforma la realtà, violando la privacy e la dignità delle persone. Böll si ispira al caso di Ulrike Meinhof, una terrorista della RAF, e al giornale Bild, che la attaccò duramente. Il romanzo è scritto come una cronaca giudiziaria, con un linguaggio preciso e asettico, che contrasta con le emozioni e le sofferenze dei personaggi. Il messaggio: Il romanzo mostra come la violenza possa nascere e diffondersi in una società in cui i media sono corrotti e irresponsabili, e in cui i diritti umani sono calpestati. Katharina Blum è una vittima innocente, che reagisce all’ingiustizia con un gesto estremo, ma comprensibile. Böll invita il lettore a riflettere sul ruolo dell’informazione e sulla responsabilità civile. Il film: Dal romanzo è stato tratto un film nel 1975, diretto da Volker Schlöndorff e Margarethe von Trotta, con Angela Winkler nel ruolo di Katharina Blum. Il film è fedele al libro, e ne riprende lo stile documentaristico e la critica sociale. Il film ha avuto un buon successo di pubblico e di critica, e ha vinto il premio BAFTA come miglior film straniero’. (f. copil.)”,”VARx-053-FSD”
“BÖLL Heinrich”,”Perché la città si è fatta straniera. Dialoghi con Heinrich Vormweg.”,”Heinrich Böll (Colonia 1917-Bonn 1985) premio Nobel nel 1972, è tra i più noti e popolari romanzieri tedeschi del dopoguerra. Possiamo ricordaer ‘Opinioni di un clown’ (1963) e ‘Foto di gruppo con signora’ (1971).”,”VARx-068-FSD”
“BOLLATI Giulio”,”L’italiano. Il carattere nazionale come storia e come invenzione.”,”Questo libro è una raccolta di saggi scritti in occasioni diverse, preceduta da una lunga “”digressione”” , come la definisce l’A, sul trasformismo. BOLLATI-G ricerca in questi scritti “”il carattere degli italiani”” da lui inteso come l’immagine che la nazione (e per essa i suoi politici e scrittori) ha cercato di dare di sè nel processo di formazione dell’ Unità e nel corso degli sviluppi successivi. BOLLATI-G (San Pancrazio Parmense 1924 – Torino 1996) ex normalista, ha dedicato la sua attività al lavoro editoriale, pria presso EINAUDI e MONDADORI, poi, dal 1987, come amministratore delegato della BOLLATI BORINGHIERI. Ha pubblicato da EINAUDI saggi comparsi nella “”Storia d’Italia”” e le voci “”MANZONI”” e “”ALFIERI”” edite nell’ “”Albero della Rivoluzione”” (TORINO, 1989). Sempre per EINAUDI, ha curato le edizioni delle “”Tragedie”” di MANZONI-A (1965)”,”ITAS-013″
“BOLLATI Ambrogio”,”Il Congo Belga.”,”BOLLATI era senatore del regno.”,”AFRx-020″
“BOLLATI DI SAINT PIERRE Eugenio”,”La rivoluzione Russa vista da Pietrogrado. Cronistoria degli avvenimenti. Volume primo.”,”Eugenio Bollati di Saint Pierre, Contrammiraglio Una cronaca ferocemente anti-bolscevica e pro ancien regime: “”… la pace di Brest Litowski, conchiusa colla Germania dal famigerato governo massimalista, con a capo quei carnefici del loro paese, che si chiamano Oulianoff e Bromstein, alias Lenin e Trotzki. La storia si incaricherà di far loro il processo, nel quale saranno coinvolti quei dirigenti della Germania colpevoli di aver perpretato sopra un popolo un delitto, che non ha esempio nella storia del mondo e del pari giudicherà ‘quella nazione che, di sottomano, aiutò lo scoppio della rivoluzione'”” (pag 39)”,”RIRx-186″
“BOLLOTEN Burnett”,”El gran engaño.”,”Manuel FRAGA IRIBARNE è direttore del Instituto de Estudios Politicos. “”Il piccolo proprietario leale- dichiarava il giornale socialista Claridad, portavoce della UGT- non deve essere forzato ad entrare nelle fattorie collettive, però deve prestare generoso aiuto tecnico, economico e morale a tutta l’ iniziativa spontanea in favore della collettivizzazione”” (pag 238) leal”,”MSPG-108″
“BOLLOTEN Burnett”,”The Spanish Revolution. The Left and the Struggle for Power during the Civil War.”,”Burnett Bolloten (1909-1987) was a Unided Press correspondent in Spain during the war, and it was then that he began his lifelong practice of collecting original documents relating to the conflict. By invitation, he was a lecturer and director of research on the Spanish Civil War and revolution, for three years, at the Institute for Hispanic and Luso-Brazilian Studies at Stanford University. Foreword by Raymond Carr, Preface, Author’s Note, Acronyms and Other Abbreviations, Some Leading Participants, Notes, Appendixes, Bibliography, Acknowledgments, Index, Maps, 1. Division of Spain, 20 july 1936, 7 november 1936, 8 february 1937, 15 april 1938, march 1939″,”MSPG-043-FL”
“BOLLOTEN Burnett”,”The Spanish Civil War. Revolution and Counterrevolution.”,”Burnett Bolloten (1909-1987) was a Unided Press correspondent in Spain during the war, and it was then that he began his lifelong practice of collecting original documents relating to the conflict. By invitation, he was a lecturer and director of research on the Spanish Civil War and revolution, for three years, at the Institute for Hispanic and Luso-Brazilian Studies at Stanford University. Foreword by Stanley G. Payne, Preface, Author’s Note, Acronyms and Other Abbreviations, Leading Participants, Notes, Bibliography, Acknowledgments, Index, Maps, 1. Division of Spain, 20 july 1936, 7 november 1936, 8 february 1937, 15 april 1938, march 1939″,”MSPG-055-FL”
“BOLOGNA Sergio CARPIGNANO P. NEGRI A.”,”Crisi e organizzazione operaia.”,”Il saggio di BOLOGNA si intitola ‘Moneta e crisi: Marx corrispondente della ‘New York Daily Tribune’. BOLOGNA insegna storia del movimento operaio all’Univ di Padova. Ha pubblicato numerosi saggi fra cui ‘La Chiesa Confessante sotto il nazismo’ (FELTRINELLI, 1967) e ha collaborato al volume collettaneo ‘Operai e Stato’ (FELTRINELLI, 1972). Fa parte del comitato direttivo della rivista ‘1° Maggio’.”,”MADS-154″
“BOLOGNA Sergio”,”La Chiesa confessante sotto il nazismo 1933 – 1936.”,”Sergio BOLOGNA incentra il suo lavoro (frutto della propria tesi di laurea) sul gruppo protestante che solo tentò di impostare un’ opposizione (radicata anche nella tradizione luterana) al regime nazista. I protagonisti, i leader di questo gruppo, che prese nome di ‘ chiesa professante’ sono il teologo svizzero Karl BARTH, considerato il massimo esponente della teologia evangelica del secolo, e il pastore Martino NIEMÖLLER, ex sommergibilista, ex-nazista, e poi simbolo dell’ opposizione protestante a HITLER.”,”GERR-009″
“BOLOGNA Sergio MATTEUCCI Renato ECKELMANN BATTISTELLO Cecilia NEGRI Luigi PERASSO Giuseppe BUSSOLO Maurizio LEONIDA Giovanni NERLI Francesco PERISSICH Luigi PEZZOTTA Savino BERSANI Pierluigi, interventi di”,”Il trasporto internazionale di container, la portualità italiana, la logistica. Atti del convegno.”,”BOLOGNA Sergio MATTEUCCI Renato ECKELMANN BATTISTELLO Cecilia NEGRI Luigi PERASSO Giuseppe BUSSOLO Maurizio LEONIDA Giovanni NERLI Francesco PERISSICH Luigi PEZZOTTA Savino BERSANI Pierluigi, interventi di Competizione dei porti mediterranei con Anversa e Rotterdam. “”Un esperto italiano di problemi portuali, l’ ing. Trotta di Marconsult, ha dimostrato in un articolo pubblicato sull’ ultimo numero dell’ ‘International Journal of Maritime economics’ che il recupero di quote di mercato da parte dei porti mediterranei a scapito dei porti del Nord è più apparente che reale, cioè è un’illusione statistica determinata dalla presenza dei porti di transhipment, che contano i TEU due volte. Trotta prova a fare un confronto dei traffici container negli anni 1997-1999 tra i soli terminal non di transhipment (tra Le Havre, Rotterdam, Anversa, Zeebrugge, Amburgo e Bremerhaven da un lato e Valencia, Barcellona, Marsiglia, Genova, Livorno, La Spezia, Venezia e Koper dall’ altro), il risultato è il seguente (in milioni di TEU): 1997 Porti Nord 15341 Porti Sud 5192 Tot TEU 20533 1999 Porti Nord 17960 Porti Sud 6019 Tot TEU 23980 crescita 2619 827 3466 Come si vede, la crescita complessiva dei porti del Nordeuropa è molto più consistente.”” (pag 13)”,”ITAE-192″
“BOLOGNA Sergio”,”Nazismo e classe operaia, 1933-1993.”,”BOLOGNA Sergio, ha insegnato Storia del movimento operaio e della società industriale in diverse Università (Trento, Padova, Milano, Brema) tra il 1966 e il 1983. Ha diretto per alcuni anni la rivista Primo Maggio. Collabora con la Fondazione di storia sociale del XX secolo di Amburgo della cui rivista 1999. Zeitschrift für Sozialgeschichte è redattore. E’ membro del Comitato scientifico della Fondazione Luigi Micheletti di Brescia.”,”MGEK-089″
“BOLOGNA Sergio”,”Le multinazionali del mare. Letture sul sistema marittimo-portuale.”,”BOLOGNA Sergio (Trieste 1937) svolge attività di consulenza per istituzioni e grandi imprese. Ha coordinato il settore trasporto merci e logistica del Piano Generale dei Trasporti (1998-2000). E’ membro del Board di ACTA (Associazioni Consulenti Terziario Avanzato)”,”ITAE-232″
“BOLOGNA Sergio”,”Le multinazionali del mare. Letture sul sistema marittimo-portuale.”,”BOLOGNA Sergio (Trieste, 1937) svolge attività di consulenza per istituzioni e grandi imprese. E’ membro del Board ACTA.”,”ITAE-256″
“BOLOGNA Sergio”,”Tempesta perfetta sui mari. Il crack della finanza navale.”,”Alla memoria di Amanzio Pezzolo, portuale della Compagnia Unica di Genova Zeno d’Agostino, presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico Orientale Sergio Bologna già con il libro ‘Banche e crisi’ metteva in guardia il cluster ‘marittimo-portuale’ che i vento stava cambiando. Sergio Bologna, consulente, ha insegnato in diverse università. Ha pubblicato: ‘Ceti medi senza futuro?’ (2007), ‘Maggio ’68 in Francia (2008) con Giairo Daghini, ‘Le multinazionali del mare’ (2010). E’ presidente dell’Agenzia imprenditoriale Operatori Marittimi. Pier Paolo Poggio, storico, è direttore della Fondazione Luigi Micheletti di Brescia. Gian Enzo Duci è presidente di Federagenti, associazione degli agenti marittimi e dei broker italiani. Mario Sommariva è segretario generale dell’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico Orientale. Roberto Prever ingegnere navale, direige la società di progettazione Naos Ship and Boat Design di Trieste.”,”ITAE-367″
“BOLOGNA Sergio / TAIT Serena / CARTOSIO Bruno / ANTONIOLI Maurizio BEZZA Bruno / BUONFINO Giancarlo”,”Moneta e crisi: Marx corrispondente della «New York Daily Tribune» (Bologna) / Alle origini del movimento comunista negli Stati Uniti: Louis Fraina teorico della azione di massa (Tait) / Note e documenti sugli Industrial Workers of the World (Cartosio) / Alcune linee interpretative per una storia dell’Unione Sindacale Italiana: un inedito di Armando Borghi (Antonioli, Bezza) / Il muschio non cresce sui sassi che rotolano: grafica e propaganda IWW (Buonfino).”,”Il primo saggio di S. Bologna ‘Moneta e crisi’ si incentra sulla crisi finanziaria del 1857 (studiata da Marx) in America e in Europa (in particolare Stati Uniti e Francia) “”All’inizio del 1855, sui numeri dell’11, 12, 20 e 25 gennaio della «Neue Oder Zeitung» e poi, a più riprese, nei mesi successivi, Marx affronta il problema delle crisi cicliche ed una serie di questioni legate alla riforma bancaria inglese del 1844. Erano le prime avvisaglie della grossa recessione degli anni 1856-58; era urgente analizzarne a fondo le cause. Novembre 1854-gennaio 1855 vengono datati i quaderni inediti di Marx su ‘Geldwesen, Kreditwsen, Krisen’ (Essenza del denaro, del credito, crisi): il rapporto tra forma denaro e crisi generale doveva essergli chiaro dunque prima dell’esperienza diretta della crisi del 1857. Tuttavia ci sembra legittimo individuare specificamente in questa esperienza un momento di svolta, centrato sul rapporto tra nascente progetto de ‘Il Capitale’ e rinnovata volontà di costruire praticamente le basi del partito rivoluzionario, operaio e internazionale. La stessa unità di fondo tra impianto teorico e progetto di partito non si sarebbe forse realizzata così solidamente senza aver vissuto, tallonato la crisi monetaria del 1857. Da queste premesse siamo partiti per rileggere gli articoli che sull’argomento Marx scrisse per la ‘New York Daily Tribune’ dal giugno 1856 al dicembre 1858 (1). La scarsa attenzione finora dedicata a questa parte dell’attività pubblicistica di Marx è plausibilmente dovuta alla rappresentazione che Marx medesimo ne diede. Ogni occasione è buona per esprimere il disprezzo verso il giornale: «Ieri ho visto di nuovo la NYT (settimanale). Il giornale non porta che ‘electoral dodge’ e lo farà ancora per mesi. Potremo impegnarci di nuovo seriamente con la NYT soltanto quando sarà finita questa merda delle elezioni presidenziali» (2). Esasperato per la riduzione dei compensi, che d’altronde erano l’unica sua fonte di reddito fisso allora, scrive ancora all’amico, il 23 gennaio 1857: «Pestare delle ossa, macinarle e cuocerne delle zuppe come i ‘paupers’ nei ‘workhouses’, ecco a che cosa si riduce il lavoro politico a cui si è bellamente condannati in un simile ‘concern’. Sono insieme consapevole che, asino come sono, ho fornito fin troppo a questi giovanotti, per il loro denaro, se non proprio in questi ultimi tempi, certo per anni (3). A Lassalle, il 12 novembre 1858, scrive di aver fatto tanti articoli in inglese da riempire due grossi volumi «de omnibus rebus et quibusdam aliis». Un lavoro occasionale, dunque, tutto imposto, fuori da un piano d’interessi? Un lavoro salariato, alienato? Un lavoro da fame? Certo. Sua moglie Jenny è esplicita con Conrad Schramm: «Karl lavora di giorno per provvedere al pane quotidiano e la notte per portare a termine la sua Economia» (lettera dell’8 dicembre 1857) (4). «Non sono padrone del mio tempo, ma piuttosto ne sono schiavo. Mi rimane per me stesso solo la notte». «Sono costretto ad uccidere il giorno con lavori per guadagnare. Mi resta solo la notte per dei ‘veri’ lavori» – scrive in due occasioni diverse a Lassalle. Eppure, proprio nell’ultima delle lettere citate, datata 21 dicembre 1857, si lascia sfuggire un’importante ammissione: «L’attuale crisi commerciale mi ha stimolato a preparare qualcosa anche sulla crisi nella stesura definitiva dei miei lineamenti fondamentali (‘Grundzüge’) dell’economia». La verifica di questa ammissione, il confronto cioè tra i materiali raccolti per gli articoli della NYDT, i giudizi contenuti negli articoli medesimi e il testo dei ‘Grundrisse’, la prova cioè che non esisteva affatto scissione tra il lavoro diurno e quello notturno è invece facile da trovare, si presenta ricca di risultati. Ma qui non si tratta di fare una semplice ricostruzione filologica, di catalogare meglio le fonti dei ‘Grundrisse’ e quindi de ‘Il Capitale’, qui si tratta invece di affermare la centralità politico-teorica dell’analisi – pur condizionata dall’occasione giornalistica – della crisi monetaria del 1857. Assumere questa ipotesi non è certo una scoperta originale. Rosdolsky, con la consueta acutezza, aveva formulato un suggerimento preciso in tal senso: «L’interruzione causata nel lavoro intorno alla ‘Critica dell’economia politica’, fra l’estate del 1852 e l’autunno del 1856, dall’attività pubblicistica di Marx non significa che gli studi compiuti a questo fine non abbiano avuto importanza per la sua opera economica. Al contrario, poiché molte delle sue corrispondenze trattavano dei ‘principali avvenimenti economici in Inghilterra e sul continente’, Marx dovette ‘familiarizzarsi con particolari pratici’ che, pur ‘esulando dalla scienza dell’economia politica in senso proprio’, gli riuscirono tuttavia utili per l’avvenire e basti accennare ai numerosi articoli sulla congiuntura economica, sulle questioni di politica commerciale, sul movimento operaio e sugli scioperi in Inghilterra». E ancora «E’ oltremodo caratteristico che la decisione immediata di metter per iscritto il ‘Primo Abbozzo’ e l’ansia febbrile con cui essa venne attuata (il tutto era pronto in nove mesi, fra il luglio del 1857 e il marzo del 1858!) siano state dovute principalmente allo scoppio della crisi economica del 1857». Quindi, concluide Rosdolsky, «varrebbe la pena di raffrontare con cura i temi storico-economici svolti da Marx negli articoli sulla ‘New York Tribune’ da un lato e nel ‘Capitale’ dall’altro» (5)] [(1) (…) Gli scritti e le lettere di Marx di cui si farà cenno sono contenuti nei voll. 12 e 29 dei Marx Engels ‘Werke’, Dietz Verlag, Berlin, 1963 e 1967. Per le opere maggiori di Marx si sono seguite le seguenti edizioni italiane: ‘Il Capitale’, ed. Rinascita, Roma, 1956 sgg; ‘Lineamenti fondamentali per la critica dell’economia politica’, Ed. Riuniti, Roma, 1963; ‘Per la critica dell’economia politica’, Ed. Riuniti, Roma, 1969, ‘Miseria della filosofia’, Id., 1969, ‘Le lotte di classe in Francia’, Id., 1962; ‘Carteggio Marx-Engels’, Ed. Rinascita, Roma, 1950; (2) Carteggio, II, p. 437; (3) Ibid., III, p. 18; (4) ‘Werke’, 29, Bd.; R. Rosdolsky, ‘Genesi e struttura del “”Capitale”” di Marx’, Laterza, Bar, 1971, pp. 27-8. Cfr. inoltre le annotazioni di Tronti nell’introduzione agli ‘Scritti inediti’ ecc., XVII sgg.] (pag 1-2) [Sergio Bologna, “”Moneta e crisi: Marx corrispondente della «New York Daily Tribune»””, Milano, n.1, 1973] (pag 1-2)”,”MUSx-311″
“BOLOGNA Sergio FERRARI BRAVO Luciano GAMBINO Ferruccio GOBBINI Mauro NEGRI Antonio RAWICK George P.”,”Operai e Stato. Lotte operaie e riforma dello stato capitalistico tra rivoluzione d’Ottobre e New Deal.”,”Gli autori di questi saggi lavorano o hanno lavorato nell’Istituto di Scienze politiche e sociali della Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Padova. Sergio Bologna, che insegna Storia del movimento operaio, ha già pubblicato per la Feltrinelli il volume La Chiesa Confessante sotto il nazismo (1933-1936), ed è noto per numerosi saggi di storia del movimento operaio europeo. Di Luciano Ferrari Bravo, assistente ordinario di Dottrina dello stato, è uscito sempre per la Feltrinelli il volume Stato e sottosviluppo; il caso del Mezzogiorno italiano. Ferruccio Gambino, che insegna Sociologia del lavoro, ha in preparazione il volume Classe operaia e stato negli USA, 1945-1970. Mauro Gobbini è esperto della storia delle idee economiche nei paesi anglosassoni. Antonio Negri, che insegna Dottrina dello stato, ha pubblicato numerosi saggi di storia del pensiero politico e giuridico. George P. Rawick ha lavorato all’Università del Michigan e ora insegna all’Università di St. Louis; il suo libro Lo schiavo americano dal tramonto all’alba sulla formazione della comunità nera durante la schiavitù negli USA, è un contributo fondamentale. I problemi trattati sono molti: le teorie sul partito e la composizione di classe dalla Bernstein-Debatte a cavallo del secolo all’ondata rivoluzionaria consiliare del primo dopoguerra, le teorie dello sviluppo capitalistico in Keynes e le loro applicazioni nel New Deal rooseveltiano, il grande sciopero inglese del 1926 e l’ondata di lotte negli Stati Uniti. ‘Marx sul ciclo e la crisi’ di Antonio Negri (pag 191-233)”,”MUSx-044-FL”
“BOLOGNA Corrado”,”Tradizione e fortuna dei Classici italiani. Volume I. Dalle origini al Tasso.”,”Corrado Bologna, nato a Torino il 26/11/1950, ha studiato a Roma e dal 1987 insegna Filologia romanza nell’Università di Chieti.”,”ITAG-021-FL”
“BOLOGNA Corrado”,”Tradizione e fortuna dei Classici italiani. Volume II. Dall’Arcadia al Novecento.”,”Corrado Bologna, nato a Torino il 26/11/1950, ha studiato a Roma e dal 1987 insegna Filologia romanza nell’Università di Chieti.”,”ITAG-022-FL”
“BOLOGNA Sergio FERRARI BRAVO Luciano GAMBINO Ferruccio GOBBINI Mauro NEGRI Antonio RAWICK George P.”,”Operai e Stato. Lotte operaie e riforma dello stato capitalistico tra rivoluzione d’Ottobre e New Deal.”,”Gli autori di questi saggi lavorano o hanno lavorato nell’Istituto di Scienze politiche e sociali della Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Padova. Sergio Bologna, che insegna Storia del movimento operaio, ha già pubblicato per la Feltrinelli il volume La Chiesa Confessante sotto il nazismo (1933-1936), ed è noto per numerosi saggi di storia del movimento operaio europeo. Di Luciano Ferrari Bravo, assistente ordinario di Dottrina dello stato, è uscito sempre per la Feltrinelli il volume Stato e sottosviluppo; il caso del Mezzogiorno italiano. Ferruccio Gambino, che insegna Sociologia del lavoro, ha in preparazione il volume Classe operaia e stato negli USA, 1945-1970. Mauro Gobbini è esperto della storia delle idee economiche nei paesi anglosassoni. Antonio Negri, che insegna Dottrina dello stato, ha pubblicato numerosi saggi di storia del pensiero politico e giuridico. George P. Rawick ha lavorato all’Università del Michigan e ora insegna all’Università di St. Louis; il suo libro Lo schiavo americano dal tramonto all’alba sulla formazione della comunità nera durante la schiavitù negli USA, è un contributo fondamentale. I problemi trattati sono molti: le teorie sul partito e la composizione di classe dalla Bernstein-Debatte a cavallo del secolo all’ondata rivoluzionaria consiliare del primo dopoguerra, le teorie dello sviluppo capitalistico in Keynes e le loro applicazioni nel New Deal rooseveltiano, il grande sciopero inglese del 1926 e l’ondata di lotte negli Stati Uniti.”,”MUSx-006-FV”
“BOLOGNE Maurice, con José FONTAINE Guy DESOLRE Robert DEVLEESHOUWER”,”L’ insurrection prolétarienne de 1830 en Belgique.”,”I testi di Maurice BOLOGNE José FONTAINE Guy DESOLRE Robert DEVLEESHOUWER sono già apparsi su ‘Critique politique’ n° 9 del luglio 1981 L’ influenza della rivoluzione di Parigi. Il ruolo della stampa. “”Martedi 27 luglio 1830, gli operai stampatori di Parigi diedero il segnale della rivolta. Due giorni dopo, il popolo fu padrone della città. L’ emozione che questa novità provoca nelle province belghe dei Paesi Bassi è indescrivibile. I resoconti sia orali che scritti della vittoria operaia erano ascoltati e letti con il più grande entusiasmo. I giornali, tirati in migliaia di esemplari, non bastavano a soddisfare la curiosità della massa. Dei pamphlets scritti in fiammingo riproducevano i racconti della stampa francese e creavano un’ effervescenza generale nei centri operai delle Fiandre.”” (pag 58-59) Maurice BOLOGNE (1900-1984) è il fondatore della Societé historique pour la Defense et l’ Illustration de la Wallonie (1938) che divenne l’ Institut Jules Destrée nel 1960.”,”MHLx-027″
“BOLT Robert”,”Un uomo per tutte le stagioni.”,”‘Robert Bolt iniziò la sua attività letteraria verso il 1950, come autore di testi radiofonici, alcuni dei quali per ragazzi. (…) nel 1960 [scrive] ‘A Man for all Season’, che ripropone in forma tutta moderna ma con essenziale fedeltà, l’affascinante figura di Tommaso Moro. Delle molte prospettive con cui questi è entrato nella storia – il grande umanista, l’ironico e appassionato autore di ‘Utopia’, l’ambasciatore e cancelliere del Re d’Inghilterra, il fraterno amico di Erasmo – Bolt sceglie quella più ardua e difficile dell’«obiettore di coscienza», dell’oppositore strenuo e rigoroso, in nome delle proprie convinzioni di cattolico, al dispotismo di Enrico VIII che lo vorrebbe consenziente alle sue ambizioni di supremazia sulla Chiesa di Roma. Ed è singolare come, malgrado alcune inesattezze storiche e teologiche e la sua posizione chiaramente esistenzialistica e immanentistica, questo autore dichiaratamente “”non cattolico e neppure, in senso stretto’, cristiano””, ma attento assertore dell’inviolabilità dell’io individuale, riesca a penetrare con tanta finezza le ragioni di estrema coerenza morale, rigorosa fino all’eroismo (…)”” (dalla presentazione, in apertura); “”More: [A Cromwell, l’accusa, ndr] “”La legge non è una torcia atta a far lume a voi o a chicchessia. La legge non è in alcun modo uno strumento. [Al Presidente dei Giurati] La legge è una strada maestra dove il cittadino deve sentirsi sicuro di poter camminare senza pericolo. [Sempre rivolto al Presidente dei Giurati, in tono vibrato] In materia di coscienza…”” (pag 197); “”More [guardando il Presidente dei Giurati] A che scopo? Ormai sono un uomo morto. [A Cromwell] L’avete raggiunto, finalmente, quel che vi eravate proposto. Perché ciò per cui mi avete perseguito non erano le mie azioni, ma le mie convinzioni. E’ una lunga strada quella che voi avete aperto in tal modo. Si incomincerà col rinnegare le proprie convinzioni e si finirà per non avere più convinzioni. Dio abbia misericordia dei popoli i cui statisti percorreranno la vostra strada”” (pag 202)’] [ISC Newsletter N° 81] ISCNS81TEC [Visit the ‘News’ of the website: http://www.isc-studyofcapitalism.org]”,”VARx-593″
“BOLTANSKI Christophe, fotografie di Patrick ROBERT”,”Minerais de Sang. Les esclaves du monde moderne.”,”BOLTANSKI C. è un grande reporter del Nouvel Observateur. “”Je voulais assister à l’enfûtage, une procédure longue et fastidieuse qui consistait à peser de vieux bidons, les remplir jusqu’à ras bord de cassitérite, sceller leur couvercle, poser un plomb, recalculer leur poids et les charger dans un conteneur, tout cela en présence de six ou sept fonctionnaires venus délivrer un certificat d’exportation, percevoir diverses taxes et toucher, au passage, un “”petit billet””. Cette dernière perspective expliquait l’extrême assiduité des agents de l’Etat à cette cérémonie. “”Ils prennent tous quelque chose, m’avait expliqué un transitaire, Sinon, ils ne se déplacent pas et ça bloque le camion””. A’ chaque mise en fûts, les comptoirs découvraient de nouveaux services, de nouveaux sigles. “”La DGM arrive. L’OCC, l’OFIDA et le CEEC sont déjà là. Il y a aussi le DERC, mais on ne sait pas encore ce que c’est””, déclara le directeur technique d’Amur, un type menu, assez suspicieux. Il ne cessait de répéter: “”On nous accuse d’acheter la cassitérite aux ‘Interahamwe’, mais c’est vous, les grands pays, qui leur fournissez des armes””. (…) Malgré cette vigilance, cet eongorgement bureaucratique, la moitié du minerai du Kivu passait la frontière en contrebande, souvent à l’incitation de ceux-là mêmes qui étaient chargés de la surveiller, en échange d’autres “”petits billets””. Dans la cour, des ouvriers, payés 2,5 dollars par jour, trimaient sous un soleil brûlant, pieds nus, les vêtements déchirés, maculés de poussières. (…)”” (pag 198)”,”CONx-191″
“BOLZONI Giacomo”,”John Lennon. Uccidere il mito.”,”Barbara Biscotti già curatrice per il Corriere della Sera della collana ‘I grandi processi della storia’ è una storica del diritto romano e insegna presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Milano-Bicocca. È membro corrispondente dell’Ehess. Giacomo Bolzoni è nato e vive a Milano. Musicista elettronico, appassionato di storia della musica pop, si occupa di formazione digitale soprattutto in ambito multimediale”,”BIOx-389″
“BOMBACCI Annamaria”,”Nicola Bombacci rivoluzionario, 1910-1921.”,”Il PCI espelle Nicola BOMBACCI nel 1928. BOMBACCI (nato nel 1879) è il prozio di Annamaria, l’ autrice.”,”MITS-171″
“BOMPIANI Giorgio PREPOSITI Clemente”,”Le ali della guerra.”,”””Ma mentre l’aviazione s’imponeva così all’attenzone generale, nessuno ancora aveva pensato a coordinare sistematicamente gli sforzi e ad organizzarne l’impiego”” (pag 10, prefazione)”,”QMIP-013-FV”
“BONA Giorgio”,”Sangue di tutti noi.”,”‘L’omicidio di Mario Acquaviva. 11 luglio 1945, ore 18.10: cinque colpi d’arma da fuoco uccidono, nelle parole dei due attentatori, una spia fascista. Da allora, omertà e silenzio avvolgono la vicenda di un personaggio che la Storia ha tentato di cancellare’ (quarta di copertina) ‘La Resistenza non è stata come ce l’hanno raccontata prima gli apolegeti vicino al PCI, poi, in senso contrario, i revisionisti. E’ scomparso nel nulla tutto un filone antifascista che professava convinzioni eretiche: anarchici, militanti di Stella Rossa (Torino) o di Bandiera Rossa (Roma), bordighisti, socialisti massimalisti, trotskisti. La storia cruda e drammatica della progressiva denigrazione di Mario Acquaviva, militante del Partito Comunista Internazionalista, fino al suo assassionio, subito dopo la Liberazione, è emblematica di tante altre storie. Da sempre gli stalinisti, anche dopo aver cambiato pello, casacca e ideologia, hanno trattato i rivali di sinistra da fascisti e provocatori. “”Pidocchi nella criniera di un cavallo di razza””, disse qualcuno’ (Valerio Evangelisti) [quarta di copertina] Giorgio Bona, nato nel 1956, lavoro alla segreteria politica dell’Assessorato al Lavoro e Formazione Professionale della Provincia di Alessandria. Ha tradotto racconti e fiabe dal russo.”,”ITAR-234″
“BONACASA Nicolò a cura; contributi di Roberto SINIGAGLIA Franco DELLA-PERUTA Emilio COSTA Nicolò BONACASA Francesco SURDICH Giovanni B. VARNIER Augusta MOLINARI Sandro ANTONINI Marco DORIA Paolo ARVATI Philip COOKE Raimondo RICCI Mario AGOSTINELLI e altri”,”Il contributo del movimento operaio genovese allo sviluppo socio-economico e alla democrazia: 150 anni di storia. Atti del convegno svoltosi a Genova il 29 e 30 settembre 2004.”,”Contributi di Roberto SINIGAGLIA Franco DELLA-PERUTA Emilio COSTA Nicolò BONACASA Francesco SURDICH Giovanni B. VARNIER Augusta MOLINARI Sandro ANTONINI Marco DORIA Paolo ARVATI Philip COOKE Raimondo RICCI Mario AGOSTINELLI e altri “”Pochi giorni fa leggevo un numero de Il Ponte, la rivista fondata e diretta per molti anni da Piero Calamandrei, che scrisse pure una poesia famosa, la stessa che si trova riprodotta nell’ atrio di questa Stazione marittima: Lo avrai camerata Kesselring. Dalle pagine della rivista, Calamandrei aveva chiesto ad alcuni storici che non facessero mancare il loro contributi allo studio del ventennio. Ebbene, puntuale giunse la risposta di Delio Cantimori, che in sostanza affermò: “”Io la mia collaborazione non mi sento di darla, perché nonostante tutto per moltissimi di noi il fascismo ha rappresentato qualcosa””. Ed è vero. Com’è altrettanto vero che quando la stragrande maggioranza della popolazione cominciò ad accorgersi di che cosa fosse il fascismo, cioè con il 1943 e dopo l’ 8 settembre, c’è stata una reazione: prima gli oppositori erano davvero pochi e disponevano di mezzi irrisori. Certo esistevano dei gruppi, per esempio i fuoriusciti a Parigi o i comunisti all’ interno; esistevano il confino e le carceri, in cui scontavano pene variabili gli antifascisti ma, se rapportati alla massa, rappresentavano un’ esigua minoranza senza reali prospettive. Quindi, per acquisire una coscienza politica tra il 1943 e il 1945 ci volle coraggio, tempo e spesso la maturazione avvenne a seguito di tragiche esperienze personali. Nel marzo 1944, a Genova e più in generale in Liguria, era in formazione un embrione di coscienza politica, non una coscienza politica generalizzata.”” (pag 125)”,”MITT-171″
“BONACASA Nicolò a cura”,”La guerra in Iraq ed il “”Nuovo Ordine Mondiale””.”,”Contiene l’ articolo ‘L’ Europa e la guerra’ tratto da ‘Lotta comunista’ La nozione di “”imperialismo”” (pag 42) Ultraimperialismo, superimperialismo e concorrenza interimperialista. (pag 47)”,”RAIx-206″
“BONACCHI Gabriella M. DE MASI Guido MARRAMAO Giacomo PELINO Antonio Cesare RUSCONI Gian Enrico TELO’ Mario VACCA Giuseppe”,”Teoria e prassi della organizzazione consiliare. Da Weimar al New Deal.”,”Nel saggio di Gian Enrico Rusconi ‘Weimar: il ciclo di lotta 1919-1926 come reazione al fallimento consigliare’ c’è un’analisi del movimento degli scioperi in Germania (numero di conflitti di lavoro, giornate di lavoro perdute, salari ecc.) Il saggio della Bonacchi ‘Teoria marxista e crisi: i “”comunisti dei consigli”” tra New Deal e fascismo si occupa anche della posizione degli IWW negli Stati Uniti e del dibattito sulla teoria del crollo del capitalismo. Il saggio di Vacca si occupa delle posizioni di Korsch, quello di Telò di Gramsci. “”Rispondendo alle critiche mossegli dal “”luxemburghiano”” Sternberg, Grossmann aveva poi, sul terreno dello spinoso “”problema della trasformazione dei valori in prezzi”” (114), operato una serie di importanti precisazioni intorno al senso da attribuire alla sua critica dell”Accumulazione del capitale’ e al “”modello”” teorico elaborato nella sua opera sul crollo, che già aveva suscitato vivaci polemiche. Prendendo le mosse dalla “”hegeliana”” nozione di scienza di Marx come conoscenza dell'””essenza nascosta”” e dei “”nessi interni”” dei fenomeni empirici, aveva costruito uno “”schema astratto”” (rigorosamente fondato sulla teoria del valore) di funzionamento del processo di accumulazione che conduceva necessariamente al crollo del sistema, in conseguenza della caduta del saggio del profitto determinata dall’aumento della composizione organica del capitale. Ma il carattere necessitante della tendenza alla “”crisi mortale”” all’interno dello schema di valore non era ricondotto a un accidente esterno (come nelle teorie esogene della crisi) bensì alla struttura dicotomica della stessa “”forma cellulare”” (‘Zellenform’) del sistema: la merce, da cui derivava la dimidiazione del lavoro in lavoro astratto, produttore di valori di scambio, e lavoro concreto, produttore di valori d’uso (che Grossmann poneva a base del carattere “”bidimensionale”” della critica dell’economia politica) (115). Dall’insieme di queste premesse teorico-metodologiche conseguiva la “”necessaria connessione interna”” di teoria dell’accumulazione, teoria del valore e teoria del crollo. Grossmann aveva dunque inteso, marxianamente, rintracciare nella purezza di un processo produttivo (e riproduttivo) capitalistico senza “”attriti”” esterni la “”possibilità generale”” della crisi. La “”‘forma più astratta della crisi’ (e quindi la possibilità formale della crisi)””, aveva infatti scritto Marx, “”è la stessa ‘metamorfosi della merce'””; in essa è contenuta, “”solo come movimento sviluppato, la contraddizione, inclusa nell’unità della merce, fra valore di scambio e valore d’uso, e poi fra denaro e merce”” (116). Ma le relazioni stabilite al livello del “”capitale complessivo”” – astrazione indispensabile alla comprensione e all’esposizione scientifica del materiale empirico -, all’interno del quale il “”‘rapporto diretto’ fra le diverse componenti del capitale e il lavoro vivo non è connesso con i fenomeni del processo di circolazione, non scaturisce da esso, ma dal ‘processo di produzione immediato’, ed il rapporto tra capitale ‘costante’ e ‘variabile, la cui differenza è fondata solo sul loro rapporto col lavoro vivo”” (117), definiscono soltanto la possibilità generale, astratta, della crisi, “”senza un contenuto, senza un movente significativo della medesima””. La ‘potentia’ della crisi, “”la ‘metamorfosi’ formale del capitale stesso, la separazione temporale e spaziale di compra e vendita””, non era dunque altro che “”la ‘forma più generale’ della ‘crisi’, quindi la crisi stessa nella sua ‘espressione più generale”” e non la “”causa della crisi”” (118). La ‘forma’ della crisi non conteneva, secondo Marx, la via attraverso la quale questa ‘potentia’ della crisi diventa ‘realtà’, poiché, risultando le crisi da “”‘variazioni di prezzo’ e da ‘rivoluzioni di prezzo'”” non coincidenti con le “”‘variazioni di valore’ delle merci””, esse non potevano naturalmente essere spiegate “”nell’esame del capitale ‘in generale’, in cui presuppongono prezzi ‘identici’ ai ‘valori’ delle merci”” (119). Soltanto le “”‘condizioni generali’ della crisi”” dovevano quindi, in quanto indipendenti dalle oscillazioni dei prezzi e del mercato, venir spiegate sulla base delle “”condizioni generali della produzione capitalistica”” (120)”” [Gabriella M. Bonacchi, ‘Teoria marxista e crisi: i “”comunisti dei consigli”” tra New Deal e fascismo’] [(in) Aa.Vv., Teoria e prassi della organizzazione consiliare. Da Weimar al New Deal, Milano, 1976] [(114) Cfr. F. Sternberg, ‘Eine Umwälzung der Wissenschaft? Kritik des Buches von Henryk Grossmann “”Das Akkumulations- und Zusammenbruchsgesetz des kapitalischen Systems””. Zugleich eine positive Analyse des Imperialismus’, Berlin, 1930, e la risposta di Grossmann (…); (115) Si veda in proposito H. Grossmann, ‘Marx, die klassische Nationalökonomie und das Problem der Dynamik’, Frankfurt am Main, 1969 (trad. it., Marx, l’economia politica classica e il problema della dinamica’, Bari, 1971; (116) K. Marx, ‘Theorien über den Mehrwerth, Mew 26/2, p. 510, trad. it. ‘Teorie sul plusvalore’, II, Roma, 1973, pp. 551-552; (117) Ivi, pp. 581-581 (trad. it. p. 625); (118) Ivi, p. 515 (557); (119) Ibidem (556); (120) Ivi, p. 516 (557)]] (pag 105-106) Leggere e inserire”,”MGEK-113″
“BONACCI Giovanni”,”L’ Italia vittoriosa e le terre redente.”,”L’A cita a pag 140 il libro di G. AGNELLI e A. CABIATI, Federazione europea o lega delle nazioni?. BOCCA. TORINO, 1918″,”ITQM-055″
“BONACCINI Marina CASERO Renza”,”La Camera del Lavoro di Milano dalle origini al 1904.”,”Regione Lombardia, Biblioteca di storia lombarda moderna e contemporanea, Studi e Ricerche. Comitato direttivo: Marino BERENGO, Franco DELLA-PERUTA, Aldo DE-MADDALENA Sandro FONTANA Giulio GUDERZO Francesco TRANIELLO Gianfranco VENE’ Sergio ZANINELLI”,”MITT-305″
“BONACINA Giorgio a cura”,”L’ atomica di Hiroshima.”,”””Ma gli esperimenti atomici nell’ atmosfera, con ordigni nucleari anche migliaia di volte più potenti dei due che hanno annientato Hiroshima e Nagasaki, sono continuati per moltissimi anni dopo la fine del conflitto. Nel 1961, l’ anno in cui l’ Unione Sovietica ha sperimentato la bomba all’ idrogeno più terribile di tutte, di una potenza pari a quella di 57 megaton, ossia 57 milioni di tonnellate di tritolo – il timore del fall-out ha toccato l’ acme in tutto il mondo (…). Cinque anni prima, del resto, il dottor Caster aveva constatato, dopo aver fatto compiere una lunga indagine d’ équipe, che nelle ossa dei bambini americani la radioattività era in costante aumento (…). Il 24 gennaio 1970 il professor Ernest Sternglass dell’ Università di Pittsburgh ha fatto una rivelazione agghiacciante dai microfoni della Televisione Indipendente Britannica: le esplosioni nucleari del dopoguerra hanno ucciso indirettamente 1 milione di bambini, dei quali 400.000 negli Stati Uniti e 100.000 in Gran Bretagna.”” (pag 79-81)”,”JAPx-058″
“BONACINA Giorgio”,”Obiettivo: Italia. I bombardamenti aerei delle città italiane dal 1940 al 1945.”,”(pag 158-159) Bombardamenti sulle tre più importanti città del Nord “”Consideriamo adesso, rimanendo in termini di nuda e fredda statistica, le valutazioni degli inglesi. Il Ministero dell’Aria comunicò che circa 1.600 tonnellate di bombe esplosive e incendiarie erano state sganciate sulle tre più importanti città dell’Italia Settentrionale nel corso di 1.336 sortite, svolte quasi esclusivamente dai quadrimotori: ciò equivaleva ad ammettere, almeno di fronte a chi aveva orecchie per intendere, che una buona metà di quelle sortite era andata a vuoto, a causa soprattutto della difficoltà di superare le Alpi nell’imminenza dell’inverno (gli equipaggi s’erano meravigliati di aver subito così poche perdite nonostante le intemperie e i lunghi voli sul territorio nemico); a Torino 70 fabbriche erano state danneggiate, e così 24 edifici pubblici; a Genova il 40% dei moli era stato reso inservibile «per un certo tempo»; complessivamente, sempre però nei limiti di «un certo tempo», era stato bloccato un terzo della produzione industriale a Torino, Milano e Genova. Nemmeno la più accurata delle indagini potrebbe appurare per intero, in un mare di discordanze, la verità. Avvenne tuttavia un fatto paradossale. Mentre il Governo italiano sopravvalutò al momento l’entità dei danni, come risulta da diversi memoriali, il Ministero dell’Aria britannico la sottovalutò: ben più di 70 fabbriche, ad esempio, e ben più di 24 edifici pubblici, erano stati annientati a Torino. Viceversa la produzione non fu ridotta di un terzo, ma solo perché alla fine del 1942 essa aveva già subito una forte flessione, anzi, un tracollo, per conto suo, per la scarsità di materie prime e l’avarizia del cosiddetto alleato tedesco. Il 2 dicembre, Mussolini, offrendo un’ennesima prova della sua mancanza integrale di senso dell’umorismo, disse, lapidario: «Abbiamo deciso che le case totalmente distrutte tali rimangano fino alla fine della guerra». (Si noti che da appena qualche mese si era riusciti a riassestare pochi appartamenti lesionati a Genova dalle piccole bombe a basso potenziale che la città aveva ricevuto nel giugno del 1940!). Facendo poi il punto a modo suo dello stato d’animo delle popolazioni colpite, tentò la carta dell’ironia: «Non c’è stato mai alcun accenno di dimostrazione contro la guerra. Solo una donna – non ne faccio il nome perché non ne vale la pena: forse le si farebbe troppo onore (è vero che c’è chi distrusse il tempio di Diana in Efeso per essere tramandato alla storia) – solo una donna a Genova, dico, ha gridato che voleva la pace. Io credo che questo suo desiderio non aveva nulla di disumano Si è poi constatato che essa era munita al dito di abbondanti anelli per cui si può pensare che appartenesse a quel ceto che ai tempi dei Ciompi in Firenze veniva chiamato il popolo grasso». Quindi, la grande sentenza: «Non si fa la guerra senza odiare il nemico da mattina a sera, in tutte le ore del giorno e della notte, senza propagare quest’odio e senza farne l’intima essenza di se stessi. Bisogna spoglarsi una volta per tutte dai falsi sentimentalismi. Noi abbiamo di fronte dei bruti, dei barbari». Peccato che Monsieur de La Palisse fosse morto da più di quattro secoli sotto le mura di Pavia: Da vivo – ma era irrimediabilmente morto – avrebbe osservato a Mussolini che, se non si fa la guerra senza odiare il nemico, per gli inglesi il nemico eravamo noi, dunque dovevano odiarci, e, per odio, bombardarci: perché prendersela, allora?”” (pag 158-159) inserire”,”QMIS-306″
“BONACINA Giorgio a cura”,”L’attacco a Pearl Harbor.”,”‘Perchè il Giappone ha scatenato la guerra?’ (pag 68-70)”,”QMIS-048-FV”
“BONACINA Giorgio”,”Obiettivo: Italia. I bombardamenti aerei delle città italiane dal 1940 al 1945.”,”””Il modello da seguire era Coventry, anche se la Luftwaffe aveva adottato contro Conventry solo la tecnica della concentrazione nello spazio, diluendo in quattro attacchi una forza d’urto che avrebbe causato maggiori disastri se fosse stata concentrata anche nel tempo. Cioè in un unico attacco, e di breve durata. Harris inviò alcuni apparecchi a eseguire le più accurate riprese fotografiche di Coventry. Conosceva con esattezza il peso e il tipo delle bombe esplosive e incendiarie lanciate sulla sfortunata città dagli ‘Heinkel 111. Le aree devastate furono da lui riportate in scala su un trasparente sovrapposto alla carta topografiche di Coventry, così da aver meglio sott’occhio i settori della distruzione totale (40 ettari, sommando i diversi blocchi) e quelli gravemente o leggermente danneggiati, oltre alla loro distribuzione. Dall’accurato studio su Coventry, Harris trasse molte conclusioni interessanti con speciale riferimento alla quantità di bombe dirompenti e incendiarie necessaria per annientare un’are precisa nei centri urbani. Per compiere il primo esperimento di ‘area-bombing’ coordinato scelse Lubecca, una città non più grande di Coventry e altrettanto popolata, e che, come Coventry, costituiva un obiettivo misto di quartieri residenziali e di impianti industriali (nella fattispecie, soprattutto portuali). Prima di attaccare Lubecca, tuttavia, Harris fece svolgere un’incursione massiccia contro le fabbriche Renault a Billancourt, nella regione parigina, per saggiare il principio della concentrazione nel tempo e nello spazio. Il bombardamento ebbe luogo il 3 marzo a tarda sera e durò un’ora e cinquanta minuti. Su 235 aerei inviati, 223 sganciarono attorno al bersaglio. I danni furono gravi, ma Harris non si ritenne soddisfatto: quasi due ore, troppo tempo. Bisognava ridurlo (3). All’attacco di Lubecca, la sera del 28 marzo 1942, parteciparono 234 bombardieri e quadrimotori che in due ondate principali rovesciarono sulla città 163 tonnellate di spezzoni incendiari e 146 tonnellate di ordigni esplosivi. Guidati da ‘Gee’, gli apparecchi giunsero sicuri all’obiettivo e lo sorvolarono seguendo quasi esattamente la diagonale prevista. A ogni pilota era stata consegnata una carta stilizzata dela città, in cui l’area soggetta all’attacco era indicata in violetto. Non ci furono dubbi di sorta e, fra le 22,30 e mezzanotte, Lubecca fu castigata quanto Coventry, pur avendo incassato un peso di tritolo e di termite sensibilmente minore. Il giorno dopo Harris inaugurò il suo ‘Blue Book’, un album dalla copertina turchina che un anno più tardi, inviato in visione a Stalin che chiedeva insistentemente l’apertura del Secondo Fronte, gli farà esclamare: «Questo non è proprio il Secondo Fronte, ma conta altrettanto!». Si trattava della raccolta documentata, con fotografie prese dalla ricognizione, trasparenti e grafici, degli effetti dell”area-bombing’. Cominciava con Coventry, subito dopo veniva Lubecca. Il 31 marzo 1942 non c’era altro sul ‘Blue Book’: Harris s’era però già preoccupato di circoscrivere con linee bianche i settori della distruzione totale. Così avrebbe sempre fatto.”” (pag 122-123) [(3) Nel 1944, alcune volte, il Bomber Command arrivò a scaricare 2.000-4.000 tonnellate di esplosivo in 15-25 minuti su un singolo bersaglio] Su altra copia scheda QMIS-306: [(pag 158-159) Bombardamenti sulle tre più importanti città del Nord “”Consideriamo adesso, rimanendo in termini di nuda e fredda statistica, le valutazioni degli inglesi. Il Ministero dell’Aria comunicò che circa 1.600 tonnellate di bombe esplosive e incendiarie erano state sganciate sulle tre più importanti città dell’Italia Settentrionale nel corso di 1.336 sortite, svolte quasi esclusivamente dai quadrimotori: ciò equivaleva ad ammettere, almeno di fronte a chi aveva orecchie per intendere, che una buona metà di quelle sortite era andata a vuoto, a causa soprattutto della difficoltà di superare le Alpi nell’imminenza dell’inverno (gli equipaggi s’erano meravigliati di aver subito così poche perdite nonostante le intemperie e i lunghi voli sul territorio nemico); a Torino 70 fabbriche erano state danneggiate, e così 24 edifici pubblici; a Genova il 40% dei moli era stato reso inservibile «per un certo tempo»; complessivamente, sempre però nei limiti di «un certo tempo», era stato bloccato un terzo della produzione industriale a Torino, Milano e Genova. Nemmeno la più accurata delle indagini potrebbe appurare per intero, in un mare di discordanze, la verità. Avvenne tuttavia un fatto paradossale. Mentre il Governo italiano sopravvalutò al momento l’entità dei danni, come risulta da diversi memoriali, il Ministero dell’Aria britannico la sottovalutò: ben più di 70 fabbriche, ad esempio, e ben più di 24 edifici pubblici, erano stati annientati a Torino. Viceversa la produzione non fu ridotta di un terzo, ma solo perché alla fine del 1942 essa aveva già subito una forte flessione, anzi, un tracollo, per conto suo, per la scarsità di materie prime e l’avarizia del cosiddetto alleato tedesco. Il 2 dicembre, Mussolini, offrendo un’ennesima prova della sua mancanza integrale di senso dell’umorismo, disse, lapidario: «Abbiamo deciso che le case totalmente distrutte tali rimangano fino alla fine della guerra». (Si noti che da appena qualche mese si era riusciti a riassestare pochi appartamenti lesionati a Genova dalle piccole bombe a basso potenziale che la città aveva ricevuto nel giugno del 1940!). Facendo poi il punto a modo suo dello stato d’animo delle popolazioni colpite, tentò la carta dell’ironia: «Non c’è stato mai alcun accenno di dimostrazione contro la guerra. Solo una donna – non ne faccio il nome perché non ne vale la pena: forse le si farebbe troppo onore (è vero che c’è chi distrusse il tempio di Diana in Efeso per essere tramandato alla storia) – solo una donna a Genova, dico, ha gridato che voleva la pace. Io credo che questo suo desiderio non aveva nulla di disumano Si è poi constatato che essa era munita al dito di abbondanti anelli per cui si può pensare che appartenesse a quel ceto che ai tempi dei Ciompi in Firenze veniva chiamato il popolo grasso». Quindi, la grande sentenza: «Non si fa la guerra senza odiare il nemico da mattina a sera, in tutte le ore del giorno e della notte, senza propagare quest’odio e senza farne l’intima essenza di se stessi. Bisogna spogliarsi una volta per tutte dai falsi sentimentalismi. Noi abbiamo di fronte dei bruti, dei barbari». Peccato che Monsieur de La Palisse fosse morto da più di quattro secoli sotto le mura di Pavia: Da vivo – ma era irrimediabilmente morto – avrebbe osservato a Mussolini che, se non si fa la guerra senza odiare il nemico, per gli inglesi il nemico eravamo noi, dunque dovevano odiarci, e, per odio, bombardarci: perché prendersela, allora?”” (pag 158-159)] inserire”,”QMIS-004-FER”
“BONAIUTI Chiara LODOVISI Achille a cura; saggi di Achille LODOVISI Francesco TERRERI Chiara BONAIUTI M. Cristina ZADRA”,”Il commercio delle armi. L’ Italia nel contesto internazionale. Annuario armi-disarmo Giorgio La Pira.”,”BONAIUTI Chiara è ricercatrice presso l’ IRES Toscana, dal 1999 coordina l’ Osservatorio sul Commercio delle armi. LODOVISI Achille nato nel 1956 si è laureato presso l’ Università di Bologna con una tesi sul commercio mondiale degli armamenti. Scrive su molte riviste. Saggi di Achille LODOVISI Francesco TERRERI Chiara BONAIUTI M. Cristina ZADRA Tabella 13. Maggiori esportatori: esportazione effettuale nel mondo, 1994-01 (milioni US $ cost. 2001) (pag 152) graduatoria: USA, Russia, Francia, Germania, Regno Unito, Cina, Italia “”Considerando l’ evoluzione del portafoglio ordini e dei trasferimenti compiuti dai quattro grandi esporatori europei (Francia, Gran Bretagna, Germania e Italia), si nota che nel periodo 1994-97 gli ordinativi sono stati pari al 27.7% del totale mondiale, per poi scendere al 23.1% nel quadriennio successivo; le esportazioni, dal canto loro, sono passate dal 32.1% del totale nel primo periodo al 30.1% nel secondo. Entrambi i dati documentano una riduzione della presenza europea sul mercato mondiale,mentre per gli USA i dati USCRS, in controtendenza rispetto a quelli del SIPRI, attestano un sostanziale consolidamento delle quote percentuali dei conratti e dei flussi globali di armamenti””. (pag 152)”,”ITQM-126″
“BONAMICO Domenico; a cura di Giuseppe FIORAVANZO”,”Mahan e Callwell.”,”La marina militare cinese. “”La struttura fisica della Cina non è favorevole ad un grande potere marittimo, e la marineria militare fu sempre un’ appendice, una superfetazione anziché una funzione vitale dell’ Impero. La continentalità è l’ essenza dello Stato. Il dualismo non è mai esistito né potrebbe esistere per inefficienza degli interessi marittimi, paragonati a quelli territoriali. La marineria di Stato fu e sarà un elemento fittizio, non animato dal soffio vitale di una nazione. Essa potrebbe esistere in sé e per sé, come dicono i metafisici, ed anche elevarsi a grande potenza per effetto di una vigorosa iniziativa autocratica, ma egli è assi poco probabile che tale iniziativa si determini e perseveri nel suo intento, date le condizioni della Corte imperiale e quelle della organizzazione nazionale. Quando pure tale improbabile iniziativa si rivelasse, la marineria non cesserebbe dall’ essere un organismo fittizio e la struttura fisica costiera non favorirebbe la integrità ed il compito della flotta, poiché la sua convessità e la grande distanza che separa le posizioni costiere più importanti tendono a frazionare la flotta in reparti ed a renderli indipendenti ed autonomi, come avvenne per il passato, come avverrà indubbiamente per il futuro.”” (pag 144)”,”QMIx-158″
“BONANATE Luigi”,”La guerra.”,”BONANATE (Saluzzo, 1943) si è laureato con N. BOBBIO e insegna relazioni internazionali presso la facoltà di scienze politiche dell’Univ di Torino, la Scuola di applicazione di Torino, l’ Alta scuola di economia e relazioni internazionali di Milano. E’ Stato D del Dipartimento di studi politici e Vice-rettore dell’ateneo torinese dove attualmente presiede il corso di laurea in scienze internazionali e diplomatiche. E’ inoltre D del centro interdipartimentale di studi americani ed euro-americani ‘Piero Bairati’ e del Centro studi di scienza politica ‘Paolo Farneti’. Ha fondato e dirige la rivista ‘Teoria politica’ e fa parte del comitato editoriale dello ‘European Journal of International Relations’ EJIR. Tra le sue pubblicazioni in IT: -La politica della dissuasione. GIAPPICHELLI. 1971″,”QMIx-047″
“BONANATE Luigi”,”La crisi. Il sistema internazionale vent’anni dopo la caduta del Muro di Berlino.”,”BONANATE Luigi insegna Relazioni internazionali presso l’Università degli Studi di Torino. E’ aturoe di vari volumi tra cui ‘Le relazioni fra gli Stati tra diritto e politica’ (2008).”,”RAIx-301″
“BONANATE Luigi, collaborazione di Fabio ARMAO e Francesco TUCCARI”,”Storia internazionale. Le relazioni tra gli stati dal 1521 al 2009.”,”BONANATE Luigi insegna relazioni internazionali all’Università degli Studi di Torino ed è socio dell’Accademia della Scienze. E’ autore di numerosi libri. “”Non tocca a un lavoro come questo analizzare approfonditamente le vicende politico-militari delle guerre del XX secolo, del resto ormai ricostruite correttamente in molte opere introduttive o di respiro generale (Renouvin, 1957a; Gibelli, 1986; De Luna, 1986; Salvadori, 1990; Di Nolfo, 1994; Di Nolfo, 2002). Ci interesseremo piuttosto alla natura dei disegni politico-internazionali perseguiti sul campo, tenendo comunque conto del fatto che in entrambe le guerre gli schiaramenti iniziali non abbiano corrisposto a quelli conclusivi. Verso la guerra. Del quadro essenziale delle alleanze già abbiamo detto: Inghilterra, Francia e Russia nell’Intesa; Germania, Austria e Italia nella Triplice. Dell’occasione del conflitto, ovvero del famosissimo attentato di Sarajevo (in Bosnia) che costò la vita all’arciduca Francesco Ferdinando d’Austria, erede al trono, e alla moglie il 28 giugno 1914 riterremo semplicemente che esso è l’antefatto ‘materiale’ dello scoppio del conflitto , il 4 agosto successivo, avvenuto dopo che la Serbia ebbe respinto (ma soltanto in una sua clausola) l”ultimatum’ austriaco. Oggetto di approfondimento e incessanti discussioni è invece, tra gli studiosi, se il nesso tra l’attentato e lo scoppio della guerra debba essere considerato del tutto ‘casuale’ ovvero, esattamente all’opposto, ‘causale’ (Bonanate, 1997): nel primo caso la forza degli eventi avrebbe travolto gli uomini, nel secondo questi ultimi avrebbero invece approfittato dell’evento per piegarne la portata a dei loro già ben determinati fini di guerra. In particolare, si potrebbe dibattere se la guerra sia stata la conseguenza di una serie di malintesi oppure l’atto finale di una lucida manovra; l’attenzione viene prevalentemente appuntata sulla posizione dei tedeschi, non coinvolti direttamente nell’attentato, ma responsabili di aver pianificato, già da più di dieci anni, un piano di guerra disegnato dal generale von Schlieffen e inteso a sbaragliare in una guerra lampo dapprima la Francia (attraverso la violazione della neutralità belga) e subito dopo la Russia, nel giro di non più di due, tre mesi (condizione quest’ultima per isolare l’Inghilterra e mantenerla fuori del conflitto). Quel che è certo è che il periodo dal 28 giugno al 23 luglio (data dell’invio dell”ultimatum’) fu agitatissimo per le Cancellerie europee, dibattute nel dubbio se l’Intesa avrebbe onorato gli impegni assunti: la Russia sarebbe stata inevitabilmente trascinata nel conflitto, ma gli alleati anglo-francesi l’avrebbero sostenuta? E dall’altra parte, la Germania, che sembra visibilmente spingere l’Austria-Ungheria alla durezza, la seguirà poi nel conflitto, ovvero la manovra diplomatica di Berlino andrà intesa come uno spregiudicato tentativo di rompere l’asse, in sostanza, di entrambi gli schieramenti, andando a cercare un accordo con l’Inghilterra che porrebbe entrambi i paesi, salvatori della pace, come arbitri dei destini europei? Affidiamo agli storici diplomatici e ai politologi (Fussell, 1975; Isnenghi, 1989; Leed, 1979; Gibelli, 1986) la risposta a questi dubbi, per analizzare invece come, sia sul piano politico sia su quello strategico-militare, la guerra che scoppia sia destinata a meritarsi, nell’immaginario popolare, l’appellativo di “”grande”””” (pag 196-197)”,”RAIx-329″
“BONANATE Luigi a cura, scritti di Albert CAMUS Karl JASPERS Günther ANDERS Norberto BOBBIO William JAMES Albert EINSTEIN Sigmund FREUD Quincy WRIGHT Gaston BOUTHOUL Lionel ROBBINS Vladimir Ilic LENIN Max SCHELER Irving Louis HOROWITZ Philip Noel BAKER Charles E. OSGOOD Amitai ETZIONI Raymond ARON André BEAUFRE Hermann KAHN”,”La guerra nella società contemporanea. Scritti scelti.”,”””Come individuare dunque l'””essenza reale”” della guerra, come definirla? La guerra è la continuazione della politica. E’ necessario lo studio della politica prima di quello della guerra. Se la politica era imperialista, se difendeva cioè gli interessi del capitale finanziario, depredando e opprimendo le colonie e i paesi stranieri, la guerra che ne deriva è una guerra imperialista. Se la politica era volta alla liberazione nazionale ed era quindi l’espressione di un movimento di massa contro l’oppressione nazionale, la guerra che ne deriva è una guerra di liberazione nazionale. L’uomo semplice non comprende che “”la guerra è la continuazione della politica”” e si accontenta di ripetere che “”il nemico attacca””, che “”il nemico ha invaso il mio paese””, senza cercare di comprendere perché si fa la guerra e quale obiettivo politico essa persegue”” (Lenin, agosto-ottobre 1916) (pag 101-102)”,”QMIx-019-FL”
“BONANATE Luigi”,”Terrorismo internazionale.”,”Luigi Bonanate insegna Storia delle relazioni internazionali presso l’Università di Torino. É autore, fra l’altro, di Le dimensioni del terrorismo, Etica e politica internazionale, I doveri degli Stati.”,”TEMx-008-FL”
“BONANATE Luigi”,”Ordine internazionale. Fondamenti di relazioni internazionali.”,”Luigi Bonanate nato nel 1943, è Ordinario di Relazioni internazionali nella Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Torino. Si è occupato di teoria strategica, dimensioni della violenza politica, di teoria generale delle relazioni internazionali. Ha pubblicato tra l’altro ‘Etica e politica internazionale’ (1992) e ‘Terrorismo internazionale’ (1994). Cinque secoli, cinque modelli, cinque ordini Cinque secoli, cinque modelli, cinque ordini “”Anche alla luce degli studi pionieristici svolti da G. Modelski sul concetto di «ciclo lungo» della storia (Modelski, 1987; Modelski, a cura di, 1987), che trova le sue radici culturali nell’opera sia di F. Braudel sia di I. Wallerstein, è possibile periodizzare la storia delle relazioni internazionali in alcune fasi scandite dalle diverse «guerre costituenti». Esse sono: 1) la Guerra tra Carlo V e Francesco I (1521-1559); 2) la Guerra dei trent’anni (1618-1648); 3) la Guerra di successione spagnola (1701-1713); 4) la Guerra delle coalizioni anti-napoleoniche (1805-1815); 5) la Prima guerra mondiale (che molti studiosi legano alla Seconda, costruendo così una nuova «guerra dei trent’anni», durata quindi fino al 1945). A ciascuna di queste guerre toccherebbe il ruolo «costituente» di aver dato vita a un nuovo sistema internazionale, inteso come strutturazione di un ordine gerarchico, il cui contenuto è stato forgiato sul campo di battaglia. Tralasciando la circostanza (di per sé tutt’altro che irrilevante, per quanto inspiegabile, così come lo è quella secondo cui ciascuna guerra inizia all’incirca nel primo ventennio di ciascun secolo) che tra l’inizio di ognuna delle guerre costituenti intercorre circa un secolo (il che offre il senso di una vera e propria ciclicità), su cui da Toynbee in poi moltissimi studiosi si sono interrogati (Toynbee 1954; Levy 1983; Goldstein 1988), interessa piuttosto dal nostro punto di vista osservare che ciascun ciclo possa, a sua volta, essere ridefinito alla luce della situazione di ‘leadership’ che vi si determina, come se cioè la vittoria in guerra (e questo potrebbe essere considerato in buona sostanza il bersaglio principale che tutta questa presentazione aveva di mira) non consistesse in altro che nell’assegnazione dello scettro del governo dell’ordine internazionale a questa o a quella potenza. E così, il primo ciclo sarà quello dell’egemonia spagnola, il secondo vede invece l’imporsi della Repubblica delle Province Unite (l’Olanda), il terzo assiste all’ascesa francese; il quarto all’espansione della potenza britannica; il quinto infine può essere considerato come l’apogeo del «Concerto europeo», ma anche e consecutivamente, come il tracollo della centralità millenaria dell’Europa (…)”” (pag 61-62)”,”RAIx-371″
“BONANATE Luigi ARMAO Fabio TUCCARI Francesco”,”Le relazioni internazionali. Cinque secoli di storia: 1521-1989.”,”Luigi Bonante insegna Relazioni internazionali all’Università di Torino. Tra le sue pubblicazioni: Etica e politica internazionale, I doveri degli stati, Una giornata del mondo. Le contraddizioni della teoria democratica. Fabio Armao è ricercatore di Relazioni internazionali presso l’Università di Torino. Oltre a numerosi saggi, ha pubblicato: Capire la guerra, e ha curato, insieme a V.E. Parisi, il dizionario di politica internazionale, Società internazionale. Francesco Tuccari è ricercatore di Storia delle dottrine politiche presso l’Università di Torino. Tra le sue pubblicazioni: I dilemmi della democrazia moderna. Max Weber e Robert Michels e Il pensiero politico di Max Weber.”,”RAIx-050-FL”
“BONANATE Luigi a cura di, Saggi di J. David SINGER Talcott PARSONS Morton A. KAPLAN Richard N. ROSECRANCE Oran R. YOUNG George MODELSKI Roger D. MASTERS Stanley HOFFMANN James N. ROSENAU”,”Il sistema delle relazioni internazionali. Il metodo e i contenuti di una nuova scienza politica.”,”Luigi Bonanate (nato nel 1943) insegna Storia delle relazioni internazionali presso l’Università di Torino. É autore, fra l’altro, di Le dimensioni del terrorismo, Etica e politica internazionale, I doveri degli Stati.”,”RAIx-068-FL”
“BONANATE Luigi”,”Transizioni democratiche 1989-1999. I processi di diffusione della democrazia all’alba del XXI secolo.”,”Il Centro Militare di Studi Strategici (CeMiSS) è l’organismo che gestisce, nell’ambito e per conto del Ministero della Difesa, la ricerca su temi di carattere strategico. Fondato nel 1987 con Decreto del Ministero della Difesa, il CeMiSS svolge la propria opera avvalendosi di esperti civili e militari, italiani ed esteri. Luigi Bonanate è professore di Relazioni internazionali nella Facoltà di scienze politiche dell’Università di Torino.”,”TEOP-113-FL”
“BONANATE Luigi”,”La guerra.”,”BONANATE Luigi: (Saluzzo,17 aprile 1943) si è laureato con Norberto Bobbio e ha insegnato Relazioni internazionali presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Torino, la Scuola di applicazione di Torino, l’Alta scuola di economia e relazioni internazionali di Milano; è stato direttore del Dipartimento di Studi politici e vice-direttore dell’Ateneo torinese, presiedendo il corso di laurea in Scienze internazionali e diplomatiche. È stato direttore del Centro interdipartimentale di studi americani ed euro-americani “”Piero Bairati”” e del Centro Studi di studi di scienza politica “”Paolo Farneti””. Ha fondato e diretto la rivista “”Teoria politica””. «Il caso di Agostino di Ippona (354-430) è emblematico, stretto tra la necessità di salvaguardare l’insegnamento evangelico e quella di legittimare temporalmente la sua religione, altrimenti considerata eversiva. La sua lealtà all’impero romano non era in discussione, seppur non priva di un pizzico di ambiguità: le guerre romane eran giuste in quanto si combattevano contro nemici ingiusti (“”Città di Dio””, IV, XV), e per sventare l’accusa che il cristianesimo avesse indebolito la forza dell’impero romano Agostino si trasformava addirittura in statistico presentando un fitto elenco di guerre combattute dai Romani in tempi e periodi diversi, con durate estremamente variabili, (…) Egli evita poi il tranello dell’insubordinazione all’autorità romana, dicendo ben chiaro: “”se un soldato obbedendo all’autorità alla quale è legittimamente soggetto uccide un uomo, non è reo di omicidio per nessuna legge della sua città, anzi sarebbe reo di indisciplina e di ribellione se non lo facesse”” (“”Città di Dio””, I, XXVI). Ma il problema è di più ampia portata, essendo la guerra una dimensione sostanzialmente inevitabile della condizione della “”città terrena””, mentre la pace sarà davvero goduta soltanto in quella di Dio. (…) Il dualismo che Agostino descriveva, tra città terrena e città di Dio, si ripropone poco meno di tre secoli dopo con il magistero di Maometto, secondo il quale due “”case”” dividono il mondo, quella dell’Islam (Dar al-Islam) e quella della guerra (Dar al-Harb).» (pag 95, 96)”,”QMIx-223-FSL”
“BONANATE Luigi BOVERO Michelangelo, a cura, saggi di Pietro ROSSI Claudio CESA Umberto CERRONI Eugenio GARIN Remo BODEI Nicola MATTEUCCI Salvatore VECA Gianfranco PASQUINO Michelangelo BOVERO Luigi BONANATE Norberto BOBBIO”,”Per una teoria generale della politica. Scritti dedicati a Norberto Bobbio.”,”””Per quanto riguarda le prospettive di uno sviluppo politico dei paesi a economia capitalistica, in ‘Wirtschaft und Gesellschaft’ si possono certamente trovare considerazioni illuminanti a proposito sia dell’affermarsi dei «partiti di pura appropriazione», sia dall’emergere di un sistema rappresentativo fondato sulla «rappresentanza di interessi», orientato verso la ricerca del compromesso come mezzo normale di soluzione dei conflitti (69); ma, collegando i due fenomeni, Weber ha finito per considerare quest’ultimo il risultato della struttura di classe dei grandi partiti moderni. Ma, forse, lo ha colto il sospetto che potesse costituire il segno di una trasformazione che avrebbe portato alla rinascita di un’organizzazione di carattere corporativo. Su un punto Weber concordava infatti con l’analisi marxiana, al di là della profonda distanza che da essa lo separava sia sul terreno metodologico sia per l’interpretazione complessiva del mondo moderno e del suo sviluppo: nella convinzione che nella società contemporanea la struttura di classe avesse ormai soppiantato – o almeno relegato ai margini – l’antica struttura corporativa fondata sui «ceti». Pur non condividendo né l’impostazione dicotomica dell’immagine marxiana della società capitalistico-borghese, incentrata sul conflitto tra la classe dei detentori dei mezzi di produzione e il proletariato industriale, né la tesi della crescente pauperizzazione di quest’ultimo e della graduale scomparsa delle classi intermedie, e ancor meno la predizione (o l’utopia) di un superamento rivoluzionario dell’assetto sociale fondato sulla proprietà privata, che avrebbe dovuto condurre alla nascita di una società senza classi, Weber riteneva tuttavia – d’accordo con Marx – che i «ceti» e il loro particolarismo fossero un fenomeno appartenente al passato. L’unico indizio in senso opposto che egli scorgeva era, come si è visto, quello offerto dalla burocrazia e della sua tendenza a farsi portatrice di interessi di ceto. Ma tale tendenza era subito ricondotta al mutamento di funzioni dell’amministrazione burocratica: che essa potesse invece burocratizzarsi, che la struttura di classe della società contemporanea potesse trasformarsi e, per così dire, frantumarsi dando vita a una molteplicità di gruppi in conflitto reciproco per la conquista di privilegi e per il loro mantenimento a spese di altri gruppi, è una prospettiva che rimase sempre estranea a Weber. Ed essa sarebbe apparsa, del resto, incompatibile con il processo di livellamento delle differenze economiche e sociali, in cui riconosceva una direzione fondamentale della democratizzazione”” (pag 75-76) [Pietro Rossi, ‘Max Weber e la teoria della politica’, (in) ‘Per una teoria generale della politica. Scritti dedicati a Norberto Bobbio’, Passigli editore, Firenze, 1986, a cura di Luigi Bonanate e Michelangelo Bovero] [(69) Si veda ”Wirtschaft und Gesellschaft’ , parte prima, capitolo III, rispettivamente § 18 e § 22, vol. I, pp. 167-69 e 174-76, trad. it. cit., vol. I, pp. 282-85 e 295-97]”,”TEOP-050-FMB”
“BONANATE Luigi”,”Storia (e storie) della Facoltà di Scienze Politiche di Torino. Scienze politiche a Torino. Una storia della Facoltà.”,”La nuova Facoltà nel 2005 i volumi sono quasi 200.000 e i periodici in abbonamento 370.”,”TEOP-082-FMB”
“BONANNI Raffaele, con Lodovico FESTA”,”Il tempo della semina. Responsabilità e cooperazione per affrontare la crisi.”,”Raffaele Bonanni è dal 1973 operatore sindacale nella Cisl, segretario generale dal 2006. Con Michele Tiraboschi ha curato gli scritti di Marco Biagi in ‘Quando il tempo è galantuomo’ (Ed. Lavoro, 2008); Lodovico Festa, giornalista, saggista e analista politico, presso Boroli editore ha pubblicato ‘Guerra per banche’, ‘Il partito della decadenza’, ‘Sotto le ceneri dell’università’ (con Adriano De Maio), ‘Capitalismi’ (con Giulio Sapelli), ‘Milano e il suo destino’ (con Carlo Tognoli).”,”SIND-001-FC”
“BONANNO Carmelo”,”L’ Età contemporanea nella critica storica.”,”‘A chi gli suggeriva ch’era “”cosa impossibile unificare l’ Italia col Parlamento ma fattibile con un potere forte e quasi assoluto””, egli (Cavour, ndr) rispose: “”Io non ho fiducia alcuna nelle dittature civili; sono convinto che con il Parlamento si possono fare molte cose che sarebbero impossibili con il potere assoluto. Non mi sento mai così debole come quando la Camera è chiusa””‘. (Carteggio D’Azeglio, II, Torino, 1865) (pag 86)”,”STOx-078″
” BONANNO Alfredo M.”,”Astensionismo elettorale anarchico.”,”BONANNO Alfredo M.”,”ANAx-338″
“BONAPARTE NAPOLÉON I (NAPOLEONE BONAPARTE I), a cura di Suzanne D’HUART”,”Lettres, ordres et apostilles de Napoléon Ier. Extraits des Archives Daru (138 AP).”,”Molte lettere inviate a Monsieur Pierre Daru, intendente generale della Grande Armée: Napoleone si interessava ai ‘dettagli’: le necessità nell’abbigliamento dei soldati: ‘Monsieur Daru, j’attende toujours les 20.000 paires de souliers; il n’en est encore arrivé qui 7.000. Dirigez sur Osterode trois mille capottes. Osterode, le 28 mars 1807’ Nap. (lettere firmate ‘Napol’, 28-29 Marzo 1807) ‘Monsieur Daru, il faut s’occuper un peu de former des magasins d’avoine. Où en avons-nous en ce moment? (…)’ (A Osterode, le 28 mars 1807) (Nap.) (…)”,”FRAN-003-FSL”
“BONAPARTE NAPOLEONE, edizione presentata da Thierry LENTZ”,”Mémoires de Napoléon. La Campagne d’Égypte, 1798-1799.”,”Questo testo non deve essere confuso con quelli che si chiamano ‘Memoriali’ ritrascritti e aggiunti di considerazioni personali dei fedeli che accompagnarono Napoleone e lo ascoltarono nell’ultima fase della sua carriera. Tra queste testimonianze che Heinrich Heine chiama i “”vangeli””, il famosi ‘Memoriali di Sant’Elena’ di Las Cases e il ‘Napoléon dans l’exil’ del dottor O’Meara, occupano un posto di prima scelta. Pubblicati dopo la morte dell’imperatore, furono aggiunti in seguito le ‘Récits de captivité’ del generale de Montholon, poi i diari, memorie o quaderni del generale Gourgaud’, del valletto da camera Marchand e del grande mareschiallo di palazzo Bertrand, ed altri ancora. Il loro successo popolare ha fatto quasi dimenticare le “”vere”” Memorie di Napoleone, quelle che lui stesso ha voluto, dettato, corretto e lasciato in custodia a suoi compani affinché ne assicurassero la diffusione”” (pag 12-13, presentazione)”,”FRAN-007-FSL”
“BONAPARTE NAPOLÉON, volume a cura di Therry LENTZ collaborazione di Émile BARTHET e François HOUDECEK”,”Correspondance générale. Tome premier. Les apprentissages, 1784-1797.”,”Baron Gougaud, Président de la Fondation Napoléon et du Comité pour l’édition de la ‘Correspondance’ de Napoléon. presentazione del baron GOURGAUD, introduzione generale di Jacques-Olivier BOUDON, Comité pour l’édition de la ‘Correspondance’ de Napoléon’ (segue a pagina 1363), introduzione generale (pag 13-37), note, ‘Principes d’édition’ di Émile BARTHET, corrispondenza anni 1784-1797; Lettres sans texte, allegati: ‘Tableau de concordance des calendriers républicain et grégorien, misure e monete, I gradi nell’Armata rivoluzionaria, cartina dell’Italia del nord, cronologia (1783-1797), fonti e bibliografia del primo volume, indice dei nomi di persona, indice delle istituzioni, entità e autorità destinatarie, indice dei luoghi di redazione, tavola delle illustrazioni Nota: in particolare lettere a Philippe Buonnaroti (1761-1837) (cospirazione Babeuf) n° 35, 41, 65″,”FRAN-021-FSL”
“BONAPARTE NAPOLÉON, volume a cura di Therry LENTZ collaborazione di Gabriel MADEC, assistenza di Émile BARTHET e François HOUDECEK”,”Correspondance générale. Tome deuxième. La campagne d’Égypte et l’avènement 1798-1799.”,” Il maggior destinatario delle lettere: Berthier”,”FRAN-022-FSL”
“BONAPARTE NAPOLÉON, volume a cura di Therry LENTZ collaborazione di Gabriel MADEC, assistenza di Émile BARTHET e François HOUDECEK e Irène DELAGE”,”Correspondance générale. Tome troisième. Pacifications, 1800-1802.”,” Il maggior destinatario delle lettere: Berthier”,”FRAN-023-FSL”
“BONAPARTE NAPOLÉON, volume a cura di François HOUDECEK collaborazione di Gabriel MADEC, assistenza di Irène DELAGE Élodie LERNER Patrick LE-CARVÈSE Michell MASSON”,”Correspondance générale. Tome quatrième. Ruptures et fondation, 1803-1804.”,” Il maggior destinatario delle lettere: Berthier”,”FRAN-024-FSL”
“BONAPARTE NAPOLÉON, volume a cura di Michel KERAUTRET e Gabriel MADEC, assistenza di François HOUDECEK Élodie LERNER Irène DELAGE”,”Correspondance générale. Tome cinquième. Boulogne, Trafalgar, Austerlitz, 1805.”,” Il maggior destinatario delle lettere: Berthier”,”FRAN-025-FSL”
“BONAPARTE NAPOLÉON, volume a cura di Michel KERAUTRET, assistenza di François HOUDECEK Élodie LERNER Irène DELAGE”,”Correspondance générale. Tome sixième. Vers le Grand Empire, 1806.”,” Il maggior destinatario delle lettere: Berthier”,”FRAN-026-FSL”
“BONAPARTE NAPOLÉON, volume a cura di Michel KERAUTRET e Gabriel MADEC, assistenza di François HOUDECEK Irène DELAGE Marie BAUDOUIN”,”Correspondance générale. Tome septième. Tilsit, l’apogée de l’Empire, 1807.”,” Il maggior destinatario delle lettere: Berthier”,”FRAN-027-FSL”
“BONAPARTE NAPOLÉON, volume a cura di Gabriel MADEC, assistenza di François HOUDECEK Marie BAUDOUIN Irène DELAGE”,”Correspondance générale. Tome huitième. Expansions méridionales et résistances, 1808.”,” Il maggior destinatario delle lettere: Berthier e Clarke”,”FRAN-028-FSL”
“BONAPARTE NAPOLÉON, volume a cura di Patrice GUENIFFEY, assistenza di François HOUDECEK Irène DELAGE Soléna CHENY”,”Correspondance générale. Tome nouvième. Wagram, février 1809 – février 1810.”,” Il maggior destinatario delle lettere: Berthier e Clarke”,”FRAN-029-FSL”
“BONAPARTE NAPOLÉON, volume a cura di Annie JOURDAN, collaborazione di Michel ROUCAUD, assistenza di François HOUDECEK Irène DELAGE”,”Correspondance générale. Tome dixième. Un Grand Empire, mars 1810 – mars 1811.”,” Il maggior destinatario delle lettere: Champagny e Clarke prefazione di Patrice GUENIFFEY, Comité pour l’édition de la ‘Correspondance’ de Napoléon’ (et suite), introduzione di Annie JOURDAN, note, ‘Principes d’édition’ di François HOUDECEK, corrispondenza Napoleone Bonaparte, mars 1810 – mars 1811; Lettres sans texte, Études: ‘L’instrument du régne: le Domaine extraordinaire’, di Pierre BRANDA, allegati: misure e monete, ‘Les pays réservés de Napoleon I’, cartine, cronologia (marzo 1810-marzo 1811) di Irene DELAGE, fonti manoscritte e bibliografia, indice nomi di persona, indice dei luoghi di redazione, tabella illustrazioni”,”FRAN-030-FSL”
“BONAPARTE NAPOLÉON, volume a cura di Luigi MASCILLI MIGLIORINI, direzione di Thierry LENTZ, assistenza di François HOUDECEK e Irène DELAGE”,”Correspondance générale. Tome onzième. Bruits de bottes, avril 1811 – décembre 1811.”,” Maggiori destinatario delle lettere: Clarke, Davout, Decrés prefazione di Luigi MASCILLI MIGLIORINI, ‘Bruis de bottes’ di Thierry LENTZ, Comité pour l’édition de la ‘Correspondance’ de Napoléon’ (et suite), ‘Principes d’édition’ di François HOUDECEK, corrispondenza Napoleone Bonaparte, avril 1811 -décembre 1811; allegati: Lettres sans texte, Due lettere apocrife, cronologia (1811) di Irène DELAGE, misure e monete, cartine, fonti manoscritte e bibliografia, indice nomi di persona, indice dei luoghi di redazione, tabella illustrazioni; Fondation Napoléon BAILLY DE MONTHYON BEAUHARNAIS BERTHIER BESSIERES BIGOT DE PREAMENEU GIUSEPPE ELISA BONAPARTE CAMBACERES CHAMPAGNY CLARKE DAVOUT DECRES DORSENNE DUMAS GAUDIN HOGENDORP LACUEE LEBRUN MARET MARMONT MOLLIEN MONTALIVET SAVARY SOULT SUCHET”,”FRAN-031-FSL”
“BONAPARTE NAPOLÉON, volume a cura di Thierry LENTZ, assistenza di François HOUDECEK e Irène DELAGE”,”Correspondance générale. Tome douzième. La campagne de Russie, 1812.”,” Il maggior destinatario delle lettere: Berthier, Clarke, Davout prefazione di Marie-Pierre REY, Comité pour l’édition de la ‘Correspondance’ de Napoléon’ (et suite), ‘Principes d’édition’ di François HOUDECEK, corrispondenza Napoleone Bonaparte, 1812, Lettres sans texte, Études: ‘La Grande Armée de 1812. Organisation à l’entrée en campagne’ di Françoise HOUDECEK, ‘L’organisation de l’armée russe (1810-1812)’ di Victor BEZOTOSNYI, allegati: ‘La correspondance en chiffre, les lettres à Maret en 1812’, cronologia (1812) di Irène DELAGE, nomi dei luoghi citati nella corrispondenza e loro equivalenti attuali, misure e monete, cartine, illustrazioni, fonti manoscritte e bibliografia, indice nomi di persona, indice dei luoghi di redazione, tabella illustrazioni; Fondation Napoléon”,”FRAN-032-FSL”
“BONAPARTE NAPOLÉON, volume a cura di Pierre BRANDA, assistenza di François HOUDECEK e Irène DELAGE”,”Correspondance générale. Tome treizième. Le commencement de la fin, janvier 1813 – juin 1813.”,” Il maggior destinatario delle lettere: Berthier e Clarke Alain Pigeard, presidente del ‘Souvenir Napoléonien’ prefazione di Alain PIGEARD, Comité pour l’édition de la ‘Correspondance’ de Napoléon’ (et suite), introduzione di Pierre BRANDA, ‘Principes d’édition’ di François HOUDECEK, corrispondenza Napoleone Bonaparte, janvier-juin 1813, allegati: Lettres sans texte, misure e monete, cartine, nomi dei luoghi citati nella corrispondenza e loro equivalenti attuali (Polonia, Russia, Lituania), cronologia (janvier-juin 1813) di Irène DELAGE, fonti manoscritte e bibliografia, indice nomi di persona, indice dei luoghi di redazione, tabella illustrazioni; Fondation Napoléon”,”FRAN-033-FSL”
“BONAPARTE NAPOLÉON, volume a cura di François HOUDECEK, collaborazione di Patrick LE-CARVÈSE e Irène DELAGE”,”Correspondance générale. Tome quatorzième. Leipzig, juillet 1813 – décembre 1813.”,” Il maggior destinatario delle lettere: Berthier maresciallo dell’Impero e Clarke ministro della guerra Alain Pigeard, presidente del ‘Souvenir Napoléonien’ prefazione di Pierrre LAUGEAY, Comité pour l’édition de la ‘Correspondance’ de Napoléon’ (et suite), introduzione di François HOUDECEK, ‘Principes d’édition’ di François HOUDECEK, corrispondenza Napoleone Bonaparte, Juillet-décembre 1813, Lettres sans texte, allegati: nomine dei commissari straordinari, decreto del 26 dicembre 1813, cronologia (luglio 1813 – dicembre 1813) di Irène DELAGE, misure e monete, cartine, fonti manoscritte e bibliografia, indice nomi di persona, indice dei luoghi di redazione, tabella illustrazioni; Fondation Napoléon”,”FRAN-034-FSL”
“BONAPARTE NAPOLÉON, volume a cura di François HOUDECEK, collaborazione di Patrick LE-CARVÈSE e Irène DELAGE”,”Correspondance générale. Tome quinzième. Les chutes. Janvier 1814 – mai 1821 – Supplément 1788-1813.”,” Il maggior destinatario delle lettere: Davout, maresciallo dell’Impero prefazione di Victor André MASSÉNA, Comité pour l’édition de la ‘Correspondance’ de Napoléon’ (et suite), ‘Principes d’édition’ di François HOUDECEK, La Campagne de France (1er janvier 1814 – 20 avril 1814) di Vincent HAEGELE; Le souverain de l’Ile d’Elbe (21 avril 1814 – 28 février 1815) di Pierre BRANDA; Les Cents-jours (11 mars 1815 – 22 juin 1815) di Thierry LENTZ; Le dernier exil: Sainte-Hélène (27 juin 1815 – 5 mai 1821) di Jacques MACE’, Lettres sans texte, Supplément (1788-1813) di François HOUDECEK; Les mystérieuses lettres à Emma, di François HOUDECEK, Lettres sans texte volumes déjà parus; Études: La apocryphe célèbre: la pseudo lettre de Napoléon à Marie-Louise du 22 juin 1815, par Charles-Éloi VIAL; 1814-1815- Destructions et prélèvaments d’archives, di François HOUDECEK; Le Cabinet de Sainte-Hélène; allegati: misure e monete, cronologia (gennaio 1814 – maggio 1821) di Irène DELAGE, cartine, Bilan d’une avengture éditoriale, di Thierry LENTZ e François HOUDECEK, Ricapitolazione dei quindici volumi della Corrispondenza generale di Napoleone; Tavola generale degli studi pubblicati e allegati della Correspondance générale;Tavola generale delle cartine pubblicate e allegate della Correspondance générale; Elenco degli archivi che hanno partecipato alla pubblicazione; Comitato per l’edizione della Corrispondenza di Napoleone (suite); Fonti generali manoscritte e bibliografiche (tomo 1-15); indice dei nomi di persona (gennaio 1814 maggio 1821); indice dei nomi di persona, indice delle istituzioni – Supplemento (1788-1813); indice dei nomi dei luoghi di redazione – Supplemento (1788-1813).”,”FRAN-035-FSL”
“BONAPARTE Napoleone”,”The Confidential Correspondence of Napoleon Bonaparte with his Brother Joseph. Vol. I.”,”Alcune lettere di Giuseppe a Napoleone, alcune lettere di Napoleone ad altri (Berthier ecc.)”,”FRAN-038-FSL”
“BONAPARTE Napoleone”,”The Confidential Correspondence of Napoleon Bonaparte with his Brother Joseph. Vol. II”,”Alcune lettere di Giuseppe a Napoleone, alcune lettere di Napoleone ad altri (Berthier e Clarke ecc.) Volume in parte intonso”,”FRAN-039-FSL”
“BONAPARTE Napoleone”,”Lettres inédites de Napoléon Ier à Marie-Louise. Écrites de 1810 à 1814 avec introduction et notes par Louis Madelin.”,”Volume intonso”,”FRAN-040-FSL”
“BONAPARTE Napoleone MARIA-LUISA D’AUSTRIA (ASBURGO-LORENA)”,”Lettres de Napoléon a Marie-Louise et de Marie-Louise a Napoléon. Tome premier.”,”MARIA LUISA d’Asburgo-Lorena, imperatrice dei Francesi, poi duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla. Di Mario Menghini – Enciclopedia Italiana (1934) (Treccani) Nata a Vienna il 12 dicembre 1791, morta a Parma il 17 dicembre 1847. Era figlia primogenita di Francesco I, imperatore d’Austria e di Maria Teresa di Napoli. Docilissima di carattere fin dalla fanciullezza, apprese con facilità le lingue inglese, italiana, francese e si applicò pure al disegno e alla musica. Quanti l’attorniavano, le istillarono in quegli anni una grande avversione per i Francesi, e specialmente per Napoleone I, il quale, divorziato da Giuseppina (15 dicembre 1809), il 13 febbraio 1810 ottenne invece il consenso dell’imperatore austriaco per sposarne la figlia Maria Luisa. Il matrimonio, dapprima per procura, fu celebrato l’11 marzo; due giorni dopo M. L. lasciò Vienna e presso Soissons il 27 marzo si unì con Napoleone I che era andato a incontrarla con il Murat. Il matrimonio civile ebbe luogo a Saint-Cloud il i° aprile e quello religioso il giorno dopo al Louvre. Fin dai primi giorni l’imperatrice s’avvide che i suoi gusti, le sue abitudini male s’adattavano agli splendori della corte francese, e preferì vivere quasi appartata, non troppo sensibile alle cure di cui la circondava Napoleone. Il 20 marzo 1811 essa diede alla luce un figlio, al quale fu dato il titolo di re di Roma. Quando Napoleone partì per la campagna di Russia, M. L. andò per qualche giorno a Praga; il 15 aprile 1813 fu investita del titolo di reggente, ma non parve interessarsi troppo degli affari di governo, che affidò al consiglio messole a fianco dall’imperatore. Avvenuti i disastri, rimase a Parigi fino al 29 marzo 1814. Il 2 aprile, era a Blois, quindi, avendo Napoleone abdicato, si trasferì a Orléans decisa di ricongiungersi al padre, con cui s’incontrò a Rambouillet, e il 25 aprile partì per Vienna, dove ebbe un’accoglienza trionfale. Il 19 febbraio 1815 protestò con un atto presentato al Congresso di Vienna contro la restaurazione dei Borboni in Francia, reclamando quel trono in favore del figlio. Dopo la partenza di Napoleone per Sant’Elena, M. L., che era stata investita dei ducati di Parma, Piacenza e Guastalla, interruppe qualunque relazione epistolare col marito, che invece scrisse a lei lettere commoventi. A Parma giunse il 20 aprile I816; e poiché non era rimasta insensibile alle cure che le prodigava il conte A. A. di Neipperg, lo sposò segretamente nel 1822. Il Neipperg morì nel 1829; due anni dopo M. L. dovette abbandonare per breve tempo Parma, che aveva acceduto al moto rivoluzionario dell’Italia centrale, e, tornatavi, non incrudelì su coloro che l’avevano costretta a partire, contrariamente a ciò che aveva fatto il suo vicino, duca di Modena. Quando le morì il figlio (22 luglio 1832) si trovava da pochi giorni a Vienna. Il 17 febbraio 1834 passò a terze nozze col conte Ch.-R-di Bombelles. La sua vita da allora in poi trascorse tranquilla, e quando morì, il ducato passò a Carlo Lodovico di Borbone, duca di Lucca. Bibl.: J. Lecomte, M.-L. à Parme, Parigi 1845; J. A. Helfert, M.-L. Erzherzogin von Oesterreich, Vienna 1873; E. Wertheimer, Die Heirat der Erzherzogin M.-L. mit Napoléon, Vienna 1892; E. Guglia, M.-L. von Oesterreich, Vienna 1894; B. Antonmarchi, Le mariage par procuration de M.-L. et Napoléon, in Revue Hébdomadaire, 1898; F. Masson, L’Impératrice M.-L., Parigi 1902; A. Fournier, M.-L. et la chute de Napoléon, in Revue Historique, 1903; M. Billard, Les maris de M.-L., Parigi 1909; E. d’Hauterive, Lettres de l’Impératrice M.-L. à la Reine Cathérine, in Revue des Deux Mondes, 1928; E. M. Ravage, Empress Innocente, the Life of M.-L., New York 1931; G. Guatteri, M. L., Firenze 1932; F. Salata, M. L. e i moti del Trentino, in Arch. Stor. per le Prov. Parmensi, 1932.”,”FRAN-041-FSL”
“BONAPARTE Napoleone MARIA-LUISA D’AUSTRIA (ASBURGO-LORENA)”,”Lettres de Napoléon a Marie-Louise et de Marie-Louise a Napoléon. Tome deuxième.”,”MARIA LUISA d’Asburgo-Lorena, imperatrice dei Francesi, poi duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla. Di Mario Menghini – Enciclopedia Italiana (1934) (Treccani) Nata a Vienna il 12 dicembre 1791, morta a Parma il 17 dicembre 1847. Era figlia primogenita di Francesco I, imperatore d’Austria e di Maria Teresa di Napoli. Docilissima di carattere fin dalla fanciullezza, apprese con facilità le lingue inglese, italiana, francese e si applicò pure al disegno e alla musica. Quanti l’attorniavano, le istillarono in quegli anni una grande avversione per i Francesi, e specialmente per Napoleone I, il quale, divorziato da Giuseppina (15 dicembre 1809), il 13 febbraio 1810 ottenne invece il consenso dell’imperatore austriaco per sposarne la figlia Maria Luisa. Il matrimonio, dapprima per procura, fu celebrato l’11 marzo; due giorni dopo M. L. lasciò Vienna e presso Soissons il 27 marzo si unì con Napoleone I che era andato a incontrarla con il Murat. Il matrimonio civile ebbe luogo a Saint-Cloud il i° aprile e quello religioso il giorno dopo al Louvre. Fin dai primi giorni l’imperatrice s’avvide che i suoi gusti, le sue abitudini male s’adattavano agli splendori della corte francese, e preferì vivere quasi appartata, non troppo sensibile alle cure di cui la circondava Napoleone. Il 20 marzo 1811 essa diede alla luce un figlio, al quale fu dato il titolo di re di Roma. Quando Napoleone partì per la campagna di Russia, M. L. andò per qualche giorno a Praga; il 15 aprile 1813 fu investita del titolo di reggente, ma non parve interessarsi troppo degli affari di governo, che affidò al consiglio messole a fianco dall’imperatore. Avvenuti i disastri, rimase a Parigi fino al 29 marzo 1814. Il 2 aprile, era a Blois, quindi, avendo Napoleone abdicato, si trasferì a Orléans decisa di ricongiungersi al padre, con cui s’incontrò a Rambouillet, e il 25 aprile partì per Vienna, dove ebbe un’accoglienza trionfale. Il 19 febbraio 1815 protestò con un atto presentato al Congresso di Vienna contro la restaurazione dei Borboni in Francia, reclamando quel trono in favore del figlio. Dopo la partenza di Napoleone per Sant’Elena, M. L., che era stata investita dei ducati di Parma, Piacenza e Guastalla, interruppe qualunque relazione epistolare col marito, che invece scrisse a lei lettere commoventi. A Parma giunse il 20 aprile I816; e poiché non era rimasta insensibile alle cure che le prodigava il conte A. A. di Neipperg, lo sposò segretamente nel 1822. Il Neipperg morì nel 1829; due anni dopo M. L. dovette abbandonare per breve tempo Parma, che aveva acceduto al moto rivoluzionario dell’Italia centrale, e, tornatavi, non incrudelì su coloro che l’avevano costretta a partire, contrariamente a ciò che aveva fatto il suo vicino, duca di Modena. Quando le morì il figlio (22 luglio 1832) si trovava da pochi giorni a Vienna. Il 17 febbraio 1834 passò a terze nozze col conte Ch.-R-di Bombelles. La sua vita da allora in poi trascorse tranquilla, e quando morì, il ducato passò a Carlo Lodovico di Borbone, duca di Lucca. Bibl.: J. Lecomte, M.-L. à Parme, Parigi 1845; J. A. Helfert, M.-L. Erzherzogin von Oesterreich, Vienna 1873; E. Wertheimer, Die Heirat der Erzherzogin M.-L. mit Napoléon, Vienna 1892; E. Guglia, M.-L. von Oesterreich, Vienna 1894; B. Antonmarchi, Le mariage par procuration de M.-L. et Napoléon, in Revue Hébdomadaire, 1898; F. Masson, L’Impératrice M.-L., Parigi 1902; A. Fournier, M.-L. et la chute de Napoléon, in Revue Historique, 1903; M. Billard, Les maris de M.-L., Parigi 1909; E. d’Hauterive, Lettres de l’Impératrice M.-L. à la Reine Cathérine, in Revue des Deux Mondes, 1928; E. M. Ravage, Empress Innocente, the Life of M.-L., New York 1931; G. Guatteri, M. L., Firenze 1932; F. Salata, M. L. e i moti del Trentino, in Arch. Stor. per le Prov. Parmensi, 1932.”,”FRAN-042-FSL”
“BONAPARTE Napoleone, a cura du Léonge DE-BROTONNE”,”Lettres inédites de Napoléon Ier. Collationnées sur les textes et publiées par Léonge De Brotonne.”,”Pubblichiamo 1500 lettere di Napoleone I che le commissioin del 1854 e del 1864 non avevano creduto dover inserire nella raccolta ufficiale della corrispondenza di Napoleone. Un curatore ufficiale on disdegnò queste lettere nella raccolta ufficiale della corrispondenza di Bonaparte, ma i fedeli del regime, soprattutto il principe che presiedeva la seconda commissione, si pose da un punto di vista troppo esclusivo e scelse di eliminare queste lettere dalla corrispondenza ufficiale… (pag III)”,”FRAN-099-FSL”
“BONAZZI Tiziano GALLI Carlo a cura; saggi di Teodoro TAGLIAFERRI Raffaele LAUDANI Maria Laura LANZILLO Loris ZANATTA Sandro MEZZADRA Roberto VALLE Tiziano BONAZZI, testi antologici di J.S. MILL J.E.E. DALBERG-ACTON V. HUGO A. DE LAMARTINE E.R. LEFEBVRE DE LABOULAYE A. POUSSIELGUE A. CARLIER P.J. PROUDHON P. VESINIER C. DE MONTALEMBERT C. LE PRINCE DE POLIGNAC L. TAPARELLI D’AZEGLIO G. GARIBALDI L. BERTOLAZZI G. MAZZINI E. CASTELAR P. GULLON F. GARRIDO GEN. PRIM C. FRANTZ J. FRÖBEL H. VON TREITSCHKE B.G. REICHENBACH F. ANNEKE G. STRUVE W. LIEBKNECHT C. SANDER G. SCHMOLLER N.G. CERNYSEVSKIJ”,”La guerra civile americana vista dall’ Europa. Con antologia di testi.”,”Saggi di Teodoro TAGLIAFERRI Raffaele LAUDANI Maria Laura LANZILLO Loris ZANATTA Sandro MEZZADRA Roberto VALLE Tiziano BONAZZI. Testi antologici di J.S. MILL J.E.E. DALBERG-ACTON V. HUGO A. DE LAMARTINE E.R. LEFEBVRE DE LABOULAYE A. POUSSIELGUE A. CARLIER P.J. PROUDHON P. VESINIER C. DE MONTALEMBERT C. LE PRINCE DE POLIGNAC L. TAPARELLI D’AZEGLIO G. GARIBALDI L. BERTOLAZZI G. MAZZINI E. CASTELAR P. GULLON F. GARRIDO GEN. PRIM C. FRANTZ J. FRÖBEL H. VON TREITSCHKE B.G. REICHENBACH F. ANNEKE G. STRUVE W. LIEBKNECHT C. SANDER G. SCHMOLLER N.G. CERNYSEVSKIJ BONAZZI insegna storia delle istituzioni dell’ America del Nord (Univ. Bologna, Scienze politiche); GALLI insegna storia delle dottrine politiche (Univ. Bologna). “”Anche senza un esplicito riconoscimento degli Stati Confederati, Napoleone III aveva infatti costruito buona parte delle sue scelte di politica estera, che culminarono poi nella spedizione in Messico del 1862, sullo smembramento definitivo degli Stati Uniti, sopravvalutando l’ importanza strategica del continente americano e trascurando invece i processi in corso in Europa, specialmente nella vicina Prussia. L’ orientamento era giustificato dalle ricadute economiche del blocco navale imposto dal Nord agli Stati Confederati, che aveva privato la Francia di uno dei suoi principali partner commerciali specialmente per quanto riguarda le importazioni di cotone, ma anche per le esportazioni di vino ed altri beni di lusso. La ‘Cotton Diplomacy’ era però solo un aspetto delle scelte dell’ Imperatore: nello smembramento dell’ Unione Napoleone III vedeva infatti anche lo spazio per spezzare la dottrina Monroe, (…)””. (pag 107)”,”USAQ-039″
“BONAZZI Giuseppe”,”Storia del pensiero organizzativo. La questione industriale. Volume I.”,”Giuseppe Bonazzi è ordinario di Sociologia dell’organizzazione presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Torino. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Alienazione e anomia nella grande industria, in una fabbrica di motori, Colpa e potere, Sull’uso politico del capro espiatorio. Recentemente ha pubblicato Il tubo di cristallo, Fabbrica integrata e modello giapponese alla Fiat auto, Lettera da Singapore, Sociologia della Fiat e Dire, fare, pensare, Decisioni e creazione di senso nelle organizzazioni.”,”TEOS-042-FL”
“BONAZZI Giuseppe”,”Storia del pensiero organizzativo. La questione burocratica. Volume II.”,”Giuseppe Bonazzi è ordinario di Sociologia dell’organizzazione presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Torino. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Alienazione e anomia nella grande industria, in una fabbrica di motori, Colpa e potere, Sull’uso politico del capro espiatorio. Recentemente ha pubblicato Il tubo di cristallo, Fabbrica integrata e modello giapponese alla Fiat auto, Lettera da Singapore, Sociologia della Fiat e Dire, fare, pensare, Decisioni e creazione di senso nelle organizzazioni.”,”TEOS-043-FL”
“BONAZZI Giuseppe”,”Storia del pensiero organizzativo. La questione organizzativa. Volume III.”,”Giuseppe Bonazzi è ordinario di Sociologia dell’organizzazione presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Torino. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Alienazione e anomia nella grande industria, in una fabbrica di motori, Colpa e potere, Sull’uso politico del capro espiatorio. Recentemente ha pubblicato Il tubo di cristallo, Fabbrica integrata e modello giapponese alla Fiat auto, Lettera da Singapore, Sociologia della Fiat e Dire, fare, pensare, Decisioni e creazione di senso nelle organizzazioni.”,”TEOS-044-FL”
“BONAZZI Giuseppe”,”Dire. Fare. Pensare. Decisioni e creazione di senso nelle organizzazioni.”,”Dal 1975 Giuseppe Bonazzi è ordinario di Sociologia dell’organizzazione presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Torino. Tra le sue opere: Storia del pensiero organizzativo, Il tubo di cristallo – Modello giapponese e fabbrica integrata, Lettera da Singapore, ovvero il terzo capitalismo, Discovering the Japanese Model, Cognitive Processes in European and American Sociology. É tra i curatori de Lavoro, tecnologia, organizzazione dell’impresa e nuove forme di consenso, Donne e uomini nella divisione del lavoro, Economia, lavoro e organizzazione, Modello giapponese e produzione snella: la prospettiva europea, I sociologi e il lavoro.”,”ECOA-005-FL”
“BONAZZI Tiziano a cura; saggi di Marc EGNAL Turner MAIN Gary B. NASH Jack P. GREENE Kenneth A. LOCKRIDGE Jack P. GREENE Joseph ERNST Bernard Bailyn Gordon S. WOOD Perry MILLER”,”La rivoluzione americana.”,”Per gli aspetti internazionali della Rivoluzione americana, non trattati in questa introduzione si vedano A. De-Conde, ‘A History of American Foreign Policy’, New York, 1971, cap. II e soprattutto R.W. Van-Alstyne, ‘Empire and Independence’, New York, 1965 (pag 9)”,”USAG-004-FMB”
“BONCHIO Roberto BUFALINI Paolo GRUPPI Luciano NATTA Alessandro a cura”,”Il Partito comunista italiano e il movimento operaio internazionale, 1956 – 1968.”,”Autocritica di Togliatti. “”E’ evidente che dalle gravi denunce e critiche di oggi la persona di Stalin esce molto diversa da quella che ci eravamo rappresentata. Non esce però distrutta. Dovrà ricevere nuove dimensioni. Si presenta come una personalità profondamente contraddittoria nel suo interno e nella sua evoluzione. A un massimo di cose buone andava accoppiato in essa un massimo di cose cattive. Ma questo problema, oramai, è problema di storia. I compagni sovietici dovranno aiutarci, essi che conoscono le cose come noi non possiamo, a comprenderlo e risolverlo sempre meglio. Per quel che riguarda la nostra “”corresponsabilità””, di cui oggi tanto si parla dagli avversari ed è stata uno dei loro cavalli di battaglia nella lotta elettorale, essa ha un contenuto politico. Esiste perché noi abbiamo accettato, senza critica, una posizione fondamentalmente falsa circa l’ inevitabile inasprimento della lotta di classe con il progresso della società socialista, teoria che era stata enunciata da Stalin e dalla quale derivarono terribili violazioni della legalità socialista. Esiste una nostra responsabilità anche di aver accettato, e introdotto nella nostra propaganda, il culto della persona di Stalin (…). (pag 77) “”In Polonia si è corso il rischio di perdere il controllo della situazione; in Ungheria lo si è, palesemente, perduto e il punto di arrivo, nel momento in cui scriviamo, non sappiamo ancora quale sarà””. (Palmiro Togliatti, Sui fatti d’ Ungheria, Rinascita ottobre 1956) (pag 82)”,”PCIx-152″
“BONCHIO Roberto, direttore responsabile”,”Storia delle rivoluzioni. La rivoluzione cinese.”,”Trattativa Mao-Chiang Kai-shek. (pag 2029)”,”CINx-163″
“BONCHIO Roberto a cura, scritti di Giuseppe BOFFA Enzo COLLOTTI Enzo SANTARELLI Manuel TUÑON DE LARA Mario PACOR Sergio DE-SANTIS Saverio TUTINO Romano LEDDA Enrica COLLOTTI PISCHEL G. BOURDAREL e J. CHESNEAUX”,”Storia delle rivoluzioni del XX secolo. Volume secondo. Europa II.”,”C’è un solo riferimento a A. NIN (pag 890)”,”SOCx-156″
“BONCINELLI Edoardo”,”Le forme della vita. L’evoluzione e l’origine dell’uomo.”,”BONCINELLI Edoardo ha diretto il laboratorio di biologia molecolare dello sviluppo presso l’Istituto scientifico San Raffaele e insegna all’Università Vita-Salute di Milano. Ha pubblicato altri libri sul tema.”,”SCIx-315″
“BONCINELLI Edoardo”,”Il cervello la mente e l’anima. Le straordinarie scoperte sull’intelligenza umana.”,”BONCINELLI Edoardo, fisico, si è dedicato alla genetica e alla biologia molecolare.Insegna alla facoltà di psicologia del San Raffaele di Milano. Scrive su Le Scienze e sul Corriere della Sera. “”Possiamo allora concludere che la specie umana è 20-30 volte più complessa di un piccolo insetto o mille volte più complessa di un batterio che popola il nostro intestino? Questa conclusione non appare molto soddisfacente, anche se nessuno sa che cosa voglia dire possedere una complessità 10 volte, 100 volte, o 1000 volte maggiore. La situazione si presenta ancora più problematica quando si considera che due specie animali e vegetali molto simili possono avere talvolta genomi che differiscono tra di loro di un fattore 100 e che alcuni anfibi e alcune piante hanno un genoma anche cento volte più grande del nostro. Riesce difficile credere che noi siamo considerevolmente più semplici di una salamandra, di un fagiolo o di un giglio e che due animali praticamente indistinguibili presentino livello di complessità molto diversi. Si pensò allora che il fattore discriminante non fosse, o non fosse soltanto, la dimensione del genoma, ma che i diversi genomi potessero immagazzinare in maniera diversa la loro informazione biologica. E’ concepibile che, a parità di lunghezza, il DNA di un organismo superiore possa contenere più informazione di quello di un batterio. La teoria dell’informazione ci dice che questo è possbile…”” (pag 55)”,”SCIx-407″
“BONCOEUR Jean THOUÉMENT Hervé”,”Le idee dell’economia. Testi e Storia. I. Da Platone a Marx.”,”Jean Boncoeur e Hervé Thouément insegnano storia delle dottrine economiche presso l’Università della Bretagna occidentale.”,”ECOT-124-FL”
“BONCOEUR Jean THOUÉMENT Hervé”,”Le idee dell’economia. Testi e Storia. II. Da Walras ai contemporanei.”,”Jean Boncoeur e Hervé Thouément insegnano storia delle dottrine economiche presso l’Università della Bretagna occidentale.”,”ECOT-125-FL”
“BOND Brian”,”War and Society in Europe, 1870-1970.”,”Brian Bond è Reader in War Studies al King’s College di Londra. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni nel campo della storia militare e altro. Tra le sue opere: ‘British Military Policy Between the Two World Wars’ (1980).”,”QMIx-096-FSL”
“BONDAS Joseph”,”50 ans! Un demi siècle d’ action syndicale, 1898-1948. Histoire de C.S. de la C.G.T.B. et de la F.G.T.B..”,”BONDAS Joseph ex segretario generale della FGTB. “”Si è constatato che la Commissione Sindacale si è sempre rifiutata di partecipare alle Conferenze con le organizzazioni tedesche. Per chauvinismo? Assolutamente no e il rifiuto di questi incontri con i socialisti d’ Oltre Reno avrebbe potuto fare spazio a un tacito consenso se questi, invece di restare complici del loro governo imperialista, avessero adottato un’ atteggiamento più dignitoso.”” (pag 106)”,”MHLx-023″
“BONELLI Franco a cura; saggi di Franco BONELLI Antonia CARPARELLI Giovanni FEDERICO Martino POZZOBON Paride RUGAFIORI”,”Acciaio per l’ industrializzazione. Contributi allo studio del problema siderurgico italiano.”,”Saggi di Franco BONELLI Antonia CARPARELLI Giovanni FEDERICO Martino POZZOBON Paride RUGAFIORI. “”Nella stessa storiografia, ormai sostanziosa, che si è occupata della Fiat, sono difficilmente rintracciabili elementi di analisi e di interpretazione di un certo peso, che trattino della non indifferente presenza dell’ impresa torinese nel settore siderurgico. Non si giunge infatti al di là di qualche notizia e di alcuni dati, mentre anche il solo fatto che la Fiat sia stata l’ unica grande industria meccanica italiana che sia riuscita a concretizzare un ciclo verticale, che parte dalla produzione di acciaio e laminati in grande stile, rappresenta indubbiamente un problema di storiografia economica ed industriale al quale dovrebbero essere dedicate maggiore riflessione e maggiori ricerche””. (pag 167)”,”ITAE-097″
“BONELLI Riccardo”,”Joaquim Maurin, Andreu Nin rivoluzionari nella Spagna del 1936.”,”BONELLI Riccardo (Napoli, 1973) si è laureato in storia contemporanea all’ Università degli Stdi di BOlogna e vive a Milano. La crisi di Maurin. “”Più in generale possiamo far risalire questi errori a un limite presente nel marxismo rivoluzionario e anche nel marxismo delle origini. Questo limite, di cui abbiamo parlato precedentemente, risiede nella concezione della storia e della società umana nel suo farsi. Il marxismo rivoluzionario era partito dall’ assioma di Marx che diceva: “”I rapporti di produzione borghesi sono l’ ultima forma antagonistica del processo di produzione sociale; (…) le forze produttive che si sviluppano nel seno della società borghese creano in pari tempo le condizioni materiali per la soluzione di questo antagonismo.”” Nel seno della società borghese crescono le condizioni per il suo superamento. Questo lo abbiamo potuto vedere anche nella stessa elaborazione di Maurin, quando arriva a sostenere che la forte concentrazione statale presente sotto il fascismo in un certo senso è segno transitorio verso il socialismo. Oltre a rappresentare un’ aberrazione teorica, è la dimostrazione che Maurin non risce a cogliere i reali cambi storici in corso. Di fronte alla sconfitta della rivoluzione, alla vittoria delle democrazie imperialiste sul mostro nazista, grazie all’ aiuto dei sacrifici dei popoli, di fronte al rilancio della dittatura stalinista nel mondo e alla sua asfissiante egemonia su buona parte del movimento operaio, crollano tutte le sue convinzioni e certezze. Maurin dopo la Seconda guerra mondiale, di fronte alla nascita del sistema politico globale a dominio Usa, ritiene che le condizioni oggettive per il trionfo della rivoluzione proletaria e socialista non esistano più; che i tempi siano talmente cambiati da rendere impossibile che si ricreino.”” (pag 124-125)”,”MSPG-152″
“BONELLI Riccardo”,”Joaquím Maurín, Andreu Nin. Rivoluzionari nella Spagna del 1936.”,”BONELLI Riccardo nato a Napoli nel 1973 si è laureato in storia contemporanea all’ Università degli Studi di Bologna e vive a Milano. E’ impegnato nell’ organizzazione Socialismo rivoluzionario e nell’ Associazione nazionale interetnica e antirazzista 3 febbraio. Maurin (1897-1973) Nin (1892-1937) si forgiano nella preparazione e nello sviluppo del processo rivoluzionario spagnolo del 1936. “”La CNT non è soltanto un sindacato che difende i lavoratori, ma ha un chiaro progetto di superamento, in senso rivoluzionario, del capitalismo. E’ un punto di riferimento complessivo, che esercita grande fascino per la sua radicalità, per la sua alterità al sistema e per la forza con cui sostiene lotte e scioperi. Molto probabilmente, come sostiene lo storico Palei Pagès, durante tutto il 1919, Nin contribuisce allo sviluppo della CNT, costruendo il sindacato delle professioni liberali, che aderisce alla Confederazione proprio nel Congresso del dicembre 1919.”” (pag 138) “”In quel periodo all’ interno della CNT prevale la corrente sindacalista attraverso due figure molto importanti tra le altre: la prima è Salvador Seguí, caratterizzato da un maggior pragmatismo e protagonista della forte crescita e riorganizzazione della CNT, la seconda è Angel Pestaña con posizioni molto più intransigenti anche se in futuro sarà protagonista della fondazione del Partido sindacalista. Il gruppo che fa riferimento al primo, dove si colloca lo stesso Nin, è inoltre legato anche al francese Pierre Monatte, uno dei leader principali di quel sindacalismo rivoluzionario che collaborerà maggiormente con i bolscevichi. La dottrina del gruppo di Seguí rifiuta la politica ed in particolar modo il ruolo del partito rivoluzionario””. (pag 139)”,”BIOx-275″
“BONELLI Riccardo”,”Joaquín Maurín. Andreu Nin. Rivoluzionari nella spagna del 1936.”,”Riccardo Bonelli, nato a Napoli nel 1973, si è laureato in storia contemporanea all’Università degli Studi di Bologna e vive a Milano. É impegnato nell’organizzazione Socialismo rivoluzionario e nella Associazione nazionale interetnica e antirazzista 3 febbraio.”,”MSPG-034-FL”
“BONELLI Franco”,”Lo sviluppo di una grande impresa in Italia. La Terni dal 1884 al 1962.”,”BONELLI Franco Bonelli è nato a Saluzzo nel 1933. Incaricato di storia economica nella Facoltà di Scienze economiche e bancarie di Siena, ha insegnato all’Università di Pisa per il corso di laurea in storia. E’ autore di libri e saggi. Ha pubblicato: ‘La crisi del 1907. Una tappa dello sviluppo industriale in Italia’ (Torino, 1971) Trecc.: Bonelli, Franco. – Economista italiano (Saluzzo 1933 – Roma 2017). Laureato in Scienze politiche alla Sapienza di Roma (1956), assistente della cattedra di Storia moderna di R. Ciasca (1958), per il cui tramite ha redatto numerosi profili di tecnici e imprenditori per il Dizionario Biografico degli Italiani edito dall’Istituto della Enciclopedia Italiana, dal 1969 al 1974 è stato professore incaricato di Storia economica presso l’università di Siena, dove ha approfondito l’analisi comparata dello sviluppo industriale e dei rapporti tra sviluppo e sottosviluppo, per poi ricevere gli incarichi di Storia economica alla Sapienza di Roma (1978-81) e di professore straordinario di Storia economica (1981-84), divenendo ordinario nel 1984 e proseguendo l’attività di docenza presso l’Università Roma Tre (1990-99). Direttore dell’Ente Einaudi (1975-83), in stretta collaborazione con P. Baffi, la sua attività di valorizzazione degli archivi economici lo ha portato a ordinare o guidare il riordino, tra gli altri, delle Carte Stringher, dell’Archivio storico della Banca d’Italia, della Terni, dell’Ansaldo, della Banca Commerciale Italiana, e a stabilire importanti connessioni tra archivi privati, archivi pubblici e istituzioni di ricerca. Al termine della carriera ha lavorato a una nuova edizione del saggio sul capitalismo italiano e alla storia della Banca Commerciale Italiana dal primo dopoguerra agli anni Novanta, incaricatone dall’istituto nel 1991, non portando a termine i due lavori per una connaturata tendenza all’approfondimento e per il progressivo deteriorarsi delle condizioni di salute. Tra i pionieri della storia dell’impresa e della finanza in Italia, cui ha contribuito sia con un’ampia produzione scientifica e un’intensa attività accademica, sia attraverso un impegno costante per la conservazione e valorizzazione degli archivi, tra i suoi lavori principali si citano: La crisi del 1907. Una tappa dello sviluppo industriale in Italia (1971); Lo sviluppo di una grande impresa in Italia. La Terni dal 1884 al 1962 (1975); Il capitalismo italiano: linee generali d’interpretazione (1978); Acciaio per l’industrializzazione: contributi allo studio del problema siderurgico italiano (1982); La Banca d’Italia dal 1894 al 1913: momenti della formazione di una banca centrale (1991).”,”ITAE-417″
“BONELLI Franco”,”Evoluzione demografica ed ambiente economico nelle Marche e nell’Umbria dell’Ottocento.”,”””La relazione dell”Inchiesta Jacini’ prevedeva che il fenomeno emigratorio, appena agli inizi negli anni ’80, si sarebbe esteso «imperroché … il bisogno di cercare altrove occupazioni esiste fra la classe agricola in misura presso a poco identica in tutte le Marche come ne fa prova l’emigrazione temporanea nella Campagna romana». Fin dopo il 1880, tuttavia, i due-trecento emigrati all’anno che partirono per l’estero dalla regione marchigiana provennero quasi tutti dai comuni litoranei e solo in minima parte erano lavoratori della terra, poiché numerosi erano invece i muratori, i falegnami, i fabbri, gli scalpellini. Un aumento della emigrazione cominciò ad aversi verso il 1882-83 e destò i primi allarmi. Dalla provincia di Macerata nel primo quadrimestre del 1883 partirono circa 500 persone. Le autorità chiesero notizie dettagliate sulle ragioni di tale improvviso fenomeno e i proprietari cominciarono a preoccuparsi. Si trovò una giustificazione nella suggestione esercitata dalle buone notizie inviate da coloro che negli anni precedenti erano partiti per l’Argentina e dicevano della possibilità di far fortuna. Erano le prime avvisaglie di un risveglio che di lì a dieci anni o poco più si sarebbe diffuso a tutte le campagne umbro-marchigiane (1). Negli anni successivi le partenze si fecero sempre più frequenti e, da isolate com’erano fino ad allora, assunsero l’aspetto di vere e proprie fughe collettive sia di braccianti che di coloni, particolarmente verso il 1888-89 e il 1895-97. Durante gli anni 1893-97 la maggior parte delle partenze (50% ed oltre) era ormai dovuto alla emigrazione di interi gruppi familiari. Aumentò tra gli emigranti il numero dei giovani di età inferiore ai 15 anni. Il fenomeno emigratorio – che dapprima era circoscritto alle zone più litoranee, delle province di Ancona e di Macerata in particolare, a quelle cioè caratterizzate da un più antico ed inteso sviluppo demografico, dove le popolazioni erano più predisposte ai contatti con l’esterno (2) e dove erano più sentite le conseguenze delle limitate possibilità di impiego di nuove leve di giovani – interessò quindi in misura crescente nel volgere di pochi anni la popolazione delle zone sub-montane e appenniniche, la quale abbandonava terreni malamente sfruttati nei decenni precedenti. (…) L’emigrazione all’estero perdette, allora, quel carattere di eccezionalità che essa aveva fino a pochi anni prima, e l’abitudine di cercar lavoro fuori dall’Italia per un periodo più o meno lungo si diffuse rapidamente e si estese a gruppi di lavoratori dell’edilizia e di altre industrie, di artigiani, di addetti al commercio e ai servizi e divenne un fatto normale nella vita delle popolazioni di vaste zone delle Marche e dell’Umbria (2)”” (pag 148-150)”,”DEMx-003-FP”
“BONELLI Franco”,”La privatizzazione delle imprese pubbliche.”,”La privatizzazione della gestione: il caso del porto di Genova (pag 58-62) Sull’autore. Franco Bonelli storico della banca’ di Pierluigi Ciocca; Francesca Pino , Marzo 2018 – n. 3. La figura e gli insegnamenti di Franco Bonelli sono stati ricordati nel corso del Convegno, organizzato dall’Università Bocconi e svoltosi a Milano il 29 gennaio 2018, Il capitalismo italiano. La lezione di Franco Bonelli. Nelle pagine che seguono, pubblichiamo gli interventi di Pierluigi Ciocca e Francesca Pino.”,”ECOG-117″
“BONELLI Franco a cura; collaborazione di Elio CERRITO”,”La Banca d’Italia dal 1894 al 1913. Momenti della formazione di una banca centrale.”,”””La storia della legge bancaria, da questo momento, è anche la storia dei tentativi volti a trovare soluzione al problema della vigilanza sulle aziende del credito. Quel progetto (la nuova legge bancaria, ndr) era stato anche il prodotto delle preoccupazioni della Banca d’Italia circa il problema della stabilità del sistema bancario, al quale aveva dovuto cominciare da tempo a prestare esplicita attenzione e col quale si era già dovuta ripetutamente confrontare, sino talvolta a correre il rischio di veder compromessa la propria solidità patrimoniale e di immagine”” (pag 41, introduzione)”,”ITAE-072-FP”
“BONELLI Franco”,”Lo sviluppo di una grande impresa in Italia. La Terni dal 1884 al 1962.”,”Franco Bonelli è nato a Saluzzo nel 1933. Incaricato di storia economica nella Facoltà di Scienze economiche e bancarie di Siena, ha insegnato all’Università di Pisa per il corso di laurea in storia. E’ autore di libri e saggi. Ha pubblicato: ‘La crisi del 1907. Una tappa dello sviluppo industriale in Italia’ (Torino, 1971) Seconda guerra mondiale. “”La marcia del complesso industriale che vediamo funzionare a pieno regime alla vigilia della nuova guerra cominciò ad essere ostacolata e sempre più seriamente pregiudicata dopo il 1940 dai rallentamenti, dai ritardi, dalle sfasature organizzative che erano conseguenza della mancanza di materie prime o di carenze che si manifestavano nella pianificazione dei fabbisogni e dei rifornimenti. A differenza di quel che era avvenuto tra il 1915 e il 1917, l’attività dell’acciaieria non andò crescendo nei momenti cruciali dello sforzo bellico. È ben vero che durante gli anni della vigilia della guerra la Terni aveva lavorato intensamente, ma nel complesso – e tenuto conto delle dimensioni del conflitto al quale l’Italia partecipava – l’andamento della produzione bellica della Terni dal 1939 in poi costituì un buon preannuncio del collasso al quale si avviava l’apparato bellico e l’organizzazione militare dell’Italia. Il maggiore impegno produttivo si concentrò nei proiettili. Nel 1943, cominciarono le menomazioni di capacità produttiva derivanti dalle distruzioni operate dai bombardamenti aerei. Infine, tra il giugno e il luglio del 1944 quando gli stabilimenti vennero direttamente coinvolti dagli eventi bellici sopravvenne la completa paralisi di ogni attività. I danni provocati dalla guerra al complesso ternano furono ingenti. L’acciaieria venne distrutta dai bombardamenti e alcuni dei suoi più moderni impianti vennero smontati dai tedeschi e in parte asportati (1). Le truppe tedesche in ritirata distrussero gli organi essenziali delle centrali idroelettriche. Nel 1944 si interruppero i rapporti tra la direzione generale – che da Genova e si era tra l’altro trasferita per «sfollamento» a Santa Margherita Ligure – e gli stabilimenti. Il 1944 si chiuse senza che si fossero verificate le condizioni economiche ed organizzative più elementari che consentissero la predisposizione di un conto consultivo dell’esercizio (2). Prima ancora che quell’anno si chiudesse, molte cose erano cambiate e la pagina in bianco del futuro della Terni portava ormai un nuovo titolo. A parte lo stato di disorganizzazione dell’impresa e la necessità di dover prendere ordini dai comandi militari delle truppe di occupazione, i fatti nuovi che dettero tutta la dimensione del capovolgimento di situazioni che si era verificato furono la separazione dell’apparato amministrativo dell’impresa operante nell’area ternana dala centrale di comando diretta da Bocciardo e l’avvio dell’«epurazione». Il comando alleato fu in questo caso esigente e perentorio nel chiedere l’applicazione del provvedimento di epurazione con cui si voleva «defascistizzare» il paese. Anche alla Terni si compilarono gli elenchi di coloro che erano statai «antemarcia», «sansepolcristi», «sciarpa littorio», «gerarchi» o che si erano fatti passare per tali nel momento in cui il regime aveva celebrato i suoi trionfi. (…) Bocciardo venne sottoposto a giudizio da un tribunale partigiano del Comitato di liberazione nazionale. Non sappiamo se i giudici di Bocciardo avessero fresca memoria o diretta conoscenza delle vicende che forse solo in parte, e comunque faticosamente, sono state ricostruite nel corso della nostra analisi: sappiamo, invece, che il «Krupp italiano» venne da essi assolto senza riserve”” (pag 244-246) [(1) A causa dei bombardamenti l’acciaieria subì notevoli guasti e la fonderia venne distrutta. Assai più gravi furono però i danni arrecati dalle truppe tedesche di occupazione che asportarono o spedirono in Germania una parte del macchinario migliore, insieme a materie prime e scorte di prodotti: vennero smantellati quasi tutti i forni elettrici, la trafila per siluri, l’impianto di stampaggio, il laminatoio a freddo, alcuni gassogeni e circa 300 macchine utensili. (…) Nel giugno del 1944 vennero fatte saltare le centrali di Cotilia, Cervara, Galleto, Papigno, Marmore, Preci, nonché le stazioni di smistamento e trasformazione dell’energia. Le linee di trasporto ad altissima tensione vennero rese inservibili. La potenza installata che era pari a 340 Kw (con una capacità di produzione di 1300 milioni di Kw) si ridusse ai 250 Kw di una vecchia centralina da molti anni inutilizzata; (2) Un aggiornamento della situazione dei conti, che venne allora predisposta, sarà poi effettuato soltanto alla fine del 1945] inserire in 2GM”,”ECOG-019-FP”
“BONELLI Franco a cura; saggi di Franco BONELLI Antonia CARPARELLI Giovanni FEDERICO Martino POZZOBON Paride RUGAFIORI”,”Acciaio per l’ industrializzazione. Contributi allo studio del problema siderurgico italiano.”,”Saggi di Franco BONELLI Antonia CARPARELLI Giovanni FEDERICO Martino POZZOBON Paride RUGAFIORI. L’aspra lottta con i privati (1939-40) (pag 293-)”,”ITAE-002-FMB”
“BONESCHI Marta”,”Poveri ma belli. I nostri anni cinquanta.”,”Marta BONESCHI è nata nel 1946 a Milano, dove negli ultimi vent’anni ha lavorato come giornalista per diverse testate, tra le quali ‘Espansione’, ‘Mondo economico’, ‘Italia Oggi’ e ‘L’ indipendente’.”,”ITAS-048″
“BONESCHI Marta”,”La grande illusione. I nostri anni sessanta.”,”Marta BONESCHI è nata nel 1946 a Milano, dove negli ultimi vent’anni ha lavorato come giornalista per diverse testate, tra le quali ‘Espansione’, ‘Mondo economico’, ‘Italia Oggi’ e ‘L’ indipendente’.”,”ITAS-049″
“BONESCHI Mario”,”Dalla liberazione alla libertà. (Idee per una Costituzione).”,”L’ Italia è un paese conservatore. “”Altra massima essenziale per i costituenti: l’ Italia è un paese conservatore. Non illuda il fatto che i più retrivi si chiamano liberali o democratici e tutti gli altri rivoluzionari. Per essere veramente riformatori o rivoluzionari bisogna essere più forti di quella realtà che si vuol cambiare. I nostri riformatori o rivoluzionari ne sono in genere più deboli, perché amano con il cuore il progresso, ma non lo sentono con il cervello. Una nazione è progressiva quando il suo gioco politico permette alle correnti innovatrici di affermarsi senza logorarsi nella conquista del potere e quando dalla lotta politica escono uomini preparati e programmi politici. Ma la politica italiana è un’ eterna incompiuta. Nessun processo politico arriva mai alla maturazione completa. Le passioni e gli interessi vincono le idee, le vanteria vincono sulla serietà. Le riforme vengono non tanto arrestate dai nemici, quanto dai troppo zelanti amici che vogliono sempre di più. Nessuna corrente politica riesce mai ad imporsi, se non subendo deviazioni, frazionandosi e mescolandosi. Quando voi avete fatto una costituzione, ricordatevi che essa potrà facilmente andare in pezzi, ma assai difficilmente essere modificata. Ogni proposta di modifica darà l’ avvio ai desideri immoderati dei fautori del sempre più in là. Ogni tentativo di riforma apparirà forzatamente come una pericolosa avventura. In Italia si legifera molto in estensione, ma assai poco in profondità: tutto tende a rimanere. Una istituzione, anche se funesta, può difficilmente essere soppressa. (…)”” (pag 107-108)”,”ITAP-117″
“BONESCHI Mario PICCARDI Leopoldo ROSSI Ernesto, a cura di Sergio BOCCA; interventi di Bruno VISENTINI Mario BERUTTI Mario BONESCHI Tullio ASCARELLI Ada ALESSANDRINI Guido TORRIGIANI Giovanni FERRARA Ugo LA-MALFA Leopoldo PICCARDI Adriaan H. LUIJDJENS Aldo GAROSCI Vincenzo MAZZEI Orazio BARBIERI”,”Verso il regime.”,”Interventi di Bruno VISENTINI Mario BERUTTI Mario BONESCHI Tullio ASCARELLI Ada ALESSANDRINI Guido TORRIGIANI Giovanni FERRARA Ugo LA-MALFA Leopoldo PICCARDI Adriaan H. LUIJDJENS Aldo GAROSCI Vincenzo MAZZEI Orazio BARBIERI. Gli abbonati alla radio e alla televisione. “”Nel 1938 il numero di abbonati alle radioaudizioni in Italia era di 978 mila; alla fine del 1948 era più che raddoppiato; 2 milioni e 205 mila; alla fine del 1958 gli abbonati erano 7 milioni 138 mila: la percentuale delle famiglie abbonate sul totale delle famiglie italiane era già salita al 56,53%. L’incremento netto degli abbonamenti continua a crescere: è stato di 187 mila nel 1956, di 307 mila nel 1957, di 423 mila nel 1958; in pochi anni arriveremo alla saturazione completa del mercato, come già è avvenuto negli Stati Uniti, in Inghilterra e in molti altri paesi economicamente più progrediti. Alla fine del 1958 gli abbonati alla televisione erano 673 mila, più del triplo che nel 1954. Da una inchiesta eseguita nel giugno1957 dalla RAI, in collaborazione con l’istituto Doxa, nelle regioni del Mezzogiorno incluse nelle reti televisive solo al principio di quell’anno (Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna), risulta che le trasmissioni televisive erano allora seguite, in quelle regioni, dal 42% della popolazione adulta complessiva: 110 mila adulti disponevano di un televisore in casa propria; circa 1.9 milioni di persone si recavano ad assistere alle trasmissioni, con frequenze varie, nei locali pubblici, mentre poco più di un milione si recavano a casa di amici o parenti, e 200 mila alternavano entrambe le possibilità. (…)””. (pag 254-255) Controllo clericale sulla pubblica assistenza (pag 215)”,”ITAP-133″
“BONESCHI Marta”,”Quel che il cuore sapeva. Giulia Beccaria, i Verri, i Manzoni.”,”BONESCHI Marta Boneschi è nata nel 1946 a Milano dove ha lavorato per un quarto di secolo come giornalista. Ha pubblicato molte opere tra cui ‘Poveri ma belli’ sull’Italia degli anni Cinquanta, e ‘La grande illusione’ sugli anni Sessanta. Ha scritto biografie e una storia delle donne.”,”ITAB-344″
“BONESCHI Mario PICCARDI Leopoldo ROSSI Ernesto, a cura di Sergio BOCCA”,”Verso il regime.”,”Interventi di Bruno VISENTINI Mario BERUTTI Mario BONESCHI Tullio ASCARELLI Ada ALESSANDRINI Guido TORRIGIANI Giovanni FERRARA Ugo LA-MALFA Leopoldo PICCARDI Adriaan H. LUIJDJENS Aldo GAROSCI Vincenzo MAZZEI Orazio BARBIERI.”,”EDIx-001-FV”
“BONET Luciano”,”Gli impiegati-studenti. Il caso di Scienze politiche.”,”L. Bonet è ricercatore presso l’Istituto di Scienze politiche dell’Università di Torino.”,”GIOx-006-FMB”
“BONETTI Paolo”,”””Il Mondo””, 1949-66. Ragione e illusione borghese.”,”BONETTI Paolo è nato a Fano nel 1939. Si è laureato all’ Università di Roma con una tesi su politica e storiografia in Croce. Insegna filosofia nei licei. Per 18 anni fu il riferimento per una parte della cultura italiana, estranea all’ influenza dell’ ideologia marxista, e che si richiamava alla tradizione liberale da GOBETTI a CROCE, a Luigi EINAUDI. Attraverso le iniziative degli “”Amici del Mondo”” passò dalla proposta mitica di una “”terza forza”” alla teorizzazione del centro-sinistra. “”A metà strada fra la posizione di Croce e quella di Einaudi possiamo situare Panfilo Gentile, l’ Averroè del Diario politico, che, per circa due anni, sarà un po’ (come abbiamo detto) il portavoce ideologico del gruppo; quello di Gentile è un pensiero politico che si sviluppa in serrata polemica con gli avversari, cercando inutilmente uno spazio politico ed ideologico autonomo, e chiudendosi, infine, un un vicolo cieco, che darà origine ad una rapida parabola involutiva. Egli si rende conto, come Croce, che il liberalismo vive, ormai, un tempo di crepuscolo.”” (pag 25) “”Interessante è la divergenza di vedute sulla riforma agraria, fra Panfilo Gentile e Nicolò Carandini. Gentile, in polemica anche con il partito liberale (che proprio da questa riforma prenderà lo spunto per uscire dal governo nel gennaio del 1950) si compiace per questo tentativo di creare una democrazia rurale fondata su milioni di piccoli proprietari, secondo quello che gli appare un classico schema liberale. Non dello stesso avviso è Carandini, al quale la riforma sembra fondamentalmente sbagliata. In essa vede un “”attacco indiscriminato alla media e grande proprietà terriera”” (…)””. (pag 41)”,”EMEx-063″
“BONETTI Paolo”,”Il pensiero politico di Pareto.”,”Vilfredo Pareto nasce a Parigi il 15/07/1848 dal marchese Raffaele Pareto, ingegnere, esule in Francia per le sue idee mazziniane, e da Marie Méténier, cittadina francese di modeste condizioni sociali. Quando Vilfredo è ancora bambino, la famiglia Pareto si trasferisce in Italia, prima a Genova, e poi a Casale Monferrato, dove il giovane è allievo della sezione fisico-matematica del locale Istituto tecnico. Nel 1862, Raffaele Pareto porta la famiglia a Torino, dove ha ottenuto l’incarico di preparare, per conto del ministero dell’Agricoltura, la nuova legge sulle bonifiche. Vilfredo dopo aver conseguito la licenza in scienze matematiche e fisiche dell’Università di Torino, si iscrive ai corsi della Scuola di applicazione per ingegneri della stessa università, diventando condiscepolo e amico di Galileo Ferraris, nel 1870 consegue la laurea in ingegneria. Muore il 19/08/1923.”,”TEOP-054-FL”
“BONETTI Paolo a cura; scritti di ANTONI Carlo BATTAGLIA Adolfo CROCE Benedetto DE CAPRARIIS Vittorio FERRARA Mario JEMOLO Arturo Carlo LA MALFA Ugo PANNUNZIO Mario PAVOLINI Paolo ROMEO Rosartio SALVADORI Massimo SALVEMINI Gaetano”,”Le battaglie politico-ideologiche. I 30 anni del Mondo.”,”Contiene di B. Croce: ‘Liberalismo o liberismo’, di Massimo Salvadori: ‘La libertà o la proprietà’ Carlo Antoni fedele interprete di Croce (pag 9)”,”TEOP-288″
“BONFANTI Giuseppe”,”Dalla svolta di Salerno al 18 aprile 1948. Documenti e testimonianze di storia contemporanea.”,”””Togliatti limitava la “”mano tesa”” ai soli partiti di massa, socialista e democristiano, ignorando gli altri che pur facevano parte del governo e del CLN. Liberali, azionisti, democratici del lavoro erano classificati partiti borghesi. (…) L’ “”Italia libera””, del partito d’ azione, trova “”sfocata”” la visione di un’ Italia in cui soltanto “”l’ alleanza tra i partiti politici marxisti e cattolici garantisca contro il pericolo di ritorni rivoluzionari”” (11 luglio). (pag 14)”,”ITAP-090″
“BONFANTINI Massimo A. MACCIÒ Marco”,”La neutralità impossibile. Quantistica, relatività ristretta, evoluzione biologica.”,”L’introduzione è incentrata su Marx Engels Lenin e Mao (pag 16-62) Massimo Bonfantini autore di libri sul pensiero scientifico e filosofico di Russell e Whitehead. Marco Macciò autore di saggi sul pensiero di Lukacs e Sartre. Insieme hanno curato la filosofia della rivoluzione culturale cinese”,”SCIx-457″
“BONGHI Ruggero, a cura di Leopoldo MARCHETTI”,”I partiti politici nel parlamento italiano.”,”‘Un’ acerba critica alla insufficienza dei partiti e una chiara denuncia delle degenerazioni parlamentari, stesa da un illustre uomo di governo del Risorgimento.’ ‘Hoc vero occultum, intestinum, domesticum malum, non modo non existit, verum etiam opprimit, antequam perspicere qtque explorare potueris’ Cicerone (in apertura) “”Lo scritto del Bonghi sui partiti è, lo ripetiamo, una esplicita constatazione del disordine e della insufficiente vitalità della classe politica negli anni che corrono tra il 1861 e il 1868. Perché un regime democratico possa instaurarsi e conseguire gli scopi che si prefigge, abbisogna di grandi partiti ufficialmente costituiti ‘nei quali ognuno sia solidale ed i capi stiano colle parti o la parte coi capi’ (1), che sappiano imprimere all’ attività statuale un ritmo pieno, armonico, continuo. Le rivalità senza tregua, i conrasti senza posa tra i partiti sono nocivi e immiseriscono l’ azione governativa (…)””. (pag VII-VIII) (1) Giuseppe Ferrari, Il governo a Firenze, Le Monnier, 1865, pag 60″,”ITAA-121″
“BONGIORNO Pino RICCI Aldo G.”,”Lucio Colletti. Scienza e libertà.”,”Lucio Colletti (1924-2001), filosofo e storico della filosofia, è stato uno degli intellettuali più influenti e originali del secondo dopoguerra. Il suo percorso culturale e politico, dal marxismo critico ad un liberalismo fortemente scettico e disincantato, è stato sempre caratterizzato, come spiegano gli autori del volume, da una grande libertà di spirito e da un assoluto anticonformismo. Profondo conoscitore della letteratura marxista internazionale, alla quale ha apportato importanti contributi speculativi con i suoi studi degli anni Cinquanta e Sessanta, Colletti non ha esitato a prendere le distanze dalle sue posizioni di un tempo e a rivedere le basi della sua visione del mondo. Gli ultimi suoi anni, caratterizzati dall’impegno parlamentare nelle fila di Forza Italia, sono stati all’insegna di un crescente pessimismo, spesso scambiato per cinismo dai suoi avversari. Pino Bongiorno, docente e saggista, è stato allievo e amico di Lucio Colletti, con cui si è laureato discutendo una tesi sul problema del rapporto fra ‘teoria’ e ‘osservazione’ nel dibattito epistemologico contemporaneo. Ha collaborato negli anni con Mondooperaio, Ragionamenti sui fatti e le immagini della storia, Ideazione, Lettera dall’Italia, storiainrete.com, Il Messaggero, Avanti!. É redattore dell’Enciclopedia Italiana. Aldo G. Ricci, storico dirigente dell’Archivio centrale dello Stato. Assistente di Colletti tra il 1967 e il 1970. Tra i suoi libri: Il compromesso costituente, 2 giugno 1946 – 18 aprile 1948, La Repubblica, Collabora a Il Tempo, L’Indipendente, Ideazione.”,”TEOC-082-FL”
“BONGIORNO Pino RICCI Aldo G.”,”Lucio Colletti. Scienza e libertà.”,”Pino Bongiorno, docente e saggista, è stato allievo e amico di Lucio Colletti. Ha collaborato con ‘Mondoperaio’ ‘Ragionamenti’ ‘Ideazione’ ecc. E’ redattore dell’Enciclopedia italiana. Aldo G. Ricci, storico e dirigente dell’Archivio centrale dello Stato. Assistente di Colletti tra il 1967 e il 1970. Ha pubblicato tra l’altro: ‘I governi della transizione’ (1996). Collabora al Tempo, L’ Indipendente, Ideazione, (2004) “”I primi responsabili della falsificazione del pensiero di Marx sarebbero stati, secondo Lukacs, i partiti socialdemocratici della Seconda Internazionale. Sono stati loro, infatti a mettere in giro l’idea del marxismo come scienza, a far credere che le leggi del mercato siano leggi naturali e perfino che il ‘mercato’ stesso sia un fenomeno naturale, invece che la forma oggettiva – assunta in una data epoca – dei rapporti sociali determinatisi tra gli uomini’ ((pag 48-49) “”La crisi del marxismo non è evidentemente soltanto teorica, è anche e soprattutto storica’ (pag 191)”,”TEOC-005-FC”
“BONGIOVANNI Bruno TRANFAGLIA Nicola a cura; collaborazione di A. AGOSTI N. ANTONETTI F. BARBAGALLO P. BEVILACQUA O. CALABRESE F. CAMMARANO R. CANOSA A. CARACCIOLO G. CARPINELLI E. CICONTE S. COLARIZI D. COLI E. COLLOTTI F. CORDOVA M. CORTELLAZZO G. COSMACINI G. CRAINZ E. DE-FORT M. DE-GIORGIO M. DEGL’INNOCENTI A. DEL-BOCA C. DELLAVALLE L. DEL-PANTA G. DE-LUNA A. D’ORSI F. ERBANI G. FERRONI E. FRANZINA M. GUASCO G.C. JOCTEAU N. LABANCA A. LEPRE F. LEVI U. LEVRA S. LUPO P. MACRY F. MALGERI B. MANTELLI F. MAZZONIS M. MERIGGI G. MICCOLI S. MUSSO G. NEPPI-MODONA P. ORTOLEVA F.C. PALAZZO M. PALLA G. PEDULLA’ S. PIVATO A. PIZZORUSSO C. POGLIANO P. POMBENI F. RAMELLA L. RAPONE M. RIDOLFI G. RONDOLINO P. RUGAFIORI F. RUGGE L. RUSSI A. SALSANO M. SALVATI A.A. SANTUCCI P. SARACENO S. SCAMUZZI S. SOAVE G. TALAMO F. TUCCARI G. TURI S. TURONE G. VERUCCI A. VITTORIA P.G. ZUNINO”,”Dizionario storico dell’ Italia unita.”,”collaborazione di A. AGOSTI N. ANTONETTI F. BARBAGALLO P. BEVILACQUA O. CALABRESE F. CAMMARANO R. CANOSA A. CARACCIOLO G. CARPINELLI E. CICONTE S. COLARIZI D. COLI E. COLLOTTI F. CORDOVA M. CORTELLAZZO G. COSMACINI G. CRAINZ E. DE-FORT M. DE-GIORGIO M. DEGL’INNOCENTI A. DEL-BOCA C. DELLAVALLE L. DEL-PANTA G. DE-LUNA A. D’ORSI F. ERBANI G. FERRONI E. FRANZINA M. GUASCO G.C. JOCTEAU N. LABANCA A. LEPRE F. LEVI U. LEVRA S. LUPO P. MACRY F. MALGERI B. MANTELLI F. MAZZONIS M. MERIGGI G. MICCOLI S. MUSSO G. NEPPI-MODONA P. ORTOLEVA F.C. PALAZZO M. PALLA G. PEDULLA’ S. PIVATO A. PIZZORUSSO C. POGLIANO P. POMBENI F. RAMELLA L. RAPONE M. RIDOLFI G. RONDOLINO P. RUGAFIORI F. RUGGE L. RUSSI A. SALSANO M. SALVATI A.A. SANTUCCI P. SARACENO S. SCAMUZZI S. SOAVE G. TALAMO F. TUCCARI G. TURI S. TURONE G. VERUCCI A. VITTORIA P.G. ZUNINO”,”ITAB-074″
“BONGIOVANNI Bruno”,”Da Marx alla catastrofe dei comunismi. Traiettorie e antinomie del socialismo. Karl Marx tra Occidente ed Oriente. Liberalismo, democrazia, Russia: Piero Gobetti e Franco Venturi. Esercizi di semantica storica: Rivoluzione, Intellettuali, Revisionismo e Totalitarismo. Il Sessantotto tra mentalità e ideologia. La catastrofe: dai comunismi agli etnonazionalismi.”,”BONGIOVANNI Bruno insegna storia contemporanea alla Facoltà dell’ Università di Torino. Tra le sue opere più recenti ‘Il pensiero socialista nel secolo XIX’ (Utet, 1987), ‘La caduta dei comunismi’ (1995). ecc. “”La questione della continuità (oggettiva) o della discontinuità (soggettiva ed oggettiva) tra populismo e bolscevismo è, d’altra parte, da tutti i punti di vista, assolutamente non eludibile. Diverse furono, del resto, le anime del populismo russo: aristocraticamente liberale e democratica quella di Herzen, anarco-ribellistica e antitedesca quella di Bakunin, democratico-utopistica e letterariamente “”realistica”” quella di Belinskij, legata a intellettuali di rango sociale declassato e portatori di radicalità crescente quella di Cernysevskij e di Dobroljubov (i cosiddetti “”nichilisti””), neogiacobina quella di Tkacev, internazionalistica quella di Lavrov, e così via, sino al tenebroso Necaev, agli intransigenti, ai terroristi, ma anche sino, da una parte, dopo la crisi del 1881, ai populisti liberali o “”legali”” (Danielson e Michailovskij) e, dall’altra, al raggruppamento Cernyi peredel, sorto nel 1879, favorevole all’ azione politica e destinato a costituire il punto di partenza che consentirà, anni dopo, ad una componente del movimento populistico, grazie al ruolo inizialmente giocato da Plechanov, di confluire nel POSDR (Partito Operaio Socialdemocratico Russo), formatosi nel 1894 e, a partire dal 1903, pienamente “”occidentalista””, vale a dire non coinvolto nel particolarismo populistico-“”slavofilo””, solo, e non sempre, con la frazione menscevica.”” (pag 199) Bruno BONGIOVANNI, Il 18 Brumaio di Marx in America. “”Torniamo ora al nostro Weydemeyer appena sbarcato in America. Il primo problema ‘politico’ da affrontare è la fondazione della rivista che tanto stava a cuore a Marx. E questi, il 19 dicembre 1851, diciassette giorni dopo il ‘coup d’Etat’, già gli promette per il successivo martedì (23 dicembre, il giorno della partenza del piroscafo) nientemeno che ‘Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte’ (1). Anche Engels, Freiligrath, Wolff e altri promettono articoli per il giornale che sarebbe naturalmente uscito in lingua tedesca e che avrebbe avuto un titolo estremamente esplicito, “”Die Revolution””. Il fattivo e febbrile entusiasmo di Marx, tanto più sorprendente in un periodo di grandi difficoltà personali, era veramente straordinario se si pensa che egli stava scrivendo al buio il suo capolavoro storiografico-politico per una problematica rivista di tedeschi emigrati negli Stati Uniti senza denaro, una rivista, si badi bene, che in primo luogo avrebbe dovuto proporsi di tenere alto il livello della rissa tra le contrapposte e litigiose fazioni del ‘deutsches Exil’. (…) Il ’18 Brumaio’ andò così a rilento: il 13 febbraio Marx prometteva a Weydemeyer altri due capitoli dell’articolo che si stava vistosamente ingrandendo. Jenny Marx, in un poscritto, aggiungeva, tra le altre cose: “”Mio marito crede che i suoi articoli sulla Francia, cui si aggiungeranno altri 2 articoli, offrirebbero la materia migliore per un piccolo opuscolo dato il loro grande interesse attuale, se non altro come continuazione dei suoi articoli sulla “”Revue”””” (2). Intanto ‘Die Revolution’ aveva cominciato coraggiosamente ad uscire. Il primo numero del 6 gennaio 1852 conteneva in testa una breve, ma significativa dichiarazione firmata proprio da Weydemeyer (…). Il numero conteneva inoltre una prima parte di un saggio di Weydemeyer sui partiti in Europa e, tra le altre cose, un pezzo di un articolo di Marx sulle crisi commerciali del 1845-47 già uscito sulla “”Neue Rheinische Zeitung. Politisch-ökonomische Revue””, rivista redatta a Londra, stampata ad Amburgo e indicante sul frontespizio anche New York, perché Marx ed Engels già allora facevano affidamento su un’ampia diffusione tra gli emigrati tedeschi in America. In chiusura veniva annunciata la pubblicazione del ’18 Brumaio’ [Bruno Bongiovanni, Da Marx alla catastrofe dei comunismi. Traiettorie e antinomie del socialismo, 2000] [(1) Cfr. K. Marx a J. Weydemeyer, lettera del 19 dicembre 1851, in OC XXXVIII p. 607; (2) Poscritto di Jenny Marx a JL Weydemeyer, lettera del 13 febbraio 1852, in OC XXXIX, p. 518)]”,”TEOC-320″
“BONGIOVANNI Bruno”,”Storia della guerra fredda.”,”BONGIOVANNI Bruno (Torino, 1947) insegna storia contemporanea all’ Università di Torino (Lettere). Ha scritto molti lavori (v. pag 159). Ha curato edizioni di opere inedite in Italia di Marx ed Engels. Collabora con riviste e istituzioni. Guerra di Corea e contenimento. “”La guerra che si era appena conclusa sembrava ora essere stata, sul terreno pratico e territoriale, del tutto inutile. Erano però stati sconfitti i fautori dell’ offensiva: i cinesi-nordcoreani da una parte, il generale MacArthur e i “”falchi”” occidentali dall’ altra. Avevano vinto i fautori del ‘containment’: in primo luogo l’ ONU, poi l’ amministrazione americana di Truman (passata proprio nel 1953, con Eisenhower, ai repubblicani), infine, ma la cosa resta ambigua e incerta, l’ URSS, che certo dal containment, sino ad allora, aveva ricevuto vantaggi non meno, e forse più, che svantaggi. Tra i vincitori vi fu però indirettamente, anche il Giappone. Nella sua situazione di retrovia dela guerra di Corea, il Giappone nonostante l’ ostilità dei sovietici, stipulò l’ U settembre del 1951 con gli USA la pace di San Francisco; in al modo poté prendere lo slancio per rientrare nel contesto politico post-bellico e per effettuare il più spettacolare sviluppo industriale e finanziario del dopoguerra (…)””. (pag 78)”,”RAIx-184″
“BONGIOVANNI Bruno”,”Leggere Marx dopo il marxismo. Per una storia della ‘Gesamtausgabe’.”,”BONGIOVANNI Bruno “”Sul piano delle vicende editoriali, l’ultima testimonianza di un’epoca tutto sommato ottimistica furono i ‘Gesammelte Schriften’ di Marx ed Engels del periodo 1852-1862, curati da David Borisovic Rjazanov, l’uomo cui dobbiamo le basi, anche morali, del passaggio della ‘Marx-Forschung’ alla piena maturità filologica: quest’edizione, rimasta largamente incompleta e pubblicata a Stoccarda nel fatale 1917, comprendeva in due volumi esemplarmente commentati gli articoli giornalistici marxengelsiani, tradotti dall’inglese da Luise Kautsky, dei soli anni 1852-1855. Fu ristampata nel 1920 e subito si capì, morto Mehring nel 1919, che Rjazanov, un menscevico ora divenuto bolscevico, per competenza, capacità, cultura, relazioni personali e probità intellettuale era la persona che meglio poteva mettere insieme l’opera di Marx ed Engels. Così, consolidatosi in Russia il potere dei bolscevichi, venne sin dal 1920 creata una “”commissione Marx”” all’interno delle edizioni di Stato della nuova repubblica dei Soviet. Nel 1921, con la creazione dell’Istituto Marx-Engels di Mosca, il progetto di pubblicare l’opera completa di entrambi sembrò diventare una realtà. Rjazanov riuscì a mantenere, nonostante tutto, memore dei valori umanistici e socialisti comuni, buoni rapporti con la socialdemocrazia tedesca e anche con la diaspora menscevica, ciò che pagherà carissimo, così che già nel 1923 poté portare da Berlino a Mosca 7.000 fotografie – oggi si direbbero fotocopie – di manoscritti marxengelsiani. Nel 1924 l’SPD cedette ai sovietici i diritti di pubblicazione e Rjazanov rimise materialmente insieme i pezzi dell”Ideologia tedesca’ che si trovavano dispersi nelle biblioteche di Bernstein e Viktor Adler. A partire dal 1927, tra Francoforte Berlino e Mosca, cominciarono ad uscire, in lingua tedesca e non russa, come pure fu oggetto di discussione, i volumi della prima MEGA. Avrebbero dovuto essere 40, divisi in tre sezioni: le opere politiche, filosofiche e storiche in 17 volumi, il lavoro di critica dell’economia politica cresciuto intorno al ‘Capitale’, e prima e dopo di esso, in tredici volumi, il carteggio tra Marx ed Engels, e degli stessi con gli altri corrispondenti, in dieci volumi. Uscirono in realtà solo 12 volumi in tutto. Nel 1930, inoltre nel clima politico turbato nella Germania di Weimar dalla strategia del “”socialfascismo””, l’SPD rescisse il contratto. Intanto, però, a Mosca, grazie al lavoro indefesso di Rjazanov, che aveva anche fatto acquistare materiale non presente nell’archivio della SPD, erano stati acquisiti 15.000 documenti originali e 175.000 fotocopie. Lo stesso Rjazanov, tuttavia, nel 1931, dopo aver fatto dichiarare a un suo collaboratore che praticamente tutto era stato decifrato e dattilografato, venne rimosso, deportato, sostituito dal servile e grigio Adoratskij e fatto sparire. Solo da non molti anni sappiamo con certezza che è stato fucilato frettolosamente nel 1938, dopo una parvenza di processo, senza essersi piegato a “”confessare”” delitti inesistenti. Dei dodici volumi usciti tra il 1927 e il 1935 Rjazanov ne curò direttamente solo 5 (più due volumi del Marx-Engels Archiv) (…)”” [Bruno Bongiovanni, Leggere Marx dopo il marxismo. Per una storia della ‘Gesamtausgabe’, Belfagor, Firenze, n° 299 V 30 settembre 1995] (pag 586)”,”MADS-642″
“BONGIOVANNI Bruno”,”L’universale pregiudizio. Le interpretazioni della critica marxiana della politica.”,”Tesi: ‘Anarchismo’ dei primi testi giovanili marxiani inseriti in tradizione pensiero libertario che concepisce la democrazia in netta opposizione con lo Stato Bruno Bongiovanni (Torino, 1947) lavora presso l’Istituto di Storia della Facoltà di Lettere dell’Università di Torino. “”Kreuznach è una cittadina sulla strada tra Kaiserlautern e Magonza, assai nota, come confermano da sempre i ‘dépliants’ turistici, per le sue acque termali, calde e fredde. Proprio a Kreuznach vi era la residenza di Jenny von Westphalen e di sua madre: ed è qui che, il 19 giugno 1843 (come il giorno dopo annuncia la “”Kreuznacher Zeitung”” (1)), Karl Marx e Jenny, che pure aveva da poco perso il padre, si sposano. I due giovani fanno un viaggio di nozze di breve durata, partono verso il Palatinato renano e, passando per Baden-Baden, tornano a Kreuznach, dove restano fino alla fine di settembre (2). La decisione di convolare a giuste nozze fu favorita, come sembra suggerire il primo grande biografo di Marx, Franz Mehring (3), da uno stipendio di 500 talleri promesso a Marx dal facoltoso Arnold Ruge per la direzione dei futuri ‘Deutsch-Französische Jahrbücher’ (Annali franco-tedeschi). Nulla però ci dice Mehring sull’attività letteraria di Marx nel periodo di Kreuznach. Questo periodo copre i mesi che vanno dal giugno all’ottobre del 1843, quando la giovane coppia si spostò con entusiasmo dallo stagnante clima politico-culturale della Germania della restaurazione per recarsi al celebre indirizzo di Parigi (38, rue Vanneau) dove si sistemò con un gruppo di ‘emigrés’ ed esuli volontari tedeschi, tra cui Hervegh e Ruge, non alieno, quest’ultimo, dal considerare la nuova convivenza “”una sorta di falansterio”” (4), o, come oggi si direbbe, una “”comune””. Torniamo per il momento alla nostra ridente cittadina termale. Mehring non dice nulla sulla attività letteraria di Marx perché quando il manoscritto della sua classica biografia venne consegnato a Johann Heinrich Wilhelm Dietz, il celebre editore della socialdemocrazia tedesca, vale a dire nel 1918 (un anno prima della morte di Mehring), i cosiddetti ‘Frühschriften’, gli scritti giovanili di Marx, dovevano ancora in gran parte essere pubblicati. E pensare che proprio Mehring aveva non poco contribuito alla conoscenza del giovane Marx pubblicando nel 1902 i quattro volumi della cosiddetta ‘Nachlassaugabe’, riveduta nel 1913 (in seguito anche ai preziosi studi di Gustav Mayer), ed ancora ristampata, in quarta edizione ed in tre volumi, nel 1923 (5): questa edizione comprendeva la tesi di laurea marxiana su Democrito ed Epicuro, sino ad allora inedita, ed inoltre riproponeva i dimenticati saggi apparsi sugli ‘Annali franco-tedeschi’ e la non molto più nota ‘Heilige Familie’ (La sacra famiglia). Sempre nel 1902 Bernstein aveva pubblicato sui “”Dokumente des Sozialismus”” (6) una novità più ghiotta, aveva cioè sottratto alla “”critica rodente dei topi”” (7) alcuni frammenti del III fascicolo (Sankt Max) della ‘Deutsche Ideologie’ (L’ideologia tedesca) e di questa stessa opera un altro capitolo (il ‘Leipziger Konzil’) venne nel 1921 pubblicato da Gustav Mayer (8). Nella biografia “”popolare”” del secondo grande biografo di Marx, il russo Rjazanov, non si parla neppure di Kreuznach. Si tratta però dell’integrazione di una serie di lezioni tenute nel 1922 al corso di marxismo dell’accademia socialista di Mosca e la necessità di spiegare in modo semplice ed elementare la dimensione storica e teorica dell’opera marxiana impedisce al conferenziere di soffermarsi troppo sui particolari più propriamente “”privati!”” della vita di Marx. Eppure la terza conferenza (9), che affronta gli scritti del periodo che va dalla “”Rheinische Zeitung”” agli ‘Annali’ ed alla ‘Sacra famiglia’, si sofferma a lungo sulla “”questione filosofica”” ed in particolare sul problema del capovolgimento della filosofia hegeliana, argomento allora trascurato (anche se è di questi anni nella cultura tedesca la ‘Hegel-Renaissance’ all’interno del “”marxismo””), ‘massime’ in una conferenza per operai, tanto da far sospettare che Rjazanov conosca qualche cosa che il mondo ancora non conosce (10). Ed in effetti, cinque anni dopo, nel 1927, nel primo volume della MEGA compare in ‘Kritik des hegelschen Staatrechts’ (‘Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico’) (11), definita anche “”meditazione di Kreuznach”” (12) perché plausibilmente – ma su questo torneremo in seguito – datata da Rjazanov appunto all’epoca del soggiorno di Marx a Kreuznach (13). Nello stesso 1927 Rjazanov traduce in russo e pubblica una parte del III manoscritto de ‘Zur Kritik der Nationalökonomie’ / ‘mit einem Schluszkapitel über die Hegelsche Philosophie’ (14), testo meglio noto come ‘Oekonomisch-philosophische Manuskripte aus dem Jahre 1844’ (‘Manoscritti economico-filosofici’), di cui alcuni pezzi compaiono (tradotti dal russo) sulla francese “”Revue marxiste”” nel 1929 (15). Occorre attendere il 1932, quando Rjazanov è già stato rimosso e deportato da Stalin, per vedere nella MEGA (che avrà vita stentata sino al 1935) il testo tedesco dei ‘Manoscritti’. Sempre nel 1932 la MEGA pubblica l”Ideologia tedesca’ (16). Può sorprendere a questo punto che il terzo grande biografo di Marx, Nikolaevskij, che scrive nel 1935-36, dedichi pochissimo spazio agli studi di Kreuznach e per di più confonda la ‘Kritik’ di Kreuznach del 1843, inedita sino al 1927, con l”Einleitung’ (‘Introduzione’) a questa stessa ‘Kritik’, uscita, autonoma, nel 1844 sugli ‘Annali’ e quindi nota da tempo (17). Ancora più scarne le notizie fornite da Nikolaevskij sulle altre opere giovanili di Marx, all’interno però di una biografia – va pur detto – che vuole essere un resoconto di fatti più che un’esposizione di teorie. D’altra parte lo stesso Engels, primo custode del lascito intellettuale marxiano, aveva dimostrato scarso interesse verso i ‘Frühschriften’, non solo dell’amico, ma anche propri, ed aveva manifestato un certo fastidio verso chi gli chiedeva di pubblicare o di ripubblicare vecchi scritti del periodo “”filosofico”” (18). Si era limitato a pubblicare le marxiane ‘Thesen über Feuerbach’ (Tesi su Feuerbach) del 1845 in appendice al proprio saggio su Feuerbach e la fine della filosofia lassica tedesca del 1886 (19)”” (pag 9-10) [Bruno Bongiovanni, L’universale pregiudizio. Le interpretazioni della critica marxiana della politica, 1981] [(1) Cfr. Karl Marx Chronik Seines Lebens in Einzeldaten, Marx-Engels Verlag, Moskau 1934, p. 18. Di questo testo esiste un reprint presso la Verlag Detlev Auvermann, Glashütten im Taunus 1971; (2) Cfr. la testimonianza, del 1865, di Jenny Marx in ‘Kurze Umrisse eines bewegten Lebens’, in ‘Mohr und General. Erinnerungen an Marx und Engels (1964), ora in ‘Colloqui con Marx ed Engels. Testimonianze sulla vita di Marx e Engels raccolte da Hans Magnus Einzensberger, Einaudi, Torino, 1977, p. 18; (3) Cfr. Franz Mehring, Vita di Marx, Editori Riuniti, Roma 1972 (1918), p. 57; (4) Cfr. 1848. Briefe von und an Herwegh’ (1898), ora in ‘Colloqui con Marx ed Engels, cit., p. 19; (5) Cfr. ‘Aus dem literalischen Nachlass von Karl Marx und Friedrich Engels 1841 bis 1850’, Dietz, Berlin-Stuttgart 1923 (1902). Per notizie dell’autore sulle precedenti edizioni cfr. F. Mehring, Vita di Marx, cit., pp. 533-534: (6) Cfr. ‘Der “”heilige Max””. Aus einem Werk von Marx-Engels über Stirner’, in “”Dokumente des Sozialismus. Hefte für Geschichte. Urkunden und Bibliographie des Sozialismus””, t. III e IV, 1903-1904 (di questa rivista è stato fatto un reprint a Frankfurt nel 1968); (7) L’espressione si trova nella notissima ‘Prefazione’ (1859) a ‘Per la critica dell’economia politica’ Editori Riuniti, Roma, 1957, p. 12; (8) Cfr. Marx und Engels, ‘Das Leipziger Konzil’, in “”Archiv für Sozialwissenschaft und Sozialpolitik””, n. 3, 1921, pp. 773-808. Su tutti questi problemi cfr. Maximilien Rubel, ‘Bibliographie des oeuvres de Karl Marx’, Rivière, Paris, 1956, pp. 49-56 e Bert Andréas, ‘Marx et Engels et la gauche hégélienne’, in ‘Annali. Istituto Giangiacomo Feltrinelli’, a. VII, 1964-65, pp. 353-516. Di notevole utilità è sempre ‘Marx Engels Lassalle. Eine Bibliographie des Sozialismus’, Prager, Berlin, 1924 e la bibliografia, a cura di E. Czobel, in “”Marx-Engels Archiv””, vol. II, 1927, pp. 469-537; (9) Cfr. D.B. Rjazanov, Marx ed Engels, Samonà e Savelli, Roma, 1969 (1922), pp-. 32-47; (10) Ed infatti importanti rivelazioni Rjazanov fa il 20 settembre 1923 in un discorso all’Accademia socialista di Mosca, pubblicato con il titolo ‘Neueste Mitteilungen über den literarischen Nachlass von Karl Marx und Friedrich Engels, in “”Archiv für die Geschichte des Sozialismus und Arbeiterbewegung””, n. 3, 1925, pp. 385-400. Cfr. inoltre allo stesso autore ‘Über den liberarischen Nachlass von Marx und Engels’, in “”Internationale Presse-Korrespondenz””, n. 49, 1923, p. 1152 e ‘Über neue Manuscripte von Karl Marx und Friedrich Engels’, in “”Arbeiter-Literatur””, n. 9, 1924, pp. 534-538; (11) Cfr Karl Marx – Friedrich Engels, Historisch-kirtische Gesamtausgabe. Werke – Schriften – Briefe, Marx-Engels Verlagsgesellschaft, Frankfurt, 1927, vol. I, 1, pp. 403-533 (…). Per un eccellente repertorio in merito alle edizioni principal; cfr. ora Franz Neubauer, Marx-Engels Bibliographie, Boldt, Boppard am Rhein 1979. Cfr. inoltre Heinz Stern, Dieter Wolf, Das grosse Erbe. Eine historische Reportage um den literarischen Nachlass von Karl Marx und Friedrich Engels’, Dietz, Berlin, 1972 e Michail Mtschedlov, Zu einigen Fragen der Erforschung und Veröffentlichung des theoretischen Nachlasses von Karl Marx und Friedrich Engels in der UdSSR, in AA.VV., Beiträge zur Geschichte der Marx-Engels-Forschung und Edition in der Sovjetunion und der DDR, Dietz, Berlin, 1978, pp. 16-33; (12) Cfr. Marximilien Rubel, Introduction a Karl Marx, Oeuvres. Economie II, Gallimard, Paris, 1968, pp. XIX sgg.; (13). Cfr D. Rjazanov, Einleitung, a MEGA, I, 1 cit., pp. LXXI-LXXV; (14) Cfr. “”Archiv Marksa i Engel’sa””, III, 1927, pp. 247-286; (15) Cfr. “”La Revue marxiste””, a. I., n. 1, 1929, pp. 7-28. Su tutte le vicende dei ‘Manoscritti’ sul piano editoriale cfr. B. Andréas, ‘Marx et Engels et la gauche hégélienne’, cit. pp. 389-395; (16) Per i ‘Manoscritti, cfr. MEGA, 1,3, pp. 33-172 e 589-596. Per l”Ideologia tedesca’, cfr. MEGA, 1,5, pp. 3-528; (17) Cfr. B. Nikolaevskij, O. Maenchen-Helfen, Karl Marx, Einaudi, Torino, 1969 (1937), pp. 86 sgg.; (18) Cfr. la testimonianza del russo Aleksej Voden (1893) in ‘Reminiscences of Marx and Engels (1927), ora in Colloqui con Marx ed Engels, cit. pp. 522-530. Su questa testimonianza cfr. anche David McLellan, Marx prima del marxismo, Einaudi, Torino, 1974, pp. 242-243; (19) Cfr. Friedich Engels, Ludovico Feuerbach e il punto d’approdo della filosofia classica tedesca, Rinascita, Roma, 1950 (1886). Su questo testo cfr. Gareth Stedman Jones, ‘Engels e la fine della filosofia classica tedesca’, in ‘Comunità’, n. 177, 1977, pp. 211-235. Oltre alla biografia di Gustav Mayer (Einaudi, Torino, 1969) cfr per un rapido ritratto “”filosofico”” David McLellan, Engels, Harvester, Hassocks, 1977, pp. 56-64. Per le ‘Tesi su Feuerbach (1845) cfr. Marx Engels, Opere complete, vol. V, Editori Riuniti, Roma, 1972, pp. 3-7] (pag 9-10; 20-22) Fortuna dei ‘Manoscritti’ del ’44 maggiore di quella della ‘Kritik’ di Kreuznach (pag 26)”,”MADS-644″
“BONGIOVANNI Bruno KUSCEV Evgeni MANANNIKOV Alexi”,”Comunismo e questione russa – Intervista a Bruno Bongiovanni – La società e lo Stato – Bagliori all’Est – Le lotte e i movimenti – Lo sciopero dei minatori – La periferia e la crisi – Polonia: dal sogno al disastro.”,”””Mi sto convincendo che il bolscevismo è l’erede del populismo russo, cioè di una tradizione autoctona russa rivoluzionaria che ha avuto diverse incarnazioni e che non è stata affatto sconfitta dalla storia. Nelle interpretazioni del populismo russo ci sono due vicende storiografiche. Per la prima il populismo russo è come una specie di socialismo utopistico precedente al marxismo e poi soppiantato dalla vera “”scienza”” che sarebbe il marxismo, il bolscevismo. Questa è un’interpretazione classicamente marxista-leninista, maturata in Unione Sovietica. L’altra interpretazione, che possiamo definire liberale, è quella che vede nel populismo russo un’occasione mancata per fare una rivoluzione o una trasformazione democratica, libertaria, popolare, che poi è stata soffocata, confiscata, usurpata da un mostro esterno di natura occidentale che sarebbe il marxismo concretizzatosi poi nel bolscevismo. Secondo me esiste una terza via, una terza ipotesi interpretativa, secondo cui il populismo, sia pure in modo diverso da come si è posto in origine, è il vero vincitore di questo secolo. Basta leggere in un certo modo alcune grandi ipotesi strategiche dell’inizio del secolo come “”la dittatura democratica degli operai e dei contadini”” di Lenin che si colloccava, a mio avviso, in una tradizione tipicamente populista e la stessa “”Rivoluzione permanente”” di Trotsky che è la variante perfetta del populismo russo perché ha, in qualche misura, “”marxistizzato”” nelle cateorie la tradizione populista”” (pag 6) “”Il marxismo non ha vinto ma è stato sconfitto, probabilmente il marxismo è morto”” (pag 7) “”Altrove, già, avevo fatto notare come la parola “”capitalismo”” non esiste in Marx, non la sua mai come sostantivo. Usa sempre modo di produzione capitalistico. La parola capitalismo ha una sua fortuna a partire dal programma di Erfurt della socialdemocrazia tedesca, steso da Kautsky col consenso di Engels, in cui si parla di civiltà capitalistica, dove il capitalismo diventa un grande sistema onnicomprensivo in grado di regolare tutto e tutti”” (pag 12)”,”TEOC-709″
“BONGIOVANNI Bruno”,”Marx, la Turchia, la Russia: due lettere.”,”””In appendice alla seconda edizione accresciuta del pamphlet di Wilhelm Liebknecht ‘Zur orientalischen Frage oder soll Europa kosakisch werden? Ein Mahnwort an das deutsche Volk’, uscita a Lipsia al termine del febbraio 1878, comparve uno scritto anonimo, costituito di due lettere inviate allo stesso Liebknecht rispettivamente il 4 e l’11 febbraio dello stesso anno. Nelle sue conclusioni Liebknecht segnalava al lettore che l’autore delle lettere era un amico che molto aveva studiato la questione orientale e che sull’argomento era competente come pochi altri. L’acutezza nei giudizi – concludeva Liebknecht – rivelava il grande maestro: ‘ex ungue leonem’. (…) finire (pag 635) Secondo Bongiovanni le due lettere di Marx sono state erroneamente attribuite da Gustav Mayer, nel 1934, a Engels nell’edizione in lingua tedesca ed in due volumi della sua biografia (Franz Mehring le aveva già utilizzate nella sua biografia di Marx) (pag 636-637)”,”MADS-752″
“BONGIOVANNI Alberto”,”La guerra in casa. Settembre ’43 – aprile ’45.”,”””Accanto alle forze alleate, risalenti con esasperante lentezza la martoriata penisola italiana, combatterono alcuni contigenti di italiani sorti quasi per miracolo dal disfacimento del nostro esercito dopo l’8 settembre, e che fornirono un prezioso quanto misconosciuto contributo allo svolgersi delle operazioni belliche, da Cassino fino allo sfondamento della Linea Gotica. Con la dichiarazione di guerra del «regno del Sud» alla Germania hitleriana, occorreva fornire la richiesta «prova» che mostrasse che l’«armata degli straccioni» intendeva cooperare in assoluta lealtà allo sforzo comune per la definitiva eliminazione del nazifascismo. Si ebbe pertanto, nel dicembre ’43, l’atteso battesimo del fuoco contro le truppe germaniche. Nell’Alto Volturno, sul fronte Mignano-Monte Lungo, gli uomini del 1° Raggruppamento motorizzato si batterono magnificamente, strappando incondizionati elogi dei pur sospettosissimi capi militari angloamericani. Caduta, almeno in parte, la barriera della diffidenza e riorganizzate, nella primavera del ’44, le nostre truppe nel quadro del Corpo Italiano di Liberazione, i risultati pratici della cobelligeranza si faranno sempre più numerosi e significativi e avranno un loro peso ben preciso sul corso della campagna d’Italia. Subentrerranno, poi, nella fase finale, tra l’Appennino emiliano e il settore adriatico, i sei Gruppi di combattimento costituiti per ordine del generale Alexander: e di uno di essi – per l’esattezza il «Cremona» – fu comandante di battaglione l’autore, che ebbe così modo di seguire da vicino e di condividere giorno per giorno le sorti di quei soldati molto spesso morsi dal dubbio sul ‘perché’ della loro partecipazione a una tale «guerra in casa», quando la patria era tagliata in due e percorsa da truppe straniere delle più diverse nazionalità e colore, e mentre nessun barlume di speranza sembrava accendersi tra tanti lutti e distruzioni”” (…) [dal risvolto di copertina]; “”Il 1943 si era chiuso in modestia e gli anglo-americani si erano dovuti accontentare di quel po’ di territorio italiano che era a sud del Garigliano, del Rapido e del Parco Nazionale, dalla parte del Trirreno, o dell’allineamento che all’incirca passa per le pendici orientali della Maiella e gli abitati di Guardiagrele, Orsogna e Ortona, sul versante adriatico. Sul finire del gennaio del 1944 lo sbarco di Anzio alimentò ancora la speranza di un successo risolutivo, ma fu un fuoco di paglia e la situazione rimase stagnante, proprio come l’avevano creata l’inverno e l’impreparazione. A proposito di quest’ultima si può fare una cosiderazione: nel campo della preparazione militare grava come un imponderabile di intempestività così che quando si è pronti ad affrontare una certa situazione, la sorte ne matura subito un’altra del tutto contraria. Nel caso degli anglo-americani, quando erano divenuti dei maestri della guerra in piano e nel deserto del nord Africa vennero infilati di punto in bianco sull’Appennino d’Abruzzo. Anche a noi era accaduto sovente la medesima cosa, ma qui il caso era differente perché mentre gli italiani – come quasi tutti i popoli meridionali – hanno fama di essere superficiali ed imprevidenti, gli inglesi spiccano per previdenza e lungimiranza: quindi si può dedurre che tutto il mondo è paese! Si rese necessario programmare un nuovo grande sforzo che si concreterà in quella lunga e deludente offensiva che, fra la primavera e l’inizio dell’inverno 1944-’45, riuscì solo a spostare il fronte sull’appennino tosco-emiliano e nella pianura che ad oriente è compresa fra il Po e il Reno, ma non valse a risolvere la campagna d’Italia. Perché questo avvenga ci vorrà ancora un inverno e parte della primavera successiva”” (pag 108-109) Difficoltà incontrate nell’avanzata degli anglo-americani in Italia su un terreno montuoso.”,”QMIS-271″
“BONGIOVANNI Bruno TRANFAGLIA Nicola a cura; collaborazione di A. AGOSTI N. ANTONETTI F. BARBAGALLO P. BEVILACQUA O. CALABRESE F. CAMMARANO R. CANOSA A. CARACCIOLO G. CARPINELLI E. CICONTE S. COLARIZI D. COLI E. COLLOTTI F. CORDOVA M. CORTELLAZZO G. COSMACINI G. CRAINZ E. DE-FORT M. DE-GIORGIO M. DEGL’INNOCENTI A. DEL-BOCA C. DELLAVALLE L. DEL-PANTA G. DE-LUNA A. D’ORSI F. ERBANI G. FERRONI E. FRANZINA M. GUASCO G.C. JOCTEAU N. LABANCA A. LEPRE F. LEVI U. LEVRA S. LUPO P. MACRY F. MALGERI B. MANTELLI F. MAZZONIS M. MERIGGI G. MICCOLI S. MUSSO G. NEPPI-MODONA P. ORTOLEVA F.C. PALAZZO M. PALLA G. PEDULLA’ S. PIVATO A. PIZZORUSSO C. POGLIANO P. POMBENI F. RAMELLA L. RAPONE M. RIDOLFI G. RONDOLINO P. RUGAFIORI F. RUGGE L. RUSSI A. SALSANO M. SALVATI A.A. SANTUCCI P. SARACENO S. SCAMUZZI S. SOAVE G. TALAMO F. TUCCARI G. TURI S. TURONE G. VERUCCI A. VITTORIA P.G. ZUNINO”,”Dizionario storico dell’Italia unita.”,”collaborazione di A. AGOSTI N. ANTONETTI F. BARBAGALLO P. BEVILACQUA O. CALABRESE F. CAMMARANO R. CANOSA A. CARACCIOLO G. CARPINELLI E. CICONTE S. COLARIZI D. COLI E. COLLOTTI F. CORDOVA M. CORTELLAZZO G. COSMACINI G. CRAINZ E. DE-FORT M. DE-GIORGIO M. DEGL’INNOCENTI A. DEL-BOCA C. DELLAVALLE L. DEL-PANTA G. DE-LUNA A. D’ORSI F. ERBANI G. FERRONI E. FRANZINA M. GUASCO G.C. JOCTEAU N. LABANCA A. LEPRE F. LEVI U. LEVRA S. LUPO P. MACRY F. MALGERI B. MANTELLI F. MAZZONIS M. MERIGGI G. MICCOLI S. MUSSO G. NEPPI-MODONA P. ORTOLEVA F.C. PALAZZO M. PALLA G. PEDULLA’ S. PIVATO A. PIZZORUSSO C. POGLIANO P. POMBENI F. RAMELLA L. RAPONE M. RIDOLFI G. RONDOLINO P. RUGAFIORI F. RUGGE L. RUSSI A. SALSANO M. SALVATI A.A. SANTUCCI P. SARACENO S. SCAMUZZI S. SOAVE G. TALAMO F. TUCCARI G. TURI S. TURONE G. VERUCCI A. VITTORIA P.G. ZUNINO Bruno Bongiovanni insegna Storia contemporanea presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino (1996). Nicola Tranfaglia insegna Storia contemporanea presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino (1996).”,”STOx-076-FL”
“BONGIOVANNI Bruno TRANFAGLIA Nicola a cura; saggi di Francesco BARBAGALLO Bruno BONGIOVANNI Mario ISNENGHI Gian Carlo JOCTEAU Marco PALLA Marco SCAVINO Nicola TRANFAGLIA”,”Le classi dirigenti nella storia d’Italia.”,”Contiene il saggio di Marco Scavino ‘La crisi di fine Ottocento e l’età giolittiana’ (tra cui il paragrafo ‘Il socialismo fra democrazia e rivoluzione sociale’, ‘La fine del “”compromesso”” giolittiano) e quello di Marco Palla ‘Per un profilo della classe dirigente fascista’.”,”ITAS-069-FL”
“BONGIOVANNI Bruno”,”Democrazia, dittatura, lotta di classe. Appunti su Marx e la rivoluzione francese.”,”””L’analisi marxiana, ora, sembra in sintonia con la terza fase del liberalismo francese, quella rappresentata dal pur isolato Tocqueville, la cui ‘Democratie en Amérique’ aveva citato nella ‘Jugendfrage’ (1)”” (pag 800) (1) Cfr. K. Marx, Sulla questione ebraica, in OC, cit. p. 163, Werke, cit., p: 352, in Mega (2), 1/2 p: 146″,”MADS-006-FGB”
“BONGIOVANNI BERTINI Mariolina”,”Guida a Proust.”,”””Non è possibile accostarsi a Proust – immergersi nella ‘Recherche’ o percorrere le pagine del giovanile ‘Jean Stanteuil’ – senza incontrare sul proprio cammino, evocato nel suo irripetibile incanto ma anche nei suoi nodi di segreta sofferenza, l’universo dell’infanzia”” (pag 3)”,”VARx-151-FV”
“BONGIOVANNI Bruno”,”Stati, nazioni, democrazie. Storiografia e tragitti politici.”,”Collana Biblioteca di storia contemporanea, Comitato scientifico: Bruna Bianchi, Paul Corner, Lorenzo Bertucelli; Bruno Bongiovanni; Mario Del Pero; Giovanna Procacci Bruno Bongiovanni (Torino, 1947) è stato professore ordinario di Storia Contemporanea all’Università di Torino. Ha collaborato con case editrici, riviste, periodici e quotidiani. Ha concentrato i suoi interessi sulla rivoluzione francese, il socialismo, le relazioni internazionali, i rapporti Usa-Urss, il totalitarismo. E’ socio dell’Accademia delle Scienze di Torino e membro di diverse fondazioni. La bibliografia riportata nel volume (per capitolo) risale alla fine del XX secolo. ‘La democrazia è infine la dittatura del proletariato, espressione che Marx usa una prima volta nel 1850…’ “”Il proletariato, immensa maggioranza che lotta a favore dell’immensa maggioranza, come recita il ‘Manifesto del partito comunista’, può far sì che alla società divisa in classi subentri un’associazione in cui “”il libero sviluppo di ciascuno è condizione del libero sviluppo di tutti””, espressione, questa, che ricorda peraltro il mai veramente affossato tragitto della democrazia-essenza. Come può avvenire ciò? Con la conquista della democrazia, e cioè con l’elevarsi del proletariato a classe dominante. E che cos’è la democrazia conquistata? È il governo forte della maggioranza. Tale reggimento politico fondato sulla strabiliante potenza del numero, non può che effettuare interventi dispotici (despotische Eingriffe) nei rapporti di proprietà. Il governo dei poveri, come Aristotele aveva intuito, è del resto, e di fatto, un governo contro i ricchi. La democrazia, come sosterrà il commentatore americano di Marx Hal Draper, è di per sé, in Marx, la dittatura, intesa come magistratura provvisoria, della democrazia stessa. Essa è così anche la dittatura della maggioranza che l’industria e la storia stanno rendendo socialmente omogenea. La democrazia è infine la dittatura del proletariato, espressione che Marx usa una prima volta nel 1850, in polemica, con tutta probabilità contro i liberali censitari che avevano individuato nella democrazia una dittatura popolare e il grido di guerra sociale. L’espressione “”dittatura del proletariato””, d’altra parte, compare in tutto sole 12 volte nelle opere di Marx ed Engels. La democrazia-numero, comunque, non verrà più abbandonata, pur permanendo sempre sullo sfondo la democrazia-essenza. Il 25 agosto 1852, conclusasi da tempo la stagione rivoluzionaria quarantottesca, Marx, sul ‘New York Daily Tribune’, scrive comunque, deluso dalla tragica parabola ella seconda repubblica francese, che “”in Inghilterra conseguire il suffragio universale costituirebbe una misura di gran lunga più socialista di qualsiasi altra cosa sia stata onorata con questo nome sul continente””. Marx si illude tuttavia che la società industriale possa semplificare al massimo i rapporti sociali e fare del proletariato l’immensa maggioranza. Non esisterà mai un territorio dicotomico popolato, sic et simpliciter, da pochi borghesi e molti proletari. La società infatti, saprà resistere all’aggressione della logica economica disegnata da Marx e si dispiegherà secondo morfologie cangianti nel tempo e sempre più complesse. L’analisi sociologica di Eduard Bernstein constaterà in proposito elementi decisivi. Ancora nel 1891, tuttavia, otto anni dopo la morte di Marx, il vecchio Engels, quello che sta per anticipare la revisione di Bernstein, scrive, nella critica del programma di Erfurt, che “”la repubblica democratica è la forma specifica della dittatura del proletariato””. È questa la dodicesima volta che l’espressione compare nel lessico marxengelsiano. Ed è anche l’ultimo atto di fede nelle virtù ipso facto redentrici della democrazia-numero”” (pag 116-117) (Bibliografia: Su questi temi: Democrazia, dittatura, lotta di classe. Appunti su Marx e la rivoluzione francese, Bruno Bongiovanni, Studi Storici, Anno 30, No. 4, La rivoluzione francese e l’Italia (Oct. – Dec., 1989), pp. 775-802 (28 pages) Published By: Fondazione Istituto Gramsci, Studi Storici https://www.jstor.org/) Capitolo V. Il socialismo contro la nazione. Il caso di Amadeo Bordiga (1911-1918) (pag 121-143) Bordiga e la guerra di Libia “”Fu la guerra di Libia, tuttavia, l’evento originario da cui germinò la formazione politica di Bordiga; il quale, il 4 marzo 1912, in un articolo su ‘La Soffitta?, sostenne per la prima volta il principio che mai più abbandonò: “”essere socialista… vuol dire rinunziare … anche alla propria nazionalità”” (11). La risposta socialista alla guerra, in ogni caso, non doveva strutturarsi in un’alleanza generica tra pacifisti di tutte le classi e di tutte le opinioni, ma doveva seguire a sua volta la stella polare dell’antimilitarismo di classe. (…)”” (pag 126-127-128) (citato tra i tanti nella bibliografia su Bordiga a pag 143 il saggio di Maria Luongo, ‘Amadeo Bordiga e il movimento operaio napoletano (1910-1920)’, in ‘Cahiers internationaux d’histoire economique et sociale’, n. 17, 1985) 1624. LUONGO MARIA, Amedeo Bordiga e il movimento operaio napoletano (1910-1920), in «Cahiers internationaux d’histoire economique et sociale», 1985, 17, pp. 1 55-176. – Min. Industria, commercio e lavoro, DG Lavoro e previdenza sociale, Div. Ufficio del lavoro – Min. Interno, DG PS, Div. Affari generali e riservati, CPC (ARCHIVIO CENTRALE DELLO STATO, BIBLIOGRAFIA, LE FONTI DOCUMENTARIE NELLE PUBBLICAZIONI DAL 1979 AL 1985″,”STOx-336″
“BONGIOVANNI Bruno BRAVO Gian Mario, a cura; saggi di Giuseppe RICUPERATI Gian Mario CAZZANIGA Gabriella SILVESTRINI Michel VOVELLE Maria MONETI Luciano CANFORA Vita FORTUNATI Alice FRANCESCHI Ginevra CONTI-ODORISIO Manuela CERETTA Maria Alberta SARTI Vincenzo ARIANO Arrigo COLOMBO Bruno BONGIVANNI Gian Mario BRAVO”,”Nell’anno 2000. Dall’utopia all’ucronia.”,”Testi in italiano e francese Bravo: su Marx Engels (pag 219-221) “”In primo luogo, ricordo Friedrich Engels e le sue intelligenti intuizioni: egli dette, secondo Vovelle, la lettura «canonica» dell’utopia ed elaborò uno statuto d’essa (9). Egli percepì come il pensare utopico fosse «geniale» ma corrispondesse a epoche in cui sopravvivano rapporti di produzione arretrati, allorché era generalizzata una sorta di immaturità sociale e la progettazione del tempo futuro diventava necessariamente ideale, anzi, idealista. La sua definizione resta celebre (10): «Il socialismo [per gli utopisti] è l’espressione dell’assoluta verità, dell’assoluta ragione, dell’assoluta giustizia, e basta che sia scoperto perché conquisti il mondo con la propria forza; poiché la verità assoluta è indipendente dal tempo, dallo spazio e dallo sviluppo storico dell’uomo, è un semplice caso quando e dove sia scoperta. (…) [Gli utopisti] non potevano ancora far appello alla storia del loro tempo». D’altra parte, Engels Marx e in genere il pensiero marxista più acuto misero in luce un altro elemento decisivo nella critica dell’utopismo: la mancanza del concetto di ‘transizione’. Su di esso si discusse a lungo fea Otto e Novecento, le soluzioni adottate furono il più delle volte fallimentari, ma ciò non toglie validità all’osservazione marx-engelsiana sulla sostanziale estraneità a esso della nozione di utopia. Un ulteriore elemento fu dato, nel giovane Marx, dalla contestazione del «dogmatismo», proprio di tenti socialisti utopisti, coll’affermazione dell’opportunità di adeguare la loro analisi politica agli sviluppi e alle stesse contraddizioni della realtà, abbandonando il riferimento all’astratta «ragione». Sanciva Marx in un commento ad Arnold Ruge nel 1843 (11): «(…) Non verrei che noi innalzassimo una bandiera dogmatica; al contrario. Noi dobbiamo cercare di venire in aiuto ai dogmatici, affinché chiariscano a se stessi i loro princìpi. Così soprattutto il ‘comunismo’ è un’astrazione dogmatica, e con ciò mi riferisco non a un qualsiasi, presunto ed eventuale comunismo, bensì al comunismo realmente esistente, quale lo prefessano Cabet, Dézamy, Weitling, ecc. Questo comunismo è proprio solo una manifestazione particolare del principio umanistico, contaminato dal suo opposto, l’elemento privato. Abolizione della proprietà privata e comunismo, quindi, non sono affatto identici e non a caso, bensì necessariamente, il comunismo si è trovato di fronte ad a ltre dottrine socialiste, come quelle di Fourier, Proudhon; ecc., proprio perché esso spesso non è che un’astrazione particolare, unilaterale, del principio socialista. Tutto il principio socialista, a sua volta, non è che uno degli aspetti, quello concernente la ‘realtà’, della vera essenza umana (…)»”” (pag 219-221) [Gian Mario Bravo, ‘Utopia e socialismo’ (in) ‘Nell’anno 2000. Dall’utopia all’ucronia’, Leo S. Olschki editore, Firenze, 2001] [ (10)”,”SOCU-018-FMB”
“BONGIOVANNI Bruno”,”La caduta dei comunismi.”,”Bruno Bongiovanni (Torino, 1947) insegna Storia contemporanea presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Torino. Tra le sue opere ‘Il pensiero socialista nel secolo XIX’ (Utet, 1987), ‘Le repliche della storia’ (Bollati Boringhieri, 1989), L’albero della rivoluzione’ (Einaudi, 1989, con Luciano Guerci) Storia del termine ‘communismo’ ‘comunismo’ dal 1569 (forma comunitaria di Hutter a Cracovia, Polonia) (pag 40) Parigi negli anni 1840: un laboratorio irripetibile “”E Parigi, nella prima metà degli anni Quaranta (Marx vi abitò tra la fine del 1843 e l’inizio del 1845), fu a questo proposito un laboratorio irripetibile, con la ‘bohème’ letteraria e il pensiero politico radicale in reciproco contatto: rapporti sempre più stretti e sempre provvisori avvicinavano infatti tra loro, in una sorta di cosmopolitismo ‘melting pot’ intellettuale, persone come gli esuli russi e quelli tedeschi, come George Sand e Heine, Proudhon e Lamennais, Herzen e Bakunin, Cabet e Leroux, Blanc e Considerant, Flora Tristan ed Engels, Senza dimenticare la presenza sotto questo aspetto più labile, e pur non senza importanza, di personalità come Musset, Liszt, Hugo, Delacroix, Turgenev, Berlioz, Gauthier, Wagner, e gli stessi Lamartine e Tocqueville (14). Tra tutti costoro, e tra molti altri ancora, che si emozionavano per i polacchi, per gli italiani, per gli irlandesi, per i liberali svizzeri o spagnoli, e che leggevano avidamente cronache e resoconti sul sistema politico americano e sulle condizioni di vita della classe operaia inglese, la parola «comunismo», non più proibita, circolava ora vorticosamente. Era diventata quasi una moda, un oggetto di studio, un’espressione di ciò che poi si chiamerà il «movimento reale», una causa di snobistico malumore e di paura più o meno inconfessata, un’occasione di brividi, una discesa intellettuale o etica negli abissi della stratificazione sociale, uno strumento di predicazione a fianco degli indigenti e dei sofferenti, una promessa di redenzione per i medesimi, ma anche, citando Marx, una passione del cervello e un cervello della passione”” (pag 48) [Bruno Bongiovanni, ‘La caduta dei comunismi’, Garzanti, Milano, 1995] [(14) Cfr. Isaiah Berlin, ‘Karl Marx’, La Nuova Italia, Firenze, 1994] Stato e rivoluzione. “”Del resto, proprio grazie ai precedenti contributi teorici di socialdemocratici come Hilferding e come Kautsky, e anche come Rosa Luxemburg, i bolscevichi (soprattutto Bucharin, e poi anche Lenin) avevano potuto definire appunto «imperialistica» la guerra in atto. Il 10 aprile successivo, tuttavia, sempre a Pietrogrado, Lenin approfondì la questione, scollegandosi dalla storia della socialdemocrazia sino al 1914 e ponendosi, pur sotto le sembianze di una implacabile ortodossia, in stretto rapporto con la propria storia, quella iniziata nel 1902. A questo punto una lunga citazione è necessaria, perché è qui che, insieme alla ‘querelle’ sul nome, nasce, quindici anni dopo il ‘Che fare?’, ma prima della stesura di ‘Stato e rivoluzione’ (agosto-settembre 1917); la teoria comunista novecentesca di scuola bolscevica: «Noi dobbiamo chiamarci ‘Partito comunista’, come si chiamavano Marx ed Engels. Noi dobbiamo ripetere che siamo marxisti e che prendiamo per base il ‘Manifesto del partito comunista’, svisato e tradito dalla socialdemocrazia su due punti principali: 1. gli operai non hanno patria; la «difesa della patria» nella guerra imperialista significa tradimento del socialismo; 2. La teoria marxista dello stato, svisata dalla Seconda Internazionale. La denominazione di «socialdemocrazia» è ‘scientificamente’ falsa, come Marx dimostrò più di una volta, fra l’altro, nella ‘Critica del programma di Gotha’ nel 1875, e come ripeté in forma più popolare Engels nel 1894. Dal capitalismo l’umanità non può passare direttamente al socialismo, cioè alla proprietà collettiva dei mezzi di produzione e alla ripartizione dei prodotti proporzionalmente al lavoro di ciascuno. Il nostro partito guarda più lontano: il socialismo è inevitabilmente destinato a trasformarsi a poco a poco in comunismo, sulla cui bandiera è scritto: “”Da ciascuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi bisogni””. Questo è il mio primo argomento. Ecco il secondo: anche la seconda parte della nostra denominazione (‘socialdemocratici’) è scientificamente errata. La democrazia è una delle forme dello ‘stato’. Invece noi marxisti siamo contro ‘ogni’ stato» (23). Questo testo, di grande rilievo rispetto al momento in cui venne scritto (ciò che consente di negarne a priori un qualsivoglia carattere accademico), mette in luce lo straordinario scatto effettuato da Lenin, per il quale ora il partito comunista era un partito strutturalmente diverso rispetto alle socialdemocrazie (questo era chiaro sin dal 1902) perché si batteva per la realizzazione di ‘tutto’ il programma massimo, che prevedeva come tappa conclusiva del cammino umano il comunismo, esemplificato nella formula di derivazione in realtà sansimoniana «da ciascuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi bisogni», riformisticamente poi realizzata, in forme certo non sempre soddisfacenti, dal ‘Welfare State’ contemporaneo (24)” (pag 56-57) [Bruno Bongiovanni, ‘La caduta dei comunismi’, Garzanti, Milano, 1995] [(23) V.I. Lenin, ‘I compiti del proletariato nella rivoluzione’, in ‘Opere scelte’, II, Edizioni in lingue estere, Mosca, 1948, pp. 35-36; scritto il 10 aprile 1917, e articolato in 19 punti, questo testo venne pubblicato, in opuscolo separato, nel successivo settembre; (24) Tre divise furono piazzate nel 1831, come sottotitolo, sul giornale sansimoniano “”Le Globe”” (…)] Bruno Bongiovanni (wikip) “”Sposato dal 1968 con la studiosa di letteratura francese Mariolina Bongiovanni Bertini, professore ordinario sino al 2017, Bruno Bongiovanni ha conseguito nel 1972 la laurea in Storia contemporanea presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Torino. Argomento della tesi era la natura sociale dell’URSS, ritenuta antisocialista, tesi diventata libro nel 1975. In precedenza aveva fatto ricerche, pubblicando un libro, presso la Fondazione Giovanni Agnelli di Torino. Nel 1972-1973 ha lavorato al CNR. Ha poi iniziato la carriera universitaria all’Università di Torino. Dal 1974 al 1981 è stato borsista e contrattista e poi, a partire dal 1981, è stato, sempre per Storia Contemporanea, ricercatore, professore associato e ben presto ordinario. Ha in continuità aderito ai corsi di laurea in Storia e in Scienze Storiche, aderendo altresì al Dipartimento Culture Politica e Società negli ultimi cinque anni di attività universitaria, appunto fino al 2017, quando sono state modificate le istituzioni della docenza. Dall’inizio del 1991 al 2004 ha tenuto annualmente, presso la sede torinese del Bureau International du Travail, corsi di storia della politica internazionale organizzati dal Ministero degli Affari Esteri per gli aspiranti alla carriera diplomatica. Concentrate principalmente sulla storia della rivoluzione francese, del socialismo, delle relazioni internazionali, dei rapporti USA-URSS, della guerra fredda, del totalitarismo e delle tre Italie (la liberale, la fascista e la repubblicana), le sue ricerche sono state effettuate, oltre che a Torino, Milano, Roma e Firenze, in buona parte a Parigi, ma anche a Berlino, Amsterdam, Londra, Zurigo e Vienna: è stato tradotto in sei lingue. È socio corrispondente dal 2016 e socio nazionale residente dal 2024 dell’Accademia delle Scienze di Torino per storia, archeologia e geografia (classe di scienze morali, storiche e filologiche) ed è presente nel comitato scientifico dell’Istituto di Studi Storici Gaetano Salvemini di Torino, della Fondazione Luigi Firpo di Torino, della Fondazione Amadeo Bordiga di Formia, della Fondazione Luigi Micheletti di Brescia e della Fondazione Federico Chabod di Aosta. Collabora e ha collaborato con diverse case editrici, con quotidiani, soprattutto l’Unità, oltre che con settimanali – tra i quali Rinascita e Diario – e con mensili. Si è occupato di libri e di editoria in trasmissioni radiofoniche Rai. Gli è stato assegnato il Premio nazionale letterario Pisa per la saggistica (1995). Ha anche diretto e dirige tre collane presso gli editori Laterza, Unicopli e Stylos. Ha pubblicato, per quel che riguarda le riviste, articoli, interventi, rubriche e recensioni su varie pubblicazioni, tra cui Passato e presente (della cui direzione ha fatto parte), Studi Storici, Rivista di Storia Contemporanea, L’Indice dei libri del mese, Belfagor, Il Ponte, Monthly Review, Telos, Quaderni storici, Quaderni di storia, Linea d’ombra, Mondoperaio, Tuttolibri, Il Tetto, Narcomafie e altre. Ha scritto saggi in opere con più volumi e in dizionari enciclopedici. E ha poi pubblicato e introdotto, sempre in volumi, testi, talora inediti in italiano, di Ottorino Perrone, Karl Marx, Friedrich Engels, Daniel Guérin, Maximilien Rubel, Baruch Spinoza, John Tosh, Bruno Rizzi, Isaiah Berlin, Robert Palmer e Joel Colton, Giovanni Borgognone, Max Hölz, Luca La Rovere, Elena Fallo e su Angelo Tasca”” Bibliografia. Tra i lavori più recenti: La forza dei bisogni e le ragioni della libertà. Il comunismo nella riflessione liberale e democratica del Novecento (con Franco Sbarberi), Reggio Emilia, Diabasis, 2008 Il concetto di Impero, in Imperi e imperialismo. Modelli e realtà imperiali nel mondo occidentale, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2009 * Marxismo, in Gli ismi della politica, Roma, Viella, 2010 * La revisione del marxismo tra fine Ottocento e i primi decenni del Novecento, in La fine del socialismo – Francesco Saverio Merlino e l’anarchia possibile, Chieti, Centro Studi Libertari Camillo di Sciullo, 2010 Stati, nazioni, democrazie. Storiografia e tragitti politici, Milano, Unicopli, 2019 Storia della guerra fredda, Roma-Bari, Laterza, 2023 (10ª ed.) (1ª ed. 2001) Umberto Levra, in Atti dell’Accademia delle Scienze di Torino, 2-2022, Torino, Accademia delle Scienze di Torino, 2023 Intellettuali (di Zygmunt Bauman e Bruno Bongiovanni, introd. di Emanuele Coccia), Roma, Treccani Libri, 2024″,”RUST-001-FMDP”
“BONGIOVANNI Bruno”,”Le repliche della storia. Karl Marx tra la Rivoluzione francese e la critica della politica.”,” “”Negli anni successivi alla stesura dei manoscritti marxiani sulla questione polacca, Engels prosegue l’opera dell’amico, sia dal punto di vista del metodo (ma, da buon protomarxista, con un pizzico di «economia» in più), sia dal punto di vista dei temi e dei problemi affrontati. Dopo avere spiegato cosa hanno a che fare gli operai d’Occidente con la Polonia (109) e dopo avere constatato con soddisfazione nel 1870-71 la raggiunta unità dei tedeschi, Engels si aspetta, sin dal 1874, una guerra «tra la Germania e la Russia» (110). Cos’era accaduto? La Russia, per i suoi fini (a cominciare dalla repressione dell’insurrezione polacca del 1863) aveva costantemente aiutato la Prussia (anche in funzione antiaustriaca, onde avere le mani libere nei Balcani ed approfittare della lenta dissoluzione dell’Impero turco) ed ora la Prussia si era talmente ingigantita da diventare un nuovo ‘Reich’ tedesco, una creatura schizoide, metà tedesca e metà prussiana. L’armata russa – secondo Engels – «sarà sempre disposta ad assistere la Prussia in un movimento interno. Ancor oggi la Prussia ufficiale è l’asilo e il baluardo dell’intera reazione europea» (111). L’anima tedesca (intimamente democratica) del ‘Reich’ ha contro il nemico interno prussiano e contro il nemico esterno russo un solo alleato, sempre lo stesso: «il popolo polacco». «La Polonia ancor più della Francia è posta dal suo sviluppo storico e dalla sua condizione presente dinanzi al dilemma: o essere rivoluzionaria o perire. E con ciò cade la sciocca diceria del carattere scioccamente aristocratico del movimento polacco. Nell’emigrazione polacca v’è abbastanza gente con voglie aristocratiche: ma non appena la Polonia entra nel movimento questo diviene fondamentalmente rivoluzionario, come abbiamo visto nel 1846 o nel 1863. Questi movimenti non furono soltanto nazionali: essi erano contemporaneamente diretti alla liberazione dei contadini e a trasferir loro la proprietà fondiaria» (112). Le cose poi evolveranno diversamente. La crescita vertiginosa della potenza dei ‘Reich’ ridurrà sempre più il possibile ruolo polacco. L’incontenibile forza dello sviluppo economico tedesco – penserà Engels sul finire degli anni ottanta, quando Marx era già morto – aveva compiuto, servendosi di Bismarck e della Prussia, ciò che la borghesia democratica era stata incapace di fare”” (pag 168-169) [Bruno Bongiovanni, ‘Le repliche della storia. Karl Marx tra la Rivoluzione francese e la critica della politica’, Bollati Boringhieri, Torino, 1989] [(109) Cfr. F. Engels, ‘What have the Working Classes to do with Poland?’, in K. Marx F. Engels, ‘The Russian Menace to Europe’, cit., pp. 95-104. Si tratta di tre articoli pubblicati su ‘The Commonwealth’ tra il marzo e il maggio 1866. Cfr. in traduzione tedesca, ‘Werke’, XVI, pp. 153-163. Il terzo articolo è stato tradotto in italiano in appendice a R. Luxemburg, ‘La questione nazionale e lo sviluppo capitalista, Jaca Book, Milano, 1975, pp. 407-12; (110) F. Engels, ‘Due manifesti di profughi. I. Un proclama polacco’, in ‘Cose internazionali estratte da “”Volksstaat’ (1871-1875), Mongini, Roma, 1909, p. 32. Si tratta dell’articolo ‘Flüchtlings-Literatur I. Die polnische Proklamation’, comparso sul ‘Volksstaat’ (1874), 17 giugno, 69, cfr. Werke, XVIII, p 526; (111) Ibid., (112) Ibid., pp. 33, 526]”,”MAES-001-FMB”
“BONHOEFFER Dietrich, a cura di Eberhard BETHGE”,”Resistenza e resa. Lettere e appunti dal carcere. (Tit.orig.: Widerstand und Ergebung)”,”””Quando sono venuto a contatto con ‘outcasts’ o “”paria”” sociali, mi ha colpito ogni volta il fatto che per costoro il motivo determinante nel giudizio su altre persone è la diffidenza. Ogni gesto o atto, anche il più disinteressato, di una persona in posizione sociale più elevata viene a priori guardato con sospetto. Del resto questi outcasts si ritrovano in tutti i ceti sociali. In un giardino non vanno che alla ricerca del letame che fa crescere i fiori. Quanto meno un uomo è legato, tanto più scivola in questo atteggiamento. Anche nel clero si trova questa assenza di legami, l’ atteggiamento che chiamiamo “”clericale””, quel fiutare-la-pista-dei-peccati-umani, per poter prendere in castagna l’ umanità. E’ come se si riconoscesse bella una casa, soltanto dopo aver scoperto le ragnatele nell’ ultima cantina, come se si potesse veramente apprezzare un buon lavoro teatrale, soltanto quando si è visto che cosa fanno gli attori dietro le quinte.”” (pag 258-259)”,”RELP-041″
“BONHOEFFER Dietrich, a cura di Alberto GALLAS”,”Resistenza e resa. Lettere e scritti dal carcere.”,”Dietrich Bonhoeffer era nato in Breslavia nel 1906. Fu impiccato a Flossembürg nell’aprile 1945. Eberhard Bethge era nato a Warchau, Magdeburgo, nell’agosto 1909. E’ stato allievo di Bonhoeffer. Alberto Gallas è nato nel 1951, ricercatore presso il Dipartimento di Scienze religiose dell’Università Cattolica.”,”RELP-009-FMP”
“BONI Eligio GUERZONI Antonio PAGLIANI Giorgio”,”Cinque anni di utili. Otto banche all’analisi di bilancio.”,”BONI-E è segretario della categoria lavoratori bancari della Cisl di Modena. Da anni approfondisce il problema del credito con particolare attenzione ai problemi locali. GUERZONI-A, laureato in scienze politiche, indirizzo economico, all’ Università di Bologna, è componente della segreteria Cisl di Modena. PAGLIANI-G, laureato in scienze politiche a Bologna con una tesi sulle partecipazioni statali, lavora presso un istituto di credito di Modena.”,”E1-BAIT- 014″
“BONI Federico”,”Il corpo mediale del leader. Rituali del potere e sacralità del corpo nell’epoca della comunicazione globale.”,”BONI Federico insegna Sociologia della Comunicazione all’Università di Genova e alla Statale di Milano. Ha pubblicato ‘I media e il governo del corpo’ (2002)”,”TEOP-508″
“BONIFACE Pascal a cura; saggi di Pascal BONIFACE Alain CHENAL Marc GERMANANGUE Camille GRAND Jean-Jacques KOURLIANDSKY Ewa KULESZA-MIETKOWSKI Christian LECHERVY Jacques LEVESQUE Jean-Pierre MAULNY Axel QUEVAL Jean-Pierre RAISON Stephane ROUSSEL Jean SAVOYE Isabelle SOUBES-VERGER Thierry TARDY Bruno TERTRAIS”,”L’année stratégique, 1997.”,”Saggi di Pascal BONIFACE Alain CHENAL Marc GERMANANGUE Camille GRAND Jean-Jacques KOURLIANDSKY Ewa KULESZA-MIETKOWSKI Christian LECHERVY Jacques LEVESQUE Jean-Pierre MAULNY Axel QUEVAL Jean-Pierre RAISON Stephane ROUSSEL Jean SAVOYE Isabelle SOUBES-VERGER Thierry TARDY Bruno TERTRAIS”,”STAT-032″
“BONIFAZI Alberto SALVARANI Gianni”,”Dalla parte dei lavoratori. Storia del movimento sindacale italiano. Volume IV. 1968-1975: dall’ autunno caldo verso l’ unità organica.”,”Alberto BONIFAZI (1940) e Gianni SALVARANI (1939) sono dirigenti della UIL. RAVENNA è stato segretario confederale della UIL. “”Il movimento sindacale si avviava così verso il suo “”autunno””, una stagione ben diversa da quella esaltante del 1969. La parabola discendente si poteva verificare anche sul piano delle lotte e delle realizzazioni: diminuiva la capacità di presa del sindacato all’ interno della fabbrica e nella società; recuperavano i padroni, le forze politiche, il potere pubblico. Il sindacato era costretto ad una dura lotta che iniziava proprio nel momento in cui con il “”patto federativo”” si toccava il punto più basso della tensione unitaria e si ripiegava su una formula difensiva che aveva come unico spiraglio un labile “”ponte verso l’unita””.”” (pag 114) Nasce la Federazione unitaria. (pag 114)”,”MITT-250″
“BONIFAZI Alberto SALVARANI Gianni”,”Dalla parte dei lavoratori. Storia del movimento sindacale italiano. Volume I. 1860-1906: dalle Società di Mutuo Soccorso alla prima organizzazione unitaria dei lavoratori.”,”Alberto BONIFAZI (1940) e Gianni SALVARANI (1939) sono dirigenti sindacali.”,”MITT-294″
“BONIFAZI Alberto SALVARANI Gianni”,”Dalla parte dei lavoratori. Storia del movimento sindacale italiano. Volume II. 1906-1944: dalla prima Confederazione Generale del Lavoro al patto di Roma.”,”Alberto BONIFAZI (1940) e Gianni SALVARANI (1939) sono dirigenti sindacali.”,”MITT-342″
“BONIFAZI Alberto SALVARANI Gianni”,”Dalla parte dei lavoratori. Storia del movimento sindacale italiano. Volume III. 1944-1967: dalla Resistenza alla vigilia dell’autunno caldo.”,”Alberto BONIFAZI (1940) e Gianni SALVARANI (1939) sono dirigenti della UIL. RAVENNA è stato segretario confederale della UIL.”,”MITT-343″
“BONIFAZI Corrado”,”Le migrazioni italiane.”,”Tra i libri citati in bibliografia: M. Ambrosini, ‘Utili invasori. L’inserimento degli immigrati nel mercato del lavoro italiano, Franco Angeli, MIlano, 1999 “”lIn definitiva l’emigrazione si avvia e si sviluppa all’interno di un processo di crescita economica e trasformazione politica che avviene nell’ambito di un’economia di mercato internazionale, distruggendo le forme economiche e sociali tradizionali e creando una popolazione mobile che cerca di aumentare il proprio reddito e diversificare i rischi. Nei paesi d’arrivo, invece, si produce una compartimentazione tra i diversi settori del mercato del lavoro, che diventa essa stessa fattore d’attrazione; una volta iniziato, il flusso tende a perpetuarsi attraverso le reti migratorie, l’affermarsi di una vera e propria cultura dell’emigrazione e la formazione di economie etniche. Infine, il processo di sviluppo raggiunge un livello tale da determinare una riduzione della spinta a migrare e tende a trasformare i paesi d’emigrazione in paesi d’immigrazione. In forma molto sintetica è il processo che è avvenuto nell’ultimo secolo e mezzo in Italia e negli altri paesi dell’Europa meridionale e che, da tempo, si era già realizzato in gran parte dell’Europa centro-settentrionale. In effetti, questo quadro di riferimento, messo a punto soprattutto per descrivere le migrazioni della seconda metà del Novecento tra i paesi in via di sviluppo e quelli sviluppati, risulta altrettanto valido per gran parte dei flussi internazionali della prima parte del secolo scorso e dell’Ottocento (1)”” (pag 334) (1) Su quest’aspetto si vedano D.S. Massey, ‘Economic develpment and international migration in comparative perspective’, in “”Population and development review””, 14 (3) 1988 pp. 383-413 e Hatton e Williamson (1998) Bibliografia: Bonifazi Corrado – L’ Italia delle migrazioni L’ Italia delle migrazioni Titolo L’ Italia delle migrazioni Autore Bonifazi Corrado Prezzo Sconto -15% € 21,25 (Prezzo di copertina € 25,00) Dati 2013, 299 p., brossura Editore Il Mulino (collana Le vie della civiltà) Normalmente disponibile per la spedizione entro 3 giorni lavorativi Metti nel carrello Aggiungi alla lista dei desideri Segnala il libro ad un amico Premium Questo prodotto dà diritto a 21 punti Premium. Per saperne di più nectar Questo prodotto dà diritto a 21 punti Nectar. Per saperne di più Descrizione Per circa un secolo tra i maggiori paesi d’emigrazione, l’Italia è diventata negli anni recenti una delle principali mete delle migrazioni internazionali. Non meno rilevanti sono stati i flussi interni, che hanno ridisegnato la geografia umana del paese, spostando masse ingenti dalle campagne alle città, dalle aree economicamente svantaggiate a quelle più dinamiche. Il volume ricostruisce le tappe principali e i caratteri più significativi delle migrazioni italiane dall’Unità ad oggi, considerando cinque grandi periodi: l’Ottocento preunitario; la prima globalizzazione e l’emigrazione di massa (1861-1914); la fase tra le due guerre; gli anni della ricostruzione e del miracolo economico (1946-1975); la seconda globalizzazione e l’immigrazione straniera.”,”STOx-247″
“BONIFAZI Corrado”,”L’immigrazione straniera in Italia.”,”Corrado Bonifazi è primo ricercatore nell’Istituto di ricerche sulla popolazione (Irp) del Cnr. Atteggiamento della popolazione d’arrivo sugli immigrati “”E’ fuor di dubbio che diffidenza, e spesso, aperta ostilità da parte della popolazione d’arrivo sono stati i sentimenti che più frequentemente hanno accompagnato i flussi d’immigrazione. Cohn Bendit e Schmid 1993, 91 ricordano come l’arrivo degli immigrati tedeschi in quelli che poi sarebbero stati gli Stati Uniti suscitasse forti preoccupazioni: «perché la Pennsylvania, fondata da inglesi, dovrebbe diventare una colonia di stranieri, che saranno presto così numerosi da germanizzarci, invece di essere noi ad anglicizzare loro, e che non saranno mai disposti ad adottare la nostra lingua e le loro abitudini?» ammoniva nel 1751 Benjamin Franklin, uno dei padri dell’indipendenza americana. A distanza di due secoli il desiderio di verificare quanto questo genere di timori fosse esteso tra i francesi spinse l’Institut national d’études démographque (Ined) a effettuare una indagine sul campo per studiare l’atteggiamento della popolazione locale verso l’immigrazione e l’adattamento alla società transalpina degli italiani e dei polacchi, allora due delle comunità più numerose Girard e Stoetzel 1953. La storia delle migrazioni internazionali è costellata da esempi di questo tipo, ma proprio il caso degli immigrati tedeschi negli Stati Uniti e di quelli italiani e polacchi in Francia dimostra come molto spesso tali preoccupazioni si siano rivelate, alla prova dei fatti, decisamente eccessive, la capacità delle società d’arrivo di interagire con i flussi di immigrazione, trovando percorsi di inserimento e di reciproco adattamento, si è dimostrata nella realtà maggiore di quanto venisse paventato. Tuttavia, tali manifestazioni sono anche il riflesso di precisi contrasti di interesse che non possono essere sottovalutati”” (pag 216-217)] [(1) Cohn-Bendit, D. e Schmid T., ‘Heymat Babylon. Das Wagnis der multikulturellen Demokratie’, Hamburg, Hoffman und Campe Verlag, trad. it. ‘Patria Babilonia. La sfida della democrazia multiculturale’, Roma, Theoria, 1994; (2) Girard A. e Stoetzel J., ‘Français et immigrés. L’attitude français, L’adaptation des Italiens et des Polonais’, Paris, Presses Universitaires de France]”,”DEMx-067″
“BONIN Pierre”,”Construire l’Armée française. Textes fondateurs des institutions militaires. (Tome 2). Depuis le début du règne de Henri II jusqu’à la fin de l’Ancien Régime.”,”BONIN Pierre: grazie alla doppia formazione di storico e di giurista, è professore associato di Storia del diritto presso l’Università di Nantes (al 2006). La sua ricerca si concentra sul funzionamento delle istituzioni in epoca moderna. (dal retro di copertina del volume 2; traduz. d. r.). <> (dal retro di copertina. Traduz. d. r.).”,”FRQM-004-FSL”
“BONINO José Miguez”,”Cristiani e marxisti. La sfida reciproca alla rivoluzione.”,”José Miguez Bonino, teologo metodista argentino, docente di teologia sistematica alla Facoltà evangelica di Buenos Aires, fu osservatore delegato al Concilio Vaticano II; è considerato una delle personalità più vive dell’attuale teologia sudamericana. É stato di recente eletto uno dei sei presidenti del Consiglio Ecumenico delle Chiese.”,”RELC-079-FL”
“BONITO OLIVA Rossella CANTILLO Giuseppe a cura, Saggi di Valerio VERRA Giuseppe VARNIER Luca FONNESU Gaetano RAMETTA Giovanni BONACINA Francesco Saverio TRINCIA Virginia LÓPEZ DOMÍNGUEZ Valeria PINTO Myriam BIENENSTOCK Norbert WASZEK Giovanna PINNA Franco BIASUTTI Livia BIGNAMI Marcella D’ABBIERO Vanna GESSA-KUROTSCHKA Walter JAESCHKE Gabriella BAPTIST Marco IVALDO Pierluigi VALENZA Fabio CIARAMELLI Gilbert GÉRARD Emilia D’ANTUONO Antonello GIULIANO Giuseppe CACCIATORE Carla DE PASCALE Maria GIUNGATI Sergio DELLAVALLE Félix DUQUE José L. VILLACAÑAS Pietro KOBAU Angelica NUZZO Francesca MENEGONI Faustino ONCINA COVES Antonio CARRANO”,”Fede e sapere. La genesi del pensiero del giovane Hegel.”,”Rossella Bonito Oliva insegna Storia della Filosofia contemporanea presso la facoltà di Sociologia dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. Si è occupata soprattutto del tema della soggettività nella tradizione filosofica deel moderno. Giuseppe Cantillo insegna Filosofia Morale presso la facoltà di Lettere dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. I suoi studi hanno riguardato temi e autori dello storicismo – con particolare riferimento all’opera di E. Troeltsch – e della filosofia dell’esistenza, nonchè il pensiero di Hegel.”,”HEGx-025-FL”
“BONNEFOUS Georges”,”Histoire politique de la Troisieme Republique. Tome II. La Grande Guerre, 1914-1918.”,”La frazione disfattista del Partito socialista francese interviene nella Seduta della Camera del 15 settembre 1916. “”M. Brizon (socialiste), qui était allé récemment en Suisse, à Kienthal, conférer avec les socialistes allemands, accompagné de ses deux collègues, défaitistes comme lui, M.M. Alexandre Blanc et Raffin-Dugens, prit ensuite la parole. Il commença par dire, dans un style inattendu chez un ancien instituteur: “”On nous refuse le droit de ‘parlage’, et aussi le droit d”écrivage’; il nous reste le droit de calculer: calculons””. Il cita alors plusieurs quantités de milliards perdus (sans le préciser) depuis le début de la guerre. Il ajouta: “”La guerre doit se traiter comme une affaire. Arrêtons les frais. Négocions. On n’a pas le droit de jeter les milliards du peuple dans l’abîme, et les hommes sous le feu roulant de la mort. On peut et on doit négocier””. La quasi-totalité de la Chambre commençait à supporter impatiemmentces propos, de la part d’un homme qui, un mois et demi avant la guerre, à la séance de la Chambre du 12 juin 1914, avait eu l’audace de s’écrier: “”Ce n’est pas contre nous que l’Allemagne arme””. Mais, quand, ajoutant à ce qu’il avait déjà dit, il crut bon de s’écrier: “”La guerre durerait encore trois ans, avec la politique de M. Briand…””, de nombreuses interruptions, sur presque tous le bancs de l’Assemblée, l’empêchèrent de continuer et M. Briand demanda la parole, puis monta à la tribune, pendant que le député Brizon en descendait. Le président du Conseil répondit à son interpellateur par cette improvisation magnifique: “”Jetez les yeux, Monsieur Brizon, sur votre pays, et vous constaterez que ce n’est pas de son plein gré qu’il est allé à cette guerre horrible. Après plus de quarante années de paix, maintenue dans le conditions le plus difficiles, je pourrais même dire les plus douloureuse, il a été brusquement attaqué, on lui a sauté a la gorge, en s’efforçant de le terrasser et, pour l’atteindre, on passa sur le corps mutilé et sanglant d’un petit pays, dont on avait garanti la neutralité. Lorsque, pendant deux ans, notre pays, qui a eu l’honneur d’être le champion du droit, arrête l’envahisseur, l’oppresseur, et défend l’humanité tout entière, quand son sang a coulé à flots, vous dites: “”Négociez la paix!”” Quel défi! e quel outrage à la mémoire de tous nos morts! (…). Cette paix serait humiliante et déshonorante. Il n’y a pas un Français qui la puisse désirer””. L’acclamation de toute la Chambre debout, à l’exception de quelques défaitistes, salua la superbe riposte du président Briand. L’affichage de son discours fut demandé, et immédiatement voté, par 420 voix contre 26. Ces 26 opposants appartenaient tous à la fraction, plus o moins défaitiste, du parti socialiste: 34 membres de ce parti s’étaient abstenus, dont 7 absent par congé; 38 députés socialistes avaient voté pour l’affichage du discours Briand”” (pag 160-161)”,”FRAV-092″
“BONNEFOUS Edouard”,”Les milliards qui s’envolent. L’ aide francaise aux pays sous-développés.”,”BONNEFOUS Edouard membre de l’Institut, senatore, ex ministro. “”Le economie europee ed africane sono profondamente legate l’ una all’ altra. L’ Europa occidentale è il principale partner dell’ Africa. I 2/3 delle importazioni africane provengono dall’Europa e il 3/5 delle esportazioni vi si dirigono. Il continente americano non rappresenta che il 10% del commercio africano, come pure il commercio interafricano. L’ eredità del passato pesa senza dubbio molto in questa unione afro-europea, ma non può essere abolita.”” (pag 190-191)”,”FRAV-119″
“BONNEFOY Yves MOATTI Claudia BORER Alain VITRANI François AGOSTI Stefano ALBANO Lucilla ANACLERIO Gabriele ARGENTIERI Simona AUGIAS Corrado BERTOZZI Marco BECK Philippe BOITANI Piero BOLOGNA Piero BOLOGNA Corrado BOMPIANI Ginevra BORSELLINO Nino CALLE-GRUBER Mireille CANDINAS Pia CANTU’ Francesca CASTOLDI Alberto CITATI Pietro CORTIANA Rino D’ANGELO Paolo DE-CECCATTY René CAVALLI Patrizia e altri”,”I pensieri dell’istante. Scritti per Jacqueline Risset.”,”Studiosa di Dante (Dante écrivain, 1982; Dante. Une vie, 1995), ha tradotto in francese la Divina Commedia (3 voll., 1985-90). Jacqueline Risset. Poetessa e saggista francese (Besançon 1936 – Roma 2014). Membro (dal 1967) del comitato di redazione di Tel quel, ha insegnato letteratura francese presso la III università di Roma. È autrice di raccolte poetiche (Sept passages de la vie d’une femme, 1985; Amour de loin, 1988; Petits éléments de physique amoureuse, 1991; Les instants, 2000) e di opere di saggistica (tra cui L’anagramme du désir. Essai sur la Délie de Maurice Scève, 1971; Marcelin Pleynet, 1988; La letteratura e il suo doppio. Sul metodo critico di Giovanni Macchia, 1991; L’incantatore. Scritti su Fellini, 1994). Studiosa di Dante (Dante écrivain, 1982; Dante. Une vie, 1995), ha tradotto in francese la Divina Commedia (3 voll., 1985-90). Ha scritto ancora, tra l’altro, i saggi Puissances du sommeil (1997; trad. it. 2009); Il silenzio delle sirene. Percorsi di scrittura nel Novecento francese (2006). Curatrice dei volumi Sartre-Bataille (con M. Surya e F. Marmande, 2000); La lirica rinascimentale (con R. Gigliucci, 2001) e Scene del sogno (con A. Mazzarella, 2003), tra le sue opere più recenti si segnala l’antologia Il tempo dell’istante: poesie scelte 1985-2010 (2010). (Trec)”,”VARx-002-FSD”
“BONNELL Victoria E.”,”L’immagine della donna nell’iconografia sovietica della rivoluzione all’era staliniana.”,”BONNELL Victoria E. “”Quando Theodor Dreiser verso la metà degli anni venti visitò l’Unione Sovietica, egli osservò che “”le bandiere e soprattutto i numerosissimi manifesti fornivano agli analfabeti e agli alfabetizzati di recente un’informazione visiva con un minimo di parole. Muri, veicoli, vetrine con loro tappezzati rendevano le strade una specie di biblioteca semi-colta”” (62). Le immagini, come i libri, potevano essere “”lette”” in modi imprevedibili. Le illustrazioni, create per esaltare l’identità di classe, trasmettevano anche, del tutto involontariamente, idee circa il sesso e i rapporti tra i sessi. Prescindendo dai fini ufficiali e artistici, l’arte politica conteneva messaggi eterogenei. I manifesti e le altre forme di propaganda visiva fornivano una complessa e influente forma di discorso politico per una società in cui i vecchi presupposti erano stati scossi e i nuovi erano ancora in gestazione. Il 1930 segnò una svolta nel linguaggio dell’arte politica bolscevica. Le immagini precedenti degli operai e dei contadini in pratica scomparvero e una nuova iconografia e una nuova grammatica visiva prese il loro posto. Uno dei cambiamenti che maggiormente colpiscono e intrigano è relativo alla rappresentazione delle donne, in particolare delle contadine. La contadina, la più ambigua e contradditoria tra le immagini “”positive”” del canone bolscevico, cominciò ad occupare il posto centrale nelle nuova iconografia stalinista durante la campagna per la collettivizzazione dell’agricoltura”” (pag 26) (62) Citato da ‘Dreiser looks at Russia’, Loodon, 1938, p. 90 da R. Pethybridge, The Social Prelude, London, 1974, p. 160″,”DONx-059″
” BONNELL Victoria E. a cura, scritti di S.I. KANATCHIKOV P. TIMOFEEV F.P. PAVLOV E.A. OLIUNINA A.M. GUDVAN”,”The Russian Worker. Life and Labor under Tsarist Regime.”,”Victoria E. Bonnell is Professor of Sociology at the University of California at Berkeley.”,”MRSx-061″
” BONNELL Victoria E.”,”The Russian Worker. Life and Labor under Tsarist Regime.”,”Victoria E. Bonnell is Professor of Sociology at the University of California at Berkeley. List of Illustrations, Preface, Note on Translations, Note on Dates and Transliteration, Introduction, Selected Bibliography,”,”MRSx-014-FL”
” BONNELL Victoria E.”,”Roots of Rebellion. Workers’ Politics and Organizations in St. Petersburg and Moscow, 1900-1914.”,”Victoria E. Bonnell is Professor of Sociology at the University of California at Berkeley. List of Tables, List of Illustrations, Acknowledgments, Introduction, Notes, Appendix: I. St. Petersburg and Moscow Trade Unions, 1905, II. St. Petersburg and Moscow Trade Unions, March 1906-May 1907, III. St. Petersburg and Moscow Employers’ Organizations, 1906-1907, IV. St. Petersburg and Moscow Trade Unions, June 1907-1911, V. St. Petersburg and Moscow Trade Unions, 1912-1914, Bibliography, Index,”,”MRSx-024-FL”
“BONNELL Victoria E.”,”Roots of Rebellion. Workers’ Politics and Organizations in St. Petersburg and Moscow, 1900-1914.”,”Victoria E. Bonnell is Professor of Sociology at the University of California at Berkeley. List of Tables, List of Illustrations, Acknowledgments, Introduction, Notes, Appendix: I. St. Petersburg and Moscow Trade Unions, 1905, II. St. Petersburg and Moscow Trade Unions, March 1906-May 1907, III. St. Petersburg and Moscow Employers’ Organizations, 1906-1907, IV. St. Petersburg and Moscow Trade Unions, June 1907-1911, V. St. Petersburg and Moscow Trade Unions, 1912-1914, Bibliography, Index,”,”RIRx-006-FV”
“BONNER Arnold”,”British Co-operation. The History, Principles, and Organisation of the British Co-operative Movement.”,”””Fu da Owen che la classe operaia imparò il Socialismo”” (Max Beer) (in apertura) Arnold BONNER, nato nel 1904, divenne bibliotecario a tempo pieno del Rochdale Pioneers e segretario del Rochdale Cooperative Corn Mill. Durante gli studi ad Oxford fece parte del piccolo gruppo di discussione di G.D.H. COLE, studenti che si incontravano settimanalmente nella stanza di COLE per discutere problemi ritenuti importanti. E’ stato uno studioso del movimento cooperativo. Cooperative. “”La forma del Commonwealth cooperativo e il processo della sua evoluzione hanno ricevuto molta attenzione in questo secolo. Nel capitolo VIII vengono descritte alcune opinioni di Sidney e Beatrice Webb, Leonard Woolf, il Professor C. Gide, E. Poisson e A. Örne.”” (pag 468)”,”MUKx-122″
“BONNET Marguerite KAREPOVS Dainis GREEMAN Richard WALD Alan TRAVERSO Enzo BROUE’ Pierre ROCHE Gérard LAMBERT Serge BRETON André PERET Benjamin PARIJANINE M. POULAILLE H. SERGE Victor TROTSKY Léon”,”Trotsky, la litterature et les ecrivains. Trotsky, la littérature et les écrivains (Bonnet); Benjamin Péret et la Ligue communiste au Brésil (Karepovs); Victor Serge et le roman révolutionnaire (Greeman); James T. Farrell et le trotskysme (Wald); Walter Benjamin et Trotsky (Traverso); Victor Serge, l’opposition comme force d’idées (Broué); Deux colloques: Panaït Istrati et Victor Serge (Roche); La gauche littéraire de New York (Wald); Cinéma et Histoire à Perpignan (Lambert); Lettre à la ligue communiste du Brésil (Péret); Révolution et culture (Trotsky); etc.”,” Trotsky recensore delle opere dei grandi scrittori russi. M. Bonnet: Trotsky la letteratura e gli scrittori (pag 6-10) (Mexico, 23 agosto 1990): “”Je dois vous parler de Trotsky devant la littérature et les écrivains. Dans, un premier développement, je considérerai Trotsky écrivain. A la différence de la plupart des grands dirigeants politiques que leur tâche détourne des problèmes de l’art, Trotsky se montre à double titre un écrivain. Il l’est d’abord comme critique: il me suffira de rappeler que, lors de son exil sibérien au début du siecle, il gagnait sa vie et celle des siens en recensant pour des revues les oeuvres ou telle ouvre des grands écrivains russes, Gogol par exemple; (…)”” (pag 7) Il volume contiene lo scritto di Trotsky: ‘Révolution et culture’ (pag 113-116) (Clarté, n. 46, 1. novembre 1923)”,”TROS-332″
“BONNOR William”,”Universo in espansione. Il sistema del mondo.”,”BONNOR William è lettore di matematica al Queen Elizabeth College di Londra. “”Le teorie della relatività sono in effetti due: la speciale e la generale. La relatività speciale fu formulata al principio di questo secolo, e si considera comunemente che ne segni l’ inizio la comunicazione di Einstein del 1905. La paternità non è chiaramente precisabile perché l’ argomento era “”nell’ aria”” e altri, in particolare Henri Poincaré e il fisico olandese H.A. Lorentz, afferrarono oscuramente che in fisica stava per avvenire una rivoluzione. Ma Einstein capì più chiaramente degli altri di che cosa si trattava, ed espresse le nuove idee con grande coraggio e vigore. Se chi abbia scoperto la relatività speciale è un problema da risovere col cronometro, nel caso della relatività generale Einstein è primo e solo. Presentò la teoria nel 1915 e per molti anni pochi an che tra i fisici poterono capirla. Vi erano eccezioni; come l’ astronomo e matematico inglese Arthur Eddington e l’ astronomo e matematico olandese Willem de Sitter. Il mondo della fisica capiva cheuna bomba era esplosa, ma era troppo intontito dalla forza dell’ esplosione per metterne insieme i frammenti””. (pag 86) “”Il continuo spazio-temporale, cioè lo spazio e il tempo insieme, ha quattro dimensioni, e nella relatività generale, nelle cui equazioni spazio e tempo sono fittamente intrecciati insieme, è di uso categorico.”” (pag 89)”,”SCIx-210″
“BONO Elena”,”Per Aldo Gastaldi “”Bisagno””. Documenti, testimonianze lettere e altro materiale utile ad una sistemazione storica del personaggio.”,”In quarta di copertina testo di Danilo VENERUSO”,”ITAR-151″
“BONOMELLI Geremia (Mons.)”,”Un autunno in Oriente.”,”G. Bonomelli, vescovo di Cremona.”,”ASGx-027-FFS”
“BONOMI Ivanoe”,”La politica italiana da Porta Pia a Vittorio Veneto 1870 – 1918.”,”Riportato a pag 11: questo libro era già stampato nel 1941 ma MUSSOLINI ne proibì la pubblicazione.”,”ITAA-010″
“BONOMI Aldo”,”Il capitalismo molecolare. La società al lavoro nel Nord Italia.”,”L’A (Sondrio, 1950) dirige l’Istituto di ricerca Aaster, ed è consulente del CNEL. Fa parte del gruppo di Lisbona, importante organismo internazionale di studiosi e imprenditori. Tra le sue opere ‘Il trionfo della moltitudine’ (BOLLATI BORINGHIERI, 1996). Capitalismo molecolare vuol dire Nord Italia: 67.9 imprenditori per ogni mille abitanti con una media di 4.9 addetti per impresa.”,”ITAS-004″
“BONOMI Ivanoe”,”Leonida Bissolati e il movimento socialista in Italia.”,”BISSOLATI (Cremona 1857-Roma 1920). Repubblicano, socialista e compagno di studi di F. Turati, a cui rimase sempre legato da solida amicizia, collaborò dal 1891 alla Critica Sociale e fu attivista sindacale nelle campagne cremonesi e mantovane. Direttore dell’Avanti! dalla fondazione (1896) al 1904 (e successivamente dal 1908 al 1910), deputato dal 1897, fu arrestato dopo i moti milanesi del 1898 ma poi liberato per la mancata autorizzazione a procedere del Parlamento. Favorevole alla collaborazione governativa e all’inserimento delle masse popolari e delle loro organizzazioni di lotta nel sistema politico-sociale dello Stato, andò assumendo una posizione riformista di stampo laburista che lo distaccò sempre più nettamente dalla sinistra rivoluzionaria sinché alcuni suoi atteggiamenti “”filogovernativi”” offrirono il pretesto agli avversari capeggiati da B. Mussolini per espellerlo dal partito (Congresso di Reggio nell’Emilia, 1912). Nel medesimo anno fondò con Bonomi, Cabrini e Podrecca il Partito Socialista Riformista (P.S.R.), che tuttavia non riuscì mai a ottenere lo sperato seguito tra gli operai e i contadini. Scoppiata la guerra, fu dapprima neutralista ma presto”,”MITS-037″
“BONOMI Ivanoe”,”Le vie nuove del socialismo.”,”Prefazione: Travaglio di dottrine e di metodi in mezzo secolo di movimento socialista I. BONOMI (Mantova 1873-Roma 1951). Laureato in scienze naturali e in giurisprudenza, dopo alcuni anni di insegnamento si dedicò al giornalismo collaborando all’Avanti! con Bissolati e alla Critica Sociale con Turati. Divenuto in breve uno degli esponenti dell’ala più moderata del Partito Socialista, sostenne apertamente in alcuni scritti, e specialmente in Le vie nuove al socialismo (1906), la legittimità delle correzioni di Bernstein alle previsioni marxiste, il rifiuto della violenza e la fiducia nella democrazia, ma soprattutto propugnò la necessità di un inserimento del movimento operaio nelle strutture dello Stato borghese per ottenere caute ma concrete riforme. Definito per questo dagli avversari come “”il socialista che si contenta”” e attaccato dagli stessi compagni di corrente quando prese decisa posizione a favore della campagna di Libia, finì con l’essere espulso dal partito con Bissolati, Podrecca e Cabrini (1912, Congresso di Reggio”,”MITS-073″
“BONOMI Giorgio”,”Partito e rivoluzione in Gramsci.”,”BONOMI Giorgio (1946) insegna a Roma dove si è laureato in filosofia. Insegna alle superiori. Ha militato in ‘Avanguardia operaia’ (1976).”,”GRAS-071″
“BONOMI Ivanoe”,”Leonida Bissolati e il movimento socialista in Italia.”,”Ivanoe Bonomi ex presidente del consiglio Colonialismo italiano “”Né la conquista della Libia sembrava al Bissolati e ai suoi amici tal fatto da gettare l’Italia nel baratro e da impedire ogni sviluppo democratico. Nel congresso socialista, straordinariamente convocato a Modena nell’ottobre di quell’anno, tanto il Bissolati, quanto chi scrive queste pagine, opposero, alle catastrofiche previsioni dei riformisti turatiani, constatazioni irrefutabili circa la conciliabilità del fatto coloniale con i regimi democratici di Europa, osservando che il fenomeno della espansione coloniale non si poteva sopprimere proprio nell’unico grande paese, dove le correnti migratorie erano intensissime e assumevano l’aspetto di un vero esodo di popolo. (2)”” (pag 114) (2) Ivanoe Bonomi, Dieci anni di politica italiana, Milano, Unitas, 1924, da pag 57 a 111.”,”BIOx-294″
“BONOMI Giorgio / BOLOGNINI Renato / PAGGI Leonardo”,”La teoria della rivoluzione in Gramsci / Cultura e classe operaia in Gramsci / La teoria generale del marxismo in Gramsci.”,”””In un testo giovanile, del resto assai celebre, Marx aveva affermato che la storia della filosofia mostra come nei momenti di crisi e di dissoluzione dei grandi sforzi sistematici, quando la riflessione è spinta a volgere di nuovo gli occhi verso il mondo reale, sorgono sempre timidi tentativi di conciliazione tra le vecchie abitudini con i bisogni nuovi che urgono nel presente: “”Le mezze animule appaiono, in simili tempi, tutto il contrario dei condottieri integri. Esse credono di poter riparare il danno diminuendo le loro forze combattive, frastagliandole, concludendo un trattato di pace con le reali necessità, mentre Temistocle, quando Atene fu minacciata di distruzione, persuase gli Ateniesi ad abbandonarla completamente, fondando sul mare, su un altro elemento, una nuova Atene”” (21). Nella misura in cui è lecito servirsi di questa immagine – che pure sembra prefigurare quasi plasticamente il significato della successiva “”rottura”” di Marx con la filosofia – si può affermare che la definizione del marxismo come storicismo, ben lungi dal significare la volontà di Gramsci di procedere verso una nuova e diversa identificazione positiva del contenuto filosofico del marxismo, costituisce invece l’indicazione perentoria della necessità di procedere alla fondazione di una nuova Atene, su di un nuovo elemento”” (pag 1328) [Leonardo Paggi, La teoria generale del marxismo in Gramsci, Estratto da ‘Annali’ 1973, Milano, 1974] [(21) Marx, Scritti politici giovanili, Torino, 1950, p. 505]”,”GRAS-116″
“BONOMI Enrico”,”Il problema della grande Asia.”,”dono di Casella “”Già il 1° agosto 1940 Matsuoka dichiarava: “”Il Giappone, il Manciukuò e la Cina costituiranno il nucleo di un blocco est-asiatico di comune prosperità… Il progettato blocco est-asiatico includerà i Mari del Sud. Lo scopo è di ottener l’autonomia entro il blocco che include non solo il Giappone, il Manciukò e la Cina, ma l’Indocina Francese, le Indie Olandesi e altre regioni””. Più avanti, parlando alla Dieta, non esitava a comprendere nell’ambito del nuovo ordine anche l’Oceania: “”E’ sempre stata la mia teoria preferita che l’Oceania deve diventare uno sbocco per l’emigrazione asiatica. La regione ha sufficienti risorse per sopperire ai bisogni di 600-800 milioni di abitanti. Io ritengo che la razza bianca deve cedere l’Oceania agli asiatici”””” (pag 61-62)”,”JAPx-085″
“BONOMI Aldo”,”Il capitalismo molecolare. La società al lavoro nel Nord Italia.”,”Aldo Bonomi (Sondrio 1950) dirige l’Istituto Aaster ed è consulente del Cnel. Fa parte del gruppo di Lisbona, importante organismo internazionale di studiosi e imprenditori. Tra le sue opere: Il trionfo della moltitudine.”,”ITAE-073-FL”
“BONOMI Ivanoe”,”Dal socialismo al fascismo. La sconfitta del socialismo – Le crisi dello Stato e del Parlamento – Il fascismo.”,”Ivanoe Bonomi ex presidente del consiglio “”Si venne così costituendo – in un paese meridionale dove le proporzioni delle luci e delle ombre sono facilmente spostabili – quasi lo stesso stato d’animo dei popoli vinti. Negli anni 1919 e 1920 l’Italia, se non ebbe le condizioni economiche così disastrose dei paesi vinti, ebbe però in comune con essi una profonda delusione, una irritazione fatta di rancori, un desiderio di mutazioni violente. Così la gioventù italiana, in quel grande travaglio economico e psicologico del dopo guerra, si avviò, per una parte, verso le profetizzate insurrezioni del socialismo; per un’altra parte, verso la ribellione dannunziana di Fiume, due sbocchi diversi ed opposti di una stessa anima ribelle. I casi della storia permisero al socialismo di dare a questa anima ribelle un segno, una idea-forza, un mito. La rivoluzione russa era allora sboccata nel comunismo. La dittatura del proletariato aveva finalmente trovato un uomo che l’aveva instaurata: Lenin. Il modo della produzione e degli scambi, adottato dalla rivoluzione russa, non giungeva ben chiaro e distinto nei paesi d’occidente, un po’ per la barriera che tutti gli Stati avevano innalzata intorno al mondo slavo, un po’ per la complessità e la primitività di quell’economia, fino allora quasi ignota nei nostri paesi. Ma questa ignoranza giovava. I ceti, a cui il comunismo avrebbe recato danno, non si spaventavano d’una rivoluzione di cui non capivano l’effetto economico; i facili entusiasmi degli apologisti del bolscevismo non si esaurivano nella discussione dei dettagli. Ciò che costituiva il mito seducente della rivoluzione russa non era tanto il comunismo, quanto la dittatura dei consigli dei soldati, degli operai, dei contadini. I veri combattenti, i produttori autentici della ricchezza, erano, dunque, in Russia padroni assoluti dello Stato. Gli uomini che avevano versato il loro sangue sulle frontiere contese avevano rovesciato gli antichi capi e gli antichi padroni, avevano data la terra ai contadini – una promessa questa troppe volte ripetuta, specialmente dai liberali italiani, durante la guerra – avevano dato le officine agli operai, avevano conferito alle forze nuove, espresse dalla guerra, poteri dittatoriali coi quali esse punivano i torti ricevuti, distruggevano gli arricchimenti illeciti, livellavano i privilegi iniqui. Così, nella fervida immaginazione del nostro popolo scontento, a cui l’incoltura non permetteva un esame critico approfondito, il lontano bolscevismo russo, vagamente intuito più che compreso, diventava il simbolo della giustizia sociale, che premia gli artefici della guerra e punisce i profittatori. Anche nell’ordine internazionale, la Russia rivoluzionaria, messa al bando degli Stati dell’Intesa e minacciosa contro l’Intesa, rappresentava per il nostro popolo, malato di una crisi di delusione, la vendetta della storia contro la prepotenza delle paci imposte, la ribellione contro le ingiustizie di cui esso sentiva il morso crudele. Così alla Russia di Lenin potevano guardare, nello stesso momento, e i ribelli del socialismo bolscevico e i ribelli dannunziani di Fiume. Questa insperata fortuna toccata al socialismo italiano per il concorso di circostanze imprevedute e straordinarie, ampliò talmente i suoi quadri, le sue schiere, la cerchia della sua influenza morale, da porlo al primo posto nella vita politica del dopo guerra, e da conferirgli una potenza con la quale avrebbe potuto compiere l’impresa più arrischiata e audace. Senonché è proprio in questo periodo che si manifesta la debolezza organica della sua costituzione e l’incommensurabile insipienza dei suoi dirigenti”” (pag 30-32) [Ivanoe Bonomi, ‘Dal socialismo al fascismo. La sconfitta del socialismo – Le crisi dello Stato e del Parlamento – Il fascismo’, A.F. Formiggini, Roma, 1924] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM]”,”ITAD-156″ “BONOMI Ivanoe”,”La politica italiana da Porta Pia a Vittorio Veneto, 1870 – 1918.”,”Ivanoe Bonomi nacque a Mantova nel 1873. Eletto deputato nel 1909, fu espulso con Bissolati dal partito socialista nel 1912 e diede vita alla nuova formazione socialista riformista. Fu ministro deli lavori pubblici nel ministero Boselli (1916-17) e nel secondo gabinetto Orlando, mmministro della guerra con Nitti (1920) e con Giolitti (1920-21). Presidente del Consiglio nel 1921, restò in carica un anno. Nel 1924 si ritirò dalla vita politica dedicandosi agli studi storici. Ricomparve nel 1942 come attivo coordinatore del movimento antifascista, e il 9 giugno 1944 fu eletto capo del governo. Morì nel 1951. Ha scritto e pubblicato ‘Dieci anni di politica italiana’ (1924), ‘Dal socialismo al fascismo’, ‘L. Bissolati e il movimento socialista in Italia’, Diario di un anno (2 giugio 1943 – 10 giugno 1944)’ e ‘La politica italiana dopo Vittorio Veneto’. I rapporti bilaterali Italia Francia dopo il 20 settembre 1870. ‘I cattolici di tutto il mondo, consigliati e ispirati dalla Curia romana, avevano fatto insistenze sui loro governi perché intervenissero nelle cose italiane in difesa del Papa. Ma i governi, con maggior senso di responsabilità, aveva dovuto riconoscere che non vi era bisogno di difesa alcuna, perché la legge, che l’Italia si era spontaneamente data, garantiva efficacemente la libertà della Chiesa e del suo capo. Più tarda a riconoscere questa verità fu sempre la Francia, non tanto perché il presidente Thiers e il ministro Favre non riconoscessero nell’avvenimento del Venti Settembre il logico e fatale sbocco della rivoluzione italiana, a cui l’impero francese aveva dato l’avvio, ma perché le correnti clericaleggianti della Francia erano potentissime nell’assemblea nazionale e occorreva, per ragioni parlamentari, parzialmente assecondarle. Così, subito dopo l’entrata dell’Italia a Roma, la Francia aveva mandato una sua nave a Civitavecchia, l’Orénoque, perché rimanesse a disposizione del Papa qualora questi deliberasse di lasciare il Vaticano e di esulare altrove. Ma di fronte alle pressioni clericali per un intervento più aperto e più efficace, il Favre lasciò il potere e il Thiers rispose con l’accorgimento di un uomo di stato preoccupato di non guastare i rapporti tra la nuova Francia repubblicana e il giovane regno d’Italia. Anche quando venne innalzato alla presidenza della repubblica un uomo caro alle Destre, il Maresciallo Mac-Mahon, la questione papale non assunse mai carattere minaccioso. Le imprudenti promesse che il conte di Chambord offrì alla parte clericale nell’eventualità ch’egli fosse diventato re di Francia, caddero pietosamente insieme al suo infelice tentativo. Più tardi i rapporti ufficiali fra i due paesi migliorarono di tanto di quanto le proteste papali, ripetute in ogni occasione come un ritornello senz’anima, perdettero ogni efficacia di persuasione. Così, nell’ottobre del 1874, l’Orénoque, il battello fantasma che avrebbe dovuto condurre il Papa in esilio, salpò vuoto e solo, per i lidi francesi’ (pag 19)”,”ITQM-013-FV” “BONOMI Ivanoe”,”Diario di un anno (2 giugno 1943 – 10 giugno 1944).”,”Ivanoe Bonomi (Mantova 1873 – Roma 1951) avvocato giornalista e politico. Socialista moderato e riformista, fu più volte Ministro e Presidente del Consiglio dal 1921 al 1922, responsabile del Comitato di Liberazione Nazionale centrale (1943). Bonomi fu capo di Governo (giugno 1944 – giugno 1945) e Presidente del Senato dell’Italia repubblicana (1948-1951). ‘Dovetti superare difficoltà formidabili: ricreare uno Stato, formare col concorso inglese un piccolo Esercito modernamente attrezzato, riprendere i rapporti diplomatici e inviare ambasciatori nei maggiori Paesi, collegare Roma col movimento partigiano e sovvenirlo di mezzi, tener ferma la moneta e provvedere ai crescenti bisogni della finanza, promulgare una nuova legge sull’elettorato e preparare le liste in vista delle future elezioni. L’opera ardua fu condotta fino alla completa liberazione del territorio nazionale (…). Poi, così come era avvenuto dopo la liberazione di Roma, altre correnti e altri uomini, venuti dalla guerra partigiana del Settentrione, reclamarono il potere ed io fui ben lieto di cederlo”” (quarta di copertina) Il binomio Badoglio-Togliatti, 18 aprile 1944. ‘Amici che sono in grado di conoscere ciò che avviene nel Mezzogiorno ci portano qui, nel nostro rifugio, nuove e interessanti notizie. La travolgente vittoria del binomio Badoglio-Togliatti ha indotto i maggiori uomini politici del Mezzogiorno a cercare una soluzione che possa salvare la loro coerenza e possa tranquillizzare l’opinione pubblica turbata. In sostanza si vuole allontanare il Re senza obbligarlo ad abdicare, ciò che egli, a quanto sembra, non vuol fare per caparbietà o per punto d’onore. E allora (se le notizie che ci giungono dal Mezzogiorno sono esatte) è De Nicola che si incarica di dipanare abilmente la matassa. Si trova, nel ricordo di precedenti non molto remoti, che il Re può allontanarsi lasciando in sua vece un Luogotenente del Regno. Si tratta di fare un passo avanti. Creare una Luogotenenza col crisma dell”irrevocabile’ decisione del Re. In altre parole si tratta di arrivare ad una abdicazione mascherata. Pare che il Re abbia accettato i consigli di De Nicola. Così si creerà la futura Luogotenenza del principe Umberto di Piemonte. Ormai i partiti antifascisti del Mezzogiorno possono ritenere che la condizione posta a Bari si sia all’incirca verificata e possono quindi far credito a Badoglio e allo stesso Re, che promette di fare più tardi, alla liberazione di Roma, il gran passo. Così il binomio Badoglio-Togliatti può trascinare dietro a sé tutto l’antifascismo e portarlo a giurare nelle mani del Re Vittorio, che ha preso l’impegno di ritirarsi dietro la persona di suo figlio, futuro Luogotenente generale del Regno. Tutte le nostre interminabili discussioni sul modo di essere del Governo di Comitato di Liberazione – con o senza investitura regia, con o senza accantonamento della Monarchia, con o senza poteri costituzionali straordinari – restano pertanto superate. Togliatti, a somiglianza del filosofo greco, ha troncate le dispute sulla natura del movimento cominciando a camminare’ (pag 168-169)”,”ITAD-163″ “BONOMI Ivanoe, a cura di Roberto CHIARINI”,”Le vie nuove del socialismo.”,”Roberto Chiarini è professore straordinario di Storia contemporanea presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Ferrara. Ha pubblicato studi su liberismo, fascismo, neo-fascismo. ‘Marx rimane il nemico più implacabile di coloro che «all’evoluzione rivoluzionaria sostituiscono la frase rivoluzionaria»’ “”Mutando l’ambiente sociale, doveva e deve necessariamente mutare il criterio tattico dell’azione. È anche questo un principio fondamentale proclamato dalla dottrina marxista, e per il quale Carlo Marx può ben rivendicare la paternità spirituale di tutti gl’insegnamenti delle odierne e delle future lezioni delle cose. Sostanzialmente la dottrina marxista del materialismo storico è un saggio geniale del come inquadrare, in una concezione realistica, il divenire della storia. Benché nell’azione pratica Marx abbia talvolta partecipato alle illusioni del rivoluzionarismo di vecchia maniera, ed abbia – errore e virtù insieme di tutti i grandi agitatori – introdotte spesso le proprie ardenti passioni nella fredda valutazione del reale, non per questo egli cessa di essere un pensatore realistico, anzi uno dei più grandi maestri del realismo che abbia avuto l’Europa. Tutta la sua opera è uno sforzo poderoso per intendere la realtà che si cela sotto le apparenze vaporose dell’idealismo di tutte le scuole. Sempre la sua mano è alzata, in un gesto nervoso, a squarciare i veli, ora della filantropia, ora del patriottismo, ora della religione, ora della metafisica, che occultano gli antagonismi di classe, gli urti d’interessi, le tenacie dell’egoismo, le violenze della forza, di cui è intessuta la faticosa storia degi uomini. Prima di lui, il socialismo era un’utopia librata nel cieli azzurri del buon volere umano; ed egli lo trascina in terra a cimentarsi nel prosaico giuoco degl’interessi economici, a confondersi nella realtà del moto operaio. Il rivoluzionarismo volgare credeva bastassero le invocazioni alla Libertà e alla Giustizia per far leva sul mondo e sollevarlo ad una sfera più alta; e Marx, che aveva, attraverso alla critica dell’economia politica, osservati con securi occhi gli antagonismi di classe e la dipendenza dei fatti sociali dalla struttura economica, distrugge le speranze puramente insurrezionali della democrazia idealistica e giacobina e assegna alle rivoluzioni un substrato economico, senza del quale esse non sono né pensabili né possibili. Tutta la storia era intepretata, o come la manifestazione della volontà divina, o come lo sviluppo di un’idea preconcetta, o come l’incontrarsi causale di forze brute ed inesplorate; e Marx insegna il metodo per il quale le vicende dei popoli e delle classi non è che la «storia naturale» dell’umanità, il prodotto logico di determinate condizioni di ambiente, di economia, di pensiero, sempre in atto e sempre immanenti allo sviluppo sociale, di cui sono, ad un tempo, causa ed effetto. Per questo Marx rimane il nemico più implacabile di tutte le ideologie politiche, di tutte le utopie sociali, dei ‘progettisti’ del socialismo e dei credenti in una ricetta unica e miracolosa, di quelli che si fermano ad un empirismo grossolano e di coloro che «all’evoluzione rivoluzionaria sostituiscono la frase rivoluzionaria» (1)”” (pag 135-136) [Ivanoe Bonomi, ‘Le vie nuove del socialismo’, Pietro Lacaita editore, Manduria, 1992] [(1) Queste parole vennero inserite da Marx nella dichiarazione con la quale si ritirava, il 15 settembre 1850, dal Comitato centrale di Londra]”,”MITS-001-FFS” “BONOMINI Luigi FAGOTTO Federico MICHELETTI Luigi MOLINARI TOSATTI Luigi VERDINA Natale a cura”,”Riservato a Mussolini. Notiziari giornalieri della Guardia nazionale repubblicana novembre 1943 – giugno 1944.”,”Documenti concessi dall’ Archivio Micheletti di Brescia. GNR (Guardia Nazionale Repubblicana) “”N. Gallerano che ha studiato le condizioni di vita e l’ orientamento della popolazione italiana nel 1942-’43 – un punto di vista non diverso da quello con cui abbiamo letto la presente documentazione – ha fatto giustamente notare il carattere ‘indiretto e parziale’ dei rapporti delle autorità fasciste e ha inoltre precisato: ‘la stessa logica dello Stato di polizia – accentuata dallo stato di guerra -se da una parte comporta la rilevazione e la repressione della minima manifestazione di avversione al regime, dall’ altra è costituzionalmente incapace di comprendere nel profondo le motivazioni e gli stati d’ animo degli oppositori. (…)’.”” (pag XII)”,”ITAF-200″ “BONTE Florimond”,”Le chemin de l’honneur. De la Chambre des députés aux prisons de France et au bagne d’Afrique.”,”Wikip: Florimond Paul Denis Louis Joseph Bonte1 est un homme politique français, né le 22 janvier 1890 à Tourcoing (Nord) et décédé le 19 novembre 1977 à Fleury-Mérogis (Essonne). Issu d’un milieu catholique modeste, Florimond Bonte milite dans sa jeunesse au sein du mouvement de tendance chrétienne-démocrate Le Sillon de Marc Sangnier, puis fait la connaissance en 1914 du socialiste Jules Guesde qui a une grande influence sur lui. Pendant la Première Guerre mondiale, il est blessé en septembre 1914 à la bataille de la Marne. Fait prisonnier en 1916, il prend part en 1918 aux travaux des conseils d’ouvriers, de paysans et de soldats créés durant la Révolution allemande. De retour en France, il participe à la création de la fédération du Nord de l’Association républicaine des anciens combattants (ARAC), présidée par Henri Barbusse. Membre de la Fédération du Nord du Parti socialiste, il participe, après la Congrès de Tours en 1920, à la formation du Parti communiste français. Il devient secrétaire de la Fédération PCF du Nord, puis, il est nommé en 1924, avec Maurice Thorez, secrétaire de la région communiste du Nord et du Pas-de-Calais. Aux élections législatives de 1936, il est élu député dans la 2e circonscription du 11e arrondissement de Paris. Il intègre la Commission du suffrage universel et celle des affaires étrangères. II intervient en faveur de la sécurité collective et du désarmement général, et dénonce les conséquences des accords de Munich. Cosignataire avec Arthur Ramette d’une lettre écrite au nom du groupe ouvrier et paysan français N 1 demandant que la Chambre examine des offres de paix de l’URSS, il est arrêté par la police, mis en prison, déchu de son mandat puis condamné le 3 avril 1940 par le 3e tribunal militaire de Paris à 5 ans de prison, 5 000 francs d’amende et 5 ans de privation de ses droits civils et politiquesN 2. Incarcéré dans plusieurs prisons en France puis transféré avec 26 autres de ses collègues dans le pénitencier de Maison-Carrée en Algérie, il est libéré après le débarquement allié en Afrique du Nord en 1943. Il est nommé en novembre de la même année par le Comité français de libération nationale délégué à l’Assemblée consultative provisoire où il est l’un des représentants du groupe communiste de la Chambre des députés. En 1944, il affirme à Alger que « la France est et veut rester une grande puissance africaine », c.à d. garder les colonies, contre la politique américaine de décolonisation. En 1945, il est élu à la Ire Assemblée nationale constituante, dans la 3e circonscription de la Seine, puis réélu en 1946 à la IIe Assemblée nationale constituante. Il siège à nouveau à l’Assemblée nationale en novembre 1946 et est réélu en 1951 et 1956. Il retrouve la Commission des affaires étrangères. Au sein de Parti communiste, il est réélu membre du Comité central à la Libération et le reste juqu’en 1958 ; il est aussi membre du Bureau politique de 1944 à 1947. Il assure également des fonctions importantes au sein de la presse communiste : rédacteur en chef de L’Humanité (1929-1934), directeur de France-Nouvelle (1945-1956) et de Liberté.”,”PCFx-007-FV” “BONTEMPELLI Massimo”,”Introduzione e discorsi (1936-1942).”,”””Un primo movimento di quella nuova relazione tra vita e musica s’ ebbe in Beethoven; ma in lui non è un dato empirico, in lui è uno stato di passione generico e primordiale, quello che nasce prima del fatto musicale e gli sopravvive. Questo è il carattere della rivoluzione beethoveniana; e riproduce quanto era accaduto a Michelangelo, quanto era accaduto a Shakespeare in confronto con la tragedia greca: Michelangelo e Shakespeare, i veri inventori del grande romanticismo. I successori di Beethoven molto rapidamente passano dalla passione come forza di natura allo stato di passione come contingenza dell’ uomo.”” (pag 156)”,”ITAB-174″ “BONVESIN-DE-LA-RIVA”,”De magnalibus Mediolani – Le meraviglie di Milano.”,”Bonvesin de la Riva è milanese, maestro di grammatica, terziario dell’Ordine degli Umiliati, dotato di una sorta di prudenza pensierosa in un periodo di selvagge lotte di potere, quale è stato l’ultimo trentennio del Duecento a Milano. Descrivendo la città di Milano, in primo luogo la sua attenzione si rivolge alla gente comune, al popolo, ai cittadini a cui lui stesso appartiene: dai notai ai messi comunali, dai chirurghi ai trombettieri, dai copisti ai macellai, ai fabbri, ai pescatori. Come vivono, lavorano, commerciano costoro, cosa fanno, cosa mangiano, dove abitano? L’ideale dell’autore è la vita pacifica dei milanesi in città a fronte delle lotte fratricide fra magnati, violenza, uccisioni… Bonvesin della Riva è stato uno scrittore e poeta italiano del XIII secolo, considerato il padre della lingua lombarda. Tra le sue opere, si ricordano: Il Libro delle tre scritture, un poemetto in volgare lombardo che descrive le pene dell’inferno, la passione di Cristo e le glorie del paradiso. De magnalibus urbis Mediolani, un trattato in latino che esalta le meraviglie di Milano, la sua città natale. De quinquaginta curialitatibus ad mensam, un trattato in volgare lombardo che illustra le buone maniere a tavola. Diversi contrasti, dialoghi poetici in volgare lombardo tra personaggi allegorici o reali, come Satana e la Madonna, la Rosa e la Viola, la Morte e l’Uomo. (f. copilot)”,”STMED-060-FSD” “BOOKER Christopher NORTH Richard”,”The great deception. Can the European Union survive?”,”BOOKER Christopher giornalista del Sunday Telegraph. Richard NORTH analista politico. Molto rappresentata la posizione inglese”,”EURE-099″ “BOORSTIN Daniel”,”Les decouvreurs. D’ Herodote a Copernic, de Christophe Colomb a Einstein, l’aventure de ces hommes qui inventierent le monde.”,”””La découverte de la Nature, des mécanismes planétaires, du mode de vie des plantes, des animaux, exigeait que soit transcendé le sens commun. La science progressera non en ratifiant l’expérience sensible, mais en se colletant avec les paradoxes, en s’aventurant dans l’inconnu”” (in capitolo iniziale Livre III) “”La scoperta della Natura, dei meccanismi planetari, del modo di vita delle piante, degli animali, esige che sia trasceso il senso comune. La scienza progredirà non ratificando l’esperienza sensibile, ma dibattendosi con i paradossi, avventurandosi verso l’ignoto”” [Daniel Boorstin, Les decouvreurs. D’ Herodote a Copernic, de Christophe Colomb a Einstein, l’aventure de ces hommes qui inventierent le monde, Seghers, Paris 1986]”,”SCIx-045″ “BOORSTIN Daniel J.”,”The Discoverers.”,”””La scoperta della Natura, dei meccanismi planetari, del modo di vita delle piante, degli animali, esige che sia trasceso il senso comune. La scienza progredirà non ratificando l’esperienza sensibile, ma cogliendo i paradossi (), avventurandosi verso l’ignoto”” (T.H. Huxley, 1871) (pag 291) (*) … but by grasping paradox… Daniel J. Boorstin è stato Librarian of Congress dal 1975, e direttore del National Museum of History and Technology e senior historian del Smithsonian Institut”,”SCIx-531″
“BORCH Herbert von”,”La società incompiuta. L’America: realtà e utopia.”,” Nel 1963 era in atto un movimento di massa nazionale di protesta dei neri per i diritti civili con boicottaggi e resistenza passiva. Una sorta di ‘guerra civile’ che il nuovo presidente Johnson, subentrato dopo la morte di Kennedy, non poteva ignorarne la portata. Il 2 luglio 1964 venne approvato il Civil Rights Bill. (pag 11) Nel suo studio ‘The Share of the Top Wealth-holders in National Wealth, 1922-1956’ (1961) Robert J. Lampman ha rilevato che l’1 % della popolazione possiede il 28 % del patrimonio nazionale e che questa situazione non è cambiata da quando nel 1933 iniziò il New Deal (pag 71) Gop Grand Old Pary”,”USAS-236″
“BORCHARDT Julian”,”The Essence of Marx’s Theory of Crises. (1919)”,”BORCHARDT Julian”,”ECOT-260″
“BORCHARDT Knut e Heinz HALLER Otto PFLEIDERER Gottfried HABERLER Rudolf STUCKEN Heinrich IRMLER Willi ALBERS Karl-Heinrich HANSMEYER Rolf CAESAR Fritz NEUMARK, saggi, a cura della DEUTSCHE BUNDESBANK”,”Economia e finanza in Germania 1876-1948.”,”L’ultimo capitolo è di Karl-Heinrich Hansmeyer e Rolf Caesar e riguarda la Seconda guerra mondiale: ‘Economia di guerra e inflazione (1936-48)’ (pag 383-430) [paragrafi: Premessa – La posizione della Reichsbank nello Stato totalitario (Il quadro legislativo, H. Schacht di fronte alla politica economica e monetaria nazionalsocialista, La Reichbank nella seconda guerra mondiale) – Il finanziamento della seconda guerra mondiale (L’allestimento del dispositivo militare, Le fonti di finanziamento, Il giudizio economico, La preparazione finanziaria del conflitto, Il finanziamento del conflitto, Il finanziamento «silenzioso») – Il nuovo tipo di inflazione nascosta (Disciplina e controllo dei prezzi nel periodo prebellico, Il perfezionamento della politica dei prezzi, Gli sviluppi monetari dopo il crollo del 1945)] Il finanziamento silenzioso e l’inflazione nascosta. (pag 409-411) “”La procedura della raccolta «silenziosa» di mezzi pubblici in grande stile non è affatto un fenomento peculiare del nazionalsocialismo. Metodi simili si possono ritrovare infatti durante la prima guerra mondiale in quasi tutti i paesi coinvolti nel conflitto (155). Tuttavia «Il tratto peculiare del finanziamento pubblico tedesco sotto il nazismo» risiede nel fatto che «esso mise in primo piano la procedura» definita appunto «silenziosa» (156), nel senso che non si tentò neanche di consolidare il finanziamento facendo appello al pubblico dei risparmiatori. In questo modo il governo tedesco rinunciò consapevolmente a compiere un prelievo diretto sul reddito della popolazione: ciò accadde da un lato perché il prestito forzoso era considerto fonte di effetti psicologici negativi, dall’altro perché si capì che dal punto di vista della tecnica del finanziamento era indifferente se le somme di denaro venissero impiegate direttamente in titoli di Stato o indirettamente presso gli istituti di credito, verso cui si sarebbero comunque indirizzate, data la ridotta capacità di spesa, conseguente alle misure di razionamento applicate su tutti i beni, e data anche la minaccia di provvedimenti penali contro la tesaurizzazione di moneta (157). (,,,) Una ricostruzione d’insieme di questo processo di per sé semplice non è però molto facile, poiché col passare degli anni venne messo in circolazione, ritirato e scambiato un gran numero di titoli diversi, anche se sostanzialmente simili per caratteristiche. Tuttavia il ricorso al credito del sistema bancario fu attuato soprattutto attraverso l’emissione di buoni e certificati fruttiferi del Tesoro a lunga scadenza; inoltre, per il carattere che assunse, anche l’indebitamento formalmente a breve scadenza ebbe un termine molto più lungo (159). … finire e trasferire in Archiv e sito Isc”,”GERE-002-FL”
“BORDAZ Robert”,”La nouvelle économie soviétique, 1953-1960.”,”Problemi fondamentali. (pag 173) “”I progressi della produzione industriale dopo la rivoluzione non sono stati possibili che per la migrazione dei contadini verso le città. Le cifre seguenti lo provano: Tabella. Evoluzione della popolazione urbana e rurale in URSS (in milioni) Anni Popolazione totale Popolazione urbana Popolazione rurale 1913 159 28.1 131.8 1926 162.3 (stima) – – 1940 191.7 60.6 131.1 1956 202 87 113.2 1959 208 99.8 109 (pag 179) Questione dell’ adozione di misure c BORDAZ Robert è Consigliere di Stato, economista e giurista allo stesso tempo. Ha vissuto alcuni ani in Russia sovietica ed è stato in contatto con gli economisti russi. Ha studiato tutti i settori e ha insistito sul problema che pone all’ URSS l’ ascesa nuova della Cina.”,”RUSU-184″
“BORDEAUX Henry”,”L’air de Rome et de la mer. Images romaines de la coupole a la Farnésine. Le Mai florentin. Les souveniers français en Méditerranée.”,”Henry Bordeaux de l’Académie Française. ‘la grande opera di Mussolini’ in Italia (pag 130)”,”ITAS-211″
“BORDIGA Amadeo”,”I fattori di razza e nazione nella teoria marxista.”,”- Riproduzione della specie ed economia produttiva – Digressione su Stalin e la linguistica – Il peso del fattore nazionale nei modi storici di produzione – Il movimento del proletariato moderno e le lotte per la formazione e la libertà delle nazioni – appendice: articoli diversi degli anni 1951-1953″,”BORD-009″
“BORDIGA Amadeo”,”Lenin.”,”Il testo di BORDIGA è quello di ‘Lenin nel cammino della rivoluzione’ conferenza tenuta nella casa del Popolo di Roma il 24 febbraio 1924.”,”BORD-002″
“BORDIGA Amadeo”,”Struttura economica e sociale della Russia d’ oggi.”,”A pag 695 nel capitoletto 3 ‘I cinquant’anni di TROTSKY’, BORDIGA formula la sua previsione sui tempi della crisi generale del sistema capitalistico e della 3° guerra imperialistica (accettazione dei 50 anni di TROTSKY che conducono al 1976).”,”BORD-007″
“BORDIGA Amadeo”,”Proprietà e capitale. Inquadramento nella dottrina marxista dei fenomeni del mondo sociale contemporaneo.”,”Appendice: programma rivoluzionario società comunista eliminazione ogni forma di proprieta’ suolo impianti di produzione e prodotti del lavoro.”,”BORD-008″
“BORDIGA Amadeo”,”Russia e rivoluzione nella teoria marxista.”,”””Il principale interesse di quest’opera sta nel fatto che essa riallaccia tutta l’attuale “”questione russa”” al programma classico (Marx-Engels) e all’analisi dei rapporti di forza tra le varie classi e i diversi stati dell’Europa del XIX secolo””. ‘Amadeo BORDIGA nacque a Resina nel 1889. Fondatore nel 1912 del circolo socialista intransigente ‘Carlo Marx’, si mise rapidamente in luce come uno dei più attivi esponenti della FIGS. Acceso neutralista durante la 1° GM, leader della corrente socialista astensionista, ebbe un ruolo primario nella fondazione del PCdI di Livorno nel 1921 e nell’ Internazionale Comunista. In seguito, pur avendo con sé la maggioranza del partito, fu messo ‘burocraticamente’ in minoranza dal gruppo ‘centrista’. Condannato al confino con GRAMSCI nel 1926 a Ustica, fu espulso dal PCI nel 1930 per attività frazionistica. Da allora ha continuato per un quarantennio la sua attività politica. E’ morto a Formia nel 1970′.”,”BORD-012″
“BORDIGA Amadeo a cura di Luigi GEROSA”,”Scritti 1911 – 1926. 1. Dalla guerra di Libia al Congresso socialista di Ancona.”,”appendice: Il socialismo napoletano e le sue morbose degenerazioni. Paginette di cronaca politica, perché gli adulti ricordino e i giovani apprendano, Agosto 1921 BORDIGA (Amadeo) (Resina, Napoli, 1889 – Formia 1970). Studente di ingegneria a Napoli, si iscrisse al partito socialista ed ebbe presto una posizione preminente nella sezione provinciale. Subito dopo la fine della prima guerra mondiale fondò il settimanale ‘Il Soviet’ (22 dicembre 1918 – 29 aprile 1922), che divenne nel 1919 l’organo della frazione comunista astensionista del PSI; intorno a lui si riunirono le frazioni socialiste rivoluzionarie che nel congresso di Livorno del 1921 diedero vita al partito comunista italiano (PCdI), del quale BORDIGA fu segretario nel 1921 – 1923. Scontratosi presto con GRAMSCI su varie questioni come la bolscevizzazione del partito comunista, B. (arrestato nel 1922-1923 e confinato dal 1927 al 1930) fu accusato di troskismo dal Comintern e finì isolato nel PCI, dal quale fu espulso nel 1930. Da allora abbandonò l’attività politica militante. (RIZ)”,”BORD-027″
“BORDIGA Amadeo”,”Struttura economica e sociale della Russia d’ oggi.”,”””Bastano pochi passaggi algebrici (frase, citata da Marx, di Hegel su Keplero-Newton). Non esiste in nessun luogo e tempo la concorrenza pura, senza monopolio. Lo sviluppo è già in Engels, pre-1848 (la concorrenza genera il monopolio e il monopolio genera la concorrenza) e si potrebbero addurre diecine di passi di Marx. Se il capitalismo sviluppa al massimo il mercantilismo e dilata i mercati, grazie alla concorrenza, a limiti geografici prima ignoti, esso lo fa in quanto rompe preesistenti sfere di monopolio dovute al limitato giro delle merci. Se il capitalismo storicamente richiama la categoria ‘concorrenza’, la precedente proprietà signorile richiama la categoria ‘monopolio’. Da monopoli spesso sorse la prima accumulazione del capitale monetario, e i primi capitali dei re e degli Stati che dettero slancio alle grandi manifatture, alle grandi compagnie estrattive, di navigazione. Che le deduzioni di Marx si basassero tutte sulla descrizione di una società integralmente di concorrenza, è annosa buaggine. I capitalisti sostennero sempre che il loro sistema avrebbe girato a perfezione appena eliminati gli inconvenienti, che facevano risalire alla presenza di avanzi e scorie feudali, e Marx provò come anche ammessa questa ipotesi le tesi rivoluzionarie erano pienamente dimostrate: la prima era quella della ricaduta nel monopolio e nel totalitarismo economico. Inoltre Marx, nella teoria della rendita di natura borghese, dette tutte le equazioni che spiegano il moto del capitale monopolistico, e parassitario, che Lenin verificò per i periodi di espansione mercantile che preparano le guerre e le dittature imperiali. Quando Marx dice che la democrazia è una dittatura della borghesia, egli dice, in lingua economica, che la produzione capitalistica mercantile esprime un monopolio di classe della produzione e dei prodotti”” [Amadeo Bordiga, Struttura economica e sociale della Russia d’oggi. Volume 1, 1966]”,”BORD-006″
“BORDIGA Amadeo”,”Economia marxista e economia controrivoluzionaria.”,”Contiene gli scritti: – Vulcano della produzione o palude del mercato? (Programma comunista, 13,1954) – Traiettoria e catastrofe della forma capitalistica nella classica monolitica costruzione teorica del marxismo (Programma comunista, 19,1957) Appendice: – La teoria del plusvalore di Carlo Marx base viva e vitale del comunismo. (pubblicato a puntate in ‘L’ Ordine Nuovo’ rassegna politica e di cultura operaia, serie III, anno I, 1924, nn. 3-4, 5 e 6.”,”BORD-033″
“(BORDIGA Amadeo)”,”Sul filo del tempo. Contributi alla organica ripresentazione storica della teoria rivoluzionaria marxista.”,”E’ presente una recensione del libro di D. GUERIN ‘Ou va le people americain?’ e di F.R. DULLES ‘Storia del movimento operaio americano’. “”Marx, come aveva indicato nella prefazione del 1859 alla “”Critica dell’economia politica”” prima stesura del “”Capitale””, dopo aver trattato delle tre classi fondamentali della società moderna: proprietari del suolo, capitalisti, proletari, si riservava altri tre argomenti: “”Stato, commercio internazionale, mercato mondiale””. L’argomento “”Stato”” si trova nel testo sulla Comune di Parigi del 1871 e nei classici capitoli di Engels, nonché in “”Stato e Rivoluzione””, quello “”commercio internazionale”” nell'””Imperialismo”” di Lenin. Si tratta del lavoro di una scuola storica e non di “”Opera Omnia”” di una persona. Il tema “”mercato mondiale”” fiammeggia oggi nel libro del fatto (…)””. (pag 25) “”Senza chiedere diritto di autore su una sola frase, si può completare il capitolo cruciale, spezzato dalla morte, arbitrario incidente individuale per Carlo Marx, solito in questo a citare Epicuro, cui giovane dottorino aveva dedicato la tesi di laurea. Come riferì Engels “”ogni evento che deriva da necessità, porta in sè la sua consolazione””. Inutile rimpiangere.”” (pag 26) Bordiga riporta tre brani del libro III del Capitale [capitoletto: Marx e l’impersonalità del Capitale] Una parte del terzo brano è la seguente: “”Se il credito appare come la leva principale della sovra produzione e della spinta all’estremo del processo di riproduzione del capitale, è perchè una gran parte del capitale sociale è impiegata dai non proprietari che trascurano le precauzioni del proprietario singolo. La messa in valore del capitale, fondato sul carattere antagonista della produzione capitalista, non permette il libero sviluppo che fino ad un certo punto e dunque costituisce in realtà un intralcio immanente, una barriera della produzione, barriera che il credito di continuo rovescia. Il credito accelera per conseguenza il materiale sviluppo delle forze produttive e la creazione di un mercato mondiale, che il modo di produzione capitalista ha la missione storica di stabilire, fino ad un certo punto, come fondamento materiale della nuova forma di produzione: esso nello stesso tempo accelera le violente eruzioni di tali opposizioni, ossia le crisi, e per conseguenza, la dissoluzione dell’antico modo di produzione. Dunque, il credito ha un carattere immanente: esso spinge, da una parte, la produzione capitalista a fare dell’arricchimento mediante lo sfruttamento di valore altrui un sistema enorme di speculazione e di gioco, limitando sempre più il numero di quelli che sfruttano la ricchezza sociale; e permette, d’altra parte, l’avvento di un nuovo modo di produzione”” [Marx, Il Capitale, Libro III, cap. XXVII] [in Amadeo Bordiga, Sul filo del tempo. Contributi alla organica ripresentazione storica della teoria rivoluzionaria marxista, 1953] (pag 10)”,”BORD-041″
“BORDIGA A. e altri”,”Bilan. Bullettin Théorique mensuel de la fraction de Gauche du P.C.I. n° 1 Novembre 1933 – n°46 Dicembre-Gennaio 1938.”,”Digitalizzazione eseguita nel settembre 2000 dalle Edizioni Lotta Comunista – Milano”,”EMEx-049″
“BORDIGA Amadeo”,”Dialogato coi Morti. Il XX Congresso del Partito comunista russo.”,”Nel Dialogato coi Morti del settembre 1956 non furono inseriti tre capitoli degli scritti complementari che figurano in appendice alla presente edizione.”,”BORD-046″
“BORDIGA Amadeo”,”Proprietà e capitale. Vulcano della produzione o palude del mercato? Marxismo e tempo storico. Glosse a ‘Proprietà e capitale.”,”In una paginetta introduttiva i curatori polemizzano sulla questione della pubblicazione degli scritti di BORDIGA, sulla questione della firma e della ‘proprietà intellettuale’.”,”BORD-047″
“BORDIGA Amadeo”,”Structure economique et sociale de la Russie d’ aujourd’ hui. 2. Developpement des rapports de production après la revolution bolchevique.”,”Questa necessità fu enunciata da Lenin in molti scritti che abbiamo studiato, in particolare l’ articolo suggestivo sulla necessità dell’ oro e dunque della moneta legata a lui. Ma, quello che non si trova in Lenin, è l’ idea che si tratti dell’ introduzione di una forma socialista; in mille casi, egli dice che si tratta di una forma capitalistica, di cui è tuttavia necessario suscitare l’ apparizione, attendendo il momento famoso in cui si utilizzerà l’ oro per fare degli orinatoi pubblici, visto che resiste bene ai liquidi acidi. (pag 192) Tutto questo è giusto nella misura in cui non si tratta, per Trotsky, di un primo stadio del socialismo, o socialismo inferiore, ma di un periodo transitorio ancora anteriore. Non sono i caratteri economici che lo inducono a rinunciare a parlare fino alla sua morte (1940) di una Russia socialista, ma il fatto politico che il potere fu conquistato dal Partito comunista della classe operaia. Ma la situazione del partito e dello Stato, sotto l’ aspetto politico egualmente, fu progressivamente invertita e rovesciata; ciò è mostrato dalle lotte sanguinose che si sono prodotte, anche se esse non sono conosciute che sotto un aspetto unilaterale. (pag 193)”,”BORD-054″
“BORDIGA Amadeo”,”Structure economique et sociale de la Russie d’ aujourd’hui. II. Développement des rapports de production après la révolution bolchevique.”,”””Selon Trotsky, c’est justement l’ opposition qui soutint que l’ on devait atteindre des taux d’ accroissement de 16 à 18% par an “”pour avoir, grâce à l’ accumulation socialiste, un developpement selon un rythne inaccessible au capitalisme””. Nous pouvons admettre que, dans ce passage, les mots d’ accumulation socialiste se referent à la couleur politique du parti qui était à la tête de l’ Etat; sinon on verrait Trotsky faire une concession à la construction du socialisme en Russie. Quoi qu’il en soit, il n’y a aucun doute à se faire sur son temoignage lorsqu’il dit que ses propositions furent tournées en dérision par la fraction dirigeante; tant il est vrai que le premier plan quinquennal de 1927 (stigmatisé comme “”mesquin”” par l’ opposition) se fondait sur un taux d’ accroissement de la production qui “”devait varier, selon une courbe descendante, de 9 à 4%””. (pag 190 191)”,”BORD-055″
“BORDIGA Amadeo”,”Dialogato con Stalin. Nella linea marxista di Bordiga.”,”Dialogato con Stalin è uno dei numerosi scritti compresi in una serie dal titolo ‘Sul filo del tempo’ iniziata nel 1949 in Battaglia Comunista e terminata nel 1955 in Programma Comunista. “”Se l’ antichissima filosofia scrisse sunt nomina rurum (letteralmente: i nomi appartengono alle cose) intese dire che le cose non appartengono ai nomi. Ossia, nel nostro linguaggio, la cosa determina il nome, non il nome la cosa.”” (pag 27) “”Il libro di Bucharin su L’ economia del periodo di transizione, uscì nel 1920 e fu commentato, in una serie di note spesso aspramente critiche, da Lenin. L’ autore, egli dice, sotto l’ influenza delle filosofia di Bogdanov “”molto spesso, troppo spesso (…) cade nello scolasticismo terminologico (…) che contrasta con il materialismo dialettico (…), nell’ idealismo. Di qui una serio proprio di inesattezze teoriche (…), di rimasticature scientifiche, di nobili sciocchezze accademiche”” (notiamo di passaggio l’ interesse di queste considerazioni leniniane sul linguaggio – lo “”scolasticismo terminologico”” – come fonte di errori). Ma poi prosegue: “”Il libro sarebbe del tutto eccellente, se l’ autore eliminasse nella seconda edizione i sottotitoli, eliminasse venti o trenta pagine di fatti (…). Allora l’ inizio prolisso e non buono del libro migliorerebbe, diventerebbe più asciutto, più robusto, si libererebbe del grasso antimarxista e in tal modo “”darebbe un fondamento”” più solido all’ ottimo finale del libro. Quando l’ autore si fa personalmente in primo piano dice cose molto buone, in modo piacevole e senza pedanteria (…)”” (pag 184, nota 20)”,”BORD-056″
“BORDIGA Amadeo, a cura di Fausto BUCCI e Paolo CASCIOLA”,”Lettere a Bruno Bibbi, Piero Corradi, Eugenio Moruzzo, Michelangelo Pappalardi e Lodovico Rossi (1925-1926).”,”””E’ ancora possibile rettificare la linea della Internazionale attuale, o almeno questo appare difficile si, ma non impossibile. Sebbene noi aneliamo ad un partito mondiale la cui sicurezza contro le deviazioni non oscilli col mutare delle situazioni, dobbiamo pur attendere per vedere come reagirà sul Comintern così come è oggi, il radicalizzarsi, come essi direbbero, della congiuntura. Dovremo sì diffidare degli uomini che saranno resi sinistri dal sinistreggiare della situazione, ma non possiamo non “”far credito”” in questo senso ai nostri partiti””. (pag 17-18, lettera di Bordiga ai compagni, 27 luglio 1926)”,”BORD-062″
“(BORDIGA Amadeo TERRACINI Umberto)”,”Relazione presentata dalla frazione comunista al Congresso di Livorno del PSI (15-21 gen. 1921) sull’ indirizzo politico del partito.”,”La frazione comunista si costituiva nell’ ottobre dell’ anno scorso (1920) sulla base di una intesa tra i gruppi di sinistra del Partito Socialista Italiano che si ponevano sul terreno delle decisioni del II Congresso Mondiale della Internazionale Comunista, e lanciando un manifesto-programma, firmato dai compagni Nicola Bombacci, Amadeo Bordiga, Bruno Fortichiari, Antonio Gramsci, Francesco Misiano, Luigi Polano, Luigi Repossi, Umberto Terracini. Gli estensori per il Comitato Centrale della Frazione Comunista sono BORDIGA e TERRACINI. “”In tutti gli episodi culminanti della lotta di classe, prima e dopo il congresso di Bologna, quando la crisi economica trascinava le masse operaie in vaste agitazioni, l’ opera del partito (socialista, ndr) rivelò sempre le stesse incertezze, le stesse esitazioni, determintate dallo scontrarsi di due tattiche opposte, durante le diatribre tra le quali le azioni si esaurivano e si spegnevano tra le delusioni e il dispetto delle masse. In questi episodi non solamente la corrente di destra era sicura di far prevalere il proprio gioco, ma aveva dopo la possibilità di svalutare la tendenza massimalista approfittando del contrasto esistente tra le affermazioni verbali e i risultati che traeva dall’ azione. (…) Il partito socialista italiano dette così prova della sua impotenza rivoluzionaria, e la borghesia imparò gradualmente a non temerne le minacce, intraprendendo una audace controffensiva ideale e materiale contro la “”invasione del bolscevismo””.”” (pag 22)”,”BORD-063″
“(BORDIGA Amadeo)”,”Prospettive rivoluzionarie della crisi.”,”””La potenza economica americana, che sembra porre gli Stati Uniti al disopra e al di fuori del mondo, è per tale modo vitalmente legata alla situazione economica mondiale, e ne subisce i riflessi: è, non sembri un paradosso, una potenza poggiata su basi di creta. La ferrea logica dell’ imperialismo conduce gli Stati Uniti a stringere rapporti sempre più stretti con altri paesi, ad investire capitali dovunque, ad esportare su tutti i mercati: ma questa stessa logica li mette alle dipendenze del faticossisimo, dell’ impossibile riassettamento economico di tutti i paesi sul piano di un’ economia normale.”” (pag 45) “”In risposta a tante piacevolezze i marxisti stabilirono cento volte che senza affatto rinunziare alla valutazione critica e storica dei caratteri distintivi tra guerra e guerra nella loro ripercussione sugli sviluppi delle lotte sociali e sulle crisi rivoluzionariee, tutti questi motivi di giustificazione della guerra, usati al fine di trovare carne da cannone e disperdere i movimenti e i partiti che traversano la strada al militarismo, sono inconsistenti e si distruggono tra loro. Il motivo abusatissimo dell’ aggressione e quello non meno sfruttato dell’ invasione possono stare in contrasto. Uno stato può prendere l’ iniziativa della guerra e i rovesci militari esporre in breve i suoi territori all’ invasore, come dalla già ricordata togliattiana teoria dell’ inseguimento dell’ aggressore. Non meno contradditori sono gli altri famosi motivi tratti dalle rivendicazioni nazionali e irredentiste, e quelli che molti marxisti di bocca buona allinearono per giustificare l’ appoggio a guerre coloniali, che valevano a diffondere in paesi “”barbari”” i caratteri della moderna economia capitalistica. La guerra anglo-boera del 1899-1900 fu una palese aggressione, i coloni boeri di razza olandese difesero la patria la libertà nazionale e il territorio violato, ma i laburisti riuscirono a giustificare come progressiva l’ impresa britannica. Nel maggio 1915 quella dell’ Italia all’ Austria ex-alleata fu una palese aggressione, ma la giustificarono – vari socialtraditori – col motivo della liberazione di Trento e Trieste e con l’ altro della “”guerra per la democrazia”” senza imbarazzarsi del fatto che dall’ altro lato l’ Austria-Ungheria era alle prese con gli eserciti dello Zar. Un caso classico è riportato nel libro interessantissimo di Bertram D. Wolfe “”Three made a revolution””, vera miniera di dati storici, con ogni riserva sulla linea propria dell’ autore. Il 6 febbraio 1904 i giapponesi, alla Pearl Harbour, attaccano e liquidano la flotta russa davanti a Port Arthur senza dichiarazione di guerra. Palese aggressione. Dopo il lungo assedio da terra e da mare la cittadella cade nel gennaio del 1905. Lutto nero per il patriottismo russo. Nel Vperiod del 4 gennaio 1905 Lenin scrive frasi come le seguenti: “”Il proletariato russo ha ogni motivo di rallegrarsi… Non il popolo russo ma l’ assolutismo ha subito una disfatta vergognosa: la capitolazione di Port Arthur è il prologo della capitolazione dello zarismo (…)””. (pag 74-75)”,”BORD-064″
“BORDIGA Amadeo”,”Struttura del materialismo marxista.”,”””Un sasso scagliato per aria se avesse coscienza si figurerebbe di volare per libera volontà”” (B. Spinoza) (in apertura) “”Non avevamo bisogno per apprenderlo di vedere in Russia il regime borghese senza borghesi, e di vedere che Malenkoff come Stalin apre e chiude come rubinetto l’ estro creatore di letterati e artisti, pittori e musici. Bastava leggere in Engels nel capitolo cruciale dell’ Antidühring quale è la fase D, (che i fessi hanno “”scoperta”” nel 1950), del ciclo capitalista. “”D). Ma anche i capitalisti sono costretti a riconoscere in parte il carattere sociale delle forze produttive. Essi si affaccedano ad impossessarsi dei grandi organismi di produzione e di scambio, dapprima per mezzo di società per azioni, indi per trusts, ed infine per il tramite indiretto dello Stato. Ma la borghesia si rivela con ciò una classe superflua (…)””. (pag 41)”,”BORD-065″
“(BORDIGA Amadeo)”,”Dialogue avec les morts. Le XX° Congrès du Parti Communiste Russe.”,”Sui forti ritmi di industrializzazione: “”Saturo di ricchezze e di potenza, il capitalismo inglese, dorme per 17 anni sugli allori dell’ epoca di Gladstone. Verso il 1860, Marx calcolava aumenti del 7-8 % e anche più, ovvero degli indici uguali a quelli che caratterizzarono l’ entrata in scena di Francia e Germania verso la fine del secolo. Ma abbiamo mostrato come, prima ancora, negli anni 1830-1860, i ritmi erano più elevati nella stessa Gran Bretagna, eguagliando quelli che gli Stati Uniti, il Giappone e la Russia avranno alla fine del secolo.”” (pag 143) In Italia il ritmo nei primi anni del secondo dopoguerra è fortissimo: dal 1946 al 1949 (14.3), nella prima metà degli anni ’50 sopra al 9 % (pag 148)”,”BORD-066″
“BORDIGA Amadeo”,”Facteurs de race et de nation dans la théorie marxiste. Reproduction de l’ espèce et économie productive. Digression sur Staline et la linguistique. Le poids du facteur national dans les différents modes historiques de production. Le mouvement du prolétariat moderne et les luttes pour la formation et l’ émancipation des nations. Annexe: articles des années 1951-1953.”,”””Lo Stato che abolisce economicamente il capitale, il lavoro salariato, e il rapporto di scambio tra il capitale e il lavoro, non può essere che lo Stato del proletariato! In Francia – ma non nel resto d’ Europa – è a partire dal 1848 che la serie delle gloriose alleanze rivoluzionarie con la borghesia giacobina è stata denunciata per sempre da parte dei lavoratori, ed è da allora, dopo il 1848, che noi possediamo il nostro modello (si, il nostro modello: la rivoluzione è la scoperta di un modello della storia) per la rivoluzione di classe comunista””. (pag 123) Il piano della Rivoluzione in permanenza. I popoli delle colonie e il loro proletariato. “”I delegati d’ Oriente, nel 1922, risposero di no: essi non volevano passare attraverso il capitalismo e il suo seguito di infamie (…). Essi volevano marciare al fianco della rivoluzione mondiale della classe operaia dei paesi capitalisti, e anche realizzare nei loro paesi la dittatura delle masse non possidenti e il sistema dei Soviets. I marxisti occidentali accettarono il piano. Ciò significava che ovunque, in Oriente, si accendeva la lotta contro il regime feudale agrario o teocratico, allo stesso tempo contro le metropoli coloniali, i comunisti locali e internazionali scendevano in lotta e l’ appoggiavano. Non per darsi come fine un regime democratico borghese locale e autonomo, ma per lanciare la rivoluzione in permanenza, che non sarebbe terminata che con l’ instaurazione della dittatura sovietica. Come ricorda Zinoviev alzando le braccia al cielo davanti alla sorpresa di Serrati, Marx ed Engels non hanno mai detto altro: lo dicevano già per la Germania del 1848! La successione dei tre periodi si stabilisce dunque come segue. Fino al 1870: appoggio alle insurrezioni nazionali nelle metropoli. Dal 1871 al 1917: lotta insurrezionale di classe nelle metropoli; una sola vittoria, in Russia. All’ epoca di Lenin, lotta di classe nelle metropoli e insurrezioni nazional-popolari nelle colonie, con la Russia rivoluzionaria al centro, secondo una strategia mondiale unica che terminerà con il rovesciamento del potere capitalista in tutti i paesi. In una tale prospettiva, il problema economico e sociale trova la sua soluzione nella garanzia fornita dal “”piano economico mondiale unitario””. (pag 173-174)”,”BORD-067″
“(BORDIGA A.) a cura del C.E. del P.C.I.”,”Il processo ai comunisti italiani, 1923. Gli arresti e l’ istruttoria, il dibattimento e le arringhe, la sentenza.”,”Distribuzione regionale delle forze del PCI (1924) Fascia iscritti al PCI (oltre 2000): Piemonte, Lombardia, Emilia, Toscana Fascia iscritti al PCI (da 1000 a 2000): Liguria, Trentino, Veneto, Venezia Giulia, Marche Fascia iscritti al PCI (da 650 a 1000): Lazio Campania Puglia Sicilia Fascia iscritti al PCI (da 300 a 650) Umbria, Abruzzi Fascia iscritti al PCI (da 0 a 300) Sardegna, Calabria, Basilicata. (pag 49) Difesa di Bordiga. “”Bordiga: (…) Associazioni segrete in seno al partito non esistono e domando una prova qualunque che possa far presumere l’ esistenza di una associazione segreta. E poi dimostro che non esiste col fatto stesso che noi non possiamo avere costituito un meccanismo del tutto inutile solo per darci il lusso di offrire elementi che ci mettessero in contrasto con la legge. Noi abbiamo interesse a profittare di tutte le possibilità che la legge ci offre e di sfruttarle per fare il nostro lavoro senza incorrere in sanzioni che siamo pronti ad affrontare, ove sia necessario, ma che non vogliamo provocare per principio, perché se ci facciamo mettere tutti in galera il partito se ne va.”” (pag 76).”,”BORD-068″
“BORDIGA A. TURATI F. SERRATI G.M., commenti storici di Carlo VALLAURI Ruggero PULETTI Piero MELOGRANI Luciano PELLICANI Ugo INTINI”,”Il drammatico 1921. La scissione voluta da Lenin. Bordiga Serrati Turati, gli interventi integrali al Congresso di Livorno.”,”Livorno: perché Lenin impose la scissione. “”La centralizzazione proposta da Mosca deve servire – nella visione di Lenin – ad avere partiti disposti ad accettare la leadership dei bolscevichi qualunque sia il corso del processo rivoluzionario in Occidente: in Italia occorre perciò, attraverso la scissione che emargini i riformisti, mantenere compatta la maggioranza comprendente sia i comunisti unitari alla Serrati sia le frazioni comuniste di Bordiga e Gramsci.”” (pag 105) “”Il che era esattamente ciò che aveva capito Turati quando, inascoltato, metteva in guardia i suoi compagni di partito di fronte al pericolo rappresentato dalla costituzione di una internazionale che, egemonizzata dai bolscevichi, avrebbe finito per diventare uno strumento dell’ “”asiatizzazione”” del socialismo europeo””. (pag 129)”,”MITC-063″
“BORDIGA Amadeo”,”Russie et révolution dans la théorie marxiste.”,”Marx e lo slavismo. “”(…) Ma se il panslavismo rivoluzionario prende queste parole con serietà, là dove si tratta della fantastica nazionalità slava, esso abbandona la rivoluzione, allora sappiamo – continua la Neue Rheinische Zeitung, ovvero Marx – ciò che ci resta da fare: “”La lotta, la lotta inesorabile per la vita o per la morte, contro lo slavismo traditore della rivoluzione, lotta di annientamento e terrorismo senza pietà – non nell’ interesse della Germania, ma nell’ interesse della rivoluzione””. Mehring aggiunge qui: “”Queste sono le frasi che hanno permesso a un professore tedesco di inventare la menzogna secondo la quale Marx avrebbe chiesto l’ annientamento dei popoli russo, ceco e croato.”” (pag 209) La questione orientale (pag 209). Biblioteca Marx (pag 385)”,”BORD-071″
“(BORDIGA A.)”,”Scienza e rivoluzione. Volume secondo. Sbornia di ballistica spaziale.”,”Specializzazione scientifica. “”Nella decadenza del feudalesimo l’ arte visse il periodo barocco. La scienza del decadere capitalistico è una scienza barocca, pesante ma impotente. Oggi si lavora per settori di competenza e nessuno mette il naso fuori della sua stretta specialità; così fa di cappello alle fesserie degli altri, ma sta tranquillo perché essi non possono controllare le sue. Nessuno legge l’ altezza dello Sputnik che passa perché non lo si può collimare né colla tecnica di mestiere dell’ astronomo né con quella del geodeta. E ognuno dei due lascia all’ altro il disturbo””. (pag 23)”,”BORD-073″
“BORDIGA Amadeo”,”Testi sul comunismo.”,”””La passione è la forza fondamentale dell’ uomo che tende energicamente a raggiungere il suo obietto””, Marx A Janitzio la morte non fa paura. pag 187 “”La polemica interiorizzata fu spesso giustificazione ad uso interno. La sinistra non è un semplice movimento culturale, un circolo di studi, essa non rifiuta l’ azione (cfr. la posizione nei confronti dei sindacati). Ciò si riferisce particolarmente a Damen, come quel che concerne il congresso di Bologna, il rapporto con Lenin, la questione della tattica, ecc.. Infine vi era la necessità di distinguersi dalla sinistra germano-olandese, del KAPD in particolare. E’ a questo che si devono delle osservazioni o delle prese di posizione che sono incomprensibili per chi non conosce tutte le vicissitudini della sinistra italiana e di Bordiga.”” (pag 18-19) “”Nel comunismo naturale e primigenio, anche se la umanità è sentita nel limite dell’ orda, il singolo non ha scopi che consistano nel sottrarre beni al fratello; ma è pronto a immolarsi per il sopravvivere della grande fratria senza alcuna paura. Sciocca leggenda vede in questa forma il terrore del dio che si plachi col sangue. Nella forma dello scambio, della moneta, e delle classi, il senso della perennità della specie sparisce, e sorge quello ignobile della perennità del peculio, tradotta nella immortalità dell’ anima, che contratta la sua felicità fuori natura con un dio strozzino che tiene questa banca esosa. In queste società che pretendono di essere salite da barbarie a civiltà si teme la morte personale e ci si prostra alle mummie, fino ai mausolei di Mosca, dalla storia infame. Nel comunismo che non si è avuto an cora, ma che resta certezza di scienza, si riconqusita la identità del singolo e della sua sorte con quella della specie, distrutti entro essa tutti i limiti di famiglia, razza e nazione. Con questa vittoria finisce ogni timore della morte personale, ed allora soltanto ogni culto del vivo e del morto, essendo per la prima volta la società organizzata sul benessere e la gioia e sulla riduzione al minimo razionale del dolore e della sofferenza e del sacrificio, togliendo ogni carattere misterioso e sinistro alla vicenda armoniosa del succedersi delle generazioni, condizione naturale del prosperare della specie.”” (pag 187-188, A Janitzio la morte non fa paura.)”,”BORD-074″
“(BORDIGA Amadeo)”,”Storia della sinistra comunista. III. Dal II al III Congresso dell’ Internazionale Comunista: settembre 1920 – giugno 1921.”,”Il congresso di Livorno. Graziadei. Del discorso del primo oratore, Antonio Graziadei, diamo appena il cenno necessario per farsi un’idea del personaggio, fondamentalmente legato alla tradizione secondinternazionalista anche se schieratosi con sincera convinzione sul fronte del comunismo rivoluzionario, sia di quella che poi sarà una corrente, di per sé insignificante ma, nel 1923-24, forte dell’ appoggio di Mosca, in seno al PCd’I.”” (pag 251) Serrati. “”Il solo discorso che, dall’ altra parte della nostra barricata, si elevi al di sopra della contingenza per cercar di inquadrare i problemi dell’ oggi in una visione di insieme, collegandoli al filo di una tradizione di battaglia per dar loro continuità e coerenza, è quello di Turati. Non per la prima volta nell’arco di tre decenni, il “”grande isolato”” polarizza nel suo breve intervento ‘tutti’ gli umori socialisti al Congresso: è di qui che si capisce l’ insistenza di Serrati affinché non si getti al vento quello che, malgrado tutto, è in Italia il vero ‘ago della bilancia’ del socialismo secondointernazionalista. Modesto è il suo arsenale teorico: come a Bologna, il suo asso nella manica è il testo mutilo e mal digerito della prefazione 1892 di Engels alle ‘Lotte di classe in Francia’, scambiato per un…. antidoto all’ essenza rivoluzionaria del marxismo. Ma esso non è che un lasciapassare per lo smercio delle briciole di una saggezza tutta ‘sperimentale’ nelle file di un pubblico non tanto socialista, quanto ‘radicale con venature socialdemocratiche’, cresciuto alla scuola del positivismo sul piano della cultura e del minimalismo sindacale e del riformismo parlamentare sul piano della politica attiva””. (pag 259-260)”,”BORD-077″
“BORDIGA Amadeo”,”Un’ intervista ad Amadeo Bordiga. E altri scritti vari.”,”Bordiga muore nel luglio del 1970. Nel novembre del 1969 aveva rilasciato un’intervista registrata a Sergio ZAVOLI ed Edek OSSER dela RAI che sarebbe poi andata in onda nel novembre 1972 nel corso del programma televisivo ‘Nascita di una dittatura’. Più che di un testamento di BORDIGA, si può parlare di un bilancio storico. Contiene in appendice anche un articolo di Cervetto rilegato assieme per errore”,”BORD-080″
“(BORDIGA A.)”,”Il partito decapitato. La sostituzione del gruppo dirigente del P.C.d’It. (1923-24).”,”””Quando proponiamo il fronte unico sul terreno dei sindacati, dei consigli di fabbrica o non importa quali altre organizzazioni operaie, anche se dirette da capi opportunisti, fronte unico che ci condurrà forse alla necessità di negoziare personalmente con i capi opportunisti, – il che non ci spaventa – quando diciamo ciò, noi vogliamo convogliare nella lotta degli organi che sono suscettibili di divenire degli organi rivoluzionari e che dovranno divenirlo perché il proletariato trionfi. Quando invece convogliamo in un’azione comune un partito non comunista, allora ci rivolgiamo a un organo che non è suscettibile di lottare sulla via finale della rivoluzione mondiale, che non è suscettibile di sostenere, gli interessi della classe operaia, e col nostro atteggiamento diamo a questo partito un certificato di capacità rivoluzionaria, la qual cosa sconcerta tutto il nostro lavoro di principio, tutta la nostra opera di preparazione politica della classe operaia (Applausi).”” (pag 106-107) “”Oggi si dice che la situazione mondiale è tale che ci sconsiglia la tattica di coalizione coi socialdemocratici. Ma nulla ci garantisce che domani non si possa ricominciare. Ora la nostra opinione differisce su questo punto da quella di Zinoviev nel senso che noi crediamo che mai questa tattica di alleanza coi partiti opportunisti possa essere utile per la rivoluzione comunista, né quando la situazione rivoluzionaria è favorevole, quando è evidente che il partito comunista può avere una posizione autonoma, né quando la situazione rivoluzionaria è sfavorevole e il momento dell’azione finale sembra essere lontano da noi””. (pag 107)”,”BORD-081″
“BORDIGA Amadeo”,”Struttura economica e sociale della Russia d’oggi.”,”Volume pubblicato con il concorso dell’ Istituto di Studi sul Capitalismo, Genova, per gentile concessione della Fondazione Amadeo Bordiga, Formia Volume pubblicato con il concorso dell’ Istituto di Studi sul Capitalismo, Genova, per gentile concessione della Fondazione Amadeo Bordiga, Formia. La discussione su Brest-Litovsk. Protagonisti: Lenin, Trotsky, Bucharin, Zinoviev. “”La delegazione Trotzky ritornò con la notizia che non aveva accettato di firmare la pace il 10 febbraio. Ma già la questione era stata discussa in una conferenza di 63 bolscevichi, tenuta il 21 gennaio cui era stato chiamato Trotzky. La tesi di Lenin di firmare la pace come i tedeschi volevano fu battuta avendo avuto solo 15 voti. Ne ebbe 16 la tesi ‘né guerra né pace’ di Trotzky. La maggioranza assoluta, 32 voti, seguì la tesi Bucharin per il rifiuto della firma e la proclamazione di una guerra rivoluzionaria. Il 24 gennaio la discussione tornò avanti al Comitato Centrale del Partito. Lenin propose di non rifiutare la firma, ma tirare in lungo le trattative: 12 sì, 1 no. Trotzky insistette nella proposta: rifiuto di firma, smobilitazione, con 9 sì e 7 no. Il 25 gennaio si discute ancora in una riunione comune agli ‘esserre’ di sinistra. La maggioranza decide di sottoporre al Congresso dei soviet la formola: né guerra né pace. Il 10 febbraio, come detto, rientra la delegazione che ha applicato questo indirizzo, contro il parere di Lenin ma non contro quello della maggioranza. Krilenko che aveva il comando supremo ordina la smobilitazione. Le condizioni militari in linea tecnica erano così palesi, che nessuno si oppose. Quando si seppe che i tedeschi, dopo una conferenza presieduta dal kaiser Guglielmo ad Amburgo, avevano ripreso l’avanzata, fu ancora riunito il Comitato Centrale il 17 febbraio. La proposta tedesca di riprendere in negoziati e firmare fu rigettata con 6 voti contro 5. Non vi furono voti per la guerra rivoluzionaria, ma solo l’astensione di Bucharin, Joffe e Lomov. Il 18 febbraio in una lunga seduta, prima sostennero la firma Lenin e Zinovief, il diniego Trotzky e Bucharin, e la proposta di trattare fu respinta con sette voti contro sei: più tardi si decise l’invio di un telegramma che offriva la pace alle vecchie o anche diverse condizioni, con l’approvazione di Lenin, Smilga, Stalin, Sverdlov, Trotzky, Zinovief, Sokolnikov, con 5 no e un’astensione. La risposta venne il 23. Il Comitato Centrale votò l’accettazione con 7 voti contro i quattro di Bucharin, Bobnov, Uritsky e Lomov. Si votò tuttavia la preparazione alla guerra rivoluzionaria. Il 3 marzo si ebbe la pace. Il 6-8 marzo la polemica scoppiò violenta al VII Congresso del Partito, e fu approvata, contro la viva opposizione di Bucharin, l’accettazione della pace di Brest. La risoluzione di Lenin ebbe 30 voti, contro 13 e 4 astenuti.”” (pag 234-235)”,”ELCx-127″
“BORDIGA Amadeo”,”Le lotte di classi e di stati nel mondo dei popoli non bianchi storico campo vitale per la critica rivoluzionaria marxista.”,”Ciclostilato, dattiloscritto Parte I. La dottrina dei modi di produzione valida per tutte le razze umane. Parte II. Le suggestive lezioni della grande storia della razza cinese. Conclusione. Programma mondiale della forma rivoluzionaria comunista. Marx attese la rivoluzione dalla Cina (pag 16)”,”BORD-086″
“BORDIGA A. CAMATTE J. LUKACS G.”,”La mistificazione democratica.”,”””La vita sociale è essenzialmente pratica. Tutti i misteri che deviano la teoria verso il misticismo trovano la loro soluzione razionale nell’attività pratica umana e nella comprensione di questa attività pratica”” (Marx, VIII Tesi su Feuerbach) (pag 4) Bordiga (pag 56-57) Centralismo L’articolo di Camatte contiene molte citazioni di Marx”,”BORD-090″
“BORDIGA Amadeo”,”Elementos de la economia marxista.”,”Concepito come corso di economia politica per i militanti comunisti italiani confinati, nel 1929, con Bordiga, ‘Elementi di teoria marxista’ è una sintesi del primo libro del capitale. Si introducono tutti i concetti dell’economia marxista: merce, valore d’uso, di scambio, plusvalore, accumulazione e storia del capitale. A. Bordiga, fondatore del Partito Comunista d’Italia e membro del segretariato della Terza Internazionale fu il più qualificato rappresentante della corrente comunista di sinistra espulso con l’ascesa di Stalin. Nel 1946, con altri militanti della sua corrente, ricostruisce il Partito Comunista Internazionale scrivendo sulle sue pubblicazioni fino alla morte avvenuta nel 1970. Non firmò i suoi scritti, cosa conseguente con la critica del concetto di proprietà intellettuale.”,”BORD-097″
“[BORDIGA Amadeo]”,”Cinque testi inediti di Amadeo Bordiga. Orazione in morte della trinità Religione, Filosofia e Scienza – Critica alla filosofia. Escursione con il metodo di Marx intorno alla teoria borghese della conoscenza e alla non-scienza d’oggi – Il frammento sulla teoria rivoluzionaria della conoscenza – Dal mito originario alla scienza unificata di domani (1960) – Il moderno feticcio della scienza e della tecnica – Rovesciare la piramide conoscitiva”,”Testo scaricato da Internet “”Lenin ricorda sempre, in ultima istanza, che per risolvere un problema bisogna [analizzare e conoscere la prassi da cui il problema è sorto]”” (pag 91) Componimento scolastico di Marx del 1835 (17 anni) riguardo alla scelta della professione sottolinea la nacessità di fondarla stabilmente in vista di un nobile “”operare per l’umanità”” perché solo così “”la nostra felicità appartiene a milioni”” e “”le nostre imprese vivono silenziose ma eternamente operanti”” (pag 9)”,”BORD-100″
“BORDIGA Amadeo”,”Dall’economia capitalistica al comunismo. Conferenza tenuta a Milano il 2 luglio 1921.”,”ristampa dell’ edizione LIBRERIA EDITRICE DEL PARTITO COMUNISTA D’ ITALIA. CASA DEL POPOLO. ROMA. 1921 “”Ora qui molto si potrebbe discutere, se volessimo seguire quelle che erano le linee dell’acutizzarsi generale della crisi capitalista e il prepararsi della catastrofe finale come venivano tratteggiate dalla critica economica marxista. Ma possiamo omettere questa esposizione, in quanto che ci troviamo di fronte ai fatti, che hanno nettamente confermate le previsioni catastrofiche del marxismo in ordine allo sviluppo del capitalismo borghese. Se ci addentrassimo, sulle orme di Marx, nell’analisi di quello che è il giuoco del capitale finanzario e di quel fenomeno che è stato chiamato imperialismo, noi vedremmo che la classe capitalista che è al potere ha cercato bensì di reagire alla condanna che le pesava addosso, ha cercato di eludere questa crisi finale, ma non ha potuto far altro che dilazionarla, rendendola più grave.”” (A. Bordiga, Dall’economia capitalistica al comunismo. Conferenza tenuta a Milano il 2 luglio 1921, edizione 1975)”,”BORD-004-B”
“[BORDIGA Amadeo]”,”Tracciato d’impostazione – I fondamenti del comunismo rivoluzionario marxista nella dottrina e nella storia della lotta proletaria internazionale.”,”””Non volete credere che le paroline privilegio e sfruttamento stanno fuori del nostro marxistico dizionario? Riprendiamo la ‘Critica al Programma di Gotha’. Il passo per cui Marx getta fiamme, e che contiene le idiozie lassalliane sullo “”Stato Libero”” e la “”legge di bronzo del salario””, finisce con quella che Marx chiama – ed Engels in altro luogo – vaga formula ridondante che termina il paragrafo; ed è questa (sì, chi non ha peccato scagli la prima pietra!): “”Il partito si sforza… di raggiungere l’abolizione dello sfruttamento in ogni forma e l’eliminazione di ogni disuguaglianza sociale e politica””. Bisogna dire così, scrivono Marx ed Engels (senza, è chiaro, aver preso accordi): “”Con l’abolizione delle differenze di classe, scompaiono da sè tutte le disuguaglianze sociali e politiche che ne derivano””. (…) In questo paragrafo Marx tratta anche la questione della visione limitata di Lassalle – che significativamente riconduce a Malthus, oggi rimesso di moda dalle scuole americane antimarxiste del “”benessere”” – per cui il socialismo si leverebbe in lotta solo in quanto il salario operaio è bloccato ad un limite troppo basso; laddove si tratta di abolire il salariato in quanto “”è un sistema di schiavitù, e di una schiavitù che diventa più dura via via che si sviluppano le forze sociali produttive del lavoro, tanto se l’operaio è pagato meglio, quanto se è pagato peggio””. Qui Marx svolge il paragone con lo schiavismo, che noi abbiamo più sopra tentato a proposito della rivendicazione scema per l’autonomia dei salariati: “”E’ come se, tra gli schiavi venuti finalmente a capo del mistero della schiavitù e insorti, uno schiavo prigioniero di concetti antiquati scrivesse nel programma della insurrezione [uno schiavo, diciamo noi, amarxista, e solo immediatista, ordinovista]: la schiavitù dev’essere abolita perchè il sostentamento degli schiavi, nel sistema schiavistico, non può superare un certo massimo poco elevato”””” [Marxismo ed economia dei consigli] [I fondamenti del comunismo rivoluzionario marxista nella dottrina e nella storia della lotta proletaria internazionale, 1969] (pag 56)”,”BORD-111″
“BORDIGA Amadeo, a cura di Rita CARAMIS”,”Mai la merce sfamerà l’uomo. La questione agraria e la teoria della rendita fondiaria secondo Marx.”,”L’editore ringrazia la fondazione Bordiga. Libro dedicato a Liliana Grilli membro del comitato scientifico della Fondazione Bordiga. L’economista Oreste Bordiga (autore di , il padre di Amadeo, e la scuola di Portici. “”Così, nello stabilire la preminenza del “”metodo storico””, in questo testo (cfr. il pr. ‘Economia rurale e storia’ del I cap.) Bordiga introdurrà il compresso argomento della questione agraria – rappresentando l’economia agricola nel ciclo storico umano una parte preponderante di tutta l’economia sociale – trascrivendo alcuni “”passi didattici”” del trattato sull’economia rurale del padre Oreste. Amadeo Bordiga, autore di questa assimilazione della teoria della rendita marxiana, era figlio di uno dei maggiori studiosi di economia agraria del suo tempo, Oreste Bordiga, il rappresentante più autorevole della scuola superiore di agricoltura di Portici, scuola di elevato livello scientifico e tecnico, opera di una ‘élite’ della competenza’ e nello tempo veicolo di riproduzione di tale ‘élite’ (1), istituita – la prima nel Mezzogiorno – nel 1872. Gli studi porticesi nel campo dell’alta formazione in economia e politica agraria, che, con una certa continuità, hanno seguito, sviluppato e applicato indirizzi scientifici e metodi di studio relativamente uniformi, restano “”fondamentali”” e “”un riferimento obbligato””, “”ancora agli inizi del Novecento, quando il dibattito politico e scientifico approfondì notevolmente la conoscenza delle province meridionali”” (…). E’ sufficiente ricordare i nomi di Nitti, Bordiga, Brizi, Sereni e Rossi Doria, questi ultimi collegati poi allo stesso Serpieri, per comprendere quanto la Scuola di Portici abbia potuto influire sul pensiero e sulla poltiica agrari italiani della fine dell’Ottocento fino al secondo dopoguerra e oltre”” (pag XXXI-XXXII) (1) E proprio alla sezione socialista di Portici, che vanta come si è visto una prestigiosa tradizione, sono iscritti la maggior parte dei membri fondatori, tra cui lo stesso Amadeo Bordiga, del circolo ‘Carlo Marx’, “”vero e proprio atto costitutivo della sinistra marxista napoletana””. A Portici “”era soprattutto ospitata la Scuola Agraria, frequentata da un gruppo di studenti socialisti, tra cui allora Ruggiero Grieco, che si riunivano nel circolo di studi sociali; lì era nata, infine, la prima sezione del PSI del circondario e, pur tra fasi alterne, questa ricca tradizione non era mai venuta meno”” (De Clementi, Amadeo Bordiga, cit, p. 18, p. 23) (…) Engels e la Germania. “”Il lavoro di Engels, scritto nel 1850, sulla guerra dei contadini in Germania, ha maggiori relazioni con una situazione storica paragonabile a quella della Russia zarista del novecento, essendo, come l’autore dice, scritto sotto la impressione della controrivoluzione, ossia del tentativo fallito di rivoluzione in permanenza, di una salita al potere della borghesia capitalista tedesca e di una successiva lotta del proletariato per il potere. Nel domandarsi i motivi della neghittosità rivoluzionaria della borghesia in Germania, della assenza storica di una vera rivoluzione nazionale, Engels ricorda che una grande lotta antifeudale vi fu, con la rivolta dei contadini di Tommaso Münzer nel 1525 che la storia corrente tratta come una guerra di religione, non avendone ravvisata la base sociale. La rivoluzione contadina contro i poteri feudali venne schiacciata soprattutto non avendo trovato un appoggio effettivo nella borghesia delle città e la Germania fu condannata a quel particolarismo di staterelli e piccoli principati, contro il quale specialmente Engels si scaglia nelle sue vigorose apostrofi e nel suo deciso schieramento per la formazione, sia pure tardiva ed in pieno ottocento, di uno Stato unitario centrale: altra volta spiegammo con larghezza come in tal senso sia giusto vedere in lui un precursore dell”Anschluss’, riuscita solo in pieno novecento e rimandata indietro oggi da una convergente aspirazione di tutti i poteri controrivoluzionari mondiali (1). Ricordammo pure la conclusione di Engels: chi approfittò della rivoluzione del 1525, tra le forze in lotta: contadini servi, signori feudali, principi dei piccoli staterelli? I contadini furono battuti e ribadite le catene del servaggio feudale. Ma i nobili di campagna perdettero molta della loro ricchezza ed autonomia a favore del piccolo principato: fu comunque un colpo allo sparpagliamento feudale. Dunque approfittarono i ‘piccoli principi’. E chi nel 1848, quando operai, contadini e borghesi delle città a loro volta furono battuti? I ‘grandi principi’, Engels rispose. Ma dietro i piccoli principi stavano allora, nelle loro modeste capitali, i piccoli borghesi; dietro i grandi principi del 1848 a Berlino, a Vienna, a Monaco, stavano ormai i grandi borghesi e dietro questi i proletari. Anche la controrivoluzione è in questo senso unitario un passo storico innanzi: si ricorderà anche la valutazione di Sadowa: fu bene che Vienna fosse stata sottomessa da Berlino; come sarebbe stato bene che Berlino fosse stata sottomessa da Vienna. E fu bene Sedan e la formazione dell’impero, perché altro passo avanti verso la centralizzazione tedesca, attuata da Bismarck con ben trecentocinquanta anni di ritardo su Münzer! Una grande questione storica si chiude così e si apre quella dell’internazionale rossa in Europa, della dittatura del proletariato senza nazione.”” (pag 259-260) [Amadeo Bordiga, Mai la merce sfamerà l’uomo. La questione agraria e la teoria della rendita fondiaria secondo Marx, 2009] [(1) Nel “”filo del tempo”” intitolato ‘Guerra e rivoluzione’ apparso nel n. 10/1950 de “”Il programma comunista”” e riprodotto in “”Quaderni del programma comunista””, n. 3, giugno 1978, pp. 18-20] Le materie prime e la teoria della rendita “”La ‘questione agraria’ in termini marxisti – è stato detto – non significa dunque solo terra, contadini e proprietari, come nell’angusta visione dei vecchi riformisti e poi degli stalinisti dell’epoca, ma significa soprattutto ‘teoria della rendita’, ovvero ripartizione del plusvalore, nelle forme del moderno capitalismo monopolistico e parassitario. La tesi centrale di Marx, per Bordiga, è che “”collo sviluppo del modo di produzione capitalistico e coll’investimento di maggior capitale nella terra””, mezzo necessario per “”aumentare il prodotto in relazione all’aumento della popolazione””, “”‘la rendita tende ad aumentare’, sia nella massa totale, sia nella media per unità di superficie””, talvolta “”in rapporto maggiore di quello del capitale (e del suo profitto), poche volte con ritmo minore di esso”” (A. Bordiga, Mai la merce, 1979, cit., p. 195). Il prezzo di mercato regolatore dei prodotti agrari viene “”inchiodato”” sul prezzo di produzione dell’ultimo (ma necessario) quintale di grano prodotto nelle condizioni più svantaggiose, cioè “”dipende dal prezzo di produzione ‘sul peggior terreno, più ancora un altro margine’ di aumento che costituisce la rendita assoluta”” (Ivi, p. 232). Così come del resto “”il minerale più spregevole e quindi la meno fertile miniera, regola il mercato generale””, e cioè “”regolano bene il prezzo internazionale””, che “”ci farà pagare profumatamente”” “”il ‘rentier’ della coltivazione”” di combustibili e minerali più pregiati, “”nido caldo del sovraprofitto capitalista sulle materie prime della morte civile e militare”” (Ivi, pp. 260-261). Nella rappresentazione di questo nesso fondamentale vengono dunque individuati, anticipando con la forza della teoria scenari storici oggi ben più cogenti, i beni ‘non riproducibili capitalisticamente’, come lo sono le risorse non rinnovabili e, in particolare, il petrolio: in questo senso, la teoria della rendita, si è detto, si deve applicare “”non alla sola agricoltura, ‘ma a tutte le forze naturali'””. Così, se nel sistema capitalistico, per Bordiga come per Marx, il prezzo dei prodotti agrari è determinato dalla legge del “”terreno peggiore””, cioè i benefici dati dal progresso tecnologico e dall’aumento di produttività, sono bloccati in questo settore dalla barriera della rendita, che impedisce “”ogni compensazione tra i prezzi industriali ed agrari”” (A. Bordiga, Mai la merce, cit., p. 302), allora anche per le risorse energetiche, che sono di differente qualità e potenza energetica e che sono ripartite in aree geologiche diversamente accessibili e hanno dunque costi di estrazione e commercializzazione estremamente differenziati (…), si determina intanto una enorme ‘rendita differenziale’ (…). Anche per il greggio entrano in gioco cioè i due fattori, ‘fertilità’ e ‘posizione’, le “”cause generali”” le definiva Marx, che influiscono sulla rendita differenziale ricardiana. (…)””. (pag V, VI, VII) [Rita Caramis, introduzione, ‘Amadeo Bordiga e la teoria della rendita: una critica rimossa’] [(in) Amadeo Bordiga, Mai la merce sfamerà l’uomo. La questione agraria e la teoria della rendita fondiaria secondo Marx, 2009]”,”BORD-113″
“BORDIGA Amadeo, a cura di Luigi GEROSA”,”Scritti, 1911-1926. III. Lotte sociali e prospettive rivoluzionarie del dopoguerra, 1918-1919.”,”Gerosa: La questione dei tempi e la previsione di Bordiga (nota in parte dedicata a A. Cervetto) Brano e note tratte dall’introduzione di Luigi Gerosa a ‘Amadeo Bordiga, Scritti, 1911-1926. III. Lotte sociali e prospettive rivoluzionarie del dopoguerra, 1918-1919, Fondazione Amadeo Bordiga, Formia, 2010; a cura di Luigi Gerosa. “”E in effetti nel 1919 si assistette in Italia (…) ad una ondata di scioperi mai registrata in precedenza, a spontanei moti popolari di inusitata violenza e diffusione, ad occupazioni di terre, ad una impressionante crescita numerica della CGdL e del PSI, ne quadro di una situazione internazionale (conferenza di Berna e fondazione della III Internazionale) ancora aperta a molteplici sviluppi (99). All’appuntamento del dopoguerra, a cui si era rimandata durante il conflitto la riscossa e la ripresa di iniziativa del partito, la sinistra socialista giunse sostanzialmente impreparata, attendendo invano un programma organico di azione dalla Direzione del partito, che Bordiga aveva sollecitato nella mozione presentata al Convegno di Roma del febbraio ’17. Il dibattito si esaurì in gran parte nella controversia preliminare sulla possibilità di una rivoluzione socialista in Italia a breve o medio termine, senza mai spingersi ad un’analisi socio-economica della situazione e a scelte operative conseguenti. La stessa corrente massimalista era sostanzialmente incerta: da ciò le oscillazioni tra opposte soluzioni e un comportamento esitante e contradditorio in diverse situazioni che il partito si trovò ad affrontare (100)”” (pag LVI-LVII) Note. [(99) Rinviamo all’antologia: ‘La crisi italiana nel primo dopoguerra. La storia e la critica, a cura di G. Sabbatucci, Bari, 1976 e a C. Natoli, La Terza Internazionale e il fascismo, 1982 pp. 35-53. Per le vicende interne al PSI, G. Arfè, op.cit.. pp. 250-297; (100) G. Sabbatucci, I socialisti nella crisi dello stato liberale (1918-1926), in ‘Storia del socialismo italiano, Roma, 1980, vol. III, pp. 139-143 e, per quanto riguarda l’assenza di una analisi della situazione economica oggettiva che caratterizzò tutte le correnti del socialismo italiano, cfr. G. Maione, Il bienno rosso, cit., pp. 291 e sgg. Il tema della “”previsione rivoluzionaria”” nel marxismo è stato affrontato da A. Cervetto, in una serie di scritti raccolti in: ‘La difficile questione dei tempi’, Milano, 1990. In esso, si accenna ad Amadeo Bordiga in relazione alla sua nota previsione di una crisi mondiale del capitalismo per il 1975 (cfr. [A. Bordiga]: ‘Dialogato con Stalin’, ed. Prometeo, Milano, 1953, pp. 52-62; ‘Struttura economica e sociale della Russia d’oggi, cit., pp. 223-224), e a quest’ultimo periodo si riferiscono le riflessioni di G. Galli in ‘Dall’internazionale alla seconda guerra mondiale. Classe e rappresentanza politica in Urss e in occidente’, in ‘Amadeo Bordiga nella storia del comunismo’, cit., pp. 281-302. Quello che caratterizza però, in generale, ma soprattutto negli anni ’19-’20, l’atteggiamento di Bordiga, non è la previsione della rivoluzione a una data fissa, che Cervetto gli rimprovera. Si vedano a questo riguardo le considerazioni sulla “”attesa”” o la “”certezza”” dell’avvento della rivoluzione svolte da Bordiga in ‘Proprietà e capitale’, ‘Prometeo’, n. 3-4, 152, pp. 124-130 (ed. Iskra, Milano, 1980, pp. 147-157), o in ‘Esploratori del domani’, Battaglia Comunista’, n. 6, 20 marzo-3 aprile 1952. Nel linguaggo di Bordiga, l'””attualità”” della rivoluzione ha un significato preminentemente epocale, nel senso che la dimostrata impossibilità per la borghesia di orientare lo straordinario sviluppo delle forze produttive in un senso non distruttivo, poneva all’ordine del giorno il superamento della società capitalistica, così come il marxismo rivoluzionario aveva predetto. Allora condivise certamente l’attesa di un imminente rivolgimento rivoluzionario tra la fine della guerra e la prima metà del ’19, in relazione agli avvenimenti in Germania – che al pari di Lenin Bordiga ritenne la chiave di volta della situazione europea. Ma già la tragica repressione del movimento spartakista nella “”settimana di sangue”” e poi la caduta della Repubblica dei consigli operai in Ungheria indussero Bordiga alla considerazione che il processo rivoluzionario sarebbe stato discontinuo e più tormentoso di quanto potesse apparire subito dopo la conclusione del conflitto. Cfr ‘La restaurazione borghese in Ungheria’, a pp. 296-298 (Per la reazione di Trotsky, di fronte alla sconfitta della rivoluzione in Ungheria, si veda I. Deutscher, ll profeta armato, Milano, 1956, pp. 610-613. Per quanto riguarda Lenin si veda il saggio citato di E. Ragionieri, ‘Lenin e l’Internazionale’. Cfr. E.H. Carr, op.cit., pp. 927-935). Quanto all’Italia, l’onda rivoluzionaria sarebbe passata invano se – scrisse allora Bordiga – il partito non si fosse liberato a tempo della zavorra riformista. La scossa che attraversò l’Italia nel ’19 fu di grado inferiore a quella registrata in Germania, e la separazione dai riformisti non si impose con la stessa stringente necessità che altrove. Se non fu quello il tempo dell’azione – dichiarerà Bordiga, mezzo secolo dopo – fu comunque quello della riorganizzazione del proletariato su basi rivoluzionarie: “”Oggi la formula esatta non è quella che nel 1919 tutto era maturo per la rivoluzione socialista in Italia; ma è, preferibilmente, l’altra: conclusa la prima guerra mondiale, i partiti proletari avrebbero potuto prendere la testa di un movimento offensivo vittorioso, che non vi fu solo perché quei partiti tradirono il loro stesso patrimonio ideologico e la visione loro propria delle lotte storiche che avrebbero chiusa l’era capitalistica. Era quindi il vero momento e lo svolto fatale per ricostruire il movimento proletario e socialista, restaurando le sue vere basi di dottrina, di programma e di strategia…””, ‘Una intervista ad Amadeo Bordiga’, a cura di E. Osser, “”Storia contemporanea, n. 3, settembre 1973″” (nota 100 a pag LVII)]”,”BORD-119″
“BORDIGA Amadeo; FAGGIONI Vittorio; MAFFI Bruno; DAMEN Onorato; BUONO Giuseppe”,”Tracciato d’impostazione (redazionale, Bordiga); Panorama d’oggi (Faggioni); La Russia Sovietica dalla rivoluzione ad oggi (Alfa, Bordiga); La “”mancata rivoluzione borghese”” in Italia (Maffi); Alle radici della guerra (Damen); Le origini del Partito Comunista in Italia.”,”‘Rivista mensile del partito comunista internazionalista’, Pcint”,”BORD-123″
“[BORDIGA Amadeo]”,”Lezioni delle controrivoluzioni (Doppie rivoluzioni natura capitalistico-rivoluzionaria dell’economia russa) – Appello per la riorganizzazione internazionale del movimento.”,”””La rivoluzione russa doveva essere, come quella tedesca del 1848, l’integrale di due rivoluzioni: antifeudale e antiborghese. La rivoluzione tedesca mancò nella lotta politica e armata a entrambi i compiti, ma socialmente prevalse il primo del passaggio alle forme capitalistiche. La rivoluzione russa è stata politicamente e militarmente vittoriosa in entrambi i compiti e perciò più avanzata. Ma economicamente e socialmente è rimasta alla stessa altezza, ripiegando sul compito dell’industrializzazione capitalistica del territorio controllato”” (pag 11) Questione tempi “”Misure anti-Nep di Lenin in campo politico. Lenin, che nel campo economico giungeva fino a prospettare la entrata in Russia del capitale privato estero con le concessioni di interi territori, preconizza l’irrobustimento del potere statale per fronteggiare le reazioni sociali causate dalle misure della Nep e guadagnare tempo per avere aiuto dalle rivoluzioni occidentali operaie”” (pag 33) “”Doppia rivoluzione tedesca e russa. Il socialismo non poteva essere costruito nella Russia sola, dove pertanto si erano addizionate nel febbraio e nell’ottobre 1917 la rivoluzione borghese e quella proletaria. In Germania nel 1848 fu anche tentata, invano, la doppia rivoluzione borghese e proletaria: quella borghese vinse nel campo economico e sociale, dopo che borghesi e operai alleati avevano perduto nel campo politico. In Russia dopo la doppia vittoria politica e sociale del 1917 si ebbe la sconfitta sociale proletaria databile al 1928. Restò la vittoria sociale capitalistica”” (pag 33-34) Insegnamenti della controrivoluzione (dalla disfatta, ndr) “”Spartaco, i cristiani e la caduta sociale dello schiavismo. 60) Con la disfatta di Spartaco ai piedi del Vesuvio si ebbe in una sola volta la disfatta politica e sociale degli schiavi e il regime sociale dello schiavismo restò al potere. Ma la vittoria delle successive repressioni di Diocleziano sui Cristiani, veri cospiratori politici e di classe, comporta non il rassodarsi del regime schiavista, ma sotto l’aspetto del trionfo della nuova religione, la caduta sociale di questo regime, e successivamente l’avvento del feudalesimo medioevale. Comprendere la controrivoluzione per preparare la rivoluzione. 61) Quando ci si chiede perché Engels, dopo la sconfitta della rivoluzione del 1848, si accinse a scrivere ‘La guerra dei contadini’ e studiò la loro sconfitta del 1525, capiamo che occorre comprendere la controrivoluzione per preparare la rivoluzione di domani. Lo stesso ci spetta di fare oggi non isolando un settore o un problema, ma inquadrandolo nel contesto dell’insieme. Così la borghesia potè, nel secolo scorso, inneggiare alle molteplici e ricordate disfatte precedenti, nel costruire la sua definitiva vittoria. Così anche il proletariato che – come dice Marx ne ‘Le lotte di classe in Francia’ (12), non la vittoria ma una serie di disfatte “”abilitano”” al suo trionfo nel mondo – grazie al suo partito di classe, vincerà ripresentandosi quale esso fu al principio della sua lotta e nelle formule programmatiche, lapidarie, insuperate perché insuperabili, contenute nel ‘Manifesto dei Comunisti'””. [(Amadeo Bordiga), Lezioni delle controrivoluzioni, 1981] [(12) Cfr. K. Marx, Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850, cap. I, ‘Dal febbraio al giugno 1848] (pag 37) Trotsky sull’ opportunismo (pag 59): “”E’ Trotsky, che partendo da una lettera di Lassalle a Marx, scrive nel ‘1905’: “”Sembrerà forse un paradosso dire che la caratteristica psicologica dell’opportunismo è la sua ‘incapacità di aspettare’. Eppure è così”” (pag 59) Engels e la guerra dei contadini in Germania (pag 60-61) “”Engels vuole dimostrare che “”anche il popolo tedesco ha la sua traduzione rivoluzionaria”” e porre in evidenza che le vittorie di Cromwell e di Robespierre sono pareggiate dalla gloriosa disfatta di Tommaso Müntzer, capo dei contadini insorti nel 1525 e alleati già allora dei borghesi delle città, che tuttavia anche allora primi rincularono e tradirono, lasciando che le milizie dei signori feudali massacrassero i ribelli. Non si tratta, come sembrò a qualche vuoto polemista, di orgoglio nazionale, ma appunto di riprova di una tesi di valore rivoluzionario internazionale. Il parallelo tra le due rivoluzioni antifeudali del 1525 e del 1848 è di una portata suggestiva. Come gli enciclopedisti precedono la Bastiglia e la Convenzione, così la rivolta dei contadini oppressi dai baroni ha per suo segnale l’eresia religiosa e la riforma, Hüss e Lutero. La scuola marxista sa riscrivere la storia di tali conflitti come guerra tra le classi, molto più che come contrasto su questo o su quel dogma, sul teismo e l’ateismo. E a queste lotte Engels collega quelle degli Albigesi in Francia, degli scismi in Boemia e Polonia, di Arnaldo da Brescia in Italia, tutti in sostanza primi conati della nascente borghesia per strappare il potere all’aristocrazia feudale sorretta dalla chiesa di Roma”” [(Amadeo Bordiga), Lezioni delle controrivoluzioni, 1981] (pag 60-61) Marx e il sistema schiavistico romano (pag 64-65) “”Quando Marx spiega che non vi poteva essere capitalismo nel mondo antico, egli ricorda che ciò non fu perché non vi fosse concentramento di massa monetaria ma perché mancavano le masse di lavoratori ‘liberi’. Gli schiavi non lo erano e i cittadini possedevano tutti qualche cosa. Marx ne induce che è falso dire (come Mommsen) che nell’antichità il capitale fosse ‘completamente’ sviluppato, in quanto solo dallo scambio di salario contro la forza lavoro si formano le masse del capitale; ma non per escludere che limitatamente certi capitali potessero in date quantità trovarsi concentrati. Solo che, se li aveva tesaurizzati un privato, non poteva servirsene ad organizzare la produzione mancando i lavoratori disponibili. Quindi solo lo Stato, colla possibilità di costruzione e coscrizione di tipo militare, poteva in un ambiente o antico-schiavista, o medievale-servile, dare i primi esempi di organizzazione capitalista produttiva: e dare con ciò i primi lontani avvii alla accumulazione capitalista. I primi ad armare navi furono i Fenici, navigatori e commercianti. Roma sulla strada della sua potenza imperiale stette per cedere quando le sue forze fondate su una produzione solo agraria si misurarono colla “”capitalistica”” e fenicia Cartagine, padrona dei mari. Dovette darsi alla costruzione di flotte e fu lo Stato che dette al console Duilio i mezzi per organizzare gli arsenali: uomini, materiali, sussistenze. L’arsenale è il primo tipo di industria, e dunque la prima industria fu statale. Lo Stato armatore corre due millenni avanti lo Stato investitore, che avrebbero scoperto gli economisti della ‘ultimissima edizione del capitalismo’. Tuttavia Duilio aveva schiavi, e li usò per le triremi rostrate. Precursore dei moderni e scettici tecnici, al momento di partire gli dissero che i sacri polli non avevano voluto mangiare: ebbene bevano, disse lanciandoli in mare, e fece salpare le ancore. Nelle navi del lago di Nemi, benché di diporto e non di commercio, si sono trovate ancore col ceppo mobile che gli inglesi hanno brevettate da qualche decennio. Si sono trovati cuscinetti a rulli come quelli in uso da non molto… Noi vi troviamo…il capitalismo di stato!”” [(Amadeo Bordiga), Lezioni delle controrivoluzioni, 1981] (pag 64-65) Marx su primo capitalismo in Italia del Nord, Genova, Venezia ecc. (pag 66-67)”,”BORD-124″
“BORDIGA Amadeo, a cura di Luigi GEROSA”,”Scritti 1911-1926. V. La scissione di Livorno e l’organizzazione del partito comunista in Italia. 1921.”,”Dalla produzione capitalistica al socialismo. “”Se il nostro socialismo è il comunismo critico di Carlo Marx, e non l’infantile utopismo di Tommaso Moro o di Saint-Simon, è solamente quando siamo giunti alla presenza di questa forma moderna di produzione capitalistica che noi possiamo parlare della “”possibilità”” di collettivizzazioni, di socializzazioni. Ancora una volta, il socialismo non può avere una formulazione etico-giuridica, ma deve essere un concetto economico-storico. I socialisti, i comunisti, sono coloro che mirano ad abolire la proprietà privata, a mettere tutti i beni in comune? Ciò può forse passare come formulario di propaganda, ma è formulario inesatto e che può generare equivoci gravissimi. Anche la bottega dell’artigiano era di proprietà privata; ma la proposta di collettivizzazione di essa non avrebbe senso alcuno, e se anche non cadesse per ragioni di anacronismo, non reggerebbe ad un superficiale esame inteso a vedere se affidando quella azienda alla gestione della collettività potrebbe sorgerne per questa un rendimento maggiore. Nella produzione artigiana il lavoratore non è ancora diviso dagli strumenti della produzione, e perciò stesso non è diviso dal prodotto. Non vi è che una appropriazione privata del prodotto del lavoro privato, in minima misura “”lavoro altrui””. Quando la produzione capitalistica stacca il lavoratore dal possesso degli strumenti e dei prodotti del suo lavoro essa crea le condizioni di una rivoluzione economica, perché nella sua sempre maggiore estensione, crea condizioni di oppressione e di miseria per coloro che reggono tutto il peso della macchina sociale e ne sono i reali conduttori, avendo sulle loro spalle una minoranza di parassiti. Il socialismo è la formola risolutiva di queste contraddizioni proprie di una data epoca storica, la nostra. Esso vuole abolire dunque la separazione del lavoratore dallo strumento di lavoro e dal prodotto, ma vuole e deve abolirla senza intaccare quella che è la reale conquista dei progressi della tecnica: l’associazione e la specializzazione del lavoro. Esso si formula così nell’obiettivo ultimo: tutti i prodotti del lavoro associato, non più ai privati, ma alla collettività, per la equa loro distribuzione a quelli che hanno effettivamente concorso a produrli. Abolizione dunque della proprietà privata, in quanto però essa abbia raggiunto questa forma speciale della proprietà capitalistica, ossia di aziende che inquadrino l’opera di molti produttori, e quindi più propriamente: abolizione della appropriazione privata dei prodotti del lavoro associato, socializzazione dei prodotti del lavoro associato, socializzazione delle aziende capitalistiche di produzione. La forma economica della società socialista è dunque la gestione da parte della collettività di tutte le aziende in cui si esplica lavoro associato e specializzato, poiché allora soltanto esiste la convenienza di costruire il nuovo apparecchio economico che sostituisce l’esercizio da parte della collettività all’esercizio da parte dell’intraprenditore privato. Alla produzione per imprese private, infatti, corrisponde un sistema di circolazione delle materie prime e dei prodotti basato sul libero commercio e sulla convenienza che ha ogni azienda di trovare, per acquistare e vendere, le condizioni di tempo e di luogo più favorevoli. Se il socialismo della produzione è l’abolizione della disponibilità privata dei prodotti, la sua ripercussione nella distribuzione è l’abolizione del libero commercio dei prodotti, la cui distribuzione si fa centralmente da organismi che regolano la produzione al bisogno collettivo. Questa rete di distribuzione, per poter essere realmente vantaggiosa rispetto al libero commercio, non deve avere ad occuparsi di una miriade di piccoli centri di produzione di minima potenzialità, ma deve avere come base l’accentramento già avvenuto delle grandi forze produttive nei grandi impianti della moderna industria capitalistica”” [Amadeo Bordiga, La questione agraria (Elementi marxisti del problema)] [(in) Amadeo Bordiga, a cura di Luigi Gerosa, Scritti 1911-1926. V. La scissione di Livorno e l’organizzazione del partito comunista in Italia. 1921, Fondazione Amadeo Bordiga, Formia, 2014] (pag 398-399)”,”BORD-126″
“BORDIGA Amadeo”,”Per una teoria rivoluzionaria della conoscenza.”,”Il bisogno di conoscenza nel giovane Marx (pag 9-10) “”Il primo volume delle ‘Opere Complete’ di Marx ed Engels si apre con un componimento scolastico di Marx sulla scelta della professione scritto nel 1835. Il diciassettenne futuro rivoluzionario si sofferma non tanto sulla scelta in sé quanto sulla sua coerenza e sulla necessità di fondarla stabilmente in vista di un nobile “”operare per l’umanità””: perché solo così “”la nostra felicità appartiene a milioni”” e “”le nostre imprese vivono silenziose ma eternamente operanti”” (pag 9) Lenin su Hegel, questione apparenza e sostanza (pag 89-90) “”Dunque vi sono affermazioni simili anche in Lenin. Le trovo in un suo commento alla ‘Scienza della Logica’ di Hegel, commento che studieremo; lo abbiamo solamente per il momento in inglese, e questo libro inglese lo dobbiamo restituire ai francesi, ma prima o poi lo tradurremo, noi o loro. E’ abbastanza interessante, però c’è un po’ troppa ammirazione per Hegel. Secondo me è più severo Marx che non Lenin, tanto più che Lenin studiava la ‘Logica’, una parte dell’opera di Hegel criticata vigorosamente da Marx. E’ vero che Engels trasloca la logica e la dialettica dalla filosofia alla scienza, ma non allude direttamente a Hegel. Quindi tenete conto che Lenin nel momento in cui leggeva si esprimeva con un eccessivo entusiasmo. Dice perfino che nessuno può pretendere di capire il ‘Capitale’ di Marx se non capisce prima la ‘Logica’ di Hegel (84). Ora, Marx ammette di essersi servito del metodo hegeliano nella sua esposizione della materia che aveva lungamente elaborato, affrontando a sua volta le elaborazioni degli economisti, ma dice di essersene servito per comodità di presentazione, in quanto metodo più conseguente, più brillante, più accessibile. Tolta questa “”innovazione”” di Lenin, leggiamo i suoi due passi, che convergono con noi sul bisogno di scrivere una storia della scienza e della tecnologia, che i borghesi hanno cercato di scrivere ma che non risulta ancora sia stata scritta da un marxista (non so i russi in che modo se la stiano cavando) (85). Come vedete anche Lenin però non scherza con Hegel: addirittura “”pedante”” lo definisce: “”Se non erro, c’è molto misticismo e vuota pedanteria qui nelle conclusioni di Hegel ma l’idea di base è magnifica: connessione multilaterale e vivente di ogni cosa con ogni altra cosa, e riflessione di questa connessione – messo Hegel materialisticamente sui suoi piedi – nel concetto dell’uomo, che dev’essere così raffinato, articolato, flessibile, mobile, relativo, mutuamente collegato, essere unità nonostante le opposizioni tanto da poter abbracciare il mondo. La continuazione dell’opera di Hegel e Marx deve consistere nello svolgimento ‘dialettico’ della storia del pensiero umano, della scienza e della tecnologia”” (86). Io al posto di Lenin avrei scritto la sequenza invertita: la storia della tecnologia, della scienza e del pensiero umano. Ma evidentemente l’idea di tecnologia ha colpito l’autore. E poi, s’intende, ciò che noi si continua è l’opera di Marx, non certo di Hegel. “”Da una parte, dobbiamo approfondire la conoscenza della materia in conoscenza di sostanza (o nozione di sostanza) per trovare le cause dell’apparenza. Dall’altra, la conoscenza attuale delle cause è l’approfondimento della conoscenza dall’esteriorità dell’apparenza alla sostanza. Due tipi di esempi dovrebbero spiegare questo punto: 1) tipo di esempi tratti dalla storia delle scienze naturali; 2) tratti dalla storia della filosofia””. (ecco che qui Lenin mette prima le scienze) “”Più esattamente: non ‘esempi’- ‘comparaison n’est pas raison’ – ma la quintessenza dell’una e dell’altra più la storia della tecnologia”” (87). È interessante quel che Lenin scrive, prima che la fisica atomica avesse avuto tutti i suoi sviluppi, perché egli risponde a quell’obiezione che si è fatta sempre ai meccanicisti e ai materialisti: “”Noi non abbiamo che un’apparenza; anche gli atomi a cui crediamo di essere arrivati, che tuttavia non sono afferrabili dai nostri sensi, sono ulteriormente composti e scomponibili. La loro sostanza ci sfugge. La materia non ha per sostanza tanti pezzettini di materia più piccoli, palpabili, che si possono stringere tra le dita: questa era una illusione antropomorfa. Nell’interno dell’atomo c’è tutto un mondo di altre particelle con i loro moti, le loro energie, le loro cariche elettriche, le loro forze magnetiche, tutto quanto un mondo microscopico””. Allora il discorso di Lenin significherebbe: “”Dobbiamo arrivare veramente alla sostanza per spiegare l’apparenza””. Quindi non dobbiamo accettare la materia come io la vedo in questo bicchiere. Interessante…”” [Amadeo Bordiga, Per una teoria rivoluzionaria della conoscenza, Torino, 2004] [(84) Lenin, Quaderni filosofici, Opere complete, Editori Riuniti, vol. 38, p. 167 “”Aforisma. Non si può comprendere appieno ‘Il Capitale’ di Marx, e in particolare il suo primo capitolo, se non si è studiata e capita tutta la logica di Hegel. Di conseguenza, dopo mezzo secolo, nessun marxista ha capito Marx!”” (…); (85) Gli stalinisti dell’epoca avevano come testo di riferimento non un testo russo ma uno, allora assai celebre, dell’inglese John D. Bernal, una sintesi del percorso scientifico umano scritta con taglio empirista-progressista e socialeggiante (J.D. Bernal, Storia della scienza, Editori Riuniti, 1956, pagg. 1.100; (86) Lenin, Quaderni filosofici, cit. p. 137; (87) Ibid., cit., p. 148] (pag 89-90-91)”,”BORD-127″
“[BORDIGA Amadeo]”,”La crisi storica del capitale drogato. Critica marxista rivoluzionaria del corso degenerativo dell’odierno capitalismo senile.”,”””Il “”rimedio”” si impone da sé: per poter sopravvivere alla crisi cronica di sovraproduzione che minaccia sempre più l’economia capitalista mondiale, e in particolar modo la più forte – l’inglese -, l’imperialismo ricorre al militarismo e alla corsa agli armamenti, all’interno; al colonialismo e alle guerre locali, all’esterno. L’intrusione del militarismo nella produzione, segna il passaggio del capitale a quella che viene chiamata “”la ‘tappa’ dell’imperialismo”” (Lenin). Si tratta di una fase tutt’altro che nuova del capitale, perché esso è nato colonialista e aggressore di altri popoli. L’Irlanda, dove Cromwell si rende tristemente celebre fin dalla rivoluzione borghese, è secondo l’espressione di Marx, la prima colonia dell’Inghilterra. Così, la creazione violenta del mercato mondiale con l’assoggettamento dei popoli di colore durante la cosiddetta accumulazione primitiva, è la base preliminare del modo di produzione borghese. La militarizzazione di una parte della produzione significa, inoltre, l’entrata in forze della ‘politica’ nell’economia. Miracolosa panacea! La crisi, dovuta all’eccesso di forze produttive, è integrata nell’economia, perché con l’armamento il capitale crea …. la sovraproduzione sviluppando nuovi settori di produzione che gonfiano l’apparato produttivo, anche se ne distrugge in parte il prodotto poiché serve a liquidare la sovraproduzione, ed è il mezzo per non soccombere alle proprie micidiali devastazioni e poter iniziare così un nuovo ciclo. Questi interventi nell’economia rafforzano la sola istituzione in grado di esercitare un ruolo contemporaneamente politico ed economico. Infine, la politica applicata all’economia diffonde, per usare un’espressione moderna, il totalitarismo nella società. Le pretese dello Stato di essere liberale e democratico e di rappresentare tutti i cittadini, vengono smentite quotidianamente dalle sue azioni. Oggi, la crisi economica divenuta “”permanente”” si manifesta virtualmente con i suoi prolungamenti politici e militari. Questo “”rimedio”” dell’armamento permette al capitale di sopravvivere e persino di prosperare (sovraprodurre) in tutti gli altri rami… fino alla crisi che impone guerra e distruzioni in una virulenza corrispondente al livello di sovraproduzione che l’economia mercantile assetata di profitti spinge al culmine. Nell”Antidühring’, Engels descrive i meccanismi imperialistici: “”La guerra franco-prussiana ha segnato una svolta di ben maggiore importanza di tutte le precedenti… l’esercito è diventato fine precipuo dello Stato e fine a se stesso; i popoli non esistono più se non per fornire e nutrire i soldati. Il militarismo domina e divora l’Europa, ma reca in sé anche il germe della sua propria rovina… Esso perisce per la dialettica del suo proprio sviluppo”” (1)”” [(A. Bordiga), La crisi storica del capitalismo drogato. Critica marxista rivoluzionaria del corso degenerativo dell’odierno capitalismo senile, Torino, 1978] (pag 74-75) [(1) Cf. Engels, Anti-Dühring, Ed. cit., Op. complete, XXV, p. 163]”,”BORD-133″
“[BORDIGA Amadeo]”,”Il Soviet. Organo del Partito Comunista d’Italia”,”Il Soviet fu un giornale settimanale della sinistra rivoluzionaria del PSI, fondato a Napoli nel dicembre 1918 e diretto da Amadeo Bordiga [1]. Fu stampato fino al 1922. Tramite il giornale, la sinistra del PSI manifestava il proprio appoggio alle tesi di Lenin e alla rivoluzione d’Ottobre. Nel 1919 il giornale divenne l’espressione della frazione comunista astensionista, formatasi in seno al PSI in netto contrasto con la politica riformista della dirigenza [2]. Lenin citò il giornale nel suo testo L’estremismo malattia infantile del comunismo [3], sostenendo come il gruppo de Il Soviet fosse il solo, in Italia, ad aver compreso la necessità della separazione tra comunisti e socialdemocratici, attraverso la scissione del Partito Socialista [4]. (wikip) Note[modifica | modifica wikitesto] ^ Paolo Spriano, Storia del Partito comunista italiano, vol.1: da Bordiga a Gramsci, pag. 18. Einaudi, Torino, 1973. ^ Spriano, op. cit., pag. 38. ^ Lenin, L’estremismo malattia infantile del comunismo, cap. VII. Partecipare ai Parlamenti borghesi?, titolo originale ??????? ??????? «???????» ? ??????????, 1920. ^ Edek Osser (1970), Una intervista ad Amedeo Bordiga. In Storia contemporanea numero 3, settembre 1973. URL consultato in data 21-09-2011.”,”EMEx-097″
“[BORDIGA Amadeo]”,”Il Soviet. Organo del Partito Comunista d’Italia”,”Il Soviet fu un giornale settimanale della sinistra rivoluzionaria del PSI, fondato a Napoli nel dicembre 1918 e diretto da Amadeo Bordiga [1]. Fu stampato fino al 1922. Tramite il giornale, la sinistra del PSI manifestava il proprio appoggio alle tesi di Lenin e alla rivoluzione d’Ottobre. Nel 1919 il giornale divenne l’espressione della frazione comunista astensionista, formatasi in seno al PSI in netto contrasto con la politica riformista della dirigenza [2]. Lenin citò il giornale nel suo testo L’estremismo malattia infantile del comunismo [3], sostenendo come il gruppo de Il Soviet fosse il solo, in Italia, ad aver compreso la necessità della separazione tra comunisti e socialdemocratici, attraverso la scissione del Partito Socialista [4]. (wikip) Note[modifica | modifica wikitesto] ^ Paolo Spriano, Storia del Partito comunista italiano, vol.1: da Bordiga a Gramsci, pag. 18. Einaudi, Torino, 1973. ^ Spriano, op. cit., pag. 38. ^ Lenin, L’estremismo malattia infantile del comunismo, cap. VII. Partecipare ai Parlamenti borghesi?, titolo originale ??????? ??????? «???????» ? ??????????, 1920. ^ Edek Osser (1970), Una intervista ad Amedeo Bordiga. In Storia contemporanea numero 3, settembre 1973. URL consultato in data 21-09-2011.”,”EMEx-098″
“[BORDIGA Amadeo]”,”Come si costituì il Partito Comunista d’Italia – Dal Congresso di Livorno (1921) a quello di Roma (1922). – Manifesti ed altri documenti politici del Partito Comunista d’Italia, 1921 – Rassegna comunista, rivista quindicinale del Partito Comunista d’Italia, 1921-22, raccolta completa – La struttura e il lavoro del Partito Comunista d’Italia. Relazione del Comitato Centrale al II Congresso, 1922. – Il processo ai comunisti italiani. Gli arresti e l’istruttoria. Il dibattito e le arringhe. La sentenza, 1923. – Prometeo, Rivista mensile della Sinistra del PCd’I (1924), raccolta completa.”,”Contiene: Come si costituì il Partito Comunista d’Italia – Dal Cogresso di Livorno (1921) a quello di Roma (1922). – Manifesti ed altri documenti politici del Partito Comunista d’Italia, 1921 – Rassegna comunista, rivista quindicinale del Partito Comunista d’Italia, 1921-22, raccolta completa – La struttura e il lavoro del Partito Comunista d’Italia. Relazione del Comitato Centrale al II Congresso, 1922. – Il processo ai comunisti italiani. Gli arresti e l’istruttoria. Il dibattito e le arringhe. La sentenza, 1923. – Prometeo, Rivista mensile della Sinistra del PCd’I (1924), raccolta completa. Rassegna Comunista, a cura di Giovanni Sanna e ispirato da Bordiga”,”EMEx-099″
“[BORDIGA Amadeo]”,”Il programma comunista. Organo del Partito Comunista Internazionalista, 1952-1964.”,”Il programma comunista. Organo del Partito Comunista Internazionalista, 1952-1964. Programma Comunista, grazie alla collaborazione di Amadeo Bordiga, affrontò questioni di pressante attualità che, movendo dalla natura economica e sociale della Russia post-rivoluzionaria, entravano nel merito dell’evoluzione del modo di produzione capitalistico, contribuendo allo sviluppo della teoria marxista. Alla fine degli anni cinquanta, l’organizzazione assunse una dimensione internazionale; dapprima in Francia e Belgio, poi in altri Paesi d’Europa, apparvero pubblicazioni in francese, inglese, tedesco, spagnolo e, occasionalmente, anche in altre lingue. L’attività in campo operaio e sindacale e, più in generale, proletario fu impostata nella consapevolezza di attraversare una fase contro-rivoluzionaria, che tuttavia non impedì divergenze riguardo alle forme di organizzazione da adottare.”,”EMEx-101″
“[BORDIGA Amadeo]”,”Il programma comunista. Organo del Partito Comunista Internazionalista, 1965-1973.”,”Il programma comunista. Organo del Partito Comunista Internazionalista, 1952-1964. All’inizio degli anni sessanta la ripresa delle lotte operaie [7] spinse alcuni militanti a intervenire e svolgervi un ruolo di propaganda e agitazione classiste. Contemporaneamente, Amadeo Bordiga e altri militanti, tra i quali Jacques Camatte, maturarono invece la convinzione che si stesse attraversando una lunga fase contro-rivoluzionaria, nella quale il partito si sarebbe ridotto a una piccola entità, con compiti e ruoli completamente diversi da quelli dei partiti nati sull’onda della Rivoluzione d’ottobre (Terza Internazionale), e giunsero alla conclusione che si dovesse “consegnare alla storia” l’Internazionale Comunista, in quanto espressione di una fase storica ormai superata.”,”EMEx-102″
“[BORDIGA Amadeo]”,”Il corso del capitalismo mondiale nella esperienza storica e nella dottrina di Marx, 1750-1990. Rapporto alle Riunioni di Cosenza, di Ravenna e di Piombino; ed anche di Torino e di Parma.”,”Contiene un grafico (pag 37) che spiega su calcolo incremento annuo medio dato l’incremento complessivo per un certo numero di anni. (interesse composto). ‘Errore’ E. Varga. Alcuni temi trattati: La crisi del 1929 (pag 152-) Differenza tra la crisi Usa del 1929 e quella del 1958 (pag 169) La crisi nel pensiero di Marx (pag 173-174) Legge generale del comunismo (pag 293-294) Marx su macchinismo e sistema automatico, produzione automatica (pag 328-329) Centro mondiale di potere economico e politico (pag 89) “”E’ vitale per la stabilità del sistema capitalistico l’esistenza di un formidabile centro mondiale di potere economico e politico. Questa funzione fu svolta inizialmente e per un lungo periodo dall’Inghilterra. Successivamente, in conseguenza del declino di Albione, non più in grado di assolvere quel compito, al punto che si vide l’insorgere di un periodo estremamente pericoloso di destabilizzazione per l’equilibrio generale, detta funzione fu trasferita agli Stati Uniti che si presentavano ormai con un apparto di forza, tale da garantire con una incidenza più marcata un’altra lunga fase di condizioni favorevoli al Capitale per incrementare ulteriormente le spoliazioni, razzie e saccheggi ai danni del pianeta e degli esseri viventi che lo popolano. Leggi economiche proprie del sistema capitalistico ci stano facendo assistere al progressivo affievolirsi per gli Stati Uniti della sua funzione di centro mondiale in grado, da una posizione di forza preponderante, di assicurare stabilità, di garantire fiducia ed equilibrio al sistema imperante. Un nuovo centro di potere, adeguato ai tempi, che surroghi quello che lentamente, ma inesorabilmente, va logorandosi, oggi come oggi non esiste”” (pag 89) Crisi del 1929 (pag 152) “”La vera crisi. Nel 1929-32 le cose ‘furono ben diverse’. L’inflazione brillò per la sua assenza: i prezzi precipitarono, paurosamente quelli all’ingrosso, spargendo il terrore tra i borghesi – meno decisamente, ma sempre abbastanza per confortare in parte i proletari della disoccupazione fiera, quelli al dettaglio. Nel corso dei tre anni i prezzi all’ingrosso caddero del 31.6%, essendo l’indice, per 1913 = 100, sceso da 136.4 a 93.3. Nello stesso tempo il prezzo delle derrate agricole all’ingrosso, ossia per i produttori, scese assai di più della media: da 146.7 a 67.5, ossia dell’enorme scarto del 54%. Da allora non è finita la crisi dell’agricoltura nella ricca, coltivatissima e tenacissima ‘America’ del Capitale e del Cafone. I prezzi che paga il consumatore, ossia quelli al dettaglio, scesero anch’essi violentemente, ma in misura minore. L’indice generale cadde da 172.7 a 137.7, ossia del 20.3%. Ma scese di più l’indice degli alimentari, che più interessa le classi povere, da 165.4 a 107.9, e quindi del 34.8%. Ci pare che tanto basti per differenziare la crisi del 1929 da quella in corso, che secondo Ike [Eisenhower] ha toccato già il “”bottom””, il fondo, sicché, a sentir lui, riprenderà da questo mese la produzione. Nemmeno lui però promette che si fermi l’inflazione del dollaro. Gli dovremmo servire una crisi tipo venerdì nero, ma l’ora non è suonata. Solo per gli indici dei prezzi all’ingrosso possiamo differenziare tra loro i tre anni della grande crisi. L’indice dette la serie 136.4, 123.9, 93.3 (voglia il lettore diligente confrontare il nostro Prospetto VII A sul commercio mondiale). Orbene, le cadute sono anno per anno del 9.2%, 15.7%, 10.6%. Ritmo medio annuo: -11.9%. Quindi il primo anno di una grande crisi di sovraproduzione dà una caduta imponente dei prezzi di produzione. Preso come primo anno della odierna crisi il 1957 (nel 1929 si attaccò coi rovesci in ottobre e quindi il confronto va bene) i prezzi di cui beneficiano i grandi capitalisti non sono caduti, ma saliti del 2.9%! I pressi al dettaglio non sono diminuiti, ma saliti ancora di più, del 3.5%. Ancora: i prezzi agrari non sono crollati, ma quelli all’ingrosso sono saliti (prendiamo per semplicità il confronto 1956-57) da 221.7 a 227.7, ossia del 2.7% e i prezzi al dettaglio degli alimentari da 289.0 a 298.6 ossia del 3.3%. Peggio stanno andando le cose negli ultimi dati del gennaio 1958, essendo l’indice dei prezzi agrari all’ingrosso salito ancora a 234.7, del 3.1%, e quello del dettaglio a 307, dell’1.7%, in un periodo da considerarsi di sette mesi; il che darebbe per un anno 5.3% e 2.9% di ‘salita’ dei prezzi. Ben altro che un ‘crollo’, se prendessimo per la crisi 1929-32 la media annua del -22.8% (agricoli) e del -13-3% (alimentari). Oggi il lavoratore licenziato mangia di meno per doppia ragione, e così tutta la classe operaia. Dicevano in Francia, prima della guerra: “”‘On a mieux mangé pendant la crise!'””. Invece il capitalista ferma la produzione fino a che non ha smaltito il sovraprodotto; e lo vende a prezzi maggiorati mentre evita le sue spese. Il profitto è in salvo. Crisi dei miei stivali! Non crisi dei cresi, come allora, ma crisi dei poveri cristi! Il fenomeno dell’inflazione monetaria non scoppia come le crisette, ma è in atto dalla guerra”” (pag 152-153-154) La crisi nel pensiero di Marx (pag 173) “”Occorre qui riportare ‘in extenso’ un passo di Marx già adoperato nelle riunioni e citato nei resoconti sommari, per la sua grande importanza. E’ nel Libro Secondo del ‘Capitale’, capitolo XX, paragrafo IV: ‘Mezzi di sussistenza necessari e mezzi di lusso’. (…) (v. Ed. Utet, 1980; da pag. 494. (…). “”Ogni crisi conduce ad una diminuzione passeggera del consumo di lusso; essa rallenta e ritarda la ritrasformazione in capitale denaro del capitale variabile della sezione II, sottosezione b (nota: la sezione II della produzione capitalistica globale riguarda ila produzione dei generi di consumo; in essa Marx introduce fino dall’epoca in cui poco si parlava di arredamento ed impianti installati e macchine domestiche, due sottosezioni, la a) per i generi di prima necessità, e la b) per i generi di lusso. Una buona formula per l’organizzazione economica sotto la dittatura proletaria sarebbe: a farsi fregare la seconda!), non permette che parzialmente detta ritrasformazione in capitale denaro dei salari pagati agli operai della produzione di lusso, mentre dall’altra parte essa crisi rallenta e diminuisce la vendita dei mezzi di consumo necessari. E conviene non dimenticare gli operai licenziati e resi improduttivi che ricevono per i loro servizi una parte della spesa di lusso dei capitalisti, divengono essi stessi una specie di articolo di lusso, e partecipano per una larga parte al consumo dei mezzi di sussistenza necessari. E’ il contrario che si verifica nei periodi di prosperità, e soprattutto al momento di un ‘ingannevole apogeo’ (…) in cui altri motivi fanno ribassare il valore relativo del denaro espresso in mercanzie, senza che vi sia una reale rivoluzione nei valori e fanno dunque salire i prezzi delle merci indipendentemente dal loro proprio valore. (Si noti che nel periodo prospero è logico che i prezzi salgano e ribassi il potere di acquisto del denaro). Non solo aumenta il consumo dei mezzi di sussistenza necessari; la classe operaia in cui l’armata di riserva è divenuta armata attiva (leggi: pieno impiego) partecipa momentaneamente al consumo di articoli di lusso che altra volta non le erano accessibili, e si mette a prendere parte al consumo di articoli tali che fino a quel momento non costituivano per la maggior parte che mezzi di consumo necessari per la classe capitalistica. Da ciò una ulteriore alzata di prezzi. “”E’ una pura tautologia affermare che le crisi si producono per la mancanza di consumatori capaci di pagare gli articoli di consumo (di lusso). Il sistema capitalistico non conosce che consumatori paganti, fatta eccezione per i mendicanti ed i ladri. Se delle merci restano invendute è perché non hanno trovato compratori in grado di pagare, ossia consumatori. D’altra parte poco importa che in ultima analisi le merci siano acquistate per il consumo produttivo o per il consumo personale. Se si vuole dare a questa tautologia un’apparenza più seria, col dire che la classe operaia riceve una parte troppo scarsa del suo proprio prodotto, e che per rimediare a un tale inconveniente non vi è che da assicurarle una parte più grande di quello coll’aumentare il suo salario; allora noi (leggi: che neghiamo che la soluzione possa raggiungersi con il continuo elevamento dei salari anziché con la rivoluzione che sopprime il salariato) noi faremo rimarcare che tutte le crisi sono precisamente preparate da un periodo in cui il rialzo dei salari è generale, e in cui per conseguenza la classe operaia riceve in effetti una più larga parte del prodotto annuo destinato al consumo. Ma a dire dei nostri avversari, campioni della buona e sana ragione, tali periodi (il ‘benessere’…) dovrebbero al contrario prevenire le crisi. Sembra dunque, si deve proprio concludere, che la produzione capitalistica racchiuda in sé talune condizioni indipendenti dal buon piacere dei capitalisti; i quali non tollerano questa prosperità della classe lavoratrice che transitoriamente e come preludio di una crisi””. Questo passo di Marx si presta ad essere bene considerato, nel corso di questa ricapitolazione delle stimmate discriminanti della storia recente del capitalismo USA, il primo che ha a gran voce parlato di lusso e di consumi voluttuari per il benessere di tutta la popolazione – il più carogna!”” (pag 173-174) Legge generale del comunismo (pag 293-294) “”In quanto Marx descrive il capitalismo, scegliendo con valide ragioni il primo suo modello inglese, egli lega nella legge generale due ordini di fatti. Il fatto ‘condizionante’ è che il numero degli uomini capaci di lavoro e che non hanno riserva, dotazione, “”provvista”” di mezzi di produzione (o di consumo), sia sempre più grande. Il fatto ‘condizionato’ è che il totale del capitale di tutta la società (dunque comunque detenuto: «in una società intera questo limite sarà raggiunto soltanto nel momento in cui l’intero capitale sociale si troverà unito in una sola mano, sia di un unico capitalista che di una società di capitalisti» – Il Capitale, Libro 1°, Cap. XXIII, par. 2. Utet: pag 799; Editori Riuniti: pag 77 – ed ogni stato che compra lavoro di nullatenenti è una società di capitalisti), dunque, che ‘il totale del capitale sociale vada crescendo’. Quale in economia marxista la misura del capitale sociale totale? La stessa che serve a misurare il capitale individuale o aziendale: il quantitativo della massa di merci prodotto in uno stesso periodo: l’anno, per la vecchia suggestione delle forme agrarie di produzione che sono stagionali. Quindi il ‘fatto condizionato’ dalla legge generale di Marx, e che dobbiamo provare legato al fatto condizionante della proletarizzazione, dell’inurbamento, è il crescere degli indici del “”prodotto nazionale””, avvenga ciò nella statistica statunitense o in quella sovietica, vinca l’uno o vinca l’altro paese la gara ignobile di questo aumento, che condiziona un’aumentata soggezione delle masse umane al Capitale. Vi è in Marx una opposta ‘legge generale della produzione comunista’? Quelli che davvero sono convinti che l’autore del ‘Capitale’ non abbia altro obiettivo che tracciare la descrizione dell’economia passata e presente come si è svolta e si svolge sotto i suoi occhi, e non si sia mai sognato di disegnare programmi e anticipazioni della società futura, risponderanno sicuri di ‘no’. Che dire di costoro e della loro sicumera se non il biblico: ‘habent oculos et non vident; habent aures et non audiunt?’. «La legge (la legge, o egregi signori, propria della società comunista) secondo la quale una massa ‘sempre maggiore’ degli elementi che costituiscono la ricchezza può, mediante il continuo sviluppo dei poteri collettivi del lavoro, essere procurata con un impiego di forza di lavoro ‘sempre minore’, tale legge (della società comunista, o ciechi e sordi) che pone l”uomo sociale’ (la specie umana comunista; ecco il personaggio di ‘Grundrisse’ 1859, a noi ben noto, che ricompare nel 1867 nel Capitale, Libro 1°, Cap. XXIII, par. 4. UTET: pag. 820; Editori Riuniti: pag. 96), in grado di ‘produrre con un lavoro minore’, si cambia nell’ambiente capitalistico – in cui non sono già i mezzi di produzione che si trovano al servizio del lavoratore, ma è il lavoratore che servo dei mezzi di produzione – ‘in una legge contraria’…». Adesso vediamo quale è la legge ‘contraria’, e se non leggiamo con un poco di allenamento dialettico, niente da fare. La legge contraria è quella del ‘capitalismo’. Ogni tanto Marx si ferma di colpo e riprende ‘senza avvertire’ enunciando un estremo della forma comunista. Noi non avremmo mai avuta la chiave per capire il senso diabolico del presente ingranaggio borghese se non avessimo tale chiave, noi non persone ma noi partito rivoluzionario, nella cognizione del futuro comunista. Altrimenti scendiamo al livello dei Palmiri, che in lunghi rapporti ogni tanto confessano che l’ottobre 1917 aprì un corso nuovo ‘per tutti’ al fine di aprire gli occhi ‘a loro’, o che sulle tracce di moccoli di Krusciov cercano a tentoni i caratteri che segnano nel settennio corrente, il passaggio dal socialismo al comunismo in Russia. Marx invece, prima di quei nuovi corsi, nomina anzitutto i caratteri della società comunista piena, e poi a quella luce potente denuda l’infamia della forma borghese. «… si cambia in una legge contraria, vale a dire che quanto più il lavoro guadagna in potenza, tanto più la condizione di esistenza del salariato, la vendita della sua forza, assumono un carattere precario». E qui continua, con le pagine classiche che non vorremmo ancora una volta trascrivere (ed ‘Avanti!’, 614, 15, 16, 17) in cui ricorre la frase «la legge che equilibra sempre il processo di accumulazione e quello della soprappopolazione relativa incatena l’operaio al Capitale più solidamente di quanto le catene di Vulcano legassero Prometeo alla sua rupe» (Utet: pag. 821; Editori Riuniti: pag. 97). L’immagine di Prometeo non è scelta a caso o per effetto retorico: come il rivoluzionario Prometeo aveva rubato a Giove il segreto del fuoco, il partito del moderno proletariato ha ‘rubata’ la cognizione dei caratteri della società comunista; questa è la sua prima arma, non una sterile analisi della natura della società dominata dal Capitale, e della sua schifosa cronaca giorno per giorno”” (pag 293-294)”,”BORD-137″
“BORDIGA Amadeo, a cura di Luigi GEROSA”,”Scritti, 1911-1926. VI. Di fronte al fascismo e alla socialdemocrazia. Il fronte unico proletario. 1921-1922.”,”Crisi capitalistiche. “”Allorquando il meccanismo industriale capitalista ha determinato una grande quantità di un certo prodotto e tenta di collocarlo su diversi mercati, vi è una grande offerta rispetto a quella che è la limitata domanda dei consumatori, il prezzo comincia a discendere e discende al di sotto di un livello che rende impossibile per l’intraprenditore capitalista di seguitare la produzione: le fabbriche si chiudono, gli operai vengono licenziati, non ricevono più il salario e siccome in ultima analisi sono essi sempre i consumatori e gli acquirenti, la crisi ulteriormente si acutizza. Quindi l’aver accumulato una grande quantità di quei beni che sono necessari a tutte le funzioni della vita umana, anziché essere condizione di benessere, nel regime capitalista diventa condizione di malessere, determina la chiusura delle officine, l’arresto della produzione, finché a poco a poco mediante il consumo o la distribuzione stessa dei prodotti dell’industria capitalista non si venga a ristabilire l’equilibrio e si possa riorganizzare la produzione. Il marxismo denunciava certi periodi di queste crisi capitaliste; si seguivano a distanze di dieci anni, si ripetevano a carattere sempre più accentuato e riusciva sempre più difficile il mettervi rimedio. Ora qui molto si potrebbe discutere, se volessimo seguire quelle che erano le line dell’acutizzarsi generale della crisi capitalista e il prepararsi della catastrofe finale come venivano tratteggiate dalla critica economica marxista. Ma possiamo omettere questa esposizione, in quanto che ci troviamo di fronte ai fatti, che hanno nettamente confermate le previsioni catastrofiche del marxismo in ordine allo sviluppo del capitalismo borghese. Se ci addentrassimo, sulle orme di Marx, nell’analisi di quello che è il gioco del capitale finanziario e di quel fenomeno che è stato chiamato imperialismo, noi vedremmo che la classe capitalista che è al potere ha cercato bensì di reagire alla condanna che le pesava addosso, ha cercato di eludere questa crisi finale, ma non ha potuto far altro che dilazionarla, rendendola più grave. La fase più recente, cioè l’imperialismo, ci mostra le coalizioni dei grandi capitalisti, i grandi trust, i grandi sindacati, direttamente appoggiati dal grande apparato degli stati borghesi, che con la loro opera di compensazione colla conquista politica e militare dei mercati coloniali, cercano di neutralizzare la crisi capitalista, cercano di fare ancora qualche cosa; di più, cercano di estendere la loro influenza anche al di fuori della parte puramente economica, nella parte politica. Essi comprendono che questa grande massa di proletariato, questa grande massa del lavoro continuamente sacrificata dal capitalismo, sfruttata completamente nelle officine, comincia ad alimentare in sé il massimo sforzo rivoluzionario per poter arrivare a infrangere i rapporti da cui derivano tali condizioni d’inferiorità e quindi si contrappone come forza, demolitrice prima e rigeneratrice dopo, a tutto il mondo capitalista nelle sue esplicazioni economiche, sociali, politiche. L’imperialismo capitalista cerca perciò di arginare anche dal punto di vista politico il dissolversi del suo regime, come ben dice nel suo recente lavoro il compagno Bucharin (1): l’imperialismo fa tutte le mobilitazioni, non solo dell’economia capitalista, per cercare di irregimentarla, non solo la mobilitazione militare attraverso a quella corsa agli armamenti che si determina per le rivalità tra i grandi gruppi capitalistici, ma anche la mobilitazione ideologica del proletariato; cerca di incanalarlo anziché nel grande sforzo finale, in vie erronee ed oblique che possono convergere in un’opera di ricostruzione della disgregazione capitalista, di fare una mobilitazione di forze politiche che permetta di deviare l’urto delle forze rivoluzionarie del proletariato, attraverso quel fenomeno del social-riformismo e del social-patriottismo in cui attraverso le degenerazioni parlamentaristiche da una parte e corporativistiche dall’altra si traggono dalla stessa unione proletaria coefficienti di sostegno per lo stato borghese”” (pag 16-17-18) [Dall’economia capitalistica al comunismo. Conferenza tenuta a Milano il 2 luglio 1921] [Amadeo Bordiga, a cura di Luigi Gerosa, Scritti, 1911-1926. VI. Di fronte al fascismo e alla socialdemocrazia. Il fronte unico proletario. 1921-1922, Fondazione Amadeo Bordiga, Formia, 2016] [(1) Si tratta dell’opera ‘Ekonomica perechodnogo perioda. Obscaja teorija trasformacionogo processa’ (Economia del periodo di trasformazione), pubblicata a Mosca nel 1920. Nel ’21 l’opera era sconosciuta in occidente: fu tradotta in Germania, ‘Ökonomik der trasformations periode’, nel febbraio 1922. Nel fascicolo 4-6 del febbraio 1921 della rivista “”Sowjet”” era apparso un articolo di Arkadj Maslow (che era di origine russa) sul libro di Bucharin, prima recensito da “”Rassegna comunista””, n. 3, 15 maggio 1921, e poi riprodotto sulla medesima rivista: n. 6, 15 luglio, pp. 261-269 e n. 7, 30 luglio 1921, pp. 309-318. E’ dunque probabile che sulla esposizione del Maslow si basasse Bordiga, non sul testo di Bucharin. Nel 1922 l’opera di Bucharin fu pubblicata in gran parte (i primi cinque capitoli) su “”Rassegna comunista””, dal n. 24 di giugno al n. 30 di ottobre, l’ultimo numero uscito della rivista. L’opera è stata ritradotta in lingua italiana presso le edizioni Jaca Book, Milano, 1971 (reprint 1988). Nel n. 4-5, luglio-ottobre 1967, di “”Critica marxista””, pp. 271-326, sono state pubblicate le annotazioni in margine di Lenin al testo buchariniano (31 maggio 1920), non comprese nelle opere complete di Lenin]”,”BORD-138″
“BORDIGA Amedeo”,”Dialogato con Stalin.”,”«Tutti questi ‘socialisti’, da Collins in poi hanno questo in comune: che lasciano sussistere il lavoro salariato e quindi anche la produzione capitalistica, perchè vogliono far credere a se stessi e al mondo che, trasformando la rendita fondiaria in imposta allo Stato, tutti i malanni della produzione capitalistica debbano sparire da sè. Il tutto non è perciò che un tentativo socialisticamente abbellito di salvare la dominazione capitalistica e, in realtà, di poggiarla di bel nuovo su una base ancora più vasta» Marx a Sorge 20.VI.1861 (Werke, XXXV, p.200).”,”BORD-007-FL”
“BORDIGA Amedeo”,”Dialogato coi Morti. Il XX Congresso del Partito comunista russo.”,”Venti anni fa, in risposta al XX Congresso del PCUS, veniva pubblicato il Dialogato coi Morti; ‘coi Morti, perchè ormai non c’era più il terreno sul quale poter svolgere polemicamente il dialogo con i vivi del Cremlino. Questi infatti con le loro affermazioni codificate anche in risoluzioni congressuali avevano cancellato le ultime tracce di politica classista dal partito e dallo Stato sovietici. “” La rivoluzione borghese russa is over. É un fatto compiuto””, si scrisse nel 1953. Il XX Congresso fu l’espressione di questa non più negabile realtà.”,”BORD-008-FL”
“BORDIGA Amadeo e altri”,”””Prometeo””. Esce ogni mese il 1° e il 15 di ogni mese.”,”‘Il problema della libertà’ articolo di fondo giornale (16 ottobre 1928) “”Marx aveva parla di «giustizia, di libertà» in alcune occasioni sovrattutto nel periodo della vita della Prima Internazionale ….”” articolo di prima pagina ‘Il problema della libertà'”,”V-BORD-001″
“BORDIGA Amadeo TERRACINI Umberto, relatori”,”Tesi di Roma – Sulla tattica del P.C. d’Italia.”,”Tattica codificata: “”Il partito nella sua coscienza ed esperienza critica già aveva preveduto un certo svolgimento delle situazioni, e quindi delimitate le possibilità tattiche corrispondenti all’azione da svolgere nelle varie fasi. L’esame della situazione sarà un controllo per la esattezza della impostazione programmatica del partito; (…)”” [V. Elementi della tattica del partito comunista tratti dall’esame delle situazioni] [Tesi di Roma – Sulla tattica del P.C.d’Italia, relatori Amadeo Bordiga e Umberto Terracini] (v. per controllo: BORDIGA Amadeo TERRACINI Umberto GRAZIADEI Antonio SANNA Giovanni GRAMSCI Antonio TASCA Angelo, relatori, Tesi di Roma. Tesi del 2° Congresso del PCI. LES ARTS GRAPHIQUES. BRUXELLES. (1928) FELTRINELLI REPRINT. SD pag 95 16° premessa. MITC-033″,”BORD-142″
“BORDIGA Amadeo”,”Le communisme et la question nationale.”,”Testo di Bordiga del 1924 “”La thèse 9 (2ème Congrès) dit que, sans de telles conditions, la lutte contre l’oppression coloniale et nationale reste un drapeau trompeur comme pour la 2ème Internationale, et la thèse 11, paragraphe E, insiste et dit « qu’il est nécessaire de mener une lutte décidée contre la tentative de couvrir d’un habit communiste le mouvement révolutionnaire séparatiste, non réellement communiste, des pays arriérés ». Ceci suffit pour sanctionner la fidélité de notre interprétation.”” La critica a Radek. “”Il ne suffit pas non plus, pour modifier notre appréciation, d’affirmer qu’en Allemagne l’alignement des forces politiques se présente de telle sorte que la grande bourgeoisie n’a pas une attitude nationaliste accentuée mais tend à se coaliser aux forces de l’Entente, aux dépens du prolétariat allemand et pour une action contre-révolutionnaire ; alors que le mouvement nationaliste est alimenté par les couches petites-bourgeoises mécontentes et tracassées, elles aussi, économiquement, par la préparation de cette solution capitaliste. Le problème de la révolution déclanchée à Berlin ne peut se voir qu’en s’en rapportant – et cela est réconfortant – à Moscou, mais, d’autre part, à Paris et à Londres également. Les forces fondamentales sur lesquelles nous devons compter pour combattre l’entente capitaliste entre l’Allemagne et les Alliés, sont non seulement l’État Soviétique, mais aussi en première ligne, l’alliance du prolétariat allemand avec celui des pays d’Occident. Ce dernier est un facteur d’autant plus important pour le développement révolutionnaire mondial qu’il serait faux et très grave de le compromettre, dans des moments difficiles, pour l’action révolutionnaire en France et en Angleterre. Et cela arriverait en faisant, fut-ce en partie, de la question de la révolution allemande une question de libération nationale, soit même sur un plan qui exclut la collaboration avec la grande bourgeoisie, car la disproportion de maturité entre la base d’action du parti communiste allemand et celui de France et d’Angleterre déconseille une position erronée consistant à opposer à l’antipatriotisme de la bourgeoisie allemande un programme nationaliste de la révolution prolétarienne. L’aide de la petite-bourgeoisie allemande (qu’il faut certainement utiliser par une autre tactique que celle du « bolchevisme national » et en tenant compte de la situation économique ruineuse des couches moyennes), serait annulée complètement dans une situation où le capitalisme français et britannique se sentiraient intérieurement les mains libres pour agir au-delà des frontières allemandes, ce qui ne peut être seulement évité que par une position internationaliste du problème révolutionnaire allemand. Le cas échéant, c’est en France que nous devons nous préoccuper le plus de l’attitude des couches petites-bourgeoises que l’aggravation du nationalisme allemand remettrait, encore une fois, à la merci des forces bourgeoises locales. Et une chose analogue peut se dire pour l’Angleterre où le labourisme se proclame effrontément nationaliste, maintenant que, pour compte et dans l’intérêt de la bourgeoisie britannique, il est au gouvernement. Voilà comment, en oubliant les origines de principe des solutions politiques communistes, on peut arriver à les appliquer là où manquent les conditions qui les ont suggérées. On doit considérer comme un phénomène qui présente certaines analogies avec les entreprises du social-nationalisme le fait que le camarade Radek, soutenant dans une réunion internationale la tactique qu’il préconise, « découvrit » que le sacrifice du nationalisme dans la lutte contre les Français de la Rhür doit être exalté par les communistes, et cela au nom du principe, nouveau pour nous et vraiment inouï, qu’au-dessus des partis il faut soutenir quiconque se sacrifie pour son idée!”” (ultima pagina)”,”BORD-143″
“BORDIGA Amadeo”,”Struttura economica e sociale della Russia d’oggi.”,”Volume pubblicato con il concorso dell’ Istituto di Studi sul Capitalismo, Genova, per gentile concessione della Fondazione Amadeo Bordiga, Formia Trotsky, Lenin e lo scioglimento dell’Assemblea costituente “”Noi sappiamo tuttavia che fin dalle Tesi di aprile Lenin proclama il principio che la repubblica debba essere non parlamentare ma poggiata sul sistema dei Soviet, e quindi escludendo il voto dei non lavoratori, pure essendo ammessi nei Soviet oltre agli operai anche i contadini-soldati. Vi era fedeltà assoluta alla formula della dittatura democratica (ciò, ancora una volta, vuol dire non di una sola classe, ma di più classi. Se la base fosse di una sola classe, resta il sostantivo dittatura e va via l’aggettivo democratico – se di ‘tutte’ le classi, va via la dittatura e resta la democrazia). Il preteso passaggio sostenuto dagli stalinisti, in un certo limitato senso anche da Trotsky, non solo in teoria ma anche in pratica, alla dittatura del proletariato ‘tout court’, come si concilia col fatto che oggi in Russia votano ‘tutti’ i cittadini? La risposta che non essendovi borghesia la sanzione è superflua, è vana: in ogni caso, se valesse a dimostrare che vi è la dittatura, questa sarebbe sempre una dittatura interclassista (ammette al voto contadini, artigiani, piccoli industriali, commercianti etc. che è pacifico esistano ad oggi) e quindi il passo oltre la ‘dittatura democratica’, giusta Lenin 1905, non è mai avvenuto: infatti lo poteva solo per effetto della rivoluzioni ‘fuori Russia’. A suo tempo la questione dello studio delle costituzioni, e della definizione della Russia odierna come una repubblica capitalistica che, malgrado la prassi statale totalitaria, è tanto ‘parlamentare’ quanto lo erano quelle borghesi di Hitler e Mussolini. Lenin dunque teorizza che, anche non essendo in presenza di una rivoluzione proletaria integrale, deve subito porsi il superamento della forma parlamentare di Stato. Quindi dall’Aprile condanna l’Assemblea costituente. La stessa formola del 1903-1913 l’aveva già condannata come ‘pratico’ programma di governo alla caduta degli zar. Abbiamo poi citato passi di Lenin, come il lettore conosce, che implicitamente contengono il principio della non convocazione della Costituente, pur nel protestare contro il rinvio a questa della espropriazione terriera. Eppure lo stesso Trotsky, il quale si dice fautore della dittatura proletaria nella ‘rivoluzione permanente’, crede di doversi giustificare in via contingente della misura di scioglimento dell’Assemblea, convocata dopo la presa del potere da parte dei bolscevichi. Scrivendo nel 1918 egli evidentemente pensa che sia dai più ritenuto potersi buttar via la dittatura restando nel campo della democrazia, e non passare per sempre oltre la democrazia, andando traverso la dittatura uniclassista e unipartitica fino al traguardo del non-Stato – nel quale solo senso marx-engelsiano la dittatura è «transitoria»”” (pag 226-228) [Amadeo Bordiga, ‘Struttura economica e sociale della Russia d’oggi’, Edizioni Lotta comunista, Milano, 2009] “”Riportiamo la giustificazione di Trotzky dal libretto ‘Dalla Rivoluzione di Ottobre alla Pace di Brest-Litovsk’, scritto appunto nelle lunghe more di quelle trattative: «Noi eravamo perfettamente sinceri quando dicevamo che la via per l’Assemblea costituente non passava attraverso il Parlamento Preliminare di Tzeretelli, bensì attraverso la conquista del potere da parte dei Soviet. La continua proroga della Costituente aveva lasciate le sue tracce…». Qui Trotzky spiega che il partito numericamente più forte in Russia era il socialista-rivoluzionario, la cui ala destra prevaleva di gran lunga nelle campagne, con una minoranza di sinistra di operai urbani. Ora sebbene le elezioni avessero luogo anche dopo la Rivoluzione di ottobre nelle prime settimane, le notizie si diffusero male nell’immenso territorio, e fu chiaro che gli ‘esserre’ di destra avrebbero avuto la maggioranza: ciò significava la maggioranza al deposto governo di Kerensky: graziosa l’idea di richiamarlo indietro e dirgli: abbiatevi le nostre scuse e risalite sullo scanno, i principii della democrazia sono per noi preliminari ed universali: rivoluzione, socialismo, proletariato, sono cose in sottordine!» (a). Trotzky è sotto l’effetto dell’orgia di imprecazioni venute dall’Occidente alla notizia della dispersione del branco di neo-onorevoli a suon di calcio di moschetto e senza spargere una goccia di sangue, delle ignobili pedanterie di Carlo Kautsky, cui dedicò indi un volume formidabile (b). Dopo aver escluso colla storia della questione che fosse proponibile il recitare la parte del fesso fino a tal punto, egli prosegue: «Resta ora da esaminare la questione del terreno dei principii. Nella nostra qualità di marxisti noi non fummo mai idolatri della democrazia formale. Nella società di classe le istituzioni democratiche non solo non tolgono di mezzo la lotta di classe, ma danno agli interessi di classe una espressione sommamente imperfetta. Le classi dominanti continuano pur sempre ad avere a loro disposizione innumerevoli mezzi per falsificare, distogliere e violentare la volontà delle masse popolari lavoratrici. Un apparato ancora più imperfetto per esprimere la lotta di classe sono, nel trambusto della rivoluzione, le istituzioni della democrazia. Marx disse che la rivoluzione è “”la locomotiva della storia””. Grazie alla lotta aperta e diretta per conquistare il potere governativo, le masse lavoratrici accumulano nel minor tempo una maggiore quantità di esperienza, e salgono rapidamente da un gradino all’altro. Il lento meccanismo delle istituzioni democratiche può tanto meno seguire questa evoluzione, quanto più grande è il paese e più imperfetto è il suo apparato tecnico» (c). Questa è buona polemica contro i socialdemocratici che tuttavia ammettano lotta di classe e conquista del potere politico. Ma sembra a noi analisi insufficiente, in quanto riteniamo che più un paese è sviluppato quanto a tecnica e quanto a lungo esercizio della democrazia rappresentativa borghese, tanto più l’apparato di questa si presta a menzogna, corruzione e rinvilimento delle masse, ed è atto, consultato, sempre più a dire di no al socialismo proletario. Trotzky stesso dice che Lenin tenne lui a redigere il decreto ‘di sfratto’. Da almeno sei mesi gli stava sullo stomaco”” (pag 227-228) [Amadeo Bordiga, ‘Struttura economica e sociale della Russia d’oggi’, Edizioni Lotta comunista, Milano, 2009] [(a) Trotsky, ‘Dalla Rivoluzione di Ottobre al Trattato di Pace di Brest Litovsk’, ed. Atlantica, Roma, 1945, pp. 123-126; (b) ‘Terrorismo e comunismo’, Sugar, 1964; (c) Idem, ‘Dalla rivoluzione di Ottobre ecc.’, cit, p: 126]”,”BORD-146″
“BORDIGA Amadeo, a cura di Luigi GEROSA”,”Scritti, 1911-1926. VII. Le “”Tesi di Roma”” e i contrasti con l’Internazionale Comunista.”,”Introduzione (pag XCV-XCVI-XCVII-XCIX-C) Lo scontro sulla fusione Pcd’I serratiani ‘La stessa operazione che l’IC [Internazionale Comunista] intendeva fare coi massimalisti, per avere ad ogni costo un partito più numeroso in Italia, dimostrava per Bordiga la giustezza della critica rivolta al concetto di «conquista della maggioranza», ripetuta ancora una volta intervenendo sulla relazione dell’esecutivo. I dirigenti del Comintern chiedevano al gruppo dirigente bordighiano di rinunciare alle proprie convinzioni politiche, per dare esecuzione a una politica che ne era l’esatta antitesi. La cosa era improponibile perché quel gruppo avrebbe dovuto sacrificare la sua stessa fisionomia politica, che l’aveva condotto all’Internazionale e alla costituzione del partito a Livorno, e per l’ulteriore ragione, oltre a quelle già dette, che la politica perseguita dall’Internazionale violava due condizioni «statutarie»: le condizioni di ammissione all’Internazionale fissate al II congresso e lo statuto del partito. Altrettanto ferma la posizione dell’Internazionale. La richiesta dell’uscita immediata dei terzini dal Psi, che invece si rivelarono determinanti nella votazione al congresso socialista di Roma per il successo della scissione, la fallace previsione che questa non sarebbe avvenuta, erano errori di valutazione di Bordiga che, sommati ai precedenti: la mancata partecipazione del Pcd’I alla riunione costitutiva della Alleanza del Lavoro, la presa di distanza dal movimento degli Arditi del popolo, il rifiuto della parola d’ordine della conquista della maggioranza, del fronte unico politico e del governo operaio, e financo l’istanza astensionista del 1920, avevano una unica radice: quella di un partito rigidamente arroccato sulle posizioni proprie posizioni di principio (tesi di Roma), incline ad una visione operaistica della lotta di classe (fronte unico sindacale), incapace di concepire azioni di maggior respiro politico, con le necessarie manovre e mediazioni, un partito insomma a vocazione minoritaria, tendenzialmente putchista. E’ proprio in questo periodo, nella seconda metà del 1922, che si consolida definitivamente a Mosca nel gruppo dirigente dell’IC questo giudizio negativo, destinato a passare nella polemica interna di partito in Italia negli anni successivi, e ancora dopo la guerra, con l’affermarsi della teoria del «partito nuovo». Da allora Bordiga è stato criticato in base a quello schema, per lo più senza bisogno di verificarne le argomentazioni o volutamente ignorandone gli scritti (156), col risultato paradossale che talvolta capita di leggere in opere di suoi denigratori valutazioni e riflessioni che furono sue. Un secondo paradosso è che nonostante la lotta accanita contro il massimalismo serratiano, e fosse proprio l’ostilità verso di esso all’origine del conflitto con l’Internazionale, il pensiero di Bordiga è stato definito «massimalista», nel senso negativo indicato da Antonio Gramsci, come appartenente ‘malgré tout’ alla tradizione politica e ideologica del vecchio intransigentismo socialista, retaggio che lo rendeva inadatto ad affrontare i compiti che si presentarono innanzi al Partito comunista dopo la sua formale costituzione. Eppure la fusione fallì sul nascere soprattutto per i numerosi errori di valutazione da parte dell’Internazionale, primo tra tutti quello di averla imposta dall’alto a due partiti che non la volevano, sottovalutando l’opposizione che covava al loro interno. Non tanto quella dichiarata dei comunisti, quanto quella strisciante dei socialisti, illudendosi di averla esorcizzata con l’esclusione del gruppo Vella. Ci si potrà rallegrare della sconfitta politica di Bordiga e dell’avvento di Gramsci alla segreteria del partito, o consolarsi col fatto che nel 1924 entreranno nel Partito comunista duemila terzini (158), ma questa è una opzione ideologica, non analisi storica. Il ruolo di Gramsci nella commissione italiana risulta abbastanza marginale: il tanto sottolineato strappo con Bordiga, con la sua entrata nella commissione di fusione, avvenne per sua richiesta con l’approvazione della maggioranza della delegazione, per rendere le decisioni dell’IC meno sfavorevoli ai comunisti, quindi in un’ottica ancora contraria alla fusione; niente di paragonabile alla netta presa di posizione di Tasca’ (pag XCV-XCVI-XCVII)] [Luigi Gerosa, introduzione] [Amadeo Bordiga, ‘Scritti, 1911-1926. VII. Le “”Tesi di Roma”” e i contrasti con l’Internazionale Comunista’, Formia, 2017]”,”BORD-147″
“[BORDIGA Amadeo]”,”Dialogato con Stalin.”,”””In questo senso, per tutti gli dèi, Marx sacrificò una vita per descrivere il ‘socialismo’, il ‘comunismo’, e ci sentiamo di dire che se si fosse trattato soltanto di descrivere il capitalismo, se ne sarebbe altamente fregato. Marx studia e sviluppa dunque sì le «leggi economiche» capitaliste, ma in un modo tale, che si sviluppa in pieno e in dialettico contrapposto il sistema dei caratteri del socialismo. Ha dunque questo leggi? Sono diverse? E quali allora? Un momento prego. Al centro della costruzione marxista noi poniamo il programma, che è momento ulteriore al freddo studio di ricerca. «Abbastanza i filosofi hanno spiegato il mondo, si tratta ora di cambiarlo». (Tesi su Feuerbach, ed ogni colto fesso aggiunge: giovanili). Ma prima del programma e anche prima della indicazione delle leggi scoperte, occorre stabilire l’insieme della dottrina, il sistema di «teorie». Alcune Marx le trova belle e fatte nei suoi stessi contraddittori, come la teoria del valore di Ricardo, ed anche la teoria del plusvalore. Queste – non intendiamo dire che Stalin non l’abbia mai saputo – sono cose diverse dalle da lui a fondo trattate «legge del valore» e «legge del plusvalore» che, per non confondere i meno provetti, sarebbe meglio dire: «legge dello scambio tra equivalenti» e «legge della relazione tra saggio del plusvalore e tasso del profitto». La distinzione che ci preme chiarire al lettore vige anche nello studio della natura fisica. Teoria è una presentazione dei processi reali e delle loro corrispondenze che vuole facilitare la loro comprensione generale in un certo campo, passando solo dopo alla previsione, ed alla modificazione. Legge è l’espressione precisa di una certa relazione tra due serie di fatti materiali in particolare, che si vede costantemente verificarsi, e che come tale consente di calcolare rapporti sconosciuti (…). Teoria è faccenda generale, legge faccenda ben delimitata e particolare. La teoria è in genere qualitativa e stabilisce solo definizioni di certe entità o grandezze. La legge è quantitativa, e ne vuole raggiungere la misura. (…) Natura e storia. Prima di venire al punto; quali sono in Marx le leggi dell’economia capitalista, e quali di esse sono «discriminanti» tra capitalismo e socialismo, quali (eventualmente) comuni ai due stadi va rilevata la troppo corrente assimilazione tra leggi fisiche e leggi sociali. Combattenti e polemisti come dobbiamo essere alla scuola di Marx, non dobbiamo sciogliere un tale quesito con tono scolastico, ed insistere sull’analogia teorica, al fine “”politico”” di evitare che ci si dica: se le leggi sociali non sono poi così infrangibili come la legge ad esempio di gravità, sotto a levarne di mezzo taluna. Come dimenticare che tra il colosso Marx e la schiera dei botoli prezzolati nelle università del capitale si svolge la lotta intorno al punto che le leggi dell’economia borghese “”non sono leggi naturali””, e quindi ne potremo e ne vogliamo spezzare il cerchio? è vero che lo scritto di Stalin ricorda che in Marx le leggi dell’economia non sono “”eterne””, ma ve ne sono proprie di ogni stadio ed epoca sociale: schiavismo, feudalismo, capitalismo, ma egli vuole poi giungere a dire che “”certe leggi”” sono a tutte le epoche comuni, e vigeranno anche nel socialismo, che avrà anche lui una sua “”economia politica””. Stalin deride Jaroscenko [L.D. Jaroschenko, ndr] e Bucharin che avrebbero detto che all’economia politica succede una scienza dell’organizzazione sociale, e Stalin, pungente, ribatte che questa nuova disciplina, abbordata da economisti russi pseudo-marxisti e timorosi della polizia zarista, è invero una “”politica economica””, di cui ammette la necessità come cosa diversa. Ebbene, pensiamo questo: se nel socialismo si avrà una scienza economica lo discuteremo, messi i termini al loro posto; ma quando vi è ancora una politica economica (come deve essere sotto la dittatura proletaria, anche) lì sono presenti classi rivali, lì non si è al socialismo ancora arrivati. E ci dobbiamo alla Lenin ridomandare: chi ha il potere? E quindi: lo sviluppo economico – che è, siamo d’accordo, gradato – in che direzione va? Le sue leggi ce lo diranno”” [Amadeo Bordiga, ‘Dialogato con Stalin’, Milano, sd.]”,”BORD-006-FV”
“BORDIGA A. BUCHARIN N. ZINOVIEV G. LOSOWSKI A. KUUSINEN O. THALMANN E. ZETKIN C. FISCHER Ruth”,”Protokoll Erweiterte Exekutive der Kommunistischen Internationale. Moskau, 17. Febr. bis 15. März 1926.”,”Protocollo dell’ Esecutivo allargato dell’Internazionale comunista”,”INTT-328″
“(BORDIGA Amadeo)”,”Storia della sinistra comunista. V. Dal maggio 1922 al febbraio 1923.”,”‘Allo scopo di chiarire per l’ennesima volta e in via definitiva al proletariato in lotta la propria posizione, il PCd’I pubblicava il 10 giugno – dunque ormai nel vivo della lotta – le ‘Varianti e Aggiunte alle Tesi di Roma’ relative ai rapporti tra Partito e Sindacati, ed in particolare ai rapporti con la recentemente costituita AdL: “”La costituzione della Alleanza del Lavoro è un tentativo di risolvere il problema della unità di azione sindacale del proletariato italiano. Questa necessità è vivamente sentita dalle masse dopo l’esito delle ultime agitazioni e scioperi e l’esperienza che le lotte parziali dei sindacati non possono avere ragione dell’offensiva borghese. Ma il tentativo di unità ha per ora forma puramente burocratica, nella quale i capi potrebbero trovare una via per liberarsi della responsabilità che pesa su di essi di fronte alle masse. E’ un compito del PC il sospingere l’Alleanza ad acquistare un vero carattere unitario. “”I comunisti prospettandosi il modo per cui l’attuale unità burocratica diverrebbe il punto di partenza di un processo di sviluppo con carattere rivoluzionario tendono soprattutto a rendere i Comitati unitari direttamente elettivi da parte delle masse proletarie. Questa formula e questa tattica potrebbero divenire più opportune di quelle dei Consigli di fabbrica, tanto più per la impossibilità nella situazione attuale di condurre la propaganda per i Consigli e per le delusioni che la tattica dei Consigli ha provocato in vari episodi di lotta proletaria. Non è escluso che alle elezioni dei Comitati della A. del L. [AdL – ndr] si giunga in un ulteriore stadio a far partecipare anche i lavoratori disorganizzati. Oggi il numero degli organizzati è in diminuzione, ma ciò avviene anche perché le masse hanno perduto la fiducia nella forma di organizzazione per quota e per assemblee mentre una organizzazione di tipo elettivo ne ridesterebbe il vivo interesse. “”Le organizzazioni elettive della Alleanza del lavoro potrebbero in questo processo divenire l’embrione di una formazione a tipo soviettistico, che costituirebbe la piattaforma per l’azione unitaria rivoluzionaria del proletariato italiano”” (23). (…)’ [Lo sciopero dei metallurgici in Lombardia – Il PCd’I di fronte alle lotte economiche, cap. 2] [(23) “”Testo ufficiale delle deliberazioni di II Congresso””, ‘Il Sindacato Rosso’, 10 giugno 1922] Nota per volume IV vedi retro”,”BORD-153″
“BORDIGA Amadeo GRAMSCI Antonio”,”Dibattito sui Consigli di fabbrica.”,”Il dissenso teorico e strategico tra i due leaders negli articoli del ‘Soviet’ e di ‘Ordine Nuovo’.”,”BORD-020-FV”
“BORDIGA Amedeo”,”Dialogato con Stalin.”,”«Tutti questi ‘socialisti’, da Collins in poi hanno questo in comune: che lasciano sussistere il lavoro salariato e quindi anche la produzione capitalistica, perchè vogliono far credere a se stessi e al mondo che, trasformando la rendita fondiaria in imposta allo Stato, tutti i malanni della produzione capitalistica debbano sparire da sè. Il tutto non è perciò che un tentativo socialisticamente abbellito di salvare la dominazione capitalistica e, in realtà, di poggiarla di bel nuovo su una base ancora più vasta» Marx a Sorge 20.VI.1861 (Werke, XXXV, p.200).”,”BORD-022-FV”
“[BORDIGA Amadeo]”,”Storia della Sinistra Comunista. Volume I.”,”Contiene articoli di B. su prima guerra mondiale e guerra rivoluzionaria (pag 333-)”,”BORD-023-FV”
“BORDIGA Amadeo”,”Lenin. Restauratore teorico del marxismo – Il realizzatore della politica marxista – Il preteso opportunista tattico – La funzione del capo – La nostra prospettiva dell’avvenire.”,”‘Lenin nel cammino della rivoluzione’ conferenza tenuta da Amadeo Bordiga nella Casa del Popolo di Roma il 24 febbraio 1924 ‘Capo’ di Antonio Gramsci, editoriale scritto in morte di Lenin su Ordine Nuovo nel marzo 1924″,”LENS-003-FC”
“[BORDIGA Amadeo]”,”Il cadavere ancora cammina; Marx sulla impersonalità del capitale; L’organica sistemazione dei principi comunisti nelle periodiche riunioni interregionali. Riunione di Roma (1 aprile 1951); Riunione di Napoli (1 settembre 1951); Riunione di Napoli (25 aprile-5 luglio 1952); Riunione di Firenze (riassunto dalle tesi esposte) (8-9 settembre 1951): I. Dottrina; II. Compito generale del partito di classe; III. Tattica ed azione del partito; IV Azione del partito in Italia e altri paesi al 1952; Riunione di Milano (7 settembre 1952): I. La “”invarianza”” storica del marxismo; II. Falsa risorsa dell’attivismo; Riunione di Forli (28 dicembre 1952): I. Teoria ed azione; II. Il programma rivoluzionario immediato; Riunione di Genova (26 aprile 1953): I. Le rivoluzioni multiple; II. La rivoluzione anticapitalista occidentale; New Deal e le dirigenze opportuniste del movimento operaio americano (Letture). Sul filo del tempo. Contributi alla organica ripresentazione storica della teoria rivoluzionaria marxista.”,”Sul filo del tempo. Contributi alla organica ripresentazione storica della teoria rivoluzionaria marxista. Sommario: Il cadavere ancora cammina; Marx sulla impersonalità del capitale; L’organica sistemazione dei principi comunisti nelle periodiche riunioni interregionali; New Deal e le dirigenze opportuniste del movimento operaio americano (Letture) Riunioni. Riunione di Roma (1 aprile 1951) (pag 11-); Riunione di Napoli (1 settembre 1951) (pag 12-); Riunione di Napoli (25 aprile-5 luglio 1952) (pag 14); Riunione di Firenze (riassunto dalle tesi esposte) (8-9 settembre 1951) (pag 14-): I. Dottrina; II. Compito generale del partito di classe; III. Tattica ed azione del partito; IV Azione del partito in Italia e altri paesi al 1952; Riunione di Milano (7 settembre 1952) (pag 19): I. La “”invarianza”” storica del marxismo; II. Falsa risorsa dell’attivismo; Riunione di Forli (28 dicembre 1952) (pag 28-): I. Teoria ed azione; II. Il programma rivoluzionario immediato; Riunione di Genova (26 aprile 1953) (pag 31-): I. Le rivoluzioni multiple; II. La rivoluzione anticapitalista occidentale Programmismo. “”(…) 7. Allo stupido attualismo-attivismo che adatta gesti e mosse ai dati immediati di oggi, vero esistenzialismo di partito, va sostituita la ricostruzione del solido ponte che lega il passato al futuro e le cui grandi linee il partito detta a se stesso una volta per sempre, vietando a gregari ma soprattutto a capi la tendenziosa ricerca e scoperta di “”vie nuove”” 8. Questo andazzo, soprattutto quando diffama e diserta il lavoro dottrinale e la restaurazione teoretica, necessaria oggi come lo fu per Lenin al 1914-18, assumendo che l’azione e la lotta sono tutto, ricade nella distruzione della dialettica e del determinismo marxista per sostituire alla immensa ricerca storica dei rari momenti e punti cruciali su cui fare leva, uno scapigliato volontarismo che è poi il peggiore e crasso adattamento allo statu quo e alle sue immediate misere prospettive”” (pag 28-29) Riunione di Forlì 28 dicembre 1952 (I. Teoria ed azione)”,”BORD-159″
“BORDIGA Amadeo”,”Communisme et fascisme. La fonction de la social-démocratie en Italie (1921) – Les sociaux-démocrates et la violence (1921) – Les voies qui conduisent au “”noskisme”” (1921) – Le fascisme (1921) – Le programme fasciste (1921) – Du gouvernement (1921) – Le rapport des forces sociales et politiques en Italie (1921) – Rapport de A. Bordiga sur le fascisme au IVe Congrès de l’Internationale communiste”,”Articoli apparsi su ‘Il comunista’ dal febbraio del 1921 al dicembre 1921. Altri articoli pubblicati su Rassegna comunista (1921) e ‘Il lavoratore’ (1922-23), Rapporti di Bordiga sulla questione italiana e il fascismo ai congressi dell’ Internazionale comunista (4° e 5° congresso, 1922 e 1924)”,”BORD-161″
“[BORDIGA Amadeo]”,”Partito e classe. Tesi sul ruolo del partito comunista (1920) – Partito e classe (1921) – Partito e azione di classe (1921) – Il principio democratico (1922) – Dittatura proletaria e partito di classe (1951) – Forza violenza dittatura nella lotta di classe (1946-1948) – Partito rivoluzionario e azione economica (1951).”,”””Risorge la soluzione illusoria di collegare la soddisfazione quotidiana degli stimoli economici col risultato finale di un capovolgimento del sistema sociale, risolvendo con una formula organizzativa il vecchio problema dell’antitesi tra le conquiste limitate e graduali e la massima realizzazione di programma rivoluzionario. Ma – giustamente disse in una sua risoluzione la maggioranza del partito comunista tedesco, quando queste questioni erano in Germania più accese (e determinarono poi la secessione del Partito Comunista del Lavoro) – ‘la rivoluzione non è una questione di forma di organizzazione’. La rivoluzione esige un organamento di forze attive e positive, affasciate da una dottrina e da una finalità”” (pag 36, ‘Partito e classe’, da Rassegna comunista, anno I, n. 2 del 15 aprile 1921) Controrivoluzione staliniana rappresentata nel testo come ‘degenerazione del potere proletario’, ‘degenerazione interna del nuovo apparato politico e amministrativo’, ‘si vede il formarsi di una cerchia privilegiata che monopolizza i benefici e le cariche della gerarchia burocratica’ ecc. ecc. (pag 106) [Degenerazione russa e dittatura, in Forza e violenza dittatura nella lotta di classe (1946-48)”,”BORD-163″
“(BORDIGA Amadeo)”,”Storia della sinistra comunista 1919 – 1920. Dal congresso di Bologna del PSI al secondo Congresso dell’ Internazionale Comunista.”,”””Bisogna però aggiungere che, nelle lettere e negli scritti di Lenin …. …. finire (pag 47-48)”,”MITC-012-FV”
“[BORDIGA Amadeo]”,”Introduzione allo studio della questione “”nazionale e coloniale””.”,”Natura sociale della rivoluzione russa: – Premessa – I menscevichi – Trotsky – Lenin – Conclusione (pag 89-106) “”Trotzky è d’accordo con i bolscevichi sul’incapacità dei liberali borghesi di assumere un atteggiamento rivoluzionario; invece si avvicina ai menscevichi sul problema dei contadini. Non tanto perché egli neghi che i contadini possano avere una posizione indipendente: ciò è del tutto vero se ci si riferisce al regime sociale in cui ogni rivoluzione “”contadina”” deve necessariamente sfociare, che non può essere che borghese, e alla direzione di ogni rivoluzione democratica, che non può non spettare alla città. Ma in realtà Trotsky finisce per attribuire ai contadini la sola funzione di “”appoggiare”” passivamente la rivoluzione nella sua prima fase “”democratica””, e questa è una forzatura perché non v’è dubbio che il peso del contadiname, in una situazione come quella russa, doveva necessariamente trovare, attraverso i mille fili determinati dal prevalere della piccola produzione mercantile, i vasi comunicanti attraverso cui far sentire al proletariato la propria influenza politica. Come non è affatto necessario, in regime capitalistico, che i borghesi siano fisicamente al potere affinché predominino attraverso l’influenza economica, ideologica, culturale, allo stesso modo un Paese in cui la piccola borghesia sia la classe più numerosa non può non risentire, in misura più o meno grande a seconda delle particolarità dello sviluppo storico, indipendentemente deall’esistenza di un partito “”contadino”” (…). Anche Trotsky cade qui nello schematismo che rimprovera ai menscevichi: egli vede la rivoluzione “”borghese”” da un lato e la rivoluzione “”proletaria”” dall’altro (…)”” (pag 93)”,”BORD-164″
“[BORDIGA Amadeo]”,”Forza, violenza, dittatura nella lotta di classe.”,”Testo pubblicato sulla rivista ‘Prometeo’ nn. 2,4,5,8,9,10 della prima serie. ‘Atrocismo’. Violenza in atto e violenza in potenza “”Travalicando i millenni ed evitando di ripetere l’esame delle successive forme storiche di rapporti produttivi, di privilegi di classe, di potere politico, si deve giungere ad applicare tale risultato e criterio alla presente società capitalistica. E’ così possibile battere la tremenda contemporanea mobilitazione dell’inganno, la universale regia che costruisce la soggezione ideologica delle masse ai sinistri dettami delle minoranze predominanti, il cui trucco fondamentale è quello dell’atrocismo, ossia, della messa in evidenza (corroborata inoltre da potenti falsificazioni di fatto) di tutti gli episodi di sopraffazione materiale in cui, per effetto dei rapporti di forza, la violenza sociale si è resa palese e si è consumata colpendo, sparando, uccidendo e – cosa che dovrebbe apparire più infame, se la regia non avesse avuto tremendi successi nell’incretinimento del mondo – atomizzando. Sarà così possibile riportare al loro giusto, preponderante valore qualitativo e quantitativo i casi innumerevoli in cui la sopraffazione, sempre risolvendosi in miseria, sofferenza, distruzione e volumi imponenti di vite umane, si consuma senza resistenza, senza urti, e – come dicevamo all’inizio – ‘sine effusione sanguinis’ – anche nei luoghi e nei tempi in cui sembra dominare la pace sociale e la tranquillità, vantata dai ruffiani professionali della propaganda scritta e parlata come l’attuazione piena della civiltà, dell’ordine della libertà. Il confronto tra il peso dei due fattori – violenza in atto e violenza in potenza – mostrerà che, malgrado tutte le ipocrisie e gli scandalismi, il secondo è quello predominante, e solamente su di una tale base si può costruire una dottrina e una lotta capaci di spezzare i limiti dell’attuale mondo di sfruttamento e di oppressione”” (pag 9) In ‘Postilla’ “”(…) importante polemica svoltasi nell’ Internazionale comunista nel 1925 – 1926 a proposito della trasformazione della base organizzativa dei partiti comunisti secondo le cellule o nuclei di azienda. Quasi sola la sinistra italiana si oppose decisamente e sostenne che la base di organizzazione doveva restare quella per circoscrizioni territoriali”” (pag 57)”,”BORD-165″
“[BORDIGA Amadeo]”,”Partito e classe (‘Rassegna comunista’, 1921) – Il principio democratico. (‘Rassegna comunista’, 1922)”,”””Se quindi di quelle azioni e iniziative che devono essere riservate al partito, questo chiamasse giudice tutta la massa proletaria, esso si vincolerebbe ad un responso che sarebbe quasi certamente alla borghesia, sempre poi meno illimitato, avanzato, rivoluzionario, di quello che esce dalle sole file del partito organizzato. Il concetto di diritto del proletariato a disporre della sua azione di classe non è che un’astrazione senza alcun senso marxista, e che cela il desiderio di condurre il partito rivoluzionario ad allargare la sua cerchia a strati meno maturi, poiché man mano che questo avviene le decisioni che ne scaturiscono si avvicinano di più agli intendimenti borghesi e conservatori”” (pag 7) “”La rivoluzione non è una questione di forma di organizzazione”” (pag 11) “”(…) un errore dottrinale è sempre alla base di un errore di tattica politica”” (pag 13) “”Quindi l’unità stato si serve materialmente delle attività di individui di tutte le classi, ma è organizzata sulla base di una sola o di poche classi privilegiate, che hanno il potere di costruire le varie gerarchie”” (pag 22) Dono D. Erba”,”BORD-166″
“BORDIGA Amadeo, a cura di Luigi GEROSA”,”Scritti, 1911-1926. VIII. La crisi della Internazionale Comunista e la nuova direzione del partito in Italia, 1922-1924.”,”Il principio della difesa nazionale è il principio della guerra tra i proletariati “”Nel 1914 quei cari amici e parenti dei ‘resistenti’ francesi di oggi, che ovunque in nome del Socialismo inneggiarono all’unione sacra e alla guerra, fabbricarono un principio, che pretendevano inserire nel pensiero socialista: quello della ‘difesa nazionale’: Quando la nazione a cui si appartiene è minacciata, aggredita, invasa dagli eserciti stranieri, i proletari socialisti, messa da parte la lotta di classe ed i propositi rivoluzionari di rovesciare il regime, devono dare allo Stato anche capitalistico il loro concorso per la difesa del territorio nazionale. Fin d’allora i socialisti sul serio, comunisti sulla linea che va da Marx a Lenin, dalla dottrina del ‘Manifesto dei comunisti’ a quella di Mosca, fecero la critica di questo preteso principio, che non era che la maschera di un tradimento, e che fu propugnato da quanti, da allora in poi, sono senz’altro rimasti nel campo dei nemici del proletariato. Non ripeteremo tutta questa critica, il cui fondamento elementare consisteva nell’osservare che ogni popolo e ogni Stato avevano la possibilità e il diritto di considerarsi, anche se non invasi, aggrediti, e anche se non aggrediti, esposti alla minaccia dell’invasione, dal fatto stesso dello scoppiare della guerra. Il principio della difesa nazionale veniva ad uccidere senz’altro ogni possibilità di azione del proletariato internazionale contro la guerra capitalistica, ed infatti fu con gli stessi argomenti invocato da una parte e dall’altra del fronte: e chi può negare che come una rivolta dei soldati francesi anche una forma meno spinta di sabotaggio del sovversivismo francese poteva condurre il nemico a Parigi, così poteva per un’analoga azione tentata in Germania, un’ora dopo che la fatale dichiarazione di guerra era partita, verificarsi un successo degli eserciti dell’Intesa? Il principio della difesa nazionale è il principio della guerra tra i proletariati, e la sua applicazione uccide ogni possibilità di arrestare con un’azione della classe lavoratrice le minacce di guerra, di provocare la guerra rivoluzionaria contro il capitalismo. La posizione teoretica del socialismo marxista dinanzi a questo problema è dunque la ‘negazione del principio della difesa nazionale’, ossia la negazione del dovere e della necessità pregiudiziali in cui i lavoratori e i partiti della loro classe si troverebbero di aiutare la causa militare del loro paese. La Internazionale Comunista è stata ed è sul terreno della negazione teorica e pratica di un tale principio e di tutto il ciarpame di retorica patriottica col quale lo si circonda dai rinnegati della lotta di classe. Questa posizione non è stata e non potrà essere mai abbandonata da Bucharin o dal alcuno di noi, e non potrà che essere riconfermata in tutti i testi dell’Internazionale”” (pag 60-62) [A. Bordiga, ‘Comunismo e guerra’ [‘Il Lavoratore, n. 5223, 13 gennaio 1923, articolo firmato] [(in) Amadeo Bordiga, Scritti. 1911-1926. VIII. ‘La crisi della Internazionale Comunista e la nuova direzione del partito in Italia, 1922-1924’, Fondazione Amadeo Bordiga, Formia, 2019] Disfattismo rivoluzionario (pag 61-62) (idem)”,”BORD-167″
“BORDIGA Amadeo”,”Storia della Sinistra comunista (dalle origini fino al 1919).”,”””Quanto sappiamo dell’Andrea Costa dei momenti migliori, tra l’altro precursore del più reciso anticolonialismo, permette a noi di inserirlo nella traccia storica dell’autentica sinistra italiana. Abbiamo qui l’attestazione programmatica della dittatura marxista del proletariato, che i socialisti tedeschi tenevano nascosta, come Lenin svelò. Essa non era ignota in Italia, sebbene soffocata dalla menzogna che gli anarchici sono per la violenza e che i socialisti se ne staccarono per pacifismo sociale. La storia dell’Angiolini (‘Cinquantanni di socialismo in Italia’), noto riformista, e ben destro, edita a Firenze nel 1900, in tutte le pagine presenta gli antianarchici non solo come autoritari, che è termine valido e da noi rivendicato, non solo come legalitari, ma perfino come «transigenti» ed «evoluzionisti», il che è grossa svista programmatica almeno quando non si guardi alla tendenza socialista di destra che, come vedremo, nasce non nel 1890 ma nel 1900, per dominare fino al 1910 (e debordare oscenamente oggi, dal 1925 in poi). Eppure l’Angiolini, che a modo suo rivendica il marxismo teorico, non può non scrivere a pag. 61 queste parole «Il Marx voleva come scopo finale l’associazione dei produttori basata sulla proprietà collettiva del suolo e degli strumenti di lavoro, ‘e come mezzo la dittatura politica e transitoria della classe operaia’». E’ il passo dove lo contrappone giustamente a Bakunin, il quale voleva che l’Internazionale «fosse del tutto indifferente alla questione della forma di governo». Se dunque è vero, come abbiamo cento volte denunziato, che nel secondo volume dell’Edizione ‘Avanti!’ delle opere di Marx, Engels e Lassalle, 1914 (lettera di Marx sul programma di Gotha) la parola ‘dittatura’ (quel ‘Wörtchen’ del cornutissimo Kautsky) fu falsata in «critica rivoluzionaria del proletariato», non è men vero che dal 1900 essa girava stampata (come gira in Europa dal 1848 nelle ‘Lotte di classe in Francia’) per tutta l’Italia. I filistei indigeni finsero di scoprirla nel 1917. I filistei russi la stanno in questi giorni seppellendo!”” [Amadeo Bordiga, Storia della Sinistra comunista (dalle origini fino al 1919), Edizioni Il Programma comunista, Milano, 1963] (pag 13) Bordiga cita il volume di Raffaele Colapietra (Ist. Feltr., 1962) ‘Napoli tra dopoguerra e fascismo’. L’autore ha attinto utilmente materiali dovunque (collezioni di giornali del tempo, il settimanale socialista ‘Il Soviet’ poi organo della Frazione Comunista Astensionista del partito. Il Colapietra, che ha scritto questa cronostoria documentale, è palesemente un tipo “”centrista”” e “”antisinistro”” e appunto perciò storico non “”sospetto”” (pag 75-76)”,”BORD-168″
“[BORDIGA Amadeo]”,”La piattaforma politica del Partito Comunista Internazionalista. Presentata dal Comitato Centrale in vista del Convegno Nazionale del Partito.”,”””Il partito si differenzierà da tutti gli altri partiti italiani del momento, non solo perché non si porterà sul mercato delle combinazioni ed aggruppamenti elettorali, ma per la sostanziale posizione che, mentre tutti gli altri proclameranno che il programma politico da attuare ed accettare senza ulteriore resistenza sarà quello incognito che prevarrà nella maggioranza numerica dell’assemblea, il partito rivoluzionario respinge in partenza tale abdicazione e, nella ipotesi astratta (ma pratica certezza) che la vittoria elettorale confermi la sopravvivenza costituzionale dei fondamentali istituti capitalistici, pure essendo minoranza ai sensi democratici, continuerà la sua lotta per abbatterli dall’esterno”” (pag 11) (dal punto 17)”,”BORD-001-FGB”
“[BORDIGA A.]”,”Origine e funzione della forma partito.”,”Si citano i ‘Manoscritti parigini’ del 1844 [Nota: Manoscritti filosofici ed economici del 1844 (detti anche Manoscritti di Parigi (o parigini ndr)) sono una serie di note scritte tra l’aprile e l’agosto 1844 da Karl Marx, mai stampati durante la vita di questi e pubblicati per la prima volta nel 1932 da ricercatori sovietici. Queste annotazioni sono una prima espressione dell’analisi marxiana dell’economia e delle critiche a Hegel. Esse coprono un ampio spettro di argomenti: il salario, il profitto del capitale, la rendita fondiaria, il lavoro estraniato, il rapporto della proprietà privata, proprietà privata e lavoro, proprietà privata e comunismo, bisogno, produzione e divisione del lavoro, il denaro, la critica della dialettica in generale e della filosofia di Hegel. (wikip)] I Manoscritti economico-filosofici del 1844 furono scritti dal Marx ventiseienne tra il marzo e il settembre di quell’anno, durante il soggiorno parigino. Essi avrebbero dovuto costituire la prima parziale esecuzione di un disegno piú generale: cioè la critica dell’economia politica.Teoreticamente questi manoscritti rappresentano la raggiunta consapevolezza, da parte di Marx, del vizio d’origine della filosofia hegeliana, l’astrattismo. Il giovane Marx, avendo acquistata chiara consapevolezza del suo distacco da Hegel e messo da parte definitivamente il radicalismo democratico, inizia un lavoro costruttivo nel campo della critica filosofica, storica, economica e politica. Si ripiega su se stesso e scrive con un programma generale soltanto abbozzato, ma con straordinaria felicità di idee e fecondità di sviluppi, inventivo e polemico, incisivo e sferzante, questa sequenza di saggi. Indice. Prefazione di Norberto Bobbio Nota alla traduzione. – Prefazione. Primo manoscritto. Salario. Profitto del capitale. Rendita fondiaria. Il lavoro estraniato. Secondo manoscritto. Il rapporto della proprietà privata. Terzo manoscritto. Proprietà privata e lavoro. Proprietà privata e comunismo. Bisogno, produzione e divisione del lavoro. Denaro. Critica della dialettica e in generale della filosofia di Hegel (cat Einaudi) A proposito della concezione del partito (rapporto tra organizzazione-partito e programma partito) si cita una lettera di Marx a Freiligrath del 23 febbraio 1860 in cui Marx precisa i seguenti elementi: “”Osservo anzitutto: dopo che, su mia richiesta, la “”Lega”” fu disciolta nel novembre 1852, io non ho appartenuto, né appartengo, ad alcuna organizzazione segreta o pubblica: dunque il Partito, nel senso del tutto effimero del termine, ha cessato di esistere per me da otto anni”””,”PARx-001-FGB”
“[BORDIGA Amadeo]”,”La passione e l’algebra. Amadeo Bordiga e la scienza della rivoluzione. In appendice: A. Bordiga, ‘Il battilocchio nella storia’ (‘Il programma comunista’, n. 7, 1953).”,”””Venuta a mancare la spinta rivoluzionaria, la polarizzazione storica, Bordiga fu prima isolato e poi cancellato dalla storiografia ufficiale dei partiti cosiddetti operai. La storia d pochi anni condensò una sua massima. ‘L’attesa del Messia ed il culto del genio, spiegabili per Pietro e per Carlyle, sono per un marxista solo misere coperture di impotenza’. La rivoluzione si rialzerà tremenda, ma anonima”” (84) (84) ‘Fantasime carlailiane’, in ‘Il Programma comunista’, n. 9 del 1953. Ora in ‘Il battilocchio nella storia’, ed. Quad. Int.]”,”BORD-002-FGB”
“BORDIGA Amadeo”,”Il movimento dannunziano.”,”””Se la conquista del potere fosse per i lavoratori una questione di maggioranze, anzitutto basterebbe a conseguirla la ordinaria democrazia politica, e in secondo luogo è evidente che essa non potrebbe essere raggiunta attraverso le rappresentanze delle Corporazioni, che possono tutt’al più dare una rappresentanza minoritaria agli interessi del lavoro come tanti altri istituti. Quanto alla nostra posizione critica di marxisti, non occorre ricordare che essa nega che vi sia potere proletario fin quando vi è la sola possibilità della rappresentanza delle classi abbienti, che sono di fatto una minoranza, ma il cui potere sarà eliminato solo da mezzi extralegali e impedito dalla dittatura operaia. Ma diciamo qualche altra cosa, e che non concerne solo la Carta del Carnaro, su questa rappresentanza delle categorie. Anzitutto non è vero di fatto che essa stia a base della Costituzione della Repubblica dei Soviet. Se anche ciò fosse, il carattere distintivo del Soviettismo resterebbe nella esclusione dei non produttori dal diritto elettivo; in questo sarebbe tutta la novità e la originalità da respingere o imitare. Ma il Soviet, di più, non è affatto un organismo sindacale e professionale, e tutta la rete delle rappresentanze soviettiste si fonda su di una base territoriale, e solo nel primissimo grado, per un carattere che è più che altro di comodità pratica, ha deleghe elettive di gruppi divisi per ragioni di consultazione, in aziende, caserme, scuole, uffici, etc. In ogni caso si ha non un delegato di categoria, ma di azienda, ossia ad esempio, in una fabbrica votano assieme lavoratori di diversa specialità di mestiere, impiegati, tecnici, etc.. Ma quello che è sostanziale è che negli organi superiori, fino al Congresso dei Soviet e al Comitato esecutivo, che sarebbe il sostituto del Parlamento democratico, si compone di varie centinaia di membri, ed elegge il governo, non vi è traccia di origine corporativa dei delegati. Tutto ciò vale per dire che il principio corporativo non può significare la immissione, in un programma politico, di una dose di pepe bolscevico”” (pag 28-30) [Amadeo Bordiga, ‘Il movimento dannunziano’, Associazione Culturale Italia Storica, Genova, 2013]”,”BORD-169″
“BORDIGA Amadeo, a cura di Luigi GEROSA”,”Scritti, 1911-1926. VI. Di fronte al fascismo e alla socialdemocrazia. Il fronte unico proletario. 1921-1922.”,”””Nel Congresso di Livorno la maggioranza del Partito Socialista, posta dinanzi alle tesi di principio e di tattica della Internazionale Comunista, disse di accettarle. Posta innanzi ai 21 punti delle condizioni d’ammissione, che sono la pietra di paragone del rispetto alle dichiarazioni generiche d’adesione e di disciplina, disse altresì di accettarle: ma ne respinse una che avrebbe dovuto subito e tangibilmente tradurre in atto: la cacciata dei riformisti. Le condizioni di ammissione sono concepite in questo spirito: se ne dovrebbe sempre trovare almeno una il cui rifiuto sarà la riprova che l’accettazione di tutto il resto non era schietta e sicura”” (Amadeo Bordiga, I socialisti italiani e il comunismo, ‘Il Comunista’, a. II, n. 49, 21 agosto 1921 e L’Ordine Nuovo, a. 1, n. 232, 21 agosto 1921, articolo firmato) (pag 94-95)”,”BORD-024-FV”
“BORDIGA Amadeo; GRAMSCI Antonio”,”Lenin.”,”Il testo di Bordiga è quello di ‘Lenin nel cammino della rivoluzione’ conferenza tenuta nella casa del Popolo di Roma il 24 febbraio 1924. “”Non dobbiamo che seguire Lenin: siano le tesi dei primi congressi della nuova Internazionale, siano i discorsi, siano i programmi e i proclami del partito bolscevico sulla via della vittoria, sia infine il paziente e geniale esposto di ‘Stato e Rivoluzione’ in cui si dimostra come le tesi di cui si tratta non abbiano mai cessato di essere quelle di Marx e di Engels, nella vera interpretazione dei testi classici e nel vero intendimento del metodo e del pensiero dei maestri, dalla prima formulazione del ‘Manifesto’ fino alla valutazione dei fatti del periodo successivo e soprattutto delle rivoluzioni del ’48, del ’52, della Comune di Parigi; opera di fiancheggiamento della avanzata storica del proletariato mondiale che Lenin riprende e ricollega colle battaglie rivoluzionarie in Russia: la disfatta del 1905, la schiacciante rivincita di dodici anni dopo. Il problema della interpretazione dello Stato viene risolto nel quadro della dottrina storica della lotta di classe: lo Stato è la organizzazione della forza della classe dominante, nata rivoluzionaria, divenuta conservatrice delle sue opinioni. Come per tutti gli altri problemi: non vi è ‘lo Stato’, immanente e metafisica entità che attende la definizione e il giudizio del filosofastro reazionario o anarchicheggiante: ma lo stato borghese, espressione della potenza capitalistica, come vi sarà dopo lo Stato operaio, come si tenderà in seguito alla sparizione dello Stato politico”” (pag 19-20) [Amadeo Bordiga, ‘Lenin’, Partisan, Roma, 1978]”,”BORD-025-FV”
“BORDIGA Amadeo”,”The Human Species and the Earth’s Crust. (Specie umana e crosta terrestre) (1952)”,”‘Among Bordiga’s only “”ecological”” works, ‘The Human Species and the Earth’s Crust’ explores the unsustainable nature of cities, and their incompatibility with Socialism’ (quarta di copertina) (L’articolo esplora la natura insostenibile delle città e la loro incompatibilità con il socialismo) “”La questione non vale solo ad intendere recenti processi dell’economia capitalistica, volgarmente detta economia controllata o diretta, e che qualitativamente nulla presenta di nuovo, quantitativamente (per quanto dilaghi ogni giorno di più) nulla di impreveduto, ma conduce alla generale impostazione marxistica del processo sociale e alla dimostrazione ad effetto universale, che di tutte le grandezze che vanta il presente periodo capitalista, nessuna ha avuto come causa prima e spinta motrice altro fine che quello dell’interesse della classe dominante, dei suoi membri o dei suoi gruppi, mai del benessere sociale generale. La questione di cui dicevamo, anche trattata limitatamente alle opere di trasformazione edilizia delle grandi città, sempre più vaste e clamorose nell’epoca contemporanea, sempre più esaltate e stamburate come capolavori di civiltà e di saggia amministrazione, si connette a quella dello allogamento degli animali-uomini sulla terra, e alla soluzione non civile e perfetta, ma insensata e deforme, che ce ne presenta il modo capitalistico di produzione. Siamo in pieno nel quadro delle atroci contraddizioni che il marxismo rivoluzionario denunzia come proprie dell’odierna società borghese, e che non si limitano alla spartizione dei prodotti del lavoro e ai conseguenti rapporti tra i produttori, ma – inseparabilmente – si estendono alla dislocazione geografica e territoriale degli strumenti ed impianti di produzione e di trasporto, e quindi degli uomini stessi, che forse in nessun’altra epoca storica presentò caratteri così disastrosi e raccapriccianti.”” (pag 6-7) (Da “”Il programma comunista”” n. 6 del 18-31 dicembre 1952)”,”BORD-173″
“BORDIGA Amadeo”,”Lessons of the Counter-Revolutions. (Lezioni delle controrivoluzioni) (1951)”,”””In questo breve testo Amadeo Bordiga esplora la storia delle controrivoluzioni dalla disfatta di Spartaco alla Battaglia di Legnano nel 1176 alla guerra dei contadini in Germania del 1525, allo stalinismo nel 1922″” “”Tutti sanno come orientaris nel momento della vittoria ma pochi sanno cosa fare quando arriva la disfatta”” (quarta di copertina) (Da “”Bollettino interno del PCInt.”” del 10 settembre 1951) Testo integrale v. extratext”,”BORD-174″
“BORDIGA Amadeo”,”Economia marxista ed economia controrivoluzionaria. Vulcano della produzione o palude del mercato? – Traiettoria e catastrofe della forma capitalistica nella classica monolitica costruzione del marxismo.”,”Contiene gli scritti: – Vulcano della produzione o palude del mercato? (Programma comunista, 13,1954) – Traiettoria e catastrofe della forma capitalistica nella classica monolitica costruzione teorica del marxismo (Programma comunista, 19,1957) Appendice: – La teoria del plusvalore di Carlo Marx base viva e vitale del comunismo. (pubblicato a puntate in ‘L’ Ordine Nuovo’ rassegna politica e di cultura operaia, serie III, anno I, 1924, nn. 3-4, 5 e 6. fonti; estratti da Il Programma Comunista, 1954, nn. 13 e 19.; Idem, 1957, nn. 19 e 20, appendice: estratti da ‘L’Ordine Nuovo, anno I, nn: 3-4, 5 e 6 prefazione di Armando CONTICINI, appendice: ‘La teoria del plusvalore di Carlo Marx base viva e vitale del comunismo’, note, fonti; estratti da Il Programma Comunista, 1954, nn. 13 e 19.; Idem, 1957, nn. 19 e 20, appendice: estratti da ‘L’Ordine Nuovo, anno I, nn: 3-4, 5 e 6; ‘Sul filo del tempo’”,”BORD-008-FGB”
“BORDIGA Amadeo, a cura di Luigi GEROSA”,”Scritti, 1911-1926. IX. All’opposizione nel partito e nell’Internazionale, 1925-1926.”,”Contiene la difesa di Bordiga al processo di Palermo Gli appunti (quaderni) di Bordiga sull’ Antidüring di F. Engels (pag 417-466)”,”BORD-177″
“[BORDIGA Amadeo]”,”In difesa della continuità del programma comunista. Tesi della frazione comunista astensionista, 1920. Tesi di Roma, 1922. Tesi sulla tattica dell’ Internazionale, 1922. Tesi di Lione, 1926. Natura funzione tattica del partito comunista, 1945. Tesi caratteristiche del partito, 1951. L’ attività organica del partito in situazioni sfavorevili, 1965. Tesi sul compito storico, l’ azione e la struttura del partito comunista mondiale, 1965. Tesi supplementari a quelle del 1965, 1966.”,”Le tesi della Frazione Comunista Astensionista del PSI (1) che qui ripubblichiamo dai numeri d 16 e 17 del 6 e 27 giugno 1920 de ‘Il Soviet’ furono redatte nella primavera dello stesso anno e approvate dalla Conferenza nazionale tunuta dalla Frazione nei giorni 8 e 9 maggio a Firenze. Le “”tesi”” precedono di pochi mesi quello che giustamente fu detto il vero congresso costitutivo dell’Internazionale Comunista, il II (19 luglio – 7 agosto 1920) …”,”BORD-010-FGB”
“BORDIGA Amadeo TROTSKY Leon ZINOVIEV G. LENIN V.I.”,”O preparazione rivoluzionaria o preparazione elettorale. Bilancio del parlamentarismo rivoluzionario dai dibattiti nell’Internazionale Comunista ad oggi.”,”‘Il ciclo era compiuto. Non più il parlamento per la causa del proletariato, ma il proletariato per la causa del Parlamento’ (pag 75) (Bordiga, Il cadavere ancora cammina)”,”BORD-011-FGB”
“[BORDIGA Amadeo]”,”Lenin nel cammino della rivoluzione (1924). “”L’estremismo malattia infantile del comunismo”” condanna dei futuri rinnegati (1960). Sulla “”Risposta a “”L’estremismo”” di Lenin””, 1920, di H. Gorter (1972).”,”””A un certo punto della complessa storia del movimento marxista russo (…) sorge una scuola, capeggiata dal filosofo Bogdanov, che vorrebbe sottoporre a una revisione la concezione materialista e dialettica marxista, per dare al movimento operaio una base filosofica a carattere idealistico e quasi mistico. Questa scuola vorrebbe far riconoscere ai marxisti il preteso superamento della filosofia materialistica e scientifica da parte di moderne scuole filosofiche neoidealistiche. Lenin risponde a essa in modo definitivo con un’opera (‘Materialismo ed empiriocriticismo’) disgraziatamente poco tradotta e poco nota, apparsa in russo nel 1908, nella quale, dopo un poderoso lavoro di preparazione, svolge una critica dei sistemi filosofici idealistici antichi e moderni, difende la concezione del realismo dialettico di Marx ed Engels nella sua brillante integrità, superatrice delle astruserie in cui si imbottigliano i filosofi ufficiali, dimostra infine come le scuole idealistiche moderne siano espressione di uno stato d’animo recente della classe borghese, e una loro penetrazione nel pensiero del partito proletario non corrisponda che a uno stato psicologico di impotenza, di smarrimento, non è che il derivato ideologico della situazione effettiva di disfatta del proletariato russo dopo il 1905. Lenin stabilisce, in modo che per noi esclude ulteriori dubbi, che “”non vi può essere una dottrina socialista e proletaria su basi spiritualiste, idealiste, mistiche, morali”””” (pag 7-8) [Amadeo Bordiga, ‘Il restauratore teorico del partito’ (in) ”Lenin nel cammino della rivoluzione’, Conferenza tenuta il 24 febbraio 1924 alla Casa del Popolo di Roma’, Edizioni il Programma Comunista’, Milano, 1973]”,”LENS-001-FER”
“BORDIGA Amedeo”,”Struttura economica e sociale della Russia d’oggi.”,”Gennaio 1921 a Livorno veniva fondato il Partito comunista d’Italia, sezione della III Internazionale. La direzione immediata di tutto il lavoro del partito venne affidata dal Comitato centrale a un comitato esecutivo di cui fecero parte Bordiga, Grieco, Terracini, Repossi, Fortichiari. Il vero dirigente di tutto il lavoro fu però Amedeo Bordiga.”,”BORD-015-FL”
“BORDIGA Amedeo”,”Struttura economica e sociale della Russia d’oggi.”,”Gennaio 1921 a Livorno veniva fondato il Partito comunista d’Italia, sezione della III Internazionale. La direzione immediata di tutto il lavoro del partito venne affidata dal Comitato centrale a un comitato esecutivo di cui fecero parte Bordiga, Grieco, Terracini, Repossi, Fortichiari. Il vero dirigente di tutto il lavoro fu però Amedeo Bordiga.”,”BORD-016-FL”
“BORDIGA Amedeo”,”Proprietà e capitale. (inquadramento nella dottrina marxista dei fenomeni del mondo sociale contemporaneo).”,”Gennaio 1921 a Livorno veniva fondato il Partito comunista d’Italia, sezione della III Internazionale. La direzione immediata di tutto il lavoro del partito venne affidata dal Comitato centrale a un comitato esecutivo di cui fecero parte Bordiga, Grieco, Terracini, Repossi, Fortichiari. Il vero dirigente di tutto il lavoro fu però Amedeo Bordiga.”,”BORD-017-FL”
“[BORDIGA Amadeo]”,”Storia della sinistra comunista. I.”,”La lotta nel partito socialista contro la guerra e l’annessione della Libia al Regno d’Italia (1912). “”Quello che dette al partito socialista un violento scossone fu un fatto storico d’importanza non solo locale ed italiana ma collegato al corso dell’imperialismo mondiale, e gli effetti furono favorevoli alla posizione che il partito italiano potrò prendere nel 1914. Giolitti, tornato al potere (con audace manovra, egli aveva fatto di tutto per avere Bissolati nel ministero, ma non vi riuscì, e forse il più serio ostacolo si ridusse, nella pacchiana Italia, a una questione di giacca e non frac al Quirinale!), il 29 settembre 1911 dichiarava guerra alla Turchia e la flotta italiana occupava Tripoli. Non è fuori luogo otare che il pretesto fu la vittoria dei ‘Giovani Turchi’, accusati di «nazionalismo». Non si dimentichi che quella rivoluzione, popolare e non proletaria, contro il regime feudale turco, fu altamente apprezzata da Lenin.Il movimento proletario si era fieramente levato contro l’impresa nazionalista di Tripoli, secondo le sue non recenti tradizioni anticoloniali. Lo sciopero generale non ebbe esito completo, ma vivissime furono le dimostrazioni contro la partenza delle truppe. Il gruppo socialista votò un ordine del giorno Turati contro la guerra, ma ne dissentirono i destri De Felice, Bissolati, Bonomi, Cabrini e Podrecca. È da notare che non pochi «sindacalisti rivoluzionari» si dichiararono fautori dell’impresa libica, in prima linea Arturo Labriola, Orano ed Olivetti. Il congresso straordinario si riunì il 15 ottobre 1911 a Modena sotto l’influenza di questa situazione generale. Bussi, per Treves e per i ‘riformisti di sinistra’, deprecò la guerra e sostenne il passagio alla decisa opposizione a Giolitti, non per questo rinunziando in linea teorica all’antico possibilismo. Lerda ancora una volta (e qui meglio che altrove) ribattè felicemente che, quanto alla prima, non si trattava di una qualunque congiuntura politica, ma dell’origine del fatto bellico dalla essenza del capitalismo e che, quanto al secondo, non ci si poteva fermare ad esso, ma urgeva constatare il fallimento della colpevole illusione di attendersi vantaggi per il proletariato e per il socialIsmo dallo Stato borghese, e condannare la tendenza a subordinare le finalità ultime del movimento agli interessi immediati della classe operaia espressi nelle sue organizzazioni economiche (…). Per i rivoluzionari anche Francesco Ciccotti sostenne che l’opposizione alla guerra di Libia doveva basarsi non su motivi contingenti coe le ‘spese’ deviate dall’opera di riforme, a sui pricipi internazionalisti. Turati parlò pure abilmente contro Tripoli. Lazzari con ragione disse che non era contento neppure dell’ordine del giorno (Lerda) della sua frazione. (…) La lotta fu tra ben cinque correnti: riformisti di destra, con 1954 voti; di sinistra, Treves e Turati, 7818; idem Modigliani (…), 1736; integralisti o centristi di Pescetti, 1073; infine rivoluzionari, 8646. Questi avevano finalmente raggiunto la vittoria relativa (…). Il 23 febbraio del 1912 tutto il Gruppo socialista, ma con ben diversa intonazione nei discorsi di Turati e Bissolati, vota contro l’annessione della Libia al Regno d’Italia. In quell’occasione si liquida finalmente il gran pagliaccio Enrico Ferri, che aveva votato a favore. Già nelle pIazze lo avevamo fischiato via. Ma il 14 maggio vi fu un altro evento, sia pure non di peso storico. Il muratore Antonio d’Alba sparò contro il re. Tutti andarono al Quirinale su proposta del repubblicano Pantano, e dei socialisti ruppero la disciplina del gruppo Bonomi, Bissolati e Cabrini. Scoppiò l’indignazione nel partito; Mussolini, che al tempo di Modena era in carcere per le azioni antibelliche, sulla «Lotta di Classe» di Forlì, che insieme al settimanale nazionale «La Soffitta» ed altri giornali locali era coi rivoluzionari, a gran voce chiese l’espulsione dei tre al congresso previsto per il 7-10 luglio 1912 a Reggio Emilia. In questo congresso ebbero importanza le riuninoni della franzione intransigente rivoluzionaria, in cui gli elemeni più giovani presero posizioni di avanguardia che hanno relazioni con gil sviluppi ulteriori di un’effettiva sinistra. Questa volta fu subito imposta la discussione sugli errori della Direzione e del Gruppo parlamentare. (…) Podrecca si difesa bene invocando Antonio Labriola che molti avevano la debolezza di presentare come teorico del marxismo in Italia: Antonio, diciamo (e non Arturo), che in nome di una diffusione mondiale del capitalismo avanzato, base del socialismo, aveva difeso le conquiste coloniali. Altro uomo abile, Podrecca gridò che non avrebbe firmato un articolo dell’«Avanti!» che augurava lo sventolio del tricolore sulle balze trentine. Non siamo in grado di dire se la diabolica allusione volesse colpire Mussolini che aveva lavorato nel Trentino perseguitato dagli austriaci, i quali tra patrioti e socialisti non andavano forse per il sottile: Mussolini, comunque, non disse nulla”” (pag 51-53) [A.B., ‘Storia della sinistra comunista. I’., Edizioni Il Programma Comunista, Milano, 1964]”,”MITC-002-FC”
“BORDIGA Amadeo”,”Vae victis Germania – Auschwitz ovvero il Grande Alibi.”,”Barbarie capitalista sui fronti di due guerre mondiali catastrofiche “”Allo scoppio della guerra imperialista del 1914, sulla denigrazione della Germania e del popolo tedesco si fondò l’inganno gigantesco di presentare il conflitto come ‘guerra ideologica’. Non era il capitalismo che imboccava la china ineluttabile della sua infamia e vergogna e della sua svelata barbarie, proclamata dai marxisti. No. La civiltà, una nel tempo e nello spazio, era attributo umano a cui uno solo attentava: il tedesco; tutto gli altri la difendevano in una santa crociata! La bestemmia secolare sta tutta qui; è stata la stessa nel 1939 ed è la stessa oggi. Il grande movimento marxista mondiale sembrò lacerarsi. Gli ortomarxisti videro nella guerra la inevitabile conseguenza del sistema sociale capitalista e la reazione del capitale tedesco determinata dalla sua preclusone dal banchetto coloniale sulla pelle degli infelici popoli di colore. Dall’altra banda i rinnegati sostennero che il proletariato dovesse affittarsi a difendere la patria locale o la civiltà umana barattando la causa propria, l’avvento della rivoluzione socialista. I rinnegati allignarono anche e massimamente in Germania; e presentarono la minaccia alla civiltà e alla cultura nella Russia feudale che muoveva a distruggere un secolo di democrazia; la stessa cosa di cui gli intesisti accusavano gli imperi centrali. I falsari del socialismo ricorse a tutti i mezzi. Ma gli antitedeschi, fondando essi la infamia del razzismo e della predestinazione dei popoli a salvare o ruinare la specie umana tutta, soffiarono nell’odio perfino servendosi del testo della Germania di Tacito, in cui il civile latino descriveva quel popolo, ribelle alla oppressione imperiale, come un branco di bruti e di feroci belve; passati dal quale traverso due millenni. Nella prima guerra la Germania fu debellata, ma il merito non fu de socialisti fattisi crociati della idea liberale borghese. Proprio i socialisti dell’ala sana, che avevano sostenuto, al posto del crociatismo estero, il disfattismo interno e la guerra civile, scavarono la fossa allo Stato del Kaiser. La rivoluzione russa di ottobre tolse agli eserciti tedeschi un potente nemico; e tanto più quando nel 1918 firmò la pace di Brest-Litovsk. Ma il disfattismo, scuola viva e generosa del socialismo, passò la frontiera irta di ferro, e il grande proletariato tedesco capì la lezione russa. I fronti ovest cedettero, e fu la pace di Versailles e la repubblica di Weimar. (…) Nella seconda guerra di rivincita tedesca in una prima fase la Russia, ormai deviata dal marxismo rivoluzionario, per un momento fece il blocco con Hitler e simulò la tesi leninista che in Francia e Inghilterra (poi America) lottassero per lo squisito movente imperialista, quello del 1914. Questa fu una prima vergogna, ma il secondo stadio fu peggiore. Tesa la mano a francesi inglesi ed americani, i russi si rigettarono al crociatismo democratico più criminale. La forza vitale del disfattismo di classe era spenta ovunque da due ondate di tradimento. Sconfitta una seconda volta, la Germania non ha ancora avuta la seconda Versailles, ma di peggio. I vincitori divisero in due zone di occupazione che formano due Stati separati, sia pure senza corridoio tra i due pezzi di territorio. Sono due pezzi che si toccano, e anche Berlino è in due pezzi”” [Amadeo Bordiga, ‘Vae victis Germania’, Gruppo della Sinistra Comunista, Torino, 1971, pag 10-11]”,”BORD-001-FAP”
“BORDIGA Amadeo”,”La questione agraria. Elementi marxisti del problema.”,”‘Questo lavoretto risulta dalla riunione di una serie di articoli apparsi nel giugno-luglio 921 nel “”Comunista”” di Milano. Esso non ha la pretesa alcuna di ordine scientifico, dal punto di vista economico o sociologico: si tratta di uno scritto polemico a cui si è dato un ordine espositivo a scopo di propaganda…’ dalla presentazione di A.B.”,”BORD-003-FAP”
“[BORDIGA Amadeo]”,”Le forme di produzione successive nella teoria marxista.”,”In fondo al testo di Marx ‘Critica del programma di Gotha’: ‘Dixi et salvavi animam meam'”,”BORD-008-FAP”
“BORDIGA Amadeo”,”The Fundamentals for a Marxist Orientation. And other Writings on Marxist Theory: Characteristic Theses of the Party; The Fundamentals for a Revolutionary Communism; The Original Content of the Communist Program.”,”Amadeo Bordiga (1889-1970) fu il fondatore del Partito Comunista d’ Italia e fu una delle voci principali levatesi contro l’egemonia stalinista nella sinistra del XX secolo. Bordiga vide l’Urss come “”stato capitalista””, e cercò di ricostruire il ‘vero’ leninismo come base del partito rivoluzionario. ‘I fondamenti per un orientamento marxista ed altri scritti sulla teoria marxista’ sono degli elementi essenziali dell’opera di Bordiga.”,”BORD-180″
“BORDIGA Amadeo, a cura di Carlo Luigi LAGOMARSINO e Marco SERRA”,”Il rancido problema del Sud italiano.”,”Paragrafo. Risorgimento e socialismo. “”Una prima questione sarebbe se movimenti proletari furono presenti, sia pure collaboratori alla rivoluzione nazionale, ‘prima’ del 1860, nella lotte del ’21, del ’31 e del ’48. Larga parte vien fatta a Carlo Pisacane (di cui altra volta ci occupammo) ma per ora non come organizzatore di lavoratori, più che altro come ideologo socialista: tuttavia l’importanza che egli dà alla economia e la denunzia dei caratteri capitalisti di questa autorizzano a considerarlo come avviato ad una visione materialista della storia e della lotta di classe: non può ora approfondirsi un tale tema. Movimenti che dichiaratamente fondassero su lavoratori salariati, distinti dai lavoratori autonomi urbani e rurali, artigiani o piccoli contadini, non sono forse visibili prima del sessanta: ma i proletari indubbiamente lottarono nelle file della rivoluzione anche se confusi con altri ceti poveri. Non dobbiamo per l’ennesima volta ripetere che per il marxismo ortodosso tale fatto storico è generale nel trapasso da precapitalismo a capitalismo, e che – per esprimerci ora alla spiccia – i proletari lo avrebbero ‘dovuto’ fare ‘anche se’ già fossero stat diretti da un partito marxista. Ed il verbo ‘dovere’ e l’avverbio ‘se’ hanno momentanea cittadinanza nel dire marxista, in quanto, se quella condizione mancava nell’Italia di allora, può non mancare in altri tempi e luoghi. Si sa che nella storia fatta per nomi non vedremo negli attori del 1848, e prima, altro che intellettuali, studenti, vari artigiani, e altresì nobili, dame, e qualche principe del sangue, e non pochi prelati. Ciò per noi non crea difficoltà: non solo non vieta, come opina il Salvatorelli, commentando Romano, di parlare di ‘rivoluzione borghese’, il fatto che insieme all’alta borghesia industriale si battessero quei medi ceti, ma nemmeno quello che anche questi spulciatori di storia stenterebbero a darci su due piedi qualche nome di «padrone di fabbrica» del tempo, misto a cospirazioni liberalnazionali o vestito di camicia rossa. Non a caso i massoni sono «muratori», ossia hanno preso nome da un mestiere che in fondo è il meno artigiano di tutti, in modo che, prima che il principio borghese trionfasse, poteva simbolicamente prendersi un’attività di vero salariato a simbolo di suo fautore più risoluto; e non solo pel banale concetto di mettere su con calce e cazzuola una società nuova, fatto omaggio al grande Architetto dell’Universo, surrogato del Dio dei preti. Una rivoluzione è borghese non quando è fatta ‘dai borghesi’ ma quando è fatta ‘per i borghesi’, magari ficcati in cantina e in sacrestia o di là da venire al mondo, quando è fatta per il tipo capitalista di società, anche se non lo sanno i combattenti. Ed è vero che quando una rivoluzione è borghese, pure essendo in questo esplicito rigoroso senso rivoluzionario ‘di classe’, è per noi marxisti rivoluzionari fatta dal popolo, «veramente popolare», mentre collo stesso diritto poniamo in antitesi «popolo» e «classe». Solo la rivoluzione proletaria sarà a sua volta rivoluzione ‘di classe’, fatta ‘da una classe, non per una classe’, perché distruggerà le classi, ed è vaneggiamento definirla, ottocentescamente, rincoglionendo, ‘ (pag 84-85)”,”ITAS-008-FGB”
“BORDIGA Amadeo e altri”,”Avanti, verso la Rivoluzione Comunista Mondiale!”,”Contiene il discorso di Bordiga al Congresso di Livorno del 1921 e i 21 punti dell’ Internazionale Comunista, condizione di ammissione all’IC; Relazione della Frazione comunista al Congresso del Psi di Livorno del 1921″,”BORD-014-FGB”
“BORDONE Renato SERGI Giuseppe”,”Dieci secoli di medioevo.”,”Renato Bordone (1948) docente di Storia medievale all’Università di Torino. Giuseppe Sergi (1946) docente di Storia medievale all’Università di Torino.”,”STMED-042-FSD”
“BORDONE Renato BRUSCHI Alessandro BUTTAFUOCO Annarita CALCHI NOVATI Gian Paolo CORNI Gustavo DEL PANTA Lorenzo FEDERICO Giovanni FLORES Marcello GALLERANO Nicola GATTI Francesco ISENBURG Teresa LANZA Diego LUZZATI Michele MAIOCCHI Roberto MALANIMA Paolo MASSAFRA Angelo ROMERO Federico ROSA Mario VARNI Angelo, comitato scientifico”,”Dizionario di storiografia.”,”Renato Bordone (Torino 1948) è professore ordinario di storia medievale presso la facoltà di Lettere dell’Università di Torino. Scolaro di G. Tabacco, si occupa in prevalenza di storia urbana del Medioevo. Alessandro Bruschi (Laterina, Arezzo, 1942) insegna a Firenze, presso la facoltà di scienze politiche Cesare Alfieri, come professore ordinario di metodologia delle scienze politiche. Annarita Buttafuoco (Cagliari 1951) insegna storia d’Europa contemporanea presso l’Università degli Studi di Siena. Cofondadrice della Rivista Dwf. Donna Woman Femme. Gian Paolo Calchi Novati (Vimercate, Milano, 1945) è professore ordinario di storia e istituzioni dei paesi afro-asiatici alla facoltà di scienze dell’Università di Urbino. Alberto De Bernardi (Milano 1948) insegna storia dell’industria all’Universtà di Bologna. Direttore dell’Istituto milanese per la storia della Resistenza e del movimenti operaio, collabora a numerose riviste fra cui Società e storia e Storia in Lombardia ed è condirettore de I viaggi di Erodoto. Gustavo Corni (Modena 1952) laureato in scienze politiche a Bologna, è stato ricercatore presso le università di Bologna e Venezia. Dal 1989 professore assiociato, insegna storia della Germania presso l’Università di Trieste. Lorenzo Del Panta (Firenze 1944) è professore ordinario di analisi demografica nella facoltà di scienze statistiche dell’Università di Bologna. É stato tra i soci fondatori della Scietà italiana di demografia storica, di ui è stato segretario dal 1977 al 1980 e poi, per lunghi anni, membro del comitato scientifico. É inoltre membro della Societé de démographie historique, della Asociación de demografia histórica e dell’International Union for the Scientific Study of Population. Giovanni Federico (Pistoia 1954) è ricercatore confermato presso il Dipartimento di storia moderna e contemporanea all’Università di Pisa. Marcello Flores (Padova 1945) insegna storia dell’Europa orientale all’Università di Siena. Nicola Gallerano (Roma 1940) insegna storia contemporanea all’Università di Siena. Presidente dell’IRSIFAR Istituto Romano per la Storia d’Italia dal Fascismo alla Resistenza, è membro del Consiglio direttivo dell’INSMLI Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia. É condirettore di Passato e presente e fa parte del comitato scientifico di Movimento operaio e socialista e de I viaggi di Erodoto. Francesco Gatti (Torino 1935) è titolare della cattedra di storia dell’Asia orientale presso il corso in lingue e letterature orientali della facoltà di lingue e letterature straniere dell’Università Cà Foscari di Venezia. Scipione Guarracino (Firenze 1943) si è laureato in scienze politiche e sociali nel 1966. Dal 1967 al 1982 ha insegnato storia e filosofia e dal 1982 al 1988 ha lavorato presso il Laboratorio di didattica della storia di Bologna. Dal 1990 tiene dei corsi a contratto di metodologia della storia presso la facoltà di scienze politiche di Firenze. Teresa Isenburg (Arona 1944) insegna geografia all’Università di Firenze. Diego Lanza (Milano 1937) insegna letteratura greca all’Università di Pavia. Michele Luzzati (Torino 1939) laureato all’Università di Pisa e diplomato alla Normale, è stato borsista presso l’Università di Pisa, allievo dell’Istituto storico italiano per il Medioevo di Roma. Roberto Maiocchi (Milano 1947) è laureato in ingegneria elettronica e in filosofia e insegna storia della scienza e filosofia della scienza presso la facoltà di lettere e filosofia dell’Università Cattolica di Milano. Paolo Malanima (Pisa 1950) è professore di storia economica presso l’Università di Reggio Calabria. É membro del comitato di direzione delle Riviste Società e storia e I viaggi di Erodoto, Korrespondend della Österreichische Zeitschrift für Geschichtswissenschaften e corresponding editor della International Review of Social History. Angelo Massafra (Martina Franca, Taranto 1942) insegna storia moderna all’Università di Bari. Componente della direzione di Società e storia. Federico Romero (Torino 1953) insegna storia americana all’Università di Bologna. In precedenza ha lavorato come ricercatore e/o docente alla Yale University; all’Istituto universitario europeo di Fiesole, alla London School of Economics e al College d’Europe di Bruges. Mario Rosa (Napoli 1932) ha insegnato storia moderna nelle università di Lecce, Bari, Pisa, Roma La Sapienza ed è attualmente docente della stessa disciplina nella Scuola normale superiore di Pisa, di cui è anche vicedirettore Angelo Varni (Bologna 1944) è ordinario di storia contemporanea presso l’Università di Bologna. É direttore della rivista Padania e della Rivista nazionale di studi napoleonici, direttore dell’Istituto di storia contemporanea di Ferrara, presidente del Centro nazionale di storia napoleonica.”,”STOx-092-FL”
“BORDONI Carlo DE-PAZ Alfredo a cura; scritti antologici di Karl MARX Émile DURKHEIM Friedrich NIETZSCHE Ferdinand TOENNIES [TÖNNIES] Georg SIMMEL Karl MANNHEIM Max WEBER Vilfredo PARETO Gaetano MOSCA Roberto MICHELS Thorstein VEBLEN Charles WRIGHT MILLS Alvin W. GOULDNER György LUKÁCS Karl KORSCH Theodor W. ADORNO Max HORKHEIMER Herbert MARCUSE Jürgen HABERMAS Henri LEFEBVRE Agnés HELLER Lucien GOLDMANN Oskar NEGT Franco FERRAROTTI Francesco ALBERONI Raniero PANZIERI Enzo PACI”,”Max Weber e la critica della società nel pensiero contemporaneo.”,”L’introduzione delle macchine nel modo di produzione capitalistico provoca un antagonismo completo. “”Dove avviene che la macchina prenda a poco per volta un campo di produzione, essa produce la miseria cronica negli strati operai che sono in concorrenza con essa. Dove il trapasso è rapido, l’effetto è di massa e acuto. La storia universale non offre spettacolo più orrendo della estinzione dei tessitori artigiani di cotone inglesi, graduale, trascinata per decenni, e infine sigillato nel 1838. Molti morirono di fame, molti vegetarono a lungo, assieme alle loro famiglie, con due ‘pence’ e mezzo al giorno. Invece acuto fu l’effetto delle macchine inglesi per la lavorazione del cotone nelle Indie Orientali, il cui governatore generale constatava nel 1834-35: «La miseria difficilmente trova paralleli nella storia del commercio. ‘Le ossa dei tessitori di cotone imbiancano le pianure indiane’. Certo, in quanto quei tessitori lasciavano questo mondo temporale, le macchine creavano loro solo «inconvenienti temporanei». Del resto, l’effetto «’temporaneo’» delle macchine è ‘permanente’, in quanto s’impadronisce di sempre nuovi campi di produzione. Quella figura indipendente ed estraniata che il modo di produzione capitalistico conferisce in genere alle condizioni di lavoro e al prodotto del lavoro nei riguardi dell’operaio, si evolve perciò con le macchine in un ‘antagonismo’ completo. Quindi con esse si ha per la prima volta la rivolta brutale dell’operaio contro il mezzo di lavoro”” [testo tratto da K. Marx, Il Capitale, trad. D. Cantimori, Editori Riuniti, Roma, 1964, vol. I., pp. 472-481] [(in) ‘Max Weber e la critica della società nel pensiero contemporaneo’ a cura di Carlo Bordoni e Alfredo De Paz, G. D’Anna, Messina Firenze, 1985 (pag 29-30)]”,”TEOC-783″
“BORDONOVE Georges”,”La vita quotidiana dei Templari nel XIII secolo.”,”‘L’attività dei Templari ebbe un rapido e inatteso sviluppo: in Europa furono moderni anticipatori della circolazione del denaro, dove l’attività di mediazione economica, prestito finanziamento e amministrazione dei beni usciva dal ghetto dell’usura per farsi attività controllata da un’etica trasparente e rigorosa’ (4° di copertina)”,”FRAG-011″
“BOREL Emile”,”Probabilité et certitude.”,”””Principio di indeterminazione dei numeri finiti””. “”La conclusione che mi sembra di sviluppare da questo studio, è che c’è molta illusione nell’ idea in apparenza chiarissima che si fa il matematico della sequenza illimitata dei numeri interi. Dopo qualche numero intero, ce n’è un altro e l’ operazione per la quale si passa da n a n+1 ci appare a prima vista come la stessa, quale che sia n, ma ancora occorre che si possa concepire il numero n. I numeri più grandi che possiamo considerare come definiti sono quelli che rappresentano, nella numerazione alfabetica, i libri che sono nelle nostre biblioteche, libri che ci è facile, se non sono troppo numerosi, supporre inseriti in successione gli uni con gli altri in un ordine determinato. Ma è assolutamente impossibile conoscere qualsiasi proprietà dei numeri così definiti.”” (pag 80)”,”SCIx-217″
“BORELLI Sergio FERRIERI Giuliano UBOLDI Raffaello GEROSA Guido CONTI Massimo VEGAS Ferdinando STERPELLONE Alfonso MANTOVANI Vincenzo FOSSATI Luigi SORMANI Pietro LEVI Arrigo”,”Gli uomini del Cremlino.”,”Testi di BERTOLDI Silvio BORELLI Sergio CHIERICI Maurizio CONTI Massimo FERRIERI Giuliano FOSSATI Luigi GEROSA Guido LEVI Arrigo MANTOVANI Vincenzo SORMANI Pietro STERPELLONE Alfonso UBOLDI Raffaello VEGAS Ferdinando VINCENTI Lorenzo Cartina d’Europa con lo storico ritorno di Lenin a Pietrogrado nel 9-16 aprile 1917 (pag 32) (via Zurigo-Berna-Francoforte-Berlino-Sassnitz-Malmoe-Stoccolma-Pietrogrado (treno e nave) Foto riunione dei Commissari del popolo allo Smolnyi. (pag 34) in particolare: Sergio Borelli: Lenin Giuliano Ferrieri: Trotsky Raffaello Ubodi: Stalin Guido Gerosa: Beria Massimo Conti: Kruscev Ferdinando Vegas: Litvinov Alfonso Sterpellone: Molotov Vincenzo Mantovani: Malenkov Luigi Fossati: Mikojan Pietro Sormani: Breznev”,”RIRB-172″
“BORGATO Delfina, a cura di Manuela TOMMASI”,”Non si poteva dire di no. Prigionia e Lager nei diari e nella corrispondenza di un’internata. Venezia – Mauthausen – Linz, 1944-1945.”,”Il volume raccoglie i diari che la diciassettenne Delfina Borgato (7 aprile 1927 – 13 maggio 2015) scrisse al momento dell’arresto e poi nel corso della sua detenzione nel campo di lavoro di Linz, sottocampo di Mauthausen. ‘Il campo di Mauthausen, dove arriva Delfina, fu aperto il primo agosto del 1938, cinque mesi dopo l”Anschluss’ dell’Austria, nelle vicinanze di una cava di granito a circa trenta chilometri da Linz. Tale cava era stata acquistata dalla Dest (Deutsche Erd-und-Sternwerk) GmbH, una società tedesca di movimento terra e pietra da costruzione, costituita a Berlino nell’aprile del 1938. Lo scopo era quello di sfruttare la cava per i progetti edilizi previsti per le città del Führer, come Linz. Doveva inoltre essere finalizzato a due obiettivi particolari: da un lato l’eliminazione dei nemici politici, dall’altro essere fonte di profitto attraverso il lavoro. Esso fu classificato di “”classe 3″”, vale dire un campo di punizione e di annientamento attraverso il lavoro (65). Circa duecentomila persone furono deportate a Mauthausen e metà di loro vi trovarono la morte (66). Il fabbisogno di manodopera crebbe di pari passo con l’aumento dell’arruolamento dei cittadini tedeschi necessario all’andamento della guerra che andava via via prolungandosi. L’amministrazione dei campi fu così trasferita, nel marzo del 1942, all’Ufficio centrale per l’amministrazione economica, diretto da Oswald Pohl (67) che si impegnò per mobilitare tutti i prigionieri a sostenere lo sforzo della guerra. In una sua circolare del 30 aprile 1942 egli afferma che l’impiego della manodopera “”deve essere produttivo nel verso senso della parola al fine di ottenere il massimo rendimento (…). Il tempo di lavoro non ha alcun limite. La sua durata dipende dalla struttura del ‘lager’ (…). Tutte le circostanza che possono abbreviare i tempi di lavoro (pasti, appelli, ecc.) devono essere ridotte al massimo. Spostamenti e pause di mezzogiorno soltanto per mangiare, che portano via tempo destinato al lavoro sono vietati”” (68). “”Una chiara competenza specifica nelle cose militari ed economiche”” deve essere unita a “”una saggia e accorta direzione dei gruppi di persone che deve ridurre per ottenere un alto potenziale di rendimento”” (69). In realtà solo l’otto per cento della popolazione del campo veniva utilizzata a tal fine. Esso era infatti diventato uno dei principali luoghi di annientamento dei deportati politici che provenivano sia dalla Germania che dai paesi invasi. Nel maggio del 1940 il campo era stato dotato di un forno crematorio, per provvedere all’eliminazione dei cadaveri, e nel maggio del 1942 era entrata in funzione una camera a gas. Dopo la visita di Albert Speer, ministro del ‘Reich’, nella primavera del ’43, aumentò il numero dei prigionieri da utilizzare nella produzione di armi e, di conseguenza, aumentò il numero degli ‘Aussenlager’ (campi satelliti) (69) da utilizzare come campi di lavoro. Soprattutto nell’area dell’alta Austria (Linz, Steyr e Wels) venivano infatti prodotte armi per le industrie come Steyr, Daimler, Puch AG e Hermann Göring-Werke (70). L’economia di guerra riguardava, oltre la costruzione di armamenti, l’espansione industriale di infrastrutture, quali strade e centrali elettriche, e la costruzione di siti sotterranei per ricollocare le industrie di armi. Ad ogni prigioniero lavoratore doveva essere corrisposto un compenso che nel gennaio ’43 era di 1.50 RM (Reichsmark) per gli uomini e di 0.50 RM per gli ausiliari e le donne. In realtà fino al dicembre 1943 non fu dato nulla, tranne a quelli con particolari funzioni. Solo a partire dall’inverno ’44/45 la paga fu elargita anche se in maniera decisamente discontinua’ (pag 31-32)”,”QMIS-331″
“BORGE’ Jacques VIASNOFF Nicolas”,”Archives du Nord.”,”Catastrofe miniera di Courrieres, 10 marzo 1906, morte di 805 minatori. (pag 141) La sconfitta di una lotta operaia. 12 Novembre (1902). “”E’ la fine. La ripresa del lavoro è stata decisa ieri, alla riunione. La lotta è stata accesa, raccontano gli agenti segreti; ci è mancato poco che ci si picchiasse in sala. Mingas, sembra, alla testa degli intransigenti, si è mostrato particolarmente violento, urlando come un forsennato, insultando tutti, con la sua rabbia di vedere ancora una volta crollare il sogno. Ma i suoi argomenti non hanno prevalso. Lo slancio è spezzato, e non lo si rianima con qualche ora di entusiasmo morente, per una lotta che ciascuno sente divenuta inutile, mentre lo scoraggiamento si è fatto aperto, aggravato da due mesi di privazioni. Sentendo che per questa volta la partita è perduta, i minatori riprendono saggiamente gli arnesi da lavoro, attendendo senza dubbio il momento propizio per giocarne un’altra.”” (Liutenant Z., L’ armée aux grêves, 1904).”” (pag 174)”,”FRAS-041″
“BORGES Jorge Luis GREENE Graham VARGAS LLOSA Mario, a cura di Norman THOMAS DI GIOVANNI”,”In quante lingue si può sognare?”,”J.L. Borges (1899-1986) scrittore argentino, G. Greene (1904-1991) romanziere inglese, Mario Vargas Llosa (1936- ) peruviano romanziere.”,”AMLx-168″
“BORGES Jorge Luis, a cura di Martin ARIAS e Martin HADIS”,”La biblioteca inglese. Lezioni sulla letteratura.”,”””Ho preferito insegnare ai miei studenti non tanto la letteratura inglese, ma l’amore per certi autori, o meglio ancora, per certe pagine, o meglio ancora, per certe frasi”” (J.L. Borges) Di JL Borges (Buenos Aires 1899 – Ginevra 1986) Einaudi ha pubblicato ‘Finzioni’, ‘Manuale di zoologia fantastica’ (con Margarita Guerrero), ‘Elogio dell’ombra’, ‘Cronache di Bustos Domecq’ (scritto con Adolfo Bioy Casares) e ‘Evaristo Carriego’. “”Le lezioni che seguono sono state registrate da un piccolo gruppo di studenti di letteratura inglese con l’intento di permettere di seguire il corso anche agli studenti che a causa del loro lavoro non potevano assistere alle lezioni nell’orario stabilito. Dalle incisioni originali su nastro magnetico (le “”cassette”” ancora non esistevano), quel gruppo di studenti ha realizzato le trascrizini che hanno costituito la base per la compilazione di questo libro”” (pag XI)”,”VARx-037-FSD”
“BORGESE Giuseppe A.”,”Golia. Marcia del fascismo.”,”G.A. Borgese nasce in provincia di Palermo nel 1882. E’ uno degli intellettuali più significativi e meno conosciuti della prima metà del Novecento. Nel periodo precedente la Prima guerra mondiale, è interventista convinto ma in seguito alla grande guerra prova dlusione . Animatore di riviste culturali, docente universitario di letteratura tedesca e di estetica, conosceva le realtà culturali straniere (aveva sposato la figlia di Thomas Mann). Fu uno dei pochi docenti universitari a rifiutare il giuramento di fedeltà al fascismo imposto nel 1931. Espulso per antifascismo, alla fine degli anni Venti, dalla cattedra di estetica dell’Università di Milano, si trasferisce negli Stati Uniti, dove insegna. Rientrato in Italia dopo l’esilio, vive a Milano dove collabora al Corriere della Sera. Muore a Fiesole nel 1952. Ha pubblicato pure una biografia di D’Annunzio (1909). La ‘Marcia del fascismo’ è del 1937.”,”ITAF-014-FV”
“BORGHELLO Giampaolo”,”Linea rossa. Intellettuali letteratura e lotta di classe 1965 – 1975.”,”L’A affronta cinque situazioni chiave del decennio che gravita attorno al ‘Sessantotto’ che riguardano il rapporto tra intellettuali italiani, letteratura e la realtà della lotta di classe. La rivista ‘Nuovo impegno’ apparve a Pisa nel dicembre 1965, il direttore era Franco PETRONI. I redattori appartenevano al PCI o al PSIUP. Essi criticavano la politica culturale dei partiti di sinistra. Giampaolo BORGHELLO, nato nel 1946, ha studiato e si è perfezionato presso la Scuola normale superiore di Pisa. Ha lavorato nelle Università di Pisa e Trieste. Attualmente (1982) è professore associato di lingua e letteratura italiana all’ Univ di Udine. Dirige la collana ‘Letteratura e problemi’ (LP) dell’ editore Zanichelli. Ha pubblicato tra l’altro: -Letteratura e marxismo, ZANICHELLI, 1974 -Interpretazioni di Pasolini, SAVELLI, 1977 -La coscienza borghese. Saggio sulla narrativa di Svevo, SAVELLI, 1977 -Il simbolo e la passione, MURSIA, 1986″,”ITAC-022″
“BORGHELLO Giampaolo a cura; scritti di K. MARX F. ENGELS G. LUKACS G. DELLA VOLPE G. PETRONIO G. THOMSON F. ANTAL B. BRECHT A. HAUSER G. ARISTARCO W. BENJAMIN T.W. ADORNO M. HORKHEIMER F. FORTINI A. GRAMSCI C. SALINARI A. ASOR ROSA S. TIMPANARO G. TROMBATORE R. LUPERINI”,”Letteratura e marxismo.”,”Scritti di K. MARX F. ENGELS G. LUKACS G. DELLA VOLPE G. PETRONIO G. THOMSON F. ANTAL B. BRECHT A. HAUSER G. ARISTARCO W. BENJAMIN T.W. ADORNO M. HORKHEIMER F. FORTINI A. GRAMSCI C. SALINARI A. ASOR ROSA S. TIMPANARO G. TROMBATORE R. LUPERINI La legge dei lunghi periodi. “”Ma se Lei traccerà l’ asse mediano della curva, troverà che quanto più lungo è il periodo considerato e quanto più grande il campo trattato, tanto più questo asse corre in maniera approssimativamente parallela all’ asse dello sviluppo economico.”” (pag 19, dalla lettera di F. Engels a H. Starkenburg, (Marx Engels Sul materialismo storico, Rinascita 1949, pag 87-90) “”Anche nei riguardi del “”male fisico””, beninteso, il Leopardi non trascurò mai di attribuire la sua parte di colpa alla società sua contemporanea, a quell’ educazione tutta “”spirituale”” e malsana di cui egli e tutta la sua generazione avevano così gravemente sofferto. Nell’ importanza che i greci e i romani avevano dato all’ educazione fisica vide sempre uno dei punti di superiorità degli antichi sui moderni””. (pag 189)”,”TEOC-389″
“BORGHELLO Giampaolo a cura; scritti di K. MARX F. ENGELS G. LUKACS G. DELLA-VOLPE G. PETRONIO G. THOMSON F. ANTAL B. BRECHT G. ARISTARCO W. BENJAMIN T.W. ADORNO M. HORKHEIMER F. FORTINI A. GRAMSCI C. SALINARI A. ASOR ROSA S. TIMPANARO G. TROMBATORE R. LUPERINI”,”Letteratura e marxismo.”,”Scritti di K. MARX F. ENGELS G. LUKACS G. DELLA-VOLPE G. PETRONIO G. THOMSON F. ANTAL B. BRECHT G. ARISTARCO W. BENJAMIN T.W. ADORNO M. HORKHEIMER F. FORTINI A. GRAMSCI C. SALINARI A. ASOR ROSA S. TIMPANARO G. TROMBATORE R. LUPERINI Giampaolo BORGHELLO (1946) ha studiato alla Scuola Normale Superiore di Pisa dove si è laureato e perfezionato in letteratura italiana. Collaboratore di varie riviste specializzate, si è occupato di letteratura dell’ Otto-Novecento e di metodologia. Attualmente (1974) lavora presso l’ Istituto di Letteratura Italiana dell’ Università di Pisa. Friedrich Engels. La Legge dei lunghi periodi. “”Il maggior ostacolo alla giusta comprensione delle cose è in Germania l’ imperdonabile abbandono in cui è tenuta la storia economica. E’ assai difficile non solamente disavvezzarsi alle idee storiche inculcate nella scuola, ma ancor più raccogliere il materiale a ciò necessario. Chi, per esempio, ha letto anche solo il vecchio G. von Gülich, che nella sua scarna raccolta di materiale pur contiene tanta materia per la spiegazione di innumerevoli fatti politici!”” (pag 19, dalla lettera a Heinz Starkenburg) (1) Gustav von Gülich, storico ed economista, fu autore della ‘Storia del commercio e dell’ agricoltura dei più importanti Stati moderni”” (1830)Pag 18 Engels Legge dei lunghi periodi”,”TEOC-431″
“BORGHELLO Giampaolo”,”Linea rossa. Intellettuali, letteratura e lotta di classe, 1965-1975.”,”Giampaolo Borghello, nato nel 1946, ha studiato e si è perfezionato presso la Scuola normale superiore di Pisa. Ha lavorato nelle Università di Pisa e di Trieste. Attualmente è professore associato di lingua e letteratura italiana all’Università di udine. Dirige la collana “”Letteratura e problemi”” dell’editore Zanichelli.”,”ITAC-015-FL”
“BORGHI Armando”,”Mussolini in camicia.”,”””A questo punto ho anch’io il mio episodio personale, che ho già narrato in un altro libro; ma che considero al suo giusto posto qui. Eravamo a metà ottobre, giusto nel periodo del dissidio di cui discorriamo, mi trovavo a Milano e un bel mattino, mentre mi dirigo da via Carlo Alberto alla Gallieria, mi imbatto in Mussolini al centro della piazza del Duomo. Non ci erevamo ancora tolto il saluto e non ve n’era ragione, per un dissidio di opinioni, senza dire che io ho sempre considerato possibile che una deviazione possa essere corretta e che il modo migliore per pervenirvi sia il colloquio cordiale, non importa poi se focoso o no. Strettaci appena la mano, il discorso cadde sulla questione guerra. Egli mi disse subito che dirigeva un nuovo quotidiano, se lo avessi voluto, aperto anche a me, un giornale libero, per quelli favorevoli e per quelli contrari alla guerra. Io lo affrontai in pieno sul terreno generale: la coerenza, i contatti sporchi, la monarchia, i nazionalisti imperialisti, l’ amara delusione dei suoi compagni, la ripresa del dopoguerra ecc. Il brav’uomo si sentì pietrificato, si fissò la punta dei piedi, mi lasciò dire e poi scoppiò in una frase irosa contro ‘chi vigliec et tchi sucialesta’ (molte battute in romagnolo le avevo date anch’io) che secondo lui io difendevo. Gli osservai di botto che tra quei vigliacchi dei socialisti io consideravo anche lui.”” (pag 83)”,”ITAF-148″
“BORGHI Armando”,”La rivoluzione mancata.”,”A cura dei gruppi d’ Azione Carlo Pisacane, edizioni Azione Comune, responsabile Giulio SENIGA Questo libro di Armando BORGHI uscì nel 1925, semiclandestino in Francia e ignorato in Italia con il titolo: ‘L’ Italia tra due Crispi’ e il sottotitolo ‘Cause e conseguenze di una rivoluzione mancata’ (…) (pag 9) “”La sede centrale d’ origine fu la Camera del Lavoro di Parma, con segretari Alceste De Ambris e Tullio Masotti. Più tardi, verso la fine del 1915, la sede centrale passò a Bologna, con segretario Armando Borghi, e questo per la scossa provocata dai dissensi scoppiati a causa dell’ interventismo, del quale i dirigenti parmensi divennero immediatamente dei sostenitori impegnati, fin da quando lo stesso Mussolini non si era deciso sull’ interventismo. L’ USI fu detta – o creduta – “”anarchica””, forse perché il nuovo segretario Borghi era già noto sin da allora come un militante anarchico attivo. In realtà, l’ USI era un “”sindacato”” e non poteva dirsi né essere “”anarchico””, per il fatto stesso che non risultava da una selezione ideologica ma da un reclutamento operaio sulla base del “”mestiere””. (…)”” (nota pag 16) “”Tutto concorreva ad accendere la fede rivoluzionaria delle masse. L’ attentato di Federico Adler contro il ministro austriaco sembrò un primo colpo di folgore e fece dimenticare i sermoni di altri tempi sull’ orrore della violenza politica individuale. Il fatto non era “”antisociale”” che per l’ Austria. Le masse plaudivano ad Adler, come noi plaudimmo ad Adler e a Bresci.”” (pag 64) “”Solite trattative. Mancato accordo. Prima fase della lotta: ostruzionismo. Dopo un giorno di ostruzionismo, per parare il colpo di una serrata, si passa all’ occupazione. Il fatto produce una grande impressione in tutta Italia. la Liguria si appresta ad imitare l’ esempio di Sestri. Milano e Torino ne sono fortemente influenzate. Il governo teme il contagio e ricorre alla forza, prima che sia troppo tardi. Sestri è invasa dalla guardia regia che attacca militarmente una ad una le officine occupate. La resistenza si presenta impossibile agli operai, i quali finiscono con l’ abbandonare i luoghi di lavoro. (pag 114, Sestri ponente. Genova 1920)”,”ANAx-211″
“BORGHI Armando”,”Fernand Pelloutier nel sindacalismo.”,”Opuscolo pubblicato per la prima volta in Italia nel 1912 con il titolo “”Fernand Pelloutier nel Sindacalismo Francese””. E’ stato soppresso un capitolo che si riferiva alla situazione di allora in Italia. La prefazione di allora era di Georges Yvetot. In questa nuova edizione vi sono alcune note aggiunte dall’A. Il testo è stato scaricato dal sito (v. appunto manoscritto)”,”MFRx-317″
“BORGHI Armando”,”Fernand Pelloutier nel sindacalismo francese.”,” Georges JVETOT (YVETOT) segretario generale delle Borse di Francia”,”MFRx-318″
“BORGHI Armando, antologia di scritti a cura di Vittorio EMILANI”,”Vivere da anarchici.”,”Nomi presenti nel dizionario biografico: AGLIARDI ARPINATI BAKUNIN BENTINI BERNERI BIANCHI BISSOLATI BOMBACCI BRESCI CAFIERO CASERIO CIPRIANI CORRIDONI COSTA D’ARAGONA DE-AMBRIS DI-VITTORIO FABBRI FANELLI FERRI GALLEANI GIULIETTI GORI KROPOTKIN KULISCIOFF MALATESTA MASETTI MASSARENTI MERLINO MORI NETTLAU PRAMPOLINI REED RIGOLA ROSSONI SACCO VANZETTI ZANARDI ZIRARDINI Pag 183 Colloquio con Lenin”,”ANAx-321″
“BORGHI Beatrice, a cura; saggi di Daniela ROMAGNOLI Gianluca SALAMONE Antonio MARSON FRANCHINI Federico BOLOGNESI Filippo GALLETTI Silvia MINGUZZI Laura HUBBARD Rolando DONDARINI Giovanni BRIZZI Franco CARDINI Andrea FASSO'”,”Il faro dell’umanità. Jacques Le Goff e la storia.”,”Jacques Le Goff (1924-2014) ‘Jacques Le Goff (Tolone, 1º gennaio 1924 – Parigi, 1º aprile 2014) è stato uno storico francese, studioso della storia e della sociologia del Medioevo. Tra i più autorevoli studiosi nel campo della ricerca agiografica, Le Goff ha lasciato un’impronta significativa nel mondo accademico 12. Formazione e Insegnamento: Nato in una famiglia modesta, Le Goff studiò a Marsiglia e successivamente a Parigi presso il lycée Louis-le-Grand e l’École normale supérieure. Insegnò al liceo Louis-Thuillier d’Amiens e poi si dedicò alla ricerca, entrando nel 1960 all’École pratique des hautes études di Parigi, dove divenne direttore due anni dopo. Ha tenuto lezioni nelle Università di Lilla e Parigi1. Opere e Contributi: Le Goff ha scritto numerosi saggi di storia medievale, tra cui: Gli intellettuali del Medioevo (1957) Il basso medioevo (1967) La civiltà dell’Occidente medioevale (1964) Mercanti e banchieri del Medioevo (1976) Tempo della Chiesa e tempo del mercante (1977) La nascita del Purgatorio e Intervista sulla storia Il meraviglioso e il quotidiano nell’Occidente medioevale Collaborazioni e Riconoscimenti: Le Goff ha collaborato alla Storia d’Italia edita da Einaudi e ha ricevuto la menzione speciale della Giuria del Premio Internazionale Città di Ascoli Piceno nel 1987. Ha diretto la collana Fare l’Europa pubblicata da cinque editori europei. Nel 2000, ha ricevuto lauree honoris causa da diverse università italiane e la cittadinanza onoraria di Fidenza. Parlava correntemente diverse lingue, tra cui francese, inglese, italiano, tedesco e polacco1. Contributo Agiografico: Nel suo testo Tempo della Chiesa e tempo del mercante, pubblicato in Italia nel 1977, Le Goff ha analizzato, tra gli altri aspetti, il tema della lotta di san Marcello. Questo studio si basa sull’agiografia scritta intorno al VI secolo da Venanzio Fortunato in Vita Sancti Marcelli1. La sua eredità come storico e studioso continua a influenzare il campo della storia medievale e oltre. (copilot)'”,”STOx-024-FSD”
“BORGNA Paolo”,”Un Paese migliore. Vita di Alessandro Galante Garrone.”,”BORGNA Paolo magistrato si occupa di problemi della giustizia e della sicurezza urbana temi sui quali ha pubblicato vari saggi. “”Negli anni tra i Sessanta e l’ inizio degli Ottanta Galante Garrone prosegue la sua riflessione storica sui suoi amati “”vinti””: sui personaggi di confine, sconfitti nel loro tempo ma seminatori per le generazioni successive. Non più i giacobini artefici e figli della Rivoluzione francese, ma gli sconfitti del Risorgimento italiano, le riforme mancate del post-Risorgimento, la coscienza critica esercitata da quei vinti. E’ l’ epoca, tra i tanti libri, saggi, prefazioni, di volumi come ‘I radicali in Italia’ e la biografia di Felice Cavallotti: ricerche approfondite su quella corrente di pensiero, legata originariamente a Cattaneo e Garibaldi, che nei primi decenni dell’Unità diventa, all’ opposizione, “”il partito delle riforme””. Riflessioni sulle battaglie, tutte perse, per un maggior collegamento dell’ Italia all’ Europa, per la moralizzazione della vita pubblica, per il riscatto delle masse contadine: dal “”mazziniano dissidente”” Agostino Bertani, che nel 1860 aveva appoggiato la spedizione dei Mille di Garibaldi, ai radicali dei primi decenni del Novecento, in maggioranza interventisti e poi dissolti dalla crisi del dopoguerra. Fino a Giovanni Amendola, non più radicale in senso stretto, ma sicuramente erede della tradizione, (…)””. (pag 328)”,”STOx-128″
“BORGNA Paolo”,”Un Paese migliore. Vita di Alessandro Galante Garrone.”,”Paolo Borgna magistrato si occupa di problemi della giustizia e della sicurezza urbana temi sui quali ha pubblicato vari saggi. Rapporti Stato fascista e Chiesa cattolica. L’antifascismo. “”Ruffini non si limita a manifestare il suo pensiero nelle lezioni agli studenti di Torino. Al Senato, insieme a Benedetto Croce e all’ex direttore del “”Corriere della Sera””, Luigi Albertini, voterà contro i Patti. Nel dibattito in aula, anche a nome di Ruffini e Albertini, si leverà, il 24 maggio 1929, la voce di Croce, per criticare un accordo che umiliava non solo le prerogative dello Stato, ma anche la coscienza dei veri cristiani. (…) I Patti del Laterano hanno un’altra conseguenza deleteria: rompono l’unità dell’antifascismo interno e in esilio. I cattolici vengono criticati e isolati. Alberto Tarchiani, che diventerà presto un elemento di spicco di Giustizia e Libertà, scrive a proposito dei popolari che “”il loro dovere è di eclissarsi”””” (pag 103)”,”BIOx-046-FSD”
“BORGNA Piero MANESCHI Angelo PAGGI Mario Lorenzo a cura”,”Carte della persecuzione. L’applicazione delle leggi razziali a Savola, 1938-1945.”,”Il capitolo 2 di Mario Lorenzo PAGGI ‘Il 1938 a Savona’ riporta un brano del libro di Cervetto ‘Savona operaia’… (pag 31-33) “”Anche Savona ha il suo “”biennio rosso”” ma anche la classe operaia savonese subisce, dopo il ’21 l’influenza della sconfitta operaia e contadina in tutta Italia. Così «il caldo e calmo pomeriggio della vecchia via Pia viene rotto da urla, canti, colpi di rivoltella, trambusto di gente esaltata. È una domenica d’estate: il 6 agosto 1922. Una grossa squadra di fascisti (molti dei quali provenienti da fuori Savona) sfonda le porte della Camera del Lavoro, penetra nella sede, distrugge tutto quello che trova. Anni di lotte, di sacrifici, di gloriose battaglie del movimento operaio savonese bruciano tra le fiamme dell’improvvisato falò ed è come se bruciassero le pagine più belle della storia di questa vecchia città…» (3). Ma la sconfitta del movimento operaio, con l’avvento del fascismo a Savona, non è così scontata. Infatti, alle elezioni comunali del 26 marzo 1923, di fronte al Blocco nazionale composto da popolari, liberali, fascisti, nazionalisti, ex combattenti, su 21.781 elettori vanno a votare soltanto 9.370 savonesi. (…) La prima guerra mondiale costituisce l’occasione per un rilancio e un potenziamento delle industrie savonesi, ma la crisi produttiva del primo dopoguerra viene superata non senza traumi e gravi conflitti sociali. Nel 1918 la Siderurgica di Savona si fonde con l’Ilva e gli impianti vengono ristrutturati mentre nello stesso anno la Servettaz si fonde con la Basevi. Nascono, in quel periodo, le Officine Elettromeccaniche Scarpa e Magnano che dal 1926 avranno un consistente sviluppo produttivo trasferendosi nel nuovo stabilimento di Via Fiume. (…) Non è dunque un caso se nella nostra città trova fertile terreno l’opposizione clandestina al regime fascista seppur da parte di minoranze, come quella comunista (il 30 aprile 1938 viene arrestato l’intero gruppo dirigente savonese) o di alcuni studenti universitari che si raccoglieranno l’anno successivo nel ‘Muri’ o attorno ad alcuni insegnanti antifascisti come Ennio Carando, docente di Storia e Filosofia al Liceo Classico Statale “”G. Chiabrera”” e che parteciperà attivamente alla Resistenza e sarà fucilato a Villafranca Piemonte il 5 febbraio 1945 dai nazifascisti. Tuttavia il consenso verso il regime, è in questo periodo, consolidato e diffuso sia a livello nazionale che locale e le leggi razziali del 1938 vengono applicate anche a Savona senza reazioni pubbliche di sorta non solo perché gli ebrei presenti in città sono un’esigua minoranza, ma anche perché l’antisemitismo secolare presente nella nostra cultura religiosa ne aveva facilitato in qualche misura l’accettazione. Al riguardo, su “”Il Giornale di Genova”” del 14 settembre di quell’anno, compare un articolo intitolato “”La situazione dei giudei a Savona””, in cui vi si affermava tra l’altro: “”In tutta la provincia abbiamo circa una quarantina di famiglie delle quali fanno parte elementi giudei; di esse una metà risiede nel capoluogo. (…) L’infiltrazione di elementi giudaici nella nostra provincia non ha mai avuto e non ha oggi una specifica gravità… Ciò non toglie però che quanto sino ad oggi non si è verificato non si potrebbe verificare per l’avvenire e che, senza i provvidenziali provvedimenti presi dal Fascismo per la tutela della razza, la zona della nostra provincia non potrebbe esserlo in un immediato domani d’azione per l’attività ebraica…”” (8). Si trattava di un antisemitismo motivato da ragioni razziali introdotte nel nostro paese, a partire dal 1936 dal regime fascista, dopo la conquista dell’Etiopia, volte a salvaguardare l’integrità della “”razza italiana”” e a scoraggiare i rapporti tra italiani e indigeni delle colonie ma che derivano soprattutto dall’allineamento di Mussolini con l’antisemitismo hitleriano dopo la costituzione dell’Asse Roma-Berlino di quell’anno”” (pag 31-33) ‘Mario Lorenzo Paggi, ‘Il 1938 a Savona’ (in) ‘Carte della persecuzione. L’applicazione delle leggi razziali a Savona, 1938-1945’, a cura di Piero Borgna, Angelo Maneschi, Mario Lorenzo Paggi, Sabatelli editore, Savona, 2005] [Cfr. Arrigo Cervetto, ‘Ricerche e scritti. Savona operaia dalle lotte della Siderurgica alla Resistenza’, Edizioni Lotta Comunista, Milano, 2005; (8) La citazione è riportata da Rodolfo Badarello in ‘Note per una storia del movimento operaio savonese’, su ‘Savona nel Novecento’ edito da Arte, Savona, 1998]”,”LIGU-001-FMDP”
“BORGOGNONE Giovanni”,”James Burnham. Totalitarismo, managerialismo e teoria delle elites.”,”BORGOGNONE Giovanni (Torino, 1971) è dottorando in Storia del pensiero politico presso l’ Università degli studi di Torino. Ha collaborato con ‘Belfagor’ e ‘Studi storici’, ‘Teoria Politica’ e ‘L’ indice dei libri del mese’.”,”BIOx-034″
“BORGOGNONE Giovanni”,”Max Eastman e le libertà americane.”,”BORGOGNONE Giovanni (1971) è dottore di ricerca in storia del pensiero politico e delle istituzioni politiche all’ università di Torino e borsista della Fondazione Luigi Firpo. Ha pubblicato varie opere (v. 4° copertina) “”Nel corso del ’40, ben tre lavori di prestigiosi scrittori americani attaccaroo frontalmente la dialettica: ‘Marxism: Is It Science?’ di ‘Max Eastman, Reason, Social Myths and Democracy’ di Sidney Hook e ‘To the Finland Station’ di Edmund Wilson””. (pag 182-183) “”La rivolta di Marx contro Hegel e quella contro Feuerbach non lo avevano realmente liberato dalla mentalità “”religiosa”” e ideologica, che aveva pervaso di sé tutta la cultura tedesca ottocentesca, e avrebbe avuto come esito finale la “”filosofia dello Stato”” dell’ Unione Sovietica. Una mentalità, dunque, che rendeva possibile “”il sottile equilibrio di uno che abbandona la filosofia per lo sforzo pratico-scientifico e tuttavia conserva in quello stesso atto l’ essenza della filosofia””. Eastman riconduceva così la genealogia dei mali dell’ Urss alla filosofia nazionale tedesca dell’ Ottocento e, innanzitutto, a Hegel. Marx aveva considerato coincidenti la vera filosofia del mondo”” ed un “”risoluto programma di cambiamento del mondo””. Questo era però ache il cuore della metafisica hegeliana, dalla quale dipendeva, in ultima analisi, la “”deviazione”” subita dalle idee rivoluzionarie dopo il loro “”brillante avvio”” con l’ Illuminismo francese. La critica della dialettica che Eastman aveva riformulato nel suo nuovo volume venne accolta favorevolmente dal radicale “”eretico”” John Don Passos. Il libro venne molto apprezzato inoltre da intellettuali inglesi come Isaiah Berlin e R.N. Carew Hunt.”” (pag 184-185)”,”TEOC-349″
“BORGOGNONE Giovanni”,”Il socialismo dal basso. Hal Draper e la rifondazione democratica del marxismo.”,”””Nel ’40 Draper fece poi parte della minoranza uscita dal Swp e riorganizzatasi come Workers Party sotto la guida di Max Schactman. Sulla questione della natura sociale dell’Urss egli aveva subito aderito, infatti, alla linea di Joseph Carter, Max Shachtman e James Burnham, e su quella base preparò nel ’41 la risoluzione del partito. Nel Wp fu protagonista di molte battaglie: contro l’amministrazione Roosevelt, giudicata autoritaria; contro l’internamento degli americani di origine giapponese; contro il perpetuarsi delle discriminazioni razziali; contro i crimini e le atrocità commessi anche dagli Alleati nel corso della guerra. Nel biennio ’41-42 fu coordinatore politico del nuovo partito nel Massachussets orientale e a Filadelfia. Nel ’42 si trasferì con la moglie a Los Angeles, per continuare l’opera di consolidamento del Wp””. (pag 14-15) “”La voce dell’enciclopedia su cui, però, Draper si soffermò maggiormente, dedicandole un intero saggio pubblicato su “”New Politics””, fu ‘Bolivar’, scritta dal solo Marx. Draper volle mostrare come l’analisi dell’articolo marxiano consentisse di mettere in luce le distorsioni operate dal marxismo novecentesco nelle discussioni sulle dittature nei paesi in via di sviluppo (1). Tali regimi autoritari venivano spesso giustificati o perché dipendenti dalla potenza americana, e dunque appartenenti al cosiddetto “”mondo libero””, o perché, al contrario, filocomunisti. In quest’ultima prospettiva l’articolo di Marx su Bolivar era considerato da Draper interessante in quanto gettava una diversa luce sulla possibilità di difendere le “”dittature”” nei movimenti di liberazione nazionale. Bolivar – si leggeva nella voce marxiana – era stato discendente di una delle più ricche famiglie venezuelane della nobiltà creola. Aveva visitato l’Europa, assistendo, tra l’altro, all’incoronazione di Napoleone Bonaparte nel 1804. In Sud America aveva instaurato un potere autoritario e arbitrario, che aveva tentato di consolidare introducendo un Codice boliviano, sul modello di quello napoleonico. Nel Congresso di Panama del 1827 aveva avuto, poi, come obiettivo la creazione di una repubblica federale di tutto il Sud America, con lui stesso come dittatore. Infine la voce riassumeva brevemente il declino del potere di Bolivar e la sua morte nel 1830. Considerando che l’articolo avrebbe dovuto attenersi a uno stile “”spassionato””, Marx aveva espresso molto chiaramente, secondo Draper, una posizione ostile all’autoritarismo di Bolívar, e aveva sostenuto la tesi che esso avesse finito per indebolire la lotta per l’indipendenza nel Sud America. Secondo Marx, dunque, il “”bonapartismo”” di Bolívar era stato sostanzialmente in contraddizione con i veri obiettivi rivoluzionari. L’articolo su Bolívar era stato incluso già nella prima edizione russa delle opere complete di Marx ed Engels, nel ’34, e ancora nel ’51 il dirigente comunista americano William Z. Foster aveva citato favorevolmente quel testo marxiano. Ma tale linea politica era stata poi ribaltata a causa della guerra fredda: con la seconda edizione russa delle operre e con i ‘Marx-Engels Werke’ tedesco-orientali era iniziata, dunque, una fase critica nei confronti del giudizio di Marx su Bolívar. Marx, in quella circostanza, si era sbagliato: le sue fonti lo avevano informato male; il ruolo di Bolívar in Sud America – sostenevano ora i comunisti – doveva essere considerato “”progressista”” (H. Draper, Karl Marx and Simon Bolívar, cit., pp. 39-40). Ma Draper rigettava tale posizione degli editori dell’Europa orientale: non era affatto vero che le fonti consultate da Marx per scrivere l’articolo avessero avuto una prospettiva ostile a Bolívar. Per preparare le voci della ‘New American Cyclopaedia’ Marx aveva consultato alla British Library enciclopedie francesi, tedesche e inglesi, e nell’ ‘Encyclopaedia Britannica’, nella ‘Penny Encyclopaedia’, nell”Encyclopedie du XIX siècle’, nel ‘Dictionnaire de la conversation’ e nel ‘Conversations Lexicon’ Brockhaus i giudizi erano prevalentemente pro-Bolivar. Rispetto a questo quadro, dunque, l’articolo di Marx risultava decisamente stridente, e infatti il curatore dell’opera statunitense Charles Dana aveva avuto su di esso non poco da obiettare”” (ivi, p. 40)”” [Giovanni Borgognone, Il socialismo dal basso. Hal Draper e la rifondazione democratica del marxismo, 2008] [(1) ‘Hal Draper, Karl Marx and Simon Bolivar: A Note on Authoritarian Leadership in a National-Liberation Movement, in Id., Socialism from Below, cit., pp. 34-48’]”,”MUSx-279″
“BORGOGNONE Giovanni”,”Il socialismo dal basso. Hal Draper e la rifondazione democratica del marxismo.”,”Marx su Bolivar (pag 108-109) “”La voce dell’enciclopedia su cui, però, Draper si soffermò maggiormente, dedicandole un intero saggio pubblicato su “”New Politics””, fu ‘Bolivar’, scritta dal solo Marx. Draper volle mostrare come l’analisi dell’articolo marxiano consentisse di mettere in luce le distorsioni operate dal marxismo novecentesco nelle discussioni sulle dittature nei paesi in via di sviluppo (1). Tali regimi autoritari venivano spesso giustificati o perché dipendenti dalla potenza americana, e dunque appartenenti al cosiddetto “”mondo libero””, o perché, al contrario, filocomunisti. In quest’ultima prospettiva l’articolo di Marx su Bolivar era considerato da Draper interessante in quanto gettava una diversa luce sulla possibilità di difendere le “”dittature”” nei movimenti di liberazione nazionale. Bolivar – si leggeva nella voce marxiana – era stato discendente di una delle più ricche famiglie venezuelane della nobiltà creola. Aveva visitato l’Europa, assistendo, tra l’altro, all’incoronazione di Napoleone Bonaparte nel 1804. In Sud America aveva instaurato un potere autoritario e arbitrario, che aveva tentato di consolidare introducendo un Codice boliviano, sul modello di quello napoleonico. Nel Congresso di Panama del 1827 aveva avuto, poi, come obiettivo la creazione di una repubblica federale di tutto il Sud America, con lui steso come dittatore. Infine la voce riassumeva brevemente il declino del potere di Bolivar e la sua morte nel 1830. Considerando che l’articolo avrebbe dovuto attenersi a uno stile “”spassionato””, Marx aveva espresso molto chiaramente, secondo Draper, una posizione ostile all’autoritarismo di Bolívar, e aveva sostenuto la tesi che esso avesse finito per indebolire la lotta per l’indipendenza nel Sud America. Secondo Marx, dunque, il “”bonapartismo”” di Bolívar era stato sostanzialmente in contraddizione con i veri obiettivi rivoluzionari. L’articolo su Bolívar era stato incluso già nella prima edizione russa delle opere complete di Marx ed Engels, nel ’34, e ancora nel ’51 il dirigente comunista americano William Z. Foster aveva citato favorevolmente quel testo marxiano. Ma tale linea politica era stata poi ribaltata a causa della guerra fredda: con la seconda edizione russa delle operre e con i ‘Marx-Engels Werke’ tedesco-orientali era iniziata, dunque, una fase critica nei confronti del giudizio di Marx su Bolívar. Marx, in quella circostanza, si era sbagliato: le sue fonti lo avevano informato male; il ruolo di Bolívar in Sud America – sostenevano ora i comunisti – doveva essere considerato “”progressista”” (H. Draper, Karl Marx and Simon Bolívar, cit., pp. 39-40). Ma Draper rigettava tale posizione degli editori dell’Europa orientale: non era affatto vero che le fonti consultate da Marx per scrivere l’articolo avessero avuto una prospettiva ostile a Bolívar. Per preparare le voci della ‘New American Cyclopaedia’ Marx aveva consultato alla British Library enciclopedie francesi, tedesche e inglesi, e nell’ ‘Encyclopaedia Britannica’, nella ‘Penny Encyclopaedia’, nell”Encyclopedie du XIX siècle’, nel ‘Dictionnaire de la conversation’ e nel ‘Conversations Lexicon’ Brockhaus i giudizi erano prevalentemente pro-Bolivar. Rispetto a questo quadro, dunque, l’articolo di Marx risultava decisamente stridente, e infatti il curatore dell’opera statunitense Charles Dana aveva avuto su di esso non poco da obiettare.”” (ivi, p. 40)”” [Giovanni Borgognone, Il socialismo dal basso. Hal Draper e la rifondazione democratica del marxismo, 2008] (pag 108-109) [(1) Hal Draper, Karl Marx and Simon Bolivar: A Note on Authoritarian Leadership in a National-Liberation Movement, in Id., Socialism from Below, cit., pp. 34-48]”,”TEOC-598″
“BORGOGNONE Giovanni”,”La destra americana. Dall’isolazionismo ai neocons.”,”Giovanni Borgognone è dottore di ricerca in Storia del pensiero politico all’Università di Torino e borsista della Fondazione Luigi Firpo.”,”USAP-022-FL”
“BORI Pier Cesare BETTIOLO Paolo a cura, testi di G. FLOROVSKIJ MEREZKOVSKIJ RÒZANOV BERDJAEV BULGAKOV FLORENSKIJ STRUVE LUNACARSKIJ GOR’KIJ SÀVINKOV TROCKIJ TROTSKY LENIN”,”Movimenti religiosi in Russia prima della rivoluzione (1900-1917).”,”Paolo Bettiolo nato il 6.5.1947 e laureato in Filosofia a Padova, è ricercatore presso l’Istituto per le scienze religiose in Bologna dall’ottobre 1972. Dall’ottobre 1973 frequenta a Lovanio (Belgio) i corsi per la licence in Filologia e storia orientale. Nel settembre 1976 partecipa al II Symposium syriacum con una comunicazione su alcuni aspetti nella versione siriaca di un testo ascetico di s. Nilo. Pier Cesare Bori è nato nel 1937 a Casale Monferrato. Si è laureato nel 1960 in giurisprudenza presso l’Università cattolica di Milano. Ha successivamente compito studi filosofici e teologici a Roma, presso l’Università Gregoriana, e presso il Pontificio Istituto biblico conseguendo la licenza in scienze bibliche nel 1967. Inseritosi nel 1969 come ricercatore nell’Istituto per le scienze religiose di Bologna, nel 1970 insegna per incarico Storia delle dottrine teologiche alla Facoltà di scienze politiche dell’Università di Bologna.”,”RUSx-145-FL”
“BORIO Guido POZZI Francesca ROGGERO Gigi”,”Futuro Anteriore. Dai “”Quaderni Rossi”” ai movimenti globali: ricchezze e limiti dell’ operaismo italiano.”,”Il CD-ROM contiene 39 copertine e schede di riviste, un’ ampia bibliografia, link a siti e liste di discussione, le interviste integrali a R. ALQUATI A. ASOR ROSA M. BASCETTA P. BENVEGNU’ F. BERARDI (Bifo) L. BERTI S. BIANCHI S. BOLOGNA A. BONOMI G. BORIO P BURANB. CARTOSIO A. COLOMBO G. CONTINI D. CORBELLA V. CRUGNOLA D. DAGHINI M. DALMAVIVA M. DE-ANGELIS A. DEL-RE F. DEDENA R. DI-LEO V. EVANGELISTI S. FEDERICI C. FORMENTI F. GAMBINO P. GASPAROTTO R. GOBBI M. GOBBINI C. GREPPI E. LIVRAGHI R. MADERA A. MAGNAGHI B. MANTELLI C. MARAZZI M.G. MERIGGI S. MEZZADRA V. MILIUCCI E. MODUGNO G. MORONI Y. MOULIER BOUTANG T. NEGRI G. PABA M. PICCININI F. PIPERNO D. POZZA M. REVELLI V. RIESER P.A. ROVATTI R. ROZZI O. SCALZONE R. SCELSI E. SOAVE M.T. TORTI M. TRONTI B. VECCHI P. VIRNO L. ZAGATO. Guido BORIO è nato a Torino nel 1954; lavora nel campo delle cooperative sociali. F. POZZI è nata a Como nel 1973, laureata in scienze della Comunicazione è ricercatrice sociale. G. ROGGERO è nato a Casale Monferrato nel 1973, laureato in storia contemporanea, è ricercatore sociale. “”Diceva Marx in una pagina del famoso Frammento che: “”La macchina non si presenta sotto nessun aspetto come mezzo di lavoro dell’ operaio singolo. La sua differenza specifica non è affatto, come nel mezzo di lavoro, quello di mediare l’ attività dell’ operaio nei confronti dell’ oggetto; ma anzi questa attività è posta ora in modo che è essa a mediare soltanto ormai il lavoro della macchina, la sua azione sulla materia prima – a sorvegliare questa azione e a evitare le interruzioni. A differenza quindi dallo strumento, che l’ operaio anima – come un organo – della propria abilità e attività, e il cui maneggio dipende perciò dalla sua virtuosità. Mentre la macchina, ‘che possiede abilità e forza al posto dell’ operaio’, è essa stessa il virtuoso, che possiede una propria anima nelle leggi meccaniche in essa operanti, e, come l’ operaio consuma mezzi alimentari, così essa consuma carbone, olio ecc. per mantenersi continuamente in movimento. L’ attività dell’ operaio, ridotta a una semplice astrazione di attività, è determinata e regolata da tutte le parti del movimento del macchinario e non viceversa. La scienza, che costringe le membra inanimate delle macchine – grazie alla loro costruzione – ad agire conformemente a uno scopo come un automa, non esiste nella coscienza dell’ operaio, ma ‘agisce, attraverso la macchina, come un potere estraneo su di lui, come potere della macchina stessa’””””. (pag 132-133, Marx, Lineamenti fondamentali della critica dell’ economia politica)”,”ITAC-089″
“BORIO Guido POZZI Francesca ROGGERO Gigi a cura; autobiografie di Romano ALQUATI Alberto ASOR ROSA Nanni BALESTRINI Bianca BECCALLI Franco BERARDI Lapo BERTI Bruno CARTOSIO Giairo DAGHINI Mariarosa DALLA COSTA Mario DALMAVIVA Alisa DEL-RE Rita DI-LEO Ferruccio GAMBINO Romolo GOBBI Mauro GOBBINI Claudio GREPPI Enrico LIVRAGHI Alberto MAGNAGHI Christian MARAZZI Toni NEGRI Franco PIPERNO Vittorio RIESER Emilio SOAVE Mario TRONTI Paolo VIRNO Lauso ZAGATO”,”Gli operaisti. Autobiografie di cattivi maestri.”,”Autobiografie di Romano ALQUATI Alberto ASOR ROSA Nanni BALESTRINI Bianca BECCALLI Franco BERARDI Lapo BERTI Bruno CARTOSIO Giairo DAGHINI Mariarosa DALLA COSTA Mario DALMAVIVA Alisa DEL-RE Rita DI-LEO Ferruccio GAMBINO Romolo GOBBI Mauro GOBBINI Claudio GREPPI Enrico LIVRAGHI Alberto MAGNAGHI Christian MARAZZI Toni NEGRI Franco PIPERNO Vittorio RIESER Emilio SOAVE Mario TRONTI Paolo VIRNO Lauso ZAGATO Guido BORIO è nato a Torino nel 1954, lavora nel campo delle cooperative sociali. Francesca POZZI è nata a Como nel 1973 laureata in scienze della comunicazione è ricercatrice sociale. Gigi ROGGERO è nato a Casale Monferrato nel 1973, laureato in storia contemporanea, è dottorando presso l’ Università della Calabria. “”Parlando di operaismo non si fa riferimento a un ‘corpus’ dottrinario omogeneo né a un unitario soggetto politico, ma a molteplici sentieri che hanno la propria radice in una comune matrice teorica, in un peculiare imprinting formativo, in un approccio incardinato sull’ambivalenza dei processi, sulla soggettività e sull’elemento della scissione come loro motore, in culture del conflitto e della trasformazione che – rileggendo il miglior Marx – sono estranee alla tradizione marxista, in filone di ricerca pericolosamente sulla frontiera, in uno sguardo di parte sul mondo. (…) La costellazione operaista si articolò negli incontri e incroci di figure che venivano da percorsi formativi diversi, ma accomunati da una tensione critica verso le forme politiche e culturali esistenti, e spinti – per dirla con Dalmaviva – dall'””aver visto che il mondo stava cambiando e non aver nessuna voglia di stare fermi””.”” (pag 34-35)”,”ITAC-103″
“BORKENAU Franz, a cura di Salvatore Francesco ROMANO”,”Storia del comunismo europeo (1917-1948).”,”””In seno al Comintern il patto Hitler-Stalin affrettò processi che maturavano da anni sotto la superficie. Accelerò in primo luogo quell’ evoluzione verso la estrema destra che aveva costituito l’ orientamento dominante del periodo del Fronte Popolare. Lungi dal rappresentare, come si presume generalmente, una improvvisa, totale rottura con il passato, il patto Hitler-Stalin e la difesa che ne fecero i partiti del Comintern furono il coronamento di una politica che aveva portato i comunisti dall’ alleanza con la sinistra socialista all’alleanza con la destra socialista, poi con la borghesia liberale, con i conservatori, quindi con le autocrazie reazionarie; e che ora da ultimo li conduceva all’ alleanza con i nazisti. L’ intima concatenazione, il logico sviluppo dei fatti sono tuttavia sorprendenti. In corrispondenza a quest’ evoluzione, il Comintern si era trasformato in uno strumento della politica estera russa. Tale era stato, del resto, anche ai suoi inizi; ma allora la causa della Russia comunista si identificava completamente con la causa della rivoluzione mondiale. Poi queste due cause si erano separate: la teoria di Stalin del “”socialismo in un solo paese””, proclamata nel 1924, aveva spezzato i legami fra il comunismo in Russia e il comunismo all’ estero; e in Europa durante tutto il decennio seguente non vi erano stati contatti rilevanti tra la politica estera russa e il Comintern.”” (pag 271)”,”INTT-204″
“BORKENAU Franz”,”Spanish Cockpit. Rapport sur les conflits sociaux et politiques en Espagne (1936-1937).”,”BORKENAU Franz è uno storico e commentatore della guerra civile. Ha visitato il fronte e le regioni retrostanti come osservatore. “”In serata sono andato ad una riunione del POUM in cui Nin e Gorkin dovevano prendere la parola. L’ uditorio era entusiasta ma assai ridotto. Il POUM era debole. Gli interventi non aveva un grande interesse. Rientrando, verso l’ albergo, un giovane intellettuale del POUM, un rifugiato tedesco fornito di una solida formazione marxista, mi ha spiegato: “”E’ evidente che né la Generalitad né Madrid vogliono veramente vincere la guerra. Lo prova lo sguarnimento del fronte di Saragozza, il rifiuto di Madrid d’ inviare aerei da bombardamento laggiù, le tergiversazioni se bombardare Oviedo. Si lamentano che la rivoluzione non progredisce al ritmo dei successi militari. Cercheranno di far abortire la guerra civile per preparare un accordo con Franco alle spalle dei lavoratori””. Questa opinione non è ufficialmente quella del POUM, ma riflette assaibene il modo di pensare che c’è.”” (pag 87) “”Dès que Saragosse tombera, ce sera une autre paire de manches. Dans l’ immédiat, m’explique le jeune hmme, les anarchistes n’envisagent pas l’ abolition totale de la propriété privée. Ils ont introduit le ‘comunismo libertario’, c’est-à-dire la communauté des biens et la suppression de la monnaie dans un certain nombre de villages où ils exercent un pouvoir sans partage, mais il n’est pas question d’imposer tout de suite ce système à l’ensemble de la paysannerie. Pas question non plus de décréter la socialisation totale de l’ industrie. Au contraire, partout où les patrons d’usines et d’ateliers son restés en place, on les contraint à poursuivre la gestion de leur entreprise””. (pag 89)”,”MSPG-171″
“BORKENAU Franz”,”World Communism. A History of the Communist International.”,”Inghilterra ‘Black Friday’ 1921. “”The hand of the communists was considerably strengthened by the disaster of ‘Black Friday’ in spring 1921. The mineowners had attempted to cut the miners’ wages. The miners ha relied upon the ‘triple alliance’ of their own union with the railwaymen and the transport workers. At the last moment their allies had failed them, David Williams, the communist leader of the transport workers, being among those chiefly responsible. Williams was immediately excluded from the party, but that did not affect the result of the fight. Frank Hodges, chairman of the miners’ union, strongly advised his men to accept defeat, and for the moment there was no choice left but do submit. The outcry for a more militant leadership was general””. (pag 275)”,”INTT-273″
“BORKENAU Franz GROSSMANN Henryk NEGRI Antonio, a cura di Pierangelo SCHIERA”,”Manifattura, società borghese, ideologia.”,”Critica delle tesi di F. Borkenau Il libro raccogle le parti essenziali della polemica che all’intero del dibattito sviluppato dalla Scuola di Francoforte negli anni ’30, oppose F. Borkenau e H. Grossmann sul problema dei rapporti tra struttura sociale e sovrastrutture filosofiche. P. Schiera, già ordinario di Storia delle dottrine politiche all’Università di Trento”,”TEOC-818″
“BORKENAU Franz”,”The Spanish Cockpit. An Eyewitness account of the Spanish Civil War.”,”Franz Borkenau nacque a Vienna nel 1900 e crebbe in quella città. Si spostò in Germania dopo la prima guerra mondiale e si impegnò nel movimento comunista tedesco, poi dopo l’avvento dello stalinismo, ruppe con esso emigrando in Francia, e di seguito in Inghilterra come Hitler prese il potere. Dopo la guerra tornò in Germania e insegnò Storia e fu anche giornalista. E’ morto nel 1957.”,”MSPG-033-FSD”
“BORKHEIM Sigismund; introduzione di Friederich ENGELS”,”In ricordo dei grandi patrioti tedeschi 1806 -1807.”,”Opuscolo uscito dopo la guerra franco-prussiana, ripercorre le tappe della disfatta militare prussiana nella campagna napoleonica del 1806, attingendo a uno scritto del direttore della Scuola generale di guerra, Edward von Hopfenr. La prefazione di Engels contiene la celebre previsione sulla guerra mondiale. Traduzione dalla lingua tedesca per iniziativa dell’ Istituto di Studi sul Capitalismo, Genova. Esemplare fuori commercio esclusivamente per consultazione.”,”MAED-122″
“BORKHEIM Sigismund”,”Zur Erinnerung für die deutschen Mordspatrioten, 1806-1807. (In ricordo dei grandi patrioti tedeschi)”,”””Moltke non è sempre stato un silenzioso osservatore. Leggendo il suo poco noto libro “”La campagna russo-turca nella Turchia europea. Berlino 1835″” si ha la precisa impressione che un fiume (il Danubio) sia un confine militare abbastanza buono o che lo possa divenire, una montagna (i Balcani) non sia invalicabile e che non si debbano assediare grandi città (Costantinopoli). (…) Il libro di Moltke deve essere letto attentamente perché vi prende decisamente posizione contro la Russia, sulla cui debolezza interna e intenzioni ladronesche egli allora rifletteva almeno quanto oggi il ‘Volksstaat'””. (pag 52)”,”GERQ-053″
“BOR-KOMOROWSKI Generale”,”Histoire d’une armée secrète.”,”‘Alla memoria dei soldati dell’esercito clandestino che donarono la loro vita per libertà della Polonia’ (in apertura) Stalin non invia aiuti richiesti dai rivoltosi di Varsavia. (pag 248) “”Lorsque Mikolajczyk voulut citer les informations de la radio allemand concernant l’evolution du soulèvament, il se heurta toujours à la même réponse: d’après les récits des témoins oculaires, aucun combat n’était en cours à Varsovie. La seconde et dernière entrevue de Mikolajczyk avec Staline eut lieu le 9 août. A la requête presante et réitérée qui lui était faite par Mikolajczyk d’envoyer de l’aide aux insurgés, Staline opposa la même réponse: à savoir qu’il avait espéré, au début, que la libération de la capitale se ferait le 6 août, mais qu’une contre-offensive allemande avait bouleversé ses plans. Après une discussion prolongée, au cours de laquelle Staline ne cessa d’insister sur les difficultés que comporterait une aide à Varsovie, il accepta finalement de parachuter dans la capitale un officier de liaison soviétique, muni d’un émetteur de radio et de l’équipement de liaison nécessaire, à condition toutefois que, du côté polonais, on établît soigneusement le lieu et les autres modalités de l’opération.”” (pag 248)”,”POLx-037″
“BORLENGHI Aldo”,”Ariosto.”,”5 Hegel: con Ariosto e Cervantes è rappresentata la dissoluzione della cavalleria (pag 161)”,”STOx-156″
“BORN Max”,”Einstein’s Theory of Relativity.”,”Max BORN ha ricevuto il premio Nobel nel 1955. E’ stato uno dei maggiori fisici del mondo.”,”SCIx-136″
“BORN Max”,”L’ universo in movimento.”,” Il problema dell’ atomo elementare. “”Nella vecchia teoria atomica, che si basava essenzialmente sui dati della chimica e della teoria cinetica dei gas, il termine “”atomo”” era usato col significato originale di “”indivisibile””. Si riteneva che gli atomi fossero come palline elastiche, simili a quelle del biliardo e munite ciascuna di alcuni piccoli ganci (le “”valenze”” chimiche), per mezza dei quali erano in grado di unirsi gli uni con gli altri; e si riteneva, come abbiamo visto, che ve ne fossero circa novanta differenti tipi, per mezzo dei qualifossero costituite tutte le sostanze. Ma il mondo materiale non è così semplice; infatti si riscontrano fenomeni che non è possibile far rientrare in questo schema, il quale, ad esempio, non ci spiega la relazione tra materia e luce. La luce è emessa da corpi incandescenti o ardenti, assorbita da altri corpi e trasmessa da altri ancora, in misura maggiore o minore a seconda della sua lunghezza d’onda; durante questo processo la sua velocità si altera e così via. Vi sono inoltre i fenomeni elettrici e magnetici, anch’essi strettamente collegati ai corpi materiali, e che questa teoria non riesce a spiegare””. (pag 48) Scienza e storia. (pag 221)”,”SCIx-239″
“BORN Max”,”Physics in my Generation.”,”Max Born, F.R.S., Noble Laureate, is Professor Emeritus at the Universities of Göttingen and Edinburgh. He studied at the Universities of Breslau, Heidelberg, Zürich, Göttingen of Cambridge, and in 1915 became Professor of Theoretical Physics at the University of Berlin, in 1919 at the University of Frankfurt, and 1921 at Göttingen. He came to England in 1933 and was Stokes Lecturer in Mathematics at Cambridge. In 1936 he became Tait Professor of Natural Philosophy at the University of Edinburgh. Professor Born retired in 1954. Preface, Acknowledgment, Introduction to ‘Eistein’s’ Theory of Relativity’, Notes, figure,”,”SCIx-084-FL”
“BORNENGO Massimo CANAUZ Maurizio autori, Contributi di Gustavo BRACCO Lorenzo CELLINI Luigi DI MARCO Mario D’OLIF Sergio Maria MACCIÓ Francesco MASSA Barbara NICHELINI Bruno PANTOSTI BRUNI Francesco PETRINGA Massimo RICHETTI Giorgio SIMONETTI Marianna VEZZINI Jolanda ZAMBON”,”Anatomia della negoziazione sindacale.”,”Maurizio Canauz laureato all’Università di Milano in Giurisprudenza si è occupato prevalentemente di Sociologia del diritto e sociologia politica, con particolare riferimento allo studio dell’élites politiche. Dopo una breve parentesi nel mondo assicurativo, ricopre attualmente l’incarico di Direttore delle Risorse Umane per un gruppo leader nel campo dell’accessoristica per l’illuminazione. Impegnato da sempre nel mondo confindustriale, è Consigliere Delegato di UNIONPLAST, membro di giunta della Confederazione Gomma Plastica, nonchè Presidente del Gruppo Merceologico delle Materie Plastica di Assolombarda e Presidente del Gruppo Gomma e Plastica presso l’Associazione Industriale di Firenze. É socio AIDP dal 1990. Massimo Bornengo laureato all’Università di Firenze in Giurisprudenza, è attualmente responsabile del servizio sindacale dell’Unionplast. Dopo un’esperienza di lcuni anni presso grandi aziende metalmeccaniche nell’area personale e funzionario del Servizio Sindacale in diverse associazioni datoriali territoriali. Gustavo Bracco torinese, è attualmente Direttore Risorse Umane Gruppo Pirelli. Dopo la laurea in Giurisprudenza, opera dal 1972 nella funzione del personale di principali aziende italiane ed internazionali ricoprendo tra l’altro il ruolo di responsabile Relazioni Sindacali del Guppo FIAT, di Direttore del personale New Holland (Londra) e di Direttore Personale Case-New Holland (Chicago). É stato Consigliere Nazionale dell’AIDP, oltre che presidente del Gruppo piemontese e vice presidente del Gruppo Emilia-Romagna. Lorenzo Cellini attualmente Responsabile dell’Area Relazioni Industriali e Affari Sociali dell’Associazione Industriali di Firenze. Socio AIDP, Associazione nella quale riveste cariche di prestigio a livello regionale. Luigi Di Marco Presidente AIDP (Associazione Italiana Direttori di Personale) è stato di recente eletto Presidente di Federmanagement. Mario D’olif laureato in Economia e Commercio dopo un’esperienza come Direttore del personale in alcune importanti realtà industriali del Veneto ha riportato la carica di dirigente responsabile del Servizio Sindacale per diversi anni. Attualmente ricopre la mcarica di Vice Direttore dell’Associazione degli Industriali della provincia di Udine. Sergio Maria Macciò Dirigente Confindustria (Area strategica Impresa – Lavoro e Relazioni industriali). Francesco Massa laureato i n Economia Aziendale all’Università Carlo Cattaneo di Castellanza. Entrato in Fiat nel 1998, ha lavorato nel dipartimento di Human Resources di Basildon (UK) per la CNH (Case New-Holland) occupandosi prevalentemente di problematiche inerenti il costo del lavoro, lo sviluppo e le relazioni industriali. Barbara Muchelini responsabile dell’amministrazione del personale, selezione e formazione di un gruppo industriale con diverse unità sociali sul territorio italiano, consulente del lavoro. Bruno Pantosti Bruni laureato in Giurisprudenza, dopo un’esperienza nella funzione del personale (Area Selezione e Responsabile del Personale di Fabbrica), è attualmente Responsabile dell’Ufficio Legale e Sindacale dell Michelin Italia (carica ricoperta dal 1981), nonchè di Grecia, Albania e Bulgaria. Francesco Petringa, è segretario generale di Api Milano dal novembre 1998, laureato in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Milano. Espero in diritto d’impresa, ha fatto il suo ingresso in associazione nei primi anni ottanta come funzionario del servizio sindacale. Dal 1992 ha fatto parte, come membro effettivo, della Commissione Regionale per l’impiego della Lombardia. Massimo Richetti nato a Torino laureato in Giurisprudenza è esperto di Diritto Sindacale. Dopo una breve esperienza presso il Credito italiano, collabora dal 1990 con l’Unione Industriale di Torino rivestendo, dal 1995, la carica di Segretario delle Associazioni Gomma e Materie Plastiche. Giorgio Simonetti Avvocato, esperto di diritto sindacale e del lavoro, è stato funzionario per breve tempo dell’ALDAI (Associazione Lombarda dei Dirigenti di Aziende Industriali) e di seguito dipendente di Assolombarda dal 1978 prima come funzionario quindi come dirigente dell’area chimica-alimentare. Marianna Vezzini diplomata, coordinatrice e curatrice di diverse punnlicazioni ha perfezionato e approfondito la conoscenza del pensiero giuridico tedesco anche con soggiorni presso alcune Università Tedesche. Jolanda Zambon Direttore del Personale e Responsabile legale della rete di vendita di una azienda del settore plastica. Membro del Centro Studi Confindustria nel Comitato Tecnico Sindacale Antonio D’Amato, membro della delegazione sindacale Unionplast e Presidente del Comitato per l’imprenditoria femminile in seno alla C.C.I.A.A. di Lucca.”,”SIND-030-FL”
“BORNSTEIN Sam RICHARDSON Al”,”Two Steps Back. Communists and the wider labour movement, 1939-1945. A study in the relations between “”vanguard”” and class.”,”The book is a by product of a longer project on the history of Trotskyism in Britain. But since Trotskyism is valid only as a critique of Stalinism, the main narrative became subject to increasing interruptions as the need arose to account for the zigzags of the Communists through that period. Foreword, Preface, Notes, Illustrazioni,”,”MOIx-003-FL”
“BORNSTEIN Sam RICHARDSON Al”,”Against the Stream. A History of the Trotskyist Movement in Britain 1924-38.”,”Forward by Reg Groves, Preface, Appendix: One, Two: Michael Tippett and the Trotskyist Movement, Illustrations, Notes, Index,”,”TROS-058-FL”
“BORNSTEIN Sam RICHARDSON Al”,”The War and the International. A History of the Trotskyist Movement in Britain 1937-1949.”,”Forward by Fred Jackson, Preface, Appendix: One, Two: The Wartime Agitation of a Trotskyist Soldier, Illustrations, Notes, Index,”,”TROS-061-FL”
“BOROCHOV Ber”,”The National Question and the Class Struggle. (1905)”,”Ber Borochov (1881-1917) Sul nazionalismo e la classi sociali. Il nazionalismo dei grandi proprietari terrieri, il n. della grande borghesia, il n. della piccola borghesia, il n. del proletariato, la questione ebraica, il sionismo, il congresso mondiale ebraico”,”EBRx-071″
“BORRELLI Gianfranco”,”Teoria del valore e crisi sociale. Sul concetto di capitale in generale.”,”””A questo punto del nostro discorso risulta necessario introdurre (…) la distinzione marxiana tra ‘metodo di esposizione’ e ‘metodo d’indagine’: “”certo, il modo di esporre (Darstellungsweise) un argomento deve distinguersi formalmente dal modo di compiere l’indagine (Forschungsweise). L’indagine deve appropriarsi il materiale nei particolari, deve analizzare le sue differenti forme di sviluppo e deve rintracciare l’interno concatenamento. Solo dopo che è stato compiuto questo lavoro, il movimento reale può essere esposto in maniera conveniente. Se questo riesce, e se la vita del materiale si presenta ora idealmente riflessa, può sembrare che si abbia a che fare con una costruzione a priori”” (1). Cominciamo col definire le attribuzioni proprie dell”indagine’: questa deve appropriarsi il concreto, “”sintesi di molte determinazioni, quindi unità del molteplice””, in quanto ‘materiale’ dell’esposizione scientifica. Dal momento che il concetto nel pensiero “”si presenta come processo di sintesi, come risultato e non come punto di partenza””, proprio perché – insieme – esso è il “”punto di partenza effettivo””: l’indagine parte “”dall’intuizione e rappresentazione (Anschauung und Vorstellung)”” del ‘concreto immediato’ – attualità del ‘concreto reale’ – come parte iniziale e insopprimibile del processo conoscitivo della scienza critica. L’indagine si sofferma, allora, sulla ‘materia individuale’ dell’esposizione logica; quella materia che è ‘genesi’ rinnovantesi della realtà sociale che ci circonda, e che si tratta di ricostruire criticamente: e la società – materialisticamente – “”deve essere sempre presente alla rappresentazione come presupposto”” (2). L’indagine deve garantire – a partire dalle forme costitutive della propria conoscenza, l’intuizione e la rappresentazione – l’immissione, nel movimento logico delle categorie, dei fenomeni empirici, finiti, casuali, accidentali; l’indagine deve “”sviluppare geneticamente le differenti forme (die verschiedenen Formen genetisch entwickeln)”” (3) del finito, “”analizzare le differenti forme di sviluppo e rintracciare l’interno concatenamento”” nei particolari del materiale che si trova innanzi. Indagine è acquisizione analitica delle contraddizioni: e “”l’analisi è il presupposto necessario dell’esposizione genetica (die notwendige Voraussetzung der genetischen Darstellung)”” (4).”” (pag 70-71) [Gianfranco Borrelli, Teoria del valore e crisi sociale. Sul concetto di capitale in generale, 1975] [(1) MEW, 23, p.27; Capitale I, p. 44; (2) ‘Grundrisse’, p. 21; Lineamenti, I, p. 27 (…); (3) MEW, 26.3, p. 491; ‘Teorie’-Conti, III, p. 518; (4) Ibidem]”,”MADS-013-FL”
“BORRERO Mauricio”,”Hungry Moscow. Scarcity and Urban Society in the Russian Civil War, 1917-1921.”,”BORRERO Mauricio è Associate Professor of History al St- John’s University di New York. Ha pubblicato articoli sulla carestia nella prima Unione Sovietica. Programma di razionamento del partito bolscevico. “”The continued severity of the food crisis during the Civil War forced the Bolshevik government to expand the rationing programs begun by the Provisional Government in 1917. In time, as a result of the magnitude of the crisis and the ideological preferences of the Bolsheviks, rationing became the dominant form in which goods were ‘legally’ transferred during the Civil War. The Bolsheviks set up rationing systems that allocated different quantities of food on the basis of class origins and the type of labor performed. When the government wanted to attract workers for special jobs it promised them increased rations or, as shortages became more severe, guaranteed rations. By 1920, in an attempt to combat labor absenteeism, the government turned to the ‘trudpaek’ system which in theory issued rations only on the basis of work actually performed”” (pag 136)”,”RIRO-407″
“BORRMANS M. PHICHIT P. PRATO J. ROSSANO P. SHIH J. SHIRIEDA M. SPADA D.”,”Le grandi religioni del mondo.”,”‘Il Confucianesimo si dice in cinese ‘Ju-chiao’, la setta dei ‘Ju’. Esso è una delle tre forme religiose della Cina tradizionale. Le altre due forme religiose si chiamano ‘Tao-chiao’ (la setta dei Taoisti) e ‘Fu-chiao’ (la setta dei Buddisti), benché quest’ultima sia di provenienza indiana. Il significato originale della parola «Ju» è dubbio. Si sa, però, che sin dal III secolo a.C. questa parola fu usata per indicare quegli specialisti vaganti che prestavano servizio all’aristocrazia ereditaria, e che col tempo riuscirono a dominare il loro padrone per la superiorità della loro conoscenza. Più tardi, dopo l’istituzione della monarchia, quando l’aristocrazia scomparve dalla scena politica del regno unito, la medesima parola venne attribuita alla nuova classe sociale composta dai magistrati e dai candidati alla magistratura, cioè i letterati. Quindi il Confucianesimo, una delle tre forme religiose cinesi, è la setta dei letterati (‘Ju-chiao’). Il culto principale di questa setta era dedicato a Confucio. Questi è un personaggio storico. Nacque nel 551 a.C. nel piccolo stato feudale di Lu nella provincia moderna di Shangtung. Il mondo che conobbe non era un mondo felice. La Cina era divisa. I vari principi feudali ricusavano l’ubbidienza al re e si contendevano l’egemonia. Confucio sperava di lavorare per la restaurazione dell’ordine del regno, ma le sue aspirazioni politiche non furono adempiute. Invece ebbe gran successo quale educatore. Egli morì nel 479 a.C. La religione ufficiale della Cina imperiale imponeva il culto di Confucio a tutti i magistrati e manteneva un tempio confuciano in tutte le città, ove, due volte all’anno, venivano celebrate solenni feste in onore di Confucio, alle quali partecipavano gli ufficiali civili e militari della regione. Inoltre, due volte al mese nella nuova luna e nella luna piena, venivano offerti sacrifici. Tuttavia, comunemente, per Confucianesimo si intende la religione tradizionale dei Cinesi, della quale Confucio è stato il più autorevole esponente. Questa religione consiste principalmente nel culto degli antenati che è una antichissima istituzione. Ma Confucio la considerò e interpretò alla luce del cosiddetto sistema ‘Tsung’, che rappresentava ai suoi occhi il ‘Tao’, ossia l’ordine perfetto del mondo. Il sistema ‘Tsung’ era il sistema di parentela adottato dall’aristocrazia cinese nel tempo di Confucio. La parola «tsung», che si scrive disegnando un tetto sopra un altare, aveva un duplice significato. Significava ad un tempo gli antenati che ricevevano il sacrificio e i figli che l’offrivano loro’ (pag 141-142)”,”RELx-075″
“BORRUSO Edoardo”,”Studi di storia dell’industria «milanese» (1836-1983).”,”Edoardo Borruso (1945) valtellinese di origine, ricercatore confermato e docente presso l’Università Bocconi di Milano e al LIUC di Castellanza, segue da tempo i problemi dell’industrializzazione lombarda e milanese in particolare.”,”ITAE-407″
“BORSA Giorgio a cura; saggi di Aldo TOLLINI Rosella IDEO Giovanna MASTROCCHIO Michelguglielmo TORRI Simonetta CASCI Nicoletta DEL FRANCO Enrica COLLOTTI PISCHEL Francesco MONTESSORO Ralph R. KLEMP Sandro BORDONE”,”La fine dell’era coloniale in Asia Orientale. Asia Major 1993.”,”BORSA ha insegnato storia politica e diplomatica dell’Asia Orientale all’Univ di Pavia. Ha curato i precedenti rapporti ISPI sul continente asiatico (il primo Asia Major 1990 in collaborazione con lo scomparso BEONIO BROCCHIERI Paolo)”,”ASIE-002″
“BORSA Giorgio”,”La nascita del mondo moderno in Asia Orientale. La penetrazione europea e la crisi della società tradizionali in India, Cina e Giappone.”,”Collana storica Rizzoli a cura di Giorgio BORSA. Giorgio BORSA è titolare della cattedra di storia politica e diplomatica dell’ Asia Orientale e D del Centro studi per i popoli extraeuropei nella Facoltà di Scienze politiche dell’ Univ di Pavia. Ha insegnato storia moderna, Storia dei trattati e delle relazioni internazionali, Storia ed istituzioni dei Paesi afro-asiatici nelle Univ di Pavia e di Milano. E’ autore di molti saggi, articoli tra cui: – L’ Estremo oriente tra due Mondi – Italia e Cina nel secolo XIX – Gandhi e il Risorgimento Indiano – La cessazione del Mandato Internazionale – Estremo Oriente: nuovi orientamenti storiografici”,”ASIx-008″
“BORSA Giorgio BEONIO-BROCCHIERI Paolo; saggi di Giorgio BORSA Paolo BEONIO-BROCCHIERI Gianni FODELLA Michelguglielmo TORRI Simonetta CASCI Krzysztof GAWLIKOWSKI Francesco MONTESSORO Enrica COLLOTTI PISCHEL”,”Asia Major. Un mondo che cambia.”,”BORSA ha insegnato storia politica e diplomatica dell’ Asia Orientale nell’ Università di Pavia. BEONIO BROCCHIERI insegna storia e istituzioni dei paesi afro-asiatici ed è D del Centro stdi “”Cesare Bonacossa”” dell’ Univ. di Pavia. Entrambi sono responsabili dell’ Osservatorio di Studi sull’ Asia e l’ Estremo Oriente dell’ ISPI”,”ASIx-053″
“BORSA Giorgio a cura; scritti di Renzo CAVALIERI Aldo TOLLINI Rosella IDEO Michelguglielmo TORRI Marco CORSI Sandro BORDONE Giorgio VIZIOLI Francesco MONTESSORO Enrica COLLOTTI PISCHEL”,”Continua il miracolo asiatico? Asia Major 1997.”,”BORSA, già professore ordinario di Storia politica e diplomatica dell’ Asia orientale e direttore del Centro Studi per i popoli extraeuropei C. Bonacossa dell’ Università di Pavia, è dottore honoris causa in storia dell’ India moderna della Hindu University di Benares. Ideatore, assieme a Paolo BEONIO BROCCHIERI della pubblicazione Asia Major ne dirige la redazione.”,”ASIx-056″
“BORSA Giorgio”,”Gandhi e il risorgimento indiano.”,”””Nell’ India antica – scrive R. Tagore – l’ uomo mirava a non possedere ma a comprendere, ad ampliare la sua coscienza sviluppandosi col e nel suo ambiente. Mentre l’ occidente sembra inorgoglirsi al pensiero che va soggiogando la natura, per l’ India il fatto importante è che noi siamo in armonia con la natura… la superiorità dell’ uomo consiste non già nel potere di possesso ma in quello di unione poiché il nostro possesso è la nostra limitazione””. (pag 230)”,”INDx-052″
“BORSA Giorgio”,”Dieci anni che cambiarono il mondo. 1941-1951. Storia politica e diplomatica della guerra nel Pacifico.”,”Giorgio BORSA è stato titolare della cattedra di storia politica e diplomatica dell’ Asia Orientale e direttore del Centro Studi per i popoli extra-europei dell’ Università di Pavia. E’ autore tra l’altro di ‘Gandhi’ e di ‘La nascita del mondo moderno in Asia Orientale’, ‘Europa e Asia fra modernità e tradizione’. L’ ambigua politica dell’ URSS verso la Cina. “”Nella violenta polemica che divampò negli Stati Uniti dopo la vittoria della rivoluzione comunista in Cina, questa è stata da molti attribuita all’ incerto appoggio americano a Chiang e all’ aiuto sovietico ai comunisti. Su quest’ ultimo punto c’è molto da discutere. Formalmente l’ URSS riconobbe e sostenne Chiang Kai-shek con cui nel 1945 firmò il trattato di amicizia e di alleanza. In attesa che l’ aprtura degli archivi russi fornisca elementi certi per rispondere, non è possibile dire fin dove i sovietici fossero sinceri nel lasciar intravvedere il loro appoggio al governo del Kuomintang. Ma molti elementi fanno pensare che lo fossero. Non si deve anzitutto dimenticare che i rapporti tra Mao e il Comintern, vale a dire tra Mao e Stalin, non erano sempre stati cordiali. Stalin non aveva certo contribuito all’ ascesa di Mao nel PCC; la politica di collaborazione con il Kuomintang, da lui sostenuta, aveva portato al disastro del 1927, per il quale Chen Tu-hsiu aveva dovuto pagare colpe solo in parte sue.”” (pag 193)”,”RAIx-198″
“BORSA Giorgio MOLTENI Corrado MONTESSORO Francesco a cura; saggi di Riccardo REDAELLI Elisa GIUNCHI Marco CORSI Michelguglielmo TORRI Matilde ADDUCI Sandro BORDONE Benedetta TRIVELLATO Francesco MONTESSORO Giorgio VIZIOLI Enrica COLLOTTI PISCHEL Lina TAMBURRINO Rosella IDEO Corrado MOLTENI”,”Trasformazioni politico-istituzionali dell’Asia nell’era di Bush. Asia Major 2001.”,”Saggi di Riccardo REDAELLI Elisa GIUNCHI Marco CORSI Michelguglielmo TORRI Matilde ADDUCI Sandro BORDONE Benedetta TRIVELLATO Francesco MONTESSORO Giorgio VIZIOLI Enrica COLLOTTI PISCHEL Lina TAMBURRINO Rosella IDEO Corrado MOLTENI Contiene il saggio: Rossella IDEO, ‘Penisola coreana: in crisi la politica di Kim Dae-jung’ (in) Trasformazioni politico-istituzionali dell’Asia nell’era di Bush. Asia Major 2001, a cura di Giorgio BORSA Corrado MOLTENI Francesco MONTESSORO, IL MULINO, BOLOGNA. 2001 (pag 243-258) [Indice: ‘In stallo la “”sunshine policy”” di Kim Dae-jung’, ‘Chi comanda in Corea del nord?’, ‘Le difficoltà interne di Kim Dae-jung’, riferimenti bibliografici] [‘Kim, esattamente come il suo predecessore, si serve degli ampi poteri concessi al presidente dalla Costituzione per punire i nemici e remunerare gli amici, sia all’interno della sua coalizione sia nel governo. I suoi consiglieri alla Casa Blu hanno poteri superiori ai ministri, ma come quelli sono soggetti a repentine cadute. Il Parlamento è spesso impotente. Dominato dal partito d’opposizione, il Parlamento ricorre con troppa frequenza al boicottaggio bloccando l’iter di approvazione delle leggi. Anche la logica regionalista è rimasta intatta. In dicembre, i giovani turchi del Partito democratico del millennio (PDM) di Kim si sono ammutinati per contestare la supremazia della vecchia guardia di Cholla, provincia natale e riserva esclusiva di voti del primo cittadino (EIU, Economist Intelligence Unit South Korea and North Korea, Country Reports, London, febbraio 2001, p. 17). E’ vero che il PDM non ha mai raggiunto la maggioranza assoluta in Parlamento e Kim ha dovuto dipendere da alleanze tattiche, instabili e poco credibili con altre piccole formazioni politiche; ed è anche vero che il maggior partito coreano, il Grande partito nazionale (GPN) di Lee Hoi-chang, ha boicottato i lavori parlamentari per ben due mesi tra la fine di luglio e i primi di ottobre del 2000, congelando un centinaio di disegni di legge, in un momento assai delicato per il dialogo con la Corea del nord. Ma ben poco edificanti sono stati i giochi di corridoio e i sotterfugi cui è ricorso Kim Dae-jung nei primi mesi del 2001 per guadagnare alla coalizione di governo la maggioranza relativa – per un solo seggio – all’Assemblea nazionale’] (pag 256-257)”,”ASIx-108″
“BORSA Mario”,”La fine di Carlo I (1625-1640).”,”BORSA Mario “”La sentenza di morte era stata firmata il lunedì in Westminster. Alcuni all’ultimo momento avevano esitato. Cromwell ne aveva preso uno per il collo e l’aveva obbligato a scrivere il suo nome in calce al documento. Colle buone e colle cattive si era finito per avere la firma di 60 Commissari. Era quanto bastava.”” (pag 227) “”Sei giorni dopo l’esecuzione di Carlo I la Camera dei Comuni abolì la Camera dei Lord come “”inutile e pericolosa””. Otto giorni dopo abolì la monarchia come “”ingombrante e non necessaria””. Tre mesi più tardi, il 10 maggio, proclamò la repubblica”” (pag 232) J.G. Muddiman nel suo libro sul processo di Re Carlo I pubblicato nel 1928 e riconosciuto come lo studio più accurato sull’argomento, non è riuscito a chiarire il mistero dell’identità dei due boia che eseguirono la sentenza di morte sul patibolo (pag 229)”,”UKIR-046″
“BORSA Giorgio”,”L’Estremo Oriente tra due mondi. Le relazioni internazionali nell’Estremo Oriente dal 1842 al 1941.”,”Giorgio Borsa, figlio del noto giornalista e scrittore Mario Borsa, è nato a Milano il 19 gennaio 1912. Laureato in giurisprudenza ed in filosofia, è a capodella sezione ‘Asia orientale’ dell’ISPI di Milano dal 1946. Libero docente di storia coloniale dal 1952, è incaricato di storia dei trattati e politica internazionale presso la facoltà di scienze politiche dell’Università di Pavia dal 1955. Ha collaborato a ‘The Times’, ‘New York Times’ ecc. Ha viaggiato in Europa, Stati Uniti e India, Cina e Giappone. Ha pubblicato numerosi saggi e volumi tra cui ‘Gandhi e il risorgimento indiano’, ‘Problemi della Cina comunista’, ‘Il ritorno dell’influenza sovietica in Estremo Oriente e le responsabilità di Roosevelt’. ‘Si deve mantenere senza condizioni l’indipendenza del movimento proletario internazionale’ “”E’ il leninismo e non il marxismo che ha aperto la strada alla diffusione della ideologia comunista in Cina ed in Asia: è la teoria della rivoluzione di Lenin ed in particolare la sua teoria della rivoluzione nei paesi coloniali e semi-coloniali, così come risulta dalla sua opera ‘L’imperialismo come stadio ulteriore del capitalismo’ e dalla relazione da lui presentata al 2° Congresso della Terza Internazionale, in polemica col marxista ortodosso delegato indiano Manabendra Roy (2). La tesi di Lenin, in breve, è che il carattere internazionale mondiale del capitalismo costringe a concepire la rivoluzione proletaria in termini totali e mondiali. Finché il capitalismo era stato un fatto nazionale (nell”800), il nazionalismo era apparso un fenomeno borghese, risultato dalle interne contraddizioni del mondo capitalistico e strumento in mano alle borghesie per distrarre il proletariato dalla lotta di classe. Ma nella nuova situazione creatasi, per cui le colonie erano diventate la grande riserva del mondo capitalistico, la rivoluzione nazionalista nelle colonie, anche se opera di ceti borghesi, in quanto rivolta a indebolire l’imperialismo e perciò il capitalismo sul piano mondiale, diventava obiettivamente un elemento della rivoluzione proletaria mondiale. Questa teoria di Lenin offriva agli intellettuali cinesi e degli altri paesi dell’Asia, che avevano imparato a guardare alla cultura e alla civiltà occidentale come alla sorgente del progresso, ma che erano turbati dalla contraddizione tra i principi delle civiltà occidentali e la pratica dell’imperialismo colonialista, una via d’uscita dalla contraddizione stessa. Imputando al capitalismo e non alla civiltà occidentale come tale le colpe dell’imperialismo, era giustificata l’accettazione di quegli altri aspetti della civiltà occidentale come il progresso scientifico e tecnico, la diffusione della educazione, il miglioramento delle condizioni di vita che gli asiatici tendevano a identificare con il progresso. I primi marxisti, o meglio leninisti cinesi come Li Ta-chao e Chen Tu-hsiu, il direttore e fondatore di quella rivista «La Giovinezza» di cui si è già fatto cenno, erano infatti degli intellettuali illuministi e occidentalizzati che avevano sostenuto la introduzione in Cina d’una democrazia di tipo occidentale e della scienza occidentale. Entrambi furono grandemente colpiti dalla rivoluzione russa, «l’eternamente giovane spirito del mondo che scuote da sé la polvere del passato». Li Ta-chao, che salutava la rivoluzione con queste parole, fu così bolscevico prima che marxista, essendo da questa spinto allo studio di Marx (3). Chen Tu-hsiu resisté di più su una posizione volterriana, soprattutto impegnato in una critica al confucianesimo, al buddismo e al taoismo insieme a Hu-Shih. Fu uno degli ispiratori del movimento del 4 maggio e, come abbiamo visto, del movimento per la Rinascita letteraria. Verso la metà del 1920, anche Chen Tu-hsiu si convertì al marxismo, e nello stesso tempo caddero molte riserve di Li Ta-chao. Fin dal 1918 avevano fondato presso l’Università di Pechino la Società per lo studio del marxismo. La fondazione del Partito comunista cinese si può collocare intorno al 1920″” (pag 243-244-245) [Giorgio Borsa, ‘L’Estremo Oriente tra due mondi’, Bari, 1961] [(2) Il 28 luglio 1920 il 2° Congresso del Comintern adottava con tre astensioni una “”tesi”” preparata e proposta dallo stesso Lenin sulla politica da seguire nei paesi sottosviluppati. In essa tra l’altro, era dello: « 2) Per quanto riguarda i paesi e le nazioni più arretrate, a carattere prevalentemente feudale o patriarcale-contadino, debbono essere particolarmente tenute presenti le seguenti dichiarazioni: a) Tutti i partiti comunisti debbono appoggiare attivamente i movimenti di liberazione nazionale in questi paesi. La forma di tale appoggio dovrà essere discussa all’interno dei partiti comunisti dei paesi in questione, in quanto esistano. Questo obbligo si riferisce in primo luogo ai lavoratori del paese dal quale la nazione arretrata dipende o come colonia, o semplicemente sul piano economico. b) E’ essenziale lottare contro l’influenza reazionaria e medioevale della casta sacerdotale, delle missioni cristiane e di altri simili elementi. c) E’ necessario lottare contro il movimento pan-islamico e pan-asiatico e altre simili tendenze che cercano di combinare la lotta per la liberazione contro gli imperialismi europeo ed americano con il rafforzamento del potere e degli imperialismi turco e giapponese e della nobiltà, dei grandi proprietari terrieri, dei sacerdoti, ecc. d) E’ particolarmente importante appoggiare il movimento contadino nei paesi arretrati contro i signori terrieri e contro tutte le forme e le sopravvivenze del feudalesimo. Soprattutto si deve fare uno sforzo per dare al movimento contadino un carattere il più possibile rivoluzionario, organizzando nei Soviet i contadini e tutti coloro che sono sfruttati, stabilendo così un legame il più stretto possibile fra il proletariato comunista dell’Europa occidentale ed il movimento contadino rivoluzionario in Oriente, nelle colonie e nei paesi arretrati. e) Una lotta risoluta deve essere condotta contro ogni tentativo di contrabbandare sotto il mantello comunista movimenti rivoluzionari di liberazione nei paesi sottosviluppati che non siano veramente comunisti. L’Internazionale comunista ha il dovere di appoggiare il movimento rivoluzionario nelle colonie e nei paesi arretrati allo scopo di costituire un punto di raccolta per i costituenti dei futuri partiti proletari – che dovranno essere veramente comunisti e non tali solo di nome – in tutti i paesi arretrati, e di educarli alla coscienza della loro funzione, vale a dire a combattere contro le tendenze democratico-borghesi nel loro paese. L’Internazionale comunista deve collaborare provvisoriamente con il movimento rivoluzionario nelle colonie e nei paesi sottosviluppati e formare con questi un’alleanza senza peraltro amalgamarvisi; deve mantenere senza condizioni l’indipendenza del movimento proletario anche se questo si trova solo in uno stato embrionale» (The Communist International, 1919-43, Documents, vol. I, p. 143; (3) Li Ta-chao nacque nell’Hopeh nel 1888; studiò economica politica nella Scuola di scienze amministrative e giuridiche di Peiyang e poi nell’Università Waseda in Giappone, specializzandosi in economia politica. Ritornato in Cina, diventò bibliotecario dell’Università di Pechino, avendo nel 1918 alle sue dipendenze quale impiegato, Mao Tze-tung. Nel 1920 fu nominato professore di storia nella stessa Università. In questi anni collaborò con Chen Tu-hsiu e Hu-Shih nella redazione di «Giovinezza nuova» e collaborò anche alla rivista studentesca «La Rinascita». Fu con Chen Tu-hsiu tra i fondatori del Partito comunista di cui divenne uno degli esponenti più influenti. Fu sommariamente giustiziato nell’aprile 1927 per ordine di Chang Tso-lin e da allora è stato sempre venerato come un martire del movimento comunista cinese] (note a pag 259-260)”,”ASIx-115″
“BORSA Giorgio”,”Dieci anni che cambiarono il mondo 1941-1951. Storia politica e diplomatica della guerra del Pacifico.”,”Giorgio Borsa è stato titolare della cattedra di Storia politica e diplomatica dell’Asia Orientale e direttore del Centro Studi per i popoli extraeuropei dell’Università di Pavia. É autore di: Gandhi, La nasciata del mondo moderno in Asia Orientale e Europa e Asia fra modernità e tradizione.”,”QMIS-016-FL”
“BORSA Giorgio”,”L’Estremo Oriente tra due mondi. Le relazioni internazionali nell’Estremo Oriente dal 1842 al 1941.”,”Contiene tra l’altro il cap. VIII: – Lo sviluppo del nazionalismo in Cina. Il governo rivoluzionario di Sun Yat-sen e la penetrazione ideologica sovietica in Cina. L’accordo di Koo-Kharakhan e la conversione a sinistra del Kuomintang. Le forze operanti per il rinnovamento della Cina. Il rinascimento culturale cinese. (pag 218-231)”,”ASIx-001-FC”