“DJILAS Milovan”,”La nueva clase. Un analisis del regimen comunista.”,”contiene con dedica e firme”,”RUSU-119″
“DLUBEK Rolf KRAUSE Hans-Dieter KUNDEL Erich RUSCHINSKI Heinz SKAMBRAKS Hannes a cura”,”Beiträge zur Marx/Engels-Forschung.”,”Saggi di Ernst DIEHL Rolf DUBLEK Ursula HERRMANN Martin HUNDT Werner ETTELT Eberhard HACKETHAL Eike KOPF Vera WRONA Hannes SKAMBRAKS Hans-Dieter KRAUSE Jutta SEIDEL Manfred MÜLLER Karl-Heinz SCHWANK Renate LEUSCHNER e Hans-Joachin NEUMANN Saggio sul lavoro di Lenin sul Capitale di Marx (pag 176-182)”,”MADS-558″
“DLUBEK Rolf MALYSCH Alexander KUNDEL Erich GOLMAN Lew JAHN Wolfgang NIETZOLD Roland WYGODSKI Witali TAUBERT Inge LEWIOWA Sofia HUNDT Martin FISCHER Bernd JUNGNICKEL Jürgen”,”Marx-Engels-Jahrbuch. 1.”,”Redazione per il primo volume: KUNDEL Erich BARTH Evelin BERGEMANN Waltraud GEYER Karlheinz TARTAKOWSKI Boris WINKELMANN Therese Contiene molte lettere di Arnold Ruge a personaggi terzi che riguardano l’attività e l’opera di Marx ed Engels negli anni 1841-1846″,”MADS-562″
“D.O.”,”Communiste et / ou féminisme?. Introduction sommaire aux débats du PCF dans les années 20.”,”””Per via dei suoi principi, per il rinnovamento del quadro stesso della vita, la società comunista non può mancare di aiutare alla liberazione delle donne”” (Revue Communiste, n. 1, mars 1920)”,”PCFx-117″
“DOAN Leland I.”,”Willard Henry Dow (1897-1949) President of the Dow Chemical Company.”,”Fondo Palumberi Leland I. Doan member of the Newcomen Society President of the Dow Chemical Company Midland Michigan.”,”ECOG-061″
“DOBB Maurice”,”Teoria economica e socialismo.”,”Contiene i capitoli: ‘Una conferenza su Lenin’ e ‘Una conferenza su Marx'”,”TEOC-004″
“DOBB Maurice”,”I salari.”,”Uscito per la prima volta nel 1928, il volume è stato ampiamente aggiornato nelle successive edizioni. Maurice Herbert DOBB è nato a Londra nel 1900. Dopo aver insegnato all’Univ di Londra, è stato poi (dagli anni 1960) Prof di economia al Trinity College di Cambridge. Oltre a ‘Wages’ ha scritto varie opere: -Political Economy and Capitalism (1937) -Studies in the Developmetn of Capitalism (1946) -Soviet Economic Development since 1917 (1947) -Economic Theory and Socialism, Collected Papers (1955) -An Essay on Economic Growth and Planning 1960 All’epoca dell’uscita di questo libro in Italia stava curando insieme a Piero SRAFFA l’edizione completa delle opere di David RICARDO”,”SIND-013″
“DOBB Maurice H.”,”Economia politica e capitalismo.”,”Maureice DOBB, nato nel 1900, ha studiato a Cambridge. Ha insegnato nelle Università di Cambridge, Londra, Delhi. E’ membro del Trinity College, a Cambridge.”,”MADS-250″
“DOBB Maurice GRUPPI Luciano WILDMAN Allan BASSO Lelio DEMICHEL Francine LORENZ Richard FLEISCHER Helmut, saggi di”,”Storia del marxismo contemporaneo. Volume quinto. Lenin.”,”Saggi di DOBB Maurice GRUPPI Luciano WILDMAN Allan BASSO Lelio DEMICHEL Francine LORENZ Richard FLEISCHER Helmut”,”MADS-285″
“DOBB Maurice”,”Sviluppo economico e paesi sottosviluppati.”,”””L’ evidenza suggerisce che il principale fattore di depressione qui operante è il crescente livello di capacità industriale, la cui presenza scoraggia l’ investimento e le innovazioni e crea uno stato d’ animo di “”paura della capacità produttiva””, di timore che questa, generalizzandosi, riduca il valore del capitale investito nella capacità produttiva esistente. Perciò un recente studio americano sottolinea che la capacità produttiva dell’ industria manifatturiera statunitense è più che raddoppiata rispetto al 1943 (anno che costituisce la punta massima del periodo bellico), di fronte ad un aumento della produzione di poco superiore al 20%; pertanto, quasi la metà della esistente capacità produttiva risulta inutilizzata. Questo eccesso di capacità, in effetti, coesiste negli Stati Uniti con un cospicuo margine di disoccupazione- margine che mostra tutti i sintomi di voler diventare cronico, e aumentare anziché diminuire.”” (pag 74)”,”PVSx-024″
“DOBB Maurice”,”An introduction to economics.”,”DOBB Maurice, M.A., Lecturer in Economics in the University of Cambridge. Teoria utilitarismo, Jevons, edonismo consumatori. “”Nella ‘new economics’, perciò, non era più una questione di cercare una singola “”causa”” di valore, un primario costituente o principio a cui tutte le questioni dello scambio e della distribuzione poteva essere correlati. Non c’era più bisogno (…) di analizzare ogni cosa in termini di ciò che era virtualmente un singolo fattore di produzione – un comune termine di costo reale in relazione al quale le differenze qualitative potevano essere risolte.”” (pag 76)”,”ECOT-100″
“DOBB Maurice”,”Etudes sur le développement du capitalisme.”,”Il capitale mercantile nei Paesi Bassi. “”Ma dal XIII secolo, una rivolta degli artigiani mise in questione questa egemonia dei grandi capitalisti: questa rivolta sembra in qualche caso essere stata favorita e incoraggiata dalla Chiesa (per esempio, a Liegi) e da certe frazioni della nobiltà, e si unirono i produttori dei settori d’ attività nuovamente controllati dai capitalisti. Nel 1225, un sollevamento si produsse a Valenciennes, nel corso del quale i magistrati patrizi furono deposti e venne istituita una comune. Essa fu, però, soppressa dopo l’ assedio e la conquista della città. Vent’anni dopo, un’altra ondata di scioperi si diffuse nelle città fiamminghe; ci fu una breve rivolta a Dinant, poi varie insurrezioni infruttuose a Gand – che portarono alla secessione degli artigiani che formarono una comunità indipendente nel Brabant. A questo punto, il patriziato riuscì a conservare la sua posizione con una violenta repressione””. (pag 166)”,”ECOI-176″
“DOBB Maurice”,”The Discussions of the 1920’s about Building Socialism.”,”Crisi delle forbici. “”The economic issues of the middle and late 1920’s and the policy-differences towards them first came to light in the so-called “”scissors crisis”” of 1923. The economic difficulties experienced in the summer and autumn of that year were so-called because of a diverging trend of the prices of agricultural products and the prices of industrial products: when depicted on a graph the curves representing these trends evoked the kind of image which the term “”scissors”” implied. For some months the gap between the two continued to widen, agricultural prices falling and industrial prices as been declining, especially in village markets and in rural townships; and by October (the month of the widest opening of the “”scissors””) the ratio of industrial to agricultural prices stood at more than 3:1 as compared with the ratio that had prevailed in pre-war days (treated as 1:1). This represented a drastic shift in the terms of trade between industry and agriculture to the disadvantage of the latter.”” (pag 143)”,”INTT-231″
“DOBB Maurice HILTON Rodney HOBSBAWM Eric MACZAK Antoni MAZZEI Franco MERRINGTON John SOBOUL Albert WALLERSTEIN Immanuel”,”Dal feudalesimo al capitalismo.”,”A. ADO, Le mouvement paysan pendant al Révolution francaise, Editions de l’ Université de Moscou, 1971 ‘Lezioni sulla storia dello sviluppo del capitalismo giapponese (Hihon shihonshgi hattatsu-shikoza). Scritto dal gruppo Koza (ex membri studiosi e simpatizzanti del partito comunista giapponese (1932-33). (pag 96) “”Le rivolte contadine, che raggiunsero un crescendo con l’intensificazione delle corvées nel contesto della scarsità di manodopera del XIV secolo, furono “”altrettanto inseparabili dal regime signorile come gli scioperi lo sono per il capitalismo su vasta scala”” (Bloch). Il duraturo mito storico dei contadini passivi (malgrado la prova ovvia contemporanea del contrario) dev’essere messo a confronto con questo ruolo chiave nel provcare la crisi dell’economia dominicale, la sopravvivenza dei contadini nella maggior parte d’Europa e – soprattutto – la loro vittoria in Francia nel 1789.”” (John Merrington) (pag 62) “”La riflessione teorica e la discussione storica sui modi della transizione dal feudalesimo al capitalismo hanno avuto come punto di partenza la problematica fissata da Marx nel Libro III del ‘Capitale’, capitolo XX, “”Cenni storici sul capitale commerciale””, passaggio di cui non ci sembra inutile riportare qui l’essenziale: “”Il passaggio dal modo di produzione feudale si compie in due maniere. Il produttore diviene commerciante e capitalista, si oppone all’economia agricola naturale ed al lavoro manuale stretto in corporazioni dell’industria medievale urbana. Questo è il cammino realmente rivoluzionario. Oppure il commerciante si impadronisce direttamente della produzione. Questo ultimo procedimento, sebbene storicamente rappresenti una fase di transizione (…) non porta in sé e per sé alla rivoluzione dell’antico modo di produzione che esso invece conserva e salvaguarda come sua condizione””””. (Albert Soboul) (pag 78)”,”ECOI-228″
“DOBB Maurice PIETRANERA Giulio POULANTZAS Nicos RIESER Vittorio BANFI Rodolfo MARX Karl”,”Estudios sobre El Capital.”,”Contiene di Karl Marx, Glosse marginali al “”Trattato di economia politica”” di Adolph Wagner (pag 169-185) La sintesi delle scoperte di Marx in economia è di Rubel A más de cien años de su aparición, El capital sigue siendo objeto de denodados esfuerzos clasificatorios. ¿Es una obra de economía o más bien un esbozo de sociología marxista? ¿La fundamentación de una filosofía radicalmente nueva o una metafísica hegelianizante de la economía? ¿Pertenece al campo de la ciencia o de la ideología? La polémica parece no tener solución si se quiere resolverla anteponiendo a las interpretaciones existentes otras que aparezcan como más acertadas. Parece necesario asumir estas corrientes en lo que puedan tener de históricamente justificadas desde el punto de vista del movimiento socialista. Todas ellas son integrables en una historia del marxismo como movimiento de transformación social. Este libro reúne una serie de trabajos referidos a los problemas de metodología que suscita El capital. En ellos se expresan distintas corrientes interpretativas, algunas ortodoxas, como la de Maurice Dobb; otras, dellavolpianas (Pietranera) o althusserianas (Poulantzas). Los trabajos de Rieser y Banfi tienen un planteamiento original y rompen con las concepciones habituales acerca del concepto de “apariencia” y de la existencia o no de una teoría del valor en El capital. Para facilitar la lectura del texto banfiano hemos agregado una nueva traducción de las conocidas “Glosas a Wagner”, de Marx, y una síntesis de los principales descubrimientos que el propio Marx considera que deben serle atribuidos, y que fueran preparadas por Maximilien Rubel.”,”MADS-451″
“DOBB Maurice”,”Argumentos sobre el socialismo.”,”””Basta decir que la interpretacíon económica de la expansión colonial y de la rivalidad entre los países imperialistas no corresponde en modo alguno en exclusiva a los marxistas. A este respecto, recordemos los trabajos publicados por autores no marxistas de conocido renombre, tales como J.A. Hobson (‘Imperialismo’) y Leonard Woolf (‘Imperio y Comercio en Africa e Imperialismo Económico’).”” (pag 50-51) Le personnage de Léonard Woolf m’a semblé illustrer ce que nous nous efforçons de cerner ici : l’idée coloniale et ses contradictions, vue, cette fois, d’une perspective Britannique. Tout d’abord, pourquoi cette appellation « d’impérialiste malgré soi » (unconscious imperialist) dont se qualifie Leonard Woolf ? Parce que son parcours intellectuel, sa biographie, sont des paradoxes vivants[1]. Woolf, né en 1880, appartient à cette élite anglaise du tournant du XXe siècle laquelle, à l’Université de Cambridge, appartient à un cénacle, le club des Apôtres (Apostles) et annonce le mouvement intellectuel de l’après Première Guerre Mondiale, le “”Bloomsbury Group””. En firent partie l’économiste John Maynard Keynes, le poète R. C. Trevelyan, le romancier E.M. Forster, surtout, l’épouse de Woolf, Virginia Stephen, la grande romancière anglaise de l’entre-deux guerres : Virginia Woolf. Excentriques, avant-gardistes en littérature et en peinture, non-conformistes, ces jeunes intellectuels prônaient et adoptaient des attitudes qui choquaient leurs contemporains imprégnés de morale victorienne. L’amour libre, le ménage à trois, l’homosexualité bien sûr, faisaient partie de leur apostolat. Plus inattendu, pour un futur « impérialiste », Woolf était issu d’une famille de la bourgeoisie israélite libérale, minorité qui venait, en 1846 seulement, d’obtenir son émancipation civique. On le voit, peu de choses prédisposaient Léonard Woolf à devenir un agent – modèle et efficace – de l’Empire Britannique à son apogée. La double allégeance de Woolf à des convictions progressistes en même temps qu’une fidélité sans faille au système colonial, ressort de la mise en miroir de deux textes : le tome 2 de son autobiographie Growing et le Journal Officiel (Diaries in Ceylon) de ses années ceylanaises. Plus tard, fondateur des célèbres éditions Hogarth Press[2], Woolf deviendra socialiste et théoricien de l’anti-colonialisme, politologue, pacifiste et inspirateur de la Société des Nations dans l’entre-deux-guerres. En 1904, les talents de gestionnaire de Woolf, sa maîtrise du droit, la nécessité de trouver un emploi, surtout, vont en faire un administrateur colonial de premier ordre comme en témoignera sa promotion rapide dans les rangs de l’administration à Ceylan. Déçu de n’avoir pas pu intégrer l’administration coloniale des Indes – à 22 ans, il était trop âgé – Woolf réussit en 1904 le concours de l’administration coloniale Ceylanaise où il va passer sept années de sa vie. Dans son Journal Officiel, on lira à travers les rapports adressés à sa hiérarchie, les qualités attendues d’un colonial Britannique impeccable : fierté d’être Anglais, courage, acharnement au travail, sens du devoir. Désormais fonctionnaire, accompagné de son chien Charles et des œuvres complètes de Voltaire en 90 volumes[3], Woolf s’embarque à 23 ans pour Ceylan. À bord du navire qui l’emmène aux colonies, il observe d’un regard ironique la division en castes, les rivalités qui s’opèrent parmi les Anglais qui rejoignent leur poste. Il y a tout d’abord les fonctionnaires coloniaux, la crème de la crème, à laquelle il appartient, puis les militaires, les planteurs, enfin les hommes d’affaires. Administrateur stagiaire[4] il sera d’abord affecté au Nord de l’île, à Jaffna, où prédominent la culture et la population tamoules. En ce début du XXe siècle, l’Empire offrait en spectacle au jeune homme tout ce que ses origines, sa sensibilité et sa formation intellectuelles l’incitaient à mépriser. Une stricte ségrégation raciale, l’idée que l’homme blanc était placé par Dieu sur terre pour gouverner les « races inférieures » selon la terminologie adoptée par les théoriciens du colonialisme. Thomas Macaulay, grand architecte de la politique éducative coloniale en Inde, avait formulé dès 1835 les objectifs que devait se fixer le système colonial britannique : Il nous faut former une élite qui deviendra notre interprète auprès des masses que nous gouvernons. Ce sera une élite indienne quant au sang et à la couleur, mais anglaise quant à ses goûts, ses opinions, ses paroles et son intellect[5]. Aussi bien, 50 ans plus tard en France, Jules Ferry faisait-il écho à Macaulay, dans un discours devant la Chambre des députés, du 29 juillet 1885, en déclarant : « Je répète qu’il y a pour les races supérieures un droit, parce qu’il y a un devoir pour elles. Elles ont le devoir de civiliser les races inférieures […] ». Woolf est cependant suffisamment habile pour comprendre que ses réticences par rapport à l’idéologie coloniale doivent être gardées par devers lui, son milieu n’ayant guère d’états d’âme quant aux vexations faites aux « indigènes ». Le jeune fonctionnaire comprend donc qu’il faut se couler dans le moule souhaité par les autorités qui ont insufflé à ces jeunes Britanniques un “”esprit de caste”” et qu’on ne saurait trahir. Cette attitude consiste à écarter tout sentiment personnel afin d’accomplir les objectifs fixés par le pouvoir. Surtout, il lui faut adopter un masque, ce qu’il appelle sa « carapace » afin nous dit-il, de « pouvoir y camoufler son intellect »[6]. Ce masque consiste essentiellement pour Woolf à passer pour un « good fellow »,« l’un des nôtres », aux yeux des autres Européens dont la vulgarité l’effare[7] Alors, par exemple, qu’il est personnellement convaincu que la pratique de la culture sur brûlis (chenas) est indispensable à la survie du petit paysan ceylanais, Woolf appliquera à la lettre les instructions officielles en refusant d’accorder cette possibilité à ses administrés. Cette mentalité coloniale à laquelle adhérait sans réserves un brillant jeune intellectuel ne laissait aucune place à des accommodements. Si l’on était en désaccord, alors il fallait démissionner, c’est exactement ce que fit Woolf en 1911 – comme fera George Orwell de la police Impériale Birmane en 1928. L’administration soumettait ses recrues fraîchement débarquées à Ceylan à un entraînement intensif dans ce qui serait leurs tâches. Nommé tout d’abord magistrat pour se perfectionner dans le droit et le système judiciaire, l’administrateur aspirant était ensuite affecté à un service administratif afin d’apprendre le fonctionnement de la bureaucratie locale (Kacheri) ; enfin, il recevait une affectation comme administrateur adjoint d’un district (Assistant Government Agent). Non la moindre des exigences était l’obligation pour le fonctionnaire de maîtriser les langues cinghalaise et tamoule[8]. Leonard Woolf se conforma en tous points à cette discipline, en particulier à l’apprentissage des vernaculaires locaux, parlés et écrits, estimé essentiels à l’efficacité d’un administrateur. Woolf va cependant trouver un exutoire aux frustrations ressenties comme agent de l’impérialisme Britannique : la littérature. Encouragé par E.M. Forster, l’auteur de Passage to India, son condisciple à Cambridge, Woolf s’attelle dès 1911, après sa démission et son retour en Angleterre, à la rédaction d’un des premiers romans coloniaux mettant exclusivement en scène des personnages « indigènes » (paysans ceylanais et cinghalais) : le Village dans la Jungle, publié en 1913[9]. Woolf considérera son œuvre comme un manifeste anti-impérialiste. Ce roman qui connut un succès d’estime en Angleterre est, depuis, devenu un classique de la littérature sri lankaise[10]. Les soupçons de Woolf concernant l’iniquité coloniale se vérifient dès son arrivée à Jaffna, en particulier par sa fréquentation du club de tennis exclusivement réservé aux Européens, il est particulièrement frappé par le racisme ambiant. Dans son autobiographie, Woolf reconnaîtra l’ambiguïté de sa position. Distant vis-à-vis de ce qu’il considère comme la vulgarité généralisée du personnel colonial, le jeune administrateur revêt le masque d’un officiel intransigeant sur le règlement et la discipline dans ses rapports avec la population : Tout cela me rendit extrêmement impopulaire et j’acquis parmi les Tamouls, plus tard, parmi les Cinghalais, la réputation d’être un administrateur sévère et peu amène. […]Mes intentions à l’égard [de mes administrés] étaient sincères – ajoute-t-il – mais quand bien même l’étais-je, me trouvant également avoir raison – ce qui n’était pas toujours le cas, ni la même chose – mes méthodes étaient trop brutales. Je jouais beaucoup trop le rôle de l’homme de pouvoir. Les difficultés et les conflits qui en résultaient me firent percevoir pour la première fois – confusément – les problèmes auxquels étaient confrontés un impérialiste[11]. Pourtant, maîtrisant parfaitement la langue tamoule, Woolf en vint à connaître avec exactitude les problèmes de caste et de hiérarchie au sein de la société tamoule de Jaffna pour laquelle il éprouve une sympathie évidente. Plus tard, le Journal Officiel de L. W. relatera les laborieuses médiations de l’auteur, affecté dans le sud de l’île, obligé d’arbitrer d’autres conflits entre castes, cinghalaises, cette fois. Notons au passage que cette fascination/aversion pour le système des castes venait naturellement aux Britanniques s’empressant, jusque sous les tropiques, on l’a vu, de créer leur propre système castéïque, et Woolf d’observer : « cette guerre de classe et cette haine entre Européens qui faisait curieusement partie en 1904 de l’Impérialisme Britannique en Asie »[12]. Posté à Kandy en 1907, l’ancienne capitale du royaume, Woolf élargit sa connaissance de Ceylan à la fréquentation de la société cinghalaise où perduraient les vestiges d’un féodalisme indigène, plus digne d’intérêt que l’étouffante atmosphère coloniale anglaise. Woolf avoue avoir découvert la population cinghalaise pendant ce séjour. Il la décrit avec enthousiasme, comme les gens les plus séduisants qu’il ait jamais rencontré : Tout ce qui avait trait aux Cinghalais m’enchantait.[…]. Ce sont de vrais montagnards, indépendants, aux belles manières, vifs et souriants […], isolés sur leurs hauts plateaux, immuables […]. C’était passionnant d’avoir affaire à eux après les Tamouls plutôt renfrognés de Jaffna […][13] . Mais le séjour à Kandy sera aussi l’occasion pour Woolf de participer aux tâches les plus répugnantes, voire, terrifiantes, du pouvoir colonial. En tant que fonctionnaire subalterne, il lui incombait de présider aux exécutions capitales ainsi qu’aux condamnations à la peine du fouet. Il lui fallut ainsi participer à six ou sept pendaisons. Son autobiographie relate l’une d’elles avec une ironie teintée de dégoût : Kandy était un endroit admirable […] qui n’avait jamais été si beau à mes yeux que ce petit matin-là, alors que je me tenais devant la potence de la prison de Bogambara, tous les yeux braqués sur moi, attendant que je donne le signal au bourreau d’ouvrir la trappe [….]. J’étais placé un peu plus haut que l’échafaud et devant moi s’étalaient, dans l’aube fraîche parcourue d’une douce brise, les magnifiques collines qui dominaient le lac.[14] Quant à la flagellation à l’aide du « chat à neuf queues », il la décrira comme une des choses les plus cruelles et barbares qu’il ait jamais vues, « pire », nous dit-il, « qu’une pendaison »[15]. Malgré tout, les exécutions capitales se révélèrent traumatisantes pour le jeune administrateur. Deux d’entre elles auxquelles il assista furent ratées, l’un des condamnés tomba de travers dans la trappe et « la tête de l’homme fut pratiquement arrachée du corps, tandis qu’un puissant jet de sang jaillit à un mètre, aspergeant l’échafaud et le prêtre qui s’y trouvait »[16]. Sans doute fallait-il un contrôle de soi tout Britannique, allié à un dédoublement de la personnalité, la fameuse carapace qu’il s’était forgée dès son arrivée, pour qu’un jeune homme de vingt-six ans sauve la face dans ces circonstances. Quant au régime carcéral colonial, Woolf le considérait encore plus cruel que le système pénal. Les conditions d’incarcération à Ceylan à l’époque étaient effectivement épouvantables : « Les prisonniers étaient confinés dans des cages comme les lions au zoo de Regent’s Park à Londres, deux, trois, ou même, quatre hommes se trouvant entassés dans chacune […] »[17]. Il n’y avait pas que les horreurs du système pénal colonial qui rebutaient Leonard Woolf à Ceylan. Curieusement, l’obligation de se mêler aux autres Européens de la colonie s’avérait tout aussi pénible psychologiquement. Pénible, car il s’efforçait de cacher ses vrais sentiments en maintenant une apparence flegmatique. À Kandy, comme partout dans l’Empire, le « Kandy Club » demeurait le centre d’une vie sociale à l’Européenne à laquelle le jeune administrateur se sentait totalement étranger. Ce qui le sauva fut la venue à Kandy de l’Impératrice française Eugénie – âgée de plus de 80 ans à l’époque – que Woolf réussit à charmer ainsi que son entourage par sa conversation et ses prévenances. Ayant géré de main de maître la visite que celle-ci rendit au temple de la dent du Bouddha, Woolf en retirera une promotion rapide auprès de ses supérieurs[18]. Sur un mode typique de l’ambiance féodale qui régnait parmi les Britanniques eux-mêmes, un autre tour de force accompli par notre administrateur aspirant jouant en faveur de cette promotion avait été un service éminent rendu au Gouverneur de Ceylan de l’époque. Sir Hugh Clifford, séducteur notoire (a tremendous lady’s man), avait demandé à Woolf d’organiser en l’honneur d’une de ses nouvelles conquêtes un spectacle de danses kandiennes ; le résultat dépassa toutes les espérances et permit à Woolf de se retrouver à 27 ans un des plus jeunes administrateurs adjoints de la colonie[19]. Son affectation suivante sera donc celle d’Assistant Government Agent (AGA) du district de Hambantota au sud de l’île, qu’il rejoint en 1908[20]. Ce district de la côte Sud qui représente 1.660 km2 comptait alors environ 100.000 habitants appartenant à diverses communautés : Cinghalais, Tamouls, Malais et Maures musulmans. Il était atypique des autres circonscriptions coloniales en ce que les deux moussons annuelles l’évitaient ce qui entraînait peu de précipitations et rendait la culture régulière des sols aléatoire. De larges lagunes le long de la côte fournissaient sa ressource principale, le sel, tandis qu’à l’intérieur, le riz (paddy) était cultivé principalement à l’aide de réseaux d’irrigation. Les cultures cédaient vite devant une jungle de plus en plus aride à mesure qu’on remontait vers le nord du territoire. Les habitants du district d’Hambantota comptaient ainsi parmi les plus pauvres de l’île. Pourtant la région avait été jadis une des premières de l’île à être occupée par les dynasties aryennes, un siècle au moins avant l’ère chrétienne. Elles y créèrent un puissant royaume à Tissamaharama. De ce passé glorieux, il restait à l’arrivée de Woolf, les vestiges de réservoirs et de systèmes d’irrigation que l’administration Britannique depuis 1850 s’efforçait de remettre en état[21]. Le Journal Officiel de Woolf qui couvre les années 1908-1911 est donc un compte-rendu des grandeurs et misères quotidiennes du labeur colonial. Source première irremplaçable ce texte relate les faits de manière assez neutre, sans s’encombrer de commentaires personnels. Ces Journaux Officiels remontaient aux premiers temps de l’administration coloniale à Ceylan au XIXe siècle. Étant donné l’isolement du pouvoir central par rapport au reste du pays, le mauvais état des routes, les lenteurs de la transmission des instructions et la collecte d’informations, il devint essentiel pour le Gouverneur et le Ministre des Colonies de suivre en détail la manière dont les fonctionnaires accomplissaient leurs tâches. Ainsi l’obligation de tenir un Journal quotidien (Official Diary) leur fut imposée dès 1808. Le Gouverneur Maitland dans des Instructions (Minutes) restées célèbres, exhortait ses fonctionnaires à faire preuve : […] de la plus grande modération et du plus grand respect envers tous les indigènes [natives] l’intérêt du gouvernement [colonial] n’est point de harceler ceux-ci afin d’en soutirer des profits immédiats, bien au contraire, l’unique objectif du gouvernement sera toujours la croissance économique de l’île, [but] qui ne saurait être atteint qu’en promouvant la prospérité et le bonheur des indigènes placés sous l’autorité de Sa Gracieuse Majesté[22]. Le Journal Officiel des administrateurs coloniaux constitua donc jusqu’au XXe siècle un outil essentiel de la bonne gouvernance impériale. À partir des années 1920 cependant, l’amélioration des communications et des transports dans la colonie, le resserrement du contrôle de l’administration centrale, rendirent cet outil obsolète[23]. Ces Journaux, comme celui de Woolf, comportaient quatre volets : tout d’abord ils relataient par le menu le déroulement de la journée du fonctionnaire appliquant les instructions reçues depuis Colombo, (grands travaux, voirie, irrigation etc…). Puis ils s’attardaient sur tous les évènements, grands ou petits, survenus dans le district et dont l’administrateur avait été le témoin direct ou non (émeute, catastrophe naturelle, visite d’un hôte de marque). Ensuite, le Journal relevait les conditions de vie des habitants du district ou de la province (descriptions des récoltes, du niveau de vie, des difficultés auxquelles ceux-ci doivent faire face). Pour finir, les Journaux décrivaient tout incident ou accident, même trivial, survenu à leurs auteurs. Cette dernière rubrique n’intéressait pas directement le pouvoir central, mais permettait aux nouveaux arrivés sur le poste de se faire une idée de ce qui les attendait. C’est en effet grâce à nombre d’annotations en apparence anodines, que l’historien peut se forger une idée du contexte de l’époque. Les remarques qu’on y trouve sur les coutumes locales, les rites archaïques, les populations autochtones aujourd’hui en voie de disparition ou d’assimilation, font de ces Journaux de précieuses archives d’une société ceylanaise désormais disparue[24]. L’exactitude de ces Journaux est également patente dans la mesure où les faits relatés étaient encore très présents à l’esprit des auteurs, surtout, parce que ceux-ci étaient d’un excellent niveau intellectuel, beaucoup, comme Woolf, étant le produit de l’élite universitaire britannique[25]. Toutefois, si la fiabilité de ces archives ne saurait être mis en doute, elles pêchent presque toutes par le manque d’empathie qui s’en dégage pour les populations et la culture locales. Les aspirations politiques de dirigeants locaux ; les manifestations religieuses trop bruyantes, ou trop voyantes, y sont perçues comme autant de nuisances à la bonne gouvernance coloniale. Ainsi en est-il à Hambantota des conflits qui surgissent entre Bouddhistes et Musulmans, pire, entre factions musulmanes rivales et que Woolf doit passer de longues heures à arbitrer afin de préserver la Pax Britannica[26]. Le Journal Officiel de Leonard Woolf est donc conforme au modèle que nous venons d’évoquer. Des questions et des problèmes – presque toujours les mêmes – année après année concentrent les efforts du jeune fonctionnaire. Deux injonctions du Gouverneur Maitland y prédominent cependant : « promouvoir la prospérité et le bonheur des indigènes » ; « assurer la croissance économique de l’île ». 1° « Promouvoir la prospérité et le bonheur des indigènes» (nourriture et travail). Il s’agit tout d’abord de permettre à la population de se nourrir correctement. Pour ce faire, la mise en œuvre des travaux d’irrigation et la réparation de l’ancien système cinghalais de réservoirs, la réfection des routes dont l’agriculture du district d’Hambantota basée sur la culture du riz (paddy) a besoin, sont essentiels à la survie de ses habitants. Le cocotier, la citronnelle pour l’huile essentielle, sont également cultivés dans les parties occidentales, mieux irriguées, du district (West et East Giruwa Pattu). Ceci requiert des tournées constantes de Woolf dans les villages les plus reculés, en même temps qu’une exhortation permanente aux habitants et à ses subordonnés de mieux faire. Le Journal relève des moyennes de 300 à 400 kilomètres parcourus mensuellement par Woolf, à cheval, à pied, à bicyclette, témoignant de l’énergie déployée par ces jeunes gardiens de l’Empire[27]. À la lecture du Journal, on constate que le jeune Woolf incarne parfaitement le lien entre l’éthique protestante du travail et la mission civilisatrice coloniale. Entre autres notations, on y trouve de nombreuses remarques sur le rythme effréné de travail qui lui échouait. Dans une lettre à son ami Lytton-Strachey, Woolf se plaint du lot qui est le sien : « Dieu que je travaille, comme je travaille, j’en ai fait une méthode [de vie] transmuée en manie », et Strachey sarcastique, de lui répondre en le surnommant : « Le seigneur de 10 millions de noirs » (Lord of 10 million Blacks)[28]. Le paludisme, dont Woolf est lui-même victime et dont le district est infecté, rend les travaux des champs aléatoires dû aux ravages qu’il opère parmi la population[29]. Un autre obstacle que doit affronter Woolf à partir de 1909 est l’épidémie de peste bovine (rinderpest) qui décime les troupeaux de bovidés domestiques et sauvages (buffles), indispensables à la culture du riz. Enfin, la préoccupation constante de Woolf et de son administration est de limiter le plus possible la culture sur brûlis (chenas) qui appauvrit les sols en accordant au compte-goutte des autorisations aux habitants des régions les plus arides d’y procéder : J’ai décidé d’inspecter personnellement chaque village et de mener une enquête sur place concernant l’attribution des chenas. Je suis parti à cheval à 6h30 du matin et j’ai inspecté […] trois villages et leurs habitants avec le plus grand soin[30]. Impérialiste schizophrène, Woolf sanctionne les contrevenants par des amendes tout en étant en désaccord fondamental avec des politiques qui ne tiennent pas compte de la réalité sur place. Il est beaucoup plus sévère encore avec ses subordonnés ceylanais (Vel Vidane, Vidane Arachchi), les chefs de villages et de circonscriptions, les policiers, qu’avec les simples paysans. La moindre faute d’un notable ou d’un policier placé sous les ordres de Woolf (corruption, alcoolisme, vol), est sanctionnée impitoyablement. Le jeune fonctionnaire expérimente également l’introduction de semences sélectionnées, ainsi que d’autres cultures, notamment le coton, sans succès. Il se prend même à évoquer la culture de l’opium largement répandue dans le district au début du XIXe siècle, aux bords du fleuve Welawa, notant qu’un de ses prédécesseurs, J.W. Bennett, annonçait fièrement en 1821 qu’il avait introduit cette culture. Elle permettait aux habitants d’Hambantota de produire la drogue servant à leur propre consommation[31]. La culture du pavot avait été depuis bannie de Ceylan au milieu des années 1860. 2° « Assurer la croissance économique de l’île » (sel et opium). En efficace gestionnaire colonial, Woolf se préoccupera de l’activité économique majeure de son district, source, elle, de bénéfices : la récolte du sel. Hambantota possède environ 37 lagunes (lewayas, salines) reliées à la mer où le sel est récolté sous le contrôle direct de l’administrateur. Un souci constant de Woolf est d’améliorer la collecte, l’emballage et le transport du sel qui fournissent du travail saisonnier à la plupart des habitants, mais surtout, constituent la base des revenus fiscaux du district[32]. Parmi les autres ressources dont dépendait le financement de la colonie, non la moindre était la régie de l’opium par lequel le gouvernement colonial exerçait le monopole de la vente des stupéfiants[33]. C’est ici que le récit de la bonne gouvernance coloniale dérape. Leonard Woolf va s’acharner à conserver le plus possible l’opium comme source de revenus de sa circonscription. En 1908-1911, Ceylan avait cessé de produire la drogue depuis le Pharmacy Act voté en 1860, mais continuait comme d’autres colonies britanniques de l’importer du Bengale en vertu de la nouvelle réglementation de 1908 (the new opium system). La drogue était alors revendue aux populations locales, pratique qui se poursuivra jusque dans les années 1920. L’argent des recettes du commerce de l’opium servait à financer, comme Woolf le souligne à plusieurs reprises dans le Journal, la construction et l’entretien des écoles, la réfection des routes, l’approvisionnement en eau et électricité, le maintien de dispensaires médicaux[34]. La force d’un groupe de pression Protestant anti-opium (Quaker notamment) au Parlement Britannique avait abouti à partir de 1895, à un contrôle plus restrictif de ce commerce, renforcé par une circulaire coloniale en 1908, « the new opium system » auquel Woolf fait allusion dans le Journal[35]. Aussi, au nom d’une saine gestion, Woolf peste-t-il auprès de ses supérieurs à la perspective de devoir perdre une partie des revenus fournis par la drogue[36]. Aux yeux de Woolf, comme de nombre d’Anglais du début du XXe siècle, l’opium occasionnait moins de ravages parmi les populations du sous-continent indien que l’alcool. La revente par le gouvernement de cette drogue se faisait donc en toute bonne conscience. En effectuant un recensement des opiomanes de son district, Woolf constate, à regret, que dans la ville d’Hambantota, seuls 50 usagers réguliers se sont déclarés, aussi soupçonne-t-il que beaucoup de clients potentiels ont craint de se manifester. Pour se donner une idée des quantités moyennes consommées par un individu et voir si elles correspondent aux doses permises, Woolf piège son propre cuisinier pour lui faire avouer la quantité quotidienne que celui-ci absorbe[37]. En juin 1910, conformément aux nouveaux règlements, Woolf est obligé de confisquer toutes les réserves d’opium disponibles à Tangalla et Hambantota, avant de les répartir entre les revendeurs officiels du gouvernement. Certains de ces revendeurs sont musulmans et se réfugient dans la mosquée, ainsi Woolf doit-il faire face à une émeute de drogués qui craignent que les autorités interrompent brusquement leur approvisionnement. Le jeune homme décrit les drogués d’Hambantota venant à son kacheri l’implorer de leur vendre de l’opium, il est sur le point de céder quand un télégramme de Colombo le rappelle à l’ordre[38]. Ici encore Woolf, gestionnaire colonial zélé, a du mal à percevoir l’immoralité de la situation. Une page entière du Journal déplore les pertes financières qu’entraîne la disparition des revenus de l’opium, en particulier pour la construction d’une école tamoule multilingue[39]. En revanche, Woolf sanctionnera sévèrement un modeste revendeur de haschich tout simplement parce qu’on n’est pas à une contradiction près et que les fruits de ce petit trafic ont failli échapper à la vigilance du pouvoir colonial[40]. Nous n’avons donné ici qu’un aperçu de ce document original que constitue le Journal de Leonard Woolf. Beaucoup reste à dire sur la perception de la nature et de la faune omniprésentes et menaçantes, sur les multiples observations de la psychologie ceylanaise qui apparaissent dans le Journal et qui inspireront l’œuvre romanesque de Woolf. De même que sur l’idéologie Impériale et ses célébrations que l’administrateur se fait un devoir de faire respecter par les indigènes : Empire Day, King’s Funeral, King’s Coronation. Que Leonard Woolf ait été un impérialiste très efficace bien que « malgré lui » est certain, que cette expérience lui ait servi pour dénoncer les égarements du colonialisme dans la suite de sa carrière, dans son œuvre romanesque et politique, est au fond ce qui importe le plus. [1] Le paradoxe qu’incarne Woolf peut être rapproché d’un autre exemple, celui de l’écrivain George Orwell (Eric Blair), fils de Richard Walmesley Blair, fonctionnaire de l’administration des Indes chargé de la Régie de l’opium. Officier de la police Impériale Birmane en 1922-28 dont il démissionne, Orwell sera journaliste et écrivain, enfin anarchiste du POUM et combattant de la Guerre Civile Espagnole. Orwell a laissé un roman amer de la vie coloniale britannique : Une histoire birmane (Burmese Days) publié en 1934. [2] La Hogarth Press a révélé au public anglophone des années 1920-1930 des auteurs majeurs tels que T.S. Eliot, Katharine Mansfield, E.M. Forster, sans oublier Virginia Woolf. [3] L. Woolf, Growing, An Autobiography of the Years 1904 to 1911, London : Harcourt Brace, 1975, p.23 ; 37. Woolf note au passage, non sans humour, que sa bibliothèque philosophique avait fait mauvais effet dans un milieu colonial méfiant à l’égard des intellectuels. [4] Le romancier Christopher Ondaatjee, dans son bel ouvrage illustré, Woolf in Ceylon, London : Harper Collins, 2005, p.47-48, reviendra 90 ans plus tard sur les pas de Woolf à Ceylan. Ondaatje s’étend sur les pouvoirs quasiment absolus exercés par l’administration coloniale anglaise dans l’île : instituée en 1802, réformée en 1832, avec un Secrétaire Général de la colonie comme chef, elle demeura jusqu’en 1931 l’unique autorité suprême à Ceylan. Les fonctions d’administrateur (Government Agent) et d’administrateur adjoint (Assistant Government Agent) qu’exerça Woolf furent créées à la suite des réformes impulsées par la commission d’enquête administrative Colebrooke-Cameron de1833. [5] Thomas Babington Macaulay, « Minute of 2 February 1835 on Indian Education » Macaulay, Prose and Poetry, selected by G. M. Young (Cambridge MA: Harvard University Press, 1957), p.729 : « We must do our best to form a class who may be interpreters between us and the millions whom we govern, a class of persons Indian in blood and colour, but English in taste, in opinions, words and intellect ». [6] L. Woolf, Growing, p.37. [7] L. Woolf, Ibid., p. 36 ; 38 ; 84 ; l’expression « good fellow », provient des public schools formant les enfants de l’élite britannique, elle servait à distinguer les « gentlemen » des autres. [8] S. de Silva dans son ‘Introduction’ magistrale au Journal Officiel de Leonard Woolf : Diaries in Ceylon, 1908-1911 Colombo : Tisara Prasakayo, 1962, p. xvii, n.17, souligne qu’outre le cinghalais, le tamoul avait remplacé le portugais comme deuxième langue obligatoire des administrateurs à partir de 1824. En 1840, l’administration intégra le premier fonctionnaire d’origine ceylanaise, Simon Casie Chitty, brillamment reçu au concours qui se tenait alors à Londres. La fin du XIXe siècle signala l’arrivée en plus grand nombre de ceylanais dans la fonction publique coloniale, la plupart, tamouls et cinghalais, étaient issus de catégories sociales élevées. [9] L’accueil de ce roman en Angleterre sera pour le moins ambigu, son ami, le critique Lytton-Strachey exprima à Saxon Sydney-Turner sa répugnance non dénuée de racisme à l’égard de l’œuvre : « J’ai été déçu de voir qu’il ne s’agissait que de noirs – pour lesquels je n’éprouve en réalité guère de sympathie », cité par C. Ondaatjee, Woolf in Ceylon, p.238. Virginia Woolf elle-même consciente d’avoir épousé un juif : so foreign, dira-t-elle de son mari, relate son déplaisir à trouver dans son salon à Bloomsbury en 1917 deux politiciens sri lankais, Perera et Jayatilaka, venus rendre visite à Woolf: « j’ai trouvé les deux noirauds en rentrant à la maison », (Home to find the two darkies here), cité par Ondaatjee, Ibid, p.268. [10] À la suite de deux rééditions en 1925 et 1929 et sa traduction en cinghalais, en français et en allemand, le tirage de Village in the Jungle atteignit 2.149 exemplaires, chiffre respectable pour un premier roman à l’époque, voir, Ondaatjee, Ibid. p.236. Un film du célèbre cinéaste sri lankais Lester James Peries en fut tiré en 1980, tourné en langue cinghalaise et intitulé Baddegama, il s’inspire de la tradition néo-réaliste du retour à la terre. [11] L. Woolf, Growing, p.109 ; 111. [12] L. Woolf, Ibid., p.16. [13] L. Woolf, Ibid., p.156-157. [14] L. Woolf, Ibid., p. 166-167. [15] L. Woolf, Ibid., p.166. [16] L. Woolf, Ibid. p.168 [17] L. Woolf, Ibid. p.169 [18] L. Woolf, Ibid. p.138 & suiv. [19] L. Woolf, Ibid. p.170-171. [20] Les administrateurs de districts et leurs adjoints survivront à l’Indépendance du Sri Lanka en 1948. Les larges pouvoirs qui leur étaient accordés sur l’administration de leurs circonscriptions et la décentralisation qui en résultait, s’explique par la difficulté des transports et des communications au XIXe siècle dans l’île. Sur l’histoire de l’administration coloniale ceylanaise, voir, S. de Silva ‘Introduction’, Diaries in Ceylon, p.xxvi, n.29. [21] En particulier sous l’impulsion du Gouverneur Sir Henry Ward, voir, S. de Silva, op. cit.p xxxvii. [22] S. de Silva, Ibid. p.xxx-xxxi, le Gouverneur Sir Thomas Maitland réorganisa l’administration coloniale des provinces maritimes à Ceylan, avant l’occupation du royaume de Kandy. Ses célèbres Instructions de 1808 stipulaient que les fonctionnaires se devaient non seulement de voyager périodiquement et régulièrement à travers leur circonscription, mais qu’ils devaient également tenir un journal : “”qui relaterait leur parcours dans tous les détails””, lequel serait ensuite transmis à l’administration centrale. [23] Bien qu’ils représentent une source inestimable, attestant de 130 années de pouvoir colonial Britannique, on cessa à partir de 1941 d’exiger leur compilation. [24] Les nombreuses annotations qu’on y trouve concernant la population aborigène dite des Veddah, le peuplement le plus ancien de l’île, furent consignées 50 ou 60 ans avant que les premiers anthropologues du XXe siècle comme Seligman, s’intéressent à eux, voir, S. de Silva ‘Introduction’, Diaries in Ceylon, p.xxxiii. [25] S. de Silva, Ibid., p. xviii ; xix, conclut son examen de la fonction publique coloniale en indiquant que si ces administrateurs, manifestement honnêtes et sincères, souhaitaient réellement promouvoir le bien-être du peuple ceylanais, en revanche, leur formation leur interdisait toute imagination ou fantaisie, surtout, elle les empêchait d’être en empathie avec le peuple qu’ils administraient. [26] L. Woolf, Diaries in Ceylon, p. 142-43. [27] Le Journal de Woolf (Diaries in Ceylon), comptabilise avec minutie le nombre de « miles » parcourus chaque mois. [28] L. Woolf, Growing, p.174, « I work, God, how I work. I have reduced it to a method and exalted it to a mania. » ; rapporté aussi par C. Ondaatjee, Woolf in Ceylon, p.208. [29] L. Woolf, Diaries in Ceylon, p.132, contient une longue note sur la mortalité importante des coloniaux Britanniques à Hambantota au début du XIXe siècle (1826-29), certains mouraient du paludisme quelques jours seulement après leur arrivée. [30] L. Woolf, Ibid., p.136. [31] L. Woolf, Diaries in Ceylon, p.147. [32] Autre illustration de l’efficacité de Woolf, la récolte de sel organisée en 1910 fut la plus importante jamais obtenue dans le district, ce dont il n’est pas peu fier, L. Woolf, Ibid., p.198-199. [33] Les Hollandais en Indonésie, les Français en Indochine possédaient des régies de l’opium servant à financer la colonisation. [34] L. Woolf, Ibid., p.221-222. [35] L. Woolf, Ibid., p.191. [36] L. Woolf, Ibid., p.146-147. [37] L. Woolf, Ibid., p.156-157. [38] L. Woolf, Ibid., p.163-65. [39] L. Woolf, Ibid., p.182. [40] L. Woolf, Ibid., p.165. http://crlhoi.univ-reunion.fr/litrun/index.php/articles/ocean-indien/114-l-imperialiste-malgre-soir-leonard-woolf-1880-1969-administrateur-colonial-a-ceylan”,”TEOC-553″
“DOBB Maurice”,”I salari.”,”‘Marx e il potere di contrattazione collettiva.’ “”Marx seguì Ricardo nel ritenere che il prezzo di mercato della forza-lavoro non potesse a lungo scostarsi dal valore dei mezzi di sussistenza richiesti per il mantenimento di questa forza-lavoro, in quanto nel sistema capitalistico la forza-lavoro era una merce e la sua offerta e il suo valore erano regolati in modo analogo a quello delle altre merci. Nello stesso tempo la forza-lavoro aveva questa differenza rispetto alle altre merci: essa era incorporata in esseri umani; e la sua offerta era quindi regolata in modo specifico dall'””elemento storico e sociale””, che determinava che cosa fosse necessario per vivere ai lavoratori umani. “”Il valore del lavoro, – egli diceva, – è formato da due elementi, l’uno puramente fisico, l’altro storico o sociale. Il suo ‘limite estremo’ è determinato dall’elemento fisico: cioè per mantenersi e riprodursi, per perpetuare la propria esistenza fisica , la classe operaia deve ricevere i generi di prima necessità assolutamente indispensabili per vivere e moltiplicarsi… Oltre che da questo elemento meramente fisico, il valore del lavoro è determinato in ogni paese ‘da un livello tradizionale di vita’””. Ed era questa ultima influenza che spiegava le differenze nei salari fra diversi paesi, fra diversi periodi e anche fra diverse zone nello stesso paese. Quindi, allorché i sindacati tentavano con un’azione coalizzata di elevare il livello dei salari, non combattevano una battaglia disperata contro una “”legge ferrea”” che si sarebbe affermata nel lungo periodo: al contrario, la loro azione faceva parte essa stessa dell'””elemento sociale””, gli stessi miglioramenti che essi conquistavano contribuivano a determinare il “”livello tradizionale di vita”” per il futuro. “”Il problema si risolve pertanto in quello del rapporto di forza dei combattenti”” (‘Value, Price and Profit’, a cura di Eleanor Aveling, pp. 85 sg.) [Maurice Dobb, I salari, 1965] (pag 104-105)”,”SIND-006-FPA”
“DOBB Maurice”,”Le ragioni del socialismo.”,”””Le statistiche più recenti sulla distribuzione della proprietà si riferiscono alla fine dello scorso decennio; cioè gli anni ’50, e si trovano nel libro del professor J.E. Meade (‘Efficiency, equality and the ownership of property’, Londra, 1964, p. 27)., che le ricava dai calcoli di J.R.S. Revel. Queste statistiche mostrano che (…) nel 1960 tre quarti della proprietà o della ricchezza personale apparteneva al cinque per cento della popolazione. Un fatto curioso è che “”la concentrazione di reddito derivante dalla proprietà è anche più accentuata della concentrazione della proprietà stessa””, tanto che nel 1959 il 92 per cento del reddito derivante da proprietà andava soltanto ad un 5 per cento della popolazione, e all’interno di questo 92 per cento il 99 per cento andava soltanto ad un 10 per cento dei proprietari più ricchi. I dati completi si trovano nella tabella seguente. Come si può parlare di “”democrazia della distribuzione della proprietà”” di fronte a un tale grado di concentrazione? Come si può pretendere di utilizzare l’argomento del “”piccolo proprietario”” per giustificare la proprietà capitalistica? (…) La proprietà delle azioni delle compagnie è ancora più concentrata della proprietà in generale. Negli anni considerati, l’1 per cento della popolazione (adulta) possedeva l’81 per cento delle azioni delle società, e il 5 per cento possedeva il 96 per cento delle azioni (H.F. Lydall e D.G. Tipping, ‘The distribution of personal wealth in Britain’, in ‘Oxford Bulletin of Statistics, febbraio 1961, p: 90)”” (pag 30-31) “”Un secolo fa Friedrich Engels affermava che la contraddizione fondamentale del capitalismo era quella tra il “”carattere sociale”” della produzione moderna e “”l’appropriazione individuale capitalistica””, tra “”l’organizzazione della produzione nella fabbrica individuale e l’anarchia della produzione nella società””. Come si potrebbe sintetizzare in modo migliore il dilemma cruciale della nostra epoca? Giacché la transizione a quella che Marx definiva “”la fase superiore del socialismo”” (o comunismo) è associata storicamente all”èra dell’abbondanza, si può senz’altro dire che la moderna rivoluzione tecnologica pone tale transizione all’ordine del giorno, facendone un fatto possibile e necessario”” [Maurice Dobb, Le ragioni del socialismo. 1975] (pag 64)”,”UKIE-049″
“DOBB Maurice”,”Problemi di storia del capitalismo.”,”Cancellare in Teoc 005 il secondo riferimento Mads 223 (tutte le indicazioni) Molto spazio è dedicato allo studio della rivoluzione industriale in Gran Bretagna “”La scuola classica, ossessionata com’era dalla minaccia dei rendimenti decrescenti della terra (in assenza della libertà d’importazione), tendeva a concentrare l’attenzione sull’influenza restrittiva di questo fattore, ad esclusione di ogni altro: sul pericolo cioè di un aumento del costo delle sussistenze col crescere della popolazione, che avrebbe portato con sé, come conseguenza inevitabile, l’aumento del costo della forza-lavoro e la caduta del profitto (1). E’ nel quadro di questa discussione che conviene considerare la famosa dimostrazione marxiana dell’esistenza di una ragione puramente tecnica della caduta del saggio del profitto, e pertanto di una tendenza autoeliminatoria insita nel processo stesso dell’accumulazione del capitale. Si trattava del semplice fatto – già prima notato da qualche economista, come Senior o Longfield, che però non vi attribuirono importanza essenziale e in nessun modo lo inserirono organicamente nel corpo della dottrina – che il progresso tecnico aveva la tendenza ad aumentare la proporzione del “”lavoro accumulato rispetto al lavoro vivente””: ossia del capitale fisso (misurato in termini di valore) rispetto al lavoro impegnato nella produzione corrente. Dato un certo “”saggio del plusvalore””, o rapporto del valore prodotto col valore (espresso in salari) del lavoro direttamente impegnato nella creazione di quel prodotto, si avrebbe una tendenza alla caduta del saggio del profitto del capitale ‘totale’ (ossia tanto di quello anticipato nel pagamento dei salari dei lavoratori in questione, quanto di quello incorporato nelle attrezzature e scorte). Ma nell’atto stesso in cui enunciava questo principio, Marx sottolineava la possibilità di un altro effetto, del tutto contrario, del progresso tecnico. Quest’ultimo, qualora tocchi la produzione delle sussistenze dei lavoratori insieme alle altre branche della produzione – qualora cioè renda più a buon mercato i beni-salario insieme agli altri – tende a rendere più a buon mercato, non solo i prodotti dell’industria, ma la stessa forza-lavoro. E’ vero che data una certa quantità di forze di lavoro a disposizione del capitalista, questi potrebbe trovarsi a disporre di un prodotto dello stesso valore totale di prima (poiché il valore del prodotto unitario è diminuito in seguito al mutamento); ma, se nello stesso tempo la riduzione più a buon mercato delle sussistenze ha determinato una diminuzione dei salari monetari, la forza-lavoro assorbirà una porzione minore del valore prodotto, e quindi la parte destinata al capitalista crescerà sia in proporzione che in ammontare. “”L’aumento della forza produttiva, – osserva Marx – se vuol diminuire il valore della forza-lavoro, deve impadronirsi di quei rami d’industria i cui prodotti determinano il valore della forza-lavoro, cioè appartengono alla sfera dei mezzi di sussistenza abituali, oppure li possono sostituire… Invece, nelle branche della produzione che non forniscono né mezzi di sussistenza necessari, né mezzi di produzione per la preparazione di questi, l’aumento della forza produttiva lascia intatto il valore della forza-lavoro””. E in un altro passo: “”Il valore delle merci sta in rapporto inverso alla forza produttiva del lavoro…Invece, il plusvalore relativo sta in rapporto diretto a questa forza produttiva…E’ quindi istinto immanente e tendenza costante del capitale aumentare la forza produttiva del lavoro per ridurre più a buon mercato la merce, e con tal riduzione, ridurre più a buon mercato l’operaio stesso”” (2). (…) In secondo luogo non esiste alcuna “”legge bronzea”” lassalliana, in base alla quale una riduzione più a buon mercato degli oggetti che entrano a far parte della sussistenza del lavoratore provochi sempre e necessariamente un’equivalente caduta dei salari: è evidente che lo stato del mercato del lavoro in ciascun tempo e luogo determinerà se questo debba o meno avvenire”” (pag 323-324-325) [Maurice Dobb, Problemi di storia del capitalismo, 1971] [(1) Cfr. Ricardo, Principles, pp. 398-9 (ed.it., cit, pp. 518-19): “”Nessuna accumulazione di capitali abbasserà in modo permanente i profitti, senza che siavi qualche causa, permanente del pari, la quale determini l’innalzamento delle mercedi. Se il fondo destinato al mantenimento del lavoro si raddoppiasse, triplicasse, quadruplicasse, non vi sarebbe alcuna difficoltà a formare il numero delle braccia occorrenti per dare impiego a quel fondo; ma in ragione della crescente difficoltà ad aumentare di continuo i viveri del paese, un medesimo fondo non manterrebbe probabilmente una medesima quantità di lavoro. Se gli oggetti indispensabili all’operaio si potessero sempre accrescere con una medesima facilità, nessuna permanente alterazione avverrebbe nel tasso dei profitti, o delle mercedi, qualunque fosse la somma del capitale accumulato””; (2) Marx, Capital, vol. I, ed. Unwin, pp. 304-5, 577 (ed. it., cit., vol I, 2, pp. 10-11, 15)]”,”MADS-233″
“DOBB Maurice”,”Il capitalismo ieri e oggi.”,”Il sindacato e la difesa dei salari. “”Generalmente si suppone che Marx abbia preannunziato un costante declino dei salari reali con lo sviluppo del capitalismo, e che i fatti lo abbiamo smentito. Questo, io credo, è un equivoco. Io non conosco alcun passo in cui Marx dice tutto questo a chiare lettere; e il contesto dei suoi tanto citati riferimenti all'””impoverimento crescente”” (nel capitolo XXIII del vol. I del ‘Capitale’ intitolato ‘La legge generale dell’accumulazione capitalistica’, paragrafi 3 e 4) mostra chiaramente che egli aveva in mente soprattutto l’esercito industriale di riserva dei disoccupati o dei sottoccupati cronici (l’impoverito strato dei “”lazzari”” della classe operaia) nel cui “”destino”” egli comprendeva cose come l’insicurezza, la perdita del prestigio e dell’orgoglio del proprio mestiere, la “”degradazione mentale”” e l'””ignoranza”” nonché la mancanza di mezzi materiali di sussistenza. In ogni caso, anche questa tendenza era accompagnata dalle sue controtendenze; e alla fine del paragrafo 3 di questo stesso capitolo egli esalta la capacità delle associazioni sindacali di “”spezzare o affievolire le rovinose conseguenze che quella legge naturale della produzione capitalistica ha per la loro classe””. Altrove lo stesso Marx ripudiò espressamente la così detta “”legge bronzea dei salari”” (spesso erroneamente attribuita a lui, mentre l’espressione appartiene a Lassalle), e sottolineò che le associazioni sindacali non soltanto potevano far aumentare, per un certo tempo il “”prezzo di mercato”” della forza di lavoro al di sopra del suo “”valore””, ma che in questo “”valore”” (o “”livello normale””) interveniva un elemento “”sociale e storico””, che differiva secondo i tempi e i luoghi, e conseguentemente rendeva quest’ultimo soggetto a cambiamento storico””. In ogni caso per Marx il modo preciso in cui agivano queste tendenze contava meno che le “”contraddizioni””, e quindi i conflitti sociali che esse alimentavano”” (pag 59-60) [Maurice Dobb, Il capitalismo ieri e oggi, 1962]”,”MADS-254″
“DOBB Maurice LANGE Oskar LERNER Abba P.”,”Teoria economica e economia socialista.”,”Si tratta dei testi di un dibattito avvenuto negli anni Trenta. L’oggetto della polemica è la razionalità del calcolo economico “”socialista””, su ciò che è il socialismo e le sue leggi economiche. L’introduzione rifà la storia del contrastato rapporto tra l’economia politica e il socialismo. “”E noto che Marx ed Engels sono sempre stati estremamente restii a definire il volto della futura società socialista, che dovrà sostituire il modo capitalistico di produzione. “”Fabbricare ricette per la farmacia dell’avvenire”” – hanno sempre sostenuto – non era certamente loro compito. Ciononostante le sparse indicazioni sull’ordinamento economico socialista, ritrovabili specialmente nella ‘Critica del programma di Gotha’ e nell”Antidühring”, sono state minuziosamente raccolte e commentate (anche Oskar Lange, nell’appendice a ‘On the economic theory of socialism’ – tradotto in questa raccolta – ne offre una ennesima variante). E’ stato così finalmente composto quel volume mancante alla bibliografia del socialismo scientifico, che dovrebbe avere il titolo di ‘Dopo la rivoluzione?’ (1). Forse il vizio principale di tutte queste raccolte risiede nel mancato collegamento al movimento dialettico della società borghese, analizzato nel ‘Capitale’, con i futuro assetto socialista che – bisogna ricordarlo – non nasce improvvisamente dal nulla, ma dalla dissoluzione del precedente. Contrastando queste interpretazioni, Roman Rosdolsky ha voluto invece accentuare, analizzando i manoscritti marxiani degli anni 1857-58 (2), l”elemento di continuità dialettica’ tra le condizioni attuali della produzione e le premesse storiche del nuovo stato sociale”” [Giorgio Gattei, introduzione: ‘Economia politica e socialismo: un contrastato rapporto’] [(in) ‘Teoria economica e economia socialista’, raccolta di testi di un dibattito di Maurice Dobb, Oskar Lange e Abba P. Lerner, 1972] (pag V-VI) [(1) ‘All’indomani della rivoluzione sociale’ è ad esempio il titolo di una conferenza di Kautsky (1902), che ha fatto testo per molti anni all’interno del movimento socialista; (2) R. Rosdolsky, Genesi e struttura del ‘Capitale’ di Marx, 1971, pp. 477-502] [Marx] continua poi: “”Immaginiamoci infine, per cambiare, un’associazione di uomini liberi che lavorino con mezzi di produzione comuni…Qui si ripetono tutte le determinazioni del lavoro di Robinson [Crusoé], però ‘socialmente’ invece che ‘individualmente’…. Il prodotto complessivo dell’associazione è prodotto ‘sociale’. Una parte serve a sua volta da mezzo di produzione. Rimane sociale. Ma un’altra parte viene consumata come mezzo di sussistenza dai membri dell’associazione. Quindi deve essere ‘distribuita’ fra di essi. Il ‘genere’ di tale distribuzione varierà col variare del genere particolare dello stesso organismo sociale di produzione e del corrispondente livello storico di sviluppo dei produttori. Solo per mantenere il parallelo con la produzione delle merci presupponiamo che la partecipazione di ogni produttore ai mezzi di sussistenza sia determinata dal suo ‘tempo di lavoro’. Quindi il tempo di lavoro reciterebbe una doppia parte. La sua distribuzione, compiuta socialmente secondo un piano, regola l’esatta proporzione delle differenti funzioni lavorative con i differenti bisogni. D’altra parte, il tempo di lavoro serve contemporaneamente come misura della partecipazione individuale del produttore al lavoro in comune, e quindi anche alla parte del prodotto comune consumabile individualmente”” (30). Ogni lavoratore dovrebbe godere di una libertà di scelta dei consumi entro limiti così determinati: “”Egli riceve dalla società uno scontrino da cui risulta che egli ha prestato tanto lavoro (dopo la detrazione del suo lavoro per i fondi comuni), e con questo scontrino egli ritira dal fondo sociale tanti mezzi di consumo quanto costa il lavoro corrispondente”” (31). L’importanza del problema della distribuzione delle risorse viene affermata molto chiaramente in una lettera scritta nel 1868 a Kugelmann: “”che sospendendo il lavoro, non dico per un anno, ma solo per un paio di settimane, ogni nazione creperebbe, è una cosa che ogni bambino sa. E ogni bambino sa pure che le quantità di prodotti, corrispondenti ai diversi bisogni, richiedono quantità diverse, e quantità definite, del lavoro sociale complessivo. Che questa ‘necessità’ della ‘distribuzione’ del lavoro sociale in proporzioni definite, non è affatto annullata dalla ‘forma definita’ della produzione sociale, ma solo può cambiare il ‘suo modo di apparire, è ‘self-evident’. Le leggi della natura non possono mai essere annullate. Ciò che può mutare in condizioni storiche diverse non è che la ‘forma’ con cui quelle leggi si impongono. E la forma con cui questa distribuzione proporzionale del lavoro si afferma, in una data situazione sociale nella quale la connessione del lavoro sociale si fa valere come ‘scambio’ privato dei prodotti individuali del lavoro, è appunto il ‘valore di scambio’ di questi prodotti”” (32)”” [Oskar Lange, La distribuzione delle risorse nel socialismo vista dalla letteratura marxista. Appendice.] [(in) ‘Teoria economica e economia socialista’, raccolta di testi di un dibattito di Maurice Dobb, Oskar Lange e Abba P. Lerner, 1972] [(30) Il Capitale, I, 1, pp. 110-111; (31) Critica al programma di Gotha, in ‘Opere scelte’, a cura di L. Gruppi, 1969, p. 960; (32) Lettere a Kugelmann, Roma, 1950, p. 138. (…)] (pag 124-125, 126-127)”,”TEOC-639″
“DOBB Maurice”,”Economia del benessere ed economia socialista.”,”””L’esistenza di tali diseguaglianze è del tutto consona alla distinzione fatta da Marx in un famoso passo nella sua ‘Critica al Programma di Gotha’ del 1875 tra i due stadi del socialismo (ora generalmente indicati rispettivamente come socialismo e comunismo). Nel primo di questi stadi le differenze di reddito continuerebbero ad esistere a seconda della quantità e natura del lavoro fatto. Il singolo lavoratore riceve dalla società “”esattamente ciò che le dà… la sua quantità individuale di lavoro””, dopo le necessarie detrazioni per l’investimento, per “”i servizi non-produttivi”” come la salute, l’istruzione e l’amministrazione, per le pensioni e per un “”fondo di riserva o di assicurazione contro gli infortuni””. Solo a uno stadio più alto “”dopo che il lavoro non è divenuto soltanto mezzo di vita ma anche il primo bisogno della vita; dopo che con lo sviluppo onnilaterale degli individui sono cresciute anche le forze produttive e tutte le sorgenti della ricchezza collettiva scorrono in tutta la loro pienezza””, si realizzerà la superiore giustizia della distribuzione che avverrà secondo le sue capacità (1)”” [Maurice Dobb, Economia del benessere ed economia socialista, 1972] [(1) ‘Critica al programma di Gotha, trad. it., pp. 960-962. “”Forse si potrebbe dire che le affermazioni di Marx si riferiscono solo alle differenze di salario dovute alle differenti quantità di sforzo erogato (compreso quello implicato nell’addestramento per un’occupazione) e alle differenti penosità implicite nelle varie occupazioni, ma non alle differenze di salario dovute a temporanee scarsità. (…)”” (M. Dobb)]”,”ECOT-241″
“DOBB Maurice”,”Considerazioni su ‘Lo sviluppo del capitalismo in Russia’ di Lenin.”,”Via prussiana e via americana “”La politica governativa nei confronti dell’agricoltura viene ora considerata da Lenin alla luce della riforma di Stolypin del 1906, la cui conseguenza fu, a suo parere, di “”accelerare il saccheggio delle terre comuni da parte dei ricchi e di consolidare il possesso della terra tra i contadini benestanti””. Una proposta alternativa avanzata dai ‘trudoviki’ consisteva nella nazionalizzazione della terra (“”che tutte le rappresentanze contadine hanno richiesto, più o meno decisamente, nel periodo fra il 1905 e il 1907″”). Il significato di questa non stava nel fatto che avrebbe “”cambiato le fondamenta borghesi dell’agricoltura commerciale e capitalistica””, conseguenza che comunque si sarebbe verificata, quanto nel fatto che “”spazzerà via completamente tutti i rapporti medievali esistenti nella proprietà terriera, rimuoverà tutte le barriere artificiali sulla terra (…) potrà accelerare la morte della servitù, nonché lo sviluppo di un’agricoltura del tutto capitalistica, che risulterà completamente sbarazzata da tutto il ciarpame medievale. Questo è il vero significato storico della nazionalizzazione della terra in Russia, come si andava delineando alla fine del diciannovesimo secolo””. E’ in questo contesto che Lenin introduce la ben nota distinzione fra “”la via prussiana e quella americana””. La prima “”è caratterizzata dal fatto che i rapporti medievali nella proprietà terriera non sono liquidati d’un colpo: essi si adattano in qualche modo al capitalismo, e per questa ragione lo stesso capitalismo conserva in sé a lungo caratteristiche semifeudali””. Egli fa notare che in Germania dopo il 1848 “”Il latifondismo prussiano non fu distrutto dalla rivoluzione borghese; esso sopravvisse e divenne la base dell’economia ‘Junker’, che è essenzialmente capitalistica, ma tiene ancora la popolazione rurale in un certo grado di servitù””. Pertanto “”La dominazione sociale e politica fu rafforzata per molti decenni dopo il 1848, e lo sviluppo delle forze produttive dell’agricoltura tedesca procedette molto più lentamente che non in America””; nel caso di quest’ultima, tuttavia, invece dell’economia fondata sui rapporti di servitù del grande latifondo, riuscì a svilupparsi “”l’economia del libero coltivatore”” “”libera da ogni ceppo medievale, libera da servitù e da residui feudali””. Quindi per la Russia del tempo “”l’intera questione del futuro sviluppo del paese può essere ridotta a questo: quale delle due vie prevarrà alla fine, e in conseguenza, quale classe sociale porterà avanti i necessari e inevitabili cambiamenti – il vecchio latifondista oppure il libero agricoltore”” (11)”” [Maurice Dobb, Considerazioni su ‘Lo sviluppo del capitalismo in Russia’ di Lenin, Annali Feltrinelli anno 1973, 1974] [(11) ‘Egli aveva già detto precedentemente in un commento sulle proposte di coloro che sostenevano la modernizzazione tecnica dell’agricoltura russa: “”L’essenza della crisi agraria non sta nella rimozione degli ostacoli allo sviluppo dell’agricoltura a un livello più alto, ma nel ‘come’ questi ostacoli si devono rimuovere, in quale classe debba rimuoverli e con quali metodi””‘] (pag 658-659)”,”LENS-258″
“DOBB Maurice”,”La critica dell’economia politica. (in) ‘Storia del marxismo’.”,” “”Ci si può chiedere perché nei ‘Grundrisse’ Marx si occupi della circolazione e dello scambio anziché della produzione (come si attenderebbero i lettori della sua opera più matura); si può rispondere che l’autore si era reso conto che proprio nella sfera della circolazione era da ritrovarsi il luogo d’origine delle illusioni tipiche dell’economia politica borghese, illusioni che – in modo consapevole o inconsapevole, svolgevano un preciso ruolo sociale, quello di occultare l’esistenza e la fonte originaria del plusvalore come elemento centrale dell’economia borghese, del modo di produzione capitalistico. Marx cercò di svelare, e di dissipare, l’illusione che così nasceva al livello delle “”apparenze””, pur non essendo ancora giunto a penetrare sino in fondo la realtà essenziale che si celava dietro quelle apparenze. Nel processo di circolazione, tutto assumeva la sembianza di uno scambio di ‘equivalenti’: compratori e venditori contrattavano liberamente fra loro per permutare ciò che si rendeva disponibile per lo scambio con ciò che ognuno di essi cercava di acquistare. In questo scambio la concorrenza di numerosi individui era sufficiente a garantire (per lo meno “”in media”” o “”nel lungo periodo””) che nessuno scambista potesse servirsi della costrizione o del proprio potere contrattuale per far pendere la bilancia a proprio favore. Se, quindi, da quel commercio nasceva un profitto o sovrappiù, esso non poteva derivare che dalla mancanza di concorrenza o da qualche limite che ostacolava la libertà degli scambi. Per questo i cosiddetti “”socialisti ricardiani””, come Hodgskin e William Thompson, attribuirono il profitto del capitale a “”scambi ineguali”” dovuti al superiore potere di contrattazione dei possessori di capitale. Ma – osserva Marx – “”il plusvalore non si spiega con lo scambio””; e prosegue affermando che lo scambio attraverso la mediazione del denaro come “”equivalente generale”” è la più alta e sviluppata forma di libero scambio”” [Maurice Dobb, La critica dell’economia politica, (in) ‘Storia del marxismo’, 1978] (pag 94-95)”,”MADS-666″
“DOBB Maurice”,”Problemi di storia del capitalismo.”,”Maurice Herbert Dobb (Londra, 24 luglio 1900 – 17 agosto 1976) è stato un economista inglese, tra i principali studiosi dell’economia politica marxista 1. Dobb ha studiato economia politica all’Università di Cambridge e ha insegnato all’Università di Londra e al Trinity College di Cambridge1. I suoi contributi sono incentrati soprattutto su una riabilitazione della teoria del valore lavoro così come proposta dai classici e interpretata da Karl Marx 1. Alcune delle sue opere più importanti includono “Capitalist Enterprise and Social Progress”, “Political Economy and Capitalism: Some essays in economic tradition”, “Marx as an Economist”, “Soviet Economic Development Since 1917”, “Welfare Economics and the Economics of Socialism” e “”Theories of Value and Distribution Since Adam Smith””1. (f: copil.)”,”EURE-006-FSD”
“DOBB Maurice”,”Le ragioni del socialismo.”,”Maurice Herbert Dobb è nato a Londra nel 1900. e muore nel 1976. Dopo aver insegnato all’Università di Londra, è attualmente professore di economia al Trinity College di Cambridge. Sta curando insieme a Piero Sraffa l’edizione completa delle opere di David Ricardo É stato un economista inglese tra i principali studiosi dell’economia politica marxista.”,”PVSx-037-FL”
“DOBBELEER Georges”,”Sur les traces de la révolution. Itinéraire d’un trotskiste belge.”,”Belgique annèes 1950: la colère sociale gronde dans ces années d’aprésguerre. Georges Doobeleer, attiré par le personnalisme d’Emmanuel Mounier, participe au réseau belge de la revue Esprit animée par Jean Marie Domenach. Préface par Alain KRIVINE, Avant-propos, postface, Bibliographie, Foto, Index des noms cités,”,”TROS-083-FL”
“DOBBS Farrell”,”Marxist Leadership in the U.S.. Revolutionary Continuity. The Early Years, 1848-1917.”,”Contiene foto di Debs, IWW, De-Leon. DOBBS Farrell è stato un marxista dal 1934. Dobbs era leader del Minneapolis Teamster strikes e organizzatore central Teamster (camionisti) della prima campagna over-the-road per organizzare i ‘drivers’. E’ stato segreatrio nazioanle del Socialist Workers Party dal 1953 al 1972. “”With the new support the St. John faction became the dominant force within the IWW, and it set out to block further attempts by De Leon to involve the ranks in political action through the Socialist labor Party. An organizational maneuver was invoked for the purpose. De Leon’s credentials as a delegate to the union’s 1908 convention were challenged on technical grounds. A majority voted to deny him delegate status, and his followers immediately withdrew from the gathering. De Leon then made the split definitive by drawing together such forces as he could to for a rival “”IWW””.”” (pag 111)”,”MUSx-234″
“DOBBS Farrell”,”Revolutionary Continuity. Marxist Leadership in the U.S. The Early Years 1848-1917.”,”Farrell Dobbs (1907-1983) joined the communist movement in 1934. A leader of the 1934 Minneapolis Teamster strikes, he was the central Teamster organizer of the forst campaign to organize over-the-road truck drivers. He served thirteen months in the federal penitentiary at Sandstone, Minesota, for his political opposition ti U.S. imperialism’s course in World War II. Dobbs was the Socialist Workers Party candidiate for president of the United States in 1948, 1952, 1956, and 1960. He was the national secretary of the Socialist Workers Party from 1953 to 1972. Introduction, Appendix: Marx to Friedrich Bolte in New York, Engels to Friedrich Adolph Sorge in Hoboken, Engels to Sorge in Hoboken, Engels to Florence Kelley-Wischnewetzky in New York, Appendix to the American Edition of The Condition of the Working Class in England (Engels): The Labour Movement in America (Engels), Engels to Kelley-Wischnewetzky, Engels to Hermann Schlüter in Hoboken, Engels to Schlüter in New York, Engels to Sorge in Hoboken, The Results and Significance of the U.S. Presidential Elections (Lenin), After the Elections in America (Lenin), foto, notes, Index,”,”MUSx-052-FL”
“DOBBS Farrell”,”Revolutionary Continuity. Marxist Leadership in the U.S. Birth of the Communist Movement, 1918-1922.”,”Farrell Dobbs (1907-1983) joined the communist movement in 1934. A leader of the 1934 Minneapolis Teamster strikes, he was the central Teamster organizer of the forst campaign to organize over-the-road truck drivers. He served thirteen months in the federal penitentiary at Sandstone, Minesota, for his political opposition ti U.S. imperialism’s course in World War II. Dobbs was the Socialist Workers Party candidiate for president of the United States in 1948, 1952, 1956, and 1960. He was the national secretary of the Socialist Workers Party from 1953 to 1972. Preface, Appendix: Lenin’s 1915 Correspondence with Left-wing U.S. Socialists, Letter to American Workers, by V.I. Lenin, August 1918, What Should Be the Name of Our Party? by V.I. Lenin, April 1917, Maps, Foto, Index,”,”MUSx-055-FL”
“DOBLIN Alfred”,”November 1918. Eine deutsche Revolution. Erzählwerk. Ersten Band. Verratenes Volk.”,”DOBLIN Alfred è nato nel 1878 a Stettino e ha vissuto nel Baden-Baden. Band I: Verratenes Volk (Il popolo tradito) Band II: Heimkehr der Fronttruppen Band III: Karl und Rosa Doblin Alfred (Stettino 1878 – Friburgo in Brisgovia 1957) scrittore tedesco. Nato in una famiglia ebraica, crebbe a Berlino, dove si laureò in medicina ed esercitò la professione di medico psichiatra fino all’avvento del nazismo. Nel 1910 D, che aveva già al suo attivo una serie di saggi satirico-politici, fu tra i fondatori della rivista espressionista «Der Sturm» (La tempesta). Emigrato nel 1933 in Francia e poi negli Stati Uniti( 1940), si convertì al cattolicesimo. Nel 1955 ritornò in Germania. Il poliedrico talento narrativo di D. è documentato da una produzione che abbraccia romanzi,racconti, saggi e teatro. A! primo romanzo “”I Tre salti di Wang-lun”” (Die drei Springe des Wang-lun. 1915) seguì “”La guerra di Wadzck alla turbina a vapore”” (Wadzeks Kampf mit der Dampfturbine1918). in cui lo scrittore affronta uno dei temi centrali della sua narrativa successiva: la violenza della tecnica, unico e incontrastato soggetto della vita moderna. Nel romanzo “”Wallenstein “”(1920) la storia si rivela come una forza anonima che schiaccia l’individuo; in “”Monti, mari e giganti”” (Berge, Meere und Giganten. 1924) D. rappresenta un’umanità che si è estraniata dalla natura per sfruttarla e dominarla. Ma l’opera più notevole, che lo rese celebre, è il romanzo sinfonico e sperimentale “”Berlin-Alexanderplapz”” (1929) che, grazie alla tecnica del montaggio, apre nuove e feconde possibilità espressive. Berlino, la vera protagonista del romanzo, è una Babele moderna, caleidoscopico frastuono di immagini, di canzonette alla moda. di slogan commerciali, che ingoia e macina gli uomini, anche quando risveglia e potenzia la ricchezza della loro vita: l’ operaio Franz Biberkopf, che alla fine soccombe stritolato dagli ingranaggi sociali, è l’individuo che oppone al mondo, fino all’ultimo, la sua strenua resistenza. Analoga denuncia della brutalità e della violenza è contenuta nei romanzi “”Migrazione babilonese o La superbia precede la caduta”” (Babylonische Wanderung oder Hochmut kommt vor dem Fall. 1934), Senza quartiere (Pardon wird nicht gegehen. 1935). La terra senza morte. Trilogia sudamericana (Das Land ohne Tod. Amazonas-Trilogie, 1937-48) e Novembre 1918. Una rivoluzione tedesca (November 1918. Einedeutsche Revolution. 1939-45). Nelle opere del dopoguerra. Il cuore dell’uomo (Dasmenschliche Herz. 1946) e L’uomo immortale (Der un- sterbliche Mensch, 1946), artisticamente inferiori, D. si avvicina a una concezione cristiana del mondo. cit. da: AA.VV, Enciclopedia della letteratura – Garzanti”,”MGER-081″ “DÖBLIN Alfred”,”Borghesi e soldati. Novembre 1918. Una rivoluzione tedesca.”,”Questo libro ‘Borghesi e soldati’ apre la tetralogia “”Novembre 1918″”. Doblin ricrea l’atmosfera di incertezza e attesa che contraddistinse in Germania i giorni successivi all’armistizio e alla dissoluzione del vecchio ordine. Doblin scelse come osservatorio l’Alsazia, terra di frontiera. Nel romanzo assistiamo al formarsi dei Consigli dei soldati, ai moti insurrezionali che si concludono con il fallimento della rivoluzione. Scritti tra il 1937 e il 1940, negli anni dell’esilio parigino prima e americano poi, i romanzi di ‘Novembre 1918’ rispecchiano il travaglio di Doblin alla ricerca di un nuovo umanesimo. (4° di cop.) Alfred Döblin nato a Stettino nel 1878 è autore di varie opere di narrativa e saggistica. Un suo noto romanzo è ‘Berlin Alexanderplatz’ (1929). E’ morto nel 1957.”,”VARx-485″ “DÖBLIN Alfred”,”Berlin Alexanderplatz.”,”Alfred Döblin, medico e scrittore, nacque a Stettino nel 1878. All’avvento del nazismo fu costretto a lasciare la Germania, dove ritornò alla fine della 2° guerra mondiale. E’ considerato uno dei massimi esponenti dell’espressionismo tedesco in letteratura. “”I socialisti non conquistano il potere politico dello stato, ma è il potere politico dello stato che ha conquistato i socialisti. S’invecchia come una vacca e s’impara sempre qualche cosa di nuovo, ma una vacca simile all’operaio tedesco deve ancora nascere. Gli operai tedeschi continuano a prendere in mano la loro scheda e vanno ai seggi elettorali, votano e pensano che così tutto è a posto. E dicono: vogliamo che nel parlamento si faccia sentire la nostra voce; allora farebbero meglio a fondare piuttosto una società corale. “”Compagni e compagne, noi non prendiamo in mano nessuna scheda, noi non votiamo. La domenica delle elezioni è meglio andare a fare una gita in campagna. E perché? Perché l’elettore è ancorato alla legalità. Ma la legalità non è che violenza pesante e cieca, violenza delle classi dominanti. I bonzi elettorali vogliono indurci a fare buon viso, ci vogliono mettere a tacere, vogliono impedirci di accorgerci che cosa è la legalità e cosa è lo stato; e non c’è buco e non c’è porta per farci entrare nello stato. Tutt’al più come asini o facchini”” (pag 296-297) “”(…) la storia di questo Franz Biberkopf è l”educazione sentimentale’ del delinquente. L’ultimo stadio, il più vertiginoso, estremo e avanzato, del vecchio “”romanzo di formazione”” borghese”” (Walter Benjamin, introduzione) L’autore viene accostato a Joyce.”,”VARx-504″ “DOBRIZEV V.”,”Lenin e la formazione dello Stato sovietico.”,”””Il 26 ottobre a tarda notte il congresso deliberò la costituzione di un governo provvisorio degli operai e dei contadini, che prese il nome di Consiglio dei commissari del popolo. Esso era formato dai dirigenti delle commissioni cui erano affidati i vari settori dell’amministrazione statale. Il presidente del Consiglio era V.I. Uljanov (Lenin), il commissario del popolo per gli affari interni era A.I. Rykov, quello dall’agricoltura V.P. Miljutin, quello del lavoro A.G. Sljapnikov, quelli dell’esercito e della marina V.A. Ovseenko (Antonov), N.V. Krylenko e P.E. Dybenko, quello dell’industria e del commercio V.P. Nogin, quello della pubblica istruzione A.V. Lunacarskij [Lunacharskij], quello delle finanze I.I. Skvortsov (Stepanov), quello degli esteri L.D. Bronstein (Trotskij) [Trotsky], quello della giustizia G.I. Oppokov (Lomov), quello dell’approvvigionamento I.A. Teodorovic, quello delle poste e del telegrafo N.P. Avilov (Glebov) e quello delle nazionalità I.V. Dzugasvilli (Stalin). Il dicastero dei trasporti rimase temporaneamente scoperto. Nei mesi di novembre e dicembre 1917 la composizione del governo subì cambiamenti. I rimpasti erano dovuti al fatto che alcuni compagni non avevano potuto raggiungere immediatamente Pietrogrado e che altri avevano assunto erronee posizioni incerte ed erano temporaneamente usciti dal governo. Il 29 ottobre 1917 l’esecutivo del sindacato dei ferrovieri propose che la composizione del governo venisse cambiata, ammettendo rappresentanti di altri partiti. (…)”” (pag 19) “”Lenin non sopportava nemmeno che apparissero sulla stampa articoli dedicati alla sua persona”” (pag 172) “”Lenin non violava mai le norme stabilite e le considerava sempre obbligatorie anche per se stesso. Una volta aveva bisogno di un vocabolario greco, di alcuni dizionari filosofici e di vari libri di filosofia. Vladimir Ilic scrisse un biglietto al direttore del Museo Rumjantsev (oggi Biblioteca Lenin): “”Se in base al vostro regolamento le opere di consultazione non possono essere date a domicilio, potreste prestarmeli la sera e la notte, quando la biblioteca è chiusa; io ve li restituirei la mattina seguente”” (in V. Dobrizev, Lenin e la formazione dello Stato sovietico, Editori Riuniti, 1970, pag 172-173) “”Lenin possedeve la straordinaria capacità di ascoltare la gente) (pag 173)”,”LENS-213″ “DOBRIZEV V.”,”Lenin e la formazione dello Stato sovietico.”,”- Il partito bolscevico al governo in Russia – Verso la creazione di una società nuova – Lenin dirige la difesa della repubblica socialista – Dalla guerra alla pace – Il piano leniniano d’edificazione del socialismo – Lenin: uno statista di tipo nuovo “”Lenin prestava un’attenzione particolare alla costituzione di reparti d’ approvvigionamento formati da operai di Pietrogrado e di Mosca, poiché questi operai erano i più consapevoli ed avevano una grande esperienza rivoluzionaria. In poche settimane lo Stato sovietico organizzò una spedizione operaia di massa nelle campagne. Nel 1918 nei reparti d’approvvigionamento militavano cicca sessantamila persone. Erano per la massima parte operai di Pietrogrado, Mosca, Niznij Novgorod, Tula, Ivanovo-Voznesensk e Jaroslavl. Gli operai dei reparti d’approvvigionamento svilupparono un’azione di propaganda rivoluzionaria nelle campagne”” (pag 47)”,”RIRO-025-FV” “DOBROLJUBOV Nikolaj [DOBROLIUBOV Nicola]”,”Conti, preti, briganti, cronache italiane.”,”Si tratta di una raccolta di saggi tradotta dal russo. “”Gavazzi distingue i borbonici in tre categorie: i borbonici-boia, come li chiama lui, che bisogna processare senza indugi, e che non meritano alcuna pietà; i moderati; che erano zelanti esecutori degli ordini borbonici; e che bisogna allontanare dai posti di responsabilità che ricoprivano, senza però perseguitarli; ed infine i borbonici indifferenti che non bisogna molestare per niente. Gavazzi spiega così il suo pensiero: «Riguardo ai borboniani indifferenti, cioè di quegli uomini che hanno servito ai Borboni nella copisteria, nelle segreterie, alla posta, agli ultimi impieghi, non ve ne curate, signori miei, non ve ne curate, perché la penna che sta a copiare una carta non ragiona di politica, quella penna è di chi la paga, se la paga il Borbone dice viva i Borboni! Se la paga Garibaldi dice viva Garibaldi! Per cui non vi occupate di quelli che io chiamo i borboniani indifferenti. Ma ricordate pure che se quando si cambia il Governo come è avvenuto presentemente fra noi, si dovessero cambiare tutti gl’impiegati, si dovrebbe fare una metà della nazione d’infelici, per non far che maggiormente arrestare e turbar l’andamento delle cose. (…) Come si fa in America, ove si cambia il governo ogni quattro anni? I principali impieghi si occupano delle persone del nuovo governo, il resto di quel che si chiama organizzazione del personale rimane la stessa perché il cangiarla renderebbe il Governo una impossibilità e d’una calamità comune…». Gavazzi si scaglia invece con tanta maggiore veemenza contro le persone che «il 5 settembre correvano dietro Bombicello a Piedigrotta, a pianger con lui davanti alla Madonna, e all’arrivo di Garibaldi a Napoli correvano gridando ‘Viva Garibaldi’». Contro questi signori suscita l’indignazione popolare, ritenendoli una delle maggiori calamità che rimangano dopo la ‘purificazione della palude’”” (pag 79-80) [Nikolaj Dobroljubov, dal capitolo: ‘Padre Alessandro Gavazzi e le sue prediche] [Gavazzi era considerato ‘l’esponente più significativo del protestantesimo italiano risorgimentale. Ma di fatto, nel 1861, Gavazzi non era ancora ‘protestante’: solo dopo il 1870 fondò quella ‘Chiesa libera cristiana in Italia’, che doveva poi diventare la ‘Chiesa evangelica d’Italia’. Del resto ‘luterano’, e neppure ‘calvinista’ Gavazzi non lo fu mai (…)’ (nota 2 p. 309)]”,”ITAB-337″ “DOBROVOLSKAJA Julia CEVESE Claudia MAGNANINI Emilia”,”Grammatica russa. Morfologia: teoria ed esercizi.”,”Julia Dobrovolskaja è stata per molti anni docente universitaria di lingua italiana a Mosca e ha insegnato Lingua russa nelle Università di Milano, Trento, Trieste e Venezia. Claudia Cevese insegna lingua russa all’Università di Venezia dal 1965. Emilia Magnanini insegna lingua e letteratura russa all’Università di Venezia dal 1975.”,”VARx-188-FL” “DOBROVOLSKAJA Julia CEVESE Claudia”,”Sintassi russa. Teoria ed esercizi.”,”Julia Dobrovolskaja è stata per molti anni docente universitaria di lingua italiana a Mosca e ha insegnato Lingua russa nelle Università di Milano, Trento, Trieste e Venezia. Claudia Cevese insegna lingua russa all’Università di Venezia dal 1965.”,”VARx-189-FL” “DOBROVOLSKAJA Julia”,”Il russo per italiani. Corso pratico.”,”Julia Dobrovolskaja è stata per molti anni docente universitaria di lingua italiana a Mosca e ha insegnato Lingua russa nelle Università di Milano, Trento, Trieste e Venezia.”,”VARx-196-FL” “DOBROVOLSKAJA Julia, collaborazione di Claudia ZONGHETTI”,”Grande Dizionario. Russo.Italiano. Italiano-Russo.”,”Julia Dobrovolskaja,”,”VARx-254-FL” “DOBSON R.B.; PRESTWICH Michael; VALE M.G.A.”,”The Jews of Medieval York and the massacre of March 1190 (Dobson); York Civic Ordinances, 1301 (Prestwich); Piety, Charity and Literacy among the Yorkshire Gentry, 1370-1480 (Vale).”,”‘York, situata nella contea di North Yorkshire, è una città cattedrale con origini romane. Si trova alla confluenza dei fiumi Ouse e Foss. Ecco alcuni dettagli interessanti su questa affascinante città: Fondazione romana: York fu fondata dai Romani nel 71 d.C. con il nome di Eboracum. Capitale storica: In passato, York fu la capitale della provincia romana di Britannia Inferiore e successivamente della regione dei regni di Deira, Northumbria e Scandinavian York. Centro ecclesiastico: Nel Medioevo, York divenne il centro della provincia ecclesiastica del Nord dell’Inghilterra e crebbe come importante centro di commercio della lana. Restaurazione dopo la Seconda Guerra Mondiale: Durante la Seconda Guerra Mondiale, parte dei bombardamenti del Baedeker Blitz colpì la città. Sebbene York sia stata meno colpita rispetto ad altre città industrializzate del nord, diversi edifici storici furono danneggiati e restaurati fino agli anni ’60. Popolazione attuale: L’area urbana di York aveva una popolazione di 141.685 abitanti al censimento del 2021, mentre l’intera città (distretto di governo locale) aveva una popolazione di 202.800, con un aumento del 2,4% rispetto al censimento del 2011. York è una gemma storica nel cuore del North Yorkshire, con una ricca storia e una varietà di monumenti e strutture storiche, tra cui una cattedrale, un castello e mura cittadine. La sua posizione strategica e il suo patrimonio culturale la rendono una destinazione affascinante per i visitatori di tutto il mondo.’ (copil)”,”STMED-092-FSD” “DOBSON R.B.”,”The Peasants’ Revolt of 1381.”,”Engels pag 26, 355, 399-402, 403″,”UKIS-004-FSD” “DOCHERTY James C. a cura”,”Historical Dictionary of Organized Labor.”,”DOCHERTY è nato a Gosford, New South Wales nel 1949 e si è laureato all’ University of Newcastle e all’ Australian Bureau of Statistics nel 1978. Ha lavorato come research assistant con l’ Australian Dictionary of Biography alla Australian National University. Ha scritto varie pubblicazioni.”,”SIND-020″ “DOCKÈS Pierre”,”L’internazionale del capitale.”,”Pierre Dockès è professore di economia politica all’università di Lione II. E’ autore di saggi sul capitalismo modiale. Ha scritto pure ‘Lo spazio nel pensiero economico dal XVI al XVIII secolo’, tradotto in italiano (Milano; 1971) “”Nel libro I del ‘Capitale’, Marx studia la cooperazione tra i lavoratori, in particolare quella dei salariati riuniti dal capitalista in una stessa officina. Qualsiasi cooperazione è formata da una forza collettiva incomparabilmente più efficace della somma dei lavori individuali isolati, anche nel caso di cooperazione semplice con i lavoratori aventi la stessa mansione (21). Con la cooperazione si manifesta anche la necessità di una direzione: «Ogni lavoro sociale in senso immediato, ossia ogni lavoro in comune, quando sia compiuto su scala considerevole, abbisogna, più o meno, di una direzione che procuri l’armonia delle attività individuali». È necessario, per ragioni ‘tecniche’, che vengano assolte queste «funzioni generali» di direzione, di sorveglianza e di mediazione, ‘qualunque sia il modo di produzione’. Nel modo di produzione capitalistico, il capitale si impadronisce di questa funzione, conferendole dei «caratteri speciali»: essa diventa infatti non più solo «una funzione particolare derivante dalla natura del processo lavorativo sociale e a tale processo pertinente; ma è insieme ‘funzione di sfruttamento di un processo lavorativo sociale». Diventa necessario controllare in modo dispotico i salariati poiché essi sono riuniti solo dal legame esterno del capitale, tanto che la funzione di direzione capitalistica è «quanto al ‘contenuto’ di duplice natura» (22). Questa «duplice natura» si manifesta chiaramente con lo studio della suddivisione del lavoro nella manifattura e nella fabbrica. Già nella prima, ogni operaio non è che una particella dell’«operaio collettivo» tanto più perfetto in quanto «l’operaio parcellare è incompleto»; ognuno è legato a vita ad un’operazione semplice, integrato in una gerarchia definitiva, sottomesso ai sorveglianti. Ma nella manifattura c’è ancora un agglomerato di mestieri in cui la specializzazione rimane qualificazione e moltiplica la forza produttiva. Nella fabbrica invece, dove l’operaio non è che «complemento vivente» della macchina, il sistema della suddivisione del lavoro non è più necessario «dal punto di vista tecnico»; dopo qualche giorno di apprendistato, un bambino può servire la macchina. Il sistema precedente si mantiene «in un primo tempo (…) per consuetudine come tradizione della manifattura, per essere poi riprodotto e consolidato ‘sistematicamente’ dal capitale quale mezzo di sfruttamento della forza-lavoro, in una forma ancor più schifosa» (23). Ritroviamo la «duplice natura» ed è necessario distinguere «fra la maggiore produttività dovuta allo sviluppo del processo sociale di produzione e la maggiore produttività dovuta al suo sfruttamento capitalistico» (24)”” (pag 262-263) [Pierre Dockès, ‘L’internazionale del capitale’, Editori Riuniti, Roma, 1977] [(21) K. Marx, Il Capitale, I, cit., pp. 366-367 e 370; (22) Ivi, pp. 372-373; (23) Ivi, p. 466; (24) Ivi. Cfr. anche, sulla manifattura e la fabbrica, pp. 379 e sgg., 463 e sgg.]”,”ECOT-388″ “DODDS Klaus”,”Il primo libro di geopolitica.”,”””Altre figure politiche di spicco come il consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Carter, Zbigniew Brzezinski, di origine polacca, erano accesi sostenitori della geopolitica e usavano il termine per segnalare l’impegno a proteggere gli interessi strategici dell’America in un’epoca di crescenti tensioni globali, e citavano, a sostegno delle loro tesi e a beneficio di coloro che in seguito sarebbero stati chiamati intellettuali neoconservatori, l’inesorabile espansionismo sovietico. La decisione di finanziare e sostenere la resistenza all’occupazione sovietica dell’Afghanistan a partire dal 1979 era motivata dalla convinzione geopolitica che fosse necessario contenere un’ulteriore espansione, anche se ciò significava gli Stati Uniti e i loro alleati regionali, come il Pakistan, avrebbero sostenuto gravi perdite per far fronte alle forze sovietiche. Idealmente, l’Afghanistan sarebbe diventato il “”Vietnam”” dell’Unione Sovietica”” (pag 37-38) Klaus Dodds è professore di Geopolitica alla Royal Holloway University of London e membro dell’Academy of Social Sciences. Ha scritto e curato numerosi libri, tra i quali ‘The Antarctic. A Very Short Introduction’ (Oup, 2012), ‘Ice. Nature and Culture’ (Reaktion, 2018), ‘Border Wars. The Conflicts that Will Define Our Future’, (Elbury press, 2021) [Geopolitica è un termine complesso. Si riferisce alla politica delle grandi potenze e alle strategie che gli Stati adottano nella corsa alle risorse, ma anche agli incontri quotidiani o a semplici oggetti come bandiere e mappe, e interessa cittadini, aziende, organismi internazionali, movimenti politici e governi. La geopolitica è molto piú del mero impatto che le caratteristiche geografiche di fiumi e montagne o il clima producono sugli sviluppi politici. La geografia giocherà certo un ruolo importante, ma non necessariamente nel modo in cui presumono opinionisti e governanti. In questa esemplare ‘introduzione’, Klaus Dodds descrive la geopolitica tenendone presenti sia le sue origini storico-culturali sia gli attuali interessi in gioco. La lotta delle persone per attraversare i confini – quando spostarsi anche solo di pochi metri al di là di un confine territoriale può essere una questione di vita o di morte – evidenzia drammaticamente le connessioni tra luogo e politica. Anche lontano dalle frontiere, la geopolitica incide sulla vita quotidiana. I collegamenti, l’ubicazione, le dimensioni e le risorse di un paese influiscono sul modo in cui i suoi abitanti interagiscono con il resto del mondo. Dodds non tralascia di occuparsi dell’ascesa del populismo e del nazionalismo economico, considerandoli esempi di come Stati, aziende e persone gestiscano i territori per alimentare progetti politici (dalla Brexit al celebre mantra di Trump ‘Make America Great Again’). ‘Nel 2014 lo scrittore americano Walter Mead comunicò ufficialmente ai suoi lettori di «Foreign Affairs» che la «geopolitica era tornata». Russia, Cina, Iran e Corea del Nord rappresentavano una sfida all’ ordine mondiale imposto dall’ Occidente. Personalmente ritengo che questo «ritorno» sia stato percepito in modo drammatico anche a causa di alcuni fattori che già il presidente Jimmy Carter aveva individuato nel luglio 1979. All’epoca Carter, parlando ai suoi elettori, li mise in guardia dalla perdita di fiducia nelle qualità date per scontate dello Stato democratico liberale. I cittadini americani non vollero ascoltare il suo messaggio, ma qualche decennio dopo sembra proprio che Carter avesse intuito la fine di quel salvacondotto di fiducia accordato all’Occidente negli anni della Guerra fredda. Il tenore della geopolitica occidentale oggi è marcatamente piú pessimista: barriere, recinzioni e muri spuntano come funghi ovunque nel mondo’ (pag 4-5). Da Isco]”,”RAIx-402″ “DOGLIANI Patrizia”,”La scuola delle reclute. L’ Internazionale giovanile socialista dalla fine dell’ Ottocento alla prima guerra mondiale.”,”[Condizioni di vita e di lavoro dei giovani durante la guerra. ‘I dati costanti che contrassegnarono la situazione della gioventù lavoratrice in tutti i paesi furono essenzialmente la perdita della regolamentazione giuridica del lavoro e dei diritti sindacali precedentemente conquistati e il conseguente rapido deterioramento delle condizioni lavorative, dovuti alla militarizzazione della manodopera e della gioventù in generale in tutti i paesi belligeranti e all’imponente aumento produttivo nei paesi neutrali, avvenuto ancora una volta a spese della manodopera più debole e sottopagata e senza idonei controlli sanitari e ambientali (1). Se seguiamo, invece, l’andamento delle lotte giovanili contro la guerra, indette o almeno registrate dall’Internazionale di Zurigo, notiamo, pur con tutte le differenze nazionali e con l’esclusione di alcuni paesi quali la Francia e il Belgio, una crescita dell’opposizione organizzata dalla primavera del 1915 alla primavera-estate del 1916; una prima dura repressione in quasi tutti gli Stati (Germania, paesi scandinavi, Italia, Austria), una successiva riorganizzazione in base a obiettivi politici più radicali nell’inverno-primavera 1916-17, grazie anche alle notizie sulla prima fase della rivoluzione russa che cominciavano a giungere in occidente; una nuova dispersione del movimento a causa di ulteriori e più dure persecuzioni nella seconda metà del 1917. Gli avvenimenti successivi all’autunno 1917 appartennero, invece, a un periodo completamente diverso, che vide il risveglio di formazioni operaie rimaste inattive negli anni precedenti, quali la francese, la belga e quelle delle nazioni autonome emergenti (Cecoslovacchia, Polonia e Ungheria) e una prima entusiastica “”bolscevizzazione”” del movimento antimilitarista’. Nota: (1) Non esiste sin ad ora uno studio complessivo sulla manodopera giovanile durante la prima guerra mondiale. Maggiore interesse è andato negli ultimi anni alle ricerche sulla manodopera femminile e sulla manodopera immigrata; in questi studi è possibile però rinvenire dati parziali ed osservazioni relative al lavoro minorile e giovanile non soggetto alla leva. Cfr. ad esempio, gli studi di M. Fine, G. Hardach, P. Fridenson, G. Feldman, J. Wollf, A. Hennebicque sulla Francia e la Germania i cui risultati sono stati parzialmente richiamati in “”Recherches”” (Paris), 1978, nn. 32-33, e in ‘1914-1918: l’autre front’, in “”Cahier du Mouvement Social”” (Paris), 1977, n.2]”,”INTS-007″ “DOGLIANI Patrizia”,”Un laboratorio di socialismo municipale. La Francia, 1870 – 1920.”,”Nascita socialismo municipale, congressi municipali socialisti, la 2° Internazionale e il socialismo municipale, esperienze in UK, GERM, SP, BELGIO, realizzazioni comunali, geografia elettorale del socialismo comunale francese, dibattito municipalista, municipalizzazione economica, assistenza e cooperazione, sindacato, amministratori socialisti.”,”MFRx-088″ “DOGLIANI Mario a cura; testi di APPIANO DIODORO FLORO OROSIO PLUTARCO SALLUSTIO”,”Spartaco. La ribellione degli schiavi.”,”Vengono riportati i testi di APPIANO, DIODORO, FLORO, OROSIO, PLUTARCO, SALLUSTIO. In appendice: la schiavitù nel pensiero classico: ATENEO, STRABONE, DIODORO SICULO, DIONISIO DI ALICARNASSO, CATONE, PLUTARCO, VALERIO MASSIMO, TACITO, ARISTOTELE. All’inizio del libro si riportano due lettere ai genitori di Spartaco FONTANOT condannato a morte dai nazisti in Francia. FONTANOT, 22 anni, operaio meccanico, nato a Monfalcone (IT) il 17 gennaio 1922, nel 1924 emigrato con la famiglia in Francia. Nel 1941 abbandona i corsi serali alla Scuola d’Arti e Mestieri di Parigi, che frequentava per conseguire la laurea in ingegneria, per dedicarsi all’attività clandestina della resistenza francese. Nel 1942 si unisce ai FTP immigrati della regione parigina. Il 28 luglio 1943, assieme allo spagnolo C. ALFONSO partecipa all’azione in cui il polacco RAYMAN uccide il Gauleiter della Gross-Paris, Gen. Von SCHAUMBURG e il 29 settembre 1943 all’azione in cui viene ucciso lo Standartenführer Julius RITTER capo del ‘Servizio obbligatorio del Lavoro’ e uno dei maggiori responsabili delle deportazioni ed esecuzioni capitali. Compie atti di sabotaggio e attentati nel centro di Parigi. Viene nominato tenente delle FFI. Si valuta a circa un migliaio gli italiani caduti o giustiziati in Francia durante la Resistenza. Le lettere di Spartaco FONTANOT e queste notizie sono pubblicate in ‘Lettere di condannati a morte della resistenza europea””, EINAUDI, 1963 pag 332-338″,”STAx-030″ “DOGLIANI Patrizia”,”Storia dei giovani.”,”DOGLIANI Patrizia è docente di Storia e cultura dell’ Europa contemporanea presso l’ Università di Bologna e svolge attività di ricerca e insegnamento all’ estero. Ha scritto varie opere (v. retrocopertina). Giovani internazionalisti. “”Con lo scoppio della Grande Guerra, Danneberg si trovò isolato a Vienna, mentre a Berna, il 4 aprile 1915, 13 delegati di gruppi giovanili pacifisti provenienti da Germania, Olanda, Russia, Bulgaria, Norvegia, Svezia, Danimarca, Svizzera e Italia diedero vita a un ufficio internazionale di coordinamento diretto da Zurigo dal tedesco Willi Münzenberg e a un giornale di lotta e d’ informazione, “”Jugend Internationale””. Mentre l’ ufficio giovanile svizzero non aderì mai ufficialmente al movimento antimilitarista di Zimmerwald, creato tra gli altri da Lenin, i delegati dei movimenti giovanili scandinavi e danesi costituirono nel giugno 1916 una “”piccola internazionale”” nordica con sede a Christiania che ebbe, anche nella persona del suo leader Zeth Karl Höglund, una funzione di collegamento tra le correnti più radicali e antimilitariste del movimento giovanile europeo, il movimento di Zimmerwald e la Russia rivoluzionaria. Le rivoluzioni europee (la russa, la tedesca, l’ ungherese) degli anni 1917-19 spezzarono il movimento giovanile internazionale in tre tronconi. A Vienna nasceva così, nel febbraio 1921, l’ Associazione operaia internazionale delle organizzazioni giovanili socialiste (…)””. (pag 38-39)”,”GIOx-029″ “DOGLIANI Patrizia”,”La “”scuola delle reclute””. L’ Internazionale giovanile socialista dalla fine dell’ Ottocento alla prima guerra mondiale.”,”””D’altro parere erano i giovani socialisti italiani: di fronte al dilagare in Italia dell’ associazionismo laico ed ecclesiastico sportivo (Club alpino italiano, Touring club ciclistico, Corpo nazionale dei volontari ciclisti ed automobilisti, I fasci Dederazione delle associazioni sportive cattoliche italiane), la Figs sconsigliò apertamente ai propri iscritti di darsi allo sport. A conclusione di un dibattito che aveva occupato nel corso del 1919 le pagine de “”L’ Avanguardia””, il Congresso nazionale di Firenze del 1910 dichiarò in una risoluzione che lo sport, “”come oggi è compiuto, non serve che a speculazioni industriali più o meno democratiche, ma sempre bottegaie; e ad innestare nelle masse giovanili del nazionalismo gretto ed assurdo””. Inoltre, venivano messi in guardia i lavoratori dal praticare attività ginniche “”che tendono a rovinargli il fisico e la morale””””. (pag 133)”,”GIOx-043″ “DOGLIANI Patrizia GASPARI Oscar a cura; saggi di Elena COGATO LANZA Patrizia DOGLIANI Oscar GASPARI Federico LUCARINI Renaud PAYRE Francesco PRIVITERA Nico RANDERAAD Joan-Anton SANCHEZ DE JUAN Pierre-Yves SAUNIER Antoine VION Dirk WOLFRAM Guido ZUCCONI”,”L’Europa dei comuni. Origini e sviluppo del movimento comunale europeo dalla fine dell’Ottocento al secondo dopoguerra.”,”Saggi di Elena COGATO LANZA Patrizia DOGLIANI Oscar GASPARI Federico LUCARINI Renaud PAYRE Francesco PRIVITERA Nico RANDERAAD Joan-Anton SANCHEZ DE JUAN Pierre-Yves SAUNIER Antoine VION Dirk WOLFRAM Guido ZUCCONI”,”EURx-248″ “DOGLIANI Patrizia GORGOLINI Luca”,”Un partito di giovani. La gioventù internazionalista e la nascita del Partito comunista d’Italia (1915-1926). Parte prima: Internazionalisti e rivoluzionari. Il contributo dei giovani socialisti italiani alla nascita dell’Internazionale giovanile (1915-1921) (Dogliani) – Parte seconda: Dal socialismo al comunismo. I giovani rivoluzionari e la costruzione della Federazione giovanile comunista d’Italia tra guerra e fascismo (1915-1926) (Gorgolini).”,”Il libro affronta la storia dei giovani rivoluzionari italiani, protagonisti del processo di costruzione dell’Internazionale giovanile comunista nel 1919 e del Partito comunista d’Italia nel 1921. Dirigenti e militanti della Federazione giovanile socialista prima si schierarono contro la guerra ed aderirono con entusiasmo ad un nuovo internazionalismo, poi, nel travagliato primo dopoguerra, aderirono al movimento comunista e si opposero all’ascesa e al consolidamento del fascismo. Prestando attenzione alle biografie politiche dei maggiori protagonisti, gli autori ricostruiscono una pagina della storia del comunismo europeo fin qui sostanzialmente trascurata dalla storiografia nazionale. Ne emerge un quadro di relazioni politiche e passioni ideali che hanno segnato la fondazione e i primi anni di vita del Partito comunista d’Italia, conferendo a quest’ultimo una carica di combattività e una capacità di resistenza non facilmente rintracciabili in altri partiti antifascisti italiani almeno sino agli anni Trenta. Patrizia Dogliani è docente di Storia contemporanea presso l’Università di Bologna. Si occupa di storia politica e sociale dell’Italia e dell’Europa contemporanea. Tra i suoi lavori: Il fascismo degli italiani (Utet, 2014); per Donzelli ha curato L’Europa dei comuni dalla fine dell’Ottocento al secondo dopoguerra (2003, con Oscar Gaspari). Luca Gorgolini insegna Storia contemporanea presso l’Università della Repubblica di San Marino e Storia dei conflitti armati all’Accademia militare di Modena. Ha pubblicato tra l’altro un volume sulla storia sociale degli anni Cinquanta e curato ‘Le migrazioni forzate nella storia d’Italia del XX secolo’ (Bologna, 2017). La nascita del PCDI e la violenza paramilitare delle squadre fasciste. Fortichiari e il ruolo dei giovani comunisti. (pag 87-88) “”La nascita del Partito comunista si collocava infatti nel pieno di una stagione ormai dominata dalla violenza paramilitare messa in campo dalle squadre delle camicie nere fasciste. Un’offensiva inizialmente promossa e sostenuta dalla borghesia e dai ceti agrari delle regioni della valle Padana – dove erano tradizionalmente ben radicati il PSI e le sue organizzazioni collaterali – a partire dall’autunno del 1920, dopo che l’occupazione delle fabbriche di settembre si era conclusa con una sostanziale sconfitta dei sindacati, aprendo la fase della parabola discendente del movimento operaio. Come si è già ricordato, il 16 ottobre l’organo ufficiale del movimento fascista aveva indirizzato nei confronti dei socialisti la sua dichiarazione di guerra civile: «Se la guerra civile ha da essere, ebbene sia!». I fascisti avrebbero dovuto condurre la propria battaglia «in armi», «senza nessuno scrupolo, senza alcun limite». A partire da quelle settimane – ricorderà in seguito uno dei dirigenti della Federazione giovanile comunista – «le violenze e le spedizioni punitive dello squadrismo fascista che avevano avuto, sino a quel momento, carattere sporadico e isolato, si mutarono in un’aperta offensiva, preordinata e su larga scala (26). In quella fase di riflusso delle lotte operaie, si assistette così in tutto il Paese a una sensibile contrazione del numero degli scioperi e degli scioperanti. Gli equilibri di forza si spostarono in modo evidente a favore del capitale: di fronte agli effetti della crisi economica in atto, quali il calo della domanda e la caduta dei prezzi, gli industriali misero in atto una politica imprenditoriale decisamente dura, contrassegnata dal licenziamento degli operai politicamente più esposti, dalla riduzione dei salari e da un rigido regime di lavoro all’interno delle fabbriche (27). Intanto la violenza fascista, giustificata da parte di settori liberali come legittima reazione a presunte azioni violente condotte dai socialisti, e denunciata dal gruppo parlamentare socialista che, sottolineando l’inquadramento militare delle squadre fasciste, puntava il dito contro il governo e i prefetti (…), entrò anche nel confronto che animò l’assise congressuale di Livorno, dove si aprì un dibattito serrato, centrato sulla legittimità e la necessità dell’uso della violenza (…). Un contesto – segnato dunque dalla volontà di animare uno scontro frontale con i fascisti, dagli interventi repressivi condotti dalla PS e dalle frizioni con i socialisti – con cui il neocostituito partito dovette fare i conti sia nella costruzione del suo apparato legale (…) – sia nella definizione e articolazione del suo apparato illegale (promosso dall’ «Ufficio I» la cui organizzazione venne affidata al ventinovenne Bruno Fortichiari (ben presto «Loris» nelle comunicazioni clandestine), il quale, membro del CE del neocostituito partito, si era dedicato nel corso della guerra mondiale a dare corpo alla struttura del PSI che si occupava degli espatri clandestini in Svizzera dei renitenti e dei disertori e successivamente di coordinare l’ «apparato militare» socialista milanese durante le occupazioni delle fabbriche (28). Alui venne affidato il delicato compito di costruire un’ «organizzazione armata», in grado di fornire ai militanti comunisti una sufficiente preparazione tecnico-militare su cui fare leva nel momento in cui sarebbe stata decisa l’azione rivoluzionaria definitiva su scala nazionale”” (pag 87-88) [(26) P. Secchia, ‘Le armi del fascismo 1921-1971’, Feltrinelli, 1973, p. 116; (27) F. Fabbri, ‘Le origini della guerra civile’… cit. pp. 412-415; (28) G. Palazzolo, ‘L’apparato illegale del Partito comunista d’Italia nel 1921-1922 e la lotta contro il fascismo’, in ‘Rivista storica del socialismo’, anno IX, 1966, p. 98]”,”MITC-150″ “DOGLIANI Patrizia a cura; saggi di Claudio NATOLI Emmanuel JOUSSE Daniela ROSSINI Patrizia DOGLIANI Silvia SALVATICI Leonardo RAPONE Alfredo FERRARA Luciano CANFORA”,”Internazionalismo e transnazionalismo all’indomani della grande guerra.”,”ll 1919 fu un anno denso di speranze e di avvenimenti nel campo dell’internazionalismo e del transnazionalismo, aperto da rivoluzioni e controrivoluzioni, e dalla visita del presidente Woodrow Wilson in Europa. Fu caratterizzato dai lavori della Conferenza per la Pace a Parigi, dalla ripresa dei rapporti tra organizzazioni socialiste per più di quattro anni schierate su fronti di guerra nemici, dalla nascita dell’Internazionale comunista e dalla frammentazione del precedente internazionalismo operaio. Spirito internazionalista e pacifista, ideali e prassi rivoluzionarie attraversavano le frontiere e sembravano essere tutte opzioni aperte e praticabili per i popoli europei che uscivano dalla carneficina che aveva traumatizzato il continente e lo aveva proiettato in un mondo globale nel quale la sua supremazia evidenziava i primi sintomi di crisi. I saggi contenuti in questo volume prendono in esame le diverse opzioni aperte in quell’anno cruciale, allorché le enormi speranze nutrite sulle due sponde dell’Atlantico ritenevano possibili la creazione di un mondo basato su nuovi valori e istituzioni per sconfiggere vecchi ordini e tradizionali diplomazie. La parte finale del volume si trasferisce in Italia per analizzare come una nuova generazione, rappresentata da Antonio Gramsci, riflettesse su quel momento storico e sulle scelte da compiere. Saggi di L. Canfora, P. Dogliani, A. Ferrara, E. Jousse, C. Natoli, L. Rapone, D. Rossini, S. Salvatici. Il saggio di Jousse è in francese. Indice. Introduzione, di Patrizia Dogliani I. Alle origini dell’internazionalismo comunista, di Claudio Natoli II. L’Internationale, entre restauration et refondation, di Emmanuel Jousse III. L’internazionalismo wilsoniano all’inizio del XX e del XXI secolo, di Daniela Rossini IV. La scelta: l’internazionalismo socialista tra Wilson e Lenin, di Patrizia Dogliani V. L’umanitarismo internazionale e le sfide del dopoguerra, di Silvia Salvatici VI. Antonio Gramsci: Società delle Nazioni e Internazionale comunista, di Leonardo Rapone VII. Cosmopolitismo, nazionalismo e internazionalismo nei Quaderni del carcere: un inattuale trittico concettuale?, di Alfredo Ferrara VIII. Metamorfosi dell’internazionalismo di Lenin, di Luciano Canfora Indice dei nomi Dal saggio ‘Metamorfosi dell’internazionalismo di Lenin’, di Luciano Canfora: Dal saggio ‘Metamorfosi dell’internazionalismo di Lenin’, di Luciano Canfora: “”È Lenin la novità radicale rispetto all’implicito filo-colonialismo del socialismo europeo. Sintomatico l’incipit del suo articolo per la “”Pravda”” del 7 maggio 1913, ‘Il risveglio dell’Asia’: «Dopo il movimento russo del 1905, la rivoluzione democratica si è estesa a tutta l’Asia: la Turchia, la Persia, la Cina. Cresce il fermento nell’India inglese». Dopo di che l’analisi si concentra sulle «Indie olandesi», e su Giava, dove «il movimento nazionalista si è risvegliato sotto la bandiera dell’Islam». L’analisi è penetrante (…)”” (pag 209) “”Con l’opuscolo (1915), ‘Il socialismo e la guerra’, Lenin chiarisce a se stesso la diagnosi e l’eventuale strategia di fronte alla situazione del tutto nuova creatasi. «Quasi tutti riconoscono – scrive – che la guerra attuale è imperialista, ma i più deformano questo concetto o lo applicano unilateralmente o cercano di far cedere alla possibilità che questa guerra abbia un significato borghese-progressivo di liberazione nazionale». La diagnosi esatta è tutt’altra, osserva: «La guerra (si sta combattendo) tra i maggiori schiavisti per la conservazione e il rafforzamento della schiavitù» (…). I socialisti devono servirsi della lotta tra i briganti per abbatterli tutti (…)»”” (pag 210) [Dopo la fase del “”comunismo di guerra””]: “”Bilancio e riaggiustamento strategico conseguente a questa serie di sconfitte e delusioni sarà l’ultimo, impegnativo, scritto di Lenin ‘Meglio meno, ma meglio’ (Pravda, 4 marzo 1923) su cui ci soffermeremo nell’ultima parte di questo intervento. Prima, però, di procedere col commento di quel vero e proprio testamento politico, dedichiamo attenzione al testo più significativo del biennio «ascendente» della rivoluzione (1918-19): il ‘Proclama ai popoli e ai governi di tutti i paesi belligeranti’ lanciato da Lenin, il 7 novembre 1917 (…). È più noto come “”Decreto sulla pace”” ma l’intitolazione esatta rende ragione del suo sostanziale realismo. Come è facile osservare in base alle date, l’appello di Lenin precede di oltre un mese il lancio (8 gennaio 1918) da parte del presidente USA Woodrow Wilson dei troppo celebri “”14 punti””. Nell’agosto si era mossa la diplomazia vaticana nella scia dell’appello di Benedetto XV contro la prosecuzione della «inutile strage». Ma non aveva avuto successo. (…)”” (pag 212) [in ‘Meglio meno, ma meglio’] “”(…) (Lenin:) «una serie di paesi – Oriente, India, Cina, ecc. – sono stati definitivamente gettati fuori dai loro binari (…). L’Oriente è entrato definitivamente nel movimento rivoluzionario appunto in seguito a questa prima guerra imperialistica ed è stato trascinato nel turbine generale del movimento rivoluzionario mondiale». Se il testo è autentico, colpisce l’intuizione che quella conclusasi alla fine del 1918 – cioè poco più di quattro anni prima – fosse una «prima guerra interimperialistica» (…)”” (pag 215) [Luciano Canfora, ‘Metamorfosi dell’internazionalismo di Lenin’, (in) ‘Internazionalismo e transnazionalismo all’indomani della Grande guerra’, a cura di Patrizia Dogliani, Il Mulino, Bologna, 2021]”,”INTT-354″ “DOGLIANI Patrizia”,”Storia dei giovani.”,”Patrizia Dogliani è docente di Storia e cultura dell’Europa contemporanea presso l’Università di Bologna e svolge attività di ricerca e d’insegnamento all’estero.”,”GIOx-013-FL” “DOGLIO Maria Luisa DELCORNO Carlo a cura; saggi di Giorgio FORNI Luisella GIACHINO Quinto MARINI Giovanni BAFFETTI Clara LEVI Guido LAURENTI”,”Predicare nel Seicento.”,”Maria Luisa Doglio ha insegnato Letteratura italiana nella Facoltà di Lettere e filosofia dell’Università di Torino. Carlo Delcorno ha insegnato Letteratura italiana nella Facoltà di Lingue e letterature straniere dell’Università di Bologna.”,”RELC-011-FMB” “DOGNIN Paul Dominique”,”Introduzione a Karl Marx.”,”DOGNIN Paul Dominique è nato a Calais nel 1923. E’ entrato tra i domenicani nel 1946. Licenziato in diritto, lettore in teologia, dottore in filosofia, è incaricato di vari insegnamenti. presso la facoltà dei domenicani di Saulchoir, la Facoltà di filosofia dei gesuiti, l’ Institut Catholique (tutti a Parigi), la Pontificia Università San Tommaso d’ Aquino di Roma. Ha compiuto numerose ricerche. “”Quelli che furono sinora i piccoli ceti medi, i piccoli industriali, i negozianti e la gente che vive di piccola rendita, gli artigiani e gli agricoltori, tutte quelle classi sprofondano nel proletariato, in parte perché il loro esiguo capitale non basta all’ esercizio della grande industria e soccombe quindi nella concorrenza coi capitalisti più grandi , in parte perché le loro attitudini perdono il loro valore in confronto coi nuovi modi di produzione. Così il proletariato si recluta da tutte le classi della popolazione.”” (Marx, Engels, Il manifesto, p.68) (pag 174) “”Nei paesi dove la civiltà moderna si è sviluppata, si è formata una nuova piccola borghesia, che oscilla tra il proletariato e la borghesia e si viene sempre ricostituendo come parte integrante della società borghese, i cui compenenti però, continuamente ricacciati nel proletariato per effetto della concorrenza per lo sviluppo stesso della grande industria, vedono avvicinarsi un momento in cui spariranno completamente come parte autonoma della società moderna e saranno sostituiti nel commercio, nella manifattura e nell’ agricoltura da ispettori e agenti salariati.”” (idem, p.94) (pag 175)”,”TEOC-353″ “DOGO Marco”,”Kosovo. Albanesi e Serbi. Le radici del conflitto.”,”Marco Dogo insegna all’Università di Trieste ed è uno dei massimi specialisti italiani della storia del Balcani. Questa originale ricerca tratta i rapporti tra Serbi e Albanesi nel Kosovo nello scenario del tardo impero ottomano e poi del regno di Jugoslavia, con un cenno iniziale alla funzione del mito nella coscienza nazionale serba e un cenno finale agli sviluppi più recenti del nazionalismo albanese. Oltre alla letteratura corrente, balcanica e occidentale, il lavoro utilizza fonti primarie e inedite o già edite ma non note al pubblico italiano. Ancora oggi, a sette anni dalla prima edizione, un testo simile non esiste sul mercato italiano e occidentale in genere.”,”EURC-023-FL” “DOISE Jean VAISSE Maurice”,”Diplomatie et outil militaire. Politique étrangère de la France, 1871-1969.”,”Politique étrangère de la France diretta da Jean-Baptiste DUROSELLE membro dell’ Institut, professore emerito alla Sorbona. Euro 28.0 DOISE Jean è nato nel 1917. Ex allievo dell’ Ecole normale superieure; ex membro dell’ Ecole francaise de Rome, agregé d’histoire et de géographie, ufficiale di riserva del servizio di Stato Maggiore ha scritto una ‘Histoire militaire de l’ Alsace’ (Istra, Strasburgo, 1985). E’ esperto di questioni militari. VAISSE Maurice (1942) è agregé all’ Università, dottore in lettere, professore di storia contemporanea Università di Reims, ex auditeur dell’ Institut des hautes études de défense nationale (1985-1986). Specializzato nello studio della politica estera e militare della Frnacia nel XX secolo. Ha scritto alcune opere (v. 4° cop) “”Ce courant de pensée est né à la fin du XVIIIe siècle chez Herder (1744-1803) fondant la théorie du ‘Volk’, le peuple entendu comme force organique vivante. Ce thème a été repris ultérieurement par Fichte (1762-1813), Hegel (1770-1831), Schlegel (1772-1829) et Schelling (1773-1850). Après ces penseurs connus le mouvement pangermaniste est représenté par de nombreux écrivains en Allemagne, spécialement à la suite de la guerre victorieuse de 1870. L’un d’eux prévoit qu’après la future guerre avec la France, conformément au traité de paix (qu’il appelle paix de Bruxelles), la vaincue cédera les départements des Vosges, Meurthe-et-Moselle, Meuse et Ardennes dont elle relogera les habitants remplacés par des Allemands de souche. La France cédera en outre sa flotte et toutes ses colonies sauf l’Algérie. La Hollande et la Belgique entreront dans l’Empire allemand ainsi que la Suisse et le Luxembourg. Le roi des Pays-Bas deviendra un des princes du Reich.”” (pag 159-160) “”La Grande Allemagne sera entourée de “”marches”” dont les habitants garderont leur langue et une certaine autonomie mais sous protectorat allemand. Ce seront le Nord de la France jusqu’à la Somme ou Etat Thiois, la France-Comté et la partie comprise entre les Alpes et le Rhône, c’est-à-dire le Royaume de Bourgogne du Moyen Âge. A’ l’Est, les marches comprendront les pays baltes, la Russie blanche et l’Ukraine. Enfin troisième catégorie: les amis et vassaux; d’une part la Hongrie qui s’étendra sur tous les Balkans y compris le Nord de la Grèce, d’autre part la Turquie””. (pag 160)”,”FRQM-039″ “DOISE Jean”,”Un secret bien gardé. Histoire militaire de l’affaire Dreyfus.”,”Jean Doise, ex allievo dell’ Ecole Normale Supérieure , laureato in Stria, diplomato di Stato maggiore, e specialista di storia militare.”,”FRAD-004-FSD” “DOLCI Danilo”,”Spreco. Documenti e inchieste su alcuni aspetti dello spreco nella Sicilia occidentale.”,”Placido Rizzotto. (pag 167-169) Aveva 33 anni e 70 giorni. Il mandante l’ alta mafia. “”Essendo perduta la guerra si capisce che ci dovevano essere altre idee, perché si dice, “”guai ai vinti””. Parlava dei fatti politici, di queste cose; che so io. Lo mandavano a chiamare a Palermo all’ ANPI, parlava in casa di queste cose, io ci dicevo: – Si capisce che a perdere la guerra ci sono sofferenze per noi popolo. Dobbiamo lavorare per sostentarne-. Lui diceva niente, ma ogni tanto era chiamato a palermo, cominciò a svolgere il fatto politico, e così via via, successo che si è fatto presidente dei reduci e combattenti dell’ ANPI, segretario della Camera del lavoro di Corleone e presidente della commissione della Madonna della Rocca per farci la festa all’ ultima domenica di agosto, il presidente si doveva interessare per fare questa festa. C’era il cassiere, l’amministratore, ma lui era il presidente. Si faceva rispettare da tutti, era benvoluto da tutti. Solo da quelle canaglie che si erano arricchite con la guerra non era benvoluto, non ci piaceva l’ andamento che aveva lui, perché era popolano. E per ragione di persone che volevano tenere cariche nel comune e fare l’ onorevole alla regione, e siccome lui conosceva che tipo erano, gente dall’ alta mafia, che conferivano anche con la questura e con la magistratura, e siccome si erano arricchiti con la guerra, e allora cominciò a svolgere quest’affare di sindacalista a favore del popolo. Quando ha fatto poi il sindacalista, queste cose ce le dovono contare i suoi amici che le sanno meglio di me; che ci mandarono contro l’ alta mafia. Quello che mi interessa a me è la sera del 10 di marzo del ’48, l’ aspettavo in casa, che mi ero ritirato dalla campagna, mia moglie faceva la minestra, e lui si è ritirato, faceva freddo quella sera e io ero messo ritirato vicino al braciere. E’ venuto lui a pigliare il cappotto che faceva freddo. E io gli dissi: – Dove vai, che tra un momento dobbiamo mangiare? – Un momento e vengo. Aspetto il sindaco che deve venire da Palermo con l’ autocorriera-. Questa fu l’ uscita. Aveva 33 anni e 70 giorni. Aspettavo e non veniva mai. E non venne più””. (pag 169, Corleone. Racconti e documenti III.) Wikip: Placido Rizzotto (Corleone, 2 gennaio 1914 – 10 marzo 1948) è stato un sindacalista italiano, rapito e ucciso dalla Mafia. Biografia. Nacque a Corleone da Giovanna Moschitta e Carmelo Rizzotto. Primo di sette figli, perse la madre quando era ancora bambino. In seguito all’arresto del padre, con l’accusa di far parte di un’associazione mafiosa, fu costretto ad abbandonare la scuola per occuparsi della famiglia. Durante la seconda guerra mondiale prestò servizio nell’esercito sui monti della Carnia, in Friuli-Venezia Giulia, con il grado di caporale prima, di caporal maggiore poi e infine di sergente. Dopo l’8 settembre si unì ai partigiani della Brigata Garibaldi come socialista. Rientrato a Corleone al termine della guerra, iniziò la sua attività politica e sindacale. Ricoprì l’incarico di Presidente dei reduci e combattenti dell’ANPI di Palermo e quello di segretario della Camera del lavoro di Corleone. Fu esponente di spicco del Partito Socialista Italiano e della CGIL. Il 10 marzo 1948 venne rapito e ucciso dalla mafia per il suo impegno a favore del movimento contadino per l’occupazione delle terre. Le indagini sull’omicidio furono condotte dall’allora capitano dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa. Sulla base degli elementi raccolti dagli inquirenti, vennero arrestati Vincenzo Collura e Pasquale Criscione che ammisero di aver preso parte al rapimento di Rizzotto in concorso con Luciano Liggio. Grazie alla testimonianza del Collura fu possibile ritrovare il corpo del sindacalista. Criscione e Collura, insieme a Liggio che rimase latitante fino al 1964, furono assolti per insufficienza di prove, dopo aver ritrattato la loro confessione in sede processuale. La sua vita è stata raccontata al cinema nel film Placido Rizzotto di Pasquale Scimeca (2000). La pellicola è stata al centro di polemiche per non aver fatto alcun riferimento alla militanza politica di Rizzotto nel Partito Socialista Italiano ed accusata di aver costruito l’immagine di un Rizzotto comunista. Emanuele Macaluso ed altri intellettuali d’area socialista hanno più volte ribadito la convinta adesione di Placido Rizzotto ai valori del socialismo democratico, testimoniata durante tutta la sua attività politica. La cooperativa siciliana Libera Terra produce e commercializza due vini denominati Placido Rizzotto Bianco e Placido Rizzotto Rosso provenienti da vitigni confiscati alla mafia.”,”ITAS-111″ “DOLCI Danilo”,”Fare presto (e bene) perché si muore.”,”Dalle foto emerge una condizione di vita spaventosa per gli abitanti donne vecchi bambini del paese siciliano.”,”ITAS-009-FGB” “DOLCINI Carlo”,”Marsilio e Ockham. Il diploma imperiale Gloriosus Deus, La memoria politica Quoniam Scriptura, Il defensor minor.”,”«Il radicalismo evangelico del XIV secolo» Verso la concezione laica dello stato: Guglielmo di Ockham e Marsilio da Padova (di Gabriella Giudici .it) Il filosofo francescano Guglielmo di Ockham e l’aristotelico Marsilio da Padova condividono lo stessa radicale obiezione a ogni supremazia dell’autorità religiosa su quella politica e, più in generale, a qualunque confusione tra regnum e sacerdotium. Ockham (1288-1349), francescano, afferma l’autonomia reciproca della sfera religiosa e politica e, nella disputa con Giovanni XXII, che lo scomunicò, difende il principio della povertà evangelica e l’intepretazione letterale della regola francescana. La proprietà privata (proprietas) dei beni, come il diritto di esercitare il potere politico, non compaiono naturalmente nel mondo creato da Dio: in una società perfetta e non segnata dal peccato originale, il possesso (dominium) dei beni sarebbe stato comune all’intero genere umano e non si sarebbe avvertito il bisogno di un’autorità politica. Solo nella società imperfetta che sorge dopo il peccato, la postestas appropriandi e la potestas istituiendi rectores sono legittime, anche se non coincidono con la perfezione che si lega alla povertà. La Chiesa dunque, e non il solo ordine francescano, deve essere povera, mentre il potere sulle cose e sugli uomini appartiene a Dio e non ad essa che deve rinunciare ad ogni forma di possesso perché «paupertas evangelica omne dominium et proprietatem excludit» [Opus nonanginta dierum, 23]. Marsilio (1275-1342), aristotelico, è d’accordo con lo stagirita nel riconoscere l’origine naturale dello stato che nasce dall’estensione della famiglia e del villaggio. Tra le forme di governo possibili, egli sceglie la monarchia perché più adatta a far rispettare legittimamente la giustizia, ma il re non è il sovrano, sovrano è il popolo, esso infatti è il legislatore «cioè la causa efficiente prima e più vera della legge». Guglielmo di Ockham, od Occam (in latino Gulielmus Occamus, in inglese William of Ockham; Ockham, 1285 – Monaco di Baviera, 1347), è stato un teologo, filosofo e religioso francescano inglese.”,”TEOP-005-FB” “DOLDEN Stuart A.”,”Cannon Fodder. An Infantryman’s Life on the Western Front 1914-18.”,”Nelle pagine centrali del testo suggestive fotografie del fronte dove combattè l’Autore. Stuart A. Dolden, arruolato nel Reggimento di fanteria scozzese dell’Esercito inglese. Combattè sul Fronte occidentale per quasi tutta la Prima guerra mondiale. Con note prese su pezzi di carta, descrive non le strategie ma le tragedie vissute direttamente al fronte, in prima linea, in qualità di fante. Il titolo del libro, Principali battaglie combattute nell’Alta Francia. “”Carne da cannone””, bene sintetizza l’esperienza dell’Autore. <> (pag 28,Trad. d. r.)”,”QMIP-049-FSL” “DOLLEANS Edouard DEHOVE Gerard”,”Histoire du travail en France. Mouvement ouvrier et legislation sociale. 1. Des origines à 1919 2. De 1919 à nos jours.”,”Situazione mondo del lavoro prima del 1789, rivoluzione francese, rivoluzione della tecnica e psicologia degli operai, secolo XIX lotta per emancipazione classe operaia, nascita movimento operaio, 2° impero, rottura della Comune, conflitti di lavoro tra il liberalismo politico e l’evoluzione economica, organizzazioni padronato e operaie, sindacati, sindacalismo dal 1919 ad oggi, crisi dello Stato e del sindacalsmo durante anni ’30, rivalità CGT-CGTU, sindacalismo dopo la 2° GM, sigle Force Ouvriere, CGT-FO, CGSI, CFTC, CISL, CISC, FSM”,”MFRx-029″ “DOLLEANS E. CROZIER M.”,”Chronologie et bibliographie du mouvement ouvriere et socialiste.”,” (vedi MOI-001)”,”MOIx-003″ “DOLLEANS Edouard PUECH J.L.”,”Proudhon et la revolution de 1848.”,”Chiaroveggenza di Proudhon nel 1848. “”E’ nel 1849 che Proudhon scrive questa relazione (…) “”pagine memorabili – dice Saint-Beuve – e che sono veramente degne della storia”” (1). Senza dubbio, un anno di ritirata può spiegare la costruzione metodica di questo incatenamento di considerazioni, ma Proudhon non sembra avere “”accomodato”” la realtà al punto di deformarla. Questa rivoluzione che ha sorpreso tanta gente e soprattutto quelli che la desideravano o la temevano, Proudhon l’ha vista venire, e, lungi da provare l’ entusiasmo che si spiegherebbe da parte di un artigiano della rivoluzione in marcia, ha provato tutta l’ angoscia che ispira, a una critica chiaroveggente, un’ impresa pericolosa e difficile da parte di persone giudicate incapaci di condurla a buon fine.”” (pag 17)”,”PROD-002″ “DOLLEANS Edouard”,”Storia del movimento operaio. II. 1871-1936.”,”I due fratelli (pag 313) Pierre Monatte ha cercato in buona fede le ragioni di ciò che egli chiama “”il traviamento”” di Merrheim. Lo storico che si studia di cogliere questa realtà interiore, che illumina gli aspetti dell’ evoluzione sociale ed umana, non penserà che “”la stanchezza”” o “”la mancanza di fede nei destini della classe operaia”” spiegano l’ atteggiamento di Merrheim nel 1919. Ai suoi occhi, come agli occhi di Varlin e di Pelloutier, è sulla capacità politica di questa classe che riposavano i suoi destini. Ora, duran te i mesi che sono seguiti all’ Armistizio, egli non ha stimato che fosse arrivata a quel grado di educazione e di maturità politica che avrebbero potuto permetterle di assumere la totalità del potere. Egli si rassegnava per lei alle conquiste parziali e progressive che dovevano a poco a poco prepararla e condurla a questa presa di possesso. Ma non ha mai dubitato che la rivoluzione economica non dovesse essere attuata, con una dilazione più o meno vicina, dai lavoratori. La rivoluzione è possibile immediatamente? Si, dirà Pierre Monatte – perché la situazione è rivoluzionaria. Non vi è contrasto né di fede, né di volontà. L’ una e l’ altra restano rivoluzionarie. Sono in opposizione per le vedute divergenti sulla situazione e lo stato d’ animo delle classi lavoratrici; si trovano in contrasto anche per la loro concezione della violenza. Pierre Monatte la crede necessaria – una classe non scompare volentieri dalla scena storica, – Merrheim, lui, la giudica inutile fine a che la rivoluzione del lavoro non sarà un fatto compiuto. I due uomini sono infine in contrasto sul compito che riserbano alle minoranze in azione. Per Pierre Monatte, esse possono trascinare le truppe alla rivoluzione, mentre, per A. Merrheim, l’ opera rivoluzionaria è volontarista, anche da parte della massa dei lavoratori; essa esige da costoro lo sforzo personale. Il disccordo fra Monatte e Merrheim simbolizza il conflitto che dividerà il movimento operaio””. (pag 312-313)”,”SIND-075″ “DOLLEANS Edouard”,”Le chartisme (1830-1848). I.”,”DOLLEANS Edouard “”Robert Owen a été un tempérament autoritaire et très antidémocratique. Une anecdote que raconte Lovett montre à quel point son caractère et ses procédés despotiques choquaient ceux de ses disciples qui avaient des âmes d’ardents démocrates. Le comité d’organisation du congrès coopératif avait pris la décision d’envoyer une circulaire invitant les membres du Parlement à assister au Congrès. Owen estimant que cette circulaire n’exprimait pas suffisamment ses idées personnelles avait voulu le faire suivre d’un amendement. Le comité avait repoussé l’amendement et envoyé, sans modification, la circulaire à l’imprimeur qui était Hetherington. Aussitôt Owen enjoint à celui-ci d’ajouter son amendement. Hetherington refuse d’abord, puis il cède devant la menace d’Owen de refuser au Congrès le local qu’il lui a promis pour ses réunions. Le comité, après avoir interrogé Hetherington, décide d’envoyer une députation de trois membres à Owen pour lui demander des explications; (…)””. (pag 37-38)”,”MUKC-033″ “DOLLEANS Edouard”,”Le chartisme (1830-1848). II.”,”DOLLEANS Edouard “”Feargus (O’Connor) s’adresse à “”la partie laborieuse des classes moyennes”” et il veut lui montrer que ses intérêts sont en harmonie avec ceux des ouvriers (…)”” (pag 171)”,”MUKC-034″ “DOLLEANS Edouard CROZIER Michel”,”Mouvements ouvrier et socialiste. Chronologie et bibliographie. Angleterre France Allemagne Etats-Unis, (1750-1918).”,”””Le chapitre II est consacré à l’Angleterre de la première moitié du XIXe siècle. En Grande-Bretagne commence le monde moderne qui s’èlabore parmi les souffrances de la misère la plus sombre et les sentiments de désespoir éprouvés par l’homme du métier en face de la machine qui dépossède l’artisan ouvrier de la raison d’être de son existence. …. finire (pag XIII-XIV, introduzione)”,”SOCx-001-FGB” “DOMENACH J.M.”,”Indagine sulle idee contemporanee.”,”Nato a Lione nel 1922, Jean-Marie DOMENACH, si iscrive a Lettere e filosofia ma interrompe gli studi per partecipare alla Resistenza. Nel 1941-42 collabora i ‘Cahiers de Notre Jeunesse’ rivista dei giovani cristiani antinazisti; organizza la resistenza degli studenti dell’Università di Lione, insieme con l’amico Gilbert DRU, che sarà fucilato dai tedeschi, e sul quale scriverà un libro. Nel 1946 entrà a ‘Esprit’, ne divenne redattore capo dopo la morte di Emmanuel MOUNIER, e nel 1937, D. Ha lasciato la rivista nel 1976. Dopo aver lavorato all’ Institut National de l’Audio-Visuel, è Prof all’ Ecole Polytechnique. Collabora all’ ‘Expansion’ e ad altre riviste francesi. Tra le sue opere: -Une eglise en marche -Ce que je crois -Le christianisme eclaté -Le sauvage et l’ ordinateur”,”TEOP-051″ “DOMENACH Jean-Luc”,”Où va la Chine.”,”DOMENACH Jean-Luc specialista della Cina e dell’ Asia, ex direttore scientifico a Science Po, fa ilpunto sull’ evoluzione del paese più popolato del mondo combinando la sua capacità di gestione delle fonti con la conoscenza della Cina. Tesi: colosso dai piedi d’ argilla. Sviluppo nelle contraddizioni e disordine incredibile. “”E poi, Pechino approfitta con una estrema rapidità dell’ occasione politica rappresentata dagli attentati dell’ 11 settembre 2001 per minare la diffidenza che anima Bush. Jiang Zemin non tiene conto della simpatia manifestata da alcuni ufficiali superiori cinesi per un capo arabo che aveva osato la “”guerra senza restrizione””, ne delle previsioni affrettate di quelli – a volte piazzati in alto – che vedono nell’ avvenimento l’ inizio della fine dell’ impero americano. Non esita: telefona immediatamente al presidente americano per trasmettergli la sua “”solidarietà””, e la Cina approva la grande operazione afghana contro Bin Laden esprimendo con un giudizio variabile le condizioni politiche e giuridiche che accompagnano il suo sostegno. L’ incontro tra George Bush e Jiang Zemin in occasione della riunione dell’ APEC a Shanghai in ottobre ristabilisce una cordialità di facciata senza eliminare le differenze, ma gli investimenti americani in Cina si moltiplicano””. (pag 191)”,”CINx-169″ “DOMENACH J.M.”,”La propagande politique.”,”””5° Regola d’ unanimità e di contagio. “”(…) La propaganda avrà dunque per compito di rafforzare questa unanimità e pure di crearla artificialmente. Gallup racconta una leggenda che illustra bene questa abilità elementare: la storia dei tre sarti di Londra, che una volta indirizzarono una petizione al Re firmando: “”Noi, il popolo inglese””. Tutti i proclami, tutti i manifesti cominciano così con una affermazione di unanimità: “”La donne di Francia esigono”” … “”il popolo di Parigi, riunito al Velodrome d’ Hiver…””.E’ divertente vedere qualche volta due partiti opposti riunire a qualche giorno d’intervallo nella stessa sala il “”popolo parigino, oppure indirizzarsi al governo a nome “”del sentimento popolare unanime””.”” (pag 66)”,”TEOP-325″ “DOMENACH Jean-Luc”,”L’Asie en danger.”,”DOMENACH Jean-Luc direttore scientifico della FNSP, specialista di questioni asiatiche. E’ autore di ‘Chine: l’archipel oublié’ (1992). L’ideologia dell’ asiatismo. “”Le discours asiatiste peut aussi faire école dans l’Asie développée parce qu’il offre une réponse à des angoisses assez générales, la première étant celle du sens. A’ des sociétés que la mondialisation inquiète, elle propose un ‘credo’ réconfortant sur le passé et le présent: le développement de l’Asie n’est pas une occidentalisation, mais un processus autochtone. La seconde angoisse est celle du changement: alors que tout change dans les économies, les sociétés et la politique, il existe quelque chose d’intangible en Asie, et ce sont justement les vertus qui autorisent ces changements – et, heureusement, en bornent les effets… La contradiction entre Etat stable et régime instable doit et peut être résolue au profit de l’Etat. Une troisième angoisse est liée à la crainte du déchirement social. Alors que le développement économique ne cesse de différencier les groupes sociaux et les individus, la permanence de “”valeurs”” propres aux cultures asiatiques garantit en principe la survie d’un consensus social et l’absence de conflits fondamentaux. Enfin la quatrième angoisse concerne l’avenir, que les transitions politiques à l’oeuvre rendent presque partout flous. Aux dirigeants, l’asiatisme promet une perpétuation indéfinie de leur pouvoir, et aux populations, la garantie d’un progrès économique sans hésitations ni déchirements”” (pag 145-146)”,”ASIE-024″ “DOMENACH Jean-Luc RICHER Philippe”,”La Chine. Tome 1. 1949-1971.”,”Libro dedicato a Jacques Guillermaz DOMENACH Jean-Luc ex chargé de mission presso il Centre d’analyse et de prévision du ministère des Affaires étrangères (1979-1980) dal 1985 ha diretto il Centre d’études et de recherches internatinoales de la Fondation nationale des sciences politiques (FNSP) e insegna all’ Institut d’etudes politiques (IEP). RICHER Philippe ex ambasciatore ad Hanoi (1875-1976) è stato maitre de conferences all’ ENA e ha tenuto corsi nell’Università Paris X e nell’Institut d’etudes politiques di Grenoble. “”Parallèlement on assiste à une reprise des luttes ouvrières (1928-1935) que, sous l’influence de Li Lisan, la direction du PCC s’obstine à stimuler. Mao Tse-tung s’élève contre cette stratégie de soulèvement et préconise la création préalable de bases rouges dans les zones “”rurales””,. L’échec du soulèvement de 1930, dont l’objectif était la prise de trois grandes villes: Shanghai, Wuhan, Nanchang, lui donne raison. En septembre 1930, Li Lisan et sens partisans sont éliminés du comité central””. (pag 17)”,”CINx-267″ “DOMENACH Jean-Luc RICHER Philippe”,”La Chine. Tome 2. De 1971 à nos jours.”,”DOMENACH Jean-Luc ex chargé de mission presso il Centre d’analyse et de prévision du ministère des Affaires étrangères (1979-1980) dal 1985 ha diretto il Centre d’études et de recherches internatinoales de la Fondation nationale des sciences politiques (FNSP) e insegna all’ Institut d’etudes politiques (IEP). RICHER Philippe ex ambasciatore ad Hanoi (1875-1976) è stato maitre de conferences all’ ENA e ha tenuto corsi nell’Università Paris X e nell’Institut d’etudes politiques di Grenoble. Boom degli scambi commerciali. “”De 1982 à 1986, les courants commerciaux triplent; les Etats-Unis deviennent le troisième partenaire commercial de la RPC après le Japon et Hong Kong, avant la RFA, Singapore et l’URSS. En 1986, leur valeur dépasse 7 milliards de dollars; en 1988, les 10 milliards sont atteints, sans satisfaire toutes les ambitions. Il n’est en effet pas de personnalités chinoises qui n’estiment le bilan très inférieur aux potentiels des deux pays et ne dénoncent régulièrement la montée du protectionnisme américain”” (pag 471-472)”,”CINx-268″ “DOMENACH Jean-Luc”,”Dove va la Cina? Da Tienanmen a oggi.”,”La Cina contemporanea appare come un immenso cantiere. L’impetuoso sviluppo capitalistico, da un lato, e la rigidità del controllo politico comunista, dall’altro, ci offrono lo spettacolo di un paese che si avvia sul cammino del progresso in un clima di icredibile confusione e incertezza. Jean-Luc Domenach, professore di scienze politiche, è uno dei massimi esperti della Cina.”,”CINx-016-FL” “DOMENACH Jean-Marie”,”Lettre à mes ennemis de classe.”,”Dono di A. Albertocchi “”Niente è più naturale di un monologo nelle grandi circostanze”” (Alexandre Dumas, Vent’anni dopo) (in apertura) J.M. Domenach appartiene alla generazione della Resistenza che ha creduto che la Rivoluzione fosse un completamento della Liberazione. Redattore capo prima e poi direttore della rivista ‘Esprit’ partecipa alla lotta contro la guerra della Francia in Indocina, contro il colonialismo francese in Madagascar e Maghreb, poi contro la guerra d’Algeria. Si è sempre schierato per la difesa degli oppressi nel mondo. Nel 1977 lascia Esprit per l’insegnamento e la ricerca ma resta un intellettuale engagé. “”Lo storicismo è un fenomeno che il socialismo non ha creato ma che accentua perché esso presenta delle “”domande”” di storia molto superiori a quelle delle altre correnti politiche ad eccezione dell’estrema destra (…)”” (pag 152)”,”FRAP-117″ “DOMENICO Roy Palmer”,”Processo ai fascisti.”,”DOMENICO Roy Palmer insegna alla Northeast Missouri State University. Si è occupato di storia contemporanea italiana concentrandosi su temi istituzionali e politici. Mario Berlinguer esponente sardo del Partito d’azione (pag 53) “”Scoccimarro [alto commissario aggiunto presso il Viminale, ndr] proseguì nelle sue accuse: quando l’Alto Commissariato sottoponeva ai ministri le richieste di epurazione perché essi prendessero decisioni in merito, non otteneva alcun risultato. Egli citò molti esempi di casi in cui non era stato preso alcun provvedimento nonostante gli sforzi dell’Alto Commissariato. Citò il caso del Consiglio Nazionale delle Ricerche, della Corte dei Conti e del Tesoro, dove un solo burocrate era stato licenziato su otto richieste. “”Fra i ministri militari”” disse “”si distingue particolarmente quello della Marina;: su 17 istanze ne è stata accolta solo una””. A causa di questa opposizione, l’epurazione si era trascinata stancamente per tre o quattro mesi, mentre sarebbe dovuto bastare un mese o un mese e mezzo per portarla a termine. Scoccimarro aveva previsto l’ostilità ministeriale alcuni giorni prima, quando il suo capo, il conte Sforza, si era incontrato con molti ministri del governo Bonomi per discutere sulle sanzioni. Sforza lamentò in quell’occasione gli intralci che venivano posti alla sua opera dalle lungaggini e dai bizantinismi delle burocrazia ministeriale e suggerì che al Commissariato venisse conferita la facoltà di sospendere direttamente i funzionari da epurare. Tutti acconsentirono (…). Ma, subito dopo la riunione, cominciarono a svilupparsi le prime resistenze all’idea”” (pag 132)”,”ITAR-206″ “DOMINGUEZ J.”,”Por que fracaso el socialismo en Chile.”,”Le cause del golpe militare dell’ 11 settembre 1973 “”5 settembre 1973. Più di un milione di persone celebrano il terzo anniversario della vittoria di Unitad Popular e manifestano il loro appoggio a Salvador Allende. 6 settembre 1973. Kissinger crea un gruppo speciale per “”studiare la situazione del Cile””. Viene chiamato l’ ambasciatore in Cile. (…) 9 settembre 1973. Ritorna da Washington l’ ambasciatore degli Stati Uniti. (…) 10 settembre 1973. La Democrazia Cristiana chiede ad Allende di rinunciare alla Presidenza e a convocare nuove elezioni. 11 settembre 1973. Sollevamento militare e colpo di stato.”” (pag 12-13)”,”AMLx-074″ “DOMINICK Raymond H. III”,”Wilhelm Liebknecht and the Founding of the German Social Democratic Party.”,”DOMINICK Raymond H. è associate professor di storia alla Ohio State University.”,”MGEx-045″ “DOMINIQUE Pierre”,”La commune de Paris. Texte de presentation de Jacques Chastenet de l’Academie francaise.”,”CHASTENET voleva essere soldato divenne invece medico. Partecipò alla 1° GM, e nel dopoguerra divenne romanziere, saggista e grande reporter e infine storico delle epoche di crisi (1848, 1871).”,”MFRC-053″ “DOMINIQUE Pierre”,”Mirabeau.”,”Victor Riqueti de MIRABEAU (1715-1789) economista francese, seguace di QUESNAY (col quale scrisse la teoria dell’ imposta, 1760) sviluppò le teorie fisiocratiche nella ‘Filosofia rurale’ (1763). Suo figlio, Honoré-Gabriel Riqueti conte di MIRABEU (1749-1791) uomo politico francese, allo scoppio della rivoluzione fu eletto deputato del Terzo Stato all’ assemblea nazionale, di cui divenne presidente, sostenendo un costituzionalismo moderato.”,”FRAR-196″ “DOMINIQUE Pierre”,”Les journées de Quarante-Huit.”,”””Le même jour, le directeur des ateliers nationaux, M. Lalanne, communique aux ouvriers la mesure: “”Le gouvernement veut que ces départs aient lieu. Il faut que sa volonté soit exécutée aujourd’hui même””. Tous les travaux sont suspendus, tous les chantiers fermés. Aussitôt, les ouvriers sont debout. C’est, disent-ils, un décret de proscription. On leur jette le pain du mendiant; une aumône de cinq francs. Ils retombent dans leur misère, tête la première et du plus haut. Ils crient qu’on els a trompés. Le prolétaire de Février a pris Paris. On lui a dit: Prends-nous-le et tu auras ta part du travail, ta part du pain. Et lui, le bon homme, a offert trois mois de misère à la patrie (car le salaire des ateliers, vingt-trois sous, est, pour l’époque et pour Paris, un misérable salaire). Un mois: rien. Deux mois: rien. Au bout de trois mois, on lui donne à choisir: la Sologne (1) ou l’armée.”” (pag 161) (1) ovvero in provincia, in Sologne regione rurale della Francia, dove c’era da fare il duro lavoro nei campi o il lavoro da marinaio e i salari di provincia erano più bassi di quelli di Parigi, oppure l’esercito e la guerra.”,”QUAR-066″ “DOMMANGET Maurice”,”Blanqui a Belle-Ile 1850 – 1857.”,”August BLANQUI nel penitenziario di Belle Ile, prime lotte di frazione, L’affare del ‘toast’ di Londra, Lettera a MAILLARD, evasione del 1853, Mazzini attacca i socialisti francesi ecc.”,”MFRx-038″ “DOMMANGET Maurice”,”Edouard Vaillant. Un grand socialiste 1840-1915.”,”VAILLANT (1840-1915) marxista, membro della Comune nel 1871, rifugiato in Inghilterra e ritornato in FR dopo l’amnistia del 1880, fu deputato a partire dal 1893 ed uno dei principali dirigenti del socialismo internazionale. Si allinea all’ Union Sacrée nel 1914.”,”MFRx-004″ “DOMMANGET Maurice”,”Blanqui et l’opposition revolutionnaire à la fin du Second Empire.”,”L’A ha pubblicato nel 1935 uno studio su ‘Blanqui à Belle-Ile’ trattando del periodo 1850-1857. Nel 1947 ha pubblicato un altro studio su ‘Blanqui, la guerre de 1870-71 et la Commune’. Il presente lavoro si inserisce cronologicamente tra i due studi. E intende rettificare e completare gli studi fatti da Gustave GEFFROY in ‘L’Enfermé’ (BIBLIOTHEQUE CHARPENTIER) e Alexandre ZEVAES in ‘August Blanqui’ (MARCEL RIVIERE).”,”MFRx-006″ “DOMMANGET Maurice”,”La Chevalerie du Travail francaise, 1893-1911. Contribution à l’histoire du socialisme et du mouvement ouvrier.”,”La Cavalleria del Lavoro negli USA, in Belgio e in altri paesi, la formazione dell’Ordine, struttura interna, orientamento, i segretari regionali, Parigi e circondario, la provincia, Aristide BRIAND cavaliere del lavoro, la CTF in azione.”,”MFRx-018″ “DOMMANGET Maurice”,”La Commune et les communards.”,”La Messe des massacreurs (di Leonce DUPONT, da ‘Souvenirs de Versailles pendant la Commune’)”,”MFRC-042″ “DOMMANGET Maurice”,”Hommes et choses de la Commune.”,”firma autografa di Francois RENAUD”,”MFRC-047″ “DOMMANGET Maurice”,”Auguste Blanqui. Au debut de la IIIe Republique 1871 – 1880. Derniere prison et ultimes combats.”,”contiene dedica di DOMMANGET”,”MFRx-127″ “DOMMANGET Maurice”,”Enragés et curés en 1793. Jacques Roux. Pierre Dolivier.”,”Nel corso della rivoluzione francese, le necessità della lotta politica conducono la ‘Montagna’, frazione radicale della borghesia, ad allearsi ai sanculotti; embrione socialmente eterogeneo del proletariato moderno. La crisi politica del giugno 1793, che termina con l’ eliminazione degli ‘arrabbiati’, rivela che l’interesse generale non era che quello di una “”classe di uomini (che) può affamare l’altra impunemente””.”,”FRAR-194″ “DOMMANGET Maurice”,”L’ introduction du Marxisme en France.”,”””Non esiste che un’ opera specifica in lingua francese sulla penetrazione del marxismo in Francia. E’ di Alexandre Zevaes e risale al 1947, ossia a più di vent’anni. (…) Dopo che ha visto la luce l’ opera specifica di Zevaes, sono apparsi dei lavori che, per il loro soggetto stesso, furono condotti a trattare parzialmente dell’ origine e dell’ introduzione del marxismo nel nostro paese. Si può citare per esempio nel 1933, di J. Varlet, la prefazione della raccolta di testi scelti portante il titolo ‘Paul Lafargue, Theoricien du Marxisme; nel 1948, più capitoli de l’ Histoire du Socialisme europeen’ di Elie Halevy e più passi dell’ esposizione critica di Michel Collinet, ‘La Tragedie d Marxisme’; nel 1956, una parte della mia biografia di Eduoard Vaillant e, nel 1957, il capitolo VII del mio libro sulle Idees politiques et sociales d’ Auguste Blanqui’. Nel 1965, infine, nella sua tesi sui Guesdistes, Claude Willard tratta la questione in conclusione generale e lungo i capitoli I e X, mentre Zevaes nel 1929 e Compere-Morel nel 1937, nelle loro rispettive biografie di Guesde, non avevano fatto che sfiorarla”” (pag 11-12)”,”MFRx-181″ “DOMMANGET Maurice”,”Babeuf e la Congiura degli Uguali.”,”Maurice DOMMANGET è nato a Parigi nel 1888. Fu direttore degli Archives Nationaux e segretario della Federation Unitaire de l’ Enseignement. Collaborò con Albert MATHIEZ alla stesura degli ‘Annales Revolutionnaires’ e degli ‘Annales Historiques de la Revolution Francaise’. Promosse una campagna di rinnovamento dell’ insegnamento della storia in senso laico e antinazionalista. Durante il governo di Vichy si ritirò a scrivere libri di storia del socialismo, che gli valsero una fama internazionale. Storico delle origini del socialismo, dedica in questo libro, una serie di saggi sui diversi momenti della vita di BABEUF, l’ evoluzione del suo pensiero sociale, il periodo in cui era il “”tribuno del popolo””, animatore della Congiura degli Uguali, primo tentativo di lotta socialista rivoluzionaria. Autodidatta, dotato di capacità nell’ impadronirsi del linguaggio politico delle classi colte, BABEUF riuscì a sollevarsi al di sopra del mondo contadino piccardo. Andò oltre la critica morale della società propria dei pensatori del XVIII secolo: proclamò l’ ingiustizia della proprietà privata, sviluppò la sua concezione della lotta di classe, esaltò il potere e le possibilità offerte dall’ avvento delle macchine. Marx ed Engels nel Manifesto del comunismo, annoverarono l’ azione e l’ opera dei cospiratori del 1797 fra le prime rivendicazioni del proletariato rivoluzionario. “”La seconda parte del testo appoggia il comunismo su un antico proverbio che Marechal ama e da cui trae un insegnamento ugualitario: “”Il sole splende per tutti””. E’ singolare questa utilizzazione dell’ astro supremo in favore delle masse in miseria. Tuttavia l’ accostamento non erano nuovo, poiché l’ eloquente Massillon, rivolgendosi ai potenti in uno dei suoi coraggiosi sermoni, esclamava: “”La terra sembra che produca per voi soli, grandi del mondo; il sole sembra levarsi e tramontare soltanto per voi””. E non dimentichiamo che Campanella, componendo nel 1611 la sua famosa utopia comunista, la pose sotto il segno del sole e che è impensabile che un erudito, un “”topo di biblioteca”” come Sylvain Marechal, non abbia conosciuto quell’ opera””. (pag 242-243)”,”SOCU-097″ “DOMMANGET Maurice”,”Historia del primero de mayo.”,”””Ma il primo maggio 1933 vede la classe operaia tedesca sotto lo stivale fascista. Hitler ha ottenuto i suoi fini senza sparare un colpo, con una facilità e una rapidità insperate. Stà al potere dal 30 gennaio, e le elezioni del 5 marzo, dopo l’ incendio del Reichstag e il terrore che seguì, gli danno – per così dire – consacrazione legale dentro la cornice stessa della Costituzione di Weimar””. (pag 297)”,”MPMx-018″ “DOMMANGET Maurice”,”Historia del 1° de Mayo.”,”””A due francesi – al cittadino Raymond Lavigne e al Diderot dei socialisti, Paul Lafargue – si deve la universalizzazione e la internazionalizzazione della manifestazione del 1° maggio””. (pag 81, citato da Dommanget brano della storia del primo maggio scritta da Adrien Véber)”,”MPMx-019″ “DOMMANGET Maurice”,”Saint-Just.”,”””Nel giugno 1791, Saint-Just fa apparire il suo Esprit de la Révolution et de la Constitution de la France””. Il libro porta Louis-Leon de Saint-Just come nome d’ autore. La stessa denominazione figura nell’ edizione del “”Discours sur la proposition d’ entourer la Convention nationale d’une garde-armée””, prononcée aux Jacobins le 22 octobre 1792″”. (pag 23) Giornali rivoluzionari. “”Chi non conosce almeno di nome le “”Révolutions de Paris”” di Louis Prudhomme? Questo giornale settimanale, di formato piccolo in-8 – la maggior tiratura di fogli dell’ epoca – prima della comparsa del ‘Père Duchesne’ che, si dice, arrivava ai 600.000 esemplari – nacque il 12 luglio 1789, due giorni prima della presa della Bastiglia con il motto famoso: “”I grandi ci appaiono grandi, perché siamo in ginocchio, Leviamoci!””””. (pag 137) Il renano Cloots. “”Jean-Baptiste o piuttosto Anacharsis Cloots, Massieu, Coupé e Portiez, a titoli diversi, sono lungi dall’ essere i primi venuti. Essi aspettano ciascuno una biografia speciale ed esaustiva per mettere pienamente in rilievo il loro vigore intellettuale, la loro capacità di lotta, il loro senso politico o il loro sforzo costruttivo. Senza andare a fare come Riazanov, dopo Tridon, del tedesco Cloots “”la più grande figura della Rivoluzione francse””, riconoscendo che dal punto di vista sociale è ben al di sotto della sua reputazione, occorre convenire che questo fiero scristianizzatore ha lavorato senza posa nell’ anno II alla sparizione di questa “”alienazione religiosa”” che il suo compatriota renano Karl Marx affronterà mezzo secolo più tardi come derivante sui generis dall’ instaurazione del comunismo. D’altra parte e soprattutto, in quanto “”oratore del genere umano””, da Parigi “”capoluogo del Globo””, ha lanciato le sue folgoranti idee cosmopolite””. (pag 197) Capacità militare. “”Così Saint-Just fu condotto a dare prova di capacità militari insospettate. A tal punto che Blanqui, così severo verso i “”retorici di Luigi-il-Grande investito dell’ ascia e del fascio per una avventura da Mille e una notte””, è obbligato, tra gli altri, a riconoscere che Saint-Just aveva l’ abitudine della guerra e l’ energia militare. No, la Convenzione non era un “”accozzaglia di mediocri”” e di uomini incerti””. (pag 200)”,”FRAR-290″ “DOMMANGET Maurice”,”Jacques Roux le curé rouge. Les “”Enragés”” contre la vie chère sous la Révolution. Jacques Roux (Le curé rouge) et le Manifeste des “”Enragés””.”,”DOMMANGET ha scritto un filone di opere dedicato alla storia della rivoluzione francese e un altro alla storia del socialismo (Blanqui, la Comune, il 1848 ecc.). Jacques Roux, soprannominato ‘petit Marat’ e Marat. “”Come ha sottolineato Jaures , questa sarà sempre una tattica di Jacques Roux di servirsi di Marat, di proteggersi con la popolarità de “”L’ Ami du peuple””, anche quando questo lo combatterà e lo calunnierà””. (pag 17) Jacques Roux e Babeuf. “”(…) Babeuf è e sarà nelle prime file per seguire l’ azione sociale di Jacques Roux. Ma, cosa curiosa, non ne fa cenno, e si cercherà invano nei suoi scritti del tempo anche nelle sue rievocazioni posteriori, non più di ciò che resta nell’ opera di Buonarroti sugli Eguali, un accenno qualsiasi a Jacques Roux””. (pag 41) Jacques Roux universalista. “”Egli sostiene che l’ esempio del popolo francese ispira “”nei popoli della terra il desiderio di battere i loro ferri””. Evoca la costituzione ideale “”che farà di tutti i popoli una sola famiglia di filosofi, amici e fratelli””. E’ questa posizione di cui il rappresentante più conosciuto fu Anacharsis Cloots, “”l’ oratore del genere umano””, che spinge Lequinio a chiamarsi orgogliosamente “”cittadino del globo””, titolo prezioso che preferisce a quello di convenzionale e con cui non manca di far seguire la sua firma su qualunque esemplare del suo libro ‘Les Préjugés détruits””.”” (pag 47)”,”FRAR-297″ “DOMMANGET Maurice”,”Les idées politiques et sociales d’ Auguste Blanqui.”,”””Poi costretto a lasciare Parigi, Marx si installa a Londra dove, con i principali membri dei vecchi comitati e dei congressi, riorganizza la Lega dei Comunisti. In quest’ epoca, Marx, malgrado la disfatta del movimento, crede ancora alle prospettive rivoluzionarie prossime. La circolare o piuttosto l’ indirizzo che redige con Engels nel marzo 1850 in nome della Lega offre a questo riguardo un grande insegnamento. Esso permette di stabilire che almeno sui punti seguenti, il pensiero di Marx e il pensiero di Blanqui coincidono: parola d’ ordine della rivoluzione permanente, approvazione dell’ azione clandestina, fiducia nell’ iniziativa rivoluzionaria della Francia e specialmente di Parigi “”la Bebele rivoluzionaria””, affermazione della Repubblica unica e indivisibile, attacco contro i piccoli borghesi repubblicani che si chiamano socialisti, armamento del proletariato e disarmo della guardia civile borghese. (…)””. (pag 377-378)”,”BLAx-005″ “DOMMANGET Maurice”,”La Jacquerie.”,”””Quali circostanze favoriscono lo scatenamento della rivolta? Ci sono sempre negli avvenimenti delle cause profonde e radicali, lontane nella loro genesi che creano il clima generale, e delle cause immediate che forniscono l’ occasione propizia all’ iniziativa. E’ un fatto d’ ordine secondario, a volte insignificante, sovente fuori scala rispetto allo sconvolgimento ulteriore che determina la reazione a catena. (…)”” (pag 36)”,”MFRx-227″ “DOMMANGET Maurice”,”Blanqui et l’opposition revolutionnaire à la fin du Second Empire.”,”L’A ha pubblicato nel 1935 uno studio su ‘Blanqui à Belle-Ile’ trattando del periodo 1850-1857. Nel 1947 ha pubblicato un altro studio su ‘Blanqui, la guerre de 1870-71 et la Commune’. Il presente lavoro si inserisce cronologicamente tra i due studi. E intende rettificare e completare gli studi fatti da Gustave GEFFROY in ‘L’Enfermé’ (BIBLIOTHEQUE CHARPENTIER) e Alexandre ZEVAES in ‘August Blanqui’ (MARCEL RIVIERE).”,”MFRx-040″ “DOMMANGET Maurice”,”La commune.”,”Atti eroici dei piccoli proletari. “”E’ un fatto che il ragazzo di Parigi, questo ‘gavroche’ così pronto alle monellerie, si è elevato all’ eroismo in tutte le epoche di crisi rivoluzionarie. Ma, mai si può dire, ha fornito tante azioni folgoranti. Uno studio speciale potrà e dovrà essergli consacrato. Citiamo qualche esempio. (…)””. (pag 157) “”V. Thiébaut, quattordici anni, correva tra le pallottole per portare da bere ai difensori della rotonda di Saint-Ouen. (…)”” “”Charles Banderitter, quindici anni, si era offerto come artigliere presso la 7° batteria della Marseillaise. (…) Per dieci giorni e dieci notti non lascia il suo pezzo e ogni suo colpo va a segno. (…)”” “”E’ ancora un ragazzo di quindici anni che partecipa attivamente ai combattimenti nel quartiere della Gare de l’ Est. Armato di fucile, tira dalle finistra sulla truppa e tutti i suoi colpi vanno a segno. Ogni volta che cambia finestra, inalbera una piccola bandiera rossa, segnando così la collocazione del suo “”quartier generale””. (pag 138)”,”MFRC-110″ “DOMMANGET Maurice”,”Histoire du drapeau rouge. Des origines a la guerre de 1939.”,”Allegati: testi di Jules VALLES Jean JAURES, versi di Paul BROUSSE Lucien ROLAND Marius RETY Elie YONOV Jean NEMARD Marcel MARTINET Maurice BOUCHOR “”Aggiungerei che le ricerche in questo senso si fanno anarchicamente, senza obiettivi prefissati, senza scopi circoscritti; con i mezzi limitati, che mettono a disposizione di un pubblico niente affattor ristretto qualche Istituto specifico. Peraltro, come scriveva già A. Labriola nel 1895: “”La specializzazione e la complessità del movimento proletario sono diventate tali che non c’è più ormai spirito capace di abbracciarlo nel suo insieme, di comprenderlo nei suoi dettagli””””. (pag 10-11) “”Il 27 aprile, al banchetto dell’ Alliance Démocratique, a Neuilly-sur-Seine, Raymond Poincaré in un grande discorso sulla situazione politica aveva raggiunto Clemenceau nel suo odio della bandiera rossa. Egli si era espresso così: “”Noi teniamo per la bandiera tricolore contro la bandiera rossa, per la Marsigliese contro l’ Internazionale, per la Francia infine contro tutti quelli che la tradiscono, la rinnegano o la detestano””””. (pag 309) “”Il 15 gennaio 1933, sempre a Berlino, centinaia di bandiere rosse si gonfiano ancora al vento in onore di Liebknecht e di Rosa Luxemburg. Una enorme manifestazione si svolge. Non si poteva credere al trionfo prossimo del Nazismo. (…) Ma questa forza operaia, che dava una impressione formidale in tale dimostrazione, si mostrerà incapace, il 22, di impedire ai nazisti di occupare la casa Karl Liebknech, e la bandiera a croce uncinata sventola sulla sede del Partito Comunista. Tutto quello che può fare il proletariato berlinese, è di rispondere a questo gesto di forza organizzato, con una azione individuale effimera, con un gesto erocio, certo, ma infantile. Nella notte dal 17 al 18 marzo, un individuo ritaglia l’ insegna nazista dallo stendardo al di sopra dell’ edificio, restituendo al rosso il suo vero carattere.”” (pag 400-401)”,”MOIx-025″ “DOMMANGET Maurice DALINE V.M. SOBOUL Albert LEHNING Arthur SURATTEAU J. MARKOV Walter KOPLENIG Hilde GALANTE GARRONE Alessandro OBERMANN Karl BERNSTEIN Samuel REBERIOUX Madeleine MAZAURIC Claude”,”Babeuf et les problèmes du Babouvisme.”,”Saggi di DOMMANGET Maurice DALINE V.M. SOBOUL Albert LEHNING Arthur SURATTEAU J. MARKOV Walter KOPLENIG Hilde GALANTE GARRONE Alessandro OBERMANN Karl BERNSTEIN Samuel REBERIOUX Madeleine MAZAURIC Claude BABEUF Francois-Noël detto Gracchus (1760-1797) Babeuf e gli intellettuali tedeschi. “”Per gli uni come per gli altri, Babeuf non fu certo una lettura facile o edificante, ma un avvertimento. Si può dire però che Babeuf abbia trovato in Germania un lettore più comprensivo: Fichte. Xavier Leon lo sostiene, e si sforza di seguire questa supposizione per la riedizione delle sue opere che si prepara a Monaco. “”E’ evidente che (…) solo la Repubblica francese può essere considerata come la patria dell’uomo onesto”” scriveva ancora a Giugno il nostro filosofo, nel 1799. Queste “”speranze le più care dell’ umanità”” che hanno nutrito secondo Fichte, la Rivoluzione, “”e che salvaguardia ancora la Francia””, queste speranze implicano anche una parte delle idee babuviste di cui si vorrebbe riconoscere l’ispirazione almeno passeggera e nella ‘Teoria del diritto naturale’ e nella utopia dello ‘Stato commerciale chiuso’. Noi non osiamo rispondere.”” (pag 197) Quanto meno, Babeuf e Fichte possono aver avuto dei precursori comuni. (pag 198)”,”SOCU-129″ “DOMMANGET Maurice”,”Jean Jaurès.”,”Jaures e gli insegnanti. “”Jaures ama gli istitutori. Prende sempre la loro difesa sulla stapa, alla Camera, nelle assemblee del Partito. Appoggia la loro attività corporativa (…) vuole che sia assicurata con la loro sicurezza materiale, la loro indipendenza morale, la loro dignità professionale.”” (pag 18) L’ insegnante e il socialismo (pag 26) “”E Jaures riunisce il suo pensiero su questo soggetto in una formula rimarchevole: ‘La scienza del libro è sempre fredda quando non è completa, animata, riscaldata dalla scienza della vita.'”” (pag 27)”,”JAUx-040″ “DOMMANGET Maurice”,”Revolution francaise. Le mouvement ouvrier et socialiste sous la Constituante. Conférences Organisées par le Groupe Fraternel du XIIIe et par la 7e Commission de l’ Ustica, Sous la direction d’ Albert Mathiez, professeur à l’ Université de Dijon.”,”””Quanto all’ eguaglianza, dopo come prima del 1789, Sylvain Maréchal la cerca invano. Vede sempre ricchi e poveri, maestri e garzoni, cittadini e soldati, preti e fedeli, rappresentanti e rappresentati. Come conciliare d’altra parte la fraternità con l’ esistenza e l’ antagonismo delle diverse classi sociali?”” (pag 18)”,”SOCx-135″ “DOMMANGET Maurice”,”Eugene Pottier. Membre de la Commune et chantre de l’ Internationale.”,”””L’ ‘Internationale’, è evidente, prende il suo nome dalla grande “”Associazione Internazionale dei Lavoratori’, l’ ‘Internazionale’ in forma abbreviata, o anche familiarmente l’ ‘Inter’. L’ atto di nascita del gruppo, la sua data ufficiale si può dire, deve essere fissata il 28 settembre 1864. E’ in quel giorno che Karl Marx, a nome degli operai dei diversi paesi riuniti a Londra, fece adottare in una assemblea pubblica tenuta alla Saint Martin’s Hall, a Long Acre il suo Manifesto dell’ Associazione Internazionale dei Lavoratori, più conosciuto come ‘Indirizzo inaugurale’. Esso termina con la famosa formula: “”Proletari di tutti i paesi, unitevi!””.”” (pag 113) “”Mais, – comme il arrive toujours – les origines immédiates et lontaines de ce grand événement (l’ Association internationale des Travailleurs, ndr) remontent fort au-delà de sa date de naissance. San vouloir remonter trop haut, on ne saurait oublier que Cyrano de Bergerac (1619-1655), pair ailleurs athée convaincu, écrivait en 1651: ‘Un honnête homme n’est ni Francais, ni Allemand, ni Espagnol; il est un citoyen du monde et sa patrie est partout.”””” (pag 113) La rivoluzione francese riprende l’ idea, molti si rifanno al cosmopolitismo (Boissel con il suo ‘Catechismo del genere umano’, Lequinio ‘il cittadino del globo’ e Anacharsis Cloots ‘l’ oratore del genere umano’. Boissel, già nel 1789, pubblica ‘Catechismo del genere umano’ e poi la ‘Dichiarazione dei diritti dei sanculotti’. Savinien Cyrano de Bergerac (Parigi, 6 marzo 1619 – Sannois, 28 luglio 1655) è stato uno scrittore e drammaturgo francese del Seicento. La sua figura ha ispirato la celebre opera teatrale Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand del 1897. Grazie ai suoi romanzi fantastici è oggi considerato uno dei precursori della letteratura fantascientifica. Il suo nome completo era Hercule Savinien de Cyrano de Bergerac (Cyrano era in realtà il cognome e non il nome), italianizzato da alcuni in passato come Ercole Savignano. (Wikip)”,”MFRx-283″ “DOMMANGET Maurice”,”Un drame politique en 1848. Blanqui et le document Taschereau.”,”””Quant à la figure de Blanqui, elle sortit plus menaçante de ce triste épisode. Ses partisans devinrent plus ardents, décidés à la guerre à mort contre le Gouvernement provisoire. Les clubs les plus bouillants se rangèrent aux côtés de la bête noire dont le nom, comme on a dit, devenait “”le symbole du salut du moment””. C’est même trop peu dire et en cela Proudhon et ses amis ont vu juste. Blanqui devint “”l’incarnation des vengeances populaires””. De même que le nom de Marat, le nom de Blanqui représenta désormais “”une des faces hideuses, mais malheureusement logiques, nécessaires de la Révolution””. Ainsi, Blanqui personnifia l’intransigeance et la fermeté révolutionnaires. Il devint l’instrument par excellence de l’opposition en 1848. C’est bien à ces titre du reste que ‘le Peuple’ et ‘la Voix du Peuple’, qui lui succéda, ménagèrent Blanqui, malgré les amis que Barbè possédait dans leur rédaction.”” (pag 105)”,”BLAx-010″ “DOMMANGET Maurice”,”Le curé Meslier. Athée, communiste & révolutionnaire sous Louis XIV.”,”in frontespizio foto di Dommanget Marc BLONDEL presidente della Federation Francaise de la Libre Pensée. Compagnie de Droits Audiovisuels (CODA) Movimento e materia (da pag 133)”,”SOCU-167″ “DOMMANGET Maurice”,”Histoire du Premier Mai.”,”””Enfin, arriva le 1er Mai 1886. Partout se déroulèrent d’importantes manifestations sur le mot d’ordre uniforme: ‘A partir d’aujourd’hui, nul ouvrier ne doit travailler plus de huit heures par jour! Huit heures de travail! Huit heures de repos! Huit heures d’éducation! (2). Il n’y eut pas moins de 5.000 grèves et environ 340.000 grévistes. A New York, des discours en anglais et en allemand furent prononcés dans les divers meetings. (…) “”Ce n’était, comme l’a remarqué Georges Vidalenc, qu’un pourcentage insignifiant, mais un résultat important était obtenu: grouper toutes les forces ouvrières pour une revendication unique et précise dont la réalisation devait être poursuivie sans faiblesse. Il s’agissait d’une prise de conscience du prolétariat américain en face du capitalisme le plus impérieux et le plus oppressif”” (2)”” (pag 39-40) [(1) ‘La Vie Ouvrière’, ibid, p. 430; (2) ‘Le premier Mai’, brochure CGT-FO]. (…) [Le premier mai 1893]: “”Cette Commission édita en numéro unique, imprimé par Jean Allemane, ‘La Manifestation du 1er Mai’, journal à collaboration éclectique d’une haute tenue, mais bien au-dessus de la portée des ouvriers (…). Fort d’une expérience d’un demi-siècle, le vieux Victor Considerant adressait un solennel avertissement à la bourgeoisie égoïste [‘La Manifestation du 1er Mai, n° cité]. C’est son portrait qui occupait le centre de la première page du numéro spécial du ‘Journal’ consacré au 1er Mai. Le patriarche aux jour désormais comptés était entouré des principaux leaders contemporains du prolétariat international qu’ appuyait la reproduction de leurs signatures autographes. Quant aux précurseurs, Saint-Simon et Fourier “”les deux grands théoriciens””, Rober Owen le premier réalisateur de la journée de travail réduite, Blanqui “”le Richelieu de la Révolution””, Lassalle et Karl Marx figuraient à la troisième page. Ce magnifique numéro – qui donnait en quelque sorte le commentaire illustré de la journée – groupait en un heureux contraste des enluminures de différents pays. (…)”” (pag 174-175)] [Maurice Dommanget, Histoire du Premier Mai, Paris, 1953]”,”MPMx-042″ “DOMMANGET Maurice”,”Histoire du Drapeau Rouge.”,”Maurice Dommanget, (1888-1976), instituteur, pédagogue, syndicaliste actif, a été également un chercheur dont il devient important d’exhumer et de réhabiliter les ouvrages qui sont la mémoire des luttes sociales, et de valider ses travaux de recherche historique. Introduction, Partie bibliographique, Pièces annexes, Bibliothèque, Postface de Roland BRETON, Index,”,”MEOx-006-FL” “DOMMANGET Maurice”,”Histoire du Premier Mai.”,”Maurice Dommanget, (1888-1976), instituteur, pédagogue, syndicaliste actif, a été également un chercheur dont il devient important d’exhumer et de réhabiliter les ouvrages qui sont la mémoire des luttes sociales, et de valider ses travaux de recherche historique. Préface de Charles JACQUIER, Introduction, Note, Index des noms,”,”MPMx-002-FL” “DOMMANGET Maurice, a cura di Roberto MASSARI”,”Babeuf e la congiura degli Eguali.”,”””(…) La forza che è stata sufficiente per opprimerci così a lungo, non lo è stata abbastanza per diffamarci; abbiamo visto la verità emergere da ogni spatola, per raffigurare – mentre eravamo ancor vivi – i nostri persecutori. Perfino i nostri nemici, compresi quelli più avversi alle nostre opinioni, i loro cronisti più accesi, tutti hanno reso giustizia alle nostre virtù… Come non essere ancor più certi che la storia, nella sua imparzialità, inciderà la nostra memoria con tratti onorevoli… Le lascio dei monumenti scritti, in cui ogni riga testimonia che non vivevo e non respiravo che per la giustizia e la felicità del popolo…”” (pag 155) (da G. Babeuf, ‘Difesa davanti all’Alta Corte di Vendome’)”,”SOCU-008-FF” “DOMMANGET Maurice, a cura di G. DANVIER”,”Louis-Auguste Blanqui.”,” Blanqui e la prima internazionale. Blanqui a Bruxelles (pag 66-67) “”A Bruxelles lo vengono a trovare gli studenti francesi che già lo conoscono o che partecipano a Liegi al Congresso internazionale degli studenti. Tridon, delegato anch’egli al congresso, approfitta dell’occasione per andare a salutare il proprio maestro e per presentargli due dei suoi amici: Albert Regnard, futuro traduttore di Büchner, e Paul Lafargue, che sarà tra i fondatori del partito operaio francese. In seguito si stabiliscono a Bruxelles Charles Longuet e Rogeard, per sfuggire all’arresto e continuare la pubblicazione della ‘Rive Gauche’. Blanqui si rivede con loro. E’ l’epoca in cui Longuet traduce e pubblica in francese il celebre ‘Indirizzo inaugurale’ dell’Associazione internazionale dei lavoratori redatto da Marx. Nel corso dello stesso 1866 Blanqui si reca a Ginevra, dove [a settembre] si deve svolgere il Primo congresso dell’Internazionale. L’idea dei blanquisti è di parteciparvi per denunciare le deviazioni che il mutualismo e la cooperazione hanno cominciato a far subire al socialismo. Blanqui tuttavia fa impartire ai suoi amici di Parigi l’ordine di non andarvi. Tre di loro non danno ascolto all’ingiunzione del capo e si recano comunque a Ginevra. Ne seguono divisioni, ma la polizia parigina si incarica di risolvere il conflitto a suo modo, mediante l’arresto dei militanti blanquisti. A Bruxelles, prima e dopo il congresso di Ginevra, Blanqui non rimane inattivo, come molti ritengono. Egli mantiene una corrispondenza coi suoi luogotenenti: Tridom, Jaclard, Eudes, Granger, Genton e Duval (tutti a Parigi), dando precise istruzioni e moltiplicando i consigli. E visti i progressi del blanquismo tra gli operai dei sobborghi e tra gli studenti del Quartiere latino, egli non tarda a porsi la questione delle modalità di raggruppamento. Che fare? Organizzarsi in società segreta, continuando il sistema precedentemente in uso? Neanche a pensarci, perché la rete poliziesca si è fatta troppo stretta. Viene decisa allora la formazione di raggruppamenti di dieci membri, che non si conoscono tra loro e il cui capo è il solo ad entrare in rapporti puramente verbali con la direzione del movimento. In tal modo si riducono al minimo gli effetti di eventuali infiltrazioni, mentre al primo segnale, trasmesso verbalmente, tutti gli aderenti avrebbero potuto raccogliersi in un unico punto. Si tratta, insomma, di un’organizzazione ispirata chiaramente al sistema delle decurie e centurie creato da Buonarroti nel 1814. Occorre aggiungere che, oltre a questa struttura di combattimento – ottenuta mediante la selezione – un’organizzazione più ampia, ispirata ai principi del libero pensiero ed alla testa della quale si trovano Eudes e Regnard, subisce direttamente e fortemente l’influenza blanquista”” (pag 66-67) Nota: il saggio di Dommanget ‘Dommanget, Maurice Titolo Les blanquistes dans l’Internationale de la chute de la Commune à la conférence de Londres / par Maurice Dommanget Pubblicazione Paris : Éditions du Centre nationale de la recherche scientifique, 1968 P. 141-149 ; 24 cm Estr. da: La première Internationale, Paris, 1968 si trova in: – LABROUSSE Ernest Direzione; rapporti di H. COLLINS E. STEPANOVA e J. BACH Ch. ABRAMSKY J. ROUGERIE J. DHONDT e C. OUKHOW E. ENGELBERG e R. DLUBEK R. MORGAN M. VUILLEUMIER A. ROMANO R.P.C. MARTI A. LEHNING, C. BOBINSKA, J. BOREJSZA, T. ERENYI e J. JEMNITZ, K. OBERMANN, H. GERTH, M. MOLNAR, B. ITENBERG, Comunicazioni di J. MAITRON, M. DOMMANGET, J. KORALKA, D. DEMARCO, R. LAMBERET, J. TERMES ARDEVOL, C. RAMA, Discussioni di A. BRIGGS, F. BEDARIDA, J. KUYPERS, J. BRUHAT, E. WEILL-RAYNAL, E. JELOUBOVSKAIA, M. MOISSONNIER, E. COORNAERT, J. DROZ, C. OUKHOW, R.P. DROULERS, H. GERTH, M. PERROT, W. SCHIEDER, L. HAMON, G. ECKERT, M. VUILLEUMIER, M. REBERIOUX, I. MIKHAILOV, M. ROUBEL, C. BOBINSKA, P. GIRAUD., La Premiere Internationale. L’ institution l’ implantation le rayonnement. Paris 16-18.11.1964 CNRS, EDITIONS DU CENTRE NATIONAL DE LA RECHERCHE SCIENTIFIQUE. PARIS. 1968 pag 497″,”BIOx-028-FF” “DOMMANGET Maurice”,”Babeuf e la Congiura degli Uguali.”,”Maurice Dommanget è nato a Parigi nel 1888. Fu direttore degli Archives Nationaux e segretario della Federation Unitaire de l’ Enseignement. Collaborò con Albert MATHIEZ alla stesura degli ‘Annales Revolutionnaires’ e degli ‘Annales Historiques de la Revolution Francaise’. Promosse una campagna di rinnovamento dell’ insegnamento della storia in senso laico e antinazionalista. Durante il governo di Vichy si ritirò a scrivere libri di storia del socialismo, che gli valsero una fama internazionale. – Temperamento e formazione di Babeuf – Babeuf e la massoneria – Babeuf e l’ educazione – L’ Hebertismo e la Congiura degli Eguali – Gli Uguali e la Costituzione del 1793 – Terrore rosso e terrore bianco secondo Babeuf e Buonarroti – Marescial e Babeuf – Filippo Buonarroti – Buonarroti e A. Blanqui – Charles Germain”,”SOCU-009-FF” “DOMMANGET Maurice”,”Histoire du Premier Mai.”,”Note a margine di PS (per la preparazione dell’opuscolo sul 1° Maggio a cura di GB e PS)”,”MOIx-001-FGB” “DONADONI Eugenio”,”Breve storia della letteratura italiana dalle origini ai nostri giorni.”,”Dante dice no ad una richiesta del papa. “”Un alto senso di giustizia e un saldo proposito di concordia sembra abbiano inspirato l’ opera del priore Alighieri. Nobile, ma non ricco, non legato perciò a nessun casato, uso, per consuetudine di mente, a guardare le cose più nella loro idea che nella realtà; egli volle esercitare le sue funzioni con quell’ indipendenza assoluta che è fatta per provocare le ire di tutti, se il successo non segue pieno al proposito. I priori riconfermarono la sentenza contro i congiurati. E poiché le parti dei Cerchi e dei Donati si mostravano più che mai facinorose, pensarono di mandare al confino i capi delle due fazioni. Tra i Bianchi, Guido Cavalcanti, l’amico diletto di Dante, andò a Sarzana, dove ammalò delle febbri, che lo spensero, appena ritornato a Firenze, come fu detto. I Neri, protetti dal cardinale d’Acquasparta, rifiutarono prima, e poi, fuggito a Roma il cardinale, quando ebbe vedute scoperte le sue partigianerie, accettarono il confino a Castel della Pieve, donde Corso si recò a Roma a brigare presso il pontefice. Né col priorato cessò l’ operosità politica di Dante. Nell’ aprile del 1301 fu incaricato di sorvegliare i lavori di riattamento della via di San Procolo. Nel giugno di quell’ anno apparisce nel consiglio dei Cento, e al capitano del popolo che chiedeva cento cavalieri pel servizio del papa, per ridurre sotto gli Angioini i ribelli Siciliani dei Vespri, rispose ripetutamente no: ‘quod de servitio faciendo domino papae nihil fiat’. Il nome di Dante occorre anche in altre consulte meno importanti di quell’anno; ma quel ‘no’ ripetuto e imprudente è più che bastevole a spiegare l’ odio dei partigiani del papa verso di lui, e la vendetta imminente.”” (pag 27-28) (consuluit quod de servitio faciendo domino papae nihil fiat) Dante accusato di peculato. (pag 29) Dante nell’ esilio. La morte civile. “”(…) si sentì solo , e volle esser solo. In quel mondo diviso in Cerchi e Donati, in Bianchi e Neri, in guelfi e ghibellini, egli fece “”parte per se stesso””””. (pag 29)”,”ITAG-173″ “DONAGGIO Enrico”,”Una sobria inquietudine. Karl Löwith e la filosofia.”,”DONAGGIO Enrico è ricercatore all’ Università di Torino, dove insegna filosofia della storia. E’ autore curatore e traduttore di volumi e saggi apparsi in Italia e all’ estero. Ha curato la raccolta ‘Sul male. A partire da Hannah Arendt’, Roma, 2003. “”Uno di questi, ancor più di Burckhardt, era Goethe, la figura che Löwith affiancava e contrapponeva ora a Hegel e Nietzsche. E fu proprio rileggendo i discorsi e gli epistolari goethiani – come informano soprattutto alcune lettere a Erik Peterson – che vennero montati e ricomposti i lavori preparatori di un libro che avrebbe potuto tranquillamente intitolarsi ‘Da Goethe a Nietzsche’. Il proverbiale senso della misura dimostrato da Goethe in ogni occasione rappresentava infatti l’ antidoto più potente al culto dell’ estremo praticato da Marx, Kierkegaard e Nietzsche.”” (pag 111)”,”FILx-318″ “DONALD Moira”,”Marxism and Revolution. Karl Kautsky and the Russian Marxists, 1900-1924.”,”DONALD Moira è lecturer in storia presso il dipartimento di storia e archeologia della Exeter University “”Lenin made this a central theme of his work, ‘One step forward’, and Liadov reiterated it in his article on the split. Lenin even cited extracts from a recent article by Kautsky to lend weight to his argument. In ‘Wahlkreis und Partei’, published in ‘Die Neue Zeit’ in 1904, Kautsky argued in favour of the right of the party executive to influence the selection of a parliamentary candidate. Lenin drew a parallel with the current dispute on centralised power in the Russian party: ‘Kautsky emerged as one of the representatives of the revolutionary current (which, just as in our party was of course accused of “”dictatorship””, of being an “”inquisition”” and other terrible things) … Kautsky gave a detailed account of the disorganising role of opportunist autonomism in a variety countries”” (Kautsky, ‘Wahlkreis und Partei’, NZ 22 (2) (April 1904), 36-46, cited in Lenin, Shag vpered, p. 388)”” (pag 50) Kautsky in polemica con Trotsky e Lenin su questione dittatura del proletariato (pag 245) “”‘The proletarian revolution and the renegade Kautsky’ was the only really substantial piece Lenin found time to write after the Bolsheviks came to power. It contains one hundred pages of bitter invective against his former mentor, and it also constitutes the only serious attempt by Lenin to justify the Soviet regime in terms of Marxist theory. Which goal was paramount in Lenin’s view – to attack Kautsky, or to defend the actions of the Bolsheviks – is a question which can be answered by reading the preface to the work: ‘The question of proletarian revolution is now on the agenda in a practical sense in a number of countries. For this reason a critique of Kautsky’s renegade sophisms and his complete renunciation of Marxism is necessary’. Lenin’s accusations against Kautsky were as follows: 1. That his assertion that the Bolsheviks based their argument about the dictatorship of the proletariat on one brief reference in Marx was false; that Marx and Engels had repeatedly discussed the question in their letters and publications, and that Kautsky was well aware that this was the case. 2. That the argument that dictatorship of the proletariat was a state rather than a specific form of government was adopted by Kautsky to obviate the unpleasant need for revolutionary force, or indeed for revolution. 3. That whilst the Paris Commune had operated on universal suffrage, this was only possible because the Court and the bourgeoisie had abandoned Paris for Versailles. 4. That his argument that a class could not govern was sheer ‘parliamentary cretinism'”” [Moira Donald, Marxism and Revolution. Karl Kautsky and the Russian Marxists, 1900-1924, 1993] (pag 237)”,”KAUS-015″ “DONALD Moira”,”Marxism and Revolution. Karl Kautsky and the Russian Marxists 1900-1924.”,”Moira Donald is lecturer in history in the department of history and archaelogy at Exeter University. This book offers a new interpretation of the origins of Russian Marxism, placing it firmly within the folds of the western European socialist movement. Acknowledgements, Introduction, A Note on Sources, conclusion, Epilogue: Kautsky and the Russians: the last years, Notes, Appendix: Publications of Kautsky’s work in Russian translation, Bibliography, Index,”,”KAUS-003-FL” “DONALD Moira REES Tim a cura, contributi di Edward ACTON Krishan KUMAR Catherine MERRIDALE Jeremy NOAKES Jonathan OSMOND Pamela PILBEAM Richard SAKWA”,”Reinterpreting Revolution in Twentieth – Century Europe.”,”Moira Donald is Senior Lecturer in History at the University of Exeter. Tim Rees is Lecturer in History at the University of Exeter. Richard Sakwa is Professor of Politcs at the University of Kent at Canterbury. Edward Acton is Professor of Modern European History at the University of East Anglia. Krishan Kumar is Professor of Sociology at the University of Virginia. Catherine Merridale is Senior Lecturer in European History at the University of Bristol. Jeremy Noakes is Professor of History at the University of Exeter. Jonathan Osmond is Professor of Modern European History at the University of Wales, Cardiff. Pamela Pilbeam is Professor of French History at Royal Holloway College, University of London. Acknowledgements, Notes and References, Notes on Contributors, Index,”,”STOx-052-FL” “DONATELLI Piergiorgio”,”Wittgenstein e l’etica.”,”Piergiorgio Donatelli (Verona, 1966) è dottore di ricerca in filosofia. Ha studiato a Roma e a Pittsburgh (USA). Svolge la sua attività presso la cattedra di Storia della filosofia morale dell’Università La Sapienza di Roma. Oltre a diversi saggi sull’etica contemporanea, ha pubblicato: Etica analitica. Analisi, teorie, applicazioni (con E. Lecaldano).”,”FILx-097-FL” “DONATI Donato CARLI Filippo a cura”,”L’Europa nel secolo XIX. Volume I. Storia politica.”,”saggi di Luigi RAVA Paolo ARCARI Pietro ORSI Pietro SILVA Arturo Carlo JEMOLO Gaetano SALVEMINI Pietro DE-FRANCISCI Guido DE-RUGGIERO Camillo MANFRONI “”Ho detto che l’Italia tiene un “”monopolio di posizione”” geografica. Ma debbo aggiungere che questa posizione-chiave,se è utile, è anche incomoda e pericolosa. In grazia di quella posizione geografica, tutte le correnti della politica continentale e della politica mediterranea, investo l’Italia. Tutte le Potenze, che circondano l’Italia per terra e per mare, hanno interesse ad attirare l’Italia dalla loro parte, e ad evitare che sia attirata dagli avversari; le minacciano, più o meno apertamente, danni più o meno gravi, non solamente se accenna a diventare ostile, ma anche se desidera di rimanere neutrale. Così l’Italia è continuamente trascinata nei problemi continentali dallaimportanza della pianura del Po, e nei problemi mediterranei, dalla importanza della penisola.”” (Gaetano Salvemini, L’Italia politica nel secolo XIX,, pag 325-401) (pag 385)”,”EURx-275″ “DONATI Donato CARLI Filippo a cura; saggi di Guido MAZZONI Pietro TOLDO Arturo FARINELLI Giulio BERTONI Federico OLIVERO Giuseppe GABETTI Giovani MAVER Italo SICILIANO”,”L’Europa nel secolo XIX. Volume II. La letteratura.”,”saggi di Guido MAZZONI Pietro TOLDO Arturo FARINELLI Giulio BERTONI Federico OLIVERO Giuseppe GABETTI Giovani MAVER Italo SICILIANO “”E tu onore di pianti, Ettore, avrai Ove fia santo e lagrimato il sangue Per la patria versato e finchè il sole Risplenderà su le sciagure umane”” (Foscolo, I sepolcri) (pag 9)”,”EURx-276″ “DONATI Pierpaolo a cura; contributi di Luigi CAMPIGLIO Carla COLLICELLI Paola DI-NICOLA Pierpaolo DONATI Franco FASOLO Andrea MACCARINI Corrado PONTALTI Camillo REGALIA Luisa RIBOLZI Giovanna ROSSI Eugenia SCABINI”,”Famiglia e società del benessere.”,”I nidi vuoti. (pag 92-93) “”Nel più ampio processo di semplificazione delle strutture familiari, si inseriscono a pieno titolo le coppie senza figli, che tendono; come le famiglie unipersonali, ad avere un peso percentuale sempre più forte. Tuttavia tale aumento più che dovuto alla diffusione di nuovi e radicali modelli di fecondità (nessun figlio), è in buona misura attribuibile al processo d’invecchiamento della popolazione. Il fatto che, nonostante la diminuzione della fecondità, non si possa parlare di azzeramento della filiazione – almeno come tendenza – è confermato dai dati relativi ai nidi vuoti. Le coppie senza figli (sia sole che in combinazione) sono il 19,7% delle famiglie: tuttavia ben l’81,4% di queste coppie sono «nidi vuoti»: famiglie costituite da adulti i cui figli, generati, allevati e cresciuti, sono andati via (nella maggior parte dei casi per formare una nuova famiglia). Come si può notare dalla Tabella 3 la maggior parte dei nidi vuoti è caratterizzata da famiglie in cui la donna ha un’età compresa tra i 55-74 anni: a conferma che si è di fronte a famiglie che sono entrate in un diverso ciclo di vita, al cui interno ridiventa centrale la relazione di coppia. In base ai dati dell’ultima indagine multiscopo dell’Istat, i nidi vuoti sono leggermente più diffusi nelle aree meridionali del Paese, al cui interno si rileva una maggiore diffusione di coppie che comunque generano figli. ‘La coppie con figli’. Le coppie con figli, pari al 48,0% delle famiglie (coppie sia sole che in coabitazione con altri), tendono non solo a diminuire, ma a ridurre anche il numero di figli. Nonostante la contrazione del loro numero, le famiglie nucleari classiche (coppia con figli) costituiscono, tuttavia, ancora la forma familiare modale. In base ai dati dell’indagine multiscopo dell’Istat, ciclo 1993-94, le coppie con un solo figlio costituiscono il 43,8% del totale delle coppie con figli, con due il 42,5%, con tre l’11,0% e con quattro e più figli il 2,7%. Inoltre, fatto cento le coppie con figli, il 64,2% ha almeno un figlio minorenne: sempre in base ai dati dell’Istat, nel 26,8% dei casi la coppia ha un bambino di età sino a 5 anni, nel 24,0% da 6 a 13 anni e nel 13,4% da 14 a 17 anni. Si ha inoltre un 22,5% di coppie che ha figli di età compresa tra i 18 ed i 24 anni, ed un 13,3% con figli di età superiore. I mutamenti più rilevanti che hanno investito questa forma familiare non sono tanto di tipo quantitativo (ad esempio come drastica riduzione), quanto nella sua composizione interna e nelle modalità della sua formazione. Mutamenti che si possono sintetizzare: I) spostamento in avanti dell’età al primo matrimonio; II) riduzione delle nascite di ordine superiore a tre; IV) radicalizzazione o se si vuole riconferma di un modello di fecondità molto differenziato dal punto di vista territoriale, come la Tabella 4 ben evidenzia (quasi un quarto delle famiglie del Sud ha più di tre figli); V) allungamento della permanenza dei figli dentro la famiglia”” (pag 92-93) [Paola Di Nicola, ‘La stratificazione sociale delle famiglie di fronte alla politiche sociali]”,”ITAS-206″ “DONATI Stefano”,”I fondamenti della matematica nel logicismo di Bertrand Russell.”,”Stefano Donati è nato a La Spezia nel 1957 e vive a Parma. Si è laureato in materie letterarie presso la Facoltà di Magistero di Parma, e in Filosofia (sempre a Parma) presso la facoltà di Lettere e Filosofia.”,”SCIx-313-FL” “DONATI Giacomo”,”Hobbes.”,”””Nel mondo hobbesiano l’individuo rimane più come un centro di collisione, che come un centro di coordinazione. Un pessimismo integrale e profondo vela tutta la concezione che l’Hobbes ha della vita psichica e fisiologica dell’individuo e della società, in cui l’individuo è costretto a vivere e a lottare”” (pag 79) Dono di Mario Caprini”,”FILx-597″ “DONAVER Federico”,”Storia di Genova.”,”Genova e Napoleone (pag 218) Il governo di Francesco Sforza a Genova. “”In mezzo a queste intestine discordie, chi guadagnava era lo Sforza duca di Milano, mentre in Genova rendevasi odioso il governo dell’ arcivescovo Fregoso aiutato nelle ribalderie da Obbietto Fieschi. Il re di Francia Luigi XI cedeva nel 1464 al duca di Milano la città di Savona; a lui si dava pure Albenga; e Finale, Monaco e Ventimiglia, per opera di Giovanni del Carretto e Lamberto Grimaldi cadevano in suo potere; la riviera di levante stava pure per isfuggire al dominio genovese, quando i cittadini, immiserito il pubblico erario, il commercio quasi distrutto, il credito ribassato, non trovarono di meglio che invocare la signoria del duca di Milano su tutta la repubblica.”” (pag 132) Ruolo di Camogli nella costruzione navale (inserto di pag 136) (navi tipo brigantino, galeone camogliese, scuna)”,”LIGU-054″ “DONAVER Federico”,”Storia di Genova.”,” Filippo re di Francia e Riccardo d’Inghilterra imbarcati sulle galee genovesi per le crociate (pag 29)”,”LIGU-086″ “DONDERO Mario, a cura di Uliano LUCAS e Tatiana AGLIANI”,”Il porto.”,”Mario Dondero foto-giornalista (1928-2015). Uliano Lucas, noto fotografo, ha pubblicato recentemente con Il Canneto ‘Il tempo dei lavori’.”,”FOTO-094″ “DÖNHOFF Marion SCHMIDT Helmut SOMMER Theo a cura; compilazione di Karl-Heinz JANSSEN”,”Zeit-Geschichte der Bonner Republik, 1949-1999.”,”Foto dei curatori nel risvolto di copertina (4°) Dr. Marion Dohnoff, nata 1909, pubblicista, dal 1972 editore dello Zeit Helmut Schmidt, nato nel 1918, cancelliere della RFT dal 1974 al 1982, dal 1985 editore delllo Zeit Dr. Theo Smmer, nato nel 1930, dal 1993 editore dello Zeit. 187 testi su 2600 numeri”,”GERV-072″ “DONI Rodolfo”,”Giorgio La Pira. Il pensiero dei padri costituenti.”,”””A questo proposito, vale quanto scritto da Vittorio Possenti, fin dall’inizio del suo libro, nel quale esamina in La Pira il pensiero dominante di Tommaso d’Aquino: “”La Pira non ricorre all’Aquinate per fondare il realismo conoscitivo o per argomentare sulla validità della metafisica dell’essere, cose d’altronde di cui è pienamente convinto, ma per affermare il valore ultimo dell’atto contemplativo e; insieme, l’essenziale politicità del cristianesimo (e anche dell’intero insegnamento di San Tommaso), da cui trarre le perenni regole di edificazione della ‘civitas hmana’ (…), dottrina della persona e della società, del diritto e della legge, del bene comune, della proprietà, del fine della società e dello Stato, della guerra, eccetera. La ricca eredità tomista viene assunta non come un lascito di tempi ormai lontani da rendere oggetto di ricerche erudite, bensì come una bruttura pienamente contemporanea, capace di produrre sempre nuovi frutti per guidare l’azione storica dei cristiani”” (11).”” (11) Vittorio Possenti, Giorgio La Pira e il pensiero di san Tommaso, Studia Universitatis sancti Thomae in Urbe, Roma, 1983, p. 21″,”ITAP-193″ “DONINI Pier Giovanni”,”I paesi arabi. Dall’impero ottomano agli Stati attuali. La questione palestinese.”,”Pier Giovanni DONINI (Trento, 1936) insegna storia del Vicino Oriente all’Univ di Venezia. Si occupa soprattutto di storia delle minoranze del mondo islamico.”,”VIOx-030″ “DONINI A. ROBERTSON A. SIUZIUMOV M.I. MACEK J. CANDELORO G. TOGLIATTI P. CHESNEAUX J LEVADA I.”,”Eglises et religions. 1. Le Christianisme.”,”Scritti di DONINI A. ROBERTSON A. SIUZIUMOV M.I. MACEK J. CANDELORO G. TOGLIATTI P. CHESNEAUX J LEVADA I. I manoscritti del mar Morto contengono anche un trattato sulla guerra per il popolo ebraico. Il testo è un’ opera di immaginazione ma gli autori si sono pur sempre dovuti ispirare alla loro esperienza reale. E’ utile per approfondire la conoscenza della disposizione delle forze militari, della tattica della guerra all’ epoca tardo ellenistica.”,”RELC-102″ “DONINI Pier Giovanni”,”Il mondo islamico. Breve storia dal Cinquecento a oggi.”,”DONINI Pier Giovanni (1936-2003) è stato uno dei massimi storici italiani dell’ Islam. Per molti anni è stato professore di storia e istituzioni del Vicino e Medio Oriente presso l’ Università di Venezia e presso l’ Università di Napoli L’ Orientale, dove ha insegnato nella Facoltà di scienze politiche. Ha pubblicato diversi saggi e volumi su Vicino e Medio Oriente tra cui ‘I paesi arabi’ (1982), ‘Le minoranze nel Mediterraneo’ (1998), ‘Il mondo arabo islamico’ (2002). “”Un duro colpo alle tradizioni islamiche fu rappresentato dai provvedimenti che eliminarono l’ alfabeto arabo, diffosi in seguito all’ islamizzazione, sia pur lentamente, fino a imporsi in tutta l’ Asia centrale. Già prima della rivoluzione russa si era cominciata a diffondere l’ idea che l’ alfabeto arabo non fosse lo strumento più adatto; era considerato la causa principale dell’ analfabetismo imperante fra tutti i musulmani dell’ impero zarista. Soltanto dopo la rivoluzione, tuttavia si arrivò a iniziative concrete, con la semplificazione introdotta negli anni Venti, grazie alla quale si eliminavano le varianti di alcune lettere la cui forma cambia, nella scrittura araba, a seconda della posizione (iniziale, intermedia o finale). Provvedimento più radicale fu l’ introduzione dell’ alfabeto latino in Azerbaigian (1922). Successivamente, in seguito al Congresso turcologico svoltosi a Baku nel marzo 1926, fu decisa l’ introduzione dell’ alfabeto latino in Kirghizistan, Uzbekistan e Turkmenistan (1927), in Kazakhstan e Tagikistan (1928). In Asia centrale, durante la seconda metà degli anni Venti, si stampava dunque sia con l’ alfabeto arabo riformato, sia in caratteri latini (Castagné 1927). Il dominio dell’ alfabeto latino in Asia centrale fu, ad ogni modo, di breve durata: una disposizione del 13 marzo 1938 rese obbligatorio l’ insegnamento del russo in tutte le scuole dell’ Urss e, da quel momento, l’ alfabeto cirillico si sostituì a quello latino. Il processo si svolse in tempi relativamente brevi e fu completato nel 1942; ora, dopo il crollo dell’ Unione Sovietica, si comincia a reintrodurre sia l’ alfabeto latino, sia quello arabo.”” (pag 238-239)”,”VIOx-130″ “DONINI Pier Giovanni”,”Il mondo Islamico. Breve storia dal Cinquecento a oggi.”,”Pier Giovanni Donini (1936-2003) è stato uno dei massimi storici italiani dell’Islam. Per molti anni è stato professore di Storia e Istituzioni del Vicino e Medio Oriente presso l’università di Venezia e presso l’università di Napoli l’Orientale, dove ha insegnato nella facoltà di Scienze politiche. Ha pubblicato diversi saggi e volumi su Vicino e Medio Oriente, tra cui: I paesi Arabi, Le minoranze nel Mediterraneo, Il mondo arabislamico.”,”VIOx-071-FL” “DONINI Ambrogio”,”Breve storia delle religioni.”,”Ambrogio Donini si è laureato nel 1925 in storia del cristianesimo, alla scuola di Ernesto Buonaiuti. Costretto all’esilio durante il fascismo, ha vissuto negli Stati Uniti, dove si è specializzato in ebraico e siriaco alla Harvard University, insegnando poi in numerosi istituti di istruzione superiore. É stato ambasciatore in Polonia, senatore della Repubblica per alcune legislature e docente universitario. Contiene il paragrafo: ‘Marxismo e religione’ (pag 12-16) “”La critica della religione, leggiamo in Marx, è «il presupposto di ogni altra critica» (2). Attraverso la religione, nell’impossibilità di darsi ancora una spiegazione razionale della natura e della società, gli uomini hanno tuttavia preso contatto, sia pure in modo distorto, con la ‘realtà’ che li circonda. La religione «non è altro che il riflesso immaginario, nella testa degli uomini, di quelle forze esterne che dominano la loro esistenza quotidiana», ammoniva Engels sin dal 1878, invitando allo stesso tempo la classe operaia a non lasciarsi trascinare, partendo da questa giusta analisi, sul terreno di una generica polemica antireligiosa (3). Sarebbe ingenuo e fuorviante, infatti, trarre dal pensiero di Marx e di Engels la conclusione che ogni singolo aspetto dell’ideologia, e in particolare di quella religiosa – mito, rito, dogma, ordinamento sacerdotale – non sia che il riflesso immediato delle condizioni materiali di vita dell’uomo e delle basi economiche su cui poggia la società. Una volta nate da una determinata struttura, anche le idee agiscono e reagiscono sulla ‘realtà’ ambientale da cui hanno avuto origine, in un modo che può apparire, a un esame superficiale, addirittura «autonomo». Nella coscienza dell’uomo, nessuna ideologia si presenta direttamente legata ai dati materiali dello sviluppo storico e sociale che la condizionano; ma resta il fatto che senza un esame accurato, e ben documentato, di quelle basi obiettive, nessuna ideologia, e tanto meno quella religiosa, potrebbe trovare una sua spiegazione (4). Sono in primo luogo i fenomeni della natura, di cui l’uomo ignora ancora le leggi, che si presentano a lui come delle forze cieche, misteriose, potenti, ch’egli cerca d’influenzare con il gesto, il rito e la preghiera, e che lentamente finisce col personalizzare, conferendo loro concreti attributi a propria immagine e somiglianza. «La paura ha creato gli dèi»: così suona un frammento molto citato di un antico poeta latino, che si vuole di solito identificare con Lucrezio (5). In questo assunto, che viene da lontano e per il suo vigore espressivo appare ben degno dell’autore del ‘De rerum natura’ (il poema «Sulla natura»), c’è senz’altro un elemento di verità, suffragato da tutta una serie di dati sulla psicologia del primitivo. In tempi a noi vicini, il concetto è stato sostanzialmente ripreso da Rudolf Otto, teorico dell’idea del «sacro», che per conferire un valore autonomo all’irrazionale, nella storia delle religioni, ha fatto ricorso proprio alle categorie del «tremendo», del «fascinoso», del «numinoso», cioè del divino, da lui definite primordiali e collegate con i fenomeni naturali (6). (…) Ma la paura di un padrone umano ha preceduto storicamente la paura dei padroni celesti. Soltanto allora; accanto alle forze della natura, sono enrati in gioco nuovi rappori sociali, che sembrano dominare l’uomo, sin dalla nascita, con la stessa apparente necessità e incomprensibilità dei fenomeni atmosferici. La paura di fronte alla dura realtà dell’oppressione, dello sfruttamento, della povertà: ecco le vere ‘radici sociali’ della religione, studiata nel suo sviluppo storico. …. finire (pag 12-16) [Ambrogio Donini, ‘Breve storia delle religioni’, Roma, 1991] [(2) …”,”RELx-001-FV” “DONINI Pier Giovanni”,”I paesi arabi. Dall’impero ottomano agli Stati attuali. La corsa al petrolio. La questione palestinese.”,”Pier Giovanni Donini (Trento, 1936) insegna storia del Vicino Oriente all’Università di Venezia. Ha curato varie voci dell’ Enciclopedia del Medio Oriente, Milano, 1979.”,”VIOx-003-FF” “DONINI Ambrogio”,”Storia del cristianesimo dalle origini a Giustiniano.”,”Ambrogio Donini, storico, politico e diplomatico, è nato a Lanzo Torinese l’8 agosto 1903. Laureatosi nel 1925 con Ernesto Buonaiuti con una tesi di storia del cristianesimo che venne subito pubblicata, già nel 1926 prese all’Università di Roma il posto del suo maestro, allontanato dall’insegnamento per decisione del governo fascista. Entrato nel partito comunista dopo la promulgazione delle leggi eccesionali del novembre 1926, nel 1928 fu costretto a rifugiarsi all’estero per evitare l’arresto. Trasferitosi negli Stati Uniti approfondì le sue ricerche sulla storia del cristianesimo all’Universtà di Harvard e insegnò in università e colleges americani. Richiamato in Europa dal partito, nel 1932-39 fu redattore capo del quotidiano ‘La voce degli italiani’ e diresse le ‘Edizioni di Cultura Sociale’. Negli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale diresse il settimanale ‘L’Unità del Popolo’ e fu professore di storia delle religioni alla Jefferson School di New York. Rientrato in Italia dopo 17 anni di esilio, riprese i suoi corsi all’Università di Roma, fu ambasciatore a Varsavia (1947-48), presidente dell’Istituto Gramsci (1949), vice direttore di ‘Rinascita’ (1949), senatore (1953-63). Nel CC del PCI dal 1948, e nella Commissione Centrale di Controllo dal 1956. Professore di storia del cristianesimo all’Università di Bari dal 1960. Ha pubblicato pure le sue memorie: ‘Sessant’anni di militanza comunista’, Teti, 1988.”,”RELC-094-FF” “DONINI Pier Giovanni”,”Le comunità ebraiche nel mondo.”,”Pier Giovanni Donini (Trento, 1936) è professore associato di storia politica e delle istituzioni del vicino Oriente nell’Università di Venezia.”,”EBRx-038-FL” “DONINI Ambrogio”,”La basi sociali del cristianesimo primitivo. Corso pareggiato di “”Storia del Cristianesimo”” tenuto nell’anno accademico 1945-1946. Appunti raccolti da Ivia Serra e Franca Borrozzino.”,”””Studiare le basi sociali del Cristianesimo vuol dire vedere in mezzo a quali ambienti, a quali strati sociali (mercanti, artigiani, contadini, schiavi, ecc.) è nata la predicazione evangelica in Palestina; in mezzo a quali gruppi sociali si è diffusa nel mondo mediterraneo e in che modo i rapporti economici e sociali si sono riflessi nel movimento religioso cristiano. Ciò non significa diminuire l’importanza di questa ideologia, o ridurla alle cause economiche e sociali che l’hanno determinata; una volta che un’idea, sorta in determinati ambienti, è divenuta strumento di una massa umana, essa acquista a sua volta una forza autonoma e agisce sui rapporti sociali, spesso addirittura modificandoli. I gruppi ereticali del medio evo, difatti, o le correnti mistiche del dugento, erano movimenti che sorgevano sulla base di vasti spostamenti economici e sociali, delle aspirazioni dei contadini servi della gleba all’indipendenza e alla libertà; ma sarebbe ridicolo ritenere che S. Francesco, per es., fosse mosso da motivi economici. Questo vale naturalmente, oltre che per la storia del Cristianesimo, per tutte le religioni e per qualunque fenomeno storico. Alla luce di quest’indagine si spiegano soprattutto le contraddizioni e le diversità del testo nei documenti evangelici. Quando nel vangelo di Luca si legge “”Beati i poveri, perchè di loro è il regno di Dio”” evidentemente si fa allusione ai miserabili, agli sfruttati, ai diseredati, tra cui la predicazione evangelica si era diffusa, e che aspettavano la venuta del regno di Dio sulla terra in un’epoca molto prossima, apportatrice di benessere materiale e di una rivincita morale sui loro oppressori. Nel vangelo di Matteo: “”Beati i poveri di spirito perchè di loro è il regno dei cieli””. Questo adattamento fu determinato in seguito al diffondersi del cristianesimo in un ambiente, che non era più quello originale dei “”pitocchi””, secondo il significato originale del termine evangelico) ma era formato da gente che aveva larghi mezzi e non poteva permettere che il regno di Dio fosse solo per i miserabili”” (pag 5-6)”,”RELC-013-FGB” “DONINI Ambrogio”,”Breve storia delle religioni. La nascita e lo sviluppo del sentimento religioso nelle società umane. Dalle comunità primitive agli albori dell’ età moderna.”,”Ambrogio Donini si è laureato nel 1925 in Storia del cristianesimo, alla scuola di Ernesto Buonaiuti. Costretto all’esilio durante il fascismo, ha vissuto negli Stati Uniti, dove si è specializzato in ebraico e siriaco alla Harvard University, insegnando poi in numerosi istituti di istruzione superiore. È stato ambasciatore in Polonia, senatore della Repubblica (Pci) per alcune legislature e docente universitario. Marxismo e religione (pag 12-16) Si citano nelle note di questo paragrafo: K. Marx e F. Engels, ‘Sulla religione’, Samonà e Savelli, 1969 F. Engels, L’Antidühring’ capitolo V, Ed. Riun. 1968 K. Marx e F. Engels, ‘La concezione materialistica della storia’, Ed. Riun., 1974 (in particolare ‘Sulla produzione della coscienza’ Ludwig Feuerbach, ‘Lezioni sull’essenza della religione’ Karl Marx ‘Per la critica della filosofia del diritto di Hegel, Annali Frnaco-tedeschi F. Engels ‘Sulle origini del cristianesimo’ V.I. Lenin ‘Sulla religione’, Ed. Riun. 1957 (Socialismo e religione) ‘La critica della religione, leggiamo in Marx, è “”il presupposto di ogni altra critica””‘ (pag 12)”,”RELx-005-FC” “DONIZETTI Pino LEONARDI Ruggero MANTOVANI Vincenzo OTTOLENGHI Sandro CAPUTO Livio FERRIERI Giuliano GULLACE Gino”,”Gli scienziati. Ivan Pavlov – Ernest Rutherford – Albert Einstein – Guglielmo Marconi – Wernher von Braun – Robert Oppenheimer – Enrico Fermi.”,” – Pino Donizzetti, ‘Ivan Pavlov: la rivoluzione prima di Lenin’ – Ruggero Leonardi, ‘Ernest Rutherford: il padre della fisica atomica’ – Vincenzo Mantovani, ‘Albert Einstein: un genio e una coscienza’ – Sandro Ottolenghi, ‘Guglielmo Marconi: avvicinò la voce degli uomini’ – Livio Caputo, ‘Wernher Von Braun: i sogni nel cassetto’ – Giuliano Ferrieri, ‘Robert Oppenheimer: traditore o martire?’ – Gino Gullace, ‘Enrico Fermi: l’architetto dell’era atomica’”,”SCIx-521″ “DONIZETTI Pino LEONARDI Ruggero MANTOVANI Vincenzo OTTOLENGHI Sandro CAPUTO Livio FERRIERI Giuliano GULLACE Gino”,”Gli scienziati. Ivan Pavlov – Ernest Rutherford – Albert Einstein – Guglielmo Marconi – Wernher von Braun – Robert Oppenheimer – Enrico Fermi.”,” – Pino Donizzetti, ‘Ivan Pavlov: la rivoluzione prima di Lenin’ – Ruggero Leonardi, ‘Ernest Rutherford: il padre della fisica atomica’ – Vincenzo Mantovani, ‘Albert Einstein: un genio e una coscienza’ – Sandro Ottolenghi, ‘Guglielmo Marconi: avvicinò la voce degli uomini’ – Livio Caputo, ‘Wernher Von Braun: i sogni nel cassetto’ – Giuliano Ferrieri, ‘Robert Oppenheimer: traditore o martire?’ – Gino Gullace, ‘Enrico Fermi: l’architetto dell’era atomica’”,”SCIx-534″ “DON-LEVINE Isaac”,”Lenine. (Lenin the man).”,”””Il suo odio per la retorica è uno dei suoi tratti più caratteristici. Non si lascia contaminare dall’ eloquenza, non ha alcuna fiducia in un bel discorso; disdegna i grandi gesti teatrali, gli aggettivi esagerati. Zinoviev racconta che un giorno, durante l’ estate del 1917, aveva scritto un’ articolo nel quale faceva allusione al rovesciamento dello zar come alla “”grande rivoluzione russa””; Lenin cancellò “”grande”””” (pag 156)”,”LENS-123″ “DONNERT Erich a cura di Antonella PRATALI”,”La Russia degli Zar. Ascesa e declino di un Impero.”,”Erich DONNERT, nato nel 1928, vicino a Karlsbad, è docente di Storia dell’ Europa orientale presso le Università di Lipsia, Jena e Halle dal 1963, ed è stato professore ospite in Russia, negli Stati Uniti e in Austria. Donnert è membro di commissioni internazionali di storia e slavistica. Tra le sue pubblicazioni figurano: -Iwan der Schreckliche (1980) -Das Kiewer Rußland (1983) -Rußland im Zeitalter der Aufklärulng (1983-1984) -Altrussisches Kulturlexikon (1988) -Peter der Große (1987) -Kurzland im Ideenberreich der Französischen Revolution (1992) Antonella PRATALI insegna lingua e civiltà tedesca presso gli istituti superiori. Si occupa, inoltre, di germanistica e di critica letteraria. Titolo introduzione: L’ Europa orientale nell’ era preistorica.”,”RUSx-046″ “DONNEUR André”,”Histoire de l’Union des Partis Socialistes pour l’action Internationale (1920-1923).”,”L’autore propende per le tesi dell’UPS e critica le posizioni della IC e dei bolscevichi al riguardo. Radek e l’ Internazionale due e mezzo. “”Ainsi Radek affirmait, dans ‘Theorie und Praxis der II ½ Internationale’: «Une chose est claire: pour la période de lutte pour le pouvoir, les conseils ouvriers sont la solution d’organisation politique centrale. Renoncer à cette solution, l’affadir… signifie renoncer au rôle organisateur révolutionnaire de l’Internationale» (Bourdet, Y., op.cit., p. 77). Radek proclamait dans la même brochure qu’il n’y avait de troisième voix entre la dictature de la bourgeoisie et celle du prolétariat (Cf.. supra, p. 77). Et Radek de conclure: «L’Internationale II ½ est une organisation sans idées politiques originales. C’est une organisation qui emprunte et affadit les idées de l’IC; et n’a pas l’intention de les mettre en pratique…» (Cf. supra, p. 79). Les Thèses sur la tactique’ du troisième Congrès de l’IC prétendaient que l’UPS «essayait d’osciller sur le papier entre les deux mots d’ordre de la démocratie et de la dictature du prolétariat» (Cf. supra, p. 151). Le 4 août 1921, la IIIe Internationale qualifiait l’UPS d’ «Internationale des phrases révolutionnaires et de la sale politique opportuniste» (Cf., supra p. 152) (pag 394)”,”INTx-056″ “DONNINELLI Lorenzo”,”Mutualismo, cooperazione, sindacalismo. Il movimento operaio in Italia dall’Unità al primo Novecento.”,”Lorenzo Donninelli è laureato in Giurisprudenza con una tesi in Storia del diritto. Si occupa di ricerca su tematiche storiche moderne e contemporanee, partendo dal presupposto che gli ideali di uguaglianza, solidarietà, libertà, soccorso e aiuto reciproco siano troppo spesso subordinati al profitto. Società di Mutuo Soccorso. Tabella 2.2. Diffusione regionale delle SMS per anni (1885-1894-1904) (pag 99)”,”MITT-410″ “DONNO Antonio”,”Dal New Deal alla guerra fredda. Aspetti del radicalismo statunitense negli anni ’40.”,”Antonio DONNO (Lecce, 1946) insegna storia americana nel Dipartimento di scienze storiche e sociali dell’Univ di Lecce. Ha pubblicato varie opere (‘La cultura americana nelle riviste italiane del dopoguerra: ‘Tempo Presente”; ‘L’ intellettuale ebreo in America’; ‘La questione comunista negli Stati Uniti’ ecc.)”,”MUSx-034″ “DONNO Gianni C. a cura; saggi o interventi di Donato VALLI Alceo RIOSA Augusto MELICA Vittorio POTI Corradino MARZO Claudio SIGNORILE Piero BONI Maurizio ANTONIOLI Fabrizio DOLCI Aldo G. RICCI Luciano CASALI Giovanna GINEX Angelo ROBBIATI Felicia GIAGNOTTI Renata AMERUSO Gabriella SPIGARELLI Adriano PROSPERI Adriana DI-CIANNI Angela CHIRENTI Michele LINCIANO Mario SPAGNOLETTI Domenico SACCO Paola SOBRERO Antonio Lucio GIANNONE Fabio GRASSI Claudia RAHO Giuliana IURLANO Hubert PERRIER Michel CORDILLOT Rudolph J. VECOLI Maria Susanna GARRONI Elisabetta VEZZOSI Gianfausto ROSOLI Bruno CARTOSIO Emilio FRANZINA José Luis DEL-ROIO Andrea PANACCIONE Carlos DA-FONSECA Antonio ELORZA Marc VUILLEUMIER Maria DE-LUCIA Dieter DOWE Heinz DEUTSCHLAND Herbert STEINER Jean GIELKENS Janos JEMNITZ Feliks TYCH Viaceslav KOLOMIEZ Orhan Y. SILIER Salvatore MIGGIANO Tommaso DI-SABATO Adolfo PEPE Enzo MATTINA Piero BONI”,”Storie e Immagini del 1° Maggio. Problemi della storiografia italiana ed internazionale.”,”saggi o interventi di Donato VALLI Alceo RIOSA Augusto MELICA Vittorio POTI Corradino MARZO Claudio SIGNORILE Piero BONI Maurizio ANTONIOLI Fabrizio DOLCI Aldo G. RICCI Luciano CASALI Giovanna GINEX Angelo ROBBIATI Felicia GIAGNOTTI Renata AMERUSO Gabriella SPIGARELLI Adriano PROSPERI Adriana DI-CIANNI Angela CHIRENTI Michele LINCIANO Mario SPAGNOLETTI Domenico SACCO Paola SOBRERO Antonio Lucio GIANNONE Fabio GRASSI Claudia RAHO Giuliana IURLANO Hubert PERRIER Michel CORDILLOT Rudolph J. VECOLI Maria Susanna GARRONI Elisabetta VEZZOSI Gianfausto ROSOLI Bruno CARTOSIO Emilio FRANZINA José Luis DEL-ROIO Andrea PANACCIONE Carlos DA-FONSECA Antonio ELORZA Marc VUILLEUMIER Maria DE-LUCIA Dieter DOWE Heinz DEUTSCHLAND Herbert STEINER Jean GIELKENS Janos JEMNITZ Feliks TYCH Viaceslav KOLOMIEZ Orhan Y. SILIER Salvatore MIGGIANO Tommaso DI-SABATO Adolfo PEPE Enzo MATTINA Piero BONI”,”MPMx-032″ “DONNO Carmelo Giovanni”,”Classe operaia, sindacato e partito socialista in terra d’Otranto, 1901-1915.”,”””Anche oggigiorno vi sono molti che dall’alto della loro superiore imparzialità predicano agli operai un socialismo librato al di sopra di tutti i contrasti e le lotte di classe. Ma, o si tratta di novizi, che hanno ancora molte cose da imparare, o sono i peggiori nemici degli operai, lupi in veste di agnelli””. (F. Engels, La situazione della classe operaia in Inghilterra, prefazione del 1892) Otranto (Òtranto) è un comune italiano di 5.531[1] abitanti della provincia di Lecce in Puglia. Situato lungo la costa orientale della penisola salentina, è il comune più orientale d’Italia: il capo omonimo, chiamato anche Punta Palascìa, fuori dal centro abitato, è il punto più a est della penisola italiana. Dapprima centro messapico e romano, poi bizantino e più tardi aragonese, si sviluppa attorno all’imponente castello e alla cattedrale. Sede arcivescovile e rilevante centro turistico, ha dato il suo nome al Canale d’Otranto, che separa l’Italia dall’Albania, e alla Terra d’Otranto, antica circoscrizione del Regno di Napoli. Fa parte del club dei Borghi più belli d’Italia[2] e nel 2010 ha ricevuto le cinque vele di Legambiente[3]. Nel luglio dello stesso anno l’Unesco ha dichiarato il Borgo Antico di Otranto patrimonio testimone di una cultura di pace[4]. (Wikip)”,”MITT-299″ “DONNO Carmelo Giovanni”,”Classe operaia, sindacato e partito socialista in terra d’Otranto, 1901-1915.”,”DONNO Carmelo Giovanni (Lecce, 1948) è assistente ordianrio di storia contemporanea presso la Facoltà di Magistero dell’Università di Lecce. Ha scritto vari contributi sul movimento operaio e l’associazionismo nel Mezzogiorno. pag 454: Canzone gallipolina per il primo maggio”,”MITS-384″ “DONNO Gianni C.; brani antologici di Gerolamo GATTI Lucio Pasquale DI-FRATTA Luigi EINAUDI Giuseppe BONZO Rocca PILO Filippo TURATI Leonida BISSOLATI Ivanoe BONOMI Fracesco CICCOTTI Gino MURIALDI Enrico FERRI Ernesto Cesare LONGOBARDI Antonio PICCAROLO Massimo SAMOGGIA”,”Il Mezzogiorno nel socialismo italiano, 1892-1902.”,”DONNO Gianni Carmelo (Lecce, 1948) è professore associato di storia contemporanea presso la Facoltà di Lingue e Letterature straniere dell’Università di Lecce.”,”MITS-377″ “DONNO Gianni C.;”,”Il Mezzogiorno nel socialismo italiano, 1902-1913.”,”DONNO Gianni Carmelo (Lecce, 1948) è professore associato di storia contemporanea presso la Facoltà di Lingue e Letterature straniere dell’Università di Lecce.”,”MITS-378″ “DONNO Antonio a cura, saggi di GUERRIERI Anna Rita IURLANO Giuliana DONNO Antonio”,”La sovranità dell’individuo. Tre saggi sull’anarchismo negli Stati Uniti.”,”La Guerrieri insegna storia americana, la Iurlano collabora all’insegnamento di storia americana nella stessa università (Lecce). Donno è professore associato di storia americana nella stessa università.”,”ANAx-328″ “DONNO Gianni C. a cura; saggi o interventi di Donato VALLI Alceo RIOSA Augusto MELICA Vittorio POTI Corradino MARZO Claudio SIGNORILE Piero BONI Maurizio ANTONIOLI Fabrizio DOLCI Aldo G. RICCI Luciano CASALI Giovanna GINEX Angelo ROBBIATI Felicia GIAGNOTTI Renata AMERUSO Gabriella SPIGARELLI Adriano PROSPERI Adriana DI-CIANNI Angela CHIRENTI Michele LINCIANO Mario SPAGNOLETTI Domenico SACCO Paola SOBRERO Antonio Lucio GIANNONE Fabio GRASSI Claudia RAHO Giuliana IURLANO Hubert PERRIER Michel CORDILLOT Rudolph J. VECOLI Maria Susanna GARRONI Elisabetta VEZZOSI Gianfausto ROSOLI Bruno CARTOSIO Emilio FRANZINA José Luis DEL-ROIO Andrea PANACCIONE Carlos DA-FONSECA Antonio ELORZA Marc VUILLEUMIER Maria DE-LUCIA Dieter DOWE Heinz DEUTSCHLAND Herbert STEINER Jean GIELKENS Janos JEMNITZ Feliks TYCH Viaceslav KOLOMIEZ Orhan Y. SILIER Salvatore MIGGIANO Tommaso DI-SABATO Adolfo PEPE Enzo MATTINA Piero BONI”,”Storie e Immagini del 1° Maggio. Problemi della storiografia italiana ed internazionale.”,”saggi o interventi di Donato VALLI Alceo RIOSA Augusto MELICA Vittorio POTI Corradino MARZO Claudio SIGNORILE Piero BONI Maurizio ANTONIOLI Fabrizio DOLCI Aldo G. RICCI Luciano CASALI Giovanna GINEX Angelo ROBBIATI Felicia GIAGNOTTI Renata AMERUSO Gabriella SPIGARELLI Adriano PROSPERI Adriana DI-CIANNI Angela CHIRENTI Michele LINCIANO Mario SPAGNOLETTI Domenico SACCO Paola SOBRERO Antonio Lucio GIANNONE Fabio GRASSI Claudia RAHO Giuliana IURLANO Hubert PERRIER Michel CORDILLOT Rudolph J. VECOLI Maria Susanna GARRONI Elisabetta VEZZOSI Gianfausto ROSOLI Bruno CARTOSIO Emilio FRANZINA José Luis DEL-ROIO Andrea PANACCIONE Carlos DA-FONSECA Antonio ELORZA Marc VUILLEUMIER Maria DE-LUCIA Dieter DOWE Heinz DEUTSCHLAND Herbert STEINER Jean GIELKENS Janos JEMNITZ Feliks TYCH Viaceslav KOLOMIEZ Orhan Y. SILIER Salvatore MIGGIANO Tommaso DI-SABATO Adolfo PEPE Enzo MATTINA Piero BONI Contiene il saggio di Adriano Prosperi: ‘La Pasqua dei lavoratori. Sulla preistoria del 1° maggio’ (pag 211-239)”,”MPMx-001-FV” “DONOLO Carlo”,”Mutamento o transizione? Politica e società nella crisi italiana.”,”Carlo Donolo è docente di Sociologia politica presso l’Università di Salerno. Ha pubblicato studi sul sistema politico italiano e sulla Questione meridionale. Collabora regolarmente a Quaderni Piacentini.”,”ITAS-032-FL” “DONOSTI Mario”,”Mussolini e l’ Europa. La politica estera fascista.”,”Interessanti le considerazioni di DONOSTI (pag 278) sulla sottovalutazione della Russia e degli USA (altra cosa, affermavano sprezzantemente i tedeschi, è fabbricare una automobile e altra fabbricare un carro armato…) da parte della Germania. L’ intervento in guerra del JAP fu una sorpresa per Italia e Germania: i due paesi europei scoprirono che i JAP non erano alleati comodi. I tre si divisero militarmente gli oceani (l’Oceano indiano non era compreso in questa spartizione dei compiti bellici): l’ Atlantico a Germania e Italia, il Pacifico al Giappone. Ma questi ostinatamente si riservò anche una zona che comprendeva tutta l’ India. Tedeschi e italiani dovettero abbozzare.”,”ITAF-066″ “DONOVAN John C.”,”The Cold Warriors. A Policy-Making Elite.”,”John C. DONOVAN fa parte del Bowdoin College. Contiene il paragrafo ‘Psychological Domino Effect’ sulla scelta della linea di americanizzazione della guerra del Vietnam nel 1965, impedire che un cedimento in Vietnam avesse ripercussioni negative per il prestigio americano in Laos, Cambogia e Thailandia. (pag 224)”,”USAP-048″ “DONZELLI Maria a cura; saggi di Regina POZZI Alice GERARD Luigi MASCILLI MIGLIORINI Angelica MUCCHI FAINA Annie PETIT Valentino PETRUCCI Ian LUBEK Giovanna CAVALLARI Erika APFELBAUM Luigi Antonello ARMANDO Mariapaola FIMIANI Arturo MARTONE Maria DONZELLI”,”Folla e politica. Cultura filosofica, ideologia, scienze sociali in Italia e Francia a fine Ottocento.”,”Saggi di Maria DONZELLI Regina POZZI Alice GERARD Luigi MASCILLI MIGLIORINI Angelica MUCCHI FAINA Annie PETIT Valentino PETRUCCI Ian LUBEK Giovanna CAVALLARI Erika APFELBAUM Luigi Antonello ARMANDO Mariapaola FIMIANI Arturo MARTONE Ciccotti, Salvemini e Marx (pag 56-57-58) Tre saggi sono in francese (Gerard, Petit, Apfelbaum), uno in inglese (Lubek) e i restanti in italiano ‘…quell’indistinta nozione di popolo dietro la quale si nasconde il nulla…’ ‘E due anni dopo ne ‘La guerra e la pace nel mondo antico’, non c’è ugualmente lo spazio per richiami a naturali vocazioni umane alla potenza, ad ambizioni individuali che sappiano guidare masse incerte e facilmente catturabili con l’appello alla necessarietà del combattimento. La sentenza, al contrario, è di assoluta nitidezza: «La guerra – scrive Ciccotti – si presenta come un aspetto dello sviluppo delle forze produttive» (7). Analogamente, i progressi di medievistica, dal ‘Tumulto dei Ciompi’ del Falletti fino alle prime prove del giovane Rodolico, passando ovviamente per i testi salveminiani, si compiono anch’essi all’insegna di un circostanziato accertamento delle condizioni della vita economica e dei contrasti sociali che da essa si generano visti quale elemento chiarificatore della vicenda storica (8). Un lavoro, dunque, di indagine analitica non erudita, come era al contrario accaduto in passato, ma appunto sorretta da metodo e visione della storia di robusta tempra filosofica, tale da condurre come è noto il Salvemini di ‘Magnati e popolani’ ad esprimere energicamente la propria avversione a quell’indistinta nozione di popolo dietro la quale si nasconde il nulla, a meno di non voler riempire questo nulla con precise determinazioni di rapporti tra gruppi di cittadini e modi di produzione, tra azioni e interessi all’azione, in una parola se non lo si sostituisce con i ceti, le classi; e la loro lotta per il mutamento delle forme di subalternità produttiva (9). Un lavoro, dunque, di indagine analitica non erudita, come era al contrario accaduto in passato, ma appunto sorretta da metodo e visione della storia di robusta tempra filosofica, tale da condurre come è noto il Salvemini di ‘Magnati e popolani’ ad esprimere energicamente la propria avversione a quell’indistinta nozione di popolo dietro la quale si nasconde il nulla, a meno di non voler riempire questo nulla con precise determinazioni di rapporti tra gruppi di cittadini e modi di produzione, tra azioni e interessi all’azione, in una parola se non lo si sostituisce con i ceti, le classi, e la loro lotta per il mutamento delle forme di subalternità produttiva (9). Certo non manca – ne costituisce anzi uno dei temi di fondo – in ‘Magnati e popolani’ il problema del potere, dello sforzo che viene condotto dalle arti minori per affermare il proprio diritto alla rappresentanza politica. Esso, però, non assume mai dimensione autonoma, né in quanto obiettivo (dal momento che rimane sempre il riflesso di equilibri sociali in continua trasformazione) né in quanto dimensione fornita di dinamiche proprie distinte da quelle del conflitto economico. Non entrano mai in gioco nozioni come élites, partiti, consenso, leaders, forza militare, e se, come osservava a sua tempo Sestan, c’è nel Salvemini di ‘Magnati e popolani’ l’eco delle marxiane ‘Lotte di classe in Francia’, bisogna allora notare che proprio in quelle pagine, come in quelle sul colpo di Stato di Napoleone III, l’analisi storica di Marx si allarga con inconsueta ampiezza agli orizzonti del bonapartismo quale forma politica non coincidente con una precisa formazione economico-sociale, della figura carismatica, dell’autonomia degli apparati militari (10)”” (pag 56-57-58)] [(7) Ciccotti E., La guerra e la pace nel mondo antico, Torino, 1901, in particolare p. 152. Ma è significativa anche la citazione con la quale si apre il volume: un passo da ‘Le siècle de Louis XIV’, di Voltaire dove si afferma a necessità di una storia che non sia piena di «minuties d’action de guerres»; (8) Falletti P.C., ‘Il tumulto dei Ciompi, Studio storico-sociale’, Torino, 1882. Per una discussione assai ampia e documentata del dibattito storiografico di quei decenni, ridiscutendo anche autori fondamentali come Caggese e Crivellucci, si veda ora il lavoro di E. Artifoni, ‘Salvemini e il Medioevo. Storici italiani fra Otto e Novecento’, Napoli, 1990, in particolare le pp. 11-47; (9) Lo ricorda Ernesto Sestan nel saggio introduttivo premesso alla edizione einaudiana ora citata di ‘Magnati e popolani’. Ma su tutto questo sono ulteriormente illuminanti le pagine dedicate da E. Artifoni alla genesi di quell’opera (‘Salvemini e il Medioevo’, cit., pp. 49-144; (10) Per cogliere la dimensione europea di questa problematica si ricordino i due lavori di F. Furet, ‘Marx et la Révolution française’, Paris, 1986 e Id., ‘La gauche et la révolution au milieu du XIX siècle’, Paris, 1986]”,”FOLx-029″ “DORATO Mauro”,”Il software dell’Universo. Saggio sulle leggi di natura.”,”Mauro Dorato è professore di Filosofia della scienza presso la Terza Università di Roma.”,”SCIx-257-FL” “D’ORAZI FLAVONI Francesco”,”Storia dell’ India. Società e sistema dall’ Indipendenza ad oggi.”,”Francesco D’ORAZI FLAVONI è un diplomatico di carriera che ha trascorso quasi dieci anni in servizio nel subcontinente indiano: prima come Console generale a Bombay, poi presso le ambasciate di Islamabad e New Dehli. Ha pubblicato, sia in India sia in Italia, vari saggi e articoli sull’ evoluzione politica e sociale dell’ India e dei paesi limitrofi.”,”INDx-028″ “D’ORAZI FLAVONI Francesco”,”Storia dell’India. Società e sistema dall’indipendenza ad oggi.”,”Francesco D’Orazi Flavoni è un diplomatico di carriera, che ha trascorso quasi dieci anni in servizio nel subcontinente indiano; prima come Console generale a Bombay, poi presso le ambasciate di Islamabad e New Delhi. Ha pubblicato, sia in India sia in Italia, vari saggi e articoli sull’evoluzione politica e sociale dell’India e dei paesi limitrofi.”,”INDx-006-FL” “DORDONI Annarosa”,”””Crociata italica””. Fascismo e religione nella repubblica di Salò (gennaio 1944 – aprile 1945).”,”L’adesione alla repubblica di Salò di un gruppo di cattolici raccolti attorno al settimanale di don Calcagno “”Crociata italica””, non solo rappresenta un episodio del fascismo cremonese, in Cremona la “”Crociata italica”” ebbe il suo centro e in Farinacci il suo finanziatore, ma della storia, ancora inesplorata, del clerico-fascismo.”,”ITAF-001-FMB” “DORE’ Francis”,”L’ Inde d’ aujourd’hui.”,”DORE’ Francis è, dal 1965, consigliere culturale, scientifico e della cooperazione tecnica presso l’ Ambasciata di Francia in India. Ha pubblicato presso le PUF nel 1973 un volume su “”Les regimes politiques en Asie””.”,”INDx-032″ “DORE Grazia a cura; scritti di Cesare BALBO Guglielmo PEPE Giuseppe MAZZINI Santorre di SANTAROSA Giovanni BERCHET Carlo CATTANEO Luigi SETTEMBRINI Nicola NISCO Angelo BROFFERIO Giuseppe MONTANELLI C.A. VECCHI Emilio DANDOLO Carlo PISACANE Camillo CAVOUR Luigi MERCANTINI Costantino NIGRA Giuseppe MASSARI Edmondo DE-AMICIS Giuseppe BANDI Giuseppe GUERZONI Francesco DELL’ONGARO e altri”,”I grandi fatti che portarono all’ unità.”,”Scritti di Cesare BALBO Guglielmo PEPE Giuseppe MAZZINI Santorre di SANTAROSA Giovanni BERCHET Carlo CATTANEO Luigi SETTEMBRINI Nicola NISCO Angelo BROFFERIO Giuseppe MONTANELLI C.A. VECCHI Emilio DANDOLO Carlo PISACANE Camillo CAVOUR Luigi MERCANTINI Costantino NIGRA Giuseppe MASSARI Edmondo DE-AMICIS Giuseppe BANDI Giuseppe GUERZONI Francesco DELL’ONGARO e altri “”Tale mi appariva la carboneria: vasto e potente corpo ma senza capo: associazione alla quale non erano mancate generose intenzioni, ma idee, e priva, non del sentimento nazionale, ma di scienza e logica per ridurlo in atto. Il cosmopolitismo che una osservazione superficiale d’ alcune contrade straniere le aveva suggerito, ne aveva ampliato la sfera, ma sottraendole il punto d’ appoggio. L’ eroica, educatrice costanza degli affratellati e il martirio intrepidamente affrontato, avevano promosso quel senso d’ eguaglianza (…). Ma la mancanza d’un programma determinato le aveva tolto sempre la vittoria di pugno.”” (pag 23, G. Mazzini)”,”ITAB-201″ “DORE Ronald”,”Capitalismo di borsa o capitalismo di welfare?”,”DORE R. ha insegnato a Londra, Sussex, alla Harvard e al Mit. Attualmente (2001) è Senior Fellow al Centre for Economic Performance della London School of Economics (LSE) e visiting professor all’ Insead. Ha pubblicato pure ‘Bisogna prendere il Giappone sul serio’ (1990) e ‘Differenze nazionali e capitalismo globale’ (con S. Berger, 1997),”,”ECOI-213″ “DORE Ronald”,”Bisogna prendere il Giappone sul serio. Saggio sulla varietà dei capitalismi.”,”””Attraverso il confronto anglo-nippo-americano, Ronald Dore tocca i principali nodi politico-organizzativi di un paese industriale moderno”” (pag IX, introduzione)”,”JAPE-037″ “DORE Ronald”,”Il lavoro nel mondo che cambia.”,”Ronald Dore è Associate Researcher presso la London Shool of economics.”,”CONx-034-FL” “DORE Grazia”,”La democrazia italiana e l’emigrazione in America.”,”Notizie sulle lotte e sugli scioperi operai, anche di italiani, nelle fabbriche americane sono riportate dal giornale ‘Il Giornale italiano’ di New York (pag 332-333) La dura lotta dei lavoratori tessili, in gran parte italiani, negli Stati Uniti del primo Novecento “”Gli operai dei grandi calzaturifici erano pur essi in sciopero e poiché il 75% era composto da Italiani si aveva buon gioco nel minacciarli di non riassumerli al lavoro per la loro qualità di stranieri. Si cercava di fomentare pregiudizi di razza tra gli stessi operai, e si diceva che la causa dello sciopero e del prolungamento della lotta fosse da ricercarsi nella presenza e nella preponderanza dei nostri connazionali. Eppure – scriveva ‘Il Giornale Italiano’ di New York il 14 aprile – nel momento dell’assunzione non veniva chiesta né la fede di nascita né la cittadinanza e sapere se un nuovo operaio era italiano interessava per pagarlo meno. «Ora che i lavoratori sono in piedi per ottenere miglioramenti tirano fuori la storiella degli stranieri turbolenti e degli Italiani proclivi al bolscevismo». I magistrati davanti ai quali venivano condotti gli scioperanti arrestati su una linea di picchetto chiedevano per prima cosa: “”Siete americano? Da quanto tempo siete in America?””. Forse – osservava il ‘Giornale’ – la propaganda dei padroni aveva ottenuto il suo effetto sull’animo dei giudici e vi era ragione di temere che le loro sentenze potessero essere informate a un preconcetto contro gli stranieri (15). Ciò era ancor più pericoloso degli atti di violenza contro connazionali, che pure venivano commessi. L’inviato del ‘New York Call’ e rappresentante dell’ ‘Amalgamated Clothing of Workers of America’, Nino Capraro, sfuggì miracolosamente al linciaggio a Lawrence, nel Massachussetts, dove da tre mesi 50 mila operai tessili avevano abbandonato il lavoro. Di questi 35.000 «condotti coi soliti sistemi e imbevuti del solito principio avverso agli stranieri» erano tornati nelle fabbriche, ma 15.000, italiani in maggioranza, resistevano impavidi (16). Questo ed altri episodi consimili facevano sì che la stampa americana si sforzasse di stabilire un rapporto non occasionale tra le lotte sindacali, gli Italiani, la mano nera e l’anarco-sindacalismo degli ‘Industrial Workers of the World’, apertamente perseguitati, praticamente posti fuori legge (17)”” (pag 332-333) [Grazia Dore, ‘La democrazia italiana e l’emigrazione in America’, Morcelliana, Brescia, 1964] [(15) ‘Il Giornale Italiano’, New York, 14 aprile 1919; (16) ‘Nel campo di lavoro’, in ‘Il Giornale Italiano’, 8 maggio 1919; (17) “”L’Araldo Italiano””, 17 luglio 1919]”,”ITAS-004-FFS” “DORFLES Gillo”,”Le oscillazioni del gusto. L’arte d’oggi fra tecnocrazia e consumismo.”,”Gillo Dorfles, nato a Trieste, ha studiato all’Università di Milano e a Roma. E’ professore di estetica all’Università di Milano (1970). La “”frattura”” nell’arte e nella società moderna (pag 40-)”,”TEOS-243″ “DORIA Marco”,”Ansaldo. L’impresa e lo Stato.”,”Poche altre storie di imprese italiane, come quella dell’ Ansaldo, hanno per oltre un secolo rispecchiato così fedelmente i modi e le contraddizioni dello sviluppo economico e industriale del paese. In particolare, l’esauriente ricostruzione, che questo libro contiene, mette in luce la centralità del ruolo dello Stato nella vita dell’azienda genovese, con un rapporto intenso e articolato che presiede alla sua stessa nascita nel 1852 e sarà poi essenziale alla sua sopravvivenza, al suo sviluppo e alle sue trasformazioni dai primi passi, agevolati e “”protetti””, nel campo dell’industria pesante, alla fase di massima espansione degli anni della prima guerra mondiale, quando l’ Ansaldo poteva definirsi l’ “”arsenale d’Italia””, dal crollo dell’impero industriale negli anni venti, al suo assorbimento in area pubblica nel 1933, quando lo Stato giunge a controllarla direttamente attraverso l’ Iri. Oltre ad essere paradigma dello sviluppo economico italiano, la storia dell’ Ansaldo è però anche storia di un’azienda. Nonostante le debolezze”,”E1-ANS-007″ “DORIA Giorgio”,”Debiti e navi. La compagnia di Rubattino, 1839-1881.”,”DORIA Giorgio insegna storia sociale alla Facoltà di economia e commercio dell’ Università di Genova. Ha pubblicato varie opere tra cui ‘Investimenti e sviluppo economico a Genova alla vigilia della prima guerra mondiale’ (vol 1. Le premesse, 1815-1882), Milano 1973. V. 4° copertina “”Al consolidamento della sua posizione l’ armatore genovese avrva dedicato un immenso lavoro di lobby e di promozione presso i centri del potere istituzionale, prevalentemente a Firenze e a Roma. Vale la pena di analizzare nel dettaglio questa azione svolta nel corso degli anni cruciali come testimonianza dello spessore che avevano i rapporti tra Stato e armamento privato nell’ Italia liberale e come elemento basilare della strategia imprenditoriale di Rubattino.”” (pag 153)”,”ITAE-164″ “DORIA Giorgio”,”Investimenti e sviluppo economico a Genova alla vigilia della Prima Guerra Mondiale. Volume primo. Le premesse (1815-1882).”,”2 voll Euro 60.0 “”Ma non sono gli armatori liguri i veri protagonisti di questa impresa: essi vi parteciparono in pochi e per minima parte. Ancora una volta, artefici del rinnovamento delle strutture dell’economia marittima genovese sono gruppi finanziari, commercianti e industriali, in gran parte neppure liguri””. (pag 302) “”E’ per questa ragione che in tale periodo si sviluppano a Genova le grandi compagnie straniere in funzione sostitutiva della carente iniziativa locale. Già nel 1875 operavano sulla piazza 5 compagnie estere di assicurazioni a premio fisso con un capitale di L. 27,7 milioni (contro le 13 nazionali con un capitale di L. 13, 9 milioni). E’ in quello stesso anno che si apre in città l’agenzia di assicurazioni di Evan Mackenzie, che rappresenta una serie di importantissime società estere (francesi, inglesi, austriache).”” (pag 303)”,”ELCx-114″ “DORIA Giorgio”,”Investimenti e sviluppo economico a Genova alla vigilia della Prima Guerra Mondiale. Volume secondo (1883-1914).”,”2 voll Euro 60.0 “”Abbiamo già notato come sostanzialmente l’investimento nell’industria chimica non rientrasse nelle scelte strategiche del capitale genovese, riferendoci al periodo di più accelerata espansione del settore in Italia. Cerchiamo ora di renderci conto della rapida contrazione degli interessi genovesi nel periodo di relativa stasi del settore chimico. Dobbiamo intanto rilevare come almeno sotto il profilo del prodotto lordo e della organizzazione finanziaria (indicata dalla intensità di costituzione delle società per azioni) gli anni 1907-1913 non siano affatto anni di regresso in campo nazionale. Comunque, dal 1907 al 1911, la partecipazione del capitale delle società genovesi al totale delle società nazionali scende dal 14,6 al 10 per cento””. (pag 401)”,”ELCx-115″ “DORIA Marco”,”Ansaldo. L’impresa e lo Stato.”,”Ferdinando Maria Perrone. (pag 47-49). “”Da un punto di vista ideologico e politico, Perrone fa parte a pieno titolo di quella leva di imprenditori che, lasciatisi alle spalle le esperienze risorgimentali, si riconoscono nel disegno nazionalista crispino di cui considerano un cardine l’affermazione e la crescita dell’industria pesante.”” (pag 48-49)”,”LIGU-020-FV” “DORIA Giovanni Andrea, a cura di Vilma BORGHESI”,”Vita del Principe Giovanni Andrea Doria scritta da lui medesimo incompleta.”,”Vilma Borghesi è docente di Storia della navigazione alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Genova. Si occupa prevalentemente della storia delle marine mediterranee nei primi secoli dell’età moderna (e nell’età di Filippo II).”,”LIGU-017-FFS” “DORIAN Max”,”Du Pont de Nemours de la poudre au nylon.”,”Max DORIAN è francese ma vive negli Stati Uniti. Lì ha studiato gli archivi Du-Pont. Gli affari della Du Pont in tempo di guerra. Gli esplosivi. (1° guerra mondiale). L’ industria delle armi. Chimica industriale. “”Nell’ ottobre 1914 la capacità massima delle officine Du Pont non superava le 330 tonnellate di ‘trinitrotoluene’ (TNT, tritolo, ndr) per mese. Alla fine di febbraio 1915, essa saliva a 1200 tonnellate. Ogni anno, i mezzi per fabbricare tutte le categorie di polvere venivano perfezionati in modo spettacolare. Grazie alle ricerche dei suoi laboratori, la Du Pont aveva messo a punto un programma di essicamento della polvere che permetteva di guadagnare quasi due mesi nella consegna degli ordinativi. Nel dicembre 1916, i prodotti Du Pont si facevano al ritmo di 100 mila tonnellate all’ anno in luogo delle 4200 di due anni prima!””. (pag 116)”,”FRAE-024″ “DORIN Bruno LANDY Frédéric”,”Agriculture et alimentation de l’Inde. Les vertes années (1947-2001).”,”La guerra dell’acqua. “”L’autosufficienza cerealicola indiana si basa molto sull’irrigazione poiche i sistemi di colture irrigue producono ormai quasi i tre quarti dei cereali. Questo non è senza costo. Nel 1997-98, l’irrigazione agricola rappresenta in effetti l’83% del consumo totale di acqua del paese in acqua (12% in Francia secondo la Banca mondiale), tenendo conto che il riso da solo ne consuma il 45%, a fianco di una canna da zucchero anch’essa molto consumatrice (200 tonnellate di acqua sono in media necessarie per produrre 1 tonnellata di canna).”” (pag 146)”,”INDE-019″ “D’ORMESSON Jean”,”Il mio ultimo pensiero sarà per voi. Una biografia sentimentale di Chateaubriand.”,”‘Adulato, criticato, odiato, adorato, Chateaubriand fece dire a migliaia di giovani, come un altro grande della statura di Victor Hugo: essere Chateaubriand o niente’ (dalla presentazione) J. d’Ormesson è nato a Parigi nel 1925. E’ stato direttore de Le Figaro. Ha scritto vari romanzi. “”La cosa stupefacente con Chateaubriand, come con la maggior parte degli scrittori, degli artisti, degli uomini politici dell’Ottocento, è che siamo in grado di seguirli giorno per giorno, e talvolta ora per ora, attraverso la loro corrispondenza. Per le epoche precedenti, a parte qualche eccezione, la documentazione è meno ricca. E, a partire dalla fine del primo quarto del Novecento, il telefono cancellerà buona parte di queste tracce; lo sfortunato storico, o il critico, riporrà tutte le sue speranze in intercettazioni telefoniche che, in barba a tutti i diritti dell’uomo, si augurerà cinicamente che siano quanto più possibile numerose e vigili”” (pag 226)”,”VARx-588″ “DORNA Alexandre”,”Le populisme.”,”Alexandre DORNA è Professore di psicologia sociale all’ Università di Caen.”,”TEOP-091″ “DORNBUSCH Rudiger FISCHER Stanley STARTZ Richard”,”Macroeconomia.”,”26″,”ECOT-352″ “DORNBUSCH Rudiger FISCHER Stanley”,”Macroeconomia.”,”Rudiger Dornbusch e Stanley Fischer insegnano nel Department of Economics del Massachusetts Institute of Technology.”,”ECOT-148-FL” “DORNBUSCH Rudi”,”Le chiavi della prosperità.”,”Rudi Dornbusch, professore di economia al MIT, è uno dei più ascoltati economisti nel Nord e nel Sud del pianeta. Le sue opinioni sull’economia mondiale fanno testo sia per gli studenti sia per i lettori del Corriere della Sera, Financial Times, Wall Street Journal, Business Week. Liberista con grande senso politico, keynesiano e monetarista al tempo stesso, Dornbusch coniuga sempre rigore nel capire e indulgenza nello spiegare.”,”ECOT-193-FL” “DORNEMANN Luise”,”Clara Zetkin. Leben und Wirken.”,”DORNEMANN Luise Biografia. Clara Eissner Zetkin (Wiederau, 5 luglio 1857 – Archangelskoe, 20 giugno 1933) è stata una politica tedesca. Fu esponente socialista e combattente per i diritti delle donne. Visse battendosi per l’emancipazione femminile e teorizzò la liberazione delle donne dalla sudditanza maschile come parte fondamentale dell’emancipazione del proletariato. Scrisse La questione femminile e la lotta al revisionismo. Fino al 1917 fu attiva nel Partito Socialdemocratico Tedesco, quindi aderì al Partito Socialdemocratico Indipendente Tedesco (USPD) e alla sua ala di estrema sinistra, la Lega Spartachista; quest’ultima divenne più tardi il Partito Comunista Tedesco (KPD), che lei rappresentò al Reichstag durante la Repubblica di Weimar dal 1920 al 1933. Clara Eissner era nata a Wiederau, Sassonia. A partire dal 1874, mentre frequentava un corso per diventare insegnante, sviluppò legami con il movimento delle donne e il movimento dei lavoratori in Germania. Nel 1878 aderì al Partito Socialista dei Lavoratori Tedesco (Sozialistische Arbeiterpartei, SAP). Questo partito era stato fondato nel 1875 dalla fusione di due partiti preesistenti: l’ADAV fondata da Ferdinand Lassalle e il SDAP di August Bebel e Wilhelm Liebknecht. Nel 1890 il suo nome venne cambiato nella versione moderna Partito Socialdemocratico Tedesco (SPD). A causa della messa al bando di ogni attività socialista in Germania voluta da Bismarck nel 1878, la Zetkin si trasferì a Zurigo nel 1882 e poi in esilio a Parigi. Durante il suo soggiorno parigino ebbe un ruolo importante nella fondazione del gruppo socialista dei Socialisti internazionali. Inoltre ella adottò il nome del suo compagno, il rivoluzionario russo Ossip Zetkin, col quale ebbe due figli. Ossip Zetkin morì nel 1889. Successivamente, Zetkin si sposò con l’artista Georg Friedrich Zundel dal 1899 al 1928, diciotto anni più giovane di lei. Clara Zetkin (sin.) e Rosa Luxemburg, 1910 Nel SPD, Zetkin, insieme con Rosa Luxemburg, sua stretta amica e confidente, fu una delle più importanti figure dell’ala di estrema sinistra del partito. Nel dibattito sul Revisionismo nel corso del ventesimo secolo attaccò le tesi riformiste sostenute da Eduard Bernstein insieme a Luxemburg. Zetkin si impegnò molto nelle politiche femminili, per esempio nelle pari opportunità e nel voto femminile. Diede inizio ai movimenti femministi social-democratici in Germania; dal 1891 al 1917 diresse il quotidiano femminile del SPD Die Gleichheit (Uguaglianza). Nel 1907 si assunse l’incarico del nuovo ufficio per le politiche femminili all’SPD. Avviò la prima “”Giornata Internazionale della Donna”” l’8 marzo del 1911, lanciandone l’idea a Copenhagen, in quello che poi sarebbe diventato l’Ungdomshuset (abbandonato nel marzo del 2007). Durante la Prima guerra mondiale Zetkin, con Karl Liebknecht, Rosa Luxemburg ed altri importanti esponenti del SPD, rifiutò la politica del Burgfrieden (un armistizio col governo, con la promessa di astenersi da qualsiasi sciopero durante la guerra) del proprio partito. Fra le varie attività anti-militari, Zetkin organizzò a Berlino una conferenza internazionale delle donne socialiste contro la guerra nel 1915. A causa di queste sue posizioni, fu arrestata diverse volte durante la guerra. Nel 1916 fu fra i co-fondatori della Lega Spartachista (Spartakusbund) e dell’USPD (Partito Social-Democratico indipendente tedesco) che nel 1917 si distaccò dal partito madre, l’SPD, che aveva assunto atteggiamenti molto favorevoli alla guerra. Nel gennaio del 1919, dopo la Rivoluzione tedesca avvenuta nel novembre del 1918, fu fondato il KPD (Partito Comunista Tedesco); Zetkin ne entrò a far parte rappresentandolo anche dal 1920 al 1933 nel Reichstag. Intervistò Lenin nel “”The Women’s Question”” del 1920 [1] Fino all 1924 Zetkin fece parte dell’ufficio centrale del KPD; dal 1927 al 1929 fu membro del comitato centrale del partito. È stata anche membro del comitato esecutivo del Comintern dal 1921 al 1933. Nel 1925 divenne presidente nell’ala sinistra tedesca dell’organizzazione solidale Rote Hilfe (Red Aid). Nell’agosto del 1932, come presidente del Reichstag per anzianità, incitò la sua gente a combattere il Nazismo. Quando Adolf Hitler ed il suo partito Nazionalsocialista presero il potere, il partito comunista tedesco fu bandito dal Reichstag, in seguito all’Incendio del Reichstag nel 1933. Zetkin andò nuovamente in esilio, questa volta in Unione Sovietica, e qui morì nel 1933, a Archangelskoe, vicino Mosca, all’età di 76 anni. È sepolta sotto le mura del Cremlino. Note ^ The interview transcript (in English) is available at The Emancipation of Women: From the Writings of V.I. Lenin, interview with Clara Zetkin, International Publishers, on the Marxist Archives Bibliografia [modifica] Gilbert Badia, Clara Zetkin. Femminista senza frontiere, Bolsena, Massari, 1994. José Gutiérrez Alvarez-Paul B. Kleiser, Le sovversive, Bolsena, Massari, 1995 [2005].”,”MGEK-097″ “DORNEMANN Luise”,”Jenny Marx. Der lebensweg einer Sozialistin.”,”DORNEMANN Luise”,”MADS-559″ “D’ORS Eugeni, a cura di Francesco VEZZANI”,”Il nuovo Prometeo Incatenato.”,”Nato a Barcellona nel 1881, morì nella cittadina catalana di Vilanova i la Geltru nel 1954 dove si era rifugiato nell’ultima tappa della sua vita, intensa e originale, dopo essere stato protagonista culturale a Barcellona, Madrid e Parigi. Propulsore del nuovo classicismo novecentista esercitò una grande influenza intellettuale. Francesco Vezzani si è laurato in Lingue e letterature straniere nell’Università di Pisa con una tesi su Eugeni D’Ors. Parte finale della tragedia: [Prometeo (con un forte urlo improvviso)] “”Che abbia inizio, che abbia inizio il momento in cui le parole si trasformano in fatti”” (La tempesta infuria) [Prometeo] “”La terra sembra scossa dai dolori del parto. Arriva il momento, arriva l’annuncio. Sarà una nuova vita, la vita così a lungo bagnata dal sudore dell’agonia. Questa tempesta, terrore degli animi dei vili, porterà ovunque la sua opera di fuoco, di giustizia e di purificazione. Ogni fulmine che cade è una lettera; mettendole insieme, si potrà leggere la parola dell’avvenire… Oh falso Ermes, oh tu, cerimonioso Okeanos, oh tutti i mortali, oh Tiranno dall’ingannevole maestosità! Chiedete la rivelazione del mio segreto? Osservate il cielo, osservate lassù in cielo… Il segreto è scritto nel cielo con le lettere dei lampi che cadono. (‘Luce lontana di lampi. Sordi rombi di tuono. Ululanti raffiche di vento). Una lettera, il fulmine che cadde sul Caucaso, e che causò il grande incendio, che ora comincia a essere un buon focolare e un faro del mondo. Un’altra lettera, il fulmine caduto vicino al Tevere. Un’altra ancora, quella caduta sulle rive di Spagna. Tutte insieme, il segreto. Tutte insieme, il futuro. a il futuro ormai è presente; perché è giunta l’ora in cui si uniscono tutte le ore. Okeanos. E’ ormai il momento di abbandonarsi agli avvenimenti. Abbiamo perso il potere di controllarli. (Se ne va). Prometeo. Vattene, vattene Okeanos. Vattene anche tu, Ermes, e tutti voi, e pure voi, amiche mie, e io stesso potrei lasciare la rupe, se non dovessi attendere l’imminente liberazione. La Rivoluzione finale è compiuta; ormai non deve farla più nessuno. Il Tiranno è caduto e tutti i signori, e tutti gli oppressori che lavoravano per lui. E’ giunto il momento di nuove imprese. Ora non ci sarà più bisogno di Martire, ma solo di Lavoratori. Ermes (avvolto su se stesso, a terra). Non cedete ancora, non cedete! (Alla Forza e alla Fame, che sono giunte vicino a Prometeo). Provate a chiudergli la bocca… I due gruppi di amiche. Folle! Mai nessuno è riuscito a chiudere la bocca al Popolo, e ora vorresti farlo tu, ora che soffia ovunque il vento delle cose nuove, ora che non rimangono altri signori, oltre che la tempesta e il fulmine? (Nel momento in cui la Fame e la Forza posano la mano su Prometeo, la tempesta aumenta terribilmente la sua furia. Tutto si riempie di tenebre. Cade il fulmine. Lunghi ululati). Prometeo. E’ la lotta finale. (Fine della tragedia)”,”VARx-560″ “D’ORSI Angelo”,”La cultura a Torino tra le due guerre.”,”Angelo D’ORSI è docente di storia del pensiero politico contemporaneo nella Facoltà di scienze politiche dell’ Università di Torino. Si occupa oltre che di storia delle idee politiche, di questioni di metodo storico e di storia della storiografia. Da molti anni svolge ricerche sulla vicenda culturale torinese postunitaria. Ha contribuito ai volumi VIII (1998) e IX (1999) della ‘Storia di Torino’ (EINAUDI) e ha curato il carteggio Gioele Solari – Norberto Bobbio (La vita degli studi, ANGELI, MILANO, 2000). E’ coordinatore di ‘Quaderni di Storia dell’ Università di Torino’.”,”ITAF-078″ “D’ORSI Angelo a cura”,”I nazionalisti.”,”Angelo D’ORSI (1947) si è laureato in filosofia a Torino. Già redattore di ‘Resistenza’ e di ‘Nuova sinistra’. E’ stato assistente universitario e ha scritto due libri sul potere repressivo: ‘La macchina militare’ (1971) e ‘La polizia’ (1972). Nell’ antologia vengono riportati scritti di Maffeo PANTALEONI.”,”ITAA-064″ “D’ORSI Angelo”,”Intellettuali nel Novecento italiano.”,”Angelo D’ORSI è professore di storia del pensiero politico contemporaneo nell’ Università di Torino. Si occupa da anni, oltre che di questioni di metodo e di storia della storiografia, di storia della cultura e dei gruppi intellettuali. Il suo ultimo libro è stato al centro di un vivo dibattito: ‘La cultura a Torino fra le due guerre’ (Einaudi, 2000) e ha vinto il premio Acqui Storia. Nel libro l’autore si sofferma su Giovanni GENTILE, Marino PARENTI, Aldo CAPITINI, Edoardo PERSICO, Carlo LEVI e Leone GINZBURG. “”Scrive il Vannicola: ‘Pochi grandi scrittori furono tanto diseredati dalle consolazioni della gloria quanto Ernesto Hello. Il suo esempio è fra i più eroici che sia dato osservare nella storia del pensiero umano: mai un gesto per piacere alla folla, né un sorriso verso la mediocrità detentrice dei sacri metalli, né un passo verso le palme e i fiuori, ma piuttosto verso la canna e la spugna e il fiele”” (pag155)”,”ITAB-121″ “D’ORSI Angelo a cura; saggi di Luigi BONANATE Francesco TUCCARI Valter CORALLUZZO Edoardo GREPPI Mario DOGLIANI Fabio ARMAO Luca RASTELLO Silvana DALMAZZONE Claudio CANCELLI Massimo ZUCCHETTI Giovanni FILORAMO Roberto TOTTOLI Maurilio GUASCO Alberto PELISSERO Alfio MASTROPAOLO Silvano BELLIGNI Franca RONCAROLO Mimmo CANDITO Angelo D’ORSI”,”Guerre globali. Capire i conflitti del XXI secolo.”,”Saggi di Luigi BONANATE Francesco TUCCARI Valter CORALLUZZO Edoardo GREPPI Mario DOGLIANI Fabio ARMAO Luca RASTELLO Silvana DALMAZZONE Claudio CANCELLI Massimo ZUCCHETTI Giovanni FILORAMO Roberto TOTTOLI Maurilio GUASCO Alberto PELISSERO Alfio MASTROPAOLO Silvano BELLIGNI Franca RONCAROLO Mimmo CANDITO Angelo D’ORSI Rottura nesso Stato-guerra. “”Subito dopo la fine della “”terza guerra mondiale, non combattuta ma vinta”” avevo suggerito cheil mondo fosse venuto a trovarsi di fronte a una vera e propria rivoluzione internazionale, indotta dalla rottura del nesso esistenziale tra Stato e guerra, cosicché gli stessi risultati sempre raggiunti soltanto ed esclusivamente al termine di una guerra ormai avrebbero potuto venir conseguiti anche “”pacificamente”” (senza stare a dire che anche la guerra fredda ne fu una: basti ammettere che essa è stata comunque infinitamente meno mortifera di ogni altra, mentre le guerre, di per sé, consistono eminentemente in morte e distruzione), attraverso la dissoluzione stessa dell’ avversario, simbolicamente rappresentata dell’ auto-eliminazione dell’ Unione Sovietica, dapprima dall’ agone internazionale e poi addirittura dalle carte geografiche.”” (pag 22-23, L. Bonanate) Asse di transito strategico. Petrolio. “”Per quanto dispendiosa e resa obsoleta da questa nuova situazione, la linea Baku (Azerbaigian)- Poti (Georgia) prevista dagli americani per allacciare la Turchia emarginando la Russia, viene ripresa in considerazione (i lavori sono partiti nel settembre del 2002) in funzione di disturbo e di garanzia di una presenza, sia pure non egemone, americana nell’ area. Con una novità significativa, rispetto all’ epoca Clinton: la presenza lungo l’ asse di transito strategico di un soggetto nuovo e ingombrante, la Cina che ha investito 50 miliardi di dollari nella realizzazione dei collegamenti terrestri su strada e ferrovia proprio lungo il percorso dell’ oleodotto fra Azerbaigian e Georgia, contribuendo a risanare in misura notevole le finanze dei due paesi (in particolare la Georgia, in contrasto con gli interessi russi nel Caucaso) e ottenendo un ruolo di interlocuzione diplomatica non secondario in un’ area che, almento dai tempi del Khan, è stata fuori dalla portata politica di Pekino. Un fattore, anche questo, che contribuisce a ridimensionare le ambizioni di controllo univoco da parte americana dei mercati energetici. Val la pena di notare come il dilemma sul rifornimento energetico di Israele trovi in questo contesto anche soluzioni ipotetiche meno legate alla protezione americana e ai rapporti tra USA e Arabia Saudita””. (pag 106-107, L. Rastello)”,”QMIx-134″ “D’ORSI Angelo”,”I chierici alla guerra. La seduzione bellica sugli intellettuali da Adua a Baghdad.”,”D’ORSI Angelo è professore di storia del pensiero politico contemporaneo presso la Facoltà di scienze politiche dell’ Università di Torino. Lavora in particolare sulla storia degli intellettuali. (Bibl. v. 4° copertina) “”Per quanto una guerra sia un fatto orribile e odioso (…) io non posso riconoscere che vi sono paci più orribili e più odiose della guerra: sono le paci che consumano a fuoco lento i popoli (…)””. (pag 145, Salvemini, 1893 e 1914) L’ interventismo democratico e socialista. Nel caso della guerra del 1914 per Salvemini gli interesse nazionali coincidono con quelli del proletariato e dei partiti democratici. Siamo abituati a nette demarcazioni tra interventismi: “”Naturalmente, interventisti come Salvemini e Bissolati non avevano niente a che fare con l’ interventismo dei nazionalisti di destra”” (Salvadori, op.cit.). Forse è ora di rendersi conto che le distanze non sono poi così grandi; e che, paradossalmente, gli interventisti di destra appaiono più coerenti e lucidi di quelli democratici, i quali assumono una posizione politicamente ad essi subordinata. Non è un dato secondario e casuale la presenza in un comizio romano del maggio 1915 di Salvemini e Bissolati insieme a Federzoni, Corradini e D’Annunzio.”” (pag 146)”,”QMIx-162″ “D’ORSI Angelo a cura, collaborazione di Filomena POMPA; scritti di Daniela ADORNI Elena AGA ROSSI Giulia ALBANESE Alberto Mario BANTI Bruno BONGIOVANNI Fulvio CAMMARANO Mauro CANALI Giampiero CAROCCI Loreto DI-NUCCI Angelo D’ORSI Eros FRANCESCANGELI Mimmo FRANZINELLI Giuseppe GALASSO Luigi GANAPINI Antonio GIBELLI Nicola LABANCA Salvatore LUPO Paolo MACRY Bruno MAIDA Marco MERIGGI Claudio PAVONE Raffaele ROMANELLI Giovanni SABBATUCCI Simonetta SOLDANI Gabriele TURI Guido VERUCCI Brunello VIGEZZI”,”Gli storici si raccontano. Tre generazioni tra revisioni e revisionismi.”,”Scritti di Daniela ADORNI Elena AGA ROSSI Giulia ALBANESE Alberto Mario BANTI Bruno BONGIOVANNI Fulvio CAMMARANO Mauro CANALI Giampiero CAROCCI Loreto DI-NUCCI Angelo D’ORSI Eros FRANCESCANGELI Mimmo FRANZINELLI Giuseppe GALASSO Luigi GANAPINI Antonio GIBELLI Nicola LABANCA Salvatore LUPO Paolo MACRY Bruno MAIDA Marco MERIGGI Claudio PAVONE Raffaele ROMANELLI Giovanni SABBATUCCI Simonetta SOLDANI Gabriele TURI Guido VERUCCI Brunello VIGEZZI Da pag 337 storia termine revisionismo”,”STOx-138″ “D’ORSI Angelo”,”L’anno della rivoluzione.”,”Angelo D’Orsi è professore ordinario di storia del pensiero politico all’Università di Torino. Dirige ‘Historia Magistra’, Rivista di storia critica’ e ‘Gramsciana. Rivista internazionale di studi su Antonio Gramsci’.”,”QMIP-258″ “D’ORSI Angelo”,”La polizia. Il potere repressivo. Le forze dell’ordine italiano.”,”Angelo D’Orsi, nato nel 1947 presso Salerno, ha studiato filosofia a Torino, dove risiede. Collabora a diverse riviste fra le quali “”Quaderni Piacentini””. Da Feltrinelli ha già pubblicato un primo volume sul potere repressivo dal titolo: ‘La macchina militare. Le forze armate in Italia’ (1971). “”La strategia della mediazione veniva sempre più abbandonata, tranne che nei momenti obiettivamente difficili per il potere costituito, come nel luglio 1919 e nel settembre 1920, quando Nitti prima, poi ancora Giolitti ricorsero alla tattica difensiva, non essendo sicuri di poter condurre fino in fondo la repressione violenta, sia perché carabinieri e PS erano usciti malconci dal periodo bellico, sia perché non si poteva assolutamente più fare affidamento sulle truppe regolari, che troppo sovente finivano per schierarsi con la popolazione. Proprio perché il governo non si sentiva sufficientemente garantito dall’apparato repressivo anteguerra, occorse riformarlo e potenziarlo. La PS, che nel 1907 ammontava a 10.425 uomini, con un decreto del ministero Nitti (r.d. 2 ottobre 1919, n. 1790) venne assorbita nel nuovo “”corpo armato mercenario predisposto a funzionare da strumento esecutivo della volontà (…) della classe proprietaria”” (Gramsci) (25), la ‘Regia Guardia per la Pubblica Sicurezza’, dotata di 25.000 uomini e 377 ufficiali, e, a differenza dello scomparso corpo delle guardie di P.S., a somiglianza invece dell’arma dei carabinieri (già allora dimostratosi lo strumento armato più sicuro ed efficiente per la classe dominante), venne considerata come parte integrante delle forze armate dello stato. I carabinieri riorganizzati come un vero esercito indipendente e autonomo nel 1919 videro salire i propri effettivi da 40.000 a 60.000; nel 1921 le guardie regie erano diventate 40.000, i carabinieri 65.000 (l’anno dopo ammonteranno a 75.000). E’ facile comprendere che l’eccidio proletario ritornò all’ordine del giorno. Nel numero del 1° maggio 1920 l'””Avanti!”” pubblicò l’elenco dei morti proletari per mano poliziesca nei dodici mesi che vanno dall’aprile 1919 all’aprile 1920: 145 morti e 444 feriti gravi; nello stesso giorno a Torino venivano uccisi 4 operai, mentre numerosi altri erano feriti dalla forza pubblica, e altre uccisioni si verificavano in Istria e in Calabria. Un altro calcolo – riferentesi al periodo aprile 1919 – settembre 1920 – fa ascendere a 320 gli uccisi e a un migliaio i feriti. Questo brano del maggio 1920 di Antonio Gramsci fornisce un’idea viva e immediata del clima terroristico instaurato dalla violenza poliziesca negli anni immediatamente precedenti il fascismo. «Gli arresti si moltiplicano: le guardie regie danno la caccia ai garofani e alle coccarde; gli arrestati vengono massacrati coi calci del moschetti, vengono sfregiati, vengono calpestati fino a dover vomitar sangue; le vie e le piazze risuonano di fucilate contro le finestre, contro le porte, contro i gruppi di passanti; camions di guardie regie, coi fucili spianati contro le finestre, contro le porte, contro i passanti, imperversano nella città; gruppi di guardie sogghignanti sbucano da ogni cloaca per puntare le baionette contro il petto di ognuno, senza più distinzione di classe, di sessi, di età, sia il passante un operaio, un ufficiale, un soldato, un prete, una signora, un bambino, tanta è la rabbia e la furia che gli ordini impartiti riescono a suscitare nella coscienza torbida e crepuscolare dei mercenari assoldati per la guerra civile» (26)”” [Antonio Gramsci, ‘L’ordine nuovo’, 1919-1920′, in ‘Opere’, IX, Einaudi, Torino, 1955, p. 117; Ibidem, pp. 115-116] (pag 25-26) …. (pag 24-25-26)”,”TEMx-077″ “D’ORSI Angelo”,”L’Italia delle idee. Il pensiero politico in un secolo e mezzo di storia.”,”Angelo D’Orsi insegna Storia del pensiero politico all’Università di Torino. Presiede la Fondazione Salvatorelli, dirige la rivista di storia critica ‘Historia Magistra’ e ha fondato ‘FestivalStoria’.”,”ITAB-002-FC” “D’ORSI Angelo”,”I chierici alla guerra. La seduzione bellica sugli intellettuali da Adua a Baghdad.”,”Angelo D’Orsi è professore di storia del pensiero politico contemporaneo presso la Facoltà di scienze politiche dell’ Università di Torino. Lavora in particolare sulla storia degli intellettuali. (2005) ‘Cultura militare? No, piuttosto cultura militarista, alla quale in realtà forniranno un potente contributo certo non soltanto i generali, ma i poeti, gli scrittori, i giornalisti, i letterati; e, non si trascurino, sia sul piano effettuale, ai fini della macchina militare fascista e della continua mobilitazione bellica, sia sul piano simbolico e genericamente ideologico, gli scienziati (151). Il militarismo si assocerà, nell’ideologia del fascismo maturo, non soltanto al bellicismo, ma anche, sulla base di spunti provenienti da lontano, nello stesso Mussolini (152), al razzismo, che pure rappresenta un capitolo a sé – e che capitolo! – della vergogna dei chierici. Non occorrerà aspettare le leggi del 1938, per vedere tutto ciò: la ‘trahison des clercs’, l’abbinamento di razzismo, imperialismo e bellicismo, la ridicola e insieme colpevole parte svolta dai regnanti Savoia. Da codesti punti di vista, l’Etiopia è fondamentale: di nuovo, come per la Libia, c’è un forte tentativo di popolarizzare la guerra, tentativo coronato da un notevole successo. Letterati, gazzettieri, scienziati svolgono diligentemente, coscienziosamente, le loro rispettive parti. La cosiddetta «scienza coloniale» (153), che il fascismo tenta di creare negli italiani, riprendendo i fili di un discorso che rinvia a prima di Adua, peraltro, non andrà oltre un livello superficiale, ma ciò nulla toglie alla responsabilità dei chierici, anche ai livelli di una manovalanza intellettuale: «I maestri di scuola obbligarono scolari e scolare a scrivere temi e pensieri sulla forza del regime alle prese con la conquista del proprio impero» (154). A un livello assai superiore, il principale quotidiano italiano diventa il punto di raccolta degli sforzi di scrittori e giornalisti di vario calibro per epicizzare quell’impresa presentata come civilizzatrice; ma in realtà, come si sarebbe dimostrato alla luce dei documenti decenni più tardi, assolutamente barbarica. Alcune delle «firme» dell’epoca si esercitano, sul «Corriere» non più albertiniano, in pezzi di bravura per incensare il Duce, e le sue mirabili conquiste e vittorie militari, per insultare i perfidi figli di Albione (gli inglesi), per decantare l’italica civiltà e mostrare la penosa inferiorità, ma anche la barbarica crudeltà degli africani: Vittorio Beonio Brocchieri (futuro accademico, dopo essere stato giornalista e aviatore), Luigi Barzini, Guido Piovene, Ugo Ojetti, Alfredo Panzini, Giovan Battista Angioletti… tutti personaggi destinati a sopravvivere al fascismo e a riciclarsi tranquillamente nella Repubblica, passando indenni attraverso le sozzure di un bellicismo razzistico e di un’idolatria del Capo davvero tristi (155). «L’immagine dei colonizzatori conquistatori fu intonata all’apoteosi, quella degli etiopici vinti e poi colonizzati fu invece “”animalizzata» (156). Tutta la stampa italiana si muove nella medesima direzione, secondata da radio, teatro, cinema, avanspettacolo, canzonette… La Chiesa, con i suoi ministri, provvede a far diventare missionari ideali i soldati, benedicendone le armi. «Lo scontro delle civiltà», per riprendere ancora una volta la celebre formula (157), è già qui (…)’ (pag 131-132) [(151) Un’esemplificazione complessiva in Maiocchi 2004; (152) Cfr. Fabre 2005; (153) Labanca, 2002, p. 248; (154) Labanca 2002, p. 248; (155) Cfr. M. Isnenghi, Il radioso maggio africano del «Corriere della Sera» (1971), in Id. 1979, pp. 92-151; (156) Labanca, 2002, p. 248; (157) Mi riferisco ovviamente a Huntington 1997]”,”QMIx-001-FGB” “D’ORSI Angelo”,”Gramsci. Una nuova biografia.”,”Nuova edizione rivista e accresciuta Angelo D’Orsi ha insegnato Storia del pensiero politico all’Università di Torino. Lo scontro con Bordiga (pag 239-242) “”Gramsci formalmente era ormai il capo del partito dopo l’elezione a Como come segretario, su pressione del Comintern; di fatto era però un segretario “”dimezzato””. Eppure nel politico faceva capolino lo studioso”” (pag 240)”,”GRAS-155″ “D’ORSI Angelo”,”La macchina militare. Il potere repressivo. Le forze armate in Italia.”,”Angelo D’Orsi (nato nel 1947) ha studiato filosofia a Torino, dove risiede (1971). Già redattore di “”Resistenza”” è stato poi redattore capo in “”Nuova sinistra””.”,”ITQM-253″ “D’ORSI Angelo CHIAROTTO Francesca a cura; scritti, interventi, recensioni e schede di Gian Mario BRAVO; contributi in memoria di Gian Mario Bravo, di Pietro ADAMO Aldo AGOSTI Giuseppe CACCIATORE Francesca CHIAROTTO Angelo D’ORSI Paolo FAVILLI Alexander HÖBEL Fabrizio LORETO Stefano PETRUCCIANI Fiorenza TARICONE Salvatore TINÈ”,”Un maestro per la storia. Scritti di e su Gian Mario Bravo.”,”Contiene l’intervento di G.M. Bravo ‘Una grande iniziativa editoriale. I 50 volumi delle “”Opere”” di Marx e di Engels in italiano (pag 105-110) (già pubblicato in ‘Historia Magistra’ n. 29 2019, pp. 143-147 (rubrica Buone e cattive notizie) (in cui si cita l’iniziativa editoriale di Lotta Comunista – Isc – Pantarei) “”con moltoi impegno umano, scientifico e finanziario, tre gruppi omogenei e coordinati, poco per volta, dalla fine del secolo scorso e poi nel primo decennio degli anni Duemila, presero in mano la situazione: l’Istituto di Studi sul Capitalismo, di Genova, le Edizioni di Lotta Comunista di Milano affiacate queste utlime dalle collegate e accomunate Edizioni Pantarei cominciarono a tradurre alcuni testi, mancanti in italiano – dai Werke tedeschi e dai Works inglesi, mentre, nel frattempo , la MEGA/2 continuava a far uscire i suoi preziosissimi testi, contententi molte “”novità”” (…)) (pag 107-108)”,”STOx-337″ “D’ORSI Angelo”,”Intellettuali nel Novecento italiano.”,”Angelo D’Orsi è professore di Storia del pensiero politico contemporaneo nell’Università di Torino. Si occupa da anni, oltre che di questioni di metodo e di storia della storiografia, di storia della cultura e dei gruppi intellettuali.”,”ITAD-010-FL” “D’ORSI Angelo”,”Il prof. De Felice, Mussolini e il fascismo. I. Dal socialismo al fascismo.”,”De Felice da una versione ‘socialista’ e ‘rivoluzionaria’ di Mussolini ancora per tutto il 1919 sino all’autunno del 1920 stagione della “”definitiva svolta mussoliniana”” ‘Premesso che Mussolini ha compiuto la sua scelta di fondo nell’ottobre del ’14, egli nel corso del biennio rosso – per riprendere una efficace sintesi di Aurelio Lepre (1) “”punta sulle foze capitalistiche che crede più avanzate, sulla borghesia che definisce più intelligente””‘ (pag 136) (1) Aurelio Lepre, ‘Niente di rivoluzionario nel “”fascismo delle origini””‘, in ‘Rinascita, 15 novembre 1974″,”STOx-022-FGB” “D’ORSI Angelo a cura di, collaborazione di Filomena POMPA, Saggi di Daniela ADORNI Elena AGA ROSSI Giulia ALBANESE Alberto Mario BANTI Bruno BONGIOVANNI Fulvio CAMMARANO Mauro CANALI Giampiero CAROCCI Loreto DI NUCCI Eros FRANCESCANGELI Mimmo FRANZINELLI Giuseppe GALASSO Luigi CANAPINI Antonio GIBELLI Nicola LABANCA Salvatore LUPO Paolo MACRY Bruno MAIDA Marco MERIGGI Claudio PAVONE Raffaele ROMANELLI Giovanni SABBATUCCI Simonetta SOLDANI Gabriele TURI Guido VERUCCI Brunello VIGEZZI”,”Gli storici si raccontano. Tre generazioni tra revisioni e revisionismi.”,”Angelo d’Orsi insegna storia del pensiero politico contemporaneo all’Università di Torino. Si occupa oltre che di storia di idee e di intellettuali, di questioni storiografiche e metodologiche. Ha fondato l’Associazione Historia Magistra, e presiede il Comitato Scientifico della Fondazione L. Salvatorelli. É direttore del FestivalStoria.”,”STOx-084-FL” “D’ORSI Angelo ZUNINO Pier Giorgio a cura; scritti di Giorgio PESTELLI Paolo SODDU Aldo AGOSTI Roberto ARUGA Angelo D’ORSI Pier Giorgio ZUNINO, ricordi e testimonianze di Norberto BOBBIO Cesare CASES Gustavo ZAGREBELSKY”,”Profilo di Massimo Mila. Giornata di Studio, Torino, 4 dicembre 1998.”,”Per Massimo Mila, l’attentato a Togliatti del 14 luglio 1948 fa scoccare la scintilla che trasforma questa scelta di “”emergenza”” (compagno di strada) in un impegno più diretto … (pag 91) Trotsky sulla definizione di ‘compagno di strada’ (pag 81) “”L’espressione «compagno di strada» è una traduzione del russo ‘poputcik’, termine che fu usato nel 1923 da Trockij nel saggio ‘Letteratura e rivoluzione’ per designare, nel panorama artistico e letterario della Russia del tempo, una generazione di transizione «tra l’arte borghese, che si esaurisce nei ritornelli o nel silenzio, e l’arte nuova che ancora non c’è». Nel fare una serie di nomi di «scrittori giovanissimi, fra i venti e i trent’anni» – il più noto dei quali a un lettore profano è probabilmente quello di Esenin – Trockij riconosceva che ciascuno di loro aveva accettato la rivoluzione, ma coglieva anche in loro qualcosa «che li separa nettamente dal comunismo e minaccia sempre di contrapporli ad esso. Essi non abbracciano la rivoluzione nella sua totalità, riesce loro estraneo il suo fine comunista» (1). Era insito in questa definizione un certo senso di superiorità non disgiunto da una chiara diffidenza («Riguardo a un compagno di strada- osservava Trockij – nasce sempre la domanda: fino a che stazione?»). Il termine comunque ebbe larghissima fortuna, e fu impiegato ben oltre i confini dei fenomeni artistici e letterari per il quale era stato originariamente coniato: specie negli anni trenta passò a indicare in generale quegli intellettuali dell’Occidente capitalistico che, pur non essendo comunisti, con i comunisti erano comunque disposti a percorrere un tratto di strada comune, prima e soprattutto quello della lotta contro il pericolo di una nuova guerra, poi, dopo il 1933, quello della difesa delle libertà democratiche dalla minaccia fascista, riconoscendo nell’uno e nell’altro caso il ruolo progressivo svolta sulla scena internazionale dalla Russia sovietica”” (pag 81) [‘Profilo di Massimo Mila. Giornata di Studio, Torino, 4 dicembre 1998’, a cura di Angelo D’Orsi e Pier Giorgio Zunino, Leo S. Olschki editore, Firenze, 2000] [(1) L. Trockij, ‘Letteratura e rivoluzione’, introduzione e traduzione di Vittorio Strada, Torino, Einaudi, 1975, pp. 47-48]”,”STOx-003-FMB” “D’ORSI Angelo”,”Guida alla storia del pensiero politico.”,”Angelo D’Orsi insegna Storia delle dottrine politiche all’Università di Torino. La questione dell’ideologia e della falsa coscienza. La ‘falsa coscienza’ del ‘pensatore’ che s’immagina ‘forze motrici false o apparenti’ “”Ai filosofi Napo:leone attribuisce una cultura dottrinaria astratta, incapace di risolvere i problemi della realtà; nella filosofia, come nella storia, egli vede discipline funzionali al rafforzamento dell’Impero. In effetti Napoleone esprime con quell’epiteto di «idéoloques» insofferenze verso l’opposizione di Destutt e sodali alla sue ambizioni e alle sue mire. Nasce così, grazie a Napoleone, il primo significato moderno, negativo della parola ideologia, come pensiero astratto, incapace di conoscere il reale, inetto ad agire sulla realtà: un pensiero che traduce un atteggiamento lontano e contrario a quello dei politici. I il termine nel suo nuovo significato «reca l’impronta della posizione e il punto di vista di coloro che lo coniarono, cioè degli uomini politici e d’azione» (74). Va tuttavia precisato che lungo l’Ottocento un’accezione neutra di «ideologia» persiste, sia in Francia che altrove, per esempio in Italia, con Galluppi, Rosmini e Cattaneo. Una segnalazione merita il filosofo e uomo politico Melchiorre Gioia (1767-1829), autore di un robusto trattato sull’ ‘Ideologia’, nel quale, sulla linea del sensismo, e, in generale, fedele alla lezione dell’Illuminismo, espone accanto ad una compiuta teoria della conoscenza, una teoria delle passioni (75). Con l’opera di Marx la teoria moderna dell’ideologia compie un salto qualitativo, pur partendo dall’accezione negativa impressa da Napoleone. Marx peraltro conosce gli ‘Eléments d’idéologie’ (Destutt, 1801, ndr), e guarda con attenzione alle dottrine economiche di Destutt, ma assume una posizione critica verso gli ‘idéologues’, accusandoli di aver sottratto alla storia i suoi elementi empirici e di averla ridotto ad una mero successione di prodotti «ideologici», appunto, generati dalla coscienza umana (76). Come è noto, Marx ed Engels usano il termine già nel titolo dell’opera rimasta inedita per quasi un secolo dedicata all’esame, fortemente polemico, del pensiero degli hegeliani di sinistra: nell’ ‘Ideologia tedesca’ – come nella ‘Sacra famiglia’, e in altri scritti giovanili – la filosofia hegeliana e degli hegeliani viene letta come un sistema di pensiero che distorce in chiave classista la realtà; invece di analizzare «gli uomini realmente operanti» descrive «l’immaginata azione dei soggetti immaginari». È chiaro che la concezione dell’ideologia è indissolubilmente connessa alla concezione della storia: il punto di vista è quello materialistico. (…) Secondo Marx l’uomo possiede una falsa coscienza di se stesso, che nella società borghese-capitalistica corrisponde alla mancanza di una coscienza di classe (dovuta al suo essere parte e vittima di sovrastrutture ideologiche distorte) il che fa sì che egli si rappresenti in modo distorto la realtà sociale. Evidente è il nesso con la teoria dell’alienazione, come estraneazione dell’uomo lavoratore dal sua lavoro, dal prodotto del suo lavoro e quindi da se stesso. Proprio le condizioni idi vita materiali dell’uomo alienato determinano l’estraneazioen delle idee dai fatti: ‘ergo, la falsa coscienza. Perciò preliminare a qualsiasi critica dell’ideologia (che Marx ed Egnels peraltro utilizzano largamente) risulta la critica dell’economia politica (…). A Marx naturalmente interessa studiare più la funzione falsificatrice dell’ideologia in generale, il suo ruolo nello specifico campo politico. Rispetto all’invettiva napoleonica (…) Marx aggiunge «la nota della strumentalità» (80). Peralltro si deve aggiunere che pur intendendo in modo siffatto, cioè negativo, l’ideologia – falsa coscienza, in sostanza – Marx ed Engels non negano che le ideologie contengano in sé elementi di validità. In generale si può dire che nel pensiero marx-engelsiano l’ideologia corrisponda ad un sistema di credenze e di valori che esprime, in termini complessivi, le esigenze di egemonia della classe dominante in una data formazione economico-sociale. In questo senso il termine si presta ad essere impiegato genericamente, come lo sarà anche nel campo marxista (si tenga conto che la gran parte degli scritti degli anni Quaranta di Marx ed Engels – quelli che definirono sostanzialmente la concezione dell’ideologia – saranno conosciuti a distanza di molto tempo dalla loro stesura): vale a dire come una visione del mondo, che per quanto «sovrastruttura» è dipendente, sia pure «in ultima analisi» (per rifarsi alla nota citazione engelsiana), dalla struttura, ma che esprime semplicemnte un insieme di concezioni in qualche modo concatenate fra esse, un sistema di idee (81)”” (pag 127-130) [Angelo D’Orsi, ‘Guida alla storia del pensiero politico’, La Nuova Italia editrice, Torino, 1995] [(74) K. Mannheim, ‘Ideologia e utopia’, Bologna, Il Mulino, 1965, p. 73 (…); (75) Cfr. ‘Ideologia’ esposta da Melchiorre Gioia, auture del trattato ‘Del merito e delle ricompense’, Milano, Pirotta, 1822-23, 2 tomi; (76) Marx cita Destutt sia nel libro del ‘Capitale’ (‘Das Kapital’, a cura di F. Engels, Hamburg, Meissner, 1885-94, trad. di R. Panzieri, Roma, Ed. Riun., 1970, II, pp.499-507); sia nelle ‘Teorie del plusvalore. Libro quarto del ‘Capitale”, 2 voll. (vol. I, trad. e prefazione di G. Giorgetti, 1961, vol. II, a cura di L. Perini, 1973), ivi, I, pp. 424-440; (80) C. Antoni, ‘Storicismo e antistoricismo, Napoli, Morano, 1964, p. 106; (81) Mi riferisco alle note lettere di Engels a J. Bloch (21 settembre 1890) e a F. Mehring (14 luglio 1893). Si dice nella prima: «Secondo la concezione materialistica della storia il fattore che in ultima istanza è determinante nella storia è la produzione e riproduzione della vita reale». E nella seconda: «L’ideologia è un processo che viene bensì compiuto dal cosiddetto pensatore con coscienza, ma con una falsa coscienza. Le vere forze motrici che lo muovono gli rimangono sconosciute, altrimenti non si tratterebbe di un processo ideologico. Egli s’immagina dunque delle forze motrici false o apparenti. (…) un fattore storico, non appena generato da altri fatti, in ultima analisi economici, reagisce pure a sua volta sull’ambiente che lo circonda e può esercitare esso stesso una reazione sulle proprie cause…» (da K. Marx, F. Engels, ‘Opere scelte’, a cura di L. Gruppi, Roma, Editori Riuniti, 1966; pp. 1242-44, la lettera a Bloch; pp. 1249-51 quella a Mehring]”,”STOx-029-FMB” “D’ORSI Angelo”,”La rivoluzione antibolscevica. Fascismo, classi, ideologie (1917-1922).”,”Angelo D’Orsi nato a Pontecagnano (Sa) nel 1947, risiede a Torino dove si è laureato in filosofia con Norberto Bobbio, discutendo la tesi sull’idea pacifista. Oltre al pacifismo si è interessato all’ antimilitarismo e alla questione militare. Citato in nota 175 a pag 144 Arrigo Cervetto ‘Dopoguerra ross…’ Citato Bordiga pag 270, 284, 302, 317, 330, 334 La critica di Tasca “”Dove si sono registrate le note dolenti, aggiunge Gramsci, è nell’organizzazione; e a ragione denuncia “”il carattere pigro e incerto”” della dirigenza dell’ Alleanza dei lavoratori”” (221). Ma lo stesso Gramsci condivide con Bordiga e gli altri dirigenti del PCdI la responsabilità di un sostanziale rifiuto del fronte unico politico contro il fascismo (222); così come è dell’intera dirigenza comunista l’errore del mancato appoggio all’organizzazione antifascista degli Arditi del Popolo (223). Benché sembri ingiusto il giudizio di Angelo Tasca (“”il Partito comunista è stato politicamente assente dalla lotta contro il fascismo”” (224)), rimane vero che l’obiettiva, tenace resistenza opposta dalla classe operaia all’avanzata fascista è assai più frutto spontaneo dei singoli, che non opera consapevole delle organizzazioni. L’ultima barricata del proletariato italiano davanti all’assalto delle camicie nere ò lo sciopero generale proclamato dall’Alleanza del lavoro il 31 luglio del ’22. Tasca ha scritto una pagina memorabile su quella che definisce icasticamente “”la Caporetto socialista””: ma non sembra di poter condividere il giudizio drasticamente negativo sull’iniziativa (225). Essa in se stessa appare del tutto giustificata, anche se probabilmente tardiva; certamente esprime un bisogno reale delle masse operaie di organizzare la lotta antifascista sull’intero territorio nazionale, con decisione e fermezza. Ma lo sciopero viene impostato sul terreno armai del tutto inefficace, della protesta legalitaria, e, mentre fornisce ai fascisti il pretesto per un nuova, forsennata azione generale di rappresaglia e di intimidazione (a cominciare dai ferrovieri, da sempre bestia nera del fascismo (226), tradisce una tragica impotenza del movimento operaio. “”Questo popolo che non vuol rassegnarsi alla schiavitù,. questi ferrovieri che vengono prelevati a domicilio, rivoltella in pugno, per costringerli a riprendere il lavoro mentre bruciano le loro case, questi operai che hanno ragioni di principio e di solidarietà e che ricominciano ancora una volta, perché si è detto loro che così si potrà arginare l’offensiva fascista, queste masse condannate a spossarsi in sforzi che non trovano alcun punto di applicazione, avrebbero meritato ben altre guide e ben altra sorte”” (227)”” (pag 284-285) [Angelo D’Orsi, ‘La rivoluzione antibolscevica. Fascismo, classi, ideologie (1917-1922)’, F. Angeli, Milano, 1995] [(221) Cfr. Tasca, ‘Nascita e avvento del fascismo’, cit., II, pp. 335 ss; (…); (222) Cfr. A. Tasca, ‘I primi dieci anni del Pci’ (…); (223) Cfr. Spriano, ‘Storia del partito comunista’, cit, I., pp. 137 ss; (224) Tasca, op. ult. cit., pp. 122-123); (225) Tasca, ‘Nascita e avvento(…)’, cit., II, pp. 335 ss (…); (226) Cenni al rapporto ferrovieri-fascismo in Cordova, Le origini…, cit., passim; (227) Tasca, op. ult. cit., II, pp. 339-40]”,”ITAF-007-FMB” “D’ORSI Angelo, a cura, saggi di Patrizia CANCIAN Bruno BONGIOVANNI Angelo D’ORSI”,”La città, la storia, il secolo. Cento anni di storiografia a Torino.”,”Angelo D’Orsi, Professore di Storia del pensiero politico contemporaneo nell’Univeristà di Torino. Contiene il paragrafo ‘Torino e la Russia’ (pag 280-298) nel saggio di Bruno Bongiovanni ‘La modernistica’ (la rivoluzione d’Ottobre, Gramsci, Torino, Trotsky ecc.)”,”STOx-035-FMB” “D’ORSI Angelo, a cura; saggi di Norberto BOBBIO Salvatore VECA Michelangelo BOVERO Marco REVELLI Giovanni FILORAMO Maurilio GUASCO Alberto ANDREATTA Gianni VATTIMO Giuseppe RUTTO Francesco TRANIELLO Massimo L. SALVADORI Franco SBARBERI Pier Paolo PORTINARO Bruno BONGIOVANNI Gian Mario BRAVO Carlo MARLETTI Gianfranco PASQUINO”,”Alla ricerca della politica. Voci per un dizionario.”,”Tra gli altri lemmi: – Rivoluzione (Storia del concetto, di B. Bongiovanni; Tipologie storiche della rivoluzione, dl G.M. Bravo) (pag 217-246)”,”TEOP-060-FMB” “D’ORSI Angelo”,”Allievi e maestri. L’Università di Torino nell’Otto-Novecento.”,”Angelo d’Orsi inegna Storia del pensiero politico contemporaneo nella Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Torino. “”Guardando ai filosofi, troviamo, accanto e cotnro i neorazionalisti, negli stessi ambienti della Facoltà di Lettere e Filosofia, i cattolici, a cominciare da Augusto Del Noce, peraltro destinato (come già ricordato) ad allontanarsi presto dalla città. Questi riproponeva l’antitesi tra Marx e Tommaso d’Aquino”” (pag 69) Luigi Einaudi “”Ma Gramsci incalza anche l’Einaudi teorico che si permette di strapazzare Marx, negandogli quel merito che persino Benedetto Croce non ha potuto disconoscere, ossia «di aver dato impulso alle ricerche economiche nello studio della storia» (:..)”” (pag 160) “”Più tardi, del resto come ogni buon allievo, Einaudi prenderà le distanze dal «Marx italiano», in concomitanza con la fine delle giovanili frequentazioni socialiste, di cui tuttavia rimarrà nel pensiero dell’economista di Dogliani un non piccolo retaggio, a cominciare dall’idea della lotta di classe come lievito fecondo dell’economia e dell’intera società”” (pag 192) Il volume contiene in allegato il fascicoletto di Gian Mario Bravo, ‘La “”vita degli studi”” di Gioiele Solari e Norberto Bobbio’, Leo S. Olschki, 2000 (estratto dal ‘Pensiero politco’ (pag 317-322)”,”STOx-052-FMB” “DORSO Guido”,”La rivoluzione meridionale. Il Mezzogiorno d’ Italia da Cavour a Mussolini.”,”Compiuti gli studi di diritto, Guido DORSO (1892-1947) esordì come pubblicista nel giornale socialista napoletano ‘La propaganda’. Dopo aver partecipato alla prima guerra mondiale come ufficiale di fanteria, D. fondò ‘Il corriere d’ Irpinia’ ed entrò in contatto con Piero GOBETTI, nel cui giornale ‘La rivoluzione liberale’ apparvero gli articoli che nel 1925 furono raccolti in ‘La rivoluzione meridionale’. Ridotto al silenzio durante il fascismo, solo nel 1938 riprese a lavorare iniziando una biografia di MUSSOLINI che apparve nel 1949 col titolo ‘Mussolini alla conquista del potere’. Iscrittosi al Partito d’Azione, dopo la guerra diresse il giornale ‘L’ Azione’.”,”ITAS-039″ “DORSO Guido”,”L’ occasione storica.”,”L’ inflazione e i paesi a struttura semicapitalistica. “”Le conseguenze dell’ inflazione monetaria sull’ economia meridionale – dicevo – sono state già studiate durante l’ altro dopo-guerra, e i risultati di tale studio costituiscono preziosi punti di partenza per cominciare a precisare le linee di demarcazione e di sviluppo dell’ odierna realtà economica, per quanto le attuali varianti costituiscano delle notevoli aggravanti, che vanno accuratamente precisate. (…) nei paesi semicapitalistici con accentramento industriale regionale, i vantaggi e gli svantaggi dell’ inflazione non si ripartiscono su tutto il territorio, parzialmente neutralizzandosi, ma tutti i vantaggi si riversano sulle zone industrializzate e tutti gli svantaggi colpiscono le rimanenti zone agricole, aggravando i preesistenti squilibri.”” (pag 116)”,”ITAS-086″ “DORSO Guido”,”Dittatura classe politica e classe dirigente. Saggi editi ed inediti.”,”La classe politica strumento tecnico della classe dirigente “”Perciò, quando la classe politica è insufficiente, è compito della classe dirigente affrettarne il ricambio. La precisa, tempestiva circolazione degli elementi della classe politica è forse anche più necessaria e di vitale importanza della precisa, tempestiva circolazione degli elementi della classe dirigente. E, mentre il ricambio di quest’ultima è un mistero sociale, che difficilmente può essere influenzato, il ricambio della classe politica, essendo un compito della classe dirigente, logicamente ne costituisce anche un onere.”” (pag 158)”,”TEOP-333″ “DORSO Guido”,”Mussolini alla conquista del potere.”,”La classe politica strumento tecnico della classe dirigente (pag 158) “”A questa tattica temporeggiatrice certamente giovò il lungo periodo di calma succeduto all’ascesa del primo gabinetto Facta, nel quale l’attenzione mondiale fu assorbita dallo svolgimento di Genova e dei contraccolpi del trattato tedesco-russo di Rapallo. In quel periodo (…) Mussolini si dedicò al ‘reportage’ di politica estera ed a consultare la Sibilla per conoscere se il mondo evolveva a destra o a sinistra. Ma, quando il 1° maggio 1922, i socialisti italiani si accinsero a celebrare la festa dei lavoratori con la solita astensione dal lavoro, Mussolini, che aveva proprio allora fatto adottare dai fascisti la data del 21 aprile come surrogato del 1° maggio, decise di dare battaglia ed inveì contro il governo in carica accusandolo di viltà. “”Tutto ciò che accade in questi giorni in Italia, alla vigilia della ricorrente buffonata socialista del 1° maggio, la quale assume questo anno uno spiccato carattere antifascista, può essere oggetto di amare ma assai utili meditazioni. Ancora una volta lo Stato liberale italiano ha data la manifesta prova di essere svuotato di ogni energia vitale. Avvicinandosi la fatidica data, che ormai non ha più niente di fatidico, il governo liberal italiano si è trovato di fronte a questo problema: come assicurare il funzionamento dei servizi pubblici nella giornata del primo maggio?”” E, dopo aver deplorato che il ministero in carica non era disposto a licenziare per lo meno la metà dei centomila scioperanti, annunziò che il fascismo avrebbe per suo conto cercato di assicurare i pubblici servizi.”” (pag 234)”,”ITAF-232″ “DOS PASSOS John”,”Sulle vie del Brasile.”,”DOS PASSOS John (1896-1970) scrittore e giornalista, è l’autore di alcuni capisaldi della letteratura americana come ‘Manhattan Transfer’, ’42° parallelo’, ‘Tre soldati’. Viaggiatore fin dall’infanzia, non smise mai dispingersi al di là dei confini statunitensi. Dal Medio Oriente al Messico, dalla Russia al Sud America. Il suo tenace impegno politico, che lo portò in Spagna durante la guerra civile, ne fa uno delle figure più significative del panorama intellettuale americano. Altro suo reportage pubblicato da Donzelli: ‘Orient Express’ (2011). “”Un giovane chiamato Pedro Livio MacGregor (…), che era candidato per il governo di Guanabara, mi spiegò il sistema elettorale. (…) Questo entusiasmo per i servizi sociali l’aveva spinto a candidarsi. In quanto socialdemocratico, faceva grande affidamento sul sostegno dell’ex presidente Kubitschek per la sua campagna. Nel descrivermi il sistema elettorale sottolineò che le elezioni davvero libere eran una grossa novità per il Brasile. Secondo lui, la prima era stata quella del 1955. Prima d’allora, soprattutto nell’entroterra, la gente si limitava a prendere le schede prestampate dai partiti e consegnate ai ‘coroneles’ (i “”colonnelli””), come venivano chiamati i capetti locali, e le depositiva nelle urne. Nel 1955 furono stampate schede ufficiali come quelle degli Stati Uniti, sulle quali l’elettore poteva segnare la sua scelta”” (pag 158-159)”,”AMLx-147″ “DOS-PASSOS John”,”Introduzione alla guerra civile.”,”Dos Passos (John Roderigo), romanziere americano (Chicago 1896 – Baltimora 1970). Contemporaneo di Hemingway e di Fitzgerald, è uno degli scrittori più importanti della ‘generazione perduta’ del periodo successivo alla prima guerra mondiale. Studiò all’università Harvard (1912-1916) ed esordì nella letteratura con uno spiccato senso di individualismo estetico. La guerra doveva modificare completamente il suo atteggiamento: ne ritornò deluso e amaramente realista. Iniziazione (One’s Man Initiation… 1917, 1920) e Il mondo fuori casa (Three Soldiers, 1921) testimoniano la rivolta morale contro la guerra e l’evoluzione profonda del romanziere, che non tardò a manifestarsi creatore originale in Nuova York (Manhattan Transfer) Le innovazioni materiali e formali (l’intersecarsi di diverse vicende, l’inserirsi dell”occhio fotografico’, l’uso della lingua parlata) che appaiono in quest’opera vennero brillantemente confermate in U.S.A.(1930-1936), vasta trilogia (Il quarantaduesimo parallelo, Millenovecentodiciannove,”,”MSPG-053″ “DOS-SANTOS Theotonio”,”Crisi del capitale e processo rivoluzionario.”,”(Tit.orig.: Estados Unidos y America Latina) Il capitalismo coloniale secondo A.G. Frank (pag 197-198) T. Dos-Santos giovane studios brasiliano di scienze sociaçli, lavora al CESO (Centro de Estudios SOcio-Economicos) a Santiago del Cile. Ha pubblicato in Italia ‘Socialismo e fascismo: dilemma dell’America Latina’ in ‘Il nuovo marxismo latino-americano’, Feltrinelli, 1970; ‘La crisi economica e il sottosviluppo’ in ‘Il capitalismo negli anni Settanta’, Mazzotta, 1972.”,”AMLx-198″ “DOSSETTI Giuseppe”,”Chiesa e Stato democratico.”,”Il testo qui pubblicato corrisopnde tranne poche varianti formali, al testo del discorso pronunciato all’Assemblea Costituente il 21 Marzo 1947″,”RELC-390″ “DOSTOIEVSKIJ Fjodor Michailovich”,”L’adolescente. (Podróstok)”,”””Soprattutto attraverso il personaggio di Versilov lo scrittore volle esprimere certe sue opinioni, sia politiche, – come la stroncatura di Bismarck – sia messianiche, – infatti torno qui il suo panslavismo, – sia infine religiose, (…)”” (pag 19)”,”VARx-030-FV” “DOSTOIEVSKIJ Fjodor Michailovich, a cura di Maria Rita LETO (DOSTOEVSKIJ)”,”L’adolescente.”,”””Tra spunto dalla corrente cronaca del tempo anche molto altro materiale che sostanzia il romanzo: ricatti finanziari, la falsificazione di titoli azionari, un tentativo di omicidio, nonché, last but not least per l’autore del ‘Giocatore’, le bische e la variegata fauna che gravita attorno al tappeto verde”””,”VARx-031-FV” “DOSTOJEVSKIJ (DOSTOEVSKIJ) Fjodor”,”Memorie del sottosuolo.”,”””Sono confessioni vere e false ad un tempo”” (dall’introduzione) “”Dostojevskij non era come quegli scrittori – anche insigni – della sua generazione, che studiavano il sorgere d’ua nuova ideologia o la decandenza d’una classe sociale con la freddezza un po’ distante con cui si compiono lavori scientifici o certe inchieste giornalistiche: i problemi degli altri interferivano con i suoi propriproblemi, si amalgamavano o contrastavano con essi, e soprattutto col più antico e insolubile, intorno all’esistenza di Dio, diventato addirittura angoscioso da quando egli aveva cominciato a piegare verso l’accettazione dell’autocrazia ortodossa e della solidarietà religiosa con gli altri popoli slavi””. (pag VIII-IX)”,”VARx-448″ “DOTA Ciro”,”Il dibattito sul problema coloniale nella stampa socialista (1887-1900).”,” pag 1049 Dibattito Antonio Labriola e Filippo Turati su “”Cuore e Critica”” (1890) (pag 1060) Limiti anticolonialismo democratico e socialista (pag 1062) “”L’eurocentrismo attraversa tutto il partito e provoca contraddizioni insanabili. Al fondo della posizione di Turati c’è l’illusione di uno sviluppo pacifico del capitalismo internazionale. Per quanto riguarda l’Italia non è estranea la convinzione che il suo sviluppo capitalistico possa avvenire al riparo dalla buferea imperialistica che sta sconvolgendo il mondo. Il socialismo italiano, privo di una originale interpretazione dell’imperialismo, incapace di cogliere le peculiarità dell’espansionismo italiano, non può che produrre e praticare un anticolonialismo legato a motivi umanitari, pacifisti e «utilitaristici». Si muove perciò lungo le direttrici ideologiche e politiche tracciate da Kautsky e largamente diffuse nel movimento socialista internazionale (90). …. finire (pag 1086-1087)”,”MITS-449″ “DOTA Ciro”,”Il dibattito sul problema coloniale nella stampa socialista (1887-1900).”,”Dibattito Antonio Labriola e Filippo Turati su “”Cuore e Critica”” (1890) (pag 1060) “”Il problema della colonizzazione eritrea non viene ignorato, ma affrontato in modo ambiguo e senza la necessaria determinazione da parte dei socialisti. Un dialogo a distanza, sulle colonne di «Cuore e Critica», si accende tra due massimi esponenti del socialismo italiano, Antonio Labriola e Filippo Turati (21). La discussione ruota inizialmente intorno al problema della colonizzazione eritrea ed alle soluzioni sull’utilizzo delle terre africane. Labriola parte dalla constatazione che «in Africa tanto ci siamo e ci rimarremo». L’opposizione dei radicali e dei socialisti, che non è valsa ad impedire l’inizio di una simile avventura, «…non è stata poi in seguito, né così forte, né così risoluta e precisa, da fare che quando si poteva se ne tornasse in tempo» (22). A questo punto è più opportuno, per Labriola, interessarsi della colonia, impedirne uno sfruttamento capitalistico, «… creare un sistema di coltivazione, o diretta o sussidiata», provare le forme della partecipazione e della cooperativa «occasione ottima per un esperimento di socialismo pratico» (23). Turati, sollecitato a intervenire dallo stesso Labriola, prende subito le distanze da tale impostazione del problema e la sottopone ad una severa critica. A suo parere il socialismo non è sperimentabile: «Esso si fa, non si prova… Forzare l’evoluzione, cancellare un periodo economico, saltare a piè pari dalla tribù africana al collettivismo sembrami un sogno» (24). Socialismo, quindi, frutto di una evoluzione di cui non si può alterare il ritmo. Anche i paesi africani, come ogni società, devono passare attraverso lo stadio capitalistico prima di giungere al collettivismo. Turati ipotizza la possibilità per questi paesi di percorrere certe fasi più rapidamente, ma a condizione di essere «…tratti a rimorchio dai paesi civili non già precorrendoli» (25). Marx ed Engels avevano avanzato una simile ipotesi in merito alla trasformazione del comune russo (26). I loro brevi e frammentari scritti sulla questione coloniale sono alquanto contraddittori. Il loro eurocentrismo poggia sulla convinzione della imminenza della rivoluzione in Europa e sul significato di rottura storica che il sistema capitalistico, la sua diffusione, ha per i paesi extraeuropei. Non mancano comunque apprezzamenti per il ruolo autonomo e attivo che i paesi coloniali possono giocare all’interno di una strategia mondiale della rivoluzione socialista. Turati ritiene una specie di utopia esigere dal governo italiano, un governo borghese, l’attuazione in Eritrea di una politica contraria agli interessi da esso rappresentati: «In Africa dovremmo tutto attendere dallo stato – ossia dal governo -, da Crispi, da donna Lina, dai banchieri, dagli innumerevoli mantenuti della Camera». Gli esperimenti socialisti sono fatalmente destinati al fallimento perché sono «un assurdo economico…» e resterebbero «asfissiati» da un ambiente esterno di natura opposta ed ostile (27). Dal dibattito emerge subito con chiarezza, a parte alcune opportune precisazioni di Turati, la mancanza di una condanna esplicita della politica africana. Palese è l’assenza di qualsiasi tentativo di analisi della nuova dinamica imperialista. La colonizzazione eritrea diventa pretesto per affrontare tematiche di ben altra natura. Al fondo della poco felice proposta di Labriola c’è la preoccupazione per lo sviluppo del movimento operaio, per la diffusione della dottrina socialista, per i mezzi più idonei per radicare nel movimento operaio una salda coscienza di classe e per sottrarlo alla influenza politica della borghesia. Labriola diffida della propaganda generica. Ritiene più utile mettere le masse di fronte ad esempi concreti capaci di evidenziare i limiti della borghesia, la sua incapacità a risolvere i problemi del paese. Da qui la sua proposta «ad absurdum» per mettere sotto gli occhi dei proletari «…non la questione astratta della proprietà e del capitale, ma dei casi concreti come questo dell’Eritrea, in cui si vede come nasce la proprietà borghese e come il capitale si impossessa della terra, ed è flagrante la contraddizione fra lo stato presuntivamente democratico e l’abuso della pubblica finanza a vantaggio di pochi» (28). Turati è puntuale nel cogliere la debolezza di una simile iniziativa che «sembraci tema di lezione e conferenza più che di agitazioni popolari» (29). Ormai il tema della colonizzazione non interessa più nessuno dei due interlocutori. Centrale nella loro discussione diventa il partito, l’organizzazione delle masse e la sua fusione con la coscienza socialista. (…) Labriola intuisce i limiti profondi dell’anticolonialismo democratico e socialista, ma è capace soltanto di proporre una accettazione di fatto della presenza italiana in Africa. (…) Sia Turati che Labriola arrecano all’anticolonialismo socialista più danni che altro. Turati col suo liquidare la questione coloniale come secondaria alla strategia attuale del movimento operaio e con richiami eurocentrici alla funzione «civilizzatrice» del capitalismo e della borghesia; Labriola con una accettazione di fatto della politica africana. La mancanza di una ricognizione dettagliata e puntuale delle molteplici cause all’origine della scelta imperialistica impedisce la ricerca della strategia più idonea per opporsi alle imprese coloniali”” [Ciro Dota, ‘Il dibattito sul problema coloniale nella stampa socialista (1887-1900)’, ‘Storia contemporanea’, Il Mulino, Bologna, n 6, 1979] [(21) ‘La questione sociale e la colonia eritrea’, in «Cuore e Critica», 16 aprile 1890: la lettera che dà avvio al dibattito scritta da Labriola a Baccarini, pubblicata per la prima volta sul foglio fiorentino «Il Risveglio» del 9 marzo 1890 è riportata, unitamente all’articolo apparso su «Cuore e Critica», in A. Labriola, ‘Scritti politici’, a cura di V. Gerratana, Bari, 1970, pp. 199-208; (22) A. Labriola, op. cit., p. 199; (23) Ibid., pp. 201-202; (24) ‘La questione sociale e la colonia eritrea’, cit., p. 74; (25) Ibid.; (26) Cfr. H. Carrère d’Encausse, R. Schram Stuart, ‘Il marxismo e l’Asia dal 1853 ad oggi’, Roma, 1967, p. 104. Su Engels si veda inoltre il saggio di F. Andreucci, ‘Engels, la questione coloniale e la rivoluzione in occidente’, in “”Studi Storici””, settembre 1971, pp. 437 ss.; (27) ‘La questione sociale e la colonia eritrea’, cit., p. 74; (28) Ibid., p. 75; (29) Ibid.] (pag 1059-1060-1061)”,”LABD-110″ “DOTOLI Giovanni, a cura; KATTAN Naim relazione generale, relazioni di George MELNYK Lise GAUVIN Aurélien BOIVIN Robert MANE Claude POIRIER Valerio BRUNI Giuseppe G. CASTORINA Giancarlo ROLLA John A. DICKINSON Jean ARROUYE Peter OLIVA Marco GRASSI Sergio Maria PELLIORA Irene POGGI Matteo BINASCO Elena BALDASSARRI Gianni VERDOLIVA Arianna PITINO Pietro PACIOCCHI”,”Canada. Le rotte della libertà. Atti del Convegno internazionale, Monopoli, 5-9 ottobre 2005.”,”testi in lingua italiana, inglese, francese”,”CANx-012″ “DOTTI Ugo”,”Storia degli intellettuali in Italia. III. Temi e ideologie dagli illuministi a Gramsci.”,”DOTTI insegna letteratura italiana all’Univ di Perugia. Curatore di importanti edizioni del Canzoniere di Petrarca, dei Canti di Leopardi, del Principe di Machiavelli, ha pubblicato numerosi studi.”,”ITAB-012″ “DOTTI Ugo”,”Storia degli intellettuali in Italia. I. Idee, mentalità e conflitti da Dante alla crisi dell’ umanesimo.”,”DOTTI insegna letteratura italiana all’Univ di Perugia. Curatore di importanti edizioni del Canzoniere di Petrarca, dei Canti di Leopardi, del Principe di Machiavelli, ha pubblicato numerosi studi.”,”ITAB-105″ “DOTTI Ugo”,”Storia degli intellettuali in Italia. II. Crisi e liberazione da Machiavelli a Galilei.”,”DOTTI insegna letteratura italiana all’Univ di Perugia. Curatore di importanti edizioni del Canzoniere di Petrarca, dei Canti di Leopardi, del Principe di Machiavelli, ha pubblicato numerosi studi.”,”ITAB-106″ “DOTTI Ugo”,”Machiavelli rivoluzionario. Vita e opere.”,”Ugo Dotti insegna Letteratura italiana all’Università di Perugia. Soprattutto noto come studioso di Petrarca, di cui ha scritto una Vita presto tradotta in Francia e del quale, in undici volumi, sta curando le lettere Familiari e Senili. Niccolò Machiavelli nacque a Firenze il 3 maggio del 1469. Machiavelli compare ufficialmente sulla scena pubblica nella prima metà del 1498. Due mesi dopo avere scritto la lettera sul Savonarola e cinque giorni soltanto dopo il supplizio del frate, il 28 maggio il Consiglio fiorentino degli Ottanta lo designò in modo abbastanza sorprendente, a segretario della seconda Cancelleria. Morì il 21 di giugno e sepolto in Santa Croce.”,”BIOx-068-FL” “DOTY P. e D.E. KOSHLAND R.M. STROUD M.F. PERUTZ D.C. PHILLIPS R.E. DICKERSON D.D. BROWN A. KORNBERG R.J. BRITTEN D.E. KOHNE H.M. TEMIN U.W. GOODENOUGH R.P. LEVINE M. PTASHNE W. GILBERT R.C. CLOWES O.L. MILLER G.S. STEIN J. SWINEHART L.J. KLEINSMITH M.D. COOPER A.R. LAWTON G.M. EDELMAN M.M. MAYER R.A. REISFELD B.D. KAHAN M.R. HILLEMAN A.A. TYTELL”,”Le basi molecolari della vita.”,”Scritti di P. DOTY D.E. KOSHLAND R.M. STROUD M.F. PERUTZ D.C. PHILLIPS R.E. DICKERSON D.D. BROWN A. KORNBERG R.J. BRITTEN D.E. KOHNE H.M. TEMIN U.W. GOODENOUGH R.P. LEVINE M. PTASHNE W. GILBERT R.C. CLOWES O.L. MILLER G.S. STEIN J. SWINEHART L.J. KLEINSMITH M.D. COOPER A.R. LAWTON G.M. EDELMAN M.M. MAYER R.A. REISFELD B.D. KAHAN M.R. HILLEMAN A.A. TYTELL”,”SCIx-302″ “DOUART Georges”,”L’ usine et l’ homme.”,”DOUART Georges ha lavorato come operaio specializzato nelle piccole e grandi imprese: ha discusso con migliaia di operai, dibattuto con decine di sindacalisti, contattato decine di funzionari. Qui dà la parola agli operai, militanti o elementi disorganizzati, essi spiegano a DOUART le difficoltà del loro lavoro, i rapporti con i padroni e la loro visione del mondo.”,”MFRx-158″ “DOUGLAS Mary”,”Come pensano le istituzioni.”,”L’A è una delle più note figure dell’antropologia contemporanea, attualmente ‘visiting professor’ all’Univ di Princeton.”,”TEOS-029″ “DOUGLAS Robert K.”,”China.”,”L’ essenza della politica inglese è ed è sempre stata quella di guardare alla Cina per privilegi commerciali piuttosto che per ingrandimenti territoriali, e, (…) all’ apertura del paese ai traffici del mondo (…)””. (pag 448) “”Una volta che la politica amministrativa delle province sia salda e basata su criteri di onestà, il fermento progressista che, sebbene ridotto, esiste nel paese, può guadagnare vita e energia e la Cina può persino occupare con successo la posizione nel mondo cui ha giustamente diritto per l’ abbondante popolazione, l’ immensa ricchezza, e l’ industriosità del suo popolo. (pag 448-449)”,”CINx-145″ “DOUGLAS William O.”,”Points of Rebellion.”,”William O. Douglas, Associate Justice of the Supreme Court. Condizioni di vita e discriminazioni razziali nei confronti delle minoranze negli Stati Uniti (anni ’70). “”Race is another source of dissent. As this is written, conflict over jobs for Blacks has erupted in Chicago, Pittsburgh, and Seattle. Blacks claim precious few jobs in ten crafts. In Chicago, they constitute 18 per cent of cement masons but only 1.7 per cent of carpenters, 0.3 per cent of pipe-fitters, and 0.2 per cent of sheet metal workers, 0.9 per cent of structural iron-workers, 2.9 per cent of plumbers. Negroes want parity as respects human dignity – parity as respects equal justice and parity in economic opportunities. Two out of three Negro families have earned less than $ 4.000 a year, as opposed to only 27 per cent of the whites. Only one out of five Negro families has made $ 6.000 or more, as opposed to one out of two white families. The chance of a Negro, age 24, of making $ 3.000 or more a year is 41 per cent while the chance of a 24-year-old white is 78 per cent. In April, 1968, only 3.5 per cent of the general population were unemployed, while for those in the slum areas it was 7 per cent, with 5.7 per cent for whites and 8.7 per cent for Negroes. The national white unemployment rate has been about 3.1 per cent and the national Negro unemployment rate 6.7 per cent. Police practices are anti-Negro. Employment practices are anti-Negro. Housing allocation is anti-Negro. Education is anti-Negro. (…) Over half of the six-and-a-half million Americans of Mexican descent in the Southwest live in poverty. Their unemployment rate is twice the national average and higher than the rate for the Blacks.The Black child in spite of the discrimination in our system completes an average of nine years of schooling. That is about two more years of schooling that the average American child of Mexican ancestry finishes. In Texas he finishes only 4.8 yeas on the average”” (pag 44-47)”,”USAS-230″ “DOUGLAS Mary a cura; saggi di Norman COHN Peter BROWN Keith THOMAS Alan MACFARLANE Alison REDMAYNE R. Geoffrey WILLIS Edwin ARDENER Robert BRAIN Julian PITT-RIVERS Esther GOODY Peter RIVIERE Anthony FORGE Godfrey LIENHARDT Ioan M. LEWIS Brian SPOONER G.I. JONES Malcom RUEL Thomas O. BEIDELMAN”,”La stregoneria. Confessioni e accuse, nell’analisi di storici e antropologi.”,”Mary Douglas, nata nel 1921, laureata ad Oxford, si è occupata di ricerche antropologiche dal 1943, quando lavorava per il Colonial Office. Si è poi specializzata (1947) in antropologia.”,”TEOS-139-FF” “DOUGLAS Susan J.”,”Inventing American Broadcasting, 1899-1922.”,”Susan J. Douglas associate professor of media and American Studies all’ Hampshire College”,”EDIx-239″ “DOUGLASS Elisha P.”,”Ribelli democratici nella rivoluzione Americana.”,”L’autore, DOUGLASS Elisha Peairs ha studiato alla Princeton University e alla Columbia University. Ha conseguito la laurea in filosofia e ha insegnato storia all’Università del Nord Carolina.”,”USAG-077″ “DOUGLASS Elisha P.”,”Ribelli democratici nella Rivoluzione Americana.”,”Elisha Peairs Douglass ha studiato alla Princeton e alla Columbia University, vi si nè addottorato in lettere e in giornalismo, nel 1949 ha conseguito a Yale la laurea in filosofia e ora insegna storia all’Università del North Carolina.”,”USAG-008-FV” “DOUHET Giulio”,”Probabili aspetti della guerra futura.”,”””Gli eserciti e le marine hanno perduto definitivamente la capacità di proteggere la nazione retrostante che può venire colpita indipendentemente dalla loro esistenza e dalla loro situazione. Il campo di battaglia non può più venire limitato, esso si estende a tutto il territorio ed a tutto il mare delle nazioni in lotta. Non può più esistere alcuna distinzione fra belligeranti e non belligeranti, perché tutti i cittadini, ovunque si trovino, possono venire colpiti direttamente dalle offese nemiche””. “”Non si possono classificare in civili e anticivili i mezzi di guerra. Anticivile sarà la guerra. i mezzi che in essa si impiegano non si possono distinguere che per la loro efficacia…”” (G. DOUHET) “”L’ aeroplano fornisce il mezzo di spandere grandi quantità di materiali ven efici, di raggiungere le armate e di rendere inabitabili regioni intiere: La guerra chimica trova nell’ aeroplano il mezzo per produrre effetti spaventevoli su superficie estesissisme”” (Maresciallo FOCH) (pag 40)”,”QMIx-101″ “DOUHET Giulio generale”,”Sintesi critica della grande guerra. Con prefazione di G. Masi.”,”Critica allo Stato Maggiore tedesco: “”Se il piano tedesco, invece di considerarlo al lume della pura strategia, lo si fosse considerato a quello del semplice buon senso, si sarebbe constatato che presentava vizi di origine addirittura capitali. Di fatto, se esso poteva portare, formalmente, all’ avvolgimento della sinistra francese, sostanzialmente, il suo primo effetto sarebbe stato quello di accrescere le forze avversarie, effetto diametralmente opposto all’ interesse tedesco. Con ciò non voglio affermare che lo Stato Maggiore tedesco non abbia tenuto presente che la violazione del Belgio avrebbe potuto avere per conseguenza l’ entrata in guerra del Belgio e dell’ Inghilterra. Al contrario: tale eventualità venne certamente presa in considerazione, ma non venne giudicata tale da imporre la rinuncia alla violazione del Belgio. Cioè, lo Stato Maggiore tedesco giudicò conveniente, ai suoi fini, la manovra avvolgente anche se questa, come conseguenza, avesse messo, come mise, il Belgio e l’ Inghilterra contro la Germania. Tale giudizio derivava anch’ esso da considerazioni d’ ordine puramente strategico. Il Belgio non disponeva di una forza tale da pesare fortemente sulla bilancia, e l’ Inghilterra non aveva, o quasi, esercito. Svolgendo una manovra avvolgente rapidissimamente e violentissimamente attraverso il Belgio, gli effetti sull’ esercito francese si sarebbero potuti ottenere prima che gli inglesi avessero potuto pesare efficacemente. Vinta la Francia con una rapidità fulminea, si sarebbe vinto poi: il più urgente era spezzare la Francia battendo il suo esercito.”” (pag 16)”,”QMIP-034″ “DOUHET Giulio”,”Diario critico di guerra. Volume II. Anno 1916.”,”Nella premessa si riporta una lettera di Douhet a Padre Semeria dove il primo propone un ‘bombardamento’ aereo simbolico su Vienna: lanciare un avvertimento agli austriaci che stavano bombardando con bombe vere le città italiane.”,”QMIP-059″ “DOURILLE-FEER Evelyne”,”L’ économie du Japon.”,”DOURILLE-FEER Evelyne è dottore in scienze economiche, ex studente all’ Università di Keio a Tokyo, diplomata in Lingue orientali in giapponese, specialista di economia del Giappone, economista al CEPII, membro del gruppo di progetto Aleph, presso il Commissariat général del Plan et chargée de cours à l’ INALCO. Tabella II: Il mutamento della struttura industriale. (pag 49) (in % del PIL, prezzi correnti) 1970 Settore primario Settore manifatturiero Costruzioni Servizi 1970 6.7 34.8 7.5 51.0 1993 2.4 25.8 9.9 61.9 (in % sull’ occupazione totale) 1970 20.2 26.7 8.1 35.0 1993 8.1 23.1 9.6 59.1 Una crescita erratica in un contesto congiunturale difficile. Problemi interni al Giappone. “”L’ aumento della produzione industriale, il dinamismo delle commesse pubbliche e la ripresa della domanda di costruzioni di abitazioni annunciarono, fin dal 1993; l’ uscita dalla recessione. Però, non solo la ripresa 1994 fu di una ampiezza quttro volte minore delle precedenti (crescita del PIL dell’ 1% soltanto) ma, fino al 2003, la crescita registra un ritmo incostante con delle nuove ricadute nella recessione (grafico 1). Questa instabilità economica si spiega innanzitutto con degli shocks congiunturali sfavorevoli, allo stesso tempo più numerosi e più frequentemente legati a dei fattori domestici rispetto a quelli dei decenni 1970 e 1980.”” (pag 52)”,”JAPE-019″ “DOUSSET-LEENHARDT Roselène”,”Colonialisme et contradictions. Nouvelle-Calédonie, 1878-1978. Les causes de l’insurrection de 1878.”,”Insurrezione generale delle tribù kanak della Nuova Caledonia del 1878, cause della rivolta (pag 128-) wikip: Popolazione Nel 2010 si stima che la popolazione abbia raggiunto i 253.743 abitanti. Buona parte di essi abita nel capoluogo Numea[5].[2] I principali gruppi etnici sono due: quello melanesiano, 45,1% della popolazione, e quello europeo, i cosiddetti Caldoche, 34,1%. Esistono altre minoranze tra cui quella polinesiana, 11,6% e quella indonesiana, 2,5%.[2] Religione[2] New Caledonia-CIA WFB Map (2004).png La popolazione è a maggioranza cristiana, il 54% della popolazione è cattolica, il 14% protestante e il 2,1% di altre confessioni cristiane. La restante parte della popolazione è legata ad altre religioni, 27%, e all’Islam, 2,7%. Lingua[modifica | modifica wikitesto] La lingua ufficiale della collettività è il francese. Insieme a quest’ultimo vengono tutelate altre lingue a livello regionale, che sono: Le varie lingue dei kanak, popolo melanesiano afferente all’area austronesiana, che vengono divise in quattro gruppi: lingue settentrionali (nyelâyu, kumak, caac, yuaga, jawe, nemi, fwâi, pije, pwaamèi, pwapwâ, dialetti della regione Voh-Koné), lingue centrali (cèmuhî, paicî, ajië, arhâ, arhö, orowe, neku, sîchë, tîrî, xârâcùù, xârâgùrè), lingue meridionali (nââ drubéa, nââ numèè) e lingue delle Isole della Lealtà (nengone, drehu, iaai). Il faga uvea , o uveano occidentale, unica lingua neocaledone appartenente alla famiglia polinesiana, parlata sull’isola di Ouvéa. Il nome uveano occidentale nasce in contrapposizione all’uveano orientale parlato sull’isola di Wallis, chiamata in lingua nativa Uvea.”,”FRQM-059″ “DOUTHAT Ross SALAM Reihan”,”Grand New Party. How Republicans Can Win the Working Class and Save the American Dream.”,”Douthat è un giornalista del New York Times autore di ‘Privilege: Harvard and the Education of the Ruling Class’. Salam è associate editor in ‘Atlantic’ e fellow della New America Foundation. Oscillazione del voto della classe operaia americana. “”At the root of both sides’ disappointment is the refusal of America’s working class – the non-college-educated voters who make up roughly half of the American electorate, and whose parents and grandparents once formed the heart of the Roosevelt coalition – to pick a side and stick with it. Since 1968, these voters have provided the “”silent majority”” that elected Nixon, the “”Reagan Democrats”” who gave the Gipper his landslides, and the “”angry white men”” who put the Gringrich GOP over the top in 1994. They have transformed the Republican Party from the “”party of the country club”” to the “”party of Sam’s Club””, in Minnesota governor Tim Pawlenty’s memorable phrase. Yet after each Republican triumph, this working-class constituency – the Sam’s Club voters, if you will – has become disillusioned with conservative governance and returned to the Democratic column: It happened with Carter, it happened with Clinton, and it happened again in 2006, after just four years of undivided Republican control.”” (pag 2) Peggioramento delle condizioni di vita della famiglia operaia americana, bianca, ispanica, nera (pag 8-9)”,”USAS-220″ “DOUZINAS Costas ZIZEK Slavoj a cura; scritti di aggi di Alain BADIOU Judith BALSO Bruno BOSTEELS Susan BUCK-MORSS Costas DOUZINAS Terry EAGLETON Pater HALLWARD Michael HARDT Jean-Luc NANCY Toni NEGRI Jacques RANCIERE Alessandro RUSSO Alberto TOSCANO Gianni VATTIMO Slavoj ZIZEK”,”L’idea di comunismo.”,”Saggi di Alain BADIOU Judith BALSO Bruno BOSTEELS Susan BUCK-MORSS Costas DOUZINAS Terry EAGLETON Pater HALLWARD Michael HARDT Jean-Luc NANCY Toni NEGRI Jacques RANCIERE Alessandro RUSSO Alberto TOSCANO Gianni VATTIMO Slavoj ZIZEK”,”TEOC-489″ “DOVRING Folke”,”Leninism. Political Economy as Pseudoscience.”,”Folke Dovring is Professor Emeritus of Agricultural Economics at the University of Illinois at Urbana-Champaign. He is the author of fourteen books, including Productivity and Value, Progress for Food or Food for Progress? Farming for Fuel, and Inequality.”,”LENS-017-FL” “DOWD Douglas F.”,”Storia del capitalismo americano dal 1776.”,”””Come si è osservato in precedenza, nel 1933 almeno un quarto della forza-lavoro era disoccupato. In questo primo periodo della presidenza, F.D.R. pose l’ accento sul “”sollievo”” e sulla “”ripresa””; il secondo ‘New Deal’ (che ebbe inizio nel 1935) vide il varo della più controversa “”riforma””. La distinzione è in qualche modo troppo netta, come si vedrà; resta il fatto che le riforme “”liberali”” del ‘New Deal’ dovettero attendere il 1935, per motivi da discutersi.”” (pag 142) “”L’ NRA (National Recovery Administration, ndr) (creato con il National Industrial Recovery Act del 1933 – NIRA-) pose ancora una volta il “”libero mercato”” quale arbitro riconosciuto e imparziale della produzione e dei prezzi, con centinaia di “”esperti legali””. (…) Nel nome della fissazione di codici di “”concorrenza leale””, gli esperti potevano definire prezzi al di sotto dei quali le imprese componenti non potevano vendere; l’ NRA rese cioè illegale la concorrenza sui prezzi e gli accordi per diminuire la produzione (o virtualmente qualsiasi accordo). In effetti, si trattò della sospensione delle leggi antitrust. (…) L’ NRA fu dichiarato incostituzionale nel maggio 1935 e, in seguito, le sue funzioni vennero parzialmente svolte dalle Fair Trade Laws (Leggi sulla correttezza commerciale).”” (pag 143)”,”USAE-056″ “DOWE Dieter”,”Aktion und Organisation. Arbeiterbewegung, sozialistische und kommunistische Bewegung in der preußischen Rheinprovinz 1820-1852. Teil 3. Die Reaktionszeit bis zum Kölner Kommunistenprozeß von 1852.”,”Il libro fotocopiato è composto solo dalla terza parte (pag 232-341) e dall’ indice posto all’ inizio del volume.”,”MGEx-156″ “DOWLING Edward T.”,”Matematica per economisti.”,”Edward T. Dowling collega di Dominick Salvatore professore di economia, Direttore del Dottorato di Ricerca, City College of New York.”,”ECOT-224-FL” “DOWNEY Fairfax”,”Solimano il Magnifico.”,”””Solimano stava godendosi in quel tempo la sicurezza e la tranquillità di Costantinopoli, dopo essere sfuggito per un pelo a un attentato, nel corso d’una delle sue campagne militari attuate in sostegno alle operazioni marittime di Kheyr-ed-din Barbarossa. Damiano, capo dei briganti dei monti Acrocerauni, era furtivamente disceso fino al campo turco, deciso a uccidere il Sultano nella sua tenda, nel bel mezzo delle sue truppe, e ad assicurarsi con questa impresa una fama immortale. (…) Ma nemmeno nella propria capitale doveva trovare una perfetta tranquillità. Una notte, nell’intimità della sua stanza da letto irruppe un’odalisca dell’harem. La veste che indossava chiarì d’un colpo il mistero della sua intrusione. Era, infatti, interamente vestita d’un color rosso fiammante: e la sua presenza costituiva il segnale tradizionale con cui il Sultano veniva avvertito che a Costantinopoli era scoppiato un grande incendio. Interi quartieri della città, comprese le carceri e tutti i prigionieri che vi si trovavano rinchiusi, bruciarono prima che si potesse estinguere l’incendio. La biblioteca di Mattia Corvino, che Solimano aveva portato via dall’Ungheria, andò completamente distrutta, come già era avvenuto al suo famoso prototipo di Alessandria d’Egitto. Ma questa sciagura non era da imputarsi a Solimano, né sul suo nome grava l’obbrobrio che circonda la memoria del fanatico Califfo Omar, il quale fece deliberatamente gettare gli inestimabili manoscritti alessandrini nei forni dei suoi bagni, dichiarando che nessun libro meritava di sopravvivere all’infuori del Corano. Come già in altri casi precedenti, si sospettò che fossero stati i Giannizzeri ad applicare l’incendio: era infatti loro costume domare le fiamme abbattendo tutte le case circostanti e approfittare della confusione per saccheggiarle col massimo impegno. Il fatto che questo incendio del 1539 sia stato l’unico degno di menzione durante il corso del suo regno depone assai favorevolmente sulla disciplina che Solimano sapeva mantenere. Un nuovo pericolo lo minacciò, quando nella città scoppiò una pestilenza che mieté le sue vittime tanto negli strati inferiori della popolazione quanto negli ambienti più elevati. (…) Alle trepidazioni causategli dall’incendio e dalla pestilenza, con le loro funeste conseguenze, e all’amara inquietudine dei sospetti, Solimano trovò un po’ di tregua nei monumenti alle glorie del suo regno che sorgevano in Costantinopoli e per tutto l’impero. Blocchi di granito egiziano, marmi di Paros e classiche colonne dei templi greci arrivavano continuamente, su navi, per edificare le belle moschee che operai bulgari e armeni costruivano in base ai progetti del grande architetto ottomano Sinan (1). Su questo genio autodidatta, alla cui potenza e ricchezza di concezione nessun altro artista del suo Paese seppe mai avvicinarsi, Solimano riversava ogni favore e ogni incoraggiamento”” (pag 224-227) [(1) Mi’mar Sinan: il più insigne architetto turco (Cesarea, 1489 – Costantinopoli, 1578?), al servizio di Solimano il Magnifico eresse oltre trecento fra moschee, palazzi, terme e scuole, in Turchia, a Damasco, a Budapest, traendo ispirazione dalla Santa Sofia di Costantinopoli, ma imprimendo ai suoi edifici un carattere schiettamente originale (N.d.T.)]”,”TURx-043″ “DOWNING Brian M.”,”The Military Revolution and Political Change. Origins of Democracy and Autocracy in Early Modern Europe.”,”Brian M. Downing ha vinto l’American Political Association’s Gabriel Almond Award per la dissertazione su cui ha basato questo libro.”,”QMIx-105-FSL” “DOWSE Robert E.”,”Left in the Centre. The Independent Labour Party, 1893-1940.”,”R.E. Dowse è Lecturer alla Exteter University. In precedenza è stato Lecturer alla Hull University. (1966) ILP e la Terza Internazionale. “”If the situation within the party was ambiguous concerning foreign affairs, no less was it so concerning the question of the ILP and the rival Second and Third Internationals (1). The reaction of the party to these Internationals, that is to the question of whether the ILP was to be a party of social reform or of social revolution, is indicative both of the ambiguity in the ILP’s position after 1918 in British politics, and of the division within the party. If the party remained within the Second International it was committed to a policy of piecemeal social reform and, more importantly, it would have continued an association with a group of parties all of whom had supported their respective government’s war efforts. But the wartime experiences of the ILP had convinced most members that support for a government, in such circumstances, was treachery to working-class interests. On the other hand the Third International adherents had ‘all’ opposed their government’s war efforts, and the Bolsheviks had actually turned a war into a social revolution. Clearly the ILP majority, with such a choice before them, was bound to look favourably upon the Third International,. Equally clearly ILP members such as Snowden and MacDonald, who had won the esteem and affection of the ILP, were not prepared to join it. Finally, the Labour Party was a strong supporter of the Second International and even if the ILP left the Second and joined the Third, the ILP would still be represented at the Second by virtue of its affiliation to the Labour Party. Between February 1919 and August 1920 the Second International held a series of conferences in Switzerland, and as a consequence of these the hostility felt by the ILP majority crystallised into a determination to leave the Second International. The reasons for this decision centred upon the Second’s condemnation of the German socialists for their support of the Kaiser’s war efforts, the insistence upon a reparations payment by Germany sufficient to cover Allied costs during the war, and the condemnation of the Russian Bolsheviks (2). In particular, the ILP majority was disgusted with the Second’s anti-bolshevik protestation, because, as John Paton states, ‘For me as for most Socialists, the fate of world socialism was bound up with the success or failure of the Russian Revolution’ (3). By August 1920 the ILP had officially disaffiliated from Second International, but no decision had been made to join the Third. The decision to join was held up for two reasons. Firstly, a highly important minority, to associate with the Third. Mac Donald’s, were adamant in their refusal to associate with the Third. MacDonald’s attitude to the Third International was always quit clear; he was utterly opposed to joining it, but not, in principle, opposed to working with it. He wished to reinvigorate the Second International and to associate the ILP with its revival. At the same time MacDonald was quite clear that a renewed Second International should forgo any attacks on German Social Democracy and that it should repudiate, so far as possible, reparations. Hence, when the French Socialists Thomas and Renaudel attacked the German Socialists at the Berne Conference in February 1919, MacDonald, in a bitter letter, excoriated their willingness to ‘let the world go to the devil’ (4). Disliking Bolshevism, he understood the Second International as ‘the only real bulwark against Bolshevism short of military executions’ (5) and he was willing to follow the logic of his argument when he accepted the Secretaryship of the International in November 1920 (6). Two of the ILP’s most popular and influential leaders were against a course of action which, for many party activists, was emotionally almost imperative. A second reason for the party’s hesitancy was the belief that to join the Third would involve a committment to the theory of armed revolt, clearly anathema to a party which had only two years before embraced pacifism”” note: (1) The Third International, which was established at the behest of and under the guidance of Lenin, was composed of revolutionary parties committed to the rapid overthrow of bourgeois governments. On the other hand, the ILP was closely associated with the moderate socialism of the older Second International, but badly disillusioned by the anti-German and pro-war attitudes of its adherents; (2) See ‘Forward’, 23 August 1919; A.F. Brockway, ‘Socialism Over Sixty Years’, (1946), p. 177; and ‘Bradford Pioneer’, 20 August 1919; (3) Paton, op. cit., p. 78; (4) ‘Forward’, 1 March 1919. At the Lucerne Conference of the Second International, August 1919, he described the wrangling as ‘heart breaking’, ibid., 23 August, 1919. By January 1920 MacDonald, in an attempt to meet the criticism of the Second International, was musing upon the possibility of excluding the more rabidly jingoist and nationalist parties: ‘Labour Leader’, 1 and 29 January 1920; (5) ‘Labour Leader’, 14 August 1919; (6) This action aroused a storm of protest within the ILP] (pag 51-52) Ok pronto per trasferire in Marx….? o ISC?”,”MUKx-198″ “DOYLE Roddy”,”Dentro la foresta. Romanzo. (Tit.orig.: Wilderness)”,”R. DOYLE è nato a Dublino nel 1958. Ha scritto altri libri presenti nel catalogo Guanda e Salani.”,”VARx-270″ “DOYLE William”,”L’Europa del vecchio ordine, 1660-1800.”,”Europa dell’Ancien Regime: violento odio settario contro gli appartenenti a confessioni dissidenti “”Anche se nel 1800 la superstizione popolare e i discorsi sulle streghe erano tuttora diffusi, le loro orrende manifestazioni sotto forma di torture, violenze e roghi erano state bandite. Inoltre l’intenso fervore politico del decennio precedente aveva rivolto in nuove direzioni i risentimenti e i timori popolari. Una delle forze della religione era di dare un senso di identità di gruppo, di solidarietà politica. Moltitudini incuranti di differenze teologiche erano capaci del più violento odio settario contro gli appartenenti a confessioni dissidenti. Gli ebrei, che ben prima della Riforma erano state vittime di questi sentimenti, continuarono ad esserlo. In Spana e in Portogallo gli sforzi dell’Inquisizione per eliminare sistematicamente gli ebrei dalla penisola iberica godevano dell’appoggio popolare, e l’afflusso di profughi iberici in Francia e in Inghilterra attizzò l’antica ostilità dei gentili. Nel 1753 il governo inglese fu costretto dalla piazza a ritirare un progetto di legge che concedeva i diritti civili agli ebrei. Ma dopo la Riforma furono i gruppi cristiani rivali a suscitare l’ostilità più accesa. L’ anticattolicesimo della plebe londinese era notorio e paralizzò il governo di Carlo II per buona parte del 1670-80: le voci di un «complotto papista» per rovesciare lo Stato protestante avevano troppa presa sul popolo per poterle ignorare senza pericolo. Nel 1790 le proposte di attenuare le leggi penali contro i cattolici provocarono i tumulti di Gordon. Nella Linguadoca, dove il protestantesimo rimase forte anche dopo la revoca dell’ editto di Nantes, la popolazione cattolica era presa spesso da ventate isteriche contro la minoranza dissidente, specie in tempi di calamità naturali o di guerre contro potenze protestanti. Fu in questo clima che il più famoso martire giudiziario del XVIII secolo, il protestante Jean Calas, venne giustiziato a Tolosa nel 1762; mentre l’emancipazione politica dei protestanti di Nimes e di Montauban nel 1789 gettò i semi della controrivoluzione cattolica. La religione era un fattore di coesione anche maggiore per le minoranze perseguitate. Quando i protestanti della Linguadoca videro minacciata dagli attacchi di Luigi XIV tutta la loro vita culturale e psicologica in un momento di crisi economica, la loro reazione fu violenta. Imbevuti dalla certezza di un’imminente Apocalisse da sermoni incendiari e da profeti convulsionari, essi esplosero in una rivolta fanatica che impegnò dal 1702 al 1705 un esercito in piena regole, e contribuì non poco a perpetuare e intensificare i timori dei loro vicini cattolici”” (pag 207-208) [William Doyle, ‘L’Europa del vecchio ordine, 1660-1800′, Editori Laterza, Roma Bari, 1987]”,”EURx-009-FSD” “DOYLE William”,”Storia Universale. L’Europa del Settecento. Vol. 14.”,”William Doyle è uno storico britannico, specializzato nella Francia del XVII Secolo, noto soprattutto per il suo Oxford History of the French Revolution. Nato nel 1942.”,”STOU-044-FL” “DRABKINA Elizaveta”,”Gli ultimi giorni di Lenin.”,”La DRABKINA era amica di LENIN.”,”LENS-099″ “DRABKINA Elisabetta FOFANOVA Margherita ANTONOV-OVSEENKO Vladimir ILIJN-GENEVSKI A. URALOV S. PESTKOVSKI S. CIUDNOVSKI G. FLEROVSKI I. PODVOISKI N. ANDREEV A. RASKOLNIKOV Fedor LOMOV G. PODGORNY A. GAMARNIK I. PLATONOV A. MAKHARADZE F. VOROSCILOV K. LEBEDEV P. FROLOV P. VILENSKI V. GUBELMAN M. FURMANOV D. GORBUNOV N. BONC-BRUJEVIC V. SEMASKO N. PETROVSKY G. PETERS J. KAJUROV V. LUNACIARSKI A. SCHLIKHTER A. KOLLONTAJ (KOLLONTAI) A. LEMKE M. NICOLA II VERKHOVSKI A. MALIANTOVIC P. KRASNOV P.”,”La rivoluzione d’ Ottobre. Memorie e testimonianze di rivoluzionari e controrivoluzionari.”,”DRABKINA Elisabetta FOFANOVA Margherita ANTONOV-OVSEENKO Vladimir ILIJN-GENEVSKI A. URALOV S. PESTKOVSKI S. CIUDNOVSKI G. FLEROVSKI I. PODVOISKI N. ANDREEV A. RASKOLNIKOV Fedor LOMOV G. PODGORNY A. GAMARNIK I. PLATONOV A. MAKHARADZE F. VOROSCILOV K. LEBEDEV P. FROLOV P. VILENSKI V. GUBELMAN M. FURMANOV D. GORBUNOV N. BONC-BRUJEVIC V. SEMASKO N. PETROVSKY G. PETERS J. KAJUROV V. LUNACIARSKI A. SCHLIKHTER A. KOLLONTAJ (KOLLONTAI) A. LEMKE M. NICOLA II VERKHOVSKI A. MALIANTOVIC P. KRASNOV P.”,”RIRO-182″ “DRABKINA Elisaveta”,”Gli ultimi giorni di Lenin.”,”Il 1920 e il 1921 sono gli anni che la Drabkina – testimone diretta, amica di Lenin, deportata poi nei campi staliniani e oggi come ieri ferma militante rivoluzionaria – descrive con appassionata precisione e lucida obiettività. Al centro della sua narrazione giganteggia la figura di Lenin, di un Lenin malato che muore lentamente stremato dallo sforzo fisico sovrumano che ha costituito il prezzo delle sue lunghe lotte. Lenin continua a studiare (pag 21-25)”,”LENS-063-FL” “DRABOVITCH W.”,”Les Intellectuels Francais et le Bolchévisme. La ligue des droits de l’ homme. Le néo-marxisme universitaire. Quelques grands intellectuels: André Gide, Romain Rolland et certains autres.”,”Contiene dedica autore a Charles Du Bos (Charles Du Bos Biographie en résumé Écrivain et critique littéraire français. Vie et Oeuvre “”Les Approximations de Charles Du Bos, c’est une collection d’Essais sur Valéry, Madame de Noailles, Gide, Proust, Amiel, Flaubert, Baudelaire, Bourget. Pareille constellation donne à cette collection d’essais une note temporelle. Mais si c’est l’actualité littéraire qui a fourni l’occasion de ces études, ce livre représente une attitude parfaitement inactuelle, dans le meilleur sens du mot. Pour peu que nous nous plongions dans cette lecture, nous nous sentons enveloppés de calme et de recueillement. C’est l’atmosphère de la contemplation. M. Ernst-Robert Curtius explique ce terme emprunté à la vie mystique. La critique européenne se tient ordinairement sur le plan de l’intelligence discursive. Finesse psychologique, intelligence nuancée, compréhension artistique très développée, telles sont les qualités fondamentales de cette critique, en particulier de la critique française, de Sainte-Beuve à Thibaudet. La critique de Charles Du Bos est d’une tout autre sorte. Elle a sa source, non pas dans l’intelligence analytique, mais dans une expérience intérieure d’espèce métaphysique, dans cet événement vécu que le chrétien nomme l’attouchement de la grâce, le mystique, l’illumination, l’artiste, la vision, le philosophe, l’intuition. Tous ces phénomènes ont un élément commun : la conscience d’une élévation soudaine, d’un brusque enlèvement, d’une véritable transmigration de l’âme, qui lui révèle une nouvelle science, lui dévoile une nouvelle réalité; c’est cet événement que Du Bos décrit sous le nom d’exaltation. […] Cette exaltation est d’une haute valeur et doit être mise sur le même rang que celle que Proust a donné de la création artistique. Chez Charles Du Bos, la critique littéraire devient le moyen d’exprimer une expérience intime de l’art, qui s’abreuve aux sources mêmes de cette exaltation. Elle nous donne la possibilité rare et précieuse de considérer la littérature française à travers une rare spiritualité extra-française (M. Ernst Curtius a montré précédemment que cette spiritualité jaillissait moins spontanément dans la littérature française que dans la littérature anglaise). Mais une pareille critique aura grand peine à se faire apprécier à son vrai mérite par la critique sociale. La seule forme qui convienne de façon entièrement adéquate à cette critique est peut-être le « Journal ». Les notations d’Amiel, Mon coeur mis à nu de Baudelaire, sont dans cette direction. Le Journal inédit de Charles Du Bos nous réserve des trésors spirituels. L’essai tel qu’il le manie, est une oeuvre d’art qui prend forme en émergeant, pour ainsi dire, du courant d’une méditation continuellement intérieure, telle qu’elle se dépeint au cours d’un Journal intellectuel. Ces Essais ne s’adressent qu’à des lecteurs dont l’intention est de suivre juqu’au bout l’auteur dans ses efforts pour ramifier et sonder toujours plus avant la pensée. L’homme pressé ne saura qu’en faire. Ils lui paraîtront beaucoup trop subtils. Ce qu’il veut, ce sont des résultats, et il ne trouvera là que des Approximations. Mais ce qui fait justement la beauté toute particulière de ces essais, c’est que le critique exige de nous cette noble tension de l’esprit dans laquelle on ne pourra jamais forcer la porte de la « House Beautiful ». (D’après Ernst-Robert Curtius, La Revue Nouvelle, 15 juillet-15 août 1926)”” Chronique des lettres françaises, nos 23-24, septembre-décembre 1926, p. 785-786. ) Il “”comunismo di guerra”” di Stalin. “”Alla morte di Lenin (1924), la sua NEP poteva ancora sussistere, a favore della lotta di Stalin contro le diverse opposizioni, per due o tre anni. A partire dal 1928, essa viene liquidata e il comunismo russo mostra di nuovo la sua vera fisionomia, quella del comunismo di guerra. Il ritorno offensivo del comunismo di guerra si produce su una scala molto più larga: si tratta di “”liquidare i Kulacs in quanto classe”” (Kulakcs-contadini stimati molto agiati per essere classificati come borghesi o, semplicemente, sospettati di frodare i soviets e denunciati come tali)””. Le “”autorità locali”” formano della bande che invadono e mettono a sacco le fattorie, i granai, le isbe dei “”kulacs””. Migliaia di contadini sono uccisi, feriti, torturati, imprigionati. Decine di migliaia sono rovinati e gettati, con le loro famiglie, nella strada””. (pag187)”,”FRAD-067″ “DRACHKOVITCH Milorad M. a cura; contributi di Jacques FREYMOND e Miklos MOLNAR Boris I. NICOLAEVSKY Max NOMAD Gerhart NIEMEYER Carl LANDAUER Milorad M. DRACHKOVITCH e Branko LAZITCH Stefan T. POSSONY”,”The Revolutionary Internationals 1864 – 1943.”,”Contributi di Jacques FREYMOND e Miklos MOLNAR (1° Internazionale), Boris I. NICOLAEVSKY (Società segrete e 1° I.), Max NOMAD (Tradizione anarchica), Gerhart NIEMEYER (2° Internazionale: 1889-1914), Carl LANDAUER (Socialdemocrazia), Milorad M. DRACHKOVITCH e Branko LAZITCH (3° Internazionale), Stefan T. POSSONY (Comintern strumento della strategia sovietica).”,”INTx-010″ “DRACHKOVITCH Milorad M. LAZITCH Branko a cura; saggi di Stefan T. POSSONY Bertram D. WOLFE Branko LAZITCH Richard C. THORNTON Bebette L. GROSS Boris SOUVARINE Milorad M. DRACHKOVITCH Henri BARBE’ Celie e Albert VASSART Eugenio REALE”,”The Comintern: Historical Highlights. Essays, Recollections, Documents.”,”Saggi di Stefan T. POSSONY Bertram D. WOLFE Branko LAZITCH Richard C. THORNTON Bebette L. GROSS Boris SOUVARINE Milorad M. DRACHKOVITCH Henri BARBE’ Celie e Albert VASSART Eugenio REALE Biografie di AUCLAIR BESTEL BORDIGA BRIZON BRODEL CACHIN DUNOIS FABRE FAURE FROSSARD GARCHERY GOURDEAUX KER LAFONT LEICIAGUE LONGUET LORIOT LOUIS MARRANE MERIC MERRHEIM METAYER MONATTE PIOCH RAPPOPORT RENAUD RENOULT SELLIER SOUTIF SOUVARINE TORRES TREINT VAILLANT-COUTURIER VERFEUIL WALECKI”,”INTT-257″ “DRACHKOVITCH Milorad M. presentazione, collaborazione di Raymond ARON Adam B. ULAM Bertram D. WOLFE Arthur A. COHEN Boris SOUVARINE Theordore DRAPER Merle FAINSOD Richard LOWENTHAL”,”De Marx a Mao Tsé-Toung. Un siècle d’Internationale marxiste. (Tit.orig.: Marxism in the Modern World)”,”Collaborazione di: Raymond ARON (impatto del marxismo nel XX secolo) Adam B. ULAM (titoismo) Bertram D. WOLFE (leninismo) Arthur A. COHEN (maoismo) Boris SOUVARINE (stalinismo) Theordore DRAPER castrismo) Merle FAINSOD (krusciovismo) Richard LOWENTHAL (comunismo pluralistico) L’istituto Hoover ha organizzato nel 1964 all’Università di Stanford (California) un seminario in occasione del centenario della prima internazionale delle relazioni sul destino del marxismo nel XX secolo. Contiene il saggio di R. ARON ‘L’impact du marxisme au XXe siècle'”,”TEOC-528″ “DRACHKOVITCH Milorad M. presentazione, collaborazione di Raymond ARON Adam B. ULAM Bertram D. WOLFE Arthur A. COHEN Boris SOUVARINE Theordore DRAPER Merle FAINSOD Richard LOWENTHAL”,”De Marx a Mao Tsé-Toung. Un siècle d’Internationale marxiste. (Tit.orig.: Marxism in the Modern World)”,”Bertrand D. Wolfe, ‘Le léninisme’ (pag 73-124) Lenin si dissocia dalla rivoluzione permanente. “”Lénine s’empressa de se dissocier de la thérie de la «révolution permanente», telle que l’exposent Parvus et Trotsky. La dictature révolutionnaire démocratique «’ne peut pas être’ un gouvernement de démocratie travailliste» ou présenter une «majorité social-démocrate». Cela n’est pas possible, «car seule put être durable une dictature révolutionnaire s’appuyant sur l’écrasante majorité du peuple… Mais le prolétariat russe ne constitue pour l’instant qu’une minorité de la population. Il ne peut se transformer en une grande et écrasante majorité que s’il fusionne avec la masse des semi-prolétaires, des petits propriétaires, c’est-à-dire avec les masses urbaines et rurales des petits-bourgeois pauvres. Et une telle composition… se réfléchira dans celle du gouvernement révolutionnaire» (24). Et encore: « … finire (pag 96-97)”,”TEOC-032-FV” “DRACHKOVITCH Milorad M.”,”Les socialismes français et allemand et le probleme de la guerre, 1870-1914.”,” Importanza del testamento politico di Engels (introduzione di Engels a Lotte di classe in Francia di Marx) (pag 196-199) Grande collera di Lenin vs Kautsky (pag 301-305) “”Ce qui est caractéristique dans les conceptions de Kautsky et représente le point sur lequel Lénine l’attaquait avec une violence extraordinaire (1), c’est qu’il refusait de considérer d’après «un lieu commun insipide» que la guerre mondiale «fût le produit du capitalisme ou de l’impérialisme». Les causes profondes de la guerre étaient à ses yeux tout autres: «Le fait le plus remarquable concernant la guerre mondiale: l’isolement de l’Allemagne, la haine de tous les peuples contre l’Empire allemand, l’union de toutes les nations de culture moderne contre le peuple allemand, ne peut pas être expliqué par la concurrence sur le marché du monde ou par le désir des colonies» (2). La guerre si compliquée, survennue sans la volonté de la grande majorité de ses participants, dans laquelle les buts de guerre des grandes puissances n’étaient ni clairement conçus ni manifestement exposés, où le gouvernement impérial créait avec une adresse exemplaire la psychose qui lui convenait, posait aux socialistes des problèmes extrêmement difficiles. Kautsky tâchait donc de dégager un critère strictement marxiste pour déterminer l’attitude de la social-démocratie envers la guerre (3). Nous avons vu ses explications sur les circonstances existant en Allemagne aux premiers jours du mois d’août et qui retournèment les convictions des antimilitaristes les plus endurcis. Cependant, Kautsky distinguait dans le parti, même à ce moment-là, deux courants extrêmistes; entre ces deux tendances se trouvait la grande majorité du parti, dont il voulait en quelque sorte se faire l’interprête. Voyons d’abord sa critique des extrémistes, pour arriver ensuite à sa conception de l’«orthodoxie» marxiste”” (pag 302) [(1) Lénine critiquait surtout la théorie de «l’ultra-impérialisme» que Kautsky développait dans la ‘Neue Zeit’ en 1915. D’après cette théorie, que Lénine qualifie «d’ultra-niaiserie», Kautksy envisageait une nouvelle phase d’impérialisme, caractérisée par «l’union et non … la lutte des impérialismes du monde entier, la phase de la cessation des guerres en régime capitaliste, la phase de l’exploitation de l’univers en commun» par le capital financier uni «à l’échelle internationale». V.I. Lénine, ‘L’imperialisme, stade suprême du capitalisme’, Paris, 1945, p. 84; (2) ‘Sozialisten und Krieg’, p. 435. De même, p. 652; (3) Cf. le chapitre «Die Sozialisten im Deutschen Reich», ibid., p. 436-480] [(in) Milorad M. Drachkovitch ‘Les socialismes français et allemand et le probleme de la guerre, 1870-1914′, Librairie E. Droz, Geneve, 1953] (“”Ciò che è caratteristico delle concezioni di Kautsky e rappresenta il punto su cui Lenin lo ha attaccato con straordinaria violenza (1) è che si è rifiutato di considerare in quanto “”luogo comune insipido”” che la guerra mondiale “”è stato il prodotto del capitalismo o dell’imperialismo””. Le cause della guerra erano ai suoi occhi molto diverse: “”Il fatto più importante concernente la guerra mondiale: l’isolamento della Germania, l’odio di tutti i popoli contro l’Impero tedesco, l’unione di tutte le nazioni della cultura moderna contro il popolo tedesco, non può essere spiegato dalla concorrenza sul mercato mondiale o dalla volontà di colonie”” (2). La guerra così complicata, scoppiata senza la volontà della grande maggioranza dei suoi partecipanti, in cui gli obiettivi di guerra delle grandi potenze non erano né chiaramente concepiti né manifestamente affermati, dove il governo imperiale creò con abilità esemplare la psicosi che gli si addiceva, pose ai socialisti dei problemi estremamente difficili. Kautsky ha cercato quindi di identificare un criterio strettamente marxista per determinare l’atteggiamento della socialdemocrazia nei confronti della guerra (3). Abbiamo visto le sue spiegazioni sulle circostanze esistenti in Germania nei primi giorni di agosto e che ribaltano le convinzioni dei più incalliti antimilitaristi. Tuttavia, Kautsky distinse nel partito, anche allora, due correnti estremiste; tra queste due tendenze c’era la grande maggioranza del partito, di cui voleva in qualche modo essere l’interprete. Guardiamo prima la sua critica agli estremisti, per poi arrivare alla sua concezione dell'””ortodossia”” marxista”” (pag 302) [(1) Lenin criticava in particolare la teoria dell’ «ultraimperialismo» che Kautsky sviluppò sulla ‘Neue Zeit’ nel 1915. Secondo questa teoria, che Lenin chiamava «ultra-stupidità», Kautsky immaginava una nuova fase dell’imperialismo, caratterizzata dall’«unione e non … dalla lotta degli imperialismi del mondo intero. La fase della cessazione delle guerre in regime capitalistico, la fase dello sfruttamento dell’intero universo» da parte del capitale finanziario unito «su scala internazionale». V.I. Lenin, ‘Imperialismo, stadio supremo del capitalismo’, Paris, 1945, p. 84; (2) ‘Sozialisten und Krieg’, p. 435. Allo stesso modo, p. 652; (3) Cfr. il capitolo “”Die Sozialisten im Deutschen Reich””, ibid., p. 436-480]) [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM]”,”INTS-066″
“DRAGOMIROFF Generale; CLAUSEWITZ Carl”,”Principes essentiels pour la conduite de la guerre interpreté par le General Dragomiroff. Traduit du russe et de l’ allemand.”,”NAPOLEONE nella sua conversazione con il nostro inviato BALACHEFF nel 1812 disse: “”Credete di sapere tutto sulla guerra perché avete letto Jomini! Ma, se il suo libro avesse potuto insegnarvi, l’ avrei forse lasciato pubblicare?”” Pietro il grande a proposito del regolamento disse: “”Le ordinanze sono scritte, ma non i tempi e gli imprevisti”””,”QMIx-100″
“DRAGONI Carlo”,”Le basi economiche dell’ agricoltura sovietica.”,”Libro dedicato alla memoria di Giovanni MONTEMARTINI e di Alberto CARONCINI, Mario CHIRI e Livio MARCHETTI”,”RUSU-144″
“DRAGUHN Werner a cura; saggi di Matthias NAß Markus TIDTEN Uwe HALBACH Thomas HOPPE Günter SIEMENS Kay MÖLLER Manfred POHL Gerhard WILL Citha D. MAAß”,”Asien nach dem Ende der Sowjetunion. Die Auswirkungen des Zerfalls der sowjetischen Großmacht auf Politik, Gesellschaft und Wirtschaft der asiatischen Staaten.”,”saggi di Matthias NAß Markus TIDTEN Uwe HALBACH Thomas HOPPE Günter SIEMENS Kay MÖLLER Manfred POHL Gerhard WILL Citha D. MAAß”,”ASIx-032″
“DRAKE Stillman”,”Galileo.”,”Stillman Drake (1910-1995) ha insegnato Storia della scienza nell’Università di Toronto. E’ stato uno dei massimi studiosi di Galileo, del quale ha curato un’edizione inglese delle opere scientifiche. Al Mulino è uscito il suo fondamentale ‘Galileo. Una biografia scientifica’ (1988). “”Fu, a giudizio dell’autore, l’ostilità dei filosofi a innescare il processo e fu errore della Chiesa scegliere, con la condanna, una scienza contro l’altra, finendo per sancire il divorzio tra scienza e fede”” (4° di copertina)”,”SCIx-520″
“DRAKELEY Steven”,”The History of Indonesia.”,”DRAKELEY Steven è Professore di Humanities all’ University of Western Sydney. La controrivoluzione indonesiana. “”Friction was inevitable and clashes escalated between rival units. Matters boiled over in September when leftist units associated with the Indonesian Communist party (PKI) seized the East Javanese town of Madiun and issued a grandiose announcement that they had established a new national government. At this point, Musso, the new leader of PKI who had spent most of the previous 20 years in Moscow, made a massive miscalculation. Musso endorsed the rebellion and raced to Madiun to lead it. The government reacted with vigor, dispatching the Siliwangi Division to deal with the rebels. Sukarno threw his political weight decisively behind the government, denouncing what he carefully termed the “”PKI-Musso””. Within weeks, the leftist forces were defeated and their leaders either captured or killed, including Musso. Thereafter, leftists, PKI in particular, were regarded with extreme hostility by the majority of the senior officer corps who saw them as having “”stabbed the republic in the back”” during the war for independence. The Madiun Rebellion left another significant legacy. During their brief period of control of Madiun, leftist forces killed many ‘santri’ Muslim civilians in the vicinity. In the wake of the leftist defeat, revenge killings of ‘abangan’ civilians took place. The left in Java had become significantly associed with the ‘abangan’ community, a phenomenon that was to have dire consequences later””. (pag 89-90)”,”ASIx-091″
“DRAPEAU Thierry BEAUDET Pierre a cura; saggi di Thierry DRAPEAU Kevin B. ANDERSON Philippe HURTEAU Amy E. MARTIN Carlo DE-MARIA e Patrizia DOGLIANI Mark LAUSE e Timothy MESSER-KRUSE Xavier LAFRANCE Pierre BEAUDET Paul D’ALMATO Alvin FINKEL Hongsheng JIANG Gustave MASSIAH Christophe AGUITON Pascale DUFOUR e Héloise NEZ Pierre MOUTERDE Thomas COLLOMBAT Thierry DRAPEAU Pierre BEAUDET”,”L’Internationale sera le genre humain! De l’Association internationale des travailleurs à aujourd’hui.”,”Opera pubblicata in occasione del 150° anniversario della fondazione dell’AIT e ricostruisce il lungo sforzo della solidarietà operaia L’AIT nasce a Londra il 28 settembre 1864. Internazionalismo irlandese. Feniani (membri della Fratellanza feniana, dall’eroe gaelico Finn MacCunhail, società segreta irlandese fondata (1858) da J. O’Mahony, repubblicani, svolsero azioni militari e terroristiche)”,”INTx-070″
“DRAPER Theodore”,”American Communism and Soviet Russia.”,”L’A, associate editor de ‘The Reporter’ ha pure scritto ‘The Roots of American Communism’ (1957), ‘The 84th Infantry Division in the Battle of Germany’ (memorie della propria unità militare) e ‘The Six Weeks’ War’ (una storia della caduta della FR nella 2° GM).”,”MUSx-011″
“DRAPER Theodore”,”The Roots of American Communism.”,”Trotsky e la rivoluzione in America. “”L’ imminenza di un collasso zarista non fu anticipata né da Lenin né da Trotsky. Lenin, che era molto più vicino alla Russia di quanto lo fossero gli esiliati di New York, tenne un discorso a Zurigo approssimativamente nello stesso momento del meeting di Brooklyn, in cui egli amaramente stimava che avrebbe potuto non vivere abbastanza per vedere la prossima rivoluzione russa – meno di un mese prima (Collected works, vol XIX, pag 404, nota). Quando Trotsky partì per gli Stati Uniti, scrisse in una lettera: “”Questa è l’ ultima volta che lancio uno sguardo su quella vecchia canaille Europa””. Trotsky non si comportava come se egli andasse a stare a New York per soli due mesi. Sebbene estremamente parco su come cercasse di conoscere la città in quel periodo, raccontò come “”si gettò negli affari del socialismo americano tanto rapidamente e mi trovai subito a lavorare sommerso fino al collo in esso””. A parte il suo lavoro per la Novy Mir e le relazioni in tedesco e russo, egli spese la maggior parte del suo tempo nella New York Public Library studiando l’ economia americana. Retrospettivamente, egli non considerò mai il suo soggiorno americano veramente importante, eccetto come un breve interludio tra il suo lungo esilio in Europa e il suo ritorno in Russia. I suoi biografi hanno seguito il suo esempio, con il risultato di non dare nessun resoconto soddisfacente del suo breve ma significativo soggiorno in America. Sfortunatamente per il piano riportato da Katayama e Lore di fare Trotsky un leader della futura rivoluzione americana, si verificò un lontano incidente. Il 15 febbraio del 1917, Nicola II, zar di tutte le Russie, velocemente abdicò. (…)””. (pag 84-85)”,”MUSx-163″
“DRAPER Hal, with the assistance of the Center for Socialist History”,”The Marx-Engels Register. Volume II of the Marx-Engels Cyclopedia. A Complete Bibliography of Marx and Engels’ Individual Writings.”,”Centri di ricerca su Marx Engels citati nell’appendice IV: – Institute of Marxism-Leninism IML (fondato nel 1921 da Riazanov (v. breve storia) (pag 217) – Karl Marx House (Trier) combina Museo, Biblioteca e centro di ricerca fatto funzionare dalla Friedrich Ebert Foundation. (vedi breve storia, p. 217) – Friedriech Engels House (Wuppertal). Luogo d nascita di Engels distrutto dalle bombe nel 1943. Dal 1978 pubblica dei pamphlet ‘Nachrichten aus dem Engels-Haus’ (Report from…) (un numero all’anno). Il direttore (al 1988) è Michael Knieriem che ha pubblicato importanti contributi su Engels.”,”MADS-649″
“DRAPER Hal”,”The Myth of Lenin’s “”Revolutionary Defeatism””.”,”Scritto Lenin ‘La caduta di Port Arthur’ su conseguenze disfatta per la strategia rivoluzionaria in Russia (pag 4/31) Quattro formule di Lenin (pag 14/31) 1. Speciale posizione della Russia: disfatta della Russia contro la Germania è il “”male minore”” 2. La disfatta facilita la rivoluzione 3. Ci si deve augurare la sconfitta del proprio paese in ogni paese 4. Non ci si deve fermare a causa del rischio della sconfitta del proprio paese Articoli di Lenin sulla guerra (pag 29-30/31) – Compiti della socialdemocrazia rivoluzionaria nella guerra europea (non pubblicato) – La guerra europea e il socialismo internazionale – La guerra e la socialdemocrazia russa .- Sudekums russo – Sotto una bandiera rubata (stolen flag) – Disfatta del ‘proprio’ governo nella guerra imperialista (luglio 1915) – Socialismo e guerra (1915) – Crollo della 2° internazionale (19016) – Lettere di Lenin – W. Kolb e G. Plekhanov (1916) – Tesi per la conferenza di Kienthal – Pamphlet da Junius (1916) – Programma militare della rivoluzione proletaria (1916-17)”,”LENS-268″
“DRAPER Theodore”,”A Struggle for Power. The American Revolution.”,”Theodore Draper, winner of the American Historical Association’s 1990 Herbert Feis Award Nonacademically.”,”USAG-007-FL”
“DREANO Bernard”,”Guerres et paix au Caucase. Empires, peuples et nations.”,”DREANO Bernard militante associativo, è copresidente di hCa International Dello stesso autore: ‘Dépression sur le Sud-Caucase. Voyage entre guerre et paix’ (2003) “”Plus on monte dans la hiérarchie, plus il est nécessaire qu’un esprit réfléchi accompagne l’audace, afin qu’elle ne soit pas une impulsion vaine et aveugle de la passion”” (Carl von Clausewitz, De la guerre) (pag 19)”,”RUSx-160″
“DREISER Theodore, a cura di Agostino LOMBARDO”,”Caro Roosevelt. Lettere 1900-1945.”,”Figlio di emigrati tedeschi, Theodore DREISER (1871-1945) girò in lungo e in largo gli Stati Uniti compiendo la propria educazione nel contrasto tra la vita rurale e quella delle grandi metropoli americane (New York, Chicago, Philadelphia). Fu reporter, direttore di riviste popolari, romanziere. Tedeschi, inglesi e francesi. “”Parto domani per la fattoria di Poulteny Bigelow sull’ Hudson dove starò per un pò di giorni. E’ uno dei vecchi amici dell’ imperatore tedesco ed è stato a Potsdam per mesi, ma è contro il militarismo. Personalmente penso che sarebbe un’ ottima cosa per l’ Europa e il mondo – stimolante – se la spregevole aristocrazia britannica e lo snobismo dell’ intellighenzia inglese fossero annientati e un Viceré tedesco si insediasse a Londra. Temo molto che non succederà ma così è la vita. Sfortunatamente, con tutte le loro straordinarie qualità i tedeschi mancano di immaginazione – dote affascinante che i francesi avevano sotto Napoleone. Io sto per Guglielmo R.I. (Guglielmo II R(ex) I(mperator), ndt) anche nella sconfitta). (pag 52, 10 novembre 1914)”,”USAS-123″
“DREISER Theodore”,”Alba. Storia di me stesso. Volume secondo.”,”””Mi ha sempre divertito l’entusiasmo dei cosiddetti esseri viventi per i mutamenti, e quel non so che di strano che c’è nella natura e che vorrebbe sempre essere sulle mosse per andare. Si parla di elementi stabili, ma non c’è niente di stabile. Se lasciamo andare le cose per il loro corso, vediamo che cambiano quasi altrettanto in fretta di quando noi le influenziamo direttamente. Gli edifici, le città, le nazioni, le idee, gli dei e perfino le concezioni morali finiscono con l’essere messe da (parte) (…)””. (pag 103) pag 374 Theodore Dreiser « Egli aveva coscienza di quel passo cadenzato, mentre lo spingevano avanti, avanti, verso quella porta. Ora era lì. Ora l’aprivano. Eccola là, infine, la sedia… che aveva tanto temuta… » (Theodore Dreiser, Una tragedia americana) Theodore Dreiser Theodore Dreiser (Terre Haute, 27 agosto 1871 – Hollywood, 28 dicembre 1945) è stato uno scrittore e poeta statunitense, considerato il padre del romanzo moderno americano e uno dei maggiori esponenti del realismo. Figlio di un immigrato tedesco, era nato a Terre Haute, nello stato dell’Indiana, quando la sua famiglia era in condizioni economiche molto precarie. Riuscì ad arrivare all’università dopo aver fatto (come tanti altri scrittori degli Stati Uniti) moltissimi mestieri. Scrisse il suo primo romanzo, Sister Carrie, nel 1900: il libro racconta la storia di una ragazza che si vende per raggiungere il successo. L’opera, sebbene più tardi riconosciuta come una delle sue più felici, non ebbe risonanza alcuna. Dreiser, tuttavia, ne trasse qualche vantaggio professionale, e nel 1907 diventò direttore di una casa editrice, avendo così molto più tempo per scrivere. Poté poi fare esclusivamente lo scrittore nel 1911, quando il suo secondo romanzo Jennie Gerhardt, ebbe un discreto successo. Nel 1912 pubblicò Il finanziere e nel 1914 Il titano, libri nei quali tratteggiava la figura dell’industriale Yerkes, realmente esistente. Theodore Dreiser (1918).Fu con questi due romanzi che Dreiser assunse preciso connotato letterario: quello, cioè, dell’interprete e del cronista dello sviluppo finanziario ed industriale a cavallo tra il XIX secolo e XX secolo. Un mondo ricco di spinte creative, di entusiasmi, ma povero di scrupoli, tutto tese all’adorazione del “”moloch”” del dollaro. Smania di potere, sesso ed intrighi sono il crogiuolo dal quale Dreiser ricava le sue trame, talvolta risolte in uno stile un po’ pesante e farraginoso (con forti echi di Balzac e Zola), tal altra con rara felicità, come nella sua opera più riuscita, Una tragedia americana, allucinante parabola di un social climber (“”arrampicatore sociale”” in inglese), dalla quale è stata tratta anche una commedia di successo di Patrick Kearney ed un notissimo film con Montgomery Clift, Elizabeth Taylor e Shelley Winters. Dreiser fu anche autore di poesie, saggi e scritti di viaggio e di numerosi altri romanzi. Nelle composizioni meno riuscite, successive a Una tragedia americana, tuttavia, egli si lascerà troppo influenzare dal positivismo, dando vita a opere a tesi, di minore interesse letterario. Nelle sue lettere egli si definiva comunista e auspicava la rivoluzione negli Stati Uniti. Durante la II guerra mondiale criticò l’entrata in guerra degli Stati uniti contro la Germania nazista in soccorso dell’inghilterra, perché la considerava “”imperialista””. (Wikip)”,”VARx-287″
“DREYFUS Michel”,”L’ Europe des socialistes. Identites politiques europeennes.”,”Costituzione Internazionale (1889 – 1914), geografia del socialismo in Europa, Q revisionismo, coloniale, frattura della 1° GM pacifismo e union sacree, grande biennio 1917 – 1918, divisioni e riunificazioni movimento socialista, 1919 – 1923, incomprensione fascismo, seconda crisi revisionista e socialismo di sinistra, Q unità d’azione con PC, 2° GM, ricostruzione internazionale, guerra fredda, 2° dopoguerra, Q Europa e CED. L’A è ingenieur de recherches al CNRS e specialista di storia del movimento operaio. Scrive sul ‘Mouvement social’ ‘Communisme’ ‘Revue d’histoire moderne et contemporaine’. Collabora al Dictionnaire di MAITRON.”,”EURx-037″
“DREYFUS Michel”,”Les sources de l’histoire ouvriere, sociale et industrielle en France, XIX-XX siecle. Guide documentaire.”,”rec ROUX Jean Pierre, FRIDENSON Patrick, P. DOGLIANI La guida recensisce un migliaio tra centri di ricerca pubblici e privati, archivi e depositi di materiale storico. Il periodo storico che prevale dalla descrizione dei fondi è quello della Terza Repubblica, cioè dalla Comune di Parigi alla fine della 2° GM. Michel DREYFUS un tempo archivista alla Bibliotheque de Documentation internationale contemporaine (BDIC) di Nanterre, è ora ricercatore del CNRS, ed è impegnato in un pluriannuale progetto di reperimento degli archivi riguardanti la storia sociale e politica della classe operaia francese. Specialista della storia del movimento operaio francese, è stato collaboratore di Jean MAITRON nel ‘Dictionnaire biographique’. Scrive o ha scritto su ‘Mouvement social’, ‘Communisme’ e ‘Revue d’histoire moderne et contemporaine’. Altri libri di DREYFUS: -PCF, crises et dissidences: de 1920 à nos jours. COMPLEXE. 1990 (crisi e dissidenza dal partito dal congresso di Tours nel dicembre del 1920 al patto HITLER-STALIN del 1939 fino agli allontanamenti degli anni ’70 e ’80 (FISZBIN, JUQUIN, rinnovatori e ricostruttori ecc.) passando per i processi contro MARTY e TILLON e per la crisi dell’anno ‘terribile’ 1956. La parte narrativa è completata da un’analisi del retroterra sociale e politico del ‘dissidenti’). -L’Europe des socialistes. COMPLEXE. BRUXELLES. 1991 -La mutualité: une histoire maintenant accessible à tous. FNMF. 1988 pref René TEULADE -La mutualité. Histoire, droit, sociologie. Vol 5 del ‘Traité de securité sociale’. LGDJ. 1990, di DREYFUS, Yves SAINT-JOURS e Dominique DURAND -Vie sociale. N° 11-12. Les Mouvements de femmes, 1919-1940. Guide des sources documentaires. CEDIAS. 1985 con Francoise BLUM, Colette CHAMBELLAND -La lutte contre le stalinisme: corrispondance inedite, articles 1936-1939 (Victor Serge – Leon Trotsky). LA DECOUVERTE. 1977 (a cura)”,”MFRx-052 ARCx-001″
“DREYFUS Francois G.”,”Histoire des Gauches en France 1940-1974.”,”Francois-Georges DREYFUS è agregé d’histoire e dottore in lettere. E’ Prof alla facoltà di lettere di Strasburgo e D dell’ Institut d’ Etudes Politiques (IEP) e del Centre d’Etudes Germaniques de Strasbourg.”,”FRAP-030″
“DREYFUS Michel a cura; stesura della voci di Eric BELOUET René GAUDY Roger BOURDERON Michel CORDILLOT Jacques GIRAULT Jean MAITRON Maurice MOISSONNIER Antoine OLIVESI Claude PENNETIER Jean Philippe PAPIN Michele RAULT Jean RISACHER Nathalie VIET-DEPAULE Pierre BROUE’ e altri”,”Gaziers-Electriciens. Dictionnaire biographique du mouvement ouvrier francais.”,”Collection Jean Maitron dirigée par Claude PENNETIER.”,”MFRx-136″
“DREYFUS Francois G.”,”Histoire des Gauches en France 1940-1974.”,”Francois-Georges DREYFUS è agregé d’histoire e dottore in lettere. E’ Prof alla facoltà di lettere di Strasburgo e D dell’ Institut d’ Etudes Politiques (IEP) e del Centre d’Etudes Germaniques de Strasbourg.”,”PCFx-011″
“DREYFUS Michel”,”Il socialismo di sinistra in Europa tra le due guerre.”,”””Le nostre ricerche sul socialismo di sinistra ci hanno permesso di redigere un elenco impressionante di ex dirigenti comunisti, tra i quali possiamo citare: Angelica Balabanov (la prima segreteria dell’ IC…); Paul Louis, Louis Sellier ed Albert Treint per la Francia; Hendrikus Sneevliet e Jacques de Kadt per l’ Olanda; Andreu Nin e Joaquim Maurin per la Spagna; il tedesco Jacob Walcher, l’ austriaco Kurt Landau, il greco Demetrios Yotopoulos, lo svedese Karl Kilmam, il norvegese Martin Tranmael e lo statunitense Jay Loverstone. Victor Serge si era messo al servizio della Rivoluzione d’ Ottobre ed aveva lavorato per anni per l’ IC. Alfred Rosmer partecipò alla Conferenza di Bruxelles dell’ ottobre 1936. Questo elenco è ben lungi dall’ essere esaustivo e dovrebbe essere completato.”” (pag 22-23) “”Un numero importante di essi erano prima di tutto degli intellettuali, come Angelica Balabanov o Alfred Rosmer; Jozef Kruk era medico, Andreu Nin insegnante, Paul Louis storico e Victor Serge scrittore. Noteremo anche di passata che una parte non trascurabile di loro erano ebrei: la Balabanov, P. Louis, J. Kruk ed I. Steinberg si trovarono ad essere tutti vicini al, o membri del, Bureau di Parigi, al quale fu anche legato il Bund polacco dal 1923 al 1930 (…). Una seconda categoria di militanti proveniva dalla classe operaia: in gioventù Tranmael, dirigente del DNA, era stato bracciante agricolo; Kilbom e Walcher avevano lavorato come metallurgici, Sneevliet come ferroviere e Sellier come impiegato postale. Sarebbe tuttavia abusivo considerarli soltanto come degli “”operai”” all’ epoca che ci interessa (…)””. (pag 26)”,”INTx-027″
“DREYFUS Michel GAUTRON Gérard ROBERT Jean-Louis a cura; saggi di Jean-Marie FLONNEAU Claude PENNETIER Denis LEFEBVRE Colette CHAMBELLAND Michel DREYFUS Jean-Yves SABOT Marie-Louise GOERGEN Jeanne SIWEK-POUYDESSEAU Gilles MORIN Gérard GAUTRON Michel PIGENET Jean-Louis ROBERT Jean-Marie PERNOT Frank GEORGI Helene ROUSSEL André BERGERON”,”La Naissance de Force ouvrière. Autour de Robert Bothereau.”,”Saggi di Jean-Marie FLONNEAU Claude PENNETIER Denis LEFEBVRE Colette CHAMBELLAND Michel DREYFUS Jean-Yves SABOT Marie-Louise GOERGEN Jeanne SIWEK-POUYDESSEAU Gilles MORIN Gérard GAUTRON Michel PIGENET Jean-Louis ROBERT Jean-Marie PERNOT Frank GEORGI Helene ROUSSEL André BERGERON. Contiene il capitolo: ‘Force Ouvriere et l’ Europe’ (pag 233) di Helene ROUSSEL “”Rompendo con la CGT, FO non ha altra alternativa che quella di sostenere la tesi dell’ Europa unita e di sposare allo stesso modo la causa americana””. (pag 233)”,”MFRx-195″
“DREYFUS Michel”,”Liberté, égalité, mutualité. Mutualisme et syndicalisme, 1852-1967.”,”DREYFUS Michel è storico, direttore di ricerca al CNRS Centre d’ Histoire Sociale du XX siecle. Ha pubblicato tra l’ altro ‘Histoire de la CGT’ (1995) “”Durante il periodo tra le due guerre, la Mutualité francese non ha più un modello di società, mentre la CGT e la CGTU propongono ciascuna il loro programma. I confederati spingono per le nazionalizzazioni, il Consiglio economico del lavoro e le Assicurazioni sociali, gli unitari esaltano la patria del socialismo. Da dove vengono questi cambiamenti? Sostanzialmente, la guerra ha messo fine all’ ottimismo della Belle Epoque: in una Francia vittoriosa ma che si copre di monumenti ai morti, questo stato di spirito è scomparso. Come credere ancora in un progresso assicurato dopo il cataclisma? Occorre aver cura delle ferite ed esse sono così ampie che la mutualità è incapace di fare da sola: essa ammette rapidamente, si è visto, il concorso dello Stato””. (pag 259-260)”,”MFRx-222″
“DREYFUS Michel GROPPO Bruno INGERFLOM Claudio S. LEW Roland PENNETIER Claude PUDAL Bernard WOLIKOW Serge a cura; saggi di Alan BLUM Pierre BROCHEUX Michel DREYFUS Sabine DULLIN Donald FILTZER René GALLISSOT Wendy GOLDMAN Bruno GROPPO Peter HOLQUIST Claudio Sergio INGERFLOM Roland LEW Michael LOWY Frederique MATONTI Claudie PENNETIER Bernard PUDAL Gabor T. RITTERSPORN Lewis SKOUTELSKY Brigitte STUDER Antony TODOROV Jean VIGREUX Lynne VIOLA Serge WOLIKOW”,”Il secolo dei comunismi.”,”A cura di DREYFUS Michel GROPPO Bruno INGERFLOM Claudio S. LEW Roland PENNETIER Claude PUDAL Bernard WOLIKOW Serge; saggi di Alan BLUM Pierre BROCHEUX Michel DREYFUS Sabine DULLIN Donald FILTZER René GALLISSOT Wendy GOLDMAN Bruno GROPPO Peter HOLQUIST Claudio Sergio INGERFLOM Roland LEW Michael LOWY Frederique MATONTI Claudie PENNETIER Bernard PUDAL Gabor T. RITTERSPORN Lewis SKOUTELSKY Brigitte STUDER Antony TODOROV Jean VIGREUX Lynne VIOLA Serge WOLIKOW CERRETI Giulio detto Pierre ALLARD (riportare in libro CERRETI), fonte ‘Il secolo dei comunismi’) Il Partito Comunista Francese. “”Fondato al congresso di Tours (dicembre 1920), il PCF porta con sé la maggioranza della SFIO (3247 voti contro 1308). Nei soi primi anni, cerca di conciliare la tradizione ereditata dalla SFIO e le esigenze rivoluzionarie che gli impone l’ Internazionale comunista. (…) Bisogna attendere gli anni 1930-1931 perché gli abbandoni e le esclusioni perdano la propria intensità e perché faccia la propria apparizione, con l’ aiuto dell’ IC rappresentata dalla figura di Eugen Fried, una vera direzione attorno a Maurice Thorez. (…) Questi sono anni anche quelli della conquista della CGTU. Durante questo primo decennio, il PCF cerca egualmente di sviluppare, senza grande successo, organizzazioni di massa. Queste trasformazioni vengono pagate dapprima con la caduta degli effettivi: all’ indomani di Tours, il PCF era forte di più di 100.000 aderenti, nel 1932 ne ha 25.000. Le perdite si traducono, analogamente, sul piano elettorale soprattutto a partire dal 1928, quando il PCF raccoglie alle elezioni legislative 790.000 voti, cioè l’ 8.4% dei suffragi espressi.”” (pag 296-297)”,”RUSU-182″
“DREYFUS Francois-Georges”,”Histoire de Vichy.”,”DREYFUS Francois-Georges è professore emerito di storia contemporanea alla Sorbona (Paris IV) dopo essere stato per trent’anni insegnante all’ Università di Strasburgo ove ha diretto successivamente l’ Institut d’ètudes politiques (IEP), il Centre d’ Etudes Germaniques (CEG), l’ Institut des hautes études européennes. Marx Blanqui e l’ antisemitismo in Francia “”Così apparve nel socialismo francese una specie di amalgama giudaismo-borghesia, e bisogna ben dire che questo tema sopravviverà per lungo tempo. Pensiamo semplicemente a questo passaggio ne ‘Le lotte di classe in Francia’ ove Marx (1) denigra l’ ebreo francese, favorendo così la penetrazione dell’ antisemitismo nel socialismo francese””. (pag 69) (1) Lotte di classe in Francia (pag 76 e seguenti). Si può vedere anche Marx ne ‘La questioe ebraica’. Marx scrive una vera requisitoria antisemita: ‘La nazionalità chimerica dell’ ebreo è la nazionalità del mercante, dell’ uomo del denaro tout court”” (note pag 793) Svolta PCF. Il PCF diventa germanofilo vs Vichy. Apertura al nazismo, all’ occupante tedesco dopo il patto Hitler-Stalin, Molotov-Ribbentrop. “”Ciò avrebbe potuto fare, da questo momento, del PC il grande partito della Resistenza a Vichy e ai tedeschi, ma dopo il discorso di Molotov del 1° agosto che glorificava l’ alleanza sovietico-tedesca, il PCF rettifica il tiro. Il 5 agosto, un nuovo appello intitolato: “”Vivere l’ unione della nazione francese’ sopprime ogni accenno di anti-hitlerismo e di patriottismo. Non è più questione di “”liberazione nazionale””, né di “”rinascita nazionale”” e non si assimila più Vichy ai Versagliesi, Petain a Thiers. Si condanna “”ogni sentimento di orgoglio nazionale”” e spariscono pure tutti i riferimenti all’ occupante hitleriano””. (pag 481) La riuscita della politica economica tedesca. All’ origine dei Trenta Gloriosi (pag 516-518)”,”FRAV-121″
“DREYFUS Michel”,”PCF. Crises et dissidences. De 1920 à nos jours.”,”DREYFUS Michel ingegere di ricerca al CNRS (Greco 55, lavoro e lavoratori). Specialista di storia del movimento operaio e dell’emigrazione italiana tra le due guerre. “”La perte de Saint-Denis que le PC ne rencondurant la crise de 1939-1940. Sa conquête de la “”banlieue rouge”” est alors récente mais réelle. A la veille de la Seconde Guerre mondiale, il dirige dans la Seine 27 communes, conquises en grande majorité aux élections municipales de 1935 et possède en outre 47 représentants aux conseils généraux qui constituent une minorité dans 13 autres communes. Sur 27 maires communistes, 12 prennent leurs distances avec le Parti et, significativement sur 15 députés maires du groupe communiste, 10 – les deux tiers donc – rompent avec lui (rappelons que sur ls 76 membres des deux groupes parlementaires, on enregistre 25 démissions, représentant 1/3 de l’ensemble).”” (pag 227)”,”PCFx-096″
“DREYFUS François-Georges a cura; saggi di Detlef LEHNERT Peter LÖSCHE Dieter GROH Hans MOMMSEN Hartmut SOELL Jean Jacques BECKER Anton PELINKA Annie KRIEGEL Daniel LINDENBERG Hugues PORTELLI Alain BERGOUNIOUX Léo HAMON”,”Réformisme et révisionnisme dans les socialismes allemand, autrichien et français.”,”DREYFUS François-Georges a cura Saggi di D. LEHNERT P. LÖSCHE D. GROH H. MOMMSEN H. SOELL J.J. BECKER A. PELINKA A. KRIEGEL D. LINDENBERG H. PORTELLI A. BERGOUNIOUX L. HAMON “”Une fois la guerre terminée, ce fut una des principales difficultés du mouvement socialiste de se redonner un corps de doctrine sur la question de la guerre. Ainsi lorsque la IIe Internationale tenta de se reconstituer et qu’une conférence eut lieu dans ce but à Berne en février 1919, des polémiques très violentes s’y déroulèrent sur les responsabilités de la guerre. Le socialiste français Albert Thomas y prononça un véritable réquisitoire contre le sociaux-démocrates allemands (Donneur 1967: 29), tandis que la majorité des Allemands refusait d’admettre que l’impérialisme de leur pays ait plus de responsabilités que les impérialismes alliés (Kriegel 1966: 72). Finalement on décida de s?en remettre à un congrès oerdinaire de l’Internationale pour porter le jugement définitif (Cole 1958: t. IV, 293-294).”” (J.J. Becker, Les Internationales socialistes et le révisionnisme) (pag 110)”,”MEOx-107″
“DREYFUS François-Georges”,”1917. L’année des occasions perdues.”,”””Ce n’est qu’à partir de la fin de 1916 et du début de 1917 que l’industrie peut faire face aux besoins des armées: l’occupation de la région industrielle du Nord enlève plus de 60% de la production d’acier! Pendant les premiers mois de la guerre, l’insuffisance administrative fait que c’est le Comité des forges qui assume la charge d’un ministère de l’Armement! Ce n’est qu’au cours de 1916 qu’Albert Thomas; sous-secrétaire d’Etat, prend véritablement les fabrications de guerre et il ne deviendra ministre que le 12 décembre 1916 avec , comme sous-secrétaire d’Etat, Loucheur, lequel deviendra ministre en septembre 1917 et le restera dans le cabinet Clemenceau. Il faut attendre juillet 1917 pour que soit créé un Comité général du pétrole. Peu à peu sont mis en place près de 300 organismes de contrôle ou de coordination. Comme le dit François Caron, “”l’année 1917 serait, de ce point de vue, l’antithèse du XIX siècle liberal””. Nous l’avons dit, l’ampleur des besoins favorise l’essor des industries mécaniques et sidérurgiques et l’apparition des industries chimiques et électriques. C’est ainsi que naissent quelques grand groupes industriels (Hispano-Suiza, par exemple). Kuhlmann constitue en février 1917 une Compagnie nationale des matières colorantes et des produits chimiques, tandis que Saint-Gobain voit sa production chimique augmenter de 70% entre 1915 et 1917. Gaston Jèze, professeur de finances publiques à la faculté de droti de Paris, critique véhémentement “”les modes de passation des marchés de l’Etat, dont les intérêt financiers ne furent pas toujours très bien défendus””. Mais G. Jèze oublie de rappeler que ce sont ces profits qui financent la reconversion vers l’économie de guerre. Selon lui les bénéfices réalisés, comparés à ceux réalisés avant-guerre évoluent ainsi en millions de francs-or: Août 1914-décembre 1915: 2400; Janvier-décembre 1916:4200; Janvier-décembre 1917: 5300. Une étude un peu plus poussée confirme l’utilisation de ces profits à l’autofinancement, car les dividendes distribués demeurent tout à fait normaux. Au reste, F. Caron note que “”le taux brut de capitalisation des sociétés cotées à la Bourse de Paris est demeuré stable; toutefois le cours des actions qui avait chuté de 1914 à 1916 remonte de près de 15% en 1917″”. Economiquement, le bilan sera évidemment négatif, mais il ne faut pas le noircir, car il y eut prise de conscience, surtout après 1916, de la nécessité de favoriser la production industrielle”” (pag 340-341)”,”QMIP-160″
“DREYFUS Hubert L. RABINOW Paul”,”La ricerca di Michel Foucault. Analitica della verità e storia del presente, con un’intervista e due saggi di Michel Foucault.”,”Hubert L. Dreyfus insegna filosofia a Berkeley. É autore di What Computers can’t Do: A Critique of Artificial Reason; di Husserl, Intentionality and Cognitive Science; di numerosi saggi su Heidegger, l’ermeneutica ed i problemi filosofici legati allo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Paul Rabinow insegna antropologia a Berkeley. É autore di Symbolic Domination. Cultural Form and Historical Change in Morocco; di Reflexions on Fieldwork, ha curato inoltre l’antologia The Foucault Reader.”,”TEOS-076-FL”
“DREYFUS Pierre GROPPO Bruno INGERFLOM Claudio Sergio LEW Roland PENNETIER Claude PUDAL Bernard WOLIKOW Serge a cura, saggi di Alain BLUM Pierre BROCHEUX Sabine DULLIN Donald FILTZER René GALLISSOT Wendy GOLDMAN Peter HOLQUIST Michaël LOWY Frédérique MATONTI Gábor T. RITTERSPORN Lewis SIGELBAUM Rémi SKOUTELSKY Brigitte STUDER Antony TODOROVJean VIGREUX Lynne VIOLA”,”Il secolo dei comunismi.”,”Michel Dreyfus (CNRS, Centre national de la recherche scientifique), Bruno Groppo CNRS, Claudio Sergio Ingerflom CNRS, Roland Lew Université Libre de Bruxelles / EHESS, Claude Pennetier CNRS, Bernard Pudal Université de Montpellier, Serge Wolikow Université de Bourgogne.”,”RUSS-085-FL”
“DRI Pietro”,”Pasteur. Dal microscopio alla Legion d’onore.”,”L’impreparazione dei francesi in guerra franco-prussiana e il patriottismo degli scienziati su entrambi i fronti, 1870. (pag 30-31) “”(…) Pasteur aveva una visione chiara dell’impreparazione del suo paese alla guerra (franco-prussiana del 1870, ndr) e dei motivi che a suo dire l’avevano condotto a questo destino: “”Quale pazzia, quale accecamento – scriveva poco dopo l’inizio della guerra – nell’inerzia dell’Austria, della Russia, dell’Inghilterra! Quale ignoranza pure nei capi del nostro esercito, sullo stato delle forze rispettive delle due nazioni! Ohi, avevamo ragione noialtri scienziati di dolerci della miseria del Dipartimento dell’istruzione pubblica! La vera causa di tutte le nostre disgrazie attuali è là. Non è impunemente – forse un giorno lo si riconoscerà, ma sarà troppo tardi – che si lascia decadere intellettualmente una grande nazione. Ma, come dite voi, se noi non ci rialziamo da questi disastri vedremo ancora i nostri uomini di Stato perdersi nelle discussioni senza fine, sopra forme di Governo, invece di andare in fondo alle cose. Noi sopportiamo la pena di cinquant’anni di oblio profondo delel scienze, delle condizioni del loro sviluppo, della loro immensa influenza sul destino di un grande popolo e di tutte ciò che avrebbe potuto aiutare la diffusione della luce… mi fermo, tutto questo mi fa male”””” [Pietro Dri, Pasteur. Dal microscopio alla Legion d’onore, 2013] (pag 31)”,”SCIx-362″
“DRINKWATER John”,”La vie de Cromwell.”,”””La rivoluzione puritana è un avvenimento salutare per le generazioni a venire in Inghilterra, ma è anche un atto di violenza. Il governo di Cromwell è stato fondato sulla violenza, e paga il prezzo delle sue origini. Cromwell e i suoi soldati difendevano il diritto quanto nessun partito ha mai potuto fare in Inghilterra; però essi detenevano il potere senza titolo giuridico. Nessun argomento morale può far scomparire questa fonte di debolezza. Senza dubbio, restava ai puritani la risorsa di stabilire la loro propria legalità, ed essi non mancheranno di farlo. Ad ogni modo, una frazione considerevole dell’ opinione contestava vigorosamente questa legalità nuova””. (pag 157-158)”,”UKIR-032″
“DROKALOS Sotirios Fotios”,”Alessandro Magno e pensiero strategico moderno.”,”Satirios Fotios Drokalos nasce ad Atene nel 1981. Si laurea a Bologna (Laurea Magistrale in Relazioni internazionali)e ottiene presso l’Università N. Cusano di Roma il Master in Antiterrorismo internazionale e Storia militare. Ha al suo attivo alcuni libri tra cui ‘Cristianesimo sanguinario. La devastazione del mondo greco-romano’ (2014). ‘Il principio del centro di gravità e della distruzione delle forze nemiche armate, secondo il pensiero di Carl von Clausewitz e di altri esponenti del pensiero strategico moderno, è davvero garanzia di vittoria? Qui vengono studiati alcuni casi nodali, la spedizione di Alessandro Magno in Asia, la campagna di Napoleone il Grande in Russia, fino alla sua tragica conclusione, la ritirata della Grande Armée, il colossale conflitto russo-tedesco del 1941-1945, tra Wehrmacht e Armata rossa…’ Riflessioni sul fallimento dell’ Operazione Barbarossa (pag 332-352). Il mancato attacco immediato a Mosca causa della sconfitta? “”(…) Hitler decise inizialmente di non attaccare Mosca perché quando visitò lo Stato Maggiore del Gruppo Centro a Novy Borisov individuò delle contraddizioni e delle ambiguità nei racconti e nelle posizioni dei quattro comandanti del Gruppo Centro che davano l’impressione di una forza non ancora pronta per un’azione immediata, ma che invece dovesse avere il tempo di coordinarsi e prepararsi (49). Hitler quindi dopo ciò dichiarò che, al posto di Mosca, gli obiettivi sarebbero stati Leningrado e l’Ucraina. Sembra che il fondatore del nazismo a quel punto avesse già capito che la guerra sarebbe stata lunga e difficile, stupito dall’inaspettata forza della resistenza russa, quando lui insieme ai capi dell’OKH e i servizi segreti si erano aspettati che la vittoria sarebbe stata nelle loro mani già prima dell’arrivo a Mosca grazie all’annientamento dell’Armata Rossa. È interessante e ironico che a voler l’attacco immediato contro Mosca fosse proprio chi nutriva dei veri dubbi sulla fondatezza delle informazioni e della grande fiducia iniziale: fra essi per esempio Guderian, che a quel punto come abbiamo visto venne ricevuto da Hitler a Rastenburg e cercò di convincerlo del fatto che si doveva avanzare subito verso Mosca. Questa premura per un attacco immediato alla capitale non si doveva a una grande fiducia nelle proprie forze, ma al contrario all’impressione che la dimensione della potenza sovietica fosse tale da far credere che una vittoria in una guerra prolungata sarebbe stata impossibile e dunque che la scelta migliore sarebbe stata colpire rischiando il tutto subito. Ma Hitler pensava in termini diversi e la sua risposta a Guderian, al quale parlò delle esigenze economiche del momento, dimostra che le sue idee erano cambiate. Per alcuni, come scrive Clark, le nuove scelte di Hitler erano fondate sostanzialmente su considerazioni difensive: (…) “”la presa di Leningrado avrebbe isolato i Russi fuori dal Baltico e assicurato la rotta del minerale di ferro verso la Svezia; la presa dell’Ucraina avrebbe fornito le materie prime e i prodotti agricoli di cui la Germania avrebbe avuto bisogno per una lunga guerra; l’occupazione della Crimea avrebbe neutralizzato la minaccia dell’aeronautica russa contro i giacimenti petroliferi di Ploesti”” [Clark , nota 2, pag 102]. Ciò non significa che lo scopo ultimo fosse cambiato per il governo tedesco. Ovviamente Hitler pensava che dopo l’occupazione di Leningrado e dell’Ucraina ci sarebbero state le condizioni favorevoli per la formazione di un’enorme tenaglia da nord a sud che avrebbe chiuso Mosca in una super-sacca (…). Le truppe tedesche erano già sovraesposte dopo l’avanzata iniziale e il loro rifornimento con materie prime e uomini era estremamente problematico e carente. I carri armati e gli altri mezzi meccanizzati avevano bisogno di manutenzione e i loro numeri erano sensibilmente diminuiti per via delle perdite durante le battaglie e i guasti dopo aver marciato per grandissime distanze. Al contempo dalla parte opposta c’erano già ad aspettare delle nuove armate ancora intatte”” (pag 344-347) [() Alan Clark, Barbarossa. The Russia-German Conflict 1941-45, Perennial, New York, 2002 (1985)] Hitler riteneva, date le difficoltà della logistica e l’incertezza dei comandanti, non ancora pronta la Wehrmacht per l’attacco immediato a Mosca, quindi optò per una sorta di ‘difensiva’: l’occupazione di Leningrado e dell’Ucraina in previsione di una guerra lunga e difficile sul fronte orientale”,”QMIx-329″
“DROYSEN J.G. a cura di Delio CANTIMORI”,”Sommario di istorica.”,”Johann Gustav DROYSEN, nacque nel 1808 a Treplow. Nel 1829 insegnò in un ginnasio berlinese, dal 1835 all’Univ di Berlino, dal 1840 a Kiel, nel 1851 a Jena per poi tornare nel 1859 a Berlino, dove morì nel 1884. E’ noto soprattutto per la sua opera ‘Storia dell’ Ellenismo’ della quale il famoso ‘Alessandro Magno’ costituisce la prima parte, e per i suoi studi sulla storia prussiana, che lo han fatto considerare come il fondatore della famosa ‘scuola prussiana’. La figura più comunemente nota di D. è quella dello storico dello Stato e della forza, che polemizza da una parte contro il liberalismo dottrinario alla GERVINUS e dall’altra contro il romanticismo alla medievale di chi avrebbe voluto la “”grande Germania”” unita sotto l’autorità del Sacro Romano Impero. Questa posizione corrisponde al cambiamento di opinione di”,”STOx-003″
“DROZ Jacques”,”Les causes de la Premiere Guerre mondiale. Essai d’historiographie.”,”(Il dibattito storiografico sviluppato nel corso del XX secolo sulle cause della prima guerra mondiale. Lenin: non si può dare una valutazione storica concreta della guerra attuale, senza uno studio completo della natura dell’imperialismo nei suoi aspetti economici e politici. ‘Les bases de l’interpretations marxiste des causes de la Première Guerre mondiale ont été fournies par Lénine lui-même qui, dès le début des hostilités, fidèle à ses analyses antérieures, déduisait cet événement, à ses yeux, inévitable, du développement des politiques impérialistes, de la lutte pour les marchés et de l’inégal développement des économies. En novembre 1914, dans son essai sur “”la guerre et la social-démocratie russe””, il constatait que chaque nation belligérante avançait des justifications de nature morale ou politique; pour l’Allemagne s’agissait “”de s’emparer des territoires, d’asservir des nations étrangères, de ruiner les nations concurrentes, de piller les richesses, de détourner l’attention des masses laborieuses des crises politiques intérieures, en Russie, en Allemagne, en Angleterre, dans les autres pays: tel était le contenu réel; telle était la portée, la signification de la guerre présente””. Fin 1915, Lénine (1) écrivait qu'””il ne saurait être question de porter une appréciation historique concrète sur la guerre actuelle, si l’on ne faisait pas reposer cette appréciation sur la mise en lumière complète de la nature de l’impérialisme dans ses aspects à la fois économiques et politiques””. Ce fut précisément cette étude que Lénine devait poursuivre en 1916 dans ‘L’impérialisme, stade suprême du capitalisme”. Nota: (1) Sur l’ensemble des thèses de Lénine et des léninistes, cfr. F. Klein, ‘Deutschland in ersten Weltkrieg, 3 vol., I, chap. I] (pag 42-42). Indice: 1. Le problème des responsabilités entre les deux guerres (L’établissement de la thèse allemande de la “”Kriegsschuldlüge””; L’ètablissement de la thèse française sur les responsabilités allemandes; Les débats en France sur la responsabilité allemande; La littérature américaine sur les origines de la guerre; Les thses de Jules Isaac; L’interpretation marxiste des origines de la guerre). 2. Les études historiques au cours des années cinquante. 3. “”Griff nach der Weltmacht””. 4. Les polémiques contre Fischer (Gerhard Ritter; Egmont Zechlin; Karl D. Erdmann), 5. Les thèses de Fischer à la lumière de l’historiographie des années soixante. 6. La guerre des illusions. J. Droz, Professeur à la Faculté des Lettres et des Sciences Humaines de Paris. Bibliografia: Jacques Droz, ‘Socialisme et syndicalisme de 1914 a 1939’. CDU, Centre de documentation universitaire, Paris, 1972]”,”QMIP-007″
“DROZ Bernard ROWLEY Anthony”,”Storia del XX secolo. 1. Declino delle potenze europee. 3. Sviluppo e indipendenza 1950 – 1973.”,”1° vol: Fine dominio Europa, 1° GM, ruolo anno 1917, dopoguerra, stabilizzazione internazionale, crisi 1929, crisi democrazia liberale, propagazione fascismo, comunismo sovietico da comunismo di guerra e NEP a dittatura staliniana. 3° vol: contrasti e divisioni epoca guerra fredda, struttura sociale da ristrettezze a primo benessere, sogno americano, radicalizzazione divisioni politiche USA UK FR GERM IT JAP URSS CINA, apogeo guerra fredda guerra Corea, crisi Berlino, Cuba, fine colonialismo decolonizzazione nascita terzo mondo, 1968, distensione, guerra Vietnam e ‘sei giorni, Kippur. Gli AA sono docenti di Storia all’ Institut d’etudes politiques di Parigi e autori di ricerche econ-politiche.”,”RAIx-017″
“DROZ Jacques”,”Reaction et suffrage universel en France et en Allemagne 1848 – 1850.”,”L’A è Professore alla Sorbona.”,”QUAR-007″
“DROZ Jacques BARIETY Jacques (Sous la dir. DROZ J.)”,”Histoire de l’Allemagne. 3. Republique de Weimar et Regime hitlerien 1918 – 1945.”,”Autografi degli autori su prima pagina”,”GERG-008″
“DROZ M.”,”Le nationalisme allemand de 1871 à 1939.”,”L’A è Prof Facoltà Lettere Scienze Umane Sorbona”,”GERG-002″
“DROZ Jacques a cura; collaborazione di Pierre AYCOBERRY Alain BOYER Serge COSSERON Jacques GRANDJONC Alain RUIZ Gilbert BADIA Pierre BROUE’ Annelise CALLEDE-SPAETHE Irene PETIT Claudie WEILL”,”Allemagne. Dictionnaire Biographique du Mouvement Ouvrier International. Collection Jean Maitron.”,”Collaborano: Pierre AYCOBERRY, Alain BOYER, Serge COSSERON, Jacques GRANDJONC, Alain RUIZ, Gilbert BADIA, Pierre BROUE’, Annelise CALLEDE-SPAETHE, Irene PETIT, Claudie WEILL.”,”MGEx-001″
“DROZ Jacques a cura; collaborano al 1° volume Annie KRIEGEL Claude MOSSE’ Francois BEDARIDA Jean BRUHAT Jean CHESNEAUX Albert SOBOUL; collaborano al 2° volume Madeleine REBERIOUX Paul GUICHONNET Pierre VILAR Francois BEDARIDA Roger PORTAL Marianne DEBOUZY Jean CHESNEAUX Annie KRIEGEL”,”Histoire generale du socialisme. Tome 1. Des origines à 1975; Tome 2. De 1875 à 1918.”,”Hanno collaborato al 1° vol dell’opera: Annie KRIEGEL, Claude MOSSE’, Francois BEDARIDA, Jean BRUHAT, Jean CHESNEAUX, Albert SOBOUL oltre allo stesso DROZ. Al 2° Vol: DROZ, Madeleine REBERIOUX, Paul GUICHONNET, Pierre VILAR, Francois BEDARIDA, Roger PORTAL, Marianne DEBOUZY, Jean CHESNEAUX, Annie KRIEGEL. Sommario: le utopie socialiste fino alla rivoluzione industriale; il socialismo utopistico durante la prima era industriale; socialismo e movimento operaio dalla rivoluzione del 1848 fino all’agonia della 1° Internazionale; i partiti socialisti europei; il socialismo fuori d’Europa (USA, impero britannico, JAP, mondo arabo asiatico), la 2° Internazionale, 1° GM.”,”SOCx-030″
“DROZ Jacques a cura; collaborazione di Francois BEDARIDA Jean BRUHAT Jean CHESNEAUX Jacques DROZ Annie KRIEGEL Claude MOSSE’ Albert SOBOUL”,”Storia del socialismo. 1. Dalle origini al 1875.”,”Hanno collaborato: Francois BEDARIDA (Maison francaise di Oxford), Jean BRUHAT (Univ Vincennes), Jean CHESNEAUX (Univ Paris VII), Jacques DROZ (Univ Paris), Annie KRIEGEL (Univ di Nanterre), Claude MOSSE’ (Univ Vincennes), Albert SOBOUL (Univ Paris).”,”SOCx-031 SOCU-026″
“DROZ Jacques a cura; collaborazione di Francois BEDARIDA Jean CHESNEAUX Marianne DEBOUZY Jacques DROZ Paul GUICHONNET Annie KRIEGEL Roger PORTAL Madeleine REBERIOUX Pierre VILAR”,”Storia del socialismo. 2. Dal 1875 al 1918.”,”Hanno collaborato: Francois BEDARIDA (Maison francaise di Oxford), Jean CHESNEAUX (Univ Paris VII), Marianne DEBOUZY (Univ Paris VIII), Jacques DROZ (Univ Paris), Paul GUICHONNET (Univ Ginevra), Annie KRIEGEL (Univ di Nanterre), Roger PORTAL (Univ Paris I), Madeleine REBERIOUX (Univ Paris VIII), Pierre VILAR (Univ Paris I).”,”SOCx-032″
“DROZ Jacques a cura; collaborazione di Francois BEDARIDA Pierre BROCHEUX Georges CASTELLAN Jean CHESNEAUX Jacques DROZ René GALLISSOT Paul GUICHONNET Pawel KORZEC Annie KRIEGEL George LEFRANC Claude LEVY Yves PERSON Roger PORTAL Jacques POUCHEPADASS Yildiz SERTEL Pierre VILAR”,”Storia del socialismo. 3. Dal 1918 al 1945.”,”Hanno collaborato: Francois BEDARIDA (Maison francaise di Oxford), Pierre BROCHEUX (Paris VII), Georges CASTELLAN (Paris VIII), Jean CHESNEAUX (Univ Paris VII), Jacques DROZ (Paris I), René GALLISSOT (Paris VIII), Paul GUICHONNET (Univ Ginevra), Pawel KORZEC (CNRS), Annie KRIEGEL (Univ di Nanterre Paris X), George LEFRANC (Ecole Normale Superieure), Claude LEVY (CNRS), Yves PERSON (Paris I), Roger PORTAL (Univ Paris I), Jacques POUCHEPADASS (CNRS), Yildiz SERTEL (Paris VIII), Pierre VILAR (Univ Paris I).”,”SOCx-033″
“DROZ Jacques a cura; collaborazione di Marianne DEBOUZY Jacques DROZ René GALLISSOT Jean LACOUTURE Robert PARIS Robert PERSON Madeleine REBERIOUX”,”Storia del socialismo. 4. Dal 1945 al 1975.”,”Hanno collaborato: Marianne DEBOUZY (Univ Paris VIII), Jacques DROZ (Univ Paris), René GALLISSOT (Paris VIII), Jean LACOUTURE e Robert PARIS (EHESS), Robert PERSON (Paris I), Madeleine REBERIOUX (Univ Paris VIII).”,”SOCx-034″
“DROZ Jacques”,”Histoire des doctrines politiques en France.”,”Jacques DROZ è docente della facoltà di lettere dell’ Univ di Clermont-Ferrand.”,”TEOP-053″
“DROZ J.”,”Socialisme et syndicalisme de 1914 a 1939.”,”J. DROZ, Professeur à la Faculté des Lettres et des Sciences Humaines de Paris”,”MFRx-135″
“DROZ Jacques”,”Le Romantisme allemand et l’ état. Resistance et collaboration dans l’ Allemagne napoleonienne.”,”DROZ è Professore alla Sorbona.”,”GERx-061″
“DROZ Jacques”,”Le socialisme democratique 1864-1960.”,”Jacques DROZ è Professore alla Sorbona.”,”MEOx-016″
“DROZ Jacques a cura; collaborazione di Francois BEDARIDA Jean BRUHAT Jean CHESNEAUX Claude MOSSE’ Annie KRIEGEL Albert SOBOUL”,”Geschichte des Sozialismus. Band 1. Von den Anfängen bis 1875. Das utopische Denken bis zur industriellen Revolution.”,”collaborazione di Francois BEDARIDA Jean BRUHAT Jean CHESNEAUX Claude MOSSE’ Annie KRIEGEL Albert SOBOUL”,”SOCU-061″
“DROZ Jacques a cura; collaborazione di Francois BEDARIDA Jean BRUHAT Jean CHESNEAUX Claude MOSSE’ Annie KRIEGEL Albert SOBOUL”,”Geschichte des Sozialismus. Band 2. Der utopische Sozialismus bis 1848.”,”collaborazione di Francois BEDARIDA Jean BRUHAT Jean CHESNEAUX Claude MOSSE’ Annie KRIEGEL Albert SOBOUL”,”SOCU-062″
“DROZ Jacques”,”Europa: restauracion y revolucion, 1815-1848.”,”DROZ Jacques è professore alla Sorbona. ha pubblicato numerosi lavori di storia contemporanea in particolare sulla Germania (‘Les revolutions allemandes de 1848’ ‘Le romantisme allemand et l’ Etat’, ‘Histoire de l’ Allemagne’, ‘Le liberalisme rhenan, 1815-1848’). Contiene il capitolo ‘Conclusion: Las causas de las revoluciones de 1848’.”,”EURx-136″
“DROZ Jacques”,”Les révolutions allemandes de 1848.”,”DROZ Jacques Docente della facoltà di lettere di Clermont. Manoscritto e note di E. TONNELAT “”Questo risveglio del cattolicesimo è stato il grande fatto della storia religiosa degli anni 40 in Germania. Dal punto di vista politico, vale la pena di notare che non si è compiuto, come negli altri Stati, sotto il segno del liberalismo, ma contro di lui. Il cattolicesimo rimane al contrario attaccato fino all’ ultimo all’ ideale politico del romanticismo. Niente alleanza, come in Francia e in Belgio, tra le rivendicazioni cattoliche e le aspirazioni liberali: Montalembert lo constata dal 1833, in occasione del suo viaggio in Germania. L’ accoglienza riservata alle idee dell’ Avenir e alla teoria menaisienne della separazione della Chiesa e dello Stato fu dunque fredda, anche ostile. La dottrina politica del cattolicesimo tedesco appare chiaramente nell’ Athanasius che pubblica J. Görres alla fine del 1837 (…)””. (pag 129)”,”QUAR-054″
“DROZ Jacques”,”Histoire diplomatique de 1648 à 1919.”,”Pierre MILZA professore emerito universitario all’ IEP di Parigi. L’ egemonia della Gran Bretagna prima della Rivoluzione industriale. “”L’ Europa del 1763 non è dunque, malgrado l’ estensione del trionfo inglese, un’ Europa pacificata. L’ Inghilterra ha potuto consolidare l’ opera di Utrecht: essa detiene il commercio americano; ha conquistato il Canada e gode alle Indie di una potenza preponderante; conserva Gibilterra e Minorca, controlla l’ ingresso del Baltico, possiede un commissario a Dunkerque e conta sull’ amicizia tradizionale delle Province-Unite. Non è però un’ egemonia incontestata. Né la Francia né la Spagna accettano la situazione che è loro stata creata: alle due potenze marittime, la solidarietà dei loro interessi contro l’ Inghilterra appare come un assioma indiscutibile. La diplomazia inglese non può più contare sulla grande arma che non ha smesso di usare dal 1688: la diversione continentale; essa non è riuscita in effetti a conservare l’ alleanza prussiana. Quindi, sembra che le sorti della Prussia non siano dipese, in ultima istanza, dall’ Inghilterra ma dalla Russia. E’ quest’ultima potenza che sembra debba giocare sul continente un ruolo preponderante; senza dubbio la sua politica è stata, nel corso dell’ ultimo mezzo secolo, esitante e contradditoria, ma quando la nuova zarina sarà riuscita a fissare le sue alleanze e i suoi disegni si misurerà in quale misura essa peserà sulla storia d’ Europa””. (pag 135)”,”RAIx-212″
“DROZ M.”,”Le socialisme allemand de 1863 à 1918.”,”M. DROZ, Professeur à la Faculté des Lettres et Sciences Humaines de Paris “”Le parti social-démocrate est devenu, vers 1900, une machine très compliquée. A la base se trouve, dans chaque unité – et chaque unité c’est la circonscription electorale – une personne de confiance, Vertrauensmann, que est élus par la base, et qui sert d’intermediaire entre les diverses sections et l’organisme central. A la tête du parti se trouve un comité directeur, lequel comité directeur comprend 12 membres, qui ont été désignés par le congrès, et ce comité directeur a à ses côtés une commission de contrôle de 9 membres, qui est élue dans les mêmes conditions. C’est ce comité directeur qui, entre autres occupations, administre le Vorwärts, qui est le journal que est la propriété du parti. L’organe essentiel dans la vie du parti, c’est le congrès, qui est vraiment l’organisme souverain, qui se réunit tous les ans, et ce congrès est constitué par tgrois délégués, au maximum, par circonscription électorale. Plus tard, à l’époque de la primière guerre mondiale, il y aura une représentation proportionnelle, c’est-à-dire que chaque circonscription électorale envoie un nombre de congressistes correspondant à son importance. C’est le congrès qui, lors de sa réunion annuelle, nomme le comité directeur et la commission de contrôle, et qui est chargé de l’administration du parti. Le pouvoir du congrès est total et absolu. Il est cependant limité, en fait, par ce qu’on appelle “”la fraction socialiste du Reich””, c’est-à-dire les députés sociaux-démocrates élus au Reich, qui ont une très grosse influence sur la politique générale. (…) Tels sont, très brièvement exposés, les rouages généraux du parti. Ces rouages metten en jeu un immense organisme. Le parti social-démocrate comporte, en 1913, 4.000 fonctionnaires, dont 750 pour la seule ville de Berlin, et ce parti dispose d’un budget considérable: 10% des cotisations des membres reviennent à la caisse centrale du parti.”” (pag 39)”,”MGEx-186″
“DROZ Bernard”,”Storia della decolonizzazione nel XX secolo.”,”DROZ Bernard professore onorario al Lycée Louis-le-Grand e caporedattore della rivista ‘Outre-mers’ è autore di ‘Histoire de la guerre d’Algérie’. “”E’ superfluo ricordare lo stretto legame che unì religione e colonizzazione. L’opera di evangelizzazione aveva preceduto il grande slancio imperialista della seconda metà del XIX secolo, al punto che la difesa delle missioni, in Asia come in Africa, si era trasformata in giustificazione della conquista coloniale. Ma a partire dagli anni 1870-1880, colonizzazione ed evangelizzazione erano andate di pari passo, come dimostrato dalla curva delle istituzioni missionarie, in una simbiosi che i progressi dell’anticlericalismo, specialmente in Francia, non seppero intaccare. Ufficialmente riconosciute e sovvenzionate, dotate di un ricco patrimonio fondiario, le missioni si videro assegnare un ruolo crescente, talvolta vicino al monopolio, nel campo dell’istruzione, della formazione professionale e dell’azione sanitaria.”” (pag 82-83)”,”PVSx-050″
“DROZ Jacques a cura; saggi di KRIEGEL Annie MOSSÉ Claude BEDARIDA François BRUHAT Jean CHESNEAUX Jean DROZ Jacques SOBOUL Albert”,”Historia general del socialismo. Volumen 1. De los orìgenes a 1875.”,”Marx “”Este estudio conduce a Marx a la formulación de la ‘ley general de la acumulación capitalista’. Es inexacto presentarla como la ley de la pauperización (Marx habla de pauperismo y no de pauperización). Es la teoría llamada de los dos polos, a saber, “”acumulación de riqueza en un polo”” y “”acumulación de pobreza, de sufrimiento, te embrutecimiento, de degradación moral, de esclavitud en el polo opuesto, entre la clase que produce el capital””. Como todas las leyes formuladas en ‘El Capital’, la ley general de la acumulación capitalista es una ley tendencial, es decir, que actúa con mayor o menor intensidad en función de las fuerzas antagonistas, que frenan su aplicación o que, por el contrario, la aceleran. Por lo demás, para apreciar esta ley conviene no restringirse a una determinada categoria del proletariado captada en un momento y un país dados. Por otra parte, Marx propone un ejemplo de este tipo de estudio en un capítulo titulado precisamente: “”Ilustración de la ley general de la acumulación capitalista””. Se trata de una presentación de la evolución de la condición obrera en Inglaterra de 1846 a 1866. Karl Marx evita cualquier generalización. Distingue una serie de capas industriales: los obreros mal pagados, los “”nómadas del proletariado”” (“”infantería ligera del proletariado, lanzada – según las necesidades del momento – tan pronto a un extremo del país como a otro””), los mineros y los obreros agrícolas. Analiza los efectos de la crisis sobre “”la parte mejor pagada de la clase obrera, su aristocracia”” (en ese momento los constructores de navíos acorazados). Somete a consideración la condición peculiar del pueblo irlandés. Con este ejemplo se evidencia que la ley general de la acumulación capitalista no interviene en todos lo sitios y siempre con el mismo rigor. Pero, sea como sea, amplía las bases de la contradicción fundamental del sistema capitalista: contradicción entre el carácter social de la producción y la apropiación privada de los medios de producción.”” (pag 594-595) [Jean Bruhat, El lugar de ‘El Capital’ en la historia del socialismo] [in Jacques Droz a cura; Historia general del socialismo. Volumen 1. De los orìgenes a 1875, 1976]”,”SOCx-232″
“DROZ Jacques”,”Le socialisme democratique, 1864-1960.”,”””A l’issue du congrès de La Haye, K. Marx publie sous le titre ‘L’Alliance de la démocratie socialiste et l’A.I.T.’ (Londres, juillet 1873) une attaque contre les anarchistes. En voici la conclusion: “”Tout en laissant la plus complète liberté aux mouvements et aspirations de la classe ouvrière dans les différents pays, l’Internationale avait cependant réussi à la réunir en un seul faisceau et à faire sentir, pour la première fois, aux classes dirigeantes et à leurs gouvernements la puissance cosmopolite du prolétariat. Les classes dirigeantes et les gouvernements ont reconnu ce fait en concentrant leurs attaques sur l’organe exécutif de notre Association, le Conseil général. Ces attaques s’étaient accentuées de plus en plus depuis la chute de la Commune. Et voilà le moment choisi par les alliancistes pour déclarer de leur côté guerre ouverte au Conseil général! D’après eux, son influence, arme puissante entre les mains de l’Internationale, n’était qu’une arme dirigée contre elle. C’était le prix d’une lutte, non contre les ennemis du prolétariat, mais contre l’Internationale elle-même. A leur dire, les tendances dominatrices du Conseil général l’avaient emporté sur l’autonomie des sections et des féderations nationales. Il ne restait plus qu’à decapiter l’Internationale pour sauver l’autonomie. En effet, les hommes de l’Alliance savaient que, s’ils ne saisissaient pas ce moment décisif, c’en était fait de la direction secrète du mouvement prolétaire rêvé par les cent frères internationaux de Bakounine. Leurs invectives trouvèrent un écho approbateur dans la presse policière de tous les pays. Leurs phrases sonores d’autonomie et de libre fédération, en un mot leurs cris de guerre contre le Conseil général, n’étaient donc qu’une manoeuvre pour masquer le vrai but: désorganiser l’Internationale et par cela même la soumettre au gouvernement secret hiérarchique de l’Alliance”””” [Jacques Droz, Le socialisme democratique, 1864-1960, 1966]”,”MEOx-001-FL”
“DROZ Bernard ROWLEY Anthony”,”Storia del XX Secolo. Volume I. Declino delle potenze europee.”,”Bernard Droz e Anthony Rowley sono docenti di storia all’Institut d’études politiques di Parigi e autori di ricerche economico-politiche. Il XX secolo ha vissuto due guerre mondiali e due crisi economiche internazionali; ha visto una rivoluzione e molte dittature; ha creato i mass-media e i computer; ha portato l’uomo sulla luna e prodotto il terrorismo. Di fronte a questa congerie di eventi mancava sinora un’opera di sintesi che osasse selezionare i fatti essenziali e fornire ad essi le chiavi interpretative. Questo libro copre una lacuna le cui conseguenze si riflettono ormai pesantemente sulla nostra capacità di comprendere il presente e di farne oggetto di riflessione e di studio.”,”STOU-021-FL”
“DROZ Bernard ROWLEY Anthony”,”Storia del XX Secolo. Volume II. Nascita del mondo contemporaneo.”,”Bernard Droz e Anthony Rowley sono docenti di storia all’Institut d’études politiques di Parigi e autori di ricerche economico-politiche. Il XX secolo ha vissuto due guerre mondiali e due crisi economiche internazionali; ha visto una rivoluzione e molte dittature; ha creato i mass-media e i computer; ha portato l’uomo sulla luna e prodotto il terrorismo. Di fronte a questa congerie di eventi mancava sinora un’opera di sintesi che osasse selezionare i fatti essenziali e fornire ad essi le chiavi interpretative. Questo libro copre una lacuna le cui conseguenze si riflettono ormai pesantemente sulla nostra capacità di comprendere il presente e di farne oggetto di riflessione e di studio.”,”STOU-022-FL”
“DROZ Bernard ROWLEY Anthony”,”Storia del XX Secolo. Volume III. Sviluppo e indipendenza (1950-1973).”,”Bernard Droz e Anthony Rowley sono docenti di storia all’Institut d’études politiques di Parigi e autori di ricerche economico-politiche. Il XX secolo ha vissuto due guerre mondiali e due crisi economiche internazionali; ha visto una rivoluzione e molte dittature; ha creato i mass-media e i computer; ha portato l’uomo sulla luna e prodotto il terrorismo. Di fronte a questa congerie di eventi mancava sinora un’opera di sintesi che osasse selezionare i fatti essenziali e fornire ad essi le chiavi interpretative. Questo libro copre una lacuna le cui conseguenze si riflettono ormai pesantemente sulla nostra capacità di comprendere il presente e di farne oggetto di riflessione e di studio.”,”STOU-023-FL”
“DROZ Jacques”,”Storia della Germania.”,”Jacques Droz professore universitario.”,”GERx-021-FL”
“DROZ Jacques”,”Historia de Alemania.”,”Jacques Droz dottore in lettere, Incaricato, Universitario”,”GERx-132″
“DROZ Jacques GENET Lucien VIDALENC Jean”,”L’Époque Contemporaine. Restaurations et Révolutions (1815-1871). Vol. I.”,”Jacques Droz professeur à l’Université de Clermond Ferrand. Lucien Genet professeur au Lycée Louis-le-Grand. Jean Vidalenc chargé d’enseignement à l’Université d’Aix-en-Provence. Préface, Notes, Bibliographie Générale, Index, Addenda, CLIO Introduction aux Études Historiques IX EUROPA FRANCIA BELGIO OLANDA IMPERO BRITANNICO BALCANI 2° SECONDA REPUBBLICA GERMANIA PRUSSIA RUSSIA”,”RAIx-040-FL”
“DROZ Jacques”,”Histoire diplomatique de 1648 à 1919.”,”La pace russa (Brest-Litovsk, 1918) trascina la pace romena: la sorte delle forze armate romene sconfitte era disperata… Il trattato di Bucarest (7 maggio 1918) sacrifica l’indipendenza economica del regno (re Ferdinando) che diventa tributario degli Stati centrali. (pag 537)”,”RAIx-016-FV”
“DROZ Jacques”,”L’influence de Marx en Allemagne pendant la Révolution de 1848.”,”La grande difficoltà nel 1848 incontrata nell’organizzare un movimento operaio rivoluzionario risiedeva nella divisione stessa della classe operaia divisa tra artigiani (maitres et compagnons) e operai di fabbrica. Nessuno meglio di Engels ha reso conto dell’inettitudine della classe operaia tedesca nel 1848 (pag 5)”,”QUAR-002-FGB”
“DROZ Jacques”,”Les causes de la Première Guerre mondiale. Essai d’historiographie.”,”DROZ Jacques: (Parigi, 12/3/1909-Parigi 3/3/1998) storico specialista della storia del mondo germanico e delle idee politiche. Laureato nel 1932 trascorse un anno in Germania (1935) nell’ambito della preparazione della tesi universitaria, dedicata al “”Liberalismo renano 1815-1848″”. Insegnò anche alla Sorbona. Oltre al suo lavoro personale, ha curato diverse opere relative alla storia del socialismo e del movimento operaio. È il padre dello storico Bernard Droz. «Al centro dell’opera di Fischer [Fischer Fritz, giornalista tedesco, considerato tra i più importanti studiosi delle cause della prima guerra mondiale e del ruolo della Germania. N.d.R.] e che costituisce la principale rivelazione del libro, c’è il programma di pace che il cancelliere Bethmann-Hollweg sviluppò il 9 settembre 1914, quindi ancor prima della fine della battaglia della Marna. Pur avendo espresso il desiderio di evitare ogni tipo di discussione sugli scopi della guerra e di restare fedele alla tesi della guerra “”difensiva”” definita il 4 agosto – e ciò per non far vacillare la fedeltà della socialdemocrazia alla politica d’union sacrée – il cancelliere fu infatti, fin dall’inizio delle ostilità, “”occupato ad estendere il potere della Germania””. Ispirato da idee diffuse in molti ambienti economici tedeschi e in particolare dall’industriale Walther Rathenau e dal direttore della Deutsche Bank Arthur von Gwinner, (…) questo programma prevedeva cinque temi principali: -la costituzione di una Mitteleuropa destinata a dare alla Germania l’egemonia economica sul continente, riunendo Francia, Belgio, Olanda, Danimarca, Austria-Ungheria, Polonia e, possibilmente, Scandinavia e Italia; -il trasferimento alla Germania dei giacimenti di minerale di ferro della Lorena (Briey e Longwy) (…) smantellamento delle fortificazioni da Dunkerque a Boulogne (…) se necessario l’imposizione di una pesante indennità di guerra alla Francia e la firma di un trattato commerciale che la porrebbe “”sotto la dipendenza della Germania””; -la trasformazione del Belgio in uno “”stato vassallo”” (cessione di Liegi ecc. e accoglienza di guarnigioni tedesche nei punti strategici); -la costituzione di una vasta area del Mittelafrika, (…) con al centro il Congo Belga; – la costituzione tra Russia e Germania di Stati cuscinetto, che spingessero il più lontano possibile l’impero degli zar dal mondo germanico (…) il programma di pace del 9 settembre 1914 non rappresentava solo il pensiero della cancelleria (ma anche della) Associazione centrale degli industriali tedeschi.» (pag 69, 70, 71. Traduz.d.r.)”,”QMIP-057-FSL”
“DRUCKER Peter”,”Max Shachtman and His Left. A Socialist’s Odyssey Through the “”American Century””.”,”Peter DRUCKER (1958-) Max SCHACHTMAN (1903-1972) DRUCKER Peter è stato un attivista e un teorico del mutamento sociale per 15 anni. Ha scritto sugli Stati Uniti e la politica internazionale. Max SCHACHTMAN fu una figura chiave negli anni 1960, nel movimento per i diritti civili, nel movimento operaio e sindacale e nel movimento pacifista. Originariamente comunista di Harlem, leader nella lotta per salvare Sacco e Vanzetti, “”Commissario per la politica estera”” di TROTSKY, organizzatore dello sciopero generale di Minneapolis e uno degli oppositori alla 2° guerra mondiale. Assieme a Bayard RUSTIN e Stokely CARMICHAEL, costituì una rete di influenza sui diritti civili, l’ AFL-CIO e il partito democratico. Durante la guerra del Vietnam però prese la via del sostegno alla guerra e ruppe con il movimento progressivo. Tra Lenin e Trotsky. “”All’ inizio la sua apocalittica visione del “”socialismo o morte””, che prese a prestito dal vecchio slogan di Rosa Luxemburg “”socialismo o barbarie”” (socialism or barbarism) aggiornato per il tardo XX secolo, incrementò la sua lealtà ai seguaci che erano “”imperturbabili e inimperturbabili, che non esitavano e non si indebolivano””. Ma negli anni 1949-1951, sebbene continuasse a identificarsi con la tradizione di Lenin e Trotsky, abbandonò molta parte della strategia della rivoluzione socialista in quanto inapplicabile alle democrazie capitalistiche del dopoguerra””. (pag 218-219)”,”TROS-167″
“DRWESKI Bruno a cura; saggi di Gilbert ACHCAR Christophe AGUITON Samir AMIN Wladimir ANDREFF Nicolas BARDOS-FELTORONYI Ali BAYAR Daniel BENSAID Denis BERGER Ludmilla BOULAVKA Joseph BOUMENDIL Alexandre BOUZGALINE Pierre BROUE’ Gilles CANDAR Julio CARRANZA Andrea CATONE Vincent CHAMBARLHAC Jean-Marie CHAUVIER Francis COHEN Patrice COHEN-SEAT Shen DALI Bruno DRWESKI Renaud FABRE Samuel FARBER Marc FERRO Bernard FREDERICK Claude FRIOUX René GALISSOT Georges GASTAUD Jean-Jacques GOBLOT Peter GOWAN Mily GRETSKI Janette HABEL Thierry HOLH Alicja JASZCZUK Boleslaw JASZCZUK Monty JOHNSTONE Boris KAGARLITSKY Tamas KRAUSZ Francette LAZARD Paul LE-BLANC Roland LEW Bernard LOUVEL Michael LÖWY Jean MAGNIADAS Livio MAITAN David MANDEL Sylvie MARTIN Gilles MARTINET Jakub MONETA Tangui PERRON Yvon QUINIOU Catherine SAMARY Francis SITEL Morris SLAVIN Irene SOKOLOGORSKY Andrei SOROKIN Jacques TEXIER Timour TIMOFEEV Charles-André UDRY Jean VIGREUX Carlos VILAS Jean-Marie VINCENT M.I. VOIEKOV Claude WEILL Roland WEYL Serge WOLIKOW”,”Octobre 1917. Causes impact prolongements.”,”DRWESKI Bruno è Maitre de conferences all’ INALCO, segretario scientifico del Centre d’ Etudes de l’ Europe Mediane. E’ pure membro della direzione di ‘Espaces Marx’. saggi di Gilbert ACHCAR Christophe AGUITON Samir AMIN Wladimir ANDREFF Nicolas BARDOS-FELTORONYI Ali BAYAR Daniel BENSAID Denis BERGER Ludmilla BOULAVKA Joseph BOUMENDIL Alexandre BOUZGALINE Pierre BROUE’ Gilles CANDAR Julio CARRANZA Andrea CATONE Vincent CHAMBARLHAC Jean-Marie CHAUVIER Francis COHEN Patrice COHEN-SEAT Shen DALI Bruno DRWESKI Renaud FABRE Samuel FARBER Marc FERRO Bernard FREDERICK Claude FRIOUX René GALISSOT Georges GASTAUD Jean-Jacques GOBLOT Peter GOWAN Mily GRETSKI Janette HABEL Thierry HOLH Alicja JASZCZUK Boleslaw JASZCZUK Monty JOHNSTONE Boris KAGARLITSKY Tamas KRAUSZ Francette LAZARD Paul LE-BLANC Roland LEW Bernard LOUVEL Michael LÖWY Jean MAGNIADAS Livio MAITAN David MANDEL Sylvie MARTIN Gilles MARTINET Jakub MONETA Tangui PERRON Yvon QUINIOU Catherine SAMARY Francis SITEL Morris SLAVIN Irene SOKOLOGORSKY Andrei SOROKIN Jacques TEXIER Timour TIMOFEEV Charles-André UDRY Jean VIGREUX Carlos VILAS Jean-Marie VINCENT M.I. VOIEKOV Claude WEILL Roland WEYL Serge WOLIKOW”,”RIRO-194″
“DRWESKI Bruno a cura; scritti di BROUÉ Pierre FERRO Marc COHEN Francis FABRE Renaud, e altri”,”Octobre 1917. Causes, impact, prolongements.”,”Maitre de conférences à l’INALCO, secrétaire scientifique du Centre d’Études de l’Europe Médiane, Bruno Drweski est membre de la direction d’Espaces Marx. Convegno organizzato da Espaces Marx 1997 Universié Paris VIII Avertissement, Préface di Renaud FABRE, Avant-propos di Bruno DRWESKI, Auteurs, note, Actuel Marx Confrontation, sous la direction de Jacques BIDET, Jacques TEXIER, André TOSEL,”,”RIRO-146-FL”
“DUBCEK Alexander”,”Il nuovo corso in Cecoslovacchia. Problemi e prospettive dei comunisti cecoslovacchi nella nuova fase della rivoluzione socialista.”,”A. Dubcek è nato il 27 novembre 1921 a Uhrovec, in Slovacchia. Nel 1939 ha aderito al Partito comunista cecoslovacco partecipando alla resistenza contro i tedeschi e all’insurrezione slovacca. Dopo la liberazione ha ricoperto vari incarichi nel partito. Deputato all’Assemblea nazionale, dal 1964 è stato deputato al Consiglio nazionale slovacco. Nel 1968 alla sessione plenaria del Comitato centrale del Pcc è stato eletto primo segretario del comitato stesso. “”Uno dei primi compiti del nostro Comitato centrale, del governo ed anche dell’Assemblea nazionale sarà quello di consolidare rapidamente la situazione nelle forze di sicurezza e nell’esercito. All’indirizzo del ministero dell’interno, degli organi di sicurezza, sono state rivolte nell’ultimo periodo molte critiche. L’opinione pubblica è preoccupata di tutta una serie di fatti emersi in connnessione con l’attività di alcune unità degli organi di sicurezza negli anni cinquanta e con alcuni avvenimenti nell’ultimo periodo”” (pag 48-49)”,”EURC-137″
“DUBIEF Henri”,”Le déclin de la IIIe République, 1929-1938.”,”DUBIEF Henri è nato a Parigi nel 1913. Professore di ‘khâgne’ presso il Liceo Henri-IV fino al 1972. Inspecteur général di storia. “”Des militants socialistes ont reproché à Blum et à Thorez d’avoir empêché la révolution socialistge; des historiens (Sorlin) pensent qu’elle était possible; d’autres (Lefranc) estiment qu’il était en tout cas possible d’obtenir plus. Mais ce n’est là qu’une vue théorique. La révolution ne pouvait se faire sans les communistes; or, ceux-ci sont liés par une politique internationaliste qui, aussi bien en France qu’en Espagne, vise à l’alliance avec les bourgeoisies nationales contre le fascisme – c’est le principe même des fronts populaires. De son côté, le patronat ressentit la victoire ouvrière comme une atteinte cruelle à son pouvoir.”” (pag 183)”,”FRAV-128″
“DUBIEF Henri presentazione”,”Le syndicalisme revolutionnaire.”,”Henri DUBIEF professore di prima superiore al liceo Henri IV.”,”MFRx-322″
“DUBLA Ferdinando”,”Secchia, il Pci e il ’68.”,”DUBLA Ferdinando (Taranto, 1956) docente di scienze della formazione è storico del movimento operaio. Ha pubblicato ‘Gramsci e la fabbrica’ (1986), ‘Ecologia sociale, capitalismo reale, comunismo possibile’ (1993). Ha curato gli scritti di Secchia ‘I quadri e le masse’ (1996). “”Uno dei motivi di profondo interesse di Secchia al movimento studentesco e giovanile del ’68, sta proprio qui: una consonanza piena su questo punto, ‘l’azione politica di resistenza che si dispiega in controffensiva’. In qualche modo, giò la Clara Zetkin, in modo un pò lirico, aveva contrassegnato questa visione, nella sua relazione alla sessione del Comitato Esecutivo allargato dell’IC, a Mosca, nel giugno 1923: “”il fascismo è il castigo che colpisce il proletariato per non aver proseguito la rivoluzione cominciata in Russia”” (1). Nella genesi del fascismo italiano, Secchia intravede ‘il castigo’ nei limiti profondi delle forze soggettive (…)””. (pag 29) (1) (Dichiarazione citata da Guerin in Fascismo e grran capitale, 1994)”,”PCIx-331″
“DUBNOW Simon”,”Breve storia di Israele. Dalle origini ai nostri giorni.”,”Nell’avvertenza: traduzione non integrale del testo originale francese per ‘disposizioni delle Superiori Autorità’. Illustrazioni: Riproduzione bando papale in difesa degli ebrei (1633) “”Il grande storico Enrico (Hirsch) Graetz eresse il più bel monumento: la “”Storia degli Ebrei”” in 11 volumi (pubblicata in tedesco, 1853-1876). Egli risuscitò il passato ebraico tre volte millenario, narrò la grandezza spirituale e le tragiche sofferenze del popolo perseguitato, risvegliando in tutti i cuooi una grande simpatia verso Israele. Sotto l’influsso di queste idee Moses Hess scrisse le sue opere piene di ardore intorno ai compiti del popolo ebraico protestando vigorosamente contro l’assimilazione che nega l’esistenza del popolo ebraico. Nel suo libro “”Roma e Gerusalemme”” (pubblicato in tedesco nel 1862) chiedeva che, con lo aiuto dei filantropi, si intraprendesse una nuova colonizzazione ebraica in Erez Israel perché tornasse ad essere paese ebraico. Hess fu il primo a passare dall’assimilazione all’idena nazionale e al ‘Sionismo’.”” (pag 241-242)”,”EBRx-047″
“DUBOFSKY Melvyn”,”‘Big Bill’ Haywood.”,”La DUBOFSKY è Professore di storia alla State University di New York a Birghamton.”,”MUSx-018″
“DUBOFSKY Melvyn VAN TINE Warren a cura; altri saggi di David MONTGOMERY Richard OESTREICHER John H.M. LASLETT Nick SALVATORE Joseph R. CONLIN Craig PHELAN Alice KESSLER-HARRIS Steven FRASER Ronald SCHATZ William H. HARRIS Nelson LICHTENSTEIN Estelle JAMES Robert H. ZIEGER Cletus E. DANIEL”,”Labor Leaders in America.”,”Saggi di David MONTGOMERY, Richard OESTREICHER, John H.M. LASLETT, Nick SALVATORE, Joseph R. CONLIN, Craig PHELAN, Alice KESSLER-HARRIS, DUBOFSKY e VAN-TINE, Steven FRASER, Ronald SCHATZ, William H. HARRIS, Nelson LICHTENSTEIN, Estelle JAMES, Robert H. ZIEGER, Cletus E. DANIEL.”,”MUSx-060″
“DUBOFSKY Melvyn”,”We shall be all. A History of the Industrial Workers of the World.”,”””I Wobblies rovesciarono pure gli assunti comuni americani riguardo all’ applicabilità dell’ evoluzione darwiniana al cambiamento sociale. Introducendo la teoria dell’ evoluzione biologica nell’ analisi sociale consentirono a molti americani di concludere che l’ accumulo della ricchezza si è realizzato solo come risultato della loro abilità nella lotta per la sopravvivenza economica; all’ opposto, l’ insuccesso, la povertà e la dipendenza erano segni di incapacità. Eric Goldman ha chiamato questa ideologia darwinismo conservatore, per contraddistinguerlo dal darwinismo riformista, l’ ideologia che usava la teoria dell’ evoluzione biologica per promuovere riforme e attaccare lo status quo. Se il concetto di darwinismo conservatore è valido, allora i Wobblies possono propriamente essere definiti darwinisti radicali o rivoluzionari. L’ ideologia IWW comincia con il credo secondo cui “”l’ evoluzione sociale non differisce in nulla di essenziale rispetto all’ evoluzione organica””. (pag 152-153)”,”MUSx-167″
“DUBOFSKY Melvyn”,”We Shall Be All. A History of the Industrial Workers of the World (IWW).”,”L’autore è nato e cresciuto a Brooklyn, New York. Ha studiato al Brooklyn College e all’Università di Rochester dove ha ricevuto il Ph.D. L’origine del termine ‘Wobbly’ per definire i membri degli IWW è incerta (nota 1 pag 485) Deportazione in America. Nell’inserto fotografico al centro del libro si riportano foto della deportazione dei minatori IWW delle miniere di rame a Bisbee in Arizona. I minatori in marcia furono portati verso i carri merci e ammassati all’interno dei vagoni e portati via con il treno (12 luglio 1917) In apertura: “”Arise, ye prisoners of starvation! Arise, ye wretched of the earth! For Justice thunders condemnation. A better world’s in birth. No more tradition’s chains shall bind us; Arise, ye slaves! No more in thrall! The earth shall stand on new foundations; We have been ‘naught’ – We shall be ‘All’!”” Mancanza di una specifica strategia da opporre alla guerra (pag 351) L’esperienza di Big Bill Haywood in Russia non fu positiva. Egli non abbracciò il bolscevismo, non entrò negli schemi del pensiero di Lenin e Trotsky. Gli IWW avevano un approccio ‘anti-organizzazionale’, erano per uno Stato operaio, non-politico, per una società anarco-sindacalista. Non trovavano accettabili le regole applicate in Russia per gli Stati Uniti (pag 460-61)”,”MUSx-317″
“DUBOFSKY Melvyn”,”We Shall Be All. A History of the Industrial Workers of the World.”,”Melvyn Dubofsky was born and grew up in Brooklyn, New York, and studied at Brooklyn College and the University of Rochester, where he received the Ph.D. Introduction, Preface, Acknowledgments, Notes, Epilogue, A Note on Sources, A Note on the Author, Index”,”MUSx-074-FL”
“DUBOS René”,”The Wooing of Earth.”,”Dono Tino Albertocchi”,”ASGx-055″
“DU-BOURGUET Pierre”,”I Copti.”,”Pierre De Bourguet, nato nel 1910 ad Ajaccio è entrato nel 1927 nella Compagnia di Gesù (Gesuiti) e si è specializzato in egittologia nelle Università di Lione Parigi Oxford e il Cairo. I Copti sono i discendenti diretti degli Egizi di epoca faraonica. (pag 9)”,”VAR-023-FF”
“DUBY Georges a cura”,”Histoire de la France de 1852 à nos jours.”,”Opera fatta con la collaborazione di Jean BOUVIER prof Univ Paris-I Sorbonne, D Institut d’histoire economique et sociale, Beatrice DIDIER prof Univ de Paris VIII, Vincennes, Georges DUPEUX prof univ de Bordeaux-III, Yves FLORENNE, Jean-Marie D’HOOP maitre assistant honoraire a la Sorbonne, Philippe JOUTARD Univ de Provence, Marcel MERLE Prof dipartimento di scienze politiche Univ Sorbonne, Jean METTAS assistant à la faculté des lettres de Reims (deceduto), Jacques NERE’ prof faculté des lettres de Brest, Maurice PARODI prof faculté sciences economiques Univ Aix-Marseille II, Jacques ROUGERIE, maitre assistant à l’Univ de Paris I.”,”FRAD-003″
“DUBY Georges a cura; saggi di Maurice AGULHON Jacqueline BEAUJEU-GARNIER Louis BERGERON André BOURDE Jean BOUVIER Elisabeth CARPENTIER Noel COULET Jean DELUMEAU Pierre DEYON Jean DHONDT Beatrice DIDIER Georges DUPEUX Yves FLORENNE Jean-Marie d’HOOP René JOFFROY André JORIS Philippe JOUTARD Annie KRIEGEL Julia LARROQUE-ROUSSOT Marcel LE GLAY Marcel MERLE Jean METTAS Michel MOLLAT Lucien MUSSET Jacques NERE’ Maurice PARODI René PILLORGET Pierre RICHE’ Jacques ROSSIAUD Jacques ROUGERIE Denise de SONNEVILLE-BORDES André-Jean TUDESQ Adriaan VERHULST Michel VOVELLE”,”Dynasties et revolutions de 1348 à 1852.”,”Collaboratori: Maurice AGULHON, Jacqueline BEAUJEU-GARNIER, Louis BERGERON, André BOURDE, Jean BOUVIER, Elisabeth CARPENTIER, Noel COULET, Jean DELUMEAU, Pierre DEYON, Jean DHONDT, Beatrice DIDIER, Georges DUPEUX, Yves FLORENNE, Jean-Marie d’HOOP, René JOFFROY, André JORIS, Philippe JOUTARD, Annie KRIEGEL, Julia LARROQUE-ROUSSOT, Marcel LE GLAY, Marcel MERLE, Jean METTAS, Michel MOLLAT, Lucien MUSSET, Jacques NERE’, Maurice PARODI, René PILLORGET, Pierre RICHE’, Jacques ROSSIAUD, Jacques ROUGERIE, Denise de SONNEVILLE-BORDES, André-Jean TUDESQ, Adriaan VERHULST, Michel VOVELLE. Il libro riporta gli incarichi universitari di questi autori.”,”FRAA-001″
“DUBY Georges ARIES Philippe; saggi di Alberto CARACCIOLO Chiara SARACENO Omar CALABRESE Gerard VINCENT Georges TEYSSOT Giancarlo ZIZOLA Sophie BODY-GENDROT Guido FINK e Franco MORGANTI Franco GATTI Kristina ORFALI Franco FERRAROTTI”,”La vita privata. Il novecento.”,”Saggi di Alberto CARACCIOLO, Chiara SARACENO, Omar CALABRESE, Gerard VINCENT, Georges TEYSSOT, Giancarlo ZIZOLA, Sophie BODY-GENDROT, Guido FINK e Franco MORGANTI, Franco GATTI, Kristina ORFALI, Franco FERRAROTTI.”,”STOS-043″
“DUBY Georges”,”Lo specchio del feudalesimo. Sacerdoti guerrieri e lavoratori.”,”DUBY insegna storia sociale del Medioevo al College de France.”,”STOS-003″
“DUBY Georges a cura; collaborazione di Maurice AGULHON Jacqueline BEAUJEU-GARNIER Louis BERGERON André BOURDE Jean BOUVIER Elisabeth CARPENTIER Noel COULET Jean DELUMEAU Pierre DEYON Jean DHONDT Beatrice DIDIER Georges DUPEUX Yves FLORENNE Jean-Marie D’HOOP René JOFFROY André JORIS Philippe JOUTARD Marcel LE-GLAY Marcel MERLE Jean METTAS Michel MOLLAT Lucien MUSSET Jacques NERE’ Maurice PARODI René PILLORGET Pierre RICHE’ Jacques ROSSIAUD Jacques ROUGERIE Julia ROUSSOT-LARROQUE Denise de SONNEVILLE-BORDES André-Jean TUDESQ Adriaan VERHULST Michel VOVELLE”,”Storia della Francia. 1. Nascita di una nazione, dinastie e rivoluzioni. 2. I tempi nuovi dal 1852 ai giorni nostri.”,”Con la collaborazione di Maurice AGULHON, Jacqueline BEAUJEU-GARNIER, Louis BERGERON, André BOURDE, Jean BOUVIER, Elisabeth CARPENTIER, Noel COULET, Jean DELUMEAU, Pierre DEYON, Jean DHONDT, Beatrice DIDIER, Georges DUPEUX, Yves FLORENNE, Jean-Marie D’HOOP, René JOFFROY, André JORIS, Philippe JOUTARD, Marcel LE-GLAY, Marcel MERLE, Jean METTAS, Michel MOLLAT, Lucien MUSSET, Jacques NERE’, Maurice PARODI, René PILLORGET, Pierre RICHE’, Jacques ROSSIAUD, Jacques ROUGERIE, Julia ROUSSOT-LARROQUE, Denise de SONNEVILLE-BORDES, André-Jean TUDESQ, Adriaan VERHULST, Michel VOVELLE. (per gli incarichi dei collaboratori v. volume)”,”FRAG-006″
“DUBY Georges”,”Le origini dell’ economia europea. Guerrieri e contadini nel Medioevo.”,”Georges DUBY (Parigi, 1919) professore di storia medievale presso la facoltà di lettere di Aix-en-Provence dal 1953 al 1970, insegna ora (1983) storia sociale del medioevo al College de France. Altre sue opere apparse per i tipi della Laterza: -L’ economia rurale nell’Europa medievale (1966) -L’ arte e la società nell’ Europa medievale (1977) -Lo specchio del feudalesimo. Sacerdoti, guerrieri e lavoratori (1980) -Il cavaliere, la donna, il prete (1982)”,”STOS-064″
“DUBY Georges MANDROU Robert”,”Storia della civiltà francese.”,”Il Medioevo è scritto da DUBY, l’ età moderna e contemporanea da MANDROU.”,”FRAS-014″
“DUBY Georges PERROT Michelle, a cura di Pauline SCHMITT-PANTEL; saggi di Nicole LORAUX Giulia SISSA Yan THOMAS Francois LISSARRAGUE Claudine LEDUC Aline ROUSSELLE Bruit ZAIDMAN John SCHEID Monique ALEXANDRE Stella GEORGOUDI Pauline SCHMITT-PANTEL”,”Storia delle donne. L’ Antichità.”,”Saggi di Nicole LORAUX Giulia SISSA Yan THOMAS Francois LISSARRAGUE Claudine LEDUC Aline ROUSSELLE Bruit ZAIDMAN John SCHEID Monique ALEXANDRE Stella GEORGOUDI Pauline SCHMITT-PANTEL. “”Le donne era esentate – o escluse – dallo studio e dall’ insegnamento della Tora, intorno ai quali il giudaismo doveva, dopo la caduta del Tempio, imperniarsi sempre di più. Il Rabbi Eliezer, nel primo secolo d.C., nononstante fosse il marito di Ima Chalom, piena di scienza, diceva: “”Insegnare la Tora alla propria figlia è insegnarle oscenità””. (pag 475)”,”DONx-014″
“DUBY Georges”,”Guerreros y campesinos. Desarrollo inicial de la economia europea (500-1200).”,”””Nella base più profonda dei movimenti dell’ economia tutto induce a fare dello shock delle ultime invasioni il responsabile di un’ impulso per altri vantaggi, dato che vivificò le tendenze espansive che il cumulo di obblighi teneva compresse nel mondo rurale dell’ epoca di Carlomagno””. (pag 149)”,”EURE-031″
“DUBY Georges PERROT Michelle, a cura di Francoise THEBAUD; saggi di Gisela BOCK Daniele BUSSY GENEVOIS Yolande COHEN Francois COLLIN Jacqueline COSTA-LASCOUX Nancy F. COTT Helene ECK Yasmine ERGAS Victoria DE-GRAZIA Anne HIGONNET Rose-Marie LAGRAVE Nadine LEFAUCHEUR Marcelle MARINI Francoise NAVAILH Luisa PASSERINI Mariette SINEAU Anne-Marie SOHN Francoise THEBAUD”,”Storia delle donne. Il Novecento.”,”Saggi di Gisela BOCK Daniele BUSSY GENEVOIS Yolande COHEN Francois COLLIN Jacqueline COSTA-LASCOUX Nancy F. COTT Helene ECK Yasmine ERGAS Victoria DE-GRAZIA Anne HIGONNET Rose-Marie LAGRAVE Nadine LEFAUCHEUR Marcelle MARINI Francoise NAVAILH Luisa PASSERINI Mariette SINEAU Anne-Marie SOHN Francoise THEBAUD. “”La corrente egualitaria del femminismo è erede del pensiero illuminista rivisitato dal marxismo. Essa identifica differenza e dominio e concepisce soltanto individui astratti ed equivalenti. A partire dagli anni Settanta, prende forma un’altra corrente ad essa parallela che, almeno in parte, deriva dalla psicoanalisi. Secondo quest’ ultima la subordinazione delle donne deriva dal fatto che la loro vera natura è stata negata. Si tratta dunque di affermare la realtà specifica positiva – e non relativa – delle donne, e di misurare il loro spazio precipuo tanto rispetto al godimento sessuale quanto rispetto alla cultura””. (pag 337, Francois Collin, La disputa della differenza)”,”DONx-020″
“DUBY Georges PERROT Michelle, a cura di Genevieve FRAISSE e Michelle PERROT; saggi di Nicole ARNAUD-DUC Jean BAUBEROT Cecile DAUPHIN Michela DE-GIORGIO Genevieve FRAISSE Dominique GODINEAU Nancy L. GREEN Ane HIGONNET Marie-Claire HOOCK-DEMARLE Anne-Marie KÄPPELI Yvonne KNIBIEHLER Anne-Lise MAUGUE Francoise MAYEUR Stephane MICHAUD Michelle PERROT Joan W. SCOTT Elisabeth G.SLEDZIEWSKI Judith R. WALKOWITZ”,”Storia delle donne. L’ Ottocento.”,”Saggi di Nicole ARNAUD-DUC Jean BAUBEROT Cecile DAUPHIN Michela DE-GIORGIO Genevieve FRAISSE Dominique GODINEAU Nancy L. GREEN Ane HIGONNET Marie-Claire HOOCK-DEMARLE Anne-Marie KÄPPELI Yvonne KNIBIEHLER Anne-Lise MAUGUE Francoise MAYEUR Stephane MICHAUD Michelle PERROT Joan W. SCOTT Elisabeth G.SLEDZIEWSKI Judith R. WALKOWITZ. L’ educazione laica delle ragazze: fondamenti e principi. (Mirabeau, Taleyrand, Condorcet, Lepeletier de Saint-Fargeau) “”Erede in questo di Rousseau, sull’ educazione femminile la Rivoluzione francese ha prodotto poche riflessioni e ha legiferato ancor meno. Tuttavia in favore dell’ eguaglianza intellettuale tra ragazze e ragazzi, si distingue una corrente che presupporebbe un’ identità di contenuti, se non dovesse prevalere il principio di una divisione di compiti tra i due sessi. I ragazzi sono destinati alla vita pubblica, alla carriera militare e legale. Le ragazze sono allevate per la casa e la vita coniugale.”” (pag 229)”,”DONx-022″
“DUBY Georges PERROT Michelle, a cura di Christiane KLAPISCH-ZUBER; saggi di Jacques DALARUN Claude THOMASSET Carla CASAGRANDE Silvana VECCHIO Diane OWEN HUGHES, Claude THOMASSET Carla CASAGRANDE Silvana VECCHIO Diane OWEN HUGHES, Suzanne FONAY WEMPLE Paulette L’HERMITE-LECLERCQ Georges DUBY Claudia OPITZ, Fonay WEMPLE Paulette L’HERMITE-LECLERCQ Georges DUBY Claudia OPITZ, Françoise PIPONNIER Chiara FRUGONI Danielle REGNIER-BOHLER Georges DUBY”,”Storia delle donne in Occidente. Il Medioevo.”,”saggi di Jacques DALARUN Claude THOMASSET Carla CASAGRANDE Silvana VECCHIO Diane OWEN HUGHES, Claude THOMASSET Carla CASAGRANDE Silvana VECCHIO Diane OWEN HUGHES, Suzanne FONAY WEMPLE Paulette L’HERMITE-LECLERCQ Georges DUBY Claudia OPITZ, Fonay WEMPLE Paulette L’HERMITE-LECLERCQ Georges DUBY Claudia OPITZ, Françoise PIPONNIER Chiara FRUGONI Danielle REGNIER-BOHLER Georges DUBY”,”DONx-038″
“DUBY Georges PERROT Michelle, a cura di Natalie ZEMON DAVIS e Arlette FARGE; saggi di Olwen HUFTON Sara F. MATTEWS GRIECO Véronique NAHOUM-GRAPPE Martine SONNET Elisja SCHULTE VAN KESSEL Natalie ZEMON DAVIS Françoise BORIN Jean-Paul DESAIVE Eric A. NICHOLSON Michèle CRAMPE-CASNABET Evelyne BERRIOT SALVADORE Claude DULONG Nicole CASTAN Arlette FARGE”,”Storia delle donne in Occidente. Dal Rinascimento all’età moderna.”,”saggi di Olwen HUFTON Sara F. MATTEWS GRIECO Véronique NAHOUM-GRAPPE Martine SONNET Elisja SCHULTE VAN KESSEL Natalie ZEMON DAVIS Françoise BORIN Jean-Paul DESAIVE Eric A. NICHOLSON Michèle CRAMPE-CASNABET Evelyne BERRIOT SALVADORE Claude DULONG Nicole CASTAN Arlette FARGE”,”DONx-039″
“DUBY Georges”,”Guglielmo il Maresciallo. L’avventura del cavaliere.”,”Georges Duby (Parigi 1919 – Aix en Provence 1996) è stato uno dei maggiori storici del Medioevo. Ha insegnato per vent’anni Storia delle società medievali al College de France. Ha pubblicato tra l’altro ‘L’arte e la società medievale’, ‘Il cavaliere, la donna, il prete’ e con Michelle Perrot ‘Storia delle donne in Occidente’. “”La scelta che ho fatto, di seguire il destino di un personaggio dall’infanzia alla morte, non è stata dettata dal desiderio di venire incontro al crescente interesse per la biografia diffuso nel gran pubblico degli appassionati di storia. E’ un disegno che si inserisce puntualmente nella lunga linea di sviluppo delle ricerche che vado svolgendo per una migliore comprensione della società che chiamiamo feudale. Dopo aver posto dei problemi, per non restarne prigioniero, mi è sembrato opportuno raggiungere per un ‘altra via la vita nella sua concretezza, accostarmi ad essa osservando, nel corso di un’esistenza e in una durate né troppo lunga né troppo breve, come si poneva il rapporto tra le azioni di un essere in carne e ossa, e le strutture che lo circondavano. Il mio tentativo si rannoda così al movimento generale che, da parecchi anni a questa parte, in Francia, porta gli storici d’avanguardia a non dedicare più tutta la loro attenzione alle strutture economiche, politiche o mentali, inducendoli a prendere di nuovo come oggetto di studio il fatto, l’individuo. Ritorno salutare, nella misura in cui la considerazione dell’evento e del fattore individuale è fondata su tutte le conquiste realizzate nel corso di mezzo secolo dalla storia profonda, lungo le vie aperte da Lucien Febvre, Marc Bloch e Fernand Braudel”” (febbraio 1985) (prefazione); Guglielmo il Maresciallo, William Marshal in inglese, Guillaume le Maréchal per i normanni, fu un celebre cavaliere inglese. Nacque da Giovanni e Sibilla di Salisbury in località non conosciuta e morì nel suo castello di Caversham (wikip); “”Attraverso le vicende di Guglielmo il Maresciallo, vissuto in Inghilterra tra il XII e l’inizio del XIII secolo e divenuto reggente di Enrico III Plantageneto, Duby compone un nuovo spettacolare affresco sulla società medievale. Al centro dell’indagine è qui il mondo normativo ed etico della cavalleria, ricostruito sul filo di un montaggio scenico, dalla “”principesca morte”” del protagonista alle azioni guerresche da lui condotte e poi, procedendo all’inverso, sino ai primi riti di iniziazione alle regole dell’universo cortese, ai meccanismi, infine, di cooptazione del giovane cadetto. E l’avventura del cavaliere si snoda lungo il tracciato di un documento eccezionale: la “”Chanson de geste”” composta a memoria delle imprese del Maresciallo. Dietro alle pieghe di un percorso individuale emerge tuttavia costantemente, secondo i caratteri propri delle “”biografie sociali”” di Duby, il serrato tessuto delle relazioni e delle solidarietà interne al corpo della società”” (L’Ind, 9.1995, A. Tarpino)]”,”STOS-178″
“DUBY Georges”,”Storia della Francia. Nascita di una nazione, dinastie e rivoluzioni dalle origini al 1852. Vol. I.”,”Georges Duby dell’Institut de France professore al Collège de France.”,”FRAS-003-FL”
“DUBY Georges”,”Storia della Francia. I tempi nuovi dal 1852 ai giorni nostri. Vol. II.”,”Georges Duby dell’Institut de France professore al Collège de France.”,”FRAS-004-FL”
“DUBY Georges MANDROU Robert”,”Storia della civiltà francese.”,”DUBY Prof di storia medievale alla facoltà di lettere dell’Univ Aix-en-Provence, è nato a Parigi nel 1919. E’ uno dei D della rivista ‘Etudes rurales’ e D il Centro di studi delle società mediterranee. Insegna (nel 1989) al College de France. Ha pubblicato: -La societé au XI et XII siecles dans la region Maconnaise -L’economie rurale et la vie des campagnes de l’Occident medieval (tradotto in IT, 1966) MANDROU insegna a Parigi all’Ecole Pratique des Hautes Etudes della Sorbona. E’ nato nel 1921. Ha pubblicato: -Histoire de la France moderne, 1500-1600. -La culture populaire en France au XVII et XVIII siecles. -Classes et luttes de classes dans la societé francaise au debut du XVII siecle. DUBY si occupa del Medioevo, MANDROU della Francia moderna.”,”STOS-005-FV”
“DUBY Georges”,”Il medioevo. Da Ugo Capeto a Giovanna d’Arco, 987-1460.”,”Carlo Magno, noto anche come Carlomagno, fu il re dei Franchi dal 768, re dei Longobardi dal 774 e dall’800 il primo Imperatore dei Romani, incoronato da papa Leone III nella basilica di San Pietro in Vaticano. Il suo regno segnò la fondazione dell’Impero carolingio, considerato da alcuni storici come la prima fase del Sacro Romano Impero1. Carlo Magno ampliò notevolmente il suo regno attraverso una serie di campagne militari vittoriose, che inclusero la conquista del Regno longobardo e l’espansione verso gran parte dell’Europa occidentale. Durante il suo regno, promosse la Rinascita carolingia, un periodo di rinascita degli studi politici, teologici e umanistici nell’Europa continentale1. L’impero di Carlo Magno resistette nella forma datagli fino alla morte del suo figlio Ludovico il Pio. Alla morte di Ludovico, l’impero fu diviso tra i suoi tre eredi: Lotario I, Carlo il Calvo e Ludovico II il Germanico. (f. copil.) ‘Georges Duby (7 ottobre 1919 – 3 dicembre 1996) è stato uno storico francese specializzato nel Medioevo. Nato a Parigi, Duby completò la sua istruzione secondaria al Lycée de Mâcon e proseguì gli studi superiori all’Università di Lione. Nel 1942 ottenne l’agrégation in geografia e, poco dopo, fu reclutato dal medievalista Jean Deniau come assistente. Nel 1952, Duby difese la sua tesi di dottorato a Parigi, sotto la supervisione di Charles-Edmond Perrin, e l’anno successivo fu nominato professore di storia medievale all’Università di Aix-Marseille, dove insegnò fino al 1970. In quell’anno, fu eletto alla cattedra di Storia delle società medievali al Collège de France. Duby è stato associato alla École des Annales, fondata da Marc Bloch e Lucien Febvre, e ha contribuito a sviluppare nuove prospettive storiografiche, come l’analisi delle relazioni di potere nella società medievale. Durante la sua carriera, ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui la medaglia d’oro del Centro Nazionale della Ricerca Scientifica (CNRS) francese e il Premio Balzan per la storia europea del Medioevo3’ (f. copilot)”,”FRAG-001-FMDP”
“DUBY Georges”,”Le società medievali.”,”Georges Duby, nato a Parigi nel 1919, ha insegnato Storia sociale del Medioevo al Collège de France.”,”STMED-007-FMDP”
“DUBY Georges WALLON Armand, a cura; saggi di Georges BERTRAND Gérard BAILLOUD Marcel LE-GLAY Gury FOURQUIN”,”Histoire de la France rurale.”,”G. Duby, professore al College de France A. Wallon ispettore generale dell’agricoltura”,”FRAA-021-FSD”
“DUCANGE Jean-Numa”,”La Révolution française et la social-démocratie. Transmissions et usages politiques de l’histoire en Allemagne et Autriche, 1889-1934.”,”DUCANGE Jean-Numa è maître de conférences in storia contemporanea all’Università di Rouen e membro del laboratorio GRHIS (Groupe de Recherche d’Histoire). E’ animatore della ‘Societé d’études jaurésiennes’ e della ‘Societé des études robespierristes’. Gli almanacchi operai: brevi biografie di grandi rivoluzionari (oltre a Marx, Danton, Marat, Mirabeau, Robespierre, Hébert ecc.). Volkskalender (1878). (pag 60-61) Le biblioteche di partito. “”L’étude des deux bibliothèques de Köpenick et de Breslau (60), la primière étant une petite structure, la seconde un vaste centre, réflète bien la diversité des situations. On constate une volonté de différencier les lectures, “”instructive”” et “”récréative”” (61), souci que l’on avait déjà rencontré à travers les écritures différentes de Wilhelm Blos et Karl Kautsky. Constituer une bibliothéque historique. C’est la création d’un organe de presse consacré aux bibliothèques du parti – d’ailleurs présentée comme un événement important (62) – en Allemagne ‘Der Bibliothekar’ qui permet le mieux de comprendre leur importance pendant cette période. La revue, dirigée par le social-démocrate Gustave Hennig, illustre ainsi la grande attention et le volontarisme de la social-démocratie sur la question de l’accès aux livres (63).”” (pag 180) [(60) Roy-Jacquemart M.A., Deux bibliothèques ouvrières sous le Deuxième Reich: Köpenick et Breslau. Á propos de la politique culturelle de la Social-Démocratie allemande””, Cahiers d’Etudes Germanique, 3/1979, p. 103-138; (61) ibid., p.105; (62) Voir la présentation de Riazanov dans la ‘Neue Zeit’, 1908-1909, t.2, p. 125-126; pour l’Autriche voit ‘Der Kampf’, 1907, p. 191-192. La revue paraît à Leipzig de 1909 à 1918; (63) Les tirages sont modestes, la revue s’adresse avant tout à ceux qui s’occupent de la gestion des bibliotheques locales et de ceux qui s’intéressent de près à ces problèmes comme les dirigeants locaux du parti. ‘Protokoll…’, 1907, p. 32] (pag 180-181)”,”STOx-219″
“DUCANGE Jean-Numa CAHEN Jacqueline CHAMBARLAC Vincent RALLE Michel JOUSSE Emmanuel JOLLET Anne”,”Receptions de Marx en Europe avant 1914.”,”DOSSIER Jean-Numa Ducange Introduction. Réceptions de Marx en Europe avant 1914 [Full text] Jacqueline Cahen Les premiers éditeurs de Marx et Engels en France (1880-1901) [Full text] Vincent Chambarlhac L’orthodoxie marxiste de la SFIO : à propos d’une fausse évidence (1905-1914) [Full text] Michel Ralle La réception du marxisme par le socialisme espagnol [Full text] Vulgarisation et continuité des cultures ouvrières anti-autoritaires Emmanuel Jousse Chronique d’un non-lieu: le marxisme en Grande-Bretagne [Full text] Jean-Numa Ducange Publications récentes en français sur Marx et l’histoire du marxisme (depuis 2005) [Full text] Complément au dossier des Cahiers d’histoire. Revue d’histoire critique n°114 Jean-Numa Ducange Les traductions et publications de Karl Marx et Friedrich Engels en français avant 1914 [Full text] Complément au dossier des Cahiers d’histoire. Revue d’histoire critique n°114 CHANTIERS Dominique A. Laurent Woodrow Wilson, L’Humanité et la SFIO, décembre 1918-juin 1919 [Full text] MÉTIERS Transmettre l’Histoire Alain Croix and Philippe Daumas « Nantes-Histoire» [Full text] Réflexions sur une expérience d’histoire citoyenne Aux sources de l’Histoire Sonia Combe and Hedi Saïdi En Tunisie, ouvrir les archives de la dictature*! [Full text] DÉBATS Karim Fertikh Bad-Godesberg dans le langage social-démocrate en 1959 [Full text]”,”MADS-690″
“DUCANGE Jean-Numa”,”Karl Kautsky et le centenaire de la révolution française.”,”Jean-Numa Ducange Université de Rouen”,”KAUS-032″
“DUCANGE Jean-Numa KEUCHEYAN Razmig ROZA Stéphanie a cura; saggi di Alix BOUFFARD Jean-Christophe ANGAUT Ugo PALHETA Gilbert ACHVAR Julian MISCHI Jean QUÉTIER Yohan DUBIGEON Rémi LEFEBVRE Bastien CABOT Christophe PROCASSON J.N. DUCANGE Serge WOLIKOW Razmig KEUCHEYAN Stéphane HABER Claude PENNETIER Marion FONTAINE Gilles CANDAR Bastien CABOT Matthias MIDDELL Fabien ESCALONA Karel YON Alexis CUKIER Alain MAILLARD Sylvie APRIEL Anony BURLAUD Quentin DELUERMOZ Stéfanie PREZIOSO Éric AUNOBLE Jean VIGREUX Jerémie TAMIATTO Xavier VIGNA e altri”,”Histoire globale des socialismes. XIXe-XXIe siècle.”,”J.N. Ducange, professore di Storia contemporanea all’Università di Rouen Normandia. Membro dell’Institut Universitaire de France Stéphane Roza, incaricato di ricerca in filosofia politica (CNRS; ENS Lyon) Razmig Keucheyan, Professore di sociologia all’Università di Parigi (Philépol) Alcune voci presenti sono fuori argomento ed altre in argomento mancanti, la bibliografia per voce è scarna e datata”,”SOCx-274″
“DUCANGE Jean-Numa”,”Jules Guesde. L’anti-Jaurès?”,”J.N. Ducange è maitre de conferences in histoire contemporaine (Normandie Université Rouen). Specialista in storia delle sinistre francesi e germanofone. ‘Vers la scission: Lénine entre Jaurès et Guesde’ (pag 165)”,”MFRx-392″
“DUCANGE Jean-Numa”,”Jean Jaurès.”,”J.N. Ducange è professore di storia contemporanea all’Università di Rouen e membro dell’ Institut universitaire de France. Ha pubblicato una biografia di Guesde: ‘Jules Guesde: l’anti Jaurés?’ e ‘Quand la gauche pensait la nation’. Lenin (pag 234-236)”,”MFRx-397″
“DUCANGE Jean-Numa”,”Rosa Luxemburg. Radicale et libre.”,”Citati in bibliografia due libri recenti: – LOJKINE Ulysse e Alice VINCENT, Pour Découvrir Rosa Luxemburg’, Paris, Éditions Sociales, 2021 (‘una introduzione generale all’opera, un poco selettiva e lacunaria ma utile’) – J.L. DUCANGE, La République ensanglantée. Berlin, Vienne: aux sources du nazisme’, Paris, Armand Colin, Paris, 2022 (‘una sintesi sul periodo 1918-1922 che tiene conto della storiografia più recente)”,”LUXS-093″
“DUCCI Gino”,”L’ azione della marina giapponese nella guerra russo-giapponese.”,”Conferenza tenuta sotto gli auspici della Società Amici del Giappone nella sede dell’ Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente, 11 maggio 1938. “”Se l’ obiettivo del Giappone era in quel tempo unico, dato il perfetto accordo con la Gran Bretagna e l’ inesistenza di dissidi con gli Stati Uniti, così fortemente sviluppatisi dopo pochi anni, per la Russia gli obiettivi erano parecchi e tutti importanti””. (pag 12) “”Il tiro dei giapponesi si dimostrò subito ottimo ed efficace, quello dei russi incerto e inconcludente in quanto molti proiettili non scoppiavano. Dopo 45 minuti l’ Oslavia era inutilizzata ed affondava, poi la nave ammiraglia duramente provata uscì di formazione con l’ Ammiraglio ferito e lo Stato maggiore morto o ferito (…)””. (pag 31)”,”JAPx-056″
“DUCCI Roberto OLIVI Bino a cura; scritti di Winston CHURCHILL Altiero SPINELLI Ernesto ROSSI George MARSHALL Luigi EINAUDI Denis DE-ROUGEMONT Paul G. HOFFMAN Robert SCHUMAN Dwight D. EISENHOWER J.W. BEYEN P. MENDES-FRANCE Hugh ELLIS-REES Walter HALLSTEIN C. DE-GAULLE E. MARTINO MAC-MILLAN J.F. KENNEDY W. HALLSTEIN H. WILSON G. BROWN”,”L’Europa incompiuta.”,”””Muore come un poveraccio, il 14 marzo 1883, nel sonno, nella sua sedia a straio. In verità è morto due anni prima, quando s’è spenta la moglie Jenny dopo una lunga, penosa malattia cancerosa. “”Con lei è morto anche il Moro”” dice Engels a sua figlia Eleonor. Al funerale nel cimitero di Highgate partecipano solo una piccola schiera di amici e rappresentanti degli operai di alcune province. Otto persone. Il gesuita Pierre Teilhard de Chardin, dopo la Pasqua del 1955, è accompagnato da nove persone all’ultima dimora, alla tomba nell’esito newyorkese… Sulla fossa aperta, il vecchio amico Friedrich Engels pronuncia l’orazione funebre: “”Marx era prima di tutto un rivoluzionario. Contribuire, in un modo o nell’altro, alla caduta della società capitalistica e delle istituzioni statali da essa create, contribuire alla liberazione del proletariato moderno, cui egli aveva dato in primo luogo la coscienza del proprio stato e dei propri bisogni, la coscienza delle condizioni della sua emancipazione – questo fu il vero compito della sua vita. La lotta era il suo elemento. Ed egli ha lottato con una passione, un’ostinazione, un successo come pochi. Per questo Marx fu l’uomo più odiato e calunniato del suo tempo. Ed è morto venerato, amato, creduto da milioni di collaboratori rivoluzionari, dalle miniere siberiane a tutta l’Europa e l’America, fino in California, ed io posso dire arditamente: forse aveva ancora molti avversari, ma nessun nemico personale.”””” (pag 400) [Friedrich Heer, Europa madre delle rivoluzioni. Volume primo, 1968] “”Karl Marx era deciso, in quanto pontefice dell’avvenire, a contrapporre alla durezza dei dominatori del suo tempo – viveva in mezzo all’epoca della reazione, delle sue sempre crescenti vittorie, fra il 1848 e il 1883 – una durezza ancor più dura. La sua visione conteneva tutta la forza di Mosè: occorrevano soltanto gli uomini e il potere, per liberare questa forza di rivolgimento totale. Dove sono questi uomini? In Prussia? In Francia? In Inghilterra? In America? In un articolo di fondo del 14 giugno 1853 per la “”New York Daily Tribune””, di cui Marx è corrispondente a Londra nel 1850-62, descrive l’apocalittico stato di corruzione e di reazione in cui è caduta l’Europa dopo il 1848. I partiti ufficiali inglesi si trovano in completo dissolvimento; tutta la macchina statale della Francia si è tramutata in una gigantesca impresa di ciarlatani e speculatori di borsa; l’Austria è sull’orlo della bancarotta; là “”dove l’ingiustizia si accumula dappertutto, e dev’esser vendicata dal popolo””, dove le forze reazionarie litigano fra loro, “”e dove il sogno di conquista russo si rivela ancora una volta al mondo””, come si può trovare uno stimolo positivo per la rivoluzione in Europa? Marx risponde: in Cina. Il suo articolo è intitolato: ‘Die Revolution in China und in Europa’ (La rivoluzione in Cina e in Europa). L’Inghilterra, con la guerra dell’oppio, ha portato la rivoluzione in Cina. “”Può sembrare un’affermazione assai strana e paradossale, dire che la prossima insurrezione del popolo in Europa e il suo prossimo passo avanti verso la libertà repubblicana e un buon governo può dipendere più da quel che ora avviene nel celeste impero – l’antipodo diretto dell’Europa – che da qualsiasi altra causa politica attuale – più ancora che dalle minacce russe e di conseguenza da una probabile guerra generale europea”” (K. Marx, Ueber China, Berlin, 1955, pp. 11 sgg.)”” [Friedrich Heer, Europa madre delle rivoluzioni. Volume primo, 1968]”,”EURx-003-FR”
“DUCELLIER Alain MICHEAU Françoise”,”L’Islam nel Medioevo.”,”Alain Ducellier insegna nell’Università di Tolosa; tra i suoi libri: Il dramma di Bisanzio, Bisanzio, Cristiani d’Oriente e islam nel medioevo. Françoise Micheau insegna nell’Università della Sorbona a Parigi: ha pubblicato La médecine arabe et l’Occident médiéval.”,”VIOx-121-FL”
“DUCELLIER Alain ARRIGNON Jean-Pierre ASDRACHA Catherine BALARD Michel CARILE Antonio FERLUGA Jadran KAPLAN Michel”,”Bisanzio.”,”Jean-Pierre Arrignon, maître de confèrences presso l’Università di Poitiers, studia la storia della Russia medievale e in particolare le relazioni fra Bisanzio e il mondo slavo. Catherine Asdracha, greca di nascita, lavora come ricercatrice presso il CNRS francese. É una specialista delle relazioni greco-bulgare. Michel Balard, professore all’Università di Reims, ha studiato la Romania fra i secoli XII e XV. Presidente della Société des historiens médiévistes, si occupa in particolare delle relazioni commerciali fra Oriente e Occidente nel Medioevo. Antonio Carile insegna all’Università di Bologna, ed è uno specialista delle relazioni fra Venezia e Bisanzio. Alain Ducellier, professore all’Università di Toulouse, ha lavorato soprattutto sui Balcani nordoccidentali nei secoli XIV e XV, studiando più in generale la storia della civiltà bizantina. Jadran Ferluga, professore di storia medievale all’Università di Belgrado e di storia bizantina a Münster, ha insegnato a Chicago e a Bologna. Michel Kaplan è maître de conférences alla Sorbona ed è uno specialista di storia rurale bizantina.”,”STAx-094-FL”
“DUCÉRÉ Etienne-Edouard”,”Napoléon a Bayonne.”,”Bayonne (Bayonne in francese; Bayona in spagnolo; Baiona in basco e occitano) è una città della Francia di 46 237 abitanti situata nel dipartimento dei Pirenei Atlantici nella regione Nuova Aquitania, a 28 km dal confine spagnolo di Irun. Il suo nome basco è Baiona (pronuncia fonetica), mentre quello occitano (guascone) è ugualmente Baiona (ma pronunciato “”baiùno, baiùnë””). I suoi abitanti si chiamano bayonnais ed il suo motto è nunquam polluta (che in latino significa «mai infangata»), in riferimento ai numerosi e vani tentativi di conquista nei suoi confronti nel corso dei secoli. La città fa parte della regione basca del Labourd. Bayonne è stata costruita sulle rovine di un antico castrum romano, chiamato Lapurdum, che ha lasciato il suo nome alla provincia del Labourd, Lapurdi in basco. Storicamente esistono tre spiegazioni del significato del nome di Bayonne: potrebbe trattarsi di una variazione guascona del latino Baia (“”vasta distesa d’acqua””) o di un nome derivato dal basco Ibai ona (“”buon fiume””). L’ultima spiegazione, la più plausibile scientificamente, resta quella di Ibai gunea, il luogo del fiume, etimologia ormai accettata. La città è stata romana, vascona e poi inglese nel corso di tre secoli (dal XII al XV). Riccardo Cuor di Leone la separa dalla contea di Labourd (la cui capitale diviene quindi Ustaritz). Jean de Dunois la sottrae nel 1451 e la annette alla Francia senza fare troppe vittime grazie alla presenza del vescovo della città, che dissuade i cittadini dal combattere contro i francesi (dicendo di aver avuto un segno dal cielo in tal senso, nella forma di un fiore di giglio). Topografia di Biarritz e Bayonne Durante i conflitti sporadici che agitano le campagne francesi alla metà del XVII secolo, i contadini di Bayonne si trovano a corto di polvere da sparo e proiettili. Immettono quindi i loro lunghi coltelli da caccia nelle canne dei loro moschetti, confezionando delle lance improvvisate che verranno quindi chiamate baionette. Nel 1808, nel castello di Marracq, viene firmato l’atto di abdicazione del re di Spagna Carlo IV in favore di Napoleone I. Tale fatto è conosciuto sotto il nome di entrevue di Bayonne. Sempre a Bayonne venne firmata da Napoleone la prima costituzione del regno di Napoli, conosciuta in italiano come statuto di Baiona. Il quartiere di Saint-Esprit situato sulla riva destra dell’Adour, parte di Bayonne fino al 1792, renominata in nome di Jean-Jacques Rousseau durante la rivoluzione francese, è stato riannesso a Bayonne il 1º giugno 1857. Aveva formato nell’arco di 65 anni un comune autonomo del dipartimento delle Landes.”,”FRAN-061-FSL”
“DUCHESNE Louis”,”I primi tempi dello Stato pontificio.”,”DUCHESNE Louis, grande erudito e storico della Chiesa, è morto a Roma nel 1922, dopo un’esistenza vissuta non senza diffidenze e difficoltà da parte della gerarchia.”,”RELC-078″
“DUCLOS Jacques”,”””A l’ assaut du ciel””. La Commune de Paris annonciatrice d’un monde nouveau.”,”””I giovani di Parigi furono pure tra i più ardenti combattenti della Comune, e si videro dei ragazzi, degli adolescenti da 14 a 16 anni incorporati nelle unità combattenti in cui lottarono eroicamente. Dopo la settimana di sangue, i versagliesi arrestarono centinaia di giovani e tra loro, vi fu un ragazzo che non aveva che 8 anni. Durante il periodo in cui i versagliesi procedevano ad esecuzioni sommarie, molti giovani furono fucilati e morirono con un coraggio che impressionò gli stessi loro assassini.”” (pag 288)”,”MFRx-188″
“DUCLOS Denis”,”La santé et le travail.”,”Denis DUCLOS, sociologo è incaricato di ricerca al CNRS. Ha studiato i problemi della salute, dell’ ambiente e della qualità della produzione in Francia e negli Stati Uniti. “”Nel 1980, l’ Ispezione del lavoro contava 509 ispettori assistiti da 1458 controllori per 15 milioni di salariati, ossia circa 7500 salariati per agente””. (pag 91)”,”MFRx-192″
“DUCLOS Jacques”,”Bakounine et Marx. Ombre et Lumière. En annexe: ‘La Confession’ de Bakounine à Nicolas Ier (traduite du russe par Andrée Robel).”,”J. DUCLOS è un vecchio leader del PCF. Prima di questo libro ha scritto ‘La Première Internationale’ pubblicata nel 1964. Marx sullo scacco di Lione: “”In una lettera del 19 ottobre 1870 al professore Edward Beesly, pubblicato nel ‘The social-democrat’ di Londra il 15 aprile 1903, Kar Marx scriveva in particolare: “”All’ inizio tutto andava bene. Su pressione della Sezione dell’ Internazionale, venne proclamata la Repubblica a Lione prima di farlo a Parigi. Fu subito istituito un governo rivoluzionario, la Commune (1), composta in parte di operai appartenenti all’ Internazionale, in parte di repubblicani radicali borghesi. Ma gli asini Bakunin e Cluseret arrivarono a Lione, e rovinarono tutto. Appartenenti entrambi all’ Internazionale, ebbero purtroppo tanta influenza da fuorviare i nostri amici. L’ Hotel de Ville fu preso, per un solo momento, e furono emanati ridicoli decreti sull’ abolizione dello Stato e altre scemenze. Comprendete che il solo fatto che un russo – che i giornali della borghesia rappresentavano come un agente di Bismarck – pretendeva di imporsi alla testa di un Comitato di Salute della Francia era assolutamente sufficiente per cambiare completamente l’ opinione pubblica. Quanto a Cluseret, si è comportato allo stesso tempo come un idiota e come un lacché. Questi due uomini hanno lasciato Lione dopo il loro insuccesso””””. (pag 131)”,”ANAx-190″
“DUCLOS Jacques”,”Anarchistes d’ hier et d’ aujourd’ hui. Comment le gauchisme fait le jeu de la réaction.”,”DUCLOS noto dirigente del PCF ha scritto un volume assieme a THOREZ (‘Communistes et socialistes’). “”E i pseudo-rivoluzionari bakuniniani non erano difficili quanto alle scelte dei loro alleati, poiché il loro famoso catechismo gli dava come indicazione di “”unirsi al mondo avventuriero dei briganti che sono i veri e unici rivoluzionari della Russia””. In una certa misura, questa tesi singolare ha trovato la sua applicazione nell’ arruolamento di “”Katanga”” come membri del servizio d’ ordine della Sorbona, in cui si travavano a fianco degli studenti, come all’ Odéon, dei clochards e altri elementi sospetti senza parlare degli agenti provocatori al soldo della polizia. La Commissione della Prima Internazionale composta da Karl Marx, Friedrich Engels, Le Moussu, Eugene Dupont, Leo Frankel e Auguste Séraillier, incaricati dal Congresso dell’ Aia che si tenne nel settembre 1872, di esaminare l’ attività degli anarchici bakuniniani, fu portato a sottolineare che il programma che questi disgregatori applicavano in Russia conduceva alle constatazioni seguenti: (…)””. (pag 13-14)”,”ANAx-200″
“DUCLOS Jacques FREVILLE Jean”,”Henri Barbusse.”,”Contiene: – Jean FREVILLE ‘Vita di Henri Barbusse’, ‘Barbusse ecrivain’ (pag 7-48) – Jacques DUCLOS Barbusse communiste (pag 49-67) “”E infine, nella sua ultima opera che è come il suo testamento politico, nel suo ‘Stalin’, Henri Barbusse ha scritto un magnifico passaggio che lo mostra sotto il suo vero abito di materialista conseguente (…)”” (pag 62) “”Sempre nello stesso libro, rendendo omaggio ai sacrifici dei comunisti, Barbusse ha magnificato il grande Partito bolscevico, il Partito di Lenin e Stalin, scrivendo (…). E durante i colpi duri della battaglia clandestina, il nostro grande Partito comunista francese, il Partito di Barbusse, ha versato anch’esso il sangue puro e generoso di decine di migliaia di suoi membri.”” (pag 64)”,”PCFx-035″
“DUCLOS Jacques”,”Les Droits de l’ intelligence. Conférence faite devant des écrivain, savants, artistes, médicins, professeurs, ingénieurs et avocats, réunis par la Maison de la Culture, le 1er juin 1938, à la Maison de la Chimie à Paris. Allocution d’ Aragon.”,”DUCLOS Jacques vice presidente della Camera dei Deputati, Segretario del Partito Comunista Francese. ARAGON segretario generale delle Maisons de la Culture. DUCLOS ha parlato davanti a 950 intellettuali,M artisti, scienziati, universitari. La serata era stata presieduta da Mme Andée VIOLLIS, scrittrice e da ARAGON, Marcel GROMAIRE artista – pittore, Charles KOECHLIN compositore, René LALOU scrittore, Henri WALLON professore al College de France. Bacone: “”l’ homme commande à la nature en lui obéissant”” (pag 26) Pionieri del pensiero libero: Jean HUSS, SAVONAROLA, Etienne DOLET (pag 34) “”Si arriva anche in certi ambienti a presentare i bombardamenti delle città aperte come un mezzo scientifico di selezione della razza. E’ così che un ufficiale della Reichswehr ha pubblicato nella rivista “”Archiv für Biologie und Rassengesellschaft”” un articolo in cui si può leggere: “”Sono i quartieri più popolati che dovranno soffrire di più. Ora, questi quartieri sono abitati da gente povera, che non ha avuto successo nella vita, da diseredati della comunità che in un tal modo verrebbe tolta di mezzo…”””” (pag 47) “”Saint-Simon ha potuto scrivere: “”Verso la metà del XVIII secolo Diderot e d’Alembert hanno fatto appello ai partigiani delle idee di Bacone, Descartes, Locke, Newton, essi si sono coalizzati, si sono messi alla testa di questo esercito di fisici per attaccare i teologi””. Nessuno può negare che il militantismo scientifico di questi intellettuali è stato uno degli elementi del potente irraggiamento scientifico e culturale della Francia. Più tardi la grande Rivoluzione francese doveva esaltare la scienza e le arti in termini che meritano di essere ricordati””. (pag 49) Tra gli intellettuali partecipanti come pubblico alla conferenza BERNANOS, Jean BRUHAT, Georges COGNIOT, Maurice HALBWACHS, Renaud de JOUVENEL, Frederic JOLIOT, Mme JOLIOT-CURIE (premio Nobel), Paul NIZAN, Edith THOMAS, Elsa TRIOLET, Alexandre ZEVAES.”,”PCFx-063″
“DUCLOS Jacques”,”Ce que je crois.”,”””Saint-Simon a contribué à lancer dans le public l’idée du gouvernement à bon marché, idée dont la bourgeoisie fera grand usage dans le courant du XIX° siècle, avant d’avoir établi complètement sa domination””, a dit Karl Marx dans ‘les Luttes de classe en France.”” A cet sujet, Saint-Simon a écrit dans son ‘Catéchisme des industriels’: “”La tendance politique générale de l’immense majorité de la société est d’être gouvernée le moins possible, d’être gouvernée par les hommes les plus capables et d’une manière qui assure complètement la tranquillité publique. (…)””. (pag 119)”,”PCFx-069″
“DUCLOS Jacques”,”L’avenir de la démocratie.”,”DUCLOS Jacques Forse manca di qualche pagina in fondo al volume o l’indice. “”Traendo delle lezioni dalla gloriosa esperienza della Comune di Parigi, Lenin disse a Ginevra il 18 marzo 1908: “”Essa ha insegnato al proletariato d’Europa a porre in termini concreti il problema della rivoluzione socialista”” (pag 225)”,”PCFx-119″
“DUDA Gerhard”,”Jenö Varga und die Geschichte des Instituts für Weltwirtschaft und Weltpolitik in Moskau, 1921-1970. Zu den Möglichkeiten und Grenzen wissenschaftlicher Auslandsanalyse in der Sowjetunion.”,”Teorie del capitalismo di stato e del capitalismo organizzato. “”Für die Gosplan-Spezialisten und die Politöokonomen bedeuten diese weitegehenden Reformen die stärkste ideologische Herausforderung seit dem Beginn der dreißiger Jahre. Dieses Mal war die Situation jedoch komplizierter und vor allem außenpolitisch brisanter. Es galt nämlich nicht wie damals, die Politik des sowjetischen Staates und seine ökonomisch-politischen Eingriffe gegenüber dem von Bucharin konstatierten “”Staatskapitalismus”” und dem von Hilferding propagierten “”organisierten Kapitalismus”” in Westen ideologisch abzugrenzen.”” (pag 225) (fonte wikip) Eugen Samuilovich Varga (November 6, 1879, Budapest – October 7, 1964, Moscow) was a Marxist economist of Hungarian origin. He studied philosophy and economic geography at the University of Budapest. In 1906, he started writing in socialist and academic journals, mainly on economic subjects, but also on other topics. Before World War I he gained some fame by discussing with Otto Bauer about the origins of inflation in the Austro-Hungarian Empire. In this period he belonged to the Marxist Centrists, of whom Karl Kautsky and Rudolf Hilferding were the most prominent spokesmen. He participated as minister of finance in the short-lived Hungarian Soviet Republic of 1919. After the overthrow of the Soviet Republic he fled to Vienna. In 1920 he went to the Soviet Union, where he started working for the Comintern, specializing in international economic problems and agrarian questions. In years 1922-1927 he was working at the department of trade in the Soviet embassy in Berlin. In the 1930s he became an economic adviser to Joseph Stalin. He survived the purges of the 1930s. During World War II he advised the Soviet Government in matters of post-war reparations. He attended the Potsdam Conference of 1945 as an expert. Like most of his compatriots living and working in Moscow, he joined the Communist Party of the Soviet Union, but he also remained active in the Hungarian Communist Party. He authored the economic reports the congresses of the Comintern discussed between 1921 and 1935. A large number of his writings were studies of the international economic conjuncture, in which he made great effort to assess quantitative trends in output, investment and employment using official economic data from numerous countries. He also extensively studied German imperialism. In 1946 he published The Economic Transformation of Capitalism at the End of the Second World War, in which he argued that the capitalist system was more inherently stable than had been hitherto believed. This led to the closure of the Institute which he headed. (See: Paolo Spriano, Stalin and the European Communists. London: Verso, 1985). Finally, in 1949 he would make his self-criticism. Though he remained a leading academic economist, his prestige had diminished. In the second edition of the Great Soviet Ecyclopedia he was qualified as a “”bourgeois economist””. After Stalin’s death in 1953, he reappeared on the scene, but the new men in power in the Kremlin believing in the virtues of peaceful co-existence were not interested in Varga’s predictions of the outbreak of a “”necessary”” economic crisis in the United States. In 1954 and 1959 he received the Lenin Orders, in 1954 he obtained a Stalin Prize and in 1963 a Lenin Prize. After his death, his selected works in three volumes were published in the Soviet Union, Hungary and the GDR. Varga never returned to living in his native Hungary. Because he was very close to Mátyás Rákosi, he was several times invited as an economic advisor to Hungary. In this period (1945-1950) he had specialized in economic planning, pricing and monetary reforms, i.e. reforms the Hungarian Communists now in power were carrying out. After the fall of Rákosi caused by the Hungarian Revolution of 1956 and the take-over by the Kádár team, Varga’s advisory work was not appreciated anymore. [edit] References Gerhard Duda, Jeno Varga und die Geschichte des Instituts für Weltwirtschaft und Weltpolitik in Moskau 1921-1970, Berlin, 1994 Peter Knirsch, Eugen Varga, Berlin, 1961 Laszlo Tikos, E. Vargas Tatigkeit als Wirtschaftsanalytiker und Publizist in der ungarischen Sozialdemokratie, in der Konimtern, in der Akademie der Wissenschaften der UdSSR, Tübingen, 1965 André Mommen Eens komt de grote crisis van het kapitalisme. Leven en werk van Jeno Varga, Brussels, 2002 Retrieved from “”http://en.wikipedia.org/wiki/Eugen_Varga”””,”RUSU-198″
“DUDLEY Walter LEE Min”,”Tsunami. Storia e cause delle onde anomale.”,”DUDLEY è professore di oceanografia presso l’ Università delle Hawaii e consulente scientifico del Pacific Tsunami Museum. Il suo volume è stato tradotto in tutto il mondo ed è considerato uno dei testi più autorevoli in materia. MIN LEE è giornalista. “”La prudenza non è mai troppa: si tenga presente che alle Hawaii i maremoti hanno fatto più vittime di quelle degli uragani, dei terremoti e delle eruzioni vulcaniche sommate insieme. Il maremoto originatosi alle Isole Curili raggiunse anche la California (…) e perfino il Cile (…). Gli studiosi hanno appreso importanti nozioni da questo maremoto. Una équipe internazionale di esperti si è recata alle Curili per studiarne gli effetti. Di essa non facevano parte scienziati giapponesi, stante una cinquantennale controversia territoriale fra Russia e Giappone. Quest’ ultimo reclama il possesso di tre isole dell’ arcipelago (…).”” (pag 228)”,”SCIx-203″
“DUDZIK Pawel a cura”,”Julian Marchlewski. Das Leben eines proletarischen Kämpfers.”,”MARCHLEWSKI Julian è morto nel 1925 durante un soggiorno a Genova Nervi. Lenin cita il compagno Marchlewski a proposito della questione agraria (pag 110) Biografia: Julian Marchlewski was born in Wloclawek on 17th May, 1866. As a young man he became involved in left-wing politics and in 1889 he co-founded the Polish Workers’ Union. In an attempt to escape the authoritarian government of Alexander III, he emigrated to Zurich where he studied law and political economy. A fellow student was Rosa Luxemburg. According to their friend, Paul Frölich: “”Marchlewski has described in his memoirs(unfortunately unpublished) how the satire of the young students made life difficult for Professor Wolf. They used to hatch little plots before the seminar classes. Predetermined questions were submitted to the master in all innocence. Then when Wolf had hopelessly entangled himself, Rosa Luxemburg would get up and demonstrate his professional incompetence point by point. Apparently Julius Wolf took the malicious game with the necessary sense of humour; in an autobiographical sketch he paid great tribute to his best pupil.”” In 1903 Marchlewski joined with Rosa Luxemburg and Leo Jogiches to establish the Social Democratic Party of Poland. As it was an illegal organization, he spent a great deal of time in Paris , where he helped to edit the party’s newspaper, Sprawa Robotnicza (Workers’ Cause). By 1905 the party had a membership of 25,000. During the 1905 Revolution Marchlewski returned to Warsaw where he was soon arrested. On his release he moved to Russia where he became a supporter of Lenin. He later emigrated to Germany where he became a member of the Social Democratic Party (SDP). Karl Liebknecht was the only member of the Reichstag who voted against Germany’s participation in the First World War. He argued: “”This war, which none of the peoples involved desired, was not started for the benefit of the German or of any other people. It is an Imperialist war, a war for capitalist domination of the world markets and for the political domination of the important countries in the interest of industrial and financial capitalism. Arising out of the armament race, it is a preventative war provoked by the German and Austrian war parties in the obscurity of semi-absolutism and of secret diplomacy.”” Clara Zetkin later recalled: “”The struggle was supposed to begin with a protest against the voting of war credits by the social-democratic Reichstag deputies, but it had to be conducted in such a way that it would be throttled by the cunning tricks of the military authorities and the censorship. Moreover, and above all, the significance of such a protest would doubtless be enhanced, if it was supported from the outset by a goodly number of well-known social-democratic militants.”” Immediately after the vote on war credits in the Reichstag, a group of SDP anti-militarist activists, including Marchlewski, Franz Mehring, Wilhelm Pieck, Ernest Meyer, Hermann Duncker and Hugo Eberlein met at the home of Rosa Luxemburg to discuss future action. They agreed to campaign against the war but decided against forming a new party and agreed to continue working within the SPD. Over the next few months members of this group were arrested and spent several short spells in prison. On the release of Rosa Luxemburg in February 1916, it was decided to establish an underground political organization called Spartakusbund (Spartacus League). The Spartacus League publicized its views in its illegal newspaper, Spartacus Letters. Like the Bolsheviks in Russia, they began to argue that socialists should turn this nationalist conflict into a revolutionary war. Dick Howard has argued: “”Agitation continued throughout the war; yet the Spartacus League was never very strong. All agitation had to be carried out in strict secrecy, and the leaders were more often than not in jail.”” Members included Rosa Luxemburg, Karl Liebknecht, Leo Jogiches, Paul Levi, Ernest Meyer, Franz Mehring, Clara Zetkin, Wilhelm Pieck, Hermann Duncker and Hugo Eberlein. On 1st May, 1916, the Spartacus League decided to come out into the open and organized a demonstration against the First World War in the Potsdamer Platz in Berlin. One of those who attended reported: “”It was a great success. At eight o’clock in the morning a dense throng of workers – almost ten thousand – assembled in the square, which the police had already occupied well ahead of time. Karl Liebknecht, in uniform, and Rosa Luxemburg were in the midst of the demonstrators and greeted with cheers from all sides.”” Several of its leaders, including Marchlewski , Liebknecht and Luxemburg were arrested and imprisoned. After the Russian Revolution, the Bolshevik government arranged for Marchlewski to be exchanged for a German spy. He then became the leader of the Polish Provisional Revolutionary Committee in Bialystok in 1920, which planned to declare the Polish Soviet Socialist Republic. Marchlewski later returned to Moscow where he helped with the government plans for agriculture. Julian Marchlewski died near Nervi, during a vacation, on 22nd March, 1925. © John Simkin, September 1997 – August 2013 http://www.spartacus.schoolnet.co.uk/GERmarchlewski.htm Julian Marchlewski From Wikipedia, the free encyclopedia Question book-new.svg This article does not cite any references or sources. Please help improve this article by adding citations to reliable sources. Unsourced material may be challenged and removed. (December 2010) Julian Marchlewski Julian Baltazar Marchlewski (May 17, 1866 — March 22, 1925) was a Polish communist. He was also known under the aliases Karski and Kujawiak. Life and career[edit] Julian Marchlewski was born in Wloclawek into a Polish family. In 1889 he co-founded the Polish Workers’ Union. In 1893 he co-founded the Social Democratic Party of the Kingdom of Poland and Lithuania with Rosa Luxembourg. He took part in the Russian Revolution of 1905 in the Polish territories. In 1906, he joined the Bolsheviks. After the failure of the revolution he emigrated to Germany. During World War I, he participated in the German social democratic movement and was a co-founder of its left-wing. He was arrested and later exchanged with Russia for a German spy. In 1919, during the Polish-Soviet War, he took part in the negotiations with Poland. During the Red Army counterattack under Mikhail Tukhachevsky, he headed the Polish Provisional Revolutionary Committee (Tymczasowy Komitet Rewolucyjny Polski) in Bialystok in 1920, which planned to declare the Polish Soviet Socialist Republic. He was the first rector of the Communist University of the National Minorities of the West. As an economist, he was an expert in agriculture and took part in the preparation of the Bolshevik program with respect to the peasantry. He published a number of scientific and ideological works. He died near Nervi, Italy in 1925 during a vacation. His daughter Sonja was the second wife of the artist Heinrich Vogeler. In 1926, he was the namesake for the Polish National Raion in Ukraine (Marchlewszczyzna), with the capital at Marchlewsk (known before and after as Dovbysh and Shchorsk). (A similar Polish district of Dzierzynszczyzna, after Felix Dzerzhinsky was in Belarus). Warsaw’s Jan Pawel II Street was formerly called Marchlewski Street”,”MEOx-110″
“DUERR Hans Peter SOUCHY Augustin”,”Stalinismus und Anarchismus in der spanischen Revolution oder Bruno Frei und die Methode der Denunziation.”,”Libro dedicato a Camillo Berneri morto nel maggio 1937 a Barcellona.”,”MSPG-110″
“DUFAY Charles, sotto la direzione di Francois MABIT”,”Storia moderna dell’ antica Roma. Dalle paludi al Campidoglio.”,”Come combattevano i primi romani (pag 98) “”Questo piccolo esercito si riuniva nel campo di Marte e dava vita alla cosiddetta assemblea centuriata, riunione alla quale si presentavano schierati, appunto, in centurie. (…) L’ assemblea centuriata si occupava di questioni esclusivamente militari, stabiliva i comandi e i piani d’ azione, comminava punizioni e premi e forse ratificava anche le dichiarazioni di guerra e i patti di pace decisi dal re. Il suo potere era chiaramente limitato: il re soltanto poteva convocarla, né era prevista una discussione o dibattito; solo il re (o altri che lo rappresentava) proponeva, parlava, diceva, nominava, ordinava; l’ assemblea approvava o non approvava. Cioè, com’è da credere, approvava sempre ciò che era già stato praticamente deciso dal re e dai maggiorenti della città, che tenevano l’ intero esercito sotto lo stretto rigore della disciplina militare. E poi i Romani erano scarsi parlatori e non avevano quel che si dice un ingegno “”metafisico””.”” (pag 98-99)”,”STAx-107″
“DUFAY Charles, sotto la direzione di Francois MABIT”,”Storia moderna dell’ antica Roma. La Repubblica.”,”””Bisogna considerare questa complessa realtà economica dello stato e della società romana (…) per comprendere come le conquiste giuridiche e politiche dei plebei, malgrado il dettato della legge, ed ora di leggi scritte e pubbliche, divenissero poi, all’ atto pratico, ben poco vincolanti, quando non addirittura lettera morta. Sicché solo in occasione di grandi battaglie, relative ad una radicalizzazione dei conflitti di interesse, i tribuni potevano, e nemmeno sempre completamente, riunire sotto la loro guida la forza compatta della plebe. (…) Anche a Roma, cioè, la forza del potere economico, sostenuta per di più dalla forza del potere politico e giudiziario (senatori, consoli, questori, sacerdoti erano tutti patrizi) e dalla forza della grande tradizione nobiliare, poteva sovvertire la legge o farla funzionare a senso unico (…)””. (pag 154)”,”STAx-112″
“DUFF Charles”,”La rivolta irlandese (1916-1921).”,”DUFF è nato nel 1894 in Irlanda del Nord da famiglia proveniente dall’ Irlanda libera. Ha compiuto i suoi studi in patria poi in Francia ed in Inghilterra. Fino al 1936 fu occupato presso l’ ufficio stampa del Foreign Office. In seguito ha scritto libri tra cui questo. “”Il primo Home Rule Bill (proposta di autogoverno per l’ Irlanda) era stato bocciato dal parlamento inglese nel 1886; in quel momento i liberali erano decisamente favorevoli alla causa irlandese e in entrambi i paesi la campagna per l’ Home Rule continuò. I conservatori e gli unionisti irlandesi erano egualmente decisi a conservare i legami dell’ Irlanda con l’ Inghilterra”” (pag 92)”,”IRLx-005″
“DUFFY James”,”Portugal in Africa.”,”””Si sa che il Portogallo è il più vecchio alleato della Gran Bretagna, ma ciò è precisamente, per la maggior parte di noi, il punto di partenza e il termine della nostra conoscenza”””,”AFRx-030″
“DUFFY Christopher”,”The Military Experience in the Age of Reason.”,”Saccheggi. La fame dei soldati non riconosceva alcuna legge, nonostante la disciplina imposta all’interno dell’esercito, e il passaggio delle truppe somigliava a quella di uno sciame di locuste. La necessità di legna da ardere era ancora più distruttiva. Durante la marcia in Boemia del 1757 un distaccamento uscì dal reggimento prussiano per smantellare le case e portò via l’equivalente di un intero villaggio per condurlo all’interno del campo. Nonostante la gente del villaggio gridasse e piangesse, i soldati portarono via tutto senza riguardo perché non potevano vivere senza legname (pag 166)”,”QMIx-028-FSL”
“DUFFY Christopher”,”Russia’s Military Way to the West. Origins and Nature of Russian Military Power, 1700-1800.”,”Saccheggi. La fame dei soldati non riconosceva alcuna legge, nonostante la disciplina imposta all’interno dell’esercito, e il passaggio delle truppe somigliava a quella di uno sciame di locuste. La necessità di legna da ardere era ancora più distruttiva. Durante la marcia in Boemia del 1757 un distaccamento uscì dal reggimento prussiano per smantellare le case e portò via l’equivalente di un intero villaggio per condurlo all’interno del campo. Nonostante la gente del villaggio gridasse e piangesse, i soldati portarono via tutto senza riguardo perché non potevano vivere senza legname (pag 166)”,”QMIx-029-FSL”
“DUFFY Christopher”,”Frederick the Great. A Military Life.”,”La teoria e la pratica della guerra di Federico II sono di interesse unico negli annali di storia militare. Egli era, come Napoleone, il supremo dirigente dell’esercito e dello Stato, ma era anche un genuino intellettuale che portava alla sua attività il distacco di un outsider. Era naturale per Federico considerare la sua professione nel senso più ampio possibile. (pag 289)”,”QMIx-043-FSL”
“DUFFY Christopher”,”The Army of Frederick the Great.”,”Gli osservatori stranieri (per se. Mirabeau) ammiravano ciò che Federico II faceva col proprio esercito, ma i più perspicaci si chiedevano se le sue conquiste sarebbero sopravvissute a lungo dopo la sua morte. (pag 208)”,”QMIx-044-FSL”
“DUFFY Christopher”,”Siege Warfare. The Fortress in the Early Modern World 1494-1660.”,”DUFFY Christopher (1936-2022): storico militare britannico. Ha studiato storia al Balliol College di Oxford, laureato nel 1961 con il DPhil. Ha insegnato storia militare alla Royal Military Academy Sandhurst e al College of the British General Staff. Specializzato storia moderna delle forze armate di Germania, Prussia e Austria. In questo testo affronta come la guerra della fortezza abbia influenzato estetica, architettura e strategia; come la prima artiglieria d’assedio veramente mobile, nel tardo Quattrocento, sia stata trasformata nel Seicento fino alla rivoluzione industriale del XIX secolo. ‘Guerre d’assedio e fortificazioni 1494-1660. Ingegneri e architetti militari impegnati a creare ostacoli che consentissero ad una potenza più debole a resistere agli attacchi di una potenza superiore’ 3 413890 SBN”,”QMIx-179-FSL”
“DUFFY Michael MORRISS Roger, a cura; saggi di André DELAPORTE Christopher WARE Roger MORRIS Michael DUFFY Lawrence EVANS Barbar TOMLINSON”,”The Glorious First of June 1794. A Naval Battle and Its Aftermath.”,”Il Glorioso Primo di Giugno (anche noto come Terza Battaglia di Ushant ed in francese come Bataille du 13 prairial an 2) fu una battaglia navale combattuta nell’Oceano Atlantico il 28-29 maggio ed il 1º giugno 1794, tra la marina britannica e quella rivoluzionaria francese. Fu il primo grande scontro navale delle guerre della rivoluzione francese del quale entrambe le parti reclameranno la vittoria. In effetti, se i francesi persero sette navi di linea, riuscirono però a far arrivare in porto un convoglio proveniente dagli Stati Uniti carico di generi alimentari di importanza vitale, ottenendo perciò una vittoria strategica a fronte di una sconfitta tattica. (wikip)”,”QMIN-006-FSL”
“DUGGAN Christopher”,”Creare la nazione. Vita di Francesco Crispi.”,”DUGGAN Christopher (Londra, 1957) è docente di storia italiana e direttore del Centre for the Advanced Study of Italian Society all’ Università di Reading. Tra le sue opere edite in italiano: ‘La mafia durante il fascismo’ (CATANZARO 1986), ‘Breve storia d’ Italia’ (CASALE MONFERRATO, 1998), ‘Breve storia della Sicilia’ (1987).”,”ITAA-045″
“DUGGAN Christopher”,”La forza del destino. Storia d’Italia dal 1796 a oggi.”,”DUGGAN Christopher è professore di storia italiana all’Università di Reading, dove dirige il Centre for Modern Italian History. Ha pubblicato la biografia: ‘Creare la nazione. Vita di Francesco Crispi’ (2000) e ‘Breve storia della Sicilia’ (2006) con Moses I. FINLEY e Danis MACK SMITH”,”ITAB-270″
“DUGGAN Christopher”,”Creare la nazione. Vita di Francesco Crispi.”,”Christopher Duggan (Londra, 1957) è docente di storia italiana e direttore del Centre for the Advanced Study of Italian Society all’ Università di Reading (2000). Tra le sue opere edite in italiano: ‘La mafia durante il fascismo’ (1986), ‘Breve storia d’ Italia’ (1998), ‘Breve storia della Sicilia’ (1987). La correzione dei difetti del carattere italiano (pag 510) Mobilitazione della nazione (pag 640). C’è chi lo accusava di megalomania, di autoritarismo, di istituire un “”governo personale”” (pag 641) Crispi riconobbe la desiderabilità del principio degli Stati Uniti d’Europa (vecchio sogno mazziniano) (pag 739)”,”BIOx-005-FC”
“DUGGAN Christopher”,”Creare la nazione. Vita di Francesco Crispi.”,”Christopher Duggan (Londra, 1957) è docente di storia italiana e direttore del Centre for the Advanced Study of Italian Society all’Università di Reading. Francesco Crispi nasce il 4 ottobre 1818 a Ribera da genitori albanesi. Nel 1829 Crispi entrò nel Seminario greco a Palermo. Crispi s’immatricolò nella facoltà di giurisprudenza dell’Università di Palermo nell’autunno del 1835. Negli anni Sessanta, pilotò in parlamento la Sinistra rivoluzionaria sui binari costituzionali, e si batté per costruire uno Stato liberale che sapesse guadagnarsi il rispetto degli italiani. Morì nel 1901.”,”BIOx-073-FL”
“DUGGAN Christopher”,”La forza del destino. Storia d’Italia dal 1796 a oggi.”,”Christopher Duggan è professore di storia italiana all’Università di Reading, dove dirige il Centre for Modern Italian History. Ha pubblicato la biografia: ‘Creare la nazione. Vita di Francesco Crispi’ (2000) e ‘Breve storia della Sicilia’ (2006) con Moses I. Finley e Danis Mack Smith. Sulla 2° guerra mondiale si veda il capitolo XXVI: ‘Nell’abisso, 1936-1943’ (pag 580-603) 8 settembre 1943. La fuga da Roma del re, di Badoglio e di oltre 200 tra generali superiori… “”Nel corso delle settimane successive il re, Badoglio e altri grandi capi militari negoziarono segretamente le condizioni della resa itailana alle forze britanniche e americane. Malgrado la relativa facilità con cui la Sicilia era caduta (la maggioranza delle forze italiane – 300.000 uomini- di stanza nell’isola s’era semplicemente liquefatta, lasciando le divisioni tedesche a combattere un’accanita battagliadi retroguardia intorno a Messina), gli Alleati non erano in grado di procedere a un’invasione in piena regola dell’Italia continentale, perché dovevano conservare il grosso delle loro truppe per gli sbarchi previsti in Francia. Ne seguiva che nell’immediato qualunque ulteriore significativa avanzata nella penisola aveva bisogno dell’aiuto dell’esercito italiano; e il 3 settembre, nel momento stesso in cui a Cassibile, una frazione di Siracusa (per gli Alleati Fairfield Camp), veniva firmato l’armistizio, Badoglio s’impegnò a garantire la disponibilità di tutti i campi d’aviazione e di tutti i porti per l’impiego contro i tedeschi, e a consegnare tutte le navi e tutti gli aerei. Per gli Alleati era particolarmente importante impadronirsi di Roma, perché gli avrebbe permesso di tagliare la penisola in due; ma per fare questo occorreva l’aiuto dei circa 60.000 soldati italiani stanziati nella capitale e nei suoi dintorni sotto il comando del generale Roatta (le forze tedesche presenti nella zona erano di gran lunga inferiori). I tragici eventi dei giorni successivi misero in luce quanto fose fragile il senso dello Stato (e forse anche della nazione) nelle menti di più di 40 milioni di italiani. L’8 settembre, quando venne pubblicamente annunciata la resa dell’Italia, non si trovò nessuno – né Badoglio né Vittorio Emanuele, e nemmeno i vertici militari – disposto ad assumersi in questa circostanza cruciale la responsabilità del destino del paese. Quasi certamente contribuirono a determinare l’inerzia generale la mancanza di fiducia (non infondata, ma probabilmente eccessiva) nelle forze armate e la paura dei tedeschi. L’esercito non ricevette istruzioni di sorta (a parte una dichiarazione del presidente del Consiglio, pressoché vuota di senso, che se attaccati i soldati dovevano reagire con le armi), e niente fu fatto per garantire, in conformità alle clausole armistiziali, la sicurezza dei campi d’aviazione e dei porti. L’unica iniziativa presa dal generale Roatta prima di abbandonare Roma fu di ordinare a un corpo corazzato di ripiegare su Tivoli, per evitare di esporre «città e cittadinanza a gravi e sterili perdite». Si presumeva che il ministro della Marina in carica, l’ammiraglio De Courten, avrebbe fatto in modo che le sue navi guadagnassero nottetempo le acque nordafricane per consegnarsi ai britannici. Invece l’ammiraglio ordinò alla flotta di fare rotta verso la Sardegna, col risultato che fu intercettata dall’aviazione tedesca. La corazzata ‘Roma’ fu affondata, subendo pesanti perdite(53). All’alba del 9 settembre, mentre le forze tedesche dilagavano in Italia, il re, Badoglio e oltre 200 tra generali e ufficiali superiori lasciarono Roma per rifugiarsi nell’estremo Sud della penisola, sotto le ali degli Alleati. Il caos e la confusione s’impadronirono dell’intero paese, e, al di là dei confini, dei territori occupati in Grecia, nei Balcani e nella Francia meridionale. In assenza di ordini dall’alto, ovunque i soldati italiani cedettero al panico e si sbarazzarono dei fucili e delle divise. Molti cedettero ai tedeschi, che finirono col rastrellare quasi un milione di prigionieri. Al terrore si mescolavano il risentimento e la rabbia; una rabbia rivolta soprattutto contro i capi del paese, che all’umiliazione della sconfitta avevano aggiunto quello che appariva come un duplice tradimento: dei tedeschi e del popolo italiano (per tacere degli inglesi e degli americani) (34)”” (pag 600-602)”,”ITAB-004-FSD”
“DUGRAND Alain”,”Trotsky-Mexico 1937-1940.”,”DUGRAND Alain è un romanziere e ha partecipato alla nascita di Liberation. Pierre BROUE’, storico, insegna all’ Institut des sciences politiques di Grenoble. E’ autore di una ventina di opere e dirige l’ edizione francese delle opere di TROTSKY e su TROTSKY sta preparando una monumentale biografia. “”Leon Sedov, figlio maggiore di Trotsky, morì in una clinica parigina nel febbraio 1938. Colui che la GPU aveva battezzato “”il figlio”” aveva allora 29 anni… Gerald Rosenthal, confondatore del movimento surrealista, militante trotskista e collaboratore di Leon Sedov nell’ ufficio dell’ organizzazione dell’ Opposizione internazionale: “”Leon Sedov che per me rimane Liova, era un giovane espansivo e baldanzoso, molto animato, amante della vita. Aveva abbandonato gli studi di elettricità per aiutare suo padre, tenere il segretariato internazionale a Parigi e diffondere i testi dell’ opposizione in Russia e ai quattro angoli del mondo. Agiva grazie ad una rete di corrispondenti nelle legazioni commerciali sovietiche, ove avevamo dei simpatizzanti. E’ lui, principalmente, che aveva l’ onere del sostegno, dell’ assistenza e dei legami con l’ oppositori russi, all’ epoca si diceva segregati, nei campi, ove erano stati rinchiusi. Era responsabile della corrispondenza clandestina in cui un intero articolo stava in un francobollo. Nei diversi porti d’ Europa, avevamo relazioni con i gruppi di portuali, che a loro volta contattavano i marinai sovietici. Con una dedizione eccezionale e incessante dirigeva il Bulletin de l’ Opposition. Fu materialmente il sostegno più attivo di Trotsky. Nel corso dei due primi grandi processi, fu denunciato, insieme a suo padre, come un agente criminale del complotto internazionale contro l’ Unione sovietica. In occasione del terzo processo, il procuratore Vychinsky non pronunciò più il suo nome, Leon Sedov era già morto …””. (pag 69-70)”,”TROS-156″
“DUGRAND Alain LAURENT Frédéric”,”Willi Münzenberg. Artiste en révolution (1889-1940).”,”DUGRAND A. è romanziere e saggista, LAURENT è giornalista d’investigazione e autore di vari libri. Entrambi hanno fatto parte dell’equipe fondatrice di ‘Libération’. Biografia. Willi Münzenberg nasce a Erfurt nel 1889 durante l’impero germanico. Pacifista durante la prima guerra mondiale si unisce al movimento spartachista di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht. Quindi nel 1922 Lenin gli affida la propaganda dell’ Internazionale comunista (Comintern). Münzenberg inventa la comunicazione politica di massa. Nell’età d’oro della Repubblica di Weimar, Münzenberg diventa il “”miliardario rosso””, vilipeso dall’estrema destra tedesca. Alla testa di un gigantesco gruppo di stampa e di edizione, rivoluziona i media, crea i primi periodici popolari di fotografia e di cinema, apre degli studios, produce e distribuisce film, finanzia teatri ed opere. Otto DIX e Serguei EISENSTEIN, Bertold BRECHT e Kurt WEILL fanno parte del suo entourage. Dopo l’ incendio del Reichstag nel 1933, Münzenberg va in esilio a Parigi. Con i suoi amici, Arthur KOESTLER, Manès SPERBER, Paul NIZAN e altri. Mette a punto il ‘Livre Brun’, una requisitoria contro il terrore antisemita e il nichilismo nazionalsocialista (tradotto in sette lingue). GOERING lo definisce “”primo nemico del Reich””. Scosso dal patto germano-sovietico (Hitler-Stalin) del 1939 si oppone a Mosca. Scrive “”Stalin sei tu il traditore”” nel suo settimanale ‘Die Zukunft’. Precursore, fonda l’Unione franco-tedesca che si da per obiettivo di construire un’Europa unita, federale e democratica. Internato dal governo francese viene assassinato da agenti staliniani nella foresta dell’Isère nel giugno 1940.”,”INTT-248″
“DUGUET Raymond”,”Un bagne en Russie rouge.”,”””Nel momento del pericolo creato dalla armate bianche, Bronstein, detto Trotsky, arruolò a forza ciò che restava degli ufficiali del vecchio esercito, dicendo che sapeva chiaramente che questi ufficiali non potevano avere alcuna simpatia per ciò che chiamava la causa del proletariato, egli li obbligava a servire nell’ Armata Rossa, al fine far rendere al massimo le loro conoscenze nel dominio delle cose militari, a profitto della Grande Rivoluzione in pericolo. Tra gli ufficiali, numerosi furono quelli che servirono coscenziosamente, perché si dicevano che i loro servigi sarebbero andati quanto meno alla patria. Ma quando la guerra civile finì, si decise di sbarazzarsi della maggior parte di loro e li si smobilitò bruscamente senza occuparsi né dei servigi resi, né delle ferite ricevute (…). Migliaia di militari di ogni grado si trovarono sul lastrico da un giorno all’ altro (…). Ciò comportò una grande miseria per loro. Ma la Ceka vide ben presto in loro un elemento pericoloso; perché era tutta gente abituata alla guerra, e le persecuzioni ricominciarono.”” (pag 139-140)”,”RUSS-152″
“DUICHIN Marco”,”Marxismo e rapporto uomo-donna. Famiglia, matrimonio, amore, sessualità e questione femminile nella concezione di Marx ed Engels.”,”””Il rapporto dell’ uomo alla donna è il più naturale rapporto dell’ uomo all’ uomo … Da questo rapporto si può, dunque giudicare l’ intero grado di civiltà dell’ uomo.”” Karl Marx (in apertura) “”Bisogna tuttavia considerare che si tratta di creare per tutti gli uomini una condizione di vita tale che ognuno possa liberamente sviluppare la propria natura umana, possa vivere con il prossimo in un rapporto umano… La vita veramente umana con tutte le sue condizioni e necessità noi vogliamo tanto poco distruggerla che, al contrario, desideriamo appunto costruirla””. F. Engels (in apertura) “”Se unicamente il matrimonio basato sull’ amore è morale, soltanto quello nel quale l’ amore persiste può esserlo””. (F. Engels) Eroismo femminile (pag 161) Marco DUICHIN (Roma, 1948) docente di scienze umane nei licei e istituti magistrali è assistente presso la facoltà di lettere e filosofia dell’ Università di Roma. “”””L’ astratta possibilità che il numero degli esseri umani aumenti talmente che sia necessario porre un limite al suo moltiplicarsi, esiste. Ma se un giorno la società comunista si vedrà costretta a regolare la produzione degli uomini così come avrà già regolato la produzione delle cose, sarà proprio essa ed essa soltanto a poterlo fare senza difficoltà. In una tale società non mi sembra che debba essere difficile raggiungere in maniera pianificata un risultato che si è già ottenuto in Francia e nell’ Austria meridionale in maniera naturale e senza pianificazione. In ogni caso riguarderà quelle persone stabilire quando e come e con quali mezzi affrontare il problema. Non mi ritengo chiamato a dar loro dei consigli e delle proposte in proposito. Quella gente sarà pur saggia quanto noi. D’ altronde ho già scritto nel 1844 (“”Annali franco-tedeschi””, pag 109) “”Anche se Malthus avesse assolutamente ragione, questa trasformazione (socialista) dovrebbe essere intrapresa sul posto, perché solo essa e solo l’ educazione delle masse che essa realizzerebbe, renderebbero possibile quel freno morale all’ istinto di procreazione che Malthus stesso considera il mezzo più semplice ed efficace contro la sovrappopolazione””.”””” (da F. Engels, Lettera a K. Kautsky, 1 febbraio 1881) (pag 189-190)”,”MAES-070″
“DUICHIN Marco”,”Il problema religioso nel giovane Engels. Una reinterpretazione (Duichin).”,” “”Marx ed Engels nacquero entrambi, a distanza di due anni, nella regione renana; ma in ambienti sociali, economici e culturali assai diversi (4). Il primo orientamento spirituale e politico determinato dall’atmosfera razionalistica e liberaleggiante in cui si formò, contribuì in maniera decisiva ad orientare la personalità di Marx secondo una prospettiva laica e sostanzialmente agnostica. La fede religiosa rivestì un ruolo marginale, se non praticamente inesistente, nella sua prima formazione intellettuale: «Non c’è un solo indizio – è stato osservato – che possa far credere che il giovane Marx abbia dovuto sormontare scrupoli religiosi» (5). In effetti già i primissimi documenti dell’attività letteraria di Marx adolescente – i suoi temi per la licenza liceale, del 1835 – ci mostrano la ‘forma mentis’ del diciassettenne Karl sostanzialmente libera da assilli di carattere religioso (6); in essi «la filosofia razionalistica ha il sopravvento sulla religione»; e questa filosofia lo porta a «sostituire alla concezione religiosa della vita umana la fede nella destinazione morale dell’uomo» (7); al suo interno – come ha ben rilevato D. McLellan – «non vi è traccia di un dio trascendente» (8). Non a caso l’eroe prediletto del giovane Marx sarà Prometeo, l’orgoglioso titano ribelle agli dèi, da lui definito «il più grande santo e martire del calendario filosofico» (9); colui che, incatenato alla rupe, grida sprezzante a Zeus la propria sentenza «contro tutte le divinità celesti e terrestri» (10); «’A dirla franca, io tutti aborro i numi’» (Aesch., Prom., 975). E non a caso egli esalterà la figura di Epicuro, «il più grande illuminista dell’antichità» cui spetta la lode immortale di Lucrezio per aver schiacciato la religione (11). Questo atteggiamento «prometeico» e intimamente irreligioso del giovane Marx fu alla base di tutta la sua successiva evoluzione filosofico-politica, e percorrerà dall’interno il suo processo di adesione al comunismo. Completamente diversi, sotto tale rispetto, furono gli anni dell’infanzia e della prima adolescenza di Engels, nella cupa e oppressiva atmosfera pietista del Wuppertal, la «Santa valle». A Barmen, sua città natale, non esisteva, come a Treviri, un movimento liberale né un’atmosfera culturale razionalista; vi regnava invece incontrastato, il pietismo, che rappresentava una variante, fortemente accentuata in chiave mistico-moralistica, del cristianesimo protestante con punte di autentico fanatismo religioso e di rigidissima intolleranza”” (pag 115-116) [(4) Cfr. A. Cornu, ‘Marx e Engels dal liberalismo al comunismo’, trad. it., Milano, 1971, pp. 64-67; (5) B. Nikolaevskij, O. Maenchen-Helfen, ‘Karl Marx. La vita e l’opera’, trad. it. Torino, 1969, p. 111. Questo punto è stato sottolineato anche da Cantimori: «Non conosciamo nessuna crisi religiosa nella biografia di Marx, mentre quella di Engels comincia proprio con una crisi religiosa» (D. Cantimori, ‘Interpretazioni tedesche di Marx nel periodo 1929-1945’, ora in ‘Studi di storia’, vol. I., Torino, 1976, p. 165); (6) Il fondamentale agnosticismo di Marx a partire dalla sua adolescenza (anche sulla base dell’influenza dell’educazione paterna e di alcuni docenti progressisti del liceo di Treviri) è stato riconosciuto da tutti i suoi maggiori biografi; su ciò si veda in partic.: F. Mehring, ‘Vita di Marx’, trad. it., Roma, 1972; B. Nikolaevskij, O. Maenchen-Helfen, ‘Karl Marx. La vita e l’opera’, cit; A. Cornu, ‘Marx e Engels dal liberalismo al comunismo’, cit.; I. Berlin, Karl Marx, trad. it., Firenze 1967; D.B. Rjazanov, Marx ed Engels, trad. it., Roma, 1969; D. McLellan, ‘Karl Marx. La sua vita e il suo pensiero’, trad. it., Milano, 1976; E. Bottigelli, “”Karl Marx et la gauche héghélienne””, Annali Feltrinelli, VI, 1963, pp. 18-19; (7) A. Cornu, op. cit., p. 78; (8) D. McLellan, op. cit., p. 20; (9) K. Marx, ‘Democrito e Epicuro’. Dissertazione dottorale discussa a Jena il 15 aprile 1841, a cura di A. Sabetti, Firenze, 1979, p. 10; (10) Ivi, p. 9; (11) Ivi, p. 79. Un giudizio analogo verrà ribadito da Marx, alcuni anni più tardi, nelle pagine dell’ ‘Ideologia tedesca’ (K. Marx F. Engels, OC, V, p. 131)] Valenza religiosa nel passaggio di Engels al comunismo (pag 120) Engels, a differenza di Marx, che lo conoscerà concretamente solo a Parigi, nel 1844 – conobbe direttamente, fin dall’infanzia, “”la sfera che rappresentava la perdita totale dell’uomo””: il proletariato (pag 121) La ricostruzione del ruolo svolto dalla problematica religiosa nel pensiero del giovane Engels deve partere da una duplice testimonianza documentaria: le ‘Lettere dal Wuppertal’ (raccolta di primi articoli pubblicati dal giovane Engels all’inizio del 1839, con lo pseudonimo di Friedrich Oswald, sul quotidiano progressista di Amburgo ‘Telegraph für Deutschland’) e l’epistolario privato del 1838-1841 con i fratelli Wilhem e Friedrich Graeber (due suoi intimi amici d’infanzia e compagni di scuola che in seguito diventeranno pastori protestanti) (pag 122)”,”MAES-004-FB”
“DUKES Paul”,”October and the World. Perspectives on the Russian Revolution.”,”Paul Dukes is Reader in History at the University of Aberdeen. A Cambridege graduate, he was a Teaching Fellow at the University of Washington from 1954 to 1956 and between 1959 and 1964 he lectured for the University of Maryland Overseas. His publications include Catherine the Great and the Russian Nobility, The Emergence of the Superpowers, A History of Russia. Preface, note and References, Bibliographical note, Index,”,”RIRO-056-FL”
“DULBECCO Renato”,”Renato Dulbecco. I grandi della scienza.”,”Controllo della violenza. “”Nel cervello di molti individui i geni hanno creato una bestia, più o meno feroce, che rimane silente fino a quando è pronta a saltare e uccidere; è la bestia ereditata dalle creature più semplici attraverso innumerevoli stadi di evoluzione. Ma i geni hanno anche creato attraverso l’evoluzione i cervelli capaci di razionalità, che, se allenati, possono fermare la bestia; questi sono i geni che hanno scritto il principio: “”Tu non ucciderai””. (pag 218)”,”SCIx-385″
“DÜLFFER Jost”,”Yalta, 4 febbraio 1945. Dalla guerra mondiale alla guerra fredda.”,”DÜLFFER Jost insegna storia contemporanea nell’Università di Colonia. Tra i suoi studi: ‘Weimar, Hitler und die Marine’ (1975), ‘Deutschland als Kaiserreich von 1871-1918’ (1987) e ‘Deutsche Geschichte 1933-1945’ (1992). “”Gli anglo-americani, inoltre, proseguirono nella loro “”strategia periferica”” e tra il sette e l’otto novembre 1942 sbarcarono sulle coste del Marocco e dell’Algeria. In conseguenza di ciò, tra l’altro, tutta l’Africa settentrionale francese si staccò da Vichy, che solo a questo punto, bisogna ricordarlo, decise di rompere le relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti. In quello stesso mese di novembre, inoltre, le truppe inglesi sconfissero ad El Alamein gli italo-tedeschi, che furono così costretti a ripiegare in Libia. In tal modo poteva dirsi definitivamente scongiurato il pericolo di una penetrazione tedesca in medio Oriente. Non solo: ancora nel 1942, e dunque ancor prima della disfatta e della capitolazione dell’armata di von Paulus a Stalingrado, cominciò anche nel Caucaso il ripiegamento delle forze tedesche. In conclusione: mentre alla fine del 1941 in Europa il Reich tedesco e i suoi alleati avevano ancora qualche possibilità di espansione verso est, e nell’Europa occidentale la potenza politicamente dominante era senza dubbio la Germania, solo un anno dopo la coalizione hitleriana era per tutti chiaramente sulla difensiva e non aveva più alcuna prospettiva di allargamento sul piano politico”” (pag 115)”,”RAIx-333″
“DÜLFFER Jost”,”Yalta, 4 febbraio 1945. Dalla guerra mondiale alla guerra fredda.”,”DÜLFFER Jost insegna storia contemporanea nell’Università di Colonia. Tra i suoi studi: ‘Weimar, Hitler und die Marine’ (1975), ‘Deutschland als Kaiserreich von 1871-1918’ (1987) e ‘Deutsche Geschichte 1933-1945’ (1992). “”Ristabilimento dell’indipendenza nazionale in Cina e in Giappone, controllati programmi di democratizzazione (Corea) e avviamento del processo di decolonizzazione nel resto del continente asiatico fino alla concessione dell’indipendenza ai vari paesi: furono queste le linee direttrici della politica che gli Stati Uniti, dopo aver occupato il posto che era stato dei giapponesi, seguirono in Asia dopo la seconda guerra mondiale, politica che naturalmente essi applicarono con diverse varianti a seconda della situazione politica preesistente”” (pag 191)”,”RAIx-026-FL”
“D’ULISSE Francesca DI-SANTO Donato a cura, interventi di Marina SERENI Ricardo NUÑEZ Paulo DELGADO Anibal FERNANDEZ Massimo D’ALEMA Valdo SPINI Giuliano AMATO Giorgio TONINI Claudio FAVA Gianni PITELLA Piero FASSINO GUTERRES Antonio e altri”,”Idee e forze progressiste in America Latina e in Europa. Le politiche dell’Unione Europea e l’agenda della sinistra democratica. Atti della conferenza internazionale Roma, 11 e 12 marzo 2004.”,”Atti della conferenza internazionale Roma, 11 e 12 marzo 2004.”,”AMLx-014-FL”
“DULL Jonathan R.”,”The French Navy and the Seven Years’ War.”,”Jonathan R. Dull è senior associate editor del ‘The Papers of Benjamin Franklin’ series e autore di ‘The French Navy and American Independence: A Study of Arms and Diplomacy, 1774-1787. Il volume combina storia diplomatica, politica, e navale.”,”QMIN-003-FSL”
“DULLER Eduardo”,”Storia del popolo tedesco. Dalle origini sino al 1846. Libro quinto. La riforma – la guerra de’ trent’anni. La pace di Vestfalia (1517-1648).”,”La morte di Zwingli. “”Venti dei medesimi (sette principi e undici città) radunaronsi il 26 febbraio 1534 a Smalcalda, e, secondo l’antico diritto germanico d’ unione, strinsero una lega per difendersi con la forza l’un l’altro, e insieme la fede loro. Si combinarono poi allora due circostanze che fecero amica ai protestanti la politica dell’ imperatore: primieramente che, avendo egli stesso già troppo a pensare per gli altri suoi regni, voleva fare re di Germania suo fratello Ferdinando, arciduca d’Austria, re d’ Ungheria; e poi il pericolo dei Turchi, che richiedeva il concorso delle forze di tutta la monarchia. Ecco perché egli era costretto di trattare più amichevolmente e dolcemente gli Stati imperiali protestanti: voleva ottenere la loro adesione. E così successe che nell’ anno 1532 si conchiuse a Norimberga una “”pace di religione””, in forza della quale i protestanti goderono la tolleranza; ma solo temporaneamente e sino ad un concilio, o ad una Dieta imperiale, rimanendo poi proibita la maggiore propagazione della riforma. Già innanzi a questa decisione, in cui non eran compresi i “”riformati””, vale a dire, i seguaci di Zwinglio, cioè nel 1534, il generoso Zwinglio era morto eroicamente. Imperocché gli uomini dei paesi cattolici della Svizzera erano marciati in armi contro i Zurighesi e giunti a Kappel, poco lungi da Zurigo. Incontro a loro s’accamparono i riformati guidati da Zwinglio; si venne a battaglia l’ 11 ottobre; Zwinglio tenne fermo e combattè animosamente per la sua fede, e quando, stanco dal combattere e ferito, cadde a terra, ecco un cattolico d’Unterwalden venirgli sopra e comandargli colla spada levata “”d’invocare la Santa Vergine Maria”” se voleva aver salva la vita. Ma Zwinglio il negò, perchè avendo nel corso della sua vita creduto peccato l’ adorazione dei santi, non voleva ora riconoscerla per un misero timore di morte, e colle mani giunte levò gli occhi al cielo; allora quello di Unterwalden gli passò la spada attraverso il collo, tanto che gli fe’ rendere l’anima; ma morendo, egli esclamò: “”Possono uccidere il corpo, ma non l’anima””. Così morì Zwingllio, fedele al suo popolo e alla sua fede, e con esso morirono seicento Zurighesi. E di questa vittoria altresì giubilarono tutti i papisti. Ma non s’arrestò percià il progresso della riforma. Anzi più tardi Giovanni Calvino (veramente ei si chiamava Chauvin), nato nel 1509 a Noyon nella Picardia, dotto, zelante e severo prete francese, continuò con più rigido zelo in Ginevra l’ opera di Zwinglio; i suoi seguaci si chiamarono calvinisti.”” (pag 29)”,”GERx-110″
“DULLES Foster R.”,”Storia del movimento operaio americano.”,”America del periodo coloniale, le società di mestiere, i partiti operai, la forza del movimento operaio tra il 1830 e il 1840, l’incidenza dell’industrialismo, verso le organizzazioni nazionali, era di sommosse, ascesa e declino dei Knights of Labor, la American Federation of Labor AFL, Homestead e Pullman, l’epoca progressiva, tuono a sinistra, la 1° GM, la ritirata del movimento operaio, il New Deal, nascita e sviluppo del CIO, movimento operaio e lotta politica, la 2° GM, il periodo postbellico.”,”MUSx-005″
“DULLES John W.F.”,”Anarchists and Communists in Brazil, 1900-1935.”,”DULLES John W.F.”,”MALx-044″
“DUMAS Charles”,”La vérité sur les bolcheviki. Document et notes d’un témoin.”,”DUMAS C ex deputato socialista dell’ Allier. E’ un libello antibolscevico. “”Il n’est pas inutile de reppeler que les autorisations d’exportations étaient délivrées par le Pouvoir Central. Ce qui se faisait pour les étoffes se faisait aussi pour les cuirs. Mais nous avons des précisions sur l’état d’esprit que animait le gouvernement bolschevik dans la question du ravitaillement allemand. C’est ainsi que dans les journaux du 4 juin 1918 on pouvait lire cette note officielle: “”Aujourd’hui part pour Berlin la fraction russe de la Commission économique russo-allemande, la délégation russe se compose de Sokolnikof, Boukharine, Larine, Borovski, l’ingénieur Krassine, etc… A l’arrivée de la délègation à Berlin commeneront les pourparlers de la Commission qui devront établir les conditions de l’echange des marchandises entre la Russie et l’Allemagne. La Délègation est munie d’instructions détaillées dont la rédaction a été faite à l’aide de nombreux spécialistes””. (pag 40-41) Gorki sul regime bolscevico: (pag 109)”,”RIRO-326″
“DUMAS Alexandre”,”Viaggio in Calabria.”,”””Il suo temperamento ardimentoso lo portò a seguire la spedizione dei Mille con entusiasmo tale da indurlo a raggiungere Garibaldi a Palermo ai primi di giugno del 1860, portando con sé un bravo fotografo parigino a nome Legray e il pubblicista Eduardo Lockroy. Dumas acquistò particolare fiducia da parte del condottiero che, giunti a Napoli, lo nominò Conservatore degli scavi e dei musei. Lo scrittore tramandò l’impresa garibaldina nel libro ‘Les Garibaldiens’. A Napoli Dumas visse quasi initerrottamente dal 1861 al 1864 e, nel corso di quegli anni, fondò il giornale ‘L’Indipendente’. Dopo una vita instancabile di esperienze e di operosità creativa fece ritorno a Parigi dove concluse la sua esistenza nel 1870 in una situazione economica di grave indigenza”” (pag 7, prefazione)”,”VARx-502″
“DUMAS Alexandre, a cura di Claude SCHOPP”,”La camorra e altre storie di briganti.”,”Alexandre Dumas (1802-1870) è universalmente riconosciuto come maestro del romanzo storico e d’avventura. Nel 1860, dopo aver raggiunto l’amico Giuseppe Garibaldi a Palermo e aver seguito e accompagnato l’impresa dei Mille fino a Napoli, Dumas si ferma per ben tre anni nella città partenopea. Da lì, nella sua infaticabile attività di cronista e narratore, scriverà migliaia di pagine, da destinare come corrispondenze alle riviste parigine o come racconti agli editori di mezza Europa.”,”ITAS-004-FMP”
“DUMBACH Annette NEWBORN Jud”,”Storia di Sophie Scholl e della Rosa Bianca.”,”DUMBACH Annette giornalista e docente universitario, ha lavorato a New York, risiede a Monaco; NEWBORN Jud storico è uno dei responsabili del Museum of Jewish Heritage di New York dove vive. “”Volantino della Rosa Bianca. I Per un popolo civile non vi è nulla di più vergognoso che lasciarsi “”governare””, senza opporre resistenza, da una cricca di capi privi di scrupoli e dominati da torbidi istinti. Non è forse vero che ogni tedesco onesto prova vergogna per il suo governo? E chi di noi prevede l’onta che verrà su di noi e sui nostri occhi e verranno alla luce i crimini più orrendi, che superano infinitamente ogni misura? Se il popolo tedesco è già così profondamente corrotto e decaduto nel più profondo della sua essenza, da rinunciare senza una minima reazione, con una fiducia sconsiderata in una legittimità discutibile dell storia, al bene supremo dell’uomo che lo eleva al di sopra di ogni creatura, cioè la libera volontà, ovverosia la libertà che ha l’uomo di influenzare il corso della storia e di subordinarlo alle proprie decisioni razionali; se i tedeschi sono già così privi di ogni individualità, se sono diventati una massa vile e ottusa, allora sì che meritano la rovina. Goethe definisce i tedeschi un popolo tragico come gli ebrei e i greci, ma oggi questo popolo sembra che sia piuttosto un gregge di adepti, superficiali, privi di volontà , succhiati fino al midollo, privi della loro essenza umana, e disposti a lasciarsi spingere nel baratro. Così sembra, ma non lo è. Ogni individuo è stato chiuso in una prigione spirituale mediante una violenza lenta, ingannatrice e sistematica; e soltanto quando si è trovato ridotto in catene, si è accorto dela propria sventura. Soltanto pochi hanno compreso la rovina incombente, ed essi hanno pagato con la morte i loro eroici ammonimenti. Si parlerà ancora del destino toccato a queste persone. Se ognuno aspetta che sia l’altro a dare l’avvio all’opposizione, i messaggeri della Nemesi vendicatrice si avvicineranno sempre di più; e allora anche l’ultima vittima sarà stata gettata senza scopo nelle fauci dell’insaziabile demone. Perciò ogni singolo, cosciente della propria responsabilità come membro della cultura cristiana ed occidentale, deve coscientemente difendersi con ogni sua forza, opporsi in quest’ultima ora al flagello dell’umanità, al fascismo e ad ogni sistema simile di stato assoluto. Fate resistenza passiva, resistenza ovunque vi troviate; impedite che questa atea macchina di guerra continui a funzionare, prima che le altre città siano diventate un cumulo di macerie come Colonia, e prima che gli altri giovani tedeschi abbiano dato il loro sangue per ogni dove a causa dell’orgoglio smisurato di un criminale. Von dimenticate che ogni popolo merita il governo che tollera! Da “”La legislazione di Licurgo e Solone”” di Friedrich Schiller: “”… La legislazione di Licurgo è un modello di politica e psicologia in relazione al fine che si prorone. Egli voleva uno stato potente, fondato su se stesso ed indistruttibile; forza politica e durata erano gli obiettivi a cui egli mirava, e questo fine lo ha raggiunto nel grado che era possibile nelle sue condizioni. Ma quando si raffronti lo scopo che si proponeva Licurgo, agli scopi dell’umanità, una profonda disapprovazione deve subentrare all’ammirazione che ci ha avvinti ad un primo superficiale sguardo. Ogni cosa deve essere sacrificata come mezzo. Lo stato non è mai in se stesso un fine, ma esso è importante solo come uno condizione attraverso la quale può essere raggiunto il fine dell’umanità; e questo fine dell’umanità non è altro che l’espressione di tutte le risorse dell’uomo, il progresso. Se un ordinamento statale ostacola lo sviluppo di tutte quelle risorse che si trovano nell’uomo, se esso impedisce lo sviluppo dello spirito, esso è deprecabile e dannoso, per quanto possa essere elaborato e perfezionato nella sua forma. La sua stessa durata diventa più un motivo di rimprovero che di successo; esso è solo un prolungamento del danno; infatti più dura nel tempo, più danni comporta. …Il merito politico e l’attitudine alla politica vennero sviluppati a scapito di tutti i sentimenti morali. A Sparta non esisteva nè l’amore coniugale, nè amore materno, nè l’amore filiale, nè l’amicizia. … Esistevano soltanto dei cittadini e delle virtù civche. Une legge di stato imponeva agli spartani di essere disumani verso i loro schiavi; in queste infelici vittime delle guerre veniva insultata e maltrattata l’umanità. Nello stesso codice giuridico spartano veniva insegnato il principio pericoloso di considerare gli uomini come mezzo e non come fine. In tal modo i fondamenti dei diritti essenziali della legge naturale e della morale venivano legalmente infranti. …. Quanto più bello fu l’esempio dato dal rude guerriero Caio Marcio nel suo accampamento davanti a Roma, allorquando sacrificò la vendetta e la vittoria perchè egli non poteva vedere scorrere le lacrime della madre!! “”… Lo stato (di Licurgo) poteva sopravvivere ad una sola condizione, se lo spirito dei popolo si fosse estinto; avrebbe potuto quindi durare solo se esso avesse mancato al più alto e unico scopo dello stato. Da “”Il risveglio di Epimenide”” di Goethe, atto II, 4: Geni: ….. Quello che audacemente è uscito fuori dall’abisso, può per un ferreo destino soggiogare metà della sfera terrestre, ma nondimeno nell’abisso deve tornare. Già minaccia un terribile timore: egli invano cercherà di resistere! Vergebens wird er widerstehn! E tutti coloro che a lui sono legati dovranno perire con lui. La speranza: Ora incontro i miei valorosi che si radunano nella notta, per tacere, non per dormire, e la bella parola “”Libertà”” viene bisbigliata e sussurrata, fino a che con insolita novità sui gradina dei nostri templi grideremo ancora con nuovo entusiasmo: Libertà! Libertà! Libertà! Vi preghiamo di ciclostilare questo foglio nel maggior numero possibile di copie e di diffonderle. “””,”GERR-032″
“DUMENIL Gérard”,”Marx et Keynes face a la crise.”,”DUMENIL Gérard Maitre Assistant à l’ Université de Paris IX Dauphine “”Avec le système de crédit, le procès d’engagement-dégagement du capital prend une dimension sociale; lorsque les conditios propres du cycle d’une entreprise provoquent un dégagement important du capital et au contraire un engagement important dans une autres entreprise, le système de crédit permet l’éstablissement d’un processus de compensation. L’excès de l’une “”compense”” l’insuffisance de l’autre: “”Avec le développement du crédit, développement nécessairement paralléle à celui de la grande industrie et de la production capitaliste, cet argent fonctionne non comme un trésor, mais comme capital; non entre les mains de son propriétaire, mais dans celles d’autres capitalistes qui en ont acquis la disposition”” (2). Si l’on pousse à l’extrême l’idée que Marx propose dans ces développements, on parvient au concept d’une distinction entre le fait d’avoir avancé un capital et celui d’en disposer. Ainsi nous faudra-t-il bientôt opposer deux concepts d’accumulation. On saisit à quel point le crédit prolonge le procès d’accumulation du capital en mobilisant les éléments du capital provisoirement disponibles ou en stagnation: “”Par contre, dans le système de crédit, où tout l’argent additionnel, temporairement libéré, est appelé à fonctionner immédiatement comme capital additionnel actif, ce capital-argen libéré de façon seulement temporaire, peut être investi et servir, par exemple, à de nouvelles entreprises bien qu’il y ait encore à faire circuler le produit additionnel encore immobilisé dans d’autres entreprises””. (3) (2) P TII 611 / S L II TI 168/ W T24 182 (3) P. TII / S L II TII 162/ W T24 513″,”ECOT-133″
“DUMENIL Gérard LÖWY Michael RENAULT Emmanuel”,”Lire Marx.”,”DUMENIL e LOWY sono direttori di ricerca al CNRS. RENAULT è maitre de confenrece all’ ENS Lettres et Sciences Humaines di Lione. Sovrapproduzione di capitale. “”Marx a été l’un des premiers économistes à bien identifier ce qu’on appelle de nos jours le “”cycle conjoncturel”” (…). Le capitalisme n’a jamais échappé à ces mouvements toujours caractéristiques du capitalisme actuel. Ces hauts et bas de la production se combinent à des épisodes de perturbations financières plus ou moins sérieux, ce qui en modifie les modalités. Marx appelle “”crises”” les phases de contraction de l’activité, doublées de tels désordres financiers. Elle revêtent pour lui une importance particulière. Comme on l’a signalé dans la première section de ce chapitre, Marx pronostiquait, au moins en 1848, que ces crises allaient se multiplier et s’approfondir, suscitant des conditions favorables à un changement social révolutionnaire. Compte tenù de cette perspective politique, on aurait pu imaginer que Marx allait organiser sa démarche en faisant de l’analyse des crises un thème central. C’était bien son intention lorsqu’il écrivit l”Introduction générale’ de 1857. Dans les cinq points du plan envisagé, le dernier était “”Le marché mondial et les crises”” (PHI, 481). Mais, quelles qu’aient été ses intentions, il ne mena pas à terme ce projet. Dans ‘Le Capital’, le sujet de la crise apparaît de manière désordonnée, et on ne saurait soutenir que Marx en a donné un exposé systématique. Un travail de reconstruction est nécessaire. On ne “”lit”” pas la théorie des crises de Marx, on en prend connaissance au fil d’une lecture d’ensemble. (…) 2. Les crises périodiques, qui font passer successivement les affaires par des périodes d’animation moyenne, de précipitation, de crise, trouvent un fondement matériel dans le cycle pluriannuel de rotations (du capital) connectées les unes aux autres, au cours desquelles le capital est prisonnier de sa partie fixe. (…) la crise constitue toujours le point de départ d’investissements nouveaux et importants. Et pour la société dans son ensemble, on peut plus ou moins considérer que la crise fournit un fondement matériel au prochain cycle de rotation. 3. Surproduction de capital, et non de marchandises particulières – bien que la surproduction de capital suppose toujours une surproduction de marchandises (‘car la marchandise est une forme du capital’) – ne signifie donc rien d’autre que suraccumulation de capital. (…)””. (pag 271-272) [Gérald Duménil, Economie] [in Gérald Duménil Michael Löwy Emmanuel Renault, Lire Marx, 2009]”,”MADS-586″
“DUMENIL Gerard GLICK Mark RANGEL José”,”La Grande Depressione degli anni trenta: un’enigma per la teoria economica?”,”Tesi Moulton (pag 16) “”Quando Moulton descrive la crescita salariale successiva alla prima guerra mondiale, lungi dall’interpretarla come una causa delle difficoltà sopraggiunte, vede gli aumenti salariali come la ragione per cui la recessione del 1921 fu di così breve durata. L’aumento del potere d’acquisto creò nuovi sbocchi per l’industria. Ciò è chiaramente affermato in uno studio ulteriore: “”A causa della caduta dei prezzi il reddito fisso e le classi salariate ora si trovano in una posizione finanziaria notevolmente migliorata. In seguito a questi cambiamenti il potere d’acquisto nazionale sembra sufficiente a garantire un’espansione del prodotto e della capacità produttiva”” (Moulton e Schlotterbeck, 1942, p. 22). Nella letteratura economica americana l’esplicito riferimento a Keynes divenne importante solo durante la seconda guerra mondiale e in seguito. Nonostante l’evidente mancanza di riferimenti a Keynes, tutti gli studi del Brookings sono imbevuti di spirito keynesiano. L’idea centrale che poi diventerà il sostegno della prospettiva keynesiana è già presentata senza ambiguità: i risparmi non sono automaticamente investiti. Anzi, Moulton si sforza di risolvere un problema che nella prospettiva keynesiana e nel lavoro di Keynes stesso è generalmente lasciato nell’ambiguità. Qual è la destinazione ultima dei risparmi che non vengono investiti? Dopo una diligente indagine, Moulton fornisce una risposta a questa domanda nel suo studio ‘The Formation of Capital’ (Moulton, 1935b). Egli sostiene che i risparmi crescono più in fretta delle spese per investimento e che l’eccedenza si accumula per la speculazione sui mercati finanziari”” (pag 16)”,”ECOT-276″
“DUMENIL Gérard LÖWY Michael RENAULT Emmanuel”,”Les 100 mots du marxisme.”,”Gérard Dumenil è un economista, direttore di ricerca al CNRS. Codirige la rivista ‘Actuel Marx’ (Puf) Michael Löwy è un sociologo e filosofo direttore di ricerca emerito al CNRS. Insegna all’ EHESS. Emmanuel Renault è filosofo, maitre de conférences à l’ ENS di Lione. Hanno pubblicato insieme il volume ‘Lire Marx’ (Puf, coll. Quadrige’, 2009) Per es. Voce Barbarie (pag 17) ‘Si dans le ‘Manifeste du parti communiste’ (1848), Marx et Engels opposent encore les «nations barbares» et les «nations civilisées», on trouve aussi dans leurs écrits une approche plus appropriée. Considérant certaines des manifestations le plus sinistres du capitalisme comme les lois sur les pauvres, Marx écrit en 1847: «La barbarie réapparaît, mais cette fois elle est engendrée au sein même de la civilisation et en fait partie intégrante». Dans les chapitre sur l’accumulation primitive du ‘Capital’, ce sont les pratiques des colonisateurs occidentaux qui sont caractérisées comme «barbares». Marx reprend à son compte le discours d’un auteur chrétien, les révérend William Howitt, selon lequel «les barbaries et atrocités exécrables perpétrées par les races soi-disant chrétiennes (…) n’ont pas de parallèle dans aucune autre ère de l’histoire universelle, chez aucune race si sauvage, si grossière, si impitoyable qu’elle fût». Cette remarque définit donc une sorte de barbarie moderne, propre aux civilisatons capitalistes. C’est à celle-ci pense Rosa Luxemburg quand elle formule, dans ‘La crise de la social-démocratie’ (1915), le célèbre mot d’ordre «socialisme ou barbarie». La guerre mondiale est à ses yeux une illustration frappante de cette barbarie qui manifeste les poténtialités destructrices et inhumanines des sociétés capitalistes avancées. Avec ce mot d’ordre- qui, contrairement à ce qu’elle laisse entendre, ne vient pas de Marx ou Engels, mais apparaît pour la première fois dans sa brochure – Rosa Luxemburg, se dissocie de la vision déterministe traditionnelle du socialisme comme résultat inévitable des contradictions du capitalisme. Le socialisme apparaît maintenant comme l’une des possibilités historiques, dans une sorte de bifurcation dont l’autre branche est la barbarie. Par la suite, un courant marxiste dissident en France, autour de Cornelius Castoriadis et de Claude Lefort, va se définir, au cours des années 1950, par l’expression ‘Socialisme ou Barbarie” [“”Se nel ‘Manifesto comunista’ (1848), Marx ed Engels oppongono ancora le “”nazioni barbare”” alle “”nazioni civili””, si può trovare anche nei loro scritti un approccio più appropriato. Considerando alcune delle manifestazioni più sinistre del capitalismo come le leggi sui poveri, Marx scrive nel 1847: “”La barbarie riappare, ma questa volta è generata all’interno della stessa civiltà e ne costituisce parte integrante””. Nel capitolo sull’accumulazione primitiva del “”Capitale””, sono le pratiche dei colonizzatori occidentali che si caratterizzano come “”barbare””. Marx riprende il discorso di un autore cristiano, il reverendo William Howitt, secondo cui “”le atrocità barbare e spaventose perpetrate dalle cosiddette razze cristiane (…) non hanno confronti con nessun’altra era della storia universale, presso ogni razza per quanto selvaggia, per quanto rozza, per quanto spietata che fosse». Questa osservazione definisce dunque una sorta di barbarie moderna peculiare della civiltà capitalista. Questo è ciò che pensa Rosa Luxemburg quando formula, in “”La crisi della socialdemocrazia”” (1915), il famoso slogan “”socialismo o barbarie””. Ai suoi occhi, la guerra mondiale è una straordinaria illustrazione di questa barbarie, che manifesta le potenzialità distruttive e inumane delle società capitalistiche avanzate. Con questa parola d’ordine che, contrariamente a ciò che lascia intendere, non viene da Marx ed Engels, ma appare per la prima volta nel suo opuscolo – Rosa Luxemburg si dissocia dalla visione tradizionale deterministica del socialismo come risultato inevitabile delle contraddizioni del capitalismo. Il socialismo appare ora come una delle possibilità storiche, in una sorta di biforcazione in cui l’altro ramo è la barbarie. In seguito, una corrente dissidente marxista in Francia, guidata da Cornelius Castoriadis e Claude Lefort, si è definita, nel corso degli anni 1950, con l’espressione ‘Socialismo o barbarie””] (pag 17-18)”,”MADS-757″
“DUMEZIL Georges, edizione italiana a cura di Giuliano BOCCALI”,”Storie degli sciti. Dal mito al romanzo: le leggende, gli eroi, l’ epopea dell’ affascinante popolo delle steppe. (Tit. orig.: Romans de scythie et d’alentour)”,”DUMEZIL, nato a Parigi nel 1891, fu allievo dell’ Ecole Normale e in particolare discepolo di M. MAUSS. La sua carriera scientifica si svolse al di fuori delle facoltà universitarie francesi: docente nelle Università di Istanbul e di Uppsala e nell’ Ecole Pratique des Hautes Etudes, fu chiamato nel 1948 alla cattedra di civiltà indoeuropea al College de France. La profonda conoscenza delle lingue e delle tradizioni indoeuropee più diverse hanno fatto di lui uno dei maggiori specialisti nel settore ed uo dei maestri della cosiddetta scienza della mitologia nel nostro secolo. La morte dei nobili Cimmeri. “”Alcuni studiosi, nell’ Unione Sovietica, hanno voluto scorgere in questa leggenda l’ attestazione di una lotta di classe precoce, opponente i “”re””, ossia qui di certo la nobiltà o la parte superiore della nobiltà, al popolo, ossia ai non nobili, uniti, forse, alla piccola nobiltà. Questo è eccessivo: i due partiti, che sono parimenti formati da uomini liberi, non rivaleggiano a proposito di privilegi da conservare o da abolire; differiscono solamente di opinione, senza violenza: i nobili non cercano di imporre la loro volontà e il popolo, per partire, attende rispettosamente d’aver potuto seppellire, secondo il loro voto, gli eroici compatrioti. Tutto quello che si può dire è che, fra le due decisioni, accettare di morire sulla terra degli antenati, è “”più nobile”” che lasciarla per paura di una lotta senza speranza: un’ etica della gloria e della fedeltà si oppone così a un’ etica dell’ interesse””. (pag 279)”,”STAx-134″
“DUMÉZIL Georges”,”Matrimoni indoeuropei.”,”DUMÉZIL Georges professore emerito al Collège de France, membro dell’Académie Française.”,”STAx-316″
“DUMÉZIL Georges”,”Mito e epopea. La terra alleviata.”,”Georges Dumézil, nato a Parigi nel 1898, è stato professore, dal 1933 all’Ecole Pratique des Hautes Etudes e dal 1948 al College de France. Ha scritto un seguito (in preparazione nel 1982): ‘Mito e epopea. Storie romane’ e ‘Gli dei sovrani degli Indoeuropei’.”,”STAx-358″
“DUMONT Louis”,”La civiltà indiana e noi.”,”DUMONT è nato nel 1911. Ha insegnato a Oxford ed è oggi (1986) Directeur d’etudes alla EHESS di Parigi. Di DUMONT, Adelphi ha già pubblicato ‘Homo aequalis’ nel 1984. Tra i suoi scritti ricordiamo ‘Homo hierarchicus’ (Paris, 1966) ed ‘Essais sur l’ individualisme’ (Paris, 1983).”,”INDx-020″
“DUMONT René”,”Il dramma delle società contadine.”,”Nato nel 1904 DUMONT René ha conosciuto la guerra a 10 anni e ne ha conservato tutto l’ orrore. Ingegnere in agronomia comincia nella risaia del Tonchino (1 milione di famiglie su 1 milione di ettari) la lotta contro la fame che non abbandonerà più. Dopo la carestia della regione di Vinh, che non si voleva soccorrere, rientra a Parigi e occupa all’ Istituto di Agronomia una cattedra sullo sviluppo e la pianificazione in agricoltura nel terzo mondo e nei paesi socialistI e gira il mondo ad un ritmo che si accelera dal 1946.”,”PVSx-006″
“DUMONT René”,”L’ utopia o la morte.”,”DUMONT René (1904) ingegnere agronomo, è venuto in contatto con l’ oppressione coloniale nelle risaie del Vietnam dove ha lavorato dal 1929 al 1932. Professore all’ Ecole nationale d’ agricolture dal 1933, scrittore e conferenziere in lotta contro il sottosviluppo e la fame nel mondo, ha partecipato alla elezioni presidenziali francesi del 1974. “”Il cane americano mangia di più dell’ uomo indiano”””,”PVSx-017″
“DUMONT René, con Charlotte PAQUET”,”Liberismo o democrazia.”,”René Dumont, esperto del Terzo Mondo, ha scritto nella sua lunga carriera (è nato nel 1904 e morto nel 2001) oltre trenta libri tra cui ‘Uomini e pane’ (1963), ‘Problemi agrari del comunismo’ (1966), ‘Il dramma delle società contadine’ (1974). Charlotte Paquet ha collaborato con Dumont dal 1982. “”Dopo aver visto troppo da vicino i massacri di Arras, nell’ottobre del 1914, leggevo, nel 1915, gli scritti di Jean Jaurès, che era stato assassinato il 1° agosto 1914 perché lottava contro la guerra. Dal 1917 l’imperatore austriaco aveva cercato di negoziare la pace, ma gli Alleati si erano rifiutati e avevano preferito sacrificare l’Austria-Ungheria, fattore di stabilità nel centro dell’Europa. Questo vuoto, insieme all’umiliazione e alla rovina della Germania, costretta a pagare i danni di guerra, e alla crisi del liberismo dopo il 1929, hanno favorito l’avvento di Hitler al potere e quindi la seconda guerra mondiale, il conflitto più sanguinoso di tutta la storia dell’umanità. Dell’incauto smembramento dell’impero austro-ungarico continuiamo a pagare le conseguenze anche oggi con le abominevoli guerre interetniche della ex-Jugoslavia. Nel 1918 si credeva che tutto fosse permesso: al prezzo di otto milioni di morti tra civili e militari «si» era vinta la guerra. I pacifisti, io fra loro, ammonivano. Invano. Stalin a Yalta ha «ottenuto» il controllo dell’Europa orientale. Dal 1947 al 1989 la corsa agli armamenti della cosiddetta guerra fredda ha assorbito una parte enorme delle risorse accumulate nel periodo detto del Glorioso Trentennio, finendo col rovinare e travolgere l’Unione Sovietica e nello stesso tempo indebolendo «relativamente» gli Stati Uniti e forse anche l’Europa. Nel 1987 il rapporto della Commissione mondiale delle Nazioni unite per l’ambiente e lo sviluppo (1) dimostrava con raffronti illuminanti, che sarebbe bastato ridurre le spese militari per disporre di tutti i mezzi per risolvere tantissimi problemi, evitando innanzi tutto la distruzione dell’ambiente, prendendo le misure necessarie per proteggere l’intero pianeta (…)”” [(1) Commission mondiale des Nations Unies sur l’environnement et le développement’, Notre avenir à tous, Fleuve, Montreal (Quebec), 1988]]”,”PVSx-064″
“DUMONT Louis”,”Homo Hierarchicus. Il sistema delle caste e le sue implicazioni.”,”Louis Dumont, (1911-1998) Indologo e antropologo illustre, professore alla École Pratique des Hautes Études a Parigi, pubblicò nel 1966, e ampliò nel 1979, Homo hierarchicus, dopo decenni di studi. Al centro del libro è la nozione di casta, come ci appare nell’India. Adelphi ha pubblicato Homo aequalis, La civiltà indiana e noi e Saggi sull’individualismo.”,”INDx-007-FL”
“DUMONT Louis”,”La civiltà indiana e noi.”,”Louis Dumont, (1911-1998) Indologo e antropologo illustre, professore alla École Pratique des Hautes Études a Parigi, pubblicò nel 1966, e ampliò nel 1979, Homo hierarchicus, dopo decenni di studi. Al centro del libro è la nozione di casta, come ci appare nell’India. Adelphi ha pubblicato Homo aequalis, La civiltà indiana e noi e Saggi sull’individualismo. DUMONT è nato nel 1911. Ha insegnato a Oxford ed è oggi (1986) Directeur d’etudes alla EHESS di Parigi. Di DUMONT, Adelphi ha già pubblicato ‘Homo aequalis’ nel 1984. Tra i suoi scritti ricordiamo ‘Homo hierarchicus’ (Paris, 1966) ed ‘Essais sur l’ individualisme’ (Paris, 1983).”,”INDx-008-FL”
“DUMONT Louis”,”Saggi sull’individualismo. Una prospettiva antropologica sull’ideologia moderna.”,”Louis Dumont, (1911-1998) Indologo e antropologo illustre, professore alla École Pratique des Hautes Études a Parigi, pubblicò nel 1966, e ampliò nel 1979, Homo hierarchicus, dopo decenni di studi. Al centro del libro è la nozione di casta, come ci appare nell’India. Adelphi ha pubblicato Homo aequalis, La civiltà indiana e noi e Saggi sull’individualismo.”,”TEOS-142-FL”
“DUNAN Marcel direzione dell’ opera, collaboratori dell’ edizione francese: Jean PIVETEAU Maurice BAUMONT Jean DELORME Robert FOSSIER Lousi MAZOYER Georges RUHLMANN René RISTELHUEBER Francois SOUCHAL, edizione italiana diretta da Paolo LECALDANO e Angelo SOLMI”,”Storia universale Rizzoli Larusse. Volume Primo.”,”””Quand’ anche la storia fosse inutile agli altri uomini, bisognerebbe farla leggere ai principi””, scriveva Bossuet nella prefazione del suo famoso Discorso sulla storia universale, composto per il figlio di Luigi XIV.”” (pag XI)”,”STOU-067″
“DUNAN Marcel direzione dell’ opera, collaboratori dell’ edizione francese: Jean PIVETEAU Maurice BAUMONT Jean DELORME Robert FOSSIER Lousi MAZOYER Georges RUHLMANN René RISTELHUEBER Francois SOUCHAL, edizione italiana diretta da Paolo LECALDANO e Angelo SOLMI”,”Storia universale Rizzoli Larusse. Volume Secondo.”,”””La detenzione del re portò alla rottura definitiva delle relazioni diplomatiche tra la Francia e l’ Europa. Madame de Stael, che aveva nascosto Narbonne nella cappella extraterritoriale della legazione di Svezia, diede alle missioni straniere il segnale delle partenze che si succedettero fra il 13 e il 25 agosto. Ultimi partirono il ministro degli Stati Uniti e l’ ambasciatore d’ Inghilterra. In compenso, il 26 la Legislativa assegnò il titolo di “”cittadino francese”” agli stranieri “”difensori della causa della libertà””: gli americani Washington e Thomas Paine, gli inglesi Bentham, Wilberforce e Priestley, i tedeschi Klopstock, Schiller, Campe e Clootz, l’ italiano Gorani, lo svizzero Pestalozzi, il polacco Kosciuszko””. (pag 232)”,”STOU-068″
“DUNANT Henri, a cura di Luigi FIRPO”,”Henri Dunant e le origini della Croce Rossa.”,”””In complesso, più di 300.000 uomini, 25.000 cavalli, oltre mille cannoni avevano tempestato ferro e fuoco, per 14 ore, dando luogo ad una orrenda carneficina. La sola terza divisione sarda vide cadere 13 ufficiali e 171 soldati, ebbe 1080 feriti e 377 dispersi; la quinta denunciò perdite anche maggiori; l’armata contò 42 ufficiali e 561 soldati uccisi, 2.918 feriti, 1.139 dispersi. Ma va aggiunto che questi dati risultano dai conteggi redatti a 24 ore dalla battaglia: verosimilmente i dispersi, dopo una giornata in cui s’era rimasti padroni del campo, erano quasi tutti caduti non ancora riconosciuti; inoltre, date le spaventose condizioni dell’assistenza sanitaria, si può ritenere che una buona metà dei feriti fosse destinata a soccombere «più tardi negli ospedali e nelle case private» (1). Secondo uno studio minuzioso del futuro maresciallo von Moltke, che per conto dello stato maggiore prussiano condusse una sistematica analisi dell’intera campagna del ’59, gli Austriaci perdettero 4 generali, 630 ufficiali, 19.311 soldati, i Sardi 216 ufficiali e 6.305 soldati, i Francesi 720 ufficiali e oltre 12.000 soldati. Poiché nella notte del 24 nessuno provvide a raccogliere i feriti, molti dei quali perirono in abbandono, dissanguati, fra orribili sofferenze, all’alba di quel giorno seguente quella striscia di terreno, già verdeggiante e ridente di colture, doveva presentare uno spettacolo raccapricciante, cosparsa di 40.000 corpi umani stroncati, mutilati e doloranti. Agli occhi di un superstite francese il sorgere del sole rivelò « una pianura deserta, inanimata, senza echi. Fucili; armi spezzate, brandelli di equipaggiamento, cadaveri di cavalli che appestano l’aria, il tutto sparso fra macchie d’alberi straziati e campi devastati come da un uragano» (2). In quel momento, in una sola villa diroccata sulle alture di S. Martino «giacevano quasi accatastati gli uni sugli altri più di trecento feriti» (3); un volontario che s’era battuto da valoroso in prima linea, così descrive quell’alba straziante: «Lo spettacolo, che ci si presentò tutt’intorno all’aurora del giorno 25, era spaventevole. I morti tanto spessi, che li dovevamo smuovere per piantare le tende; semisvestiti, gonfi, neri, giacevano in tutte le attitudini. Cavalli feriti si trascinavano nitrendo; altri, sventrati, ributtavano. Carriaggi rovesciati, affusti fracassati, armi rotte, attrezzi, cenci sanguinolenti coprivano la campagna, che pareva tutta spruzzata di giallo» (4). Non erano ranuncoli, ma le mostrine dei caduti, falciati a nugoli, della brigata Casale”” (dall’introduzione di Luigi Firpo, pag XIV-XV)] [(1) Secondo i dati raccolti da un ufficiale di stato maggiore, fra il 1° maggio e il 31 luglio 1859 entrarono in ospedale 4.998 militari e ne uscirono 2.409 (…); (2) Il futuro generale J. Bourelly (‘Souvenir e la campagne de 1859 en Italie’, Paris, s.d. [1905], p. 143; (3) C. Rovighi, cit., p. 167; 3. G. Adamoli, cit., pp. 51-52]”,”QMIx-034-FV”
“DUNAYEVSKAYA Raya”,”Marxismo e libertà.”,”Un capitolo è dedicato al capitalismo di stato russo e alla sua azione contro i lavoratori. Un altro è dedicato al dibattito sui sindacati del 1920 – 1921 e riporta le posizioni di LENIN TROTSKY e SCLIAPNIKOV (1). La DUNAYEVSKAYA, già segretaria di TROTSKY, conduce una disamina dei più cospicui eventi della storia, dalla rivoluzione americana a quella sovietica e conclude che nella società capitalistica, sia in quella sovietica persiste tuttavia l’ alienazione del lavoro.”,”RUSU-045″
“DUNAYEVSKAYA Raya, a cura di M. FUGAZZA e A. VIGORELLI”,”Filosofia e rivoluzione. Da Hegel a Sartre e da Marx a Mao.”,”La DUNAYEVSKAYA è nata in Russia ed è stata collaboratrice di TROTSKY in Messico (1937-1938). Ha fondato a Detroit l’ organizzazione marxista umanista ‘News & Letters Commitees””. E’ autrice di studi e interventi di argomenton economico politico e filosofico, tra cui Marxismo e Libertà (Firenze, 1962). “”La cosa importante è attenersi fedelmente alla metodologia di Marx, anch’egli necessariamente interessato soprattutto all’ Europa, in cui era nato, al periodo storico in cui viveva, e all’ oggetto dei suoi studi più importanti dal punto di vista teorico, cioè l’ Inghiterra della metà del XIX secolo. Questo non gli impedì, tuttavia, di salutare la rivoluzione dei T’ai-p’ing come un possibile nuovo punto di partenza nello sviluppo mondiale”” (pag 159).”,”TEOC-223″
“DUNAYEVSKAYA Raya, a cura di Paolo CASCIOLA e Renato CAMPANA”,”Trotsky, l’ uomo.”,”””Fu Trotsky ad insistere affinché Rae Spiegel adottasse lo pseudonimo Raya Dunayevskaya – il cognome della madre di Rae la cui sonorità russa tanto piaceva al dirigente rivoluzionario sovietico. Ed è questo il nome con cui ella è universalmente conosciuta. Raya era nata in Russia il 1° maggio 1910 e, dodicenne, dovette seguire la propria famiglia nell’ emigrazione negli Stati Uniti, a Chicago, dove negli anni venti militò nelle file della gioventù comunista (dalla quale sarebbe stata espulsa nel 1928) e partecipò alla lotta in difesa dei diritti democratici dei neri. Nel 1931 aderì alla Communist League of America (CLA), la sezione statunitense dell’ Opposizione di sinistra internazionale (OSI). In seguito militò nel Workers Party of the United States, nato nel dicembre 1924 dalla fusione della CLA con l’ American Workers Party di Abrahan Johannes MUSTE e affiliato alla Lega Comunista Internazionalista (Bolscevico-Leninista), la denominazione adottata dall’ OSI nel settembre 1933, in conformità con l’ abbandono dell’ orientamento verso la riforma del Comintern staliniano e con la decisione di avviare la lotta per la costruzione di nuovi partiti rivoluzionari e di una nuova internazionale, la Quarta. Nel luglio 1937 Raya si recò a Coyoacan, in Messico, dove lavorò per quasi dieci mesi nello staff dei segretari di TROTSKY. Questa esperienza si ritrova nel suo articolo ‘The man Trotsky’ (agosto 1938), qui tradotto. Rientrata in USA nel maggio 1938 riprese a militare nel Socialist Workers Party, (SWP) fondato a Chicago nel congresso del 31 dicembre 1937 – 3 gennaio 1938, subito riconosciuto come sezione del movimento per la 4° Internazionale. Nel 1939 si aprì lo scontro all’ interno del SWP a proposito della natura sociale dell’ URSS e si creò un’ opposizione che metteva in discussione la definizione in vigore di stato operaio degenerato. Questa posizione ‘revisionista’ minoritaria capeggiata da James BURNHAM, Max SCHACTMAN e Martin ABERN decise di rompere con il SWP per fondare il Workers Party (WP) e la DUNAYEVSKAYA si schierò con questa frazione. Nei mesi seguenti Raya con lo psudonimo di F. Forest e C.L.R. JAMES con lo pseudonimo di J.R. Johnson costituirono la tendenza ‘Johnson-Forest Tendency’ che si oppose ai due orientamenti prevalenti nel WP, quello di SHACHTMAN (URSS non stato operaio degenerato ma comunque ordinamento sociale progressivo) e quello di Joseph CARTER (URSS come collettivismo burocratico reazionario quanto il capitalismo). La tendenza Johnson-Forest pervenne successivamente a definire la Russia staliniana come un capitalismo di Stato nel quale erano presenti tutte le categorie economiche borghesi tradizionali. (pag 1-2)”,”TROS-114″
“DUNAYEVSKAYA Raya”,”Marxismo e libertà.”,”””L’11 gennaio 1860 Marx scriveva a Engels: “”A mio parere le cose più grosse che stanno oggi accadendo nel mondo sono da un lato il movimento degli schiavi in America, avviato dalla morte di John Brown, e dall’altro il movimento dei servi in Russia… Ho appena letto nel ‘Tribune’ che c’è stata una nuova sollevazione di schiavi nel Missouri, naturalmente repressa. Ma il segnale è stato dato””. Da questo momento in poi Marx non solo terrà lo sguardo fisso sul movimento di massa, ma anche vi prenderà parte attiva. Il decennio della guerra civile negli Stati Uniti è anche il decennio dell’insurrezione polacca, degli scioperi in Francia, e delle dimostrazioni di massa in Inghilterra, che culminarono con la creazione dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori, guidata da Marx. La guerra civile americana fu la prima guerra moderna con impiego di eserciti di massa e con partecipazione totale della popolazione”” (pag 72) [Raya Dunayevskaya, Marxismo e libertà, 1962]”,”TEOC-002-FPA”
“DUNAYEVSKAYA Raya”,”Marxisme et liberté.”,”Raya Dunayevskaya qui fut, au Maxique, la secrétaire de Léon Trotsky, en 1937 et 1938, rompit avec lui au début de la seconde guerre mondiale. Préface de Herbert MARCUSE, préface: à l’édition française, à la première édition, à la seconde édition, Annexes: 1) La chine de Mao et la ‘Révolution culturelle prolétarienne’, 2) Cris de révolte de la Chine, Notes, Bibliographie, Traduit de l’américain par Mara OLIVA,”,”TEOC-073-FL”
“DUNAYEVSKAYA Raya”,”Rottura e ambivalenza filosofica in Lenin.”,”Titolo completo: ‘The Shock of Recognition and the Philosophic Ambivalence of Lenin’ “”Il brano che presentiamo è tratto appunto dalla prima sezione, dedicata al concetto di dialettica in Hegel, Marx-Engels, Lenin, e affronta in particolare la interpretazione leniniana di Hegel (i ‘Quaderni filosofici’) in rapporto con ‘Materialismo ed empiriocriticismo’ da un lato, la pratica politica del periodo pre e postrivoluzionario dall’altro”” (pag 152, presentazione) Lenin parla dei “”germi del materialismo storico in Hegel”” (pag 169) “”E’ nella natura della verità – diceva Hegel – rivelarsi quando «è venuto il suo tempo»”” (pag 175) “”«Alias: La coscienza umana non solo rispecchia il mondo oggettivo, ma lo crea anche» (Lenin, dicembre 1914). «Il gruppo di redattori e collaboratori della rivista «Sotto le bandiere del marxismo», dovrebbe essere, secondo me, una specie di «Società di Amici Materialistici della Dialettica Hegeliana» (Lenin, 1922)”” (pag 154) “”La luce gettata da Lenin sul rapporto tra filosofia e rivoluzione è così forte da rischiarare anche i problemi del nostro tempo, svelando la reificazione della filosofia e la negazione della dialettica della liberazione. E’ questo che i filosofi russi non possono perdonargli. Perciò essi hanno continuato, senza trovar opposizione, la loro critica implicita ai ‘Quaderni filosofici’, anche in occasione del centenario della sua nascita, oscurando la novità sostanziale del punto di vista filosofico di Lenin nel 1914, rispetto alla teoria del rispecchiamento, espressione di un materialismo volgare, contenuta in ‘Materialismo ed empiriocriticismo’ del 1908; novità che consiste nel recupero dell’autosvolgimento del pensiero. Quando Lenin scrive: «Alias: La coscienza umana non solo rispecchia il mondo oggettivo, ma lo crea anche» (15), l’Accademico B.M. Kedrov, Direttore dell’Istituto di Storia della Scienza e della Tecnica, riduce la nuova valutazione leniniana dell’«idealismo» a un volgare discorso semantico: «(…) Lenin rifiuta in modo categorico e pone aspramente in ridicolo l’errore da nulla compiuto da Hegel, nell’attribuire all’idea, al pensiero, alla coscienza, la capacità di creare il mondo» (17). Con quest’ultimo attacco, Kedrov si illude di aver chiuso le nuove frontiere filosofiche aperte da Lenin. Da quel genio concreto che era, comunque, Lenin stesso indicò il punto in cui esse si aprivano per lui. Il 4 gennaio 1915, nel pieno della guerra, scrisse all”Enciclopedia Granat’ (per cui aveva composto il saggio «Karl Marx», chiedendo se era possibile apportare «alcune correzioni alla sezione sulla dialettica… Mi sono occupato di questa questione proprio nell’ultimo mese e mezzo e penso che potrei aggiungere qualcosa, se ce ne fosse il tempo…» (18). Lenin aveva incominciato il suo ‘Riassunto della «Scienza della Logica» di Hegel’ nel settembre 1914. Il saggio è datato luglio-novembre 1914. Il ‘Riassunto’ non fu completato fino al 17 dicembre. Come dimostra la lettera a Granat, egli non era soddisfatto della sua analisi della dialettica. La Krupskaya nota nei suoi ‘Ricordi’ che Lenin continuò lo studio di Hegel ‘dopo’ aver completato il saggio su Marx. Ma il miglior testimone del momento in cui sentì di aver rotto con le sue precedenti posizioni, è Lenin stesso, non solo nelle lettere, ma anche nel ‘Riassunto’. Dopo aver annotato, riguardo alla prima sezione del «Concetto», che «queste parti dell’opera dovrebbero chiamarsi: un ottimo mezzo per farsi venire il mal di testa» (19) , osserva anche: «L’analisi dei sillogismi in Hegel: E.-B.-A. ‘Eins; Besonders; Allgemeins’, B-E-A ecc. ricorda l’imitazione di Hegel da parte di Marx nel I Capitolo» (20). Lenin prosegue commentando la stretta relazione tra ‘Capitale’ e ‘Logica’: «Anche se Marx non ci ha lasciato alcuna ‘Logica’ (con lettera maiuscola), ci ha lasciato tuttavia la ‘logica’ del ‘Capitale’, che per il problema che ci interessa dovrebbe essere utilizzata al massimo. Nel ‘Capitale’ vengono applicate a una sola scienza la logica, la dialettica e la teoria della conoscenza del materialismo (non occorrono tre parole: è una stessa e identica cosa), prendendo tutto ciò che è di prezioso in Hegel e sviluppandolo ulteriormente» (21). Molto prima di arrivare a questa conclusione, Lenin sentì l’esigenza di distinguersi innanzitutto da Plechanov, ed anche dal suo stesso passato filosofico. Importante, a questo proposito, è la serie di tre aforismi: «1. Plechanov critica il Kantismo (e l’agnosticismo in generale) più dal punto di vista materialistico-volgare che da quello materialistico-dialettico…2. I marxisti hanno criticato (all’inizio del XX secolo) i kantiani e i sostenitori di Hume più al modo di Feuerbarch (e di Büchner) che a quello di Hegel. Non si può comprendere perfettamente il ‘Capitale’ di Marx e particolarmente il primo capitolo, se non si è compresa e studiata attentamente ‘tutta’ la ‘logica’ di Hegel. Di conseguenza, mezzo secolo dopo, nessun marxista ha compreso Marx!» (22)”” [Raya Dunayevskaya, ‘Rottura e ambivalenza filosofica in Lenin’, ‘Aut Aut’, Milano, 1974] [(15) Lenin, ‘Quaderni filosofici’, p. 206; (17) B.M. Kedrov, ‘On the Distinctive Characteristics of Lenin’s Philosophic Notbook’, “”Soviet Studies in Philosophy’, estate 1970; (18) V.I. Lenin, Opere complete, Roma, 1969, vol. 36, p. 226; (19) Lenin, ‘Quaderni filosofici’, p. 167; (20) Ivi, p. 169; (21) Ivi, p. 241; (22) Ivi, pp. 170-171] (pag 158-159-160) “”(…) Lenin vede come, sebbene Hegel abbia a che fare solo con concetti, il movimento del «pensiero puro» non si limiti a «riflettere» la realtà. La dialettica di entrambi è un processo e l’Assoluto è «negatività» assoluta. La comprensione della negazione della negazione, che per Hegel è quella decisiva, lo porta a criticare la caduta di Hegel in un arido gioco numerico, cioè nel problema se la dialettica sia una «triplicità» o «quadruplicità», con la conseguente opposizione di «semplice» ed «assoluto». Lenin commenta: «Non mi è chiara la differenza; assoluto non equivale a più concreto?» interpretando così sia assoluto che relativo come «momenti» dello sviluppo. Dopo aver completato lo studio della ‘Scienza della logica’, egli non respinge più il concetto dell’«andare alla natura» dell’Idea Assoluta. Al contrario sostiene che, in esso, Hegel «allunga una mano al materialismo». Scrive infatti: «Va notato che in tutto il capitolo sull’Idea assoluta non si fa quasi parola di Dio (appena una volta è casualmente scappato fuori un concetto divino); inoltre il capitolo – NB ‘questo’ – non ha quasi affatto per contenuto specifico l”idealismo’, il suo argomento principale è piuttosto il ‘metodo dialettico’… E ancora una osservazione: in quest’opera di Hegel che è ‘la più idealistica’ vi è ‘il meno’ di idealismo, e ‘il più’ di materialismo. E’ contraddittorio, ma è un fatto!» (25). Leggendo la ‘Storia della Filosofia’, Lenin non prova quella sorta di esaltazione che la lettura della ‘Logica’ gli aveva procurato. Ma è proprio a questo punto che rende definitiva la sua rottura con Plechanov: «NB Da elaborare: Plechanov ha probabilmente scritto su argomenti di filosofia (dialettica) circa 1000 pagine (Beltov + contro Bogdanov + contro i kantiani + i ‘Problemi fondamentali’ ecc. ecc.). In tutte queste pagine, ‘sulla’ grande ‘Logica, a proposito’ di essa, del ‘suo pensiero’ (cioè ‘propriamente’) della dialettica come scienza filosofica) ‘nil’!!» (26). Naturalmente, Lenin non era arrivato impreparato allo studio della ‘Scienza della Logica’. La sua affermazione che nessuno può capire il primo libro del ‘Capitale’ senza aver studiato tutta la ‘Logica’, non va presa alla lettera. (…)”” (pag 161-162); “”La conclusione hegeliana che «il superamento dell’opposizione di Realtà e Concetto e quell’unità che è la verità, risiedono soltanto in questa soggettività» diventa per Lenin un punto decisivo. In altri termini, a conclusione della lettura della ‘Scienza della Logica’ egli è tanto lontano dall’intendere la soggettività come soggettivismo piccolo-borghese o idealista, da scrivere: «’Questo NB: Il più ricco è il più concreto e il più soggettivo’». Come abbiamo visto, all’inizio dello studio della Dottrina del Concetto, Lenin ne ammira la definizione da parte di Hegel, come «il regno della Soggettività o della Libertà», e interpreta: «NB Libertà=soggettività (ovvero) fine, coscienza, aspirazione NB». In una parola, egli scopre definitivamente l’insufficienza della categoria della casualità, nella spiegazione tra pensiero e materia. E che, al contrario, Libertà, Soggettività, Concetto («o» libera creatività, autodecisione delle nazioni, attività autonoma delle masse, autosvolgimento dell’Idea, in definitiva, rivoluzione continua), sono le categorie su cui si deve fondare la conoscenza della realtà, e che ne garantiscono perciò ‘l’obiettività’. Così, alla fine della Seconda Sezione sull’Oggettività, Lenin parla dei «germi del materialismo storico in Hegel», di «Hegel e il materialismo storico», del rapporto tra «le categorie della logica e la pratica umana». E arrivato infine alla Terza Sezione, l’Idea, riporta con entusiasmo il testo di Hegel, esprimendosi come se il pensiero fosse effettivamente il «creatore del mondo», non perché egli sia convinto di tali fantasie, ma perché sta di nuovo vivendo l’esaltante scoperta che nella Dottrina del Concetto si elabora la storia concreta dell’umanità”” (pag 169) [Raya Dunayevskaya, ‘Rottura e ambivalenza filosofica in Lenin’, ‘Aut Aut’, Milano, 1974] (pag 161-162) (pag 169) [(25) Lenin, ‘Quaderni filosofici’, cit., p. 323; (26) Ivi, pp. 277-278] Lenin scrive nel testamento che Bucharin non aveva mai compreso la dialettica (pag 168)”,”LENS-291″
“DUNAYEVSKAYA Raya”,”Nationalism, Communism, Marxist Humanism and the Afro-Asian Revolutions.”,”con una nuova introduzione dell’autore all’edizione 1984 La teoria di Trotsky della rivoluzione permanente alla luce dell’oggi in Cina (pag 21)”,”TEOC-752″
“DUNAYEVSKAYA Raya”,”The Myriad Global Crises of the 1980s and the Nuclear World since World War II.”,”Raya Dunayevskaya is the founder of the philosophy of Marxist-Humanism in the United States.”,”QMIx-062-FL”
“[DUNAYEVSKAYA Raya] REDAZIONE DEL GRUPPO ‘NEWS E LETTERS'”,”Processo alla civiltà americana. 100 anni dopo il Proclama di Emancipazione. Il negro come pietra miliare della storia.”,”””Non serve invocare il Signore – egli non sente mai”” (Casey in ‘La capanna dello zio Tom’) (pag 41) “”Noi siamo i discendenti di un popolo che soffre; siamo anche i discendenti di un popolo deciso a non più soffrire”” (Marcus Garvey) Nel gennaio del 1918 Marcus Garvey cominciò a pubblicare un settimanale intitolato ‘Negro World’ (Mondo Negro) che si proponeva di raggiungere le masse dei negri in tutto il mondo. Esso raggiunse una tiratura di 200.000 copie. Stati Uniti: il nuovo risveglio dei lavoratori bianchi e neri. Il ruolo degli IWW (Industrial Workers of the World, Wobblies) (pag 37-) “”Pure negli Stati Uniti noi vediamo il ruolo d’avanguardia dell’ IWW non solo come sindacato in generale, ma specificatamente in relazione al lavoro negro che, pertanto, non solo come “”massa”” ma anche come “”pensiero”” ridimensiona il sindacalismo americano. Il più eminente fra gli organizzatori Negri dell’ IWW fu Ben Fletcher, che venne incarcerato assieme ai fondatori dell’ IWW, Haywood, Chaplin ed altri per la loro opposizione alla Prima guerra mondiale (28). Sfortunatamente la stragrande maggioranza dei Negri – non meno dell’ 86.7% nel 1900 – era rimasta in agricoltura e non era stata influenzata dal progresso dell’ IWW. I Negri non esperimenteranno alcuna seria proletarizzazione e urbanizzazione fino alla Prima guerra mondiale, quando verrà chiuso il flusso d’immigrazione europea ed il capitale del Nord si vedrà costretto a rastrellare il Sud per sopperire alle sue necessità di mano d’opera nelle industrie di guerra. Ma per quell’epoca l’isterismo di guerra, le persecuzioni del Governo e l’arresto dei suoi capi avranno già provocato il declino dell’ IWW. Le sole cose che i Negri troveranno al Nord saranno l’isolamento e l’umiliazione estrema”” (pag 38) [Redazione del gruppo ‘News and Letters’, ‘Processo alla civiltà americana. 100 anni dopo il Proclama di Emancipazione. Il negro come pietra miliare della storia’, Edizione News and letters, Detroit, Michigan, 1963] [(28) Vedi ‘The Black Workers’ di Sterling D. Spero e Abraham L. Harris, e ‘Negro labour in the U.S.’ di Charles H. Wesley]”,”MUSx-001-FAP”
“DUNAYEVSKAYA Raya”,”25 Years of Marxist-Humanism in the U.S.”,”A pagina 25 foto di Rosa Luxemburg assieme a Sen Katayama e Georg Plechanov a Congresso di Amsterdam della Seconda internazionale (1904)”,”PVSx-001-FAP”
“DUNAYEVSKAYA Raya”,”Marxismo e libertà.”,” Marx su Lassalle: «… Noi non andiamo d’accordo in nulla, eccetto che in pochi scopi decisivi» “”Il senso della «politica delle cose» (46) indusse Lassalle persino a scegliersi come collaboratore un uomo del regio governo prussiano, il teorico ‘socialista’ ed economista Karl Rodbertus. E in un primo tempo ottenne l’approvazione del Rodbertus al suo piano di cooperative di produzione con l’aiuto dello stato, pur ritenendo il Rodbertus che per la trasformazione socialista sarebbero occorsi non meno di cinquecento anni. Lassalle invece voleva il socialismo «rapido», magari entro l’anno. Eppure i legami organici fra gli intellettuali son così forti, quando essi abbiano una certa concezione del lavoro, che fu possibile una breve collaborazione fra l’impaziente Lassalle e l’ultrapaziente Rodbertus. Questo rappresentante del lavoro non fu tuttavia un socialista da tavolino, ma un attivista. Non si limitò a scrivere, ma lavorò concretamente all’edificazione del primo grande partito politico indipendente del proletariato tedesco. (…) Migliaia di lavoratori risposero a quest’appello, e nel maggio del 1863 fu organizzata formalmente l’Associazione Generale dei Lavoratori Tedeschi. Nel giugno, all’insaputa dei lavoratori naturalmente, Lassalle mandò a Bismarck gli statuti adottati, con questa nota: «… basti questo a dimostrarvi quanto sia vero che la classe lavoratrice è per istinto orientata verso la dittatura, purché avverta che essa verrà esercitata nell’interesse della classe lavoratrice». Lassalle non era quel che si dice un “”traditore””. Non era uomo da farsi comprare. Combatté in nome dei suoi principi, per essi andò in prigione, e sarebbe stato anche pronto a morire. Solo che gli era impossibile pensare che ‘essi’ (i lavoratori) fossero in grado di governare. (…) «Il suo atteggiamento», scrisse Marx, «è quello di un futuro dittatore dei lavoratori. Egli risolve, come se fosse un gioco, i problemi che sorgono fra lavoro e capitale. I lavoratori devono battersi per il suffragio universale e mandare al parlamento uomini come lui, armati della lucente spada della scienza. Essi organizzeranno le fabbriche dei lavoratori per le quali lo stato metterà il capitale; e a poco a poco queste istituzioni abbracceranno tutto il paese…» (47). Marx scriveva questo non perché conoscesse le tresche di Lassalle con Bismarck, ma perché conosceva il concetto lassalliano dell’arretratezza del lavoro. Lassalle subiva l’illusione dell’età sua: che la scienza sia aclassista. Dato questo atteggiamento, era naturale che egli pensasse di rappresentare «la scienza e i lavoratori» perché la scienza si incarnava sicuramente ‘nell’intellettuale, nel capo’. Marx dal canto suo respingeva questa «puerilità». Respingeva il concetto borghese secondo il quale quella era l’età della «scienza e democrazia», e respingeva l’astrazione della «scienza e lavoratore». In concreto, insisteva Marx, la scienza si incarnava nella macchina e la democrazia nel parlamento borghese. Il concetto lassalliano del capo dei lavoratori aveva questo in comune con la borghesia: ‘i lavoratori restavano nella fabbrica’. Fra Lassalle e Marx ci fu una profonda divisione, nel pensiero e nella pratica, allo stesso modo che nella vita c’è una profonda divisione fra piccolo borghese e lavoratore”” (pag 65-67) Raya Dunayevskaya, ‘Marxismo e libertà’, La Nuova Italia, Firenze, 1962 Marx: «Egli si adirò con me e con mia moglie per avere riso dei suoi piani e per averlo chiamato ‘bonapartista’… Noi non andiamo d’accordo in nulla, eccetto che in pochi scopi decisivi»; (47) Lettera del 9 aprile 1863] “”L’11 gennaio 1860 Marx scriveva a Engels: “”A mio parere le cose più grosse che stanno oggi accadendo nel mondo sono da un lato il movimento degli schiavi in America, avviato dalla morte di John Brown, e dall’altro il movimento dei servi in Russia… Ho appena letto nel ‘Tribune’ che c’è stata una nuova sollevazione di schiavi nel Missouri, naturalmente repressa. Ma il segnale è stato dato””. Da questo momento in poi Marx non solo terrà lo sguardo fisso sul movimento di massa, ma anche vi prenderà parte attiva. Il decennio della guerra civile negli Stati Uniti è anche il decennio dell’insurrezione polacca, degli scioperi in Francia, e delle dimostrazioni di massa in Inghilterra, che culminarono con la creazione dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori, guidata da Marx. La guerra civile americana fu la prima guerra moderna con impiego di eserciti di massa e con partecipazione totale della popolazione”” (pag 72) [Raya Dunayevskaya, Marxismo e libertà, 1962]”,”MADS-003-FAP”
“DUNBAR George”,”Storia dell’ India.”,”””Il più grave avvenimento interno che Lytton aveva dovuto affrontare era stata una carestia nelle province meridionali dell’ India. La mancanza del monsone del 1876 colpì una zona di oltre 200.000 miglia quadrate, con una popolazione di trentasei milioni di abitanti, e fu sentita più duramente nelle regioni della Presidenza di Madras e del Mysore, nella metà meridionale di Hyderabad, e nei distretti del Deccan della Presidenza di Bombay. Sir Philip Wodehouse, governatore di Bombay, organizzò prontamente grandi opere pubbliche. Il governo di Madras, invece, giudicò erroneamente la situazione e prese dei provvedimenti assolutamente inadeguati, cui il Viceré dovette porre rimedio, dopo una sua visita personale a Madras. La carestia durò fino al 1878, e nell’ anno seguente si estese verso nord; la mortalità dovuta alla carestia, soltanto in un anno, nell’ India britannica venne calcolata ad oltre cinque milioni di uomini. La politica iniziata da Lytton per i soccorsi durante la carestia costituisce la spina dorsale del sistema attualmente esistente. Egli ben vide che v’erano due soli mezzi per combatterla e per mitigare gli effetti, ed erano le ferrovie e le opere di irrigazione; il terzo mezzo – l’ emigrazione – non era praticabile.”” (pag 562-563)”,”INDx-064″
“DUNCAN David Ewing”,”Calendario.”,”DUNCAN David Ewing autore di saggi e di racconti, è stato a lungo corrispondente di ‘Life’, ‘New York Times’ e ‘Los Angeles Times’.”,”STOS-075″
“DUNCKER Hermann”,”Introduction au marxisme. Choix de textes et discours.”,”DUNCKER è morto nel 1960 all’età di 86 anni. Nato nel 1874 ad Amburgo, è stato membro della SPD (1° maggio 1893) poi della Federazione spartakista (Gruppo Spartaco), del KPD (Hermann e la moglie Käte DÖLL DUNCKER furono delegati al congresso di fondazione del KPD e quindi membri del CC del partito). DUNKER entrerà poi nel Partito Socialista Unificato di Germania nel 2° dopoguerra.”,”MADS-210″
“DUNCKER Hermann GOLDSCHMIDT Alfons WITTFOGEL K.A. a cura”,”Marxistische Arbeiter Schulung. Kursus: Politische Ökonomie. Heft 1-9. Die Marxsche Wertheorie. Kapital und Mehrwert, Teil 1,2. Die Arbeitslohn und die Akkumulation des Kapitals, Teil 1,2. Die Verteilung des Mehrwertes, Teil 1-2. Die Wirschaftskrisen, Teil 1,2.”,”Teoria della sproporzione e del sottoconsumo. “”Se le teorie della sproporzionalità le cui radici rimontano fino all’ insegnamento ridicolizzato da Marx del “”noioso”” Say (come l’ha definito Marx), che ha sviluppato l’ idea dell’ armonia della produzione capitalistica, allora la teoria socialdemocratica del sottoconsumo, nella prima metà del secolo XIX, criticata da Marx, difesa dall’ economista piccolo-borghese Sismondi (1773-1842), e rinnovata più tardi con alcuni cambiamenti da Rodbertus (1805-1875) non forma che la seconda edizione di questa spiegazione delle crisi. (pag 241-242) “”Già nei suoi primi lavori Karl Kautsky fece tentativi di aggiustamento della teoria marxista della crisi con Sismondi e Rodbertus. Così egli afferma tra l’altro nell’ articolo già citato sulla teoria della crisi, pubblicato nel 1902: “”La crisi derivano … dal sottoconsumo””. “”Il motivo ultimo delle crisi come vedono anche Marx ed Engels … sta nel sottoconsumo”” (Neue Zeit, 1902, Bd. II, S. 78-79) (pag 242)”,”MADS-347″
“DUNCKER Hermann”,”Der Traum meines Lebens. Reden und Aufsätze. Materialismus und idealismus. Klassen und Klassenkampf Wissenschaftliche Weltanschauung.”,”Tabella sulla storia della filosofia premarxista. (pag 142-143-144) Elenco di filosofi con data di nascita e di morte. … Rinascimento. Polonia. Copernico (1473-1543) Italia. Giordano Bruno (1548-1600) Galilei (1564 -1642) Campanella (1568 – 1639) Inghilterra. Moro (1478 – 1535) Francesco Bacone (1561 – 1626) Hobbes (1588 – 1679) Newton (1642 – 1727) Locke (1632 – 1704) Berkeley (1685 – 1753) Hume (1711 – 1776) Francia. … Germania. …”,”TEOC-348″
“DUNCKER Hermann DUNCKER Käte, a cura di Heinz DEUTSCHLAND”,”””Ich kann nicht durch Morden mein Leben erhalten””. Briefwechsel zwischen Käte und Hermann Duncker 1915 bis 1917.”,”””Käte und Hermann Duncker, zwei enge Mitstreiter von Rosa Luxemburg und Karl Liebknecht auf dem linken Flügel der Vorkriergssozialdemokratie, haben mit den hier erstmals veröffentlichten Briefen (1915-1917) eine aufrüttelnde Anklageschrift gegen den Krieg hinterlassen. Sie zeichnen darin ein Bild des Krieges an der Front und in der Heimat mit all seinen schrecklichen Gesichtern bis hin zur physischen und moralischen Verkrüppelung der Meschen, die weit über den Krieg hinauswirkt.”” (dalla 4° di copertina) Cronologia (pag 160-163). 1924. Reise in die UdSSR, zuammen mit siner Frau Käte, auf Einladung N. Bucharins. 1925-1930. Fortsetzung der Bildungsarbeit und der Tätigkeit als Herausgeber, nunmehr auch der Reihe ‘Marxistische Bibliothek’ und ‘Kleine Lenin Bibliothek’; außerdem Artikel u.a. in: ‘Rote Fahne u. Inprekorr; mehrere Schriften u.a.: ‘Wegweiser zum Studium der ökonomischen Grundlehren von Karl Marx (1927 u. 1931). 1930-1933. Mitbegründer der Marxistischen Arbeiterschule (MASCH) und Lehrtätigkeit dort. Teilnahme an internationalen Kongressen u. antifaschistische Aktivitäten.”””,”MGER-091″
“DUNDOVICH Elena”,”Tra esilio e castigo. Il Komintern il PCI e la repressione degli antifascisti italiani in URSS 1936-38.”,”Introduzione: Repressione e politica estera. La ricerca di una via interpretativa. Elena DUNDOVICH, dottore in ricerca presso la facoltà di scienze politiche ‘Cesare Alfieri’ di Firenze, si è occupata della politica estera sovietica nella seconda metà degli anni 1970 e in particolare della guerra in Afghanistan. Attualmente collabora con la Sezione storica internazionale del Dipartimento di Studi sullo Stato della facoltà di scienze politiche di Firenze con una borsa di studio postdottorale.”,”RUSS-063″
“DUNDOVICH Elena GORI Francesca”,”Italiani nei lager di Stalin.”,”DUNDOVICH Elena insegna storia delle organizzazioni internazionali presso la Facoltà di scienze politiche di Firenze e Storia della cultura russa presso la Facoltà di Lingue di Viterbo. GORI Francesca si occupa di storia sovietica e del dissenso nei paesi dell’ Europa centro-orientale. “”E’ usanza diffusa in molti campi del GULag che i detenuti vengano liberati prima di morire, in modo da non doverli registrare tra i decessi. L’alta mortalità non è infatti un dato positivo per le direzioni che gestiscono il lager: troppi morti significano un’elevata perdita di manodopera. Questa finta liberazione tocca sovente ai cosiddetti ‘dochodjaga’, in russo “”coloro che sono arrivati”” a un punto di non ritorno. Muoiono a poco a poco di fame, soffrono di scorbuto, pellagra, dissenteria cronica, tutte malattie provocate dalla malnutrizione e dalla carenza di vitamine.”” (pag 111) “”Non vi è sorte peggiore, in effetti, di quella di essere assegnati al lavoro di estrazione dell’oro nelle miniere della Kolyma. Dal 1932 in poi, nel giro di pochi anni, diventano operative circa una cinquantina di miniere d’oro, molte delle quali a cielo aperto. Le condizioni di vita sono terribili: le miniere distano centinaia di chilometri da Magadan, durante l’estate i rifornimenti sono trasportati via fiume mentre d’inverno vengono caricati su slitte trainate da cani o da renne che impiegano dai venticinque ai cinquanta giorni per raggiungere i campi. Né, con il passare degli anni, la situazione tende a migliorare. E’ nel marzo del 1938 che il neodirettore del Dal’stroj, Pavlov, lancia la campagna ‘Tutti in miniera’: il 47% dell’effettivo totale dei detenuti della Kolyma lavora già alle miniere, ma ciò non viene considerato un dato sufficiente””. (pag 121)”,”RUST-130″
“DUNDOVICH Elena FLIGE Irina TALALAY Michail CIONI Paola SALOMONI Antonella MANTELLI Brunello KOSYNOVA Tatjana CLEMENTI Marco LOMELLINI Valentine”,”Stalinismo e grande terrore.”,”Ipotesi avvelenamento di Gorki (pag 87-88)”,”RUSS-212″
“DUNDOVICH Elena GORI Francesca GUERCETTI Emanuela a cura; contributi di PETROV Nikita CRAVERI Marta POLIAN Pavel FIRSOV Fridrick SHCHERBAKOVA Irina MOROZOVA Ania KAPLAN Héléne”,”Reflections on the Gulag. With a Documentary Appendix on the Italian Victims of Repression in the USSR.”,”Vicenda emigrati politici italiani arrestati in Urss e il ruolo di Togliatti in Russia (pag 139-) “”Italian Emigration in the USSR: History of a Repression””, di E. Dundovich, F. Gori e E. Guercetti”,”RUSS-242″
“DUNDOVICH Elena GORI Francesca”,”Italiani nei lager di Stalin.”,”Siamo a Mosca nei primi anni Trenta. All’ombra del Cremlino vive una numerosa comunità di emigrati italiani con le loro famiglie. Accusati di spionaggio, usati come ostaggi per ricattare il governo della madrepatria, spesso semplicementi vittime di una clima di sospetto e malinteso, su di loro si abbatte la repressione del regime di Stalin: complessivamente sono più di mille gli italiani fucilati, internati nei campi di concentramento, confinati, deportati, privati dei diritti civili e del lavoro, emarginati. Elena Dundovich insegna storia delle organizzazioni internazionali presso la Facoltà di Scienze politiche di Firenze e Storia della cultura russa presso la Facoltà di Lingue di Viterbo. Tra i suoi lavori, Tra esilio e castigo, Il Komintern, il PCI e la repressione degli antifascisti in URSS (1936-1938), Stalin, l’uomo d’acciaio che trascinò la Russia nel terrore. Francesca Gori si occupa da anni di storia sovietica e del dissenso nei paesi dell’Europa centro-orientale. Ha diretto per lungo tempo la sezione dell’Est della Fondazione Feltrinelli. Tra i suoi lavori, la cura di Dagli archivi di Mosca, L’URSS, Il Cominform e il PCI 1943-1951 (con Silvio Pons).”,”RUSS-027-FL”
“DUNDOVICH Elena GORI Francesca GUERCETTI Emanuela a cura, Saggi di Marta CRAVERI Fridrikh FIRSOV Hélène KAPLAN Ania MOROZOVA Nikita PETROV Pavel POLIAN Irina SHCHERBAKOVA”,”Reflections on the Gulag. With a Documentary Appendix on the Italian Victims of Repression in the USSR.”,”Marta Craveri obtained her PhD at the History and Civilisation Department of the European University Institute. She is a consultant at the Luiss Guido Carli of Rome. Elena Dundovich holds a research fellowship in the Cesare Alfieri Faculty of Political Science. Fridrikh Firsov, former chief archivist at the RGASPI. Francesca Gori, responsible for the Section of East European Countries at the Giangiacomo Feltrinelli Foundation in Milan. Emanuela Guercetti collaborates with the IULM (Libera Università di Lingue e Comunicazione di Milano) and translated such classics as Gogol, Goncharov, Dostoevsky, Tolstoi and Bulgakov. Hélène Kaplan. Librarian. Formerly head of the Central and Eastern Europe section at the Bibliothèque de Documentation Internationale Contemporaine (BDIC). Ania Morozova graduated in 2001 from the Historical Archives Institutemof the Russian State University of the Humanities, Archives Faculty. Nikita Petrov gained access in 1990 to the State archives in order to study the history of state security in the USSR. Pavel Polian works in the Institute of Geography in the Russian Academy of Sciences and also in the Documentation Centre in Cologne. Irina Shcherbakova graduated in German philology from Moscow State University. Journalist, since 1991 she has been a researcher in Soviet archives.”,”RUSS-101-FL”
“DUNN John, con un saggio di Mario RICCIARDI Mario”,”Il mito degli uguali. La lunga storia della democrazia.”,”John Dunn è Professor of Political Theory al King’s College di Cambridge. Considerato uno dei pensatori politici più rilevanti del nostro tempo, è autore di numerosi saggi, fra cui The Cunning of Unreason; Making Sense of Politics, Il pensiero politico di John Locke.”,”TEOP-036-FL”
“DUPÂQUIER Jacques”,”La population mondiale au XXe siècle.”,”DUPÂQUIER Jacques Membre de l’ Institut. “”Le migrazioni internazionali si erano mantenute ad un livello elevato fino alla crisi nonostante la politica restrittiva degli Stati Uniti. Dal 1926 al 1930, 4.300.000 Europei (di cui 811 mila britannici, 447 mila italiani, 373 mila iberici, 377 mila russi o baltici) ancora espatriarono. Una minoranza tra loro (861 mila) continua a dirigersi verso gli Stati Uniti, gli altri verso l’ Argentina (690 mila), il Canada (599 mila), e il Brasile (447 mila). Alla fine di questo periodo, si contano oltremare 20 milioni di persone nate in Europa. Tra loro, 4438000 britannici, 3692000 italiani, 1804000 tedeschi, 1629000 spagnoli, 1523000 polacchi, 1436000 russi). A partire dal 1931, questi flussi si riducono considevolmente: nei nove anni che precedono le ostilità, non si raggiungono che i 2 milioni di Europei (…). Gli Stati Uniti nel accolgono 339000 ossia venticinque volte di meno dei nove anni che avevano preceduto la Prima guerra mondiale; l’ Argentina 304000, il Brasile 264000, il Canada 76000. E’ la fine delle grandi migrazioni transoceaniche. L’ Europa dovrà ormai cercare altri rimedi alle sue crisi””. (pag 37-39)”,”DEMx-045″
“DUPÂQUIER Jacques”,”Pour la démographie historique.”,” DUPÂQUIER Jacques direttore di studi all’ Ecole des Hautes Etudes en Sciences socialees, Presidente della Societé de Démographie historique. “”Ci si soffermerà soltanto su due opere di interesse eccezionale, entrambe apparse oltre Manica: ‘The European Demographic System 1500-1820’, di M.W. Flinn, e ‘The Population History of England, 1541-1871′ di E.A. Wrigley e R.S. Schofield. Il primo è una ammirevole piccola sintesi incentrata sull’ esplicazione del sistema demografico dell’ Ancien Regime in Europa occidentale: all’ instabilità della mortalità risponde una fecondità anch’essa instabile, ella misura in cui essa è regolata dal fenomeno sociale del matrimonio. In queste condizioni, come si è usciti dal sistema? L’ autore, molto prudente, passa in rassegna le ipotesi, senza proporre una spiegazione globale. Il secondo è un tentativo di ricostruzione della popolazione dell’ Inghilterra dall’ inizio della registrazione, con modello esplicativo.”” (pag 144)”,”DEMx-048″
“DUPÂQUIER Jacques”,”Pour la démographie historique.”,”Storiografia: l’internazionalizzazione della demografia storica Jacque Dupàquer è stato direttore di studi all’ Ecole des Hautes Etudes en Sciences socialees e presidente della Societé de Démographie historique.”,”DEMx-005-FSD”
“DUPEAUX Georges”,”Atlas historique de l’ urbanisation de la France, 1811-1975.”,”DUPEAUX Georges è professore all’ Università de Bordeaux III. L’ agglomerato parigino dal 1811 al 1911 è cresciuto di 3 milioni e trecentomila unità.”,”FRAS-028″
“DUPEUX Louis a cura; saggi di Louis DUPEUX Denis GOELDEL Julien HERVIER Jacques GANDOULY Georges ROCHE Jean FAVRAT Hildegard CHATELLIER Jean NURDIN Yves GUENEAU Gilbert MERLIO Paul LETOURNEAU Gerard IMHOFF Jacques LEVRAT André DOREMUS Patrick MOREAU Jean-Paul BLED Horst MÖLLER Kurt SONTHEIMER”,”La “”Révolution conservatrice”” dans l’ Allemagne de Weimar.”,”Saggi di Louis DUPEUX Denis GOELDEL Julien HERVIER Jacques GANDOULY Georges ROCHE Jean FAVRAT Hildegard CHATELLIER Jean NURDIN Yves GUENEAU Gilbert MERLIO Paul LETOURNEAU Gerard IMHOFF Jacques LEVRAT André DOREMUS Patrick MOREAU Jean-Paul BLED Horst MÖLLER Kurt SONTHEIMER. “”Socialismo”” nazionale contro hitlerismo: il caso Otto Strasser (pag 377) Louis DUPEUX è Professore di storia contemporanea all’ Università Robert Schuma di Strasburgo. Il libro è frutto delle ricerche condotte dal “”Groupe d’ Etude de la Révolution Conservatrice”” fondato nel 1975 su basi strettamente scientifiche da universitari francesi, germanisti, storici e altri, autori di lavori di referenza sulle principali figure del nazionalismo tedesco precedente e successivo al 1918. “”Nazional-bolscevismo”” di NIEKISCH. “”L’ espressione “”Rivoluzione Conservatrice”” esprime allora in modo notevole questo sogno di coniugazione di un Ordine fondamentale e di una dinamica irresistibile che si ritrova per esempio negli slogans del tipo “”Ordine nuovo”” e che, molto più che l’ ultranazionalismo, mi sembra dover essere considerata come il nocciolo duro del fascismo puro. Rimane che l’ espressione “”Rivoluzione Conservatrice”” richiama l’ ideologia, non la scienza. Sarebbe dunque buon metodo ignorarla. Ma essa è stata imposta dal successo del libro pubblicato nel 1950 da A. Mohler, con questo titolo, e non cessa di guadagnare terreno finanche nell’ ambiente universitario.”” (pag 202)”,”GERG-057″
“DUPIN Charles”,”View of the History and Actual State of the Military Force of Great Britain. Vol. I. Translated, with notes, by an Officer”,”DUPIN Charles: dal frontespizio del libro e dall’Avviso del traduttore inglese del 1821, si evince che l’Autore (C. Dupin) era Membro del Reale Istituto di Francia, Ufficiale di Campo del Corpo degli ingegneri marini, Membro della Legione d’Onore; dall’Avviso si desume che Dupin fu un Ufficiale dell’Artiglieria francese, inviato a Londra a studiare le Forze armate Britanniche. Ne sortì uno studio in 2 volumi: <> (pg vii dell’Avviso del traduttore inglese. Traduz d. r.). Come si nota anche da questa ultima frase, in tutto l’avviso/introduzione inglese, è evidente il portato a dir poco “”campanilistico”” del tono. Il testo contiene molte tabelle sui costi e la composizione dei vari servizi e corpi dell’esercito britannico nella prima metà del 1800. <> (pg 2 e 3; Traduz. d. r.)”,”UKIQ-008-FSL”
“DUPIN Charles”,”View of the History and Actual State of the Military Force of Great Britain. Vol. II. Translated, with notes, by an Officer.”,”DUPIN Charles: dal frontespizio del libro e dall’Avviso del traduttore inglese del 1821 (Avviso posto solo nel Vol. 1), si evince che l’Autore (C. Dupin) era Membro del Reale Istituto di Francia, Ufficiale di Campo del Corpo degli ingegneri marini, Membro della Legione d’Onore; dall’Avviso si desume che Dupin fu un Ufficiale dell’Artiglieria francese, inviato a Londra a studiare le Forze armate Britanniche. Ne sortì uno studio in 2 volumi: <> (pg vii dell’Avviso del traduttore inglese presente solo nel Vol. 1. Traduz d. r.). Come si nota anche da questa ultima frase, in tutto l’avviso/introduzione inglese, è evidente il portato a dir poco “”campanilistico”” del tono. Il testo contiene molte tabelle sui costi e la composizione dei vari servizi e corpi dell’esercito britannico nella prima metà del 1800. <> (pag 33, Vol 2. Traduz. d. r.)”,”UKIQ-009-FSL”
“DU-PONTAVICE Gabriel”,”La chouannerie.”,”‘La chouannerie fu una rivolta contro-rivoluzionaria che ebbe luogo nella Francia nord-occidentale durante la fine del XVIII secolo. Il movimento prese il nome da Jean Cottereau, soprannominato “”Jean Chouan””, che guidò l’insurrezione contro la Repubblica francese. Il termine “”chouan”” deriva dal soprannome di Cottereau, che significa “”gufo”” in francese antico, probabilmente per la sua abilità di imitare il verso dell’animale. La rivolta iniziò nel 1792 e si intensificò nel 1793, in parallelo alle guerre di Vandea. Gli chouans, ferventi monarchici e cattolici, si opposero alla leva obbligatoria decretata dalla Convenzione e combatterono per restaurare la monarchia assoluta dei Borboni. La loro guerriglia si concentrò principalmente in Bretagna, Mayenne e Normandia, coinvolgendo contadini, nobili e contrabbandieri. Nonostante il loro fervore, gli chouans furono sconfitti in diverse battaglie, tra cui quella di Savenay nel 1793 e la disastrosa sconfitta a Quiberon nel 1795. La morte di Georges Cadoudal nel 1804 segnò la fine definitiva della chouannerie’ (f. copilot)”,”FRAR-010-FSD”
“DUPRAT Gerard”,”Marx Proudhon. Theorie du conflit social. Cahier n° 1.”,”L’A è Maitres des conferences de sciences politiques a l’ Université des sciences juridiques politiques et sociales.”,”PROD-031″
“DUPRONT Alphonse”,”Il presente cattolico. Potenza della religione, licenza del religioso.”,”Alphonse Dupront (1905-1990) è stato professore di Storia contemporanea alla Sorbona e direttore di studi alla École pratique des hautes étudies di Parigi. Si è occupato principalmente della storia e del mito della crociata, del mondo conciliare e controriformistico, dell’età preilluminista.”,”RELC-072-FL”
“DUPUIS Jacques”,”L’ Asia meridionale.”,”DUPUIS è nato a Le Blanc (Indre) nel 1912. Professore all’ Università di Paris X, insegna dal 1969 geografia all’ Università di Nanterre.”,”ASIx-044″
“DUPUIS Charles”,”Le principe d’ equilibre et le concert europeen de la paix de Westphalie a l’ acte d’ Algesiras.”,”””Il principio di equilibrio non può essere un principio del diritto internazionale”” (capitolo VI, Prima parte) “”Il concerto europeo non è riuscito né a prevenire né a risolvere le grandi crisi in Occidente”” (capitolo VI, Seconda parte).”,”RAIx-130″
“DUPUIS Jacques”,”Singapour et la Malaysia.”,”DUPUIS J. è professore all’ Università di Parigi X”,”ASIx-064″
“DUPUIS Jacques”,”Inde. Une introduction à la connaissance du monde indien.”,”DUPUIS Jacques nato nel 1912, agrégé d’histoire et de géographie, studioso di hindi all’Ecole des Langues Orientales ha studiato l’India per tutta la vita. Ha insegnato al ‘Collège Français de Pondichéry””.”,”INDx-127″
“DUPUY Aimé”,”1870 – 1871. La guerre la Commune et la presse.”,”La stampa parigina all’inizio del 1870, la ‘marsigliese’ e l’affaire Victor NOIR, Gli ‘A Berlin’ della stampa francese, la grande stampa di fronte alla guerra e di fronte alla Comune, Emile ZOLA cronista parlamentare a Bordeaux e a Versailles, le grandi riviste durante la guerra e la Comune, piccoli giornali e pubblicazioni di strada durante i due assedi, la stampa durante l’ occupazione.”,”MFRC-009″
“DUPUY Trevor N. DUPUY Ernest R.; collaborazione e consulenza di Richard C. ANDERSON jr David I. BONGART D.G.E. HALL John D. HAYES Harold C. HINTON James D. HITTLE C. CURTISS JOHNSON W. BARTON LEACH Louis MORTON John F. SLOAN Chester G. STARR Thomas D. STAMPS Charles H. TAYLOR Frederick TODD”,”The Harper Encyclopedia of Military History.”,”Il Colonnello Trevor N. DUPUY (USA) è considerato uno dei maggiori storici militari del mondo. Si è laureato all’ US Military Academy a West Point. E’ un veterano della 2° GM (in Birmania), ed ex-Prof di scienza militare ad Harvard e D del programma di storia militare all’ Ohio State University. E’ fondatore e P di HERO-TNDA, Publishers and Researches, Inc, di McLean, Virginia. E’ autore della ‘Harper Encyclopedia of Military Biography’. Collaboratori e consulenti: Richard C. ANDERSON jr, David I. BONGART, D.G.E. HALL, John D. HAYES, Harold C. HINTON, James D. HITTLE, C. CURTISS JOHNSON, W. BARTON LEACH, Louis MORTON, John F. SLOAN, Chester G. STARR, Thomas D. STAMPS, Charles H. TAYLOR, Frederick TODD.”,”QMIx-049″
“DUPUY Trevor N. JOHNSON Curt BONGART David L.; contributi di Avraham AYALON Arnold C. DUPUY Angelo LOUISA Alan SNYDER Brendon A. REHM Brian R. BADER C. Curtiss JOHNSON Cheryl L. WALKER Dermot BRADLEY David EVANS David L. BONGART David RUTH John C. CORNELIUS Kim HOLIEN Ken STRINGER Lee A. SWEETAPPLE Leonard HUMPHREYS Mary Jane CHASE Mary L. HENZE Mark R. PEATTIE Paul D. MAGELI Paul MARTELL Peter W. KOZUMPLIK Richard C. HAYES Robert R. BRINKERHOFF Stephen A. STERTZ S.J. WAJER Shelby L. STANTON Tom MAGNUSSON Trevor N. DUPUY Vincent B. HAWKINS W. ONACIEWIC”,”The Encyclopedia of Military Biography. The 3.000 Most Important Worldwide Military Figures From Earliest Times to the Present.”,”Contributori: Avraham AYALON, Arnold C. DUPUY, Angelo LOUISA, Alan SNYDER, Brendon A. REHM, Brian R. BADER, C. Curtiss JOHNSON, Cheryl L. WALKER, Dermot BRADLEY, David EVANS, David L. BONGART, David RUTH, John C. CORNELIUS, Kim HOLIEN, Ken STRINGER, Lee A. SWEETAPPLE, Leonard HUMPHREYS, Mary Jane CHASE, Mary L. HENZE, Mark R. PEATTIE, Paul D. MAGELI, Paul MARTELL, Peter W. KOZUMPLIK, Richard C. HAYES, Robert R. BRINKERHOFF, Stephen A. STERTZ, S.J. WAJER, Shelby L. STANTON, Tom MAGNUSSON, Trevor N. DUPUY, Vincent B. HAWKINS, W. ONACIEWIC. Ogni voce del dizionario è seguita da una concisa bibliografia.”,”QMIx-050″
“DUPUY Gaston”,”Radium radioactivité energie nucleaire.”,”DUPUY Gaston è Chef de travaux all’ Ecole de Physique et Chimie.”,”SCIx-134″
“DUPUY Roger”,”La politique du peuple. XVIIIe – XXe siècle. Racine, permanences et ambiguïtés du populisme.”,”Professore emerito all’Università Rennes II, Roger Dupuy ha pubblicato pure: ‘De la Révolution à la chouannerie’, Flammarion, 1988 e ‘La vie quotidienne des chouans’, Hachette, Paris, 1997 “”Quando la Repubblica s’impone, dopo il 1880, essa è contestata dal populismo che, dal generale Boulanger al Front national, passando per il 6 febbraio 1934, Vichy e Poujade, pretende mobilitare la strada contro un parlamento corrotto e un regime impotente. Parallelamente un populismo di sinistra ha potuto ispirare l’anarco-sindacalismo, gli scioperi del giugno 1936, i sussulti di una parte della Resistenza e il gollismo prima maniera. L’autore si schiera contro le tesi recenti del “”popolo contro la democrazia”” sostiene al contrrario che ci sono state delle insufficienze democratiche di fronte alle preoccupazioni degli ambienti popolari. A suo parere la politica del popolo non è forzatamente reazionaria né necessariamente bassa politica. (dalla IV di copertina)”,”STOx-314″
“DUQUESNE Jacques”,”Pour comprendre la guerre d’ Algérie.”,”””A seguito del putsch dei generali dell’ aprile 1961, molti reggimenti furono disciolti, soprattutto le unità di paracadutisti. I sentimenti di questi soldati, il loro dolore, la loro fede e il loro orgoglio sono ben illustrati da questa lettera, indirizzata ai suoi genitori, da un giovane caporale (…): “”(…) Una tale emozione è indescrivibile. Non so se sapete ciò che rappresenta la perdita di una bandiera così gloriosa. Tutta l’ energia combattiva è annichilita. Assente questo simbolo, il reggimeno è come una bestia esitante, quasi impaurita e il morale è a zero (…). I paras sono in lutto. I loro migliori corpi sono caduti vittima di gelosie, di calunnie e di tradimenti””””. (pag 191-192) “”(L’ esercito) aveva sbagliato molto di suo, tanti generali come gli ufficiali più giovani si mostrarono incapaci di analizzare i veri giochi, le forze in campo e le evoluzioni dell’ opinione, incapaci anche di valutare l’ importanza del movimento mondiale di decolonizzazione, di comprendere le tendenze che una politica a lungo termine impone perfino agli uomini di stato (…)””. (pag 192-193)”,”AFRx-047″
“DURAND Pierre”,”Les Sans-Culottes du bout du monde, 1917-1921. Contre-révolution et intervention étrangere en Russie.”,”Nato nel 1923, Pierre DURAND è diplomato in lettere e dottore in scienze dell’ informazione. Storico, si è interessato alla 2° guerra mondiale e alla rivoluzione russa (con J.F. KAHN ha scritto ‘Tout commence à Petrograd’). Giornalista dopo il suo ritorno al campo di concentramento di Buchanwald dopo essere stato deportato per fatti di resistenza (fu un organizzatore della lotta clandestina contro le SS) è stato corrispondente dell’ Humanité in URSS (1950-1951). E’ oggi reportor di questo giornale. Lenin affronta in prima persona la questione della fame. “”Les oppositions qu’avait rencontrées Lénine pour faire accepter le traité de Brest-Litovsk ne relevaient pas pour tout le monde de la spéculation théorique. Il est evident que les puissances alliées avaient tout mis en oeuvre pour maintenir la Russie dans la guerre contre l’ Allemagne. Après la signature de l’ accord, elles veulent tenter, par tous les moyens, d’en empêcher l’ application. Elles trouveront chez les s.-r. de gauche l’instrument de leurs intrigues. Mais pour bien comprendre ce qui se passe, il importe d’en connaître le contexte. En ce mois de juillet 1918, Moscou commence à souffrir de la faim. Lénine s’en préoccupe personnellement depuis plusieurs semaines. Le 28 mai, il écrivait à Chlapnikov: “”Le Comité central a décidé de transférer le ‘maximum’ d’éléments du parti au ravitaillement. Car il est ‘clair’ que nous serons perdus et que nous compromettrons ‘toute’ la révolution si nous ne parvenons pas à vaincre la famine dans les mois qui viennent (…)””. (pag 83)”,”RIRO-321″
“DURAND Damien BROUE’ Pierre ROCHE Gérard COLLIN Paul”,”Le Trotskysme et la Chine des années trente. La Naissance de l’Opposition de gauche chinoise (Durand) – Chen Du-xiu et la IVe Internationale de 1938 à 1942 (Broué) – Malraux, Trotsky et la révolution chinosie (Roche) – “”La Tragédie de la Révolution chinoise””: Essai sur les différentes éditions de l’ouvrage (Collin).”,”In appendice saggio bibliografico di Jacqueline Bois sugli scritti di Trotsky e dei trotskisti su Rosa Luxemburg (pag 122-128)”,”TROS-264″
“DURAND Damien”,”Opposants a Staline. L’Opposition de gauche internationale et Trotsky (1929-1930).”,”‘Trotsky espulso dall’Urss arriva in Turchia nel febbraio 1929. E’ una svolta decisiva del movimento comunista in piena crisi. In Urss gli oppositori di sinistra sono in prigione, nei campi, “”deportati”” a migliaia, all’estero vengono esclusi dai partiti comunisti. Raddrizzare l’Internazionale Comunista e i suoi partiti, contro la degenerazione burocratica della rivoluzione russa: questa è la lotta dei comunisti di sinistra, che tendono raggrupparsi in frazione internazionale, l’Opposizione di sinistra internazionale. Trotsky lavora per raggruppare, strutturare e delimitare l’Opposizione, persegue la sua riflessione sull’evoluzione dell’Urss attraverso articoli e libri. Gli articoli di Trotsky – lettere, testi, giornali – le tesi, le foto, hanno consentinto a Damien Durand di ricostruire questa prima battaglia di una opposizione comunista a Stalin’. (in apertura) Tra i libri citati nella bibliografia: – FEIGON Lee, ‘Chen Duxiu, Founder of the Chinese Communist Party’, Princeton, 1983, pag 279 [This book is the first complete study of Chen Duxiu, the controversial founder and first secretary-general of the Chinese Communist party. Disputing many conventional views of the New Culture movement and the early history of the party, Lee Feigon examines the social and political context of Chen’s ideas and actions, particularly his relationship with the early Chinese youth movement. Originally published in 1983. Price: $125.00/£105.00, pubblicato nel 2016 pag 302] – KAGAN Richard C. ‘The Chinese Trotskyist Movement and Ch’en Tu-hsiu, culture, revolution and polity’, London, University of Pennsylvania, 1969 p. 206 – NIEL Sih, “”Five years of the left Opposition in China (an attempt to explain its failure to make progress)’, A.H. 17073, p. 166 – STOBNICER Maurice, ‘Le mouvement trotskyste allemand sous la république de Weimar’, Université de Paris VIII, 1980, p. 380 . WAGNER Winfried, ‘Trotzkismus in Osterreich Politische Theorie und Geschichte der Trotzkistischen Bewegung in Osterreich’, Salzburg, Phil. Diss., 1976, p. 298 Libro di Feigon vedi retro”,”TROS-384″
“DURANT Will”,”Vies et doctrines des philosophes. Platone, Aristote, Bacon, Spinoza, Voltaire, Kant, Schopenauer, Spencer, Nietzsche.”,”Spinoza. “”La dottrina dell’ identità di Dio e dell’ Universo, professata da Moïse de Cordoue, lo colpisce; segue questa idea in Ben Gerson, che insegnava l’ eternità del mondo, e in Hasdaï Crescas, che dichiarava che l’ universo materiale era il corpo di Dio (…). La sua curiosità lo spinge a esaminare quelli che tra i pensatori cristiani avevano scritto su questi grandi problemi di Dio e del destino umano. (…) In ogni caso, aveva fatto una conquista, quella del latino, e attraverso il latino, gli si apriranno i tesori del pensiero antico e della filosofia medievale. Studia, pare, la filosofia di Socrate, quella di Platone e Aristotele; ma a questi pensatori preferisce i grandi atomisti, Democrito, Epicuro e Lucrezio; e gli Stoici produrranno su di lui un’ impressione indelebile. (…) Studia Giordano Bruno (1548-1600), questo ribelle superbo cui “”tutta la neve del Caucaso non avrebbe potuto spegnere “” gli ardori, che erra di paese in paese, di credo in credo, e sempre riapre la porta da cui era entrato; cercatore instancabile, sempre stupito; (…). Infine, e soprattutto, Spinoza subisce l’ influenza di Descartes (1596-1650), il padre della tradizione soggettivista e idealista nella filosofia moderna (allo stesso modo che Bacone fu il padre della tradizione oggettivista e realista). (…) Ma questa lato del pensiero di Descartes non interessa assolutamente Spinoza; non voleva perdersi nel labirinto dell’ epistemologia. Ciò che trasse la sua attenzione in Descartes, fu la sua concezione di una doppia sostanza omogenea: una sottogiacente a tutte le forme della materia, l’altra sottogiacente a tutte le forme dello spirito; (…)””. (pag 170-171)”,”FILx-293″
“DURBIN Elizabeth”,”New Jerusalems. The Labour Party and the Economics of Democratic Socialism.”,”Elizabeth Durbin è stata Professore di Economia alla Graduate School of Public Administration, New York University. “”By 1935 the Labour Party was far better prepared than ever before to manage the country’s economic affairs, to take control of financial policy and to begin serious planning efforts. Legislation had been drafted to nationalize the banking efforts. Legislation had been drafted to nationalize the banking system; important leaders such as Dalton, but also other NEC members, were well briefed on banking options and policy operations; a loyal group of trained young professionals were eager to make their contributions”” (page 222) NEC National Executive Committee (Labour Party)”,”MUKx-217″
“DURET J.”,”Le marxisme et les crises.”,”””L’ opera economica di Marx ha subito dei terribili assalti. La sua teoria delle crisi fu criticata con un’ asprezza tutta particolare. E’ comprensibile poiché, per Marx, la crisi è “”l’ esteriorizzazione la più netta delle contraddizioni interne del regime””. Più un economista attinge idee da Marx più violentemente lo attacca, come se volesse allontanare i sospetti. M.M. Buniatian, Cornélissen, Lescure e Tugan-Baranovsky non fanno eccezione alla regola””. (pag 153)”,”TEOC-368″
“DURGAN Andrew Charles”,”B.O.C. 1930 – 1936. El Bloque Obrero y Campesino.”,”Andrew DURGAN (Romford, Inghilterra 1952) ha preso il dottorato in storia per l’ Univ di Londra nel 1989. Attualmente lavora all’Univ di Barcellona. Specialista in storia del movimento operaio spagnolo degli anni 1930 e del comunismo anti-stalinista dell’ epoca, i suoi studi sono apparsi in pubblicazioni accademiche spagnole e straniere. Ha fornito una consulenza storica a Ken LOACH per il film ‘Tierra y Libertad’.”,”MSPG-045″
“DURGAN Andy SCHAFRANEK Hans LANDAU Kurt BORTENSTEIN Mieczyslaw DI-BARTOLOMEO Nicola DON BATEMAN, SEDRAN Domenico, FANCEKKI Pietro, THALHEIMER August MILITANT A. Brandierite MANGAN Sherry FREUND Hans David REBULL José BOLZE Waldemar ROUS Jean”,”Revolutionary History. The Spanish Civil War: the View from the Left.”,”This book challenges Stalinist orthodoxy by proving that the violence inflicted upon the non-Stalinist left during the Spanish Civil War was an essential part of the Popular Front strategy of the Communist International, and that by strangling the revolution that was occurring in Republican Spain, this strategy was directly responsible for the victory of Franco.”,”TROS-016-FL”
“DURGAN Andrew”,”BOC 1930-1936. El bloque obrero y Campesino.”,”Andrew Durgan (Romford, Inglaterra 1952) se doctoró en Historia par la Universidad de Londres en 1989. Actualmente trabaja en la Universidad de Barcelona. Especialista en la historia del movimiento obrero español de los años treinta y en el comunismo antiestalinista de la época, sus estudios han aparecido en publicaciones académicas españolas y extranjeras. Ha sido asesor histórico de la galardonada pelicula de Ken Loach Tierra y Libertad. Agradecimientos, Abreviaturas, Introducción, Apéndices: 1) Militancia de la FCC-B 1929, 2) Militancia del BOC 1934, 3) El BOC y el POUM en Cataluña 1931-36, 4) Sindicatos afines al BOC y al POUM 1931-1936, 5) La Unió Provincial Agrària de Lleida 1934-1936, 6) El BOC, la ICE y el POUM. Su implantación fuera de Cataluña 1931-1936, 7) Resultados electorales del BOC 1931-1934, 8) La dirección politica del BOC y del POUM 1932-1935, 9) Prensa del PCC, FCC-B, BOC y POUM 1929-julio 1936, Fuentes, Índice onomástico,”,”MSPG-050-FL”
“DURGAN Andy (Andrew Charles)”,”Il Poum e la rivoluzione spagnola.”,”Relazione tenuta nell’edizione 2017 del 900fest dedicata a “”La rivoluzione russa e il Novecento””. ‘Il Poum (Partido Obrero de Unificacion Marxista) fu fondato nel settembre del 1935 con la fusione del Blocco Operaio e Contadino diretto da Joaquim Maurin e dei Comunisti trotskisti di sinistra guidati da Andreu Nin. Il Blocco principale componente del nuovo partito, aveva radici nella federazione catalana del Partito comunista spagnolo’ (pag 7) ‘La rivoluzione, che scoppiò come risposta all’insurrezione della destra militare il 18 luglio 1936, rappresenta la fine di un ciclo che ebbe inizio con la rivoluzione russa del 1917. Per quanto riguarda la percezione che il movimento operaio spagnolo ebbe della propria rivoluzione, l’influenza della rivoluzione russa fu centrale, sia prima che dopo lo scoppio della guerra civile, sia come modello o, nel caso degli anarchici, come monito circa i pericoli della dittatura comunista. La rivoluzione spagnola scoppiò in quella che Victor Serge descrisse come la “”mezzanotte del secolo””: l’ascesa del fascismo e la degenerazione del regime sovietico furono i principali elementi contestuali agli eventi. (…) Da una prospettiva storica, durante il primo anno della guerra civile spagnola, gli eventi posero quesiti chiave relativi all’esperienza della rivoluzione sociale e alla creazione di alternative al capitalismo. Quattro quesiti chiave: – l’esperienza della rivoluzione sociale dal basso; – la natura del potere in un processo rivoluzionario; – il rapporto tra guerra e rivoluzione; e infine, per la prima volta, l’intervento dello stalinismo su scala mondiale. Come disse Trotsky alla fine del 1937, gli eventi in Spagna “”agirono per imprimere in modo definitivo il carattere contro-rivoluzionario dello stalinismo sull’arena internazionale’ (dalla prefazione) Andy Durgan è uno storico britannico. Ha pubblicato diversi studi sul comunismo non stalinista in Spagna durante la Seconda Repubblica e la relativa guerra civile. Tra le sue opere ‘The Spanish civil war’ (Palgrave, 2007); ‘Socialismo o fascismo? Joaquin Maurin y la revolución española’ (Gobierno de Aragón, 2011); ‘Comunismo, revolución y movimiento obrero en Cataluña. Los origenes del Poum’ (Laertes, 2016). È stato consulente storico di Ken Loach per il film ‘Terra e libertà’.”,”MSPG-294″
“DURGAN Andy”,”Comunismo, revolución y movimiento obrero en Cataluña, 1920-1936. Los orígines del POUM.”,”Andy Durgan si è laureato in storia presso l’Università di Londra. Ha pubblicato lavori in diverse lingue su vari aspetti del movimento operaio catalano e spagnolo, come pure sulla guerra civile spagnola e le sue origini. Tra queste opere: ‘BOC 1930-1936. El Bloque Obrero y Campesino (Laertes, 1996); ‘The Spanish Civil War (Palgrave 2007). Vive a Barcellona dal 1982. Più spazio a Maurin che a Nin nell’indice dei nomi “”Como se ha vista, a finales de mayo de 1936, el POUM ya habíallegado a considerar que las facciones de Prieto y de Largo Caballero no se diferenciaban mucho la una de la otra…., si bien cada una de ella actuaba cada vez más como si fuésen partidos separados y corrían rumores acerca de la imminencia de una escisión. Como señaló ‘La Batalla’, amba facciones estaban a favor de la permanencia del PSOE en la Segunda Internacional, apoyaban a la Sociedad de Naciones, habían votado a favor de Azaña para el cargo de presidente del Gobierno y de la República, estaban de acuerdo con la política del Frente Popular y aceptaban la permanente suspensión de las garantías constitutionales que el gobierno mantenía en vigor. Asimismo, ni la facción de Prieto ni la de Largo Caballero tenían una actitud clara con respecto a la Alianza Obrera. La frustración poumista ante los vericuetos y contorsiones de la politica socialista queda reflejada en un artículo de José Luis Arenillas, donde este se lamenta de que un sector tan importante de la clase obrera continuasse comulgando con el «mito de Largo Caballero», cuya creación había constituido un verdadero «disparate antimarxista» (36)”” (pag 357) [(36) “”La crisis del Partido Socialista””, La Batalla, 22.5.36; J.L. Arenillas, “”Por el Frente Popular o per la revolución socialista?””, ibid., 1.5.36] (pag 357)”,”MSPx-115″
“DURGAN Andy”,”Voluntarios por la revolución. La milicia internacional del POUM en la Guerra Civil española.”,”Andy Durgan si è laureato in storia nell’Univesrsità di Londra (1989). Durante gli ultimi quarant’anni ha pubblicato più di cento articoli; monografie e rassegne sui vari aspetti dalla Guerra civile spagnola e sulle sue origini. E’ autore di ‘BOC. El Bloc Obrero y Campesino, 1930-1936’ (1996) e ‘The Spanish Civil War’ (2007), ‘Comunismo, revolución y movimento obriero en Cataluña, 1920-1936. Los orígines du POUM’ (2016). Ha curato come consulente storico il film di Ken Loach ‘Tierra y Libertad’ (1995). Citati nella bibliografia i libri di – Giliani F., Cercando la rivoluzione. Vita di Enrico Russo, un comunista tra la guerra civile spagnola e la resitenza antifascista europea’, Roma, 2019 – Tremlett, G. ‘The International Brigades. Fascism, Freedom and the Spanish Civil War’, Londra, 2020 – Zaagsma M., Jewish Volunteers, the International Breggades and the Spanish Civil War’, Londra, 2017″,”MSPG-295″
“DURKHEIM Emile a cura di Marcel MAUSS”,”Le socialisme. Sa definition son debuts la doctrine saint-simonienne.”,”osservazioni scritte a margine a mano”,”SOCU-038″
“DURKHEIM Emile Professore Università di Parigi”,”””La Germania al di sopra di tutto””. Il pensiero tedesco e la guerra.”,”Lo Stato è essenzialmente potenza: quindi il suo dover è di sviluppare la sua natura di potenza. “”Tenere il suo grado, ecco, per lui, in tutte le circostanze, il dovere supremo; ecco ciò che, per lui, è veramente morale. E per questa ragione, si può dire francamente che, di tutti i peccati politici, il peggiore, quello che è da disprezzare maggiormente, è il peccato della debolezza”” (TREITSCHKE)”,”GERx-052″
“DURKHEIM Emile, introduzione e presentazione di Jean-Claude FILLOUX”,”La science sociale et l’ action.”,”””Nel testo che consacra qualche mese più tardi al libro di Antonio Labriola intitolato ‘Saggi sulla concezione materialistica della storia’, Durkheim prende per la prima, e per la sola volta, nettamente posizione su uno dei punti fondamentali del marxismo, il materialismo storico.”” (pag 168). (…) “”Labriola rifiuta l’ interpretazione secondo cui il fattore economico sarebbe il solo determinante, pone la nozione dell’ azione reciproca della base e della sovrastruttura, e ricorda che la coscienza, sotto forma di presa di coscienza, è un momento cruciale dell’ evoluzione che fa del proletariato un agente della storia. Sembra tuttavia che Durkheim, nelle critiche che, attraverso Labriola, indirizza a Marx e al marxismo, sia meno sensibile di quanto lo siamo oggi, a questi sforzi. Le sue critiche si incentrano sui punti seguenti: 1. insufficienza delle prove. 2. il substrato del sociale non è costituito dalla infrastruttura economica della società. 3. il materialismo storico è comparabile all’ epifenomenismo psico-psicologico, e rifiuta autonomia e realtà alle rappresentazioni collettive. 4. la religione, non l’ economia, è il più primitivo tra i fenomeni sociali.”” (pag 169-170)”,”TEOC-199″
“DURKHEIM E. DENIS E.”,”Chi ha voluto la guerra? Le origini della guerra secondo i documenti diplomatici. Studio critico di E. Durkheim ed E. Denis, Professori all’ Università di Parigi.”,”Studi e documenti sulla guerra. Comitato di pubblicazione: Ernest LAVISSE Charles ANDLER Joseph BEDIER Henri BERGSON Emile BOUTROUX Ernest DENIS Emile DURKHEIM Jacques HADAMARD Gustave LANSON Charles SEIGNOBOS André WEISS Intenzioni pacifiche dell’ Inghilterra. “”Nella prefazione del Libro Bianco, il Governo tedesco riconosce queste intenzioni pacifiche dell’ Inghilterra, ma dopo, è vero, ha mutato parere. Oggi si stima generalemente, ovunque e da tutti, in Germania, che la responsabilità della guerra incombe all’ Inghilterra, ch’è stata accusata d’ aver attratto la Germania “”in un’ imboscata”” (1), smascherando molto tardi le proprie intenzioni; il che equivaleva, ha detto il Cancelliere, al “”colpire dietro le spalle un uomo, che difende la propria vita contro due assalitori””. Ma tutte queste proteste sinificano soltanto che il Governo tedesco non s’ aspettava di veder l’ Inghilterra prestar appoggio al Belgio invaso. Il di Bethmann-Hollweg aveva talmente studiato, soprattutto a cominciar dal 29, di sembrar d’accordo con l’ Inghilterra, aveva tante volte affermato con lei i propri sentimenti pacifici, che si credeva certo della neutralità britannica.”” (pag 55)”,”RAIx-180″
“DURKHEIM Emilio”,”Pedagogia e sociologia.”,”””Riassumendo, l’educazione lungi dall’aver per unico e principale scopo l’individuo, è prima di tutto il mezzo per il quale la società rinnova perpetuamente le condizioni della propria esistenza”” (pag 63) Vanno distinti i due termini educazione e pedagogia (pag 80) I grandi pedagogisti Rabelais, Montaigne, Rousseau, Pestalozzi sono dei rivoluzionari insorti contro gli usi dei propri contemporanei (pag 90) “”(…) i teorici dell’educazione generalmente parlano delle pratiche tradizionali del presente o del passato con un disdegno pressoché sistematico. Essi ne mettono in evidenza soprattutto le imperfezioni. Quasi tutti i grandi pedagogisti Rabelais, Montaigne, Rousseau, Pestalozzi sono dei rivoluzionari insorti contro gli usi dei propri contemporanei (19). Essi ricordano i sistemi antichi, o quelli vigenti, solo per condannarli, per dichiarare che sono senza fondamento in natura; ne fanno più o meno completamente «tabula rasa» e imprendono a costruire, al posto di quelli, qualche cosa di interamente nuovo. Se dunque vogliamo intenderci, dobbiamo distinguere con cura due specie di speculazioni, assai diverse. La pedagogia è altro dalla scienza dell’educazione. Ma allora che cos’è? Per fare una scelta motivata, non basta che sappiamo che cosa non è; dobbiamo dire in che cosa consiste. Diremo dunque che è un’arte? La conclusione potrebbe imporsi; comunemente infatti non si vede via di mezzo tra i due estremi e si dà il nome di arte ad ogni prodotto della riflessione che non sia scienza. Ma questo è estendere il senso della parola arte al punto da farvi rientrare delle cose molto differenti. Infatti, si chiama arte anche l’esperienza pratica, acquistata dal maestro al contatto con i fanciulli, nell’esercizio della sua professione. Ora questa esperienza è manifestamente una cosa molto diversa dalle teorie del pedagogista. Un fatto di comune osservazione rende molto sensibile questa differenza. Uno può essere un prefetto educatore ed essere tuttavia completamente inadatto alla speculazione pedagogica. Il maestro capace sa fare ciò che bisogna senza saper sempre dire le ragioni che giustificano i procedimenti che impiega; reciprocamente, il pedagogista può mancare di ogni abilità pratica; noi non avremmo affidato una classe né a Rousseau né a Montaigne. Anche di Pestalozzi, che pure era uomo del mestiere, si può dire che non possedesse, se non molto imperfettamente, l’arte dell’educatore, come provano i suoi ripetuti insuccessi”” (pag 90-91) [Emile Durkheim, ‘Natura e metodo della pedagogia’] [(in) Emile Durkheim, Pedagogia e sociologia, Treviso, 1968] [(19) Come è già stato notato (v.n.3), la posizione dei grandi teorici dell’educazione nei confronti degli istituti e delle pratiche tradizionali è accentuatamente polemica]”,”GIOx-098″
“DUROSELLE J.B. MAYEUR J.M.”,”Storia del cattolicesimo.”,”Chiesa cattolica e impero romano, impero bizantino, carolingi, decadenza Chiesa, apogeo nel Medioevo, decadenza della Chiesa medievale, riforma cattolica, sec XIX, XX.”,”RELC-010″
“DUROSELLE Jean-Baptiste”,”Tout Empire perira. Theorie des relations internationales.”,”altri allegati: – La decisione in materia di politica estera. Saggi sull’utilizzo delle teorie, di Marlis G. STEINERT – ‘Teorici’ e ‘storici’ delle relazioni internazionali, di Brunello VIGEZZI”,”RAIx-047″
“DUROSELLE Jean-Baptiste”,”Storia dell’ Europa.”,”I viaggi di Adriano. “”Per farsi un’ idea dell’ estensione dell’ impero romano, rifacciamoci a questo passo dello storico Léon Homo relativo al regno di Adriano e che in pratica è una cronologia commentata: “”Adriano pensava che il buon governo dell’ impero esigesse la presenza successiva del sovrano nelle varie regioni. La persona dell’ imperatore contribuiva in misura notevole all’ unità imperiale, e farlo comparire in carne e ossa agli occhi delle molte popolazioni significava rafforzare appunto tale unità. Per questo motivo, Adriano percorreva di continuo l’ impero circondato dalla corte, vera e propria capitale itinerante di cui facevano parte il suo consiglio e gli alti funzionari amministrativi””. (pag 62)”,”EURx-182″
“DUROSELLE Jean Baptiste”,”Da Wilson a Roosevelt. La politica estera degli Stati Uniti dal 1913 al 1945.”,”Jean Baptiste DUROSELLE è professore alla Fondation Naitonale des Sciences Politiques di Parigi (FNSP). Nato nel 1917, studente dell’ Ecole Normale Superieure, è uno dei maggiori storici e studiosi della diplomazia del XX secolo. Entrato nel 1950 nell’insegnamento superiore ha insegnato prima all’ Università di Saarbrücken e poi a quella di Lilla, alla Fondation Nationale des Sciences politques ha diretto il Centro di studi sulle relazioni internazionali. A lui si devono alcuni studi sulla relazioni germano-sovietiche dal 1933 al 1939 e una storia della diplomazia dal 1919. Consiglieri. “”In questa occasione due uomini di valore fanno “”irruzione”” nella sua vita (di Wilson, ndr): il colonnello Edward Mandell House e Louis D. Brandeis. (…). Il ruolo di consigliere segreto dei governatori non soddisfaceva più House: egli volle esercitarlo su scala nazionale. Morse il freno, quando Bryan divenne candidato democratico, perché Bryan non ammetteva consiglieri. Dopo lo scacco del 1908, la sua speranza rinacque. Non senza esitazioni, la sua scelta cadde su Wilson. (…) L’ amicizia sbocciò immediatamente, fondata su di una comprensione reciproca totale, su di una ideologia politica comune, su interessi comuni. “”Never before I havo found both the men and the opportunity”” – “”mai prima d’ora aveva trovato insieme l’ uomo e l’ occasione””, disse House. “”House è la mia seconda personalità””, disse Wilson. “”E’ la mia persona indipendente da me. I suoi pensieri ed i miei sono tutt’uno””. House portò a Wilson i voti del Texas insieme a molti altri elementi, che avrebbero contribuito al suo successo alla Convenzione democratica””. (pag 71-72)”,”USAP-061″
“DUROSELLE Jean Baptiste”,”Le drame de l’ Europe. I.”,”Comitato di redazione: Presidente: André DUPONT-SOMMER, membri: Georges BALANDIER Francois CHAMOUX Jean CHESNEAUX Jean-Baptiste DUROSELLE Jean FILLIOZAT Michel FRANCOIS Louis HAMBIS Pierre MONBEIG Roland MOUSNIER Jean NOUGAYROL Charles PELLAT Roger PORTAL Il volume contiene molte foto Scontro Stalin-Trotsky. “”Il testamento di Lenin fu tenuto segreto fino alla sua morte da sua moglie, Krupskaia; Stalin, presentandosi come un discepolo di Lenin, riuscì a creare, in seno al Politburo, un “”triumvirato””, ove si associarono a lui, Zinoviev, l’ oratore, presidente del Soviet di Pietrogrado, che si doveva ben presto chiamare Leningrando, e Kamenev, il dottrinario, che aveva presieduto il Soviet di Mosca. Si trattava di tenere da parte il più brillante dei bolscevichi, Trotsky, che aveva contro di lui l’ esser stato menscevico fino all’ estate del 1917. Trotsky voleva accrescere la libertà di discussione nelle 20.000 cellule del partito, quelle che gli avevano permesso, in occasione della crisi del 1923, di appoggiarsi su tutto il malcontento della base. Stalin non fece fatica a dimostrare che questo “”frazionismo”” era in contraddizione con le idee di Lenin. Trotsky credeva possibile trovare “”un equilibrio tra la dittatura e la libertà”” (Isaac Deutscher, Stalin, p. 211). Stalin, più pessimista, diffidava di quelli che dirigeva. In occasione di una conferenza che precedette di poco la morte di Lenin, nel gennaio 1924, Stalin difese contro Trotsky l’ organizzazione non democratica, monolitica del partito, e accusò il suo rivale di essere il portavoce di una “”deviazione piccolo-borghese””. La querelle si sviluppò nel 1924 su un altro terreno. E’ nell’ autunno del 1924 che Stalin introdusse nel dibattito la sua idea del “”socialismo in un paese solo”” e gli dedicò una parte del suo lavoro ‘Problemi del leninismo’, pubblicato alla fine del 1924″”. (pag 370)”,”RAIx-203″
“DUROSELLE Jean Baptiste”,”Le drame de l’ Europe. II.”,”Comitato di redazione: Presidente: André DUPONT-SOMMER, membri: Georges BALANDIER Francois CHAMOUX Jean CHESNEAUX Jean-Baptiste DUROSELLE Jean FILLIOZAT Michel FRANCOIS Louis HAMBIS Pierre MONBEIG Roland MOUSNIER Jean NOUGAYROL Charles PELLAT Roger PORTAL “”Nel 1939, i popoli europei ignorano nel complesso che esistono dei fattori di evoluzione nelle loro colonie. Sono convinti che gli indigeni siano felici e fieri di vivere all’ ombra della bandiera metropolitana. Per loro, le colonie sono l’ esotismo, il pittoresco, l’ avventura. L’ esposizione coloniale di Parigi nel 1931 è stata un’ illustrazione della gloria imperiale. Coloro che sono informati, gli amministratori e i coloni, non sono in generale inquieti. Sono convinti che la forza permetterà di regolare ogni cosa e che si possa indefinitamente tenere gli indigeni in una condizione di inferiorità. Siccome le masse, soprattutto in Africa, sono poco coinvolte dal nazionalismo, essi credono al carattere superficiale delle rivendicazioni dell’ elite. Vi vedono l’ azione sorniona del comunismo o la mano di un rivale ambizioso – notamente la Germania, che rivendica delle colonie, e l’ Italia, che trova il suo impero insufficiente. Sono e restano chiaramente ottimisti. Dalla parte dei nazionalisti i sentimenti sono ben diversi.”” (pag 44) “”Collocandosi da un punto di vista “”asia-centrico”” della storia, Jean Chesneaux distingue quattro onde di nazionalismo in Asia nel XX secolo: 1905, senza dubbio a causa dell’ esaltazione creata dalla vittoria dei giapponesi, gialli, sui bianchi, i russi; 1917-1919, al momento in cuisi sviluppano nel mondo due ampie correnti ostili alla colonizzazione, il wilsonismo e il leninismo, dopo un massacro che ha “”deglorificato”” l’ Occidente; 1930-1931, a causa della crisi economica mondiale: non dimentichiamo che essa fa calare dappertutto il prezzo delle materie prime, e che essa porta quindi le popolazioni che le producono alla disperazione e alla rivolta; 1939-1945; a causa di una guerra in cui l’ Europa, grande continente colonizzatore, è lacerato, colpito e in rovina””. (pag 44-45)”,”RAIx-204″
“DUROSELLE J.B.”,”La Décadence, 1932-1939.”,”DUROSELLE J.B. membre de l’ Institut, professore alla Sorbona. “”Non racconteremo in dettaglio la conferenza di Monaco. Daladier, come Chamberlain, cedettero praticamente su tutta la linea. Ottennero semplicemente che l’ occupazione dei Sudeti in luogo di farsi il 1° ottobre, sia scaglionata dal 1° al 10. Parlarono di garantire le nuove frontiere della Cecoslovacchia. Solo la Francia e la Gran-Bretagna in impegnarono, la Germania e l’ Italia dichiaranono che occorreva prima risolvere il problema delle frontiere della Cecoslovacchia con la Polonia e l’ Ungheria.”” (pag 355) “”Les pacifistes traditionnels de la gauche. Il s’agit là d’un courant que nous avons souvent rencontré. Parmi eux, des rares intellectuels tels le recteur Roussy, les professeurs Rivet du Muséum, Montel de la faculté des sciences, les historiens Jules Isaac – bien que juif – et l’ Héritier, le philosophe Gustave Monod. Cette tendance est vigoureuse parmi les socialistes indépendants, tels Marcel Déat et Adrien Marquet, maire de Bordeaux, et dans certains milieux radicaux. Outre Georges Bonnet, l’un des militants les plus déclarés est le ministre des Travaux publics, Anatole de Monzie, qui déteste Bénès et la Tchécoslovaquie.”” (pag 357-358)”,”FRAV-111″
“DUROSELLE Jean Baptiste”,”L’ età contemporanea. Parte prima: Le due guerre mondiali (1914-1945).”,”Il volume contiene molte foto alcune inedite. Foto di pag 145: Cortei di guardie rosse a Budapest per incitare i borghesi ad arruolarsi, maggio 1919 (v. rivoluzione ungherese) “”Bergson era già molto celebre prima del 1914. Aveva influenzato uomini diversi, come Georges Sorel, autore delle Riflessioni sulla violenza (1908) e futuro ispiratore di Mussolini, e il colonnello de Grandmaison, teorico dell’ “”offensiva ad ogni costo””. Per lui la materia era atemporale; il tempo che scorre era l’ essenza stessa della vita biologica e spirituale. Nell’ ‘Evoluzione creatrice’ (1907), egli aveva descritto l’ evoluzione della vita come dettata da una spinta costante, ma irregolare, di uno “”slancio vitale””, che giunge fino alle forme più perfezionate della vita animale attraverso strappi e mutamenti bruschi. Nel suo ultimo grande libro ‘Le due sorgenti della morale e della religione’ (1931), Bergson mostrò che la mente ragionante, l’ intelligenza che definisce, classifica e coordina, non era all’ origine dei grandi progressi della storia umana. (…) Per la morale, Bergson accetta l’ idea di numerosi sociologi, secondo i quali essa deriva da una “”pressione sociale””, che obbliga i gruppi a rispettare le proprie regole. Ma si tratta di “”morali chiuse””, mentre se c’è stato un progresso della morale questo progresso è dovuto a grandi spiriti creatori, come i profeti, e soprattutto il Cristo, che hanno spezzato il cerchio della “”morale chiusa”” e imposto una “”morale aperta””, fondata non più sulla legge del taglione, ma sull’ amore, la generosità, l’ eroismo””. (pag 176)”,”RAIx-216″
“DUROSELLE Jean Baptiste”,”L’ età contemporanea. Parte seconda: Dalla guerra fredda alla coesistenza (1945-1970).”,”Il volume contiene molte foto alcune inedite. “”Alla Conferenza di Potsdam era stato deciso che le riparazioni, che dovevano essere pagate all’ URSS, fossero costituite dai prelevamenti compiuti nella sua zona di occupazione. L’ URSS avrebbe dovuto pagare le riparazioni alla Polonia, sottraendole dalla parte spettantele. L’ Unione Sovietica del resto avrebbe dovuto avere una certa percentuale delle attrezzature industriali delle zone di occupazione, dato che queste attrezzature non erano più necessarie all’ economia tedesca del tempo di pace. I sovietici ricavarono molto dalla loro zona. Il 75% delle attrezzature industriali di Berlino, in totale 1.923 stabilimenti, furono parzialmente o totalmente smontati ed il loro macchinario inviato nell’ URSS; i sovietici, del resto prelevarono riparazioni sulla produzione corrente. In questo modo essi ottenevano, non soltanto una parte del capitale tedesco, ma anche una parte del reddito della loro zona. Gli occidentali protestarono contro questa draconiana concezione delle riparazioni, e immediatamente cessarono di autorizzare i sovietici a prelevare delle attrezzature nelle zone occupate dagli occidentali. I sovietici utilizzarono anche il lavoro forzato, particolarmente nelle miniere di uranio dell’ Erzgebirge sassone, che, nel 1955, impiegavano 150.000 persone. Solo più tardi giunsero ad una politica meno dura. Il 22 agosto 1953 l’ URSS annunciò che avrebbe cessato di prelevare riparazioni nella zona sovietica e un po’ più tardi decise che il cost dell’ occupazione sarebbe stato ridotto al 5% del reddito della Repubblica Democratica Tedesca. Fino a quel momento, il livello di vita della popolazione della Germania Orientale rimase uno dei più bassi d’ Europa e s’ accompagnò con un’ elevata percentuale di mortalità””. (pag 99-100)”,”RAIx-217″
“DUROSELLE Jean-Baptiste”,”Le origini del cattolicesimo sociale in Francia, 1822-1870.”,”ANTE1-14 Maurice MAIGNEN e i circoli operai (pag 719)”,”FRAD-087″
“DUROSELLE Jean-Baptiste”,”L’abîme, 1939-1945. Politique étrangère de la France, 1871-1969.”,”DUROSELLE Jean-Baptiste”,”FRAV-142″
“DUROSELLE J.B.”,”L’Europe de 1815 à nos jours. Vie politique et relations internationales.”,”””L’idée que l'””opinion publique”” est une force dont les hommes d’Etat doivent tenir compte n’a fait son apparition qu’à l’extrême fin du XVIIIe siècle. “”La force est la reine du monde et non pas l’opinion””, disait encore Pascal. Et Montesquieu a écrit tout l”Esprit des lois’ (1748) sans jamais mentionner explicitement le rôle de l’opinion publique. Mais une fois que la découverte a été faite – en liaison avec la “”prise de conscience”” par les masses de leur propre sort et de leur destinée collective – il a bien fallu tenir compte de cette force. Metternich, qui la détestait, en a parfaitement saisi l’importance””. (pag 227) “”Avec Karl Marx, le mot révolution prend un caractère beaucoup plus précis et restrictif. D’une part, Marx élimine impitoyablement de sa doctrine le “”moralisme””. Ce n’est donc pas en termes de légitimité qu’il traite de la révolution, mais en termes de conformité avec l’implacable déroulement de l’histoire. D’autre part, il réserve sans aucun doute le terme révolution à ce qui suscite le mouvement dialectique de l’histoire, à savoir la lutte des classes. “”La bourgeoisie, écrit il avec Engels dans le ‘Manifeste communiste’, a joué dans l’histoire un rôle éminemment révolutionnaire. Partout où elle est arrivée au pouvoir, la bourgeoisie a détruit toutes les conditions féodales, patriarcales, idylliques”” (Manifeste communiste, traduit par J. Molitor, Paris, 1947, p. 58). Mais, ce faisant, “”la bourgeoisie ne s’est pas contentée de forger les armes qui lui donneront la mort; c’est elle encore qui a produit les hommes qui se servent de ces armes – les ouvriers modernes, les ‘proletaires'”” (ibid.). On ne peut pas dire plus clairement qu’à partir du triomphe de la bourgeoisie la révolution est essentiellement la lutte de classe que le prolétariat mène contre la classe dominante. “”De toutes les classes qui, de nos jours, se trouvent en conflit avec la bourgeoisie, le prolétariat seul est une classe vraiment révolutionnaire”” (ibid.)”” [J.B. Duroselle, L’Europe de 1815 à nos jours. Vie politique et relations internationales, 1967] (pag 261-262)”,”STOx-185″
“DUROSELLE Jean-Baptiste”,”La France et les Etats-Unis. Des origines a nos jours.”,”DUROSELLE Jean-Baptiste, specialista di relazioni internazionali, professore alla Sorbona, membro dell’Institut ha insegnato pure in prestigiose università americane. “”Comme pour sous-tendre les innombrables démarches marquées de ce qu’Alfred Grosser a appelé “”l’obsession américaine”” du général, l’évolution économique du monde a mis en valeur le redoutable problème de l’or et du dollar. Cherchant par tous les moyens à rendre à la France son “”indépendance nationale””, le général, qui n’était pas un économiste, a très tôt subi l’influence du grand économiste et financier Jacques Rueff. Depuis longtemps son conseiller, Rueff avait en particulier présidé de septembre à décembre 1958, aux tout débuts de la Ve République, le Comité des experts pour la réforme économique et financière. C’est lui, plus que quiconque, qui inspira au général la longue offensive qu’il entreprit contre le rôle privilégiè du dollar (et secondairement de la livre sterlng), comme “”Gold Exchange Standard) (étalon de change-or). Fixée à un taux inébranlable: 1 once pour 35 dollars, la monnaie américaine était universellemetn adoptée comme instrument mondial d’échanges. Tout cela aviat fort bien marché tant que les énormes réserves d’or américaines avaient continué à monter – c’est-à-dire junsqu’en 1957 inclusivement -, mais depuis 1958, on assistait à une incontestable érosion””. (pag 247) Wikip: Jacques Rueff Da Wikipedia, l’enciclopedia libera. Jacques Rueff (Parigi, 23 agosto 1896 – Parigi, 23 aprile 1978) è stato un economista francese. Docente nella scuola libera di scienze politiche dal 1930 al 1940 e nell’Istituto di studi politici dal 1945 al 1948, vicegovernatore della Banca di Francia dal 1939 al 1940 e presidente della Conferenza di Parigi sulle riparazioni di guerra del 1945. Nel 1964 fu eletto membro dell’Accademia di Francia come successore di Jean Cocteau, preferito al poeta André Berry. Rueff è uno dei principali esponenti della corrente neoliberale, che si oppone ad ogni intervento dello Stato inteso ad alterare il meccanismo del regime di concorrenza ed a limitare la libera iniziativa dei privati. Fra i suoi scritti ricordiamo la Théorie des phénomènes monétaires del 1927; L’ordre social del 1945; La régulation monétaire et le probléme institutionnel de la monnaie del 1953. Indice [nascondi] 1 Bibliografia 1.1 Libri 1.2 Pubblicazioni 2 Collegamenti esterni Bibliografia [modifica] Libri [modifica] Jacques Rueff, Le péché monétaire de l’Occident (in francese), Paris, Plon, 1971. URL consultato il 19 maggio 2012. Pubblicazioni [modifica] Rueff, Jacques (1976). La Fin de l’ère keynésienne. Le Monde (in francese).”,”FRAV-144″
“DUROSELLE J.B. BASTID Suzanne LE-BRAS Gabriel TAPIE’ Victor L. NORA Pierre BRAUDEL Fernand REINHARD M. DROZ J. DETHAN G. GUIRAL P. GIRARD Louis VALSECCHI Franco HALPERIN S. William MEYER A. BAUMONT Maurice REMOND René D’HOOP Jean-Marie BELOFF Max FREYMOND M.”,”Etudes d’histoire des relations internationales. Mélanges Pierre Renouvin.”,”Contiene il capitolo di Franco VALSECCHI, ‘La politica di Napoleone III e la guerra d’Italia del 1859. L’interpretazione di Marx, Engels e Lassalle’ (pag 135-146) “”””Un tessuto di logica e di fuoco””, questo pamphlet di Lassalle, come egli stesso ebbe a definirlo: istrionico e penetrante, fantasioso e realistico ad un tempo. Ma che non incontra l’approvazione né di Marx né di Engels (1). Mentre sentimento nazionale e sentimento rivoluzionario si conciliano, in Lassalle, in una unica visione, non così in Marx e in Engels. Diffidano, Marx ed Engels, del sentimento nazionale, anche se aderiscono senza riserve al principio di nazionalità. Pensano che il moto nazionale può acquistare un carattere rivoluzionario solo se si converte in un moto sociale, se la palingenesi nazionale diviene palingenesi sociale: altrimenti rischia di divenire uno strumento al servizio della causa conservatrice (2). L’unità di misura, per il giudizio sulla situazione, non è, per Marx e per Engels, la nazionalità, bensì la rivoluzione (3). Quasi contemporaneamente al pamphlet di Lassalle, usciva ‘Po e Reno’ di Engels (4). Il suo scopo è, prima di tutto, di neutralizzare la suggestione che esercita sull’opinione pubblica l’appello rivolto dall’Austria al sentimento nazionale germanico. Pubblica, Engels, il suo opuscolo, anonimo: sarà più efficace, se non se ne conoscerà la provenienza. Deve avere l’aspetto di una trattazione tecnica, suggerita da criteri di opportunità militare, non politica. “”Bisogna che il pubblico creda che ne sia l’autore un grande generale””, suggerisce Marx (5). Lo scritto, infatti, si presenta come una confutazione della tesi austriaca, che la linea del Po è indispensabile dal punto di vista militare per la difesa della Germania; che la Germania ha bisogno del possesso dell’Adige, del Mincio, del Po per proteggere i suoi confini meridionali; che la minaccia al Po si risolve, in definitiva, un una minaccia al Reno; che la difesa del Po è difesa del Reno. Il che può anche essere vero – ammette Engels – sul piano politico. L’implacabile logica della sua posizione porta fatalmente Napoleone III ad una guerra per la conquista della riva sinistra del Reno. “”E non è affatto necessario che questa guerra debba cominciare proprio sul Reno. Al contrario, il territorio in questione può essere completamente conquistato in Italia, o la sua conquista può incominciare in Italia, esattamente come la prima conquista di queste provincie fu completata grazie alle vittorie del generale Bonaparte in Lombardia”” (6). Ma da punto di vista strategico, la tesi è insostenibile: Engels lo dimostra con una minuta, serrata argomentazione, l’argomentazione, appunto, di un tecnico. D’altronde – continua – Engels – sostenere, come l’Austria sostiene, la teoria della “”copertura”” dei confini con posizioni avanzate, porta al paradosso. A questa stregua, si giustifica egualmente la rivendicazione della riva sinistra del Reno da parte della Francia: il Bonaparte può sostenere che il Reno è per lui quello che l’Adige, il Mincio, il Po sono per noi. A questa stregua, si giustificano le rivendicazioni della Danimarca sull’Eider, e così via all’infinito. No, i veri confini strategici non sono quelli che pretendono certi militari: sono quelli segnati dalla natura, dalla lingua, dal carattere, dalle inclinazioni dei popoli. Forzare questi confini, vuol dire forzare la natura, ed esporsi ad un inevitabile scacco. Un ragionamento, che è valido in ogni circostanza; e che tanto più è valido per l’Italia. Il movimento nazionale italiano costituisce una incontenibile forza della natura, che finirà fatalmente col trionfare. Quale convenienza ha la Germania di aiutare l’Austria a mantenere delle posizioni insostenibili in Italia? Perché addossarsene il peso? Perché affrontare, per un inesistente vantaggio, l’incalcolabile danno di compromettersi per una causa ingiusta, di attirarsi l’inestinguibile rancore, l’implacabile odio degli italiani? E poi, combattere la nazionalità italiana vuol dire combattere, di riflesso la nazionalità tedesca. La Germania non deve barattare i suoi discutibili interessi sul Po e sul Mincio con il suo interesse più vitale, l’unità nazionale: con l’unità, non vi sarà alcun bisogno, per la Germania, del Po e del Mincio. Rimanere, dunque, fuori dalla lotta: questa è la conclusione di Engels, che Marx pienamente condivide. E’ la soluzione più conveniente, sia sul piano diplomatico che sul piano rivoluzionario”” [ Franco Valsecchi, ‘La politica di Napoleone III e la guerra d’Italia del 1859. L’interpretazione di Marx, Engels e Lassalle’] [(in) AA.VV., ‘Etudes d’histoire des relations internationales. Mélanges Pierre Renouvin, Paris, 1966] [(1) “”Il ‘pamphlet’ di Lassalle è un ‘enormous blander’… Del resto, se Lassalle si permette di parlare a nome del partito, o bisogna che per il futuro si rassegni ad essere apertamente sconfessato, perché la situazione è troppo seria per avere dei riguardi, o bisogna che, invece di seguire ispirazioni miste di fuoco e di logica, si informi prima delle opinioni che hanno altre persone all’infuori di lui. Bisogna che noi teniamo salda la disciplina di partito, altrimenti tutto va a catafascio.”” Marx a Engels, 18 maggio 1859, in Carteggio Marx-Engels, Roma, 1951, vol III, p. 297; (2) Istruttivo, in proposito, il giudizio di Marx sulla politica di Mazzini. “”Ritengo la politica di Mazzini assolutamente falsa. Egli trascura di dedicarsi a quella parte d’Italia che da mille anni è oppressa, ai contadini, e prepara, con questo, nuove risorse alla controrivoluzione””, Marx a Weydemeyer, 11 settembre 1851, in Marx-Engels, ‘Sul risorgimento italiano’, op. cit, p. 26; (3) Lassalle si giustificava, richiamandosi ad una valutazione realistica della situazione dell’opinione pubblica in Germania: “”Non fatevi illusioni sui sentimenti democratici del popolo tedesco. Mi sembra che voi non vi rendiate conto di quanto poco “”smonarchizzato”” sia il nostro popolo””; (4) ‘Po und Rhein’, Berlin, 1859. Era stato scritto fra il febbraio e il marzo 1859, e pubblicato nell’aprile, presso lo stesso editore di Lassalle, Franz Duncker; (5) Marx a Engels, 25 febbraio 1859, in ‘Carteggio Marx-Engels, op. cit,., p. 271; (6) Così, un articolo di Engels, nella ‘New York Daily Tribune’, in data 18 gennaio 1859, dal titolo ‘Il panico monetario in Europa, in Marx-Engels, ‘Scritti sul Risorgimento’, op. cit., p. 163-64 (…)] (pag 139-140-141)”,”RAIx-319″
“DUROSELLE Jean-Baptiste”,”La Grande Guerre des Français, 1914-1918. L’incompréhensible.”,”DUROSELLE Jean-Baptiste fu membro dell’ Institut, professore alla Sorbona, presidente dell’Institut d’histoire des relations internationales contemporaines, autore di molte opere tra cui ‘L’Histoire diplomatique de 1919 à nos jours’, Clemenceau’, e ‘L’Europe, histoire de ses peuples’. Duroselle è morto il 12 settembre 1994, tre settimane prima della pubblicazione di questa ‘Grande Guerre des Français’ a cui teneva moltissimo. A lui sembrava avesse più importanza sul piano storico e sul piano affettivo, di tutte le sue opere precedenti. Prima parte dedicata alle cause della guerra: la ‘kriegschuldfrage’, l’atmosfera, l’Alsazia-Lorena, la guerre de revanche, le rivalità economiche, la macchina infernale. La rinascita dell’internazionalismo. “”Lorsque se réunissent, le 14 juillet 1915, les trois cents délégués du conseil natinal socialiste, pour la première fois apparaît une “”minorité”” groupant les fédèrations de la Haute-Vienne, de l’Isère et du Rhône, et dont Jean Longuet prend la tête. Les “”minoritaires”” s’abstiennent dans le vote d’une motion patriotique présentée par la fédération de la Seine. La minorité ‘syndicaliste’, formée autour de l’Union de métaux, est plus hardie. Elle préconise la paix sans annexions ni contributions. Elle crée; au milieu de 1915, un “”comité d’action internationale””. Liéé avec des militants suisses et italiens, elle accepte de participer, du 5 au 8 septembre, à une réunion devenue célèbre par la suite, mais qui reste alors presque ignorée (‘les Débats’ y font allusion le 8 septembre, l”Humanité’ le 10 novembre seulement), tenue en Suisse à Zimmerwald. On y compte trentehuit participants, venus de onze pays, dont deux Allemands et deux Français, Bourderon et Merrheim. Lénine et Trotsky sont présents. Tous les participants condamnent la guerre et lui reconnaissent une origine impérialiste. Là où l’on diverge, c’est sur le fait de savoir comment la classe ouvrière rétablira la paix. Les idées de Zimmerwald, estime Annie Kriegel, n’atteignirent pas les ouvriers, mais troublèrent leurs organisations. L’Union sacrée n’en est pas ébranlée. Jules Guesde, Marcel Sembat et Albert Thomas restent dans le cabinet Briand. Le Parti socialiste, la CGT, dans leur majorité, sont hostiles à Zimmerwald. “”La masse écrit Merrheim, n’a pas répondu à l’appel de Zimmerwald. Elle était trop écrasée par le poids des mensonges de toute la presse””. Ainsi, un germe nouveau est apparu, germe d’un pacifisme ouvrier à tendance révolutionnaire. Malgré les souffrances subies, ce n’est encore qu’un germe. L’automne 1916 va révéler la plus grande crise de lassitude qu’aient connue jusqu’alors les combattants et civils français. Du côté socialiste et syndicaliste, les “”minoritaires”” gagnent du terrain. Il y a même, au sein de la minorité, un petit groupe “”zimmerwaldien””, c’est-à-dire ultrapacifiste et internationaliste. (…) Lorsque du 24 au 30 avril 1916 se réunit à Kienthal, en Suisse, une deuxiéme conférence “”zimmerwaldienne””, trois députés socialistes français y participent à titre individuel, Alexandre Blanc, Brizon et Raffin-Dugens. Ils ont beau être des personnages de second plan, leur présence donne du relief à l’opposition extrême. Au conseil national de la SFIO du 9 avril, il y a 1980 voix majoritaires et 980 minoritaires. Au conseil national du 7 août, 1850 majoritaires et 1081 minoritaires. Dès février 1916, les socialistes ont été réticents sur l’appel de la classe 1917. Un incident plus grave éclate le 15 septembre. Ce jour-là, Brizon, ancien instituteur, et l’un des participants à Kienthal, attaque le gouvernement;: “”On n’a pas le droit de jeter les milliards du peuple dans l’abîme et les hommes sous le feu roulant de la mort. On peut et on doit négocier (…). La guerre durerait encore trois ans avec la politique di M. Briand””. C’était la première intervention pacifiste à la Chambre. Elle fut accueillie par des clameurs, d’autant plus que Brizon parlait mal, et Briand n’eut pas de peine, par une belle envolée, à soulever l’enthousiasme de l’Assemblée. L’affichage de son discours fut voté par 420 voix contre 26. Ces 26 étaient les socialistes minoritaires; 38 autres socialistes avaient voté l’affichage; 34 s’étaient abstenus (dont 7 en congé). C’est dire que l’Union sacrée était entamée, mais seulement en surface. De côté syndicaliste, le fait essentiel fut la création du “”comité pour la reprise des relations internationales”” en janvier 1916, dont les brochures paraissent avoir atteint plusieurs dizaines de milliers de personnes. Il avait ses bases dans les fédérations de la métallurgie et de l’enseignement, et surtout dans le groupe de ‘la Vie ouvirère’ (Merrheim, Monatte, Rosmer). L’un de ses animateurs était le menchevik russe Trotsky, réfugié en France. Précisément, le 14 septembre 1916, veille de l’interpellation de Brizon, le ministre de l’Intérieur Malvy prit n décret d’expulsion contre Trotsky, qui fut dirigé vers la frontière espagnole (la direction de la Sûreté aurait préféré l’interner). Pour l’ensemble du pays, ces attitudes extrêmes passaient encore inaperçues”” (pag 142-143-144) (pag 142-143)”,”QMIP-142″
“DUROSELLE Jean Baptiste”,”Da Wilson a Roosevelt. La politica estera degli Stati Uniti dal 1913 al 1945.”,”Jean baptiste Duroselle, professore alla Fondation Nationale des Sciences politiques di Parigi, è uno dei maggiori studiosi di storia diplomatica viventi. Nato a Parigi nel 1917, frequentò l’Ecole Normale Supérieure e nel 1943, dopo la parentesi bellica che lo vide ufficiale di artiglieria, conseguì l’agregation di storia e geografia classificandosi al primo posto. Entrato nel 1950 nell’insegnamento superiore, ha insegnato prima all’università di Saarbrücken e poi a quella di Lilla; alla Fondation Nationale des Sciences politiques dirige il Centro di studi sulle Relazioni internazionali. Dopo alcuni studi su Les débuts du Catholicisme social en France (1822-1870) e su altri aspetti della storia religiosa, si è dedicato sopratutto alla storia diplomatica ed in specie a quella tra le due guerre mondiali. A lui si devono, alcuni studi sulle relazioni germano-sovietiche dal 1933 al 1939 e una Histoire diplomatique de 1919 à nos jours. La sua opera più importante è però La politica estera degli Stati Uniti da Wilson a Roosevelt qui presentata. Apparsa nel 1960 per i tipi di Colin e premiata dall’Académie des Sciences Morales et Politiques.”,”USAQ-011-FL”
“DUROSELLE Jean-Baptiste”,”La Grande Guerre des Français, 1914-1918. L’incompréhensible.”,”Hommage à Jean-Baptiste Duroselle di François-Xavier de Vivie, Introduction personnelle, Notes, Bibliographie sélective, Généralités, Les acteurs. Mémoires et biographies, Aspects militaires: stratégie, tactique, Études des opérations, Relations avec l’étranger de 1914-1918, Aspects sociologiques et psychologiques de la Grande Guerre française, Aspects économiques de la Grande Guerre française, Index des noms de personnes, Jean Baptiste Duroselle, professore alla Fondation Nationale des Sciences politiques di Parigi, è uno dei maggiori studiosi di storia diplomatica viventi. Nato a Parigi nel 1917, frequentò l’Ecole Normale Supérieure e nel 1943, dopo la parentesi bellica che lo vide ufficiale di artiglieria, conseguì l’agregation di storia e geografia classificandosi al primo posto. Entrato nel 1950 nell’insegnamento superiore, ha insegnato prima all’università di Saarbrücken e poi a quella di Lilla; alla Fondation Nationale des Sciences politiques dirige il Centro di studi sulle Relazioni internazionali. Dopo alcuni studi su Les débuts du Catholicisme social en France (1822-1870) e su altri aspetti della storia religiosa, si è dedicato sopratutto alla storia diplomatica ed in specie a quella tra le due guerre mondiali. A lui si devono, alcuni studi sulle relazioni germano-sovietiche dal 1933 al 1939 e una Histoire diplomatique de 1919 à nos jours. La sua opera più importante è però La politica estera degli Stati Uniti da Wilson a Roosevelt qui presentata. Apparsa nel 1960 per i tipi di Colin e premiata dall’Académie des Sciences Morales et Politiques. Morto il 12/09/1994.”,”QMIP-026-FL”
“DUROSELLE Jean Baptiste”,”La Décadence, 1932-1939.”,”Jean Baptiste Duroselle, professore alla Fondation Nationale des Sciences politiques di Parigi, è uno dei maggiori studiosi di storia diplomatica viventi. Nato a Parigi nel 1917, frequentò l’Ecole Normale Supérieure e nel 1943, dopo la parentesi bellica che lo vide ufficiale di artiglieria, conseguì l’agregation di storia e geografia classificandosi al primo posto. Entrato nel 1950 nell’insegnamento superiore, ha insegnato prima all’università di Saarbrücken e poi a quella di Lilla; alla Fondation Nationale des Sciences politiques dirige il Centro di studi sulle Relazioni internazionali. Dopo alcuni studi su Les débuts du Catholicisme social en France (1822-1870) e su altri aspetti della storia religiosa, si è dedicato sopratutto alla storia diplomatica ed in specie a quella tra le due guerre mondiali. A lui si devono, alcuni studi sulle relazioni germano-sovietiche dal 1933 al 1939 e una Histoire diplomatique de 1919 à nos jours. La sua opera più importante è però La politica estera degli Stati Uniti da Wilson a Roosevelt qui presentata. Apparsa nel 1960 per i tipi di Colin e premiata dall’Académie des Sciences Morales et Politiques. Morto il 12/09/1994. Avant-propos, Introduction, Notes, Indice dei nomi,”,”FRAV-004-FL”
“DUROSELLE Jean Baptiste”,”L’Abîme, 1939-1944.”,”Jean Baptiste Duroselle, professore alla Fondation Nationale des Sciences politiques di Parigi, è uno dei maggiori studiosi di storia diplomatica viventi. Nato a Parigi nel 1917, frequentò l’Ecole Normale Supérieure e nel 1943, dopo la parentesi bellica che lo vide ufficiale di artiglieria, conseguì l’agregation di storia e geografia classificandosi al primo posto. Entrato nel 1950 nell’insegnamento superiore, ha insegnato prima all’università di Saarbrücken e poi a quella di Lilla; alla Fondation Nationale des Sciences politiques dirige il Centro di studi sulle Relazioni internazionali. Dopo alcuni studi su Les débuts du Catholicisme social en France (1822-1870) e su altri aspetti della storia religiosa, si è dedicato sopratutto alla storia diplomatica ed in specie a quella tra le due guerre mondiali. A lui si devono, alcuni studi sulle relazioni germano-sovietiche dal 1933 al 1939 e una Histoire diplomatique de 1919 à nos jours. La sua opera più importante è però La politica estera degli Stati Uniti da Wilson a Roosevelt qui presentata. Apparsa nel 1960 per i tipi di Colin e premiata dall’Académie des Sciences Morales et Politiques. Morto il 12/09/1994. Avant-propos, Épilogue, Notes, Index des noms propres, Cartes, foto,”,”RAIx-030-FL”
“DUROSELLE Jean Baptiste, a cura di Pietro PASTORELLI”,”Storia diplomatica dal 1919 ai nostri giorni.”,”Jean Baptiste Duroselle, professore alla Fondation Nationale des Sciences politiques di Parigi, è uno dei maggiori studiosi di storia diplomatica viventi. Nato a Parigi nel 1917, frequentò l’Ecole Normale Supérieure e nel 1943, dopo la parentesi bellica che lo vide ufficiale di artiglieria, conseguì l’agregation di storia e geografia classificandosi al primo posto. Entrato nel 1950 nell’insegnamento superiore, ha insegnato prima all’università di Saarbrücken e poi a quella di Lilla; alla Fondation Nationale des Sciences politiques dirige il Centro di studi sulle Relazioni internazionali. Dopo alcuni studi su Les débuts du Catholicisme social en France (1822-1870) e su altri aspetti della storia religiosa, si è dedicato sopratutto alla storia diplomatica ed in specie a quella tra le due guerre mondiali. A lui si devono, alcuni studi sulle relazioni germano-sovietiche dal 1933 al 1939 e una Histoire diplomatique de 1919 à nos jours. La sua opera più importante è però La politica estera degli Stati Uniti da Wilson a Roosevelt qui presentata. Apparsa nel 1960 per i tipi di Colin e premiata dall’Académie des Sciences Morales et Politiques. Morto il 12/09/1994. Pietro Pastorelli è professore ordinario di Storia dei trattati e politica internazionale nella Facoltà di Scienze Politiche dell’Università La Sapienza di Roma. Autore di vari volumi, ha pubblicato, nelle edizioni LED, Dalla prima alla seconda guerra mondiale, Momenti e problemi della politica estera italiana 1914-1943.”,”RAIx-034-FL”
“DUROSELLE Jean-Baptiste MAYEUR Jean-Marie”,”Storia del cattolicesimo. Con un’appendice su Giovanni Paolo II di Giancarlo Zizola.”,”Jean-Baptiste Duroselle (Parigi, 1917-1994), già membro dell’Institut, è autore di numerose opere molte delle quali tradotte in italiano. Jean-Marie Mayeur, professore all’Università di Parigi IV, ha diretto una Storia del cristianesimo ed è autore, fra l’altro, di Partiti politici e democrazia cristiana.”,”RELC-035-FL”
“DUROSELLE Jean Baptiste”,”Storia diplomatica dal 1919 al 1970.”,”Jean Baptiste Duroselle, professore alla Fondation Nationale des Sciences politiques di Parigi, è uno dei maggiori studiosi di storia diplomatica viventi. Nato a Parigi nel 1917, frequentò l’Ecole Normale Supérieure e nel 1943, dopo la parentesi bellica che lo vide ufficiale di artiglieria, conseguì l’agregation di storia e geografia classificandosi al primo posto. Entrato nel 1950 nell’insegnamento superiore, ha insegnato prima all’università di Saarbrücken e poi a quella di Lilla; alla Fondation Nationale des Sciences politiques dirige il Centro di studi sulle Relazioni internazionali. Dopo alcuni studi su Les débuts du Catholicisme social en France (1822-1870) e su altri aspetti della storia religiosa, si è dedicato sopratutto alla storia diplomatica ed in specie a quella tra le due guerre mondiali. A lui si devono, alcuni studi sulle relazioni germano-sovietiche dal 1933 al 1939 e una Histoire diplomatique de 1919 à nos jours. La sua opera più importante è però La politica estera degli Stati Uniti da Wilson a Roosevelt qui presentata. Apparsa nel 1960 per i tipi di Colin e premiata dall’Académie des Sciences Morales et Politiques. Morto il 12/09/1994.”,”RAIx-017-FV”
“DUROSELLE Jean Baptiste”,”Storia Diplomatica dal 1919 al 1970.”,”Jean Baptiste Duroselle, professore alla Fondation Nationale des Sciences politiques di Parigi, è uno dei maggiori studiosi di storia diplomatica viventi. Nato a Parigi nel 1917, frequentò l’Ecole Normale Supérieure e nel 1943, dopo la parentesi bellica che lo vide ufficiale di artiglieria, conseguì l’agregation di storia e geografia classificandosi al primo posto. Entrato nel 1950 nell’insegnamento superiore, ha insegnato prima all’università di Saarbrücken e poi a quella di Lilla; alla Fondation Nationale des Sciences politiques dirige il Centro di studi sulle Relazioni internazionali. Dopo alcuni studi su Les débuts du Catholicisme social en France (1822-1870) e su altri aspetti della storia religiosa, si è dedicato sopratutto alla storia diplomatica ed in specie a quella tra le due guerre mondiali. A lui si devono, alcuni studi sulle relazioni germano-sovietiche dal 1933 al 1939 e una Histoire diplomatique de 1919 à nos jours. La sua opera più importante è però La politica estera degli Stati Uniti da Wilson a Roosevelt qui presentata. Apparsa nel 1960 per i tipi di Colin e premiata dall’Académie des Sciences Morales et Politiques. Morto il 12/09/1994.”,”RAIx-059-FL”
“DURRELL Martin”,”Hammer’s German. Grammar ad Usage.”,”Martin Durrell is Professor of German at the University of Manchester.”,”VARx-186-FL”
“DÜRRENMATT Friedrich”,”Racconti.”,”””Il solo modo per superare il conflitto è viverlo. L’arte, la letteratura; sono, come qualunque altra cosa, un confronto col mondo. Una volta afferrato questo, ne potremo intravedere anche il senso”” (in quarta di copertina)”,”VARx-010-FV”
“DURSCHMIED Erik”,”Rivoluzione. Il rivoluzionario vero è il rivoluzionario morto. (Tit.orig.: Whisper of the blade)”,”All’interno dell’inserto fotografico: la prima riunione del Soviet dei soldati a Pietroburgo, novembre 1917 “”Meglio morire in piedi che vivere in ginocchio”” (E. Zapata, 1910) DURSCHMIED E. è nato a Vienna nel 1930 ed è emigrato in Canada. Corrispondente di guerra per la BBC e CBS collabora con importanti testate giornalistiche del mondo. Ha scritto ‘Eroi per caso. Come l’imprevisto e la stupidità hanno vinto le guerre’ (2000) e ‘Il Generale Inverno. Come i capricci del clima hanno vinto le guerre’ (2001). Vive a Parigi.”,”FOLx-021″
“DURSCHMIED Erik”,”Attenti al dragone. Quando la Cina varca i confini, il mondo trema.”,”Erik Durschmied è nato a Vienna nel 1930. Corrispondente di guerra per la BBC e la CBS, collabora con le più importanti testate giornalistiche del mondo. Ha raccontato i maggiori conflitti del dopoguerra, dal Vietnam all’Iraq, da Belfast a Beirut, da Cuba all’Afghanistan.”,”CINE-012-FL”
“DURSCHMIED Erilk”,”Eroi per caso. Come l’imprevisto e la stupidità hanno vinto le guerre.”,”Erik Durschmied è nato a Vienna nel 1930 ed è emigrato in Canada dopo la seconda guerra mondiale. Corrispondente di guerra per la BBC e la CBS, collabora con le più importanti testate giornalistiche del mondo. “”Caso e incertezza sono due fra i più comuni e più importanti elementi, nell’arte della guerra”” (Carl von Clausewitz, Della guerra, 1832) La debacle francese sulla Mosa. “”OKW – Oberkommando der Wehrmacht, Comando SupremoTedesco – pomeriggio del 15 maggio. La Polonia era stata liquidata in due settimane grazie al talento dei comandanti delle ‘Panzerdivisionen’, ma Hitler era troppo privo di esperienza bellica per afferrare le complessità della guerra moderna motorizzata. Convinto com’era di avere una missione storica da compiere, e di essere altresì un genio militare senza pari, si era circondato di generali che quanto a incompetenza non avevano nulla da invidiare ai comandanti francesi: uomini come Keitel e Jodl sempre pronti a dirgli ‘Jawohl!’ – quelli cioè che gli inglesi chiamano ‘yes-men’. La era forza della Germania era costituita dai comandanti di prima linea, uomini come Guderian e il giovane Erwin Rommel. Questi si sarebbe dimostrato il migliore di tutti i generali tedeschi, poiché lui solo riusciva ad affrancarsi dal rigido spirito militaristico dei soi pari-grado. Non aderiva al partito nazista e, al pari di Guderian, suo diretto superiore, considerava i generali dell’OKW inetti e inconcludenti. L’intensa antipatia che Rommel nutriva per uomini come Himmler, Jodl e Keitel era ben nota; ma lui non si lasciava mai ipnotizzare dalla struttura politica dell’esercito, dalla quale peraltro dipendeva la sua incolumità personale. L’ammirazione che all’inizio Hitler gli aveva ispirato si era ormai, trasformata in disgusto. E aveva, per questo, fondati motivi. Quando la Wehrmacht aveva varcato la Mosa e si era spinta in territorio francese, i nervi di Hitler avevano ceduto, e la sua ansietà andava aumentando in proporzione diretta con il successo dei panzer. Quel pomeriggio del 15 maggio, l’OKW era inondato da messaggi provenienti dai reparti di prima linea. Non si riusciva a tener dietro, sulla mappa con freccette e bandierine, ai progressi compiuti sul terreno dalle truppe. Hitler osservava la carta geografica e diventava sempre più nervoso. Keitel se ne accorse e si disse subito altrettanto preoccupato. «Concordo pienamente con la sua diagnosi della situazione, ‘mein Führer’. Stiamo effettivamente spingendoci troppo oltre con le nostre forze corazzate. Dobbiamo aspettarci una controffensiva». (…) Mentre francesi e inglesi perdevan tempo prezioso a discutere, i panzer di Rommel avanzavano a tutta velocità verso il cuore della Francia, procedendo su un fronte largo appena 3 chilometri, a 50 chilometri di distanza dalle più vicine salmerie. Rommel stava correndo un grosso rischio, dal momento che su entrambi i soi fianchi erano schierate ingenti forze alleate. La sua meta immediata era Le Cateau-Arras: «Weiterer Marschweg: Le Cateau-Arras. Auftanken! Antreten! – Fate il pieno! Tenetevi pronti!». Ben presto, però, Rommel si trovò a corto di carburante. Questo lo mandò su tutte le furie, ma dovette ammettere che era colpa sua: l’avanzata era stata così rapida che la sua «divisione d’appoggio» si trovava ancora in territorio belga!”” (pag 283-287)”,”QMIx-328″
“D’URSO Valentina”,”Le buone maniere.”,”Valentina D’Urso insegna Psicologia generale nell’Università di Padova.”,”TEOS-120-FL”
“DURUY Victor”,”Histoire des temps modernes depuis 1453 jusqu’a 1789.”,” “”La caduta di Borgia, dopo la morte di papa Alessandro VI aveva avuto per gli Stati pontifici delle conseguenze disastrose: l’ anarchia diffusa, e al suo seguito le guerre civili, i saccheggi e i massacri.””L’ Italia, disse Machiavelli, è oggi senza capo, senza istituzioni, senza leggi. Vinta, divisa, conquistata, essa non mostra agli sguardi dei suoi figli che delle rovine. E però, per quanto umiliata dai barbari, la si vede disposta a seguire una bandiera comune, se si presenta un uomo che prende questa bandiera e la dispiega””. Quest’ uomo che chiamava l’ Italia fu il papa Giulio II, energico vegliardo che voleva essere ‘il signore e il maestro del gioco del mondo””. Soffriva di vedere lo straniero nella Penisola, e si proponeva di cacciare quelli che chiamava i barbari. Ma voleva che, in questa Italia liberata, la santa sede occupasse il primo rango””. (pag 92)”,”EURx-214″
“DÜSING Klaus”,”Das Problem der Subjektivität in Hegels Logik. Systematische ind Entwicklungsgeschichtliche Untersuchungen zum Prinzip des Idealismus un zur Dialektik.”,”Diese Abhandlung wurde von der Abteilung für Philosophie, Pädagogik, Psychologie der Ruhr-Universität Bochum im Wintersemester 1974/75 als Habilitationsschrift unter dem Titel: “”Das Problem der Subjektivität in Hegels Konzeptionen der Logik”” Vorwort zur Dritten Auflage, Vorwort zur Zweiten Auflage, Vorwort zur Ersten Auflage, Einleitung, Erstes Kapitel, Siglenverzeichnis, Literaturverzeichnis, Namenregister, Sachregister, Nachwort zur 2. Auflage, Note, Hegel – Studien/Beiheft 15,”,”HEGx-041-FL”
“DUSIO Andrea”,”Giuliano De’ Medici. La congiura dei Pazzi.”,”Barbara Biscotti già curatrice per il Corriere della Sera della collana ‘I grandi processi della storia’ è una storica del diritto romano e insegna presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Milano-Bicocca. E’ membro corrispondente dell’Ehess. “”È il giudizio storico di Francesco Guicciardini, che guarda con disincanto agli effetti della congiura dei Pazzi, la quale finì per consolidare il potere di Lorenzo e trasformare un regime occulto; com’era stata l’egemonia dei Medici al tempo di Cosimo e Piero, e di fatto sino al 1478, in una signoria acclamata, in cui per “”Popolo e libertà”” ci sarebbe stato sempre meno spazio. Nulla però avvenne meccanicamente, per automatismi innescati dalle pugnalate inflitte a Giuliano. Nei mesi che seguirono ai fatti del 26 aprile il Magnifico si trovò a rimettere in gioco tutto per sopravvivere alla crisi che la vendetta delle prime ore aveva aperto con il papato”” (pag 134) Andrea Dusio è giornalista, critico d’arte e curatore. Si occupa di storia delle immagini artistiche dell’età moderna. Ha pubblicato lavori su Caravaggio.”,”ITAG-283″
“DUSIO Andrea”,”Paolina Bonaparte.”,”Barbara Biscotti già curatrice per il Corriere della Sera della collana ‘I grandi processi della storia’ è una storica del diritto romano e insegna presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Milano-Bicocca. E’ membro corrispondente dell’Ehess. Andrea DUSIO è giornalista critico d’arte e curatore.”,”BIOx-371″
“DUSIO Andrea”,”Emmeline Pankhurst.”,”Barbara Biscotti già curatrice per il Corriere della Sera della collana ‘I grandi processi della storia’ è una storica del diritto romano e insegna presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Milano-Bicocca. E’ membro corrispondente dell’Ehess. Andrea DUSIO è giornalista critico d’arte e curatore.”,”DONx-090″
“DUSIO Andrea”,”Virginia Woolf.”,”Barbara Biscotti già curatrice per il Corriere della Sera della collana ‘I grandi processi della storia’ è una storica del diritto romano e insegna presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Milano-Bicocca. E’ membro corrispondente dell’Ehess. Andrea Dusio è giornalista, critico d’arte e curatore. Si occupa di storia delle immagini artistiche dell’età moderna. Ha pubblicato lavori su Caravaggio.”,”BIOx-381″
“DUSIO Andrea”,”Reza Pahlavi e Soraya.”,”Andrea Dusio, milanese, classe 1970, autore di volumi di divulgazione storica. L’ascesa di Mossadeq e la nazionalizzazione del petrolio (pag 90-93)”,”GOP-002-FGB”
“DUSSEL Enrique, a cura di Luca BASSO e Massimiliano TOMBA”,”L’ultimo Marx.”,”DUSSEL Enrique nato a Mendoza in Argentina nel 1934, è stato professore di etica nell’Univ. autonoma del Messico. E’ uno dei fondatori della filosofia della liberazione. Ha scritto pure: ‘Un Marx sconosciuto’ (1999) e ‘Storia della Chiesa in America Latina’ (1992). “”Inoltre Marx chiarisce che la riproduzione che rende possibile l’accumulazione non è solo quella del capitale variabile – come crede Smith, – ma anche del capitale costante. La questione ossessionò quasi costantemente Marx almeno a partire dal marzo 1862, quando, mettendo a confronto la sua cornice teorica con quella di Smith, scopre che quest’ultimo, occupandosi della riproduzione, ha tralasciato il tema del valore d’uso e del capitale costante, il che, come vedremo, ha molte ripercussioni sull’aumento del pauperismo. E’ anche necessario distinguere tra capitale (pluscapitale) e reddito (denaro che ciascun individuo spende e consuma). Da ciò risulta che il capitalista, in modo ascetico, deve scegliere tra “”spendere”” il suo profitto o risparmiare accumulandolo – “”teoria dell’astinenza””. Marx realizza qui un’interessante descrizione dell'””avarizia”” moderna (capitalista). Infine, è evidente che la portata dell’accumulazione varierà a seconda del “”grado di sfruttamento della forza-lavoro, della forza produttiva del lavoro, della differenza crescente fra capitale impiegato e capitale consumato e dell’entità del capitale anticipato”” (Il Capitale). Marx si occupa, infine, del cosiddetto “”fondo di lavoro””, ossia della massa dei mezzi di sussistenza di cui l’operaio ha bisogno per riprodurre la sua vita che egli compra con il denaro che il capitale variabile gli paga come salario. Questo fondo non è fisso, come pensava Bentham. Nel punto ‘c’, “”La legge generale dell’accumulazione capitalista””, Marx manifesta l’intenzione pratica della sua opera, attraverso una riflessione etico-politica: “”Accumulazione del capitale è quindi aumento del proletariato”” (Il Capitale). Questa legge determina un’accumulazione di miseria (‘Accumulation von Elend’) proporzionata all’accumulazione del capitale””. E’ questo uno dei più lunghi paragrafi de ‘Il Capitale’, il che dimostra anche l’importanza politica che Marx gli assegnava – visto che, teoricamente, l’enunciato di partenza avrebbe potuto anche evitare i tanti esempi che invece l’autore voleva fornire al lettore. Si tratta, comunque, niente meno che della discussa tesi del pauperismo. L’accumulazione è aumento di capitale, ma fondalmentalmente di capitale costante. Questo significa: diminuzione relativa di capitale variabile e diminuzione relativa anche del proletariato attivo: “”All’aumentare del volume, della concentrazione e dell’efficacia tecnica dei mezzi di produzione, si riduce progressivamente il grado con cui essi sono mezzi di occupazione per gli operai”” (Il Capitale). Ciò produce progressivamente una sovrappopolazione relativa – anche se potrebbe essere una diminuzione assoluta – o un “”esercito industriale di riserva disponibile”” (idem).”” [Enrique Dussel, L’ultimo Marx, 2009] (pag 159-160) Lo scrupolo scientifico di Marx. “”Dal 1863 Marx vide la sua biblioteca ingrandirsi notevolmente. Ai 350 libri che Engels gli regalò in quell’anno, si devono aggiungere i quasi 800 libri che il suo buon amico Wilhelm Wolff (che morì a Manchester e al quale Marx dedicò la sua opera ‘Il capitale’) gli regalò per decisione testamentaria. Questo materiale, insieme ai testi che consultava nel British Museum, lo aiutava in parte a portare a compimento il lavoro teorico che si era imposto e lo ossessionava: poter mandare in stampa la sua opera più importante. Il 15 agosto 1863 scrisse a Engels: “”Il mio lavoro (il manoscritto per la stampa) procede bene, sotto un certo punto di vista. Con l’ultima elaborazione le cose prendono, mi sembra, una sopportabile forma ‘popolare’, astraendo da alcune inevitabili D-M e M-D””. Sappiamo che in quel periodo Marx stava scrivendo qualcosa che assomigliava molto al testo definitivo del libro I, capitolo 2, che, tuttavia, era molto lontano dall’essere pronto per la pubblicazione, tant’è che quel testo (del ‘Manoscritto del ’63-’65’) non venne mai inviato alla stampa. E ciò è dovuto ad uno scrupolo scientifico che evidenzia la serietà con la quale Marx ha sempre affrontato il suo lavoro: “”Non posso decidermi (scrive a Engels due anni dopo, il 31 luglio 1865, mentre terminava di scrivere le ultime pagine dei ‘Manoscritti’ sopra citati) a licenziar qualche cosa prima che il tutto mi stia dinanzi. ‘Whatever shortcomings they may have’ (Quali siano i difetti che possono avere), questo è il pregio dei miei libri, che costituiscono un tutto artistico, cosa raggiungibile soltanto col mio sistema di non farli mai stampare prima che io li abbia ‘completi’ davanti. Ciò è impossibile col metodo di Jacob Grimm e va generalmente meglio per scritti che non siano articolati dialetticamente””””. (pag 18-19) [Enrique DUSSEL, L’ultimo Marx, 2009]”,”MADS-555″
“DUSSEL Enrique, a cura di Antonino INFRANCA”,”Un Marx sconosciuto.”,”DUSSEL Enrique è nato a Mendoza (Argentina) nel 1934. E’ professore di etica nell’Università autonoma del Messico. Ha studiato in mote università latino-americane ed europee. Ha vissuto due anni in un Kibbutz in Israele. E’ uno dei fondatori della filosofia della liberazione. “”Studiavamo attentamente i lavori di Parigi e Bruxelles, constatando che alla fine del 1843, Marx comincia i suoi studi di economia, che continueranno in tutti questi anni fino al 1849. Questa parte della sua vita è stata sufficientemente studiata dalla filosofia contemporanea – specialmente per la polemica suscitata dalla “”rottura epistemologica”” di Althusser. A noi apparve, al contrario, più interessante la tappa successiva. Infatti, nel 1849 Marx parte per Londra. Lì quotidianamente dal 1851, nella biblioteca del British Museum, realizzerà una gigantesca opera di “”lettura”” (della quale ci ha lasciato testimonianza in più di cento “”Quaderni”” di appunti che saranno più di quaranta tomi nella sezione IV del MEGA, edita dall’istituto marxista-leninista di Berlino-Mosca). Finora abbiamo soltanto i primi sette tomi (MEGA IV, 1-7)””. (pag 26) [Enrique Dussel, a cura di Antonino Infranca, Un Marx sconosciuto, 1999] “”La prima redazione de Il Capitale (1857-1858).”” “”Quando il 23 agosto 1857 Marx comincia un ‘Quaderno’ di appunti (‘Quaderno M’), uno dei tanti, non aveva certamente coscienza che iniziava i dieci anni più creativi di produzione teorica della sua vita (esattamente dal 1857 al 1867). Contro coloro che si immaginano una totale assenza di “”problematica filosofica””, anche hegeliana, in Marx, egli scriveva alcuni mesi più tardi, nel gennaio del 1858: “”By mere accident, – Freiligrath trovò alcuni volumi di Hegel appartenenti a Bakunin e me li mandò in dono – mi ero riveduto la ‘Logica’ di Hegel”” (K. Marx, MEW 29, p. 260; Opere complete vol XL, 1973 p. 273). Oggi sappiamo, inoltre, che Marx rilesse nuovamente la ‘Logica’ nel 1860 (cfr J.O. Malley-F. Scroder, Marx’s precis of Hegel’s doctrine of being’, IRSH, XXII, pp. 423-431); e addirittura volle scrivere un pamphlet popolare per mostrare l’importanza della ‘Logica’ (v. E. Dussel, El ultimo Marx; L’ultimo Marx). E’ un paradigma filosofico il rovesciamento (ma che usa tuttavia ‘in tutte le sue parti’) del “”nucleo razionale”” hegeliano (Marx, Il capitale), ma è il punto dal quale Marx comincia a sviluppare il concetto economico di capitale (Dussel, La produccion téorica de Marx). Subito dopo (Grundrisse) Marx inizia lo sviluppo del “”proprio”” discorso, e abbandona lo stile letterario del commentario, appunto o critica contro il proudhoniano Darimon. E’ il “”Marx definitivo””, di cui tutti i momenti precedenti della vita (1835-1857) furono “”scientificamente”” preparatori. Dall’ottobre 1857 fino alla pubblicazione de ‘Il capitale’ nel 1867, il discorso dialettico di Marx non ha pause – se non nei pochi mesi tra il 1859 e l’estate del 1861-: andrà costruendo e costituendo una per una le sue categorie”” [Enrique Dussel, Un Marx sconosciuto, 1999]”,”MADS-581″
“DUSSEL Enrique”,”Metafore teologiche di Marx.”,”Enrique Dussel è nato a Mendoza in Argentina nel 1934. È professore di Etica all’Università Nazionale Autonoma del Messico. Ha studiato filosofia presso l’Università di Cujo (Argentina), l’Università Complutense di Madrid, la Sorbona di Parigi e storia presso l’Università di Friburgo. Ha vissuto due anni lavorando come falegname in un Kibbutz in Israele. Fa parte del movimento filosofico (uno dei fondatori) della Filosofia della Liberazione. Dussel analizza le metafore religiose e teologiche di Marx per dimostrare che esse costituiscono un discorso parallelo alla critica dell’economia e alla filosofia dialettica della sua opera. “”Quando Marx ha terminato di “”costruire”” una categoria, userà, definitivamente, “”un”” nome per “”un”” concetto. Il caso più paradigmatico è il seguente: «Tutti gli economisti incorrono nello stesso errore: invece di considerare il ‘plusvalore’ puramente in quanto tale, lo fanno attraverso le ‘forme’ particolari di ‘profitto’ o ‘rendita’ (43). Cioè, il “”nome”” ‘plusvalore’ (uno) ha “”un”” concetto (così come è stato descritto nei primi ‘quaderni’). Le sue “”forme”” fenomeniche di apparenza nel “”mondo delle merci””, subordinato e più complesso, sono: il ‘profitto’ e la ‘rendita’, per esempio (che hanno “”due”” concetti differenti, che, con quello di plusvalore, sarebbero già “”tre””). Tuttavia gli economisti li “”confondono”” in “”un”” solo concetto. Si tratta, quindi, di “”separare””, “”distinguere”” concetti e di “”porre”” denominazioni diverse per evitare confusioni. Dovremmo sviluppare qui tutta una “”teoria”” della costituzione delle categorie – come introduzione a questo compito abbiamo scritto i tre tomi di commenti. Forse il momento più creativo di Marx è quando tratta la questione della rendita – che, partendo dalla posizione di Rodbertus, e dalla sua critica, sviluppa il concetto di composizione organica, monopolio, eccetera (44). La categoria fondamentale che Marx scopre nei ‘Manoscritti del 1861-63’ è quella di “”prezzo di produzione””, che gli permette di affermare che, per prezzo di produzione, l’agricoltura può sostenere un prezzo maggiore che la media (cioè, al suo proprio valore) da dove si paga questa rendita. Questi temi, per esempio, non corrispondono più al Libro I, bensì alla parte del discorso dialettico che si esporrà nel Libro III de ‘Il capitale’, a partire dall’orizzonte più concreto della “”concorrenza”””” (pag 116) [Enrique Dussel, Metafore teologiche di Marx, InSchibboleth edizioni, Roma, 2018] [(43) Manuscritos del 61-63, in MEGA, II, 3, p. 333, 2-6, in spagnolo, I. p. 33; (44) Cfr. la mia opera ‘Hacia un Marx desconocido’, cap. 9]”,”MADS-803″
“DUSSOUY Gérard”,”Les théories géopolitiques. Traité de relations internationales. I.”,”DUSSOUY Gérard è professore di geopolitica nell’Université Montesquieu di Bordeaux. Grafico a pag. 113 sulle origini e le correnti della geopolitica “”Tout le schéma de Mackinder s’organise autour de la prééminence de l’Île mondiale, le ‘World Island’, laquelle réunit en un seul et unique continent l’Eurasie et l’Afrique. Du détroit de Behring au cap de Bonne Espérance, s’étale un espace d’une seule pièce, interrompu, mais pas sur toute sa largeur, apr une mer intérieure, la Mèditerranée, qui n’engendre pas une véritable rupture. Mackinder considère les autres continents, Amérique, Australie, comme des “”îles satellites”” du ‘World Island’. Cette manière de regarder le monde est spécifique à l’Anglais qui fonda en permanence la politique de son pays sur le rapport d’infériorité potentielle que l’île entretenait avec le monde continental. Sur le ‘World Island’, Mackinder discerne des régions inaccessibles à la navigation et, pour cause, hors de portée de la puissance maritime. Ces régions forment le coeur des terres des puissances continentales qui ne feront qu’une le jour tant redouté où l’Île mondiale sera unifiée. L’auteur distingue deux régions de ce type, l’une en Eurasie, et l’autre en Afrique. L’immensité du ‘Heartland’ eurasiatique impressionne”” (pag 136-137) Halford Mackinder Da Wikipedia, l’enciclopedia libera. Halford John Mackinder (Gainsborough, 15 febbraio 1861 – Bournemouth, 6 marzo 1947) è stato un geografo, politico, diplomatico, esploratore ed alpinista inglese. Mackinder era esperto in biologia, storia, legge e strategia; conquistò la vetta del Monte Kenya nel settembre del 1899. È conosciuto per la sua celebre teoria geopolitica dell’Heartland (traducibile come Cuore della terra), cioè un’area geografica il cui controllo avrebbe consentito di dominare l’intero mondo. La zona in questione era individuata al centro del supercontinente Eurasiatico. Questa teoria fu elaborata per la prima volta nell’articolo “”The Geographical Pivot of History”” (“”Il perno geografico della storia””), presentato il 25 gennaio 1904 alla Royal Geographical Society, e successivamente pubblicato dal “The Geographical Journal”. Mackinder sosteneva che esistessero delle caratteristiche, degli “”elementi che durano nel tempo””, in un paese che non mutano mai e vanno sempre prese in considerazione nel momento di compiere scelte strategiche. Esse sono: Il luogo geografico Il contesto storico Le tradizioni di un popolo Per gli stati, per vincere una guerra, è fondamentale conoscere e tenere in considerazione questi elementi. Indice [nascondi] 1 Carriera 2 Heartland 3 Bibliografia 4 Note 5 Altri progetti Carriera[modifica | modifica wikitesto] Nel 1887 Mackinder pubblicò “”On the Scope and Methods of Geography””, un manifesto per un nuovo approccio allo studio della geografia [2]. Qualche mese dopo fu nominato reader in Geografia presso l’Università di Oxford, dove introdusse l’insegnamento della materia . Nel 1892 fu il primo direttore della University Extension College, a Reading, ruolo che mantenne fino a quando gli succedette, nel 1903, William Macbride Childs. Il collegio divenne l’Università di Reading nel 1926 [3] [4]. Nel 1893 è stato uno dei fondatori della Geographical Association, che promuoveva l’insegnamento della geografia nelle scuole . In seguito divenne presidente dell’associazione dal 1913 al 1946. Nel 1895 è stato uno dei fondatori della London School of Economics. Nel 1899, a Oxford, Mackinder diede un importante contributo alla fondazione della School of Geography [5]. Nello stesso anno guidò la prima spedizione che conquistò la vetta del Monte Kenya, la seconda più alta del continente africano [6]. Nel 1902 pubblicò “”Britain and the British Seas””, un contesto che presenta la prima analisi geomorfologica delle isole britanniche e che è considerato un classico degli studi geografici della regione. Nel 1904 presentò lo studio “”‘The Geographical Pivot of History”” alla Royal Geographical Society, nel quale elaborò la teoria dell’Heartland. Heartland[modifica | modifica wikitesto] Mackinder visse in un periodo storico che gli permise di capire come l’espansione territoriale russa fu facilitata e come ricevette un importante impulso da alcune scoperte tecnologiche, in particolare dalle scoperte nel campo dei trasporti: la Transiberiana effettivamente unì la Russia da parte a parte, permettendo alle truppe di spostarsi velocemente nel vastissimo territorio russo. Geopoliticamente, questo ebbe ripercussioni fortissime perché metteva in crisi uno dei fondamenti su cui si era fondata e su cui era nata la geopolitica, cioè sul fatto che il mare rappresentasse la via più veloce per spostarsi. Mackinder sostenne dunque che, grazie ai nuovi trasporti, e al treno in particolare, la zona centroeuropea che coincideva con la Russia diventava il fulcro geopolitico mondiale, il centro della Terra: egli chiamò questa zona “”Heartland””, termine traducibile come “”cuore della terra””, cuore perché chi avesse controllato quella zona avrebbe avuto il dominio dell’isola Eurasiatica e delle isole circostanti; tutto ciò era possibile perché l’isola Eurasiatica è ricca di risorse e ora quelle risorse erano facilmente trasportabili, così come lo sarebbe stato anche per delle truppe in caso di conflitto. Il concetto di Heartland di Mackinder si modificò nel tempo fondamentalmente in tre fasi, ognuna caratterizzata dagli eventi di un particolare periodo storico: 1) 1905 – caratterizzato dalla recente sconfitta russa nel conflitto contro la potenza marittima del Giappone, spiegabile secondo Mackinder dal fatto che la Russia non aveva ancora il totale controllo dello Heartland. 2) 1919 – Mackinder sosteneva il bisogno, per evitare che le potenze continentali si unissero, di creare degli stati “”cuscinetto””, in grado di arginare le potenze terrestri (come la Germania): non a caso, i britannici cercarono di sostenere questi stati, poi effettivamente creati nel tentativo di mantenere separati gli Imperi centrali. 3) 1943 – Mackinder sviluppò un’idea molto simile al containment americano post-Seconda guerra mondiale, dove sviluppava già l’idea dell'””arginazione”” della sempre più pericolosa Unione Sovietica. Mackinder, in quanto ad essa coevo, fu fortemente influenzato dalla “”Scuola Tedesca””, soprattutto in merito all’elemento deterministico: egli infatti vedeva le politiche che uno stato poteva intraprendere solo come “”politiche di mare”” o “”politiche di terra””. Bibliografia[modifica | modifica wikitesto] The Geographical Pivot of History, in “”The Geographical Journal””, Vol. XXIII, n. 4, aprile 1904, pp. 421-444; trad. it. (di Fulvio Borrino e Massimo Roccati) Il perno geografico della storia, in “”I castelli di Yale. Quaderni di filosofia””, n. 1, 1996, pp. 129-162 (http://www.unife.it/stdoc/mackinder.pdf). Sulla genesi e l’importanza dell’articolo di Mackinder, si veda anche M. Roccati, La terra e il suo cuore. Halford John Mackinder e la teoria dell’Heartland, in “”I castelli di Yale. Quaderni di filosofia””, n. 1, 1996, pp. 163-194 (http://www.unife.it/stdoc/roccati.pdf). Democratic Ideals and Reality. A Study in the Politics of Reconstruction, Constable, London 1919 – Holt, New York 1919; rist. Democratic Ideals and Reality. A Study in the Politics of Reconstruction, Norton, New York 1962. The Round World and the Winning of the Peace, in “Foreign Affairs”, XXI, luglio 1943, pp. 595-605; trad. it. (di Federica Jean) Il mondo intero e come vincere la pace, in “Limes”, n. 1, 1994, pp. 171-182. “”Lo scienziato e lo sciamano – Mackinder, Hitler e l’Isola del Mondo””, di Paolo A. Dossena, Lindau Note[modifica | modifica wikitesto] [2] H.J. Mackinder, On the Scope and Methods of Geography, Proceedings of the Royal Geographical Society and Monthly Record of Geography, New Monthly Series, Vol. 9, No. 3 (Marzo, 1887), pp. 141-174; J. F. Unstead, H. J. Mackinder and the New Geography, The Geographical Journal, Vol. 113, (Jan. – Jun., 1949), pp. 47-57 [3] Ian Macrae, “The making of a university, the breakdown of a movement: Reading University Extension College to The University of Reading, 1892-1925”, Journal International Journal of Lifelong Education, Volume 13, Issue 1 gennaio 1994, pages 3-18 [4] “”University of Reading Bullettin (16 marzo 2006)””. University of Reading. p. 4. Archived from the original on 2008-03-08. Retrieved 2010-02-10 [5] L. M. Cantor, The Royal Geographical Society and the Projected London Institute of Geography 1892-1899. The Geographical Journal, Vol. 128, No. 1 (Marzo, 1962), pp. 30-35 [6] H.J. Mackinder, “A Journey to the Summit of Mount Kenya, British East Africa”, The Geographical Journal, Vol. 15, No. 5 (Maggio, 1900), pp. 453-476″,”RAIx-331″
“DUTOURD Jean”,”Le socialisme a tête de linotte.”,”Testa di fanello: fanèllo fanello fanèllo s. m. [forse da *faginello, der. del lat. fagus «faggio»]. – 1. Piccolo passeraceo della famiglia fringillidi (Acanthis cannabina), comune in Italia, al margine dei boschi; il maschio […] adulto, in primavera, presenta un piumaggio di colori sobrî, con un largo spazio sulla fronte e uno sul petto, a forma di ferro di cavallo, di color cremisino; ha voce dolce, piacevole…”,”FRAP-001-FFS”
“DUTSCHKE Rudi”,”Lenin rimesso in piedi. Lenin, Lúkacs e la Terza Internazionale.”,”Rudi Dutschke (1940), vissuto fino al 1961 nella DDR, ha compiuto studi di filosofia e sociologia in Germania Occidentale. Esponente del gruppo berlinese dell’SDS, nel 1968 subì un attentato da parte di un fanatico dal quale si è salvato a stento. Il clima di violento anticomunismo in cui questo episodio si inserisce è documentato nelle Lettere a Rudi Dutschke da lui stesso scelte e pubblicate. Il lettore italiano può leggere: Dutschke a Praga, Teoria pratica in situazioni specifiche, Le contraddizioni del tardo capitalismo, Gli studenti antiautoritari e il loro rapporto col terzo mondo, La ribellione degli studenti, Milano 1968. Da qualche anno insegna all’Università di Aarhus (Danimarca), dove vive.”,”INTT-032-FL”
“DUUS Masayo Umezawa”,”The Japanese Conspiracy. The Oahu Sugar Strike of 1920.”,”DUUS Masayo Umezawa è una scrittrice conosciuta in Giappone. L’edizione giapponese di questo libro ha vinto l’Oya Soichi Prize il premio più prestigioso non-fiction giapponese. Ha scritto pure ‘Tokyo Rose: Orphan of the Pacific’ (1979) e ‘Unlikely Liberators: Men of the 100th and the 442nd’ (1987).”,”MJAx-018″
“DUVAL Marie Charles, Général”,”Les leçons de la guerre d’Espagne.”,” Generale WEYGAND dell’Académie française L’esercito repubblicano. “”Les événements nous montrent de ce côté une direction de la guerre frappée à la fois de paralysie intellectuelle et de paralysie motrice. La paralysie intellectuelle se manifeste par l’impuissance à ce donner un but, un plan; la paralysie motrice, par l’incapacité de réaliser à propos et vite de grandes concentrations de forces. Toute la stratégie est dans le choix des directions et la réunion rapide des moyens. Les Gouvernementaux ont des objectifs épars; ils en ont autant que de régions du front.”” (pag 193) Marie Charles Duval Pour les articles homonymes, voir Duval. Marie Charles Duval Naissance 5 juin 1869 Bayonne Décès 1958 Origine France Arme Infanterie, Aéronautique Grade général de brigade Conflits Première Guerre mondiale Autres fonctions Directeur de l’Aéronautique au ministère de la Guerre modifier Marie Victor Charles Maurice Duval1 (1869-1958) est un général français dont le nom est associé à la Première Guerre mondiale et aux plus hautes instances de l’aéronautique française. Sommaire [masquer] 1 Biographie 2 Famille 3 Distinctions 4 Écrits 5 Notes 6 Voir aussi 6.1 Bibliographie 6.2 Liens externes Biographie[modifier] Né le 5 juin 1869 à Bayonne, il est le fils du général Duval – de Tulle – et de Madame, née de Leigonye. Il fréquente le collège de Jésuites de Reims, puis, bachelier ès-lettres et ès-sciences, il est diplômé d’études supérieures d’histoire et de géographie. Sur le plan militaire, il se forme à Saint-Cyr et à l’École supérieure de guerre. Capitaine et breveté d’état-major en 1902, il est chef de bataillon lorsque la guerre éclate. Il passe colonel en septembre 1915, titularisé en juin 1916. Pendant l’offensive de Champagne en 1915 il est grièvement blessé. La même année il est l’objet d’une citation et promu Officier de la Légion d’honneur. Avec le grade de colonel il commande une brigade d’infanterie et dirige successivement l’état-major de différentes armées (VIe Armée, Ire Armée), puis du Groupe d’armées du Centre du général Fayolle. Le 19 avril 1918 il est nommé général de brigade et chargé, comme aide-major général, de l’aéronautique, puis des opérations au Grand quartier général (CQG). En mai 1918, il met sur pied la première division aérienne au monde (600 avions de chasse et de bombardement)2. Il soutient notamment Louis Breguet et, faisant du Breguet XIV son « cheval de bataille », l’appareil est commandé en masse3. À la Conférence de paix il préside la Commission consultative de l’aéronautique. Déjà Directeur de l’aéronautique depuis avril 1919, il est chargé, par un décret du 6 juin 1919, d’« assurer la direction de l’organe de coordination générale de l’aéronautique ». Il devient ainsi le chef suprême de tout ce qui concerne l’aéronautique française. Lorsqu’il est admis à la retraite, il se consacre à l’écriture. Entre les deux guerres mondiales il collabore à plusieurs grands journaux. Dans la société civile, il a occupé plusieurs fonctions, telles que président du Conseil d’administration du Figaro, président de la Société des moteurs Salmson ou président de la Compagnie franco-roumaine de navigation aérienne. Famille[modifier] Le général Duval a épousé Mademoiselle Teisserenc. Ils ont eu trois enfants : Marie-Thérèse Duval (épouse Hugonneau Beaufet), Germaine Duval (épouse Mathieu) et Henri Duval. Distinctions[modifier] Il est titulaire de nombreuses distinctions civiles et militaires, françaises et étrangères, dont : Officier de la Légion d’honneur, Commandeur de l’Ordre du Bain de l’Ordre de Saint-Michel et Saint-Georges, Grand-officier de la Couronne d’Italie, de l’Aigle blanc de Serbie, Grand collier de la Tour et de l’Épée… Écrits[modifier] Les leçons de la guerre d’Espagne (préface du Général Weygand), Plon, 1938, 247 p Les Espagnols et la guerre d’Espagne, Plon, 1939, 237 p. Notes[modifier] ? Parfois identifié dans certaines sources comme « Maurice Duval » ? Chronologie aéronautique [archive] ? Vers les sommets, p. 4 [archive] Voir aussi[modifier] Bibliographie[modifier] « Le général Duval. Directeur de l’Aéronautique au ministère de la Guerre », in Le Pays de France, no 244, 21 juin 1919, p. 3 « Duval, Marie Victor Charles Maurice », in Qui êtes-vous? Annuaire des contemporains. notices biographiques, C. Delagrave, 1924?, p. 266 Marie-Odile Mergnac, « Les Duval dans l’histoire », in Les noms de famille en France : histoires et anecdotes, Archives & culture, 2000, p. 148 Jean Vanwelkenhuyzen, Le gâchis des années 1930, Éditions Racine, Bruxelles, 2007, p. 251″,”MSPG-231″
“DUVAL Clemente”,”Memorie autobiografiche. (Estratto)”,”‘Clemente Duval (1850-1935) è stato un anarchico francese noto per la sua vita di lotta contro le ingiustizie sociali e il potere costituito. La sua storia è intensa e drammatica: Vita e militanza Partecipò alla guerra franco-prussiana, dove fu ferito e segnato fisicamente. Dopo la guerra, affrontò la miseria e la disoccupazione, che lo spinsero a compiere un furto per necessità. Questo lo portò alla condanna. Fu accusato di incendio doloso, furto qualificato e aggressione, condannato a morte, ma la pena fu commutata in deportazione perpetua nella Guyana francese. Spirito ribelle Duval non si è mai definito un ladro, ma un ribelle. In tribunale dichiarò: “Non sono un ladro né un assassino: sono semplicemente un ribelle… Accuso questa società matrigna e corrotta”. Fuggì dalla Guyana nel 1901 dopo numerosi tentativi di evasione. Memorie e eredità Le sue Memorie Autobiografiche sono un documento potente, in cui racconta la sua visione anarchica e la sua lotta contro l’ordine borghese. È considerato un antesignano di ‘Papillon’ per le sue fughe e la tenacia nel resistere alla repressione. Duval è ricordato come un simbolo della resistenza individuale contro l’oppressione. Se vuoi, posso mostrarti estratti dalle sue memorie o approfondire il contesto storico in cui visse’ (f: copilot)”,”ANAx-017-FER”
“DUVEAU Georges”,”Raspail.”,”RASPAIL (1794-1878) volgarizzatore di una medicina popolare convinto delle idee repubblicane prese parte alle giornate del 1830. Per la sua attività di oppositore, sotto la Monarchia di Luglio fu imprigionato. Fondatore de ‘L’ Ami du peuple’ (1848) fu candidato socialista alle elezioni presidenziali (dicembre 1848). Bandito nel 1849 poi dal 1876 al 1878, dopo un nuovo imprigionamento.”,”QUAR-020″
“DUVEAU Georges”,”La vie ouvriere en France sous le Second Empire.”,”Il libro è il frutto di una tesi. L’ orario di lavoro effettivo. “”In linea generale, la giornata di lavoro è, sotto il Secondo Impero, di 12 ore in provincia, di 11 ore a Parigi. Ma poco a poco questa giornata di 12 ore, a seguito delle rivendicazioni operaie energiche che tratteremo in un’ altra opera, si trasforma a volte in giornata di 10 ore. Comunque la trasformazione non si realizza in modo molto netto. L’ operaio, ad esempio, rimane 12 ore in fabbrica, ma il suo lavoro effettivo tende a non superare le 10 ore. A Marsiglia, seguendo le professioni, il lavoro effettivo durante gli ultimi anni del regno di Napoleone III è a volte di 11 ore, a volte di 9 ore.”” (pag 239)”,”MFRx-231″
“DUVEAU Georges”,”La pensée ouvrière sur l’ éducation pendant la seconde république et le second empire.”,”””Abbiamo citato qui sopra il testo della ‘Capacità Politica’ nel quale Proudhon indica come si può e si deve trovare senza che costi niente alle famiglie, agli individui, allo Stato, i 600 milioni che sono necessari all’ educazione della gioventù (497). Proudhon pensa che lavorando a scuola, il ragazzo paghi – e ampiamente – la sua permanenza scolastica. Proudhon aveva un’ immaginazione più ricca e più ottimista di quella di Benoit (…).”” (pag 222)”,”MFRx-233″
“DUVEAU Georges”,”1848: the making of a revolution.”,”Georges DUVEAU è morto nel 1958, era conosciuto in Francia come uno dei migliori storici sociali. “”L’ insurrezione del 1832 è al centro del romanzo di Victor Hugo ‘I miserabili’ e Hugo fornisce una lunga descrizione delle barricate elette nel quartiere di Saint-Denis. In effetti è nei giorni del giugno 1832 che il personaggio di Gavroche fece la sua apparizione nell’ opera di Hugo. Secondo Raymond Guyot, che ha svolto una gran mole di ricerche sull’ identità di Gavroche, l’ eroico ragazzo da cui Hugo colse l’ ispirazione combatté sulle barricate del dicembre 1851. Fu ucciso in rue Tiquetonne, non lontano da rue Montorgueil, durante gli ultimi scontri successivi al colpo di Stato di Luigi Napoleone. Più tardi, Hugo, scrivendo ‘I miserabili’ in esilio, traspose l’ esistenza di Gavroche e fece perire il suo eroe nel giugno del 1832″”. (pag 168)”,”QUAR-058″
“DUVERGER Maurice a cura; scritti di DUVERGER J.D. REYNAUD e Alain TOURAINE Georges LAVAU Michel CROZIER René REMOND Robert CATHERINE Jacques FAUVET Pierre RIMBERT Daniel PEPY Alain GOURDON Marcel MERLE Raymond BARRILLON Mattei DOGAN”,”Partis politiques et classes sociales en France.”,”Scritti di DUVERGER, J.D. REYNAUD e Alain TOURAINE, Georges LAVAU, Michel CROZIER, René REMOND, Robert CATHERINE, Jacques FAUVET, Pierre RIMBERT, Daniel PEPY, Alain GOURDON, Marcel MERLE, Raymond BARRILLON, Mattei DOGAN. (copia con firma Giuseppe MARANINI)”,”FRAV-052″
“DUVERGER Maurice”,”Metodos de las ciencias sociales.”,”DUVERGER Maurice ha la cattedra della Facoltà di diritto e scienze economiche di Parigi. “”2. I ‘Who’s who’ e i dizionari biografici. Da alcuni anni si è diffusa la moda dei ‘Who’s who’ di stile anglosassone. Alcuni di questi non sono che un circolo vizioso: l’ editore raccoglie una nota biografica di tutti gli avvocati, medici, professori, industriali, iscritti negli annuari professionali. Dopo gli manda un bollettino di sottoscrizione all’ edizione Who’s who? Per il gusto di vedere la propria vita stampata, la maggior parte degli interessati compra l’ opera. Non c’è, quasi, alcuna selezione da parte dell’ editore; l’ unica selezioneproviene dal fatto che alcuni non mandano il proprio profilo biografico. Gli Who’s who di questo genere contengono, al massimo, dati utili a completare gli annuari. Senza dubbio, sono più interessanti gli autentici dizionari biografici dei contemporeani che risultano da una selezione di “”gente conosciuta”” e che includono vere notizie biografiche redatte dall’ editore. Per la Francia si può dire che il dizionario biografico Pharos sia il migliore. Basandosi su questo l’ Istituto nazionale di studi demografici intraprese nel 1957 la sua inchiesta sull’ ecologia degli uomini illustri.”” (pag 130)”,”TEOS-123″
“DWORKIN Ronald MAFFETTONE Sebastiano”,”I fondamenti del liberalismo.”,”DWORGKIN-R insegna presso lo UNIVERSITY COLLEGE di OXFORD e presso la LAW SCHOOL della NEW YORK UNIVERSITY. BIBLIOGRAFIA: – “”I diritti presi sul serio””. (BOLOGNA, 1982). – “”L’impero del diritto”” (MILANO, 1988). – “”Questioni di principio””. (MILANO, 1990). – “”Il dominio della vita””. (MILANO, 1994).”,”FILx-108″
“DYCHTWALD Ken ERICKSON Tamara J. MORISON Robert”,”Workforce Crisis. How to Beat the Coming Shortage of Skills and Talent.”,”Ken Dychtwald, PhD, è fondatore e CEO di Age Wave. Gli altri due autori sono dirigenti della società ‘The Concours Group’.”,”CONx-271″
“DZEMAL Gejdar”,”Tawhid. Prospettive dell’ Islam nell’ ex URSS.”,”intervista con Gejdar DZEMAL realizzata da Samil SULTANOV, redattore del periodico ‘Den’ e specialista di questioni geopolitiche ed economiche. L’ antislamismo del XX secolo. “”S.S.: A quanto pare, il Tagikistan sta diventando il simbolo di un’ autentica rinascita islamica… G.Dz: Bisognava aspettarselo, il Tagikistan ha risentito dell’ antislamismo e delle repressioni dell’ ultimo settantennio molto meno che non le altre religioni dell’ Asia centrale. In larga misura, ciò è dovuto al fatto che il territorio dell’ odierno Tagikistan corrisponde all’ antica periferia rurale dell’ Emirato di Bukhara, per cui la popolazione ha potuto conservare in maniera stabile e cospicua le proprie tradizioni islamiche.”” (pag 55, intervista con Gejdar Dzemal realizzata da Samil Sultanov, redattore del periodico Den e specialista di questioni geopolitiche ed economiche)”,”RUSx-104″
“DZERZHINSKY Felix”,”Prison diary and letters.”,”””La tattica degli anarchici è di lottare per ogni minimo dettaglio, costantemente, senza soste. La tattica degli altri è esattamente opposta – avere cura, soprattutto, di conservare la forza dei prigionieri, di evitare conflitti laddove possibile ma allo stesso tempo sostenere i diritti e la dignità di ciascuno”” (pag 74)”,”RIRB-059″
“DZIERZYNSKA Zofia”,”Jahre großer Kämpfe.”,”L’autrice è la figlia di Feliks E. DZIERZYNSKI.”,”RIRB-058″
“DZIEWANOWSKI M.K.”,”A History of Soviet Russia and Its Aftermath.”,”M.K. Dziewanowski, University of Wisconsin, Milwaukee.”,”RUST-025-FL”
“DZIEWANOWSKI M.K.”,”The Communist Party of Poland. A Outline of History.”,”M,K. Dziewanowski ha ottenuto un Master of Law degree dall’Università di Varsavia e un Ph.D. degree in storia dalla Harvard University. E’ stato poi Associate Professor of History al Boston College Nel volume non viene citato il Maresciallo Mikhail Tukhachevsky benché avesse sviluppato la dottrina delle operazioni in profondità, a seguito dell’espereinza della guerra russo-polacca (o polacco-sovietica) del 1920 e della guerra civile russa (1918-1921). Sulla decapitazione del partito comunista polacco negli anni dello stalinismo (v. pag 147 – 149) La liquidazione dei dirigenti Sochacki, Zarski e Wojewodzki, accusati di essere provocatori, membri dell’organizzazione miitare di Pilsudski nel partito ecc.”,”MEOx-122″