R N. ROZKOV H. ROLAND-HOLST P. RUMJANCEV J. STEKLOV M. TAGANSKIJ A. FINN-ENOTAEVSKIJ”,”Karl Marx (1818-1883). Per il 25° anno dal giorno della sua morte, 1883 – 1908.”,”Altri autori: K. RENNER, N. ROZKOV, H. ROLAND-HOLST, P. RUMJANCEV, J. STEKLOV, M. TAGANSKIJ, A. FINN-ENOTAEVSKIJ.”,”MADS-143″
“BAZZANI Fabio”,”Il tempo dell’esistenza. Stirner, Hess, Feuerbach, Marx.”,”BAZZANI Fabio (Empoli, 1955) svolge attività di ricerca presso l’Accademia toscana di scienze e lettere ‘La Colombaria’ e collabora alla cattedra di filosofia morale dell’Università di Firenze. “”””Sotto l’apparenza di un riconoscimento dell’uomo, l’economia politica, il cui principio è il lavoro, è, piuttosto, soltanto la conseguente effettuazione del rinnegamento dell’uomo, dacché l’uomo non sta più in una tensione esterna verso l’esistenza esteriore della proprietà privata, bensì è diventato esso stesso questo essere teso della proprietà privata. Ciò ch’era prima un ‘trovarsi fuori’, una reale espropriazione dell’uomo, è semplicemente divenuto l’azione dell’espropriarsi, dell’alienarsi”” (Marx, Manoscritti, p. 318). Dunque è il lavoro, la ‘Arbeit’, non la ‘Tätigkeit’, il principio dell’economia politica, ovvero il lavoro nella forma della mercificazione, l’attività produttiva che non corrisponde all’attività come essenza attiva della vita dell’uomo; la ‘Arbeit’, in altre parole, nel senso dell’attività alienata, espropriata. (…) La ‘Arbeit’, scrive Marx, viene valutata in conformità a parametri temporali (“”La misura del lavoro è il tempo””, Miseria della filosofia, p. 15) e “”il tempo è tutto, l’uomo non è più niente; è tutt’al più l’incarnazione del tempo… Questo livellamento del lavoro… è semplicemente la realtà dell’industria moderna””. Livellamento del lavoro si contrappone implicitamente a differenziazione nell’attività. Nell’industria moderna, il lavoro è livellato, e, dunque, il tempo, di cui l’uomo nell’industria moderna è incarnazione, è tempo del livellamento. Tempo del livellamento significa tempo della riproduzione sempre eguale a se stessa, ovvero, tempo della ripetizione. Il riferimento ad una temporalità come affermarsi dell’attività differenziata risulta eliminato. Quel che in altre parole risulta eliminato è un tempo fondamentale nella “”radice”” umana, nell’essere, la cui dimensione è differenziata nell’unità del genere: individui differenti nei differenti momenti della loro attiva esistenza ma regolati dalla circolarità in sé conchiusa del tempo universale della ‘Gattung’. In senso autentico, v’è dunque un tempo qualitativo, “”radicale””, in senso inautentico, un tempo quantitativo, ripetitivo, di superficie, cioè estraneo alla “”radice””. Nel sistema tecnico-industriale, il tempo si mostra come unico discrimine ‘quantitativo’ tra il lavoro compiuto da un singolo – che di per sé scompare quale singolo individuo umano per mostrarsi quale funzione del sistema, quale produttore di merce – e il lavoro compiuto da un altro singolo. Il lavoro tecnicizzato elimina – scrive Marx – ogni differenza “”qualitativa””. Questo termine sta ad indicare sia una differente “”qualità”” tra gli individui – capacità, bisogni, desideri differenti – (…) sia una qualità differente nell’attività degli individui, le differenti modalità di soddisfacimento dei bisogni e dei desideri e il differente utilizzo delle capacità. ‘Qualità’, insomma, rimanda all’idea della vita umana in quanto attiva per essenza. Ne consegue che il tempo di lavoro, come si dà nell’organizzazione tecnico-industriale della produzione, è tempo che si trova esternamente all’essenza, appunto perché livellante, tempo di ‘lavoro’, quantitativo e non qualitativo. E’ per tali motivi, quindi che con l’organizzazione tecnica del lavoro, con l’essere l’individuo gettato in una situazione di mera riproduttività / ripetitività temporale, le differenze spariscono. La tecnica è il regno della quantità, del tempo quantitativo, non del tempo qualitativo, essenziale””. [Fabio Bazzani, Il tempo dell’esistenza. Stirner, Hess, Feuerbach, Marx, 1987] (pag 160-162)”,”FILx-459″
“BAZZARELLI Eridano, introduzione traduzione e note”,”Il canto dell’impresa di Igor’. Testo russo a fronte.”,”Autore del testo ignoto”,”RUSx-005-FV”
“BAZZOLI Maurizio”,”Fonti del pensiero politico di Benedetto Croce.”,”Tra i nove capitoli si segnalano: II. Politica e morale nei primi studi crociani sul marxismo (pag 39-52) III. Croce e Bernstein. La “”crisi”” del marxismo tra politica e filosofia (pag 53-75) “”Croce ha più volte definito come “”herbartismo”” il modo d’intendere la morale nei suoi anni giovanili”” (pag 45) l’analogia fra Marx e Machiavelli, per il quale ultimo Croce restituiva ad onore l’interpretazione del De Sanctis. De Sanctis si era opposto a Villari che condannava il Machiavelli con ragioni di carattere moralistico (pag 48) “”Ed è significativo che il filosofo napoletano indicasse proprio in Labriola, o, meglio, in una delle sue due anime, quella del critico e del filosofo, il vero promotore della sistemazione e correzione del marxismo, memore dell’insoddisfazione che Labriola medesimo manifestava nei confronti di un marxismo scientificamente ridotto ai minimi termini dall’insipienza appunto della propaganda socialista in Europa e soprattutto in Italia. Ma è altrettanto significativo che all’altra anima del Labriola, quella rivoluzionaria, Croce contrapponesse non solo il proprio lavoro critico, ma specificamente quello del Bernstein, animato anch’egli, tra gli «altri della crisi», da analogo proposito di correggere e sistemare il marxismo lavorando criticamente in ambito teorico e pratico al di fuori di ogni visione dogmatica (6). A partire dal 1898 si sviluppava in Germania, ma con ripercussioni che superavano i confini della cultura e della politica tedesche, la polemica Bernstein-Kautsky che, nel contrapporre le nuove tesi del revisionismo a quelle dell’ortodossia marxista, adombrava in realtà più di un problema filosofico e si imponeva per la rilevante portata delle conseguenze a livello ampiamente europeo. I termini di quel dibattito, in sede di dottrina politica e di politica pratica, non sfuggivano al Croce, che andava proprio allora misurando il mutato atteggiamento del Sorel e anzi la sua simpatia per le tesi di Bernstein con quello, pressoché contrario, del Labriola; questi all’inizio tendeva a minimizzare la portata della polemica salvo poi, giudicatala «più seria, ossia ‘reale’», col dilagare di quella, prendere posizione netta contro Bernstein non risparmiando, nelle lettere a Croce, giudizi piuttosto coloriti (7). Ma soprattutto a Croce non sfuggiva la natura di quella polemica che sì si manifestava in termini di dottrina politica, ma affondava le proprie radici in un terreno filosofico che con Bernstein, Sorel e altri egli stesso aveva contribuito a dissodare. Il libro di Bernstein, ‘Die Voraussetzungen des Sozialismus und die Aufgaben der Sozialdemokratie’ (Socialisme théorique et socialdémocratie pratique’) (8) usciva nel gennaio del 1899, ma il manoscritto era comunque terminato alla fine del 1898. Inoltre esso non cadeva nel tranquillo stagno del socialismo tedesco come fulmine a ciel sereno giacché era stato preceduto da conferenze, articoli e comunque ufficialmente dichiarato in una lettera inviata al congresso socialdemocratico tedesco, a Stoccarda, il 3 ottobre 1898. La materia trattata nell’opera non risultava affatto nuova alla critica marxistica e non marxistica soprattutto tedesca, giacché era stata trattata nella serie d’articoli intitolata ‘Problemi del Socialismo’, soprattutto nella ‘Neue Zeit’, fondata nel 1883 dal Kautsky e considerato il periodico più autorevole – con il ‘Sozialistiche Monatshefte’ – del socialismo teorico e pratico tedesco. Che l’«eresia» documentabile e documentata risalisse agli anni precedenti il 1898 è espressamente dichiarato dal Bernstein, che aggiunge a prova di ciò: «Cette déviation ne date pas, en vérité, de peu de temps. Elle est le produit d’une lutte intérieure de plusieurs années, connue d’Engels – comme je puis le prouver» (9)”” [Maurizio Bazzoli, Fonti del pensiero politico di Benedetto Croce, Milano, 1971] [(6) Cfr. ‘Come nacque e come morì il marxismo teorico in Italia’ (in ‘Materialismo storico ed economia marxistica’, cit., p. 318); (7) «Quel cretino di Bernstein […]»; «Quel buon uomo di Kautsky […]». Si vedano le lettere di Labriola a Croce del 17 novembre 1898 e 8 gennaio 1900 (in ‘Come nacque’ etc, cit., pp. 314-315 e 320-321); (8) Con questo titolo fu subito tradotto in francese (Parigi, P.V. Stock, 1900). Questa traduzione – alla quale farò riferimento – fu approvata da Bernstein poichè «rien n’a été changé en matière de principe» e benchè non sia del tutto una traduzione testuale dell’edizione tedesca, tuttavia non se ne discosta che minimamente. Inoltre esse è interessante perchè contiene una Prefazione dello stesso Bernstein in cui egli risponde alla critiche (specialmente del Kautsky, col quale evidentemente Labriola finiva col trovarsi d’accordo) mosse alla prima edizione tedesca dell’opera; (9) Cfr. Prefazione all’edizione tedesca di ‘Socialisme théorique et socialdémocratie pratique’, cit., p. XLII; ma si veda anche p. XXXV]”,”CROx-051″
“BEAN Charles BENTOLILA Samuel BERTOLA Giuseppe DOLADO Juan, rapporto redatto da”,”Le politiche sociali in Europa. Rapporto.”,”Rapporto effettuato da ricercatori del CEPR: Bean (LSE), Bentolila (Cemfi), Bertola (Univ. Torino), Dolado (Univ. Carlos III, Madrid)”,”EURE-130″
“BEARD Charles A.”,”Storia delle responsabilità. La politica estera degli Stati Uniti. (Tit.orig.: American Foreign Policy in the Making)”,” BEARD Charles A. è nato nell’ Indiano nel 1874. E’ uno storico e un giornalista di grande fama. E’ laureato in legge filosofia e scienze politiche presso la Cornell University e l’ Università di Oxford. E’ stato professore di sceinze politiche alla Columbia University dal 1915 al 1917. Nel 1922 si è recato a Tokyo ove è diventato consigliere del ministro degli interni giapponese Visconte GETO. E’ autore di molti libri (v. risvolto copertina). “”Il quarto dilemma che Roosevelt si trovò di fronte dopo la sua elezione alla Presidenza, e che riguardava gli affari internazionali era quello della politica americana nell’ Estremo Oriente, soprattutto nella forma che ad essa aveva dato Henry Stimson, Segretario di Stato del Presidente Hoover. In origine, questo problema era stato intimamente connesso con i piani imperialisti messi in opera sotto gli auspici repubblicani, in Estremo Oriente, fino dal 1898; ma gli internazionalisti americani aveva visto nelle iniziative del Segretario Stimson una possibilità di “”rafforzare”” il Patto di Pace Kellogg-Briand, inducendo gli Stati Uniti ad entrare nella S.d.N. (Società delle Nazioni, ndr) e a far uso di essa per controbattere l’ imperialismo giapponese. In tal modo, sarebbe stato possibile legare strettamente gli Stati Uniti alla S.d.N. o alle grandi potenze che di fatto la dominavano. A causa delle implicazioni internazionaliste della manovra di Stimson, il problema dell’ Estremo Oriente era assai spinoso per Roosevelt. Ma egli lo trattò molto ingegnosamente””. (pag 176-177)”,”USAQ-043″
“BEARZOT Cinzia a cura”,”Pericle e la Grecia classica.”,”L’età di Pericle (pag 40-41) Cinzia Bearzot insegna Storia greca all’Università Cattolica di Milano. “”E’ l'””Età di Pericle””; realizzazione di quel sottile e sotterraneo equilibrio tra un sistema aristocratico e una democrazia che ebbe la sua massima espressione nell’Ecclesia, l’assemblea di tutti gli Ateniesi (maschi, ovviamente, ma accessibile anche ai meno ricchi, grazie a una speciale indennità), deputata al governo della ‘polis’. Ma fu pure, altro lato della medaglia, il tempo d’oro delle imprese, dei commerci, delle manifatture, dei forzieri pieni di ricchezze nei templi, della letteratura, delle arti; del bello. Pericle si dedicò a opere difensive, come la costruzione delle Lunghe Mura che cingevano il collegamento tra Atene e i suoi porti; e si impegnò a rendere maestosa la sua città, della quale cambiò il volto con ornamenti e capolavori usciti dagli scalpelli di Fidia e Policleto e, eterno tra gli altri progetti, con la ricostruzione dell’Acropoli che, da allora, è dominata dal dorico Partenone (ca. 448-439 a.C:) su disegno di Ictino e Callicrate), tempio all’interno del quale trovò posto la colossale statua crisoelefantina di Athena ‘Parthènos’ oggi perduta. Fece erigere anche i Propilei, l’imponente ingresso in marmo bianco alla città ideato da Mnesicle. Plutarco narra che, durante i lavori, il migliore tra gli addetti al cantiere fosse caduto rovinosamente dall’alto della fabbrica: Pericle intervenne guarendogli le ferite con un’erba sconosciuta ai Greci, per poi sostenere con infinita scaltrezza che era stata la dea Minerva a suggerirgli in sogno quella cura. Lo schiavo recuperò le forze e la città, allora, incaricò Fidia di realizzare una statua d’oro della dea, detta della Salute, a celebrazione di quell’evento miracoloso. Lo storico dell’architettura del Settecento Francesco Milizia, nelle ‘Vite dei più celebri architetti d’ogni nazione e d’ogni tempo’, oltre a ricordare lo stesso episodio con dovizia di particolari, commenta che, avendo Pericle sempre a che fare con architetti di grande valore, alla fine era diventato lui stesso un architetto. Ma l’entusiasmo non era generale: gli avversari gli imputarono quello che Ignazio Silone avrebbe chiamato ironicamente il «mal della pietra», cioè la mania di erigere ovunque monumenti e dare forma monumentale ad ogni edificio pubblico, il che sostanzialmente si traduceva nell’accusa di abuso delle rendite pubbliche e di richieste eccessive di tributi, soprattutto a scapito degli alleati. Alla radice c’era di più, ovvero na stratificata ostilità di fronte alla concentrazione di un potere che pareva senza limiti (…)”” (pag 40-41)”,”STAx-276″
“BEASLEY William Gerald”,”Storia del Giappone moderno.”,”W.G. BEASLEY, è nato nel 1919, e dal 1954 è Prof di storia dell’ Estremo Oriente all’Univ di Londra.”,”JAPx-021″
“BEASLEY William Gerald”,”Storia del Giappone moderno.”,”William Gerald Beasley è nato nel 1919, e dal 1954 è professore di Storia dell’Estremo Oriente all’Università di Londra.”,”JAPx-004-FL”
“BEATON Roderick”,”La Grecia. Biografia di una nazione moderna.”,”Roderick Beaton è Professore emerito di Storia, Lingua e Letteratura greca moderna e bizantina al King’s College di Londra Seconda guerra mondiale: la sconfitta e l’instaurazione di un governo fantoccio guidato da Georgios Tsolakoglou. La carestia. “”La Grecia era stata sconfitta e occupata dalle sole forze armate tedesche. Tuttavia, Hitler si interessò solo di sfuggita alla sua nuova conquista. A differenza di altri Paesi conquistati, sembra che i nazisti considerarono la Grecia un bottino da saccheggiare e depredare, piuttosto che come un’impresa ben avviata da coltivare e mantenere nel proprio interesse. Ciò divenne presto evidente quando Hitler consegnò il controllo della maggior parte del Paese agli alleati che si trovavano nella posizione più conveniente per esercitarlo: i bulgari e gli italiani. La maggior parte della Tracia ocidentale e tutta la Macedonia orientale furono affidate alla Bulgaria affinché le amministrasse. La «pulizia etnica» messa in atto da entrambe le parti durante le guerre balcaniche e la Prima guerra mondiale ricominciò. I tedeschi mantennero il controllo solo della aree più importanti dal punto di vista strategico: le isole e la terraferma più vicine alla Turchia, che era rimasta neutrale, la maggio r parte delle aree macedoni al confine con la Jugoslavia, compresa Salonicco, la maggior parte di Creta e una piccola area interno ad Atene e al Pireo. Per tutto il resto la responsabilità sarebbe stata degli italiani”” (pag 292-293) La guerra civile greca e la dottrina Truman. “”Il risultato fu che, mentre un governo sempre più autoritario inaspriva il controllo sulle città e sui centri abitati, nelle campagne e in particolare nelle montagne della Grecia contenentale ritornava il caos dell’Occupazione. Gli storici hanno analizzato minuziosamente le dichiarazioni e cercato di sondare le motivazioni della leadership del Partito comunista in quel periodo. Tuttavia, fu solo gradualmente, durante il 1946 e i primi mesi del 1947, che il Kke assunse il controllo di tutti i gruppi di guerriglia che si opponevano ai rappresentanti dello Stato ufficiale. Il fatto stesso che avesse potuto farlo fu in gran parte la conseguenza di azioni perpretate o tollerate dal governo. I resti dell’Elas si riunirono negli ultimi mesi del 1946, anche se il suo successore non avrebbe mai raggiunto più della metà della forza dell’Elas al suo apice. La formazione di un nuovo Esercito democratico greco (Dse) fu annunciata a dicembre; al comando c’era un ex leader della guerriglia dell’Elas, Markos Vafeiadis. Sarebbe passato un altro anno prima che il Partito comunista fosse pronto a far rinascere il Comitato politico di liberazione nazionale (Peea). Tale era il nome del governo alternativo istituito nella «Grecia libera» per sei mesi nel 1944. Ora, con Vafeiadis come Primo ministro, il governo aveva il controllo delle zone montuose della Grecia settentrionale e centrale – all’incirca lo stesso territorio che era stato liberato dall’Eam e dall’Elas durante l’Occupazione. Solo alla fine del 1947 la guerra civile, che durava da quattro anni, venne formalizzata in una contesa tra amministrazioni politiche opposte, ciascuna sostenuta da un esercito regolarmente costituito. Gli eventi decisivi che avrebbero determinato più di ogni altra cosa questo risultato ebbero luogo, come spesso era accaduto nella storia greca, in territori lontani: questa volta si trattò di Londra e di Washington. All’inizio del 1947, il governo laburista britannico che era salito al potere alla fine della Seconda guerra mondiale aveva avviato il processo di disimpegno in tutto il mondo, che nei duie decenni successivi avrebbe visto la trasformazione dell’Impero britannico nel Commonwealth. Il ministro degli Esteri, Ernest Bevin, annunciò che le forze britanniche sarebbero state ritirate dalla Grecia alla fine di marzo. Appena tre settimane prima di tale scadenza, il 12 marzo, il presidente Truman in un famoso discorso alle due Camere del Congresso annunciò quella che da allora è nota come «Dottrina Truman». Da tempo il governo americano temeva la diffusione del comunismo sovietico nel mondo. La dottrina affermava che gli Stati Uniti avrebbero messo a disposizione massicci aiuti economici militari per tutti gli Stati minacciati da una presa di potere comunista. Tale dottrina sarebbe stata sperimentata prima in Grecia e in Turchia, ma in Grecia la necessità era sentita come più pressante. Il supporto logistico americano al governo greco iniziò ad arrivare quasi subito. Gli americani non inviarono truppe da combattimento in Grecia”” (pag 320-322) Markos. (wikip): ‘(…) Nel febbraio del 1946, si trovò poi in forte disaccordo anche con Nikos Zachariadis, segretario generale del KKE, che dopo un sudatissimo quanto temporaneo cessate il fuoco con le forze nemiche premeva affinché si riprendessero immediatamente le armi per poter cogliere di sorpresa il nemico, che invece Vafeiadis riteneva infattibile sulla scorta delle loro forze. Comunque, quando le azioni ripresero nel luglio dello stesso anno, Zachariadis designò ugualmente Vafeiadis come leader della guerriglia comunista. Con il termine del conflitto e lo scoppio subitaneo della guerra civile greca, sorta a causa di un referendum plebiscitario, non riconosciuto dai comunisti, atto alla riconferma al potere del regime monarchico preesistente, nell’ottobre del 1946, quando fu fondato il Comando generale dell’Esercito Democratico Greco (DSE), organismo militare rivoluzionario per la trasformazione della Grecia in una repubblica popolare, Vafeiadis ne assunse da subito un ruolo di primo piano in seno ai suoi quadri dirigenti e, nel dicembre del 1947, fu nominato primo ministro e ministro della guerra del Governo democratico provvisorio, facente capo per l’appunto alla resistenza comunista. Durante gli ultimi fuochi della guerra civile, i suoi contrasti con Zachariadis si acuirono irrimediabilmente a causa del loro fortissimo disaccordo sulle scelte militari da prendere per l’andamento della guerra e così fu esonerato dalle sue funzioni di comando (agosto del 1948), per poi venir rimosso da tutti gli altri suoi incarichi (gennaio del 1949). Nell’ottobre del 1950, con la resistenza comunista del tutto sbaragliata dall’esercito regolare ellenico dopo circa quattro anni di conflitto armato e il conseguente esilio dei suoi militanti nei paesi del blocco orientale, fu allontanato dal KKE mentre si trovava in isolamento nell’Unione Sovietica, anche per la sua avversione manifesta alla dirigenza stalinista del tempo, seguita ciecamente dal suo stesso partito. Con l’inizio poi della destalinizzazione, Vafeiadis fu riammesso nel KKE, venendone eletto tra i membri dell’Ufficio politico del Comitato Centrale, ma, a seguito di nuovi disaccordi con il resto della sua dirigenza, fu rimosso dal suo incarico nel gennaio del 1958 e allontanato nuovamente dal KKE nel giugno del 1964, nello stesso anno poi in cui il suo vecchio compagno stalinista Zachariadis veniva condannato dallo stesso partito quale “”nemico del popolo””. In seguito poi alla spaccatura in due fazioni distinte – una prosovietica e un’altra eurocomunista – venutasi a formare all’interno del partito nel 1968, fu nuovamente riammesso dai membri del cosiddetto “”KKE dell’interno””, la fazione eurocomunista, divenuta nel frattempo maggioritaria. Nel marzo del 1983 tornò dunque in Grecia dall’Unione Sovietica, dove era rimasto in esilio per ben 23 anni, dove in seguito pubblicò le sue memorie. Dal novembre del 1989 all’aprile del 1990, ricoprì la carica di deputato del Parlamento greco all’interno delle liste”,”GREx-030″
“BEAUD Michel”,”Storia del capitalismo. Dal Rinascimento alla New Economy.”,”BEAUD Michel (1935) già docente di economia, storia del pensiero economico e storia economica all’ Università di Lille e di Parigi VIII, è autore di molti saggi. Insegna attualmente all’ Università di Parigi VII Denis Diderot. “”In Germania dopo le leggi eccezionali votate nel 1878 contro i socialisti e un difficile periodo di azione semiclandestina, i socialdemocratici ottengono un primo successo nel 1884, con 500.000 voti e 24 rappresentanti in Parlamento; riusciranno in seguito ad aumentare notevolmente la loro influenza con più di 3 milioni di voti e 81 deputati nel 1903, e oltre 4 milioni di voti e 110 deputati nel 1912. Parallelamente si assiste allo sviluppo dei sindacati: 300.000 iscritti nel 1890, 680.000 a fine secolo, 2,5 milioni nel 1913: l’accordo di “”parità””, deciso al congresso di Mannheim nel 1906, obbliga il partito e l’organizzazione sindacale a prendere le decisioni essenziali in comune. Negli Stati Uniti, infine, il movimento sindacale si forma seguendo il ritmo delle crisi, degli scioperi e della repressione. I Knights of Labor (Cavalieri del lavoro) passano da 110.000 aderenti nel 1885 a 729.000 nel 1886, per poi scendere a 100.000 nel 1890; alcune organizzazioni crescono in occasione di un’agitazione riuscita: l’American Railway Union (150.000 iscritti nel 1893), la Federazione dei minatori americani (100.000 aderenti nel 1897). L’American Federation of Labor (AFL) si sviluppa più lentamente ma con notevole successo: 100.000 aderenti nel 1886, 250.000 nel 1892, 2 milioni nel 1912. Nel complesso, nel 1913 ci sono in tutto il mondo circa 15 milioni di lavoratori iscritti al sindacato.”” (pag 171)”,”ECOI-234″
“BEAUFRE André”,”Introduzione alla strategia.”,”L’autore, A. Beaufrè, è un generale. Ha combattuto nella seconda guerra mondiale (terminando alla fine di questa in qualità di Capo delle Operazioni dello Stato Maggiore della 1° armata francese). Nel 1958 è diventato Capo dello Stato maggiore aggiunto dello Shape e due anni dopo rappresentante della Francia in seno al Gruppo Permanente della Nato a Washington. Tesi Generale Gamelin su 1° Gm “”In una prefazione scritta verso il 1934, il Generale Gamelin spiegava che tra il “”piano 17″” del 1914 che prevedeva un’offensiva in direzione delle Ardenne e la battaglia di Francia del 1918, esisteva una completa similitudine di concetti, ma che nel frattempo i mezzi erano divenuti adatti ai fini della strategia; la strategia, cioè, disponeva finalmente di mezzi che rendevano possibile la sua manovra . Questa opinione, basata solo su una analogia geografica, dimostra l’errore che si commette quando si considerano uguali due azioni militari simili in apparenza, che si svolgono su un medesimo terreno ma in momenti differenti dell’evoluzione e in circostanze diverse. Il colpo offensivo in direzione delle Ardenne del 1914 era una follia; infatti: a) la debole capacità offensiva di quell’epoca votava l’azione al fallimento; b) il terreno era sfavorevole; c) avanzando al centro in presenza di un’ala destra tedesca non contenuta, ci si esponeva all’avvolgimento. La situazione del 1918 si era rovesciata rispetto a due di questi fattori: il terreno rimaneva sfavorevole ma a) la capacità offensiva era diventata notevole; b) il nemico era stabilizzato dappertutto, le sue riserve erano logorate e, con l’avanzata al centro, si minacciava di avvogere tutta l’ala destra tedesca. Inoltre, il paragone tra il 1914 e il 1918 mette in luce la straordinaria mobilità delle forze nel 1914 e l’estrema pesantezza di quelle del 1918. Ciò dimostra come, nel volgere di quattro anni, le norme della schermaglia strategica si siano completamente modificate. Si avranno mutamenti ancora più profondi tra il 1918 e il 1940 e persino tra il 1940 e il 1945. Tutte queste considerazioni mettono in luce quella che è la maggiore difficoltà dell’arte militare, e cioè la sua ‘variabilità'”” (pag 52)”,”QMIx-245″
“BEAUFRE André, Generale”,”Difesa della bomba atomica.”,”In apertura: Dedica dell’autore: ‘Al Capitano B.H. Liddell Hart, il quale ha così notevolmente contribuito alla rinascita della strategia’ André Beaufre (French pronunciation: [?d?e bof?]; 25 January 1902 – 13 February 1975) was a French Army officer and military strategist who attained the rank of Général d’Armée (Army General) before his retirement in 1961. He was born in Neuilly-sur-Seine and entered the military academy at École Spéciale Militaire de Saint-Cyr in 1921, where he met the future French president Charles de Gaulle, who was an instructor. In 1925 he saw action in Morocco against the Rif, who opposed French rule. Beaufre then studied at the École Supérieure de Guerre and at the École Libre des Sciences Politiques and was subsequently assigned to the French army’s general staff. By the end of World War II, he had attained the rank of colonel and was well known in the English-speaking world as a military strategist and as an exponent of an independent French nuclear force. He commanded the French forces in the 1956 Suez War campaign against Egypt in 1956. Beaufre later became chief of the general staff of the Supreme Headquarters, Allied Powers in Europe in 1958. He was serving as chief French representative to the permanent group of the North Atlantic Treaty Organization (NATO) in Washington in 1960 when he was promoted to général d’armée. Beaufre retired from the Army in 1961 for health reasons. He died in 1975 while engaged in a series of lectures in Yugoslavia.[citation needed]”,”QMIx-332″
“BEAUJEU-GARNIER J.”,”L’ économie du Moyen-Orient.”,”Israele, 1946. “”Poco a poco si è sviluppata una forma di colonizzazione proletaria. La terra restava proprietà nazionale e non era concessa ai coltivatori se non per un periodo di 49 anni rinnovabile. Essa doveva essere coltivata direttamente senza impiego di manodopera salariata, anche gli appezzamenti erano piccoli (2,5-3 ettari). La monocoltura era proibita alfine di assicurare un miglior equilibrio economico. Infine, era obbligatorio vendere e acquistare attraverso l’ intermediazione delle cooperative. Tre tipi di villaggio sono nati su queste terre. Il Kibbutz è un villaggio collettivista in cui gli individui coltivano in comune un grande dominio e ne consumano tutti insieme la produzione. Tutti i membri, uguali, vivono in comune; i bambini sono allevati a parte. Il macchinismo è molto sviluppato e il rendimento generalmente eccellente. Si ne contano duecento che raggruppano 200 mila persone (…). I sionisti hanno dato prova di originalità nella loro organizzazione della vita sociale ma anche nella messa in opera di mezzi tecnici perfezionati.”” (pag 83-84)”,”VIOx-120″
“BEBEL August”,”La donna e il socialismo. La donna nel passato nel presente e nell’ avvenire.”,”L’opera è stata scritta da BEBEL in carcere nel 1899.”,”DONx-008″
“BEBEL August VAHLTEICH Julius MEHRING Franz JAECKH Gustav”,”Die Gründung der Deutschen Sozialdemokratie. Eine Festschrift der Leipziger Arbeiter. 23 Mai 1903.”,”Scritti di BEBEL August VAHLTEICH Julius MEHRING Franz JAECKH Gustav”,”MGEx-068″
“BEBEL A. KAUTSKY K. SINGER AUER HOFFMANN LEDEBOUR MEHRING LUXEMBURG VOLLMAR e altri interventi”,”Protokoll über die Verhandlungen des Parteitages der Sozialdemokratischen Partei Deutschlands. Abgehalten zu Dresden vom 13. bis 20. September 1903.”,”Nella seconda parte del volume contiene: BEBEL A. BAADER DIETZ EBERT HOFFMAN KAUTSKY ZIETZ e altri interventi, Protokoll über die Verhandlungen des Parteitages der Sozialdemokratischen Partei Deutschlands. Abgehalten zu Bremen vom 18. bis 24. September 1904. VERLAG EXPEDITION DER BUCHHANDLUNG VORWÄRTS. BERLIN. 1904 pag 384 8° programma organizzazione partito socialdemocratico tabelle elenco presenze nomi interventi Congresso indice argomenti. .”,”MGEx-071″
“BEBEL A. AUER KAUTSKY SINGER VOIGT e altri interventi”,”Protokoll über die Verhandlungen des Parteitages der Sozialdemokratischen Partei Deutschlands. Abgehalten zu Hamburg vom 3. bis 9. Oktober 1897.”,”Nello stesso volume: BEBEL A. AUER DAVID KAUTSKY LIEBKNECHT LEDEBOUR LUXEMBURG SINGER VOLLMAR e altri interventi, Protokoll über die Verhandlungen des Parteitages der Sozialdemokratischen Partei Deutschlands. Abgehalten zu Hannover vom 9. bis 14. Oktober 1899. VERLAG EXPEDITION DER BUCHHANDLUNG VORWÄRTS. BERLIN. 1899 pag 304 8° programma organizzazione statuto partito socialdemocratico tabelle elenco presenze nomi interventi Congresso indice argomenti trattati. .”,”MGEx-076″
“BEBEL A. AUER DAVID KAUTSKY LIEBKNECHT LEDEBOUR LUXEMBURG SINGER VOLLMAR e altri interventi”,”Protokoll über die Verhandlungen des Parteitages der Sozialdemokratischen Partei Deutschlands. Abgehalten zu Hannover vom 9. bis 14. Oktober 1899.”,”E’ contenuto nel volume MGE-076″,”MGEx-077″
“BEBEL DIETZ EBERT ADLER LEGIEN LEBER LIEBKNECHT LUXEMBURG ZETKIN e altri interventi”,”Protokoll über die Verhandlungen des Parteitages der Sozialdemokratischen Partei Deutschlands. Abgehalten zu Jena vom 10. bis 16. Oktober 1911. Sowie: Bericht über die 6. Frauenconferenz am 8. und 9. September 1911 in Jena.”,”Contiene il volume: BEBEL A. AUER BERNSTEIN CACHIN DAVID DITTMANN EBERT GOTTSCHALK HAASE LEDEBOUR LIPINSKI NOSKE PANNEKOEK SCHEIDEMANN LIEBKNECHT ZETKIN e altri interventi, Protokoll über die Verhandlungen des Parteitages der Sozialdemokratischen Partei Deutschlands. Abgehalten zu Chemnitz vom 15. bis 21. September 1912. VERLAG BUCHHANDLUNG VORWÄRTS PAUL SINGER – HANS WEBER. BERLIN. 1912 pag 558 8° programma organizzazione statuto partito socialdemocratico tabelle elenco presenze nomi interventi Congresso indice argomenti trattati. .”,”MGEx-078″
“BEBEL Augusto”,”Alla conquista del potere. Discorso al parlamento tedesco nella tornata del 3 febbraio 1893.”,”””Noi oggi null’ altro abbiamo a fare se non provvedere ad illuminare le masse sull’ essenza e la natura della società borghese…”” “”quando finalmente i campi di battaglia saranno teatro di carneficine che faranno inorridire l’ Europa, allora, o signori, sarà venuto il momento che tutta la vostra società precipiterà in rovina in un colpo solo””.”,”BEBx-021″
“BEBEL August”,”August Bebel. Auswahl aus seinen Reden. Mit Einleitung von Kurt Kersten.”,”””Al momento, gli Stati Uniti cominciano a fare un passo nella competizione con la vecchia Europa nei settori militare e marittimo esattamente come nei settori economico e industriale.”” (pag 87, 1903)”,”BEBx-028″
“BEBEL August”,”Diesem System keinen Mann und keinen Groschen. Aus Reden und Schriften.”,”””Das würde die Folge sein. Sie können nicht ein Volk von 400 Millionen so mir nichts dir nichts in einigen Jahrzehnten christianisieren. DIe Jesuiten, welche sehr geschickte Operateure sind auf dem Missionsgebiet und auf dem politischen Gebiet, arbeiten seit kurz nach ihrer Begründung, seit zirka 300 Jahren, in China. Was haben sie erreicht? Was haben die ganzen christlichen Missionen bis jetzt erreicht?.”” “”Quello sarebbe il risultato. Non si può cristianizzare un popolo di 400 milioni di persone solamente in pochi decenni. I gesuiti, che erano operatori molto abili sul terreno delle missioni e sul terreno politico hanno lavorato dal loro insediamento per trecento anni in Cina. Che cosa hanno ottenuto? Che cosa hanno ottenuto fino ad oggi le missioni cristiane?”” (pag 65)”,”BEBx-029″
“BEBEL August ENGELS Friedrich, a cura di von Werner BLUMENBERG”,”Briefwechsel mit Friedrich Engels.”,”Quellen und Untersuchungen zur Geschichte der Deutschen und Österreichischen Arbeiterbewegung, VI, a cura di IISG, direttore Prof. Dr. A.J.C. RÜTER.”,”BEBx-031″
“BEBEL August DIETZ LIEBKNECHT AUER AUERBACH SINGER e altri”,”Protokoll über die Verhandlungen des Parteitages der Sozialdemokratischen Partei Deutschlands. Abgehalten zu Halle a. S. vom 12. bis 18. Oktober 1890.”,” “”Liebknecht: Ich werde das Persönliche möglichst vermeiden und mich auf die Kritik der gegen die Parteileitung und Fraktion von der Opposition erhobenen Angriffe beschränken.”” (pag 56) “”Eviterei se possibile il personale e mi limiterei alla critica degli attacchi condotti alla linea del partito e al gruppo parlamentare da parte della frazione dell’ opposizione””.”,”MGEx-173″
“BEBEL August”,”Aus meinem Leben. Zweiter Teil.”,”””Der “”Sozialdemokrat”” beobachtete jetzt die Taktik, ständig zu verkünden, unser Anhang bestehe nicht aus Arbeitern, sondern aus Literaten, Schulmeistern und sonstigen Bourgeois.”” (pag 81) « « Le Sozialdemokrat » observé la tactique constamment annoncer, nos partisans se compose pas maintenant des travailleurs, mais des homme de lettres, des maîtres d’école et d’autres Bourgeois”””,”BEBx-032″
“BEBEL August”,”My Life.”,”Engels è citato tre volte. Gli attacchi di Duhring 2 volte. “”La sede del comitato di controllo era Lipsia, ed io ero il presidente. Gli organi ufficiali del partito erano il “”Neue Sozialdemokrat”” a Berlino e il Volksstaat a Lipsia. Entrambi furono acquistati dal partito””. (pag 286) La mia posizione sulla Comune. “”Il 12 marzo 1876, un dibattito sulla questione fu realizzato tra Bruno Sparig, capo agitatore del Partito liberale nazionale ed il sottoscritto. Il meeting fu organizzato congiuntamente dai due partiti (…). Il mio opponente mi attaccò per il mio atteggiamento nei confronti della Comune (…). Io parlai un’ ora e mezza, sollevando alcuni argomenti: (…) “”la Comune non ha fatto nulla di cui essere biasimata, e se commise atti di violenza i governi monarchici d’ Europa in situazioni simili hanno commesso atti cento volte più violenti.”” (pag 292) “”Il Reichstag del 1877 dedicò molto tempo alle questioni sociali. Il Centro (il partito del centro, ndr), molto allarmato dalla impennata dei voti socialdemocratici, partì con le sue proposte di riforme sociali (…)””. (pag 304) Il caso Höchberg. “”Un settimanale, il “”Zukunft””, fu fondato a Berlino. Era finanziato da Karl Höchberg, il figlio di un banchiere di Francoforte. Höchberg era unito al movimento, se si può dire così, per motivi di filosofia sentimentale; Eduard Bernstein, dando le dimissioni da una banca di Berlino, divenne suo segretario. L’ atteggiamento piuttosto indeterminato del giornale rispetto al Socialismo scientifico come lo definivano Marx ed Engels – esso aprì le sue colonne a tutte le varie correnti di opinione che caratterizzavano il nostro movimento – eccitò, fin dall’ inizio, il sospetto dei “”due anziani di Londra””; sospetti che si approfondirono quando il corso degli eventi e le difficoltà finanziarie del partito ci spinsero ad accettare l’ assistenza finanziaria di Höchberg. Marx ed Engels, che erano troppo lontani per avere una visione corretta di persone e cose, videro in questi larghi sacrifici da parte di Höchberg non altro che un disegno machiavellico per prendere in trappola il partito e deviarlo dai suoi veri fini. Essi erano piuttosto in errore. Höchberg non pose mai condizioni (…)””. (pag 309)”,”BEBx-033″
“BEBEL August”,”Society of the future.”,”Questione demografica popolazione (pag 150) Non cita Engels. Internazionalismo. “”Questa separata esistenza nazionale, che è, l’ ostile chiusura di una nazione dall’ altra, svanirà gradualmente nonostante gli sforzi da ogni parte di conservarla, e così le future generazioni potranno senza difficoltà compiere quei compiti che brillanti menti hanno da tempo contemplato e tentato di risovere senza successo. Così, Condorcet concepiva l’ idea di un linguaggio internazionale. E il defunto Ulisse S. Grant, ex-Presidente degli Stati Uniti, diceva in un indirizzo pubblico: “”Nella misura in cui il commercio, l’ educazione, e la rapida trasmissione del pensiero e di contenuti per mezzo del telegrafo e delle navi a vapore hanno cambiato ogni cosa, credo che Dio stia preparando il mondo a diventare ‘una’ nazione, a parlare ‘una’ lingua, e pervenire a uno stato di perfezione ‘in cui non ci sarà più bisogno degli eserciti e delle flotte di guerra””.”” (pag 142)”,”BEBx-034″
“BEBEL August”,”Unsere Ziele. Eine Streitschrift gegen die “”Demokratische Korrespondenz””. [tr. ‘I nostri obiettivi. Una polemica contro “”Corrispondenza democratica””].”,”Appendice: Dal Congresso del partito operaio socialdemocratico di Stoccarda, 6 giugno 1870 ‘”,”BEBx-036″
“BEBEL August”,”Bebel’s Reminiscences. Part I.”,”Schweitzer e Marx (pag 205-207) “”After that vote in Hamburg, Schweitzer and Fritzsche, declared that they would call a workingmen’s congress for the foundation of trade unions in their capacity as Reichstag members, But when opposition made itself heard against this, Schweitzer threatened to resign immediately, if instructions were given preventing his doing this, and that he would leave the association. This threat had the desired effect. The congress took place on September 27th [1868], and on the following days, in Berlin. Not less than 206 delegates were present, who had mostly been elected in workingmen’s meetings, and who represented 140,000 workers. The following remarks of Schweitzer, in a speech opening the congress, were significant: «England is by far the richest country of the world in the matter of capital, and if the industry of other countries has nevertheless, mastered the English, it is due to the fact that the English laborers are making so much trouble for their capitalists. That may also be done in Germany, and even more easily. The German working-men can ruin the German industry altogether, if they want to do so, and they have no interest in maintaining it, so long as they derive but the scantiest wages from it…. The German workingmen, if they are strongly organized, can drive the German industry out of competition, and if the capitalists don’t like that, they may pay higher wages». This was not a very able argument, but perhaps it was no intended to be. The congress established so-called workers’ groups, under the control of a central board, composed of Schweitzer, Fritzsche and Karl Klein of Elberfeld, as president and vice-presidents. This organization was not very happily chosen, and was due to Schweitzer, who, under no circumstances, would permit any part of a movement under his influence to have any independence. Schweitzer, who was very anxious to obtain a favorable answer from Marx for his enterprise; had written a letter to him on September 13th, and inclosed a draft of his constitution. Marx, who had misunderstood the first letter, replied only to a second letter of Schweitzer. The following passages refer to Schweitzer’s organization: “”So far as the Berlin congress was concerned, the time did not press, since the law on coalition had not been passed as yet. You should have conferred with the leaders outside the Lassallean circle and drawn up a common program and called a joint congress. Instead of that, you left no other alternative but to follow you or to take up a position against you. This congress itself seemed but an enlarged edition of the Hamburg congress (the general congress of the General Association of German Workingmen). As for the draft of the constitution, I consider it a failure in the matter of principle, and I think I have as much experience in trades unionism as any contemporary. Without going into details at this point, I will merely say that this form of organization, while suitable for secret societies and sects, contradicts the nature of trades unionism. If it were possible – I declare it to be utterly impossible – it would not be desirable, least of all, in Germany. There, where the laborer is under the thumb of bureaucracy from childhood and believes in the authority of the instituted government, the first duty is to make him self-dependent. Your plan is impractical also in other respects. In your organization you have three independent powers of different origin: 1. The committee, elected by the unions; 2. the president, a wholly superfluous personality, elected by general vote (); 3. the congress, elected by the locals. This makes everywhere for friction, and this hinders rapid action. Lassalle made a serious mistake when he borrowed the ‘person elect’ of universal suffrage from the French constitution of 1852. In a trades union movement that person is utterly out of place. It turns mostly on money questions, and you will soon discover that there all dictatorship comes to an end. However, whatever the faults of the organization, they may perhaps be eliminated more or less by a rational practice. I am willing, as the secretary of the International, to act as mediator between you and the Nuremberg majority, which has joined the International directly – of course, upon a rational basis. I have written to Leipsic to this effect. I do not ignore the difficulties of your position, and I never forget that everyone of us depends more upon circumstances than upon his will. I promise you, under all circumstances, that impartiality which my duty demands. On the other hand, I cannot promise that I shall not some day, in may capacity as a private writer, as soon as I may consider it absolutely necessary in the interest of the labor movement, publish a frank critique of the Lassallean superstition, as I did at one time with that of Proudhon. Assuring you personally of my sincere good will, I remain, Yours loyally, ‘Karl Marx'””. The newly created organization did not suit Schweitzer very long”” [() Here Marx made the following marginal remark: “”In the constitution of the International Workingmen’s Association a president is also mentioned. But is reality he never had any other function but that of presiding at the sessions of the General Council. At my suggestion the office was abolished in 1867, after I had already decline it in 1866, and his place was taken by a chairman, who was elected at each weekly session of the General Council. The London Trades Council also had only a chairman. Its permanent official is only the secretary, because he performs a continuous business function””. Thus wrote the “”dictator”” of the International. I must state for myself that Marx and Engels, even in their correspondence with me, never showed themselves as anything but advisers, and in severl important instances, their advice was not taken, because I considered that I was more familiar with the situation. Nevertheless I never had any serios differences with them. A.B.] (pag 205-206-207) [August Bebel, ‘Bebel’s Reminiscences. Part I’, New York, 1911] Bibliografia su Schweitzer: Chisholm, Hugh, ed. (1911). “”Schweitzer, Jean Baptista von””. Encyclopædia Britannica (11th ed.). Cambridge University Press.”,”BEBx-037″
“BEBEL August”,”Souvenirs de ma vie. (Tit. orig. Aus meinem Leben)”,”Testimonianza vivente sul socialismo degli anni 1860-1880, il periodo rivoluzionario. Quest’opera non era mai stata trdotta in francese Disaccordi tattici Bebel-Liebknecht Prima di passare alla tragedia della guerra franco-tedesca, devo parlare brevemente dei disaccordi tattici che erano nati tra Liebknecht e me a proposito della nostra posizione parlamentare. (pag 141)”,”BEBx-039″
“BEBEL Auguste”,”La Femme et le Socialisme. Nouvelle traduction française d’après la 50me édition allemande par Avanti.”,”””Sonderreger colpisce nel segno quando dice: ‘Non c’è ordine nell’avere più o meno bisogno di questo o quell’alimento, ma una legge immutabile per la miscelazione dei loro elementi nutritivi’. È vero che nessun uomo acconsentirebbe a mangiare esclusivamente carne, ma accetterebbe cibi vegetali, purché potesse sceglierli a suo piacimento. D’altra parte, nessun uomo vorrebbe accontentarsi di uno specifico alimento vegetale, anche se fosse il più sostanzioso. Fagioli, piselli, lenticchie, in una parola, tutti i legumi sono, ad esempio, i più nutrienti di tutti i prodotti alimentari. Essere obbligati a nutrirsi esclusivamente di essi, il che è possibile, non sarebbe meno spaventoso. Così Karl Marx riferisce nel “”Capitale”” che i proprietari delle miniere del Cile obbligano i loro operai a mangiare fagioli da un capo all’altro dell’anno, perché questo cibo dà loro grande vigore e li mette in buone condizioni, come nessun altro cibo farebbe, di sopportare i fardelli più pesanti. Gli operai spesso respingono i fagioli, ma non ricevono nient’altro e sono costretti a mangiarli. In nessun caso la felicità e il benessere degli uomini dipendono da una certa alimentazione, come sostengono i vegetariani fanatici. Il clima, le abitudini e il gusto personale hanno la maggiore influenza. E’ certo che, con il progredire della civiltà, l’alimentazione vegetale sostituirà la dieta esclusivamente animale, così come esiste tra i cacciatori e i pastori. La varietà della coltivazione delle piante è principalmente un segno di un alto grado di civiltà””. “”Sonderreger touche juste quand il dit: «Il n’y a pas de rang d’ordre dans le plus ou moins de nécessité de tels ou tels aliments, mais une loi immuable pour le mélange de leurs éléments nutritifs». Il est évient que pas un homme ne consentirait à se nourrir exclusivement de viande, mais qu’il accepterait une nourriture végétale, à condition de pouvoir la choisir à son goût. D’autre part, aucun homme ne voudrait se contenter d’une nourriture végétale déterminée, celle-ci fût-elle la plus substantielle. Les haricots, le pois, les lentilles, en un mot tous les légumineux sont, par exemple, les plus nourrisantes de toutes les sustances alimentaires. Etre obligé de s’en nourrir exclusivement ce qui est possible – n’en serait pas moins épouvantable. Ainsi Karl Marx raconte dans le «Capital» que les propriétaires des mines du Chili obligent leurs ouvriers à manger des haricots d’un bout de l’année à l’autre, parce que cet aliment leur donne une grande vigueur, et les met en état, comme ne la ferai aucune autre nourriture, de porter les plus lourds fardeaux. Les ouvriers repoussent souvent les haricots, mais ils ne reçoivent rien d’autre, et sont bien obligés de les manger. Dans aucun cas le bonheur et le bien-être des hommes dépendent d’une nutrition déterminée, comme le prétendent les végétariens fanatiques. Le climat, les habitudes, le goût personnel ont la plus grande influence. Il est certain qu’au fur et à mesure que la civilisation progress, la nourriture végétale remplace davantage l’alimentation exclusivement animale, telle qu’elle existe chez les peuples chasseurs et pasteurs. La variété de la culture des plantes est principalement le signe d’un haut degré de civilisation”” (pag 656-658) [Auguste Bebel, ‘La Femme et le Socialisme’, Imprimerie Coopérative ‘Voksdrukkerij’, Gand, 1911] L’autore citato potrebbe essere questo: Stefan Sonderegger. Era uno storico, linguista e militare svizzero, nato il 28 giugno 1927 a Herisau e deceduto il 7 dicembre 201712. Sonderegger ha studiato germanistica all’Università di Zurigo, dove ha conseguito il dottorato con una tesi sui toponimi del Paese di Appenzello. È stato professore di filologia germanica all’Università di Zurigo e ha pubblicato numerose opere sulla lingua e la letteratura dell’antico alto tedesco, con particolare attenzione agli autori dell’area sangallese, come Notker il Teutonico”,”BEBx-040″
“BECARUD Jean LAPOUGE Gilles”,”Los anarquistas españoles.”,”BECARUD Jean ha pubblicato moltio articoli sulla Spagna (Le Monde). LAPOUGE Gilles è collaboratore de ‘La Quinzaine Litteraire’. Victor Serge a Barcellona. “”Sobre este periodo poseemos un testimonio importante. Victor Serge, que había partecipado en todas as revoluciones y tempestades de Europa, se refugié durante la guerra en Barcelona, donde trabajó de tipógrafo, empleo que le permítia llevar a cabo con más facilidad sus proyectos. Frecuenta con asiduidad los medios anarquistas, de los que nos traza un retrato apasionante y fervoroso en una de sus novelas, cidada ya anteriormente, ‘El nacimiento de nuestra fuerza’.”” (pag 76)”,”ANAx-258″
“BECARUD Jean LAPOUGE Gilles”,”Anarchistes d’ Espagne.”,”””Les Espagnols évolueront dans le même sens, l’aboutissement étant, nous le verrons, la fondation en 1911, de la Confederación Nacional del Trabajo (CNT) à l’intérieur de laquelle l’influence anarchiste sera prépondérante. mais la douzaine d’années qui s’étend entre les procès de Montjuich et la fondation de la CNT – laquelle consacre la naissance de l”anarchosyndicalisme’ – est riche d’événements de tous ordres. C’est l’époque où la perte de Cuba, de Porto-Rico et des Philippines, conséquence désastreuse de la guerre hispano-américaine de 1898, réveille la conscience espagnole de sa léthargie. La bourgeoisie intellectuelle comprend que le pays s’est dangereusement isolé du reste du monde. Une brillante génération d’écrivains se cherche et se définit à travers ces épreuves et ces tourments: Miguel de Unamuno, Valle Inclán, Pio Baroja, Antonio Machado. En même temps, l’action subversive change de forme, la grève y joue un rôle de plus en plus grand, et on change de lieu: l’incendie, à partir de 1902, se rallume dans les campagnes andalouses.”” (pag 51)”,”ANAx-270″
“BECATTINI Giacomo”,”Dal distretto industriale allo sviluppo locale. Svolgimento e difesa di una idea.”,”Giacomo Becattini, nato a Firenze nel 1927, è ordinario di Economia politica nell’Università di Firenze. Membro dell’Accademia dei Lincei. dell’Accademia toscana La Colombaria e dell’Accademia dei Georgofili, è stato presidente della Società italiana degli economisti ed è membro onorario di Trinity Hall (Cambridge, UK). Opere: Il concetto d’industria e la teoria del valore, Scienza economica e trasformazioni sociali, L’industrializzazione leggera della Toscana, Il distretto industriale, Il bruco e la farfalla.”,”ITAE-060-FL”
“BECATTINI Giacomo”,”Distretti industriali e made in Italy. Le basi socioculturali del nostro sviluppo economico.”,”Giacomo Becattini, nato a Firenze nel 1927, è ordinario di Economia politica nell’Università di Firenze. Membro dell’Accademia dei Lincei. dell’Accademia toscana La Colombaria e dell’Accademia dei Georgofili, è stato presidente della Società italiana degli economisti ed è membro onorario di Trinity Hall (Cambridge, UK). Opere: Il concetto d’industria e la teoria del valore, Scienza economica e trasformazioni sociali, L’industrializzazione leggera della Toscana, Il distretto industriale, Il bruco e la farfalla.”,”ITAE-061-FL”
“BECATTINI Giacomo”,”I nipoti di Cattaneo. Colloqui e schermagile tra economisti italiani.”,”Giacomo Becattini, nato a Firenze nel 1927, è ordinario di Economia politica nell’Università di Firenze. Membro dell’Accademia dei Lincei. dell’Accademia toscana La Colombaria e dell’Accademia dei Georgofili, è stato presidente della Società italiana degli economisti ed è membro onorario di Trinity Hall (Cambridge, UK). Opere: Il concetto d’industria e la teoria del valore, Scienza economica e trasformazioni sociali, L’industrializzazione leggera della Toscana, Il distretto industriale, Il bruco e la farfalla.”,”ITAE-086-FL”
“BECCALLI Bianca BIAGIOLI Mario CROMPTON Rosemary, comitato scientifico; ADDIS Elisebetta BETTIO Francesca ADDABBO Tindare WALDMANN, gruppo di analisi economica ed econometrica; Robert CANIGLIA Paola SPANÒ Antonella LIMONCELLI Laura DE FELICE Francesca, gruppo di analisi sociologica”,”I differenziali salariali per sesso in Italia. Rapporto di ricerca a cura della società ITER-Centro Ricerche e Servizi.”,”BECCALLI Bianca BIAGIOLI Mario CROMPTON Rosemary, comitato scientifico; ADDIS Elisebetta BETTIO Francesca ADDABBO Tindare WALDMANN, gruppo di analisi economica ed econometrica; Robert CANIGLIA Paola SPANÒ Antonella LIMONCELLI Laura DE FELICE Francesca, gruppo di analisi sociologica”,”STAT-570″
“BECCARI Arturo”,”Lassalle.”,”Ammirazione di LASSALLE per GARIBALDI viaggio in IT per incontrarlo (cosa che avvenne a Caprera). L. nel 1861 dopo aver incontrato Carlo CATTANEO a Lugano, si incontrò con VERA, traduttore di HEGEL a Milano, e quindi passò per Genova dove incontrò Agostino BERTANI e altri del movimento nazionale di sinistra. Successivamente andò a Caprera.”,”LASx-017″
“BECCARI Arturo”,”Lassalle.”,”Ammirazione di LASSALLE per GARIBALDI viaggio in IT per incontrarlo (cosa che avvenne a Caprera). L. nel 1861 dopo aver incontrato Carlo CATTANEO a Lugano, si incontrò con VERA, traduttore di HEGEL a Milano, e quindi passò per Genova dove incontrò Agostino BERTANI e altri del movimento nazionale di sinistra. Successivamente andò a Caprera.”,”LASx-001-FV”
“BECCARIA ROLFI Lidia BRUZZONE Anna Maria”,”Le donne di Ravensbrück. Testimonianze di deportate politiche italiane.”,”Ravensbrück era un campo di rieducazione diventato poi di sterminio unico lager esclusivamente femminile. “”E’ onesto dire che sono sopravvissute quelle che hanno accettato di lavorare per il sistema, come me, alla Siemens, al Betrieb, nei trasporti destinati alle fabbriche, alla produzione, in sostanza quelle che sono state obbligate a lavorare per l’ industria bellica. Quelle che invece, volontariamente o involontariamente negli ultimi mesi non hanno fatto un lavoro stabile al coperto in fabbrica o nell’ organizzazione del campo, ben difficilmente hanno avuto la forza fisica di reggere fino alla fine e la forza morale di non lasciarsi morire, di lottare per sopravvivere””. (pag 107) “”La maggioranza di quelle che sono rimaste sottoproletariato… sono scomparse””.”,”GERN-084″
“BECCARIA Cesare”,”Dei delitti e delle pene.”,”””Questa è la ragione per cui in alcuni governi , che hanno tutta l’ apparenza della libertà, la tirannia sta nascosta o s’ introduce non prevista in qualche angolo negletto dal legislatore, in cui insensibilmente prende forza e s’ ingrandisce””. (pag 98)”,”TEOP-146″
“BECCARIA Giantommaso”,”Storia delle società di mutuo soccorso d’ Europa dalla loro origine fino ai tempi nostri.”,”””La più celebre associazione d’ Europa è certamente quella detta I pionieri di Rochdale ch’era rappresentata al parlamento inglese dal suo deputato naturale l’ immortale Cobden. Questo nome ha un grande significato. Là ha la sua sede principale l’ unione dei buoni e giusti pionieri cooperativi, ossia l’ unione di coloro che precedono il resto dell’ umanità, che preparano la via del progresso; sentinelle avanzate che soccombono qualche volta alle fatiche del viaggio, ma dopo di avere tracciata la via, e dopo di averla illuminata col sacro loro fuoco e colla loro virtù””. (pag 153)”,”MEOx-052″
“BECCARIA Gian Luigi”,”I nomi del mondo. Santi, demoni, folletti e le parole perdute.”,”Gian Luigi Beccaria insegna Storia della lingua italiana all’Università di Torino. È autore di ‘L’autonomia del significante. Figure del ritmo e della sintassi. Dante, Pascoli, D’Annunzio’ (Einaudi, 1975), ‘Italiano’ (Garzanti, 1988), ‘Le forme della lontananza’ (1989).”,”VARx-035-FSD”
“BECCARIA Cesare”,”Dei delitti e delle pene. Con il Commentario di Voltaire.”,”15 marzo 1738, nasce a Milano Cesare Beccaria (1738-1794). Giurista, filosofo, economista, scrittore, fu una delle massime figure dell’illuminismo italiano in particolare dell’illuminismo lombardo.”,”DIRx-003-FL”
“BECCARO Andrea”,”La guerra in Iraq.”,”Andrea Beccaro, dottore di ricerca in Scienze strategiche e docente a contratto di Relazioni internazionali presso la Scuola Università Interfacoltà di Scienze Strategiche di Torino. È autore di ‘La guerra oggi e domani’ (2010) e curatore di ‘Charles Edward Callwell, Small Wars. Teoria e prassi del XIX secolo all’Afghanistan’ (2012)”,”QMIx-323″
“BECCEGATO Paolo NANNI Walter STRAZZARI Francesco a cura; saggi di Francesco STRAZZARI Marta ORLANDI Alessandra OGLINO Luigi RANZATO Mario RAGAZZI Pierluigi BODA Nicola BRUNO Walter NANNI Paolo BECCEGATO Danilo FELICIANGELI Gianfranco BRUNELLI Michele CESARI Francesco ROSSI Maria Elisabetta GANDOLFI Alberto BOBBIO Michele CESARI Mario RAGAZZI Marta ORLANDI”,”Guerre alla finestra. Rapporto di ricerca su conflitti dimenticati, guerre infinite, terrorismo internazionale.”,”Hanno collaborato a questa ricerca ‘Famiglia cristiana’ e ‘Il Regno’. Paolo Beccegato è responsabile dell’Area internazionale della Caritas-Italiana e vicepresidente della Fondazione ‘Giustizia e solidarietà’ della Conferenza episcopale italiana. Walter Nanni, sociologo, collabora con l’Ufficio Studi e ricerche di Caritas Italiana ed è consulente per enti locali e organizzazioni no profit in materia di ricerca, formazione e progettazione. Francesco Strazzari insegna Relazioni internazionali nell’Università di Amsterdam. Collabora con l’International Training Program on Conflict Management della Scuola Superiore S. Anna di Pisa. “”Anche dopo aver messo Marx in naftalina, per gli economisti i fattori economici contano molto di più di quelli etno-culturali per analizzare e spiegare le guerre”” (pag 131, ‘La dimensione economica dei conflitti armati’ di Mario Ragazzi”,”QMIx-230″
“BECCHETTI Margherita GAMBETTA William GIUFFREDI Massimo LA-FATA Ilaria PISI Guido”,”Una stagione di fuoco. Fascismo guerra resistenza nel Parmense.”,”inserire in Correna Scambi di prigionieri e Accordi con i tedeschi (pag 161-169) Missioni alleate, disertori della Wehrmacht. Contro il comune nemico “”Questa dimensione internazionale della lotta assume un significato ancora più marcato considerando l’arruolamento nella guerriglia anche di disertori dall’esercito tedesco, un fenomeno che, iniziato nei mesi primaverili, si protrasse poi fino alla liberazione. Nei ruolini redatti dai comandi partigiani al termine della guerra risultarono oltre 300 partigiani fuggiti da reparti tedeschi. Di questi circa 250 erano sovietici che, catturati durante l’invasione dell’Urss, avevano aderito alle truppe naziste in gran parte per lasciare le atroci condizioni dei campi di prigionia, ma talvolta anche per ostilità antisovietiche. Tra di loro, infatti la maggioranza era russa ma vi erano anche georgiani, ucraini, bielorussi e soldati originari delle regioni musulmane più orientali (24). Per loro, come per i fuggitivi di altre nazionalità (polacchi, francesi, olandesi e jugoslavi) che avevano fino a quel momento combattuto per il Terzo Reich, era ora possibile un’occasione di riscatto. Tra chi abbandonava i reparti di Kesselring vi erano però anche soldati tedeschi e austriaci, forse da sempre antifascisti oppure prima illusi dal nazionalsocialismo e ora disgustati dalle sue guerre. Nel loro insieme, quindi, questi fuggitivi costituivano anche una simbolica immagine della crisi dell’Europa hitleriana che, frastornata dalla violenza, maturava o riprendeva percorsi di opposizione antinazista. Solitamente i disertori, per ovvi sospetti, venivano a lungo tenuti sotto controllo dei comandi partigiani e per prudenza distribuiti tra i diversi distaccamenti. Ci furono però anche rari casi in cui poterono organizzarsi in propri gruppi, come i due distaccamenti “”Voroscilov I”” e “”Voroscilov II””, inquadrati nella 3ª Julia, composti da sovietici e comandati dal ventisettenne georgiano Nicolai Esaria. Il fenomeno dei disertori passati alla Resistenza era motivo di grave preoccupazione per tedeschi e fascisti, poiché i partigiani avevano la possibilità di impiegare combattenti che non solo indossavano le loro uniformi ma ne conoscevano anche la lingua e la prassi militare”” (pag 224-225) [M. Becchetti, W. Gambetta, M. Giuffredi, I. La Fata, G. Pisi, ‘Una stagione di fuoco. Fascismo guerra resistenza nel Parmense’, Edizione BFS, Pisa, 2021] [(24) M. Minardi, Disertori alla macchia. Militari dell’esercito tedesco nella Resistenza parmense’, Bologna, Clueb, 2006, p. 27 e ss.]”,”ITAR-367″
“BECHELLONI Giovanni”,”L’immaginario quotidiano. Televisione e cultura di massa in Italia.”,”Giovanni Bechelloni è professore straordinario di Sociologia dell’arte e della letteratura e direttore dell’Istituto di Sociologia dell’Università degli Studi di Napoli. Ha pubblicato tra l’altro: ‘La macchina culturale in Italia’ (1975) “”La prova migliore e più tangibile della validità delle ipotesi di McLuhan è data da due fatti che sono sotto gli occhi di noi italiani: l’avvento delle televisioni private in abbinamento col telecomando che consente di costruire individualmente palinsesti e programmi, nonché la crescita di una generazione di bambini ipersocializzati dalla televisione che sono molto più attivi e svegli di qualsiasi altra generazione di bambini che li ha preceduti”” (pag 175)”,”EDIx-222″
“BECHIS Franco RIZZO Sergio”,”In nome della rosa.”,”La storia gloriosa e tormentata, quasi una “”dynasty”” all’italiana, della casa editrice fondata da Arnoldo Mondadori: dai lontani inizi del 1907 alle ultime, burrascose vicende che hanno coinvolto eredi litigiosi, magnati della finanza e personaggi politici Bechis e Rizzo hanno lavorato insieme a Milano Finanza. Poi Rizzo la lavorato nella redazione romana de ‘Il Mondo’.”,”EDIx-105″
“BECHIS Franco”,”Ruberai. Quarant’anni di sprechi e scandali della TV di stato.”,”Somme astronomiche elargite a centinaia di collaboratori Rai nel 1992 (una scala che va da 2 miliardi e 600 milioni a Michelangelo Guardì fino ad un minimo a Guglielmo Nardocci di 50 milioni) Franco Bechis (Torino, 1962) è vice direttore del quotidiano MF e del settimanale Milano Finanza (1994). Ha già pubblicato ‘In nome della rosa’ (1991), ‘Onorevole l’arresto’ (1994) e ‘Le signore delle tangenti’ (1994).”,”EDIx-227″
“BECK Ulrich”,”I rischi della libertà. L’ individuo nell’ epoca della globalizzazione.”,”BECK Ulrich insegna sociologia nell’ Università di Monaco di Baviera e alla LSE (London School of Economics).”,”TEOS-054″
“BECK Ulrich”,”Lo sguardo cosmopolita.”,”ANTE1-29 Ulrich BECK insegna sociologia alla Ludwig Maximilian Universität di Monaco di Baviera e alla London School of Economics. Ha scritto: ‘La società del rischio’, ‘Che cos’è la globalizzazione’, ‘Libertò o capitalismo?’, ‘Europa felix’.”,”TEOP-349″
“BECK Ulrich”,”Che cos’è la globalizzazione. Rischi e prospettive della società planetaria.”,”Ulrich Beck (1944) è docente presso l’Università di Monaco e la London School of Economics. Fra le sue opere, in italia sono state pubblicate: Che cos’è la globalizzazione, rischi e prospettive della società planetaria e, con altri, Modernizzazione riflessiva e La società del rischio, verso una seconda modernità. Presso Einaudi ha pubblicato Il lavoro nell’epoca della fine del lavoro.”,”ECOI-119-FL”
“BECK Ulrich”,”La società cosmopolita. Prospettive dell’epoca postnazionale.”,”Ulrich Beck (1944) è docente presso l’Università di Monaco e la London School of Economics. Fra le sue opere, in italia sono state pubblicate: Che cos’è la globalizzazione, rischi e prospettive della società planetaria e, con altri, Modernizzazione riflessiva e La società del rischio, verso una seconda modernità. Presso Einaudi ha pubblicato Il lavoro nell’epoca della fine del lavoro.”,”TEOS-22-FL”
“BECK Ulrich”,”Un mondo a rischio.”,”Ulrich Beck (1944) è docente presso l’Università di Monaco e la London School of Economics. Fra le sue opere, in italia sono state pubblicate: Che cos’è la globalizzazione, rischi e prospettive della società planetaria e, con altri, Modernizzazione riflessiva e La società del rischio, verso una seconda modernità. Presso Einaudi ha pubblicato Il lavoro nell’epoca della fine del lavoro.”,”TEMx-005-FL”
“BECK Ulrich”,”Libertà o capitalismo? Varcare la soglia della modernità. Conversazione con Johannes Willms.”,”Ulrich Beck insegna sociologia alla Ludwig Maximilian Universität di Monaco di Baviera, è docente alla London School of Economics ed è firma autorevole del settimanale ‘Der Spiegel’.”,”TEOS-040-FL”
“BECK Ulrich”,”I rischi della libertà. L’individuo nell’epoca della globalizzazione.”,”Ulrich Beck (1944) è docente presso l’Università di Monaco e la London School of Economics. Fra le sue opere, in italia sono state pubblicate: Che cos’è la globalizzazione, rischi e prospettive della società planetaria e, con altri, Modernizzazione riflessiva e La società del rischio, verso una seconda modernità. Presso Einaudi ha pubblicato Il lavoro nell’epoca della fine del lavoro.”,”TEOS-049-FL”
“BECK Ulrich, a cura di Walter PRIVITERA”,”La società del rischio. Verso una seconda modernità.”,”Ulrich Beck (1944) è docente presso l’Università di Monaco e la London School of Economics. Fra le sue opere, in italia sono state pubblicate: Che cos’è la globalizzazione, rischi e prospettive della società planetaria e, con altri, Modernizzazione riflessiva e La società del rischio, verso una seconda modernità. Presso Einaudi ha pubblicato Il lavoro nell’epoca della fine del lavoro.”,”TEOS-050-FL”
“BECK Ulrich”,”Il lavoro nell’epoca della fine del lavoro. Tramonto delle sicurezze e nuovo impegno civile.”,”Ulrich Beck (1944) è docente presso l’Università di Monaco e la London School of Economics. Fra le sue opere, in italia sono state pubblicate: Che cos’è la globalizzazione, rischi e prospettive della società planetaria e, con altri, Modernizzazione riflessiva e La società del rischio, verso una seconda modernità. Presso Einaudi ha pubblicato Il lavoro nell’epoca della fine del lavoro.”,”TEOS-051-FL”
“BECK Ulrich”,”Europa felix. Il vecchio continente e il nuovo mercato del lavoro.”,”Ulrich Beck (1944) è docente presso l’Università di Monaco e la London School of Economics. Fra le sue opere, in italia sono state pubblicate: Che cos’è la globalizzazione, rischi e prospettive della società planetaria e, con altri, Modernizzazione riflessiva e La società del rischio, verso una seconda modernità. Presso Einaudi ha pubblicato Il lavoro nell’epoca della fine del lavoro.”,”EURE-023-FL”
“BECK Ulrich GIDDENS Anthony LASH Scott”,”Modernizzazione riflessiva. Politica, tradizione ed estetica nell’ordine sociale della modernità.”,”Ulrich Beck (1944) è docente presso l’Università di Monaco e la London School of Economics. Fra le sue opere, in italia sono state pubblicate: Che cos’è la globalizzazione, rischi e prospettive della società planetaria e, con altri, Modernizzazione riflessiva e La società del rischio, verso una seconda modernità. Presso Einaudi ha pubblicato Il lavoro nell’epoca della fine del lavoro. Pierpaolo Marrone, Università di Trieste. Scott Lash, Università Lancaster. Anthony Giddens, Università Cambridge. Democrazia delle emozioni o emonzionalizzazione della democrazia? (pag 270)”,”TEOS-100-FL”
“BECK Hans Georg, edizione italiana a cura di Enrico LIVREA”,”Il millennio bizantino.”,”H.G. Beck professore emerito di Storia della civiltà bizantina all’Università di Monaco.”,”STAx-048-FF”
“BECK Ulrich”,”What is Globalization?”,”Ulrich Beck is Professor of Sociology at the Ludwig Maximilian University in Münich. ‘Visione cosmopolita di Marx ed Engels nel Manifesto’ “”«The bourgeoisie has through its exploitation of the world market given a cosmopolitan character to producion and consumption in every country. (…)» (…)”” (pag 22)”,”ECOI-002-FP”
“BECKER Bert LADEMACHER Horst a cura; saggi di Bert BECKER Eberahrd SCHMITT Wolf D. GRUNER Horst LADEMACHER Werner ABELSHAUSER Werner BURGHARDT Ulrich SCHMELZ Arno HERZIG Bernd BONWETSCH Abraham ASCHER Reiner TOSSTORFF Marek WALDENBERG Kurt KOSZYK Manfred BURAZEROVIC Werner BRAMKE Bert BECKER Rolf WÖRSDÖRFER Lothar MERTENS Willy BUSCHAK Werner MÜLLER Bernhard H. BAYERLEIN Hubert SCHNEIDER Ursula LANGKAU-ALEX Alexander WATLIN Hermann WEBER Klaus TENFELDE Jürgen ZIMMERLING”,”Geist und Gestalt im historischen Wandel. Facetten deutscher und europäischer Geschichte 1789-1989.”,”Saggi di Bert BECKER Eberahrd SCHMITT Wolf D. GRUNER Horst LADEMACHER Werner ABELSHAUSER Werner BURGHARDT Ulrich SCHMELZ Arno HERZIG Bernd BONWETSCH Abraham ASCHER Reiner TOSSTORFF Marek WALDENBERG Kurt KOSZYK Manfred BURAZEROVIC Werner BRAMKE Bert BECKER Rolf WÖRSDÖRFER Lothar MERTENS Willy BUSCHAK Werner MÜLLER Bernhard H. BAYERLEIN Hubert SCHNEIDER Ursula LANGKAU-ALEX Alexander WATLIN Hermann WEBER Klaus TENFELDE Jürgen ZIMMERLING”,”GERS-019″
“BECKER Jean-Jacques”,”Histoire politique de la France depuis 1945.”,”Jean-Jacques BECKER, professore emerito di storia contemporanea all’ Università Paris-X Nanterre, è specialista della Grande Guerra. Ha pubblicato vari lavori sulla storia politica francese (v. retrocopertina).”,”FRAV-079″
“BECKER Jens”,”Heinrich Brandler. Eine politische Biographie. Gießener sozialwissenschaftliche Dissertation.”,”BECKER, per scrivere la sua biografia di BRANDLER (1881-1967) ha consultato gli archivi del KPD di Berlino, gli archivi regionali e gli archivi del Comintern a Mosca. Altro libro curato da BECKER Jens assieme a BERGMANN Theodor e WATLIN Alexander: – Das erste Tribunal. Das Moskauer Parteiverfahren gegen Brandler, Thalheimer und Radek. DECATON VERLAG. MAINZ. 1993 pag 191 DM 30 (quest’opera contiene tre documenti inediti che segnarono l’inizio della stalinizzazione del Comintern e l’incremento dell’influenza dei quadri dirigenti del partito russo PCb sul KPD (Kommunistische Partei Deutschlands): un’ analisi del 5° Congresso mondiale del Comintern, scritta da August THALHEIMER nel 1925, che critica la bolscevizzazione dei Partiti Comunisti e i protocolli dei primi tribunali del Comintern che nel 1925 criticano alcuni membri del Comitato esecutivo del Comintern, come BRANDLER, THALHEIMER e RADEK, con reprimende politiche).”,”MGEK-058″
“BECKER Gerhard”,”Karl Marx und Friedrich Engels in Köln 1848-1849. Zur Geschichte des Kölner Arbeitervereins.”,”Giornale operaio. “”Die “”Neue Rheinische Zeitung”” war die erste selbständige Tageszeitung des deutschen Proletariats””. (pag 25) “”La Nuova Gazzetta Renana fu il primo quotidiano indipendente del proletariato tedesco””.”,”MADS-357″
“BECKER Oskar”,”Logica modale, calcolo modale.”,”””La nascita della logica modale è contestuale (storicamente e teoricamente) a quella della logica ordinaria e trova la sua prima formulazione nell’ Organon aristotelico. Qui sono definiti i concetti modali fondamentali: necessario, possibile, impossibile, contingente e le principali relazioni tra le proposizioni modali corrispondenti.”” (pag 7)”,”SCIx-206″
“BECKER Jean-Jacques CANDAR Gilles a cura; saggi di Maurice AGULHON Sylvie APRILE Yves BENOT Thomas BOUCHT Nicolas BOURGUINAT Philippe BOUTRY Patrick CABANEL Jean-Claudie CARON Marianne CAYATTE Jean-Francois CHANET Alain CORBIN Jean-William DEREYMEZ Jean EL-GAMMAL Catherine FHIMA Emmanuel FUREIX Christine GUIONNET Dominique KALIFA Pierre LEVEQUE Gilles MANCERON Gaetano MANFREDONIA Philippe OULMONT Christophe PROCHASSON Anne RASMUSSEN Philippe REGNIER Michele RIOT-SARCEY Jacques ROUGERIE Michel VOVELLE Claude WEILL”,”Histoire des gauches en France. Volume 1. L’ héritage du XIXe siécle.”,”Saggi di Maurice AGULHON Sylvie APRILE Yves BENOT Thomas BOUCHT Nicolas BOURGUINAT Philippe BOUTRY Patrick CABANEL Jean-Claudie CARON Marianne CAYATTE Jean-Francois CHANET Alain CORBIN Jean-William DEREYMEZ Jean EL-GAMMAL Catherine FHIMA Emmanuel FUREIX Christine GUIONNET Dominique KALIFA Pierre LEVEQUE Gilles MANCERON Gaetano MANFREDONIA Philippe OULMONT Christophe PROCHASSON Anne RASMUSSEN Philippe REGNIER Michele RIOT-SARCEY Jacques ROUGERIE Michel VOVELLE Claude WEILL. La sinistra e l’ illuminismo (capitolo 1) La sinistra durante la Rivoluzione: nascita di un concetto. (capitolo 3) “”La Rivoluzione francese “”proietta un’ ombra sui Lumi””, scrive Baczko (1988, pag 783). Ma essa ne ha anche arricchito il messaggio, forgiato al fuoco di ciò che resta un’ esperienza senza precedenti della conquista democratica e delle libertà. Quando venne il tempo dei primi bilanci, gli ideologi – questo gruppo che associava i fuggitivi e nuove reclute, intorno a Destutt de Tracy, Cabanis, Volney, Daunou, Ginguené.. – si pose, sul loro giornale ‘La Décade philosophique’ e all’ Institut, come erede delle correnti materialiste e scientifiche provenienti dagli enciclopedisti via Conderocet. Essi conservavano l’ ambizione di cambiare il mondo attraverso una scienza dell’ uomo, appoggiata sui rapporti del fisico e del morale, senza rinunciare all’ ideale della felicità””. (pag 39, M. Vovelle) “”I giacobini non sono gli unici portatori dell’ idea rivoluzionaria avanzata: il Club dei Cordiglieri, fondato nel 1790, è stato più accogliente verso un discorso radicale, allora portato da Danton o Marat, e si è posto come punto di incontro delle società popolari e fraterne parigine.”” (pag 56, M. Vovelle)”,”FRAD-069″
“BECKER Jean-Jacques CANDAR Gilles a cura; saggi di Serge BERNSTEIN Frederic SAWICKI Bernard PUDAL Jeanne SIWEK-POUYDESSEAU Alain CHATRIOT Emmanuel NAQUET Florence ROCHEFORT Daniel LINDENBERG Gaetano MANFREDONIA Jean-Paul DELEAGE Vincent DUCLERT Yves BILLARD Gilles CANDAR Frederic MONIER Jean-Pierre RIOUX Danielle TARTAKOWSKY Alain BERGOUNIOUX e Gerard GRUNBERG Jean Jacques BECKER Annette BECKER Emmanuelle SIBEUD Serge WOLIKOW Noelline CASTAGNEZ Laurent DOUZOU Anne DULPHY Sylvie THINAULT Robert FRANK Francois HOURMANT Sophie COEURE’ Odile RUDELLE Eric AGRIKOLIANSKY Marc Olivier BARUCH Philippe BUTON Patrick FRIDENSON Michel FEHER Daniel LINDENBERG Jacqueline LALOUETTE Christophe PROCASSON Frederique MATONTI Marion FONTAINE”,”Histoire des gauches en France. Volume 2. XXe siècle: à l’ épreuve de l’ histoire.”,”Saggi di Serge BERNSTEIN Frederic SAWICKI Bernard PUDAL Jeanne SIWEK-POUYDESSEAU Alain CHATRIOT Emmanuel NAQUET Florence ROCHEFORT Daniel LINDENBERG Gaetano MANFREDONIA Jean-Paul DELEAGE Vincent DUCLERT Yves BILLARD Gilles CANDAR Frederic MONIER Jean-Pierre RIOUX Danielle TARTAKOWSKY Alain BERGOUNIOUX e Gerard GRUNBERG Jean Jacques BECKER Annette BECKER Emmanuelle SIBEUD Serge WOLIKOW Noelline CASTAGNEZ Laurent DOUZOU Anne DULPHY Sylvie THINAULT Robert FRANK Francois HOURMANT Sophie COEURE’ Odile RUDELLE Eric AGRIKOLIANSKY Marc Olivier BARUCH Philippe BUTON Patrick FRIDENSON Michel FEHER Daniel LINDENBERG Jacqueline LALOUETTE Christophe PROCASSON Frederique MATONTI Marion FONTAINE. “”La specificità del socialismo francese riguarda l’ assenza d’ integrazione “”verticale”” di questo ambiente e di queste reti. L’ eredità della carta d’ Amiens non c’è a caso, ma vale soprattutto come formula incantatoria. E’ per congiurare come contro-modello bolscevico, che la charte d’ Amiens è stata costantemente sollecitata a partire dagli anni 1920 per giustificare il tipo di rapporto intrattenuto dal Partito socialista con i sindacati dei salariati (CGT tra le due guerre, CGT-FO e FEN dopo il 1948, CFDT negli anni 1970) o i raggruppamenti agricoli””. (pag 41, Frederic Sawicki)”,”FRAD-070″
“BECKER Jean-Jacques CANDAR Gilles a cura; saggi di Serge BERNSTEIN Frederic SAWICKI Bernard PUDAL Jeanne SIWEK-POUYDESSEAU Alain CHATRIOT Emmanuel NAQUET Florence ROCHEFORT Daniel LINDENBERG Gaetano MANFREDONIA Jean-Paul DELEAGE Vincent DUCLERT Yves BILLARD Gilles CANDAR Frederic MONIER Jean-Pierre RIOUX Danielle TARTAKOWSKY Alain BERGOUNIOUX e Gerard GRUNBERG Jean Jacques BECKER Annette BECKER Emmanuelle SIBEUD Serge WOLIKOW Noelline CASTAGNEZ Laurent DOUZOU Anne DULPHY Sylvie THINAULT Robert FRANK Francois HOURMANT Sophie COEURE’ Odile RUDELLE Eric AGRIKOLIANSKY Marc Olivier BARUCH Philippe BUTON Patrick FRIDENSON Michel FEHER Daniel LINDENBERG Jacqueline LALOUETTE Christophe PROCASSON Frederique MATONTI Marion FONTAINE”,”Histoire des gauches en France. Volume 2. XXe siècle: à l’ épreuve de l’ histoire.”,”2° copia Saggi di Serge BERNSTEIN Frederic SAWICKI Bernard PUDAL Jeanne SIWEK-POUYDESSEAU Alain CHATRIOT Emmanuel NAQUET Florence ROCHEFORT Daniel LINDENBERG Gaetano MANFREDONIA Jean-Paul DELEAGE Vincent DUCLERT Yves BILLARD Gilles CANDAR Frederic MONIER Jean-Pierre RIOUX Danielle TARTAKOWSKY Alain BERGOUNIOUX e Gerard GRUNBERG Jean Jacques BECKER Annette BECKER Emmanuelle SIBEUD Serge WOLIKOW Noelline CASTAGNEZ Laurent DOUZOU Anne DULPHY Sylvie THINAULT Robert FRANK Francois HOURMANT Sophie COEURE’ Odile RUDELLE Eric AGRIKOLIANSKY Marc Olivier BARUCH Philippe BUTON Patrick FRIDENSON Michel FEHER Daniel LINDENBERG Jacqueline LALOUETTE Christophe PROCASSON Frederique MATONTI Marion FONTAINE. “”Per iniziativa di un socialista svizzero Robert Grimm e di un menscevico russo Yurii Martov, due riunioni ebbero luogo nei villaggi svizzeri, a Zimmerwald (5-8 settembre 1915) e a Kienthal (24-30 aprile 1916) (Rebérioux, 1974). A Zimmerwald, i delegati francesi che non rappresentavano che i gruppi pacifisti molto poco importanti non furono dei socialisti, ma i sindacalisti Alphonse Merrheim e Albert Bourderon, segretario della federazione dei bottai, (che all’ epoca era anche socialista)! Quanto a quella di Kienthal, i delegati francesi erano ben socialisti, c’erano tre parlamentari, i deputati, Jean Raffin-Dugens, Alexandre Blanc e Pierre Brizon, ma essi non rappresentavano alcun gruppo parlamentare socialista. Comunque queste conferenze (organizzate clandestinamente) non raggruppavano che una piccola minoranza di militanti, 38 a Zimmerwald, 44 a Kienthal, cosa che non impediva di essere molto divisi tra pacifisti che volevano semplicemente trovare il cammino della pace e i rivoluzionari””. (pag 325, Jean-Jacques Becker)”,”FRAV-100″
“BECKER Jasper”,”The Chinese.”,”BECKER J. è stato corrispondente dalla Cina ed ora (2000) è Beijing Bureau Chief per il South China Morning. Ha scritto altre opere. Da RC”,”CINE-029″
“BECKER Jean-Jacques”,”Le parti communiste veut-il prendre le pouvoir? La stratégie du PCF, de 1930 à nos jours.”,”ANTE3-40 J.J. BECKER è nato a Parigi nel 1928. E’ agregé d’histoire e docteur en lettres. E’ specialista di storia politica e dell’opinione pubblica. E’ direttore del dipartimento di storia e professore all’Università di Clermont-Ferrand.”,”PCFx-080″
“BECKER Jean-Jacques”,”1914. L’anno che ha cambiato il mondo. (Tit.orig.: L’Année 14)”,”BECKER Jean-J professore emerito di storia contemporanea all’università di Paris X Nanterre è presidente dell’Historial de la Grande Guerre di Péronne.”,”RAIx-255″
“BECKER Jean-Jacques MARCOU Lilly BROUE’ Pierre JOUBERT Jean-Paul GOTOVITCH José AUBERT Roger LEVILLAIN Philippe REMOND René MAYEUR Jean-Marie GUILLIEN Pierre AGERON Charles-Robert ROMANO Sergio CANAVERO Alfredo MILZA Pierre VALOTA CAVALLOTTI Bianca RUMI Giorgio BERNSTEIN Serge PEDERSEN Ole Karup KREIS Georg REMOND René, saggi di”,”Les Internationales et le problème de la guerre au XXe siècle.”,”Saggi di BECKER Jean-Jacques MARCOU Lilly BROUE’ Pierre JOUBERT Jean-Paul GOTOVITCH José AUBERT Roger LEVILLAIN Philippe REMOND René MAYEUR Jean-Marie GUILLIEN Pierre AGERON Charles-Robert ROMANO Sergio CANAVERO Alfredo MILZA Pierre VALOTA CAVALLOTTI Bianca RUMI Giorgio BERNSTEIN Serge PEDERSEN Ole Karup KREIS Georg REMOND René Contiene i saggi: – Jean-Paul JOUBERT, ‘Le défaitisme révolutionnaire dans la stratégie marxiste’ (pag 65-74) – Lilly MARCOU, ‘La IIIe Internationale et le problème de la guerre. Bilan historiographique’ (pag 28-50) – Pierre BROUE’, Les trotskystes et le problème de la guerre. Bilan historiographique’ (pag 51-64) “”Marx et Engels n’ont jamais élaboré une théorie spécifique de la guerre. Faisant leur la formule de Clausewitz, ils considéraient la guerre comme la continuation de la politique par d’autres moyens. Leur politique dans une guerre donnée n’était donc pas définie en fonction d’une théorie ‘a priori’ mais à partir de l’analyse concrète du conflit, les intérêts de la révolution constituant le critère suprême. Lors de chaque conflit, il s’interrogèrent donc pour définir le camp dont la victoire serait la plus avantageuse pour la classe ouvrière. On connaît la formule d’Engels: “”Mon plus grand désir est que la Prusse se fasse bien battre, il y aurait alors une révolution à Berlin”” (2 avril 1866)””. (pag 65) [Jean-Paul Joubert, ‘Le défaitisme révolutionnaire dans la stratégie marxiste’, in ‘Les Internationales et le problème de la guerre au XXe siècle’]”,”INTT-255″
“BECKER Jean-Jacques”,”1917 en Europe. L’année impossible.”,”Questione ammutinamenti. “”La bibliographie étrangère n’accorde pas une très grande place à la crisi que connut alors l’armée française. Au fond, elle semble parfaitement logique, soit pour des causes matérielles, “”froid, pluie, faim, fatigue, (…) les hommes se rebellent”” (Biographical Dictionary of the World War I), soit pour des causes morales, les unes se conjuguant avec les autres: “”L’offensive Nivelle avait obtenu le résultat inverse de ce qu’elle avait promis. Au lieu de rompre le front allemand, elle avait réduit l’infanterie française à se mutiner (…). Une armée (…) quand son esprit de combat et ses espérances ont été usés au-delà d’un certain point peut perdre la volonté de se lancer elle-même contre de terribles barrières. C’est ce qui est arrivé aux forces francaise”” (Trevor Wilson, p. 456). Les analyses françaises ne sont pas très différentes: “”C’est un phénomène spontané exprimant la lassitude et la révolte de soldats s’estimant sacrifiés inutilement”” (jean Delmas, in Images de 1917, p. 53). Depuis les travaux de Guy Pedroncini, les mutineries de l’armée française en 1917 sont connues dans leur détail”” (pag 77)”,”QMIP-080″
“BECKER Jean-Jacques”,”La Grande Guerre.”,”BECKER Jean-Jacques professore emerito nell’Università di Paris Ouest Nanterre La Défense, presidente onorario del centro di ricerca dell’Estorial de Péronne sur la Grande Guerre.”,”QMIP-098″
“BECKER Jean-Jacques, con la collaborazione di Annette BECKER”,”La France en guerre 1914 – 1918. La grande mutation.”,”Professore all’Università di Parigi (X Nanterre), J.J. Becker ha dedicato una gran parte dei suoi lavori all’opinione pubblica e alla guerra del 1914.”,”QMIP-178″
“BECKER Jean-Jacques BERSTEIN Serge, a cura”,”Victoire et frustrations, 1914-1929.”,”Economia e finanza internazionale. Le due prime crisi dei cambi: 1919-1921 e 1923-1924 (pag 226-230) Tabella relativa alla crisi monetaria del 1923-1924 (corsi medi mensili a Parigi della sterlina e del dollaro, settembre 1923 – marzo 1924) (pag 228)”,”FRAV-172″
“BECKER Jean-Jacques”,”1914. L’anno che ha cambiato il mondo.”,”Jean-J. Becker professore emerito di storia contemporanea all’università di Paris X Nanterre è presidente dell’Historial de la Grande Guerre di Péronne. “”Alla fine del 1914 tutti gli elementi di una guerra interminabile era evidenti: i due campi avversi disponevano di forze umane quasi equivalenti, mettevano in campo un arsenale bellico gigandesco e mostravano una risoluzione senza precedenti”” (pag 297)”,”QMIP-024-FV”
“BECKER Howard S.”,”Tricks of the Trade. How to Think about Your Research While You’re Doing It.”,”Howard S. Becker is Adjunct Professor of Sociology at the University of California, Santa Barbara.”,”VARx-113-FL”
“BECKER Howard S. RICHARDS Pamela”,”Writing for Social Scientists. How to Start and Finish Your Thesis, Book, or Article.”,”Howard S. Becker is Adjunct Professor of Sociology at the University of California, Santa Barbara, and University of Washington. Pamela Richards is associate professor of sociology at the University of Florida.”,”VARx-115-FL”
“BECKER Jean-Jacques”,”The Great War and the French People.”,”Storia sociale della guerra in Francia Le tabelle sulle perdite del conflitto sono prese da Alfred Sauvy, ‘Histoire économique de la France entre le deux guerres’, vol. I., Fayard.”,”QMIP-038-FSL”
“BECKETT Ian F.W.”,”La prima guerra mondiale. Dodici punti di svolta.”,”Titolo originale: ‘The Making of the First World War’. Ian Beckett è Visiting Professor of History all’Università del Kent. Affermato specialista di storia della Prima guerra mondiale, è autore tra l’altro di Ypres: ‘The First Battle, 1914’ (2006) e ‘The Great War 1914-1918’ (2007) Zeppelin. (pag 231) “”Ci si aspettava un attacco aereo sin dagli anni Novanta dell’Ottocento, poiché gli spettacolari bombardamenti aerei erano entrati a far parte della letteratura popolare prebellica, si trattasse di storie di invasioni o di spionaggio. Lord Northcliffe, proprietario del “”Daily Mail””, cominciò a mettere in guardia la Gran Bretagna sulla sua vulnerabilità agli attacchi aerei nel 1906, mentre H.G. Wells predisse la guerra aerea nel suo influente ‘La guerra nell’aria’, del 1908. Nel luglio del 1909 Louis Blériot volò sulla Manica, alimentando le apprensioni dell’opinione pubblica. ‘Aerial Warfare’ di R.P. Hearne, uscito nello stesso anno, contribuì a far scoppiare il cosiddetto terrore dello Zeppelin, aiutato dal film di Charles Urban ‘The Airship Destroyer. L’ansia aumentava progressivamente, e il culmine arrivò nel febbraio del 1913 con la comparsa dell’aeronave ‘Hansa’ nei cieli della Gran Bretagna. Una volta scoppiata la guerra, tuttavia, la tendenza iniziale della stampa fu di enfatizzare le difficoltà che gli Zeppelin avrebbero incontrato a causa del vento e dei banchi di nuvole nel cielo britannico. Nel 1914 i tedeschi avevano costruito 11 dirigibili, 10 dei quali Zeppelin di alluminio e un modello simile in legno, lo Schütte Lanz. Il vicecapo di stato maggiore della marina tedesca, Paul Behncke, insisteva per usarli immediatamente su Londra, ma 10 di questi dirigibili erano controllati dall’esercito e, di questi, 7 erano assegnati a supporto delle operazioni di terra. Quindi prima del 1915 non c’era un numero sufficiente di dirigibili a disposizione per effettuare raid di bombardamento sulla Gran Bretagna. (…) La scarsa sicurezza delle apparecchiature radio degli Zeppelin, inoltre, aiutò enormemente la raccolta di informazioni tramite intercettazione, una volta che la Naval Intelligence Division e la Military Intelligence Division iniziarono a cooperare a pieno regime. Spesso i britannici sapevano meglio degli stessi equipaggi degli Zeppelin quale fosse la loro posizione. Le perdite aumentarono progressivamente e il decano dei comandanti degli Zeppelin, Heinrich Mathy, morì gettandosi dall’L31, in fiamme e gravemente danneggiato, nella notte tra il 1° e il 2 ottobre del 1916, su Potters Bar. In tutto, la Germania perse 17 dirigibili in battaglia e 21 per incidenti”” (pag 231, 244-245)”,”QMIP-191″
“BECKETT Francis”,”Enemy Within. The Rise and Fall of the British Communist Party.”,”Acknowledgements, Illustrations, foto, Introduction, Postscript, Bibliography, Index,”,”MUKx-003-FL”
“BECKETT Ian F.V. a cura, scritti di PIMLOTT John, TOASE Francis, BENNET Matthew, LEE Nigel”,”The Roots of Counter-insurgency. Armies and guerrilla warfare, 1900-1945.”,”BECKETT Ian F. V. è Visiting Profesor di Storia all’Università del Kent, Specialista di storia della prima guerra mondiale. Tra le sue pubblicazioni Ypres: The First Battle, 1914 (2006). Per Einaudi ha pubblicato La prima guerra mondiale. Dodici punti di svolta.”,”QMIx-054-FSL”
“BECKMAN Arnold O.”,”Beckman Instruments, Inc. “”There is no satisfactory substitute for excellence””.”,”Fondo Palumberi Dr. Arnold O. Beckman, member of the Newcomen Society, Founder and Chairman Beckman Instruments Inc., Fullerton, California Compagnia nata in un garage a Pasadena, California (pag 14)”,”ECOG-067″
“BECKMANN George M.”,”The Making of the Meiji Constitution. The Oligarchs and the Constitutional Development of Japan, 1868-1891.”,”””Il più importante tra questi partiti fu il Jiyuto (Partito Liberale), che era stato organizzato nel novembre 1880 da alcuni membri del defunto Aikokusha. Questo gruppo, guidato da Ueki Emori e Kono Hironaka, sentiva che solo attraverso una continua pressione si sarebbe potuto forzare il governo ad approvare una costituzione che includesse freni istituzionali alla oligarchia. (…) Nel complesso, lo Jiyuto fu il più democratico dei partiti politici in quanto la sua filosofia politica era basata sul principio della sovranità popolare; i suoi leaders si battevano sulla premessa che il paese esisteva principalmente per il popolo e non per il sovrano o una oligarchia””. (pag 61)”,”JAPx-051″
“BEDARIDA Francois”,”Will Thorne. La voie anglaise du socialisme.”,”BEDARIDA è D di ricerca al CNRS, anima l’Institut d’Histoire du Temps Present (IHTP). I suoi principali libri sono: ‘La Civilisation industrielle à la conquete du monde’, ‘L’Ere victorienne’, ‘La Societé anglaise’ e ‘Le Socialisme anglais de origines à 1945’.”,”MUKx-016″
“BEDARIDA F. BOUVIER J. CARON F. CLOULAS I. DAUMARD A. DEMONET M. DESROSIERES A.; altri autori J. DUPAQUIER M. DUPAQUIER G. GARRIER M. HAU J. HECHT J. HOOCK B. LECUYER P. LEON M. LEVY R. LEVY-BRUHL M. LEVY-LEBOYER J. MAIRESSE E. MALINVAUD T. MARKOVITCH C. MENARD H. MORSEL J. OZOUF J.D. PARISET J.C. PERROT M. PERROT J. VACHER A. VANOLI E. VILQUIN M. VOLLE”,”Pour une histoire de la statistique. Tome 1. Contributions. Tome 2. Materiaux.”,”Altri autori: J. DUPAQUIER, M. DUPAQUIER, G. GARRIER, M. HAU, J. HECHT, J. HOOCK, B. LECUYER, P. LEON, M. LEVY, R. LEVY-BRUHL, M. LEVY-LEBOYER, J. MAIRESSE, E. MALINVAUD, T. MARKOVITCH, C. MENARD, H. MORSEL, J. OZOUF, J.D. PARISET, J.C. PERROT, M. PERROT, J. VACHER, A. VANOLI, E. VILQUIN, M. VOLLE. Il secondo volume è curato da Joëlle AFFICHARD”,”FRAS-008″
“BEDARIDA Francois e J.M. BOUISSOU D. DAVID M. FERRO M. FLANDREAU R. FRANK F. GASPARD V.Y. GHEBALI F. GODEMENT P. HASSNER P.C. HAUTCOEUR P. JACQUET H. LAURENS E. M’BOKOLO M. MERTES D. MOISI P. MOREAU DEFARGES G. PARMENTIER H. RUIZ FABRI F. SACHWALD A. SMOLAR G.H. SOUTOU P. THIBAUD A. TIRASPOLSKY M. VAISSE TALLEYRAND B. CAZES E. ALPHANDERY Y. GOUNIN E. ZUNZ B. BLOCH”,”1900-2000: Cent ans de relations internationales.”,”BEDARIDA Francois e J.M. BOUISSOU D. DAVID M. FERRO M. FLANDREAU R. FRANK F. GASPARD V.Y. GHEBALI F. GODEMENT P. HASSNER P.C. HAUTCOEUR P. JACQUET H. LAURENS E. M’BOKOLO M. MERTES D. MOISI P. MOREAU DEFARGES G. PARMENTIER H. RUIZ FABRI F. SACHWALD A. SMOLAR G.H. SOUTOU P. THIBAUD A. TIRASPOLSKY M. VAISSE TALLEYRAND B. CAZES E. ALPHANDERY Y. GOUNIN E. ZUNZ B. BLOCH”,”RAIx-106″
“BEDARIDA François BOURDÉ Guy BOUVIER Jean CHAMBELLAND Colette CHARLES Jean DROZ Jacques DUBIEF Henri FRIDENSON Patrick GALLISSOT René GIRAULT Jacques HAUPT Georges MOISSONNIER Maurice OLIVESI Antoine OZOUF Jacques PERROT Michelle RACINE Nicole RAYMOND Justinien REBERIOUX Madeleine ROUGERIE Jacques TREMPÉ Rolande WILLARD Claude WINOCK Michel”,”Mélanges d’histoire sociale offerts a Jean Maitron. Sur l’anarchisme en Angleterre (Bedarida); Application du concept de “”capital financier”” à une économie déterminée: le cas français au XXe siècle (Bouvier); A propos de la scission syndicale de 1921 (Charles); Anarco-syndicalisme et communisme de gauche dans les débuts de la République de Weimar (Droz); Contribution à l’histoire de l’ultra-gauche: Maurice Heine (Dubief); Groupes dirigeants internationaux du mouvement ouvrier (Haupt); Les voies du réformisme: le cas d’Albert Richard (Moissonnier); Victor Serge: chroniques de la revue ‘Clarté’ (1922-1926) (Racine); Notes pour servir à l’histoire du 18 mars 1871; Les réactions du PC et de la SFIO à l’arrivée de Hitler au pouvoir (Willard); Robert Michels et la démocratie allemaniste (Winock); etc.”,”Saggi di BEDARIDA François BOURDÉ Guy BOUVIER Jean CHAMBELLAND Colette CHARLES Jean DROZ Jacques DUBIEF Henri FRIDENSON Patrick GALLISSOT René GIRAULT Jacques HAUPT Georges MOISSONNIER Maurice OLIVESI Antoine OZOUF Jacques PERROT Michelle RACINE Nicole RAYMOND Justinien REBERIOUX Madeleine ROUGERIE Jacques TREMPÉ Rolande WILLARD Claude WINOCK Michel Saggi su anarchismo, sindacalismo rivoluzionario, comunismo di sinistra in Germania, gruppi dirigenti internazionali del movimento operaio, riformismo, comune di Parigi, PCF e SFIO su ascesa potere di Hitler, repubblica di Weimar ecc.”,”MEOx-137″
“BEDEL Maurice”,”Monsieur Hitler.”,”””Hitleriani o no, staliniani o no, i francesi sono colpiti da lungo tempo, e per lungo tempo ancora, dalla psicosi delle libertà democratiche. Impiego la parola psicosi nel suo senso più generale: non c’è popolo che non abbia la sua psicosi e pure le sue psicosi nazionali; i tedeschi le collezionano, e una delle più curiose- e che potrà essere loro fatale- è quella che fa loro credere di essere la razza eletta”” (pag 84)”,”GERN-098″
“BEDESCHI Giuseppe”,”Introduzione alla Scuola di Francoforte.”,”La SCUOLA DI FRANCOFORTE nasce di fatto con l’ ISTITUTO PER LA RICERCA SOCIALE (IRS), fondato da un gruppo di intellettuali marxisti nel 1922. Il primo direttore dell’Istituto fu un economista, Kurt Albert GERLACH, che però morì precocemente, pochi mesi dopo aver assunto l’incarico di direttore (d). Gli successe Karl GRÜNBERG, già professore di Scienze politiche all’ UNIVERSITA’ DI VIENNA, fondatore nel 1910 dello “”Archiv für die Geschichte des Sozialismus und der Arbeiterbewegung”” (AGSA), al quale già collaboravano eminenti pensatori e studiosi marxisti (fra gli altri LUKACS-G e KORSCH-K). Nel discorso ufficiale con cui assunse la carica di direttore (1924), GRUNBERG-K affermò che l’ IRS si prefiggeva il compito di comprendere il mondo e, attraverso tale comprensione, di cambiarlo. Sotto la sua”,”TEOS-041″
“BEDESCHI Giuseppe”,”La parabola del marxismo in Italia, 1945-1983.”,”BEDESCHI Giuseppe (Roma, 1939) insegna filosofia morale all’ Università di Roma. Ha scritto varie opere (v. retrocopertina) tra cui ‘Introduzione a Marx’ (1981).”,”PCIx-092″
“BEDESCHI Lorenzo”,”Il giovane De Gasperi e l’ incontro con Romolo Murri.”,”Lorenzo BEDESCHI nato nel 1915 è docente di storia contemporanea presso l’ Università di Urbino.”,”ITAP-054″
“BEDESCHI Giuseppe”,”La fabbrica delle ideologie. Il pensiero politico nell’ Italia del Novecento.”,”Giuseppe BEDESCHI (Alfonsine, 1939) è ordinario di filosofia morale nella facoltà di filosofia dell’Università La Sapienza di Roma. Ha pubblicato molte opere tra cui ‘Hegel’ (1993), ‘Tocqueville’ (1996) e ‘Kant’ (1997), ‘Introduzione a Marx’ (2001), ‘Introduzione alla Scuola di Francoforte’ (2002). “”Salvemini: la guerra per la democrazia in Europa. Salvemini fu, insieme a Leonida Bissolati, il principale esponente dell’ interventismo democratico. In lui le preoccupazioni di ordine internazionale si intrecciavano strettamente a quelle nazionali (e con ciò egli dimostrava di essere ormai lontanissimo dalla forma mentis socialista, che gli era divenuta del tutto estranea).”” (pag 91) “”E infatti proprio questo fu lo scoglio sul quale si arenò la trattativa tra comunisti e socialisti. Angelo Tasca ha ricordato che, durante l’ incontro fra le delegazioni del Pcd’I, del Psi e del Psu, Matteotti (segretario del Psu) disse rivolto ai comunisti: “”Lottare a fondo contro il fascismo? D’accordo. Ma in nome di che? Noi vogliamo lottare contro il fascismo in nome della libertà, voi in nome della dittatura. C’è tra noi un dissidio di principio insuperabile. Appunto perché vogliamo lottare contro il fascismo, non possiamo confondere la nostra posizione con la vostra. La vostra fa il gioco del fascismo. Siete disposti a dichiarare che rinunciate alla dittatura, che siete contro le dittature? Se sì, possiamo senz’ altro fare la lista comune; se no, ciascuno deve andare per la propria strada””. (pag 186)”,”ITAB-148″
“BEDESCHI Lorenzo”,”Cattolici e comunisti. Dal socialismo cristiano ai cristiani marxisti.”,”BEDESCHI Lorenzo è nato a Bagnocavallo (Ravenna) nel 1915. Insegna storia contemporanea all’ Università di Urbino. Ha pubblicato tra l’ altro: ‘Socialisti e cattolici nei Comuni dall’ Unità al fascismo’ (1973). “”E che il leader comunista fosse interessato al problema e l’ altro, la prospettiva di “”un partito unico della classe operaia”” alleato con le masse contadine cattoliche ch’egli pensava potessero essere gestite dall’ erede del Partito Popolare, cioè la DC. In tale quadro un Partito della Sinistra Cristiana assumeva veramente il compito di spezzare la tanto temuta “”unità dei cattolici””. Senonché di lì a poco più di un anno, chiaritisi meglio gli schieramenti politici italiani ed entrato in crisi il governo ciellenista di Parri, la constatata convergenza dei cattolici e delle gerarchie ecclesiastiche attorno al partito degasperiano inducevano Togliatti a trattare con questo data la grande forza che rappresentava. Perciò appoggiava subito il primo governo della DC riconoscendo ingombrante, se non proprio dannosa, ai fini di questa politica unitaria la presenza del Partito della Sinistra Cristiana, come del resto ha scritto il giornalista comunista Alberto Chiesa””. (pag 155)”,”ITAA-087″
“BEDESCHI Lorenzo”,”La sinistra cristiana e il dialogo con i comunisti.”,”””Una qualche eco ad una tradizione cattolica preesistente, di sapore culturalistico e mistico, può sentirsi nella Democrazia Cristiana Italiana di Murri e un po’ anche nel modernismo in genere, riscoperti attraverso lo studio più che i contatti con gli uomini d’ allora. Il pedigree dei futuri promotori del Partito della Sinistra cristiana non lascia dubbi su ciò. Il torinese Felice Balbo ha dietro di sé una tradizione familiare liberal-cattolica e un esercizio culturale nell’ ambito del gruppo marxisteggiante-azionista ed einaudiano, con una giovinezza quasi atea da cui si converte alla concezione filosofica spiritualista più che alla pratica cattolica. Franco Rodano proviene dal Liceo Visconti di Roma e dalla Congregazione religiosa “”La Scaletta”” dove il card. Massimo Massini (che l’ ha fondata) accoglie un’ elite studentesca borghese nella quale stimola un’ apologetica sostanziale e aperta come ne fa fede il suo testo di religione Basi e sintesi del domma cattolico.”” (pag 21-22)”,”ITAA-091″
“BEDESCHI Lorenzo”,”Buonaiuti, il Concordato e la Chiesa. Con un’ appendice di lettere inedite.”,”BEDESCHI Lorenzo è docente di storia moderna all’ Università di Urbino. Si interessa principalmente dei fermenti politico-religiosi novatori nel cattolicesimo italiano dell’ ultimo secolo, con attenzione al movimento modernista di cui rivendica la validità di fondo nei confronti della condanna ecclesiastica e dell’ incomprensione crociana. Ha scritto ‘I pionieri della DC 1896-1906’, ‘Riforma religiosa e Curia romana all’ inizio del secolo’. “”Su queste posizioni Buonaiuti si consolida durante la guerra dopo la messa all’ Indice del primo volume della sua Storia del Cristianesimo e vi resta fermo fino alla morte. Esse rappresentano il suo definitivo atteggiamento nei confronti della Chiesa cattolica come ne è prova la lettera scritta a don Bietti pochi mesi prima di morire e che perciò rappresenta quasi un doppione del suo testamento spirituale. In essa (il testo è stato riportato) si dice spinto da un “”dovere spirituale”” a preparare la “”Chiesa del domani”” come spiritualità nuova più che come istituzione credendovisi responsabilmente investito sia davanti a Dio sia davanti alla comunità.”” (pag 249)”,”ITAA-092″
“BEDESCHI Giulio”,”Centomila gavette di ghiaccio.”,”””Il male non è soltanto di chi lo fa: è anche di chi, potendo impedire che lo si faccia, non lo impedisce””. (Tucidide) L’A era sottotenente medico durante la seconda guerra mondiale. Ha partecipato lla campagna di Grecia e di Russia prendendo parte alla ritirata della Divisione Julia. “”Fu spaventoso quando uomini validi fino a quel punto sentirono le forze fisiche crollare mentre l’ animo anelava ancora procedere: tutti camminavano contro il vento dosando con angosciosa cautela le estreme sfuggenti energie, quando quelli iniziarono a piegare un ginocchio nella neve, poi l’ altro, poi curvavano la schiena, affondavano le mani nella neve e tendevano la testa in avanti, gli occhi fuori dalle orbite, protesi in un immane sforzo disperato (…). Erano uomini parevano bruti. (…) Immobilizzato dall’ abbandono delle forze protendeva infine un braccio convulso, lo levava dalla neve, stendeva le dita verso la colonna come per aggrapparsi ad essa, per farsi trascinare. – Fratelli… – ansimava con voce fioca: – Fratelli… – Sono un uomo anch’io… non lasciatemi… – singhiozzava. La colonna procedeva, la sua corrente lo sfiorava lasciandolo gemere sulla riva gelida; poiché nessuno poteva reggere una soma di dolore che non fosse la propria””. (pag 367-368)”,”ITQM-125″
“BEDESCHI Lorenzo, a cura di Ugoberto ALFASSIO GRIMALDI”,”Interpretazioni e sviluppo del Modernismo cattolico.”,”BEDESCHI Lorenzo insegna storia contemporanea all’ Università di Urbino. Ha dedicato di recente numerosi saggi al problema del modernismo. Presso la Bompiani ha pubblicato ‘Don Minzoni’, ‘Il giovane De Gasperi’. “”Erroneamente e troppo semplicisticamente la Curia romana attribuiva l’estensione del fenomeno ad una presunta intesa segreta, messa in atto da alcuni nemici della Chiesa e denunciata attraverso la stampa integralista come “”massoneria modernista internazionale””. All’origine di questo fraintendimento, non si sa quanto interessato per creare una corrente d’opinione in seno alla gerarchia romana o quanto attribuibile a una scarsa conoscenza della realtà, non c’era che un’unione sorta fra i più noti rappresentanti del cattolicesimo tedesco (Lega di Münster) in nome del teologo Hermann Schell, le cui opere erano state poste all’Indice. Essa aveva avanzato una richiesta a Roma per ottenere una riforma in senso liberale del regime in uso per la sorveglianza delle pubblicazioni cattoliche. In particolare richiedeva che la Congregazione dell’Indice invitasse gli autori a dare spiegazioni prima di condannare le loro opere, poi sentisse le difese degli imputati dopo la condanna””. (pag 90) La curia contro Murri ed altri esponenti di diversi paesi. “”Così, abilmente, dava un’interpretazione mistificata a un fatto di capitale importanza sotto il profilo storico come lo spontaneo costituirsi di un concorde sentire ideologico-religioso fra gruppi o individui di diversi paesi, fra loro completamente sconosciuti, che si trovavano a comunicare al di sopra delle frontiere politiche o linguistiche negli stessi ideali e nelle stesse aspirazioni, e a operare spesso con metodi affini di azione””. (pag 91)”,”RELC-226″
“BEDESCHI Lorenzo”,”Il modernismo e Romolo Murri in Emilia e Romagna.”,”””In tal modo la ragione sociale andava gradualmente prendendo in loro il sopravvento su quella partitica o confessionale. Ma doveva restare allo stato latente finché il congresso dei sindacati cristiani tedeschi, tenuto a Breslavia nel settember 1906, dava l’occasione per rendere pubblico il loro proposito. Il deputato cattolico, sindacalista ed ex operaio, Giesbert, aveva in quell’occasione affermato l’ineliminabile conflitto di classe e in questa prospettiva aveva tracciato la tattica da seguire annunciata due anni prima da R. Murri nelle ‘Lettere ai lavoratori’: “”Gli operai facciano da sè””. Proclamata così autorevolmente l’unità sindacale, i giovani democratici cristiani del ‘Savio’ non tardavano a farla propria. Chè nel frattempo era scoppiata l’agitazione agraria nel cesenate, e il vescovo, nella lettera pastorale aveva raccomandato ai contadini d’associarsi. Il Gruppo democratico cristiano non dimostrò un solo momento di titubanza sul da farsi. La meditata scelta veniva descritta in un lungo articolo di Fuschini. Il quale, polemizzando con il deputato liberale Zappi di Imola che aveva imputato quell’agitazione alle mene socialiste come padre Boggiani, sosteneva che nei contadini si era formata “”una coscienza nuova (…) per le forti ripercussioni che ha avuto in loro il diffondersi dell’organizzazione fra il proletariato industriale o semplicemente salariato”” e notava d’aver egli “”più volte riscontrato, e so essere un po’ diffusa ovunque nelle nostre terre (…), la tendenza nei contadini a chiedere di essere organizzati all’infuori dei partiti politici e religiosi in Leghe neutre o aconfessionali, aderenti, ben sotto inteso, alle Camere del lavoro””. Poi aggiungeva che tale tendenza “”è l’effetto della propaganda dei democratici cristiani””.”” (pag 156)”,”RELC-227″
“BEDESCHI Giuseppe”,”Marcuse e il marxismo.”,” La bancarotta delle teorie di Marcuse. “”Il primo elemento essenziale della teoria politica di Marx che Marcuse sottopone ad aspra critica e a radicale revisione, è la concezione del proletariato. “”Secondo Marx – egli dice -, la transizione [al socialismo] si attua in un solo modo: attraverso la rivoluzione proletaria che, con la liquidazione di tutte le classi, abolisce anche il proletariato in quanto classe dando vita a un nuovo agente di progresso, cioè la comunità degli uomini liberi che organizzano la loro società in accordo con la possibilità di un’esistenza umana per tutti i suoi membri. Senonché, lo sviluppo attuale del capitalismo sembra proporre un’altra forma di superamento della predetta coincidenza storica: e precisamente un mutamento così radicale nei rapporti fra le due classi in conflitto da giungere a far sì che il proletariato manchi di agire come classe rivoluzionaria”” (17). La situazione, insomma, si prospetta del tutto diversamente da come l’aveva descritta Marx, poiché “”l’evoluzione del capitalismo più maturo fa emergere nelle nazioni industriali avanzate una tendenza a lungo termine alla collaborazione di classe piuttosto che alla lotta di classe, alle divisioni nazionali e internazionali invece che alla solidarietà del proletariato”” (18). E’ tutto il modello teorico marxiano che, secondo Marcuse ha fatto bancarotta. Marx avrebbe tratto le sue conclusioni partendo da un modello teorico di capitalismo spoglio in tutti quegli aspetti (quali il commercio con l’estero, l’intervento statale, il settore terziario) che non rientrano nel processo economico fondamentale costituente il sistema capitalistico”” (pag 1264-1265); “”Se ora, dopo tutto quel che abbiamo visto, dovessimo dire che cosa la “”revisione”” di Marcuse salva di Marx e del marxismo, la nostra conclusione non potrebbe non essere del tutto negativa. In effetti, Marcuse elimina, l’uno dopo l’altro, tutti i fondamenti, filosofici e sociologici, del marxismo. (…) “”La “”rottura con il marxismo – è stato detto giustamente a questo proposito – si manifesta soprattutto nell’aver troncato il vincolo tra profitto e rapporti di produzione e nell’aver rivolto l’attenzione ai mezzi di produzione e soprattutto allo sviluppo della tecnologia più avanzata”” (49). A ciò si aggiunga la soppressione del presupposto fondamentale dell’analisi di Marx e della sua teoria politica: il proletariato come ‘classe rivoluzionaria’. E si pensi, anche, alla stretta affinità di molte tesi di Marcuse col vecchio revisionismo socialdemocratico. “”La sua attribuzione a Marx della teoria dell””impoverimento assoluto”” e la “”teoria del crollo”” è desunta da Bernstein. La teoria dell'””ultraimperialismo”” – che tanto gli serve per dimostrare che il neocapitalismo può tutto – è desunta da Kautsky. Il suo discorso è, dal principio alla fine, un tentativo di dimostrare che ‘Marx è superato!’. E, quanto più generici e vaghi sono i contenuti dell’analisi, tanto più risolute sono le conclusioni di Marcuse: la teoria della rivoluzione proletaria di Marx è superata; superata “”la nozione marxiana della composizione organica del capitale””; superata, “”con essa, la teoria della creazione del plusvalore”” (50). Le conseguenze di questa impostazione si vedono nella caratterizzazione sostanzialmente apologetica che Marcuse dà della società neocapitalistica”” [Giuseppe Bedeschi, Marcuse e il marxismo, (in) ‘Annali’ Feltrinelli anno XV 1973, 1974] (pag 1264-1272) [(17) Herbert Marcuse, Soviet Marxism, trad. it., Parma, 1968, p. 17; (18) Marcuse, Soviet Marxism, cit., p: 18; (49) Wolfgang F. Haug, ‘Il Tutto e l’affatto diverso’, in ‘Risposte a Marcuse’, cit., p. 57; (50) Lucio Colletti, Ideologia e società, Bari, 1969, p. 190. Le citazioni di Colletti sono prese da ‘L’uomo a una dimensione’, cit., p. 48]”,”TEOC-654″
“BEDESCHI Giuseppe”,”Politica e storia in Hegel.”,”Marx, Hegel (pag 129-130) “”Che la ‘Fenomenologia’ sia un’opera estremamente ricca di contenuti storici, politici e sociali – questo è stato riconosciuto da Marx molte volte. In una lettera a Engels, per es., egli scriveva: «E’ singolare come Darwin riconosca fra bestie e piante la sua società inglese con la sua divisione del lavoro, concorrenza, apertura di nuovi mercati, invenzioni e malthusiana lotta per l’esistenza. E’ il ‘bellum omnium contra omnes’ di Hobbes e ricorda Hegel nella ‘Fenomenologia’, dove la società borghese viene raffigurata come ‘regno animale dello spirito’, mentre in Darwin il regno animale viene rappresentato come società borghese» (27). Ma è soprattutto in un breve frammento (che Marx si proponeva di sviluppare ulteriormente) sulla ‘Fenomenologia’, oltre che nel celebre ultimo capitalo dei ‘Manoscritti economico-filosofici’, che viene sottolineata la stretta connessione fra metodo logico (dialettico) e contenuti storico-politici (borghesi) nella ‘Fenomenologia’. Il frammento al quale accenniamo dice: «Costruzione hegeliana della ‘Fenomenologia’. 1. Autocoscienza in logo dell’uomo. Soggetto-ottetto. 2. Le differenze delle cose [‘Sachen’] inessenziali [unwichtig’], poiché la sostanza viene concepita come autodifferenziazione ovvero perché l’autodifferenziazione, il differenziare, l’attività dell’intelletto viene concepita come essenziale [‘wesentlich’]. Hegel ha presentato perciò all’interno della speculazione distinzioni reali abbraccianti le cose [‘wirkliche, die Sache ergreifende Distinktionen’]. 3. La soppressione dell”alienazione’ identificata con la soppressione dell”oggettività’ (un olato sviluppato soprattutto da Feuerbach). 4. La tua soppressione dell’oggetto rappresentato, dell’oggetto come oggetto della coscienza, identificata con la soppressione ‘reale oggettiva’, di ‘azione’ sensibile distinta dal pensiero, di ‘prassi’ e ‘attività reale’. (Ancora da sviluppare)» (28). Attraverso un complesso analitico a questo frammento si può ricostruire tutto il complesso giudizio di Marx sulla ‘Fenomenologia dello spirito’.”” (pag 129-130) [(27) La lettera è del 19 giugno 1862: cfr. Marx-Engels, Carteggio, vol. IV, Roma, 1951, p. 102. Per un tentativo di analizzare la corrispondente sezione della ‘Fenomenologia’ (V.C.a: «il regno animale dello spirito e l’inganno o la cosa stessa») alla luce di questa indicazione di Marx cfr. S. Landucci, ‘L’operare umano e la genesi dello «spirito» nella «Fenomenologia» di Hegel’, in Rivista critica di storia della filosofia’, 1965, pp. 16-50, 151-81; (28) Cfr. Marx-Engels, ‘Die deutsche Ideologie’, ed: Dietz, Berlin, 1953, appendice]; Hegel: « (…) Capire [Begreifen] ‘ciò che è’, è la ragione. Del resto, per quel che si riferisce all’individuo, ognuno è senz’altro ‘figlio del suo tempo’; e anche la filosofia è il ‘proprio tempo appreso col pensiero» (2) (pag 181-182), (2) Hegel, Filosofia del diritto, cit., p. 14″,”HEGx-031″
“BEDESCHI Giuseppe”,”Il pensiero politico di Kant.”,”Immanuel Kant nacque a Königsberg (Prussia Orientale) il 22/04/1724. Suo padre, Johann Georg, correggiaio, era originario di Memel (Lituania); sua madre, Anna Regina Reuter, era originaria, per parte di padre, di Norimberga. Dal 1732 al 1740 frequentò il Collegio Fridericiano. Ma assai importante fu l’influsso dell’ambiente familiare: Kant ricevette dalla madre (che morì nel 1737) una severa educazione religiosa, di ispirazione pietistica. Nel settembre del 1740 si iscrisse all’Università di Königsberg Facoltà di filosofia. Nel 1746 concluse gli studi universitari, e fino al 1755 si impiegò come precettore presso famiglie residenti nei dintorni di Königsberg. Nel 1755 conseguì il dottorato in filosofia, e poi l’abilitazione alla libera docenza. In questo stesso anno pubblicò la Storia universale della natura e teoria del cielo, in cui formulava, prima di Laplace, un’ipotesi analoga relativa alla genesi del sistema solare. Dal 1762 al 1797 Scrisse e pubblicò molte opere e saggi. Nel 1794 divenne membro dell’Accademia delle scienze di Pietroburgo. Nel 1799 criticò duramente la Dottrina della scienza di Fichte. Si spense nel 1804, il 12 febbraio.”,”TEOP-052-FL”
“BEDESCHI Lorenzo”,”Lineamenti dell’antimodernismo. Il caso Lanzoni.”,”Francesco Lanzoni celebre agiografo italiano”,”RELC-387″
“BEDESCHI Lorenzo”,”La curia romana durante la crisi modernista. Episodi e metodi di governo.”,”Analisi dell’organizzazione curiale: Gli uomini del vertice direzionale I rapporti tra curia e papa La nuova struttura, gli incarichi e gli uomini I metodi di governo ecclesiastico I rapporti tra curia ed episcopato”,”RELC-388″
“BEDESCHI Giulio”,”Centomila gavette di ghiaccio.”,”Centomila gavette di ghiaccio è la rievocazione della ritirata di Russia durante la quale ben centomila soldati italiani perirono o combattendo o soccombendo al freddo e alla fame. L’autore, sottotenente medico nell’ultima guerra, ha preso parte alle campagne di Grecia e di Russia partecipando a tutta la ritirata con la Divisione Julia. Attualmente vive e lavora a Milano. (1964) “”Il male non è soltato di chi lo fa: è anche di chi, potendo impedire che lo si faccia, non lo impedisce””. Tucidide.”,”QMIS-014-FL”
“BEDESCHI Lorenzo”,”Cattolici e comunisti. Dal socialismo cristiano ai cristiani marxisti.”,”Lorenzo Bedeschi è nato a Bagnacavallo (Ravenna) nel 1915. Insegna storia contemporanea all’Università di Urbino. Tra le sue pubblicazioni: Socialisti e cattolici nei Comuni dall’Unità al fascismo, La terza pagina del “”Popolo”” 1923-1925, Cattolici democratici e clerico-fascisti, Don Minzoni, il prete ucciso dai fascisti, L’Ideologia politica del Corpo italiano di liberazione, Il giovane De Gasperi e l’incontro con Romolo Murri.”,”RELC-025-FL”
“BEDESCHI Giuseppe”,”Il marxismo dopo Marx. Sviluppo e dissoluzione.”,”1° capitolo su Antonio Labriola, 2° Bernstein, 3° Lenin e la concezione del partito leninista, Le critiche di Trotsky e Rosa Luxemburg, Kautsky, 4° I critici marxisti del leninismo e della rivoluzione bolscevica: la critica di Kautsky e della Luxemburg, Turati, Leninismo e marxismo… Giuseppe Bedeschi (Ravenna, 1939) filosofo politico e storico della filosofia.Professore ordinario di filosofia morale e poi di stria della filosofia all’Università La Sapienza di Roma. Ha studiato il rapporto Marx-Hegel e il marxismo nel corso del XX secolo.”,”TEOC-756″
“BEDESCHI Giuseppe; GUASTINI Riccardo; RUSCONI Gian Enrico; BONOMI Giorgio; TOMASETTA Leonardo”,”Società e Stato in Marx e nel pensiero marxista. Stato e rivoluzione in Marx (Bedeschi); Alcune tappe del pensiero di Marx sullo Stato (Guastini); Lo Stato come eredità giacobina nella critica di Karl Korsch (Rusconi); La teoria gramsciana dello Stato (Bonomi); La «rifeudalizzazione della sfera pubblica» (Tomasetta).”,”Recensione di Bedeschi del libro di S. Avineri ‘Il pensiero politico e sociale in Marx’, Bologna 1972 Alcune tappe del pensiero di Marx sullo Stato (Guastini) La lotta di classe ha esaurito la sua funzione storica (Habermas) (pag 550) (Tomasetta)”,”TEOC-765″
“BEDESCHI Giuseppe; ICHINO Pietro; BASSO Lelio”,”Partito e democrazia socialista in Rosa Luxemburg (Bedeschi); La concezione del diritto nelle opere giovanili di Marx (Ichino); Sviluppo capitalistico e rivoluzione socialista (Basso).”,”””La dittatura del proletariato viene subito concepita da Rosa non come un’abolizione della democrazia. Ma proprio per ciò “”questa dittatura deve essere opera della ‘classe’, e non di una piccola minoranza-guida, in nome della classe (…)”” (pag 1170) Nota di risposta di Lelio Basso (pag 1171-1172) alla critica di Marzio Vacatello alla sua introduzione del volume ‘Scritti politici’ (1967) a proposito della morte della Luxemburg (in particolare sul rifiuto di RL di abbandonare Berlino cosa che avrebbe evitato la sua uccisione)”,”LUXS-077″
“BEDESCHI Giuseppe”,”Storia del pensiero liberale.”,”Giuseppe Bedeschi (Alfonsine di Ravenna, 1939) è professore ordinario di Filosofia morale nella facoltà di Lettere e filosofia dell’Università La Sapienza di Roma. Per i nostri tipi ha pubblicato Alienazione e feticismo nel pensiero di Marx, Politica e storia in Hegel, Introduzione a Marx, Introduzione alla Scuola di Francoforte.”,”TEOP-077-FL”
“BEDESCHI Giulio”,”Il peso dello zaino.”,”Giulio Bedeschi (1915), laureato in medicina e chirurgia, ufficiale della Divisione di Fanteria Casale, medico di battaglione nel corso della battaglia di Grecia e dei Russia. Autore di ‘Centomila gavette di ghiaccio’ “”«Non si tratta di speranza, ma di incapacità di credere che tutto possa finire in questo modo. Il gettare le armi fino a che non si manifesti la diretta impossibilità di mantenerli in pugno, sarebbe una follia. Il governo ha ottenuto un armistizio, ma gli anglo-americani non stanno occupando l’Europa, che invece è in mano dei tedeschi. Il penso ai nostri soldati delle molte Divisioni dislocate dalla Francia alla Grecia, in balia delle contromisure tedesche; e non credete che a questo abbia pensato anche il governo? Mi rifiuto di supporre il contrario». «Ma non è la stessa cosa anche in Italia? Non siamo esposti anche noi alle rappresaglie tedesche?» domandò i tenente Perando. «Certamente, i soldati e tutti gli altri. Ma è una ragione di più per farmi credere che stia per finire questa confusione iniziale, e che domani verranno ristabiliti i contatti, avremo nuovi ordini che ci consentano di restare inquadrati e di far sentire ai tedeschi il peso del nostro esercito. È impossibile che il Re e Badoglio lascino più a lungo i soldati senza direttive, e assistano inerti al totale sfacelo delle forze armate, dell’Italia intera». «Ma perchè dopo il proclama del giorno otto non si sono più fatti vivi? Che siano prigionieri di qualcuno?» domandò il sottotenente Fossati. Il maggiore non seppe che dire, restò perplesso. Nel silenzio che seguì, dalla finenstra aperta giungeva nella stanza il ticchettio dei cucchiai che pescavano nelle gavette: seduti a terra nel cortile i soldati mangiavano il rancio. Era un rumore che evocava altri giorni, altre pene. Nella stanza il silenzio si prolungava, si tendeva sottile come un elastico sul punto di rompersi”” (pag 212)”,”VARx-632″
“BEDESCHI Giulio a cura”,”Fronte italiano: c’ero anch’io. Volume primo. La popolazione in guerra.”,”‘Questo settimo volume della serie «C’ero anch’io» si differenzia sostanzialmente dai precedenti: in essi erano esclusivamente i militari a prendere la parola, in questo sono soltanto i civili, popolazione italiana delle città e delle campagne, dei monti e delle zone costiere, delle regioni continentali e insulari’ (pag 7, prefazione)”,”QMIS-007-FER”
“BEDESCHI Giuseppe”,”Marx e la divisione del lavoro.”,”La concezione hegeliana del lavoro come ‘fare toatle’ e marxiana dell’uomo ‘onnilaterale'”,”MADS-029-FGB”
“BEDOUIN Jean-Louis”,”Storia del surrealismo dal 1945 ai nostri giorni.”,”BEDOUIN Jean-Louis”,”VARx-463″
“BEECHER Jonathan, a cura di Roberto MASSARI”,”Fourier. Il visionario e il suo mondo.”,”Professore di storia alla Univ. of California Santa Cruz J. BEECHER ha pubblicato varie ricerche sul pensiero socialista in Francia dell’Ottocento e una grande biografia su Considerant (2001). E’ membro dell’Associazione internazionale di studi fourieristi con sede a Besancon.”,”SOCU-170″
“BEELER John”,”Warfare in feudal Europe, 730 – 1200.”,”BEELER John H. (1916-1985) Professore di Storia Università del Nord Carolina a Greensboro.”,”QMIx-069-FSL”
“BEER Max”,”Histoire generale du socialisme et des luttes sociales. 1. L’antiquité, 2. Le Moyen Age, 3-4. Les Temps Modernes XIV-XVIII siecle, 1740 – 1850, 5. L’epoque contemporaine.”,”””Les prisonniers et otages cultivés, tels que les Grecs, les esclaves habiles en affaires, tels que les Syriens, étaient employés comme précepteurs ou administrateurs, et étaient peu à peu affranchis. L’un de ces esclaves affranchis fut l’historien grec Polybe, dont l”Histoire romaine’ est l’une des meilleures qui soient. La noblesse et la plutocratie romaines n’avaient pour les Grecs que du mépris et se plaignaient de l’influence qu’ils exerçaient sur la culture romaine. Cette concentration d’esclaves, de masses considérables d’hommes animés d’une haine farouche pour leurs oppresseurs devait avoir pour effet, tôt ou tard, de provoquer des conspirations et des révoltes. Il ne fallait qu’un chef énergique pour les déclencher. La première révolte d’esclaves éclata en Apulie, en 187 avant Jésus-Christ. Elle fut rapidement écrasée et 7.000 esclaves moururent sur la croix. Incomparablement plus pénibles et plus sanglantes furent les deux grandes insurrections d’esclaves qui éclatérent en Sicile, la prémière de 134 à 132, la seconde de 104 à 101. Cette île fertile offrait un champ étendu à l’exploitation esclavagiste. Les domaines de l’Etat étaient des ‘latifundia’: champs de blés immenses, plantations d’olives et vastes prairies pour l’élevage de moutons. Des masses énormes d’esclaves cultivaient le sol, soignaient les arbres fruitiers, gardaient les troupeaux de moutons et faisaient de la Sicile le grenier de Rome. L’insurrection qui y éclata en 134 se transforma en une longue et pénible guerre. Les insurgés avaient pour chefs le Syrien Ennus et le Macédonien Cléon, qui groupérent autour d’eux une armée de 70.000 hommes armées contre les armées romaines qu’on envoya successivement contre eux, mais furent finalement vaincus, soit par la famine, soit par la force des armes. 20.000 insurgés moururent sur la croix. Cela se produisit à la même époque où se déroulait à Rome l’agitation des Gracques. La seconde insurrection sicilienne fut également conduite par un Syrien, du nom de Salvius, et un Macédonien, appelé Arthénion. Ce n’est qu’après que les chefs furent tombés dans la lutte que les Romains parvinrent à réprimer l’insurrection””. LEGGERE IN: Max Beer, ‘Histoire generale du socialisme et des luttes sociales. 1. L’antiquité’, Les Revues, Paris, 1930] [Versione digitale su richiesta] [ISC Newsletter N° 73] ISCNS73DIGIT”,”SOCx-041″
“BEER Max”,”Storia del socialismo britannico. Vol 1. Dal comunismo medioevale alla nascita del cartismo. 2. Dal cartismo al socialismo moderno.”,”Prime influenze cristiane, gli scolastici inglesi, primo comunismo inglese, fine del medievalismo, guerra civile e gloriosa rivoluzione, periodo anti-comunista, rivoluz econ, fermento comunista e democratico, tumulti e violenza, gli economisti, Robert OWEN, influenze oweniane e ricardiane, i socialisti cooperativisti, econ dell’ anti-capitalismo, critici sociali conservatori, nascita del cartismo, alleanza tra classe lavoratrice e classe media, separazione tra classe media e classe operaia, sviluppo del cartismo, organizzazione politica delle masse, la mobilitazione cartista, la Convenzione generale, rivolta cartista e coscienza nazionale, riorganizzazione e pol elettorale, apogeo del cartismo e sua influenza, socialismo moderno”,”MUKx-009 MUKC-007″
“BEER Max”,”Historia general del socialismo y de las luchas sociales.”,”I catari e il comunismo. “”Un teologo francese, di nome Alano, che visse nel secolo XII e scrisse un libro contro di loro, osservava ciò che segue: “”Affermano pure i catari che il matrimonio è contrario alle leggi della natura, secondo le quali tutto deve essere in comune””. Eberardo di Betunia, altro avversario dei cátari, scrive: “”Il vostro comunismo è meramente esterno, è un comunismo di parola. Perché in realtà, non esiste alcuna eguaglianza tra di voi. Gli uni sono ricchi e gli altri sono poveri””””. (pag 162) “”I critici sociali: Meslier, Morelly, Mably.”” (pag 301) “”A Dionisio Varaisse d’Allais si deve la prima descrizione francese di una società comunista. Il suo libro intitolato “”Storia dei Sevarambi”” apparve prima in inglese, a Londra, nell’anno 1765, e poi in francese a Parigi, negli anni 1777 e 1778.”” (pag 306) Sevarambi: Fonte Lycos: Il romanzo socialista Nel corso del XVI secolo e nella prima metà del XVII abbiamo incontrato a intervalli più o meno lunghi, a volte qualche decennio, a volte un secolo intero, delle opere d’ispirazione socialista. Verso la fine del XVII secolo e nel XVIII la situazione cambia, e si incontra una vera e propria marea di letteratura socialista. Le concezioni socialiste sono alla moda e diventano una forza, così che in una maniera o nell’altra quasi tutti i pensatori dell’epoca ne subiscono l’influenza. Nella corrente generale si possono distinguere due filoni: il romanzo socialista indirizzato al grande pubblico, divertente; e la letteratura socialista più austera, di contenuto filosofico e sociologico. Le origini di questi due filoni risalgono entrambe alle opere di More e di Campanella, ma verso la fine del 1600 si diversificano e ognuno assume un volto più specifico. Il primo romanzo socialista tipico è la Storia dei Sevarambi, di Denis Vayrasse. Il primo tomo dell’opera, che rappresenta il modello più interessante di questo nuovo tipo letterario, uscì nel 1675. Nel romanzo troviamo avventure marittime, un naufragio, l’approdo su un continente sconosciuto, la descrizione della vita dei naufraghi. Alla fine questi incontrano gli indigeni e vengono a conoscenza dei loro originali costumi. Qui la forma stringata delle descrizioni di More e Campanella viene sostituita dalle vive impressioni del narratore, il capitano Sidaine. Quasi tutto il libro è occupato dalla descrizione del suo viaggio nel paese dei Sevarambi e di ciò che vi ha veduto. Solo le ultime dieci pagine contengono la descrizione del sistema statale ed economico del paese. Lo Stato dei Sevarambi fu fondato dal persiano Sevarisse. Questi scoprì un continente, sul quale trovò delle tribù selvagge che vivevano in gruppi familiari e praticavano la comunanza dei beni e delle donne secondo un comunismo primitivo. Grazie a una serie di espedienti, egli riuscì a convincerli che era arrivato dal sole per comunicare loro le leggi e la volontà del dio Sole. Queste leggi furono accolte dal popolo e determinarono la struttura dello Stato. Fu introdotta la religione del Sole, e si proclamò re del paese il Sole stesso. Questi designò poi un viceré scelto tra quattro candidati proposti da un Consiglio di alti magistrati. Il prescelto detiene il potere assoluto, limitato solamente dal diritto del Consiglio di dichiararlo irresponsabile. Sotto il viceré c’è una complessa gerarchia di funzionari in parte eletti dal popolo, in parte nominati dall’alto. Tutti questi funzionari godono di numerosi privilegi: possono avere più mogli degli altri cittadini, degli schiavi personali, delle abitazioni più lussuose, cibo e abiti migliori. La maggior parte della popolazione (tutta gente ben fatta, bella) ha una vita felice e spensierata in città ben organizzate, dove vive in splendide dimore comuni. Un terzo della giornata lavorano sotto la direzione di funzionari, un terzo dormono e un terzo riposano. Più in basso di loro sulla scala sociale si trovano gli schiavi privati e dello Stato che vengono inviati come tributo dai popoli sottomessi. Toccano a loro i lavori pesanti, le loro mogli servono da concubine ai cittadini e agli stranieri di passaggio. Tutta l’economia è fondata sulla proprietà statale esclusiva: Sevarisse “”ha soppresso il diritto di proprietà, togliendolo ai privati, caldeggiando che tutte le terre e le ricchezze del popolo appartenessero esclusivamente allo Stato, che potrà illimitatamente disporne, in modo che i sudditi ricevano solo quanto è stato loro assegnato dai funzionari”” (329). L’intera popolazione vive e lavora in comunità di mille persone, e abita in grandi case quadrate. Tutti i prodotti del lavoro vengono consegnati ai magazzini statali, in cambio di tutto ciò che è necessario. In particolare tutti ricevono un vestito standard, in cui solo il colore permette di distinguere l’età del proprietario. “”Lo Stato si preoccupa di tutto questo, senza pretendere tributi né tasse, e tutto il popolo, sotto la direzione dello Stato, vive in una felice agiatezza e nel riposo. Tutti i cittadini hanno l’obbligo di lavorare per provvedere lo Stato di riserve, ma anche per evitare che si ammutinino per il troppo benessere, o che si rammolliscano nell’inattività”” (330). Tutti gli indigeni si distinguono per la loro bellezza. Gli storpi vengono mandati in città lontane; così pure le donne sterili. Il governo veglia attentamente che il paese resti completamente isolato dal mondo esterno, ciononostante i Sevarambi sono al corrente di tutti i progressi della scienza e della tecnica in Europa e in Asia. Ciò avviene perché delle persone istruite nelle scienze e nelle lingue si recano regolarmente in questi paesi ad apprendere tutto ciò che è utile prendere a prestito. Comunque essi hanno il divieto assoluto di raccontare del loro paese. Per essere sicuri che ritornino, sono lasciati partire solo quando lasciano in pegno non meno di tre figli. La Storia dei Sevarambi ci dà anche un’idea di quello che sarà il romanzo socialista in seguito. Per questo narreremo solo in breve alcuni altri romanzi che illustrano vari aspetti di questo stile. La terra australe (331) il cui autore, secondo Bayle, sarebbe Gabriel Foigny, un monaco lorenese oppure un nobile della Bretagna. Il romanzo uscì nel 1676; vi si descrive il viaggio nell’emisfero australe, nella quinta parte ancora sconosciuta del mondo. La terra scoperta dai viaggiatori è abitata da un popolo di androgini, gli “”australiani””. Tutta la loro vita si svolge nella più completa libertà. Ognuno agisce come gli detta la ragione. C’è un’unica legge secondo cui ognuno deve generare almeno un figlio. Gli abitanti si trovano in uno stato d’innocenza, senza conoscere abiti, nessun tipo di governo, e le parole “”mio”” e “”tuo””. Tutti ricevono dalla nascita un’educazione assolutamente identica, che instilla sin dall’infanzia l’idea della loro più assoluta uguaglianza. Le avventure di Telemaco, di Fenelon (332), uscì nel 1689. Ciò che rende curiosa quest’opera è che non esamina solamente il problema della società socialista ideale, ma si occupa anche delle fasi intermedie della sua realizzazione, il “”primo”” e il “”secondo”” stadio del socialismo. Alla ricerca dell’Odissea, Telemaco visita in particolare due comunità, Betik e Salento. A Betik la proprietà della terra è sociale; tutti i beni, terra, frutta, alberi, latte vaccino e caprino sono comuni. Quasi tutti gli abitanti sono contadini o pastori. Le arti sono considerate dannose; gli artigiani quasi non esistono. Per gli indigeni la felicità consiste nella frugalità, grazie alla quale non manca nulla a nessuno. Vivono in famiglie, in assoluta eguaglianza, senza alcuna distinzione. A Salento il re Idomeneo, orgoglioso e dissipato ha condotto il paese alla rovina. Mentore ha istituito un nuovo regime che è uno stadio intermedio verso la collettivizzazione completa. La popolazione è suddivisa in sette classi, a ciascuna delle quali è prescritto un certo tipo di abitazione, d’abito, di cibo, di mobilio e la consistenza dei beni della famiglia. Rimane la proprietà privata della terra ma in misura limitata, nessuno infatti può possedere più terra di quanta è necessaria al suo mantenimento. Anche il commercio è ammesso. La repubblica dei filosofi, ovvero La storia degli Ajaoiens, di Fontenelle, apparsa nel 1768. (333). Una tempesta getta alcuni”,”SOCx-148″
“BEER Max”,”Karl Marx. Sa vie. Son oeuvre.”,”Per costruzione di una società senza classi. “”Marx se considérait comme le premier à avoir lancé l’idée de la dictature prolétarienne. En 1852, il écrivit à son ami Weydemeyer, à New York: “”En ce qui me concerne, je n’ai pas le mérite d’avoir découvert l’existence des classes dans la société moderne et leur lutte entre elles. Longtemps avant moi, des historiens bourgeois ont décrit le développement historique de cette lutte de classes. Ce que j’ai fait de nouveau, ça été de montrer: 1° que l’existence des classes n’est liée qu’à certaines conditions historiques déterminées de développement de la production; 2° que la lutte de classes conduit à la dictature du prolétariat, que cette dictature n’est autre chose qu’une période de transition vers la suppression de toutes les classes et la construction d’une société sans classes.”” (Neue Zeit, tome 20, page 164). En tout cas, c’est chez Marx qu’apparaît pour la première fois l’expression de dictature prolétarienne et de la dictature de classes du prolétariat. (La Lutte des classes en France, écrit en 1850, publié en 1895, page 93). Déjà, dans le Manifeste Communiste, (1847-48), Marx décrivit les traits fondamentaux de la dictature du prolétariat (…)””. (pag 123)”,”MADS-423″
“BEETHAM David”,”La teoria politica di Max Weber.”,”Weber sulla debolezza del sistema liberale in Russia (pag 256-257-258-259) La questione dei contadini russi. “”Un altro dei fattori che rendevano incerto il sostegno dei contadini alla democrazia liberale, era il carattere quasi esclusivamente economico delle loro rivendicazioni. I loro obiettivi politici, se anche ne avevano, erano totalmente negativi: l’abolizione del controllo burocratico a livello locale, l’elezione di rappresentanti che negoziassero direttamente con lo Zar (…). L’aspetto più sentito delle loro rivendicazioni, tuttavia, era quello economico e Weber non poteva che esprimere scetticismo riguardo alle motivazioni in grado di “”spingere le masse a partecipare a un movimento che andasse oltre gli interessi puramente materiali”” (35). (…) Gli osservatori stranieri, per Weber, tendevano a considerare i contadini russi dei reazionari accesi, mentre i russi stessi ritenevano che avessero la tempra degli estremisti rivoluzionari (36). Entrambi i giudizi potevano apparire esatti. La esperienza storica delle moderne rivoluzioni europee, per i contadini, significava oscillare “”tra un estremo radicalismo massimalista e l’apatia (…) o posizioni addirittura reazionarie, dopo che le loro immediate richieste economiche sono state soddisfatte”” (37). Il presupposto fondamentale dei liberali era che lo zarismo non era in grado di dare una risposta a queste esigenze, poiché ciò avrebbe comportato l’esproprio dei beni dell’aristocrazia, e che, quindi, i contadini dovevano essere gli alleati della riforma parlamentare. Tuttavia Weber stesso non escludeva la possibilità che, con un atto di forza, l’autocrazia “”chiudesse la bocca ai contadini (con la terra!)””. Se ciò fosse accaduto, o se i contadini si fossero semplicemente impadroniti della terra in uno scoppio di anarchia, “”tutto il resto, per la gran parte di loro, non conterebbe più nulla e si spegnerebbe in essi qualsiasi interesse per la forma di governo”” (38). Considerare i contadini dei convinti sostenitori della democrazia liberale era quindi, secondo Weber, un errore. Anche se essi potevano unirsi ad una coalizione di forze per rovesciare lo zarismo, non potevano fornire alcuna base di sostegno a lungo termine per le istituzioni parlamentari. Né erano in grado di farlo le classi sociali più “”moderne””, e cioè il proletariato urbano o la borghesia. Il carattere antiliberale del primo era rafforzato dalla presenza della socialdemocrazia. La seconda era in grado di conseguire i suoi fini grazie alle pressioni dei gruppi di interesse sull’amministrazione. Weber parla della socialdemocrazia russa in tono particolarmente ostile, anche se il suo articolo contiene una acuta analisi delle divergenze tra Lenin e Plekhanov (39). Le ragioni del contrasto, egli osservava, non erano tanto di principio, quanto di natura personale e tattica. Esso traeva origine anche dalle ambiguità del marxismo – come dimostrava l’atteggiamento dello stesso Marx di fronte alla Comune di Parigi e ad eventi analoghi – e dal carattere particolare della tradizione del socialismo russo. L’esaltazione dell’impeto rivoluzionario e l’opposizione contro il determinismo sociale aveva radici profonde nel socialismo russo, come conseguenza, in particolare, di idee hegeliane. Ciò che Weber definiva il “”razionalismo pragmatico”” di questa tradizione – la sua esaltazione del carattere creativo del pensiero umano – non era mai stato sepolto dal “”razionalismo naturalistico”” di una teoria deterministica dello sviluppo sociale”” (40). Non sorprende, perciò, che in tale contesto Weber non trovasse alcun elemento a sostegno della causa del liberalismo”” [David Beetham, La teoria politica di Max Weber, Bologna, 1989] [(35) “”Archiv””, XXII B, p. 280; (36) Ibidem, pp. 333-334; ‘Sulla Russia’, cit., p. 56; (37) ‘Sulla Russia’, cit., p. 55; (38) Ibidem, pp. 55-56; (39) ‘Archiv’, XXII B, pp. 281-284; (40) Ibidem, p. 283] (pag 258-259-260)”,”TEOS-234″
“BEETHOVEN Ludwig van, a cura di Michele PORZIO”,”Autobiografia di un genio. Lettere, pensieri, diari.”,”””Però sto già meglio. Apollo e le Muse per il momento non permetteranno che io sia consegnato nelle mani della Morte, perché ho ancora tanti debiti verso di loro e, prima della mia partenza per i Campi Elisi, devo lasciare dietro di me ciò che lo Spirito Eterno mi ha ispirato e che mi comanda di condurre a termine. Infatti, ho l’impressione di aver scritto appena qualche nota. Auguro ogni successo alle Vostre fatiche in favore dell’arte. In fondo sono l’arte e la scienza che ci indicano e ci fanno sperare una vita superiore. Quanto prima Vi scriverò di nuovo e più a lungo. In fretta, Signori, il Vostro devotissimo Beethoven. (Dalla lettera a Bernhard Schotts Söhne, Magonza, Baden, 17 settembre 1824) (pag 96-97) Dai Pensieri e diari “”Non avere alcun interesse personale a questo riguardo, e sia sempre così: gli alberi si piegano sotto l’abbondanza dei frutti, le nuvole si abbassano quando sono cariche di pioggia fecondatrice, e i veri benefattori dell’umanità non si gonfiano delle loro ricchezze”” (pag 124) “”Beato l’uomo che, lasciatosi alle spalle ogni passione, assolve con tutte le forze a tutti i compiti della vita, e lo fa nell’indifferenza del loro esito! Fa’ che la motivazione del tuo agire sia nella cosa, non nel suo esito. Non essere tra coloro che trovano motivo di azione nella speranza della ricompensa. Sii laborioso, compi il tuo dovere, abbandona qualsisi preoccupazione circa l’esito delle tue azioni e considera identico qualsiasi avvenimento, sia che ti arrechi il bene come il male (…)”” (pag 125)”,”VARx-039-FGB”
“BEEVOR Antony”,”La guerre d’ Espagne. (Tit.orig.: The Battle of Spain)”,”BEEVOR Antony è membro della Royal Society of Literature in Inghilterra. Autore di varie opere (v.sch.bibl.) “”Gli interessi economici americani e britannici contribuirono fortemente alla vittoria finale dei nazionalisti, sia attraverso un aiuto attivo, come quello accordato da Henry Deterding, il magnate del petrolio, sia attraverso il boicottaggio della Repubblica, perturbando il suo commercio con delle azioni giuridiche e bloccando i crediti a livello del sistema bancario. Nel 1936, il petrolio era divenuto un prodotto molto vitale sia per la guerra che per le munizioni. L’ Atto di neutralità americano del 1935 non rifletteva questo cambiamento e permise a Franco di ricevere 3.500.000 tonnellate di petrolio a credito durante la guerra, oltre il doppio delle importazioni totali di petrolio della Repubblica. Il presidente della Texas Oil Company, Thorkild Rieber, era un ammiratore dei fascisti e, quando apprese della ribellione, dirottò cinque petroliere in rotta per la Spagna verso il porto nazionalista di Tenerife, che disponeva di una vasta raffineria. Dato che la Texaco era stata la principale fornitrice della Repubblica, la sua decisione fu un colpo terribile per il governo.”” (pag 205)”,”MSPG-175″
“BEEVOR Antony”,”La guerra civile spagnola. (Tit.orig.: The Battle for Spain)”,”BEEVOR Antony romanziere e saggista è stato per cinque anni ufficiale di carriera nell’ esercito britannico, prima di dedicarsi alla scrittura. Uscito nel 1998, il suo libro ‘Stalingrado’ è stato un best-seller. Ha inoltre pubblicato ‘Berlino 1945. La caduta’ (2002) e ‘Creta’ (2003). “”Il 13 luglio cominciò la quarta e ultima fase della battaglia, con un attacco lungo la strada Teruel-Sagunto, da parte del CTV e dei corpi d’ armata di Túria e di Castiglia. Nello stesso tempo le truppe del corpo galiziano e quelle di García-Valiño tentarono di avanzare lungo la costa. Tale concentrazione di forze ostacolò i nazionalisti in questa “”assurda manovra””; per dieci giorni tentarono invano di sfondare sotto il caldo sole del levante, con ondate di fanteria e incursioni di bombardieri. Con grande sorpresa, i nazionalisti scoprirono che queste divisioni di reclute repubblicane erano in grado di infliggere forti perdite agli attaccanti senza subirne, come erano solite fare le truppe di Modesto. Come conseguenza, quest’ operazione puramente difensiva si dimostrò una vittoria della Repubblica molto più grande di quella di Guadalajara. Con 20.000 perdite inflitte ai nazionalisti contro soltanto 5.000 repubblicane, lo slogan “”Resistere è vincere”” ebbe finalmente un senso. La tragedia, tuttavia, fu che anche in questa fase finale della guerra i dirigenti repubblicani non impararono la lezione e continuarono ad attribuire più importanza ai motivi politici e propagandistici anziché a quelli dell’ efficienza militare. La battaglia dell’ Ebro, che sarebbe cominciata subito dopo, superò anche quella di Brunete nel tentativo di ottenere un successo spettacolare, ma avrebbe portato alla distruzione finale dell’ esercito repubblicano.”” (pag 397-398)”,”MSPG-189″
“BEEVOR Antony”,”La guerra civil española.”,”BEEVOR Antony”,”MSPG-240″
“BEEVOR Antony, edizione italiana a cura di Maurizio PAGLIANO”,”La seconda guerra mondiale. I sei anni che hanno cambiato la storia.”,”Antony Beevor, ex ufficiale dell’esercito inglese è uno dei più affermati autori di storia militare. Ha pubblicato tra l’altro ‘D-Day’ (2010). Libro dedicato dall’autore a Michael Howard. Dicembre 1941. Due eventi contemporanei: la controffensiva sovietica nel corso della battaglia di Mosca e l’attacco giapponese a Pearl Harbor “”L’Armata Rossa era ancora a corto di mezzi corazzati e artiglieria, ma con l’arrivo delle nuove armate, in termini di uomini le sue forze sul fronte di Mosca erano quasi pari a quelle tedesche. Il suo vantaggio principale era stato l’elemento sorpresa: i tedeschi non avevano dato alcun credito ai rapporti dei piloti della Luftwaffe che avevano riferito di grosse formazioni militari in movimento dietro le linee. Inoltre, i tedeschi non disponevano di riseve e, con i violenti scontri a sud-est di Leningrado e il ripiegamento del gruppo d’armate Sud sulla linea del fiume Mius, Bock non poteva sperare di ottenere rinforzi dai fianchi. Il senso di precarietà contagiò anche un caporalmaggiore addetto ai servizi logistici della 31ª divisione di fanteria. «Non so che cosa c’è che non va» scrisse in una lettera a casa. «Semplicemente c’è come il brutto presentimento che questa enorme Russia sia troppo grande per le nostre forze». Il 7 dicembre, la battaglia per il saliente principale stava andando bene: l’obiettivo sovietico di intrappolare la 3ª armata panzer e parte della 4ª sembrava raggiungibile. Tuttavia, con grande frustrazione di Zukov, l’avanzata procedeva a rilento. Le armate coinvolte erano ostacolate dai tentativi di eliminare tutti i singoli capisaldi nemici, difesi da gruppi di combattimento (Kampfgruppe) improvvisati; due giorni dopo, Zukov ordinò ai suoi comandanti di sospendere gli attacchi frontali e di aggirare i centri di resistenza, così da penetrare in profondità nelle retrovie tedesche. L’8 dicembre un soldato tedesco scrisse sul suo diario: «Saremo costretti a ritirarci? Se così fosse, che Dio abbia pietà di noi». Sapevano che cosa significava ritirarsi all’aperto sui campi innevati. Il ripiegamento lungo tutto il fronte era segnato dai villaggi bruciati, dati alle fiamme mentre le truppe procedevano a fatica nella neve profonda. Il loro percorso era disseminato di veicoli bloccati per la mancanza di carburante, di quadrupedi morti per la stanchezza e persino di feriti abbandonati nella neve. I soldati affamati tagliavano pezzi di carne congelata dai fianchi dei cavalli. I battaglioni di sciatori siberiani piombavano fuori dalle gelide nebbie lanciando ripetuti attacchi. Con impietosa soddisfazione osservavano la totale inadegutezza dell’equipaggiamento dei tedeschi, ridotti a coprirsi con muffole e scialli di donne anziane, rubati dai villaggi o direttamente dalle spalle delle loro proprietarie. «Il gelo era intensissimo», scrive Erenburg «ma i siberiani dell’Armata Rossa brontolavano dicendo: “”Se arrivasse davvero un freddo come si deve, li ucciderebbe tutti in un colpo solo””». Dopo ciò che avevano sentito sul modo in cui i tedeschi trattavano i prigionieri e i civili, la vendetta dei russi fu spietata. Senza incontrare quasi nessuna resistenza da parte della Luftwaffe, i reparti da caccia e d’attacco al suolo Sturmovik dell’aviazione dell’Armata Rossa tormentarono le lunghe colonne di truppe in ritirata, nere, sullo sfondo bianco della neve. (…) Chi non poteva muoversi da solo era spacciato. «Molti dei feriti si sparano» scrisse un soldato sul suo diario. Spesso le armi non funzionavano a causa del gelo. Diversi carri armati vennero abbandonati perché non c’era più carburante. Si diffuse la paura di rimanere tagliati fuori, e sempre più soldati e ufficiali si pentivano per come avevano trattato i prigionieri di guerra sovietici. Tuttavia, nonostante i continui riferimenti al 1812 e la sensazione che la Wehrmacht fosse ora maledetta come la Grande Armata di Napoleone, la ritirata non degenerò in una rotta caotica. L’esercito tedesco, in particolare quando si trovava sull’orlo del disastro, sorprendeva spesso i suoi nemici per come sapeva rispondere agli attacchi. (…) Quando gli giunse la notizia dell’offensiva sovietica, Hitler rimase incredulo: essendosi convinto che i rapporti sulle nuove armate fossero solo un bluff, non riusciva proprio a capire da dove fossero saltate fuori. Umiliato da quella svolta inattesa della guerra, che arrivava dopo tutti i recenti proclami di vittoria sugli ‘Untermenschen’ slavi, era confuso e infuriato. D’istinto, si rifugiò nella sua convinzione viscerale che la forza di volontà avrebbe infine trionfato: il fatto che i suoi uomini fossero privi di uniformi adatte, munizioni, razioni e carburante per i mezzi corazzati non aveva per lui quasi nessuna rilevanza. Ossessionato dal pensiero della ritirata napoleonica del 1812, era determinato a evitare un ripetersi della storia e ordinò alla sue truppe di tenere duro, anche si di fatto non erano neppure in grado di scavarsi posizioni difensive nel terreno duro come il granito. A Mosca tutta l’attenzione era concentrata sulla grande battaglia a ovest della capitale, e la notizia dell’attacco giapponese a Pearl Harbor non ebbe molta risonanza (…). Il 6 dicembre 1941, proprio mentre i sovietici lanciavano il loro contrattacco attorno a Mosca, i crittoanalisti della marina statunitense decifrarono un messaggio fra Tokyo e l’ambasciatore giapponese a Washington. Pur mancando l’ultima sezione, il contenuto era più che chiaro. «Questo significa guerra» disse Roosevelt ad Harry Hopkins, che si trovava nello studio ovale la sera in cui arrivò l’intercettazione (1)”” (pag 315-318) [(1) Robert E. Sherwood, vol. I, p. 430] [Robert E. Sherwood, a cura, ‘The White House Papers of Harry Hopkins, 2 voll., New York, 1948]”,”QMIS-243″
“BEEVOR Antony”,”Stalingrado. La battaglia che segnò la svolta della Seconda guerra mondiale.”,”””Per la Wehrmacht era tempo di fare due conti. Lo stato maggiore del feldmaresciallo Milch aveva calcolato la perdita di 488 aerei da trasporto e di 1.000 uomini d’equipaggio durante il ponte aereo. La 9ª divisione Flak era stata annientata, insieme con altropersonale di terra, senza contare poi le perdite di bombardieri, caccia e Stuka della Luftflotte 4 durante la campagna. Il numero esatto delle perdite dell’esercito è ancora incerto, ma non c’erano dubbi che la campagna di Stailngrado avesse rappresentato la disfatta più catastrofica subita fino a quel momento dalla Germania. La 6ª armata e la 4ª Panzerarmee erano state distrutte. Solo nel ‘Kessel’ erano morti quasi 60.000 uomini dall’inizio dell’operazione Uranus e altri 130.000 erano stati presi prigionieri. (Anche in questo caso la confusione delle statistiche sembra essere dovuta al numero di russi che avevano combattuto con i tedeschi). Queste cifre non tengono conto delle perdite a Stalingrado e nei dintorni tra agosto e novembre, dell’annientamento di quattro armate alleate, del fallimento del tentativo di salvataggio di von Manstein e delle perdite inflitte dall’operazione Piccolo Saturno. Nel complesso, l’Asse dovrebbe aver perso più di 500.000 uomini. Presentare una simile catastrofe al popolo tedesco era una prova alla quale Goebbels si dedicò con frenetica energia usando tutto il suo talento per le distorsioni più impudenti”” (pag 435) Anthony Beevor è stato ufficiale di carriera dell’esercito britannico, prima di dedicarsi esclusivamente alla scrittura, occupandosi della Guerra civile spagnola e della Seconda guerra mondiale.”,”QMIS-008-FER”
“BEEVOR Antony”,”Berlin. The Downfall 1945.”,”Antony Beevor comincia la sua carriera come ‘professional officer’ nel 11th Hussars. È autore di molti libri in particolare sulla guerra civile spagnola, sull’esercito britannico e sulla Francia (Parigi dopo la Liberazione, 1944-149). “”The demolition method used by the SS engineers was almost certainly a ‘hollow charge’, which meant fastening their explosives to the ceiling in a largo circle to blast out a chunk. This would have been the only way to penetrate such a depth of reinforced concrete with relatively small amounts of explosive. Estimate of the time – and even the date – of the explosion vary enormously, but this is probably due to the looting of watches and clocks and the confusing, perma-night existence of all those sheltering in bunkers and tunnels. The most reliable accounts point to the explosion taking place n the early morning of 2 May. This suggests either a surprisingly long-delayed charge or that the ‘Nordland’ sapper detachment experienced considerable difficulties carrying out their task. In any case, the explosion led to the flooding of twenty-five kilometres of S-Bahn and also U-Bahn tunnels, once the water penetrated through a connecting shaft. Estimates of casualties ranged ‘between around fifty and 15.000’. A number of Berliners are convinced that the new Soviet authorities had the victims carted of small canal harbour near the Anhalter Bahnhof and then buried under rubble. More conservative estimates, usually around the 100 mark, are based on the fact that, although there were many thousands of civilians in the tunnels, as well as several ‘hospital trains’, which were subway carriage packed with wounded, the water did not rise quickly since it was spreading in many different direction. Women and children running through the dark tunnels as the floodwater rose were naturally terrified. Some recount seeing exhausted and wounded soldiers slip beneath the water, as well as many who had been seeking oblivion in the bottle”” (pag 371) Le SS demoliscono e allagano la metropolitica di Berlino. “”Il metodo di demolizione utilizzato dagli ingegneri delle SS era quasi certamente una ‘carica cava’, che significava fissare gli esplosivi al soffitto in un ampio cerchio per farne esplodere un pezzo. Questo sarebbe stato l’unico modo per penetrare in profondità nel cemento armato così spesso con quantità relativamente piccole di esplosivo. Le stime dell’ora – e anche della data – dell’esplosione variano enormemente, ma ciò è probabilmente dovuto al saccheggio di orologi e alla confusa esistenza notturna di tutti coloro che si rifugiavano nei bunker e nelle gallerie. I resoconti più attendibili indicano l’esplosione avvenuta la mattina presto del 2 maggio. Ciò fa pensare o ad una carica sorprendentemente a lungo ritardata o che il distaccamento di genieri “”Nordland”” abbia incontrato notevoli difficoltà nello svolgimento del proprio compito. L’esplosione provocò l’allagamento di 25 chilometri di gallerie della S-Bahn e della U-Bahn, non appena l’acqua penetrò attraverso un pozzo di collegamento, e le vittime furono stimate tra le cinquanta e le 15.000 persone. Molti berlinesi sono convinti che le nuove autorità sovietiche avessero fatto trasportare le vittime dal piccolo porto sul canale vicino alla Anhalter Bahnhof e poi seppellirle sotto le macerie. Stime più prudenti, di solito intorno ai 100, si basano sul fatto che, sebbene nei tunnel ci fossero molte migliaia di civili, oltre a diversi “”treni ospedale””, vagoni della metropolitana pieni di feriti, l’acqua non si sarebbe alzata rapidamente poiché si stava diffondendo in molte direzioni diverse. Donne e bambini che correvano attraverso i tunnel bui mentre il livello dell’acqua si alzava erano naturalmente terrorizzati. Alcuni raccontano di aver visto soldati esausti e feriti scivolare sott’acqua, così come molti che cercavano l’oblio nella bottiglia”” (pag 371)”,”QMIS-042-FSD”
“BEEVOR Antony”,”The Battle for Spain. The Spanish Civil War, 1936-1939.”,”Rifugiati esiliati e la seconda guerra mondiale. “”I 450 mila repubblicani che attraversarono la frontiera francese nel febbraio 1939 quando cadde la Catalogna, non furono i primi rifugiati della guerra civile (1). E non furono gli ultimi. Altri 15.000 che cercarono di fuggire dai morti mediterranei nel marzo durante il collasso finale della Repubblica, raggiunsero la Tunisia colonia francese e furono internati nel campi di Getta e Gafsa vicino a Tunisi, altri vicino a Bizerta e Argelia. Le condizioni furono descritte come sub-umane. Le autorità coloniali francesi non diedero il benvenuto ai questo ingresso dei ‘rossi’. Uno dei molti prigionieri era Cipiano Mera, comandante delle compagnie militari (IV Corpo e Casado) durante il colpo. (…)”” (pag 455) Vedi i dati in nota (1) capitolo 36 a pag 547 (qui viene citato il libro di Bartolomé Bennassar, ‘La guerre d’Espagne et ses lendemains’, Paris, 2004, pag 363 Francisco Largo Caballero ‘Francisco Largo Caballero è stato un importante politico spagnolo durante la guerra civile spagnola. Ecco alcuni dettagli sulla sua vita: Biografia: Nato a Madrid il 15 ottobre 1869, Largo Caballero iniziò la sua carriera lavorando come stuccatore nell’edilizia. Nel 1894 si unì al Partito Socialista Operaio Spagnolo (PSOE) e divenne segretario del partito e del sindacato socialista, l’UGT, dopo la morte del fondatore Pablo Iglesias Posse. Durante la Seconda Repubblica Spagnola, Largo Caballero fu ministro delle Relazioni Sindacali nei primi governi repubblicani. Dopo la sconfitta elettorale del 1933, abbandonò le sue posizioni moderate e si schierò per una ‘rivoluzione socialista’. Nel luglio 1936, durante l’inizio della guerra civile spagnola, fu nominato capo del governo e ministro della Guerra. La sua presidenza durò dal 4 settembre 1936 al 17 maggio 19371. Posizioni politiche: Largo Caballero difese l’alleanza con altri sindacati e partiti operai, come il Partito Comunista di Spagna (PCE) e il sindacato anarchico CNT. Fu uno dei capi della rivolta nelle Asturie e in Catalogna nel 1934, repressa duramente dal governo. La sua visione era quella di una Repubblica senza conflitto di classe, ma per raggiungerla credeva che una classe dovesse scomparire1.”,”MSPG-023-FSD”
“BEEVOR Antony”,”Russia. Rivoluzione e guerra civile, 1917-1921.”,”Antony Beevor (Londra 1946) ex ufficiale dell’esercito inglese, è uno dei più affermati autori contemporanei di storia militare. I suoi libri sono stat tradotti in 29 paesi. Tra le sue pubblicazioni ‘Stalingrado’ (1998). Guerra civile. I reparti antiritirata per trattenere al fronte le truppe. “”Trattenere al fronte i marinai e le truppe dell’Armata rossa non era un problema limitato agli Urali settentrionali, come Trotsky scoprì ben presto. Larissa Reisner, che venerava il commissari del popolo per la sua comparsa a Svijazsk quasi nelle vesti di ‘deus ex machina’, scrisse: «Al fianco di Trotsky saremmo potuti morire combattendo con l’ultima cartuccia rimasta, incuranti delle ferite. Perché lui incarnava la santa demogogia della battaglia, con parole e gesti che evocavano le pagine più eroiche della storia della Rivoluzione francese» (33). Sentimenti tanto profondi non erano dovuti solo alle armi e ai rifornimenti che egli aveva portato con sé per sollevare il morale delle truppe, ma anche alla sua forte leadership e al genio organizzativo. E, nello specifico, la «forte leadership» si manifestava nel condannare all’esecuzione ogni uomo sorpreso a disertare dal fronte, compresi comandanti e commissari di reggimento. Quando il colonnello Kappel’ sferrò un attacco a sorpresa alla loro retroguardia, «il panico si impadronì delle forze rosse» come scrisse Victor Serge (34). Trotsky rimase allibito dal fatto che restarono a combattere solo poco più di cinquecento uomini dei quasi diecimila della forza di Väcietis. Presi dalla disperazione molti di quelli in fuga tentarono di imbarcarsi sulla flottiglia del Volga. Non meno di ventisette volontari del Partito comunista, sui duecento che Trotsky aveva portato con sé, vennero giustiziati per viltà. E la scelta di condannarli all’esecuzione fu presa senza dubbio ‘pour encourager les autres’. Trotsky mise inoltre una taglia di 50.000 rubli sulla testa del colonnello Kappel (35). La Reisner, tuttavia, nel suo racconto dei fatti non fece alcun accenno a elementi che potessero minare le gloriose immagini di quei tempi. Trotsky si trovò quindi a invocare le stesse misure, comprese le mitragliatrici piazzate dietro le prime linee, per le quali i bolscevichi avevano condannato Kornilov durante l’offensiva Kerenskij. I reparti antiritirata, composti da quadri comunisti, sarebbero diventati comuni nell’Armata rossa. Questo rigore, unito al supporto di altre cannoniere che raggiunsero la flottiglia di Raskol’nikov sul Volga, ad artiglieria extra e ad alcuni bombardieri, cominciò ad irrobustire la resistenza delle truppe sul fronte orientale di Kazan’. Questo non significava, tuttavia che la fiducia nella qualità dei marinai inviati al fronte fosse aumentata. Il comandante in capo della flotta del Baltico mandò un telegramma a Raskol’nikov, presso il quartier generale della V armata: “”Cinquecento comunisti della marina, divisione mine, sono in partenza per Svijazsk, oggi 26 agosto, alle ore 20.00. Saranno inviati anche dieci ufficiali, ma né il comandante della marina né il commissario navale di Kronstadt possono garantire per loro. Raccomandiamo di tenerli sotto stretto controllo. Possiamo solo ordinarvi di sparare ad almeno cinque ufficiali per ogni traditore”” (36)”” (pag 278-279) [(33) Reisner L. , ‘Letters from the Front’, Moskva, 1918, citato in Serge, V. ‘Year One of the Russian Revolution’, Haymarket Books, Chicago, 2015, p. 334; (34) Ivi, p. 335; (35) Svertsev, A., ‘Tragedy of a Russian Bonaparte’, “”Russkiy Mir””, 16 aprile 2013; (36) RGAVMP R. 96/1/6/70] Deus ex machina Al di fuori dell’ambito narrativo, l’espressione indica una persona o un evento che inaspettatamente risolve una situazione difficile”,”RIRO-483″
“BEGOZZI Mauro BERMANI Cesare BIGAZZI Duccio BORGOMANERI Luigi FORTINI Franco PAVONE Claudio PEREGALLI Arturo RONDOLINO Gianni VERMICELLI Gino interventi; a cura del Laboratorio di ricerca storica “”L’eccezione e la regola”””,”Conoscere la Resistenza.”,”In ricordo di Franco Fortini Contiene tra l’altro i tre saggi: – Arturo PEREGALLI, La sinistra dissidente in Italia nel periodo della Resistenza (pag 61-77) – Duccio BIGAZZI, La fabbrica nella crisi del regime: gli scioperi del marzo-aprile 1943 (pag 77-89) – Cesare BERMANI, Dopo la guerra di Liberazione (appunti per una storia ancora non scritta) (pag 89-122) Bandiera Rossa. “”Nel mese di marzo, ‘Bandiera Rossa’ approntò un piano per liberare Aladino Govoni, uno dei dirigenti del movimento, dalla prigione di Regina Coeli, ma un’ondata di arresti si abbattè sul movimento. Il 23 dello stesso mese i Gap romani uccisero in un attentato in Via Rasella trentadue soldati tedeschi. Nella sparatoria che ne seguì rimasero coinvolti alcuni militanti del Mcd’I che transitavano nelle vicinanze, ignari di quanto organizzato dalle forze della Resistenza. La ritorsione tedesca, con la strage delle Fosse Ardeatine, coinvolse pesantemente ‘Bandiera Rossa’. Ne disperato tentativo di salvare i compagni arrestati, venne fatto pervenire ai nazisti un documento nel quale il movimento si dissociava politicamente dall’azione partigiana. Ma i tedeschi avevano già proceduto all’esecuzione. E anche se l’appello fosse giunto in tempo, molto difficilmente i nazisti ne avrebbero tenuto conto, visto il loro precedente comportamento nei confronti dei militanti di Bandiera Rossa, i cui processi erano stati utilizzati come monito verso l’intera Resistenza romana. La ritorsione nazista all’attentato e gli arresti che lo avevano preceduto avevano costituito un durissimo colpo per il Mcd’I. Esso giunse così a maturare una severa condanna di qualsiasi attentato terroristico. Il primo numero del nuovo organo di stampa del movimento (‘Direttive Rivoluzionarie’), che sostituiva ‘Bandiera Rossa’, pubblicato il 29 marzo, sosteneva che occorreva risparmiare vite umane e non commettere atti che potessero portare a una rappresaglia sproporzionata al risultato ottenuto. Si affermava inoltre che l’azione del Mcd’I era, e doveva restare fino a nuovo ordine, soltanto difensiva. Nello stesso numero del periodico appariva evidente la riflessione che i dirigenti di Bandiera Rossa facevano sulla debolezza della loro organizzazione: la rivoluzione socialista sembrava ora molto superiore alle loro forze. Alla durezza dei colpi inferti dai fascisti si accompagnava anche un aggravamento dei rapporti con il Pci. L”Unità’ accusò gli “”irresponsabili sparuti gruppetti””, la cui politica estremista favoriva la “”propaganda hitleriana””, di assumere una “”funzione obiettivamente provocatoria””. Dopo la liberazione di Roma, Bandiera Rossa cercò di organizzare una “”Armata rossa”” per combattere, su basi classiste, il nazifascismo, ma gli Alleati e il governo italiano impedirono che si giungesse alla sua creazione. Terminata la guerra, la forza di attrazione del Pci fu irresistibile. ‘Bandiera Rossa’ rimase così il giornale di un piccolissimo gruppo che sopravvisse sino alla fine degli anni Quaranta”” [Arturo Peregalli, La sinistra dissidente in Italia nel periodo della Resistenza] (pag 67)”,”ITAR-212″
“BEHR Hans-Georg”,”I moghul. Splendori e potenza degli imperatori dell’ India.”,”BEHR è nato a Vienna nel 1937. Ha studiato psicologia e storia. Si è dedicato al teatro e al giornalismo presso il settimanale ‘Stern’. Più tardi si è trasferito a Katmandu dove ha scritto reportage sul Nepal e sull’ Islam.”,”INDx-022″
“BEHRENS Diethard WOLF Dieter REICHELT Helmut PARAGENINGS Heinz SIMON Hermann MILIOS Jannis e SOTIROPOULOS Dimitris STAMATIS Georg ECONOMAKIS George E. TSCHECHOWSKI Valeri MUSTO WENDLING Amy LINDNER Kolja GIANNI Emilio GANDLER Stefan GRANDT Jens SHIGETA Sumio, saggi di”,”Geld – Kapital – Wert. Zum 150. Jahrestag der Niederschrift von Marx’ ökonomischen Manuskripten 1857/58 ‘Grundrisse der Kritik der politischen Ökonomie’. Der Anfang un die Methode. [Denaro – Capitale – Valore. Nel 150 ° anniversario della stesura di manoscritti economici di Marx 1857-1858 ‘Grundrisse’. L’origine e il metodo]”,”Saggi di BEHRENS Diethard WOLF Dieter REICHELT Helmut PARAGENINGS Heinz SIMON Hermann MILIOS Jannis e SOTIROPOULOS Dimitris STAMATIS Georg ECONOMAKIS George E. TSCHECHOWSKI Valeri MUSTO WENDLING Amy LINDNER Kolja GIANNI Emilio GANDLER Stefan GRANDT Jens SHIGETA Sumio “”Between 1871 and first months of 1872 Marx and Engels had already intervened personally and on various occasions in the Italian debate, both in the controversies with the anarchists and against Mazzini’s attacks. In this intervention of theirs they could avail of the support of such persons as Bignami (6) in Lodi, or, above all, Cafiero (7) in Naples, until, after connections with the IWMA’s General Council had been broken off, he passed definitively in the anarchic ranks in June 1872. When ‘La Plebe’ thus ended up as the only “”pied-à-terre”” (8) on which Engels could count in Italy, he began to collaborate with it directly. Engels’ relationship with ‘La Plebe’ dated back to the summer-autumn 1871, but the first correspondence appeared only in April of the following year. Known as the ‘Lettere londinesi’, eight of them were published up to December of the same year. The whole collection of the correspondence written by Engels for the Lodi organ, including the aforementioned letters and those sent subsequently, is of considerable importance: we could say it forms a sort of ‘Anti-Dühring’ for Italy. As in the latter, also in the former Engels’ criticism was directed at the “”sublime stupidity”” of those who wish to reform Socialism. The “”new socialist theory”” (9) that was spreading all over Italy under the anarchic guise personified by Bakunin, actually re-proposed all typical errors (utopianism, subjectivism, voluntarism and “”Garibaldinism””) inherited from the political cycle of the Risorgimento. Through ‘La Plebe’, Engels tried to rid the Italian political sphere of precisely these impurities”” [Emilio Gianni, The Diffusion of Marxism in Italy from 1848 to 1926] [(in) Aa.Vv, ‘Geld – Kapital – Wert. Zum 150. Jahrestag der Niederschrift von Marx’ ökonomischen Manuskripten 1857/58 ‘Grundrisse der Kritik der politischen Ökonomie’. Der Anfang un die Methode. Beiträge zur Marx-Engels-Forschung Neue Folge 2007′, Hamburg, 2007] [(6) Enrico Bignami (1844-1921). Garibaldian-Mazzinian, then Socialist. Founder and editor of ‘La Plebe’ (1868-1884); (7) Carlo Cafiero (1846-1892). One of the leaders of Italian anarchism; (8) Letter from Engels to F.A. Sorge dated January 4th 1873 in ‘Marx Engels Opere’ (MEO), Rome, Editori Riuniti, 1972-1990, vol. XLIV, 579; (9) F, Engels’ foreword of June 11th 1878 to ‘Anti-Dühring’, Milan, Edizioni Lotta Comunista, 2003, 13-16]”,”MADS-663″
“BEININ Joel LOCKMAN Zachary”,”Workers on the Nile. Nationalism, Communism, Islam, and the Egyptian. Working Class, 1882-1954.”,”Joel Beinin is professor of Middle East history at Stanford University. He is the author of Was the Red Flag Flyng There? Marxist Politics and the Arab-Israeli Conflict in Egypt and Israel, 1948-1965 and the coeditor of Political Islam; Essays from Middle East Report. Zachary Lockman is professor of Middle Eastern studies and history at New York University. He is the author of Comrades and Enemies; Arab and Jewish Workers in Palestine, 1906-1948 and the editor of Workers and Working Classes in the Middle East; Struggles, Histories, Historiographies. List of Tables, List of Abbreviations, Preface, Introduction, Notes, Conclusion, Bibliography, Index,”,”MVOx-003-FL”
“BEISER Frederick C.”,”The Romantic Imperative. The Concept of Early German Romanticism.”,”Frederick C. Beiser is Professor of Philosophy at Syracuse University. He is the author of German Idealism; the Fate of Reason; and Enlightenment, Revolution, and Romanticism (all from Harvard) Preface, Introduction, Abbreviations, Notes, Bibliography, Index,”,”GERx-031-FL”
“BEISER Frederick C.”,”German Idealism. The Struggle against Subjectivism, 1781-1801.”,”Frederick C. Beiser is professor of Philosophy at Syracuse University and the author of many books.”,”FILx-149-FL”
“BEJA Jean-Philippe”,”A’ la recherche d’une ombre chinoise. Le mouvement pour la démocratie en Chine, 1919-2004.”,”BEJA Jean-Philippe è direttore di ricerche al CNRS/CERI. E’ stato direttore scientifico del Centre d’ etudes francais sur la Chine contemporaine (Hong Kong) dal 1993 al 1997. E’ membro del comitato di redazione di ‘China Perspectives’ e di ‘Perspectives chinoises’. Il movimento degli studenti del 1989. “”Occorre attendere l’ indomani della instaurazione della legge marziale da parte del governo il 20 maggio perché i fondatori dell’ Associazione autonoma degli operai di Pekino siano autorizzati a installarsi sulla Piazza. Questa proclamazione, che minaccia l’ esistenza stessa del movimento, conduce gli studenti a ricercare il sostegno delle altre categorie sociali. Alcuni tra loro si lanciano anche nella battaglia per la fondazione dell’ Associazione autonoma degli operai di Pechino (AAOP), come per esempio il laureando Li Jinjin dell’ Università di Pechino. Il ruolo degli studenti nella AAOP è così importante che due dei tre oratori che intervengono in occasione della conferenza stampa che essa ha organizzato sulla Piazza il 1° giugno sono studenti. Però anche a questo punto della crisi, le reticenze persistono e l’ Associazione degli operai è relegata nell’ angolo nord-ovest della Piazza. Occorrerà attendere la fine del mese di maggio perché gli studenti agiscano in comune con l’ AAOP per esigere la liberazione di tre dei sei militanti arrestati dalla polizia. Tuttavia, l’ Associazione non ha molto tempo per svilupparsi poiché viene dissolta dopo il massacro che interviene meno di quindici giorni dalla sua fondazione.”” (pag 152-153)”,”CINx-197″
“BEKKER Cajus”,”La Luftwaffe. Historia del arma aerea alemana durante la II guerra mundial.”,”Tra le ‘Conclusioni e insegnamenti’ dell’ autore: 1. La campagna contro la Polonia non fu una passeggiata: costò alla Luftwaffe 285 aerei e 734 aviatori. 2. L’ intervento nel mare del Nord (1939) ha dimostrato che formazioni di bombardieri senza caccia di scorta finivano in bocca ai caccia nemici. Di qui la scelta di intervenire con azioni notturne che avevano però scarsa precisione. 3. Le azioni sul fronte Ovest dimostrarono che le fortificazioni tradizionali non resistevano all’ attacco combinato ‘terra-aria’ (mezzi corazzati più aerei). 4. Battaglia d’ Inghilterra: il tentativo di piegare l’ Inghilterra al negoziato mediante l’ esclusivo impiego dell’ arma aerea naufragò. La causa principale della sconfitta viene attribuita ad Hitler che nel 1938 aveva escluso un conflitto bellico con la Gran Bretagna. Pertanto la Luftwaffe non era preparata a questa eventualità. Nel 1936 lo sviluppo di un bombardiere quadrimotore con grande capacità di carico venne posticipato per dare la precedenza ai caccia (agli stukas). L’ arma dei caccia non era preparata però per un doppio compito di volare contro i caccia nemici e proteggere i bombardieri. Questi aerei avevano scarsa autonomia ed erano tecnicamente inferiori a quelli avversari. La Luftwaffe e la marina tedesca non avevano inoltre la forza per attaccare in modo decisivo i grandi convogli navali e le installazioni portuali inglesi. 5. La decisione di attaccare la Russia fu presa già nel giugno 1940, prima cioè dell’ inizio della ‘Battaglia d’ Inghilterra’. La lotta sul teatro occidentale non aveva la priorità nei piani del comando tedesco. 6. La campagna dei Balcani necessaria in seguito alla sconfitta italiana in Grecia costò ai tedeschi un mese di ritardo nel lancio dell’ Operazione Barbarossa, mese che può considerarsi decisivo per il fronte orientale. 7. Tra l’ estate e l’ autunno 1941 i due terzi dell’ aviazione militare tedesca operavano sul fronte russo. Nonostante i successi nelle operazioni ci fu un problema di manutenzione: i guasti del materiale crescevano di più delle sostituzioni, così il numero degli aerei in grado di operare diminuì rapidamente. 8. Gli aerei furono impiegati in compiti di appoggio tattico alle operazioni terrestri. Rare furono le azioni di respiro strategico (come il bombardamento in profondità di fabbriche di carri armati e aerei russi) (anche per i limiti imposti dal raggio d’ azione dei vettori tedeschi). Di conseguenza la produzione sovietica di tanks e aerei crebbe più delle perdite sul campo. 9. Non fu la strategia inglese e americana del bombardamento a tappeto (o a zona) sulla popolazione civile a piegare il morale tedesco. Questa strategia non fu pagante per gli alleati che ebbero molte perdite. Furono gli attacchi contro obiettivi militari, contro i punti chiave della rete di comunicazioni, le arterie di rifornimento di combustibile, di pezzi di ricambio che portarono al logoramento e al collasso dell’ esercito tedesco. Per BEKKER questa è una lezione che non si dovrà mai dimenticare. Conclusioni: la Germania perse la battaglia della logistica e la corsa al perfezionamento tecnico nella navigazione in qualunque condizione di tempo e nel combattimento di precisione (azioni di precisione notturne, impiego del radar ecc.). (pag 105 176 290 376 456 548 599 661 768)”,”GERQ-054″
“BEKKER Cajus”,”Luftwaffe. Le forze aeree tedesche nella seconda guerra mondiale.”,”Cajus Bekker è stato un giornalista e scrittore tedesco. Entrato nel 1943 nella Marina militare ottenendo riconoscimenti al valore, nel 1953 pubblicò il suo primo libro con lo pseudonimo di Hans Dieter Berenbrock a causa del materiale scottante del quale si era servito per la redazione. Ha pubblicato vari libri sull’aviazione militare utilizzando il suo pseudonimo. Paul Deichmann (1898-1981) è stato un generale della Luftwaffe durante la Seconda guerra mondiale. Insignito della Croce di Ferro il 26 marzo 1944, venne fatto prigioniero dagli americani dalla fine della guerra al 1947. A partire dal 1950, collaborò con la US Air Force a diversi studi sulla Luftwaffe. Hitler, Göring e la battaglia d’Inghilterra. “”Il 30 giugno 1940, una settimana dopo la fine della campagna di Francia, Göring aveva elaborato una “”Istruzione generale per la lotta della Luftwaffe contro l’Inghilterra””. In quest’istruzione si leggeva che «l’impiego delle flotte aeree deve essere coordinato al massimo» e che «dopo il raggruppamento delle singole unità deve avere inizio l’attacco sistematico ai gruppi di obiettivi». La lotta doveva essere condotta soprattutto contro l’aviazione militare inglese, i suoi servizi al suolo e anche contro l’industria dell’aeronautica. La marina esigeva, però, che si attaccasse dall’alto la flotta inglese, i porti di rifornimento e le unità della marina mercantile. Göring era fiducioso di risolvere i due problemi simultaneamente con la Luftwaffe. Lo Stato Maggiore della Lufwaffe indicò l’obiettivo principale: «Fino alla distruzione dell’aviazione militare nemica, il sommo principio della guerra nei cieli è quello di aggredire le formazioni nemiche in ogni occasione, di giorno e di notte, in cielo e in terra, senza tener conto di altri incarichi». L’obiettivo era dunque chiaro. Mancava però il piano con i particolari della realizzazione. Il primo passo concreto fu tuttavia compiuto da Göring, l’undici luglio 1940, quando diede il via agli attacchi contro i convogli navali britannici del Canale. Il tentativo corrispondente di attirare i caccia inglesi per costringerli a misurarsi con gli stormi da caccia tedeschi tuttavia fallì. Gli inglesi proteggevano sì i loro convogli, ma avevano l’ordine severo di evitare il pericoloso confronto diretto con i caccia tedeschi. Le convinzioni dei dirigenti politici tedeschi influirono notevolmente sull’atteggiamento della Luftwaffe che esitava a iniziare la guerra aerea contro l’Inghilterra. L’inattesa e rapida vittoria sulla Francia fece supporre ai dirigenti politici di aver sufficientemente dimostrato all’Inghilterra, ormai isolata, la potenza militare tedesca e di averla così resa disposta alla pace. Il 19 luglio venne festeggiata all’Opera Kroll di Berlino la vittoria in Occidente. (…) Tre giorni più tardi il ministro degli esteri inglese, Lord Halifax, dichiarò alla radio di non aver trovato nel discorso di Hitler alcuna allusione a una pace basata sul concetto di giustizia. «I suoi unici argomenti erano le minacce… Nella Gran Bretagna regno lo spirito della decisione irrevocabile. Non rinunceranno alla lotta…». Era il giorno in cui crollarono le ultime illusioni tedesche circa un’eventuale resa degli inglesi. La Luftwaffe doveva ora riflettere seriamente sul modo di condurre la guerra contro l’isola britannica. Mancava sempre un ben definito piano d’azione. Göring convocò il 21 luglio i comandanti della flotta aerea, incaricandoli di elaborare le loro concezioni riguardanti l’azione tedesca. I marescialli Kesselring e Sperrle diedero le istruzioni necessarie ai comandi loro sottoposti. Gli Stati Maggiori iniziarono febbrilmente le discussioni sul piano d’azione. Non c’era dubbio che il primo e più importante obiettivo fosse quello di sbaragliare la Royal Air Force, ma non si era d’accordo sul come realizzare l’impresa. Cio nonostante la direzione politica prendeva una decisione dopo l’altra. Già il 16 luglio, tre giorni prima del discorso pronunciato al Reichstag, Hitler aveva ordinato nell’Istruzione n. 16 di preparare e di portare a termine in caso di necessità, un’operazione di sbarco in Inghilterra (operazione Leone marino). Il 31 luglio, però, Hitler rivelò al comandante in capo dell’Esercito von Brauchitsch e al suo capo di Stato maggiore Halder, nel corso di un colloquio svoltosi a Obersalzberg, di voler aggredire la Russia «quanto prima, tanto meglio, possibilmente ancora entro l’anno in corso. Una volta sconfitta la Russia, l’Inghilterra avrà perduto la sua ultima speranza». Anche Göring e il capo di Stato Maggiore della Luftwaffe, Jeschonnek, vennero informati già in luglio della svolta di Hitler”” (pag 206-207)”,”QMIS-207″
“BELARDELLI Giovanni”,”Il Ventennio degli intellettuali. Cultura, politica, ideologia nell’ Italia fascista.”,”BELARDELLI Giovanni insegna storia del pensiero politico contemporaneo nell’ Università di Perugia. Ha curato le riedizioni de ‘L’ Italia in cammino’ (1991) di Gioacchino VOLPE e dell’ ‘Intervista sul fascismo’ (2004) di DE-FELICE. “”Lo storico appariva dunque come un esponente, e tra i più autorevoli, di quei settori dell’ opinione pubblica che guardavano con simpatia al fascismo quale agente di una difesa e di un rinnovamento dello Stato liberale che, in oni caso, non comportasse rivolgimenti politico-istituzionali troppo profondi. Fin dal giugno 1921, con una lettera aperta pubblicata sul “”Popolo d’ Italia””, Volpe aveva messo in guardia Mussolini dai rischi legati all’ aver proclamato una “”tendenzialità repubblicana”” che avrebbe potuto spingere alla defezione quanti, “”dentro o a fianco dei Fasci””, non erano invece disposti a mettere in discussione le istituzioni politiche esistenti. Trovava infatti che in un’ Italia in cui abbondavano gli squilibri regionali e i particolarismi, in cui lo Stato vedeva “”rizzarsi davanti a sé la grande ombra del Vaticano””, la monarchia costituiva un indispensabile elemento di coesione nazionale e, per il fascismo, un alleato irrinunciabile. (…) In realtà per vent’anni, come Volpe lamenterà dopo la fine della seconda guerra mondiale, il fascismo avrebbe esercitato una “”azione blandamente, inconsapevolmente o consapevolmente, logoratrice dell’ istituto monarchico””. (pag 101)”,”ITAF-206″
“BELARDELLI Giovanni”,”Nello Rosselli.”,”Giovanni Berardelli, insegna Storia del pensiero politico contemporaneo presso l’Università di Perugia. E’ autore tra l’altro del volume ‘Il Ventennio degli intellettuali’ (Laterza, 2005); ha curato di recente le ‘Lettere dall’Italia perduta, 1944-1945’ di Gioacchino Volpe. “”A settant’anni dall’assassinio dei fratelli Rosselli, avvenuto il 9 giugno 1937 in Francia, la personalità del più giovane dei due, Nello, continua a restare nell’ombra. Ancora oggi sono pochi a sapere che, a differenza di Carlo, tra i massimi leader dell’antifascismo italiano, Nello Rosselli, pur condividendo le idee del fratello, rimase essenzialmente uno studioso di storia. Lo stesso assassionio, avvenuto per mano di sicari francesi assoldati dai servizi segreti italiani, rendendo i Rosselli tra le vittime più note della ditturara fascista doveva oscurare la specifica personalità di Nello. Questo volume ricostruisce dunque la biografia di una figura tanto celebrata quanto in fondo poco conosciuta; allo stesso tempo, fornisce un interessante spaccato della vita culturale nell’Italia fascista. Vediamo in particolare come, nella vicenda di Nello Rosselli, si riflettano certi caratteri della dittatura di Mussolini: un regime che, da una parte, permetteva al giovane storico di recarsi spesso all’estero pur sapendo come ne approfittasse per incontrare il fratello; dall’altra; ne avrebbe stroncato la vita attraverso un assassinio politico”” (dalla quarta di copertina) Mazzini Garibaldi Bakunin Marx e Engels (pag 65-69) “”Il primo libro di Rosselli, sulle origini del movimento operaio in Italia e sul contrasto tra Mazzini e Bakunin, fu pubblicato nel 1927 dall’editore Bocca di Torino (). Si trattava, come sappiamo, della tesi di laurea arricchita da successive ricerche e soprattutto dalla consultazione, a Berlino, della quasi introvabile biografia di Max Nettlau su Bakunin, dei verbali del Consiglio dell’Internazionale e del carteggio fra Engels e i suoi corrispondenti italiani. Da quando aveva iniziato quel lavoro, tanto i suoi studi quanto la sua partecipazione alle vicende politiche si erano mossi, come abbiamo visto, in stretto rapporto con Gaetano Salvemini. E anzitutto da Salvemini Rosselli aveva appreso a non scindere il lavoro dello storico dall’impegno nella politica contemporanea, a collegare la ricostruzione del passato a una funzione educatrice da esercitare, «con l’aiuto della storia» appunto, nel presente (1). Una concezione non dissimile da Rosselli poteva trovarla in Guglielmo Ferrero il quale, com’è stato osservato, più che storico in senso stretto fu «un uomo che faceva la storia da politico e la politica da storico» (2). Del resto, la generazione di storici alla quale Rosselli apparteneva si alimentò di un’esperienza che fu principalmente esperienza politica (3). (…) Per Rosselli il progresso delle classi lavoratrici è inscindibilmente connesso con un miglioramento non solo delle loro condizioni economiche ma anche di quelli più generalmente culturali e intellettuali. L’immaturità del movimento operaio italiano intorno al 1860 si spiega, secondo lui, proprio con il fatto che «l’organizzazione operaia non sorge e non si consolida, o almeno sorge e si sviluppa stentatamente là dove manchi un certo grado di benessere materiale, oltre che di maturità intellettuale delle classi lavoratrici» (6). Qui sta una delle radici delle simpatie dell’autore per Mazzini, nel fatto che il programma operaio di quest’ultimo «presuppone una progressiva elevazione morale e culturale della classe operaia» (7). Rosselli analizza la funzione contraddittoria svolta da Mazzini nei confronti dell’organizzazione operaia e i limiti del suo modo di concepire la questione sociale: il fatto, cioè, che dopo l’unità il programma mazziniano divenne storicamente superato. Mazzini, dopo il 1860, trovò largo consenso nell’ambiente democratico cominciando a propagandare il suo programma sociale che era allora l’unico esistente, a parte quello moderato teso ovviamente a tutt’altre finalità. Il positivo ruolo svolto dall’attività condotta in campo sociale dai seguaci di Mazzini e il successo che inizialmente ad essa arrise dipendevano dal fatto che quell’azione sconvolgeva un quadro di stasi e ristagno. Per il resto Rosselli sottolinea i limiti della teoria sociale mazziniana e i motivi del suo fallimento. L’organizzazione operaia, per Mazzini, era legata a una precisa ideologia politico-religiosa che difficilmente poteva essere completamente accettata (e, in realtà, non lo fu del tutto neanche da parte dei suoi più fedeli seguaci). I nuclei operai interessavano Mazzini non tanto come mezzo per l’emancipazione economica delle classi lavoratrici, quanto per far leva su di essi al fine del completamento dell’unificazione nazionale con Roma e i territori ancora soggetti all’Austria. Da ciò scaturiva necessariamente il suo atteggiamento paternalistico e autoritario di fronte al problema operaio. Inoltre, era la stessa concezione di un’emancipazione che doveva passare per l’unione di capitale e lavoro, con la necessità di una collaborazione delle classi medie, a far sì che si determinasse ben presto una contraddizione fra il programma mazziniano e l’ulteriore sviluppo del movimento operaio. I primi scioperi, in relazione alla perdurante precarietà della condizione economica delle classi lavoratrici, indicheranno questa incompatibilità. (…) Non si comprenderebbe tuttavia il complesso atteggiamento di Rosselli di fronte alla figura di Mazzini se non si tenesse conto del fatto che l’accento posto da quest’ultimo sulla «progressiva elevazione morale e culturale della classe operaia», rendevano il giovane storico particolarmente sensibile a «quel senso accorato d’umanità, (…) quella larga simpatia umana per cui Mazzini è ‘sentito’ in ogni parte del mondo e, se pur lo si discute e nega, lo si comprende ed ama». A differenza di Marx, aggiungeva, che invece «si studia e si ammira». «Rovesciamo Mazzini – prosegue Rosselli – e si avrà qualcosa di molto simile a Marx: freddo, preciso, logicamente impeccabile, concreto; cervello assai più acuto che non sensibile cuore. Dall’uno non poteva venire che una predicazione di amore: il sogno della solidarietà fra le classi sociali, una dottrina di educazione e di elevazione morale. L’altro dalla secolare esperienza dell’umanità doveva trarre una ferrea legge economica, prima regolatrice d’ogni vicenda; legge che non nega, ma innegabilmente attenua l’influenza dei valori morali» (11). C’è qui la stessa preoccupazione di fondere valori morali e razionalità politica che aveva spinto socialisti come Alessandro Levi e Rodolfo Mondolfo a studiare con particolare attenzione la figura di Mazzini. Mondolfo si era interessato, nel suo ‘Sulle orme di Marx’ (1919), ai rapporti tra Mazzini e il socialismo convinto che, di fronte alle interpretazioni positivistiche, fosse necessario restituire «un contenuto spirituale e una filosofia al socialismo» (12). Levi aveva scritto nel volume su ‘La filosofia politica di Giuseppe Mazzini’ (1917) che, pur essendo socialismo e mazzinianesimo teorie inconciliabili, non per questo il primo non doveva, «ammaestrato dalla rude esperienza che ne ha sfrondato molte illusioni, smentito alcune previsioni, corretto molti errori di teoria e di tattica, trarre dal pensiero politico di Mazzini, e far suoi, ammaestramenti fecondi». Infatti, solo tenendo nel massimo conto in valori morali si sarebbe potuta superare la società presente e preparare la società nuova (13)”” (pag 65-69) [Giovanni Belardelli, ‘Nello Rosselli’, Soveria Mannelli, 2007] [[() N. Rosselli, Mazzini e Bakunin. Dodici anni di movimento operaio in Italia (1860-1872). Einaudi, Torino, 1967. Nel titolo della prima edizione (F.lli Bocca, Torino, 1927) il nome dell’anarchico russo compariva, secondo la grafia in uso all’epoca, come Bakounine]; (1) G. Salvemini, ‘Pasquale Villari’, in ‘Nuova Rivista Storica’, a. 11 (1918), fasc. 2, poi in Id., ‘Scritti vari’, cit., p. 64; (2) G. Busino, ‘Dodici lettere di Guglielmo Ferrero a W.E. Rappard’, in ‘Nuova Antologia’, a. 97 (1962), fasc. 1942, p. 177; (3). Cfr. W. Maturi, ‘Interpretazioni del Risorgimento’, Einaudi, Torino, 1962, p. 466; (…) (6) N. Rosselli, ‘Mazzini e Bakunin. Dodici anni di movimento operaio in Italia (1860-1972)’, Einaudi, Torino, 1967, p. 43; (7) Ivi, p. 27; (8) Ivi, p. 212; (9) Già Salvemini aveva sottolineato, diversi anni prima, l’importanza delle ripercussioni della Comune [di Parigi] in Italia. Cfr. Rerum Scriptor [G. Salvemini], ‘I partiti politici milanesi nel secolo XIX’, Editori dell’Educazione politica, Milano, 1899; poi in G. Salvemini, ‘Scritti sul Risorgimento’, a cura di P. Pieri e C. Pischedda, Feltrinelli, Milano, 1961, p. 115; (10) N. Rosselli, ‘Mazzini e Bakunin’, cit., pp. 297 e 348; (11) Ivi, pp. 136 e, per le citazioni precedenti, 27 e 133; (12) R. Mondolfo, ‘Sulle orme di Marx, III ediz., vol. II, Cappelli, Bologna-Rocca San Casciano-Trieste, 1923, p. 73; (13) A. Levi, ‘La filosofia politica di Giuseppe Mazzini’, nuova edizione a cura di S. Mastellone, Morano, Napoli, 1967, p. 134]”,”STOx-290″
“BELARDELLI Giovanni CAFAGNA Luciano GALLI DELLA LOGGIA Ernesto SABBATUCCI Giovanni”,”Miti e storia dell’Italia unita.”,”Giovanni Belardelli insegna Storia del pensiero politico contemporaneo all’Università di Perugia. Luciano Cafagna, dopo aver insegnato Storia contemporanea all’Università di Pisa, è stato commissario dell’Autorità garante per il mercato e la concorrenza. Ernesto Galli della Loggia insegna Storia dei movimenti e dei partiti politici all’Università di Perugia. Giovanni Sabbatucci insegna Storia contemporanea all’Università La Sapienza di Roma.”,”ITAB-016-FL”
“BELARDELLI Giovanni”,”Nello Rosselli. Una storico antifascista.”,”Giovanni Berardelli è nato a Roma nel 1951, dove si è laureato in Lettere. Ha collaborato a ‘Storia contemporanea’. Ha studiato i rapporti tra intellettuali e fascismo.”,”BIOx-030-FF”
“BELARDI Mauro CORGHI Vincenzo”,”Il pendolo di Mosca.”,”Mauro Belardi ha diretto dal 1975 al 1991 l’ufficio studi dell’Associazione Italia-Urss. É autore di numerose trasmissioni radiofoniche. Vincenzo Corghi ha studiato a Mosca. Deputato del Pci per quattro legislature, è stato dal 1975 al 1992 segretario dell’Associazione Italia-Urss.”,”RUSx-109-FL”
“BELCI Corrado”,”Zaccagnini.”,”Corrado Belci (Dignano d’Istria 1926) risiede dal 1947 a Trieste. E’ stato parlamentare DC per quattro legislature e direttore del quotidiano ‘Il Popolo’.”,”BIOx-330″
“BELCI Franco KUKLER S. IVASIC M. CERNIC C. BENVENUTI Silvano PINCHERLE Renzo CHERSOVANI Licia”,”Nazionalismo e neofascismo nella lotta politica al confine orientale 1945-75. Volume II.”,”introduzione al primo volume:: ‘Per quale storiografia’ di G. MICCOLI”,”ITAV-020″
“BELDEN Jack”,”La Cina scuote il mondo.”,”BELDEN, giornalista, visse per 5 anni in Cina dal 1937 assistendo all’ invasione giapponese. Sul finire del 1946 tornò in Cina sempre come giornalista registrando insieme con le sue impressioni anche i racconti delle varie componenti sociali della popolazione cinese (il contadino, il soldato, la donna, il dirigente di partito…). L’A ha criticato le ingerenze politiche degli USA in Cina.”,”CINx-061″
“BELDEN Jack”,”La Cina scuote il mondo.”,”Al momento dell’invasione giapponese, nel ’37, l’autore di questo libro era già stato in Cina per cinque anni, pur essendo sbarcato inizialmente ad Hong Kong con il progetto di una breve escursione nei dintorni. Quando, sul finire del ’46, Jack Belden torna in Cina, come giornalista.”,”CINx-041-FL”
“BELGRANO Luigi Tommaso, a cura di Gabriella AIRALDI”,”Della vita privata dei genovesi. (1875)”,”Luigi Tommaso Belgrano storico italiano (Genova 1838 1835) studioso di storia genovese. Segretario della Società Ligure di Storia Patria.”,”LIGU-013-FSD”
“[BELIBASTE, a cura]”,”La comune di Kronstadt. Raccolta di documenti comprendenti la traduzione integrale delle Izvestija di Kronstadt.”,”‘traduzione dal francese di ‘La coune di Krostadt’ edito dal compagna Bélibaste’ Ultimatum di Trotsky (presidente del Soviet militare rivoluzionario della Repubblica e Kamenev (comandante in capo): “”(…) Nello stesso tempo io dò ordini destinati a reprimere l’ammutinamento ed a vincere i ribelli con la forza delle armi. I capi degli ammutinati controrivoluzionari saranno interamente responsabili dei danni che la popolazione pacifica potrà subire per loro colpa.. Questo avvertimento è definitivo””. Pietrogrado, 5 marzo 1921 (pag 10-11)”,”RIRO-387″
“BELL Daniel”,”Marxian Socialism in the United States. With a new introduction by Michael KAZIN and a new Afterword by the Author.”,”Daniel BELL è Scholar in Residence all’ America Academy of Art and Sciences e Professore emerito di sociologia alla Harvard University. Michael KAZIN insegna storia all’ American University. E’ autore di ‘The Populist Persuasion: An American History’.”,”MUSx-067″
“BELL Daniel”,”The Cultural Contradictions of Capitalism.”,”Il mutamento della società americana negli anni 1960. “”1. La molteplicità dei problemi sociali. La rimarchevole performance dell’ industria americana (e il rafforzamento psicologico derivato dal fatto che nel dopoguerra non c’è stata depressione economica, sebbene fosse stata prevista dagli economisti) sembrava indicare che lo sviluppo economico avrebbe risolto ogni problema sociale.”” (pag 187) “”2. I moti e i crimini dei neri. Dal 1963 al 1967 ci furono cinque ‘hot summers’ (estati calde), in cui, ogni anno, ci fu un crescendo di rivolte che, cominciando nel Sud, passavano velocemente al Nord, cosicché da Watts, Detroit, Newark e Washington DC, l’ intera sezione di ciascuna città finì in fiamme””. (pag 188) “”3. L’ alienazione dei giovani.”” (pag 189)”,”USAS-140″
“BELL Daniel”,”The Coming of Post-Industrial Society. A Venture in Social Forecasting.”,”Daniel BELL professore di sociologia alla Harvard University. E’ autore di ‘The End of Ideology’ e ‘The Cultural Contradictions of Capitalism’ (1976). “”I padri fondatori dell’ economia contemporanea erano preoccupati della “”lamentevole scienza”” a causa del fatto che credevano che l’ accumulazione del capitale non potesse continuare indefinitamente. Queste conclusioni erano basate su tre assunzioni: la legge dei rendimenti decrescenti; il principio malthusiano, secondo cui un incremento nei salari reali avrebbe semplicemente portato ad una crescità più veloce della popolazione e alla “”diluizione”” di quell’ incremento; e, implicitamente, uno stato invariante della tecnologia. Queste erano le basi dell’ economia ricardiana. Esse furono elaborate da John Stuard Mill nella concezione de “”The Stationary State””. Perfino Marx, in questo senso un economista post-ricardiano, giunse a conclusioni pessimistiche. Sebbene fosse più sensibile al ruolo rivoluzionario delle macchine rispetto ai suoi contemporanei, Marx sentì che la prima conseguenza della sostituzione del lavoro con il macchinario sarebbe stata la centralizzazione del capitale, a spese degli altri capitalisti, l’ incremento dello sfruttamento della forza-lavoro (attraverso un allungamento della giornata lavorativa) nella misura in cui più capitalisti arretrati avrebbero cercato di mettersi a competere, e, in ultimo, le crisi quando il sistema avesse raggiunto dei limiti superiori. In base alla teoria del valore lavoro, Marx sentiva che l’ espansione della “”composizione organica del capitale”” poteva portare solo a un declino del tasso medio di profitto e a un continuo impoverimento del lavoratore.”” (pag 189-190)”,”ECOI-184″
“BELL Eric Temple”,”La magia dei numeri.”,”””Democrito che il mondo a caso pone”” Dante, Inferno (controllare) “”Tutto è numero”” Pitagora fonte E.T. Bell, la magia dei numeri “”Nè nella matematica, nè nella scienza si è raggiunta la certezza di un progresso costante.”” (pag 206) “”In teatralità e dignità, per non dire in ostentazione, Empedocle superò anche il suo maestro Pitagora. Poichè la porpora era l’ insegna della tirannia, il filosofo dimostrava il proprio disprezzo per i tiranni aggirandosi paludato in una veste di rosso vivo. Per colmo di impertinenza, si metteva alla cintura una catena d’ oro e sulla testa una corona di foglie d’oro. E per far capire che avrebbe saputo dirimere facilmente qualsiasi disputa, si circondava di un corteggio più numeroso e meglio nutrito di quello che un tiranno potesse permettersi””. (pag 144)”,”SCIx-221″
“BELL Daniel KRISTOL Irving a cura”,”The Crisis in Economic Theory.”,”Contributi di Kenneth J. ARROW Daniel BELL Paul DAVIDSON Peter F. DRUCKER Edward J. NELL Harvey LEIBENSTEIN James W. DEAN Israel M. KIRZNER Allan H. MELTZER Irving KRISTOL Mark H. WILLES Frank HAHN. BELL Daniel KRISTOL Irving. Il primo è professore di sociologia ad Harvard. Il secondo è Henry Luce Professor of Urban Values all New York University. Sono autori di varie opere (v. 4° cop). “”Sebbene Keynes sia largamente conosciuto per le idee del deficit finanziario e il “”pump priming””, questi non erano i problemi della ‘Teoria generale’. La ‘General Theory of Employment, Interest and Money’, per dare il titolo completo del libro – era un assalto alla Legge di Say, all’ argomento secondo cui sulla lunga distanza le “”forze reali”” del sistema economico avrebbero teso all’ equilibrio della piena occupazione. La considerazione di Keynes era che, sulla lunga distanza, noi siamo tutti morti. Keynes sosteneva due tesi. La prima, altamente tecnica, che perfino se la legge di Say fosse stata valida in un modello statico (e chiuso), essa non poteva dimostrare che un equilibrio di pieno impiego era dinamicamente ottenibile dato che il processo di movimento verso l’ equilibrio ‘nel corso del tempo’ squilibrava l’ equilibrio stesso. La seconda, che ha ricevuto la massima attenzione, era che, in una depressione, un equilibrio statico era impossibile per tre ragioni: la inelasticità (e/o la irresponsabilità) dei tassi di interesse come un mezzo per stimolare gli investimenti; una “”trappola di liquidità””, o il desiderio degli esperti (istituzioni finanziarie o individui) di tenere (“”hoard””) denaro; e la viscosità dei salari e dei prezzi in moneta””. (pag 63)”,”ECOT-111″
“BELL Henry”,”John Maclean. Hero of Red Clydeside.”,”Henry Bell è uno scrittore e curatore di libri tra i quali ‘A Bird is Not a Stone’ (2014), e ‘Tip Tap Flat’ (2012). Il 30 gennaio 1921, si tiene una Convenzione unitaria a Leeds (Unity Convention). Il CPGB può a questo punto reclamare di rappresentare l’insieme dei comunisti britannici; con la sola eccezione di John McLean e del Socialist Labour Party (1). Maclean pubblica una lettere aperta a Lenin lo stesso giorno mettendolo sull’avviso dell’ errore che il Comintern e i suoi compagni stanno facendo sostenendo questo nuova Partito comunista della Gran Bretagna’ (pag 165) (1) ‘The Communist’, 5 febbraio 1921″,”MUKx-214″
“BELL David Avrom”,”The First Total War. Napoleon’s Europe and the Birth of Modern Warfare”,”BELL David Avrom: nato a New York (USA), 17 novembre 1961 da una famiglia di origine ebraica. Laureato in Storia e Letteratura alla Harvard University. Storico specializzato in Storia francese. Insegna Storia francese alla Johns Hopkins University. Già autore di “”Lawyers and Citizens”” che ha vinto il Pinkney Prize of the Society for French Historical Studies. <>. (Traduz. d. r. dal risvolto di copertina).”,”FRAN-115-FSL”
“BELL Geoffrey”,”Mercato dell’eurodollaro e sistema finanziario internazionale.”,”Geoffrey Bell, nato nel 1939, ha studiato a Grimsby e alla London School of Economics. Successivamente è entrato al Dipartimento del Tesoro britannico in qualità di consigliere economico aggiunto e nel 1963-64 ha trascorso nove mesi come visiting economist presso il Sistema della Riserva Federale, principalmente alla banca della Riserva Federale di St.Louis. Tra il 1964 e il 1966 è stato lettore di economia monetaria alla LSE ed ha svolto attività di consulenza presso il Dipartimento del Tesoro. Nel 1966 è stato nominato consigliere economico dell’ambasciata britannica a Washington.”,”ECOI-201-FL”
“BELLACICCO Antonio LABELLA Anna”,”Le strutture matematiche dei dati.”,”Antonio Bellacicco è assistente ordinario presso la cattedra di Istituzioni di statistica e professore stabilizzato di Applicazioni operative dell’algebra e della teoria dei grafi nella Facoltà di scienze statistiche dell’Università di Roma, è autore di numerose pubblicazioni sia sulla metodologia dell’analisi dei dati che sulle sue applicazioni, particolarmente nell’ambito della pianificazione territoriale. Anna Labella è assistente ordinario presso la cattedra di Algebra ed è professore incaricato di Matematiche complementari I nell’Istituto di matematica G. Castelnuovo nella Facoltà di scienze dell’Università di Roma, si occupa di problemi di fondamenti della matematica e di teoria delle categorie ed è autrice di lavori di tipo algebrico.”,”SCIx-074-FL”
“BELLAMY Edoardo”,”Eguaglianza. Unica traduzione autorizzata. Vol 1.2″,”Scrittore americano(1850-1898) noto per il romanzo di narrativa utopistica sociale ‘Guardando indietro 2000-1887’ (1888) forse il maggior romanzo utopistico americano e uno dei più importanti in assoluto; in esso l’A descrive un ordine politico e sociale di tipo collettivistico in cui sono state eliminate le diseguaglianze e sconfitte le grandi corporazioni. Sull’onda del successo del libro fondò il Partito nazionalista con un programma di radicali riforme sociali e diresse i periodici ‘The Nationalist’ e ‘The New Nation’. Ma il movimento ebbe vita breve. Il romanzo Eguaglianza è una replica del precedente ma meno brillante perchè scritto con intenzioni teoriche.”,”SOCx-011″
“BELLAMY Joyce MARTIN David SAVILLE John adattamento di Francois BEDARIDA”,”Dictionnaire biographique du mouvement ouvrier international. 3. La Grande-Bretagne.”,”Tradotto dall’inglese da Renée BEDARIDA”,”MUKx-004″
“BELLAMY Joyce M. SAVILLE John; collaborazione di Paul ADELMAN Mai ALMAN R. Page ARNOT P.N. BACKSTROM Philip S. BAGWELL David BARTON John BAXTER Joseph O. BAYLEN Ron BEAN Margaret BELL John BENSON Joyce M. BELLAMY Harold F. BING Kenneth BRILL Ian BRITAIN Keith BROOKER Kenneth D. BROWN Raymond BROWN Marjorie BUCKE Michael CAHILL Maureen CALLCOTT Frank CARRUTHERS Raymond CHALLINOR Malcolm CHASE Doris N. CHEW David CLARK Alan CLINTON M.D. CLUSE Margaret COLE Stephen W. COLTHAM Simon CORDERY Helen CORR Grace G. COWIE Fergus D’ARCY Kenneth DALLAS Ralph H. DESMARAIS F.K. DONNELLY Peter D. DRAKE Janet DRUCKER Margaret ESPINASSE E.W. EVANS Richard D. FELSTEAD David FERNBACH Geoffrey FIDLER Allan FLANDERS Barbara FLETCHER Eileen FLETCHER Edmund FROW Ruth FROW Janet FYFE Tom GALLAGHER Sheridan GILLEY Kenneth L. GOODALL Ian GOODFELLOW Stephen GOSLING Robert GRIFFITHS Reg GROVES June HANNAM K.G.E. HARRIS Brian H. HARRISON J.F.C. HARRISON Ralph H.C. HAYBURN Barbara HILL Patricia HOLLIS Colin HOLMES Ann HOLT David HOPKINSON David HOWELL Sean HUTTON Laurence JACOBS Louis G. JAMES Mick JENKINS Bernard JENNINGS Alan R. JONES Laurence JOHNSON Zoe JOSEPHS Fraulein Beate KASPAR Stephen F. KELLY John E. KING Beverley KINGSTON William KNOX Marion KOZAK Judith Fincher LAIRD David LARGE Keith LAYBOURN Alan J. LEE Philip J. LENG Fred M. LEVENTHAL Richard LEWIS John C. LOVELL David E. MARTIN William H. MARWICK James MACFARLANE David E. MARTIN Helen MATHERS James McCONVILLE Norman McCORD Anthony MASON Valerie MASON Neville C. MASTERMAN Anna MATHAMS Frank MATTHEWS Iain McCALMAN Marion MILIBAND Maurice MILNE A. Leslie MORTON M. Vivien MORTON Charles Loch MOWAT Robert G. NEVILLE Barbara NIELD Keith H. NIELD John OSBURN Frederick C. PADLEY John PARKER Trevor PEACOCK Robin PEARSON, John S. PEART-BINNS, Archie POTTS, I.J. PROTHERO, T. David W. REID, Naomi REID, John REYNOLDS, Gerald RHODES, Norman W. ROBINSON John J. ROWLEY Edward ROYLE David RUBINSTEIN Bryan H. SADLER John SALT John SAVILLE James A. SCHMIECHEN John S. SHEPHERD John B. SMETHURST Adrian A. SMITH Richard STOREY Eric L. TAPLIN Eric TAYLOR George F. THOMASON Anthony J. TOPHAM Adrian TRANTER Bob TURNER R.E. TYSON Mavis WATERS Ken WELLER Royston A.A. WHITE Andrew WHITEHEAD Major W. WALFORD WHITE Bob WHITFIELD Martin J. WIENER Joel H. WIENER J.E. WILLIAMS Diana WYLIE”,”Dictionary of Labour Biography. Vol 1-8. Ogni volume A-Z.”,”BELLAMY è Fellow of the University of Hull SAVILLE è Emeritus Professor of Economic and Social History, Univ of Hull. Collaboratori: Paul ADELMAN, Mai ALMAN, R. Page ARNOT, P.N. BACKSTROM, Philip S. BAGWELL, David BARTON, John BAXTER, Joseph O. BAYLEN, Ron BEAN, Margaret BELL, John BENSON, Joyce M. BELLAMY, Harold F. BING, Kenneth BRILL, Ian BRITAIN, Keith BROOKER, Kenneth D. BROWN, Raymond BROWN, Marjorie BUCKE, Michael CAHILL, Maureen CALLCOTT, Frank CARRUTHERS, Raymond CHALLINOR, Malcolm CHASE, Doris N. CHEW, David CLARK, Alan CLINTON, M.D. CLUSE, Margaret COLE, Stephen W. COLTHAM, Simon CORDERY, Helen CORR, Grace G. COWIE, Fergus D’ARCY, Kenneth DALLAS, Ralph H. DESMARAIS, F.K. DONNELLY, Peter D. DRAKE, Janet DRUCKER, Margaret ESPINASSE, E.W. EVANS, Richard D. FELSTEAD, David FERNBACH, Geoffrey FIDLER, Allan FLANDERS, Barbara FLETCHER, Eileen FLETCHER, Edmund FROW, Ruth FROW, Janet FYFE, Tom GALLAGHER, Sheridan GILLEY, Kenneth L. GOODALL, Ian GOODFELLOW, Stephen GOSLING, Robert GRIFFITHS, Reg GROVES, June HANNAM, K.G.E. HARRIS, Brian H. HARRISON, J.F.C. HARRISON, Ralph H.C. HAYBURN, Barbara HILL, Patricia HOLLIS, Colin HOLMES, Ann HOLT, David HOPKINSON, David HOWELL, Sean HUTTON, Laurence JACOBS, Louis G. JAMES, Mick JENKINS, Bernard JENNINGS, Alan R. JONES, Laurence JOHNSON, Zoe JOSEPHS, Fraulein Beate KASPAR, Stephen F. KELLY, John E. KING, Beverley KINGSTON, William KNOX, Marion KOZAK, Judith Fincher LAIRD, David LARGE, Keith LAYBOURN, Alan J. LEE, Philip J. LENG, Fred M. LEVENTHAL, Richard LEWIS, John C. LOVELL, David E. MARTIN, William H. MARWICK, James MACFARLANE, David E. MARTIN, Helen MATHERS, James McCONVILLE, Norman McCORD, Anthony MASON, Valerie MASON, Neville C. MASTERMAN, Anna MATHAMS, Frank MATTHEWS, Iain McCALMAN, Marion MILIBAND, Maurice MILNE, A. Leslie MORTON, M. Vivien MORTON, Charles Loch MOWAT, Robert G. NEVILLE, Barbara NIELD, Keith H. NIELD, John OSBURN, Frederick C. PADLEY, John PARKER, Trevor PEACOCK, Robin PEARSON, John S. PEART-BINNS, Archie POTTS, I.J. PROTHERO, T. David W. REID, Naomi REID, John REYNOLDS, Gerald RHODES, Norman W. ROBINSON, John J. ROWLEY, Edward ROYLE, David RUBINSTEIN, Bryan H. SADLER, John SALT, John SAVILLE, James A. SCHMIECHEN, John S. SHEPHERD, John B. SMETHURST, Adrian A. SMITH, Richard STOREY, Eric L. TAPLIN, Eric TAYLOR, George F. THOMASON, Anthony J. TOPHAM, Adrian TRANTER, Bob TURNER, R.E. TYSON, Mavis WATERS, Ken WELLER, Royston A.A. WHITE, Andrew WHITEHEAD, Major W. WALFORD WHITE, Bob WHITFIELD, Martin J. WIENER, Joel H. WIENER, J.E. WILLIAMS, Diana WYLIE.”,”MUKx-006″
“BELLAMY Edward”,”Looking backward. If socialism comes, 2000-1887.”,”Libro pubblicato nel corso della 2° guerra mondiale, 2° edizione “”””Oh, no!”” replicò il dottore. “”I partiti del lavoro, in generale, non potrebbero mai concludere qualcosa su una grande scala e in modo permanente. Per obiettivi di interesse nazionale, la loro base semplicemente di classe è troppo ristretta. Era possibile realizzare un lavoro di riassetto del sistema industriale e sociale su una più alta base etica, e per la più efficiente produzione di ricchezza, visto come l’ interesse, non di una classe, ma egualmente di tutte le classi, di ricchi e poveri, colti e ignoranti, vecchi e giovani, deboli e forti, uomini e donne. A questo punto è nato il partito nazionale per realizzare tutto ciò con metodi politici. Esso probabilmente ha preso questo nome a causa del suo obiettivo di nazionalizzare le funzioni della produzione e della distribuzione””””. (pag144-145)”,”SOCx-125″
“BELLAMY Joyce M. SAVILLE John a cura, collaborazione di David E. MARTIN; voci biografiche di Peter ACKERS Victor BAILEY Daniel BALLARD F.K. DONNELLY Sarah EDDY Cyril EHRLICH Geoffrey FIDLER Edmund e Ruth FROW Jim FYRTH Ian GOODFELLOW Aled JONES Stephen F. KELLY Richard LEWIS David E. MARTIN Barbara NIELD John S. PEART-BINNS Archie POTTS Eileen PRICE Dylan REES Naomi REID Stephen ROBERTS Tania ROSE John B. SMETHURST Norbert C. SOLDON Terry SPENCER Eric TAPLIN Noel W. THOMPSON Alistair G. TOUGH Andrew WHITEHEAD Alan YATES”,”Dictionary of Labour Biography. Volume IX.”,”collaborazione per le voci biografiche di Peter ACKERS Victor BAILEY Daniel BALLARD F.K. DONNELLY Sarah EDDY Cyril EHRLICH Geoffrey FIDLER Edmund e Ruth FROW Jim FYRTH Ian GOODFELLOW Aled JONES Stephen F. KELLY Richard LEWIS David E. MARTIN Barbara NIELD John S. PEART-BINNS Archie POTTS Eileen PRICE Dylan REES Naomi REID Stephen ROBERTS Tania ROSE John B. SMETHURST Norbert C. SOLDON Terry SPENCER Eric TAPLIN Noel W. THOMPSON Alistair G. TOUGH Andrew WHITEHEAD Alan YATES”,”MUKx-164″
“BELLAMY Chris”,”Guerra assoluta. La Russia sovietica nella seconda guerra mondiale.”,”Chris Bellamy è docente di Scienza e dottrina militare e direttore del Security Studies Institute presso la Cranfield University Mosca. La prima grande sconfitta terrestre della Germania nella seconda guerra mondiale (pag 408-411) Kursk. La più grande battaglia di carri armati? La guerra ferroviaria (pag 669-674) Copertina di Time: Stalin ‘Uomo dell’anno’ per il 1942 (v. inserto fotografico) Nell’indice non viene citato il generale tedesco Manteuffel che sul fronte orientale riuscì a mostrare tutte le sue grandi capacità anche in chiave difensiva “”A fine giornata del 12 luglio [1943] i russi avevano imposto ai tedeschi una battuta d’arresto a Prochorovka. Le vittime da entrambe le parti risultano difficili da accertare. I russi sostengono che nella fase difensiva furono uccisi 70.000 tedeschi, ufficiali e soldati – senza dimenticare, naturalmente, la percentuale considerevole di perdite causate da «fuoco amico». Affermano inoltre di aver distrutto più di 3.000 carri armati e cannoni semoventi, 844 pezzi d’artiglieria, 1.392 aerei e 5.000 camion. Le statistiche russe più recenti per la fase difensiva riportano 70.330 caduti, prigionieri e dispersi russi, e 107.517 feriti e infermi. I tedeschi sostennero di aver abbattuto 1.800 carri armati, 1.000 cannoni anticarro, e di aver preso 24.000 prigionieri sul solo settore Sud. (75). Gli esiti dell’operazione che aveva fatto rivoltare lo stomaco al Führer potevano essere una ragione sufficiente per fermarsi, ma ce n’era un’altra. Prima di Kursk, Hitler aveva dichiarato che avrebbe immediatamente bloccato l’offensiva se gli alleati occidentali fossero sbarcati in italia. Il 10 luglio lo sbarco ci fu. La strategia mediterranea di Churchill, su cui Roosevelt venne persuaso a trovare un accordo, ebbe infine un’occasione per mostrare cosa poteva produrre. Gli obiettivi dell’operazione erano limitati a una messa in sicurezza delle linee di comunicazione nel Mediterraneo, a dirottare truppe tedesche dall’Unione Sovietica, a staccare l’Italia dall’alleanza con la Germania ed eventualmente a portare la Turchia in guerra dalla parte degli alleati. Non appena ci fu l’invasione angloamericana della Sicilia, con l’operazione Husky, truppe tedesche vennero dirottate dal fronte russo. In realtà, alcune erano già state spostate. Ancora più importante fu forse il trasferimento delle forze aeree. In luglio e agosto, secondo dati tedeschi, la Luftwaffe perse 702 velivoli sul fronte orientale e 3504 su altri fronti, per la maggior parte in Italia: molte di queste perdite furono dovute a incidenti, ma in totale erano cinque volte superiori a quelle subite in Russia (76). Nonostante il comprensibile scetticismo dei russi in proposito, può ben darsi che all’Italia, e all’alleanza con Mussolini, Hitler attribuisse un’importanza maggiore che alla guerra sul fronte orientale che stava ormai perdendo. È una tesi convincente. Con l’approdo angloamericano in Europa, supportato da una crescente superiorità delle forze navali e aeree, stava cambiando la natura dell’intera guerra”” (pag 674-675) La guerra ferroviaria. “”Tutto il lavoro svolto dall’alto comando sovietico per organizzare e tenere legati a sé i partigiani alle spalle delle principali forze tedesche stava ora per dare i suoi frutti. La ‘Stavka’ sapeva che i tedeschi usufruivano di migliori comunicazioni ferroviarie e stradali dalla loro parte del fronte. L’attività partigiana si intensificò in giugno, ma la vera offensiva venne tenuta a freno fino al contrattacco sovietico. Il 14 luglio, due giorni dopo Prochorovka, la ‘Stavka’ ordinò al quartier generale del movimento partigiano di mettere in atto l’operazione ‘Rel’sovaja vojna’, la «guerra ferroviaria», che si svolse dal 3 agosto al 15 settembre. La ‘Stavka’ calcolava che i tedeschi, per mantenere le loro forze su entrambi i lati del saliente contro l’Armata Rossa al contrattacco, avessero bisogno di 100.000 tonellate di forniture al giorno. Dopo ii 397 attacchi sulle linee di collegamento del gennaio 1943, ce ne furono 1092 in giugno e 1460 in luglio. Nel mese di giugno, nel settore del gruppo d’armate Centro, i partigiani filosovietici fecero saltare 44 ponti ferroviari, danneggiarono 298 locomotive e 1233 vagoni, e interruppero il traffico su rotaia 746 volte. Anche quando un treno non era distrutto con tutto il suo carico, tenerlo a occupare uno smistamento ferroviario mentre veniva messa in sicurezza e riparata la linea costituiva un rilevante intoppo alle operazioni tedesche. Del piano di guerra ferroviaria facevano parte 96.000 combattenti partigiani che dovevano recidere da 200.000 a 300.000 tratti di binari. Questa enorme operazione di sabotaggio avrebbe paralizzato per parecchi giorni i collegamenti fra i gruppi d’armate Nord e Centro, ostacolando seriamente la risposta tedesca alla controffensiva sovietica, quanto meno a nord del saliente di Kursk (77). Con 12 unità partigiane che operavano dietro le linee tedesche nella regione di Leningrado, 9 nel distretto di Kalinin, 16 a Smolensk e 7 a Orël, lo sforzo era concentrato in Bielorussia e più a nord. E c’era una ragione: in Ucraina molti partigiani erano contro i russi (78). Oltre a far loro distruggere i binari e deragliare i treni, ai partigiani venne ordinato di infliggere un danno più duraturo – e vendicativo – innanzitutto uccidendo il personale ferroviario, in larga misura composto da ex cittadini sovietici che, volenti o nolenti, com’era più probabile, lavoravano per i tedeschi. Ciò non aveva la benché minima importanza, Stalin aveva stabilito che chiunque si arrendesse o collaborasse con il nemico, per qualsivoglia ragione, era un traditore e doveva morire. Granate perforanti contro le blindature andavano molto bene per far esplodere le caldaie delle locomotive a vapore, dopodiché si poteva dar fuoco ai carri con le scorte di carbone, come a qualunque combustibile a base di petrolio trasportato dai treni”” (pag 675-678) [(75) CFr. J. Erickson, ‘The Road to Berlin’, cit., p. 148-49; G.F. Krivosheev, ‘Soviet Casualties’, cit., p.132; (76) K.H. Frieser, ‘Turning Point of the War?, cit. p. 79; (77) Cfr. L.D. Grenkevich, ‘The Soviet Partisan Movement, cit., pp. 241-44; (78) Cfr. ibid., pp. 244-45]”,”QMIS-309″
“BELLANCA Nicolò”,”Economia politica e marxismo in Italia. Problemi teorici e nodi storiografici 1880 – 1960.”,”Nicolò BELLANCA (1960) è ricercatore all’ Università di Torino. Ha pubblicato numerosi saggi su temi di storia del pensiero economico italiano, storia delle teorie classico-marxiste, metodologia, economia italiana di guerra, economia meridionale. Ha curato e introdotto raccolte di scritti di PANTALEONI e PIETRANERA. E’ autore del volume: -La teoria della finanza pubblica in Italia, 1883-1916. OLSCHKI. FIRENZE. 1993″,”MITS-079″
“BELLANCA Nicolò”,”Dinamica economica e istituzioni. Aspetti della economia politica italiana tra Otto e Novecento.”,”Questo volume ricostruisce interpretativamente alcuni importanti momenti e aspetti del pensiero economico italiano tra Ottocento e Novecento, collocandoli sia nel dibattito del tempo che in quello contemporaneo. ————————- Autore ————————————— Nicolò Bellanca, ricercatore di storia del pensiero economico, insegna economia politica presso la Facoltà di economia della Università di Firenze. Coordina inoltre l attività didattica del Dottorato di ricerca in storia delle dottrine economiche. ————————– Bibliografia —————————— “”La teoria della finanza pubblica in Italia”” (1993), “”Economia politica e marxismo in Italia”” (1997), “”Maffeo Pantaleoni”” (1998), con Nicola Giocoli.”,”E3-I-001″
“BELLANCA Nicolò”,”L’ indagine del capitalismo contemporaneo nel marxismo italiano.”,”””Come le esperienze storiche testimoniano, sembra illusorio ritenere che uno spazio economico nuovo – il quale elimini lo sfruttamento e/o riduca la mercatizzazione universale del mondo – possa edificarsi semplicemente a mezzo ed in conseguenza di sconvolgimenti politici (la famigerata “”dittatura del proletariato””). Screpanti riconduce questa difficoltà a un errore teorico del marxismo: l’ idea che il capitalismo sia, o possa diventare, un modo di produzione puro. Invece, proprio come dentro l’ involucro istituzionale feudale si svilupparono, fin dal Trecento, aree di economia capitalistica, così oggi assistiamo all’ avvento di processi economici non capitalistici nell’ ambito istituzionale dominante. Il principale tra questi processi è rappresentato, a suo avviso, dall’ offerta e fornitura di ‘beni sociali’, ossia “”di beni allocati fuori dal mercato e sottratti alla logica del profitto, che è possibile offrire a tutti i cittadini senza esclusione e senza far pagare il prezzo, e la cui fruizione non genera rivalità tra i consumatori. Le politiche ambientali, ad esempio, producono un bene – diciamo, aria pulita – che viene distribuito a tutti i cittaidni gratis e il cui consumo da parte di un individuo non riduce la quantità disponibile per gli altri.”” (pag 12) (Ndr: i servizi forniti ‘gratis’ dallo Stato, usando la leva fiscale, ci sono sempre stati. V. ad es. i famosi e fruibili parchi di Londra a disposizioni della popolazione urbana (v. passeggiate di Marx nella Londra dell’ 800) o le spiagge allora praticamente quasi tutte libere.”,”TEOC-440″
“BELLASI Pietro LUCAS Uliano, mostra e catalogo a cura; testi di Pietro BELLASI Tiziano BONAZZI Gian Luca FARINELLI John HELLER Pina LALLI Franco LA-POLLA Uliano LUCAS Federico MONTANARI Vera ZAMAGNI”,”U.S.A. 1929-1939. Dalla Grande Crisi al New Deal.”,”testi di Pietro BELLASI Tiziano BONAZZI Gian Luca FARINELLI John HELLER Pina LALLI Franco LA-POLLA Uliano LUCAS Federico MONTANARI Vera ZAMAGNI”,”FOTO-004″
“BELLAVITA Luigi”,”La riscossa della Lira. Dalla crisi del 1992 al rietro nello Sme: cause e fattori decisivi.”,”Luigi Bellavita, laureato in Economia e Commercio, dal 1989 è responsabile del Servizio di Intermediazione Mobiliare della Cariplo, con qualifica di direttore centrale. É inoltre presidente dell’Assobat (Associazione operatori bancari in titoli), socio ordinario dell’Aiaf (Associazione italiana analisi finanziari) nonchè membro del Consiglio di amministrazione e componente del Comitato Rsecutivo della Monte Titoli Spa.”,”ITAE-097-FL”
“BELLAVITA Emilio”,”La battaglia di Adua. I precedenti – La battaglia – Le conseguenze (1881 – 1931).”,”Emilio Bellavita uno dei protagonisti della cruciale Battaglia di Adua.”,”ITQM-032-FL”
“BELLEMÈRE Gilles”,”Le quindici gioie del matrimonio.”,”Gilles Bellemère a cui viene attribuita quest’opera fu vescovo di Avignone dal 1380 al 1408, esperto di diritto e di problemi matrimoniali. Giovanni Antonucci è un esperto di teatro. “”Se l’uomo, anzi ‘il marito’, è il protagonista indiscutibile de ‘Le quindici gioie del matrimonio’, protagonista beffeggiato e vittima designata di una lotta impari con la moglie, quest’ultima non ha solo il ruolo dell’antagonista, ma spesso anche quello della protagonista, con le sue invenzioni, i suoi capricci, le sue arroganze, le sue infedeltà mascherate, le sue seduzioni interessate, la sua sensualità, il suo egoismo. Bellemère è un ritrattista di straordinaria forza nel cogliere tutti gli atteggiamenti della Moglie”””,”VARx-551″
“BELLEZZA Simone Attilio”,”Il tridente e la svastica. L’occupazione nazista in Ucraina orientale.”,”Simone Attilio Bellezza si è laureato a Torino e ha conseguito il dottorato di ricerca in storia sociale europea all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Nel 2008 è stato Shklar Fellow allo Harvard Ukrainian Research Institute e attualmente (2010) è allievo della Scuola Superiore di Studi Storici dell’Università di San Marino. “”(…) I nazisti non avrebbero faticato a trovare collaboratori in Ucraina, che era stata oggetto di una pesante politica di russificazione. Anche a causa dell’alleanza fra l’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini con i nazisti, lo stereotipo dell’ucraino “”volenteroso carnefice di Hitler”” ha goduto di grande fortuna. Questo volume analizza l’amministrazione civile nazista nel ‘Generalbezirk Dnjepropetrowsk’, la regione più orientale ad essa sottoposta, e dimostra come i collaboratori non vennero dalle fila dei perseguitati dello stalinismo, ma da quegli stessi quadri dirigenti che con il regime sovietico avevano fatto carriera e che erano passati dalla parte dei tedeschi, quando vi avevano intravisto una possibilità di sopravvivenza. Nonostante gli sforzi del Ministro del Territori Occupati Alfred Rosenberg di operare una politica più favorevole nei confronti della nazione ucraina, la fazione più razzista dei nazisti riuscì ad imporre la linea del massimo sfruttamento, perdendo così l’iniziale appoggio delle popolazioni civili. Queste, vittime dell’alienazione sociale dello stalinismo, non seppero esprimere una propria alternativa politica e l’iniziativa rimase nelle mani dei partigiani comunisti, unica minoranza attiva capace di organizzazioen’ (dalla quarta di copertina) Eccidi contro la popolazione civile tra cui bambini e malati psichici. Campi di prigionia e lavoro. “”La difesa della razza prevedeva l’eliminazione anche di tutti quegli individui che a vario titolo potevano compromettere l’integrità delle razze o erano colpevoli di comportamenti antisociali. Le vittime principali di questa politica furono i malati psichici presenti nel territorio della regione. (…) Ma la stessa popolazione ucraina e russa era nel mirino dei piani colonizzatori dei nazisti: la diminuzione della popolazione locale per lasciar spaio ai coloni tedeschi iniziava con l’impedire la crescita delle nuove generazioin: furono così presi di mira gli orfanatrofi. L’episodio forse più atroce si svolse nel rione di Tomakivka, dove i tedeschi decisero l’uccisione dei 128 ospiti dell’orfanatrofio locale: l’8 marzo del 1942 ai bambini, tra i quali v’erano dieci ebrei, fu ordinato di partire per essere trasferiti altrove; sotto la scorta di 15 poliziotti ucraini furono condotti alle fosse già preparate, dove tre tedeschi armati di mitragliatrice li uccisero. L’azione ordinata dall’ufficiale tedesco Kaiser fu seguita dall’uccisione degli ebrei e degli invalidi del luogo il 28 marzo”” (pag 97)”,”QMIS-040-FSD”
“BELLI Joseph, a cura di Heinrich GEMKOW”,”Die Rote Feldpost.”,”Joseph Belli Joseph Belli (* 11. Januar 1849 in Rammersweier bei Offenburg; – 19. August 1927 in Gengenbach (Baden)) war ein deutscher Organisator der sozialdemokratischen Literaturverteilung und Schriftsteller. Der Sohn eines Bauern besuchte bis 1862 die Dorfschule in Rammersweier, um danach eine Beschäftigung als Landarbeiter aufzunehmen. Von 1864 bis 1867 absolvierte er eine Schumacherlehre in Offenburg. Er wurde Mitglied der katholischen Gesellenvereine und begab sich von 1867 bis 1877 auf Wanderschaft durch Süd- und Westdeutschland, Österreich, Frankreich und die Schweiz. Von 1870 bis 1872 leistete er seinen Militärdienst ab. 1868 wurde er Mitglied in den Arbeiterbildungsvereinen. In die Sozialdemokratische Arbeiterpartei trat er 1869 ein. Vorher hatte er sich schon auf der Wanderschaft gewerkschaftlich und politisch betätigt. 1877 ließ er sich in Kreuzlingen bei Konstanz als selbständiger Schumacher nieder. Nach dem Sozialistengesetz half er, sozialdemokratische Schriften über die deutsch-schweizerische Grenze zu bringen. Ende 1879 erhielt er von der deutschen Sozialdemokratie den Auftrag, den illegalen Transport des in Zürich gedruckten Organs der Sozialdemokratie, Der Sozialdemokrat, über die Grenze nach Deutschland zu organisieren. Unter der Leitung von Julius Motteler baute er ein reibungslos funktionierendes Transport- und Verteilungssystem für die sozialistische deutsche Literatur im In- und Ausland auf, das unter dem Namen Rote Post in die Geschichte eingegangen ist. 1880 nahm Belli an dem wegen des Sozialistengesetzes auf dem schweizerischen Schloss Wyden abgehaltenen Kongress der deutschen Sozialdemokratie teil. Von 1882 bis 1883 war er in Österreich wegen revolutionärer Tätigkeiten inhaftiert. 1890 kehrte er nach Deutschland zurück und nahm bis 1919 eine Tätigkeit als Prokurist im sozialdemokratischen Verlag J. H. W. Dietz in Stuttgart auf. Nebenbei war er bis 1903 als Kassierer der württembergischen Landesorganisation der Sozialdemokratie beschäftigt. Er veröffentlichte in mehreren Parteiblättern seine Erinnerungen, die er 1912 unter dem Titel Die rote Feldpost unterm Sozialistengesetz herausgab. Seit 1919 lebte er zurückgezogen in Gengenbach. Literatur[Bearbeiten] Joseph Belli: Die Rote Feldpost. Berlin 1956.”,”MGEx-234″
“BELLI Giuseppe Gioachino, a cura di Bruno CAGLI”,”Tutti i sonetti romaneschi. Compresi i sonetti rifiutati, gli abbozzi e tutte le note dell’autore, per la prima volta pubblicati integralmente. Volume quinto.”,”‘Lo scaricabbarili der governo’ (pag 324)”,”VARx-577″
“BELLICINI Andrea”,”La siderurgia bresciana. Storia, aspetti geografici, problemi economici.”,”Andrea Bellicini è nato in Val Camonica nel 1961 da una famiglia di imprenditori siderurgici. Laureato nel 1986 con una tesi di cui il presente volume costituisce uno sviluppo e una elaborazione.”,”ITAE-005-FGB”
“BELLIGNI Eleonora”,”Lo scacco della prudenza. Precettistica politica ed esperienza storica in Virgilio Malvezzi.”,”‘Notizie biografiche di Virgilio Malvezzi. Virgilio Malvezzi nacque l’8 settembre 1595 a Bologna, Italia. Era figlio di Piriteo Malvezzi, barone di Taranta e marchese di Castel Guelfo, e di Beatrice Orsini 2. Studiò umanità e diritto a Bologna, conseguendo il dottorato in utroque iure nel 1613. Nel 1614 si trasferì a Siena, dove suo padre era stato nominato governatore dal Granduca di Toscana, Cosimo II 2. A Siena, Malvezzi strinse amicizia con Fabio Chigi, il futuro papa Alessandro VII, e si immerse in un ambiente culturale vivace che influenzò profondamente i suoi interessi filosofici e storici 2. Nel 1622 pubblicò la sua prima opera, “”Discorsi sopra Cornelio Tacito””, dedicata a Cosimo II 2. Malvezzi intraprese anche una breve carriera militare al servizio della Spagna, partecipando alla presa di Acqui e all’assedio di Verrua 2. Tuttavia, a causa di problemi di salute, abbandonò presto la carriera militare per dedicarsi alla scrittura e alla politica 2. Morì l’11 agosto 1654 a Castel Guelfo di Bologna e fu sepolto nella Basilica di San Giacomo Maggiore a Bologna 2’. “”Lo scacco della prudenza. Precettistica politica ed esperienza storica in Virgilio Malvezzi”” di Eleonora Belligni è un’opera che esplora la vita e il pensiero di Virgilio Malvezzi, un letterato e storiografo degli Asburgo. Pubblicato nel 1999, il libro analizza il tentativo di Malvezzi di conciliare la prudenza della ragion di Stato con l’ideale della giustizia politica. Questo lavoro rappresenta il declino di un’antica concezione dell’arte di governo e l’alba di un’era in cui la politica diventa una professione e la produzione del consenso 2. (f. copil.)”,”BIOx-004-FMB”
“BELLIGNI Eleonora”,”Auctoritas e Potestas. Marcantonio De Dominis fra l’inquisizione e Giacomo I.”,”‘Marcantonio De Dominis (1560-1624) è stato un arcivescovo cattolico, teologo e scienziato dalmata, noto per il suo carattere irrequieto e le sue idee innovative. Nato sull’isola di Arbe (oggi Rab, in Croazia), proveniva da una nobile famiglia dalmata. Studiò presso il Collegio Illirico di Loreto e l’Università di Padova, dove si distinse in matematica e teologia. De Dominis fu arcivescovo di Spalato e primate di Dalmazia e Croazia, ma le sue posizioni critiche verso il sistema papale lo portarono a conflitti con la Chiesa cattolica. Nel 1616 abbandonò il suo incarico e si trasferì in Inghilterra, dove si avvicinò alla dottrina anglicana e pubblicò opere contro il primato del papa, come il famoso “”De Republica Ecclesiastica””. Tornò in Italia nel 1623, sperando di riconciliarsi con la Chiesa cattolica, ma fu arrestato dall’Inquisizione e imprigionato a Castel Sant’Angelo, dove morì. Dopo la sua morte, il suo corpo fu bruciato a Campo de’ Fiori per eresia. Nonostante le controversie, De Dominis è ricordato per i suoi contributi scientifici, tra cui studi sulla luce e l’ottica, che influenzarono anche Isaac Newton’ 2. (f. copilot) Eleonora Belligni si è laureata a Torino in Lettere moderne con una tesi sulla fine dell’epoca della Ragion di Stato in Europa. Ha pubbilcato ‘Lo scacco della prudenza. Virgilio Malvezzi tra storiografia e teoria politica’ (1999).”,”RELC-015-FMB”
“BELLINAZZI Paolo”,”Forza e materia nel pensiero di Engels.”,”‘Helmoltz considera (…) la materia, a parere di Engels, ‘prima e indipendentemente’ da quelle determinazioni qualitative che, secondo Aristotele e Leibniz, provengono dalla capacità formativa della forza. E come Leibniz rimprovera a Cartesio di sopravvalutare il prodotto ‘mh’, poiché lo riteneva troppo «estrinseco» e «statico», rispetto alla «dinamica interna» delle cose, per la stessa ragione Engels rimprovera a Helmoltz di avere ‘ridotto’ il concetto di lavoro al prodotto ‘quantitativo’ massa per spostamento (90). Le polemiche di Engels contro la scelta helmotziana a favore della linea di pensiero ‘meccanicista’ sembrano dunque completamente giustificate. Se esse risentono in molti punti della metafisica del teorizzatore dell’armonia prestabilita, non bisogna dimenticare che Engels si rivolge soprattutto a Leibniz «matematico» e «fisico» e, forse, in ‘interiore cordis’ antiteista (91). D’altronde, come abbiamo visto e come è stato messo in luce da altri (92), analoghe critiche venivano mosse ad Helmoltz da personalità che si rifacessero o no al monadismo erano «scienziati» nel senso pieno della parola. In realtà, c’erano altre buone ragioni perché Engels e in genere il materialismo tedesco appoggiassero, senza guardare troppo per il sottile, una certa metafisica aristotelica-leibniziana. Nonostante le ambiguità della dottrina monadistica e i suoi risvolti spiritualistici inevitabili, Leibniz si era sempre rifiutato di separare la forza dalla materia, dando alla prima entità un significato che sfuggisse alle leggi razionali e controllabili della meccanica. Il movimento del cosmo doveva essere provocato da forze che avevano un carattere fisico-chimico, senza la necessità di alcun intervento soprannaturale. Durante tutto l’ottocento, si fa invece sempre più evidente nel mondo scientifico la tendenza a difendere l’autosufficienza della forza, «libera» dalla materia e indipendente da essa, e, quindi, a sostenere il carattere integralmente spirituale del movimento cosmico e della «attività» che lo produce. Sebbene non sapessero che cosa costituisse la materia e questo indebolisse indubbiamente la loro posizione, era dunque inevitabile l’adesione al leibnizianesimo da parte di pensatori che, avendo accettato senza riserve la conservazione della forza, non potevano per ovvie ragioni considerarla a ‘prescindere’ dalla materia (93). In fondo, non è un caso che il più grande «allievo» di Engels abbia tratto dall’opera del suo più grande «precursore» parole di stima significative per l’unione attuata da Leibniz tra forza e materia, materia e movimento. Scrive Lenin, commentando un libro di Feuerbach sulla filosofia monadistica: «Attraverso la teologia, Leibniz si è accostato al principio della connessione inscindibile (e universale, assoluta) tra materia e movimento. La sostanza corporea non è quindi per Leibniz come per Descartes una massa soltanto estesa, morta, messa in moto dall’esterno, ma come sostanza ha in se stessa una forza attiva, un irrequieto principio di attività. Per questo, senza dubbio anche Marx stimava Leibniz a dispetto della sua tendenza alla conciliazione in politica e nella religione» (94)”” (pag 178-179) [(90) ‘Dialettica della natura’, p.112, 113; (91) B. Russel, La filosofia di Leibniz, cit., p. 12; (92) A. D’Elia, ‘E. Mach’, Firenze, 1971; (93) Cfr. E. Haeckel, op.cit., p. 24. M. Ostwald, ‘Die Uberwindung des wissenschaftlichen Materialismus’, 1875. Ma anche cfr. W. Wundt, ‘Grundrisse der Psychologie’, 1898, p. VII, W. Wundt, ‘Kleinere Schfriten, Leizpig, 1910, vol 1. p. 31; (94) V.I. Lenin, ‘Quaderni filosofici’, Roma, Editori Riuniti, 1971, p. 238. Cfr. L. Feuerbach, ‘Werke’, 1910, vol IV, p. 40. ‘Darstellung, Entwicklung und Kritik der leibnizschen Philosophie]”,”MAES-005-FB”
“BELLINAZZI Paolo”,”Forza e materia nel pensiero di Engels.”,”””E’ molto difficile sopravvalutare l’importanza di queste pagine della ‘Dialettica della natura’ rispetto al complesso della filosofia engelsiana. Le formule delle forze che, a parere di Engels, regolano con le loro azioni i movimenti del Cosmo vengono difatti scelte in base alla soluzione di compromesso già usata da Kant e da Mayer, ma offerta da Leibniz per mettere fine alla disputa sulle forze vive. La formula di ‘mv’ (massa per velocità, ndr), in quanto collegata a un movimento che ‘non avviene’, l’oscillazione ‘virtuale’ della bilancia, è valida per calcolare la forza che «spinge» ed «attira» vero il basso, ma che non sviluppa ‘realmente’ questo suo ‘impulso’. Poiché Engels qui si riferisce in modo palese al concetto aristotelico di potenzialità precedente l’atto, possiamo dire che, con ‘mv’, si calcola ‘anche’ il movimento indispensabile a ‘caricare’ il peso di questa ‘potenzialità’, ad esempio, il suo sollevamento ‘esterno’ e ‘finito’, che gli fornisce una certa energia potenziale (tra l’altro, tale sollevamento ricorre di continuo negli esempi di «moto» della ‘Dialettica della natura’) (cit. pp. 107-108). La formula mv² delle forze vive serve, invece , per misurare quei movimenti che, dopo la caduta del corpo da una certa altezza, continuano all”infinito’, all”interno’ della materia. Per esempio, nel caso degli urti anelastici, i movimenti molecolari dovute alle forze di attrito (Ivi, p. 111). Engels può così immaginare, sia pure a grandi linee, un sistema comprensivo di tutte le forze del Cosmo. In questo sistema, che da sfondo a tutte le sue opere, si comincia con la ‘leva’ e le altre ‘forme di moto’ da lui definite «puramente meccaniche», vale a dire, si prende le mosse dalla fisica cartesiana e dalla sua concettualizzazione del moto come «semplice spostamento». Da qui, si «passa», grazie ai fenomeni d’urto e di attrito, ai movimenti molecolari, elettrici e magnetici: si penetra, cioè, all’interno della materia. L’ultimo gradino sono, infine quei movimenti che richiedono alla teoria un salto qualitativo, per essere compresi: i moti del pensiero e del regno organico, per i quali l’approccio meccanicistico, a carattere esclusivamente quantitativo, è considerato da Engels insufficiente (Ivi, pp. 255, 274)”” (pag 169-170) [Paolo Bellinazzi, ‘Forza e materia nel pensiero di Engels’, Critica marxista, Roma, n. 2, marzo-aprile 1980]”,”MAES-202″
“BELLINI Fulvio BELLINI Gianfranco”,”Storia segreta del 25 luglio ’43.”,”BELLINI Fulvio (1923), coautore con G. GALLI della Storia del Partito comunista italiano (1° edizione)”,”ITAF-298″
“BELLINI Fulvio GALLI Giorgio”,”Storia del partito comunista italiano.”,”Il congresso socialista di Livorno del gennaio 1921. “”In posizione intermedia rispetto a questi tre raggruppamenti fondamentali (la frazione comunista, i comunisti “”puri””, attorno a Bordiga, il raggruppamento riformista attorno a Turati e i comunisti unitari che seguivano Serrati, ndr), stavano i “”rivoluzionari intransigenti””, capeggiati da Costantino Lazzari e dal sindaco di Milano, dottor Filippetti, e la pattuglia di “”circolare comunista”” che si raccoglieva attorno a Graziadei ed a Marabini. I primi speravano di fare da intermediari tra Turati e Serrati e in realtà si proponevano un compito per nulla difficile. I secondi aspiravano a conciliare i comunisti “”puri”” e gli “”unitari”” ed era un assunto di ben più alto impegno. In questo vulcano di passioni italiane, avevano un aspetto un poco sorpreso e seccato i due rappresentanti dell’Internazionale comunista, il bulgaro Kabacev e l’ungherese Rakosi, l’attuale capo del partito comunista magiaro. Appunto Kabacev diede inizio al dibattito congressuale, con una relazione che assunse un tono di ammonimento nei confronti di Serrati, invitato a mantenersi in linea con quanto deciso al congresso di Mosca. Subito dopo si aprì il torneo oratorio, che raggiunse i suoi punti culminanti allorché presero la parola Baratono, Lazzari, Terracini, Serrati, Turati e Bordiga.”” (pag 43-44)”,”MITC-115″
“BELLO Walden”,”Il futuro incerto. Globalizzazione e nuova resistenza.”,”Walden Bello è direttore del Focus on the Global South, un istituto di ricerca e analisi con sede a Bangkok, e docente di Pubblica amministrazione e Sociologia all’Università delle Filippine. Anuradha Mittal, indiana, scrittrice e pensatrice progressista, è condirettore di Ford First/Institute for Food and Development Policy, un centro di ricerca no-profit che si dedica all’indagine e alla divulgazione delle cause alla base della fame nel Terzo Mondo.”,”ECOI-174-FL”
“BELLOC Hilaire”,”Napoleone.”,”””Il Belloc è un grande scrittore inglese e cattolico, ed è cattolico come lo sanno essere soltanto gli inglesi. Ci sarebbe dunque da temere che nella sua biografia egli cedesse, una parte all’ amor proprio nazionale, e fosse tirato a presentare l’ ostilità della liberale Inghilterra come l’ anankè della vita di Napoleone; (…) Ma il Belloc vi resiste (…). E per quanto concerne la lotta tra Napoleone e l’ Inghilterra, il Belloc adotta un punto di vista poco lusinghiero per l’ amor proprio britannico: cioè che la supremazia navale inglese non ebbe affatto, nel fare cadere il Corso, quel peso che noi siamo portati ad attribuirle; e che Trafalgar, in fondo, pesò molto meno, sui destini di Napoleone, di quanto si dice. (…) Il Belloc, peraltro, non vuole essere originale a tutti i costi, nella sua interpretazione di Napoleone; evita così il rischio più grave, quello cui soggiacque il Merezkovskij. Anzi egli riprende, nelle sue grandi linee, la interpretazione che del grande fenomeno umano dava, cent’anni fa, la scuola storiografica liberale francese: quella del Napoleone che “”tira le somme”” della Rivoluzione, realizza il possibile, del programma rivoluzionario, ed ha, per ideale ultimo, la pace, e l’ organizzazione federalistica dell’ Europa””. (pag 6)”,”FRAN-060″
“BELLOC Hilaire”,”Le génie militaire du Duc de Marlborough. (The Tactits and Strategy of the Great Duke of Marlborough)”,”””Un’ abile strategia non consiste solo nel provare a fare una manovra avvolgente che sia di buona scienza militare – questo è alla portata di tutti. Ma essa risiede nella sua felice esecuzione, tenendo conto delle condizioni del terreno, della fatica degli uomini, della qualità e del tipo di truppe a disposizione, e di tutti i fattori che entrano in gioco””. (pag 15) “”Une habile stratégie ne consiste pas soulement à essayer de faire une manoeuvre enveloppante qui est de bonne science militaire – ceci est à la portée de tout le monde. Mais elle réside dans son heureuse exécution, de la fatigue des hommes, de la qualité et de l’ espèce de ses troupes, et de tous les facteurs qui entrent en jeu.”” (pag 15) “”Il racconto del combattimento di Oudenarde è più difficile da esporre che quello di molte altre azioni più importanti perché, da lato francese, fu condotto per azzardo e perché, dal lato alleato, Marlborough ebbe da manovrare tenendo conto di tutti questi incidenti imprevisti””. (pag 160-161) “”Una battaglia è difficile da raccontare, perché gli uomini nel fuoco della mischia nono sono nelle condizioni necessarie per ricordarsi dei momenti esatti o degli avvenimenti che si sono svolti e del tempo che li ha separati. I testimoni non possono arrivare a mettersi d’accordo, per via di una confusione che impedisce sovente di riconoscere la verità.”” (pag 161) John Churchill, 1° duca di Marlborough, KG, PC [1] (26 maggio 1650 – 16 giugno 1722) fu un alto ufficiale inglese nel corso della Ribellione di Monmouth, della Guerra della Grande Alleanza e successivamente comandante in capo delle forze anglo-olandesi durante la Guerra di successione spagnola. Lo storico Sir Edward Creasy scrisse che “”[egli] non combatté mai una battaglia che poi non abbia vinto e non assediò mai una piazzaforte che egli poi non abbia preso””. Prime Campagne, della guerra di successione spagnola. La Campagna del 1703 non produsse alcun risultato, ma Marlborough guadagnò un vantaggio sostanziale nel frustrare i piani di Luigi XIV d’invadere i Paesi Bassi col catturare le fortezze olandesi nord-orientali dei Paesi Bassi, Venlo e Roermond, e col devastare l’Elettorato del Principe-Elettore di Colonia, come pure i domini del vescovato di Liegi, due alleati tedeschi di Luigi. Per queste vittorie fu creato Marchese di Blandford’ e Duca di Marlborough, il titolo col quale egli è rimasto più noto. Viene altresì accreditato della fondazione di una nuova scuola di strategia militare. I generali europei fino ad allora provenivano dalla vecchia scuola, che era convinta assertrice dell’impetuoso attacco armato a ranghi contrapposti secondo una logica “”propria dei gentiluomini””, dove la vittoria era usualmente guadagnata a costo di gravi perdite. Sul campo di battaglia egli era sempre vigile ed energico, anche se era spesso meno vigoroso nelle operazioni precedenti alla battaglia per assicurarsi il miglio vantaggio, come l’aggirare i fianchi e le posizioni degli avversari, e l’ingannare e l’attaccare il nemico quando esso meno se l’aspettava. In una occasione, egli costrinse ad arretrare un esercito francese di 60.000 uomini e s’impadronì di metà del ducato di Brabante (oggi Belgio) con perdite minori a 80 uomini. Anche quando erano necessarie battaglie cruente e aggressive, egli mai si allontanava dai suoi uomini e condusse personalmente i suoi soldati nelle più infuocate mischie con un coraggio imperturbabile che gli valse l’universale ammirazione. Marlborough fu anche un innovatore nel campo della logistica e della sussistenza. In un’epoca in cui gli eserciti spesso vivevano foraggiandosi e alimentandosi a spese delle contrade che li ospitavano, le Campagne di Marlborough si distinsero per il fatto che i suoi uomini erano ben nutriti e riforniti. Blenheim e altre vittorie [modifica] Il 1704 portò la prima notevole vittoria campale con la quale Marlborough fu in grado di mostrare appieno tutte le sue capacità. Al principio, il suo esercito era dislocato fra la Mosa e il Basso Reno, a protezione dei Paesi Bassi contro la Francia. Tuttavia, Luigi XIV aveva portato un altro esercito in Germania meridionale e lo aveva unito ai suoi alleati bavaresi, e la forza così combinata aveva preso la vallata del Alto Danubio, minacciando seriamente l’Austria. Marlborough rapidamente capì che il teatro d’azione di maggior rilevanza strategica era in Baviera, non sulla Mosa. Di conseguenza celermente marciò con le sue forze, compresi i riluttanti olandesi, attraverso la Germania verso la Baviera, mentre lungo la strada portava a compimento una serie di brillanti simulazioni che indussero i francesi a credere che egli si stesse preparando ad attaccare l’Alsazia. Mentre costoro si affrettavano a contrastarlo colà, egli repentinamente penetrò nel Württemberg a tappe forzate e giunse nella vallata del Danubio. Qui colpì il campo fortificato bavarese a Schellenberg, vicino Donauwörth, si frappose fra il nemico e l’Austria e ostacolò ogni ulteriore avanzata su Vienna. Egli si congiunse così all’esercito austriaco comandato dal Principe Eugenio di Savoia e la forza combinata era forte abbastanza per scontrarsi con l’intero esercito franco-bavarese, che contava 56.000 uomini che egli per l’appunto attaccò, conseguendo una grande vittoria nella battaglia di Blenheim. Conquistò l’intera Baviera e l’Austria fu così salva. La sconfitta fu così devastante che Luigi XIV fu obbligato a ritirarsi dietro il Reno e non fu più in condizione di minacciare la Germania. Rapidamente come era giunto, Marlborough s’affrettò a muoversi verso la frontiera olandese e si presentò ancora sulla Mosa in primavera, minacciando i Paesi Bassi spagnoli e la loro frontiera orientale. Ultime battaglie [modifica] John Churchill, 1° Duca di MarlboroughNel 1705 Marlborough fu costretto a rinunciare a un ambizioso attacco contro la Francia attraverso la vallata della Mosella, perché il Principe Eugenio era stato inviato a combattere in Italia. Nondimeno decise un’offensiva nei Paesi Bassi spagnoli. I francesi, sotto il comando del Maresciallo Villeroi, s’erano concentrati in una lunga linea che andava da Anversa a Namur, coprendo ogni punto vulnerabile con fortificazioni. Marlborough voleva impegnare una battaglia campale a Waterloo, ma il governo olandese sgomberò le sue forze e si defilò da ogni impegno determinante. La sua occasione si presentò in primavera, tuttavia, quando egli indusse Villeroi a concentrare tutte le forze francesi nei Paesi Bassi spagnoli per difendere la fortezza di Namur. La conseguente battaglia di Ramillies (1706) rappresentò una devastante sconfitta per i francesi, e come risultato Bruxelles, Anversa, Ghent, Bruges, tutte le Fiandre e la Contea di Hainaut caddero nelle mani di Marlborough. Tutto ciò che rimaneva ai francesi sul territorio erano le fortezze di Mons e di Namur. Marlborough fu parimenti abile come diplomatico, oltre che come generale. Nessun altro personaggio dell’alleanza anti-francese avrebbe potuto mantenere unito un assortimento di eserciti tanto diversi e frazionati. Senza la sua guida astuta, essi sarebbero piombati in una litigiosa disunione. Egli aveva tutte le qualità dell’uomo di Stato: paziente, geniale, raffinato e pratico. (fonte Wikip)”,”QMIx-172″
“BELLOC Hilaire”,”Napoleone.”,”””Il Belloc è un grande scrittore inglese e cattolico, ed è cattolico come lo sanno essere soltanto gli inglesi. Ci sarebbe dunque da temere che nella sua biografia egli cedesse, una parte all’ amor proprio nazionale, e fosse tirato a presentare l’ ostilità della liberale Inghilterra come l’ anankè della vita di Napoleone; (…) Ma il Belloc vi resiste (…). E per quanto concerne la lotta tra Napoleone e l’ Inghilterra, il Belloc adotta un punto di vista poco lusinghiero per l’ amor proprio britannico: cioè che la supremazia navale inglese non ebbe affatto, nel fare cadere il Corso, quel peso che noi siamo portati ad attribuirle; e che Trafalgar, in fondo, pesò molto meno, sui destini di Napoleone, di quanto si dice. (…) Il Belloc, peraltro, non vuole essere originale a tutti i costi, nella sua interpretazione di Napoleone; evita così il rischio più grave, quello cui soggiacque il Merezkovskij. Anzi egli riprende, nelle sue grandi linee, la interpretazione che del grande fenomeno umano dava, cent’anni fa, la scuola storiografica liberale francese: quella del Napoleone che “”tira le somme”” della Rivoluzione, realizza il possibile, del programma rivoluzionario, ed ha, per ideale ultimo, la pace, e l’ organizzazione federalistica dell’ Europa””. (pag 6) Marengo. “”Di fronte alla testa di ponte sulla Bormida, parallelo al fiume, corre attraverso i campi di Maregno uninsignificante corso d’acqua detto il Fontanone. Benché non sia che un rigagnolo, costituisce tatticamente un ostacolo e una protezione. Perché le sue rive, come quelle di tanti corsi d’acqua italiani, corrono in cima a due argini elevati, allo scopo di contenere le acque quando un abbondante scioglimento di neviavviene sulle montagne. Costituisce perciò una difficoltà per la cavalleria e anche per la fanteria, perché se l’uomo a piedi, può naturalmente, arrampicarsi sui margini, anch’egli è esposto quando sale sul margine opposto. Ancor più difficile è il passaggio per l’artiglieria (…)”” (pag 117)”,”FRAN-001-FV”
“BELLOFIORE Riccardo a cura”,”Da Marx a Marx? Un bilancio dei marxismi italiani del Novecento.”,”Saggi di Cristina CORRADI Rosario PATALANO Vittorio RIESER Adelino ZANINI Maria TURCHETTO Roberto FINESCHI Roberto FINELLI Raffaele SBARDELLA Giorgio GATTEI Stefano PERRI Riccardo BELLOFIORE Fausto BERTINOTTI Daniele BALICCO BELLOFIORE Riccardo insegna all’università di Bergamo ed è Research Associate dell’History and Methodology Group (Facoltà di economia) dell’Università di Amsterdam. Ha pubblicato una monografia su Claudio Napoleoni (1991) e ha curato volumi su Sraffa, von Mises, le condizioni di lavoro nel capitalismo contemporaneo. Ha pubblicato anche due saggi in inglese.”,”TEOC-529″
“BELLOFIORE Riccardo FINESCHI Roberto a cura”,”Marx in questione. Il dibattito “”aperto”” dell’International Symposium on Marxian Theory.”,”BELLOFIORE Riccardo è professore di economia politica presso l’Università degli Studi di Bergamo. FINESCHI Roberto è professore di storia e cultura italiana presso la Italian School for Liberal Arts e la AHA -University of Oregon. Entrambi fanno parte del Comitato scientifico dell’edizione italiana delle ‘Opere complete’ di Marx ed Engels “”La teoria marxiana della produzione e della distribuzione del plusvalore è basata su una premessa metodologica fondamentale che non è stata sufficientemente analizzata: ‘l’ammontare totale del plusvalore è determinato precedentemente e indipendentemente dalla divisione di esso in parti aliquote’. La parti aliquote del plusvalore sono determinate ad uno stadio successivo di analisi, nel quale l’ammontare totale del plusvalore è preso come grandezza data. Questa premessa è discussa per la prima volta da Marx nei ‘Lineamenti’ in relazione alla perequazione dei saggi di profitto nelle differenti branche della produzione. Nel secondo abbozzo del ‘Capitale’, scritto nel 1861-63, parti del quale sono state pubblicate in inglese soltanto recentemente, Marx prende le mosse da questa premessa quando elabora la propria teoria della rendita, dell’interesse e del profitto mercantile. Negli abbozzi rimanenti del ‘Capitale’, questa premessa fondamentale è coerentemente ribadita ed enfatizzata, specialmente nel terzo libro, nel quale la distribuzione del plusvalore è l’argomento principale. Marx esprime questo fondamentale assunto alla sua teoria, relativa all’anteriore determinazione della quantità totale del plusvalore, nei termini della distinzione tra i differenti stadi di analisi del “”capitale generale”” e della “”concorrenza”” (o dei “”molti capitali””). Il capitale in generale si riferisce alle proprietà essenziali che tutti i capitali hanno in comune. Il tratto più importante, comune a tutti i capitali, è la loro capacità di auto-espandersi, ossia la loro capacità di produrre plusvalore. Dunque, il problema principale implicito nell’analisi del capitale in generale è la determinazione della quantità totale del plusvalore prodotto nell’economia capitalistica nel suo complesso. La concorrenza si riferisce alle relazioni tra i capitali e, in particolare, alla distribuzione del plusvalore tra i capitali: prima tra le differenti branche della produzione, poi nell’ulteriore divisione del plusvalore in profitto industriale, profitto mercantile, interesse e rendita. Sfortunatamente, questa importante premessa alla teoria marxiana è stata pressoché completamente elusa nella vasta letteratura sul tema, almeno in quella inglese. In particolare questa premessa non è stata debitamente considerata nel lungo dibattito sul cosiddetto “”problema della trasformazione””. La principale eccezione a questa omissione è Rosdolsky (1977: 41-50 e 367-75), il quale sottolinea che la spiegazione di Marx della perequazione dei saggi di profitto tra le industrie nei ‘Lineamenti’ è basata proprio su questo principio (un’altra eccezione è Foley, 1986). Comunque la trattazione di Rosdolsky è ugualmente limitata: essa si riferisce esclusivamente ai ‘Lineamenti’ e alla teoria marxiana dell’uguaglianza dei profitti e non ai successivi abbozzi del ‘Capitale’ né alle altre componenti del plusvalore”” [Fred Moseley, Lo sviluppo della teoria marxiana della distribuzione del plusvalore] [in ‘Marx in questione. Il dibattito “”aperto”” dell’International Symposium on Marxian Theory’, a cura di Riccardo Bellofiore e Roberto Fineschi, 2009] (pag 243-244)”,”MADS-583″
“BELLOFIORE Riccardo a cura, saggi di Meghnad DESAI e Roberto VENEZIANI Andrew B. TRIGG Riccardo BELLOFIORE Paul ZAREMBKA Jan TOPOROWSKI Paul MATTICK Tadeusz KOWALIK Joseph HALEVI RobertoVENEZIANI HE Ping Michael R. KRÄTKE Andrea PANACCIONE Edoarda MASI”,”Rosa Luxemburg and the critique of political economy.”,” Contiene il paragrafo: Luxemburg and Marx (pag 40-) e il capitolo: ‘Rosa Luxemburg and finance’ (di Jan Toporowski) (pag 81-) e il capitolo: ‘Rosa Luxemburg on trade unions and the party: the polemics with Kautsky and Lenin: an assessment’ (pag 175-) “”The schemes of reproduction of Marx are a remarkable attempt at posing a new problem for investigation. They sustain the political economy of economists such as Kalecki, whom Kowalik (1990) argues is the main continuity from Marx and Luxemburg. They have even influenced ‘mainstream’ economics. But they do not help much, at least in Marx’s own formulation, in addressing a fundamental problem, the possibility of realizing surplus value within a fully capitalist system. Nor do they suggest that Marx was incorporating within his last theoretical work the issue of penetration of capitalism into non-capitalist modes of production. White (1996), whom we have already discussed, considers Marx’s problem in drafting Volume 2. He argues that we have the first draft, begun by Marx in 1865, failed ‘to establish any necessary connection between expanded reproduction of capital and the extension of capitalist relations’ – the introduction of time and space as he puts it. Accumulation of capital, for Marx (White, 1996: 196) was to be «a process which would reproduce its presuppositions, the capitalists and workers on an extended scale… To be unable to show that capital created its own presuppositions, that it created Civil Society, was a serious difficulty for Marx’s overall scheme of capitalist development». Marx never came close to resolving this problem. And he could not resolve it as long as he separated theoretical questions regarding accumulation of capital from penetration of non-capitalist forms of production (‘primitive accumulation of capital’ is another matter altogether; see Zarembka , 2002a). Luxemburg on accumulation. Marx’ study of the history of capital’s penetration, including its difficulties, had a successor in Luxemburg’s interest in the question of penetration of non-capitalist forms of production. Luxemburg’s interest is evidenced particularly in her ‘Introduction to Political Economy’, published posthumously (only half of it found after her murder). In fact, her work used many of the same sources Marx had studied. But she also integrated these questions into her own theoretical work. Marx’s ‘Capital’ and Luxemburg’s ‘Introduction to Political Economy’ have distinct beginning points. Marx begins with ‘Commodities’. Luxemburg does not get to that until her sixth chapter, after ‘What is Political Economy?’, ‘Social Labour’, and then three chapters on economic history, including primitive communism, the feudal system, and the medieval city and guilds. In other words, for Luxemburg, the capitalist mode of production arises in a historical context. Luxemburg’s conclusions concerning primitive communism’s longevity are indicative. While the last form of primitive communism – the Russian commune – had survived because of its adaptability, «there is only one contact that it cannot tolerate or overcome; this is the contact with European civilization, i.e. with capitalism… [The contact] accomplishes what centuries and the most savage Oriental conquerors could not…» (Luxemburg, 1925: 103). To determine the comparative power of capital to rip these people from all means of production and to thrust these societies into value-producing ones, we cannot just look at capital. We also have to look at the weakness of the primitive societies, including, as she does, developments in their specific practices of warfare (3). The capitalist mode arising in an historical context indicates that theoretical categories are not only socially conditioned, but socially conditioned ‘within the developing historical setting'”” (pag 68-69) [Paul Zarembka, ‘Late Marx and Luxemburg’] [(in) Riccardo Bellofiore a cura, ‘Rosa Luxemburg and the critique of political economy’, New York, 2009] [(3) Marx, judging by a number of his interventions on this issue, seemed the think that primitive communism resisted capital more than Luxemburg argued. Examining this disparity is unnecessary for our purposes] Nell”Introduzione all’economia politica’, pubblicata postuma (1925), Rosa Luxemburg, ha studiato il comunismo primitivo “”Gli schemi di riproduzione di Marx sono un notevole tentativo di proporre un nuovo problema di indagine. Essi sostengono l’economia politica di economisti come Kalecki, che sostiene Kowalik (1990), è la principale continuità da Marx e Luxemburg. Essi hanno persino influenzato”” l’economia “”mainstream””, ma non aiutano molto, almeno nella formulazione di Marx, ad affrontare un problema fondamentale, la possibilità di realizzare plusvalore all’interno di un sistema pienamente capitalistico, né suggeriscono che Marx incorporasse nel suo ultimo lavoro teorico la questione della penetrazione del capitalismo in modi di produzione non capitalistici. White (1996), di cui abbiamo già discusso, considera il problema di Marx nella stesura del Volume 2. Sostiene che abbiamo il primo progetto, iniziato da Marx nel 1865, manca di stabilire ogni connessione necessaria tra la riproduzione allargata del capitale e l’estensione delle relazioni capitalistiche – l’introduzione del tempo e dello spazio, come egli afferma. L’Accumulazione del capitale, per Marx (White, 1996: 196), doveva essere «un processo che riproducesse i suoi presupposti, i capitalisti e gli operai su una scala estesa … Non essere in grado di mostrare che il capitale ha creato i propri presupposti, che ha creato la società civile, era una seria difficoltà per lo schema generale di sviluppo capitalista di Marx ». Marx non si è mai avvicinato alla risoluzione di questo problema. E non riuscì a risolverlo finché separò le questioni teoriche riguardanti l’accumulazione del capitale dalla penetrazione di forme di produzione non capitalistiche (“”l’accumulazione primitiva del capitale”” è un’altra questione, vedi Zarembka, 2002a). La Luxemburg sull’accumulazione: Lo studio di Marx sulla storia della penetrazione del capitale, comprese le sue difficoltà, ebbe un successore nell’interesse della Luxemburg per la questione della penetrazione delle forme di produzione non capitalistiche. L’interesse della Luxemburg è evidenziato in particolare nella sua “”Introduzione all’economia politica””, pubblicata postuma (solo la metà di essa è stata trovata dopo il suo omicidio). In effetti, il suo lavoro utilizzava molte delle stesse fonti studiate da Marx. Ma ha anche integrato queste questioni nel suo lavoro teorico. Il “”Capitale”” di Marx e la “”Introduzione all’economia politica”” della Luxemburg hanno punti di partenza distinti. Marx inizia con le “”merci””. La Luxemburg non arriva a questo fino al suo sesto capitolo, dopo “”Cos’è l’economia politica?””, “”Lavoro sociale””, e poi tre capitoli sulla storia economica, compreso il comunismo primitivo, il sistema feudale e la città medievale e le corporazioni. In altre parole, per la Luxemburg, il modo di produzione capitalista sorge in un contesto storico. Le conclusioni della Luxemburg sulla longevità del comunismo primitivo sono indicative. Mentre l’ultima forma di comunismo primitivo – la comune russa – era sopravvissuta per la sua adattabilità, «c’è un solo contatto che non può tollerare o superare; questo è il contatto con la civiltà europea, cioè con il capitalismo … [Il contatto] realizza ciò che i secoli e i più selvaggi conquistatori orientali non potevano…» (Luxemburg, 1925: 103). Per determinare il potere comparativo del capitale per strappare queste persone da tutti i mezzi di produzione e per spingere queste società in società produttrici di valore, non possiamo semplicemente guardare al capitale. Dobbiamo anche considerare la debolezza delle società primitive, inclusi, come essa fa, gli sviluppi nelle loro specifiche pratiche di guerra (3). Il modo capitalista emergendo in un contesto storico indica che le categorie teoriche non sono solo condizionate socialmente, ma condizionate socialmente “”all’interno del contesto storico in via di sviluppo”” “”(pag 68-69) [Paul Zarembka,”” Late Marx and Luxemburg “”] [(in) Riccardo Bellofiore a cura, “”Rosa Luxemburg e la critica dell’economia politica””, New York, 2009] [(3) Marx, a giudicare da alcuni dei suoi interventi su questo tema, sembrava pensare che il comunismo primitivo resistesse al capitale più di quanto sosteneva la Luxemburg. Esaminare questa disparità non è necessario per i nostri scopi]”,”LUXS-073″
“BELLOFIORE Riccardo; collaborazione di Jan TOPOROWSKI”,”La crisi globale, l’Europa, l’euro, la Sinistra.”,”Riccardo Bellofiore (Arezzo, 1953) è Professore di Economia Politica al Dipartimento di Scienze Economiche H.P. Minsky dell’Università di Bergamo, dove insegna Economia Monetaria, Storia dell’Economia Politica e International Monetary Economics.”,”EURE-140″
“BELLOFIORE Riccardo a cura; saggi di Gerdard DUMÉNIL e Dominique LÉVY Suzanne DE-BRUNHOFF Hugo RADICE Guglielmo CARCHEDI Joseph HALEVI Michael PERELMAN Carl H.A. DASSBACH Mike PARKER Alain BIHR Antonella STIRATI Sergio CESARATTO Franklin SERRANO Vittorio VALLI Giovanna ALTIERI Vittorio RIESER”,”Il lavoro di domani. Globalizzazione finanziaria, ristrutturazione del capitale e mutamenti della produzione.”,”La resistenza opposta dai lavoratori alla produzione snella (pag 169-173) (dal saggio di Carl H.A. Dassbach: ‘La produzione snella nel Nord America: mito e realtà’ (pag 157-174)”,”CONx-281″
“BELLOFIORE Riccardo a cura, Saggi di Giovanna ALTIERI Alain BIHR Suzanne DE BRUNHOFF Guglielmo CARCHEDI Sergio CESAROTTO Carl H.A. DASSBACH Gérard DUMÉNIL Joseph HALEVI Dominique LÉVY Mike PARKER Michael PERELMAN Hugo RADICE Vittorio RIESER Franklin SERRANO Antonella STIRATI Vittorio VALLI”,”Il lavoro di domani. Globalizzazione finanziaria, ristrutturazione del capitale e mutamenti della produzione.”,”Riccardo Bellofiore (Arezzo 1953) insegna Economia monetaria, Macroeconomia e Storia del pensiero economico all’Università di Bergamo. Giovanna Altieri è direttore dell’IRES. Alain Bhir insegna filosofia in un liceo di Strasburgo, ed è collaboratore di Le Monde Diplomatique. Suzanne De Brunhoff è direttore di ricerca norario al CNRS (Centre National de la Richerche Scientifique) e membro associato dell’ISERES centro di ricerca del sindacato francese. Guglielmo Carchedi insegna all’Università di Amsterdam. Sergio Cesarotto è ricercatore presso il Dipartimento di Economia pubblica, Università di Roma 1. Carl H.A. Dassbach si è formato al City College a alla New School for social Research di New York, e poi alla Binghamton University. Attualmente insegna sociologia alla Michigan Technological University di Houghton, Michigan. USA. Gerard Duménil è direttore del CNRS, MODEM, Università di Pais-X, Nanterre. Joseph Halevi si è laureato all’Università di Roma nel 1974. Ha insegnato alla New School for Social Research a New York, alla Rutgers University, e alla University of Connecticut. Dominique Lévy è direttore di ricerca CNRS Paris. Mike Parker scrive regolarmente per la pubblicazione americana Labor Notes. Michael Perelman è professore di economia alla California State University. Hugo Radice insegna economia alla University of Leeds, Vittorio Rieser si interessa di problemi del lavoro da sempre. Ha insegnato sociologia industriale all’Università di Modena. Franklyn Serrano lavora alla Federal University di Rio de Janeiro, Brasile. Antonella Stirati insegna all’Università di Siena. Vittorio Valli è professore di Politica economica alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Torino.”,”ECOI-163-FL”
“BELLOMO Manlio”,”Società e istituzioni in Italia tra Medioevo ed Età Moderna.”,”””Nel movimento formativo del “”popolo”” (o “”comune del popolo””) gli abitanti delle città italiane tengono parti che, nelle grandi linee, sono costanti. Mentre sta al margine dell’ azione il popolo minuto (servitori di ricche famiglie e di uomini di chiesa, manovali, accattoni, ecc.) che, poi, resterà escluso dall’ ordinamento popolare, gli artigiani hanno ovunque un peso preponderante: essi sono ad un tempo membri della corporazione e membri della ‘societas armorum’ (o “”società delle armi””, o “”compagnia delle armi””): della prima, in quanto esercitano un determinato mestiere; della seconda, in quanto abitano in un quartiere (o “”porta””).”” (pag 61)”,”ITAG-157″
“BELLON Bertrand NIOSI Jorge”,”L’ industrie americaine fin de siecle.”,”BELLON è specialista di economia industriale internazionale e di politica industriale, insegna all’Univ di Paris-Nord. NIOSI specialista di econ politica e professore all’Univ del Quebec, Montreal e D del Centro di ricerca e sviluppo industriale e tecnologico (CREDIT) di questa università.”,”USAE-004″
“BELLONCI Maria”,”Lucrezia Borgia.”,”BELLONCI Maria è nata a Roma da famiglia piemontese (il padre ha scritto importanti volumi di chimica) ha sposato Goffredo BELLONCI scomparso nel 1964. Ha pubblicato il suo primo libro nel 1939. Seguito poi da ‘Segreti dei Gonzaga’ (1947) e altri lavori. “”Cesare Borgia piombò su Urbino, di sorpresa, il 24 giugno 1502, mostrando uno volta di più, con questa rapina che i veneziani avevano previsto da tempo e che i Montefeltro avevano sperato di risparmiarsi onorando e ospitando Lucrezia nel suo viaggio nuziale, quanto fossero libere da influssi e senza legami di scrupoli la sua volontà e la sua mano. L’occupazione di Urbino era avvenuta rapidissimamente, preparata dall’opera di traditori che il Valentino s’era acquistati nella corte stessa di Guidobaldo e che avevano consigliato al loro signore di prestare al Borgia, per ingraziarselo, artiglierie e vettovaglie, e di permettergli inoltre il passaggio attraverso l’imprendibile passo di Cai: il 23 notte, era stato dunque facilissimo alle truppe borgiane, accampate così nelle terre del ducato, volgersi improvvisamente verso la città d’Urbino e prenderla con tale prestezza che fu miracoloso per il duca, avvertito appena in tempo, poter salire a cavallo e fuggire, in farsetto e senza mantello, con soli due compagni a fianco.”””,”BIOx-132″
“BELLONCI Maria”,”Lucrezia Borgia.”,”BELLONCI Maria è nata a Roma da famiglia piemontese (il padre ha scritto importanti volumi di chimica) ha sposato Goffredo BELLONCI scomparso nel 1964. Ha pubblicato il suo primo libro nel 1939. Seguito poi da ‘Segreti dei Gonzaga’ (1947) e altri lavori. “”Cesare Borgia piombò su Urbino, di sorpresa, il 24 giugno 1502, mostrando uno volta di più, con questa rapina che i veneziani avevano previsto da tempo e che i Montefeltro avevano sperato di risparmiarsi onorando e ospitando Lucrezia nel suo viaggio nuziale, quanto fossero libere da influssi e senza legami di scrupoli la sua volontà e la sua mano. L’occupazione di Urbino era avvenuta rapidissimamente, preparata dall’opera di traditori che il Valentino s’era acquistati nella corte stessa di Guidobaldo e che avevano consigliato al loro signore di prestare al Borgia, per ingraziarselo, artiglierie e vettovaglie, e di permettergli inoltre il passaggio attraverso l’imprendibile passo di Cai: il 23 notte, era stato dunque facilissimo alle truppe borgiane, accampate così nelle terre del ducato, volgersi improvvisamente verso la città d’Urbino e prenderla con tale prestezza che fu miracoloso per il duca, avvertito appena in tempo, poter salire a cavallo e fuggire, in farsetto e senza mantello, con soli due compagni a fianco.”””,”ITAG-014-FV”
“BELLONE Enrico”,”I modelli e la concezione del mondo nella fisica moderna da Laplace a Bohr.”,”Nel 1862, e cioè negli anni in cui Kelvin difendeva l’ evoluzione della natura inorganica e nello stesso tempo combatteva “”la straordinaria futilità della filosofia”” di Darwin, il grande fisico ed ingegnere che l’ Inghilterra già onorava come uno dei massimi rappresentanti delle scienze naturali sosteneva che “”è impossibile concepire un limite all’ estensione della materia entro l’ universo; la Scienza, conseguentemente, conduce ad ammettere uno sviluppo senza fine (…) piuttosto che a considerare l’ universo come un meccanismo finito, funzionante alla stregua di un meccanismo di orologeria e capace pertanto di arrestarsi per sempre””. Basti questa citazione per misurare la distanza che separava la fisica di Kelvin dal meccanismo settecentesco. Il mondo di Kelvin era lontano da quello del newtonianesimo francese tanto quanto l’ universo dei Principia Mathematica era distante da quello degli astronomi precopernicani.”” (pag 164)”,”SCIx-178″
“BELLONE Enrico, consulenza e direzione scientifica, CRAVETTO Enrico direzione generale, saggi di Rosanna FARAGGIANA Francesco PALLA Franco PACINI Gianluca RANZINI Patrizia CARAVEO Giovanni F. BIGNAMI Marco RONCADELLI Tullio REGGE Aldo CONTI Elisabetta TOMMASI J.R. HURLEY M.M. SHARA Lara ALBANESE Sofia TALAS Elisabetta TOMMASI Richard B. LARSON Volker BROMM Omer BLAES Chryssa KOUVELOTOU Robert C. DUNCAN Christopher THOMPSON Michael SHARA Michael A. STRAUSS Steven E. ZEPF Keith M. ASHMAN Colin ADAMS Joey SHAPIRO Kimberly WEAVER”,”La scienza. 1. L’ Universo.”,”””Il fluido stellare è costituito di stelle che in media si muovono lungo orbite circolari intorno al centro galattico, ma che singolarmente possono presentare deviazioni anche considervoli da tale moto medio per effetto di perturbazioni, ed esempio da parte delle stelle vicine. In conseguenza di questi moti perturbatori si possono creare all’ interno dl fluido delle zone di concentrazione stellare, il potenziale gravitazionale subisce delle alterazioni e lo studio statistico degli effetti che ne derivano evidenzia la formazione di “”onde di densità”” che prendono la forma delle braccia a spirale osservate quando la velocità dei componenti il fluido (gas interstellare e stelle) è inferiore a un certo valore limite””. (pag 212)”,”SCIx-211″
“BELLONE Enrico”,”La scienza negata. Il caso italiano.”,”BELLONE E insegna sotria della scienza presso la Facoltà di scienze matematiche fisiche e naturali dell’Università degli studi di Milano.E’ direttore delle riviste ‘Le Scienze’ e ‘Mente e cervello’.”,”SCIx-298″
“BELLONE Enrico GEYMONAT Ludovico GIORELLO Giulio TAGLIAGAMBE Silvano”,”Attualità del materialismo dialettico.”,”””Nella stessa opera (1) Lenin si mostra perfettamente consapevole di quel legame tra materialismo e metodo scientifico, cui si accennava sul finire del paragrafo precedente. “”Questa idea del materialismo, – egli scrive infatti a proposito della teoria di Marx di un processo storico-naturale di sviluppo delle formazioni economico-sociali, – era già, di per sé, un’idea geniale. S’intende che ‘per il momento’ si trattava ancora soltanto di un’ipotesi, ma di un’ipotesi tale che creava per la prima volta ‘la possibilità di un atteggiamento rigorosamente scientifico verso i problemi storici e sociali’. Sino ad allora i sociologi, che non riuscivano a discendere fino ai rapporti più semplici, fino ai rapporti primordiali, come sarebbero i rapporti di produzione, e che affrontavano direttamente l’indagine e lo studio delle forme giuridiche e politica, urtavano nel fatto che queste forme sono originate da queste o quelle idee del genere umano in un determinato periodo, e si arrestavano qui: ne risultava che i rapporti sociali sembravano consapevolmente edificati dagli uomini. (…) Il materialismo ha data un criterio completamente oggettivo, separando “”i rapporti di produzione”” come struttura della società e dando la possibilità di applicare a questi rapporti quel criterio scientifico generale della reiterabilità, la cui applicazione alla sociologia era negata dai soggettivisti. (…)””””. (pag 138) [Silvano Tagliagambe] [in BELLONE Enrico GEYMONAT Ludovico GIORELLO Giulio TAGLIAGAMBE Silvano, Attualità del materialismo dialettico, 1978] “”Non diverso ma, come dicevamo addirittura opposto è l’atteggiamento di chi si richiama a Lenin, il quale, in un passo dei ‘Quaderni filosofici’ afferma con decisione: “”Il pensiero, salendo dal concreto all’astratto, non si allontana – quando sia ‘corretto’ […] – ‘dalla’ verità, ma si avvicina a essa. L’astrazione della ‘materia’, della ‘legge’ di natura, l’astrazione del ‘valore’, ecc., in breve, tutte le astrazioni scientifiche (corrette, serie, non assurde) rispecchiano la natura in modo più profondo, fedele e ‘compiuto’. Dalla vivente intuizione il pensiero astratto ‘e da questo alla prassi’: ecco il cammino dialettico della conoscenza della ‘verità’, della conoscenza della realtà oggettiva.”” [V.I. Lenin, Quaderni filosofici, Roma, 1971, pp. 157-158]. Sostenere, come sembrano tentati di fare alcuni, che questa è una convinzione del solo Lenin, e per di più conseguente alla lettura della ‘Scienza della logica’ di Hegel, e quindi un un certo senso estranea al modo di pensare del marxismo, significa dimenticare la profonda lezione di metodo che Marx fornì nella Introduzione del ’57 a ‘Per la critica dell’economia politica’. Si può cercare come si vuole di stravolgere il senso del paragrafo di quest’opera dedicato, appunto, al metodo dell’economia politica: non per questo l’indicazione che da esso scaturisce potrà apparire meno netto e precisa. Hegel, a giudizio di Marx, ha ragione di ritenere che il metodo scientifico debba partire dall’astratto per poi rivolgersi al concreto: il suo errore è stato quello di credere che questo procedimento non sia tipico solo del metodo con cui il pensiero si appropria della realtà, bensì sia anche quello che riproduce il cammino della formazione del reale medesimo””. [Silvano Tagliagambe] [in BELLONE Enrico GEYMONAT Ludovico GIORELLO Giulio TAGLIAGAMBE Silvano, Attualità del materialismo dialettico, 1978] (pag 188)”,”TEOC-549″
“BELLONE Enrico”,”Galileo. Le opere e i giorni di una mente inquieta.”,”BELLONE Enrico (Tortona, 1938-2011) è stato professore ordinario di storia della scienza dal 1980 nelle università di Lecce, Genova, e Padova. Ha occupato la cattedra galileiana di storia della scienza dal 1994 al 2000. Dal 2001 ha insegnato all’Università di Milano. Direttore di ‘Le Scienze’ dal 1996 al 2008, è stato uno dei massimi esperti dell’opera di Galileo. La scienza della natura non ha bisogno di decreti filosofici. “”Egli (Galileo, ndr) ha sempre creduto, invece, che la scienza sia una via privilegiata verso la verità, a condizione però che si accetti che anche i fenomeni più semplici non siano spiegabili in modo completo e una volta per tutte. La scienza, insomma, cresce di scoperta in scoperta, ma non si assesta mai su una conoscenza definitiva, proprio perché la natura è molto più ricca e imprevedibile di quanto ci si possa immaginare o si voglia decidere per mezzo di decreti filosofici. L’astronomia e la fisica procedono dunque verso la verità ma non la raggiungono mai in forme immodificabili. Il sapere cresce ma non si assesta su sistemi dogmatici: è questo il significato dell’espressione galileiana sulla futilità della pretesa che la natura, “”sorda e inessorabile a i nostri vani desideri””, sia sensibile alla presunta “”forza dell’umane autorità””. “” (pag 139-140)”,”SCIx-355″
“BELLONE Enrico a cura”,”Enrico Bellone racconta: Galileo, Keplero e la nascita del metodo scientifico.”,”Galilei e Copernico pensavano ancora ad un’orbita dei pianeti circolare. Keplero dopo ripetuti calcoli arriva a scoprire che il moto dei pianeti attorno al Sole è ellittico La Chiesa si muove contro Galileo e Keplero entrambi copernicani. Nel 1616 il trattato di Copernico viene confiscato. Nello stesso anno Galileo viene convocato dal Cardinale Bellarmino, d’ora in poi dovrà tacere. Il secondo nel 1615 avrà la madre denunciata per stregoneria. Anche una sua zia era finita al rogo perchè considerata una strega. Se Galileo tace, Keplero insiste e nel 1619 pubblica ‘Harmonices Mundi’ dove enuncia la sua terza legge: i quadrati dei periodi di rivoluzione di un pianeta attorno al solo sono proporzionali ai cubi delle distanze. Il libro è difficile e Keplero lo sa, ma ha un concetto di ss stesso molto alto che esprime in una frase contenuta in questo libro: “”Posso ben aspettare cento anni un lettore che comprenda ciò che ho scoperto, se Dio ha aspettato seimila anni qualcuno che sapesse meditare la sua creazione!”” (pag 31-32)”,”SCIx-487″
“BELLONE Enrico”,”I modelli e la concezione del mondo nella fisica moderna da Laplace a Bohr.”,”‘Di qui la necessità di una svolta epistemologica grazie alla quale si possa cogliere questa irriducibilità delle categorie scientifiche a categorie assolute di conoscenza. Non si deve tuttavia pensare che una svolta del genere sia il frutto di una scelta operata al di fuori delle scienze e in qualche modo imposta ad esse, anche se gli ultimi decenni sono stati particolarmente fecondi di ricette filosofiche che si muovevano in tal senso. Può essere opportuna, in proposito, una breve parentesi. Una svolta come quella di cui si è fatto cenno non può non fare i conti con il materialismo dialettico e con le discussioni sul problema della conoscenza come riflesso. La teoria del riflesso ‘passivo’, che secondo il materialismo metafisico spiegherebbe il rapporto fra la “”natura”” e la “”scienza””, è stata trapiantata da parte di interessatissimi commentatori nell’ambito del materialismo dialettico al fine di poter demolire quest’ultimo sul medesimo terreno che ha visto giustamente soccombere il primo: il terreno delle scienze. Si tratta di un trapianto che dà frutti a patto di ridurre il materialismo dialettico ad un capitolo della logica formale basato sulle tre famose leggi dialettiche di Engels, vale a dire ad un capitolo particolarmente sterile della logica. Recentemente, però, la rilettura storica di Engels e, soprattutto, di Lenin, ha rimesso in discussione tutto quanto, senza inseguire sogni apologetici e senza cercare le inutili e fuorvianti dimensioni di una proclamazione di fedeltà ad ipotetici testi sacri. Non ci si deve dimenticare che in ‘Materialismo ed Empiriocriticismo’ il materialismo dialettico viene presentato da Lenin come ‘necessariamente’ trasformabile in base allo sviluppo scientifico: “”La revisione della ‘forma’ del materialismo di Engels, la revisione delle sue tesi di filosofia naturale, non soltanto non ha nulla di ‘revisionista’ nel senso che si è convenuto dare a questa parola, ma è anche un’esigenza necessaria del marxismo””. E, come appunto ricorda Lenin, lo stesso Engels aveva sostenuto che “”ad ogni scoperta che fa epoca nel campo delle scienze naturali esso [il materialismo] deve cambiare la sua forma””‘ (pag 16-17, Nota introduttiva)]”,”SCIx-142-FF”
“BELLONE Enrico”,”Galilei e l’abisso. ‘Un racconto’ e ‘Dialogo de Cecco di Ronchitti da Bruzene. In perpuosito de la Stella Nuova’.”,”Enrico Bellone, storico della scienza, è stato il primo docente ad essere chiamato nel 1994, per chiara fama, ad occupare la “”cattedra galileiana”” dell’Università di Padova. Nel 2008 ha ricevuto, insieme a George Lakoff dell’Università di Berkeley, il premio Preti.”,”SCIx-220-FL”
“BELLONI Antonio”,”Storia letteraria d’Italia. Scritta da una Società di Professori. Il Seicento.”,”BELLONI Antonio professore nell’Università di Padova”,”ITAG-203″
“BELLONOTTO Marco”,”I compagni di Stefano. Storie di partigiani di città (Savona 1943 – 1945).”,”Ringraziamento al Prof. Giovanni ASSERETO L’ autore, Marco BELLONOTTO (Savona 1969) laureato in Lettere moderne lavora presso la biblioteca civica di Albenga. Il suicidio di Alce. “”Di questi, sicuramente il più popolare e coraggioso è “”Alce””, Piero Parisotto, commisario politico del distaccamento “”Gatti””, all’ epoca giovane studente di tendenza politica anarchica: “”””Alce”” era un ragazzo intelligentissimo. Aveva fondato il gruppo degli anarchici, che erano legati a Marzocchi. Marzocchi era un dirigente anarchico europeo, faceva congressi a Parigi (…) e Parisotto è stato un suo allievo. Poi però morto Parisotto questo gruppo qui si è un po’ sbandato. Ed è nato “”Lotta comunista””, guidata da Cervetto (Arrigo) (nota 106). Cervetto era un ragazzo intelligente, preparato ma… Parisotto era migliore, era sensibile, era veramente intelligente, forse per quello che si è ammazzato”” (Rodolfo Badarello)””. (pag 66) (106) Arrigo Cervetto “”Stalin”” (n. 1927), caposquadra della brigata Savona “”Sguerso””. Cfr Cervetto, Ricerche e scritti,… “”E’ opportuno tornare sulla tragica fine di “”Alce””, poiché racchiude in sé molti temi che riguardano quel periodo. L’ articolo della sua morte, ‘Con una raffica di mitra suicidio di un giovane a Savona’, appare su ‘Il secolo XIX’ di martedi 28 aprile 1953. (…) Fin qui la cronaca giornalistica. Nel ricordo di Badarello vengono confermate le difficoltà economiche cui doveva far fronte “”Alce””, ma emergono anche altri particolari: ‘Parisotto che lavorava all’ Ilva, l’ Ilva aveva licenziato un mucchio di gente, non c’era più la produzione di prima, aveva perso il posto … (…). Parisotto ha cercato anche lui di andare via (dall’ Italia), ma… allora guardavano molto alla costituzione, alla salute, penso fosse stato malato di tbc, ed è rimasto qui (a Savona). Era deluso, poi era trattato un pò, tanto lui che…allora c’era molto settarismo… tanto lui come Cervetto (Arrigo) erano trattati da traditori dal Pci. Io lo so perché facevo un po’ da tramite con loro'””. (pag 116-117)”,”ITAR-098″
“BELLONOTTO Pietro”,”Storia del Medio Evo (dal 476 al 1313).”,”476 data convenzionale. “”Qualunque valore possa avere questa data, noi l’accettiamo senza discussione, come un postulato storico. Sarebbe, però errore il credere che, proprio in quest’anno, la rovina del grande Impero Romano avesse il suo inizio ed il suo compimento. Una parte di esso, l’Impero d’Oriente continuerà ancora a sussistere, e dello stesso Impero d’Occidente nel 476 non cadeva che l’ultimo avanzo ridotto ormai a poco più che l’Italia. Le altre provincie già erano state occupate da genti germaniche, e dove un giorno s’estendeva la potenza di Roma, ora invece s’ergevano di fronte agli antichi dominatori, nuovi Stati Barbarici (…)”” (pag 5)”,”ITAG-015-FV”
“BELLOTTA Ireneo”,”Engels e la religione. Gli aspetti attuali della prima critica marxista alla religione.”,”BELLOTTA Ireneo è un discepolo di Alfonso DI-NOLA. Religione oppio dei popoli. “”La religione “”è la realizzazione immaginaria della natura umana, poiché la natura umana non possiede vera realtà”” (op.cit. Mega (…). In conseguenza la lotta contro la religione è un momento secondario o accessorio, poiché il riacquisto della condizione umana va compiuto a livello di Stato: “”La lotta contro la religione è indirettamente la lotta contro questo mondo del quale la religione è l’ aroma spirituale”” (op.cit.). Vi sono mali sociali, ingiustizie di rapporti reali, violenze che estraniano l’ uomo a livello economico, e la religione si pone soltanto come un fatto ambiguo che tenta di giustificare e razionalizzare queste situazioni. Di qui la celebre espressione di Marx: “”La miseria religiosa è, per un aspetto, l’ espressione della miseria reale e, per un altro aspetto, la protesta contro la miseria reale. La religione è il sospiro della creatura oppressa, l’ anima di un mondo senza cuore, come è lo spirito di un mondo dal quale lo spirito è escluso. Essa è l’ oppio del popolo (op.cit.(…)).”” (pag 58)”,”MAES-063″
“BELLOW Saul”,”Herzog.”,”L’autore è premio Nobel 1976. a pubblicato questo romanzo nel 1964 dopo ‘Il Re della pioggia’ (1959) e prima del ‘Dono di Humboldt’ (1975).”,”VARx-056-FV”
“BELLOW Saul”,”Addio alla casa gialla. Racconti.”,”Saul Bellow rappresentante importante della narrativa americana d’oggi (come ha scritto Granville Hicks), premio Nobel, è l’autore di questi sei racconti scritti nell’arco di diciotto anni tra il 1951 e il 1966. L’argomento è la commedia umana nei suoi aspetti patetici e begnignamente assurdi, ma il filo conduttore che unisce i racconti è la lotta condotta dai personaggi di Bellow, in genere piccoli borghesi ebrei di estrazione mitteleuropea o intellettuali consci profondamente della loro appartenenza a una casta e dello sradicamento e della difficoltà di comunicazione con i propri simili… Si tratta dunque di una ‘storia di vinti’… di sconfitti “”Un lavoro duro? No, in realtà non era tanto duro. Lui non era abituato a camminare e a salire tante scale, ma non erano i disagi fisici del nuovo lavoro a pesare di più su George Grebe. Recapitava degli assegni di sussidio nel quartiere negro, e per quanto fosse nato a Chicago questa non era una parte delal città con la quale aveva molta dimestichezza – c’era voluta la depressione perché la frequentasse. No, non era quello che si chiama lavoro duro, almeno se calcolato in sforzo e peso, ma pure cominciava a risentirne la fatica, a rendersi conto della sua particolare difficoltà. Trovava strade e numeri, ma i clienti non erano dove ci si aspettava che fossero e lui si sentiva come un cacciatore inesperto in mezzo a selvaggina mimetizzata. Era una giornata poco favorevole, per di più – autunno e dreddo, tempo buio, ventoso. (…) Questa particolare energia l’aveva ora in sovrabbondanza; da quando aveva cominciato ad affluire, affluiva in modo troppo ingente. E, per il momento, era fermo. Non riusciva a trovare il signor Green. Era rimasto lì ritto con queo sottanone dell’impermeabile e con una gran busta in mano e delle carte che gli uscivano dalla tasca, a domandarsi perché dovevano essere così difficili da rintracciare quando erano troppo deboli o ammalati per poter andare personalmente all’ufficio a ritirare il sussidio. Raynor, però, gli aveva detto che sulle prime non era facile rintracciarli e gli aveva offerto anche dei consigli sul modo di procedere. “”Se le riesce di vedere il postino, è il primo al quale deve rivolgersi, è quello che le offre migliori probabilità. Se non può metteri in contatto con lui, provi agli spacci e coi fornitori del quartiere. Poi il portiere e i vicini. Ma si accorgerà che più vicino sarà il suo uomo e meno glielo indicherano. Non vogliono dir nulla””. “”Perché sono un estraneo””. “”Perché è bianco. Ci vorrebbe un negro per questo servizio, ma per ora non ne abbiamo, e naturalmente anche lei deve mangiare, e questo è pubblico impiego. E i posti di lavoro devono esserci. Oh, il discorso vale anche per me. Badi, io non mi escludo. Io ha tre anni di anzianità su di lei, e basta. E una laurea in legge. Altrimenti, lei potrebbe stare dietro alla scrivania e io potrei essere fuori sulla breccia in questa giornata fredda. Lo stesso denaro ci paga tutt’e due e per lo stesso, preciso, identico motivo. Che cosa c’entra in questo la mia laurea in legge? Ma lei deve distribuire questi assegni, signor Grebe, e le sarà utile essere caparbio, dunque spero che lo sia””. “”Si, sono piuttosto caparbio”””” (pag 99-101) [Saul Bellow, ‘Addio alla casa gialla. Racconti’, Feltrinelli, Milano, 1978, Racconto: ‘Alla ricerca del signor Green’]”,”VARx-009-FMDP”
“BELLUCCI Giorgio”,”Critica del monetarismo e dei derivati di credito.”,”Luigino Bruni è docente di Economia politica alla Lumsa di Roma e allo Ius di Loppiano (Fi). Storico del pensiero economico, ha fondato la Scuola di Economia civile (Sec) ed è editorialista di ‘Avvenire’. Giorgio Bellucci, studioso di economia, presta la sua attività nella Camera del lavoro Cgil di Arezzo. Il crollo del 1929 e la grande depressione: Friedman vs Galbraith. “”Negli innumerevoli saggi dedicati all’attuale crisi finanziaria l’accostamento al 1929 è di prammatica, quasi una costante. In verità, ogni qual volta si manifesta una crisi, lo spettro di quel disastro viene rievocato. Ciò è avvenuto sia nel caso del crollo del Dow Jones nel 1987 (quando a ottobre perse il 20%), che nel caso della crisi conseguente allo scoppio della bolla tecnologica, nella primavera del 2001. La particolarità dell’attuale crisi rispetto alle altre sta però nel fatto che, per le dinamiche che l’hanno scatenata, per il valore distrutto e per i riflessi che ha avuto e che ha, è considerata senz’altro la più vicina a quella del 1929. E infatti, non c’è testo che non evochi lo spettro di quel periodo, magari sottolineando che oggi la reazione è stata diversa. Il crollo del 1929, tuttavia, non provocò soltanto una devastante crisi economica, ma determinò anche una crisi della teoria economica tradizionale. Essa lasciò orfani delle precedenti teorie economiche generazioni di economisti, tanto che si parlerà della prima crisi della teoria economica (Joan Robinson). I vecchi paradigmi non riuscivano a spiegare adeguatamente l’origine di quel disastro. Nel 1936 uscì la ‘Teoria generale’ di Keynes. Dopo un viaggio tormentato dentro le vecchie teorie economche, egli fondava una nuova macroeconomia. E’ indiscutibile che la grande crisi sia stata uno spartiacque, non solo nella storia del Novecento, ma anche nella storia delle dottrine economiche. Le questioni di allora si rinverdiscono nell’oggi: biblioteche intere si sono riempite di saggi sulle crisi economiche. In questo studio, tuttavia, sarebbe superfluo ricapitolare i termini storici del dibattito, c’è però un aspetto che attualizza quella discussione: il confronto tra l’interpretazione del crollo del 1929 e l’interpretazione della crisi di oggi. Fra le diverse tesi interpretative degli eventi del ’29, due testi paiono emblematici e significativi anche per l’oggi: l’interpretazione di Friedman e l’interpretazione di Galbraith. Proprio perché sono opposte e inconciliabili, esse possono rappresentare la lente di ingrandimento necessaria per comprendere la vicenda attuale e capire come, a volte, la storia si ripeta, così come si ripetono le discussioni teoriche e le interpretazioni dottrinarie degli eventi economici. La scelta di contrapporre il testo di Galbraith sulla grande crisi dell’ottobre del ’29 al testo di Friedman non è casuale per questo e altri motivi. In Friedman, tutta l’elaborazione della crisi del ’29, sia nella cronologia degli avvenimenti che nella loro interpretazione, è ristretta, come vedremo, ai dati che servono per acclarare le precedenti teorie monetariste, ovvero la sua teoria quantitativa della moneta. Questa interpretazione della crisi passerà alla storia con il termine di «contrazione monetaria». In Galbraith sono già presenti temi come la speculazione immobiliare, l’effetto leva, l’innovazione finanziaria, l’euforia finanziaria e anche la crescente disuguaglianza fra i redditi: tutti temi di grande attualità e comparativi fra la crisi attuale e quella del 1929. Troviamo l’interpretazione di Friedman della crisi del ’29 nel famoso testo ‘Il dollaro. Storia monetaria degli Stati Uniti’, scritto con A. Schwartz, uscito nel 1963, mentre ‘Il Grande Crollo’ (1), di J.K. Galbraith, esce nel 1955. Nella ‘Storia monetaria’, Friedman si esercita nel compito di contestare i risultati di Keynes e dei keynesiani sviluppati dall’analisi della lezione del 1929. Sulla base di dati reali, Friedman intende trarre conclusioni opposte e ricostruire un’interpretazione legata alla vecchia teoria della moneta. (…)”” (pag 161-162) [(1) Cfr. J.K. Galbraith, ‘Il Grande Crollo’, Rcs Libri saggi Bur, Milano, 2002; si veda anche, dello stesso autore, ‘Breve storia dell’euforia finanziaria’, Rcs Rizzoli Libir, Milano, 1991]”,”ECOT-364″
“BELOCH Karl Julius”,”Storia della popolazione d’ Italia.”,”L’A in Italia era noto come Giulio BELOCH (1854-1929) diventato cittadino italiano, nato nella Slesia, aveva studiato storia, geografia e statistica. Elaborò una sua concezione della demografia storica.. Ha scritto Die Bewolkerung der griechisch-rominschen Welt (1886) e Bewolkerungsgeschichte Italiens. Romagna. Gli effetti della peste nera sulla popolazione locale e la sottostima di questa. “”In una seduta del parlamento della provincia, tenuta a Forlì nel 1288, Imola fu valutata possedere 2000 fuochi; la città si appellò al Papa e questi ne ridusse il numero a 1500 (fonte Archivio di Stato di Imola). Trattandosi del comune, il contado (Distretto) è senz’altro compreso; questo, unitariamente alla città, contava 2962 fuochi nel 1371, dal che si dedurrebbe che la popolazione sia cresciuta del 50-100% nel secolo trascorso dal 1288, malgrado la “”peste nera””, in realtà i dati relativi al 1288 sono solamente il frutto di stime effettuate allo scopo di calcolare il contingente di truppe da mettere a disposizione, e tali stime rimanevano allora sempre al di sotto del vero.”” (pag 237) Il crollo demografico della città di Mantova: guerra e malattie. “”Secondo Carlo D’Arco, (Studi Stat.) nel 1629 la popolazione assommava a 38787; nello stesso autore, ‘Storia di Mantova’ (edizione del 1873), la cifra indicata è 38987. Non viene citata alcuna fonte. Che la popolazione debba essere aumentata nel periodo 1625-29, non è presumibile stato ai dati dello ‘Spoglio Davari’, è possibile però che questi dati non comprendano nel periodo in questione i conventi e gli ebrei che invece sono compresi in D’Arco; come la parte dei borghi mancanti allo spoglio. Se la cifra riportata da D’Arco è esatta, la mortalità in quel tempo avrebbe raggiunto un tasso del 40%. Anche Giov. Ant. Pico in una lettera scritta a nome della città di Mantova (Vienna 1638) riferisce che gli abitanti prima dell’ assedio erano circa 40000, in seguito solo 6000 (Spoglio Davari). 4). L’anno 1630 portò la catastrofe, dalla quel Mantova non si è più ripresa completamente. La peste, l’assedio degli imperiali, infine, il 18 luglio, il saccheggio. Dall’inizio di gennaio fino al 7 giugno morirono secondo le liste ufficiali (D’Arco) 10737 persone (…)””. (pag 377-378)”,”ITAS-114″
“BELOFF Max”,”La politica estera della Russia Sovietica 1929-1941. Volume I.”,”L’opera del Beloff, ormai classica per il pubblico di lingua inglese (l’autore professore ad Oxford, è considerato il più autorevole storico occidentale di cose sovietiche), getta viva luce sui molteplici problemi internazionali che l’Unione Sovietica si è trovata ad affrontare nel periodo che va dal primo piano quinquennale (1929) all’invasione tedesca del 1941 e mette in evidenza il filo logico che lega tra di loro i diversi avvenimenti.”,”RUST-061-FL”
“BELOFF Max”,”La politica estera della Russia Sovietica 1929-1941. Volume II.”,”L’opera del Beloff, ormai classica per il pubblico di lingua inglese (l’autore professore ad Oxford, è considerato il più autorevole storico occidentale di cose sovietiche), getta viva luce sui molteplici problemi internazionali che l’Unione Sovietica si è trovata ad affrontare nel periodo che va dal primo piano quinquennale (1929) all’invasione tedesca del 1941 e mette in evidenza il filo logico che lega tra di loro i diversi avvenimenti.”,”RUST-064-FL”
“BELPERRON Pierre”,”La croisade contre les albigeois et l’ union du Languedoc a la France (1209-1249).”,”””C’est le malheur qui a toujours été l’ accoucheur du vrai”” (Daniel Halévy, Histoire d’une histoire’) “”Les villes étaient atteintes par l’hérésie autant que la noblesse. A Toulouse en 1178 les envoyés du pape furent hués. Lavaur, Verfeil, Avignonet étaient des centres cathares et vaudois, où les Parfaits prêchaient publiquement. A Castelnaudary les vaudois se réunissaient dans l’église, Laurac avait plusieurs maisons d’hérétiques, de même Fanjeaux et Mirepoix. Carcassonne et Béziers sont aux mains des hérétiques, tandis que Narbonne, Montpellier et Nîmes sont restées catholiques avec des minorités d’hérétiques souvent turbulentes. La soi-disant tolérance des seigneurs et des villes du Midi est faite en grande partie d’indifférence. La foi n’a plus cette vigueur agressive et intransigeante qu’elle a gardée dans le Nord. Les Méridionaux se sont frottés à trop de gens divers, chez eux la foi n’est plus un feu intérieur et le sens de la discipline religieuse s’est émoussé comme celui de la discipline féodale. La meilleure preuve en est leur attitude à l’égard des Juifs, qui jouissaient dans le Midi d’une situation privilégiée, alors que dans le Nord ils n’étaient que tolérés, souvent spoliés et opprimés. Jusqu’au XIIe siècle à Béziers pendat la semaine sainte les chrétiens avaient le droit de souffleter tout Juif rencontré dans la rue.”” (pag 135)”,”FRAA-073″
“BELT Don a cura; saggi di Ella C. SYKES Frederick SIMPICH Margaret SIMPICH Junius B. WOOD Melville CHATER Maynard Owen WILLIAMS Thomas J. ABERCROMBIE John J. PUTMAN Muhammad ABDUL-RAUF William S. ELLIS Marianne ALIREZA Tad SZULC Richard MACKENZIE Mike EDWARDS Edward GIRARDER”,”Islam. Dal 1888 ai nostri giorni.”,”Saggi di Ella C. SYKES Frederick SIMPICH Margaret SIMPICH Junius B. WOOD Melville CHATER Maynard Owen WILLIAMS Thomas J. ABERCROMBIE John J. PUTMAN Muhammad ABDUL-RAUF William S. ELLIS Marianne ALIREZA Tad SZULC Richard MACKENZIE Mike EDWARDS Edward GIRARDER.”,”VIOx-082″
“BELTOTTO Giampiero GIOJELLI Giancarlo”,”I nuovi poveri. Storie di ordinaria emarginazione nell’ Italia di oggi.”,”BELTOTTO giornalista (ex Rai) ha pubblicato già alcune opere. GIOJELLI caporedattore e inviato Rai2 ha lavorato anche per Mediaset e La7. E’ stato inviato in zone ‘calde’ del mondo. Ha scritto un romanzo e libri d’ inchiesta. Il gioco d’ azzardo. Poveri per gioco. “”Queste cifre dimostrano quanto il gioco sia diffuso, ma c’è un’altra realtà contenuta nelle statistiche ancora più allarmante. Perché il gioco è una malattia, anzi una epidemia. Almeno 700.000 italiani sono malati gravi, malati di gioco compulsivo. E rischiano di rovinare le loro famiglie. Si calcola che siano 3 milioni i cosiddetti “”border line””, cioè le persone che rischiano di diventare giocatori compulsivi e in totale sono 30 milioni gli italiani che comunque non rinunciano a giocare.”” (pag 58) “”Circa 4.2 milioni di lavoratori guadagnano meno di 780 euro al mese. Ci sono 10 milioni di persone classificate povere con un reddito inferiore a 6.000 euro all’ anno.”” (pag 60) “”In media ogni italiano ha accumulato 7.735 euro di debito. Ogni famiglia 21.640 euro.”” (pag 142)”,”ITAS-107″
“BELTRAME Fabio”,”Palestina ai palestinesi.”,”Fabio Beltrame (Roma, 1963). Esperto di questioni mediorientali ha collabrorato con quotidiani e periodici tra cui Socialismo o Barbarie. Attualmente è componente del Comitato di redazione del trimestrale Utopia Socialista. Membro del Committee on Middle East e dell’International Committee on Jerusalem (USA), è animatore del Comitato Emergenza Palestina al-Awda per il diritto al ritorno del popolo palestinese. Per questa editrice ha pubblicato nel 2000 il testo introduttivo a Gerusalemme del fotoreporter Tano D’Amico, e Da Livorno a Rimini. Viaggio nel PCI.”,”VIOx-100-FL”
“BELTRAME Fabio”,”Gli eroi di Varsavia. Resistenza e rivolta nel ghetto (1939-1943).”,”Fabio Beltrame, Roma 1963, insegna storia alla Scuola internazionale di Utopia socialista (rivista). La Cronologia (pag 121-132): “”Questa sintetica cronologia sinottica offre al lettore un quadro degli avvenimenti in Europa (in tondo), in Polonia (in corsivo) e delle lotte, rivolte e ribellioni tra il 1933 e il 1945 (in grassetto). L’intero sistea concentrazionari nazista comprendeva circa 20.000 tra campi di sterminio, di concentramento e di transito”” (pag 121) “”Uno dei più degni tentativi d’approccio analitico marxista alla «questione ebraica» e all’antisemitismo nel XX secolo è l’opera ‘Conception matérialiste de la question juive’ di Abram Leon, intellettuale ebreo attivo nella resistenza franco-belga durante la Seconda guerra mondiale – giustiziato dalla Gestapo nel 1944 – e miintati nell’opposizione antistalinista trotskista (8). In questa sua breve opera Abram Leon ha analizzato e definito l’ identità ebraica’ sviluppando la categoria socio-economica di «popolo-classe» per spiegare le radici dell’antisemitismo e quindi offrire una risposta risolutiva alla questione ebraica”” (pag 92) (8) Fu pubblicata in Francia nel 1946. In italiano ‘Il marxismo e la questione ebraica’, Samonà Savelli, Roma, 1968) (…) Il limite più importante dello sviluppo della tesi di Leon è che essa si fonda su un’analisi rigorosamente economicista della storia e non spiega, quindi, il perché diverse identità etnico-culturali che nel corso della storia moderna hanno subito altrettante persecuzioni, genocidi, segregazioni (9), pur avendo funzioni sociali ed economiche ben diverse, abbiano mantenuto se non rafforzato la propria identità di popolo”” (pag 93) (9) come per es. gli armeni in Euroasia, i curdi, il popolo sarawi nel Maghreb, le numerose popolazioni indigene dell’America del Sud, le minoranze islamiche in Cina In bibliografia: – Mary Berg Il ghetto di Varsavia Diario (1939-1944) ET Saggi Il primo documento completo sulla piú immane tragedia che mai colpì una città nel corso della seconda guerra mondiale. 2009 ET Saggi pp. XXII – 294 € 12,00 ISBN 9788806196356 A cura di Frediano Sessi Traduzione di Maria Martone (Il libro Il 16 maggio 1943 il ghetto di Varsavia veniva raso al suolo, defintivamente; ne rimaneva un cumulo di macerie, ma fu un’illusione dei nazisti pensare di poter distruggere anche il ricordo di quei terribili giorni. Mary Berg aveva lasciato il ghetto qualche mese prima, in attesa di essere scambiata con ufficiali tedeschi prigionieri delle forze alleate; con sé, sotto gli occhi vigili dei nazisti, portò le pagine del suo diario. Quando iniziò a scriverlo, il 10 ottobre 1939, Mary Berg aveva 15 anni e un’incredibile capacità di osservare quegli stessi eventi dai quali si sentiva travolta. La sua attenzione ai fatti storici, tuttavia non impedisce mai l’emergere dei sentimenti o di aspetti della sua vita privata di adolescente. Ne scaturisce un libro che, oltre al suo valore di documento, apre a interrogativi e a risposte di bruciante attualità. Sostenuto da una scrittura scarna e veloce, ricca di partecipazione emotiva e non mai rassegnata al divario che si apriva tra la realtà e le parole per rappresentarla, il diario di Mary Berg, come quello di Anne Frank, è una testimonianza irrinunciabile del nostro tempo) – Jean Francois Steiner, ‘Treblinka. La rivolta in un campo di sterminio’, Mondadori, Milano, 1967″,”EBRx-085″
“BELTRAME Stefano”,”Breve storia degli italiani in Cina.”,”Stefano Beltrame è stato console generale d’Italia a Shanghai ed è attualmente consigliere diplomatico del Ministero dell’Interno. Tra gli altri, è autore di ‘Mossadeq. L’Iran, il petrolio, gli Stati Uniti e le radici della rivoluzione islamica’ (Rubbettino), e ‘Storia del Kuwait. Gli arabi, il petrolio e la prima guerra del Golfo’ (Aracne). Il massacro di Shanghai (pag 92-93) “”Per contrastare l’ascesa di Chiang e consolidare il proprio ruolo dentro il Fronte Unito, il PCC lancia a Shanghai una serie di scioperi e sollevazioni mirati a conquistare la città. Una prima ondata di protesta si ha già nell’ottobre del ’26 e una seconda viene repressa dalle forze locali, fedeli al governo di Pechino, nel febbraio del ’27. Segue un periodo di crescente violenza in cui il Partito, guidato dal segretario generale Chen Duxiu e da un comitato politico assistito dagli agenti del Comintern capeggiati da Grigori Voitinsky, organizza pestaggi, rapimenti e omicidi di figure antisindacali e nemici del popolo: il cosiddetto “”terrore rosso””. Per dare manforte alla rivolta giunge clandestinamente a Shanghai anche Zhou Enlai. Il 21 marzo vi è quindi la terza sollevazione armata in cui gli operai sindacalizzati tagliano le linee telefoniche e la corrente elettrica, occupano la centrale di polizia, la stazione ferroviaria e l’ufficio postale della città cinese. Per evitare la reazione degli occidentali e delle loro cannoniere ormeggiate davanti al Bund, le Concessioni non sono toccate e l’elemento xenofobo emerso il mese prima a Nanchino è tenuto a freno. Dopo vari scontri violenti le truppe della locale guarnigione si ritirano lasciando la città in mano ai sindacati comunisti. Il giorno seguente la XXVI Armata nazionalista del generale Omar Bai Chongxi entra nei quartieri cinesi senza incontrare resistenza, ma le relazioni coi comunisti sono molto tese. A fronte di questi avvenimenti gli stranieri sono naturalmente in allarme. Gli scioperi continuano e si susseguono serrate le manifestazioni di protesta organizzate dalle sinistre per chiedere l’abolizione dell’extraterritorialità. Bai Chongxi, generale musulmano di etnia Hui (43), e Chiang Kai-shek vorrebbero fermare le agitazioni che giudicano contrarie all’interesse nazionale e la cui prosecuzione rischia di provocare la risposta militare delle potenze straniere. La situazione precipita quando i comunisti tentano di installare un soviet rivoluzionario nella Municipalità. Il 5 aprile arriva a Shanghai il leader dell’ala sinistra del Kuomintang, Wang Jingwei. Rientrato dall’esilio seguito al sollevamento di Canton dell’anno precedente, Wang aveva costituito assieme al PCC il governo provvisorio di Wuhan con il sostegno di Chen Duxiu, di Mao Zedong e dei sovietici. Il rivale di Chiang vuole trovare un compromesso che eviti lo scontro e firma, in nome del KMT, un impegno a proseguire il Fronte Unito assieme ai capi del PCC. Chiang Kai-shek e Bai Chongxi rispondono il 9 aprile proclamando la legge marziale, denunciando la collaborazione del governo di Wuhan col PCC e ordinando l’espulsione dei comunisti dalle file del KMT. In parallelo i nazionalisti preparano una controffensiva sotterranea intesa a colpire i comunisti nell’ombra. Chiang Kai-shek era da tempo in contatto con la criminalità organizzata e in particolare con la Banda Verde guidata da Du Yuesheng, a cui viene segretamente affidato il compito di svolgere il lavoro sporco. All’alba del 12 aprile parte dunque quello che nella Storia cinese è noto come il “”massacro di Shanghai””. Vengono prima catturati ed eliminati con l’inganno i principali leader sindacali. Decapitati i vertici, parte quindi dalla teoricamente sicura Concessione francese e dai quartieri cinesi di Zhabei e Pudong una spietata caccia ai militanti di sinistra, che sono inseguiti e trucidati a centinaia per mano della mafia cinese (44)”” (pag 92-93) [(43) Gli Hui sono i cinesi musulmani di origine persiana e centroasiatica. Nella Storia della Cina vi sono diverse figure Hui di grande rilievo tra cui forse il più noto è il grande navigatore Zheng He (Hajji Mahmud) in epoca Ming; (44) Il massacro di Shanghai è il contesto del romanzo storico di André Malraux: ‘La Condition humaine’ pubblicato da Gallimard nel 1933. Il romanzo è incluso nella lista dei 100 libri del XX Secolo dal quotidiano Le Monde] L’occupazione giapponese del Vietnam del Nord (pag 184-185) (dal Capitolo 9. La seconda guerra mondiale tra Oriente e Occidente (pag 183-198) “”Il Giappone guarda alla guerra in Europa con atteggiamento chiaramente utilitaristico. Nel 1940 il clamoroso successo dell’offensiva tedesca in Occidente, con l’invasione della Francia e dell’Olanda e la possibile imminente resa anche dell’Impero britannico, rende verosimili gli scenari di facile conquista delle colonie europee in Asia, come era successo nel 1914 con l’occupazione delle Concessioni tedesche in Cina. La sconfitta della Francia apre nuove prospettive in Indocina, mentre l’Italia dichiara guerra a Parigi il 10 giugno 1940. Il 19 dello stesso mese il Giappone indirizza un ultimatum al Governatore generale dell’Indocina francese; generale George Catroux. La richiesta è di chiudere la frontiera con la Cina e permettere a una missione ispettiva di verificarlo. La ferrovia Haiphong-Hanoi-Kunming è infatti una delle principali vie di rifornimento di armi e munizioni per l’Esercito nazionalista in guerra. L’intento dei militari nipponici è quello di tagliare la linea in modo da indebolire Chiang Kai-shek e costringerlo alla resa. Non essendo in grado di resistere militarmente, i francesi devono cedere, ma (come era già successo in Cina fin dall’incidente di Mukden del 1931) gli ufficiali ultranazionalisti giapponesi sul posto assumono poi iniziative aggressive e lanciano nuovi ultimatum con richieste di consentire il transito alle truppe e cedere l’uso di basi aeree. Entro il mese di settembre, le Forze Armate imperiali assumono di fatto il controllo del Vietnam settentrionale. Il governo di Vichy acconsente al passaggio delle truppe giapponesi ponendo però un limite temporale legato alla durata del conflitto sino-giapponese (Intesa Matsuoka-Baudoin del 30 agosto 1940] e riesce comunque a prevenire l’occupazione di tutta l’Indocina. Per timore di provocare ua reazione inglese e americana i giapponesi non invadono il Vietnam meridionale, che resta pertanto sotto l’autorità di Vichy. Il consenso forzato della Francia, sotto occupazione nazista, è ottenuto grazie alle pressioni di Berlino. L’assenso all’occupazione del Vietnam del Nord è quindi il prezzo che il Terzo Reich paga a Tokyo per far accettare al Giappone l’adesione al Patto Tripartito, firmato il 27 settembre dal primo ministro nipponico Konoe”” (pag 184-185)”,”CINE-098″
“BELTRAME Fabio”,”Da Livorno a Rimini viaggio nel PCI.”,”Fabio Beltrame (Roma, 1963). Esperto di questioni mediorientali ha collabrorato con quotidiani e periodici tra cui Socialismo o Barbarie. Attualmente è componente del Comitato di redazione del trimestrale Utopia Socialista. Membro del Committee on Middle East e dell’International Committee on Jerusalem (USA), è animatore del Comitato Emergenza Palestina al-Awda per il diritto al ritorno del popolo palestinese. Per questa editrice ha pubblicato nel 2000 il testo introduttivo a Gerusalemme del fotoreporter Tano D’Amico, e Da Livorno a Rimini. Viaggio nel PCI.”,”PCIx-039-FL”
“BELTRAMETTI Giulia GATTI Gian Luigi MAZZONI Matteo VARNIER Giovanni VARNIER Giovanni ROSSI Pietro”,”Il fascismo tra movimento e regime.”,”Saggio di Pietro Rossi, ‘Giacomo Buranello, i Gap, la violenza e la moralità nella Resistenza’ (pag 205-218)”,”ITAF-003-FGB”
“BELTRAMI Celso MAGGIANI Iunio Valerio”,”Vita e idee di Bruno Fortichiari. La figura e l’ opera del militante rivoluzionario nel corso dei diversi momenti del suo cammino politico e biografico.”,”””La disfatta di Caporetto e il momentaneo risveglio di un’ ondata di patriottismo nazionalista anche in seno alla classe operaia determinano una avvicinamento “”tattico”” tra la Direzione nazionale del PSI e la frazione intransigente. In un convegno clandestino tenuto a Firenze il 18 novembre 1917 al quale partecipano per Milano sia A. Zanetta che Fortichiari non si va tuttavia oltre la riaffermazione di fedeltà ai deliberati di Zimmerwald e Kienthal, e all’ affermazione che le scelte socialiste non possono dipendere dall’ andamento delle operazioni militari. Non vi si fa cenno alla Rivoluzione russa; di fatto la frazione di sinistra si trova inserita nella “”dialettica dell’ apparato”” e questo non può che ritardarne le possibilità di sviluppo. E se Bordiga pone esplicitamente la questione dell’ azione immediata e diretta di fronte alla debacle dello stato, trovando il consenso dei milanesi e di pochi altri, non è ancora al convegno di Firenze che si gettano le basi della futura Frazione Comunista del PSI, l’ ostacolo principale essendo ancora una volta, secondo Fortichiari, l’ ostinato astensionismo del dirigente napoletano che si trascinerà “”fin quasi alla vigilia di Livorno””””. (pag 14) “”Nella seconda metà del 1919 arriva in Italia il primo emissario della Terza Internazionale, N.M. Ljubarskij che con lo pseudonimo di Carlo Niccolini sviluppa un’ intensa attività pubblicistica che culmina con la fondazione del bimestrale Comunismo, diretto da Serrati, e che porta come sottotitolo “”rivista della Terza Internazionale”” della quale pubblica i documenti più importanti””. (pag 16)”,”MITC-054″
“BELTRAMINI Enrico”,”L’America post-razziale. Razza, politica e religione dalla schiavitù a Obama”,”BELTRAMINI Enrico insegna storia del cristianesimo nell’Univ. di Notre Dame de Namur in California. E’ editorialista de ‘Il Riformista’. “”In Georgia, la schiavitù fu imposta per legge nel 1750. Nel periodo dello sbarco dei primi africani alla guerra d’Indipendenza, un secolo e mezzo dopo, la schiavitù divenne – nelle colonie del sud – il pilastro sul quale si reggeva l’intera società. Come ha scritto lo storico Philip D. Morgan (Cfr. J.H. Franklin A.A. Moss jr, From Slavery to Freedom. A History of African American, McGraw Hill, Boston, 2000, p. 77), il Sud passò da “”società con schiavi”” a “”società schiavista””, indicando così il ruolo centrale giocato in essa dalla schiavitù””. (pag 45-46)”,”USAS-185″
“BELTRAN Alain a cura; saggi di Alain BELTRAN Anne-Thérèse MICHEL André PHILIPPON Douglas A. YATES Mohamed SASSI Samir SAUL Pier Angelo TONINELLI Gabriel TORTELLA Khaoua NADJI Martin CHICK René WALTHER Christophe BRIAND Daniele POZZI Mogens RÜDIGER Morgan LE-DEZ Uri BIALER Armelle DEMAGNY Carlo J. MORELLI”,”A Comparative History of National Oil Companies.”,”Saggi di Alain BELTRAN Anne-Thérèse MICHEL André PHILIPPON Douglas A. YATES Mohamed SASSI Samir SAUL Pier Angelo TONINELLI Gabriel TORTELLA Khaoua NADJI Martin CHICK René WALTHER Christophe BRIAND Daniele POZZI Mogens RÜDIGER Morgan LE-DEZ Uri BIALER Armelle DEMAGNY Carlo J. MORELLI Alain BELTRAN è ricercatore al CNRS.”,”ECOI-272″
“BELTRATTI Andrea MARSELLI Riccardo SAITO Yukari CARLE Lucia ALIMENTO Antonella DOGLIANI Patrizia TAMBORINI Robeto ZANINI Adelino D’ORSI Angelo GUERCI Luciano CAPRA Carlo DIAZ Furio BERENGO Marino VENTURI Franco AUDISIO ROberto VASCO Giambattista MALANDRINO Corrado PANNEKOEK Anton”,”Macroeconomia quando i mercati non si equilibrano (Beltratti); Le modalità di funzionamento del debito pubblico: alcune note sull’interdipendenza tra politica monetaria e politica fiscale (Marselli); La fortuna della scuola olandese «rangaku» in Giappone (Saito); Un tempo per ogni cosa. Ritmi temporali, stagionali e demografici in una comunità contadina dell’Alta Langa dal XVII al XX secolo (Carle); Véron de Forbonnais tra Spagna, Francia e Lombardia (Alimento); Edgard Milhaud e la rivista internazionale «Annales de la régie directe» (1908-1924) (Dogliani); Finanza e commercio internazionali negli anni dell’alta teoria: Keynes e Ohlin (Tamborini); Metodo della variazione, equilibrio economico generale, moneta, sviluppo. Economia «pura» e teoria economica in J.A. Schumpeter (Zanini); Intellettuali allo specchio nell’Italia fascista (D’Orsi); «Parola da uomo»: sulla pratica dell’arbitrato in un paese sardo. Un contributo etnologico (Carosso); Settecento riformatore: Qualche osservazione su assolutismo e democrazia in margine a Settecento riformatore (Guerci); Immagine e realtà nel «grande progetto» di Giuseppe II (Capra); Dal quadro regionale al quadro intercontinentale: la spinta universalizzante delle «Lumières» nello sviluppo della ricerca storica di Settecento riformatore (Diaz); Fonti e problemi di Settecento riformatore (Berengo); Postilla (Venturi).”,”Contiene in particolare i saggi: – Marco Doria, ‘Dal progetto di integrazione verticale alle ristrutturazioni dell’IRI : la siderurgia Ansaldo (1900-1935) (pag 411-454) – Luciano Segreto, ‘Aspetti delle relazioni economiche tra Italia e Germania nel periodo della neutralità (1914-1915) (pag 455-518)”,”ANNx-018-FP”
“BEMONT Fredy”,”L’ Iran devant le progres.”,”BEMONT Fredy è attaché de recherche au Centre National de la Recherche Scientifique.”,”VIOx-060″
“BEMPORAD Alberto BORTOT CORGHI DELLA-BRIOTTA GRANELLI GUERRINI LIZZERO MARCHETTI ORILIA PEDINI PERAZZO PEZZINO PIGNI ROSELLI STORCHI SCALFARO e altri”,”Esame dei problemi della emigrazione. Indagine conoscitiva della III Commissione permanente (Affari Esteri).”,”Alberto Bemporad, Sottosegretario di stato per gli affari esteri”,”ITAS-006-FP”
“BENADUSI Luciano; ALBANESE Luciano e FRAIOLI Mauro”,”Marx e il problema pedagogico (Benadusi); La sinistra e il pacifismo (Albanese e Fraioli).”,”Bella foto di una classe fine secolo XIX inizio XX sovraffollata e di una bambina al lavoro ad una macchina. Altre foto di lavoro infantile alle macchine. Marx ed Engels non erano pacifisti, “”La migliore esemplificazione di questa tesi è l’atteggiamento preso di comune accordo da Marx ed Engels in occasione della guerra tra Stati Uniti e Messico. Contro la teoria dell’«affratellamento dei popoli» sostenuta da Bakunin («teoria che senza riguardo alla posizione storica, al grado di sviluppo sociale dei singoli popoli, vuole solo affratellare a vanvera»), Marx ed Engels scrivono quanto segue «È forse una disgrazia che la meravigliosa California sia stata strappata ai pigri messicani che non sapevano cosa farsene? che gli energici ‘yankees’, con il rapido sfruttamento delle miniere d’oro locali, aumentino i mezzi di circolazione, concentrino in pochi anni nella costa più remota del Pacifico una fitta popolazione e un esteso commercio, creino grandi città, aprano vie di collegamento con navi a vapore, costruiscano una ferrovia da New York a San Francisco, dischiudano veramente, per la prima volta, l’oceano Pacifico alle civiltà e, per la terza volta nella storia, diano una nuova direzione al commercio mondiale? L'””indipendenza”” di alcuni californiani e texani spagnoli probabilmente soffrirà, qua e là si saranno violati la “”giustizia”” e altri principi morali; ma che importa di fronte a tali fatti storici di portata mondiale?» (6)”” (pag 118) [(6) K. Marx F. Engels, Opere complete, vol VIII, Roma 1976 pp. 367-8] [Luciano Albanese e Mauro Fraioli, ‘La sinistra e il pacifismo’, Mondo Operaio, Roma, n. 11 novembre 1983] “”Assai significativi ancora, sono gli articoli pubblicati da Marx nella ‘New York Daily Tribune’, in occasione della crisi russo-turca che culminerà nella guerra di Crimea (1853). Marx ed Engels presero decisamente posizione a favore di un intervento militare dell’Inghilterra contro la Russia, baluardo della reazione europea, in difesa della Turchia. L’atteggiamento di Cobden, capo del movimento pacifista contrario all’intervento, venne bollato da Marx come espressione di «tutta la calcolata viltà del bottegaio» (7). L’atteggiamento era mosso dalla convinzione, che lo accompagnò per tutta la vita, che la Russia fosse il principale ostacolo allo sviluppo della potenza industriale ed economica europea, e – conseguentemente – allo sviluppo del movimento operaio. Un terzo e ultimo esempio, anche questo denso di implicazioni, è l’atteggiamento preso da Marx allo scoppio della guerra franco-prussiana. «Se vincono i prussiani – scrivono Marx ed Engels – l’accentramento dello ‘state power’ sarà utile per l’accentramento della classe operaia tedesca». «Se vince la Germania – ribadisce Engels – l’eterno litigio per la creazione dell’unità tedesca è eliminato, (e) gli operai tedeschi potranno organizzarsi su una scala ben diversamente nazionale che non prima» (8)”” (pag 118-119) [Luciano Albanese e Mauro Fraioli, ‘La sinistra e il pacifismo’, Mondo Operaio, Roma, n. 11 novembre 1983] [(7) Marx Engels, Opere complete, vol. XII, Roma, p. 284; (8) Id, ‘Carteggio, vol. VI, Roma, 1953, pp. 99 e 131]”,”MADS-025-FGB”
“BEN-AISSA Hazem”,”Histoire des conditions de travail dans le monde industriel en France: 1848-2000.”,”BEN-AISSA Hazem è un laureato in ingegneria e gestione dell’ Ecole des Mines di Parigi. E’ maitre de conferences all’ Université Paris XI. Industria auto. Mutamento delle condizioni di lavoro. Dalla strategia padronale di compensazione alla strategia di smistamento e/o di miglioramento. “”Cette deuxième strategie mise en place suite à la nationalisation de l’ entreprise se développe davantage entre 1977 et 1990 avec la généralisation de l’ automatisation et de la robotisation. Il faudra attendre le premier choc pétrolier pour assister, dans l’industrie automobile, à un début réel d’ introduction de machine-outil ò commande numérique. Précédemment, il s’agissait surtout d’une mécanisation généralisée des postes de travail. Avec l’automatisation de certains secteurs, le travail sur machine-transfert semi-automatique sinon automatique remplace peu à peu les tâches effectuées sur des machines universelles nécessitant une forte intervention humaine. La contrainte de la chaîne tend à s’estomper pour laisser place à des tâches plus cognitives telles que celles liées au contrôle et àla régulation. La pénibilité, la salissure et les risques d’accidents corporels diminuent sensiblement (deuxième et troisième niveau des conditions de travail). Ceci tient également à la réduction des effectifs dorénavant nécessaires. Aprés l’ expérience de General Motors et de sa première ligne de robots soudure en 1970, Renault lui a emboîté le pas avec une ligne automatique de soudure pour l’ assemblage de carrosseries (…)””. (pag 143-144)”,”CONx-150″
“BENAROYA François”,”L’economia della Russia.”,”François Benaroya lavora come economista presso la Banca BNP Paribas. Di formazione ingegnere ed economista, è specialista di relazioni economiche internazionali e profondo conoscitore della realtà russa. Nel XX secolo la Russia ha conosciuto due grandi trasformazioni economiche: il passaggio all’economia pianificata; la transizione all’economia di mercato, suscitando in entrambe le occasioni speranze e delusioni. Dal 1999 l’economia russa sembra aver acquistato un nuovo slancio, tanto che per alcuni il paese nell’arco di vent’anni tornerà ad essere la prima potenza economica europea.”,”RUSU-015-FL”
“BENBOW William, a cura di S.A. BUSHELL”,”Grand National Holiday and Congress of the Productive Classes.”,”Biografia. William Benbow William Benbow was born in Manchester in 1784. As a young man he became a Nonconformist preacher with radical political opinions. A shoemaker, Benbow became one of the leaders of the reform movement in Manchester. Benbow moved to London where he helped William Cobbett on the Political Register. In 1817 he heard that the government planned to have him arrested for sedition. Unwilling to spend another period in prison, Cobbett fled to the United States. For two years Cobbett lived on a farm in Long Island where he wrote Grammar of the English Language and with the help of Benbow continued to publish the Political Register. In an effort to stop the Political Register from being published, the authorities arrested Benbow and he was tried and found guilty of seditious libel. When Benbow was released from Cold Bath Field Prison in London in 1820 he continued to work for William Cobbett. Benbow also wrote a series of pamphlets called Crimes of the Clergy. Benbow was once again arrested and imprisoned for seditious libel. In 1831 Benbow joined the National Union of the Working Classes, where he joined forces with two other radical publishers, James Watson and Henry Hetherington. He also developed a reputation as an orator at the Rotunda, a speaking venue in the Blackfriar’s Road, owned by Richard Carlile. Benbow was a supporter of universal suffrage, annual parliaments and the secret ballot. However, Benbow did not believe the House of Commons would ever willingly vote for these reforms. He believed that the only way that equality would be achieved was through a violent revolution. It was at the Rotunda that Benbow first advocated his theory of the Grand National Holiday. Benbow argued that a month long General Strike would lead to an armed uprising and a change in the political system. Benbow used the term “”holiday”” (holy day) because it would be a period “”most sacred, for it is to be consecrated to promote the happiness and liberty””. Benbow argued that during this one month holiday the working class would have the opportunity “”to legislate for all mankind; the constitution drawn up… that would place every human being on the same footing. Equal rights, equal enjoyments, equal toil, equal respect, equal share of production.”” Benbow’s theory was published in a radical newspaper, the Tribune of the People and in a pamphlet, Grand National Holiday (1832). Benbow joined with radical publishers such as Henry Hetherington, John Cleave and James Watson in refusing to pay stamp-duty on his pamphlets. As part of this campaign Benbow published his pamphlet Censorship Exposed (1837). Benbow eventually convinced several leading Chartists, including George Julian Harney of the wisdom of his Grand National Holiday strategy. At the Chartist National Convention of 1839 it was decided to call for a General Strike on 12th August, 1839. Benbow and Harney travelled around England trying to persuade Chartist members to join the strike. Eight days before the strike was due to start, Benbow was arrested and the strike was called off. At his trial for sedition at Chester in April, 1840, Benbow spoke for ten hours in his defence, but he was found guilty and sentenced to sixteen months’ imprisonment. William Benbow died in prison in 1841. http://www.spartacus.schoolnet.co.uk/CHbenbow.htm”,”MUKC-031″
“BENCI Antonio”,”Immaginazione senza potere. Il lungo viaggio del Maggio francese in Italia.”,”Antonio Benci, dottorando di ricerca (2011) presso l’Università di Venezia ha pubblicato con M. Lampronti, ‘Spoon River 1968. Antologia corale di voci dai giornali di base’ Bolsena, Massari, 2008 e assiame a G. Lima e A. Mangano, ‘Il Sessantotto è finito nella rete’, Centro di documentazione di Pistoia editrice, Pistoia, 2009.”,”ITAC-003-FFS”
“BENCIVENGA Ermanno”,”Platone, amico mio. I filosofi rispondono alle grandi domande della nostra vita.”,”Ermanno Bencivenga (Reggio Calabria 1950) professore di filosofia all’Università di California (Irvine). E’ autore di saggi di logica, estetica, filosofia del linguaggio e storia della filosofia. “”Il nemico da combattere è in fondo sempre lo stesso: il conformismo, che uccide la fantasia”” (pag 14, introduzione)”,”FILx-023-FV”
“BENCIVENGA Ermanno”,”Una logica dei termini singolari.”,”Ermanno Bencivenga è nato a Reggio Calabria nel 1950 e si è laureato in filosofia a Milano nel 1972.”,”SCIx-224-FRR”
“BENDERSKY Joseph W.”,”Carl Schmitt teorico del Reich.”,”BENDERSKY Joseph W. insegna storia contemporanea nella Virginia Commonwealth University. “”Capax imperii nisi imperasset”” Sallustio (“”capace di governare, se non avesse governato””, I 49) Schmitt vs Kelsen. “”La resistenza verso ogni possibile violazione della tradizionale separazione tra la giurisprudenza e la sociologia era ben impersonata dalle teorie della “”pura dottrina del diritto”” di Hans Kelsen, il quale affermava che la giurisprudenza era normativismo e che l’intero sistema giuridico scaturiva da quelle norme basilari e unificanti che rappresentavano l’essenza di una costituzione. Un giurista doveva limitarsi ad analizzare e ad interpretare i vari aspetti della legge entro i ristretti limiti di queste norme basilari, e perciò non doveva lasciarsi influenzare da considerazioni di natura politica, sociologica o morale. La purezza della teoria giuridica doveva restare incontaminata da tutti quei fattori che potevano pregiudicare le idee giuridiche. Schmitt di contro sosteneva che con tali preoccupazioni nei confronti della “”obiettività scientifica””, Kelsen e gli altri normativisti finivano per ignorare completamente la realtà dei mutamenti politici e sociologici. I normativisti, sottolineava, non si sono altresì occupati del problema cruciale del caso di eccezione, che per definizione non si può vincolare a nessuna norma. Era cioè convinto che ogni filosofia del diritto che credeva di far riferimento al mondo reale – e ciò valeva in modo particolare per la Germania del periodo di Weimar – dovesse necessariamente tener conto della eccezione, così come della situazione di normalità. Il problema specifico che Schmitt aveva in mente era lo “”stato di eccezione””, vale a dire una situazione in cui l’rdine interno o la stessa esistenza dello stato erano seriamente messi in pericolo da crisi economiche o politiche””. (pag 65)”,”TEOP-270″
“BENDIX Reinhard”,”Max Weber. Un ritratto intellettuale. Con una postfazione di Günther Roth.”,”BENDIX è nato nel 1916 a Berlino. Nel 1928 è emigrato negli Stati Uniti dove ha terminato gli studi. Ha insegnato a lungo all’ Università di California Berkeley. E’ stato presidente dell’ American Sociological Association. Alcuni suoi libri sono stati tradotti in italiano: Stato nazioanle e integrazione di classe (Laterza, 1969), ‘Lavoro e autorità nell’ industria’ (Etas, 1973), ‘Re o popolo’ (Feltrinelli, 1980). Lavori pubblici imposti ai cittadini dal faraone. Lavoro forzato. Egitto come comunità domestica. “”L’ antico Egitto rappresentò probabilmente il più coerente esempio di patrimonialismo. La massa della popolazione egiziana era completamente dipendente dal controllo coordinato delle vie d’ acqua in una paese geograficamente dominato da un solo grande fiume. Questa dipendenza e la facilità dei viaggi sulle vie d’ acqua facilitò il controllo politico centralizzato del popolo. Inoltre, il lungo periodo durante il quale gli uomini erano liberi dal lavoro dei campi faceva sì che la popolazione potesse essere ampiamente utilizzata in progetti eseguiti con il lavoro forzato. Quei sudditi che non erano reclutati come lavoratori forzati erano tenuti, al pari di tutti i proprietari terrieri e gli artigiani, al pagamento di imposte che venivano loro esatte con ogni mezzo di coercizione. Sebbene sembri che gli individui possedessero certi diritti, per esempio quello di scegliere la propria occupazione, questi diritti erano aasai precari. Appena veniva loro richiesto dalla casa reale, gli individui divevano esser presenti nella località alla quale appartenevano e nella quale dovevano eseguire i loro doveri pubblici. Così l’ intero paese e il suo governo furono costituiti come ua vasta “”comunità domestica”” patriarcale del faraone, specialmente dopo che le conquiste straniere avevano distrutto le proprietà terriere delle famiglie dei notabili””. (pag 245)”,”WEBx-017″
“BENDIX Reinahrd LIPSET Seymour Martin a cura; scritti di Kingsley DAVIS e Wilbert E. MOORE Melvin M. TUMIN Wlodzimierz WESOLOWSKI Arthur L. STINCHCOMBE Reinhard BENDIX Stanislaw OSSOWSKI Henri PIRENNE Alexis de TOCQUEVILLE Jackson T. MAIN Boris BRUTZKUS Thomas C. SMITH Lloyd A. FALLERS Kurt B. MAYER Seymour Martin LIPSET Wolfram EBERHARD Glaucio Ary DILLON SOARES”,”Classe, potere, status. Teorie sulla struttura di classe.”,”Bendix insegna sociologia all’Università della California Berkeley. Lipset è professore di Government and Social Relations alla Harvard University. Contiene: – S. Ossowski: ‘Sul concetto di classe’ (pag 105-) – Henri Pirenne, ‘Le fasi della storia sociale del capitalismo’ (pag 129-) – A. Tocqueville, ‘Come la democrazia influisce sui rapporti tra padroni e servi (pag 143-) – Jackson T. Mann, ‘La struttura di classe nell’America rivoluzionaria’ (pag 149-) – Boris Brutzkus, ‘Caratteristiche storiche dello sviluppo sociale ed economico della Russia’ (pag 167-) – Thomas C. Smith, ‘La rivoluzione aristocratica in Giappone’ (pag 197-) – Glauco Ary Dillon Soares, ‘Sviluppo economico e struttura delle classi (pag 309-) [teoria della ‘burocratizzazione prematura] ‘Comunque, se lo sviluppo tecnologico e l’aumentata produttività del lavoro sembrano essere una condizione sufficiente per l’espansione relativa delle dimensioni della classe media, non sembra essere una condizione necessaria. Trattiamo qui della possibilità di burocratizzazioni «premature», le quali possono non essere basate su solidi cambiamenti strutturali dell’economia. Per esempio, alcuni paesi che hanno goduto per molti anni di una favorevole congiuntura economica basata sull’esportazione (per esempio l’Uruguay) hanno potuto sostenere una classe media abbastanza ampia. Il declino di questa congiuntura favorevole rappresenta l’inizio di seri problemi strutturali, dato che questi paesi hanno ora una classe media relativamente numerosa i cui valori ed i cui gusti per merci che non sono prodotte all’interno non possono essere soddisfatti. Se è vero che in grossi paesi una classe media relativamente estesa rappresenta un mercato per certe merci, con questo stimolandone la produzione interna, è pur vero che nei paesi con poca popolazione il mercato rappresentato dalla classe media può non essere sufficiente a stimolare forti investimenti. Un tale mercato prematuro di beni di consumo può anzi distrarre gli investimenti dalla loro mira strutturale di base (18). L’Argentina è forse un altro caso di burocratizzazione prematura con forte sviluppo della classe media. Sebbene le sue proporzioni geografiche e demografiche offrano all’Argentina prospettive industriali molto migliori di quelle dell’Uruguay, sembra che la classe media argentina sia cresciuta più rapidamente di quanto non lo consentisse lo sviluppo tecnologico ed industriale del paese. L’Argentina inoltre ebbe un’espansione educazionale ben più importante di quella dell’Uruguay. Un recente articolo comparativo sulla mobilità educazionale a Montevideo ed a Buenos Aires mostra che il 60.2% degli intervistati di Buenos Aires aveva uno status educazionale più alto di quello dei loro genitori, in confronto al 46.7% di Montevideo (19). Questo sviluppo delle possibilità educazionali non è stato seguito da un corrispondente aumento di posti di lavoro nell’industria. Come conseguenza l’Argentina, paese tradizionalmente di immigrazione, ha perso negli anni recenti attraverso l’emigrazione un numero consistente di specializzati, di tecnici e di professionisti (20). Sino a quale punto ciò possa spiegare l’inquietudine dell’Argentina è argomento di ricerca empirica. Se, da una parte, il peronismo e le agitazioni di sinistra negli ultimi anni sembrano essere il risultato dell’incapacità dell’Argentina a soddisfare le aspirazioni dei lavoratori urbani, il continuo affacciarsi di movimenti di destra, non meno radicali, può significare la reazione dei settori della classe media di fronte alla perdita di status ed all’incapacità del paese di soddisfare l’alto livello di consumi della classe media. La secolare tendenza verso la burocratizzazione non è una particolarità delle industrie manifatturiere soltanto, come i dati precedenti potrebbero aver suggerito. Le statistiche nazionali svedesi indicano che, mentre il numero dei datori di lavoro diminuì da circa 650.000 nel 1940 a circa 600.000 nel 1950, e mentre il numero dei salariati diminuì da circa 1 milione 750.000 a circa 1.660.000, quello degli impiegati crebbe da circa 600.000 a circa 840.000 nello stesso periodo (21)’] [(18) Un punto trattato anche da Galenson W., nel suo ‘Labor and Economic Development’, New York, Wiley, 1959; (19) Cfr. Iutaka S., ‘Mobilidade Social e Opportunidades Educacionas em Buenos Ayres e Montevidéu: uma Analise Comparativa’, in ‘America Latina’, 6, aprile 1963, p. 22; (20) I dati argentini mostrano una grave situazione di disoccupazione per i professionisti, come conseguenza dell’impossibilità del paese di assorbire coloro che escono dai licei e dall’università. Statistiche del 1961 mostrano che in tale anno vi erano 11.673 diplomati che lavoravano in imprese occupanti 100 o più persone. Solo nel 1960, le università argentine ebbero 7.350 laureati. Una reazione a questa situazione è stata quella dell’emigrazione. Così, dal 1950 al 1963, 774 fisici, 863 ingegneri, 191 chimici, 172 amministrativi, 76 legali, 92 architetti, 77 dentisti, 48 farmacisti, 756 maestri e professori vennero accettati come immigrati dai soli Stati Uniti. Questi dati sono ricavati da: Centro de Investigaciones Economicas, Instituto Torcuato di Tella, ‘La Prensa’ del 26.9.1963 e dal Dipartimento Statunitense di Giustizia, Immigrazione e Servizio di Naturalizzazione; (21) Dati da ‘Statistik Arsbok för Sverige’, 1955, Stockholm, Statistika Centralbiran, 1955, p. 29] [ISC Newsletter N° 80] ISCNS80TEC [Visit the ‘News’ of the website: http://www.isc-studyofcapitalism.org]”,”TEOS-264″
“BENEDETTI Giuseppe COCCOLI Donatella”,”Gramsci per la scuola. Conoscere è vivere.”,”Giuseppe Benedetti è un docente di scuola. Si occupa prevalentemente di didattica della lingua, a cui ha dedicato manuali scolastici e saggi, tra cui ‘Scritti sui banchi’ (2009, insieme a Luca Serianni). Ha tenuto corsi di aggiornamento per docenti all’Accademia dei Lincei e all’Accademia della Crusca. ‘Left’, su cui scrive di politiche scolastiche. Donatella Coccoli è una giornalista. Dal 2009 è al settimanale ‘Left’, dove si occupa, tra l’altro, di scuola, welfare, diritti. Ha curato nelle scuole corsi di scrittura giornalistica e redazione di giornali scolastici. Su questa esperienza ha scritto il libro Penne sconosciute (2005), presentato dal Clemi (Centre pour l’éducation aux médias et à l’information) all’Università La Sorbonne di Parigi. Gramsci contro i “”cattivi maestri”” presenti nella scuola “”Un’accusa tagliente contro i “”cattivi maestri”” si trova sull’Avanti! del 17 dicembre 1918. Gramsci prende spunto dallo sciopero proclamato da alcuni studenti delle scuole medie per rivendicare all’Italia tuti i porti dell’Adriatico e denuncia il “”lato obbriobrioso”” della vicenda: “”lo sciopero degli studenti medi è stato promosso ed è incoraggiato dai professori che fanno parte del comitato pro-Dalmazia, i quali non hanno esitato a introdurre nelle scuole metodi fascisti istigando gli scolari poltroni contro gli insegnanti che vogliono compiere il loro dovere””. L’azione di questi insegnanti – prosegue – è volta, attraverso la manipolazione propagandistica, a “”suscitare nuove occasioni di guerre, (…) fabbricare nuovi ‘secolari nemici’, (…) scoprire nuove ‘missioni di civiltà’ a oriente e a occidente”” (23). Gramsci denuncia l’ipocrisia e l’opportunismo di questi “”cattivi maestri””, che stravolgono il senso della scuola, mettendosi a capo di un movimento di riscossa che nasconde appena la difesa di una libertà “”pidocchiosa””, da lazzaroni (24). I “”cattivi maestri”” sfruttano la scarsa confidenza degli italiani con un’autentica libertà e una vera autonomia, con la conseguenza che “”invece della disciplina sociale, spontaneo fiore della libera riflessione sui doveri comuni, dal ribollire schiumoso delle passioni sono esalati tutti gli istinti antisociali, tutta la barbarie, tutta la ferocia, tutta la slealtà che secoli di servaggio poltico, di gesuitismo e di attività settaria avevano accumulato nell’animo degli italiani”” (23)”” (pag 188-189) note e « al posto di “” finire”,”GRAS-005-FV”
“BENEDETTI Giuseppe COCCOLI Donatella”,”Gramsci per la scuola. Conoscere è vivere.”,”Giuseppe Benedetti è un docente di scuola. Si occupa prevalentemente di didattica della lingua, a cui ha dedicato manuali scolastici e saggi, tra cui ‘Scritti sui banchi’ (2009, insieme a Luca Serianni). Ha tenuto corsi di aggiornamento per docenti all’Accademia dei Lincei e all’Accademia della Crusca. ‘Left’, su cui scrive di politiche scolastiche. Donatella Coccoli è una giornalista. Dal 2009 è al settimanale ‘Left’, dove si occupa, tra l’altro, di scuola, welfare, diritti. Ha curato nelle scuole corsi di scrittura giornalistica e redazione di giornali scolastici. Su questa esperienza ha scritto il libro Penne sconosciute (2005), presentato dal Clemi (Centre pour l’éducation aux médias et à l’information) all’Università La Sorbonne di Parigi. Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza. (Antonio Gramsci) Libro citato nel testo (pag 98): Pasquale Voza e Lea Durante (a cura di), La prosa del comunismo critico. Labriola e Gramsci, Bari, Palomar, 2006, pp. 342, € 27.00 [rec igsitalia.org] [Il sarcasmo e l’ironia di una poetica del pensiero critico; Il sintetico e insofferente alla retorica Labriola a confronto con il dialogante Gramsci. In un volume collettivo, le opere di due autori attraverso l’analisi del loro stile di scrittura Guido Liguori: Che Gramsci sia uno degli autori principali della letteratura italiana del Novecento non è affermazione nuova. La sua prosa – in particolare quella delle Lettere dal carcere – è stata oggetto di apprezzamento e di analisi da molto tempo, fin da quando la celebre raccolta di missive vinse, nel 1947, il premio Viareggio. La scrittura di Antonio Labriola, invece, ha dovuto faticare maggiormente per conquistare la considerazione degli esperti. Piace ricordare come sia stato un grande studioso marxista da non molto scomparso, Nicola Badaloni, a richiamare l’attenzione forse per primo (se si fa eccezione per il precedente illustre di Benedetto Croce) sul livello alto della prosa di Labriola. A Labriola e a Gramsci, alla loro specifica scrittura, è dedicato ora un bel volume curato da Lea Durante e Pasquale Voza, intitolato La prosa del comunismo critico. Labriola e Gramsci (Palomar, pp. 339, euro 27). Già il titolo lascia intendere quel che molti dei contributi raccolti illustrano da molteplici punti di vista: la forma della scrittura di questi due autori fa tutt’uno non solo con le modalità «dialogiche» del loro pensare, ben al di là del «passeggiare conversando», che pure a entrambi fu caro, ma col fatto stesso – come afferma Voza – che essi sono tra i marxisti che più si sono discostati da una visione meccanicistica ed economicistica del marxismo. La loro consapevolezza espressiva – nota Pasquale Guaragnella – deriva da una «acuta consapevolezza linguistica»: per un filosofo come Labriola, ad esempio, «il quale riteneva che l’ideologia e la scienza non fossero semplici “”casualità espressive””, la rappresentazione del nuovo poteva realizzarsi solo attraverso una complessa retorica». Non a caso l’ironia, l’autoironia, l’umorismo sono nella sua scrittura e nel suo modo d’essere, non meno che in quelli di Gramsci, anche se costui preferisce teorizzare il «sarcasmo». Le lettere di Labriola, nota Stefano Miccolis, curatore della nuova, raffinata edizione del Carteggio presso Bibliopolis, sono scritte con uno stile «incisivo, asciutto, essenziale, del tutto privo di svolazzi retorici». Vi è in lui – secondo Marzio Zanantoni – la piena consapevolezza che si debba dare vita a una forma nazionale nuova per «la storia materialisticamente narrata». La scrittura di Gramsci anche e ancora di più costituisce, un modello da studiare e meditare. Il Gramsci cronista a Torino innanzitutto, in quello specifico contesto culturale e politico mirabilmente reso da Angelo d’Orsi, per il quale la quotidiana fatica giornalistica del giovane sardo, «abbandonando il livello della propaganda di partito, è in primo luogo strumento di conoscenza e di analisi della realtà». Senza trascurare di innovare la comunicazione, grazie – spiega Marina Paladini Musitelli – a una scrittura ricca di metafore, con una attenzione sempre viva al significato originario delle parole: il tutto «si traduce in una vivacità lessicale rara nel panorama della scrittura contemporanea e in una interessante propensione a far giocare tra loro vecchi e nuovi significati delle parole». Per combattere le frasi fatte, i pensieri convenzionali, il senso comune ossificato. Non meno attira l’attenzione il Gramsci del carcere, anche sotto l’aspetto stilistico. Come nel ricco contributo di Lea Durante sull’epistolario. Vi è – nota Durante – una «””divisione del lavoro”” tra Lettere e Quaderni: le parole, infatti, vengono usate nelle prime in una forma estremamente fluida e movimentata», mentre alla prova dei Quaderni esse «giungono selezionate, ricalibrate… spesso arricchite di una carica semantica nuova». Riprendendo Fortini, anche Giorgio Baratta sottolinea la differenza fra le due «opere» carcerarie, distinguendo l’«identità prosastica dei Quaderni da una identità poetica, per lo meno parziale, delle Lettere». Quaderni che contengono tante forme diverse di scrittura, generi e tipologie diversissimi, tanto da poter far parlare Raul Mordenti di «opera mondo», sia pure in un’accezione particolare. Un’opera vicina a quella di tanti classici del ‘900, per l’intrinseca incompiutezza, e caratterizzata per Mordenti da un doppio movimento contraddittorio: da una parte la tensione alla totalità (del progetto), dall’altra «l’irriducibile frantumazione» della scrittura, che riflette un mondo. Completano questo bel libro su Labriola e Gramsci anche contributi più incentrati sulle loro categorie di pensiero, magari a partire da «parole-chiave», indicative di tutto un orizzonte teorico. Un’espressione su tutte: filosofia della praxis, tanto centrale nella tradizione del marxismo italiano. Sulla filosofia della praxis di Labriola e Gramsci si interrogano e danno contributi rilevanti, anche se tutt’altro che univoci, studiosi come Roberto Finelli, Fabio Frosini, Silvio Suppa. Ma interessanti sono anche le riflessioni di Bruno Brunetti e Laura Mitarotondo sulle letture gramsciane di Machiavelli, o il contributo di Raffaele Cavalluzzi su alcuni momenti della formazione di Labriola, sulla sua attenzione a certe forme della morale e alla religione, che verrà ridimensionata, ma forse non fatta del tutto tacere, nel periodo marxista]”,”GRAS-141″
“BENEDETTI Arrigo”,”Paura all’alba.”,”Arrigo Benedetti è nato a Lucca nel 1910. Esordì con il romanzo ‘La figlia del capitano’ (1938), mentre compieva la sua esperienza di giornalista nei primi rotocalchi italiani. Direttore dei settimanali “”L’Espresso”” e “”L’Europeo””, collaboratore del “”Mondo”” (oltre che della ‘Stampa’), ha contribuito soprattutto a rinnovare lo stile, a elevare la cultura e il gusto della nostra stampa periodica. Dopo ‘I misteri della città’ (1941), ‘Le donne fantastiche’ (1942) e ‘Paura all’alba’ (1945) ha pubblicato nel 1964 ‘Il Passo dei Longobardi’. Paura all’alba. A vent’anni dalla Liberazione, torna di attualità quest’opera, testimonianza diretta sulla guerra partigiana dove il dato autobiografico, il “”periodo clandestino”” dell’autore, si intreccia con la più vasta vicenda del nostro ‘Secondo Risorgimento’. Tra il fitto tessuto dei personaggi, l’andare e venire dei viandanti senza bussola, circola l’aria unica, indimenicabile dell’Italia di allora: inquieta, temporalesca eppure già elettrizzata dal presagio di un tempo nuovo. Passano i “”buoni”” e i “”cattivi””, gli aguzzini e papà Cervi, in un mondo che non occorre romanzare per scorgerv le servitù e le grandezze della condizione umana (quarta di copertina)”,”ITAR-012-FER”
“BENEDETTI Amedeo”,”Il linguaggio delle nuove Brigate Rosse. Frasario, scelte stilistiche e analisi comparativa delle rivendicazioni dei delitti d’Antona e Biagi.”,”Amedeo Benedetti, studioso toscano, si occupa di comunicazione letteraria e delle immagini, argomenti sui quali ha pubblicato libri, tenuto corsi e ricoperto incarichi istituzionali.”,”TEMx-097″
“BENEDICT Ruth”,”Il crisantemo e la spada. Modelli di cultura giapponese.”,”La BENEDICT (1887-1948) allieva di Franz BOAS, antropologa di fama mondiale, insegnò alla Columbia University. Tra i suoi libri più noti, ‘Modelli di cultura’ e ‘Race. Science and Politics’.”,”JAPx-013″
” BENEDICTOW Ole J.”,”The Black Death, 1346-1353. The Complete History.”,”Ole J. Benedictow è Professore Emerito di Storia nell’Università di Oslo. Tra gli storici citati nel testo: Jean-Noël Biraben (1928-2003) è stato uno storico della medicina e demografo francese. Ha conseguito il dottorato in medicina presso l’Università di Bordeaux nel 1954 1. Biraben ha lavorato come ricercatore presso l’Institut national d’études démographiques (INED) di Parigi, dove ha diretto il dipartimento di demografia storica 1. Ha pubblicato numerosi articoli e libri sulla demografia storica, tra cui “Les hommes face à la peste en France et dans les pays méditerranéens” 1.”,”STMED-065-FSD”
“BENEDIKTER Thomas a cura di Manuela PALERNI”,”Il dramma del Kosovo. Dall’ origine del conflitto fra serbi e albanesi agli scontri di oggi.”,”BENEDIKTER (Bolzano, 1957) dal 1992 è responsabile della sezione sudtirolese dell’ Associazione per i popoli minacciati, organizzazione internazionale per i diritti umani presente soprattutto nelle aree di lingua tedesca. Collabora con varie riviste e giornali ed è impegnato in iniziative politiche e umanitarie per una soluzione pacifica del conflitto nel Kosovo.”,”EURC-034″
“BENEDIKTER Thomas”,”Il dramma del Kosovo. Dall’origine del conflitto fra serbi e albanesi agli scontri di oggi.”,”Thomas Benedikter (Bolzano, 1957) dal 1992 è responsabile della sezione sudtirolese dell’Associazione per i popoli minacciati (Gesellschaft für bedrohte Völker), organizzazione internazionale per i diritti umani presente soprattutto nei paesi e nelle aree di lingua tedesca. Collabora con varie riviste e giornali ed è impegnato in iniziative politiche ed umanitarie per una soluzione pacifica del conflitto nel Kosovo.”,”EURC-016-FL”
“BENETTI Carlo”,”Smith. La teoria economica della società mercantile.”,”Carlo Benetti è docente nell’Università di Paris X Nanterre (1979). Carlo Benetti ha pubblicato presso le edizioni Anthropos ‘L’accumulation dans les pays capitalistes sous-développès’ nel 1974 e presso le edizioni PUG – Maspero, un saggio sulla genesi della teoria della formazione e della circolazione del valore in Marx (‘Marx et l’Economie politique’ opera collettiva, 1977) e in collaborazione, ‘Economie classique et Economie Vulgaire – Essais critiques, 1975) (f: google libri, da Carlo Benetti, Valore e ripartizione, Jaca Book) Marx e la teoria del valore di Adam Smith “”Sviluppando le indicazioni suggerite da Marx (82), si giunge allora a uno schema costruito in modo che la formazione del valore risulta compatibile con la circolazione. Questo schema rispetta dunque le esigenze della teoria del valore ricordate, cioè la concezione del valore come unità di produzione e circolazione. Ne risulta la necessità di distinguere tra mezzi di produzione in quanto merci e mezzi di produzione in quanto capitale. Un mezzo di produzione è, per ipotesi, prodotto come merce, il suo valore si esprime socialmente sul mercato, come tutte le merci. Una volta effettuato l’acquisto, entra nel processo di produzione e, dal punto di vista del valore, funziona unicamente in quanto valore d’uso (83). Lo schema costruito permette allora di associare al valore prodotto un valore d’uso composito o sociale, ottenuto mediante la combinazione lineare dei processi di produzione separati, o privati, inizialmente dati, in modo da rispettare le regole della formazione del valore (84). Possiamo concludere che la logica della formazione e circolazione del valore esclude la sua conservazione sulla base della permanenza dei mezzi di produzione materiale. In altri termini, la produzione di valore si concepisce ex nihilo. In tal modo è fondata la proposizione centrale di Smith sulla necessaria uguaglianza fra il valore e il reddito (85). Il che ci fornisce l’occasione di segnalar, senza chiarirlo, un paradosso. Marx, per primo, sottolinea che il valore è un rapporto sociale, e di conseguenza non una qualità delle cose, ma in fin dei conti mantiene una concezione fisicalista del processo di formazione del valore; Smith impernia la sua analisi sulla nozione di valore «reale» (cioè: il valore è nelle cose) e concepisce il processo di formazione del valore in termini di separazione logica tra valore e beni fisici (86). Notiamo infine che, nei termini della teoria di Smith, la categoria significativa per l’espressione del valore (come lavoro comandato) non è tanto il saggio di profitto (che, a sua volta, implica la nozione di costo e dunque di trasmissione del valore) quanto il saggio di partizione del valore formato. Questo ci introdurrebbe all’analisi delle condizioni di formazione del plus-valore e della riproduzione della forza-lavoro attraverso il processo di formazione del valore. Ma tali sviluppi ci farebbero uscire dai limiti della discussione sul pensiero di Smith”” [Carlo Benetti, ‘Smith. La teoria economica della società mercantile’, Etas Libri, Milano, 1979] [(82) Alle quali si può aggiungere la distinzione significativa proposta nel cap. 6 del primo libro del ‘Capitale’ tra la riproduzione «apparente» del capitale costante e la riproduzione «reale» della forza lavoro. Cfr. K. Marx (1970), vol. I, p. 227: (83) Il valore che esso rappresenta è ormai associato alla sua qualità di capitale. Esso è dunque unicamente reperibile su un mercato dei capitali o mercato finanziario; (84) Si ritrova dunque formalmente un «sub-sistema» del tipo proposto da P. Sraffa (1960), appendice A, il cui prodotto netto rappresenterebbe il valore formato. La differenza fondamentale nei confronti del sub-sistema si situa al livello interpretativo; (85) La critica di Marx alla posizione di Smith è stata recentemente ripresa F. Vianello (1973) che, come Marx, sembra considerare evidente la reintegrazione del capitale costante al di fuori della relazione di scambio (in tal caso, la nozione di «valore» non è niente di più che una semplice e nello stesso tempo problematica contabilità di oggetti fisici in termini di «lavoro», salariato o concreto). (…); (86) È ovvio che la nostra esposizione rappresenta una razionalizzazione di una posizione fondamentale che Smith è lungi dal mantenere sempre in modo rigoroso. Marx ha giustamente notato l’evidente oscillazione del suo pensiero, quando, dopo aver riaffermato che il valore si risolve in redditi (p. 278), Smith propone una distinzione tra reddito lordo e reddito netto che contraddice l’affermazione precedente, in quanto essa si riallaccia a una concezione del valore come differenza tra valore del prodotto (reddito lordo) e valore del capitale costante. Quest’ultima distinzione è a sua volta oscurata quando Smith dice nello stesso tempo che le spese di mantenimento del capitale fisso di un individuo o di una società, non entrano a far parte del reddito lordo o del reddito netto di entrambi» (p. 282). Tutte queste confusioni giustificano il giudizio di Marx secondo il quale, su questo punto, Smith è «del tutto disorientato» (K. Marx (1961), p. 205 e, più generalmente, il § 8 del cap. 3). Una parte di questi problemi sarà riconsiderata nel cap. 6] (pag 73-74-75) [Carlo Benetti, ‘Smith. La teoria economica della società mercantile’, Etas Libri, Milano, 1979] [bibl.: Vianello, 1973, ‘Pluslavoro e profitto nell’analisi di Marx’ in P. Sylos-Labini, a cura, ‘Prezzi relativi e distribuzione del reddito’, Boringhieri, Torino; Marx, 1961, ‘Teorie sul plusvalore’, vol. I, trad. it., G. Giorgetti, Ed. Riun.]”,”ECOT-395″
“BENGTSON Hermann”,”Introduzione alla storia antica.”,”Hermann Bengtson (1909-1989) illustre antichista, ha insegnato per molti anni a Würzburg a Tubinga e a Monaco, ed è stato membro della prestigiosa Bayerische Akademie der Wissenschaften di Monaco. É autore di numerose opere fra le quali : Die Flavier. Vespasian, Titus, Domitian, Geschichte eines römischen Kaiserhauses, Herrschergestalten des Hellenismus, Il Mulino ha pubblicato L’Antica Grecia dalle origini all’ellenismo (1989).”,”STAx-061-FL”
“BENGTSON Hermann”,”Storia Greca. Vol. I. La Grecia arcaica e classica.”,”Herman Bengtson, uno dei più noti studiosi tedeschi di storia greca e romana, ha insegnato per molti anni a Würzburg e a Tübingen; è membro della prestigiosa Bayerische Akademie der Wissenschaften di Monaco. É autore di numerose opere fra cui: Die Flavier, Vespasian-Titus-Domitian. Geschichte eines römischen kaiserhauses; Herrschergestalten des Hellenismus; Römische Geschichte, un corso di storia romana che si affianca a questo di storia greca. In traduzione italiana: Introduzione allo studio della storia antica.”,”STAx-063-FL”
“BENGTSON Hermann”,”Storia Greca. Vol. II. La Grecia ellenistica e romana.”,”Herman Bengtson, uno dei più noti studiosi tedeschi di storia greca e romana, ha insegnato per molti anni a Würzburg e a Tübingen; è membro della prestigiosa Bayerische Akademie der Wissenschaften di Monaco. É autore di numerose opere fra cui: Die Flavier, Vespasian-Titus-Domitian. Geschichte eines römischen kaiserhauses; Herrschergestalten des Hellenismus; Römische Geschichte, un corso di storia romana che si affianca a questo di storia greca. In traduzione italiana: Introduzione allo studio della storia antica.”,”STAx-064-FL”
“BENICHOU Paul”,”Morali del “”Grand Siècle””. Cultura e società nel Seicento francese.”,”BENICHOU Paul ha insegnato letteratura francese dal 1959 al 1979 nelal Harvard University, raggiungendo una notorietà internazionale grazie a questo volume cui sono seguiti ‘Le sacre de l’écrivain’ (1973), ‘Le temps des prophètes’ (1977) e ‘Les mages romantiques’ (1987).”,”FRAA-075″
“BENIGNO Francesco”,”Terrore e terrorismo. Saggio storico sulla violenza politica.”,”Francesco Benigno insegna storia moderna presso la Scuola Normale Superiore di Pisa. Con Einaudi ha pubblicato ‘La mala setta: Alle origini di mafia e camorra, 1859-1878’ (2015) Lo sterminio della popolazione civile per mezzo dei bombardamenti delle città: «una parte riconosciuta della guerra moderna»”” “”Di fronte al ripetersi degli attacchi, anche in Italia le truppe tedesche generalizzarono il sistema di rappresaglia. Ne è un esempio l’eccidio delle Fosse Ardeatine, perpetrato a Roma il 24 marzo 1944. In seguito a un attentato esplosio compiuto il giorno prima dai Gruppi di azione patriottica, formazione comunista impegnata nella resistenza antitedesca, avevano perso la vita 33 soldati del reggimento di polizia tedesca «Bozen». Per rappresaglia furono quindi uccisi 335 civili e militari italiani non coinvolti nell’attentato, ma scelti in quanto detenuti politici o ebrei, oppure anche solo carcerati per delitti comuni. Va da sé che i tedeschi consideravano i responsabili dell’attentato di via Rasella dei «terroristi». Intorno a via Rasella si aprì poi una polemica sulla responsabilità morale dell’eccidio, destinata a durare a lungo: alcuni, infatti, sostenevano che la strage fosse stata causata dalla decisione dei colpevoli dell’attacco di sottrarsi all’arresto. Il culmine di questo sistema ritorsivo contro i civili si sarebbe poi toccato con le azioni di reparti SS, fiancheggiati da combattenti della Repubblica di Salò, contro la popolazione inerme dei comuni dell’Italia centrale, in particolare fra la Versilia, le Alpi Apuane e la Lunigiana. Il fine di questi atti di sterminio – i più efferati ebbero luogo a Sant’Anna di Stazzema e a Marzabotto – era quello di fare «terra bruciata» intorno alle formazioni partigiane colpendo la popolazione di interi centri abitati, composta soprattutto da donne, anziani e bambini. Non diversamente in Francia, il 10 giugno 1944, cioè quattro giorni dopo lo sbarco in Normandia delle truppe alleate, la popolazione civile del villaggio di Oradour-sur Glane (nel Limousin) fu sterminata in modo sistematico, in quella che va considerata la più grave azione di rappresaglia avvenuta in territorio francese. In base allo stesso principio di responsabilità oggettiva, era stata nel frattempo scatenata una rappresaglia aerea di massa. In particolare, nella notte fra il 14 e il 15 novembre 1940 la città industriale di Coventry, nel centro dell’Inghilterra, fu rasa al suolo da bombardamenti della ‘Luftwaffe’ durati tutta la notte, in risposta ad alcuni raid della Raf su Monaco di Baviera. In seguito alla conquista della superiorità aerea, ottenuta nella cosiddetta «Battaglia d’Inghilterra», fu poi l’aviazione inglese a praticare ampiamente i bombardamenti strategici, soprattutto a partire dal febbraio 1942, quando divenne comandante in campo del ‘Bomber command’ il maresciallo Arthur Harris. Egli infatti fece prevalere la linea dei bombardamenti «a tappeto» sulle città tedesche, scelta che in patria suscitò una polemica sostenuta da interpellanze parlamentari. Harris provò a difendersi in una conferenza dal titolo «L’etica del bombardamento», suscitando però la reazione del cappellano militare John Collins, il quale osservò che un titolo più idoneo sarebbe stato «Il bombardamento dell’etica». La linea strategica di distruzione delle città tedesche, sancita nel gennaio 1943 dalla conferenza alleata di Casablanca, fu poi tradotta concretamente in operazioni belliche come ‘Gomorrah’, che distrusse Amburgo tra il 25 luglio e il 3 agosto successivi. Questo attacchi consistevano in un alternarsi di bombe esplosive e ordigni incendiari, con l’obiettivo primario di sterminare la popolazione civile e ottenere indirettamente la demoralizzazione e la resa delle forze belligeranti. Gli attacchi venivano indirizzati soprattutto contro il centro delle città, in aree dove, attraverso il moltiplicarsi degli incendi, si creava un effetto di accumulo di calore e di concentrazione dei roghi in grado di provodare una sorta di tempesta di fuoco. La completa distruzione di Dresda con queste stese modialità, fra il 13 e il 14 febbraio 1945, a guerra ormai vinta, rimane un tragico esempio di «terrorismo» – sterminare la popolazione civile per forzare il nemico alla resa – superato soltanto il 6 e 9 agosto dello stesso anno dalle bombe atomiche sganciate, con il medesimo intento, sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki, senza alcuna necessità militare incombente. Durante il processo di Norimberga, celebrato per giudicare i gerarchi nazisti sugli efferati crimini di guerra da loro compiuti, la questione dei bombardamenti indiscriminati sulla popolazione civile non fu neppure posta: nelle parole del procuratore americano Telford Taylor, infatti, essi andavano ormai considerati «una parte riconosciuta della guerra moderna»”” (pag 145-147)”,”TEMx-094″
“BENIGNO Francesco”,”Specchi della rivoluzione. Conflitto e indentità politica nell’Europa moderna.”,”Francesco Benigno insegna Storia moderna a Metodologia della ricerca storica presso l’Università di Teramo. E’ direttore dell’Istituto meridionale di storia e scienze sociali (Imes) e membro della redazione delle riviste ‘Meridiana’ e ‘Storica’. Si è occupato di storia politica del Seicento e di storia economico-sociale del mondo mediterraneo in età moderna. Ha pubblicato tra l’altro ‘Ministri e lotta politica nella Spagna del Seicento’, Venezia, 1992. ‘Storiografia marxista britannica’: dibattito sulla rivoluzione inglese “”Come ha recentemente ricordato Eric J. Hobsbawm, attorno alla metà degli anni trenta non esisteva una storiografia marxista in Inghilterra (4). A parte alcune opere di Marx, Engels (5) e Lenin, circolavano solo testi dei protagonisti della seconda internazionale, come il libro di Kautsky su ‘Tommaso Moro e la sua utopia’, tradotto nel 1927 o quello di Bernstein su ‘Cromwell e il comunismo’, pubblicato in inglese nel 1930 (6). La cultura egemone nel movimento operaio inglese e nel partito laburista, di cui erano espressione intellettuali come Laski o Tawney, era radicata – più che nel marxismo – nell’alveo della tradizione del socialismo cristiano di Edward Carpenter e di William Temple, del ‘new social gospel’ e della Fabian Society’. Sul finire degli anni trenta, tuttavia, vanno emergendo alcune significative modificazioni di questo panorama: mentre viene pubblicata (1938) una storia d’Inghilterra di A.L. Morton (8), considerata comunemente il primo testo di storiografia marxista britannica, Christopher Hill – che aveva compiuto un viaggio di studio a Mosca nel 1935-36 – inizia un’opera di divulgazione degli studi sovietici dedicati all’Inghilterra moderna, tra cui soprattutto le importanti ricerche agrarie di Arkhangelsky (9). In questo quadro il XVII secolo, l’epoca dell’abbattimento della monarchia e dell’instaurazione del ‘Commonwealth’, acquista un ruolo cruciale. L’interesse per il Seicento, che per le varie componenti della cultura laburista (cristiano-socialista, radicale, fabiana, ecc.) era incentrato su quella multiforme tradizione di resistenza all’uniformità religiosa della Chiesa anglicana nota come ‘nonconformity’ o ‘dissent’, costituiva invece per la cultura comunista una tensione verso la riscoperta del passato rivoluzionario inglese, emblematicamente rappresentato dall’esperienza dei ‘levellers’ (10). Il partito comunista britannico decideva così di utilizzare l’occasione del tricentenario degli eventi del 1640 per condurre un’offensiva intellettuale volta alla reinterpretazione e valorizzazione della tradizione rivoluzionaria, attraverso una serie di articoli e sopratutto mediante la pubblicazione di un agile libretto collettivo, di taglio divulgativo, interamente dedicato alla rivoluzione inglese (11). Christopher Hill, cui era affidata la parte fondamentale dell’opera, ne offriva una lettura in chiave di rivoluzione borghese, descrivendola come un duro scontro di classe in cui le nuove forze in ascesa della borghesia mercantile e industriale puntavano a scalzare il dominio della vecchia aristocrazia feudale (12). Il testo di Hill, con la sua visione di un’Inghilterra Stuart ancora feudale, che solo attraverso un mutamento rivoluzionario degli equilibri politici era riuscita a trovare la via dello sviluppo capitalistico, riecheggia talune tesi storiografiche affermatesi in Unione Sovietica durante gli anni trenta e divenute prevalenti a seguito della campagna ideologica contro le posizioni di M.N. Pokrovskij; questi, già commissario bolscevico e influente esponente del partito, aveva sostenuto l’esistenza di un lungo periodo di transizione dal feudalesimo al capitalismo caratterizzato dalla coesistenza della monarchia assoluta e di una classe di mercanti-capitalisti in ascesa, una fase perciò definita come «dittatura del capitalismo mercantile» (13). Queste tesi, che facevano derivare l’emergere del capitalismo direttamente dallo sviluppo delle forze produttive, erano state accusate, in occasione del XVII congresso del Pcus – di riduzionismo economicista e in sostanza di sottovalutazione del ruolo attivo della lotta di classe come agente della trasformazione. Per lungo tempo, tuttavia, esse avevano avuto legittimità, influenzando – soprattutto attraverso la ‘Great Soviet Encyclopedia’ – l’orientamento della cultura marxista britannica, propensa per altro ad individuare, anche sulla base di taluni passi di Marx ed Engels – nell’Inghilterra del Cinque-Seicento un paese precocemente capitalistico. Queste posizioni venivano espresse con forza in una recensione critica del testo di Hill pubblicata su «Labour Monthly»; l’anonimo autore, che in realtà era Jürgen Kuczynski (14), obietta che l’Inghilterra di Elisabetta, lungi dall’essere un paese ancora feudale, era già giunta a uno stadio avanzato di sviluppo capitalistico, grazie anche a uno monarchia che aveva da tempo assunto una fisionomia borghese. La rivoluzione va di conseguenza interpretata come una risposta al tentativo di ‘revanche’ di un’aristocrazia già battuta e che aveva trascinato dalla sua parte il debole Carlo I. In difesa delle tesi di Hill intervenivano allora Douglas Garman, Dona Torr e Maurice Dobb, tutti con varie sfumature preoccupati che l’impostazione di Kuczynski potesse legittimare, più o meno implicitamente, posizioni riformiste (15). Dobb, tuttavia, si mostra sensibile almeno a un punto del ragionamento di Kuczynski, ribadito da questi con qualche modificazione in un ulteriore intervento (16), un punto sintetizzabile in un interrogativo: come può la rivoluzione borghese di metà Seicento ‘precedere’ di oltre un secolo e mezzo l’avvento del modo di produzione capitalistico fissato canonicamente nel tardo Settecento? Dobb considera tuttavia inaccettabile una visione dello sviluppo capitalistico inglese nei termini di capitalismo mercantile e propone di rintracciarne viceversa le radici nel tardo Quattrocento, epoca di inizio della graduale trasformazione della produzione artigianale nella manifattura capitalistica, nonché di importanti modificazioni strutturali dell’agricoltura inglese”” (pag 65-68) [Francesco Benigno, ‘Specchi della rivoluzione. Conflitto e indentità politica nell’Europa moderna’, Donzelli editore, Roma, 1999]”,”STOx-051-FMB”
“BENINCASA Gianpaolo”,”Einstein e il sasso. L’impossibile e la scienza.”,”Gianpaolo Benincasa è nato a Palermo nel 1940 dove si è laureato in Ingegneria Nucleare. Dopo aver svolto attività di ricerca presso l’Università di Palermo, nel 1967 è entrato a far parte del CERN di Ginevra dove svolge tuttora la sua ttività. Ha progettato e partecipato alla realizzazione di complessi sistemi di controllo e di sicurezza per alcuni dei più grandi acceleratori di particelle del mondo. É autore di molte pubblicazioni apparse su riviste scientifiche.”,”SCIx-159-FL”
“BENINI Rodolfo, Prof.”,”Principi di statistica metodologica.”,”Metodo induttivo. “”Dal seguito dell’ opera apparirà più chiaro ai lettori, se la Statistica possa considerarsi come un metodo sui generis distinto dall’ induttivo e dal deduttivo o invece si riduca ad uno svolgimento particolare di uno dei due. Qui ci limiteremo a dire che le proposizioni sue sono vere in generale, come media dei casi osservati, ma possono non essere vere nei singoli casi particolari. (…) la Statistica, già al suo primo aspetto, ci si presenta non come un metodo diverso dall’ induttivo e da deduttivo, ma come uno svolgimento particolare dell’ uno e dell’ altro, anzi soprattutto del primo. La qual cosa abbiamo voluto che risaltasse nella definizione, ove appunto si è qualificata la Statistica come una forma di induzione, senza aggiungere: e di deduzione (…)””. (pag 31-32)”,”SCIx-208″
“BENINI Aroldo MASINI Pier Carlo a cura; saggi di Arturo COLOMBO Salvatore CANDIDO Giuseppe TRAMAROLLO Lucio CEVA Mino MILANI Paolo MORETTI Giuseppe ANCESCHI Giorgio MIRANDOLA Aroldo BENINI Giuseppe ARMANI Marc VUILLEUMIER Pier Carlo MASINI Marco NOZZA Aldo A. MOLA Miklos KUN Roberto GALATI Silvia ALBERTI DE MAZZERI Giovanna ANGELINI Virginio Paolo GASTALDI Letterio BRIGUGLIO Denis MACK SMITH”,”Garibaldi cento anni dopo. Atti del Convegno di studi garibaldini, Bergamo, 5-7 marzo 1982.”,”saggi di Arturo COLOMBO Salvatore CANDIDO Giuseppe TRAMAROLLO Lucio CEVA Mino MILANI Paolo MORETTI Giuseppe ANCESCHI Giorgio MIRANDOLA Aroldo BENINI Giuseppe ARMANI Marc VUILLEUMIER Pier Carlo MASINI Marco NOZZA Aldo A. MOLA Miklos KUN Roberto GALATI Silvia ALBERTI DE MAZZERI Giovanna ANGELINI Virginio Paolo GASTALDI Letterio BRIGUGLIO Denis MACK SMITH Penultimo capitolo: ‘Garibaldi e il socialismo’ di Letterio Briguglio (pag 366-380)”,”BIOx-212″
“BENITEZ-QUILES José”,”Diario de un soldado en el frente.”,”””El gobierno de la Republica fue obligado a evacuar a los internacionales. Franco ya habia sido reconoscido par la “”perfida Albion””. Las tropas moras, italianas y alemanas sumaban miles de soldatos y mandos bien pertrechados. La Republica fue sacrificada, como lo fueron Checoslovaquia y Austria”” (pag 106) “”Il governo della Repubblica fu costretto a evacuare gli internazionalisti. Franco era già stato riconosciuto dalla “”perfida Albione””. Le truppe moresche, italiane e tedesche contavano migliaia di soldati e comandanti ben equipaggiati. La Repubblica fu sacrificata, così come la Cecoslovacchia e l’Austria.”” (pag 106) “”Por la libertad así como por la honra, se puede aventurar la vida”” (M. de Cervantes) (in apertura) “”Per la libertà così come per l’onore, “”Puoi rischiare la vita”” (Signor Cervantes) in Diario de un soldado en el frente.”,”MSPG-032-FSD”
“BENJAMIN Walter”,”Uomini tedeschi. Una serie di lettere. Con un saggio di Theodor W. Adorno.”,”””Dell’ onore senza gloria Della grandezza senza splendore Della dignità senza mercede”” (in apertura) “”Dell’ onore senza gloria Della grandezza senza splendore Della dignità senza mercede”” (in apertura) “”3 gennaio 1832. Alla Sua pregiatissima lettera, mio carissimo, devo rispondere con tutta sincerità come la scomparsa prematura del Suo ottimo padre sia per me una grave perdita personale. Troppo portato io sono a immaginare in piena attività quegli uomini valenti che al contempo si sforzano di accrescere le loro conoscenze e ampliare le loro vedute. Quando fra amici lontani il silenzio comincia a insinuarsi fino a divenire totale, e da questo, senza ragione e necessità, nasce un dissapore, siamo purtroppo costretti a scoprire in ciò qualche cosa di maldestro, che può rivelarsi anche in nature buone e ben disposte, e che noi dovremmo studiarci di superare ed eliminare, come altri errori, con la consapevolezza. Nella mia vita mossa e incalzante mi sono reso colpevole piuttosto spesso di una simile negligenza e anche nel presente caso non voglio respingere del tutto da me questo rimprovero. Posso tuttavia assicurare che all’uomo troppo presto scomparso non ho mai lesinato né simpatia d’amico, né interesse e ammirazione di studioso, tanto che sovente pensavo d’interpellarlo su qualcosa d’importante, così che poi sarebbero stati scacciati, una volta per sempre, tutti i cattivi spiriti della sfiducia. Ma la vita che passa davanti rumoreggiando, fra altre stranezze, ha anche questa, che noi, così impegnati in attività, così avidi di godimento, raramente sappiamo apprezzare e trattenere i particolari che l’attimo ci offre. E così nell’estrema età ci rimane ancora il dovere di riconoscere l’umano, che mai ci abbandona, almeno nelle sue peculiarità, e di consolarci, attraverso la riflessione, di quelle mancanze che non possiamo del tutto evitare di imputarci. Raccomandandomi alla benevola simpatia Sua e dei suoi cari, il devotissimo, J.W. v. Goethe.”” (lettera di risposta a quella di Moritz Seebeck in cui gli annunciava la morte del padre)”,”GERx-112″
“BENJAMIN Walter”,”Avanguardia e rivoluzione. Saggi sulla letteratura.”,”Germania: paese in cui non si può nominare il proletariato (pag 184-188) ‘Non tutti gli spettatori hanno visto chiaramente ciò che si impone al ‘lettore’ come tesi decisiva di tutti questi drammi. Si può formularla con una frase del profetico ‘Processo’ di Kafka: «Si fa della menzogna l’ordine del mondo». Ognuno di questi atti brevi dimostra la stessa cosa: come il dominio del terrore, che si pavoneggia davanti ai popoli col nome di Terzo Reich, asservisca ineluttabilmente tutti i rapporti interumani alla menzogna. Menzogna è la deposizione sotto giuramento davanti al tribunale (‘La ricerca del diritto’), menzogna è la scienza che insegna norme che non è consentito applicare (‘La malattia professionale’); menzogna è ciò che è attribuito alla pubblica collettività (‘Referendum’), e ancora menzogna è ciò che è sussurrato nelle orecchie del morente (‘Il discorso della montagna’). È menzogna inculcata con la pressa idraulica quello che hanno da dirsi due sposi negli ultimi minuti della loro convivenza (‘La moglie ebrea’); menzogna è la maschera che si mette la stessa compassione, quando osa ancora dare un segno di vita (‘Al servizio del popolo’). Siamo nel paese in cui non può essere fatto il nome del proletariato. Brecht mostra che in questo paese le cose sono messe in modo che perfino il contadino non può più dar da mangiare alle proprie bestie senza mettere in gioco la «sicurezza dello stato» (‘Il contadino dà da mangiare alla scrofa’). La verità che un giorno dovrà distruggere, come un fuoco purificatore, questo stato e il suo ordine, per ora è solo una debole scintilla. Lo alimenta l’ironia del lavoratore, che davanti al microfono smentisce le parole che il presentatore gli mette in bocca; protegge questa scintilla il silenzio di quelli che non possono incontrare senza la massima cautela il compagno che è passato attraverso il martirio; e il testo del volantino per il ‘Referendum’, che è semplicemente un «No», non è altro che questa stessa piccola, debole scintilla. C’è da sperare che l’opera sia presto pubblicata in forma di libro. Essa costituisce un intero repertorio per il teatro. Il lettore riceve un dramma nel senso in cui lo hanno realizzato ‘Gli ultimi giorni dell’umanità’ di Kraus. Forse a questo dramma è dato soltanto di accogliere in sé l’ancora incandescente attualità in modo che essa pervenga ai posteri come una bronzea testimonianza’ (pag 187-188) La satira e Marx (pag 197-198)”,”TEOS-329″
“BENJAMIN Walter, a cura di Gianfranco BONOLA e Michele RANCHETTI”,”Sul concetto di storia.”,”Walter Benjamin (1892-1940) intellettuale ebreo berlinese, critico letterario, filosofo e militante comunista pag 79 pag 97-98 Rapporto tra rivoluzione, corso normale degli eventi e memoria del passato Metodo e caratteristiche di una storia dal punto di vista materialistico (pag 151-155) Il vedere in modo puro il passato (pag 162) (Marx Engels) (pag 173-174) (pag 181-182) (pag 192-193) (pag 200) (pag 276) (pag 327)”,”STOx-338″
“BENJAMIN Walter, a cura di Carlo SALZANI”,”Capitalismo come religione.”,”Michel Lowy sostiene che Benjamin avrebbe preso il titolo ‘Capitalismo come religione’ dal libro di Ernst Bloch ‘Thomas Münzer, teologo della rivoluzione’ (pag 6) Il frammento di Benjamin prende le mosse dalla celebre tesi esposta da Max Weber in due ponderosi saggi del 1904 e 1905, riuniti poi sotto il titolo ‘L’etica protestante e lo spirito del capitalismo’. L’enfasi sul lavoro come valore in sé riconducibile all’etica della religione protestante, in particolare del calvinismo. Il capititalismo rappresenta dunque per Max Weber una secolarizzazione della etica protestante (pag 9) L’aspetto più interessante del frammento è comunque l’individuazione di una specifica struttura del capitalismo come religione, sulla quale è possibile fare considerazioni ben precise (pag 11) Walter Benjamin (1892-1940) è considerato uno dei massimi filosofi del Novecento. Nietzsche, Marx e Max Weber (pag 21-23) “”Benjamin non è però stato il primo a giocare sull’ambiguità del termine ‘Schuld’ (colpa, debito…, ndr). Nella seconda dissertazione della ‘Genealogia della morale’ (1887), intitolata “”Colpa’, ‘Cattiva coscienza’ e simili””, già Nietzsche afferma che il “”basilare concetto morale di ‘colpa’ (Schuld) ha preso origine dal concetto molto materiale di ‘debito’ (Schulden) (33) e riconduce genealogicamente l’origine dei concetti morali di colpa, coscienza e dovere alla sfera del diritto delle obbligazioni. È “”il rapporto contrattuale tra ‘creditore e debitore’, che è tanto antico quanto l’esistenza di ‘soggetti di diritto'””, che sta alla base della costruzione normativa dell’etica occidentale, “”e rimanda ancora una volta, dal canto suo, alle forme fondamentali della compera, della vendita, dello scambio, del commercio”” (34). Il senso di colpa sarebbe quindi la condizione di chi si sente in debito. Inoltre, Nietzsche mette in relazione la grandezza del concetto di dio e della divinità con il “”senso di debito (Schulden)”” nei confronti della divinità, al punto che “”l’avvento del Dio cristiano, in quanto massimo dio che sia stato fino ad oggi raggiunto, ha portato perciò in evidenza, sulla terra, anche il ‘maximum’ del senso di colpa/debito (Schuldgefühl)”” (35). Ma già vent’nni prima Marx aveva dedicato un intero capitolo del primo libro del ‘Capitale’ (1867) – il ventiquattresimo e penultimo capitolo sulla “”cosiddetta accumulazione originaria””, che alcuni definiscono appropriatamente ‘Schuldkapitel’ (36) – alla centralità del concetto di ‘Schuld/Schulden’ nel capitalismo, giocando anch’egli sull’ambiguità del termine. Ciò che rende il denaro “”capitale””, cioè denaro che utilizza se stesso e si moltiplica, è per Marx il “”debito pubblico””: «Il debito pubblico (…) imprime il suo marchio nell’era capitalistica. L’unica parte della cosiddetta ricchezza nazionale che passi effettivamente in possesso collettivo dei popoli moderni è … il loro debito pubblico. Di qui, con piena coerenza, viene la dottrina moderna che un popolo diventa tanto più ricco quanto più a fondo s’indebita (sich verschuldet). Il credito pubblico diventa il ‘credo’ del capitale. E col sorgere dell’indebitamento dello Stato (Staatsverschuldung), al peccato contro lo spirito santo, che è quello che non trova perdono, subentra il mancar di fede al debito pubblico (Staatsschuld) (37)». Come nota Hamacher, con questa metamorfosi strutturale dal credito secolare-economico a credo sacramentale Marx fornisce la diagnosi della trasformazione del capitalismo in fenomeno religioso (38). Inoltre, come Nietzsche, e anticipando in un certo senso Max Weber, Marx mette il Dio cristiano al centro di questa trasformazione: “”Il ‘cristianesimo’, col suo culto dell’uomo astratto, e in ispecie nel suo svolgimento borghese, nel protestantesimo, deismo, ecc:, è la ‘forma di religione’ più corrispondente”” a una società di produttori di merci (39). È ipotizzabile che Benjamin conoscesse queste due fonti, almeno di seconda mano (40). E tuttavia proprio Nietzsche e Marx, con l’aggiunta di Freud, sono bollati nel frammento banjaminiano come “”gran sacerdoti”” del culto capitalista”” (pag 21-23) [Walter Benjamin, ‘Capitalismo come religione’, Il Melangolo, Genova, 2018] [(33) F. Nietzsche, Genealogia della morale, a cura di Giorgio Colli e Mazzino Montinari, Mondadori, Milano, 1988 pag. 46; (34) Ibid. p. 47: (35) Ibid. p. 73; (36) Hamacher, “”Schuldgeschichte””, cit., Stimilli, ‘Il debito del vivente’, cit., pag 219; (379 K. Marx, Il Capitale. Critica dell’economia politica, trad.it, a cura di Delio Cantimori, Ed. Riun., Roma, 1989, vol 1., p. 817; (38) Hamacher, “”Schuldgeschichte””, cit., Stimilli, ‘Il debito del vivente’, cit., pag 97. Hamacher mette poi in relazione questo passo con un passo del capitolo “”La formula generale del capitale”” sul concetto di valore: (…); (39) Marx, Il Capitale, cit., vol 1, p. 111. A questa genealogia della colpa/debito va aggiunto Adam Müller (1779-1829), scrittore romantico cattolico e conservatore, che Benjamininclude nella lista bibliografica del frammento. (…); (40) Sul ‘milieu’ culturale in cui si muoveva Benjamin in questi anni si veda il saggio di Steiner già citato: “”Der wahre Politker””. A proposito del passo di Marx dal capitolo sulla “”cosiddetta accumulazione originaria””, sempre Steiner (“”Kapitalismus als Religion: Anmerkingen zu einem Fragment Walter Benjamin””, cit., p. 161) nota che Benjamin poterebbe aver letto riferimenti ad esso nelle ‘Riflessioni sulla violenza’ di Georges Sorel, che analizza brevemente questo capitolo – anche se non cita esplicitamente questo passo – nelle paginesubito precedenti a quelle che Benjamin cita in “”Capitalismo come religione””. Cfr. G. Sorel, ‘Riflessioni sulla violenza’, trad.it. Maria Grazia Meriggi, Bur, Milano, 1997, pp. 213 seg.]”,”TEOP-573″
“BENJAMIN Walter”,”Über den Begriff der Geschichte. Sul concetto di storia (1940, pubblicato postumo nel 1950).”,”Articolare storicamente il passato “”L’origine è la meta”” (Karl Kraus, Parole in versi, I)”,”STOx-025-FGB”
“BENJAMIN Walter, a cura di Attilio FORTINI”,”Parigi, capitale del XIX secolo.”,”””La storia è come Giano, ha due facce: chi osservi il passato o il presente, vede le stesse cose”” (Maxime Du Camp, Paris, VI, p. 415) (in apertura) Haussmann si è dato lui stesso l’appellativo di “”artista demolitore”” “”Non c’è da stupirsi se l’interesse della massa, la prima volta che si mostra, possa superare di gran lunga l’idea o la rappresentazione che se ne possedeva dei suoi limiti effettivi”” (Marx Engels, La Sainte-Famille) (pag 15) “”I trucchi sottili nel rappresentare gli oggetti inanimati sono ciò che Marx chiamerà “”i capricci teologici’ della merce”” (pag 20) “”L’attività di Haussmann appartiene all’imperialismo napoleonico favorente il capitalismo finanziario. A Parigi la speculazione si trova al suo apogeo. Gli espropri di Haussmann ingenerano la speculazione rasentando la truffa. Le sentenze della Corte di cassazione, promosse dall’opposizione borghese e orleanista, aumentano i rischi finanziari della haussmannizzazione. Haussmann cerca d’offrire un solido sostegno alla sua dittatura mettendo Parigi in uno stato di regime speciale. Nel 1864 dona sfogo alla sua sovversione per le popolazioni instabili delle grandi città in un discorso alla Camera. A causa delle sue imprese queste popolazioni andranno però ad ingrossarsi costantemente. L’aumento dei canoni di locazione conduce i proletari nei sobborghi. In questa maniera i quartieri di Parigi perdono la loro fisionomia. La “”cintura rossa”” si costituisce. Haussmann si è dato lui stesso l’appellativo di “”artista demolitore””. Possedeva una vera e propria vocazione per l’opera che aveva intrapreso; lo sottolineò chiaramente nelle sue memorie. I mercati centrali appaiono la realizzazione meglio riuscita di Haussmann, e si può riconoscere in ciò un sintomo assai interessante. Si diceva che dopo il passaggio di Haussmann nel centro storico della città fosse rimasto solo una chiesa, un ospedale, un edificio pubblico e una caserma. Hugo e Mérimée fanno comprendere quanto le trasformazioni di Haussmann siano apparse ai parigini come un vero e proprio monumento del dispotismo napoleonico. Gli abitanti della città non si sentono più a casa loro, e iniziano così a divenire coscienti del carattere disumano della grande città. L’opera monumentale di Maxime Du Camp, ‘Paris’, deve la sua esistenza a questa consapevolezza. Le acque-forti di Meryon (verso il 1850) prendono la maschera mortuaria della vecchia Parigi. Il vero obiettivo dell’opera di Haussmann era quello d’offrire un’assicurazione contro l’eventualità di una guerra civile. Voleva rendere impossibile per sempre la costruzione di barricate nelle strade di Parigi. Perseguendo il medesimo obiettivo Luigi Filippo aveva già introdotto la pavimentazione stradale in legno. Tuttavia le barricate avevano svolto un ruolo importante nella Rivoluzione di febbraio. Engels si occupò dei problemi tattici nei combattimenti sulle barricate. Haussmann mira a prevenirli in due modi. La larghezza delle strade per renderne l’erezione impossibile, e la realizzazione di nuove strade ritte per permettere il passaggio veloce dalle caserme ai quartieri popolari. I contemporanei hanno battezzato la sua impresa: “”abbellimento strategico”””” (pag 40); “”La barricata è stata resuscitata dalla Comune. Più forte e meglio concepita di prima. Ora occlude i grandi ‘boulevards’ e sovente s’innalza sino all’altezza dei primi piani, celando le trincee che la costituiscono. Allo stesso modo in cui il Manifesto Comunista’ conclude l’epoca dei cospiratori di professione, così la Comune dissolve la fantasmagoria che governa le prime aspirazioni proletarie. Tramite essa l’illusione che il compito della rivoluzione proletaria fosse di giungere al compimento dell’opera del 1780 in stretta collaborazione con la borghesia, si dilegua. Questa chimera aveva segnato il periodo 1831-1871, ossia a partire dai disordini di Lione fino alla Comune. La borghesia non ha mai condiviso quest’errore. La sua lotta contro i diritti sociali del proletariato è vecchia quanto la grande rivoluzione. Essa coincide con il movimento filantropico che la occulta, e che ha avuto il suo pieno sviluppo con Napoleone III. All’epoca del suo governo nacque la monumentale opera di questo movimento: il libro di Le Play, ‘Operai Europei’. Vicino alla posizione d’apertura della filantropia, la borghesia ha sempre assunto una posizione ambigua nel confronti della lotta di classe. Già nel 1831 riconosce nel ‘Giornale dei dibattiti’: “”Ogni impresario vive nella sua fabbrica come i proprietari delle piantagioni stanno assieme ai loro schiavi””. Se è stato fatale per i vecchi moti dei lavoratori che nessuna teoria rivoluzionaria sia stata in grado di mostrargli il cammino, d’altra parte questa è apparsa anche la condizione necessaria per donare a quelle teorie la forza e l’entusiasmo di perseguire energicamente la realizzazione di un nuovo tipo di società. Quest’entusiasmo che culminò nella Comune guadagnò qualche volta alla causa dei lavoratori i migliori elementi della borghesia, mentre dall’altra portò gli operai a rimanere soggiogati dai suoi peggiori elementi. Rimbaud e Courbet si schiararono con la Comune. L’incendio di Parigi è il degno coronamento dei lavori di distruzione del barone Haussmann”” (pag 44-45); “”Non c’è da stupirsi se l’interesse della massa, la prima volta che si mostra, possa superare di gran lunga l’idea o la rappresentazione che se ne possedeva dei suoi limiti effettivi”” (Marx Engels, La Sainte-Famille) (pag 15) “”I trucchi sottili nel rappresentare gli oggetti inanimati sono ciò che Marx chiamerà “”i capricci teologici’ della merce”” (pag 20) [Walter Benjamin, ‘Parigi, capitale del XIX secolo’, Edizioni Temperino Rosso, Brescia, 2014]”,”MFRx-395″
“BEN-JELLOUN Tahar”,”La rivoluzione dei gelsomini. Il risveglio della dignità araba.”,” Ben Jelloun è nato a Fès in Marocco nel 1944 e vive a Parigi. E’ autore di molte opere (v. risvolto di 4° cop). Le Machrek (ou Machreq, Mashreq) désigne l’Orient arabe, dont les limites géographiques varient considérablement selon les sources, les sensibilités ou les théories. Le Machrek peut d’abord être défini par rapport au Maghreb. Machreq signifie en effet Levant, par opposition à Maghreb qui veut dire Couchant. Le Maghreb désigne aujourd’hui un ensemble septentrional de l’Afrique, qui correspond aussi à la partie occidentale du monde arabe, entre le Maroc (dont le nom arabe a longtemps été Al Maghrib Al Aqsa, ou le couchant extrême, désormais abrégé en Al Maghrib) et la Tripolitaine (en Libye), en passant par l’Algérie et la Tunisie, voire par la Mauritanie. Quand la péninsule ibérique était sous souveraineté musulmane, elle était aussi incluse dans l’appellation Maghreb, de même que Malte et la Sicile. Dans son acception étroite et géographique, le Machrek ne comprend que les territoires des États qui n’appartiennent ni au Maghreb, ni à la péninsule Arabique, c’est-à-dire l’Irak, la Syrie, le Liban, la Jordanie, Israël, la Palestine et le Koweït. Dans son acception culturelle, l’État d’Israël en est fréquemment exclu. La présence de l’Égypte dans cet ensemble, voire du nord du Soudan, font aussi débat. Dans son acception géographique la plus large, le Machrek regroupe l’ensemble des États arabes hors Maghreb, y compris donc les États de la péninsule, avec là encore une incertitude sur l’appartenance ou non à cet ensemble de la Libye”,”VIOx-163″
“BEN-JELLOUN Tahar”,”Il razzismo spiegato a mia figlia.”,”Tahar Ben Jelloun è nato a Fès (Marocco) nel 1944. Vive a Parigi ed è padre di quattro figli, dei quali Merièm è la più grande. Poeta, romanziere e giornalista, è noto in Italia per i suoi romanzi. “”La parola ghetto è il nome di un’isoletta di fronte a Venezia, in Italia. Nel 1516, gli ebreidi Venezia furono riuniti su quell’isola, separati dalle altre comunità. Il ghetto è una forma di prigione. In ogni caso è una discriminazione”” (pag 21)”,”CONx-177″
“BEN-JELLOUN Tahar”,”Il razzismo spiegato a mia figlia.”,”Tahar Ben Jelloun è nato a Fès (Marocco) nel 1944. Vive a Parigi ed è padre di quattro figli, dei quali Merièm è la più grande. Poeta, romanziere e giornalista, è noto in Italia per i suoi romanzi. “”La parola ghetto è il nome di un’isoletta di fronte a Venezia, in Italia. Nel 1516, gli ebreidi Venezia furono riuniti su quell’isola, separati dalle altre comunità. Il ghetto è una forma di prigione. In ogni caso è una discriminazione”” (pag 21)”,”CONx-002-FV”
“BENNA Alessandro COMPAGNINO Lucia”,”30 giugno 1960. La rivolta di Genova nelle parole di chi c’era.”,”Interviste di Giordano BRUSCHI Siro MORETTINI Wjlma BADALINI Renato DROVANDI Fulvio CEROFOLINI Paride BATINI Attilio SARTORI Francesca BUSSO Enrico BELTRAMETTI Nunzio LOPS Eraldo OLIVARI Giusy GIANI Ermanno BAFFICO Giorgio BERGAMI Giovanni AGOSTI Giambattista LAZAGNA Enrica BASEVI Vittorio FASCIOLO Giulio MANUZIO. “”Il Presidente dell’ ANPI Giorgio Gimelli per l’ occasione invita i “”suoi”” partigiani a scendere tutti in piazza, raccomandando di farlo a mani vuote””. (pag 21) “”A quel punto Giorgio Gimelli prende contatto in questura con Angelo Costa, un funzionario di polizia, ex-partigiano della divisione Mingo. Insieme a Oscar Barillari, ex-commissario politico sempre della Mingo ed alcuni comandanti partigiani, si incontrano nei pressi della rotonda di via Corsica e giungono a un accordo: l’ ANPI scenderà in mezzo ai tumulti e inviterà tutti alla calma, in cambio la polizia si ritirerà senza effettuare arresti””. (pag 25) “”Per i fatti di Genova gli imputati saranno 43: 36 a piede libero, 7 detenuti””. (pag 32) “”Il 20 luglio 1962 la storica arringa di chiusura del difensore d’ eccezione degli antifascisti, il Senatore Umberto Terracini, non sarà sufficiente ad evitare che ben 41 di loro vengano condannati a pene gravissime che vanno fino ai 4 anni e 5 mesi di reclusione. Ci sarà anche un caso eclatante: Giuseppe Moglia, condannato ad un mese e 15 giorni di reclusione, al momento della sentenza è già stato due anni in prigione””. (pag 32) “”E ci fu il comizio di Pertini…”” (pag 120)”,”PCIx-133″
“BENNASSAR Bartolomé”,”Franco.”,”BENNASSAR è uno specialista eminente del mondo mediterraneo dei secoli XV e XVI. Ottimo conoscitore della Spagna ha pubblicato: -L’Homme espagnol. Attitudes et mentalités du XVI au XIX siecle -L’Inquisition espagnole XV-XIX siecles -Histoire des Espagnols -Les Chretiens d’Allah. 1989 -1492. Un monde nouveau? 1991″,”SPAx-013″
“BENNASSAR Bartolomé; collaborazione di Catherine BRAULT-NOBLE Jean-Pierre DEDIEU Claire GUILHEM Marie-José MARC Dominique PEYRE”,”Storia dell’ inquisizione spagnola. L’ influenza sulla scena mondiale dell’ inquisizione spagnola sui costumi politici, religiosi e sessuali dal XV al XIX secolo.”,”Collaborazione di Catherine BRAULT-NOBLE, Jean-Pierre DEDIEU, Claire GUILHEM, Marie-José MARC, Dominique PEYRE. BENNASSAR e i suoi discepoli e collaboratori sono fautori di una nuova linea di ricerca, detta della storia ‘quantitativa’ o ‘seriale’, che ha per oggetto la raccolta, misurazione e analisi di un vasto materiale documentario. Hanno potuto stabilire, per esempio, la curva delle attività inquisitoriali dal loro inizio alla metà del XV secolo fio alla graduale scomparsa nel XVIII secolo. Una scoperta sensazionale a cui sono giunti gli autori è che la maggioranza degli inquisiti non erano conversos (cioè ebrei e musulmani convertiti), o zingari o eretici o streghe e stregoni) ma ‘vecchi cristiani’. Da qui la tesi che l’ Inquisizione, tranne forse nel primissimo periodo, non fu solo un’ istituzione avente come obiettivo la difesa della religione e della Chiesa ma uno strumento in mano alla monarchia spagnola, un sistema di controllo sociale. Secondo BENNASSAR la maggior parte dei giudici non erano iniqui e colpevolisti ma relativamente preparati e garantisti. Tesi: due tipi di inquisizione: contro gli errori dogmatici e contro i costumi BENNASSAR è nato a Nimes nel 1929. Professore di storia all’Univ di Toulouse-le-Mirail, è uno specialista della storia spagnola dell’ età moderna. Tra le sue numerose ricerche sono state pubblicate in Italia: -Il secolo d’ oro spagnolo (RIZZOLI, 1985) -I cristiani d’ Allah (con Lucille BENNASSAR) (RIZZOLI, 1991)”,”RELC-067″
“BENNASSAR Bartolomé VINCENT Bernard”,”Les temps de l’ Espagne. XVIe-XVIIe siecle. Les siecles d’or.”,”BENNASSAR Bartolomé è un eminente specialista del mondo mediterraneo dal XVI al XVII secolo. Ottimo conoscitore della Spagna ha scritto varie opere tra cui ‘L’ homme espagnol’ e ‘Histoire des Espagnols’. VINCENT Bernard è D di studi all’ EHESS in cui insegna storia della Spagna moderna. E’ autore di ‘1492, l’ année admiraibile’.”,”SPAx-021″
“BENNASSAR Bartolomé”,”La América española y la América portuguesa (siglos XVI-XVIII).”,”””Le attività dei francescani sono conosciute grazie alla recente tesi di Georges Baudot (Utopia e Storia in Messico, Ed. Privat, Toulouse, 1977). (pag 168) “”I francescani del secolo XVI pubblicarono non meno di 80 opere dedicate alle lingue indigene, e già nel 1547 frate Andrés de Olmos, uno dei dodici, fece una grammatica in nahuatl (1).”” (pag 169) Contiene il capitolo: L’ inquisizione in America (pag 180)”,”AMLx-051″
“BENNASSAR Bartolomé”,”La guerre d’ Espagne et ses lendemains.”,”BENNASSAR Bartolomé è specialista del mondo mediterraneo dei secoli XVI e XVII. Ha pubblicato una biografia di Franco (Perrin) e una Histoire des Espagnols (Perrin). “”La Spagna franchista beneficia, da parte sua, dell’ impegno di militanti fascisti o tradizionalisti a titolo individuale. I volontari più numerosi furono i portoghesi: varie migliaia tra di loro, i Viriatos, combatterono nella Legione straniera, e subirono pesanti perdite. Qualche centinaia di francesi di destra, circa 250 secondo Georges Oudart, uno di loro, si impegnarono nei ‘requetes’, come i Camelots du Roi del barone de la Guillonière, che si fece uccidere in Biscaglia, e altri nella legione sotto gli ordini del colonnello Courcier. Il colonnello Bonneville de Marsagny si arruolò pure lui nella Legione in compagnia di qualche decina di russi bianchi, tra cui il colonnello Boltin e il captiano Rachewski. Un battaglione di 600 irlandesi, comandato dal colonnello O’Duffy, si battè nel campo nazionalista, come qualche britannico, come i capitani Nangle e Franck, e il luogotenente irlandese Noel Fitzpatrick, che parteciparono come legionari alla liberazione di Alcazar. (…)””. (pag 151)”,”MSPG-157″
“BENNASSAR Bartolomé”,”La guerra di Spagna. Una tragedia nazionale.”,”BENNASSAR Bartolomé insegna storia contemporanea all’ Università di Tolosa. Ha scritto l’ ‘Inquisizione spagnola’ e una biografia di Franco. Fondo RC Menzogne estreme: l’ incendio di Guernica e il ‘fascismo’ del Poum (pag 324) “”L’ eliminazione del POUM e l’ assassinio di Andreu Nin, troppo spesso considerati come un conflitto interno alla Spagna del Fronte popolare, hanno suscitato l’ emozione dell’ opinione pubblica internazionale dell’ epoca, ma l’ episodio è stato in seguito cancellato dalla memoria a opera della guerra mondiale. Dopo la nomina di Nin come consigliere alla Giustizia della Generalitat di Catalogna, il rappresentante del Comintern in Spagna, Victorio Codovilla, aveva fatto la propria autocritica: “”Voi avete perfettamente ragione; non non dovremmo accettare di partecipare a questo governo a fianco del provocatore trotskista e, ancor meno, a fianco del traditore Nin, agente di Trotsky in Spagna, un criminale e un assassino, come lui””. L’ intonazione era data. L’ arma della menzogna fu utilizzata sistematicamente. Non fu più di trotskismo che si accusarono gli uomini del POUM, ma di complicità con il fascismo, di intesa con gli agenti di Franco””. (pag 325)”,”MSPG-167″
“BENNASSAR Bartolomé a cura, saggi di Catherine BRAULT-NOBLE Jean-Pierre DEDIEU Claire GUILHEM Marie-José MARC Dominique PEYRE Bartolomé BENNASSAR”,”Storia dell’ inquisizione spagnola. Dal XV al XIX secolo.”,”Collaborazione di Catherine BRAULT-NOBLE, Jean-Pierre DEDIEU, Claire GUILHEM, Marie-José MARC, Dominique PEYRE. BENNASSAR Bartolomé è nato a Nimes nel 1929. Ordinario di storia, è rettore dell’Università di Toulouse Mirail, si è occupato di storia spagnola dell’ epoca moderna. Persecuzione dei moriscos. Sequestro dei beni. “”Essi sono stati per i settant’anni precedenti la loro cacciata, la principale preda degli inquisitori di Valencia, Saragozza e Granada. A Granada, nel periodo 1550-1580, costituiscono la maggioranza dei condannati alla penitenza canonica, e nei dodici autodafé celebrati in questi trent’anni, su 998 condannati, 780 erano moriscos, cioè il 78%. A Toledo, essi erano 190 su 606 condannati e a Murcia, dove i giudeizzati erano numerosi, all’autodafé di settembre il 25% erano moriscos. Gli inquisitori comminavano loro due tipi di pene: la “”riconciliazione”” seguita dal sequestro dei beni per coloro che erano accusati di maomettismo, ma siccome agli occhi degli inquisitori un morisco era sostanzialmente un seguace dell’islamismo, questa pena veniva applicata quasi sempre. L’esame della situazione finanziaria ha dimostrato quanto i moriscos abbiano contribuito a rimpinguare le casse dell’Inquisizione. La seconda pena, l’esecuzione capitale, fu applicata raramente, molto meno che nei confronti dei giudeizzanti o dei protestanti””. (pag 171) Inquisizione arma assoluta dello Stato, della Monarchia (pag 326)”,”SPAx-093″
“BENNASSAR Bartolomé”,”La guerra di Spagna. Una tragedia nazionale.”,”BENNASSAR Bartolomé insegna storia contemporanea all’Università di Tolosa. Ha scritto sull’inquisizione spagnola, su Franco e la storia degli spagnoli. “”L’opinione internazionale si turbò; si voleva sapere dov’era Nin, e ci si allarmava ancor di più per il fatto che si era ripescato a Parigi, nella Senna, il cadavere decapitato del dirigente trotskista Rudolf Klement. Molti compagni di Nin furono accusati di tradimento, di collaborazione con Franco, giudicati, condannati, e giustiziati. Il grande scrittore cattolico di sinistra José Bergamín, molto dotato per gli imbrogli, osò scrivere che gli uomini del Poum “”non meritavano di essere difesi””. E Juan Negrín affermò con una tranquilla impudenza, durante un Consiglio dei ministri nel luglio 1937: “”Nell’affare Nin, i Sovietici sono assolutamente innocenti; sono le nostre istituzioni di polizia a essere colpevoli”””” (pag 178)”,”MSPG-238″
“BENNASSAR Bartolomé BESSIERE Bernard”,”Espagne. Histoire Société Culture.”,”BENNASSAR Bartolomé storico specialista della Spagna moderna e contemporanea. BESSIERE Bernard ispanista specialista della politica e della cultura della Spagna contemporanea.”,”SPAx-119″
“BENNASSAR Bartolomé”,”La Guerra di Spagna. Una tragedia nazionale.”,”Bartolomé Bennassar insegna Storia contemporanea all’università di Tolosa. Tra isuoi lavori principali: L’Inquisition espagnole, Histoire des Espagnols, Franco.”,”MSPG-045-FL”
“BENNASSAR Bartolomé”,”L’Europa del Rinascimento.”,”Bartolomé Bennassar docente all’Università di Toulouse, ha sempre concentrato i suoi interessi sulla storia europea. Oltre alla produzione saggistica è autore di tre romanzi. “”La repressione cattolica trovò un efficace strumento nell’Inquisizione in Spagna, in Portogallo, in Sicilia, a Roma e a Venezia (anche se il Santo Ufficio veneziano fu il meno severo). Anche l’ Inquisizione pontificia si fece temere, a Napoli e nei Paesi Bassi. Nei paesi che non dipendevano da Roma, l’intolleranza non fu meno repressiva sia pure in gradi diversi. In Inghilterra, Enrico VIII fece decapitare John Fisher e Tommaso Moro per aver ricusato il suo ‘Atto di supremazia’. Tutti attaccarono gli anabattisti, e a Zurigo Zwingli li mandò a morte. A Ginevra, Calvino esiliò i suoi detrattori e condannò al rogo Michele Serveto”” (pag 31)”,”EURx-350″
“BENNETT Matthew”,”Agincourt 1415. Un trionfo contro ogni probabilità.”,”””La portata dell’ arco lungo viene spesso indicata in 400 iarde (365 metri), ma la portata effettiva era di poco superiore alla metà di quella distanza e, nella realtà, il tiro efficace probabilmente non veniva effettuato sopra le 50 iarde (45 metri circa). Ma è importante ricordare che da questo punto di vista l’ arco non fu superato fino alla metà del diciannovesimo secolo! Inoltre, non era necessario uccidere il nemico: ferire e spaventare i cavalli, o costringerlo alla ritirata per paura di morire, sarebbe stato suffciente per raggiungere la vittoria. Ciascun arciere portava fino a una cinquantina di frecce in una faretra o alla cintura. La rapidità di tiro poteva raggiungere le dieci-dodici frecce al minuto. A distanza ravvicinata, le frecce erano in grado di perforare la migliore armatura e la “”pioggia di frecce”” poteva respingere anche il più determinato degli oppositori.”” (pag 28) “”Le balestre pesanti potevano superare per gittata un arco lungo ma per lo più avevano anch’esse una portata massima di circa 360 metri. Benché il tiro potese avere una traiettoria tesa, i balestrieri impiegavano anche una tecnico di tiro alta e a parabola per perforare gli elmi e le spalle delle corazze. A breve distanza, la balestra non dava scampo. Il suo punto debole stava nella ridotta celerità di tiro (…) non superava i due o tre dardi al minuto””. (pag 29)”,”QMIx-148″
“BENNETT Christopher”,”Yugoslavia’s Bloody Collapse. Causes, Course and Consequences.”,”Preface, Abbreviations, Guide to Pronunciation, Maps, Introduction, Conclusion, Bibliographical Note, Index,”,”EURC-053-FL”
“BENNIGSEN Alexandre LEMERCIER QUELQUEJAY Chantal, a cura di Enrico FASANA”,”L’ Islam parallelo. Le confraternite musulmane in Unione Sovietica.”,”Alexandre BENNIGSEN (1913-1988) è il massimo studioso dell’Islam in URSS. Fu professore all’Univ di Chicago e poi storico dei popoli musulmani dell’URSS all’ Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi (EHESS), titolo condiviso dalla sua assidua collaboratrice Chantal LEMERCIER-QUELQUEJAY. Enrico FASANA, dopo aver studiato in IT e negli USA, all’Univ di Chicago con l’antropologo Louis DUMONT, si è dedicato allo studio dell’Asia e in particolare del sub-continente indiano. E’ docente di storia e istituzione dei paesi dell’Asia presso l’Università di Trieste.”,”RUSS-062″
“BENNIGSEN Alexandre LEMERCIER-QUELQUEJAY Chantal”,”Sultan Galiev. Le pere de la revolution tiers-mondiste.”,”Gli AA sono specialisti dell’ URSS e del mondo musulmano in Asia. Ex professore di storia all’ università di Chicago, BENNIGSEN è direttore di studi all’ EHESS. La LEMERCIER è turcologa e maitre de conferences all’ EHESS. GALIEV si può considerare il padre della rivoluzione terzomondista dato che ha elaborato la dottrina del “”comunismo nazionale musulmano””, un socialismo realizzato dai lavoratori musulmani e non imposto dal proletariato europeo, una dottrina che implicava la decolonizzazione dei territori occupati dall’ ex impero zarista. Calunniato dai sovietici come il “”Trotsky musulmano””, GALIEV è stato eliminato da STALIN nel 1928.”,”RUSU-143″
“BENNIGSEN A. LEMERCIER-QUELQUEJAY C.”,”L’ Islam en Union Soviétique.”,”BENNIGSEN A. Direttore di Studi all’ Ecole Pratique des Hautes-Etudes (Sorbona). LEMERCIER-QUELQUEJAY C. Chef de travaux nella stessa istituzione. “”In effetti l’ Islam è, più del cristianesimo ortodosso, una religione collettivista autoritaria la cui dottrina è obbligatoria per l’ insieme dei credenti e che tende ad estendere le sue direttive e i suoi giudizi a tutti i domini della vita sociale e privata. Nell’ Islam non c’è distinzione tra il temporale e lo spirituale e la confusione tradizionale tra i due poteri comporta la socializzazione di tutte le manifestazioni della vita pubblica e privata.”” (pag 144)”,”RUSS-180″
“BENNIGSEN AlexandreLEMERCIER QUELQUEJAY Chantal, a cura di Enrico FASANA”,”L’Islam parallelo. Le confraternite musulmane in Unione Sovietica.”,”Enrico Fasana, dopo aver studiato in Italia e negli Stati Uniti, all’Università di Chicago con l’antropologo Louis Dumont, si è dedicato allo studio dell’Asia e in particolare del sub-continente indiano. É docente di Storia e Istituzioni dei paesi dell’Asis presso l’Università di Trieste. Alexandre Bennigsen, (1913-1988) è il massimo studioso dell’Islam in Urss. Fu professore all’Università di Chicago e poi storico dei popoli musulmani dell’Unione Sovietica all’Ecole des Hautes Etudes en Saiences Sociales di Parigi, titolo condiviso dalla sua assidua collaboratrice Chantal Lemercier-Quelquejay.”,”RUSx-098-FL”
“BENOIST Luc”,”Le compagnonnage et les metiers.”,”Compagnonnage: associazione di istruzione professionale e di solidarietà tra operai dello stesso mestiere BENOIST è Conservateur honoraire des Musees de France.”,”MFRx-113″
“BENOIST-MECHIN Jacques”,”Histoire de l’armée allemande 1918-1945. 1. De l’armée imperiale à la Reichswehr 1918-1919 2. De la Reichswehr à l’armée nationale, 1919-1938″,”‘Histoire de l’armée allemande 1918-1945. 1. De l’armée imperiale à la Reichswehr 1918-1919 2. De la Reichswehr à l’armée nationale, 1919-1938′”,”GERQ-024″
“BENOIST-MECHIN Jacques”,”Histoire de l’armée allemande 1918-1937.”,”””””Privare il popolo tedesco di ogni istruzione militare con l’ abolizione del servizio obbligatorio; indebolire il prestigio dell’ esercito infliggendogli il carattere di una legione di mercenari; mantenere la Germania in una stato di inferiorità permentene limintando i suoi effettivi a 100.000 uomini; decapitare l’ esercito proibendogli di avere un comando unico, superiore agli Stati Maggiori dei due Gruppenkommandos; fare dei soldati tedeschi dei soldati di second’ordine, impedendo loro ogni conoscenza delle armi moderne; infine, isolare totalmente l’ esecito dal seno della nazione tagliando tutti i legami con la popolazione civile, in particolare con i giovani delle scuole e delle università””, tali sono, secondo von Seeckt, gli scopi perseguiti dagli esperti alleati, redigendo come hanno fatto le clausole militari del Trattato (di Versailles, ndr).”” Generale Hans von SEECKT, Die Reichswehr, Berlino 1933, opera capitale dell’ ex comandante in capo dell’ esercito espone nel dettaglio i suoi principi d’ azione. (pag 382)”,”GERG-060″
“BENOIST-MECHIN Jacques”,”Histoire de l’armée allemande. 1. L’ effondrement, 1918-1919.”,”La sede del Parlamento della Repubblica di Weimar. “”Il governo di Ebert darà un valore simbolico al fatto che abbia scelto Weimar, e non Berlino, per ivi riunire il Parlamenta: è la rottura con Potsdam, il ritorno alle tradizioni idealiste e liberali di Goethe. Questa affermazione è doppiamente tendenziosa. In primo luogo perché non è certo che Goethe sia stato un liberale. Certe sue dichiarazioni danno piuttosto a pensare il contrario; poi perché questa scelta è stata dettata da ragioni in cui l’ idealismo non c’entra per nulla. In realtà, se l’ Assemblea si riunisce a Weimar è per sedersi lì al riparo dalla folla berlinese, sotto la protezione rassicurante delle mitragliatrici di Maercker.”” (pag 147)”,”GERQ-069″
“BENOIST-MECHIN Jacques”,”Histoire de l’armée allemande. 2. La discorde, 1919-1925.”,”Dallo spartachismo tedesco alle rivendicazioni territoriali polacche. “”L’ 11 novembre 1918, la Germania depone le armi e la rivoluzione spartachista sommerge il paese. Dalla Turigia e la Sassonia, la rivolta guadagna la Slesia. I consigli dei soldati si costituiscono a Breslau e a Gleiwitz, ad Oppeln e a Ratibor. Gli operai interrompono il lavoro. Gli altiforni si spengono. E’ il momento che scelgono i polacchi per trasformare la rivoluzione spartachista in sollevamento nazionale. Riprendendo in Slesia la tattica che gli era così ben riuscita a Posen, i delegati del P.O.W. s’infiltrano nei Consigli dei soldati, mettendo da parte gli elementi tedeschi e piantando la bandiera rossa e bianca sul tetto dei comuni. Precedendo la firma del trattato di Versailles, vogliono porre gli alleati davanti al fatto compiuto, certi che il Consiglio supremo ratificherà la loro iniziativa. Ma il Grande Stato Maggiore tedesco non ci sta. Rispondendo all’ appello del maresciallo Hindenburg, si concentrano a Breslavia e a Francoforte sull’ Oder dei battaglioni di Grenzschutz-Ost e di corpi franchi. I primi scontri hanno luogo all’ inizio di febbraio 1919. (…) Il bilancio di questo primo sollevamento è nettamente favorevole ai Polacchi. Affinché la Slesia sia ufficialmente riunita alla Polonia, occorrerà che la linea di demarcazione provvisoria sia trasformata in frontiera definitiva.”” (pag 164-165)”,”GERQ-070″
“BENOIST-MECHIN Jacques”,”Histoire de l’armée allemande. 3. L’ essor, 1925-1937.”,”Il maresciallo Hindenburg. “”Con gli ultimi sopravissuti dell’ epoca imperiale, egli è arrivato alla rive del Terzo Reich, portando per mano la Reichswehr che ha protetto contro tanti pericoli. Se passa in rassegna, nel suo spirito, quest’epoca tormentata che si è chiamata “”la Repubblica””, quali scene dominano la mescolanza confusa di uomini e di avvenimenti? (…) Quanto al questo Terzo Reich, verso il quale, senza saperlo, ha condotto la Germania, non è opera sua e nessuno dubita che egli ne abbia mai approvato lo spirito. Egli lo ha riconosciuto e tenuto sulle fonti battesimali del potere, ma lì terminava il suo compito. Era cresciuto in un mondo troppo diverso, per potervisi adattare, – un mondo fondato sul rispetto del potere ereditario e la fedeltà verso la dinastia, un mondo di cui tutte le manifestazioni gravitavano attorno a questo astro unico: l’ Imperatore!””. (pag 210-211) Dottrina strategica offensiva. Partigiani avversari motorizzazione. (pag 221) 18 giugno 1936: accordo navale anglo-tedesco, con indignazione francese. (pag 266)”,”GERQ-071″
“BENOIST-MECHIN Jacques”,”Histoire de l’armée allemande. 4. L’ expansion, 1937-1938.”,”Il Giappone si ritira dalla Società delle Nazioni e forgia una dottrina Monroe per l’ Asia (pag 44) Missione del generale Von Seeckt in Cina (pag 80) Patto anti-Comintern L’ incorporazione dell’ Austria al Reich. L’ Italia. “”Considerando che ogni sforzo è ormai inutile, (Schuschnigg) va dal Presidente Miklas, per consegnargli le sue dimissioni. Allorché arriva dal Presidente, lo trova in uno stato di agitazione estrema. Non avendo seguito, ora per ora, le peripezie della giornata, non ha che un’ idea confusa di ciò che sta avvenendo. Egli acconsente a che il plebiscito sia spostato ad una data ulteriore. (Ha sempre sospettato che il referendum fosse un errore). D’altra parte rifiuta categoricamente di accettare le dimissioni di Schuschnigg, e a maggior ragione di nominare Seyss-Inquart al suo posto. – Ah, no! dichiara. Questo mai! Non voglio tradire i doveri della mia carica! Fa seguito una discussione animata tra Schuschnigg e lui, nel corso della quale il Cancellliere gli espone le ragioni che richiedevano il suo ritiro. Mentre questo dibattito proseguiva, un funzionario del ministero degli affari esteri porta un messaggio da Roma, che viene decifrato: ‘Il Governo italiano ritiene di far sapere, nel caso venisse consultato, che non può dare alcun consiglio nella situazione presente’. Occorre dunque abbandonare definitivamente ogni speranza in un intervento dell’ Italia. E può essere che sia meglio così. Perché data l’ evoluzione della situazione, un semplice spostamento di truppe verso il Brennero non servirebbe più a niente. Le divisioni italiane sarebbero obbligate ad occupare il paese. Ora, tutto fa supporre che, in questo caso, il popolo austriaco si sarebbe unito come un sol uomo alla Wehrmacht, per respingere l’ invasore italiano. Per una suprema ironia della sorte, Schuschnigg non desiderava più ciò che era, ancora fino a qualche tempo prima, la sua speranza suprema…”” (pag 535-536)”,”GERQ-072″
“BENOIST-MECHIN”,”Un printemps arabe.”,”””L’ Aramco non prende che “”la crema”” dei nostri giacimenti. Intendo con ciò che essa sfrutta unicamente quelli che sono i meno onerosi. Gli altri, li lascia incolti. Poi, noon è “”integrata”” con l’ Arabia. Tutti i suoi dirigenti vivono a New York e si limitano a prendere i gettoni di presenza. Essi ignorano tutto ciò che avviene qui, i nostri bisogni, le nostre aspirazioni. Dirigere una compagnia saudita a quindicimila chilometri di distanza è una assurdità…”” (ripenso, mio malgrado, alla riflessione di Napoleone: “”On se fatigue d’attendre des ordres venus de deux mille lieues… On veut être quelque chose chez soi… L’ ambition achève ce que l’ intérét a commencé…)”” (pag 143) (Si fa fatica ad aspettare degli ordini venuti da due miglia lontano… Si essere qualcosa da soli…L’ ambizione è di completare ciò che l’ interesse ha cominciato…)”,”VIOx-147″
“BENOIST-MECHIN M.J.”,”L’ armata tedesca, 1919-1936. Da Hindenburg a Hitler. Volume primo.”,”””Vi prego notare, signori, che io non biasimo né approvo: narro.”” (Talleyrand) (in apertura)”,”GERQ-078″
“BENOIST-MECHIN M.J.”,”L’ armata tedesca, 1919-1936. Da Hindenburg a Hitler. Volume secondo.”,”””La Repubblica è salva e gli anni che seguiranno segnano per essa un periodo di riposo, di prosperità, quasi di successo. Tuttavia non si è salvata da sé. L’opera di raddrizzamento e di risanamento è dovuta a due uomini che non appartengono al Parlamento; sul piano militare al generale von Seeckt; sul piano economico al dottor Schacht, commissario alle finanze dal 15 novembre 1923. La crisi del 1918-1919 s’era risolta, per impulso di Noske, con la sconfitta dei comunisti. Quella del 1919-1923 si chiude con la rotta dei socialdemocratici. Essi hanno perduto, in cinque anni, la metà dei loro elettori. Il potere passa nelle mani dei partiti borghesi – democratici e populisti – rappresentanti della grande e media industria. Questo mutamento è accompagnato da un violento colpo di timone nell’orientamento politico. Dopo Rathenau la diplomazia del Reich era dominata soprattutto dal desiderio di accostarsi ai Sovieti e di aprire il mercato russo al commercio germanico. Ora, la Germania distoglie lo sguardo dal miraggio asiatico e sembra volersi associare di nuovo ai destini del continente. Come un pendolo che ha raggiunto l’estremità della sua corsa e si rimette in marcia verso l’estremità opposta, essa si volge verso l’Occidente e di là dall’Occidente, verso la lontana America. Dopo un lungo periodo di depressione e di caos, la Germania si ritrova d’un tratto in un mondo trasformato ove i lanzichenecchi hanno ceduto il posto ai finanzieri e agli esperti. Alla mistica militare delle leghe e dei corpi-franchi, i partiti al potere si sforzano di sostituire un’etica del lavoro basata sullo spirito intraprendente e il culto della macchina. Finanziati dall’oro americano, stazioni, stadii, città operaie, aeroporti sorgono un po’ dappertutto. E come sempre in quel paese ove tutto è spinto all’estremo, la Germania si slancia perdutamente in una frenesia di razionalizzazione e di produzione che finirà a generare, col tempo, la superproduzione e la disoccupazione.”” (pag 169-170)”,”GERQ-079″
“BENOIST-MÉCHIN Jacques”,”Soixante jours qui ébranlèrent l’Occident. 10 mai – 10 juillet 1940. 1. La bataille du Nord.”,”La strana guerra. “”Que va-t-il se passer? Chacun s’attendati à des événements stupéfiants, mais contre toute attente, il ne sepasse rien. L’hiver de 1939-1940 s’écoule dans l’inaction. Déroutée par l’immobilité du front, que reflète, jour après jour, la monotonie des communiqués, l’opinion française commence à s’énerver. Tout la déconcerte dans cette guerre préventive, déclenchée trop tardivemen, et surtout l’absence d’opérations militaires. Ce n’est pas que l’idée de se battre répugne aux Français. Leur tempérament impatient s’accommode mal de la «guerre froide», et le souvenir de leurs victoires passées est resté vivant dans leur coeur. De plus, un de leurs chefs militaires les plus prestigieux; le général Weygand, n’a-t-il pas prononcé, tout récemment encore, ces paroles réconfortantes: «L’armée française a une valeur plus grande qu’à aucun moment de son Histoire; elle possède un matériel de première qualité, des fortifications de premier ordre, un moral excellent et un Haut Commandement remarquable. Personne chez nous ne désire la guerre, mais si l’on nous oblige à gagner une nouvelle victoire, nous la gagnerons» (1)? Ces affirmations, venant d’un soldat glorieux, ont raffermi les courages (). Mais une fois leur écho éteint, un malaise indéfinissable s’est emparé des esprits. Que cachent ce calme perfide, ces canons silencieux, ce ciel clair que ne trouble même pas le sillage d’un avion ami? Inquiète du laisser-aller qu’elle voit régner partout, privée d’une direction ferme, la France se sent glisser vers une aventure dont elle discerne mal l’issue. L’opinion réclame des actes, à défaut d’une solution. Mais lesquels? Faire la paix? Le Chanchelier du Reich l’a offert, le 6 octobre 1939, à la tribune du Reichstag, au lendemain de la conclusion de la campagne de Pologne. Le roi des Belges et la reine de Hollande proposent leur médiation; mais d’autres voix s’élèvent pour dire qu’il n’y faut pas songer, car cela équivaudrait è entériner la victoire de l’Allemagne. Roosevelt envoie un émissaire en Europe pour s’enquerir de la situation. Celui-ci repart pour l’Amérique sans avoir terminé son périple. Faute de pouvoir y mettre un terme, on se résignera donc à poursuivre la guerre – cette «drôle de guerre» à lequelle personne ne comprend rien…Mais voici que le conflit russo-finlandais vient fournir une diversion aux esprits (15 janvier 1940). On se prend à rêver à d’autres opérations qu’à celle qui est aux portes du pays, et à laquelle on voudrait penser le moins possible”” (pag 16-17) (introduzione) [() C’est d’ailleurs dans cette intention que le général Weygand les a dites. «Lorsque j’ai prononcé ces paroles, écrira-t-il plus tard, j’avais quitté le commandement depuis quatre ans et demi, pendant lesquels je ne fus jamais consulté sur quoi que ce fût… Mon rôle de vieux chef était de maintenir le moral à la veille d’une guerre que tous savaient imminente, et de ne pas diminuer la confiance en une armée qu’il n’était plus à cette heure possible de modifieer (2)»; (1) Weygand: ‘Discours prononcé à Lille’, le 2 juillet 1939; (2) Weygand: ‘En lisant les Mémoires du général de Gaulle’, 17]”,”QMIS-209″
“BENOIST-MECHIN Jacques”,”Soixante jours qui ébranlérent l’Occident. La bataille de France. II. 10 mai-10 juillet 1940.”,”I negoziati per l’armistizio. L’interesse limitato di Hitler nei confronti della Francia. Le dure condizioni proposte da Mussolini dopo una settimana di guerra. “”Au cours de la nuit, Hitler a quitté en train spécial son Q.G. de Charleville, accompagné de M. von Ribbentrop et de quelques membres de ses maisons militaire et civile. En cours de route, son train est arrêté à une petite halte dans la Forét Noire. C’est l’ambassadeu Hewel; de l’Etat Major de Rittentrop, qui a pris des dispositions pour faire stopper le convoi. Il arrive en avion de Berlin, porteur d’une note écrite du gouvernement espagnol (), confirmant officiellement la demande d’armistice formulée par le gouvernement français. Hitler, Ribbentrop et quelques officiers descendent du train et s’avancent au devant de l’ambassadeur Hewel. Celui-ci, d’un air joyeux, tend à Hitler la note du gouvernemen espagnol. Hitler, l’ayant lue, donne libre cours à sa joie. Il esquisse quelques pas de danse sur le terre-plein le long duquel s’est arrété son wagon. «Lorsque je vis cette scène aux actualités, écrira plus tard l’ambassadeur Abet, j’en reçus une impression pénible. Les gestes et l’attitude du Führer ne me paraissaient pas convenir à la gravité du moment. Je pensai alors à Frédéric II, tant admiré par Hitler, qui, après la guerre de Sept ans, se fit jouer un choral de Jean-Sebastian Bach dans la solitude d’une église de Berlin, au lieu d’assister au défilé de la victoire ()». Puis Hitler, Ribbentrop et leur suite remontent dans leur train, qui repart en direction de Munich. Quelles sont les pensées du maître du IIIe Reich, tandis qu’il roule à la rencontre du chef de l’Italie fasciste? «Durant les années qui avaient précédé la guerre, écrit William L. Langer, le grand objectif d’Hitler en politique étrangère avait été d’arriver à un accord avec la Grande Bretagne qui lui laisserait les mains libres à l’Est. Dans ses calculs, la France n’avait tenu qu’une place secondaire. Il semble avoir eu, de l’armée française, une opinion beaucoup plus défavorable que la plupart de ses généraux. Néanmoins, la victoire de l’Allemagne sur la France survint plus rapidement qu’il ne s’y attendait lui-même et la demande d’armistice le prit au dépourvu… L’intérêt que Hitler portait à la France était limité, et celui qu’il attachait aux colonies françaises extrémement faible. Son souci principal était l’Angleterre et son grand espoir était de parvenir à un arrangement avec elle, si possible sans nouvelles opérations militaires. D’une façon générale, son but était de ne pas accroître l’antagonisme des Français, au point de les amener à resserrer leur coopération avec la Grande-Bretagne. «Mussolini, en revanche, était dépourvu de toute finesse. Quoique ses troupes n’eussent récolté aucune gloire, au cours de cette guerre d’une semaine contre la France, le Duce se trouvait du côté du gagnant et il ne se proposait par seulement de prendre son dû, mais de saisir tout ce qui tomberait entre ses mains. En route pour Munich, il approuva donc un programme que ses subordonnés avaient tracé pour lui. Celui-ci comportait la démobilisation de la France et la remise de tous ses armements, l’occupation, par l’Italie, de tous les territoires situés à l’est du Rhône, aisni que de la Corse, de la Tunisie et de la Somalie française; de plus l’occupation à tout moment, si elle devenait nécessaire, de points stratégiques en France, dans les colonies et dans les mandats français, en particulier les bases navales d’Alger, d’Oran et de Casablanca; enfin, le reddition de la flotte de guerre et des force aériennes françaises (373). «Ces plains furent balayés par Hitler, qui exposa ses espoirs en une paix prochaine avec la Grande-Bretagne, et son désir de ne pas accroître l’hostilité des Français» (374)””] [() Elle avait été remise à la Wilhelmstrasse par l’Ambassadeur d’Espagne à Berlin; () Abetz, ‘Histoire d’une politique franco-allemande, p. 126 (…); (373) Papiers du Maréchal Graziani (inédits). Rapport de l’Etat-Major italien, le 18 juin 1940; (374) Langer, ‘Our Vichy Gamble’, 47-48] (pag 319-321)”,”QMIS-217″
“BENOIST-MÉCHIN Jacques”,”Soixante jours qui ébranlèrent l’Occident. 10 mai – 10 juillet 1940. 1. La bataille du nord.”,”1er Juin (1940). Situation militaire. La tempistica. La tempistica. “”Les restes de la 1re Armée, qui combattaient dans la régione de Lille, capitulent après avoir épulsé leur munitions. A 9 heures, deux bataillons de marche, constitués par des délégations de toutes les unités qui ont participé à la bataille, défilent en armes sur la grande place de Lille, devant le général Wegner. Un détachement allemand leur rend les honneurs (466). Le général de Gaulle, convoqué par le général Weygand, se rend au G.Q.G. français, au château de Montry. Le Commandant en chef le félicite de sa belle conduite, à la tête de la IVª Division cuirassée, à Monteornet et à Abbeville. Il le cite à l’ordre du jour et lui confirme sa nomination au grade de général de brigade à titre temporaire. Puis les duex généraux évoquent la deuxième phase de la bataille, qui paraît imminente. – «Je serai attaqué d’un jour à l’autre sur la Somme et sur l’Aisne, lui dit Weygand. J’aurai sur les bras deux fois plus de divisions allemandes que nous n’en avons nous-mêmes. C’est dire que les perspectives sont bouchées. Si les choses ne vont pas trop vite; si je peux récupérer à temps les troupes française échappes de Dunkerque; si l’armée britannique revient prendre part à la lutte, après s’être rééquipée, et si la R.A.F. consent à s’engager à fond dans les combats du continent, alors il nous reste une chance. Sinon! …» (467). Le général Weygand clôture son exposé par une geste de la main qui exprime son impuissance. Le général de Gaulle quitte le G.Q.G. «le coeur lourd» (). On le croit aisément. (…)”” (pag 395-396) [() Le général de Gaulle déclare, dans ses Mémoires, qu’il se serait entretenu avec le général Weygand, au cours de cette visite, de l’emplois éventuel «des 1.200 chars qui nous restaient». Ce doit être une erreur, car le général Weygand n’a conservé aucun souvenir de cet entretien. De plus, le nombre total de chars lourds existaint encore à ce moment-là ne dépassait guère 250 (468)] [(466) Roton: ‘Les années cruciales, 239. Bardies: ‘La campagne de 1939-1940, 248; (467) De Gaulle: Mémoire de guerre, I, 40; (468) Weygand: ‘En lisant les Mémoires du général de Gaulle, 26-29]”,”QMIS-009-FGB”
“BENOT Yves”,”La révolution française et la fin des colonies, 1789-1794.”,”BENOT Yves (23/12/1920 – 03/01/2005) è lo pseudonimo di HELMANN Édouard. Storico, storico della filosofia, professore universitario, giornalista anticolonialista. Figlio di un medico rumeno che combattè sulla Marna nel 1914; arrestato, deportato con la moglie nel 1943 e probabilmente giustiziati al loro arrivo nei campi di sterminio. BENOT interruppe gli studi di letteratura, iniziando la carriera di insegnante in Marocco. Ritornato in Francia collabora con pubblicazioni legate al Partito Comunista francese. Si trasferisce in Guinea, poi nel Ghana. Si laurea nel 1976 all’Università di Parigi-8. Esperto della storia coloniale, combattè i tentativi di revisionismo della storia coloniale. Sepolto nel cimitero monumentale parigino di Père-Lachaise. <<È opportuno preliminarmente chiarire lo stato della questione nel 1789, per non confondere i termini del dibattito. L’antischiavitù è una protesta contro un certo modello di sfruttamento delle colonie, e che quindi non implica automaticamente l’anticolonialismo di principio. (…) Ricordiamo qui che prima di questa guerra [Guerra dei Sette anni, NdR] e del Trattato di Parigi del 1763, il Canada e l’India rappresentavano per la Francia tipi di colonizzazione del tutto diversi dalla colonizzazione degli schiavi, ma la cui redditività a breve termine era considerata poco attraente dai commercianti metropolitani. In ogni caso, nel 1789, chi dice schiavitù dice colonie e viceversa.>> (pag 12 e 14, Traduz. d.r.)”,”FRAR-002-FSL”
“BENOT Yves”,”La démence coloniale sous Napoléon.”,”DORIGNY Marcel (1948-2021, Storico e accademico francese alla Sorbona, lavorato con VOVELLE Michel ed esperto di storia della schiavitù) all’Edizione del 2006 BENOT Yves (23/12/1920 – 03/01/2005) è lo pseudonimo di HELMANN Édouard. Storico, storico della filosofia, professore universitario, giornalista anticolonialista. Figlio di un medico rumeno che combattè sulla Marna nel 1914; arrestato, deportato con la moglie nel 1943 e probabilmente giustiziati al loro arrivo nei campi di sterminio. BENOT interruppe gli studi di letteratura, iniziando la carriera di insegnante in Marocco. Ritornato in Francia collabora con pubblicazioni legate al Partito Comunista francese. Si trasferisce in Guinea, poi nel Ghana. Si laurea nel 1976 all’Università di Parigi-8. Esperto della storia coloniale, combattè i tentativi di revisionismo della storia coloniale. Sepolto nel cimitero monumentale parigino di Père-Lachaise. «(…) non solo è più possibile ignorare la Rivoluzione Coloniale, ma – e questo è il contributo essenziale dell’opera di Benot – non è più possibile agire come se questa Rivoluzione delle Colonie fosse un incidente lontano, esotico ed esterno alla “”Grande Rivoluzione””: Benot ha dimostrato che i due processi erano consustanziali e che era inutile volerne studiare uno ignorando l’altro. Furono le rivendicazioni egualitarie delle persone libere di colore, poi l’insurrezione degli stessi schiavi, a imporre alla Rivoluzione francese la piena applicazione delle promesse della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789, cautamente riservate ai francesi bianchi dalla Costituzione del 1791 che escludeva esplicitamente le colonie dal suo ambito di applicazione. (…) La démence coloniale sous Napoléon (…) è il lato oscuro del rapporto complesso e contraddittorio tra la nascita e poi l’affermazione di una nuova società francese a partire dal 1789, e l’esistenza, finalmente riaffermato, delle colonie schiaviste; (…) In realtà la “”follia”” coloniale di Napoleone cessò di essere oggetto di progetti politici concreti già prima del 1814, poichè nel 1811 tutte le allora colonie francesi erano andate perdute (e nonostante il ripristino della schiavitù nel 1802, benchè concepito come punto di partenza della “”restaurazione coloniale”” voluta da Bonaparte e dal suo entourage).>> (pag 2, pg 3 dalla Prefazione di DORIGNY M. Traduz. d.r.)”,”FRAR-003-FSL”
“BENOT Yves”,”Diderot de l’athéisme à l’anticolonialisme.”,”””Le sistre indique que tous les êtres doivent être perpétuellement mus et agités”” (Plutarque, Sur Isis et Osiris) “Il sistro indica che tutti gli esseri devono essere perennemente mossi e agitati” (Il sistro è un antico strumento musicale di origine egiziana. Sistro egiziano: Questo strumento a percussione risale a circa 3000 a.C. ed era sacro alla dea Iside. Si compone di una struttura a forma di anello con barre metalliche o sonagli che producono suoni quando scosso. La dea Hathor, anch’essa associata al sistro, era spesso raffigurata con questo strumento nelle mani) L’autore è stato professore in un liceo del Ghana e poi direttore aggiunto del Ghana Institute of Language ad Accra dal 1962 al 1964. Ha pubblicato varie opere tra cui testi sconosciuti di varie opere di Diderot. “”Il est donc difficile, je ne dis pas de comprendre, Diderot, mais simplement, de el connaître. Les publications isolées de la ‘Lettre sur le commerce de la librairie’ en 1861 et des lettres personelles à Falconet en 1867, en revue, sont des curiosités pour spécialistes. Et ainsi s’explique que Marx et Engels, qui font du ‘Neveu de Rameau’ leur livre de chevet, ignorent le ‘Rêve de d’Alembert’ et les positions (ou les interrogatiosn) philosphiques de Diderot (27). La publication, en 1875-1876, de la seule éditions des oeuvres complètes de Diderot qui ait pu, un moment au moins, mériter ce titre, celle d’Assezat-Tourneux, s’inscrit dans une entreprise culturelle qui vise à fonder la IIIe République sur l’héritage progressiste. (…)”” (pag 271) [(27) Ce qui, par exemple, a pour effet de fausser sensiblement le tableau du matérialisme français du XVIIIe siècle, dans ‘La Sainte Famille’. Lénine, en revanche, redonnera à Diderot la place qui lui est due, dans ‘Matérialisme et empiriocriticisme'””]; “”C’est qu’il y a utopie spiritualiste et utopie matérialiste: Lénine le savait, qui s’écriait, bien après la révolution d’Octobre: «Seuçs des rêveurs pouvaient faire ce que nous avons fait»”” (pag 283); “”De ler, malgré tout ce qui a changé et change depuis près d’un demi-siècle, il n’est pas encore trop tard pour juger actuelle l’appreciation de Lénin en 1922: «Les écrits ardents, vifs, ingénieux, spirituels des vieux athées du XVIIIe siècle, qui attaquaient ouvertement la prêtraille régnante, s’avéreront bien souvent mille fois plus aptes à tirer les gens de leur sommeil religieux que les redites du marxisme, fastidieuses et arides». Et probablement aussi, plus agréables à lire que le jargon du christianisme, revu et corrigé par le galimatias d’un Teilhard de Chardin – pour revenir à l’actualité – ou de qui on voudra. Encore une fois, ce n’est pas parce que l’athéisme n’est pas tout et que, le tenant pour acquis au départ, Marx et Engels ont eu, autre chose à faire qu’à recommencer un travail déjà fait, qu’on aurait le droit d’oublier qu’il est au commencement de tout”” (pag 284)] [Yves Benot, ‘Diderot de l’athéisme à l’anticolonialisme’, François Maspero, Paris; 1970]”,”FILx-015-FSD”
“BENREKASSA Georges”,”Montesquieu.”,”Le condizioni della libertà politica. “”La démocratie et l’ aristocratie ne sont point des Etats libres par leur nature. La liberté politique ne se trouve que dans les gouvernements modérés. Mais elle n’est pas toujours dans les Etats modéres; elle n’y est que lorsqu’on n’abuse pas du pouvoir; mais c’est une expérience éternelle que tout homme qui a du pouvoir est porté à en abuser; il va jusqu’à ce qu’il trouve des limites. Qui le diroit! la vertu même a besoin de limites. Pour qu’on ne puisse abuser du pouvoir, il faut que, par la disposition des choses, le pouvoir arrête le pouvoir. Une constitution peut être telle que personne ne sera contraint de faire les choses auxquelles la loi ne l’ oblige pas, et à ne point faire celles que la loi lui permet. (Lois, VI, 4.). (pag 94)”,”TEOP-332″
“BENSADEK Catherine BLUM Francoise CEPEDE Frederic COURBAN Alexandre DESROCHE Paulin DEZES Marie-Genevieve FAYE Bernard HEDDE Joel HEBRARD Virginie JOUINEAU Emmanuelle KUNHMUNCH Annie LACOUSSE Magali LAFON Eric LEFEBVRE Denis LORRY Anthony MARIE Jean-Jacques MEREL Thierry MOURADIAN Georges MORIN Gilles PROCHALSKI Jadwiga SINNO Henri VACCARO Rossana VEYRON Franck VIAUD Ronan, collaborazione di”,”Congrès du monde ouvrier. France, 1870-1940. Guide des sources.”,”Collaborazione di BENSADEK Catherine BLUM Francoise CEPEDE Frederic COURBAN Alexandre DESROCHE Paulin DEZES Marie-Genevieve FAYE Bernard HEDDE Joel HEBRARD Virginie JOUINEAU Emmanuelle KUNHMUNCH Annie LACOUSSE Magali LAFON Eric LEFEBVRE Denis LORRY Anthony MARIE Jean-Jacques MEREL Thierry MOURADIAN Georges MORIN Gilles PROCHALSKI Jadwiga SINNO Henri VACCARO Rossana VEYRON Franck VIAUD Ronan.”,”ARCx-019″
“BENSAÏD Daniel”,”Les trotskysmes.”,”BENSAÏD Daniel insegna filosofia all’ Università di Paris VIII, Saint-Denis.”,”TROS-072″
“BENSAID Daniel NAIR Alain BOULTE Nicolas MOIROUX Jacques NETTL J.P. LÖWY Michael MEHRINGER Hartmuth MERGNER Gottfried HAUPT Georges”,”Rosa Luxemburg vive. Inediti di Rosa Luxemburg.”,”Interventi di Daniel BENSAID e Alain NAIR, Nicolas BOULTE e Jacques MOIROUX, J.P. NETTL, Michael LOEWY, Hartmuth MEHRINGER e Gottfried MERGNER, Georges HAUPT. “”Così, potrebbe sembrare paradossale, in quel periodo l’ opinione di Lenin era più vicina a quella di Kautsky che a quella della Luxemburg; l’ interesse di Lenin per la coesione e la purezza del suo gruppo all’ interno del RSDRP corrispondeva all’ opinione che si faceva Kautsky del ruolo dell’ SPD nella società tedesca. In entrambi i casi lo sforzo principale era rivolto contro le idee rivali che avrebbero potuto eventualmente turbare l’ unità del gruppo in questione; (…)””. (pag 81, J.P. Nettl) Maggioranza rivoluzionaria. “”Nella sua analisi della rivoluzione bolscevica del 1917, Rosa Luxemburg non studiò mai l’ aspetto tecnico della presa del potere. La maggioranza ottenuta dopo il colpo lo aveva legittimato e questo era sufficiente. Il bisogno di una maggioranza era quindi una parte essenziale della dottrina di Rosa Luxemburg sull’ imperialismo e sulla rivoluzione. (…) Lenin stesso non citò né apertamente né indirettamente la spontaneità nella sua analisi degli errori di Rosa Luxemburg nel 1922. La posizione di Rosa Luxemburg sulla questione della democrazia giocò un ruolo cruciale per un breve periodo nel 1920. Il partito comunista tedesco era stato costretto ad accettare il controllo russo. Nella misura in cui per questi stessi motivi si era opposta alla creazione della Terza Internazionale e aveva consigliato al KPD, nelle settimane che precedettero la sua morte, di fare attenzione a non riprendere le tradizioni oligarchiche dell’ SPD, il prestigio del suo nome era un’ arma importante nelle mani di quelli che volevano resistere alla bolscevizzazione del partito comunista tedesco. A partire da quel momento le opinioni di Rosa Luxemburg furono sottoposte ad una generale critica sistematica.”” (pag 83-84)”,”LUXS-035″
“BENSAÏD Daniel”,”Chi sono questi trotskisti? Storia e attualità di una corrente eretica.”,”BENSAÏD Daniel insegna filosofia all’università di Parigi VIII Saint Denis. Tra i protagonisti del maggio ’68 e dirigente della LCR francese. Direttore della rivista Contretemps. Salvatore CANNAVO’ dirigente dell’Associazione Sinistra Critica. Deputato del Prc. Vice direttore di ‘Liberazione’. ‘Stati Uniti socialisti d’Europa’ “”In un’intervista del settembre 1939 al ‘Daily Herald’ di Londra, Trotsky dichiarava di nuovo che la guerra mondiale era inevitabile. La rivoluzione spagnola era stata l’ultima opportunità di sfuggirle. “”La Seconda guerra mondiale è cominciata””, scrisse allora, poiché gli Stati Uniti non potranno tenersi in disparte nella lotta per l’egemonia mondiale. Ma la Germania arriva troppo tardi per la grande spartizione imperiale: “”La furia militare che si è impadronita dell’imperialismo tedesco si concluderà con una terribile catastrofe. Ma prima, molte cose saranno successe in Europa””. La conferenza d’emergenza riassume questi orientamenti: “”La causa immediata della guerra attuale è la rivalità tra i vecchi e i ricchi imperi coloniali (la Gran Bretagna e la Francia) e i saccheggiatori imperialisti arrivati in ritardo (la Germania e l’Italia)””. Questa guerra “”non è la nostra””. Alla difesa nazionale in nome dell’antifascismo, si oppongono la distruzione rivoluzionaria dello stato nazionale, la parola d’ordine degli Stati uniti socialisti d’Europa, l’appello alla fraternizzazione di classe tra i lavoratori in uniforme””. (pag 55-56)”,”TROS-222″
“BENSAID Daniel MANDEL Ernest”,”Lénine, au delà des larmes (Bensaid) – Le PCF, Roger Garaudy et le “”capitalisme monopoliste d’Etat”” (Mandel), estratti da ‘Quatrième internationale’.”,”””Le classiques du marxisme regorgent de textes annonçant l’avènement de l’action consciente des hommes comme l’ouverture d’une ère nouvelle. Dans l”Idéologie allemande’, déjà Marx souligne que “”le communisme se distingue de tous les mouvements qui l’ont précedé jusqu’ici en ce qu’il bouleverse la base de tous les rapports de production et d’échange antérieurs et que, pour la première fois, il traite consciemment toutes les conditions naturelles préalable comme des créations des hommes qui nous ont précédés, qu’il dépouille celle-ci de leur caractère naturel et les soumet à la puissance des individus associés”” (2). Il reviendra sur la même idée plus tard dans ‘Herr Vogt’ en affirmant que le mouvement ouvrier représente “”la participation consciente au processus historique qui bouleverse la societé””. Enfin Rosa Luxemburg, en lutte contre la débâcle chauvine de la socialdémocratie, reprendra la même idée dans la brochure signée ‘Junius’: “”Dans l’histoire, le socialisme est le premier mouvement populaire qui se fixe comme but, et qui soit chargé par l’histoire, de donner à l’action sociale des hommes un ‘sens conscient’, d’introduire dans l’histoire une pensée méthodique et, par là, une volonté libre. Voilà pourquoi F. Engels dit que la victoire définitive du prolétariat socialiste constitue un ‘bond’ qui fait passer l’humanité du règne animal au règne de la liberté”” (3). (…) On sait la place qu’occupaient récemment la redécouverte et la vogue des textes de jeunesse de Marx. Cette interprétation humaniste pour qui “”le point de départ de Marx c’est l’homme”” (4), s’efforce de racheter, par le culte d’une hypothétique essence humaine, les gigantesques péchés staliniens. Cette attitude, au lieu d’affronter la dégènérescence du mouvement ouvrier, regarde vers le passé, vers l’homme individuel de la vieille philosophie. A l’opposé de cette régression, Lénine donne à la découverte politique de Marx un contenu pratique. L’action consciente du prolétariat est une action de classe. Elle suppose une ‘position du parti’. “”L’organisation des prolétaires en une classe, et par suite, en un parti politique”” écrit Marx. A quoi fait écho la position de Lénine selon laquelle “”l’expression la plus complète de la lutte des classes, c’est la lutte des partis”” (5). En s’organisant en parti, en affirmant par là ses intérêts de classe autonome, en élaborant la stratégie qui les fasse triompher, la classe ouvrière dresse face à l’Etat bourgeois sa propre candidature au pouvoir”” (pag 10-11) [Daniel Bensaid, ‘Lénine, au delà des larmes’, Paris, 1970] [(2) ‘Ideologie allemande, éditions sociales, p. 97; (3) ‘La crise de la social-démocratie’, Editions La Taupe, p: 67; (4) Adam Schaff dans ‘L’Homme et la Société’ (n. 7); (5) Lénine, ‘Le Parti socialiste et le révolutionnarisme sans parti’ (tome 10, p. 75)]”,”LENS-266″
“BENSAÏD Daniel”,”Gli spossessati. Proprietà, diritto dei poveri e beni comuni.”,”Daniel Bensaïd insegna filosofia all’Università di Parigi VIII (Saint-Denis). Tra i protagonisti del maggio ’68, oggi è uno dei maggiori filosofi marxisti contemporanei. Ha pubblicato diverse opere, alcune tradotte in italiano. “”I rapporti sociali “”non sono rapporti tra individuo e individuo””, ma tra operaio e capitalista, tra contadino e proprietario fondiario; ecc.: “”Cancellate questi rapporti, e distruggerete la società”” (28). Nella società capitalistica la proprietà non è dissociabile dall’appropriazione privata del pluslavoro altrui, in altre parole dallo sfruttamento. La società non è riducibile a un aggregato d’individui, o di “”lavoratori immediati””. E’ un rapporto tra classi sociali antagoniste. Ancora prima delle celebri frasi che aprono il ‘Manifesto del partito comunista’, redatte alla fine dello stesso anno (1847), nella ‘Miseria della filosofia’ delinea i termini generali del conflitto che muove la dinamica storica: “”Nel momento in cui la civiltà comincia, la produzione inizia a fondarsi sull’antagonismo degli ordini, delle caste, delle classi, e infine sull’antagonismo del lavoro accumulato e del lavoro immediato””. La conseguenza, in termini pratici, che trae da tutto questo è agli antipodi di quella proposta da Proudhon. Per quest’ultimo “”le coalizioni operaie”” sono nocive in quanto le corporazioni dell”ancien régime’, e il fatto che i lavoratori ne abbiano “”perso l’abitudine”” deve esser considerato un progresso (29). Per Marx, al contrario, questa massa di lavoratori, “”che costituisce già una classe di fronte al capitale ma non ancora in sé””, “”si costituisce in classe per sé”” associandosi e lottando insieme: “”Gli interessi che essa difende diventano interessi di classe. Ma la lotta di classe contro classe è una lotta politica””. Nell’articolo del 1865 scritto in occasione della morte di Proudhon, Marx riprende la sua critica iniziale delucidandola maggiormente. Nel frattempo, le sue tesi, lavorate nel cantiere de ‘Il Capitale’, si erano notevolmente precisate e irrobustite. Il titolo stesso del saggio del 1840 sulla proprietà “”già ne indicava l’insufficienza””: «La domanda era posta troppo impropriamente perché vi si potesse rispondere correttamente (…). La storia stessa si era preoccupata così di criticare rapporti di proprietà del passato. Quello che invece avrebbe dovuto costituire l’oggetto della trattazione di Proudhon erano i rapporti della moderna proprietà borghese. Alla domanda sulla natura di questi rapporti non si poteva rispondere se non con una analisi critica dell”economia politica’, la quale abbracciasse l’insieme di tali rapporti di proprietà, non nella loro espressione giuridica di rapporti di volontà, bensì nella loro forma reale di rapporti della produzione materiale». Quanto alla ‘Filosofia della miseria’, Marx rimprovera a Proudhon di aver condiviso «le illusioni della filosofia “”speculativa””: invece di considerare le categorie economiche come espressioni teoriche di rapporti di produzione storici, corrispondenti a un determinato grado di sviluppo della produzione materiale, la sua immaginazione le trasforma in idee eterne, preesistenti a ogni realtà» (30). Tale critica radicale sfocia nel rifiuto della definizione di “”proprietà”” in termini di “”furto””, che si limita a una concezione giuridica o moralistica dei rapporti di produzione: «le nozioni giuridiche del borghese sul ‘furto’ si applicano altrettanto bene ai suoi ‘onesti’ profitti. D’altra parte, poiché il furto, in quanto violazione della proprietà, ‘presuppone la proprietà’, Proudhon si impania in ogni sorte di nozione confusa e fantastica sulla vera proprietà borghese» (31). Invece di considerare la proprietà come una categoria giuridica illegittima, come la maggior parte dei socialisti dell’epoca, Marx l’analizza fin dall”Ideologia tedesca’ come “”un modo di relazione necessaria a uno stadio di sviluppo delle forze produttive”””” [Daniel Bensaïd, ‘Gli spossessati. Proprietà, diritto dei poveri e beni comuni’, Milano, 2009] [(28) Karl Marx, ‘Miseria della filosofia’, cit., pp. 361, 369, 401. In una lettera del 26 ottobre 1847, Engels riporta di aver detto a Louis Blanc che poteva considerare il libro di Marx contro Proudhon (‘Miseria della filosofia’) “”il nostro programma””; (29) Pierre-Joseph Proudhon, ‘Filosofia della miseria’, cit., p. 430; (30) Karl Marx, “”Lettera a Schweitzer””, trad. it., in Id., ‘Miseria della filosofia’, cit., pp 184-186; (31) Ivi, p. 185]”,”MADS-708″
“BENSAÏD Daniel”,”Marx, istruzioni per l’uso.”,”Daniel Bensaïd insegna filosofia all’Università di Parigi VIII (Saint-Denis). Tra i protagonisti del maggio ’68, oggi è uno dei maggiori filosofi marxisti contemporanei. Ha pubblicato diverse opere, alcune tradotte in italiano. “”L’anno precedente alla prima edizione tedesca del ‘Capitale’, il biologo tedesco Ernst Haeckel, divulgatore di Darwin e appassionato di neologismi, fu il primo a utilizzare, nel 1866, il termine «ecologia». Troviamo tre occorrenze nella sua ‘Generelle Morphologie der Organismen’ (1866). Ecco come Haeckel definisce le relazioni tra gli organismi, tra l’economia umana e la natura: «Per ecologia intendiamo la scienza dei rapporti degli organismi con il mondo esterno, nel quale possiamo riconoscere in modo più ampio i fattori della lotta per l’esistenza». Marx non è un angelo ambientalista, un pioniere, senza sapere di esserlo, dell’ecologia. Per quanto non manchi di prendere parte all’entusiasmo produttivista del suo tempo, tuttavia non aderisce senza riserve alle «illusioni del progresso» denunciate qualche anno dopo da George Sorel. Fintanto che l’ambivalenza del progresso è determinata da un modo di produzione fondato sullo sfruttamento, progresso tecnico e progresso sociale non vanno necessariamente di pari passo. Al contrario, nel Libro I del ‘Capitale’ Marx scrive: «Ogni progresso nell’agricoltura capitalistica è un progresso non solo nell’arte di derubare l’operaio, ma nell’arte di derubare il suolo. Ogni progresso nell’incremento della sua fertilità per un certo periodo, è insieme un progresso verso la rovina delle sue sorgenti perenni» (1). Poiché «la produttività del lavoro è pure legata a condizioni naturali che non di rado diventano meno redditizie nella misura in cui la produttività – in quanto dipendente da condizioni sociali – aumenta. Di qui un movimento contraddittorio in queste diverse sfere: progresso in alcune, regresso in altre. Si consideri per esempio il puro e semplice influsso delle stagioni, da cui dipende la quantità della maggior parte delle materie prime, l’esaurirsi delle foreste, dei giacimenti di ferro e carbone, ecc.» (2). La silvicoltura fornisce un buon esempio della discordanza tra il tempo economico di rotazione del capitale e il tempo ecologico del rinnovamento naturale: «Il lungo tempo di produzione (…), e quindi la lunghezza dei suoi periodi di rotazione, fa della silvicoltura un ramo di industria privato e perciò capitalistico sfavorevole» (3). Cosciente delle pene della colonizzazione e delle mutilazioni del lavoro, Marx non vede dunque un autentico progresso che al di là del capitalismo: «Quando una grande rivoluzione sociale avrà preso possesso dei risultati dell’era borghese, dei mercati mondiali e delle forze moderne di produzione, e avrà sottoposto ogni cosa al controllo esercitato in comune da tutti i popoli più progrediti, solo allora il progresso dell’umanità cesserà di assomigliare a quell’orrenda divinità pagana, che beveva il nettare solo nei teschi dei nemici uccisi» (4). Un orrendo idolo pagano assetato di sangue! La denuncia dei miti del progresso è chiara e franca. E in attesa della grande rivoluzione sociale «tutti i progressi della civiltà, (…) ogni incremento delle forze produttive sociali (…) arricchiscono non l’operaio, ma il capitale. (…) Poiché il capitale è l’antitesi dell’operaio, quei progressi accrescono soltanto il potere oggettivo sul lavoro» (5). Sotto il segno del capitale, il progresso ideale non consiste alla fine che in un «cambiamento di forma di tale servitù» (6)”” [Daniel Bensaïd, ‘Marx, istruzioni per l’uso’, Varese, 2010] [(1) K. Marx, ‘Il Capitale’, Libro I, p. 655; (2) Ibid., Libro III, p. 332; (3) Ibid., Libro II, p. 303; (4) K. Marx, ‘New York Daily Tribune’, 25 giugno 1853; (5) K. Marx, ‘Lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica’, 1857-1858, cit., p.295; (6) K. Marx, ‘Il Capitale, Libro I, cit., p. 898] (pag 167-168-169)”,”MADS-709″
“BENSAÏD Daniel”,”Marx, l’intempestivo. Grandezze e miserie di un’avventura critica.”,”Daniel Bensaïd insegna filosofia all’Università di Parigi VIII (Saint-Denis). Tra i protagonisti del maggio ’68, oggi è uno dei maggiori filosofi marxisti contemporanei. Ha pubblicato diverse opere, alcune tradotte in italiano. Massimiliano Tomba è ricercatore di filosofia politica presso l’Università di Padova. Ha pubblicato diversi saggi su Kant, Hegel, Marx e la riflessione posthegeliana- E’ autore di ‘Crisi e critica in Bruno Bauer’, Napoli, 2002 e di ‘La “”vera politica””. Kant e Benjamin: la possibilità della giustizia’, Roma, 2007. “”Se, a partire dal 1858, Marx respinge la “”concezione astratta del progresso””, facilmente confusa con l’abitudine e la routine, in che modo, allora, lo concepisce? Tutta la sua logica si oppone a una visione unilateralmente quantitativa. La riduzione dei rapporti umani alla freddezza dei rapporti monetari e la mera accumulazione di merci non possono costituire una prova di civiltà. Il solo sviluppo delle forze produttive, pur necessario, non costituisce una condizione sufficiente. I criteri maggiormente invocati sono più sociali che tecnici: i rapporti tra uomo e donna (nei ‘Manoscritti’ del 1844), la conquista di un tempo creativo liberato contro il tempo asservito e alienato del lavoro salariato (nei ‘Grundrisse’), l’arricchimento della specie e della personalità individuale attraverso lo sviluppo e la diversificazione dei bisogni. L’ordine cronologico non è garanzia di nulla. Per convincersene è sufficiente leggere le magnifiche pagine di Engels nella ‘Guerra dei contadini’. Nella storia reale, il vinto non ha obbligatoriamente torto e il vincitore non ha necessariamente ragione. Lo sguardo critico dell’oppresso sugli “”avvicendamenti”” del progresso sembra negare anche la missione civilizzatrice altrove riconosciuta al capitalismo. Tuttavia, scrive Marx, «Il problema è il seguente: può l’umanità adempiere il proprio destino senza che avvenga una rivoluzione fondamentale nei rapporti sociali dell’Asia? Se così non fosse, quali che siano stati i delitti commessi dall’Inghilterra, essa è stata lo strumento inconsapevole della storia nel suscitare quella rivoluzione. E allora, qualsiasi amarezza desti in noi lo spettacolo della disgregazione di un mondo antico, abbiamo il diritto, dal punto di vista storico, di esclamare con Goethe: “”Piangeremo come un danno, / ciò che dona voluttà / Forse Timur, il tiranno, / fatto vittime non ha?””» (61). La conclusione non lascia dubbi. D’altra parte l’atteggiamento di Marx davanti all’annessione del Texas e della California da parte degli Stati Uniti lo conferma. Come i «popoli senza storia» sono sacrificati al dinamismo delle nazioni storiche, così il colonialismo sarebbe parte, malgrado i suoi orrori, di una modernizzazione civilizzatrice. I partigiani dichiarati del colonialismo in seno alla II Internazionale, come David o Van Kol, hanno potuto trarne un argomento per giustificare il loro sostegno molto poco critico alle spedizioni imperialiste dell’inizio del secolo (62). Marx, tuttavia, esprime piuttosto un malessere davanti a una contraddizione non risolta. Il ruolo coloniale dell’Inghilterra sarà “”progressivo”” se, e solamente se, l’umanità non arriverà a rivoluzionarie i rapporti sociali in Asia. Allora, e solo allora, si potrà considerare che essa ha svolto questo ruolo, senza dimenticare che lo ha fatto attraverso il crimine”” [Daniel Bensaïd, ‘Marx, l’intempestivo. Grandezze e miserie di un’avventura critica’, Milano, 2007] [(61) Karl Marx, ”La dominazione britannica in India’, il Karl Marx Friedrich Engels, ‘Opere’, vol. 12, Roma, 1978, p. 135; (62) Cfr. Roman Rosdolsky, ‘Le problème des peuples sans histoire’ (inedito in francese). E’ importante ricordare che i testi di Marx ed Engels sono precedenti all’apparizione di ciò che Lenin, Rosa Luxemburg, Bucharin, Hilferding caratterizzarono come imperialismo moderno. Sui congressi della II Internazionale e la questione coloniale, cfr. Stuart Schramm e Hélène Carrère d’Encausse, ‘Le Marxisme et l’Asie’, Armand Colin, Paris, 1965] (pag 60-61) Da internet a proposito di Roman Rosdolsky: Entremonde 29/08/2015 Méthode dialectique : un gros malentendu ? ?http://dndf.org/?p=14372 Les raisons d’exhumer cet essai presque inconnu de Roman Rosdolsky dépassent de beaucoup l’intérêt et la pertinence de son contenu. La volonté, pourtant louable, d’attirer un peu l’attention, contre l’oubli dans lequel il est tombé, sur l’œuvre de cet auteur auquel on doit non seulement reconnaître le mérite d’avoir largement participé à la « découverte » et à la diffusion des Grundrisse, à partir des années 1960, mais aussi celui d’avoir écrit d’importantes contributions théoriques : en premier lieu le jamais réédité Genèse et structure du « Capital » de Marx, mais aussi ce Friedrich Engels et le problème des peuples « sans histoire », entre tous notable, et malencontreusement publié dans sa traduction italienne par un éditeur malheureux (Graphos, Gênes, 2005), cette volonté ne serait pas à elle seule suffisante. En réalité, ce qui nous intéresse le plus est de revenir sur la question de la dialectique et de la méthode dialectique, en la soustrayant à cet air d’évidence et de fausse familiarité qu’elle semble avoir, autant parmi ses rares partisans que ses nombreux ennemis. D’un côté, dans le cadre de la soi-disant « pensée critique » (lire : le crétinisme universitaire), la vogue post-moderne a prétendu classer une fois pour toutes l’aspiration marxiste au dépassement, avec l’équation dialectique = téléologie, en faveur d’une multitude de conceptions anti-dialectiques – nietzschéisme plus ou moins anarchisant, idéologie frenchy des micro-conflits (Foucault), du désir (Deleuze-Guattari) ou de l’événement (Badiou), ou encore, dans le meilleur des cas, des dialectiques repliées sur la négativité permanente (Adorno et Horkheimer) – qui sont autant de réformismes plus ou moins radicaux, tout comme le fut la pensée d’un autre champion oublié de l’anti-hégélianisme : ce Lucio Coletti de triste mémoire, d’abord partisan du PCI puis de Berlusconi, qui opposa l’ « opposition réelle » de Kant à l’unité des contraires hégélienne. D’un autre côté (le « nôtre », si on peut dire), si certains – en attendant des temps meilleurs – se sont contentés de ce que dans leur jeunesse on leur avait expliqué de la « négation de la négation », pour la plus grande gloire de la Doctrine éternelle, d’autres se sont réfugiés dans un hégéliano-marxisme ascétique, dans lequel le prolétariat est dissous dans l’automouvement du capital (ce qui, si possible, est encore pire).”,”MADS-710″
“BENSAÏD Daniel”,”Crisi di ieri e di oggi.”,”Con questo scritto Bensaïd ha introdotto un inedito di Marx [probabilmente si tratta del saggio introduttivo al volume di Marx ‘Les crises du capitalisme’, 2009, ndr] sulla crisi capitalistica. In questo testo Bensaïd descrive le linee di fondo della crisi attuale, utilizzando le categorie marxiane, riferendole all’attualità politica ed economica e facendo un parallelo con la Grande crisi del 1929. “”Tutti vogliono la concorrenza senza le conseguenze nefaste della concorrenza. Tutti vogliono l’impossibile, e cioè le condizioni di vita borghesi, senza le necessarie conseguenze di queste condizioni…”” scriveva già Marx in una lettera ad Annenkov”” (pag 3) “”La crisi, dunque, è quello che scriveva Marx: “”l’instaurazione con la forza dell’unità tra due momenti [produzione e consumo] promossi all’autonomia, ma che “”sono sostanzialmente una sola cosa””. La sua violenza è quella delle famiglie buttate sul lastrico per insolvenza, quella dei massicci licenziamenti, delle chiusure delle fabbriche e delle delocalizzazioni, dcelle file che si allungano davanti ai “”restos du coeur”” (mense per i poveri), dei senza-cas che crepano di freddo, dei piccoli risparmi a danno della salute”” (pag 5) Nota: Cervetto: volume ‘La questione dei tempi’ I tempi della NEP di Lenin “”Dal punto di vista del processo mondiale della riproduzione del capitale sociale la Rivoluzione d’Ottobre ha rappresentato una momentanea (nel tempo) e parziale (nello spazio) rottura dell’unità organica che esiste fra produzione e consumo. Nell’area russa del mercato mondiale veniva a determinarsi una isolata e violenta alterazione tra le condizioni della produzione e le condizioni della ripartizione nella formazione economico-sociale capitalistica. Significava forse che la teoria di Marx, per la quale la”” ripartizione degli oggetti di consumo è ogni volta soltanto conseguenza della ripartizione delle condizioni di produzione “”, non era più valida?”””,”ECOI-364″
“BENSAÏD Daniel”,”Passion Karl Marx. Les hiéroglyphes de la modernité.”,”Dalla bibliografia emerge che a noi manca ancora il volume X delle Editions Sociales: Correspondance. Volume 10, Janvier 1869-juin 1870. Stampato da internet http://www.socialismo-chileno.org/febrero/Biblioteca/Marx/correspondencia_tomo_X.pdf”,”MADS-715″
“BENSAÏD Daniel”,”Una lente impatience.”,”Daniel Bensaïd est maître de conférence de philosophie à l’Université Paris-VIII. Photo, note, Chronologie, Un ordre d’idées, Collection dirigée par Nicole LAPIERRE,”,”TROS-074-FL”
“BENSAÏD Daniel”,”Un monde à changer mouvements et stratégies.”,”Daniel Bensaïd est maître de conférence de philosophie à l’Université Paris-VIII. Présentation, note, Collection La Discorde,”,”TEOC-113-FL”
“BENSAÏD Daniel”,”Le nouvel internationalisme, contre les guerres impériales et la privatisation du monde.”,”Daniel Bensaïd est maître de conférence de philosophie à l’Université Paris-VIII. Introduction, Post-scriptum, note, Bibliographie sommaire, Collection La Discorde,”,”TEOC-114-FL”
“BENSAÏD Daniel”,”Chi sono questi trotskisti? Storia e attualità di una corrente eretica.”,”BENSAÏD Daniel insegna filosofia all’università di Parigi VIII Saint Denis. Tra i protagonisti del maggio ’68 e dirigente della LCR francese. Direttore della rivista Contretemps. Salvatore CANNAVO’ dirigente dell’Associazione Sinistra Critica. Deputato del Prc. Vice direttore di ‘Liberazione’. ‘Stati Uniti socialisti d’Europa’ “”In un’intervista del settembre 1939 al ‘Daily Herald’ di Londra, Trotsky dichiarava di nuovo che la guerra mondiale era inevitabile. La rivoluzione spagnola era stata l’ultima opportunità di sfuggirle. “”La Seconda guerra mondiale è cominciata””, scrisse allora, poiché gli Stati Uniti non potranno tenersi in disparte nella lotta per l’egemonia mondiale. Ma la Germania arriva troppo tardi per la grande spartizione imperiale: “”La furia militare che si è impadronita dell’imperialismo tedesco si concluderà con una terribile catastrofe. Ma prima, molte cose saranno successe in Europa””. La conferenza d’emergenza riassume questi orientamenti: “”La causa immediata della guerra attuale è la rivalità tra i vecchi e i ricchi imperi coloniali (la Gran Bretagna e la Francia) e i saccheggiatori imperialisti arrivati in ritardo (la Germania e l’Italia)””. Questa guerra “”non è la nostra””. Alla difesa nazionale in nome dell’antifascismo, si oppongono la distruzione rivoluzionaria dello stato nazionale, la parola d’ordine degli Stati uniti socialisti d’Europa, l’appello alla fraternizzazione di classe tra i lavoratori in uniforme””. (pag 55-56)”,”TROS-091-FL”
“BENSAÏD Daniel”,”Moi, La Révolution. Remembrances d’une Bicentenaire Indigne.”,”Daniel Bensaïd est maître de conférence de philosophie à l’Université Paris-VIII. Tra i protagonisti del maggio ’68 e dirigente della Lcr francese, è uno dei maggiori filosofi marxisti contemporanei. Direttore della rivista Contretemps. Salvatore Cannavò, dirigente dell’Associazione Sinistra Critica, tra i protagonisti della stagione dei Social Forum, dal 2006 è deputato eletto nelle liste del Prc. É stato vicedirettore del quotidiano Liberazione, ed è direttore della rivista Erre.”,”FRAR-026-FL”
“BENSI Giovanni”,”Nazionalità in URSS. Le radici del conflitto.”,”Giovanni Bensi (nato a Piacenza nel 1938) è un giornalista italiano che lavora a Monaco di Baviera come redattore a Radio Free Europe/Radio Liberty (RFE/RL). l’emittente che, sotto la tutela del Congresso degli USA, trasmette nelle lingue dell’URSS e dell’Europa orientale. Egli è inoltre corrispondente del quotidiano Avvenire e dell’agenzia di notizie ADN Kronos. Slavista come formazione culturale (all’inizio degli anni ’60 ha studiato anche all’Università di Mosca), l’autore si è dedicato anche allo studio delle culture islamiche non arabe, particolarmente dell’Asia centrale, ed ha soggiornato ripetutamente in Pakistan e Afghanistan. Altre opere: L’incognita jugoslava, Mosca e l’eurocomunismo, La pista sovietica, Sachalin: Bafehl zum Mord, L’Afghanistan in lotta, Allah contro Gorbaciov.”,”RUSU-088-FL”
“BENSIMON Fabrice DELUERMOZ Quentin MOISAND Jeanne, a cura”,”””Arise Ye Wretched of the Earth””: The First International in a Global Perspective.”,”Contiene il saggio di Jürgen Herres, ‘Karl Marx and the IWMA Revisited’ (pag 299-311) “”Alzatevi, miserabili della terra”” Saggi di Fabrice Bensimon, Detlev Mares, Iorwerth Prother, Nicolas Delalande, François Jarrige, Quentin Deluermoz, Jürgen Schmidt, Jean Puissant, Marc Vuilleumier, Krzysztof Marchlewicz, Woodford McClellan, Carl Levy, Albert Garcia-Balañà, Jeanne Moisand, Horacio Tarcus, Michel Cordillot, Antony Taylor, Jürgen Herres, Samuel Hayat, Gregory Claeys, Antje Schrupp, Marianne Enckell, Mathieu Léonard L’ Associazione Internazionale dei Lavoratori (International Working Men’s Association – IWMA, AIL, AIT, Prima Internazionale), scese in lotta per l’emancipazione organizzando la solidarietà con le lotte operaie, gli scioperi e partecipando ai principali eventi sociali del periodo, ma fu costretta alla scissione nel 1872. Questo volume intende completare la mappatura della IWMA. I 24 contributi sono raggruppati in 3 parti. La prima tratta delle organizzazioni che precedettero la IWMA e sottolinea il ruolo centrale svolto da Londra. La seconda descrive le attività delle sezioni locali, studiando le loro radici locali e le loro connessioni con culture politiche transnazionali. La parte terza tratta dell’influenza di alcune personalità e delle ideologie costruite in base alle loro idee. Indice. Editors: Fabrice Bensimon, Quentin Deluermoz and Jeanne Moisand Chapter 1 Introduction Part 1 Organisation and Debates Chapter 2 The iwma and Its Precursors in London, c. 1830-1860, Author: Fabrice Bensimon, Pages: 21-38 Chapter 3 Little Local Difficulties? The General Council of the IWMA as an Arena for British Radical Politics, Author: Detlev Mares, Pages: 39-53 Chapter 4 The iwma and Industrial Conflict in England and France, Author: Iorwerth Prothero, Pages: 54-65 Chapter 5 Transnational Solidarity in the Making. Labour Strikes, Money Flows, and the First International, 1864-1872, Author: Nicolas Delalande, Pages: 66-88 Chapter 6 The iwma, Workers and the Machinery Question (1864-1874), Author: François Jarrige, Pages: 89-106 Chapter 7 The iwma and the Commune. A Reassessment, Author: Quentin Deluermoz, Pages: 107-126 Part 2 Global Causes and Local Branches Editors: Fabrice Bensimon, Quentin Deluermoz and Jeanne Moisand Chapter 8 Global Values Locally Transformed. The iwma in the German States 1864-1872/76, Author: Jürgen Schmidt, Pages: 129-143 Chapter 9 The iwma in Belgium (1865-1875), Author: Jean Puissant, Pages: 144-164 Chapter 10 The First International in Switzerland. A Few Observations, Author: Marc Vuilleumier, Pages: 165-180 Chapter 11 For Independent Poland and the Emancipation of the Working Class. The Poles in the iwma, 1864-1876, Author: Krzysztof Marchlewicz, Pages: 181-192 Chapter 12 Russians in the iwma. The Background, Author: Woodford McClellan, Pages: 193-206 Chapter 13 The Italians and the iwma, Author: Carl Levy, Pages: 207-220 Chapter 14 1871 in Spain. Transnational and Local History in the Formation of the fre-iwma, Author: Albert Garcia-Balañà, Pages: 221-237 Chapter 15 Revolutions, Republics and iwma in the Spanish Empire (around 1873), Author: Jeanne Moisand, Pages: 238-252 Chapter 16 The First International in Latin America, Author: Horacio Tarcus, Pages: 253-269 Chapter 17 Socialism v. Democracy? The iwma in the Usa, 1869-1876, Author: Michel Cordillot, Pages: 270-281 Chapter 18 Sectarian Secret Wisdom? and Nineteenth-Century Radicalism. The iwma in London and New York, Author: Antony Taylor, Pages: 282-296 Part 3 Actors and Ideologies, Editors: Fabrice Bensimon, Quentin Deluermoz, and Jeanne Moisand Chapter 19 Karl Marx and the iwma Revisited, Author: Jürgen Herres, Pages: 299-312 Chapter 20 The Construction of Proudhonism within the iwma, Author: Samuel Hayat, Pages: 313-331 Chapter 21 Professor Beesly, Positivism and the International. The Patriotism Question, Author: Gregory Claeys, Pages: 332-342 Chapter 22 Bringing Together Feminism and Socialism in the First International. Four Examples, Author: Antje Schrupp, Pages: 343-354 Chapter 23 Bakunin and the Jura Federation, Author: Marianne Enckell, Pages: 355-365 Chapter 24 Carlo Cafiero and the International in Italy. From Marx to Bakunin, Author: Mathieu Léonard, Pages: 366-378″,”INTP-096″
“BENSING Manfred”,”Thomas Müntzer.”,”Riformatore tedesco, monaco agostiniano (1467-1525) aderì alla Riforma nel 1519-20 passando presto a posizioni radicali. Respinta l’ organizzazione sociale ed ecclesiastica in nome di un ‘battesimo interiore’ dello Spirito Santo, tentò di creare in Sassonia una ‘comunità di santi’, e si unì poi ai contadini insorti trasformando la loro rivolta in un moto millenaristico. Sconfitto a Frankenhausen fu catturato e decapitato. Scrisse ‘Sermone ai principi di Sassonia sullo spirito di rivolta’ (1524) (EUG).”,”RELP-017″
“BENSOUSSAN Georges”,”L’eredità di Auschwitz. Come ricordare?”,”Georges Bensoussan, nato in Marocco nel 1952, insegna Storia a Parigi e ha pubblicato Génocide pour mémoire.”,”STOx-078-FL”
“BENSUSSAN Gerard LABICA Georges a cura; elenco autori delle voci: Marc ABELES Tony ANDREANI Paul -Laurent ASSOUN Beatrice AVAKIAN Elisabeth AZOULAY Gilbert BADIA Etienne BALIBAR Francoise BALIBAR Gerard BENSUSSAN Ghyslaine BERNIER Jacques BIDET Gerard BRAS Suzanne de-BRUNHOFF Christine BUCI-GLUCKSMANN Jean-Luc CACHON Guy CAIRE Lysiane CARTELIER Jorge CASTANEDA Serge COLLET Jean-Francois CORALLO Olivier CORPET Jean Pierre COTTEN Bernard COTTRET Alastair DAVIDSON Jean-Pierre DELILEZ André et Francine DEMICHEL Marcel DRACH Martine DUPIRE Victor FAY Osvaldo FERNANDEZ-DIAZ, Francoise GADET René GALLISSOT Jean-Marc GAYMAN Maurice GODELIER Alain GUERREAU Jacques GUILHAUMOU Jacques GUILHAUMOU Jean GUINCHARD Enrique HETT Nadya LABICA Philippe de-LARA Marie-Claire LAVABRE Christian LAZZERI Jean-Yves LE-BEC Jean-Jacques LECERCLE Dominique LECOURT Victor LEDUC Jean-Pierre LEFEBVRE Alain LIPIETZ Michael LOWY Pierre MACHEREY Michael MAIDAN Lilly MARCOU Francois MATHERON Solange MERCIER-JOSA Philippe MERLE Jacques MICHEL Maurice MOISSONNIER Gerard MOLINA Mohamed MOULFI Zdravko MUNISIC Sami NAIR Jean-Michel PALMIER Michel PATY Hugues PORTELLI Pierre RAYMOND Catherine REGULIER Henry REY Jean ROBELIN Maxime RODINSON Jean-Maurice ROSIER Elisabeth ROUDINESCO Pierre SEVERAC Gerald SFEZ Danielle TARTAKOWSKY Nicolas TERTULIAN Bruno THIRY André TOSEL TRINH VAN THAO Yves VARGAS René ZAPATA”,”Dictionnaire critique du marxisme.”,”elenco autori delle voci: Marc ABELES Tony ANDREANI Paul -Laurent ASSOUN Beatrice AVAKIAN Elisabeth AZOULAY Gilbert BADIA Etienne BALIBAR Francoise BALIBAR Gerard BENSUSSAN Ghyslaine BERNIER Jacques BIDET Gerard BRAS Suzanne de-BRUNHOFF Christine BUCI-GLUCKSMANN Jean-Luc CACHON Guy CAIRE Lysiane CARTELIER Jorge CASTANEDA Serge COLLET Jean-Francois CORALLO Olivier CORPET Jean Pierre COTTEN Bernard COTTRET Alastair DAVIDSON Jean-Pierre DELILEZ André et Francine DEMICHEL Marcel DRACH Martine DUPIRE Victor FAY Osvaldo FERNANDEZ-DIAZ, Francoise GADET René GALLISSOT Jean-Marc GAYMAN Maurice GODELIER Alain GUERREAU Jacques GUILHAUMOU Jacques GUILHAUMOU Jean GUINCHARD Enrique HETT Nadya LABICA Philippe de-LARA Marie-Claire LAVABRE Christian LAZZERI Jean-Yves LE-BEC Jean-Jacques LECERCLE Dominique LECOURT Victor LEDUC Jean-Pierre LEFEBVRE Alain LIPIETZ Michael LOWY Pierre MACHEREY Michael MAIDAN Lilly MARCOU Francois MATHERON Solange MERCIER-JOSA Philippe MERLE Jacques MICHEL Maurice MOISSONNIER Gerard MOLINA Mohamed MOULFI Zdravko MUNISIC Sami NAIR Jean-Michel PALMIER Michel PATY Hugues PORTELLI Pierre RAYMOND Catherine REGULIER Henry REY Jean ROBELIN Maxime RODINSON Jean-Maurice ROSIER Elisabeth ROUDINESCO Pierre SEVERAC Gerald SFEZ Danielle TARTAKOWSKY Nicolas TERTULIAN Bruno THIRY André TOSEL TRINH VAN THAO Yves VARGAS René ZAPATA”,”MAES-024″
“BENTE Hermann BUCHARIN Nikolaj I., a cura di Alfredo SALSANO”,”Inefficienza economica organizzata. L’economia burocratizzata nella Germania di Weimar.”,”Hermann Bente (1896-1970) studiò a Berlino, Amburgo e Kiel. Redattore capo dell’importante rivista Weltwirtschaftliches Archiv dal 1923 al 1933, divenne nel 1930 Privatdozent presso l’Università di Kiel. Successivamente Professore ordinario a Kiel e a Berlino, nel 1947 fu chiamato come Gastprofessor all’Università di Colonia. Nikolaj I. Bucharin (1888-1938) aderì diciottenne al bolscevismo e nel 1917 fu tra i protagonisti della rivoluzione di Ottobre. Apprezzato da Lenin nonostante divergenze che vertevano essenzialmente sul ruolo dello Stato, ne difese strenuamente la Nuova Politica Economica, opponendosi a Stalin. Allontanato dalle sue cariche nel 1929, finì processato e condannato a morte.”,”BUCD-002-FL”
“BENTHAM Jeremy, a cura di Lia FORMIGARI”,”Il libro dei sofismi.”,”Quello di BENTHAM, intellettuale radicale, è un classico del liberalismo dell’ 800, E’ una rassegna dei luoghi comuni del conservatorismo ma insieme una critica dell’ “”anarchia giacobina””, una derisione dei dogmi del vecchio costituzionalismo, ma insieme anche degli slogan giusnaturalisti.”,”TEOP-169″
“BENTHAM Jeremy, a cura di Lia FORMIGARI”,”Il libro dei sofismi.”,”E’ una rassegna dei luoghi comuni del conservatorismo ma insieme una critica all’ ‘anarchia giacobina’, una derisione dei dogmi del vecchio costituzionalismo e degli slogans del giusnaturalismo. Quello di BENTHAM, intellettuale radicale, è un classico del liberalismo dell’ 800, E’ una rassegna dei luoghi comuni del conservatorismo ma insieme una critica dell’ “”anarchia giacobina””, una derisione dei dogmi del vecchio costituzionalismo, ma insieme anche degli slogan giusnaturalisti.”,”FILx-023″
“BENTHAM Jeremy, a cura di Lia FORMIGARI”,”Il catechismo del popolo.”,”Disobbedienza patente o violenta eguale a rivolta. “”Come è l’ obbedienza degli individui a costituire lo stato di sottomissione, così è la loro disobbedienza che deve costituire uno stato di rivolta. Ha dunque, ogni atto di disobbedienza, questo effetto? Non è certo possibile sosten ere questa tesi, ché altrimenti non sarebbe dato trovare in nessun luogo qualcosa di somigliante ad un regime politico. Ecco dunque uno o due distinzioni che spontaneamente si presentano. La disobbedienza si può distinguere in consapevole o inconsapevole, e ciò tanto in relazione alla legge quanto in relazione al fatto. Si riconoscerà, credo, facilmente, che la disobbedienza inconsapevole in relazione ad entrambi non costituisce rivolta. La disobbedienza consapevole rispetto ad entrambi, poi, può esser distinta in disobbedienza coperta o disobbedianza patente; o, in altri termini, fraudolenta o violenta. Si riconoscerà pure, credo, che disobbedienza semplicemente fraudolenta non costituisce rivolta.”” (pag 46-47)”,”TEOP-223″
“BENTHAM Jeremy, a cura di Rosanna PETRILLO”,”Teoria delle finzioni.”,”La PETRILLO è dottore di reicerca in filosofia. Si occupa di filosofia americana. Ha pubblicato un saggio su William James (1997).”,”FILx-260″
“BENTHAM Jeremy, a cura di Lia FORMIGARI”,”Il catechismo del popolo.”,”””Una critica esplicita del razionalismo etico sarà fatta da Bentham nell”Introduzione’ del 1789, sulla scia di Hume, seppure coinvolgendo lo stesso Hume nell’accusa di apriorismo. Ma il criterio dell’utilità è già delineato nel ‘Frammento’ del ’76, insieme con la formula della massima felicità del maggior numero”” (pag 10) (introduzione di Lia Formigari)”,”TEOP-023-FV”
“BENTHAM Jeremy, a cura di Michel FOUCAULT e Michelle PERROT”,”Panopticon, ovvero la casa d’ispezione.”,”L’idea del ‘Panopticon’ era nata intorno al 1790: si trattava di risolvere l’eterna questione del sovraffollamento delle carceri e di opporre una soluzione efficace alla deportazione delle colonie. L’epoca è quella delle grandi speranze in Inghilterra: il suffragio universale, il comunismo agrario, la rigenerazione dell’umanità attraverso l’educazione. Ma il progetto di J. Bentham, padre del radicalismo inglese, non è solo un tentativo di riforma bensì la visualizzazione di quello che si rivelerà presto il problema centrale del liberalismo nascente (…). C’è più che una continuità, fra il progetto di Bentham (fare della prigione una fabbrica) e quello dell’ingegnere Taylor (fare della fabbrica una prigione), con una mano d’opera di conseguenza docile ed obbiedente (dalla quarta di copertina) Michelle Perrot, professore a Parigi VII, si è occupata di storia sociale. Michel Foucault, professore al College de France, ha pubblicato tra l’altro ‘Storia della follia’ (1961).”,”TEOS-024-FV”
“BENTIVEGNA Vincenzo; VIANELLO Mino”,”La questione della rendita urbana nella teoria marxista contemporanea (Bentivegna); Statistica, ricerca e organizzazione. Sul fondamento del partito del socialismo scientifico (Vianello).”,”Nota 9, Nota 11, Nota 13, Nota 14 “”Nota (9) Nella Lettera del 4 novembre 1864 Marx sottolinea il ruolo della «discussione» per la crescita del proletariato («Per il trionfo delle idee esposte nel ‘Manifesto…’ si deve contare solamente ed esclusivamente sullo sviluppo intellettuale della classe operaia quale deve scaturire dall’azione unitaria e dalla discussione»). Discussione su che cosa? E che tipo di discussione? E’ evidente che Marx pensa ad una comprensione «scientifica» della realtà da parte del proletariato, cui deve arrivare con l’aiuto del partito; Nota (11) Non occorre richiamare il noto passo del ‘Manifesto’: «Il partito ha sopra il resto del proletariato il vantaggio della sua chiara visione delle condizioni, della marcia e dei risultati generali del movimento proletario». Vedi su questo punto quanto Lukács dice a proposito della Luxemburg in ‘Storia e coscienza di classe’: il partito è chiamato ad essere «il cervello» della missione storica del proletariato. Tale posizione è stata esplicitata per la prima volta nel 1901 da Kautsky in «Akademiker und proletarier», in Neue Zeit (17 aprile) che è la fonte del ‘Che fare?’ di Lenin; Nota (12) E’ opportuno qui richiamare l’attenzione sulla profondità dell’intuizione di Lenin relativamente al «centralismo democratico». Lasciando da parte ciò che quella formula ha potuto indicare in certe situazioni, essa parte dal presupposto che il potere non è un fenomeno a somma zero: che, cioè, se il potere della base aumenta non per questo di altrettanto diminuisce il potere del vertice. Tale intuizione è stata verificata nella ricerca empirica: in effetti, le organizzazioni migliori non sono quelle in cui il vertice ha poco potere, bensì quelle in cui il vertice esercita molto potere, è vigoroso ed aggressivo, ma al tempo stesso stimola la partecipazione della base. Ma tale partecipazione della base presuppone la comprensione da parte di questa della strategia del vertice, strategia che deve esser fissata sulla base dell’analisi della congiuntura: ed ecco di nuovo l’importanza di potare la ricerca alle masse, di abituarle all’analisi metodica, a ragionare sui fatti; Nota (13) Qualcuno obietterà che adottare un programma del genere, che condiziona l’azione all’analisi (come pure l’analisi all’azione) significherebbe spostare nel tempo l’instaurazione del socialismo. Vale la pena di ricordare al riguardo la risposta che Marx diede a Shapper, minoritario nel seno della Lega dei comunisti (1850): «La minoranza sostituisce un punto di vista dogmatico ad uno critico e l’idealismo al materialismo. Per essa, la forza motrice della rivoluzione è semplicemente la forza di volontà, non le condizioni reali. Noi, al contrario, diciamo agli operai: “”Passeranno cinque, venti, cinquanta anni di guerre civili e di lotte popolari non soltanto per cambiare le condizioni, ma anche perché cambiate voi e possiate essere capaci di gestire il potere politico!. Ed essi ci rispondono: “”Se non possiamo prender subito il potere, è meglio che ce ne andiamo a dormire””» (K. Marx, Enthüllungen über den Kommunistenprozess zu Köln’, Berlin, Vorwarts, 1914, pp. 52-53); Nota (14) Non figurava forse tra i compiti del Comitato centrale nello ‘Statuto provvisorio dell’Associazione internazionale dei lavoratori’, redatto da Marx nell’ottobre del 1864, che «si faccia simultaneamente e sotto una direzione comune un’inchiesta sullo stato sociale dei diversi paesi d’Europa»? E non preparò Marx stesso un questionario, che ci è pervenuto, anche se le informazioni con esso raccolte sono andate smarrite? Lo stesso Marx, in vista di tale inchiesta, aveva avanzato una richiesta nell’agosto del 1866 ai delegati del Comitato centrale provvisorio che si provvedesse a fare «(una statistica delle condizioni delle classi operaie di tutti i paesi preparata dagli operai stessi». Del resto, il suo punto di vista circa la posizione dei comunisti verso il proletariato è bene espresso nella ‘Miseria della filosofia’: «Allo stesso modo che gli economisti sono i rappresentanti scientifici della classe borghese, così i socialisti e i comunisti sono i teorici della classe proletaria» (MEGA, vol. VI, p. 191). Il termine ‘théoriciens’ non significa «filosofi sociali», bensì «scienziati» nel senso moderno del termine: cioè, coloro che, partendo da determinati presupposti teorici (e di valore), verificano nella realtà le ipotesi che ne hanno derivate)”” [(in) Mino Vianello, ‘Statistica, ricerca e organizzazione. Sul fondamento del partito del socialismo scientifico’, Critica marxista, n. 4, 1980] In merito alle citazioni dell’autore: Karl Kautsky: Marxism, Revolution, and Democracy John Hans Kautsky, Karl Kautsky, Transaction Publishers, 1924 – 256 pagine [Following the generation of Marx and Engels, Karl Kautsky was the leading theorist, interpreter, and popularizer of Marxism. In numerous publications he fought against Eduard Bernstein’s revisionism and Rosa Luxemburg’s radicalism. In the last two decades of his life he was a bitter enemy of Leninism. “”Karl Kautsky: Marxism, Revolution, and Democracy “”consists of six chapters about Karl Kautsky, all written by his grandson. It includes specialized studies of certain aspects of the theorist’s political thought as well as his role in politics. The chapters cover such topics as the divergent views of Lenin and Kautsky on the role of intellectuals in the labor movement, Kautsky’s complex concept of revolution as it emerges notably from his book “”The Road to Power, “”and Kautsky’s thoughts on imperialism. An introductory essay explores the consistency of Kautsky’s ideas and comments on his relevance today. The recent demise of communism in the Soviet Union again brings the question of the relation between communism and Marxism to the forefront of political theory. Kautsky’s essays shed new light on this controversial and timely subject. “”Karl Kautsky: Marxism, Revolution, and Democracy “”will be an important resource for scholars of political science, political theory, sociology, and European history] (in carrello Abobooks Uk, 14.10.2018) Karl Kautsky Die Intelligenz und die Sozialdemokratie (1895) Quelle: Die Neue Zeit, Jg. XIII, 1894/95, 2. Hb., Heft 27, S. 10–16, Heft 28, S. 43-48 u. Heft 29, S. 74-80. Transkription: Keith O Brien (modernisierte Rechtschreibung). HTML-Markierung: Einde O’Callaghan für das Marxists’ Internet Archive. Die Neue Zeit. Jg. XIII, 1894/95, 2. Hb., Heft 27, S. 10-16 K. Marx, Enthüllungen über den Kommunistenprozess zu Köln’, Berlin, Vorwarts, 1914, pp. 52-53 (trovato reprint in Abobooks uk)”,”MADS-001-FB”
“BENTON Gregor”,”China’s Urban Revolutionaries. Explorations in the History of Chinese Trotskyism, 1921-1952.”,”BENTON Gregor è un esperto del movimento rivoluzionario cinese. Insegna storia e antropologia prima nell’Università di Amsterdam e poi alla Leeds University”,”MCIx-042″
“BENTON Gregor”,”Chinese Migrants and Internationalism. Forgotten histories, 1917-1945.”,”BENTON Gregor è professore di storia cinese alla Cardiff University “”Chinese volunteers participated in key events if the revolution, including the storming of the Winter Palace and the Kremlin. Motivated (according to one Russian historian) “”by a combination of ideology and material interest””, they became “”staunch soldiers of the revolution””. According to Cai Yunchen, Chiang Kai-shek’s emissary to Moscow in 1929, Russian considered them ‘brave fighters but cruel’. After the Civil War, more than 70 Chinese veterans joined Lenin’s personal bodyguard, and several graduated from military schools in the 1920’s”” (pag 24)”,”MCIx-063″
“BENTON Gregor”,”China’s Urban Revolutionaries. Explorations in the History of Chinese Trotskyism. 1921-1952.”,”Gregor Benton is an internationally recognized expert on the theory of China’s revolutionary movements, about which he has published numerous books and articles. He taught history and anthropology at the university of Amsterdam before moving to Leeds University. Introduction, Appendix; I) Chen Duxiu and the Trotskysts by Zheng Chaolin, II) Interviews with Wang Fanxi on Tang Baolin’s History of Chinese Trotskyism, III) Biographical List, index.”,”MCIx-010-FL”
“BENTON Gregor”,”China’s Urban Revolutionaries. Explorations in the History of Chinese Trotskyism. 1921-1952.”,”BENTON Gregor è un esperto del movimento rivoluzionario cinese. Insegna storia e antropologia prima nell’Università di Amsterdam e poi alla Leeds University Gregor Benton is an internationally recognized expert on the theory of China’s revolutionary movements, about which he has published numerous books and articles. He taught history and anthropology at the university of Amsterdam before moving to Leeds University. Introduction, Appendix; I) Chen Duxiu and the Trotskysts by Zheng Chaolin, II) Interviews with Wang Fanxi on Tang Baolin’s History of Chinese Trotskyism, III) Biographical List, index. introduzione note appendici :I) Chen Duxiu and the Trotskysts by Zheng Chaolin, II) Interviews with Wang Fanxi on Tang Baolin’s History of Chinese Trotskyism, III) Biographical List, indice nomi argomenti località Lenin e Trotsky sui tempi della doppia rivoluzione russa (pag 191-193) “”Clearly the Russian Revolution of 1917 unfolded precisely in accordance with Trotsky’s formula of permanent revolution. Here I should add that the differences and disputes that arose between Lenin and Trotsky before the Revolution of 1917 evaporated after it, when the views of the two men tended to converge. … finire”,”MCIx-001-FC”
“BENVENUTI Francesco”,”Storia della Russia contemporanea 1853-1996.”,”Francesco BENVENUTI è, dal 1985, professore associato di Storia della Russia presso la facoltà di Lettere e filosofia e il dipartimento di Discipline storiche dell’Univ di Bologna. E’ autore di diversi saggi sulla storia dell’URSS tra i quali: -The Bolsheviks and the Red Army. 1983 -Fuoco sui sabotatori. Stachanovismo e organizzazione industriale in URSS, 1934-1938. ROMA. 1988 -Il sistema di potere dello stalinismo. MILANO.1988 con Silvio PONS”,”RUSx-030″
“BENVENUTI Francesco PONS Silvio”,”Il sistema di potere dello stalinismo. Partito e Stato in URSS 1933 – 1953.”,”La prima parte del volume (capitoli I,II,III) è opera di Francesco BENVENUTI, la seconda (capitoli I,II,III,IV) è opera di Silvio PONS. Le due parti sono frutto delle ricerche svolte dagli autori in modo autonomo e indipendente. F. BENVENUTI si è laurato in Lettere Moderne nel 1974, presso l’Università di Firenze. Dal 1979 insegna ‘Storia dell’ Unione Sovietica’ presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’ Università di Bologna, dove è Professore associato. E’ membro del comitato scientifico di ‘Studi storici’. S. PONS si è laureato in Lettere Moderne nel 1980 presso l’ Università di Firenze. Nel 1987 ha conseguito il titolo di Dottore di ricerca, al termine di un dottorato in Storia della società europea presso le Università di Pisa e di Firenze. E’ autore di saggi sul sistema politico sovietico nel periodo staliniano e negli anni della destalinizzazione. Collabora a ‘Studi storici’ e a ‘Passato e presente’.”,”RUSU-101″
“BENVENUTI Francesco; progetto e direzione di Orazio PUGLIESE”,”Da Gramsci a Berlinguer. La via italiana al socialismo attraverso i congressi del partito comunista italiano. III. 1956-1964.”,”Togliatti per la creazione di un’ Europa centrale. “”Si è creata in Europa occidentale, grazie alla guerra fredda, una struttura politica reazionaria. E’ stata attribuita una funzione di direzione al militarismo tedesco, rinato nella Germania di Bonn e di Adenauer. Il militarismo francese ha soppresso le principali manifestazioni di vita democratica e anche esso nutre sogni di espansione e di egemonia. (…)””. (pag 201, Togliatti) “”La Repubblica democratica tedesca è ormai entrata nella storia d’ Europa a bandiere spiegate, come libero stato socialista. Noi le rivolgiamo il saluto degli operai de del popolo italiano. La sua esistenza dice a noi, comunisti, che la classe operaia tedesca ha riconquistato la sua posizione di avanguardia di tutto il popolo ed è garanzia, per la nazione italiana, che la minaccia del militarismo tedesco non incomba più su di noi come nel passato, perché nella Germania stessa abbiamo un potente alleato per respingerne e spezzarne la tracotanza. Sia trattata la questione dell’ unità della Germania tenendo conto di questa realtà. Non si respingano, ma si accolgano e si appoggino le proposte per la creazione dell’ Europa centrale, come primo passo, di zone di disarmo atomico e di disarmo totale. Altrimenti non si lavora per la distensione e per la pace.”” (pag 205, Togliatti)”,”PCIx-189″
“BENVENUTI Gino”,”Storia della Repubblica di Genova.”,”Cita nella bibliografia: G. PISTARINO G. FAINA, Fasti del più grande porto italiano, Tuttitalia, Sansoni-De Agostini, 1962 “”La spedizione in Sicilia del 1194 aveva coinciso con la crisi del Consolato e l’ avvento del Podestà. Se il tardivo schieramento con Enrico VI pose termine, anche per le negative conseguenze, alla politica filoimperiale, la nuova forma di governo iniziò un periodo ricco di trasformazioni e apportatore di stabilità politica ed economica. Furono sicuramente le divisioni e le lotte interne a provocare l’ evoluzione costituzionale. Per quasi tutto il XII secolo il Consolato era stato esercitato dai rappresentanti della vecchia classe viscontile e avvocatizia e della classe mercantesca, i quali tutelavano gli interessi del Comune, ma non mancavano di incrementare anche i propri, specialmente nelle ‘compere”” comunali fatte per risanare il bilancio finanziario. Proprio perché alle cariche consolari erano legati vasti interessi, le contese tra i diversi gruppi sociali interni ed esterni si erano andate facendo sempre più frequenti e pericolose. In questa precaria situazione politica, che non tardò a mettere in crisi l’ istituto consolare, fu più che logica una evoluzione costituzionale, come era avvenuto in altre città italiane. La nomina di un Podestà, che accentrasse i più larghi poteri e che fosse forestiero per estraniarlo dal gioco degli interessi cittadini, fu voluta soprattutto dal ceto medio, quello commerciale e mercantile, che era stato sempre escluso dalle cariche maggiori e più redditizie. Questo ceto, più che le sue fazioni guelfa e ghibellina, le quali allora non rappresentavano in Genova dei veri e propri partiti politici, fu, quasi sicuramente, il protagonista del passaggio dal Consolato cittadino al Podestà forestiero, realizzato allo scopo di frenare la decadenza morale in atto da diversi decenni. Il primo Podestà forestiero fu, nel 1191, Manegoldo di Tetocio, proveniente dalla guelfa Brescia.”” (pag 59)”,”LIGU-055″
“BENVENUTI Gino”,”Le repubbliche marinare. Amalfi, Pisa, Genova e Venezia.”,”Gino Benvenuti, pisano, ha svolto un’intensa attività di storico e giornalista. È autore di una ventina di opere, tra cui numerose monografie suite città marinare italiane, argomento per il quale è considerato il più autorevole studioso italiano. Ha collaborato a molte riviste. Tra cui ricordiamo “”Vetro”” e gli “”Acta Historica”” della Società Accademica Dacoromana. E’ stato presidente dell’Accademia dell’Ussero di Arti. Lettere e Scienze di Pisa, e del Comitato Pisano della Società Dante Alighieri. In questo volume rivive la memoria delle repubbliche marinare, le celebri città-Stato che con le loro gesta squarciarono le tenebre elei cosiddetti “”secoli bui””. Le loro imprese aprirono nuove vie ai traffici marinimi, le loro libere istituzioni precorsero i tempi. le correnti artistiche e giuridiche a cui diedero origine portarono civiltà ai popoli del continente europeo. I.e quattro repubbliche vissero ricche e potenti per dieci senili, dall’alto Medioevo all’epoca moderna: se infatti Amalfi. Pisa e Genova combatterono e sconfissero l’espansionismo islamico.Venezia, oltre ad impadronirsi delle terre dell’Adriatico e dell’Egeo. combatte con onore la battaglia per la liberta d’Italia””. Ila scritto il granile storico Gioacchino Volpe che bisogna andare alla ricerca delle sorgenti per entrare nel grande fiume della Storia. Ebbene, queste furono le sorgenti di quattro culture mediterranee che e necessario conoscere per capire il cammino dell’Europa. I.e repubbliche marinare sono state le antesignane della civiltà comunale e rinascimentale, e hanno fornito gli uomini e le energie per l’espansione europea. da Marco Polo a Cristoforo Colombo. Il libro ne ripercorre la storia, dalle lontane origini al tramonto, pochi decenni prima della nascita dell’Italia unitaria. “”Alla riorganizzazione dell’ armata orientale fece seguito un patto di alleanza con il duca di Milano, che era anche signore di Genova, per la comune difesa dei possimenti d’ oltremare. Il patto, concluso insieme a Firenze governata da Lorenze de’ Medici, nello spirito della pace lodigiana del 1454, rimase, però, lettera morta per il disinteresse dei contraenti. La Serenissima non riuscì ad ottenere dal sultano la pace desiderata, ma soltanto una interessata tregua d’armi. Fu sicuramente in forza di questa tregua che l’ armata turca attaccò, nel giugno del ’75, i domini genovesi del Mar Nero, conquistando Caffa, Tana e altre località della Crimea. (…)”” (pag 228) “”Durante la seconda fase della guerra in Oriente, Venezia si era mantenuta in posizione ambivalente tra gli Stati italiani, cercando di svolgere opera di mediazione e di contenimento. Tra una alleanza e l’ altra la sua diplomazia aveva agito con alquanta spregiudicatezza; ma di fronte all’ intesa tra Lorenzo de’ Medici e Ferdinando di Napoli dovette prendere una decisa posizione a lato del pontefice Sisto IV (Francesco della Rovere di Celle Ligure) e del suo nipote Girolamo Riario, che intendeva crearsi una Signoria ai danni di Ercole d’Este, duca di Ferrara. Da diversi lustri gli Estensi si erano ripresi il Polesine, interrompendo la continuità territoriale del dominio veneziano, estendendosi fino a Ravenna e contrallando il transito padano.”” (pag 229)”,”ITAG-159″
“BENVENUTI Nicola”,”Marxismo e socialismo in Germania nel primo dopoguerra.”,”KPD fondata a capodanno del 1919. “”Si tratta di una ricostruzione che intende integrare lo studio sopra ricordato e chiarire imprecisioni e giudizi sommari sull’attività del teorico tedesco rimarcando, implicitamente, l’originalità del suo pensiero rispetto a quello di Kautsky. La prima questione riguarda l’origine della concezione del “”capitalismo organizzato”” come fondamento della transizione al socialismo. A partire dal libro di Gottschalch sul pensiero di Hilferding, si rimanda a questo proposito all’articolo dell’ottobre del 1915 ‘Arbeitsgemeinschaft der Klassen’ in cui Hilferding esaminava la possibilità che invece del socialismo si affermasse come stadio successivo al capitalismo finanziario “”una società a economia organizzata, certo, ma organizzata in modo autoritario, non democratico, al cui vertice starebbero i poteri unificati dei monopoli capitalistici e dello Stato, sotto i quali le masse lavoratrici si articolerebbero come funzionari (Beamte) della produzione””. Come è stato sottolineato, questa analisi era incentrata sulla ristrutturazione dei rapporti sociali attraverso l’economia di guerra organizzata dallo Stato; per questa, Hilferding poteva richiamarsi alle entusiastiche adesioni all’interventismo statale da parte sia di esponenti del socialismo che di sociologhi ed economisti borghesi tra cui il direttore del prestigioso “”Archiv für Sozialwissenschaft und Sozialpolitik””, Edgard Jaffé, che aveva definito la nuova situazione come “”militarizzazione”” dell’economia attribuendogli valore di “”fase di transizione verso nuove finalità e vincoli di solidarietà””. (pag 404) Rifiuto da parte di Hilferding della teoria del crollo (pag 408)”,”MGER-090″
“BENVENUTI Francesco”,”Lenin, la Prussia e l’ America.”,”””In un passo dell’inizio del 1913 si riferisce ancora all’incapacità strutturale del capitalismo, anche di quello americano, di realizzare una piena eguaglianza, come dimostra la questione nera. Ed ecco una precisazione, in uno spirito analogo, che potrebbe attagliarsi anche all’America: ‘…il sistema democratico è uno degli ordinamenti borghesi, l’ordine borghese più puro e perfezionato, dove accanto alla massima libertà, larghezza, chiarezza della lotta di classe si osserva il massimo di furbizia, manovra, inganni, influenza ideale della borghesia sugli schiavi salariati con lo scopo di distoglierli dalla lotta contro la schiavitù salariata.’ Qui Lenin ricorda che anche la democrazia borghese più avanzata si riduce a un insieme di marchingegni manipolativi della coscienza popolare, che non configurano una situazione propriamente democratica. Nell’aprile del 1914, poi, se ne esce con un giudizio sconcertante per chi ricordi la sua tradizionale opinione sugli ordinamenti politici ed economici inglesi: “”in Inghilterra si sono conservati, grazie alla codardia della borghesia, tutta una serie di privilegi e istituzioni dei signori ‘pomeshchik’ pre-borghesi, medievali””. L’Inghilterra come la Prussia, allora?”” (pag 102-103) Tkacev o Tkachev (pag 38-39) Europeizzazione (pag 54) Parallelo storico Russia Germania (pag 98)”,”LENS-180″
“BENVENUTI Nicola; testi di KAUTSKY PARVUS ELM LEGIEN e altri documenti”,”Partito e sindacati in Germania (1890-1914).”,”BENVENUTI Nicola laureato nel 1975 (Firenze, Lettere e filosofia) con una tesi sul movimento operaio tedesco, è stato borsista presso la Fondazione Feltrinelli e poi presso la Fondazione Basso. Dal 1978 insegna storia contemporanea nella facoltà di Lettere e filosofia dell’Università di Pisa. Ha scritto saggi sulla rivista ‘Movimento operaio e socialista’.”,”MGEx-209″
“BENVENUTI Francesco BERTOLISSI Sergio GUALTIERI Roberto PONS Silvio a cura; saggi di Rosario VILLARI Elena FASANO GUARINI Adrian LYTTELTON Leonardo RAPONE Michal REIMAN Giuseppe VACCA Bruno ANATRA Lapo SESTAN Sergio BERTOLISSI Orsola GORI Antonello BIAGINI Fraser M. OTTONELLI Anna DI-BIAGIO Fabio BETTANIN Gianluca FIOCCO Roberto GUALTIERI Emanuele BERNARDI Francesco BENVENUTI Silvio PONS”,”La passione della storia. Scritti in onore di Giuliano Procacci.”,”Saggi di Rosario VILLARI Elena FASANO GUARINI Adrian LYTTELTON Leonardo RAPONE Michal REIMAN Giuseppe VACCA Bruno ANATRA Lapo SESTAN Sergio BERTOLISSI Orsola GORI Antonello BIAGINI Fraser M. OTTONELLI Anna DI-BIAGIO Fabio BETTANIN Gianluca FIOCCO Roberto GUALTIERI Emanuele BERNARDI Francesco BENVENUTI Silvio PONS Contiene, tra i molti, i capitoli: – Pace e guerra nella storia del socialismo internazionale (pag 48-67) di Leonardo Rapone – La storiografia italiana di sinistra sull’oriente europeo negli anni Settanta e Ottanta (pag 68-81) di Michal Reiman – Les liaisons dangereuses. Gli studi di storia del marxismo (pag 82-122) di Giuseppe Vacca – Dalla lotta di classe all’inizio del secolo XX alla guerra d’Etiopia. Appunti sull’esperienza del movimento operaio italo-americano (pag 194-207) di Fraser M. Ottanelli – Le Camere del Lavoro fra tradizione liberale e Guerra Fredda (pag 284-298) di Emanuele Bernardi Lo studio del marxismo del giovane Procacci (pag 87-88-89-90) “”I primi scritti riguardanti il marxismo apparvero su “”Società”” fra il 1951 e il 1955. Non erano saggi storiografici, bensì metodologici, nei quali l’assillo teoretico è più palese che negli scritti successivi. Se ne comprende la ragione se li si mette in rapporto sia con la giovane età del Procacci, sia con i temi delle sue prime ricerche. Queste riguardavano le origini del capitalismo in Francia ed erano incentrate sui mutamenti delle strutture economiche e della composizione sociale della Normandia nella prima metà del Cinquecento e sul rapporto fra le lotte sociali e la penetrazione del protestantesimo nella Guienna nello stesso periodo. Due temi cruciali per un modernista in formazione, per cui non può sorprendere lo sforzo di appronfondire lo studio del ‘Capitale’ e la condivisione degli indirizzi metodologici e delle analisi storiche in esso contenuti. Quelle ricerche confluirono nel volume ‘Classi sociali e monarchia assoluta nella Francia della prima metà del secolo XVI’, pubblicato da Einaudi nel 1955. Esso fu il primo bersaglio della rassegna di Rosario Romeo sulla ‘Storiografia politica marxista’ pubblicata nel numero di agosto-settembre 1956 della rivista ‘Nord e Sud’ [poi in ‘Risorgimento e capitalismo’, Bari, 1959, ndr]. Citando i due saggi apparsi su “”Società”” nel 1951, Romeo parlava di “”pretenzioso dottrinarismo”” (17). Forse un Procacci più maturo non avrebbe formulato il proprio indirizzo metodologico nel modo e con la perentorietà con cui l’aveva fatto nel secondo dei due saggi. Infatti, riassumendo le conclusioni della rassegna storiografica sui temi della sua ricerca francese pubblicata in precedenza, egli dichiarava: “”L’assenza di una teoria scientifica della conoscenza storica, quale solo il marxismo-leninismo può dare, ha implicato gravi sfasamenti nel campo della ricerca e della ricostruzione storica”” (18). E non avrebbe neppure iscritto le proprie ricerche in una visione del marxismo così ristretta, normativa e vincolan te come quella enunciata a conclusione del saggio, dove compare una dichiarazione di metodo altrettanto perentoria: “”Cogliere la dialettica delle classi nel suo farsi (…) è in sostanza l’unica maniera di ricostruire un processo storico nella sua realtà”” (19). Ma il modo in cui Procacci maneggiava la concezione materialistica della storia non era riducibile, fin da allora, allo schema delle “”lotte di classe””. Quest’ultimo guidava la ricostruzione ‘genetica’ del mutamento, ma, nello svolgimento della ricerca, le “”lotte di classe”” si prospettavano come un complicato processo nel quale non sarebbe stato possibile cogliere il ‘novum’ applicando un paradigma rozzamente classista. In breve, nel “”marxismo-leninismo”” dichiarato del giovane Procacci la lezione di Marx era già filtrata, sia pure in modo non univoco, dall’influenza di Labriola e di Gramsci. Se ne potrebbero fornire molti esempi”” [Les liaisons dangereuses. Gli studi di storia del marxismo’ di Giuseppe Vacca] [(in) ‘La passione della storia. Scritti in onore di Giuliano Procacci’, Roma, 2006, a cura di Francesco Benvenuti Sergio Bertolissi, Roberto Gualtieri Roberto Pons] [(17) R. Romeo, Risorgimento e capitalismo’, Laterza, Bari, 1959, p. 13; (18) G. Procacci, ‘Lotte di classe in Francia sotto l’ancien régime (1484-1559)’, in ‘Società’, 1951.3 p. 416; (19) Ivi, p. 443] (pag 87-88)]”,”STOx-248″
“BENVENUTI Francesco”,”Storia della Russia contemporanea 1853-1996.”,”Francesco Benvenuti è, dal 1985, professore associato di Storia della Russia presso la facoltà di Lettere e Filosofia e il dipartimento di Discipline storiche dell’Università di Bologna. É autore di diversi saggi sulla storia dell’Unione Sovietica, tra i quali: The Bolsheviks and the Red Army, Fuoco sui sabotatori, Stachanovismo e organizzazione industriale in URSS, 1934-1938, Il sistema di potere dello stalinismo, con S. Pons.”,”RUSx-057-FL”
“BENVENUTI Francesco”,”I Bolscevichi e l’Armata rossa, 1918-1922.”,”Francesco Benvenuti è, dal 1985, professore associato di Storia della Russia presso la facoltà di Lettere e Filosofia e il dipartimento di Discipline storiche dell’Università di Bologna. É autore di diversi saggi sulla storia dell’Unione Sovietica, tra i quali: The Bolsheviks and the Red Army, Fuoco sui sabotatori, Stachanovismo e organizzazione industriale in URSS, 1934-1938, Il sistema di potere dello stalinismo, con S. Pons.”,”RUST-038-FL”
“BENVENUTI Francesco”,”La Russia dopo l’URSS. Dal 1985 a oggi.”,”Francesco Benvenuti è, dal 1985, professore associato di Storia della Russia presso la facoltà di Lettere e Filosofia e il dipartimento di Discipline storiche dell’Università di Bologna. É autore di diversi saggi sulla storia dell’Unione Sovietica, tra i quali: The Bolsheviks and the Red Army, Fuoco sui sabotatori, Stachanovismo e organizzazione industriale in URSS, 1934-1938, Il sistema di potere dello stalinismo, con S. Pons.”,”RUSx-137-FL”
“BENVENUTI Nicola a cura; scritti di Karl KAUTSKY PARVUS (Alexander HELPHAND) Adolph ELM Carl LEGIEN”,”Partito e sindacati in Germania (1890-1914).”,”Nicola Benvenuti laureatosi nel 1975 (Firenze, Lettere e filosofia) con una tesi sul movimento operaio tedesco, è stato borsista presso la Fondazione Feltrinelli e poi presso la Fondazione Basso. Dal 1978 insegna storia contemporanea nella facoltà di Lettere e filosofia dell’Università di Pisa. Ha scritto saggi sulla rivista ‘Movimento operaio e socialista’. A. von Elm, A proposito della neutralità dei sindacati Karl Kautsky, La neutralità dei sindacati Karl Kautsky, Partito e sindacati Parvus, Il significato dei sindacati e il Congresso di Amburgo Carl Legien, Perché i funzionari sindacali devono partecipare di più alla vita interna di partito?”,”MGEx-001-FF”
“BENVENUTI Nicola a cura; testi di Adolph VON-ELM Karl KAUTSKY PARVUS Carl LEGIEN”,”Partito e sindacati in Germania (1890-1914).”,”Laureato nel 1975 presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Firenze con una tesi sul movimento operaio tedesco, Nicola Benvenuti è stato borsista presso la Fondazione Feltrinelli e poi presso la Fondazione Basso, visitando nel contempo Istituti di ricerca stranieri e partecipando a Convegni internazionali di storia del movimento operaio. Dal 1978 collabora presso l’insegnamento di Storia contemporanea della facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Pisa.”,”SIND-013-FL”
“BENVENUTI Francesco”,”Lenin, la Prussia e l’America.”,”””Il volume cerca di fare il punto su un tema centrale ma finora poco conosciuto. Per molti anni, prima del 1914, Lenin affermò che la Russia dovesse scegliere tra “”due vie”” di sviluppo storico: o la lotta politica legale all’interno di un regime ancora guidato dalle forze dell’antico regime (che Lenin chiamava la “”via prussiana””) oppure la rottura intransigento con l’antico regime, la rivoluzione a base contadina e l’instaurazione di una regime a massima democrazia di vivace sviluppo economico (la “”via americana””). La guerra mondiale, introdusse un radicale mutamento di priorità nell’agenda politica di Lenin”” (dalla 4° di copertina)”,”LENS-015-FV”
“BENVENUTI Francesco; BERTOLISSI Sergio”,”Tra la guerra civile e la Nep: l’affare georgiano (Benvenuti); Preobrazenskij e l’industrializzazione sovietica (Bertolissi).”,”””Sulla base dell’ampio studio di J. Erickson sulla formazione dello stato maggiore sovietico, il lettore italiano ha già potuto individuare nelle vicende intrecciate ai problemi militari della guerra civile il primo momento in cui una serie di dirigenti del partito destinati ad una brillante carriera politica, si raccolsero attorno a Stalin. Dal libro di Chamardarjan risulta chiaramente che l’ “”affare georgiano”” fu per il “”segretario generale”” l’occasione di una seconda e non certo meno importante leva di sostenitori”” (pag 179-180) (F. Benvenuti) Bertolissi cita tra l’altro i volumi: -Massimo Cacciari e Paolo Perulli ‘Piano economico e composizione di classe’, Milano, 1975 – A. Erlich ‘Il dibattito sovietico sull’industrializzazione, 1924-1928’, Bari, 1969 – N. Spulber, ‘La strategia sovietica per lo sviluppo economico, 1924-1930, Torino, 1970 (riporta anche lo scritto di Prebrazenskij ‘L’ equilibrio economica nel sistema dell’Urss’)”,”RIRO-005-FGB”
“BENVENUTI Francesco; DETTI Tommaso”,”Il reclutamento dei comunisti sovietici (Benvenuti); Protagonisti e alternative del «Biennio rosso».”,”””La tesi che percorre tutto il lavoro (1) è che il PCUS non è mai stato un partito prevalentemente «di operai»; dati statistici grezzi ed elaborati vengono poi più o meno esplicitamente addotti a sostegno dell’altra tesi, che resta ambiguamente ed in parte nella penna di chi scrive, di derivazione schapiriana (2), che esso non sia mai stato neppure un partito ‘operaio’, cioè con una politica ed una direzione operaia. Quello che effettivamente l’indagine dimostra è che il PCUS non è mai stato composto per il 51% da operai, oscillando la sua componente proletaria tra il 18.8% nel 1924 ed il 48% nel 1930, rispettivamente limiti inferiore e superiore di tutta la fase di permanenza del PCUS al potere. Alcune considerazioni permettono però di sdrammatizzare rapidamente quanto le cifre acriticamente assunte sembrano dimostrare. Innanzitutto, per quanto la componente operaia abbia sempre stentato a mantenersi nei dintorni del 45%, ciò costituisce già un elemento positivamente qualificante in un paese in cui la proporzione della classe operaia rispetto all’intera popolazione era enormemente più basso. Inoltre, chi abbia un minimo di conoscenza dell’esperienza storica dei partiti socialisti ed operai sa che direzione politica e composizione sociale non stanno affatto in un rapporto meccanicamente biunivoco. Non pare insomma lecito trarre dall’analisi dei problemi del reclutamento la conclusione che vi fosse una «evidente contraddizione» tra necessità di porre dei comunisti all’amministrazione del paese e mantenimento al tempo stesso dei loro legami con le masse lavoratrici; e che gli strati tecnici ed intellettuali siano sempre stati come «super-rappresentati» nel partito (senza che vengano spiegati i criteri di «rappresentatività», che non siano quelli, banalmente intuitivi, in base alla proporzionalità numerica)”” (pag 187) Francesco Benvenuti T.H. Rigby, ‘Communist Party Membership in the URSS, 1917-1967’, Princeton, University Press Princeton, 1968; (2) Leonard Schapiro, ‘Storia del partito comunista sovietico’. Schwarz, Milano, 1963, ndr] Nel saggio di Detti, citato il volume ‘Le strategie del potere in Gramsci. Tra fascismo e socialismo in un solo paese, 1923-1926’, Editori Riuniti, 1984″,”RIRB-002-FGB”
“BENVENUTI-PAPI Anna GIANNARELLI Elena a cura; saggi di Anna BENVENUTI-PAPI Elena GIANNARELLI Francesco SCORZA-BARCELLONA Anna BENVENUTI-PAPI Anna ESPOSITO Monica TURI Paolo MARRASSINI”,”Bambini santi. Rappresentazione dell’infanzia e modelli agiografici.”,”Il racconto agiografico sul caso di Maria Goretti: delitto a sfondo sessuale (pag 119-140) Il rinnovato interesse storiografico per la definizione dell’infanzia e il suo ruolo reale e simbolico nelle diverse società…”,”RELC-009-FSD”
“BENVENUTO Beppe”,”Giuseppe Prezzolini.”,”BENVENUTO è responsabile della pagina culturale del ‘Foglio’ e docente all’ Università di Palermo e dello IULM di Milano. Ha pubblicato ‘Omodeo a Palermo’ (2001). “”Ecco la biografia parallela: “”Nessuno ha capito ai suoi tempi Nicolò Machiavelli, salvo Francesco Guicciardini. Francesco Guicciardini è il suo uguale, il suo emulo, il suo compagno e direi un gemello, se non avesse avuto quattordici anni di meno. Poca cosa: ma quei quattordici anni sono come quei pochi metri di salita e di discesa che vi portano da un versante all’ altro e bastano per cambiare tutto il panorama… Machiavelli arrivò presso alla cima e cadde: prima di vedere l’ altro versante. Guicciardini cominciò quasi quando l’ altro versante si vedeva in pieno.”””” (pag 86)”,”ITAD-048″
“BENVENUTO Grazia”,”La peste nell’Italia della prima età moderna. Contagio, rimedi, profilassi.”,”Grazia Benvenuto è ricercatrice presso l’Istituto di Scienze Storiche dell’Università di Genvoa.”,”SCIx-005-FFS”
“BENZI Mario”,”Cleopatra.”,”””Antonio disponeva di oltre 400 navi mentre Ottavio ne aveva solo poco più di 200…”” (pag 174)”,”STAx-016-FV”
“BENZONI Alberto”,”Il partito socialista dalla resistenza a oggi.”,”””Ma in realtà, a Pralognan, l’ operazione “”politique d’ abord”” riesce a Nenni assai poco; anzi non riesce affatto. E finisce per collocarlo in una infida terra di nessuno, stretto tra l’ interlocutore socialdemocratico e la maggioranza del suo partito. Rifiutare qualsiasi collegamento politico con i comunisti sia in una prospettiva di apertura a sinistra sia in quella di alternativa richiedeva infatti immediatamente una motivazione che – in questo Saragat aveva perfettamente ragione – non poteva essere semplicemente politica (“”il paese non lo capirebbe””), ma di principio; e che, come tale, preludeva a una netta chiusura verso il PCI”” (pag 83)”,”ITAC-054″
“BENZONI Alberto TEDESCO Viva”,”Il movimento socialista nel dopoguerra.”,”Nenni premio Stalin. “”Centro motore di questa attività di propaganda politica a largo raggio, produttore, quasi a getto continuo, di proposte per patti di non aggressione, aperture commerciali, incontri e dialoghi, iniziative italiane ed europee, è in questi anni il vice-presidente del consiglio mondiale dei partigiani della pace, Pietro Nenni. L’ impegno e il titolo come quello (dicembre 1951) di Premio Stalin per la pace – suggeriscono immediatamente, all’ epoca, l’ immagine di un puro e semplice compagno di strada dei comunisti. Ma, a ben vedere, la realtà è più complessa; è quella non di uno stalinista coerente, anche se mascherato, ma semmai di un pacifista, anche se filosovietico; di un difensore, soprattutto, della filosofia che aveva ispirato gli accordi di Yalta.””. (pag 72) “”Opposto per molti versi a UP, soprattutto per la sua forte caratterizzazione partitica e socialista, anche se come essa contestativa della logica interna e internazionale della guerra fredda, è l’ Unione Socialista Indipendente (USI) nata nel marzo 1951 come movimento dei lavoratori italiani. Punto d’origine il distacco di due deputati comunisti, Cucchi e Magnani, ribelli alle discipline internazionali più che interne imposte dall’ apparato stalinista.”” (pag 100) BENZONI (1935) laurato in giurisprudenza lavoro all’ Ufficio Studi dell’ IRI. E’ militante socialista coautore in varie opere. Viva TEDESCO (1940) laureata in storia moderna ha frequentato per due anni l’ Istituto Universitario di Studi Storici di Napoli.”,”ITAP-118″
“BENZONI Giuliana, memorie raccolte da Viva TEDESCO”,”La vita ribelle. Memorie di un’aristocratica italiana fra belle époque e repubblica.”,”BENZONI Giuliana, Viva Tedesco che ha raccolto le memorie della protagonista sottoponendole a un’accurata verifica bibliografica, ha studiato vari momenti del movimento socialista e la Resistenza romana in volumi e saggi. Collabora a settimanali e riviste. Fa parte del Comitato editoriale della rivista ‘Prometeo’ (Mondadori) Il nonno di G. Benzoni era Ferdinando Martini, ministro delle Colonie. La Benzoni si fidanza con Milan Stefanik, cospiratore cecoslovacco che diverrà ministro della guerra nello Stato cecoslovacco nato a Versailles. Nel maggio 1919 Stefanik morirà in un incidente aereo. Antifascista legata agli ambienti dei grandi meridionalisti della prima generazione come Giustino Fortunato, negli anni ’30 diventa amica di Maria José quest’ultima sempre più orientata verso l’antifascismo. Con lei organizza una specie di sottocongiura femminile antimussoliniana. Medaglia d’argento della Resistenza a Roma. Negli anni ’50 si lega al gruppo “”Amici del Mondo”” e ospita Salvemini tornato dall’esilio. Wikip: Giuliana Benzoni (Padova, 19 giugno 1895 – Roma, 8 agosto 1981) è stata una nobile italiana, nipote di Ferdinando Martini, amica di Maria José di Savoia, di politici e intellettuali antifascisti, svolse un ruolo non secondario nelle vicende che portarono alla caduta del fascismo. I Benzoni furono una famiglia di antica nobiltà milanese: nel Medioevo controllarono Crema e si trovarono in lotta con i Visconti; nel Cinquecento un Girolamo Benzoni navigò fino alle Americhe, sperando di arricchirsi, vi viaggiò per quattordici anni e lasciò un racconto delle sue esperienze, la Historia del mondo nuovo, pubblicata nel 1565; [1] una Paola Benzoni fu la madre dell’Innominato manzoniano, ossia di Francesco Bernardino Visconti. Il nonno materno fu il noto letterato e politico Ferdinando Martini (1841-1928), che nel 1866 aveva sposato Giacinta Marescotti: quest’ultima, a differenza del marito, notabile liberale conservatore, aveva idee socialiste e nel palazzo romano di via della Pilotta riceveva, tra i tanti che frequentavano il loro salotto, Andrea Costa e Sibilla Aleramo. A sua sorella Teresa, sposata con il principe Ignazio Boncompagni Ludovisi, fu affidata l’educazione della figlia Titina (Teresa) che nel 1893 sposò il marchese Gaetano Benzoni, sovrintendente delle scuderie reali, grande appassionato di cavalli. Dopo il matrimonio si trasferirono a Padova – dove nel 1895 nacque Giuliana – poi a Vicenza e a Pisa, e nacquero gli altri due figli, Giorgio e Nando.”,”ITAD-140″
“BENZONI Alberto.”,”Il Partito Socialista dalla Resistenza a oggi.”,”Alberto Benzoni, autore di diverse pubblicazioni sulla storia del socialismo e del PSI, nel 1991, prima della fine della parabola craxiana provocata dalle inchieste di Mani pulite, ha pubblicato il saggio Il craxismo sulla figura e la politica di Bettino Craxi. Cura rubriche di politica internazionale su l’Avanti! e Mondoperaio.”,”MITS-044-FL”
“BEONIO BROCCHIERI Paolo; a cura di Enrica COLLOTTI PISCHEL Simona PIGRUCCI; scritti di S. BALDESSARI R. CAROLLI G. FODELLA F. GATTI M. LOSANO I. NISHIKAWA M.T. ORSI R. PALMIERI A. VALOTA C. ZANIER”,”L’ ascesa del Giappone.”,”scritti di S. BALDESSARI, R. CAROLLI, G. FODELLA, F. GATTI, M. LOSANO, I. NISHIKAWA, M.T. ORSI, R. PALMIERI, A. VALOTA, C. ZANIER”,”JAPx-017″
“BEONIO BROCCHIERI FUMAGALLI Mariateresa”,”Wyclif. Il comunismo dei predestinati.”,”WYCLIF o WYCLIFFE, teologo inglese precursore della Riforma (1330-1384). Capo di un movimento ostile al papa e al clero, vede in una Chiesa povera (la comunità dei predestinati) la sola istituzione conforme al vangelo. Rifiuta la teoria della transustantazione eucaristica e mette l’accento sull’autorità esclusiva della Bibbia. Il concilio di Costanza (1415) lo condanna a titolo postumo come eretico. Le sue idee di giustizia sociale originarono attorno a lui il movimento dei lollardi. Lollardi: movimento ascetico e pauperistico diffuso in Olanda nel secolo XIV. Le loro istanze furono riprese dai seguaci di HUS in Boemia.”,”RELP-024 SOCU-031″
“BEONIO BROCCHIERI Paolo BULFERETTI Luigi FANFANI Amintore SOMENZI Vittorio OMODEO Pietro COTTA Sergio TENENTI Alberto PEARL Valerie PRANDI Alfonso PIERI Piero QUAZZA Guido BARIE’ Ottavio ROSSI Pietro GODECHOT Jacques, saggi di”,”Nuove questioni di storia moderna. 2. La nuova scienza. Le origini della rivoluzione scientifica e dell’ età moderna. Il Rinascimento. Periodi e caratteri dell’ economia moderna. L’ età delle scoperte e la rivoluzione economica del secolo XVI. La Riforma protestante. Riforma cattolica e Controriforma. Tra Sacro Romano Impero e Stato assoluto. Le relazioni internazionali europee dal 1492 al 1700. L’ Europa centro-orientale nei secoli XVI – XVII. L’ Impero ottomano. Origine e sviluppo dei grandi imperi coloniali sino al 1789.”,”Saggi di BEONIO BROCCHIERI Paolo BULFERETTI Luigi FANFANI Amintore SOMENZI Vittorio OMODEO Pietro COTTA Sergio TENENTI Alberto PEARL Valerie PRANDI Alfonso PIERI Piero QUAZZA Guido BARIE’ Ottavio ROSSI Pietro GODECHOT Jacques “”Un riformismo più sistematico e preciso di quello contenuto nelle opere di Vico, Giannone, Muratori, sarà la caratteristica principale di tre pensatori successivi: Cesare Beccaria, Gaetano Filangieri e Pietro Verri, i principali esponenti dell’ illuminismo italiano””. (pag 982) “”Filangieri (1752-1788) nella Scienza della Legislazione (1780-1783) segna il trionfo del razionalismo illuministico. La sua critica serrata delle vecchie istituzioni sfocia nel programma di una nuova sistemazione giuridica che dovrebbe dare al mondo pace e benessere eterni. Col trionfo della ragione sulla violenza e l’ egoismo, lo Stato è diventato mezzo di felicità per i sudditi. (…) Vivo è certo in Filangieri l’ influsso di Montesquieu, ma se per questi il diritto è oggetto di studio nella sua essenza e nelle sue cause, per Filangieri esso è invece lo strumento per la soluzione di ogni problema del viver politico””. (pag 983)”,”STOU-073″
“BEONIO BROCCHIERI FUMAGALLI Mariateresa”,”Wyclif. Il comunismo dei predestinati.”,”Da Trecc: Wycliffe(o Wiclif o Wyclif o Wiclef), John. – Riformatore religioso (Hipswell o Wiclif, Yorkshire, 1330 circa – Lutterworth 1384). Contrastata figura di ecclesiastico, W. predicò la povertà evangelica, rifiutò la gerarchia della Chiesa e alcuni sacramenti, negò la transustanziazione e curò la prima traduzione in inglese della Bibbia. Vita Studiò a Oxford al Merton College, poi (1360) fu master o preside al Balliol College, quindi al Queen’s College (1363-66; 1374-75; 1380-81). Frattanto nel 1361 aveva avuto una prebenda a Fellingham, poi (1365) fu guardiano della Canterbury Hall (nel 1372 espulso perché la fondazione/””>fondazione prevedeva che fosse affidata a monaci); quindi (1368) ebbe un beneficio a Ludgerhall. Ottenuto il dottorato in teologia, probabilmente nel 1372, nel 1374 ebbe il beneficio a Lutterworth. La sua partecipazione alla commissione inviata a Bruges per discutere con i rappresentanti del papa (1374) segnò l’inizio della sua notorietà per le sue tesi politiche, e di lui si fece protettore Giovanni di Gaunt duca di Lancaster. Il vescovo di Londra Courtenay, avversario del duca, citò allora W. (1377), poi inviò a Roma 50 sue tesi (tratte principalmente dal De civili dominio), che furono condannate da Gregorio XI. La protezione di Giovanni di Gaunt e della corte, di cui era consigliere, evitò che W. fosse imprigionato e l’università di Oxford l’assolse. Ma la posizione di W. si venne dopo di allora indebolendo: le sue dottrine eucaristiche lo privarono dell’appoggio dei mendicanti e dello stesso ambiente di Oxford; e se la rivolta dei contadini (1381), della quale si è voluta dare a W. la responsabilità morale, influì solo indirettamente sul prestigio di W., questo andò scemando nell’ambiente di corte per la mutata situazione politica, per i nuovi consiglieri di Riccardo II, proprio mentre Courtenay, divenuto arcivescovo di Canterbury (1381), conduceva una più dura lotta contro W. e i suoi seguaci. Fu lui a convocare (1382) il “”Concilio del terremoto”” (per l’evento sismico che lo fece chiudere), che condannò 10 proposizioni di W. come ereticali e 14 come erronee. I comuni resistettero, ma la stessa università di Oxford dovette sottomettersi e W. ritirarsi a Lutterworth. W., morto in comunione della Chiesa, ebbe sepoltura ecclesiastica; ma quando il concilio di Costanza lo condannò, le sue ossa furono esumate e bruciate (1428). Opere Dei suoi scritti, i principali sono: De dominio divino (1375); De civili dominio (1375); De veritate scripturae (1378); De Ecclesia (1378); De ordine christiano (1379); De Eucharistia (1379); Trialogus (1382). Notevole anche la produzione filosofica di Wycliffe.”,”BIOx-016-FC”
“BEONIO-BROCCHIERI Paolo BOSCARO Adriana”,”Storia del Giappone e della Corea.”,”Paolo BEONIO-BROCCHIERI laureato a Milano con Antonio BANFI e poi ha studiato a Tokyo con Nakamura HAJIME e quindi in America. La BOSCARO ha studiato all’ Università di Venezia e qui è diventata assistente ordinaria di Letteratura giapponese, e all’ Università di Tokyo.”,”JAPx-040″
“BEONIO-BROCCHIERI Vittorio H.”,”Giovanni Giolitti.”,”BEONIO-BROCCHIERI Vittorio H. ha studiato all’Università degli Studi di Pavia e all’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi. Insegna Storia moderna presso l’Università della Calabria. Si è occupato di storia economica e sociale dell’età moderna. “”Inoltre egli riteneva, come si è detto, che l’Austria-Ungheria probabilmente non sarebbe sopravvissuta a un conflitto prolungato e che la sua inevitabile dissoluzione avrebbe comunque consentito il ricongiungimento all’Italia delle terre irredente senza la necessità di partecipare direttamente al conflitto. In marzo Giolitti rientrò a Roma e divenne il punto di riferimento dei molti deputati e senatori contrari alla guerra. Nonostante fosse evidente come il governo Salandra stesse progressivamente spostandosi su posizioni interventiste, Giolitti usò la sua influenza personale per conservare una maggioranza parlamentare, dissuadendo i suoi “”amici”” in Parlamento dal presentare una mozione di fiducia. Il suo timore era che se il governo fosse caduto sarebbe stato sostituito o da un ministero ancora più decisamente interventista oppure da uno troppo neutralista, che quindi non sarebbe stato in grado di esercitare sull’Austria la pressione necessaria per ottenere le concessioni territoriali che avrebbero scongiurato l’entrata in guerra dell’Italia. Il fronte interventista, minoritario in Parlamento e nel Paese, era anche variegato nelle motivazioni e nell’ispirazione politica. C’era innanzitutto l’interventismo aggressivo degli ultra-nazionalisti come D’Annunzio e Corradini e dei futuristi. Era il più rumoroso e mediatico ma non il più numeroso. Il suo obbiettivo, come si è detto, era in fondo la guerra in sé, come esperienza rigenerante collettiva e individuale, non tanto la guerra all’Austria. Tanto è vero che come aveva giustamente rilevato Giolitti, all’indomani dello scoppio delle ostilità in Europa, nell’agosto del 1914, molti dei più accesi nazionalisti erano stati favorevoli ad entrare in guerra a fianco dei vecchi alleati della Triplice Alleanza. (…) pe gli interventisti democratici, repubblicani e socialisti come Salvemini, Bissolati, Bonomi o il trentino Cesare Battisti le motivazioni erano invece essenzialmente politiche, ma le posizioni erano variagate e le priorità diverse”” pag 114-115-116″,”QMIP-181″
“BEONIO-BROCCHIERI Vittorio H.”,”Winston Churchill.”,”BEONIO-BROCCHIERI Vittorio H. ha studiato all’Università degli Studi di Pavia e all’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi. Insegna Storia moderna presso l’Università della Calabria. Si è occupato di storia economica e sociale dell’età moderna. Ufficiali. “”Certo l’insurrezione di Cuba non era la campagna peninsulare di Wellington e neppure la guerra di Crimea, e Churchill non vi prendeva parte in qualità di combattente ma di osservatore. Si trattava in fondo di turismo bellico, con un pretesto giornalistico, ma era meglio che niente. Oltre trent’anni più tardi, dopo la tragedia della Grande Guerra, Churchill scrisse, ripensando a quei giorni: “”Gli animi di questa generazione, disgustata, brutalizzata, mutilata, nauseata dalla guerra forse non capiranno l’emozione delicata e trepida con la quale un giovane ufficiale britannico, cresciuto durante il lungo periodo di pace, si avvicinava per la prima volta al teatro di operazioni”” (My Early Life). Eppure cercare di comprendere lo stato d’animo di questi ufficiali, quella miscela di spirito di avventura, patriottismo, ambizione, arroganza e pura e semplice incoscienza è fondamentale per capire perché la Grande Guerra è scoppiata. L’Europa è entrata in guerra nel 1914 anche perché decine di migliaia di ufficiali di buona famiglia, nelle accademie militari e nelle guarnigioni, a Sandhurst come a Saint-Cyr e a Potsdam, questa guerra l’hanno desiderata intensamente come l’occasione che avrebbe dato un senso alla loro vita (e forse anche, ma non è questo l’aspetto più importante, una spinta alle loro carriere). Era un desiderio di azione, di eroismo, di una vita intessuta di valori diversi e antitetici rispetto al piatto utilitarismo dominante nella società borghese”” (pag 26-27) Churchill spinge per proseguire l’intervento a fianco dei Bianchi nella guerra civile russa. “”Il coinvolgimento degli Alleati a fianco delle Armate controrivoluzionarie dei Bianchi nel 1918 non aveva quindi inizialmente motivazioni politiche e ideologiche quanto strategiche. Si trattava di far sì che la Russia – anche se non più zarista – riprendesse il suo posto nella guerra contro la Germania. Con la fine della guerra questa ragione per l’intervento venne chiaramente meno, e infatti Lloyd George propose il ritiro delle truppe. Ma Churchill, a questo punto, si oppose con forza chiedendo il proseguimento dell’intervento a favore dei Bianchi. Lo scopo era diventato quello di soffocare il neonato Stato sovietico considerato di per sé una minaccia per la Gran Bretagna e l’Europa. Anzi, una minaccia per la stessa civiltà. Per Churchill – e naturalmente per molti altri liberali e conservatori in Gran Bretagna e in Europa – la Russia sovietica era qualcosa di mostruoso, qualcosa di “”mai visto prima sulla scena del mondo”” (…)”” (pag 118)”,”QMIP-183″
“BEONIO-BROCCHIERI Vittorio H. a cura”,”Cristoforo Colombo e il colonialismo.”,”V.H. Beonio Brocchieri ha studiato all’Università di Pavia e all’Ecole des hautes etudes en science sociales (EHESS) di Parigi. Attualmente insegna storia moderna presso il Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università degli Studi della Calabria. Si dedica allo studio della storia economica e sociale dell’Età moderna, alla storia delle idee e alla World History. “”Il filosofo e semiologo Tzevan Todorov ha dedicato un lungo saggio a questo tema, iniziando proprio con la percezione che degli indigeni ebbe Cristoforo Colombo; di tutti, coluo che sotto tale aspetto ne esce peggio: “”Colombo parla degli uomini che vede solo perché, dopotutto, fanno parte anch’essi del paesaggio””. Lo studioso sottolinea poi «la preferenza per le terre rispetto agli uomini. Nell’ermeneutica di Colombo questi ultimi non hanno un ruolo a parte» (). Diverso è il comportamento di Hernán Cortes, nei cui confronti bisogna sfatare il mito del ‘conquistador’ sanguinario e ottuso. Il primo aggettivo può essere corretto; il secondo no. Cortés era tutt’altro ce incolto o stupido e, tra le altre cose, aveva una profonda consapevolezza politica e storica dei propri atti. Con grande sottigliezza, mise le sue conoscenze al servizio dell’operazione di conquista, lavorando soprattutto sul piano della comunicazione nei confronti dell'””altro””. (…) Per altri due aspetti cruciali del rapporto con l'””altro”” bisogna fare riferimento al famoso dibattito di Valladolid, promosso nel 1550 e nel 1551 dall’imperatore Carlo V con l’obiettivo, come disse, di «trattare e parlare del modo in cui si devono fare le conquiste nel Nuovo Mondo, in modo che si possano fare con giustizia e con sicura coscienza». In realtà, il cuore del problema era capire se gli spagnoli avessero il diritto naturale di sottomettere istituzionalmente, anche con la forza, gli indios in quanto portatori di una civiltà e una religione superiore, riguardo a popolazioni che compivano sacrifici umani, incesti e altri atti incivili, o se fosse sufficiente una colonizzazione pacifica. Il dibattito, che venne tenuto in pubblico, radunò i migliori giuristi e teologi spagnoli e, fra questi, il frate domenicano Bartolomé de las Casas e il teologo Juan Ginés de Sepúlveda. Il primo, divenuto, a conquistatore, un “”difensore degli indios””, riteneva che “”tutte queste universe e infinite genti, di ogni genere, dio le ha create semplici, senza malvagità né doppiezze, obbedientissime e fedelissime ai loro signori naturali e ai cristiani che servono”””””,”ASGx-048″ “BEONIO-BROCCHIERI Vittorio H.”,”L’Inghilterra dai Tudor agli Stuart.”,”Vittorio H. Beonio-Brocchieri ha studiato all’Università di Pavia e all’Ecole des hautes études en sciences sociales (EHESS) di Parigi. Attualmente insegna storia moderna presso il Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università degli Studi della Calabria. Bobbio su Hobbes. “”L’esigenza di fondo che muoveva Hobbes, come ha rilevato Bobbio, era infatti quella «dell’unità del potere statale»: «Thomas Hobbes è il grande teorico, il più lucido e il più conseguente, il più accanito, sottile e temerario teorico della unità del potere statale. Tutta la sua filosofia politica ha un unico motivo polemico: la confutazione delle dottrine, siano esse tradizionali o innovatrici, conservatrici o rivoluzionarie, ispirate da Dio o dal demonio, che impediscono la formazione di quella unità. Ha una unica meta: la dimostrazione, stringente come una morsa, rigorosa come un calcolo matematico, che l’unità politica corrisponde alla più profonda costituzione della natura umana ed è quindi, come una legge naturale, assoluta e inderogabile». E aggiunge: «[La filosofia di Hobbes] è pervasa da un’unica convinzione fondamentale: che lo Stato o è unico ed unitario o non è nulla,e che quindi l’uomo o accetta questa suprema ragione dello Stato, o si perde nella violenza della guerra perpetua ed universale”” (). Le guerre civili inglesi, a cui aveva assistito in prima persona, avevano fatto riflettere Hobbes sul fatto che anche il governo più oppressivo è – come scriveva nel ‘Leviatano’ – «appena sensibile rispetto alle miserie e alle calamità che accompagnano una guerra civile». Poiché qualunque governo è preferibile a una guerra civile e poiché tutti i governi, tranne quelli assoluti, possono essere distrutti da una guerra civile, gli individui farebbero bene a sottomettersi a una autorità politica assoluta. In altri termini: esiste una relazione reciproca tra l’obbedienza politica e la pace. Ma una teoria del genere non era destinata a rimanere valida a lungo”” (pag 18-19-20)”,”UKIR-047″
“BEONIO-BROCCHIERI Vittorio H.”,”Il Settecento e la Rivoluzione industriale.”,”Vittorio H. Beonio-Brocchieri ha studiato all’Università di Pavia e all’Ecole des hautes études en sciences sociales (EHESS) di Parigi. Attualmente insegna storia moderna presso il Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università degli Studi della Calabria. Claude-Henry de Rouvroy, conte di Saint-Simon, filosofo (1760-1825). Fu l’iniziatore del positivismo sociale, corrente di pensiero che mira alla riorganizzazione della società su basi scientifico-tecnocratiche. Animato da grande fede nel progresso, auspicò lo sviluppo di una nuova società basata su un’organizzazione razionale del lavoro, guidata da un’élite di industriali e uomini di scienza. D i famiglia nobile, ebbe una formazione illuminista. Nel 1779-82 prese parte alla Guerra d’Indipendenza americana e durante la Rivoluzione francese militò nelle fila del partito hebertista; arrestato nel 1793, fu liberato dopo la caduta di Robespierre. Perse allora tutti i suoi averi ma li recuperò grazie alla speculazione finanziaria sotto il Direttorio, per poi dissiparli di nuovo. Dal 1805 visse in povertà, valendosi del sostegno di amici e discepoli. Dopo essersi dedicato a ricerche economico-politiche in Germania e Inghilterra (1797-1801), pubblicò nel 1802 il suo primo scritto, ‘Lettera di un abitante di Ginevra ai suoi contemporanei’. Negli anni della Restaurazione riunì intorno a sé una fitta schiera di seguaci, che dopo la sua morte ne divulgò e sistematizzò il pensiero, facendone una delle dottrine del nascente socialismo. Tra le sue opere più importanti: ‘La riorganizzazione della società europea’ (1814); ‘Il Catechismo degli industriali’ (1823); ‘Il Nuovo cristianesimo (1825)”” (pag 49-50)”,”UKIE-060″
“BEONIO-BROCCHIERI Vittorio”,”Cinque testimoni di satana. Milton – Hobbes – Langbehn – Nietzsche – Spengler.”,”Ultimi pagine sottolineate a matita Vittorio Beonio-Brocchieri nato a Lodi nel 1902, ha insegnato storia delle dottrine politiche all’Università di Pavia, in ruolo nel 1939. Giornalista, ha collaborato con il ‘Corriere della Sera’”,”STOx-018-FMB”
“BERARDI Silvio”,”L’Italia risorgimentale di Arcangelo Ghisleri.”,”BERARDI Silvio è docente di storia contemporanea presso la facoltà di scienze politiche dell’Università delle Scienze Umane Niccolò Cusano di ROma. Ha scritto: ‘La teocrazia universale di Joseph de Maistre. Tra Rivoluzione e Restaurazione’ (2008) e ‘Francesco Saverio Nitti. Dall’Unione Sovietica agli Stati Uniti d’Europa’ (2009).”,”ITAB-283″
“BERARDI Silvio”,”Il socialismo mazziniano. Profilo storico-politico.”,”ebook da ibs Silvio Berardi è professore associato di Storia contemporanea presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi Niccolò Cusano di Roma.”,”ITAB-346″
“BÉRAUD Alain FACCARELLO Gilbert a cura di, Contributeurs di André LAPIDUS Ramon TORTAJADA Philippe STEINER Pierre De BOISGUILBERT John LAW Antoin MURPHY Daniel DIATKINE Richard ARENA Jérôme DE BOYER”,”Nouvelle histoire de la pensèe économique. Des scolastiques aux classiques.Volume I.”,”Alain Béraud est professeur à l’université de Cergy-Pontoise. Gilbert Faccarello est professeur à l’École normale supérieure de Fontenay/Saint-Coud et à l’université de Paris-II.”,”ECOT-249-FL”
“BÉRAUD Alain FACCARELLO Gilbert a cura di, Contributeurs di Jérôm de BOYER Bernard CHAVANCE Ragip EGE François ETNER Jérôme LALLEMENT Antoine REBEYROL Philippe STEINER Christian TUTIN”,”Nouvelle histoire de la pensèe économique. Des premiers mouvements socialistes aux néoclassiques. Volume II.”,”Alain Béraud est professeur à l’université de Cergy-Pontoise. Gilbert Faccarello est professeur à l’École normale supérieure de Fontenay/Saint-Coud et à l’université de Paris-II.”,”ECOT-250-FL”
“BÉRAUD Alain FACCARELLO Gilbert a cura di, Contributeurs di Elsa ASSIDON Antoine d’AUTUME Rodolphe DOS Santos FERREIRA Christian GEHRKE Vitantonio GIOIA Jean Jacques GISLAIN Bernard GUERRIEN Bernard GUILLOCHON Heinz D. KURZ Philippe MONGIN Christian MONTET Claire PIGNOL Michel RAINELLI Philippe STEINER André Zylberberg”,”Nouvelle histoire de la pensée économique. Des institutionnalistes à la période contemporaine. Volume III.”,”Alain Béraud est professeur à l’université de Cergy-Pontoise. Gilbert Faccarello est professeur à l’École normale supérieure de Fontenay/Saint-Coud et à l’université de Paris-II.”,”ECOT-251-FL”
“BERBEROGLU Berch, a cura di Gianfranco PALA”,”L’ eredità dell’ impero. Declino economico e polarizzazione di classe negli Stati Uniti.”,”BERBEROGLU Berch è professore di sociologia economica e direttore del dipartimento di sociologia all’ Università di Nevada, Reno. E’ autore di diversi libri tra cui: -The Internationalization of Capital: Imperialism and Capitalist Development on a World Scale. 1987 Wallerstein e l’ economia mondo. “”La caratteristica principale del moderno sistema-mondo risiede, essenzialmente, nel trasferimento di plusprodotto dalla periferia al centro del sistema, concettualizzato in una maniera simile al modello “”metropoli-satellite”” di dominio e “”sfruttamento”” dovuto a Gunder Frank. Il meccanismo attraverso cui codesto trasferimento ha luogo è lo “”scambio ineguale”” – un meccanismo reso possibile dal dominio degli stati centrali su quelli periferici.”” (pag 44) “”Dopo aver criticato il criterio che si richiama alle grandi potenze – a causa del suo universalismo e del suo eclettismo astorico, per ciò che riguarda le origini del potere e della politica nell’ economia politica mondiale – ci ritroviamo ora di fronte le astrazioni statiche, ugualmente universalistiche e astoriche, del criterio del sistema-mondo, che ci ha sì portato avanti nell’ analisi di una più ampia logica sistemica dell’ economia capitalistica mondiale, ma non abbastanza per giungere fino alle contraddizioni e ai conflitti di classe capaci di fornirci la chiave interpretativa per la sottostante dialettica della struttura di classe e della logica di classe dell’ impero e della sua eredità””. (pag 45)”,”USAE-053″
“BERBEROVA Nina, a cura d Maurizia CALUSIO”,”Antologia personale. Poesie 1942-1983.”,”Nina Berberova, San Pietroburgo 1901 – Philadelphia 1993, famosa in tutto il mondo come narratrice e saggista.”,”RUSS-022-FL”
“BERBEROVA Nina”,”Il male nero.”,”Nina Berberova, San Pietroburgo 1901 – Philadelphia 1993, famosa in tutto il mondo come narratrice e saggista.”,”VARx-057-FL”
“BERBEROVA Nina”,”La resurrezione di Mozart. La scomparsa della Biblioteca Turgenev. La grande città.”,”Nina Berberova, San Pietroburgo 1901 – Philadelphia 1993, famosa in tutto il mondo come narratrice e saggista. Vibranti testimonianze dei temi della guerra e dell’emigrazione, le tre storie di questo volume svelano una Nina Berberova alle prese con il genere a lei più congeniale; il racconto lungo.”,”VARx-058-FL”
“BERBEROVA Nina, a cura di Maurizia CALUSIO”,”Antologia personale. Poesie, 1921 – 1933.”,”Nina Berberova, San Pietroburgo 1901 – Philadelphia 1993, famosa in tutto il mondo come narratrice e saggista.”,”RUSS-044-FL”
“BERCHET Giovanni, a cura di Robert VAN-NUFFEL”,”Lettere alla marchesa Costanza Arconati. Vol. I (Febbraio 1822 – Luglio 1833). II Serie: Fonti. Vol. XXXVIII.”,”Giovanni Berchet (Milano, 23 dicembre 1783 – Torino, 23 dicembre 1851) è stato un poeta, scrittore, traduttore e politico italiano, tra gli esponenti più significativi del romanticismo di cui scrisse un influente manifesto, Lettera semiseria di Grisostomo, pubblicato nel 1816 1. Berchet visse in esilio, principalmente in Gran Bretagna, fino al ritorno in Italia per prendere parte alle rivoluzioni del 1848 1. Riguardo ai rapporti che Berchet intratteneva con la Marchesa Costanza Arpionati, Berchet scrisse delle lettere alla marchesa Costanza Arconati tra il 1833 e il 1851. Le lettere sono state pubblicate in due volumi curati da Robert Van Nuffel 2. (copil)”,”RISG-035-FSL”
“BERCHET Giovanni, a cura di Robert VAN-NUFFEL”,”Lettere alla marchesa Costanza Arconati. Vol. II (Agosto 1833 – Maggio 1851). II Serie: Fonti. Vol. XL.”,”Giovanni Berchet (Milano, 23 dicembre 1783 – Torino, 23 dicembre 1851) è stato un poeta, scrittore, traduttore e politico italiano, tra gli esponenti più significativi del romanticismo di cui scrisse un influente manifesto, Lettera semiseria di Grisostomo, pubblicato nel 1816 1. Berchet visse in esilio, principalmente in Gran Bretagna, fino al ritorno in Italia per prendere parte alle rivoluzioni del 1848 1. Riguardo ai rapporti che Berchet intratteneva con la Marchesa Costanza Arpionati, Berchet scrisse delle lettere alla marchesa Costanza Arconati tra il 1833 e il 1851. Le lettere sono state pubblicate in due volumi curati da Robert Van Nuffel 2. (copil)”,”RISG-037-FSL”
“BERDIAEV Nicolas”,”Les sources et le sens du communisme russe. (1935)”,”Introduction, traduit du russe par Lucienne Julien CAIN, Collection Idèes. Tkacev. “”Un remarquable théoricien de la révolution dans les années 70 est Tkachev (1), qui, plus qu’aucun autre doit être considéré comme le précurseur de Lénine. De l’étranger, il publie le journal révolutionnaire ‘Nabat’ (2) , expression des tendances les plus extrêmes: il est le premier qui parla aux Russes de Marx. En 1875, il adresse à Engels une lettre où il lui indique les voies particulières où la Russie doit s’engager, le caractère très spécial de sa révolution imminente, à laquelle on ne saurait appliquer strictement les principes du marxisme. Qu’on n’entende pas par là que Tkatchev s’oppose à instauration du marxisme du point de vue des thèses populistes; lui-même n’est pas un populiste traditionnel; au fond, il ne croit pas dans le peuple. Mais il nie qu’une application rigoureuse du marxisme exige en Russie, tour à tour, le développement du capitalisme, la révolution bourgeoisie, une constitution, etc. Ici se dessine la différence spécifique qui séparera Lénin de Plekhanov. Tkatchev ne vuet pas admettre la transformation de l’Etat russe en un état constitutionnel et bourgeois. Au contraire, selon lui, l’absence de développment de la bourgeoisie est pour son pays un avantage incontestable, et une promesse de révolution sociale. Le peuple russe est socialiste d’instict. Tkatchev n’a jamais été un démocrate; il préconise la suprématie d’une minorité sur la majorité. On l’a traité de Jacobin, sans que le terme soit tout à fait exact. Car le jacobinisme est une forme de démocratie. Avant tout, Tkachev est un socialiste, et son socialisme n’est pas d’une espèce démocratique, pas plus que celui de Lénine et des communistes. Il est l’ennemi des mouvements populistes «Terre et liberté» et «Partage noir», parce que ceux-ci nient la lutte politique. Son attitude à l’égard de ces formations annonce déjà la position que Lénine prendra vis-à-vis des prétendus «économistes» qui posaient devant la classe des travailleurs problèmes purement économiques, laissant aux libéraux l’initiative du combat politique. Dans l’histoire des courants révolutionnaires russes, Tkatchev apparaît au contraire comme le précurseur de ce mouvement «Liberté du peuple» qui, différant des précédents mouvements, posait, lui, le problème politique de la chute de l’autocratie, par la voie du terrorisme. Le parti «Liberté du peuple» marque la victoire de Tkachev sur Lavrov et sur Bakounine. Tkatchev est, avant Lénine, un théoricien de la révolution. Son idée fondamentale est la prise du pouvoir par une minorité révolutionnaire”” (pag 134-135-136) [(1) Voir Plekanov, ‘Nos désaccords’, et les ‘Oeuvres choisies de Tkatchev, 4e partie, Moscou, 1983; (2) “”Le Tocsin””] [“”Un importante teorico della rivoluzione negli anni ’70 è Tkachev (1), che più di ogni altro dovrebbe essere considerato il precursore di Lenin. Dall’estero, ha pubblicato il giornale rivoluzionario Nabat (2) espressione delle tendenze più estreme: è il primo a parlare ai russi di Marx. Nel 1875, invia una lettera a Engels in cui indica le vie particolari su cui la Russia deve impegnarsi, il carattere molto particolare della sua imminente rivoluzione, a cui non si può applicare rigorosamente i principi del marxismo. Ciò non significa che Tkacev si opponga all’instaurazione del marxismo ponendosi dal punto di vista delle tesi populiste; egli stesso non è un populista tradizionale; in fondo, non crede nel popolo. Ma nega che una rigorosa applicazione del marxismo in Russia richieda, volta a volta, lo sviluppo del capitalismo, la rivoluzione borghese, una costituzione, ecc. Qui emerge la differenza specifica che separerà Lenin da Plekhanov. Tkachev non vuole ammettere la trasformazione dello stato russo in uno stato costituzionale e borghese. Al contrario, a suo parere, la mancanza di sviluppo della borghesia è un vantaggio innegabile per il suo paese, e una promessa di rivoluzione sociale. Il popolo russo è istintivamente socialista. Tkachev non è mai stato un democratico; egli sostiene la supremazia di una minoranza sulla maggioranza. È stato definito giacobino, ma il termine non è esattamente corretto. Perché il giacobinismo è una forma di democrazia. Prima di tutto Tkachev è un socialista, e il suo socialismo non è di tipo democratico come non lo era quello di Lenin e dei comunisti. È il nemico dei movimenti populisti “”Terra e libertà”” e “”Ripartizione nera””, perché negano la lotta politica. Il suo atteggiamento verso queste formazioni già annuncia la posizione che Lenin assumerà di fronte ai pretesi “”economisti”” che ponevano di fronte alla classe lavoratrice dei problemi puramente economici, lasciando ai liberali l’iniziativa della lotta politica. Nella storia delle correnti rivoluzionarie russe, Tkachev appare, al contrario, come il precursore del movimento “”Libertà del Popolo””, che, a differenza dei movimenti precedenti, poneva il problema politico dell’abbattimento dell’autocrazia per mezzo del terrorismo. Il partito ‘Libertà del popolo’ segna la vittoria di Tkachev su Lavrov e Bakunin. Tkachev è, prima di Lenin, un teorico della rivoluzione. La sua idea di base è la presa del potere da parte di una minoranza rivoluzionaria “”(p 134-135-136) [(1) Cfr Plekanov ‘I nostri disaccordi’ e le ‘Opere scelte’ di Tkacev, parte 4, Mosca, 1983; (2 ) “”La campana””]”,”MRSx-062″
“BERDIAIEV Nicolaj (BERDYAEV Nicolas)”,”The Russian Idea.”,”Nicolaj BERDIAIEV (1874-1948) filosofo russo, espulso dall’ URSS nel 1922 sostenitore di un esistenzialismo cristiano, elaborò un’ interpretazione della storia come incarnazione dello spirito.”,”RUSx-068″
“BERDJAEV Nikolaj”,”Le fonti e il significato del comunismo russo. Con una nota di A. Kolosov.”,”Nikolaj BERDJAEV (1874-1948) è tra i più importanti filosofi russi del nostro secolo. Inizialmente su posizioni marxiste, pervenne poi al cristianesimo ortodosso. Promosse la pubblicazione di due raccolte di saggi, ‘Le pietre miliari’ (1909) e ‘Dal profondo’ (1918) che espressero la ‘rinascita culturale’ e cristiana russa dell’ inizio del secolo. Nel 1922 fu espulso dall’ URSS. Dal 1925 si stabilì a Parigi, dove pubblicò la maggior parte delle sue opere, tra le quali “”Un nuovo Medio Evo”” (1927), “”Cristianesimo e realtà sociale”” (1934), “”Il senso della storia”” (1948).”,”MRSx-021″
“BERDJAEV Nikolaj (BERDIAEFF Nicolas)”,”Una Nueva Edad Media. Reflexiones acerca de los destinos de Rusia y de Europa.”,”BERDJAEV Nikolaj (1874-1948) filosofo rsso espulso dall’ URSS nel 1922 sostenitore di un esistenzialismo cristiano, elaborò una concezione della storia come incarnazione dello spirito.”,”FILx-196″
“BERDJAEV Nikolaj”,”Le fonti e il significato del comunismo russo. Con una nota di A. Kolosov.”,”””E i marxisti russi maggiormente inclini all’azione rivoluzionaria si trovavano a dovere dare del marxismo un’interpretazione diversa e a dovere edificare altre teorie inerenti alla rivoluzione russa, a dovere elaborare insomma un’altra tattica. In quest’ala del marxismo russo la volontà rivoluzionaria aveva il sopravvento sulle teorie intellettuali e sull’interpretazione accademica e libresca del marxismo. Ciò portò alla fusione quasi inavvertita tra le tradizioni del marxismo rivoluzionario e le tradizioni del vecchio spirito rivoluzionario russo, restio ad ammettere che lo sviluppo della Russia dovesse attraversare lo stadio capitalistico: lo spirito rivoluzionario, intendo dire, di Cernysevskij, di Bakunin, di Necaev, di Tkacev. Non più Fourier, stavolta, ma Marx si univa a Sten’ka Razin. I marxisti d’indirizzo bolscevico si rivelarono ben più ancorati alla tradizioni russa che non quelli della linea menscevica. Sul puro terreno dell’interpretazione evoluzionistica e deterministica del marxismo, non era possibile giustificare una rivoluzione proletaria e socialista in un paese industrialmente arretrato, fondato su un’economia agricola e con una classe operaia debolmente sviluppata. Se il marxismo fosse stato inteso in questo senso, si sarebbe dovuto dapprima fare affidamento ad una rivoluzione borghese accompagnata dallo sviluppo del capitalismo, e soltanto in seguito avviare la rivoluzione socialista. E questa prospettiva non pareva molto propizia e atta a esaltare la volontà rivoluzionaria”” (pag 137)”,”RIRx-017-FL”
“BERELLINI Bruno”,”La morte di Michel.”,”BERELLINI Bruno “”Sono sedici racconti stesi negli anni Cinquanta, poi riscritti “”pazientemente”” per essere pubblicati nel 1980, in cui l’autore ripercorre la sua esperienza di partigiano, tra il febbraio 1944 e il 1945, nelle file di formazioni garibaldine, prima nella divisione “”Cichero””, localizzata nell’entroterra chiavarese, poi nella “”Pinan-Cichero””, nata da una costola della prima e nerbo forte del partigiano nelle nostre valli del Borbera e del Curone””. (pag 15) Bruno BERELLINI, classe 1925, operaio del cantiere navale Ansaldo di Genova, si iscrive nell’agosto 1943 al PCI, raggiunge tra i primi il “”casone”” di Cichero culla della VI Zona operativa ligure e delle sue divisioni garibaldine la “”Cichero”” e la “”Pinan Cichero””. Nel 1950-52 partecipa anche come interprete alla realizzazione del filme ‘Actung banditi’ e ‘Cronache di poveri amanti’. Svolge in seguito una carriera amministrativa e politica.”,”ITAR-171″
“BEREND Ivan T. RANKI Gyorgy”,”Lo sviluppo economico nell’ Europa centro- orientale nel XIX e XX secolo.”,”BEREND è nato nel 1930 a Budapest. Dal 1953 insegna storia economic all’Univ ‘Karl Marx’ di economia a Budapest. Tra le su pubblicazioni: -Reconstruction and Capital Expropriation in Hungary, 1945-1948 (1962) -Economic Policy and the Beginning of the First 5 Years Plan (1964) Con RANKI è autore di questi libri: -Hungary’s Industry: 1900-1914 (1955) -Hungarian Industry before and during the Second World War, 1934-1944 (1958) -Hungary in the ‘Lebensraum’ of Nazi Germany, 1933-1938 (1960) -The Economy of Hungary after First World War, 1919-1929 (1966) RANKI, nato nel 1930 a Budapest, dopo aver seguito corsi accademici di economia, nel 1953 divenne membro dell’Istituto di storia dell’Accademia Ungherese delle Scienze. Oltre alla collaborazione con BEREND ha scritto vari libri.”,”EURC-014″
“BERENDT Joachim Ernst”,”Il nuovo libro del Jazz dal New Orleans al Jazz Rock.”,”Joachim Ernst Barendt è stato uno dei massimi esperti di musica jazz nel mondo. E’ nato a Berlino nel 1922, critico musicale, collaboratore di giornali stranieri ha scritto vari libri sulla storia del Jazz.”,”VARx-021-FMDP”
“BERENGER Jean”,”Storia dell’ impero asburgico 1700-1918.”,”BERENGER Jean insegna alla Sorbona ed è specialista di storia militare e di storia dell’ Europa centro-orientale in età moderna. Tra i suoi libri ‘La Republique autrichienne de 1919 à nos jours’ (1971) ‘L’ Europe danubienne de 1848 à nos jours’ (1975), ‘Turenne’ (1987). La guerra d’ Italia del 1859. “”Per queste ragioni l’ entourage di Francesco Giuseppe considerava ormai ineluttabile il conflitto. Rechberg, che era succeduto a Buol come ministro degli Affari esteri, pensò che fosse necessario evitare qualsiasi gesto non amichevole fino a quando la monarchia non avesse ricostituito le sue forze. Schmerling, sostenitore del progetto di una grande Germania incentrato sull’ Austria, pensava al contrario che fosse assolutamente necessario sostenere i principi tedeschi enlla loro resistenza all’ imperialismo prussiano. Egli si appoggiò al barone di Biegelben, un “”assiano”” passato al servizio degli Asburgo, che dirigeva la sezione tedesca del ministero degli Affari esteri, Quest’ ultimo raccomandò fermezza, persuaso che fosse necessario sconfiggere la Prussia prima che fosse troppo tardi, dato che l’ obiettivo era quello di ricondurla entro i confini precedenti al 1740. Per questo motivo egli decise di venire a patti con Napoleone III, (…)””. (pag 295)”,”AUTx-023″
“BERENGER Jean”,”Turenne.”,”Jean Bérenger è nato nel 1934. Professore di storia moderna all’Università di Strrasburgo II e a Saint-Cry, è specialista di storia dell’Europa Centrale e Orientale e delle relazioni internazionali durante l’Ancien Regime. Ha scritto una storia della Cecoslovacchia e della monarchia asburgica.”,”QMIx-135-FSL”
“BERENGO Marino, a cura di Roberto PERTICI”,”Cultura e istituzioni nell’ Ottocento italiano.”,”BERENGO Marino (1928-2000) ha insegnato storia moderna nelle Università di Milano e Venezia. Tra le sue opere: ‘Nobili e mercanti nelal Lucca del Cinquecento’ (1965, Einaudi), ‘Intellettuali e librai nella Milano della Restaurazione’ (1980, Einaudi), ‘L’ Europa delle città’ (1999, idem). Università italiana. “”Per due generazioni almeno di studenti italiani, dalla Restaurazione all’ Unità, gli anni universitari rapresentano un passaggio obbligato, quasi sempre avvertito come oneroso e molesto; chi desiderava recepire stimoli culturali, sapeva di doverli cercare altrove. Questa mancanza d’ aria era frutto di una scelta voluta, e consapevolmente perseguita da tutti i governi della penisola. Le università apparivano come delle polveriere, che il controllo di polizia sui professori non bastava a neutralizzare.”” (pag 90) “”Luigi Settembrini spiega bene come funzionavano le cose a Napoli allo schiudersi degli anni ’30: “”Il governo ebbe mai sempre paura di radunare in un solo luogo le molte migliaia di giovani che da tutto il Regno convenivano a Napoli a studiare, e però non li obbligava ad assistere ai corsi, e li lasciava sparpagliare nelle scuole private””. Ne derivava “”un male ed un bene””: il frazionamento degli studi e la perdita di ogni sentimento di solidarietà tra gli studenti, da un lato; e il fatto che, così organizzato, “”l’ insegnamento era liberissimo”” perché in mano a “”maestri privati, che in casa loro insegnavano come volevano””. Analogo criterio aveva seguito il governo austriaco; e così Gian Domenico Romagnosi, che era stato pensionato con lo scioglimento della Scuola di alta legislazione, ottenne nel 1819 la patente di “”maestro privato di legge””.”” (pag 91)”,”ITAB-183″
“BERENGO GARDIN Piero a cura; scritti di Piero MUSCOLINO Cesare COLUMBA Luigi TOMASSINI Anna D’ANGELO Piero BARENGO GARDIN”,”Ferrovie Italiane. Immagine del treno in 150 anni di storia.”,”scritti di Piero MUSCOLINO Cesare COLUMBA Luigi TOMASSINI Anna D’ANGELO Piero BARENGO GARDIN”,”ITAE-270″
“BERENGO Marino”,”Economia barocca. Mercato e istituzioni nella Roma del Seicento.”,”Marino Berengo, nato a Venezia nel 1928, ha studiato a Firenze e a Pisa. Già archivista di Stato a Venezia sino al 1963, è poi stato professore di storia moderna presso le Università di Milano e di Venezia, dove ha insegnato negli ultimi anni. I suoi lavori sono in prevalenza dedicati alla storia sociale veneta.”,”ECOS-024″
“BERENGUER Isidro Albert”,”Bibliografia de la Prensa Periódica de Alicante y su provincia.”,”Alicante è la capitale dell’omonima provincia nel sud-est della Spagna. Città portuale sulla Costa Blanca, è caratterizzata dal centro storico, Barrio de la Santa Cruz, con strade strette, case colorate e una vivace vita notturna. Grazie a un ascensore o a una ripida salita, da qui si raggiunge il medievale castello di Santa Barbara, situato su una collina con una stupenda vista della costa mediterranea”,”ARCx-013-FSL”
“BERENSON Bernard, a cura di Nicky MARIANO”,”Tramonto e crepuscolo. Ultimi diari 1947-1958.”,”Sono anche pensieri e confidenze di un novantenne, ma questo ‘tramonto’ non è sempre nostalgico, anzi esso è ‘herrlich wie am ersten Tag’ (), per dirla con le parole goethiane citate da lui stesso (4° copertina) () stupendo come il primo giorno Aneddoti Aneddoto ebraico (pag 138) L’approccio dei ‘vecchi’ verso i ‘giovani’ e viceversa (pag 139) “”Quelli che difendono il nuovo in tutte le arti: l’ermetico, il criptico, il non intelligibile, biasimano continuamente l’opposizione che c’è stata nel passato contro la novità, ma quella opposizione era sempre rivolta contro un nuovo modo di vedere, di sentire, di esperimentare, di penetrare. Contro nuove idee, contro il cibo inusitato, contro usi e costumi sconosciuti. Adesso questo non succede più. L’artista odierno non ci rivela un mondo nuovo, non ha scoperto nuovi pianeti, non ci mostra una terra promessa, al contrario, il suo cripticismo, il suo ermetismo rappresentano uno sforzo sovrumano per nascondere la propria assenza di visione ovvero l’assoluta banalità della sua visione; tanto banale che la scarabocchia o la imbratta o ci fa sopra dei commenti, dei mormorii e dei sospiri. Non ha niente da dire e se tu fai uno sforzo disperato per capirlo non trovi che il vuoto”” (pag 140); Come mai la persona che sa parlare bene è considerata con tanto sospetto dal medico, dall’impiegato, dall’uomo d’affari, dal finanziere, dal burocrate, e dai loro parenti e amici? Giudicando dalla mia esperienza direi che succede perché parliamo e non facciamo altro; o almeno niente che l’altro possa apprezzare. Come se il parlare non fosse anch’esso un’arte in sé, una occupazione i cui effetti però non si apprezzano perché agiscono a distanza di tempo. Quali sono i suoi effetti lo si vede nei momenti di crisi, quando ad esempio una intera comunità d’improvviso si decide ad agire tutta nello stesso modo fino allora universalmente avversato, perché il sentirne parlare glielo ha fatto accettare. No, l’ultima cosa che si possa dire del parlare è che non abbia effetto”” (pag 145) BERENSON Butrimonys, 26 giugno 1865 – Fiesole, 6 ottobre 1959 Dizionario Treccani: BERENSON, Bernard (Bernhard fino al 1914). – Figlio di Albert Valvrojenski (che prese il cognome Berenson quando emigrò negli Stati Uniti) e di Judith Mickleshanski, ambedue ebrei, nacque il 26 giugno 1865 a Butremanz non lontano da Viltia in Lituania, dove iniziò i suoi studi dimostrando una notevole precocità nell’apprendimento delle lingue; più tardi attribuirà la sua “”curiosità insaziabile per le origini”” alla precoce lettura dell’Antico Testamento (Abbozzo, 1949, p. 81). I pogrom nel 1874spinsero il padre ad emigrare a Boston dove, un anno dopo, fu raggiunto dalla moglie e dai tre figli. Albert Berenson, persona di grande cultura e di spiccate tendenze antireligiose, prese la cittadinanza americana nel 1880e allevò suo figlio come americano. Il B. proseguì i suoi studi presso una scuola secondaria del North End di Boston, dove si erano stabiliti molti immigrati polacchi e lituani, e alla fine del 1881 cominciò a frequentare, contemporaneamente a George Santayana, la Boston Latin School. Due anni dopo si iscrisse alla Boston University. Assai presto si distinse per il suo eccezionale talento e nel 1884 Edward Perry Warren patrocinò la sua ammissione alla Harvard University. Qui si specializzò in letteratura, proseguì i suoi studi linguistici (tra i quali quelli del sanscrito) e frequentò il Museum of Fine Arts con le sue belle collezioni di arte italiana e quelle, magnifiche, di arte orientale. All’epoca l’insegnamento delle belle arti era diretto da Charles Eliot Norton per il quale il B. (allora sotto l’influsso di W. H. Pater e J. A. Simonds) provò scarsa simpatia. Più congeniale gli fu l’incontro con il filosofo William James, cui si deve in gran parte l’interesse che il B. ebbe in seguito per l’aspetto psicologico della creazione artistica nonché la sua fede nella realtà psicologica delle sensazioni sperimentate. Gli anni trascorsi all’università di Boston e a Cambridge incisero profondamente sulla formazione intellettuale dei B. il quale, pur essendo vissuto in America soltanto dagli undici ai ventidue anni, si sentiva più a suo agio con un americano di formazione affine alla sua che con qualsiasi altro “”bipede””. A Harvard il B. si distinse tra gli altri studenti e nel 1886 divenne redattore capo del Harvard Monthly, cui aveva nello stesso anno già collaborato con articoli su Gogol e altri autori. Conseguito il titolo di studio, nella domanda (30 marzo 1887) per una borsa di studio che gli desse la possibilità di viaggiare espresse la sua intenzione di diventare “”critico e storico letterario”” (la domanda, corredata di un curriculuni particolareggiato, è conservata nell’archivio di Harvard ed è riportata quasi per intero dalla Sprigge, 1963, pp.61-64). Quando la sua richiesta fu rifiutata, il B. ottenne da un gruppo di ammiratori convinti del suo talento (tra i quali, insieme con E. P. Warren, figuravano Jack Gardner e sua moglie Isabella Stewart), un finanziamento privato per visitare l’Europa. Trascorse il secondo semestre del 1887 a Parigi e nel gennaio dell’anno successivo si recò in Inghilterra dove Warren lo introdusse nell’ambiente accademico di Oxford e dove la sua carismatica personalità gli conquistò moltissimi amici, tra i quali Oscar Wilde. In Inghilterra incontrò la sua futura moglie, Mary Whitali Smith, che apparteneva a una distinta famiglia quacchera di Filadelfia ed era allora sposata con un politico angloirlandese, Francis C. Costelloe. Nel corso di questo viaggio e delle successive visite nei Paesi Bassi, in Germania, in Svizzera, in Grecia e in Italia, gli interessi del B. si spostarono decisamente verso le arti figurative e in particolar modo sulla pittura italiana. Fattore importante in questa evoluzione furono gli scritti di G. Morelli: in una recensione inedita dei Kunsthistorische Studien über Italienische Malerei, che aveva acquistati nel dicembre 1889, il B. dichiarò che il servizio reso dal Morelli allo studio della pittura era “”greater than Winckelmann’s to antique sculpture or Darwin’s to biology”” (Samucis, 1979, p. ioi). Nel 1889 a Roma aveva conosciuto G.B. Cavalcaselle oltre a Jean Paul Richter che gli diede una presentazione per il Morelli; quando lo incontrò nel 1890, il B. era ormai deciso a dedicarsi completamente all’attività di connoisseur (Abbozzo, 1949, p. 85). Anche se i rapporti coi Morelli non furono facili (“”I can’t really speak to Morelli – si lamentava iI B. – because he expects to be treated en maftre and I can’t take to Richter because he is trop marchand””), Morelli riconobbe il talento eccezionale del B. e lo indirizzò a G. Frizzoni a Brera che il B. giudicò molto più serio degli altri studiosi con cui era venuto in contatto (Samuels, 1979, p. 103). Alla fine del 1890, grazie a un’ulteriore sovvenzione di Warren, il B. cominciò a lavorare sistematicamente a una monografia su Lorenzo Lotto. Sempre nello stesso anno, durante un’altra visita in Inghilterra, incontrò nuovamente Mary Costelloe, il fratello di lei, lo scrittore Logan Pearsall Smith, e il cognato, il filosofo Bertrand Russell. Tramite Mary Costelloe divenne amico del collezionista Herbert Cook, grazie al quale poté visitare numerose collezioni private nelle case di campagna inglesi, inimicandosi spesso i proprietari a causa dei dubbi espressi sulle opere d’arte di loro proprietà. Nel dicembre 1890 Mary Costelloe, che era stata educata quacchera e si era convertita al cattolicesimo in occasione del matrimonio, raggiunse il B. a Firenze assieme al marito. Nel febbraio dell’anno successivo anche il B. si converti al cattolicesimo, ma fu una conversione destinata a durare poco. Mary Costelloe si considerava sua allieva e nella primavera del 1891 iniziò tra i due un lungo periodo di attiva collaborazione con la stesura dei catalogo dei dipinti di Hampton Court, compilato sotto la supervisione dei B. ma pubblicato dalla Costelloe con il nome di Mary Logan (The Guide to the Italian Pictures at Hampton Court, London 1894). Nel dicembre di quello stesso anno Mary, che era divenuta l’amante del B., si trasferì a Firenze dove i due vissero tuttavia in due appartamenti separati sul Lungarno Acciaioli. Seguirono molti mesi di viaggi felici, nonostante le difficoltà economiche, attraverso la Toscana, l’Umbria, l’Emilia, le Marche e l’Italia settentrionale, più tardi descritti dalla signora Berenson in un libro, incompiuto, su suo marito (brani di esso sono citati da S. Sprigge, 1963, cfr. p. 10 n. 4; il manoscritto è attualmente presso una nipote di Mary Berenson, Barbara Strachey). Questi viaggi costituirono il fondamento di una ineguagliabile conoscenza di prima mano della pittura italiana. Fino ad allora il B. non aveva pubblicato né libri né articoli specializzati e non disponeva di un reddito fisso, ma ogni problema pratico veniva risolto grazie all’accortezza e alla determinazione della sua futura moglie. Benché egli fosse contrario a percepire commissioni in denaro dalla vendita di opere d’arte, nel 1892 Si lasciò persuadere da un amico di Boston ad accettare la sua prima commissione per l’acquisto di un quadro di Piero di Cosimo. Un anno più tardi incontrò a Roma il collezionista Theodore M. Davis di Newport, Rhode Island, di cui fu consulente per molti anni. Divenne, inoltre, consulente di altri collezionisti americani, il più importante dei quali fu la signora Gardner. Il primo articolo di storia dell’arte del B. apparve il 9 febbr. 1893 su The Nation (New York) con il titolo Tintoretto’s St. Mark, cui seguì sullo stesso periodico, il 13 aprile dello stesso anno, Vasari in the Light of Recent Publications, poi ristampato in The Study…, 1901, e, tradotto in italiano (Il Vasari alla luce delle recenti pubblicazioni), in Studi vasariani, Atti del convegno internaz. per il IV centenario … delle Vite del Vasari (1950), Firenze 1954, pp. 22-28. Gli articoli risultarono tuttavia di interesse relativamente scarso, tanto che il B. dubitò per qualche tempo delle sue capacità di scrittore. Questi dubbi furono esacerbati dalle critiche della scrittrice di estetica Vernon Lee (Violet Paget), sua vicina di casa a Firenze. Fu Mary Costelloe che riuscì a far entrare il B. in contatto con il grande pubblico angloamericano: un articolo da lei scritto sulla pittura veneziana a Vienna non fu accettato dall’editore Putman (Samuel, 1979, p. 159), quindi ella propose che fosse riscritto in termini più generali ed estesi dal B. e o advised him to make lists of all genuine works of Venetian painters”” (M. Berenson, 1983, p. 54). The Venetian Painters of the Renaissance with an Index to their Works fu pubblicato a Londra e a New York nel 1894, riscuotendo un successo immediato e nuove edizioni ne uscirono nel 1895 e nel 1897. Fu il primo nucleo dei volumi pubblicati più tardi con i titoli Italian Painters of the Renaissance (1930) e Italian Pictures of the Renaissance (1932); una copia del libro fu anche inviata (1894) alla signora Gardner, con cui il B. non aveva avuto più contatti da cinque anni (Tharp, 1965, p. 176; Samuels, 1979, p. 187); quando, nel 1904, il B. ritornò negli Stati Uniti, dopo sette anni di assenza (vi si recherà per l’ultima volta nel 1920-21), era ormai considerato un autorevole conoscitore della pittura italiana. Alla fine di questo viaggio (marzo 1904) Mary Berenson scriveva alla famiglia: “”no denaro in tasca [sic] but 1 do think every reasonable hope that this trip may turn out to be the beginning of our fortune”” (M. Berenson, 1983, pp. 116); e così fu: ebbe inizio allora il nuovo rapporto del B. con la Gardner in qualità di suo consulente per l’acquisto di quadri (v. anche Sprigge, 19635 pp. 138-157). Ritornato in Europa, il B. pubblicò (Londra 1895) un’innovativa monografia su Lorenzo Lotto, cui fece seguito nel 1896 Fiorentine Painters of the Renaissance, opera di grande originalità, salutata da Williani James come il primo tentativo di applicare “”elementary psychological categories to the interpretation of higher works of art”” (Samuels, 1979, p. 258). La sua teoria della tangibilità, che consiste nel dare “”valori tattili alle impressioni della retina”” (Ipittori, 1936, p. 56), rimane un significativo contributo agli studi sulle reazioni estetiche. Nel 1897 apparve un terzo volume intitolato The Central Italian Painters of the Renaissance in cui il B. analizzava i ruoli dell’illustrazione e della decorazione nella pittura senese e umbra. Il successo di questi libri, editi in piccolo formato, non fu dovuto solo alla qualità del testo, ma soprattutto al fatto che gli elenchi di opere in essi contenuti costituivano una sorta di vademecum per i viaggiatori. Il metodo dei Morelli modificato, su cui si basano le prime attribuzioni del B., è descritto nel saggio Rudiments of Connoisseurship che rimase inedito fino al 1902 (in The Study…, II, pp. 111-118). Era un campo, questo, in cui molti erano i contrasti, e suscitò grandi polemiche il commento brillante ed equilibrato del B. ad una esposizione sulla pittura veneta tenutasi alla New Gallery di Londra nel 1895, pubblicato nello stesso anno a Londra a spese di Herbert Cook in veste di opuscolo: Venetian Painting, chiefly before Titian (At the Exhibition of Venetian Art, New Gallery), ristampato in The Study…, 1901, pp. 90-146. Nel 1897 l’editore inglese john Murray propose al B. di scrivere un libro sui disegni dei pittori fiorentini, impresa che in sei anni di lavoro doveva realizzarsi in quello che è senza dubbio il suo testo più ambizioso e pregevole: The Drawings of the Fiorentine Painters (1903). Egli accettò l’incarico con qualche esitazione: per l’impegno che comportava fu infatti costretto a rinunciare alla stesura di un’opera di estetica che aveva intenzione di scrivere; e ancora in tarda età considerava tale decisione come una svolta fondamentale per la sua carriera (Abbozzo, 1949, pp. 60, 183). Durante la seconda guerra mondiale il B. scrisse nel suo diario: “”In quanto organismo che assimila e produce, in quanto istrumento, posso dire di essere stato completo a venticinque anni, e questo strumento ha funzionato e conservato la sua identità per i cinquanta e più anni susseguenti a dispetto di tutte le forze contrastanti in tutti i sensi”” (Echi e riflessioni, 1950, p. 225, v. anche p. 269). In effetti alla fine del primo decennio dei secolo il B. aveva già dato il suo massimo contributo alla storia dell’arte e dedicò gli anni successivi alla revisione e alla rettifica piuttosto che alla ricerca originale. In seguito i suoi interessi, già molto vasti, si ampliarono: nel 1931 visitò Algeri, da dove scriveva al principe ereditario di Svezia, Gustavo Adolfò, di essere sopraffatto dalla bellezza dei ruderi antichi e dall’abbondanza di materiale utile ai suoi studi: “”I do not mean Italian art, which in a sense is now behind me, but the pathology of form which led from the Antique to the Medioeval”” (The Selected…, 1964, p. 112). Ai viaggi seguivano viaggi: a Costantinopoli (1928), in Siria e in Palestina (1929), in Spagna “”per la quinta o sesta volta””, più tardi nello stesso anno. Il 29 dic. 1900 il B. e Mary Costelloe, dopo essersi sposati nel municipio di Settignano, celebrarono il matrimonio religioso nella cappella della villa I Tatti, a Ponte a Mensola, che in quell’anno avevano preso in affitto. La casa fu in seguito comprata e man mano ampliata e le sue attrattive furono accresciute prima dalla creazione di un giardino terrazzato (progettato dall’architetto Cecil Pinsent) e successivamente dal costituirsi di una delle più pregevoli collezioni private di pittura italiana e di opere d’arte orientale. La maggior parte delle opere fu acquistata dal gennaio 1901; oggi la collezione comprende, tra i moltissimi altri capolavori, tre grandi pannelli provenienti dalla pala d’altare del Sassetta di Borgo San Sepolcro, una magnifica Madonna di Domenico Veneziano, i Ritratti Vitelli del Signorelli (cfr. F. Russoli, La raccolta Berenson, Milano 1962). Nel corso degli anni la villa I Tatti divenne molto più di un luogo di piacevole soggiorno o di un rifugio dove scrivere o condurre gli affari. Il suo centro era la biblioteca, con la sua eccezionale collezione di libri e di fotografie; negli ultimi anni di vita (11 marzo 1948), il B. scrisse nel suo diario che aveva voluto costituire “”una biblioteca dove uno studioso del nostro mondo possa trovare ogni libro essenziale a sua disposizione. Avevo sperato di lasciarla a degli studiosi americani per contribuire al loro sviluppo”” (Tramonto…, 1966, p. 55; v. anche Abbozzo…, 1949, p. 216). La biblioteca, come disse e scrisse ripetutamente, era l’impresa di cui andava più fiero. Il B. non abbandonò mai l’intenzione di lasciarla in testamento alla Harvard University o a qualche altra istituzione analoga. A partire dal terzo decennio del 1900, impiegò gran parte del proprio denaro per il suo mantenimento e per la costituzione di un fondo che avrebbe permesso la realizzazione, a tempo debito, del progetto di donazione; nel 1933 questo progetto fu accettato in linea di principio dalla Harvard University, purché fosse assicurato un adeguato fondo di dotazione. La donazione fu formalmente acquisita nel 1960, un anno dopo la morte del Berenson, la cui volontà fu che i fondi fossero utilizzati a livello interdisciplinare; il Harvard University Center for Italian Renaissance Studies è divenuto così un attivo centro di ricerca originale, secondo gli intendimenti del B., con quindici fellows stipendiati, impegnati in studi di storia dell’arte, musicologia, letteratura e storia. Le attività commerciali grazie alle quali il B. potè raggiungere questi obiettivi non gli furono mai particolarmente gradite. Il primo importante acquisto per la signora Gardner, una volta ripresi i loro rapporti, fula Storia di Lucrezia di Botticelli (1894); seguirono, sempre per la collezione Gardner (1896, 1898, 1900) il Ratto d’Europa di Tiziano, il Cristo portacroce di Giorgione e la Presentazione al tempio di Giotto; il livello medio delle opere di pittura italiana che il B. procurò alla Gardner fu quindi molto alto e la sua provvigione era normalmente quella del 5%. Il B. fu inoltre consulente per la ditta Coinaghi di Londra, quindi dal 1907 del mercante J. Duveen, dal quale percepiva inizialmente una percentuale sulle vendite e dopo il 1927 un onorario fisso annuo; nel 1937 troncò improvvisamente le relazioni con Duveen (nel 1939 scrisse in una lettera che i suoi guadagni erano venuti meno poiché aveva interrotto i rapporti con lui). Dopo la seconda guerra mondiale si associò invece con la ditta Wildenstein. Tra i tanti collezionisti che egli consigliò si ricordano ancora Joseph Widener e Carl Hamilton. I primi guadagni dei B. furono piuttosto modesti, ma alla fine del 1896 egli poteva scrivere di aver guadagnato, durante l’anno, non meno di io.000 dollari (Sarnuels, 1979, p. 275). E più tardi dichiarava: “”I want Anierica to have as many good pictures as possible”” (ibid.). La testimonianza più evidente di questo aspetto dell’attività dei B. è costituita dalla collezione della National Gallery of Art di Washington. Tra le due guerre I Tatti furono un luogo d’incontro noto in tutto il mondo da. cui gli ospiti uscivano pieni di riverente ammirazione per la cultura del B. e per la straordinaria varietà, profondità e vivacità della sua conversazione (Berenson and the Connoisseurship of Italian Painting. National Gall. of Art [catal.], Washington 1979). Questo aspetto, meticolosamente programmato, della vita dei B. è ampiamente descritto, anche se non sempre con esattezza, in varie biografie, ma, soprattutto, nel modo più efficace da Elisabetta (Nicky) Mariano (1969), che fu la sua segretaria dal 1917 e che dal 1945fino alla morte del B. assunse la direzione dei Tatti. Spesso però le biografie che privilegiano questo aspetto della vita ai Tatti trascurano le serie attività professionali che contemporaneamente vi si svolgevano. Il B. e sua moglie, di formazione culturale liberale, assistettero all’ascesa dei fascismo con disapprovazione e preoccupazione. Dal 1938 il B. cominciò a temere che la crescente ondata di antisemitismo potesse raggiungerlo e costringerlo ad abbandonare l’Italia. Quando scoppiò la guerra tra Italia e Stati Uniti, nel 1941, egli decise, a suo rischio, di rimanere a Firenze. La sua situazione fu tollerabile fino all’armistizio del settembre 1943, quando il marchese Filippo Serlupi Crescenzi, ministro di S. Marino presso la Santa Sede, gli offrì protezione. Le esperienze di questo periodo hanno costituito l’argomento dei libro Echi e riflessioni (1950). Mary Berenson, che era rimasta ai Tatti, morì poco dopo il ritorno del B., nel maggio 1945. Anche nel periodo successivo alla guerra I Tatti (e durante i mesi estivi la casa al Dono a Vallombrosa) furono meta di numerosissimi visitatori, alcuni celebri come il presidente Truman e il re di Svezia, altri semplici studiosi di storia dell’arte che il B. incoraggiò e consigliò. Il pensiero del B. di questi ultimi anni si riflette fedelmente in Abbozzo per un autoritratto (1949) e in Tramonto e crepuscolo, in cui sono riportate annotazioni dai diari fra il 1947 e il 1958 (1963; trad. ital. 1966). In una penetrante prefazione al secondo libro (p. X), Iris Origo divide la vita dei B. in tre periodi: “”il periodo della giovinezza e dell’ascesa, gli anni del successo acquisito, durante i quali prese forma anche la leggenda, e finalmente… la riscoperta, sempre lucida e qualche volta impietosa, del personaggio vero, come un albero perde le foglie, mantenendo la trama dei suoi rami nudi contro il cielo invernale””. Il B. morì il 6 ott. 1959 ai Tatti, ove è sepolto, accanto alla moglie, nella cappella dove si erano sposati. Anche se i volumi ristampati più tardi, dal 1930 in poi, come The Italian Painters of the Renaissance erano inizialmente composti da un saggio e da un elenco di opere, è necessario, ai fini critici, considerare saggi ed elenchi come unità separate. I libri furono pubblicati nell’arco di tredici anni: The Venetian Painters of the Renaissance (New York-London, G. P. Putnam’s Sons) nel 1894, The Fiorentine Painters of the Renaissance (ibid.) nel 1896 e The Central Italian Painters of the Renaissance (ibid.) nel 1897; dieci anni più tardi The North Italian Painters of the Renaissance (ibid. 1907) concluse la serie. Le date di pubblicazione potrebbero ipotizzare un metodo analitico omogeneo nei primi tre volumi e un mutamento nel quarto, ma di fatto il cambiamento si verifica tra il primo e il secondo libro. In rapporto ai volumi succesivi, l’argomento di Venetian Painters è meno audacemente innovativo in quanto èconcepito in termini più convenzionali come resoconto di uno sviluppo storico, e mancante di quel sostrato teorico che in tanta misura contribuisce alla vitalità dei libri più tardi, laddove l’interesse è posto sul giudizio qualitativo e sul carattere dei dipinti in quanto opere d’arte. Solo dopo questo mutamento di accento, evidente per la prima volta in Fiorentine Painters, le trattazioni dei singoli artisti acquistano quella precisione di cammeo che caratterizza d’allora in poi le valutazioni dei Berenson. Il loro duraturo interesse si deve anzitutto alla capacità dei B. di delineare con pochi agili tratti i lineamenti di una personalità artistica. In Fiorentine Painters e nei libri seguenti il metodo descrittivo è espresso in gran parte nei termini della reazione dell’osservatore alla singola opera d’arte; esemplare e particolarmente avvincente è il passo che descrive il piccolo pannello dell’Ercole e Anteo del Pollaiolo degli Uffizi: “”A realizzare la presa dell’Ercole solidamente piantato sulla terra, il gonfiarsi dei polpacci sotto il pondo che li grava, il violento rovesciarsi del torace, la forza soffocante di quella stretta, a realizzare il supremo sforzo d’Anteo che con una mano ricaccia addietro la testa d’Ercole e con l’altra cerca di scrollarne il braccio, è come se una fonte d’energia ci ribolla sotto i piedi e salga per le nostre vqne”” (I Pittori italiani…, 1936, p. 82). La teoria delle sensazioni immaginarie, che è alla base di Fiorentine Painters e dei testi successivi, si espliciterà però completamente in quanto tale solo in un libro più tardo, Aesthetics and History in the Visual Arts (1948, p. 100 della trad. ital.): “”Le sensazioni immaginarie … sono quelle che esistono solo nella fantasia, e sono prodotte dalla capacità dell’oggetto di far sì che ci rendiamo conto della sua entità e viviamo della sua vita. Nelle arti visive questa capacità si manifesta in primo luogo e fondamentalmente attraverso una varietà di sensazioni immaginarie di contatto e i loto molteplici sottintesi; e attraverso le egualmente inunaginarie sensazioni d’alterazioni barometriche, termometriche, viscerali, e soprattutto muscolari, che si suppone abbiano luogo negli oggetti rappresentati””. Il Gombrich obiettò che il B. aveva nella psicologia della percezione più fede di quanto oggi appaia giustificabile (Art and Illusion, cit. in Samuels, 1979, p. 230), ma è proprio a questa fede che i quattro volumi di Italian Painters of the Renaissance devono la loro vitalità e la loro efficacia. In tutti e tre gli ultimi libri l’attenzione del B. è attratta dal polo magnetico dell’antico, sicché la sezione finale di North Italian Painters. si conclude con una radicale condanna del manierismo che oggi può stupire (e tuttavia il B. non cambiò mai opinione in proposito). D’altra parte bisogna notare come non siano stati trascurati, se non in misura minima, gli aspetti veramente significativi del fenomeno artistico considerato. Nel testo sono prefigurati molti successivi cambiamenti di gusto (come, ad esempio, l’apprezzamento della pittura ferrarese e bresciana o dei Bassano). I giudizi dei B., quando venivano formulati, erano sorprendentemente indipendenti dalla moda, e al di fuori delle mode sono sempre rimasti. Si può dire dunque che Italian Painters of the Renaissance sia la migliore introduzione, in qualsiasi lingua, a qualsivoglia scuola italiana di pittura; per la capacità di potenziare nel lettore la godibilità dell’opera darte presa in considerazione e di indurlo ad analizzarne natura ed origine, con maggiore esattezza di quanto altrimenti gli sarebbe consentito. La storia delle varie e numerose edizioni di questi quattro libri testimonia la loro vasta risonanza. Sempre presso G. P. Putnam’s Sons, New York-London, apparvero due nuove edizioni per Venetian Painters (1895, 1897), Florentine Painters (1900, 1909) e Central Italian Painters (1909, 1911), una per North Italian Painters (1910). Nel 1926 uscì a Parigi (Schiffrin, Editions de la Pléiade) una traduzione, con il titolo complessivo di Les peintres italiens de la Renaissance, dei quattro volumi intitolati rispettivamente Venise, Fiorence, L’Italie du Centre, L’Italie du Nord. Una traduzione tedesca dell’intera serie fu pubblicata a Monaco (Kurt Wolff) nel 1925 (ma una traduzione del Fiorentine Painters era già uscita nel 1898 a Lipsia, Maske); nel 1923 era uscita a Mosca (C. H. Sacharov) una traduzione in russo del Fiorentine Painters. I quattro testi uscirono in volume unico, The Italian Painters of the Renaissance, nel 1930 (Oxford, The Clarendon Press; ne fu stampata anche una edizione illustrata in occasione della Mostra dell’arte italiana a Londra); questo fu disponibile in italiano nel 1936 nella eccellente traduzione di Emilio Cecchi (I pittori italiani del Rinascimento, Milano, Hoepli, collez. “”Valori plastici””, riedita nel 1942 e nel 1948). Fu in seguito ristampato nel 1948 (London, Oxford University Press) e nel 1952 (London, Phaidon) con le illustrazioni; nello stesso anno fu pubblicato anche in tedesco (Zürich, Pliaidon), poi in francese (Paris, Gallimard, 1953), in olandese (Utrecht, W. de Haan, 1953) e ancora in italiano (2 voll., Firenze, Sansoni – London, Phaidon, 1954), in spagnolo (Barcelona, Argos, 1954), in giapponese (Tokio, Shinchosha, 1961) e in russo (Moskwa, Izdatel’stvo Iskusskvo, 1965). Gli elenchi di opere che accompagnavano originariamente le prime edizioni erano piuttosto ristretti e fortemente selettivi; nel 1932, quando per la prima volta furono ordinati alfabeticamente e stampati in unico volume (Italian Pictures of the Renaissance: a List of the Principal Artists and their Works with an Index of Places, Oxford, The Clarendon Press), iI B. modificò il suo precedente atteggiamento rifiutando le teorie restrittive dell’attribuzione allora in voga. Gli elenchi che formano questo volume risultano quindi più ricchi e molto più ampi dei precedenti, e tuttavia basati non su criteri meno precisi, bensì sulla convinzione che solo una filosofia “”espansionista”” dell’attribuzione sia storicamente praticabile. L’anno precedente la morte (13 marzo 1958) il Bscrisse: “”Molti degli errori da me commessi nella mia attività di attributore di dipinti sono dovuti a un concetto troppo rigoroso e dogmatico che avevo della personalità dell’artista che mi faceva escludere tutto quello che non corrispondeva all’ideale che avevo di lui”” (Tramonto, 1966). La versione ampliata degli elenchi del B. divenne più utile anche se aumentò, inevitabilmente, il margine d’errore; il loro aspetto più significativo risiedeva comunque nella coerenza: se vi erano errori, erano errori di concetto e non sbagli, e nel quarto di secolo della sua diffusione il libro fu un manuale di importanza incommensurabile per la formazione di una generazione di storici dell’arte. Quando nel 1952 uscì la nuova edizione illustrata di Italian Painters, la casa editrice Phaidon propose di ripubblicare anche gli elenchi; il B. concordò sul fatto che dovessero essere rivisti, pur con qualche riluttanza (all’epoca aveva ottantotto anni), poiché pretese di decidere personalmente e con scrupolosa obiettività circa tutte le attribuzioni, come se fossero affrontate per la prima volta. Il primo elenco, The Venetian Pictures of the Renaissance, fu pubblicato nel 1957 (2 voll., London, Phaidon; trad. ital., Firenze, Sansoni, 1968) e prima della morte del B. era stato parzialmente preparato il volume sui pittori fiorentini che uscì nel 1963 (2 voll., London, Phaidon), curato da Nicky Mariano (sua stretta collaboratrice anche per le edizioni del 1932 e 1936) e da alcuni collaboratori dei B. ai Tatti. Entrambi i libri sono caratterizzati dall’elasticità e dalla freschezza del metodo, soprattutto quando si tratta di accettare il punto di vista di altri studiosi. Tuttavia il volume relativo alla pittura fiorentina non riflette necessariamente le opinioni definitive del B., e contiene molte interpolazioni e alcuni errori di cui egli non può essere ritenuto responsabile. I due elenchi mancanti furono raccolti in un’opera in tre volumi curata da Luisa Vertova (Central Italian and North Italian Schools, London, Phaidon, 1969), basata in larga parte sul materiale fotografico dei Tatti: al B. non possono riferirsi che in piccola parte le variazioni apportate agli elenchi pubblicati in quest’ultimo libro. Il B. comunque fu sempre interamente consapevole dei carattere precario del compito che si era assunto: “”E di nessuna delle mie liste io mi sento completamente soddisfatto. Occorrerà molta e molta fatica, d’ancora un pajo o forse tre generazioni, prima che il lavoro possa veramente dirsi compiuto”” (Pitture italiane, 1936, p. X). Alcune biografie di grande successo (in particolare quelle di S. Sprigge [1963] e di M. Secrest [1980]), hanno insinuato che le attribuzioni registrate in questi elenchi siano state condizionate dall’attività di consulente svolta per la signora Gardner e per altri collezionisti americani e dagli impegni assunti con la ditta CoInaghi a Londra e con Duveen. Tuttavia l’esame del materiale disponibile e, in particolare, quello conservato presso l’archivio Duveen a New York (Metropolitan Museum), sembra smentire queste accuse; risulta infatti che il B. resistette costantemente alle pressioni del rappresentante di Duveen, E. Fowles, tendenti a fargli modificare le sue convinzioni per facilitare le vendite. Mary Berenson infatti dichiarava in una lettera del 1927 (arch. Duveen): “”He is absolutely convinced that it would be a mistake to sacrifice his general principles to a temporary advantage””. La pratica dell’expertise scritta era molto diffusa all’epoca tra gli studiosi, e nulla prova che le attribuzioni del B. relative ad alcuni grandi pittori fossero in contrasto con le sue reali convinzioni. In varie lettere scritte per Duveen e per altri mercanti d’arte, perché fossero mostrate ad eventuali acquirenti, il B. descrive la qualità dei singoli dipinti in termini che oggi appaiono esagerati e, in certi casi, il resoconto sulle condizioni della superficie dipinta era ottimistico e inesatto; tuttavia, in confronto al basso livello degli studiosi di pittura italiana suoi contemporanei coinvolti nel mercato dell’arte, il B. appare un modello di rigore, e il suo successo fu dovuto non tanto alla convinzione che egli fosse necessariamente nel giusto, quanto alla consapevolezza che tra le opinioni correnti, soprattutto quelle relative alle grandi personalità artistiche, le sue presentassero minori probabilità di errore. Nel 1895, un anno dopo la pubblicazione di The Venetian Painters of the Renaissance, uscì il volume Lorenzo Lotto an Essay in Constructive Art Criticism (New York-London, G. P. Putnam’s Sons) a cui il B. aveva lavorato per diversi anni. Il libro ottenne le lodi di critici assai diversi come H. Wölfflin (in Literarisches Centralblatt, 1895, col. 1452), Reinach (in Revue critique d’histoire et de littérature, XXXIX [1895], pp. 271-276) e J. P. Richter (in Kunstchronik, VI [1894-95], pp. 293 ss.), e fu ristampato a Londra (George Bell and Sons) e a New York nel 1901. Vi traspare chiaramente il debito nei confronti di William James; per il B. il fascino del Lotto non risiede solo nell’essere questo un pittore sottovalutato, quanto piuttosto un artista che consente di stabilire un’equazione tra psicologia e stile. Nelle ultime pagine del libro il B. scrive (ediz. ital., 1955, p. 186): “”La mia indole mi dispone all’indulgenza verso un artista come il Lotto””. L’impostazione in ogni parte del libro è personale, il metodo, di notevole originalità; partendo da uno studio meticoloso, concreto dei dipinti e della loro documentazione approda a una impressione conclusiva “”che non è altro s’intende, se non l’immagine composita risultante da tale esame circostanziato: un’immagine senza pretese d’irrefragabilità scientifica”” (ibid., p. 185). Una nuova edizione del libro riveduta e ampliata uscì in italiano nel 1955 (trad. di L. Vertova, Milano, Electa), in inglese nel 1956 (London, Phaidon) e in tedesco nel 1957 (Köln, Phaidon). Nei quasi sessant’anni intercorsi dalla prima edizione la conoscenza del B. della pittura veneziana era maturata; ciò si riflette soprattutto nella trattazione dell’opera giovanile del Lotto, che nella prima edizione è posta in rapporto con Alvise Vivarini mentre nella seconda è collegata a Giovanni Bellini. L’erronea valutazione dell’influenza e del significato della pittura di Alvise Vivarini era stata nel frattempo corretta dal B. in due articoli sull’opera giovanile di Giovanni Bellini pubblicati nel terzo volume di Study and Criticism of Italian Art (1916). Il libro sul Lotto non ha avuto il peso che meritava nell’ambito degli studi monografici della pittura italiana. Nel 1903 apparve quello che ad ogni buon conto è il lavoro di ricerca più sostanzioso del B., The Drawings of the Florentine Painters, Classified, Criticised and Studied as Documents in the History and Appreciation of Tuscan Art with a Copious Catalogue Raisonné (2 voll., London, Murray, in folio). Come fece notare G. Gronau in una recensione alla prima edizione (in La Gazette des beaux arts, XXXIII [1905], pp. 341-348), lo studio dei disegni italiani del Rinasciniento era allora ancora ai suoi inizi. Le difficoltà dell’impresa non furono originate tanto dalla novità dell’argomento – non esistevano, per esempio, studi sistematici neppure sui disegni di Michelangelo -, dalla sua vastità, per cui furono necessari anni di faticosa ricerca nei gabinetti di grafica di tutta Europa, quanto per i termini di riferimento esposti dal B. secondo i quali i disegni dovevano essere analizzati dal primo all’ultimo sia per ciò che erano in se stessi, sia per la luce che gettavano sui processi creativi degli artisti dai quali erano stati eseguiti. Il testo del libro è scritto in uno stile più naturale e sciolto di qualsiasi precedente lavoro dei B. – il Gronau segnalava come particolarmente encomiabili le pagine su Andrea del Sarto – e il catalogo è un modello di rigore metodologico. Il libro apparve in un’edizione costosa di 355 esemplari e per molto tempo fu reperibile solo nelle biblioteche. Ma nel 1938 ne uscì un’edizione riveduta e meno cara presso la University of Chicago Press. Nel 1954 fu pubblicato in italiano uno stralcio dei Disegni di maestri fiorentini del Rinascimento in Firenze (Torino, Edizioni Radio Italiana) e l’intero testo fu tradotto nel 1961 (Milano, Electa). La nuova edizione comprese molto materiale nuovo (notevole una brillante trattazione dell’opera dei Signorelli, omessa precedentemente in quanto non fiorentino) inserito qua e là, tra parentesi, nel testo dell’edizione originale. Nell’introduzione il B. scrisse (p. 13): “”Invece di camuffare i miei sforzi, presentando una superficie levigata e dura come la convinzione stessa, in questa nuova edizione ho preferito dunque conservare il ricordo dei miei precedenti brancolamenti e citare le conclusioni poi scartate, in quanto non sono semplicemente frutto di negligenza o di temporanea cecità, ma testimoniano il metodo da me seguito. Come ogni altro libro da me scritto, anche questo, infatti, è un saggio nel metodo attributivo, e per capirlo, lo studioso deve poter vedere come quel metodo si è sviluppato nel corso di una intera vita di lavoro””. L’introduzione all’edizione del 1938 (cfr. trad. ital., 1961) è la più importante esposizione dei B. sul metodo storico-artistico: “”Come si riconosce la paternità di un disegno? Per rispondere onestamente a questa domanda, bisogna anzitutto dichiarare che la nostra conoscenza non è mai rigorosamente scientifica…, bensì nel migliore dei casi, semplicemente plausibile. E a tale plausibilità si può giungere in un solo modo, ossia attraverso la percezione che il disegno in parola fu creato dal medesimo spirito che riscontriamo in una serie di pitture o sculture a noi ben note.”” (p. 11). “”Prima di chiudere questa introduzione, voglio dire una parola sulla “”qualità””. Nei nostri studi non basta averne l’idea astratta. Dobbiamo imparare a riconoscere con precisione, in ogni disegnatore, come essa sia condizionata dalle idiosincrasie dei suo temperamento, del suo tirocinio, delle circostanze in cui si trova, dell’umore che lo ispira al momento. Infine, quando tutto è stato detto e fatto, il giudizio ultimo e definitivo spetta alla nostra sensibilità, alla finezza delle nostre percezioni. Nessuna prova meccanica, nessuna considerazione di carattere materiale, nessun ricorso a specchi, magici o no, può affrancarci da quella responsabilità decisiva”” (p. 14). È straordinariamente grande in The Drawings… il numero delle attribuzioni del B. che hanno mantenuto la loro validità e, anche se in alcuni casi il giudizio attuale si discosta dalle sue conclusioni (come, ad esempio, quella relativa a un ben noto gruppo di disegni eseguiti da Michelangelo per Sebastiano del Piombo che il critico credeva essere di Sebastiano), il libro è stato un punto di riferimento fondamentale per tutti i successivi studi sui disegni fiorentini del Rinascimento. Gli studi più significativi del B. sulla pittura senese, furono due lunghi articoli sul Sassetta pubblicati nel 1903 in The Burlington Magazine (III, pp. 3-35, 171-184), che più tardi (1909) formarono un libro intitolato Sassetta. A Sienese Painter of the Franciscan Legend (London, J. M. Dent and Sons). Il libro fu tradotto in tedesco nel 194 (Strassburg, Heitz und Mündel), nel 1946 (Firenze, Electa) apparve la traduzione italiana (di Achille Malavasi: Sassetta; un pittore senese della leggenda francescana, dedicata alla memoria di Giacomo De Nicola “”appassionato cultore dell’arte senese””), dalla quale il volume fu tradotto in francese nel 1948 (Paris, Albin Michel); l’edizione italiana è ampiamente riveduta, in quanto il B. prende correttamente atto dei progressi che gli studi sul Sassetta avevano fatto dopo il 1930. Il volume comprende un’analisi dello stile senese della prima metà dei quindicesimo secolo più approfondita di quella apparsa sette anni prima in Central Italian Painters; è inoltre un capolavoro di critica interpretativa la descrizione di tre pannelli grandi del polittico di Sansepolcro (tuttora conservati ai Tatti) e delle tavolette del postergale con Storie di s. Francesco (sette di esse furono vendute da Duveen a Clarence Mackay e sono oggi conservate alla National Gallery di Londra, mentre una tavoletta, l’unica già riconosciuta anche da altri come del Sassetta, è nel Museo Condé di Chantilly; per una ricostruzione dell’insieme, cfr. Italian Pictures. Central Italian and North Italian Schools, New York 1968, II, tavv. 556-557). Fra le persone con cui il B. fu in rapporto negli Stati Uniti è da ricordare John G. Johnson, uno dei più intelligenti collezionisti dell’epoca, la cui raccolta si trova oggi al Philadelphia Museum of Art. Per lui il B. compilò il catalogo dei dipinti italiani di proprietà appunto del Johnson, pubblicato a Filadelfia nel 1913 (Catalogue of a Collection of Paintings and some Art Objects, I, Italian Paintings), che resta uno dei più completi cataloghi relativi ad una collezione di pittura italiana. Dal 1901 in poi il B. prese a riunire in volume i suoi articoli precedentemente apparsi su vari periodici. La prima raccolta di tale genere consiste nei tre volumi intitolati The Study and Criticism of Italian Art, dei quali le prime serie uscirono a Londra (G. Beli and Sons: I, 1901, ristampato nel 1908, 1912, 1920 e 1930; II, 1902, ristampato nel 1910, 1914 e 1920) e furono tradotte in tedesco nel 1902 (Italienische Kunststudien und Betrachtungen, Leipzig, Hermann Seeman); mentre la terza fu pubblicata nel 1916 presso lo stesso editore londinese. Il primo volume raccoglie materiale scadente, ma si caratterizza per un famoso articolo (pp. 46-69) sul cosiddetto Amico di Sandro; per un articolo inconcludente e con alcuni errori sulle copie da Giorgione (pp. 70-89); infine per una ristampa (pp. 90-146) dei saggio sulla pittura veneziana già pubblicato a Londra nel 1895. Anche se si è spesso ironizzato sul tentativo dei B. di isolare un gruppo di dipinti poi attribuiti al Botticelli, le risultanze devono considerarsi valide, in linea di massima, in quanto molti dei dipinti attribuiti all’Amico di Sandro furono più tardi riconosciuti come opere giovanili di Filippino Lippi, allievo del Botticelli, e altri furono ritenuti di un terzo artista non identificato. Il secondo volume, che contiene ottimi e originali articoli su Baldovinetti (pp. 23-38), Masolino (pp. 77-89), Filippino Lippi (pp. 90-96) e uno studio anticipatore sul miniaturista Girolamo da Cremona (pp. 97-110), è però danneggiato da un imprudente tentativo di,attribuire al Brescianino un cartone della Vergine col Bambino di Raffaello, conservato al British Museum (pp. 39-47), e da un saggio insensato sullo Sposalizio del Perugino a Caen (pp. 1-22). Il terzo volume, il più riuscito dei tre, è dedicato in gran parte alla pittura veneta del XV secolo e tratta (pp. 38-61) della S. Giustina di Giovanni Bellini della collezione Bagatti Valsecchi a Milano (un tempo attribuita dal B. ad Alvise Vivarini), dei trittici giovanili eseguiti da Giovanni Bellini e aiuti per la chiesa della Carità a Venezia (pp. 62-78), di una Madonna di Antonello da Messina (un tempo parte della collezione R. H. Benson a Londra, oggi nella National Gallery of Art di Washington: pp. 79-97), della pala di San Cassiano sempre di Antonello (pp. 98-123), della quale il B. identificò il pannello centrale nel Kunsthistorisches Museum di Vienna, e, infine, della Gloria di s. Orsola del Carpaccio, di cui fa un’analisi assai penetrante (pp. 124-136). Contemporaneamente al terzo di questi volumi il B. pubblicò Venetian Painting in America: the Fifteenth Century (New York, Frederic Fairchild Sherman, 1916), edito in italiano nel 1919 (Dipinti veneziani in America, Milano, Alfieri e Lacroix) nella traduzione di G. Cagnola; è questo il libro che più di ogni altro si avvicina a quello che tanto bene il B. avrebbe potuto scrivere, ma non scrisse: un ampio esame della pittura veneziana del Quattrocento. Seguì Essays in the Study of Sienese Painting (New York, Frederic Fairchild Sherman, 1918), una raccolta di articoli critici, molti dei quali rivisti, tutti comunque di secondario interesse. Otto anni dopo uscì Three Essays in Method (oxford, Clarendon Press, 1926; traduzione italiana, Metodo e attribuzioni, Firenze, Del Turco, 1947). Il volume contiene uno scritto su di una pala d’altare del Botticelli, A Neglected Altarpiece by Botticelli (già pubblicato in Dedalo, V [1924-25], pp. 17-41), un ben noto studio intitolato A Possible and an Impossible Antonello da Messina (ibid., IV [1923], pp. 3-65), il suo saggio pit lungo che è Nine Pictures in Search of an Attribution (ibid., IV [1923], pp. 601-642, 688-722, 745-775); nella traduzione italiana è aggiunto un quarto saggio, Un Signorelli giovanile a Boston, pubblicato per la prima volta in Art in America, XIV (1926), pp. 105-117. Anche se non tutte le conclusioni del B. sono esatte, si tratta di un’affascinante opera di analisi storico-artistica che deve parte del suo interesse al metodo e parte al carattere spiccatamente personale: “”Un problema come quello che ho cercato di risolvere, non si può trattare solo per via di dialettica e di assaggi. Bisogna che sia esperimentato e vissuto, provato e sentito”” (p. 129).Nel 1930, dedicato alla memoria di A. Phillips, E. Bertaux e Giovanni [sic] De Nicola, uscì Studies in Medieval Painting (New Haven, Yale Univ. Press) con saggi su un’opera di (Cimabue pp. 17-31) di recente scoperta (un trittico allora di proprieti di Carl Hamilton oggi alla National Gallery of Art di Washington), su un Antifonario miniato da Lippo Vanni (pp. 3961: uno degli scritti più perspicaci del B. sulla pittura senese del Trecento), donato da Walter Berry alla Harvard University e oggi nella Houghton Library di quella università, n. 1928-1174-C, e sulle prime opere dell’artista fabrianese Allegretto Nuzi (pp. 63-74). Quest’ultimo articolo, pionieristico per l’epoca in cui fu scritto, è stato in parte invalidato dall’identificazione delle opere di un contemporaneo dei Nuzi, Puccio di Simone. Il libro càntiene inoltre (pp. 30 s.) un cordiale omaggio a P. Toesca, lo studioso italiano di arte medievale, con cui il B. si sentiva in maggior consonanza. Nel 1958, già vecchio, il B. pubblicò Essays in Appreciation (London, Chapman and Hall), composto in parte da brevi e dotti contributi sul maestro di San Miniato, su Zanobi Machiavelli e su dipinti di area giorgionesca (tra i quali una famosa Madonna conservata nell’Ashmolean Museum di Oxford, che egli attribuiva al pittore veronese G. Cariani) già apparsi su vari periodici e in parte da articoli pubblicati sul Corriere della sera (al quale collaborò intensamente dal 3 maggio 1953 al 25 maggio 1955). Tra questi il più efficace e il meno controverso è quello sul Tiepolo; diversi saggi ispirati dalle grandi mostre sulla pittura emiliana del Seicento organizzate a Bologna, esaminano, sub specie aeternitatis, l’opera del Reni e dei Carracci e, appena furono pubblicati, provocarono qualche reazione, soprattutto quello sul Reni, il cui colore, secondo il B., è “”come una graticola senza fuoco”” (p. 122). Tra il 1929 e il 1932 il B. pubblicò, prima in inglese su International Studio e poi in italiano su Dedalo, una serie di articoli raggruppati sotto il titolo generale di Quadri senza casa. Questi articoli furono riuniti in un volume postumo come Homeless Paintings of the Renaissance (London, Thames and Hudson, 1969). Trattano di dipinti, talvolta conosciuti dal B. solo attraverso riproduzioni fotografiche, per cui non era possibile stabilime l’origine, alcuni dei quali erano di passaggio da un proprietario all’altro. Il livello delle opere raramente era di prim’ordine e le argomentazioni, condite da riferimenti polemici ai più importanti critici suoi contemporanei, ma più giovani di lui, come Roberto Longhi e Richard Offner, sono espresse in un tono dilettantistico volutamente irritante. Nel libro, tuttavia, è anche incluso (pp. 199-233) un articolo molto importante già apparso nel Bollettino d’arte (s. 3, XXVI [1932], pp. 49-66: Fra’ Angelico, Fra’ Filippo e la cronologia). Fin dall’inizio della sua attività il B. riteneva di essere destinato a scrivere una grande opera sulla “”decadenza e ripresa delle arti figurative”” e in tarda età il suo rammarico era di esservi stato distolto dal suo impegno nella ricerca. Mentre lavorava ai Disegni di maestri fiorentini, suocognato B. Russell scriveva The Principles of Mathematics e G. Santayna Life of Reason. A probabile che il B., anche nel suo periodo migliore, non sarebbe stato capace di dare vita a un’opera di tale apertura intellettuale; nel 1948, ormai in età avanzata, scrisse comunque Aesthetics and History in the Visual Arts (New York, Pantheon, 1948; cfr. p. 27 dell’edizione italiana). Questo testo, pensato non tanto come un generico contributo alle teorie estetiche quanto come sintesi razionale dei principi estetici che sottendono ai suoi primi lavori, fu pubblicato in Italia sempre nel 1948 (tradotto da Mario Praz) con il titolo Estetica, etica e storia nelle arti della rappresentazione visiva (Milano, Electa) e nel 1950 in Inghilterra con il fuorviante titolo Aesthetics and History (London, Constable; vers. tedesca, Zürich 1950): la versione italiana fu la più riuscita. “”Scopo di questo avviamento alla teoria e alla storia dell’arte nel campo della rappresentazione visiva”” scrive il B. nell’introduzione (p. 11) “”è di riformulare certe idee che si son venute maturando durante una carriera di parecchi anni. Io ho pubblicato libri ed articoli ma … non ho pubblicato quasi nulla circa le supposizioni ed i convincimenti che hanno provocato e diretto la mia opera””. E dichiara di voler insistere nel “”tener distinti in compartimenti separati l’artista e l’opera d’arte”” (p. 13), e nello scrivere dal punto di vista di colui che gode dell’opera e non da quello di colui che l’ha creata. Per il libro da cui sono state tratte queste parole, ciò è vero solo in senso ristretto. Il primo lungo capitolo, sul “”valore””, presenta una riformulazione delle prime teorie del B. sui valori tattili (pp. 93-99), sulle sensazioni immaginarie (pp. 99-106), sulla decorazione e illustrazione (pp. 130 s.), ed è degno di nota soprattutto per una sezione sul colore (pp. 120-129), che era stato trascurato in Venetian Painters of the Renaissance. II capitolo sull'””Illustrazione”” è in linea con le posizioni sostenute nei primi libri; nel quarto capitolo, sulla “”Storia””, lo scrittore esprime la sua disapprovazione per Riegl e Wickhoff, il quale ultimo, a suo parere, aveva erroneamente interpretato lo scadimento della qualità come un cambiamento di stile. Il problema della disintegrazione dello stile tardo antico fu discusso dal B. anche in un altro breve libro, pubblicato prima, nel 1952, nella versione italiana di L. Vertova, L’arco di Costantino o della decadenza della forma (Milano, Electa), poi, nel 1954, in inglese (London, Chapman and Hall). Altri libri tardi trattano di Piero della Francesca o dell’arte non eloquente (versione italiana di L. Vertova, Milano, Electa, 1950; edizione inglese, London, Chapman and Hall, 1954) e di Caravaggio, delle sue incongruità e della sua fama (versione italiana di L. Vertova, Milano, Electa, 1951; ediz. inglese, London, ibid., 1953). Quando furono pubblicati, entrambi i libri suscitarono qualche contrasto; nel primo il fascino di Piero della Francesca era spiegato in termini meno sofisticati di quelli comuni all’epoca o che comunque da allora sono divenuti comuni, e nel secondo Caravaggio era presentato come un artista potenzialmente classico nella sostanza, allontanatosi per caso dalle sue naturali inclinazioni. Più congeniale al B. e degno di nota è un gruppo di libri del periodo tardo, non strettamente legati alla storia dell’arte. Il primo di questi (l’unico che raggiunse una certa popolarità), Sketch for a Self-Portrait, apparve in Inghilterra (London, Constable) e in America (New York, Pantheon) nel 1949, in Italia (Abbozzo per un autoritratto, Milano, Electa) nello stesso anno, e in Germania (Wiesbaden, Insel) nel 1953; il suo interesse non è tanto nel modo in cui è scritto, quanto nell’onestà senza compromessi dell’analisi che il B. fa di se stesso. Il B. fu un accanito scrittore di diari, e un suo diario degli anni della guerra è alla base di Echi e riflessioni. Diario 1941-44 (trad. di G. Alberti, Milano, Mondadori, 1950), pubblicato poi in inglese (London, Constable, 1952; New York, Simon and Schuster, 1952). Questo libro insieme con One Year’s Reading for Fun (1942) (New York, Knopf, 1960), che è un resoconto delle letture del B. nell’anno 1942, descrive, in modo mirabile, il processo mentale del B. durante l’unico periodo di crisi fisica della sua vita. Nel 1951 veniva curata da L. Vertova la pubblicazione di Vedere e sapere (MilanoFirenze, Electa), dal manoscritto del 1948 Seeing and Knowing, edito in inglese nel 1953 (London, Chapman and Hall). Nel 1953 il B. stendeva alcuni appunti sul viaggio in Sicilia (19 maggio-16 giugno), che venivano pubblicati sul Corriere della sera tra il 28 giugno e il 13 novembre dello stesso anno: Sunset und Twilight from the Diaries of 1947-1958 (New York Harcourt, Brace and World, 1963; trad. ital. a cura di N. Mariano, prefaz. di E. Cecchi: Tramonto e crepuscolo; ultimi diari 1947-58, Milano, Feltrinelli, 1966); è il più personale di questi libri, e quello che più commuove coloro che hanno conosciuto il B.; l’introduzione di I. Origo offre la migliore e più veritiera descrizione della sua personalità. Nella Berenson Library della villa I Tatti il Harvard Center for Renaissance Studies custodisce l’archivio Berenson (ancora non ordinato). In esso sono conservati i manoscritti originali, numerose bozze e varie annotazioni relative alle opere a stampa del B., la corrispondenza (cfr. Mariano, 1965), alcune recensioni delle sue opere, numerose fotografie del B. e dei suoi amici. Per un elenco delle opere del B. (comprendente le varie edizioni e traduzioni fino al 1955) si veda Mostyn-Owen, 1955, che fornisce anche indicazioni su articoli, prefazioni ed epistolario, incluse le lettere apparse sui quotidiani (cfr. Mariano, 1965). Nel 1957, ’58, ’59, la casa editrice Electa di Milano ha pubblicato tre volumi con pagine di diario (1942-56) e articoli sparsi, sotto il titolo Raccolta di saggi di B. B., diretta da N. Mariano, versione italiana di A. Loria. Nel 1960 è uscito a Londra (Thames and Hudson) The Passionate Sightseer, from the Diaries 1947-1956, con prefazione di R. Mortimer (trad. francese presso Gerardjulien Salvy, Paris 1985), interessante anche per le fotografie e le illustrazioni; le pagine che si riferiscono alla Calabria sono state tradotte in italiano da F. Spencer Vollaro in Brutium, LIX (1980), pp. 36-40. Le opere del B. da cui è tratta la maggior parte delle citazioni presenti in questa biografia sono: Ipittori italiani del Rinascimento, Milano 1936; Estetica etica e storia nelle arti della rappresentazione visiva, ibid. 1948; Abbozzo per un autoritratto, ibid. 1949; Echi e riflessioni. Diario 1941-1944, ibid. 1950; Tramonto e crepuscolo; ultimi diari, 1947-58, ibid. 1966. Fonti e Bibl.: Bibliografia di B.B., a cura di W. Mostyn-Owen, Milano [1955]; R. Papi, Una visita al signor B. e ai Tatti, Firenze 1958; G. Colacicchi, Ricordo di B. B., Firenze 1959; S. Sprigge-B. Skelton, B. B., in Encounter, genn. 1960, pp. 59-63; H. Kiel, The B. B. Treasury, London-New York 1962; U. Morra, Colloqui con B., Milano 1963; S. Sprigge, La vita di B., Milano-Napoli 1963; The Selected Letters of B. B., a cura di A. K. McComb, London 1964; The Berenson Archive, An Inventory of Correspondence, a cura di N. Mariano, Cambridge, Mass.,-Florence 1965; L. H. Tharp, Mrs Jack, Boston-Toronto 1965, ad Indicem; R. Wellek, Vernon Lee, B. B. and Aesthetics, in Friendship’s Garland, Essays Presented to M. Praz…, II, Roma 1966, pp. 233-251; N. Mariano, Quarant’anni con B., Firenze 1969; E. Samuels, B. B.: the Making of a Connoisseur, Cambridge, Mass.,-London 1979; M. Secrest, Being B. B., Holt 1979; B. Berenson-C. Marghieri, Lo specchio doppio, Milano 1981; F. Bellini, Una passione di R. Longhi: B. B., in L’arte di scrivere sull’arte. R. Longhi nella cultura del nostro tempo, Roma 1982, pp. 9-26; Mary Berenson. A self-portrait from her letters and diaries, a cura di B. Strachey-J. Samuels, London 1983; F. Clerici, Conversando di O. Wilde con B. B., in Il Messaggero, 17 nov. 1986; J. Pope-Hennessy, Il mestiere di conoscitore, in Il Giornale dell’arte, IV (1986), n. 40, pp. 43 s. VEDI ANCHE Doménico Veneziano Doménico Veneziano. – Pittore (m. Firenze 1461), operoso a Firenze. Figura fondamentale del Rinascimento fiorentino, possiamo seguire il suo percorso artistico a partire dall’Adorazione dei Magi (1430-1435 circa, Musei di Berlino), dove si palesano reminiscenze del Pisanello, ma soverchiate dai caratteri … arte In senso lato, ogni capacità di agire o di produrre, basata su un particolare complesso di regole e di esperienze conoscitive e tecniche, quindi anche l’insieme delle regole e dei procedimenti per svolgere un’attività umana in vista di determinati risultati. ? Il concetto di arte come tèchne, complesso … Alessandro Contini Bonacòssi Contini Bonacòssi, Alessandro. – Collezionista d’arte italiano (Ancona 1878 – Firenze 1955). Raccolse, anche sotto la guida di studiosi quali B. Berenson e R. Longhi, importanti opere soprattutto di pittura antica italiana e spagnola che legò, per testamento, allo Stato italiano. Solo una parte della … Giovanni del Biondo Pittore (notizie tra il 1356 e il 1392), attivo a Firenze dal 1356. Tra le sue opere più notevoli la Presentazione al Tempio dell’Accademia fiorentina (1364), predella del polittico Rinuccini in S. Croce in Firenze, una Madonna col Bambino nella pinacoteca di Siena (1377), oltre alcuni grandi e complessi …”,”BIOx-346″
“BERETTA Roberto”,”Il lungo autunno. Controstoria del Sessantotto cattolico.”,”BERETTA per ragioni anagrafiche non ha fatto il Sessantotto (è nato nel 1960) ma lo studia da tre anni. Da otto fa il giornalista e lavora all’inserto culturale del giornale ‘Avvenire’. E’ autore di quattro libri l’ultimo dei quali è intitolato ‘Preti di strada’ (1995) in collaborazione con Giovanni GAZZANEO.”,”ITAC-005″
“BERETTA Roberto”,”Cantavamo Dio è morto. Il ’68 dei cattolici.”,”””Infine c’erano l’America Latina e i suoi ‘curatis comunistas’. Il mito di tantissimi credenti era allora Camilo Torres, il prete colombiano che aveva identificato l’amore del prossimo con la lotta armata: “”Ciò che fa di me un prete”” scriveva il reverendo guerrigliero “”è la rivoluzione sociale, che è l’essenza del cristianesimo. Noi siamo con i rivoluzionari e contro i contro-rivoluzionari… In Colombia è dovere di ogni cristiano partecipare alla rivoluzione”” perché “”dovere del cristiano è di essere rivoluzionario; dovere del rivoluzionario è fare la rivoluzione””. La “”teologia della liberazione”” (un termine usato per la prima volta dal peruviano Gustavo Gutierrez, guarda caso, proprio in una conferenza dell’estate 1968) è troppo poco; si sceglie quella “”della rivoluzione””. Nel marzo 1968 oltre trecento tra sacerdoti e laici al “”Convegno Camilo Torres”” di Montevideo sottoscrivono una “”carta”” in cui dichiarano che “”quest’ora decisiva esige la partecipazione dei cristiani alla rivoluzione, “”l’unica maniera efficace di realizzare l’amore del prossimo””…Questa violenza reazionaria può essere combattuta e vinta solo con la violenza rivoluzionaria… I cristiani devono rifiutare tutte le soluzione attendiste e “”riformiste””””. (pag 139)”,”ITAC-105″
“BERETTA Roberto”,”Il lungo autunno. Controstoria del Sessantotto cattolico.”,”Roberto Beretta non ha fatto il Sessantotto per ragioni anagrafiche (è nato nel 1960), ma lo indaga da tre anni. Da otto, invece, fa il giornalista all’inserto culturale di Avvenire. É autore di quattro libri, l’ultimo dei quali intitolato Preti di strada in collaborazione con Giovanni Gazzaneo.”,”RELC-024-FL”
“BERETTA Franco”,”L’esperienza inutile. I conflitti anglo-boero e russo-giapponese e l’impreparazione italiana alla guerra di trincea.”,”””Per tali ragioni l’ufficiale del genio Enrico Rocchi, ndr riteneva che il carattere della guerra di posizione russo-giapponese non potesse considerarsi un caso isolato né spiegarsi solo con i problemi di ordine logistico ai quali pur veniva riconosciuta tutta l’importanza. Essa doveva considerarsi come il risultato degli effetti dell’impiego delle armi moderne”” (pag 92) (*) E. Rocchi, ‘Traccia per lo studio della fortificazione campale’, Torino, 1911″,”QMIx-303″
“BEREZHKOV Valentin M.”,”In missione diplomatica da Hitler.”,”BEREZHKOV, dopo la guerra, è stato giornalista specializzato in questioni internazionali. Durante la guerra svolse attività diplomatica a Berlino.”,”RUST-058″
“BEREZKOV Valentin”,”Interprete di Stalin.”,”Overlord. “” – Io non ho timori per lo sbarco in se stesso – dichiarò Churchill – ma temo ciò che potrà accadere trenta-quaranta giorni dopo. Stalin rispose che non appena fosse stato attuato lo sbarco nella Francia settentrionale, l’ Armata rossa sarebbe passata all’ offensiva. Sapendo che lo sbarco sarebbe stato effettuato in maggio o in giugno i russi avrebbero potuto scatenare una offensiva su più direttrici. Per il momento la situazione pemetteva ai tedeschi di trasferire truppe sul fronte orientale. Gli hitleriani avrebbero continuato a trasferirle in tale direzione finché non fosse insorta una seria minaccia in occidente. – I tedeschi temono molto un nostro avvicinamento alle loro frontiere, – continuò Stalin. – Essi comprendono che tra di noi non c’è il canale della Manica o il mare. E’ possibile, dall’ oriente, arrivare fino alla Germania. I tedeschi sanno anche che ad ovest sono difesi dalla Manica e che è necessario attraversare tutto il territorio francese prima di raggiungere quello tedesco in Germania. I tedeschi si rifiuteranno sicuramente di trasferire truppe in occidente se l’ Armata rossa attaccherà. E l’ Armata rossa attaccherà se riceverà aiuto dagli alleati occidentali mediante l’ attuazione dell’ operazione “”Overlord””.”””” (pag 226)”,”STAS-055″
“BEREZKOV Valentin”,”Interprete di Stalin.”,”””Quando la penetrazione in territorio sovietico venne bloccata e le truppe sovietiche cominciarono a ricacciare verso occidente gli hitleriani, e in particolare dopo la sconfitta dell’armata del generale Von Paulus sotto Stalingrado, la politica di Ankara cominciò a cambiare di tono. I turchi diedero ad intendere che l'””affare Pavlov-Kornilov”” poteva essere riesaminato”” (pag 144)”,”RUST-003-FV”
“BERG Eugene”,”Chronologie internationale 1945-1977.”,”BERG è Maitre de conferences all’ Institut d’ Etudes Politiques (IEP) di Parigi.”,”STOU-060″
“BERG Mary, a cura di Frediano SESSI”,”Il ghetto di Varsavia. Diario, 1939-1944.”,”Mary Berg, il cui vero nome è Miriam Wattemberg, nasce a Lodz in Polonia nel 1924. In seguito all’occupazione nazista si stabilisce con la famiglia a Varsavia, dove viene rinchiusa nel ghetto. Grazie alla madre, in possesso di passaporto statunitense, il 17 luglio 1942 i Wattemberg vengono rinchiusi nella prigione Pawiak, per essere poi imbarcati alla volta di New York. Il diario viene pubblicato per la prima volta negli Usa quando la guerra non è ancora finita. [“”Il 16 maggio 1943 il ghetto di Varsavia veniva raso al suolo, definitivamente, ne rimaneva un cumulo di macerie, ma fu un’illusione dei nazisti pensare di poter distruggere anche il ricordo di quei terribili giorni. Mary Berg aveva lasciato il ghetto qualche mese prima, in attesa di essere scambiata con ufficiali tedeschi prigionieri delle forze alleate, con sé, sotto gli occhi vigili dei nazisti, portò le pagine del suo diario. Quando iniziò a scriverlo, il 10 ottobre 1939, Mary Berg aveva 15 anni e un’incredibile capacità di osservare quegli stessi eventi dai quali si sentiva travolta. La sua attenzione ai fatti storici, tuttavia non impedisce mai l’emergere dei sentimenti o di aspettative della sua vita privata di adolescente. Ne scaturisce un libro che, oltre al suo valore di documento, apre a interrogativi e a risposte di bruciante attualità. Sostenuto da una scrittura scarna e veloce, ricca di partecipazione emotiva e non mai rassegnata al divario che si apriva tra la realtà e le parole per rappresentarla, il diario di Mary Berg, come quello di Anne Frank, è una testimonianza irrinunciabile del nostro tempo”” (quarta di copertina); “”Ahimè, i miei cattivi presentimenti prima delle feste erano fondati: ieri, vigilia del Rosh Ha-shanah, i tedeschi hanno convocato i rappresentanti della Comunità con l’ingegnere Czerniakow in testa e hanno chiesto che siano immediatamente consegnati loro cinquemila uomini per i campi di lavoro. La Comunità ha rifiutato di obbedire a quest’ordine. I tedeschi hanno fatto allora irruzione nel ghetto, organizzando un vero e proprio pogrom. La caccia all’uomo è continuata tutta la giornata di ieri e stamattina; si sentiva sparare dappertutto. Mi trovavo per caso in strada quanto è cominciata la razzia. Sono riuscita a rifugiarmi in un portone già affollato di gente, dove ho aspettato due ore. Alle otto e un quarto, riflettendo che mi occorreva mezz’ora per andare a piedi da via Leszno a via Sienna, ho deciso di avviarmi, per arrivare a casa prima del coprifuoco, cioè prima delle nove, ora dopo la quale è vietato circolare nelle strade. All’angolo di via Leszno e Zelazna una massa enorme di gente aspettava, disposta in ranghi davanti all’ufficio del lavoro. Erano quasi tutti giovani dai diciotto ai venticinque anni. La polizia ebriaca era costretta a sorvegliare che nessuno fuggisse. Quei giovani piegavano la testa con aria disperata, come se andassero al macello e in realtà non li aspetta niente di meglio. Le migliaia di uomini che sono stati mandati finora nei campi di lavoro sono svaniti quasi tutti senza lasciare traccia”” [dal diario, 23 settembre 1941] (pag 97)] ‘Il primo documento completo sulla più immane tragedia che mai colpì una città nel corso della seconda guerra mondiale'”,”POLx-061″
“BERG Mary, a cura di Frediano SESSI”,”Il ghetto di Varsavia. Diario (1939-1944).”,”Il diario di Mary Berg oltrepassò il muro del ghetto di Varsavia, sotto gli occhi vigili dei nazisti, la notte del 18 gennaio 1943, quando la sua giovane autrice fu trasferita con la famiglia al campo di Vittel (Francia), in attesa di essere scambiata con ufficiali tedeschi prigionieri delle forze alleate.”,”POLx-009-FL”
“BERGAMASCHI Myriam a cura; saggi di Aldo MARCHETTI Giovanni GARBARINI Pietro BASSO Giancarlo CERRUTI Antonio M. CHIESI Anna TEMPIA Maria MERELLI e Maria Grazia RUGGERINI Carmen LECCARDI”,”Questione di ore. Orario e tempo di lavoro dall’ 800 ad oggi. Studi e ricerche.”,”Saggi di Aldo MARCHETTI, Giovanni GARBARINI, Pietro BASSO, Giancarlo CERRUTI, Antonio M. CHIESI, Anna TEMPIA, Maria MERELLI e Maria Grazia RUGGERINI, Carmen LECCARDI”,”MITT-011″
“BERGAMI Giancarlo”,”Il giovane Gramsci e il marxismo 1911-1918.”,”Giancarlo BERGAMI è nato a Casal di Principe nel 1942. Dopo la laurea in filosofia a Roma ha svolto, presso la Fondazione Luigi Einaudi e il Centro Studi Piero Gobetti di Torino, ricerche di bibliografia gobettiana. Ha curato nel 1973 nella collana ‘Biblioteca di Storia Contemporanea’ una scelta dei diari di Zino ZINI, ‘La tragedia del proletariato in Italia. Diario 1914-1926’. Collabora alle riviste ‘Il Ponte’, ‘Belfagor’, ‘Mezzosecolo’ (Annali del Centro Studi Gobetti), al Dizionario critico di storia contemporanea e al dizionario biografico ‘Il movimento operaio italiano’. Risiede a Torino, dove insegna nelle scuole statali. Sta lavorando a una biografia politica di Piero GOBETTI. in edizioni gramsciane esistenti”,”GRAS-020″
“BERGAMI Giancarlo”,”Gramsci comunista critico. Il politico e il pensatore.”,”G. BERGOMI (1942), laureato in filosofia, ha studiato e svolto attività di ricercatore presso la Fondazione Luigi Einaudi di Torino e il Centro Studi Gobetti. E’ autore di saggi e di edizioni critiche (v. retrocopertina).”,”GRAS-033″
“BERGAMI Giancarlo”,”Guida bibliografica degli scritti su Piero Gobetti, 1918-1975.”,”””La raccolta delle quasi tremila schede di questa bibliografia è durata circa dieci anni””. (pag X)”,”ITAD-055″
“BERGAMI Giancarlo”,”Partito e prospettiva della rivoluzione comunista in Bordiga.”,”Contiene dedica autore Giancarlo BERGAMI, Partito e prospettiva della rivoluzione comunista in Bordiga, Belfagor anno XXXV N° 3 31 Maggio 1980 pp. 263-278 Contiene: il paragrafo: Analisi del fascismo nel primo tempo del PCdI. (pag 266) in cui si cita l’articolo di Bordiga su ‘l’Ordine Nuovo’, del 20 luglio 1921 : ‘Come matura il “”noskismo””‘ e il ‘Rapport de Bordiga sur le fascisme. Débats sur l’offensive du capital’ (resoconto stenografico del IV Congresso IC, La Correspondance Internationale, 22 décembre 1922, n. 36 Scontro Bordiga Stalin al VI Plenum dell’Esecutivo allargato, Mosca, febbraio 1926. Bordiga senza rispettare la richiesta del CC del partito russo di non occuparsi della questione russa interviene chiedendo “”Dove va la Russia? Quali sono i caratteri e gli sviluppi della sua economia?””. “”Intervenendo il 25 febbraio alla 9° seduta dell’Esecutivo allargato, ove si discute delle lotte all’interno del partito russo dominato ora dal blocco Stalin-Bucharin, Bordiga è colpito dallo spettacolo di ortodossia forzata, e dall’umiliazione che viene riservata agli oppositori. “”Io penso che la caccia al frazionismo continuerà e darà i risultati che già ha dato sin qui. Noi lo vediamo bene nel partito tedesco. Dovo dire che questo metodo di umiliazione è un metodo deplorevole, anche quando è applicato a taluni elementi politici che io ho duramente combattuto nel passato. Non riesco a capire come questo sistema di umiliazione possa essere considerato rivoluzionario, tanto più che gli esempi recenti mostrano come si sia voluto tentarlo contro compagni che non solo avevano dietro di sé un grande passato, ma che restavano preziosi per il futuro della rivoluzione. Ritengo che la maggioranza che offre prova della propria ortodossia è probabilmente formata di antichi oppositori già una volta umiliati. Questa mania di demolirci a vicenda deve cessare, se veramente vogliamo porre la nostra candidatura alla direzione della lotta rivoluzionaria del proletariato”” (cfr. “”La Correspondance Internazionale””, Vienne, 6°, n. 36, 19 mars 1926, p. 343, e in “”Annali””, VIII, cit, p. 517). Risaltano la correttezza e l’onestà bordighiane nel tentativo di ridare respiro alla dialettica politica necessaria e vitale in un partito comunista rivoluzionario, insieme alla constatata impossibilità di mantenere quel minimo spazio che consenta a ogni opposizione di svolgere un ruolo appena significativo di stimolo e confronto”” (pag 277-278)”,”BORD-122″
“BERGAMI Giancarlo; LEONETTI Alfonso”,”L’«assalto al cielo della Comune (Bergami); Gli italiani nella Comune di Parigi (Leonetti).”,”Lista di italiani arrestati perché parteciparono alla Comune di Parigi: i loro nomi non figurano né nel ‘Dizionario’ di Jean Maitron per i condannati della Comune, né sulle liste dei liberati, comunicate alla Legazione italiana di Parigi dalle autorità di Versailles (pag 1467)”,”MFRC-002-FGB”
“BERGAMI Giancarlo; ZINI Zino”,”Zino Zini tra liberalismo e comunismo (Bergami); Pagine di guerra, diario (1923-1928) (Zini); Libri e problemi. Il fascismo nei suoi rapporti con gli anglosassoni (Bergami).”,”Dalle pagine di diario: ‘La Chiesa cattolica continua il doppio gioco millenario: è nello stesso tempo coi potenti e cogli umili, coi signori della terra e con quegli altri signori del cielo che sono i poveri (4 maggio 1924)’ (pag 1456) ‘In questo quarto d’ora storico il Mezzogiorno è l’accampamento del fascismo. Ondeggia e bivacca tumultuosamente in queste terre bruciate dal sole e di passione una vaga inquieta torbida massa di giovani, persuasi della verità delle loro fedi, che sono in fondo nient’altro che i loro desideri; forti delle armi, più ancora che delle loro parole. (…) (Luglio 1924)’ (pag 1457) Il fascismo nei suoi rapporti con gli anglosassoni. (Libri e problemi) (G. Bergami) “”(…) Il campo di indagine si può allora utilmente estendere alle relazioni tra i banchieri di Wall Street e i progetti del capitale statunitense, già penetrato da noi al tempo dei ministeri di F.S. Nitti e di G. Giolitti, e il governo mussoliniano”” (pag 1525) (scarne riflessioni su questo tema in libro di J.B. Duroselle, ‘De Wilson a Roosevelt (…)’, 1960, e Renzo De Felice, Mussolini il fascista’, Einaudi 1968, cap. III.”,”TEOC-037-FGB”
“BERGAMI Giancarlo”,”Da Graf a Gobetti. Cinquant’anni di cultura militante a Torino (1876-1925).”,”Dissidio di Gobetti con Mondolfo “”Era qui anche la radice del dissidio (di Gobetti, ndr) con Rodolfo Mondolfo, che aveva studiato «a lungo il materialismo storico, ma, quando dalla speculazione scende alla critica politica, non mostra alcuna fiducia nelle masse e nei suoi piani e nei suo calcoli si occupa soprattutto delle classi medie» (39). Il rilievo coinvolge due modi di valutare i compiti del proletariato davanti al fascismo, alla rivoluzione russa e al bolscevismo, né risparmia la saggezza parlamentare da talpe, l’ignoranza della dialettica rivoluzionaria, del partito socialista. Non ci si lasci fuorviare dal rigore di tale obiezioni, e non si dimentichi che l’approccio di Gobetti a Marx è a sua volta non poco discutibile e dilettantesco. In vari luoghi egli cita bensì con sprovvedutezza le «macchinose costruzioni economiche dell’autore del ‘Capitale’, sicuro che «l’economista è morto, con il pluvsalore, con il sogno della abolizione delle classi, con la profezia del collettivismo» (40). Permane il rifiuto della critica marxiana della ‘economia politica’, nel quadro della chiusura ai principi del collettivismo assimilato al ‘socialismo di Stato’. In assenza di un’educazione idonea a comprendere la realtà in movimento, e nella ripulsa degli strumenti gnoseologici del marxismo, Gobetti si affida al linguaggio immediato dei fatti, alla concretezza della lotta politica, criticando la linea collaborazionista dei giolittiani, che riducono il liberalismo a un’arte di governo, un espediente di moderazione, una «diplomazia per iniziati» (41). La scienza dei liberali, invischiata nelle astrazioni organicistiche, non postula altri principi relativi fuori della «gretta religione della patria e dell’interesse generale». Il saggio crociano su ‘Il partito come giudizio e come pregiudizio’, in cui «la scoperta più arguta era la barzelletta d’apertura, dei partiti politici come generi letterari», compendiava i sospetti e le preclusioni del conservatore meridionale verso «le esagerazioni e le degenerazioni così degli astrattisti come dei materialisti della politica». Parimenti, la distinzione di teoria e pratica dimostrava l”errore’ di considerare la lotta di classe un concetto logicamente assurdo, anche se Gobetti accoglieva le obiezione dei neoidealisti italiani alla ‘filosofia della storia’ di Marx e all’«illusione messianica, di natura mistica e hegeliana, di un’abolizione finale delle classi» (42)”” (pag 122-123) [Giancarlo Bergami, ‘Da Graf a Gobetti. Cinquant’anni di cultura militante a Torino (1876-1925)’, Centro Studi Piemontesi, Torino, 1980] [(39) P. Gobetti, ‘La nostra cultura politica’, cit.; (40) P. Gobetti, ‘L’ora di Marx’, “”Libertà!””, 1° aprile 1924, p. 3; ora in P. Gobetti, ‘Scritti politici’, cit., p. 640; (41) P. Gobetti, ‘Il liberalismo e le masse’, “”La Rivoluzione Liberale””, 10 aprile 1923, p. 37; ora in op. cit., p. 477; (42) P. Gobetti, ‘La rivoluzione liberale’, cit., p. 50]”,”ITAB-001-FMB”
“BERGAMINI Oliviero”,”Breve storia del federalismo americano.”,”Oliviero BERGAMINI insegna Storia dell’America del Nord presso l’Univ di Bergamo. Dello stesso autore la Marcos ha pubblicato: -Un esercito per la nazione. Elihu Root e la nascita del moderno sistema militare degli Stati Uniti.”,”USAS-049″
“BERGAMINI Oliviero”,”Storia degli Stati Uniti.”,”BERGAMINI Oliviero insegna storia dell’ America del Nord e storia del giornalismo presso l’ Università degli Studi di Bergamo. E’ autore di saggi editi in Italia e all’ estero su temi che vanno dalle relazioni internazionali alla storia delle istituzioni politiche americane, a questione di storia e politica militare. Fra le sue pubblicazioni ‘Un esercito per la nazione. La nascita del moderno sistema militare degli Stati Uniti (Milano, 1996) e ‘Breve storia del federalismo americano’ (Milano, 1997). Espansionisti-imperialisti. “”Tramontato il mito del libero scambio, le grandi potenze avevano intrapreso la creazione di imperi, ritenuti ormai indispensabili per assicurarsi sicurezza, prosperità, spazi di crescita. Tutto ciò contribuì a segnare un’ evoluzione profonda nella politica estera americana, che per quanto in continuità ideologica con l’ espansionismo interno, pose anche gli Stati Uniti sulla strada di un nuovo espansionismo esterno, analogo nella sostanza, sebbene in parte diverso nei modi, al vero e proprio imperialismo europeo. Come ha ben illustrato Walter La Feber, alla base della nuova fase ci furono ragioni di tipo economico e geopolitico. Tra 1865 e 1914 le esportazioni americane decuplicarono, e gli investimenti all’ estero, soprattutto nei Caraibi e in America Latina, crebbero enormemente. Il paese passò dal passivo all’ attivo nella bilancia commerciale e negli investimenti internazionali. Il grande business americano raggiunse insomma dimensioni che lo rendevano pronto a una proiezione al di fuori dei confini del paese.”” (pag 144) “”A ciò si intrecciarono considerazioni geopolitiche e di sicurezza, secondo le quali, dal momento che Gran Bretagna, Germania, Francia si stavano accaparrando vasti territori in tutto il mondo, anche gli Stati Uniti avrebbero dovuto assicurarsi una zona di influenza, altrimenti si sarebbero trovati emarginati e condannati al declino economico-politico. A sostenere queste posizioni fu soprattutto un gruppo di espansionisti-imperialisti che comprendeva i futuri segretari di Stato Joh Hay ed Elihu Root, gli influenti politici Albert Beveridge e Henry Cabot Lodge, e il futuro presidente Theodore Roosevelt.”” (pag 144-145)”,”USAS-121″
“BERGAMINI Ivo”,”Alle origini del movimento operaio indiano. Classi, caste e movimenti politici nell’ India coloniale, 1857-1918.”,”””E’ indubbio però che la situazione oggettiva dell’ India occidentale, in cui Tilak si trova ad operare tra la fine del 1896 e gli inizi del 1897, abbia contribuito in maniera consistente alla sua decisione di dare un’ impostazione più assertiva, in senso nazionalista, alle celebrazioni in onore di Shivaji. La grande carestia che colpisce vaste zone del paese sul finire del 1896 e l’ epidemia di peste bubbonica che si sviluppa a partire dal febbraio successivo sono i due elementi essenziali del contesto in cui si sviluppa l’ azione politica complessiva di Tilak, quindi anche l’ accentuazione del carattere politico da lui impresso alla festa di Shivaji.”” (pag 224)”,”ELCx-097″
“BERGAMINI Oliviero”,”La democrazia della stampa. Storia del giornalismo.”,”Oliviero Bergamini, giornalista e storico, lavora per le redazioni giornalistiche Rai (TG3) e insegna Storia dell’America del Nord e Storia del giornalismo all’Università degli Studi di Bergamo. E’ autore di libri e articoli dedicati alla storia politica degli Stati Uniti e ai rapporti media informazione potere. Ha pubblicato ‘Breve storia del federalismo americano’ (1996), e ‘Democrazia in America?’ (2004), e ‘Storia degli Stati Uniti0 (2006). ‘Il trionfo della propaganda nella Germania nazista’ ‘L’Unione Sovietica e la costruzione della “”verità””‘ La “”preghiera mattutina”” dell’uomo tedesco (pag 109) “”«La lettura del giornale la mattina presto è una sorta di realistica preghiera mattutina. Uno orienta il proprio comportamento nei confronti del mondo o secondo Dio, oppure secondo ciò che è il mondo», scriveva negli ‘Aforismi jenesi’ il grande filosofo Georg Wilhelm Friedrich Hegel. Un paragone divenuto proverbiale, che testimonia come anche nell’area tedesca i giornali avessero raggiunto durante l’Ottocento una posizione di primo piano nella vita sociale e «spirituale» dei cittadini, o almeno delle classi più elevate. L’area germanofona rimaneva divisa tra il multietnico Impero asburgico, e i molti Stati tedeschi, che avviarono però un processo di unificazione politica sotto l’egida della Prussia, culminato con la nascita del ‘Reich’ guglielmino nel 1870. La borghesia tedesca, soprattutto nelle aree urbane, era numerosa, benestante, istruita; i fermenti sociali, intellettuali e politici in Germania erano vivi; ma la pressione delle autorità fu sempre forte. Durante il periodo napoleonico, i temporanei dominatori francesi accompagnarono la retorica dei principi rivoluzionari con una ‘Realpolitk’ fatta di rigida censura su ogni pubblicazione che potesse avere toni antinapoleonici. Poi, con la restaurazione, ricomparvero monarchi pesantemente conservatori e il giornalismo tedesco visse per decenni all’insegna della sottimissione delle autorità. La robusta vita intellettuale e civile delle città non mancò di dar corpo a testate di valore. Il «Reinischer Merkur», voce della Renania, con sede a Coblenza, raggiunse una considerevole notorietà, e la tiratura di oltre 3000 copie, grazie alla collaborazione di autori romantici come i fratelli Grimm, ai brillanti articoli dell’intellettuale cattolico Joseph Gorres e alle sue posizioni coraggiose, prima antifrancesi e poi ostili alla egemonia prussiana, che gli costarono la soppressione nel 1816, dopo meno di due anni di vita. La cultura romantica ispirò anche altri giornali e riviste, che se da un lato coltivarono l’ideale dell’unità spirituale della Germania con toni patriottici che sconfinavano nel nazionalismo pangermanico, dall’altro si schierarono a favore del rinnovamento sociale e intellettuale, della circolazione di nuove idee e quindi contro la censura di libri e giornali. La stampa tedesca dovette comunque sempre fare i conti con un atteggiamento ostile delle autorità, segnato da frequenti giri di vite che si alternavano a periodi di allentamento dei controlli. Nel 1819, ad esempio, la Dieta degli Stati germanici impose una stretta repressiva alla stampa e alle università (una caratteristica tedesca era lo stretto rapporto che esisteva spesso tra riviste e ambienti universitari), ribadendo che tutte le pubblicazioni non espressamente autorizzate erano da considerarsi illegali, e nel 1832 promulgò ulteriori disposizioni (i cosiddetti «sei articoli») che proibivano alla stampa periodica di occuparsi di politica. Nel corso della prima metà dell’Ottocento, intrecciata a quella romantica, il mondo tedesco conobbe d’altra parte, come il resto d’Europa, anche la diffusione della cultura politica liberale e borghese, che battagliò contro le posizioni più conservatrici e reazionarie in larga misura proprio attraverso i giornali. Comparvero riviste e fogli di informazione di tendenza esplicitamente liberale, come la «Deutsche Zeitung» pubblicata dal 1847 ad Heidelberg, che raggiunse le 4000 compie, e anche radicale come la «Reinische Zeitung», nata nel 1842, alla quale collaborarono Friedrich Engels e Karl Marx. Diventato caporedattore, il futuro teorico del comunismo combatté dalle sue pagine una battaglia proprio a favore della libertà di stampa, che descriveva con ispirati toni di sapore hegeliano: «Essa è l’occhio dello spirito popolare aperto su tutto, la fiducia incarnata in un popolo per se stesso, il legame parlante che unisce il singolo con lo stato e con il mondo, la cultura fatta corporea che illumina di spiritualità le lotte materiali e ne idealizza il grezzo aspetto terreno (…). E’ lo specchio spirituale nel quale ogni popolo si guarda, e contemplare se stessi è la prima condizione della saggezza». Come era facile prevedere, la «Rheinische Zeitung» ebbe vita travagliata, continuamente bersagliata come fu da provvedimenti di censura”” (pag 109-110) [Oliviero Bergamini, ‘La democrazia della stampa. Storia del giornalismo’, Roma Bari, 2006]”,”EDIx-202″
“BERGAMINI Oliviero”,”Breve storia del federalismo americano.”,”Oliviero Bergamini insegna Storia dell’America del Nord presso l’Università di Bergamo.”,”USAS-022-FL”
“BERGAMINO Giorgio”,”Colombo e la scoperta dell’America. Prima e dopo il 12 ottobre del 1492: personaggi, storia, scienza e curiosità.”,”I satelliti di Giove. “”Quando Galileo Galilei, osservando il cielo con il cannocchiale, scoprì che intorno a Giove ruotavano quattro satelliti, che chiamò “”medicei””, intuì che le loro cicliche sparizioni e ricomparse davanti al pianeta potevano essere utilizzate come orologio celeste per le misure di longitudine. La possibilità di utilizzo di tale scoperta nella navigazione oceanica fu una delle diverse ragioni per le quali Galileo venne costretto al silenzio dall’Inquisizione: lo scienziato aveva infatti cercato di vendere questo metodo a un paese protestante, l’Olanda, allora in lotta con la cattolica Spagna. Pochi anni più tardi Giovanni Domenico Cassini, astronomo dell’Osservatorio di Parigi, usò le lune di Giove per le misurazioni necessarie alla realizzazione di una carta geografica precisa della Francia. Re Sole, quando gli fu mostrata, si lamentò di Cassini, con quella carta, gli aveva fatto perdere più territori che non con una guerra perduta”” (pag 27) Colombo corsaro (pag 55)”,”ASGx-008-FV”
“BERGER Stefan”,”Social Democracy and the Working Class. In Nineteenth and Twentieth Century Germany.”,”BERGER Stefan è Senior Lecturer nella School of European Studies, University Wales, Cardiff. “”(…) molti tedeschi della classe media furono ossessionati dal timore della rivoluzione sociale e videro la SPD come la maggiore espressione istituzionale di ogni tendenza rivoluzionaria nella classe operaia. Questi timori furono sfruttati da Bismarck che qualificò i Social Democratici come ‘nemici del Reich’ (Reichsfeinde) e ‘antipatriottici’ (vaterlandslose Gesellen). Nel 1878 il Reichstag approvò le Leggi anti-socialiste di Bismarck che vietarono il partito socialdemocratico e le organizzazioni sindacali fino al 1890. Individualmente ai socialdemocratici fu consentito di partecipare alle elezioni ma le loro associazioni furono disciolte a forza, i giornali chiusi e molti dei loro attivisti costretti all’ esilio o imprigionati.”” (pag 72-73) “”In Germania, Bismarck accompagnò il suo approccio con la mano pesante contro i socialdemocratici con un tentativo di corteggiare la classe operaia al di fuori della SPD. Egli introdusse una serie di riforme sociali che fecero della Germania imperiale uno dei primi pionieri del Welfare State””. (pag 73) SPD primo partito di massa. “”Under the Anti-Socialist Law the party could increase its share of the vote from 7.5 per cent in 1878 to 19.7 per cent in 1890, and it was to become the largest party in the Reichstag in 1912 with 34.8 per cent of the vote and 110 of the 397 seats. Recently, Jonathan Sperber has put forward the thesis that the Wilhelmine SPD should be seen as the first ‘people’s party’ in Germany (…)””. (pag 73-74)”,”MGEx-181″
“BERGER Suzanne DORE Ronald a cura; saggi di Robert BOYER Robert WADE W. Carl KESTER Hervé DUMEZ e Alain JEUNEMAITRE Peter A. GOUREVITCH Sylvia OSTRY Paul STREETEN Ronald DORE”,”Differenze nazionali e capitalismo globale.”,”Suzanne BERGER insegna scienza politica nel MIT. Anche R. DORE insegna scienza politica al MIT.”,”ECOI-307″
“BERGER Brigitte BERGER Peter L.”,”In difesa della famiglia borghese.”,”BERGER Brigitte è docente di sociologia nel Wellesley College. Con Peter L. BERGER ha già pubblicxato ‘Sociologia’ (1977). “”Storicamente la famiglia borghese precedette l’istituzione che oggi conosciamo col nome di democrazia. Vorremmo anche sostenere che la famiglia borghese, nelle sue caratteristiche essenziali, può sopravvivere all’interno di politiche non democratiche o persino totalitarie”” (pag 243-244)”,”TEOS-204″
“BERGER Martin”,”Engels, Armies, and Revolution. The Revolutionary Tactics of Classical Marxism.”,”BERGER Martin (1942-) Osservazioni di Engels su esercito rivoluzione francese “”But Engels could not indefinitely ignore the linkage between war and revolution. He began to analyze the 1793 model by disassembling it. To organize his and Marx’s thoughts on the subject , and as a “”sort of exercise”” in his new specialty of military science (29), he began an essay on the prospects that would confront a revolutionary French regime under attack by all the counterrevolutionary powers of Europe. In the ‘Neue Rheinische Zeitung’, Engels had concentrated on the intensifying and accelerating effect that war would have on the political and social side of a revolution. It was assumed that a revolution would increase a nation’s ability to defend itself. If a nation in desperate military straits could save itself only by resort to increasingly radical measures, those measures had to yield military dividends – else why could a “”Fatherland in danger”” be saved more surely by a revolutionary regime than by any other sort of government? Now that the dust of 1848 had settled a bit, Engels examined more closely this matter of what revolution might be expected to do for war, and his findings were not encouraging. During the revolutions of 1848 and 1849, Engels had functioned to some extent as a cheerleader of revolution. In 1851, however, he had to be entirely cold-blooded and detached, lest he mislead himself, Marx, and the proletariat as to the prospects of a future revolution. “”Now that we are not writing an NRZ, we have no need for illusions””, he said, praising the generalship of Radetzky (30). Even the accomplishments of the miraculous year 1793 diminished under Engels’ critical scrutiny: Valmy was a trivial artillery duel, Carnot a mediocrity, and the heroic volunteers, when not directly under the eye of Dumouriez, fought no better than the south German ‘Volkswehr’ of 1849. The ‘levée en masse’ was no panacea. It had increased the size of the French forces, but had no created an army out of nothing; only the allies’ indecision permitted the French to train their levies in the ‘école de bataillon’. France had been saved not by an irresistible revolutionary forces, but by the discord and incompetence of her foes”” [Martin Berger, Engels, Armies, and Revolution. The Revolutionary Tactics of Classical Marxism’, Connecticut, 1977] [(29) To Marx, Apr. 11, 1851, 27, 235; (30) “”Holy Alliance vs France””, MS, I, 212. Riazanov, in ‘Neue Zeit’, suggested that Engels wrote it in response to G.A. Techow ‘s article on a similar theme, and the editors of the MS follow Riazanov. The MEW editors argue convincingly that Engels took up the subject on his own (7, 621)] (pag 83-84) “”France had required the whole period from 1789 to 1792 to assemble Dumouriez’ army, which disintegrated; Hungary had needed the period of March, 1848, to the middle of 1849 to field an organized army. Engels concluded that “”precisely the factor that enabled Napoleon to form gigantic armies rapidly, namely good cadres, is necessarily lacking in any revolution (even in France)”” (32). Engels never regained his lost faith in the military invincibility of a popular rising. “”National enthusiasm””, he wrote in 1866, “”is a capital thing to work upon, but until disciplined and organized, nobody can win battles with it. “”Revolutions created disorder, and disorder was incompatible with military effectiveness. The Sepoy rebels, “”a motley crew of mutineering soldiers who [had] murdered their own officers, torn asunder the bonds of discipline””, and established no unified command, were dismissed in 1857 as “”certainly the body least likely to organize a serious and protracted resistance”” (33). The legend of 1793 took its place among the optimistic illusions that the scientific socialists delighted in exposing. When in 1870 Gambetta attempted a ‘levée en masse’, Engels could consider that his predictions of 1851 had been confirmed. There were not enough officers; once the regular armies were lost, as in the capitulation of Metz, it became “”extremely difficult to turn crowds of men into companies and battalions of soldiers””. Engels continued: “”Whoever has seen popular levies on the drill-ground or under fire – be they Baden Freischaaren, Bull-Run Yankees, French Mobiles, or British Volunteers – will have perceived at once that the chief cause of the helplessness und unsteadiness of these troops lies in the fact of the officers not knowing their duty; and in this present case in France who is there to teach them their duty?”” (34)”” Martin Berger, Engels, Armies, and Revolution. The Revolutionary Tactics of Classical Marxism’, Connecticut, 1977] [(32) To Marx, Sept. 26, 1851, 27, 355; (33) “”Notes on the War, No. III””, Manchester Guardian, June, 28, 1866, EMC, 133; “”The Revolt in INdia””, Tribune, Aug. 4, 1857, FIWI, 44. Edmond Laskine uses quotations of this sort to prove to his satisfaction that Engels and Marx really opposed revolution. ‘L’Internationale et le pangermanisme’ (Paris, H. Floury, 1916), 74-78; (34) “”The Fall of Metz””, Pall Mall Gazette, Oct. 29, 1870, Notes on the War: Sixty Articles reprinted from the “”Pall Mall Gazette””, 1870-1871, ed. Friedrich Adler (Vienna: Wiener Volksbuchhandlung, 1923), 78-79] (pag 84-85)”,”MAES-159″
“BERGER Peter L. LUCKMANN Thomas”,”La realtà come costruzione sociale.”,”Peter L. Berger, nato a Vienna nel 1929, insegna sociologia alla Rutgers University. E’ autore di importanti contributi di sociologia della religione e di sociologia politica. Thomas Luckmann nato a Jesenice nel 1927, insegna sociologia nelal Università di Francoforte. E’ autore di un saggio sulla religione nella società contemporanea pubblicato dal Mulino: ‘La religione invisibile’ (1969). “”Da Marx la sociologia della conoscenza deriva il suo principio basilare, cioè che la coscienza dell’uomo è determinata dalla sua esistenza sociale (5). Certo si è molto discusso su che genere di determinazione Marx avesse in mente. Si può dire che gran parte della grande «lotta con Marx», che caratterizzò non solo gli inizi della sociologia della conoscenza ma anche il «periodo classico» della sociologia in generale (soprattutto come si manifestò nelle opere di Weber, Durkheim e Pareto), era in realtà una lotta con una difettosa interpretazione di Marx compiuta da marxisti posteriori. Questa affermazione acquista una plausibilità ancor maggiore se si pensa che fu solo nel 1932 che gli importantissimi ‘Manoscritti economici e filosofici del 1844’ vennero riscoperti e che solo dopo la seconda guerra mondiale gli studiosi di Marx poterono valutare in pieno le implicazioni di questa riscoperta. In ogni modo, la sociologia della conoscenza ha ereditato da Marx non solo la più chiara formulazione del suo problema centrale, ma anche alcuni dei suoi concetti più importanti, fra i quali dovremmo ricordare soprattutto il concetto di «ideologia» (idee che servono come strumenti di costrizione nella realtà sociale) e quello di «falsa coscienza» (il pensiero che viene alienato dalla vera condizione sociale dell’individuo). La sociologia della conoscenza è stata particolarmente attratta dai concetti gemelli marxiani di «sottostruttura / sovrastruttura» (Unterbau / Uberbau). Su questo punto la controversia sulla corretta interpretazione del pensiero di Marx è stata particolarmente violenta; più tardi il marxismo ha preso la tendenza a identificare la «sottostruttura» con la struttura economica ‘tout court, di cui la «sovrastruttura» doveva quindi essere un diretto «riflesso» (come in Lenin, per esempio). E’ chiaro ora che questo travisa il pensiero di Marx, come dovrebbe farci sospettare il carattere essenzialmente meccanicistico piuttosto che dialettico di questo genere di determinismo economico. Ciò che interessava a Marx era che il pensiero umano è fondato sull’attività umana («lavoro», nel senso più largo della parola) e sulle relazioni sociali prodotte da questa attività. La migliore interpretazione di «sottostruttura» e «sovrastruttura» è di vederle rispettivamente l’una come l’attività umana, l’altra come il mondo prodotto da questa attività (6). In ogni modo, lo schema fondamentale di «sotto-sovrastruttura» è stato ripreso in varie forme dalla sociologia della conoscenza, a cominciare da Scheler, sempre sottintendendo che esiste una qualche sorta di rapporto tra il pensiero e un’altra realtà «sottostante» diversa dal pensiero. Il fascino di questo schema ha prevalso nonostante il fatto che una notevole parte della sociologia della conoscenza è stata formulata in esplicita opposizione al marxismo e che diverse posizioni sono state prese all’interno di essa riguardo alla natura dei rapporti tra le due componenti dello schema”” (pag 18-19-20) [Peter L. Berger Thomas Luckmann, ‘La realtà come costruzione sociale’, Bologna, 1966, dall’introduzione: ‘Il problema della sociologia della conoscenza’] [(5) ‘Cfr. Karl Marx, ‘Scritti giovanili’, Roma, 1963, I. ‘Manoscritti economici e filosofici del 1844’ si trovano a pp. 225 ss.; (6) Sullo schema marxiano di ‘Unterbau / Uberbau’, cfr. Karl Kautsky ‘Verhältnis von Unterbau und Uberbau’, in ‘Der Marxismus’, a cura di Iring Fetscher, München, Piper, 1962, pp. 160 ss.; Antonio Labriola, ‘Die Vermittlung zwischen Basis und Überbau, ibidem, pp. 167 ss. (si tratta del saggio ‘Del materialismo storico. Delucidazione preliminare’, pubblicato a Roma, Ed. Riuniti, 1964, nel volume ‘Saggi sul materialismo storico’); Jean-Yves Calvez, ‘La pensée de Karl Marx, Paris, Ed. du Seuil, 1956, trad. it. ‘Il pensiero di Karl Marx’, Torino, Borla, 1966, pp. 432 ss.. La più importante riformulazione del problema compiuta nel ventesimo secolo è quella di György Lukács, in ‘Geschichte und Klassenbewusstsein’, Berlin, 1923, trad. it., ‘Storia e coscienza di classe’, Milano, Sugar, 1967. L’interpretazione data da Lukács del concetto di dialettica in Marx è tanto più notevole in quanto precede di quasi dieci anni la riscoperta dei ‘Manoscritti economici e filosofici del 1844’] Scheler, Max, Sociologia del sapere / Max Scheler ; introduzione di Gianfranco Morra, ed Abete, Roma, 1976″,”TEOS-279″
“BERGER Denis”,”De Napoléon le petit aux bonapartes manchots. Remarques sur l’état et le bonapartisme à notre époque.”,”””Per Marx il primo fattore da considerare è il rapporto di forze tra borghesia e proletariato. Nel 1851 esso è arrivato ad una sorta di stato di equilibrio per annullamento della capacità di offensiva di ciascuna delle classi”” (pag 10) Il bonapartismo che descrive Trotsky non si comprende se non in rapporto con l’imminenza della minaccia fascista (pag 17)”,”TEOC-753″
“BERGERE Marie-Claire”,”Histoire de Shanghai.”,”BERGERE Marie-Claire professore emerito università. Ha scritto altre opere sulla Cina (biografia di Sun Yat-sen e altro) “”De l’insurection victorieuse du 23 mars à la purge sanglante du 12 avril, Shanghai est le théâtre de tractations secrètes. Les fausses rumeurs et le travail d’intoxication suivent leurs cours, tandis que les forces en présence sont divisées sur le stratégies à adopter. Si les péripéties du drame échappent parfois aux observateurs, l’importance des emjeux ne fait pas de doute: à Wuhan, à Moscou, dans les capitales occidentales, les regards se tournent vers Shanghai. Le meneur du jeu est Chiang Kai-shek.”” (pag 206-207)”,”CINE-043″
“BERGERE Marie-Claire”,”La Repubblica popolare cinese (1949-1999).”,”BERGERE Marie-Claire ha diretto il Centre de Recherche et de Documentation sur la Chine Contemporaine – Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales e il Centre d’Etudes Chinoises de l’Institut National des Langues et Civilisations Orientales. Tra le sue pubblicazioni ‘L’age d’or de la bourgeoisie chinoise, 1911-1937’ (1986), ‘Sun Yat-sen’ (1994), ‘Le mandarin et le compradore’ (1998), e, tradotto in italiano ‘La Cina’ (Einaudi, 1973). “”Nel corso di questa crisi la Cina è apparsa molto isolata. Il solo contropiede possibile alla pressione sovietica sarebbe stato un’iniziativa americana. Di fatto, subito dopo la crisi cecoslovacca, alla fine del 1968, sembra proprio che Zhou Enlai abbia fatto un primo tentativo per stabilire contatti con gli Stati Uniti. Ma questo approccio si è scontrato con l’opposizione di Lin Biao e dei radicali.”” (pag 330) “”Nell’agosto 1964 l’incidente del golfo del Tonchino tra navi americane e nordvietnamite poi, nel gennaio 1965, l’inzio dei bombardamenti sul Vietnam del Nord hanno in effetti aperto la via a un massiccio intervento americano, destinato a preservare l’integrità del Vietnam del Sud. Ma il grande dibattito strategico che si apre allora in Cina tra i falchi, guidati dal capo di Stato Maggiore Luo Ruiqing, e disposti a impegnare le truppe cinesi in Vietnam, e i maoisti, decisi a lasciare che le rivoluzioni nazionali si compiano da sole e con le proprie forze, si conclude con la vittoria di questi ultimi. Nonostante la violenza dei suoi discorsi, la Cina evita il confronto diretto con gli Stati Uniti, in Vietnam come nello stretto di Taiwan. Al di fuori di questa prudenza, talvolta difficile da cogliere sotto la violenza verbale, i soli segni di distensione nelle relazioni cino-occidentali in questo periodo sono i rapporti che la Repubblica popolare stringe con il Giappone, sul piano commerciale, e con la Francia, sul piano diplomatico”” (pag 331)”,”CINx-248″
“BERGERE Marie-Claire”,”La bourgeoisie chinoise et la révolution de 1911.”,”La riunificazione cinese. Sun Yat-sen “”Par contre Sun partage avec la bourgeoisie qui le soutient un sentiment profond de l’unité chinoise. Au moment où cette unité a éclaté, où dans toutes les provinces s’établissent des pouvoirs de fait, pratiquement autonomes, la restauration de l’idée nationale et du gouvernement panchinois reste certainement aux yeux du président la tâche la plus urgente après le renvoi de la dynastie mandchoue. Dès le 1er janvier 1912, jour même de son entrée en fonction, Sun envoie à Yuan Shih-kai un télégramme dans lequel il lui propose la présidence, si toutefois il accepte de rallier la république. Un tal effacement, chez un homme comme Sun, dont la modestie n’est pas la vertu dominante, sans aucun doute surprend. Que le rapport des forces ait été défavorable à Sun, et que celui-ci en ait eu conscience, cela semble assez sûr. Mais il est probable que le désir de voir la Chine réunifiée le plus rapidement et le plus pacifiquement possible, a aussi poussé Sun à se retirer sans tenter de résistance et à abdiquer, le 14 février 1912, en faveru de Yuan Shih-kai. Pendant les années qui suivirent et junsqu’à sa mort, en 1925, Sun n’a jamais cessé de proclamer sa foi en l’unité nationale”” (pag 85)”,”CINE-060″
“BERGERE Marie-Claire”,”Sun Yat-Sen.”,”BERGERE Marie-Claire ex allieva dell’Ecole normale supérieure, agrégée e dottore di Stato. E’ professore universitario all’Institut national des langues et civilisations orientale e direttore di studi all’Ecole des hautes études en sciences sociales. “”Déçus par les échecs du socialisme en Europe, les dirigeants de Moscou ont en effet décidé de promouvoir la révolution dans les pays coloniaux. C’est au II° congrès de l’IC, en juillet 1920, que Lénine, dans ses ‘Thèses sur la question nationale et coloniale’, a souligné la nécessité pour les révolutionnaires d’Asie de collaborer avec les mouvements de libération nationale, y compris ceux de la bourgeoisie, sans toutefois complètement subordonner leur action à cette collaboration. En fonction de ces objectifs immédiats et à long terme, la stratégie soviétique en Chine se développe donc en trois directions: négociations avec le gouvernement de Pékin, aide à l’organisation du Parti communiste chinois, recherche de partenaires “”bourgeois”” révolutionnaires pour la constitution d’un front uni. Cependant que les envoyés diplomatiques – Adolf Joffé, puis Lev M. Karakhan – se succèdent à Pékin, des agents du Parti communiste russe et de l’IC sillonnent la Chine. Au printemps 1920, Grigori Voitinski suscite la formation des premières cellules communistes. En juillet 1921, un autre agent de l’IC, Maring, aide à organiser le congrès de fondation du Parti communiste chinois, lequel ne compte alors qu’une soixantaine de membres. Une bien faible force de frappe révolutionnaire… Les émissaires soviétiques multiplient donc leurs contacts pour trouver des alliés. De Wu Peifu à Chen Jiongming, en passant par Zhang Zuolin et quelques autres, ils rencontrent tous ceux qui détiennent force militaire et influence politique. Et parmi eux, naturellement, Sun Yat-sen. Celui-ci, cependant, ne semble pas avoir bénéficié à leurs yeux d’un quelconque préjugé favorable. Certes, dès juillet 1912, Lénine évoquait les mérites, et les limites, de Sun dans un article intitulé “”Démocratie et populisme en Chine””. Il louait son “”esprit sincère de démocratie””, sa “”chaleureuse sympathie pour les masses””, mais dénonçait son ambition naïve et petite-bourgeoise de “”prévenir l’apparition du capitalisme en Chine”” (1). Dans un autre article d’avril 1913, “”La lutte des partis en Chine””, Lénine attribuait la faiblesse du parti Guomindang au fait que celui-ci n’avait “”pas encore réussi à suffisamment drainer les larges masses du peuple chinois dans le courant révolutionnaire”” et il critiquait les “”faiblesses”” de son dirigeant, “”rêveur et indécis”” (2). En 1921, Lénine, comme il l’indique lui-même, a complètement perdu de vue Sun Yat-sen. “”Je ne connais rien des insurgés et des révolutionnaires de la Chine du Sud (3) …”” (pag 346-347-348) [Marie-Claire Bergère, Sun Yat-Sen, 1994] [(1) (2) Cité ici d’après Leng Shao-Chuan et Norman S. Palmer, Sun Yat-sen and Communism, New York, Praeger, 1960, p. 53; (2) Lydia Holubynchy, Michael Borodin and the Chinese Revolution, 1923-1925, Ann Arbor, University Microfilm International, 1979, pp. 139-140] “”Les trois principes du peuple, aussi appelés triple démisme, tels que formulés par Sun Yat-sen, sont les principes de démocratie libérale, de nationalisme et de justice sociale. Élaborés dès 1912, ces trois principes ont été exposés par Sun Yat-sen lors de nombreuses conférences publiques dans les années 1920. Ils sont le fruit de réflexions que Sun avait l’intention de publier sous la forme d’un ouvrage, mais le manuscrit en a été détruit lors d’un incendie en 1921. Le premier principe, le nationalisme, est conçu comme l’union au sein d’un même État des cinq nationalités chinoise, mongole, tibétaine, tartare et mandchoue, dans le but d’élever la Chine au rang de grande puissance. Selon le second principe, la démocratie est conçue sous la forme d’une République dirigée par des « pré-voyants », à l’image du directeur d’une usine, lesquels ont certains pouvoirs, tandis que le peuple dispose d’un certains nombre de droits2. Le troisième principe (Min Sheng, littéralement « Vie du peuple ») est une sorte de socialisme, probablement influencé par les premiers groupes socialistes japonais, au contenu flou”” (wikip)”,”CINx-274″
“BERGÈRE Marie-Claire”,”L’âge d’or de la Bourgeoisie Chinoise, 1911-1937.”,”Tesi autrice sullo scarso contributo al dibattito avviato in Cina negli anni ’20 riguardo ai limiti e ai freni allo sviluppo cinese e sulla stagnazione industriale (sembrerebbe causata dal capitalismo internazionale). A suo parere ci fu un debole contributo in questo dibattito da parte delle teorie marxiste-leniniste che stavano cominciando a penetrare in Cina. Le loro analisi riflettevano una tendenza eurocentrista, guardavano maggiormente all’espansione imperialista e si interessavano alle nozioni che interessavano i paesi capitalisti avanzati: ipotesi del sottoconsumo, tendenza al declino dei profitti. Avrebbero visto con ottimismo il processo attraverso cui il capitalismo internazionale avrebbe coinvolto i paesi sottosviluppati e non riflettuto abbastanza sul “”saccheggio del terzo mondo”” o sullo “”sviluppo del sottosviluppo”” (ossia sull’estensione del sottosviluppo (!!)) (pag 250-251)”,”CINE-090″
“BERGÈRE Marie-Claire”,”La Cina dal 1949 ai giorni nostri.”,”Marie-Claire Bergère ha diretto il Centre de Recherche et de Documentation sur la Chine Contemporaine – École des Hautes Études en Sciences Sociales e il Centre d’Études Chinoises de l’Institut National des Langues et Civilisations Orientales. Tra le sue pubblicazioni: L’age d’or de la bourgeoisie chinoise 1911-1937, Sun Yat-sen, Le mandarin et le compradore, La Cina.”,”CINx-039-FL”
“BERGERE Marie-Claire”,”Capitalismes & capitalistes en Chine. XIX-XXI siècle. Des origines à nos jours.”,”M.C. Bergère, professore emerito all’ INALCO e all’ EHESS, ha compiuto numerose missioni in Cina. Ha pubblicato tra l’altro ‘L’Age d’or de la bourgeoisie chinoise’, 1911-1937′ e ‘La Chine de 1949 à nos jours’ oltre a una storia della metropoli di Shanghai.”,”CINE-001-FC”
“BERGÈRE Marc”,”L’épuration en France.”,”Marc Bergère è Maitre de Conferences in storia contemporanea all’Università Rennes 2. E’ specialista della storia dell’epurazione in Francia, tema a cui ha dedicato varie opere. Ampiezza dell’ epurazione in Francia: ha riguardato in diverse forme circa 500 mila francesi. Ed è stata più violenta, più profonda e più duratura di quanto per lungo tempo si è stimato (sottovalutazione del fenomeno)”,”FRAV-167″
“BERGERON Louis FURET Francois KOSELLECK Reinhar”,”L’età della rivoluzione europea 1780 – 1848.”,”La rivoluzione industriale in UK, riv franc e la guerra, Stati Europei, FR e EU al tempo di NAPOLEONE, restaurazione, ordinamento agrario EU prima della industrializzazione, rivoluzione di Luglio 1830 e le sue conseguenze fino al 1848, ascesa e struttura del mondo borghese.”,”EURx-046″
“BERGERON André”,”Ma route et mes combats.”,”André BERGERON è nato a Suarce nel 1922. Padre ferroviere, infanzia a Belfort, diventa apprendista stampatore e nel 1947 aderisce alla CGT-FO. E’ membro del PS dal 1936. Diventa leader di FO. “”Lasciando la CGT, policizzata dal partito comunista, nel dicembre 1947, i fondatori della CGT-FO hanno preso l’ impegno di rispettare le opinioni di tutti quelli chi vi aderiranno. Essi hanno voluto che i sindacati Force Ouvriere siano della Case ampiamente aperte a tutti i salariati quali che siano le loro concezioni politiche, filosofiche o religiose. Questo impegno è stato scrupolosamente mantenuto. E’ senza dubbio ciò che spiega l’ estrema diversità delle componenti di CGTFO che vanno “”dagli anarchici ai gollisti””””. (pag 180)”,”MFRx-196″
“BERGERON André”,”F.O. Confederation Force Ouvriere.”,”””Ed è la CGTU che spacca la CGT nel 1921 e aderisce all’ Internazionale Sindacale rossa di Mosca. Questa creazione non conoscerà che una vita vegetativa. Il PC non si accontenterà. Non sarà soddisfatto che quando avrà, venticinque anni dopo, grazie alla riunificazione sindacale, messo il cappello sulla vecchia CGT””. (pag 7) “”Le organizzazioni affiliate alla Confederazione internazionale dei Sindacati cristiani – divenuta poi Confederazione mondiale del Lavoro – hanno agito in una maniera simile. Buone relazioni si sono stabilite tra il loro organo di collegamento e quello creato dalle organizzazioni CISL, non la stessa cosa è avvenuta con il Comitato di collegamento tra la CGT francese e la CGIL italiana, tutte e due dominate dai partiti comunisti. In effetti, queste organizzazioni considerano sempre il Mercato Comune, come un “”prodotto della guerra fredda”” non potendo, secondo loro, che aggravare la condizione operaia””. (pag 60-61)”,”MFRx-197″
“BERGERON Louis”,”Napoleone e la società francese. (Tit.orig.: L’ épisode napoléonien. Aspects intérieurs, 1799-1815)”,”I ministri di Napoleone. “”La rivoluzione aveva dato vita a sei ministeri: Interno (che recuperava soprattutto alcune funzioni dell’ antico Controle général delle finanze e quelle della Casa del Re); Finanze; Guerra; Marina; Giustizia; Affari Esteri. Il Direttorio aveva portato una novità con il ministero della Polizia generale. Il Consolato e l’ Impero arriveranno a una dozzina con i ministeri del Tesoro pubblico, dell’ Amministrazione della Guerra, del Segretariato di Stato, dei Culti, e infine delle Manifatture e del Commercio.”” (pag 87-88) Alcuni nomi: Interni CHAPTAL, CRETET, BACHASSON Polizia: FOUCHE’, SAVARY Finanze: GAUDIN Tesoro: BARBE’-MARBOIS, MOLLIEN Giustizia: ABRIAL, REGNIER Guerra: BERTHIER, CLARKE Amministrazione della guerra: DEJAN, LACUEE DE CESSAC Culti: PORTALIS, BIGOT DE PREAMENEU Marina e colonie: DECRES Affari esteri: TALLEYRAND Segreteria di Stato: MARET (pag 88-89-90)”,”FRAN-076″
“BERGERON André con la collaborazione di Philippe BAUCHARD”,”Tant qu’il y aura du grain à moudre.”,”CContiene dedica manoscritta di Bergeron a A. Bechu (ca.) P. BAUCHARD è giornalista economico e sociale. BERGERON leader di FO, segretario generale di Force Ouvriere a partire dal 1963, sarà ascoltato da tutti i presidenti, DE-GAULLE, MITTERAND e dai primi ministri da POMPIDOU a ROCARD. A lui si deve nel maggio 1968 ‘le SMIC a 3 F’, ‘la quatrieme puis la cinquieme semaine de congés payée’, il ritiro della legge Devaquet. Si dice laico ma non anti-religioso. “”Bérégovoy est un homme que je connais bien, avec lui nos rapports n’étaient pas difficiles. J’ai eu aussi des contacts avec Jacques Delors. Nous tenions le même langage sur beaucoup de choses. Nous étions en désaccord sur d’autres. En particulier lorsqu’il rêvait d’appliquer une politique des revenus. Il était l’un des inspirateurs de la CFDT et ne le cachait pas. Mais, sur un certain nombre de questions, par exemple l’ Europe, je me sentais sur la même longueur d’onde que lui. En 1981, comme ministre de l’ Economie, il a fait preuve de beaucoup plus réalisme que la majorité du parti socialiste. Pour revenir à la fin de la SFIO, c’est un ami, Alain Savary, qui a succédé à Guy Mollet à la tête du parti. Je le voyais souvent et l’aimais beaucoup””. (pag 84)”,”MFRx-288″
“BERGHAHN Volker R.”,”Sarajevo 28 giugno 1914. Il tramonto della vecchia Europa.”,”BERGHAHN insegna storia nella Brown Univ di Providence, Rhode Island. Tra i suoi volumi ricordiamo: ‘Germany and the Approach for War in 1914’ (1975), ‘Militarism’ (1982), ‘Modern Germany’ (1987), ‘Imperial Germany’ (1995).”,”QMIP-016″
“BERGHAHN V.R,”,”Germany and the approach of war in 1914.”,”BERGHAHN Volker R, Germany and the approach of war in 1914. ST. MARTIN’S PRESS. NEW YORK. 1993 pag IX 265 8° abbreviazioni cartine introduzione alla seconda edizione cronologia bibliografia note indice nomi argomenti località [V.R. Berghahn è professore di storia alla Brown University a Providence, RI, Usa. Ha studiato la storia della Germania guglielmina e più recentemente la politica delle elites industriali tedesche dopo il 1945. ‘Nella sua relazione, l’Ammiraglio August von Heeringen ha messo in discussione non solo la concezione di Tirpitz di un’espansione sistematica, a lungo termine, della potenza navale tedesca, ma ha anche stimolato il dibattito sulla possibilità di una guerra precoce. Uno dei frutti di queste riflessioni in ambienti navali e di corte è stato un memorandum del Capo di Stato Maggiore dell’Ammiragliato, completato nel mese di febbraio 1905, ‘relativo alle operazioni contro l’Inghilterra’. Una guerra con la Gran Bretagna, così sosteneva Wilhelm von Büchsel, avrebbe condotto ad un blocco del Reich e causato notevoli danni per l’economia tedesca. Poteva così insorgere ‘una crisi finanziaria e sociale di conseguenze incalcolabili’. Al fine di evitarla, sarebbe stato necessario, scriveva, mettere la Francia di fronte al bivio tra il sostegno al Reich tedesco o la collocazione al fianco dell’Inghilterra. Quest’ultima scelta avrebbe comunque dato alla Germania la possibilità di utilizzare le sue forze di terra. ‘La nostra grande popolazione attiva, che un blocco avrebbe reso senza lavoro e senza pane’ avrebbe avuto così un’occupazione e si sarebbe potuta nutrire ‘sul terreno del nemico e a sue spese’. Quest’idea di risolvere la questione sociale conducendo una guerra di espansione riemergerà nel 1914, come pure la consapevolezza che in ogni guerra futura, anche contro la prima potenza del mare, la Gran Bretagna, l’impero avrebbe dovuto basarsi sull’esercito’ (pag 64-65)]”,”GERQ-093″
“BERGHAHN Volker R.”,”Sarajevo 28 giugno 1914. Il tramonto della vecchia Europa.”,”Volker Berghahn insegna storia nella Brown Univ di Providence, Rhode Island. Tra i suoi volumi ricordiamo: ‘Germany and the Approach for War in 1914’ (1975), ‘Militarism’ (1982), ‘Modern Germany’ (1987), ‘Imperial Germany’ (1995). “”Per lo Stato maggiore (germanico, ndr) era chiaro da tempo che la guerra contro russi e francesi poteva essere combattuta e vinta solo a condizione di mettere – rapidamente e senza tanti scrupoli – fuori combattimento la Francia. Solo così, pensava Moltke, sarebbe stato possibile disporre delle truppe necessarie per poter affrontare con successo il ben più lento a muoversi «rullo compressore» zarista. Anche per i non esperti di cose militari è facile capire che questa era già in se stessa una strategia rischiosa perché era tutta fondata sull?elemento sopresa e non lasciava alcuno spazio all’imprevisto”” (pag 102)”,”QMIP-018-FSL”
“BERGHÖFER Stefan BISCHOFF Joachim EGGERS Friedhelm HARMS Heinrich KAMINSKI Ullrich KRÜGER Stephan LOHAUß Peter MÜLLER Bernhard VOY Klaus”,”Gesamtreproduktionsprozess der BRD 1950-1975. Kritik der volkswirtschaftlichen Gesamtrechnung.”,”Abbildung, Anmerkungen, Tableau des gesellschaftlichen Gesamtkapitals, Schema, Projekt Klassenanalyse”,”GERV-025-FL”
“BERGIER J.F. GUDERZO G. SCHMIEDT G. PETRINOVIC Z. REBOUD L. STRASSOLDO M. PIERACCIONI L. BAUMGARTNER J.P. RAFFESTIN C. FEIST L.”,”Le Alpi e l’ Europa. Economia e transiti. III.”,”””E’ innegabile che questo sistema imperniato sul Reno e sulle due displuviali che si staccano da esso, rischia di sottrarre all’ area mediterranea e in particolare all’ Italia, grandi possibilità di raccordare la sua economia anche attraverso razionali infrastrutture di trasporto, con quella dell’ oriente europeo e balcanico, proprio mentre la nostra economia sente la necessità ed opera per incrementare gli scambi in quella direzione””. (pag 400)”,”EURE-024″
“BERGIER Jean-François; DELUMEAU Jean”,”Calvino – Sant’Ignazio.”,”‘La famiglia di Giovanni Calvino, nato Jehan Cauvin, ha origini in Francia, precisamente a Noyon, in Piccardia. Suo padre, Gérard Cauvin, si trasferì da Pont-l’Évêque a Noyon nel 1481 e divenne un importante funzionario ecclesiastico. La famiglia aveva legami con la nobiltà locale, il che favorì l’educazione di Calvino2. Dopo la sua conversione al protestantesimo, Calvino si stabilì in Svizzera, a Ginevra, dove divenne una figura centrale della Riforma Protestante. Alcuni membri della sua famiglia, come suo fratello Antoine, lo seguirono a Ginevra. Non ci sono molte informazioni su eventuali ramificazioni della famiglia Cauvin in Italia, ma il calvinismo ebbe un impatto significativo anche nel paese, influenzando gruppi protestanti e movimenti religiosi’ (copil)”,”BIOx-005-FMDP”
“BERGMAN Jay”,”Vera Zasulich. A Biography.”,”Petr Tkacev (1844-1886) coprì un ruolo importante nello sviluppo del pensiero rivoluzionario russo e nella genesi del leninismo. Militante nelle manifestazioni studentesche, egli ereditò nel suo pensiero le esperienze e le riflessioni dei populisti e degli anarchici ma aprì una nuova strada nel modo di pensare degli intellettuali russi. Tkacev fu il primo teorico della rivoluzione russa, considerata non come una presa di potere da parte delle masse ma da parte di una minoranza rigorosamente organizzata che doveva inquadrare e dirigere il popolo per realizzare così delle riforme socialiste attraverso la macchina dello Stato. Nel suo giornale Nabat (Campane) venivano proposte le tecniche e le finalità della conquista del potere, che avrebbero indicato a Lenin il cammino da percorrere. (fonte 1917.org)”,”RIRB-101″
“BERGMAN Jay”,”The Perils of Historical Analogy: Leon Trotsky on the French Revolution.”,”””Historical analogies, cannot take the place of historical analysis””, Leon Trotsky, 1919 “”As suggested earlier, Marx and Engels also did their part in establishing France as the particular microcosm in which the workings of universal historical laws could best be seen. Engels, in the preface to an edition of Marx’s ‘The Eighteenth Brumaire of Louis Napoleon’ remarked that: «France in the land where, more than anywhere else, the historical class struggles were each time fought out to a decision, and where, consequently, the changing political forms within which they move and in which their results are summarized have been stamped in the sharpest outlines… France demolished feudalism in the Great Revolution and established the unalloyed rule of the bourgeoisie in a classical purity unequalled by any other European land (17). And Marx himself was cognizant of how much one revolution could offer subsequent ones in the way of its particular mythology: «Just when men seem engaged in revolutionizing themselves and things, in creating that which has never yet existed, precisely in such periods of revolutionary crisis they anxiously conjure up the spirits of the past in their service and borrow from them names, battle cries, and costumes in order to present the new scene of world history in this time-honored disguise and this borrowed language (18). Not surprisingly, the revolutions in France in 1830, 1848, and 1870, despite their mixer results, reinforced this view of the French Revolution as the first act of an ongoing revolutionary drama whose subsequent acts would produce “”names, battle cries, and costumes”” that were borrowed from the first one (19)”” (pag 76-77) [(17) Engels in Karl Marx, ‘The Eighteenth Brumaire of Louis Napoleon’ (1852; New York, 1963), 13-14; (18) Ibid. 15.] [Come suggerito in precedenza, anche Marx ed Engels hanno fatto la loro parte nell’affermare la Francia come il microcosmo particolare in cui il funzionamento delle leggi storiche universali poteva essere meglio visto. Engels, nella prefazione a un’edizione de “”Il diciotto brumaio di Luigi Napoleone”” di Marx, osservava che: «La Francia è il paese dove, più che altrove, le lotte di classe storiche sono state ogni volta combattute fino a una decisione, e dove, di conseguenza, le mutevoli forme politiche entro le quali esse si muovono e in cui si riassumono i loro risultati sono state impresse nei contorni più netti… La Francia demolì il feudalesimo durante la Grande Rivoluzione e stabilì il dominio puro della borghesia in una purezza classica che non ha eguali in nessun altro paese europeo (17). E lo stesso Marx era consapevole di quanto una rivoluzione potesse offrire alle successive in termini della sua particolare mitologia: «Proprio quando gli uomini sembrano impegnati a rivoluzionare se stessi e le cose, a creare ciò che non è mai esistito, precisamente in questi periodi di crisi rivoluzionaria, essi evocano ansiosamente gli spiriti del passato al loro servizio e prendono in prestito da essi nomi, grida di battaglia e costumi per presentare la nuova scena della storia mondiale in questo antico travestimento e in questo linguaggio preso in prestito» (18). Non sorprende che le rivoluzioni in Francia del 1830, 1848 e 1870, nonostante i loro risultati contrastanti, abbiano rafforzato questa visione della Rivoluzione francese come il primo atto di un dramma rivoluzionario in corso i cui atti successivi avrebbero prodotto “”nomi, grida di battaglia e costumi”” che sono stati presi in prestito dal primo (19)”” (pag 76-77) [(17) Engels in Karl Marx, ‘Il diciotto brumaio di Luigi Napoleone’] [Jay Bergman, ‘The Perils of Historical Analogy: Leon Trotsky on the French Revolution’, The Journal of the History Ideas, n. 1, gen-mar. 1987, pag 73-98]”,”TROS-029-FGB”
“BERGMAN Jay”,”The Paris Commune in Bolshevik Mythology.”,”””Per Marx la Comune fu “”il più glorioso seme (deed) del nostro partito dall’insurezione del giugno 1848″”. Marx non mancò però di criticare la Comune. Secondo la sua opinione essa soffrì di un eccesso di cautela, che ascrisse alla sua natura prematura. Dal 1905 Lenin lesse non solo ciò che Marx ed Engels scrisseo sulla Comune, ma anche le memorie di molti Comunardi Lenin coglie la relativa moderazione della Comune che spiega con l’epoca capitalistica in cui avvenne, ma critica fortemente Plechanov che cita la Comune come la prova che sarebbe stato meglio che non fosse mai esistita. Se non fosse esistita la Comune i rivoluzionari delle prossime generazioni non avrebbero imparato dai suoi errori (pag 1421)”,”MFRC-007-FGB”
“BERGMANN Theodor SCHÄFER Gert a cura; saggi di Valeri PISIGIN Svetlana N. GURVICH-BUCHARINA Leonid SHKARENKOW Yuri A. POLYAKOW Pierre BROUE’ Marjan BRITOVSEK Alexander J. WATLIN Bernhard H. BAYERLEIN Aleksandr KAN Reinhart KÖßLER YIN XUYI, ZHENG YIFAN Michal MIRSKI Aleksandar M. VACIC Radoslav SELUCKY Kenneth J. TARBUCK Jiri KOSTA Karl KÜHNE Kalman PECSI Viktor P. DANILOW Nathan STEINBERGER Alessandro STANZIANI Yu DAZHANG Stephan MERL Theodor BERGMANN Moshe LEWIN Ernest MANDEL Silvio PONS Maria FERRETTI Sidney HEITMAN Su SHAOZHI ZHENG YIFAN Herman SCHMID Agnes GEREBEN”,”””Liebling der Partei””. Nikolai Bucharin. Theoretiker und Praktiker des Sozialismus. Beiträge zum internationalen Bucharin-Symposium, Wuppertal 1988.”,”Saggi di Valeri PISIGIN Svetlana N. GURVICH-BUCHARINA Leonid SHKARENKOW Yuri A. POLYAKOW Pierre BROUE’ Marjan BRITOVSEK Alexander J. WATLIN Bernhard H. BAYERLEIN Aleksandr KAN Reinhart KÖßLER YIN XUYI, ZHENG YIFAN Michal MIRSKI Aleksandar M. VACIC Radoslav SELUCKY Kenneth J. TARBUCK Jiri KOSTA Karl KÜHNE Kalman PECSI Viktor P. DANILOW Nathan STEINBERGER Alessandro STANZIANI Yu DAZHANG Stephan MERL Theodor BERGMANN Moshe LEWIN Ernest MANDEL Silvio PONS Maria FERRETTI Sidney HEITMAN Su SHAOZHI ZHENG YIFAN Herman SCHMID Agnes GEREBEN.”,”BUCS-009″
“BERGMANN Theodor HEDELER Wladislaw KEßLER Mario SCHÄFER Gert a cura; saggi di T. BERGMANN Alexander KAN Reinhart KÖßLER Jens BECKER e Thomas ZÖLLER Elke SCHERSTJANOI Monty JOHNSTONE Michael BRIE Witali STARZEW William HANSEN e Brigitte SCHULZ Wolfgang RUGE Gerd SCHÄFER Wladislaw HEDELER Monika RUNGE Wolfgang KÜTTLER Jutta PETERSDORF Wolfgang Fritz HAUG Mario KEßLER Marjan BRITOVSEK Friedrich FIRSOW Harald JENTSCH”,”Lenin. Theorie und Praxis in historischer Perspective. Beiträge zum internationalen Lenin-Symposium, Wuppertal, 15-18 März 1993.”,”Saggi di T. BERGMANN Alexander KAN Reinhart KÖßLER Jens BECKER e Thomas ZÖLLER Elke SCHERSTJANOI Monty JOHNSTONE Michael BRIE Witali STARZEW William HANSEN e Brigitte SCHULZ Wolfgang RUGE Gerd SCHÄFER Wladislaw HEDELER Monika RUNGE Wolfgang KÜTTLER Jutta PETERSDORF Wolfgang Fritz HAUG Mario KEßLER Marjan BRITOVSEK Friedrich FIRSOW Harald JENTSCH.”,”LENS-133″
“BERGMANN Theodor HAIBLE Wolfgang”,”Die Geschwister Thalheimer. Skizzen ihrer Leben und Politik.”,”E’ una biografia di August THALHEIMER e della sorella Bertha. Theodor BERGMANN descrive la personalità politica e la vita di August. Su Bertha THALHEIMER si parla della sua attiva militanza nel movimento socialista, del suo ruolo di guida nel movimento comunista femminile e nell’ ambito della Terza Internazionale. HAIBLE colma questa lacuna nella storiografia del movimento operaio tedesco e internazionale.”,”MGEK-065″
“BERGMANN Theodor KEßLER Mario a cura; saggi di Jack JACOBS Stanislawa NIEUWAZNY Enzo TRAVERSO Jens BECKER Gert SCHÄFER Joachim BISCHOFF Thomas ZÖLLER Wladislaw HEDELER Annette VOGT Hans PIAZZA Reiner TOSSTORFF Jan BIRCHALL Avgust LESNIK Lothar KÖLM Theodor BERGMANN Mao TIANQI William W. HANSEN e Brigitte H. SCHULZ Mike JONES e Alistair MITCHELL Beat MAZENAUER Dieter HOFFMANN Hubert LAITKO Zdenek MLYNAR Michael BRIE”,”Ketzer in Kommunismus. 23 biographische Essays.”,”Il libro comprende i profili biografici di Rosa LUXEMBURG Maria KOSZUTSKA TROTKSY THALHEIMER ROSENBERG GRAMSCI RAKOWSKI BUCHARIN RJUTIN M.N. ROY A. NIN J. MAURIN V. SERGE PARTITO COMUNISTA JUGOSLAVA KRUSCIOV LIU SHAO-SHI SUN YEFANG F. FANON I. DEUTSCHER P. WEISS R. HAVEMANN PARTITO COMUNISTA CECOSLOVACCO 1968 M. GORBACIOV. I saggi sono di Jack JACOBS Stanislawa NIEUWAZNY Enzo TRAVERSO Jens BECKER Gert SCHÄFER Joachim BISCHOFF Thomas ZÖLLER Wladislaw HEDELER Annette VOGT Hans PIAZZA Reiner TOSSTORFF Jan BIRCHALL Avgust LESNIK Lothar KÖLM Theodor BERGMANN Mao TIANQI William W. HANSEN e Brigitte H. SCHULZ Mike JONES e Alistair MITCHELL Beat MAZENAUER Dieter HOFFMANN Hubert LAITKO Zdenek MLYNAR Michael BRIE”,”INTT-207″
“BERGMANN H. SMILGA J. TROTSKY”,”L’ esercito rosso della Russia.”,”Comandanti rossi. “”Tutto il sistema dei posti di comando dell’ esercito dei Soviet, risponde allo spirito dello Stato proletario. Accanto ai capi di battaglione, reggimento, divisione ecc., esistono Commissari politici, che dirigono tutta la vita fuori di servizio dei riparti di truppe; essi sono anche obbligati, naturalmente senza trascurare l’ attività loro propria, ad occuparsi di tutti i dettagli dei regolamenti militari ed economici. Essi sono gli “”occhi e orecchi”” della rivoluzione.”” (pag 50) “”Il compagno Lenin disse un giorno: “”In primavera la Russia dei Soviet deve possedere un esercito di tre milioni””. “”E l’ avrà””, aggiunse con incrollabile sicurezza. Un capo del proletariato mondiale, della rivoluzione mondiale, sbaglia di rado e non pronuncia a caso le sue parole””. (pag 57)”,”RIRO-301″
“BERGMANN Theodor HAIBLE Wolfgang SCHÄFER Gert a cura; saggi di John NEELSEN William A. PELZ Henning SÜSSNER John D. HOLST Narihiko ITO Bernier TAFT Joachim HEIDRICH Helmut PETERS Qin ZAIDONG Xiao FENG Zhang GUANGMING Zhang WENCHENG Wei XIAOPING DO-HYUN YOON Sobhanlal DATTA GUPTA Dipak MALIK Theodor BERGMANN Ralf KRÖNER Wolfgang HAIBLE”,”Geschichte wird gemacht. Soziale Triebkräfte und internationale Arbeiterbewegung im 21. Jahrhundert.”,”Saggi di John NEELSEN William A. PELZ Henning SÜSSNER John D. HOLST Narihiko ITO Bernier TAFT Joachim HEIDRICH Helmut PETERS Qin ZAIDONG Xiao FENG Zhang GUANGMING Zhang WENCHENG Wei XIAOPING DO-HYUN YOON Sobhanlal DATTA GUPTA Dipak MALIK Theodor BERGMANN Ralf KRÖNER Wolfgang HAIBLE “”Die Schaffung eines modernen Unternehmentssystems, von dem bereits an anderer Stelledie Rede war, wird nach chinesischer Einschätzung dazu führen, dass die staatlichen Unternehmen, modernisiert, in Zukunft mit zwei Dritteln oder gar nur der Hälfte der ursprünglichen Arbeitskräfte auskommen werden. Danach müssen 30-50 Millionen Arbeitger im Interesse “”einer gewaltigen Steigerung der Produktivkräfte der Gesellschaft”” (Lenin) in hohem Tempo umgesetzt und mit neuen Jobs versorgt werden.”” (pag 111)”,”MASx-016″
“BERGMANN Theodor”,”Im Jahrhundert der Katastrophen. Autobiographie eines kritischen Kommunisten.”,”””In marxistischen Bildungsveranstaltungen, die regelmäßig von der Kommunistischen Opposition durchgeführt wurden, wurden die Faschismus-Thesen von Thalheimer diskutiert, ökonomische Probleme, die Krise des Kapitalismus, proletarische Gegenstrategien, der sozialistische Aufbau in der Sowjetunion, die Klassenkämpfe in Indien und China, der Abbau der bürgerlichen Demokratie in Deutschland, die Krise der kommunistischen Bewegung behandelt. Andere wichtige Themen waren die weitere Wahlteilnahme der KPD-O nach der unerwarteten Wahlniederlage in Sachsen, die Politik der SPD von der Koalition zur Tolerierung der Regierungen des Sozial-und Demokratieabbaus, die Spaltung der überparteilichen Massenorganisationen, der “”rote Volksentscheid”” der KPD zusammen mit den reaktionären Rechtsparteien, die Wahltaktik der KPD 1932, als ein neuer Reichspräsident zu wählen war, die Entwicklung in der UdSSR.”” (pag 23)”,”MGEK-085″
“BERGMANN Theodor SCHÄFER Gert a cura; saggi di Gert SCHÄFER Baruch KNEI-PAZ Ernest MANDEL Robert V. DANIELS Cai KAIMIN Wladimir A. KOSLOW Marcel VAN DER LINDEN Monty JOHNSTONE Horst KLEIN Michael COX Leonid M. SPIRIN Reinhart KÖßLER Matitiahu MAYZEL Witalij STARTSEW Marjan BRITOVSEK Avgust LESNIK Catherine MERRIDALE Judith C. SHAPIRO Mark SELDEN Theodor BERGMANN Friedrich I. FIRSOW Peter HAFERSTROH YIN XUYI Enzo TRAVERSO Mario KEßLER Jekatherina LEBEDEWA hasn Jürgen LEHNERT Leo ZEHENDER Kerstin HERBST”,”Leo Trotzki. Kritiker und Verteidiger der Sowjetgesellschaft. Beiträge zum internationalen Trotzki-Symposium, Wuppertal 26. – 29. März 1990. (Leone Trotsky. Critico e difensore della società sovietica)”,”Saggi di Gert SCHÄFER Baruch KNEI-PAZ Ernest MANDEL Robert V. DANIELS Cai KAIMIN Wladimir A. KOSLOW Marcel VAN DER LINDEN Monty JOHNSTONE Horst KLEIN Michael COX Leonid M. SPIRIN Reinhart KÖßLER Matitiahu MAYZEL Witalij STARTSEW Marjan BRITOVSEK Avgust LESNIK Catherine MERRIDALE Judith C. SHAPIRO Mark SELDEN Theodor BERGMANN Friedrich I. FIRSOW Peter HAFERSTROH YIN XUYI Enzo TRAVERSO Mario KEßLER Jekatherina LEBEDEWA hasn Jürgen LEHNERT Leo ZEHENDER Kerstin HERBST”,”TROS-190″
“BERGMANN Theodor SCHAEFER Gert SELDEN Mark a cura; saggi di Valerii PISIGIN Pierre BROUE’ Reinhart KÖSSLER Aleksandr KAN Svetlana N. GURVICH-BUKHARINA YIN XUYI ZHENG YIFAN Aleksandar M. VACIC Kenneth J. TARBUCK Jiri KOSTA Karl KÜHNE Viktor P. DANILOV Alessandro STANZIANI Moshe LEWIN Ernest MANDEL Silvio PONS SU SHAOZHI Herman SCHMID Sidney HEITMAN”,”Bukharin in retrospect.”,”Saggi di Valerii PISIGIN Pierre BROUE’ Reinhart KÖSSLER Aleksandr KAN Svetlana N. GURVICH-BUKHARINA YIN XUYI ZHENG YIFAN Aleksandar M. VACIC Kenneth J. TARBUCK Jiri KOSTA Karl KÜHNE Viktor P. DANILOV Alessandro STANZIANI Moshe LEWIN Ernest MANDEL Silvio PONS SU SHAOZHI Herman SCHMID Sidney HEITMAN Teoria del caos organizzato (pag 126 e altre pagine)”,”BUCS-020″
“BERGMANN Theodor SCHAEFER Gert SELDEN Mark a cura; contributi di BROUÉ Pierre DANILOV Viktor P. GURVICH-BUKHARINA Svetlana HEITMAN Sidney KAN Aleksandr KÖSSLER Reinhart KOSTA Jiri KÜHNE Karl LEWIN Moshe MANDEL Ernest PISIGIN Valerii PONS Silvio SCHMID Herman STANZIANI Alessandro SU Shaozhi TARBUCK Kenneth J. VACIC Aleksandar M. YIN Xuyi ZHENG Yifan, Contributors”,”Bukharin in Retrospect.”,”Theodor Bergmann Prof. agricultural economist, was teaching International Farm Policies at the University of (Stuttgart-) Hohenheim, FRG. Pierre Broué Prof. historian, Institute for Political Studies, University og Grenoble, France. Viktor P. Danilov Prof. historian, Institute for the History, of Russia, Moscow, Russia. Svetlana Gurvich-Bukharina Dr. historian, National Committee of Historians of Russia, Moscow, Russia. Sidney Heitman Prof. Department of History, Colorado State University, Fort Collins, Colorado, USA. Aleksandr Kan Prof. historian, Institute of History, University of Uppsala, Sweden. Reinhart Kössler (Senior Lecturer, Dr.) Professor of Development Sociology, University of Bayreuth, FRG. Jiri Kosta Prof. economist, was Professor of Economics of socialist systems, University of Frankfurt-Maïn, FRG. Karl Kühne Dr. economist, formerly with the EC-Commission, Brussels, Belgium. Moshe Lewin Prof. historian, Department of History, University of Pennsylvania, Philadelphia, Pennsylvania, USA. Ernest Mandel Prof. economist, Center for Political Science, Free University, Brussels, Belgium. Valerii Pisigin, mechanic, convener of the Nikolai Bukharin-club, Naberezhnyie Chelny, Russia. Silvio Pons Prof historian, researcher at Gramsci-Institute, Rome. Italy. Gert Schaefer Prof historian and political scientist, Department of Political Science, University of Hannover, FRG. Herman Schmid Prof political scientist, the Institute of Socio-economics, University of Roskilde, Denmark. Alessandro Stanziani Dr. scientist, the Centre of Historical research, Paris, France. Su Shaozhi Prof. formerly Director of the Institute of Marxism-Leninism-Mao Zedong-Thought, Beijing, PR China. Kenneth J. Tarbuck (M.Sc.Phil.) University lecturer, Addis Abeba, Ethiopia. Aleksandar M. Vacic Prof. economist, Department Head of general economic analysis, Economic Commission for Europe of the UN, Geneva, Switzerland. Yin Xuyi Prof. historian, the Institute for the History of the International Labour Movement, Beijing, PR China. Zheng Yifan Prof. historian, the Institute for the History of the International Labour Movement, Beijing, PR China.”,”BUCS-008-FL”
“BERGMANN Theodor SCHÄFER Gert a cura; saggi di Valeri PISIGIN Svetlana N. GURVICH-BUCHARINA Leonid SHKARENKOW Yuri A. POLYAKOW Pierre BROUE’ Marjan BRITOVSEK Alexander J. WATLIN Bernhard H. BAYERLEIN Aleksandr KAN Reinhart KÖßLER YIN XUYI, ZHENG YIFAN Michal MIRSKI Aleksandar M. VACIC Radoslav SELUCKY Kenneth J. TARBUCK Jiri KOSTA Karl KÜHNE Kalman PECSI Viktor P. DANILOW Nathan STEINBERGER Alessandro STANZIANI Yu DAZHANG Stephan MERL Theodor BERGMANN Moshe LEWIN Ernest MANDEL Silvio PONS Maria FERRETTI Sidney HEITMAN Su SHAOZHI ZHENG YIFAN Herman SCHMID Agnes GEREBEN”,”Liebling der Partei. Bucharin – Theoretiker des Sozialismus.”,”Nikolai Iwanowitsch Bucharin: Geboren 1888, von Lenin in dessen politischem Testament als Liebling der ganzen Partei, gelobt, unter Stalin 1938 im 3. Moskauer Prozeß verurteilt und hingerichtet, schließlich im Frühjahr 1988 rehabilitiert und postum wieder in die Partei aufgenommen. Einleitung, Agnes Gereben: Bucharins Ansichten über Literatur, Zusammenfassungen, Nikolai Iwanowitsch Bucharin: 1888-1938-1988, Autorenverzeichnis, Sachindex,”,”BUCS-009-FL”
“BERGMANN Theodor HEDELER Wladislaw KEßLER Mario SCHÄFER Gert (Hrsg.), Saggi di JOHNSTONE Monty MAYZEL Matitiahu STRIEGNITZ Sonja PETERSDORF Jutta GOLDIN Wladislaw WEGNER Michael LÖTZSCH Ronald GRÄFE Karl-Heinz KING Francis KRAUSZ Tamás WOJEJKOW Michail WATLIN Alexander PIAZZA Hans LESNIK Avgust MAYER Herbert ITO Narihiko PELZ William A. WALLACH Jehuda L. DANIELS Robert Voncent RUGE Wolfgang KAN Alexander”,”Der Widerschein der Russischen Revolution. Ein kritischer Rückblick auf 1917 und die Folgen. [Il riflesso della rivoluzione russa. Uno sguardo retrospettivo critico sul 1917 e le sue conseguenze]”,”Vom 6. bis 9. März 1997 fand in Elgersburg (Thüringen) das internationale Symposium» Die russischen Revolutionen von 1917«mit 31 Referentinnen und Referenten sowie 20 weiteren Teinehmerinnen und Teilnehmern aus Britannien, China, Israel, Japan, Ungarn, den USA, Rußland, Schweden, der Schweiz un Deutschland statt.”,”RIRO-109-FL”
“BERGOMI Maurizio CANTARELLA Elvira CHESI Marco DALL’ACQUA Marzio DEGL’INNOCENTI Maurizio EVANGELISTI Valerio FEDERICO Giovanni GROTTANELLI-DE’-SANTI Eduardo MIGLIOLI Maristella PEPE Adolfo RONCHINI Roberto SORCINELLI Paolo SORESINA Marco TRIANI Giorgio”,”Storia della società italiana. Parte quinta. Volume XVII. Le strutture e le classi nell’Italia unita.”,”””Nei padri del socialismo scientifico, Engels e Marx (13), il problema della «questione corporale» risulta intimamente connesso con la necessità di emancipazione della classe operaia, ovviamente nelle forme e nei modi con cui essa viene esplicitandosi sul continente europeo e che sono in relazione con l’esigenza di completare la rivoluzione borghese e i processi di unificazione nazionale; precondizioni, queste, indispensabili a che possa finalmente dispiegarsi il ruolo rivoluzionario della classe lavoratrice. Sono quindi i temi della formazione fisica in funzione dell’addestramento militare e dello sviluppo onnilaterale delle potenzialità umane che influenzano le considerazioni svolte da Engels nello scritto ‘Perché disarmare l’Europa?’ e le istruzioni che Marx indirizza ai delegati della I Internazionale riuniti a Ginevra nel 1866. In Italia i primi riferimenti all’educazione fisica dei lavoratori sono contenuti nelle deliberazioni dei congressi delle società operaie che prendono avvio ad Asti nel 1853. Essa infatti si inserisce nel contesto del mutuo soccorso che attorno alla metà del secolo comincia a essere influenzato dal pensiero di Giuseppe Mazzini, il quale nel 1841 aveva fondato l’Unione degli operai italiani. Il dato più saliente di quest’incontro, che coincide per il mutualismo con la perdita dei caratteri di assoluta frammentarietà avuti sino ad allora, è costituito dall’assunzione di compiti dichiaratamente politici e sociali: la solidarietà degli operai di tutta Italia per il mutuo soccorso, la richiesta del suffragio universale, il capovolgimento istituzionale e, prima di questo, il completamento dell’unità nazionale”” (pag 428-429) [dal saggio di Roberto Ronchini e Giorgio Triani, ‘Le basi storico-sociali dello sport’, (in) AaVv, ‘Storia della società italiana. Parte quinta. Volume XVII, ‘Le strutture e le classi nell’Italia unita’, Teti editore, Milano, 1987] [(13) Per «crescita onnilaterale» K. Marx nelle «Istruzioni ai delegati del Consiglio generale provvisorio su singole questioni», intendeva: a) formazione spirituale; b) educazione fisica quale viene impartita nelle scuole di ginnastica e attraverso gli esercizi militari; c) istruzione politecnica, che trasmetta i fondamenti scientifici generali di tutti i processi di produzione e che contemporaneamente introduca il fanciullo e l’adolescente nell’uso pratico e nelle capacità di maneggiare gli strumenti elementari di tutti i mestieri. A questo proposito v.: M.A. Manacorda, ‘Il marxismo e l’educazione’, Roma, 1976, pp. 82-84]”,”ITAS-067-FL”
“BERGONZINI Luciano”,”Il volto statistico dell’Italia, 1861-1981. Uso e abuso della statistica nell’ indagine sociale.”,”Luigi BERGONZINI (Bologna 1919) professore ordinario di statistica sociale nell’ Università di Bologna, è membro della Società italiana di statistica e della Società italiana di economia, demografia e statistica. E’ autore di numerosi saggi di statistica sociale con riguardo particolare ai problemi del lavoro e, in tempi più recenti, a quelli dell’ economia sommersa.”,”ITAS-053″
“BERGONZINI Luciano”,”Quelli che non si arresero.”,”‘Questo libro, che è poco più di una cronaca ragionata delle vicende della 36ª Brigata Garibaldi, vorrebbe contribuire anche a precisare il percorso compiuto, nell’intimo della nostra coscienza, dal fascismo alla libertà. La 36ª Brigata, oltre che una potente formazione militare, fu un modello di organizzazione nuova e molti dei suoi insegnamenti e delle sue esperienze possono, specie per quanto riguarda proprio i rapporti umani, valere per l’avvenire. Credo necessario precisare che il lavoro rappresenta una testimonianza diretta: chi scrive, infatti, fu Ufficiale del Comando e corrispondente di guerra presso la Brigata. Mi preme, inoltre, ricordare come miei collaboratori diretti, tutti coloro che, con informazioni, notizie, giudizi, memorie, suggerimenti critici, hanno consentito la pubblicazione di questo libro’ (pag 9, prefazione) Gli Alleati e la Brigata Garibaldi. “”Ma le manovre volte a determinare la disgregazione della Brigata non tardarono a rinnovarsi. Vennero ufficiali inglesi ed americani e chiesero un giorno dieci, un giorno venti uomini per il lavoro nelle strade, in direzione del fronte. I nostri comandanti intuirono la manovra e risposero che si poteva anche discutere l’eventualità di utilizzare parte della Brigata in lavori stradali, in attesa dell’ordine di riprendere le armi, ma che, in ogni caso, gli alleati avrebbero dovuto cessare di recarsi al «Centro» a reclutare individualmente, col metodo che si usava un tempo nel porto di Shanghai; la regola da rispettare – si disse – non poteva essere che quella della presentazione di proposte ai comandanti partigiani, fermo restando il principio fondamentale dell’unità della formazione. E anche questa battaglia fu vittoriosa”” (pag 290-291)”,”ITAR-032-FSD”
“BERGOUNIOUX Alain GRUNBERG Gerard”,”Le long remords du pouvoir. Le Parti socialiste francais 1905-1992.”,”Alain BERGOUNIOUX, storico, è autore di varie opere e studi sulla storia del socialismo e del sindacalismo, in particolare ‘Force Ouvriere’ (1975), ‘La social-democratie ou le compromis’ (1979, in collab con Bernard MANIN), ‘La Forteresse enseignante. La FEN’ (1985, in collab), ‘Le Regime social-democrate’ (1989, in collab con Bernard MANIN). Gerard GRUNBERG, politologo, specialista di studi elettorali, ha pubblicato ‘France de gauche vote à droite’ (1981, in coll.), ‘L’Univers politique des classes moyennes’ (1983; a cura, con Georges LAVAU e Nonna MEYER), ‘La Drôle de defaite de la gauche’ (1986; a cura, con Elisabeth DUPOIRIER), ‘L’electeur francais en questions’ (1981, en coll.).”,”FRAV-003″
“BERGSON Henri”,”Il riso. Saggio sul significato del comico. (Tit.orig.: Le rire. Essai sur la signification du comique)”,”””Un uomo che corre per la via, inciampa e cade: i passanti ridono. Non si riderebbe di lui, penso, se si potesse supporre che d’ un tratto gli sia venuta la voglia di sedersi per terra. Si ride perché si è seduto involontariamente. Non è dunque il suo brusco cambiamento di attitudine che fa ridere, ma quel che di involontario vi è nel cambiamento; la goffagine.”” (pag 41)”,”VARx-186″
“BERGSON D., a cura di Armando VEDALDI”,”L’ evoluzione creatrice.”,”””Un essere intelligente reca dunque in sé di che superare se stesso. Tuttavia, riuscirà a superarsi meno di quanto vorrebbe, meno di quanto immagina di poter fare. Il carattere puramente formale dell’ intelligenza lo priva della zavorra di cui avrebbe bisogno per potersi posare sugli oggetti che rivestono un interesse speculativo maggiore. L’ istinto, al contrario, avrà, sì, la necessaria materialità, ma sarà incapace di cercare lontano il proprio oggetto; l’ istinto non fa della speculazione. Con ciò, siamo arrivati al punto di maggior interesse per la nostra indagine (1). La differenza, che stiamo per stabilire, tra istinto e intelligenza, è quella che tutta la nostra indagine tendeva a porre in luce. La formuleremo nei termini seguenti: Ci sono cose che soltanto l’ intelligenza è capace di cercare, ma che, da sola, on riuscirà mai a trovare. Soltanto l’ istinto potrebbe trovarle; ma l’ istinto non le cercherà mai.”” (pag 153) (1) Siamo cioè giunti al punto in cui istinto e intelligenza verranno superati dall’ intuizione (Firma M. Tonellotti, 1957)”,”FILx-359″
“BERGSON Enrico, a cura di Vittorio MATHIEU”,”Introduzione alla metafisica.”,”””II. Questa realtà è mobilità. Non esistono ‘cose’ fatte, ma solo cose che si fanno; non ‘stati’ che si conservano, ma solo stati che mutano. La quiete non è mai che apparente o, piuttosto, relativa. La coscienza che abbiamo della nostra propria persona, nel suo continuo scorrere, ci introduce all’interno della realtà sul cui modello dobbiamo rappresentarci le altre. ‘Ogni realtà, dunque, è una tendenza, se si conviene di chiamar tendenza un mutamento di direzione allo stato nascente’. III. Il nostro spirito, che cerca punti d’appoggio solidi, ha come principale funzione, nel corso ordinario della vita, di rappresentarsi ‘stati’ e ‘cose’. Esso prende, di quando in quando, vedute quasi istantanee sulla mobilità indivisa del reale. E ottiene, così, ‘sensazioni’ e ‘idee’ (…)””. (pag 78-79)”,”FILx-401″
“BERGSON Enrico, a cura di Oddino MONTIANI”,”L’evoluzione creatrice. Estratti.”,”Il finalismo sostiene che tutto quanto avviene nell’universo si svolge secondo un piano prestabilito. Il masso esponente è Leibniz che parla di armonia prestabilita (pag 17, introduzione) Henri-Louis Bergson è stato un filosofo francese. La sua opera superò le tradizioni ottocentesche dello Spiritualismo e del Positivismo ed ebbe una forte influenza nei campi della psicologia, della biologia, dell’arte, della letteratura e della teologia. Fu insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1927 sia «per le sue ricche e feconde idee» sia «per la brillante abilità con cui ha saputo presentarle» (wikip)”,”FILx-524″
“BERGSON D., a cura di Santino CARAMELLA”,”L’ evoluzione creatrice.”,”Mancano le prime 14 pagine”,”FILx-036-FV”
“BERGSON Henri”,”Il riso. Saggio sul significato del comico. (Tit.orig.: Le rire. Essai sur la signification du comique)”,”””Un uomo che corre per la via, inciampa e cade: i passanti ridono. Non si riderebbe di lui, penso, se si potesse supporre che d’ un tratto gli sia venuta la voglia di sedersi per terra. Si ride perché si è seduto involontariamente. Non è dunque il suo brusco cambiamento di attitudine che fa ridere, ma quel che di involontario vi è nel cambiamento; la goffagine.”” (pag 41)”,”VARx-022-FRR”
“BERGSTEN C. Fred”,”Dilemmas of the Dollar. The Economics and Politics of United States International Monetary Policy.”,”C. Fred Bergstein è Direttore dell’ Institute for International Economics fin dalla fondazione nel 1981.”,”USAE-119″
“BERISSO Marco a cura, antologia scritti di GUINIZZELLI Guido ANDREA Monte ALIGHIERI Dante CAVALCANTI Guido CINO DA PISTOIA, CAVALCANTI Iacopo ALFANO Gianni FRESCOBALDI Dino BONAGUIDE Noffo QUIRINI Giovanni GIANNI Lapo PASCI DE’ BARDI Lippo ‘AMICO DI DANTE’ DEGLI UBERTI Lupo”,”Poesie dello Stilnovo.”,”Marco Berisso è ricercatore di Filologia italiana all’Università di Genova. Si occupa prevalentemente di poesia due-trecentesca e ha pubblicato tra l’altro, nel 2000, l’edizione critica dell’Intelligenza, Poemetto anonimo del secolo XIII.”,”ITAG-009-FL”
“BERIZZI Paolo”,”L’educazione di un fascista.”,”Paolo Berizzi è inviato di ‘Repubblica’ dove lavora per la rubrica ‘Pietre’. Ha pubblicato ‘Il piede destro’, ‘Bande nere’, ‘Nazitalia’ ecc. Vive sotto scorta.”,”TEMx-002-FFS”
“BERKELEY Giorgio”,”Ricerche sull’ intelletto umano e sui principii della morale.”,”pag XII HUME e BERKELEY nello stesso volume”,”FILx-375″
“BERKELEY George”,”Trattato sui principi della conoscenza umana.”,”Pubblicato nel maggio del 1710 il Trattato non fu mai portato a termine da Berkeley che in seguito lo ritenne però un’opera compiuta, tanto da ristamparlo sostanziamente immodificato nel 1734.”,”FILx-071-FRR”
“BERKELEY George, a cura di Cordelia GUZZO”,”Dialoghi tra Hylas e Philonous.”,”Pubblicato nel maggio del 1710 il Trattato non fu mai portato a termine da Berkeley che in seguito lo ritenne però un’opera compiuta, tanto da ristamparlo sostanziamente immodificato nel 1734.”,”FILx-072-FRR”
“BERKELEY George, a cura di M. Manlio ROSSI”,”Trattato sui principi della conoscenza umana.”,”Pubblicato nel maggio del 1710 il Trattato non fu mai portato a termine da Berkeley che in seguito lo ritenne però un’opera compiuta, tanto da ristamparlo sostanziamente immodificato nel 1734.”,”FILx-438-FRR”
“BERKMAN Alexander”,”Un anarchico in prigione.”,”””Nessuno osò stampare l’ appello. Ed il tempo passava. All’ improvviso balenò la notizia della strage di Pinkerton. Il mondo rimase stupefatto. Il tempo dei discorsi era passato. Per tutta la regione i lavoratori sostennero la sfida degli uomini di Homestead. I metallurgici erano accorsi coraggiosamente in difesa; gli assassini di Pinkerton furono scacciati dalla città. Ma il sangue delle vittime di Mammone gridava forte sulle rive del Monongahela. Grida forte. E’ il Popolo che chiama. Ah, il Popolo! Il grande Popolo, misterioso, tuttavia così vicino e reale. Nella mia mente mi vedo ancora nella piccola città dove studiavo in Russia, nell’ ambiente degli studenti di Pietroburgo, nella casa delle loro vacanze, circondato dall’ alone di quell’ impalpabile e meraviglioso qualcosa che chiamavamo “”Nichilismo””.”” (pag 17)”,”ANAx-207″
“BERKMAN Alexander”,”Un anarchico in prigione.”,”Alexander Berkman nasce nel 1870 a Vilna (Russia) da una famiglia benestante ebrea, ultimo di quattro figli. Il padre era commerciante di calzature all’ingrosso. Nel 1887 si trasferisce a New York. Nel 1892 fa un infruttuoso tentativo di uccidere il finanziere Henry Clay Frick per vendicare gli scioperanti assassinati dagli uomini di Pinkerton durante lo sciopero della ‘Homestead Steel Company’. Viene condannato a 22 anni di prigione, di cui ne sconta effettivamente 14 nel Penitenziario di Allegheny in Pennsylvania (incluso un anno di isolamento). Nel 1906 dopo essere uscito dal carcere comincia un giro di conferenze, Sparisce per tre giorni (forse cerca di suicidarsi o viene arrestato dalle autorità). Inizia a dirigere la rivista ‘Mother Earth’ (1906-1918) fondata dalla Goldman. Nel 1910 lavora ad organizzare la Ferrer Modern School a New York. Partecipa all’organizzazione dello sciopero di Lawrence. Viene pubblicato a New York, dalla rivista ‘Mother Earth’ il libro Prison memoirs of an Anarchist, nel 1914 inizia una campagna antimilitarista che presto esplode in tutta l’America. Partecipa all’organizzazione dello sciopero di Ludlow. Nel 1916 va a San Francisco dove fonda il giornale anarchico ‘The Blast’ (1916-1917). Nel 1917 viene arrestato a New York assieme ad Emma Goldman. Entrambi sono condannati a due anni, a 10.000 dollari di ammenda e alla deportazione in Russia dopo il rilascio. Nel 1920 rientra in Russia. Nel 1921 Berkman e la Goldman firmano un documento redatto dagli anarcosindacalisti della Lega di Propaganda Anarchica, che viene spedito a Lenin a al Partito Bolscevico. Si tratta di un lungo documento nel quale si enumerano le persecuzioni contro gli anarchici da parte del governo bolscevico. Il documento non ottiene alcun risultato. Nel 1925 viene pubblicato a New York The Bolshevik Myth (Diary 1920-1921). Nel 1929 viene pubblicato dalla Vanguard Press di New York l’ABC dell’anarchia col titolo Now and After. Malato il 28/6/1936 si uccide.”,”ANAx-015-FL”
“BERL Emmanuel”,”La fin de la IIIe République. 16 juillet 1940.”,”Seconda guerra mondiale. 1940. Fattore morale. Crollo dell’esercito francese sul fronte occidentale. “”Nel disastro generale, io avrei dovuto avere più paura di altri, essendo ebreo. Avevo visto molti rifugiati tedeschi per conoscere l’antisemitismo nazista, se non per misurarne il furore; e sentivo, da mesi, il crescere dell’antisemitismo francese. Non mi preoccupavo molto, perché vedevo il malessere diffondersi su tutti i francesi, ebrei o no. All’inizio della disfatta, essi erano, almeno nella grande maggioranza, uniti dalla stessa ebetudine e dalla stessa costernazione. Il sentimento che dominava tutti era lo stupore; la rapidità e l’ampiezza della vittore tedesca li deconcentrava, essa sconcertava i loro capi militari, e pure, credo, i capi della Wehrmacht. Storici e tecnici chioseranno indefinitamente su questa come su tutte le campagne della grande guerra. Non sono certo in grado di pronunciarmi sulle loro teorie e sulle loro diverse spiegazioni. ma conoscevo abbastanza la storia perché le trincee del 1914 non mi facessero dimenticare che molte campagne, da quelle di Alessandro, di Gengis, di Timur, fino a quelle di Napoleone e quelle di Hitler in Polonia, avevano avuto un carattere folgorante, tanto come la disfatta del 1870. Se si ha così tanto ripetuto che la Marna era stato un “”miracolo””, è perché accade raramente che una armata battuta si riprenda e opponga al suo vincitore una resistenza efficace”” (pag 19-20)”,”FRAV-003-FSD”
“BERLANSTEIN Lenard R.”,”The Working People of Paris 1871 – 1914.”,”BERLANSTEIN è Associate Professor of History all’Univ della Virginia. E’ autore di: -The Barristers of Toulouse in the Eighteenth Century, 1740-1793. J. HOPKINS”,”MFRx-118″
“BERLE Adolf A., a cura di Alberto MORTARA”,”La repubblica economica americana.”,”Volume pubblicato a cura di Alberto MORTARA per iniziativa del CIRIEC Centro italiano di ricerche e di informazione sull’ economia delle imprese pubbliche e di pubblico interesse “”Vi è un evidente paradosso nelle due norme fondamentali su cui è costruita la repubblica economica americana. Un’ economia concorrenziale, senza monopoli, è sostenuta dalla legge Sherman. Un’ economia di pieno impiego, larga distribuzione di potere d’ acquisto, e elevata produzione è prevista dalla legge sull’ occupazione del 1946. Si presume che i fini della seconda non saranno in conflitto col metodo economico stabilito dalla prima, mentre è evidente che in qualunque momento può esservi conflitto. Quando esso ha luogo, generalmente viene modificata l’ applicazione della legge Sherman””. (pag 127)”,”USAE-044″
“BERLIERE Jean-Marc LIAIGRE Franck”,”Liquider les traîtres. La face cachée du PCF 1941-1943.”,”””Les faits ne pénètrent pas dans le monde où vivent nos croyances.”” Marcel Proust, Du côté de chez Swann (I fatti non penetrano nel mondo dove vivono le nostre credenze) (ideologie) (in apertura) “”Diversamente, il rapporto Servin indica con severità le responsabilità di Duclos e Frachon e più ancora quelle di Ralph Dallidet che accusa di aver “”mentito scientemente””. “”Perché queste menzogne e queste false spiegazioni della sparizione, laboriosamente ricostruite? Non lo so ma una cosa sembra chiara: se l’ esecuzione di Mathilde Dardant era stata giustificata davanti al Partito (provocatrice, poliziotta, ecc), non c’era nessun bisogno per il Partito di costruire tante false piste””.”” (pag 378) BERLIERE è professore di storia contemporanea all’ Université Bourgogne, F. LIAIGRE incaricato di ricerca al CNRS. Appartengono all’ equipe di ricerca del CESDIP (ministero giustizia, CNRS). FTP Francs-tireurs et partisans”,”PCFx-059″
“BERLIN Isaiah a cura di Henry HARDY”,”Controcorrente. Saggi di storia delle idee.”,”BERLIN Isaiah (1909-1997) ha scritto e pubblicato molto. La bibliografia di BERLIN è disponibile sul sito internet dedicato all’ autore dal Wolfson College di Oxford (www.wolfson.ox.ac.uk/berlin/)”,”TEOP-112″
“BERLIN Isaiah”,”Karl Marx.”,”Isaiah BERLIN è nato a Riga, in Lettonia, nel 1909, emigrato con la famiglia in Inghilterra nel 1920, da tempo insegna all’ Università di Oxford. Ha scritto molti saggi (v.retrocopertina).”,”MADS-279″
“BERLIN Isaiah, a cura di Henry HARDY”,”Il potere delle idee.”,”BERLIN Isaiah Contiene il capitolo: ‘Il padre del marxismo russo’ (su G.V. Plechanov) (pag 196-207) “”Per Marx, una cosa soprattutto distingue gli uomini dagli oggetti naturali: la loro capacità di inventare utensili. L’uomo è stato dotato di una capacità unica non soltanto di usare, ma di creare strumenti per soddisfare i suoi bisogni essenziali: il bisogno di mangiare, quello di vestirsi e di un riparo, il bisogno di procreare, il bisogno di sicurezza, e così via. Queste invenzioni hanno modificato i rapporti dell’uomo con la natura esterna e trasformato lui e le sue società, stimolandolo con ciò stesso a realizzare nuove invenzioni per soddisfare i nuovi bisogni e gusti prodotti dai cambiamenti che, unico tra tutti gli animali, egli ha introdotto nella propria natura e nel proprio mondo. Secondo Marx le capacità tecnologiche sono la natura fondamentale dell’uomo: da esse deriva quella consapevolezza dei processi del vivente e quella cosciente opera di direzione di tali processi che chiamiamo storia”” (pag 183) [Isaiah Berlin, Il potere delle idee, 2003]”,”TEOP-232″
“BERLIN Isaiah, a cura di Henry HARDY”,”Il senso della realtà. Studi sulle idee e la loro storia.”,”BERLIN Isaiah (1909-1997) ha scritto tra l’altro: ‘Il riccio e la volpe’ (1986) e ‘Il legno storto dell’umanità”” (1994). “”George Lichtheim ha dunque perfettamente ragione quando afferma che Marx non credeva che lavorare per la rivoluzione fosse razionale semplicemente perché essa era inevitabile; egli credeva piuttosto che la rivoluzione è inevitabile perché la tensione tra il nuovo stato delle forze produttive e le vecchie forze giuridiche o politiche o economiche diventa alla lettera inaccettabile per chi ha compreso che cosa una società organizzata razionalmente deve essere e sarà (1). Così il conflitto tra la socializzazione crescente dei mezzi di produzione da un lato (un esempio di libera, razionale, consapevole attività umana, in cui si manifesta una comprensione realistica del come raggiungere i fini che non possiamo fare a meno di perseguire), e i mezzi di distribuzione non socializzati, residuo di una fase economica precedente, dall’altro, non può non sfociare in un’esplosione e in una soluzione razionale. E’ questo il senso profondo, cosmico in cui ‘la raison a toujours raison’ (la citazione favorita di Plechanov).”” (pag 204) (1) George Lichtheim, Marxism: An Historical and Critical Study, 1961 [Isaiah Berlin, Il senso della realtà. Studi sulle idee e la loro storia, 1998]”,”TEOP-085″
“BERLIN Isaiah, a cura di Henry HARDY”,”Il legno storto dell’umanità. Capitoli della storia delle idee.”,”Isaiah Berlin nato a RIga nel 1909 è stato presidente della British Academy dal 1974 al 1978 ed è Fellow di All Souls a Oxford. Ha pubblicato ‘Il riccio e la volpe’ (1986) e ‘Impressioni personali’ (1989) con i ritratti da vivo di grandi figure del secolo da Winston Churchill a Aldous Huxley e Anna Achmatova. Contiene passi (di sfuggita) su: Marx: sul mutamento nella storia, sull’unità teoria e pratica, su VVico, sulla storia fatta dall’uomo, sui fatti e la verità, sullo stile, sull’uso di argomenti, sulla salvezza personale, sul neo-razionalismo, sul progresso mediante la soppressione degli avversari, sul materialismo, sull’ impresa capitalistica, sul nazionalismo (v. indice) “”«Al governo delle persone succederà l’amministrazione delle cose»: questa formula sansimoniana era comune a Comte e a Marx. Marx si convinse che a questo risultato si sarebbe arrivati grazie a quello che era l’autentico motore di ogni cambiamento sociale: le forze produttive della società, i rapporti fra le quali costituivano i fattori fondamentali che determinavano le forme esteriori – «la sovrastruttura» – delle relazioni sociali (di regola, le forme servivano a mascherare i fattori). Fra queste forme esteriori figuravano le istituzioni giuridiche e sociali, ma anche le idee nelle teste degli uomini, le ideologie che consapevolmente o inconsapevolmente assolvevano il compito di difendere lo ‘status quo’, ossia il potere della classe dominante, contro le forze storiche incarnate dalle vittime del sistema esistente, le quali alla fine sarebbero nondimeno uscite vittoriose. Quali che siano stati i suoi errori, nessuno può oggi negare che Marx diede prova di capacità prognostiche senza uguali nell’identificare la principale tendenza in atto – la concentrazione e centralizzazione dell’impresa capitalistica -, ossia la tendenza inesorabile verso dimensioni crescenti da parte del grande ‘business’ (allora in embrione) e l’acuirsi dei conflitti sociali e politici che ciò comportava. Egli s’impegnò inoltre a smascherare i travestimenti conservatori e liberali, patriottici e umanitari, religiosi ed etici, che servivano a occultare alcune delle più brutali manifestazioni di questi conflitti e le loro conseguenze sociali e intellettuali. Furono, questi, pensatori autenticamente profetici”” (pag 336-337); “”L’atteggiamento dei fondatori del marxismo verso il patriottismo nazionale o locale, verso i movimenti autonomistici, verso l’autodeterminazione dei piccoli Stati e simili, non lascia adito a dubbi. Prescindendo dalle dirette implicazioni della loro teoria dell’evoluzione sociale, il loro atteggiamento verso la resistenza danese alla Prussia nella vertenza per lo Schleswig-Holstein, verso la lotta italiana per l’unificazione e l’indipendenza del paese (nei suoi dispacci al «New York Times» Marx assume al riguardo una posizione nettamente diversa da quella del filoitaliano Lassalle), verso gli sforzi compiuti dai Cechi per difendere la loro cultura dall’egemonia tedesca, e anche verso l’esito della guerra franco-prussiana, è assolutamente chiaro. L’accusa di appoggiare il pangermanesimo mossa a Marx dal leader anarchico svizzero James Guillaume fu solo un’assurdità propagandistica nel quadro della Grande Guerra. Come altri storicisti che credono in una civiltà unica, universale, in continuo progresso, Marx vedeva nei patriottismi nazionali o regionali una resistenza irrazionale da parte di forme di sviluppo inferiori che la storia si sarebbe incaricata di rendere obsolete. In questo senso la civiltà tedesca (e in seno ad essa l’organizzazione operaia già in pieno sviluppo) rappresentava uno stadio evolutivo più avanzato (sia pure, indubbiamente, capitalistico) rispetto, poniamo, alla ‘Kleinstaaterrei’ danese o boema. Analogamente, dal punto di vista del movimento internazionale dei lavoratori era auspicabile che vincessero i Tedeschi – con le loro superiori organizzazioni operaie – anziché i Francesi, imbevuti com’erano di proudhonismo, bakuninismo e altro ancora. Non c’è traccia di nazionalismo nella concezione marxiana delle tappe del cammino del mondo verso il comunismo e oltre. (…)”” (nota a pag 351-352) [Isaiah Berlin, a cura di Henry Hardy, ‘Il legno storto dell’umanità. Capitoli della storia delle idee’, Milano, 1994]”,”TEOP-493″
“BERLIN Isaiah, a cura di Henry HARDY”,”The Roots of Romanticism.”,”Libro dedicato a Alan Bullock”,”FILx-011-FSD”
“BERLIN Isaiah, a cura di Henry HARDY”,”Il legno storto dell’umanità. Capitoli della storia delle idee.”,”Di Isaiah Berlin (1909-1997) Adelphi ha pubblicato vari testi. I. Berlin, filosofo lettore Riga 1909 – Oxford 1997, naturalizzato brittanico. Emigrato in Inghilterra nel 1920, professore a Oxford (1957-67), negli USA (1966-71) e di nuovo a Oxford. Interessato ai problemi della storia e della libertà, ha scritto tra l’altro: Karl Marx his life and environment.”,”FILx-157-FL”
“BERLIN Isaiah”,”Karl Marx.”,”«Siamo ciò che siamo per merito suo: senza di lui affonderemmo ancora nella confusione» “”«Siamo ciò che siamo per merito suo: senza di lui affonderemmo ancora nella confusione» (Friedrich Engels, 1883). Il primo volume de ‘Il Capitale’ uscì finalmente nel 1867. La sua pubblicazione fece epoca nella storia del socialismo internazionale e nella stessa vita di Marx. Esso era concepito come un trattato organico sulle leggi e sulla struttura dell’organizzazione economica della società moderna e intendeva descrivere i processi di produzione, di scambio e distribuzione così come avvengono nella realtà, interpretarne lo stato attuale come una fase specifica del movimento evolutivo della lotta di classe, «scoprire – secondo le parole di Marx – la legge economica che regola il moto della società moderna», individuando le leggi naturali che determinano la storia delle classi. Ne era risultato una originale amalgama di dottrina economica, storia, sociologia e propaganda che non rientrava in nessuna delle categorie tradizionalmente accolte. Marx considerava certamente ‘Il Capitale’ come un trattato dedicato principalmente alla scienza economica. A suo giudizio gli economisti del passato avevano frainteso la natura delle leggi economiche paragonandole alle leggi della fisica e della chimica e supponendo che nonostante i mutamenti delle condizioni sociali, restassero inalterate le leggi che regolavano tali condizioni. Di conseguenza i loro sistemi si riferivano a mondi immaginari, abitati da uomini economici idealizzati, ispirati a modelli dell’epoca dei loro autori e generalmente definiti da una serie di caratteristiche che erano state rilevanti solo nel diciottesimo, e nel diciannovesimo secolo, oppure descrivevano società che, se mai erano esistite, erano scomparse da tempo. Marx riteneva dunque suo compito creare un nuovo sistema di concetti e di definizioni specificamente applicabile al mondo contemporaneo ed elaborato in modo tale da riflettere la struttura mutevole della vita economica in rapporto non solo al passato, ma anche al futuro”” (pag 207-208) [Isaiah Berlin, Karl Marx, La Nuova Italia, Firenze, 1967]”,”MADS-002-FMDP”
“BERLIN Isaiah”,”Tolstoj e la storia.”,””Tolstoj e la storia’ di Isaiah Berlin è un saggio che esplora la visione della storia di Lev Tolstoj, in particolare attraverso il suo capolavoro Guerra e pace. Berlin analizza il pensiero di Tolstoj confrontandolo con due tipi di intellettuali: i “”ricci”” e le “”volpi””, concetti ispirati a un frammento del poeta greco Archiloco. Tolstoj, secondo Berlin, è una figura paradossale: aspira alla visione unitaria e sistematica del mondo tipica dei “”ricci””, ma il suo talento narrativo e la sua capacità di cogliere la complessità della realtà lo rendono più simile a una “”volpe””. Il libro approfondisce il conflitto tra il desiderio di trovare leggi universali della storia e la consapevolezza che la realtà è caotica e imprevedibile. Berlin mostra come Tolstoj critichi le spiegazioni razionali della storia e metta in discussione il ruolo dei grandi uomini e delle teorie deterministiche. Il saggio è un’affascinante riflessione sulla filosofia della storia e sulla tensione tra ordine e caos nella comprensione degli eventi umani.’ (f. copilot) “”La sapienza pratica è, in senso lato, conoscenza dell’inevitabile: di ciò che, dato l’ordine del nostro mondo, non potrebbe altro che accadere; e viceversa, di come le cose non possono essere, o non potrebbero essere state fatte; del perché, infine, alcuni schemi debbano finire in un fallimento completo – ed è inevitabile che sia così -, sebbene di tutto ciò non si possa dare una ragione dimostrativa, o scientifica. La rara facoltà di rendersi conto di questo, noi giustamente lo chiamiamo “”senso della realtà””. È questo il senso delle “”connessioni””, della necessità e della contingenza nella realtà; e va sotto molti nomi: introspezione, saggezza, genio ‘pratico’, senso della storia, comprensione della vita e del carattere umano. La visione di Tolstoj non è molto diversa. Salvo che egli spiega le nostre folli e esagerate pretese di capire e determinare gli eventi, non come sforzi insensati e sacrileghi, per vivere e agire, senza l’apporto di una conoscenza ‘speciale’ (e cioè, quella soprannaturale); ma le spiega col fatto che noi ignoriamo troppi degli innumerevoli rapporti naturali – le “”cause minime”” che determinano gli eventi. Se ni potessimo conoscere la trama delle cause, nella sua infinita varietà, dovremmo cessare di lodare e biasimare, gioire e dispiacerci; non potremo più considerare gli esseri umani eroi o esseri spregevoli: ma dovremmo sottometterci, molto umilmente, alla inevitabile necessità. Tuttavia, il fermarci qui sarebbe in certo senso travisare il suo pensiero. È pur vero che l’esplicita dottrina di Tolstoj in ‘Guerra e Pace’, è che tutta la verità sta nella scienza – nella conoscenza, cioè, delle cause materiali -, e che di conseguenza noi ci rendiamo ridicoli arrivando a delle conclusioni, sulla scorta di una troppo scarsa evidenza: siamo simili, per questo riguardo, e a tutto nostro svantaggio, ai sempliciotti di campagna, o ai selvaggi, che non essendo poi molti più ignoranti di noi, hanno tuttavia più modeste pretese; ma questa non è la visione del mondo che di fatto sta alla base di ‘Guerra e Pace’, o di ‘Anna Karenina’ o delle altre opere di questo periodo della vita di Tolstoj. Kutuzov è saggio, e non semplicemente intelligente, come – per esempio – lo sono quell’opportunista di Drubetzkoj, o di Bilibin; e non è vittima di teorie astratte, o dei dogmi come invece lo sono gli esperti militari tedeschi. Kutuzov è diverso da loro, ed è più saggio di loro – ma è tale, non perché conosca più ‘fatti’ di loro, e possa percepire degli eventi un numero di “”cause minute”” maggiore di quello dei suoi consiglieri o dei suoi avversari – Pfuel, Paulucci, o Berthier o il Re di Napoli. (…) Levin fa senza dubbio un’esperienza, durante il suo lavoro nei campi, come pure il principe Andrej mentre giace ferito sul campo di battaglia di Austerlitz; ma in nessuno dei casi c’è stata la scoperta di fatti nuovi, o di nuove leggi, come si intendono comunemente: al contrario, più grande è il numero dei “”fatti”” che uno conosce, più futile è la sua attività, irrimediabile il suo fallimento – come dimostra il gruppo dei riformatori alla corte di Alessandro. Loro, e tutti quelli come loro, possono essere salvati dalla disperazione faustiana solo dalla stupidità (come i tedeschi, del resto, e gli esperti militari e gli esperti in genere), o vanità (vedi Napoleone), o frivolezza (Oblonskj), o crudeltà (Karenin)”” (pag 83-84) [Isaiah Berlin, ‘Tolstoj e la storia’, Lerici editore, Milano, 1959]”,”STOx-003-FMDP”
“BERLINER Abraham”,”Storia degli Ebrei di Roma. Dall’antichità allo smantellamento del ghetto.”,”A. Berliner ((1833-1915) ebreo, nacque in Prussia. Autodidatta, autorevole studioso di letteratura rabbinica, fu predicatore e docente di storia e letteratura ebraica. Dedicò in particolare studi sugli Ebrei d’Italia. “”I papi a difesa degli Ebrei””. “”Possiamo comunque affermare che all’interno del mondo cristiano essi vivevano indisturbati e in condizioni favorevoli. Erano tollerati ‘pro sola humanitate’, «per semplici considerazioni umanitarie», come diceva papa Alessandro III (1159-1181), o ‘ex vera gratia et misericordia’, «per particolare favore e misericordia», come diceva Clemente III (1187-1191). In tutte le bolle pontificie dell’epoca, e spesso anche in seguito, ritorna ripetutamente la regola ecclesiastica enunciata da Gregorio Magno. E a giustificare ufficialmente la tolleranza per gli Ebrei viene spesso citata una frase di Tommaso d’Aquino, secondo il quale «gli Ebrei sono da considerare testimoni viventi della vera fede cristiana, e perciò vanno tollerati insieme con le loro pratiche religiose». Lo stesso Innocenzo III (1198-1216), che pure non muove un dito contro la persecuzione pianificata degli Ebrei negli altri paesi, enuncia tale principio, sicché se ne dovrebbe dedurre che non abbia preso iniziative contro gli ebrei di Roma. Avremo più volte l’occasione di ripetere che il rigore delle leggi e delle disposizioni dei pontefici contro gli Ebrei non si faceva pressoché sentire proprio a Roma. Forse perché si era fatta strada la convinzione che l’applicazione di tali leggi discriminatorie avrebbe pregiudicato anche il bene generale; o forse anche perché la sospensione in Roma dei provvedimenti antiebraici già in vigore assicurava una ricca fonte di denaro che si poteva riaprire a volontà ripristinando le vecchie leggi persecutorie. Dobbiamo considerare anche un altro motivo. Negli altri paesi le bolle pontificie contro gli Ebrei erano provocate dalle lagnanze che principi e alti prelati portavano a Roma a carico di quelli. Qui, invece, la gran parte della popolazione cristiana non nutriva sentimenti particolarmente ostili nei confronti degli Ebrei. Soltanto nei periodi in cui il governo papale era lontano da Roma oppure vi era rappresentato molto debolmente, non di rado capitava che la plebaglia si scatenasse in violenze contro di essi, ma allora ne facevano le spese anche i cristiani facoltosi. Anche la disposizione di Innocenzo III (1215) che imponeva gli Ebrei di portare un contrassegno sembra che a Roma fosse applicata soltanto con i decreti del 1269 (in un periodo di sede vacante)”” (pag 97-98)”,”EBRx-063″
“BERLINGUER E. D’ALEMA M. BERNINI B. TRIVELLI R. SERRI R. OCCHETTO A. PETRUCCIOLI C. BORGHINI G. IMBENI R. SANTOMASSIMO G.”,”Il ruolo dei giovani comunisti. Breve storia della FGCI.”,”””Tuttavia, per tutte queste diverse ragioni, un passaggio al partito, effettivo e massiccio, di iscritti e quadri dalla FGCI, fra il 1968 e il 1969 ci fu facilitato anche dalla preparazione e dallo svolgimento del XII Congresso. (…) Noi avemmo come punto di riferimento essenziale il partito, il suo dibattito, la sua politica, il suo rinnovamento; la FGCI veniva in un certo senso dopo, era “”in funzione”” del partito; nel dirigerla inconsapevolmente peccavamo, si può dire, di “”strumentalismo””. Questo “”strumentalismo”” entrò in crisi quando dovette misurarsi con la novità costituita dai movimenti di massa dei giovani. Si rese allora evidente una contraddizione analizzata anche da Occhetto, che risaliva ai primi anni ’60; la contraddizione si risolse nel solo modo possibile, date le premesse, con lo scioglimento di fatto di quella FGCI non nel movimento, come si temeva, ma nel partito. Qui sta la spiegazione, e in parte, credo, anche la giustificazione della “”grande crisi”” del ’66-’69.”” (pag 97-98, Claudio Petruccioli).”,”PCIx-180″
“BERLINGUER Enrico NATTA Alessandro ZANARDO Aldo SMARGIASSE Antonio e altri”,”La lezione di Gramsci; I nuovi orizzonti dei comunisti; Prefazione ai Discorsi parlamentari di Palmiro Togliatti.”,”Articoli di Angius, Badaloni, Chiarante, Chiaromonte, Cinciari Rodano, Garavini, Gruppi, Magli, Mancina, Giovanni Moro, Occhetto, G.C. Pajetta, Pecchioli, Prestipino, Rubbi, Salvadori, Tatò, Tortorella, Tosel, Tronti, Vacca.”,”PCIx-009-FB”
“BERLINGUER Giovanni”,”Natura e società: l’uomo d’oggi tra progresso e regressione.”,”””Si sta alterando il ritmo circadiale, non solo nelle fabbriche in cui vi sono squadre notturne o turni alterni, ma nella vita quotidiana, col prolungamento della giornata verso la notte e con la riduzione o alterazione del sonno. Nel lavoro industriale, il fatto che l’adirvi sia oggi preceduto da una lunga fase formativa, la scuola, fa risaltare ancor più il rischio, già intravisto da Adam Smith, che un uomo che spende tutta la vita eseguendo poche operazioni semplici diventi «stupido e ignorante quanto è possibile a creatura umana» (5). Wiener ha osservato che oggi «l’individuo umano rappresenta un costoso investimento di studio e di cultura, un investimento che nelle condizioni della vita moderna si prolunga forse per un quarto di secolo e a volte quasi per metà della vita», e che perciò il lavoro privo di intelletto «costituisce una degradazione della natura stessa dell’uomo e, dal punto di vista economico, uno sperpero dei valori più preziosi e più umani che l’uomo possieda… Coloro che vorrebbero organizzarci in conformità di funzioni individuali permanentemente prestabilite e di permanenti restrizioni individuali, come quelle della formica, condannano la razza umana a muoversi ad un ritmo ridotto. Essi eliminano la maggior parte della nostra capacità di variazione, e delle nostre probabilità di una esistenza terrena ragionevolmente lunga» (6)”” (pag 76-77) [(5) La considerazione è svolta in ‘Wealth of Nations’, Libro V, cap. I, art. II, ed è ripresa da K. Marx, ‘Il capitale’, Libro I, 2, Roma, Edizione Rinascita, 1952, pp. 61-64, con numerosi esempi (fra cui il fatto che, nel XVIII secolo, alcune manifatture adoperavano per operazioni semplici, che però costituivano segreti di fabbrica, proprio dei semi-idioti); (6) N. Wiener, ‘Introduzione alla cibernetica. L’uso umano degli esseri umani’, Torino, Boringhieri, 1966, p. 75] “”Nel definire la funzione dell’uomo nei confronti della natura, Marx parla a volte di ‘dominio’, più spesso di ‘ricambio’. Egli, concepisce i rapporti di produzione storico-economici’ non soltanto come rapporti fra gli uomini, o fra le classi: «Il complesso di questi rapporti in cui i rappresentanti di questa produzione stanno con la natura e fra di loro, in cui producono, costituisce precisamente la società, considerata nella sua struttura economica» (8); egli rifiuta il «ritorno alla natura» come negazione del pluslavoro, del lavoro eccedente la misura dei bisogni dati, che però «nel sistema capitalistico come in quello schiavistico ecc. assume semplicemente una forma antagonistica ed è completato dall’ozio assoluto di una parte della società», anche se «uno degli aspetti in cui si manifesta la funzione civilizzatrice del capitale è quello di estorcere questo pluslavoro in un modo e sotto condizioni che sono più favorevoli allo sviluppo delle forze produttive, dei rapporti sociali, e alla creazione degli elementi di una nuova e più elevata formazione», cioè per giungere alla fase dei produttori associati che regolano razionalmente il ricambio con la natura (9). All’affermazione frequente di una «priorità» della natura esterna, si accompagna la polemica verso chi valorizza «la natura inorganica come tale, ‘rudis indigestaque moles’ in tutta la sua selvaggia primitività» (10), e la tesi che ormai «questa natura che precede la storia umana non è la natura nella quale vive Feuerbach, non la natura che oggi non esiste più da nessuna parte, salvo forse in qualche isola corallina australiana di nuova formazione» (11)”” (pag 78-79) [(8) K. Marx, ‘Il Capitale. Critica dell’economia politica’, Roma, Edizioni Rinascita, 1956, Libro III, 3, p. 230; (9) Ivi, pp. 229-231; (10) Ivi, p. 226; (11) K. Marx F. Engels, L’ideologia tedesca, Roma, Editori Riuniti, 1958, p. 41] Citati N. Wiener Introduzione alla cibernetica AaVv, L’uomo e l’ambiente, Editori Riuniti, 1974 (Tarasov e altri) AaVv, L’uomo, l’automa e lo schiavo’, Atti de XXI Congresso nazionale di filosofia, Pisa, 1967 Citato in Critica Marxista n. 5, 1975 (annuncio pubblicazione) in ‘Kommunist’, n. 13, 1975 G. Volkov, ‘Marx e il problema dell’uomo nel quadro della rivoluzione tecnico-scientifica’”,”TEOC-015-FB”
“BERLINGUER Giovanni”,”La politica ecologica del movimento operaio.”,”Sviluppo scientifico e mutamenti demografici. “”Le categorie «inquinamento planetario» e «sovrapopolazione», sebbene largamente diffuse, non esprimono la complessità dello sviluppo reale. Fin dal sorgere della borghesia nascono ‘rischi’, ma anche ‘possibilità’ nuove di modifica del rapporto uomo-ambiente. Successivamente, la ‘necessità di controllare socialmente la forza naturale’ (Marx) si manifesta su scala più vasta. Proprio dall’esigenze di ‘calcolare gli effetti remoti della nostra attività rivolta alla produzione’ (Engels), che è oggi condizione per la sopravvivenza e lo sviluppo dell’umanità, prendono slancio nuovi indirizzi scientifici: l’ecologia, che consente di conoscere gli equilibri planetari della biosfera, e la cibernetica, che permette di predisporre un sistema di regolatori dello sviluppo. Il marxismo, come scienza economica e come movimento politico delle classi lavoratrici, come scienza e prassi della rivoluzione, ha per altro verso analoga potenzialità (espressa finora incompiutamente) di guidare il processo sociale veros traguardi lontani, mentre «la scienza borghese della società, l’economia politica classica, si occupa soprattutto degli effetti sociali immediatamente visibili dell’attività umana rivolta alla produzione e allo scambio» (Engels). … finire (pag 134-135)”,”TEOS-002-FGB”
“BERLINGUER Enrico”,”Per un governo di svolta democratica. Il testo integrale del rapporto tenuto al XIII Congresso nazionale del Partito comunista italiano.”,”””E’ necessario che la DC perda a sinistra, che i lavoratori cattolici, i cittadini di fede democratica che hanno votato finora la DC facciano sentire la loro condanna contro le scelte a destra compiute da questo partito. Il ridimensionamento della DC è una delle condizioni per liberare le forze democratiche e popolari cattoliche, farle contare, aprirle al contatto e alla collaborazioen con le forze comuniste e socialiste. (…) Oggi l’essenziale è che la DC deve essere colpita. Ogni voto a chiunque dao dei suoi esponenti e dei suoi candidati, incoraggia la svolta a destra in atto. La DC deve perdere a sinistra. (…) “” (pag 85-86)”,”PCIx-011-FAP”
“BERLINGUER Enrico”,”La proposta comunista. Relazione al Comitato centrale e alla Commissione centrale di controllo del Partito comunista italiano in preparazione del XIV Congresso, 10 dicembre 1974.”,”Dono di Mario Caprini “”Il generale quadro mondiale entro il quale si sviluppa la crisi delle società capitalistiche è caratterizzato dal mutato rapporto di forze fra paesi capitalistici e paesi socialisti e, più in generale, tra l’imperialismo e le forze che gli resistono e lo combattono. L’area dei paesi socialisti – dall’Urss e dai paesi dell’Europa orintale alla Cina, alla Corea, al Vietnam, alla Mongolia fino a Cuba è ormai immensa. (…) Ma anche altre nazioni e paesi dell’Africa e dell’Asia tendono ad orientarsi verso assetti di tipo socialista”” (pag 8-9)”,”PCIx-513″
“BERLINGUER Enrico”,”Per un governo di svolta democratica. Il testo integrale del rapporto tenuto al XIII Congresso nazionale del Partito comunista italiano.”,”””E’ necessario che la DC perda a sinistra, che i lavoratori cattolici, i cittadini di fede democratica che hanno votato finora la DC facciano sentire la loro condanna contro le scelte a destra compiute da questo partito. Il ridimensionamento della DC è una delle condizioni per liberare le forze democratiche e popolari cattoliche, farle contare, aprirle al contatto e alla collaborazioen con le forze comuniste e socialiste. (…) Oggi l’essenziale è che la DC deve essere colpita. Ogni voto a chiunque dao dei suoi esponenti e dei suoi candidati, incoraggia la svolta a destra in atto. La DC deve perdere a sinistra. (…) “” (pag 85-86)”,”PCIx-002-FPB”
“BERMAN Marshall”,”Adventures in Marxism.”,”Marshall Berman ha insegnato teoria politica e urbanesimo alla City University of New York dagli anni 1960. E’ membro dell’editorial board di ‘Dissent’, e regolare collaboratore di ‘The Nation’ e autore di ‘Politics of Authenticity’ e ‘All That Is Solid Melts Into Air’.”,”MADS-740″
“BERMAN Ja. L. VYSTRJANSKIJ V.A. GOR’KIJ M. DIMANSTEJN S.M. DOLECKIJ Ja. G. KRICMAN L.N. KRYLENKO N.V. KYBANIN M.I. MANUIL’SKIJ D.Z. MINC I. MILJUTIN V.P. PJATNICKIJ O.A. RADEK B. RASKOL’NIKOV F.F. STECKIJ A.I. TAL’ B.M. TOVSTUCHA I.P. UGAROV A.I. EJDEMAN R.P., direzione di GORKIJ MOLOTOV VOROSCILOV KIROV ZDANOV STALIN”,”Storia della rivoluzione russa. Dall’inizio della guerra mondiale alle giornate del luglio 1917. Vol. I.”,”Storia della rivoluzione russa redatta sotto la direzione di Gor’kij Molotov Vorosilov Kirov Zdanov Stalin.”,”RIRO-196-FL”
“BERMAN Ja. L. VYSTRJANSKIJ V.A. GOR’KIJ M. DIMANSTEJN S.M. DOLECKIJ Ja. G. KRICMAN L.N. KRYLENKO N.V. KYBANIN M.I. MANUIL’SKIJ D.Z. MINC I. MILJUTIN V.P. PJATNICKIJ O.A. RADEK B. RASKOL’NIKOV F.F. STECKIJ A.I. TAL’ B.M. TOVSTUCHA I.P. UGAROV A.I. EJDEMAN R.P., direzione di GORKIJ MOLOTOV VOROSCILOV KIROV ZDANOV STALIN”,”Storia della rivoluzione russa. Dalle giornate di luglio all’ottobre 1917. Vol. II.”,”Storia della rivoluzione russa redatta sotto la direzione di Gor’kij Molotov Vorosilov Kirov Zdanov Stalin.”,”RIRO-197-FL”
“BERMAN Ja. L. VYSTRJANSKIJ V.A. GOR’KIJ M. DIMANSTEJN S.M. DOLECKIJ Ja. G. KRICMAN L.N. KRYLENKO N.V. KYBANIN M.I. MANUIL’SKIJ D.Z. MINC I. MILJUTIN V.P. PJATNICKIJ O.A. RADEK B. RASKOL’NIKOV F.F. STECKIJ A.I. TAL’ B.M. TOVSTUCHA I.P. UGAROV A.I. EJDEMAN R.P., direzione di GORKIJ MOLOTOV VOROSCILOV KIROV ZDANOV STALIN”,”Storia della rivoluzione russa. Le giornate d’ottobre a Pietrogrado. Vol. III.”,”Storia della rivoluzione russa redatta sotto la direzione di Gor’kij Molotov Vorosilov Kirov Zdanov Stalin.”,”RIRO-198-FL”
“BERMAN Ja. L. VYSTRJANSKIJ V.A. GOR’KIJ M. DIMANSTEJN S.M. DOLECKIJ Ja. G. KRICMAN L.N. KRYLENKO N.V. KYBANIN M.I. MANUIL’SKIJ D.Z. MINC I. MILJUTIN V.P. PJATNICKIJ O.A. RADEK B. RASKOL’NIKOV F.F. STECKIJ A.I. TAL’ B.M. TOVSTUCHA I.P. UGAROV A.I. EJDEMAN R.P., direzione di GORKIJ MOLOTOV VOROSCILOV KIROV ZDANOV STALIN”,”Storia della rivoluzione russa. L’insurrezione a Mosca e l’instaurazione del potere sovietico. Vol. IV.”,”Storia della rivoluzione russa redatta sotto la direzione di Gor’kij Molotov Vorosilov Kirov Zdanov Stalin.”,”RIRO-199-FL”
“BERMANI Cesare”,”Il nemico interno. Guerra civile e lotte di classe in Italia 1943-1976.”,”BERMANI (Novara, 1937) promotore e collaboratore dell’ Istituto Ernesto De Martino ha collaborato in passato alle riviste ‘Il nuovo canzoniere italiano’ e ‘Primo maggio’. Curatore dei più importanti scritti di Gianni BOSIO, è stato tra i primi a utilizzare criticamente fonti orali. Per le sue opere vedi retrocopertina volume.”,”ITAC-009″
“BERMANI Cesare CORVISIERI Silverio DEL-BELLO Claudio PORTELLI Sandro”,”Guerra civile e Stato. Per una revisione da sinistra. Con una mappa bibliografica dei revisionismi storici.”,”La Commissione storia sociale e il Collettivo politico antagonista universitario dell’Univ La Sapienza di Roma il 22 aprile 1998 organizzavano alla Casa dello studente un incontro-dibattito sul tema: ‘Guerra civile e continuità dello Stato. Un confronto tra metodologie di ricerca’. Chiamavano a discuterne Cesare BERMANI, Silverio CORVISIERI, Alessandro PORTELLI e Claudio DEL-BELLO di Odradek come moderatore. Gli interventi sono stati riportati in questo libro con l’aggiunta di una appendice bibliografica stilata da Cesare BERMANI. In apertura si commemora la figura di Orfeo MUCCI (87 anni), comandante partigiano, comunista di ‘Bandiera Rossa’ morto una settimana prima, iscrittosi a ‘Rifondazione comunista’. Nel suo scritto in appendice ‘Per una mappa bibliografica dei revisionismi storici’, Cesare BERMANI parla di Augustin COCHIN, Francois FURET (che militò nel PCF dal 1949 al 1956), Ernst NOLTE, del ‘revisionismo olocaustico’, del negazionismo (RASSINIER, FAURISSON) , e di Renzo DE-FELICE. In fondo al libro si riporta pure una bibliografia di DE-FELICE per sottolinearne le molteplici sfaccettature.”,”ITAR-005″
“BERMANI Cesare”,”Al lavoro nella Germania di Hitler. Racconti e memorie dell’ emigrazione italiana 1937-1945.”,”BERMANI (Novara, 1937) è uno dei fondatori dell’ Istituto Ernesto De Martino, ha collaborato alle riviste ‘il nuovo Canzoniere italiano’ e ‘Primo Maggio’ ed è redattore di ‘il de-Martino’ e di ‘Musica/Realtà’. Tra le sue opere: -Il bambino è servito. Leggende metropolitane in Italia. 1991 -Spegni la luce che passa Pippo. Voci, leggende e miti della storia contemporanea. 1996 -Pagine di guerriglia. L’esperienza dei garibaldini della Valsesia. 1995-98 3 voll -Mito e storia della Volante Rossa. 1996 -Il nemico interno. Guerra civile e lotta di classe in Italia. 1997″,”GERN-044″
“BERMANI Cesare”,”Novara 1922. Battaglia al fascismo.”,”””Nella mancata difesa della sede pare ci siano state anche delle non indifferenti responsabilità da parte dei dirigenti riformisti della locale Camera del Lavoro, se è vero quanto racconta Mario Montagnana, ossia che quel giorno “”solo con grande difficoltà, usando molte precauzioni, riuscii a giungere fino alla Camera del Lavoro, di cui si attendeva l’ attacco da un momento all’ altro. Trasmisi alcune direttive ai compagni comunisti – direttive di resistenza ad oltranza -, ma inutilmente: i dirigenti socialisti della Camera del Lavoro, convinti che era ormai inutile ogni resistenza, decisero di farne evacuare i locali”” (…). Perchè il Ramella non voleva che si facesse una difesa entro nella Camera del Lavoro, perché “”quelli là lo vengono a sapere e allora si dà un motivo perché loro vengano all’ assalto. E noi non siamo preparati. Poi io sono contro lo spargimento di sangue””. (pag 127)”,”ITAR-051″
“BERMANI Cesare”,”Novara 1922. Battaglia al fascismo.”,”Nato a Novara nel 1937, BERMANI ha diretto ‘Il nuovo Canzoniere Italiano’. Ha condotto ricerche sulla cultura operaia e contadina, sul mondo magico teramano, sulla storia del PCI nella provincia novarese. Tra le sue pubblicazioni: ‘L’ altra cultura. Interventi, rassegne, ricerche. Riflessi culturali di una militanza politica (1962-1969) (Milano, 1970), ‘Pagine di guerriglia. I Garibaldini della Valsesia’ (Milano, 1971), ‘L’ ora di Pestarena’ (Milano 1973). “”Questo libro giunge nella storiografia sul fascismo con ritardo, nota nell’ introduzione Alfonso Leonetti, uno dei fondatori del Partito Comunista Italiano, ma giunge opportuno. Esso dimostra come una battaglia bene ingaggiata può essere perduta quando la direzione vien meno alle sue esigenze, e come una battaglia perduta possa decidere delle sorti di un popolo per decenni (…).”” dalla prefazione di Alfonso LEONETTI, uno dei fondatori del Partito Comunista d’ Italia.”,”ITAF-158″
“BERMANI Cesare COLOMBARA Filippo; collaborazione di Renzo FIAMMETTI Concetto LIZIO Alberto LOVATTO Gisa MAGENES Adolfo MIGNEMI Plinio PIRAZZI MAFFIOLA Enrico STROBINO”,”Cento anni di socialismo nel Novarese. Volume 1. Dalle origini alla prima guerra mondiale.”,”Collaborazione di Renzo FIAMMETTI Concetto LIZIO Alberto LOVATTO Gisa MAGENES Adolfo MIGNEMI Plinio PIRAZZI MAFFIOLA Enrico STROBINO. Il processo di ascesa industriale nella zona di Omegna. (pag 44) Movimento operaio e socialismo in Ossola. (pag 49) La stampa socialista in provincia di Novara dal 1884 al 1990. (pag 56)”,”MITS-283″
“BERMANI Cesare a cura”,”Gianni Bosio: cronologia della vita e delle opere.”,”pag espulsione Bosio da Mov op per opera di Feltrinelli allora PCI. Altra pubblicazione: ‘Il de Martino Rivista dell’Istituto Ernesto de Martino per la conoscenza critica e la presenza alternativa del mondo popolare e proletario’ In questo numero: Giorni Cantati. La seconda vita del Circolo Gianni Bosio a cura del Circolo Gianni Bosio di Roma Scritti, testimonianze e canzoni di C. Ali Farah, R. Arbia, R. Balzani, D. Bartolini, T. Bessa, B. Bonomo, P. Brega, E. Bruni, G. Cappelletti, M. Capuano, S. Cerboni, C. Cianca, R. Colotti, P. De Acutis, S. Ficacci, M. Fornarola, T. Fusano, S. Genovese, E. Grammaroli, G. Incalza, A. Liberti, D. Lucifreddi, G. Marini, M. C. Mattesini, S. Minasi, S. Modigliani, M. Ovadia, M. Pallone, D. Panzieri, A. Portelli, L. Pulcini, I. Scego, M. Shackleford, A. Sotgia, D. Starnone, S. Venezia, U. Viccaro, Zeinab, T. Zurlo Questo numero de “”Il de Martino”” esce grazie al contributo della Regione Lazio, Assessorato alla Cultura, Spettacolo e Sport * * * SOMMARIO Presentazione Il Circolo Gianni Bosio: una lunga passione Alessandro Portelli Introduzioni Ottave per il Circolo Gianni Bosio Ezio Brunis, Pietro De Acutis Il Circolo Gianni Bosio Giovanna Marini Statuto dell’Associazione “”Circolo Gianni Bosio”” – Premessa La cacciata dei baroni della Leonessa Leonardo Pulcini Ricerche Una ricerca-intervento a Guardavalle, Calabria Ionica: uno sguardo retrospettivo Susanna Cerboni L’ultimo fronte: guerra, liberazione e memoria a Valmontone Bruno Bonomo L’armata della terra Timoteo Fusano Memoria e globalizzazione: la lotta contro la chiusura degli Acciai Speciali a Terni, 2004-2005 Alessandro Portelli Il 12 dicembre a mattina Dante Bartolini Generazioni a Genova, luglio 2001 Alessandro Portelli Suoni e immagini L’archivio “”Franco Coggiola”” Enrico Grammaroli, Diego Luciffredi, Santi Minasi L’ascolto innanzitutto. La Scuola di Musiche del Circolo Gianni Bosio Sylvie Genovese L’amor Sylvie Genovese La Sbanda del Bosio Sara Modigliani Tutti romani Romolo Balzani Scenografia di una città. Un film sulla memoria antifascista a Tivoli Marco Fornarola Bosio Cinema: uno sguardo in più Rino Arbia Ricerche / Roma Storie dalla periferia romana: Centocelle Bruno Bonomo, Alessandro Portelli, Alice Sotgia, Ulrike Viccaro Noi de borgata Armandino Liberti Carnevale d’autunno: San Martino a Borgata Gordiani Ulrike Viccaro Il Borghetto degli Angeli e il sogno differito Stefania Ficacci O Roma Roma città tanto cara Migrazioni Voci afroitaliane: uno spazio di dialogo Cristina Ali Farah Giorno per giorno io adesso vivo. Dal Libano a Roma Zeinab (a cura di Cristina Ali Farah) Storia d’amore e di piedi Igiaba Scego Molte memorie, altre storie: nordestini brasiliani a Roma Telma Bessa Interviste Ho avuto sempre dalla mia la fortuna di comunque sapere e volere giocare Daniela Panzieri (a cura di Maria Pallone) Non ho mai avuto molto rispetto per l’autorità Mildred Shackleford (a cura di Alessandro Portelli) Orsù compagni della cittadella. Storie, poesie e canzoni di un comunista libertario Claudio Cianca (a cura di Ulrike Viccaro) Resistenza e Donna Olimpia Goffredo Cappelletti (a cura di Alessandro Portelli) Elisei Augusto, comunista schedato Giusy Incalza Non è obbligato credere. Però quei pochi che credono raccontino Shlomo Venezia (a cura di Maria Chiara Mattesini e Alessandro Portelli) Dischi Tutti ciànno qualche cosa Riccardo Colotti Tre dischi e più… Susanna Cerboni Jata viènde Tonino Zurlo Due dischi, tre interventi Domenico Starnone, Giovanna Marini, Moni Ovadia Autobiografia di un cantautore Piero Brega Tuscolana Piero Brega Le pubblicazioni del Circolo Gianni Bosio Trascrizioni Tra/scrivere Sylvie Genovese Trascrizioni musicali: “”Ottave per il circolo Gianni Bosio”” “”Noi de borgata”” “”O Roma Roma”” “”L’amor”” “”Tutti romani”” “”L’armata della terra”” “”Il 12 dicembre”” “”Tutti ciànno qualche cosa”” “”Jata viènde”” “”Tuscolana”” Libri ricevuti Ricordo Mio fratello, l’architetto dei poveri Michele Capuano * * * Il Circolo Gianni Bosio è una delle molte diramazioni dell’Istituto Ernesto de Martino. Lo fondammo a Roma nel 1972, a casa di Giovanna Marini […]. Fondammo prima un bollettino e poi una rivista dal titolo I giorni cantati che ebbe molte reincarnazioni fino all’inizio degli anni ’90, e una scuola di musica […], facemmo ricerca su campo di musica popolare, scoprimmo la storia orale, organizzammo spettacoli e seminari. Poi i tempi si fecero più difficili, anche perché non avevamo sponsor […] e di fatto all’inizio degli anni ’90 il Circolo Gianni Bosio non esisteva più. […] nel 1999 ci venne voglia di ricominciare: mandammo un messaggio in giro e alla “”cena di reinaugurazione”” […] ci trovammo un centinaio di persone, tutte legate in modi diversi alla storia del Circolo […]. Poi presero contatto con noi persone più giovani, che venivano dagli studi di antropologia e di storia all’università […], e da lì abbiamo ricominciato. (dalla presentazione di Alessandro Portelli) Ora che le forme più estreme dell’ideologia competitiva e privatistica si pongono come unica ideologia autorizzata, le differenze diventano disuguaglianze ed esclusioni: la valorizzazione della diversità e del pluralismo culturale e la costruzione dell’equità sociale sono un processo unico, e la nostra proposta culturale trova riscontro in fasce crescenti di soggettività sociali che stentano a riconoscersi nell’ideologia del mercato totale. (dalla Premessa allo Statuto dell’Associazione “”Circolo Gianni Bosio””) Istituto Ernesto de Martino > Iniziative editoriali > Il de Martino > n. 16 (2006)”,”MITC-073″
“BERMANI Cesare”,”Una storia cantata. 1962-1997: trentacinque anni di attività del nuovo canzoniere italiano – Istituto Ernesto De-Martino.”,” BERMANI Cesare nato nel 1937, storico, è stato tra i promotori dell’ Istituto Ernesto De Martino. Già collaboratore di riviste come “”il nuovo Canzoniere italiano”” e di “”Primo Maggio””, lo è ora de “”il de Martino””. Tra i primi a utilizzare criticamente le fonti orali ai fini della ricostruzione storica è autore di vari libri tra cui ‘Storia e mito della Volante Rossa’ (1996). “”Il principale organizzatore di cultura del Nuovo Canzoniere Italiano era Gianni Bosio, direttore delle Edizioni Avanti! (divenute il 25 dicembre del 1964 Edizioni del Gallo), una piccola ma solida realtà editoriale che, sebbene permamentemente assediata da cambiali in scadenza, rappresentava per il Nuovo Canzioniere Italiano un retroterra sufficiente. Le Edizioni Avanti!, che per prime avevano pubblicato Che Guevara e Rosa Luxemburg, Mario Lodi e gli ‘Scritti italiani’ di Karl Marx, erano infatti in grado non solo di permettere il decollo di “”Quaderni rossi”” – di cui pubblicano i primi tre numeri – ma di operare delle iniziali ricerche sul campo in tema di canti sociali, di editare “”il nuovo Canzoniere italiano”” e di avviare un’ attività discografica””. (pag 49)”,”ITAC-101″
“BERMANI Cesare COGGIOLA Franco”,”Ci ragiono e canto. Rappresentazione popolare in due tempi su materiale originale curato da Cesare Bermani e Franco Coggiola.”,”Contiene il canto: Se otto ore vi sembran poche (pag 42) “”Assai diffusa in tutto l’ arco padano-mantovano-emiliano. Questa lezione appartiene al primo dopoguerra, ma il canto aveva già conosciuto degli antecedenti al tempo del progetto di legge Cugnolio per la concessione delle otto ore. La canzone, tuttora nell’ uso, ha in seguito conosciuto molteplici varianti. E’ qui data nella nota versione delle mondine di Trino Vercellese, pubblicata da Sergio Liberovici in ‘Canti di protesta del popolo italiano 2, (…)””. (pag 42)”,”MITT-244″
“BERMANI Cesare”,”Gramsci, gli intellettuali e la cultura proletaria.”,”Volume a cura dell’Archivio Primo Moroni e del Centro d’Iniziativa Luca Rossi (Milano) Volume dedicato ad Alfonso LEONETTI”,”GRAS-070″
“BERMANI Cesare”,”Il Gramsci di Togliatti e il Gramsci liberato.”,”BERMANI Cesare”,”GRAS-113″
“BERMANI Cesare, volume a cura di Antonio SCHINA”,”GIovanni Pirelli. Un autentico rivoluzionario.”,”Cesare Bermani (Novara, 1937) storico e studioso delle tradizioni popolari italiane e in particolare del canto sociale. La bibliografia curata da Cesare Bermani, ingloba le precedenti stese da Diane Weill Ménard, e da Marinella Pirelli. Antonio Schina ha curato le schede informative. Giovanni Pirelli finanziatore dei “”Quaderni Rossi”” (pag 24-25) “”Nel 1961 sarà quindi tra i fondatori e il finanziatore di “”Quaderni rossi””, la rivista di Raniero Panzieri che opererà una vera e propria analisi rivoluzionaria della struttura capitalistica del tempo. Liliana Lanzardo ha ricordato in una lettera: “”qualche particolare della posizione di Pirelli nei confronti del gruppo, di cui era interno-esterno insieme. Prima di tutto c’è la figura del finanziatore e dell’amico, poi quella di uno che la politica la faceva anche da solo con idee originali e iniziative proprie”” (53). A volte Pirelli, dato il suo legame con i problemi internazionali delle guerre di liberazione, avanzava osservazioni critiche sui settori di attività del gruppo, perché riteneva che i “”Quaderni rossi”” fossero “”un po’ elitari, un po’ chiusi dentro il lavoro operaio torinese o al massimo nazionale”” (54). E quando poi era nato il Centro Franz Fanon – di cui parleremo oltre – “”nei mmenti in cui Giovanni voleva incrementarlo, veniva a conflitto con l’attività dei Q.R., perché erano due poli che spingevano ciascuno per avere il massimo appoggio di Giovanni. Non c’era tra i due gruppi alcuna ostilità, ma non si è mai realizzato un lavoro in collaborazione “” (55). Giovanni non farà comunque parte della redazione di “”Quaderni rossi”” e neppure vi scriverà, perché preso soprattutto dal coordinamento delle molteplici attività politiche e culturali, che senza di lui probabilmente non sarebbero esistite, adoperandosi per fare crescere un discorso di classe con connotazioni originali rispetto a quelle che erano diretta emanazione dei partiti di sinistra, e sforzandosi di fare in modo che ogni iniziativa rafforzasse anche le altre. I “”Quaderni rossi”” verranno stampati dalle Edizioni Avanti! e Raniero Panzieri, grazie a Giovanni, entrerà a lavorare fisso all’Einaudi, portando avanti un’opera di rinnovamento della case editrice di grande rilevanza (…)”” (pag 23-24-25) (pag 41) (pag 47)”,”ITAC-138″
“BERMANI Cesare”,”Gramsci gli intellettuali e la cultura proletaria.”,”Cesare Bermani (Novara, 1937) è uno dei promotori dell’Istituto Ernesto de Martino. Storico, è stato redattore e per dei periodi anche direttore delle riviste il nuovo Canzoniere italiano e Primo Maggio. Curatore dell’edizione dei più importanti scritti di Gianni Bosio, è autore di mumerose pubblicazioni: Pagune di guerriglia, L’oro di Pestarena, Gramsci raccontato, Giustizia partigiana e guerra di popolo in Valsesia, Guerra di Liberazione-Guerra Civile, L’antifascismo del luglio 1960, Il bambino è servito, Leggende metropolitane in Italia.”,”GRAS-006-FL”
“BERMANI Cesare”,”Il «rosso libero». Corrado Bonfantini, organizzatore delle Brigate «Matteotti»,”,”In carcere Corrado insegna francese, tedesco e matematica ai compagni, cui traduce ad alta voce il ‘1893’ di Victor Hugo e corregge le bozze de ‘La Libra’”” (pag 14) “”Una lettera del padre a Mussolini nell’aprile 1929, quando Corrado era ancora nel carcere di Cassino, tendente a minimizzare l’attività sovversiva del figlio e a mettere in luce la sua diligenza scolastica, ciò che secondo il vecchio professore era un’attenuante, non dà risultati e anzi forse aggrava la stessa posizione del padre, ricordandone l’esistenza alla polizia fascista”” (pag 17) “”(…) Bonfantini, malgrado il precedente arresto, riprende i collegamenti con l’organizzazione novarese del Partito, che ha attivamente collaborato a rimettere in piedi”” (pag 18) “”Se Bonfantini sogna già dalla metà degli anni Trenta un partito socialista rivoluzionario, tuttavia solo nel luglio ’42 riesce ad allacciare rapporti con un gruppo che comprende tra gli altri Lelio Basso, Lucio Luzzatto, Domenico Viotto, Francesco Albertini, Carlo Andreoni e Umberto Recalcati e il 10 gennaio 1943, a Milano, in via Monte Ceneri 64, a casa di Lionello Beltramini, fonda con Lelio Basso, Lucio Luzzatto, Carlo Andreoni e Domenico Viotto – in una riunione cui parteciparono oltre una trentina di persone, tra cui Camillo Pasquali – il Movimento di Unità Proletaria per la Repubblica Socialista, che rifiuta le vecchie divisioni partitiche ereditate dalla democrazia parlamentare prefascista, sostiene l’attualità della lotta per il socialismo e sisforza di unificare nella lotta antifascista tutte le forze impegnate nella creazione di una società con strutture socialiste”” (pag 43-44) “”Approfittando dell’inattività forzata, Bonfantini (‘Bianco’) scrive per “”Libera Stampa””, assieme a Alex de Corleto (‘Rusticus’), ‘Il Partito Socialista di Unità Proletaria ai lavoratori e ai Giovani d’Italia’”” (pag 48) “”Bonfantini è quindi allora decisamente per una ipotesi rivoluzionaria che preveda la presa del potere attraverso l’insurrezione”” (pag 49) “”Se i rapporti di Bonfantini e Concordia con Mussolini e il fascismo repubblicano non approdarono a nulla rispetto ai maggiori obiettivi da loro proposti (il rovesciamento dell’alleanza del fascismo repubblican con la Germania, il riconoscimento dei partigiani come soldati regolari, l’abolizione delle varie polizie segrete fasciste), e questo perché le trattative – come ricorda Cione – «ad un tratto improvvisamente si arenrono, probabilmente perché Mussolini si dovette spaventare della pregiudicatezza delle richieste», tuttavia – come abbiamo già detto – quei contatti crearono una situazione di notevoli vantaggi per la “”Matteotti””, favorendo tra l’altro una ininterrotta infiltrazione nella polizia e nella Guardia Nazionale Repubblicana”” (pag 84)”,”ITAR-298″
“BERMANI Cesare CORVISIERI Silverio DEL-BELLO Claudio PORTELLI Sandro”,”Guerra civile e Stato. Per una revisione da sinistra. Con una mappa bibliografica dei revisionismi storici.”,”La Commissione storia sociale e il Collettivo politico antagonista universitario dell’Univ La Sapienza di Roma il 22 aprile 1998 organizzavano alla Casa dello studente un incontro-dibattito sul tema: ‘Guerra civile e continuità dello Stato. Un confronto tra metodologie di ricerca’. Chiamavano a discuterne Cesare BERMANI, Silverio CORVISIERI, Alessandro PORTELLI e Claudio DEL-BELLO di Odradek come moderatore. Gli interventi sono stati riportati in questo libro con l’aggiunta di una appendice bibliografica stilata da Cesare BERMANI. In apertura si commemora la figura di Orfeo MUCCI (87 anni), comandante partigiano, comunista di ‘Bandiera Rossa’ morto una settimana prima, iscrittosi a ‘Rifondazione comunista’. Nel suo scritto in appendice ‘Per una mappa bibliografica dei revisionismi storici’, Cesare BERMANI parla di Augustin COCHIN, Francois FURET (che militò nel PCF dal 1949 al 1956), Ernst NOLTE, del ‘revisionismo olocaustico’, del negazionismo (RASSINIER, FAURISSON) , e di Renzo DE-FELICE. In fondo al libro si riporta pure una bibliografia di DE-FELICE per sottolinearne le molteplici sfaccettature.”,”STOx-015-FV”
“BERMANN Julius a cura”,”Die freigewerkschaftliche Angestelltenbewegung in Österreichs, 1892-1932. Gründung, Entwicklung und Erfolge des Zentralvereines der Kaufmännischen Angestellten Österreichs. Herausgegeben aus Anlaß des vierzigjährigen Bestandes der ersten Freien Angestellten-Gewerkschaft, des Zentralvereines der Kaufmännischen Angestellten Österreichs.”,”Le mouvement d’employé freigewerkschaftliche l’Autriche, 1892-1932. Fondation, développement et succès de l’association centrale des employées commerciales d’Autriche. Publié pour la raison de l’existence an du premier syndicat d’employé libre, de l’association centrale des employées commerciales d’Autriche. “”Für den Frieden. Für ein Mindestlohngesetz. Für gesetzlichen Schutz der Kollektivverträge. Auch die Angestellten rüsteten zu einer Friedensdemonstration. Für den 24. Mai 1917 wurde nach Wien eine Reichskonferenz der Agestelltengewerkschaften einberufen, die eine Resolution für die Frieden und eine Entschließung für gesetzliche Mindestlöhne und für gesetzliche Sicherung von Kollektiv-verträgen beschloß.”” (pag 141)”,”MAUx-028″
“BERMOND Claudio CIRAVEGNA Daniele a cura; saggi di Tommaso FANFANI Alberto COVA MORSEL Henri HERTNER Peter ROSSIGNOLI Bruno COSTI Renzo ORTNER Reinhard ANDERSEN Poul Erik”,”Le casse di risparmio ieri e oggi. Atti del convegno internazionale di studi, Torino 13 novembre 1995.”,”La prima parte è stata curata da Claudio Bermond e la seconda da Daniele Ciravegna.”,”ITAE-045-FP”
“BERNABÈ Franco, a cura di Giuseppe ODDO”,”A conti fatti. Quarant’anni di capitalismo italiano.”,”Franco Bernabé è presidente di Celinex, il più importante operatore indipendente europeo di infrastrutture e telecomunicazioni mobili. E’ stato amministratore delegato di Eni e Telecom Italia. Ha pubblicato ‘Libertà vigilata. Privacy, sicurezza e mercato nella rete’ (2012). Giuseppe Oddo, giornalista, ha lavorato in varie testate, inviato del Sole 24 Ore. Collabora oggi con L’Espresso. Ha molte pubblicazioni al suo attivo”,”ECOG-122″
“BERNABÈ Franco VOLA Giorgio NEJROTTI Mariella GAZZOLA Franco Paolo MAROCCO Gianni SPINAZZOLA FRANCESCHI Dora”,”Teorie dell’inflazione e distribuzione del reddito (Bernabè); Il millenarismo nella rivoluzione inglese: i quintomonarchisti (Vola); Anarchia, socialismo, democrazia nei periodici popolari del Centro e del Nord Italia (1861-1892) (Nejrotti); Commedie e sonetti inediti di Dalmazzo F. Vasco (Gazzola, a cura); Prose inedie di Dalmazzo F. Vasco (Marocco, a cura); La Biblioteca economica di Luigi Einaudi (Spinazzola Franceschi).”,” Tre saggi: ‘Teorie dell’inflazione e distribuzione del reddito’ (Bernabè); ‘Il millenarismo nella rivoluzione inglese: i quintomonarchisti’ (Vola); ‘Anarchia, socialismo, democrazia nei periodici popolari del Centro e del Nord Italia (1861-1892)’ (Nejrotti)”,”ANNx-006-FP”
“BERNABEI Ettore con Giorgio DELL’ARTI”,”L’ uomo di fiducia. I retroscena del potere raccontati da un testimone rimasto dietro le quinte per cinquant’anni.”,”BERNABEI è nato a Firenze nel 1921. Direttore del ‘Popolo’ organo della DC, fu per 14 anni DG della RAI (1961-1974), che riformò ampiamente imponendo uno stile di comunicazione. Uscito dalla RAI diresse fino alla pensione l’ Italstat. Oggi guida la società privata Lux. “”Come si salvò al momento della Liberazione? – Oh, fu facilissimo: fondò un soviet a Torino. Un soviet in Rai? Si, l’ unico soviet che ci sia mai stato in Italia venne impiantato nella sede centrale della Eiar a Torino, via Arsenale 21. Non essendo sicuro che questo bastasse, Severati si procurò anche una tessera del PCI con firma di Togliatti. Lei capisce che con una credenziale simile sarebbe stato impossibile rimuoverlo. Ecco come si salvò la vecchia classe dirigente che durante il fascismo aveva diretto la radio. Ecco perché, nel ’61, me la ritrovai tutta lì al suo posto”” (pag 95)”,”ITAP-064″
“BERNABEI Ettore con Giorgio DELL’ARTI”,”L’uomo di fiducia. I retroscena del potere raccontati da un testimone rimasto dietro le quinte per cinquant’anni.”,”Ettore Bernabei è nato a Firenze nel 1921. Direttore del ‘Popolo’ organo ufficiale della DC, fu per 14 anni (dal 1961 al 1974) direttore generale della Rai, che riformò profondamente imponendo uno stile e una filosofia di comunicazione che sono rimasti celebri. Uscito dalla Rai diresse fino alla pensione l’Italstat. Oggi guida la Lux, società privata che produce programmi televisivi. G. Dell’Arti (Catania; 1945) à giornalista e autore di una biografia di Cavour e di una storia del Risorgimento (con Rosario Villari) Togliatti era ministro di Grazie e giustizia. “”Sì, Dipendeva da lui la restituzione delle testate agli editori che avessero superato l’indagine giudiziaria per i profitti di regime. A un certo punto, come saprà, Togliatti varò il famoso provvedimento d’amnistia: chi aveva avuto rapporti con il fascismo, se si asteneva dalla politica (cioè rinanciava per sempre a fare il deputato o il sindaco), era perdonato. Tra i perdonati c’erano gli editori. E tra gli editori, il Favi. C’era dunque la via legale per restituire i giornali ai vecchi proprietari e per far riavere al Favi “”La Nazione”” (…)”” (pag 27) Dubbi di Bernabei sulla morte di Togliatti forse per mano dei ‘medici’ sovietici (pag 160) Bernabei parla dello stretto rapporto tra Togliatti e monsignor Giuseppe De Luca e cita le parole di Togliatti quando il prete morì: “”Bernabei, è come se mi avessero tagliato il braccio destro”” (pag 160) De-Feo segretario particolare di Togliatti, diventato socialdemocratico non fu mai attaccato a fondo dal Pci che forse temeva che sapesse qualcosa o avesse in mano qualche documento compromettente (pag 180)”,”EDIx-150″
“BERNADAC Christian”,”…a Budapest si muore.”,”BERNADAC Christian, giornalista francese, ha vissuto le giornate esaltanti della rivolta ungherese del 1956 e quelle della tremenda repressione sovietica e la ha narrate in questo libro.”,”MUNx-024″
“BERNAGOZZI Giampaolo MARINO Emanuele Valerio COLLOTTI Enzo DA-MILANO Claudio”,”Vincere, vinceremo. La guerra fascista (1940-1943).”,”Contiene il saggio di Enzo Collotti, L’Italia in guerra (pag 139-205) [ La società italiana verso la guerra; L’alleanza con la Germania nazista; Gli obiettivi di guerra dell’Italia. Inizio e fine della ‘guerra parallela’; La dipendenza strategica ed economica dalla Germania; L’incidenza della guerra sulla società italiana; Gli scioperi del marzo 1943 e il crollo del fronte interno; Dal 25 luglio all’8 settembre: fronda fascista e ripresa antifascista] La dipendenza strategica ed economica dalla Germania. finire brano …. (pag 171-179)”,”ITAF-009-FP”
“BERNAL J.D. HALDANE J.B.S. PIERIE N.W. PRINGLE J.W.S.”,”L’ origine della vita.”,”Saggi qui raccolti apparsi in ‘New Biology’ (1952). ruolo caso pag 97 “”Ma i fatti vincono sempre e non possono essere discussi”” (pag 140)”,”SCIx-282″
“BERNAL J.D. HALDANE J.B.S. PIERIE N.W. PRINGLE J.W.S.”,”L’origine della vita.”,”Saggi qui raccolti apparsi in ‘New Biology’ (1952). ruolo caso pag 97 “”Ma i fatti vincono sempre e non possono essere discussi”” (pag 140)”,”SCIx-012-FV”
“BERNAL Martin”,”Atena nera. Le radici afroasiatiche della civiltà classica. Volume I. L’invenzione dell’antica Grecia, 1785-1985.”,” Il razzismo agli inizi del XIX secolo (paragrafo del capitolo V) Figure di transizione: 1. Hegel e Marx (paragrafo del capitolo XVI) (pag 365-369) (Marx avrebbe negato l’influenza egizia sulla Grecia) “”Con l’amore che le dedicò per tutta una vita; Marx accettava del tutto l’idea predominante che in ogni aspetto della sua sua civiltà la Grecia fosse stata categoricamente diversa da – e superiore a – tutto ciò che era avvenuto prima nella storia (57). Ma Marx andava oltre – così come aveva fatto Shelley, e con la stessa chiarezza – e arrivava ad affermare che la Grecia sovrastava di molto la propria posterità. Una tale affermazione comportava però un problema: la Grecia veniva in tal modo ad opporsi alla corrente del progresso. In un tentativo di giungere a una soluzione, Marx scrisse nell’introduzione ai ‘Grundrisse’, abbozzo preparatorio di ‘Il capitale’ «Per l’arte è noto che determinati suoi periodi di fioritura non stanno assolutamente in rapporto con lo sviluppo generale della società, né quindi con la base materiale… Per esempio i Greci paragonati con i moderni, o anche Shakespeare». Era però cosciente del paradosso implicito nell’affermazione che «nella loro forma classica, nella forma che fa epoca… certe sue [dell’arte] importanti manifestazioni … sono possibili soltanto in uno stadio non sviluppato dell’evoluzione artistica». Marx continuava poi argomentando che la mitologia era impossibile una volta che fosse stata superata dalla realtà, come era avvenuto con i trionfi dell’industria capitalistica. Era però inflessibile nel sostenere che la mitologia era possibile soltanto in una società data, con proprie forme sociali distinte: «L’arte greca presuppone la mitologia greca, e cioè la natura e le forme sociali stesse già elaborate dalla fantasia popolare in maniera inconsapevolmente artistica. Questo è il suo materiale. Non una qualsiasi mitologia, cioè non una qualsiasi elaborazione inconsapevolmente artistica della natura… La mitologia egiziana non avrebbe mai potuto essere il terreno o la matrice dell’arte greca» (58). La mia interpretazione di questo oscuro passo, nella misura in cui riguarda il tema di questo libro, è questa: anche negli anni 1850, quando scrisse i ‘Grundrisse’ Marx era abbastanza consapevole del modello antico da dover considerare la possibilità che la mitologia greca – e quindi l’arte – non trovasse origine nei rapporti sociali della Grecia ma in Egitto. Se accettava questo, la sua tesi avrebbe perso ogni senso (59). Ed egli viveva in un’epoca in cui tutti erano fermamente convinti che la Grecia stesse categoricamente a sé, distinta e superiore all’Egitto. La distruzione del modello antico offriva quindi alla sua generazione quella libertà riguardo tale problema di cui non poteva disporre Hegel. Per Marx era possibile negare del tutto l’influenza egizia sulla Grecia”” (pag 367-368-369) [Martin Bernal, Atena nera. Le radici afroasiatiche della civiltà classica. Volume I. L’invenzione dell’antica Grecia, 1785-1985′, Pratiche editrice, Parma, 1992] [(57) Marx (1939, trad. it. 1968, vol. II, pp: 94-148; (58) Marx (1939, trad. it. 1968, vol. I, pp: 39-40; (59) Pur essendo convinto che la grande maggioranza dei temi mitologici greci provenissero dall’Egitto e dalla Fenicia, è altrettanto chiaro che la loro selezione e trattamento furono caratteristicamente greci, e in tal misura essi riflettevano la società greca] Martin Bernal, sinologo di formazione, dopo aver insegnato storia della cultura cinese e giapponese al King’s College di Cambridge, ha insegnato al dipartimento di scienze politiche della Cornell University. Il progetto di ‘Atene nera’ lo ha impegnato dieci anni.”,”STOx-331″
“BERNANOS Georges”,”I grandi cimiteri sotto la luna.”,”BERNANOS nacque a Parigi nel 1888. Vicino, dapprima, ai circoli cattolico-nazionalisti dell’ ‘Action Francaise’, se ne staccò nel 1932. Il suo esordio narrativo avvenne con ‘Sotto il sole di Satana’ (1926), cui seguirono tra i romanzi più noti ‘Diario di un curato di campagna’ (1936), ‘Nuova storia di Mouchette’ (1937) e ‘Monsieur Ouine’ (1946). Importante anche la sua attività di saggista e polemista, nella quale, oltre a ‘I grandi cimiteri sotto la luna’ figurano volume come ‘La grande paura dei benpensanti’ (1931) e ‘Lo scandalo della verità’ (1939). Durante la 2° GM svolse dal Brasile, dove si era rifugiato, attività giornalistica a favore della Francia libera. Tornato in FR alla fine della guerra, vi morì nel 1948.”,”MSPG-040″
“BERNANOS Georges”,”Dialogues des Carmélites.”,”Sedici suore ghigliottinate a Parigi nel 1794. “”Il sera intéressant aussi – mais ce n’en est pas ici le lieu – de savoir exactement ce qui, dans la nouvelle allemande comme dans les dialogues francais, appartient à la vérité historique. Bornons-nous à indiquer, avec un ou deux faits à l’appui (1), que Gertrud von Le Fort – tout en s’inspirant de l’histoire authentique des seize carmélites de Compiégne guillotinées le 17 juillet 1794 à Paris – s’est accordé l’entière liberté de l’invention romanesque.”” (pag 235) (1) Nous suivons le précis de Victor Pierre: ‘Les Seize Carmélites de Compiègne’, Locoffre, 1905, que Bernanos a pu consulter (…) Salirono sul patibolo cantando ‘Laudate Dominum omnes gentes’. La beatificazione delle suore decapitate fu fatta da Pio X a Roma nel 1906. Georges Bernanos (Parigi, 21 febbraio 1888 – Neuilly-sur-Seine, 5 luglio 1948) è stato uno scrittore francese. Condusse i suoi studi in vari collegi e li concluse alla Sorbona laureandosi in lettere e diritto. Partecipò alla prima guerra mondiale, durante la quale rimase ferito. Fu decorato con una croce al merito. Nel 1917 si sposò e, nel corso di 16 anni, ebbe sei figli. Aderì a movimenti nazionalistici e monarchici da cui si allontanò quando li vide in contrasto con la sua appartenenza alla Chiesa Cattolica. Si trasferì molte volte, per motivi economici e politici. Soggiornò per un lungo periodo a Maiorca poi tornò in Francia ma, durante l’occupazione tedesca, si rifugiò in Brasile, nel comune di Barbacena, dove collaborò alle radio alleate in sostegno alla Resistenza. Rientrò in Francia dopo la guerra, dove morì a Neuilly-sur-Seine presso Parigi. Sulla sua tomba fece scrivere questo epitaffio: “”Si prega l’ angelo trombettiere di suonare forte: il defunto è duro di orecchie””. Una delle sue opere più significative è Diario di un curato di campagna. Da segnalare inoltre Sotto il sole di Satana ed I grandi cimiteri sotto la luna (wikip)”,”VARx-256″
“BERNARD J.P.A.”,”Le parti communiste francais et la question litteraire, 1921-1939.”,”Intellettuali e cultura proletaria. “”Già nel periodo precedente al 1917 un certo numero di intellettuali marxisti avevano posto il problema di una rivoluzione culturale parallela alla rivoluzione politica. A.A. Bogdanov dal 1904 – 1905 getta le basi teoriche di una cultura proletaria. Egli definisce tre vie di accesso al comunismo indipendenti tra loro: la via economica, la via politica e la via culturale. Questa formulazione si allontana dall’ ortodossia leninista, il capo bolscevico unendo le tre direzioni di Bogdanov in una linea d’ azione unica. Per meglio comprendere questo legame stretto tra i problemi politici e i problemi culturali occorre ricordare il ruolo importante che gioca sempre l’ intelligentzia in Russia. Sotto l’ impero degli zar la lotta politica e la lotta intellettuale erano intimamente mescolate e questo permette di spiegare l’ impazienza e la repentinità con cui i bolscevichi hanno tentato di rimpiazzare la vecchia cultura con delle forme nuove. Dal 1917, allorché il governo provvisorio di Kerensky occupa ancora la scena politica, nasce il Proletcult, organizzazione destinata a suscitare una cultura proletaria (1)””. (pag 36-37) (1) Nel 1920, il Proletcult contava 450 mila membri e 15 riviste. Questa potenza era di fatto più di facciata. Il governo sosteneva il Proletcult perché questi l’ aiutava nella sua campagna per l’ alfabetizzazione. L’ organizzazione era però piena di contraddizioni. Molti intellettuali ostili di fatto al bolscevismo camuffarono le loro opinioni sotto l’ oltranza verbale caratteristica delle tesi del Proletcult. Bogdanov alla fine fu tolto dalla direzione e rimpiazzato con il comunista Faidych.”,”PCFx-034″
“BERNARD Henri”,”L’ Autre Allemagne. La résistance allemande à Hitler, 1933-1945.”,”BERNARD Henri professore emerito dell’ Ecole royale Militaire. “”La Resistenza tedesca a Hitler è una pagina di storia poco conosciuta o mal compresa. Si ignora l’ eroismo dei martiri tedeschi. Si dimentica che Dachau e Buchenwald sono state create da Hitler dal 1933 per i propri connazionali. Qualche cifra attinta dagli archivi della Gestapo: 250.000 tedeschi, senza contare gli ebrei, condannati tra il 1933 e il 1939… 302.000 detenuti politici alla data del primo aprile 1939, sovente spediti senza giudizio in un campo di concentramento, qualche volta assassinati. Non si pensa più alle centinaia di migliaia di tedeschi emigrati, tra di loro, Einstein, Heinrich e Thomas Mann, Erich-Maria Remarque, Paul Tillich, Berthold Brecht, Emil Ludwig e Stefan Zweig che condussero con fervore l’ azione antifascista all’ estero.”” (v. retrocopertina) “”Braver toutes les forces contraires”” (Goethe) “”Sfidare tutte le forze contrarie”” (BERNARD Henri, L’ Autre Allemagne. La résistance allemande à Hitler, 1933-1945.)”,”GERR-026″
“BERNARD Philippe”,”L’immigration.”,”BERNARD Philippe”,”FRAS-046″
“BERNARD Jacques CIPOLLA Carlo M. DUBY Georges LE-GOFF Jacques MILLER Edward ROEHL Richard RUSSELL J.C. THRUPP Sylvia WHITE Lynn jr”,”Il Medioevo. Storia economica d’Europa. Volume primo.”,”Le Goff su ‘Città e campagna’ (Marx ed Engels) (pag 75-) Le principali vie commerciali nel Mediterraneo (pag 238) (cartina) saggio di Jacques Bernard ‘Commercio e finanza nel Medioevo (900-1500)’ (pag 235-284, cap. VII) Le principali vie commerciali in Europa (pag 244) saggio di Jacques Bernard (pag 235-284, cap. VII) “”Le signorie; che a partire dal XIV secolo si formarono nella penisola italiana, possono essere state certamente una risposta a condizioni particolari, ma non si può negare che esse si svilupparono nell’ambito della naturale evoluzione della feudalità medievale. Città e campagna. Quest’aspetto fondamentale ci riconduce al problema dei rapporti fra città e campagna nel basso Medioevo. Si conoscono le frasi celebri in cui, nell”Ideologia tedesca’ e, nel ‘Manifesto Comunista’, Marx ha parlato con Engels, dell’asservimento delle campagne alla borghesia urbana, fenomeno dove la sua dialettica è doppiamente soddisfatta dall’asservimento delle campagne alla città – evoluzione positiva nella misura in cui la campagna equivale per Marx alla barbarie – e dell’egoismo dimostrato in questa occasione dalla borghesia urbana che rivela per la prima volta la sua bassezza morale ed il suo appetito ripugnante. «La borghesia, dice il ‘Manifesto’, ha sottomesso la campagna alla città. Essa ha creato città enormi; ha aumentato a dismisura la popolazione delle città in rapporto a quella delle campagne; ed in questo modo ha strappato una gran parte della popolazione all’abbrutimento della vita dei campi. Nello stesso momento in cui ha sottomesso la campagna alla città, i paesi barbari o semibarbari ai paesi civilizzati, essa ha subordinato la vita dei contadini alla borghesia, l’Oriente all’Occidente». L’opinione tradizionale degli storici delle città, soprattutto in Italia, conferma che il comune conquistò ed asservì il contado. I contadini passarono dalla servitù nei confronti dei signori alla servitù nei confronti della borghesia. Tesi questa che è stata sostenuta anche fuori d’Italia. Jean Schneider ha mirabilmente dimostrato come durante il XIII e il XIV secolo Metz conquistò economicamente, socialmente e politicamente la campagna circostante. Ma Plesner, studiando l’immigrazione rurale a Firenze, e più tardi Fiumi riprendendo il problema nel suo insieme, pensano che sia necessario correggere e in certa misura invertire il rapporto città-campagna. In ogni caso, nell’Italia medievale, la campagna avrebbe tratto benefici e sopportato svantaggi dall’ingerenza urbana, ma in definitiva, come si è già accennato, è stato il contado a conquistare la città dall’interno mediante l’immigrazione. Se questa teoria sfuma nel gioco di parole e non confuta nei suoi aspetti essenziali la tesi tradizionale, contiene tuttavia una parte di verità. L’opposizione tra città e campagna nel Medioevo è spesso oziosa. Malgrado fosse cinta da mura, la città lasciava passare attraverso le sue porte un flusso di beni e di idee che andava sì dalla città alla campagna, ma andava anche in senso contrario. Non vi è migliore illustrazione di questa realtà che la testimonianza lasciataci dalla pittura medievale. (…)”” (pag 75-76) [Jacques Le-Goff, ‘La civiltà urbana, 1200-1550’, ‘Città e campagna’] [(in) AaVv, ‘Il Medioevo. Storia economica d’Europa. Volume primo’, Torino, 1979]”,”EURE-135″
“BERNARDI Walter”,”Utopia e socialismo nel ‘700 francese.”,”Contiene: MESLIER, Il testamento; MORELLY, Codice della natura, DESCHAMPS, Il vero sistema o la chiave dell’enigma metafisico e morale”,”SOCU-008″
“BERNARDI Roberto”,”Agostino Lanzillo tra sindacalismo, fascismo e liberismo (1907-1952).”,”””Ma è impossibile conoscere di ogni uomo l’ indole e i sentimenti e i pensieri (…)””. Sofocle, Antigone, 175-6 BERNARDI Roberto studioso del movimento sindacale e socialista ha pubblicato pure ‘Il Sindacato ferrovieri italiani dalla nascita al 1909’ (Unicopli, 1994) e ‘Sindacalismo rivoluzionario e movimento operaio a Brescia. Dall’ inizio del Novecento alla dittatura fascista’ (Teti, 1995) “”Quando nell’ estate del 1910 “”La Demolizione”” interruppe le pubblicazioni il referendum era ancora in corso. A favore del partito, o della “”federazione socialista-anarchica””, si erano schierati, tra gli altri, gli anarchici Luigi Fabbri, Maria Rygier, Armando Borghi, il sindacalista Nicola Vecchi. Dubbi o posizioni di difesa del “”sindacalismo puro”” furono invece espressi da Alfonso De Pietri Tonelli, Michele Bianchi, Paolo Orano. La linea blocchista, il sostegno attribuito dalla rivista alla causa di Francisco Ferrer condannato in Spagna fornirono ad un certo punto ad Agostino Lanzillo l’ appiglio per la polemica. Come già dicevamo, il nostro si prodigò su “”Il Divenire”” nell’ azione sistematica di difesa delle posizioni soreliane.”” (pag 30) “”L’ Usi riuscì a preservare durante il conflitto l’ ossatura della rete organizzativa, circa 50.000 iscritti, alcuni contatti all’ estero. Il sodalizio rivendicò quindi, nel 1918, l’ integrità del proprio “”patrimonio ideale””. Questo continuava ad ispirarsi, in apparenza, al principio della “”lotta di classe”” basata sull’ “”azione diretta”” operaia, contraria al partitismo e ad ogni ipotesi di “”collaborazione”” con lo stato-nazione. “”Socialisti e anarchici”” dell’ Usi ribadirono la loro ostilità al riformismo, e, in definitiva, allo schema dell’ “”interdipendenza del movimento economico da quella politico””, nel nome del “”sindacato che basta a se stesso””. L’ Unione, cui pervenne l’ appoggio dello stesso Enrico Leone, fu quindi tra i protagonisti del cosiddetto ‘biennio rosso’ 1919-1920, aderendo nel contempo, nel 1919, alla Terza internazionale.”” (pag 110)”,”ANAx-235″
“BERNARDI Walter”,”Filosofia e scienze della vita. La generazione animale da Cartesio a Spallanzani.”,”BERNARDI Walter è nato nel 1948, si è laureato e lavora presso l’ Istituto di Filosofia dell’ Università di Firenze. Ha pubblicato ‘Utopia e socialismo nel ‘700 francese’ (Firenze, 1974), ‘Educazione e società in Francia dall’ Illuminismo alla Rivoluzione’ (Torino, 1978), ‘Morelly e Dom Deschamps. Utopia e ideologia nel secolo dei lumi’ (Firenze, 1979). Bonnet: rigenerazioni e preesistenza dei germi. “”(…) La materia è stata prodigiosamente divisa, e i germi sono in qualche modo le ultime divisioni della materia organizzata. Il mio scopo è qui solo quello di cercare di stabilire che tutto ciò che noi chiamiamo produzione o riproduzione è, nelle nostre specie di zoofiti, solo lo sviluppo di piccoli Tutti organici, i quali preesistevano nel grande Tutto di cui riparano le perdite. Così, sia che questa riparazione dipenda da germi che contengono precisamente solo ciò che deve essere riparato, sia che dipenda da germi che contengono un animale intero e di cui si sviluppa solo una parte perfettamente simile a quella che si è tolta, il risultato è lo stesso in entrambe le ipotesi: non si tratta mai di una ‘generazione’ propriamente detta, ma è sempre la semplice ‘evoluzione’ di ciò che era già generato.”” (pag 429)”,”SCIx-255″
“BERNARDI Roberto”,”Sindacalismo rivoluzionario e movimento operaio a Brescia. Dall’inizio del Novecento alla dittatura fascista.”,”BERNARDI Roberto è studioso del movimento operaio. Ha condotto ricerche anche sul Sindacato Ferrovieri Italiani dalla nascita al fascismo (pubblicato da Unicopli).”,”MITT-283″
“BERNARDI Ulderico”,”Paese veneto. Dalla cultura contadina al capitalismo popolare.”,”Ulderico Bernardi insegna sociologia nell’Università veneziana Ca’ Foscari. Autore di pubblicazioni sulle culture tradizionali, si occupa di processi sociali e culturali che accompagnano il passaggo alla modernizzazione. La tradizione a sostegno della innovazione (pag 160-) “”Nel Veneto esiste un sostrato unitario etnicamente connotato fin dal secondo millennio avanti Cristo, cui si richiamano storici antichi e contemporanei, e che affiora ancora nelle indagini statistico-demografiche”” (pag 183) “”Quello operaio appare uno tra i gruppi più chiusi in se stessi, ma si può comunque stimare che circa il 40% degli operai abbia almeno un parente lavoratore autonomo, e circa il 70% almeno un amico”””,”ITAS-221″
“BERNARDI Luigi”,”Letteratura e rivoluzione in Gramsci.”,”Note dell’autore molto ampie Scrittori e popolo…”,”GRAS-159″
“BERNARDI Giovanni”,”Il disarmo navale fra le due guerre mondiali (1919-1939).”,”””Una prima manifestazione dell’intendimento della Germania di liberarsi dai vincoli derivantile dagli accordi navali stipulati con la Gran Bretagna nel 1935 e nel 1937 si ebbe sul finire del 1938, epoca in cui il Governo di Berlino comunicò a quella di Londra che, tenuto conto della situazione internazionale (44), aveva deciso, come gliene davano diritto l’accordo del 18 giugno 1935 e lo scambio di lettere del 17 luglio 1937: – di raggiungere nella costruzione dei ‘sommergibili’ lo stesso tonnellaggio posseduto dall’Impero britannico (45); – di armare con ‘cannoni da 203 mm.’ di calibro (8 pollici) ‘due Incr. B’ da 10.000 tons che aveva in costruzione. L’ «amichevole discussione» che ebbe luogo fra le due Parti a livello tecnico subito dopo non valse a far recedere dalla sua decisione la Germania, la quale si rifiutò anche di far conoscere agli esperti britannici con quale ritmo costruttiva essa si proponeva di raggiungere nei sommergibili il tonnellaggio posseduto dall’Impero britannico. Con questa sua decisione la Germania aveva senza dubbio agito formalmente nei limiti dei suoi diritti, malgrado ciò non pochi furono coloro i quali dissero che essa non aveva rispettato «lo spirito degli accordi». Sull’orizzonte politico si andavano frattanto addesando nubi sempre più minacciose: la Germania smembrava la Cecoslovacchia (15 marzo 1939) e si annetteva Memel (22 marzo); rispondevano Francia e Gran Bretagna assicurando la Polonia della loro assistenza qualora essa fosse stata oggetto di aggressione (31 marzo) ed iniziando con l’Urss negoziati per un trattato di alleanza (8 aprile). Replicava la Germania avanzando rivendicazioni su Danzica e il suo «corridoio»; l’istituzione della coscrizione militare obbligatoria in tempo di pace – fatto nuovo nella storia della Gran Bretagna – era la risposta di questa (27 aprile). Il 28 aprile Hitler, parlando al Reichstag dei rapporti anglo-tedeschi, affermava che la Gran Bretagna, con la sua politica di accerchiamento a danno della Germania, aveva soppresso le premesse che avevano condotto all’accordo navale del 1935′ (pag 687) [(44) La conferenza di Monaco era di tre mesi prima; (45) Essa, comunque, non avrebbe potuto superare, nel tonnellaggio globale, il 35% di quello dell’Impero britannico (vedasi Cap. XI, nr. 2)]”,”QMIx-042-FV”
“BERNARDINI Michele”,”Il mondo iranico e turco dall’avvento dell’Islàm all’affermazione dei Safavidi. Vol. II.”,”Michele Bernardini (Roma 1960) è professore associato di Lingua e letteratura persiana nell’Università degli studi di Napoli, L’Orientale, Autore di diversi saggi sulla storia e letteratura dell’Iran e dell’Asia Centrale, si è dedicato in particolare al rapporto intercorrente tra l’elemento persiano e quello turco nell’Islam. É direttore della rivista Eurasian Studies.”,”VIOx-044-FL”
“BERNARDINI David”,”””Pugni proletari e baionette prussiane””. Il nazionalbolscevismo nella Repubblica di Weimar.”,”Davide Bernardini (1988) ha conseguito il Dottorato in Storia dell’Europa presso l’Università degli Studi di Teramo. Ha pubblicato tra l’altro ‘Contro le ombre della notte. Storia e pensiero dell’anarchico Rudolf Rocker’ (Zero in condotta, 2014). Fa parte della redazione della ‘Rivista storica del socialismo’ e collabora con la cattedra di Storia del pensiero politico contemporaneo presso il dipartimento di Studi Storici dell’Università degli Studi di Milano. Laufenberg e Wolffheim. “”Laufenberg e Wolffheim avevano iniziato il loro sodalizio umano e politico nelle fila della SPD di Amburgo. Contrari all’approvazione dei crediti di guerra da parte del gruppo parlamentare socialdemocratico nell’agosto 1914, i due erano rimasti attivi durante la prima guerra mondiale. Nel 1915 pubblicarono un libretto nel quale identificavano nel proletariato il realizzatore di una repubblica pangermanica centralizzata, ipotizzando la coincidenza tra questione nazionale e questione democratica (37). Nel novembre 1918 parteciparono ai moti rivoluzionari di Amburgo raccogliendo migliaia di sostenitori tra i lavoratori del porto ed entrarono in conflitto con la dirigenza della SPD (38). La loro successiva adesione alla KPD tuttavia non durò molto. Nell’ottobre 1919 infatti Laufenberg e Wolffheim ruppero con la sua dirigenza, guidata da Paul Levi, in quanto contrari alla centralità del partito a livello organizzativo e presero parte alla costituzione della Kommunistische Arbeiterpartei Deutschland (KAPD), fondata nell’aprile 1920. La firma del Trattato di Versailles rappresentò un trauma per la corrente amburghese. Nella seconda metà del 1919 Laufenberg e Wolffheim ipotizzarono quindi l’inizio di una «seconda rivoluzione», ossia una «guerra popolare rivoluzionaria» capace di riaprire le sorti del conflitto e battere sia il capitalismo internazionale sia il suo alleato in Germania, il «sottile strato» della borghesia affarista tedesca. Per rendere possibile ciò, incoraggiarono la costituzione di un’ Armata Rossa tedesca, l’alleanza con la Russia bolscevica e l’integrazione progressiva dei ceti medi nelle fila della classe operaia. Accusando la SPD di collaborazione con il capitalismo e la KPD di velleitarismo, Laufenberg e Wolffheim invitavano quindi la classe operaia a comportarsi come classe nazionale in lotta per la realizzazione della Germania tradita dalla borghesia (39). Nel dicembre 1919 Karl Radek, l’uomo di Mosca in Germania, pubblicò un articolo sulla rivista comunista “”Die Internationale”” nel quale condannava il «bolscevismo nazionale» di Laufenberg e Wolffheim. Quando lo scritto venne raccolto poche settimane dopo, all’inizio del 1920, in una brochure dal titolo ‘Contro il nazionalbolscevismo’, ecco che l’espressione «nazionalbolscevismo» entrò a far parte del lessico politico della Repubblica di Weimar (40). Un mese dopo la fondazione della KAPD, L. e W. firmarono un opuscolo nel quale definivano Levi il «giuda» della rivoluzione tedesca, riferendosi esplicitamente alle sue origini ebraiche, e facevano propria la leggenda (oggi diremo «fake-news») della «pugnalata alla schiena» messa in circolazione nel novembre 1919 dal generale Paul von Hindenburg (41). Arthur Goldstein, esponente di spicco della sezione berlinese della KAPD, condannò duramente i contenuti dell’opuscolo per reagire alla strumentalizzazione delle posizioni di L. e W. da parte della KPD per condannare in toto il suo partito (42). Poco dopo, Lenin intervenne nel dibattito condannando nel suo ‘Estremismo’ le «madornali assurdità del ‘bolscevismo nazionale’ (Laufenberg e altri), che nell’attuale situazione della rivoluzione proletaria internazionale si è spinto fino al blocco con la borghesia tedesca per una guerra contro l’Intesa» (43). In tutta risposta, Laufenberg e Wolffheim ribatterono criticando Lenin e sostenendo l’esistenza di un’effettiva convergenza tra il «movimento nazionalrivoluzionario», composto da quegli «strati» più «idealisti degli intellettuali» i quali avevano compreso che gli «scopi nazionali non possono realizzarsi che attraverso dei mezzi rivoluzionari», e quello «socialrivoluzionario». Anzi, «il movimento nazionalrivoluzionario e il movimento socialrivoluzionario si riducono l’uno all’altro; essi non hanno un’organizzazione comune, ma la loro unione politica si realizza nella pratica» (44). Nel corso del primo congresso ordinario della KAPD (1-4 agosto 1920) L. e W. vennero espulsi (45)”” (pag 29-30) [(37) Cfr: Heinrich Laufenberg e Fritz Wolffheim, ‘Demokratie und Organisation. Grundlinien proletarischer Politik’, Hamburg, Dr. Heinrich Laufenberg, 1915; (38) Cfr: Uwe Schulte-Varendorff, ‘Die Hungerunruhen in Hamburg im Juni 1919 – eine zweite Revolution?, Hamburg, Hamburg University Press; 2010; Klaus Weinhauer, ‘Lokale Ordnungen versus Arbeitsgemeinschaftspolitik? Arbeits – und Sozialbeziehungen im Hamburger Hafen 1916-1924’, in ‘Revolution und Arbeiter-bewegung in Deutschland 1918-1920’, Essen, Klartext-Verlag, 2013, p. 195-209; (39) Cfr. complessivamente: H. Laufenberg, ‘Zwischen der ersten und zweiten Revolution’, Hamburg, Willaschk & Co., 1919; H. Laufenberg e F. Wolffheim, ‘Revolutionärer Volkskrieg oder konterrevolutionärer Bürgerkrieg?’ Erste kommunistische Adresse an das deutsche Proletariat’, Hamburg, Buchverlag Willaschek & Co., 1919; (40) Karl Radek, ‘Die auswärtige Politk des deutschen Kommunismus und den Hamburger national Bolschewismus’, in Karl Radek e August Thalheimer, ‘Gegen den Nationalbolschewismus. Zwei Auffätze von Karl Radek und August Thalheimer’, Kommunistischen Partei Deutschlands (Spartaksbund), Berlin, 1920, p. 3-17; (41) Cfr: H. Laufenberg e F. Wolffheim, ‘Kommunismus gegen Spartakismus. Eine reinliche Scheidung’, Hamburg, Willaschek & Co, 1920; (42) Cfr: Arthur Goldstein, ‘Nation und Internationale. Eine kritische Auseinadersetzung mit dem Hamburger Kommunismus’, Berlin, KAPD, 1920; (43) Lenin, ‘L’estremismo, malattia infantile del comunismo’, Roma, Editori Riuniti, 1974, p. 116; (44) Cfr: H. Laufenberg e F. Wolffheim, ‘Moskau und die deutschen Revolution. Eine kritische Erledigung der Bolscewistischen Methoden’, Hamburg, Willaschek & Co, 1920, p. 4; (43) Cfr: ‘Protokoll des 1. ordenlichen Parteitages der Kommunistischen Arbeiter-Partei Deutschland vom 1. bis 4 August 1920 in Beriln, ed. Clemens Klochner, Darmstadt, Verlag für wissenschaftliche Publikationen, 1981]”,”GERG-099″
“BERNARDINI Carlo MINERVA Daniela”,”L’ingegno e il potere. Disegno di un rapporto complesso, affascinante, inevitabile attraverso i tempi e i protagonisti.”,”Carlo Bernardini è nato a Lecce nel 1930 ed è ordinario di Metodi matematici della fisica all’Università di Roma La Sapienza. Ha pubblicato vari testi divulgativi e universitari tra cui ‘Fisica e strumenti matematici’ (Editori Riuniti), ‘Che cos’è una legge fisica’, ‘Fisica degli atomi e dei nuclei’ (in collaborazione) Daniela Minerva è nata a Bologna nel 1958. Ha studiato filosofia all’Università di Bologna e giornalismo scientifico all’Università della California. Ha collaborato al settimanale L’Espresso. Contiene il capitolo 2: La guerra come motore delle invenzioni. Al cui interno vi sono capitoli sulla 2° seconda guerra mondiale: – Werner Heisenberg e la bomba tedesca (pag 84-88) – Frédéric Joliot e la bomba francese (pag 89-103) – Il progetto Manhattan (pag 104-111) “”Werner Heisenberg e la bomba tedesca. Tra la fine del 1938 e i primi mesi del 1939, dopo la scoperta della fissione nucleare dell’uranio da parte dei tedeschi Otto Hahn e Fritz Strassmann, molta gente lavorò alacremente quei nuovi problemi di fisica nucleare e alle loro possibili applicazioni. Del progetto Manhattan parleremo fra poco. Assai più controverse, invece, sono le conoscenze sui programmi tedeschi sotto il nazismo. La scoperta della fissione dell’uranio era stata un vero fulmine a ciel sereno, dopo che gli italiani della scuola di Fermi, che pure avevano iniziato l’attività con i neutroni lenti già da alcuni anni, non erano riusciti però a identificare l’inaspettata natura del processo dominante accantonando come fantasiose le ipotesi dei coniugi Noddack che suggerivano che il nucleo di uranio si scindesse in due parti. Come oggi sappiamo, questo è ciò che effettivamente avviene nell’isotopo 235 dell’uranio, con grande liberazione di energia; l’isotopo è presente nell’uranio naturale in frazione non del tutto esigua, lo 0.7 per cento. Già nell’aprile del 1939 il fisico tedesco Wilhelm Hanle aveva fatto un seminario a Goettingen sulla possibilità di produrre energia nucleare mediante una pila a uranio-grafite: un rapporto sul seminario era stato inoltrato da Georg Joos al ministro dell’istruzione pubblica, che l’aveva girato a sua volta a Abraham Esau, delegato per la fisica al Consiglio delle ricerche del Reich. Nel frattempo, sia Nikolaus Riehl (un allievo di Hahn e di Lise Meitner) che Paul Harteck e Wilhelm Groth (due chimici-fisici) avevano ritenuto opportuno mettere al corrente l’autorità militare che, subito dopo, decise di coinvolgere numerosi istituti tedeschi nello studio dell’impiego della fissione. Alle ricerche sulla fattibilità di un reattore e sulla produzione di esplosivi nucleari si dedicarono numerosi scienziati di alto livello: tra di essi, Bothe, Clusius, Gerlach, Hahn, Harteck e Heisenberg. Rifiutò di partecipare l’olandese Peter Debye che, in quell’occasione, emigrò a Cornell, negli Stati Uniti, lasciando la direzione dell’istituto Kaiser Wilhelm a Diebner (nel luglio del 1942 gli succedette Heisenberg). Lo studio di fattibilità fu completato nel 1941, ma l’autorità militare ebbe qualche esitazione nel decidere l’inizio di un programma sperimentale in cui la possibilità di costruire una bomba si prospettava come non immediata se non remota. Tuttavia il programma ebbe inizio, e Heisenberg vi assunse un ruolo di primo piano: nel giugno del 1942 rischiò addirittura la vita per l’esplosione prodotta da una bolla d’idrogeno formatasi a causa dell’umidità su polvere metallica di uranio. A che punto erano arrivati gli scienziati tedeschi quando la guerra ebbe fine? La cosa non è completamente chiarita. Quando gli americani arrivarono in Germania, incaricarono un ufficiale della riserva di partecipare a una famosa missione di indagine segreta, la missione Alsos: l’ufficiale era il fisico di origine olandese Samuel Goudsmit, molto noto per avere scoperto, con George Uhlenbeck, una proprietà degli elettroni nota come «spin». La missione aveva lo scopo di rintracciare ogni documento sull’attività nucleare dei tedeschi, e di dare la caccia agli scienziati che avevano partecipato a quella attività. Nel 1947, Goudsmit pubblicò un resoconto della vicenda in un libro che si intitolava ‘Alsos’ e che divenne ben presto famoso. Ma, nel corso del 1946, Goudsmit aveva già pubblicato alcuni articoli in cui egli cercava di mostrare al grosso pubblico quanto l’effetto del nazismo fosse stato disastroso per la scienza tedesca e quanto in generale fosse da respingere ogni forma di controllo militare sulla ricerca, anche in America. Più o meno nello stesso periodo, Heisenberg e von Weizsäcker, ritornati dal campo di prigionia inglese; avevano cercato di scrivere un articolo sul loro lavoro durante la guerra; l’articolo era stato bloccato in un primo tempo dall’autorità militare inglese in Germania, ma era poi uscito nel novembre 1946 sulla rivista «Die Naturwissenschaften». (…) In Heisenberg scatta, subito dopo la guerra, la molla dell’«effetto Kwai», sul quale torneremo. Egli vuole dimostrare che non avrebbe permesso di portare il progetto alle estreme conseguenze ma, al tempo stesso, tiene a descrivere il lavoro del suo gruppo come lavoro di altissima qualità che aveva già raggiunto importanti risultati”” (pag 84-86)”,”SCIx-507″
“BERNARDINI Carlo MINERVA Daniela”,”L’ingegno e il potere. Disegno di un rapporto complesso, affascinante, inevitabile attraverso i tempi e i protagonisti.”,”Carlo Bernardini è nato a Lecce nel 1930 ed è ordinario di Metodi matematici della fisica all’Università di Roma La Sapienza. Ha pubblicato vari testi divulgativi e universitari tra cui ‘Fisica e strumenti matematici’ (Editori Riuniti), ‘Che cos’è una legge fisica’, ‘Fisica degli atomi e dei nuclei’ (in collaborazione) Daniela Minerva è nata a Bologna nel 1958. Ha studiato filosofia all’Università di Bologna e giornalismo scientifico all’Università della California. Ha collaborato al settimanale L’Espresso. Contiene il capitolo 2: La guerra come motore delle invenzioni. 2.1. I Krupp e l’identità tra stato e complesso militare-industriale Ci sono alcuni paragrafi dedicati alla 2° seconda guerra mondiale: – Werner Heisenberg e la bomba tedesca (pag 84-88) – Frédéric Joliot e la bomba francese (pag 89-103) – Il progetto Manhattan (pag 104-111) “”Nel 1933 Gustav Krupp, presidente della Confederazione dell’industria e contribuente ai fondi del partito, chiede l’introduzione del Führerprinzip in economia, che rafforzava la tendenza verso la concentrazione economica. Quasi contemporaneamente fu creato un consiglio per gli armamenti praticamente composto dai capitani d’industria. «Per avere un’idea della compenetrazione dell’elemento nazista col grande capitale, basti osservare che, nel 1940, dei 384 milionari che sedevano nei consigli di amministrazione e di sorveglianza di 24 dei maggiori trust, soltanto 240 tenefvano gli stessi posti prima del gennaio ’33: 144 nuovi milionari erano quindi creature del nazismo (14). L’aumento dell’attività dei Krupp fu esclusivamente connesso con la produzione di armamenti e il Führer divenne un regolare visitatore delle fabbriche di Essen. Nel 1935 si insediò un nuovo direttore del reparto armamenti, il poi tragicamente celebre Erich Müller, che iniziò la sua attività con venticinque costruttori e trenta tecnici. Qualche tempo dopo i costruttori erano 2000. Sempre nel ’35 uscì dai cantieri di Kiel un nuovo sottomarino e nel ’39 si produceva un sommergibile al mese, insieme a corazzate, portaerei e incrociatori. Da Essen venivano cannoni, proiettili e quant’altro servì a Hitler per invadere l’Europa. Nel frattempo si insediava a Essen il giovane Alfred, quello che per sarazzarsi degli altri eredi farà varare a Hitler la ‘Lex Krupp’ che riservava il diritto di eredità al primogenito maschio nell’industria. Il Führer, riconoscente per il buon acciaio, darà a Krupp parte del bottino di guerra: fabbriche e miniere in Francia, Belgio, Olanda e Austria, depositi di cromo in Jugoslavia, miniere di nichel in Grecia, ferriere e acciaierie in Unione Sovietica. Ma gli uomini di Essen partono per il fronte e la Gestapo porta ad ALfried prigionieri da Buchenwald e Auschwitz. Essen diventa un campo di concentramento nazista. È già degenerazione. E sarebbe fuorviante parlare degli ‘Sklaven’ di Alfried Krupp e dei campi di concentramento per bambini in un capitolo dedicato al complesso militare-industriale – ma ci è sembrato giusto prospettarne lo spettro”” (pag 74-75) [dal capitolo ‘2.1. I Krupp e l’identità tra stato e complesso militare-industriale’] inserire”,”QMIx-035-FV”
“BERNARDINI-DELLA-MASSA Gianpaolo”,”Origini e nascita delle Panzer divisionen – Nascita, evoluzione e trasformazione delle Panzer divisionen (1935-1945).”,”””Il primo ed il vero creatore della Panzerwaffe, l’Arma corazzata tedesca, fu certamente Guderian (16). Egli ne intuì le enormi potenzialità ed addestrò queste forze alle manovre relative da una profonda penetrazione strategica. Guderian inoltre – caso forse unico nella storia – fu anche l’esecutore decisivo; egli infatti avrebbe poi operato lo sfondamento di Sedan del 1940 e comandato le successive avanzate delle forze corazzate verso la Manica. Guderian cominciò ad interessarsi dei mezzi corazzati nel 122, allorché gli venne affidato un incarico nella””Inspektion der Kraftfahrtruppen”” (Ispettorato delle Truppe Motorizzate). Da allora cominciò a studiare le esperienze della Prima guerra mondiale ed i progressi realizzati nel dopoguerra nelle varie nazioni, tanto che nel 1928 divenne istruttore di tattica dei mezzi corazzati. I suoi “”allievi”” erano ufficiali di tutte le Armi, riuniti a Berlino nel “”Kraftfahr-Lehr-stab”” (Corpo d’istruzione dei Trasporti Motorizzati””, embrione della futura PanzerSchule. Dopo uno studio approfondito delle opere postbelliche sia francesi sia inglesi sui carri, Guderian concluse che le teorie francesi – le quali vedevano i carri some semplici mezzi d’appoggio della fanteria – erano da respingere, mentre si dovevano accettare quelle inglesi, secondo le quali i carri dovevano essere impiegati come arma a sé stante, assumendo il ruolo svolto dalla cavalleria nei secoli precedenti (17). Nel 1930 Guderian divenne comandante del 3° Kraftfahr-Abteilung e nei due anni successivi, procedé ad una radicale trasformazione del reparto: una compagnia venne dotata di carri da ricognizione, una di carri d’assalto e la terza di cannoni anticarro (18). Nell’ottobre del 1931 Guderian venne nominato CSM dell’Ispettorato delle Truppo Motorizzate, agli ordini di Lutz, completamente d’accordo e forte sostenitore delle sue idee. Varie considerazioni teorico-pratiche relative a queste “”simulazioni””, al credo di Von Seeckt, alle teorie di Liddell Hart (19) e Fuller (20) ed al limitato uso dei mezzi corazzati durante la Prima guerra mondiale (21), inducevano Guderian a considerare la Panzer Division, sostenuta dall’aviazine – quale tipo ideale di unità per l’inquadramento organico dei mezzi corazzati, formando così grandi unità meccanizzate pluriarma; queste unità venivano a costituire lo strumento fondamentale e decisivo nell’azione sia tattica sia strategica. Secondo Guderian, infatti: “”…i carri che agiscono … d’intesa con la fanteria non potranno mai avere un’importanza decisiva…””. Queste considerazioni trovarono, come sempre, sostenitori ed evversari: tra i primi ricordiano il Maresciallo von Blomberg (Ministro della Guerra nel 1933 al 1938) (22), il Gen. W. von Reichenau (23), i già citati von Seeckt e Lutz, e il Gen. von Fritsch (Comandante in Capo dell’Esercito) (24); tra i secondi ricordiamo solo il più importante: il Gen. Beck (Capo di Stato Maggiore dell’Esercito dal 1935 al 1938) (25) il quale considerava alla pari dello Stato Maggiore francese, le nuove unità motorizzate e corazzate utili per manovre di accerchiamento, ma restava convinto che la Fnateria (la cui mobilità nel 1939 era ancora assicurata, al 90%, dal cavallo) fosse ancora la regina del campo di battaglia; le nuove unità erano da inquadrarsi quindi, al massimo, a livello di brigata (28). Probabilmente, considerati il prestigio e l’autorità di cui godeva Beck, il suo punto di vista avrebbe potuto finire col prevalere se Hitler non fosse salito al potere e, poco dopo il suo insediamento alla Cancelleria del Reich (il 30 gennaio 1933) – dopo aver assistito ad una manovra dimostrativa in corso di svolgimento nel poligono di prova di Kummersdorff, e dopo che Guderian gli ebbi illustrato, in quell’occasone, le proprie idee – non avesse intuito subito le possibilità dei carri esclamando: “”Ecco quello che mi serve! Ecco cosa voglio!…”” (27)”” (pag 8-9) [(..); (23) Von Reichenau: descritto come uomo dotato di fredda e notevole intelligenza, fu tra i primi a tradurre in tedesco alcune delle opere di Liddell Hart. Guderian lo descrisse come dotato di “”mente pensante in senso progressista””; (25) Beck, fervente antinazista, si dimese nel 1938 in segno di protesta contro il proposito di invadere la Cecoslovacchia. Contiuò poi, fino alla fine, a guidare la “”fronda antihitleriana””; (…)]”,”QMIS-049-FGB”
“BERNAREGGI Adriano”,”I papi.”,”BERNAREGGI Adriano era Vescovo di Bergamo. “”La gravità singolare del pericolo è la più naturale spiegazione dell’ istituzione: ed è indubitato che essa (l’ Inquisizione ndr) rese un grande servizio alla civiltà, impedendo la diffusione del sovversivismo cataro. Sopravvisse tuttavia alla scomparsa dei Catari””.”,”RELC-106″
“BERNARI Carlo”,”Tre operai.”,”Carlo Bernari (pseudonimo di Carlo Barnard, Napoli 1909- Roma 1992) romanziere, giornalista, fotografo, a 13 anni viene espulso per ribellione da tutte le scuole del Regno. Entrato giovanissimo negli ambienti dell’ antifascismo, dopo la Liberazione diviene capo della cronaca romana dell’Unità. Ma nel ’49-50 si allontana dal Pci e lavoro per altre testate. Tra le sue opere ‘Tanto la rivoluzione non scoppierà’ (1976). ‘Tre operai’ è il romanzo di esordio. Teodoro, Marco e Anna, operai meridionali in una lavanderia sono i protagonisti di qusto romanzo pubblicato nel 1934. Siamo negl ianni tra il 1910 e il 1920 sullo sfondo delle grandi lotte che colminarono nel ‘biennio rosso'”,”VARx-014-FMDP”
“BERNAYS Edward”,”Propaganda. Comment manipuler l’opinion en democratie.”,”Opera inizialmente apparsa con il titolo ‘Propaganda’ presso le edizioni H. Liveright di New York nel 1928 e ristampata nel 2004. Edward L. Bernays è nato a Vienna nel novembre 1891, e morto più che centenario a Cambridge (Mass.) nel 1995. Per essendo poco noto avrebbe esercitato sulle democrazie liberali una influenza considerevole. Secondo l’autore della prefazione è difficile cogliere completamente le trasformazioni sociali, politiche ed economiche del ‘900 ignorando completamente l’opera di Bernays. Egli è considerato uno dei principali creatori dell’ industria delle pubbliche relazioni e quindi padre di ciò che gli americani chiamano ‘spin’, ossia la manipolazione delle notizie, dei media, dell’opinione pubblica, la presentazione partigiana dei fatti. Le campagne politiche (pag 94-95)”,”FOLx-031″
“BERNECKER Walther L.”,”Anarchismus und Bürgerkrieg. Zur Geschichte der Sozialen Revolution in Spanien 1936 – 1939.”,”””Die Ansätze zu einer gewerksschaftlichen Zusammenarbeit wurden bereits wenige Monate nach dieser Übereinkunft durch den “”Bürgerkrieg im Bürgerkrieg”” erneut belaster. Für viele Historiker bedeuten die katalanischen Mai-Auseinandersetzungen, in denen die Aanrchisten in Barcelona schließlich auf das Drängen ihrer Führer hin den vereinten Kräften der Generalitat und des PSUC wichen, den Beginn von Ende der Revolution. Seit Wochen war es zwischen CNT-, FAI- und POUM-Anhänern einerseits, PSUC- und UGT-Mitgliedern andererseits zu blutigen Zwischenfällen gekommen, in Entsprechung dazu wuchsen die Faktoren einer künftigen gewaltsamen Entladung der Krisensituation. CNT-Patrouillen und PSUC-“”Guardias de Asalto”” lieferten sin in den letzten Apriltagen erbitterte Straßengefechte.”” (pag 73)”,”MSPG-200″
“BERNERI Camillo a cura di Pier Carlo MASINI e Alberto SORTI”,”Pietrogrado 1917 Barcellona 1937. Scritti scelti. In appendice: Il caso Berneri.”,”Gli anarchici nella Rivoluzione russa, Con Kerenski o con Lenin?, Bolscevismo e militarismo, Critiche (del mov anarchico) al bolscevismo, Dibattito sul federalismo, Una lettera a Piero Gobetti, A proposito del revisionismo marxista, La socializzazione, Il federalismo di Pietro Kropotkin, Anarco-sindacalismo, Q Stato, L’ operaiolatria, Due parole a Pietro Arcinov, Polemica con Carlo Rosselli, Socialisti libertari e liberali, Umanesimo e anarchismo, Il marxismo e estinzione dello stato, La dittatura del proletariato e il socialismo di Stato, Risposta a Ercoli (Togliatti) sulla rivoluzione spagnola, In difesa del POUM, Discorso in morte di Antonio Gramsci. Tesi: critica vs tutta la concezione marxista dello Stato da Marx a Lenin”,”ANAx-002″
“BERNERI Camillo”,”L’ ebreo antisemita.”,”Si tratta di una storia dell’ ebraismo antisemita.”,”EBRx-005″
“BERNERI Camillo a cura di Pier Carlo MASINI”,”Mussolini. Psicologia di un dittatore.”,”Camillo BERNERI, nacque a Lodi nel 1897 e morì a Barcellona il 5 maggio 1937. Iniziò adolescente a far politica tra le fila della gioventù socialista e alla scuola di PRAMPOLINI. Durante e dopo la guerra aderì all’ anarchismo partecipando alle agitazioni antimilitariste dell’ epoca. Antifascista militante, emigrato politico, partecipò alla guerra civile spagnola del 1936 svolgendo il ruolo di promotore della prima colonna di volontari italiani e come politico redasse a Barcellona il giornale in lingua italiana ‘Guerra di classe’. Fu ucciso dagli stalinisti durante le giornate di Barcellona del maggio 1937. Studioso e scrittore, attento alla vita sociale, ha lasciato una copiosa produzione di scritti. Questo saggio è inedito.”,”ITAF-104″
“BERNERI Camillo, a cura di Pietro ADAMO”,”Anarchia e società aperta. Scritti editi e inediti.”,”Pietro ADAMO (1959) è Dottore di ricerca in Storia. Si occupa della cultura politica del protestantesimo radicale e della storia della tradizione libertaria. Ha pubblicato saggi e libri. E’ autore di ‘Il dio dei blasfemi. Anarchici e libertini nella Rivoluzione inglese’ (1993), ‘La libertà dei santi. Fallibilismo e tolleranza nella Rivoluzione inglese, 1640-1649’ (1997), ‘La città e gli idoli. Politica e religione in Inghilterra, 1524-1572) (1999). Corporativismo, xenofobia, protezionismo. “”Che il proletariato industriale sia una delle principali forze rivoluzionarie in senso comunista è troppo evidente perché ci sia da discutere a questo proposito. Ma è, d’altra parte, evidente che l’ omogeneità di quel proletariato è più nelle cose che negli spiriti (…). Il particolarismo degli operai delle industrie è troppo evidente perché ci si lasci andare alle generiche e generalizzatrici esaltazioni che di essi fanno taluni dei marxisti e dei marxisteggianti. L’ egoismo corporativo negli Stati Uniti ha condotto ad una vera e propria politica xenofoba, e le corporazioni tipicamente industriali si sono mostrate sempre tra le più accanite nel richiedere al governo l’ interdizione all’ immigrazione operaia. Lo stesso nella Nuova Zelanda. Ma limitiamoci all’ Italia. Gli operai delle industrie hanno sempre favorito il protezionismo industriale. Il libro di G. Salvemini, Tendenze vecchie e nuove del movimento operaio italiano (Bologna 1922), è ricco di esempi, a questo proposito.”” (pag 148)”,”ANAx-194″
“BERNERI Camillo”,”Guerra di classe in Spagna (1936-1937).”,”Si tratta di dodici articoli di Camillo BERNERI apparsi sul giornale “”Guerra di Classe”” (Barcellona 1936-1937) La caduta di Madrid. “”Madrid, l’ allegra Vienna iberica, rinnova le gesta di Sagunto. Dal walzer è passata all’ “”Eroica””. Epica, teatro di eroismi di milizie e di folla che fanno impallidire quella della Comune parigina, essa disillude le speranze belluine dei generali, ne sventa i calcoli minuziosi, ne smentisce le vanterie. Essa resiste e resisterà. Se la pietà delle folle è sorda, se l’ Europa non sa più sdegnarsi, ebbene il mondo intero sarà stupito dall’ energia. Madrid non sarà presa, Potrà essere interamente distrutta, ma non mai occupata vivente. La morte, l’ esodo e le fiamme ne faranno una Pompei.”” (pag 22) Blum. “”La malafede di Mussolini e di Hitler è evedente quanto la stupida prudenza di Blum. Mussolini ha mandato in Spagna almeno ventimila uomini; mentre vi sono in Ispagna, secondo “”L’ Ami du Peuple”” e secondo l’ “”Echo de Paris””, non meno di trentamila soldati tedeschi. Il governo italiano e quello tedesco continueranno a inviare contingenti, armi e munizioni. La neutralità anglo-francese è stata, è e sarà sempre più un ipocrita intervento a favore del fascismo spagnolo, di quello tedesco e di quello italiano. Accettare il blocco di controllo vale porre sullo stesso piano il governo legale e un’ armata di faziosi, vale porre l’ Europa al bivio: o lo scoppio della guerra o il trionfo del fascismo. Ed il trionfo del fascismo è la guerra inevitabile in un prossimo domani. La politica blumista non ha mai presentato una linea precisa e coerente perché dominata dalla paura e dalla tendenza al compromesso. E’ una politica socialdemocratica. Il Partito Comunista francese aderendo ad essa, è venuto a strappare una delle sue poche belle pagine.”” (pag 42-43)”,”MSPG-133″
“BERNERI Camille”,”Guerre de classes en Espagne.”,”””L’ho detto e lo ripeto: la guerra civile può essere vinta sul terreno militare ma il trionfo della rivoluzione politica e sociale è minacciato. I problemi di domani, in Spagna, sono ormai indissolubilmente legati agli sviluppi internazionali della guerra civile”” (pag 25)”,”MSPG-281″
“BERNI Ivan, a cura di Barbara BISCOTTI”,”28.09.1864. La Prima Internazionale.”,”””La prima internazionale aveva gettato le fondamenta dell’organizzazione degli operai per la preparazione del loro assalto rivoluzionario contro il capitale, ponendo le condizioni necessarie per (…) il socialismo”” (Lenin, (L’internazionale e il suo posto nella storia’, 1919) In bibliografia: citati tra l’altro: “”Il lavoro dello storico Gianmario Bravo è pregevole anche per un volume di sintesi di Pantarei del 2014 ‘Marx e la Prima Internazionale’ “”che analizza il ruolo del pensatore tedesco e rintraccia nella sua opera di direzione i segnali di sviluppo del vmomento operaio e dei partiti socialisti e comunisti tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento”” (pag 153-154) “”Il lavoro di James Guillaume, ‘L’Internazionale, documenti e ricordi, 1864-1878’, Centro studi libertari Camillo Di Sciullo, Chieti, 2004, che ricostruisce il confronto con la componente marxista mettendo il rilievo l’originalità del pensiero libertario. La particolarità di questo testo sta nella scrittura in prima persona da parte di Guillaume, che dell’Internazinoale fu senza alcun dubbio il principale esponente della Svizzera romanda”” (pag 154)”,”INTP-095″
“BERNINI Fabrizio”,”Il Giustiziere di Dongo. Walter Audisio: il colonnello Valerio. Luci ed ombre sulla fucilazione del secolo, quella del Duce e di Claretta Petacci.”,”BERNINI Fabrizio, pubblicista, si dedica da decenni alla storia del fascismo, della resistenza e dell’età contemporanea. E’ la prima biografia di Walter Audisio a trent’anni dalla morte. Questione istanza e ‘abiura dei principi sovversivi’ fatta a Mussolini per essere liberato dal confino a Ponza (pag 36)”,”PCIx-334″
“BERNKOPF TUCKER Nancy a cura; saggi di Shelley RIGGER, Steven PHILLIPS T.J. CHENG Michael D.SWAINE Michael S CHASE Nancy BERNKOPF TUCKER”,”Dangerous Strait. The U.S. – Taiwan – China Crisis.”,”Saggi di Shelley RIGGER, Steven PHILLIPS T.J. CHENG Michael D.SWAINE Michael S CHASE”,”ASIx-118″
“BERNOCCHI Piero”,”Per una critica del ’68. Considerazioni per l’ oggi e il domani.”,”Nel 1968, Piero BERNOCCHI è stato un dirigente del movimento studentesco nelle Facoltà scientifiche di RRoma e uno dei responsabili dell’ intervento operaio nelle fabbriche e nei cantieri. Oggi fa parte dei Cobas della scuola.”,”ITAC-038″
“BERNOCCHI Piero, con saggi di BIRMAN, KANTOROVICH, LEONTEV, NOVOZHILOV, OMAROV, MANEVICH, VOLKOV, PETRAKOV, SELJIUNIN, VJATKIN, JANOV, KOPYSOV, LEVIKOV, LEONTIEV”,”Le “”riforme”” in URSS. Da Liberman al XXV Congresso del Pcus.”,”Piero Bernocchi è nato a Foligno nel 1947 e vive a Roma, dove si è laureato in matematica con una tesi su Circolazione e riproduzione semplice del capitale e pianificazione. Impegnato attivamente nel movimento studentesco romano dal 1968, è stato successivamente dirigente dei Nuclei comunisti rivoluzionari e di Avanguardia comunista. Ha collaborato alla rivista francese Autogestion et socialisme. Ora partecipa al movimento di lotta nato nell’università di Roma e prosegue lo studio delle società cosiddette socialiste.”,”RUSU-135-FL”
“BERNOCCHI Piero MASSARI Roberto”,”C’era una volta il Pci… 70 anni di controstoria in compendio.”,”Sono di Bernocchi ‘Il peccato originale del Pci’ e la Terza parte (cap, 6,7,8,9,10,11) – Sono di Massari la Prima parte (cap. 5). Gli autori ringraziamo Paolo Casciola, Antonella Marazzi, Vincenzo Palumbo e Giorgio Amico per l’aiuto prestato. Togliatti e lo sterminio del PC polacco (1937-39) (cap. 3) (pag 44-49) “”Lo scioglimento del Kpp – fedelissimo a Stalin benché le sue origini risalissero alla Sdkp fondata a Varsavia nel 1894 da Rosa Luxemburg e Leo Jogiches – fu deciso nella primavera del 1937, ma fu reso pubblico a cose fatte solo a marzo del 1939, nel discorso di Dmitrij Z. Manuil’skij al XVIII Congresso del partito panrusso (futuro Pcus). In mezzo c’era stata la risoluzione di scioglimento del Kpp sottoposta nel novembre 1937 a Stalin (che di suo pugno vi annotò «Dovevamo farl due anni prima»: nel 1935?! che voleva dire?) e adottata dal Presidium del Celc il 16 agosto 1938. Ivi si denunciava l’infiltrazione di spie fasciste, la trasformazione dei suoi deputati in agenti di Jozef Pilsudski e dele sue forze armate, con l’immancabile accusa di «trotskismo». La firmavano il bulgaro Dimitrov, i russi Manuil’skij e Moskvin, il finlandese Kuusinen, il tedesco Florin e l’italiano Ercoli, cioè Palmiro Togliatti. (…) Il Kpp fu sciolto gradualmente, dalle cellule della periferia verso il centro, e nella più assoluta segretezza. Come apparato centrale aveva dato l’ultimo segno di attività a marzo 1937, anche se l’organo ‘Czerwony Sztandar’ (Stella Rossa) continuò ad apparire fino a maggio 1938. Dei 3.817 militanti presenti in Urss, ne sopravvisse un centinaio e nessun dirigente. All’agente cominternista bulgaro, Anton Kozinarov, fu dato l’incarico di sciogliere le cellule dei polacchi nella Brigate internazionali in Spagna. L’intero gruppo dirigente scomparve nel nulla e dalle scarne ricostruzioni postbelliche risulta solo che l’ex deputato Adolf Warski (Warszawki) fu tra i primi ad essere ucciso; Maksymilian Horwitz fu fucilato a settembre 1937; il segretari generale Lenski (pseud. di Julian Leszczynski) fu fucilato a Mosca; Wera Kostrzewa (psed. di Maria (Marianna) K.S. Koszutska) morì in carcere nel 1939; l’ex cekista Jozef Unszlicht fu fucilato nel 1938; Stanislaw Bobinski fu arrestato a giugno e fucilato a settembre 1937 dopo un processo durato circa 20 minuti; il vicepresidente dell’Accademia bielorussa delle scienze, Tomasz Jan Dabal, fu ucciso dopo aver confessato i suoi presunti «crimini»; il celebre poeta futurista Bruno Jasienski, fu fucilato nei pressi di Mosca, mentre la sua seconda moglie Anna finiva per 17 anni nel Gulag; Edward Prochniak, membro dell’Esecutivo del Comintern rifiutò di confessare e fu fucilato ad agosto 1937, il giorno stesso della condanna. Sorti analoghe toccarono a Witold Wandusrki, Albert Bronkowski, Wladyslaw Stein-Krajewski, Jozef Feliks Ciszewski, Saul Amsterdam e ad altri quadri dell’apparato. Michele Nobile ha esposto cifre e dati sull’eliminazione fisica dei comunisti polacchi in un suo lavoro inedito, utilizzando testi di Norman Davies, William Chase, Jaff Schatz, Dante Corneli, Walter Laqueur, Marian K. Dziewanowski e Victor Zaslavsky. Tanta brutalità servì a far scomparire oltre al gruppo dirigente, anche ‘l’intero’ Kpp (compresi il Kpzb e il Kpzu) che ‘in quanto tale non fu ricostituito. Fu solo dopo l’aggressione all’Urss’ – quando Stalin volle utilizzare in funzione antinazista ‘tutti i polacchi e non solo i comunisti sopravvissuti’ – che Mosca creò un suo sostituto (gennaio 1942): il Partito dei lavoratori polacchi (Ppr), «ufficialmente» non comunista e non affiliato al Comintern. (…) Come in tante altre vicende compromettenti, anche questa volta Togliatti fece in modo di non lasciare tracce del ruolo personale da lui svolto. Al punto che lo ‘Stato Operaio’ del 15 aprile 1939, nel riportare il discorso di Manuil’skij eliminò la parte riguardante la Polonia. (…) Tuttavia, la prova «storica» che furono i quattro membri della segreteria a dirigere quella cruenta operazione si avrà in era krusceviana. La segnalò molto bene Renato Mieli nel suo libro del 1964 (‘Togliatti 1937’), ricavandola dalla Dichiarazione per la riabilitazione delle vittime del 1937-39 pubblicata sull’organo del Poup, ‘Trybuna Ludu’, del 19 febbraio 1956″” (pag 45-46) “”Isaac Deutcher fu il primo – e quasi unico per molto tempo – a far luce sulla vicenda, in una celebre intervista del 1957 pubblicata da ‘Les Temps Modernes’ nel 1958, ma tenuta nascosta al grande pubblico dal governo polacco di allora (Gomulka). Fu inchlusa nella raccolta di saggi che nel 1970 curò Tamara Deutscher, ‘The making of a revolutionary’ (Lenin frammento di una vita, Laterza, 1970, pp. 97-152] (nota 2, pag 46)”,”PCIx-490″
“BERNOTTI Romeo, Amm.”,”La guerra sui mari nel conflitto mondiale, 1941-1943.”,”Fase cruciale nel Mediterraneo (gennaio-ottobre 1942). Difficoltà dell’Italia di proteggere i propri convogli, il traffico tra l’Italia e la Libia. “”La protezione dei convogli contro le eventuali azioni di navi di superficie era assai onerosa, benché la Marina italiana avesse nel Mediterraneo orientale è in quello centrale una decisa prevalenza. Il gruppo navale dislogato a Malta nel gennaio 1942 consisteva di un incrociatore leggero e un cacciatorpediniere: per la perdita di due corazzate inflitta nella notte sul 19 dicembre 1941 dai mezzi italiani d’assalto e per la situazione nell’Oceano Indiano la flotta inglese del Mediterraneo orientale, rimasta priva di corazzate e di navi portaerei, era ridotta a 6 incrociatori leggeri, con circa 12 cacciatorpediniere. Ma aveva superiorità di mezzi tecnici: quindi era difficile da parte italiana dosare economicamente le forze per la protezione dei convogli, per garantirsi contro sorprese, come quelle che negli ultimi mesi del 1941 avevano causato al traffico gravissime perdite. (…) Tale sistema imponeva alle forze navali un continuo logorio; le costringeva ad affrontare molti rischi per i pericoli aerei e subacquei, con forte consumo di combustibile (1). Nel fare queste constatazioni, il Comandante di Squadra navale italiana, in un suo rapporto faceva rilevare che l’uscita in mare di tante navi da guerra, per un convoglio di 6 piroscafi, era sproporzionata all’entità delle presumibili offese nemiche, senza garantire la sicurezza del convoglio, perché avendo scarsità di cacciatorpediniere si era costretti a disperderli per assegnarli alla difesa dei vari gruppi della forza navale. In particolar modo la scarsità dei cacciatorpediniere era sentita in relazione al pericolo subacqueo: infatti al principio del 1942 la Marina britannica aveva nel Mediterraneo circa 30 sommergibili, dei quali 10 con base a Malta e 12 nel Mediterraneo orientale. Nonostante i progressi nell’azione contro i sommergibili le perdite subite dal naviglio mercantile, per effetto delle offese subacquee, costituivano circa un terzo del totale, perché le condizioni geografiche consentivano poca variabilità delle rotte. Supermarina riconosceva quanto fossero fondate le predette osservazioni; ma le corazzate erano adibite al servizio di scorta ai convogli, avendo il Comando Supremo impartito ordini in tal senso, per ragioni d’indole morale: oltre che per la difesa contro le navi di superficie le corazzate incorporate nel convogli costituivano una protezione contro gli attacchi dall’aria, poiché esse disponevano di poderoso armamento di artiglierie contro i velivoli. La Marina italiana non aveva costruito né trasformato navi per il compito particolare della difesa contraerei (che la Marina inglese affidava a incrociatori da 4000 a 5000 tonnellate) e ne risentiva la mancanza. Sebbene fortemente scortati contro gli attacchi delle navi di superficie e contro i sommergibili i convogli rimanevano vulnerabili agli attacchi dall’aria”” (pag 168-169)”,”QMIS-029-FGB”
“BERNOTTI Romeo, Amm.”,”La guerra sui mari nel conflitto mondiale, 1943-1945.”,”Romeo Bernotti, Ammiraglio designato d’Armata. ‘Prezioso tempo perso dell’Italia dal 25 luglio all’8 settembre’. “”Da tre giorni erano in corso i movimenti dei convogli per lo sbarco nel golfo di Salerno; perciò alla 17h 30m dell’8 settembre Eisenhower inviò al governo italiano un duro telegramma, che impose la proclamazione dell’armistizio alla radio entro le 20h, minacciando in caso contrario di annullare e rendere di pubblica ragione le trattative concluse. Il governo italiano dové constatare di aver perduto ogni libertà di azione; perciò alle 19h 45m il Capo del governo annunziò alla radio l’armistizio, dichiarando che le forze italiane cessavano le ostilità contro quelle anglo-americane, tenendosi pronte a reagire «ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza». Per il modo in cui divenne terreno di lotta fra eserciti stranieri l’Italia rimase come un relitto travolto dalla tempesta. Nel periodo dal 25 luglio all’8 settembre lo sviluppo degli avvenimenti aggravò la situazione italiana, peggio che se l’Italia avesse mutato l’atteggiamento politico nei giorni immediatamente successivi alla crisi del regime. Il crollo del fascismo aveva costituito una sorpresa per la Germania; ma quel vantaggio non fu sfruttato, lasciando alla Germania il tempo di predisporre l’azione premeditata contro l’Italia: contemporaneamente le trattative con gli anglo-americani ebbero come unico effettivo risultato la resa incondizionata”” (pag 104) La bomba atomica e la resa del Giappone. “”Strenuamente il Giappone aveva combattuto, ma il suo atteggiamento finale era diverso da quello che aveva spinto la Germania alla resistenza fino all’invasione del territorio nazionale. Infatti, dopo la guerra 1914-18, in Germania era stata diffusa l’opinione che la resa fosse avvenuta quando la nazione non era ancora sconfitta: la vittoria finale dell’Intesa – scrisse Ludendorff – non fu determinata dalle battaglie ma dalla rivoluzione, che non permise di impegnare le battaglie». Fra i concetti fondamentali della dottrina nazista era stabilito che la nuova guerra dovesse essere combattuta fino all’ultimo. Nel 1944 alte autorità come l’Ammiragliato Doenitz e il Generale Jodl avrebbero voluto intavolare trattative di pace, se gli alleati non avessero opposto la pregiudiziale della resa incondizionata; quindi fu incontrastata la volontà di Hitler, che era risoluto a continuare la lotta. Il Supremo Consiglio di guerra giapponese aveva invece riconosciuto, nel maggio 1945, la necessità di porre termine alla guerra, perciò il Governo aveva insistito ripetutamente per iniziare trattative con gli anglo-americani, anche per mezzo dell’ambasciatore giapponese a Mosca. Dunque il Giappone dalla metà di maggio aveva già riconosciuto la propria sconfitta; se gli alleati anzichè trasmettere il drastico ultimatum avessero accolto la richiesta di trattative sarebbe stata possibile la conclusione di un armistizio, nel quale il Giappone avrebbe dovuto effettivamente accettare le condizioni imposte, perché non poteva fare altrimenti. Ma la proclamazione dei termini dell’ultimatum ferì l’orgoglio nazionale del Giappone, che perciò rispose con un rifiuto. In conseguenza il Presidente Truman diede al Generale Spaatz l’ordine di far gettare la bomba atomica su una delle città prestabilite, con facoltà di scegliere la data, l’ora e l’obiettivo, dopo il 3 agosto. Alle 8h 15m del 6 agosto un velivolo B 29 gettò la bomba atomica su Hiroshima, città di 340.000 abitanti, sulla costa settentrionale del Mare Interno (a nord di Kure) in terreno pianeggiante. La bomba fu lanciata con paracadute dalla quota di 9 mila metri. Il lampo dell’esplosione fu visto a 270 Km; la bomba produsse una nube di vapori alta circa 12.000 metri e causò 60 mila vittime. Dopo quel terribile avvenimento il Presidente Truman nelle pubbliche dichiarazioni fece note che per la realizzazione della bomba atomica erano stati spesi 2 bilioni di dollari e che era stato ordinato di usarla «per abbreviare la guerra, cioè per salvare migliaia di vite di americani, inglesi e giapponesi». Egli aggiunse che se i giapponesi non avessero accettato i termini prestabiliti per la capitolazione «si sarebbero esposti a una pioggia rovinosa dall’aria, quale non fu mai vista su questa terra». L’8 agosto l’Urss dichiarò guerra al Giappone. Il Ministro degli Esteri Molotov nel darne comunicazione all’Ambasciatore giapponese a Mosca informò che l’intervento della Russia mirava a «ridurre il numero delle vittime e facilitare il rapido ritorno alla pace mondiale». Il 9 agosto le armate rosse invasero la Manciuria. Alle 12h dello stesso giorno un velivolo B 29 gettò l’altra bomba atomica su Nagasaki, città di 260.000 abitanti nell’isola di Kyushu, causando 39.000 vittime. Il giorno seguente a quella nuova strage, cioè il 10 agosto, il governo giapponese annunziò alla radio che era pronto ad accettare i termini della dichiarazione di Potsdam del 26 luglio, «nell’intesa che non fossero pregiudicate le prerogative dell’Imperatore come Sovrano regnante». (…) Le bombe atomiche furono usate in virtù del possesso di basi avanzate. «Senza il potere marittimo – ha scritto l’Ammiraglio King – non avremmo avuto il possesso di Saipan, né quello di Iwo Jima e di Okinawa, che furono le basi dei velivoli per l’impiego dei quelle bombe»”” (pag 482-484)”,”QMIS-030-FGB”
“BERNOTTI Romeo, Amm.”,”La guerra sui mari nel conflitto mondiale, 1939-1941.”,”””Il fattore marittimo ebbe principale influenza sulla decisione del Comando Supremo germanico di procedere alla conquista della Crimea. Per la sua posizione centrale nel Mar Nero la penisola di Sebastopoli aveva grande importanza come base aerea e navale; inoltre le truppe sovietiche dislocate in Crimea costituivano una latente minaccia, e per eliminarla non bastava che fossero tagliate le comunicazioni fra la Crimea e il retroterra, poiché, avendo il dominio del mare, i russi potevano eseguire gli sbarchi. Il possesso della Crimea assicurava alla Russia il dominio del Mare di Azov, anche quando gli eserciti invasori riuscissero ad occupare la costa settentrionale di quel mare avanzando fino a Rostow. (…) Da tutto ciò si comprende come la Crimea avesse per la Russia un valore strategico inestimabile. Nel 1854 la Gran Bretagna e la Francia avevano attaccato la Crimea perché costituiva un obiettivo limitato; ma nel nuovo conflitto, avendo la Russia la padronanza del mare, il possesso della Crimea dava al difensore i massimi vantaggi nell’azione controffensiva. La conquista della Crimea era dunque necessaria per ulteriori operazioni degli eserciti germanici”” (pag 469-470) “”La strenua resistenza collettiva consentiva alla Russia il tempo necessario per mettere in valore le risorse di cui disponeva nel suo enorme spazio, e di ricevere aiuti da oltremare. Roosevelt e Churchill stabilirono gli accordi per dare agli eserciti sovietici tutta l’assistenza possibile: durante la Conferenza Atlantica, a metà agosto 1941, essi inviarono a Stalin un messaggio affermando la politica comune, e Roosevelt annunziò l’invio a Vladivostok di navi americane per trasporto di carburanti. Gli aiuti anglo-americani avevano per la Russia carattere indispensabile, che fu definito da Churchill e nei seguenti termini, nel discorso del 9 settembre 1941 alla Camera dei Comuni: “”Il bisogno è urgente e di grande entità. Una parte della produzione del ferro e dell’acciaio della Russia è caduta nelle mani del nemico. D’altra parte l’Unione Sovietica dispone da 10 a 15 milioni di soldati; perciò una Commissione anglo-russo-americana avrà il compito di organizzare i rifornimenti per potenziare quelle grandi masse””. I rifornimenti all’Urss potevano giungere per tre vie, cioè per quella del Mar Glaciale, chiusa nell’inverno dai ghiacci, per la via di Vladivostok, da cui rifornimenti dovevano percorrere circa 13.000 chilometri in ferrovia; e finalmente attraverso l’Iran, con possibilità di arrivare dal Golfo Persico al Mar Caspio con un percorso di 900 chilometri, e di avere così accesso al Volga, ossia al cuore della Russia. In conseguenza Churchill affermava la necessità dell’intervento anglo-russo nell’Iran; quell’intervento era già in atto dalla fine di agosto, col pretesto della presenza di cittadini dell’Asse accusati di attività antibritannica. La possibilità degli aiuti alla Russia era quindi connessa a tutto l’andamento della guerra marittima e al problema del tonnellaggio navale. La necessità degli aiuti alla Russia accresceva l’importanza del fattore marittimo sull’andamento generale del conflitto. Nell’ottobre gli Stati Uniti fecero credito all’Urss per un miliardo di dollari, in base alla legge “”prestiti e affitti””. Il 7 novembre Roosevelt dichiarò che “”la difesa dell’Urss era vitale per la difesa degli Stati Uniti””. Un mese dopo scoppiava la guerra tra gli Stati Uniti e il Giappone; così il conflitto assumeva carattere mondiale, ma la guerra in Europa manteneva importanza preminente, e sul fronte orientale gli eserciti germanici, come più tardi Hitler ebbe a dichiarare erano in situazione “”vicina al disastro”” (1)”” (pag 473-476) (1) Hitler fece questa ammissione nella successiva primavera quando il pericolo era stato temporaneamente superato. Ved. Relazione di Mussolini sull’incontro con Hitler a Salisburgo nei giorni 29-30 aprile 1942″,”QMIS-032-FGB”
“BERNSTEIN Samuel”,”Blanqui.”,”L’A è uno storico americano di idee sociali, autore di più studi sul movimento operaio FR e nel mondo. Altri libri dell’A: -The Beginnings of Marxian Socialism in France. NY. 1965 -Filippo Buonarroti. TORINO. 1949 – Buonarroti. PARIS. 1949 -Essays in Political and Intellectual History. NY. 1955 -The First International in America. NY. 1962 -Papers of the General Council of the International Workingmen’s Association, New York, 1872-1876. MILANO. 1962 -Storia del socialismo in Francia dall’illuminismo alla Comune. 2 voll. ROMA. 1963″,”MFRx-041″
“BERNSTEIN Eduard”,”I presupposti del socialismo e i compiti della socialdemocrazia. (Tit. orig.: ‘Die Voraussetzungen des Sozialismus und die Aufgaben der Sozialdemokratie’, 1899)”,”Apparsa nel 1899 quest’opera divenne il testo fondamentale del ‘Revisionismo’ della 2° Internazionale. Con un’abbondante documentazione economica e sociologica contestava i capisaldi della elaborazione teorica del marxismo: polarizzazione della società nelle due classi estreme, impoverimento crescente e proletarizzazione dei ceti medi, acutizzazione delle crisi economiche, teorie del crollo. Eduard BERNSTEIN (Berlino 1850-1932) storico del socialismo e uomo politico, fu per anni l’esponente più in vista della socialdemocrazia tedesca. Quest’opera provocò una vivace polemica con KAUTSKY e un largo dibattito al Congresso della SPD che a grandissima maggioranza respinse le tesi di BERNSTEIN. Costretto dalle leggi antisocialiste a lasciare la GERM, vi tornò solo nel 1901.”,”BERN-003″
“BERNSTEIN Samuel”,”The First International in America.”,”Altre opere di Samuel BERNSTEIN: -The Beginnins of Marxian Socialism in France (NEW YORK, 1933) -Filippo Buonarroti (PARIS, 1949) -Essays in Political and Intellectual History (NEW YORK, 1955)”,”INTP-011″
“BERNSTEIN Carl WOODWARD Bob”,”Tutti gli uomini del presidente. L’ affare Watergate.”,”Carl BERNSTEIN è nato nel 1944 e a vent’anni, abbandonati gli studi universitari, ha cominciato a lavorare come fattorino in un giornale. Quattro anni dopo è entrato al ‘Washington Post’ come reporter di cronaca. WOODWARD (1943) si è laureato in giurisprudenza all’ Università di Yale ed è divenuto anch’egli cronista di quel giornale.”,”USAS-065″
“BERNSTEIN Eduard; a cura di Heinrich August WINKLER”,”Die deutsche Revolution von 1918-1919. Geschichte der Entstehung und ersten Arbeitsperiode der deutschen Republik.”,”WINKLER (nato nel 1938) dal 1972 al 1991 è stato professore di storia a Friburgo. Autore di opere di storia del movimento operaio tedesco durante la repubblica di Weimar, dal 1991 insegna alla Humboldt-Universitat di Berlino.”,”BERN-013″
“BERNSTEIN Edward”,”Socialismo e socialdemocrazia.”,”Marxismo e blanquismo. “”Nella rivoluziuone del febbraio 1848 i rivoluzionari dei clubs erano spesso chiamati “”babouvisti”” e “”partito Barbés”” o, dall’ uomo che era divenuto il loro capo spirituale, “”blanquisti””. In Germania, Marx ed Engels, con i dati della radicale dialettica hegeliana, erano pervenuti a una dottrina molto simile al blanquismo””. (pag 57) Contro la Luxemburg. “”Noi non abbiamo constatato i sintomi precursori di un cataclisma economico di inaudita violenza e non possiamo qualificare di particolarmente effimero il miglioramento degli affari che si è realizzato dopo. Una terza domanda piuttosto si pone e che, d’altronde, la precedente già, in parte, comporta. Cioè se l’ enorme estensione territoriale del mercato internazionale, aggiunta alla straordinaria riduzione del tempo necessario alle comunicazioni e ai trasporti, non abbia a tal punto moltiplicato le possibilità ‘di compensare’ le perturbazioni e se la ricchezza enormemente accresciuta degli stati industriali d’ Europa, aggiunta all’ elasticità del credito moderno e all’ istituzione dei cartelli industriali, non abbia a tal punto diminuito la forza retroattiva delle perturbazioni locali e particolari, che, per un tempo abbastanza lungo, siano divenute improbabili delle crisi commerciali generali sul modello delle crisi precedenti. Questa questione, da me formulata in un libro sulla “”teoria del cataclisma”” socialista, ha dato luogo a numerosi attacchi. Essa ha, fra gli altri, incitato Rosa Luxemburg a farmi un corso sul credito e la facoltà di adattamento del capitalismo, corso pubblicato, sotto forma di una serie di articoli, nella “”Leipziger Volkszeitung”” del mese di settembre 1898. (…)””. (pag 126-127) Contro Parvus. “”Sono perfettamente cosciente della molto relativa capacità dimostrativa di trattazioni di questo genere, dove, per menzionare una sola cosa, l’ importantissimo fattore della ripartizione locale e della significazione politico-sociale dei gruppi è restato interamente fuor di questione. Ma non si tratta che di stabilire un criterio approssimativo per valutare la proporzione di quegli elementi della popolazione presso i quali le inclinazioni per il socialismo, ammesse in teoria, non siano di una natura unicamente occasionale. Che dire per esempio delle statistiche delle forze socialiste elaborate con dati di pura apparenza che Parvus, nel settimo articolo della sua serie, inalbera trionfalmente contro di me? Come se la grande superiorità numerica degli spossessati – paragonata al numero dei possessori – che egli mette avanti fosse qualcosa di nuovo o di sconosciuto! Vi sono anche stati dei giornali socialisti che dall’ esistenza – dimostrata da Parvus – dell’ esercito del proletariato”” forte di quindici milioni di individui, contro l’ “”esercito del capitale”” con solo 1.6 milioni di combattenti (a lato di 3 milioni di piccoli contadini e artigiani “”rovinati dal capitale””, ma non ancora caduti al livello proletario e 820.000 persone viventi in una relativa dipendenza dal capitale), hanno concluso con l’ imminenza della rivoluzione socialista. La calma veramente asiatica con la quale Parvus allinea i 5.6 milioni di dipendenti dell’ agricoltura nella rubrica “”esercito del proletariato”” non è superata che dall’ ardire con il quale scopre due milioni di “”proletari del commercio””.”” (pag 160-161)”,”BERN-016″
“BERNSTEIN Eduard ENGELS Friedrich, a cura di Helmut HIRSCH”,”Eduard Bernsteins Briefwechsel mit Friedrich Engels.”,”””Die ‘Bataille’ liegt in den letzen Zügen – c’ est une défaite, et méritée. Liss(agaray) entpuppt sich als total unfähig zum Journalisten und er wie seine Mitarbeiter Malon und Brousse appelieren an den chauvinistischen Deutschenhaß der Pariser gegenüber Guesde etc.: Marxistes, nébulosités allemandes etc. Was alles den Liss (agaray) nicht verhindert hat, dem Eigent(ümer) des “”Citoyen”” anzubieten, er wolle in die Red(aktion) eintreten! Die Redaktion hat das natürlich sofort zurückgewiesen (dies privatim).”” (pag 108, F.E. a E.B., 26.6.1882) “”La ‘Bataille’ mente fino all’ ultimo. E’ una disfatta, e meritata. Lissagaray emerge come totalmente inadatto al giornalismo (…)”””,”BERN-017″
“BERNSTEIN Eduard”,”Sozialdemokratische Völkerpolitik. Die Sozialdemokratie und die Frage Europa.”,”Der Krieg als Umleiter des Außenhandels. Es ist daher unmöglich, sich darüber zu täuschen, daß die Nachempfindungen, die Dieser Krieg verursacht hat, allein schon genügen würden, dem Handelsverkehr zwischen den Völkern der hauptsächlich beteiligten Länder tiese Wunden zu schlagen, auch ohne daß irgendwelche Zollgesetze ihm Schranken ziehen.”” (pag 193) La guerra come deviazione del commercio estero. “”E’ dunque impossible sbagliarsi sul fatto che solamente per i sentimenti che che questa guerra ha causato essa colpirà il commercio tra i principali paesi coinvolti, anche senza che siano alzate delle barriere doganali”””,”BERN-018″
“BERNSTEIN Edouard”,”Les présupposés du socialisme.”,”””Hanno fatto del socialismo una scienza. A noi di svilupparla in tutti i suoi aspetti””. (Engels, Antidühring) (in apertura al libro di Bernstein) “”Ho già scritto nel mio articolo sulla “”Teoria delle catastrofi”” che non bisogna fermarsi ai dati globali della statistica delle imprese; ma esaminare attentamente le sue differenti sezioni se si vuole prendere una giusta misura dell’ evoluzione. In certi articoli della serie “”Problemi del socialismo””, io mi ero sforzato di mostrare che il grado di sviluppo capitalistico di una impresa non si giudica unicamente dal numero dei suoi salariati. Parvus ha criticato in “”Sächsischer Arbeiter-zeitung’ l’ uso che io ho fatto delle cifre globali dei gruppi di imprese. Queste osservazioni non aggiungono niente in principio a quello che ho già detto e ripetuto prima di lui, e non chiariscono la questione dibattuta: la probabilità di una prossima catastrofe economica””. (pag 127) “”Le risoluzioni sul sistema cooperativo presentate dal consiglio generale dell’ Internazionale ai congressi di Ginevra e di Losanna testimoniano di questo cambiamento di atteggiamento, come pure un passaggio del libro di Eccarius, ‘Eines Arbeiters Widerlegung’. Quest’ultimo testo può essere dello stesso Marx; o almeno ha ricevuto la sua approvazione””. (pag 138) Giudizio sui Webb. “”Il libro di Sidney e Beatrice Webb ‘Teoria e pratica dei sindacati britannici’ rappresenta il lavoro più recente e più completo su questa questione. I suoi autori lo considerano, a giusto titolo, come un saggio sulla democrazia nell’ industria””. (pag 171)”,”BERN-019″
“BERNSTEIN Eduard”,”Sozialdemokratische Lehrjahre.”,”””Der theoretische Kampf sollte indes noch ein Nachspiel haben. C.A. Schramm mochte es nicht verwinden, daß er in der Polemik über die Bedeutung von Rodbertus für die Sozialdemkratie seine Position gegenüber Kautsky nicht hatte halten können. Er verfaßte eine Schrift “”Marx, Rodbertus und Lassalle””, in der er Marx und Rodbertus gleichmäßig als Stubengelehrte hinstellte, die zwar Wissenschaftlich Achtungswertes geleistet hatten, aber als Politiker nicht entfernt an Lassalle heranreichten, der durch kluges Vorgehen die Grundlagen einer leistungsfähigen politischen Arbeiterpartei gelegt habe. Er bot diese Schrift zuerst J.H.W. Dietz in Stuttgart zum Verlag an, der sie aber wegen ihrer inneren Unwahrheit ablehnte. Er fand dann in dem schon halb un halb der Partei entfremdeten Louis Viereck einen stimmungsverwandten Verleger für sie.”” (pag 151) « La lutte théorique devrait avoir entretemps encore une suite. C.A.Schramm ne pouvait pas déformer qu’il n’avait pas pu tenir sa position dans le Polemik sur l’importance des Rodbertus pour les Sozialdemkratie par rapport à des Kautsky. Il a écrit une écriture « Marx, Rodbertus et Lassalle », dans laquelle il a mis de manière égale Marx et Rodbertus en tant que savants de place qui avaient effectué certes scientifiquement la valeur de respect, mais en tant que politiciens, à le tout le n’élimine pas heranreichten qui a jeté par une procédure intelligente les bases à un parti ouvrier politique efficace. Il offrait d’abord cette écriture à J.H.W. Dietz à Stuttgart à la maison d’édition qui elle a toutefois rejeté à cause de son mensonge interne. Il a trouvé alors dans cela déjà demi les demi le parti le carré aliéné un éditeur stimmungsverwandten de Louis Viereck d’elle. » (pag 151)”,”BERN-020″
“BERNSTEIN Eduard”,”Der Sozialismus einst und jetzt. Streitfragen des Sozialismus in Vergangenheit und Gegenwart. (Il socialismo ieri ed oggi. Differenze del socialismo nel passato e nel presente)”,”””Le socialisme une fois et maintenant. Différends du socialisme dans les Passé et un présent.”” “”Die Frage ist nun: Woher kam der Zuwachs der ungelernten Arbeiter? Sie führt auf eine sehr charakteristische Erscheinung.”” Zum Teil zogen deutsche Arbeiter vom Lande als Tage löhner in die Stadt und wurden auf dem Lande durch Ausländer ersetzt, … La questione è adesso: da dove è venuto l’ aumento dei lavoratori non specializzati? Essa conduce ad un fenomeno molto caratteristico. I lavoratori tedeschi della terra in quanto che giornalieri sono stati attirati in parte nella città e sono stati rimpiazzati nelle campagne dagli stranieri (…). (pag 46)”,”BERN-021″
“BERNSTEIN Samuel”,”Storia del socialismo in Francia. Dall’ illuminismo alla Comune. I.”,”””Mai, prima d’allora, i rapporti tra le classi erano stati esaminati con altrettanto senso critico e inseriti così strettamente nella lotta politica. Linguet e Graslin, Morelly e Mably, persino Maréschal e Brissot, pur avendo intravisto gli elementi di inconciliabilità tra le classi, non li avevano considerati come fattori determinanti dei conflitti politici. Marat aveva indicato gli errori della rivoluzione, nel suo tentativo di dare una coscienza politica alle masse popolari. La sua dottrina politica, tuttavia, aveva oltrepassato il suo programma economico. Gli enragés e gli ebertisti ebbero più di Marat una visione chiara delle mete rivoluzionarie del popolo, pur non avendo essi stesso raggiunto la sua maturità politica. In Babeuf programma economico e programma politico si fusero. (…) Babeuf voleva sostituire quest’ ordine sociale con una società pianificata, in cui tutti gli uomini dovrebbero essere al tempo stesso produttori e consumatori. “”Non deve esserci né alto né basso, né primo né ultimo””. Gli sforzi di tutti “”devono costantemente convergere verso la grande meta sociale: la prosperità comune””.”” (pag 152)”,”MFRx-240″
“BERNSTEIN Samuel”,”Storia del socialismo in Francia. Dall’ illuminismo alla Comune. II.”,”Rivoluzione e Controrivoluzione 1848. “”Lo scoppio della guerra civile era prevedibile fin dal primo giorno. Nei quattro giorni dei combattimenti di strada, Cavaignac portò sistematicamente avanti il suo piano per sottomettere Parigi. Quando Corbon fondatore dell’ Atelier, e Considérant, il fourierista, proposero un compromesso nell’ Assemblea, furono zittiti. Gli operai, che cinque mesi prima avevano costretto i monarchci e i ricchi proprietari a nacondersi o a passare la frontiera, furono ora schiacciati. Il contemporaneo Louis Ménard stimò che da quattrocento a cinquecento operai furono uccisi sulle barricate. Dopo il conflitto, la Garde mobile e i soldati di truppa ne massacrarono più di tremila. Il Peuple constituent, diretto da Lamemmais, affermò che circa quattordicimila persone furono gettate in prigione: di queste quattromila furono deportate dalle colonie o cacciate nei campo di lavoro forzato. Così severa fu la repressione che un’ inchiesta della Camera di commercio riferisce che le strade dei quartieri operai erano spopolate e che vi fu in quel tempo una forte penuria di operai meccanici. Giugno fu la vendetta di febbraio: la borghesia ritornava al potere sui cadaveri degli operai parigini.”” (pag 196)”,”MFRx-241″
“BERNSTEIN Eduard, a cura di Heinrich August WINKLER”,”Die deutsche Revolution von 1918/19. Geschichte der Entstehung und ersten Arbeitsperiode der deutschen Republik.”,”Profilo biografico E. BERNSTEIN (1850-1932), H.A. WINKLER (1938-), T. LOWE (1964-). (pag 352) I socialisti del Kaiser e gli Spartachisti “”Von solchen Blättern erst gar nicht zu reden, die, wie die schtzzöllnerische Londoner “”Morning Post””, das ganze deutsche Volk insgesamt für am Krieg und den Kriegsmissetaten schuldig erlklärten, gehörten für Blätter vom Einfluß der Pariser “”Temps”” sogar die politischen Führer der Partei der Mehrheitssozialisten zu den politisch Kompromittierten, waren sie nur “”die Sozialisten des Kaisers”” gewesen. Nach diesem Blatt hatte im August 1914 der Reichstag, den die Regierung Wilhelm II. doch erst einberufen hatte, als der Krieg schon da war, schlechthin für den Krieg gestimmt. Logischerweise hätte also nur ein Deutschland, das von unabhängigen Sozialisten oder Spartakisten geführt war, den Anforderungen des “”Temps”” und gleichgesinnter Blätter Genüge geleistet. Abe eine Regierung der Spartakisten hieß nach außen in die Regierung von Verbündeten der Bolschewisten Rußlands, gegen die England und Frankreich (…)””. (pag 247-248)”,”MGER-134″
“BERNSTEIN Eduard a cura, scelta testi di Curt BARDAY Erich MAX”,”Was will die Zeit? Der soziale Gedanke. Leisätze aus den Schriften der Begründer des Sozialismus.”,”””Ist der Krieg nicht der permanente Zustand der Menschheit? Krieg gegen den Dämon, Krieg gegen die Ketzerei und die Philosophie, Krieg gegen das Fleisch und gegen den Geist; in Folge dessen Kriegen der Völker und der Regierungen untereinander, immerfort Krieg, Krieg überall.”” (pag 263, Proudhon) traduzione automatica: Se la guerra non è il permanente stato di umanità? La guerra contro il demone della guerra contro l’eresia, e la filosofia della guerra contro la carne e contro lo spirito, in conseguenza delle guerre dei popoli e dei governi tra di loro, sempre continuato guerra, la guerra in tutto il mondo”,”SOCx-146″
“BERNSTEIN Eduard”,”Cromwell and Communism. Socialism and Democracy in the Great English Revolution. (Tit.orig.: Sozialismus und Demokratie in der grossen englischen Revolution (1895))”,”””When, in April 1653, Cromwell forcibly dispersed the “”Rump”” of the Long Parliament, and summoned a Parliament consisting of 139 selected notabilities of the Independent party, and kwown as the “”Little”” or “”Barebone’s”” Parliament, Lilburne returned to London, contending that the sentence of banishment pronounced against him by the “”Rump”” was legally annulled by the mere fact that the latter had ceased to exist. But this was not Cromwell’s view. He ordered Lilburne to be arrested at once and tried for “”breach of exile””, which was punishable as an act to high treason. Again monster petitions pured in on Lilburne’s behalf, but they had no effect upon the Council of State any more tha had an open letter, published by Lilburne immediately after his return entitled ‘The Banished Man’s Suit, etc.’.”” (pag 155) “”The sympathy of the populace for Lilburne had risen to such a pitch as to cause Cromwell to keep several regiments ready under arms, in order to employ force, if necessary. Slips of paper with the inscription: ‘And what, shall than honest John Lilburne die! Three score thousand will know the reason why,’ were circulated in large numbers. As a matter of fact, the number of Lilburne’s partisans was not great as this, but quite aparte from the special easures taken by Cromwell, the pamphlets of the period dealing with Lilburne’s case reveal the intensity of the agitation at this moment, and the enormous popularity acquired by Lilburne. And after a twelve hours’ final hearing, in which Lilburne defended himself with his usual skill, the jury pronounced the verdict of “”Not Guilty””””. (pag 155-156)”,”BERN-023″
“BERNSTEIN Eduard”,”Zur Geschichte und Theorie des Sozialismus. Gesammelte Abhandlungen. Zweite Auflage.”,”BERNSTEIN Eduard “”Abwehr wider Kautskys Schrift: Bernstein und das socialdemokratische Programm’ (pag 406-416) (Difesa contro lo scritto di Kautsky: Bernstein e il programma socialdemocratico)”,”BERN-027″
“BERNSTEIN Eduard, a cura di Manfred STEGER”,”Selected Writings of Eduard Bernstein, 1900-1921.”,”BERNSTEIN Eduard Socialismo scientifico: le due scoperte che trasformano il socialismo in una scienza. “”The most influential socialist theory of our age, subscribed to by the great majority of engaged socialists, has been referred to by its founders, Karl Marx and Friedrich Engels, as “”scientific socialism””. In a famous chapter of his book ‘Anti-Dühring’, called “”The Development of Socialism from Utopia to Science””, Engels points to the two “”scientific”” discoveries of Marx that transformed socialism into a science: the materialist conception of history and the exposition of surplus value extraction in capitalist economy.This is the most authentic, though not the sole passage in which the term “”scientific”” has been claimed on behalf of Marx’s socialism. There exists a plethora of articles within the socialist literature, appearing before the 1877 edition of the ‘Anti-Dühring’, that make the same claim. Even the German socialist J.B. von Schweitzer, who usually sparred with Karl Marx, responded after his first reading of Marx’s Capital Vol. I by saying: “”Socialism is indeed a science”” [Eduard Bernstein, How Is Scientific Socialism Possible?, 1901] [in Eduard Bernstein, a cura di Manfred Steger, Selected Writings of Eduard Bernstein, 1900-1921, 1996] (pag 89) “”Still both the popularized literature of Social Democracy and parts of Engels’s writings (which, by the way, were endorsed by Marx) strongly emphasize the existence of “”surplus-value”” as the herald of a dawning socialist society. Likewise, ‘Capital Vol. I’ abounds with passages characterizing surplus-value as “”exploitation””. Whenever human relations are involved, the term “”exploitation”” carries a moral meaning. In German the term derives from world “”loot””, hence, in the case of capitalist economy, “”exploitation”” connotes robbery in disguise. After all aren’t capitalists depicted as social bandits, robbing the working class? But how can we reconcile this moral undertone with Engels’s passage? It seems to me that Engels attempts to answer this question himself: “”Something appearing false from an economic point of view might still be correct in a world-historical sense. If moral mass-consciousness declares as unjust an economic fact like slavery or serfdom, this is the proof that the economic fact has outlived its purpose. In other words, ‘other economic facts have emerged’, making the old ones both unbearable and untenable. Consequently, ‘behind’ a formal economic falsity there may hide a ‘true economic content'””.”” (pag 91-92) [Eduard Bernstein, How Is Scientific Socialism Possible?, 1901] [in Eduard Bernstein, a cura di Manfred Steger, Selected Writings of Eduard Bernstein, 1900-1921, 1996]”,”BERN-029″
“BERNSTEIN Irving”,”Turbulent Years. A history of the American Worker, 1933 – 1941.”,”BERNSTEIN Irving”,”MUSx-274″
“BERNSTEIN Richard MUNRO Ross H.”,”The coming conflict with China.”,”BERNSTEIN Richard ha studiato la storia cinese sotto John K. Fairbanks ad Harvard, è stato reporter dalla Cine per il Washington Post. Ha lavorato per il Time e il NYT. MUNRO Ross H. è un giornalista direttore di Asian Studies al Center for Security Studies a Washington. Anche lui ha esperienze di lavoro con il Time ed è capo redazione di Pechino del Globe and Mail.”,”RAIx-308″
“BERNSTEIN Irving”,”The Lean Years. A History of the American Worker, 1920-1933.”,”IWW (pag 141-142) Repressione e declino degli IWW. “”This IWW lost ground steadily in the industries where it had once been strong – lumber, metal mining, agriculture, and marine transportation. Its only significant activity, in fact, was in a new area – bituminous coal, where the collapse of the United Mine Workers invited radicals of all stripes. On August 21, 1927, IWW called a national one-day protest strike against the execution of Sacco and Vanzetti. The only workers to respond in substantial number were the coal miners of southern Colorado. This led to a stoppage over economic issues that began on October 18 and lasted four months, accompanied by much bloodshed and police terrorism. It was, in fact, the killing of six miners and the wounding of many others on November 21 at the Columbine Mine of the Rocky Mountain Fuel Company that led Miss Roche to overhaul that firm’s labor policy. Significantly, the agreement she made was with the UMW rather than with the IWW. This short-lived success in coal was to stimulate the Wobblies to later adventures in that industry. In 1929, however, they had little strength there or anywhere else. How many workers the IWW enrolled is difficult to say. An indication may be derived from the fact that only 719 ballots were cast in a nation-wide referendum early in 1929″”. (pag 142)”,”MUSx-298″
“BERNSTEIN Samuel a cura”,”Papers of the General Council of the International Workingmen’s Association. New York: 1872-1876.”,”Già pubblicato in Annali dell’Istituto Giangiacomo Feltrinelli, IV, 1961 (Documento 68) Lettera di Sorge a Engels (11 aprile 1873) (pag 64-65) “”(…) Last fall a great number of Italians were “”imported”” to this country & now made use of to supplant laborers on strike (3) (see “”Arbeiterzeitung””). The G.C. [General Council] wishes to make inquiry in Italy about the way & manner of their being sent to America, because it is suspected here, that they were “”imported”” for that purpose. (…)”” (pag 65) [(3) About 200 Italian immigrants were compelled by police terror to work as scabs during the strike of the New York gas workers. The ‘Arbeiter-Zeitung, April 12, 1873, ran a long story on the event and reported how the Italians protested vigorously. Several of them died in an attempt to escape. See documents 70 and 77] Documento 77. “”(…) Les ouvriers d’une des plus grandes fabriques de gas à New York demandèrent la réduction de leur travail à 8 heures (conformément aux lois des Etats-Unis et de l’Etat de New York) et si jamais une réduction fut juste, c’est dans le travail malsain et malpropre de la fabrication du gas. les propriétaires philanthropiques de ce monopole, loin d’être contents de leurs salaires et dividendes énormes, refusèrent cette demande et les ouvriers se mirent en grève. A cette vue la Commission d’émigration de l’Etat de New York, créée pour protéger et aider les pauvres émigrants accourut et ‘protégea’ et ‘aida’ la ‘pauvre’ compagnie du gas en lui envoyant quelques centaines d’émigrants Italiens pour supplanter les grévistes. Afin de protéger et aider sécurément les Italiens ils furent renfermés dans la fabrique pour y travailler, manger et dormir et quand ils avaient la prétention de refuser cet ouvrage pernicieux et sale et de vouloir quitter, la police les empêcha de partir et les délivra de nouveau aux tendres soins de leurs maîtres bienveillants. Quelques-uns des Italiens essayant d’échap par è cette nouvelle interprétation de la loi de domande et offre en gravissant les murs trouvèrent la liberté éternelle dans les eaux de la rivière de l’Est (East river) touchant la ceinture de la fabrique!!! Compagnons-ouvriers! Pourrez-ovus empêcher de tels crimes tant qu’une nationalité peut être abusée par nos exploiteurs pour faire échouer les efforts des travailleurs d’une autre nationalité? N’est-il pas le temps que vous unissiez vos forces en adhérant tous à l’Association I. d. Tr.? (…)”” (Rapport du Conseil Général à tous les membres de l’Association Internationale des Travailleurs) (F.I. Bertrand, Fr. Bolte, C. Carl, S. Dereure, S. Kavanagh, C.F. Laurel, F.A. Sorge, C. Speyer, New York, le 25 avril 1873)”” [Samuel Bernstein, a cura, Papers of the General Council of the International Workingmen’s Association. New York: 1872-1876, 1967] (pag 71) vedi testo ricomposto in retro scabs crumiri crumiraggio”,”INTP-073″
“BERNSTEIN Irving”,”The Lean Years. A History of the American Worker, 1920-1933.”,”Foto di manifestazioni cortei operai, condizione operaia, lunga fila di disoccupati (da pag 306)”,”MUSx-302″
“BERNSTEIN Eduard”,”Die Schneiderbewegung in Deutschland. Ihre Organisationen ud Kämpfe. Band I: Geschichte des Gewerbes und seiner Arbeiter bis zur Gründung des deutschen Schneiderverbandes.”,”Per il secondo volume si veda Heinrich Stühmer, Die Schneiderbewegung in Deutschland, II, 1928″,”BERN-031″
“BERNSTEIN Jeremy”,”L’uomo senza frontiere. Vita e scoperte di Albert Einstein.”,”Jeremy Bernstein è professore emerito di Fisica al Stevens Institute of Technology di Hoboken, New Jersey. Dal 1961 al 1995 ha scritto per il New York Times. In Italia sono stati pubblicati i saggi ‘Uomini e macchine intelligenti’ (1990), ‘Einstein’ (2004) e ‘Il club dell’uranio di Hitler’ (2005) “”Ernest Rutherford, che aveva scoperto il protone nel 1909, aveva formulato l’ipotesi, ovvia ma errata, che questi componenti elettricamente neutri fossero formati da un elettrone e un protone strettamente uniti, senonché nel 1932 James Chadwick, suo collega più giovane a Cambridge, scoprì che questo componente neutro era una particella a sé, il cosiddetto “”neutrone””, con una massa leggermente maggiore di quella del protone. Il neutrone, essendo privo di carica elettrica, rappresenta una sonda ideale per esplorare il nucleo; infatti la repulsione elettrica dei protoni non lo arresta, ed esso può penetrare all’interno. Diversi gruppi di ricercatori, in vari paesi, cominciarono subito a usare i neutroni come sonde sui materiali più diversi e a osservare quello che succedeva. Tra questi gruppi uno dei più interessanti era quello guidato da Enrico Fermi a Roma, Fermi aveva fatto una scoperta accidentale ma estremamente importante: i neutroni lenti (quelli cioè che si muovono alla velocità di una molecola di gas a temperatura ambiente) erano molto più efficienti di quelli veloci nell’indurre reazioni nucleari. Nel 1935, insieme al suo gruppo, schermò un bersaglio di uranio con lamierino di alluminio per isolarlo da radiazioni indesiderate e lo bombardò con neutroni lenti. Quando il nucleo di un atomo di uranio viene spaccato da un neutrone (nel corso dell’evento che viene chiamato fissione), dà origine a due elementi più leggeri, per esempio boro e krypton, più un piccolo numero d neutroni: è una reazione molto intensa che produce energia in quantità, e se il gruppo di Fermi non avesse schermato il bersaglio di uranio l’avrebbe sicuramente osservata. Ma così non fu; e la fissione nucleare fu scoperta in Germania, nel 1938, da Otto Hahn e Fritz Strassmann, che eseguirono l’esperimento decisivo a Berlino, nonché da Lise Meitner e Otto Frisch, che ne interpretarono correttamente il risultato”” (pag 168-169)”,”SCIx-425″
“BERNSTEIN Ed.”,”Der Revisionismus in der Sozialdemocratie. Ein Vortrag gehalten in Amsterdam vor Akademikern und Arbeitern. Mit einem Anhang: Leitsätze für ein sozialdemocratisches Programm. [Il revisionismo nella Socialdemocrazia. Una conferenza tenutasi presso il mondo accademico di Amsterdam ed i lavoratori. Con un’appendice: le linee guida per un programma socialdemocratico]”,”Parallelo tra il pensiero di Marx e la concezione di Darwin sulla natura (pag 8-9) “”Darwins Buch entwickelt den Gedanken, dass die Veränderungen der Lebewesen nicht auf willkülriche Eingriffe eines Schöpfers zurückzuführen sind, sondern ursächlich aus den Lebensbedingungen dieser Wesen erklärt werden müssen, und was Darwin hinsichtlich der Entstehung von neuen Formen und Arten der Pflanzen und Tiere ausführt, entwickelt Marx mit Bezug auf die Entwicklungsgeschichte der menschlichen Gesellschaften. Natürlich sind die Entwicklungsbedingungen dieser in wesentlichen Punkten andere, weil sowohl die Pflanzenwelt wie auch die Tierewelt sich im ganzen unbewusst, absichtslos entwickeln, während die Menschheit sich im Laufe der Zeit ihrer Entwicklungsbedingungen bewusst wird und sich auch immer mehr bewusst wird, wofür sie kämpft. Aber selbst diese Bewusstheit hilft den Menschen nicht über jegliche Gebundenheit hinweg sie macht nach der Marxschen Theorie die Entwicklung der Gesellschaft noch nicht zur Sache der Willkür. In ihrem Entwicklungsgang bleibt die Menschheit gebunden an ihre eigenen Existenz-bedingungen. Mit andern Worten: es ist zuletzt die Ökonomie, die Art und Weise – ich füge hinzu, da die Natur ja selbst das wichtiste Stück Ökonomie ist – und die Naturbedingungen der Produktion der Lebensgüter, welche den letzten entscheidenden Faktor bilden in der Geschichte der Wandlung der menschlischen Gesellschaften. Ein Gedanke der zwar schon früher, schon vor Marx geäussert worden ist, aber nicht in der präzisen Form, die Marx ihm gegeben hat. Vor allem gebührt Marx das Verdienst, dass er als Theoretiker der Gesellschaftsentwicklung zurückgegangen ist auf die Geschichte der menschlichen Arbeitsmittel, sie zurückgeführt hat auf die ‘Entwicklung des Werkzeugs’, dieser “”Verlängerung der Organe des Menschen”””” [Ed. Bernstein, ‘Der Revisionismus in der Sozialdemocratie. Ein Vortrag gehalten in Amsterdam vor Akademikern und Arbeitern. Mit einem Anhang: Leitsätze für ein sozialdemocratisches Programm’, Amsterdam, 1909] (pag 9-10)”,”BERN-033″
“BERNSTEIN Samuel”,”Babeuf and Babouvism. II.”,”Marx e il babuvismo (pag 192-193) Parallelo Babeuf Marx sul potere affidato al popolo, sulla democrazia reale (pag 177) “”Babouvism left its stamp not only on French Socialists and Communists but also on the international proletarian movement. In England, it was no less a person than Bronterre O’Brien, the leading Chartist theorist, who translated and added enthusiastic notes to ‘Buonarroti’s History of Babeuf’s Conspiracy’, and it was another Chartist, Henry Hetherington, editor of the ‘Poor Man’s Guardian’, a Chartist organ, who published the book in 1836. Babouvist ideas were inherited by the Communist League from its parent, the Federation of the Just, which had its origin in Paris, and whose members owed their theoretical views to contact with the neo-Babouvists of the thirties. Karl Marx, toot, met the leaders of the Parisian secret societies after his arrival in Paris in 1843, where he set himself to the study of the French utopian socialists. From Buonarroti’s book, which was apparently the only source of his information on the Conspiracy of the Equals, he carried away an incomplete evaluation of the Babouvists. He appreciated them as the vigorous champions of the proletarian cause, as those who “”learned from history that with the removal of the social question of monarchy versus republic, no single social question would still be solved for the proletariat”” (83). But at the same time he saw in them only “”crude, uncivilized materialists”” (84). A somewhat similar verdict was written into the ‘Communist Manifesto’. Marx had in mind Babouvism and similar movements when he wrote: «The first direct efforts made by the proletariat in a time of general ferment, in a period when feudal society was being overthrown, to further its own interests as a class were necessarily futile, owing to the undeveloped condition of the proletariat itself, and owing to the non-existence of the material conditions requisite for the liberation of the workers (conditions which are only engendered during the bourgeois epoch). The revolutionary literature thrown up in connection with these early proletarian movements was perforce reactionary. It preached universal asceticism and a crude equalitarianism» (85). This judgment of the Babouvists was a bit too harsh. True, Babeuf and his followers were utopians who portrayed a perfect social system which was somewhat Spartan in character, somewhat “”crude”” in its “”equalitarianism””. They idealized Lycurgus and spoke venerably of the Gracchi. But they also stressed the significance of the economic question, painted the bitter struggle between the workers and the bourgeoisie, regarded the state and the legal system as the instruments of the “”haves”” to oppress the “”have-nots””, depended on the revolutionary action of the proletariat to usher in the new society, taught the necessity of a revolutionary dictatorship to educate the people for a new life and, at a time when the industrial revolution had hardly made inroads in France, contemplated the almost limitless social and economic blessings resulting from modern technology in a planned society. It was precisely because the ‘Manifeste des Egaux’ leaned to a “”crude equalitarianism”” from which art would be banished that the Babouvists rejected the document. Though Marx was severe in his appraisal of their theoretical system, he was nevertheless deeply impressed by it as well as by their organization and tactics. Traces of their influence are found in the ‘Communist Manifesto’s’ immediate program, of which several demands are similar to those of the Babouvists. Furthermore, the tactics of revolutionary dictatorship; advocated and developed by the conspirators, were formulated and crystallized by Blanqui and his followers and by Marx as the theory of the dictatorship of the proletariat (86), which Lenin applied for the first time in history”” (pag 192-194) [Samuel Bernstein, ‘Babeuf and Babouvism. II’, Science & Society, New York, n. 2, 1938] [(83) Marx-Engels, ‘Gesamtausgabe’, VI, Part I, p. 309; (84) Karl Marx, ‘Selected Essays’, tr. H.J. Stenning, p. 194; (85) Ryazanoff, ‘The Communist Manifesto’, p. 63; (86) See the secret agreement signed by Willich, Marx, Harney, Engels and by two emissaries of Blanqui in ‘Unter dem Banner des Marxismus’, March 1928, p. 144-145. See also Karl Marx, ‘The Class Struggles in France’, International Publishers, p. 126; Marx’s letter to Weydemeyer in ‘Selected Correspondence’, p. 57; a Blanquist document of 1872, cited in part in Postgate, ‘Out of the Past’, p. 69-70; the Blanquist Manifesto of 1874, in A. Zévaès, ‘Les grandes manifestes du socialisme français’, p. 71 et seq.; Marx, ‘Critique of the Gotha Programme’, Moscow, 1933, p. 44-45]”,”SOCU-217″
“BERNSTEIN Eduard”,”I presupposti del socialismo e i compiti della socialdemocrazia.”,”Volume in origine di Giovanni Galli Nota manoscritta di Roberto Casella in apertura: “”Nb: è la teoria della aristocrazia operaia inglese che Bernstein descrive come futura via dei movimenti operai tedesco, francese ecc.”” “”Il perno su cui ruota tutto il ragionamento di Bernstein è la critica alla «teoria del crollo». Nel suo libro, ‘Bernstein e il programma socialdemocratico’, apparso nel corso stesso del 1899, Kautsky rileva giustamente che «Marx ed Engels non hanno mai prodotto una speciale ‘teoria del crollo’» e che «questo termine origina da Bernstein così come il termine ‘teoria dell’impoverimento’ proviene da avversari del marxismo» (9). Senonché, nella sostanza, ciò che Bernstein intende con questa teoria non è altro che il contenuto stesso del celebre paragrafo del ‘Capitale’ sulla «tendenza storica dell’accumulazione capitalistica». Le leggi coercitive della concorrenza, dice Marx, determinano la progressiva espropriazione dei capitalisti minori da parte dei maggiori e, con ciò, una sempre più accentuata «centralizzazione dei capitali». Questo processo, che è periodicamente accelerato dall’insorgere di crisi economiche, porta alla luce il limite immanente del regime capitalistico: la contraddizione tra il carattere sociale della produzione e la forma privata dall’appropriazione. Da una parte, dice Marx, «si sviluppano su scala sempre crescente la forma cooperativa del processo di lavoro (…), la trasformazione dei mezzi di lavoro in mezzo di lavoro utilizzabili solo collettivamente, l’economia di tutti i mezzi di produzione mediante il loro uso come mezzi di produzione del lavoro combinato, sociale»; dall’altra, «con la diminuzione costante del numero dei magnati del capitale che usurpano e monopolizzano tutti i vantaggi di questo processo di trasformazione, cresce la massa della miseria, della pressione, dell’asservimento, della degenerazione, dello sfruttamento, ma cresce anche la ribellione della classe operaia che sempre più s’ingrossa ed è disciplinata, unita e organizzata dallo stesso meccanismo del processo di produzione capitalistico». «’Il monopolio del capitale’ – conclude Marx – ‘diventa un vincolo del modo di produzione’ che è sbocciato insieme ad esso e sotto di esso. La centralizzazione dei mezzi di produzione e la socializzazione del lavoro raggiungono un punto in cui diventano incompatibili col loro involucro capitalistico. Ed esso viene spezzato. ‘Suona l’ultima ora della proprietà privata capitalistica. Gli espropriatori vengono espropriati’» (10). E’ un fatto che Bernstein dissente da questa descrizione della «tendenza storica dell’accumulazione capitalistica» che egli considera «un’anticipazione speculativa». E, non a caso, lo sforzo principale di tutto il suo libro è rivolto a negare o circoscrivere fortemente quella che oggi si considera, anche da parte di economisti non marxisti, la più verificata delle previsione di Marx: la prognosi della concentrazione e centralizzazione capitalistica (11). In questo senso ha quindi ragione la Luxemburg nel dire che «ciò che da Bernstein è stato messo in questione, non è la rapidità dello sviluppo, ma il corso stesso dell’evoluzione della società capitalistica». Bernstein, infatti, «non confuta soltanto una forma determinata di crollo del capitalismo, ma ne nega il fatto stesso» (12). O, per meglio dire, non nega soltanto il «crollo» (che, come vedremo, non è idea di Marx), ma nega anche – a prescindere da qualsiasi «crollo» automatico e quindi, ad es., dalla tesi luxemburghiana che il sistema «si avvii spontaneamente a sfasciarsi e a ridursi a una pura e semplice impossibilità» (13) – ciò che è invece il nucleo vitale del marxismo: l’idea che l’ordinamento capitalistico è un fenomeno ‘storico’, un ordinamento ‘transitorio’ e non «naturale», e che esso, a causa delle proprie interne e oggettive contraddizioni, matura ineluttabilmente nel suo seno forze che spingono verso un’altra organizzazione di società”” (pag XV-XVII) [dall’introduzione di Lucio Colletti a ‘I presupposti del socialismo e i compiti della socialdemocrazia’, di Eduard Bernstein, Roma – Bari, 1968] [(9) K. Kautsky, ‘Bernstein und das sozialdemokratische Programm’, cit., p. 42; (10) K. Marx, ‘Il Capitale’, I, 3, Roma, 1952, pp. 222-23; (11) Sia qui ricordato soltanto il giudizio di un eminente economista americano, che respinge molti aspetti della teoria di Marx, W. Leontiev in ‘Proceedings of the 50th, Annual Meeting of the American Economic Association 1937’ (in “”American Economic Review Supplement””, marzo 1938, p. 5 e 9), il quale osserva, a proposito della «brillante analisi marxiana delle tendenze di lungo periodo del sistema capitalistico», quanto segue: «L’elencazione veramente impressionante: crescente concentrazione della ricchezza, rapida eliminazione delle piccole e medie imprese, progressiva limitazione della concorrenza, incessante processo tecnologico accompagnato da una sempre crescente importanza del capitale fisso e, ultima ma non meno importante, la non diminuita ampiezza dei ricorrenti cicli, costituisce una serie senza precedenti di previsioni verificate, di fronte alla quale la moderna teoria economica, con tutte le sue raffinatezze, ha ben poco da mostrare»; (12) Luxemburg, ‘Scritti scelti””, cit., pp. 148-49; (13) Ivi, p, 148. Questa tesi sarà poi sviluppata dalla Luxemburg, com’è noto, nella sua ‘Accumulazione del capitale’, Torino, 1960] Scritto di Kautsky, ‘Bernstein und das sozialdemokratische Programm’ Altre note di Casella (su Postit): ‘Marx sottoconsumo in antitesi a anarchia produzione e sproporzione’ (pag 114) ‘Mercato mondiale e crisi’ (pag 116 e 123) ‘B. descrive e mitizza la Gran Bretagna, monopolio del commercio mondiale’ (pag141) ‘Gli operai dell’industria sono una minoranza’ (pag 144) ‘Sindacato e democrazia’ (pag 182) ‘La democrazia soppressione del dominio di classe’ (pag 187, 189) ‘Bernstein su Plechanov’ (pag 246) ‘Socialismo scientifico e situazione disperata degli operai’ (pag 248) ‘Bernstein influenzato dall’Inghilterra’ (pag 251) ‘L’insidia di Bernstein sui tempi della mitica attesa’ (pag 259)”,”BERN-001-FC”
“BERNSTEIN Edouard”,”Ferdinand Lassalle. Le réformateur social.”,”Viaggio in Italia di Lassalle nel 1861 “”Vers la fin de l’été de 1861, Lassalle fit avec la comtesse Hatzfeld un voyage en Italie qui, comme il l’écrivit à Marx, fut «très instructif» pour lui. Son séjour à Caprera auprès de Garibaldi présenta un grand intérêt. Il fit la connaissance de presque toutes les personnalités importantes des villes qu’il visita. Comme le prétend Bernhard Becker dans ses ‘Révélations sur la fin tragique de Ferdinand Lassalle’ (1), Lassalle tenta de pousser Garibaldi à entreprendre une expédition de volontaires contre Vienne, et quoique Becker ne soit pas toujours scrupuleusement véridique, l’affaire semble avoir eu un fondement sérieux. Lassalle, influencé par l’ex-colonel garibaldien Rüstow, nourissait l’idée d’une insurrection de toute l’Allemagne, ayant pour point de départ un mouvement révolutionnaire en Autriche. Et pourtant, pendant qu’il se lie, sans compter Garibaldi, avec tous les Italiens possibles, il lui suffit d’avoir entendu quelques propos calomnieux sur le compte du républicain et socialiste allemand Johann Philip Becker, révolutionnaire éprouvé qui avait ravement participé en 1849 au soulèvement badois, pour le déterminer à éviter celui-ci, et bien que Marx lui eût donné pour lui une lettre de recommandation. «La plupart des Italiens ne le connaissent nullement, écrit-il à Marx à propos de Becker, pour «l’informer». Ceux qui le connaissent le tiennent pour un blagueur, pour un ‘humbug’. Il n’est bien qu’avec Türr, qui n’est qu’une créature napoléonienne, à la solde de l’empereur». Aussi Lassalle a-t-il résolu de ne pas tenir compte de la lettre de recommandation de Marx. «Tu sais comme souvent à l’étranger c’est de nos compatriotes qu’il faut nous défier de plus». Cependant le brave Jean Philippe n’était pas le premier bavard venu; il avait à plusieurs reprises fait crânement son devoir d’homme pour la cause de la liberté. Lassalle aurait bien pu, sans déroger, se risquer à une entrevue avec lui”” (pag 107) [(1) Bernhard Becker, ‘Enthüllungen über das tragische Lebensende Ferdinand Lassalle’s’]; “”Verso la fine dell’estate del 1861, Lassalle fece un viaggio in Italia con la contessa Hatzfeld, che, come scrisse a Marx, era “”molto istruttiva”” per lu. Il suo soggiorno a Caprera presso Garibaldi presenta un grande interesse. Incontrò quasi tutte le personalità importanti delle città che visitò. Come afferma Bernhard Becker nelle sue “”Rivelazioni sulla tragica fine di Ferdinando Lassalle”” (1), Lassalle cercò di convincere Garibaldi a intraprendere una spedizione di volontari contro Vienna, e anche se Becker non è sempre scrupolosamente veritiero, sembra che la questione abbia avuto una base seria. Lassalle, influenzato dall’ex colonnello garibaldino Rüstow, nutriva l’idea di una insurrezione di tutta la Germania, avendo come punto di partenza un movimento rivoluzionario in Austria. Eppure, mentre si lega, senza contare Garibaldi, con tutti i possibili italiani, è sufficiente per lui di avere ascoltato alcune osservazioni diffamatorie sul conto del repubblicano e socialista tedesco Johann Philip Becker, un rivoluzionario sperimentato che, nel 1849, aveva preso parte alla rivolta di Baden, per convincerlo a evitarlo, e sebbene Marx gli avesse dato una lettera di raccomandazione. “”La maggior parte degli italiani non lo conosce affatto””, scrive a Marx su Becker, “”per informarlo””. Coloro che lo conoscono lo considerano un burlone, un ‘imbroglione’. Non è che con Türr, che è solo una creatura napoleonica, al soldo dell’imperatore». Così Lassalle decise di ignorare la lettera di raccomandazione di Marx. “”Sai quanto spesso all’estero sono i nostri compatrioti che dobbiamo diffidare di più””. Tuttavia, il coraggioso Jean Philippe non fu il primo interlocutore a venire; aveva a più riprese fatto coraggiosamente il suo dovere per la causa della libertà. Lassalle avrebbe potuto benissimo, senza derogare, accettare un colloquio con lui “” (pagina 107)”,”BERN-034″
“BERNSTEIN Edward”,”Ferdinand Lassalle as a social reformer.”,”Edward Bernstein ex direttore del ‘Des Sozial Democrat’ Segretario dell’Associazione lassalliana era Julius Vahlteich (pag 153) Poco presenti i rapporti di Lassalle con Marx ed Engels, se ne parla in particolare nel capitolo “”The System of Acquired Rights”” (pag 89)”,”LASx-051″
“BERNSTEIN Eduard”,”Die Internationale der Arbeiterklasse und der europäische Krieg.”,”Indice: 1. La mancanza di scioperi di massa contro la guerra 2. I compiti dei socialisti nei parlamenti e la guerra 3. La socialdemocrazia internazionale e il conflitto russo-austriaco-serbo 4. La socialdemocrazia nei parlamenti di Germania e Francia e la guerra europea 5. Il partito operaio belga e la guerra 6. I partiti operai e la guerra 7. I socialisti di Serbia e Russia e la guerra 8. La posizione dei partiti operai nei paesi neutrali e la guerra 9. Le prospettive 1. Das Unterbleiben von Massenstreiks gegen den Krieg 2. Die Aufgaben der Sozialisten in den Parlamenten und der Krieg 3. Die Internationale Sozialdemokratie und der russisch-österreichisch-serbische Konflikt 4. Die Sozialdemokratie in den Parlamenten Deutschlands und Frankreichs und der europäische Krieg 5. Die belgische Arbeiterpartei und der Krieg 6. Die Arbeiterparteien und der Krieg 7. Die Sozialisten Serbiens und Rußlands und der Krieg 8. Die Stellung der Arbeiterparteien in den neutralen Ländern und der Krieg 9. Der Ausblick”,”BERN-037″
“BERNSTEIN Carl WOODWARD Bob”,”L’affare Watergate.”,”Carl Bernstein è nato nel 1944 e a vent’anni, abbandonati gli studi universitari, ha cominciato a lavorare come fattorino in un giornale. Quattro anni dopo è entrato al ‘Washington Post’ come reporter di cronaca. Woodward (1943) si è laureato in giurisprudenza all’ Università di Yale ed è divenuto anch’egli cronista di quel giornale.”,”USAS-009-FV”
“BERNSTEIN Samuel”,”Filippo Buonarroti.”,”””Tre anni dopo (1789), Buonarroti è un entusiasta della Rivoluzione francese. Egli vede una nuova società levarsi, con la promessa di una vita migliore. All’arrivo in Italia delle notizie sugli avvenimenti di Francia il suo interesse verso la Rivoluzione si fa vieppiú ardente”” (pag 18) “”Scrivendo sotto lo pseudonimo di Salomon Abraham Levi (forse per simpatia verso gli ebrei in quel momento vittime della reazione di Livorno), egli attacca i nobili, il clero, la corte di Roma ed il dispotismo in genere. La sue aspirazioni di libertà e democrazia ne fanno uno dei capi del partito estremista, e gli valgono le ire di tutti gli elementi feudali”” (pag 19)”,”BIOx-001-FMB”
“BERQUE Augustin direzione; collaborazione di Anne BAYARD-SAKAI Helene BAYOU Patrick BEILLEVAIRE Bernard BERNIER Francois BERTHIER Anne Marie BOUCHY Jean-Marie BOUISSOU Marc BOURDIER Alain BRIOT Dominique BUISSON Laurence CAILLET Francois CHASLIN Olivier CHEGARAY Sylvie CHIRAT Jean CHOLLEY Bertrand CHUNG Peter N. DALE André DELTEIL Patrick DE VOS Jean ESMEIN Catherine GARNIER Genjo MASAYOSHI Frederic GIRARD Edward M. GOMEZ Haijima YOJI Claude HAMON Robert HEINEMANN Joy HENDRY Francine HERAIL Higuchi YOICHI Horie KO Ichikawa HIROSHI Inoue SHUN Ishige NAOMICHI Bernard JEANNEL Eric JOISEL Jacques JOLY Kimura USATARO Josef KREINER Francois MACE’ Christophe MARQUET Gerard MARTZEL Jean-Claude MARTZLOFF Mikami YUTAKA Mori TOSHIKO Nakamura YUJIRO Nakanodo KAZUNOBU Obinata KIN.ICHI Oka ISABURO Okura MOTOSUKE Jean-Jacques ORIGAS Merguerite-Marie PARVULESCU Philippe PELLETIER Mary PICONE Jacqueline PIGEOT Frederic POCHET Philippe PONS Frank POPPER Jean Francois SABOURET Sato TOYOZO Serge SAUNIERE Eric SEIZELET Francois SIMARD Pierre-Francois SOUYRI Takashina SHUJI Tamba AKIRA Terada SUMIE Max TESSIER Tokitsu KENJI James VALENTINE Michel VIE’ Watanabe MORIAKI Yatabe KAZUHIKO Pascal GRIOLET”,”Dictionnaire de la civilisation japonaise.”,”Lista collaboratori: (nel libro viene indicata la professione di ciascuno) Anne BAYARD-SAKAI, Helene BAYOU, Patrick BEILLEVAIRE, Bernard BERNIER, Francois BERTHIER, Anne Marie BOUCHY, Jean-Marie BOUISSOU, Marc BOURDIER, Alain BRIOT, Dominique BUISSON, Laurence CAILLET, Francois CHASLIN, Olivier CHEGARAY, Sylvie CHIRAT, Jean CHOLLEY, Bertrand CHUNG, Peter N. DALE, André DELTEIL, Patrick DE VOS, Jean ESMEIN, Catherine GARNIER, Genjo MASAYOSHI, Frederic GIRARD, Edward M. GOMEZ, Haijima YOJI, Claude HAMON, Robert HEINEMANN, Joy HENDRY, Francine HERAIL, Higuchi YOICHI, Horie KO, Ichikawa HIROSHI, Inoue SHUN, Ishige NAOMICHI, Bernard JEANNEL, Eric JOISEL, Jacques JOLY, Kimura USATARO, Josef KREINER, Francois MACE’, Christophe MARQUET, Gerard MARTZEL, Jean-Claude MARTZLOFF, Mikami YUTAKA, Mori TOSHIKO, Nakamura YUJIRO, Nakanodo KAZUNOBU, Obinata KIN.ICHI, Oka ISABURO, Okura MOTOSUKE, Jean-Jacques ORIGAS, Merguerite-Marie PARVULESCU, Philippe PELLETIER, Mary PICONE, Jacqueline PIGEOT, Frederic POCHET, Philippe PONS, Frank POPPER, Jean Francois SABOURET, Sato TOYOZO, Serge SAUNIERE, Eric SEIZELET, Francois SIMARD, Pierre-Francois SOUYRI, Takashina SHUJI, Tamba AKIRA, Terada SUMIE, Max TESSIER, Tokitsu KENJI, James VALENTINE, Michel VIE’, Watanabe MORIAKI, Yatabe KAZUHIKO, Pascal GRIOLET.”,”JAPx-004″
“BERQUE Jacques”,”Les arabes d’hier à demain.”,”””Infine i paesi arabi hanno sofferto di una lunga inerzia politica. Fino alle grande trasformazioni dell’ epoca moderna, hanno subito l’ universo degli altri, piuttosto che attivamente attrezzare il proprio universo. In questa fase che possiamo chiamare tradizionale, il numero, la forma e il carattere dell’ oggetto riflettono i rapporti unilaterali di forza. L’ Egitto produce del cotone. Ma i cotonati gli arrivano da Manchester. Il Libano coltiva il gelso, ma le sete lionesi invadono le ricche dimore di Fès come di Aleppo, e diventano parte integrante del lusso dell’ arredamento e dell’ abbigliamento delle donne.”” (pag 79)”,”VIOx-131″
“BERRESFORD ELLIS P.”,”A History of the Irish Working Class.”,”Williams J. pseudonimo di Jenny Marx (pag 148) Dello stesso autore: BERRESFORD-ELLIS-P. con Seumas Mac A’GHOBHAINN, The Scottish Insurrection of 1820″,”MIRx-003″
“BERRUTI Giancarlo TORTAROLO Sergio a cura; scritti e testimonianze di Angelo CAROSSINO Giuseppe NOBERASCO Umberto SCARDAONI Aldo PASTORE Giovanni BUSSO Franco ASTENGO Giuseppe MORETTI Lino ALONZO Donatella RAMELLO Carlo RUGGERI Giovanni URBANI Carlo GIACOBBE Bruno MARENGO Santo IMOVIGLI Giovanni BURZIO Cesare DONINI Adalberto RICCI Nerina SAETTONE Elio FERRARIS Francantonio GRANERO Luigi AUDISIO Bina BERENICE Gerardo CAMPIDONICO Sergio CERRATO Giuseppe CROSA Andrea DOTTA Mariuccia FAVA Renzo GHISO Mario GRAZIANI Anna MICHELANGELI Luigi ROSSO Giovanni SACCONE Teresa VIBERTI”,”Quelli del Pci. Savona: dagli anni ’60 alla Bolognina.”,”A pag. 115-116: ‘Lotta comunista’ (in Franco Astengo, ‘Alla sinistra della sinistra’ (scritto nel novembre 2006)”,”PCIx-521″
“BERRY Adrian”,”La macchina super intelligente.”,”””Solo in un caso possiamo immaginare capi che non hanno bisogno di subordinati, e padroni che non hanno bisogno di schiavi: ciò avverrebbe se ogni strumento inanimato potesse eseguire il proprio lavoro, in seguito a un ordine o per un’ intelligente preveggenza, come le statue di Dedalo o i tripodi forgiati da Efesto, dei quali Omero riferisce che “”spontaneamente erano entrati a far parte del conclave degli dei dell’ Olimpo””; come se una chiusa si apresse da sola e un’arpa si mettesse a suonare senza essere toccata””. (Aristotele, La Politica) (in apertura) BERRY Adrian è corrispondente scientifico del Daily Telegraph dal 1977. E’ autore di vari saggi di divulgazione scientifica. “”La capacità di un programma di computer di imparare dai propri errori e di modificarsi alla luce di ciò che ha imparato, sarà il vero nucleo di un’ intelligenza artificiale. E’ certamente il nucleo dell’ intelligenza umana: come può diventare intelligente chi non impara? E’ stato detto dei re Borboni di Francia che “”non imparavano nulla e non dimenticavano nulla””. E quest’offensiva definizione potrebbe essere applicata in tutta franchezza all’ attuale computer. Ben diverso sarebbe un computer disposto a “”imparare””. Stanley Kubrick, autore con Arthur C. Clarke del film 2001: Odissea nello spazio, in cui il protagonista è il computer omicida Hal, ha espresso in seguito questo parere: “”L’unico ostacolo fondamenale per il giocatore di scacchi elettronico “”psicologo”” potrebbe essere questo: il grande pubblico che lo acquista potrebbe non essere disposto a tollerare che la sua mente venga scandagliata fin nel profondo. (…)””.”” (pag 105)”,”SCIx-247″
“BERSANI Ferdinando”,”I dimenticati. I prigionieri italiani in India: 1941-1946.”,”Ferdinando Bersani figlio di un ufficiale di Cavalleria è nato a Montagnana in provincia di Padova nel 1913. Dopo aver studiato a Vicenza fu bersagliere con il grado di sottotenente e nel 1936 lasciata l’Università Ca’ Foscari , partì per l’Africa Orientale Italiana. Sino al ’40 viaggiò in Etiopia, in Somalia, Eritrea e Arabia. Richiamato in servizio partecipò con le truppe di colore alla campagna contro gli inglesi (deserto sudanese) e fu catturato dalla Quarta Divisione Indiana. “”Nel gruppo di «politici» c’era fra gli altri anche un sottotenente di fanteria; era figlio di braccianti emiliani e non perdeva parola. Veniva dalla Grecia, aveva vissuto quegli orrori, ricordava i racconti del padre sulle «spedizioni» degli squadristi, sugli scioperi del ’20, del ’21. Quanta storia! Ogni volta che si metteva a parlare di quelle cose, ogni volta che concludeva un giudizio sullo sfacelo dell’Italia e del mondo, ridacchiava a denti stretti e poi: «Gli uomini! Lo sappiamo: gli uomini sono fratelli. Ma le tasche non sono sorelle!». Oppure, dopo avere parlato di Platone e degli Apostoli, di Rousseau e Robespierre, di Babeuf, di Engels e di Marx, lui li conosceva a memoria, «La guerra,» concludeva, «tutte le guerre e le continue crisi, sono il gentile dono della “”sacra”” proprietà. Pe difenderla o conquistarla, gli uomini, nei secoli, si sono macchiati di tutte le colpe e di ogni atrocità. E non se ne sono accorti!». Altre volte, il primo spunto bastava e lui partiva deciso, liberando ad alta voce un pensiero che si portava dentro, da sempre: «Tagliarle bisogna, le tasche! E tutto si farà chiaro, finalmente avremo la pace, quella per ogni giorno, quella vera. Lo stato avrà i mezzi di produzione, lo stato distribuirà ai cittadini. Secondo i bisogni prima, e poi, secondo i meriti..» e con l’impeto di un torrente in piena tirava via commentando l’ultimo libro sul socialismo, il comunismo, l’anarchia. Leggeva quanto poteva su quella trasformazione dei sistemi storici di economia, di politica, di morale”” (pag 147-148)”,”QMIS-362″
“BERSELLI Aldo a cura; saggi di Leo VALIANI Aldo BERSELLI Pietro ALBONETTI Roberto FINZI Pier Carlo MASINI Franco DELLA-PERUTA Ettore ROTELLI Nazario GALASSI Luciano FORLANI Sigfrido SOZZI Gian Biagio FURIOZZI Learco ANDALO’ Gaetano ARFE'”,”Andrea Costa nella storia del socialismo italiano.”,”Aldo BERSELLI è docente di storia contemporanea nella facoltà di Magistero dell’ Univ di Bologna. E’ autore di numerose opere e saggi di storia contemporanea; ricordiamo in particolare i due volumi su “”La destra storica in Italia”” (Bologna, 1968), “”Profilo di Nullo Baldini”” (Milano, 1971) e “”L’ opinione pubblica inglese e l’ avvento del fascismo”” (Milano; 1974). Ha curato i tre volmi della ‘Storia dell’ Emilia Romagna’ (Bologna, 1976-1980).”,”MITS-042″
“BERSELLI Edmondo PACCAGNINI Ermanno”,”Milli libri per il Duemila.”,”BERSELLI Edmondo è VD della rivista ‘Il Mulino’, PACCAGNINI Ermanno insegna Letteratura italiana all’ Università Cattolica di Brescia.”,”ARCx-010″
“BERSELLI Edmondo”,”Il più mancino dei tiri.”,”BERSELLI Edmondo editorialista de ‘La Repubblica’ e de l’ Espresso direttore della rivista Il Mulino ha pubblicato vari libri tra cui ‘Post-Italiani. Cronache di un paese provvisorio’ (2003). “”(…) nell’ ambito della discussione salottiera potrebbe saltare fuori qualcosa di interessante, per esempio che Cassirer è l’ autore della straordinaria sintesi storico-filosofica per cui: “”Nel 1942, nella piana davanti a Stalingrado, venne combattuta la battaglia definitiva fra hegeliani di destra e hegeliani di sinistra””, a cui si risponderà con la confessione di Woody Allen: “”Ogni volta che ascolto Wagner mi viene voglia di invadere la Polonia””; (…). Il destino delle biblioteche si disloca dunque fra due opposti: essere ordinate in base a una catalogazione infallibile, ma i cui stringenti criteri sono conosciuti solo dal gestore, oppure sopravvivere nel disordine più completo, a cui si oppone soltanto la frammentaria, impressionistica, fallace memoria del gestore stesso. Trovare un libro implica allora mettere in azione riflessioni in apparenza astruse, del genere: “”La copertina è rossa, sono sicuro, era vicino a un saggio su Togliatti, no, non la biografia di Giorgio Bocca, un altro libro sono sicuro che esiste, l’ ho comprato in quel Remainders che c’è in Galleria a Milano (…)””. (pag 25-26)”,”ITAS-104″
“BERSELLI Edmondo”,”Venerati maestri. Operetta immorale sugli intelligenti d’Italia.”,”Edmondo Berselli (1951) editorialista della “”Repubblica”” e dell'””Espresso””, direttore della rivista ‘Il Mulino’ ha pubblicato pure: ‘Post-italiani. Cronache di un paese provvisorio’ (2003).”,”ITAV-001-FV”
“BERSELLI Aldo a cura; saggi di Leo VALIANI Aldo BERSELLI Pietro ALBONETTI Roberto FINZI Pier Carlo MASINI Franco DELLA-PERUTA Ettore ROTELLI Nazario GALASSI Luciano FORLANI Sigfrido SOZZI Gian Biagio FURIOZZI Learco ANDALO’ Gaetano ARFE'”,”Andrea Costa nella storia del socialismo italiano.”,”Aldo Berselli è docente di storia contemporanea nella facoltà di Magistero dell’ Univ di Bologna. E’ autore di numerose opere e saggi di storia contemporanea; ricordiamo in particolare i due volumi su “”La destra storica in Italia”” (Bologna, 1968), “”Profilo di Nullo Baldini”” (Milano, 1971) e “”L’ opinione pubblica inglese e l’ avvento del fascismo”” (Milano; 1974). Ha curato i tre volmi della ‘Storia dell’ Emilia Romagna’ (Bologna, 1976-1980).”,”MITS-009-FF”
“BERSELLI Aldo a cura, Saggi di Leo VALIANI Pietro ALBONETTI Roberto FINZI Pier Carlo MASINI Franco DELLA PERUTA Ettore ROTELLI Nazario GALASSI Luciano FORLANI Sigfrido SOZZI Gian Biagio FURIOZZI Learco ANDALÒ Gaetano ARFÉ”,”Andrea Costa nella Storia del socialismo italiano.”,”Aldo Berselli è docente di Storia contemporanea nella Facoltà di Magistero dell’Università di Bologna.”,”MITS-038-FL”
“BERSIHAND Roger”,”Storia del Giappone. Dalle origini ai giorni nostri.”,”””Quanto agli operai, non si riunivano in sindacati che con estrema lentezza: tanto che nel 1937, meno di un decimo risultava regolarmente iscritto. Nel 1938, fu costituita un’ “”Associazione Industriale Patriottica””, che aveva come scopo principale l’ estensione della conciliazione e dell’ arbitrato nei conflitti di lavoro, e che inoltre, si adoperò per ottenere l’ unione fra datori e fornitori di lavoro: si trattava di un esempio del cosiddetto””sistema paternalistico””. Nell’ aprile 1939, la direzione di questo movimento venne assunta dal governo. In seguito alla creazione, avvenuta dopo la prima guerra mondiale, dell’ “”Ufficio Internazionale del Lavoro””, era stato costituito a Tokyo un ufficio degli Affari Sociali, che, nel 1938, si trasformò in un Ministero del “”Pubblico benessere””. In quello stesso anno, come diretta conseguenza del suo ritiro dalla Società delle Nazioni, il Giappone abbandonò anche l’ Ufficio Internaizonale del Lavoro. Così, dunque, in ogni campo si affermava il predominio del militarismo: esso mirava ad instaurare un “”totalitarismo””, che avrebbe riformata la nazione e la avrebbe impegnata alla creazione di un “”ordine nuovo””, riservando “”l’ Asia agli Asiatici””, sotto la sua direzione, ed eliminando gli Occidentali, mediante quello che fu definito “”Monroismo Asiatico””. Ma, giacché la Cina ricusava di sottomettervisi spontaneamente, bisognava costringerla: ed il Giappone, che ben presto sarebbe stato trascinato in un immane conflitto, spaventoso preludio della catastrofe, non avrebbe avuto modo di dedicarsi interamente a quel compito””. (pag 433-434)”,”JAPx-066″
“BERSTEIN Serge”,”Histoire du Parti Radical.”,”Serge BERSTEIN è professore di storia contemporanea all’ Università di Parigi X Nanterre, maitre de conferences all’ Institut d’ etudes politiques de Paris. Ha al suo attivo molti libri (v. retrocopertina). Herriot (Edouard), uomo politico e scrittore francese (Troyes 1872 – Saint-Genis-Laval, Rodano, 1957). Professore di lettere al liceo di Lione (1896), poi assistente universitario, si iscrisse al partito radicale al tempo dell’ affare Dreyfus. Eletto sindaco di Lione nel 1905, ricoprì tale carica per cinquant’anni, legando il suo nome alla costruzione di numerosi monumenti, alla promozione di grandi lavori urbanistici, alla creazione della fiera di Lione. Le doti cui doveva la sua popolarità, la bonomia, la robusta eloquenza, la cultura enciclopedica, un gran senso di umanità, spiegano in parte anche i suoi successi politici: ministro dei lavori pubblici con Briand (1916-1917) e presidente del partito radicale (1919-1957), nel giugno 1924, dopo il trionfo elettorale del ‘cartello delle sinistre’, da lui costituito per combattere la politica finanziaria, diplomatica e religiosa di Poincaré, fu nominato presidente del consiglio e assunse anche il portafoglio degli esteri. I fatti salienti del suo ministero, durato fino all’aprile 1925, furono l’ evacuazione della Ruhr (1924) e il riconoscimento dell’ URSS (1925). Costretto a dimettersi in seguito all’ impossibilità di attuare l’annunciato programma di riforme finanziarie, fu di nuovo presidente del consiglio dal giugno al dicembre 1932, ministro senza portafoglio dal febbraio 1934 al gennaio 1936, e presidente della camera (giugno 1936 – giugno 1940). In residenza sorvegliata per la sua ostilità al governo di Vichy (1942), poi deportato in Germania (1944-1945), fu rieletto sindaco di Lione nel 1945 e divenne presidente dell’ Assemblea nazionale dal 1947 al 1954. Scrisse: Nella foresta normanna (1925), La vita di Beethoven (1929), Lione non è più (1939-1940); pubblicò anche le sue memorie sotto il titolo di Jadis (Il tempo che fu, 1948-1952). Accad. fr., 1946.“,”FRAD-044”
“BERSTEIN Serge a cura; brani antologici di Hugo PREUSS Max HERMANT Nino VALERI Edouard HERRIOT Joseph PAUL-BONCOUR V.I. LENIN B. MUSSOLINI A. HITLER Frances PERKINS John Maynard KEYNES F.D. ROOSEVELT Pierre LAROQUE Friedrich A. HAYEK Charles DE-GAULLE, altri brani tratti dal Vorwärts e da Esprit”,”La démocratie aux Etats-Unis et en Europe occidentale de 1918 à 1989.”,”brani antologici di Hugo PREUSS Max HERMANT Nino VALERI Edouard HERRIOT Joseph PAUL-BONCOUR V.I. LENIN B. MUSSOLINI A. HITLER Frances PERKINS John Maynard KEYNES F.D. ROOSEVELT Pierre LAROQUE Friedrich A. HAYEK Charles DE-GAULLE, altri brani tratti dal Vorwärts e da Esprit Serge BERSTEIN è professore università nell’ Institut d’Etudes politiques de Paris e direttore del Cycle supérieur d’Histoire du XXe siecle.”,”TEOP-357″
“BERSTEIN Serge a cura, scritti antologici di V.I. LENIN L. TROTSKY J. STALIN J. REED N.N. SUKHANOV KERENSKIJ A. WILLIAMS A.R. DE-ROBIEN L. WALTER G. DZERZINSKIJ F.E. VOLIN e altri”,”Lénine et la Révolution russe.”,”””J’affirme 1) qu’il ne saurait y avoir de mouvement révolutionnaire solide sans une organisation de dirigeants, stable et qui assure la continuité du travail; 2) que plus nombreuse est la masse entraîné spontanément dans la lutte, formant la base du mouvement et y participant, et plus impérieuse est la nécessité d’avoir une telle organisation, plus cette organisation doit être solide (sinon il sera plus facile aux démagogues d’entraîner les couches arriérées de la masse); 3) qu’une telle organisation doit se composer principalement d’hommes ayant pour profession l’activité révolutionnaire; 4) que, dans un pays autocratique, plus nous ‘restreindrons’ l’effectif de cette organisation au point de n’y accepter que des révolutionnaires de profession ayant fait lì’apprentissage de la lutte contre la police politique, plus il sera difficile de se “”saisir”” d’une telle organisation; et 5) d’autant plus ‘nombreux’ seront les ouvriers et les éléments des autres classes sociales qui pourront participer au mouvement et y militer d’une façon active”” [V.I. Lénine, Que faire?, in Oeuvres choisies, op. cit., pp. 280-291] [(in) Lénine et la Révolution russe, a cura di Serge Berstein, Paris 1971] (pag 19)”,”LENS-251″
“BERSTEIN Serge a cura, saggi di Alain BERGOUNIOUX Pierre-Maurice CLAIR André COMBES Lucette LE-VAN-LEMESLE Jean-Claude GEGOT Aline FONVIELLE-VOJTOVIC Lucien ORSANE Roland TREMPE’ Gilles LE-BEGUEC Eric NADAUD Claire ANDRIEU Jean-Jacques BECKER Gérard BOSSUAT Pascal ORY Maurice VAISSE Elisabeth DU-REAU Henri MORSEL Pierre BOULAS e Francis WOLF Jacques VALETTE Guy PERVILLE’ Christine SELLIN Pierre GUILLEN Daniel LEFEUVRE Jacques NERE’ Odile RUDELLE”,”Paul Ramadier. La République et le Socialisme.”,”Sindaco di Decazeville, ministro del governo del Fronte popolare, ministro della difesa nazionale alla conclusione del Patto atlantico. Ramadier è stato un personaggio di primo piano della vita politica francese della fine della Terza Repubblica e sotto la Quarta Repubblica.”,”FRAV-156″
“BERSTEIN Serge a cura; saggi di Marc LAZAR Gaetano MANFREDONIA Pierre MILZA Jean-Luc POUTHIER Jacques PRÉVOTAT Nicolas ROUSSELLIER Étienne SCHWEISGUTH Michel WINOCK Serge BERSTEIN”,”Les cultures politiques en France.”,”””En fait, Léon Blum dans son évolution fut en avance sur la majorité du parti. Les socialistes ne voulaient pas retomber dans le piège d’une Union sacrée, qui leur avit tan coûté. Le secrétaire général de la SFIO, Paul Faure, incarnait ce qu’on appela le pacifisme intégral. De formation guesdiste, il avait rompu avec les idées de Jules Guesde sur la guerre, rallié la minorité pacifiste de la SFIO en 1915, et était devenu un homme d’appareil influent das le Parti socialiste survivant au Congrès de Tours. Les idées pacifiestes rencontraient une large approbation dans le parti et hors du parti. C’est en 1935 que Lousi Guilloux, écrivain socialiste, publie ‘Le Sang noir’, et c’est en 1936, surtout, que Roger Martin du Gard fait paraître ‘L’Été 1914’, considéré par toute la critique comme une charge impitoyable contre la guerre, ce qui vaudra à son auteur le prix Nobel en 1937. A l’aile gauche du parti, Marcel Pivert, leader de la tendance «Gauche révolutionnaire», défend la ligne du «défaitisme révolutionnaire»: «La volonté de se battre contre sa propre bourgeoisie pour la chasser du pouvoir doit avori la priorité sur toutes les autres considérations. Après 1936, deux tendances principales s’affrontent, celle de Léon Blum, partisan d’une politique de fermeté, et celle de Paul Faure, très hostiles à la politique d’union nationale que Blum préconisa au lendemain de l’Anschluss. Les socialistes votèrent les accords de Munich, les uns avec résignation (Blum), les autres avec résolution (Faure). Les deux tentances s’affrontèrent au Congrès de Montrouge, en décembre 1938. Léon Blum l’emporta, mais les «poul-fauristes» représentaient encore une très forte minorité. Ses positions pacifistes devaient conduire Paul Faure à accepter l’armistice de juin 1940 et une nomination par Pétain au Conseil national de l’État français. Ces événements laissèrent des traces profondes dans la mémoire socialiste. La guerre et le régime de Vichy accentuèrent les divisions, car Paul Faure ne fut pas le seul à rallier le régime de Pétain, tandis que son camarade et adversaire Léon Blum dut subir la prison et le procès de Riom, avant d’être déporté. Dans les années d’après-guerre, le pacifisme devint suspect. L’«esprit de Munich» hanta les aînés du parti, tout comme le ralliement à l’Unions sacrée en 1914 avait pesé sur le mémoires socialistes”” (pag 200-201) ….. finire (pag 200-201)”,”FRAV-183″
“BERTA Giuseppe”,”Marx, gli operai inglesi e i cartisti.”,”BERTA (Vercelli, 1952) si è laureato all’Univ di Milano nel 1975. E’ autore di vari saggi di storia sociale politica e del movimento operaio inglese. Attualmente svolge attività di ricercatore presso la Fondazione Olivetti.”,”MADS-077″
“BERTA Giuseppe”,”Mirafiori.”,”BERTA insegna storia dell’industria nel Libero Istituto Universitario ‘Cattaneo’ di Castellanza. E’ responsabile dell’ Archivio storico Fiat.”,”MITT-018″
“BERTA Giuseppe”,”L’ Italia delle fabbriche. Genealogie ed esperienze dell’ industrialismo del Novecento.”,”BERTA Giuseppe alterna da molti anni la ricerca storica e l’ insegnamento universitario, attualmente presso l’ Università Bocconi, al lavoro di consulente per il mondo delle imprese. “”L’ ipotesi – o forse il mito- di un blocco di produttori dell’ industria, di una coesione degli interessi più dinamici e materialmente progressivi, di un’ alleanza sociale da spendere per la modernizzazione sociale, nasce quindi a Torino, dove resterà come una figura del discorso politico capace di riemergere periodicamente a nuova vita per oltre sessant’anni””. (pag 37-38)”,”ITAE-057″
“BERTA Giuseppe”,”Capitali in gioco. Cultura economica e vita finanziaria nella City di fine Ottocento.”,”BERTA Giuseppe nato nel 1952 si occupa di storia economica contemporanea. Ha insegnato e lavorato come consulente per istituti di ricerca ed imprese.”,”UKIE-041″
“BERTA Giuseppe a cura, saggi di Luciano CAFAGNA Giorgio BIGATTI Marco MERIGGI Edmondo BERSELLI Aldo BONOMI Giampaolo VITALI Cristiano ANTONELLI Pier Paolo PATRUCCO Francesco QUATRARO Fabio LAVISTA Aldo ENRIETTI Paolo BRICCO Fulvio COLTORTI Giandomenico PILUSO Giuseppe BERTA”,”La questione settentrionale. Economia e società in trasformazione.”,”Saggi di Luciano CAFAGNA Giorgio BIGATTI Marco MERIGGI Edmondo BERSELLI Aldo BONOMI Giampaolo VITALI Cristiano ANTONELLI Pier Paolo PATRUCCO Francesco QUATRARO Fabio LAVISTA Aldo ENRIETTI Paolo BRICCO Fulvio COLTORTI Giandomenico PILUSO Giuseppe BERTA G. BERTA insegna storia contemporanea all’Università Bocconi di Milano. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. Gli spostamenti demografici come indicatore della crisi della grande industria. La dinamica demografica. “”La fine della Olivetti influenza la composizione demografica di quanti vivono intorno alla fabbrica. Il caso di Ivrea è importante: nel 1991 aveva 24.670 residenti, che diventano 24.918 nel 1996 (quindi, in aumento dell’1 per cento), per poi calare nel 2001 a 23.540: in dieci anni ha perso il 4,5 per cento della popolazione. Se consideriamo l’indotto direttamente intorno alla fabbrica, la dinamica risulta simile: fra il 1991 e il 1996 cresce da 76.048 a 76.315, per poi scendere a 73.661 nel 2001 (-3,1 per cento.”” (saggio di Paolo BRICCO) (pag 359-360)”,”ITAE-291″
“BERTA Giuseppe”,”Nord. Dal triangolo industriale alla megalopoli padana, 1950-2000.”,”G. BERTA insegna storia contemporanea all’Università Bocconi di Milano. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. “”Chi sono i lavoratori di Cornigliano? In maggioranza non provengono dalle aziende smobilitate. Di essi, stando a una fonte sindacale, nel 1956 gli assunti sono soltanto 782, indirizzati di preferenza alle mansioni di manutenzione e non a quelle direttamente produttive. Quanto agli altri, gli operai che affluiscono al nuovo centro siderurgico, secondo un documento aziendale preparato dall’Italsider nel 1961, hanno in sostanza tre distinte origini: o vengono dal “”mondo rurale””, e allora si tratta diun tipo di lavoratore ex-contadino, “”abituato a lavorare in genere da solo, senza guida, senza capi””, “”condizionato da un certo ambiente statico e chiuso””, scarsamente permeato da “”elementi modernizzatori””, spesso “”con un grando di istruzione limitatissimo””; o dal “”mondo artigiano””, in cui predominano analoghe caratteristiche di individualismo sul lavoro, ciò che determina, in questo secondo tipo di lavoratore, la persistenza di “”gravi remore di natura culturale””, dovute alla tendenza a mantenere legami personali sul lavoro e a un’istruzione professionale soprattutto imitativa; o, infine, dal “”mondo operaio”” vero e proprio. In quest’ultimo caso, si è dinanzi a un tipo di lavoratore “”già qualificato””, meno lontano, per certi tratti, dalle figure professionali necessarie ai nuovi complessi, ma non a causa della professionalità posseduta – giacché l’aggiustatore, il fresatore, il tornitore, abituati a lavorare il pezzo da soli, hanno una stretta affinità col tipo artigianale -, bensì per l’abitudine ai “”fattori ambientali”” della fabbrica, al sistema sociale della produzione industriale”” (pag 105-106)”,”ITAE-292″
“BERTA Giuseppe”,”Il governo degli interessi. Industriali, rappresentanza e politica nell’Italia del nord-ovest, 1906-1924.”,”Turati. “”Non di meno, nelle note redatte per la sua “”Critica Sociale””, egli aveva cercato di compiere uno sforzo di lucidità. Certo, lo stile era sempre quello, che gli era caro, della retorica tribunizia, ma temperato in questo caso da un reale apprezzamento per la materia esaminata. Accanto alla dichiarazione che il controllo segnava l’ingresso del «””regime costituzionale di fabbrica””», ad anticipare, dgradualmente e sperimentalmente», «la socializzazione delle industrie più mature», si trovava il riconoscimento che era stato il governo, postosi nettamente dal lato degli operai, a trarre il controllo dal «guardaroba dei programmi dimenticati», fatti rivivere soltanto con monotona periodicità, dagli articoli della stampa sindacale (115). Anche Turati non aveva rinunciato a salutare come «una rivoluzione» il controllo operaio, ma s’era premurato di soggiungere che esso andava «mantenuto nei limiti» in cui lo si poteva esercitare (116). Limiti che paiono oggi abbastanza circoscritti, ove non si dimentichi quali punte avesse raggiunto la temperatura sociale in Italia nei giorni in cui Turati scriveva. Quello strumento che avrebbe dovuto «rendere il lavoratore partecipe della gestione dell’azienda, elevare la sua dignità, imparargli a conoscere i congegni amministrativi dell’industria, evitare di questa le degenerazioni speculazionistiche, ridestare nel lavoratore la rallentata spinta al lavoro intensamente e giosamente produttivo» – insomma, trasformare in prassi un carico impressionante di valori -, si compendiava in definitiva nella rappresentanza del lavoro manuale entro i consigli di amministrazione delle aziende. Indicati dalle «Commissioni di fabbrica», gli eletti dei lavoratori dovevano avere il diritto di sedere in tali organismi «a pari titolo» con i «rappresentanti dell’impresa e del capitale», insieme con «quelli dell’elemento tecnico (ingegneri e capi tecnici)» e «quelli degli impiegati amministrativi», e magari con «un delegato tecnico dello Stato, quale rappresentante degli interessi generali del consumo contro la collusione dei produttori, e come rappresentante degli interessi fiscali»”” (pag 98-99) (115) F. Turati, Il controllo operaio sulla fabbrica: il punto nucleare della questione’, in ‘Critica Sociale’; a. XXX, n. 18, 16-30 settembre 1920, poi in Id., ‘Socialismo e riformismo nella storia d’Italia. Scritti politici 1878-1932’, a cura di F. Livorsi, Milano, 1979, pp. 408-409; (116) Ibid, p. 409″,”ITAE-341″
“BERTA Giuseppe”,”Conflitto industriale e struttura d’impresa alla Fiat, 1919-1979.”,”Forte espansione Fiat durante gli anni della Grande guerra. “”L’accelerazione vertiginosa nel proprio ritmo di espansione che conobbe la Fiat fin dal primo anno di guerra è espresso nel dato relativo all’immatricolazione di nuovi operai: nel dicembre 1916 “”le necessità dell’aument di produzione””, riportavano i verbali del consiglio d’ammistrazione, avevano determinato un accrescimento degli organici della manodopera diretta già a 16.000 unità, contro le 3.500 dell’agosto 1914. Quella cifra, che stupiva per la sua entità, sarebbe stata presto dimenticata: un anno dopo gli operai assommeranno a 23.000, per raggiungere un totale complessivo di oltre 40.000 alla fine del conflitto, secondo le stime del Comitato di mobilitazione industriale (29). E’ vero che si trattava di operai particolari, assai diversi da quelli d’anteguerra (giacché “”molti veri operai””, diceva la Fiat, erano stati richiamati alle armi nel primo semestre del 1915 e si erano dovuti rimpiazzare alla meno peggio, con quel che offriva un mercato delle braccia enormemente esteso per quantità, ma depauperato di qualità). C’era davvero di che esitare nell’attribuzione di un’identità industriale alla nuova manodopera: il personale di recentissimo reclutamento “”non aveva in generale alcuna pratica né di lavoro di meccanica in genere, né delle […] lavorazioni”” tipiche della Fiat (30). In quel 1916, del resto, Torino toccava la punta massima del processo di crescita urbana, scavalcando per ritmo di assorbimento delle migrazioni le altre citt° del nord, con l’eccezione di Genova: la popolazione salì a 525.264 abitanti, contro i 430.464 del 1911 (se si indicizza a 100 quest’ultimo valore, quello per il ’16 è pari a 122). Era l’industria ad attirare al capoluogo piemontese un afflusso eterogeneo di persone che sperimentavano per la prima volta un processo di mobilità territoriale; al termine esatto della guerra, la città comincerà a perdere residenti, espulsi dal ridimensionamento dell’attività manifatturiera (31). Di qui il primato di capitale produttiva di Torino, che le guadagnerà rapidamente una posizione peculiare anche nella geografia politica del paese. Con la guerra, per Torino e per la Fiat finisce dunque, in certo modo, la preistoria industriale, o per meglio dire la fase di incubazione che precede lo slancio”” (pag 37-38) (29) Cfr. S. Musso, Gli operai di Torino, 1900-1920, con una prefazione di F. Ciafaloni, Milano, Feltrinelli, 1980, p. 135 (30) Verbale della seduta del consiglio di amministrazione Fiat del 16 dicembre 1916, in ‘Fiat 1915-1930’, cit., vol. I, p. 138 (31) Cfr. G. Prato, Il Piemonte, cit, pp. 166, 169, 1973,. Il totale degli immigrati a Torino dal 1914 al 1920 fu di 66.754 unità. Ibidem, p. 174″,”MITT-365″
“BERTA Giuseppe”,”Conflitto industriale e struttura d’impresa alla Fiat, 1919-1979.”,”L’autunno 1980. “”La politica del dialogo ora non aveva più margini e legittimazione: l’asse manageriale che si ricostituiva aveva al centro la volontà di riappropriarsi di prerogative e funzioni al di fuori di ogni mediazione sindacale. L’acuirsi della crisi aziendale accelerò la svolta managerale in atto alla Fiat: nel momento in cui si ingaggiava una lotta per la sopravvivenza del gruppo, si rese necessario – come ha raccontato Cesare Romiti, riferendo dell’intervento di Enrico Cuccia e di Mediobanca (Cfr. C. Romiti, Questi anni alla Fiat’, p. 110-111) – un passo indietro della proprietà e una piena assunzione di responsabilità da parte del management”” (pag 204)”,”ECOG-002-FC”
“BERTA Giuseppe BIGAZZI Duccio BOTTIGLIERI Bruno COLTELLETTI Luigi FERRERO Daniela FOSCHI Alga D. OLMO Carlo”,”Fiat, 1899-1930. Storia e documenti.”,”””Esportazione e investimenti esteri: la Fiat sul mercato mondiale fino al 1940″” di Duccio Bigazzi (pag 77-168) [elementi di successo della Fiat all’estero: adattamento con abilità tattica alla segmentazione regionale del mercato mondiale dell’auto, provocata principalmente da interferenze governative; politica commerciale che, dopo essersi imperniata sui modelli di lusso o sportivi, si orientava a partire dagli anni venti su modelli relativamente economici] (pag 156-157)”,”ECOG-006-FP”
“BERTA Giuseppe”,”La Fiat dopo la Fiat. Storia di una crisi, 2000-2005.”,”Giuseppe Berta insegna Storia contemporanea all’università Bocconi. Collabora a Stampa ed Espresso.”,”ECOG-005-FC”
“BERTANI Alvaro”,”Da Grosseto a Milano: la vita breve di Luciano Bianciardi. Zarzuela tragica in un prologo, tre atti e un epilogo.”,”Luciano Bianciardi nasce a Grosseto il 14 dicembre 1922. Dopo le scuole dell’obbligo e il liceo, frequentati nella città natale, si laurea alla Normale di Pisa con una tesi su Il problema del conoscere nel pensiero di John Dewey. Tornato a Grosseto si sposa, ma pochi anni dopo il matrimonio, Bianciardi lascia la moglie e i due figli per trasferirsi a Milano dove viene assunto come redattore dalla nuova casa editrice Feltrinelli. Morto a Milano nel 1971. Alvaro Bertani, orgogliosamente cremonese, nasce nel 1943. Si trasferisce a Milano quasi subito, dove oggi vive e opera. Scrittore.”,”BIOx-048-FL”
“BERTAUX Pierre”,”La vie quotidienne en Allemagne au temps de Guillaume II. En 1900.”,”La regola delle tre K delle donne borghesi: Kinder, Kirche, Küche (bambini, chiesa, cucina).”,”GERx-066″
“BERTELLA FARNETTI Paolo a cura”,”Prateria in fiamme. Il programma politico dei Weather Underground.”,”Prateria in fiamme, una raccolta di saggi e documenti politici data alle stampe clandestinamente dai Weather Underground nel 1974 e proposta al movimento italiano, tre anni dopo, dal Collettivo editoriale Librirossi.”,”USAS-011-FL”
“BERTELLI Sergio”,”Il gruppo. La formazione del gruppo dirigente del PCI, 1936-1948.”,”Sergio BERTELLI viene da una famiglia emiliana di solide tradizioni socialiste. Nato all’ apice del fascismo, ha passato l’ infanzia tra Bologna e Roma. Entrato giovanissimo nel PCI, dopo aver collabrato con TERRACINI al Comitato per la libertà della Grecia, nel 1955 è nominato segretario dell’ Istituto Gramsci, lavorando al fianco di NATTA. Con COLLETTI e MUSCETTA è stato l’estensore della lettera ‘dei Centouno’. Ha scritto libri e saggi principalmente su RInascimento e Illuminismo. Il suo ultimo libro ha il titolo ‘Il potere oligarchico nella stato-città medievale’ (FIRENZE, 1978).”,”PCIx-057″
“BERTELLI Sergio BIGAZZI Francesco a cura; saggi di Aleksander KOLPAKIDI Jaroslaw LEONTIEV, Massimo CAPRARA Sergio BERTELLI Francesco BIGAZZI Renato RISALITI Vladimir GALITZKIJ Evgenin ZIRNOV Paolo PISANO’ Renato RISALITI Maurizio TORTORELLA Giuseppe PARLATO Ileana FLORESCU Nikita PETROV”,”Pci: la storia dimenticata.”,”””La decisione di liquidare il Partito comunista polacco (PCP) fu presa personalmente dai sei membri del segretariato del Comintern – Dimitrov, Manuilskij, Moskvin (Trilisser), Kuusinen, Florin ed Ercoli (Togliatti) – che firmarono separatamente la “”Risoluzione del Presidium del Comitato esecutivo dell’Internazionale comunista”” consegnata il 16 agosto 1938 a Stalin dallo stesso Georgij Dimitrov, segretario generale della Terza Internazionale. La pubblicazione di questi storici documenti fa finalmente luce su una delle pagine più infami della storia dell’Internazionale comunista. Conferma che la decisione di dare il via allo sterminio dei comunisti messi all’indice con l’etichetta di trotskisti e buchariniani fu presa dal gruppo più ristretto dei dirigenti del Comintern. Palmiro Togliatti rientrò improvvisamente a Mosca dalla Spagna, dove rappresentava la Terza Internazionale durante la guerra civile per ratificare la scomparsa nel nulla di un intero partito, come se non fosse mai esistito. Solo in questo modo si spiega come mai il compagno Ercoli, che era il “”numero due”” del Comintern, abbia firmato per ultimo”” (pag 181) (Francesco Bigazzi, Il compagno Ercoli e la liquidazione dei comunisti polacchi) “”””La segreteria del Comintern”” mi ha dichiarato lo storico polacco Henry Cimek “”si riunì a più riprese tra la fine del 1935 e l’inizio del 1936 per preparare un progetto di risoluzione contro il PCP. Risulta senza ombra di dubbio che Ercoli partecipò all’elaborazione di questo documento””. Togliatti partecipò anche all’adozione di altre decisioni; come per esempio quelle che approvarono epurazioni in seno al PCP il cui scopo “”ufficiale”” era quello di eliminare i “”provocatori””. Quell’operazione investì non soltanto il PCP, ma anche i comunisti polacchi residenti in URSS. Un’epurazione “”su grande scala, fatta passare per una rivisione dei quadri, ebbe luogo nel 1936 coinvolgendo migliaia di persone””.”” (pag 183) (Francesco Bigazzi, Il compagno Ercoli e la liquidazione dei comunisti polacchi) “”Complessivamente furono assassinati oltre cinquemila comunisti polacchi, in pratica quasi tutti i militanti del partito. Sono sopravvissuti solo coloro che in quel periodo si trovavano nelle prigioni polacche e quelli che furono arruolati dai servizi di sicurezza sovietici. Queste cifre acquistano, se possibile, una fisionomia ancora più tragica se vengono confrontate con quelle dei comunisti polacchi uccisi dalla ‘sanacja’, il governo di salute pubblica fondato da Pilsudski nel 1926 (da venti a trenta persone) e dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale (alcune centinaia). Dal suo esilio in Messico, Trotsky non esitò a definire questa tragedia, come anche il patto Ribbentrop-Molotov, firmato poco dopo, un colpo mortale per il comunismo mondiale. “”La Polonia risusciterà, ma il Comintern non risusciterà mai”” dichiarò Trotsky prima di cadere a sua volta vittima dei sicari di Stalin”” (pag 185) (idem)”,”PCIx-337″
“BERTELLI Sergio”,”Il gruppo. La formazione del gruppo dirigente del PCI, 1936-1948.”,”Sergio BERTELLI viene da una famiglia emiliana di solide tradizioni socialiste. Nato all’ apice del fascismo, ha passato l’ infanzia tra Bologna e Roma. Entrato giovanissimo nel PCI, dopo aver collabrato con TERRACINI al Comitato per la libertà della Grecia, nel 1955 è nominato segretario dell’ Istituto Gramsci, lavorando al fianco di NATTA. Con COLLETTI e MUSCETTA è stato l’estensore della lettera ‘dei Centouno’. Ha scritto libri e saggi principalmente su RInascimento e Illuminismo. Il suo ultimo libro ha il titolo ‘Il potere oligarchico nella stato-città medievale’ (FIRENZE, 1978).”,”PCIx-026-FV”
“BERTELLI Sergio BIGAZZI Francesco CAPRARA Massimo FLORESCU Ileana GALITZKIJ Vladimir KOLPAKIDI Aleksander LEONTIEV Jaroslav PARLATO Giuseppe PETROV Nikita PISANÒ Paolo RISALITI Renato TORTORELLA Maurizio ZIRNOV Evgenij”,”PCI: la storia dimenticata.”,”Sergio Bertelli ha insegnato Storia moderna e Storia contemporanea presso l’Università degli studi di Firenze. Francesco Bigazzi, giornalista, già direttore dll’Ansa a Mosca e a Varsavia, poi corrispondente del Giorno e oggi a Panorama dalla capitale russa. Massimo Caprera. Dal 1944, per circa vent’anni, è stato segretario di Palmiro Togliatti. Sindaco di Portici negli anni Cinquanta, è stato consigliere comunale di Napoli sino al 1997. Dal 1952 deputato del PCI per quattro legislature, è stato radiato dal partito nel 1969 assieme al gruppo del Manifesto, del quale è stato uno dei fondadori. Giornalista, attualmente collabora al Giornale. Ileana Florescu. Vive tra Roma e Bucarest. Si è occupata a lungo di storia delle corti e del teatro rinascimentali. Vladimir Galitzkij. Capitano di primo rango della Marina militare e docente di Storia militare all’Accademia di Scienze militari in Russia. Aleksander Kolpakidi. Storico e scrittore, studioso dei movimenti estremisti di msinistra, insegna Storia e sociologia presso il Politecnico di San Pietroburgo. Jaroslav Leontiev. Storico-archivista, è docente presso la facoltà di Amministrazione statale dell’Università di Mosca. Giuseppe Parlato. Ricercatore di Storia contemporanea all’Università La Sapienza, docente di Storia contemporanea alla Libera Università San Pio V di Roma, dirige la fondazione Ugo Spirito. Nikita Petrov. dal 1976 si occupa di storia dell’Unione Sovietica e in particolare della storia dei suoi organi punitivi. Dal 1990 è vicepresidente del Centro studi Memorial. É consigliere della Commissione del Soviet Supremo della Federazione Russa per archivi del PCUS e del KGB e della Corte costituzionale per gli affari del PCUS. Dal 1992 è docente di Storia del KGB all’Università statale a Mosca. Paolo Pisanò. Giornalista, ha curato Storia della Guerra Civile in Italia 1943-1945. Dal 1995 cura e conduce sulle emittenti televisive private Sei Milano e Telecampione. Renato Risaliti. Docente di Letteratura russa per diciotto anni all’Università di Pisa, dal 1969 insegna Storia dell’Europa Orientale all’Università di Firenze. Maurizio Tortorella. Giornalista, ha lavorato a Il Sole 24 ore, Mondo Economico e Fortune Italia. Attualmente inviato speciale di Panorama. Evgenij Zirnov. Giornalista e scrittore, è stato corrispondente del quotidiano Komsomolskaya Pravda, di Stern e di diversi canali della televisione russa.”,”PCIx-022-FL”
“BERTELLI Sergio”,”Ribelli, libertini e ortodossi nella storiografia barocca.”,”Sergio Bertelli (Bologna 1928) è stato allievo di Federico Chabod. Segretario dell’Istituto Gramsci dal 1955 al 1957, segretario dell’Istituto Italiano per gli Studi Storici dal 1960 al 1965, poi professore ordinario di storia moderna a Perugia. Felloww del Harvard Center for Italian Renaissance Studies nel 1966 e 1967. Member dell’Institute for Advanced Study, Princeton per il 1970, Visiting Professor presso lo History Department dell’Università di California, Berkeley. Ha pubblicato ‘Erudizione e storia in L.A. Muratori’ (1960). Ha curato più edizioni delle opere di Machiavelli e di Giannone. “”Le nuove storie sono storie di santi e di martiri (di nuovi santi, di nuovi martiri), storie d’una Chiesa (cattolica o protestante ch’essa sia). Insomma: storie “”sacre””. Tuttavia gli ortodossi non riusciranno a distruggere il messaggio laico del Machiavelli e del Guicciardini. Libertini e ribelli si opporranno agli ortodossi e alla loro dittatura culturale così come si opporranno alla ‘pax hispanica’. Un filo rosso unisce ‘Il Principe’ al ‘Tractatus theolofico-politicus’ d Spinoza”” (quarta di copertina) Libro citato: P. Vernière, ‘Spinoza et la pensée française avant la Révolution’, I, (1663-1715), Paris, 1954″,”STOx-313″
“BERTELLI Sergio”,”Gramsci e Togliatti: un puzzle irrisolto.”,”””””Italianizzare la lotta contro il trotskismo”” sarebbe stata la parola d’ordine di Palmiro Togliatti (1) nel 1937, all’epoca dei grandi processi. Ma l’equazione Trotsky-Bordiga si era posta sin dallo scontro Gramsci-Bordiga del gennaio 1926, al tempo del III Congresso (Lione). Un’equazione che lo stesso Bordiga avrebbe contribuito a rinsaldare, nell’urto con Stalin, al VI Plenum dell’Internazionale del febbraio di quello stesso anno. Però si dovrebbe risalire allo stesso congresso di fondazione di Livorno e ricordare il ruolo centrale giocato, in esso, dai due rappresentanti dell’Internazionale, Christo Kabakciev e Matyas Rakosi – e soprattutto il loro diktat all’assemblea dei delegati socialisti riuniti per i lavori del loro XVII congresso: “”l’internazionale comunista respinge ogni risoluzione che non sia quella che vi impone la frazione comunista e che noi sottoscriviamo”” (2) “” (pag 54) [(1) Critica dei lavori del CC, malgrado i lati positivi’, appunti per la segreteria, 14 febbraio 1937, fotocopia in APC 1440 (2)/20; (2) Cf. P. Spriano, ‘Storia del Partito comunista italiano. I. Da Bordiga a Gramsci’, Torino, Einaudi, 1967: 115] “”Su Stato Operaio’ del maggio-giugno 1927 Togliatti con l’articolo ‘Antonio Gramsci un capo della classe operaia’, a cui si aggiunge Alfonso Leonetti sulle pagine di ‘Correspondance Internationale’ dell’ottobre, mette in difficoltà Gramsci nel suo tentativo, davanti al Tribunale Speciale, di negare di aver appartenuto all’Esecutivo del partito”” (pag 58-59) ‘Strana lettera di Ruggiero Grieco a Gramsci, il giudice istruttore consegnandola gli dice: “”Onorevole Gramsci, lei ha degli amici che certamente desiderano che lei rimanga un pezzo in galera””‘ (pag 59)”,”GRAS-012-FGB”
“BERTHEAU Friedrich”,”Fünf Briefe über Marx an Herrn Dr. Julius Wolf, Professor der Nationalökonomie in Zürich von Friedrich Bertheau, Baumwollspinner in Zürich.”,”Friedrich BERTHAU, operaio-filatore del settore laniero, ha scritto cinque lettere su Marx a Julius WOLF, professore di economia nazionale a Zurigo.”,”MADS-300″
“BERTHIER René”,”L’anarcho-syndicalisme et l’organisation de la classe ouvrière.”,”BERTHIER René”,”ANAx-342″
“BERTHOLD Will”,”La tragedia di Malmedy.”,”Il 16 dicembre 1944 i tedeschi scatenarono quella che fu chiamata l’ offensiva delle Ardenne nella speranza di raggiungere Anversa, interrompendo le linee di comunicazione angloamericane che minacciavano la Ruhr. In questa operazione mandarono anche dei soldati delle SS dietro alle linee. Qui, nel villaggio di Malmedy avvenne la strage di soldati americani che si erano arresi. A questi fatti sanguinosi seguì un processo per crimini di guerra contro i soldati tedeschi SS.”,”QMIS-064″
“BERTHOLD Lothar NEEF Helmut”,”Militarismus und Opportunismus gegen die November-revolution.”,”Risoluzione del Consiglio degli Operai e dei Soldati di Berlino del 10 gennaio 1919. “”Die heute am 10. Januar 1919 in den Sophienslälen tagende Versammlung aller kommunalen A.- und S.- Räte Groß Berlins bedauerte aufs tiefste, daß bei den letzten Vorgängen in Berlin Arbeiterblut geflossen ist. Sie wendet sich mit aller Entschiedenheit gegen die Maßnahmen der Regierung, Studenten und Offiziere zu bewaffnen und sie gegen das Proletariat marschieren zu lassen. Die Todfeinde der Arbeiterklasse werden von einer sozialistischen Regierung gegen die Revolution bewaffnet. Die Bourgeoisie triumphiert, alle Gegenrevolutionäre wittern Morgenluft. (…)””. (pag 359) Governo socialdemocratico artefice della controrivoluzione. “”Il consiglio degli operai e dei soldati riunito oggi 10 gennaio 1919 … è grandemente addolorato per il sangue dei lavoratori versato a Berlino negli ultimi avvenimenti. Esso si opposto con la massima determinazione alle misure del governo per armare gli studenti e i militari e farli marciare contro il proletariato. I nemici mortali della classe operaia sono armati da un governo socialista contro la rivoluzione. La borghesia trionfa, tutti i controrivoluzionari annusano l’ aria del mattino (…)””. (pag 359)”,”MGER-064″
“BERTI Giampietro”,”Il pensiero anarchico dal Settecento al Novecento.”,”Giampietro Domenico BERTI insegna storia dei partiti politici nell’Università di Padova. Ha pubblicato tra l’altro: -Un naturalista dall’ancien regime alla Restaurazione. Giambattista Brocchi (1772-1826), BASSANO 1988 – Censura e circolazione delle idee nel Veneto della Restaurazione, VENEZIA 1989 – Francesco Saverio Merlino. Dall’ anarchismo socialista al socialismo liberale, 1856-1930, MILANO, 1993 -Storia di Bassano, PADOVA, 1993 -Un’ idea esagerata di libertà. Introduzione al pensiero anarchico, MILANO, 1994″,”ANAx-061″
“BERTI Lapo a cura; altri saggi di GORI Franco ZANZANI Mario”,”Moneta crisi e stato capitalistico.”,”BERTI, GORI e ZANZANI fanno parte del comitato di coordinamento della rivista ‘Primo Maggio’ pubblicata a Milano dalla Calusca editrice. Su questa rivista sono apparsi il saggio di BERTI e quello di GORI. Il saggoi di ZANZANI e l’ introduzione di BERTI compaiono qui per la prima volta. Il problema viene affrontato in questo opuscolo a partire dalle indicazioni di MARX nei Grundrisse.”,”MADS-244″
“BERTI Giuseppe GALLINARO Maria Bianca a cura; scritti di V.G. BIELINSKI A.J. HERZEN N.G. CHERNISCEVSKI N.A. DOBROLIUBOV”,”Il pensiero democratico russo del XIX secolo.”,”Contiene gli scritti di G. CERNISCEVISKI (1828-1889): ‘Lessing nella storia del popolo tedesco’, ‘Cenni su Bielinski’, ‘Il Conte di Cavour’, e lo scritto di Nicolai A. DOBROLIUBOV (1836-1861) ‘Lettera da Torino’ (1861) sul risorgimento italiano. “”In movimento democratico russo presenta, quindi, un eccezionale interesse dal punto di vista dello studio della storia del liberalismo e della democrazia europea. In primo luogo perché diede vita al gruppo democratico più avanzato d’ Europa, il solo che giunse, prima di Marx ed Engels, e ignorando Marx ed Engels, a conclusioni socialiste le quali più si avvicinano al pensiero marxista. In secondo luogo perché non restò limitato al terreno economico (…)”” (G. Berti, pag XLVII)”,”RUSx-079″
“BERTI Giampietro”,”Errico Malatesta e il movimento anarchico italiano e internazionale, 1872-1932.”,”””In Italia il protagonismo delle masse sembrava visibilmente constatabile dall’ enorme sviluppo delle organizzazioni politiche e sindacali della sinistra. Il partito socialista, che alle elezioni politiche di novembre otterrà 1.834.000 voti con 156 deputati, aveva praticamente quadruplicato i suoi iscritti, passati da 50.000 (come risultavano prima della guerra) a 200.000. Conquistati oltre 2.800 comuni (il 24% del totale), controllava migliaia di cooperative e aveva aperto 2.000 sezioni in tutti il Paese. Al congresso nazionale di Bologna, dell’ ottobre 1919, aveva abbandonato ufficialmente il programma riformista e abbracciato la linea massimalista della conquista rivoluzionaria del potere. La Cgdl contava su oltre 1.000.000 di tesserati, numero che salirà a 1.930.000 nel settembre del 1920. Gli aderenti alla seconda organizzazione sindacale, l’ Usi, nonostante la scissione del 1914, si aggiravano sulle 300.000 unità (anche queste destinate a salire a 500.000), mentre il Sindacato ferrovieri – dove operavano molti militanti anarchici – aveva circa 90.000 aderenti””. (pag 608)”,”ANAx-191″
“BERTI Giuseppe”,”Russia e stati italiani nel Risorgimento.”,”””Il Piattoli aveva non soltanto studiato Rousseau, Mably e l’ abate Saint-Pierre e trasfuso questi studi nel giovane suo pupillo, Czartoryski, ma aveva accuratissimamente studiato Kant – e non soltanto la Ragion pura e la Ragion pratica, ma il progetto kantiano Sulla pace perpetua. Le idee del Piattoli non erano soltanto sue: erano le idee degli illuministi e dei massoni francesi, dei democratici avanzati degli Stati Uniti d’ America e, particolarmente, del Jefferson, cui Filippo Mazzei l’ intimo amico di Piattoli, fu specialmente legato,. Le idee del Piattoli erano, in parte, con un accento più avanzato, anche le idee del Potocki e del Czartoryski; erano infine (con un accento più moderato) le idee del terzo compagno di prigionia del Piattoli che Czartoryski stesso definisce nelle sue Memorie “”il più estremo dei rivoluzionari polacchi””, il giacobino Kollontay.”” (pag 238) “”Nel 1848, è vero, non vi furono barricate in Russia. Però, proprio in quell’ anno, le statistiche segnalarono ben 71.000 incendi dolosi avvenuti nella grande proprietà terriera e il bagliore di quegli incendi, i quali portarono a danni economici enormi, arrivò sino ai diplomatici italiani accreditati a Pietroburgo, sino al marchese Emanuele d’Azeglio, sino al duca della Regina; e si rifletté persino nei loro dispacci. Questi incendi, spesso vasti e paurosi, che, senza nessuna premeditata intesa, senza nessun piano preordinato, scoppiavano nelle campagne, nelle proprietà dei feudatari, talvolta a migliaia di chilometri di distanza l’ uno dall’ altro, erano un fatto che induceva a seria riflessione””. (pag 608)”,”RUSx-098″
“BERTI Domenico, a cura di Franco BOLGIANI”,”Il conte di Cavour avanti il 1848.”,”””Mentre egli stava scrivendo la monografia alla quale alludiamo (sull’autonomia legislativa dell’Irlanda, ndr), coi tipi di Bruxelles veniva fuori il libro di Vincenzo Gioberti: ‘Il Primato’, e poco appresso quello del Balbo: ‘Le Speranze d’Italia’. Quale giudizio il conte di Cavour portasse su Gioberti in questo tempo non abibamo onde desumerlo. Sappiamo però dalle note autobiografiche, ch’egli nel 1843 fece quanto potè per impedire che il fratello Gustavo entrasse in polemica col filosofo torinese. Il libro del Balbo sulla ripartizione dell’Oriente pareva degno al conte di Cavour di grave considerazione””. (pag 282)”,”BIOx-250″
“BERTI Giampietro”,”Francesco Saverio Merlino. Dall’anarchismo socialista al socialismo liberale, 1856-1930.”,”””Merlino individua con chiarezza il carattere specifico della grande impresa dell’autore tedesco, cioè l”essenzialismo concettuale e metodologico’. Secondo Merlino, poiché tutto il ‘Capitale’ poggia sull’analisi del tempo di lavoro e dunque sull’idea di lavoro astratto individuato nel rapporto fondamentale tra capitalista e operaio, ne deriva la sottovalutazione del ruolo fondamentale del potere politico e delle connessioni tra questi e il potere economico. Marx “”stima molto meno del loro valore la parte che ha lo Stato nella spoliazione dell’operaio, le rendite che esso distribuisce alle diverse branche della classe dirigente, i servizi che rende agli uni e le esazioni che fa subire agli altri””. Si tratta di un modello fondato “”sopra un’astrazione o piuttosto una serie di astrazioni. Marx prescinde dalla natura e dei movimenti reali dell’uomo, dalla natura e dalle qualità specifiche del lavoro, dalla natura e dalle qualità specifiche delle cose, infine da tutte le circostanze che precedono, accompagnano e seguono la produzione (…) egli sopprime senz’altro le differenze qualitative tra i lavori, riducendo tutti i lavori, compreso quello artistico, intellettuale, d’invenzione o professionale, a un lavoro astratto, indistinto, eguale e rudimentale””. In conclusione, l’essenzialismo metodologico porta Marx a creare un modello teorico sciolto da ogni specificità storica, geografica, etnografica, culturale, cioè dall’insieme delle differenze reali che determinano i diversi contesti storici. Questo essenzialismo, a sua volta, deriva completamente da Hegel e dalla scienza economica borghese: “”Marx credette a queste leggi, e ripeté che esse sono fisse e incrollabili, ma – hegeliano impenitente qual era – aggiunse che crollerebbero e si distruggerebbero da sé, poiché il capitale si accumula a un polo e il lavoro al polo opposto della società. L’urto, vale a dire la rivoluzione, sarebbe inevitabile”” (57). L’osservazione merliniana coglie nel segno. In effetti la metodologia di Marx si basa sull”astrazione determinata’, cioè sulla creazione di un modello euristico capace di sussumere e di spiegare i fatti specifici e concreti della diversificazione reale. Questo modello, che definisce il concreto come “”unità del molteplice”” (58), mentre risulta paradossale per la logica formale – perché la riduzione della molteplicità dei dati sensibili all’unità è il compito della conoscenza non già concreta, bensì astratta delle cose – è del tutto razionale per la logica dialettica”” [Giampietro Berti, ‘Francesco Saverio Merlino. Dall’anarchismo socialista al socialismo liberale, 1856-1930’, 1999] [‘(57) F.S. Merlino, ‘La doctrine de Marx et le nouveau programme des socialdémocrates allemand’, “”La Societé Nouvelle””, VII (1891, set.), pp. 272-292, ora in Id., ‘Concezione critica…’ pp. 63, 65, 67 (…). A sottolineare l’hegelismo di Marx è la più autorevole tradizione marxista: I. Lenin, ‘Karl Marx’, 1965, p. 61; G. Lukacs, ‘Storia e coscienza di classe’, 1973, p. LXVII; R. Rosdolsky, ‘Genesi e struttura del “”Capitale”” di Marx’, 1975, vol. I. pp. 6-7. Come aveva avvertito Merlino, questo essenzialismo metodologico iniziava da Hegel. Infatti: “”Nel processo del pensiero scientifico è importante che l’essenziale sia distinto e posto in rilievo in contrapposto con il cosiddetto non-essenziale””, G.F. Hegel, ‘Lezioni sulla filosofia della storia’, 1942, vol. I, p. 194; (58) Marx, Lineamenti fondamentali, vol. I. p. 27′]”,”MITS-011-FL”
“BERTI Enrico BELLIN Nicoletta ROSSITTO Cristina. MARIGO Giuseppina CONTI Lino LONGATO Fulvio MILAN Renato NATALI Carlo NAPOLITANO Linda VOLPI Franco, saggi di; testi antologici di ARISTOTELE Immanuel KANT G.W.F. HEGEL Karl MARX Friedrich ENGELS V.I. LENIN György LUKACS Herbert MARCUSE Theodor W. ADORNO MAO Zedong Louis ALTHUSSER Lucio COLLETTI Karl R. POPPER R. GARCIA”,”La contraddizione.”,” “”Per Engels la contraddizione ha luogo in ogni ordine di realtà: nella natura, nella storia, nel pensiero, cioè dovunque vi sia un processo antagonistico, nel quale un estremo si converte nel suo contrario e questo si converte a sua volta nel primo, restituendo però in una forma superiore, cioè più valida dal punto di vista sia quantitativo che qualitativo. E’ questo il famoso processo della “”negazione della negazione””, teorizzato per la prima volta da Hegel e ripreso esplicitamente da Marx, che Engels illustra, in polemica contro Dühring, con i famosi esempi del chicco d’orzo che, germogliando, cioè trasformandosi in pianta, si nega, ma viene poi restituito in quantità maggiore con la morte, cioè con la negazione della pianta, consistente nella produzione di nuovi semi; o dell’uovo che, negandosi, produce l’insetto, il quale poi, negandosi a sua volta, riproduce l’uovo; o della grandezza algebrica ‘a’ la quale, negandosi, dà luogo a ‘-a’, che poi, negandosi a sua volta, cioè moltiplicandosi per ‘-a’ dà luogo a ‘a²’. Accanto a questi esempi, desunti dalla natura, Engels ne adduce altri, desunti dalla storia, quali il processo per cui dalla primitiva proprietà comune del suolo si è passati, per negazione, alla piccola proprietà privata di esso e, per negazione della negazione, al grande possesso fondiario; o il processo per cui, dall’uguaglianza propria dello stato di natura rousseauiano si è passati, per negazione, alla disuguaglianza propria degli stati primitivi e, per negazione della negazione, all’uguaglianza propria degli stati dispotici; o infine il processo per cui nella storia della filosofia si è passati dal materialismo antico, per negazione, all’idealismo e, per negazione della negazione, al materialismo moderno (1). Contro Dühring, che considera la dialettica uno strumento puramente dimostrativo, cioè valida soltanto sul piano del pensiero, Engels insiste nell’affermare il carattere reale della dialettica, cioè della negazione della negazione, e quindi anche della contraddizione. Ma è chiaro che per contraddizione egli intende contrarietà fra i termini successivi di un processo, quella contrarietà che anche Aristotele considera condizione necessaria del divenire. Ciò non ha nulla a che vedere con la contraddizione di cui parla Aristotele, cioè con l’affermazione e la negazione della presenza di un medesimo predicato nello stesso soggetto contemporaneamente e sotto lo stesso rispetto. A questa differenza tra la contraddizione della dialettica hegeliana e marxiana e la contraddizione della dialettica aristotelica sembra alludere lo stesso Engels quando afferma: “”nella dialettica negare non significa dir di no, o dichiarare che una cosa non è sussistente o comunque distruggerla””, e cita la massima spinoziana ‘omnis determinatio est negatio’ per mostrare che la negazione deve essere determinata, aggiungendo: “”ogni genere di cose ha una sua maniera peculiare di essere negata in modo che ne risulti uno sviluppo, e la stessa cosa si ha per ogni genere di idee e di concetti”” (2). Ulteriori delucidazioni al suo concetto di contraddizione, che confermano l’impressione già riportata, Engels fornisce nella ‘Dialettica della natura’. Quivi egli afferma che la dialettica cosiddetta soggettiva, ossia il pensiero dialettico, non è che il “”riflesso”” della dialettica cosiddetta obiettiva, cioè del movimento che nella natura si manifesta sempre in opposizione fra termini che contrastano continuamente e infine si risolvono l’uno nell’altro in forme superiori. Come esempi di queste opposizioni egli cita l’attrazione e la repulsione tra poli opposti nel magnetismo, tra cariche opposte nell’elettricità e tra atomi nella chimica; la polarizzazione dell’albume vivente nel mondo organico e il contrasto tra eredità e adattamento nell’evoluzione della specie. Nella natura – egli afferma – “”tutte le differenze si risolvono l’una nell’altra attraverso gradini intermedi, tutti gli opposti passano l’uno nell’altro attraverso termini intermedi”” (3)”” (pag 255-257) [Enrico Berti, La contraddizione dopo Marx] [(in) AA. VV., La contraddizione, 1977] [(1) F. Engels, Anti-Dühring, in K. Marx F. Engels, Opere, Roma, 1974, vol. XXV, pp. 128-137; (2) Ibid., p. 136; (3) Engels, Dialettica della natura, ibid., vol. XXV, pp. 496-497] “”Non diversa [da quella di F. Engels, ndr] è la concezione della contraddizione che si ritrova in Lenin, il quale, nello scritto dal titolo ‘A proposito della dialettica’ (composto nel 1915 ma pubblicato nel 1925), afferma che “”lo sdoppiamento dell’uno e la conoscenza delle sue parti contraddittorie è l’essenza della dialettica””. Tra queste parti contraddittorie, che evidentemente sono dei contrari, essendo ottenute attraverso lo sdoppiamento di un’unità che le conteneva entrambe, si instaura un rapporto d’identità, l’identità degli opposti, la quale per Lenin, come per Engels, è legge della conoscenza in quanto ancor prima è legge del mondo oggettivo. Gli esempi di opposti forniti da Lenin sono gli stessi che abbiamo trovato in Engels, cioè nella matematica + e -, differenziale e integrale; nella meccanica azione e reazione; nella fisica elettricità positiva e negativa; nella chimica associazione e dissociazione degli atomi; nella scienza sociale lotta di classe. L’identità degli opposti – che per Lenin può essere detta anche unità degli opposti, dato che in questo caso i termini “”identità”” e “”unità”” si equivalgono – è la condizione del movimento, dello sviluppo spontaneo di tutti i processi della natura, spirito e società compresi. Lo sviluppo, infatti, è “”lotta”” degli opposti, cioè sdoppiamento dell’uno in opposti che si escludono l’un l’altro e loro rapporto reciproco. La concezione dello sviluppo come unità degli opposti fornisce la chiave dei “”salti””, della “”soluzione di continuità””, della “”conversione nell’opposto””, della distruzione del vecchio e della nascita del nuovo. “”L’unità (coincidenza, identità, equipollenza) degli opposti – afferma Lenin – è condizionata, provvisoria, transitoria, relativa. La lotta degli opposti reciprocamente escludentisi è assoluta; come assoluto è lo sviluppo, il movimento”” (4). Da queste parole si desume che l’unità degli opposti è la contraddizione, ossia la relazione per cui due opposti si escludono e insieme si implicano reciprocamente, mentre la lotta degli opposti è il processo per cui l’uno si converte nell’altro e genera una realtà nuova. Anche qui, dunque, come in Hegel e in Marx, la contraddizione, intesa come contrarietà, è reale, ma provvisoria, destinata necessariamente a risolversi mediante un movimento. La dialettica del pensiero è il riflesso, il rispecchiamento di tale movimento esistente nella realtà (5)”” [Enrico Berti, La contraddizione dopo Marx] [(in) AA. VV., La contraddizione, 1977] [(4) V.I. Lenin, Quaderni filosofici, a cura di I. Ambrogio, Roma, 1971, pp. 361-362; (5) Ibid., p. 365: richiamo esplicito alla ‘Bildertheorie’, o teoria del riflesso]”,”HEGx-024″
“BERTI Giuseppe”,”Problemi di storia del PCI e dell’Internazionale Comunista (a proposito della ‘Storia del PCI’ di P. Spriano).”,”Origini PcdI (pag 162-163) “”Nel 1917-18 la separazione profonda, abissale era ancora quella che divideva ‘interventisti’ e ‘non interventisti’, anche ovviamente se si distingueva tra coloro che avevano avuto incertezze all’inizio (e poi erano tornati sui propri passi) e coloro che erano passati definitivamente invece al servizio di quella che veniva definita la “”borghesia imperialista e guerrafondaia””. Questo criterio di divisione sopravanzava ogni altro e, nella particolare situazione italiana, in un certo qual senso, ‘attenuava persino la tradizionale divergenza tra la corrente rivoluzionaria e la corrente riformista: questo, proprio questo è il punto che occorre capire’. La resistenza di Serrati e dei capi della corrente rivoluzionaria del Partito socialista italiano all’espulsione dei riformisti dal partito non derivò unicamente (e nemmeno, crediamo, principalmente) da calcolo «opportunistico», da un gioco inteso a mantenere il potere nel partito ma ‘dalla convinzione sincera e profonda che era in Serrati e negli altri capi della corrente rivoluzionaria che, in fondo, i riformisti italiani non avevano «tradito», non erano passai al servizio della «borghesia guerrafondaia e imperialistica»’. Diremo di più: diremo che persino Bordiga che era sempre più convinto della necessità della separazione tra riformisti e rivoluzionari, (affinché gli uni dessero vita la partito comunista, gli altri al partito socialista riformista) c’era, tuttavia, nei confronti di uomini come Turati e come Treves (lo abbiamo sentito più volte esprimersi in questo senso) un rispetto morale che certamente mancava in Lenin e nei bolscevichi. Ci riferiamo, soprattutto, all’anno 1919: poi le cose presero un altro corso. Sarebbe interessante riuscire a capire per quali motivi Lenin, che pure tenne nel massimo conto questi sentimenti quando si trattò di giudicare i socialisti svizzeri o scandinavi (in fondo anche i socialisti francesi) assunse, invece, una posizione particolarmente aspra proprio nei confronti dei socialisti riformisti italiani che la meritavano di meno. Probabilmente alla base di quest’atteggiamento vi fu non un errato giudizio ma più probabilmente, un errato calcolo politico. Egli pensò, cioè, che in quei paesi il movimento era più arretrato ed era, quindi, indispensabile, ancora per un certo tempo, fare i conti con l’influenza dei riformisti, mentre in Italia, essendo il movimento più avanzato, sarebbe stato più facile costituire subito un partito rivoluzionario, espellendo i riformisti e distruggendo rapidamente la loro influenza sulle masse lavoratrici. Fu quella opinione di Lenin (e, poi, della costituenda I.C.) filtrata già nel 1919 in Italia, che orientò i nuclei estremisti del PSI – decisamente, oramai – verso la scissione e la costituzione di un nuovo partito: nel 1919 solo Bordiga, nel 1920 anche Gramsci e qualche massimalista di sinistra. Perciò è nel 1919-20 la data di origine del PCI. Fu un calcolo politico errato ed ebbe come frutto la scissione minoritaria di Livorno. Naturalmente una volta costituitasi la frazione comunista questo aspro giudizio, questo modo corrosivo di guardare alla tradizione socialista italiana pervase tutta la frazione comunista, i massimalisti stessi che si erano appena staccati da Serrati. Ma non ci pare che si possa anticipare ed antidatare questa situazione di fatto al 1917. Anche se sin dal 1917 un certo preannuncio di questo atteggiamento era in Bordiga e in Gramsci (…)”” [Giuseppe Berti, ‘Problemi di storia del PCI e dell’Internazionale Comunista (a proposito della ‘Storia del PCI’ di P. Spriano)’, Rivista Storica Italiana, Esi, Napoli, 1. 1970] Biografia. Giuseppe Berti (Napoli, 22 luglio 1901- Roma, 16 marzo 1979) è stato un politico italiano. Inizia la sua militanza politica a 17 anni a Palermo, dove studia giurisprudenza, e da giovane socialista fonda la rivista rivoluzionaria Clartè (con allusione a Henri Barbusse), ma scriverà anche nel bordighiano Il Soviet. Nel gennaio 1921 è tra i delegati che al congresso socialista di Livorno danno vita al Partito Comunista d’Italia. Berti, un mese dopo, diviene il segretario della Federazione Giovanile Comunista d’Italia oltre che direttore del relativo settimanale L’Avanguardia. Vicino alle posizioni di Angelo Tasca, nel maggio 1923 è arrestato a Milano con tutto il vertice della Fgcd’I, ma viene, come tutti, assolto. In ogni caso è evidente che il fascismo ha iniziato la sua campagna repressiva e infatti nel 1927 Erik (come si faceva chiamare Berti nella struttura illegale del Pcd’I), che nel frattempo è divenuto redattore de l’Unità, viene nuovamente arrestato e stavolta condannato a tre anni di confino che sconterà a Ustica, Ponza e Pantelleria. Tornato relativamente libero nel 1930, Berti raggiunge ciò che resta del suo partito a Mosca, dove già era stato come delegato al V congresso del Comintern e come membro della segreteria del Kim, l’Internazionale giovanile. Fra il 1930 e il 1931 rappresenta il Pcd’I al Comintern, poi si divide tra Mosca e Parigi, dove dirige il giornale dell’emigrazione. Si dà anche da fare come insegnante nelle scuole dove si formavano i nuovi quadri comunisti. Sposa Baldina Di Vittorio, figlia di Giuseppe, dalla quale avrà la figlia Silvia, e lavora alacremente ne Lo Stato operaio e alla fine degli anni ’30 è di fatto il capo del centro estero del Pcd’I. Con l’invasione nazista della Francia nel 1940, fugge negli Stati Uniti d’America dove rimarrà per tutto il periodo bellico organizzando le forze antifasciste italiane d’America. Fra il 1948 e il 1963 è parlamentare eletto in Sicilia. Ma già durante questo periodo la sua passione per gli studi storici e filosofici lo portano via via ad abbandonare la militanza politica in senso stretto. È comunque il primo segretario nazionale dell’Associazione Italia Urss e animatore della rivista Società. Curò per gli Annali Feltrinelli l’edizione critica delle carte dell’archivio Tasca. Sempre più malato e ritirato (quanto ricercatissimo come intellettuale), muore per crisi cardiaca a Roma il 16 marzo 1979. Opere (parziale) Contro la guerra imperialista innalziamo la bandiera della guerra civile, Fgcd’I, 1932 Giù le mani dalla Cina, Edizioni del Pcd’I, 1932 A new Italy arises, New York, Workers Library, 1943 L’antisovietismo contro l’Italia, Roma, U.E.S.I.S.A., s. d. La via della pace. Discorso di apertura al I Congresso nazionale Italia-URSS. Torino, Teatro Alfieri, 25 ottobre 1949, Roma, U.E.S.I.S.A., 1949 Il pensiero democratico russo del XIX secolo, Firenze, Sansoni, 1950 Per uno studio della vita e del pensiero di Antonio Labriola, Roma, 1954 I democratici e l’iniziativa meridionale nel Risorgimento, Feltrinelli, Milano, 1962 I primi dieci anni di vita del P.C.I. Documenti inediti dell’archivio Angelo Tasca, Milano, Feltrinelli, 1967 Bibliografia[modifica | modifica wikitesto] Francesco M. Biscione, Berti Giuseppe, in «Dizionario biografico degli Italiani», IX, Roma, Istituto dell’Enciclopedia italiana, 1967″,”PCIx-406″
“BERTI Enrico”,”Il pensiero politico di Aristotele.”,”Aristotele nacque nel 384/3 a.C., da genitori greci, a Stagira, libera pòlis vicina alla penisola Calcidica, colonia di Calcide o, secondo altri, di Andros. Il padre, Nicomaco, era medico e secondo alcuni fu il medico personale del re di Macedonia Aminta III, uno dei predecessori di Filippo II. La madre, Festide, era originaria di Calcide, nell’isola Eubea, dove possedeva una casa nella quale Aristotele si rifugiò prima di morire. É probabile che il padre sia morto quando Aristotele era ancora in tenera età, perchè questi da bambino fu allevato da un certo Prosseno di Atarneo (città greca dell’Asia minore), forse marito di sua sorella (Arimnesta) e padre di Nicanore, che Aristotele nel testamento nominerà suo erede. All’età di 17 anni, cioè 367/6, Aristotele si recò ad Atene, dove entrò a far parte dell’Accademia di Platone e vi rimase vent’anni, cioè fino al 348/7, anno della morte di Platone. Scrisse opere di etica, politica, raccolte sul pensiero generale, pensiero politico in generale, genesi della politica, costituzioni, problemi particolari, costituzione degli Ateniesi. Aristotele morì nel 322/1 a Calcide.”,”TEOP-059-FL”
“BERTI Giuseppe”,”Il Partito bolscevico e il predominio di Stalin.”,”””Esatto, acuto, lo schizzo della personalità di Trotsky e l’esame della sua posizione politica negli anni 1924-26. «Se dovessimo caratterizzare il suo orientamento ideale nel 1924 con una formula – scrive Procacci – diremmo che esso ci sembra caratterizzato dall’esigenza della necessità di un rilancio rivoluzionario, di un ritorno alle origini». Trotsky credeva, in altri termini, che fosse ancora possibile battere l’avversario attraverso una lotta frontale e gli sembrava che gli eventi dell’autunno 1923 in Germania lo avessero dimostrato. Gli pareva che l’Internazionale comunista avesse mancato quell’occasione perché alla sua testa v’erano gli stessi uomini che avevano vacillato durante la Rivoluzione d’ottobre. In realtà, con il suo opuscolo ‘Le lezioni dell’Ottobre’ Trotsky iniziava la lotta per raccogliere la successione di Lenin e il colpo principale veniva da lui diretto contro Zinoviev e Kamenev, contro coloro che nell’ottobre non avrebbero voluto prendere le armi, o non avrebbero voluto prenderle in quel momento e in quella maniera, che avevano esitato ad accettare il piano strategico giacobino di Lenin per la presa del potere anche indipendentemente dal congresso dei ‘Soviet’. In realtà Trotsky dirigeva il colpo principale contro Zinoviev e il suo gruppo non soltanto perché riteneva di poter accusare Zinoviev di aver sostenuto uno sviluppo della rivoluzione di tipo legalitario e marxista occidentale, contrastante con le tesi sulla rivoluzione e sullo Stato che erano state proprie di Lenin, ma anche perché a Trotsky sembrava che fosse proprio Zinoviev, nella lotta per assumere il potere nel partito dopo la scomparsa di Lenin, il suo antagonista diretto più pericoloso. Esattamente, nella stessa maniera, a Zinoviev sembrava che l’uomo principale da battere all’interno del partito fosse Trotsky non soltanto perché Trotsky non proveniva dal gruppo di stretta osservanza bolscevica (e, forse, nemmeno tanto perché le posizioni politiche trotskiste di rilancio rivoluzionario gli sembrassero troppo arrischiate e avventurose) quanto perché anche a Zinoviev pareva che l’unica personalità capace di contendergli il potere all’interno del partito bolscevico fosse Trotsky. In realtà fu proprio il duello senza esclusione di colpi tra Trotsky e Zinoviev che aprì gradualmente a Stalin la via della successione”” (pag 126-127)”,”TROS-315″
“BERTI Giampietro DE-MARIA Carlo a cura; saggi di Pietro ADAMO Gianfranco RAGONA Lorenzo PEZZICA Carlo DE-MARIA Antonio SENTA Elena BIGNAMI Emanuela MINUTO Franco CAMBI Giorgio SACCHETTI Pasquale IUSO Claudio VENZA Fabrizio GIULIETTI Giorgio SACCHETTI Enrico ACCIAI Davide TURCATO Giulia BRUNELLO Salvo VACCARO Selva VARENGO Alberto CIAMPI Arturo SCHWARZ Franco BUNCUGA Fabio SANTIN Luigi BALSAMINI Gianni CARROZZA Massimo ORTALLI”,”L’anarchismo italiano. Storia e storiografia.”,”Giampietro Berti è stato professore ordinario di Storia contemporanea e Storia dei partiti politici all’Università di Padova Carlo De-Maria è direttore dell’ Istituto Storico della Resistenza e dell’Età contemporanea di Forlì-Cesena e presidente dell’associazione di ricerca storica Clionet Volume realizzato con il contributo della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia. L’ Archivio Famiglia Berneri-Aurelio Chessa e la Biblioteca Panizzi hanno promosso a Reggio Emilia tra il 2013 e il 2014 un seminario pubblico e un convegno nazionale dedicato alla storiografia dell’anarchismo italiano dal 1945 a oggi. Si tenne il 9 novembre 2013 e rappresentò una indispensabile tappa di avvicinamento al convegno nazionale del 10-11 maggio 2014, che ebbe come titolo ‘Centocinquant’anni di lotte per la libertà e l’uguaglianza. Per un bilancio storiografico dell’anarchismo italiano. Il Comitato scientifico per l’organizzazione di queste due iniziative comprendeva oltre a Giampietro Berti e Carlo De Maria, promotori e curatori dello stesso convegno, Enrico Acciai, Pietro Adamo, Luigi Balsamini, Franco Buncuga, Alberto Ciampi, Pietro Di-Paola, Pasquale Iuso, Massimo Ortalli, Tiziana Pironi, Giorgio Sacchetti, Antonio Senta, Salvo Vaccaro, Selva Varengo. Saggi di Pietro ADAMO Gianfranco RAGONA Lorenzo PEZZICA Carlo DE-MARIA Antonio SENTA Elena BIGNAMI Emanuela MINUTO Franco CAMBI Giorgio SACCHETTI Pasquale IUSO Claudio VENZA Fabrizio GIULIETTI Giorgio SACCHETTI Enrico ACCIAI Davide TURCATO Giulia BRUNELLO Salvo VACCARO Selva VARENGO Alberto CIAMPI Arturo SCHWARZ Franco BUNCUGA Fabio SANTIN Luigi BALSAMINI Gianni CARROZZA Massimo ORTALLI Contiene tra l’altro i saggi: – Emanuela Minuto, ‘Assenze. Giovani anarchici negli anni Cinquanta (pag 179-192) – Giorgio Sacchetti, ‘Mappe del movimento anarchico italiano (1921-1991) (pag 243-268) – Pasquale Iuso, ‘Il problema dell’organizzazione nei primi decenni della repubblica’ (pag 269-284) – Massimo Ortalli, La storiografia del movimento anarchico italiano: repertorio bibliografico e bilancio critico (1945-2014) (pag 479-550) Nel saggio della Minuto si parla dei GAAP, Gruppi anarchici d’azione proletaria e di Cervetto, Parodi e La-Barbera (pag 184-186; 277-278) Nel saggio di Iuso, il paragrafo 4, ‘Dal principio organizzativo alla forma associativa. Fai e Gaap’ (pag 276-279)”,”ANAx-417″
“BERTI Giampietro”,”Contro la storia. Cinquant’anni di anarchismo in Italia (1962-2012).”,”Giampietro Berti è stato professore ordinario di Storia contemporanea e Storia dei partiti politici e di Storia delle ideologie del Novecento, all’Università di Padova Indice: Cervetto (pag 15, 470) Parodi (pag 470) “”Riassumendo, si può dire che i Gruppi Anarchici di Azione Proletaria rappresentano l’esigenza di conferire all’anarchismo una struttura “”partitica””, a metà strada fra libertarismo e leninismo. L’inevitabile parabola che contraddistinguerà invece la loro breve esperienza – 1949-1956 – dimostra non soltanto, ovviamente, l’impossibilità di una sintesi fra le due concezioni radicalmente contrapposte, ma anche il senso paradossalmente “”solipsistico”” di tale incontro. A questo proposito è sufficiente leggere i loro astrusi documenti, privi di ogni razionalità e di ogni spessore teorico, se si intende, con questi termini, qualcosa che ha a che fare con la realtà e, soprattutto, con l’anarchismo. Lo conferma in modo significativo, l’ovvia e radicale divaricazione del successivo percorso dei due maggiori esponenti dei GAAP: Arrigo Cervetto e Pier Carlo Masini, il primo finito nel leninismo, il secondo nella socialdemocrazia”” (pag 14-15) “”Rientrato in Italia [Pio Turroni] nel dicembre del 1943, dà vita a Napoli, con Giovanna Berneri, Cesare Zaccaria e Armido Abbate, all’ Alleanza dei Gruppi Libertari dell’Italia Meridionale e al Gruppo Editoriale Rivoluzione Libertaria e “”Volontà””, giornale che, dopo il 1947 sarà trasformato in rivista e di cui Turroni fu sempre “”gerente responsabile””. Finita la guerra torna a vivere a Cesena. Nel 1949, insieme a Gigi Damiani, crea ad Ancona il quindicinale “”L’Antistato’, periodico che figura come portavoce della “”corrente antiorganizzatrice”” all’interno della FAI, punto di riferimento nel quale si riconoscevano, oltre allo stesso Gigi Damiani, Aurelio Chessa, Armando Borghi, Max Sartin, Michele Damiani, Italo Garinei. Nel 1950 promuove le edizioni L’Antistato, che continueranno le pubblicazioni fino al 1975. Tra il ’46 e il ’47 sostiene – facendosi tramite dei compagni italo-americani di cui è diventato, fin dai tempi di Marsiglia, uno dei più fidati e affidabili referenti – l’iniziativa di alcuni giovani che, a Milano, pubblicano il quindicinale “”Gioventù Anarchica””: Pier Carlo Masini, Carlo Doglio e Virgilio Galassi. Quando però lo stesso Masini dà vita con Arrigo Cervetto, Ugo Scattoni, Renzo Sbriccoli e Lorenzo Parodi, ai Gruppi Anarchici d’Azione Proletaria (GAAP), Turroni sarà tra i più strenui oppositori. Diversi anni dopo figurerà come uno dei protagonisti della scissione della Federazione Anarchica Italiana al congresso di Carrara del 1965 e alla costituzione dei Gruppi di Iniziativa Anarchica (GIA). E’ stato anche il principale promotore dei quindicinale ‘L’Internazionale’. Muore a Cesena il 7 aprile 1982″” (pag 469-470)”,”ANAx-418″
“BERTI Giuseppe”,”Fonti ideologiche e orientamenti sociali della democrazia italiana. I.”,”Saggio incentrato sul pensiero di Mazzini. Carattere contraddittorio dell’ideolgia mazziniana. Rapporto tra Mazzini e Saint-Simon. Rapporto tra Mazzini e Pisacane. Sismondi. “”Ma se la ‘bivalenza’ del pensiero sansimoniano è evidente, e Mazzini sviluppò e adattò alla situazione italiana quella parte che più si confaceva a un movimento nazionale-borghese, non bisogna dimenticare che, dopo tutto, quel pensiero era un tutto unico, e nel sansimonismo l’istanza sociale era troppo esclusivamente dominante perché non rimanesse, anche in Mazzini, con tutto il suo peso. Anche questo ebbe la sua importanza nel determinare il carattere contraddittorio dell’ideologia mazziniana, l’attardarsi suo in forme di pensiero, d’organizzazione, di lotta di un’epoca in cui il proletariato e la borghesia lottavano insieme contro l’assolutismo senza che la classe operaia (1830-1840) avesse ancora coscienza di sé. Da qui l’ammirazione di Mazzini per Saint-Simon che, su di un altro piano storico e con altro vigore aveva espresso in Francia (ma agli inizi dell’Ottocento!) al tempo stesso le esigenze di una borghesia industriale e di un proletariato industriale nascenti, i quali a lui sembravano rappresentare, entrambi, l’avvenire. E, forse, non si possono chiudere queste telegrafiche annotazioni sul sansimonismo, senza osservare che Marx condivideva solo sino ad un certo punto gli entusiasmi giovanili di Engels per Saint-Simon. Marx si avvedeva, non solo che in quella dottrina ‘positiva’ della rivoluzione v’era una critica al giacobinismo (a forme di rivoluzione violente, e di dittatura di classe, cioè; critica che i comunisti non possono condividere) ma s’avvedeva che nel sansimonismo era insita una eccessiva ammirazione per il carattere moderno e progressivo dell’industrialismo, per un capitalismo industriale che voleva essere – ma non era, in realtà – spoglio dei lati «negativi» propri alla concentrazione capitalistica (non pochi furono, in Francia, i sansimoniani che divennero grandi industriali: si veda la storia di S. Charlety (11)); e s’avvedeva, quindi, in conclusione, che quella dottrina sociale, sedicente ‘positiva’, sarebbe stata destinata a servire da base ad una concezione riformistica ed evoluzionistica del progresso, nel seno dello stesso movimento operaio, contro cui i rivoluzionari avrebbero dovuto non poco lottare. Proprio Engels – qualche anno più tardi – sarebbe stato costretto, difatti, a dirigere contro di essa, e in termini assai perentori, il suo ‘Antidühring’. Ciò spiega perché i marxisti abbiano sempre nutrito per il positivismo – che, pure, nel lontano albero genealogico, è legato al socialismo da indubbia parentela – una vecchia inimicizia”” (pag 682-683) [(11) S. Charlety, ‘Essai sur l’Histoire du Saint-Simonisme’, Paris, 1896] Marx considerava nel ’48 il Sismondi come il maggiore esponente europeo del socialismo piccolo-borghese (pag 724)”,”TEOP-526″
“BERTI Giuseppe”,”Gli scritti politici di Rosa Luxemburg.”,”””Di lei nel 1922 Lenin scriverà, come, nonostante i propri «errori», Rosa Luxemburg «era ed è rimasta un’aquila, e non soltanto la sua memoria sarà sempre cara ai comunisti di tutto il mondo, ma anche la sua biografia e la raccolta ‘completa’ delle sue opere (nella pubblicazione delle quali i comunisti tedeschi ritardano incredibilmente, del che essi sono soltanto in parte scusabili per gli immensi sacrifici che devono sopportare nella loro lunga lotta) offriranno un insegnamento utilissimo per l’educazione di molte generazioni di comunisti in tutto il mondo (2)». Prima ancora di Lenin, Radek, commemorandola nel 1921, la definì «il più profondo spirito teorico del comunismo» e aggiunse: «ciò che Rosa Luxemburg fu ed è per il proletariato tedesco e internazionale, non appartiene al passato, ma si farà valere soltanto nell’avvenire…» (3): giudizio che, oggi, appare profetico. Del resto, già molti anni prima, inorno agli anni 1905-6, quel giudizio su di lei era comune nella II Internazionale anche a coloro che non condividevano completamente le sue ideee e, proprio sulla rivista diretta da Kautsky, un socialdemocratico autorevole quale Franz Mehring aveva scritto che Rosa Luxemburg era «il cervello più geniale tra gli eredi scientifici di Marx e di Engels» (4). (…) Fu, soprattutto, dopo la morte di Lenin che la sua fortuna nel movimento comunista declinò. Certo, Lenin, aveva sempre sinceramente messo in luce i propri dissensi dal pensiero luxemburghiano ma aveva ritenuto, comunque, quel pensiero un valido stimolo nella discussione tra marxisti. (…) Un’importanza particolare ebbe il pensiero e l’esempio della Luxemburg nella gioventù socialista e comunista internazionale. Chi scrive partecipò come delegato della gioventù comunista italiana a un congresso della gioventù comunista internazionale che si tenne nel marzo del 1921 in Germania, a Jena e a Berlino. Al congresso il Comitato Esecutivo dell’Internazionale Comunista era rappresentato da Bela Kun. Per una tradizione che risaliva agli anni della lotta contro la guerra imperialista, la direzione del movimento della gioventù comunista internazionale veniva allora esercitata dalla gioventù comunista tedesca, guidata in quel momento da Willy Münzenberg, la figura più prestigiosa della nuova generazione di comunisti tedeschi che s’era formata e temprata nella guerra del 1914-18 e che riconosceva nella Luxemburg e in Liebknecht i propri capi e i propri ispiratori. In quel congresso per la prima volta venne ‘proposto’ di istituire una «settimana internazionale della gioventù» – principale manifestazione della gioventù comunista internazionale – che avrebbe dovuto portare il nome di «Settimana Luxemburg-Liebknecht»”” (pag 225-227) [Giuseppe Berti, Gli scritti politici di Rosa Luxemburg’, (in) ‘Studi storici’, Roma, n. 1, gennaio-marzo 1968] [(2) ‘Note di un pubblicista’ , scritte alla fine del febbraio 1922 e pubblicate per la prima volta il 16 aprile 1924 nella ‘Pravda’, n. 87 (V.I. Lenin, ‘L’Internazionale Comunista’, Roma ,1950, p. 362); (3) K. Radek, ‘R. Luxemburg, K. Liebknecht, L. Jogiches’, Amburgo, 1921, p. 25; (4) F. Mehring, ‘Historich-materialistische Literatur’, in ‘Die Neue Zeit’, XXV, 1906-7, 2, n. 41, p. 507] “”Sul rapporto Luxemburg-Lenin noi condividiamo le osservazioni contenute in una recensione di Lucio Lombardo Radice al libro di Basso [a cura, ‘Scritti politici di Rosa Luxemburg’, ndr]: «Senza entrare nel merido vero e proprio – scrive Lucio Lombardo Radice – diremo soltanto che abbiamo l’impressione che Lenin avesse quasi sempre (o forse addirittura sempre) ragione nei confronti della Luxemburg per quello che riguarda le scelte politiche da prendere momento per momento: si trattasse del principio di autodeterminazione o della pace di Brest-Litovsk, del centralismo democratico o dello scioglimento della Costituente, nella questione nazionale polacca o della parola d’ordine «la terra ai contadini». Nello stesso tempo, colpisce la straordinaria capacità della Luxemburg di cogliere i ‘pericoli remoti’ insiti in determinate scelte giuste, perché necessarie (…). Ciò che però vogliamo sottolineare in particolare è la ‘capacità dialogica’ dimostrata da Lenin e dalla Luxemburg nel loro rapporto. La Luxemburg è dalla parte di Lenin, con tutta la sua passione rivoluzionaria: ma senza miti. Anzi, consapevole già allora di un pericolo, che con Stalin divenne realtà (…)» (7). Bisogna dire, del resto, che anche per quanto concerne il giudizio su l’essenza del marxismo le opinioni di Lenin e della Luxemburg divergono sensibilmente. Lenin, è noto, trova che ciò ch è essenziale nel marxismo è la dottrina della dittatura del proletariato. La Luxemburg vede questo problema storicisticamente e si rende conto che Marx a Weydemeyer, un posto essenziale ma, nei decenni seguenti, in rapporto alle mutate condizioni storiche dell’Europa occidentale, modificarono sensibilmente quella loro opinione. Ecco perché la Luxemburg nella sua prefazione a ‘La questione placca e il movimento socialista’ afferma che «l’essenza del marxismo non sta in questa o quella opinione sui problemi correnti ma solo in due fondamentali principi: il modo dialettico-materialistico di studiare la storia, di cui una delle conclusioni cardinali è la teoria della lotta di classe, e la analisi dello sviluppo dell’economia capitalista… L’ ‘anima’ dunque di tutta la dottrina di Marx, la sua radice è il metodo dialettico materialistico nell’esame dei problemi della vita sociale, quelmetodo per il quale non esistono fenomeni, principi, e dogmi costanti e immutabili…» (8). È proprio polemizzando implicitamente contro questa opinione della Luxemburg e di altri che Lenin in ‘Stato e rivoluzione’ risponde che l’essenziale nel marxismo non è la lotta di classe ma la dittatura del proletariato”” (pag 230-231) [Giuseppe Berti, Gli scritti politici di Rosa Luxemburg’, (in) ‘Studi storici’, Roma, n. 1, gennaio-marzo 1968] [(7) L. Lombardo Radice, ‘Rosa Luxemburg e il «dialogo interno» nel marxismo europeo’, ne “”L’Unità””, 11 maggio 1967; (8) Rosa Luxemburg, ‘Scritti politici’, Editori Riuniti, 1967, p. 265] Giuseppe Berti. Biografia Inizia la sua militanza politica a 17 anni a Palermo, dove studia giurisprudenza, e da giovane socialista fonda la rivista rivoluzionaria Clartè (con allusione a Henri Barbusse), ma scriverà anche nel bordighiano Il Soviet. Nel gennaio 1921 è tra i delegati che al congresso socialista di Livorno danno vita al Partito Comunista d’Italia. Berti, un mese dopo, diviene il segretario della Federazione Giovanile Comunista d’Italia oltre che direttore del relativo settimanale L’Avanguardia. Vicino alle posizioni di Angelo Tasca, nel maggio 1923 è arrestato a Milano con tutto il vertice della Fgcd’I, ma viene, come tutti, assolto. In ogni caso è evidente che il fascismo ha iniziato la sua campagna repressiva e infatti nel 1927 Erik (come si faceva chiamare Berti nella struttura illegale del Pcd’I), che nel frattempo è divenuto redattore de l’Unità, viene nuovamente arrestato e stavolta condannato a tre anni di confino che sconterà a Ustica, Ponza e Pantelleria. Nel 1922 aveva conosciuto Maria Baroncini, che sposerà nel maggio 1927: nel marzo dello stesso anno era nata la figlia Vinca. Tornato relativamente libero nel 1930, Berti raggiunge ciò che resta del suo partito a Mosca, dove già era stato come delegato al V congresso del Comintern e come membro della segreteria del Kim, l’Internazionale giovanile. Fra il 1930 e il 1931 rappresenta il Pcd’I al Comintern, poi si divide tra Mosca e Parigi, dove dirige il giornale dell’emigrazione. Si dà anche da fare come insegnante nelle scuole dove si formavano i nuovi quadri comunisti. Inviato da Mosca a Parigi, sostituì Ruggero Grieco alla segreteria del PCd’I nell’aprile 1938 [1]. Dopo la fine della relazione con Maria Baroncini, sposa Baldina Di Vittorio, figlia di Giuseppe, dalla quale avrà la figlia Silvia, e lavora alacremente ne Lo Stato operaio e alla fine degli anni ’30 è di fatto il capo del centro estero del Pcd’I. Con l’invasione nazista della Francia nel 1940, fugge negli Stati Uniti d’America dove rimarrà per tutto il periodo bellico organizzando le forze antifasciste italiane d’America. Fra il 1948 e il 1963 è parlamentare eletto in Sicilia. Ma già durante questo periodo la sua passione per gli studi storici e filosofici lo portano via via ad abbandonare la militanza politica in senso stretto. È comunque il primo segretario nazionale dell’Associazione Italia Urss e animatore della rivista Società. Curò per gli Annali Feltrinelli l’edizione critica delle carte dell’archivio Tasca. Sempre più malato e ritirato (quanto ricercatissimo come intellettuale), muore per crisi cardiaca a Roma il 16 marzo 1979. Note ^ http://www.treccani.it/enciclopedia/giuseppe-berti_(Dizionario-Biografico)/ Opere (parziale) Contro la guerra imperialista innalziamo la bandiera della guerra civile, Fgcd’I, 1932 Giù le mani dalla Cina, Edizioni del Pcd’I, 1932 A new Italy arises, New York, Workers Library, 1943 L’antisovietismo contro l’Italia, Roma, U.E.S.I.S.A., s. d. La via della pace. Discorso di apertura al I Congresso nazionale Italia-URSS. Torino, Teatro Alfieri, 25 ottobre 1949, Roma, U.E.S.I.S.A., 1949 Il pensiero democratico russo del XIX secolo, Firenze, Sansoni, 1950 Per uno studio della vita e del pensiero di Antonio Labriola, Roma, 1954 I democratici e l’iniziativa meridionale nel Risorgimento, Feltrinelli, Milano, 1962 I primi dieci anni di vita del P.C.I. Documenti inediti dell’archivio Angelo Tasca, Milano, Feltrinelli, 1967 Bibliografia Francesco M. Biscione, Berti Giuseppe, in «Dizionario biografico degli Italiani», IX, Roma, Istituto dell’Enciclopedia italiana, 1967″,”LUXS-002-FGB”
“BERTI Lapo a cura, saggi di Franco GORI e Mario ZANZANI”,”Moneta, crisi e stato capitalistico.”,”Opuscoli marxisti a cura di Pier Aldo Rovatti.”,”TEOC-118-FL”
“BERTI Giuseppe”,”Per uno studio della vita e del pensiero di Antonio Labriola.”,”‘Diamo lo stenogramma della relazione informativa svolta da Giuseppe Berti il 23 gennaio 1954 alla “”Fondazione Gramsci”” sulla vita e sul pensiero di Antonio Labriola, in occasione del 50° anniversario della morte. Si tratta di una prima traccia, che l’autore si riserva di elaborare e di completare’ (in apertura) Alla morte di Labriola nel 1904. Turati fece un necrologio di poche righe (pag 60)”,”LABD-127″
“BERTI Giampietro”,”Il pensiero anarchico. Dal Settecento al Novecento.”,”Giampietro Domenico Berti insegna storia dei partiti politici nell’Università di Padova.”,”ANAx-026-FL”
“BERTI Giampietro”,”Errico Malatesta e il movimento anarchico italiano e Internazionale 1872-1932.”,”Giampietro Domenico Berti insegna storia dei partiti politici nell’Università di Padova.”,”ANAx-027-FL”
“BERTIN Claude a cura”,”I processi di Mosca.”,”A pagina 15 si riporta una confidenza (‘Dieci milioni di vittime…’ a causa delle purghe fatta STALIN a CHURCHILL durante una visita di quest’ultimo al Cremlino nell’agosto 1942.”,”RUSS-079″
“BERTIN Claude”,”I grandi processi della storia. I processi rivoluzionari. Luigi XVI – Danton. Volume 4.”,”””Louis Barthon, al quale si deve un lungo studio su Danton, conclude dicendo che non si saprà mai con certezza quale statura morale egli abbia avuto””. E’ un “”enigma storico””…”” (pag 288)”,”FRAR-258″
“BERTIN Claude a cura”,”La lotta per il Pacifico. 5. Hiroshima.”,”””Soprattutto come va ripetendo l’ ammiraglio Halsey, le Filippine sono “”il ventre vulnerabile del drago imperiale””. Se è vero infatti che l’ arcipelago dista solo 3250 chilometri dal Giappone meridionale, mentre San Francisco si trova a 11.550 chilometri da Manila, è anche vero che è assai difficile mantenere l’ arcipelago quando la popolazione è ostile: su 1800 chilometri si raggruppano più di settemila isole e isolotti. Per presidiarlo efficacemente i Giapponesi avrebbero dovuto avere forze considerevoli in ogni parte di questo territorio spezzettato. Ecco perché un attacco ha maggiori possibilità di riuscita che altrove”” (pag 18).”,”QMIS-061″
“BERTIN Gilles-Y.”,”Le multinazionali.”,”IM impresa multinazionale BERTIN Gilles-Y. laureato in scienze economiche è direttore di ricerca al CNRS francese di cui fa parte dal 1965 e insegna all’Università di Rennes. Specialista dei fenomeni industriali e finanziari della crescita internazionale è intervenuto più volte come esperto dei problemi riguardanti tali imprese presso la CEE e la Corte di Giustizia dell’Aja.”,”ECOG-040″
“BERTIN Giovanni Maria VALITUTTI Salvatore VISALBERGHI Aldo”,”La scuola secondaria superiore in Italia.”,”Si cita nelle note il volume di W. Kenneth Richmond ‘La rivoluzione dell’insegnamento’ del 1967 (Armando) e il volume di Ugo Spirito ‘Il fallimento della scuola italiana’, 1971 (Armando) Statistiche sull’aumento della popolazione scolastica specie negli anni 1960 (pag 19-20)”,”GIOx-107″
“BERTINELLI Roberto”,”Economia e politica nella Cina contemporanea.”,”Roberto Bertinelli di Piero Corradini Se ne è andato il 3 aprile 1994, giorno di Pasqua, a meno di trentotto anni, Roberto Bertinelli, vittima di una implacabile malattia. Lo piangono i suoi, lo piangono i maestri, i colleghi, gli amici. Ha lasciato un gran vuoto, sia sul piano umano sia su quello scientifico. Era il migliore di tutta una generazione di giovani sinologi. Era nato a Roma il 4 giugno 1956 e si era laureato alla “”Sapienza”” di Roma, in Filosofia, nel 1979, discutendo una tesi su “”L’economia cinese dal 1949 al 1957. La ricostruzione e il Primo Piano Quinquennale””. La votazione di 110 e lode non premiava soltanto il brillante studente ma era auspicio di una vita dedicata agli studi con risultati altrettanto brillanti. Subito dopo la laurea aveva trascorso due anni in Cina, perfezionando l’apprendimento del cinese, in aggiunta a quegli studi che aveva già iniziato, ancorché non previsti dal curriculum, negli anni universitari. Giunse a padroneggiare la lingua, sia scritta che parlata ed ebbe l’opportunità di studiare sul posto gli sviluppi di quella economia cinese che sarebbe stato l’oggetto principale delle sue ricerche successive. In Cina sarebbe tornato più volte, in seguito, per brevi soggiorni, sempre teso all’osservazione scientifica e critica dei cambiamenti tumultuosi che colà si andavano verificando. Rientrato in Italia veniva assunto dalla Banca Toscana, nell’Ufficio Internazionale e qui svolgeva per anni il suo lavoro con competenza ed abilità, senza dimenticare mai la passione per gli studi sulla Cina. In breve tempo era diventato il maggiore esperto italiano negli studi sull’economia cinese. Come tale collaborava dal 1985 con “”Mondo Cinese””, con la “”Gazzetta Valutaria e del Commercio internazionale””, con il “”Mondo””, “”Politica ed Economia””, la “”Rivista Internazionale di Scienze Economiche e Commerciali””, l’ “Avanti!” e con la Camera di Commercio Italo-Cinese per la cui “”Rassegna Informativa”” redigeva acuti ed informati editoriali. I suoi interessi non erano limitati alla Cina contemporanea. Conscio di quanto il passato possa insegnare al presente volse lo sguardo indagatore anche a problemi dell’economia cinese dei secoli XII?XIV: restano magistrali i suoi due saggi sulla moneta nelle epoche Jin e Yuan. Alla sua attività di studioso non potevano mancare riconoscimenti internazionali ed accademici. Nel 1990 il Governo di Macao lo nominava suo consulente ufficiale per i problemi giuridici legati alla riunificazione del territorio con la Repubblica Popolare Cinese. Nel 1992 l’Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente gli riconosceva la qualifica di Socio Ordinario. Nel 1992/93 era professore a contratto per un corso integrativo di Storia dell’Asia Orientale nell’Università di Roma “”La Sapienza””. Questo incarico gli veniva rinnovato per il 1993/94 ma la malattia che di lì a breve lo avrebbe stroncato gli impediva di dare inizio al corso. Adesso non c’è più. Di lui resta un’imponente raccolta di pubblicazioni ma soprattutto il ricordo di un giovane capace, dall’intelligenza acuta, dalla preparazione seria, dal tratto umano cordiale e simpatico, che si faceva volere bene. E resta l’amarezza e il dolore del maestro che piange la perdita dell’allievo migliore e del caro amico. MONDO CINESE N. 86, MAGGIO-AGOSTO 1994 Bibliografia di Roberto Bertinelli La presente bibliografia, che non pretende di essere completa, non comprende i numerosi interventi su Cina Notizie, sulla Gazzetta Valutaria e del Commercio Internazionale, sull’Avanti! e su altri giornali quotidiani. “”Origine e sviluppo del sistema bancario della Repubblica Popolare Cinese””, Banca Toscana, Studi e Informazioni, n. 6, Banca Toscana, Firenze, 1979 “”L’economia cinese del periodo 1976?1980″”, in Cina e Sud-Est Asiatico, Camera di Commercio per la Cina e il Sud?est Asiatico, Prato, 1981 “”La riforma del sistema di gestione nelle imprese industriali nella Repubblica Popolare Cinese””, in Atti del Convegno “”Politica Economica in Cina oggi””, Prato, 1981 “”Elementi sul commercio estero cinese””, in Atti del Convegno “”Politica Economica in Cina oggi””, Prato, 1981 “”Alcune considerazioni sulla moneta nella R.P.C.””, in Rivista Internazionale di Scienze Economiche e Commerciali, anno XXVIII, n. 9, Cedam, Padova, 1981 Dizionario dei Termini Economici Cinese?Italiano Italiano-Cinese, Banca Toscana, Roma 1982 “”Sun Yuefang””, in Rivista Internazionale di Scienze Economiche e Commerciali, anno XXX, n. 8, Cedam, Padova, 1983 “”La riunione del Parlamento cinese””, in Mondo Cinese, n. 81, Istituto Italo?Cinese per gli Scambi Economici e Culturali, Milano, 1983 “”Note sull’emissione di Buoni del Tesoro nella Repubblica Popolare Cinese””, in Mondo Cinese, n. 41, Istituto Italo?Cinese per gli Scambi Economici e Culturali, Milano, 1983 “”La presenza italiana in Cina dal 1900 al 1905″”, in Rivista degli Studi Orientali, vol. LIII, Dipartimento di Studi Orientali, Università di Roma “”La Sapienza””, 1983 “”Note sul ruolo del saggio di interesse nel sistema bancario della Repubblica Popolare Cinese””, in Il Risparmio, n. 4, 1984 “”Il pensiero economico in Cina. Una nota su Xue Muqiao””, in Il Pensiero Economico Moderno, n. 4, 1984 “”La presenza economica italiana in Cina dal 1900 al 1922″”, in Rendiconti, Classe di Scienze Morali, Storiche e Filosofiche, serie VIII, vol. XXXIX, fasc. 5?6, Accademia Nazionale dei Lincei, 1984 “”Sulla riforma del sistema economico cinese””, in Mondo Cinese, n. 50, Istituto Italo?Cinese per gli Scambi Economici e Culturali, Milano, 1985 “”Il ruolo della Banca Centrale nella Repubblica Popolare Cinese””, in Mondo Cinese, n. 56, Istituto Italo?Cinese per gli Scambi Economici e Culturali, Milano, 1986 “”Problemi della periodizzazione della storia economica della Repubblica Popolare Cinese””, in Mondo Cinese, n. 53, Istituto Italo?Cinese per gli Scambi Economici e Culturali, Milano, 1986 “”Democrazia, diritto ed economia nella Repubblica Popolare Cinese””, in Mondo Cinese, n. 58, Istituto Italo?Cinese per gli Scambi Economici e Culturali, Milano, 1987 “”Il ruolo della moneta sotto la dinastia Jin””, in Rivista degli Studi Orientali, vol. LXII, Dipartimento di Studi Orientali, Università di Roma “”La Sapienza””, 1988 “Verso lo Stato di Diritto in Cina”, Giuffré, Milano, 1989 “”Strategie di sviluppo dei Paesi del Terzo Mondo””, in Mondo Cinese, n. 67, Istituto Italo?Cinese per gli Scambi Economici e Culturali, Milano, 1989 “”Sulla riforma dei prezzi nella Repubblica Popolare Cinese (parte prima)””, in Mondo Cinese, n. 66, Istituto Italo?Cinese per gli Scambi Economici e Culturali, Milano, 1989 “”Sulla riforma dei prezzi nella Repubblica popolare Cinese (parte seconda)””, in Mondo Cinese, n. 67, Istituto Italo?Cinese per gli Scambi Economici e Culturali, Milano, 1989 “”Convegno su ‘La Cina dopo Mao’ ? Bologna, 23?24 novembre 1989″”, in Mondo Cinese, n. 69, Istituto Italo?Cinese per gli Scambi Economici e Culturali, Milano, 1990, pp. 45?48 “Economia e Politica nella Cina Contemporanea”, Nuova Italia Scientifica, Roma, 1990 “”Note sulla moneta sotto la dinastia Yuan””, in Rivista degli Studi Orientali, vol. LXIV Dipartimento di Studi Orientali, Università di Roma “”La Sapienza””, 1990 “”Violazione del segreto di stato e reati controrivoluzionari””, in Mondo Cinese n. 69, 1990 “”Cina: fine dell’isolamento?””, in Mondo Cinese, n. 71, Istituto Italo-cinese per gli Scambi Economici e Culturali, Milano, 1990 “”Considerazioni sul diritto di proprietà nella Repubblica Popolare Cinese””, in Mondo Cinese, n. 72, Istituto Italo?Cinese per gli Scambi Economici e Culturali, Milano, 1990 “”Violazione del segreto di stato e reati controrivoluzionari””, in Mondo Cinese, n. 69, Istituto Italo?Cinese per gli Scambi Economici e Culturali, Milano, 1990 “”Note di diritto valutario””, in Crespi Reghizzi G. & Cavalieri R. (a cura di), Diritto commerciale e arbitrato in Cina tra continuità e riforma, E.G.E.A. e Giuffré, Milano, 1991 “”La contrastata offensiva dei conservatori dopo Tian’anmen””, in Politica Internazionale, n. 2/3, 1991 “”La politica economica estera della Cina””, in M. Dassù E T. Saich (a cura di), La Cina di Deng Xiaoping, CE.S.PE., Roma, 1991 “”Norme sulla compilazione dei documenti ufficiali e sulla pubblicazione delle raccolte di leggi e regolamenti””, in Mondo Cinese, n. 78, Istituto Italo?Cinese per gli Scambi Economici e Culturali, Milano, 1992 “”Il tramonto dell’economia pianificata””, in La Città Nuova Rivista di Cultura Politica, anno VIII, n. 5, pp. G. Macchiaroli, Napoli, 1993 “”Sul ruolo degli economisti nella Repubblica Popolare Cinese””, in Sabattini M. (a cura di), Intellettuali e potere in Cina, Atti del Convegno di Venezia, 5?6 aprile 1990, Cafoscarina, Venezia, 1993 “”La Cina nel periodo post?riformista””, in Mondo Cinese, n. 83/84, Istituto Italo?Cinese per gli Scambi Economici e Culturali CENTRORIENTE – P. IVA 07908170017 Copyright Centroriente 1999-2018″,”CINE-004-FV”
“BERTINETTI Paolo”,”Il teatro inglese del Novecento.”,”BERTINETTI Paolo (Torino, 1944) è prof. di letteratura inglese presso l’Univ. di Padova.”,”UKIx-116″
“BERTINETTI Paolo a cura; saggi di Rosanna CAMERLINGO Silvia ALBERTAZZI Paolo BERTINETTI”,”Breve storia della letteratura inglese.”,”Palo Bertinetti professore di Letteratura inglese presso l’Università di Torino. Rosanna Camerlingo insegna Letteratura inglese presso l’Università di Perugia. Silvia Albertazzi insegna Letteratura inglese persso l’Università di Bologna.”,”UKIx-001-FSD”
“BERTINI Giovanni Maria”,”La rivoluzione spagnuola.”,”BERTINI Giovanni Maria Sul carattere fiero dello spagnolo. “”La lotta che i Re Cattolici e, soprattutto, Carlo V debbono sostenere per affermare il potere assoluto della Corona è gigantesca. I “”Comuneros”” – difensori intrepidi delle libertà municipali di fronte all’Imperatore – e la “”germanìa”” di Valencia sono prova storica di questo spirito di indipendenza da ogni soverchio dominio del sovrano. Pur oggi rimane nell’animo dello spagnuolo il gagliardo senso della sua personalità: egli non si piega e non s’inchina. Fieramente con le sue virtù ed anche con i suoi difetti opera e vive e c’è da sperare che l’invasione del moderno esoticume non corroda la bella tempra dell’animo suo””. (pag 126)”,”SPAx-117″
“BERTINI Fabio”,”Figli del ’48. I ribelli, gli esuli, i lavoratori. Dalla Repubblica Universale alla Prima Internazionale.”,”Libro dedicato a Giuseppe Vedovato BERTINI Fabio insegna storia dei movimenti sindacali nella Facoltà “”Cesare Alfieri”” dell’Università di Firenze ed è coordinatore dei Comitati toscani del Risorgimento. Ha scritto tra l’altro ‘Gilliatt e la piovra. Storia del sindacalismo internazionale dalle origini a oggi’, 2011. Citazione in apertura tratta da Victor Hugo, Les Châtiments (1853) Blanqui: ‘Chi ha del ferro ha del pane’ (pag 12) Il volume è centrato su Mazzini e il Comitato Centrale Democratico Europeo Marx e il colpo di stato di Luigi Bonaparte “”Lo scioglimento dell’Assemblea nazionale e l’arresto di decine di deputati dell’opposizione, in larga parte appartenenti alla ‘Montagne’, l’occupazione di luoghi strategici nella capitale, la sospensione immediata di fatto dei giornali, la proclamazione dello Stato d’assedio e la contestuale sospensione della Costituzione, ebbero per strumento la perfetta efficienza dell’esercito. In quel momento finivano la metafora del cosacco e il modello reazionario di antico regime sarebbe sopravvissuto solo nelle aree arretrate. Si entrava nel lungo nuovo secolo della reazione moderna ma l’obbiettivo era il medesimo di sempre. L’evento travolse mesi di prospettiva strategica dei “”montagnardi””. Nella sua analisi a caldo, Marx scrisse, forse con qualche ingenerosità: “”Era sufficiente ascoltare i presuntuosi latrati di trionfo coi quali i signori democratici si felicitavano reciprocamente per gli effetti miracolosi della seconda (domenica) di maggio del 1852 (a). La seconda (domenica) di maggio era diventata per loro un’idea fissa un dogma, come pei chiliasti il giorno in cui Cristo avrebbe dovuto risorgere un’altra volta e dar principio al regno millenario. La debolezza aveva trovato un rifugio come sempre nella fede nei miracoli; credeva di aver battuto il nemico perché lo aveva esorcizzato nella propria fantasia; perdeva ogni comprensione del presente, rapita nell’inerte esaltazione dell’avvenire e delle azioni ch’essa aveva in animo di compiere e non voleva ancora tradurre in atto. Gli eroi, che si sforzavano di smentire la propria manifesta incapacità inviandosi a vicenda le loro condoglianze e accozzandosi in un sol mucchio, avevano già fatto le loro valigie, si erano cinte in anticipo come corone d’alloro ed erano occupati a scontare in borsa le repubbliche ‘in partibus’ per le quali, nel silenzio delle loro anime modeste, avevano già avuto la previdenza di organizzare il personale governativo. Il 2 dicembre li colpì come un fulmine a ciel sereno”” (1). Nell’analisi di Marx sul colpo di stato, compiuta tra il dicembre del 1851 e il marzo del 1852, poi confluita negli scritti del ‘Diciotto brumaio di Luigi Napoleone’, il precedente ottimismo lasciava spazio all’analisi critica e addirittura sprezzante sulle potenzialità rivoluzionarie della classe operaia francese, subordinatasi a dottrinari e piccola borghesia (2). L’analisi contestava la lettura di Hugo, giudicandola tutta puntata sulle caratteristiche umane di “”Napoléon le petit”” e quella di Proudhon affermando che il francese, in certo modo, aveva enfatizzato la figura del Bonaparte. Ricostruiva le diverse fasi della rivoluzione di febbraio, ed era assai critica verso il ruolo rivestito da Ledru-Rollin e dagli altri protagonisti del governo repubblicano. Li giudicava incapaci di cogliere le modalità della ricomposizione conservatrice, di valutare adeguatamente passaggi come quello del 10 marzo 1850, individuava nell’impianto istituzionale le radici della dittatura. Anche sulla base di quell’analisi si accentuava il distacco di Marx dalla democrazia socialista e repubblicana, con crescente disprezzo (3). Il 2 dicembre, agli occhi di Marx ed Engels, andava messo in relazione all’evoluzione dell’economia internazionale, come modalità moderna della conservazione sociale ai danni delle classi popolari, ed era un approccio diverso da quello di Mazzini, orientato invece a sottolineare le carenze del movimento democratico che si associavano alla confusione del quadro ideologico (4). La resistenza operaia a Parigi e altrove non poté impedire un atto che, per quella classe sociale, era stato già ampiamente compiuto. Ma fu un grande atto di orgoglio repubblicano, giacché non erano più cosa sua la Costituzione e l’Assemblea nazionale. Presto la parola passò agli ideologi della dittatura, pronti a traghettare i moderati verso il nuovo potere e a travestire da pragmatismo “”repubblicano”” la loro complicità (…)”” [Fabio Bertini, Figli del ’48. I ribelli, gli esuli, i lavoratori. Dalla Repubblica Universale alla Prima Internazionale, 2013] [(1) Karl Marx, The Eighteenth Brumaire of Louis Bonaparte, cit., pp. 185 segg.; (2) Cfr. Leonard Krieger, Marx and Engels as Historians, “”Journal of the History of Ideas””, 1953, vol. 14, n. 3, giu., pp. 381-403, Bernard H. Moss, Marx and Engels on French Social Democracy: Historians or Revolutionaries?, Vol. 46, No. 4 (Oct. – Dec., 1985), pp. 539-557; (3) Bernard H. Moss, Marx and Engels on French Social Democracy: Historians or Revolutionaries?, cit, pp., 539-557; (4) Karl Marx – Friedrich Engels, Sul Risorgimento italiano, a cura di Ernesto Ragionieri, Roma, 1959] [(a) Secondo l’art. 45 della Costituzione del 1848, la seconda domenica di maggio del 1852, sarebbe scaduto il mandato quadriennale del presidente della repubblica e sarebbe stato eletto il nuovo presidente. I democratici della Montagna, specialmente gli esuli, speravano che tale elezione avrebbe portato il loro partito al potere. Perciò essi anche dopo la soppressione universale, orientarono la loro attività in quella prospettiva (ndr: f. MIA)] (pag 281-283)”,”INTP-063″
“BERTINI Fabio”,”Gilliatt e la piovra. Il sindacalismo internazionale dalle origini a oggi (1776-2006).”,”Fabio Bertini, docente di Storia contemporanea e di Storia dei movimenti sindacali presso la Facoltà ‘Cesare Alfieri’ dell’Università degli Studi di Firenze. “”Il terzo libro del Capitale. “”L’uscita del terzo libro del ‘Capitale’, nel 1894 (451), mentre il secondo era uscito anch’esso postumo nove anni prima, ribadì la centralità dell’opera di Marx. Realizzato postumo da Engels sugli appunti di Marx, talora assai difficili da interpretare, il terzo libro conteneva il concetto di ‘Legge della caduta tendenziale del saggio del profitto’, che consolidava con ragionamento economico la previsione della crisi del capitalismo (452). Marx (o il Marx ricostruito da Engels) si occupava della questione nella seconda sezione, e largamente nel cap. XII. Il ragionamento principale si svolgeva intorno al meccanismo per cui il bisogno di maggiore produttività in funzione di un crescente plusvalore finiva per trasformarsi in ascendente investimento nella quota di valore afferente alle macchine e dunque, alla lunga in decremento del plusvalore. Era un meccanismo inarrestabile perché dominato dalla concorrenza fino al suo tracollo conclusivo. Il capitale ne derivava un’ambivalenza verso la società: da una parte, come potenza complessiva, le si contrapponeva in modo crescente; dall’altra faceva sì che il potere del capitalista individuale verso il processo produttivo si indebolisse altrettanto progressivamente. I due termini entravano in conflitto, determinando la trasformazione “”delle condizioni di produzione, in condizioni di produzione sociali, comuni, generali””. La vera legge dominante era quella del principio di concorrenza, la quale, ad ogni innovazione capace di aumentare la produttività e dunque di aumentare il saggio del profitto, faceva corrispondere una tendenza che riportava il sistema capitalistico in equilibrio e avviava la diminuzione del profitto attraverso il calo del prezzo: «Non appena il nuovo metodo di produzione comincia a guadagnar terreno, fornendo così la prova tangibile che queste merci possono venire prodotte a costo minore, i capitalisti che continuano a lavorare secondo i vecchi sistemi di produzione devono vendere le loro merci al di sotto del loro pieno prezzo di produzione, perché il valore di queste merci è diminuito ed il tempo di lavoro necessario per la loro produzione è superiore a quello sociale. In una parola – e questo sembra essere un effetto della concorrenza – essi pure sono costretti ad introdurre il nuovo metodo di produzione, che diminuisce il rapporto in cui il capitale variabile sta al capitale costante. (…) Le tre caratteristiche fondamentali della produzione capitalistica sono: 1. La concentrazione in poche mani dei mezzi di produzione, che cessano perciò di apparire come proprietà dei lavoratori diretti e si trasformano in potenze sociali della produzione, anche se in un primo tempo nella forma di proprietà privata dei capitalisti. Questi ultimi sono dei mandatari della società borghese, ma intascano tutti gli utili di tale mandato. 2. (…) In seguito alla concentrazione dei mezzi di produzione ed alla organizzazione sociale del lavoro, il modo capitalistico di produzione sopprime, sia pure in forme contrastanti, e la proprietà privata e il lavoro privato. 3. (…) L’enorme forza produttiva in relazione alla popolazione, quale si sviluppa in seno al modo capitalistico di produzione e (…) l’aumento dei valori-capitale (non solamente dei loro elementi materiali) che si accrescono molto più rapidamente della popolazione, si trovano in contrasto e con la base per cui lavora questa enorme forza produttiva, che relativamente all’accrescimento della ricchezza diventa sempre più angusta, e con le condizioni di valorizzazione di questo capitale crescente. Da questo contrasto hanno origine le crisi» (453). Alla discussione sul capitalismo, rilanciata dall’uscita del III libro del ‘Capitale’, parteciparono economisti, politici e sociologi. Larga parte della discussione, che coinvolse anche Wilhelm Lexis e Conrad Schmidt, si focalizzò sulla teoria del valore e sul prezzo di produzione concatenato al valore. Se il III libro del ‘Capitale’, secondo Engels, componeva l’«apparente» contraddizione tra la legge del valore e il profitto, non mancavano gli oppositori. Sulla rivista italiana «La Nuova Antologia», Achille Loria, che si proponeva come primo divulgatore del marxismo, con soggettiva interpretazione collocava il valore nello scambio e notava la contraddizione in Marx tra il considerare il valore nelle merci «invendibili» e il mantenere la determinazione del valore nel lavoro occorrente (454). A sua volta, Conrad Schmidt, su una rivista tedesca, riconosceva a Marx di aver risolto una difficoltà dell’economia politica, traendo il profitto medio dal plus-valore, ma discuteva la definizione della legge del valore come «ipotesi scientifica» utile alla spiegazione del processo reale di scambio (455). L’austriaco Eugen Ritter von Böhm-Bawerk, in ‘Karl Marx and the Close of His System’, del 1896, negava che il valore del lavoro fosse il fondamento del prezzo, rilevando una contraddizione rispetto al primo libro del ‘Capitale’ e una sottovalutazione della legge della domanda, posizione del resto che derivava dall’orientamento marginalista e che faceva riferimento ad una visione “”individualista”” dello sviluppo. Rispondendo ai primi interventi, Engels attaccava i critici, a cominciare da Loria che liquidava pesantemente, mentre dava assai più rilievo a Sombart, cui riconosceva d’aver esposto in maniera eccellente il pensiero di Marx e di aver definito in modo apprezzabile la teoria del valore, contestandogli però la ristrettezza e una certa imprecisione (456). Engels accomunava Sombart e Schmidt nell’errore di considerare passaggio logico ciò che era invece processo storico influente sul pensiero. Per 5-7 milioni di anni aveva imperato la legge del valore, fino al XV secolo, fino all’affermarsi della legge del profitto, dapprima con mercanti inclini alla condivisione del tasso del profitto, poi, con il dilatarsi dei mercati, con mercanti orientati verso l’individualismo, quindi ancora con l’emergere del capitale industriale e il formarsi del plus-valore capitalista e, a seguire, con il moderno concetto di competitività”” [(451) Piero Di Giovanni, ‘Croce e Marx’, in Giuseppe Cacciatore-Girolamo Cotroneo-Renata Viti Cavaliere (a cura), ‘Croce filosofo’, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2003, T. 1, p. 276; (452) Ivi, pp. 276-277; (453) Karl Marx, ‘Il Capitale’, Libro III, ‘La trasformazione del plusvalore in profitto – La caduta tendenziale del saggio del profitto’, a cura di Maria Luisa Boggeri, Roma, Editori Riuniti, 1970, pp. 322-324; (454) Achille Loria, ‘L’opera postuma di C. Marx’, in “”La Nuova Antologia””, CXXXIX (1895), 1° feb. 1895, pp. 460-496. Cfr. Gian Mario Bravo, ‘Engels e Loria: Relazioni e polemiche’, in ‘Studi Storici’, XI (1970), n. 3, lug.-set., pp. 533-550; (455) Conrad Schmidt, ‘Der Dritte Band des Kapital’, in ‘Sozialpolitisches Zentralblatt’, 25 feb. 1895, 22, pp. 255-258; (456) Friedrich Engels, ‘Complément et supplèment au IIIe livre du Capital’, “”Le Devenir social: revue internationale d’économie, d’histoire et de philosophie’, nov. 1895, pp. 710-728] (pag 152-155)”,”SIND-162″
“BERTINI Fabio”,”Organizzazione economica e politica dell’agricoltura nel XX secolo. Cent’anni di storia del consorzio agrario di Siena (1901-2000).”,”Bertini è docente di Storia contemporanea e di Storia del movimento sindacale presso la Facoltà di Scienze Politiche ‘Cesare Alfieri’ di Firenze. Ha pubblicato molti volumi (v. 4° copertina) Fabio Bertini, docente di Storia contemporanea e di Storia dei movimenti sindacali presso la Facoltà Cesare Alfieri dell’Università degli Studi di Firenze, è presidente del Comitato Livornese per la Promozione dei Valori Risorgimentali. Ha scritto Risorgimento e Paese reale (Firenze, 2003); Le parti e le controparti (Milano, 2004); La democrazia europea e il laboratorio risorgimentale italiano (Firenze, 2006); Risorse, conflitti, continenti e nazioni (Firenze, 2006); Risorgimento e questione sociale (Firenze, 2007). (fonte Aracne)”,”ITAE-386″
“BERTINI Barbara CASADIO Stefano”,”Clero e industria a Torino. Ricerca sui rapporti tra clero e masse operaie nella capitale dell’auto dal 1943 al 1948.”,”M.B. Bertini (Firenze 1953), diplomata presso la Scuola di archivistica, paleografia e diplomatica di Torino. Ha studiato nell’Università di Torino, S. Casadio (Rimini, 1953) ha studiato nell’Università di Torino, laureandosi in Storia del cristianesimo. L’ ‘astensione’ dei cappellani di fabbrica sul tema delle elezioni (1948) (pag 114-)”,”RELC-008-FMB”
“BERTINOTTI Fausto GIANNI Alfonso”,”L’Europa delle passioni forti.”,”Fausto Bertinotti è nato a Milano, è sposato e ha un figlio. Ha lavorato per trent’anni nella CGIL, lasciandola all’inizio del 1994 come segretario confederale della sua minoranza Essere Sindacato. Dal gennaio 1994 è segretario del partito della Rifondazione Comunista. É parlamentare europeo e presidente della Sinistra europea. Alfonso Gianni, nato a Milano, è sposato e ha due figli. Ha iniziato la sua militanza politica nella Federazione Giovanile Comunista, poi ha partecipato al movimento studentesco milanese, contribuendo alla costruzione del Movimento Lavoratori per il Socialismo. É stato deputato tra il 1979 e il 1987, eletto prima nelle file del Partito di Unità Proletaria, poi in quelle del Pci. Dal 1988 alla fine del 1993 ha lavorato nella CGIL. Attualmente è deputato nelle file di Rifondazione Comunista.”,”EURx-053-FL”
“BERTO Francesco VERO TARCA Luigi”,”Introduzione alla logica formale.”,”Francesco Berto è dottore in Filosofia e svolge attività di ricerca scientifica presso il Dipartimento di Filosofia e teoria delle scienze dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, dove collabora alla cattedra di Logica. Studioso di Hegel, Wittgenstein e Gödel. Luigi Vero Tarca è docente di Logica presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, dove è ordinario nel settore di Filosofia teorica. Studioso di Wittgenstein e del pensiero filosofico-epistemologico contemporaneo.”,”FILx-158-FL”
“BERTOLDI Silvio”,”Miles. Le grandi battaglie che hanno fatto la storia.”,”1. Dalla Grecia a Roma 2. Principi e cavalieri 3. I secoli di ferro 4. Lampi sul mare 5. L’epopea napoleonica 6. Sangue sull’Europa 7. In marcia su Berlino 8. Continua il dramma”,”QMIx-037″
“BERTOLDI Silvio”,”A futura memoria. Piccolo Pantheon di Italiani sicuramente rispettabili.”,”BERTOLDI Silvio scrittore e giornalista è nato a Verona e si è laureato in lettere a Padova. Ha scritto romanzi e opere di carattere storico (tra cui varie biografie, Mussolini, Badoglio, Vittorio Emanuele II, Rommel). “”(Luigi Pirandello fu iscritto al partito fascista dal 19 settember 1924. Fece domanda d’ avere la tessera subito dopo l’ assassinio di Giacomo Matteotti, quasi per esprimere ual regime solidarietà ad ogni costo. Un gesto che destò molto scalpore. Conobbe Mussolini e fu ricevuto da lui numerose volte. Il Duce sperava di poter organizzare, alla morte dello scrittore, funerali littorii. Quando seppe delle ultime volontà di Pirandello, diede un pugno sul tavolo ed esclamò: “”Ha voluto andarsene sbattendo la porta””””. (pag 188)”,”BIOx-088″
“BERTOLDI Silvio”,”Mussolini tale e quale. Come lo ricordano coloro che gli vissero accanto.”,”Pessimo conoscitore di uomini? Il carattere di Mussolini. “”Me lo spiega De Stefani: “”Perché Mussolini era un pessimo conoscitore di uomini. Mi confessò una volta: ‘Tra un malandrino e un onesto, se non li conosco, scelgo sempre il primo’. La chiave per capire il personaggio è questa.”” (pag 121) “”””Erano soprattutto””, precisa Pini, “”simpatie fisiche, immediate, che spesso potevano ingannarlo. Come tutte le simpatie, erano sentimenti superficiali. Mussolini sapeva di non avere veri amici, e non se ne doleva, a causa del suo temperamento di solitario””””. (pag 123)”,”ITAF-199″
“BERTOLDI Silvio”,”Come si vince o si perde una guerra mondiale. 1914-1918. Le battaglie che hanno deciso il nostro destino.”,”””…per innumerevoli consigli apparirà a quanta instabilità, né altrimenti che uno mare concitato da’ venti, siano esposte le cose umane”” Francesco Guicciardini. “”Il Kaiser discute la lettera di Carlo I con il suo vice capo di Stato Maggiore, il generale Eric Ludendorff, il vero cervello della guerra. Ludendorff, a cinquantadue anni, è un mito vivente per la Germania. (…) E’ stato il conquistatore di Liegi e ha formato con von Hindenburg quel duo militare , in perfetta simbiosi, che ha rappresentato la forza geniale e irresistibile dell’ esercito di Guglielmo II. Grandi strateghi, hanno vinto insieme le battaglie di Tannenberg e dei Laghi Masuri. (…) Ma come condottiero il generale Ludendorff è un genio, uno dei maggiori soldati della storia tedesca, dove pure i grandi soldati abbondano. Forse il migliore in assoluto nella Prima guerra mondiale. (…). Pertanto la risposta iniziale di Ludendorff al Kaiser, quando gli prospetta la richiesta austriaca, è di respingerla. Il colpo sull’ Isonzo. Però, poco alla volta, non soltanto si lascia convincere, ma addirittura cambia radicalmente opinione. Ha scoperto di poter fare, volendo, anche il ragionamento contrario: se una spallata sull’ Isonzo spazza via una volta per sempre l’ Italia, alcune divisioni austriache resesi disponibili potrebbero venire trasferite in Francia e là affiancarsi a quelle tedesche, rafforzandole per l’ attacco finale. Chi lo persuade a questa interpretazione dei fatti è il generale bavarese Konrad Krafft von Dellmensingen (…). Krafft von Dellmensingen ha fatto una ispezione sull’ Isonzo e si è reso conto della convenienza di dare respiro all’ Austria (…)””. (pag 118-119)”,”QMIP-052″
“BERTOLDI Silvio”,”Il giorno delle baionette.”,”BERTOLDI Silvio è scrittore giornalista (Verona) laureato in lettere a Padova.”,”ITAF-245″
“BERTOLDI Silvio”,”Il re che fece l’Italia. Vita di Vittorio Emanuele II di Savoia.”,”BERTOLDI Silvio, giornalista e scrittore, è stato direttore di ‘Epoca’ e della ‘Domenica del Corriere’. E’ articolista del Corsera. Ha scritto vari libri.”,”ITAB-248″
“BERTOLDI Silvio a cura; scritti di Raffaele CADORNA Angelo TARCHI Achille MARAZZA Ruggero BONOMI Piero PESENTI Ferruccio PARRI Edmondo CIONE Sandro PERTINI Vittorio Magno BOCCA Leo VALIANI Valerio Junio BORGHESE Michael NOBLE Carlo Emanuele BASILE Giorgio BOCCA Renzo MONTAGNA Italo PIETRA Giuseppe SPARZANI Giuseppe BRUSASCA Bruno COCEANI Antonio GIOLITTI”,”La guerra parallela. 8 settembre 1943 – 25 aprile 1945. Le voci delle due Italie a confronto.”,”Antologia. Scritti di Raffaele CADORNA Angelo TARCHI Achille MARAZZA Ruggero BONOMI Piero PESENTI Ferruccio PARRI Edmondo CIONE Sandro PERTINI Vittorio Magno BOCCA Leo VALIANI Valerio Junio BORGHESE Michael NOBLE Carlo Emanuele BASILE Giorgio BOCCA Renzo MONTAGNA Italo PIETRA Giuseppe SPARZANI Giuseppe BRUSASCA Bruno COCEANI Antonio GIOLITTI”,”ITAR-128″
“BERTOLDI Silvio”,”Badoglio.”,”BERTOLDI Silvio, scrittore e giornalista, ha scritto un romanzo e varie opere di saggistica tra cui ‘Rommel’, ‘Salò’, ‘I Savoia’. “”Ah, mio caro, i tempi passati restano per noi un libro chiuso con sette sigilli. Quel che voi chiamate lo spirito dei tempi, non è in sostanza, se non lo spirito di quei bravi signori, entro i quali i tempi si riflettono”” (Goethe, Faust) (in apertura) La disfatta di Caporetto. “”Aveva a disposizione quanto gli era necessario, e anche di più, per fronteggiare il nemico. Per esempio, era stato il solo comandante di grande unità ad ottenere la deroga, dopo una furiosa richiesta, all’ordine di non sparare con l’artiglieria pesante: sparasse un colpo al giorno per ogni pezzo n dotazione (che è un’altra “”perla””, dopo quella precedente di Capello, di smettere di sparare del tutto). Poteva contare sul suo corpo d’armata con ottocento bocche da fuoco, su un altro corpo d’armata, il settimo di Bongiovanni, a proteggergli le spalle; su sei battaglioni ottenuti di rinforzo all’ultimo momento; sulla brigata Napoli, assegnatagli alle ore 14.30 del 22 ottobre. (…) Risultato: i tedeschi attaccarono e sfondarono, all’ora indicata e nel punto indicato, le linee italiane, gran parte delle quali dipendevano da Badoglio. I cannoni di Badoglio non spararono un colpo e rimasero, come disse Orlando, “”tragicamente muti””. La 19° divisione di Badoglio, che doveva tenere la zona della assurda testa di ponte di Tolmino, lasciata isolata, fu sopraffatta da forze enormemente superiori e distrutta dai gas, senza che nessuno nemmeno se ne accorgesse. Il suo comandante, il generale Giovanni Villani, si uccise non reggendo al disonore. Le altre tre divisioni del corpo d’armata di Badoglio, abbandonate a se stesse sulla sinistra dell’Isonzo, dovettero essere trasferite al corpo di armata di Caviglia, il quale si batté brillantemente per portarle in salvo alla meno peggio. Per l’intero primo giorno di battaglia, Badoglio non riuscì mai a farsi vivo, né con i comandi superiori, né con quelli inferiori. Doveva essere al suo posto di prima linea, all’Ostri Kras, e invece si lasciò sorprendere a quello arretrato di Cosi. Restò subito privo di collegamenti e tagliato fuori dalle sue truppe. (…) Le prime parole che pronunciò, una volta uscito alla meglio da quell’inferno, furono di accusa contro la sua brigata Puglie comandata dal colonnello Tullio Papini, incolpata di diserzione, mentre aveva combattuto (4). Il crollo di Badoglio, tra Tolmino e la Bainsizza, rese più grave, anzi determinò la rotta del corpo d’armata del generale Cavaciocchi, sulla sinistra, che fu preso alle spalle dal nemico. Lo sfondamento poi detto di Caporetto, e la catastrofe che ne derivò, per quanti arzigogoli dialettici si vogliano imbastire, per quanto si leggano con la lente di ingrandimento gli ordini di Capello e di Montuori allo scopo di scoprirvi errori e possibilità di equivoci, porta soprattutto il nome di Badoglio””. (pag 52-53) (4) M. Silvestri, Isonzo 1917, pp. 425-426: “”Il crollo parziale della Puglie, riferì Badoglio al maggiore Campello perché lo riportasse al comando d’armata, che già ne era stato preavvertito telefonicamente, era dovuto alla diserzione delle truppe, da lui personalmente schierate, che avevano abbandonato le posizioni senza combattere. Tale notizia, scrive il generale Capello: “”La si dovette poi in seguito smentire. La maggior parte di detta brigata resistette per parecchio tempo alla linea del Globocak e non meritava l’atroce insulto che il suo comandante di corpo d’armata le aveva leggermente lanciato”””””,”ITQM-191″
“BERTOLDI Silvio”,”Camicia nera. Fatti e misfatti di un ventennio italiano.”,”””Così passa e declina… il miglior tempo della nostra vita e lungamente ci dice addio”” Vincenzo Cardarelli (in apertura) Silvio Bertoldi è nato a Verona e si è laureato in lettere a Padova. Mussolini. “”Passano gli anni, cambiano i rapporti tra gli uomini. Cosa rimane delle antiche amicizie, quando si è giunti al vertice del potere e si vede il mondo nell’ottica dell’autorità e del comando? Chi sono, ora che è il dittatore incontrastato dell’Italia, gli amici rimasti a Mussolini, tra quelli degli anni della vigilia e tra i nuovi? Secondo Giorgio Pini, redattore capo del “”Popolo d’Italia”” e quotidianamente in contatto telefonico con un Mussolini mai immemore d’essere soprattutto un giornalista, il Duce amici veri non ne ebbe mai, intimi nessuno, nemmeno il fratello Arnaldo. Nella storia delle Camicie Nere prima, del regime poi, non si trova facilmente chi possa dire di avere goduto, conservato o conquistato la sua confidenza. Che ne abbia raccolto i segreti pensieri in quei momenti in cui un uomo cerca di aprirsi con un altro uomo in grado di comprenderlo. La conclusione è una: in tutta la vita Mussolini è sempre stato ed è rimasto solo. Da giovane di carattere era un orso, spesso iracondo e prepotente. Le vicende di cui divenne protagonista lo portarono a un progressivo isolamento. Era circondato da avversari, se non da nemici (….)”” (pag 169)”,”ITAF-286″
“BERTOLDI Silvio”,”Colpo di Stato. Venticinque luglio 1943: il ribaltone del fascismo.”,”””Grandi esordì dolendosi che il Gran Consiglio non fosse stato convocato da quattro anni, nonostante le ripetute richieste sempre rimaste senza risposta. Sicché i ministri del re e lo stesso Gran Consiglio appresero alla radio, il 10 giugno 1940, la notizia dell’entrata in guerra dell’Italia contro la Francia e l’Inghilterra, e altrettanto avvenne un anno dopo quando scese in campo contro la Russia e l’America”” (pag 156)”,”ITAF-346″
“BERTOLDI Silvio”,”Sangue sul mare. Grandi battaglie navali.”,”Silvio Bertoldi, giornalista e scrittore, è stato direttore di Epoca e della Domenica del Corriere. Attualmente è articolista del Corriere della Sera. Tra i suoi libri, tutti pubblicati da Rizzoli, ricordiamo: Salò, Colpo di Stato, Apocalisse italiana, Il Re che tentò di fare l’Italia, Piazzale Loreto, Il Re che fece l’Italia, Guerra, Il Re e Margherita, Come si vince e si perde una guerra mondiale.”,”QMIx-035-FL”
“BERTOLDI Silvio”,”Hitler. La sua battaglia.”,”‘Tutto tranne pazzo’ (pag 131) ‘(…) Hitler sicuramente non [era] un pazzo. Le deviazioni, le anormalità di Hitler, che progressivamente hanno fatto di lui un mostro, sono altre. In primo luogo, la degenerazione di alcune caratteristiche ritenute positive, almeno in politica. Per esempio, la capacità di convincere, la consapevolezza della propria superiorità, la testardaggine, l’intuito, la rapidità nel decidere, il senso del rischio, la maestria oratoria. Perfino il fanatismo, la demagogia, la cieca fiducia nel proprio istinto (come è noto, né la riflessione, né l’approfondimento dei problemi, né la cultura gli appartennero mai). Queste caratteristiche, queste doti, impiegate a fini criminali, hanno mostrato il loro rovescio. L’uso aberrante che Hitler ne fece per perseguire fini fraudolenti le ha trasformate in strumenti odiosi, in portatrici di morte. Ma la coerenza di certi aspetti del personaggio sta a dimostrare in lui il contrario della pazzia. A cominciare dalla lucidità del suo programma di azione politica, censurabile finché si vuole, ma esposto con assoluta chiarezza in ‘Mein Kampf’ fin dal momento dell’antivigilia, quando alla sua realizzazione credeva soltanto lui. E la prontezza nell’individuare e nel cogliere le incertezze e le lacune degli avversari; l’abilità con cui preparò l’aggressione sullo scacchiere internazionale nel 1939: non si dimentichi come giocò Francia e Inghilterra, battendole sul tempo con il patto d’alleanza con Stalin (che Francia e Inghilterra stavano a loro volta trattando, ma senza la sua spregiudicata fulmineità). Perfino la freddezza del suo odio. Solo un lucido raziocinante può mantenerne la costanza e l’implacabilità senza mai distrarsi, come fece lui, capace di pretendere e di far eseguire per odio la morte di sei milioni di ebrei. Questo è il vero aspetto patologico della personalità di Hitler: l’odio; in particolare l’odio per gli ebrei, assoluto, sanguinario, coltivato fin dall’adolescenza. Germinato e cresciuto in un ambiente di antica tradizione antisemitica come quello tedesco, dove il pregiudizio razziale offre un terreno di coltura ideale per persecuzioni dalle radici ancestrali. Col passare degli anni e con l’assoluto potere prima, poi con l’ebbrezza dei trionfi, per finire con la constatazione del crollo d’ogni conquista, in Hitler prevalgono altre connotazioni: una spietatezza selvaggia, una ferocia belluina, un livore incontenibile fine a sé stesso, la voluttà nel colpire e nel vendicarsi, il disprezzo per la vita (altrui), la caduta di ogni senso dell’onore. Ancora, l’irrisione verso i deboli e i vinti, l’indifferenza per il dolore umano, il cupo sospetto di tradimenti da parte di chiunque e quindi la necessità di prevenirli sanguinosamente. Insieme al compiacimento beffardo per essere riuscito a ingannare il mondo intero, a giocarlo: «Ho creato la grande Germania con il bluff politico»’ (pag 134-135)]”,”GERN-181″
“BERTOLDI Silvio”,”Contro Salò. Vita e morte del Regno del Sud.”,”Libro dedicato a Emilio Radius Il regno del sud fu, tra l’11 settembre 1943 e il 4 giugno 1944, l’estremo lembo dell’Italia legale, dopo la catastrofe dell’armistizio e l’occupazione tedesca, fino alla liberazione di Roma. Vittorio Emanuelel III, suo figlio Umberto, la regina Elina, Badoglio con due soli ministri del governo del 25 luglio e un numero cospicuo di generali in fuga. Sbarcarono a Brindisi e là si sistemarono. Là presero contatto con gli Alleati e là il re divenne il sovrano d’un regno di quattro pronvice: Brindisi, Bari, Lecce e Taranto. Fu quella la piccola oasi della continuità nazionale, anche se la sua indipendenza era apparente e non molto maggiore di quanta ne avesse concessa a Salò il Terzo Reich. (…) Il libro narra la storia dei personaggi piovuti da ogni parte nel piccolo regno. (…) I protagonisti sono Vittorio Emanuele, Umberto, Elena, Badoglio Acquarone, il capo della Missione alleata Mac Farlane (i cui compiti non erano molto dissimili da quelli di Rahn a Salò), Croce, Sforza, De Nicola, Togliatti, Omodeo, i politici stranieri che ci osservavano come entomologhi schizzinosi (l’inglese MacMillan futuro primo ministro, l’amerano Murph, il russo Wishinsky, il terribile pubblico ministero dei processi staliniani) i generali Ambrosio, Roatta, Messe e Utili, gli intellettuali di Radio Bari e di Radio Napoli, Curzio Malaparte, l’aristocratica spia Maria Pignatelli De Seta. Scrittore e giornalista, Bertoldi è nato a Verona e si è laureato in Lettere a Padova.”,”ITQM-244″
“BERTOLDI Silvio”,”Salò. Vita e morte della Repubblica sociale italiana.”,”Silvio Bertoldi scrittore e giornalista, è nato a Verona e si è laureato in lettere a Padova. Ha pubblicato articoli su settimanali vari ed è stato inviato speciale in molte parti del mondo. Ha scritto tra l’altro ‘La guerra parallela. I tedeschi in Italia’ (Rizzoli), ‘Mussolini tale e quale’, ‘Umberto’, ‘I nuovi italiani’, ‘Vittorio Emanuele III’.”,”ITAF-021-FV”
“BERTOLDI Silvio”,”Il sangue e gli eroi. Gli uomini e le battaglie che decisero la Seconda Guerra Mondiale.”,”Blumentritt Manteuffel e l’offensiva delle Ardenne…. “”Il 3 gennaio, mentre anche Hodges si avvicina a Houffalize, von Manteuffel scatena un ultimo disperato attacco contro Bastogne. Vuole tagliare il corridoio di cui si servono gli Alleati per raggiungere la città. Dopo ventiquattro ore di aspri combattimenti, i tedeschi sono costretti a fermarsi ancora una volta «per assoluta insufficienza di mezzi e di uomini». Ma su Houffalize avanza a marce forzate Patton, benché ora incontri una resistenza più accanita nel settore a est di Bastogne, tra Megeret e Wardin. Improvvisamente Hitler acconsente al ritiro dalla regione dell’Eifel dell’armata di Sepp Dietrich, perché sia ricostituita e trasferita sul fronte russo, dove si aspetta di giorno in giorno l’offensiva finale sovietica. Manteuffel resta quindi solo, con l’unico appoggio della Settima armata sul fianco sinistro. Ormai per gli Alleati è vittoria completa. Il 6 gennaio Hodges conquista Odeigne, Patton resiste all’estremo contrattacco di Manteuffel. Il ritiro di Dietrich ha messo in crisi l’intero schieramento tedesco. Ancora una volta von Rundstedt, con un memorandum inviato al Comando della Wehrmacht, propone il ripiegamento sulla riva destra del Reno. Ancora una volta la risposta di Hitler è no. Il 7 cadono Dochamps e Laroche e Patton punta su Tillet. L’8 von Manteuffel comincia a ripiegare e il 13 Patton è sul fiume Ourthe e prende Foy Nôtre-Dame. Il 20, perduta Houffalize, le armate tedesche sono nuovamente sulle posizioni di partenza. L’offensiva delle Ardenne è fallita. In trentaquattro giorni di battaglia i tedeschi hanno avuto circa centomila uomini tra morti, feriti e prigionieri, ottocento carri armati e almeno mille aerei distrutti. Gravi anche le perdite alleate: 81.000 americani e 1.400 britannici, oltre a ottocento mezzi corazzati. È stata per gli Alleati una dura lezione: «… troppo ottimisti, troppo superficiali i comandi superiori, troppo rilassate le truppe, scriteriati i pianificatori che hanno trascurato la difesa dei fianchi, che ha impedito una pronta reazione all’infiltrazione tedesca, anche se le spalle del dispositivo hanno resistito all’urto», è stato scritto. Insomma, un duro colpo,. «Ma mentre gli americani saranno in grado di colmare i vuoti nel breve giro di quindici giorni, le perdite tedesche in uomini e mezzi risulteranno determinanti per il successivo andamento del conflitto. Come ha scritto Churchill, l’offensiva delle Ardenne ha costretto gli Alleati a ritardare di tre settimane l’avanzata in Germania, ma, tutto sommato, ha dato loro insperati vantaggi: “”Poiché i tedeschi non potevano più colmare i vuoti, le nostre successive battaglie sul Reno, anche se dure, risultarono indubbiamente più facili””» (Salmaggi). Dirà Günther Blumentritt, ex capo di Stato Maggiore di von Kluge, commentando più tardi la battaglia: «Fu un’operazione senza senso e l’aspetto più ridicolo di essa fu l’aver indicato Anversa come l’obiettivo finale. Per la verità noi saremmo caduti in ginocchio a ringraziare Dio solo che fossimo riusciti a raggiungere la Mosa». Erano discorsi del tempo di poi. Quando era stato esposto ai generali il piano di Hitler, tutti l’avevano accettato in silenzio pur ritenendolo improponibile. Tranne von Rundstedt; al quale però sarebbe dovuto sembrare logico trarre le conclusioni dal suo dissenso e dimettersi. La vittoria alleata dipese indubbiamente dalle decisioni di Eisenhower, ma sul terreno ha soprattutto un nome, quello di George Patton. Fu lui a rompere per primo l’avanzata tedesca, a liberare Bastogne, a conquistare Houffalize, a ridurre la punta estrema del saliente tedesco nelle Ardenne, poi eliminato con il concorso di Hodges, a varcare il Reno. Lo fermarono mentre stava entrando a Pilsen, dopo avere preso Norimberga e attraversato la Germania da ovest a est”” (pag 244-246)”,”QMIS-332″
“BERTOLDI Silvio”,”Vittorio Emanuele III.”,”Silvio Bertoldi è nato a Verona, ma è vissuto e ha lavorato da molti anni a Milano. Giornalista e inviato speciale, ha scritto molti libri tra cui ‘La guerra parallela’ e ‘I tedeschi in Italia’. Il primo colpo di stato di Vittorio Emanuele (manovre per intervento in Grande guerra) (apg 235-257) Il secondo colpo di stato del re (la marcia su Roma condotta per mano) (pag 287-309)”,”BIOx-041-FSD”
“BERTOLDI Silvio”,”Salò. Vita e morte della Repubblica sociale italiana.”,”Silvio Bertoldi scrittore e giornalista, è nato a Verona e si è laureato in lettere a Padova. Ha pubblicato articoli su settimanali vari ed è stato inviato speciale in molte parti del mondo. Ha scritto tra l’altro ‘La guerra parallela. I tedeschi in Italia’ (Rizzoli), ‘Mussolini tale e quale’, ‘Umberto’, ‘I nuovi italiani’, ‘Vittorio Emanuele III’. “”L’atto di nascita coincide con una strage. L’atto di nascita porta la data del 14 novembre 1943. In Castelvecchio di Verona, l’antica roccaforte dei signori Della Scala, con un documento in 18 punti della prima Assemblea nazionale del Partito fascista repubblicano, inizia la sua vita la Repubblica Sociale….”” (pag 11) “”Il fatto più spietato è l’uccisione di Giovanni Gentile. Il filosofo fascista si è trasferito a Firenze da Roma dopo l’8 settembre e vive a Villa Montalto, presso il Salviatino. Presiede l’Accademia d’Italia e dirige la ‘Nuova Antologia’, tornata ad uscire in febbraio. Il 15 aprle rincasa in automobile per la colazione, all’una e mezzo. Mentre scende davanti al cancello della villa, gli piombano addosso quattro ciclisti guidati dal “”gappista”” Bruno Fanciullacci. Gli sparano e una grida: «In lei non uccidiamo l’uomo, ma l’idea». Il vecchio filosofo viene portato morente sul tavolo operatorio dell’ospedale di Carreggi. Il primo medico ad accorrere alla chiamata, ignaro, è suo figlio, assistente di Piero Valdoni, allora clinico chirurgo a Firenze. Tutti i partiti rifiutano la solidarietà agli autori del delitto, tranne i comunisti. Tiziano Codignola scrive una nobile pagina, scindendo le responsabilità dell’eminente interprete di cultura da quelle dell’uomo che le circostanze e l’ambizione hanno portato ad aderire alla Repubblica Sociale. Mussolini vieta le rappresaglie. Gentile viene sepolto in Santa Croce”” (pag 199)”,”ITAF-417″
“BERTOLI Giuseppe”,”Globalizzazione dei mercati e sviluppo dell’economia cinese.”,”Giuseppe Bertoli, Straordinario di Economia e Gestione delle Imprese Università degli Studi di Brescia Contiene: Tabella delle prime dieci società dei Paesi in via di sviluppo per valore degli investimenti diretti effettuati (pag 5)”,”CINE-077″
“BERTOLINI Tatiana MOLINARO Valter”,”Fiamma partigiana all’Alfa Romeo. Il diario di Antonietta Romano e la Resistenza al Portello.”,”Il libro è diviso in due parti: la prima contiene il saggio introduttivo di Tatiana Bertolini e il diario di Antonietta Romano, la partigiana “”Fiamma”” che iniziò a lavorare a 16 anni all’ Alfa Romeo nel 1941. Il diario inizia il 15 ottobre del 1942, fu la terribile esperienza della guerra e il contatto con gli antifascisti in fabbrica a trasformarla in partigiana combattente. Nella seconda parte, Valter Molinaro racconta la lotta antifascista e la Resistenza all’interno delle officine dell’Alfa Romeo Portello. Nella fabbrica, fiore all’occhiello del fascismo, anche nei momenti più duri la Resistenza aveva radici profonde. All’Alfa lavorarono Cino Moscatelli come tornitore, Milano Cislaghi che pubblicò il primo giornale clandestino di fabbrica “”la Scintilla””, il gappista Sergio Bassi noto per le sue azioni temerarie, e tanti antifascisti e partigiani, molti dei quali furono reclusi e mandanti nei campi di concentramento. Euro 15.0 Nella bibliografia. – Gianni OLIVA, La grande storia della Resistenza, 1943-1948′, Utet, Torino, 2018 – Amedeo OSTI-GUERRAZZI, a cura, Le udienze di Mussolini durante la Repubblica Sociale Italiana, 1943-1945, Deutsches Historisches Institut, Roma, 2019″,”ITAR-021-FSD”
“BERTOLISSI Sergio”,”Un paese sull’ orlo delle riforme. La Russia zarista dal 1861 al 1904.”,”BERTOLISSI Sergio insegna storia d’ Europa orinetale presso l’ Istituto Orientale di Napoli. Ha studiato l’ organizzazione del lavoro nell’ Unione Sovietica degli anni Venti e le riforme economiche degli anni Sessanta e Settanta. Ha scritto varie opere (v. retrocopertina).”,”RUSx-077″
“BERTOLISSI Sergio SESTAN Lapo a cura; progetto e direzione di Orazio PUGLIESE”,”Da Gramsci a Berlinguer. La via italiana al socialismo attraverso i congressi del partito comunista italiano. II. 1944-1955.”,”””Le cose si aggravano perché la proclamazione della dottrina Truman, la proposta del piano Marshall e le discussioni per la realizzazione di esso hanno creato in Europa una situazione nuova. L’ Europa è spezzata in due, il che corrisponde ai piani dell’ imperialismo americano e di quello inglese per l’ isolamento dell’ Unione Sovietica e dei paesi di nuova democrazia, ma non corrisponde per nulla all’ interesse nazionale italiano; così come non corrisponde per nulla all’ interesse nazionale italiano la divisione in due della Germania, che è pure uno degli obiettivi e in parte già il risultato della politica anglo-americana.”” (pag 313, Tre minacce alla democrazia italiana, Togliatti)”,”PCIx-188″
“BERTOLIZIO Giorgio”,”Nevrosi, idiozie e malefatte dei grandi filosofi.”,”Giorgio Bertolizio è nato a Trieste nel 1936. Vive a Brescia e in Toscana. Medico, ha ricoperto la carica di primaro ospedaliero e d segretario dell’ ANPO (Associazione Nazionale Primari Ospedalieri).”,”FILx-016-FGB”
“BERTOLO G. CURTI R. DELLAVALLE C. DE-MARCO P. FLORES M. GALLERANO N. GANAPINI L. GUERRINI L. SALVATI M.A. SANTOMASSIMO G.”,”Il dopoguerra italiano 1945 – 1948. Guida bibliografica.”,”Nicola GALLERANO (Il contesto internazionale), Luigi GANAPINI (i partiti politici), Marcello FLORES (i problemi politico-istituzionali), Gianpasquale SANTOMASSIMO (dibattito sulle linee della ricostruzione), Mariuccia SALVATI (ricostruzione e disegno capitalistico), Claudio DELLAVALLE (il sindacato, Lotte sociali nell’Italia settentrionale), Paolo DE-MARCO (Aspetti del problema del Mezzogiorno), Gianfranco BERTOLO, Roberto CURTI, Libertario GUERRINI (il dibattito sulla questione agraria e le lotte contadine).”,”ITAP-016 EMEx-014″
“BERTOLO Gianfranco BRUNETTA Ernesto DELLAVALLE Claudio GALLERANO Nicola GANAPINI Luigi GIBELLI Antonio GUERRINI Libertario ILARDI Massimo LEGNANI Massimo SALVATI Mariuccia”,”Operai e contadini nella crisi italiana del 1943-1944.”,”””Di più, le SS non avevano dubbi sull’ inutilità dei tentativi volti ad ottenere dall’ Ansaldo una produzione adeguata alle esigenze, né sul motivo delle reticenze industriali: i dirigenti erano preoccupati di porsi in buona luce con gli anglo-americani, non “”forzando troppo il lavoro””. (pag 134-135)”,”ITAR-073″
“BERTOLO Bruna”,”Donne nella Prima Guerra Mondiale. Crocerossine, lavoratrici, giornaliste, femmes de plaisir, eroine, madrine…”,”L’autrice ha scritto pure: ‘Donne nella resistenza in Piemonte. Il volume contiene molte foto e illustrazioni Teresa Labriola interventista (pag 13) “”Lo scontro fra neutralisti ed interventisti divise radicalmente anche le donne, soprattutto dei ceti più elevati. Molto profondo fu il dissenso ad esempio all’interno dello stesso Partito Socialista: molte si schierarono contro la guerra, ma altre, tra le quali Margherita Sarfatti, la maestra elementare Regina Terruzzi, la torinese Emilia Mariani, donne di spicco all’interno del partito, abbracciarono decisamente la tesi dell’interventismo, considerato elemento democratico. Si schierò per la guerra la stessa Maria Mozzoni, icona del nascente femminismo italiano. A nutrire la loro tesi c’era certamente anche una retorica patriottica che porterà alcune di loro, con molte altre donne, ad aderire in seguito al fascismo. Come Teresa Labriola. Fu una figura di grande rilievo intellettuale nel panorama della cultura del primo Novecento, una figura complessa in cui si possono rintracciare periodi esistenziali e di pensiero anche molto diversi, con l’adesione alla filosofia del partito fascista nella seconda fase della sua vita. Fu la prima donna ad ottenere la libera docenza in Filosofia del diritto, “”disciplina della quale tenne a Roma, a partire dal 1900, un corso molto seguito e apprezzato, anche se messo in discussione perché affidato ad una donna! Allo scoppio della Grande Guerra, l’adesione di Teresa Labriola al movimento interventista appare convinta e decisa. Proprio per questo si dimise dal Consiglio Nazionale donne italiane per presiedere o comunque suggerire e avallare buona parte dei movimenti interventisti, staccandosi quindi in modo netto dalla componente socialista e allontanandosi senza via di ritorno dal marxismo e bolscevismo che, anche sull’influenza del celebre padre, Antonio Labriola, avevano caratterizzato il suo percorso di pensiero fino a quegli anni. Si fece promotrice di una Lega femminile di adesione e di appoggio all’intervento in guerra (….)”” (pag 13)”,”QMIP-207″
“BERTOLO Bruna”,”Mondine. Donne e lavoro in risaia. Storia delle mondariso.”,”Bruna Bertolo, rivolese, tesi di laurea in Storia della filosofia, giornalista pubblicista dal 1988, ha pubblicato vari libri di argomento storico, focalizzando la sua ricerca sull’800 e ‘900.”,”CONx-294″
“BERTOLUCCI Franco MANGINI Giorgio a cura; saggi di BALSAMINI Luigi BERTOLUCCI Franco GIULIANELLI Roberto MANGINI Giorgio”,”Pier Carlo Mangini. Impegno civile e ricerca storica tra anarchismo, socialismo e democrazia.”,”2° copia Errore in altra scheda parole chiave Kuliscoff “”Nei primissimi momenti del suo arrivo a Bergamo, come già accaduto a Vercelli, Masini si reca presso il maggior istituto di conservazione della città, la Biblioteca civica Angelo Mai (dove poi passerà moltissimo tempo, tanto da entrare a far parte, anni dopo, dell’associazione Amici della Biblioteca: su questo, cfr. Giulio Orazio Bravi, Masini e la Civica Biblioteca “”A. Mai””, in Pier Carlo Masini, Un profilo a più voci’, cit, pp. 83-87), alla ricerca di lettere di Antonio Labriola a Silvio Spaventa. L’archivio Spaventa, infatti, alla fine dell’Ottocento era stato versato dagli eredi Spaventa a Bergamo in segno di gratitudine verso la città lombarda, perché Spaventa era stato più volte eletto in parlamento nel collegio di Bergamo. Sullo stesso materiale, prima di Masini, aveva lavorato Benedetto Croce, e poi Paolo Alatri per la sua biografia di S. Spaventa edita da Laterza nel 1942. E’grazie agli studi di Croce e Alatri che Masini, giungendo a Bergamo, sa dell’esistenza di queste carte. Da queste ricognizioni archivistiche deriva il suo articolo ‘Lettere di Antonio e Francesco Saverio Labriola a Silvio Spaventa’, primo contributo alla “”Rivista storica del socialismo”” (cfr. a. 1, n. 3, luglio-settembre pp. 263-272). Così Masini ricorderà quel momento, anni dopo (cfr.P.C. Masini, La biblioteca di Ghisleri, “”Archivio Storico Bergamasco””, n. 9, 1985, p. 127) (…)””. (pag 48)”,”STOx-180″
“BERTOLUCCI Franco MANGINI Giorgio a cura; saggi di BALSAMINI Luigi BERTOLUCCI Franco GIULIANELLI Roberto MANGINI Giorgio”,”Pier Carlo Masini. Impegno civile e ricerca storica tra anarchismo, socialismo e democrazia.”,”BERTOLUCCI Franco Testo non indicizzato Citati Cervetto Parodi pag 33 e seguenti Cervetto citato una volta sola in indice nomi per bibliografia pag 264. Foto n° 4 in inserto fotografico: 3° conferenza nazionale dei Gaap con Cervetto Parodi Vinazza Vignale e altri (Livorno, 26-27settembre 1953)”,”ANAx-341″
“BERTOLUCCI Franco a cura”,”Gruppi Anarchici d’Azione Proletaria. Le idee, i militanti, l’organizzazione. 1. Dal Fronte popolare alla “”legge truffa””: la crisi politica e organizzativa dell’anarchismo.”,”Importanti le pagine che si incentrano sulla disputa tra Masini e Cervetto (sul lavoro teorico e pratico da fare, sul problema dell’organizzazione, dell’anarchismo, filosofia della prassi, tradizione libertaria e marxismo, del comunismo, dei giovani, della teoria marxista, dell’analisi della situazione politica attuale, dell’imperialismo ecc.) (pag 113-115 e seguenti) “”Dunque, il periodico e l’attività del gruppo che vi ruota intorno si caratterizzano «ideologicamente» fin da subito, distinguendosi dal resto del movimento. Nei primi numeri del giornale si avvia una riflessione sulla natura politica dello Stato sovietico, definito «una stampa riveduta e corretta del regime capitalistico». La critica al comunismo sovietico e alle sue strutture politiche nasce dall’affermazione che «il comunismo sarà anarchico (o altrimenti non sarà comunismo)» (291). La rivendicazione del «comunismo anarchico» come definizione – che poi successivamente verrà maturata in «comunismo libertario» – è il tentativo di individuare una matrice originale del gruppo all’interno del movimento anarchico, sfiorando il confine e contaminandosi con altre correnti minoritarie della sinistra rivoluzionaria di allora come quelle bordighiste, massimaliste, trotskiste. Un’operazione di alchimia politica assai ardita del gruppo promotore de «L’Impulso», che cerca attraverso una propria definizione ideologica indipendente di distinguersi dal classico movimento libertario, ritenuto eccessivamente mistico e impotente politicamente, ma nel contempo avviare un percorso critico radicale nei confronti delle correnti comuniste staliniane, ritenute una forza controrivoluzionaria irrecuperabile. A coloro che li accuseranno di «bolscevismo anarchico» o «anarchismo bolscevizzante» (292), il gruppo de «L’Impulso» risponderà: «Vi è stato chi ci ha accusato di bordighismo, di trotskismo e di terzointernazionalismo (ma quale terzointernazionalismo, di grazia, se la III internazionale è morta da un pezzo? Forse qullo della frazione serratiana dopo il congresso di Roma del 1922? O piuttosto si voleva dire soltanto «internazionalismo?») ignorando che il bordighismo e il trotskismo troveranno sempre in noi critici seri e inflessibili quali non li hanno trovati in quegli anarchici che non conoscono né il trotskismo né il bordighismo e che quindi parlano senza nozione di causa». Continuando poi: «Certo che nelle nostre dichiarazioni di principio troverete riaffermati i concetti di classe, di rivoluzione, di costituzione di una società nuova. Ma sono forse questi i termini che infastidiscono i nostri critici? Ebbene se sono questi i termini che li infastidiscono allora sono essi che magari da molto tempo hanno sbagliato indirizzo. Non è questa la loro strada e li abbandoneremo ai margini perché non possono più oltre camminare con noi» (293). D’altra parte però all’interno del gruppo de «L’Impulso», come abbiamo già detto, c’è chi come Cervetto si sta spingendo sempre più decisamente verso un marxismo rivoluzionario spurgato da ogni residuo libertario. Ne sono testimonianza una serie di lettere che indirizza a Masini, nelle quali egli ribadisce: «Bisogna saper rompere i ponti con l’anarchismo che è fallito soprattutto per la sua filosofia, per il suo ideale. Bisogna sapersi domandare perché l’anarchismo è fallito, e non solo per la sua politica, per la sua disorganizzazione. Bisogna riconoscere che l’anarchico è l’antibolscevico. E la rivoluzione ha bisogno di bolscevichi, cioè lottatori disciplinati, fermi, per usare un’espressione brutta, retorica: «d’acciaio». Più riusciremo a «bolscevizzare» l’anarchismo più avremo garanzie rivoluzionarie» (294). E poche settimane dopo precisa che: «La ragione storica dell’anarchismo, anche quando era classista, fu quella di rappresentare un istintivo ribellismo della classe operaia. La nostra ragione, credo, invece è quella di essere un neo-leninismo con altri obiettivi: un leninismo perfezionato, critico ecc. Lo scoglio che abbiamo davanti è quello che fece scrivere a Lenin «Stato e rivoluzione»: la questione pratica del potere (non metafisico, né autoritario, ma pratico, ma vitale per conservare la rivoluzione). Credo che siamo sulla strada giusta per superarlo. Trovata la formula per un «nuovo potere» avremo vinto una importante battaglia teorica. Ma attenti a non cadere in un «democraticismo» rigidamente marxista alla Luxemburg, o in un «comunismo dei Consigli» alla Gorter. Bisogna andare oltre perché nella critica alla Luxemburg e al Gorter Lenin aveva ragione. Senza offendere due pensatori rivoluzionari (e precisamente una delle migliori teste che la classe ha prodotto) e senza elevare in un confronto chi, obiettivamente, non merita, credo che la L. [Luxemburg] e il movimento dei consigli costituivano una specie di «resistenzialismo» nel marxismo: più onesto, però, più concreto, più utile. Ma Lenin, in questo, politicamente aveva ragione. E’ inutile, anzi dannoso, cullarsi nella mistica di democrazia operaia. Bisogna risolvere praticamente la formula «tutto il potere alle Assemblee» cioè trovare, teoricamente, il meccanismo della rappresentanza politica. Sarà il superamento dello Stato (apparato borghese tradizionale) e della dittatura del proletariato (Stato-Comune: punta massima del pensiero leninista). Bisogna superare Lenin. Abbiamo 26 anni più di lui. Bisogna risolvere il problema del potere superando la maturità dell’infantilismo leninista, sbarazzando la mente dall’eredità della senilità anarchica» (295)”” (pag 126-127) [Franco Bertolucci, a cura, ‘Gruppi Anarchici d’Azione Proletaria. Le idee, i militanti, l’organizzazione. 1. Dal Fronte popolare alla “”legge truffa””: la crisi politica e organizzativa dell’anarchismo’, BFS, Pisa – Pantarei, Milano, 2017] [(291) ‘Argomenti’, “”IMF””, novembre-dicembre, 1949, p. 1 e 4; (292) Cfr. A. Paolinelli, ‘Bolscevismo anarchico?, “”UN””, 9 aprile 1950, p. 3. La definizione di “”anarchismo bolscevizzante”” è utilizzata da Salvatore Satta, anarchico d’origine sarda, in una lettere a Tommaso Serra del 25 novembre 1950. Cit. in C. Cavalleri, ‘L’anarchico di Barrali…’, cit., p. 45; (293) ‘Come si studia (brevi note), “”IMP””, marzo-aprile 1950, pp. 2-4. Va ricordato il giudizio di Masini sul bordighismo, componente storica del comunismo italiano che conosceva bene dal momento che aveva frequentato il gruppo fiorentino durante gli anni 1945-46, e con cui aveva condiviso il giudizio internazionalista sulla Seconda guerra mondiale. In una lettera a Cervetto scrive: «Ti manderò a parte materiale “”bordighista””. Si tratta di una scuola che a mio giudizio non ha alcuna possibilità di presa reale: ma sono idee che stanno oltre Marx, oltre Lenin, idee modernissime con le quali bisogna fare i conti: da una parte individuando gli elementi che presi in prestito dall’anarchismo hanno avuto una certa acuta teorizzazione e possono tornare reintegrati nell’anarchismo d’avanguardia, dall’altra liquidando tutte le vanità giacobine autoritarie e fondamentalmente astratte del bordighismo». AAC, ‘Lettera’ di P.C. Masini a Cervetto, Cerbaia, 27 aprile 1949; (294) BFS-PCM, ‘Lettera’ di A. Cervetto a P.C. Masini, Savona, 5 febbraio 1950; (295) Ivi, ‘Lettera’ di A. Cervetto a P.C. Masini, Savona, 1 marzo 1950] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]”,”MITC-140″
“BERTOLUCCI Franco a cura”,”Gruppi Anarchici d’Azione Proletaria. Le idee, i militanti, l’organizzazione. 2. Dalla rivolta di Berlino all’insurrezione di Budapest: dall’organizzazione libertaria al partito di classe.”,”Giudizio positivo di Cervetto su Seniga dopo un incontro (pag 110) Questo volume è il secondo di tre appendice: ‘G. Fontenis, Manifesto dei comunisti libertari. Problemi essenziali, Lettura di Errico Malatesta, M. Bakunin, Lettera ai compagni d’Italia, C. Berneri, Compiti nuovi del movimento anarchico, Dichiarazione della Corrente anarchica di difesa sindacale al IV Congresso della Cgil, P.C. Masini, Antonio Gramsci e l’Ordine Nuovo visti da un libertario. In appendice: il discorso in morte di A. Gramsci pronunciato da C. Berneri alla Radio CNT-FAI di Barcellona il 3 maggio 1937’; Collana Quaderni della Rivista storica dell’anarchismo ‘Quaderni RSA'”,”MITC-140-B”
“BERTOLUCCI Franco”,”A Oriente sorge il sole dell’avvenire. Gli anarchici italiani e la rivoluzione russa 1917-1922.”,”foto del Comitato esecutivo del Soviet di Kronstadt, luglio 1917 (in apertura) “”In realtà, la rivoluzione bolscevica si avviava ormai in direzione della restaurazione di un potere statale dove la “”burocrazia”” giocava un ruolo determinante sotto la parvenza di una teoria “”provvisoria”” della dittatura del proletariato ma che repentinamente si stava trasformando in dominio permanente e che, ovviamente, non poteva essere esercitato dal proletariato ma inesorabilmente sul proletariato”” (pag 111) Franco Bertolucci (1957) è bibliotecario, archivista presso la Biblioteca F. Serantini, editore e libero ricercatore nelle discipline storiche. Ha collaborato a vari progetti nazionali come la “”Rivista storica della’anarchismo”” (1994-2004) e il ‘Dizionario biografico degli anarchici italiani’ (2003-2004) e ha curato vari volumi e saggi in ambito storico e biblioteconomico. Costantino Lazzari. Artigiano di umili origini, si iscrisse giovanissimo alle associazioni operaie milanesi create dai radicali. In seno ad esse condusse con l’amico Giuseppe Croce la battaglia per la loro trasformazione in partito di classe. Aiutato dagli intellettuali Enrico Bignami ed Osvaldo Gnocchi-Viani fondò nel 1882 il Partito Operaio Italiano. Strinse quindi amicizia con Filippo Turati e Anna Kuliscioff. A seguito della loro frequentazione aderì al socialismo, in primo luogo di Marx ed Engels. Con loro, nell’agosto 1892 a Genova, fece confluire il POI nel nuovo Partito dei Lavoratori Italiani, che a Reggio Emilia nel 1893 ed Imola 1894 diventò Partito Socialista dei Lavoratori Italiani, e nel 1895 a Parma il Partito Socialista Italiano. Avversando il riformismo, si alleò per un certo tempo con i sindacalisti rivoluzionari di Milano (Walter Mocchi e Arturo Labriola), di cui però non condivideva le opinioni sulla violenza rivoluzionaria. In seguito al trionfo dei massimalisti nel XIII Congresso di Reggio Emilia, venne eletto Segretario Nazionale del PSI dal 1912 al 1919, fatto salvo due brevi periodi quando, a causa del suo arresto per “”disfattismo””, la sua carica fu esercitata “”de facto”” dal vicesegretario Oddino Morgari, tra il 24 gennaio al 18 giugno 1918, e poi dal vicesegretario Egidio Gennari, dal 18 giugno al 20 novembre dello stesso anno e infine, dal 22 marzo all’11 ottobre 1919, dal vicesegretario Arturo Vella. Messo in minoranza dal Congresso di Bologna che si svolse tra il 5 e l’8 ottobre 1919, e che portò alla formazione della corrente massimalista dei comunisti unitari di Giacinto Menotti Serrati, dovette cedere l’11 ottobre 1919 la segreteria del partito a Nicola Bombacci. Allo scoppio della Prima guerra mondiale sostenne la posizione pacifista, decisa dalla stragrande maggioranza del PSI. Una volta proclamata l’entrata in guerra dell’Italia, inizialmente solo contro l’Austria e, poi, anche contro la Germania, coniò lo slogan “”né aderire, né sabotare””, che dà l’idea della difficoltà di mantenere una posizione antimilitarista e pacifista a fronte di una massiccia campagna di sostegno dello sforzo bellico condotta dallo Stato monarchico e dai grandi giornali d’opinione. Al Congresso di Livorno del 1921 capeggiò una mozione nella quale confluirono i riformisti.. Nel XIX Congresso del PSI del 1922 votò, dopo un incontro con Lenin al quale partecipò con una delegazione di socialisti, l’espulsione dei riformisti dal partito, rimanendo un massimalista terzinternazionalista, assertore cioè dell’ingresso del PSI nella Internazionale Comunista, anche in seguito.[2] Perseguitato dai fascisti, nel 1927 morì a Roma in estrema povertà e solitudine. (Wikip) Bertolucci ringrazia tra gli altri (pag 15) anche l’amico Philippe Kellermann che lo ha invitato a scrivere sull’argomento una prima versione di questo lavoro, poi inserita nel volume collettaneo da lui curato ‘Anarchismus und Russische Revolution’ (Berlin, Dietz, 2017).”,”ANAx-427″
“BERTOLUCCI Franco a cura”,”Gruppi Anarchici d’Azione Proletaria. Le idee, i militanti, l’organizzazione. 3. I militanti: le biografie.”,”Franco Bertolucci (1957) originario della Versilia è bibliotecario, archivista presso la Biblioteca F. Serantini, editore e libero ricercatore nelle discipline storiche. Ha collaborato a vari progetto nazionali, come la “”Rivista storica dell’anarchismo”” (1994-2004) e il ‘Dizionario biografico degli anarchici italiani’ (2003-04), e ha curato vari volumi e saggi di ambito biblioeconomico e storico, tra cui l’ultimo dedicato al centenario della Rivoluzione russa (A oriente sorge il sol dell’avvenire. La rivoluzione russa vista dagli anarchici italiani, 1917-1922, Pisa, BFS, 2017) Cervetto lettera a Masini del 20 giugno 1956 (pag 342-349)”,”MITC-140-C”
“BERTOLUCCI Franco”,”L’anarchico Cafiero divulgatore di Marx: La fortuna del compendio.”,”‘Nel secondo dopoguerra sono stati pochi gli storici a interessarsi specificamente della figura di Cafiero: Gianni Bosio e Pier Carlo Masini, sulle tracce di Antonio Lucarelli, il primo biografo dell’anarchico di Barletta (2), sono stati i maggiori studiosi della sua vita e delle sue opere (3). Una prima riscoperta della figura dell’internazionalista pugliese avviene in occasione del centenario di fondazione della Prima Internazionale in Italia e della pubblicazione del testo inedito “”Rivoluzione””: anarchia e comunismo’, rintracciato, insieme ad altri scritti minori, nel Bundesarchiv di Berna in Svizzera”” (4)”” (pag 5) [(2) Cfr. A. Lucarelli, Carlo Cafiero, saggio di una storia documentata del socialismo’, Trani, Vecchi e C., 1947; (3) Cfr. ‘Rivoluzione per la rivoluzione: raccolta di scritti’, a cura e con introduzione di G. Bosio, Roma, ‘La nuova sinistra’, Samonà e Savelli; questa raccolta ha avuto la prima stampa nel 1968 a cura delle edizioni del Gallo di Milano. Inoltre, si veda l’importante biografia scritta da P.C. Masini, ‘Cafiero’, Milano, Rizzoli, 1974. Cfr. F. Damiani, ‘Carlo Cafiero nella storia del primo socialismo italiano’, Milano, Jaca book, 1974. Si veda inoltre V. Emiliani, ‘Gli anarchici, vite di Cafiero, Costa, Malatesta, Cipriani, Gori, Berneri, Borghi’, Milano, Bompiani, 1973; (4) Cfr. ‘Dossier Cafiero’, a cura di G.C. Maffei, con una presentazione di P.C. Masini, Bergamo, Biblioteca M. Nettlau, 1972. I testi pubbicati dalla Biblioteca N. Nettlaul ebbero in breve tempo altre due edizioni: “”Rivoluzione”” anarchia e comunismo’, Pistoia, RL – Porro, 1973, e ‘Anarchia e comunismo e altri scritti, Milano, Autogestione, s.d., ma stampato intorno alla metà degl anni Settanta] Opera: ‘Rivoluzione per la rivoluzione: raccolta di scritti’, a cura e con introduzione di G. Bosio, Roma, ‘La nuova sinistra’, Samonà e Savelli, cercare pdf in http://www.liberliber.it/online/opere/download/?op=2344735&type=opera_url_pdf Nota 14. a pag 13: ‘In questa edizione riproduciamo in appendica la lettera di Cafiero a Marx e la minura della risposta dell’autore del ‘Capitale’ con una nuova traduzione, corretta e completa, che abbiamo tratto dal volume K. Marx – F. Engels, ‘Lettere 1874-1879’, Milano, Lotta comunista, 2006, p.305. Questi due documenti vennero pubblicati per la prima volta sempreda Guillaume nella rivista «La Vie ouvrière» di Parigi nel n. 57 del 5 febbrai 1912 (cfr, ivi, pp. 176-183), con il titolo ‘Lettre de Carlo Cafiero à Marx et réposte de Marx'”,”ANAx-465″
“BERTOLUCCI Franco FULVETTI Gianluca, a cura; saggi di Massimo MICHELUCCI Gualtiero MAGNANI Laura SAVELLI Alessandro VOLPI Alberto BALDASSERONI Roberto GIULIANELLI Stefano GALLO Maurizio ANTONIOLI Lorenzo GESTRI Franco BERTOLUCCI Gianluca FULVETTI”,”Lorenzo Gestri, storico del lavoro. Atti del convegno del 19-20 maggio 2022.”,”Lorenzo Gestri (1943-2022) Tra i vari saggi, quello di Roberto Giulianelli, ‘I lavoratori dei porti nell’Italia dell’età contemporanea. Proletariato o lobby? (pag 79-86) e di Franco Bertolucci, ‘Un profilo bio-bibliografico di Lorenzo Gestri’ (pag 149-153) Lorenzo Gestri (1943-2002) per oltre tre decenni è stato docente presso l’Università di Pisa di Storia del movimento operaio e sindacale, ha rinnovato gli studi sulla genesi dell’ associazionismo politico della provincia di Massa-Carrara e sulle condizioni lavorative nell’area vasta che va da Pisa alla Spezia, con particolare attenzione alla zona apuana tra fine ‘800 e inizio ‘900. Si è dedicato con grande cura alla ricostruzione delle traiettorie dei singoli militanti e delle società di mutuo soccorso, ma anche a questioni culturali e sociali più ampie. La passione politica e l’impegno di studioso sono sempre state legate alla difesa delle idee di giustizia e libertà: imperativi etici a cui rimase sempre fedele. A venti anni dalla sua scomparsa, due convegni a Pisa e a Carrara ne hanno voluto ricordare il profilo. Franco Bertolucci (Pietrasanta, 1957) è bibliotecario, presidente della Biblioteca F. Serantini – ISSORECO Pisa, editore e libero ricercatore nelle discipline storiche. Ha collaborato a vari progetti nazionali come la “”Rivista storica dell’anarchismo”” (1994-2004) e il ‘Dizionario biografico degli anarchici italiani (2003-04), ha curato vari volumi e saggi di ambito storico e biblioteconomico. Gianluca Fulvetti (Lucca, 1973) insegna Storia contemporanea presso il Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa, è vice-presidente dell’ ISREC di Lucca. Si occupa di storia dell’Italia contemporanea, in particolare di storia dell’antifascismo, della resistenza e della Seconda guerra mondiale, di storia della criminalità organizzata, e, più recentemente, di storia dello sport. Citato nelle note il libro di M. Caligari, ‘Dall’uncino ai container. I lavoratori portuali di Genova in una prospettiva globale’, Franco Angeli, Milano, 2021″,”CONx-291″
“BERTOLUCCI Rosaria”,”La città perduta. Storie e ritratti di Carrara e del territorio apuo-versiliese tra ‘800 e ‘900.”,”inserire in Correna Rosaria Ciampella dei Bertolucci (1927-1990) romana di nascita ma “”versiliese di adozione”” è stata poetessa, scrittice e giornalista interessata alla letteratura e alla storia. Ha pubblicato varie opere tra cui una biografia: ‘Sibilla Aleramo una vita’ (1983) e alcuni saggi storici: ‘Milleottocentonovantaquattro, storia di una rivolta’ (1981), ‘A come anarchia o come Apua: un anarchico a Carrara, Ugo Mazzucchelli’, 1988. Contiene i ritratti di 42 personaggi in qualche modo collegati a Carrara (tra cui Cafiero, D’Annunzio, Dickens, Failla, Fantoni, Giuntini, Maccari, Malatesta, Mazzucchelli, Meschi, Modigliani, Montale, Nenni, Nicola II, Papini, Pascoli Pea, Pirandello, Pellegrino Rossi, Soffici, Stoppani Viani ecc.)”,”MITS-482″
“BERTOLUCCI Franco a cura; scritti di P. AUDENINO B. BRACCO A. CAFFA P. FAVILLI M. GERVASONI R. GIULIANELLI A. LUPARINI A. MARTINELLI M. VARENGO”,”Maurizio Antonioli: ricerca storica tra anarchismo, sindacalismo e i «profeti del liberato mondo».”,”Il ruolo di Masini nella formazione del giovane Antonioli (v. cronologia, pag 57-59) Nei ringraziamenti si citano Massimo Bigongiali e Aldo Merlassino del Centro Filippo Buonarroti di Milano ‘per il prezioso aiuto nelle ricerche bibliografiche’. (pag 7)”,”ANAx-485″
“BERTONDINI Alfeo”,”Antonio Labriola educazione politica cultura.”,”””I rapidi e densi ‘excursus’ di Labriola, noti specialmente attraverso la splendida argomentazione svolta nel primo Saggio (72) e, parzialmente, dagli appunti delle lezioni di filosofia della storia (73), ci forniscono un panorama ragguardevole della consistenza ideologica dei movimenti popolari dominati da figure eroiche e tragiche di agitatori politici, religiosi e sociali i quali nella storia ufficiale svolsero la parte degli eretici, dei rivoluzionari, dei sovvertitori dell’ordine sociale esistente, ma che Labriola con molta concretezza colloca alle radici più lontane del comunismo critico. Fra Dolcino, Gioacchino da Fiore, i Millenari, i Taboriti, i Fraticelli, Cabet, Fourier, Considérant, Owen, e poi Morelly, Mably, Meslier, Babeuf, la Carboneria, Buonarroti, Blanqui, Bakunin gli appaiono le figure o i momenti che contrassegnano le tappe del lento, faticoso, contrastato, contraddittorio, doloroso cammino culminato nel Manifesto di Marx ed Engels. E se queste figure di profeti, di egalitari e di rivoluzionari impugnarono come arma di combattimento la dottrina dell’eguaglianza e del diritto di natura a ingenuo e grossolanamente utopistico principio di una lotta la quale, per il marxista Labriola, non poteva non sembrare cristallizzazione dell’utopia, tuttavia le figure di Marx ed Engels erano là, nel vivo della storia, a significare e indicare «la luce teorica portata sul movimento proletario» (74): due intellettuali che nel più profondo della loro cultura e della loro azione politica costituiscono il vero tessuto connettivo sociale, manifestato col dare «al comunismo gli elementi di una nuova dottrina, e il filo conduttore per ravvisare nelle intricate vicende della vita politica, le condizioni del sottostante movimento economico» (75), cioè hanno fornito al proletariato, al «gruppo subalterno» «i concetti più universali, le armi ideologiche più raffinate e decisive» (76)”” [Alfeo Bertondini, ‘Antonio Labriola educazione politica cultura’, Urbino, 1974] [(72) ‘In memoria del manifesto dei comunisti, CMS; (73) Dal Pane, Antonio Labriola, in appendice; (74) ‘In memoria’, CMS, p. 16; (75) ‘In memoria…’, CMS, p. 28; (76) MS, p. 81; CMS: Saggi sulla concezione materialistica della storia, a cura di E. Garin, Bari, 1965] (pag 246-247-248) (ancora da inserire)”,”LABD-100″
“BERTONE Franco”,”L’ anomalia polacca. I rapporti tra Stato e Chiesa cattolica.”,”Franco BERTONE giornalista è stato corrispondente dell’ Unità dalla Cecoslovacchia e dalla Polonia. Per molti anni responsabile di politica estera e inviato di Rinascita svolge oggi (1981) lavoro editoriale e collabora col settimanale del PCI.”,”POLx-012″
“BERTONE Luigi, presentazione; scritti di Franco DELLA-PERUTA Giulio GUDERZO Carla GE-RONDI Pasquale SCARAMOZZINO Gianfranco BRUSA Pierangelo LOMBARDI Elisa SIGNORI Alessandro LUCCHINI Lorena ZERBIN Anita MALAMANI Clemente FERRARIO Paolo FAVILLI Sergio FERRARIO Aurora SCOTTI Giacinto CAVALLINI Annibale ZAMBARBIERI Elio SILVA Gigliola DE-MARTINI Oler GRANDI Giovanni ZAFFIGNANI Vittorio ANELLI Daniela PREDA”,”Annali di storia pavese.”,”Scritti di Franco DELLA-PERUTA Giulio GUDERZO Carla GE-RONDI Pasquale SCARAMOZZINO Gianfranco BRUSA Pierangelo LOMBARDI Elisa SIGNORI Alessandro LUCCHINI Lorena ZERBIN Anita MALAMANI Clemente FERRARIO Paolo FAVILLI Sergio FERRARIO Aurora SCOTTI Giacinto CAVALLINI Annibale ZAMBARBIERI Elio SILVA Gigliola DE-MARTINI Oler GRANDI Giovanni ZAFFIGNANI Vittorio ANELLI Daniela PREDA. “”Durante gli scioperi della primavera del ’20, la speranza per molti diventò una quasi certezza. In realtà, i dirigenti sindacali avversavano tenacemente ogni manifestazione violenta dei lavoratori, svolgendo, nei momenti di maggior tensione, un’ opera di contenimento, volta a frenare nel proletariato le velleità rivoluzionarie. La stessa situazione si era verificata, in parte, durante lo “”scioperissimo”” del 20-21 luglio 1919 e si ripeterà, seppur in forme diverse, durante l’ occupazione delle fabbriche nell’ autunno del ’20. Il socalismo dei dirigenti lomellini aveva, d’altronde, una particolare connotazione pacifista, che lo portava a un rifiuto istintivo, viscerale, della violenza, di qualunque colore essa fosse. Paolo Moro, segretario della Federazione nel dopoguerra, pare impersonare esemplarmente questo socialismo pacifista e umanitario.”” (pag 143)”,”MITT-202″
“BERTONI JOVINE Dina”,”La scuola italiana dal 1870 ai giorni nostri.”,”La formazione e preparazione dell’ insegnante. “”Nel 1917, quando Ernesto Codignola stampò il suo opuscolo: ‘La riforma della cultura magistrale’, questo concetto era già arrivato ad una formulazione organica. Il saggio del Codignola parte da un esame della scuola magistrale attraverso le tappe fondamentali e le insolubili contraddizioni in cui era rimasta soffocata. Come scuola di cultura la normale si risolveva in un enciclopedismo superficiale e opprimente: come scuola professionale era inesistente. Di qui le polemiche tra coloro che vogliono accentuare il suo carattere scientifico o teorico e coloro che vedono la sua salvezza nella rocca sicura della pratica. Come uscire da questo caos di sentenze diverse, come porre un freno a questo infecondo e arbitrario fare e disfare? – si domanda il pedagogista. E’ evidente che per la china su cui si è avviati non sarà possibile venire ad una conclusione razionale e soddisfacente del problema. La via che bisogna seguire è un’altra: “”Se la scuola normale deve formare il maestro, non potremo mai sapere con precisione il carattere che deve avere e le discipline che vi si devono impartire, fin che non ci saremo elevati cioè al ‘concetto’ di maestro””. E maestro, per Codignola, non è chi “”conosce i metodi degli altri o chi sa più cose, ma chi ha più agile e aperta intelligenza, più ferma volontà, più squisito senso d’arte, cioè in sostanza più chiara coscienza di sé, chi è, in una parola, più armoniosamente, più universalmente ‘uomo’.”” (pag 195)”,”GIOx-042″
“BERTONI JOVINE Dina”,”L’alienazione dell’infanzia. Il lavoro minorile nella società moderna.”,”Anatole France, all’anagrafe François-Anatole Thibault (Parigi, 16 aprile 1844 – Saint-Cyr-sur-Loire, 12 ottobre 1924), è stato uno scrittore francese, Premio Nobel per la letteratura nell’anno 1921. (wikip) La giovinezza Anatole Thibault nacque in un quartiere parigino di editori, librai e antiquari al numero 19 del quai Malaquais dove il padre François Thibault, originario della Beauce e già sottufficiale monarchico, si faceva chiamare France Libraire e aveva il proprio negozio di libri. Da lui Anatole prese lo pseudonimo di France con il quale è soprattutto noto. Ricevette un’istruzione classica presso l’Institution Sainte Marie prima e al Collège Stanislas poi, uscendone nel 1862 senza aver brillato e ottenendo il baccellierato nel 1864. Fin da giovanissimo aiutò il genitore nel suo commercio, prendendo gusto alla conoscenza erudita e avendo modo di conoscere nella libreria paterna, specializzata in opere e documenti sulla Rivoluzione francese, tanti studiosi i quali, con la loro erudizione, lo scetticismo ironico e l’umorismo disincantato, saranno di modello ai personaggi dei suoi romanzi. Già dal 1863 iniziò a collaborare a riviste bibliografiche, come il Bullettin du bouquiniste, lo Chasseur bibliographe e l’Intermediaire des chercheurs et des curieux, finché non fu assunto nel 1867 dall’editore parigino Lemerre come lettore, ossia con l’incarico di proporre e curare la pubblicazione di nuove opere; al 1868 risale il suo primo scritto, un saggio su Alfred de Vigny. In occasione della rivoluzione comunarda non prese posizione, preferendo allontanarsi da Parigi, dove rientrò solo alla fine del 1871. Cominciò a scrivere poesie, due delle quali furono pubblicate nel 1872 nel Parnasse Contemporain, cui fece seguito, l’anno dopo, il volume di poesie, di fattura parnassiana, i Poèmes dorés (Poemi dorati). Nel 1875 curò la terza antologia poetica de Le Parnasse contemporain, e l’anno dopo, tratto da una ballata di Goethe, pubblicò il dramma in versi Les noces corinthiènnes (Le nozze di Corinto). Raggiunta una stabile posizione economica con l’assunzione alla Biblioteca del Senato nel 1876, poté sposare l’anno successivo Marie-Valérie Guérin de Sauville, dalla quale avrà nel 1881 la figlia Susanne. Dopo la pubblicazione, nel 1879, dei due racconti Jocaste e Le chat maigre (Il gatto magro), nel 1881 ottenne il primo grande successo con la pubblicazione del romanzo Le crime de Sylvestre Bonnard membre de l’Institut (Il delitto dell’accademico Sylvestre Bonnard), premiato dall’Académie Française. Scrittore ormai affermato e ricercato nei salotti, legato di amicizia con Ernest Renan, pubblicò nel 1882 Les désirs de Jean Servais (I desideri di Jean Servais) e nel 1883 Le livre de mon ami (Il libro del mio amico) e collaborò come critico letterario a diversi quotidiani. Il risultato di queste collaborazioni furono i quattro volumi de La Vie littéraire pubblicate dal 1888 al 1893 dove egli, classicista, non esitò a polemizzare apertamente con il creatore del naturalismo Émile Zola e con il poeta parnassiano Leconte de Lisle, dal quale fu perfino sfidato a duello. Intanto il suo matrimonio conobbe una grave crisi e France iniziò, nel 1888, una relazione con Arman de Caillavet, una donna non più giovane che sembra aver avuto un importante influsso sull’orientamento delle proprie idee politiche; da un progressismo illuminato di matrice settecentesca lo scrittore si orientò infatti verso le posizioni socialiste che avevano allora, in Francia, il più popolare rappresentante nella figura di Jean Jaurès. Nel ventennio seguente France realizzò le opere di maggiore qualità: nel 1890 pubblicò Thaïs (Taide), la vicenda di una prostituta convertita al cristianesimo dal monaco eremita Pafnuzio che, preso da un’insana passione per Taide, quando questa ha ormai rinnegato il suo passato e vive santamente, finisce per dannare la sua anima; nel 1893 appare La rôtisserie de la reine Pédauque (La rosticceria della regina Piedoca), una sorta di romanzo filosofico che ebbe un seguito, quello stesso anno, con Les opinions de M. Gérôme Coignard.Insignito della Legion d’onore, celebre in tutta la Francia, amante dell’antichità classica, visitò anche l’Italia e proseguì la produzione letteraria con il romanzo Le lys rouge (Il giglio rosso) del 1894 e con i racconti Il pozzo di Santa Chiara (1895), mentre ne Le jardin d’Épicure (Il giardino di Epicuro) affrontò con ironia temi filosofici, volgendosi a dimostrare quanta irrazionalità vi fosse nella società contemporanea. L’impegno politico Divenuto accademico di Francia nel 1896 al posto di Ferdinand de Lesseps, iniziò a scrivere la tetralogia della Storia contemporanea (1897-1901), quattro romanzi – L’orme du Mail (l’olmo del viale), Le mannequin d’oisier (il manichino di vimini), L’anneau d’améthyste (L’anello d’ametista) e M. Bergeret à Paris (Bergeret a Parigi) – che hanno per protagonista il signor Bergeret, modesto e disilluso, ma colto e arguto professore di un liceo di provincia, attraverso i cui occhi France descrive la società del suo tempo, le sue miserie e le sue ipocrisie, mantenendo tuttavia fiducia nella possibilità del riscatto e dell’elevamento umano. Zola denunciò l’affare Dreyfus L’ultimo volume della serie è dedicato all’affare Dreyfus, il celebre caso giudiziario dell’ufficiale francese ebreo, accusato ingiustamente di spionaggio e deportato alla Caienna, sul quale la Francia si divise in colpevolisti – i clericali e i nazionalisti – e innocentisti, a capo dei quali fu Émile Zola, che denunciò il complotto ai danni del Dreyfus con il celebre articolo «j’accuse» ed ebbe l’appoggio di Anatole France, che ruppe ogni rapporto con intellettuali colpevolisti come François Coppée, Paul Bourget e Maurice Barrès. Da quell’episodio l’impegno politico di Anatole France si fece più stringente: plaudì alla Rivoluzione russa del 1905 e condannò la repressione zarista; con la Vita di Giovanna d’Arco, del 1908, attaccò uno dei miti cattolici e nazionalistici, quello della pulzella d’Orléans; nello stesso anno pubblicò L’île des Pinguins, una satira sulla storia e i destini della Francia, e nel 1909, oltre a Les contes de Jacques Tournebroche e Les sept femmes de Barbebleu, raccolse i suoi scritti polemici nel tre volumi di Vers les temps meilleurs. Nel gennaio 1910 morì la sua compagna, la signora de Caillevet. France pubblicò molte meno opere ma nel 1912 ottenne un vero trionfo con Les Dieux ont soif (Gli dei hanno sete), ambientato ai tempi della Rivoluzione francese, dove al fanatico terrorista Evariste Gamelin, France contrappone il saggio e scettico Brotteaux des Ilettes. Dopo i saggi de Le génie latin (Il genio latino) del 1913, con La révolte des anges (La rivolta degli angeli), del 1914, si concluse l’impegno narrativo dello scrittore: protagonisti sono gli angeli del mito e il loro capo, Satana, arcangelo benigno e generoso, il quale rinuncia a dare la scalata al cielo per sostituirsi a Dio, perché, dice, «la guerra genera la guerra e la vittoria la sconfitta. Il Dio vinto diventerà Satana, Satana vincitore diventerà Dio. Possa il destino risparmiarmi questa sorte spaventosa! Io amo l’inferno che ha formato il mio genio, amo la terra dove ho fatto un po’ di bene, se è possibile farne in questo mondo terribile dove gli esseri non esistono che per l’assassinio». Si ritirò nella sua residenza di campagna della Béchellerie, presso Tours, con la moglie Emma Laprévotte – già cameriera della signora de Caillevet – e, mentre giustificava la guerra della Francia contro la Germania, approvò la Rivoluzione russa del 1917 e scrisse libri di memorie, come Le petit Pierre (Pierino) nel 1918 e La vie en fleur (La vita in fiore) nel 1922, dopo aver ottenuto, nel 1921, il premio Nobel per la letteratura. Nel 1920 la Chiesa cattolica mise all’indice tutte le sue opere. Morì nel 1924, all’età di 80 anni, ed ebbe grandiosi funerali di Stato a Parigi. È sepolto nel cimitero di Neuilly-sur-Seine. Il successo da vivo e l’oblio dopo la morte Anatole France fu considerato come un’autorità morale e letteraria di primo piano. Fu apprezzato da scrittori e personalità come Marcel Proust (France è considerato come uno dei modelli che ispirò Proust per il personaggio dello scrittore Bergotte nella Recherche), Marcel Schwob e Léon Blum. Fu inoltre letto e influenzò scrittori che respingevano il naturalismo, come lo scrittore giapponese Jun’ichiro Tanizaki. Le sue opere furono pubblicate dall’editore Calmann-Lévy dal 1925 al 1935. Anatole France, da vivo e poco dopo la sua morte, fu l’oggetto di un gran numero di studi. Ma, dopo la sua morte, fu bersaglio di un pamphlet dei surrealisti, Un cadavere, a cui parteciparono Drieu La Rochelle e Aragon con un testo intitolato: «Avete già schiaffeggiato un morto?» in cui scrive: «Per me ogni ammiratore di Anatole France è un essere degradato». Per lui, Anatole France è un “”esecrabile istrione dello spirito””, rappresentante della “”ignominia francese””. André Gide lo giudicava uno scrittore “”senza inquietudine”” di cui “”si capisce tutto subito””. La reputazione di France divenne così quella di uno scrittore paludato dallo stile classico e superficiale, autore ragionevole e conciliante, compiacente e soddisfatto, e anche melenso, tutte qualità mediocri incarnate soprattutto dal personaggio del signor Bergeret. Diversi specialisti dell’opera di France considerarono tuttavia questi giudizi eccessivi e ingiusti, o perfino frutto di ignoranza, in quanto trascurano gli elementi magici, irragionevoli, buffoneschi, neri o pagani. Per questi, l’opera di France ha sofferto e soffre ancora di un’immagine ingannevole. Di riflesso a questo oblio relativo e alla scarsa conoscenza, le opere su France sono oggigiorno rare e i suoi libri, eccetto i pochi più noti, sono difficilmente ristampati. Anatole France ritratto da Théophile Alexandre Steinlen, 1920″,”CONx-169″
“BERTONI JOVINE Dina”,”Storia dell’educazione popolare in Italia.”,”BERTONI JOVINE Dina (nata nel 1898) si è dedicata all’insegnamento. Ha scritto vari volumi tra cui ‘La scuola italiana dal 1870 ai giorni nostri’ (1958), ‘I periodici popolari del Risorgimento’ (1961), e ‘L’alienazione dell’infanzia’ (1963).”,”GIOx-060″
“BERTONI JOVINE Dina”,”La scuola italiana dal 1870 ai giorni nostri.”,”Il pensiero sulla scuola di Engels, Mondolfo e di Gramsci “”Quando nel 1922 Rodolfo Mondolfo pubblicò il suo volume: ‘Libertà della scuola. Esame di Stato’, nel quale raccolse ed elaborò i principi già espressi in saggi ed articoli precedenti, le posizioni dei nazionalisti erano pienamente manifestate, i fascisti avevano portato a termine con la forza la disgregazione delle organizzazioni proletarie, le istanze dei democratici e degli idealisti erano state travolte dall’ondata della violenza. Fu facile a Mondolfo dimostrare, alla luce dei fatti, che non soltanto i liberali, i radicali, i democratici, ma anche i socialisti dell”Avanti’ avevano avuto torto nel difendere la libertà della scuola e l’esame di Stato. Il volume del Mondolfo riassume logicamente tutte le riserve e le critiche che si potevano muovere alla politica scolastica nata dal connubio liberale-clericale da un punto di vista veramente democratico. Il Mondolfo si rifà alle dottrine di Engels e di Marx, per rintracciare il filone vivo di un’azione veramente socialista nel campo dell’educazione. «I disegni del Gentile, del Croce e d’altri – scrisse – di limitazioni del numero delle scuole medie di Stato, con esame di concorso per acquistarne l’accesso significherebbero un grave passo indietro. E gli effetti non tarderebbero a farsene sentire dolorosamente, chiudendo la classe lavoratrice sempre più nell’ambito della scuola elementare e professionale e quindi rendendo più difficilmente sormontabile il limite del suo interessamento ai problemi dell’istruzione, relativo (naturalmente) al grado della partecipazione al godimento di questa. «Occorre che la scuola come reclamava Engels fino dal 1847 nel primo abbozzo del ‘Manifesto dei comunisti’, sia in tutti i suoi gradi funzione sociale, compiuta dallo Stato ed aperta a tutti. Di questa il proletariato ha bisogno perché non siano insuperabili le disparità di condizione originarie tra i fanciulli che escono dalle varie classi sociali; dalle più colte e dalle ancora incolte…» (1). Questo richiamo alle teorie di Marx ed Engels fu accentuato in un momento successivo, dall’opera e dal pensiero di Gramsci. Commentando il progetto di diminuire le scuole medie statali con la giustificazione di riversare maggiori fondi sulla istruzione elementare, Gramsci svolse uno dei concetti fondamentali della politica scolastica comunista: il conetto che è un errore restringere l’interesse del lavoratore alla scuola elementare e professionale. «Nella scuola attuale – egli scrisse – per la crisi profonda della tradizione cultura e della concezione della vita e dell’uomo, si verifica un processo di progressiva degenerazione: le scuole di tipo professionale, cioè, preoccupate di soddisfare interessi pratici immediati, prendono il sopravvento sulla scuola formativa, disinteressata. L’aspetto più paradossale è che questo nuovo tipo di scuola appare e viene predicata come democratica, mentre invece essa non solo è destinata a perpetuare le differenze sociali, ma a cristallizzarle in forme cinesi» (2)”” (pag 249-250) [Dina Bertoni Jovine, ‘La scuola italiana dal 1870 ai giorni nostri’, Editori Riuniti, Roma, 1980] [(1) Rodolfo Mondolfo, ‘Libertà della scuola: esame di Stato’, ed. 1922, pag 97; Antonio Gramsci, ‘Gli intellettuali e l’organizzazione della cultura’, Einaudi, 1949, pag 114]”,”ITAS-025-FV”
“BERTONI Enrica”,”Le cause del colonialismo imperialistico.”,”‘Imperialismo. La critica di Hobson, l’analisi di Hilferding, la sintesi di Lenin’ (pag 81-141) “”In tutta la sua opera Lenin fa riferimento a dati e fatti riguardanti per lo più il primo decennio del XX secolo, gli anni culminanti del fenomeno, che poi era sfociato nella prima guerra mondiale, «una guerra per la spartizione del mondo, per una suddivisione e nuova spartizione delle colonie, delle ‘sfere di influenza’ del capitale finanziario, e via dicendo» (24). Così, per esempio, per quel che riguarda la nuova attività delle grandi banche, egli cita più volte Jeidels, «autore di uno dei migliori lavori sui rapporti tra le grandi banche tedesche e l’industria» (25) e, tra gli altri, il seguente passo: «I rapporti tra le imprese industriali col loro nuovo contenuto, le loro nuove forme e i loro nuovi organi, cioè le grandi banche organizzate, a un tempo, sulla base dell’accentramento e del decentramento, come caratteristico fenomeno dell’economia nazionale, non si costituiscono avanti al decennio 1890-1900. In un certo senso si può riconoscere questo momento iniziale soltanto nell’anno 1897 con le sue grandi fusioni di imprese, le quali per la prima volta introdussero la nuova forma decentrata di organizzazione per motivi di politica bancaria industriale. Forse la si può portare anche ad una data posteriore giacché soltanto la crisi del 1900 ha immensamente accelerato il processo di concentrazione tanto nel sistema bancario quanto nell’industria e lo ha consolidato, trasformando, per la prima volta, i rapporti con l’industria in un monopolio effettivo delle grandi banche, e rendendoli notevolmente più stretti e intensi». Dopo la citazione Lenin conclude: «Pertanto l’inizio del secolo ventesimo segna il punto critico del passaggio dall’antico al nuovo capitalismo, dal dominio del capitale in generale al dominio del capitale finanziario» (26). Le date sono importanti perché saranno uno degli argomenti fondamentali dei critici dell’interpretazione economica del colonialismo, contro la tesi di Lenin e della storiografia marxista. Poiché la grande spartizione del mondo tra le potenze industriali era cominciata almeno quindici anni prima dell’avvento del capitale finanziario, i nuovi sviluppi del sistema capitalistico non potrebbero esserne stati la causa. Ma se è vero che lo stesso Lenin vide l’inizio del secolo come il momento del passaggio alla nuova fase, non bisogna trascurare altre sue osservazioni, tra l’altro quella che verso il 1876 era terminata «l’evoluzione del capitalismo dell’Europa occidentale nella sua fase premonopolistica». Gli anni intercorrenti tra queste due date sono appunto quelli della conquiste coloniali, dapprima concordate tra le potenze e poi bellicosamente contese, e del passaggio graduale al protezionismo e al monopolio, mentre nel periodo immediatamente precedente alla prima guerra mondiale, e in particolare negli anni successivi alla crisi del 1907, l’imperialismo aggressivo è giunto alla sua fase ultima, quella appunto del parassitismo del capitale finanziario nella sua forma più compiuta. Nel capitolo conclusivo Lenin osserva che l’imperialismo sorse ‘dalla’ politica coloniale: «Quando per esempio le potenze europee occupavano con le loro colonie solo una decima parte dell’Africa, come era il caso ancora nel 1876, la politica coloniale poteva allora svolgersi nella forma non monopolistica, nella forma, per così dire, di una “”libera presa di possesso”” del territorio. Ma allorché furono occupati già nove decimi dell’Africa (verso il 1900), allorché fu terminata la divisione del mondo, allora, com’era inevitabile, s’iniziò l’era del possesso monopolistico delle colonie, e quindi anche di una lotta particolarmente intensa per la partizione e ripartizione del mondo» (27)”” (pag 99-101) [(24) Lenin, ‘L’imperialismo, fase suprema del capitalismo’, cit.; (25) L’opera dell’economista tedesco a cui Lenin fa riferimento e dalla quale è tratto il brano riportato sotto è: Jeidels, ‘Das Verhältnis des deutschen Grossbanken zur Industrie mit besonderer Berücksichtingung der Eisenindustrie, Lipsia, 1905; (26) Lenin, op. cit.; (27) Lenin, op. cit.] [Enrica Bertoni, ‘Le cause del colonialismo imperialistico’, ISEDI, Milano, 1978]”,”STOx-006-FFS”
“BERTORELLO Erio a cura”,”La Liguria e l’Unità d’Italia. Movimento operaio e partecipazione sociale.”,”BERTORELLO E. Saggi di Nicolò BONACASA Liliana BERTUZZI Sebastiano TRINGALI Silvio POZZANI Luigi CATTANEI Giovanni Battista VARNIER Erio BERTORELLO Luigi CATTANEI Agostino PENDOLA Emilio COSTA”,”LIGU-069″
“BERTORELLO Marco”,”Un nuovo movimento operaio. Dal fordismo all’accumulazione flessibile.”,”Marco Bertorello lavoro nel porto di Genova, è dirigente della Filt-Cgil del capoluogo ligure, si occupa del mondo del lavoro e delle trasformazioni in esso intervenute. Ha pubblicato: ‘Il movimento di Solidarnosc. Dalle origini al governo del paese’, Lacaita, collabora con la rivista ‘Erre’. Giorgio Cremaschi è membro della segreteria nazionale della Fiom-Cgil. (2004) Tab. 2 pag 124: La quota di lavoro dipendente nei paesi dell’Unione Europea, 1990, 1995, 2000″,”CONx-237″
“BERTOZZI Diego”,”La Festa dei lavoratori. Il Primo Maggio a Brescia dalle origini alla Prima guerra mondiale.”,”BERTOZZI Diego Angelo (Brescia, 1973) lavora al portale web di BresciaOnLine. Laureato in scienze politiche all’Università degli Studi di Milano.”,”MPMx-037″
“BERTOZZI Diego Angelo”,”La Cina da impero a nazione. Dalle guerre dell’oppio alla morte di Sun Yat-sen (1840-1925).”,”””E’ mai possibile che i cinesi considerino amiche sincere queste grandi nazioni occidentali e le trattino in conseguenza, quando sanno che l’obiettivo fondamentale di queste grandi nazioni laggiù è la vendita e la diffusione del consumo di oppio, droga venefica introdotta dai forestieri quasi un secolo fa e prima completamente sconosciuta nell’impero, droga il cui uso aumenta con rapidità terrificante, fatale insieme ai costumi, alla prosperità economica e alla salute fisica dei cinesi?”” (Karl Marx) (in apertura) Diego Angelo Bertozzi (Brescia, 1973), vive a Castegnato (Brescia). Laureato in scienze politiche (indirizzo politico internazionale) ha pubblicato con Ediesse ‘La Festa dei lavoratori. Il Primo Maggio a Brescia dalle origini alla prima guerra mondiale’ (2009). Si occupa di storia cinese e americana e prosegue la ricerca sulla storia del Primo Maggio.”,”CINx-306″
“BERTOZZI Diego Angelo”,”La Belt and Road Initiative. La nuova via della seta e la Cina globale.”,”Diego Angelo Bertozzi (Brescia, 1973) laureato in Scienze politiche all’Università degl Studi di Milano, si occupa da tempo di storia del movimento oepraio e di Cina. Ha pubblicato ‘La cina da Impero e Nazione’, e ‘Socialismo, pace e democrazia. Cento anni di Primo Maggio bresciano’. Coatore dei volumi ‘Marx in Cina. Appunti sulla Repubblica popolare cinese oggi’ e ‘Il risveglio del Drago’. Per Imprimatur ha scritto ‘Cina. Da sabbia informe a potenza globale’. Collabora al sito e la rivista ‘Marx21’.”,”CINE-003-FFS”
“BERTOZZI Diego Angelo”,”Socialismo pace democrazia. Cento anni di Primo Maggio bresciano.”,”A pagina 430 foto manifestazione del 1° maggio di Lotta comunista a Genova In bibliografia citato il n/a volume: AaVv, 1° maggio. 100 anni di storia’, Edizioni Lotta comunista, Milano, 1986 Diego Angelo Bertozzi, nato a Brescia nel 1973, laureato in Scienze politiche, indirizzo storico internazionale, all’Università degli Studi di Milano, collabora con l’Archivio Storico della Camera del Lavoro di Brescia per il progetto di ricerca sulla storia del primo maggio bresciano. Si occupa anche dalla Cina e di politica internazionale.”,”MPMx-051″
“BERTRAND Louis”,”Luigi XIV.”,”Giudizi su Luigi XIV: “”Non soltanto furono compiute grandi cose durante il suo regno, ma fu lui a compierle””. (Voltaire, Lettera a Milord Harvey) “”Nato con un’ intelligenza meno che mediocre, ma capace di formarsi, limitarsi, raffinarsi, di prendere idee a prestito da altri senza imitarle e senza imbarazzo, egli approfittò molto d’aver vissuto sempre con persone più intelligenti, uomini e donne d’ogni età, d’ogni genere e di ogni condizione””. (pag 82, Saint Simon) “”Dante dà la perfetta idea dell’ italiano? Non so. Ma so che Luigi XIV dà la completa idea del francese. Davanti alla storia è il “”grande francese””. E’ anche qualcosa di meglio: il tipo più integrale che si conosca del latino moderno come Sant’ Agostino è il tipo più rappresentativo del latino d’ Africa. Lo stesso fascino che m’aveva sospinto verso questo, cominciava a spingermi verso quello. Poi venne la Grande Guerra del 1914 e fu per me la rivelazione intera dell’ eroe, come la presentivo da lungo tempo. Essa mi fece conoscere completamente Luigi XIV. Capii finalmente quale grande capo nazionale fosse stato quell’ uomo che passò tutta la vita a guerreggiare””. (pag 13, dal prologo) Louis BERTRAND è accademico di Francia.”,”FRAA-057″
“BERTRAND Louis”,”L’ouvrier belge depuis un siècle.”,”BERTRAND Louis deputato, ministro di stato”,”MHLx-038″
“BERTRAND Charles L. a cura; presentazione e presidenza sessioni di J. LEVESQUE, D. SKOPP, C. BERTRAND, A. LIEBICH P. GOUREVITCH A. MACLEOD W. HUBBARD L. PYENSON A.DONNEUR, comunicazioni di P. BROUE’ F. CARSTEN R.F. WHEELER A. LYTTELTON I. DEAK G. RANKI C. MAIER M. MOLNAR G. FELDMAN A. DONNEUR, commento di A. MITCHELL A. CASSELS M. MOLNAR”,”Situations révolutionnaires en Europe, 1917-1922: Allemagne, Italie, Autriche-Hongrie – Revolutionary situations in Europe, 1917-1922: Germany, Italy, Austria-Hungary.”,”Testo bilingue francese – inglese Saggio Miklos Molnar: ‘Problèmes d’ordre ideologique’. Dal punto di vista ideologico c’erano quattro modelli rivoluzionari in Europa: modello bolscevico, modello spartachista o luxemburghista, modello anarchicheggiante (romanticismo rivoluzionario), modello consiliare. A lato c’è il modello nazionalbolscevista (che si colloca ai confini dell’estrema destra e dell’estrema sinistra) (pag 143-144) Bucharin Lenin e il problema dei tempi della rivoluzione in Germania e in Europa (pag 13) (Brouè) Sulle posizioni marxiste a proposito del federalismo (pag 155-156) (Molnar) Sul problema delle condizioni oggettive e soggettive per una rivoluzione, la possibilità offerta dal ciclo, da una grande crisi economica, dalla politica internazionale e dalla questione militare: una grande guerra mondiale (dal saggio di Arno J. Mayer ‘Internal Crisis and War Since 1870) (pag 213-214) Testo bilingue francese – inglese Saggio Miklos Molnar: ‘Problèmes d’ordre ideologique’. Dal punto di vista ideologico c’erano quattro modelli rivoluzionari in Europa: modello bolscevico, modello spartachista o luxemburghista, modello anarchicheggiante (romanticismo rivoluzionario), modello consiliare. A lato c’è il modello nazionalbolscevista (che si colloca ai confini dell’estrema destra e dell’estrema sinistra) (pag 143-144) Bucharin Lenin e il problema dei tempi della rivoluzione in Germania e in Europa (pag 13) (Brouè) Sulle posizioni del marxismo a proposito del federalismo (pag 155-156) (Molnar) “”Miklos Molnar. Trois points me viennent à l’esprit à propos de cette question. Premièrement, en ce qui concerne le fédéralisme: peut-on le considérer comme une tradition incontestée du mouvement ouvrier socialiste? Non, absolument pas. Il faut quand même rappeler la méfiance, l’hostilité même, de Marx et d’Engels vis-à-vis du fédéralisme. La «république une et indivisible», c’était bien le slogan des communistes, tout au long du XIX siècle, face aux fédéralismes proudhonien, bakouninien, anarchiste, pour des raisons qui sont en dehors de notre sujet. Ce que les marxistes, à l’époque, craignaient, c’est que le fédéralisme suscite ou ressuscite cette idée d’organisation sociale à la Proudhon, à savoir cette fédération des communes, des provinces, des Etats, cette république universelle fédéraliste mondiale qui était tout à fait contraire aux conceptions de Marx. Donc, il faut avoir à l’esprit que le fédéralisme n’est nullement une tradition incontestée dans le mouvement ouvrier. Cela dit, cette idée a quand même prévalu dans la social-démocratie, entre les deux guerres: de grands partis et de forts courants cherchaient à résoudre la dichotomie du social et du national, précisément par l’issue du fédéralisme. Seulement, là, l’unanimité était loin d’être faite: d’abord, pour des raisons bien évidentes, la social-démocratie autrichienne était le porte-parole du fédéralisme. Mais vous connaissez très bien l’histoire de ce parti social-démocrate et de l’éclatement successif du ‘Gesamtpartei’, du parti autrichien «ensemble», par la dissidence des Tchèques et d’autres groupes. Donc, avant la guerre, pas d’unanimité; parce que l’esprit d’indépendance nationale prévalait de plus en plus, même au sein des partis sociaux-démocrates sur l’esprit de fédéralisme et contre ce que Renner – vous avez cité Renner tout à l’heure, – proposait comme solution à l’intérieur, à savoir l’autonomie culturelle. Maintentant, venons-en à la troisième étape de cette évolution de 1910 à 1919. Je ne suis pas convaincu que l’expérience de la République des conseils de Hongrie soit une expérience concluante. Non seulement parce qu’elle était trop courte (en cinq mois rien ne pouvait se faire), mais aussi parce que ce n’était pas un véritable fédéralisme. C’était un camouflage, finalement, d’un objet politique territorial, dont je ne conteste nullement la légitimité, du point de vue national, parce qu’il s’agissait cette fois-ci, du côté hongrois, de se battre pour l’autodétermination des Hongrois. (…)”” [Problèmes d’ordre idéologique. Discussion, T. Hentsch, M. Molnar, P. Broué, Y. Brossard, A. Donneur etc.] [(in) ‘Situations révolutionnaires en Europe, 1917-1922: Allemagne, Italie, Autriche-Hongrie – Revolutionary situations in Europe, 1917-1922: Germany, Italy, Austria-Hungary’, a cura di Charles L. Bertrand, Montréal, Quebec, 1977] Traduzione: “”M. Molnar Tre punti vengono in mente su questa questione In primo luogo, per quanto riguarda il federalismo. Non possiamo considerarlo come una tradizione incontrastata del movimento operaio socialista No assolutamente Occorre ancora ricordare la diffidenza, anche l’ostilità, di Marx ed Engels di fronte al federalismo. “”La repubblica una e indivisibile”” era lo slogan dei comunisti per tutto il XIX secolo, di fronte ai federalismi proudhoniano bakuniniano, anarchico, per ragioni che sono al di fuori del nostro soggetto. Ciò che i marxisti, all’epoca, temevano era che il federalismo creava o riprendeva l’idea di organizzazione sociale di Proudhon, vale a dire la federazione di comuni, province, stati, questa repubblica universale che era abbastanza in contrasto con le idee di Marx. Quindi bisogna tenere a mente che il federalismo non è una tradizione indiscussa nel movimento operaio. ….”” Sul problema delle condizioni oggettive e soggettive per una rivoluzione, la possibilità offerta dal ciclo, da una grande crisi economica, dalla politica internazionale e dalla questione militare: una grande guerra mondiale (dal saggio di Arno J. Mayer ‘Internal Crisis and War Since 1870) (pag 213-214) [Arno J. Mayer, ‘Internal Crisis and War Since 1870’] [(in) ‘Situations révolutionnaires en Europe, 1917-1922: Allemagne, Italie, Autriche-Hongrie – Revolutionary situations in Europe, 1917-1922: Germany, Italy, Austria-Hungary’, a cura di Charles L. Bertrand, Montréal, Quebec, 1977]: ‘Per Engels solo le forti tensioni della guerra moderna avrebbero destabilizzato i sistemi politici in modo tale da offrire una possibilità di successo alle rivoluzioni’ “”It can be said that a preoccupation with general crisis was near the center of Marx’s social theory and political praxis. Although he confronted the prospect of the ultimate collapse of capitalism with confidence, Marx had no illusions about the uniqueness, complexity, and infrequency of general rather than limited crisis, of organic rather than inorganic crisis. His theory of the business cycle was intended to distinguish between the normal contradictions and conflicts ‘within’ the moving capitalist equilibrium and the heightened disequilibration that causes the terminal breakdown of declining capitalism. For Marx and Marxists, then, there can be no lasting economic stability under capitalism. Instead, there is an ever precarious balance between production and consumption that generates chronic fluctuations and recurrent inorganic crises. Whatever the disagreements among economists about the root causes for this built-in disequilibration, even today there is broad acceptance of Marx’s seminal insight that the capitalist economy moves in regular sequence through cycles of recession (or depression), recovery, and prosperity. Another aspect of Marxist theory, however, remains controversial: the proposition that under advanced capitalism the periods of recession or depression become longer and more intense, the periods of recovery more sluggish, and the periods of prosperity shorter and less vigorous. According to Marx and his disciples, eventually these intensifying and accelerating fluctuations of the business cycles will produce the general crisis of the final collapse of capitalism. It is not only their theoretical hypothesis, but also their political conviction, that the structures of contemporary polity, society, and culture are too fragile to withstand these aggravated economic convulsions for long. In sum, for Marxists the preoccupation with periodic economic disorders is an integral part of their anticipation of the inevitable end-crisis of capitalism which they say is bound to take a revolutionary course (16). In the embryonic but pioneering Marxist theory of crisis the economic cycle, is the principal motor for the recurrent and ultimately terminal disequilibration of capitalist society and state. It is almost as if the workers could claim their inheritance by merely delivering the last blow to an increasingly unstable capitalist system or by simply taking over once the system has finally collapsed. Although this conception has been analytically fruitful as well as politically energizing it has also been one-sided. Above all, the Marxist approach has tended to ignore or underestimate the coalescence of resistant and restabilizing forces and processes, especially under conditions of intense disequilibration. (…) By 1895 Friedrich Engels noted that Europe’s ruling and governing classes were determined not to be swept away on the wave of a general crisis. He was particularly impressed, not to say awed, by the growing capacity and resolve of governments to enforce order in times of unsettlement (19). In fact, Engels all but suggested that only the strains of modern war would destabilize political authority systems sufficiently for revolutions to have a chance. He also predicted that to undermine the steel frame of government it would take not just local and limited wars but “”a world war of hitherto unimagined scope and intensity””. He prophesied that in the coming international conflict “”eight to ten million soldiers [would] slaughter each other””; that “”the destruction of the Thirty Years’ War [would] cover the entire continent””; that “”trade, industry, and credit [would] be totally unsettled and sink into general bankruptcy””; and the “”old and traditional regimes [would] collapse and royal crowns [would] roll in the street by the dozens, with no one to pick them up”” (20). August Bebel shared Engels’ presentiment that only a major European conflagration could precipitate the ‘grosse Kladderadatsch’ and the ‘Götterdämmerung’ of the bourgeois world. Nevertheless, Bebel remained confident that the new socialist society could be forged even in the fire of such a cataclysm (21). To be sure, Engels and Bebel still considered the contradictions of advanced and advancing capitalist economies to be the ultimate cause of Europe’s burgeoning tensions, both national and international”” (pag 213-214) [(16) Paul Sweezy, ‘The Theory of Capitalist Development’, Monthly Review Press, New York, 1956, chs. VIII-XII; Bukharin, ‘Historical Materialism’, passim; Eugen Varga, ‘Die Krise des Kapitalismus und ihre politischen Folgen’, Frankfurt: Europäische Verlagsanstalt, 1969; Schumpeter, ‘Capitalism, Socialism, and Democracy’, pp. 38-43. The concluding paragraph of Marx’s postscript of 1873 to the second edition of the first volume of ‘Capital’ reads as follows: “”The contradictory movement of capitalist society impresses the practical bourgeois most forcefully through the gyrations of the periodic [business] cycle which pervades modern industry [i.e., the industrial sector], and whose culminating point is the general crisis. This crisis is approaching once again, although it is only in a preliminary phase; and by the universality of the stage [on which it unfolds] and the intensity of its actions it will drum dialectics even into the heads of the hothouse upstarts of the new, holy Prussian-German empire»; (17) Eduard Bernstein, ‘Evolutionary Socialism’ (New York: Schocken Books, 1961), passim, and Lucio Colletti, ‘From Rousseau to Lenin’ (New York: Monthly Review Press, 1972), esp. pp. 48-63; (18) Karl Polanyi, ‘The Great Transformation: The Political and Economic Origins of Our Time’ (Boston: Beacon Press, 1957), esp. ch. 17; Heinrich August Winkler (ed.), ‘Organisierter Kapitalismus’ (Göttingen: Vandenhoeck and Ruprecht, 1974), passim; Charles S. Maier, ‘Recasting Bourgeois Europe’ (Princeton: Princeton University Press, 1975), esp. 22-46; Gabriel Kolko, ‘The Triump of Conservatism’ (Glencoe, Ill.: The Free Press, 1963); (19) See Friedrich Engels’ introduction of March 6, 1895, to Karl Marx, ‘The Class Struggles in France, 1848-50’ (New York: International Publishers, 1935), pp. 9-30; (20) Cited in Karl Kautsky, ‘Sozialisten und Krieg’ (Prag: Orbis Verlag, 1937), pp. 250-251; (21) See ‘Die Krise der Sozialdemokratie’ (Junius Broschüre), in Luxemburg, ‘Politische Schriften, p. 236]”,”MEOx-127″
“BERTSCH Michiel”,”Istituzioni di Matematica. Programma di matematica, fisica, elettronica.”,”Michiel Bertsch, nato nel 1955 in Olanda, è ordinario di Analisi matematica presso la II Università di Roma – Tor Vergata. Le sue ricerche sono rivolte allo studio di modelli matematici nelle scienze applicate, quali ad esempio la biomatematica, la fluidodinamica e la fisica dei plasmi, con particolare attenzione per i fenomeni non lineari.”,”SCIx-176-FL”
“BERTUCELLI Lorenzo”,”Nazione operaia. Cultura del lavoro e vita di fabbrica a Milano e Brescia 1945-1963.”,”BERTUCELLI è dottore di ricerca all’Univ di Torino e D della rivista ‘Rassegna di storia contemporanea’. Tra le sue pubblicazioni ‘Paternalismo, appartenenza aziendale e culture operaie’ in ‘Passato e presente’ n°42/1997; ‘Sindacato e conflitto operaio. Le Fonderie Riunite di Modena e i morti del 9 gennaio 1950’, in ‘Rassegna di storia contemporanea’, 2.1996.”,”MITT-001″
“BERTUCELLI Lorenzo FINETTI Claudia MINARDI Marco OSTI GUERRAZZI Amedeo”,”Un secolo di sindacato. La camera del lavoro a Modena nel Novecento.”,”Saggi di Luigi GANAPINI Amedeo OSTI GUERRAZZI Marco MINARDI Lorenzo BERTUCELLI Claudia FINETTI GANAPINI è docente di storia contemporanea all’Università di Bologna. BERTUCELLI insegna storia dell’Europa all’Univ. di Modena. Claudia FINETTI collabora con istituti storici di Modena e Reggio Emilia. MINARDI collabora con gli istituti storici di Parma Modena e Reggio Emilia. E’ autore di ‘La camera del lavoro di Fidenza’. OSTI GUERRAZZI collabora con la cattedra di storia contemporanea dell’Università di Roma. E’ autore di ‘Grande industria e legislazione sociale in età giolittiana’ (2000).”,”MITT-272″
“BESANCON Alain”,”Les Origines Intellectuelles du Leninisme.”,”Dello stesso autore: -Le Tsarevitch immolé. PLON. 1967 -Andrei Amalrik, l’Union sovietique survivra-t-elle en 1984? FAYARD. 1970 -Entretiens sur le Grand siecle russe et ses prolongements. PLON. 1971 in collab con Wladimir WEIDLE’ -Histoire et experience du moi. FLAMMARION. 1971 -Education et societé en Russie. LA HAYE, MOUTON. 1974 -L’Histoire psychoanalytique, une anthologie. LA HAYE. 1974 -Etre russe au XIX siecle. A. COLIN. 1974 -Court traité de sovietologie à l’usage des autorités civiles, militaires et religieuses. HACHETTE. 1976″,”LENS-029″
“BESANÇON Alain”,”Le origini intellettuali del leninismo.”,”BESANÇON Alain “”Nel 1908, confutando Mach, (Lenin) ritorna ancora sulla questione della libertà e, per risolverla, comincia citando Engels: “”La libertà della volontà non è altro che la capacità di decidere con cognizione di causa. Da ciò risulta che, più ‘libero’ è il giudizio di un uomo riguardo a una data questione, più grande è la ‘necessità’ (…). La libertà consiste dunque in questa sovranità su noi stessi e sul mondo esterno, fondata sulla conoscenza delle leggi necessarie della natura””. In seguito Lenin aggiunge un commento in quattro punti: 1. “”Engels ravvisa fin dall’inizio la legge della natura esteriore, la necessità naturale”” e tutto ciò che constatano i neokantiani Mach, Avenarius “”e compagnia””. 2. “”Engels non si rompe la testa per formulare le ‘definizioni’ di libertà e di necessità, definizioni scolastiche che interessano fin troppo tutti i professori reazionari””. “”La necessità naturale è l’elemento primigenio e la volontà umana è l’elemento secondario (…). La volontà e la conoscenza umana devono necessariamente e ineluttabilmente adattarsi alla necessità naturale””. 3. “”Engels ammette l’esistenza della necessità ‘non conosciuta’ dell’uomo (…). Il materialismo è l’ammissione della realtà oggettiva del mondo esterno e delle leggi della natura esterna; questo mondo e le sue leggi sono perfettamente accessibili alla conoscenza umana, ma non potranno mai essere conosciute a fondo. Non conosciamo i fenomeni metereologici e perciò siamo inevitabilmente schiavi del tempo, ma, pur ‘non conoscendo’ questa necessità, ‘noi sappiamo’ che essa esiste””. 4. Engels “”fa un balzo dalla teoria alla pratica (…). In Engels, la vivissima pratica umana fa irruzione anche nella teoria della conoscenza, fornendo un criterio oggettivo alla verità. Anche se noi ignoriamo la legge naturale, questa legge, esistendo e agendo al di fuori della nostra conoscenza, ci riduce a schiavi della ‘cieca necessità’. Però, dal momento in cui conosciamo questa legge, che agisce indipendentemente dalla nostra volontà e dalla nostra coscienza, essa ci rende padroni della natura. Il dominio della natura, realizzato nella pratica umana, è il risultato della rappresentazione oggettivamente esatta nella mente dell’uomo dei fenomeni e dei processi naturali”””” [Alain Besançon, Le origini intellettuali del leninismo, 1978] (pag 180-181)”,”LENS-220″
“BESANÇON Alain”,”Le origini intellettuali del leninismo.”,”BESANÇON Alain “”Nel 1908, confutando Mach, (Lenin) ritorna ancora sulla questione della libertà e, per risolverla, comincia citando Engels: “”La libertà della volontà non è altro che la capacità di decidere con cognizione di causa. Da ciò risulta che, più ‘libero’ è il giudizio di un uomo riguardo a una data questione, più grande è la ‘necessità’ (…). La libertà consiste dunque in questa sovranità su noi stessi e sul mondo esterno, fondata sulla conoscenza delle leggi necessarie della natura””. In seguito Lenin aggiunge un commento in quattro punti: 1. “”Engels ravvisa fin dall’inizio la legge della natura esteriore, la necessità naturale”” e tutto ciò che constatano i neokantiani Mach, Avenarius “”e compagnia””. 2. “”Engels non si rompe la testa per formulare le ‘definizioni’ di libertà e di necessità, definizioni scolastiche che interessano fin troppo tutti i professori reazionari””. “”La necessità naturale è l’elemento primigenio e la volontà umana è l’elemento secondario (…). La volontà e la conoscenza umana devono necessariamente e ineluttabilmente adattarsi alla necessità naturale””. 3. “”Engels ammette l’esistenza della necessità ‘non conosciuta’ dell’uomo (…). Il materialismo è l’ammissione della realtà oggettiva del mondo esterno e delle leggi della natura esterna; questo mondo e le sue leggi sono perfettamente accessibili alla conoscenza umana, ma non potranno mai essere conosciute a fondo. Non conosciamo i fenomeni metereologici e perciò siamo inevitabilmente schiavi del tempo, ma, pur ‘non conoscendo’ questa necessità, ‘noi sappiamo’ che essa esiste””. 4. Engels “”fa un balzo dalla teoria alla pratica (…). In Engels, la vivissima pratica umana fa irruzione anche nella teoria della conoscenza, fornendo un criterio oggettivo alla verità. Anche se noi ignoriamo la legge naturale, questa legge, esistendo e agendo al di fuori della nostra conoscenza, ci riduce a schiavi della ‘cieca necessità’. Però, dal momento in cui conosciamo questa legge, che agisce indipendentemente dalla nostra volontà e dalla nostra coscienza, essa ci rende padroni della natura. Il dominio della natura, realizzato nella pratica umana, è il risultato della rappresentazione oggettivamente esatta nella mente dell’uomo dei fenomeni e dei processi naturali”””” (pag 180-181) Ancora da inserire”,”TEOP-249″
“BESANÇON Alain”,”Le origini intellettuali del leninismo.”,”Alain Besançon, nato a Parigi nel 1932, direttore di studi all’École des Hautes Études en Sciences sociales, insegna storia della cultura russa. É autore di: Le tsarévitch immolé, Histoire et experience du moi, Éducation et société en Russie, Éntre russe au XIX siècle.”,”LENS-050-FL”
“BESANÇON Alain”,”Novecento. Il secolo del male. Nazismo, comunism, Shoah.”,”Alain Besançon, storico e membro dell’ Institut de France, è autore di saggi autorevoli e di successo. Tra essi ricordiamo: ‘Breve trattato di sovietologia’ (1976), ‘Le origini intellettuali del leninismo’ (1977), ‘Anatomie d’un spectre’ (1981), ‘L’image interdite’ (1994), ‘Trois tentations dans l’Église’ (1996). Tesi: comunismo e nazismo come “”gemelli eterozigoti”” (storia differente ma tratti comuni, uno vuole il bene dell’umanità, l’altro il bene del popolo tedesco… “”Si ha qualche ragione per pensare che Hitler abbia ispirato l’idea del “”grande terrore””, ma la “”notte dei lunghi coltelli”” (1934), cioè l’epurazione lampo del paritto nazista, fece circa ottocento vittime. Stalin moltiplicò quest acifra per più di mille”” (pag 39)”,”TEMx-093″
“BÉSANGER Serge”,”Le Défi Chinois.”,”BÉSANGER Serge”,”CINE-066″
“BESCHLOSS Michael R.”,”Spionaggio dal cielo. 1960: l’affare dell’U-2.”,”Michel Beschloss è storico alla Smithsonian Institution e membro del St. Anthony’s College di Oxford. Nato a Chicago nel 1955 ha studiato ad Harvard. Il suo primo libro è stato ‘Kennedy and Roosevelt’ del 1980.”,”USAQ-100″
“BESNARD Pierre MANDEL Ernest REY A. FAURE Sébastien YVETÔT George DAUDÉ-BANCEL André COTTE E. HILLKOFF A. ROTHEN ER. BASTIEN George MARESTAN Jean LASHORTES MALATESTA Errico MONATTE Pierre BOIS Pierre CHAULIEU Pierre alias Cornelius CASTORIADIS”,”Travailleurs contre bureaucrates. Ni Etats, ni Eglises. Ni “”races””, ni ethnies.Traductions et débats. Anthologie n.1. Syndicalisme révolutionnaire et socialisme (1896-1914). Grèves, Bourses du Travail, Coopératives, mutuelles et syndicats (1876-1036). Principals grèves en France (1936-1968).”,”Molti scritti sono di Pierre Besnard Rivista ‘Ni patrie ni frontières’ (1) Pierre Besnard (8 October 1886 – 19 February 1947) was a French revolutionary syndicalist. He was the Confederal Secretary of the Confédération Générale du Travail-Syndicaliste Révolutionnaire (CGT-SR) from 1929, and the Secretary of the International Workers’ Association. Bibliography ] Les syndicats ouvriers et la révolution sociale, Paris, 1930 Le monde nouveau, CGT-SR, 1936 L’éthique du syndicalisme, CGT-SR, 1936 Besnard was also a contributor to Sébastien Faure’s Encyclopédie anarchiste. (1) Chaque numéro de Ni patrie ni frontières tourne autour d’un thème central et inclut des contributions provenant de sources divergentes ou contradictoires. La revue a publié aussi des brochures, des livres ainsi que des compilations rassemblant les textes jugés les plus intéressants. Une partie des articles sont traduits dans d’autres langues : anglais, espagnol, portugais, italien ou néerlandais. Photocopiée et reliée de façon artisanale jusqu’en mai 2007, elle est imprimée depuis les numéros 21-22 (novembre 2007). De nombreux articles ont été traduits en anglais comme en témoigne la rubrique Texts in English1. Publications annexes[modifier | modifier le code] Livres[modifier | modifier le code] Depuis 2008 plusieurs livres, indépendants de la revue, ont été publiés. Karim Landais, Passions militantes et rigueur historienne, tome 1 (610 pages) et tome 2 (752 pages), 2006 Karim Landais, Anarchisme, nation, identité, culture, 182 pages, 2008 Loren Goldner, Demain la Révolution, tome 1 (recueil d’articles traduits de l’anglais), 392 pages, 2008 Échanges : Restructuration et lutte de classe dans l’industrie automobile, 226 pages, 2010 Encyclopédie anarchiste (1924-1935) : La Raison contre Dieu (anthologie de textes extraits de cette encyclopédie), 484 pages, 2010 Patsy, Le Monde comme il va (199-2010) : chroniques et coups de gueule sur la radio Alternantes, 376 pages, 2010 Anthologies thématiques[modifier | modifier le code] La revue a aussi édité des anthologies thématiques d’articles publiés ou pas auparavant dans Ni patrie ni frontières. Question juive et antisémitisme, sionisme et antisionisme, 344 pages, 2008 Islam, islamisme, « islamophobie », 336 pages, 2008 La Fable de l’illégalité : intégration forcée aux Pays-Bas, 360 pages, 2008 De la violence politique, 274 pages, 2009 Religion et politique, 392 pages, 2010 (wikip)”,”FRAP-107″
“BESNIER Bernard GOTTSCHALCH Wilfried FÜLBERTH Georg AGNELLI Arduino MERHAV Peretz LESER Norbert, saggi di”,”Storia del marxismo contemporaneo. Volume secondo. Schmidt, Hilferding, Mehring, Bauer, Adler, Renner.”,”Saggi di BESNIER Bernard GOTTSCHALCH Wilfried FÜLBERTH Georg AGNELLI Arduino MERHAV Peretz LESER Norbert”,”MADS-282″
“BESNIER Bernard”,”Conrad Schmidt e l’inizio della letteratura economica “”marxista””.”,”””Conrad Schmidt (1865-1932) è soprattutto conosciuto per il suo dibattito con Engels, poco prima della pubblicazione del terzo libro del ‘Capitale’ e, in seguito, per la sua partecipazione al movimento revisionista di Bernstein (dopo la morte di Engels). Con Bernstein, Schmidt era stato tra il 1888 e il 1895, un difensore dell’ortodossia marxista in seno al partito socialdemocratico nel quale l’influenza lassalliana era certamente influente quanto quella di Marx, se non di più. In tale partito infatti la fazione parlamentare (in cui uomini quali Bebel e Wilhelm Liebknecht, a causa della loro quasi totale mancanza di formazione teorica, erano sempre pronti a cedere alle tendenze opportunistiche di cui erano alfieri Auer e Kayser) costituiva un costante “”freno”” all’azione extraparlamentare del partito. Nel 1890 Schmidt è redattore della “”Volkstribüne””, principale espressone dell’opposizione al comitato direttivo (parlamentare) del partito e, dopo la rinuncia da parte di quest’ultimo all’utilizzo del 1° maggio come giornata di lotta radicale, egli dichiara, nel corso di una riunione a Berlino, che il parlamento in Germania è soltanto la copertura dell’assolutismo (1). La sua corrispondenza con Engels (sfortunatamente siamo a conoscenza soltanto delle lettere di Engels), che sembra iniziarsi nel 1888, nel momento in cui termina la sua tesi di dottorato, rivela molto presto (27 ottobre 1890, data della lettera di Engels) l’esigenza di precisazioni (o sfumature?) sulla “”concezione materialistica della storia””. Ma non era il solo. Nello stesso periodo Plechanov e Labriola procedono a tentativi infelici di applicazione del metodo materialista alla storiografia (lo stesso Mehring, in ‘Lessing Legende’, pubblicato nel 1893, aveva composto un capitolo sul materialismo storico, giudicato da Engels eccessivo e unilaterale) e molti critici avevano trovato in ciò pretesto per respingere totalmente il determinismo economico (per esempio Paul Barth), oppure per proporre correzioni tendenti a eliminare il ruolo fondamentale dell’economia rispetto ad altre istanze (si tratta della teoria sociologica dei “”fattori””, criticata da Labriola (2)). E’ sintomatico che Engels giunga a pensare di dover attribuire a sé (e a Marx) una parte di responsabilità per la confusione teorica che si era venuta a creare, per le deformazioni e le semplificazioni del metodo materialistico di interpretazione della storia (lettera a Mehring del 1893) e che tale confessione, aggiunta a quella presente nella lettera a Heinz Starkenburg, venga sfruttata in seguito da Bernstein quale testimonianza di un abbandono, o di un ripensamento rispetto alla ‘Introduzione’ a ‘Per la critica dell’economia politica’ (1859). Come ha notato Karl Korsch (3), sembra che il malinteso tra i fondatori del marxismo (tra i quali Korsch annovera, prendendo in considerazione le influenze intellettuali, Labriola e Plechanov), e i giovani tedeschi della “”seconda generazione”” del marxismo, derivi, per i primi, dalla loro mancanza di chiarezza sull’applicazione e il rovesciamento (‘Umkehrung) della dialettica hegeliana, mentre per i secondi (in Germania) quest’ultima era “”lettera morta””. Engels infatti si lamenta spesso di tale situazione (vedi la lettera a Schmidt del 27 ottobre 1889, come anche quella del 1° novembre 1891 in cui viene proposta una curiosa analogia tra il passaggio, in ‘Scienza della Logica’, dall’essere all’essenza e il passaggio, nel ‘Capitale’, dalla merce al capitale). In definitiva gli sforzi di Engels (per motivi che derivano dall’insufficiente chiarezza sui temi trattati) rimangono vani (…)”” (pag 165-166) [Bernard Besnier, Conrad Schmidt e l’inizio della letteratura economica “”marxista””, Annali, Milano, 1974] [(1) Cfr. Pierrre Angel, Eduard Bernstein et l’évolution du socialisme allemand’, Paris, 1961, p. 154, n. 107; (2) Antonio Labriola, Essais sur la conception matérialsite de l’histoire’, Paris, 1902, pp. 153 sgg., trad. it. ‘Del Materialismo storico’, Torino, 1973 § VI, pp. 563 sgg.; (3) Karl Korsch, Karl Marx, Parte Terza, cap. 14, trad. it. di Augusto Illuminati, pp. 253 e sgg.] Teoria del crollo “”Con Bernstein, ma ancor più con Conrad Schmidt, si delimita e appare in primo piano un tema che sarà motivo di controversie in tutta la letteratura economica marxista, fino alla seconda guerra mondiale: quello del crollo (‘Zusammenbruch’) generale del capitalismo. Se i dibattiti sono a tal punto privi di conclusioni e se, dopo ogni periodo di quiete provvisoria, vi è sempre qualcuno pronto a raccoglierli (Rosa Luxemburg, poi Bucharin e Varga, infine Grossmann), tentando una nuova formulazione, ciò vuol dire che il tema, lungi dall’essere una pura questione di economia (estensione della teoria della crisi), è inequivocabilmente avvolto nella pedagogia rivoluzionaria (o quanto meno in ciò che si definisce tale) dell’organizzazione proletaria. Non è nostro intento seguire tale dibattito attraverso tutte le forme assunte nell’arco di circa mezzo secolo, bensì tentare di delimitare le componenti proprie della sua manifestazione primitiva. In Bernstein la messa in rilievo del tema del ‘Zusammenbruch’, nell’intento di confutarlo, sorge da una motivazione che si colloca piuttosto a livello delle conseguenze politiche generali e non da considerazioni proprie della teoria economica stessa. In un certo senso è senza dubbio il “”catastrofismo”” (conseguenza, a suo avviso, come già abbiamo detto, della “”perfidia dialettica””) che egli cerca di estirpare dal marxismo. Il suo scopo è chiaro: sostituire alla visione della storia “”rivoluzione + catastrofe”” (cfr. il passo di Kautsky citato alla n. 4) la sola evoluzione; lo sconvolgimento da cui gli ortodossi si aspettano l’instaurazione del socialismo non gli appare affatto auspicabile (…). In mancanza di tale chiarificazione, di ciò che egli desidera “”integrare”” del capitalismo nel socialismo, Bernstein preferirà – senza alcuna esitazione – concentrare i suoi sforzi attaccando la ‘Zusammenbruchtheorie’ che suppone essere la sola alternativa alla propria. E ciò opponendo alle credenze dell’accentuazione delle crisi (che sembrano essere state forti negli ambienti socialisti tedeschi tra il 1880 e il 1888) l’immagine della prosperità dell’Inghilterra, e, soprattutto, della Germania degli anni novanta. Le discussioni raggiungeranno un livello teorico soltanto dopo la traduzione in tedesco del grande libro di Tugan-Baranovskij (‘Studien zur Theorie und Geschichte der Handelskrisen in England’. La prima edizione russa è del 1894, la traduzione tedesca del 1901). Quindi noi non ci soffermeremo. Un solo punto attirerà per un momento la nostra attenzione perché concerne il ruolo – sul quale ci dilungheremo nella seconda parte del presente articolo – assunto da Conrad Schmidt in quanto uno dei primi “”specialisti”” della teoria ‘economica’ marxista. In effetti se la confutazione della ‘Zusammenbruchtheorie’ doveva costituire una delle principali manovre della revisione del ‘marxismo’, era necessario che si supponesse che tale teoria gli fosse propria. Non cercheremo qui di esaminare se tale opinione potesse avere qualche fondamento nell’opera stessa di Marx; ciò che maggiormente ci interessa è invece esaminare ‘sotto quale forma’ gli autori degli anni 1895-1900 pensavano (nella misura in ciò avveniva) di trovarla nell’opera di Marx. (…) Il sottoconsumo operaio, aggiunto al progresso (assoluto e relativo) della produzione di plusprodotto, appare come la causa della generalizzazione delle crisi (in concomitanza con “”l’anarchia produttiva””) e come ciò che dovrebbe condurre, per l’estendersi di tale generalizzazione, al ‘Zusammenbruch’ (18). I revisionisti controattaccheranno mettendo in evidenza le capacità di organizzazione del capitalismo (tesi ripresa in seguito da Hilferding e Bucharin con la teoria del “”capitalismo organizzato””, e l’aumento del potere d’acquisto di certi strati della classe operaia. Nel 1901 Conrad Schmidt dà per scontato che la teoria di Marx comporti l’affermazione del ‘Zusammenbruch’. Anch’egli reperisce nella tendenza al sottoconsumo il fattore principale di questo processo; aggiungendo però, in modo assai contestabile, che la tendenza al sottoconsumo conduce al “”crollo”” facendo abbassare il saggio di profitto (perché si fa più violenta la concorrenza per il mercato), diminuendo di conseguenza la “”profittevolezza”” del sistema per i datori di lavoro e aumentando l’esercito industriale di riserva (19)”” [Bernard Besnier, Conrad Schmidt e l’inizio della letteratura economica “”marxista””, Annali, Milano, 1974] [(18) Cfr. Louis B., Boudin, The Theorical System of Karl Marx’, cit, pp. 163 sgg. per la versione del sottoconsumo operaio e p. 237 per l’affermazione che il ‘breakdown’ finale del capitalismo “”non è altro che una grande crisi””; (19) Cfr. il giudizio di P.M. Sweezy, ‘Teoria dello sviluppo capitalistico’, Torino, 1951] (pag 170-171-172-173)”,”TEOC-643″
“BESOMI Daniele RAMPA Giorgio”,”Dal Liberalismo al Liberismo. Stato e mercato nella storia delle idee e nell’analisi degli economisti.”,”Daniele Besomi (1960) è un ricercatore indipendente. É interessato in particolare alla storia della dinamica economica. I suoi contributi più recenti, apparsi su diverse riviste specializzate e in una monografia pubblicata da Macmillan, riguardano la teoria dinamica di Roy Harrod, in precedenza si era occupato di Kalecki e Goodwin. Giorgio Rampa (1956) è docente di economia Politica presso l’Università di Genova. Si è interessato di teoria delle interdipendenze settoriali, equilibrio economico generale, dinamica economica, teoria della scelta e della razionalità.”,”ECOI-154-FL”
“BESOMI Daniele, con Contributi di Giorgio RAMPA”,”Equilibrio distribuzione e crisi nel repertorio degli Economisti. Un percorso di lettura organizzato in 39 schede tematiche.”,”Daniele Besomi (1960) è un ricercatore indipendente. É interessato in particolare alla storia della dinamica economica. I suoi contributi più recenti, apparsi su diverse riviste specializzate e in una monografia pubblicata da Macmillan, riguardano la teoria dinamica di Roy Harrod, in precedenza si era occupato di Kalecki e Goodwin. Giorgio Rampa (1956) è docente di economia Politica presso l’Università di Genova. Si è interessato di teoria delle interdipendenze settoriali, equilibrio economico generale, dinamica economica, teoria della scelta e della razionalità.”,”ECOT-226-FL”
“BESSAND-MASSENET P.”,”Babeuf et le parti communiste en 1796. L’ attaque de Grenelle. Les communistes en 1796.”,”Irruzione della polizia. L’ attacco di Grenelle. “”Babeuf scriveva seduto a un tavolo. Con lui Pillé, il suo copista, e l’ uomo dalla parrucca rotonda, il musicista Buonarroti. Udito un rumore, Babeuf alzò la testa, ma non ebbe il tempo di fare di più, di stendere il braccio, di prendere un’ arma, una pistola: i poliziotti erano su di lui. Similmente, gli altri due sopraffatti dallo stupore per la rapidità dell’ attacco, rimasero fermi, “”le braccia bloccate””. La porta, la finestra erano vigilate, ogni ritirata impossibile. Buonarroti, solo, aveva fatto il gesto di far scivolare via un foglio di carta sotto di lui, ma, senza difficoltà, gli presero le mani. Infine, Babeuf, gettando la sedia, in un soprassalto di collera e di disappunto, gridò “”E’ un fatto, la tirannia vince!””””. (pag 62)”,”SOCU-111″
“BESSE Jean-Pierre PENNETIER Claude”,”Juin 40. La négociation secrète. Les communistes francais et les autorités allemandes.”,”BESSE Jean-Pierre è uno storico, professore di liceo, E’ corrispondente dell’ IHTP (Institut d’ Histoire du temps present). Ha pubblicato con Thomas POUTY ‘Les fusillés: répresions et exécutions pendant l’ Occupation’. PENNETIER Claude ricercatore del CNRS responsabile di un programma sui militanti presso il CNRS, alla morte di MAITRON nel 1987 ha preso il suo posto nella direzione del celebre ‘Dizionario’. La liberazione dei prigionieri del PCF da parte dei tedeschi. “”Il mattino del 23 giugno, quasi quattrocento prigionieri politici di Fresnes sono riuniti in una sala dai tedeschi, in presenza di un distaccamento della Wehrmacht. Un ufficiale passa tra le fila fermandosi davanti a qualche prigioniero e chiede loro: – Perché siete qua? – Per aver difeso la pace. – E voi? – Per aver distribuito volantini. – E voi? – Per propositi disfattisti. Prende quindi la parola: “”Signori, voi avete difeso la pace. Avete lottato per impedire che il vostro paese non fosse trascinato nella guerra voluta dai capitalisti inglesi e dagli ebrei. Per ordine del Führer voi siete liberi, potrete lasciare la prigione da domani.”” Alcuni esitano, altri pensano che sia un frutto naturale del Patto e che siano liberi grazie a Stalin. André Tollet, che notiamo, non cita la trattativa per la riapparizione legale dell’ Humanité, scrive: “”Vennero organizzate alcune operazioni politiche spettacolari. Per confondere gli spiriti, i nazisti liberarono alcuni detenuti politici al fine di far credere ad una alleanza hitleriana-comunista. In realtà, non liberarono, lungi dal necessario, tutti i nostri compagni, ma quanto basta per questo appaia””.”” (pag 111-112) “”Appare difficile sapere di più su questi militanti liberati dai tedeschi. In effetti, alla Liberazione o dopo, quando si tratta di redigere la propria biografia o raccontare i propri ricordi, è più facile affermare che si è evasi più che riconoscere che si sia stati liberati dai tedeschi. Sia quel che sia, ci sono ben stati dei comunisti liberati dai tedeschi, ma meno numerosi senza dubbio di quanto contava la direzione nel quadro dei suoi negoziati con i tedeschi””. (pag 113) Nel dizionario biografico Maitron sono numerosi i casi in cui nella biografie di militanti comunisti arrestati prima del giugno 1940 si segnalano come evasi prima di essere arrestati di nuovo nell’ autunno 1940 o nel 1941 o dopo. (pag 113)”,”PCFx-057″
“BESSE Guy MILHAU Jacques SIMON Michel”,”Lénine. La philosophie et la culture.”,” – Michel Simon, Lenin e la filosofia – Jacques Milhau, Lenin di fronte al revisionismo in filosofia – Guy Besse, Leni e la rivoluzione culturale “”Tous les malentendus sur ‘Matérialisme et empiriocriticisme’ proviennent de la méconnaissance de point décisif. En réalité Lénine développe, dans le conditions de l’essor scientifique et technique de son temps (de l’état effectif des pratiques observables), les Thèses de Marx sur Feuerbach (1845), notamment la seconde: «La question de savoir s’il y a lieu de reconnaïtre à la pensée humaine une vérité objective n’est pas une question théorique mais une question pratique. C’est dans la pratique qu’il faut que l’homme prouve la vérité, c’est-à-dire la réalité, et la puissance de sa pensée, dans ce monde et pour notre temps. La discussion sur la réalité ou l’irréalité d’une pensée qui s’isole de la pratique, est purement ‘scolastique’ (1)» L’idéalisme philosophique est donc un jeu, et Lénine fait scandale, simplement parce qu’il refuse de jouer selon les règles du jeu. Il refuse, au sens premier du terme, la ‘duplicité’ de l’idéaliste, idéaliste en parole quand il s’agit de faire son métier (produire un discours mystificateur), matérialiste en fait quand il s’agit de vivre réellement et d’agir sur le réel. Déjà Feuerbach l’avait dit: l’idéalisme est le point de vue de l’âme séparéé du corps, celui de la mort, non le point de vu vivant et réel. A cela, Lénine oppose une exigence de cohérence, de conséquence, ce qui est bien dans sa manière. Il oppose la simplicité, si c’est le terme choisi pour antithèse de duplicité. Cela veut dire concrètement, en ce début du XXe siècle (atome, électricité, usines) que Lénine développe l’indication d’Engels: le matérialisme est la vérité du développement de la science moderne de la nature. Savoir par essence caractérisé par d’enormes lacunes. Mais le matérialisme est le courage de la science: devant une question non résolue, «il incite par cela même à sa solution, à des nouvelles recherches expérimentales»”” (pag 32-33) [Guy Besse, ‘Lénine et la philosophie’] [(in) Guy Besse, Jaques Milhau,, Michel Simon, ‘Lénine. La philosophie et la culture’, Paris, 1971] [(1) K. Marx F. Engels: ‘L’Idéologie allemande’, Première partie: ‘Feuerbach’, Paris, Editions sociales, 1969, p: 138]”,”LENS-288″
“BESSEDOWSKY G.”,”Memorias de un diplomatico sovietico.”,”BESSEDOWSKY fu ambasciatore sovietico a Parigi finché caduto in disgrazia rischiò di essere eliminato, riuscì miracolosamente a sfuggire agli agenti sovietici in vari paesi dell’ Europa occidentale. “”Piatakov mi rispose: “”E’ inevitabile. La rivoluzione ha passato ormai il periodo dell’ entusiasmo. Si trova in quello routine. In ottobre, la rivoluzione non era se non un’ avventura. Poche settimane dopo si è trasformata nell’ avventura di un gruppo di uomini fortunati””. Un giorno parlavamo con Lenin in un circolo ristretto di persone. Uno dei nostri disse a Lenin: “”Riconosca che non crede nel successo””. Con un leggero sorriso, Ilich rispose: “”E’ chiaro che non ci credevo; la rivoluzione di Ottobre, dopo tutto, non era che un’ avventura che si armonizzava con lo spirito mondiale. Se fossimo stati sconfitti, avremmo lasciato ai proletari un esempio di programma di operai insorti. Questo sarebbe stato più importante di una rivoluzione che ha vinto e poi è degenerata. Il vero rivoluzionario sa attaccare, ma sa anche ripiegare quando perde””. Io guardai Piatakov. “”Allora, attaccare o retrocedere? Rispose con un’espressione di stanchezza: “”si deve ripiegare””. (pag 159-160)”,”RUST-084″
“BESSEY Valérie”,”Construire l’Armée française. Textes fondateurs des institutions militaires. (Tome 1). De la France des premiers Valois à la fin du règne de François I.”,”(Vol. 1) BESSEY Valérie: Dottoressa in Storia, tesi di dottorato sugli Ordini militari in Piccardia nel Medioevo. “”Cos’è l’esercito francese, nella sua essenza e continuità storica, con i suoi usi e costumi, i suoi simboli e tradizioni? I tre volumi di questa Antologia, che coprono il periodo che va dal XIV al XIX secolo, sono realizzati su iniziativa del Centro Studi Storia della Difesa (CEHD), organismo direttamente dipendente dalla Segreteria Generale per l’Amministrazione del Ministero della Difesa. Ciascun volume, affidato a tre storici qualificati (Valérie BESSEY, Pierre BONIN e Annie CRÉPIN), è stato sviluppato sotto il controllo di un referente e sottoposto al vigile esame di una commissione del consiglio scientifico del CEHD.”” (dalla Prefazione, pg 5. Traduz. d. r.). “”Quest’opera, la prima della serie sui testi fondatori delle istituzioni militari, mette a disposizione (…) trenta testi accuratamente curati e intelligentemente commentati. Molti di questi testi erano inediti. Il punto di partenza scelto è il XIV secolo, epoca in cui, con l’inizio di quella che sarebbe diventata la Guerra dei Cent’anni, la famiglia reale francese cominciò a promulgare ordinanze, editti, regolamenti destinati alle forze armate da essa costituite e impiegate, con modalità disuguali di successo in terra e in mare. (…) I Testi di questo primo volume coprono il periodo fino alla metà del XVI secolo. Sono affrontati tutti gli aspetti della questioni militari: reclutamento, finanziamento, supervisione, rifornimenti, equipaggiamenti individuali e collettivi, disciplina e giustizia, il ruolo delle città, il destino delle tre armi, cariche, dal connestabile e ammiraglio di Francia ai capitani di compagnia. (…)”” (Dal retro di copertina. Traduz. d. r.) <> (pag. 75. Traduz. d. r.)”,”FRQM-003-FSL”
“BESSIERE Stéphanie”,”La Chine à l’ aube du XXIe siècle. Le retour d’une puissance?”,”BESSIERE Stéphanie diplomata del Centre d’ Etudes diplomatiques et strategiques de Paris (CEDS), studia da tempo la civiltà cinese. “”La repubblica popolare cinese afferma, quanto ad essa (l’invasione cinese del Tibet; del 1949-1950, ndr), che sua relazione con il Tibet è un affare interno in quanto questo è, e fu per secoli, una parte integrante della Cina. Il Tibet fu prima di Gesù Cristo e per i secoli che seguirono, una delle grandi potenze dell’ Asia. Nel corso dei suoi 2000 anni di storia, il Tibet non ha subito influenze straniere che per brevi periodi nel XIII secolo (impero mongolo) e XVIII secolo (impero manciù), L’ influenza manciù non durò molto tempo. Essa era assolutamente inefficace quando i Britannici invasero per un breve periodo Lhassa e conclusero con il Tibet un trattato bilaterale: la Convenzione di Lhassa.”” (pag 60)”,”CINx-201″
“BESSON Waldemar a cura; collaborazione di Hans ROTHFELS Waldemar BESSON Giorgio CANDELORO Friedrich HILLER VON GAERTRINGEN Franz G. MAIER Hans MOMMSEN August NITSCHKE Horst RABE Armin WOLF; edizione italiana a cura di Giorgio CANDELORO”,”Storia.”,”Hanno collaborato a questo volume: Hans ROTHFELS (introduzione), Waldemar BESSON (periodizzazione), Giorgio CANDELORO (concezione marxista della storia, fascismo risorgimento), Friedrich HILLER VON GAERTRINGEN (Età moderna). Franz G. MAIER (Antichità, Bisanzio, Fonti antichità, periodizzazione, storiografia antica), Hans MOMMSEN (Età moderna, fonti, metodo storico, nazione, partito, storia sociale), August NITSCHKE (Medioevo, periodizzazione), Horst RABE (Età moderna, fonti, periodizzazione, storiografia), Armin WOLF (Discipline storiche ausiliarie, fonti, storiografia medievale)”,”STOx-028 EURx-068″
“BEST Otto F.”,”Expressionismus und Dadaismus.”,”Dono di M. Ferraresi”,”VARx-594″
“BEST Geoffrey”,”War and Society in Revolutionary Europe, 1770-1870.”,”Geoffrey Best ha studiato al Trinity College e Fellow di Trinity Hall, Cambridge. Nel 1954-55 è diventato Choate Fellow ad Harvard, dal 1966 al 1974 ha insegnato Storia all’Università di Edinburgo. In seguito ha insegnato al All Souls College di Oxford, all’Università del Sussex e al Woodrow Wilson International Center di Washington. Ha pubblicato molte opere tra cui ‘Humanity in Warfare’ (1980). L’autore si occupa in particolare del carattere, le qualità di comando militare, le capacità o il limiti di governo della Francia di Napoleone Bonaparte (v. pag 110-111 ecc.)”,”QMIx-100-FSL”
“BESTEIRO Julian”,”Marxismo y antimarxismo. Discurso leido por Don Julian Besteiro en el acto de su recepcion en la Academia de Ciencias morales y politicas el 28 de abril de 1935, Madrid.”,”BESTEIRO Julian fu una delle figure principali della storia contemporanea spagnola e in particolare del Partito Socialista. In ‘Marxismo e Antimarxismo’ fa una esposizione di questa teoria, della sua evoluzione, e tenta di smontare con il rigore del professore di logica, le critiche al marxismo o le interpretazioni del pensiero di Marx ed Engels provenienti da parti diverse tra loro. Critica Lenin e Trotsky per aver prodotto rimedi che avrebbero condotto a mali ancora peggiori di quelli dovuti alla democrazia. “”Notoriamente, Marx impiegò gran parte delle sue poderose risorse dialettiche per contrastare l’ influenza della tradizione rivoluzionaria del giacobinismo francese, rappresentata, in primo luogo, dalle dottrine d Gracco Babeuf; poi, da Blanqui in Francia e da Weitling in Germania.”” (pag 94)”,”TEOC-282″
“BESTEIRO Julian”,”El partido socialista ante el problema de marruecos. Discursos pronunciados por el diputado. Julian Besteiro. En las sesiones del Parlamento correspondientes a los dìas 3,4 y 10 de noviembre de 1921.”,”‘La Spagna è incapace come popolo colonizzatore. Il mito di Re Mida’. (pag 26-)”,”MSPx-113″
“BETA Simone a cura”,”Ulisse. Il viaggio della ragione.”,”Simone Beta insegna Filologia classica all’Università di Siena. Si è occupato di teatro classico.”,”GREx-026″
“BETANZOS Juan CIEZA DE LEON Pedro COBO Bernabé DIOSES Y HOMRES DE HUAROCHIRI GARCILASO DE LA VEGA GUAMAN POMA DE AYALA Felipe MOLINA Cristobal MURUA Martin PIZARRO Pedro SALINAS Y CORDOBA Buenaventura SANCHO DE LA HOZ SANTA CRUZ PACHACUTI Juan SANTILLAN Hernando SARMINETO DE GAMBOA Pedro, testi di”,”Vita e morte degli Incas.”,”Testi di BETANZOS Juan CIEZA DE LEON Pedro COBO Bernabé DIOSES Y HOMRES DE HUAROCHIRI GARCILASO DE LA VEGA GUAMAN POMA DE AYALA Felipe MOLINA Cristobal MURUA Martin PIZARRO Pedro SALINAS Y CORDOBA Buenaventura SANCHO DE LA HOZ SANTA CRUZ PACHACUTI Juan SANTILLAN Hernando SARMINETO DE GAMBOA Pedro. “”Nel 1528, Huascar e Atahualpa, i due figli dell’ Inca Huayna Capac, si mossero guerra. Sangue venne versato; interi gruppi e popolazioni sterminate; e l’ aristocrazia inca non riuscì più a risollevarsi da questo colpo. Se dobbiamo credere a Garcilaso, una figura come quella di Atahualpa non era mai stata vista sul trono degli Incas: questo politico machiavellico, tanto astuto quanto crudele, tanto cauto quanto feroce, tanto “”volpe”” quanto “”leone””, sembrava appartenere piuttosto alla storia europea, come uno scandalo che gli occhi non potevano contemplare. Prima di giungere sulle navi spagnole, l’ Europa era già a Cuzco: l’ Europa, col suo potere senza consacrazione, senza connessione, senza mito, senza luce, senza mitezza””. (pag 29)”,”AMLx-070″
“BETH E.W. a cura di CASARI Ettore”,”I fondamenti logici della matematica.”,”Ettore Casari ha studiato presso l’Università di Münster ed ha frequentato le lezioni dei proff. Hermes e Ackermann. E.W. Beth è nato il 7 luglio 1908 a Stad Almelo (Prov. Overijssel-Olanda) e compiuti nella città natale e a Deventer gli studi secondari, egli ha frequentato le università di Utrecht, Leida e Bruxelles, conseguendo nel 1932 la licenza in scienze matematiche e fisiche, nel 1935 quella in psicologia e filosofia e, sempre nel 1935, il titolo di dottore in lettere dell’università di Utrecht.”,”SCIx-281-FL”
“BETHELL Leslie a cura; saggi di William GLADE Rosemary THORP Robert FREEMAN SMITH Nicolaz SANCHEZ-ALBORNOZ Arnold BAUER Manuel MORENO FRAGINALS James R. SCOBIE Colin M. LEWIS Michael M. HALL e Hobart A. SPALDING Charles A. HALE Gerald MARTIN, John LYNCH”,”The Cambridge History of Latin America. Vol IV c. 1870 to 1930.”,”Il coordinatore generale dell’opera, Dr. Leslie BETHELL è Reader in Hispanic American and Brazilian History all’ Univ College London.”,”AMLx-014″
“BETHELL Leslie coordinamento generale; saggi di Thomas W. MERRICK Victor BULMER-THOMAS Rosemary THORP Ricardo FFRENCH-DAVIS Oscar MUNOZ José Gabriel PALMA Orlandina DE-OLIVEIRA Bryan ROBERTS Joseph L. LOVE Thomas F. GLICK”,”The Cambridge History of Latin America. Vol VI, Part 1. 1930 to the Present. Economy society and politics.”,”Il coordinatore generale dell’opera, Dr. Leslie BETHELL è Reader in Hispanic American and Brazilian History all’ Univ College London. Saggi di Thomas W. MERRICK, Victor BULMER-THOMAS, Rosemary THORP, Ricardo FFRENCH-DAVIS, Oscar MUNOZ, José Gabriel PALMA, Orlandina DE-OLIVEIRA, Bryan ROBERTS, Joseph L. LOVE, Thomas F. GLICK.”,”AMLx-016″
“BETHELL Nicholas”,”The Palestine Triangle. The Struggle between the British, the Jews and the Arabs 1935-48.”,”BETHELL Nicholas è nato nel 1938 e ha studiato al Pembroke College di Cambridge. Dopo vari anni spesi nella traduzione di opere e rappresentazioni dal polacco e dal russo, ha scritto una biografia del leader polacco Wladyslaw GOMULKA, pubblicata nel 1969, e con David BURG ha tradotto di SOLZHENITSYN ‘Cancer Ward’ e ‘The Love-Girl and the Innocent’. I suoi libri più recenti sono ‘The War Hitler Won’ (1972) e ‘The Last Secret’ (1974) e ‘Russia Besieged’ (1978). Ha svolto una breve esperienza come membro del governo consevatore e dal 1975è diventato membro del parlamento europeo. Vive a Londra. La questione ebraica e la questione palestinese. “”Oliver Lyttelton, ministro della produzione, scrisse della “”permanente strategica importanza del Medio Oriente per l’ Impero Britannico””, che significa che la Gran Bretagna deve mantenere il controllo della Palestina “”per un periodo indefinito””. Robin Hankey notava: “”Non possiamo mettere molta gente in Palestina senza minare in modo permanente le nostre relazioni con gli Arabi””. Charles Baxter sostiene che un piccolo stato ebraico sarebbe stato pericoloso come uno grande. Sarebbe stato in breve tempo sommerso di immigranti e sarebbe cominciata la rivendicazione del ‘Lebensraum’, il diritto di espandersi ‘nel resto della Palestina e probabilmente in Transgiordania’. Clement Attlee, primo ministro, il cui Labour Party era ufficialmente pro-sionista, scrisse il 23 giugno che il movimento sembrava essere caduto sotto il controllo di fanatici irresponsabili: “”Nessuno se non un visionario può immaginare che la Palestina possa assorbire tutti gli ebrei, perfino se essi fossero disposti a venire. Milioni desidereranno e saranno obbligati a vivere nelle terre dei gentili, in Europa, in America ed altri continenti””””. (pag 147)”,”VIOx-143″
“BETHELL Nicholas”,”Gomulka. La sua Polonia e il suo comunismo.”,”Dimitrov e lo scioglimento del partito comunista polacco “”Il capo del Comintern Georgy Dimitrov, in un articolo intitolato «La guerra e la classe lavoratrice nei paesi capitalisti» (10), illustrava qual era il punto di vista dell’Unione Sovietica sulla situazione internazionale e sulla guerra: si trattava di una guerra ingiusta, una guerra imperialista alla quale le classi lavoratrici avrebbero dovuto rifiutarsi di partecipare (almeno in Francia e in Gran Bretagna). Si incitavano gli operai a disobbedire agli ordini dei superiori, a rovesciare i loro dirigenti politici, a trasformare una guerra imperialista in una guerra di classe. Erano castelli in aria, come riconoscono obiettivamente, oggi, i moderni studiosi di storia polacchi: «Essi [il Cominitern] non valutavano appieno la necessità di difendere le nazioni minacciate dal fascismo. La loro lotta è stata un elemento prezioso nella guerra fin dal principio. In questo senso il Comintern ha scelto una linea di condotta ormai superata rispetto a quella manifestata all’inizio del 1939, e, non avendo saputo dare un’idea chiara del carattere della guerra polacco-tedesca del settembre 1939, alsciava la impressione che la lotta del popolo polacco per difendersi dall’invasore nazista fosse ingiusta» (11). Molti comunisti polacchi, che ritornavano delusi dalla Russia nei territori occupati dalla Germania, portarono con loro varie copie dell’articolo di Georgy Dimitrov e anche altra letteratura dello stesso genere. Così la confusione aumentò. … finire (pag 68-69)”,”POLx-050″
“BETHELL Nicholas, a cura di Pierre HORAY”,”La guerre qu’Hitler a gagnée. Septembre 1939.”,”La posizione dell’Italia di fronte all’attacco e alla vittoria tedesca in Polonia. Le relazioni con Inghilterra e Francia. “”Ainsi, les relations cordiales récemment établies avec l’Italie ont tant de valeur pour l’Angleterre qu’elle envisage même de ne pas respecter le traité signé avec les Polonais, afin de ne pas les compromettre. «Nous avons, par l’intermédiaire de Loraine, des contacts étroits avec Ciano», écrit Halifax à Lothian. Le Foreign Office est convaincu d’avoir accompli un grand exploit en maintenant l’Italie en dehors de la guerre et il est décidé à aller très loin pour consolider ce succès. Ce n’est pas l’avis de la France, où, au contrraire, de puissants courants d’opinion sont partisans de provoquer l’Italie et de déclencher contre elle une guerre préventive. L’Italie suit une politique périlleuse en s’efforçant de rester en bons termes avec les deux camps. Offensée par la décision d’Hitler de signer un accord avec la Russie bolchevique sans même la consulter, elle avait donné l’assurance à l’Angleterre et à la France qu’elle ne se battrait pas contre elles lorsque la guerre éclaterait et, de plus, elle avait sincèrement essayé de préserver la paix. … finre (pag 314-315)”,”QMIS-358″
“BETRI Maria Luisa”,”Leggere obbedire combattere. Le biblioteche popolari durante il fascismo.”,”L’A è ricercatrice presso l’Istituto di storia medioevale e moderna all’Univ degli Studi di Milano. Ha coltivato accanto a studi di storia sociale, della sanità e dell’assistenza (‘Le malattie dei poveri. Ambiente urbano, morbilità, strutture sanitarie a Cremona nella prima metà dell’Ottocento, MILANO. 1981), interessi per la ricerca etno-antropologica e per la storia della cultura popolare.”,”ITAF-001″
“BETRI Maria Luisa”,”La giovinezza di Stefano Jacini. La formazione, i viaggi, la “”proprietà fondiaria”” (1826-1857).”,”BETRI Maria L. insegna Storia del Risorgimento nell’ Università degli Studi di Milano. Ha studiato vari aspetti della società italiana tra Otto e Novecento con attenzione in particolare alle condizioni sanitarie e assistenziali, alla cultura materiale e all’ organizzazione del sistema bibliotecario (biblioteche). Ha pubblicato vari saggi (v. 4° copertina). S. JACINI è stato ministro dei lavori pubblici con CAVOUR, LA MARMORA, RICASOLI e in seguito interprete, quale presidente della Giunta per l’ inchiesta agraria, delle esigenze delle campagne italiane. “”E se l’ intonazione delle missive paterne si addiceva a un destinatario che non era più, ormai, l’ adolescente di Hofwyl, bensì un giovane maturo e consapevole dei suoi doveri, essa tuttavia non ne cambiava il significato, seguitando a fare appello alla “”solidarietà degli affetti””, all’ opportunità di un oculato dispendio del denaro e di un impiego produttivo del tempo. “”Vieppiù godiamo al sentire che il viaggio ti sia stato istruttivo giacché ‘nisi utile quod fecimus, stulta est victoria’ – rispondeva soddisfatto Giovanni Battista a Stefano che gli aveva comunicato il rientro dal suo primo viaggio, compiuto, faceva notare, non senza una punta di orgoglio, “”con quella somma che molti…conoscenti di Milano convertono in vestiari coi quali vanno a farsi ammirare sulle porte dei caffé””. Nessuno spreco dunque, “”giacché il saper spendere bene il denaro è uno dei primi elementi del saper vivere””, ma nemmeno una politica della lesina, poiché il giovane Jacini doveva essere all’ altezza del suo ceto e ben figurare nella società viennese alla quale si presentava””. (pag 132)”,”ITAE-175″
“BETRI Maria Luisa BIGAZZI Duccio a cura; scritti di L. ANTONIELLI M. BERENGO M. BRIGNOLI L. BRIGUGLIO G. CAPRA M.L. CICALESE E. COLLOTTI A. COLOMBO A. DE-BERNARDI C. DONATI L. GAMBI L. GANAPINI M. GANCI U. LEVRA G. LUSERONI M. MAZZA F. MAZZONIS M. MERIGGI S. MERLI M. MIRRI E. MORELLI M. NEJROTTI G. RUMI L. RUSSI G. SAPELLI M. SORESINA G. TALAMO A. VARNI R. ZANGHERI; redazione di Maria Luisa ROTONDI”,”Ricerche di storia in onore di Franco Della Peruta. Politica e istituzioni. Volume primo.”,”Tra i vari saggi – Il movimento anarchico itailano e spagnolo durante la Prima Internazionale, di Letterio Briguglio (pag 271-281) – Ancora a proposito di socialismo e criminalità. Una lettera di Turati a Costa, di Renato Zangheri (pag 327-334)”,”STOx-016-FSD”
“BETRI Maria Luisa BIGAZZI Duccio a cura; saggi di MORI Giorgio BIGAZZI Duccio ANGELI Stefano BERTA Giuseppe VIGEZZI Brunello SORCINELLI Paolo FRASCANI Paolo LACAITA Carlo G. BETRI Maria Luisa BORRUSO Edoardo BRAMBILLA Elena COSMACINI Giorgio FORTI-MESSINA Annalucia ONGER Sergio LIVA Giovanni DODI Luisa BRESSAN Edoardo CORTI Paola LONNI Ada BIGATTI Giorgio ISENBURG Teresa DECLEVA Enrico GIGLI-MARCHETTI Ada CANTARELLA Elvira; redazione di Maria Luisa ROTONDI”,”Ricerche di storia in onore di Franco Della Peruta. Economia e società. Volume secondo.”,”Tra i vari saggi – Il movimento anarchico itailano e spagnolo durante la Prima Internazionale, di Letterio Briguglio (pag 271-281) – Ancora a proposito di socialismo e criminalità. Una lettera di Turati a Costa, di Renato Zangheri (pag 327-334)”,”STOx-017-FSD”
“BETTANIN Fabio”,”La collettivizzazione della campagne nell’ URSS. Stalin e la ‘rivoluzione dall’ alto’ 1929 – 1933.”,”Fabio BETTANIN è nato a Fabriano nel 1950. E’ attualmente assistente di Storia contemporanea nella facoltà di lettere dell’ Università di Firenze. Collabora a ‘Democrazia e diritto’ e ‘Studi storici’.”,”RUSU-102″
“BETTANIN Fabio”,”Il lungo terrore. Politica e repressioni in URSS 1917-1953.”,”BETTANIN insegna storia dell’ Europa Orientale presso l’Istituto universitario orientale di Napoli. Ha pubblicato ‘La collettivizzazione delle campagne nell’ URSS’ (1976), ‘Pro e contro Stalin. La destalinizzazione in URSS’ (1988), ‘La fabbrica del mito. Storia e politica nell’ URSS staliniana’ (1996). Ha inoltre coordinato una ricerca che ha portato alla pubblicazione di due raccolte di documenti inediti degli archivi sovietici: ‘L’ Armata Rossa e la collettivizzazione delle campagne nell’ URSS (1928-1933)’ e ‘Le repressioni degli anni Trenta nell’ Armata Rossa’.”,”RUSS-098″
“BETTANIN Fabio”,”Il lungo terrore. Politica e repressioni in Urss, 1917-1953.”,”Fabio Bettanin insegna storia dell’Europa orientale presso l’Istituto universitario orientale di Napoli. Ha pubblicato: La collettivizzazione in Urss, Pro e contro Stalin, La destalinizzazione in Urss, La fabbrica del mito. Storia e politica nell’Urss staliniana.”,”RUSS-067-FL”
“BETTANIN Fabio”,”Stalin e l’Europa. La formazione dell’impero esterno sovietico (1941-1953).”,”Fabio Bettanin insegna storia dell’Europa orientale presso l’Istituto universitario orientale di Napoli. Ha pubblicato: La collettivizzazione in Urss, Pro e contro Stalin, La destalinizzazione in Urss, La fabbrica del mito. Storia e politica nell’Urss staliniana.”,”EURC-083-FL”
“BETTATI Mario”,”Le conflit sino-sovietique. Tome 1. Le conflit entre partis.”,”BETTATI è Docteur en Droit (Univ Nice).”,”CINx-068″
“BETTATI Mario”,”Le conflit sino-sovietique. Tome 2. Le conflit entre Etats.”,”BETTATI è Docteur en Droit (Univ Nice).”,”CINx-071″
“BETTELHEIM Charles”,”Storia dell’ India indipendente.”,”L’A è un noto studioso di problemi asiatici.”,”INDx-002″
“BETTELHEIM Charles”,”La pianificazione sovietica.”,”Dalla Rivoluzione d’ Ottobre al 1° piano quinquennale, i quadri della pianificazione sovietica, controllo ed esecuzione, modificazione dei piani economici, limiti pianificazione, statistiche sovietiche, settori industria agricoltura trasporti commercio, salari e lavoro. BETTELHEIM ha vissuto per vari mesi in URSS ed è stato poi incaricato dal Ministero dell’ Educazione Nazionale dello studio della pianificazione sovietica.”,”RUSU-018″
“BETTELHEIM Charles”,”Class Struggles in the USSR. Third Period: 1930-1941. Part One. The Dominated.”,”BETTELHEIM Charles (nato nel 1913) studioso di economia e marxista francese, studiò il russo nel 1934, fece il suo primo soggiorno in Russia nel 1936 per studiare la pianificazione sovietica e pubblicò un libro sul tema nel 1939. Pubblicò altri libri sul tema della pianificazione e dell’ economia sovietica fino al 1950. In seguito visitò l’ URSS varie volte. Ha pubblicato anche due lavori sulla Cina: ‘Cultural Revolution e Industrial Organisation in China’ e ‘China since Mao’. E’ vissuto a Parigi.”,”RUSU-124″
“BETTELHEIM Charles”,”Esquisse d’ un tableau economique de l’ Europe.”,”Charles BETTELHEIM è stato direttore di studi all’ Ecole Pratique des Hautes Etudes. “”Il declino dell’ economia europea è comunque stato relativo. L’ Europa è progredita meno velocemente degli altri continenti. Ma, all’ indomani della crisi del 1929, si registra un regresso assoluto di certi settori dell’ economia europea. Questi sono i differenti aspetti del declino dell’ Europa che andiamo ad esaminare collocandoci successivamente dal punto di vista della produzione, del commercio estero e dei principali elementi della bilancia dei conti.”” (pag 248)”,”EURE-019″
“BETTELHEIM Charles; MAO TSE-TUNG”,”Via China versus modelo sovietico. China y la URSS: dos modelos de industrialización (Bettelheim); La cuestión de Stalin. Sobre las diez grandes relaciones (Textos inéditos) (Mao).”,””” 6. Relazione tra la nazionalità Han e le minoranze nazionali. La nostra politica coerente ha ottenuto l’approvazione delle minoranze nazionali. Noi poniamo l’ accento nella lotta contro il nazionalismo Han. Adesso esiste il nazionalismo locale, ma non ha importanza. Ciò che importa è la necessità d lottare contro il nazionalismo Han. Il popolo Han costituisce la maggioranza all’ interno della popolazione. Se la nazionalità Han diffonde il nazionalismo Han, collocando in condizioni di inferiorità le minoranze nazionali, questo è assolutamente negativo.”” (pag 57, Mao, Sulle 10 grandi relazioni)”,”CINE-016″
“BETTELHEIM Charles”,”Problemi teorici e pratici della pianificazione.”,”BETTELHEIM Charles, noto economista francese, si occupa principalmente dei problemi dell’ economia dei paesi sottosviluppati e non capitalisti. Oltre a questo volume sui ‘Problemi teorici e pratici’ tra le sue opere sono da segnalare ‘L’ economie allemand sous le nazisme’, ‘La planification sovietique’, ‘L’ Inde independante’, ‘La construction du socialisme en Chine’. Tempo di lavoro. “”Non è solo l’ offerta di manodopera a costituire, in determinate condizioni una grandezza determinata: lo è anche il tempo di lavoro. Se in effetti il tempo effettivo di lavoro è inferiore a quanto richiede l’ equilibrio tra produzione e bisogni sociali, si constaterà che una parte più o meno notevole di lavoratori cercherà o di fare delle ore supplementari o di fare un doppio lavoro (cosa possibile ove la giornata lavorativa sia particolarmente breve): è questo il fenomeno che si è talvolta riscontrato nell’ URSS. Tale fenomeno sta a indicare che il tempo di lavoro vigente non basta a soddisfare certi bisogni, stante il ‘livello dei salari’ che consente. Viceversa, ove il tempo di lavoro sia superiore a quanto richiede l’ equilibrio tra produzione e bisogni sociali, si avranno o dei frequenti fenomeni di assenteismo, oppure eventualmente, ove si giunga a una certa saturazione dei bisogni, si avranno dei fenomeni di tesaurizzazione che romperanno l’ equilibrio tra produzione e consumi e che renderanno necessaria una riduzione del tempo di lavoro (ove si voglia ristabilire l’ equilibrio).”” (pag 223)”,”PVSx-031″
“BETTELHEIM Charles, a cura di Eric VIGNE”,”Les luttes de classes en URSS. 3ème période, 1930-1941. Tome premier. Les dominés.”,”vedi cronologia p.n. Nel volume non si parla di SAPRONOV: Timoteï Sapronov Timoteï V. Sapronov , born in 1887 and died in 1939, was a Russian revolutionist He was House painter, and member of the Parti working social democrat Russia starting from 1911. After 1917, he is member of the left of the Bolchevik S. He is then member of the “” Group centralism démocratique”” who criticizes the lack of democracy. It joined the Left opposition later, then the unified Opposition. From 1926 he considers that the Communist party of the Soviet Union is not reformable any more, and that another Party must be created. Excluded from the Party in 1927, imprisoned in 1934, he is shot in 1939 on order of Stalin.”,”RUSU-201″
“BETTELHEIM Charles, a cura di Eric VIGNE”,”Les luttes de classes en URSS. 3ème période, 1930-1941. Tome deuxième. Les dominants.”,”Tesi capitalismo di partito (pag 221)”,”RUSU-202″
“BETTELHEIM Charles, a cura della redazione di Corrispondenza Internazionale”,”Marxismo rivoluzionario o marxismo sclerotizzato.”,”Marx a Mikhailovski (pag 58) “”Punti di vista divergenti appaiono necessariamente quando si tratta di valutare questi interessi contradditori, così la questione è di sapere ‘come arrivare’ in modo corretto ‘ad un accordo’ tra punti di vista che riflettono le diverse aspirazioni delle masse che devono appoggiare la rivoluzione perché questa possa continuare a svilupparsi. Per questo motivo, nella sua ‘Lettera al Congresso’, Lenin aveva scritto: “”Il nostro partito si appoggia su due classi; quindi sarebbe possibile il suo smembramento e inevitabile la sua caduta se non si potesse fare l’accordo tra queste due classi.”” Se si spinge al limite il “”principio del monolitismo”” si perdono i mezzi per unire le larghe masse, perché ‘siamo portati, in pratica, a negare il principio del centralismo democratico’. Questo suppone, in effetti, che ‘delle idee diverse possano essere centralizzate’ dopo un esame e una discussione critica. La reale messa in atto di questo principio esige che si riconosca che deve essere assicurata l’ ‘unità contraddittoria della centralizzazione e della democrazia’, e che il ‘primo termine non può aver significato che sotto il dominio del secondo’. Il “”monolitismo”” nega questo principio in nome di una “”unità”” formale che deve essere ottenuta, in modo sempre illusorio, per mezzo di una lotta ‘senza pietà’.”” (pag 50-51) ‘ ‘ in corsivo nel testo “”Infatti, durante la NEP, la possibilità di esprimere idee divergenti in seno al partito è sempre più limitata e progressivamente non ha niente in comune con ciò che prima costituiva la regola. La ragione immediata di questa trasformazione dei rapporti politici è la debolezza del partito nelle campagne. Questa è considerata come il segno di ‘una situazione sempre pericolosa’ che spinge a limitare seriamente l’ampiezza delle discussioni nel partito. Questa situazione ‘tende a occultare l’idea che possa essere giusto andare contro corrente’. Inoltre conduce frequentemente gli stessi oppositori a rinunciare all’espressione del loro punto di vista e, infine, a dichiarare che non possono aver ragione contro il partito. In tal modo, si crea una certa pratica. Così Trotsky, senza rinunciare alle sue posizioni, non si dimostra da meno, davanti al XIII Congresso del 1924: “”Compagni, nessuno di noi vuole e può avere ragione contro il proprio partito (…) so che non si può avere ragione contro il partito. Si può avere ragione soltanto col partito e attraverso il partito””. In definitiva, se hanno ancora luogo dei dibattiti durante la NEP, ‘nessuno è condotto fino alla fine’ (…)””. (pag 52)”,”TEOC-461″
“BETTELHEIM Charles”,”L’organizzazione industriale in Cina e la rivoluzione culturale.”,”BETTELHEIM Charles direttore del Centro di Studi sulla Pianificazione Socialista persso la VI sezione dell’Ecole Pratique de Hautes Etudes (EPHE), studioso della pianificazione e delle economie di transizione. L’esperienza sovietica di gestione delle imprese (pag 90-) “”Lenin non riteneva che accordare agli specialisti un posto di direzione (e salari elevati) costituisse un “”metodo proletario””, ma vi vedeva un passo indietro imposto dalle circostanze nell’edificazione di nuovi rapporti sociali. Per questo egli scrive: “”E’ chiaro che un tale provvedimento non solo è un arresto – in un certo campo e in una certa misura – dell’offensiva contro il capitale (giacché il capitale non è una somma di denaro ma un determinato rapporto sociale), ma anche un ‘passo indietro’ del nostro potere statale socialista, sovietico, che fin dall’inizio ha proclamata e attuato una politica mirante a ridurre gli altri stipendi al livello salariale dell’operaio medio”” (V.I. Lenin, I compiti immediati del potere sovietico, in Opere complete, 1967, t. 27, pp. 222-223) Lettera di Marx a Kugelmann. “”In breve, la tesi sostenuta in questa sede è che la Rivoluzione culturale proletaria rappresenta una svolta della massima importanza storica in quanto ha “”rivelato”” (nel senso in cui Marx ha usato questo termine a proposito della Comune di Parigi) una delle forme essenziali della lotta di classe per l’edificazione del socialismo. E’ noto come Marx abbia sottolineato il significato della Comune di Parigi: “”La lotta della classe operaia è entrata grazie alla Comune in una nuova fase. Qualunque sia il risultato immediato, un nuovo punto di partenza d’importanza storica universale è conquistato””. (Lettera a Kugelmann, aprile 1871)”” [Charles Bettelheim, Prefazione a ‘L’organizzazione industriale in Cina e la rivoluzione culturale’, 1974] (pag 8)”,”CINE-049″
“BETTELHEIM Charles”,”Les luttes de classes en URSS. Troisième Période 1930-1941. Tome premier: Les Dominés.”,”Charles Bettelheim achève aujourd’hui sa vaste enquête sur les luttes se classes en URSS 1917-1941, entreprise volilà près de dix ans. Et dix ans, c’est plus qu’il n’en faut pour qu’une vision d’ensemble se modifie grâce aux interpellations du monde contemporain. Pour analyser l’émergence et la mise en place du stalinisme dans les années trente, Charles Bettelheim a dû remettre en une perspective critique ses deux premiers volumes et rappeler qu’Octobre 17 fut d’abord la répression systématique d’une révolution populaire irréductible dans sa diversité au seul bolchevisme. Dix ans plus tard, l’offensive stalinienne reprendra et dépassera ce que Lénine et les siens avaient entrepris, A partir de ses recherches, mais aussi de celles menées par les plus grands instituts étrangers de soviétologie, l’auteur met à nu la logique di stalinisme; expropriation de la paysannerie, soumission de la classe ouvrière au despotisme d’usine, terreur de masse, généralisation du salariat et accumulation sans pareille du capital. Le stalinisme serait-il la plus sauvage des révolutions capitalistes de l’histoire? Le deuxième tome traitera des Dominants, 1930-1941.”,”RUSU-010-FL”
“BETTELHEIM Charles”,”Les luttes de classes en URSS. Troisième Période 1930-1941. Tome deuxième: Les Dominants.”,”Charles Bettelheim achève aujourd’hui sa vaste enquête sur les luttes se classes en URSS 1917-1941, entreprise volilà près de dix ans. Et dix ans, c’est plus qu’il n’en faut pour qu’une vision d’ensemble se modifie grâce aux interpellations du monde contemporain. Pour analyser l’émergence et la mise en place du stalinisme dans les années trente, Charles Bettelheim a dû remettre en une perspective critique ses deux premiers volumes et rappeler qu’Octobre 17 fut d’abord la répression systématique d’une révolution populaire irréductible dans sa diversité au seul bolchevisme. Dix ans plus tard, l’offensive stalinienne reprendra et dépassera ce que Lénine et les siens avaient entrepris, A partir de ses recherches, mais aussi de celles menées par les plus grands instituts étrangers de soviétologie, l’auteur met à nu la logique di stalinisme; expropriation de la paysannerie, soumission de la classe ouvrière au despotisme d’usine, terreur de masse, généralisation du salariat et accumulation sans pareille du capital. Le stalinisme serait-il la plus sauvage des révolutions capitalistes de l’histoire? Le deuxième tome traitera des Dominants, 1930-1941.”,”RUSU-011-FL”
” BETTELHEIM Charles”,”Calcolo economico e forme di proprietà.”,”Charles Bettelheim (Parigi, 1913) si è laureato in diritto e scienze economiche. Dopo il primo viaggio in Urss nel 1936, compie numerosi viaggi in quasi tutti i paesi socialisti e diviene consulente per l’Algeria di Ben Bella e per Cuba. Per conto delle Nazioni Unite diviene consulente dell’India. Dagli anni sessanta dirige presso l’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales Il Cemi, Centre d’Etudes des Modes d’Industrialisation. Ha pubblicato numerosi saggi e libri tra i quali; Storia dell’India indipendente, La transizione all’economia socialista, L’economia della Germania nazista, Calcolo economico e forme di proprietà. Nel 1989 quasi tutto il cosiddetto ‘socialismo reale’ è praticamente andato in pezzi”,”TEOC-081-FL”
” BETTELHEIM Charles, a cura di OCCHETTO Franco”,”Le lotte di classe in URSS 1917/1923.”,”Charles Bettelheim (Parigi, 1913) si è laureato in diritto e scienze economiche. Dopo il primo viaggio in Urss nel 1936, compie numerosi viaggi in quasi tutti i paesi socialisti e diviene consulente per l’Algeria di Ben Bella e per Cuba. Per conto delle Nazioni Unite diviene consulente dell’India. Dagli anni sessanta dirige presso l’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales Il Cemi, Centre d’Etudes des Modes d’Industrialisation. Ha pubblicato numerosi saggi e libri tra i quali; Storia dell’India indipendente, La transizione all’economia socialista, L’economia della Germania nazista, Calcolo economico e forme di proprietà. Nel 1989 quasi tutto il cosiddetto ‘socialismo reale’ è praticamente andato in pezzi”,”RIRO-113-FL”
” BETTELHEIM Charles”,”Le lotte di classe in URSS 1923/1930.”,”Charles Bettelheim (Parigi, 1913) si è laureato in diritto e scienze economiche. Dopo il primo viaggio in Urss nel 1936, compie numerosi viaggi in quasi tutti i paesi socialisti e diviene consulente per l’Algeria di Ben Bella e per Cuba. Per conto delle Nazioni Unite diviene consulente dell’India. Dagli anni sessanta dirige presso l’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales Il Cemi, Centre d’Etudes des Modes d’Industrialisation. Ha pubblicato numerosi saggi e libri tra i quali; Storia dell’India indipendente, La transizione all’economia socialista, L’economia della Germania nazista, Calcolo economico e forme di proprietà. Nel 1989 quasi tutto il cosiddetto ‘socialismo reale’ è praticamente andato in pezzi”,”RIRO-114-FL”
” BETTELHEIM Charles”,”Marxismo rivoluzionario o marxismo sclerotizzato.”,”Charles Bettelheim (Parigi, 1913) si è laureato in diritto e scienze economiche. Dopo il primo viaggio in Urss nel 1936, compie numerosi viaggi in quasi tutti i paesi socialisti e diviene consulente per l’Algeria di Ben Bella e per Cuba. Per conto delle Nazioni Unite diviene consulente dell’India. Dagli anni sessanta dirige presso l’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales Il Cemi, Centre d’Etudes des Modes d’Industrialisation. Ha pubblicato numerosi saggi e libri tra i quali; Storia dell’India indipendente, La transizione all’economia socialista, L’economia della Germania nazista, Calcolo economico e forme di proprietà. Nel 1989 quasi tutto il cosiddetto ‘socialismo reale’ è praticamente andato in pezzi”,”TEOC-095-FL”
“BETTELHEIM Charles”,”L’économie allemande sous le nazisme. Un aspect de la décadence du capitalisme. I. La dynamique de l’économie allemande de 1860 à 1933 et la montée au pouvoir du national-socialisme – Vue d’ensemble sur la structure économique et sociale – La concentration économique: Les cartels et les trusts – Les grandes banques et les compagnies d’assurances – Mesures de concentration et d’organisation économique.”,”The Reichsnährstand (RNST) was founded by the Reichsnährstandsgesetz (decree) of 13 September 1933; it was led by R. Walther Darré. (Nährstand or “”nourishing Estate”” is the name schools usually and somewhat simplifyingly use for the Third Estate of Plato’s Politeia and models influenced by it, together with Lehrstand “”teaching Estate”” and Wehrstand “”defending Estate””, which happens to rhyme in German.) (wiki) Reichsnährstand {m} [statutory corporation of farmers in Nazi Germany] hist. (società statutaria di agricoltori nella Germania nazista)”,”GERN-189″
“BETTELHEIM Charles”,”L’économie allemande sous le nazisme. Un aspect de la décadence du capitalisme. II. L’intervention de l’État dans la vie économique allemande – L’État et les relations de l’Allemagne avec le marché mondial – La politique économique du national-socialisme et l’evolution de la situation de l’industrie – Financement de la politique économique.”,”Effetti economici interni alla Germania nel corso della seconda guerra mondiale: aumento dell’inflazione monetaria e dell’inflazione creditizia, crescente sfiducia nella funzione monetaria del marco, fino all’istituzione del baratto. “”La guerre au début, n’a pas entraîné une accélération du rythme de l’accroissement de la circulation; au contraire, celui-ci s’est ralenti sous l’influence de la liquidité de plus en plus grande de l’économie, due, notamment, à l’épuisement des stocks. C’est ainsi que, de fin octobre 1939 à fin mai 1941, l’accroissement est de 3 milliards environ, dont la plus grande partie (environ 2 milliards) provient de la période octobre 1940 – mai 1941). Avec la guerre germano-soviétique, par contre, on assiste à un accroissement brutal de la circulation: 6 milliards de mai 1941 à avril 1942, près de 5.5 milliards d’avril 1942 à avril 1943. Pour ces deux dernières années, l’accroissement annuel de la circulation est donc de beaucoup supérieur à la circulation de 1932. Il y a là un phénomène de nature inflationniste, puisque pendant la même période la production des biens destinés au marché est en régression. Au total, de fin 1932, à fin avril 1943, la circulation s’est accrue de près de 22 milliards ou de plus de 600%. Commes tous cet billets son-ils entrés dans la circulation? Ils y sont entrés, essentiellement, par la voie du réescompte des traites et des Bons du Trésor auprès de la Reichbank, réescompote grâce auquel les banques on pu élargir de plus en plus leurs crédits – se livrant elles-mêmes à une inflation de crédit. On retrouve la trace de ce phénomène dans le gonflement du portefeuille effets de la Reichbank, portefeuille constitué dans une mesure sans cess croissante par des effets publics (traites spéciales et Bons du Trésor). Ce portefeuille passe de 2.946 millions fin 1932 à 41.342 millions fin 1943, les étapes de cet accroissement retraçant à peu de choses près celles de l’accroissement de la circulation fiduciaire. A l’inflation monétaire proprement dite, il faut évidemment ajouter l’inflation de céridt dont nous vavons déjà aperçu l’ampleur lorsque nous avons examiné, dans la deuxième partie de cette étude, l’accroissement considérable des comptes créditeurs des grande banques allemandes. Cette inflation de crédit, rendue nécessaire pour le financement de la politique économique nazie, constitue en fait une menace constante pour la monnaie, puisqu’à tout instant pèse sur les banques le risque de voir une partie des déposants exiger la transformation de leur monnaie scripturale en billets de banque. En fait d’ailleurs, cette situation a entrainé de la part du public en Allemagne une méfiance croissance vis-à-vis de la monnaie, méfiance qui s’est traduite par la fuite devant la monnaie et par la recherche de valeurs réelles. Le système de blocage des prix, dont nous avons vu la relative efficacité, a d’ailleurs eu pour conséquence que la monnaie, en réalité plus fortement dépréciée que ne le font ressortir les prix officiels, a été de plus en plus incapable de jouer son rôle d’instrument des échanges, et rien n’est plus caractéristique de cet état de choses que la création, à titre officiel, d’établissements municipaux dans lequels les particuliers peuvent se livrer à des opérations de troc: l’officialisation du troc constitue un aveu de la décheance de la fonction monétaire du mark”” (pag 150-151) Traduzione approssimativa: La guerra all’inizio non ha determinato un’accelerazione del tasso di aumento della circolazione; al contrario, ha rallentato sotto l’influenza della crescente liquidità dell’economia, dovuta in particolare all’esaurimento delle scorte. Così, dalla fine di ottobre del 1939 alla fine di maggio del 1941, l’aumento era di circa 3 miliardi, di cui la maggior parte (circa 2 miliardi) provenivano dal periodo ottobre 1940 – maggio 1941). Con la guerra tedesco-sovietica, d’altra parte, c’è un forte aumento della circolazione: 6 miliardi dal maggio 1941 all’aprile 1942, circa 5,5 miliardi dall’aprile 1942 all’aprile del 1943. Negli ultimi due anni, l’aumento La circolazione annuale è quindi molto più alta della circolazione del 1932. Si tratta di un fenomeno inflazionistico, poiché nello stesso periodo la produzione di beni destinati al mercato è in declino. In totale, dalla fine del 1932 alla fine di aprile 1943, il traffico è aumentato di quasi 22 miliardi o più del 600%. Come sono entrati in circolazione tutti questi soldi? Sono entrati, essenzialmente, attraverso il risconto di cambiali e buoni del tesoro con la Reichbank, un risconto attraverso il quale le banche sono state in grado di espandere i propri crediti sempre di più – indulgendosi nell’inflazione del credito. Vi è evidenza di questo fenomeno nel gonfiore del portafoglio di banconote della Reichbank, un portafoglio che è sempre più costituito da fatture pubbliche (fatture speciali e buoni del tesoro). Tale portafoglio è passato da 2.946 milioni alla fine del 1932 a 41.342 milioni alla fine del 1943, le fasi di questo aumento sono state approssimativamente ricondotte a quelle dell’aumento della circolazione fiduciaria. Nel caso dell’inflazione monetaria, è naturalmente necessario aggiungere il tasso di inflazione di cui abbiamo già visto l’entità quando abbiamo esaminato, nella seconda parte di questo studio, il considerevole aumento dei conti delle grandi banche tedesche. Questa inflazione creditizia, resa necessaria per il finanziamento della politica economica nazista, costituisce di fatto una minaccia costante per la valuta, poiché in qualsiasi momento pesa sulle banche il rischio di vedere una parte dei depositanti chiedere la trasformazione dei propri fondi scritturali in banconote. In realtà, questa situazione ha portato il pubblico in Germania a diffidare della crescita nei confronti della moneta, la sfiducia che ha portato alla fuga verso la valuta e alla ricerca di valori reali. Il sistema di blocco dei prezzi, la cui efficienza relativa abbiamo visto, ha anche significato che la valuta, che in realtà è molto più deprezzata rispetto ai prezzi ufficiali, è stata sempre più incapace di fare la sua parte. come strumento di scambio, e nulla è più caratteristico di questo stato di cose che la creazione, in una capacità ufficiale, di stabilimenti comunali in cui gli individui possono impegnarsi in transazioni di scambio: la formalizzazione del baratto costituisce un’ammissione del decadimento della funzione monetaria del marchio “””,”GERN-190″
” BETTELHEIM Charles”,”La pianificazione sovietica.”,”Charles Bettelheim (Parigi, 1913) si è laureato in diritto e scienze economiche. Dopo il primo viaggio in Urss nel 1936, compie numerosi viaggi in quasi tutti i paesi socialisti e diviene consulente per l’Algeria di Ben Bella e per Cuba. Per conto delle Nazioni Unite diviene consulente dell’India. Dagli anni sessanta dirige presso l’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales Il Cemi, Centre d’Etudes des Modes d’Industrialisation. Ha pubblicato numerosi saggi e libri tra i quali; Storia dell’India indipendente, La transizione all’economia socialista, L’economia della Germania nazista, Calcolo economico e forme di proprietà. Nel 1989 quasi tutto il cosiddetto ‘socialismo reale’ è praticamente andato in pezzi”,”RUSU-138-FL”
“BETTELHEIM Bruno”,”Il cuore vigile. Autonomia individuale e società di massa.”,”Studio dei prigionieri dei campi. “”Per un certo tempo, il disumano trattamento dei prigionieri da parte delle SS aveva così completamente assorbito ogni altro interesse del pubblico che i veri scopi della Gestapo rimasero nell’ombra. Ciò dipendeva anche dal fatto che le persone in grado di parlare dei campi e più interessate a falro, erano gli ex internati, ai quali, come è naturale, stava a cuore di narrare ciò che era loro accaduto più che cercare di spiegarsene il perché. La Gestapo, invece, aveva numerosi scopi diversi, anche se collegati tra loro. Uno dei più importanti era di frantumare la personalità dei prigionieri come individui e di trasformarli in una docile massa dalla quale non si potesse scaturire alcuna azione di resistenza né individuale né collettiva. Un altro scopo era di seminare il terrore tra la popolazione civile, usando i prigionieri sia come ostaggi sia come esempi intimidatori di ciò che sarebbe accaduto a chi avesse cercato di resistere. Inoltre, i campi erano considerati un terreno sperimentale particolarmente adatto all’istruzione delle SS. A costoro si insegnava sia come liberarsi di ogni senso di umanità sia come apprendere i metodi più efficaci per infrangere ogni resistenza in una popolazione civile indifesa; in questo senso i campi diventarono dei veri e propri laboratori sperimentali. Vi si imparava anche come amministrarli con la massima «efficienza», vale a dire a conoscere le minime quantità di cibo, di cure mediche e igieniche necessarie non solo per tenere in vita i prigionieri, ma anche per mantenerli in grado di eseguire duri lavori, quando la minaccia di punizione avesse sostituito ogni altro incentivo; e a stabilire quale incidenza sul rendimento avesse il fatto che ai prigionieri, separati dalle loro famigie, non si lasciasse altro tempo se non per lavorare. Questa utilizzazione dei campi come laboratori sperimentali fu successivamente estesa fino a comprendere i cosiddetti esperimenti «medici», nei quali al posto degli animali ci si serviva di esseri umani. I campi di concentramento tedeschi appartengono ormai al passato. Nessuno, tuttavia, può essere sicuro che l’idea di trasformare la personalità dei cittadini per meglio sopperire ai bisogni dello Stato appartenga anch’essa al passato”” (pag 124-125) Studio della psicologia dei prigionieri. La traumatizzazione. Il cambiamento nella personalità. Lo shock dell’imprigionamento (pag 135) Intaccata l’autonomia della popolazione “”Anche i campi di concentramento intaccarono solo gradualmente l’autonomia della popolazione. Nei primi anni (1933-1936), i campi servivano a punire e a terrorizzare gli antinazisti attivi nel senso tradizionale, cioè determinate persone in quanto individui. Successivamente, però, si ebbe un’innovazione importante: il tentativo sistematico di depersonalizzare totalmente tutti i cittadini. Ho già descritto come questa nuova impostazione venisse attuata nei campi. Voglio ora dare unidea de metodi adottati per raggiungere lo stesso scopo fra la popolazione civile tedesca, e di come le tecniche della Gestapo seguissero un piano generale ben definito ed efficacemente «propagandato». Dopo il 1936, rafforzatosi lo Stato di Hitler e distrutta ogni opposizione politica, non restavano in Germani né individui né gruppi organizzati che potessero minacciarne seriamente l’esistenza. Anche se si continuava a internare la gente nei cami di concentramento per atti di opposizione individuali, negli anni successivi la stragrande maggioranza veniva internata in base alla sua appartenenza a determinati gruppi sociali. Le persone erano punite perché, per una ragione o per l’altra, il gruppo sociale cui appartenevano era caduto in disgrazia”” (pag 311-312) Risvolto di copertina: ‘Questo libro, che parte da un’analisi minuziosa del comportamento delle varie categorie di deportati e dei loro rapporti con le SS, rappresenta forse il primo tentativo di chiarire i motivi profondi alla base di un fenomeno che è una delle prove più dure per la nostra capacità di capire: i campi di concentramento nazisti. Nato a Vienna, cresciuto in un ambiente influenzato dalle teorie freudiane da un lato e da quelle marxiste dall’altro, Bruno Bettelheim viene rinchiuso, nel 1938, prima a Dachau e poi a Buchenwald. Ben presto si rende conto che il campo di concentramento, più ancora della vita del recluso, tende a distruggerne la personalità, e che l’unico modo per tentare di salvarsi consiste nell’opporsi a questo processo di disintegrazione restando incrollabilmente attaccati ad alcuni valori fondamentali della vita e mantenendo lucida la propria capacità di comprendere fino in fondo il significato di un’esperienza così terrificante. L’osservazione del comportamento proprio e altrui in quella situazione di «estrema coercizione» gli fa capire che le teorie freudiane in cui crede non bastano a spiegare le profonde modificazioni prodotte nella personalità degli internati dalla vita del campo e, più in generale, il fenomeno stesso dei campi di concentramento nei suoi complessi legami con la realtà sociale circostante. Quando, un anno dopo, uscito da Buchenwald ed emigrato negli Stati Uniti, egli comincerà a riflettere sulla propria esperienza, a completarla con notizie che va man mano raccogliendo e a inquadrarla in un sistema di pensiero più vasto, suggeritogli dalla sua attività di educatore, di psicologo e di sociologo, il Lager nazista gli apparirà come una società di massa in miniatura, organizzata secondo i metodi più efficienti per ottenere il massimo rendimento possibile con il minimo dei costi. Il principio fondamentale di una società tecnologica, secondo cui il valore dell’uomo è dato dalla sua capacità produttiva, giunge qui alle sue estreme conseguenze: l’uomo può non valere nulla, neppure i tre Pfennig che sono il prezzo di una pallottola di fucile. Così, quello che era sorto, in un dato contesto storico, come un sistema per produrre beni con il minimo dei costi, si trasforma paradossalmente in una grande industria di morte. Ma il «dato contesto storico» non deve trarci in inganno: se la Germania di Hitler rappresenta il primo e più aberrante esempio di una società «totale» di massa, non possiamo nasconderci che l’intervento sociale e statale nella vita dell’individuo, nelle sue idee e nei suoi gusti, va aumentando di pari passo col progredire della tecnica. E l’autore, esaminando vari aspetti della società tecnologicamente più avanzata, quella americana, giunge in questo libro alla conclusione che il pericolo è ancora ben vivo, e che la sola speranza di tenerlo lontano sta nella consapevolezza dei nessi profondi che ne sono all’origine, e quindi in un’educazione fondata su princìpi capaci di assicurare la necessaria integrazione del singolo senza imporgli, insieme alla perdita del rispetto di se stesso, quella della propria autonomia di giudizio e di azione.’ Bruno Bettelheim nato a Vienna nel 1903, si trasferì negli Stati Uniti nel 1939 dopo essere stato internato per un anno nei campi di concentramento di Dachau e di Buchenwald. Ha diretto per quasi trent’anni la Sonia Shankman Orthogenic School per bambini psicotici. É stato Distinguished Profesor of Education e Professor Emeritus di psicologia e psichiatria all’Università di Chicago.”,”TEOS-334″
” BETTELHEIM Charles, a cura di OCCHETTO Franco”,”Le lotte di classe in URSS, 1917-1923.”,”Charles Bettelheim (Parigi, 1913) si è laureato in diritto e scienze economiche. Dopo il primo viaggio in Urss nel 1936, compie numerosi viaggi in quasi tutti i paesi socialisti e diviene consulente per l’Algeria di Ben Bella e per Cuba. Per conto delle Nazioni Unite diviene consulente dell’India. Dagli anni sessanta dirige presso l’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales Il Cemi, Centre d’Etudes des Modes d’Industrialisation. Ha pubblicato numerosi saggi e libri tra i quali; Storia dell’India indipendente, La transizione all’economia socialista, L’economia della Germania nazista, Calcolo economico e forme di proprietà. Nel 1989 quasi tutto il cosiddetto ‘socialismo reale’ è praticamente andato in pezzi”,”RIRO-218-FL”
“BETTI Eloisa CERUSICI Tommaso DORIGATTI Lisa LORETO Fabrizio MONTALI Edmondo MORO Angelo PALAIA Francescopaolo POLO Gabriele RINALDINI Matteo”,”Fiom. Una storia di democrazia, contrattazione e conflitto.”,”Saggi di BETTI Eloisa CERUSICI Tommaso DORIGATTI Lisa LORETO Fabrizio MONTALI Edmondo MORO Angelo PALAIA Francescopaolo POLO Gabriele RINALDINI Matteo”,”SIND-202″
“BETTI Carmen”,”L’Opera Nazionale Balilla e l’educazione fascista.”,”Carmen Betti è autrice di saggi e di ricerche a carattere socio-educativo, in particolare vanno ricordati: ‘I mass-media e l’educazione’ (in collaborazione), 1976, ‘Educazione e propaganda’ (1977), ‘L’ideologia del lavoro nella storia della borghesia’ (1979).”,”GIOx-003-FFS”
“BETTINELLI Ernesto”,”Par condicio. Regole opinioni fatti.”,”L’A insegna diritto costituzionale all’Univ di Pavia. Tra i suoi scritti in tema di partiti e di legislazione elettorale: ‘All’origine della democrazia dei partiti’, COMUNITA’. 1982″,”ITAP-007″
“BETTINI Romano”,”Russia: sociologia del sommerso.”,”Romano Bettini insegna Sociologia del Diritto alla Facoltà di Sociologia dell’Università di Roma ‘La Sapienza’, ed ha insegnato Scienza dell’Amministrazione alla Facoltà di Giurisprudenza della stessa Università, alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Messina ed alla Scuola superiore della pubblica Amministrazione. É membro straniero dell’Accademia russa delle scienze naturali, da cui è stato decorato per il suo contributo alla scienza e all’economia. Tra le sue pubblicazioni: Il circolo vizioso legislativo, Legislazione e politiche in Italia, Razionanalità efficacia e modernizzazione imperfetta, Modernizzazione politica e apparato di stato negli anni ’90, Processi legislativi e teoria generale della funzione del diritto, in collaborazione con S. Bobotov, Istituzioni e società in Russia tra mutamento e conservazione, La transizione russa nell’età di El’cin, Sociologia del diritto positivo, Sociologia del diritto amministrativo.”,”RUSx-009-FL”
“BETTINI Romano”,”L’Urss nell’era di Gorbacev. Modernizzazione politica e apparato di Stato negli anni novanta.”,”Romano Bettini insegna Sociologia del Diritto alla Facoltà di Sociologia dell’Università di Roma ‘La Sapienza’, ed ha insegnato Scienza dell’Amministrazione alla Facoltà di Giurisprudenza della stessa Università, alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Messina ed alla Scuola superiore della pubblica Amministrazione. É membro straniero dell’Accademia russa delle scienze naturali, da cui è stato decorato per il suo contributo alla scienza e all’economia. Tra le sue pubblicazioni: Il circolo vizioso legislativo, Legislazione e politiche in Italia, Razionanalità efficacia e modernizzazione imperfetta, Modernizzazione politica e apparato di stato negli anni ’90, Processi legislativi e teoria generale della funzione del diritto, in collaborazione con S. Bobotov, Istituzioni e società in Russia tra mutamento e conservazione, La transizione russa nell’età di El’cin, Sociologia del diritto positivo, Sociologia del diritto amministrativo.”,”RUSU-051-FL”
“BETTINI Filippo BEVILACQUA Mirko a cura; scritti di Antonio GRAMSCI Luigi RUSSO Natalino SAPEGNO Walter BINNI Gaetano TROMBATORE Giuseppe PETRONIO Carlo SALINARI Antonio BANFI Galvano DELLA VOLPE Ignazio AMBROGIO Sebastiano TIMPANARO Romano LUPERINI Edoardo SANGUINETI Gianni SCALIA”,”Marxismo e critica letteraria in Italia.”,”Manca la pagina 39-40 (di chiusura delle prefazione e dei ‘Consigli didattici’ Scritti di Luigi RUSSO Natalino SAPEGNO Walter BINNI Gaetano TROMBATORE Giuseppe PETRONIO Carlo SALINARI Antonio BANFI Galvano DELLA VOLPE Ignazio AMBROGIO Sebastiano TIMPANARO Romano LUPERINI Edoardo SANGUINETI Gianni SCALIA”,”GRAS-125″
“BETTINI Maurizio GUIDORIZZI Giulio”,”Il mito di Edipo. Immagini e racconti dalla Grecia a oggi.”,”Maurizio Bettini insegna Filologia classica all’Università di Siena. Presso Einaudi ha pubblicato ‘Il ritratto dell’amante’ (1992) e ‘I classici nell’età dell’indiscrezione’ (1995), ‘Con i libri’ (1998).”,”STAx-008-FSD”
“BETTINI Maurizio”,”Nascere. Storie di donne, donnole, madri ed eroi.”,”Maurizio Bettini insegna Filologia classica all’Università di Siena. Presso Einaudi ha pubblicato ‘Il ritratto dell’amante’ (1992) e ‘I classici nell’età dell’indiscrezione’ (1995), ‘Con i libri’ (1998).”,”DONx-005-FSD”
“BETTINI Maurizio”,”Hai sbagliato foresta. Il furore dell’identità.”,”Maurizio Bettini, Classicista e scrittore, è professre di Filologia classica dell’Università di Siena. È autore di romanzi e racconti e collabora alle pagine culturali di ‘Repubblica’. Per il Mulino dirige la collana ‘Antropologia del mondo antico’ e fra l’altro ha pubblicato ‘Elogio del politeismo’ (2014), ‘Radici’ (2016), ‘Il grande racconto dei miti classici’ (2018), ‘Viaggio nella terra dei sogni’ (2017), ‘Dai Romani a noi’ (con F. Prescendi e D. Morresi, 2009). “”Non sei della tribù. Hai sbagliato foresta””: due icastici versi di Giorgio Caproni, l’epigrafe ideale per i nostri anni ossessionati dall’identità, identità culturale, nazionale, regionale, gastronomica, padana, veneta, catalana,.., ormai sembriamo preoccupati solo di stabilire chi appartiene alla tribù e chi no, chie deve stare nella nostra foresta e chi andarsene, chi è “”noi”” e chi è “”loro””., angosciati nella nostra identità da affermare, da difendere in quanto paurosamente mincacciata dal proprio declino. Le nuove parole d’ordine sono delimitare, escludere e soprattuto “”rimettere a posto”” i diversi, per vincere la ripugnanza suscitata dal “”disordine”” che essi sembrano introdurre. Questo libro passa in rassegna i misfatti del furore identitario nella nostra conversazione culturale, dall’atteggiamento verso i migranti e i rom, all’ossessione per la purezza, persino alla moda dei tatuaggi. Una guida alla nostra foresta, un filo per uscirne”” (seconda di copertina) “”Chiunque ragiona in modo così ripugnante da credere che il posto dove è nato sia il più delizioso che esiste sotto il sole, costui stima anche la sua lingua materna al di sopra di tutte le altre (…). Ma io che ho il mondo per patria (…) benché ami Firenze a tal punto da patire ingiustamente l’esilio (…) a leggere e rileggere i volumi dei poeti e degli altri scrittori che descrivono il mondo nell’insieme e nelle sue parti (…) ho tratto questa convinzione: che esistono molte regioni e città più nobili e più deliziose della Toscana e di Firenze, di cui sono nativo e cittadino, e che ci sono molti popoli e genti che hanno una lingua più piacevole e più utile di quella degli italiani”” (Dante Alighieri, ‘De vulgari eloquentia’, 6,2″” (in apertura)”,”TEOS-001-FFS”
“BETTINOTTI Mario”,”Vent’anni di movimento operaio genovese. Pietro Chiesa Giuseppe Canepa Lodovico Calda.”,”Il libro riproduce la foto del corteo interventista in Via XX settembre a Genova.”,”MITT-041 MITS-137″
“BETTIZA Enzo”,”Il diario di Mosca, 1961-1962.”,”BETTIZA soggiornò per quattro anni a Mosca come corrispondente della Stampa registrando gli eventi di quel periodo (ultimo periodo kruscioviano dal XXII congresso del PCUS fino alla caduta di Krusciov).”,”RUST-090″
“BETTIZA Enzo”,”1956. Budapest, i giorni della rivoluzione.”,”Libro dedicato a F. Fejto BETTIZA, giornalista, ha scritto molte opere sul mondo comunista e i paesi dell’ Est Europa. Appena nel 1996, quattro decenni dopo la rivoluzione magiara, già denigrata da Togliatti come “”controrivoluzione teppista e fascista””, consegneranno a un opuscolo edito da “”l’ Unità”” un giudizio opposto: il titolo forte, ‘La rivoluzione calunniata’, sarà illustrato con pagine competenti e talora sferzanti dallo storico Federigo Argentieri. Il postcomunista e prefatore Giancarlo Bosetti cercherà di ammorbidirle con qualche goccia di miele, mitigando la condanna del sistema con l’ apprezzamento sfumato dei saggi restauratori kadariani “”L’ evoluzione del partito comunista ungherese, il Posu di Kádár, si era spinta così avanti rispetto ai suoi confratelli da farne il cavallo di Troia che ora permetteva la disfatta della cittadella del socialismo reale””. (pag 22-23) “”(…) (secondo Mao non c’era nulla da fare con i “”fascisti ungheresi”” se non “”ucciderli e ucciderli””) (…)”” (risvolto 4° copertina)”,”PCIx-309″
“BETTIZA Enzo”,”La cavalcata del secolo. Dall’ attentato di Sarajevo alla caduta del Muro.”,”BETTIZA Enzo, giornalista, ha pubblicato vari libri tra cui ‘Il fantasma di Trieste’, ‘Esilio’, ‘Via Solferino’ e ‘Mostri sacri’. Attentato a Togliatti. “”I colpi di pistola esplosi da un folle contro Palmiro Togliatti furono, almeno a mia memoria, la comprova di quanto asserisco. Delle quattro rivoltellate del 14 luglio 1948 oggi si può dire tutto ciò che si vuole tranne che siano state fatali. Per un attimo, solo per un attimo, sembrò che l’Italia intera fosse sul punto di precipitare nella rivoluzione e nella guerra civile; poi, dopo quarantott’ore, l’incipiente prova insurrezionale svaporò in una bolla di sapone e niente di fatalmente irreparabile si compì. L’impennata popolare si esaurì in rapidissimo fallimento politico, che non servì se non a riconfermare il recente fallimento elettorale. Per due tre giorni i comunisti di base, secchiani massimalisti, ex partigiani frustrati, relitti o simpatizzanti delle “”volanti rosse””, si credettero fallacemente imbattibili. Fu Giuseppe Alberganti, l’impetuoso oratore e dirigente dell’organizzazione lombarda, a dar voce al furore di migliaia di dimostranti convenuti a Milano dopo le prime notizie sull’attentato. Urlò a pieni polmoni: “”Il 18 aprile ci siamo contati numericamente, oggi ci pesiamo!””.”” (pag 136-137) Vittorio Valletta preso in ostaggio all’interno della Fiat occupata (pag 137)”,”EURC-096″
“BETTIZA Enzo”,”1956. Budapest: i giorni della rivoluzione.”,”BETTIZA Enzo”,”MUNx-060″
“BETTIZA Enzo INTINI Ugo”,”Lib/Lab. Le prospettive del rapporto tra liberali e socialisti in Italia e in Europa.”,”Rapporto Marx Proudhon (pag 15) Nel suo libro ‘Il principio maggioritario’ (1) lo studioso Ruffini conferma che la prassi delle decisioni politiche si è sempre basata sul principio dell’ unanimismo; il principio di maggioranza e minoranza sarebbe quindi una eccezione”” (M. Pini) (1) Edoardo Ruffini, Il principio maggioritario, Milano 1976 (pag 22)”,”TEOP-275″
“BETTIZA Enzo”,”Saggi. Viaggi. Personaggi.”,”BETTIZA Enzo nato a Spalato nel 1927, giornalista di lunga carriera, corrispondente da Vienna e da Mosca per ‘La Stampa’ e inviato speciale del Corsera nel decennio 1964-74. E’ stato tra i fondatori del ‘Giornale niuovo’, direttore editoriale de La Nazione e del ‘Resto del Carlino’, senatore nel 1979 del partito liberale. Eletto al parlamento europeo di Strasburgo. “”Max Horkheimer è tutt’altro che forastico. Come sanno a volte esserlo gli autentici pessimisti (Schopenhauer è stato il maestro poetico della sua gioventù, Marx il precettore critico della sua maturità), è un uomo socievole, sorridente, colloquiale, elegante. L’intellettuale raffinato e il grande borghese si fondono nelle sue maniere civili, nel nodo della cravatta intrecciato con disinvolta maestria, nell’abito di taglio esatto e solido: si avverte l’umanista tedesco di classe, il conversatore dotto che trascorse parte dei pomeriggi della sua vita sulla costa americana del Pacifico in compagnia di Adorno e Thomas Mann. (…) Un po’ meno illustre di Adorno, più riservato, più nitido come scrittore, più filosofo, Max Horkheimer può essere considerato l’autentico fondatore e promotore della “”scuola di Francoforte”” nel cui clima si è formata la grande protesta sociologica di massa, poi dilatata in azione politica dalla corrente estremistica dei marcusiani. (…) Sul rapporto che ci sembra essenziale ai fini dell’intervista, di Horkheimer con Marx, otteniamo la risposta: “”Marx ha avuto molta influenza sulla mia formazione sociologica; penso sempre che egli sia stato il più grande critico della struttura economica della società nel secolo XIX. Oggi, però, sono diventato io stesso critico nei confronti di Marx e del marxismo. La pretesa odierna del marxismo di applicare concetti aggressivi come “”dominio di classe”” o “”imperialismo”” soltanto agli Stati capitalistici e non altrettanto agli Stati che si suppongono comunisti, è in contrasto con gli impulsi che, da sempre, mi mossero nella mia ricerca. Il socialismo, l’idea di una vera democrazia, sono stati da lungo tempo pervertiti nei Paesi del Diamat (materialismo dialettico burocratizzato) in uno strumento di manipolazione, come lo fu il Vangelo nei secoli cruenti della cristianità””. (pag 371 373-4) “”Frequentandolo, e ascoltandolo talvolta parlare con amarezza della dissoluzione dello spirito religioso nella società e nella famiglia contemporanee, si poteva quasi fraintenderlo e dubitare che fosse lo stesso uomo che aveva organizzato da solo e in équipe una delle più implacabili critiche culturali al mondo moderno. (…) Il filosofo, il critico della società, il costruttore della più raffinata demolizione di tutte le illusioni ottiche della civiltà industriale, sottintendevano senza rivelarlo in superficie un teologo deluso. Nei momenti in cui m’accorgevo di questo suo fondo mistico e teologale, che teneva più della psicologia che della sua formazione intellettuale, tornavo sempre a scrutarne con rinnovata curiosità i tratti del volto. Riscoprivo, dietro le spoglie del grande borghese tedesco, del rampollo elegante anche negli abiti di una dinastria industriale sveva, i segni caprigni e dolenti di una testa da antico rabbino. Capivo allora per un attimo che, alla formazione del suo pensiero, oltre a Hegel, a Marx, a Nietzsche, a Schopenhauer, a Freud, avevano collaborato in maniera più atavica e più inconscia, ma forse più indelebile, anche Abramo e Mosè. Ed era molto difficile dire, in quell’attimo, dove finisse il professore tedesco che conosceva a memoria ‘Il Capitale’ e ‘La fenomenologia dello spirito’, e dove ricominciasse il bambino semita che aveva compitato le prime sillabe sull’Antico Testamento”” (pag 378-379) [Enzo Bettiza, ‘Il filosofo tradito’ e ‘Horkheimer’] [(in) Enzo Bettiza, Saggi. Viaggi. Personaggi, 1984]”,”BIOx-284″
“BETTIZA Enzo”,”Viaggio nell’ignoto. Il mondo dopo l’11 settembre.”,”Ringraziamenti di BETTIZA per la stesura dell’opera a Dario FERTILIO Laura GRANDI e Rosanna COLOMBO”,”TEMx-062″
“BETTIZA Enzo”,”Il mistero di Lenin. Per un’antropologia dell’homo bolscevicus.”,”Enzo Bettiza, scrittore e giornalista, è nato a Spalato nel 1927. Nella sua vasta produzione si distinguono e si intrecciano, tre filoni: dello scritore di robusto impianto saggistico, del grande giornalista che coglie e documenta i fenomeni non effimeri del mondo contemporaneo, dello studioso acuto e documentato del comunismo.”,”LENS-042-FL”
“BETTIZA Enzo”,”L’anno della Tigre. Viaggio nella Cina di Deng.”,”””Deng ha intuito che per un miliardo di cinesi, che nel Duemila saranno un miliardo e duecento milioni, l’opzione non poteva essere più quella, utopica e semplicistica, tra ideologia e benessere, già disastrosamente fatta da Mao a vantaggio onnivoro della prima. Il continente cinese non fruisce di un rapporto spazio-popolazione simile a quello di cui dispone il bicontinente sovietico, dove l’ideologia centripeta, coi suoi tentacoli burocratici, ha costituito da sempre un tessuto connettivo fra scarsa densità demografica, grandi vuoti e dispersione delle risorse”” (pag 14)”,”CINx-299″
“BETTIZA Enzo CACCAMO Domenico CHESSA Pasquale CURZI Sandro DE-LEONARDIS Massimo LOSURDO Domenico MELOGRANI Piero NEGLIE Pietro PERFETTI Francesco PETRACCHI Giorgio ROMANO Sergio RUSSO Giovanni SANTAMARIA Aldo SOGNO Edgardo SCIROCCO Giovanni PARLATO Giuseppe”,”La crepa nel muro: Ungheria 1956. Annali della Fondazione Ugo Spirito 1996 VIII.”,”Atti Convegno “”La crepa nel muro: Ungheria 1956″” organizzato a Milano dalla Fondazione Ugo Spirito in occasione del quarantesimo anniversario di quell’evento.”,”MUNx-014-FL”
“BETTIZA Enzo”,”Hotel Lux. I fantasmi di Mosca.”,”‘Hotel Lux’ costituisce la prima parte de ‘I fantasmi di Mosca’, affresco di uno dei momenti più drammatici della storia russa. “”Il mio senso di meraviglia non finiva. Non me l’aspettavo davvero che un bolscevico romantico come Lawrence, ch’era andato in India e in Cina a soffiare sul fuoco della rivoluzione planetaria e che sul disastro cinese aveva condiviso per qualche tempo le medesime critiche dell’opposizione trotskista, venisse da me, all’improvviso, in un’ora così insolita a dirmi che lidea della rivoluzione permanente era stata una follia e che Trotsky non era altro che un traditore e un saccente. Io non aveva mai parlato con lui di queste cose. Non m’ero mai occupato di rivoluzione cinese e non aveva avuto rapporti speciali con l’opposizione di sinistra”” (pag 57)”,”RUSS-261″
“BETTIZA Enzo”,”Il mistero di Lenin. Per un’antropologia dell’homo bolscevicus.”,”Enzo Bettiza, scrittore e giornalista, è nato a Spalato nel 1927. Nella sua vasta produzione si distinguono e si intrecciano, tre filoni: dello scritore di robusto impianto saggistico, del grande giornalista che coglie e documenta i fenomeni non effimeri del mondo contemporaneo, dello studioso acuto e documentato del comunismo.”,”LENS-078-FL”
“BETTIZA Enzo”,”La campagna elettorale.”,”Grimello nonostante il suo eroico passato, non crede più nel Pci e viene inviato un ispettore del partito per liquidarlo… Ma l’ispettore subisce il contagio e il suo viaggio ‘nel sottosuolo’ suscita grandi interrogativi esistenziali e problemi di coscienza”,”PCIx-517″
“BETTS Raymond”,”L’alba illusoria. L’imperialismo europeo nell’Ottocento.”,”Raymond F. Betts studioso di storia coloniale francese, insegna Storia nell’Università del Kentucky. Nel paragrafo ‘Teorie e argomenti contro l’imperialismo economico’ (pag 174-182) si citano le opere sull’imperialismo di Hobson, G.B. Shaw (opuscolo ‘Fabianism and the Empire’), Kautsky, Otto Bauer, Rudolph Hilferding, Lenin, Rosa Luxemburg.”,”EURx-003-FSD”
“BETTS Raymond F.”,”La decolonizzazione.”,”Raymond F. Betts insegna Storia nell’Università del Kentucky, Studioso del colonialismo europeo è autore tra l’altro di ‘L’alba illusoria. L’imperialismo europeo nell’Ottocento’, Mulino, 1992. Contiene il capitolo ‘Oltre l’impero. Il dibattito sull’imperialismo e sulla decolonizzazione’ (pag 143-149) (poco interessante)”,”PVSx-006-FFS”
“BEUCLER André ALEXINSKY G.”,”Les amours segrètes de Lénine. D’après les mémoires de Lise de K.”,”Lise de K. fa leggere l’ opera datale da Lenin ‘Materialismo ed Empiriocriticismo’ ad un eminente filosofo per avere il suo parere dicendo che l’ autore era un suo amico russo emigrato. Il filosofo dopo averlo letto lo definisce impressionante ma poi ironicamente e criticamente dice che l’ autore del libro spiega gli “”errori”” di un certo filosofo sia con le sue origini che per le sue funzioni ecclesistiche, si tratta di un vescovo. Inoltre l’ autore ammira molto un filosofo tedesco materialista notorio dimenticando il fatto che questo filosofo tedesco ha fatto eleggere dottore honoris causa di una celebre università un principe della corona (kronprinz)! Ciò in virtù del principio secondo il quale il solo fatto di appartenere alla famiglia Hohenzollern conferisce automaticamente il diritto ai gradi supremi nelle Lettere, Arti e Scienze! Lise de K. riporta a Lenin questi rilievi e Lenin risponde con l’ aria più naturale del mondo: “”Ciò non ha alcuna importanza. Io sostengo, primo: che il mestiere, e principalmente il mestiere ecclesiastico, pesa sulle opinioni; secondo: che un materialista tedesco può ammettere un principe imperiale nell’ elite intellettuale – a tito di oggetto d’ arte naturalmente””. Le sfumature e gli imponderabili non lo preoccupavano mai (…)””. (pag 130-131)”,”LENS-162″
“BEUMELBURG Werner”,”La Guerre de 14-18 racontée par un Allemand.”,”Werner Beumelburg (1899-1963) fa parte della generazione di Ernst Jünger che ha ben conosciuto. Entrato nel conflitto a 16 anni, nel 1916, appena dopo la battaglia di Verdun, promosso ufficiale al fronte compie una esperienza vera della guerra. Poco dopo la fine della guerra, nel 1921, diventa redattore capo della ‘Deutsche Soldatenzeitung’ al ministero della Reichswehr. Prosegue poi una lunga carriera nella stampa e nell’editoria. Falkenhayn. “”Falkenhayn n’était pas homme à perdre la tête et à s’effondrer. Le changement terrible de situation, qui s’était abattu de toutes parts en quelques semaines sur l’Allemagne comme un orage gigantesque, se trouva à son poste comme aux temps plus heureux de son commandement suprême quil exerçait maintenant depuis près de deux ans. Il n’eut pas le temps de faire des comparaisons entre la situation qu’il avait trouvée jadis au départ de Moltke et la situation qui venait de se développer. Savait-il encore dans quelles circonstances on l’avait alors appelé de son poste de ministre de la guerre prussien? À l’Ouest, le plan génial de Schlieffen venait de s’effondrer deux semaines avant sa réalisation complète… les armées allemandes venaient d’être arrêtées à grand-peine après une retraite terrible qui les avait frappées comme un coup de tonnerre en pleine décision victorieuse…les Français et les Anglais, poussés par l’enthousiasme de leurs peuples, étaient sur le point de porter le coup de grâce à l’armée allemande vacillante en le débordant par le nord… À l’Est, malgré Tannenberg et les Lacs Mazures, l’armée russe partie de la Pologne Centrale était en marche, avec ses millions d’hommes, vers l’Allemagne; les Autrichiens, battus à plate couture et repliés derrière les Carpathes, appelaient désespérément les Allemands à leur secours… Les Serbes eux-mêmes se préparaient à envahir la plaine hongroise…”” (pag 247) Falkenhayn Erich von. – Generale tedesco (Burg Belchau 1861 – Schloss Lindstedt, Potsdam, 1922); capo di S. M. dell’esercito tedesco (1914-16). Convinto della preminente importanza del fronte occidentale, insistette a lungo, vanamente, nell’offensiva di Verdun. Fallita questa, ebbe il comando della 9a armata che conquistò quasi tutta la Romania. Fu uno dei generali più eminenti della prima guerra mondiale. Scrisse: Die oberste Heeresleitung 1914-1916 in ihren wichtigsten Entschliessungen (1920). (Treccani) di Adriano Alberti FALKENHAYN, Erich von. – Generale tedesco, nato a Belchau presso Graudenz l’11 settembre 1861, morto a Potsdam l’8 settembre 1922. Sottotenente di fanteria nel 1880, fu poi ufficiale di stato maggiore; nel 1896 andò in Cina come istruttore di quell’esercito; nel 1900 fece parte del corpo di spedizione tedesco contro la Cina stessa; rimpatriò nel 1903. Maggiore generale nel 1912, fu nominato nel 1913 ministro della Guerra e subito dopo promosso a scelta tenente generale. Come ministro della Guerra si oppose ad un aumento di corpi d’armata che lo stato maggiore aveva proposto (Ludendorff, allora colonnello). Fu, per questa sua resistenza, accusato di demagogismo. Dopo la battaglia della Marna egli venne nominato capo di stato maggiore dell’esercito. Intuì la fallacia del metodo che, secondo le teorie dello Schlieffen, si prefiggeva di applicare sempre ed esclusivamente la manovra avvolgente. Appena dichiarata la guerra, egli aveva iniziato l’aumento dell’esercito. Riuscita vana l’offensiva in Fiandra (fine 1914), il F. consentì nel 1915 (come richiedeva Hindenburg) ad attaccare la Russia, ottenendo risultati grandiosi; poi fece invadere la Serbia. Nel 1916, attaccò Verdun, riuscendo a richiamare intorno alla piazza forte il grosso dell’esercito francese. Ma Verdun non fu conquistata e ciò costituì un grave scacco morale per i Tedeschi. Esonerato dalla carica di capo di stato maggiore (fine agosto 1916) e nominato comandante della 9ª armata contro la Romania, guidò magistralmente le operazioni che condussero alla conquista della maggior parte del territorio di quello stato. Ebbe nel giugno 1917 il comando del gruppo di armate destinato ad operare nella Palestina e poi (marzo 1918) il comando della 10ª armata sulla fronte russa. Il F. fu uno dei condottieri eminenti rivelati dalla guerra. Assunto alla suprema direzione dell’esercito, senza aver mai tenuto in precedenza nessun comando di truppa, qualcuna delle sue concezioni, come l’affidare a truppe di nuova formazione l’offensiva delle Fiandre nell’ottobre 1914 e l’impresa di Verdun, non sembrano aver tenuto conto sufficiente delle reali difficoltà tattiche; ma la disfatta della Russia fu in gran parte opera sua. Scrisse: Die oberste Heeresleititng 1914-16 in ihren wichtigsten Entschliessungen (Berlino 1920) e Der Feldzug der 9. Armee gegen die Rumänen und Russen (Berlino 1921) tradotte anche in italiano (Roma 1923). Bibl.: A. Alberti, Il generale Falkenhayn, Roma 1924, ed. tedesca, Berlino 1924; H. Zwehl, General Erich von Falkenhayn, Berlino 1926. (Enciclopedia italiana, 1932)”,”QMIP-179″
“BEUTIN Wolfgang HOPPE Wilfried a cura; saggi di Thomas MEYER Jürgen LÜTHJE Jost HERMAND Thomas HÖHLE Wolfgang BEUTIN Thomas METSCHER Friedrich MÜLDER William BOEHART Waldemar SCHUPP”,”Franz Mehring (1846-1919). Beiträge der Tagung vom 8. bis 9. November 1996 in Hamburg anläßlich seines 150. Geburtstags.”,”Saggi di Thomas MEYER Jürgen LÜTHJE Jost HERMAND Thomas HÖHLE Wolfgang BEUTIN Thomas METSCHER Friedrich MÜLDER William BOEHART Waldemar SCHUPP”,”MEHx-065″
“BEVACQUA Stefano TURANI Giuseppe”,”La svolta del ’78. Il sindacato e il Pci dall’intervista di Lama alla Conferenza operaia di Napoli.”,”Stefano Bevacqua è nato a Milano nel 1952. E’ stato segretario della Federazione dei lavoratori edili della Cisl di Varese fino al 1976. E’ redattore di ‘Repubblica’. Turani è nato a Voghera nel 1941, giornalista (Repubblica), autore con Scalfari di ‘Razza padrona’.”,”SIND-026-FV”
“BEVAN Andrew COULMAN Chris EVES Robert HOWARD Carol JONES Stella MANN Liz MCKELVEY David MCNEICE Justene WISEMAN Nick WRIGHT Simon, Redazione, Hanno Collaborato GIOVANNINI Roberto MATALDI Amedeo RECCHIUTI Martina TORTORELLA Bruna”,”Il Mondo in cifre. 1996.”,”Supplemento al numero 159 di Internazionale del 6 dicembre 1996, Direttore responsabile Giovanni DE MAURO.”,”STAT-018-FL”
“BEVAN Andrew COULMAN Chris EVES Robert HOWARD Carol JONES Stella MANN Liz MCKELVEY David MCNEICE Justene WISEMAN Nick WRIGHT Simon, Redazione, Hanno Collaborato GIOVANNINI Roberto CHIOINI Giovanna GRISANTI Claudia NOTARBARTOLO Alberto VILALTA Francisco”,”Il Mondo in cifre. 2001.”,”Supplemento al numero 364 di Internazionale del 8 dicembre 2000, Direttore responsabile Giovanni DE MAURO.”,”STAT-019-FL”
“BEVAN Andrew COULMAN Chris EVES Robert HOWARD Carol JONES Stella MANN Liz MCKELVEY David MCNEICE Justene WISEMAN Nick WRIGHT Simon, Redazione, Hanno Collaborato GIOVANNINI Roberto CHIOINI Giovanna CARDILE Liliana JOLLIVET Melissa NOTARBARTOLO Alberto VILALTA Francisco”,”Il Mondo in cifre. 2003.”,”Supplemento al numero di Internazionale del29 dicembre 2002, Direttore responsabile Giovanni DE MAURO.”,”STAT-020-FL”
“BEVERE Elio”,”La logica della programmazione dell’elaboratore elettronico.”,”L’Autore, nel presente volume, tratta di come ottenere il prodotto finito “”programma””, tramite un razionale metodo di lavoro e stabilisce, attraverso una analisi rigorosa delle variabili condizionanti ed un opportuno legame tra programmi ed operazioni sugli insiemi, precise regole cui sottostanno tutti i programmi a carattere amministrativo-gestionale.”,”SCIx-117-FL”
“BEVILACQUA Piero DE-CLEMENTI Andreina FRANZINA Emilio a cura, saggi di Giovanni PIZZORUSSO Marco PORCELLA Antonio GOLINI e Flavia AMATO Dora MARUCCO Matteo SANFILIPPO Piero BEVILACQUA Francesco Paolo CERASE Matteo SANFILIPPO Franco RAMELLA Gino MASSULLO Andreina DE-CLEMENTI Paola CORTI Augusta MOLINARI Bruna BIANCHI Adolfo PEPE e Ilaria DEL-BIONDO Amoreno MARTELLINI Maria Rosaria OSTUNI Oscar GASPARI Brunello MANTELLI Federica BERTAGNA Amoreno MARTELLINI Raoul PUPO Federico ROMERO Michele COLUCCI Sabastiano MARTELLI Gian Piero BRUNETTA Francesca ANANIA Emilio FRANZINA Antonio GIBELLI e Fabio CAFFARENA Vito TETI”,”Storia dell’ emigrazione italiana. Partenze.”,”Saggi di Giovanni PIZZORUSSO Marco PORCELLA Antonio GOLINI e Flavia AMATO Dora MARUCCO Matteo SANFILIPPO Piero BEVILACQUA Francesco Paolo CERASE Matteo SANFILIPPO Franco RAMELLA Gino MASSULLO Andreina DE-CLEMENTI Paola CORTI Augusta MOLINARI Bruna BIANCHI Adolfo PEPE e Ilaria DEL-BIONDO Amoreno MARTELLINI Maria Rosaria OSTUNI Oscar GASPARI Brunello MANTELLI Federica BERTAGNA Amoreno MARTELLINI Raoul PUPO Federico ROMERO Michele COLUCCI Sabastiano MARTELLI Gian Piero BRUNETTA Francesca ANANIA Emilio FRANZINA Antonio GIBELLI e Fabio CAFFARENA Vito TETI “”Fu per questo motivo che la politica migratoria si volse a cercare anche altre soluzioni, in particolare proponendo la libera circolazione della manodopera nel contesto del processo di integrazione europea. Dopo aver ottenuto una parziale – ma inefficace – dichiarazione di principio in tal senso con il trattato del 1951 che dava vita alla Comunità europea per il carbone e l’ acciaio (Ceca), l’ Italia riuscì a far inserire nei Trattati di Roma (1957), che istituivano il Mercato comune europeo, l’ art. 48 che garantiva la libera circolazione della manodopera per rispondere a “”un’ effettiva domanda di lavoro””. (pag 406)”,”ITAS-077″
“BEVILACQUA Piero DE-CLEMENTI Andreina FRANZINA Emilio a cura, saggi di Angelo TRENTO Fernando DEVOTO Rudolph J. VECOLI Bruno RAMIREZ Vittorio CAPPELLI Adriano BONCOMPAGNI Enrico PUGLIESE Eric VIAL Giovanna MEYER SABINO Anne MORELLI Marco CLEMENTI Francesco SURDICH Nicola LABANCA Maria Susanna GARRONI Ferdinando FASCE Salvatore LUPO Elisabetta VEZZOSI Gian Antonio STELLA e Emilio FRANZINA Benedicte DESCHAMPS Patrizia AUDENINO Bruna BIANCHI Augusta MOLINARI Daniele MARCHESINI Andreina DE-CLEMENTI Luciano TOSI Ludovico INCISA DI CAMERANA Matteo SANFILIPPO Stefano LUCONI Fernando DEVOTO Joao Fabio BERTONHA Patrizia SALVETTI Sergio BUGIARDINI Federica BERTAGNA Michele COLUCCI Alessandro PORTELLI Caterina ROMEO Vanni BLENGINO Ugo SERANI Paolo COLAIACONO Vito TETI Regina SORIA Maddalena TIRABASSI Anna Maria MARTELLONE”,”Storia dell’ emigrazione italiana. Arrivi.”,”Saggi di Angelo TRENTO Fernando DEVOTO Rudolph J. VECOLI Bruno RAMIREZ Vittorio CAPPELLI Adriano BONCOMPAGNI Enrico PUGLIESE Eric VIAL Giovanna MEYER SABINO Anne MORELLI Marco CLEMENTI Francesco SURDICH Nicola LABANCA Maria Susanna GARRONI Ferdinando FASCE Salvatore LUPO Elisabetta VEZZOSI Gian Antonio STELLA e Emilio FRANZINA Benedicte DESCHAMPS Patrizia AUDENINO Bruna BIANCHI Augusta MOLINARI Daniele MARCHESINI Andreina DE-CLEMENTI Luciano TOSI Ludovico INCISA DI CAMERANA Matteo SANFILIPPO Stefano LUCONI Fernando DEVOTO Joao Fabio BERTONHA Patrizia SALVETTI Sergio BUGIARDINI Federica BERTAGNA Michele COLUCCI Alessandro PORTELLI Caterina ROMEO Vanni BLENGINO Ugo SERANI Paolo COLAIACONO Vito TETI Regina SORIA Maddalena TIRABASSI Anna Maria MARTELLONE. “”Né questa ostilità era così callosa solo nei paesi di lingua inglese. A parte i sussulti xenofobi in Francia o in Argentina, prima e dopo i massacri di Aigues-Mortes e di Tandil di cui diremo più in là, ci sono infatti paesi come la Svizzera dove i sentimenti anti-italiani si sono manifestati in forma carsica (…)”” (pag 289-90)”,”ITAS-079″
“BEVILACQUA Franco e BEVILACQUA Gabriella MANTOVANI Andrea GAMBETTI Luca CICCONI Claudia CUTTICA Cesare PLATANIA Marco SULLAM Simon Levis BRIGHI Elisabetta GRASSI Davide SARTORI Giovanni BUSINO Giovanni EINAUDI Luigi SODDU Paolo PAOLINI MERLO Silvio”,”‘Random walks’ nelle serie storiche macroeconomiche? Evidenza empirica e implicazioni teoriche (Bevilacqua); Does a market economy promote freedom? (Mantovani); The Effectiveness of monetary policy: Evidence from a non-standard identifying criterion (Gambetti); I piccoli aggiustamenti di bilancio. I paesi europei nel periodo 1970-99 (Cicconi); Riflessioni inaspettate. Robert Filmer, ‘vertuous wife’ e caccia alle streghe (Cuttica); Repubbliche e repubblicanesimo in Montesquieu. Percorsi bibliografici, problemi e prospettive di ricerca (Platania); «Pensiero e azione»: Giovanni Gentile e il fascismo tra Mazzini, Vico (e Sorel) (Sullam); Tra necessità ed autonomia: congetture ed ipotesi sugli ultimi vent’anni di politica estera italiana (Brighi); Sindacati e politica in Spagna: dalla transizione democratica ai governi di Aznar (Grassi); Metodologia della scienza politica. Relazione al Convegno di studi sulla scienza politica (Università di Torino, 27-28 ottobre 1962) a cura di Silvio Paolini Merlo (Sartori); Materiali per la bio-bibliografia di Umberto Ricci (Busino); Bibliografia di Umberto Ricci (Busino); Appunti di diario, 28 aprile – 11 maggio 1948, a cura di Paolo Soddu (Einaudi).”,”Giovanni Sartori su Marx e lo Stato (pag 302-303) e Marx e la Comune di Parigi (pag 310-311) (gli errori di Marx…)”,”ANNx-032-FP”
“BEVINS Vincent”,”Il Metodo Giacarta. La crociata anticomunista di Washington e il programma di omicidi di massa che hanno plasmato il nostro mondo.”,”Vincent Bevins è un giornalista pluripremiato. In veste di corrispondente dal Sud Est asiatico del ‘Washington Post’ si è occupato in particolare degli effetti del massacro del 1965 e di politica indonesiana contemporanea. In precedenzxa ha lavorato come corrispondente dal Brasile per il Los Angeles Times coprendo zone limitrofe e da Londra per il Financial Times. Nato e cresciuto in California ha trascorso gli ultimi anni a Giacarta Sterminio. “”Nel 1965 il comandante dei militari di Aceh era Ishak Djuarsa, un accanito anticomunista che aveva studiato a Fort Leavenworth in Kansas (5). Il 7 ottobre lasciò la capitale, Banda Aceh, per un frenetico giro della provincia dove tenere discorsi a folle raccolte in fretta. Secondo i testimoni presenti proclamò: «Quelli del Pki sono ‘kafir’ (infedeli). (…) Li estirperò dalle radici! Se trovate dei membri del Pki in un villaggio e non li ammazzate, sarete voi ad essere puniti!». Djuarsa incitò la folla al grido di ‘Morte al Pki! Morte al Pki! Morte al Pki!. La gente di Aceh Centrale capì che veniva loro detto di ammazzare i comunisti, altrimenti sarebbero stati ammazzati loro (6). Si crede che sull’isola di Sumatra la strage iniziò quel giorno. Qualche uccisione avvenne «spontaneamente» a opera di civili che agivano per proprio conto dopo aver ricevuto quel tipo di ordini, ma non fu la regola: i militari e la polizia iniziarono ad arrestare un enorme numero di persone. Molte persone di sinistra si consegnarono spontaneamente pensando che fosse la cosa più sicura e prudente da fare. I militari rimisero in funzione le strutture civili che avevano creato durante la campagna antimalese. Nel corso della ‘Konfrontasi’, l’esercito aveva istituito organizzazioni paramilitari che potevano essere usate per applicare la legge marziale e schiacciare i comunisti (7). La frase usata da Djuarsa, «estirparli dalle radici», era già stata usata prima, a mezzanotte del 1° ottobre, da Mokoginta, un altro comandante militare di Sumatra che aveva studiato a Leavenworth. Queste parole sarebbero diventate il pubblico e costante ritornello del programma di sterminio di massa (8). 8 ottobre. Il quotidiano dell’esercito «Angkatan Bersendjata» pubblicò la vignetta di un uomo che prende a colpi d’ascia un grande tronco. Sul tronco c’è l’acronimo indonesiano per il Movimento 30 settembre, «G30S», e sulle radici quello del Partito comunista, «Pki». La didascalia diceva: «Estirpateli dalle radici» (9). Ma all’interno dell’esercito indonesiano l’operazione aveva un altro nome: ‘Operasi Penumpasan’ – Operazione Annientamento (10). (…) 20 ottobre. Washington DC. – Il Dipartimento di Stato ricevette un telegramma dell’ambasciatore Howard Green. Green riferiva che il Pki aveva subito «arresti, attacchi e, in alcuni casi esecuzioni dei quadri di partito, che avevano comportato alcuni danni alla sua forza organizzativa». Il telegramma proseguiva: “”Se la repressione dell’esercito ai danni del Pki continua e i militari rifiutano di cedere la loro posizione di potere a Sukarno, la forza del Pki potrebbe essere ridimensionata. A lungo termine, tuttavia, la repressione nei confronti del Pki non funzionerà se l’esercito non deciderà di attaccare il comunismo in quanto tale””. Green concluse: «In ogni caso, l’esercito sta facendo ogni sforzo per distruggere il Pki e io ho sempre più rispetto per la determinazione e l’organizzazione con cui sta portando avanti questo compito fondamentale» (11)”” (pag 155-157); “”Si stima che siano state massacrate dalle cinquecentomila al milione di persone e che un milione di persone venne mandato nei campi di concentramento. Sarwo Edhie, l’uomo che a marzo tese l’imboscata a Sukarno, una volta si vantò che i militari avessero ucciso tre milioni di persone (44). C’è un motivo per cui dobbiamo accontentarci di stime: per più di cinquant’anni il governo indonesiano ha resistito a tutti i tentativi di documentare quello che era successo e nessuno al mondo si preoccupava molto di insistere. Milioni di persone furono vittime indirette dei massacri ma nessuno ha mai chiesto loro quante persone care abbiano perso”” (pag 173); “”Le liste delle persone da uccidere non furono fornite all’esercito indonesiano soltanto dai funzionari del governo degli Stati Uniti: alcuni dirigenti di piantagioni di proprietà americana diedero i nomi di sindacalisti e comunisti «scomodi» che poi furono uccisi (50)”” (pag 174)”,”ASIx-124″
“BEVINS Vincent”,”Se noi bruciamo. Dieci anni di rivolte senza rivoluzione.”,”Vincent Bevins è giornalista e scrittore. In veste di corrispondente dal Sudest asiatico del “”Washington Post”” si è occupato in particolare degli effetti del massacro del 1965 e di politica indonesiana contemporanea. In precedenza ha lavorato come corrispondente dal Brasile per il “”Los Angeles Times””, coprendo anche le zone limitrofe, e da Londra per il ‘Financial Times’. Per Einaudi ha pubblicato ‘Il Metodo Giacarta’ (2021)”,”AMLx-199″
“BEW Paul SASSOON Donald”,”Coscienza di classe e rivoluzione industriale nella storiografia urbana inglese.”,”Da alcune note: (7) (…) Per un saggio che discute in maniera rigorosa i problemi teorici che si presentano nell’affrontare il materiale del censimento si veda B. Hindess, ‘The Use of Official Statistics’, London, 1973, un contributo marxista influenzato dalla epistemologia francese di Bachelard e Canguilhem, ma anche dall’uso che dei dati statistici fa Lenin ne ‘Lo sviluppo del capitalismo in Russia’ (pag 525) (13) E’ da notare inoltre che Marx, nella sua critica al programma di Gotha, escluse specificamente la possibilità di una eguaglianza dei salari sia nella società socialista (dove la remunerazione dipende dal lavoro) sia in quella comunista (dove dipende dal bisogno di ciascuno) (pag 528)”,”STOx-011-FGB”
“BEYERLEIN Bernhard H. BABICENKO Leonid G. FIRSOV Fridrich I. VATLIN Aleksandr J. a cura”,”Deutscher Oktober 1923. Ein Revolutionsplan und sein Scheitern.”,”Saggi di Friedrich I. FIRSOV Pierre BROUE’ Karsten RUDOLPH. “”Il gruppo di destra di Paul Levi fondò la Kommunistische Arbeitsgemeinschaft (KAG) (comunità operaia comunista, sie verlangte vor allem mehr Unabhängigkeit von der Komintern und eine realistischere Politik der KPD. Innerhalb der Partei gingen die Auseinandersetzungen das ganze Jahr 1921 hindurch weiter””. (pag 23) (traduzione) “”Wenn die Partei in einer solchen Situation, die durch das Gestrige, das Vorhergehende bestimmt wird, fatalistische Tendenzen bemerken lässt, so ist es die grösste Gefahr. Der Fatalismus kann ja verschiedene Formen annehmen. Erstens kann man sagen, ja, die Sietuation ist revolutionär, jetzt kommt die Revolution. Man wiederholt es von Tag zu Tag, man gewöhnt sich daran, und die Politik besteht darin, dass man auf die Revolution wartet.”” (pag 166, Trotsky, Conferenza di Mosca tra i compagni russi dell’ Esecutivo con le delegazioni del KPD, del PCF e del Partito comunista cecoslovacco, 25 settembre 1923) Se il partito in una tale situazione, che per quanto riguarda ieri, era stata precedentemente indicata, fa rimarcare delle tendenze fatalistiche, allora il pericolo è uno dei più grandi. Il fatalismo può prendere delle forme differenti. Si può dire, si, la situazione è rivoluzionaria, allora c’è la rivoluzione. Lo si ripete giorno dopo giorno, ci si abitua, e la politica consiste nell’ attendere la rivoluzione.”” (pag 166)”,”MGER-071″
“BEZBAKH Pierre”,”Histoire du socialisme français.”,”BEZBAKH Pierre è maitre de conferences all’Université Paris-Dauphine. E’ una rassegna veloce di temi e personaggi nel corso di due secoli di ‘socialismo’ francese che termina con Mitterand e soci (è forse la parte ‘centrale’ del libro). Può essere utile solo per compilare una cronologia. La bibliografia sta in una paginetta…”,”FRAP-112″
“BEZSONOV Youri”,”Mes Vingt-Six Prisons et mon Évasion de Solovki.”,”Youri Bezsonov, ancien Capitaine de Cavalerie de la Division Caucasienne dite ‘Division Sauvage’. Note, avec 9 Illustrations hors texte et 4 cartes, traduit du Russe par E. SEMENOFF, note du traducteur, épilogue, Collection d’études, de documents et de témoignages pour servir a l’Histoire de notre temps.”,”RIRx-067-FL”
“BEZZA Bruno a cura; saggi di Emilio LUSSU Umberto ROMAGNOLI Aris ACCORNERO Emilio RAYNERI Gino GIUGNI Francesco CIAFALONI F. LIUZZI e A. PERRELLA F. BIANCHI Bruno MANGHI Italo VIGLIANESI Livio LABOR Luciano PALLAGROSI Marino REGINI M.S. ROMA Lucio DE-CARLINI Leopoldo PIRELLI Ada BECCHI”,”Lavoratori e movimento sindacale in Italia dal 1944 agli anni 70.”,”Saggi di Emilio LUSSU, Umberto ROMAGNOLI, Aris ACCORNERO, Emilio RAYNERI, Gino GIUGNI, Francesco CIAFALONI, F. LIUZZI e A. PERRELLA, F. BIANCHI, Bruno MANGHI, Italo VIGLIANESI, Livio LABOR, Luciano PALLAGROSI, Marino REGINI, M.S. ROMA, Lucio DE-CARLINI, Leopoldo PIRELLI, Ada BECCHI.”,”MITT-044″
“BEZZA Bruno a cura; saggi di O. BAYER L. BRUTI LIBERATI B. CARTOSIO G. CERRITO Z. CIUFFOLETTI G. CRESCIANI D. VON DELHAES-GÜNTHER T.S. DI-TELLA D. FABIANO C. FILGUEIRA E. FRANZINA F. GRASSI M.L. LEIVA A.M. MARTELLONE A. MORELLI A. MIGLIAZZA M.R. OSTUNI R. PARIS M. PUNZO R.H. RAINERO J. RIAL G. ROSOLI E. SCARZANELLA H. SCHÄFER E. SORI S.M. TOMASI R.J. VECOLI L. DELLA BRIOTTA”,”Gli italiani fuori d’ Italia. Gli emigrati italiani nei movimenti operai dei paesi d’ adozione (1880-1940).”,”saggi di O. BAYER L. BRUTI LIBERATI B. CARTOSIO G. CERRITO Z. CIUFFOLETTI G. CRESCIANI D. VON DELHAES-GÜNTHER T.S. DI-TELLA D. FABIANO C. FILGUEIRA E. FRANZINA F. GRASSI M.L. LEIVA A.M. MARTELLONE A. MORELLI A. MIGLIAZZA M.R. OSTUNI R. PARIS M. PUNZO R.H. RAINERO J. RIAL G. ROSOLI E. SCARZANELLA H. SCHÄFER E. SORI S.M. TOMASI R.J. VECOLI L. DELLA BRIOTTA “”E’ indubbio però che l’ alto indice di disoccupazione tra gli italiani, l’ indifferenza, l’ ignoranza delle leggi sindacali e il risentimento nei confronti della politica settaria e razzista del movimento operaio e del Labour Party, inducessero alcuni emigranti ad accettare un impiego durante situazioni di sciopero. Il giornale italiano dell’ epoca riporta frequenti episodi di crumiraggio di manovalanza italiana, spesso incitata in ciò da datori di lavoro italiani ed australiani privi di scrupoli. Alcuni leaders sindacali australiani, consci del pericolo che questa situazione creava per il movimento operaio e desiderosi di migliorare le condizioni di lavoro degli italiani, arrivarono perfino a scrivere ai socialisti in Italia nella speranza che questi potessero convincere in qualche modo gli emigranti italiani dell’ utilità di iscriversi ai sindacati australiani.”” (pag 322)”,”CONx-119″
“BEZZA Bruno”,”Salario e cannoni. Tra la fabbrica e il fronte durante la grande guerra.”,”””La partecipazione dei sindacati fu però attiva, o comunque fu implicito il loro assenso, nelle deliberazioni adottate dal ministero della guerra prussiano per l’industria metallurgica berlinese. Queste deliberazioni riguardavano la libertà di circolazione degli operai e il lavoro obbligatorio. Nel primo caso vennero posti dei limiti alla libera circolazione dietro compensi di aumenti salariali, mentre nel secondo caso venne promulgata una legge che prescriveva l’obbligo al lavoro per tutti gli uomini dai diciassette ai sessanta anni. Come contrappeso a questi obblighi e limitazioni fu autorizzata l’introduzione, nelle aziende con più di cinquanta dipendenti, di “”commissioni operaie”” permanenti (10), “”si possono considerare le dirette precorritrici dei futuri consigli di fabbrica”” (11). La collaborazione fra Stato, imprenditori e sindacati, dopo il 1916, si accentuò in occasione dell’ingresso nell’ufficio di guerra, come rappresentante operaio, di Alexander Schlicke, presidente del sindacato degli operai metallurgici. La costante del comportamento del movimento sindacale tedesco fu la difesa strenua della legalità e del riconoscimento dell’organizzazione anche contro gli interessi del movimento. In Gran Bretagna sin dall’inizio delle ostilità i dirigenti delle organizzazioni sindacali si orientarono favorevolmente verso la politica del governo”” (pag 12) (10) G. Feldman, op.cit., p. 535 ss. (11) G. Hardach, op.cit, p.211 Cita il libro di R. Sichler, J. Tiburtius, Die Arbeiterfrage, eine Kernfrage des Weltkrieges, Berlin”,”QMIP-192″