Biblioteca Isc ordinata per nome autore, A3

“AMABLE Bruno”,”Les cinq capitalismes. Diversité des systèmes économiques et sociaux dans la mondialisation.”,”AMABLE Bruno, professore di scienze economiche all’Università di Parigi X – Nanterre, e ricercatore al CEPREMAP.”,”ECOI-288″
“AMADEI Leonetto GAIANI Luigi VITALI Walter AGOSTINI Gerardo AMENDOLA Pietro ANIASI Aldo TAVIANI Paolo Emilio BOLDRINI Arrigo, interventi”,”I 50 anni dell’ANPI. Bologna 25 e 26 novembre 1994.”,”Allegati esterni opuscolo dedicato alla storia del partigiano russo Fjodor Poletajev + cartine rastrellamenti nazifascisti”,”ITAR-180″
“AMADO Jorge”,”Il cammino della speranza.”,”AMADO Jorge, romanziere, è nato nello Stato di Bahia il 10 agosto 1912. Amado ha pubblicato il suo primo libro a 19 anni e nel 1935 era già celebre in tutto il Brasile e fuori dal paese. Nel 1951 ha ricevuto il premio Stalin per la pace. Comunista militante è stato arrestato due volte ed è anche fuggito dal Brasile. E’ stato deputato del partito comunista brasiliano. E’ giudicato un narratore realista con una tendenza al populismo romantico legato alla gente e ai problemi della sua terra. (f. Garzantine) “”Fu però intorno al ’30, in concomitanza con più aperte lotte per la emancipazione economica e politica del paese, che i letterati brasiliani cominciarono in modo diretto e meno “”strumentale”” a scavare nella realtà dei loro nuclei urbani (la vita squallida e senza prospettive della piccola borghesia, la formazione progressiva della coscienza operaia, il mondo popolare di colore delle città del Nord-Est), nella situaizone delle loro campagne (il dramma del totale abbandono, dell’ alienazione completa della condizione contadina, l’ epopea della conquista della terra strappata col sangue alla foresta tropicale), nella vita dei pastori, dei pescatori della costa, dei lavoratori delle saline, di tutta quella vasta e variata umanità del Brasile, negri e bianchi, meticci e mulatti, emigranti giunti da ogni parte del mondo a convogliare nuove energie, nuovi tipi fisici e nuove culture in una società nata essa stessa da tre filoni opposti, portoghese, indio e africano.”” (pag 10) (presentazione)”,”VARx-170″
“AMALDI Edoardo, a cura di Giovanni BATTIMELLI Michelangelo DE-MARIA Adele LA-RANA”,”Da via Panisperna all’America. I fisici italiani e la Seconda guerra mondiale.”,”La prima esplosione nucleare. (pag 42-45) (dalla prefazione alla prima edizione) “”La notizia della caduta di Mussolini il 25 luglio del 1943 e della successiva occupazione dell’Italia da parte delle truppe naziste giunse a Los Alamos attraverso i giornali, ma Segrè riuscì ad avere le prime notizie sui suoi familiari rimasti in Italia soltanto nel giugno del 1944 dopo la liberazione di Roma da parte degli Alleati. «Le prime truppe entrate a Roma – riferisce Segré – avevano l’ordine di cercare Amaldi e altri fisici per raccogliere informazioni sul progetto atomico tedesco, e così attraverso i servizi segreti militari ottenni alcune notizie da casa. Oppenheimer mi convocò nel suo ufficio e mi disse che mio padre era salvo ma che mia madre era stata catturata dai nazisti in una retata dell’ottobre del 1943. (…) Mio padre non sopravvisse a lungo e morì (…) il 4 ottobre 1944. (…) Soltanto nel 1947, e anche allora soltanto in modo parziale. La pagina tragica e penosa della fine dei miei genitori è sepolta nel profondo della mia anima e là deve restare» (52). A Los Alamos Segrè diresse un gruppo di ricerca di una quindicina di fisici con i quali impiantò subito un suo laboratorio per proseguire le ricerche iniziate a Berkeley sulla fissione spontanea degli elementi pesanti; qui riuscì a scoprire tra l’altro che il plutonio 240, un isotopo che era il «compagno inseparabile» del plutonio 239, aveva un’elevata probabilità di fissione spontanea che avrebbe provocato una «predetonazione», cioè un’esplosione precoce di basso rendimento. Ciò rendeva irrealizzabile l’esplosione di una bomba al plutonio se innescata con il cosiddetto «metodo del cannone», l’unico modo fino ad allora preso in considerazione per il raggiungimento della massa critica. Il progetto della bomba al plutonio fu «salvato» dall’invenzione di un nuovo metodo dovuta al fisico del California Institute of Technology, Seth Neddermeyer, il «metodo di detonazione per implosione», il cui funzionamento venne verificato in un esperimento preliminare effettuato a Alamogordo il 7 maggio del 1945, al quale partecipò anche Segrè. Mentre Segrè e gli altri fisici si trovavano nel deserto a effettuare questo esperimento, furono raggiunti dalla notizia del suicidio di Hitler, della resa della Germania e della fine della guerra in Europa. Segrè ricorda che il suo primo pensiero fu: «Siamo arrivati troppo tardi». «Per me – prosegue Segrè – Hitler era la personificazione del male e la giustificazione principale per il lavoro sulla bomba atomica. Sono sicuro che questo sentimento era condiviso da molti dei miei colleghi, specialmente dai fisici europei. Ora che la bomba non poteva essere utilizzata contro i nazisti sorsero i dubbi. Discutemmo di questi dubbi in molte conversazioni private, anceh se ciò non appare nei rapporti ufficiali» (53). Nonostante questi dubbi, il lavoro nei laboratori di Los Alamos proseguì con urgenza inalterata fino all’esperimento «Trinity», la prima esplosione nucleare della storia, avvenuta ad Alamogordo il 14 luglio 1945. Il gruppo di Segrè era incaricato di misurare sia l’intensità dei raggi gamma «immediati», cioè quelli emessi nell’istante dell’esplosione e non quelli dovuti ai prodotti della fissione, sia l’intensità totale dei raggi gamma e l’intensità dei neutroni a varie distanze. Quel giorno Segrè si trovava con Fermi all’aperto a circa 10 miglia dal luogo dell’esplosione. Per precauzione si erano sdraiati a terra e portavano occhiali scuri per proteggeri gli occhi. «Improvvisamente – ricorda Segrè – l’intero paesaggio fu inondato da una luce estremamente brillante, (…) molto più brillante della luce del sole a mezzogiorno. (…) Al momento dell’esplosione, per un istante, mi venne in testa il pensiero che forse l’atmosfera avrebbe potuto prendere fuoco provocando la fine del mondo, sebbene sapessi che questa possibilità era stata attentamente studiata ed esclusa». Immediatamente dopo l’esplosione Fermi si alzò in piedi e fece cadere alcuni pezzettini di carta da lui disposti su un tavolo e ne misurò lo spostamento rispetto alla verticale provocato dall’onda d’urto. «Poi – prosegue Segrè – Fermi estrasse un pezzo di carta dove aveva calcolato in precedenza una tabella degli spostamenti in funzione dell’energia liberata. In questo modo ricavò istantaneamente una stima, sia pure approssimata, dell’energia liberata nell’esplosione» (54)”” (pag 42-45) (dalla prefazione alla prima edizione) [(52) E. Segrè, ‘A mind always in motion’, cit., p. 195; (53) Ivi, p. 200; (54) Ivi, p. 202]”,”SCIx-551″
“AMALRIK Andrej”,”Rasputin. Il “”monaco nero”” e la corte dell’ultimo Zar.”,”Quella di Amalrik è un’opera incompiuta. AMALRIK Andrej nato a Mosca nel 1938 fu espulso dall’Università nel 1963 per uno studio considerato non ortodosso sui normanni e la Russia di Kiev. Nel 1965 venne arrestato e condannato alla deportazione in Siberia da dove ritorna solo nel 1975 a Mosca. L’anno dopo viene espulso dall’URSS. Muore nel 1980 in un incidente automobilistico (?) mentre si reca a Madrid per sostenere la causa dei dissidenti alla Conferenza Europea. Ha scritto ‘Sovpravviverà l’URSS fino al 1984?’, ‘Viaggio involontario in Siberia’ e ‘Il giornale di un provocatore’. Leonid PLJUSC cita il libro di Agurskij (Agursky) ‘L’ideologia del nazional-bolscevismo’ (pag 266)”,”RUSx-140″
“AMALRIK Andrej”,”Sopravviverà l’Unione Sovietica fino al 1984?”,”Amalrik è nato nel 1938 a Mosca nella famiglia di uno storico. E’ finito in carcere con l’imputazione di aver scritto opere di carattere antisovietico.”,”RUSS-002-FMP”
“AMALVI Christian a cura; voci biografiche di J.L. ABBE’ D. ALIBERT P. AMBERT R. ANDREANI S. AUFRERE L. AVEZOU L. BERGES P. BARRAL J.L. BIGET Y. BILLARD D. BILOGHI J.O. BOUDON M. BOUYSSY A. BRENON P. CABANEL N. CADENE C.O. CARBONELL M. CHALON C. CHANDEZON M.T. CHEROUTRE J.L. CLEMENT S. COURTOIS G. DEDEYAN F. DOSSE V. DUCLERT S. DULUCQ L. DUMOND O. DUMOULIN S. DURAND Y. DURAND J. FOUILLERON J.H. FOULON A. GERARD P. GILLI J.M. GOULEMOT J. GREVY J. GRONDEUX . GUYOTJEANNIN F. HARTOG C. HOTTIN D. IOGNA-PRAT D. IANCU-AGOU C. IANCU B. JOLY A. JOUANNA B. LACHAISE A.F. LAURENS S. LAURENT D. LE-BLEVEC G. LE-THIEC S.A. LETERRIER M. LEYMARIE J.M. MAYEUR H. MICHEL A. MIQUEL B. NEVEU M.A. NIELEN M. OZOUF J.M. PAILLER B. PELLISTRANDI C. POMEYROLS O. PONCET D. POULOT A. PROST P. RICHE’ F. ROUSSEAU J.F. SIRINELLI M. SOT D. TRIAIRE J. TRICARD J.F. VERGNAUD B. VOUILLOT”,”Dictionnaire biographique des historiens francais et francophones. De Grégoire de Tours à Georges Duby.”,”AMALVI Christian lavora nell’ Università Paul Valery di Montpellier. Elenco degli autori: J.L. ABBE’ D. ALIBERT P. AMBERT R. ANDREANI S. AUFRERE L. AVEZOU L. BERGES P. BARRAL J.L. BIGET Y. BILLARD D. BILOGHI J.O. BOUDON M. BOUYSSY A. BRENON P. CABANEL N. CADENE C.O. CARBONELL M. CHALON C. CHANDEZON M.T. CHEROUTRE J.L. CLEMENT S. COURTOIS G. DEDEYAN F. DOSSE V. DUCLERT S. DULUCQ L. DUMOND O. DUMOULIN S. DURAND Y. DURAND J. FOUILLERON J.H. FOULON A. GERARD P. GILLI J.M. GOULEMOT J. GREVY J. GRONDEUX . GUYOTJEANNIN F. HARTOG C. HOTTIN D. IOGNA-PRAT D. IANCU-AGOU C. IANCU B. JOLY A. JOUANNA B. LACHAISE A.F. LAURENS S. LAURENT D. LE-BLEVEC G. LE-THIEC S.A. LETERRIER M. LEYMARIE J.M. MAYEUR H. MICHEL A. MIQUEL B. NEVEU M.A. NIELEN M. OZOUF J.M. PAILLER B. PELLISTRANDI C. POMEYROLS O. PONCET D. POULOT A. PROST P. RICHE’ F. ROUSSEAU J.F. SIRINELLI M. SOT D. TRIAIRE J. TRICARD J.F. VERGNAUD B. VOUILLOT”,”STOx-100″
“AMATO Sergio”,”Il problema “”partito”” negli scrittori politici tedeschi (1851-1914).”,”Sergio AMATO (Napoli 1950) insegna storia delle dottrine politiche prosso la facoltà di giurisprudenza dell’ Università di Siena e si è occupato degli sviluppi del pensiero politico in RUssia Austria e Germania tra Otto e Novecento. Ha pubblicato i volumi ‘M.I. Tugan-Baranovskij (1865-1919)’ (Firenze, 1980) e ‘Parlamentarismo e partito operaio nella genesi del pensiero politico di Kautsky’ (Firenze, 1984). Ha in corso di preparazione una monografia su Friedrich NAUMANN.”,”TEOP-107″
“AMATO Giuliano a cura”,”Il governo dell’industria in Italia.”,”Fondo Davoli”,”DIRx-035″
“AMATO Massimo”,”Le radici di una fede. Per una storia del rapporto fra moneta e credito in Occidente.”,”Massimo Amato insegna Storia economica presso l’Università Bocconi di Milano. La pubblicato pure: ‘Il bivio della moneta’, Egea, Milano, 2009. “”A questo proposito, il giovane Marx aveva già puntato il dito nella giusta direzione. A proposito dell’aria di sufficienza dell’economia politica nei confronti del sistema mercantilistico, e del suo culto feticistico dell’oro come unica forma della ricchezza, egli osservava quanto segue: «ecco perché l’opposizione dell’economia politica moderna al “”sistema monetario”” (ossia al mercantilismo) non può, nonostante la sua sagacia, condurci a una vittoria decisiva; se, infatti, la grossolana superstizione economica del popolo e dei governi fa riferimento a un sacchetto di monete, ‘sensibili, manipolabili, ben visibili’, e crede dunque al valore assoluto dei metalli preziosi e al loro possesso come alla sola realtà della ricchezza – e invece l’economista illuminato, informato delle cose del mondo, arriva e dimostra loro che la moneta è una merce come tutte le altre, il cui valore quindi dipende, esattamente come quello di ogni merce, dal rapporto fra i costi di produzione, la domanda e l’offerta, e la quantità o la concorrenza delle altre merci – ciò che potrà essere correttamente obiettato all’economista è che il valore ‘effettivo’ delle cose è purtuttavia il loro ‘valore di scambio’, e che, in ultima istanza, esso esiste nella moneta così come essa esiste nei metalli preziosi, e che dunque la moneta è il ‘vero’ valore delle cose, e per questo motivo è la cosa più degna di essere desiderata. Le dottrine dell’economista si sono peraltro incamminate in direzione di una siffatta saggezza, salvo il fatto che egli ha una capacità di astrazione tale da riconoscere l’esistenza della moneta in tutte le forme di merce e da non credere al valore esclusivo della sua esistenza metallica ufficiale. L’esistenza metallica della moneta è solo l’espressione sensibile ufficiale dell’anima della moneta che si nasconde in tutte le componenti della produzione e dei movimenti della società borghese. L’opposizione degli economisti moderni al sistema mercantilistico è tutta qui, essi colgono tale sistema nella sua astrazione e nella sua universalità, e in tal modo godono di superiori lumi sulla superstizione ‘sensibile’ che crede all’esistenza esclusiva di questo essere nel metallo prezioso. Al posto di tale grossolana superstizione, l’economista pone una superstizione raffinata. Ma, giacché entrambe hanno la propria radice nell’essere, la forma illuminata non porta a rimuovere completamente la forma grossolanamente sensibile della superstizione, dal momento che essa si oppone non all’essere stesso della superstizione, ma a una sua forma determinata. L’esistenza ‘personale’ della moneta in quanto rapporto di ‘conversione’ interno, in sé, nascosto, ossia come ‘rapporto di stabilità’ delle merci fra loro, corrisponde tanto più all’essere della moneta quanto più la moneta è astratta, ossia quanto meno essa ha un rapporto ‘naturale’ con le altre merci, ossia quanto più essa appare come un prodotto e tuttavia al contempo come un non-prodotto dell’uomo, quanto meno l’elemento della sua esistenza risulta ‘naturalmente generato’, quanto più essa è elaborata dall’uomo, o, nei termini dell’economia politica, quanto è maggiore il rapporto del suo ‘valore in quanto moneta’, con il valore monetario del materiale nel quale essa esiste. Ecco perché la ‘cartamoneta’ e i numerosi ‘rappresentanti cartacei della moneta’ (come le lettere di cambio, gli assegni, i titoli di debito ecc.) costituiscono l’esistenza ‘compiuta’ della ‘moneta in quanto moneta’, e un momento necessario nel processo di sviluppo del regime monetario» (15). Marx non parla da storico, e non descrive nulla di empirico. Almeno così sembra. La sua descrizione si limita, consapevolmente, a ‘riflettere’ il senso di un processo che oggi possiamo comprendere con meno difficoltà che non al tempo in cui il giovane Marx scriveva. Il modo in cui egli espone il processo di smaterializzazione della moneta può dunque tenere assieme ‘un fatto e il suo necessario superamento'”” (pag 243-244) [Massimo Amato, ‘Le radici di una fede. Per una storia del rapporto fra moneta e credito in Occidente’, Bruno Mondadori, Milano, 2008] [(15) K. Marx, ‘Auszüge aus James Mills Buch “”Éléments d’économie politique’, in Mew, ‘Ergänzungsband’, I. Teil, Dietz Verlag, Berin, 1968, pp. 445-463. Traduzione condotta a partire dalla trad. fr., inedita, di A. Schild]”,”EURE-012-FV”
“AMATO Ivan a cura, scritti di Stephen Jay GOULD David J. STEVENSON Eric S. LANDER Robert A. WEINBERG Joshua LEDERBERG Gregory B. OLSON Anne McLAREN Robert LUCKY Daniel KLEPPNER Roman JACKIW Paul NURSE Paul J. CRUTZEN Veeabhadran RAMANATHAN Eric R. KANDEL Larry R. SQUIRE Martin J. REES”,”Le vie della scoperta scientifica. I più grandi scienziati raccontano dove sta andando la scienza.”,”Ivan Amato scrittore e divulgatore scientifico”,”SCIx-004-FAP”
“AMATO Giuliano”,”Rileggendo Proudhon.”,”Per Proudhon il socialismo si configura non come un emisfero diferso, ma come un correttivo di quello esistente… L’attributo socialismo va riferito non tanto al modo di produzione quanto alla società… Critica di Proudhon allo statalismo comunista…”,”PROD-001-FGB”
“AMATO Sergio a cura; saggi di Lea CAMPOS-BORALEVI Carlo CARINI Sergio CARUSO Vittore COLLINA Luigi COMPAGNA Marco FERRARI Salvo MASTELLONE Andrea MIGNONE Fabio GRASSI-ORSINI Maria Pia PATERNÒ Massimo L. SALVADORI Francesco TUCCARI Sergio AMATO”,”La teoria della classe politica da Rousseau a Mosca.”,”Marx ed Engels intervennero nel dibattito, sollevato dal ‘Manifesto’ di Cracovia, con l’ ‘Address’ del 17 luglio 1846′ “”In un lontano 1969, Gian Mario Bravo ha pubblicato nella rivista «Il Pensiero politico» (II, pp. 224-254) un saggio su ‘Il concetto di rivoluzione nel socialismo premarxista’, ripubblicato nel volume ‘Il socialismo da Moses Hess alla Prima Internazionale nella recente storiografia’ (Torino, Giappichelli, 1971). In questo saggio ha affermato che nel socialismo premarxista tedesco il teorico più coerente della rivoluzione fu Wilhelm Weitling; questi, soprattutto nelle ‘Garanzie dell’armonia e della libertà’ (‘Garantien der Harmonie and Freiheit’, 1842), precisò che la rivoluzione è l’unico mezzo per render possibile il progresso, e deve essere realizzata senza compromessi, tramite l’insurrezione armata degli oppressi; essa è voluta dal proletariato, e sarà reale soltanto se sarà sociale, cioè se sarà comunista; la rivoluzione politica borghese, invece, opera solo riforme (op: cit., p. 38). In un precedente lavoro su ‘Wilhelm Weitling e il comunismo tedesco prima del Quarantotto’ (Torino, Giappichelli, 1963), Bravo aveva ricordato che Weitling giunse a Londra nell’agosto 1844 ed il 22 settembre 1844 ebbe luogo in suo onore un «meeting» internazionale organizzato dalle associazioni democratiche, in cui egli viene salutato come il rappresentante della causa comunista. Fu anche pubblicato un opuscolo dal titolo: ‘Young Germany. An account of the rise, progress, and present position fo German communism’ (London, 1844). (…) Il dibattito divenne più acceso quando giunsero nel dicembre 1845 le prime notizie delle agitazioni in Polonia, soprattutto a Cracovia, città controllata dall’Austria. Il 13 dicembre 1845 in un «democratic fraternal meeting», presenti esuli di molti paesi, Karl Schapper dichiarò: «The next Revolution must and will be social, as well political and national». Il 22 febbraio 1846 il governo provvisorio di Cracovia emanò un ‘Manifesto’ in lingua polacca, tradotto in tedesco e poi in inglese, nel quale si annunciava che «the nation shall have the absolute property of land». Si aprì una polemica sul quesito se il ‘Manifesto’ di Cracovia rispecchiasse «the principles of European democracy». Secondo Harney, il ‘Manifesto’ era rivolto ai «working men of all nations»; secondo Schapper, esso interessava Polonia e Italia, «the two nations at present oppressed and deprived of their political existence». Anche Marx ed Engels intervennero nel dibattito, sollevato dal ‘Manifesto’ di Cracovia, con l’ ‘Address of the German Democratic Communist of Brussels to Feargus O’Connor’, firmato Engels e Marx, Bruxelles 17 luglio 1846, e pubblicato nel giornale ‘The Northern Star’. Tale ‘Address’ nella edizione italiana degli scritti di Marx ed Engels, porta l’errata data del 1849. In questo importante testo, che anticipa il ‘Manifesto del partito comunista’, si sottolinea «the great struggle of Capital and labour, of bourgeoisie and proletarians», si afferma che «the working class will become the ruling class of England», e si teorizza la «working class democracy». Mazzini dall’agosto 1846 al giugno 1847 rispose sul «People’s Journal» con otto articoli sulla democrazia, rivolgendosi agli «English readers» ed affrontando il problema del rapporto tra casta governante e popolo governato (‘Pensieri sulla democrazia in Europa’, Milano, Feltrinelli, 1997)”” (pag 236-238) [Salvo Mastellone, ‘La classe governante nel pensiero di Mazzini (1846-1847)’, (in) ‘La teoria della classe politica da Rousseau a Mosca’, a cura di Sergi Amato, Cet – Centro Editoriale Toscano, Firenze, 2001]”,”TEOS-028-FMB”
“AMATORI Franco BIGAZZI Duccio GIANNETTI Renato SEGRETO Luciano a cura; saggi di Luciano SEGRETO Nicola CREPAS Albert CARRERAS Stefano BATTILOSSI Pier Angelo TONINELLI Renato GIANNETTI Giuseppe CONTI Giandomenico PILUSO Andrea GIUNTINI Marco DORIA Franco AMATORI Andrea COLLI Marco BELLANDI Duccio BIGAZZI Giuseppe BERTA Michelangelo VASTA Giovanni FEDERICO e Renato GIANNETTI Giovanni GOZZINI Raffaele TETI”,”Storia d’ Italia. Annali 15. L’ industria.”,”Saggi di Luciano SEGRETO Nicola CREPAS Albert CARRERAS Stefano BATTILOSSI Pier Angelo TONINELLI Renato GIANNETTI Giuseppe CONTI Giandomenico PILUSO Andrea GIUNTINI Marco DORIA Franco AMATORI Andrea COLLI Marco BELLANDI Duccio BIGAZZI Giuseppe BERTA Michelangelo VASTA Giovanni FEDERICO e Renato GIANNETTI Giovanni GOZZINI Raffaele TETI “”Nei primi mesi del 1943, mentre l’ indice della produzione industriale calava bruscamente e gli operai con gli scioperi del marzo di quell’ ano ritornavano ad essere un soggetto politicamente attivo, i rappresentanti dei maggiori gruppi industriali privati cominciarono a muoversi in vista della preparazione di un dopoguerra che avrebbe avuto come interlocutori principali gli Stati Uniti. Questa sorta di diplomazia parallela mirava alla salvaguardia degli impianti, oltre che alla ricostruzione di una nuova immagine presso i futuri vincitori del conflitto. La grande industria italiana desiderava insomma separare il proprio destino da quello della dittatura prima di essere coinvolta direttamente nella disfatta militare del regime. Adottando tale strategia, gli industriali trovarono nella classe operaia e nei sindacati, oltre e forse anche prima che nelle forze politiche democratiche, importanti alleati che condividevano l’ obiettivo della conservazione più o meno completa delle attrezzature. I legami che in tale occasione si vennero a creare, cementati da episodi drammatici (operai “”imboscati”” e protetti in reparti già strapieni di manodopera per evitare loro la deportazione in Germania, coperture a favore di alti dirigenti della Resistenza, fornitura di armi e sostegni logistici per i partigiani, sabotaggi mirati e “”intelligenti”” agli impianti da parte degli stessi lavoratori) avrebbero costituito un elemento determinante di quello spirito di rinnovata coesione sociale e nazionale che gli eventi bellici avevano quasi frantumato (…)””. (pag 55, Luciano Segreto)”,”ITAE-176″
“AMATORI Franco COLLI Andrea”,”Impresa e industria in Italia dall’Unità a oggi.”,”Franco Amatori, (Ancona 1948), è professore associato di Storia economica nell’Università Bocconi di Milano. Andrea Colli (Varese, 1966) insegna Storia economica presso l’Università Bocconi. “”Del ruolo dello Stato quale attore di primo piano di questa straordinaria stagione si è detto nelle pagine precedenti [gli anni dal 1896 al 1914, ndr]. Va ancora enfatizzata l’opera di risanamento finanziario che porta, con la nascita nel 1893 della Banca d’Italia, alla fine della «fratellanza siamese» fra finanza privata e istituti d’emissione, essenziale prerequisito per il pieno inserimento dell’Italia nel sistema economico internazionale. Gli effetti si concretizzano nell’immediato e nel biennio 1894-95, grazie all’intervento di capitali provenienti dalla Germania, sorgono le due grandi banche miste, la Banca commerciale italiana e il Credito italiano, le quali, seppure, lo si è visto, eventualmente garantite dallo Stato, risultano determinanti nell’iniziale sostegno delle maggiori iniziative industriali e e nella creazione di settori interamente nuovi. L’arrivo in Italia delle banche universali tedesche è parte di quei potenti impulsi provenienti dal cuore del capitalismo mondiale decisivi nel determinare l’ascesa economica del Paese. I venti anni precedenti la prima guerra mondiale costituiscono la fase ascendente di un lungo ciclo economico indispensabile al buon andamento delle esportazioni italiane, agricole, ma anche industriali (in particolari tessili). Ed è un gigantesco episodio di «globalizzazione» quello che consente l’originale soluzione di un problema grave, quanto inevitabile, data l’intensità della crescita industriale: lo squilibrio della bilancia dei pagamenti dovuto alla necessità di importazioni. Sono le rimesse, inviate da oltreoceano da milioni di emigranti in larga prevalenza meridionali, a costituire più della metà delle «partite invisibili» che bilanciano abbondantemente il deficit commerciale. Allo stesso modo è dal centro dell’«economia-mondo» occidentale che proviene quel fascio di innovazioni in settori quali la metallurgia, la meccanica, la chimica, definito Seconda Rivoluzione Industriale, a cui devono corrispondere imprese di grandi dimensioni, in grado di attivare le tecniche più avanzate sul piano produttivo e organizzativo tali da spiegare il rapido avanzamento economico che l’Italia sperimenta con il nuovo secolo. Ed è all’interno di questo nuovo paradigma tecnologico che si colloca quell’industria idroelettrica con la quale all’inizio del secolo parve che l’Italia potesse liberarsi di un altro grave ostacolo sulla via della modernizzazione economica: la carenza di risorse energetiche”” (pag 60-61)”,”ECOG-115″
“AMATORI Franco a cura; scritti di Andrea COLLI Marina COMEI Leandro CONTE Augusto DE-BENEDETTI Daniela FELISINI Fabio LAVISTA Giandomenico PILUSO Ferruccio RICCIARDI”,”Storia dell’IRI. 2. Il «miracolo» economico e il ruolo dell’IRI, 1949-1972.”,”Franco Amadori è ordinario di Storia economica all’Università Bocconi. Si è occupato di Storia d’impresa, un settore nel quale si è specializzato ad Harvard sotto la guida di Alfred Chandler e David Landes. IRI: TUTTI I PRESIDENTI DAL ’33 AD OGGI Roma, 24 giu. – (Adnkronos) – Ecco i presidenti dell’Iri, dalla sua fondazione ad oggi. Alberto Beneduce: dal 1933 (gennaio) al 1939 Francesco Giordani:dal 1939 al 1943 Quattro commissari:dal 1943 al ’46 Giuseppe Paratore: dal 1946 (marzo) a fine ’47 Enrico Marchesano: dal 1948 al 1950 (marzo) Isidoro Bonini: dal 1950 al 1955 (dicembre) Aldo Fascetti: dal 1956 al 1960 Giuseppe Petrilli: dal 1960 (ottobre) al 1979 (gennaio) Pietro Sette: dal 1979 (febbraio) al 1982 Romano Prodi: dal 1982 (ottobre) al 1989 (ottobre) Franco Nobili: dal 1989 (novembre) al 1992 (Nel ’92, l’Iri viene trasformato in spa). Franco Nobili: dall’agosto ’92 al maggio ’93 Romano Prodi: maggio ’93 al luglio ’94 Michele Tedeschi: dal 1994 al 1997 Gian Maria Gros-Pietro: dal 1997 all’autunno ’99 Piero Gnudi: dicembre ’99. (Mcc/Zn/Adnkronos)”,”ECOG-121″
“AMBRIERE Madeleine a cura”,”Dictionnaire du XIX siecle europeen.”,”Comitato scientifico: M. AMBRIERE, Francoise BALIBAR, Jean BERNARD, Jean BONAMOUR, Bernard BOURGEOIS, Pierre BRUNEL, Bruno FOUCART, Elisabeth FOUCART-WALTER, Jean-Louis HAROUEL, Jean JACQUES, Claude JESSUA, Alain JUMEAU, Jean-Marie MAYEUR, Arlette MICHEL, Michel MORANGE, Jean TULARD, Jean-Marie VALENTIN”,”REFx-010″
“AMBROGIO Ignazio”,”Belinskij e la teoria del realismo.”,”””Le citazioni dagli articoli, dalle recensioni e dal carteggio potrebbero anche infoltirsi, ma non farebbero che convalidare quanto ormai risulta dall’insieme del discorso: sia nei confronti degli avversari che dei suoi stessi alleati Belinskij assunse una posizione originale e gravida di sviluppi: egli vide chiaramente che il capitalismo, con il suo bene e con i suoi tanti mali, avrebbe infine trionfato in Russia, sostituendosi all’antiquato e ingiusto e inumano regime feudale, e non si illuse utopisticamente (come accadde allo stesso Herzen e, più tardi, a Cernysevskij) sull’obscina, quale mezzo per operare il «salto del capitalismo» e giungere direttamente all’assetto socialista; ma egli comprese con altrettanta acutezza e persino con genialità (se si pensa alla situazione storico-sociale in cui le sue proposizioni vennero formulate) che il capitalismo e le forme politiche liberal-borghesi non avrebbero assicurato la completa libertà e il benessere delle masse popolari (1), che la struttura capitalistica sarebbe stata una condizione necessaria, e tuttavia transitoria, solo un «momento», più o meno esteso nel tempo, per compiere il trapasso a uno stadio economico-sociale superiore, più libero e più giusto. In tal senso, egli vide molto più lontano non solo degli «occidentalisti» liberali del suo tempo, ma anche dei populisti degli anni settanta-novanta e degli stessi marxisti «legali», e si andò accostando, ormai alla vigilia della morte, alla prospettiva secondo la quale aveva «già cominciato a operare a quel tempo ‘il pensiero rivoluzionario dell’occidente’», il socialismo scientifico di Marx e di Engels (2). In realtà, Belinskij non abbandonò «sempre più le sue idee socialiste per una visione più realistica» e non si propose di «restare alla testa degli “”occidentalisti””, di coloro che diverranno liberali» (3), come invece per raccogliere ed esprimere sempre più nitidamente nelle sue concezioni l’ansia profonda di emancipazione del popolo russo, le istanze più radicali, democratiche e rivoluzionarie, delle masse contadine e piccolo-borghesi, delle forze intellettuali plebee, oppresse e sfruttate dal regime dell’autocrazia feudale: lo attesta, se non altro, la celebre lettera-pamphlet in cui, prendendo lo spunto dalle idee mistico-irrazionalistiche enunciate da Gogol nei ‘Brani scelti del carteggio con gli amici’ (1846), il critico tirava «il bilancio di tutta la sua attività letteraria» (Lenin) e scriveva il suo «testamento spirituale» (Herzen)”” [(1) Cfr., ad esempio, la seguente opinione (nell’articolo sui ‘Misteri di Parigi’ di Sue, 1844, ora in ‘Pol. sobr. soc., VIII, pp. 171-172) sui limiti della democrazia borghese (…); (2) Georgij Plechanov, ‘Socinenija’, X, pp. 347-348. E’ da notare che per mezzo di Plechanov, comunque si giudichi la sua interpretazione, il pensiero democratico russo – non solo Belinskij, ma anche Cernysevskij, Dobroljubov, ecc. – venne immesso per la prima volta nel circolo della cultura europea. Quest’opera è stata proseguita, con maggiore o minor successo, dalla storiografia sovietica; (3) Franco Venturi, ‘Il populismo russo’, I, p. 89, 90. L’opinione di uno slittamento “”a destra”” di Belinskij, nel periodo del ‘Sovremennik’, fu già espressa da Vladislav Evgeniev-Maksimov (…)] [Ignazio Ambrogio, ‘Belinskij e la teoria del realismo’, Roma, 1963] Treccani: di Ettore Lo Gatto BELINSKIJ, Vissarion Grigorevic. – Critico russo della prima metà del sec. XIX, nacque il 30 maggio 1810 a Sveaborg; suo nonno era prete, suo padre medico. Crebbe in mezzo a una agitata vita familiare. Nel 1825 entrò al ginnasio di Penza, dove incominciò a interessarsi per il romanticismo. Nel 1829 passò all’università di Mosca e vi ascoltò le lezioni di estetica di N. J. Nadeždin e di filosofia di M. G. Pavlov. A Mosca frequentò il Circolo di Stankevic (v.) dove si discutevano problemi di letteratura, di arte, di filosofia. Idealista per natura, sensibile fino alla morbosità, egli trovò nella filosofia tedesca, e soprattutto nelle opere di Schelling e Fichte, un punto d’appoggio da sostituire alla mancanza di legame con la realtà, della quale soffriva il suo spirito. Da questo stato d’animo nacque la tragedia Dmitrij Kalinin (1830-1831), il cui eroe, vittima della servitù della gleba, diventa un fratricida e un incestuoso. Le autorità universitarie, vedendo in essa “”un’opera immorale””, allontanarono il B. dall’università. Cominciò allora la sua carriera giornalistica: nel 1834 pubblicò nella rivista Molva (La fama corrente) il suo primo grande articolo intitolato Sogni letterarî. Nell’anno 1835 gli fu affidata la direzione della Molva e del Teleskop. Nel 1836 quest’ultima rivista fu proibita, e il B. dovette continuare la sua attività in altra rivista: fino al 1839 fu direttore del Moskovskij Nabljudatel? (L’osservatore moscovita). Nel 1839 si trasferisce a Pietroburgo e inizia la collaborazione alla rivista Otecestvennyjla Zapiski (Gli annali patrî). Durante gli anni 1840-46 su gli Annali patrî videro la luce gli articoli su Deržavin, Lermontov, Majkov, Poležaev, Marlinskij, e la serie di articoli su Puškin, iera storia t ritica della letteratura russa da Lomonosov a Puskin. Nell’autunno del 1845 il B. si ammalo gravemente di tisi e al principio del 1847 dové lasciar la rivista. Dopo aver soggiornato varî mesi nella Russia meridionale, tornò a Pietroburgo e iniziò la collaborazione al Sovremennik (Il contemporaneo), intorno al quale si raccoglievano i migliori ingegni letterarî. Ma fu breve collaborazione. Dopo lo Sguardo alla letteratura del 1847, a causa d’un peggioramento del suo male, egli dovette partire per la Svizzera. Ritornato in patria, morì il 28 maggio 1848. B. fu il più grande critico letterario che abbia avuto la letteratura russa. La sua storia spirituale è nettamente divisa in due periodi, coincidenti col soggiorno moscovita l’uno, col soggiorno pietroburghese l’altro. Le idee del primo periodo furono da B. stesso enunciate nell’articolo Sogni letterarî. Partendo dal concetto che appartengono alla letteratura soltanto gli scrittori “”capaci di esprimere pienamente lo spirito del popolo per il quale furono generati ed educati””, egli vi dimostra che una vera e propria letteratura russa ancora non esisteva e che solo vi sarebbe stata quando vi fosse stata una cultura creata sul terreno patrio con sforzi autoctoni. Questa idea fondamentale subì poi, per qualche tempo, forti modificazioni in conseguenza dell’entusiasmo di B. per Hegel. Nei tre articoli degli anni 1837-39 (L’anniversario di Borodinò; Menzel, il critico di Goethe; La ragione crea la passione), il culto della realtà raggiunge infatti il suo culmine. L’assolutismo dello zar russo viene celebrato come istituzione divina, al principio “”tutto ciò che è reale è razionale”” viene innalzato un vero e proprio altare. Ma fu periodo di breve dutata; e il passaggio alle nuove correnti fu fermo e deciso, perché la convinzione di avere errato gli venne proprio dall’esame della realtà “”cupa, volgare, disumana””. Centro di tutte le nuove idee del B., diventò così la considerazione della tendenza sociale dell’opera d’arte. Da ciò appunto derivò il suo crescente entusiasmo per le opere di Gogol’ che egli rivelò ai contemporanei, e la sua indignazione quando questi voltò le spalle alle questioni sociali. Gl’interessi etici predominano ora su quelli estetici; tuttavia il senso critico e l’innata passione per la bellezza difficilmente indussero il B. in errore. Infatti, nessuna delle più alte manifestazioni dello spirito nella letteratura sfuggì alla sua acuta intuizione: il suo entusiasmo, fondato sempre su analisi profonde e minute, contribuì al riconoscimento dei meriti di tutte le forze letterarie che o maturarono o incominciarono ad affermarsi durante gli anni della sua attività. I nomi di Puškin. Griboedov, Gogol?, Lermontov e Kol’cov sono per sempre legati a quello del B. Se la breve vita non gli consentì di assistere al pieno fiorire di Turgenev, Goncarov, Dostoevskij, Nekrasov, seppe tuttavia prevedere la loro gloria. L’importanza del B. non si limita tuttavia alla critica letteraria; egli fu anche educatore e maestro della società russa che voleva preservare dalle influenze che gli sembravano dannose. Da ciò il suo occidentalismo e i suoi attacchi, in parte eccessivi, alla corrente slavofila. Grandissima è stata la sua influenza sul movimento liberale del sessanta, ma oggi ancora scrittori, critici e storici della letteratura si richiamano a lui. L’edizione più recente delle sue opere è: Sobranie Socinenij V. G. Belinskago (Raccolta delle opere di B.), a cura di Ivanov Razumnik, Pietroburgo 1919, voll. 3. In Italia sono state tradotte La scuola naturale e la Lettera a Gogot (a cura di E. Lo Gatto, in Russia, I, 1920) e Uno sguardo alla letteratura russa nell’anno 1847, a cura di E. Lo Gatto, in Critici letterari russi, Foligno 1925. Bibl.: A. N. Pypin, V. G. Belinskij, ego Žizn’i perepiska (V. G. B., la sua vita e corrispondenza), voll. 2, Pietroburgo 1876; id., Charakteristiki literaturnych mnenij ot 1820 do 50-ch godov (Caratteristiche delle opinioni letterarie dal 1820 al 1850), 2ª edizione, Pietroburgo 1890; N. G. Cernyševskij, Ocerki gogolevskago perioda russkoj literatury (Saggi del periodo gogoliano della letteratura russa), in Sovremennik, 1855-56; A. Grigorev, B. i otricatel’nyi vzgljad v literature (B. e il punto di vista negativo nella letteratura), Mosca 1915-16, I; G. V: Plechanov, Mosca 1923; N. O. Lerner, Belinskij, Berlino 1922. In italiano: La caratteristica di Belinskij data da Turgenev, in Memorie letterarie, trad. di E. Damiani, Firenze 1924; B. Jakovenko, B. in Russia, I (1920-22) e in Filosofi russi, Firenze 1927.”,”RUSx-182″
“AMBROGIO Ignazio”,”Formalismo e avanguardia in Russia.”,”””La definizione bodganoviana dell’arte come «sistematizzazione dei sentimenti in immagini», già ripresa e prososta nel saggio popolare sul materialismo storico (1921) (3), viene da Bucharin tralasciata nella densa relazione sulla poesia (4)”” (pag 71) Nella nota 3 si cita il volume di Bucharin ‘La teoria del materialismo storico’ (1924), ‘Il materialismo storico e la filosofia di Benedetto Croce’ di A. Gramsci (1949) e il saggio di Aldo Zanardo, Il “”manuale”” di Bucharin visto dai comunisti tedeschi e da Gramsci’, in ‘Studi gramsciani’, Roma; 1958, pp. 337-368; Nella nota 4 la relazione di Bucharin ‘Sulla poesia, la poetica e i compiti della creazione poetica in Urss’, 1934, Primo congresso degli scrittori sovietici di tutta l’Unione, 1934, Mosca; e i cenni contenuti nel discorso di chiusura sulla relazione (Il testo di Bucharin è stato tradotto in italiano, con qualche taglio, in ‘Rivoluzione e letteratura’, Bari, 1967, pp. 209-265; le conclusioni sono a pp. 298-310)”,”RUSx-195″
“AMBROSE Stephen E.”,”Rise to Globalism. American Foreign Policy Since 1938.”,”2° GM Europa ed Asia, inizi guerra fredda, dottrina TRUMAN e piano MARSHALL, guerra di Corea, EISENHOWER e DULLES, Ungheria, Suez e Cuba, KENNEDY, guerra Vietnam: si pagano i costi del contenimento, NIXON, CARTER, REAGAN, BUSH e la guerra del Golfo.”,”USAP-007″
“AMBROSE Stephen E., nuova edizione a cura di Maurizio PAGLIANO”,”D-Day. Storia dello sbarco in Normandia.”,”AMBROSE Stephen E. ha insegnato all’ Università di New Orleans. E’ autore di una biografia in due volumi di D.D. EISENHOWER e di numerosi saggi storici. “”L’ operazione più difficile e complessa che abbia mai avuto luogo”” W. CHURCHILL “”Come Rommel, il colonnello generale Dollmann, comandante della 7° armata in Normandia, era convinto che il peggioramento delle condizioni atmosferiche precludesse un’ invasione. Ordinò esercitazioni a tavolino da svolgere a Rennes, il 6 giugno: avevano l’ ordine di essere presenti tutti i comandanti di divisione più due comandanti di reggimento per ogni divisione. L’ ammiraglio Krancke annullò le azioni di pattugliamento delle unità sottili a causa del maltempo. Solo il generale Erich Marcks, privo di una gamba, comandante dell’ LXXXLV corpo d’ armata nel settore occidentale della costa del Calvados e del Cotentin, era inquieto. In particolare riguardo alla 716° e alla 352° divisione nel Calvados. Ogni divisione aveva 50 chilometri da difendere. “”E’ il settore più debole dell’ intero corpo””, si lamentava. Il 1° primo giugno si recò ad Arromanches, osservò il mare e disse a un capitano dell’ esercito al suo fianco: “”Se conosco i britannici, andanno in chiesa la prossima domenica per l’ ultima volta e salperanno lunedì (5 giugno). Il gruppo d’ armate B sostiene che non arriveranno ancora, e che quando lo faranno sarà a Calais; perciò penso che daremo loro il benvenuto lunedi, proprio qui””, (pag 177)”,”QMIS-095″
“AMBROSI Christian AMBROSI Arlette”,”La France, 1870-1981.”,”AMBROSI Christian è professore onorario della Prima Superiore al Liceo Louis le Grand, AMBROSI Arlette è ex-allieva dell’ ENS (Ulm), professore onorario della Prima Superiore al Liceo Victor Duruy. “”In Indocina, la generazione montante d’ intellettuali formatisi al pensiero francese e di una borghesia arricchita dallo sviluppo economico fece nascere nel 1924 un partito progressista che chiedeva la formazione di una repubblica vietnamita associata alla Francia. Nel 1925 si era formato a Canton l’ Associazione della gioventù rivoluzionaria vietnamita, animata da Nguyen Ai Quoc, detto Ho-Chi-Minh; costui aveva militato in Francia nel partito socialista, poi, dopo il Congresso di Tours nel 1920, aveva aderito al partito comunista; dopo un soggiorno a Mosca si era poi trasferito in Cina, ove, grazie all’ appoggio di Chiang Kai-shek, aveva potuto raggruppare i rifugiati politici.”” (pag 194)”,”FRAV-091″
“AMBROSINI Maurizio”,”La fatica di integrarsi. Immigrati e lavoro in Italia.”,”Maurizio Ambrosini insegna Metodologia della ricerca sociale e Organizzazione e gestione delle risorse umane nell’Università di Genova e svolge ricerche sull’immigrazione presso la Fondazione Ismu di Milano. Ha pubblicato: ‘Utili invasori. L’inserimento degli immigrati nel mercato del lavoro italiano’ (Angeli, 2000). Complementarità o concorrenza (pag 61-63) “”All’idea di un lavoro immigrato che si inserisce pacificamente ai bassi livelli del sistema economico-produttivo è sottesa l’idea di una «complementarietà» del ruolo della manodopera immigrata, rispetto alla forza lavoro nazionale. Il concetto proviene dall’analisi economica, che tenta di comprendere quali effetti abbia l’inserimento degli immigrati per l’occupazione degli italiani. (…) finire (pag 61-63)”,”CONx-245″
“AMBROSIUS Gerold”,”Lo Stato come imprenditore. Economia pubblica e capitalismo in Germania nel XIX e XX secolo.”,”Pubblicato in Germania nel 1984 e ampiamente rielaborato e aggiornato per l’edizione italiana, il testo di Ambrosius è una ricostruzione storica dello sviluppo dell’economia pubblica nei vari periodi della storia tedesca (l’impero, la repubblica di Weimar, la Repubblica federale) e insieme un ‘indagine sistematica sulla posizione e sulla funzione delle imprese pubbliche negli ordinamenti fondati sull’economia di mercato. Nel corso degli ultimi anni, privatizzazioni, deregulations, ecc.. sono state interpretate da molti e in diversi paesi come la prova della scomparsa definitiva dell’epoca dello Stato interventista e dell’avvio diuna nuova era del capitalismo liberale. La tesi dell’autore – documentata attraverso l’analisi sia dei diversi specifici settori dell’intervento pubblico, sia della funzione delle imprese pubbliche nell’ambito cimplessivo dell’economia nazionale – è invece che l’economia pubblica è destinata a svolgere anche in futuro un ruolo importante in ordinamenti che continuano ad avere il carattere di economie miste di mercato.”,”E2-CAST-001″
“AMBROSIUS Gerold”,”Lo Stato come imprenditore. Economia pubblica e capitalismo in Germania nel XIX e XX secolo.”,”Pubblicato in Germania nel 1984 e ampiamente rielaborato e aggiornato per l’edizione italiana, il testo di Ambrosius è una ricostruzione storica dello sviluppo dell’economia pubblica nei vari periodi della storia tedesca (l’impero, la repubblica di Weimar, la Repubblica federale) e insieme un ‘indagine sistematica sulla posizione e sulla funzione delle imprese pubbliche negli ordinamenti fondati sull’economia di mercato. Nel corso degli ultimi anni, privatizzazioni, deregulations, ecc.. sono state interpretate da molti e in diversi paesi come la prova della scomparsa definitiva dell’epoca dello Stato interventista e dell’avvio diuna nuova era del capitalismo liberale. La tesi dell’autore – documentata attraverso l’analisi sia dei diversi specifici settori dell’intervento pubblico, sia della funzione delle imprese pubbliche nell’ambito cimplessivo dell’economia nazionale – è invece che l’economia pubblica è destinata a svolgere anche in futuro un ruolo importante in ordinamenti che continuano ad avere il carattere di economie miste di mercato. Contiene il capitolo: La repubblica di Weimar il primo paragrafo 1. Dall’economia di guerra alla crisi economica mondiale. (pag 65-69) “”Se l’esposizione dei fondamentali elementi strutturali del sistema economico tedesco suggerisce l’impressione di una relativa continuità dello sviluppo, il quadro cambia se si considera l’andamento reale dell’economia. Quale profonda cesura avesse rappresentato la prima guerra mondiale appare già chiaro se si considerano le perdite che essa provocò in Germania: il 13% del territorio di prima della guerra e con esso il 10% della popolazione, il 15% della superficie coltivabile, il 75% dei giacimenti di minerali ferrosi, e inoltre una diminuzione della capacità di produzione di ferro grezzo di circa il 44%, di acciaio di circa il 38% e di carbone intorno al 26%. Le conseguenze di tutto ciò sulla situazione economica sono mostrate chiaramente sia dall’evoluzione del prodotto nazionale sia della produzione industriale. Mentre in altri stati industriali europei il prodotto nazionale in termini reali nel 1925 aveva già superato di nuovo il livello del 1913, in Germania esso era ancora al di sotto. Solo alla fine degli anni ’20 esso superò per un breve periodo il livello del 1913, ma poi, con la crisi economica mondiale, tornò a calare con forza. Ancora più marcata fu l’involuzione della produzione industriale. Nel 1919 essa era inferiore del 60% al livello del 1913, lo superò di qualche punto alla fine degli anni ’20 e già nel 1932 era di nuovo inferiore del 40%. Queste cifre mostrano come il prolungato processo di crescita dell’età imperiale abbia subito una radicale interruzione in seguito alla guerra mondiale. Malgrado fasi congiunturali di espansione nel periodo dell’inflazione e nella seconda metà degli anni ’20, la storia economica della repubblica di Weimar è segnata dalla prima guerra mondiale e dalle sue conseguenze, dalla stagnazione relativa degli anni ’20 e dalla profonda depressione all’inizio degli anni ’30. Tutto ciò si è riflesso in alcuni importanti indicatori economici: bassa quota di investimenti, alto tasso di disoccupazione, debole commercio estero, forte indebitamento, basso reddito pro-capite, ridotta utilizzazione delle capacità produttive, quota calante nella produzione mondiale, limitato potenziale di innovazioni, ecc.”” (pag 66-67)”,”GERE-001-FL”
“AMBROSOLI L. BERSELLI A. BOLDT H. CHIARINI R. CAVAZZOLI L. CIUFFOLETTI Z. GRASSI ORSINI F. DELLA PERUTA F. KISKER G. DEGLI’INNOCENTI M. POHL H.H. RUGGE F. SCHNORR S.G. VARNI A.”,”La costruzione dello Stato in Italia e Germania.”,”Roberto CHIARINI è docente di storia contemporanea all’ Università di Ferrara. Ha condotto studi sul liberalismo (Giuseppe Zanardelli, Milano, 1987), sul fascismo (L’armonia e l’ ardimento. L’ascesa del fascismo nella Brescia di Augusto Turati, Milano 1988) e sul neofascismo. Ha condotto pure analisi di impostazione politologica.”,”ITAB-037″
“AMBROSOLI Luigi”,”Né aderire né sabotare, 1915 – 1918.”,”Appendice seconda: documenti dei Convegni di Zimmerwald e Kiental (pag 370), manifesto di Zimmerwald (pag 375) ecc.. “”Il socialista svizzero Grimm, segretario della Commissione zimmerwaldiana di Berna, aveva risposto con un netto rifiuto all’ invito del segretario del Bureau, Huysmans, ed aveva, d’accordo con la Commissione socialista internazionale, ritenuto opportuno indire la terza conferenza dei secessionisti bernesi (la prima era stata quella di Zimmerwald, la seconda quella di Kiental) alla stessa data e nello stesso luogo del convegno dell’ Internazionale socialista. Anche da parte di Grimm c’era l’ idea di dare alla rottura una forma significativa e di renderla quindi particolarmente efficace anche agli effetti propagandistici. Angelica Balabanoff, che aveva trascorso cinque settimane in Russia dopo lo scoppio della rivoluzione, raggiunse Stoccolma essendo desiderio di Lenin che essa mantenesse in vita il movimento di Zimmerwald attraverso il quale si sarebbero garantiti i contatti fra i russi e i socialisti occidentali.”” (pag 203)”,”MITS-281″
“AMBROSOLI Umberto”,”Qualunque cosa succeda.”,”Umberto Ambrosoli (Milano 1971) avvocato penalista è il più giovane dei tre figli di Girogio Ambrosoli. Da anni è impegnato a valorizzare e attualizzare la storia del padre.”,”ITAE-363″
“AMBROSOLI Luigi”,”La Federazione Nazionale Insegnanti Scuola Media (FNISM) dalle origini al 1925.”,”Nell’indice il nome più citato è quello di Gaetano Salvemini “”Un altro problema affrontato dal Consiglio generale (della FNISM, ndr) fu quello dell’insegnamento religioso nelle scuole, in occasione della discussione dell’argomento in Parlamento. L’organo direttivo della Federazione si espresse con un ordine del giorno così concepito: “”Il Consiglio della Federazione fra gli Insegnanti medii esprime a V.E. la propria fiducia che nella questione dell’insegnamento religioso il Governo interprete della coscienza nazionale, memore delle ragioni per le quali sorse lo stato italiano, riaffermi che dallo stato laico sovrano nessun privilegio può essere concesso nelle sue scuole ad alcuna particolare confessione religiosa”” (1). Era un ordine del giorno coerente con le decisioni del Congresso di Napoli sulla laicità della scuola, ma non arrivò a modificare una situazione ormai delineata. Di fronte al Regolamento 3 febbraio 1908, n. 150, art. 3, in cui si era cercato di risolvere in modo tortuoso ed oscuro il problema dell’insegnamento religioso con la giustificazione di consentire sia la libertà di impartirlo che di non impartirlo, i deputati socialisti, con i testa Turati, Bissolati, Enrico Ferri, Badaloni, Agnini, Morgari, Andrea Costa, e repubblicani, capeggiati da Alfredo Comandini, Eugenio Chiesa e Barzilai, presentarono una mozione per invitare «il governo ad assicurare il carattere laico della scuola elementare, vietando che in essa venga impartito, sotto qualsiasi forma, l’insegnamento religioso». L’atteggiamento dei radicali, che partecipavano al governo, fu piuttosto incerto e si concretò in un ordine del giorno per cui l’insegnamento religioso non doveva essere accolto solo perché non esisteva un titolo di studio legale per insegnar la religione e non era ammesso insegnare legalmente in una pubblica scuola non essendo in possesso dell’adeguato titolo di studio. L’ordine del giorno Bissolati-Turati fu respinto, come era da prevedersi. «La mossa del Bissolati arrivava troppo tardi. Essa si trovava contro, già in atto, l’alleanza dei clericali coi moderati» (2). A distanza di pochi mesi dall’affermazione di principio sulla laicità della scuola formulata dal Congresso di Napoli si trattava, anche per la Federazione, di un’indubbia sconfitta”” (pag 202-203) [(1) Bollettino, 20 febbraio 1908, p. 22; (2) D. Bertoni Jovine, ‘La Scuola italiana’, cit., pp. 154-155]”,”GIOx-117″
“AMBROSOLI Luigi”,”Libertà e religione nella riforma Gentile.”,”Luigi Ambrosoli insegna storia della scuola e delle istituzioni educative nella Facoltà di Magistero dell’Università di Padova. Ha pubblicato tra l’altro: ‘La formazione di Carlo Cattaneo’ (1959). ‘Giovanni Gentile fu «liquidato» da Mussolini il 30 giugno 1924, venti giorni dopo il delitto Matteotti di fronte al quale si era dimostrato titubante e preoccupato dell’indignazione dell’opinione pubblica per l’orrendo crimine e per le responsabilità che venivano attribuite ai fascisti. Il Mack Smith collega l’eliminazione di Gentile all’esigenza da parte di Mussolini, dopo la crisi Matteotti, di stringere un rapporto più stretto con la Chiesa al quale il filosofo siciliano poteva essere di impedimento in quanto rimaneva l’idealista che considerava la religione soltanto come un momento di transizione verso la verità che sarebbe stata attinta dalla filosofia. Gentile rimase comunque fascista e, dopo il discorso di Mussolini del 3 gennaio 1925, che segna il definitivo superamento della crisi Matteotti, non trovò di meglio che scrivere al Duce: «Il Paese tutto si sveglia e torna a Lei»; ma nel 1929 egli sopportò con molta rassegnazione il Concordato con la Santa Sede soprattutto per l’estensione dell’insegnamento religioso obbligatorio alla scuola secondaria che sconvolgeva completamente la giustificazione teoretica della riforma. Del gruppo idealista rimase presto solo o quasi; Lombardo Radice lo abbandonò subito dopo il delitto Matteotti, Codignola si staccò da lui più lentamente, infine si ebbe la rottura con Benedetto Croce destinato a diventare l’ispiratore dell’opposizione liberale al fascismo. Gli furono dati dal fascismo altri incarichi di grande autorità e prestigio e divenne l’interprete ufficiale del regime per i problemi della cultura, anche se la sua immagine politica rimase sbiadita e numerose furono le contraddizioni che rivelò. Alessandro Casati, chiamato a succederli, era amico più di Croce che di Gentile e aveva sostenuto le iniziative crociane nel periodo in cui Croce era stato ministro della Pubblica istruzione; anche la riforma Gentile, di conseguenza; aveva ottenuto il suo pieno consenso ed egli aveva collaborato con il ministro coerentemente con la linea di cui era stato sempre fautore. Casati era liberale (e il chiamarlo al ministero della Pubblica istruzione significava cercare ancora il consenso dei liberali) ed era anche cattolico, anche se un cattolico indipendente, come l’esperienza del «Rinnovamento» aveva dimostrato. Era stato comunque facile che Casati potesse essere più sollecito di Gentile alle richieste del Vaticano. Che Casati fosse entrato nel gabinetto presieduto da Mussolini dopo il delitto Matteotti era ragione di stupore del quale si rendeva interprete Filippo Turati scrivendo alla Kuliscioff: «che Casati entri nella masnada per surrogare il suo maestro e amico Gentile, è un’altra stranezza». L’influenza di Gentile era stata determinante, secondo l’interpretazione dello Scoppola, prima ancora del suo avvento al ministero della Pubblica Istruzione, perché il nazionalismo italiano, abbandonato il tradizionale pregiudizio anticlericale (la Chiesa era considerata come un fattore negativo per la storia d’Italia), prendesse coscienza dell’«importanza del fattore religioso come elemento di coesione e di esaltazione dell’anima nazionale»; la posizione di Gentile era però molto sottile e maturata culturalmente mentre l’accostamento del nazionalismo alle istanze religiose rimase rozzo e strumentale tanto che, come riconosce lo stesso Scoppola, non modificò nulla «della sua più profonda ispirazione anticristiana», che trovava sempre espressione nell’esaltazione della violenza e nei miti dell’imperialismo. Divenuto ministro e accostatosi sempre di più al fascismo fino ad aderirvi ufficialmente, Gentile finì per arrendersi agli aspetti opportunistici che motivavano le concessioni fatte alla Chiesa; egli subì, ad esempio, l’imposizione di Mussolini, in adesione alla richiesta della Santa Sede, che l’idoneità all’insegnamento della religione fosse riconosciuta dall’autorità ecclesiastica mentre tale insegnamento, secondo la sua impostazione, essendo stato voluto da una legge dello Stato, dallo Stato stesso avrebbe dovuto essere gestito senza interferenze della Chiesa’ (pag 174-175)]”,”GIOx-119″
“AMBROSOLI Luigi”,”Interpretazioni e studi sul movimento cattolico italiano.”,”Recensione dei saggi di Ettore Passerin (Recenti studi sull’Azione Cattolica in Italia tra Ottocento e Novecento’, rivista Studium, 1954) e Pietro Scoppola (Orientamenti della recente storiografia sul movimento cattolico in Italia, Quaderni di cultura e storia sociale, 1954) Arturo Carlo Jemolo (Chiesa e Stato in Italia negli ultimi cento anni) presenta una sorta di storia della coscienza religiosa in Italia tra il 1848 e il 1948. (pag 137) Gramsci nei suoi studi (nelle note e appunti, v. Quaderni del carcere) riduce la storia del movimento cattolico a quella di un movimento esclusivamente politico: ‘… il cattolicismo è diventato un partito fra gli altri, è passato dal godimento incontestato di certi diritti, alla difesa di essi e alla rivendicazione di essi in quanto perduti”” (Note sul Machiavelli, p. 273) (pag 137) Fausto Fonzi (Per una storia del movimento cattolico italiano (1861-1919) (Rassegna storica del Risorgimento, 1950) tende a sottlineare le posizioni sociali avanzate che avrebbero avuto i cattolici ‘intransigenti’ (pag 139) Opera di De Rosa ‘Storia politica dell’Azione Cattolica in Italia’ (1953)”,”RELC-006-FGB”
“AMBROSOLI Mauro”,”John Symonds. Agricoltura e politica in Corsica e in Italia (1765-1770).”,”John Symonds citato da Mauro Ambrosoli nel libro “”John Symonds. Agricoltura e politica in Corsica e in Italia (1765–1770)”” è un personaggio storico del XVIII secolo, probabilmente un viaggiatore o osservatore britannico interessato alle condizioni agrarie e politiche dell’Italia e della Corsica in quel periodo. John Symomds era uno di quei ‘travel-writers’ che durante il Settecento ebbero grande pubblico, per le loro annotazioni e osservazioni, ma a volte la qualità di questi scritti non si allontanava dalla media. Diversamente è il caso di J. Symonds, le sue lettere sull’agricoltura italiana formano praticamente un vero e proprio testo di storia dell’agricultura italiana della seconda metà del Settecento… ‘ll passaggio da semplice osservazione a indagine sistematica. Mentre molti travel-writers settecenteschi si limitavano a descrizioni folcloristiche, paesaggi pittoreschi o costumi “esotici” agli occhi britannici, John Symonds — quello attivo tra il 1765 e il 1770 — si distingue proprio per la profondità analitica delle sue lettere. – Lettere come strumento d’indagine agraria Le sue osservazioni sull’agricoltura in Italia non sono semplici impressioni da viaggiatore curioso, ma: analisi dettagliate delle tecniche colturali locali; riflessioni sull’organizzazione sociale delle campagne e sulla distribuzione della terra; confronti tra il sistema agrario italiano e quello inglese; osservazioni su bonifiche, irrigazione e pratiche pastorali. Un valore storiografico vero e proprio Il lavoro analizzato da Mauro Ambrosoli mostra come Symonds anticipi, in qualche modo, l’approccio etnografico e agro-economico che diventerà centrale solo un secolo dopo. La sua attenzione per i dati concreti, per la varietà regionale, e per gli effetti delle politiche statali sull’agricoltura fa delle sue lettere un unicum nel panorama delle scritture di viaggio dell’epoca’ (copil.)”,”BIOx-033-FMB”
“AMENDOLA Giorgio; a cura di Piero MELOGRANI”,”Intervista sull’ antifascismo.”,”AMENDOLA è nato a Roma nel 1907. Dal 1924 al 1928 partecipò con orientamenti democratici-liberali al movimento antifascista studentesco. Iscritto dal 1929 al PCI fu delegato al IV Congresso del Pcd’I di Colonia (1931) dall’ organizzazione di Napoli. Ritornato illegalmente in Italia fu arrestato e inviato al confino dal 1932 al 1937. Espatriato clandestinamente in Francia nel 1937 ritornò di nuovo in Italia nel 1943. Membro del CLN centrale fu poi sottosegretario alla presidenza del consiglio nei governi Parri e De-Gasperi. Dal 1945 fu membro della direzione del PCI. Ha scritto ‘Lettere a Milano’ (1973) e ‘Fascismo e movimento operaio’ (1975).”,”PCIx-044″
“AMENDOLA Giorgio”,”Una scelta di vita. Un’ isola.”,”Figlio di Giovanni AMENDOLA, esponente politico dell’ Italia liberale, antifascista morto nel 1926 colpito dallo squadrismo, Giorgio entrò a 26 anni nel PCI e due anni dopo fu costretto ad espatriare a Parigi dove iniziò un’ attività politica clandestina e tornando più volte in Italia. Durante uno di questi viaggi venne arrestato e confinato a Ponza dove rimase quattro anni. Qui sposò Germaine LECOCQ conosciuta in Francia e da cui ebbe una figlia prematuramente scomparsa. Con il 1943 ebbe un ruolo nella resistenza e dopo la liberazione è stato deputato del PCI e membro della direzione. E’ morto nel 1980. Una scelta di vita termina nel 1929. Un’ isola riprende il discorso due anni dopo e lo porta fino alla vigilia della seconda guerra mondiale.”,”PCIx-079″
“AMENDOLA Giorgio”,”Storia del partito comunista italiano, 1921-1943.”,”La stretta staliniana nel Partito Comunista Italiano. “”Nel febbraio 1937 Lo Stato operaio aveva già pubblicato un articolo di Giuseppe Berti inviato da Mosca, dove egli dirigeva il settore italiano della Scuola leninista. Il titolo indicava già chiaramente il significato dell’ intervento: Un blocco di banditi. Nell’ accusa erano accomunati ai processati Pjatakov e Radek anche Bucharin e Rykov, in quel momento non ancora arrestati. Al centro dell’ articolo di Berti v’è l’ esaltazione della funzione di Stalin, la cui opera doveva essere considerata come un “”sol pezzo”” con l’ opera di Lenin. Cominciò così la critica, al gruppo dirigente del PCd’I, di non dare il necessario rilievo alla persona di Stalin. (…)””. (pag 346-347) “”Già nel corso dell’ inverno 1936-1937 Grieco aveva rettificato la linea della riconciliazione nazionale e fatto cadere le formulazioni propagandistiche più criticate (l’ appello ai “”fratelli in camicia nera”” o il richiamo al programma fascista del 1919), indicando in termini nuovi una prospettiva di democrazia nuova capace di distruggere le basi della reazione, spezzare il potere dei monopoli e attuare una grande riforma agraria””. (pag 347) “”L’ accordo tedesco-sovietico si concluse in tempi rapidissimi. Il 19 agosto (1939, ndr) venne firmato a Berlino l’ accordo commerciale. Ribbentrop volò a Mosca il 23 agosto e firmò il patto tedesco-sovietico. L’ annuncio del patto (e la pubblicazione delle fotografie di Ribbentrop con Molotov e Stalin) scoppiò come una bomba e mutò tutti i termini, politici e militari, della situazione mondiale. Il patto di non aggressione era accompagnato da un protocollo segreto che delimitava le rispettive sfere d’ influenza. Nella sfera d’ influenza sovietica venivano inclusi gli Stati baltici, tranne la Lituania, la Polonia orientale fino ad una linea tracciata dai fiumi Narew, Vistola e San, e la Bessarabia, attribuita dai trattati precedenti alla Romania e sempre rivendicata dall’ URSS.”” (pag 390)”,”PCIx-148″
“AMENDOLA Eva Paola DI-CASTRO Federica, mostra e catalogo a cura; saggi di Furio COLOMBO e Ignazio DELOGU”,”Spagna 1936 – 1939. Fotografia e informazione di guerra. Mostra organizzata dalla Biennale di Venezia.”,”L ‘alzamiento’. Decisivo per Franco l’ aiuto internazionale. “”Nella penisola, solo un terzo delle guarnigioni si era sollevato. In uno studio recente il colonnello dell’ aviazione nazionalista Ramon Salas, scrive che il 21 luglio, tre giorni dopo la sollevazione, “”il governo disponeva di una chiara superiorità, sempre però a condizione di mantenere l’ isolamento dell’ Esercito d’ Africa e delle guarnigioni insulari””. Il piano di Mola, insomma, si era rivelato approssimativo e eccessivamente ottimistico. Ed è sintomatico che sia Franco a rendersene conto per primo e ad agire di conseguenza. La sua prima mossa tende a rompere l’ isolamento e a gettare sulla bilancia il peso dell’ Esercito d’ Africa, cosa impossibile da realizzare senza un aiuto dall’ esterno. Il 19 luglio Franco compie la sua prima mossa di politica internazionale. Scrive un messaggio per Mussolini con la richiesta di un numero di aerei (12 da trasporto, per l’ esattezza) sufficienti per avviare il trasporto delle truppe sulla penisola e lo affida a Luis Bolìn (…) che (…) giunse a Roma il 21 luglio e il 22 ebbe un primo incontro col Ministro degli Esteri conte Ciano. In quello stesso giorno Franco compie la sua seconda mossa a livello internazionale, rivolgendo un messaggio a Hitler nel quale sollecitava il suo aiuto. Il 25 luglio sarà Ciano ad informare Hitler della richiesta di Franco, contribuendo in tal modo a vincerne le residue perplessità””. (pag 31, Ignazio Delogu)”,”MSPG-134″
“AMENDOLA Giorgio”,”Storia del partito comunista italiano, 1921-1943.”,”””Malgrado che anche il partito comunista fosse rimasto sorpreso dalle legge eccezionali, esso era l’ unico che aveva preparato una sua struttura illegale, che poteva disporre di un gruppo di militanti già passati nell’ illegalità, o che erano pronti ad entrarvi. Il PCdI era l’ unico partito che aveva predisposto una rete di collegamenti, di basi tecniche, di abitazioni illegali. Il partito comunista fu l’ unico partito a tenere all’ inizio di novembre – il 10 novembre, a Milano – una riunione del suo organo dirigente, la segreteria, allargata a qualche membro del CC ancora in circolazione. Nell’ autunno 1926 e nell’ inverno 1927 le organizzazioni comuniste svolsero una febbrile attività di propaganda, curando la diffusione dei numeri dell’ Unità, spesso con frequenza quindicinale, e di una serie di fogli clandestini di vario tipo (…). (pag 124) La disgregazione dei partiti antifascisti spinti verso l’ espatrio. (pag 124-125)”,”MITC-067″
“AMENDOLA Giorgio”,”Lettere a Milano, 1939-1945.”,”La formazione dei GAP. “”Poi, per avere a disposizione del comando uno strumento che ci permettesse di intervenire direttamente, formammo i GAP centrali. Il primo comandante fu Trombadori, sostituito, quando egli fu arrestato, prima da Alfio Marchini, e poi da Carlo Salinari. Egli formò un gruppo di giovanissimi; Franco Calamandrei, Maria Teresa Regard, Franco Ferri, Carla Capponi, Sasà Bentivegna, Marisa Musu, Lucia Ottobrini, Mario Fiorentini, Pasquale Balsamo, Silvio Serra ed i pochi altri, coi quali non ebbi diretti contatti, o di cui non seppi i nomi. A Giuliana De Francesco, venne affidato un incarico particolarmente delicato e pericoloso in seno alle organizzazioni fasciste. L’ addestramento era severo, essenzialmente politico e morale. Vi era, nel gruppo, un gran fervore ideale. Ricorderò sempre con emozione una visita che feci una volta nella sede di un gruppo di GAP in una villetta di piazza Bainsizza. Ho detto una visita, e qui si esprime, ancora una volta, la mia mancanza di coscienza della gerarchia militare. Longo l’ avrebbe chiamata una “”ispezione””, in quanto io ero un comandante che andava a visitare un reparto avanzato. Doveva essere il tardo pomeriggio. I compagni gappisti avevano fatto un’ ora di studio, leggendo e commentando le ‘Questioni del leninismo’ di Stalin. Io feci una breve informazione politica, inquadrando i compiti dei GAP nella linea generale che il partito seguiva. Poi due compagni si alzarono e dichiararono, con una forzata serenità, di dover uscire perché dovevano recarsi al “”lavoro””, come dissero. C’era un grande pudore, un palese sforzo di togliere alla loro attività ogni carattere eccezionale, come se fosse una attività ordinaria di partito””. (pag 227)”,”PCIx-223″
“AMENDOLA Giovanni”,”In difesa dell’Italia liberale.”,”AMENDOLA Giovanni”,”ITAD-119″
“AMENDOLA Giorgio BREGA Gian Piero CAFAGNA Luciano FOA Vittorio GIOVANA Mario LIBERTINI Lucio OCCHETTO Achille PAGLIARANI Luigi”,”Classe operaia, partiti politici e socialismo nella prospettiva italiana.”,” “”””Soprattutto bisogna evitare di vedere ancora una volta la “”società”” come un’astrazione opposta all’individuo. L’individuo ‘è l’essere sociale’. Il modo in cui la sua vita si manifesta – anche quando non appare come manifestazione di vita ‘in comune’, cioè compiuta insieme con altri – è pertanto espressione e conferma della ‘vita sociale’. La vita individuale dell’uomo e la sua vita entro il genere umano non differiscono tra loro, nonostante che il modo di esistere della vita individuale sia un modo più particolare o più universale della vita generica…””: questa raccomandazione Marx la esprime in un contesto in cui vengono coerentemente affermati questi principî: che la socializzazione dei mezzi di produzione è un mero fatto economico se i mezzi di produzione, nel nuovo ordine sociale, non vengono utilizzati per lo sviluppo e la soddisfazione dell’individuo libero; (…) che il comunismo come soppressione ‘positiva’ della proprietà privata coincide con l’umanismo e pertanto è la ‘vera’ “”risoluzione dell’antagonismo tra la natura e l’uomo, tra l’uomo e l’uomo, la vera risoluzione della contesa (…) tra l’oggettivazione e l’autoaffermazione, tra la libertà e la necessità, tra l’individuo e il genere””. Così parla Marx nei ‘Manoscritti economico-filosofici del 1844’, un testo fondamentale per capire i moventi originari del marxismo – pienamente coincidenti coi sentimento e le speranze dell’uomo d’oggi – ma che la liturgia ufficiale ha gradatamente messo in disparte e svalutato (…). E dire che si tratta dell’opera di Marx più gravida, la matrice da cui prende vita tutto il resto – ‘Il capitale’ compreso – che va visto pertanto non già come il superamento del Marx giovane, un po’ folle – così come si insinua – e un po’ idealista, bensì come approfondimento di temi specifici il cui nucleo centrale resta sempre la motivazione originaria: restituire l’uomo a se stesso dopo aver individuato – nella storia e nella società – le condizioni che lo alienano (l’identificazione di comunismo e di umanismo è difatti per Marx anche la ‘soluzione dell’enigma della storia’)”” (pag 174-175) [Luigi Pagliarani, ‘La necessaria fine dell’infantilismo’] [(in) ‘AA.VV., Classe operaia, partiti politici e socialismo nella prospettiva italiana’, 1966] Aristocrazia operaia. “”L’analisi leninista dell’imperialismo conferiva al fenomeno della “”aristocrazia operaia”” carattere precario, poché lo collegava a una situazione di dominazione economica internazionale non dotata, per la sua natura, di capacità diffusive e, comunque, transeunte. Questa analisi soffriva degli stessi limiti di aderenza storica propri alla analisi marxiana del processo di accumulazione: ambedue sottovalutavano il potenziale moltiplicativo della accumulazione capitalistica, connesso essenzialmente al suo potere di mobilitazione del progresso tecnico, e che doveva consentire alla accumulazione stessa di riprodursi in un contesto sociale non stazionario ma progressivamente migliore, ben sopportando i fattori di rigidità introdotti nel mercato del lavoro dalla organizzazione sindacale”” [Luciano Cafagna, ‘Fine della “”classe generale””‘] [(in) ‘Classe Classe operaia, partiti politici e socialismo nella prospettiva italiana.] (pag 227)”,”PCIx-350″
“AMENDOLA Giorgio”,”Situazione italiana e movimento socialista italiano in Togliatti.”,”Il metodo dell’ analisi differenziata “”In tutta la sua azione come dirigente del PCI e dell’Internazionale comunista, dal 1920 al 1940, è ininterrotta la battaglia volta a fare accettare, nello stesso studio del fascismo, il metodo dell”analisi differenziata’. E’ stato fortemente sottolineato da Luciano Gruppi (14), come una ‘costante’ della concezione politica di Togliatti, che annoda le diverse fasi della sua azione e del suo pensiero, sia il valore che egli attribuiva all’analisi differenziata. Per Togliatti la definizione delle leggi che governano il sistema capitalistico, l’indicazione delle sue interne contraddizioni, dalle quali deriva la necessità obiettiva del socialismo e del comunismo, è solo un’indispensabile premessa, quella indispensabile analisi delle strutture che deve poi, se vuole giungere a risultati politicamente validi, individuare come quelle strutture si attuino in una determinata fase, in quel determinato paese, e come si intreccino alle sovrastrutture statali, alla presenza dei partiti e dei loro uomini, alla lotta politica, alle correnti culturali. Togliatti ha sempre respinto il metodo delle generalizazioni schematiche, per cui ogni forma di reazione viene chiamata fascismo. Le generalizzazioni schematiche servono alla facile agitazione, ma non consentono di individuare le differenze e le contraddizioni degli schieramenti avversari, e di utilizzare, così, nella lotta, le possibili alleanze e convergenze, precisando, di fronte a queste possibilità, i mutevoli compiti del partito. Se prendessimo — diceva Togliatti – come punto di partenza il famoso detto “”di notte tutti i gatti sono bigi””, “”ne dedurremmo che tutti i fenomeni di reazione sono fascisti; non arriveremmo mai ad isolare ed abbattere il fascismo”” (15). “”Al metodo delle generalizzazioni schematiche Togliatti sostituisce il metodo della dialettica, intesa come analisi dei processi sociali e politici nella loro concretezza, come capacità a coglierne la complessità, e soprattutto le contraddizioni, che dal di dentro si muove e contiene la loro negazione da parte dell’azione rivoluzionaria”” (16)”” (pag 1380-1381) [(14) Luciano Gruppi, ‘Il senso della storia’, in ‘L’Unità’, 21 agosto 1973; (15) Palmiro Togliatti, A proposito del fascismo, in ‘La via italiana al socialismo’, Roma, 1964. pp. 12 sgg; (16) L. Gruppi, art. cit.”,”PCIx-379″
“AMENDOLA KÜHN Eva”,”Vita con Giovanni Amendola. Epistolario 1903-1926.”,”Prima guerra mondiale. Lettera da Giovanni Amendola a G. Salvemini. Zona di guerra, 20 giugno 1915 “”Caro Salvemini, mandami qualche volta notizie dal mondo che ci siamo lasciati alle spalle. E cerca di sostenere la tesi della guerra lunga: indispensabile sia a risolvere in modo radicale la situazione europea, sia a costruirci quella base di possesso senza di cui non potremmo utilmente trattare. Io guardo con preoccupazione ai sintomi di stanchezza che si manifestano in Germania. E mi spaventa il pericolo che ci fermino a mezza strada come nel ’60. Cordiali saluti dal tuo: Giovanni Amendola”” (pag 389)”,”ITAD-134″
“AMENDOLA Giorgio”,”Lettere a Milano 1939-1945.”,”Con lettere a Milano, Giorgio Amendola non fece solo opera storiografica, ma impresse al suo lavoro – tessuto di ricordi, documenti, corrispondenze – quel carattere di diario partigiano che, al tempo della lotta, non si era curato di scrivere. Sullo sfondo, campeggia l’immagine di una Italia devastata dalla guerra, e tuttavia capace, scrive Amendola, di esprimere una sorprendente volontà di lotta e, assieme, un bisogno di pace, di vita, di felicità. Nelle pagine di Lettere a Milano si colgono alcuni aspettik significativi della storia politica del comunismo italiano, nel suo costituirsi progressivamente come forza nazionale, interprete del riscatto di un intero paese teso ad acquistare un suo regime di indipendenza, libertà e democrazia.”,”PCIx-011-FL”
“AMENDOLA Giorgio”,”Un’isola.”,”Figlio di Giovanni Amendola, esponente politico dell’ Italia liberale, antifascista morto nel 1926 colpito dallo squadrismo, Giorgio entrò a 26 anni nel PCI e due anni dopo fu costretto ad espatriare a Parigi dove iniziò un’ attività politica clandestina e tornando più volte in Italia. Durante uno di questi viaggi venne arrestato e confinato a Ponza dove rimase quattro anni. Qui sposò Germaine LECOCQ conosciuta in Francia e da cui ebbe una figlia prematuramente scomparsa. Con il 1943 ebbe un ruolo nella resistenza e dopo la liberazione è stato deputato del PCI e membro della direzione. E’ morto nel 1980. Una scelta di vita termina nel 1929. Un’ isola riprende il discorso due anni dopo e lo porta fino alla vigilia della seconda guerra mondiale.”,”PCIx-024-FV”
“AMENDOLA Giorgio BREGA Gian Piero CAFAGNA Luciano FOA Vittorio GIOVANA Mario LIBERTINI Lucio OCCHETTO Achille PAGLIARANI Luigi”,”Classe operaia, partiti politici e socialismo nella prospettiva italiana.”,” “”””Soprattutto bisogna evitare di vedere ancora una volta la “”società”” come un’astrazione opposta all’individuo. L’individuo ‘è l’essere sociale’. Il modo in cui la sua vita si manifesta – anche quando non appare come manifestazione di vita ‘in comune’, cioè compiuta insieme con altri – è pertanto espressione e conferma della ‘vita sociale’. La vita individuale dell’uomo e la sua vita entro il genere umano non differiscono tra loro, nonostante che il modo di esistere della vita individuale sia un modo più particolare o più universale della vita generica…””: questa raccomandazione Marx la esprime in un contesto in cui vengono coerentemente affermati questi principî: che la socializzazione dei mezzi di produzione è un mero fatto economico se i mezzi di produzione, nel nuovo ordine sociale, non vengono utilizzati per lo sviluppo e la soddisfazione dell’individuo libero; (…) che il comunismo come soppressione ‘positiva’ della proprietà privata coincide con l’umanismo e pertanto è la ‘vera’ “”risoluzione dell’antagonismo tra la natura e l’uomo, tra l’uomo e l’uomo, la vera risoluzione della contesa (…) tra l’oggettivazione e l’autoaffermazione, tra la libertà e la necessità, tra l’individuo e il genere””. Così parla Marx nei ‘Manoscritti economico-filosofici del 1844’, un testo fondamentale per capire i moventi originari del marxismo – pienamente coincidenti coi sentimento e le speranze dell’uomo d’oggi – ma che la liturgia ufficiale ha gradatamente messo in disparte e svalutato (…). E dire che si tratta dell’opera di Marx più gravida, la matrice da cui prende vita tutto il resto – ‘Il capitale’ compreso – che va visto pertanto non già come il superamento del Marx giovane, un po’ folle – così come si insinua – e un po’ idealista, bensì come approfondimento di temi specifici il cui nucleo centrale resta sempre la motivazione originaria: restituire l’uomo a se stesso dopo aver individuato – nella storia e nella società – le condizioni che lo alienano (l’identificazione di comunismo e di umanismo è difatti per Marx anche la ‘soluzione dell’enigma della storia’)”” (pag 174-175) [Luigi Pagliarani, ‘La necessaria fine dell’infantilismo’] [(in) ‘AA.VV., Classe operaia, partiti politici e socialismo nella prospettiva italiana’, 1966] Aristocrazia operaia. “”L’analisi leninista dell’imperialismo conferiva al fenomeno della “”aristocrazia operaia”” carattere precario, poché lo collegava a una situazione di dominazione economica internazionale non dotata, per la sua natura, di capacità diffusive e, comunque, transeunte. Questa analisi soffriva degli stessi limiti di aderenza storica propri alla analisi marxiana del processo di accumulazione: ambedue sottovalutavano il potenziale moltiplicativo della accumulazione capitalistica, connesso essenzialmente al suo potere di mobilitazione del progresso tecnico, e che doveva consentire alla accumulazione stessa di riprodursi in un contesto sociale non stazionario ma progressivamente migliore, ben sopportando i fattori di rigidità introdotti nel mercato del lavoro dalla organizzazione sindacale”” [Luciano Cafagna, ‘Fine della “”classe generale””‘] [(in) ‘Classe Classe operaia, partiti politici e socialismo nella prospettiva italiana.] (pag 227)”,”PCIx-032-FV”
“AMENDOLA Mario a cura; saggi di Giovanni DOSI Luigi L. PASINETTI Franco MALERBA e Luigi ORSENIGO Adriano BIROLO e Mario CIMOLI Paolo SYLOS LABINI Cristiano ANTONELLI Domenico SINISCALCO Marco LIPPI e Lucrezia REICHLIN”,”Innovazione e progresso tecnico.”,”Saggi di Giovanni DOSI Luigi L. PASINETTI Franco MALERBA e Luigi ORSENIGO Adriano BIROLO e Mario CIMOLI Paolo SYLOS LABINI Cristiano ANTONELLI Domenico SINISCALCO Marco LIPPI e Lucrezia REICHLIN Sulle teorie evolutive del cambiamento economico”,”ECOT-379″
“AMENDOLA Giorgio”,”Gli anni della Repubblica.”,”E’ una raccolta di saggi scritti nell’arco della sua esperienza politica.”,”PCIx-048-FF”
“AMENDOLA Giorgio NATTA Alessandro”,”Costruire nella lotta una alternativa democratica al centro-sinistra. Discorsi pronunciati alla Camera dei Deputati il 22 e il 23 dicembre 1968.”,”Stampa Fratelli Spada, Ciampino, Roma”,”PCIx-474″
“AMENDOLA Giorgio”,”Analisi e prospettive politiche in un documento del 1941 riveduta da Togliatti. La situazione economica e politico-sociale dell’Italia.”,”‘Sbarcando a Napoli nel marzo 1944 Palmiro Togliatti portrà con sicurezza e audacia affermare una linea non improvvisata, ma lungamente meditata, una linea che aveva trovato nel marzo 1941, nel documento presentato all’IC, le sue prime formulazioni’ (G.A.) (pag 81) Togliatti (marzo 1941): La situazione del nostro partito alla vigilia della nuova guerra imperialistica (settembre 1939) (…) (pag 98) Pci: campagna di accusa contro il fascismo fondata sulle parole d’ordine: 1. Immediata pace separata per salvare l’Italia dalla catastrofe; 2. Messa sotto accusa dei responsabili della guerra. 3. Formazione di un governo che si appoggi alle masse popolari…; 4. Libertà per i popoli coloniali: né con la Germania, né con l’Inghilterra, né con l’Italia; 5. Via i soldati tedeschi! (pag 102) Nota: Precisazioni di Massola su questo ducumento (Critica marxista, n. 3, maggio-giugno 1968, pag 100-102). – ‘Ho preso visione dell’importante relazione sulla situazione economica e politico-sociale dell’Itali presentata dai compagni Togliatti e Bianco all’Internazionale comunista nel marzo 1941 (relazione della quale ignoravo l’esistenza) e della presentazione che la precede, scritta dal compagno G. Amendola, e anch’essa apparsa su ‘Critica marxista’ di gennaio-febbraio 1968. Mi pare doveroso precisare (…)’ (pag 100) ‘Urss: trattato russo britannico dopo l’attacco germanico e forniture alla Russia di materiali da parte degli Alleati. “”In seguito all’aggressione hitlero-fascista all’Urss, apparvero nella situazione degli elementi completamente nuovi, non esistenti nel 1939-40 e neppure nei primi mesi del 1941, e l’enorme portata che essi avrebbero potuto avere, nel corso della guerrra, non venne subito compresa dalle classi dirigenti del nostro Paese e da una grandissima parte dell’opinione pubblica. Il principale di questi elementi nuovi era costitutito dalla resistenza sovietica agli eserciti aggressori di Hitler. Per la prima volta la “”guerra lampo””, riuscita in tutte le aggressioni effettuate fino allora da Hitler (in Polonia, in Francia ecc.), subiva ad opera dell’esercito sovietico una seria battuta d’arresto che si può ben dire foriera di sconfitta. Un altro elemento nuovo era costituito dal trattato russo-britannico «per la condotta in comune delle operazioni belliche contro la Germania», concluso quasi subito dopo l’inizio dell’aggressione hitleriana all’Urss. A questo trattato seguivano quasi subito anche le forniture di materiali bellici americani all’Urss””‘ (pag 102)”,”PCIx-010-FGB”
“AMERIKS Karl, contributi di Frederick BEISER Andrew BOWIE Daniel DAHLSTROM Paul FRANKS Paul GUYER Rolf-Peter HORSTMANN Charles LARMORE Terry PINKARD Robert PIPPIN Dieter STURMA Günter ZÖLLER”,”The Cambridge Companion to German Idealism.”,”Karl Ameriks is McMahon – Hank Professor of Philosophy at the University of Notre Dame. Frederick Beiser is professor of Philosophy at Indiana University. Andrew Bowie is Chair of German at Royal Holloway College, University of London. Daniel O. Dahlstrom is professor of Philosophy at Boston University. Paul Franks is Assistant Professor of Philosophy at Indiana University. Paul Guyer is Florance R.C. Murray Professor in the Humanities at the University of Pennsylvania. Rolf-Peter Horstmann is Professor of Philosophy at the Humboldt University un Berlin. Charles Larmore is Professor of Philosophy in the Department of Philosophy at the University of Chicago. Terry Punkard is Professor of Philosophy at Georgetown University. Robert P. Pippin is Raymond W. and Martha Hilpert Gruner Distinguished Service Professor of Philosophy and Chair of the Committee on Social Thought at the University of Chicago. Dieter Sturma is Professor of Philosophy at Essen University. Allen Wood is Professor of Philosophy at Stanford University. Günter Zöller is Professor of Philosophy at the University of Munich.”,”HEGx-033-FL”
“AMI Ben”,”Les Juifs en Union Soviétique.”,”La seconda concentrazione di ebrei al mondo (pag 148-) “”Gli ebrei in URSS: allo stesso tempo una nazionalità e una religione, ma una nazionalità senza territorio né diritti, una religione senza gerarchia né rappresentazione. Gli stretti legami con la Russia, stabiliti in occasione di molti viaggi fatti nel corso di vent’anni in URSS, hanno permesso a scrittore israeliano, Ben Ami, di tracciare questo affresco straordinario. Ci conduce nelle regioni occidentali (Galizia, Lituania) che furono in passato un centro prestigioso di civiltà ebraica, alle comunità ddella Georgia, del Daghestan, di Bokhara. “”Etre juif en Union Soviétique”” (Nouvel Obs) Processo staliniano dei camici bianchi. STALINE n’aime pas les juifs et les craint. Trop cosmopolites, trop frondeurs, trop ironiques : à éliminer. Il ordonne les « grandes purges » de 1936-1939 et, à la suite du pacte germano-soviétique, son antisémitisme se déclare ouvertement et de manière inquiétante. Il se manifestera dramatiquement, en 1948-1952, au cours des « années noires ». Le 12 août 1952, vingt-six écrivains soviétiques juifs (parmi lesquels Markisch, Feffer, Bergelson, Babel, Kvtiko) sont exécutés. En novembre, c’est le procès Slansky. De janvier à mars 1953 a lieu, à Moscou, le « procès des blouses blanches » dirigé contre des médecins juifs. Où s’arrêtera ce cauchemar ? Il tourne court à la mort de Staline. L’U.R.S.S. respire. Pas les juifs : sur la longue liste des « crimes staliniens » révélés par Khrouchtchev au XXe congrès, il n’est pas fait mention des actions antisémites. Les juifs soviétiques y voient, pour l’avenir, un signe inquiétant. Avec raison : pour eux, la déstalinisation sera brève. Pourtant, le contexte n’est plus le même. De 1940 à 1953, la rigueur stalinienne s’est adoucie deux fois : pendant la guerre pour une brève union sacrée (en 1943, Mikhoels appelle : « Mère juive, même si tu n’as qu’un fils, bénis-le et envoie-le combattre la peste brune »). Une seconde fois, curieusement, en 1947, lorsque l’U.R.S.S. reconnaît — avant tout le monde — le nouvel Etat d’Israël. Etait-ce comme on l’a dit un « moment de distraction » ? Sûrement pas. Derrière le vibrant discours que prononce alors Gromyko (« Les Etats occidentaux n’ont pas su protéger les vies et les biens de leurs ressortissants juifs. C’est là un fait qui donne le droit aux Israéliens de rechercher une terre où ils puissent défendre leur sécurité »), il faut voir certainement une stratégie précise : le but est d’éliminer les Anglo-Américains de Palestine, voire de la Méditerranée. Objectif permanent, que les nouveaux dirigeants soviétiques reprendront, dès 1955, avec de nouveaux partenaires : les Arabes. Aujourd’hui, quelle est la situation des citoyens juifs en U.R.S.S. ? Théoriquement, ils jouissent des mêmes droits que les citoyens de n’importe quelle autre nationalité ; c’est-à-dire, entre autres, du droit à une culture et à un enseignement, nationaux dans la forme, socialistes dans le contenu, donnés dans la langue maternelle, et le droit à la pratique religieuse. Dans la vie quotidienne, il en va autrement. Certes, rien n’est interdit (la loi punit l’antisémitisme comme les autres discriminations raciales). Mais tout est désaffecté, gommé, supprimé ou réduit à l’état de symbole. C’est une répression négative qui s’exerce, non par la contrainte, mais par le refus sous toutes ses formes. Il n’est pas interdit d’apprendre le yiddish, mais on ne l’enseigne pas dans les écoles, même dans celles du Birobidjan (3). Il n’est pas défendu de connaître la culture ou l’histoire juive, mais il n’existe plus actuellement une seule classe en U.R.S.S. où ces matières soient enseignées — que ce soit en yiddish, en hébreu ou en russe. Il y avait en 1930 seize théâtres juifs (dont le célèbre « Habbima », auquel collaborèrent Gorki, Chaliapine et Stanislavski). Il n’en reste plus un seul. 450 synagogues en 1956 : 55 en 1969. Sur les trois seuls rabbins en fonction en U.R.S.S., deux ont plus de soixante-quinze ans. Même dramatique étiolement dans la vie politique, publique ou professionnelle : la représentation juive aux Soviets, qui devrait être de 21 000 députés, est tombée à 8 000. Enfin, en 1935, les juifs représentaient 13 % des étudiants de l’enseignement supérieur. En 1960 : 3,2 %. En 1967 : 2,5 % (4). Des « buveurs de sang » Cette consomption lente, dont seuls souffrent les juifs, leur est insupportable. Les 130 000 tziganes, eux aussi disséminés, ont leur théâtre national à Moscou. Les 300 000 Allemands de la Volga, eux aussi répartis à travers le pays, se voient redire sans cesse l’obligation d’enseignement dans leur langue maternelle. Aux 3 500 000 juifs (1,9 % de la population d’U.R.S.S., le quart du judaïsme mondial) on rappelle constamment leur « nationalité juive », en leur en interdisant constamment le plein exercice. Il y a là, à la longue, une contradiction grave qui, si elle n’est pas résolue, éclatera en crise. De cette tension, il existe de multiples témoignages (voir, page précédente, l’interview de Tania Brodskaya). « Pourquoi avez-vous quitté votre pays ? », a demandé en Israël notre correspondant Victor Cygielman à une nouvelle immigrante russe, Ala, vint et un ans. « Parce que j’étais autre. Russe et pas russe à la fois. » Et cette différence, soulignée, prend des aspects pénibles dans l’actuel climat d’un antisémitisme, populaire ou officiel, de plus en plus évident. Des preuves ? Elles sont partout. Dans la presse, où l’on peut à l’infini relever des textes parfois effarants de simplisme et de brutalité. Les deux seules issues Dans le langage courant : savez-vous ce qu’est un « point cinq » ? Théoriquement, c’est la cinquième ligne où est inscrite, sur la carte d’identité, la nationalité. En pratique, un « point cinq », c’est un juif russe, simplement. « Un jour, raconte une jeune fille, mon chef de service à l’Intourist, un juif comme moi, est venu me dire : « Surtout ne recrutez plus de « point cinq ». Il y en a trop ici. Nous allons devenir suspects… » Il faut noter d’ailleurs que cet antisémitisme russe, parfois très primitif (« Selon leur religion […] bon nombre de juifs achètent chaque année cinq à dix grammes de sang musulman qu’ils mélangent avec de l’eau pour le boire », écrit le journal « Kommunist » de Buynaksk du 9 août 1960), est le plus souvent l’antisémitisme démodé de l’Europe d’avant guerre, lorsqu’on parlait dans les familles bourgeoises de « youtres » ou de « youpins ». Il ne ressemble pas à la systématisation froide de l’Allemagne nazie. Il est lancinant, étouffant. Pas exterminateur. Peut-on dire alors que l’antisémitisme russe actuel est le même que celui de 1880 — comme l’affirmait récemment Ben Gourion ? Non, pour au moins deux raisons : — d’abord, l’existence de l’Etat d’Israël cristallise passionnément, surtout depuis la guerre de Six-Jours, un nouveau nationalisme juif depuis trop longtemps brimé ; — ensuite, on sait (plus clairement encore depuis l’intervention en Tchécoslovaquie en 1968) qu’il n’y aura aucun changement à l’intérieur du bloc soviétique, à plus forte raison en U.R.S.S. même. Pour les juifs d’U.R.S.S., corsetés dans leur nationalité diminuée comme autrefois dans les ghettos, il n’existe que deux issues. L’une, étroite et pratique, consiste à épouser un non-juif pour (c’est l’expression consacrée) « faire passer sa progéniture en fraude » (les enfants ont alors la possibilité de choisir à dix-huit la nationalité d’un de leurs parents). L’autre voie, messianique, large, c’est le sionisme ressuscité, avec l’objectif lointain d’Israël. Oui, en U.R.S.S., le sionisme, de toute évidence, renaît. Il suffit de lire les textes de protestation, d’écouter le « ton » des lettres envoyées de Moscou, d’interroger ceux qui sortent : c’est en U.R.S.S. (plus même qu’en Israël) que flotte maintenant le rêve sioniste, avec ses exaltations et ses faiblesses. Il n’y a plus dans le monde que les jeunes juifs de Kiev pour « voir » la Terre Promise comme un aboutissement qui vaut qu’on y risque sa vie. Conséquence fatale d’une politique hésitante et d’un antisémitisme actif ? Sans doute. Mais les dirigeants de Moscou auraient tort de ne voir là qu’un avatar de l’éternelle « question juive ». Il s’agit en fait d’un problème intérieur soviétique, d’une contradiction interne grave. Car toutes les solutions théoriquement possibles — l’assimilation totale, l’exode massif, la reconnaissance officielle d’une nationalité juive spécifique et de plein droit — semblent inapplicables : un exode « saignerait » l’Union soviétique et serait sans doute refusé par les juifs. L’assimilation totale serait considérée par les autres nationalités d’U.R.S.S. comme le premier pas vers une russification plus que jamais repoussée. La reconnaissance d’une nationalité juive enfin ancrée sur un territoire habitable ne ferait qu’exacerber le nationalisme juif, ou susciter en U.R.S.S. même un nouvel Israël — plus sioniste que communiste. La situation des juifs en U.R.S.S., on le voit, ne se ramène donc pas à quelques données simples. C’est pour cela qu’il faut suivre de près le procès de Leningrad et ceux qui suivront. Ils ne sont pas seulement choquants pour l’opinion mondiale. Ils sont révélateurs des réactions du Kremlin, sur un point particulièrement difficile. On se félicite que les deux condamnés à mort de Leningrad aient été graciés car un Etat n’a jamais résolu un problème en faisant fusiller quelques citoyens « pour l’exemple ». Josette Alia (1) Cf. article de Michel Tatu dans « le Monde » du 29 décembre 1970. (2) Section juive du parti communiste, créée pour faire pièce à « Paole Zion ». (3) Comme le précise, le 29 mai 1969, une lettre du département de l’Education nationale pour le Birobidjan (région autonome juive). (4) L’argument officiel est que chaque république bénéficie d’un « quota préférentiel » d’admission dans les universités. Les juifs n’ayant pas leur propre république, n’ont donc la priorité nulle part… Bibliographie Voir notamment : — « Israël et le refus arabe », Maxim Rodinson (Seuil). — « Les juifs du silence », Elie Wiesel (Seuil). — « Méditerranée rouge », Michel Salomon (Laffont). — « Contes d’Odessa », Isaac Babel (Gallimard). — « Les juifs en Union soviétique », Ben Ami (Fayard). — Publications et documents de la Bibliothèque juive contemporaine. – Cet article a paru dans le n°321 du Nouvel Observateur, daté du 4 janvier 1971.”,”EBRx-070″
“AMICI Nicola F.”,”Enrico Ferri. Autobiografia – Ancora l’uomo – L’oratore – Il giornalista – Rabagas?”,”AMICI Nicola F. Ferri e Bebel su monarchia pag 50-51″,”MITS-426″
“AMICO Giorgio a cura”,”Gramsci e Bordiga alle origini del comunismo italiano.”,”””Si è parlato per il periodo 1921-1923 di partito “”bordighiano””, quasi per contrapporlo in negativo ad un ipotetico “”partito di Lione”” finalmente recuperato ad una corretta strategia leninista. Certo il Pcd’I fu in quel periodo un partito modellato sulla “”personalità vigorosa”” del suo fondatore, ma senza forzature o esasperazioni leaderistiche. Le testimonianze a favore si sprecano, anche da parte di chi “”bordighista”” non è mai stato. Scrive ad esempio una storica di matrice “”picista””: “”Nel partito comunista bordighiano poterono trovare posto, per fare un esempio, Tasca e Terracini, Leonetti e Togliatti, Gramsci e Misiano, per dire d’ uomini forniti ciascuno di una concezione dell’ azione politica che in avvenire si rivelerà non sempre coincidente e talora anche opposta. (…)””. (pag 9) “”L’ occasione per mettere in pratica il cambiamento auspicato la fornisce la polizia fascista che arresta Bordiga al suo rientro in Italia. Questa volta Gramsci non può più “”anguilleggiare”” ed è costretto a prendere una posizione chiara in un momento che vede il partito in grave difficoltà. “”Essendo stato arrestato l’ esecutivo nelle persone di Amadeo e di Ruggero -scrive Gramsci- si attese invano per circa un mese e mezzo di avere delle informazioni che stabilissero con esattezza come i fatti si erano svolti (…). Invece dopo una prima lettera scritta immediatamente dopo gli arresti e nella quale si diceva che tutto era stato distrutto e che la centrale del partito doveva essere ricostruita ab imis, non si ricevette più nessuna informazione concreta, ma solo delle lettere polemiche sulla questione della fusione (…). La questione fu posta brutalmente di ciò valesse il centro del partito italiano. Le lettere ricevute furono criticate aspramente e si domandò a me che cosa intendessi suggerire… Anch’io ero rimasto sotto l’ impressione disastrosa delle lettere… E perciò arrivai fino a dire che se si riteneva che veramente la situazione fosse tale come obbiettivamente appariva dal materiale a disposizione, sarebbe stato meglio farla finita una buona volta e riorganizzare il partito dall’ estero con elementi nuovi scelti d’ autorità dall’ Internazionale””. (pag 12)”,”BORD-060″
“AMICO Giorgio COLOMBO Yurii”,”Un comunista senza rivoluzione. Arrigo Cervetto dall’ anarchismo a Lotta Comunista: appunti per una biografia politica.”,”””Cervetto si è infatti convinto che i rapporti internazionali stiano rapidamente mutando e che l’equilibrio che si era costituito con gli accordi di Yalta stia tramondando e che, pertanto impegno prioritario dei rivoluzionari diventi comprendere in quale direzione la storia si stia incamminando, quali siano i fattori fondanti quella nuova fase dei rapporti internazionali che dai primi anni ’80 egli definisce come “”nuova contesa imperialistica””: ‘E’ assurdo pensare -annota in uno dei suoi più interessanti articoli – ad un mondo di potenze statico ed in equilibrio perpetuo. Il mondo è un campo di forze che variano in termini economici, dato lo sviluppo ineguale del capitalismo. Ciò avviene non solo sul terreno economico ma pure sul terreno politico, dato che le forze economiche tendono ad esprimere una corrispondente forza politica (…)'””. (pag 108)”,”MITC-086″
“AMICO Giorgio”,”Il “”rinnegato Korsch””. Storia di un’eresia comunista.”,”Nota 1 a pag 41 si cita, criticandola, Lotta Comunista: “”Una deformazione scientista del marxismo già presente nel tardo Engels della ‘Dialettica della natura’ e dell’ Antidühring che trova in Italia la sua massima espressione nel rigido determinismo bordighiano e successivamente negli scritti di Arrigo Cervetto e nella produzione teorica del gruppo di ‘Lotta comunista’. Per una critica delle posizioni teoriche di Cervetto e di Lotta comunista vedere M. Pasquinelli, ‘Una parodia economicista del marxismo’, Edizioni Voce Operaia, Foligno, 1990 (…)”,”MGEK-125″
“AMICO Giorgio”,”Guy Debord e la società spettacolare di massa.”,”””L’aria del tempo è dunque alla revisione del marxismo”” (E. Brun, Les situationnistes, p. 317), che non è solo rifiuto dello stalinismo, ma anche e forse soprattutto critica del leninismo”” (pag 182) L’avvicinamento di Debord a ‘Socialisme ou Barbarie’ (pag 183) Tre grandi poli del trotskismo francese: 1. La sezione francese della Quarta Internazionale, 2. la corrente lambertista frutto di una scissione del 1952 e 3. l’ Union communiste (Lutte ouvriere). Per una bibliografia sui trotskisti francesi v. nota 4. (pag 183)”,”FRAP-120″
“AMICO Giorgio”,”Azione comunista, da Seniga a Cervetto (1954-1966).”,”Giorgio Amico (Imperia 1949) ex dirigente scolastico, membro della Redazione di ‘Utopia rossa’ e del Comitato scientifico dell’Istituto storico della Resistenza e dell’Età contemporanea della provincia di Savona (ISREC) è autore di numerosi lavori sulla storia del movimento operaio. I dollari di Seniga. “”In varie occasioni Seniga fa riferimento ai fondi trafugati al Pci. Lo fa in modo allusivo, perché chi deve capire capisca, qualche volta con toni velatamente ricattatori, come nell’articolo ‘La nostra lotta, apparso sul numero 37 del 15 settembre 1958 di ‘Azione comunista’ (…). Quanto all’entità del capitale sottratto qualcuno scriverà di circa un milione di dollari, circa 620 milioni di lire dell’epoca pari a più di nove milioni di euro attuali. Altri dimezzeranno la cifra, calcolandola attorno ai 421 mila dollari (M. Albertaro, op. cit, p. 164, e Carlo Feltrinelli, Senior Service, Milano, 1999 p. 65). (…) Comunque sia, una somma enorme e non solo per l’epoca. La defezione di Seniga avviene in un momento particolarmente difficile per il Pci. Nel giugno 1954, su consiglio degli americani, Scelba ha proposto al Governo l’adozione di un provvedimento straordinario mirato a colpire duramente sul piano organizzativo e finanziario il Partito comunista al fine di ridurne drasticamente le possibilità di azione. (…) Secchia capisce immediatamente che la sua carriera politica è finita, ha un collasso nervoso e pensa di suicidarsi. Un gesto che Nino si aspettava tanto che, la mattina del 25 luglio, prima di uscire dall’abitazione di Secchia, gli ha scaricato la pistola e ne nascosto i proiettili. Nell’impossibilità di riconoscere pubblicamente che il Partito ha fondi segreti ed una apparato clandestino, si decide di mantenere il più scrupoloso riserbo sull’accaduto. Anche ai vertici dell’apparato solo pochi dirigenti sono messi a conoscenza di quanto è avvenuto, anche se alle Botteghe Oscure è chiaro a tutti che qualcosa di molto grave è appena successo. (…)”” (pag 49-51)”,”MITC-144″
“AMICO Giorgio”,”Azione comunista, da Seniga a Cervetto (1954-1966).”,”Giorgio Amico (Imperia 1949) ex dirigente scolastico, membro della Redazione di ‘Utopia rossa’ e del Comitato scientifico dell’Istituto storico della Resistenza e dell’Età contemporanea della provincia di Savona (ISREC) è autore di numerosi lavori sulla storia del movimento operaio. Cervetto incontra per la prima volta Seniga (pag 88) Una proposta ad Amadeo Bordiga (pag 281 e segg) …. finire Luciano Raimondi citato nell’ambito dell’affare Mitrokhin, dal 1969 risulta esser in forza al Kgb in qualità di informatore con il nome in codice ‘Vittorio’. (pag 340)”,”ITAC-001-FGB”
“AMICO Giorgio”,”Per una storia della sinistra comunista italiana nel dopoguerra, 1943-1952.”,”Foto di Bordiga Scontro Damen Bordiga e scissione (1948-1952) “”Nel Congresso di Firenze (maggio 1948) lo scontro è furibondo fra Damen e i suoi e quella che questi definiscono la “”massoneria napoletana””, Bordiga, Vercesi e altri teorici dell’attendismo. Il contrasto è chiaro: da un lato Vercesi, sostenuto da Bordiga, che considera inesistenti le condizioni minime per un intervento attivo del partito nella società e nella classe e dall’altra Damen che, pur riconoscendo la disfatta storica del proletariato, ritiene ancora valide le motivazioni alla base della fondazione del PC Int. Lucidamente, come suo solito, Damen denuncia come ci sia “”una tendenza, in alcuni compagni, che mira a restringere i compiti del partito, se non addirittura a negare la legittimità storica della sua esistenza. Su questo piano è facile arrivare alla teoria che postulerà la liquidazione del partito. Il congresso non risolve alcun nodo lasciando tutti i problemi aperti. Il voto finale a favore delle tesi astensioniste di Maffi, mostra tuttavia che Bordiga può ormai contare su una maggioranza di partito. (…) In reazione nel gennaio 1952 si costituisce sotto la direzione di Damen un “”Comitato di Congresso”” che organizza un “”Secondo Congresso Nazionale”” a cui la maggioranza non partecipa. È la scissione che segna la nascita di due organizzazioni, entrambe con lo stesso nome di PC Internazionalista, attorno a Damen (“”Battaglia Comunista””) e a Bordiga (“”Programma Comunista””) (pag 11-12)”,”BORD-005-FGB”
“AMICO Giorgio”,”Bordiga, il fascismo e la guerra (1926-1944).”,”appendici: 1. Relazione alla segreteria del Pcd’I (Ustica 1928); 2. L’espulsione di Bordiga dal Partito (1930); 3. Lettera all’Ill.mo Sig. Questore di Napoli (maggio 1930); 4-5. Relazione dell’Alto Commissario di Napoli (maggio 1930 e ottobre 1930); 6. Lettera di Bordiga al Ministro degli interni (giugno 1934); 7. Incontro con Amadeo Bordiga (maggio 1936) Bordiga e gli americani (pag 164-165) Giorgio Amico (Imperia, 1949) ex Dirigente scolastico, membro della Redazione di ‘Utopia rossa’ e del Comitato scientifico dell’Istituto storico della Resistenza e dell’Età contemporanea della provincia di Savona (Isrec), autore di numerosi lavori sul movimento operaio.”,”BORD-176″
“AMICO Giorgio”,”Arrigo Cervetto, l’uomo e il rivoluzionario, 1927-1995.”,”‘La smania di apprendere’ del giovane Cervetto diciottenne (pag 8) (lettera a Masini)”,”MITC-153″
“AMICO Giorgio”,”Danilo Montaldi. Vita di un militante politico di base (1929-1975).”,”Danilo Montaldi (1929-1975) è stato un militante comunista “”senza partito”” e, negli anni Cinquanta, punto di contatto tra la realtà italiana e le esperienze francesi, americane inglesi. Ha contribuito alla riscoperta del marxismo, contro un marxismo ossificato ridotto a un dogma, della centralità della fabbrica ma anche della vita quotidiana della classe operaia spogliata da ogni alone mitico. Montaldi pensava e agiva ‘dal basso’ e tentava di dar voce agli invisibili (v. Autobiografie della leggera e MIlitanti politici di base). Il libro ripercorre la vita dell’intellettuale cremonese con il suo personalissimo metodo di lavoro. (quarta di copertina) Volumi usciti di recente e citati nella bibliografia di Giorgio Amico su Montaldi: – F. Bondi, Narratori della leggera. Danilo Montaldi e la letteratura dei marginali, Carocci, Roma, 2020 – D. Frager, Socialisme ou barbarie. L’aventure d’un groupe (1946-1969), Syllepse, 2021 -G. Fofi M. Salvati, a cura, Lasciare un segno nella vita. Danilo Montaldi e il Novecento, Viella, Roma, 2021″,”MITC-158″
“AMIN Samir”,”Marxisme en Afrique et en Asie.”,”Il volume contiene riproduzioni di giornali (Neue Reinische Zeitung e giornali in occasione morte Marx e Engels). Altri saggi: -Walter HESSELBACH, Rede zum 100. Todestag von Karl Marx -Leopold Sedar SENGHOR, Marx et l’Afrique.”,”MADS-145″
“AMIN Samir FAIRE Alexandre HUSSEIN Mahmoud MASSIAH Gustave”,”La crise de l’ imperialisme.”,”AMIN, professore di scienze economiche, ha lavorato dal 1957 al 1960 nell’ amministrazione egiziana, dal 1960 al 1963 è stato consigliere del governo del Mali. Dal 1970 è Direttore dell’ Institut Africain de Developpement economique et de planification a Dakar. “”La teoria delle fasi del capitalismo sviluppato non deve essere confusa con quella del ciclo e della congiuntura”””,”ECOI-093″
“AMIN Samir”,”La deconnexion. Pour sortir du systeme mondial.”,”Contiene il capitolo: “”C’è una economia politica del fondamentalismo islamico?”””,”ECOI-075″
“AMIN Samir SENGHOR Leopold S. HABIB Irfan SEN GUPTA Anil G. TICHELMAN Fritjof MONJARAS-RUIZ J. ARICO José HASSELBACH Walter e altri interventi”,”Karl Marx in Africa, Asia and Latin America. International congress organized by the Friedrich Ebert Foundation in cooperation with the German Unesco-Commission, in Trier, March 14th-16th, 1983.”,”L’ inaugurazione del Congresso è stata fatta da Günter GRUNWALD (F. Ebert), Otto von SIMSON (German-UNESCO Commission), Arnd MORKEL (P Università di Trier, Amadou-Mahtar M’BOW DG UNESCO, Paris. Contiene i saggi: AMIR, Le marxisme in Asie et en Afrique (La vocation asiatique et africaie du marxisme) (pag 1-52 + note) Walter HASSELBACH, Rede zum 100 Todestag von Karl Marx’ (pag 1-10) Leopold Sedar SENGOR, Marx et l’ Afrique (1-26) Partecipanti al Simposio: André G. FRANK, Maxime RODINSON, Sidney POLLARD, Claus KERNIG, Peter von OERTZEN, Dietmar ROTHERMUND, Rong JINGBEN, Prof. PRIMAKOV, Prof. WIGOTZKIJ.”,”MADS-354″
“AMIN Samir”,”Come funziona il capitalismo? Lo scambio ineguale e la legge del valore.”,”Il dibattito sullo scambio ineguale. “”Nel III libro Marx affronta il processo d’ insieme di accumulazione del capitale’, il movimento complessivo (produzione, circolazione, realizzazione) dei valori prodotti, del plusvalore in particolare e comunque del capitale, togliendo alcune ipotesi semplificatrici, in particolare quella di una uguale composizione organica del capitale. Non è mai mancato (da Tugan-Baranowsky e Böhm-Bawerk a Joan Robinson) chi ha visto in questo passaggio una contraddizione: è da qui che sono partite le grandi controversie sulla trasformazione dei valori in prezzi, sulla tendenza della composizione organica del capitale e del saggio del profitto. A noi interessa tuttavia rilevare questo passaggio (iniziato da Marx ma purtroppo non terminato: il III libro si presenta palesemente come un’ analisi non compiuta) come passaggio alla descrizione del movimento concreto del capitale, come affronto di concrete situazioni storiche di esistenza del modo di produzione capitalistico””. (pag 9-10)”,”TEOC-333″
“AMIN Samir”,”La crisi. Uscire dalla crisi del capitalismo o uscire dal capitalismo in crisi?”,”AMIN Samir (Il Cairo, 1931) dirige il Forum du Tiers Monde a Dakar ed è presidente del Forum Mondiale delle Alternative. Ha insegnato in varie università ed è stato consigliere economico di alcuni paesi africani. Ha al suo attivo parecchi opere una parte pubblicate da ‘Punto Rosso’.”,”PVSx-047″
“AMIN Samir”,”La teoria dello sganciamento. Per uscire dal sistema mondiale.”,”…Sganciamento concetto complementare a quallo di sviluppo autocentrato nazionale e popolare si impone con forza ai popoli del Terzo Mondo….”,”PVSx-069″
“AMIN Samir”,”L’accumulazione su scala mondiale: critica della teoria del sottosviluppo.”,”””Questa teoria dello sviluppo e del sottosviluppo è stata formulata in modo chiaro e conciso dal W.W. Rostow”” (pag 19) [W.W. Rostow, ‘The stages of economic growth’, Cambridge, 1960] (si tratta di una teoria universale secondo cui tutte le società sono passate o dovranno passare attraverso cinque stadi…) L’analisi marxista: la legge della tendenza alla riduzione del tasso profitto Teoria pura del ciclo Tesi di Raul Prebisch sul deficit cronico dei paesi sottosviluppati (pag 591)”,”PVSx-075″
“AMIN Samir”,”Oltre il capitalismo senile. Per un XXI secolo non americano.”,”Samir Amin (Il Cairo 1931) dirige attualmente il Forum du Tiers monde a Dakar ed è promotore del Forum mondiale delle alternative. Ha insegnato in varie università ed è stato consigliere economico di vari paesi africani.”,”ECOI-191-FL”
“AMIOTTI Gabriella ROSINA Alessandro, a cura; contributi di Cinzia BEARZOT Anna Maria BIRINDELLI Elena DELL’AGNESE Alessandro GHISALBERTI Daniele MONTANARI Rosella PELLERINO Sergio ROVAGNATI Giovanna SALVIONI Laura TERZERA Teresio VALSESIA Tommaso VITALE Giuseppe ZECCHINI”,”Identità e integrazione. Passato e presente delle minoranze nell’Europa mediterranea.”,”Gabriella Amiotti è docente di Geografia storica del mondo antico presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica di Milano. Alessandro Rosina è docente di demografia presso la Facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Milano. Contiene il saggio di Rosella Pellerino, Teresio Valsesia, Sergio Rovagnati: ‘Le Alpi ed oltre: Occitani, Walser, Ladini’ (pag 93-120)”,”ITAS-005-FFS”
“AMIRANTE Domenico”,”India.”,”AMIRANTE Domenico insegna Diritto pubblico italiano e comparato nella Seconda Università di Napoli. Ha svolto attività di ricerca einsegnamento presso le Università di Bombay, New Delhi, e la National Law School of India.”,”INDx-106″
“AMIRANTE Domenico”,”India.”,”Domenico Amirante insegna Diritto pubblico italiano e comparato nella Seconda Università di Napoli. Ha svolto attività di ricerca e insegnamento presso le Università di Bombay (Law Department) New Delhi (Faculty of Law), la National Law School of India, Università di Bangalore, e la Delhi School of Economics. Tra i suoi libri: Diritto ambientale e costituzione, Diritto ambientale italiano e comparato, La forza normativa dei principi.”,”INDx-002-FL”
“AMIR-MOEZZI Mohammad CARRIERE Jean-Claude CHABBI Jacqueline COLOSIMO Jean-François CROUZET Denis KEPEL Gilles LAURENS Henry LUIZARD Pierre-Jean SOLNON Jean-François”,”Le retour des guerres de religion.”,”Contiene una pagina di Jules Michelet sulle guerre di religione (massacro degli ugonotti nella notte di San Bartolomeo, come colpo di stato cattolico che interrompe l’ascesa del partito protestante) (pag 98)”,”STAT-465″
“AMIS Martin”,”Koba il Terribile. Una risata e venti milioni di morti.”,”Martin Amis è nato a Oxford nel 1949. É uno dei più importanti scrittori inglesi contemporanei. Stalin ‘Koba’ per gli amici, fu uno dei dittatori più sanguinari che la storia dell’umanità abbia mai conosciuto. Ma fu anche un leader estremamente amato. E i suoi crimini, per molto tempo, apparvero quasi ‘necessari’ non soltanto all’interno dell’Urss, ma soprattutto tra gli intellettuali liberal occidentali.”,”STAS-019-FL”
“AMMIANO Marcellino, a cura di Giovanni VIANSINO”,”Storie. Volume I.”,”Adulescens nell’anno 357 d.C. Ammiano nasce dunque negli anni 330-335, come coetaneo di Giuliano Imperatore (nato nel 332), in Antiochia, la grande, la bella, capoluogo della provincia di Siria e frequente residenza imperiale a causa delle tante guerre contro la Persia. In Antiochia si mescolavano Fenici, Armeni, Egiziani, Siriani, Greci, Giudei, Persiani, era infatti Antiochia base di concentramento di uomini e di materiali bellici per azioni contro la Persia. Antiochia era anche città di studi e di cultura Ellenica (greco, pagana,) e cristiana , Libanio era faro anche politico per la città delle cui classi sociali sapeva farsi commentatore; era sede del Patriarcato d’Oriente e patria di Giovanni Crisostomo. Discorsi e lettere immessi da Ammianoi nell’opera sua riguardano la filosofia del potere, la sua concordia, i suoi scopi filantropici e nessun autore offre analisi così complete della natura e dei doveri dell’imperatore.”,”STAx-097-FL”
“AMMIANO Marcellino, a cura di Giovanni VIANSINO”,”Storie. Volume II.”,”Adulescens nell’anno 357 d.C. Ammiano nasce dunque negli anni 330-335, come coetaneo di Giuliano Imperatore (nato nel 332), in Antiochia, la grande, la bella, capoluogo della provincia di Siria e frequente residenza imperiale a causa delle tante guerre contro la Persia. In Antiochia si mescolavano Fenici, Armeni, Egiziani, Siriani, Greci, Giudei, Persiani, era infatti Antiochia base di concentramento di uomini e di materiali bellici per azioni contro la Persia. Antiochia era anche città di studi e di cultura Ellenica (greco, pagana,) e cristiana , Libanio era faro anche politico per la città delle cui classi sociali sapeva farsi commentatore; era sede del Patriarcato d’Oriente e patria di Giovanni Crisostomo. Discorsi e lettere immessi da Ammianoi nell’opera sua riguardano la filosofia del potere, la sua concordia, i suoi scopi filantropici e nessun autore offre analisi così complete della natura e dei doveri dell’imperatore.”,”STAx-098-FL”
“AMODIO Luciano, a cura di Tito PERLINI”,”Storia e dissoluzione. L’ eredità di Hegel e Marx nella riflessione contemporanea.”,”AMODIO Luciano (Milano, 1926-2001) si è laureato nel 1952 presso l’Università statale di Milano con una tesi dal titolo Lo Spirito oggettivo in Gramsci, relatore Antonio BANFI. Tra il 1944 e il 1945 ha lavorato presso l’ editore Bompiani nella redazione del Dizionario delle Opere e dei Personaggi. Dal 1947 al 1981 è stato funzionario nell’ Ufficio Studi della Banca Commerciale Italiana Ha collaborato a varie riviste (Il Politecnico, Discussioni ecc.). Nel 1955 è stato co-fondatore della rivista politico-culturale “”Ragionamenti””. Nel 1963 ha pubblicato presso la casa editrice Avanti! la prima antologia italiana di Rosa LUXEMBURG. “”Un discorso così incominciato con l’ apologia della guerra si conclude in un “”inattuale”” discorso pacifista. La funzione storico-universale della guerra si è esaurita di fronte ai nuovi compiti socio-economici, che essa non è in grado di risolvere. Ma la “”vecchia merda”” di marxiana memoria è sempre in movimento, anche se ha esaurito la sua funzione storica, e sopravvive a se stessa nella sovrastruttura politica. Sebbene si possa dire che Proudhon sia in sostanza per un’ Europa delle patrie, egli è contro ogni micro-nazionalismo e pan-nazionalismo che riproponga ad ogni istante il problema delle frontiere, storicamente risolto da quel diritto alla forza, che corrisponde alla ragione storica.”” (pag 207) “”La Rivoluzione è lotta per il piegamento dela volontà degli avversari come fine in sé; ma finisce, attraverso il sospetto, per essere volontà di piegamento di tutte le volontà. Perché la Rivoluzione è idealmente solo lotta disinteressata per il potere, ed è lotta contro l’ alienazione. Ma l’ alienazione è al limite il limite. Solo il “”terrore”” abbatte i limiti (alla generalità della volontà generale, alla socialità immediata) che l’ uomo frappone all’ uomo. Il “”terrore”” è la libertà della volontà, volontà assoluta (ciò che non è volontà è interesse), e in questo realizza la Rivoluzione, è la negazione di ogni “”altro”” possibile, come ha mostrato Hegel nella Fenomenologia. La Rivoluzione è la guerra assoluta senza “”politica””, la guerra assoluta, la guerra propria alla volontà generale. Come ha scritto Clausewitz a proposito della Francia del ’93, ’94, ’95, e di Lazare Carnot, del resto il più disinteressato e il meno discusso dei giacobini francesi, che proprio il maturo Hegel si sentì in obbligo, ancora nel settembre 1822 a Magdeburgo, di visitare e omaggiare: “”solo i governi rivoluzionari hanno il terrore a loro disposizione”” “”perché una guerra risponda interamente ai disegni della politica e perché la politica sia all’ altezza dei mezzi di guerra (Della guerra, cit., pag 816-817). (pag 211-212) “”Politicamente parlando, Proudhon rimase sempre per Marx il punto di riferimento negativo; quando Engels attaccò Dühring, l’accostamento di costui a Proudhon fu d’obbligo ed esplicito. E se il punto fondamentale positivo contro Proudhon fu come fondare il comunismo su un lavoro fourieristicamente attrattivo, il punto fondamentale in accusa fu la conservazione – nei “”sistemi”” socialisti – dello scambio e quindi, alle sue spalle, del diritto al frutto del proprio lavoro. Commentando le sopra citate parole di Marx nel ‘Capitale’, Engels esce a dire: ‘””In altri termini: anche se escludiamo la possibilità di ogni rapina, di ogni atto di forza, di ogni imbroglio, se ammettiamo che tutta la proprietà privata originariamente poggia sul lavoro proprio del possessore, e che in tutto il processo ulteriore vengano scambiati solo valori eguali, tuttavia, con lo sviluppo progressivo della produzione e dello scambio, arriviamo necessariamente all’attuale modo di produzione capitalistico, alla monopolizzazione dei mezzi di produzione e di sussistenza nelle mani di una sola classe poco numerosa, alla degradazione dell’altra classe, che costituisce l’enorme maggioranza, a classe di proletari pauperizzati, arriviamo al periodico alternarsi di produzione vertiginosa e di crisi commerciale e a tutta l’odierna anarchia della produzione. Tutto il processo viene spiegato da cause puramente economiche senza che neppure una sola volta ci sia stato bisogno della rapina, della forza, dello Stato, o di qualsiasi interferenza politica”” [Luciano Amodio, Storia e dissoluzione. L’eredità di Hegel e Marx nella riflessione contemporanea, a cura di Tito Perlini, 2003] (pag 171-172)”,”TEOC-308″
“AMODIO Luciano”,”La rivoluzione bolscevica nell’interpretazione di Rosa Luxemburg.”,”Rosa Luxemburg: “”I punti decisivi sono: 1) l’economia capitalista come ‘processo’ e non come ‘stato’ (…); 2) il particolare rapporto che ne deriva tra proletariato e borghesia – che non è puramente ed estremamente frontale, ma dialettico (…); 3) Il rifiuto della tattica del ‘salto’ nella rivoluzione sociale, che ne consegue, in quanto il processo investe tutto lo scontro-rapporto proletariato-borghesia (46); 4) la funzione di pura ‘agitazione e illuminazione’ del partito verso la classe, mentre il momento organizzativo resta in una certa misura ‘spontaneo’, soprattutto aperto, che significa non specificatamente e artificialmente “”politico”” (47). Tale riduzione della funzione ‘organizzativa’ vuol dire (verso Oriente) soprattutto la liquidazione di ogni aspetto e sospetto di ‘anticipazione’ e prevaricazione blanquista e settaria nel movimento operaio”” (pag 299-300) “”E’ caratteristico che essa diciari senz’altro nel febbraio 1904: “”Un sano movimento di massa ha cioè questo in sé che se non vuole tornare indietro, deve incondizionatamente avanzare, svilupparsi, accentuarsi”” (93). Non si può dire che abbiamo a che fare con pura fraseologia. Rosa Luxemburg ci crede, ci fonda sopra tutta la teoria, e l’applicherà ai moti spartachisti che essa non auspicava. E in nome di essa sostanzialmente si rifiuterà al consiglio di Radek di ordinare la ritirata”” (pag 308) “”L’atteggiamento di Rosa Luxemburg verso la rivoluzione di Febbraio (interpretata come ultima rivoluzione borghese e come continuazione della prima rivoluzione russa,, successivamente come prima rivoluzione proletaria di transizione e di portata storico-mondiale, in ‘Zwei Osterbotschaften’, ripete l’atteggiamento del 1905-1906, con in più la giustificazione della guerra di difesa rivoluzionaria sullo schema delineato per la Germania nella ‘Juniusbrochüre’ e in un generale inquadramento di maturità rivoluzionaria sul piano mondiale. Comunque le osservazioni che seguono riguardo al suo atteggiamento sulla rivoluzione d’Ottobre implicano necessariamente il suo giudizio su Febbraio. Il punto decisivo è la sua incredulità sulla possibilità di una rivoluzione socialista in Russia (145), che si allarga in incredulità in generale di una rivoluzione socialista in un paese solo. Cioè l’internazionalismo si a del movimento operaio si a del socialismo in sé”” (pag 317) (145) Vedi ‘Sp. (Spartakusbriefe), p. 356: essa crede che arrivi la dittatura del proletariato (o un governo tutto socialista), ma non crede che possa durare a causa della reazione sia interna che estera. Per Nettl, p. 684, i risultati durevoli agli occhi di Rosa Luxemburg sono quelli del febbraio, il potere della cosiddetta “”democrazia rivoluzionaria”” Engels su particolarità Russia, rapporto con Europa e due tipi di comunismo (pag 290-291-292-293) “”Engels negli anni novanta in cui avviene la formazione ideologica di Rosa Luxemburg liquida da parte sua l’eccezionalità della situazione russa, sia sottolineando l’ormai avanzato processo di disgregazione della comunità agraria, sia accentuandone nei rispetti di Marx i caratteri regressivi; politicamente rompeva così con le aperture marxiane al populismo dando una mano ai giovani discepoli marxisti dell’Impero russo. Il testamento di Engels sulla funzione della Russia nel quadro della rivoluzione, il suo ‘Nachwort’ del 1894 alla ripubblicazione di ‘Soziales aus Russland’ (scritto – è bene avvertire – nell’atmosfera della difesa della Germania contro l’alleanza franco-russa) (5), presenta due punti interessanti: il primo, ideologico, di netta distinzione del comunismo dell’avvenire rispetto a tutte le forme di comunismo del passato; il secondo, conseguente, di collocamento della Russia in una posizione in ogni caso subalterna rispetto alla rivoluzione proletaria occidentale. Interpretando anche dei passaggi procedenti di Marx-Engels insiste ripetutamente che non esiste passaggio spontaneo tra le due forme di comunismo: “”mai in nessun luogo il comunismo agrario tramandato dalla società gentilizia ha sviluppato da se stesso qualcosa di diverso dalla sua propria dissoluzione”” (6). (…) Ciò che differenzia i due tipi di comunismo è che quello futuro si appropria “”le gigantesche forze produttive della società capitalistica come proprietà e strumento sociale””, che esso è appunto il “”particolare e ultimo prodotto del capitalismo”” (8); ciò che li divide è che l’uno appartiene all’epoca della barbarie, l’altro a quella della civiltà. Che questa contrapposizione di barbarie e civiltà implichi marcatamente anche un tratto individualista (9) si può ricavare da un altro scritto dell’epoca dell’inizio del 1893: ‘Kann Europa abrüsten?’. Nel giudizio che Engels dà del soldato russo, si rileva che il suo valore è legato alle forme di combattimento di massa come riflesso che il collettivismo della comunità di villaggio semicomunista e dell”artel’ cittadina esercita sulla sua psicologia di combattente. Ma le nuove armi hanno trasformato la tattica e reso pericoloso “”questo istinto di raggrupparsi””, “”oggi ogni soldato deve essere in condizione di fare autonomamente ciò che nel momento deve essere fatto, e nello stesso tempo non perdere la coesione col tutto. Si tratta di una coesione che non può essere resa possibile mediante l’istinto gregario primitivo dei russi, ma soltanto attraverso l’educazione dell’intelletto di ogni singolo, e di questa noi incontriamo i presupposti solo a un livello di cultura di più alto sviluppo “”individualistico””, come esiste presso le nazioni capitalistiche dell’occidente”” (10)”” (pag 290-291-292) [Luciano Amodio, La rivoluzione bolscevica nell’interpretazione di Rosa Luxemburg, ‘Annali’ Feltrinelli anno 1973, Milano 1974] [(5) Citato più tardi da Rosa Luxemburg, ‘In memoria del ‘Proletariat’ (1903), in Rosa Luxemburg, Gesammelte Werke, Berlin, 1970-73, pp. 325-26 (…); (6) Werke, vol. 22, p. 427; (7) Werke, vol 22, pp. 427-28; (8) Werke, vol. 22, pp. 427, 428; (9) La cui ispirazione ricondurrei al “”basso continuo”” hegeliano che accompagna l’evoluzione del pensiero dei “”fondatori”” (…); (10) Werke, vol. 22, p. 388]”,”LUXS-061″
“AMODIO Luciano; DOLFINI Giorgio; FERGNANI Franco;”,”Il concetto dello Stato in Hegel e in Marx. Contributi metodologici (Amodio); Engels filologo (Dolfini); Il rapporto Marx-Feuerbach nel giudizio di L. Althusser (Fergnani); Tra Lenin e Luxemburg. Commentario al periodo “”estremistico”” di G. Lukacs 1919-1921 Lukács e Max Weber; Primi scritti di G.L. in esilio; Radicalismo di sinistra; La teoria dell’offensiva; Coscienza e classe; appendice A. La révolution n’aura pas liue; appendice B. Gyorgy Lukács e Rosa Luxemburg.”,”(pag 27-32); (65-82); (311-322); (361-431) N. 1 marzo 1965; N. 2 settembre 1965; N. 4 giugno 1966; N. 5 maggio 1967 “”La storia è per Hegel il prodotto delle relazioni tra Stati (2). Lo Spirito universale si produce sulla base della dialettica dei vari spiriti nazionali (Volksgeist) – è quindi il risultato di realtà storiche concrete e soltanto la positività della loro dialettica. In Hegel la cristallizzazione del concetto non è mai effettiva in un positivo semplice, in un immediato cogli attributi soliti dell’attualismo e del crocianesimo, di attività o di creazione, in cui gli elementi costitutivi del concetto diventano astratti nel senso di illusori e irreali. (…) Il paragrafo 260 contiene quello che è il problema dello Stato moderno per Hegel – conciliare la massima particolarità con l’universalità dello Stato. In sostanza per Hegel l’individuo non ha senso politico, «l’affare di stato» è qualcosa di qualitativamente diverso dagli affari privati (13). Perciò la massa di cittadini non può delelgare nessuno in grado di avere questa coscienza. Soltanto individui che hanno per loro particolare interesse, un interesse generale, possono essere politici. Gli interessi individuali vanno quanto più mediati attraverso gli interessi di categoria, che portano le istanze concrete ai dirigenti politici, che possiedono l’universale solo formalmente. Il momento politico in Hegel è la distinzione ideale e la separazione sostanziale realizzata dallo stato dalla società civile. (…) Marx anzitutto rileva che non si tratta di «collisioni empiriche» (14) tra Stato e società civile, ma del «’rapporto essenziale’ di queste sfere». Non solo gli interessi ma anche le leggi, le «determinazioni essenziali» della società civile e della famiglia sono dipendenti e subordinati allo Stato. Perciò il rapporto tra i due elementi è di «’esterna’ necessità». Marx rimprovera a Hegel di invertire i rapporti: mentre nella realtà sono la famiglia e la società civile «i presupposti dello Stato» la parte attiva, in Hegel esse si presentano come poste dall’idea, che diviene soggetto. «Ciò che è reale diventa fenomeno, ma l’idea non ha per contenuto altro che questo fenomeno», osserva Marx, ma dà nello stesso tempo una specie di giustificazione alla posizione hegeliana. «La stessa idealità di una sfera reale potrebbe, tuttavia, esserci soltanto come ‘scienza’» (15), afferma Marx (…)”” (pag 27-28-29) (L. Amodio, Il concetto dello Stato in Hegel e in Marx) [(2) Hegel, Lineamenti di Filosofia del Diritto, Laterza, Bari, 1913, par. 340; (13) “”I compiti del Governo sono di natura oggettiva, per sè già decisa secondo la loro sostanza”” (Hegel: Op., cit. par. 291); (14) K. Marx, ‘Critica della filosofia del diritto statuale hegeliano’, in Opere filosofiche giovanili, Edizioni Rinascita, Roma, 1950, pag 14; (15) Op. cit. pag 20)]”,”TEOC-771″
“AMORETTI Giuseppe BALDAZZI Vincenzo BARBIERI Orazio BARISONE Stefano BARTELLINI Ermanno BAUER Riccardo BETTI Paolo BETTI GIACCAGLIA Lea BIBOLOTTI Aladino BRUSTOLON Arturo CAPRIOLO Luigi CARRETTO Giorgio CEVA Umberto DE-GASPERI Alcide DELLA-MAGGIORA Michele D’ONOFRIO Edoardo FANCELLO Francesco FARINA Giovanni FLECCHIA Vittorio FUSCHINI Luigi GRAMSCI Antonio LI-CAUSI Girolamo LO-SARDO Francesco MANNINI Delfo MARMOCCHI Giuseppe MELEGA Guido MOLINARI Alberico MUSOLINO Eugenio NEGARVILLE Celeste NICOLA Giovanni NICOLETTO Italo NISCHIO Tito PAJETTA Giancarlo PARONITTI Guerrino PARRI Ferrucio PEDEMONTE Silvio PEDRAZZI Alfonso PERTINI Sandro PIERI Alessandro PORRONE Innocente RAVERA Camilla ROSSELLI Carlo ROSSELLI Nello ROSSI Ernesto SALVEMINI Gaetano SANTHIA’ Battista MENOTTI SERRATI Giacinto SOLA Guido SOZZI Gastone TAROZZI Leonildo TERRACINI Umberto TRAQUANDI Nello TURCHI Giulio VACCHIERI Ettore VOCCOLI Odoardo ZANASI Augusto, lettere di”,”Lettere di antifascisti dal carcere e dal confino. Volume I.”,”Lettere di AMORETTI Giuseppe BALDAZZI Vincenzo BARBIERI Orazio BARISONE Stefano BARTELLINI Ermanno BAUER Riccardo BETTI Paolo BETTI GIACCAGLIA Lea BIBOLOTTI Aladino BRUSTOLON Arturo CAPRIOLO Luigi CARRETTO Giorgio CEVA Umberto DE-GASPERI Alcide DELLA-MAGGIORA Michele D’ONOFRIO Edoardo FANCELLO Francesco FARINA Giovanni FLECCHIA Vittorio FUSCHINI Luigi GRAMSCI Antonio LI-CAUSI Girolamo LO-SARDO Francesco MANNINI Delfo MARMOCCHI Giuseppe MELEGA Guido MOLINARI Alberico MUSOLINO Eugenio NEGARVILLE Celeste NICOLA Giovanni NICOLETTO Italo NISCHIO Tito PAJETTA Giancarlo PARONITTI Guerrino PARRI Ferruccio PEDEMONTE Silvio PEDRAZZI Alfonso PERTINI Sandro PIERI Alessandro PORRONE Innocente RAVERA Camilla ROSSELLI Carlo ROSSELLI Nello ROSSI Ernesto SALVEMINI Gaetano SANTHIA’ Battista MENOTTI SERRATI Giacinto SOLA Guido SOZZI Gastone TAROZZI Leonildo TERRACINI Umberto TRAQUANDI Nello TURCHI Giulio VACCHIERI Ettore VOCCOLI Odoardo ZANASI Augusto”,”ITAR-018″
“AMORÓS Miguel”,”Durruti dans le labyrinthe.”,”””Nella capitale, non ottiene da Giral che delle buone parole. Largo Caballero, quando succede a Giral, propone immediatamente un ministero alla CNT. Il clima delle relazioni tra i dirigenti anarchici e lo Stato comincia a cambiare: la CNT e la FAI volevano mostrarsi “”responsabili””, e i loro dirigenti diedero delle garanzie di buona volontà collaboratrice. In Catalogna, accettarono di sciogliere il Comitato centrale delle milizie allo scopo di ridare credito e legittimità alla Généralité, ma ben evidentemente ciò non spinge per adesso nessun governo europeo a fornire delle armi””. (pag 46) Generalitat istituzione di autogoverno della Catalogna. “”Tocca a Garcia Oliver, finora tenuto da parte, annunciare la partecipazione alla Generalità: “”Oggi la Generalità ci rappresenta tutti””, dichiara in questa occasione”” (pag 47) La partecipazione al governo della Generalità. I ministri. “”Le choix des conseillers participant au nom de la CNT à ce gouvernement “”qui nois représente tous”” constituait una victoire de la bureaucratie libertaire sur García Oliver et son camarade Aurelio Fernández, relégués au second plan quoique conservant leurs postes aux côtés des conseillers à la Défense et à l’ Ordre public. Le conseiller García Birlán (Santé publique et Affaires sociales) était l’ homme de Santillán, Fábregas (Economie) celui de Federica Montseny, et J.J. Doménech (Ravitaillement) celui de “”Marianet””.”” (pag 47)”,”MSPG-190″
“AMOROS Miquel”,”La revolución traicionada. La verdadera historia de Balius y Los Amigos de Durruti.”,”El secuestro de Nin había revelado la existencia de una red – una “”checa””, con sus oficinas, vehículos, cárceles privadas – en Barcelona, como la organizada en las principales capitales republicanas, dirigida por agente soviéticos, que se dedicaba a la eliminación de enemigos políticos de estalinismo. Así se explicaban anteriores desapariciones y muertes como las de Arís, Rúa, Berneri, Alfredo Martinez, Nin, Mark Rein… La red también operaba en el frente. El Comité Nacional estaba al corriente puesto que desde mayo recibía con regularidad toda clase de informes sobre arbitraredades, tropelías y asesinatos cometidos, pero nunca hizo nada publico. El periódico ‘Libertat’, en noviembre, fue el primero que denunció la existencia de la red, con datos, nombres y direcciones, sin duda facilitadas por algún dirigente bien situado en los comités. Los trabajadores encarcelados ya eran más de ochocientos en agosto, lo que resultaba escandaloso.”” (pag 286-287)”,”MSPG-206″
“AMORÓS Miguel”,”Durruti en el laberinto.”,”Introducción, Notas, Anexo fotográfico, Colección Muturreko Burutazioak n. 13,”,”MSPG-029-FL”
“AMORÓS Miquel”,”La Revolución traicionada. La verdadera historia de Balius y Los Amigos de Durruti.”,”introducción, principales archivos y publicaciones consultadas, Reediciones de las publicaciones de Los Amigos de Durruti, Libros, articulos y folletos sobre Los Amigos de Durruti, bibliografia, notas, indice onomástico.”,”MSPG-052-FL”
“AMOROSINO Vittorio LANTIERI Alfredo”,”Le tasse nella storia. I tributi dall’ antichità ad oggi.”,”””Il sistema approntato, che va sotto il nome di progetto A.T.E.N.A. (Anagrafe Tributaria Elettronica Nazionale), divergerà profondamente dalle indicazioni raccolte sul sistema americano. Infatti, la procedura italiana accentrava praticamente quasi tutte le attività di elaborazione presso un centro solo, che doveva gestire un imponente archivio di dati; mentre la procedura americana si affidava esclusivamente al decentramento. Inagurando il Centro, alcuni lo definirono “”L’ occhio di Argo””. In seguito, dopo la constatazione della misera fine dell’ ambizioso disegno, ci si ricordò di “”Argo”” e si disse che “”aveva un solo occhio, e per giunta spento””. Il fallimento del progetto ATENA è stato ampiamente descritto da Bruno Visentini nella sua relazione alla Camera dei Deputati del 2 febbraio 1976 (…)””. (pag 60)”,”ITAE-181″
“AMOUROUX Henri”,”La grande histoire des Francais sous l’Occupation. 1. Le peuple du desastre, 1939 – 1940; 2. Quarante millions de petainistes. Giugno 1940 – giugno 1941; 3. Les beaux jours des collabos. Juin 194 1- juin 1942; 4. Le peuple reveillè. Juin 1940 – avril 1942.”,”1. Le peuple du desastre, 1939-1940. 2. Quarante millions de petainistes. Giugno 1940-giugno 1941 3. Les beaux jours des collabos. Juin 1941-juin 1942. 4. Le peuple reveillè. Juin 1940-avril 1942″,”FRAV-026″
“AMPOLO Carmine”,”La politica in Grecia.”,”Neutralità. Una legge attribuita a Solone puniva con la perdita dei diritti politici il cittadino che in caso di lotta civile non si fosse schierato con una delle fazioni. (pag 3) Vita sociale all’ aperto. “”Un influsso sulla politica possono aver avuto invece i fattori climatici, sia pure indirettamente.”” (pag 11) “”E infatti quando si cerca una definizione della polis, viene sempre ricordata quella di Aristotele, secondo cui la polis è una comunità (koinonìa) di cittadini liberi. (pag 14) Dimensioni città. “”Anche il numero degli abitanti, soprattutto dei cittadini con pieni diritti, era in genere limitato. Certuni consideravano ideale una città di diecimila cittadini (polis myriandros; così Ippodamo di Mileto), per Platone il numero ideale era di 5.040 (ottentuo secondo un calcolo artificiale, di tipo pitagorico), per Aristotele non doveva essere né 10 né 100.000 e spiegava: “”Una polis, quando ha troppo pochi abitanti, non è autosufficiente (e la polis è autosufficiente, autárkes); quando ne ha troppi sarà autosufficiente in ciò che è necessario, come un éthnos, ma non sarà una polis, perché non è facile che abbia un ordinamento politico (politeía): chi sarà infatti lo stratego di una massa di gente troppo smisurata? o chi l’ araldo se non ha la voce di Stentore?””. (pag 16)”,”STAx-122″
“AMPOLO Carmine edizione italiana a cura, saggi di MOSSÉ Claude SCHNAPP-GOURBEILLON Annie”,”Storia dei Greci. Dalle origini alla conquista romana.”,”Claude Mossé ha insegnato Storia antica all’Università di Parigi-VII. Annie Schnapp-Gourbeillon insegna storia antica all’Università di Parigi-VII. Carmine Ampolo è professore ordinario di Storia greca all’Università di Pisa.”,”STAx-027-FL”
“AMSON Daniel”,”Carnot.”,”Daniel AMSON, avvocato alla cour e maïtre de conferences all’ Università di Paris II, è autore di una ‘Histoire de la cohabitationb politique en France’, della ‘Histoire de la Haute Cour’ (con Raymond LINDON) e di una biografia di Adolphe CREMIEUX, con la quale ha vinto il premio Diritti dell’ Uomo condiviso con André FROSSARD. Lazare CARNOT (1753-1823).”,”FRAR-198″
“ANANABA Wogu”,”The Trade Union Movement in Africa. Promise and Performance.”,”L’A è un ex Direttore dell’ Organisation of the United Labour Congress of Nigeria.”,”MAFx-002″
“ANAND Mulk Raj”,”Untouchable.”,”ANAND (Peshawar 1905) è considerato il DIckens indiano, il maggior scrittore del secolo sulla condizione sociale in India, sull’ ‘altra’ India.”,”INDx-045″
“ANANIA Francesca”,”Breve storia della radio e della televisione italiana.”,”ANANIA Francesca insegna storia delle comunicazioni di massa e storia del giornalismo alla facoltà di scienze politiche dell’Università della Tuscia. E’ autrice di programmi storici in TV.”,”EDIx-089″
“ANATRA Bruno BIAGIANTI Ivo MENOZZI Daniele MINECCIA Francesco MONTRONI Giovanni NASSINI Carla NICOLETTI Giuseppe PATETTA Luciano SALVADORI Rinaldo SINISI Agnese TESSITORE Fulvio TOGNARINI Ivan”,”Storia della società italiana. Parte quarta. Volume XIII. L’Italia giacobina e napoleonica.”,”””Anche per le scelte dell’architettura e delle strutture urbane calza perfettamente il passo di Marx, riferito agli anni rivoluzionari in Francia, in cui si rivela come «tanto gli eroi quanto i partiti e la massa (…) adempirono, in costume romano e con frasi romane, il compito dei tempi loro, instaurare la moderna società borghese. Essi trovarono gli ideali e le forme artistiche, le illusioni di cui avevano bisogno per dissimulare a se stessi il contenuto grettamente borghese delle loro lotte e per mantenere la loro passione all’altezza della grande tragedia storica» (23). Le concrete realizzazioni dell’architettura milanese nel periodo napoleonico non sono molte, ma sono particolarmente importanti: l’Arena di Luigi Canonica (1805-1815), e la sequenza delle porte monumentali, che come archi trionfali segnano l’accesso alla città, la Porta Ticinese (1801-1815) e l’Arco della pace (1806-1838) di Luigi Cagnola e la Porta Nuova (1810) di Giuseppe Zanoja. L’urbanistica, anche se molti «piani» restano irrealizzati, corrisponde in pieno ai nuovi criteri tecnocratici dello stato e delle amministrazioni locali, fondati sulla priorità della politica delle opere pubbliche, su interventi pianificatori che diventino guida per tutto lo sviluppo urbano”” (pag 417-148) [Luciano Patetta, ‘Il neoclassicismo’, (in) AaVv, ‘Storia della società italiana. Parte quarta. Volume XIII. L’Italia giacobina e napoleonica’, Teti editore, Milano, 1985] [(23) K. Marx F. Engels, Il 1848 in Germania e in Francia’, Roma, 1948, p. 260]”,”ITAG-030-FL”
“ANCARANI Vittorio”,”La scienza decostruita. Teorie sociologiche della conoscenza scientifica.”,”STS Science and Technology Studies SSST Social Studies of Science and Technology SSK Sociology of Scientific Knolwledge”,”SCIx-004-FMB”
“ANCEL Alfred”,”Il movimento operaio.”,”L’ A è vescovo ausiliare di Lione. Dottrina sociale cristiana. “”L’ anticapitalismo è la reazione spontanea della classe operaia davanti alle ingiustizie sociali del capitalismo attuale. 2. L’ anticapitalismo è stato rafforzato ed è diventato rivoluzionario per opera della teoria marxista. 3. L’ anticapitalismo è stato rafforzato, in se stesso e nel suo carattere rivoluzionario, dai capitalisti stessi. Tuttavia l’ anticapitalismo e il movimento operaio non sono la stessa cosa. (…)”” (pag 44) Trust universale di Stato. “”E se riuscite nella vostra rivoluzione, allora “”tutti i cittadini diventano gli impiegati, gli operai di un solo “”trust”” universale di Stato””. Non sono io a dirlo, è Leni. Egli ha scritto questa frase nel suo libro “”Lo Stato e la Rivoluzione””. Nella vostra biblioteca marxista troverete il testo al N. 20, pag 238 (edizione francese).”” (pag 47)”,”RELC-150″
“ANCHIERI Ettore”,”Antologia storico-diplomatica. Raccolta ordinata di documenti diplomatici politici memorialistici di trattati e convenzioni dal 1815 al 1940.”,”””Dopo aver regolato la sorte futura dell’ Italia, l’ Imperatore mi domandoò che cosa otterrebbe la Francia e se V.M. cederebbe la Savoia e la Contea di Nizza. Risposi che V.M., professando il principio delle nazionalità, comprendeva risultarne che la Savoia dovesse esser riunita alla Francia; che di conseguenza Essa era pronta a farne il sacrificio benché le costasse immensamente a rinunciare ad un paese che era stato la culla della sua famiglia e ad un popolo che aveva dato ai suoi antenati tante prove di affetto e di devozione. Che, quanto a Nizza, la questione era diversa, perché i Nizzardi, per la loro origine, la loro lingua e le loro abitudini, appartengo più al Piemonte che alla Francia, e che di conseguenza la loro riunione all’ Impero sarebbe contraria a quello stesso principio per il trionfo del quale ci si apprestava a prender le armi””. (pag 103-104, lettera di Cavour a Vittorio Emanuele II, 24 luglio 1858)”,”RAIx-060″
“ANCONA Martino STERI Francesco a cura, saggi di BONAZZI Giuseppe BERLINGUER Giovanni MINUCCI Adalberto CACCIARI Massimo PIPITONE Ugo DINA Angelo CIAFALONI Francesco CHIAROMONTE Ferdinando BRONZINO GERMANETTO GUIDI MARRI GARAVINI E AKTRI ODDONE Ivar LIBERTINI Lucio GUIDUCCI Roberto MANACORDA Paola M. CACACE Nicola REYNERI Emilio”,”Proletariato industriale e organizzazione del lavoro.”,”La presente antologia assolve un ruolo estremamente utile per lo studioso di sociologia del lavoro: raccoglie in forma organica una ricca serie di contributi apparsi nell’arco dell’ultimo quadriennio su varie riviste e in circostanze diverse, ma legati dal filo rosso di una critica ‘da sinistra’ all’organizzazione capitalistica del lavoro.”,”MITT-033-FL”
“ANDALO’ Learco a cura, scritti di Lucio CARACCIOLO Nadia CAITI Luciano CASALI Roberto BALZANI Roberto MARCUCCIO Oreste ANDALO’ Michele ZAPPELLA Learco ANDALO’ Siriana SUPRANI Linda GIUVA Giuseppe CUCCHI Tito MENZANI”,”L’eresia dei Magnacucchi sessant’anni dopo. Storie, analisi, testimonianze.”,”””…E’ quanto accadde, infatti, ai due autorevolissimi esponenti del Pci emiliano, Valdo Magnani ed Aldo Cucchi, che decisero, alle soglie del decennio Cinquanta, in piena ‘guerra fredda’, di manifestare il loro dissenso verso una linea politica perseguita dal proprio partito, del tutto prona ai voleri e agli interessi di Mosca, quasi che la loro mai smentita adesione alla visione sociale marxista non avesse alcun diritto di manifestarsi e non dovesse essere marchiata altro che con l’infamia del tradimento verso il “”dogma”” staliniano, l’unico ammissibile”” (pag 5, presentazione di Angello Varni)”,”PCIx-001-FC”
“ANDERLINI Fausto”,”Lavoro produttivo e improduttivo. Nel capitalismo in transizione.”,”Fausto Anderlini (1949) ha pubblicato, in collaborazione con Salvatore Sechi, ‘Dalle Sezioni sindacali ai Consigli di fabbrica’ (Annali Feltrinelli, 1974-1976. Collabora a ‘Rinascita’ ‘Politica ed Economia’, L’Unità. Attualmente è esperto economico dell’Amministrazione provinciale di Bologna”,”TEOC-003-FSD”
“ANDERS Günther”,”L’ uomo è antiquato. Considerazioni sull’ anima nell’ era della seconda rivoluzione industriale.”,”ANDERS Günther è lo pseudonimo del figlio di William STERN a cui questo libro è dedicato e del quale si ricorda l’ opera ‘Persona e cosa’ molto nota prima che cominciassero le catastrofi del XX secolo. Nato a Breslavia nel 1902, ANDERS studiò alla scuola di HUSSERL e si laureò in filosofia nel 1925. Nel 1933 lasciò la Germania per ragioni ‘razziali’ e politiche, trasdferitosi in America visse delle professioni più disparate. Nel 1950 torna in Europa per risiedere a Vienna. Ha sempre scritto in tedesco. La parabola negativa. “”Quando Esopo o La Fontaine volevano dire: gli uomini assomigliano alle bestie – mostravano forse uomini simili a bestie? No. Scambiavano invece i due elementi dell’ equivalenza, il soggetto e il predicato – e con ciò ottenevano quel divertente effetto di distacco, peculiare delle favole: cioè sostenevano che le bestie sono uomini. Brecht fece lo stesso venticinque anni fa, quando nell’ Opera dei tre soldi volle affermare che i borghesi sono briganti; anch’ egli mise il soggetto al posto del predicato e viceversa, presentò cioè i briganti come borghesi. Pirma di affrontare la favora di Beckett bisogna aver capito questo qui pro quo degli autori di favole. Perché anche Beckett lo impiega. E anzi in maniera raffinatissima.”” (pag 217)”,”FILx-341″
“ANDERS Günther”,”L’uomo è antiquato. Considerazioni sull’anima nell’epoca della seconda rivoluzione industriale. Volume I.”,”Günther Anders (pseudonimo di Günther Stern) nacque a Breslavia nel 1902. Laureato in filosofia nel 1923, dopo studi condotti alla scuola di Husserl, emigrò per ragioni razziali nel 1933, trasferendosi prima a Parigi e poi negli Stati Uniti (New York e Los Angeles). Dopo essere stato il primo marito di Hannah Arendt, sposò nel 1945 la scrittrice Elisabeth Freundlich. Nel 1950 tornò in Europa, stabilendosi a Vienna dove morì nel 1992.”,”FILx-076-FL”
“ANDERS Günther”,”L’uomo è antiquato. Sulla distruzione della vita nell’epoca della terza rivoluzione industriale. Volume II.”,”Günther Anders (pseudonimo di Günther Stern) nacque a Breslavia nel 1902. Laureato in filosofia nel 1923, dopo studi condotti alla scuola di Husserl, emigrò per ragioni razziali nel 1933, trasferendosi prima a Parigi e poi negli Stati Uniti (New York e Los Angeles). Dopo essere stato il primo marito di Hannah Arendt, sposò nel 1945 la scrittrice Elisabeth Freundlich. Nel 1950 tornò in Europa, stabilendosi a Vienna dove morì nel 1992.”,”FILx-077-FL”
“ANDERS Günther, alias di Günther STERN”,”Essere o non essere. Diario di Hiroshima e Nagasaki.”,”Günther Anders (pseudonimo di Günther Stern) nacque a Breslavia nel 1902. Laureato in filosofia nel 1923, dopo studi condotti alla scuola di Husserl, emigrò per ragioni razziali nel 1933, trasferendosi prima a Parigi e poi negli Stati Uniti (New York e Los Angeles). Dopo essere stato il primo marito di Hannah Arendt, sposò nel 1945 la scrittrice Elisabeth Freundlich. Nel 1950 tornò in Europa, stabilendosi a Vienna dove morì nel 1992. “”La bomba – paragonabile per potenza esplosiva a un'””atomica tattica”” di oggi – esplose il 6 agosto 1945 alle 8.30 antimeridiane, a 66 metri sull’ospedale Shima di Saiku-machl. Calore sviluppato 50 milioni di gradi. Numero di abitanti il giorno della catastrofe 250.000 Soldati e forestieri 150.000 Totale 400.000 morti (fino al 1950) 282.000 (1) sopravvissuti (compresi i feriti) 158.000. distribuzione nel tempo: 50 per cento il giorno della catastrofe 35 per cento nei tre mesi successivi 15 per cento dal novembre 1945 malattie dei sopravvissuti. malattie del sangue (anemia perniciosa, leucemia) cheloidi (escrescenze e tumori della pelle causati dalle bruciature) malattie del fegato cataratta nevrosi”” (pag 63) [(1) Le cifre variano. Ma anche se si accetta la variante più bassa, 170.000 morti, in linea di principio non cambia nulla]”,”QMIS-019-FSD”
“ANDERSEN Uwe WOYKE Wichard, a cura”,”Handwörterbuch des politischen Systems der Bundesrepublik Deutschland. 5. Überarbeitete und aktualisierte Auflage.”,”Andersen Uwe Dr. Professor für Politikwissenschaft an der Universität Bochum. Woyke Wichard Dr. Professor für Politikwissenschaft an der Universität Münster.”,”GERV-014-FL”
“ANDERSON Perry”,”Il dibattito nel marxismo occidentale.”,”Perry ANDERSON, D della ‘New Left Review’, è noto per l’intervista a Lucio COLLETTI (‘Intervista politico-filosofica’). E’ autore di una ricerca sullo sviluppo dello Stato, in due volumi: 1. Passages from Antiquity to Feudalism; 2. Lineages of the Absolutist State;”,”TEOC-063″
“ANDERSON W.K.”,”James Connolly and the Irish Left.”,”ANDERSON è Research Fellow and Lecturer al National Centre for Australian Studies al Monash Univ in Melbourne. E’ autore pure di ‘Roads for the People’ (Melbourne, 1993). Nato nel Lanarkshire, il distretto industriale della Scozia, ha sempre avuto come interesse la storia del movimento operaio.”,”MIRx-001″
“ANDERSON Perry”,”El Estado absolutista.”,”ANDERSON Perry è stato direttore e saggista alla New Left Review. Ha scritto pure ‘Considerazioni sul marxismo occidentale’.”,”EURx-132″
“ANDERSON Matthew S.”,”L’ Europa nel Settecento (1713-1783).”,”ANDERSON M.S. insegna storia internazionale alla LSE London School of Economics. Ha pubblicato ‘Britain’s Discovery of Russia, 1553-1923’ (1966) e ha curato assieme a Ragnhild HATTON la raccolta di saggi ‘Studies in Diplomatic History’ (1970). Gli Stati tedeschi. “”(…) si è calcolato che durante il diciottesimo secolo la Germania avesse il doppio degli ufficiali, in rapporto alla popolazione, che ebbe dopo l’ unificazione del 1866-71. Altrettanto importante fu l’ effetto repressivo che la divisione politica ebbe sulla vita intellettuale. I despoti che regnarono su quasi tutto il paese erano, salvo poche eccezioni, ostili alle novità intellettuali e alla libertà di pensiero, sia pure limitata. I giornali e l’ industria editoriale ebbero un lento sviluppo. Tra il 1760 e il 1769 il numero complessivo dei titoli pubblicati in Germania – circa 1500 – non fu superiore a quello del 1610, e fu solo alla fine del diciassettesimo secolo che al latino subentrò il tedesco come principale lingua letteraria del paese. In queste circostanze non sorprende che la vita intellettuale tedeca fosse per molti aspetti in grande ribasso, nella prima metà di quel periodo. Il suo svilluppo fu ulteriormente ritardato dall’ immenso prestigio culturale della Francia (…) che faceva apparire l’ arte e la letteratura tedesche arretrate e provinciali (e tali furono infatti fino al 1750-70).”” (pag 249)”,”EURx-200″
“ANDERSON Andy”,”Hongrie 1956. La commune de Budapest. Les conseils ouvriers.”,”””Le socialisme…est la conscience de soi positive de l’ homme”” K. Marx, Manuscrits économiques et philosophiques (1844) Citazioni Marx Engels Lenin ad inizio capitoli “”I temi dei colpi di mano, delle rivoluzioni eseguite da parte di minoranze coscienti alla testa di masse incoscienti è passato. Là dove si tratta di una trasformazione completa delle organizzazioni sociali, occorre che le masse stesse vi cooperino, che esse abbiano già compreso del perché si agisce, perché esse intervengono (con i loro corpi e con le loro vite).”” F. Engels, Introduzione a ‘Le lotte di classe in Francia’ di Marx (1895) Lenin sul dualismo di potere (pag 102)”,”MUNx-035″
“ANDERSON Perry”,”Ambiguità di Gramsci. (Tit.orig.:The Antinomies of Antonio Gramsci).”,”ANDERSON Perry direttore della New Left Review è autore di un’ importante ricerca sullo Stato in due volumi: 1. Passages from Antiquity to Feudalism, 2. Lineages of the Absolutist State. “”In realtà, la ragione della superiorità teorica attribuita da Gramsci a Croce fu proprio l’ accento, per quanto eccessivo, posto da quest’ ultimo sul ruolo della cultura e sull’ importanza del consenso. Per Gramsci queste posizioni rappresentavano una premessa filosofica, ovvero un equivalente della dottrina dell’ egemonia all’ interno del materialismo storico. “”Il pensiero del Croce deve dunque, per lo meno, essere apprezzato come valore strumentale, e così si può dire che esso ha energicamente attirato l’ attenzione sull’ importanza dei fatti di cultura e di pensiero nello sviluppo della storia, sulla funzione dei grandi intellettuali nella vita organica della società civile e dello Stato, sul momento dell’ egemonia e del consenso come forma necessaria del blocco storico concreto””.”” (pag 87)”,”GRAS-056″
“ANDERSON Jon Lee”,”Che Guevara. Una vita rivoluzionaria.”,”””Ernesto Guevara era tutto l’ opposto di Fidel Castro. A ventotto anni Castro era un animale politico consumato, incredibilmente sicuro di sé, uno dei nove figli di una famiglia di proprietari terrieri di Mayari, una provincia orientale di Cuba. Il padre, Angel Castro, era un emigrato analfabeta della Galizia, che, arrivato a Cuba senza una lira, si era costruito una piccola fortuna in terra, zucchero, legname e bestiame. (…) Fidel era anche profondamente antimperialista e fu membro di diverse associazioni studentesche (…). Fidel Castro provava una forte antipatia per gli yankee (…). Per Guevara la politica era un meccanismo di cambiamento sociale, ed era appunto il cambiamento sociale, non il potere, a stimolarlo. Se aveva delle insicurezze, non erano di carattere sociale. Non provava quel risentimento che evidentemente animava Castro e che quest’ ultimo aveva trasformato in forza””. (pag 235-238) L’ autorità di Fidel. 1963. “”Se altri si erano preoccupati del ‘caudillismo’ di Fidel, adesso questo era diventato un problema discutibile. Non era mai stato un problema per il Che. Egli aveva sempre guardato oltre, verso il giorno in cui si sarebbe dovuto costruire la “”vera”” Rivoluzione, e sapeva che solo un uomo forte avrebbe potuto farlo. Da lì in avanti, la strada successiva appariva chiara.”” (pag 445) ANDERSON Jon Lee ha cominciato a lavorare come reporter in Perù nel 1979 per il Lima Times. Ha scritto vari libri su temi di guerra e di politica internazionale. E’ inviato del New Yorker.”,”AMLx-075″
“ANDERSON Kevin”,”Lenin, Hegel, and Western Marxism. A Critical Study.”,”ANDERSON Kevin è professore associato di sociologia al Northern Illinois University, DeKalb. “”Lenin was the first Marxist leader or theorist since Marx to undertake the type of serious Hegel studies exemplified in the work he did on Hegel’s ‘Science of Logic’ from September to December 1914, studies that he expanded in 1915 to include other works of Hegel. Even though younger Marxist intellectuals such as Lukacs and those of the Frankfurt School delved into the same areas from the 1920s on, they for the most part tended to keep their dialectical philosophy and sociology far removed from practical politics, especially the type of dialectical analysis of politics and economics that Lenin was to carry out in his studies of imperialism, national self-determination, and the state and revolution”” (pag 5-6) Articolo di Lenin sulla scienza della logica di Hegel. Sviluppo concetto aristocrazia operaia. “”The first detailed elaboration of his antiwar views is the unpublished twenty-page article “”Under a False Flag””, written in February 1915 , two months after he had written his “”Abstract of Hegel’s ‘Science of Logic'”” and during his study of other works by Hegel. There he begins to develop his concept of a labor aristocracy that was to be so crucial to his later theory of imperialism: “”The enjoyment of crumbs of advantage from the colonies, from privileges, by an insignificant minority of the working class in Britain, for instance, is an established fact, recognized and pointed out by Marx and Engels. Formerly confined to Britain alone, this phenomenon became common to all the great capitalist countries of Europe, as their colonial possessions expanded, and in general as the imperialist period of capitalism grew and developed”” (CW 21:152). This unpublished article also includes explicitly Hegelian language, apparently drawn from his “”Abstract of Hegel’s ‘Science of Logic'””, as in a passage where Lenin writes that the development of imperialism led to “”an entire opportunist trend based on a definite stratum within present-day democracy, and linked with the bourgeoisie of its own national ‘shade’ by numerous ties of common economic, social and political interests – a trend directly, openly, consciously and systematically hostile to any idea of a ‘break in gradualness'”” (CW 21:153). Here, the Hegelian phrase “”break in gradualness”” refers to the possibility of a revolutionary transformation”” (pag 99-100)”,”LENS-245″
“ANDERSON Perry”,”Lo stato assoluto. Origini e sviluppo delle monarchie assolute europee.”,”Perry Anderson è uno storico britannico di orientamento marxista. Insegna Storia e Sociologia all’UCLA. Ha fondato la New Left Review e la casa editrice Verso. Collabora con la London Review of Books e la rivista progressista americana ‘The Nation’. “”Lo stato tedesco così creato non era affatto un «puro» esemplare di stato capitalista (non ne esisteva alcun altro al mondo, in quel periodo) (51). Esso era pesantemente segnato dalla natura feudale dello stato prussiano che l’aveva preceduto. In verità, in senso letterale e palese, l’architettura del nuovo stato incarnava lo sviluppo ‘combinato’ che definiva la congiuntura. La costituzione prussiana, infatti, non venne abrogata: dato che la Prussia era divenuta oramai una delle unità federali dell’impero, essa sopravvisse all’interno della costituzione imperiale, completa di sistema elettorale restrittivo basato sui «tre ordini». Gli ufficiali dell’esercito prussiano, che naturalmente formavano il grosso dell’apparato militare imperiale, non dovevano render conto al cancelliere, ma giuravano fedeltà direttamente all’imperatore, che esercitava personalmente il controllo su di loro mediante i militari del suo seguito (52). Nei decenni successivi al ’70, i ranghi superiori della burocrazia imperiale, epurati e riorganizzati da von Puttkamer, divennero più che mai un santuario dell’aristocrazia. Per di più, il cancelliere imperiale non era responsabile di fronte al Reichstag, e poteva contare su entrate permanenti provenienti dalle dogane e dalle imposte di consumo, e sottratte al controllo del parlamento, anche se il Reichstag era tenuto ad approvare il bilancio e a promulgare le leggi. Certi diritti amministrativi e fiscali di minore importanza furono lasciati al controllo delle varie unità federali dell’impero, limitando così sul piano formale l’impianto unitario della costituzione. Queste anomalie diedero un’impronta sconcertante allo stato tedesco della fine del XIX secolo. Il modo stesso con cui Marx caratterizza lo stato bismarckiano rivela un misto d’irritazione e perplessità. In una frase furibonda e famosa, che Rosa Luxemburg amava citare, Marx descrisse questo stato come «nichts anderes als ein mit parlamentärischen Formen verbrämter, mit feudalem Beisatz vermischter, schon von der Bourgeoisie beeinflusster, bürokratisch gezimmrter, polizeilich gehüteter Militärdespotismus» – «nulll’altro che un dispotismo militare abbellito di forme parlamentari, misto di ingredienti feudali, già influenzato dalla borghesia, apparecchiato dalla burocrazia e protetto dalla polizia» (53). L’accumularsi degli epiteti indica una difficoltà concettuale cui l’Autore non fornisce alcuna soluzione. Molto più chiaramente di Marx, Engels comprese che lo stato tedesco, a dispetto delle sue caratteristiche peculiari, aveva ormai raggiunto il rango dei suoi rivali inglese e francese. Della guerra austro-prussiana e del suo artefice, egli scrisse: «Bismarck comprese la guerra civile tedesca del 1866 per quello che era realmente, vale a dire una ‘rivoluzione’… ed era preparato a condurla a termine con mezzi rivoluzionari» (54). Il risultato storico della guerra con l’Austria fu che «proprio le vittorie dell’esercito prussiano scossero la base della struttura dello stato prussiano», cosicché «le fondamenta sociali dell’antico stato conobbero una completa trasformazione» (55). Tracciando un paragone tra le costruzioni statali di Bonaparte e di Bismarck, Engels affermava a tutte lettere che la Costituzione creata dal cancelliere prussiano costituiva «una moderna forma di stato che presupponeva l’abolizione del feudalesimo» (56). Lo stato tedesco, in altre parole, era ormai una struttura capitalista, sovradeterminata dalle sue origini feudali, ma fondamentalmente corrispondente a una formazione sociale che agli inizi del XX secolo risulterà dominata in modo massiccio dal modo di produzione capitalista: ben presto, la Germania imperiale sarà la maggior potenza industriale d’Europa. Dopo molte vicissitudini, l’assolutismo prussiano si era così trasformato in ‘un altro’ tipo di stato. Geograficamente e socialmente, e sul piano sociale in quanto ciò si era verificato sul piano geografico, lo stato prussiano era stato a poco a poco trascinato dall’Oriente all’Occidente. Le ‘condizioni di possibilità’ teoriche di questa «trasmutazione» devono ancora essere stabilite: le prenderemo in esame in altra sede”” (pag 226-227) [Perry Anderson, ‘Lo stato assoluto. Origini e sviluppo delle monarchie assolute europee’, Milano, 2014] [(51) A.J.P. Taylor rileva che la costituzione della confederazione tedesca del Nord del 1867 – donde derivò la costituzione imperiale – conteneva in realtà il suffragio elettorale più ampio tra i maggiori stati europei, l’unico dotato di un vero e proprio voto segreto – e ciò prima della seconda riforma elettorale in Inghilterra e dell’avvento della Terza repubblica in Francia: A.J.P. Taylor, ‘Bismarck’, London 1955, p. 98; (52) Per una buona analisi della costituzione imperiale tedesca, si veda K. Pinson, ‘Modern Germany. Its History and Civilization’, New York 1966, pp. 156-63; (53) Questa formula è tratta dalla ‘Critica del programma di Gotha’, in K. Marx e F. Engels, ‘Werke’, cit., vol. 19, p. 29; (54) F. Engels, ‘The Role of Force in History’, London, 1968, pp. 64-65; (55) K. Marx e F. Engels, ‘Selected Works’, pp. 246-47; (56) Ivi, p. 247]”,”EURx-330″
“ANDERSON Perry”,”Dall’antichità al feudalesimo.”,”Perry Anderson vive e lavora in Gran Bretagna, dove dirige la ‘New Left Review’: è autore di ‘Lineages of Absolutist State’ (1975) e di ‘Considerations on Western Marxism’ (1976) Il declino del sistema schiavistico (pag 82-83-84) “”(…) i villaggi abitati da piccoli proprietari e contadini liberi – che nell’impero erano sempre esistiti accanto agli schiavi – caddero sotto il «patronato» di grandi magnati agrari, nell’intento di cercar protezione dalle estorsioni del fisco e dalla coscrizione statale; e vennero così a trovarsi in una situazione economica assai simile a quella degli ex schiavi. Il risultato fu l’emergere, e alla fine il netto prevalere in quasi tutte le province, della figura del ‘colonus’ – il coltivatore dipendente, legato alla terra del signore, e tenuto a versargli censi in natura o in denaro per il suo podere, o a coltivarlo sulla base della spartizione del prodotto (le prestazioni d’opera in senso stretto non costituivano la norma). In genere, ai coloni toccava circa metà del raccolto del podere. I vantaggi che, in termini di costo, la nuova organizzazione del lavoro assicurava alla classe sfruttatrice finirono per diventare brutalmente evidenti, quando i proprietari accettarono di sborsare una somma maggiore del prezzo di mercato di uno schiavo per sottrarre il colono al richiamo alle armi (62). Diocleziano aveva decretato che i coloni fossero considerati inseparabili dal loro villaggio ai fini della riscossione delle imposte; da allora e per tutto il IV e V secolo, con una serie di decreti di Costantino, Valente e Arcadio, la giurisdizione del signore sui coloni venne continuamente ampliata. Gli schiavi agricoli, nel contempo, cessavano di rappresentare un convenzionale articolo di scambio, finché Valentiniano I – l’ultimo grande imperatore pretorio dell’Occidente – ne proibì formalmente la vendita separatamente dalle terre che lavoravano (63). Con un processo convergente, si era così formata nel corso del basso impero una classe di produttori agricoli dipendenti, giuridicamente e economicamente distinta così dagli schiavi come dai contadini liberi o dai piccoli proprietari indipendenti. Né l’ascesa del sistema del colonato aveva significato un declino della ricchezza o nel potere dei proprietari fondiari: al contrario, proprio perché assorbiva i piccoli coltivatori un tempo indipendenti, e tuttavia alleviava i problemi di gestione e di sorveglianza su vasta scala, quel sistema comportò un grosso aumento complessivo del patrimonio fondiario dell’aristocrazia romana. La proprietà complessiva dei magnati rurali – spesso dispersa in un gran numero di province – toccò il culmine nel V secolo. La schiavitù, naturalmente, non scomparve affatto in modo totale; il sistema imperiale anzi non poté mai farne a meno. L’apparato statale, continuò a dipendere da manodopera schiavile per la sua rete d’approvvigionamento e di comunicazione, tenuta a un livello di efficienza prossimo a quello tradizionale sino all’ultimo giorno di vita dell’impero d’Occidente. Se nella produzione artigianale urbana il ruolo degli schiavi diminuì sensibilmente, ovunque essi continuarono a fornire abbondante servizio domestico alle classi possidenti: e inoltre, almeno in Italia e in Spagna, e probabilmente anche in Gallia più di quanto normalmente si supponga, rimasero relativamente numerosi sul suolo delle campagne, coltivando i latifondi dei proprietari provinciali. Melania, gentildonna convertitasi alla fede agli inizi del V secolo, soltanto nelle sue proprietà vicino a Roma possedeva forse 25.000 schiavi distribuiti in 62 villaggi (64). Il settore schiavile dell’economia rurale, gli schiavi dei servizi e quelli delle industrie di stato, sommati insieme, bastavano ampiamente a conservare sulle attività manuali il marchio della degradazione sociale, e a bandire l’invenzione dal campo del lavoro. «La schiavitù, morendo, lasciò dietro di sé il suo pungiglione avvelenato, bollando come ignobile il lavoro dei liberi» ha scritto Engels. «Questo fu il vicolo cieco in cui restò imprigionato il mondo romano» (65). Le isolate scoperte tecniche del principato, ignorate dal mondo di produzione schiavista al suo culmine, gli restarono ugualmente celate nel periodo della disgregazione. La tecnologia non ricevette alcuno stimolo dalla trasformazione degli schiavi in coloni: le forze produttive dell’antichità rimasero bloccate al loro tradizionale livello. Con la formazione del colonato però, l’asse centrale dell’intero sistema economico si spostò, e venne a imperniarsi sul rapporto tra produttore agricolo dipendente, signore e stato. L’ingigantita macchina militare e burocratica del basso impero, infatti, estorceva un prezzo spaventoso a una società le cui risorse economiche si erano di fatto ridotte”” [Perry Anderson, ‘Dall’antichità al feudalesimo’, Milano, 1978] [(62) Jones, ‘The Later Roman Empire’, II, p. 1042; (63) ibid., p. 795; (64) In totale, possedeva terre in Campania, Puglia, Sicilia, Tunisia, Numidia, Mauritania, Spagna e Britannia; e tuttavia il suo reddito appariva, ai contemporanei, quello normale di una famiglia senatoria di media ricchezza (v. Jones, ‘The Later Roman Empire’, II, pp. 793, 782, 554); Marx-Engels, ‘Selected Works’, Londra, 1968, p. 570]”,”STAx-308″
“ANDERSON Matthew S.”,”L’Europa nel Settecento (1713-1783).”,”ANDERSON M.S. insegna storia internazionale alla LSE London School of Economics. Ha pubblicato ‘Britain’s Discovery of Russia, 1553-1923’ (1966) e ha curato assieme a Ragnhild HATTON la raccolta di saggi ‘Studies in Diplomatic History’ (1970). Note manoscritte a margine”,”EURx-004-FV”
“ANDERSON Robert O.”,”Fundamentals of the Petroleum Industry.”,”Robert O. Anderson è Chairman del Board e dell’ Executive Committee della Atlantic Richfield Company. Ha lavorato per 40 anni in campo petrolifero cominciando con la sua piccola compagnia nel New Mexico per poi laurearsi all’Università di Chicago. Residente in New Mexico dal 1941, ha fatto parte del National Petroleum Council del 1951. Volume molto incentrato sugli Stati Uniti In allegato ritagli di giornale sulla questione del petrolio”,”ECOI-395″
“ANDERSON Kevin B.”,”Marx at the Margins. On Nationalism, Etnicity, and Non-Western Societies.”,”Kevin B. Anderson è professore di sociologia e scienza politica all’Università della California Santa Barbara. ha curato la pubblicazione di quattro libri ed è autore di ‘Lenin, Hegel, and Western Marxism: A Critical Study’ e con Janet Afary ‘Foucault and the Iranian Revolution: Gender and the Seductions of Islamism’. Dibattito sulla tesi di Marx che “”il paese più sviluppato industiralmente mostra a quello meno sviluppato la strada del proprio futuro””. Anderson cita nella bibliografia il volume di Teodor Shanin, a cura, ‘Late Marx and the Russian Road: Marx and the ‘Peripheries’ of Capitalism’, New York, Monthly Review Press, che contiene il saggio di Derek Sayer e Philip Corrigan ‘Late Marx: Continuity, Contradiction, and Learning’ ; di questi autori si parla a pagina 177-178 a proposito della comparazione fatta da Marx della situazione in Inghilterra e quella in Europa continentale, specie in Germania (le condizioni dello sviluppo capitalistico della Germania e la possibilità che potesse seguire la via inglese, il problema si poneva per altri paesi arretrati non europei. A pagina 178 si cita Trotsky e la sua teoria dello sviluppo diseguale e combinato ecc.)”,”MADS-779″
“ANDERSON Perry”,”Ambiguità di Gramsci.”,” Il fronte unico e il terzo periodo (pag 110) Kautsky e la strategia del logoramento (pag 113) Trotsky e la guerra di movimento (pag 134-) Perry Anderson, direttore della ‘New Left Review’ è autore di un’importante ricerca sullo Stato in due volumi.”,”GRAS-003-FC”
“ANDERSON Douglas R.”,”Strands of System. The Philosophy of Charles Peirce.”,”Studi legati alla logica e all’epistemologia, Peirce è stato un importante studioso, considerato fondatore del pragmatismo e uno dei padri della moderna semiotica (o teoria del segno, inteso come atto di comunicazione”,”FILx-125-FRR”
“ANDERSON Perry”,”La nozione di rivoluzione borghese in Marx.”,”””Marx ed Engels si soffermarono a lungo su questa esperienza (il 1848, ndr) in alcune delle loro opere più celebri – ‘Le lotte di classe in Francia’, ‘Il 18 Brumaio’, ‘Rivoluzone e controrivoluzione in Germania’. Se tutto questo ci è sufficientemente noto, minore attenzione è stata invece prestata al fatto che dagli ultimi anni Cinquanta fino alla svolta degli anni Sessanta, Marx ed Engels furono testimoni diretti di una vasta ondata di rovesciamenti di strutture politiche assolutistiche o precapitalistiche, condotti con successo, attraverso l’uso della violenza armata, non solo in Europa, ma anche nell’America settentrionale e perfino nell’Estremo oriente. …. finire (pag 153-154)”,”MADS-019-FGB”
“ANDERSON Perry AYMARD Maurice BAIROCH Paul BARBERIS Walter GINZBURG Carlo a cura di, Saggi di Hervé LE BRAS Ignacy SACHS Alan S. MILWARD Éva EHRLICH Gábor RÉVÉSZ Charles S. MAIER A.F. Kenneth ORGANSKI Peter LUDLOW Göran THERBORN Karin HAUSEN Ernest GELLNER Danièle HERVIEU-LÉGER Jacques SUTTER Jutta SCHERRER Jack GOODY Franco MORETTI Giulio LEPSCHY Luigi Luca CAVALLI SFORZA Alberto PIAZZA”,”Storia d’Europa. L’Europa oggi. Vol. 1.”,”Perry Anderson è uno storico, sociologo e saggista britannico. Intellettuale afferente alla tradizione teorica del marxismo occidentale, si è specializzato nella storia culturale. Insegna Storia e sociologia alla University of California. Maurice Maynard è uno storico francese, esperto in storia economica e sociale dell’era moderna. Nato a Tolosa il 20/12/1936. Paul Bairoch è stato uno storico ed economista belga con cittadinanza Svizzera, considerato uno dei maggiori esponenti di storia economica del secondo dopoguerra. Nato ad Anversa, Belgio il 24/07/1930, morto a Ginevra nel 1999. Walter Barberis è uno storico e editore italiano, presidente della Giulio Einaudi Editore a partire dal 2014. Nato il 27/12/1950 a Torino. Carlo Ginzburg (n. Torino 1939), figlio di Leone e di Natalia. Si è occupato prevalentemente di storia della mentalità e della cultura popolare tra il 16° e il 17° secolo con particolare attenzione ai problemi metodologici e ai rapporti tra ricerca storica e altri ambiti disciplinari.”,”EURx-120-FL”
“ANDERSON Perry”,”Lo stato assoluto. Origini e sviluppo delle monarchie assolute europee.”,”Perry Anderson ha vissuto e lavorato in Gran Bretagna, dove ha diretto la ‘New Left Review’. E’ pure autore di ‘Dall’antichità al feudalesimo’ (1978) e di ‘Dibattito sul marxismo occidentale’ (1979) Perry Anderson è uno storico britannico di orientamento marxista. Insegna Storia e Sociologia all’UCLA. Ha fondato la New Left Review e la casa editrice Verso. Collabora con la London Review of Books e la rivista progressista americana ‘The Nation’. Perry Anderson, vero nome Francis Rory Peregrine Anderson, è uno storico, sociologo e saggista britannico. Intellettuale afferente alla tradizione teorica del marxismo occidentale, si è specializzato nella storia culturale. Attualmente insegna storia e sociologia alla University of California. Tra le sue opere più note, figurano: “Ambiguità di Gramsci”: Un’analisi sulla figura di Antonio Gramsci e le sue ambiguità teoriche. “Dall’antichità al feudalesimo. Alle origini dell’Europa”: Un’esplorazione delle radici dell’Europa medievale. “Lo stato assoluto. Origini e sviluppo delle monarchie assolute europee”: Uno studio sulle monarchie assolute europee. “Spectrum. Da destra a sinistra nel mondo delle idee”: Un’indagine sulle ideologie politiche da diverse prospettive. “L’Italia dopo l’Italia. Verso la Terza Repubblica”: Un’analisi della politica italiana contemporanea. (copil) – Al fuoco dell’impegno. Incontri-scontri con dodici maestri del pensiero contemporaneo, Collana La Cultura:Discussioni, Milano, Il Saggiatore, 1993, (vedere) Riflessioni di Marx ed Engels sul ‘dispotismo asiatico’. «Solo Bernier aveva studiato i paesi asiatici di prima mano. Solo Montesquieu aveva formulato la teoria generale coerente del dispotismo orientale come tale. I riferimenti geografici degli scrittori successivi si erano estesi dalla Turchia all’India e anche alla Cina. Solo Hegel e Jones avevano cercato di distinguere delle varianti regionali all’interno di una norma asiatica comune. – Possiamo ora dedicarci ai famosi brani della corrispondenza fra Marx ed Engels in cui entrambi discutono per la prima volta i problemi dell’Oriente. Il 2 giugno 1853 Marx scrive a Engels, che aveva studiato la storia dell’Asia e imparato un po’ di persiano, per raccomandargli di leggere la descrizione delle città orientali fatta da Bernier: «Brillanti, pittoresche, impressionanti». Egli adotta in seguito la tesi principale di Bernier in una formula celebre e senza possibilità di equivoci: «Bernier giustamente considera essere alla base del fenomeno orientale – si riferisce alla Turchia, alla Persia, all’Indostan- ‘l’assenza della proprietà privata fondiaria’. Ecco la vera chiave anche del cielo orientale» (1). Nella sua risposta, qualche giorno dopo, Engels avanza l’ipotesi che la spiegazione storica fondamentale di questa assenza di proprietà privata delle terre potesse trovarsi nell’aridità del suolo nord-africano e asiatico che ha bisogno di una irrigazione intensa e quindi di lavori idraulici che possono essere compiuti solo da uno stato centrale e da altri poteri pubblici. «L’assenza di proprietà fondiaria è infatti la chiave di tutto l’Oriente, sia per la storia politica che per la storia religiosa. Ma come spiega che gli orientali non siamo mai giunti alla proprietà fondiaria anche feudale? A mio parere, la ragione principale è il clima, insieme con le condizioni del suolo, specialmente i grandi spazi desertici che, partendo dal Sahara, attraversano l’Arabia, la Persia, l’India e la pianura tartara, fino ai più elevati altipiani dell’Asia. L’irrigazione artificiale vi costituisce la prima condizione per l’agricoltura e questo vale anche per le comuni, le province, il governo centrale. Il governo in Oriente ha solo tre dipartimenti: le Finanze (bottino all’interno), la Guerra (bottino all’interno e all’estero), e i Lavori Pubblici (che si occupano della riproduzione)… La fertilizzazione artificiale del suolo, che finiva quando le condotte d’acqua andavano in rovina, spiega questo fatto peraltro curioso: cioè che distese intere una volte ben coltivate, sono ora aride e incolte (Palmyra, Petra, le rovine dello Yemen, alcune regioni dell’Egitto, della Persia, dell’Indostan): questo spiega il fatto che una guerra devastatrice può spopolare per secoli un paese e spogliarlo di tutta la sua civiltà» (2). Una settimana più tardi Marx rispose cbe era d’accordo sull’importanza dei lavori pubblici nella società asiatica e sottolineò la coesistenza di villaggi autosufficienti con questi ultimi. «Il carattere stazionario di questa parte dell’Asia – malgrado tutta l’inutile agitazione alla superfice politica – è chiaramente spiegato da due circostanze che si rafforzano puntualmente: 1. i lavori pubblici erano opera del governo centrale; 2. accanto a questo governo, tutto l’impero, tranne qualche città, è diviso in ‘villaggi’ dotati di un’organizzazione particolare e ciascuno dei quali costituisce un piccolo mondo a parte…In alcune di queste comunità le terre sono coltivate in comune, ma nella maggior parte di esse ogni coltivatore lavora il suo campo. In segno a queste comunità esistono la schiavutù e la divisione in caste. I terreni incolti sono utilizzati come pascoli pubblici. Le mogli e le figlie si occupano della tessitura dei filati. Queste repubbliche idilliache che si limitano a difendere gelosamente i limiti del loro villaggio contro il villaggio vicino, esistono ancora quasi perfettamente intatte nelle province del nord-ovest dell’India che sono recenti accessioni inglesi. Non credo si possa immaginare una base più solida per uno stagnante dispotismo asiatico». Marx aggiunge in modo significativo : «Sembra a ogni modo che ovunque in Asia siano stati i maomettani a stabilire il principio, per primi, di “”non proprietà sulla terra””» (3)”” (pag 419-420) [(1) Marx-Engels, ‘Selected Correspondence’, pp. 80-1. Vale la pena riprodurre qui per tono e contenuto il passo centrale dell’opera di Bernier cui si riferiva Marx: «Questi tre paesi, la Turchia, la Persia e l’Indostan non hanno alcuna idea dei principi di ‘meum’ e ‘tuum’ per quanto riguarda la terra o altri possessi immobiliari; e avendo perso quel rispetto per il diritto di proprietà che sta alla base di tutto quanto c’è d’utile e buono al mondo, devono necessariamente rassomigliarsi in taluni aspetti essenziali: essi cadono negli stessi, rovinosi errori, e devono, prima o poi, conoscerne le conseguenze naturali – rovina, desolazione e tirannide. Quanto dovremmo dunque esser grati e sentirci felici del fatto che i monarchi europei non sono gli unici proprietari del suolo. Se così fosse, invano cercheremmo paesi popolosi e ben coltivati, città prospere e ben costruite, e genti floride e colte. Se prevalesse questo principio, ben diverse sarebbero le ricchezze e il potere reale dei sovrani d’Europa, e la lealtà, la fedeltà con le quali vengono serviti: regnerebbero ben presto su deserti e solitudini, barbari e mendicanti. Mossi da cieca passione e dall’ambizione di cogliere un potere più assoluto di quello consentito dalle leggi di Dio e della natura, i sovrani d’Asia vogliono avere tutto, finché alla lunga tutto perdono; bramosi di troppe ricchezze, essi se ne ritrovano privi, o dispongono di beni assai minori di quelli cui mirava la loro cupidigia. Se quel medesimo sistemadi governo fosse in vigore da noi, dove troveremmo i principi, i nobili o i prelati, i ricchi borghesi e i prosperi mercanti, ovvero gli artigiani ingegnosi? Dove protremmo cercare città come Parigi, Lione, Tolosa, Rouen o, se preferite, Londra, e tante altre? Dove potremmo scorgere il numero infinito di cittadine e di villaggi, tutte le splendide dimore di campagna, i campi e le belle colline con tanta cura coltivate, con tanto lavoro e industria? Che ne sarebbe degli ampli redditi che ne derivano ai sudditi quanto al sovrano? Le nostre grandi città sarebbero inabitabili per l’aria mefitica e andrebbero in rovina senza che alcuno pensasse a ripararle; le nostre colline sarebbero abbandonate, e le pianure invase da canne e rovi, o coperte di paludi pestilenziali». ‘Travels in the Mogul Empire’, pp. 232.3; (2) Marx-Engels, ‘Selected Correspondence’, p. 82; Si noti che qui Engels parla specificatamente di «civiltà»; (3) Ibid., pp. 85-6]”,”EURx-010-FSD”
“ANDERSON Perry”,”Lo Stato assoluto. Origini e evoluzione dell’assolutismo occidentale e orientale.”,”Contiene tra l’altro i capitoli: – Lo stato assouto in Oriente – Il feudalesimo giapponese – Il modo di produzione asiatico India e Cina nel XIX secolo: stagnazione e immutabilità del mondo orientale: il ‘modo di produzione asiatico’ “”In un lungo paragrafo di estrema passione ed eloquenza, Marx valuta le conseguenze storiche che allora incominciavano a essere più chiare, della conquista dell’Asia da parte degli europei: «Per triste che sia dal punto di vista dei sentimenti umani vedere queste miriadi di organizzazioni sociali, patriarcali, inoffensive e laboriose, dissolversi, disgregarsi in elementi costitutivi, essere ridotte alla disperazione e i loro singoli membri perdere al tempo stesso la loro antica forma di civiltà e i loro mezzi tradizionali di sussistenza, non dobbiamo tuttavia dimenticare che queste comunità idilliache malgrado la loro apparenza inoffensiva, sono sempre state una base solida per il dispotismo orientale, che rinchiudeva la ragione umana in un ambito molto ristretto facendone un docile strumento di superstizione, vincolandola alle leggi tradizionali, spogliandola di ogni grandezza e di ogni forza storica. Non dobbiamo dimenticare l’esempio dei barbari che, egoisticamente aggruppati al loro misero pezzetto di terra, osservavano tranquillamente la rovina degli imperi, la perpetrazione di indicibili crudeltà, il massacro della popolazione nelle grandi città, prestando a tutto questo solo l’attenzione che si presta ai fenomeni naturali, anche essi vittime di ogni oppressione che si degnava di notarli» (7). Egli aggiunge ancora che «non dobbiamo dimenticare che queste piccole comunità portavano il marchio infamante delle caste e della schiavitù, che esse sottoponevano l’uomo alle eterne circostanze, che esse conducevano uno stato sociale in via di sviluppo spontaneo verso un destino naturale immutabile» (8). La corrispondenza privata di Marx e il suo intervento come giornalista nel 1853, sono dunque vicini, nello spirito e nel tono, ai temi principali dei commenti europei tradizionali sulla storia e la società asiatica. La continuità affermata fin all’inizio da un riferimento a Bernier, colpisce soprattutto per l’osservazione, più volte ripetuta da Marx, della stagnazione e dell’immutabilità del mondo orientale: «La società indiana – egli scrive – non ha affatto storia, perlomeno non ha una storia conosciuta» (9): qualche anno dopo si riferiva in modo particolare alla Cina che «stava vegetando malgrado lo spirito del tempo» (10). Si può però notare che nella sua corrispondenza con Engels, egli insiste su due punti essenziali che erano stati appena abbozzati nella tradizione precedente. Il primo sosteneva che i lavori pubblici di irrigazione, resi necessari dalla aridità del clima, hanno avuto un ruolo determinante e fondamentale per gli stati dispotici e centralizzati dell’Asia, che detenevano il monopolio della proprietà terriera. Era di fatto una fusione di tre temi che erano stati fino ad allora tenuti distinti – agricoltura irrigata grazie ai grandi lavori idraulici (Smith), determinismo geografico (Montesquieu) e proprietà fondiaria di stato (Bernier). Montesquieu aggiunge un secondo elemento tematico quando chiarisce che le cellule sociali in base cui si sovrapponeva il dispotismo orientale, erano comunità rurali autarchiche che comportavano un’unione di mestieri e di culture locali. Questa concezione come abbiamo già visto, era stata avanzata dalla tradizione precedente (Hegel). Marx trovando le prove nei rapporti dell’amministrazione coloniale britannica in India, le ridà vita con più forza di quanta ne avesse nello schema originale da cui egli l’aveva ereditata. Lo stato idraulico «sopra» e il villaggio autarchico «sotto» sono legati in un’unica formula in cui i due concetti si equilibrano. Quattro o cinque anni dopo, quando Marx stava elaborando i ‘Grundrisse’, fu quest’ultima nozione di «comunità di villaggio autosufficiente» che assunse una funzione nettamente ‘predominante’ nell’analisi di ciò che egli chiama «modo di produzione asiatico». Marx pensava a quel punto che la proprietà fondiaria di stato in Oriente nascondeva una proprietà tribale comunitaria del suolo da parte di villaggi autarchici che erano una realtà socio-economica al di là dell’«unità immaginaria» della appropriazione delle terre da parte del sovrano dispotico”” (pag 421-423) [Perry Anderson, ‘Lo Stato assoluto. Origini e evoluzione dell’assolutismo occidentale e orientale’, Mondadori, Milano, 1980] [(7) Marx-Engels,’On Colonialism’, Mosca, 1960, ‘The Future Results of British Rule in India’, articolo del 22 luglio 1853, p. 36; (8) Ibid. p. 37; (9) Ibid. p. 76); (10) Ibid. p. 188]”,”TEOC-003-FMDP”
“ANDLER Charles”,”La décomposition politique du socialisme allemand, 1914-1919.”,”Dello stesso autore: Le socialisme impérialiste dans l’ Allemagne contemporaine. Dossier d’ une Polémique avec Jean Jaurès (1912-1913), BOSSARD. Perché la vecchia socialdemocrazia non ha fatto la rivoluzione (paragrafo VI pag 171). “”Il capo della Rivoluzione inglese è stato Cromwell. Il capo della Rivoluzione francese è stato Napoleone. Alla testa della Rivoluzione tedesca, c’è Bethmann-Hollweg””. (Paul Lensch, Die Sozialdemokratie, ihr Ende und ihr Glück, 1916) (pag 171) “”In effetti, la Rivoluzione tedesca, per questi socialisti imperialisti, era la guerra””. (pag 172)”,”MGER-067″
“ANDLER Charles”,”Vie de Lucien Herr, 1864-1926.”,”Bachelier à 15 ans, agrégé de philosophie à 22, Lucien Herr sera nommé bibliothécaire de l’Ecole normale supérieure en 1888. Il conservera ce poste jusqu’à sa mort. Il deviendra directeur du Musée pédagogique en 1916, collaborera à de nombreuses revues et deviendra secrétaire de rédaction de la Revue de Paris. Il abandonne ce poste lors de l’affaire Dreyfus. Militant au Parti ouvrier socialiste révolutionnaire en 1889, il entrera au Parti socialiste unifié en 1905. Ami de Léon Blum, Charles Péguy et Charles Andler, il contribuera, avec Jaurès, à la fondation du journal L’Humanité auquel il donnera son nom. Il contribuera à renouer les relations intellectuelles avec les allemands après la Première guerre mondiale aura pour mission de négocier à Berlin le réapprovisionnement des bibliothèques de France. Il décédera à Paris en 1926. (Fonte Insecula) Herr contro la tirannia dello zarismo. “”E’ ben difficile, passato un quarto di secolo, esigere che tutte le previsioni di Herr si siano verificate fondate. Occorre tuttavia riconoscere che quelle che riguardano la Russia sono di una lucidità profetica. Non so se la rottura totale dell’ alleanza franco-russa salvò la Francia da una guerra; e ho sempre creduto il contrario. Ma tutti noi abbiamo sostenuto l’ amicizia con un popolo russo libero dallo zarismo; e questo fu il senso della ‘Societé des Amis du peuple russe’ che fondò nel 1905 una donna di gran cuore, che occorre qui nominare, Madam Ménard-Dorian. Herr è stato l’ interprete di questa protesta unanime del socialismo internazionale “”contro il trionfo materiale e morale”” dello zarismo.”” (pag 172)”,”MFRx-244″
“ANDOLFATTO Dominique LABBE’ Dominique”,”Histoire des syndicats (1906-2006).”,”Dominique ANDOLFATTO e D. LABBE’ sono maitres de conferences en sciences politique alle Università di Nancy 2 e di Grenoble 2. Sono entrambi ricercatori all’ Institut d’ etudes politiques di Grenoble e al Conservatoire national des arts et metiers de Paris, autori di vari lavori sul sindacalismo e i partiti politici. Il testo della Charte d’ Amiens con i firmatari (scheda pagina 40-41). “”Tra i 44 firmatari, si trovano 8 anarchici (tra cui 3 membri del BC (Bureau Confederal, ndr)), 21 socialisti di diverse tendenze ma anche 15 “”inclassificabili””. Per alcuni, essi sono effettivamente inclassificabili, come Alphonse Merrheim che, giovane, fu guesdista e che ha avuto delle simpatie allemaniste senza aver probabilmente aderito al POSR (Parti ouvrier socialiste révolutionnaire (allemaniste), ndr)). Altri non hanno lasciato alcuna traccia nella storia: per esempio J. Samay non figura nella liste dei delegati e non è mai apparso in un altro congresso confederale (…). In sostanza, per la maggior parte dei congressisti, la charte non stabilisce alcuna incompatibilità; è un testo di circostanza che riafferma che i responsabili sindacali sono autonomi, nell’ esercizio delle loro funzioni, anche di fronte ai loro propri amici politici””. (pag 43) Fonte Pelloutier.net: Allemane, Jean (1843-1935) [Vu 190 fois] Jean AllemaneJean Allemane était le leader du Parti ouvrier socialiste révolutionnaire (POSR), l’une des principales organisations socialistes françaises de l’époque. A l’opposé de leurs rivaux marxistes orthodoxes du Parti ouvrier français (POF) de Jules Guesde, les « allemanistes » étaient très pragmatiques, ils pensaient que tous les moyens étaient bons pour faire avancer la cause ouvrière. Ils étaient aussi favorables à l’agitation électorale qu’à la grève générale, la première devant d’ailleurs préparer la seconde. Pour eux, l’ébauche de la société future pouvait aussi bien être tentée par la conquête d’un conseil communal que par la participation au mouvement syndical. Sur le plan syndical, les allemanistes étaient proches des anarchistes (antiparlementarisme, grève-générale), au point que Pelloutier vit un moment dans le parti d’Allemane la « pépinière de l’anarchie ». A partir de 1900, le POSR entra dans une période de déclin, et se fondit dans la SFIO en 1905. En savoir: * Didier Bigorgne, Les allemanistes (1882-1905). Itinéraires,place et rôle dans le mouvement socialiste français, Université Paris 13, 2001, 3 vol., 793 p. (Thèse d’histoire). * Siân Reynolds, La vie de Jean Allemane (1843-1935), Paris, Université Paris 7, 1981, 503 p. (Thèse de Doctorat de 3e cycle d’histoire) . * Siân Reynolds, « Allemane, the Allemanists and Le Parti Ouvrier : the problems of a socialist newspaper 1888-1900 », European history quarterly, vol. 15, 1985, pp. 43-70.”,”MFRx-265″
“ANDORNINO Giovanni”,”La politica di vicinato della Repubblica Popolare Cinese e il ruolo della Cina nella promozione dell’integrazione regionale in Asia.”,”ANDORNINO Giovanni è ricercatore e docente di relazioni internazionali dell’Asia orientale presso l’Univ. di Torino. E’ Vice Presidente di T.wai, il Torino World Affairs Institute e dirige il mensile di analisi e commento ‘Orizzonte Cina’ programma congiunto T.wai – IAI”,”CINE-053″
“ANDRADE Juan”,”La burocracia reformista en el movimiento obrero.”,”Dello stesso autore: ‘China contra el imperialismo’, Ediciones Oriente “”Prima del crack del 1927 si avevano in Nord America 35 banche operaie, con 109 milioni di dollari in depositi e mezzi complessivi per 128 milioni. Nel luglio 1929 non c’erano più di 24 banche, i depositi erano discesi a 94 milioni, e il totale dei mezzi a 110 milioni (1). Successivamente, con l’ aggravamento della crisi, il quadro che ci ha presentato questo tentativo di capitalismo sindacale è di catastrofe completa””. (1) ‘Bilans’ di Lucien Laurat, Editions du Carrefour, 1931) (pag 178) “”Marx e Engels già avevano previsto che a causa dell’ influenza dei professori e avvocati il socialismo internazionale poteva degenerare rapidamente. Per questo, Marx, in una lettera diretta a Sorge il 19 settembre 1879, parlava effettivamente della necessità di stabilire un rigoroso controllo contro la “”banda dei dottori, studenti e la crapula dei socialisti della cattedra””. Losovsky, aggiungeva che Marx “”protestava contro questi signori teoricamente nulli e inservibili nella pratica, che pretendevano di masticare di socialismo, che avevano confezionato secondo le loro ricette universitarie, e, soprattutto, di partito socialdemocratico, e istruire gli operai, o, come essi dicevano, fornigli gli elementi di istruzione. Non sono né più né meno che lamentevoli ciarlatani controrivoluzionari””””. (2) ‘Marx e i sindacati’ (pag 193)”,”MSPx-035″
“ANDREANI Tony”,”Marxismo y antropologia.”,”””Cómo pueden las práticas ser otra cosa que el efecto estricto de la estractura? Cómo pueden convertirse los agentes, engranajes del sistema de producción, en representantes de los “”intereses”” de su clase? Poulantzas ha visto la dificultad. Ha hecho un intento de clarificación conceptual importante distinguiendo las estracturas y las prácticas de clase. “”No se pueden localizar los intereses en la estructuras (…) los intereses no pueden concebirse más que por referencia a una práctica””. Se opone así a una concepción de la clase en sí, según la cual el lugar de los agentes en el proceso de producción determinaría “”intereses objetivos””, concepción que proviene del historicismo (las clases consideradas como sujetos) o del funcionalismo (que distingue los intereses “”latentes”” y los intereses “”manifiestos””). Las clases sociales están claramente diferenciadas de las relaciones sociales. “”No son, de hecho, una ‘cosa empírica’ cuyas estructuras serían el concepto””, formulación que se dirige a Lévi-Strauss.”” (pag 40-41)”,”TEOC-451″
“ANDREANI Edgard”,”Greves et fluctuations. La France de 1890 a 1914.”,”Sciopero generale di Marsiglia (1901). Comincia con la fermata degi portuali del porto di Marsiglia. Scontro tra un sindacato “”francese”” e un sindacato “”internazionale””. Il primo vuole riservare il lavoro solo agli operai francesi. Il secondo non vuole discriminazioni (pag 61) Il primo maggio 1906 (pag 62)”,”MFRx-349″
“ANDREAS Bert”,”Karl Marx / Friedrich Engels. Das Ende der klassischen deutschen Philosophie. Bibliographie.”,”In apertura: In ricordo di Emile Bottigelli.”,”MADS-472″
“ANDREAS Joel CHAN Kam Wing FENG Zhao FROISSART Chloé HUNG Ho-Fung NOLAN Peter PELTIER Christine PRINGLE Tim ZHANG Yu”,”Il mistero del dragone. La dinamica economica della Cina.”,”Saggio finale di Cholé Froissart e Tim Pringle: ‘La lotta delle classi in Cina’ (pag 285-300): C. Froissart: 1. Cina: il cammino dei lavoratori verso un sindacalismo autonomo. Negli ultimi anni, gli scioperi in Cina sono aumentati sia come numero che come radicalità delle rivendicazioni (1). Dopo essersi limitati per molto tempo a chiedere ai loro datori di lavoro l’applicazione del salaio minimo, i lavoratori chiedono ora una condivisione più equa degli utili dell’azienda, così come la garanzia dei diritti sociali e dei sindacati, e talvolta chiedono un rinnovamento dei sindacati. [(1) Nella misura in cui il diritto di sciopero in Cina non viene riconosciuto, non esistono statistiche ufficiali su questo argomento, sono disponibili solo le statistiche in materia di conflitti affrontati dalla mediazione o dall’arbitrato oppure portati in tribunale. Tutti gli osservatori concordano, però, nel constatare che dal 2003 si è verificato un aumento significativo di scioperi]; 2. Tim Pringle: ‘Verso una ripresa del movimento operaio. Negli ultimi anni il crescente numero di scioperi in Cina si è rivelato come un fenomeno importante troppo poco conosciuto nei paesi capitalisti avanzati. In questo articolo, Tim Pringle, ricercatore britannico, ripercorre lo sviluppo generale delle relazioni industriali in Cina dopo la scomparsa della “”ciotola di riso di ferro”” nel settore pubblico alla fine degli anni ’90, e la risistenza che ne è seguita, fino all’emergere del movimento diretto dagli stessi lavoratori annunciato dalle ondate di scioperi nella primavera del 2010. Pringle mostra il ruolo centrale svolto dalle mobilitazioni operaie e dalle organizzazioni non governative nella lotta per contrastare il capitale e difendere gli interessi dei lavoratori. L’equilibrio di potere in CIna sta subendo un cambiamento?’ [Chloé Froissart dirige il Centro Franco-Cinese presso l’Università Tsinghua a Pechino. E’ ricercatrice collegata al CEPC (French Centre for Reseach on Contemporary China) ad Hong Kong ed è professore associato presso l’Università di Rennes. Tim Pringle è Seniro Lecturer in Labour, Social Movements ad Development presso la SOAS University di Londa. Con Simon Clark ha recentemente pubblicato due libri sul movimento sindacale in Cina dal titolo: ‘Trade Unions in China: the challenge of labour unrest’ (Routledge, 2013) e ‘The Challenge of Transition: trade unions in Russia, China and Vietnam’, Palgrave, 2011). ‘Il Manifesto del Partito Comunista proclamò la diffusione del capitalismo in tutto il mondo in termini estremamente inequivocabili: «Il bisogno di uno smercio sempre più esteso per i suoi prodotti sospinge la borghesia a percorrere tutto il globo terrestre. Dappertutto deve annidarsi, dappertutto deve costruire le sue basi, dappertutto deve creare relazioni. Con lo sfruttamento del mercato mondiale la borghesia ha dato un’impronta cosmopolitica alla produzione e al consumo di tutti i paesi». L’espansione vertiginosa del capitalismo in Cina sembra finalmente portare a completamento la previsione di Marx ed Engels, ma quali sono le implicazioni per i lavoratori dei paesi ricchi?’ (in apertura)”,”CINE-097″
“ANDREAS Bert, a cura”,”Documents constitutifs de la Ligue des communistes (1847). Documents constitutifs rassemblés par Bert Andreas.”,”””È un’epoca in cui ci stiamo dirigendo verso una gigantesca rivoluzione che deciderà il destino dell’umanità per secoli”” F. Engels diventa un membro a pieno titolo della Lega dei comunisti (1846-1847): i comunisti devono organizzarsi seriamente “”Le contenu de l’Adresse de février fut sans doute discuté dans ses grandes lignes au cours des négociations de janvier: il s’agit pour l’essentiel d’une répétition de ce qui était dit dans l’Adresse de novembre, mais cette fois sur un ton plus ferme. Le mouvement chartiste y était proposé en exemple aux communistes qui «malheureusement ne costituent toujours pas un parti puissant» et qui doivent maintenant «s’organiser sérieusement» en parti prolétarien. A une époque «où nous nous dirigeons de toute évidence vers une gigantesque révolution qui déciderà du destin de l’humanité pour des siècles sans doute» les communistes sont «présentement à la pointe du mouvement» et «doivent donc arborer leur propre pavillon». C’est pourquoi on rappelle comme «un point particulièrement important la brève profession de foi communiste» qu’il faudra «éditer dans toutes les langues d’Europe et diffuser dans tous les pays». La date du Congrès de la Ligue est définitivement fixée au 1er juin 1847. Tandis que les communes londoniennes préparaient le Congrès et qu’Engels, désormais membre de plein droit de la Ligue, poursuivait son travail de formation à Paris en compagnie d’un nouvel adhérente, le compositeur en imprimerie Stephan Born, Marx terminait (fin mars ou début avril 1847) la rédaction de la ‘Misère de la philosophie’, ce travail de critique de l’ouvrage de Proudhon paru entre-temps et que Karl Grün avait déjà traduit en allemand. Le fait que Marx ait rédigé ce livre en français et l’ait publié simultanément à Paris et à Bruxelles prouve que son intention était d’agir principalement sur les socialistes de langue française parmi lesquels se recrutaient la plupart des partisans de Proudhon. Mais la ‘Misère de la philosophie’ peut être également considérée comme una première forme du programme et de la «nouvelle théorie» qui allaient être soumis à la discussion au Congrès de juin, face à l’eclectisme théorique de la Ligue des Justes”” (pag 34-35) [Bert Andreas a cura, ‘La ligue des communistes (1847). Documents constitutifs rassemblés par Bert Andreas’, Aubier Montaigne, Paris, 1972] “”Il contenuto del discorso di febbraio è stato senza dubbio discusso nelle sue linee generali durante i negoziati di gennaio: è essenzialmente una ripetizione di quanto detto nel discorso di novembre, ma questa volta con toni più decisi. Il movimento cartista è stato offerto come esempio ai comunisti che “”purtroppo non stanno ancora costituendo un partito potente”” e che ora devono “”organizzarsi seriamente”” in un partito proletario. In un momento “”in cui si va evidentemente verso una gigantesca rivoluzione che deciderà senza dubbio per secoli le sorti dell’umanità”” i comunisti sono “”attualmente in prima linea nel movimento”” e “”devono quindi alzare la propria bandiera””. Per questo ricordiamo come “”un punto particolarmente importante fu la breve professione di fede comunista”” che doveva essere “”pubblicata in tutte le lingue d’Europa e distribuita in tutti i paesi””. La data del Congresso della Lega fu definitivamente fissata per il 1° giugno 1847. Mentre i London Commons stavano preparando il Congresso ed Engels, ormai membro a pieno titolo della Lega, continuava la sua opera di formazione a Parigi in compagnia di un nuovo membro, il compositore in stampa Stephan Born, Marx terminava (a fine marzo o inizio aprile 1847) la stesura della ‘Miseria della Filosofia’, quest’opera di critica dell’opera di Proudhon apparsa nel frattempo e che Karl Grün aveva già tradotto in tedesco. Il fatto che Marx abbia scritto questo libro in francese e lo abbia pubblicato contemporaneamente a Parigi e a Bruxelles dimostra che la sua intenzione era quella di agire soprattutto sui socialisti francofoni dai quali erano stati reclutati la maggior parte dei sostenitori di Proudhon. Ma la ‘Miseria della Filosofia’ può essere considerata anche come una prima forma del programma e della ‘nuova teoria’ che dovevano essere messi in discussione al Congresso di giugno, di fronte all’eclettismo teorico della Lega dei Giusti”” ( pagine 34-35)”,”SOCx-273″
“ANDRÉAS Bert MOLNÁR Miklós a cura,”,”L’Alliance de la Démocratie Socialiste. Procès-verbaux de la Section de Genève (15 janvier 1869 – 23 décembre 1870).”,”Dedica di B. Adréas a G.M. Bravo”,”INTP-001-FMB”
“ANDRÉAS Bert; DE-CLEMENTI Andreina”,”A proposito di una biografia di Marx; La politica del Partito Comunista d’Italia nel 1921-22 e il rapporto Bordiga-Gramsci, 1 (Problemi della storia del Pci).”,”A proposito di una biografia di Marx. “”La pubblicazione, a cura di Sergio Caprioglio, d’una biografia anonima di Marx del 1871, e le sue interessanti osservazioni e conclusioni in proposito (1), interessano la bibliografia di Marx e di Engels – che io sto preparando – degli anni dal 1863 al 1876. Ciò mi ha obbligato ad un nuovo esame del testo del 1871 (2). Caprioglio attribuisce senza riserve ad Engels la maggior parte (di carattere soprattutto biobibliografico) di questo testo, e avanza l’ipotesi che Vaillant ne avrebbe redatto la prima parte, che serve d’introduzione. Quanto alla attribuzione engelsiana, Caprioglio si basa soprattutto sulla presenza di numerosi punti comuni fra il testo del 1871 che egli pubblica e un testo firmato da Engels, nel 1877 (3) ma che, per la parte che qui ci interessa (4), è fondato su una prima stesura del 1868. Caprioglio trae un altro argomento dalle lettere di Jenny Marx (5) a Kugelmann, del 21 dicembre 1871, che permette di attribuire lo scritto nell’ ‘Illustration’ del 1871 all’uno o all’altro dei due amici di Marx, giacché questa lettera dimostra che in casa Marx si era perfettamente al corrente di questa pubblicazione. La lettera si accorda con l’ipotesi di Caprioglio, secondo la quale Marx autorizza lo scritto del 1871 (6). Visto questo particolare interesse della biografia del 1871, messo in luce da Caprioglio, mi è sembrato utile riesaminare la sua genesi e gli esatti rapporti che intercorrono tra questo testo e quello del 1877. La biografia del 1871 non è la sola situata fra il primo abbozzo di Engels del 1868-69 (7) e la versione accresciuta del 1877 (8). Ebbi l’occasione di segnalare quella di Frankel, del 1873, nella bibliografia del ‘Manifesto’ (9). Un certo numero di queste biografie sarà brevemente esaminato nella lista ‘A’, qui di seguito. Ricordiamo a proposito di tutte queste biografie la dichiarazione di Engels nella sua ultima biografia di Marx (10), nel 1892: «’La maggior parte delle biografie di Marx formicolano di errori. L’unica autentica è quella pubblicata nel 1878 nel Calendario popolare di Bracke a Brunswick (di Engels)’»”” (pag 115-116) [Bert Andréas, ‘A proposito di una biografia di Marx’, Rivista Storica del Socialismo, Roma, n. 28, maggio-agosto 1966] [(1) Sergio Caprioglio, ‘Un profilo biografico di Marx redatto da F. Engels’, in ‘Rivista storica del socialismo’, maggio-agosto 1963, n 19, p. 349-359. Alcune lacune e inesattezze di informazione, contenute in una mia pubblicazione di qualche anno fa a proposito della stessa biografia, sono state colmate e corrette da Caprioglio (p. 351 nota 9, e p. 352 nota 10); (2) Tengo a ringraziare i numerosi amici che mi hanno aiutato nella ricerca. Devo parecchi suggerimenti e preziose informazioni in special modo a Maurice Dommanget (Orry-la Vilel), Louis Lazarus (New York), W. Mönke (Berlino), Ferenc Brody e Miklós Práger (Budapest), così come a F.T. Walter (Londra); (3) Cfr. n. XXVII della lista 4; (4) Segnalando questa prima biografia engelsiana di Marx, Caprioglio rettifica un altro errore, presente nel n. 84 della mia bibliografia de ‘Manifesto Comunista’ (Milano, 1963): il ‘Demokratisches Wochenblatt’, che portava questa biografia nel numero del 21 agosto 1869 , deve essere considerato come organo socialista, giacchè a partire dal 14 agosto 1869 ostenta il sottotitolo ‘Organ des sozialdemocratischen Arbeiterpartei’; (5) Si tratta della figlia di Marx e non di sua moglie, come indica, per errore Caprioglio (p. 349 nota 1); (6) Si trae la stessa impressione dalla lettera di Luciani a Marx del 30 novembre 1871. Tuttavia non ho trovato alcuna indicazione di rapporti tra i redattori dell’ ‘Illustration’ e Marx o Engels. (7) Cfr. i testi II e V della tabella A; (8) Il testo XXVII della tabella A; (9) N. 84 della bibliografia segnalata nella nota 4 qui sopra. Una cortese comunicazione di Maurice Dommanget mi permette di completare l’informazione insufficiente che ne è colà data: il testo di Frankel è stato ripubblicato in traduzione francese, probabilmente a cura di Amédée Dunois, nel ‘Bulletin communiste’, Paris, 30 giugno 1921, a. II, n. 27, p. 447-452; (10) Marx, Karl Heinrich, in ‘Handwörterbuch der Staatswissenschaften’, Jena (1893), t. IV, p. 1130. In italiano in ‘Lotta di Classe’, Milano, 11-12 e 18-19 marzo 1893, a. II n. 10-12 e p. 5-12 di Marx, ‘Capitale e Salario’, Milano 1893 (senza la parte bibliografica). Si constata ancora qualche errore di fatto in quest’ultimo testo di Engels su Marx. Così egli indica Berlino in luogo di Jena come il luogo dove Marx conseguì la laurea in filosofia; come anno di pubblicazione dell’edizione di Basilea delle ‘Rivelazioni’ (cfr. nota 56 più avanti) è indicato il 1852 invece del 1853]”,”MADS-032-FGB”
“ANDREASI Annamaria a cura, scritti di F. PELLOUTIER V. GRIFFU E. POUGET P. MONATTE A. MERRHEIM Arturo LABRIOLA E. LEONE A. DE-AMBRIS A.O. OLIVETTI T. MASOTTI F. CORRIDONI C. NENCINI F. FERRER A. LORENZO S. SEGUI I. PUENTE F. MONTSENY”,”L’ anarcosindacalismo in Francia, Italia e Spagna. Tomo I.”,”Annamaria Andreasi si è laureata nel 1967 in Scienze politiche con una tesi sulle origini del movimento operaio sindacale a Torino. Dopo la laurea ha svolto ricerche presso la Fondazione Luigi Einaudi di Torino pubblicando saggi sulla storia del movimento operaio. Nel 1973 ha lavorato presso l’Institut francçais d’histoire sociale. Nel 1975 ha ottenuto l’incarico di Storia dei movimenti sindacali presso la facoltà di Scienze politiche dell’Università di Catania. Ha pubblicato saggi sul movimento sindacale italiano nel periodo giolittiano, su Bruno Buozzi, Sorel, sull’ anarcosindacalismo italiano. Aldo Agosti – Annamaria Andreasi et al. IL MOVIMENTO SINDACALE IN ITALIA Rassegna di studi (1945-1969) Fondazione Luigi Einaudi. Torino. Studi, vol. 9 1971, 148 pp. II edizione”,”ANAx-002-FF”
“ANDREASI Annamaria a cura; scritti di F. PELLOUTIER V. GRIFFU E. POUGET P. MONATTE A. MERRHEIM Arturo LABRIOLA E. LEONE A. DE-AMBRIS A.O. OLIVETTI T. MASOTTI F. CORRIDONI C. NENCINI F. FERRER A. LORENZO S. SEGUI I. PUENTE F. MONTSENY”,”L’ anarcosindacalismo in Francia, Italia e Spagna. Tomo II.”,”Annamaria Andreasi si è laureata nel 1967 in Scienze politiche con una tesi sulle origini del movimento operaio sindacale a Torino. Dopo la laurea ha svolto ricerche presso la Fondazione Luigi Einaudi di Torino pubblicando saggi sulla storia del movimento operaio. Nel 1973 ha lavorato presso l’Institut francçais d’histoire sociale. Nel 1975 ha ottenuto l’incarico di Storia dei movimenti sindacali presso la facoltà di Scienze politiche dell’Università di Catania. Ha pubblicato saggi sul movimento sindacale italiano nel periodo giolittiano, su Bruno Buozzi, Sorel, sull’ anarcosindacalismo italiano. Aldo Agosti – Annamaria Andreasi et al. IL MOVIMENTO SINDACALE IN ITALIA Rassegna di studi (1945-1969) Fondazione Luigi Einaudi. Torino. Studi, vol. 9 1971, 148 pp. II edizione”,”ANAx-003-FF”
“ANDREAS-SALOME’ Lou”,”Nietzsche, una biografia intellettuale.”,”Questo libro, una biografia ‘eccentrica’ della SALOME’, è stato pubblicato nel 1894 a pochi anni dal rivelarsi della follia di NIETZSCHE. Estraneo da intenzioni celebrative il libro affronta la sua opera e si addentra anche nell’ esperienza disgregatrice della malattia. “”Perciò egli dice ancora: “”La falsità di un giudizio non può servirci di obiezione contro un giudizio; – la questione è di sapere quanto tale giudizio possa giovare a favorire, a conservare la vita, la specie… Rinunciare ai giudizi falsi equivarrebbe al rinunziare alla vita, al rinnegare la vita”” (Al di là del bene e del male, p.4). “”Per quanto grande possa essere il valore della verità, del disinteresse, potrebbe darsi cionondimeno che all’ apparenza, alla volontà del falso, all’ interesse e alla cupidigia bisognasse ascrivere un valore superiore e più fondato per tutto ciò che si riferisce alla vita. (…)”” (ibid. p.2)””. “”…Noi siamo in fondo abituati, sin dai tempi più remoti, a mentire. Oppure per esprimerci più virtuosamente o ipocritamente, insomma più amabilmente, siamo più artisti di quanto possa sembrare”” (ibid. p.192) (…)””. “”E la capacità vivificante della bugia è ciò che pone l’ artista al di sopra dello scienziato e della sua ricerca della verità. “”…l’ arte in cui proprio la menzogna si santifica e la volontà di ingannare ha in suo aiuto la buona coscienza”” (Genealogia della morale, III, p.25)””. (pag 144)”,”FILx-267″
“ANDREATTA Alberto BALDINI Artemio Enzo DOLCINI Carlo PASQUINO Gianfranco a cura; saggi di Giovanni GIORGINI Gianfrancesco ZANETTI Emanuele NARDUCCI Carlo DOLCINI Roberto LAMBERTINI Andrea TABARRONI Paolo VITI”,”Il pensiero politico. Idee teorie dottrine. Vol 1. Età antica e medioevo. A cura Carlo DOLCINI”,”Saggi di Giovanni GIORGINI, Gianfrancesco ZANETTI, Emanuele NARDUCCI, Carlo DOLCINI, Roberto LAMBERTINI, Andrea TABARRONI, Paolo VITI”,”TEOP-060″
“ANDREATTA Alberto BALDINI Artemio Enzo DOLCINI Carlo PASQUINO Gianfranco a cura; saggi di Alberto ANDREATTA Daniela ANDREATTA Artemio Enzo BALDINI Giuseppe BEDESCHI Giovanni BOGNETTI Norberto BOBBIO Dino COFRANCESCO Vittor Ivo COMPARATO Vittorio CONTI Roberto FARNETI Diego QUAGLIONI Salvatore ROTTA Saffo TESTONI BINETTI Edoardo TORTAROLO Maurizio VIROLI Ermanno VITALE”,”Il pensiero politico. Idee teorie dottrine. Vol 2. Età moderna. A cura ANDREATTA A. BALDINI A.E.”,”Saggi di Alberto ANDREATTA, Daniela ANDREATTA, Artemio Enzo BALDINI, Giuseppe BEDESCHI, Giovanni BOGNETTI, Norberto BOBBIO, Dino COFRANCESCO, Vittor Ivo COMPARATO, Vittorio CONTI, Roberto FARNETI, Diego QUAGLIONI, Salvatore ROTTA, Saffo TESTONI BINETTI, Edoardo TORTAROLO, Maurizio VIROLI, Ermanno VITALE.”,”TEOP-061″
“ANDREATTA Alberto BALDINI Artemio Enzo DOLCINI Carlo PASQUINO Gianfranco a cura; saggi di Paolo BAGNOLI Giampietro BERTI Bruno BONGIOVANNI Michelangelo BOVERO Michela DALL’AGLIO MARAMOTTI Domenico FISICHELLA Marco E.L. GUIDI Antonello LA-VERGATA Gianfranco PASQUINO Massimo L. SALVADORI”,”Il pensiero politico. Idee teorie dottrine. Vol 3.1 Ottocento e Novecento. A cura G. PASQUINO”,”Saggi di Paolo BAGNOLI, Giampietro BERTI, Bruno BONGIOVANNI, Michelangelo BOVERO, Michela DALL’AGLIO MARAMOTTI, Domenico FISICHELLA, Marco E.L. GUIDI, Antonello LA-VERGATA, Gianfranco PASQUINO, Massimo L. SALVADORI.”,”TEOP-062″
“ANDREATTA Alberto BALDINI Artemio Enzo DOLCINI Carlo PASQUINO Gianfranco a cura; saggi di Raffaello BARITONO Marco CESA Alessandro FERRARA Maurizio FERRARIS Simona FORTI Gustavo GOZZI Gianfranco PASQUINO Pier Paolo PORTINARO Francesco TUCCARI Nadia URBINATI”,”Il pensiero politico. Idee teorie dottrine. Vol 3.2 Ottocento e Novecento. A cura G. PASQUINO”,”Saggi di Raffaello BARITONO, Marco CESA, Alessandro FERRARA, Maurizio FERRARIS, Simona FORTI, Gustavo GOZZI, Gianfranco PASQUINO, Pier Paolo PORTINARO, Francesco TUCCARI, Nadia URBINATI.”,”TEOP-063″
“ANDREATTA Alberto BALDINI Artemio Enzo a cura; contributi di Alberto ANDREATTA Artemio Enzo BALDINI Giuseppe BEDESCHI Norberto BOBBIO Giovanni BOGNETTI Dino COFRANCESCO Vittor Ivo COMPARATO Vittorio CONTI Roberto FARNETI Diego QUAGLIONI Salvatore ROTTA Saffo Testoni BINETTI Edoardo TORTAROLO Maurizio VIROLI Ermanno VITALE”,”Il pensiero politico dell’ età moderna. Da Machiavelli a Kant.”,”Contributi di Alberto ANDREATTA Artemio Enzo BALDINI Giuseppe BEDESCHI Norberto BOBBIO Giovanni BOGNETTI Dino COFRANCESCO Vittor Ivo COMPARATO Vittorio CONTI Roberto FARNETI Diego QUAGLIONI Salvatore ROTTA Saffo Testoni BINETTI Edoardo TORTAROLO Maurizio VIROLI Ermanno VITALE Artemio E. BALDINI è professore di storia delle dottrine politiche all’ Univ di Torino. Ha pubblicato ‘Aristotelismo politico e ragion di Stato’ (1995) e ‘Jean Bodin a quattrocento anni dalla morte’ (1997). Alberto ANDREATTA è professore di storia delle dottrine politiche all’ Università di Padova. Tra le sue opere ricordo ‘Leger-Marie Deschamps. La metafisica al servizio dell’ utopia politica’ (1979) e ‘Le Americhe di Gaetano Filangieri’ (1995).”,”TEOP-098″
“ANDREATTA Alberto BALDINI Artemio Enzo DOLCINI Carlo PASQUINO Gianfranco a cura; volume quarto a cura di Alberto ANDREATTA Artemio Enzo BALDINI Carlo DOLCINI”,”Il pensiero politico. Idee teorie dottrine. Volume quarto. Antologia. Tomo I.”,”Autori antologia a cura di Giovanni GIORGINI Gianfrancesco ZANETTI Emanuele NARDUCCI Carlo DOLCINI Roberto LAMBERTINI Andrea TABARRONI Paolo VITTI Maurizio VIROLI Alberto ANDREATTA Artemio Enzo BALDINI Diego QUAGLIONI Vittor Ivo COMPARATO Ermanno VITALO Roberto FARNETI Ermanno VITALE Daniela ANDREATTA Vittorio CONTI Edoardo TORTAROLO Salvatore ROTTA Saffo TESTONI BINETTI Giuliano MARTIGNETTI. “”In conclusione: un patto non ha nessuna forza e nessun valore se non in ragione dell’ utilità che procura ai contraenti: tolta questa, viene inficiato nello stesso tempo anche il patto che cade in stato di nullità””. (pag 465, B. Spinoza, TTP)”,”TEOP-179″
“ANDREATTA Alberto BALDINI Artemio Enzo DOLCINI Carlo PASQUINO Gianfranco a cura; volume quarto tomo II a cura di Gianfranco PASQUINO”,”Il pensiero politico. Idee teorie dottrine. Volume quarto. Antologia. Tomo II.”,”Autori antologia a cura di Dino COFRANCESCO Ermanno VITALE Giampietro BERTI Paolo BAGNOLI Marco E.L. GUIDI Michela DALL’AGLIO FISICHELLA Bruno BONGIOVANNI Michelangelo BOVERO Antonello LA-VERGATA Massimo L. SALVADORI Maurizio FERRARIS Gianfranco PASQUINO Francesco TUCCARI Raffaella BARITONO Simona FORTI Alessandro FERRARA Gustavo GOZZI Nadia URBINATI Marco CESA Pier Paolo PORTINARO. “”Ci si può meravigliare che uomini intelligenti come Lenin e Trotsky non siano arrivati alla naturale conclusione che scaturisce da questi avvenimenti. Poiché l’ Assemblea costituente, eletta molto tempo prima della svolta decisiva, l’ insurrezione di ottobre, rifletteva nella sua composizione l’ immagine del passato ormai superato e non la nuova situazione, la conclusione che naturalmente ne discendeva era la soppressione di questa Costituente sorpassata e nata morta, e l’ immediata convocazione di nuove elezioni per una nuova Costituente. Non volevano e non potevano affidare le sorti della rivoluzione ad una Assemblea che rappresentava la kerenskiana Russia di ieri, che rifletteva un periodo di oscillazioni e di alleanza con la borghesia. Bene! non restava altro che convocare subito al suo posto un’ assemblea scaturita dalla Russia rinnovata e più avanzata. Invece Trotsky trae le sue conclusioni dall’ insufficienza specifica della Assemblea costituente d’ ottobre, e addirittura la generalizza fino ad affermare l’ inutilità di ogni assemblea rappresentativa uscita da elezioni generali in tempo di rivoluzione…””. (pag 263, R. Luxemburg, Scritti politici)”,”TEOP-180″
“ANDREATTA Nino BIANCONI S. CASSARA J. CAZZELLA G. COCO G. DEL-PONTE C. DE-GENNARO G. DI-FEDERICO G. FALCONE G. GARGANI G. GIANANI F. KATHOLNIGG O. MATTARELLA S. MORI M. PANSA A. RAMPONI L. RIOLO F. SANGIORGIO G. VIGNA P.L.”,”Criminalità e finanza.”,”””I fautori di un sistema di segnalazione centralizzata (…) muovono dall’ esperienza USA, ove esiste un’ agenzia che raccoglie i flussi informativi relativi alle operazioni per contanti di importo superiore a 10 mila dollari. Di tale esperienza vengono magnificate l’ efficienza delle strutture ed un ruolo centrale per la verifica delle operazioni di riciclaggio; per contro si è sottolineata l’ inutilità di tenere in Italia dati presso le banche che sono più di 1.200″”. (pag 112)”,”ITAE-126″
“ANDREATTA Filippo a cura; saggi di Francesco RASCHI Michele CHIARUZZI Lorenzo ZAMBERNARDI Giovanni DESSÍ Filippo ANDREATTA Marco CLEMENTI Brunello VIGEZZI Angelo PANEBIANCO Emanuele CASTELLI Eugenia BARONCELLI”,”Le grandi opere delle relazioni internazionali.”,”ANDREATTA Filippo è docente di Relazioni internazionali nella Facoltà di scienze politiche dell’Università di Bologna, sede di Forlì. Tra le sue pubblicazioni più recenti con il Mulino ricordiamo “”Alla ricerca dell’ordine mondiale. L’Occidente di fronte alla guerra”” (2004) e “”Relazioni internazionali”” (con M. Clementi A. Colombo, M: Koenig Archibugi e V.E. Parsi) (2007). “”Claude [Inis L. Claude, jr, Power and International Relations, New York, Random House, 1962] sostiene che il concetto di sicurezza collettiva abbia svariate somiglianze con quello di ‘balance of power’. Entrambi i sistemi sono basati sulla deterrenza , e quindi sul paradosso che per evitare la guerra si debbe credibilmente essere pronti a combatterla. Entrambi fondano inoltre l’efficacia della deterrenza sul coinvolgimento di potenze non direttamente e immediatamente minacciate. Entrambe infine comportano una riduzione dell’incertezza, con gli Stati che “”in entrambi i casi rinunciano in qualche misura al diritto di formulare la propria politica estera su una base completamente arbitraria””. E’ per questo che Claude cita con approvazione Edward Gulick (1955) quando afferma, nella sua spiegazione della progressione dalle alleanze a coalizioni alla sicurezza collettiva; che quest’ultima “”deve essere vista come il punto di arrivo logico del sistema dell’equilibrio di potenza, l’ideale verso il quale questo si è mosso, lentamente e con incertezza, per diversi secoli””””. (pag 113, saggio di Filippo Andreatta, ‘Inis Claude: le soluzioni istituzionali’ (pag 107-125)”,”RAIx-311″
“ANDREATTA Daniela”,”Proudhon, dall’anarchia alla federazione.”,”Questo è un secondo volume sul pensiero politico proudhoniano avviato con la pubblicazione del primo saggio ‘L’ordine nel primo Proudhon. Alle fonti dell’anarchia positiva’ (1995), in cui il tema dell’ordine politico-sociale veniva affrontato da una pluralità di punti di vista, per il periodo compreso tra il 1837 e il 1846. Daniela Andreatta insegna filosofia delle scienze sociali e teoria dello stato presso la Facoltà di scienze politiche dell’Unviersità di Padova. Ha condotto ricerche su Spinoza, Proudhon, e sul sindacalismo rivoluzionario francese e italiano. Ha scritto inoltre ‘Tra mito e scienza. La revisione del marxismo nel pensiero politico di Georges Sorel e di Enrico Leone (1999) e ‘Dalle leggi ai contratti. Saggio sulla filosofia politica di P.J. Proudhon nel periodo della Seconda Repubblica’ (2002). “”Proudhon procede a definire la società stessa in termini di serie, dando a tale concetto un senso molto particolare. “”Série réelle et série idéelle tout ensemble”” (23) egli chiama l’ente collettivo, intendendo significare con questa espressione che la società ha una realtà, una consistenza ontologica propria che la rende indipendente dagli arbitri individuali; che essa è un organismo sintetico dotato di un principio intrinseco e di una legalità autonoma (le leggi della divisione e dell’organizzazione del lavoro sono, appunto, le sue leggi); ma che è tutto questo senza risolversi in un dato fisico-naturalistico, né costituire un tutto sovrastante unilateralmente le parti. La riduzione di queste ultime a variabili dipendenti del potere sociale è esclusa da Proudhon proprio in considerazione della natura specialissima delle parti: a suo giudizio, infatti, in quanto esseri intelligenti e liberi, le unità che compongono la serie sociale sono – e devono restare – centri autonomi di iniziativa. Questo può essere meglio compreso se si riflette su quel putno della concezione proudhoniana, che è costituito dal concetto di totalità. (….) (pag 22-24)”,”PROD-076″
“ANDREATTA Beniamino”,”La politica dei giusti e la convenzione del mercato. Un testo di Beniamino Andreatta.”,” Andreatta da Keynes al mercato. “”Era in fondo l’inizio di una conversione da un’impostazione keynesiana… “”Una conversione poi lunga, perché durante il periodo in cui fui vicino a Moro, in quella sua prima incarnazione governativa, nei suoi primi due o tre governi degli anni Sessanta, suggerii politiche di grande cautela rispetto alle impostazioni di Colombo e Carli, che di fronte al rapido aumento dei salari nel ’62-’63, a un peggioramento drammatico della bilancia dei pagamenti, applicarono ricette classiche di restrizione monetaria”” (pag 3) A proposito della linea Colombo-Carli. “”Il compagno Ingrao, che ha preso la parola per primo ieri pomeriggio (dibattito alla Camera, ndr) ha denunciato con forza non solo l’inusitato modo in cui il Parlamento e il Paese sono venuti a conoscenza, tramite indiscre. zioni giornalistiche, delle gravi osservazioni fatte dal ministro del Tesoro sulla situazione economica italiana, ma anche del fatto che ormai la linea Colombo-Carli. cioe la politica dei redditi, e diventata, dopo la cosiddetta verifica di Villa Madama e sulla base del discorso fatto da Moro al Senato, la politica ufficiale del governo. Si vuole sostituire la politica dei redditi, cioè la regolamentazione centralizzata della dinamica salariale, alla programmazione democratica”” (L’Unità, venerdì 12 giugno 1964)”,”ITAE-331″
“ANDREATTA Filippo”,”Mercanti e guerrieri. Interdipendenza economica e politica internazionale.”,”Filippo Andreatta insegna Relazioni internazionali nella Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Bologna, sede di Forlì. Con il Mulino ha pubblicato Istituzioni per la pace. Teoria e pratica della sicurezza collettiva da Versailles alla ex Jugoslavia.”,”ECOI-142-FL”
“ANDREATTA Daniela”,”L’ordine nel primo Proudhon. Alle fonti dell’anarchia positiva.”,”””Non abbiamo temuto di riportare per esteso questo lungo frammento del ‘Système’ (a), per la ragione che su di esso (e sull’uso che del suo contenuto viene fatto nell’analisi delle dieci epoche) si è focalizzato fin dall’inizio il dibattito critico, vuoi per fulminare l’Autore con l’accusa di idealismo, vuoi per assolverlo dalla medesima. Marx, al quale risalgono sia la suddetta accusa sia la lettura “”eternizzante”” del ‘Système’, come è noto apre il secondo capitolo della sua ‘Risposta’ al saggio di Proudhon, addebitandogli l’identico procedimento astrattivo in cui sarebbero incorsi, a suo avviso, i metafisici e lo stesso Hegel. «C’è da meravigliarsi forse – egli chiede – se, eliminando a poco a poco tutto ciò che costituisce l’individualità di una casa, facendo astrazione dai materiali di cui essa si compone, dalla forma che la distingue, voi arrivate a non avere più che un corpo; se, facendo astrazione dai contorni di questo corpo, ben presto, non avrete più che uno spazio; e se facendo infine astrazione dalle dimensioni di questo spazio finirete per non avere più che la quantità di sé, la categoria logica? (…) Così i metafisici, i quali, facendo queste astrazioni, si immaginano di far dell’analisi, e che, a misura che si staccano sempre più dagli oggetti, si immaginano di avvicinarsi a loro fino a penetrarli, questi metafisici hanno a loro volta ragione di dire che le cose di quaggiù sono dei ricami, di cui le categorie logiche formano l’ordito» (40). E dopo aver ricordato come tutto quanto esiste esista in forza di un qualche movimento, il medesimo Marx prosegue osservando che: «Nello stesso modo in cui, a forza di astrazione, abbiamo trasformato ogni cosa in categoria logica, così è sufficiente fare astrazione da ogni carattere distintivo dei differenti movimenti per arrivare al movimento allo stato astratto, al movimento puramente formale, alla formula puramente logica del movimento», nella quale sta il metodo assoluto di cui parla Hegel «che non solo spiega ogni cosa – egli precisa -, ma che abbraccia anche il movimento delle cose». Cosicché, ogni cosa essendo ridotta a categoria e ogni movimento al metodo, «segue naturalmente che ogni complesso di prodotti e di produzione, di oggetti e di movimento, si riduce a una metafisica applicata. Ciò che Hegel ha fatto per la religione, il diritto, ecc., Proudhon tenta di farlo per l’economia politica» (41). Ecco dunque liquidato dal filosofo tedesco, in nome di un diverso apprezzamento dell’individualità storica, l’intero sforzo analitico del ‘Système’, accusato di costituire una esangue applicazione del metodo speculativo hegeliano, del tutto priva della potenza del negativo che è invece propria della dialettica di Hegel (42). Di avviso differente – né tal divergenza può stupire, considerato il vincolo simbiotico che lega l’accusa di idealismo alla lettura “”eternizzante”” – è invece, ancora una volta l’Ansart”” (pag 192-194) [Daniela Andreatta, ‘L’ordine nel primo Proudhon. Alle fonti dell’anarchia positiva’, Cedam, Padova, 1995] [(40) Marx, ‘Miseria della filosofia, cit., p. 66; (41) Ivi, p. 67; (42) Cfr. Ivi, pp. 70-2. In particolare Marx osserva: “”Il movimento dialettico proprio di Proudhon è la distinzione dogmatica del bene e del male. (…) Se egli ha su Hegel il vantaggio di porre dei problemi, che si riserva di risolvere per il bene dell’umanità, ha però l’inconveniente di essere affetto da sterilità quando si tratta di dar concepimento, attraverso il travaglio della generazione dialettica, ad una categoria nuova. Ciò che costituisce il movimento dialettico è la coesistenza dei due lati contraddittori, la loro lotta e il loro passaggio in una nuova categoria. Basta porsi il problema di eliminare il lato cattivo, per liquidare di colpo il movimento dialettico”” (p. 71); (a) P. Proudhon, ‘Système des contradictions économiques’]”,”PROD-001-FMB”
“ANDREEV A. KIROV S. STALIN G. KALININ M. GORBUNOV N. GOURBUNOV N. DANILOV P. ALEXANDROV P. KEDROV M. KRUPSKAIA N. FOTIEVA L. KAMENEV S. LUNACHARSKIJ A. IVANOV A.. ROZANOV V. VOLIN B. GUIL S. ZETKIN C. BORISSOV V. LOZOVSKI S CHERNOV P. KATAYAMA S. GAVRILOV I. GERMANETTO G. SEMARD P. SMIRNOVA E. KARPINSKI V. TCHITCHERINE G. CICERIN G. MANOUTCHARIANTZ C. e altri”,”Lenine tel qu’il fut. Souvenirs de contemporains. II.”,”KIROV, Marx e Lenin pag 59 estratti quaderno Kedrov (pag 101) Ch. Manoutchariantz, Il mio lavoro alla biblioteca di Vladimir Ilitch (pag 759) “”Avant tout, Vladimir Ilitch se distinguait par une ponctualité absolue dans le travail et il exigeait cette qualité de tous ses collaborateurs. Chaque affirmation devait être appuyée de preuves sûres, et chaque argument présenté avec una clarté absolue. Quiconque travaillait avec Vladimir Ilitch ne tardait donc pas à s’apercevoir qu’une supposition gratuite, mal fondée, ne valait rien. Pour avancer nettement quelque chose, il faut connaître des noms, des énumérations, des chiffres, des citations, bref des données concrètes minutieusement contrôlées. Il vaut mieux faire peu de chose, mais le faire avec tout le discernement requis, il est préférable de ne rien dire que d’émettre une assertion dénuée de fondement. Les questions les plus caractéristiques sous ce rapport étaient celles que Vladimir Ilitch posait dans ses billets au sujet des problèmes qui naissaient pendant les discussions. Elles contenaient en somme l’analyse exacte des thèmes abordés et fixaient le cadre dans lequel ces thèmes devaient être examinés”” [G. Tchitcherine, Que la jeunesse prenne exemple sur Lenine] [(in) Lenine tel qu’il fut. Souvenirs de contemporains. II., 1959] [Lenin-Bibliographical-Materials] (pag 885) [LBM]”,”LENS-185″ “ANDREEVA Nina GORBACIOV Mikhail AGANBEGHJAN Abel ANTONOV Mikhail POPOV Gavriil SHMELIOV Nikolaj SERGHEEV Boris”,”Perestrojka. Amici e nemici.”,”Questo piccolo volume è una documentazione sintetica di una battaglia politica. Una battaglia politica che è iniziata da tempo nell’Unione Sovietica, ma è andata salendo di tono e di asprezza via via che ci si avvicinava alla grande Conferenza del partito comunista, preannunciata già un anno e mezzo fa e definitivamente fissata per la fine di giugno 1988. (Dalla prefazione di Giuseppe Boffa).”,”RUST-058-FL” “ANDREEVA Nina GORBACIOV Mikhail AGANBEGHJAN Abel ANTONOV Mikhail POPOV Gavriil SHMELIOV Nikolaj SERGHEEV Boris”,”Perestrojka. Amici e nemici.”,”Questo piccolo volume è una documentazione sintetica di una battaglia politica. Una battaglia politica che è iniziata da tempo nell’Unione Sovietica, ma è andata salendo di tono e di asprezza via via che ci si avvicinava alla grande Conferenza del partito comunista, preannunciata già un anno e mezzo fa e definitivamente fissata per la fine di giugno 1988. (Dalla prefazione di Giuseppe Boffa).”,”RUST-013-FV” “ANDREIS Mario”,”L’Africa e la Comunità economica europea.”,”Mario Andreis, nato a Saluzzo nel 1907, laureato in giurisprudenza, ha avuto un ruolo importante nella lotta antifascista clandestina e ha trascorso 10 anni in carcere in seguito a condanna del Tribunale Speciale. Ha preso parte alla Resistenza e alla Consulta nazionale. Nel 1962 ha pubblicato: ‘Gli Stati Uniti e i paesi sottosviluppati’.”,”AFRx-099″ “ANDREOLI Vittorino”,”Il denaro in testa.”,”ANDREOLI Vittorino”,”ITAS-159″ “ANDREOLI Vittorino”,”Giovani.”,”V. Andreoli laureato in medicina, specializzato in neurologia e psichiatria. “”Un giovane è esposto al televisore per quattro ore al giorno. Ogni ora di televisione contiene mediamente due morti provocate. A diciotto anni egli ha assistito a quarantamila morti, senza quelle da cinematografo e da carta stampata. In questo stesso periodo raramente un giovane ha visto una morte vera: tutti muoiono sempre all’ospedale. C’è una morte spettacolo ed una concreta. Sono diversissime: la prima è immediata, non agonica, accade senza espressione di dolore, senza l’angoscia del passaggio, della perdita dei legami affettivi di questo mondo. La morte spettacolo è asettica, anzi il regista la rappresenta in modo estetico, come nei film di cow-boy fra straordinari salti e urla: gradevole, persino divertente. Una morte che finisce per sembrare temporanea con l’attore che riappare in scena nel corso dello spettacolo o in una nuova storia e, magari, muore di nuovo”” (pag 61-62)”,”GIOx-095″ “ANDREOLI Annamaria AVELLINI Luisa BATTISTINI Andrea BRAGAGLIA Cristina ERMILLI Marilena RAIMONDI Ezio, relazione; comunicazioni e interventi di Andrea BATTISTINI Annamaria ANDREOLI Cristina BRAGAGLIA Paolo FORTUNATI Lino MARINI, discorso di chiusura di Tino CARNACINI”,”Crisi della cultura e dialettica delle idee. Vol. IV. de ‘L’Emilia Romagna nella guerra di liberazione.”,”Tra gli autori: Ezio Raimondi, nato a Lizzano in Belvedere nel 1924, professore di letteratura italiana nella facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Bologna.”,”ITAR-008-FP” “ANDREONI Pierenrico”,”Tempo e lavoro. Storia, psicologia e nuove problematiche.”,”ANDREONI Pierenrico è docente di psicologia del lavoro e delle organizzazioni presso la Facoltà di lettere e filosofia e di medicina e chirurgia dell’ Università di Ferrara. Ha scritto ‘Sicurezza e benessere nel lavoro’ (1997), ‘Lavoro temporaneo e salute’ (2000), ‘Libertà di andare’ (2001), ‘Agorà di Newsletter’ (2002). “”Il primo a notare questo “”volto nuovo dell’ economia”” fu Bell nel suo celebre saggio The Coming of Post-Industrial Society: Bell è considerato il padre dell’ espressione “”società post-industriale”” e ne fissa la data di nascita al 1956, anno in cui per la prima volta negli Stati Uniti i colletti bianchi superarono numericamente i colletti blu. Per Bell il carattere discriminante della nuova società è oa prevalenza numerica dei lavoratori addetti al terziario; egli ritiene che il sopravvento del settore terziario modifichi la società e sia indice di cambiamento””. (pag 145)”,”CONx-128″ “ANDREOTTI Giulio, a cura di Antonio GAMBINO”,”Intervista su De-Gasperi.”,”””Il contrasto, però, non era soltanto su questo punto. Ma anche su un altro, sul quale a me sembra che De Gasperi avesse invece completamente ragione. Dossetti e, ancor più, molti degli uomini che gli erano vicini, erano convinti che la Dc dovesse far sentire la propria presenza nel paese a tutti i livelli, che dovesse penetrare a fondo, coi suoi uomini, in tutta la struttura della società civile e della realtà economica. De Gasperi si opponeva a quest’ idea. Si opponeva a quella che oggi si chiama lottizzazione, e che allora, data la maggioranza assoluta di cui disponevamo, sarebbe stata una appropriazione del paese da parte della Dc. De Gasperi pensava che là dove vi erano uomini capaci, di qualunque partito fossero, andassero utilizzati e non bisognasse invece allontanarli dai posti dove stavano.”” (pag 101)”,”ITAP-099″ “ANDREOTTI Giulio”,”Visti da vicino. Terza serie.”,”Andreotti e la Thatcher. “”Devo dire che non solo sono terminati – ed era ovvio – rodaggio e noviziato, ma metallici non sono più soltanto gli occhi della Molto Onorevole Signora Primo Ministro: l’ infelice attacco argentino alle isole Falkland-Malvinas l’ hanno indotta a rivestirsi di una totale armatura, con cui nel campo interno si sono scontrati i minatori ed altre categorie sindacali. Mi avvidi di questa trasformazione nel primo incontro ministeriale, quando accennai all’ ipotesi, elaborata insieme a Claude Chaysson, di una attenuazione nel voto all’ ONU della rigidità sulla ripresa delle trattavie britanniche con l’ Argentina. Mutato il regime laggiù, sembrava logico riprendere quel che la follia dei generali aveva interrotto; tanto più che il popolo argentino, di cui una buona metà ha sangue italiano, con fatica accoglie quella che per noi è solidarietà europea e per loro è incomprensibile ostilità – o almento disinteresse. La Thatcher troncò il discorso su questo tema; considerava quasi una provocazione il fatto di averlo posto.”” (pag 38)”,”ITAP-113″ “ANDREOTTI Giulio”,”Onorevole, stia zitto. Montecitorio: interruzioni, battute, battibecchi sentiti da vicino.”,”Contiene ritagli di giornale Giacomo Matteotti: (…) Non voglio dilungarmi a descrivere i molti altri sistemi impiegati per impedire la libera espressione della volontà popolare. Il fatto è che solo una piccola minoranza di cittadini ha potuto esprimere liberamente il suo voto; anzi noi abbiamo potuto avere il nostro voto il più delle volte, quasi esclusivamente, da coloro che non potevano essere sospettati di essere socialisti. I nostri furono impediti dalla violenza; mentre riuscirono più facilmente a votare per noi persone nuove e indipendenti, le quali, non essendo credute socialisti, si sono sottratte al controllo o hanno esercitato il loro diritto liberamente. A queste nuove forze che manifestano la reazione della nuova Italia contro l’oppressioe del nuovo regime, noi mandiamo il nostro ringraziamento. (Applausi all’estrema sinistra, rumori dalle altre parti della Camera). Per tutte queste ragioni, e per le altre che di fronte alle vostre rumorose sollecitazioni rinuncio a svolgere, ma che voi ben conoscete perché ciascuno di voi ne è stato testimonio per lo meno (rumori)… per queste ragioni noi domandiamo l’annullamento in blocco della elezione di maggioranza.”” (pag 135)”,”ITAP-131″ “ANDREOTTI Giulio”,”L’ Urss vista da vicino.”,”ANTE3-1″,”ITQM-140″ “ANDREOTTI Giulio”,”Governare con la crisi. Dal 1944 a oggi.”,”””In ottobre accompagnai Craxi da Reagan. Il presidente degli Usa mi domandò se mi sentivo a disagio nell’essere il numero due, dopo essere stato al primo posto, e gli risposi he preferivo il nostro sistema di lunga vita politica rispetto al ciclo americano che tocca al massimo due quadrienni. Gli portai anche il saluto di un altro ministro ex numero uno, Giovanni Spadolini. L’Italia, anche per la sua presenza nella forza navale multinazionale nel Libano godeva di un particolare favore in quel momento. E Reagan e Schulz registrarono con soddisfazione che il mutar di governi in nulla modificava la politica estera della nostra Nazione”” (pag 342-343)”,”ITAP-217″ “ANDREOTTI Giulio”,”Il potere logora… ma è meglio non perderlo.”,”Il capitale di Marx “”Un amico della Germania dell’Est mi ha detto, tra il serio e il faceto: «I nostri rapporti con i tedeschi occidentali sono molto migliorati, ma non possiamo perdonar loro di averci lasciato Marx e di essersi tenuto ‘Il Capitale’» (da Bloc notes, Ottobre 1983) (pag 174)”,”ITAP-224″ “ANDREOTTI Giulio”,”Ore 13: il Ministro deve morire.”,”Róssi, Pellegrino. – Economista, giurista e uomo politico (Carrara 1787 – Roma 1848). Liberal-moderato, fu nominato da Pio IX ministro dell’Interno e della Polizia, con l’interim delle Finanze, nel governo formato nel settembre 1848. Il suo tentativo di laicizzare il dominio temporale gli attirò l’ostilità tanto dei reazionari quanto dei democratici; venne ucciso in un attentato. Insegnò all’Accademia calvinista di Ginevra; assunta la cittadinanza svizzera (1820), fu deputato al Consiglio rappresentativo (1820-33) e nel 1831 ebbe dalla Dieta federale l’incarico di redigere un progetto di revisione costituzionale (Patto R.), che fu però respinto. Nel 1833 accettò la cattedra di economia politica al Collegio di Francia a Parigi, poi alla Sorbona quella di diritto costituzionale (1834); divenuto cittadino francese, svolse intensa attività politico-legislativa e fu convinto sostenitore della politica di F. Guizot, che nel 1845 gli affidò la missione di negoziare a Roma l’espulsione dei gesuiti dalla Francia; per il successo conseguito fu nominato conte ed ebbe l’incarico di ambasciatore presso lo Stato pontificio. Persa la carica con la proclamazione in Francia della seconda repubblica (1848), rimase a Roma; Pio IX lo volle nel governo formato nel settembre 1848, in cui assunse il ministero dell’Interno, della Polizia e l’interim delle Finanze; il suo programma di governo liberal-moderato, impegnato nel tentativo di laicizzare il dominio temporale e contrario alla ripresa della guerra, suscitò ostilità tanto negli ambienti reazionari quanto tra i democratici; rigidi provvedimenti di polizia voluti da R. acuirono le tensioni, ed egli rimase vittima di un attentato alla riapertura del Parlamento. Opere principali: Cours d’économie politique (1829-41); Traité de droit pénal (1829); Mélanges d’économie politique, d’histoire et de philosophie (post., 1857); Cours de droit constitutionnel (post., 4 voll., 1866-67). (f. Trecc) Zappelli collaboratore di Pellegrino Rossi”,”BIOx-336″ “ANDREOTTI Giulio”,”Onorevole, stia zitto. Montecitorio: interruzioni, battute, battibecchi sentiti da vicino.”,” 4.6.1924 “”Giacomo Matteotti: ‘L’ amnistia ai disertori è stata approvata dai giornali fascisti! Dal “”Popolo d’Italia””! (Vivi rumori) Benito Mussolini, presidente del Consiglio: ‘Non è vero! Era per quelli che non avevano disertato al nemico! Lei mentisce sapendo di mentire! (Applausi a destra e al centro). La sfido a documentare la sua asserzione! Giacomo Matteotti: ‘L’abbiamo data la documentazione e la ripeteremo!’ (Approvazioni dall’estrema sinistra, rumori vivissimi)”” (pag 136)”,”ITAP-029-FV” “ANDREOTTI Giulio”,”I minibigami.”,”””Di gran lunga più importante è la seconda occasione che mi ricondotto a considerare il diritto canonico. Nella grande disputa parlamentare pro e contro l’introduzione del divorzio in Italia i riferimenti alla disciplina matrimoniale della Chiesa erano d’obbligo ed occorreva quindi approfondire bene i temi sia nell’ordine di un dibattito quasi dottrinale sia in chiave di reazione a quella che avrebbe potuto essere una proiezione nell’Aula di Montecitorio di certe impostazioni podrecchiane della Lega per il divorzio. (…)”” (pag 8-9) Nota: Trent’anni prima Andreotti si era laureato all’Università di Roma discutendo una tesi di diritto canonico sugli influssi delle tendenze penali positiviste nella disciplina ecclesiastica dei delitti e delle pene (pag 8)”,”RELC-012-FGB” “ANDRÉS-GALLEGO José”,”El socialismo durante la dictadura, 1923-1930.”,”ANDRÉS-GALLEGO José insegna storia contemporanea (UNED).”,”MSPx-092″ “ÁNDRES-UROZ Maria Luisa”,”Guía e inventario del Archivo Municial de Vera.”,”Vera è un comune spagnolo situato nella comunità autonoma dell’Andalusia.”,”ARCx-011-FSL” “ANDREU Maurice”,”L’ Internationale communiste contre le capital, 1919-1924. Ou Comment empoigner l’ adversaire capitaliste?”,”Maurice ANDREU, dottore in scienze economiche, insegna all’ Università Paris Nord – Paris XIII (IUT di Bobigny) Il dibattito sull’ imperialismo. Il problema dell’ imperialismo. Quattro punti di vista. Kautsky. Luxemburg. Bucharin. Lenin. La singolarità della posizione di Lenin. (pag 13-51) Sulla rivoluzione mondiale russa e tedesca, Lenin invita a studiare. “”Dopo il maggio 1922 un attacco celebrale ha interrotto le sue attività, già ridotte dopo il luglio 1921. Il suo stato di salute gli impedì di partecipare alle sedute del IV Congresso dell’ IC. Presentò tuttavia, il 13 novembre 1922, un rapporto su Cinque anni di rivoluzione russa e le prospettive della rivoluzione mondiale. E’ il suo penultimo discorso pubblico, che tenne in tedesco, non senza difficoltà di trovare le parole, malgrado l’ aiuto di Radek. Per Rosmer, che l’ aveva visto all’ epoca del precedente congresso, “”non era consentita nessuna illusione””. Il pensiero di Lenin era sempre fermo, ma era profondamente colpito. In dicembre, avrà un secondo attacco. Il messaggio di quest’ uomo isolato e indebolito è breve e pressoché tragico. Occorre collocarlo nel contesto di quello che va ad essere, dal dicembre 1922 al marzo 1923, il suo ultimo combattimento, disperato e mancato, per salvare la sua opera. A fronte delle prospettive per la rivoluzione mondiale, lascia in eredità una semplice consegna: occorre studiare. Dopo il tornante della NEP, è quello che ripete senza soste. Disse nuovamente che non c’era nulla di più importante e che finché le potenze capitalistiche lasceranno un respiro, occorreva utilizzarlo per studiare “”dall’ inizio””. (pag 155-156) “”la guerra del 1914-1918 è stata da una parte e dall’ altra una guerra imperialista””, è là il suo “”carattere di classe”” specifico obiettivo. Essa ha provocato una “”rovina universale”” la cui conseguenza è una “”crisi rivoluzionaria mondiale (…)””””. (pag 95)”,”INTT-197″ “ANDREU Maurice”,”L’ Internationale communiste contre le capital, 1919-1924. Ou Comment empoigner l’ adversaire capitaliste?”,”Tesi imperialismo (pag 13) Teoria offensiva trotsky (pag 109) Levi 291 Maurice ANDREU è dottore in scienze economiche, insegna all’ università Parigi Nord Paris XIII (IUT di Bobigny).”,”INTT-206″ “ANDREU Pierre”,”Georges Sorel. Entre le noir et le rouge.”,”ANDREU Pierre è l’autore di vari studi biografici su Drieu la Rochelle e Max Jacob. Ha pubblicato un volume di sue memorie ‘Le rouge et le blanc’. Georges SOREL (1847-1922) è stato un intellettuale difficile da collocare oscilalnte tra il nero dell’anarchia e il rosso della rivoluzione proletaria, tra il nero delle camicie di Mussolini e il rosso del sindacalismo rivoluzionario…”,”BIOx-148″ “ANDREU Maurice”,”L’Internationale communiste contre le Capital 1919-1924. Ou comment empoigner l’adversaire capitaliste?”,”Maurice Andreu, docteur en Sciences Économiques, enseigne à l’Université Paris Nord – Paris XIII (IUT de Bobigny). Table des sigles et des acronymes, introduction, conclusions, Bubliographie: I- Journaux et revues, II- Recueils de documents et de textes d’auteurs variés, III- Auteurs d’ouvrages ou d’articles, Index des noms, Table des matières, Actuel Marx Confrontation, Sous la direction de: Jacques Bidet, Gérard Duménil, Jacques Texier,”,”INTT-005-FL” “ANDREU Maurice e altri, a cura”,”Lire Boukharine dans le texte en français / Oeuvres de Nicolas Boukharine en langue française.”,”Maurice Andreu è autore di una tesi di dottorato sul concetto di “”Crisi generale del capitalismo”” nei dibattiti in seno all’IC tra il 1919 e il 1929 Nota: Testo rilegato assieme a: M. Andreu, ‘Les manuscrits de prison de Boukharine’ (stesso codice alfan.)”,”BUCS-029″ “ANDREU Maurice”,”Les manuscrits de prison de Boukharine (1937-1938).”,”ANDREU Maurice Université Paris XIII, France Nota: Testo rilegato assieme a: Maurice Andreu, a cura, ‘Lire Boukharine dans le texte en français’ (stesso codice alfan.) Scritto di Bucharin del 1924: ‘Lenin come marxista’ (pag 97)”,”BUCS-030″ “ANDREU Pierre”,”Georges Sorel. Entre le noir et le rouge.”,”ANDREU Pierre è l’autore di vari studi biografici su Drieu la Rochelle e Max Jacob. Ha pubblicato un volume di sue memorie ‘Le rouge et le blanc’. Georges SOREL (1847-1922) è stato un intellettuale difficile da collocare oscilalnte tra il nero dell’anarchia e il rosso della rivoluzione proletaria, tra il nero delle camicie di Mussolini e il rosso del sindacalismo rivoluzionario…”,”TEOP-022-FV” “ANDREUCCI Franco DETTI Tommaso; collaborazione di Aldo AGOSTI Giacomo AMORETTI Annamaria ANDREASI Luigi ARBIZZANI Graziella ARCANGELI Nicola BADALONI Giancarlo BERGAMI Olinda BEVEGNI Marina BONACCINI Gian Mario BRAVO Manlio BRIGAGLIA Luciano CAMURRI Elvira CANTARELLA Stefano CARRETTI Luciano CASALI Renza CASERO Rolando CAVANDOLI Francesco M. CECCHINI Clemente FERRARIO Michela FIGURELLI Rita GUERRICCHIO Libertario GUERRINI Silvio LANARO Ariane LANDUYT Silvano LEVRERO Franco LIVORSI Luigi LOTTI Francesco MANCONI Renzo MARTINELLI Guido MELIS Renato MONTELEONE Sergio NARDI Mariella NEJROTTI Gaetano PERILLO Franca Pieroni BORTOLOTTI Paola PIROVANO Michele PISTILLO Anna ROSADA Maria Grazia ROSADA Alessandro ROVERI Piero SANNA Enzo SANTARELLI Gianpasquale SANTOMASSIMO Giulio SAPELLI Paolo SPRIANO Francesca TADDEI Ivan TOGNARINI Luigi TOMASSINI Antonio ZAMBONELLI”,”Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, 1853 – 1943. Vol 1″,”Hanno collaborato: Aldo AGOSTI, Giacomo AMORETTI, Annamaria ANDREASI, Luigi ARBIZZANI, Graziella ARCANGELI, Nicola BADALONI, Giancarlo BERGAMI, Olinda BEVEGNI, Marina BONACCINI, Gian Mario BRAVO, Manlio BRIGAGLIA, Luciano CAMURRI, Elvira CANTARELLA, Stefano CARRETTI, Luciano CASALI, Renza CASERO, Rolando CAVANDOLI, Francesco M. CECCHINI, Clemente FERRARIO, Michela FIGURELLI, Rita GUERRICCHIO, Libertario GUERRINI, Silvio LANARO, Ariane LANDUYT, Silvano LEVRERO, Franco LIVORSI, Luigi LOTTI, Francesco MANCONI, Renzo MARTINELLI, Guido MELIS, Renato MONTELEONE, Sergio NARDI, Mariella NEJROTTI, Gaetano PERILLO, Franca Pieroni BORTOLOTTI, Paola PIROVANO, Michele PISTILLO, Anna ROSADA, Maria Grazia ROSADA, Alessandro ROVERI, Piero SANNA, Enzo SANTARELLI, Gianpasquale SANTOMASSIMO, Giulio SAPELLI, Paolo SPRIANO, Francesca TADDEI, Ivan TOGNARINI, Luigi TOMASSINI, Antonio ZAMBONELLI.”,”MITC-002 MITS-051″ “ANDREUCCI Franco DETTI Tommaso; collaborazione di Aldo AGOSTI Giacomo AMORETTI Annamaria ANDREASI Luigi ARBIZZANI Graziella ARCANGELI Giacomo BERGAMI Olinda BEVEGNI Marina BONACCINI Manlio BRIGAGLIA Pietro CABRINI Roberta CALVETTI Luciano CAMURRI Stefano CARETTI Luciano CASALI Renza CASERO Rolando CAVANDOLI Enzo COLLOTTI Carmelo D’AMATO Attilio ESPOSTO Clemente FERRARIO Michela FIGURELLI Eugenio GARIN Giorgio GATTEI Elvira GENCARELLI Paolo GIANNOTTI Rita GUERRICCHIO Gianni ISOLA Ariane LANDUYT Franco LIVORSI Luigi LOTTI Francesco MANCONI Renzo MARTINELLI Giuseppe MASI Guido MELIS Renato MONTELEONE Mariella NEJROTTI Gaetano PERILLO Franca PIERONI BORTOLOTTI Paola PIROVANO Michele PISTILLO Domenico PRETI Ernesto RAGIONIERI Francesco RENDA Sergio RINALDI Anna ROSADA Maria Grazia ROSADA Mario G. ROSSI Alessandro ROVERI Enzo SANTARELLI Gianpasquale SANTOMASSIMO Malcom SYLVERS Francesca TADDEI Ivan TOGNARINI Luigi TOMASSINI Renato ZANGHERI”,”Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, 1853 – 1943. Vol 2″,”Hanno collaborato: Aldo AGOSTI, Giacomo AMORETTI, Annamaria ANDREASI, Luigi ARBIZZANI, Graziella ARCANGELI, Giacomo BERGAMI, Olinda BEVEGNI, Marina BONACCINI, Manlio BRIGAGLIA, Pietro CABRINI, Roberta CALVETTI, Luciano CAMURRI, Stefano CARETTI, Luciano CASALI, Renza CASERO, Rolando CAVANDOLI, Enzo COLLOTTI, Carmelo D’AMATO, Attilio ESPOSTO, Clemente FERRARIO, Michela FIGURELLI, Eugenio GARIN, Giorgio GATTEI, Elvira GENCARELLI, Paolo GIANNOTTI, Rita GUERRICCHIO, Gianni ISOLA, Ariane LANDUYT, Franco LIVORSI, Luigi LOTTI, Francesco MANCONI, Renzo MARTINELLI, Giuseppe MASI, Guido MELIS, Renato MONTELEONE, Mariella NEJROTTI, Gaetano PERILLO, Franca PIERONI BORTOLOTTI, Paola PIROVANO, Michele PISTILLO, Domenico PRETI, Ernesto RAGIONIERI, Francesco RENDA, Sergio RINALDI, Anna ROSADA, Maria Grazia ROSADA, Mario G. ROSSI, Alessandro ROVERI, Enzo SANTARELLI, Gianpasquale SANTOMASSIMO, Malcom SYLVERS, Francesca TADDEI, Ivan TOGNARINI, Luigi TOMASSINI, Renato ZANGHERI.”,”MITC-002 MITS-051″ “ANDREUCCI Franco DETTI Tommaso; collaborazione di Aldo AGOSTI Piero ALBONETTI Annamaria ANDREASI Maurizio ANTONIOLI Luigi ARBIZZANI Graziella ARCANGELI Gaetano ARFE’ Oscar BANDINI Giuseppe BARBALACE Lorenzo BEDESCHI Olinda BEVEGNI Ivo BIAGIANTI Francesco BOGLIARI Gian Mario BRAVO Pietro CABRINI Nino CALICE Renato CAMPINOTI Elvira CANTARELLA Nicla CAPITINI MACCABRUNI Stefano CARRETTI Renza CASERO Luciano CASALI Rolando CAVANDOLI Ughetta CAVALLUCCI Eva CIVOLANI Enzo COLLOTTI Ferdinando CORDOVA Maurizio DEGL’INNOCENTI Franco DELLA PERUTA Maria Teresa DI PAOLA Roberto G. DROANDI Paolo FAVILLI Clemente FERRARIO Michela FIGURELLI Eugenio GARIN Tamara GASPARRI Lorenzo GESTRI Paolo GIANNOTTI Libertario GUERRINI Gianni ISOLA Ariane LANDUYT Franco LIVORSI Luigi LOTTI Francesco RENDA Maria Grazia ROSADA Mario G. ROSSI Alessandro ROVERI Teodoro SALA Enzo SANTARELLI Giulio SAPELLI Francesca TADDEI Ivan TOGNARINI Luigi TOMASSINI Gabriele TURI Rudolf J. VECOLI Giovanni VERNI”,”Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico 1853 – 1943. Vol 3″,”Hanno collaborato: Aldo AGOSTI, Piero ALBONETTI, Annamaria ANDREASI, Maurizio ANTONIOLI, Luigi ARBIZZANI, Graziella ARCANGELI, Gaetano ARFE’, Oscar BANDINI, Giuseppe BARBALACE, Lorenzo BEDESCHI, Olinda BEVEGNI, Ivo BIAGIANTI, Francesco BOGLIARI, Gian Mario BRAVO, Pietro CABRINI, Nino CALICE, Renato CAMPINOTI, Elvira CANTARELLA, Nicla CAPITINI MACCABRUNI, Stefano CARRETTI, Renza CASERO, Luciano CASALI, Rolando CAVANDOLI, Ughetta CAVALLUCCI, Eva CIVOLANI, Enzo COLLOTTI, Ferdinando CORDOVA, Maurizio DEGL’INNOCENTI, Franco DELLA PERUTA, Maria Teresa DI PAOLA, Roberto G. DROANDI, Paolo FAVILLI, Clemente FERRARIO, Michela FIGURELLI, Eugenio GARIN, Tamara GASPARRI, Lorenzo GESTRI, Paolo GIANNOTTI, Libertario GUERRINI, Gianni ISOLA, Ariane LANDUYT, Franco LIVORSI, Luigi LOTTI, Francesco MANCONI, Alessandro MARIANELLI, Giacomo MARRAMAO, Renzo MARTINELLI, Dora MARUCCO, Giuseppe MASI, Antonello MATTONE, Guido MELIS, Renato MONTELEONE, Ines MONTI OTTOLENGHI, Aldo MORELLI, Mariella NEJROTTI, Silvana PANCIROLI CAMPORESI, Gaetano PERILLO, Franca Pieroni BORTOLOTTI, Paola PIROVANO, Michele PISTILLO, Daniele PONCHIROLI, Francesco RENDA, Maria Grazia ROSADA, Mario G. ROSSI, Alessandro ROVERI, Teodoro SALA, Enzo SANTARELLI, Giulio SAPELLI, Francesca TADDEI, Ivan TOGNARINI, Luigi TOMASSINI, Gabriele TURI, Rudolf J. VECOLI, Giovanni VERNI.”,”MITC-002 MITS-051″ “ANDREUCCI Franco”,”Il marxismo collettivo. Socialismo marxismo e circolazione delle idee dalla Seconda alla Terza Internazionale.”,”Franco ANDREUCCI (Certaldo, 1943), insegna storia contemporanea presso il Dipartimento di storia moderna e contemporanea dell’Univ di Pisa. Si è occupato di storia del movimento operaio italiano e internazionale e di storia del socialismo pubblicando tra l’altro i sei volumi del ‘Dizionario biografico del movimento operaio italiano’. Attualmente dirige una ricerca sui parlamentari italiani dall’Unità alla 1° GM. E’ D della rivista di storia contemporanea ‘Passato e presente’ e P dell’Istituto Ernesto Ragionieri.”,”INTS-010″ “ANDREUCCI Franco DETTI Tommaso; collaborazione di Aldo AGOSTI Annamaria ANDREASI Luigi ARBIZZANI Idomeneo BARBADORO Roberto BEATRIZOTTI Giancarlo BERGAMI Olinda BEVEGNI Francesco BOGLIARI Carmen BREDARIOL Giuseppe Nino CALICE Nicla CAPITINI MACCABRUNI Stefano CARRETTI Luciano CASALI Diego CAVALLINA Rolando CAVANDOLI Eva CIVOLANI Enzo COLLOTTI Maurizio DEGL’INNOCENTI Paolo FAVILLI Clemente FERRARIO Lorenzo GESTRI Enzo GHIDETTI Paolo GIANNOTTI Roberto GILARDENGHI Luciano GRUPPI Gianni ISOLA Ariane LANDUYT Franco LIVORSI Giuseppe Carlo MARINO Renzo MARTINELLI Giuseppe MASI Giuseppe MICCICHE’ Aldo MORELLI Mariella NEJROTTI Carmelo PASIMENI Mariangela REINERI Francesco RENDA Anna ROSADA Maria Grazia ROSADA Enzo SANTARELLI Giulio SAPELLI Francesca TADDEI Ivan TOGNARINI Luigi TOMASSINI Rudolf J. VECOLI; indice dei nomi a cura di Gianni ISOLA”,”Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, 1853 – 1943. Vol 5 e 6 indici nomi”,”Hanno collaborato: Aldo AGOSTI, Annamaria ANDREASI, Luigi ARBIZZANI, Idomeneo BARBADORO, Roberto BEATRIZOTTI, Giancarlo BERGAMI, Olinda BEVEGNI, Francesco BOGLIARI, Carmen BREDARIOL, Giuseppe Nino CALICE, Nicla CAPITINI MACCABRUNI, Stefano CARRETTI, Luciano CASALI, Diego CAVALLINA, Rolando CAVANDOLI, Eva CIVOLANI, Enzo COLLOTTI, Maurizio DEGL’INNOCENTI, Paolo FAVILLI, Clemente FERRARIO, Lorenzo GESTRI, Enzo GHIDETTI, Paolo GIANNOTTI, Roberto GILARDENGHI, Luciano GRUPPI, Gianni ISOLA, Ariane LANDUYT, Franco LIVORSI, Giuseppe Carlo MARINO, Renzo MARTINELLI, Giuseppe MASI, Giuseppe MICCICHE’, Aldo MORELLI, Mariella NEJROTTI, Carmelo PASIMENI, Mariangela REINERI, Francesco RENDA, Anna ROSADA, Maria Grazia ROSADA, Enzo SANTARELLI, Giulio SAPELLI, Francesca TADDEI, Ivan TOGNARINI, Luigi TOMASSINI, Rudolf J. VECOLI. Volume indici nomi a cura Gianni ISOLA”,”MITC-002″ “ANDREUCCI Franco”,”Socialdemocrazia e imperialismo. I marxisti tedeschi e la politica mondiale 1884-1914.”,”ANDREUCCI (Certaldo, Firenze 1943) ha studiato all’Univ di Firenze dove si è laureato con Ernesto RAGIONIERI e insegna storia contemporanea all’Univ di Pisa. Ha scritto pure ‘Marxismus und Arbeiterbewegung nach 1917’ (Frankfurt, New York, 1985). Dirige un gruppo di ricerca sulla circolazione delle idee socialiste in Europa presso la Maison des Sciences de l’Homme di Parigi, presiede la Fondazione Ernesto Ragionieri ed è D della rivista ‘Passato e presente’. Il volume studia gli aspetti fondamentali delle discussioni politiche e delle elaborazioni teoriche da cui nacque, nei trent’anni precendenti alla 1° GM il termine e il concetto di imperialismo. Ne sono protagonisti principali i marxisti tedeschi.”,”MGEx-030 TEOC-108″ “ANDREUCCI Franco DETTI Tommaso; collaborazione di Aldo AGOSTI Annamaria ANDREASI Maurizio ANTONIOLI Luigi ARBIZZANI Gabriella ARCANGELI Giuseppe BARBALACE Roberto BEATRIZOTTI Olinda BEVEGNI Ivo BIAGIANTI Giorgio BOCCOLARI Francesco BOGLIARI Marina BONACCINI Piero CABRINI Giuseppe Nino CALICE Elvira CANTARELLA Nicla CAPITINI MACCABRUNI Stefano CARRETTI Luciano CASALI Diego CAVALLINA Rolando CAVANDOLI Eva CIVOLANI Enzo COLLOTTI Ferdinando CORDOVA Salvatore COSTANZA Maurizio DEGL’INNOCENTI Maria Teresa DI PAOLA Giovanni Carlo DONNO Paolo FAVILLI Clemente FERRARIO Giorgio GATTEI Lorenzo GESTRI Paolo GIANNOTTI Roberta GILARDENGHI Renato GIUSTI Fabio GRASSI Rita GUERRICCHIO Gianni ISOLA Ariane LANDUYT Franco LIVORSI Francesco MANCONI Enrico MANNARI Sergio RINALDI Anna ROSADA Maria Grazia ROSADA Mario G. ROSSI Alessandro ROVERI Massimo L. SALVADORI Enzo SANTARELLI Giulio SAPELLI Mario SIMONETTI, Simonetta SOLDANI, Malcom SYLVERS, Francesca TADDEI, Ivan TOGNARINI, Luigi TOMASSINI, Maurizio TORRINI Nicola TRANFAGLIA Rudolf J. VECOLI Giovanni VERNI Cesare VETTER”,”Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico 1853 – 1943. Vol 4″,”Hanno collaborato: Aldo AGOSTI, Annamaria ANDREASI, Maurizio ANTONIOLI, Luigi ARBIZZANI, Gabriella ARCANGELI, Giuseppe BARBALACE, Roberto BEATRIZOTTI, Olinda BEVEGNI, Ivo BIAGIANTI, Giorgio BOCCOLARI, Francesco BOGLIARI, Marina BONACCINI, Piero CABRINI, Giuseppe Nino CALICE, Elvira CANTARELLA, Nicla CAPITINI MACCABRUNI, Stefano CARRETTI, Luciano CASALI, Diego CAVALLINA, Rolando CAVANDOLI, Eva CIVOLANI, Enzo COLLOTTI, Ferdinando CORDOVA, Salvatore COSTANZA, Maurizio DEGL’INNOCENTI, Maria Teresa DI PAOLA, Giovanni Carlo DONNO, Paolo FAVILLI, Clemente FERRARIO, Giorgio GATTEI, Lorenzo GESTRI, Paolo GIANNOTTI, Roberta GILARDENGHI, Renato GIUSTI, Fabio GRASSI, Rita GUERRICCHIO, Gianni ISOLA, Ariane LANDUYT, Franco LIVORSI, Francesco MANCONI, Enrico MANNARI, Renzo MARTINELLI, Dora MARUCCO, Luigi MASCILLI MIGLIORINI, Giuseppe MASI, Antonello MATTONE, Guido MELIS, Giuseppe MICCICHE’, Renato MONTELEONE, Ines MONTI OTTOLENGHI, Mariella NEJROTTI, Carmelo PASIMENI, Gaetano PERILLO, Paola PIROVANO, Michele PISTILLO, Daniele PONCHIROLI, Maria Giovanna RAGIONIERI, Mariangiola REINERI, Francesco RENDA, Sergio RINALDI, Anna ROSADA, Maria Grazia ROSADA, Mario G. ROSSI, Alessandro ROVERI, Massimo L. SALVADORI, Enzo SANTARELLI, Giulio SAPELLI, Mario SIMONETTI, Simonetta SOLDANI, Malcom SYLVERS, Francesca TADDEI, Ivan TOGNARINI, Luigi TOMASSINI, Maurizio TORRINI, Nicola TRANFAGLIA, Rudolf J. VECOLI, Giovanni VERNI, Cesare VETTER.”,”MITC-002″ “ANDREUCCI Franco”,”Falce e martello. Identità e linguaggi dei comunisti italiani fra stalinismo e guerra fredda.”,”ANDREUCCI Franco è nato nel 1943 e ha studiato all’ Università di Firenze. Dal 1976 è professore di storia contemporanea presso la Facoltà di lettere e filosofia dell’ Università di Pisa. Ha insegnato a Barcellona e a Chicago. Si occupa di storia politica del XIX e XX secolo, con competenze nei campi della storia del socialismo, del marxismo e del comunismo. E su questi temi ha pubblicato estesamente. “”Seguiamo, aiutati dal lavoro pionieristico di Arnaldo Nesti (1), i sei comunisti di Boccheggiano che fondano, il 22 agosto 1938, la O.3.R., sigla che sta per Organizzazione Comunista Rivoluzionaria (nella sigla, come in un vocabolario per iniziati, la lettera C è sostituita dal numero 3..). Nonostante l’ incertezza della denominazione (“”cellula””, “”sezione””, “”organizzazione””), i sei sono sicuramente legati al PC d’I anche per il loro richiamo a Stalin che, nel 1938, appare inequivocabile. Ciò che qui interessa, al di là degli obbiettivi politici dell’ organizzazione, è la concezione dell’ ingresso e della milizia, indicata negli “”articoli disciplinari”” del documento: ‘Colui che entra a far parte della O3R deve prestare giuramento. OGni organizzato deve ubbidire ciecamente agli ordini che gli vengono trasmessi. (…)””””. (pag 244-245) Arnaldo Nesti, Anonimi compagni. Le classi subalterne sotto il fascismo. Coines, Roma, 1976 L’ iniziazione (pag 239) il funerale e l’ espulsione. (segg.)”,”PCIx-307″ “ANDREUCCI Franco”,”La svolta del 1870.”,”ANDREUCCI Franco “”Un elenco dei decreti della Comune potrebbe rappresentare a prima vista il modo migliore di conoscerne il carattere: 2 aprile, decreto che stabiliva la separazione della Chiesa dallo Stato; 3 aprile, legge che decretava un salario massimo nei pubblici impieghi; 12 aprile, decreto che sospendeva la scadenza delle cambiali; 25 aprile, requisizione per i senza-tetto degli appartamenti abbandonati; 27 aprile, divieto alla imposizione di multe e trattenute sui salari; 28 aprile, creazione di una commissione per organizzare l’insegnamento primario laico e gratuito; 4 maggio, divieto di qualunque lavoro notturno; 5 maggio, decreto che proibiva il cumulo di più stipendi. Ma, come affermò Carlo Marx, “”la più grande misura sociale della Comune fu la sua stessa esistenza operante””, perché la classe operaia non aveva “”utopie belle e pronte da introdurre ‘par décret du peuple'”””” (pag 100) [Franco Andreucci, La svolta del 1870, 1969]”,”EURx-286″ “ANDREUCCI Franco”,”La diffusione e la volgarizzazione del marxismo. (in) ‘Storia del marxismo’.”,” Si è tentato di creare da parte di alcuni studiosi una frattura tra Marx ed Engels (Marx il vero marxismo e Engels il volgarizzatore e i semplificatore) (pag 19) Scuole di partito. ‘Date all’operaio il metodo e acquisterà la pienezza delle conoscenze’ “”Anche la socialdemocrazia russa disponeva di scuole di partito. Se non erano così efficienti come quelle tedesche, per i nomi degli insegnanti non erano meno prestigiose. Delle scuole di Capri e di Bologna, volute e dirette da Bogdanov e oggetto di polemiche intense con Lenin, che organizzò per parte sua quella di Longjumeau vicino a Parigi, ci ha dato un’immagine molto ricca Jutta Scherrer (12). I programmi erano letti e approvati da Kautsky; tra gli insegnanti primeggiavano Bogdanov stesso, Lunacharskij, Gorkij, Pokrovskij. A Capri il corso si componeva di 140 lezioni, delle quali cento erano coperte dalle materie storiche ed economiche; delle 166 lezioni del corso di Bologna, le stesse materie occupavano oltre l’80 per cento del tempo. Gli scopi della scuola erano quelli della preparazione di “”rivoluzionari di professione”” in grado di diventare buoni propagandisti. Nelle lezioni sulla propaganda, si chiedeva “”a ogni allievo di elaborare un capitolo dal libro di Kautsky, ‘Le dottrine economiche di Marx’, e di completarlo con altre fonti… per farne una lezione di propaganda””. “”Un intellettuale, aveva scritto Trotsky a proposito di quella attività – acquisisce delle abitudini metodologiche elementari alla scuola secondaria. Come che essa sia, essa disciplina il cervello. E ciò dà all’intellettuale, nel quadro del partito, enormi vantaggi rispetto all’operaio. Quest’ultimo, se lo si strappa alla massa, si sente nudo e indifeso. Il caos dei fatti lo confonde. Perché? Perché manca di metodo. Date all’operaio il metodo e acquisterà la pienezza delle conoscenze…Il partito ha bisogno di lavoratori intellettuali: la scuola intende offrirli al partito (13). Simili iniziative, rivolte spesso, oltre che allo scopo di formare quadri politici, a quello di offrire ai meno abbienti sedi d’istruzione gratuite, erano realizzate anche in zone più periferiche del movimento socialista. Julian Marchlewski, conosciuto sotto lo pseudonimo di Karski, aveva fondato nel 1889 la lega degli operai polacchi, nel cui programma era prevista “”l’educazione degli operai attraverso la coscienza dei loro interessi di classe””, “”la creazione di circoli culturali e la pubblicazione (legale) di opuscoli””, “”la formazione di quadri di agitatori che devono uscire dai “”circoli marxisti”” degli intellettuali”” (14)”” [Franco Andreucci, La diffusione e la volgarizzazione del marxismo. (in) ‘Storia del marxismo. Volume secondo. Il marxismo nell’età della Seconda Internazionale, Torino, 1978] [(12) J. Scherrer, ‘Les écoles du parti de Capri et de Bologne: la formation de l’intelligentsia révolutionnaire’, (in ) ‘Cahiers du monde russe et sovietique’, 1978, n. 3, pp. 259-84; cfr, anche in questo volume il suo saggio su Bogdanov e Lenin; (13) Ibid. , p. 259; (14) U. Haustein, ‘Sozialismus und nationale. Frage in Polen. Die Entwicklung der sozialistischen Bewegung in Congresspolen von 1875 bis 1900 unter besonderer Berücksichtigung der Polnischen Sozialistischen Partei (Pps), Köln-Wien, 1969, pp. 60 sgg.] (pag 36-37) “”E’ presso Kerr che viene pubblicata la prima traduzione inglese di tutti e tre i libri del Capitale”” (Charles H. Kerr di Chicago fondata nel 1886) (pag 45.-46) “”Soffermiamoci sul ‘Capitale’. Dell’opera di Marx, il secondo e il terzo libro non ebbero, nel movimento operaio, una fortuna pari al primo. Rosa Luxemburg ci ha lasciato un passo nel quale si esprime con molta chiarezza come le condizioni di esistenza del movimento operaio abbiano finito col privilegiare il primo libro. Non si trattava solo dei tempi di edizione: “”Il terzo libro del ‘Capitale’ è senza dubbio da considerare, dal punto di vista ‘scientifico’, soltanto come il complemento della critica marxiana del capitalismo. Senza il terzo libro non si possono comprendere la particolare legge dominante del tasso di profitto, la divisione del plusvalore in profitto, interesse e rendita, l’effetto della legge del valore all’interno della ‘concorrenza’. Ma, ed è la cosa capitale, tutti questi problemi, per importanti che siano dal punto di vista teorico, sono però sufficientemente indifferenti dal punto di vista della lotta di classe pratica. Per questa il grande problema teorico era: il ‘sorgere del plusvalore’, cioè la spiegazione scientifica dello ‘sfruttamento’ come pure la ‘tendenza’ alla socializzazione del processo di produzione, cioè la spiegazione scientifica dei ‘fondamenti obbiettivi della trasformazione socialista’. A entrambi i problemi risponde già il primo volume, che deduce l'””espropriazione degli espropriatori”” come immancabile risultato finale della produzione del plusvalore e della progressiva concentrazione dei capitali. Con ciò le necessità teoriche vere e proprie del movimento operaio erano nelle loro grandi linee soddisfatte. Come il plusvalore si divida tra i singoli gruppi di sfruttatori e quali modifiche la concorrenza nella produzione susciti nei riguardi di questa spartizione, ciò non presentava nessun immediato interesse per la lotta di classe del proletariato. E perciò il terzo libro del ‘Capitale’ è sinora rimasto in complesso per il socialismo un capitolo non letto (30)””. Poiché fra l’apparizione del primo libro del ‘Capitale’ e la pubblicazione, da parte di Engels, del secondo, nel 1855, si era collocata sia tutta l’ampia fase di formazione dei partiti socialisti in Europa, sia la prima affermazione del marxismo nel movimento operaio, tutti i compendi e le sintesi divulgative del ‘Capitale’ furono in realtà sintesi del primo libro.”” (pag 49-50) [Franco Andreucci, La diffusione e la volgarizzazione del marxismo. (in) ‘Storia del marxismo. Volume secondo. Il marxismo nell’età della Seconda Internazionale, Torino, 1978] [(40) R. Luxemburg, Ristagno e progresso del marxismo’, in Id. ‘Scritti scelti’, a cura di L. Amodio, Torino, 1975, pp. 227-28]”,”MADS-660″ “ANDREUCCI Franco”,”Da Gramsci a Occhetto. Nobiltà e Miseria del PCI.”,”ANDREUCCI Franco è stato professore di storia contemporanea all’Università di Pisa dal 1975 al 2013. Si è occupato di storia del socialismo, del marxismo, della socialdemocrazia tedesca e del Partito comunista italiano. Ha recentemente pubblicato: ‘Falce e martello. Identità e linguaggi dei comunisti italiani fra stalinismo e guerra fredda’ (2005) e ‘Visioni del comunismo. H. Lasswell, N. Leites e B. Wolfe fra politica e scienze sociali’ (Milano, 2010). Sparizione di Togliatti nel 1923 (pag 79-)”,”PCIx-394″ “ANDREUCCI Franco”,”La questione coloniale e l’imperialismo.”,”L’autore ricostruisce la storia del cambiamento del titolo originale dell’opera di Lenin L’imperialismo: ‘L’imperialismo, tappa più recente del capitalismo’ in ‘L’imperialsmo fase suprema del capitalismo’ dalle prime edizioni apparse in Europa e Russia in avanti. (p. 899-891) Kautsky e Engels sui popoli oppressi “”Kautsky fu tra i primi ad affrontare, negli ambienti socialdemocratici rivolti verso il marxismo, la questione coloniale (3). Essa occupa addirittura un ruolo di un certo rilievo sia nella sua formazione culturale, sia nel processo del suo avvicinamento al marxismo. Curioso di etnologia, di storia primitiva, affascinato dalle teorie malthusiane, sensibile ai problemi dell’emigrazione, infine sollecitato da Höchberg, il giovane mecenate che finanziava alcune iniziative editoriali ai margini della socialdemocrazia tedesca, Kautsky dedicò al problema delle colonie alcuni dei suoi primi scritti e l’argomento lo interessò talmente, ne discusse con tanta vivacità, ne trasse tali motivi di contrasto intellettuale con lo stesso Höchberg, a suo parere smanioso per l’espansione coloniale, da rompere con l’amico proprio su questo terreno e da sentire il bisogno di chiarimenti da parte di un’autorità come Engels. “”Vorrei rivolgerle una domanda – gli scriveva nel maggio 1882 – sulla quale ho riflettuto, senza però giungere a nessun chiaro risultato; come si comporterà il socialismo nei confronti delle colonie, particolarmente in Asia? Ad esempio, il proletariato inglese libererà o no l’India? Dal punto di vista dottrinario si dovrebbe subito rispondere affermativamente a questa domanda; ma, credo, i nostri principi valgono incondizionatamente solo per i popoli del nostro ambito di civiltà (4). Al centro dell’attenzione di Kautsky stava il problema del rapporto fra le prospettive d’indipendenza dei popoli coloniali, le fasi del loro sviluppo economico e sociale e la rivoluzione in Europa. A suo giudizio, il possesso dell’India da parte del proletariato vittorioso avrebbe rappresentato un vantaggio anche per il popolo indiano: abbandonato a se stesso, quest’ultimo avrebbe dovuto subire il più ferreo dispotismo “”orientale””, mentre la comune contadina indiana, disgregata e dissolta, non avrebbe più potuto impedire la nascita in Oriente di quella stessa borghesia sconfitta dalla rivoluzione europea. “”Sotto la guida del proletariato europeo al contrario – aggiungeva Kautsky – l’India potrebbe essere condotta assai bene al moderno socialismo, senza dover percorrere lo stadio intermedio del capitalismo”” (5). Non si trattava, né per Engels né per Marx, di domande nuove o originali: era, in sostanza, un angolo visuale particolare dal quale veniva proposta la stessa questione dello sviluppo verso il socialismo di aree dominate da forme di produzione precapitalistiche, alla quale avevano dato risposta sulla base delle numerose sollecitazioni dei populisti russi. Engels, in ogni caso, non rispose subito alla domanda di Kautsky, anche se trovò l’occasione di affrontare il problema da un altro punto di vista. Gliene dette l’occasione la pubblicazione sul settimanale della socialdemocrazia tedesca di un articolo sulla questione egiziana. Al centro dell’interesse della politica internazionale stava, in quei mesi, il problema del significato del bombardamento inglese del porto di Alessandria””(pag 869-870) [Franco Andreucci, ‘La questione coloniale e l’imperialismo’, estratto da ‘Storia del marxismo’, Volume secondo, ‘Il marxismo nell’età della Seconda Internazionale’, Torino, 1979] [(3) Cfr. K. Kautsky, ‘La questione coloniale. Antologia degli scritti sul colonialismo e sull’imperialismo’, a cura di R. Monteleone, Milano, 1977, pp. 23 sgg.; (4) ‘Friedrich Engels’ Briefwechsel mit Karl Kautsky. Zweite, durch die Briefe Karl Kautskys vervollständigte Ausgabe von “”Aus der Frühzeit des Marxismus””‘, Wien 1955, pp. 54-57; (5) Ibid.; (6) ‘Die Sozialdemokratie und die egyptische Frage’, in “”Der Sozialdemokrat””, 3 agosto 1882] “”Le simpatie di numerosi partiti e gruppi socialisti andavano ad Arabi Pascià e alle forze nazionaliste che egli capeggiava in opposizione sia alla posizione passiva del Khedivé, sia alle pesanti interferenze anglo-francesi con l’obiettivo di condurre il paese all’indipendenza. Lo scritto sul “”Sozialdemokrat”” sulla ‘Socialdemocrazia e la questione egiziana’ riportava con approvazione il contenuto degli appelli votati a Parigi nel corso di una manifestazione di solidarietà organizzata dai guesdisti. In essi si esprimeva l’appoggio al partito nazionale formatosi in Egitto come a un partito che si batteva per la causa dell’indipendenza e della sovranità come aveva fatto la borghesia europea, e si salutava con entusiasmo l’offerta fatta da due ex-combattenti della Comune di Parigi di voler accorrere in aiuto ai ‘fellah’ sulle sponde del Nilo e ripetere le gesta che i “”valorosi internazionalisti avevano compiuto nel 1871 per il proletariato sulle sponde della Senna”” (6). Di fronte a una simile presa di posizione, che né a Bernstein né a Kautsky era sembrata da nessun punto di vista sbagliata, Engels esprimeva una serie di giudizi che avevano una duplice origine: anzitutto, la volontà di richiamare i suoi due giovani corrispondenti alla necessità di assumere di fronte ai problemi della politica un atteggiamento freddo e distaccato: “”Non appena da qualche parte si verifica un tumulto, ecco tutti i rivoluzionari latini delirare, senza alcun atteggiamento critico… In tutte le questioni di politica internazionale, i giornali di partito italiani e francesi, con il loro sentimentalismo politico debbono essere usati con la più grande diffidenza, mentre noi tedeschi abbiamo il dovere di confermare anche in questo settore, attraverso la critica, la superiorità teorica, uno volta che ce l’abbiamo”” (7). In secondo luogo Engels esprimeva alcuni punti di una ‘Realpolitik’ disincantata e severa, frutto delle esperienze quarantottesche, ma collegata all’insieme di riflessioni che lui stesso e Marx avevano compiuto sui contadini delle aree extraeuropee e sulle caratteristiche del dispotismo e della stagnazione in Oriente. Secondo Engels, niente autorizzava a valutare Arabi come un pascià diverso dagli altri: Arabi era semplicemente un avversario militare degli inglesi che, in caso di vittoria, avrebbe sottratto agli stranieri il privilegio dell’esazione delle imposte al fine di riscuoterle per proprio conto. Nei confronti dei contadini egiziani, dei ‘fellah’, egli non era che l’incarnazione della forma tradizionale dello sfruttamento, quello esercitato appunto da satrapi o da pascià: “”E’ di nuovo – scriveva – l’eterna storia dei popoli contadini. Dall’Irlanda alla Russia, dall’Asia minore all’Egitto, il contadino di un paese contadino si trova lí per essere sfruttato… A mio parere, potremmo benissimo parteggiare per i ‘fellah’ oppressi, senza condividere le loro momentanee illusioni (giacché un popolo contadino deve essere imbrogliato per secoli prima di essere reso intelligente dall’esperienza), e potremmo assumere un atteggiamento contrario alla brutalità degli inglesi senza solidarizzare con i loro momentanei avversari militari”” (8). Engels, scrivendo a Bernstein, aveva introdotto alcuni elementi di novità nella posizione del problema delle colonie e dei popoli “”oppressi””, di cui Kautsky gli aveva scritto a sua volta, ma non aveva ancora risposto alla domanda iniziale: “”Devo confessare apertamente – scriveva Kautsky il 6 settembre 1882, sollecitando la risposta di Engels – che su questa cosa non sono ancora riuscito a rendermi le idee chiare””. (…) Finalmente, il 12 settembre, Engels si decise a rispondere ai ripetuti inviti di Kautsky: “”Mi domandate che cosa pensino gli operai inglesi della politica coloniale? Ebbene, esattamente lo stesso di ciò che pensano della politica in generale: e cioè lo stesso di ciò che pensa la borghesia””. Nel merito della questione coloniale Engels entrava subito dopo, affrontando per primo il problema delle prospettive di sviluppo delle colonie: esse dovevano essere distinte in primo luogo fra quelle nei confronti delle quali poteva essere applicato il principio dell’indipendenza e quelle che avrebbero dovuto essere ancora guidate nel loro sviluppo. Nel caso di una vittoria del proletariato europeo – questa, è bene ripeterlo, costituisce la premessa di tutta la discussione – le colonie propriamente dette, ossia l’Australia, il Canada, il Capo, sarebbero divenute indipendenti, mentre i possedimenti popolati da indigeni sarebbero stati affidati al proletariato e condotti “”il più rapidamente possibile”” verso l’indipendenza. “”Come questo processo si svolgerà – proseguiva Engels – è difficile a dirsi. L’India forse farà la rivoluzione, come è probabile, e poiché il proletariato che si libera non può condurre guerre coloniali, bisognerà lasciarlo seguire il suo corso… Lo stesso potrebbe accadere altrove, ad esempio in Algeria e in Egitto e sarebbe, ‘per noi’, la cosa migliore””. Il proletariato vittorioso avrebbe “”riorganizzato”” l’Europa e l’America del Nord, che avrebbero costituito un esempio di tale potenza da condurre al loro rimorchio tutti i paesi semicivili. “”Quali fasi sociali e politiche, tuttavia, questi paesi devono trascorrere per giungere anch’essi all’organizzazione socialista, è una domanda alla quale credo si possa oggi rispondere solo con ipotesi oziose. Solo una cosa è certa: il proletariato vittorioso non può imporre la felicità a nessun popolo senza perciò minare la sua stessa vittoria”” (10)”” [Franco Andreucci, ‘La questione coloniale e l’imperialismo’, estratto da ‘Storia del marxismo’, Volume secondo, ‘Il marxismo nell’età della Seconda Internazionale’, Torino, 1979] [(6) ‘Die Sozialdemokratie und die egyptische Frage’, in “”Der Sozialdemokrat’, 3 agosto 1882; (7) ‘Eduard Bernsteins Briefwechsel mit Friedrich Engels’, a cura di H. Hirsch, Assen, 1970, pp. 120-21; (8) Ibid.; (9) ‘Friedrich Engels’ Briefwechsel mit Karl Kautsky’, cit, p. 59; (10) Ibid. p: 63] (pag 870-871-872)”,”LENS-269″ “ANDREUCCI Franco; BALDI Gaetano”,”Engels, la questione coloniale e la rivoluzione in occidente (Andreucci); Sul cosiddetto problema della trasformazione in Marx (Baldi).”,”Bernstein affrontò il tema con un articolo su Neue Zeit del 1896, gli rispose il socialista inglese Ernest Belfort-Bax sulla stessa rivista di Kautsky (Bernstein spregiudicatamente portava avanti una difesa ‘filistea’ del capitalismo, Bax poneva la questione ‘etica’ sulle nefandezze del capitalismo). Uno dei primi ad affrontare il tema negli anni ’80 con ‘Kolonialfrage’ fu proprio Kautsky. Gli scritti di Kautsky su tale questione, dopo la fondazione di Neue Zeit furono numerosi. Engels intervenne con decisione con una lettera a Bernstein del 1882 e criticò l’atteggiamento del ‘Sozialdemokrat’ verso (la poco meditata di difesa de) il “”partito nazionale”” egiziano di Arabi Pascià (nel luglio 1882 c’era stato il bombardamento del porto di Alessandria da parte di una squadra navale inglese). Dopo le insistenze di Kautsky, Engels gli rispose il 12 settembre: “”Mi domandate che cosa pensino gli operai inglesi della politica coloniale? Ebbene, esattamente lo stesso di ciò che pensano della politica in generale: e cioè lo stesso che ne pensa la borghesia”” (Friedrich Engels’ Briefwechsel mit Karl Kautsky’, p. 63, risposta alla lettera di Kautsky a Engels del 6 settembre 1882) Simpatia di Kautsky per gli slavi (pag 454) Posizione di Engels spiegata anche dalla imminenza della rivoluzione in Europa e in Russia Posizione di Engels su popoli oppressi”,”MAES-190″ “ANDREUCCI Franco”,”Il marxismo collettivo. Socialismo, marxismo e circolazione delle idee dalla Seconda alla Terza Internazionale.”,”Franco Andreucci (Certaldo, 1943) insegna storia contemporanea presso il Dipartimento di storia moderna e contemporanea dell’Università di Pisa. Si è occupato di storia del movimento operaio italiano e internazionale e di storia del socialismo. É direttore della rivista di storia contemporanea Passato e Presente e presidente dell’Istituto Ernesto Ragionieri.”,”INTT-052-FL” “ANDREUCCI Franco HOBSBAWM Eric J. NEGT Oskar STEINBERG Hans-Josef WALDENBERG Iring SALVADORI Massimo L. WALICKI Andrzej STRADA Vittorio GETZLER Israel SCHERRER Jutta GERRATANA Valentino DE-PAOLA Gregorio ARATO Andrew HEGEDÜS András GALLISSOT René REBERIOUX Madeleine”,”Storia del marxismo. Volume secondo. Il marxismo nell’età della Seconda Internazionale. La diffusione e la volgarizzazione del marxismo – La cultura europea e il marxismo tra Otto e Novecento – Il marxismo e la teoria della rivoluzione nell’ultimo Engels – Il partito e la formazione dell’ortodossia marxista – La strategia politica della socialdemocrazia tedesca – Bernstein e la sfida all’ortodossia – Kautsky tra ortodossia e revisionismo – Rosa Luxemburg e il rinnovamento del marxismo – Socialismo russo e populismo – Il “”marxismo legale”” in Russia – Georgij V. Plechanov: la dannazione dell’ortodossia – La polemica tra bolscevichi e menscevichi sulla rivoluzione del 1905 – Bogdanov e Lenin: il bolscevismo al bivio – La socialdemocrazia tedesca e la rivoluzione russa del 1905. Il dibattito sulla sciopero di massa e sulle “”differenze”” fra Oriente e Occidente – Il marxismo polacco fra Otto e Novecento – Antonio Labriola e l’introduzione del marxismo in Italia – Georges Sorel, dalla metafisica al mito – L’antinomia del marxismo classico: marxismo e filosofia – La questione agraria – Nazione e nazionalità nei dibattiti del movimento operaio – La questione coloniale e l’imperialismo – Il dibattito sulla guerra.”,” Contiene tra l’altro: – Oskar Negt, ‘Il marxismo e la teoria della rivoluzione nell’ultimo Engels (pag 110-180) – Marek Waldenberg, ‘La strategia politica della socialdemocrazia tedesca’ (pag 205-236) – Iring Fetscher, ‘Bernstein e la sfida all’ortodossia’ (pag 237-278) – Massimo L. Salvadori, ‘Kautsky fra ortodossia e revisionismo’ (pag 279-317) – Oskar Negt, ‘Rosa Luxemburg e il rinnovamento del marxismo’ (pag 318-361) – Israel Getzler, ‘Georgij V. Plechanov: la dannazione dell’ortodossia’ (pag 411-443) – V. Strada, ‘La polemica tra bolscevichi e menscevichi sulla rivoluzione del 1905 (pag 444-495) (tra cui ‘Trotsky, Parvus e la “”rivoluzione permanente””‘) – Jutta Scherrer, ‘Bogdanov e Lenin: il bolscevismo al bivio’ (pag 496-548) “”Ciò che Marx disse nel 1872 sul Congresso dell’Aja – le cui decisioni divennero la base per la creazione di partiti politici nazionali autonomi della classe operaia – indica proprio questa esigenza di concretizzazione spinta fino agli usi e costumi di un paese (anche se in prima istanza si riferisce solo al problema della rivoluzione violenta o pacifica). «L’operaio un giorno dovrà prendere il potere politico per fondare la nuova organizzazione del lavoro; deve rovesciare la vecchia politica che sostiene le vecchie istituzioni: altrimenti non vedrà mai, come gli antichi cristiani che l’hanno negletto e sdegnato, l’avvento del regno dei cieli in questo mondo. Noi non abbiamo affatto preteso che per arrivare a questo scopo i mezzi fossero dappertutto identici. Sappiamo quale importanza abbiano le istituzioni, i costumi e le tradizioni dei vari paesi, e non neghiamo che esistono dei paesi come l’America, l’Inghilterra e, se io conoscessi meglio le vostre istituzioni, aggiungerei l’Olanda, in cui i lavoratori possono raggiungere il loro scopo con mezzi pacifici. Se ciò è vero, dobbiamo però riconoscere che, nella maggior parte dei paesi del continente, è la forza che deve essere la leva delle nostre rivoluzioni; è alla forza che bisognerà fare appello per instaurare il regno del lavoro (3). In che misura processi oggettivi – come la drastica contraddizione tra le forze produttive e i rapporti di produzione – si intreccino con la struttura del sistema di dominio politico, con le opinioni e con la capacità decisionale delle masse e delle classi dominanti, fino a costituire un tutto indivisibile, quando una crisi dell’intera nazione produce una situazione rivoluzionaria, lo ha detto Lenin, con una formulazione pregnante e ancora oggi valida, che esprime sinteticamente le esperienze rivoluzionaria sia della borghesia, sia del proletariato. Non a caso in questo formula, che indica la possibilità della vittoria rivoluzionaria, si sottolinea proprio il momento della decisione e della volontà, dunque un elemento socio-psicologico, soggettivo. «La legge fondamentale della rivoluzione, convalidata da tutte le rivoluzioni e in particolare dalle tre rivoluzioni russe del secolo ventesimo, consiste in questo: per la rivoluzione non basta che le masse sfruttate e oppresse siano coscienti dell’impossibilità di continuare a vivere come per il passato ed esigano dei cambiamenti; per la rivoluzione è necessario che gli sfruttatori non possano più vivere e governare come per il passato. Soltanto quando gli «strati inferiori» non vogliono più il passato e gli «strati superiori» non possono più vivere come in passato, la rivoluzione può vincere. In altri termini, questa verità significa che la rivoluzione non è possibile senza una crisi di tutta la nazione (che coinvolga cioè gli sfruttati e gli sfruttatori). Per la rivoluzione è quindi anzitutto necessario che la maggioranza degli operai (o, quanto meno, la maggioranza degli operai coscienti, pensanti, politicamente attivi) comprenda pienamente la necessità del rivolgimento e sia pronta ad affrontare la morte per esso, e, inoltre, che le classi dirigenti attraversino una crisi di governo che trascini nella politica anche le masse più arretrate (l’inizio di ogni vera rivoluzione è caratterizzato dal rapido decuplicarsi o centuplicarsi del numero dei rappresentanti della massa lavoratrice e oppressa, fino a quel momento apatica, capaci di condurre la lotta politica), indebolisca il governo e consenta ai rivoluzionari di abbatterlo al più presto»”” (pag 132-133) [Oskar Negt, ‘Il marxismo e la teoria della rivoluzione nell’ultimo Engels’] [(in) AaVv, ‘Storia del marxismo. Volume secondo. Il marxismo nell’età della Seconda Internazionale] [(3) Karl Marx, ‘Rede über den Haager Kongreß’, in Mew, vol. 18, p. 160 [trad. it. ‘Discorso tenuto ad Amsterdam l’8 settembre 1872’, in ‘Opere scelte’, cit., pp. 935-936]. Questo articolo apparve dapprima in “”La Liberté””, 15 settembre 1872, n. 37. Sul “”Volksstaat”” l’ultima frase è sostituita da «Ma non è questa la situazione di tutti i paesi». La direzione della socialdemocrazia tedesca ha censurato più volte articoli di Marx ed Engels o ne ha pubblicato versioni indebolite, per evitare un’impressione di “”violenza””; (4) V.I. Lenin, ‘L’estremismo malattia infantile del comunismo’, in ‘Opere’, Roma, 1967, vol. 31, pp. 74-75] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM]”,”MAES-001-FMP”
“ANDREW Christopher GORDIEVSKIJ Oleg”,”La storia segreta del KGB.”,”ANDREW è uno storico, GORDIEVSKIJ un ex-colonnello del KGB”,”RUSS-033″
“ANDREW Anita M. RAPP John A., scritto e a cura”,”Autocracy and China’s Rebel Founding Emperors. Comparing Chairman Mao and Ming Taizu.”,”ANDREW Anita M. insegna presso il dipartimento di storia al Northern Illinois University e ha diretto il giornale Ming Studies dal 1994 al 2000. John A. RAPP insegna presso il dipartimento di scienze politiche ed è il fondatore dell’Asian studies program al Beloit College. Fondo RC”,”CINx-224″
“ANDREW Christopher MITROKHIN Vasilij”,”L’archivio Mitrokhin. Una storia globale della guerra fredda da Cuba al Medio Oriente.”,”””Ridicolizzata e vituperata alla fine dell’era sovietica, la comunità dell’intelligence russa ha ottenuto da allora notevoli successi nel reinventare se stessa e recuperare la sua influenza politica. Gli ultimi tre primi ministri della Federazione Russa durante la presidenza di Boris Eltsin – Evgenij Primakov, Sergej Stepasin e Vladimir Putin – erano tutti ex-capi dell’intelligence. Putin, che succedette a Eltsin come presidente nel 2000, è l’unico ufficiale dell’FCD che sia mai diventato un dirigente russo (56). Secondo il capo dell’SVR, Sergej Nikolaevic Lebedev, «la comprensione dell’attività di intelligence del presidente e l’opportunità di parlare con lui lo stesso linguaggio rendono il nostro lavoro considerevolmente più semplice» (57). Nessun precedente capo di Stato in Russia, e forse in nessun’altra parte del mondo, si è mai circondato di tanti ex agenti dell’intelligence (58). Putin ha anche un maggior controllo diretto dell’intellingence rispetto a qualsiasi altro leader russo dopo Stalin. Secondo Kirpicenko, «siamo sotto il controllo del presidente e della sua amministrazione, perché l’intelligence è direttamente subordinata al presidente e solo a lui». Ma mentre i capi dell’intellingece di Stalin gli dicevano di solito solo ciò che lui voleva sentire, Kirpicenko afferma che «adesso gli diciamo le cose come stanno» (59). (…) Nonostante la sua enfasi senza precedenti sulla «sicurezza spirituale», comunque, l’FSB () resta un’agenzia di intelligence politicizzata che segue i critici e gli oppositori del presidente Putin tra la crescente diaspora russa all’estero (62), come nella Russia stessa. Durante il suo primo periodo in carica, mentre affermava il suo impegno per la democrazia e i diritti umani, Putin riuscì poco a poco a emarginare la maggior parte dell’opposizione e a ottenere il controllo sui canali televisivi e sui principali media. Il vigoroso dibattito pubblico dei problemi politici durante gli anni di Eltsin è ampiamente scomparso. Ciò che pian piano è emerso è un nuovo sistema di controllo sociale nel quale coloro che escono troppo dai ranghi sono costretti ad affrontare intimidazioni da parte dell’FSB e dei tribunali. Il rapporto annuale del dipartimento di Stato del 2003 sui diritti civili informa che una serie di presunti casi di spionaggio che coinvolgono scienziati, giornalisti e ambientalisti «ha causato preoccupazioni continue riguardanti la mancanza di processi adeguati e l’influenza dell’FSB sui tribunali». Secondo Ljudmila Akekseeva, l’attuale capo del Gruppo Mosca Helsinki che conduce campagne per i diritti umani in Russia dal 1976, «l’unica cosa di cui sono colpevoli questi scienziati, giornalisti e ambientalisti è il parlare agli stranieri, che nella Russia è un’offesa imperdonabile» (63)”” (pag 461-462)] [(56) Andropov non aveva esperienza nei servizi segreti esteri; fu membro del PCUS e diplomatico prima di diventare presidente del KGB nel 1967; (57) Intervista con Lebedev, “”Rossijskaja gazeta””, 20 dicembre 2002; (58) Nick Holdsworth e Robin Gedye, ‘Putin brings back the Cold War spy system’, “”Daily Telegraph’, 15 luglio 2004; (59) Intervista con Kirpicenko, “”Vremia novostej””, 20 dicembre 2004; (62) ‘Senior Whitehall and security sources’, citato da Jason Bennetto, ‘Carry on Spyings: Russian Agents Flood UK in Revival of Intelligence Cold War’, “”Independent””, 26 ottobre 2004; (63) Dipartimento di Stato americano, ‘Country Reports on Human Rights Practices’, 2003: Russia; Anna Badkhen, ‘Democracy on the Brink: Spy Mania’, “”San Francisco Chronicle””, 7 marzo 2004; Kathy Lally, “”Spy mania”” Strikes Russia””, “”Baltimore Sun””, 4 gennaio 2004; () FSB Servizio di sicurezza e intelligence russo (dal 2004 ha assorbito l’ex SVR)]”,”RUSU-260″
“ANDREW Christopher GORDIEVSKIJ Oleg”,”La storia segreta del KGB.”,”Christopher Andrew (1941), preside della Facoltà di Storia dell’Università di Cambridge, dove insegna Storia moderna e contemporanea, è uno dei massimi studiosi di Intelligence mondiali e autore di vari libri sui servizi segreti fra cui L’archivio Mitrokhin. Le attività segrete del KGB in Occidente (con Vasilij Mitrokhin). Oleg Gordievskij (1938), agente del KGB dal 1962, sconvolto dalla repressione seguita alla Primavera di Praga nel 1968, iniziò a collaborare con i Servizi segreti britannici nel 1974 come infiltrato nel KGB; fu protagonista di una racambolesca fuga in Occidente nel 1985, quando i sospetti su di lui divennero tali da mettere in pericolo la sua vita.”,”RUSS-059-FL”
“ANDREYEVA-GEORG V. TOLMACHEVA V.”,”The Russian Verb. Prepositional and Non-Prepositional Government.”,”Foreword, List of Abbreviations, Translated by V. KOROTKY,”,”RUSx-259-FL”
“ANDRIANI Silvano”,”L’ ascesa della finanza. Risparmio, banche, assicurazioni: i nuovi assetti dell’ economia mondiale.”,”ANDRIANI Silvano, economista e studioso di politica finanziaria, è presidente delle compagnie di assicurazione del Gruppo Montepaschi di Siena. Senatore per due legislature, è stato presidente del Cespe (Centro studi di politica economica), vicepresidente della commissione bilancio del Senato ed attualmente presidente del Cespi (Centro studi di politica internazionale). Stati Uniti. Il controllo sindacale delle assunzioni. “”Roosevelt, come è noto, ridusse la portata delle leggi antimonopolio, rafforzando il potere oligopolistico delle corporation allo scopo di dare a esse maggiori possibilità di controllare mercati estremamente turbolenti, ma, simultaneamente, determinò per legge il riconoscimento istituzionale dei sindacati, che fino ad allora erano stati combattuti con ogni mezzo, fino al riconoscimento del “”closed shop”” cioè del potere monopolistico dei sindacati di controllare le assunzioni. Il tutto nel quadro di una politica economica che rafforzava l’intervento dello Stato per superare la Grande depressione e rilanciare l’occupazione.”” (pag 162-163)”,”ECOI-239″
“ANDRIANI Silvana VIOLANTE Luciano a cura; saggi di Vincenzo VISCO Giuseppe D’ALEMA Giancarlo FERRERO Varese ANTONI Giovanni MONACO Enrico DE-NICOLA Astolfo DI-AMATO Nicola MAZZACUVA Luciano VIOLANTE Ugo SPAGNOLI Pier Giorgio FERRI Carlo Federico GROSSO Carlo FIORE Raffaele SATURNINO Giuseppe RICCIO Eugenio BAFFI”,”Le evasioni fiscali. Politica economica, riforma dell’amministrazione e sanzioni penali.”,”Saggi di Vincenzo VISCO Giuseppe D’ALEMA Giancarlo FERRERO Varese ANTONI Giovanni MONACO Enrico DE-NICOLA Astolfo DI-AMATO Nicola MAZZACUVA Luciano VIOLANTE Ugo SPAGNOLI Pier Giorgio FERRI Carlo Federico GROSSO Carlo FIORE Raffaele SATURNINO Giuseppe RICCIO Eugenio BAFFI”,”ITAE-399″
“ANDRIC’ Ivo”,”Il ponte sulla Drina. Romanzo.”,”””Nella cittadina giungevano sempre nuove truppe, ed insieme con loro munizioni, vettovaglie ed equipaggiamento, non solo per mezzo della linea ferroviaria, che era sovraccarica, ma anche per l’antica carreggiata, attraverso Rogatica. Giorno e notte, attraversavano il ponte carri e cavalli, e la prima cosa che li attendeva all’uscita del ponte erano i tre impiccati sulla piazza. E dato che l’inizio della colonna rimaneva solitamente bloccata nelle strade ingombre, ogni colonna doveva fermarsi al ponte o nella piazza, accanto alla forca, finché quelli davanti non trovavano via libera. Impolverati, accesi in viso, rauchi per le grida e per la rabbia, i sergenti maggiori passavano tra i carri e i cavalli carichi, facevano disperati cenni con le mani, bestemmiavano in tutte le lingue della monarchia austro-ungarica tutti i santi di tutte le confessioni riconosciute”” (pag 443) ‘Il ponte sulla Drina è un romanzo storico scritto da Ivo Andric, pubblicato nel 1945. Il libro racconta la storia del ponte Mehmed Pasa Sokolovic, situato nella città di Visegrad, in Bosnia ed Erzegovina. Il ponte, costruito nel XVI secolo, diventa il simbolo centrale attorno al quale si sviluppano le vicende storiche, sociali e culturali della regione. Il romanzo copre un periodo di circa quattro secoli, dal periodo ottomano fino alla Prima Guerra Mondiale. Attraverso una serie di racconti e personaggi, Andric descrive le diverse fasi storiche e i cambiamenti che hanno influenzato la vita degli abitanti di Visegrad. Il ponte diventa testimone silenzioso di eventi significativi, come invasioni, guerre, rivolte e cambiamenti politici. Uno degli aspetti più affascinanti del romanzo è la capacità di Andric di intrecciare le storie personali dei personaggi con la grande storia, creando un affresco vivido e dettagliato della vita nella regione balcanica. Il ponte sulla Drina è considerato uno dei capolavori della letteratura jugoslava e ha contribuito a far guadagnare a Ivo Andric il Premio Nobel per la Letteratura nel 1961.’ (f. copilot)”,”VARx-003-FMDP”
“ANDRIEU René”,”Les communistes et la révolution.”,”Libertà e democrazia ipocrita. “”Ma è Marx a cui va il merito di aver mostrato con precisione il carattere storicamente relativo della libertà in legame con i rapporti sociali reali a tale epoca di sviluppo della società. Nel 1847, a Bruxelles, nel suo discorso sul libero-scambio, dichiara: “”Signori non vi lasciate imporre la parola astratta di libertà. Libertà di chi? Non è la libertà di un semplice individuo di fronte ad un altro individuo. E’ la libertà che ha il lavoro di schiacciare il lavoratore””. (pag 253)”,”PCFx-039″
“ANDRIEUX Louis”,”La Commune a Lyon en 1870 et 1871.”,”””Si sa come Parigi rispose ai primi atti dell’ Assemblea nazionale e del Governo di M. Thiers con l’ insurrezione del 18 marzo. L’ autonomia comunale, che doveva servire da programma alla Comune di Parigi, trovò a Lione un terreno ben preparato. L’ abbiamo vista trionfante dal 4 settembre in questo Comitato di Salute pubblica che pretendeva governare la città senza interferenza del governo centrale e trattare da pari a pari con il Governo della Difesa nazionale. Spogliata durante l’ Impero di ogni rappresentanza municipale, avendo subito per vent’anni il regime delle Commissioni e l’ arbitrio di un prefetto-sindaco, caduta, per così dire, allo stato di ‘città imperiale’, la città di Lione, per una naturale reazione, era portata verso l’ esagerazione contraria. Essa sembrava allora incoraggiata alla prova del regime federalista dall’ esempio della sua vicina Confederazione Elvetica. Si potrebbe dire che, come il Rodano, il federalismo scendeva dalle cime della Svizzera, attraversando il lago di Ginevra””. (pag 217-218)”,”MFRC-096″
“ANDRONIKOW I.G. MOSTOWENKO W.D., a cura di F.M. von SENGER e ETTERLIN”,”Die roten Panzer. Geschichte der sowjetischen Panzertruppen 1920-1960.”,”””Am 31. August 1920 verließ der erste leichte Panzer das Werk in Sormowo. Er erhielt den Namen “”Freiheitskämpfer Genosse Lenin””. Die ersten Panzer sowjetischer Produktion standen in nichts den besten Panzer sowjetischer Herstellung ausgerüstet; sie nahm am 22. Februar 1922 an der Parade auf dem Roten Platz in Moscau teil, die anläßlich des 4. Jahrestages der Gründung der Sowjetarmee abgehalten wurde.”” (pag 15) Il primo carro armato leggero lascia la fabbrica Sormowo il 31 agosto 1920. Riceve il nome di “”compagno Lenin combattente per la libertà””. I primi carri di produzione sovietica nell’ armamento non avevano nulla in confronto ai migliori carri di fabbricazione sovietica; essi presero parte alla parata del 22 febbraio 1922 sulla piazza Rossa a Mosca in occasione del 4° anniversario della fondazione dell Armata Rossa.”,”QMIS-097″
“ANDROUAIS Anne BOISSEAU du ROCHER Sophie BOUISSOU Jean-Marie DELALANDE Philippe EYRAUD Henri FAURE Guy GARRIGUE Anne GENTELLE Pierre HENRIOT Alain HUCHET Jean-Francois JAN Michel MENGUY Marc PERELMAN Remi PERRIN Jean RAILLON Francois TAILLARD Christian DE-VILLEPIN Xavier WANG Alain, saggi di”,”L’ Asie demain. Permanences et mutations.”,”Xavier de VILLEPIN, senatore, ex presidente della Commissione affari esteri, della difesa e delle forze armate, del Senato Saggi di ANDROUAIS Anne BOISSEAU du ROCHER Sophie BOUISSOU Jean-Marie DELALANDE Philippe EYRAUD Henri FAURE Guy GARRIGUE Anne GENTELLE Pierre HENRIOT Alain HUCHET Jean-Francois JAN Michel MENGUY Marc PERELMAN Remi PERRIN Jean RAILLON Francois TAILLARD Christian DE-VILLEPIN Xavier WANG Alain. “”Infine, la scelta della Cina per il multilateralismo mondiale e regionale (le Nazioni Unite di cui l’ OMC; l’ APEC; l’ AFTA …) le permetteranno di manifestare discretamente la sua opposizione all’ unilateralismo come pure implicitamente, al diritto detto di “”intervento preventivo”” rivendicato da Washington. Si noterà che si tratta, qui di un dominio che tocca gli interessi fondamentali della Cina popolare, che afferma la sua indipendenza politica. Con questa “”via di differenze calcolate a debole coefficiente di provocazione”” presa da Pechino, le capitali asiatiche, attualmente obbligate al faccia a faccia con gli Stati Uniti, potrebbero – il vero problema – forgiare delle relazioni meglio equilibrate tra i due protagonisti e questo, senza conseguenze vitali per la stabilità economica o politica.”” (pag 114)”,”ASIx-076″
“ANDRUCCIOLI Paolo”,”Spine rosse. Breve storia della minoranza congressuale della CGIL (1978-2006).”,”ANDRUCCIOLI Paolo è giornalista professionista. Lavora oggi per l’ Agenzia di stampa “”Redattore sociale””, dopo essere stato cronista sindacale e poi caporedattore del quotidiano Il Manifesto. Collabora con ‘Rassegna sindacale’. Ha pubblicato libri sui fondi pensione e sulla finanza responsabile. Cita lotta comunista pag 57, 60, 65 e 113 Cita F. Grondona (pag 60)”,”MITT-259″
“ANFOSSI Riccardo”,”Le internazionali (1864-1943). Storia di un’idea.”,”Dati sulle purghe, liquidazione del partito comunista polacco ad opera della segreteria dell’internazionale (presente Togliatti), giustiziati in Russia 10 mila polacchi (pag 147)”,”INTx-045″
“ANGEL Pierre”,”Eduard Bernstein et l’ evolution du socialisme allemand.”,”ANGEL Pierre è agregé de l’ Universitè.”,”BERN-008″
“ANGELA Piero, contributi di F. FORESTA MARTIN D. MAINARDI L. PINNA G. POLI M. VISALBERGHI”,”Viaggi nella scienza. Il mondo di Quark.”,”Contributi di F. FORESTA MARTIN D. MAINARDI L. PINNA G. POLI M. VISALBERGHI”,”SCIx-137″
“ANGELA Piero”,”Quark Economia. (Per capire un mondo che cambia)”,”””Cominciano dal ‘dematerializzare’, vale a dire fare le cose con meno materiale, meno macchine, meno braccia e più intelligenza (o, come si dice oggi, più ‘software’). Un esempio tipico è l’elettronica.”” (pag 27)”,”ECOI-015-FV”
“ANGELINI Giovanna”,”L’ altro socialismo. L’ eredità democratico- risorgimentale da Bignami a Rosselli.”,”Giovanna ANGELINI insegna storia delle dottrine politiche all’ Università di Pavia. Ha pubblicato nelle edizioni Angeli ‘Il socialismo del lavoro. Osvaldo Gnocchi-Viani tra mazzianianesimo e istanze libertarie’, ‘La cometa rossa. Internazionalismo e quarto stato. Enrico Bignami e ‘La Plebe” nonché ‘La galassia repubblicana. Voci di minoranza nel pensiero politico italiano’ (in collaborazione con Arturo COLOMBO e V. Paolo GASTALDI. Di GNOCCHI-VIANI ha curato anche l’ antologia di scritti ‘Oltre la politica. Valori e istituzioni per una società nuova’ e l’ inedito ‘I sansimoniani’. “”L’attività che seguì fu strettamente legata alle agitazioni sviluppatesi in seno alle due categorie di lavoratori. Gli armatori, che sempre avevano mirato a distruggere la forza della FILM, avevano infatti ottenuto che il prefetto di Genova nominasse un commissario a reggere l’organizzazione, privando Giulietti delle sue funzioni di segretario; un altro commissario era stato designato ad amministrare la Cooperativa di navigazione “”Garibaldi””. Contro questi provvedimenti ingiustificati il Comitato di difesa della gente di mare aveva elevato e continuava ad elevare le sue proteste, che, non sorrette da alcuna azione concreta, restavano senza effetto. Il Comitato sindacale nazionale comunista per i marittimi si unì al Comitato di difesa nella riaffermazione dei diritti dei lavoratori del mare, ma ribadì le tesi comuniste sulla necessità di una lotta solidale dei lavoratori e la sua opposizione ai metodi di direzione di Giulietti (…)””. (pag 177)”,”MITS-085″
“ANGELINI Giovanna COLOMBO Arturo GASTALDI V. Paolo”,”Poteri e libertà. Autonomie e federalismo nel pensiero democratico italiano.”,”Giovanna ANGELINI insegna storia delle dottrine politiche all’ Università di Pavia. Ha scritto e curato varie opere tra cui ‘La galassia repubblicana’ (con A. COLOMBO e V.P. GASTALDI) (v.retrocopertina). Arturo COLOMBO insegna storia delle dottrine politiche all’ Università di Pavia. Anche lui ha all’ attivo vari libri tra cui ‘Lenin e la rivoluzione’. V. Paolo GASTALDI insegna storia del pensiero politico contemporaneo all’ Università di Pavia e presiede la Lidu. Ha scritto ‘Agostino Bertani e la democrazia repubblicane’ e altre opere.”,”ITAB-060″
“ANGELINI Giovanna”,”Il socialismo del lavoro. Osvaldo Gnocchi-Viani tra mazzinianesimo e istanze libertarie.”,”ANGELINI Giovanna è ricercatrice di storia delle dottrine politiche all’ Università di Pavia e si occupa del dibattito ideologico e poltiica del XIX e XX secolo tra repubblicani, socialisti e anarchici. Ha pubblicato: ‘Giovanni Bovio e l’ alternativa repubblicana’ (1981). “”Gnocchi-Viani non poteva conoscere, allora, le riflessioni che Marx aveva svolto nella ‘Guerra civile in Francia’, a proposito di questo evento parigino, in sé limitato, ma destinato a rimanere fondamentale nella storia europea della seconda metà dell’ 800 per la risonanza e le ripercussioni che avrà su tutto il movimento operaio (…).”” (pag 99) “”Non solo: anche Engels a conclusione del suo scritto ‘Dell’ autorità’ (quello pubblicato sull’ Almanacco della Plebe per il 1874), contro la pregiudiziale antiautoritaria degli anarchici, aveva chiamato in causa proprio gli avvenimenti comunardi e il ruolo fondamentale che l’ autorità e i “”mezzi autoritari”” avevano svolto al fine del successo, effimero ma significativo, conseguito dagli insorti. Gli interrogativi (retorici) che il segretario dell’ Internazionale proponeva al lettore, non avrebbero potuto essere più eloquenti. “”La Comune di Parigi – si domandava – sarebbe durata un sol giorno, se non si fosse servita (dell’) autorità di popolo armato, in faccia ai borghesi?””. E come se non bastasse, rincarava la dose giungendo a supporre che, forse le sue conquiste non erano state durature proprio perché non si era “”servita abbastanza largamente”” di metodi autoritari. Lo scritto di Engels era apparso sul finire del 1873, quando il contrasto tra le due correnti dell’ Associazione dei lavoratori, emerse all’ Aja, si era radicalizzato fino a rivelarsi insanabile, e ciascuna puntava a intensificare la propaganda dei propri principi e dei propri schemi d’ azione. Nel febbraio dell’ anno successivo, Gnocchi-Viani dava alle stampe, sotto forma di dialogo (che, a suo avviso, meglio si prestava a “”scartare (…) le signorili pompe oratorie e a immedesimarsi invece colla schietta semplicità dei lavoratori””), le sue riflessioni su ‘La Comune di Parigi e l’ Internazionale’, articolate con il preciso intento di fornire una risposta esauriente agli interrogativi engelsiani””. (pag 99-100)”,”MITS-296″
“ANGELINI Giovanna COLOMBO Arturo GASTALDI V. Paolo”,”La galassia repubblicana. Voci di minoranza nel pensiero politico italiano.”,”Giovanna ANGELINI insegna stora delle dottrine politiche all’Università di Pavia come pure Arturo COLOMBO che è anche presidente della Fondazione Riccardo Bauer. Paolo GASTALDI insegna storia del pensiero politico contemporaneo nell’Università di Pavia ed è presidente della Lidu (lega italiana diritti umani).”,”TEOP-373″
“ANGELINI Giovanna”,”Il socialismo del lavoro. Osvaldo Gnocchi-Viani tra mazzinianesimo e istanze libertarie.”,”””Quando nel 1884, con il titolo di ‘Socialismo utopico e socialismo scientifico’ cominciavano a circolare, tradotti in italiano dall’infaticabile Martignetti, i capitoli più significativi dell”Antidühring’ di Engels, Gnocchi-Viani ne consigliava la lettura al giovane Casati. “”Leggilo, rileggilo, meditalo”” (1), gli scriveva in settembre, mentre Casati al “”cellulare”” di Milano sperimentava, per la prima volta, la durezza della reazione governativa contro il Partito operaio. Ciò che nel lucido testo engelsiano Gnocchi-Viani aveva particolarmente apprezzato apparirà chiaro alcuni anni più tardi, quando, nel 1892, in un breve saggio sul “”socialismo germanico”” (2), riconoscerà a Engels il merito di aver attribuito un posto rilevante nella storia delle idee sociali a Fourier, a Saint-Simon e a Owen, definiti “”fondatori del socialismo”” e qualificati sì come “”utopisti””, ma senza caricare tale connotazione di quella forte valenza negativa, di quel “”significato altezzoso di sprezzo””, come Gnocchi-Viani dirà nei suoi ‘Ricordi’ (3), che aveva, invece, nel “”Manifesto”” in cui l’influenza di Marx era stata preponderante. In realtà, le proposte dei tre percursori del socialismo, nel discorso di Engels, assumevano una dimensione utopistica solo perchè “”non potevano essere null’altro in un’epoca in cui la produzione capitalistica era ancora così poco sviluppata”” (4). Il “”loro nuovo edificio”” (per dirla con Engels) era una pura costruzione della ragione, elargito “”alla società dall’esterno”” (5), a causa delle arretrate condizioni della struttura economica che avevano impedito a quei “”grandi utopisti”” di scorgere nelle contraddizioni “”latenti nel modo di produzione capitalistico””, gli “”elementi”” (6) sui cui edificare una realtà migliore. Ciò nonostante, molte delle loro intuizioni continuavano a mantenere una vitalità inalterata. Lo stesso Engels lo aveva posto in evidenza, ricordando, per esempio, il ruolo centrale che, nel sistema saintsimoniano, spettava ai fattori economici, destinati a diventare “”la base delle istituzioni politiche””, fino a trasformare l’organismo statale in “”un’amministrazione di cose e in una direzione di processi produttivi”” (7).”” (pag 242-243) [Giovanna Angelini, Il socialismo del lavoro. Osvaldo Gnocchi-Viani tra mazzinianesimo e istanze libertarie, 1987] [(1) Lettera di Gnocchi-Viani a Casati, 19 settembre 1884; (2) Gnocchi-Viani, Alcuni appunti sul socialismo germanico, in ‘Il pensiero italiano’; (3) Gnocchi-Viani, Ricordi di un internazionalista; (4) (5) (6) (7) Engels, Antidühring]”,”MITS-010-FPA”
“ANGELINI Antonio”,”””L’arte militare”” di Flavio Renato Vegezio.”,”Di Flavius Vegetius Renatus (un codice anche Publi Vegeti Renati), autore di una Epitoma rei militaris, si sa molto poco. Era un alto funzionario, vir inlustris comes (pare comes sacrarum largitionum, ministro delle finanze) e cristiano. Non pare abbia mai servito nell’esercito. L’imperatore, al quale l’opera è dedicata, è ritenuto da alcuni Teodosio I (379-395); altri pensarono a Valentiniano III (424-455) o a Teodosio II (408-450). Siamo quindi alla fine del sec. IV o al principio del V d. C. Vegezio era persuaso che la decadenza dell’impero aveva la sua causa principale nella decadenza dell’esercito, che aveva perduto la disciplina Romana e s’era imbarbarito. Bisognava quindi tornare all’antico e vedere come e dove gli antichi reclutavano i soldati e come li istruivano. V. scrisse così il primo libro, che, offerto all’imperatore, piacque e l’autore fu invitato a trattare anche le altre parti della scienza miliiare. E così V. espose nel secondo libro l’organizzazione e l’addestramento antico della legione, nel terzo trattò della condotta delle operazioni. Il quarto libro tratta della guerra d’assedio, con un’appendice sulla guerra navale (IV, 31 seg.).”,”QMIx-123-FSL”
“ANGELOZZI GARIBOLDI Giorgio”,”Il Vaticano nella Seconda guerra mondiale.”,”ANGELOZZI GARIBOLDI Giorgio avvocato penalista del Foro di Roma, pubblicista, autore di scritti giuridici è cultore di studi sulla storia della Chiesa (in particolare nel secondo conflitto mondiale) e conoscitore del mondo vaticano. Ha scritto pure ‘Pio XII. Hitler e Mussolini. Il Vaticano tra le dittature)’. “”Roosevelt aveva avuto sentore delle manovre di Hitler verso il Vaticano per ottenere la mediazione del papa per una pace negoziata. Ciò spiega l’ intransigenza di Taylor sulla continuazione della guerra fino alla vittoria alleata. L’ atteggiamento inflessibile di Taylor non dovette essere gradito al papa che in divesi momenti del conflitto aveva fatto ogni sforzo per assicurare una pace giusta e durevole. Pio XII, nell’ ultima udienza concessa all’ ambasciatore personale di Roosevelt, il sabato 26 settembre 1942, alle ore 11.55, lo aveva rassicurato che la Santa Sede non desiderava, né avrebbe approvato mai una pace di compromesso a qualsiasi costo.”” (pag 139)”,”RELC-172″
“ANGELOZZI GARIBOLDI Giorgio”,”Pio XII, Hitler e Mussolini. Il Vaticano fra le dittature.”,”Giorgio Angelozzi Gariboldi avvocato, pubblicista è autore di diversi testi di carattere giuridico. E’ un profondo conoscitore della storia del Vaticano e ha pubblicato con Mursia: ‘Il Vaticano nella Seconda Guerra Mondiale’ In apertura: “”Di me non pianger tu; ché i miei dì fèrsi / morendo eterni, e ne l’interno lume / quando mostrai de chiuder, gli occhi apersi”” (Petrarca, Canzoniere, 279) “”Hitler era la perfetta personificazione del principe di machiavelliana memoria: nei suoi discorsi in pubblico, assicurava il rispetto per la religione cattolica. (…) Hitler, dunque, non affrontava ancora apertamente il Vaticano, preferendo neutralizzare l’opposizione della Chiesa cattolica al nazismo adottando comportamenti ambigui, senza per questo escludere atti intimidatori. Il cardinale Pacelli, ancora una volta, non si faceva soverchie illusioni sulle dichiarazioni ufficiali di Hitler e nutriva sempre minori speranze a mano a mano che pervenivano dalla Germania notizie non certo confortanti. I vescovi tedeschi reclamavano dalle autorità naziste il rispetto dei princípi che finora avevano rassicurato il Vaticano, essendo stati enunciati dallo stesso partito nazionalsocialista. (…) Nel medesimo tempo, come si è già intravisto nelle pagine precedenti, Alfred Rosenberg progettava di creare una chiesa nazionale tedesca elevando il ‘Mein Kampf’ hitleriano a sacra scrittura del Terzo Reich. L’esaltazione del nuovo mito tedesco della superiorità della razza ariana e del «messia» Hitler, salvatore del popolo tedesco, avveniva ormai pubblicamente. In un raduno politico a Berlino nel gennaio del 1933 si udirono grida che inneggiavano reclamando ‘una chiesa, un Reich, un Führer’. Il cardinale Bertram, arcivescovo di Breslavia, ammoniva sui pericoli del movimento nazionalsocialista che non era più soltanto politico, poiché predicava una deforme filosofia che doveva essere combattuta con assoluta fermezza. La nuova filosofia era la «religione del sangue» sostenuta da Rosenberg il cui libro sul mito del XX secolo (apparso nel 1930 (…)) doveva diventare la base dottrinaria del partito. In esso si potevano leggere frasi come queste: «Oggi si desta una nuova fede: il mito del sangue, l’essenza divina dell’essere umano». L’opera era talmente intrisa di neopaganesimo e d’esaltazione di tutte le teorie basate sulla razza che l’avevano preceduta (da Gobineau a Chamberlain [Houston Stewart Chamberlain, ndr]) che arrivò a suscitare ampie riserve e perfino dissensi all’interno dello stesso partito nazionalsocialista. Per il ministro della Propaganda, Joseph Goebbels, che, malgrado tutto, aveva ricevuto un’educazione religiosa la quale lo poneva, almeno nei primi anni del potere, di fronte a non semplici dilemmi, ciò che Rosenberg scriveva non era che un «rutto ideologico». Per cercare di «calmare» e al tempo stesso screditare Rosenberg, venne fatta circolare la voce che Hitler avesse letto l’opera e l’avesse trovata «noiosa». Era vero, invece, il contrario, come sarà confermato da Otto Strasser: “”«Tutte le rivoluzioni nella storia universale» aveva detto Hitler, «non sono altro che idee razziali. Se soltanto si leggesse il nuovo libro di Rosenberg – nel suo genere, la più straordinaria delle opere – si capirebbero queste cose!»””. Il Vaticano mise all’indice l’opera di Rosenberg nel 1934 (…)”” (pag 44-45-46)”,”RELC-359″
“ANGELUS Jerold a cura”,”Fritz Platten. Communism, Second International, Zimmerwald Conference, February Revolution, World War I.”,”E’ un’accozzaglia di voci enciclopediche, testi presi da Internet (Wikipedia ecc.) più o meno collegati al nome Fritz Platten Ruolo di Platten nell’organizzazione del viaggio di ritorno di Lenin in Russia dopo la rivoluzione di febbraio.”,”INTx-050″
“ANGENOT Marc”,”Les grands recits militants des XIX et XX siecles. Religions de l’ humanité et sciences de l’ histoire.”,”ANGENOT Marc è autore di varie opere di teoria letteraria, di analisi del discorso e della storia delle idee politiche. E’ titolare di una cattedra di lingua e letteratura francese all’ Università McGill di Montreal e membro della Societé Royale del Canada.”,”SOCx-088″
“ANGENOT Marc”,”La démocratie, c’est le mal.”,”ANGENOT Marc è autore di una ventina di opere di storia delle idee politiche e di teoria della letteratura. Occupa la cattedra James McGill di lingue e letteratura francese all’ Università McGill ed è segretario dell’ Accademie des lettres et sciences humaines de la Société Royale du Canada. Democrazia strumento della dominazione capitalistica (pag 49) “”La democrazia è un’ impostura in una società capitalistica dove ‘tutto’ è menzogna organizzata. “”Il giorno in cui la borghesia cesserà di mentire, scomparirà perché essa non potrà più sussistere””, è un commento famoso del leader tedesco August Bebel.”” (pag 51) “”Jaures batte per anni sull’ equazione ‘socialismo = democrazia’, associa costantemente questi termini, opponendo ‘democrazia’ a ‘violenza’ e invitando i socialisti non solo a dirsi democratici, ma ad integrarsi nella democrazia repubblicana: il Partito socialista deve “”riconoscere che è il grande partito della democrazia e delle riforme, (…) mettere da parte le vane violenze di parola o di gesto che creano tra la democrazia ed esso dei funesti malintesi””””. (pag 113)”,”TEOP-319″
“ANGENOT Marc”,”Le marxisme dans les grands récits. Essai d’analyse du discours.”,”ANGENOT Marc è autore di una ventina di opere di storia delle idee politiche, di analisi del discorso e di teoria letteraria. Occupa la cattedra James McGill di studio del discorso sociale all’ Università McGill ed è vice-presidente dell’ Académie des lettres et des sciences humaines (Société royale du Canada). Le prix du Quebec ‘Léon Gérin’ gli è stato attribuito nel 2005. “”A’ la fin du XIXe siècle, une petite dystopie, oeuvre d’un député libéral au ‘Reichstag’, Eugen Richter, les ‘Sozialdemokratischen Zukunftsbilder’, vend en Allemagne 250000 exemplaires en quatre mois avant d’être traduite dans toutes les langues européennes. Ce roman est le journal fictif d’ un ouvrier relieur, d’abord enthousiasmé par la prise de pouvoir des social-démocrates allemands, mais bientôt poussé au désenchantement, à l’ angoisse, au doute et au désespoir à mesure que le nouveau régime s’organise selon ses principes, puis dérapé. Certains socialistes se sentirent forcés de le réfuter et de montrer sourtut “”combien est peu fondée cette affirmation de Richter qui consiste à dire que l’ Etat socialiste sera tyrannique au suprême degré””.”” (pag 151) “”Socialisme ou barbarie””: cette alternative a été développée par Engels et reprise par Karl Kautsky. Elle exclut un déterminisme absolu: la société présente étant condamnée, les humains aspirant à un monde nouveau et les signes avant-coureurs de l’ effondrement abondant, ce monde de bonheur et de justice est possible. Il n’est pas absolutament certain. Tout ce qui est certain, c’est que le système actuel ne peut plus durer. Mais un dérapage est possible, il y a un autre “”scenario”” comme disent les médias de nostre siècle. La “”barbarie””, selon Engels; la “”mort sociale””, selon Colins.”” (pag 234) “”La formula di Engels e di Kautsky, ‘Socialismo o barbarie’, non è che una variante di questo dilemma profetico: “”è impossibile, scrive il leader tedesco, di restare ancora lungo tempo nella civiltà capitalistica. Si tratta sia di progredire fino al socialismo sia di ricadere nella barbarie”” (1)”” (pag 235) (1) ‘Programme socialiste sociale, pag 131 (Paris 1910) = programma d’ Erfurt del 1892, riveduto Marxismo in Francia. Pubblicazione del Capitale di Marx tradotto da J. Roy nel 1872. Il Manifesto comunista del 1848 tradotto da Laura Marx nel 1882 appare ne L’ Egalité (…)””. (pag 366)”,”MFRx-286″
“ANGHELE’ Federico”,”Il modello tedesco per la politica italiana, 1866-1900.”,”ANGHELE’ Federico, dottorato in storia politica dell’età contemporanea, Università di Bologna. ‘I ‘germanofili’ italiani’ più nei banchi della ‘Sinistra’ che della ‘Destra’ (pag 7). La collocazione geografica del ‘partito tedesco’ (pag 8)”,”STOx-218″
“ANGHER Roberto BAIOCCHI Serafino CASCIANI Enrico GENSINI Gastone LA-PICCIRELLA Renzo VITALI Franco, collaborazione di”,”Partito comunista italiano. XVI Congresso nazionale. Organizzazione dati statistiche.”,”Centri di cultura e ricerca: Dipartimento attività culturali, Riforma dello Stato, CESPI, Istituto Gramsci.”,”PCIx-282″
“ANGIOLIERI Cecco, a cura di Gigi CAVALLI”,”Rime.”,”Cecco ANGIOLIERI (Siena 1260-1310) poeta, i suoi sonetti, circa un centinaio, sono un rovesciamento dissacrante dei temi dello stilnovo. Tra i più famosi: ‘Si fosse foco’ ‘La mia malinconia’. (Eug)”,”VARx-085″
“ANGIOLINI Alfredo”,”Cinquant’ anni di socialismo in Italia.”,”””Costa. Risponderò ad un’ altra osservazione che mi si fa e che è la più grave; in quanto che non viene solamente da quei banchi, ma viene dai banchi dell’ opposizione e pur troppo, mi duole notarlo, anche da alcuni miei amici dell’ estrema sinistra. Si dice: infine in Africa ci siamo e bisogna restarci. Noi non possiamo, dopo una sconfitta, andarcene con le pive nel sacco. Ora, signori miei, io capirei questo ragionamento quando uno qualunque di noi potesse venirmi a dire che quando avremo accordato questi cinque milioni e mandato nuovi soldati in Africa, saremo sicuri di vendicare l’ onore d’ Italia e a ritornare gloriosi e trionfanti. Ma io vi domando, o signori che sedete al banco del Governo, a voi onorevole Genala che sbagliate di un miliardo, (commenti), a voi onorevole di Robilant, che confondete quattro predoni con un esercito agguerrito, potete darci voi questa sicurezza che quando avremo votati i cinque milioni, saprete rivendicare l’ onore dell’ Italia? (Bene all’ estrema sinistra). No, o signori, voi non ci potete dare questa sicurezza, ed io alla mia volta non vi darò un centesimo. (Rumori e risa ironiche)””. (pag 149)”,”MITS-241″
“ANGIOLINI Alfredo CIACCHI Eugenio”,”Socialismo e socialisti in Italia. Storia completa ed imparziale del movimento socialista italiano dal 1850 fino al Congresso di Livorno del 1921, compilata dal Prof. Alfredo Angiolini e da Eugenio Ciacchi, vice segretario dell’ Università Popolare di Milano.”,”””Il socialismo è il sole dell’ avvenire”” (Garibaldi) Un blocco di fogli bianchi chiude il volume. Uno storico dell’ Internazionale: Bertolini. Ritardo italiano. “”Uno storico dell’ Internazionale, Bertolini, considerando l’opera di quest’ Associazione rivoluzionaria, si esprime così: “”La Internazionale nacque in Italia quando altrove incominciò a decadere, e perciò non ebbe che poco tempo di vita, limitata quasi unicamente all’ Italia centrale””.”” (pag 153) Congresso di Genova. “”Come era stato stabilito al Congresso di Milano, entro l’anno 1892 doveva tenersi un nuovo Congresso operaio, e difatti questo venne indetto per l’ agosto del 1892 a Genova, durante le feste per il Centenario Colombiano.”” (pag 208) PSLI. Quote di adesione. “”Nella seduta pomeridiana presiede Agnini e si comincia la discussione sulle “”modificazioin alla denominazione, al programma, allo statuto del Partito.”” Dietro proposta di Zirardini, fra grandi applausi, si delibera che il partito prenda il nome di ‘Partito socialista de’ lavoratori italiani’. Chiesa, Sciolla, Battelli, Cabrini, De Franceschi, Zirardini, Rossi, De Felice, Douglas, Treves, Marabini e Leonardi discutono la progettata cassa di solidarietà per gli scioperi e le tasse proposte per le società aderenti al Partito. E’ respinta la tassa mensile di 5 centesimi per i soci del Partito e si approva la proposta Garibotti di pagare per tassa federale annua lire 5 per Società di 100 soci, più lire 3 per ogni 100 soci successivi””. (pag 227) Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (1893-1895), denominazione assunta dal Partito Socialista Italiano (PSI) dal 1893 al 1895 (wikip) Foto di Eugenio CIACCHI, primos Segretario della Camera del lavoro di Firenze (pag 361) Foto di Alfredo ANGIOLINI autore dell’ opera Socialismo e socialisti in Italia (pag 409)”,”MITS-316″
“ANGIOLINI Alfredo”,”Socialismo e socialisti in Italia.”,”Edizione fuori commercio per gli abbonati della rivista Rinascita. Repressione moti 1898. “”Ai primi di luglio cominciarono a funzionare i tribunali militari. Si sollevò subito l’eccezione giuridica , cui già si era ricorso nel 1894, quando era stato proclamato lo stato d’assedio in Sicilia e nella Lunigiana, sostenendo la irretroattività della nuova legge: ma, come nel 1894, la forza e la volontà de’ consorti prevalsero sopra i principi elementari del diritto e i tribunali marziali funzionarono. Parlando della loro opera non ripeteremo cose già note: che gli imputati non poterono mai avere un difensore civile; che i testimoni non significavano nulla – quali si fossero – quando dovevano contrastare con gli agenti della pubblica forza, che perfino ai difensori militari era vietata e limitata la libertà di difesa, che si dichiaravano punibili le idee, i propositi, le probabilità, le possibilità, anche quando nessun disordine e nessun tumulto si aveva a deplorare. E nemmeno insisteremo su l’enormità feroce di quasi tutte le condanne o sulle ridicolaggini assurde delle motivazioni e de’ ‘considerando’; anche queste sono cose che tutti conoscono e che vanno sulle bocche di tutti. Soltanto a Milano avemmo dinanzi ai giudici militari 129 processi con 828 imputati, de’ quali 224 erano minorenni e 36 donne. Di tutti questi soltanto 140 vennero assolti, tutti gli altri, 688 furono condannati. Fra i condannati più notevoli, ricordiamo l’avv. Beltrami, Angiolo e Maria Cabrini, l’avv. Caldara, Dell’Avalle, Costantino Lazzari, l’avv. Tanzi. I processi più celebri di Milano furono quello contro i giornalisti e quello contro i deputati””. (pag 330)”,”SOCx-160″
“ANGLADE Jean”,”La vie quotidienne des immigres en France de 1919 à nos jours.”,”Jean ANGLADE è nato a Thiers nel 1915. A tredici anni ha avuto per compagno di gioco e lavoro Said ben TAIEB che gli ha rivelato il mondo dell’ immigrazione. Più tardi entra all’ Ecole Normale di Clermont-Ferrand e diviene istituteur de campagne. Dopo la guerra, professore di lettere, agregé d’italiano nel 1947, è nominato successivamente a Tunis, Gap, Clermont-Ferrand. Parallelamente, pubblica una trentina di opere di tutti i generi e raccoglie una dozzina di premi letterari.”,”FRAS-010″
“ANGLANI Bartolo”,”La solitudine di Gramsci. Politica e poetica dal carcere.”,”ANGLANI Bartolo è docente di letterature comparate all’Università di Bari. Ha insegnato in Francia e negli USA. Studioso di Gramsci ha pubblicato altri saggi sulla letteratura del Settecento europeo. “”Le ricerche sulla cultura di Gramsci hanno mostrato la varietà e la ricchezza di ingredienti, anche antitetici, di cui egli si è servito, nobilitando in seguito tale pratica (comune a tutti i pensatori di tutti i tempi) con la teoria della ‘traduzione’ dei linguaggi e delle ideologie. Queste ricerche hanno messo in evidenza non solo, volta per volta, i debiti contratti con le esperienze più svariate, ma soprattutto il fatto decisivo che la formazione di quel pensiero ‘precede’ la conoscenza di Marx e dei classici del marxismo, che da essa “”è assente il Marx scienziato dell’economia e della società, il Marx del ‘Capitale'””, che comunque i riferimenti a Marx “”sono spesso di seconda mano””, che “”l’analisi strutturale è negletta””, che “”la visione economica è come immiserita nello schema liberistico””, che persino Labriola “”non lascia che deboli tracce”” in Gramsci (e nel suo amico Gobetti) e che Sorel e Lenin vengono ‘prima’ di Marx (1); mentre l’edizione critica degli scritti giovanili ha indotto gli studiosi a sostenere che certe categorie teorico-politiche (come il privilegiamento della tematica ‘produttivistica’ rispetto a quella della distribuzione) si presentano in Gramsci degli anni 1916 e 1917 “”prima del suo incontro con il leninismo e con la rivoluzione sovietica”” (2)””. [(1) P. Spriano, Gramsci e Gobetti (1977); (2) C. Levy, A New Look at the Young Gramsci, in Boundary, 1986] [B. Anglani, La solitudine di Gramsci. Politica e poetica dal carcere, 2007]”,”GRAS-079″
“ANGRAND Pierre e altri”,”La revolution russe de 1905.”,”Importanza prima rivoluzione russa, testimonianze e documenti, movimenti dei contadini, università di Mosca, rivoluz russa e movimento rivoluzionario in FR”,”RIRx-011″
“ANGRAND Pierre”,”Etienne Cabet et la republique de 1848.”,”CABET, uomo politico francese (Digione 1788-Saint Louis, Missouri, 1856). Avvocato, nel 1830 fu nominato dal governo di Luigi Filippo procuratore generale in Corsica, ma di lì a poco fu destituito per il suo estremismo democratico. Eletto deputato, condusse un’aspra opposizione nell’assemblea parlamentare e attraverso articoli sul giornale ‘Le Populaire’, che gli costarono un processo e una condanna. C. riparò allora in Inghilterra, dove, anche per influenza di R. OWEN, elaborò una concezione della società di tipo comunista, basata sulla comunanza dei beni e l’esclusione di ogni forma di autorità e di coercizione, teorizzandola nel suo ‘Voyage en Icarie’ (1840). Tornato in FR, C. partecipò attivamente al processo di formazione dei primi movimenti associativi dai lavoratori francesi. Nel 1848 si trasferì con un gruppo di seguaci nel Texas per fondarvi una “”Colonia di Icariani””, che, come le altre create successivamente nell’ Illinois e nello Iowa, si sgretolò rapidamente. (GE20)”,”QUAR-037″
“ANGRAND Pierre a cura; testi di PANKRATOVA A.M. DOUBROVSKI S.M. BOVYKINE V.I. LATYCHEVA O.I. MANFRED A.Z.”,”La révolution russe de 1905.”,”In copertina: cartina degli scioperi, manifestazioni e azioni armate in Russia novembre dicembre 1905″,”EMEx-084″
“ANGRAND Pierre”,”Travailleurs italiens dans la Commune de Paris.”,”ANGRAND Pierre agrégé de l’Université. Tutte le province d’Italia sono rappresentate tra i 113 italiani citati da Nigra. (pag 59) 168 italiani su 1263 nomi sono presenti negli elenchi di detenuti non francesi che hanno preso parte all’insurrezione di Parigi. Gli italiani rappresentano cil 13.3% dei detenuti stranieri. (pag 60)”,”MFRC-160″
“ANGRESS Werner T.”,”Stillborn Revolution. The Communist Bid for Power in Germany, 1921-1923.”,”ANGRESS Werner T. Molti riferimenti nel testo al ruolo di Radek Questione linea Schlageter e nazional-bolscevismo. “”By far the most persuasive expalation for Radek’s “”Schlageter line”” has been presented by Professor Carr, who sees it as an attempt to split the ranks of the various nationalist groups, especially of the lower middle class, by “”proving that effective opposition to the Versailles treaty could in the long run be offered only by the Communists”” (Carr, The Interregnum). It is ths emphasis on the role of Communist which holds the key to the motives behind Radek’s words. All German unwilling to subscribe to the Communist objectives, all those who continued to support the existing regime and bourgeois class structure were and remained enemies who had to be vigorously fought. In addition, … (pag 336-337)”,”MGEK-107″
“ANGUS Ian”,”Canadian Bolsheviks. The Early Years of the Communist Party of Canada.”,”Ian Angus has written extensively on labour and socialist history. He is Director of the Socialist History Project, a division of South Branch Publishing that focuses on documenting the revolutionary socialist tradition in Canada, For further information on the Project, visit http://www.socialisthistory.ca. Preface to the Second and First Edition, Frequently Used Abbreviations, Appendix: The Tim Buck Version, Reference Notes, Bibliography, Index,”,”MCAx-001-FL”
“ANIANTE Antonio”,”Vita di Bellini.”,”Risultano mancanti le prime 16 pagine del volume. Antonio Aniante, pseudonimo di Antonio Rapisarda (Viagrande, 2 gennaio 1900 – Ventimiglia, 1983), è stato uno scrittore e commediografo italiano. Esordì come giornalista per la rivista “”900″”, Cahiers d’Italie et d’Europe di Massimo Bontempelli e Curzio Malaparte, ma si rivelò ben presto come buon autore teatrale. Fu influenzato inizialmente dal realismo magico e dal futurismo. Tra le sue opere principali si ricordano le commedie d’avanguardia scritte per il Teatro degli Indipendenti di Roma Gelsomino d’Arabia (1926) e Bob-Taft (1927); Carmen Darling (1929, rappresentata da Carlo Ludovico Bragaglia); inoltre Domenico Modugno nel 1958 presentò al Festival della Prosa di Venezia la sua commedia La rosa di zolfo. Come romanziere, ha scritto Sara Lilas. Romanzo di Montmartre (1923), Amore mortale (1928), Venere ciprigna. Novelle (1929), Il paradiso dei 15 anni (1929), Ricordi di un giovane troppo presto invecchiatosi (1939), La zitellina (1953), L’uomo di genio dinnanzi alla morte (1958), Figlio del sole (1965, che ha vinto il Premio Selezione Campiello), Memorie di Francia (1973) e Vita di Bellini.”,”BIOx-210″
“ANIN David”,”La rivoluzione russa del 1917 vista dai suoi protagonisti.”,”Ampia introduzione seguita da una raccolta di scritti di storici e protagonisti della rivoluzione russa del 1917 David Sergeevic Anin, nato in Russia da una famiglia ebraica di accesi rivoluzionari, militò giovanissimo tra gruppi menscevichi. Emigrato in occidente, studiò storia alla Columbia University, New York. E’ autore di saggi e articoli sulla rivoluzione russa e sull’Urss, pubblicati in riviste russe, americane, inglesi e francesi. E’ stato uno dei redattori dell’Enciclopedia sull’URSS edita nel 1961 da McGraw-Hill, New York. Attualmente (1980) vive in Israele, approfondendo le ricerche sulla rivoluzione del ’17 nonchè sul modo con cui la storia russa degli ultimi 60 anni è stato e viene tuttora presentata. “”Anin si sofferma quasi esclusivamente sulla rivoluzione di febbraio 1917 sia facendo la radiografia dell’enorme materiale bibliografico (russo e occidentale), sia ricostruendo (…) la rivoluzione di febbraio con le testimonianze di quanti occupavano allora i posti di maggiore responsabilità”” (quarta di copertina) Indice. A. Introduzione: 1. La storiografia sovietica 2. La rivoluzione e gli storici occidentali 3. Febbraio e ottobre: uomini, obiettivi e metodi 4. La storiografia secondo le prospettive dei partiti e delle varie correnti (contiene tra l’altro: ‘La duplicità di Trockij come storico’ ) B. L’inizio, la vittoria e la stabilizzazione della rivoluzione. I. Febbraio-marzo (Cronaca degli avvenimenti, ecc.); II. Aprile-agosto (La crisi del potere e della rivoluzione), III. Settembre-dicembre (La preparazione e la realizzazione del colpo di stato d’Ottobre). Epilogo: Le cause della sconfitta. Russia 1917: lo scoppio della rivoluzione di febbraio era inaspettato “”Così, ad esempio, sappiamo che, malgrado tutte le sue teorie, Lenin dubitava della possibilità di una prossima rivoluzione in Russia. Due mesi prima della rivoluzione in una delle sue conferenze tenute a Zurigo egli dichiarò: «Forse noi vecchi non vivremo neanche abbastanza per vedere la futura rivoluzione» (50). Altri rivoluzionari, bolscevichi e non bolscevichi, condividevano il suo scetticismo. V. Kajurov, noto bolscevico di Pietrogrado, spesso e volentieri citato dagli storici sovietici, raccontava che alla vigilia della rivoluzione i bolscevichi insieme ai menscevichi e ai socialrivoluzionari avevano molto esitato a decidere di appoggiare lo sciopero e avevano preso tale decisione a malincuore, perché «nessuno immaginava che la rivoluzione potesse essere così vicina» (51). «Nessun partito si era veramente preparato al cambiamento di regime», conferma il noto cronista della rivoluzione N. Suchanov, il quale aggiunge: «Quasi nessuno capì che quel che stava avvenendo a Pietrogrado il 23 febbraio era l’inizio di una rivoluzione; sembrava che quella sommosse fosse assai poco diversa da tante altre avvenute nelle settimane precedenti» (52). Anche il socialrivoluzionario di sinistra Mstislavskij insiste sul fatto che la rivoluzione sorprese tutti: «La rivoluzione sorprese tutti noi, uomini di partito di allora, addormentati come le vergini stolte del Vangelo» (53). Persino lo storico bolscevico Pokrovskij ha scritto che alla vigilia della rivoluzione i bolscevichi non pensavano neanche ad un’insurrezione armata (54). Dal canto suo Kerenskij ricorda che i rappresentanti dei partiti socialisti si radunarono a casa sua la sera del 26 febbraio e che il bolscevico Jurenev dichiarò categoricamente: «Non c’è e non ci sarà una rivoluzione; l’insurrezione fra le truppe si sta smorzando e bisogna prepararsi ad un lungo periodo di reazione» (55). (…) La rivoluzione avvenne in modo inatteso, a sorpresa; questo è un fatto indiscutibile. Ma è anche un fatto che l’atmosfera generale negli ultimi mesi era satura di umori rivoluzionari e di attesa di grandi sconvolgimenti. Non erano però i marxisti, i rivoluzionari, i bolscevichi ad avvertire fortemente questo clima, bensì i socialisti moderati, i liberali, gli appartenenti ai partiti di destra e soprattutto la polizia politica. Lo dimostrano chiaramente gli ammonimenti pronunciati alla vigilia della rivoluzione da noti leaders della Duma, quali Kerenskij, Miljukov, Rodzjanko. Tutti dicevano che il paese si stava avvicinando ad un’esplosione, in una corsa veloce e fatale, e che l’esplosione l’avrebbe travolto e gettato in un abisso. Una settimana prima della rivoluzione Kerenskij aveva predetto che ben presto ci sarebbe stato uno scontro decisivo con il potere dello Stato (57). Uno dei documenti più significativi di quei giorni è l’ultimo rapporto di Rodzjanko (presidente della Duma, ndr) allo zar. Rodzjanko presentò il suo rapporto il 10 febbraio cioè due settimane prima della rivoluzione”” (pag 42-43) [(50) S.P. Mel’gunov, ‘Le giornate di marzo 1917’, Parigi, 1961, p. 17; (51) “”Proletarskaja revolucija””, n. 1 (13-1923), pp. 156-170; (52) N.N. Suchanov, ‘Taccuini della rivoluzione’, vol. I, p. 19; (53) Mel’gunov, op. cit., p. 18; (54) Ibidem, p. 18; (55) Ibidem, p. 20; (…) (57) N. Avdeev, ‘I primi giorni della rivoluzione di febbraio’ in “”Proletarskaja revolucija””, n. 1 (1923), p. 17]”,”RIRx-190″
“ANNENKOV P.V., a cura di I.N. KONOBEEVSKIY”,”[Lettere da Parigi].”,”Pavel Vasil’evic Annenkov (Mosca, 1º luglio 1812 – Dresda, 20 marzo 1887) è stato un critico letterario e storico russo. Nato in una ricca famiglia di latifondisti, completò i suoi studi di filosofia all’Università di San Pietroburgo. Impiegato nella burocrazia imperiale, svolse il suo servizio presso il Ministero delle finanze solo per un anno. Negli anni trenta ebbe modo di incontrare e conoscere Vissarion G. Belinskij, eminente critico letterario dell’epoca; Michail A. Bakunin, rivoluzionario e filosofo; lo scrittore Ivan Sergeevic Turgenev e Nikolaj V. Gogol, scrittore e commediografo, divenendo di quest’ultimo il segretario personale. Esponente di spicco della nobiltà di tendenze liberali, durante gli anni quaranta ebbe modo di effettuare vari viaggi in Europa, visitando prevalentemente la Germania e l’Italia. Soggiornò per un certo periodo a Parigi, con lo scopo di frequentare i corsi di Adam Mickiewicz. In questo periodo iniziò un lungo rapporto epistolare con Karl Marx, conosciuto a Bruxelles in uno dei suoi viaggi. Iniziò collaborare con gli Otecestvennye Zapiski, (Annali patrii), rivista russa, che pubblicò le sue lettere dall’Europa. In seguito le sue corrispondenze furono ospitate su Sovremennik, (Il Contemporaneo) sotto il titolo di Parižkie pis’ma (Lettere da Parigi). La sua attività comprese anche la cura per la pubblicazione della prima edizione delle opere complete di Aleksandr S. Puškin e in virtù di tutto il suo lavoro sul corpus delle opere del poeta, durante le celebrazioni puškiniane del 1880 fu insignito di un dottorato honoris causa dall’Università di Mosca.[1] Annenkov, Pavel Vasil’evich Born June 19 (July 1), 1813 (according to other information, June 18 [30], 1812), in Moscow; died Mar. 8 (20), 1887, in Dresden. Russian literary critic and memoirist. In the 1840’s Annenkov was close to V. G. Belinskii, N. V. Gogol, and A. I. Herzen, and later, to I. S. Tur-genev. He was a liberal westernizer in his political convictions. He knew K. Marx personally and corresponded with him during 1846–47. In his literary criticism, he asserted the necessity for literature to exert a moral influence on society; however, he took the position of aesthetic criticism in his struggle against N. G. Chernyshevskii’s circle. His memoirs are a valuable source for the study of the social movement of the 1830’s and 1840’s. WORKS Vospominaniia i kriticheskie ocherki, vols. 1–3. St. Petersburg, 1877–81. Literaturnye vospominaniia. Foreword by N. K. Piksanov. Leningrad, 1928. Literaturnye vospominaniia. Introductory article by V. P. Dorofeev. [Moscow,] 1960. REFERENCE Istoriia russkoi kritiki, vol. 1. Moscow-Leningrad, 1958. The Great Soviet Encyclopedia, 3rd Edition (1970-1979). © 2010 The Gale Group, Inc. All rights reserved.”,”RUSx-171″
“ANNINO Antonio CARMAGNANI Marcello CHIARAMONTI Gabriella FILIPPI Alberto FIORANI Flavio GALLO Alberto MARCHETTI Giovanni, a cura; saggi di Adam ANDERLE Jean-Paul DELER Yves SAINT-GEOURS Frédéric MAURO Juan Carlos GARAVAGLIA Juan Carlos GROSSO Tristan PLATT Javier PEREZ SILLER Manuel Lucena SALMORAL Anthony McFARLANE Nikita HARWICH VALLENILLA Manuel PLANA Gabriella CHIAROMONTI Maria Rosaria STABILI Domenico SINDICO Eulália Maria LAHMEYER LOBO Eduardo NAVARRO STOTZ Ryszard STEMPLOWSKI Yves CHARBIT Elizabeth DORE”,”America Latina: dallo stato coloniale allo stato nazione – América Latina: del estado colonial al estado nación – América Latina: do estado colonial ao estado nação (1750-1940). Volume I.”,”Contiene il saggio di Eulália Maria LAHMEYER LOBO Eduardo NAVARRO (in portoghese): ‘Fluttuazioni economiche di breve durata, condizioni di vita, movimento operaio e Stato’ (pag 322-361)”,”AMLx-134″
“ANNUNZIATA Lucia”,”1977. L’ ultima foto di famiglia.”,”ANNUNZIATA L. tra le firme del giornalismo italiano ha scritto pure ‘La sinistra. La guerra. L’ America.’ (Mondadori, 2005). ANNUNZIATA L. tra le firme del giornalismo italiano ha scritto pure ‘La sinistra. La guerra. L’ America.’ (Mondadori, 2005). “”Il parricidio venne consumato quasi fisicamente nell’espulsione dell’Università di Roma occupata di una delle figure più potenti del movimento operaio, il capo della Cgil Luciano Lama. Un atto fino a pochi mesi prima inimmaginabile, che rompe il tabù e il credo della mitologia operaia. Lama scappa via dall’Università “”di corsa, sudato, circondato dai suoi uomini agitati”” (come scrivono le cronache di quei giorni) e nel corso del tempo quell’episodio invece di sparire dalla memoria si è dilatato e caricato di tutta una serie di significati premonitori. (…) Il 1977, che parte il 17 febbraio con l’attacco a Lama, conclude il suo perfetto ciclo di distruzione nel marzo del 1978 con il rapimento di Moro.”” (pag 4) L’A cita un brano tratto da V. Milucci, Una sparatoria tranquilla. Per una storia orale del ’77 (Odradek, Roma, 1977), pp.6-7) in cui si dice: “”Da una aprte il quartiere San Lorenza con la sua lunga tradizione di resistenza popolare e antifascista, già luogo di tutte le sedi degli extraparlamentari – Voce operaia, Nuclei comunisti rivoluzionari, Lotta continua, Lotta comunista. Quello che passerà alla storia come il Collettivo di Via dei Volsci era già in San Lorenzo una forza riconosciuta e “”protetta”” dal quartiere per essere alla testa dei bisogni popolari – case, bollette, asili nido (…)””. (pag 5)”,”PCIx-312″
“ANONIMA”,”Una donna a Berlino. Diario aprile-giugno 1945.”,”La prima edizione tedesca è stata pubblicata nel 1959. La prima edizione americana è apparsa nel 1954. La postfazione di Kurt W. Marek fu concepita per questa edizione americana. L’introduzione di H.M. Enzensberger è scritta appositamente per l’edizione italiana Donne al lavoro obbligatorio forzato (pag 203-204)”,”DONx-071″
“ANONIMO”,”Histoire des marechaux de France. Contenant leurs principaux faits d’armes dans les campagnes d’Italie, d’Egypte, d’Autriche, de Pologne, de Prusse, d’Espagne, de Russie et de France; precedée d’une notice biographique sur chacun d’eux.”,”Ritratti di KELLERMAN, BERNADOTTE, MACDONALD, MONCEY, MORTIER, PERIGNON, OUDINOT, DAVOUST, VICTOR, MARMONT, LEFEBVRE, BEURNONVILLE, COIGNY, AUGEREAU, BRUNE, CLARKE, MASSENA, NEY, BESSIERES, BERTHIER, VIOMENIL, GOUVION-SAINT-CYR, LANNES, SERRURIER, SOULT, JOURDAN, DESAIX, MURAT. Il libretto contiene firma autografa J. DISON”,”FRQM-008″
“ANONIMO”,”Numero speciale di Rinascita (apocrifo). Elenco dei comunisti italiani vittime delle epurazioni staliniane – Elenco dei comunisti italiani corresponsabili delle epurazioni staliniane.”,”L’8 Marzo 1983, immediatamente dopo il congresso del PCI, usciva un numero apocrifo di Rinascita, che pubblicava l’ ”Elenco dei comunisti italiani corresponsabili delle epurazioni staliniane””. A completare gli elenchi – affermavano nell’introduzione gli autori, tuttora ignoti – era stato Paolo Robotti: gli elenchi risultavano scritti sui diari in possesso dell’Editore Napoleone. DA INTERNET: http://www.geocities.com/Hollywood/3879/naut006.htm”,”PCIx-089″
“ANONIMO”,”La cuoca rossa. Storia di una cellula spartachista al Bauhaus di Weimar. Con un ricettario di cucina tedesca.”,”Hannah R. è la cuoca del leggendario Bauhaus, la scuola di arte, design e architettura fondata da Walther GROPIUS negli anni della Repubblica di Weimar. Chiamata “”la cuoca rossa”” dagli studenti e insegnanti del Bauhaus, nel 1918, Hannah R., dà vita, insieme a un gruppo di compagni e allievi di Paul KLEE, a una cellula spartachista all’ interno della scuola. Ai ricordi e alle ricette di questa cuoca, artista e militante, si intrecciano, un una singolare biografia, discussioni sull’ arte, l’ architettura, la rivoluzione scandite da incontri con i massimi esponenti della cultura e del pensiero mitteleuropeo di quegli anni pieni di inquietudine: da W. KANDINSKY e R.M. RILKE, da Arthur SCHNITZLER a Gerard HAUPTMANN. Foto del consiglio di gestione della Fiat durante l’ occupazione operaia della fabbrica. (pag 123) Contiene foto della ‘rivoluzione spartachista’. Manifesto dei marinai spartachisti di Kiel. (pag 54)”,”MGEK-070″
“ANONIMO (ZAJDLEROWA Zoe)”,”L’ altra faccia della luna. (Tit. orig.: The Dark Side of the Moon)”,”Fonti dirette e testimonianze vagliate. “”Ricostruendo, in queste pagine, la storia delle deportazioni, non voglio seguire l’ odissea di una persona o di un particolare gruppo. Le centinaia di relazioni scritte dagli interessati e dalle quali è stata, in parte, tratta, questa ricostruzione, descrivendo l’ esperienza individuale di migliaia di polacchi, descrivono l’ esperienza di altre centinaia di migliaia di uomini che furono loro compagni.”” (pag 79) Anonymous. [Zoe Zajdlerowa] 1946. Preface by T. S. Eliot. The Dark Side of the Moon. New York: Charles Scribner’s Sons. Originally published in London in 1946. Exiled to Siberia A Polish Child’s WWII Journey By Klaus Hergt Crescent Lake Publishing Copyright 2000 by Klaus Hergt; All rights reserved. ISBN: 0-9700432-0-1 Table of Contents of this Book Book Chapters Home Page Info-Poland Home Page Sources and Suggested Readings The books by Jerzy Gorski (1989), Esther Hautzig (1968), Apolonja Kojder (1995), John Kramek (1990), Zdzislawa Kawecka (1989), Eugene Lachocki (1996), Anita Paschwa-Kozicka (1996), Barbara Porajska (1988), Stella H. Synowiec-Tobis (1998), and Eugenia Wasilewska (1970) are first-person biographies of Polish youths (ten to sixteen years of age) deported by the Soviets together with their families under the same administrative procedure as Hank because of their alleged anti-Soviet attitudes. Rachel Rachlin and Israel Rachlin (1982) refer to a Jewish family from Lithuania, not to Poles, but otherwise document the same experience. B. Plezere-Eglite (1996) covers the same subject matter, “”administrative deportation,”” as the above mentioned books, but of a Latvian-not a Polish-child, though of comparable age to Hank. Its particular value lies in the drawings by a ten-year-old child depicting the various steps of the deportation process. None of the books referred to above discuss the underlying social, political and historical events and relationships of that time comprehensively. Several books are exceptions to the foregoing: Anna and Norbert Kant (1991) were deported as adults and describe their experiences as trustees for the Polish government in the Soviet Union and their life there after the revocation of the “”amnesty.”” Andrzej and Karolina Jus (1991) were a professional Polish-Jewish couple who describe their life in Poland during the war, first under the Soviets, then under the Germans, and eventually in postwar communist Poland. Jan S. Kowal (1992) was in high school when he was deported. He writes about his life in a city (Tarnopol) in prewar Poland, comments on the Polish class system, and gives examples of discrimination against Ukrainians. Vengeance of the Swallows by Tadeusz Piotrowski (1995) combines a first-person biography with the related political and historical circumstances, but the author and his family were deported to Germany, not the Soviet Union. His Poland’s Holocaust (1998) contains a chapter on the Soviet terror in Eastern Poland as well as a chapter on the Nazi terror, but the remaining chapters deal with collaboration. His most recent work, Genocide and Rescue in Wolyn (2000), deals only with Polish-Ukrainian relations under the German occupation. The Dark Side of the Moon is unique both in its content and time of publication (1946). Begun in 1943, its author, Zoe Zajdlerowa, had access to the official records of the Polish government-in-exile. She, however, wished to remain anonymous, perhaps out of a need to protect relatives in communist Poland. With a comment by Helena Sikorska, widow of General Wladyslaw Sikorski, and a preface by T. S. Eliot, the book covers the essentials of the history of Polish-Soviet relations until shortly after the end of the Second World War, including the formation and installation of the communist Lublin Government. It also depicts in moving language the trials faced by those Poles imprisoned, those condemned to a camp in the Gulag, as well as those simply deported. The political currents underlying the Soviet actions toward Poland as well as the formation of the Polish army under General Anders and of the Polish-Soviet Berling Army are also described. The book thereby gives a comprehensive overview of the fate of Poland from 1939 to 1945. Books and articles written by Irena Beaupres-Stankiewicz et. al. (1989), Robert Conquest (1960), Jan T. Gross (1988), Peter Irons (1973), Richard Lukas (1982 and 1986), Robert Kesting (1991), Witold Majewski (1943), Rachel Toor (1981), Zbigniew Siemaszko (1991), Keith Sword (several 1994), and Elzbieta Wrobel and Janusz Wrobel (1992) are primarily historical texts with brief narrative summaries of individual experiences as illustrative examples. Irena Grudzinska-Gross and Jan T. Gross (1981) devote their book to the fate of Polish children during the deportation by the Soviets. They present 120 narratives without going into their individual pre-deportation childhood or their post-deportation experiences. Their main emphasis is on the children’s deportation and survival until their liberation through the “”amnesty.”” These short narratives were selected from among the thousands deposited in the Hoover archives. Richard Lukas (1989) discusses Polish-Jewish relations in German- occupied Poland editing over 50 personal accounts. Some of these contain only brief comments on the Soviet deportations. His 1994 work deals with the fate of Polish and Jewish children under the German occupation. Eileen Egan (1995) as well as Lucjan Krolikowski (1983) focus mainly on the post-deportation experiences of Polish orphans. They include illustrative narratives and psychological observations. The book The Rape of Poland by Stanislaw Mikolajczyk (1948), the successor to General Sikorski, is a first-person narrative with extensive reflections on the history of the time. It is primarily concerned with the attempts to establish a democratic government in Poland after the conclusion of the war. Joseph Czapski (1951) reports on the historical background of the Polish army in the Soviet Union in 1941-42 and on his experiences, especially his unsuccessful efforts to locate over 15,000 missing-later found murdered by the Soviets-Polish officers. Books Anonymous. [Zoe Zajdlerowa] 1946. Preface by T. S. Eliot. The Dark Side of the Moon. New York: Charles Scribner’s Sons. Originally published in London in 1946. Beaupre-Stankiewicz, Irena, Danuta Waszczuk-Kamieniecka, and Jadwiga Lewicka-Howells, eds. 3d ed. 1989. Isfahan: City of Polish Children. Hove, Sussex UK: Association of .Former Pupils of Polish Schools, Isfahan and Lebanon. Benet, Sula. 1951. Song, Dance, and Customs of Peasant Poland. London, U.K.: Dennis Dobson Ltd. Conquest, Robert. 1960. The Soviet Deportation of Nationalities. New York: St. Martin’s Press. Czapski, Joseph. Translated from the French by Gerard Hopkins. 1951. The Inhuman Land. London, U.K.: Chatto & Windus. David, Kati. 1989. A Child’s War: World War II through the Eyes of Children. New York: Four Walls Eight Windows. Deutsch, Leo. 1905. Sixteen Years in Siberia. London, U.K.: John Murray. Egan, Eileen. 1995. For Whom There is No Room. New York: Paulist Press. Fluek, Toby Knobel. 1990. Memories of My Life in a Polish Village, 1930-1949. New York: Alfred A. Knopf. Gorski, Jerzy W. 1989. Glodne stepy [Hungry Steppes]. London, U.K.: Polish Cultural Foundation Ltd. Gross, Jan T. 1988. Revolution from Abroad: The Soviet Conquest of Poland’s Western Ukraine and Western Belorussia. Princeton: Princeton University Press. Grudzinska-Gross, Irena, and Jan Tomasz Gross, eds. 1981. War through Children’s Eyes: The Soviet Occupation of Poland and the Deportations, 1939-41. Stanford, CA: Hoover Institution Press. Hautzig, Esther. 1968. The Endless Steppe: A Girl in Exile. New York: Thomas Y. Crowell Co. Jus, Andrzej and Karolina. 1991. Our Journey in the Valley of Tears. Toronto: University of Toronto Press. Kant, Anna, and Norbert Kant. 1991. Extermination: Killing Poles in Stalin’s Empire. London, U.K.: Unicorn Publ. Kawecka, Zdzislawa Krystina. 1989, 2d. ed. Journey Without a Ticket: To England through Siberia. Nottingham, U.K.: Z. K. Kawecka. Kojder, Apolonja Maria, and Barbara Glogowska. 1995. Marynia, Don’t Cry: Memoir of Two Polish-Canadian Families. Toronto: Multicultural History Society of Ontario. Kowal, Jan S. 1992. My First Survival or My Life in Poland and in the USSR. Ann Arbor, MI: n.p. Kramek, John S. 1990. Refugee’s Trails. St. Clair Shores, MI: Refugee’s Trails Fund, Inc. Krolikowski, Lucjan. 1983. Stolen Childhood: A Saga of Polish War Children. Buffalo, NY: Franciscan Fathers Minor Conventuals, St. Anthony of Padua, Province USA. Printed John Deyell Co., Canada. Lachocki, Eugene. 1996. No Return. New Smyrna Beach, FL: Luthers. Lukas, Richard C. 1982. Bitter Legacy: Polish-American Relations in the Wake of World War II. Lexington, KY: University Press of Kentucky. .1994. Did the Children Cry? Hitler’s War Against the Jewish and Polish Children, 1939-1945. New York: Hippocrene Books. .1986. The Forgotten Holocaust: The Poles under German Occupation, 1939-1945. Lexington, KY: University Press of Kentucky. .1989. Out of the Inferno: Poles Remember the Holocaust. Lexington, KY: University Press of Kentucky. Majewski, Witold. 1943. Polish Children Suffer. Foreword by Helena Sikorska. Canfield Gardens, U.K.: F. P. Agency Ltd. Mikolajczyk, Stanislaw. 1948. The Rape of Poland: Pattern of Soviet Aggression. New York: McGraw-Hill Book Co. Inc. Mostwin, Danuta. 1971. The Transplanted Family: A Study of Social Adjustment of the Polish Immigrant Family to the United States After the Second World War. New York: Arno Press Inc. Paschwa-Kozicka, Anita. 1996. My Flight to Freedom: An Autobiography. Chicago: Panorama Publishing Co. Piotrowski, Tadeusz. 2000. Genocide and Rescue in Wolyn: Recollections of the Ukrainian Nationalist Ethnic Cleansing Campaign Against the Poles During World War II. Jefferson, NC: McFarland. .1998. Poland’s Holocaust: Ethnic Strife, Collaboration with Occupying Forces and Genocide in the Second Republic, 1918-1947. Jefferson, NC: McFarland. .1995. Vengeance of the Swallows: Memoir of a Polish Family’s Ordeal under Soviet Aggression, Ukrainian Ethnic Cleansing and Nazi Enslavement, and Their Emigration to America. Jefferson, NC: McFarland. Plezere-Eglite, B. 1996. Through the Eyes of a Child: Drawings of Eleven-Year Old Nita Mailed from Siberian Exile to Latvia, 25.03.1949-56. Riga, Latvia: “”Latvia During 50 Years of Occupation”” Museum Foundation, in Cooperation with the National Oral History Project, Institute of Philosophy and Sociology, Latvian Academy of Sciences. Porajska, Barbara. 1988. From the Steppes to the Savannah. Port Erin, Isle of Man, U.K.: Ham Publ. Co. Ltd. Rachlin, Rachel, and Israel Rachlin. 1982. Sixteen Years in Siberia: Memoirs of Rachel and Israel Rachlin. Translated from Danish by Brigitte M. de Weille. Tuscaloosa: University Alabama Press. Sosnowski, Kiryl. 1983. The Tragedy of Children under Nazi Rule. New York: Howart Fertig. Originally published in Polish in Poznan, 1962. Sword, Keith. 1994. Deportation and Exile: Poles in the Soviet Union, 1939-48. New York: St. Martin’s Press. ,ed. 1994. The Soviet Takeover of the Polish Eastern Provinces, 1939-41. New York: St.Martin’s Press. Synowiec-Tobis, Stella H. 1998. The Fulfillment of Visionary Return. Northbrook, IL: Artpol Printing. Wasilewska, Eugenia. 1970. The Silver Madonna. New York: The John Day Co. Wrobel, Elzbieta, and Janusz Wrobel. 1992. Rozproszeni Po Swiecie. [Scattered Throughout the World]. Chicago, IL: Panorama. Articles: Irons, Peter H. “”The Test is Poland: Polish Americans and the Origins of the Cold War.”” Polish American Studies 30 (1973): 51-59. Kesting, Robert W. “”American Support of Polish Refugees and their Santa Rosa Camp.”” Polish American Studies 48 (1991): 79-86. Lopata, H.C. “”A Life Record of an Immigrant.”” Society 13 (1975): 64-74.”,”RUSS-174″
“ANONIMO”,”La cuoca rossa. Storia di una cellula spartachista al Bauhaus di Weimar. Con un ricettario di cucina tedesca.”,”Hannah R. è la cuoca del leggendario Bauhaus, la scuola di arte, design e architettura fondata da Walther GROPIUS negli anni della Repubblica di Weimar. Chiamata “”la cuoca rossa”” dagli studenti e insegnanti del Bauhaus, nel 1918, Hannah R., dà vita, insieme a un gruppo di compagni e allievi di Paul KLEE, a una cellula spartachista all’ interno della scuola. Ai ricordi e alle ricette di questa cuoca, artista e militante, si intrecciano, un una singolare biografia, discussioni sull’ arte, l’ architettura, la rivoluzione scandite da incontri con i massimi esponenti della cultura e del pensiero mitteleuropeo di quegli anni pieni di inquietudine: da W. KANDINSKY e R.M. RILKE, da Arthur SCHNITZLER a Gerard HAUPTMANN. Foto del consiglio di gestione della Fiat durante l’ occupazione operaia della fabbrica. (pag 123) Contiene foto della ‘rivoluzione spartachista’. Manifesto dei marinai spartachisti di Kiel. (pag 54)”,”MGER-070″
“ANSALDI Saverio”,”Che Guevara. Quel giorno d’ottobre in Bolivia.”,”Barbara Biscotti già curatrice per il Corriere della Sera della collana ‘I grandi processi della storia’ è una storica del diritto romano e insegna presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Milano-Bicocca. È membro corrispondente dell’Ehess. Saverio Ansaldi è professore di Storia della filosofia moderna e contemporanea all’Università di Reims. È autore di numerosi saggi e monografie sul pensiero di Giordano Bruno e Spinoza. Per il ‘Corriere della Sera’ ha pubblicato ‘Giordano Bruno. L’eretico impenitente e ostinato’ “”Il primo evento che cambierà le sorti della missione boliviana si verifica l’ultimo giorno dell’anno. Il 31 dicembre, infatti, Mario Monje, segretario del Partito Comunista Boliviano, giunge al campo base per incontrare il Che e definire con lui la strategia politica da seguire nei mesi seguenti. All’inizio l’incontro sembra cordiale, ma ben presto emergono tutte le divergenze politiche che separano i due uomini. Monje pone tre condizioni essenziali per dare l’appoggio del suo partito all’operazione condotta dal Che: vuole che i cubani rinuncino a sostenere le fazioni filo-maoiste minoritarie, fonte di divisione all’interno del movimento; intende assumere la direzione militare della guerriglia fino a quando essa si svolgerà in territorio boliviano; pretende di gestire i rapporti con gli altri partiti comunisti sudamericani, affinché essi sostengano le lotte di liberazione nell’intero continente. A questo punto il confronto si fa sempre più aspro. Il Che replica con durezza alle condizioni poste da Monje. Considera la sua prima richiesta un gravissimo errore, che avrebbe indebolito il ruolo del suo partito, promuovendo una politica vacillante e accomodante, sempre alla ricerca di equilibri e di compromessi fra le parti. Rifiuta in modo categorico di cedere il comando della lotta armata: è arrivato in Bolivia per guidare i suoi uomini e per cercare di portare a termine un processo rivoluzionario di lungo termine. Nessuno può farlo al posto suo. Per quanto riguarda il terzo punto, il Che ritiene che si tratti di un’ipotesi destinata al fallimento. I contrasti fra i partiti comunisti del continente sono al momento troppo importanti e non si giungerà mai a un’intesa a breve termine. La discussione dura diverse ore, ma alla fine non viene trovato nessun accordo, nemmeno sulla base della piattaforma programmatica minima. I due rimangono sulle loro rispettive posizioni e si lasciano con l’intenzione di rivedersi nei prossimi mesi. Al termine dell’incontro, il Che scrive nel suo diario: «L’atteggiamento di Monje può, da un lato, ritardare lo sviluppo, dall’altro contribuirvi nella misura in cui mi libera da compromessi politici». La prima ipotesi sarà quella che troverà conferma nei fatti. Il Partito Comunista Boliviano, malgrado la posizione ambigua mantenuta da Monje, al limite della provocazione, rappresenta in realtà l’unica forza politica presente nelle città in grado di sostenere e di appoggiare le azioni della guerriglia”” (pag 40-42)”,”AMLx-190″
“ANSALDO Marco”,”Chi ha perso la Turchia. Viaggio al termine dell’Europa fra nuovi Lupi grigi e scrittori sotto scorta.”,”ANSALDO Marco (Genova, 1959) è inviato speciale per la politica internazionale e vaticanista di ‘La Repubblica’. Docente di Giornalismo estero presso l’Università LUISS di Roma, è da quasi vent’anni uno dei maggiori esperti italiani di Turchia, Cipro, Nord Iraq, questione curda. Ha scritto ‘Top secret: il caso Ocalan. Un intrigo italiano fra Cia, Mossad e Kgb’ (2002).”,”TURx-030″
“ANSALDO Giovanni”,”Grigioverde.”,”Giovanni Ansaldo, scrittore e giornalista, direttore del ‘Telegrafo’ e del ‘Mattino’ collaboratore a importanti riviste tra cui l’Illustrazione italiana, Il Tempo, Il Borghese. La casa editrice Le Lettere ha pubblicato oltre alla ristampa della biografia di Giolitti, ‘In viaggio con Ciano’ (2005), e ‘Gli anarchici della Bella Epoque’ (2010)”,”ITQM-224″
“ANSALONE Gianluca”,”I nuovi imperi. La mappa geopolitica del XXI secolo.”,”ANSALONE Gianluca (1977) manager di imprese multinazionali ha svolto incarichi istituzionali. E’ membro della Fondazione ‘Il Vicino Oriente’. Collabora con varie testate quotidiane e periodiche quale esperto di strategia e relazioni internazionlai. E’ membro dell’Osservatorio Scenari Strategici e di Sicurezza di Nomisma. Ha pubblicato (2005) ‘Oltre l’Iraq. L’asse del male e le armi di distruzioni di massa’.”,”RAIx-279″
“ANSART Pierre”,”Marx e l’ anarchismo.”,”Pierre ANSART nato a Corbeil nel 1922 si è laureato in lettere alla Sorbona. Ha vissuto per 8 anni nel Vietnam dove ha insegnato nelle scuole secondarie e superiori ed ha compiuto ricerche antropologiche. Dal 1967 insegna filosofia alla Sorbona. Tra le sue opere ‘Sociologie de Proudhon’ (1967), ‘Sociologie de Saint-Simon’ (1970) e ‘Naissance de l’anarchisme’ (1969). Tesi: rapporti tra teorie SAINT-SIMON PROUDHON e MARX più stretti di quanto non si pensi”,”ANAx-016 MADS-019″
“ANSART Pierre”,”Sociologia de Saint-Simon.”,”Pierre ANSART, noto studioso francese di scienze sociali, è maitre-assistant alla Sorbona e si è occupato di storia del pensiero sociale e in particolare dell’ opera di Saint-Simon (1760-1825). Lo studio ‘Les cadres sociaux de la morale de Saint-Simon’ è stato pubblicato sui ‘Cahiers internationaux de sociologie’. Ha scritto pure ‘Marx e l’ anarchismo’ (1969). Secondo MARX, SAINT-SIMON fu, durante i suoi ultimi anni di vita “”il portavoce della classe lavoratrice””. “”Saint-Simon interpreta in termini di conflitto di classe la rivoluzione del 1789. Nel ‘Sistema industriale’ analizza la stratificazione di classe prima della rivoluzione, e interpreta poi la successione degli eventi basandosi sugli scontri tra le tre classi definite””. (pag 96)”,”SOCU-104″
“ANSART Pierre”,”Naissance de l’ anarchisme. Esquisse d’une explication sociologique du proudhonisme.”,”ANSART Pierre Maitre-Assistant à la Sorbonne. “”L’ histoire du Mutuellisme fournissait à Proudhon un remarquable exemple de cette spontaneité qu’il prêtait à la pratique organisationnelle des classes ouvriéres. Les origines du Mutuellisme, telles que les à étudiées Fernand Rude (1), montrent en effet l’ enracinement historique du mouvement dans des traditions antérieures à la Revolution et la rémanence, dans l’ esprit du fondateur, Pierre Charnier, de modèles d’associations constituées avant l’ avèmnement de la grande industrie””. (pag 142) (1) Fernand Rude, Le mouvement ouvrier à Lyon de 1827 à 1832, Paris, 1944″,”PROD-051″
“ANSART Pierre”,”Marx e l’anarchismo.”,”Pierre ANSART nato a Corbeil nel 1922 si è laureato in lettere alla Sorbona. Ha vissuto per 8 anni nel Vietnam dove ha insegnato nelle scuole secondarie e superiori ed ha compiuto ricerche antropologiche. Dal 1967 insegna filosofia alla Sorbona. Tra le sue opere ‘Sociologie de Proudhon’ (1967), ‘Sociologie de Saint-Simon’ (1970) e ‘Naissance de l’anarchisme’ (1969). “”Nel 1817, Saint-Simon ha espresso con estrema precisione il principio di cui Marx doveva fare lo strumento essenziale del suo metodo: la comprensione e la spiegazione del fatto sociale con la prassi lavorativa. Sotto forma umanistica nel 1844, sociologica-storica nel 1845, metodologica nella prefazione alla ‘Zur Kritik der politischen Oekonomie’ nel 1859, è sempre questo principio che verrà ripreso, dando alla prassi scientifica il suo mezzo primordiale di comprensione. Quando Saint-Simon afferma che bisogna partire dall’industria per capire lo sviluppo delle società, non intende con questo termine quella forma particolare che sarà la meccanizzazione industriale, ma l’attività lavorativa in generale, della quale la manifattura rappresenta il primo momento. Saint-Simon scopre con alcuni contemporanei quello che Marx proclamerà in ‘Die deutsche Ideologie’: quel movimento creativo per il quale il lavoro fa la storia, quel movimento per cui gli uomini fanno la storia e possono capire che la fanno. Queste formule implicano che gli uomini fanno la storia anche quando non lo sanno ancora. Tuttavia queste formule si collegano immediatamente nel pensiero di Saint-Simon al loro significato sociale: affermando che l’industria è la forza reale della società, egli associa direttamente questo principio alla natura dei rapporti sociali. Il lavoro non è pensato in sé o nelle sue conseguenze individuali e morali, ma come agente di trasformazione dei rapporti sociali e come contestazione dell’ordine antico. E”del lavoro sociale che si tratta e dei rapporti sociali in cui si sviluppa”” [Pierre Ansart, Marx e l’anarchismo, 1972] (pag 149-150)”,”SOCU-186″
“ANSART Pierre”,”Marx e l’anarchismo.”,”Pierre Ansart nato a Corbeil nel 1922 si è laureato in lettere alla Sorbona. Ha vissuto per otto anni nel Vietnam dove ha insegnato nelle scuole secondarie e superiori ed ha compiuto ricerche antropologiche. Dal 1967 ha insegnato filosofia alla Sorbona. Tra le sue opere ‘Sociologie de Proudhon’ (1967), ‘Sociologie de Saint-Simon’ (1970) e ‘Naissance de l’anarchisme’ (1969). Lassalle. “”Ugualmente il fatto che gli operai tedeschi aderissero all’organizzazione creata da Lassalle, che non è che una «cricca» (83), mostra sufficientemente che il proletariato non è di per se stesso e ineluttabilmente portato a creare un partito che realmente esprime i suoi interessi. Spontaneamente si manifestano all’interno della classe operaia gruppi parziali e rivali, alcuni animati da intriganti e disonesti (84), altri sostenuti da un comune interesse per teorie false, utopiche, o piccolo-borghesi. Ora, qualunque setta è, per definizione, non proletaria o reazionaria (85). E’ tuttavia giocoforza riconoscere che vi sono sette forti, numerose, e che sono realmente sorte nei ranghi del proletariato. Il riconoscimento di queste debolezze inficia in Marx quanto in Proudhon la conclusione circa la necessità della rivoluzione proletaria. Ma questa stessa coscienza delle difficoltà porta precisamente a due conclusioni divergenti. Essa rende più urgente, nel pensiero di Marx, l’unificazione delle forze operaie e il passaggio dalla dispersione dei conflitti economici all’unità della lotta politica: le difficoltà reali del proletariato sottolineano la distanza tra l’essere economico della classe e la sua missione politica, rendendo così più urgente la sua unificazione in una prassi politica (86)”” Parte III, cap. Classe passiva e classe cosciente, Il proletariato Karl Marx a F. Bolte, 29 novembre 1871, in Marx-Engels, Opere scelte, cit., p. 942; (84) «Come dappertutto, naturalmente anche fra gli operai londinesi esiste ‘a knot of asses, fools and rogues, rallying’ (una banda di asini, pazzi e furfanti che si schierano) intorno a un briccone». Marx a Engels 9 maggio 1865, Carteggio Marx-Engels, cit., vol. IV, pp. 332-333; (85) Marx a Bolte, 29 novembre 1871, in Marx-Engels, Opere scelte, cit., p. 942; (86) «La classe operaia è rivoluzionaria o non è niente», Marx a Engels, 18 febbraio 1865, Carteggio Marx-Engels, cit., vol. IV, p. 300]”,”MADS-033-FF”
“ANSART Pierre a cura; scritti di P.J. PROUDHON”,”P.J. Proudhon.”,”Pierre Ansart (1922) è stato autore di numerose pubblicazioni tra cui ‘Sociologie de Proudhon’ (1967) (in it. La sociologia di P.), ‘Marx et l’anarchisme’ (1969) (in it. Marx e l’anarchismo), Saint-Simon (1969), ‘Sociologie de Saint-Simon’ (1970), ‘Naissance de l’anarchisme’ (Paris, 1970) ecc. Ha insegnato presso il Dipartimento di Sociologia dell’Università di Parigi VII. “”La critica di Proudhon nei confronti di quella che egli chiama l’ utopia comunista si basa su una concezione fondamentale della dialettica sociale. Egli vede nel modo di produzione capitalistico il perfetto esempio di una logica delle contraddizioni in cui l’opposizione dei contrari, mentre continua ad assicurare la vitalità del sistema, provoca insieme una letale tendenza autodistruttiva”” (pag 21) Notizia biografica. Lo storico e sociologo francese Pierre Ansart, studioso del pensiero sociale e politico e della sociologia delle ideologie, è morto a Parigi all’età di 94 anni. L’annuncio della scomparsa, a funerali avvenuti, secondo la volontà del defunto, è stato dato dal quotidiano “Le Monde”. Tra i suoi libri pubblicati in italiano figurano “La sociologia di Proudhon. Le origini dell’anarchismo” (Il Saggiatore) e “Marx e l’anarchismo” (Il Mulino). Era professore emerito di storia della sociologia dell’Università di Parigi. Pierre Ansart era noto per i suoi studi su Pierre-Joseph Proudhon, sul socialismo utopistico di Henri Saint-Simon e Karl Marx e sulla nascita dell’ideologia anarchica. Ha svolto un’ampia attività di ricerca sulle ideologie politiche e sul rapporto tra filosofia e sociologia. Dal 1950 al 1953 Ansart insegnò all’Università di Hanoi e dopo un breve periodo al liceo classico di Chasseloup-Laubat ripetè l’esperienza vietnamita lavorando all’ateneo di Saigon (1953-1958). Rientrato in Francia, Ansart ottenne prima la cattedra di filosofia alla Sorbona e poi la cattedra di sociologia all’Università Denis-Diderot di Parigi (1970). Per approfondire http://www.meteoweb.eu/2016/11/storia-addio-a-pierre-ansart-sociologo-delle-ideologie/788603/#1ELOJzBrkCzq1qH7.99″,”SOCU-011-FF”
“ANSART Pierre”,”Les idéologies politiques.”,”Pierre Ansart, già professore di sociologia all’Università di Parigi VII. Ha pubblicato: Sociologie de Proudhon (1967); ‘Marx et l’anarchisme’ , ‘Essais sur les sociologies de Saint-Simon, Proudhon et Marx’, ‘Saint-Simon’ (1969), ‘Sociologie de Saint-Simon’, ‘Naissance de l’anarchisme. Esquisse d’une explication sociologique du proudhonisme’ (1970). C.B. MacPherson, ‘La théorie politique de l’individualisme possessif de Hobbes à Locke’, Gallimard, Paris, 1971 Marx. Il doppio ruolo delle ideologie borghesi nel mascherare i propri interessi e mantenere sottomesse le classi dominate «Una sociologia delle ideologie tesa a spiegare le deformazioni e le allucinazioni dovrebbe tratteggiare delle ipotesi sulle condizioni di possibilità di una tale patologia. Marx, nei suoi studi sulle ideologie borghesi, piccolo-borghesi e contadine, non mancò di incontrare questo problema del “”delirio”” (1) e di proporre un modello di spiegazione basato sulla contraddizione tra la situazione particolare della classe e la dinamica della sua azione. La classe borghese impegnata in una lotta per il potere politico – sostenendo provvisoriamente gli interessi di tutta la popolazione ma realizzando, di fatto e soprattutto, i propri obiettivi, sarebbe portata a costruire un linguaggio adatto alla sua impresa ma anche incaricato di mascherare il suo dominio sulle classi che sfrutta. L’ideologizzazione si imporrebbe in ragione della sua doppia funzionalità come illustra l’esempio del giacobinismo: l’ideologia permetterebbe alla classe di mascherare i propri fini particolari e favorirebbe lo sviluppo di un entusiasmo creativo nel medesimo tempo in cui darebbe alle classi dominate le illusioni necessarie alla loro sottomissione”” (pag 86) [(1) Karl Marx, Le 18 Brumaire de Louis-Napoléon Bonaparte ‘(1852), Parigi, Ed. Sociales, 1969, p. 18] “”Une sociologie des idéologies visant à une explication des distorsions et des hallucinations devrait esquisser des hypothèses sur les conditions de possibilité d’une telle pathologie. Marx, dans ses études sur les idéologies bourgeoises, petites-bourgeises et paysannes, n’a pas manqué de rencontrer ce problème du «délire» (1) et de proposer un modèle d’explication fondé sur la contradiction entre la situation particulière de la classe et la dynamique de son action. La classe bourgeoise engagée dans une lutte pour le pouvoir politique, portant provisoirement les intérêts de toute la population mais réalisant, en fait et avant tout, ses propres objectifs, serait amenée à construire un langage adapté à son entreprise mais chargé aussi de masquer sa domination sur les classes qu’elle exploite. L’idéologisation s’imposerait en raison de sa double fonctionnalité comme l’illustre l’exemple du jacobinisme: l’idéologie permettrait à la classe de se masquer à elle-même ses fins particulières et favoriserait le développement d’un enthousiasme créateur en même temps qu’elle donnerait aux classes dominées les illusions nécessaires à leur soumission”” (pag 86) [(1) Karl Marx, Le 18 Brumaire de Louis-Napoléon Bonaparte’ (1852), Paris, Ed. Sociales, 1969, p. 18] Delirio (lat. delirium, da deliro “”esco dal solco””: fr. délire; sp. delirio; ted. Irrereden; ingl. delirium). – Si dicono delirî le aberrazioni di giudizio suggerite da uno stato passionale o, in genere, da perturbamenti affettivi d’origine morbosa. Sotto l’influenza della deviazione affettiva, la critica diventa unilaterale, s’accanisce contro tutto ciò che potrebbe scalzare il delirio e lascia passare inosservati tutti gli errori che lo rinforzano. L’esperienza si lascia dominare dal preconcetto: le immagini subiettive, sgorgate dalla fantasia, inquinano d’elementi illusorî la percezione e determinano allucinazioni, che ribadiscono il delirio. Nati come sospetti, i giudizî deliranti s’affermano presto come convinzioni che sfidano ogni critica e diventano guida ideale, talvolta incontrastata, dell’azione. (trecc)”,”TEOS-336″
“ANSUATEGUI Antonio”,”Los cien últimos días de Berlín.”,”Dedica a Eva Schneider que yace los escombros de la Siemens Stadt. [Antonio Ansuategui, ‘Los cien últimos días de Berlín’, Ediciones Ariel, Barcelona, 1945] “”Al hablar de los berlineses hablo tan sólo del hombre de la calle y no de los hombres del Partido, ni de las clases dirigentes, ni de los intelectuales. Pongo aquí lo que mi trato con las gentes del pueblo me ha dado a conocer. Los personajes sobre los que más se hablaba y comentaba eran sin duda Hitler, Goebbels y Goering. En principio a Hitler se le consideraba envuelto en una aureola de misterio y de poder sobrehumano. Se tenia fe en él. Se opinaba que vivia tan sólo por Alemania, que estaba dispuesto a sacrificarlo todo por ella, y que no podia equivocarse. Muchos veían en él un istrumento de la divina providencia para llevar a cabo una gran transformación de la historia. Cualquier palabra de Hitler era acatada sin ningún género de discusión y sus intenciones se consideraban siempre ectas sin que la duda siquiera llegara a enturbiarlas. Era el simbolo del Movimiento Nacional Socialista y del resurgimiento de Alemania. Si se le odiaba, como algunos creen, este odio no se véia al exterior. Yo estoy plenamente seguro que a Hitler en Alemania se le quéria al menos en los primeros tiempos y que si el pueblo alemán le siguió no fué por una presión violenta sino por espontánea voluntad. Pero así come el prestigio de Goering se vino ruidosamente abajo cuando los aviones aliados empezaron a bombardear seriamente Berlin, de la misma manera el prestigio de Hitler se empezò a resquebrajar cuando después de afirmar categóricamente que Stalingrado seria tomado, est capital hubo er ser abandonada y las tropas alemansa empezaron su profundo repliegue. (…) El pueblo veía en Goebbels a una gran inteligencia, a un gran sofista y a un mentiroso genial. Le tenía por un hombre capaz de hacer ver blanco lo negro y lo negro blanco. Por un intelectual que ponía su inteligencia y su saber al servicio de una causa sin reparar demaciado en los medios. El pueblo sabía perfectamente que Goebels le engañaba y que le pequeños motivos promovia grandes escándalos (…) “” (pag 68, 73) [Antonio Ansuategui, ‘Los cien últimos días de Berlín’, Ediciones Ariel, Barcelona, 1945] “”Quando parlo dei berlinesi, parlo solo dell’uomo della strada e non degli uomini del partito, né delle classi dominanti, né degli intellettuali. Riporto qui ciò che i miei rapporti con la gente della città mi hanno fatto conoscere. I personaggi di cui si è parlato e che si è commentato di più sono stati senza dubbio Hitler, Goebbels e Goering. All’inizio, Hitler era considerato avvolto in un’aura di mistero e di potere sovrumano. C’era fede in lui. Si pensava che vivesse solo per la Germania, che fosse pronto a sacrificare tutto per essa e che non potesse sbagliarsi. Molti videro in lui uno strumento della divina provvidenza per operare una grande trasformazione della storia. Ogni parola di Hitler veniva ascoltata senza alcun tipo di discussione e le sue intenzioni erano sempre considerate rette senza nemmeno essere offuscate dal dubbio. Era il simbolo del movimento nazionalsocialista e della rinascita della Germania. Se era odiato, come alcuni credono, questo odio non si vedeva esternamente. Sono abbastanza sicuro che Hitler in Germania fosse amato almeno nei primi tempi, e che se il popolo tedesco lo seguì, non fu per pressione violenta, ma per volontà spontanea. Ma proprio come il prestigio di Goering crollò rumorosamente quando gli aerei alleati cominciarono a bombardare seriamente Berlino, così il prestigio di Hitler cominciò a incrinarsi quando, dopo aver dichiarato categoricamente che Stalingrado sarebbe stata presa, questa capitale dovette essere abbandonata e le truppe tedesche iniziarono la ritirata in profondità. (…) Il popolo vedeva in Goebbels una grande intelligenza, un grande sofista e un brillante bugiardo. Lo considerava un uomo capace di far sembrare bianco il nero e il nero bianco. Come un intellettuale che mette la sua intelligenza e la sua conoscenza al servizio di una causa senza badare troppo ai mezzi. Il popolo sapeva perfettamente che Goebbels lo ingannava e che per piccoli motivi promuova grandi scandali (…)”””,”QMIS-001-FMB”
“ANTA Claudio Giulio”,”Guerra alla guerra. La lezione di “”Coenobium””.”,”ANTA Claudio Giulio è dottore di ricerca in storia del pensiero politico e delle istituzioni politiche. Collabora con il dipartimento di studi politici e sociali dell’Università di Pavia e con le riviste ‘Nuova Antologia’ ‘Il Politico’ ‘Humanitas’ e ‘Rivista di studi politici internazionali’. Ha scritto vari libri (v. 4° cop.) “”Negli articoli di Modigliani, Treves, Turati, Liebknecht e Greulich traspare dunque un “”neutralismo di principio”” ideologicamente affine alle tesi dell’internazionalismo (a cominciare dall’affermazione della solidarietà tra le classi lavoratrici dei vari Paesi, tanto più necessaria di fronte a un conflitto di vaste proporzioni che rischia oramai di coinvolgere drammaticamente il proletariato). Ma negli scritti dei tre socialisti italiani, sia pure con sfumature diverse, emerge altresì un “”neutralismo di opportunità”” (1), secondo il quale un Paese storicamente giovane come l’Italia, a differenza di Stati quali la Francia e l’Inghilterra, non è in grado di affrontare il peso economico e finanziario di un conflitto di vaste proporzioni e, quindi, ha tutto l’interesse a mantenere la propria neutralità (una tesi sostenuta soprattutto da Modigliani e Turati). “” (pag 71) (1) Sui concetti di “”neutralismo di principio”” e di “”opportunità”” cfr. Norberto Bobbio, op. cit. (‘Il problema della guerra e le vie della pace, Il Mulino; 1984) Marx e la politica internazionale. “”L’internazionalismo socialista implica l’affermazione della solidarietà tra le classi lavoratrici, indipendentemente dalla loro nazionalità. Nelle ultime pagine del ‘Manifest der Kommunistische Partei’ (1848) Karl Marx e Friedrich Engels ne delineano i contenuti: “”Il potere politico è il potere organizzato di una classe per l’oppressione di un’altra. Il proletariato, nella lotta contro la borghesia (…), distruggendo gli antichi rapporti di produzione, abolisce (…) anche le condizioni di esistenza dell’antagonismo di classe e le classi in generale, e così anche il proprio dominio”” (Marx Engels, Manifesto del partito comunista, prefazione di L. Colletti, 1991 p. 121). Se a queste parole si aggiunge un’altra citazione contenuta nella stessa opera, si comprende maggiormente la loro argomentazione: finendo “”l’antagonismo fra le classi all’interno delle nazioni, scompare la posizione di reciproca ostilità fra le nazioni”” (Ivi, p. 116). Dunque, la visione marx-engelsiana sul problema della guerra discende da cause strutturali, insite cioè nella natura dei rapporti sociali. Solo abolendo la lotta tra le classi, i conflitti cessano sia all’interno di ciascun Paese che a livello internazionale, poiché essi non sono altro che la diretta conseguenza degli antagonismi tra le borghesie dei diversi Paesi che si disputano il controllo dei mercati, l’accaparramento delle risorse e il dominio sugli altri Stati. Del resto, già nel saggio ‘Die deutsche Ideologie’ (1845-46) emerge il pensiero internazionalista dei due intellettuali tedeschi quando scrivono che “”i rapporti fra nazioni diverse dipendono dalla misura in cui ciascuna di esse ha sviluppato le sue forze produttive, la divisione del lavoro e le relazioni interne”” (K. Marx, F. Engels, L’ideologia tedesca, in Opere complete, 1972 vol V, p 17). Ne deriva quanto segue: poiché la crescita industriale avviene in modo disomogeneo nei diversi Paesi, le relazioni internazionali sono necessariamente basate su rapporti di diseguaglianza. Date tali premesse, Marx affida all’Associazione Internazionale dei Lavoratori (più nota come Prima Internazionale), fondata a Londra nel 1864, un’ambiziosa missione che emerge nelle ultime righe del suo ‘Indirizzo inaugurale: “”Alle classi operaie [spetta] il dovere d’iniziarsi ai misteri della politica internazionale, di vegliare sugli atti dei loro rispettivi governi, di opporsi ad essi, se necessario, con tutti i mezzi in loro potere (…) e rivendicare le semplici leggi della morale e della giustizia che devono regolare tanto le relazioni degli individui, quanto quelle superiori dei popoli. La lotta per una tale politica estera fa parte della lotta generale per l’emancipazione della classe operaia”” (Cfr. G.M. Bravo, La Prima Internazionale. Storia documentaria’, 1978 vol I. p. 130)”” [Claudio Giulio Anta, Guerra alla guerra. La lezione di “”Coenobium””, 2010] (pag 63-65)”,”QMIP-079″
“ANTA Claudio Giulio”,”Les différents visages de la guerre dans la pensée politique européenne entre XIXeme et XXeme siècle.”,”Claudio Giulio Anta ha conseguito il dottorato in Storia del pensiero politico e delle istituzioni politiche presso l’Università degli Studi di Torino. Tra i suoi libri: Il rilancio dell’Europa. Il progetto di Jacques Delors, FrancoAngeli, Milano, 2004; Padri dell’Europa Sette brevi ritratti, Bruno Mondadori, Milano, 2005 (pubblicato in francese da Peter Lang, Bruxelles, 2007); Winston Churchill e l’idea dell’Europa unita, Bruno Mondadori, Milano, 2007; L’europeismo di Winston Churchill, Arance, Roma, 2009; Guerra alla Guerra. La lezione di “Coenobium”, Aracne, Roma, 2010 (pubblicato in francese da Peter Lang, Bruessels, 2012); Lord Lothian: The Paths of Federalism, Peter Lang, Bruxelles, 2014; Albert Einstein: The Roads to Pacifism, Peter Lang, Oxford, 2017. (f. Aracne)”,”TEOP-547″
“ANTEGHINI Alessandra”,”Stato, governo, società civile nell’opera di Charles Dunoyer.”,”Dunoyer e l’ industrialismo (pag 18) “”Il pensiero di Dunoyer si inserisce nel vasto movimento che va sotto il nome di industrialismo, sviluppatosi in Francia agli inizi del secolo XIX, e caratterizzato da un riconoscimento sul piano politico del ruolo preminente svolto dalle nuove forze produttive nella società francese del tempo”” (pag 18-19) Opera di Dunoyer: ‘De la liberté du travail’ (1845) (pag 60)”,”TEOP-528″
“ANTEGHINI Alessandra”,”Socialismo e femminismo nella Francia del XIX secolo: Jenny d’Héricourt.”,”Molto spazio alla polemica tra J. d’Hericourt e Proudhon.”,”DONx-004-FMB”
“ANTELMINELLI Alessandro, a cura di Orietta SANTINI”,”In forma di Republica o Stati. La corrispondenza del residente fiorentino a Londra (1645-1649).”,”Lettere inviate al Granduca dal residente fiorentino a Londra nel periodo 1645-1649. Si tratta di una rappresentazione e intepretazione della ‘Great Rebellion’. Il punto di vista è quello di un seguace della monarchia assoluta. L’autore cerca di individuare il modello politico al quale ricondurre ciò che sta accadendo.”,”UKIR-004-FMB”
“ANTINOLFI Ricciotti”,”La crisi economica italiana 1969-1973.”,”ANTINOLFI Ricciotti (Napoli 1934) ha insegnato economia monetaria e creditizia nell universita di Siena e successivamente teoria e politica dello sviluppo economico nella universita di Napoli. “”Durante la fase che stiamo esaminando, proprio per le insufficienze strutturali del mercato coloniale, il problema della domanda aggregata non sarebbe stato risolto se non si fosse sviluppato anche il mercato dei consumi interni; questa volta non più fondato, come nella prima fase, sui consumi “”signorili””, dei quali abbiamo rilevato il carattere di staticità, ma essenzialmente “”tirato”” dai consumi popolari e in particolare della classe operaia. Questa, infatti, dopo aver posto nel ’48 in termini perentori ma con limiti soggettivi, un problema di potere, negli anni successivi combatte con vigore l’ aspra battaglia per la difesa e l’ allargamento dell’ occupazione, che se pur se assume nell’ immediato un carattere riformistico, pone però le premesse per acquisire, dopo alcuni decenni, con le “”armi”” teoriche fornite da Marx, dimensioni e qualità politiche rivoluzionarie. Durante la fase coloniale si assiste, perciò, ad una crescita del movimento operaio che si traduce in aumento notevole della massa salariale, più che in un incremento del saggio salariale. E’ naturale che tutto ciò rafforzi la capacità di lotta degli operai, tanto che essa diviene oggettivamente dirompente rispetto agli equilibri del sistema sul finire del secolo scorso, quando, cioè, si esaurisce ogni potenziale espansione del sistema coloniale. Succede allora che la borghesia, messa con le spalle al muro, rompe la propria solidarietà internazionale di classe e imbocca la strada dell’ avventura imperialistica, al fondo della quale c’è la fine delo stato liberal-liberista e, con esso, della stessa egemonia borghese sulla società. La guerra, però, segna la rottura non solo dell’ internazionalismo borghese, ma anche di quello proletario (…)””. (pag 66-67)”,”ITAE-177″
“ANTINOLFI Ricciotti”,”La teoria economica di J.K. Galbraith.”,”Ricciotti Antinolfi insegna Economia politica alla Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Napoli. In passato è stato professore di Economia monetaria e creditizia presso la Facoltà di Scienze Economiche e Bancarie dell’Università di Siena. John Kenneth Galbraith è senza dubbio uno dei pochi economisti il cui nome è conosciuto, oltre che dagli studiosi, anche dal pubblico colto. Galbraith si avvicina alla scienza economica tramite gli studi di economia agraria che intraprende all’Ontario Agricultural College e prosegue alla Berkeley University in California, dove arriva nel 1930. Nominato, nel 1934, assistente ad Harvard vi tiene il suo primo corso di economia agraria. In Galbraith il fruttuoso approccio empirico con i fenomeni economico-sociali non si limita alle esperienze di studioso di Economia applicata e a quelle di dirigente di istituzioni economiche, ma ha modo di estrinsecarsi anche attraverso l’attività politica che egli svolge intensamente, anche se a periodi alterni, nel Partito Democratico, a diretto contatto con prestigiosi leaders come Stevenson, Kennedy, Johnson e McGovern.”,”ECOT-174-FL”
“ANTINUCCI Francesco MASSOBRIO Giulio a cura; saggi di Marco GIOANNINI Guido GENTILE Cecilia GHIBAUDI Stefano SCIALOTTI”,”Napoleone a Marengo. Dal mito alla storia. Catalogo multimediale della Mostra.”,”Contiene il saggio di Marco GIOANNINI: ‘Esistono i principi della guerra napoleonica? Note sulla seconda campagna d’Italia di Bonaparte’ (pag 3-18) Primo principio: la distruzione completa delle forze nemiche Secondo principio: la concentrazione delle forze Terzo principio: la velocità dei movimenti Quarto principio: mantenere le armate a spese del territorio”,”FRAN-002-FV”
“ANTISERI Dario”,”Karl Popper.”,”ANTISERI-D ha insegnato materie filosofiche presso le UNIVERSITA’ di ROMA (LA SAPIENZA), SIENA e PADOVA. E’ attualmente docente di Metodologia delle Scienze Sociali presso la Facoltà di Scienze Politiche della della LUISS (ROMA). ANTISERI-D, BIBLIOGRAFIA – Karl Popper. Epsitemologia e società aperta ARMANDO. ROMA. 1972. – Teoria unificata del metodo. LIVIANA. PADOVA. 1981. – Trattato di metodologia delle scienze sociali. UTET. TORINO. 1996. – Liberali: quelli veri e quelli falsi. REBETTINO. SOVERIA-MANNELLI (Cz). 1998. – Il pensiero occidentale dalle origini ad oggi. 3 voll. LA SCUOLA. BRESCIA. 1983. L’opera giunta alla 22^ edizione (1998), è stata anche tradotta in spagnolo, portoghese e russo.”,”SCIx-078″
“ANTISERI Dario”,”Critiche epistemologiche al marxismo.”,”ANTISERI Dario Volume incentrato in particolare sulle tesi di Popper. Geymonat a proposito della dialettica e del metodo dialettico critica sia le tre leggi di Engels sia le triadi hegeliane. (pag 67) “”[Geymonat] indice il metodo dialettico come lo strumento migliore per interpretare fenomeni storici, per interpretare la storia della scienza, e per capire lo sviluppo della società. Che cos’è dunque la dialettica o, meglio, il ‘metodo dialettico’, che Geymonat afferma di difendere con “”accanimento””? In primo luogo, Geymonat sgombra il campo. I materialismo engelsiano, se interpretato alla lettera, non è più soddisfacente, “”qualora si pensi di poterlo ricapitolare nei tre famosi princìpi (legge della conversione della quantità in qualità, della compenetrazione degli opposti, e della negazione della negazione)”” (65). D’altra parte, se Engels non soddisfa, ancor meno soddisfacente è Hegel, in quanto sia lui sia molti suoi seguaci possono venire, a buon diritto, accusati “”di aver costruito le loro triadi dialettiche sulla base di termini equivoci, di metafore illusorie, di analogie fantastiche prive di qualsiasi fondamento reale”” (66). “”Una elencazione precisa e accurata – dice Geymonat – tutte queste obiezioni si trova nel saggio di Popper ‘Che cos’è la dialettica?’, che merita di venire considerato veramente esemplare per rigore e chiarezza”” (67). Ma a questo scritto di Popper Geymonat rimprovera un solo difetto: “”Quello di identificare il metodo dialettico (inteso in tutta la sua generalità) con il metodo triadico hegeliano (…). I fautori odierni della dialettica, pur riconoscendo i meriti di Hegel nell’avere evidenziato – mediante le sue triadi – l’importanza della contraddizione, non sembrano affatto disposti ad accogliere la successione delle triadi hegeliane e nemmeno, in generale, il ricorso al metodo triadico”” (68).Ecco dunque che, ad avviso di Geymonat, la dialettica non può essere pensata come racchiusa né nelle tre leggi di Engels né nelle triadi hegeliane.”” [Dario Antiseri, Critiche epistemologiche al marxismo, 1986] [(65) L. Geymonat, Metodologia neopositivistica e materialismo dialettico, in ‘Critica marxista’, Quaderni, 6, 1972, p. 25]”,”TEOC-636″
“ANTISERI Dario”,”La Vienna di Popper.”,”Dario Antiseri, dopo la laurea in Italia, ha proseguito i suoi studi, dal 1963 al 1967, presso le Università di Vienna, Münster ed Oxford. A Vienna ha avuto per maestri Bela von Juhos e Kurt Christian. Ha insegnato materie filosofiche nelle Università di Roma La Sapienza, Siena e Padova. Attualmente è ordinario di Metodologia delle scienze sociali presso la Facoltà di Scienze Politiche della Luiss Guido Carli di Roma.”,”TEOP-079-FL”
“ANTOLINI Paola BARTH-SCALMANI Gunda ERMACORA Matteo FONTANA Nicola LEONI Diego MALNI Paolo PISETTI Anna”,”Donne in guerra 1915-1918. La grande guerra attraverso l’analisi e le testimonianze di una terra di confine.”,”Foto di donne al lavoro in fabbrica (pag 116) Militarizzazione lavoro ‘Il servizio della manodopera militarizzata’ “”La giornata lavorativa variava dalle nove sino alle dieci ore (con una pausa di un paio d’ore per il pranzo) durante le quali, secondo una rigida ripartizione delle mansioni, gli operai professionisti come falegnami, muratori, scalpellini e con loro la manodopera generica, trovavano impiego nelle opere di scavo delle trincee, di perforazione di lunghe galleria nella roccia, di lavorazione della pietre di costruzione di grossi edifici in calcestruzzo armato, mentre per lo più ai ragazzi ed alle donne spettava il trasporto del materiale edile: lunghe assi di legno, travi di ferro, sacchi di cemento ma an che rotoli di filo spinato e sacchi di ghiaia. D’inverno i reparti di lavoratori venivano impegnati nello sgombero della neve dall’intera superficie del cantiere, dei sentieri e delle strade. Diversi furono i casi di congelamento registrati. Assai frequenti erano del resto gli incidenti dovuti, nella maggior parte dei casi, allo scoppio di mine o alle frane da esse provocate e che non di rado costarono agli operai gravi lesioni se non addirittura la vita”” (Nicola Fontana, L’impiego della manodopera femminile nei lavori di fortificazione sul fronte trentino) (pag 56)”,”QMIP-101″
“ANTOLOGIA”,”Lotte operaie negli Stati Uniti d’ America, 1890-1910. Sindacati e movimento operaio nell’ ascesa degli USA a grande potenza.”,”I socialisti e la lotta dell’ antracite. E’ interessante riportare anche il comportamento tenuto in occasione di questa importante battaglia sindacale dai due partiti socialisti: il Socialist Party (SP) e il Socialist Labor Party (SLP). Il loro atteggiamento è rappresentativo dei motivi che li portarono ad avere un ruolo marginale nelle grandi battaglie che la classe operaia americana condusse negli anni a venire. (…) Sulla questione fondamentale (se si dovesse proclamare uno sciopero generale del settore carbonifero), il Socialist Party non prese una posizione ufficiale. Gli elementi della destra all’ interno della dirigenza del partito furono d’accordo con i dirigenti della AFL sul fatto che uno sciopero generale avrebbe rappresentato la “”rottura del contratto””. (…) Agli occhi di tutte e tre le frazioni del SP, l’ attività dei socialisti nei sindacati doveva limitarsi al lavoro di propaganda per convertire gli iscritti alla causa del socialismo. A sua volta il SLP di De Leon guardò all’impegno sindacale con scarso interesse perché ritenuto ininfluente per la lotta di classe. Il giornale del partito, il “”Weekly People”” del 29 febbraio 1900 e del 3 febbraio 1901 sostenne che centinaia di scioperi avevano dimostrato l’ inutilità di quell’ arma e descrisse il boicottaggio come una “”buffonata”” (…). Col loro atteggiamento i due partiti socialisti scelsero di “”abbandonare le masse operaie arretrate o non abbastanza evolute all’ influenza dei capi reazionari, degli agenti della borghesia (2)”””” (pag 265) (2) (Lenin, l’ estremismo)”,”ELCx-104″
“ANTOLOGIA”,”Lotte operaie negli Stati Uniti d’ America, 1890-1910. Sindacati e movimento operaio nell’ ascesa degli USA a grande potenza.”,”AFL e IWW. “”Quando nel 1905 un gruppo di dirigenti sindacali si riunì a Chicago per fondare gli Industrial Workers of the World, un sindacato industriale a carattere nazionale, l’ American Federation of Labor organizzava meno del 10% della forza-lavoro americana, concentrata soprattutto fra gli strati operai più qualificati.”” (pag 305)”,”MUSx-206″
“ANTOMMARCHI François”,”Gli ultimi giorni di Napoleone.”,”””«Deciso a dare battaglia, mi informai della forza del mio esercito. Avevo in tutto ventiseimila uomini; Mélas ne aveva quaranta, di cui diciottomila di cavalleria. Alle due del mattino, vennero ad annunciarmi che il nemico era piombato sulla avanguardia e che le nostre truppe cedevano. I francesi non amano essere attaccati e ripiegavano un po’ in disordine; il nemico aveva già fatto qualche prigioniero e nella ritirata avevamo perduto una lega e mezza di terreno. «I generali dell’avanguardia, Lannes, Murat e Berthier, mi inviavano ordinanze su ordinanze comunicandomi che le loro truppe erano in fuga e non riuscivano a fermarle. Chiedevano rinforzi e mi pregavano di mettermi in marcia con la riserva. Rispondevo a tutti “”Tenete finché potete, poi battete in ritirata!””. Vedevo che gli austriaci non avevano impiegato la riserva. In casi come questi, il punto importante è fare in modo che il nemico impieghi tutte le sue forze, risparmiare invece le proprie e costringerlo ad attaccare sui fianchi finché non si accorge dell’errore. La difficoltà è forzarlo ad impiegare la riserva. Il nemico aveva quarantaquattromila uomini contro ventimila al massimo; e questi erano in rotta. A Mélas non rimaneva dunque che approfittare del vantaggio. Mi portai alla testa delle prima legione in un’uniforme elegante; attaccai io stesso con una mezza brigata, feci piegare gli austriaci e rompere le file; Mélas, vedendomi in testa e con le sua legioni sbaragliate, credette fossi arrivato con la riserva per contenere le truppe in ritirata. Avanzò con tutta la sua, che si componeva di seimila granatieri ungheresi, il meglio della fanteria. Essi chiusero il varco che avevo fatto ed attaccarono a loro volta. Cedetti. Dopo una ritirata di mezza lega, esposto al loro fuoco, riunii tutto l’esercito e lo rimisi in linea. Appena ebbi raggiunta la riserva, forte di seimila uomini con quindici pezzi di cannone, sotto gli ordini di Desaix, che era allora la mia ancora di salvezza, con una manovra rapida, spiegai l’intero esercito mettendolo alle ali di Desaix, e opposi al nemico seimila uomini freschi. Una vigorosa salva di artiglieria e una carica disperata alla baionetta si abbatté sugli austriaci spazzandone le ali. Ordinai allora a Kellermann di attaccare con ottocento cavalieri. Egli si mosse e isolò i seimila granatieri ungheresi dal resto dell’esercito sotto gli occhi stessi della cavalleria austriaca. Questa però era a mezza lega e le ci voleva un quarto d’ora per arrivare, ‘e ho notato che sono sempre questi quarti d’ora che decidono la sorte delle battaglie’. Le truppe di Kellermann spinsero i granatieri ungheresi addosso alla nostra fanteria. Furono immediatamente fatti prigionieri. La cavalleria austriaca arrivò, ma i nostri fanti erano in linea, con l’artiglieria in testa. Una scarica spaventosa, una barriera di baionette, la fecero retrocedere; si ritirò un po’ in disordine, la inseguii con tre reggimenti che mi avevano appena raggiunto; si schierò; la ributtai e in gran parte annegò nel tentativo di passare il ponte della Bormida, che è molto stretto. Si diede la caccia al resto sino a notte. «Seppi dopo la battaglia, dalla bocca di qualche ufficiale generale prigioniero, che persino nel pieno del primo successo, gli austriaci erano inquieti: avevano il segreto presentimento della disfatta. Durante il combattimento, interrogavano i nostri prigionieri e domandavano: “”Dov’è il generale Bonaparte?”” “”In retroguardia”” e coloro che si erano già battuti contro di me in Italia, e che conoscevano la mia abitudine ‘di riservarmi per la fine’, gridavano: “”Il nostro compito non è ancora terminato””. Confessarono pure che poi, vedendomi in prima linea, erano completamente caduti nel tranello credendo che avessi impegnata la riserva. In tutte le battaglie arriva sempre un momento in cui i soldati anche i più coraggiosi, dopo aver fatto i più grandi sforzi, si sentono disposti alla fuga. Questo terrore viene da una mancanza di fiducia nel loro coraggio; non occorre che una piccola occasione, un pretesto per restituirla; l’arte è di farla rinascere. «Ad Arcole, ho vinto con venticinque cavalieri cogliendo l’istante di stanchezza nei due eserciti. Mi accorsi che gli austriaci, benché vecchi soldati, non avrebbero domandato di meglio che di trovarsi nel loro accampamento, e che in nostri, per coraggiosi che fossero, avrebbero voluto essere sotto le loro tende. Tutte le mie forze erano state impegnate e parecchie volte ero stato costretto a riordinarle. Non mi restavano che venticinque guide; le inviai sul fianco del nemico con tre trombe che suonarono la carica. Un grido generale si sollevò dalle file austriache: “”Ecco i cavalieri francesi!”” Si diedero alla fuga. E’ vero che bisogna cogliere il momento. Un istante prima o più tardi il tentativo sarebbe stato inutile. Se avessi inviato duemila cavalli, la fanteria avrebbe fatto un quarto di ‘conversione’. Coperta dall’artiglieria, avrebbe fatto una buona scarica, e la cavalleria non avrebbe neppure attaccato. «Vedete, gli eserciti sono come due individui che si incontrano e si spaventano a vicenda; c’è il momento di panico e bisogna saperlo cogliere. Non è che l’effetto di un principio meccanico e morale. Bisogna essere del mestiere; quando si è pratici, si distingue questo momento senza fatica: è facile come un’addizione”” (pag 94)”,”FRAN-106″
“ANTONELLI A. e altri”,”Cinquant’anni dell’ Unione Donne di Azione Cattolica. Giornata celebrativa. Bologna 26 aprile 1959.”,”””Diceva Pio XII di santa memoria che la donna non può affrontare i problemi della vita se non sotto l’ aspetto familiare, ed è vero. (…)”” (pag 53)”,”DONx-012″
“ANTONELLI Giuseppe”,”Gaio Mario. Il grande generale, fiero rivale di Silla, che salvò l’ Italia dall’ invasione germanica.”,”Giuseppe ANTONELLI, studioso del mondo antico, ha pubblicato varie opere tra cui ‘Pompeo’ (1992), ‘Crasso’ (1987). Gaio MARIO è passato alla storia come l’ avversario di SILLA. Gli veniva rimproverato di non aver compreso i risultati che si sarebbero potuti ottenere nella lotta politica utilizzando le più grandi concentrazioni di potere della sua epoca: le legioni. Formazione di un proletariato militare. “”Nel frattempo però aveva perso l’ appuntamento con la storia. Ma se le sue idee sul da farsi erano contradditorie o confuse, se soltanto dopo l’ esempio dell’ occupazione di Roma da parte di Silla, ha cominciato ad intravedere quella che avrebbe potuto diventare la funzione dell’ esercito nel riequilibrio dei rapporti di forza all’ interno dello stato romano, bisogna dire che la sua azione riformatrice, per quanto necessitata e in parte inconsapevole, ha interpretato perfettamente alcune novità maturate all’ interno della società romano-italica. La sua riforma dell’ esercito, da questo punto di vista, è molto significativa. La egualizzazione dell’ armamento nelle tre linee di combattenti della legione, nonché la leva basata sul volontariato, sono la presa d’atto di un livellamento sociale ormai assimilato dalla coscienza pubblica. (…) Con quella riforma si riconosceva formalmente l’ esistenza di una terza classe, quella del proletariato militare, definibile meglio come plebe delle campagne (…)””. (pag 165-166)”,”STAx-130″
“ANTONELLI Giuseppe”,”Mitridate il nemico mortale di Roma. La vicenda umana e politica del principe orientale che ha avuto il coraggio di opporsi all’ imperialismo di Roma.”,”ANTONELLI Giuseppe ha collaborato con articoli e saggi a settimanali. “”E’ stato detto da alcuni storici che Mitridate volesse costituire un grande impero asianico che comprendesse l’ Anatolia ed eventualmente le regioni dell’ impero seleucidico. Possiamo ammettere che il re, in un contesto diverso, non si sarebbe tirato indietro di fronte all’ ipotesi, ma no è questa la molla che attiva la sua azione e che spiega la sua vicenda. La chiave di interpretazione del personaggio non è l’ ambizione ma l’ indomabilità. Forse se Mitridate fosse stato certo di conservare la propria indipendenza, cioè se non avesse sentito incombere sul suo regno l’ ombra fitta della prepotenza romana, probabilmente la sua politica sarebbe stata molto più convenzionale e tranquilla e si sarebbe espressa in un espansivismo moderato, suggerito più dalle occasioni che gli si sarebbero offerte che da un vero e proprio programma di acquisizioni territoriali””. (pag 45-46)”,”STAx-147″
“ANTONELLI Etienne”,”La Russie Bolchéviste.”,”””C’est alors, le 4 novembre (a.s.), que les membres du Conseil des Commissaires du peuple, partisans d’un accord, donnent leur démission de leurs fonctions, par le manifest suivant: “”Les Commissaires du peuple dont les noms suivent donnent leur démission: V. Noghine, du Commerce et de l’Industrie; A. Rykov, de l’Intérieur; V. Milioutine, de l’Agriculture; I. Theotorovitch; de l’Approvisionnement; A. Chliapnikov, du Travail. Ils donnent comme motifs les raisons suivantes: “”Nous sommes pour la constitution d’un gouvernement socialiste de tous les partis du Conseil. Nous considérons que suele la création d’un tel gouvernement peut donner la possibilité d’affermir les résultats de la lutte héroïque de la classe ouvrière et de l’armée révolutionnaire. Hors de là, il ne reste qu’une voie: la constitution d’un gouvernement purement bolchéviste au moyen de la terreur politique. C’est dans ce chemin qu’est entré le Conseil des Commissaires du peuple. Nous ne pouvons pas et ne voulons pas le suivre. Nous voyens que cela conduit à éliminer de la vie politique de nombreuses organisations prolétariennes, à rétablir un régime irresponsable et à écraser la révolution et le pays. “”Nous ne pouvons pas prendre la responsabilité d’une telle politique et nous renonçons devant le C.C.E. à nois fonctions de Commissaires du peuple””. Les Commissaires suivants se sont ralliés à cette déclaration: D. Riazanov, des Voies et Communications; N. Derbychev, de la Presse; T. Arbouzov, de l’Imprimerie de l’Etat; Joureniev, de la Garde rouge; G. Fédorov, gèrant de la Section des conflits au Ministère du Travail; Gr. Ion. Larine, gèrant de la Section de l’élaboration des projets de lui. En même temps, Zinoviev, Kamenev, Rykov, Milioutine et Noghine donnent leur démission du Comité central du parti bolchéviste. Si le coup avait été porté le premier jour, il aurait certainement amené la fraction léniniste à l’accord. Mais le 5 novembre (a.s.), les troupes du soviet sont victorieuses, le pouvoir des commissaires est consolidé. Lénine peut compter sur l’appui de la garnison et des usines. Il prend l’offensive. Illance en vibrant appel aux membres du parti bolchéviste et à tous les travailleurs, où on peut lire: “”….Cette désertion ne fera pas chanceler l’union des masses qui marchent avec nous. “”Rappelez-vous que déjà deux de ces déserteurs: Kamenev et Zinoviev avaient agi comme tels, avant le soulèvement, en votant le 10 octobre dernier, contre tout manifestation..,”” (…)”” (pag 116-117-118) controllare e inserire”,”RIRO-421″
“ANTONELLI Quinto”,”Storia intima della grande guerra. Lettere, diari e memorie dei soldati dal fronte.”,”Seconda edizione con una nuova prefazione Quinto Antonelli è responsabile dell’Archivio della scrittura popolare presso il Museo storico della guerra di Rovereto. Ha collaborato a ‘La Grande guerra’, opera della Utet curata dal Mario Isnenghi e Daniele Ceschin.”,”QMIP-270″
“ANTONELLI Giuseppe”,”Storia di Roma antica dalle origini alla fine della Repubblica.”,”Giuseppe Antonelli, studioso del mondo antico, ha pubblicato sulla storia di Roma, in ordine cronologico: Crasso, Il banchiere di Roma, Locullo, Roma tra repubblica e impero, Pompeo, Mitridate, il nemico mortale di Roma.”,”STAx-080-FL”
“ANTONELLI Cristiano BARBIELLINI AMIDEI Federico GIANNETTI Renato GOMELLINI Matteo PASTORELLI Sabrina PIANTA Mario, scritti di”,”Innovazione tecnologica e sviluppo industriale nel secondo dopoguerra.”,”Il modello di competizione dell’Italia: tra moderazione salariale e innovazione tecnologica (pag 560-561)”,”ITAE-034-FP”
“ANTONELLI Giuseppe”,”L’influenza delle parole.”,”Giuseppe Antonelli è professore di Storia della lingua italiana all’Università di Pavia e collabora con il ‘Corriere della Sera’. Ha pubblicato ‘La volgare eloquenza’. Come le parole hanno paralizzato la politica’ (Laterza, 2017). ‘«Parlare oscuramente lo sa fare ognuno, ma chiaro pochissimi». Sono passati circa quattro secoli, ma le parole di Galileo rimangono attuali anche nell’odierna società della comunicazione. Perché ci ricordano che esprimersi in modo nitido, comprensibile, efficace richiede uno sforzo fatto di impegno, competenza, attenzione. Molto più facile, quando si parla e anche quando si scrive, adagiarsi pigramente nel calco delle proprie abitudini linguistiche e di quello del proprio ambiente. Da qui la sfilza dei tanti «esi» che negli anni hanno attirato pubblici strali: il ‘sindacalese’ e il ‘politichese’, che oggi – all’epoca della volgare eloquenza – si è riconvertito in ‘gentese’, colorito e popolaresco fino al triviale; il ‘burocratese’ che ha pian piano ceduto il passo all”aziendalese’; lo ‘scolastichese’ contrapposto al ‘giovanilese’. La storia ha gli «-ismi», la lingua gli «-esi»: e anche gli «-orum». A partire dal «latinorum» che nei ‘Promessi sposi’ Renzo rinfacciava a Don Abbondio, dopo che il sacerdote aveva provato a confondergli le idee infarcendo il discorso di altisonanti espressioni latine. Se gli «-esi» mostrano soprattutto conformistica passività, gli «-orum» hanno in sé una più netta intenzionalità legata all’esercizio del potere. Il che vale anche per l’«inglesorum»: il modo di esprimersi dei tecnocrati del terzo millennio, fitto di anglicismi che finiscono per creare una altrettanto fitta cortina di prestigiosa incomprensibilità. «Il “”latinorum”” sta scomparendo», scriveva Cristina Taglietti nel «Corriere della Sera» il 30 giugno del 2000, «ma solo per essere sostituito dall'””inglesorum””». La larga presenza di parole inglesi nelle cronache del virus è stata denunciata da molti in questi mesi. Spesso con toni allarmistici o apocalittici’ (pag 33-35) Si credeva un tempo che i nomi fossero conseguenza delle cose. Oggi sappiamo che sono piuttosto le cose a essere spesso conseguenza deli nomi: sono le parole a influenzare i nostri comportamenti.”,”VARx-622″
“ANTONELLI Cristiano LAMBORGHINI Bruno”,”Impresa pubblica e tecnologie avanzate. Il caso della STET nell’elettronica.”,”Cristiano Antonelli è nato a Firenze nel 1951. E’ autore di studi sui temi della competività internazionale delle piccole imprese, del finanziamento delle imprese pubbliche. Collabora con l’OCSE (Parigi) (1978) Bruno Lamborghini è nato a Ferrara nel 1936. Si occupa di problemi di economia industriale. (1978)”,”ECOG-011-FV”
“ANTONELLI Giuseppe”,”Catilina.”,”Giuseppe Antonelli, studioso del mondo antico.”,”STAx-137-FL”
“ANTONELLI Giacomo (Card.) SACCONI Carlo (Mons.), a cura di Mariano GABRIELE”,”Il carteggio Antonelli-Sacconi. Volume I (1858-1860). II Serie: Fonti. Vol. XLI.”,”carteggio tra il cardinale Antonelli e il nunzio apostolico a Parigi Mons. Carlo Sacconi Giacomo Antonelli (Sonnino, 2 aprile 1806 – Roma, 6 novembre 1876) è stato un cardinale italiano e segretario di Stato della Santa Sede sotto il pontificato di Papa Pio IX 1. Il carteggio Antonelli-Sacconi (1858-1860), che è stato curato da M. Gabriele e pubblicato dall’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano 2. Il carteggio contiene dispacci inviati dal segretario di Stato Antonelli ai nunzi il 18 settembre 1860, giorno della battaglia di Castelfidardo 2. (copil.)”,”RISG-038-FSL”
“ANTONELLI Giacomo (Card.) SACCONI Carlo (Mons.), a cura di Mariano GABRIELE”,”Il carteggio Antonelli-Sacconi. Volume II (1858-1860). II Serie: Fonti. Vol. XLI.”,”carteggio tra il cardinale Antonelli e il nunzio apostolico a Parigi Mons. Carlo Sacconi Giacomo Antonelli (Sonnino, 2 aprile 1806 – Roma, 6 novembre 1876) è stato un cardinale italiano e segretario di Stato della Santa Sede sotto il pontificato di Papa Pio IX 1. Il carteggio Antonelli-Sacconi (1858-1860), che è stato curato da M. Gabriele e pubblicato dall’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano 2. Il carteggio contiene dispacci inviati dal segretario di Stato Antonelli ai nunzi il 18 settembre 1860, giorno della battaglia di Castelfidardo 2. (copil.)”,”RISG-039-FSL”
“ANTONELLI Giacomo DE-LUCA Antonino; a cura di Carla MENEGUZZI ROSTAGNI”,”Il carteggio Antonelli – De Luca, 1859-1861. II Serie: Fonti. Vol. LXXII.”,”Trec: DE LUCA, Antonino (in religione Antonio Saverio) voce scritta da Giuseppe Monsagrati Nacque a Bronte, in provincia di Catania, il 28 ott. 1805 da Vincenzo e da Francesca Saitta. Ultimo di dieci figli, compiuti i primi studi nel collegio “”Capizzi”” di Bronte, passò al seminario di Monreale ove, affidato a due dotti canonici, si distinse, oltre che nelle materie teologiche, per una spiccata predisposizione all’apprendimento delle lingue straniere e allo studio delle scienze. Non si sentiva, tuttavia, ancora pronto per il sacerdozio e, dopo che nel 1826 ebbe vinto il premio Di Giovanni che assegnava un legato di 1.000 scudi al giovane siciliano che sapesse meglio di latino, greco, italiano, storia sacra e storia regionale, restò a Palermo per completare la propria formazione culturale, trovando anche saltuario impiego come istitutore privato. Nel 1827 il D. si spostò a Napoli pensando di farne una tappa nel viaggio di avvicinamento a Roma, ma, non avendo trovato gli appoggi giusti, tornò a Palermo. Di Roma lo attirava la possibilità che essa sola offriva a chi., come lui, aspirava ad intraprendere una carriera nella diplomazia pontificia e vi si preparava restando in provincia, senza poter contare sulle, tradizioni di famiglia e per di più senza aver frequentato i corsi della romana Accademia dei nobili ecclesiastici. A tali carenze il D. suppliva con l’ambizione e la volontà e, nel dicembre del 1829, provveduto di lettere di presentazione per mons. G. Grassellini e per i cardinali E. De Gregorio e T. Arezzo, si risolse finalmente a partire. L’esordio romano non fu per lui facile: l’ambiente, non particolarmente evoluto, respingeva gli estranei o ne diffidava, e per esservi ammesso il D. prese a muoversi nella dimensione che gli era congeniale, quella culturale, cominciando a scrivere articoli su temi di attualità e cercando di accreditarsi come difensore della religione dagli attacchi cui la esponevano le moderne teorie filosofiche o estetiche. Nel 1830 apparve a Roma (“”primo frutto delle mie tenui fatiche””, lo definiva il D. stesso nella dedica a mons. P. Di Giovanni) un lungo saggio di riflessioni critiche Sulla pretesa attitudine del politeismo a preferenza del culto ebreo e cristiano ad incivilire i popoli e a render le bell’arti fiorenti… in risposta ad un nuovo saggi . o .critico di un anonimo sul Genio del Cristianesimo, inserito nella Rivista enciclopedica di Parigi, tom. XXXIX, luglio 1828: come chiariva il lungo titolo, si trattava di una puntigliosa confutazione della tesi che aveva attribuito alla mitologia greca capacità di evocazione fantastica e poetica; polemizzando con tale tesi il D. rivendicava alle religioni monoteistiche una inconfutabile “”attitudine a spargere e far tra’ popoli germogliare i semi della civiltà e della vera socievol cultura”” (p. 17). Le doti dialettiche palesate in questo primo lavoro unitamente a una personalità già matura se non compiuta fornirono al D. un buon lasciapassare per il mondo della pubblicistica cattolica, in quegli anni impegnata, al di là delle occasionali dispute teoriche, soprattutto nella difesa dell’assolutismo e nella riaffermazione del valore irrinunciabile del principio d’autorità. Ammesso nell’Arcadia e chiamato a collaborare ad alcuni periodici (il Giornale arcadico di Roma o il NuovoGiornale dei letterati di Pisa) con articoli stesi prevalentemente in forma di recensione, il D. venne via via dando un carattere più marcatamente politico ai propri interventi, anche se in famiglia c’era chi, come il fratello Placido, più tardi professore di economia politica a Napoli e dopo l’unificazione deputato al Parlamento italiano, gli consigliava di non scoprirsi eccessivamente per difendere ideali che ripugnavano alla maggioranza dell’opinione pubblica colta. Ascoltandolo almeno in parte, il D. fece uscire anonimo un altro corposo saggio Sulla eccessiva diffusione e lettura delle gazzette francesi in Italia, che, ospitato nel primo fascicolo della Voce della ragione di M. Leopardi (1832), al modello francese propagandato dalla stampa d’Oltralpe di una società caotica. turbolenta, anarcoide, pervasa di principi deleteri quali quello della sovranità nazionale, contrapponeva il vagheggiamento di un ideale legittimistico dove il monarca fosse assoluto, la Chiesa rispettata, ogni progresso frutto non di uno strappo rivoluzionario ma di una lenta evoluzione. Di notevole c’era in questo scritto che, pur di esorcizzare lo spettro di un’Italia esposta al corruttore influsso della stampa transalpina e quindi devastata da una rivoluzione che, a suo dire, avrebbe fatto solo il gioco della Francia, il D. non esitava a fare l’apologia del riformismo settecentesco da una parte esaltando personaggi come B. Tanucci per la sua lotta contro il feudalesimo meridionale o come Vittorio Amedeo III di Savoia per i limiti imposti alla “”eccessiva potenza de’ nobili”” (p.34), dall’altra rievocando con accenti nostalgici il grande rigoglio culturale dell’Italia del ‘700 e la funzione trainante esercitata in Lombardia ed a Parma dal pensiero dei philosophes. Questo ed altri elementi del saggio del D. dimostravano che egli non era in tutto e per tutto assimilabile agli scrittori di tendenza reazionaria operanti prevalentemente in città come Modena e Pesaro. Proprio su un fascicolo successivo della Voce della ragione (I [1832], pp. 257 ss.) apparve una lettera anonima Aisignori redattori che polemizzava con gli spunti antiaristocratici presenti nello scritto dei D. dicendoli convergenti con quelle tesi rivoluzionarie che pure si pretendeva di combattere. E in effetti non è difficile rintracciare nel giovane abate siciliano i segni d’una irrequietezza intellettuale che in quegli stessi anni, cioè all’indomani della rivoluzione del 1830, lo spingeva a coltivare un altro tipo di ricerca, di natura più teologica, intrattenendo una breve relazione epistolare con F. de Lamennais, da lui conosciuto di persona a Roma nel 1832, nel periodo in cui questi, superato l’ultramontanismo degli anni della giovinezza, gettava le basi teoriche del cattolicesimo liberale e dalle colonne dell’Avenir predicava l’urgenza di un rinnovamento della Chiesa in senso antiatitoritario. Dimentico di avere appena tuonato contro gli effetti delle pubblicazioni francesi, nel marzo del 1833 il D. si felicitava col Lamennais della diffusione dei suoi scritti in Italia e si augurava che la sua meditazione filosofica non lo portasse fuori della Chiesa: quando, nel 1834, ciò avvenne, i rapporti tra i due si interruppero e il D. non dette seguito all’intenzione, preannunziata in un’altra lettera dell’ottobre del 1832, di recarsi in Francia a studiare teologia col Lamennais. La rinunzia a tale proposito lo ricondusse alla pubblicistica: forse anche dietro l’influsso di F. Ozanam, il suo sforzo appariva ora volto a tracciare il quadro di uno sviluppo storico universale in cui la Chiesa, il Papato, il cattolicesimo erano presentati come fattori di progresso, di difesa degli umili, di liberazione degli oppressi; applicato all’Italia tale criterio interpretativo indurrà il D. a sostenere, in una conferenza tenuta il 23 luglio 1835 presso l’Accademia di religione cattolica, che il Papato non aveva in passato diviso la penisola ma l’avgva salvata dai pericoli esterni, aveva costituito prima un “”principio di assimilazione morale””, quindi, dopo Carlo Magno, un “”principio di equilibrio politico””, infine un “”principio di unione”” (De’ vantaggi che i romani pontefici hanno arrecato alla condizione politica de’ popoli italiani, Roma 1835). L’area che al D. sembrava meglio testimoniare la funzione positiva esercitata dal cattolicesimo sul piano storico era però quella anglosassone, dove la voce di Roma da secoli arrivava flebile e viveva tra mille contrasti: una Storia del cattolicesimo in Irlanda, a cui lavorò per parecchi anni, non vide mai la luce, ma il bisogno di documentarsi lo mise in contatto con il card. Th. Weld, cui il D. fece da segretario trg il 1833 e il 1836, e con i settori più aperti di tutta la cultura cattolica, spingendolo a riflettere sull’arretratezza dell’ambiente romano, povero di iniziative adeguate nel campo della ricerca e della divulgazione e spesso addirittura ostile, e sulla necessità di metterlo al passo con le più progredite città europee. Nacquero così gli Annali delle scienze religiose, bimestrale che il D. fondò, compilò e diresse dal 1835 al 1845 con l’intenzione di aprire la cultura cattolica a “”quanto di più notabile e pregevole si va ogni di pubblicando nella nostra penisola e fuori intorno alla Religione, sia per riguardo alla ecclesiastica disciplina, sia per riguardo ad alcuna altra cristiana istituzione che a lei si appartenga”” (I, pp. V-VI). Concepiti anche come strumento di lotta contro il protestantesimo, gli Annali, oltre a pubblicare documenti ufficiali del Vaticano, pareri delle congregazioni, sunti di conferenze tenute nelle istituzioni culturali romane, traduzioni di articoli ripresi da riviste straniere e un notiziario bibliografico su quanto si stampava all’estero, chiamava a raccolta alcuni tra i più validi teologi e studiosi romani (p. E. Visconti, C. Antici, G. Perrone, G. B. Pianciani, G. Mazio tra gli altri) per testimoniare lo sforzo di aggiornamento di cui era capace la cultura cattolica anche su temi notoriamente poco praticati quali quelli scientifici, anzi con l’ambizione abbastanza scoperta di conciliare la religione e la scienza, la Bibbia e la moderna ricerca storica. Sempre attenti ad affermare i valori del cattolicesimo e a difenderli dalle insidie del razionalismo e delle altre dottrine di matrice protestante (o presunta tale), il D. e i suoi collaboratori, pur all’interno di confutazioni critiche quali erano spesso i loro articoli, facevano comunque conoscere, e quasi sempre con spirito che, compatibilmente con la loro posizione, risulta abbastanza equilibrato, nomi ed opere di autori come Ranke, Sismondi, Strauss, Bianchi Giovini, Gabriele Rossetti. Promosso dalla sua laboriosità al rango di luminare della cultura romana, il D., cui peraltro non si può attribuire alcuna originalità di pensiero, ricevette i primi riconoscimenti ufficiali in Italia e fuori: e infatti, mentre a Roma gli era conferito l’incarico di coadiutore della cattedra di fisica sacra alla Sapienza (1837) nello stesso torno di tempo in cui era nominato consultore delle congregazioni dell’Indice (1836) e di Propaganda Fide (1838), censore dell’Accademia di religione cattolica (1840), e rettore del collegio irlandese di Roma (1840), da Lovanio gli giungeva la laurea honoris causa in sacra teologia (1839) e da Parigi V. Cousin gli comunicava di averlo nominato corrispondente del ministero della Pubblica Istruzione “”pour les travaux historiques”” (6 maggio 1840). Ma, proprio mentre sembrava precisarsi questa vocazione per gli studi, il D. rientrava nell’alveo della tradizionale carriera ecclesiastica: ordinato sacerdote il 10 febbr. 1839, cameriere segreto dei papa nel 1843, l’8 dic. 1845 fu consacrato vescovo e inviato a reggere la diocesi di Aversa previa approvazione di Ferdinando II, anch’egli lusingato dal prestigio che il D. si era guadagnato come uomo di profonda dottrina. Kena ha l’offerta per te a 4,99€/mese. Minuti che cadono come fiocchi di neve ?? Kena Mobile Raccomandato da Ultimo parto di un certo rilievo della sua attività pubblicistica era stata una dissertazione, letta all’Accademia di religione cattolica il 28 luglio 1842, sul Cattolicesimo e i sistemi socialisti considerati ne’ loro rapporti colla condizione economica de’ popoli (Roma 1843), dove il desiderio di confrontare la posizione della Chiesa con il socialismo umanitario portava l’autore a condannare, ancora una volta in sintonia con le tesi dei conservatori, non solo pensatori come Saint-Simon, Fourier, Owen e le loro utopie più o meno collettivistiche ma la stessa idea di rivoluzione industriale, i nuovi rapporti di produzione, l’ordinamento sociale che ne conseguiva e, insomma, tutto il pensiero economico classico cui il D. contrapponeva il magistero morale della Chiesa, l’avversione per “”l’egoismo mercantile”” (p.31), un modello di società fondata sul solidarismo e sulla carità e attenta a sviluppare le risorse agricole più che la produzione industriale. L’episcopato distolse completamente il D. dalla saggistica e lo costrinse a lasciare gli Annali (che, diretti da G. Arrighi, si pubblicarono fino al 1854). Ad Aversa tuttavia portò un certo fervore innovativo teso a vivificare il tono della diocesi con cicli di conferenze morali, l’apertura di un seminario per i giovani e il completamento di un refettorio diocesano. Queste ed altre iniziative pastorali lo resero popolare e, soprattutto, gli conferirono l’autorità necessaria per portare a Ferdinando II alcune richieste dell’episcopato campano (1849) e, successivamente, per guidare a Napoli una missione incaricata di trattare la limitazione dell’autonomia del Tribunale della monarchia sicula dall’autorità di Roma (1852-53). La missione fallì, ma il D. rivelò qualità di negoziatore tali da indurre Pio IX a promuoverlo arcivescovo di Tarso (22 dic. 1853) e contemporaneamente ad inviarlo come nunzio pontificio in Baviera (24 dicembre). Si aprì così una lunga parentesi nella vita del D. che rimase in diplomazia per dieci anni. Più che l’esperienza a Monaco, che comunque gli servì per prendere confidenza col mondo cattolico germanico, è però importante la successiva nunziatura a Vienna (nomina del 9 sett. 1856), dove il D. rimase fino al 1863, un settennio in cui, pur muovendo da una situazione iniziale molto positiva quale quella aperta dal concordato del 1855, i rapporti tra Austria e Stato pontificio si trovarono presto a subire i contraccolpi dell’alterazione degli equilibri europei derivata dal mutato assetto della penisola negli anni 1859-61. Da Vienna il D. si sforzò di far capire al segretario di Stato G. Antonelli che l’Austria, per quanto desiderosa di sostenere le ragioni del Papato, doveva fare i conti con una difficile situazione interna che era il prodotto del declino inarrestabile dell’idea imperiale e sovranazionale, da essa impersonata, di fronte al prevalere di forti tendenze centrifughe quali, da un lato, l’ostilità delle popolazioni ungheresi e, dall’altro, la fine della dominazione sulla Lombardia. Questo pessimismo di fondo e un certo naturale distacco gli impedirono inizialmente di riversare nella difesa degli interessi temporali della Chiesa il fanatismo proprio di altri ecclesiastici, al punto che uno storico cattolico, il Pirri, ha scritto di lui che “”si dimostrò assolutamente impari all’altezza del suo compito”” e che l’Antonelli dovette “”servirsi di frasi anche dure e pungenti per spronare la sua innata indolenza”” (p. 179). Le sollecitazioni dell’Antonelli a dispiegare maggiore energia furono in realtà giustificate fino al dicembre del 1859, quando apparve l’opuscolo del visconte L-E, de La Guéronnière su Le pape et le congrés:dopo di allora il D. si fece molto più battagliero, e qualche diplomatico straniero si sorprese a vederlo ora “”très ému””, ora “”presque violent, j’allais dire presque menaçant”” (La questione italiana, pp. 287 s.) nella difesa dei diritti della S. Sede. In effetti il D., oltre a sollecitare da tutti i vescovi dell’Europa cattolica indirizzi di solidarietà al papa, non esitò a consigliare a Roma di accettare animosamente la lotta puntando sul sostegno delle potenze conservatrici e cercò anche di portare al servizio del Papato le truppe dei deposto duca di Modena, in una anticipazione di quella che sarebbe stata la linea, ostile all’Antonelli, del cardinale de Mérode. Al di là di tutto c’era però nel D. la convinzione che la Chiesa fosse solo uno degli elementi di un quadro che coinvolgeva tutta l’Europa in una fase di cambiamenti storici: sullo sfondo egli scorgeva infatti la crisi dell’assolutismo, e la stessa avversione da lui manifestata contro l’orientamento nazionalistico del clero ungherese, i cui problemi aveva conosciuto da vicino in un lungo viaggio nell’autunno del 1858, denunziava il timore che ogni indebolimento della posizione austriaca si traducesse automaticamente in un indebolimento della Chiesa. La nunziatura a Vienna precedeva usualmente la promozione al cardinalato: forse con qualche ritardo dovuto all’insoddisfazione della segreteria di Stato, il D. l’ottenne comunque il 16 marzo 1863, con il titolo dei Ss. Quattro Coronati (1º ottobre). Il ritorno a Roma lo riportò ad occupazioni meno affannose: aveva conservato fama di uomo di scienza, fama che fu consolidata dal conferimento della prefettura della congregazione dell’Indice (28 dic. 1864). In tal veste il D., che già a Vienna aveva conosciuto i più bei nomi dell’aristocrazia europea, e non solo di quella intellettuale, era un interlocutore naturale di quanti, soprattutto stranieri, visitavano Roma, sempre traendo dagli incontri con lui impressioni molto favorevoli per il suo moderatismo. Presto si parlò di lui come di uno degli esponenti di punta della corrente liberale in seno al Sacro Collegio – “”sans cependant qu’il ait donné des epreuves de la consistence des sentiments qu’on lui prête””, notava un consulente dell’ambasciata francese a Roma all’inizio del 1863 (Weber, Kardinäle…, II, p. 656) – ma probabilmente si equivocava su di un atteggiamento come il suo che metteva in subordine le vicende politiche rispetto al più vasto campo degli interessi culturali e spirituali. Ma, anche da questo lato, il D., si era come adagiato in un placido ozio, che qualcuno diceva provocato da un ottundimento delle capacità mentali, e non produceva più nulla, lasciando invece molto spazio alla vita di società. Tornò in primo piano quando, durante il concilio Vaticano I, tra i cinque cardinali incaricati di presiedere a turno le sedute, si palesò come il più aperto alle istanze della minoranza antinfallibilista e si impegnò a sostenerne in qualche misura le posizioni; si disse anche che il papa, infastidito per il suo anticonformismo a volte eccessivamente ostentato, meditasse di sostituirlo, cosa che poi non avvenne, ma che rafforzò l’opinione che negli ambienti liberali lo faceva ritenere uno dei candidati da preferire per la successione a Pio IX. Allo stesso modo si fece il suo nome nel 1876 quando, scorhparso l’Antonelli, si attese la scelta di un nuovo segretario di Stato. Nel 1878, dopo la morte di Pio IX, il D. non diede gran prova della duttilità che gli veniva da più parti riconosciuta e insistette perché, in segno di sfiducia verso lo Stato liberale e la legge delle guarentigie, il conclave si tenesse all’estero. Non fu difficile fargli cambiare parere, e nelle due votazioni che precedettero l’elezione del cardinale Gioacchino Pecci il D. raccolse qualche suffragio di stima. Leone XIII mostrò subito di tenerlo in grande considerazione nominandolo, nel concistoro del 15 luglio 1878, vicecancelliere di S. Romana Chiesa, preconizzandolo vescovo suburbicario di Palestrina, creandolo commendatario di S. Lorenzo in Damaso e ponendolo alla testa della congregazione degli Studi (13 ag. 1878). In omaggio all’autorità derivatagli da tale incarico il D., che sul finire del 1879 era stato consultato per la fondazione della Accademia tomistica, fu chiamato, con motu proprio del 18 genn. 1880, a far parte della commissione di tre cardinali incaricata di curare l’edizione completa delle opere di s. Tommaso: nonostante che all’origine del progetto si potesse vedere l’esigenza, dal D. molto avvertita negli anni della giovinezza, di mettere d’accordo scienza e religione, l’incarico fu accolto con scarso entusiasmo e il risultato che se ne ebbe fu tardivo e qualitativamente assai mediocre. Il 18 ag. 1883 il papa gli comunicava con una lettera l’apertura agli studiosi dell’Archivio e della Biblioteca apostolica Vaticana: da tempo malato, il D. non fu neanche in grado di valutare l’importanza della novità con cui si mirava a rilanciare una seria cultura storica di matrice cattolica anche in risposta alla scienza laica e ai suoi veleni. Il D. si spense il 29 dic. 1883 a Roma, dove fu sepolto al Verano; sembra che lasciasse un patrimonio ingentissimo. Più tardi gli fu eretto un monumento funebre a S. Lorenzo in Damaso. Fonti e Bibl.: Il materiale documentario relativo alle nunziature del D. in Baviera e in Austria è conservato in Arch. segr. Vaticano, rispettivamente nell’Archivio della nunziatura di Monaco, buste 85-91, e in quello della nunziatura di Vienna, voll. 373-431a. In Vaticano sono anche conservate, nel fondo Spogli dei cardinali, 3 buste intestate al D. contenenti documentazione varia (corrispondenza privata, carte delle nunziature, relazioni manoscritte, registri e inventari, lettere d’ufficio) di un certo interesse. Due lettere del D. al Lamennais sono custodite nella Bibl. dell’Ist. per la storia del Risorg. di Roma, b. 171/32; altre, a vari destinatari, in Bibl. ap. Vaticana, Racc. Ferrajoli-Visconti, nn. 2434-40. I principali dispacci da Vienna sono editi in molteplici raccolte di fonti: in partic. si vedano P. Pirri, Pio IX e Vittorio Emanuele dal loro carteggio privato, II, La questione romana 1856-64, Roma 1951, ad Indicem;L. Lukics, The Vatican and Hungary 1846-1878. Reports and correspondence on Hungary of the apostolic nuncios in Vienna, Budapest 1981, ad Indicem;I. Dumitriu Snagov, Le Saint-Siège et la Roumanie moderne 1850-1866, Roma 1982, ad Indicem; Il carteggio Antonelli-De Luca 1859-1861, a cura di C. Meneguzzi Rostagni, Roma 1983. Numerose le biografie del D.: la più completa, in parte condotta su documentazione originale, è quella di B. Radice, Due glorie siciliane. I fratelli De Luca, Bronte 1925; cfr. inoltre: G. M. Mira, Bibliografia siciliana, Palermo 1875, pp. 532 ss.; G. De Luca, Storia della città di Bronte, Milano 1883, pp. 270-276, 356 s.; L. Boglino, La Sicilia e i suoi cardinali. Note stor., Palermo 1884, pp. 94-98. Dati sulla carriera ecclesiastica del D. in R. Ritzler-P. Sefrin, Hierarchia catholica medii et recentioris aevi, VII-VIII, Patavii 1968-78, ad Indices. Testimonianze sparse sull’attività del D. si leggono in G. Moroni, Diz. d’erudiz. st.-ecclesiast. (per la consultazione si rinvia all’Indice generale, II, ad nomen);F.Procaccini di Montescaglioso, La Pontificia Accademia dei nobili ecclesiastici, Roma 1889, p. 51; W. Ward, The life of John Henry card. Newman…, London 1912, II, pp. 163, 175, 547; J. Tracy Ellis, The life of James cardinal Gibbonsarchbishop of Baltimore 1834-1923, Milwaukee 1952, I, p. 174; R. Carmignani, Simpatie lamennesiane nella cittadella cattolica, in Il Risorgimento, XII (1960), pp. 91 s.; O. Majolo Molinari, La stampa periodica romana dell’Ottocento, Roma 1963, ad Indicem;F. Gregorovius, Diari romani, a cura di A. M. Arpino, Roma 1967, ad Indicem; La questione ital. dalle annessioni al Regno d’Italia nei rapporti fra la Francia e l’Europa, s. 3, 1848-1860, I, a cura di A. Saitta, Roma 1968, ad Indicem;G. Manfroni, Sulla soglia del Vaticano 1870-1901, Milano 1971, ad Indicem;N. Roncalli, Diario romano, a cura di M. L. Trebiliani, I, Roma 1972, ad Indicem;Ch. Weber, Quellen und Studien zur Kirche und zur vatikanischen Politik unter Leo XIII…, Tübingen 1973, ad Indicem; Docc. dipl. it., s. 2, Il (1º genn.-30 giugno 1871), e VI (1ºgenn. 1875-24 marzo 1876), Roma 1966 e 1978, ad Indices. Singoli momenti della vita del D. sono inquadrati storicamente in H. Reusch, Der Index der verbotenen Bücher, Bonn 1885, II, pp. 1120, 1143 s., 1150, 1174, 1216; R. De Cesare, Il conclave di Leone XIII, Città di Castello 1887, pp. 162, 186, 194, 196, 202, 273 s., 289, 305, 307, 382; A. Battandier, Le cardinal J.-B. Pitra évêque de Porto…, Paris 1893, pp. 397 ss.; E. Soderini, Ilpontificato di Leone XIII, Milano 1932, ad Indicem;E. Di Carlo, La fortuna di Lamennais in Sicilia, in Arch. st. per la Sicilia orientale, XLVII (1951), pp. 182 ss.; Aspetti della cultura cattolica nell’età di Leone XIII, Roma 1961, pp. 197, 488; R. Mori, La questione romana 1861-1865, Firenze 1963, ad Indicem;R. Aubert, Il pontificato di Pio IX 1846-1878, Torino 1964, pp. 480, 492; M. Maccarrone, Il concilio Vaticano I e il “”Giornale”” di mons. Arrigoni, Padova 1966, ad Indicem;G. Capasso, Cultura e religiosità ad Aversa nei secc. XVIII-XX, Napoli 1968, p. 38; D. Cantimori, Storici e storie, Torino 1971, ad Indicem;A. Piolanti, L’Accademia di religione cattolica. Profilo della sua storia e del suo tomismo…, Città dei Vaticano 1977, ad Indicem;M. Caravale-A. Caracciolo, Lo Stato pontificio da Martino V a Pio IX, Torino 1978, p. 638; Ch. Weber, Kardinäle und Prälaten in den letzten Jahrzehnten des Kirchenstaates…, Stuttgart 1978, ad Indicem;G. Martina, Pio IX, II, 1851-1866, Roma 1986, ad Indicem.”,”RISG-068-FSL”
“ANTONETTI Nicola”,”La FUCI di Montini e di Righetti. Lettere di Igino Righetti ad Angela Gotelli (1928-1933).”,”””Inoltre dalle lettere di quel periodo pare che gravi una pesante atmosfera di sospetto sulle attività della Federazione da parte fascista e che intervengano spesso pressioni interne del mondo cattolico ufficiale, perché in giorni cruciali si evitino “”imprudenze”” pericolose. Esemplare a questo proposito è una lettera del 25 aprile, giorno in cui è ordinato il sequestro del numero del 21 aprile di “”Azione Fucina””: scrive Righetti: ‘…Rispondo alla Sua in un momento di amarezza; l’ incidente capitato al giornale è meno semplice di quanto si possa credere. Viene in una forma e in un momento propizi per convertirsi, nelle mani di troppi che ci sospettano o non ci amano, in arma pericolosa. (…)’. Sul numero sequestrato di “”Azione Fucina”” è apparso un articolo di Guido Gonella, “”XXI aprile. Le due Rome””, nel quale nell’ occasione del giorno genetliaco della capitale, così importante per la “”sensibilità”” nazionalistica dei fascisti, si contrappone alla Roma dei Cesari di tutte le epoche, con accenti che ancora una volta paiono ricalcare la polemica antimaurrassiana di Maritain, l’ universalismo del cristianesimo romano””. (pag 33)”,”RELC-168″
“ANTONETTI Elena”,”Il lavoro tra necessità e diritto. Il dibattito sociale nella Francia tra due rivoluzioni, 1830-1848.”,”ANTONETTI Elena, dottore di ricerca in storia del pensiero politico e delle istituzioni politiche presso il Dip. di Studi Politici dell’Univ. di Torino. Ha partecipato con ‘John Stuart Mill’ al volume curato da Raffaella Gherardi, ‘La politica e gli Stati. Problemi e figure del pensiero occidentale’ (Carocci). L’A ringrazia G.M. Bravo e R. Gherardi per i consigli ricevuti sul suo lavoro.”,”QUAR-073″
“ANTONETTI Pierre”,”La vita quotidiana a Firenze ai tempi di Lorenzo il Magnifico.”,”ANTONETTI Pierre”,”STOS-155″
“ANTONETTI Elena”,”Il lavoro tra necessità e diritto. Il dibattito sociale nella Francia tra due rivoluzioni, 1830-1848.”,”Contiene: La monarchia di Luglio e il problema della povertà L’invenzione del sociale o la scoperta della società Organizzazione del lavoro e diritto al lavoro (Blanc) Che cosa non è la proprietà (Proudhon) Dalla rivoluzione di febbraio (1848) all’Assemblea Nazionale L’Assemblea al lavoro Il dibattito in seduta plenaria La seconda lettura e la costituzione del 4 novembre (l’emendamento di Felix Pyat) Elena Antonetti, dottore di ricerca in Storia del pensiero politico e delle istituzioni politicyhe presso l’Univ. di Torino. Ha partecipato con la voce ‘John Stuart Mill’ al volume curato da Raffaella Gherardi: ‘La politica e gli Stati. Problemi e figure del pensiero occidentale’ (Carocci). Il confronto Louis Blanc – Marx (pag 86-87) “”Louis Blanc non esce certo vincitore dal confronto con Marx. (…)”” (pag 86)”,”SOCU-005-FV”
“ANTONETTI Pierre”,”La vita quotidiana a Firenze ai tempi di Dante.”,” Grande mutamento nell’esercito fiorentino. “”(…) [L’] esercito fiorentino non differisce dagli altri. Ha i propri eroi, i propri mercenari predatori, crudeli e dissoluti, i propri bordelli mobili da campagna con le loro schiere di prostitute e di magnaccia, i propri ‘ribaldi’ destinati ai lavori più umilianti (torture, sepolture, ecc.). Possiede anche macchine da guerra (balestre: piccole e grandi), fuochi greci, bombarde, guastatori, il proprio genio (con ponti prefabbricati), i propri sabotatori che espletano lo squallido lavoro dei ‘guasti’: vale a dire della terra bruciata. Quell’esercito è vendicativo, impulsivo, vinto facilmente dal panico, pronto per l’assalto ma non già per la difesa, si sbanda rapidamente davanti alle cariche di cavalleria, ma è altrettanto crudele nella caccia al vinto quanto spavaldo nel provocare l’avversario. Ma il grande mutamento, lo si è detto, sta per compiersi. Questo esercito di cittadini-soldati che era la gloria e il vanto del Comune, diventa sempre più, a partire dall’epoca di Dante, un esercito di mercenari: nel 1302 su 6.750 fanti, 1.000 sono mercenari. Questa evoluzione che porterà alle ‘condotte’ e ai ‘condottieri’ del Rinascimento, sarà ritenuta dal Machiavelli responsabile della decadenza dell’Italia del suo tempo e della sua incapacità nel fronteggiare l’invasione dei «barbari» alla fine del XV secolo. Anche se questa tesi è eccessiva, ciò non toglie che la coesione, la pugnacità, il patriottismo dell’esercito comunale non possono non essere intaccati dalla presenza di questi stranieri. Nondimeno, ciò non è ancora percettibile all’epoca di Dante e il poeta, così sollecito nel fustigare i suoi contemporanei, non accenna mai, fra le cause dei mali che sopraffecero, secondo lui, la sua città natale, ai danni provocati dalle truppe mercenarie. L’ultimo aspetto di questo esercito comunale è il suo patriottismo fatto a misura della Città-Stato, secondo cui tutti i vicini sono dei nemici potenziali, anche quelli che possono essere temporaneamente degli alleati”” (pag 133-134) rileggere e inserire”,”ITAG-005-FGB”
“ANTONI Carlo”,”Considerazioni su Hegel e Marx.”,”””Ranke era discepolo di Boeckh, e dalla filologia trasse la diffidenza verso la speculazione e il gusto del particolare. Ma lo separava dalla filologia il suo bisogno di capire lo svolgersi degli avvenimenti. Non voleva giudicare, non voleva ammaestrare: voleva soltanto capire “”come le cose erano andate””. Ciò era per lui beatitudine. Ma per intendere questa sua beatitudine giova sottolineare, come ha fatto il W. il suo fondo religioso. L’ imparzialità di Ranke non era fredda indifferenza, perchè dovunque, nei più opposti campi, sentiva pulsare la vita, perché si rallegrava dinanzi ad ogni esistenza particolare, manifestazione della vita divina. Questo senso quasi panteistico della storia lo portava a negare ogni piano prestabilito della Provvidenza, a giudicare ingiusta la dottrina dei gradi dell’ evoluzione. Tutte le epoche gli apparivano uguali davanti a Dio, tutte fornite di un loro intrinseco valore””. (pag 145)”,”TEOC-330″
“ANTONI Carlo”,”La formazione della concezione dialettica della storia.”,”””In una lettera a Hölderling Hegel ha dichiarato la sua decisa volontà di conciliarsi col reale. Non gli piacevano gli slanci inconcludenti, le vaghe aspirazioni delle anime belle eternamente infelici, le rivolte dei geni, le nostalgie indefinite e le evasioni dal mondo e dai suoi compiti. Vi era in lui una robusta e, per dir così, borghese volontà di vivere nel mondo, di partecipare al suo lavoro, di trovare in esso le norme e gli ideali dell’ esistenza. Per suo conto egli lasciava ben dietro a sè le generazioni dello Sturm und Drang e della Scuola romantica, e si volgeva verso una sorta di realismo””. (pag 6)”,”FILx-315″
“ANTONI Carlo”,”Considerazioni su Hegel e Marx.”,”””Viceversa, per opera del Weber e del Troeltsch, è apparsa la differenza radicale che passa tra Calvinismo e Luteranesimo, tra l’ aspra volontà calvinistica di conquistare e trasformare il “”mondo”” e l’ indifferenza politica luterana, che non solamente abbandonava il “”mondo”” all’ autorità del principe, ma subordinava la stessa organizzazione ecclesiastica, in quanto opera umana, alla sua sovranità. La libertà luterana dell’ individuo è libertà mistica, esperienza della propria redenzione, è libertà paolina, per la quale le esterne condizioni giuridiche e sociali non hanno importanza. Nè ha importanza lo Stato. Le origini della cosidetta apoliticità della nazione tedesca sono ben più lontane della “”Humanitas”” di Goethe e di Humboldt.”” (pag 200-201)”,”FILx-317″
“ANTONICELLI Franco, presentazione; lezioni di Paolo ALATRI Lelio BASSO Norberto BOBBIO Franco VENTURI Leo VALIANI Roberto BATTAGLIA Raimondo LURAGHI Giorgio VACCARINO, appendice storica di Antonino REPACI”,”Dall’ antifascismo alla resistenza. Trent’ anni di storia italiana (1915-1945). Lezioni con testimonianze presentate da Franco Antonicelli.”,”lezioni di Paolo ALATRI Lelio BASSO Norberto BOBBIO Franco VENTURI Leo VALIANI Roberto BATTAGLIA Raimondo LURAGHI Giorgio VACCARINO, appendice storica di Antonino REPACI”,”ITAD-035″
“ANTONICELLI Franco”,”La vita di D’Annunzio raccontata da Franco Antonicelli.”,”ANTONICELLI Franco “”Nella mondanità quale protagonista D’annunzio amerà buttarsi voluttuosamente e con frenesia e., dopo il 1903, per un’altra decina d’anni sarà quella un’abitudine costante, il suo modo di oziare per infervorarsi di nuovo al lavoro (…)””. (pag 67)”,”BIOx-252″
“ANTONICELLI Franco, presentazione; lezioni di Paolo ALATRI Lelio BASSO Norberto BOBBIO Franco VENTURI Leo VALIANI Roberto BATTAGLIA Raimondo LURAGHI Giorgio VACCARINO, appendice storica di Antonino REPACI”,”Dall’antifascismo alla resistenza. Trent’anni di storia italiana (1915-1945). Lezioni con testimonianze presentate da Franco Antonicelli.”,”lezioni di Paolo ALATRI Lelio BASSO Norberto BOBBIO Franco VENTURI Leo VALIANI Roberto BATTAGLIA Raimondo LURAGHI Giorgio VACCARINO, appendice storica di Antonino REPACI Contiene tra l’altro la lezione ottava: ‘La seconda guerra mondiale, 1949-43’ di Roberto Battaglia (pag “”«Il sistema autarchico italiano nuoce gravemente alla Germania, – dichiara il ministro dell’Economia del Terzo Reich, Funk, il 20 giugno 1939. – Ciò evidentemente non può durare e saremo costretti al più presto a prendere le nostre misure». Le misure consistoo nell’individuare il punto più debole del sistema economico fascista e di lì far breccia per penetrare, affermando la propria egemonia. Il regime autarchico si sviluppa infatti in Italia seguendo un circolo obbligato: forzare al massimo l’esportazione per ottenere le materie prime o la valuta pregiata necessaria a sua volta per incrementare il ritmo frenetico cui è sottoposto l’apparato produttivo italiano e specie l’industria pesante. All’interno di questo circolo s’introduce la Gemrania conducendo sl mercato italiano una vera campagna d’accaparramento dei prodotti specie alimentari, in modo da tirare il filo dalla propria parte. Segue cioè lo stesso sistema che essa usa per condurre la guerra economica a oltranza nel bacino danubiano e nell’Europa sud-orientale, tendendo a divenire la massima e insolvibile debitrice dell’Italia fascista. Un solo dato fra i tanti: i suoi debiti in conto ‘clearing’ salgono rapidamente dai 140 milioni nel dicembre 1938 ai 350 milioni del marzo 1939, ai 780 dell’agosto dello stesso anno. Un pericolo mortale minaccia così i gruppi più interessati all’autarchia che vedono minato uno dei pilastri della loro potenza, l’esportazione forzata nella direzione più utile; e ciò spiega, a mio avviso, l’ondata di pacifismo e di ostentati sentimenti antitedeschi che pervade l’Italia fascista proprio dopo la firma del Patto d’acciaio. Fanno parte di questi gruppi neopacifisti – tanto può l’ironia della storia – anche i «mercanti dei cannoni» protetti o inseriti nelle strutture dello Stato corporativo. Nell’ambito di questo urto o dissidio insanabile tra le due economie autarchiche è da collocarsi l’atteggiamento assunto dal ministro degli Esteri Galeazzo Ciano, la cui famiglia possiede, non a caso, la Terni. All’interventismo ideologico di Mussolini, invidioso dei lauri militari del Terzo Reich, ansioso di carpire anche lui qualche bandiera al nemico, si contrappone così il «neutralismo» o il pacifismo strumentale dei più forti gruppi dell’autarchia. Sono essi che, almeno provvisoriamente, prevalgono allo scoppio della guerra, allorché il primo settembre 1939 le truppe tedesche valicano il confine polacco. La formula della non belligeranza, accettata a malincuore da Mussolini, segna la loro vittoria; ed un vero grido di trionfo è quello che sgorga dalla penna di Galeazzo Ciano il 5 settembre: «La neutralità comincia a dare frutti concreti. Le borse vanno alle stelle, giungono le prime commesse dalla Francia, i piroscafi riprendono a navigare a prezzi raddoppiati e sono pieni come un uovo»”” (pag 260-261) Testimonianze presentate nel corso della Lezioni ottava: Enrico Martini Mauri, ‘Gli italiani nel deserto’; Carlo Zini-Lamberti, ‘La campagna delle Alpi occidentali’, V.E. Alfieri, ‘Benedetto Croce e il regime fascista’, Emilio Sereni, ‘L’antifascismo nelle trincee’, Nuto Revelli, ‘La ritirata italiana in Russia’ inserire in ISC e in 2GM”,”ITAF-001-FP”
“ANTONICELLI Franco, a cura di Vanni SCHEIWILLER”,”Improvvisi.”,”””anche a farsi piccini, a scomparire, si è schiacciati ugualmente’ (6 aprile 1929) (pag 39) “”Sul fianco d’una collina si stende un sentiero sassoso dalle larghe curve che s’indugiano nell’ascesa lenta alla vetta lontana (…)”” (pag 20)”,”VARx-009-FMB”
“ANTONIELLI Livio CAPRA Carlo INFELISE Mario a cura; scritti di L. ANTONIELLI L. ARCANGELI G. ASSERETO A. BARZAZI E. BONORA E. BRAMBILLA L. BULIAN H. BURSTIN C. CAPRA G. CHITTOLINI D. COLOMBO G. CORAZZOL M. DELLA-VALENTINA G. DEL-TORRE R. DEROSAS C. DI-FILIPPO BAREGGI C. DONATI M. FOLIN G. GARAVAGLIA D. GASPARINI D. GIGLIO M. GOTTARDI M. INFELISE G. NICOLETTI A. PASTORE S. PEYRONEL RAMBALDI M. PITTERI A. PIZZATI G. POLITI M. SIMONETTO E. TONETTI A. VIANELLO A. VISCONTI”,”Per Marino Berengo. Studi degli allievi.”,”Saggi su vicende storiche e sociali di Venezia, Milano, Genova e altri paesi”,”STOx-031-FSD”
“ANTONIELLO Donato”,”Da Mirafiori alla S.A.L.L.. Una storia operaia.”,”Donato Antoniello nasce nel 1955 a Cerignola, paese di Di Vittorio e di aspre lotte bracciantili. A 16 anni con la famiglia si trasferisce a Torino nel quartiere Mirafiori. Consegue il diploma di ragioniere e si impiega in banca ove diventa delegato sindacale. Si laurea nel 1996 con una tesi di storia sociale. Si interessa ai ‘senza-storia’ della Resistenza e del movimento operaio torinese”,”MITT-374″
“ANTONINI Sandro”,”Storia della Liguria durante il fascismo. 2. Fascisti, cospiratori, costruzione del regime: 1923-1925.”,”ANTE1-49 Sandro ANTONINI è nato a Sestri Levante nel 1952 dove tuttora risiede. E’ studioso del fascismo (già dalla sua tesi di laurea) in tutte le sue implicazioni.”,”LIGU-018″
“ANTONINI Sandro”,”Storia della Liguria durante il fascismo. 3. Lo Stato fascista: 1926-1929.”,”ANTONINI Sandro è ligure. E’ studioso del fascismo e ha pubblicato varie opere per l’editore De-Ferrari (v.risvolto 4° cop)”,”LIGU-037″
“ANTONINI Sandro”,”Storia della Liguria durante il fascismo. 1. Dal “”biennio rosso”” alla “”marcia su Roma””: 1919-1922.”,” Sandro ANTONINI è nato a Sestri Levante nel 1952 dove tuttora risiede. E’ studioso del fascismo (già dalla sua tesi di laurea) in tutte le sue implicazioni.”,”LIGU-039″
“ANTONINI Sandro”,”La Liguria di Salò. Repubblica sociale e guerra civile 1943-1945.”,”Volume incentrato sulla storia locale della Resistenza Attacchi della formazione Cichero (Brigate Garibaldi) (Pci) alla ‘Gielle’ (GL) formazione guidata di Umberto Parodi. Proteste di questi al CLN che cerca di appianare la controversia riconoscendo la formazione di Parodi. (pag 297) Anche la banda autonoma di Enrico Martini, ‘Mauri’ (seimila uomini) (agiva nelle Langhe, Alessandrino, Monferrato e anche in Liguria) considerava nemici i comunisti e questi consideravano il Mauri un reazionario. Mauri fucilava i capigruppo che non sottostavano a lui. (pag 297)”,”LIGU-178″
“ANTONINI Sandro”,”Io, Bisagno… Il partigiano Aldo Gastaldi.”,”Sandro Antonini, Sestri levante, 1952, è uno studioso di storia contemporanea, con particolare riferimento al Novecento. Si è occupato, a più riprese, di Resistenza e guerra civile. Ha pubblicato numerosi lavori tra cui ‘Partigiani – Una storia di uomini’ (2010). [“”L’improvvisa e imprevedibile fine sopraggiunge il 21 maggio (1945) per incidente stradale, nel viaggio di ritorno dal Garda alla Liguria, al termine di una missione rivelatrice della generosità di Bisagno, che mantiene la promessa di accompagnare verso casa un folto gruppo di ex componenti della divisione Monterosa, disertori nella fase finale dei combattimenti: senza la sua scorta, correrebbero pericoli mortali in un itinerario costellato da posti di blocco. Al decesso – dovuto a una brusca frenata che lo scaglia a terra dal tetto del camion, sul quale imprudentemente si era sistemato con un compagno – seguono il 23 maggio a Genova memorabili funerali, con tratti dell’apoteosi. Il quotidiano comunista ‘l’Unità’ interpreta le partecipatissime esequie come un simbolico mutamento di fase: il passaggio epocale dall’eroismo resistenziale all’ordinarietà della vita civile, nella quale Bisagno non ebbe il tempo di inserirsi. Alla luce delle roventi polemiche interpartigiane, l’incidente fatale suscita in ambienti anticomunisti scia di sospetti e dicerie: si crede nell’eliminazione di un elemento scomodo. Tanto più che ‘post mortem’ ‘l’Unità’ ne decanta la figura, in vita osteggiata e denigrata. Dopo decenni di polemiche, Antonini analizza le testimonianze e la documentazione esistente, concludendo per l’accidentalità dell’evento, d’altronde in linea col carattere pubblico (verrebbe da dire: teatrale) di quella morte, ben diversa dagli agguati senza testimoni riservati a chi nel dopoguerra entrò – come il trotzkista Mario Acquaviva, assassinato a Casale Monferrato l’11 luglio 1945 – nel mirino delle formazioni clandestine legate ai settori più fanaticamente staliniani del Pci”” (pag III, introduzione di Mimmo Franzinelli)]”,”ITAR-014-FER”
“ANTONINI Sandro”,”L’ultima diaspora. Soccorso ebraico durante la seconda guerra mondiale.”,”Molto citato Raffaele Cantoni Sandro Antonini, ligure, studioso del fascismo, ha pubblicato molti libri per le edizioni Deferrari, tra cui ‘Storia della Liguria durante il fascismo. 2. Fascisti, cospiratori, costruzione del regime, 1923-1925’, (2005). Genova e Roma. “”L’altra città che condivise con Genova l’onere di provvedere all’assistenza degli ebrei fu sicuramente Roma. Non poteva essere che così; Roma era il centro politico e spirituale d’Italia, da cui tutto si irraggiava, sede del governo e del Vaticano, dell’Unione delle comunità e di una «centrale» ‘Delasem’ non meno importante dell’altra di Genova; a Roma operavano Settimio Sorani – che al principio del 1943 arrivò sul punto di dimettersi per dissapori con alcuni membri dell’Unione, ma poi ebbe un ripensamento e restò al proprio posto – e Dante Almansi; contrariamente ai dirigenti genovesi essi, durante l’occupazione tedesca, rimasero nella capitale fino alla sua liberazione (49).Soprattutto al primo, un uomo fortemente motivato alla causa ebraica, nutrito d’idealismo ma che non mancava neppure di senso della realtà, di saldi principi morali e di carattere caparbio, abituato da tanti anni a confrontarsi con un potere dal quale aveva imparato a difendersi, si debbono i maggiori interventi per il salvataggio dei profughi ebrei, che già dal giorno successivo all’armistizio affluirono in gran numero e da diverse direzioni. Rispetto alle altre città del nord, Roma ebbe in seguito almeno un vantaggio: quello della fine dell’occupazione tedesca al principio del giugno 1944, quando fecero il loro ingresso, dopo mesi di combattimenti durissimi (Anzio, Montecassino, ecc.), gli Alleati. Da quel momento l’icubo per gli ebrei sopravvissuti terminò. Ma nei move mesi precedenti – tanto intercorse tra la data dell’armistizio e la liberazione – le sofferenze non erano mancate”” (pag 157)”,”EBRx-094″
“ANTONINI Sandro”,”Omicidi in appennino. Menzogne e verità sul «mostro di Bargagli»: 1939-1989.”,”Sandro Antonini, ligur, studioso del fascismo, per l’editore Ferrari ha pubblicato ‘L’ultima diaspora. Soccorso ebraico durante la seconda guerra mondiale’, ‘La “”banda Spiotta”” e la brigata nera genovese’, e una ‘Storia della Liguria durante il fascismo’. Dono di Mario Caprini”,”LIGU-222″
“ANTONIOLI Maurizio GANAPINI Luigi a cura; saggi di ANTONIOLI A. DE-BERNARDI F. FASCE N. FISHMAN L. GANAPINI I. MARßOLEK C. MOLINERO M. PIGENET J.L. ROBERT F. ROMERO J.T. SANTOS N. WHITESIDE P. YSAS”,”I sindacati occidentali dall’800 ad oggi in una prospettiva storica comparata.”,”Saggi di ANTONIOLI, A. DE-BERNARDI, F. FASCE, N. FISHMAN, L. GANAPINI, I. MARßOLEK, C. MOLINERO, M. PIGENET, J.L. ROBERT, F. ROMERO, J.T. SANTOS, N. WHITESIDE, P. YSAS.”,”SIND-005″
“ANTONIOLI Maurizio”,”Pietro Gori. Il cavaliere errante dell’ anarchia. Studi e testi.”,”La figura di Pietro GORI (1865-1911) è intrecciata con le vicende del movimento operaio italiano dalle origini, nella fase di costituzione del Partito del Lavoratori italiani, dell’ Internazionale operaia e socialista degli anni 1890, eppure la sua immagine è legata solamente all’anarchismo. ANTONIOLI non ha scritto tanto una biografia di GORI quanto una sorta di biografia della sua immagine, una ricostruzione del processo di formazione del mito che mise radici soprattutto in Toscana. Nel libro si riportano vari testi tra cui ‘Addio a Lugano’ nella prima stesura, sequestrata a GORI in carcere dalle autorità elvetiche. ANTONIOLI insegna storia contemporanea nella Facoltà di scienze politiche dell’Univ agli studi di Milano.”,”ANAx-060″
“ANTONIOLI M. BARBADORO I. BERTA G. BEZZA B. CASTRONOVO V. JULLIARD J. KENDALL W. e altri contributi di D. LANGEWIESCHE D. MONTGOMERY M. PERROT A. RIOSA G. SAPELLI K. SCHÖNHOVEN G. SPINI K. TENFELDE H. VOLKMANN”,”Sindacato e classe operaia nell’ età della Seconda Internazionale.”,”Altri contributi di D. LANGEWIESCHE (Univ Amburgo), D. MONTGOMERY (Yale Univ), M. PERROT (Univ Parigi), A. RIOSA (Univ Milano), G. SAPELLI (Univ Trieste), K. SCHÖNHOVEN (Univ Schönhoven), G. SPINI (Univ Firenze), K. TENFELDE (Univ Monaco Baviera), H. VOLKMANN (Libera Univ Berlino). Tre saggi si occupano della FIOM nei primi decenni del ‘900: quelli di BERTA (Univ Torino), ANTONIOLI (Fondazione Brodolini) e BEZZA (idem). JULLIARD lavora all’ Univ di Parigi e KENDALL al Ruskin College di Oxford.”,”SIND-018″
“ANTONIOLI Maurizio”,”Errico Malatesta l’ organizzazione operaia e il sindacalismo 1889 – 1914.”,”Nota a fondo libro dell’A: A saggio ultimato ho avuto modo di leggere il lavoro di Carl LEVY, Malatesta in exile, in ANNALI DELLA FONDAZIONE LUIGI EINAUDI, 1981, che apre notevoli spiragli ad una conoscenza più approfondita del periodo londinese dell’ anarchico italiano, anche per quanto concerne i suoi rapporti con i sindacalisti.”,”ANAx-081″
“ANTONIOLI Maurizio BERGAMASCHI Myriam ROMERO Federico a cura; saggi di”,”Le scissioni sindacali: in Europa.”,”saggi di L. BERTUCELLI A. CERERA T. CAREW P. CRAVERI A. DE-BERNARDI N. FISHMAN G. FORMIGONI G. GOZZINI A. PEPE M. PIGENET K. RENTOLA F. ROMERO J. TORRE SANTOS”,”MEOx-015″
“ANTONIOLI Maurizio BEZZA Bruno a cura”,”La Fiom dalle origini al fascismo 1901-1924.”,”Il volume è un parziale risultato della ricerca su La condizione e l’ organizzazione operaia in Italia dall’ Unità al 1926. I materiali pubblicati, i cappelli introduttivi ai singoli congressi, l’ appendice sui contratti e la relativa introduzione sono opera e cura di Maurizio ANTONIOLI per il periodo 1901-1914 e di Bruno BEZZA per il periodo 1915-1924.”,”MITT-073″
“ANTONIOLI Maurizio COLOMBO Eduardo COLSON Daniel DE-JONG Rudolf ENCKELL Marianne MADRID Francisco MINTZ Frank PELLETIER Philippe PORTIS Larry VENZA Claudio interventi”,”De l’ Histoire du mouvement ouvrier revolutionnaire. Actes du colloque international ‘Pour un Autre Futur””.”,”Interventi di Maurizio ANTONIOLI Eduardo COLOMBO Daniel COLSON Rudolf DE-JONG Marianne ENCKELL Francisco MADRID Frank MINTZ Philippe PELLETIER Larry PORTIS Claudio VENZA”,”MOIx-015″
“ANTONIOLI Maurizio COLOMBO Eduardo COLSON Daniel DE-JONG Rudolf ENCKELL Marianne MADRID Francisco MINTZ Frank PELLETIER Philippe PORTIS Larry VENZA Claudio interventi”,”De l’ Histoire du mouvement ouvrier revolutionnaire. Actes du colloque international ‘Pour un Autre Futur””.”,”Interventi di Maurizio ANTONIOLI Eduardo COLOMBO Daniel COLSON Rudolf DE-JONG Marianne ENCKELL Francisco MADRID Frank MINTZ Philippe PELLETIER Larry PORTIS Claudio VENZA. Contiene il saggio di Larry PORTIS: Gli IWW e l’ internazionalismo (pag 49-72) e quello di Rudolf DE-JONG ‘L’ AIT di Berlino. Dal 1922 alla rivoluzione spagnola”” (pag 229-224). Il padre di Rudolf DE-JONG, Albert (1891-1970) ha giocato un ruolo attivo nell’ AIT. Come antimilitarista e come rappresentante dell’ organizzazione anarcosindacalista olandese, fu presente a tutti i congressi dell’ AIT nel periodo tra le due guerre, ad eccezione del congresso di fondazione dell’ organizzazione. Nella letteratura libertaria, l’ AIT di Berlino è, generalmente considerata come un’ alternativa all’ Internazionale rossa di Mosca (Comintern) e all’ Internazionale riformista di Amsterdam. Sarebbe la risposta del sindacalismo rivoluzionario e libertario al bolscevismo e alla socialdemocrazia.”,”ANAx-172″
“ANTONIOLI Maurizio GINEX Giovanna PANACCIONE Andrea a cura”,”Per i cent’anni della festa del lavoro.”,”””Ma è importante notare subito che questa internazionalità – e qui sta il suo primo carattere distintivo rispetto all’ epoca dell’ Associazione Generale dei Lavoratori diretta da Marx, si afferma proprio nella fase in cui comincia ad essere ormai evidente la configurazione allo Stato-nazione come l’ orizzonte obbligato entro il quale si situano le fondamentali linee d’ azione e di crescita delle organizzazioni proletarie. Eric J. Hobsbawm, nel suo recente volume su L’ età degli imperi (Bari, Laterza, 1987) ha giustamente notato a questo proposito: “”Lo Stato-nazionale non solo costituiva il quadro di vita del cittadino, ne stabiliva i parametri, e determinava le condizioni concrete e i limiti geografici della lotta operaia; ma i suoi interventi politici, giuridici e amministrativi incidevano in misura crescente sulla vita della classe operaia. (…)””. Se l’ internazionalità è comunque, da subito, un carattere distintivo della manifestazione, essa ne diviene anche rapidamente un essenziale contenuto ideale, che si affianca, fin dai primissimi anni, all’ obiettivo originario delle otto ore. Già al congresso di Bruxelles della Seconda Internazionale, nell’ agosto del 1891 Edouard Vaillant aveva proposto di “”aggiungere al carattere economico il carattere socialista”” e, in particolare, aveva indicato “”il mantenimento, con tutti i mezzi, della pace mondiale””, come motivo ispiratore nel Primo Maggio; al congresso di Zurigo, nel 1893, la lotta per la pace sarà indicata come un contenuto permanente della manifestazione nella risoluzione sul Primo Maggio che viene approvata. (…)””. (pag 44-45)”,”MPMx-020″
“ANTONIOLI Maurizio BERTI Giampietro FEDELE Santi IUSO Pasquale; comitato di redazione: Franco BERTOLUCCI (coord.) Giuseppe ARAGNO Ilaria DEL-BIONDO Luigi DI-LEMBO Roberto GIULIANELLI Mattia GRANATA Gianpiero LANDI Natale MUSARRA Giorgio SACCHETTI Fiorenza TAROZZI Claudio VENZA, collaborazione di Pietro ALBONETTI Alessandro AFFORTUNATI Sergio ANGIOLETTI Massimiliano BACCHIET Antonio BAGLIO Ugo BALDINI Roberto BALZANI GUido BARROERO Sara BELLOFIORE Roberto BERNARDI Vladimiro BERTAZZONI Francesco BERTI Fabio BERTINI Gian Luigi BETTOLI Maurizio BINAGHI Giorgio BOCCOLARI Gianluca BOTTEGHI Gianpiero BOTTINELLI Piero CARENZI Anna CAROLEO Simonetta CAROLINI Giovambattista CARROZZA Paolo CASCIOLA Giovanni CATTINI Alessandra CELI Fiamma CHESSA Rosaria CIAMPELLA BERTOLUCCI Alberto CIAMPI Enrico CIANCARINI Gianna CIAO POINTER Silvio CICOLANI Eva CIVOLANI Givanni Domenico COCO Francesco CODELLO Mario COGLITORE Fabio CUZZOLA Giovanni DAMIANI Mauro DE-AGOSTINI Brunella DELLA-CASA Luca DEMARCHI Ilaria DI-BENEDETTO Andrea DILEMMI Pietro DIPAOLA Enrico ESPOSITO Lucio FEBO Isabelle FELICI Carmelo FERRARA Paolo FINZI Ugo FORTINI Elis FRACCARO Eros FRANCESCANGELI Daniela FRANCHETTI Giuseppe GALZERANO Tiziana GASPARI Mirtide GAVELLI Lorenzo GESTRI Adriano Paolo GIORDANO Massimiliano GIORGI Fabrizio GIULIETTI Manlio GRAGNANI Claudio GREGORI Giuseppe GURRIERI Franco IACHETTA Massimiliano ILARI Tobia IMPERATO Michele LENZERINI Giancarlo LEONI Domenico LIGUORI Riccardo LUCETTI Roberto LUCIOLI Alessandro LUPARINI Franciasca MIGLIAVADA Antonio MAMELI Giorgio MANGINI Vincenzo MANTOVANI Mario MAPELLI Tomaso MARABINI Giuseppe MASI Pier Carlo MASINI Claudio MAZZOLANI Franco MELANDRI Marco MINARDI Fabrizio MONTANARI Marika Bianca MONTANI Mariella NEJROTTI Mazario Sauro ONOFRI Antonio ORLANDO Massimo ORTALLI Giuseppina PALAMARA Fabio PALOMBO Elvino PETROSSI Gianfranco PIERMARIA Luigi PISANI Marco PUPPINI Margareth RAGO Maurzio RIDOLFI Rossella ROPA Rossano QUIRICONI Italino ROSSI Marco ROSSI Enzo SANTARELLI Marco SCAVINO Franco SCHIRONE Paolo SENSINI Umberto SERENI Chiara SIGNORILE Claudio SILINGARDI Federico SORA Michele STUPIA Vittorio TOMASIN Andrea TOZZI Gino VATTERONI Cinzia VENTUROLI Graziano VIZZINI Valentino ZAGHI Marcello ZANE Renato ZANGHERI Roberto ZANI Peter ZUFFA”,”Dizionario biografico degli anarchici italiani. Volume primo A-G.”,”Comitato di redazione: Franco BERTOLUCCI (coord.), Giuseppe ARAGNO Ilaria DEL-BIONDO Luigi DI-LEMBO Roberto GIULIANELLI Mattia GRANATA Gianpiero LANDI Natale MUSARRA Giorgio SACCHETTI Fiorenza TAROZZI Claudio VENZA Elenco collaboratori (tra i quali Paolo CASCIOLA Luigi PISANI e Pier Carlo MASINI e poi Enzo SANTARELLI, Maurizio RIDOLFI Marco SCAVINO) V. voce CERVETTO A. scritta da A. PISANI.”,”ANAx-198″
“ANTONIOLI Maurizio MASINI Pier Carlo”,”Il sol dell’ avvenire. L’ anarchismo in Italia dalle origini alla prima guerra mondiale.”,”ANTONIOLI Maurizio insegna storia contemporanea nella Facoltà di scienze politiche dell’ Università di Milano. Ha scritto varie opere (v. 4° copertina). MASINI (1923-1998) è stato uno storico del movimento operaio e libertario in Italia collaborando a riviste come Movimento operaio, Rivista storica del socialismo, Critica sociale e Rivista storica dell’ anarchismo. “”Alla vigilia del congresso londinese Malatesta giungeva a una concezione del sindacato che si potrebbe definire, senza timori di equivoci, protosindacalista e vi arrivava in parte accogliendo la “”lezione”” francese, ma soprattutto sviluppando coerentemente quel nucleo di idee che aveva iniziato a propagandare già nel 1889. La sintesi più completa delle posizioni malatestiane in materia apparve a pochi giorni dall’ apertura dei lavori congressuali nel “”Labour Leader””. Il documento, parzialmente riprodotto sul numero unico “”L’ Anarchia””, è stato completamente sottovalutato dai biografi di Malatesta, come pure dalla storiografia successiva. (…) Malatesta non pretendeva che i diversi partiti rinunciassero “”al loro programma ed alla loro tattica””, ma chiedeva “”il diritto di ogni lavoratore di combattere contro la borghesia insieme ai suoi fratelli di lavoro e di pena senza distinzione d’ idee politiche””. Al di là dell’ indubbio tatticismo, tale scritto conteneva una serie di punti che inducono a qualificarlo come protosindacalista (…)””. (pag 102-103)”,”ANAx-213″
“ANTONIOLI Maurizio BERGAMASCHI Myriam GANAPINI Luigi a cura; saggi di Franco DELLA-PERUTA Giancarlo CONSONNI Simonetta ORTAGGI CAMMAROSANO Flores REGGIANI Giuseppe PALETTA e Valeria ROSSETTI Ester BIELLI Nedda BONARETTI Alessandra TACCHINI e Daniela VISMARA Annamaria GALBANI Gianni ISOLA Giovanna GINEX Stefano PIVATO Maurizio ANTONIOLI Giuseppe DE-SALVO Alberto DE-BERNARDI Ivano GRANATA Maurizio PUNZO”,”Milano operaia dall’ 800 a oggi. Volume I. Dall’ Unità alla fondazione della Repubblica.”,”Saggi di Franco DELLA-PERUTA Giancarlo CONSONNI Simonetta ORTAGGI CAMMAROSANO Flores REGGIANI Giuseppe PALETTA e Valeria ROSSETTI Ester BIELLI Nedda BONARETTI Alessandra TACCHINI e Daniela VISMARA Annamaria GALBANI Gianni ISOLA Giovanna GINEX Stefano PIVATO Maurizio ANTONIOLI Giuseppe DE-SALVO Alberto DE-BERNARDI Ivano GRANATA Maurizio PUNZO Milano: aggregazione attraverso il consenso e la coercizione. “”Lo sviluppo industriale determinatosi nel corso della Prima guerra mondiale rese ancora più impellente la necessità di aumentare la superficie municipale. In particolare la Giunta socialista guidata da Emilio Caldara perseguì, a partire dal 1917, un piano di ampliamento del territorio cittadino mediante l’ aggregazione di alcuni comuni finitimi “”auspicando che questa potesse avvenire sulla base di una volontaria associazione””. La proposta fu accolta con interesse da parte dei comuni interpellati (tutti amministrati da maggioranze socialiste tranne quelli di Lambrate e di Trenno), propensi a lasciarsi annettere per poter fruire dei servizi sociali disponibili nel capoluogo: (..). Solamente nel 1923 il programma che l’ aministrazione socialista – nel rispetto delle leggi locali e delle autonomia comunali – non era riuscita a realizzare, fu portato a compimento dall’ amministrazione fascista: i comuni di (…) furono aggregati a Milano; i consigli comunali furono disciolti ed i sindaci delle amministrazioni soppresse entrarono a far parte del consiglio comunale di Milano.”” (pag 101-102)”,”MITT-205″
“ANTONIOLI Maurizio BERGAMASCHI Myriam GANAPINI Luigi a cura; saggi di Luigi GANAPINI Luigi FREY Sergio GIUNTINI Stefano MUSSO Sergio ZANINELLI Bianca BECCALLI Ivana BERGAMASCHI Myriam BERGAMASCHI con Cinzia MARINELLI e Chiara PENELLO Marino REGINI Emilio REYNERI Gianfranco PETRILLO”,”Milano operaia dall’ 800 a oggi. Volume II. Gli anni della Repubblica.”,”Saggi di Luigi GANAPINI Luigi FREY Sergio GIUNTINI Stefano MUSSO Sergio ZANINELLI Bianca BECCALLI Ivana BERGAMASCHI Myriam BERGAMASCHI con Cinzia MARINELLI e Chiara PENELLO Marino REGINI Emilio REYNERI Gianfranco PETRILLO. “”Torino e il movimento operaio torinese. Il dibattito storiografico’ di Stefano MUSSO (pag 377-395) (segue: bibliografia) Rapporto tra la mobilità occupazionale e la mobilità residenziale. Le percentuali di popolazione stabile, “”fedele”” al quartiere, sono dell’ ordine del 50 per cento a Parigi nel decennio 1896-1907 (Faure, 1984), del 30 per cento per Borgo San Paolo a Torino nel quindicennio 1921-1936. A Berlino, fra gli anni Sessanta e la fine degli anni Ottanta del secolo scors, si hanno percentuali molto alte di popolazione stabile, del 78 per cento negli undici anni fra il 1864 e il 1875: qui è stata riscontrata una differenza molto significativa nel conteggio degli stabili tra i due censimenti, di 12 punti percentuali in più, (…). Se è legittimo sostenere in generale il rapporto tra mobilità occupazionale e residenziale, la seconda non è immediatamente ricollegabile alla prima””. (pag 382)”,”MITT-206″
“ANTONIOLI Maurizio”,”Lavoratori e istituzioni sindacali. Alle origini delle rappresentanze operaie.”,”ANTONIOLI Maurizio insegna storia contemporanea presso la facoltà di scienze politiche dell’ Università degli Studi di Milano. Ha pubblicato vari libri (v. 4° cop.). “”Le Camere del lavoro si ponevano questioni organizzative e temi rivendicativi di grande respiro, che bene presto sarebbero stati fattipropri dalle Federazioni o dal Partito socialista (come il ben noto progetto Kuliscioff sul lavoro femminile e infantile). Al Congresso di fondazione della FIOM (Livorno, giugno 1901), gli aspetti della legislazione sociale (legge sugli infortuni del lavoro, legge sul lavoro delle donne e dei fanciulli, legge sulla cassa nazionale di previdenza), sarebbero stati al centro del dibattito.”” (pag 81) I tratti evangelici del socialismo. “”Il Primo maggio era la “”Pasqua dei lavoratori”” che segnava una pietra miliare sulla via della “”redenzione”” del proletariato. Prampolini si rivolgeva ai lavoratori con la sua ‘Predica di Natale’. I cortei riprendevano spesso i moduli sperimentati delle processioni. Gli “”eroi”” del proletariato venivano in un certo qual modo beatificati. Come ricordava Michels nel “”Volksstimme”” del 1° maggio 1905, a Roma, a Ponte Molle, sempre in occasione del Primo maggio, si erano svolti “”battesimi socialisti””, con le madri che, sollevando i bimbi sopra le teste, dicevano “”Questo è mio figlio! L’ ho chiamato Libero””, oppure “”Questa è la mia piccola Marxina””. E così via.”” (pag 158)”,”MITT-220″
“ANTONIOLI Maurizio”,”Armando Borghi e l’ Unione Sindacale Italiana.”,”ANTONIOLI Maurizio (Università degli Studi di Milano) si occupa di storia del movimento operaio e sindacale. Ha pubblicato tra l’ altro ‘La Fiom dalle origini al fascismo, 1901-1924′, Bari, 1978 (curando la parte relativa all’ età giolittiana), ‘Sindacato e progresso. La Fiom tra immagine e realtà (1901-1914)’ (Milano, 1983) ecc. Bordiga e la dittatura del proletariato (pag 258) “”Per esempio io sono per l’ autonomismo. Ma sarei contro l’ autonomia di una provincia che volesse la libertà, per ilprevalere in un certo momento di forze borghesi, di staccarsi dal vincolo federale, territoriale con noi! Eh! troppa cuccagna. Io dico che a quei liberi cittadini di… quel paese non si dovrebbe lasciare la … libertà dei popoli, perché intanto ciò significherebbe la libertà per i borghesi di quel paese di ‘schiacciare’ gli sfruttati dello stesso paese. Poi vi sono certe provincie dove i borghesi avrebbero tutto da guadagnare a rifugiarsi in maggioranza e cercare di farne degli stati – cuscinetti per la riserva reazionaria.”” (pag 259)”,”ANAx-247″
“ANTONIOLI Maurizio BERTI Giampietro FEDELE Santi IUSO Pasquale direzione, comitato di redazione: Franco BERTOLUCCI (coord.) Giuseppe ARAGNO Ilaria DEL-BIONDO Luigi DI-LEMBO Roberto GIULIANELLI Mattia GRANATA Gianpiero LANDI Natale MUSARRA Giorgio SACCHETTI Fiorenza TAROZZI Claudia VENZA; collaboratori: Pietro ALBONETTI Alessandro AFFORTUNATI Sergio ANGELETTI Massimiliano BACCHIET Antonio BAGLIO Ugo BALDINI Roberto BALZANI Guido BARROERO Sara BELLOFIORE Roberto BERNARDI Vladimiro BERTAZZONI Francesco BERTI Fabio BERTINI Gian Luigi BETTOLI Maurizio BINAGHI Giorgio BOCCOLARI Gianluca BOTTEGHI Gianpiero BOTTINELLI Piero BRUNELLO Fausto BUCCI Rodolfo BUGIANI Claudio CANTINI Eliana CAPONETTO Roberto CAPPUCCIO Antonella CARENZI Anna CAROLEO Simonetta CAROLINI Giovambattista CARROZZA Paolo CASCIOLA Giovanni CATTINI Alessandra CELI FIamma CHESSA Rosaria CIAMPELLA BERTOLUCCI Alberto CIAMPI Enrico CIANCARINI Gianna CIAO POINTER Silvio CICOLANI Eva CIVOLANI Giovanni Domenico COCO Francesco CODELLO Mario COGLITORE Tobia CORNACCHIOLI Fabio CUZZOLA Giovanni DAMIANI Mauro DE-AGOSTINI Brunella DELLA-CASA Luca DEMARCHI Ilaria DI-BENEDETTO Andrea DILEMMI Pietro DIPAOLA Enrico ESPOSITO Lucio FEBO Isabelle FELICI Carmelo FERRARA Paolo FINZI Ugo FORTINI Elis FRACCARO Eros FRANCESCANGELI Daniela FRANCHETTI Giuseppe GALZERANO Tiziana GASPARI Mirtide GAVELLI Valerio GENTILI Lorenzo GESTRI Adriano Paolo GIORDANO Massimiliano GIORGI Fabrizio GIULIETTI Manlio GRAGNANI Claudio GREGORI Giuseppe GURRIERI Franco IACHETTA Massimiliano ILARI Tobia IMPERATO Michele LANZERINI Giancarlo LEONI Domenico LIGUORI Riccardo LUCETTI Roberto LUCIOLI Alessandro LUPARINI Francesca MIGLIAVADA Antonio MAMELI Giorgio MANGINI Vincenzo MANTOVANI Mario MAPELLI Tomaso MARABINI Giuseppe MASI Pier Carlo MASINI Claudio MAZZOLANI Franco MELANDRI Marco MINARDI Fabrizio MONTANARI Marika Bianca MONTANI Mariella NEJROTTI Nazario Sauro ONOFRI Antonio ORLANDO Massimo ORTALLI Giuseppina PALAMARA Fabio PALOMBO Elvino PETROSSI Gianfranco PIERMARIA Luigi PISANI Edoardo PUGLIELLI Marco PUPPINI Margareth RAGO Maurizio RIDOLFI Rossella ROPA Rossano QUIRICONI Italino ROSSI Marco ROSSI Enzo SANTARELLI Marco SCAVINO Franco SCHIRONE Paolo SENSINI Umberto SERENI Chiara SIGNORILE Claudio SILINGARDI Federico SORA Michele STUPIA Vittorio TOMASIN Andrea TOZZI Gino VATTERONI Cinzia VENTUROLI Graziano VIZZINI Valentino ZAGHI Marcello ZANE Renato ZANGHERI Roberto ZANI Peter ZUFFA”,”Dizionario biografico degli anarchici italiani. Volume secondo, I-Z.”,”comitato di redazione: Franco BERTOLUCCI (coord.) Giuseppe ARAGNO Ilaria DEL-BIONDO Luigi DI-LEMBO Roberto GIULIANELLI Mattia GRANATA Gianpiero LANDI Natale MUSARRA Giorgio SACCHETTI Fiorenza TAROZZI Claudia VENZA Collaboratori: Pietro ALBONETTI Alessandro AFFORTUNATI Sergio ANGELETTI Massimiliano BACCHIET Antonio BAGLIO Ugo BALDINI Roberto BALZANI Guido BARROERO Sara BELLOFIORE Roberto BERNARDI Vladimiro BERTAZZONI Francesco BERTI Fabio BERTINI Gian Luigi BETTOLI Maurizio BINAGHI Giorgio BOCCOLARI Gianluca BOTTEGHI Gianpiero BOTTINELLI Piero BRUNELLO Fausto BUCCI Rodolfo BUGIANI Claudio CANTINI Eliana CAPONETTO Roberto CAPPUCCIO Antonella CARENZI Anna CAROLEO Simonetta CAROLINI Giovambattista CARROZZA Paolo CASCIOLA Giovanni CATTINI Alessandra CELI FIamma CHESSA Rosaria CIAMPELLA BERTOLUCCI Alberto CIAMPI Enrico CIANCARINI Gianna CIAO POINTER Silvio CICOLANI Eva CIVOLANI Giovanni Domenico COCO Francesco CODELLO Mario COGLITORE Tobia CORNACCHIOLI Fabio CUZZOLA Giovanni DAMIANI Mauro DE-AGOSTINI Brunella DELLA-CASA Luca DEMARCHI Ilaria DI-BENEDETTO Andrea DILEMMI Pietro DIPAOLA Enrico ESPOSITO Lucio FEBO Isabelle FELICI Carmelo FERRARA Paolo FINZI Ugo FORTINI Elis FRACCARO Eros FRANCESCANGELI Daniela FRANCHETTI Giuseppe GALZERANO Tiziana GASPARI Mirtide GAVELLI Valerio GENTILI Lorenzo GESTRI Adriano Paolo GIORDANO Massimiliano GIORGI Fabrizio GIULIETTI Manlio GRAGNANI Claudio GREGORI Giuseppe GURRIERI Franco IACHETTA Massimiliano ILARI Tobia IMPERATO Michele LANZERINI Giancarlo LEONI Domenico LIGUORI Riccardo LUCETTI Roberto LUCIOLI Alessandro LUPARINI Francesca MIGLIAVADA Antonio MAMELI Giorgio MANGINI Vincenzo MANTOVANI Mario MAPELLI Tomaso MARABINI Giuseppe MASI Pier Carlo MASINI Claudio MAZZOLANI Franco MELANDRI Marco MINARDI Fabrizio MONTANARI Marika Bianca MONTANI Mariella NEJROTTI Nazario Sauro ONOFRI Antonio ORLANDO Massimo ORTALLI Giuseppina PALAMARA Fabio PALOMBO Elvino PETROSSI Gianfranco PIERMARIA Luigi PISANI Edoardo PUGLIELLI Marco PUPPINI Margareth RAGO Maurizio RIDOLFI Rossella ROPA Rossano QUIRICONI Italino ROSSI Marco ROSSI Enzo SANTARELLI Marco SCAVINO Franco SCHIRONE Paolo SENSINI Umberto SERENI Chiara SIGNORILE Claudio SILINGARDI Federico SORA Michele STUPIA Vittorio TOMASIN Andrea TOZZI Gino VATTERONI Cinzia VENTUROLI Graziano VIZZINI Valentino ZAGHI Marcello ZANE Renato ZANGHERI Roberto ZANI Peter ZUFFA Si citano CERVETTO e PARODI”,”ANAx-246″
“ANTONIOLI Maurizio”,”Azione diretta e organizzazione operaia. Sindacalismo rivoluzionario e anarchismo tra la fine dell’ Ottocento e il fascismo.”,”ANTONIOLI Maurizio (Università degli Studi di Milano) si occupa di storia del movimento operaio. Tra i suoi studi, ‘La FIOM dalle origini al fascismo (1901-1924)’ (per la parte relativa all’ età giolittiana), ‘Dibattito sul sindacalismo. Atti del Congresso internazionale anarchico di Amsterdam’ (1907) (Milano, 1983). ‘Vieni o maggio. Aspetti del Primo Maggio in Italia tra otto e novecento’ (Milano, 1988). “”Sempre nel 1908, nella sua relazione sui ‘Ventunn mesi di vita della Confederazione del Lavoro’, il segretario confederale Rigola sosteneva la necessità di “”avvicinarsi sempre più alle Unioni nazionali per industrie, trasformando le… Leghe autonome e federate in altrettante Sezioni delle Unioni nazionali””, con il chiaro intento di pervenire a Federazioni rigidamente centralizzate sull’ esempio degli organismi tedeschi. Anche sul piano del livello di coscienza teorica dei modelli di organizzazione, in rapporto con l’ evoluzione della società industriale, netto era lo stacco tra l’ atteggiamento del riformismo italiano e quello del tradeunionismo anglo-americano. Estremamente indicativo in proposito è il saggio di Fausto Pagliari, ‘Oligarchia e democrazia nell’ organizzazione operaia’, pubblicato nel 1909 in risposta al Michels (L’oligarchia organica costituzionale). Il Pagliari, proprio a causa del nuovo corso dell’ economia nazionale e internazionale, avvertiva la necessità di superare una politica sindacale “”fondata sulla difesa delle barriere professionali e del monopolio dell’ occupazione”” e l’ urgenza della sostituzione della solidarietà di categoria con “”la coscienza di una solidarietà di mestiere, di industria, di classe””. “”Alla politica della “”porta chiusa””, sottolineava il Pagliari, “”subentra la politica larga della difesa delle condizioni minime di salario e di lavoro per tutti gli operai di un’intera industria (…)””. (pag 25-26)”,”MITT-248″
“ANTONIOLI Maurizio”,”Sentinelle perdute. Gli anarchici, la morte, la guerra.”,”ANTONIOLI Maurizio è professore di storia contemporanea nell’Università Statale di Milano. E’ autore di numerosi saggi di storia sindacale e dell’anarchismo.”,”ANAx-304″
“ANTONIOLI Maurizio TORRE SANTOS Jorge”,”Riformisti e rivoluzionari. La Camera del lavoro di Milano dalle origini alla Grande guerra.”,”M. ANTONIOLI insegna storia contemporanea (Facoltà di Scienze politiche, Università di Milano). J. TORRE SANTOS lavora presso il dipartimento di Storia della società e delle istituzioni dell’Università di Milano. Per le opere v. 4° copertina.”,”MITT-300″
“ANTONIOLI Maurizio a cura; saggi di Massimo ORTALLI Natale MUSARRA Alessandro LUPARINI Adriano Paolo GIORDANO Fabio PALOMBO Antonio MAMELI Franco SCHIRONE Giorgio SACCHETTI Lorenzo PEZZICA Amedeo BERTOLO Pier Carlo MASINI Claudio ALBERTANI”,”Editori e tipografi anarchici di lingua italiana tra Otto e Novecento.”,”Saggi di Massimo ORTALLI Natale MUSARRA Alessandro LUPARINI Adriano Paolo GIORDANO Fabio PALOMBO Antonio MAMELI Franco SCHIRONE Giorgio SACCHETTI Lorenzo PEZZICA Amedeo BERTOLO Pier Carlo MASINI Claudio ALBERTANI”,”ANAx-324″
“ANTONIOLI Maurizio GIULIANELLI a cura; relazioni di Roberto BERTI Giampietro MANGINI Giorgio LUPARINI Alessandro FEDELE Santi PALLA Marco MANFREDONIA Gaetano ORTALLI Massimo RODENBURG Kees LANDI Gianpiero TAROZZI Fiorenza RAGO Margareth PEZZICA Lorenzo FINZI Paola; comunicazioni di GATTI Stefano SPEDALETTI Francesco”,”Da Fabriano a Montevideo. Luigi Fabbri: vita e idee di un intellettuale anarchico e antifascista.”,”‘Fabbri, il più fedele collaboratore di Malatesta’ L’analisi del fascismo. “”L’istituzionalizzazione del regime mussoliniano poneva nuovi problemi. Il fascismo non poteva più essere considerato come l’espressione di una banda di avventurieri senza scrupoli che si erano impadroniti del potere utilizzando qualsiasi mezzo. Il consolidamento del regime e la sua capacità di ottenere l’appoggio di una aprte delle classi medie e popolari facevano apparire come superate le interpretazioni avanzate fino ad allora che consideravano il fascismo, nel migliore dei casi, comeuna semplice “”controrivoluzione preventiva””. Già in “”Pensiero e volontà””, Fabbri aveva sottolineato come il fascismo, anche se restava un’arma utilizzata dalla borghesia contro il proletariato, si affermava sempre di più come il nemico di tutte le libertà fondamentali difese fino ad allora dalla stessa borghesia. Il dubbio non era più permesso. Il fascismo non poteva continuare ad essere confuso con le altre forme di reazione del passato. (…) A Fabbri va quindi il merito di essere stato tra i primi antifascisti a denunciare non solo il suo carattere violento ma soprattutto la sua dimensione totalitaria””. (pag 155) (nel saggio: ‘Fabbri fuoriuscito in Francia’ di Gaetano Manfredonia)”,”ANAx-355″
“ANTONIOLI Maurizio”,”Figli dell’officina. Anarchismo, sindacalismo e movimento operaio tra Ottocento e Novecento.”,”Rapporto organico almeno fino al 1921-22 di Di Vittorio con l’USI l’Unione Sindacale Italiana (pag 86)”,”ANAx-384″
“ANTONIOLI Maurizio MASINI Pier Carlo”,”Il sol dell’ avvenire. L’anarchismo in Italia dalle origini alla prima guerra mondiale.”,”ANTONIOLI Maurizio insegna storia contemporanea nella Facoltà di scienze politiche dell’ Università di Milano. Ha scritto varie opere (v. 4° copertina). MASINI (1923-1998) è stato uno storico del movimento operaio e libertario in Italia collaborando a riviste come Movimento operaio, Rivista storica del socialismo, Critica sociale e Rivista storica dell’ anarchismo. “”Molti storici di parte comunista si sono mossi su questa linea, concentrando la critica contro la spontaneità, l’avventurismo, il dilettantismo, l’ingenuità, l’infantilismo ecc. degli internazionalisti italiani (senza rendersi conto, sia detto tra parentesi, che l’infantilismo è una malattia dell’età adulta e non può essere una malattia dell’infanzia). Nel quadro clinico non si salva niente. Eppure, anche a non voler condividere l’indirizzo libertario, degli internazionalisti italiani; un riconosceimento non può esser loro legittimamente negato: quello di aver dissodato per primi il terreno alle idee socialiste, a prezzo di una tale somma di sacrifici personali, di carcere, di esilio, di morte precoce nei sanatori e nei manicomi, quale non si riscontra, in quelle condizioni di disperato isolamento, in nessun altro momento della storia del movimento operaio”” (pag 53 [Pier Carlo Masini, La Prima Internazionale] (pag 11-54)”,”ANAx-010-FV”
“ANTONIOLI Maurizio CHECCOZZO Giorgio a cura, saggi di Roberto BERNARDI Franco DAMIANI Gigliolo DINUCCI Andrea GIUNTINI Giorgio SACCHETTI”,”Il sindacato ferrovieri italiani dalle origini al fascismo, 1907-1925.”,”Gli scioperi pro-Russia e la crisi del SFI. “”La Russia rivoluzionaria, specialmente a partire da quell’Ottobre rosso e vittorioso, non cesserà più di essere un mito. Lo è e lo sarà a lungo per tutto il movimento operaio internazionale. I ferrovieri italiani fin dall’ultimo anno di guerra, e durante lo stesso IX Congresso, hanno inserito nei loro ordini del giorno solidarietà e protesta. Solidarietà allo stato proletario nascente; protesta contro i governi del’Intesa che non esitavano ad inviargli le truppe contro. Nel giorno del I Maggio del 1919 il SFI conferma ai propri associati l’impegno, comune ormai a tutta la sinistra, a non lasciare solo il primo governo bolscevico della storia, a mettere sulle bandiere dell’organizzazione l’obiettivo del «ritiro immediato dei soldati italiani dalla Russia». Ciò in quanto «rivendicazione immediata del proletariato» (44). Ed è in questo contesto ed in una occasione che tutto sommato potrebbe apparire ordinaria e di ambito locale, quale quella della inaugurazione di un vessillo alla Casa dei ferrovieri a Milano, che si svolge la prima vera grande manifestazione pro-Russia organizzata dal SFI. E’ il 18 maggio 1919, domenica. Oratori, fra gli altri, sono leader nazionali come Filippo Turati e Armando Borghi. Membri del Cc, dirigenti del Sindacato e della Camera del lavoro milanese, esponenti delle varie correnti del socialismo, rivoluzionari e riformisti, anarchici, sindacalisti si alternano prima sul palco sistemato nel cortile alberato della antica sede dei ferrovieri in via S. Gregorio, poi nel salone della Casa del Popolo dove confluisce successivamente il corteo, tra i «fragorosissimi applausi della folla» e le «musiche che suonano gli inni proletari». Il contenuto delle invettive e finanche delle frasi di circostanza pronunciate dagli oratori converge tutto, al di là di ogni per ora sfumata differenza, verso un unico obiettivo: mobilitare al più presto i ferrovieri e tutto il movimento operaio italiano per la Russia rivoluzionaria. Abigaille Zanetta, figura di spicco della Camera del lavoro milanese e della corrente rivoluzionaria del PSI (i futuri ‘terzini’), parlando contro «le illusioni bugiarde delle democrazie e dei riformismi» conclude invitando i ferrovieri ad «ascoltare il grido evangelico della Russia (…) e il motto bolscevico: chi non lavora non mangia». Per il SFI Passeri della sezione di Milano e Fanti del Cc si limitano ad invocare l’unità proletaria quale obiettivo desiderato dalla massa ed al momento ostacolato da «dirigenti d’ogni parte». Vola alto invece Turati, interrotto soltanto dalle grida di ‘viva Mosca!’ non appena accenna, in modo interlocutorio, all’Internazionale di Amsterdam (quella che altri chiamano Internazionale dei ‘socialpatrioti’). Il capo dei riformisti, fra le ovazioni degli intervenuti, finisce il suo discorso inneggiando ad un «socialismo per l’umanità». Borghi per l’USI accusa Turati di «debolezze verso i traditori di ieri», e dichiara: «Non sappiamo di preciso che cosa sia l’Internazionale di Mosca, e che efficacia d’azione possa avere. Ma il nostro cuore e le nostre speranze sono là (Applausi. Viva la Russia!)» Ed inoltre dichiara di accettare la formula della Direzione del Partito che propone lo sciopero generale per instaurare la dittatura del proletariato. L’assemblea accoglie con applausi fragorosi la chiusa del discorso di Borghi»”” [Giorgio Sacchetti, ‘Il sindacato ferrovieri italiani durante il “”biennio rosso””] (pag 230-231) [(44) Cfr. “”La Tribuna dei ferrovieri””, n. 271 cit.; (45) Ivi, n. 273, cit., per il resoconto della manifestazione]”,”SIND-164″
“ANTONIOLI Maurizio BERTOLUCCI Franco GIULIANELLI Roberto a cura; saggi di Giampietro BERTI Maurizio ANTONIOLI Alessandro BRECCIA Franco BERTOLUCCI Roberto GIULIANELLI Marco SCAVINO Mauro STAMPACCHIA Maurizio BINAGHI Pietro DI-PAOLA Arnaldo TESTI Vincenzo RUGGIERO Emanuela MINUTO Alessandro VOLPI Alessandro LUPARINI Natale MUSARRA Santo CATANUTO Franco SCHIRONE Katia MASSARA Oscar GRECO Massimo ORTALLI”,”Nostra patria è il mondo intero. Pietro Gori nel movimento operaio e libertario italiano e internazionale.”,”Pietro Gori (1865-1911), avvocato e pubblicista, è stato uno dei più noti anarchici italiani. Oltre che per l’attività politica, Gori è ricordato come autore di alcune fra le più famose canzoni anarchiche: ‘Addio a Lugano’, ‘Stornelli d’esilio’, La ballata di Sante Caserio’. Questo volume è stato ideato in occasione delle iniziative promosse per il centenario della morte di Gori. “”La fortuna di Pietro Gori negli anni del secondo dopoguerra sembra aver subito un “”declino quasi inarrestabile…”” (pag 7)”,”ANAx-428″
“ANTONIOLI Maurizio a cura, in collaborazione con Jorge TORRE SANTOS e Andrea DILEMMI; scritti di Juan AVILES FARRE’ Jorge TORRE SANTOS Roberto GIULIANELLI Andrea DILEMMI Giuseppe ARAGNO Edoardo PUGLIELLI Santi FEDELE Natale MUSARRA Antonio MAMELI Massimo ORTALLI Franco BERTOLUCCI”,”Contro la Chiesa. I moti pro Ferrer del 1909 in Italia.”,”Francisco Ferrer Y Guardia anarchico promotore del movimento delle scuole laiche in Spagna venne fucilato a Barcellona cento anni fa (2009), nell’ottobre 1909. In tutta Europa si svilupparono manifestazioni per la sua liberazione e contro l’esecuzione, e in alcuni casi, in forme preinsurrezionali. Nell’accusare la Chiesa della sua morte, i moti pro Ferrer si inserivano in un processo che vide la diffusione di motivi culturali e rivendicazioni politiche laici e anticlericali. Ferrer divenne in breve un nuovo Giordano Bruno, simbolo e mito nella lotta contro l’oscurantismo della Chiesa cattolica.”,”ANAx-429″
“ANTONIOLI Maurizio a cura; saggi di Massimo ORTALLI Natale MUSARRA Alessandro LUPARINI Adriano Paolo GIORDANO Fabio PALOMBO Antonio MAMELI Franco SCHIRONE Giorgio SACCHETTI Lorenzo PEZZICA Amedeo BERTOLO Pier Carlo MASINI Claudio ALBERTANI”,”Editori e tipografi anarchici di lingua italiana tra Otto e Novecento.”,”Saggi di Massimo ORTALLI Natale MUSARRA Alessandro LUPARINI Adriano Paolo GIORDANO Fabio PALOMBO Antonio MAMELI Franco SCHIRONE Giorgio SACCHETTI Lorenzo PEZZICA Amedeo BERTOLO Pier Carlo MASINI Claudio ALBERTANI Importanza della stampa per la propaganda anarchica, ruolo degli opuscoli”,”ANAx-003-FGB”
“ANTONIOLI Maurizio GANAPINI Luigi a cura; saggi di ANTONIOLI Alberto DE-BERNARDI Ferdinando FASCE Nina FISHMAN Luigi GANAPINI Inge MARßOLEK Carme MOLINERO Michel PIGENET Jean Louis ROBERT Federico ROMERO Jorge TORRE SANTOS Noel WHITESIDE Pere YSAS”,”I sindacati occidentali dall’800 ad oggi in una prospettiva storica comparata.”,”Saggi di ANTONIOLI, A. DE-BERNARDI, F. FASCE, N. FISHMAN, L. GANAPINI, I. MARßOLEK, C. MOLINERO, M. PIGENET, J.L. ROBERT, F. ROMERO, J.T. SANTOS, N. WHITESIDE, P. YSAS. Maurizio Antonioli insegna Storia contemporanea all’Università di Milano; Luigi Ganapini insegna Storia contemporanea all’Università di Bologna (1998).”,”SIND-021-FV”
“ANTONIOLI Maurizio GIULIANELLI a cura; relazioni di Roberto BERTI Giampietro MANGINI Giorgio LUPARINI Alessandro FEDELE Santi PALLA Marco MANFREDONIA Gaetano ORTALLI Massimo RODENBURG Kees LANDI Gianpiero TAROZZI Fiorenza RAGO Margareth PEZZICA Lorenzo FINZI Paola; comunicazioni di GATTI Stefano SPEDALETTI Francesco”,”Da Fabriano a Montevideo. Luigi Fabbri: vita e idee di un intelletuale anarchico e antifascista.”,”‘Fabbri, il più fedele collaboratore di Malatesta’ Roberto Giulianelli è assegnista presso l’Università Politecnica delle Marche (2008). Maurizio Antonioli insegna Storia contemporanea alla Statale di Milano (2008). ‘L’Archivio Luigi Fabbri presso l’IISG di Amsterdam’ di Kees Rodenburg (pag 181-194)”,”BIOx-046-FV”
“ANTONIOLI Maurizio BEZZA Bruno a cura”,”La Fiom dalle origini al fascismo, 1901-1924.”,”Il volume è un parziale risultato della ricerca su La condizione e l’ organizzazione operaia in Italia dall’ Unità al 1926. I materiali pubblicati, i cappelli introduttivi ai singoli congressi, l’ appendice sui contratti e la relativa introduzione sono opera e cura di Maurizio Antonioli per il periodo 1901-1914 e di Bruno Bezza per il periodo 1915-1924.”,”SIND-027-FV”
“ANTONIOLI Maurizio a cura; saggi di Fiorella IMPRENTI Ivano GRANATA Jorge TORRE SANTOS Ignazio MASULLI Eva CIVOLANI Adele MAIELLO Maurizio ANTONIOLI”,”Per una storia del sindacato in Europa.”,”Maurizio Antonioli insegna storia del movimento sindacale all’Università degli Studi di Milano. Declino sindacato britannico. “”Nei primi anni ottanta vi erano circa 335.000 rappresentanti o delegati sindacali nei posti di lavoro. Nel 2002 il TUC riteneva che vi fossero ancora 230.000 rappresentanti sindacali sul posto di lavoro, tra delegati sindacali, i rappresentanti della sicurezza e rappresentanti dell’ ‘union learning'”” (pag 127)”,”SIND-186″
“ANTONIOLI Maurizio GANAPINI Luigi a cura di, saggi di Noel WHITESIDE Michel PIGENET Ferdinando FASCE Alberto DE BERNARDI INGE MARSSOLEK Carme MOLINARO Pere YSÀS Jean Louis ROBERT Nina FISHMAN Federico ROMERO Jorge Torre SANTOS”,”I sindacati occidentali dall’800 ad oggi in una prospettiva storica comparata.”,”Le ricerche raccolte in questo volume, presentate al seminario tenuto alla fine dell’aprile 1994 a Milano, non sono del resto lavori definibili come comparativi in senso proprio: si limitano ad affiancare ricerche condotte nei differenti contesti nazionali e articolate secondo tematiche comuni.”,”SIND-029-FL”
“ANTONIOLI Maurizio”,”Malatesta, l’organizzazione operaia e il sindacalismo.”,”inserire in Correna Maurizio Antonioli ha insegnato Storia contemporanea presso l’Università Statale di Milano ed è uno dei principali storici che hanno rinnovato, dagli anni Settanta a oggi, la ricerca sulla storia del movimento operaio e in particolare del sindacalismo di azione diretta e dei movimenti antiautoritari e libertari. Condirettore del ‘Dizionario degli anarchici italiani’, ha pubblicato molte opere sul tema tra cui una biografia di Pietro Gori, una storia dell’anarchismo in Italia dalle origini alla prima guerra mondiale. “”Malatesta non pretendeva che i diversi partiti rinunciassero «al loro programma ed alla loro tattica», ma domandava: «Il diritto di ogni lavoratore di combattere contro la borghesia insieme con i suoi fratelli di lavoro e di pensa senza distinzione di idee politiche. Noi domandiamo che ciascuno lotti come meglio crede, d’accordo con quelli che la pensano come lui, ma che tutti siano uniti e solidali nella lotta economica. Ché se i socialisti-democratici vorranno persistere nel loro tentativo d’irreggimentazione e nel loro sistema d’intolleranza, possano gli operai comprendere e far trionfare la gran parola di Marx: ‘Lavoratori del mondo unitevi’ (78). Al di là dell’indubbio tatticismo (il tentativo di rovesciare sui socialdemocratici la responsabilità della scissione del movimento operaio, il ricorso alla «gran parola di Marx»), lo scritto di Malatesta conteneva una serie di punti che inducono a qualificarlo come protosindacalista: l’unità sulla base degli interessi di classe, l’autonomia del movimento sindacale nei confronti delle «scuole» politiche (come dirà dieci anni dopo la ‘charte d’Amiens’). Certo, Malatesta non giungeva apertamente ad assegnare all’organizzazione operaia una funzione rivoluzionaria; differenziava anzi l’azione economica da quella politica (rivoluzionaria), preoccupato piuttosto di evitare che i sindacati si trasformassero in palestra di scontro tra le diverse tendenze. Tuttavia, nel successivo commento al congresso lamentava che, durante i lavori, non fosse stata discussa né «la questione dello ‘sciopero generale’, che oggi appare a tanti il mezzo più pratico per determinare un cambiamento radicale della costituzione sociale; né l’organizzazione economica del proletariato, che altra volta appariva a tutti i socialisti ed appare sempre a noi come il primo passo verso l’auspicata emancipazione» (79). Le sue posizioni, in definitiva, non sembravano molto dissimili da quelle che Pelloutier andava esponendo nel suo rapporto sulla situazione francese durante le sedute delle conferenze anarchiche, tenute ai margini del congresso (80)”” (pag 36-37) [Maurizio Antonioli, ‘Malatesta, l’organizzazione operaia e il sindacalismo’, BFS Edizioni, Pisa, 2023] [(78) Il documento venne pubblicato in italiano successivamente in ‘I Congressi Socialisti Internazionali’, Paterson, Tipografia della Questione Sociale’, 1900, pp. 43-49; (79) E. Malatesta, Il Congresso Internazionale’, cit.; (80) Cfr. A. Hamon, ‘Le socialisme et le congrès de Londres’, cit., p. 173; ‘Fragmenten uit autobiograpnie van Christiaan Cornelissen, cit.; [É. Pouget], ‘Conférénces anarchistes à Londres’, “”La Sociale””, 9 août 1896]”,”ANAx-475″
“ANTONY Michel, a cura”,”Bibliographie sur les utopies et l’anarchisme mexicains.”,”Michel Antony fut de 1969 à 1971 membre du groupe communiste libertaire de Besançon (GCL) : « …Nous étions une douzaine d’étudiants…avec des contacts avec des militants de la CFDT et avec quelques liens avec des militants libertaires (jeunes ouvriers du pays de Montbéliard) ». Il collabora au bulletin ronéoté L’Antiveau (Besançon, 1970, 3 numéros) : « En 1970 nous avons publié 3 numéros d’un journal de quartier (celui de Planoise, ZUP à la sortie de Besançon). Le premier numéro fut tiré à 500 ex., les deux autres à 1000 ex. Le ton était globalement antiautoritaire et exprimait des idées sans doute bien influencées par le marxisme libertaire de Guérin ». Sources : R. Bianco « Un siècle de presse anarchiste… », op. cit. (Témoignage de M. Antony, septembre 1985)// http://militants-anarchistes.info/spip.php?article7018 Bianco : 100 ans de presse anarchiste http://bianco.ficedl.info/ Liste des périodiques | Par année de 1re création | Plan du site | Se connecter Accueil du site Bianco : 100 ans de presse anarchiste Mise en ligne de la thèse de René Bianco (1941-2005) : Répertoire des périodiques anarchistes de langue française : un siècle de presse anarchiste d’expression française, 1880-1983, Aix-Marseille, 1987. Ce travail sera complété et mis à jour par une équipe de militantes et militants. Ce qui est possible actuellement Consulter : – la liste complète et simplifiée des 2002 notices par ordre alphabétique (pour l’état actuel) – la liste par lettre alphabétique (une page par lettre, avec un peu plus d’info) – la liste par date de première création – la liste par lieu de publication-> il s’agit ici des départements français, provinces belges, cantons suisses et pays pour les autres régions ; il serait possible de faire aussi des regroupements par région administrative française ou par pays pour la Belgique et la Suisse ou à l’inverse de développer les États des États-Unis. — Il suffit, ici, de choisir dans la liste pour d’arriver à une liste chronologique des journaux ; ici, pour les Bouches-du-Rhône — Si vous cliquez ensuite sur l’en-tête d’un des lieux — un département, par exemple — vous accéder à une page avec cette même liste par ordre alphabétique ; ici, encore les Bouches-du-Rhône – la liste des organisations éditrices (à compléter ?) ; avec classement chronologique dans chacune (exemple de l’AIT) – la liste des lieux de dépôts ; il reste à développer les notices de ces lieux (noms et adresses actuelles) – les périodes de parutions des journaux pour faire des recherches sur une date. Reste à faire : – développer le contenu des collections donc d’abord faire des fiches listant les numéros parus dans chaque revue (travail en cours). Enfin, la navigation actuelle dans le site peut être améliorée. Contact provisoire : cgecaf”,”MALx-053″
“ANTONY Michel, a cura”,”Anarchisme Espagnol et Utopies Libertaires. Partie I. De A à M. Partie II. De N à Z.”,”Michel Antony fut de 1969 à 1971 membre du groupe communiste libertaire de Besançon (GCL) : « …Nous étions une douzaine d’étudiants…avec des contacts avec des militants de la CFDT et avec quelques liens avec des militants libertaires (jeunes ouvriers du pays de Montbéliard) ». Il collabora au bulletin ronéoté L’Antiveau (Besançon, 1970, 3 numéros) : « En 1970 nous avons publié 3 numéros d’un journal de quartier (celui de Planoise, ZUP à la sortie de Besançon). Le premier numéro fut tiré à 500 ex., les deux autres à 1000 ex. Le ton était globalement antiautoritaire et exprimait des idées sans doute bien influencées par le marxisme libertaire de Guérin ». Sources : R. Bianco « Un siècle de presse anarchiste… », op. cit. (Témoignage de M. Antony, septembre 1985)// http://militants-anarchistes.info/spip.php?article7018 Bianco : 100 ans de presse anarchiste http://bianco.ficedl.info/ Liste des périodiques | Par année de 1re création | Plan du site | Se connecter Accueil du site Bianco : 100 ans de presse anarchiste Mise en ligne de la thèse de René Bianco (1941-2005) : Répertoire des périodiques anarchistes de langue française : un siècle de presse anarchiste d’expression française, 1880-1983, Aix-Marseille, 1987. Ce travail sera complété et mis à jour par une équipe de militantes et militants. Ce qui est possible actuellement Consulter : – la liste complète et simplifiée des 2002 notices par ordre alphabétique (pour l’état actuel) – la liste par lettre alphabétique (une page par lettre, avec un peu plus d’info) – la liste par date de première création – la liste par lieu de publication-> il s’agit ici des départements français, provinces belges, cantons suisses et pays pour les autres régions ; il serait possible de faire aussi des regroupements par région administrative française ou par pays pour la Belgique et la Suisse ou à l’inverse de développer les États des États-Unis. — Il suffit, ici, de choisir dans la liste pour d’arriver à une liste chronologique des journaux ; ici, pour les Bouches-du-Rhône — Si vous cliquez ensuite sur l’en-tête d’un des lieux — un département, par exemple — vous accéder à une page avec cette même liste par ordre alphabétique ; ici, encore les Bouches-du-Rhône – la liste des organisations éditrices (à compléter ?) ; avec classement chronologique dans chacune (exemple de l’AIT) – la liste des lieux de dépôts ; il reste à développer les notices de ces lieux (noms et adresses actuelles) – les périodes de parutions des journaux pour faire des recherches sur une date. Reste à faire : – développer le contenu des collections donc d’abord faire des fiches listant les numéros parus dans chaque revue (travail en cours). Enfin, la navigation actuelle dans le site peut être améliorée. Contact provisoire : cgecaf”,”ANAx-473″
“ANWEILER Oskar”,”Storia dei soviet 1905 – 1921.”,”L’A è nato a Rawitsch (Posnania) nel 1925. Dopo aver conseguito il dottorato con questo suo lavoro sul movimento dei consigli di fabbrica in URSS, si è dedicato alla teoria e alla storia della pedagogia sovietica. Attualmente (1972) insegna all’Univ di Bochum.”,”RIRx-013 RIRO-098″
“ANWEILER Oskar”,”Les Soviets en Russie, 1905-1921. (Tit.orig.: Die Rätebewegung in Russland)”,”Nato nel 1925 ANWEILER Oskar professore all’ Università della Ruhr ha dedicato vari saggi alla risorgenza del modello sovietico nel mondo (Jugoslavia, Polonia, Ungheria del 1956). “”A Zurigo, nel marzo 1917, egli (Lenin, ndr) riassumeva la sua concezione d’insieme in questi termini: “”La Russia è un paese contadino, uno dei paesi più arretrati d’ Europa. Il socialismo non può qui vincere immediatamente e spontaneamente. Ma il carattere contadino del paese può, sulla base dell’ esperienza del 1905 ed essendo data l’ enorme superficie di terre rimasta nelle mani dell’ aristocrazia fondiaria, dare una formidabile ampiezza alla rivoluzione democratica borghese in Russia e fare della nostra rivoluzione il prologo della rivoluzione mondiale, una tappa verso questa (…). Il proletariato russo non può, con le sue sole forze, raggiungere vittoriosamente la rivoluzione socialista. Ma può dare alla rivoluzione russa un’ ampiezza che creerà le condizioni migliori per la rivoluzione socialista e la comincerà in un certo senso.”” (1) Trotsky vede in queste linee “”il punto di giunzione tra la vecchia posizione del bolscevismo, che limitava la rivoluzione a dei compiti democratici, e la nuova posizione che Lenin espone per la prima volta davanti al Partito nelle sue tesi del 4 aprile””. Ma Lenin dichiarava già, nel 1905, in uno dei rari testi con cui contemplava l’ avvenire lontano: “”Compiuta la rivoluzione democratica, affronteremo immediatamente, nella misura precisa delle nostre forze (…), la via della rivoluzione socialista. Noi siamo per la rivoluzione permanente. Non ci fermeremo a metà cammino.”” (2)”” (pag 187) (1) Opere vol 23 pag 402-403 (in francese) (2) Opere vol 9, pag 244 (in francese)”,”RIRx-127″
“ANWEILER Oskar”,”Storia dei Soviet. I Consigli di fabbrica in URSS 1905-1921.”,”Oskar Anweiler è nato a Rawitsch (Posnania) nel 1925. Dopo aver conseguito il dottorato con questo suo lavoro sul movimento dei consigli di fabbrica in URSS, si è didicato alla teoria e alla storia della pedagogia sovietica. Attualmente insegna pedagogia all’Università di Bochum.”,”RIRx-038-FL”
“ANWEILER Oskar”,”Storia dei Soviet. I Consigli di fabbrica in URSS, 1905-1921.”,”Oskar Anweiler è nato a Rawitsch (Posnania) nel 1925. Dopo aver conseguito il dottorato con questo suo lavoro sul movimento dei consigli di fabbrica in URSS, si è didicato alla teoria e alla storia della pedagogia sovietica. Attualmente insegna pedagogia all’Università di Bochum. “”La dittatura del proletariato, è sì rivolta contro la minoranza degli sfruttatori, che essa reprime con la violenza, ma in nome della maggioranza degli sfruttati. «Democrazia per l’immensa maggioranza del popolo, e repressione con la forza, vale a dire esclusione dalla democrazia, per gli sfruttatori, gli oppressori del popolo: tale è la trasformazione che subisce la democrazia nella transizione del capitalismo al comunismo» (71). Un tale Stato delle fase di transizione secondo le parole di Lenin «non è più uno Stato nel senso proprio del termine» (72)”” (pag 290) (71) Lenin, Samtliche Werke, XXI, p. 544 (Opere complete, vol. XXV, p. 434) (72) Ivi, XX, 1, p. 179 (ivi, vol. XXIV, p. 77)”,”RIRO-019-FV”
“ANWEILER Oskar”,”Storia dei soviet. I consigli di fabbrica in Urss, 1905 – 1921.”,”Lenin: c’è un nesso tra la Comune di Parigi, la rivoluzione russa del 1905 e i soviet degli operai e dei soldati del 1917 “”La rivoluzione di febbraio in Russia scoppiò quindi in un momento in cui Lenin aveva sviluppato nuove posizioni teoriche sui problemi di ‘Stato e rivoluzione’. La formazione del soviet di Pietroburgo e il ruolo di primo piano che esso svolgeva, furono gli elementi decisivi che indussero Lenin ad applicare la nuova concezione alla situazione concreta della Russia rivoluzionaria. Questa convergenza estremamente significativa di teoria e realtà storica si può seguire passo passo nei primi scritti di Lenin sui consigli del marzo 1917. Alle prime notizie dalla Russia lo colpì subito il carattere dualistico del nuovo potere, la coesistenza del governo provvisorio e del consiglio degli operai e dei soldati di Pietroburgo. In quest’ultimo scorse «un governo operaio, che è il governo principale, non ufficiale, ancora poco sviluppato e relativamente debole» (34). «Il consiglio dei deputati degli operai e dei soldati è l’embrione di un governo operaio» (35). Queste frasi riprendono quasi testualmente la caratterizzazione dei consigli della prima rivoluzione russa data nel 1906. Allora Lenin aveva detto che si dovevano «studiare gli embrioni del nuovo potere e le condizioni che possono garantire il loro successo», ora constatava senza possibilità di equivoco: il prossimo obiettivo della rivoluzione era «la conquista del potere da parte di un governo operaio», cioè da parte dei consigli dei deputati operai (36). Nella sua terza ‘Lettera da lontano’; dell’11 Marzo 1917, Lenin manifestò l’intenzione di trattare in un articolo il giudizio di Marx ed Engels sulla Comune di Parigi e le «deformazioni» che aveva subito ad opera di Kautsky – un’anticipazione di ‘Stato e rivoluzione’, che avrebbe scritto più tardi. Nella stessa lettera collegava la sua vecchia concezione dei consigli con l’interpretazione marxiana della Comune e con i nuovi soviet. Scriveva: «Che cosa devono fare i soviet dei deputati degli operai? Devono essere considerati come organi per l’insurrezione, come organi del potere rivoluzionario – scrivevamo nel n. 47 del ginevrino «Sozialdemokrat» il 13 ottobre 1915. Questa tesi teorica, desunta dall’esperienza della Comune del 1871 (37) e della rivoluzione russa del 1905 deve essere chiarita e svolta più concretamente in rapporto alla prassi della fase presente e della presente rivoluzione in Russia» (38). D’allora in poi Lenin doveva scorgere una linea di sviluppo che dalla Comune del 1871, attraverso i soviet del 1905, portava ai consigli del 1917 – in tutti e tre i casi si era affermato uo Stato di nuovo tipo, lo Stato proletario, che rappresentava una forma organizzativa superiore rispetto alla repubblica democratica borghese”” (pag 276-278) [(34) Lenin, ‘Sämtliche Werke’, XX, 1, p. 21 (Opere complete), vol. XXIII, pp. 305-36; (35) Ivi, p. 22 (ivi, p.306); (36) Ivi, pp. 4, 12 (ivi, vol. XXXV, p. 212, vol. XXIII; (37) Lenin cerca qui di dimostrare ‘a posteriori’ che aveva stabilito un nesso tra la Comune e i consigli russi già nel 1915 o addirittura nel 1905. Come abbiamo visto, ciò è inesatto; (38) Lenin, ‘Sämtliche Werke’, XX, I, p. 43 (Opere complete, vol. XXIII, p. 324)] [Oskar Anweiler, ‘Storia dei soviet. I consigli di fabbrica in Urss, 1905 – 1921’, Laterza, Bari, 1972] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM]”,”MRSx-001-FC” “ANZI Felice”,”Il Movimento Operaio Socialista Italiano (1882-1894). Episodi e appunti. Cronistoria autobiografica di un giornalaio-giornalista.”,”””Un altro episodio clamoros e disgustoso si verificò in quell’epoca quale strascico alla sempre aperta vertenza Cavallotti-Partito operaio. I membri dell’ex- Comitato Centrale del Partito avevano promesso di non dar quartiere a Cavallotti fino a che non fosse provata o ritratta l’accusa di “”spie””. Nell’aprile 1888, Felice Cavallotti, dimessosi da deputato per un mancato appello nominale, chiamava gli elettori a giudicare tra lui e Crispi. L’elezione di Cavallotti doveva essere una dimostrazione anticrispina. Achille Bizzoni nella “”Commedia Umana”” così tratteggiò la lotta: “”Chi in questo caso non vota per la rielezione di Cavallotti si unisce alla maggioranza della Camera e vota fiducia al “”Cancelliere”” in erba… L’astensione predicata dai moderati è un tranello agli elettori per favorire S.E. il ministro, al quale preme dare alla rielezione di Cavallotti, inevitabile e sicura in ogni modo, l’apparenza di un fiasco””. Per la verità, se l’astensione era caldeggiata dai moderati non lo era meno da quelli del Partito operaio; che, oltre ad essersi proposti di ottenere, a pubblica ingiuria, pubblica riparazione, intendevano domandargli conto di tutto il suo atteggiamento parlamentare, specie nella questione della guerra in Africa””. (pag 87-88) Segue rissa al comizio di Cavallotti”,”MITS-331″ “APERGI Francesco”,”Marxismo e ricerca sociale nella Scuola di Francoforte 1932-1950.”,”APERGI è nato a Padova nel 1947. Svolge la sua attività a Firenze presso la Facoltà di Lettere e Filosofia, cattedra di antropologia culturale.”,”TEOS-035″ “APICELLA Rossana ASCARI Giorgio BATTAGLINI Giovanni BELLI NICOLETTI Enrico CAPRIOGLIO Sergio CAPRIOLO Ettore CASTALDI Paolo CASTIGLIONI Niccolò CAVALLOTTI Carlo CROVI Raffaele DELL’ACQUA Giampiero DEFFENU Giuseppe DRAGONE Umberto FELCHER Giampiero FERRATA Giansiro FIN Mario GRÜNANGER INDOVINA Francesco LA-MALFA Giorgio LANZI Giorgio LEGNANI Massimo LEVI Nerina MAGGI Wilma MARIMONTI Rosalba MIZZAU Marina MONTALDI Danilo MORMINO Ignazio NERI Guido NOTARIANNI Michelangelo PENATI Enrico RESCIGNO Eduardo ROSSI Aldo SCOLARI Ennio SOLMI Raffaella SPAZZALI Sergio SPINAZZOLA Vittorio TORTORETO Emanuele TREVES Tullio UNGARI Paolo VERONESI Giulia VERONESI Silvia ZAGARA Paolo, collaboratori all’inchiesta”,”Milano com’è. La cultura nelle sue strutture dal 1945 a oggi. Inchiesta.”,”Questo libro non è stato “”pianificato””. Ha avuto origine da un’inchiesta promossa dal prof. Giuseppe Del Bo sulla situazione della cultura a Milano nel decennio immediatamente seguito alla guerra…”” (pag XXI, avvertenza) Tra le riviste mensili: ‘La Verità’ a cura di Danilo Montaldi, ‘Prometeo’ di Danilo Montaldi, Critica Sociale, a cura di Raffaello Mazzoletti, Movimento Operaio, a cura di Raffaello Mazzoletti, Rivista storica del socialismo, a cura di Raffaello Mazzoletti, Problemi del socialismo, a cura di Giampietro Dell’Acqua Montaldi: Milano, 1946, non si è saputo o potuto scriverle… le nuove Tesi d’Aprile’ ‘La Verità’ è uscita per 17 numeri: ha pubblicato un numero unico dedicato alla Comune di Parigi nel febbraio ’46; ha fatto conoscere documenti come ‘Le Tesi di Feuerbach’ di Marx, ‘Il Testamento’ di Pisacane, ‘Le Tesi di Aprile’ di Lenin; ha ricordato rivoluzionari come Marat e Lassalle. L’atmosfera culturale nella quale si mossero le sue esigenze era ancora quella del periodo fascista: i poeti russi (1), americani e Lorca e anche Rimbaud costituivano allora una lettura clandestina: era naturale che venissero gettati d’impulso sul giornale, ripresi dagli stessi vecchi luoghi di quell’amorosa frequentazione, prima ancora di una critica e adeguata rielaborazione ed interpretazione, come conveniva a generazioni diverse, e che infatti venne compiuta in seguito. ‘La Verità’ ha commentato le sole letture che si potevano fare in quell’epoca: da Babeuf a J. Reed, dai problemi dell’emancipazione alla guerra civile spagnola; criticando le insufficienze della Costituente ha guardato alla Repubblica spagnola, alle sue realizzazioni rivoluzionarie; dal n. 5 ha chiarito “”un equivoco”” spiegando perché ‘comunismo’ non equivalesse a ‘Russia’; ha protestato contro “”l’amnistia di pacificazione””; ha posto di fronte ai lettori una serie di domande incalzanti (“”Chi controlla l’operato della polizia? Nessuno,”” ecc.) abituandoli a considerare controllabili tutti i centri di potere della società, e quindi demistificandoli, avvicinando e allargando le loro possibilità concrete di partecipazione, ripubblicando articoli di economia scritti nel periodo clandestino; ha divulgato com’erano le analisi donde derivavano idee-forza prospettate da settori partigiani combattenti. Ma non ha saputo scriverle, le nuove Tesi d’Aprile. Né in quelle condizioni ‘La Verità’ avrebbe potuto, nonostante l’aria ‘pietroburghese’ della Milano di quegli anni. Ed ha vissuto la tragedia del nostro dopoguerra analizzandola con un metro ereditato da un passato ricchissimo, ma col sentimento che tutto fosse ormai stato giocato, che a noi non restasse che la protesta: mentre bisognava portare l’insegnamento nella massa, trovarla insieme la misura, scriverle di nuovo le Tesi. Ma forse è proprio in nome di quanto abbiamo imparato dalla stessa ‘Verità’ che facciamo oggi, queste tardive e massime richieste. La Verità, redazione e amministrazione: Milano; Tipografia A. e C. Matti, Milano, Responsabile: Leone Krachmalnicoff. Dal n. 3 si aggiunge una redazione romana presso Claudio Pavone. Dal n. 4 si aggiunge una redazione torinese presso Paolo Faraggiana”” (pag 208-209) [‘La Verità’ a cura di Danilo Montaldi] [(in) AaVv, ‘Milano com’era’. La cultura nelle sue strutture dal 1945 a oggi. Inchiesta’, Feltrinelli, Milano, 1962] [(1) Cfr., in particolare, gli articoli di N.(ino) F.(ugazza) su ‘La Poesia Russa dopo la Rivoluzione] [La Verità, dicembre 1945 – settembre 1946, 17 fascicoli]”,”EDIx-237″ “APITZSCH Ursula BARATTA Giorgio BENSELER Franck BIRNBAUM Norman BOVE’ Paul BRIE Michael COHEN Robert DEPPE Frank BAABA FOLSON Rose HENSCHE Detlev HERMANSSON C.H. KAGARLITZKI Boris LLEDO’ Emilio MÖLLER Carola MONAL Isabel PANITCH Leo PARDINI Corrado SIGRIST Christian VAN-DER-LINDEN Marcel WACQUANT Loic WALLIS Victor HAUG Wolfgang Fritz NEGT Oskar BUTLER Judith HAUG Frigga SPIVAK Gayatri Chakravorty e altri”,”50Jahre Das Argument. Kritisch-intellektuelles Engagement heute.”,”APITZSCH Ursula BARATTA Giorgio BENSELER Franck BIRNBAUM Norman BOVE’ Paul BRIE Michael COHEN Robert DEPPE Frank BAABA FOLSON Rose HENSCHE Detlev HERMANSSON C.H. KAGARLITZKI Boris LLEDO’ Emilio MÖLLER Carola MONAL Isabel PANITCH Leo PARDINI Corrado SIGRIST Christian VAN-DER-LINDEN Marcel WACQUANT Loic WALLIS Victor HAUG Wolfgang Fritz NEGT Oskar BUTLER Judith HAUG Frigga SPIVAK Gayatri Chakravorty e altri”,”EMEx-068″ “APOLLINAIRE Guillaume, a cura di Giorgio CAPRONI”,”Poesie.”,”APOLLINAIRE Guillaume nasce a Roma nel 1880. Dovendo seguire la madre giovane avventuriera di origine polacca, vivrà un’ infanzia disordinata. A. conia il termine ‘surrealista’. (v. prefazione) “”La dimostrazione di quanto sia vero il principio: “”Il talento, e il suo stile, sono spesso una fatalità che s’impiglia col primo ‘sentire’, i sensi, i sensi primari, che agganciano l’ esistenza dell’ imprevedibilità del mondo””. Una frase, attribuita a Mozart, che suona esemplare: Apollinaire, anche come poeta e protagonista del labirintico passaggio fra Otto e Novecento, si trovò a seguire, lungo il suo cammino, una bussola impazzita che continuamente indicava, alternandole, due direzioni opposte: il ritorno e la fuga in avanti; la nostalgia genetica del passato e della tradizione, a cui si contrapponeva l’ ansia scenica dell’ avventurarsi nell’ ignoto del futuro””. (pag V)”,”VARx-239″ “APOLLONIO Mario”,”I contemporanei. Cronache, testi, saggi. Con un’ appendice sulla cultura di massa.”,”Giuseppe Ungaretti e il futurismo. “”(…) è stato Giuseppe De Robertis a indicare documentando certe sue collusioni di novizio con ironisti, crepuscolari e futuristi: “”patì del mal del secolo”” dice; ma leggiamo tutto il passo: ‘Chi lo crederebbe? Anche Ungaretti, poeta così assoluto, così essenziale, così incognito, ptì del mal del secolo: anche lui soffì quella crisi del verso che prima aveva portato il verso a dorare, inutilmente, tanta non poesia dell’ ultima grande stagione, poi, per reazione, lo portò ad avvilirsi ad una quasi-prosa. (…)””.”” (pag 195) La scuola drammaturgica di Ugo Betti. “”Ricomponiamo dunque il panorama accentrandolo nel tempo intorno a un grande drammaturgo, Ugo Betti, e dilatandolo nello spazio verso l’ oriente e verso l’ occidente””. (pag 490)”,”ITAB-218″ “APOLLONIO RODIO, a cura di Alberto BORGOGNO”,”Argonautiche.”,”La vita di Apollonio Rodio si svolse nel III secolo a.C., ma le vicende e le date sono molto controverse perchè si collegano con le più difficili questioni relative alla cronologia della storia letteraria alessandrina (soprattutto in rapporto a Callimaco e a Teocrito). Lo stesso appellativo Rodio ci conduce già in mezzo ai problemi connessi con le malsicure notizie che ci sono pervenute. Egli fu chiamato così perchè trascorse una parte della sua vita a Rodi, di cui forse ricevette la cittadinanza ma era nato in realtà in Egitto, ad Alessandria (o, secondo altre fonti, a Naucrati). Apollonio era più giovane del poeta di Cirene, e pertanto possiamo collocare la sua nascita fra il 295 e il 290.”,”STAx-114-FL” “APOLLONIO Mario”,”Teresio Olivelli.”,”””La guerra rompeva quell’indifferenza titubante, quello scaltro ignorare da una parte e non disturbare dall’altra, che aveva caratterizzato i rapporti italo-russi dal riconoscimento fascista della repubblica sovietica al circospetto quietismo momentaneamente successo al patto Hitler-Ribbentrop. Occorrerà ripercorrere tutti gli scritti per rendersi conto della parte che ebbero gli studi all’Istituto di cultura fascista e i soggiorni in Germania nel definirsi di un nuovo e tanto più vasto intervento. Uno che si vieta il polemismo è nella miglior condizione per cogliere gli elementi attivi dell’antagonista: esattamente il contrario dello stile mussoliniano e delle improvvisazioni ministeriali”” (pag 26) “”In queste condizioni ha valore di fuga anche i giorni passati, trasferito da Flossenburg al campo di eliminazione di Hersbruck, ad una compagnia di disciplina, reo di essersi interposto per un minimo di giustizia alla distribuzione della zuppa. I servi del potente sono spietati; e questo servo dell’Onnipotente li urta nell’intimo, con la sua parola azione. Si vendicano su di lui selvaggiamente della loro condanna: quella morale, che pesa di più della condanna materiale. Nel dramma sacro che Olivelli vive nelle ultime settimane di Hersbruck, accomiatandosi, tocca ad un polacco far traboccare il vaso, mentre intercede: con un calcio allo stomaco, aggiunte venticinque nerbate. Il corpo schiantato, discende adagio nella morte (…)”” (pag 33-34)”,”ITAR-004-FFS” “APONTE Salvatore; TROTSKY Leon”,”Il «Corriere» tra Stalin e Trockij, 1926-1929.”,”Salvatore Aponte (Vico Equense, 1892 – Parigi 1956) scrive per il “”Corriere della Sera”” dal 1926 al 1942. Dal 1926 al 1929 è corrispondente da Mosca. Luciano Canfora (Bari, 1942) insegna Filologia greca e latina presso l’Università di Bari. Provvedimenti del ‘Governo dell’Unione’ contro Trotsky, Sapronov e seguaci (pag 317-318) Articolo: ‘Le previsioni di Trotsky’ (25 aprile 1929) (pag 562-569) “”Le previsioni storiche si distinguono nettamente da quelle astronomiche: queste sono precise e certe quanto quelle sono dubbie e relative. Quando si tratta del contrasto di forze vitali, è ridicolo pretendere una sicura predizione; si possono soltanto studiare con cura le idee e le energie in campo e fare ipotesi di maggiore o minore probabilità. Per rispondere adeguatamente alla domanda sugli sviluppo futuri della rivoluzione russa, analizzando le forze interne ed internazionali che influiscono su di essa, occorrerebbe un libro intero. Durante la mia segregazione ad Alma-Ata ho iniziato tale libro e spero di completarlo fra non molto. Posso ora anticipare le linee essenziali. Il bolscevismo è prossimo alla liquidazione? Ha esaurito le interne risorse? E in quale forma di governo sboccherà: una democrazia, una dittatura, una restaurazione monarchica? Il processo d’una rivoluzione è ben più complesso che il corso d’un torrente montano, nell’un caso e nell’altro però non si può escludere il più improvviso e paradossale mutamento di direzione. Ma, per il torrente, un criterio di massima si può arguire dal volume delle acque, dalla conformazione del terreno, dalle correnti aeree predominanti e così via; in politica, una rivoluzione è sottoposta ad alternative di sviluppo e di declino e il trionfo contiene già i germi della decadenza, come questa, giunta nella fase estrema, racchiude in sé stessa la possibilità della ripresa. Le tre rivoluzioni che hanno travagliato la Russia nell’ultimo quarto di secolo non sono altro che fasi di una stessa rivoluzione. Fra la prima e la seconda sono passati dodici anni; fra la seconda e la terza, nove mesi soltanto. Gli undici anni di esistenza del bolscevismo si possono dividere in due periodi: la linea di divisione è data dall’inizio della battaglia contro il trotskismo, dopo la malattia di Lenin. Nel primo periodo, le masse hanno svolto una funzione decisiva, che ha pochi riscontri nella storia. Eppure, vi è ancora qualcuno che attribuisce al caso la rivoluzione d’ottobre. Ma qual valore avrebbe avuto un’organizzazione sociale dovuta al semplice caso? In verità, la vittoria della rivoluzione contro le legioni dei suoi nemici negli anni critici fu dovuta allo spirito d’iniziativa e all’attività delle masse campagnole e cittadine. Su tale base l’improvvisazione del Governo centrale e dell’esercito rosso si poté sviluppare. Il secondo periodo, che ha portato a un radicale cambiamento nelle direttive di governo, è caratterizzato dall’indiscutibile indebolimento dell’attività immediata delle masse: il fiume è ritornato nel suo letto. Sopra le masse s’erge la centralizzata macchina burocratica dello Stato e dell’esercito. Si scava un solco sempre più profondo fra i centri direttivi e il popolo; la macchina burocratica diventa «fine a se stessa»; i funzionari credono fermamente che la rivoluzione sia stata fatta all’unico scopo di concentrare il potere nelle loro mani, garantendo ad essi una situazione privilegiata. In un notevole saggio sui processi degenerativi del Governo e del partito, Rakovski ha mostrato chiaramente in qual modo, dopo la conquista del potere, si sia formata, nel cuore della classe operaia, una burocrazia indipendente, distinta prima soltanto per le funzioni e poi differenziata dal punto di vista sociale. Naturalmente, questo sviluppo burocratico è in nesso strettissimo con un’altra e più profonda modificazione della struttura sociale del paese. In accordo con i principi della Nuova Politica Economica, nelle città si è costituita una classe numerosa di piccoli borghesi e di professionisti liberali; nelle campagne è sorto il contadino arricchito, il «kulak»; e i funzionari usciti dalle masse si sono andati sempre più accordando a questi strati borghesi. Era naturale che una tal burocrazia dovesse considerare come un inciampo l’iniziativa e lo spirito critico del popolo e che la macchina burocratica premesse per soffocare ogni reazione psicologica delle masse, indebolite nella funzione politica. Quante volte, in questi ultimi anni, burocrati e nuovi proprietari hanno ricantato agli operai il ritornello «Non siete più nel ’18!». In altre parole, la proporzione delle forze è stata modificata a danno dei lavoratori. A questo processo corrisponde una trasformazione interna del partito. Non bisogna dimenticare che la schiacciante maggioranza del partito, che conta attualmente un milione di seguaci, ha un’idea molto confusa di quello che il partito era durante il primo periodo rivoluzionario, e non parliamo neanche dei tempi zaristi. Basti dire che il 75 o l’80 per cento del partito attuale è formato da iscritti dopo il 1923, mentre sono meno dell’1 per cento coloro che erano già membri del partito prima della rivoluzione. (…)”” (pag 562-566) [Salvatore Aponte, ‘Il «Corriere» tra Stalin e Trockij, 1926-1929′, Fondazione Corriere della Sera, Milano; 2010]”,”TROD-388″ “APOSTEL Leo”,”Materialismo dialettico e metodo scientifico. Cibernetica, logica, marxismo.”,”APOSTEL Leo nato nel 1925 dottore in filosofia all’ Università libera di Bruxelles ha proseguito gli studi con Rudolf CARNAP all’ Università di Chicago, ha collaborato al centro d’ epistemologia genetica di Jean PIAGET a Ginevra, insegna dal 1957 all’ Università di Gand. “”Tuttavia, nei Quaderni filosofici, Lenin ci dice: “”La prosecuzione dell’ opera di Hegel e Marx deve consistere nell’ elaborazione dialettica della storia del pensiero umano e della tecnica””. A p. 81 dice ancora: “”La logica è… il compendio, la somma, la conclusione tratta dalla storia della conoscenza del mondo””: A p. 91 troviamo: “”è la scienza pura, vale a dire il sapere puro nell’ intera cerchia del suo sviluppo…””; e ancora più chiaramente a p. 337: “”Storia della filosofia Storia delle singole scienze Storia dell’ evoluzione dell’ intelligenza del bambino Storia dell’ evoluzione dell’ intelligenza degli animali Storia della lingua + psicologia + fisiologia degli organi di senso Ecco i campi della scienza da cui si deve costituire la teoria della conoscenza e la dialettica””.”” (pag 48-49)”,”TEOC-357″ “APOSTEL Leo”,”Materialismo dialettico e metodo scientifico.”,”Leo Apostel, nato nel 1925, dottore in filosofia all’Università libera di Bruxelles, ha proseguito gli studi con Rudolf Carnap all’Università di Chicago, ha collaborato al centro d’epistemologia genetica di Jean Piaget a Ginevra, insegna dal 1957 all’Università di Gand. Collaboratore di numerose riviste (Logique et analyse, Synthèse), le sue pubblicazioni sono: Logique, langage et théorie del l’information (con B. Mandelbrot e A. Morf), Logique et équilibre (con B. Mandelbrot e J. Piaget), Les liaisons analytiques et synthétiques dans le comportement du sujet (con W. Mays, A. Morf e J. Piaget), Logique, apprentissage et probabilité (con A.R. Jouckheepe e B. Mautalon).”,”TEOC-090-FL” “APOSTEL Leo”,”Materialismo dialettico e metodo scientifico. Cibernetica, logica, marxismo.”,”Leo Apostel nato nel 1925 dottore in filosofia all’ Università libera di Bruxelles ha proseguito gli studi con Rudolf Carnap all’ Università di Chicago, ha collaborato al centro d’ epistemologia genetica di Jean Piaget a Ginevra, insegna dal 1957 all’ Università di Gand. Ha pubblicato tra l’altro: ‘Logique, Langage et théorie de l’information’ (con B. Mandelbrot e A. Morf).”,”TEOS-136-FF” “APOSTEL L. CELLERIER G. DESANTI J.T. GARCIA R. GRANGER G.G. HALBWACHS F. HENRIQUES G.V. LADRIERE J. PIAGET J. SACHS I. SINCLAIR DE ZWART H.”,”La spiegazione nelle scienze.”,”””Come ha detto F. Braudel non sono i modelli che ispirarono Marx a dover essere posti in discussione ma l’utilizzazione che di essi si è fatta: «Il genio di Marx, il segreto del suo potere prolungato dipende da questo: egli è stato il primo a fabbricare dei veri modelli sociali e a partire dalla lunga durata storica. Questi modelli sono stati sclerotizzati nelle loro semplificazioni dando loro il valore di leggi, di spiegazione preliminare, automatica, applicabile a tutti i luoghi e a tutte le società» (5)”” (pag144-145) [(5) F. Braudel, Ecrits sur l’Histoire’, Paris, 1968, si veda pure di Braudel ‘Il mondo attuale’, Einaudi, Torino, 1966] Citato nel volume il testo ‘Marx and Contemporary Scientific Thought’, La Haye, 1969 che contiene il saggio di E. Hobsbawm ‘Karl Marx. Contribution to Historiography’ (il contributo di Marx alla storiografia) Marx and contemporary scientific thought. Marx et la pensée scientifique contemporaine. “”Lenin polemizzando con V. Tchernov, l’accusa di «ignoranza crassa» per non tener conto del fatto che: «””La verità oggettiva”” del pensiero non significa altro che l”esistenza’ degli oggetti (= “”delle cose in sé””) riflessi ‘dal pensiero così come sono’» (5)”” (pag 158) [(5) Cfr. Materialisme et empiriocriticisme’ in Oeuvres Tome 14, p. 106, Ed. Sociales et Moscou, ed en Langues Entragéres, Paris, 1968, trad. it., Materialismo e empiriocriticismo’, Ed. Sapere, Milano, 1970] (pag 158) (dal saggio di R. Garcia, A proposito della contraddizione nella dialettica della natura, pag 150-159)”,”SCIx-046-FV” “APOSTOL Tom Mike”,”Calcolo. Vol. I. Analisi 1.”,”Tom Mike Apostol laureato all’Università di Washington, insegna dal 1950 al California Institute of Technology dove è professore di matematica. Il suo campo di maggiore interesse è la teoria dei numeri, su cui ha scritto diversi articoli scientifici e curato una pubblicazione collettiva.”,”SCIx-173-FL” “APOSTOL Tom Mike”,”Calcolo. Vol. II. Geometria.”,”Tom Mike Apostol laureato all’Università di Washington, insegna dal 1950 al California Institute of Technology dove è professore di matematica. Il suo campo di maggiore interesse è la teoria dei numeri, su cui ha scritto diversi articoli scientifici e curato una pubblicazione collettiva.”,”SCIx-174-FL” “APOSTOL Tom Mike”,”Calcolo. Vol. III. Analisi 2.”,”Tom Mike Apostol laureato all’Università di Washington, insegna dal 1950 al California Institute of Technology dove è professore di matematica. Il suo campo di maggiore interesse è la teoria dei numeri, su cui ha scritto diversi articoli scientifici e curato una pubblicazione collettiva.”,”SCIx-175-FL” “APPADORAI A.”,”Indian Political Thinking in the Twentieth Century. An Introductory Survey.”,”APPADORAI A. insegna nella Jawaharlal Nehru University, New Delhi. Caste e democrazia. “”La casta (una istituzione peculiare in India) è compatibile con la democrazia? La risposta è chiaramente negativa per K.M. Panikkar (1895-1963) nel suo ‘Caste and Democracy’ (1933). Analizzando la casta come una istituzione, Panikkar trova che essa incorpora tre concezioni di base: ineguaglianza basata sulla nascita, gradazione delle professioni e loro ineguaglianza e restrizioni sul matrimonio all’ esterno del proprio sotto-gruppo. Similarmente, analizzando la democrazia trova che essa è l’ organizzazione della società in cui il potere politico investe l’ intera comunità; (…)””. (pag 123)”,”INDx-065″ “APPIAH Kwame Anthony GATES Henry Louis a cura”,”The Dictionary of Global Culture.”,”Associate Editor: Michael Colin VAZQUEZ. Il libro contiene 1200 termini che comprendono: artisti, musicisti, scrittori, saggisti e poeti; politici, divinità, religioni, tribù, popoli, luoghi di culto; lingue, culture e forme letterarie; filosofi e scuole di pensiero”,”REFx-018″ “APPLEBAUM Anne”,”Gulag. Storia dei campi di concentramento sovietici.”,”APPLEBAUM Anne (Washington, 1964), editorialista del ‘Washington Post’ è stata Vicedirettore e capo dei servizi esteri dello ‘Spectator’ e corrispondente da Varsavia per l’ Economist. Ha collaborato inoltre a importanti giornali britannici e americani. Nel 1995 ha pubblicato ‘Between East and West’ un viaggio attraverso Lituania, Ucraina compiuto all’ indomani del crollo dell’ URSS. “”Nelle alte sfere, molti temevano che il processo di riabilitazione fosse troppo rapido e si espandesse troppo. In seguito Krusciov scrisse: “”Eravamo spaventati, proprio spaventati. Avevamo paura che il disgelo scatenasse un’ alluvione in cui saremmo annegati perché non eravamo in grado di dominarla””. (…) Anastas Mikojan, membro del Politburo ai tempi di Stalin che era riuscito a sopravvivere fino a Krusciov, spiegò ad un certo punto perché era impossibile riabilitare troppo in fretta le persone: se gli accusati fossero stati tutti dichiarati subito innocenti, “”si sarebbe visto che il paese non era governato da una struttura legale, ma da una banda di delinquenti””. (pag 536)”,”RUSS-172″ “APPLEBAUM Anne”,”Gulag. Storia dei campi di concentramento sovietici.”,”Anne Applebaum (Washington 1964), editorialista del Washington Post, è stata vicedirettore e capo dei servizi esteri dello Spectator e corrispondente da Varsavia per l’Economist. Ha collaborato inoltre a importanti giornali britannici e americani, tra cui: Daily Telegraph, Evening Standard, The Guardian, The Wall Street Journal, Financial Times, International Herald Tribune. Nel 1995 ha pubblicato Between East and West, il resoconto di un viaggio attraverso Lituania, Ucraina e Bielorussia compiuto all’indomani del crollo dell’Unione Sovietica. Nel 2004 ha vinto con il presente libro il premio Pulitzer per la saggistica.”,”RUSS-057-FL” “APPLEBAUM Anne”,”La grande carestia. La guerra di Stalin all’Ucraina.”,”Anne Applebaum, giornalista e saggista americana naturalizzata polacca, collabora con il Washington Post e insegna alla London School of Economics. Ha pubblicato ‘Gulag. Storia dei campi di concentramento sovietici’ (Premio Pulitzer 2004) (Mondadori) e ‘La cortina di ferro. La disfatta dell’Europa dell’Est’. Bucharin, Lenin e la Nep “”Entrambe le nuove politiche, tuttavia, avevano sostenitori entusiasti ai massimi livelli. La Nuova politica economica trovò un paladino nell’intellettuale bolscevico Nikolaj Bucharin, che giunse a convincersi che l’URSS avrebbe raggiunto gli stadi più alti del socialismo attraverso rapporti di mercato, e si schierò con energia contro le requisizioni di cereali (67). Anche grazie al suo appoggio, e a quello di Lenin nei mesi precedenti la sua morte nel gennaio 1924, la Nuova politica economica, diffusamente nota con l’acronimo NEP, si trasformò in breve in una nuova forma di quello che Lenin aveva definito «capitalismo di Stato». Il nuovo sistema vedeva i mercati operanti, ma soltanto sotto un pesante controllo statale. Lo Stato abolì la ‘prodrazvërstka’, la consegna obbligatoria di cerali, e la sostituì con una tassa. I contadini ripresero a vendere i raccolti nel modo tradizionale, cioè in cambio di denaro. E anche i piccoli commercianti, o nepmany, «uomini della Nep», ricominciarono a comprare e vendere cereali, organizzandone così la distribuzione, come facevano da secoli. A questo livello molto elementare l’economia di mercato fu ripristinata e, gradualmente, la carenza di generi alimentari diminuì. Anche l’ucrainizzazione non mancò di veri sostenitori. Dopo l’esperienza delle rivolte contadine, lo stesso Lenin dichiarò nel 1919 che ignorare il sentimento nazionalista in Ucraina sarebbe stato un «profond e pericoloso errore» (68). Nel febbraio 1920, durante la terza e ultima occupazione bolscevica del paese, inviò un telegramma a Stalin per dirgli di assumere interpreti per l’Armata rossa di stanza in Ucraina e «obbligare incondizionatamente tutti gli ufficiali ad accettare domande e altri documenti in ucraino» (69). Lenin non voleva perdere di nuovo l’Ucraina e, se per non perderla occorreva indulgere ai sentimenti nazionali ucraini, era pronto a farlo. Era giunto, in Ucraina, il momento dei «comunisti nazionali». Essi credevano, ottimisticamente, che i sentimenti nazionali ucraini avrebbero giovato alla rivoluzione, e che ucrainizzazione e sovietizzazione non erano solo compatibili, ma si sarebbero rafforzate a vicenda. Il più entusiasta a questo riguardo era Skrypnyk, lo stesso funzionario ucraino la cui resistenza ai soccorsi americnai aveva tanto sorpreso gli uomini dell’ARA”” (pag 103-104) [(67) Alan M. Ball, ‘Russia’s Last Capitalists: The Nepmen, 1921-29′, Berkekey, Ca, Univ. California Press, 1987, pp. 45-48; (68) Jurij Borys, ‘The Sovietization of Ukraine, 1917-1923: The Communist Doctrine and Practice of National Self-Determination’, Edmonton (Alberta), Canadian Institute of Ukrainian Studien, 1980, pp. 249-250; (69) George Y. Shevelov, ‘The Ukrainian Lnguage in the First half of the Twentieth Century, 1900-1941: Its State and Status’, Cambridge (Ma), Harvard Ukrainian Research Institute, 1989, p. 86]”,”RUSS-267″ “APPLEBY Joyce Oldham”,”Pensiero economico e ideologia nell’Inghilterra del XVII secolo.”,”Joyce Oldham Appleby insegna storia alla San Diego State University. Un confronto di interpretazioni economiche nell’Inghilterra del XVII secolo. “”Nell’analisi marxista della trasformazione economica, al potere sociale è assegnato il giusto ruolo; tuttavia, Marx indica nell’esercizio del potere da parte di una nuova classe la spiegazione della nascita del capitalismo (1). L’esperienza inglese alla fine del XVII secolo suggerisce una diversa ricostruzione storica. La nuova classe di banchieri e commercianti non trionfò, anche se promosse una vigorosa campagna in difesa della svalutazione e del libero commercio e fece uso dell’empirismo in modo socialmente radicale. Essa si fece strada fra le ombre di ricercati concettismi su ricchezza e virtù per far posto alla libera manipolazione degli elementi di mercato. La sua audacia intellettuale rese espliciti i pericoli sociali insiti nel suo programma. Opponendosi a queste teorie, comunque, la classe fondiaria dominante in Inghilterra dimostrò quanto progressista fosse ormai divenuta, perché essa non fece appello né alle tradizioni né all’autorità dello stato per favorire la sua causa, bensì ad una diversa teoria dell’economia di mercato, che aveva le stesse basi presunte della natura, le stesse regolarità e le stesse aspettative circa l’umana tendenza a ricercare il profitto (2). Nella teoria della bilancia commerciale essi trovarono un’ideologia che saldava insieme gli interessi dei datori di lavoro, la politica del liberalismo, il patriottismo dei ‘whigs’ e le virtù economiche dei puritani”” [Joyce Oldham Appleby, Pensiero economico e ideologia nell’Inghilterra del XVII secolo, 1983] [(1) “”Per un esame di quest’argomento si veda R.S. Neale ‘The Bourgeoisie, Historically, Has Played a Most Revolutionary Part’. Sfidando i suoi oppositori su tutti i fronti, [F.] Gardiner in ‘Some reflections’, pp. 22-23 arriva a “”scoprire”” l’era del capitale finanziario quando nota che gli olandesi, mandando denaro in Inghilterra “”a interesse eccessivo, porteranno un considerabile aumento alle ricchezze del loro Stato senza esportare Prodotti per questo né il Lavoro della loro Gente””; (2) I moderni preconcetti sull’oligarchia dei ‘whigs’ possono essere compresi meglio comparandoli a quelli dell’opposizione al principio del XVIII secolo, come esposto da Isaac Kramnick, ‘Bolinbroke and his Circle’, Cambridge, 1968, pp. 56-83, e Pocock, ‘The Machiavellian Moment’, cit., pp. 423-61″”] (pag 295-296)”,”UKIE-052″ “APPLEYARD Reginald PAYE Jean Claude ABADAN-UNAT Nermin LAROQUE Pierre MAILLAT Denis KÖRNER Heiko HAWKINS Freda GOLINI Antonio BONIFAZI Corrado WEINTRAUB Sidney STOLP Chandler HEIJKE Hans WITHERS Glenn HAMMAR Tomas LITHMAN Yngve Georg SIMON Gildas ALLEFRESDE Maurice CALVARUSO Claudio SOULIS Sotiris”,”L’avenir des migrations.”,”Si parla dell’ Europa, dell’ Australia, del Medio Oriente, Africa del Nord, Italia e Grecia, paesi produttori di petrolio”,”CONx-203″ “APRILE Sylvie HUARD Raymond LEVEQUE Pierre MOLLIER Jean-Yves”,”La revolution de 1848 en France et en Europe.”,”APRILE è Maitres de conferences all’Univ Francois Rabelais de Tours. HUARD è Prof emerito all’Univ Paul Valery de Montpellier, LEVEQUE è Prof emerito all’Univ di Bourgogne, MOLLIER è Prof all’Univ Versailles Saint-Quentin-en-Yvelines.”,”QUAR-038″ “APROSIO Sergio BONINO Enrico BOTTARO Silvia BRANCA Vittore CATTANEI Luigi CESARINI Secondo Francesco CICILIOT Furio COCCOLUTO Giovanni COSTA Emilio CRUCCU Rinaldo DE-BERNARDIS Lazzaro Maria FERRETTI Franco FERRO Gaetano FIASCHINI Giulio FOLCO Flavia LONI Francesco MALANDRA Guido MOLTENI Ferdinando MURIALDO Francesco MUSSO Riccardo NOBERASCO Maria Teresa NOVELLA Gaspare PRESTIPINO Carmelo QUAINI Massimo RESTAGNO Dede RICCARDI Edoardo TAVIANI Paolo Emilio TRAVI Edoardo PELUFFO Rocco PETTITI Louis Edmond MARENGO Silvio Riolfo”,”Studi. Omaggio a Carlo Russo, Presidente Onorario nel suo settantacinquesimo compleanno.”,”Contiene tra l’altro: – La Savona di Italo Calvino (Branca) – Per una storia economica della Val Bormida savonese (Cesarini) – Da Genova alle Fiandre: maestri d’ascia per Filippo II (Ciciliot) – Sisto IV e Giulio II Della Rovere: il nepotista ed il mecenate guerriero (Noberasco) – Che cosa mangiavano Colombo e i suoi equipaggi (Taviani)”,”LIGU-010-FR” “APTHEKER Herbert”,”La verità sull’ Ungheria. Una tragedia e le sue origini. Dagli Asburgo a Bela Kun, da Horthy a Mindszenty. 1945: la rivoluzione dell’ Europa orientale. Progressi ed errori. Le cause dello scontento popolare. Potenza e fine di Rakosi. “”Hidverok”” alla riscossa. I 12 giorni ora per ora. Guerra per le strade. Dalla cospirazione in occidente all’ intervento sovietico. Si poteva evitare la tragedia ungherese?”,”””Shelley scrisse una volta: “”Una cosa non diventa vera per il fatto che tutti la dicono””. Naturalmente, non diventa neppure falsa: ma è il pensiero del poeta, che è di conforto a chi protesta, che merita di essere meditato””. (pag 3) “”Le terribili rivelazioni sulle confessioni ottenute con la forza nei processi politici svoltesi in paesi socialisti, che hanno scosso tanto profondamente gli animi, gettano naturalmente, ora, un’ombra di dubbio su tutti i procedimenti giudiziari di quel tempo ed è possibile che qualche singolo elemento, nel processo del cardinale, non sia stato completamente autentico: ma è certo che la sua colpa essenziale, che egli riconobbe in parte; era e rimane provata. Fu per questo, senza dubbio, che la stessa gerarchia cattolica ungherese, come ricorda l’ apologeta di Mindszenty, “”non protestò contro l’ arresto del cardinale””. Certamente per lo stesso motivo, nel gennaio 1949 Gaetano Salvemini, professore emerito a Harvard, scrisse nell’ agosto 1949 di essersi convinto “”in base a spassionato esame””, che “”l’ accusa fatta al cardinale di aver intrapreso atti miranti alla restaurazione degli Asburgo sembra provata al di là di ogni dubbio””. (pag 197) “”Che la stampa mantenuta dalla borghesia levi pure i suoi schiamazzi per tutto il mondo a ciascun errore che facciamo. Non abbiamo paura dei nostri errori. Gli uomini non sono diventati santi solo perché la rivoluzione è cominciata. (…) Ma anche se fosse vero il contrario – sebbene io sappia che quest’ ipotesi è falsa- anche se ci fossero diecimila errori per cento nostre azioni giuste, anche allora la nostra rivoluzione sarebbe potente e invincibile, e così apparirà agli occhi della storia, perché per la prima volta non una minoranza, non i ricchi soltanto, non solo gli uomini colti, ma veramente le masse, la grande maggioranza dei lavoratori si costruiscono loro stessi una nuova vita, e risolvono per diretta esperienza i più difficili problemi dell’ organizzazione socialista””. (pag 442, Lenin, Lettera agli operai americani, 1918)”,”MUNx-030″ “APULEIO Lucio”,”L’ asino d’ oro. (Asinus aureus)”,”Lucio APULEIO, di origine africana, visse nel secondo secolo della nostra era, al tempo di Adriano, Antonino Pio, Marc’ Aurelio. Grande nell’ osservazione, curioso di tutto, viaggiò molto, interessandosi in particolare di filosofia e delle religioni del mistero. Dal cristianesimo non parla apertamente; ma nei suoi libri esso si sente, tra studio e ironia. L’ asino d’ oro è infatti la trasformazione da uomo in bestia e da bestia in uomo, una specie di sacrilega resurrezione. APULEIO si mescola con la gente comune, con la plebe, coi teppisti, fingendo di avere abitudini che non sono affatto le sue, rifacendo il verso a tutti, compiacendosi della sua elasticità. Il suo fondo è filosofico, sofistico, dottrinario e perfino accademico. Narratore sommo, inferiore nel mondo antico soltanto a Petronio, ora anticipa Boccaccio, ora Cervantes, ora perfino il Gogol delle Anime morte. Non c’è ambiente che Apuleio non illumini con la sua arte. Non c’è ceto che non ci rievochi con l’ apparente facilità di chi ha molto osservato: il popolano e il patrizio, l’ avaro e il prodigo, il soldato e il mercante, le ragazze e le matrone, i sacerdoti e i briganti, i giovani e gli anziani. A volte, ed è un effetto voluto dall’ autore, pare di essere in un mondo abitato soltanto da asini. Come in certe commedie di Shakespeare, genio moderno nel quale è avvertibile quasi un influsso dell’ Asino d’oro. “” (…) non per nulla i savi antichi avevano raffigurato, come la ritenevano, cieca e addirittura senz’ occhi la Fortuna che distribuisce i suoi beni sempre ai malvagi e agl’ indegni, e non fa distinzione di stima tra i mortali, anzi si accompagna con quelli che dovrebbe fuggire soltanto a vederli di lontano, e quel che è peggio, facendoci ritenere per l’ opposto di quel che siamo, al punto che un malvagio è esaltato colla reputazione di un uomo per bene, e uno che è innocentissimo è invece diffamato con calunnie che lo portano alla rovina””. (pag 122)”,”VARx-095″ “APULEIO Lucio, a cura di Marina CAVALLI e Costanza VIAREGGI”,”L’Asino d’oro (Metamorfosi) (a cura di Marina Cavalli). Sulla magia (a cura di Costanza Viareggi).”,”Apuleio nacque verso il 125 d.C. a Madaura, ai confini fra la Numidia e la Getulia, nell’attuale Algeria. Era di famiglia illustre, e il padre aveva ricoperto la carica di duumivir, il grado più alto della burocrazia romana nell’amministrazione municipale della provincia. Dopo aver compiuto gli studi di grammatica e retorica a Cartagine, Apuleio si recò ad Atene, dove allargò il suo sapere soprattutto alla filosofia, ma anche alla poesia, alla musica, alla dialettica, alla geometria, completando poi la sua aspirazione a un sapere di tipo universale. Apuleio visse in uno dei periodi di maggior benessere, pace ed equilibrio dell’Impero romano.”,”STAx-109-FL” “AQUARONE Alberto”,”Le origini dell’ imperialismo americano. Da McKinley a Taft (1897 – 1913).”,”Alberto AQUARONE è nato nel 1930. Dal 1963 insegna storia moderna nella Facoltà di scienze politiche dell’Univ di Pisa. I suoi interessi di studio si dividono fra la storia d’Italia postunitaria e quella americana. Le sue pubblicazioni principali sono: ‘Due costituenti settecentesche. Note sulla Convenzione di Filadelfia e sull’Assemblea Nazionale francese’ (Pisa, 1959), ‘L’unificazione legislativa e i codici del 1865’ (Milano, 1960), ‘L’organizzazione dello Stato totalitario’ (Torino, 1965), ‘Alla ricerca dell’Italia liberale’ (Napoli, 1972). Ha inoltre curato l’Antologia degli scritti politici di Thomas Jefferson’ (Bologna, 1961) e in collaborazione con Guglielmo NEGRI e Cipriana SCELBA, ‘La formazione degli Stati Uniti d’America’ (2 voll. Pisa 1961).”,”USAP-020″ “AQUARONE Alberto, a cura di Romano Paolo COPPINI”,”I problemi dell’ Italia unita, dal Risorgimento a Giolitti.”,”Alberto AQUARONE, nato a Barcellona nel 1930 si è interessato alla storia delle istituzioni politiche degli stati preunitari italiani. A Pisa ha insegnato storia moderna nella facoltà di scienze politiche dal 1963 al 1973 per poi spostarsi a Roma. Ha collaborato al Mondo di PANNUNZIO e alla Voce repubblicana. Ha scritto molte opere (v. retrocopertina) “”La sua regola? Non piegare in nulla alle convenzioni e ai miti correnti; avere sempre il gusto dell’ impopolarità; andare contro corrente nelle aule accademiche non meno che nella battaglia politica. Aquarone apparteneva a quel mondo, a quella generazione che si riconobbe nello spirito di Ugo La Malfa, nella situazione di correzione e di revisione di “”quest’ Italia che non ci piace””: il motto degli uomini della Voce, il motto del maestro di Ugo La Malfa, cioè di Giovanni Amendola. Con l’ insofferenza verso i grandi partiti: la tolleranza come regola di vita contro tutte le intolleranze. Il richamarsi ad una visione della democrazia che, per essere precisi, era la democrazia liberale rigorosa, intransigente, senza cedimenti o camuffamenti. Esattamente, la linea di Vittorio De Caprariis.”” (pag 259)”,”ITAB-170″ “AQUARONE Alberto NEGRI Guglielmo SCELBA Cipriana a cura”,”La formazione degli Stati Uniti d’ America. Documenti. Vol. I (1606-1776).”,”Rivoluzione americana. Dichiarazione sulle cause e sulla necessità prendere le armi. (6 luglio 1775) “”(…) A prezzo del loro sangue, a rischio dele loro fortune, senza muovere accusa alcuna al paese dal quale provenivano, con incessanti fatiche e spirito indomito, essi (i nostri avi, abitanti dell’ isola di Gran Bretagna, ndr) si stabilirono nelle remote ed inospitali plaghe d’ America, abitate allora da numerose e sanguinarie nazioni di barbari. Società o governi, con piena potestà legislativa, vennero formati in base a carte concesse dalla corona, ed un’ armoniosa relazione fu stabilita fra le colonie ed il regno dal quale avevano tratto origine. I reciproci vantaggi di questa unione divennero in breve tempo così straordinari, da suscitare stupore. E’ universalmente riconosciuto, che l’ eccezionale incremento della ricchezza, della forza, e del commercio marittimo del regno, derivò da questa fonte (…)””. (pag 389)”,”USAS-132″ “AQUARONE Alberto”,”Alla ricerca dell’ Italia liberale.”,”””La lunga gestazione del nuovo ministero Ricasoli si concludeva, infatti, con l’ accettazione da parte di Depretis del dicastero della Marina; a lui si affiancava, come rappresentate del centro-sinistra, il Cordova, che Ricasoli era stato costretto ad accettare sia pur riluttante, affindadogli il portafoglio dell’ Agricoltura. Il 20 giugno, lo statista toscano poteva così finalmente presentare alla Camera il suo gabinetto. Dopo tanto discutere, la sua caratteristica principale apparve subito, agli occhi dei commentatori dei diversi settori dello schieramento politico, l’ assenza della Sinistra””. (…) Il Dina, sull’ “”Opinione””, lamentò, con sobrietà di toni, l’ occasione volontariamente perduta dalla Sinistra per cominciare a temprarsi alle responsabilità di governo. (…)””. (pag 240-241)”,”ITAA-098″ “AQUARONE Alberto NEGRI Guglielmo SCELBA Cipriana a cura”,”La formazione degli Stati Uniti d’ America. Documenti. Vol. II (1770-1796).”,”L’ eguaglianza tra gli Stati. Sherman: (…) Il ricco che entra in società con il povero compie una rinuncia maggiore che non il povero, ma se il voto è eguale egli è comunque al sicuro. Qualora invece egli avesse un numero di voti maggiore di quello del povero in proporzione alla sua maggiore ricchezza, i diritti del povero cesserebbero immediatamente dall’ avere un’ efficace tutela. Queste erano le considerazioni che erano prevalse al momento della redazione degli articoli di Confederazione.”” (pag 262)”,”USAS-133″ “AQUARONE Alberto”,”L’organizzazione dello stato totalitario.”,”Alberto Aquarone è nato nel 1930. Si è laureato nell’Università di Roma ed attualmente (1965) è professore incaricato di Storia moderna nella Facoltà di Giurisprudenza Corso di Laurea in Scienze politiche dell’Università di Pisa. Si è dedicato alla storia del Risorgimento e alla storia americana. “”Le basi del nuovo ordinamento sindacale e della nuova strutturazione dei rapporti di lavoro erano già state gettate, quando il fascismo – sia per il gusto delle grandi dichiarazioni di principio in luogo delle sempre vantate ma scarsamente realizzate misure rivoluzionarie, sia per offrire una contropartita a buon mercato all’acuitosi disagio economico delle classi lavoratrici – ritenne giunto il momento di fissare in un documento ad effetto i cardini della sua politica sociale. Nacque così la Carta del lavoro, preannunciata dal seguente ordine del giorno approvato, su proposta di Bottai, dal Gran Consiglio del 7 gennaio 1927 (…). Al di là delle compiaciute enunciazioni della Carta del lavoro sulla collaborazione di classe e sull’armonia tra i vari fattori della produzione, i rapporti tra datori di lavoro e lavoratori, e tra le rispettive organizzazioni sindacali, proprio negli anni successivi raggiunsero punte di rilevante tensione, che la crisi economica imperante non poteva che aggravare”” (pag 141)”,”ITAF-347″ “AQUARONE Alberto”,”Politica estera e organizzazione del consenso nell’età giolittiana: il Congresso dell’Asmara e la fondazione dell’Istituto Coloniale Italiano.”,”””Evidentemente piccato dall’abbastanza esplicito rimprovero di disinteresse per la questione coloniale mosso da Mantegazza, l'””Avanti!”” diede largo spazio, nelle settimane successive; ad una serie di corrispondenze dall’Eritrea, a firma Osman, che avrebbero dovuto dimostrare a chiare lettere – secondo la nota editoriale di presentazione – come il fatto di essere ostile ad una politica di espansione in Africa non significasse affatto che il giornale dovesse o volesse disinteressarsi delle questioni coloniali. Era invece dovere ben preciso dell’organo del partito socialista occuparsi da vicino dell’Eritrea, esercitando una critica non aprioristica, ma basata sui fatti, al fine di aprire gli occhi all’opinione pubblica ed ai contribuenti sul continuo sperpero di denaro che vi veniva consumato sotto l’amministrazione di Martini”” (pag 111-112)”,”ITQM-217″ “AQUARONE Alberto VERNASSA Maurizio a cura; saggi di Paolo UNGARI Piero CALAMANDREI Alberto AQUARONE Giorgio ROCHAT Gian Carlo JOCTEAU Philip V. CANNISTRARO Pietro SCOPPOLA Ronand SARTI Ester FANO DAMASCELLI Pierluigi PROFUMIERI Sabino CASSESE Silvio LANARO Paul CORNER Giampietro CAROCCI Giorgio RUMI Salvatore SECHI Renzo DE-FELICE”,”Il regime fascista.”,”Contiene il saggio di Giorgio Rochat ‘Mussolini e le forze armate’ (pag 113-132) ‘In teoria, tutta l’attività militare di Mussolini avrebbe dovuto passare attraverso lo stato maggiore di Badoglio, che avrebbe avuto in mano la situazione, orientato il capo politico e tradotto le sue direttive di massima in ordini operativi. In pratica Badoglio fu subito messo in disparte, ridotto ad una specie di saggio oracolo cui si sottoponevano le questioni per un consiglio raramente seguito. Il vecchio maresciallo si adattò a questa situazione di tutto riposo, consolandosi con la convinzione che senza la sua resistenza passiva le cose sarebbero andate ancora peggio. Tutto ciò non aveva alcun senso: sotto Cavallero (il suo successore nel 1941-42) lo stato maggiore generale assunse un peso maggiore (anche se non mai preponderante) nella direzione della guerra, con effetti benefici. Probabilmente Badoglio credeva che la guerra sarebbe stata breve, anzi che fosse già stata decisa sui campi di battaglia francesi; un comando anche formale che lo tenesse sulla cresta dell’onda, era tutto ciò che egli si augurava. E difatti il suo stato maggiore bellico era ridottissimo: una ventina di ufficiali, sufficienti per tenere il maresciallo aggiornato, non per permettergli di intervenire realmente nella condotta delle operazioni. Quanto fosse considerato lo stato maggiore generale, appare chiaro dalla nomina di Soddu a sottocapo di Badoglio. Costui aveva fatto tutta la sua carriera negli uffici del ministero, di cui era in quel momento sottosegretario; era quindi più che gravato di lavoro per suo conto. Ottenne tuttavia da Mussolini di aggiungere alla sua carica anche quella di sottocapo di stato maggiore generale, con l’intesa che sarebbe rimasta (per il momento almeno) puramente onorifica, come del resto fu. Le maggiori cariche di comando venivano così distribuite secondo una politica di corte ai favoriti del dittatore, senza alcun riguardo al lavoro da compiere! In definitiva, il comando effettivo delle forze armate nei primi mesi di guerra fu suddiviso tra quattro grandi comandi o meglio tra quattro persone, perché la maggior parte di costoro aveva un doppio incarico. L’amm. Cavagnari diresse la marina, di cui era contemporaneamente sottosegretario e capo di stato maggiore, mentre il gen. Pricolo ebbe la stessa autorità e posizione verso l’aeronautica. L’esercito fu invece diviso tra il sottosegretario Soddu ed il capo di stato maggiore Graziani, cui subentrò di fatto il suo vice Roatta; infatti Graziani fu invitato a fine giugno a comandare le forze armate dell’Africa settentrionale, pur conservando formalmente il titolo di capo di stato maggiore dell’esercito (siamo sempre nella politica di corte!) con tutte le spiacevoli conseguenze immaginabili nei rapporti di dipendenza gerarchica. La direzione di questi quattro comandi spettava a Badoglio, che non ne aveva il potere né l’autorità, ed a Mussolini, che non ne aveva la capacità né la costanza; né l’uno né l’altro, poi, disponevano dei mezzi tecnici necessari, cioè di uno stato maggiore adeguatamente attrezzato. I quattro comandi rimasero di fatto autonomi, salvo momentanee intese. Ognuno di essi tendeva poi ad accentrare in sé tutti i poteri che fosse possibile sottrarre alle unità dipendenti, furono perciò costituiti comandi interforze solo per i settori più lontani e venne in genere limitata l’autorità di tutti i comandanti. Le operazioni navali, ad esempio, erano dirette da Roma, che lasciava ai comandanti in mare un margine ristrettissimo di autonomia; se poi una nave da guerra in navigazione aveva bisogno dell’appoggio aereo, doveva richiederlo a Supermarina (la centrale di comando della marina, a Roma) che, senza avere notizie sulla disponibilità delle forze aeree, girava la richiesta a Superaereo (centrale di comando dell’aviazione, sempre a Roma), che a sua volta, senza avere un quadro completo della situazione navale, trasmetteva l’ordine alle basi da cui partivano le squadriglie ritenute disponibili. Nel migliore dei casi, questo giro vizioso richiedeva alcune ore in pura perdita, specie se l’operazione non era stata prevista. Non fu d’altra parte costituita un’Intendenza generale, che accentrasse e coordinasse tutti i rifornimenti del paese alle forze armate; questi compiti furono divisi tra sei organi diversi: i tre ministeri per la produzione e la distribuzione alle truppe territoriali, i tre stati maggiori per la distribuzione alle truppe mobilitate. Una reale unificazione di comandi avrebbe urtato troppi interessi burocratici. E si potrebbe continuare a citare altri incredibili casi di disorganizzazione negli alti comandi’ (pag 130-132) [dal saggio di Giorgio Rochat ‘Mussolini e le forze armate’ (pag 113-132)]”,”ITAF-004-FP” “AQUARONE Alberto”,”Due costituenti settecentesche. Note sulla Convenzione di Filadelfia e sulla Assemblea Nazione Francese.”,”””Il principio teorico sul quale i costituenti americani si fondavano nel negare che la semplice maggioranza numerica costituisse un titolo sufficiente per governare era rappresentato dalla così detta ‘stake-in-society theory’, che essi tutti sostanzialmente condividevano, la teoria cioè in base alla quale solo coloro che hanno un interesse immediato nell’ordinamento sociale hanno diritto di partecipare attivamente alla vita politica dello stato e di guidarne il corso. Il vero principio di governo, come ebbe a mettere in rilievo Mason, esprimendo peraltro quello che era un sentimento generale dei membri della Convenzione di Filadelfia, era: «that every man having evidence of attachment to and permanent common interest with the society ought tho share in all its rights and privileges»”” (pag 49); “”Naturalmente, la ‘stake-in-society theory’ non era propria del pensiero politico americano della seconda metà del XVIII secolo o dei costituenti di Filadelfia; essa rappresentava piuttosto la fede comune anche dei riformatori europei, con le poche eccezioni di coloro che già avevano cominciato a predicare contro le fondamentali ingiustizie nella distribuzione dei beni fra gli uomini e contro il principio stesso della proprietà, additata come la principale fonte di oppressione e di umana infelicità. Non vi sono dubbi, tuttavia, che questi del resto sporadici attacchi contro il principio di proprietà non trovarono che scarsissima eco sia in Francia che altrove e che comunque la ‘stake-in-society theory’ venne a formare la base della costituzione francese del 1791 non meno che di quella americana del 1787. Robespierre poteva anche usare tutto il suo amaro sarcasmo contro la sostanziale ipocrisia che stava a fondamento di un siffatto sistema politico-sociale, un’ipocrisia che non esitava a far passare gli interessi individuali di pochi privilegiati come gli interessi generali dell’intera comunità (57); il sentimento prevalente dell’assemblea era sotto questo rispetto meglio rappresentato dal conservatore Malouet il quali anzi andò tanto lontano nella sua difesa della ‘stake-in-society theory’ da proclamare apertamente che, in fin dei conti, la libertà politica era ben meno preziosa che non il libero godimento e la ferma tutela della proprietà (…)”” (pag 53) “”La fortuna della ‘stake-in-society theory’ trovava d’altra parte in America il suo presupposto dogmatico nella filosofia politica di Harrington e di Locke, in particolare nell”Oceana’ del primo e nel ‘Second treatise on government’ del secondo, due opere la cui influenza su tutto il pensiero politico della classe dirigente americana del XVIII secolo non potrebbe in alcun modo essere esagerata. In Harrington noi troviamo la prima completa elaborazione moderna della teoria della base essenzialmente economica delle istituzioni politiche e del principio che il potere politico non può che rispecchiare fedelmente il sistema della distribuzione della proprietà esistente in un dato organismo sociale (62). Locke aveva ripreso la concezione di Harrington, spostando tuttavia l’accento dalla proprietà fondiaria a quello mobiliare ed affermando con precisione e vigore il carattere di diritto naturale, anzi di diritto naturale per eccellenza, della proprietà (65). In entrambe, comunque, la sostanziale identificazione di proprietà e di governo era espressa in termini inequivocabili che non potevano lasciare dubbi, e l’identificazione venne ripresa da tutti gli uomini politici del Settecento americano per trovare poi una definitiva e organica sistemazione dottrinale nell’opera di John Adams, in particolare nella ‘Defence of the constitution of government of the United States of America’ e nei ‘Discourses on Davila’”” (pag 55-56)”,”TEOP-541″ “AQUARONE Alberto NEGRI Guglielmo SCELBA Cipriana a cura”,”La formazione degli Stati Uniti d’America. Documenti. Vol. I. 1606-1776.”,”Rivoluzione americana. Dichiarazione sulle cause e sulla necessità prendere le armi. (6 luglio 1775) “”(…) A prezzo del loro sangue, a rischio dele loro fortune, senza muovere accusa alcuna al paese dal quale provenivano, con incessanti fatiche e spirito indomito, essi (i nostri avi, abitanti dell’ isola di Gran Bretagna, ndr) si stabilirono nelle remote ed inospitali plaghe d’ America, abitate allora da numerose e sanguinarie nazioni di barbari. Società o governi, con piena potestà legislativa, vennero formati in base a carte concesse dalla corona, ed un’ armoniosa relazione fu stabilita fra le colonie ed il regno dal quale avevano tratto origine. I reciproci vantaggi di questa unione divennero in breve tempo così straordinari, da suscitare stupore. E’ universalmente riconosciuto, che l’ eccezionale incremento della ricchezza, della forza, e del commercio marittimo del regno, derivò da questa fonte (…)””. (pag 389)”,”USAG-009-FV” “AQUARONE Alberto NEGRI Guglielmo SCELBA Cipriana a cura”,”La formazione degli Stati Uniti d’America. Documenti. Vol. II. 1776-1796.”,”L’ eguaglianza tra gli Stati. Sherman: (…) Il ricco che entra in società con il povero compie una rinuncia maggiore che non il povero, ma se il voto è eguale egli è comunque al sicuro. Qualora invece egli avesse un numero di voti maggiore di quello del povero in proporzione alla sua maggiore ricchezza, i diritti del povero cesserebbero immediatamente dall’ avere un’ efficace tutela. Queste erano le considerazioni che erano prevalse al momento della redazione degli articoli di Confederazione.”” (pag 262)”,”USAG-010-FV” “AQUARONE Alberto”,”Tre capitoli sull’Italia giolittiana.”,”Alberto Aquarone, docente di Storia del risorgimento nella Facoltà di Lettere di Roma è scomparso agli inizi del 1986. Era esperto studioso di storia americana. Tra le sue pubblicazioni: ‘La formazione degli Stati Uniti d’America’, Nistri Lischi, Pisa, 1961, in collaborazione con G. Negri e C. Scelba. E ‘Alle origini dell’imperialismo americano’ (1979).”,”ITAA-001-FFS” “AQUECI Francesco”,”Capitalismo e cognizione sociale.”,”AQUECI Francesco insegna filosofia morale ed etica della comunicazione all’Università di Messina. Ha pubblicato tra l’altro: ‘Ancora Gramsci’ (Aracne, 2020), ‘Colletti, il marxismo e Hegel’ (in corso di pubblicazione negli atti del convegno internazionale ‘La presenza di Hegel nei pensatori contemporanei’ Siciliano editore, Messina, 2021). Cura il sito ‘Duemilaventi’.”,”TEOS-332″ “AQUECI Francesco”,”Ancora Gramsci.”,”Francesco Aqueci insegna filosofia morale ed etica della comunicazione all’Università di Messina. Ha pubblicato tra l’altro: ‘Ancora Gramsci’ (Aracne, 2020), ‘Colletti, il marxismo e Hegel’ (in corso di pubblicazione negli atti del convegno internazionale ‘La presenza di Hegel nei pensatori contemporanei’ Siciliano editore, Messina, 2021). Cura il sito ‘Duemilaventi’. Due principi di sviluppo in Gramsci: il principio di processualità e il principio di continuità (pag 104-105)”,”GRAS-164″ “AQUECI Francesco”,”Dalla filosofia alla politica. Saggi, recensioni, interventi.”,”Francesco Aqueci insegna filosofia morale ed etica della comunicazione all’Università di Messina. Ha pubblicato tra l’altro: ‘Ancora Gramsci’ (Aracne, 2020), ‘Colletti, il marxismo e Hegel’ (in corso di pubblicazione negli atti del convegno internazionale ‘La presenza di Hegel nei pensatori contemporanei’ Siciliano editore, Messina, 2021). Cura il sito ‘Duemilaventi’. Contiene il capitolo: ‘Prima del naufragio. Colletti e la ricostruzione del marxismo’ (equivoci teorici, rapporti sociali di produzione, idea di società cristiano-borghese, la merce “”come se”” o realtà metafisica oggettiva?,”,”TEOP-560″ “AQUECI Francesco”,”Politica XXI secolo.”,”Francesca Aqueci insegna Filosofia morale ed Etica della comunicazione all’Università di Messina. Ha già pubblicato ‘Dalla filosfia alla politica’ (Roma, 2022) e il saggio ‘Il dramma storico dell’autocoscienza morale. Per il centenario di Storia e coscienza di classe’ (2023). Collabora con riviste come ‘Politeia’, ‘Critica marxista’, Historia Magistra’ del cui Comitato scientifico fa parte. Excursus sui concetti di ‘egemonia’ e ‘socialismo’”,”TEOC-812″ “AQUILANTE Sergio”,”Per un socialismo cristiano. Testimonianze da un osservatorio meridionale.”,”Sergio Aquilante pstore metodista (1931).”,”RELP-006-FMP” “ARAGNO Giuseppe SCIROCCO Alfonso VALLAURI Carlo MACHETTI Giulio ACOCELLA Giuseppe MASCILLI MIGLIORINI Luigi FATICA Michele DE-IANNI Nicola DE-MARCO Paolo CHIANESE Gloria DE-ROSA Luigi VITALE Augusto GRAVAGNUOLO Benedetto RUBINO Gregorio E. GIORDANO Valeria JANNUZZI Ferdinando GUIDA Ermanno BACULO GIUSTI Adriana e altri”,”Lavoratori a Napoli dall’ Unità d’ Italia al secondo dopoguerra. Catalogo della mostra. Napoli Palazzo Reale 28 settembre – 30 novembre 1995. Saggi.”,”Saggi di ARAGNO Giuseppe SCIROCCO Alfonso VALLAURI Carlo MACHETTI Giulio ACOCELLA Giuseppe MASCILLI MIGLIORINI Luigi FATICA Michele DE-IANNI Nicola DE-MARCO Paolo CHIANESE Gloria DE-ROSA Luigi VITALE Augusto GRAVAGNUOLO Benedetto RUBINO Gregorio E. GIORDANO Valeria JANNUZZI Ferdinando GUIDA Ermanno BACULO GIUSTI Adriana e altri.”,”MITT-152″ “ARAGNO Giuseppe SCIROCCO Alfonso VALLAURI Carlo MACHETTI Giulio ACOCELLA Giuseppe MASCILLI MIGLIORINI Luigi FATICA Michele DE-IANNI Nicola DE-MARCO Paolo CHIANESE Gloria DE-ROSA Luigi VITALE Augusto GRAVAGNUOLO Benedetto RUBINO Gregorio E. GIORDANO Valeria JANNUZZI Ferdinando GUIDA Ermanno BACULO GIUSTI Adriana e altri”,”Lavoratori a Napoli dall’ Unità d’ Italia al secondo dopoguerra. Catalogo della mostra. Napoli Palazzo Reale 28 settembre – 30 novembre 1995. Documenti.”,”Riporta la riproduzione di un manifesto del 1920 ‘Manifestazione proletaria per le vittime politiche e la Russia dei Soviet, giovedì 14 ottobre 1920’, con comizi di CECCHI, BORDIGA, STEFANILE, ABBATE, MELCHIONNA. (pag 94), riproduzione di un manifesto ‘Per il 4° anno della rivoluzione russa’ (pag 103).”,”MITT-153″ “ARAGNO Giuseppe”,”Socialismo e sindacalismo rivoluzionario a Napoli in età giolittiana.”,”ARAGNO Giuseppe è nato a Napoli nel gennaio 1946, insegna materie letterarie in scuole statali. “”Enrico Leone affermava che, con l’ espulsione dei sindacalisti, il PSI aveva celebrato “”il suo divorzio dal socialismo, espellendo Carlo Marx dal Partito come anarchico””. Nettamente negativo e polemico era il giudizio di Silvano Fasulo, mentre Labriola (Arturo, ndr) rilevava che il Congresso seppelliva “”un’ illusione””, aggiungendo che “”il Partito Socialista Italiano deve vivere sulla forza degli interessi coalizzati. Il riformismo, costretto ad operare, non può vivere di promesse””. Pochi giorni dopo la conclusione del Congresso, Longbardi criticava aspramente l’ accentramento confederale del PSI, che ignorava le vere istanze delle grandi masse di lavoratori, badando a salvaguardare quelle di una aristocrazia operaia e dei ceti inferiori delle classi medie””. (pag 74-75)”,”MITT-203″ “ARAGNO Giuseppe”,”Siete piccini perché siete in ginocchio. Il “”Fascio dei Lavoratori”” prima Sezione Napoletana del PSI (1893-1894).”,”””Né la Sezione socialista, comunque, né la Federazione, che abbiamo visto appena nascere, sopravvissero alla reazione crispina, scatenatasi di lì a poco. E’ tuttavia significativo che, già alla fine del 1893, si delineasse quella dicotomia del movimento socialista a Napoli, tra una sua anima più schiettamente classista e rivoluzionaria, che sembra privilegiare il terreno della lotta economica come strumento di crescita proletaria, che è attenta alla funzione del Partito a livello ideologico e strategico, che intende la lotta elettorale come strumento atto a conseguire obiettivi intermedi, nel quadro di un programma definito e tutt’altro che astratto, pur puntando alal emancipazione economica e sociale di tutti i proletari, e l’ altra anima, non riformista, ma elettoralistica, massone e “”bloccarda””, che diverrà poi caratteristica di una buona parte del socialismo napoletano negli anni di Giolitti””. (pag 87) “”Questo discorso, che pure sarebbe interessante da proseguire, andrebbe fatto alla luce di una documentazione meno incompleta e, comunque, ci condurrebbe lontano dai limiti del nostro lavoro. A noi basta osservare che, quando Bordiga intraprese a Napoli la lotta contro il “”degenere”” socialismo bloccardo dei Labriola e dei Lucci, non fu solo per caso che Gino Alfani fosse con lui, a combattere, nel sindacato e nel partito, la battaglia per il rinnovamento””. (pag 90)”,”MITS-311″ “ARAGNO Giuseppe, a cura”,”La settimana rossa a Napoli. Giugno 1914: due ragazzi caduti per noi.”,”Giuseppe Aragno insegnante alla metà degli anni ottanta nella Scuola Media Statale Bice Zona.”,”MITS-039-FL” “ARAGON Louis”,”Histoire parallele. URSS 1917-1960. Tome 1.”,”Louis ARAGON (1897-1982) scrittore francese, dadaista poi surrealista, ritorna in seguito a una struttura più tradizionale e si consacra all’ illustrazione dei temi del comunismo. La sua compagna è stata Elsa TRIOLET. Aderisce al PCF nel 1927 e si impegna nella resistenza. Dirigerà ‘Les Lettres francaises’ dal 1953 fino alla fine della rivista (1972).”,”RUST-093″ “ARAGON Louis”,”Histoire parallele. URSS 1917-1960. Tome 2.”,”Louis ARAGON (1897-1982) scrittore francese, dadaista poi surrealista, ritorna in seguito a una struttura più tradizionale e si consacra all’ illustrazione dei temi del comunismo. La sua compagna è stata Elsa TRIOLET. Aderisce al PCF nel 1927 e si impegna nella resistenza. Dirigerà ‘Les Lettres francaises’ dal 1953 fino alla fine della rivista (1972).”,”RUST-094″ “ARAGON Louis”,”Histoire parallèle. Tome I. Histoire de l’URSS de 1917 à 1960.”,”2° copia “”Lénine répétait sans cesse ce qu’il télégraphiait encore le 29 mai au Conseil militaire révolutionnaire du front Est:: ‘Si nous ne nous emparons pas de l’Oural, alors j’estime que la perte de la révolution est inévitable!’. Mais le projet que ce Conseil élabor où le coup principal doit être porté sur le centre du triangle Perm-Oufa-Iékatérinenbourg, c’est-à-dire Krasnooufimsk, continue à avoir l’opposition de Vatsétis, qui donne le 6 juin l’ordre de se retrancher sur la Biélaïa et la Kama, c’est-à-dire d’arrêter l’offensive. C’est qu’il tient, comme Trotski, le front Sud pour le principal et entend lui envoyer contre Dénikine des troupes prélevées à l’Est””. (pag 159)”,”RAIx-286″ “ARAGON Louis”,”Histoire parallèle. Tome II. Histoire de l’URSS de 1917 à 1960.”,”2° copia”,”RAIx-287″ “ARAGON Louis”,”Storia dell’Unione Sovietica. Vol. II.”,”Questa storia dell’Unione Sovietica esce in edizione economica in occasione del cinquantenario della Rivoluzione d’Ottobre. L’autore ringrazia l’Accademia delle Scienze dell’URSS, la Biblioteca Lenin e la Biblioteca di Scienze Sociali di Mosca, La Biblioteca Nazionale, la Biblioteca della Scuola di Lingue Ortientali e la Biblioteca di Documentazione Internazionale Contemporanea dell’Università di Parigi, e i suoi immediati collaboratori Pierre Hentgès e Antoine Vitez.”,”RUSS-017-FL” “ARAGON Louis”,”Storia dell’Unione Sovietica dal 1917 ai nostri giorni. Tomo secondo.”,”Questa storia dell’Unione Sovietica esce in edizione economica in occasione del cinquantenario della Rivoluzione d’Ottobre. L’autore ringrazia l’Accademia delle Scienze dell’URSS, la Biblioteca Lenin e la Biblioteca di Scienze Sociali di Mosca, La Biblioteca Nazionale, la Biblioteca della Scuola di Lingue Ortientali e la Biblioteca di Documentazione Internazionale Contemporanea dell’Università di Parigi, e i suoi immediati collaboratori Pierre Hentgès e Antoine Vitez.”,”RUSS-008-FV” “ARAIZA José Luis”,”La clase obrera y acumulación capitalista en México (1960-70).”,”””El proceso de concentración y centralización que ha vivido la gran industria, contribuye a la explicación de la estructura piramidal del sistema educativo (véase cuadro No 6). Pues el hecho de que sobre el 30.2% del personal ocupado en el sector industrial recaiga el 52.7% de la producción, muestra que con una proporción bastante reducida de trabajadores, se obtiene lo fundamental de la producción.”” (pag 18-19) “”De tal forma que el Estado encuentra una fuente importante de generación de empleo en el Aparato Ecolar; pues en 1965 tenia empleada a nivel primaria una planta de personal docente de 136.441 trabajadores (cuadro No 8).”” (pag 20)”,”MALx-027″ “ARAIZA Luis”,”Genesis significado y mixtificacion del primero de mayo.”,”””Carta de Parsons. “”Soy internacional: mi patriotismo va más allá de las fronteras que limitan a una nación: el mundo es mi patria, todos los hombres mis paisanos: Eso es lo que el emblema de la bandera roja significa; ella es el símbolo del trabajo libre, del trabajo emancipado. “”Los trabajadores no tienen patria: en todas partes se ven desheredados; América no es una excepción de la regla””””. (pag 92)”,”MPMx-026″ “ARALDI Vinicio”,”URSS: mezzo secolo di epurazioni.”,”Collaborazione di Radek condannato a dieci anni. “”Come mai Radek figura tra coloro che sfuggono al plotone di esecuzione? La sua confessione è stata piena e le sue responsabilità – se si vuol credere alle risultanze processuali sono enormi. (…) Se così è perchè mai nei suo confronti i giudici hanno dato prova di inconsueta clemenza? Il fatto è che Radek ha svolto un ruolo particolare, forse sulla base di promesse insolitamente poi mantenute. Si è prestato ottimamente al gioco, accusando se stesso e gli altri, ed ha gettato il seme dal quale germoglierà un altro processo. Nella sua deposizione c’è infatti un passo cui sul momento quasi nessuno dà peso pur trattandosi della scintilla che servirà a provocare una grossa fiammata. C’è stato cioè l’ accenno ad un incontro col generale Putna, addetto militare a Londra, recatosi da lui con una richiesta da parte di Tukhacevskij. Lo scambio di battute su questo argomento tra imputato e procuratore generale riveste un eccezionale interesse perché prelude ad altri eventi in maturazione. (…) Un nome importante è stato citato, sia pure con tutta la cautela necessaria. Il resto viene gradatamente, mettendo in moto una macchina che finirà con lo schiacciare decine di generali e centinaia di ufficiali subalterni, la parte migliore dei comandi militari sovietici. Non si può attaccare subito e direttamente Tukhacevskij, il cui prestigio nelle forze armate è enorme come è enorme la sua popolarità nell’ intera Russia. La storia della guerra civile è infatti largamente legata al suo nome ed alle sue sfolgoranti vittorie. A lui si deve in massima parte, inoltre, la repressione della rivolta di Kronstadt mentre alla sua abilità è da attribuire – prima quale direttore dell’ Accademia militare di Mosca e poi quale capo di stato maggiore dell’ Armata Rossa – il potenziamento degil strumenti difensivi dell’ URSS e la motorizzazione dell’ esercito. (…) Il primo accenno a Tukhacevskij è servito a chiamarlo in qualche modo in causa, sia pure sostenendo la sua estraneità alle attività controrivoluzionarie. Si vuol dare l’ impressione di essere convinti che egli è al di sopra di ogni sospetto e che se qualcuno trama, nelle forze armate, lo fa a sua insaputa. E’ un abile metodo per gettare le prime ombre sulla sua leggendaria figura””. (pag 147-148)”,”RUSS-176″ “ARANGIO RUIZ Grazia”,”Che cos’è la statistica.”,”Grazia Arangio Ruiz (Torino, 1927) è funzionario all’Istituto centrale di statistica dove dirige il reparto Forze del lavoro e consumi delle famiglie.”,”SCIx-090-FL” “ARANYOSSI Magda”,”Leo Frankel.”,”Lettera di Karl Marx a Leo Frankel a Parigi, 26 aprile 1871 (pag 263-264) wikip: Leó Frankel, o anche Léo Fränkel (Budapest, 25 febbraio 1844 – Parigi, 29 marzo 1896), è stato un politico ungherese. Socialista, fu membro della Prima e della Seconda Internazionale, e partecipò all’esperienza della Comune di Parigi. Nacque a Budapest da Albert Frankel e Regina Deutsch, e rimasto presto orfano, visse in Germania e forse anche in Inghilterra prima di giungere nel 1867 a Lione, da dove chiese l’iscrizione all’Internazionale a Londra. Passato a Parigi, dove lavorò come operaio gioielliere, vi rappresentò la sezione tedesca dell’Internazionale. Per questo motivo fu arrestato alla fine dell’aprile 1870 con l’accusa di complotto e di appartenenza a società segreta. Condannato a luglio a due mesi di prigione, fu liberato alla caduta dell’Impero nel settembre 1870. Divenne membro della Guardia nazionale, del Comitato centrale dei venti arrondissements e con Varlin ricostituì la sezione parigina dell’Internazionale. Non venne eletto all’Assemblea Nazionale dell’8 febbraio 1871, dove si era presentato come candidato socialista rivoluzionario. Il 26 marzo si costituì a Parigi la Comune, e Frankel venne chiamato a far parte del Consiglio. Il 30 marzo scrisse a Marx: «Se riusciremo a trasformare radicalmente il regime sociale, la rivoluzione del 18 marzo sarà stata la più efficace di tutte quelle che si sono avute fino a oggi. Così facendo, risolveremmo i problemi cruciali delle rivoluzioni sociali a venire».[1] Fece parte della Commissione Finanze, della Commissione Lavoro e Scambio e poi ancora della Commissione Finanze. Decretò l’abolizione del lavoro notturno dei panettieri, il divieto delle multe sui salari e il censimento delle officine abbandonate in vista della creazione di officine cooperative. Votò per la costituzione del Comitato di salute pubblica ma poi aderì alla minoranza, contraria a quella decisione. Durante la Settimana di sangue fu ferito in una barricata di rue du Faubourg-Saint-Antoine e fu salvato da Elisabeth Dmitrieff, la fondatrice dell’Union des Femmes. Sfuggito ai versigliesi, si rifugiò in Svizzera e poi in Inghilterra, mentre in Francia il Consiglio di guerra lo condannava a morte in contumacia. A Londra prese parte nel settembre del 1872 alla conferenza dell’Internazionale, unendosi alle tesi di Marx, e l’anno dopo, al Congresso de L’Aia, votò per l’espulsione di Bakunin. Nel 1875 si trasferì in Germania ma ne fu subito espulso. Passato in Austria, in ottobre fu arrestato a Vienna. Liberato nel marzo del 1876, si trasferì in Ungheria per organizzare il Partito operaio. Arrestato nel 1881, fu condannato a diciotto mesi di carcere. Liberato nel febbraio del 1883, lavorò come tipografo e collaborò alla rivista socialista Gleichheit. Tornò in Francia nel 1889,[2] partecipando al Congresso di fondazione della II Internazionale. Collaborò al quotidiano dei socialisti tedeschi Vorwärts e a La Bataille di Lissagaray. Morì di polmonite nel 1896 e fu sepolto nel cimitero del Père Lachaise. Aveva disposto nel testamento « funerali semplici come quelli dell’ultimo morto di fame » e chiesto di essere avvolto nella bandiera rossa, « la bandiera del proletariato internazionale, per l’emancipazione del quale ho dato la parte migliore della vita ».[3] Dal 1968 i suoi resti riposano nel cimitero Kerepesi di Budapest. Note ^ B. Noël, Dictionnaire de la Commune de Paris, I, 1978, p. 300. ^ Dopo l’amnistia concessa ai comunardi nel 1880. ^ B. Noël, Dictionnaire de la Commune de Paris, cit., p. 301. Bibliografia[modifica | modifica wikitesto] Bernard Noël, Dictionnaire de la Commune de Paris, I, Paris, Flammarion, 1978″,”INTP-085″ “ARASKOG Rand V.”,”Le guerre della ITT. Come fronteggiare una scalata.”,”Rand V. Araskog nato e educato in una famiglia di agricoltori del Minnesota, diplomato all’Accademia di West Point, ha prestato servizio presso i servizi segreti militari del dipartimento della Difesa USA, per poi partecipare alla fase iniziale dei programmi spaziali degli Stati Uniti. Uscito dall’ambito governativo ha lavorato per sei anni alla Honeywell e poi è passato alla ITT fino ad arrivare al vertice della multinazionale”,”ECOG-103″ “ARATO Andrew”,”L’antinomia del marxismo classico: marxismo e filosofia.”,”””Perfino i ‘Quaderni filosofici’ di Lenin, indicati spesso come la pietra di paragone di una ripresa della dialettica hegeliana nella teoria marxista, non portarono oltre un’elaborazione estremamente ricca della dialettica oggettivistica. In effetti, nella maggior parte dei teorici della II Internazionale, nonostante l’interesse piuttosto diffuso per la filosofia, troviamo un’ignoranza quasi totale del pensiero di Hegel. Convinti che Marx e la scienza moderna li proiettassero oltre Hegel, essi in realtà regredirono su posizioni teoriche prehegeliane e talvolta prekantiane. Come abbiamo visto, lo stesso Engels sviluppò in taluni casi formulazioni di un ingenuo realismo epistemologico, e Kautsky (che non presunse mai di essere competente in filosofia) accentuò ulteriormente, rispetto a Engels, la “”scienza dell’evoluzione””. Vorländer (nonostante la sua posizione di revisionista e di studioso di Kant) seguí su questo punto Kautsky, sostenendo che, data la teoria scientifico-naturale dell’evoluzione, unico nucleo razionale della dialettica, il resto di Hegel poteva e doveva essere eliminato (1). Negò altresì che i concetti di Hegel avessero molto a che fare con il ‘Capitale’, nonostante le affermazioni di Marx in contrario (2). In linea con la maggior parte dei progressisti suoi contemporanei – marxisti, neokantiani o positivisti – Vorländer riteneva decisamente che Hegel fosse un filosofo reazionario della “”restaurazione””, colpevole delle più folli speculazioni filosofiche. Per parte sua Bernstein giunse invece ad associare Hegel all’errore opposto, quello di avere introdotto le illusioni rivoluzionarie nelle opere degli ignari Marx ed Engels. Interpretando nel modo più volgare la dialettica hegeliana, sostenne che la dialettica significa l’imposizione di una struttura di contraddizioni esplosive, autosviluppantisi, su una realtà che si sviluppa, ma solo in modo molto lento: per conseguenza, proseguiva Bernstein, Marx e Engels tendevano ad attendersi sbocchi rivoluzionari con un'””autosuggestione storica degna di un perfetto visionario politico””, incomprensibile “”se non fosse possibile scorgervi il prodotto di un residuo di hegeliana dialettica della contraddizione, di cui Marx (come Engels, del resto) non si è mai completamente liberato”” (3). Entro l’intero spettro della socialdemocrazia tedesca solo due pensatori sembrano sfuggire l’addebito di “”Hegel-Ignoranz””: il russo Plechanov, e l’austriaco Adler. Nel 1896 Kautsky scrisse a Bernstein di Plechanov: “”E’ il nostro filosofo, anzi l’unico tra noi che abbia studiato Hegel”” (4). Tuttavia tale studio non gli impedì di trasformarne la dialettica in una prehegeliana filosofia della sostanza deterministica”” [Andrew Arato, ‘L’antinomia del marxismo classico: marxismo e filosofia’, Torino, 1979] [(1) Steinberg, ‘Sozialismus’ cit., p. 57; I. Fetscher, ‘Das Verhältnis des Marxismus zu Hegel’, in ‘Marxismustudien’, Tübingen, 1960, pp. 88 sgg.; (2) Vorländer, ‘Kant und Marx’, cit. (1° ed.), p. 64; (3) E. Bernstein, ‘I presupposti del socialismo e i compiti della socialdemocrazia’, Bari, 1974, p. 54; (4) Citato da Steinberg, ‘Sozialismus’ cit. p. 58. Lo stesso Steinberg sembra concordare con questo giudizio fondato su prove piuttosto scarse]”,”TEOC-672″ “ARATO Guido a cura; testi di Gabriella AIRALDI Guido ARATO Erico BASSO Carlo BITOSSI Piero BOCCARDO e Clario DI-FABIO Ferdinando BONORA Tiziano MANNONI Giustina OLGIATI Rodolfo SAVELLI”,”Genova Genova. La splendida avventura.”,”Dono di Mario Caprini”,”LIGU-207″ “ARBASINO Alberto”,”Mekong.”,”””Nei bellissimi reportages di Goffredo dal Laos in guerra e in resistenza, ancora nel 1970 si incontravano personaggi tesissimi di rivoluzionari patriottici e romantici come discesi da Malraux e Koestler. O anche “”modello 1917″”: gelidi e appassionati e impeccabili nell’ ascesi nazionalistica, con un profumo di ‘grandeur’ scolastica francese loquace con tutta la ‘consecutio’ in ordine a lato del fanatismo sovietico militante…”” (pag 17) Fra le opere dello scrittore giornalista Alberto ARBASINO ricordiamo ”Un paese senza’, ‘Fratelli d’ Italia’. Questo volume ‘Mekong’ trae origine da un reportage apparso su ‘Repubblica’.”,”ASIx-088″ “ARBELLOT Guy LEPETIT Bernard BERTRAND Jacques”,”Atlas de la Revolution francaise. 1. Routes et communications. 2. L’enseignement 1760-1815. 3. L’armée et la guerre.”,”Il 2° volume è curato da Dominique JULIA, Huguette BERTRAND, Serge BONIN, Alexandra LACLAU. Il 3° volume è curato da Jean Paul BERTAUD, Daniel REICHEL e Jacques BERTRAND”,”FRAR-073″ “ARBIB Michael A.”,”La mente, le macchine e la matematica.”,”Il prof. Arbib, attualmente Università di Londra (1968). Ha insegnato a Mit e a Berkeley.”,”SCIx-001-FMP” “ARBIZZANI Luigi CALTABIANO Alberto a cura, lezioni di BASSI Enrico BARDELLINI Giuseppe RÉPACI Antonino SCHIAVI Alessandro MACRELLI Cino EMERY Luigi VIGHI Roberto RAPELLI Giuseppe TRAQUANDI Nello SCOCCIMARRO Mauro RAVERA Camilla PAJETTA Gian Carlo VENTURI Lionello MALAVASI Gioacchino FANCELLO Francesco SALINARI Carlo ROGERS Ernesto N. ARCANGELI Francesco ALPI Carlo TARCHIANI Alberto LONGO Luigi MARZOCCHI Umberto SUPINO Giulio BASSANI Giorgio LEVI Primo CALEFFI Piero TROMBETTI Ettore DOZZA Giuseppe ORLANDI Luigi CASTELLANO Giuseppe BERTESI Ferruccio CAVALLINI Vito MAGNANI Valdo GAROSCI Aldo TOGLIATTI Palmiro NERI Virgilio VENZI Ernesto BOLDRINI Arrigo DELLE PIANE Mario CROCIONI Pietro TRAUZZI Romolo RUGGERI Elide MICHELINI Lino GRAZIA Verenin”,”Storia dell’antifascismo italiano. II. Testimonianze.”,”Paolo Alatri, nato a Roma il 17/2/1918. Titolare di storia e filosofia nei licei classici, libero docente, incaricato di storia del Risorgimento nell’Università di Palermo per sette anni. Ha pubblicato: Silvio Spaventa (1942, edito sotto il nome di Paolo Romani per sfuggire alle leggi antisemite), Carducci giacobino, L’evoluzione dell’ethos politico, Lotte politiche in Sicilia sotto il goverso della destra, Le origini del fascismo, Nitti, D’Annunzio e la questione adriatica. Ha ordinato le seguenti antologie: L’unità d’Italia 1859-61, L’antifascismo italiano, con E. Vallini ha pubblicato La questione adriatica. Fu redattore capo dei quotidiani L’Italia libera, La Repubblica d’Italia e poi vicedirettore del Paese. Dal 1961 è segretario generale dell’Associazione per i rapporti culturali con l’Unione Sovietica. Il 28/4/1963 è stato eletto deputato per il PCI. Carlo Alpi, nato a Monghidoro (Bologna) il 18/10/1909. Emigrò nel Belgio nel giugno 1923 ove fu tra i fondatori dei gruppi antifascisti di lingua italiana all’estero. Dopo varia attività antifascista fra l’emigrazione, partecipò ad un corso politico a Mosca nel 1930. Nel luglio 1931 fu arrestato in Italia per attività clandestina, venne condannato a 20 anni di carcere nell’aprile 1932, fu scarcerato il 20/8/1943. Dopo l’8 settembre 1943 fu nelle file della resistenza fino alla Liberazione. Componente del Consiglio generale della Federazione internazionale della resistenza (FIR). Milita nel PSI. Franco Antonicelli, nato a Voghera il 15/11/1902. Laureato in lettere e giurisprudenza. Scrittore, nel 1929 fu arrestato per aver solidarizzato con Benedetto Croce che si era pronunciato contro i Patti lateranensi. Venne nuovamente arrestato nel 1935 (assieme ad altri componenti del gruppo torinese di Giustizia e Libertà e ai redattori della rivista La Cultura) e fu assegnato al confino. Nel periodo fra il 25 luglio e l’8 settembre 1943, concorse alla creazione del Comitato fra i partiti antifascisti che tentò la difesa di Torino dall’occupazione tedesca. Fu arrestato dai nazifascisto il 6/11/1943, a Roma, liberato, tornò a Torino, ove fu presidente del Comitato di Liberazione Nazionale Piemontese. Dopo la liberazione diresse il quotidiano liberale L’Opinione. Francesco Arcangeli, nato a Bologna il 10/7/1915, allievo di Roberto Longhi, libero docente di storia dell’arte medievale e moderna, svolse, un’attività anticonformista nel campo della critica d’arte collaborando a quotidiani e periodici, fra i quali Architrave. Gaetano Arfè, nato a Somma Vesuviana (Napoli) l’11/11/1925. Laureato in lettere e filosofia. Studioso di storia del movimento operaio. Condirettote della rivista del PSI Mondo operaio. Ha scritto diversi libri di storia, fra i quali: Storia dell’Avanti, Il PSI nei suoi congressi, I congressi dell’esilio. Giuseppe bardellini, nato il 25/5/1892. artigiano metallurgico. Nel 1907 aderì al gruppo sindacalista di Borgo S. Luca (Ferrara). Nel 1914 al PSI, nello stesso anno fu eletto consigliere comunale e provinciale di Ferrara e nel 1920 fu nominato assessore. Coll’avvento del fascismo subì violenze e bastonature e fu estromesso dai Consigli. Dopo la liberazione il CLN di Ferrara lo designò assessore comunale. Nel 1953 e nel 1958 fu eletto senatore nel collegio di Comacchio-Portomaggiore. Giorgio Bassani, nato a Bologna il 4/3/1916. Giornalista, scrittore, consulente di case editrici. Di famiglia ferrarese, a Ferrara trascorse l’infanzia e la giovinezza, fu arrestato e incarcerato nei mesi precedenti alla caduta della dittatura. É stato redattore delle riviste Botteghe Oscure e Paragone. Enrico Bassi, nato a Bologna il 19/4/1896. Nel 1911 si iscrisse alla Federazione giovanile socialista, nel quale rimase sino alla sua soppressione nel 1926. Organizzatore sindacale, nel marzo 1922 vinse il concorso al posto di segretario ispettore dell’Ufficio provinciale del lavoro e dell’emigrazione di Bologna (soppresso nel 1926 dal governo fascista). Oppositore al fascismo durante il ventennio, nel corso della Resistenza fu tra i redattori dell’Avanti clandestino, edizione bolognese, e poi membro del PSIUP. Dal 1947 milita nel PSDI. Lelio Basso, nato a Varazze (Savona) il 25/12/1903. Laureato in legge e filosofia. Fra il 1923 e il 1926 collaborò all’Avanti, a Critica Sociale, a La rivoluzione liberale ed a Quarto Stato, dal gennaio 1928 diresse Pietre. Arrestato nell’aprile 1928 venne condannato dal Tribunale Speciale e scontò tre anni tra carcere e confino. Nel 1934 fondò, con Rodolfo Morandi, il Centro interno del PSI. Nuovamente arrestato nel 1939, nel 1940 fu rinchiuso in campo di concentramento, Fra il 1942 e il 1943 fondò il Movimento per l’unità proletaria che poi confluì col PSI a fondare il PSIUP. Dall’agosto 1945 fu vicesegretario del PSIUP. Divenne segretario generale del PSI nel gennaio 1947 e venne confermato nel gennaio 1948. Deputato alla Costituente è stato poi rieletto deputato nelle successive quattro legislature della Camera, nel collegio Milano-Pavia. Ha diretto le riviste Problemi del socialismo, Revue Internationale du socialisme e International Socialist Journal. Roberto Battaglia, nato a Roma il 16/2/1913. Partecipò alla guerra di liberazione nelle file di Giustizia e Libertà prima in Umbria e poi a Roma. Dietro sua richiesta, nel giugno 1944 fu paracadutato oltre la linea gotica in zona nazifascista, in Garfagnana, ove divenne comandante della divisione partigiana Lunense che poi guidò in molte azioni belliche. Nel 1948 si iscrisse al PCI. Le principali sue opere sono: Storia della resistenza italiana, 8 settembre 1943-25 aprile 1945, in collaborazione con G. Garritano, Breve storia della Resistenza italiana, La prima guerra d’Africa, La seconda guerra mondiale, in collaborazione con G.Ramat: Un popolo in lotta, Risorgimento e Resistenza. É stato libero docente di storia contemporanea all’Università di Roma. É morto a Roma il 20/2/1963. Riccardo Bauer, nato a Milano nel 1896. Volontario nella guerra 1915-18, fu ferito e più volte decorato. Si laureò in scienze economiche nel 1920. Divenne segretario del Museo sociale della Società umanitaria di Milano, da qui fu cacciato dai fascisti nel 1924. Collaborò a La Rivoluzione liberale e suggerì al Gobetti la costituzione dei gruppi omonimi per l’azione politica. Fondò il foglio antifascista Il Caffè, soppresso poi nel 1925. Dopo le leggi eccezionali fu attivo antifascista. Nel novembre 1926 fu arrestato e carcerato per sette anni. con Carlo Rosselli organizzò la fuga dall’Italia di Filippo Turati, nel maggio 1927 fu confinato ad Ustica. Liberato nella primavera del 1928 si dedicò, con Ernesto Rossi, alla organizzazione del centro italiano di Giustizia e Libertà. Nel 1929 collaborò a La lotta politica, periodico scritto da antifascisti italiani e stampato dagli esuli in Francia. Arrestato nuovamente, assieme ad altri ‘Gielle’ nel maggio 1931 fu condannato a 20 anni di carcere, dopo averne scontati più di dodici, fu liberato nell’agosto 1943. Al primo congresso clandestino del Partito d’azione fu eletto componente dell’esecutivo centrale. Poco dopo, a Roma, divenne capo della giunta militare del Partito d’azione e componente del comando generale. Fu dirigente della Resistenza romana fino alla liberazione della capitale e poi delle formazioni partigiane del nord. Nel 1945 venne eletto consultore nazionale. Fondò e diresse Realtà politica. Ha pubblicato: La Società umanitaria, Alla ricerca della Libertà, Kermesse italica. Ferruccio Bertesi, nato nel 1886 da famiglia di nobili tradizioni patrottiche, prese parte alla lotta politica. Compì gli studi fisico-matematici all’Università di Pisa. Partecipò quale volontario al primo conflitto. Avverso al fascismo, fu fatto oggetto di varie persecuzioni, nel 1926 i fascisti diedero alle fiamme il suo studio commerciale in Modena. Dopo la Liberazione fu un fervente repubblicano nonchè dirigente del PRI della sua città. Nel 1950 fu tra i fondatori dell’Istituto modenese della Resistenza e della giunta nazionale della Federazione italiana delle associazioni partigiane (FIAP) e, infine, presidente, fin dalla costituzione, del Consiglio federativo della Resistenza di Modena. Quivi morì il 15/3/1962. Norberto Bobbio, nato a Torino il 18/10/1909. Laureato in giurisprudenza. Fu incaricato di filosofia del diritto all’Università di Camerino fra il 1935 e il 1938, per la sua appartenenza a Giustizia e Libertà fu arrestato nel 1935, rilasciato ebbe contatti col gruppo liberal-socialista di A. Capitini e G. Calogero, Professore di ruolo insegnò a Siena fino al 1940, poi passò all’Univbersità di Padova. Fu tra i promotori del Partito d’Azione del Veneto. Il 7/12/1943, a Padova, venne arrestato assieme ad altri componenti del Comitato di liberazione nazionale di Verona, fu rilasciato alla fine del febbraio 1944. Passò a Torino dove fu rappresentante del Partito d’Azione nel fronte degli intellettuali e nel Comitato della scuola, organismi della Resistenza piemontese. Insegnò all’Università di Padova fino al 1948, e poi passato all’Università di Torino ove insegna filosofia del diritto. Arrigo Boldrini, nato a Ravenna il 6/9/1915. Perito Agrario. Fu un attivo organizzatore del movimento partigiano e gappista della Romagna. Divenne il leggendario comandante della 28° brigata Garibaldi, con il nome di battaglia di Bulow. Nel corso della guerra partigiana fu ferito gravemente. Per il suo valore venne decorato di medaglia d’oro dal comandante della VIII armata inglese, nel febbraio del 1945. Fu consultore nazionale e nel 1946 venne eletto deputato alla Costituente. Fu rieletto deputato nella circoscrizione di Bologna nel 1948 e nelle successive elezioni politiche del 1953,1958 e 1963. É componente del Comitato centrale del PCI. Fu presidente dell’ANPI. Pietro Caleffi. nato a Suzzara (Mantova) il 9/6/1901. A 24 anni divenne segretario della Federazione provinciale socialista di Mantova. Nel 1922 venne condannato a quattro mesi di reclusione per attività politica e nel 1923 a un anno, dalla Corte d’assise di Mantova, per uno scritto contro la fascistizzazione dell’esercito. Nel 1930 fu arrestato, a Milano, sotto l’accusa di cospirazione contro lo Stato, ma fu assolto in istruttoria. Nel 1936 fu arrestato a Genova senza motivazione e rilasciato dopo due mesi. L’ultima fase della guerra lo trovò a Genova dove nel 1943 fece parte della giunta esecutiva del Partito d’azione. Nell’agosto 1944 venne catturato dalla polizia fascista, consegnato alle SS, e successivamente inviato al campo di sterminio di Mauthausen. Nel 1958 venne eletto senatore per il PSI nel V collegio di Milano. Giornalista e scrittore, è autore di Si fa presto a dire fame, e Pensaci, uomo! Giuseppe Castellano, nato a Prato nel 1893. Generale di divisione, proveniente dall’arma di artiglieria. Frequentò i corsi dell’Accademia militare di Torino e la scuola di applicazione di artiglieria e genio. Durante la prima guerra mondiale fu decorato al valore, nel corso della seconda venne promosso da colonello a Generale. Vito Cavallini, nato a Portomaggiore (Ferrara) nel 1905. Si laureò in giurisprudenza nel 1927. Svolse le funzioni di giudice a Ferrara dal 1934. Nel luglio del 1943 si iscrisse al Partito socialista. Per la sua attività antifascista fu arrestato e detenuto nelle carceri di Ferrara dall’ottobre 1943. Rilasciato, fu di nuovo arrestato dalle SS nel settembre 1944. Nell’aprile 1945 divenne sindaco di Portomaggiore e vice presidente della deputazione provinciale di Ferrara, su designazione del CLN. Fondò e diresse L’Idea socialista, settimanale della Federazione di Ferrara del PSIUP fra il 1945 e il 1946. Si iscrisse al PSLI nel 1947. Pietro Crocioni, nato a Reggio Emilia il 18/8/1913, Laureato in giurisprudenza. Partecipò alla lotta di liberazione nel bolognese militando nelle file del Partito d’azione. Fu componente del Comitato di liberazione nazionale Alta Italia. Scioltosi il Partito d’azione passò al PSDI e poi al PSI. É consigliere ed assessore al Comune di Bologna. Mario Delle Piane, nato il 20/10/1914. Studente, arrivò abbastanza presto all’antifascismo. Militò prima nel movimento liberal-socialista e poi nel Partito d’azione. Dalla primavera del 1943 e fino alla caduta del fascismo fu in prigione a Bologna. Partecipò alla Resistenza. Si iscrisse al PSI. É autore di: Liberalismo ed antiparlamentarismo, Funzione storica dei Comitati di Liberazione nazionale, Gaetano Mosca: classe politica e liberalismo, Vecchio e nuovo nelle idee politiche di Pietro Dubois. Giuseppe Dozza, nato a Bologna il 29/11/1901. Di professione impiegato, aderì alla Federazione giovanile socialista nel 1915, passò al Partito comunista dalla sua fondazione. É stato membro del Comitato centrale del PCI dal 1931 al 1959. Segretario della FGCI dalla fine del 1923 al luglio 1927. Partecipò alla lotta partigiana dal settembre 1943, prima a Milano e poi a Bologna ove, con Ilio Barontini e Giuseppe Alberganti, formò il Triumvirato insurrezionale del PCI per la regione Emilia e Romagna. Fu eletto deputato all’Assemblea costituente. Fu sindaco di Bologna. Luigi Emery, nato a Bologna nel 1893. Si laureò in filosofia nel 1915. Prestò servizio militare fra il 1915 e il 1919 e fu congedato con il grado di capitano di complemento di fanteria. Collaborò a La voce e all’Unità di Gaetano Salvemini e poi alle riviste di Piero Gobetti, Energie Nuove, La Rivoluzione liberale, Il Baretti. Nel 1919 fu redattore del Resto del Carlino, e fra il 1920 e il 1926 corrispondente da Parigi dello stesso giornale nonchè del Lavoro di Genova, del Popolo e del Corriere della Sera. Fu corrispondente della Stampa da Berlino del 1926-27. Nel 1927 fu escluso dal giornalismo professionale italiano perchè rifiutò di iscriversi al sindacato fascista. Rimase a berlino fino al 1945, poi rientrò in Italia. É stato redattore del Giornale d’Italia di Torino fra il 1945-47, direttore del Giornale dell’Emilia a Bologna fra il 1947-48, corrispondente della RAI a Parigi e delegato della stessa Francia fra il 1950 e il 1960. Enzo Enriques Agnoletti, nato a Bologna il 17/5/1909. Studiò a Firenze e si laureò in legge con Piero Calamandrei di cui è stato assistente. Partecipò al movimento liberal-socialista e fu particolarmente attivo nella lotta antifascista a partire dal 1937. Scoppiata la guerra, mentre era alla direzione della casa editrice La Nuova Italia venne arrestato e condannato a cinque anni di confino. Liberato il 25/7/1943 partecipò attivamente alla resistenza a Firenze nella sua qualità di dirigente del Partito d’azione, sia CLN toscano, sia nella stampa clandestina, sia in azioni partigiane. In questo periodo gli vennero arrestate la madre e la sorella Anna Maria che fu poi fucilata dai tedeschi il 12/7/1944 (medaglia d’oro al valor militare). Dopo la liberazione partecipò alla fondazione della rivista Il Ponte diretta da Piero Calamandrei. É stato vicesindaco del comune di Firenze dal 1961. Francesco Fancello, nato a Oristano il 19/3/1884. Giornalista. Dopo la prima guerra mondiale fu con Emilio Lussu fra i fondatori del Partito sardo d’azione. Nel 1927 venne allontanato dal suo posto di capo ufficio degli Ospedali Riuniti di Roma per antifascismo. Aderì al grupppo milanese di Giustizia e Libertà, fu arrestato con altri esponenti del gruppo, per attività clandestina nel 1930, venne condannato dal Tribunale speciale a dieci anni di reclusione. Dopo aver scontato cinque anni di carcere fu confinato a Ponza. Nel 1938 fu nuovamente processato e trasferito al confino di Ventotene. Liberato nell’agosto 1943, partecipò alla Resistenza nelle file del Partito d’azione, in quel tempo diresse, assieme a Leone Ginzburg il foglio clandestino Italia libera. Ha scritto : Il diavolo tra i pastori, Il salto delle pecore matte. Aldo Garosci, nato a Meana di Susa (Torino) nel 1907. Laureato in legge, giornalista, dopo le leggi eccezionali promulgate dai fascisti, prese parte alle manifestazioni antifasciste all’Università di Torino. Nel 1930 con Andreis dette vita al gruppo torinese di Giustizia e Libertà e fu redattore del foglio clandestino Voci di officina. Sfuggito agli arresti espatriò a Parigi, lavorò con Carlo Rosselli. Accorse in Spagna contro i franchisti. Quando la Francia fu occupata dai nazisti riparò neli Stati Uniti. Rientrò in Italia per partecipare alla Resistenza. Dopo la liberazione diresse L’Italia socialista. Ha scritto: Vita di Carlo Rosselli, Storia della Francia moderna, 1870-1946, Storia dei fuoriusciti, Pensiero politico e storiografia moderna, Gli intellettuali e la guerra di Spagna, è insegnante di storia moderna all’Università di Torino, collabora a Il Mondo ed alla RAI. Verenin Grazia, nata a Rimini il 2/6/1898. Sindacalista anarchico, fece parte della segreteria milanese dell’Unione sindacale italiana. Dall’agosto 1917, partecipò alla guerra, congedato nel 1919 fu organizzatore del movimento cooperativo agricolo in Romagna. Fu poi direttore del Consorzio delle cooperative agricole e di consumo socialiste del circondario di Rimini, fino a quando, nell’ottobre 1922, il consorzio venne posto in liquidazione, Nel 1942 lavorò per la ricostruzione del partito socialista e nel 1943, insieme a Paolo Fabbri e Giuseppe Bentivogli organizzò agitazioni e scioperi tra i braccianti agricoli del bolognese. Dopo l’8 settembre 1943 fu tra gli organizzatori delle prime formazioni partigiane romagnole. Divenne poi vicecommissario del comando regionale volontari della libertà del comando unico militare Emilia-Romagna, e segretario del Comitato regionale di liberazione nazionale. Deputato della Costituente e quindi in successive legislature. É stato segretario generale della Lega nazionale delle cooperative. Ugo La Malfa, nato a Palermo il 16/5/1903. Direttore di Scienze applicate alla carriera diplomatica. Dal 1924 esplicò attività antifascista, partecipò al congresso della Unione nazionale, collaborò alla rivista antifascista Pietre, venne arrestato nel 1928. A Milano svolse attività clandestina contro la guerra d’Etiopia e contro la guerra intrapresa dal fascismo nel 1940. Fu uno dei fondatori del Partito d’azione. Nel 1943, onde evitare l’arresto, emigrò in Svizzera. Rientrò in Italia dopo la caduta di Mussolini. Fu tenace oppositore del governo Badoglio e propugnatore della costituzione nel primo governo Bonomi nel 1944. Nel 1946 passò al Partito repubblicano. Fu eletto deputato alla Costituente e poi in tutte le successive elezioni politiche. Fu ministro del governo Parri 1945, e nel primo e nel sesto e nel settimo governo De Gasperi. Dal marzo 1962 al maggio 1963 è stato ministro del bilancio nel governo di centro-sinistra, presieduto da Amintore Fanfani. Primo Levi, nato a Torino nel 1919. Dottore in chimica. Il 13/12/1943, a 24 anni, fu arrestato dalla milizia fascista, perchè ebreo. Agli inizi del 1944 (assieme col contingente d’ebrei italiani racchiusi nel campo di Fossoli), fu deportato nel campo di concentramento di Auschwitz. Finita la prigionia, il 27/1/1945 coll’arrivo dei soldati dell’Armata Rossa, iniziò il viaggio di ritorno in patria. Nel 1947, pubblicò un diario sulla vita nel campo nazista, dal titolo Se questo è un uomo. A Torino esercita la professione di chimico. Luigi Longo, nato a Fubine Monferrato (Alessandria) il 15/2/1900. Frequentato il terzo anno di ingegneria, venne chiamato alle armi a diciotto anni. Aderì al Partito socialista nel 1920, collaborò all’Avanti! e partecipò al movimento di occupazione delle fabbriche a Torino. Fu segretario della frazione comunista per il Piemonte, partecipò al congresso di fondazione del PCI. Organizzatore antifascista e direttore di Avanguardia, subì nel 1923 e nel 1924 due arresti scontando 10 mesi di carcere. Rappresentò i giovani comunisti nel Comitato esecutivo della Internazionale giovanile comunista col nome di Gallo. In Francia e in Svizzera, dal 1927 al 1932, organizzò un servizio speciale per gli espatri e per garantire il lavoro illegale antifascista in Italia. Dal 1933 al 1935 rappresentò il PCI nell’Internazionale comunista. A Bruxelles nel 1935, organizzò un congresso contro la guerra fascista d’Etiopia, Accorse in Spagna, ove divenne dirigente delle Brigate internazionali antifranchiste, combattè a Madrid e a Guadalajara, restò ferito. Nel 1939, rientrato in Francia, venne arrestato e internato nel campo di concentramento di Vernet, nel 1941 il governo fascista lo confinò a Ventotene per cinque anni. Liberato dopo il crollo fascista, divenne, dirigente della lotta partigiana a Roma.Al Nord, rappresentò il PCI nel Comitato di liberazione nazionale Alta Italia. Divenne comandante generale delle brigate d’assalto Garibaldi e, assieme a Ferruccio Parri, dal novembre 1944 vicecomandante del Corpo volontari della libertà. Autore di: Un popolo alla macchia, Le Brigate internazionali in Spagna, Sulla via dell’insurrezione nazionale. Fu deputato alla Costituente e poi eletto in tutte le successive legislature. Diresse, fino al 1956 il settimanale Vie Nuove, dal 1963, assieme ad Alessandro Natta, dirige la rivista Critica marxista. Vicesegretario del PCI dalla Liberazione è stato eletto segretario generale dopo la morte di Palmiro Togliatti 1l 26/8/1964. Raimondo Luraghi, nato a Milano il 16/8/1921. Ufficiale nella seconda guerra mondiale, si schierò, sin dall’8 settembre 1943, nelle file della resistenza armata. Mutilato nella guerra contro i nazifascisti, è libero docente di storia contemporanea all’Università di Torino e ordinario di storia e filosofia al liceo scientifico G.Ferraris di Torino. É autore, tra l’altro, di una Storia del movimento operaio torinese durante la Resistenza. Cino Macrelli, nato a Sarsina (Forlì) il 21/1/1887. Fu ardente repubblicano fin dalla prima giovinezza. Nel 1910 si laureò in legge. Partecipò volontario alla guerra 1915-18 nel corso della quale fu ferito due volte. Nelle elezioni del 1921 fu eletto deputato per il Partito repubblicano e così pure nel 1924. Oppositore del fascismo, dopo il delitto Matteotti, fu aventiniano. Nel 1943 si portò a roma ove organizzò il PRI e lo rappresentò nel Comitato di liberazione nazionale. Fu eletto all’Assemblea costituente nel 1946, sindaco di Cesena per oltre un anno, fu nominato senatore nel 1948. É morto a Cesena il 25/8/1963. Valdo Magnani, nato a Reggio Emilia nel 1912, laureato in scienze economiche e commerciali e in filosofia all’Università di Bologna, Antifascista, aderì al PCI nel 1936, Ufficiale di complemento, l’8 settembre 1943 si trovava con truppe italiane in Jugoslavia. Passò ai partigiani, comandò un battaglione della XII brigata partigiana Erzegovese, fece parte del comando della divisione italiana partigiana Garibaldi che operò in Montenegro, Bosnia Erzegovina, Dalmazia, per meriti partigiani fu decorato medaglia di bronzo.. Nel 1945-46 fu segretario della Commissione nazionale riconoscimento partigiani italiani all’estero. Nel 1947 divenne segretario della Federazione del PCI di Reggio Emilia. Fu eletto deputato nel 1948 nelle liste del Fronte democratico popolare. Dimessosi dal PCI nel gennaio 1951 partecipò alla costituzione del Movimento lavoratori italiani. Con l’USI confluì nel PSI nel gennaio 1957. Nel 1961 dimessosi dal PSI rietrò nel PCI. Gioacchino Malavasi, nato a Concordia (Modena) il 6/12/1903. Si laureò in giurisprudenza presso l’Università cattolica del S.Cuore di Milano. Fu arrestato il 20/3/1933 per cospirazione antifascista e venne condannatp a 5 anni di reclusione. A Milano, per la DC firmò il Manifesto lanciato al paese il 26/7/1943 dai partiti antifascisti. Partecipò attivamente alla lotta di Liberazione. Dal 1945 al 1954 fu commissario straordinario dell’ENAL. Umberto Marzocchi, nato a Firenze il 10/10/1900. Militante sindacalista e anarchico dal 1917. Oppositore del fascismo sin dalle origini, organizzò gruppi di Arditi del popolo nelle provincie di La Spezia e di Massa Carrara. Partecipò alla difesa della città di Sarzana contro il tentativo di invasione fascista del giugno 1921. Ricercato dai fascisti riparò a Savona da dove, per sfuggire ad una cattura certa, espatriò in Francia nel 1922, per 23 anni restò in esilio. Partecipò a varie manifestazioni antifasciste internazionali e fu più volte arrestato ed espulso dai vari paesi d’Europa. Fece parte prima della colonna Francesco Ascaso comandata da Carlo Rosselli e Giuseppe Bifolchi,e, poi della 26° divisione spagnola sul fronte repubblicano di Aragon. Fece parte del maquis dell’Ariège delle forze francesi dell’interno e della Resistenza francese fino alla liberazione della Francia avvenuta il 20/8/1944. Mantenne dall’estero un contatto costante con il movimento anarchico italiano fino alla liberazione dell’Italia dalla dittatura fascista. Lino Michelini, nato a Bologna il 29/12/1922. Partigiano nella VII brigata GAP Gianni di Bologna. Aderì al PCI nel gennaio del 1942, tramite l’organizzazione clandestiona presente nell’officina ove lavorava. Svolse attività clandestina contro la guerra e il fascismo in contatto con il gruppo comunista della zona S.Vitale-Mazzini di Bologna. Fu tra i primi dirigenti dei nuclei partigiani di Bologna da cui sorse la leggendaria VII brigata GAP Gianni. Partecipò all’azione che portò alla liberazione di 240 detenuti politici antifascisti dal carcere di S.Giovanni in Monte di Bologna nell’agosto del 1944, rimanendo ferito alle gambe. Partecipò alla battaglia cittadina di Porta Lame, nel novembre 1944, colla responsabilità di commissario politico della base di Via del Macello e sostituito il comandante, caduto ferito, portò gli uomini più volte al contrattacco ed a spezzare il cerchio nemico. É decorato di medaglia d’argento al valor militare. Virgilio Neri, nato a Bologna il 25/12/1904. Durante il secondo conflitto mondiale fu tra i promotori, con Gronchi, Grilli, La Malfa, Parri, Veratti ed altri, del Comitato antifascista interpartitico che si trasformò poi in Comitato di liberazione nazionale. Nell’agosto 1943, assieme a Gronchi, lavorò per determinare le condizioni favorevoli all’attuazione di un piano di resistenza ai tedeschi da parte dell’esercito italiano al Brennero, piano che non fu adottato per le esitazioni dello stato maggiore. Dopo l’armistizio, si dedicò alla organizzazione dei collegamenti radio fra la Resistenza e gli alleati, e con Radio Zella, installata nella propria abitazione a Rivalta (Faenza) combinò vari lanci di armi da parte degli alleati alle brigate partigiane dislocate a ridosso della linea gotica. Nell’agosto 1944, i nazisti, lo arrestarono e trasferirono verso la Germania, a Colle Isarco riuscì a fuggire, gettandosi dal treno in corsa. Ora esercita la professione di notaio in Milano. Francesco Fausto Nitti, nato a Pisa il 2/9/1899. Pubblicista. Partecipò, volontario, alla prima guerra mondiale. Svolse attività antifascista fin dall’avvento del fascismo. Nella capitale organizzò una associazione clandestina fra studenti ed operai. Sul finire del 1926 fu assegnato al confino, a Lipari, da dove riuscì, assieme a Carlo Rosselli ed Emilio Lussu, ad evadere. A Parigi concorse alla fondazione del movimento Giustizia e Libertà. Nel 1936 per combattere il franchismo si arruolò nell’Esercito spagnolo. Un anno dopo aderì al PSI. In Francia, sotto l’occupazione nazista, partecipò ai primi nuclei di maquis, indi militò nella Resistenza. Ha pubblicato: Le nostre prigioni e la nostra evasione, Il Maggiore è un rosso. Dirige il periodico dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia, Patria indipendente. Luigi Orlandi, nato a Bologna il 1/10/1909. Tecnico modellatore, svolse attività politica fin dalla giovinezza nelle file del PCI. Nel 1931 dovette emigrare in Francia. Rietrato più volte in Italia per svolgervi attività clandestina fu arrestato il 29/1/1932 e condannato a 9 anni di carcere. Dopo il carcere proseguì la lotta antifascista in Italia, Partigiano, combattè col grado di Capitano della brigata Bolero, nella provincia di Bologna. Dopo il 25 aprile 1945 ebbe importanti responsabilità nelle organizzazioni comuniste di Bologna, di Frosinone, della Sardegna e del Piemonte. Fu membro del Comitato centrale del PCI fra il 1951 e il 1962. Il 28/4/1963, nel I collegio di Bologna, è stato eletto senatore per il PCI. Gian Carlo Pajetta, nato a Torino il 24/6/1911. Aderì alla FGC nel 1925, all’età di 14 anni. Nel 1927, mentre frequentava la II liceo, fu espulso per la durata di due anni da tutte le scuole del Regno, per aver svolto propaganda antifascista. Arrestato nello stesso anno fu condannato e scontò due anni di carcere. Divenuto uno dei dirigenti della FGC e passato al lavoro illegale, venne arrestato a Reggio Emilia nel febbraio del 1933 e condannato a 21 anni di carcere, fu liberato soltanto un mese dopo la caduta del governo di Mussolini. Durante la guerra di Liberazione fece parte del comando generale del corpo volontari della libertà e fu vicecomandante generale delle brigate d’assalto Garibaldi. Inviato a Roma, alla fine del 1944, con la missione Parri, firmò con il presidente Bonomi il documento del riconoscimento legale del Comitato liberazione Alta Italia e rimase nella capitale come rappresentante del CLNAI e del Comando generale del CVL. Membro della direzione del PCI, nel 1945 venne inviato a Milano come direttore dell’Unità e segretario regionale del partito in Lombardia. Successivamente, tornò a Roma alla direzione della stampa e propaganda e nella segreteria del PCI. Dirige la rivista Rinascita. Ferruccio Parri, nato a Pinerolo (Torino) il 19/1/1890. Laureato in lettere. Nella guerra 1915-18 fu ferito quattro volte ed ebbe una decorazione al valore. Nel dopoguerra fu dirigente dell’Opera nazionale combattenti e redattore, fino al 1922, del Corriere della Sera. Fu attivo antifascista intorno al gruppo del Caffè. Nel 1927 con Carlo Rosselli portò a termine l’espatrio clandestino di Filippo Turati. Fu arrestato e condannato a 10 mesi di carcere e inviato al confino. Dal confino di Lipari organizzò la fuga di Rosselli, Lussu e Fausto Nitti e perciò fu sottoposto a pesanti misure di rigore. Liberato agli inzi del 1930, tornò all’attività antifascista, fu nuovamente arrestato, condannato e confinato fino al 1934. Venne nuovamente arrestato e processato nel 1942. Fu tra i fondatori del Partito d’azione e, dopo l’8 settembre 1943, scelse di restare al Nord per dirigere la lotta partigiana sotto il nome leggendario di Maurizio. Dal novembre 1944, fu vicecomandante, assieme a Luigi Longo, del corpo volontari della libertà. Nel gennaio 1945 fu arrestato dalle SS naziste, portato a Verona per essere fucilato, dopo un fallito tentativo per liberarlo, ebbe salva la vita grazie ad uno scambio di prigionieri. Tornò alla lotta partigiane nella sua fase conclusiva e insurrezionale. Dal 21 giugno al 9 dicembre 1945 fu presidente del governo espresso sal CLN. Fu consultore nazionale e deputato alla Costituente. Divenne senatore di diritto nel 1948. Deputato del movimento di Unità popolare e nel 1958 deputato nelle liste del PSI. Nel 1963 è stato nominato senatore a vita. É presidente dell’Istituto storico della Resistenza e del Consiglio federativo nazionale della Resistenza. Carlo Ludovico Ragghianti, nato a Lucca il 18/3/1910. Laureato in lettere. Nel corso della lotta di Liberazione comandò le brigate Rosselli e la divisione Giustizia e libertà. Fu presidente del Comitato di liberazione nazionale per la regione toscana. Partecipò, in qualità di sottosegretario, al governo presieduto da Ferruccio Parri. Fu componente della Consulta nazionaled. É ordinario di storia dell’arte medievale e moderna nell’Università di Pisa e docente di estetica alla Scuola normale superiore della stessa città. Dirige le riviste Critica d’arte, Selearte e criterio. Nel 1954 diede alle stampe un’opera sulla Resistenza: Disegno della liberazione italiana. Giuseppe Rapelli, nato a Castelnuovo Don Bosco (Asti) il 21/10/1905. Militò nella Gioventù italiana di azione cattolica e nei sindacati ‘bianchi’, Segretario della Federazione impiegati e commessi, divenne, nel 1923, segretario dell’Unione del lavoro di Torino. Nel 1925 fece parte dell’esecutivo della Confederazione italiana dei lavoratori, con Grandi e Gronchi fu uno dei Triumviri dell’ultima resistenza dei sindacalisti cristiani contro i fascisti. In quei anni fondò e diresse Il Lavoratore. Nel 1926 entrò come operaio alla fabbrica di automobili Itala. Nel 1942 partecipò alla riorganizzazione del movimento sociale cristiano. Nel 1943 fu nominato commissario ai sindacati dell’industria di Torino. Partecipò alla lotta di resistenza come membro del CLN piemontese. Consultore nazionale nel 1945, fu poi eletto all’Assemblea costituente. Dopo la morte di Grandi venne eletto segretario generale della CGIL carica a cui rimase fino all’aprile 1947. Nel 1948 fu eletto deputato per la DC e così nel 1953 e 1958. Camilla Ravera, nata ad Acqui il 18/6/1889. Insegnante. Nel 1923 fu espulsa dalla scuola per attività antifascista. Iscritta fin dalla fondazione al PCI, collaborò all’Ordine Nuovo. Dal febbraio 1923 al 1927 lavorò negli uffici clandestini del PCI (con gli pseudomini di Silvia e poi Micheli) come dirigente politica, e diresse il periodico Compagna. Dal 1928 al maggio 1930 lavorò all’estero, a Mosca come rappresentante del PCI e poi a Parigi nel Centro estero del PCI. Nel luglio 1930 fu arrestata e condannata a 15 anni di reclusione, ne scontò cinque, per altri otto anni fu assegnata al confino in Basilicata, poi a Ponza, e infine a Ventotene, dove rimase fino alla caduta del fascismo. Dopo la liberazione fu dirigente della Federazione comunista di Torino, deputata al Parlamento dal ’48 al ’58 componente degli organi direttivi centrali del PCI e dirigente nazionale dell’UDI. Ha pubblicato La donna italiana dal primo al secondo Risorgimento. Antonio Repaci, nato a Torino il 9/11/1910. Laureato in giurisprudenza, magistrato. Con Duccio Galimberti, nel 1941, scrisse il Progetto di costituzione europea e interna (reso pubblico nel 1946). Partecipò alla lotta partigiana. Dopo la Liberazione riprese l’attività di magistrato e si dedicò allo studio della storia del fascismo. Ha pubblicato: Fascismo vecchio e nuovo, in collaborazione con Claudio Pavone, Dio e popolo-Antologia del Risorgimento e della Reistenza, La marcia su Roma – Mito e realtà. Ernesto N. Rogers, nato a Trieste il 16/3/1909. Laureato in architettura nel 1932 alla facoltà di architettura presso il Politecnico di Milano, in questa medesima scuola universitaria insegna dal 1952. Ha tenuto corsi alle Università di Harvard, di California, Universidad Nacional de Tucuman (Argentina), Università di Losanna, Ginevra, ecc. Con Banfi (morto a Mauthausen), Belgioioso e Peressutti, tutti compagni di scuola, aprì nel 1934 lo studio (Studio architetti BBPR) che ha fatto lavori in tutti i campi dell’architettura, urbanistica, edilizia, disegno industriale, arredamento. Elide Ruggeri, nata a Marzabotto (Bologna) il 14/4/1925. Fu fucilata dai tedeschi nel corso degli eccidi perpetrati a Marzabotto tra la fine del settembre e gli inizi dell’ottobre 1944. Come racconta nella testimonianza qui pubblicata riuscì a scampare dalla morte. Attualmente vive a Bologna e fa la stiratrice. Carlo Salinari, nato a Montescaglioso (Matera) il 17/10/1919. Si laureò in letteratura italiana nel 1941. Dopo l’8 settembre 1943, partecipò alla lotta partigiana, nelle formazioni garibaldine, per l’attività fu decorato con due medaglie d’argento. Fu redattore responsabile della rivista Risorgimento. Ha pubblicato: La poesia lirica del duecento. La questione del realismo, Miti e coscienze del decadentismo italiano, Storia popolare della letteratura italiana. Dal 1962 è direttore del Contemporaneo (rivista da lui fondata con A. Trombadori e R. Bilenchi nel 1954). Mauro Scoccimarro, nato a Udine il 30/10/1895. Laureato in scienze economiche e giuridiche. Pubblicista. In Puglia, terra di origine dei suoi genitori, visse a contatto con i contadini e nel 1917 aderì al PSI. Ferito e decorato nella guerra 1915-18, congedato nel 1919, iniziò la sua attività nel Fiuli, prima come segretario della sezione socialista udinese, poi come segretario dell Federazione provinciale friulana, della quale diresse Il Lavoratore friulano. Nel 1921 passò al PCI, nel 1923, fu chiamato a far parte della segreteria nazionale. Tra il 1922 e il 1925 compì varie missioni all’estero. Nel 1924 e nel 1925 rappresentò il PCI nel Comitato esecutivo della III Internazionale. Il 5/11/1926 fu arrestato e condannato a 21 anni di reclusione. trascorse 4 anni e mezzo di segregazione cellulare e poi trasferito a Padova. Nel 1937 fu assegnato al confino da dove venne liberato nell’agosto 1943. Dopo l’8 settembre 1943, a Roma, come segretario del PCI, si dedicò all’organizzazione partigiana in collegamento con l’organizzazione comunistadel Nord Italia. Fu rappresentante del PCI nel Comitato di liberazione nazionale centrale. Ebbe il dicastero delle finanze nel governo Parri e nel I e II ministero De Gasperi. Fu deputato alla Costituente nel 1946 e senatore di diritto nel 1948. Ha pubblicato: Il secondo dopoguerra e Nuova democrazia. Alessandro Schiavi, nato a Cesenatico (Forlì) il 30/11/1872. Laureato in Legge, si iscrisse, nel 1894, al PSI. Nel dicembre 1896 divenne redattore dell’Avanti! e vi rimase fino al 1903. Diresse l’Ufficio del lavboro della società umanitaria in Milano fino al 1910 quando assunse, per concorso, la carica di direttore dell’Istituto case popolari di Milano dal quale fu estromesso dai fascisti nel 1924. Fondò la rivista La Casa. Durante il periodo fascista, tradusse e pubblicò opere di: Laski, De Madariaga, De Man, Dubreuil, e preparò il carteggio Turati-Kuliscioff. Ha pubblicato vari saggi nella collana editoriale Opere Nuove ed ha curato vari volumi di scritti sul socialismo internazionale. Giulio Supino, nato a Firenze l’8/10/1898. A Bologna compì gli studi secondari e universitari. Combattente della prima guerra mondiale, ebbe due croci al valore. Ingegnere e dottore in matematica, nel 1934, ebbe, nella facoltà di ingegneria, la cattedra di costruzioni idrauliche, che tenne fino al 1938 quando fu dimesso per le leggi razziali. Ha preso parte alla lotta di Liberazione col Partito d’azione. Ha insegnato scienza delle costruzioni nella Università segreta di Roma (diretta da Guido Castelnuovo). Dal 1957 è iscritto al PSI. Alberto Tarchiani, nato a Roma il 1/11/1885. Giornalista. Redattore capo del Corriere della Sera dal 1919 al 1925. Emigrò in Francia all’atto dell’esproprio di quel giornale per azione fascista e vi rimase, sempre avversando Mussolini e il regime nel modo più deciso, fino all’invasione germanica del 1940. Con Carlo Rosselli ed Emilio Lussu fondò a Parigi nel 1929 Giustizia e Libertà. Organizzò poi (1940-43) negli Stati Uniti la Mazzini Society. Fu ministro dei lavori pubblici nel governo di Salerno nel 1944. Resse l’ambasciata italiana a Washington dal 1945 al 1955. Ha pubblicato: Il mio diario di Anzio, America-Italia. Dieci anni tra Roma e Washington. Palmiro Togliatti, nato a Genova il 26/3/1893. Laureato in Giurisprudenza. Già cronista dell’Avanti!, con Gramsci e Terracini nel 1919 fondò Ordine Nuovo, di cui divenne poi capo redattore, e partecipò al movimento torinese dei Consigli di fabbrica, Nel 1922, a Roma, fu redattore capo del Comunista, nel febbraio 1924, dette vita al quotidiano, voluto da Gramsci, l’Unità. Eletto nel CC del PCI nel 1923 e nell’esecutivo nel 1924 per la sua attività fu più volte arrestato. Organizzò il III Congresso del PCI (svoltosi a Lione nel gennaio 1926). Divenne allora leader dei comunisti italiani. Nel 1931 organizzò a Colonia il IV Congresso del PCI. Fece parte della segreteria dell’Internazionale comunista dal 1935 all’epoca in cui fu sciolta 1943. Nel corso della guerra di Spagna fra il 1937 e il 1939 fu rappresentante dell’Internazionale presso il Partito comunista spagnolo. Durante il secondo conflitto mondiale, da radio Mosca, incitò gli italiani alla lotta contro il fascismo sotto il nome di Mario Correnti. Dall’estero rientrò nel marzo 1944. Nel 1945, al V Congresso del partito, fu confermato segretario generale del PCI. Fu vicepresidente del Consiglio nel secondo governo Bonomi e ministro della giustizia nei governi Parri e De Gasperi del 1945 e 1946, É stato consultore nazionale. Fu deputato alla Costituente ed è stato rieletto alla Camera in tutte le legislature successive. Nel 1944 fondò la rivista Rinascia. Una raccolta di vari saggi storici è stata pubblicata nel 1963 sotto il titolo Momenti della storia d’Italia. Tra le numerose opere di carattere politico sono: Discorsi agli italiani, Per la salvezza del nostro paese, Gramsci, L’opera di De Gasperi, Il PCI, La formazione del gruppo dirigente del PCI nel 1923-1924, Problemi del movimento operaio internazionale (1956-1961). É morto a Yalta (URSS) il 21/8/1964, Nello Traquandi, nato a Firenze l’11/10/1898. Ferroviere. Partecipò alla prima guerra mondiale, rimanendo ferito in combattimento. Dal 1912 al 1925 fu nel partito repubblicano. Dopo il delitto Matteotti fu segretario del Comitato delle opposizioni di Firenze. Fece parte del gruppo del Non Mollare clandestino e quindi fu membro del Comitato nazionale di Giustizia e Libertà. Nell’ottobre 1930 fu arrestato con Parri, Ernesto Rossi, Bauer, Calace, Fancello, Ceva ed altri. Venne condannato a sette anni di reclusione. Liberato nell’agosto del 1943, dopo aver complessivamente scontato quasi tredici anni di carcere e confino, tornò a Firenze dove riprese l’attività antifascista. Membro del Comitato esecutivo del Partito d’azione prese parte alla lotta partigiana. I nazifascisti non riuscendo ad arrestarlo, rapirono ed uccisero il fratello Fernando il 1/5/1944. Romolo Trauzzi, nato a Bologna il 6/9/1895. Ancora studente, partecipò al primo conflitto mondiale, fatto prigioniero tentò la fuga, ripreso, fu inviato in campo di punizione a Comarom. Nel dopoguerra si laureò in giurisprudenza. Insegnò materie giuridiche. Dopo l’8/9/1943 partecipò alla lotta di Liberazione, fece parte del Comando unico militare Emilia-Romagna e del Comitato di liberazione regionale, per la sua attività venne condannato a morte in contumacia dai nazifascisti. Alla liberazione di Bologna fu designato alla responsabilità di questore politico. Ettore Trombetti, nato a S.Maria Capua a Vetere (Caserta) il 13/8/1895. Militò nel Partito repubblicano fin dalla giovinezza. Partecipò alla prima guerra mondiale, fu ferito ed ebbe una medaglia d’argento. Durante il ventennio fascista ebbe molteplici contatti con antifascisti all’interno ed all’estero. Dal 1945 al 1952, per nomina del CLN fu presidente della deputazione provinciale. Scioltosi il Partito d’azione passò al PSDI. Ha pubblicato: Il ventennio fascista, col titolo ’22-’43, sotto lo pseudonimo Alberto Favonio e Ritorno alla libertà. Lionello Venturi, nato a Modena il 25/4/1885. Conseguì la laurea nel 1907. Fu ispettore delle belle arti ad Urbino, poi divenne insegnante universitario a Torino. Si arruolò volontario nella guerra 1915-18. Finita la guerra ampliò i suoi interessi di storico dell’arte. Nel 1932 rifiutò il giuramento di fedeltà imposto dal regime fascista, lasciò la cattedra ed emigrò in Francia. Dal 1932 al 1939 in Francia, e poi dal 1939 al 1944 negli Stati Uniti, svolse sempre attività antifascista.Tornato in patria nel 1945 fu chiamato a succedere al padre, Adolfo, nella cattedra romana che resse per un decennio. Sue opere principali: Giorgione e il giorgionismo, Critica ed arte di Leonardo da Vinci e Il gusto dei primitivi, Cézanne, Archives de l’impressionisme, Storia della critica d’arte, Saggi di critica, e arte moderna, Pittori italiani d’oggi. É morto a Roma nel 1961. Ernesto Venzi, nato a Bologna il 9/10/1908. Artigiano marmista, agli inizi del 1930 aderì alla Federazione giovanile comunista. In occasione di una manifestazione clandestina, il 7/11/1930, venne arrestato e poi condannato a 9 anni di carcere. Nell’ottobre 1943 lavorò alla costituzione dei primi nuclei armati di partigiani nel bolognese e nella Valle del Vajont. Iniziatore, con pochi altri della 36° brigata Garibaldi Bianconcini, quando la brigata affrontò i grandi combattimenti dell’estate 1944, ne fu il vicecomandante. Roberto Vighi, nato a Monaco di Baviera il 7/5/1891. Si laureò nel 1916 in giurisprudenza. Nel 1921-22 fu più volte aggredito dai fascisti – a Porretta, a Imola a Vergato – reo di aver difeso i contadini denunciati per l’applicazione dei Patti conseguiti nel corso delle lotte del dopoguerra. Difese i famigliari di Anteo Zamboni accusati di complotto nell’attentato a Mussolini dell’ottobre del 1926. Nel 1939 fu arrestato e proposto per il confino perchè alla corte d’appello di Bologna commemorò l’avv. Eugenio Jacchia (padre della futura medaglia d’oro della Resistenza Mario). Durante la lotta partigiana fu componente del Comitato di liberazione nazionale della provincia di Bologna, per esso elaborò un progetto di legge sul ‘Maltolto’ per ridare ai lavoratori ciò che era stato a loro strappato con la violenza da parte dei fascisti nel corso degli anni fra il 1921-1926. É presidente dell’Amministrazione provinciale di Bologna (dal 1951) e presidente del Consiglio federativo della Resistenza nella stessa provincia.”,”ITAD-007-FL” “ARBORIO-MELLA Federico A.”,”Il Messico. Storia, civiltà, cultura dell’America centrale.”,”ARBORIO-MELLA Federico A. nato a Vercelli nel 1920 e morto a Milano nel 1985 è stato titolare di uno dei più importanti studi di ricerche iconografiche, specializzato in fotografie di carattere storico-artistico.”,”AMLx-165″ “ARBORIO-MELLA Federico A.”,”Gli Arabi e l’Islam. Storia, civiltà e cultura.”,”Federico A. Arborio Mella (1920-1985) per Mursia ha pubblicato ‘L’Egitto dei faraoni’, ‘Dai Sumeri a Babele’, ‘La Mesopotamia’ e ‘L’Impero Persiano. Da Ciro il Grande alla conquista araba’.”,”VIOx-006-FSD” “ARCANGELI Stefano”,”Errico Malatesta e il comunismo anarchico italiano.”,”MALATESTA è con CAFIERO e KROPOTKIN fautre del “”comunismo libertario”” in avversione al “”collettivismo””. Nella prima parte degli anni 1880 è in polemica con COSTA e la scelta del socialismo parlamentare. La stessa polemica si ripeterà con l’altro compagno di lavoro e di lotta: MERLINO. Contro l’uso del parlamento e ugualmente contro ogni forma di terrorismo e di individualismo, conservando la fiducia nella sommossa, M. porta avanti con equilibrio il comunismo anarchico e la posizione “”volontarista””. Fedele all’ internazionalismo proletario, polemizza con lo stesso KROPOTKIN e con ogni interventismo nella 1° GM. Tra il 1919 e il 1922 è l’ apogeo del lavoro di MALATESTA, l’ uso anarchico del sindacato, l’ occupazione delle terre e delle fabbriche.”,”ANAx-089″ “ARCARI Paola Maria”,”Socialismo e democrazia nel Pensiero di Vilfredo Pareto.”,”””Fortunatamente, la dottrina positivista viene a mettere ordine in ciò; essa conduce “”alla separazione normale delle potenze sociali”” (I, p. 149). Augusto Comte aveva consapevolezza che, scrivendo queste parole: “”La ragione pubblica condannerà ormai come perturbatore e insieme retrivo, ogni dottore che pretenderà di comandare e ogni governante che vorrà insegnare””, egli non faceva che applicare il principio posta da Platone, secondo il quale ciascuno deve occuparsi della sua specialità, senza ingerirsi in quella di altri.”” (pag 80) Comunismo spartano (pag 55)”,”TEOS-150″ “ARCARI Paolo”,”Manzoni.”,”””Ecco, (Napoleone, ndr) era rientrato trionfante in Parigi. Ecco, muoveva contro il nemico. Ecco, il 16 giugno 1815 lo vinceva a Ligny. Indicibili attese di quel giugno! Ma una funesta mattina, subito dopo il 18 della battaglia di Waterloo, essendo entrato in una bottega di libraio, ci venne un tale che disse: “”Oggi c’è una novità grossa: tutto l’esercito dell’imperatore è stato disfatto””. “”L’impressione che ho ricevuto – è il Manzoni che parla e che di quella triste mattina aveva, dopo più che mezzo secolo, un ricordo non solo vivido ma acerbo – da questa notizia fu tale, che mi si rinnovò quel mio male di nervi che mi era cominciato … a Parigi cinque anni prima (aprile 1810), quando mi trovai con mia moglie chiuso entro una folla, ad una festa pubblica, fatta per il matrimonio di Napoleone”” (pag 31)”,”ITAB-315″ “ARCELLI Mario”,”L’ economia monetaria e la politica monetaria della Unione Europea.”,” —————————- Autore ———————————— Mario Arcelli è professore ordinario di Economia monetaria e rettore della Luiss – Guido Carli dal 1992. E’ socio corrispondente dell’ Accademia dei Lincei ed è stato vice-presidente della Società Italiana degli Economisti (SIE). Nato a Milano nel 1935 si è laureato con lode alla Bocconi nel 1957 ed è diventato docente di Politica Economica e Finanziaria nel 1964. E’ stato primo ternato del concorso per la cattedra di Politica Economica e Finanziaria del 1967. Nel 1973 ha ha trascorso un periodo di ricerca come Visiting Scholar presso il Massachussetts Institute of Teechnology (MIT). E’ stato direttore dell’ Istituto di Scienze Economiche dell’ Università di Trieste e successivamente dell’omonimo Istituto della Facoltà di Scienze Politiche dell’ Università di Padova. Ordinario di Economia Politica a La Sapienza (Roma) dal 1974, ha diretto l’ Istituto di Economia della Facoltà di Economia e Commercio dal 1977 al 1980. Dal 1981 al 1989 ha ricoperto la cattedra di Economia Monetaria e Creditizia presso la medesima Facoltà.”,”E2-EU-001″ “ARCELLI Mario a cura; saggi di Valerio CASTRONOVO Antonio Maria FUSCO Antonio MARZANO Mariano D’ANTONIO Giorgio BASEVI e Paolo ONOFRI, Mario ARCELLI e Stefano MICOSSI Giuseppe DE-RITA Maurizio DI-PALMA e Margherita CARLUCCI”,”Storia, economia e società in Italia, 1947-1997.”,”Mario Arcelli, rettore della Luiss Guido Carli dal luglio 1992 e professore ordinario di Teoria e politica monetaria presso la stessa università (al 1997) I due shock petroliferi (1973-76, 1979) (pag 226-245) Il divorzio tra Tesoro e Bankitalia (pag 247)”,”ITAE-432″ “ARCHAMBAULT Paul”,”Stuart Mill. Choix de Textes et Etude du Système philosophique.”,”ARCHAMBAULT Paul Contro il paternalismo delle classi ‘superiori’ c’è un processo di indipendenza e di difesa degli interessi autonomi dei lavoratori “”L’état des travailleurs, considéré au point de vue de la morale et de la société, a été dans ces derniers temps l’objet de beaucoup plus d’études et de discussions que dans les temps antérieurs; et l’opinion que cet état n’est pas ce qu’il doit être est devenue générale. Les projets qui ont été proposés, les discussions auxquelles ils ont donné lieu, sur des détails plutôt que sur le fond même de la question, ont mis en lumiére l’existence de deux théories opposées sur la position qu’il conviendrait de faire aux travailleurs. L’une peut être appelée théorie de dépendance et de protection, et l’autre théorie de l’indépendance. D’aprés la première de ces théories, le sort des pauvres et tout ce qui les touche comme classe devrait être réglé dans leur intérêt, mais non par eux-mêmes, à donner à leurs réflexions et à leur prévoyance une autorité dans le règlement de leur destinée. On suppose que le devoir des classes supérieurs est de penser pour eux et de prendre la responsabilité de leur sort, comme le général et les officiers d’une armée sont responsables du sort des soldats qui la composent. (…) Le riche serait un e sorte de père pour les pauvre (…). Quant aux ouvriers, on peut affirmer avec certitude, au moins lorsqu’il s’agit des pays les plus avancés de l’Europe, qu’ils ne seront plus soumis désormais au régime patriarcal ou paternel. Cette question a été décidée lorsque les travailleurs ont appris à lire et ont eu la faculté de lire des journaux et des brochures politiques; lorsqu’on a permis à des prédicateurs dissidents d’aller parmi eux et de faire appel à leurs facultés et à leurs sentiments contre la religion professée et soutenue par leurs supérieurs; lorsqu’on les a réunis en grand nombre pour travailler ensemble sous le même toit; lorsque les chemins de fer leur ont permis d’aller d’un lieu à l’autre, et de changer de patron aussi facilement que d’habit; lorsque surtout on a cherché, en étendant les franchises électorales, à leur faire prendre part au gouvernement. Les classes laborieuses se sont chargées elles-même de leurs intérêts, et témoignent constamment qu’elles considèrent les intérêts de ceux qui les emploient, non come identiques, mais comme opposées aux leurs”” (pag 158 – 162) Mill, John Stuart. – Filosofo ed economista (Londra 1806 – Avignone 1873). Figlio primogenito di James, che ne curò personalmente l’educazione, fu introdotto dal padre, in giovane età, nell’ambiente dei filosofi radicali. Frequentò specialmente J. Bentham e studiò gli scritti di A. Smith e D. Ricardo. All’età di diciassette anni si impiegò nella Compagnia delle Indie Orientali (1823). Dal 1826 al 1828 attraversò una crisi spirituale che, come spiega nella sua Autobiography (1873), lo avvicinò alla cultura romantica e lo spinse a rifiutare alcune semplificazioni intellettualistiche rintracciabili nell’ambiente culturale in cui si era formato. Abbandonò la Compagnia delle Indie nel 1858; nello stesso anno, mortagli la moglie, si trasferì in una villa presso Avignone, dove abitò poi spesso anche se impegnato nell’attività politica come membro della camera dei Comuni (1866-68). La sua vasta produzione copre i campi della logica, dell’etica e della teoria politica ed economica. La posizione logica e metodologica di M. (svolta in A system of logic ratiocinative and inductive, 2 voll., 1843) si colloca in una prospettiva empiristica, che ha recepito la critica di D. Hume, e intende proporre una logica induttiva in cui ogni proposizione trovi il suo fondamento nell’esperienza del soggetto conoscente e nell’attività di associazione che questi è capace di compiere. Le leggi generali e gli stessi assiomi sono assolutizzazioni di dati dell’esperienza. Il carattere induttivo della logica di M. comporta la possibilità di organizzare in serie continua e complessa le esperienze, partendo dal presupposto dell’uniformità e costanza della natura. Anche le verità e gli assiomi della matematica sono casi di constatazione estremamente uniforme e trovano origine nell’esperienza (esterna o psicologica). Ai problemi gnoseologici M. dedicò An ex amination of Sir William Hamilton’s philos ophy (1865): la materia è per M. una possibilità permanente di sensazioni; il concetto di un oggetto esistente fuori di noi non viene perciò formulato in termini di sensazioni effettive (mutevoli, intermittenti e personali) ma di sensazioni possibili (stabili, permanenti e pubbliche) che verrebbero esperite qualora si realizzassero talune condizioni. In M. troviamo un contributo originale all’etica utilitaristica: là dove J. Bentham considerava come unico criterio di valutazione morale delle azioni la differente quantità di piacere prodotto, M. afferma la validità di una differenziazione anche di tipo qualitativo. Egli ripropone invece come unico fondamento della morale la “”regola aurea”” dell’utilitarismo, che fa coincidere il bene con la massima felicità del maggior numero di persone (Utilitarianism, 1863). In politica M. insistette sull’opportunità di un’applicazione radicale dei principî della libertà (Essay on liberty, 1859), su di un’organizzazione del potere politico che collegasse le esigenze locali e quelle nazionali, non perdendo mai di vista i diritti individuali (Thoughts on parliamentary reform, 1859; Considerations on representative government, 1863), difendendo inoltre il parlamentarismo e la democrazia come la migliore forma di governo, l’unica capace di tutelare l’interesse dell’individuo e di permetterne la libera espressione. Il sistema della proprietà privata andava comunque, secondo M., corretto per rendere possibile una minore sperequazione sociale (di qui la simpatia con cui guardò al movimento socialista e alle rivendicazioni sociali del suo paese e del suo tempo). Si batté inoltre per l’estensione alle donne del voto e dei diritti politici (The subjection of women, 1869). In economia M. auspicò un liberismo temperato che conciliasse il principio della proprietà e della libera produzione con una certa giustizia distributiva, concependo come fenomeni naturali, retti da leggi immutabili, i fenomeni della produzione e come processi storici, soggetti quindi a mutamento in seguito all’intervento umano, quelli della distribuzione. Mentre i cinque Essays on some unsettled questions in political economy (scritti nel 1827-30, ma pubblicati nel 1844) – tra cui particolarmente significativo quello sulla legge dello scambio internazionale – sono di netta ispirazione ricardiana, i Principles of political economy (2 voll., 1848), specie nelle successive edizioni (7a ed. 1871), risentono anche dell’influenza di J. B. Say, W. N. Senior, R. Malthus, J. Rae e soprattutto del socialismo francese (C.-H. Saint-Simon, Ch. Fourier, P.-J. Proudhon, ecc.). Opera di grande chiarezza e di vasto disegno, che compone in sistema i risultati dell’economia classica, mettendo in rilievo la connessione generale dei fenomeni sociali, e che combina l’analisi di scienza pura con l’indagine sui fatti concreti, i Principles hanno esercitato un’enorme influenza sul pensiero economico. Altre opere: Auguste Comte and positiv ism (1865); England and Ireland (1868); Chapters and speeches on the Irish land ques tion (1870); Three essays on religion: the nature, the utility of religion and theism (post., 1874). In Dissertations and discussions (3 voll., 1859-67) sono compresi gli scritti minori. (Treccani)”,”FILx-478″ “ARCHAMBAULT Bennett”,”The Origins, Growth and Development of Stewart-Warner Corporation.”,”Fondo Palumberi Bennett Archambault, Chairman e presidente della Stewart-Warner Corporation di Chicago.”,”ECOG-055″ “ARCHER Jules”,”Strikes bombs and bullets. Big Bill Haywood and the IWW.”,”J. ARCHER (New York 1915-) è autore di molti libri e di un migliaio di articoli di vario tipo. Sugli infortuni sul lavoro: “”In gennaio, 1912, una grande esplosione in miniera a Bryceville, Tennessee, uccide 207 minatori. Indirizzandosi ai lavoratori di New York City, Haywood deplora ogni “”omicidio con la connivenza o la negligenza deliberata della classe capitalistica, che considera la vita umana più a buon prezzo dei dispositivi di sicurezza””. Egli sostiene che 35 mila operai muoiono ogni anno in incidenti industriali a causa di condizioni di lavoro pericoloso””. (pag 110) Sulla questione etnica: “”La guida magnetica di Haywood serviva anche come legame che univa gli scioperanti di diversa provenienza etnica. Egli insisteva che i delegati delle varie nazionalità si ponessero al suo fianco sul palco durante le assemblee di sciopero, e gli incoraggiava a intervenire in un inglese sgrammaticato. Ripetendo le loro parole e un po’ correggendole, egli voleva amplificare il loro messaggio in sala””. (pag 112)”,”MUSx-154″ “ARCHER Margaret S.”,”Realist social theory: the morphogenetic approach.”,”Margaret S. Archer is Professor of Sociology at the University of Warwick. From 1986 to 1990, she was President of the International Sociological Association, and was the first woman to be elected to this position. She is the only British member of the newly founded Pontifical Academy of Social Sciences.”,”TEOS-125-FL” “ARCHER Margaret S.”,”Structure, Agency and the Internal Conversation.”,”Margaret S. Archer is Professor of Sociology at the University of Warwick. An internationally respected social theorist, she was the first woman to become President of the international Sociological Association and is a former editor of current Sociology.”,”TEOS-131-FL” “ARCHIBUGI Franco”,”L’economia associativa. Sguardi oltre il Welfare State e nel post-capitalismo.”,”Franco Archibugi, professore ordinario all’Università di Napoli e professore stabile alla Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione di Roma, presidente del Planning Studies Centre, è stato consulente di organismi internazionali (Unuted Nations University, Undp, Un-Ece, Oecd, Commissione europea) e di numerosi ministeri ed Enti pubblici italiani. Tra le sue opere ricordiamo: Principi di pianificazione regionale, Eco-sistemi urbani in Italia, The ecological City and the City Effect. Che futuro aspetta il Welfare State, messo oggi profondamente in crisi dalla sua complessità organizzativa e dalle pressioni multiple che la domanda politica esercita sulle finanze e sui pubblici bilanci? Secondo Franco Archibugi la sopravvivenza di questo sistema sociale è legata a un processo di pianificazione strategica. Dopo un’attenta analisi dei cambiamenti intervenuti negli ultimi decenni nelle preferenze di consumo, nei modi di produzione, nel mercato del lavoro e nel ruolo dello Stato dei paesi avanzati, l’autore individua l’esito auspicabile di un simile processo in una nuova forma di produzione, l’economia associativa.”,”TEOS-020-FL” “ARCHIVI DI STATO”,”Gli archivi degli istituti e delle aziende di credito e le fonti d’archivio per la storia delle banche.”,”Il volume raccoglie gli atti del convegno tenutosi a Roma tra il 14 e il 17 novembre 1989.”,”E1-BAIT-007″ “ARCINIEGAS Germán”,”Il mare d’oro.”,”Germán Arciniegas è nato a Bogotà nel 1900 e ha svolto per lunghi anni attività diplomatica. Di tendenze democratiche ha mostrato predilezione per il saggio storico. Ha vissuto a Parigi”,”AMLx-167″ “ARDANT Gabriel”,”Storia della finanza mondiale.”,”ARDANT Gabriel “”La Gran Bretagna aveva ripristinato l’imposta sul reddito nel 1842. Ma l”income tax’ del XIX secolo colpiva separatamente i diversi tipi di reddito senza cercare di sommarli per conoscere il reddito globale di ciascun contribuente. In altre parole, era impossibile introdurre una vera tassazione progressiva. Essa avrebbe colpito pesantemente i contribuenti i cui redditi avevano una sola origine, in rapporto a quelli che beneficiavano, insieme, di redditi fondiari, mobiliari e industriali. (…) Bisogna aggiungere che, fatta eccezione per gli anni 1854-1856, le tariffe furono contenute, per tutto il XIX secolo, entro limiti che oscillavano dallo 0.83 al 3.33 per cento. Se si tiene conto dell’importanza dei diritti percepiti in Gran Bretagna sul tè, la birra, l’alcol e il tabacco, si può dire che il sistema inglese del XIX secolo sia in fondo stato, per quanto concerne princípi e caratteri, simile al sistema francese.”” (pag 241-242)”,”ECOI-310″ “ARDANT Gabriel”,”Storia della finanza.”,”Gabriel Ardant ha scritto un libro che va “”dall’antichità ai nostri giorni””.”,”ECOI-160-FL” “ARDAU Giuseppe”,”Giuseppe Mazzini. Apostolo d’italianità.”,”ARDAU Giuseppe Mazzini contro l’internazionalismo e contro il socialismo (pag 419)”,”BIOx-324″ “ARDENTI Piero”,”Partito ed apparato: contributo ad una discussione.”,”””Il problema dell’organizzazione ed il problema, riflesso, dei funzionari sono stati ampiamente sviscerati e non servirebbe agli scopi della nostra analisi odierna, soffermarsi sulle diverse polemiche, sulle situazioni politiche in cui esse si collocavano: basterà qui ricordare, a grandi linee, come l’organizzazione di un partito operaio rispecchiando in nuce l’organizzazione dello Stato socialista, la discussione [sull’organizzazione] avesse sempre un grande valore teorico per i marxisti. Non per caso Lenin dedica ad essa la sua attenzione, giudicando la polemica di Kautsky con Pannekoek, e polemizzando egli stesso con Kautsky (in ciò ampiamente riferendosi alle note osservazioni di Marx ed Engels sulla Comune). E, giacché ci siamo, varrà ricordare come in questa occasione Lenin, partendo dalla premessa che «la rivoluzione non deve consistere nel fatto che la nuova classe comandi o governi per mezzo della ‘vecchia’ macchina dello Stato, ma che, dopo averla spezzata, comandi e governi per mezzo di una macchina ‘nuova’» (1), passi a confutare le posizioni kautskiane fornendo alcune indicazioni che possiamo rileggere attentamente. «Non facciamo a meno dei funzionari ‘in regime capitalistico, sotto il dominio della borghesia’. Il proletariato è oppresso e le masse lavoratrici sono asservite dal capitalismo. In regime capitalistico, la democrazia è ristretta, compressa, monca, mutilata da tutto l’ambiente creato dalla schiavitù del salario, dalla povertà e dalla miseria delle masse. Per questa ragione – ed è questa la sola – nelle nostre organizzazioni politiche e sindacali i funzionari sono corrotti (o, più esattamente hanno tendenza ad esserlo) dall’ambiente capitalistico e manifestano l’inclinazione a trasformarsi in burocrati, cioè in persone privilegiate, staccate dalle masse e poste al di sopra di esse. Qui è l’essenza del burocratismo e fino a quando i capitalisti non saranno stati espropriati, fino a quando la borghesia non sarà stata rovesciata, una certa burocratizzazione degli stessi funzionari del proletariato è inevitabile. Secondo Kautsky risulta quindi che, poiché vi saranno impiegati eletti, vuol dire che anche in regime socialista ci saranno dei funzionari, ci sarà la burocrazia! Ma è precisamente ciò che è falso. Servendosi appunto dell’esempio della Comune, Marx dimostrò che i detentori di funzioni pubbliche cessano, in regime socialista, di essere dei «burocrati», dei «funzionari» man mano che, oltre alla eleggibilità, se ne stabilisce la revocabilità in ogni momento, man mano che inoltre si riduce il loro stipendio al salario medio di un operaio e ‘per di più’ si sostituiscono le istituzioni parlamentari con istituzioni di «lavoro, cioè legislative ed esecutive nello stesso tempo» (2). Il lettore ci perdonerà questa citazione che riteniamo estremamente significativa nell’economia di questo nostro «contributo» odierno, anche perché essa serve a superare certe precedenti polemiche (Bernstein e la democrazia «primitiva» contrapposta al «democraticismo dottrinario») che vanno, comunque, a nostro avviso, collocate pure esattamente nell’ambiente e nel momento storico in cui ebbero a verificarsi, se si voglia evitare il pericolo di una rigidità di posizioni che mal si concilia con il marxismo. Pertanto giusto ci sembra sottolineare come la medesima concezione leninista del partito vada inquadrata nelle esigenze del periodo storico (in questo senso possiamo anche accettare la validità delle repliche leniniste alla Luxemburg, ma non certo possiamo sostenere una identità tra i «rivoluzionari di professione» di Lenin ed i burocrati di Stalin) e non abbia ad essere indiscriminatamente intesa valida per chiunque e per dovunque (3)”” [Piero Ardenti, ‘Partito ed apparato: contributo ad una discussione’, ‘Problemi del socialismo’, Milano, n. 8 agosto 1958] [(1) Lenin, ‘La polemica di Kautsky con Pannekoek’ in ‘Stato e Rivoluzione; (2) Lenin, op. cit.; (3) Per quanto riguarda la polemica Lenin-Luxemburg sembra a me che si possano condividere i punti-base del giudizio espresso dal Lúkacs nel suo saggio “”Osservazioni critiche sulla ‘Critica della Rivoluzione’ di Rosa Luxemburg””] (pag 600-601) (inserire in Cas3)”,”PARx-044″ “ARDENTI Piero BOBA Silvia AMADUZZI Ruggero; scritti di Michele LANZETTA, Alfonso FAILLA, Enrico GUARNIERI, Pio BALDELLI, Franco PEDONE, Ugo FEDELI, Ugo RISTORI, Gianna PIRELLI-BIGI, Giovanna BERNERI, Eclettico COLONO, Nevio ROSSO, Antonio COSTA, Emilio FACCIOLI, Pasqualino MARCHESE, Michele VAUDANO”,”Almanacco socialista 1962″,”Contiene scritti di Michele LANZETTA, Alfonso FAILLA, Enrico GUARNIERI, Pio BALDELLI, Franco PEDONE, Ugo FEDELI, Ugo RISTORI, Gianna PIRELLI-BIGI, Giovanna BERNERI, Eclettico COLONO, Nevio ROSSO, Antonio COSTA, Emilio FACCIOLI, Pasqualino MARCHESE, Michele VAUDANO Tra l’altro l’articolo di Ugo Fedeli: ‘Il movimento operaio anarchico in Italia nel secondo dopoguerra’ (pag 472-492)”,”MITS-002-FER” “ARDIGO’ Achille a cura; contributi di A. ARDIGO’ Enrico COSTA Franco CRESPI Nadio DELAI Massimo DE-SANCTIS Pierpaolo DONATI Paolo GUIDICINI Gerardo RAGONE Alberto TAROZZI”,”Classi sociali e strati nel mutamento culturale.”,”Contributi di A. ARDIGO’ E. COSTA F. CRESPI N. DELAI M. DE-SANCTIS P.P. DONATI P. GUIDICINI G. RAGONE A. TAROZZI “”Marx stesso dice che «la proprietà fondiaria non ha nulla a che vedere con l’effettivo processo di produzione» (54). Perchè allora la rendita fondiaria (anzitutto la rendita assoluta) non può essere assimilata ad una sorta di interesse? Per due ragioni. Perché attraverso la privata proprietà fondiaria la società capitalisica ha rapporti con la natura, con la terra che è limitata, specie con il crescere della popolazione. Ma soprattutto perchè ‘i proprietari fondiari esercitano come classe una funzione storica indiretta e però necessaria’, per il capitale, capitale che è per essenza movimento storico di rapporti sociali”” (Achille Ardigò, Struttura di classe e coscienza) (pag 68) [(54) KMIC, III, 3, 233] “”Sulla possibilità, inoltre, che un conflitto antagonistico, di mutamento sociale, ristagni, almeno temporaneamente, con esiti di mera paralisi o disgregazione, si era espresso Lenin, in uno scritto del 1905. Egli faceva riferimento alla condizione di una società in cui alla maturazione, pel cambiamento, delle forze produttive non corrisponda la maturazione della forza politica rivoluzionaria, dal seno della lotta di classe. «La società – dirà allora Lenin – marcisce… e la sua putrefazione dura talora dei decenni» (ottobre 1905: ‘L’ultima parola della tattica dell’Iskra’) Ardigò trova una contraddizione interna iniziale del pensiero marxiano, ossia un limite radicale della teoria marxiana delle classi (sulla falsa coscienza o coscienza deformata, Marx, Agnés Heller) (pag 90-91)”,”TEOS-295″ “ARDIGÒ Annibale”,”La teoria congiunturale delle crisi in Marx, I, II.”,”La formula Say: ‘Le produzioni e i consumi concordano naturalmente’ (pag 23) Marx e il ciclo economico capitalistico “”«Gli economisti come Ricardo – scriveva in proposito Marx – i quali considerano il modo di produzione capitalistico come una forma assoluta, constatano che siffatto modo di produzione crea a se medesimo un limite ed attribuiscono tale limite non al modo di produzione, ma alla natura stessa». In questi termini ancora molto approssimativi, e in parte erronei sta pertanto delineato il problema quando il Marx iniziava quello studio delle crisi che trovò le sue concretazioni più chiare nel «Manifesto del Partito Comunista» del 1848, nel 1° e 3° libro del «Capitale» (rispettivamente del 1867 e 1894) e nella «Teoria del plus-valore» uscita postuma nel 1920. Subito egli si pose al di sopra dell’orgogliosa intedeterminatezza degli altri, con l’affermare: 1. che le depressioni lamentate erano il frutto esclusivo di una particolare struttura economica della società: quella capitalistica; 2. che la causa delle crisi non era da ricercarsi in perturbazioni celesti o in ostacoli antiliberistici, ma all’interno dello stesso funzionalismo capitalistico. «È solo a partire dall’epoca in cui l’industria meccanica mise radici abbastanza profonde – scrive infatti Marx – in cui, mercè essa, il commercio forestiero cominciò a superare in importanza il commercio interno; in cui il mercato universale riuscì ad annettersi, le une dopo le altre, vaste terre del nuovo mondo, in Asia, nell’Australia, in cui infine le nazioni industriali rivali furono abbastanza numerose ‘è solo a partire da quell’epoca che datano i cicli sempre rinascenti, le successive fasi dei quali comprendono interi anni, e che portano sempre ad una crisi generale, fine di un ciclo è punto di partenza per un altro» (1). L’importanza e l’originalità del passo sopracitato non può sfuggire a nessuno; esso contiene «in nuce» tutta la teoria congiunturale marxista delle crisi. Determinata l’ambientazione storica del fenomeno, e fissatane le origini che volutamente o meno, gli «economisti borghesi» del tempo non avevano scoperto, la costruzione marxista potè infatti innalzarsi su una base di salda chiarezza, non prima raggiunta”” (pag 23-24) [(1) ‘Il Capitale’ vol. 1, ed. cit., Sez. IV, Capo XV, pagg. 379-389] [Annibale Ardigò, ‘La teoria congiunturale delle crisi in Marx, I, II’, ‘Tempi Nuovi’, n. 4, novembre 1945] “”La singolare concordanza fra i primi quattro autori (Lescure, Bouniatan, De Laveley, Juglar, ndr), che meglio appare dalle divergenze e dalle inesattezze dei due ultimi ai quali s’oppone, come vedremo, anche il Jevons, ci porta a tracciare con sicurezza il concetto di crisi implicito allo studio di Marx. Esso è innanzi tutto contro la erronea interpretazione di taluni economisti che tentano di definire con la parola «crisi» un periodo di disquilibrio economico – così s’è espresso recentemente il Bucci – distinto in fase ascendente, in cui si ha un aumento della prosperità generale, ed in una fase discendente successiva, in cui si verifica una depressione corrispondente». Ciò significa confondere nella ‘maniera più approssimativa il ciclo con la crisi: fine di ciclo’. D’altra parte il concetto marxistico è contro l’indeterminatezza che parecchi anni dopo la pubblicazione del 1° libro del «Capitale» regnava ancora nelle opere del Baron Mour, di Edward D. Jones, di Wagner, di Neymarck, di Roscher, di Herkner, di Schoeffle e di tanti geni professorali tedeschi che accettavano come conquista estrema la definizione della crisi come «sconvolgimento apportato all’equilibrio fra la produzione e la domanda effettiva». Per Carlo Marx la crisi, invece, costituisce «un’interruzione violenta» (1) che avviene in breve spazio di tempo, allorché lo stato di sovraproduzione, di prosperità artificiale, di ottimismo esagerato crolla dinanzi alla mancata realizzazione dei profitti e all’insufficienza del credito. Il nostro autore ha usato infatti tale parola solo per quei periodi segnati da una fase di squilibrio acutissimo, fine d’un ciclo ed inizio di un altro. Essa è insomma solamente appropriabile alle gravi disfunzioni che lasciano un solco non facilmente colmato nella storia d’un paese e nell’equilibrio fluido della vita economica. Come ultima convalida, a tale riguardo, stanno poi le voci dei più autorevoli studiosi dell’argomento che già altre volte abbiamo avuto occasione di citare. «La crisi generale – scrive il Lescure – è il punto d’intersezione di un periodo di sforzo della durata da 3 a 5 anni, con un periodo di depressione di durata analoga. Essa è inoltre periodica». «La crisi – scrive il Prof. Aftallon – è il punto d’inserzione… in cui la prosperità diviene depressione». La crisi – scrive Tugan-Baranowski, alludendo, conformemente al Marx, alle crisi in senso proprio, quelle generali – irrompe come tempesta in mezzo alla prosperità, portando bancarotte, disoccupazione, miseria, ecc.» (2). «La parola «crisi» – conclude il Mitchell, decretando chiaramente al termine il valore di rapido sconvolgimento generale, attribuitogli dal Marx – deve essere usata come la parola «panico» o «boom», per indicare ‘grado d’intensità’. Ogni ciclo d’affari include infatti una fase di arretramento ma «questo può e non può essere segnato da una crisi» (3). «Circa il caso particolare del Marx – dichiara infine Antonio Graziadei – alcune concezioni sulle crisi economiche sono state conformate dagli avvenimenti del dopo guerra. Mentre la scuola classica inglese da una parte e quella del Say dall’altra negavano la possibilità di una crisi che avesse coinvolto la totalità o quasi dei vari rami dell’attività economica, l’esperienza, specialmente con le vicende degli anni 1929-1932, ha provato come sia possibilissima anche una crisi generale» (pag 26-27) [Annibale Ardigò, ‘La teoria congiunturale delle crisi in Marx, I, II’, ‘Tempi Nuovi’, n. 4, novembre 1945] [(1) Cfr. ‘Il Capitale’, Lib. I, Sez. III, Cap. VIII, pag 154, ed cit.; (2) Tugan Baranowski: “”Geschichte der Handels Krisen in England””, 1913, pag 34; (3) W.C. Mitchell, ed. cit., pag 389] Jean Lescure (opera sulle crisi economiche) Annibale Ardigò, da Mario – ferroviere – e Adelaide Bertazzoni; nato nel 1922 a Modena. Residente con la famiglia a Bologna, fratello di Achille, fece parte delle associazioni giovanili bolognesi di Azione cattolica. Iscrittosi, nel 1940, alla facoltà di economia e commercio dell’università di Bologna, durante la guerra – allievo di Paolo Fortunati – segui l’attività del Gruppo intellettuali Antonio Labriola. Dopo la Liberazione, laureatosi e rimasto come assistente volontario nell’istituto di statistica, venne eletto nel comitato direttivo del Gruppo, insieme con Giovanni Merlini , quale rappresentante della DC, e fu inserito nel comitato di direzione della rivista «Tempi nuovi». [A] (f. Storiamemoriadibologna)”,”MADS-014-FGB” “ARDLING G.”,”Le problème de la paysannerie dans “”Bilan et Perspectives””.”,”Una leggenda tenace vuole che Trotsky sia stato il “”nemico”” accannito dei contadini. Questa leggenda fu inventata nel 1919, quando il problema strategico essenziale che affrontava il giovane potere sovietico era quello dell’alleanza nel quadro del comunismo di guerra del proletariato e dei contadini, ossia il problema della politica agraria del partito bolscevico (pag 89)”,”TROS-006-FGB” “ARDOVINO Adriano BRECHT Bertolt KETHLY Anna KOLAKOWSKI Leszek BIKONT Anna GOZDZIK Lechoslaw CARNEVALI Emilio ASOR ROSA Alberto ONOFRI Fabrizio INGRAO Pietro TOGLIATTI Palmiro MARCHESI Concetto GIOLITTI Antonio NAPOLITANO Giorgio CASTORIADIS Cornelius TRAVAGLIO Marco CAMUS Albert FLORES D’ARCAIS Paolo NATTA Alessandro MUSSI Fabio BUFALINI Paolo FASSINO Piero”,”L’ indimenticabile ’56.”,”Testi di ARDOVINO Adriano BRECHT Bertolt KETHLY Anna KOLAKOWSKI Leszek BIKONT Anna GOZDZIK Lechoslaw CARNEVALI Emilio ASOR ROSA Alberto ONOFRI Fabrizio INGRAO Pietro TOGLIATTI Palmiro MARCHESI Concetto GIOLITTI Antonio NAPOLITANO Giorgio CASTORIADIS Cornelius TRAVAGLIO Marco CAMUS Albert FLORES D’ARCAIS Paolo NATTA Alessandro MUSSI Fabio BUFALINI Paolo FASSINO Piero 2° Copia per Biblioteca Solidarietà con i lavoratori ungheresi. ‘Deplorato l’ intervento delle truppe sovietiche’. Approvato dalla segreteria della Cgil il 27.10.1956, questo comunicato fu pubblicato integralmente dal quotidiano del Psi, l’ Avanti!, il 28.10.1956. (Segue il testo della dichiarazione) (pag 95) Giorgio Napolitano contro Giolitti appoggia Togliatti e la dichiarazione della Direzione del PCI sui fatti di Ungheria. (pag 115) “”(…) (Giolitti ci ha detto, ndr) che l’ intervento sovietico si giustifica solo dal punto di vista delle esigenze militari e strategiche dell’ Unione Sovietica; senza vedere come nel quadro della aggravata situazione internazionale, del pericolo del ritorno alla guerra fredda non solo ma dello scatenamento della guerra calda, l’ intervento sovietico in Ungheria, evitando che nel cuore d’ Europa si creasse un focolaio di provocazioni e permettendo all’ URSS di intervenire con decisione e con forza per fermare la aggressione imperialista nel Medio Oriente, abbia contribuito, oltre che ad impedire che l’ Ungheria cadesse nel caos e nella controrivoluzione, abbia contribuito in misura decisiva, non già a difendere solo gli interessi militari e strategici dell’ URSS ma a salvare la pace nel mondo””. (pag 116)”,”MUNx-039″ “ARDUINO Marcello a cura”,”Napoleone che parla in 300 aneddoti storici tutti. L’uomo, suoi tratti, sua arguzia.”,”NAPOLEONE BONAPARTE (Ajaccio 1769 – Sant’Elena 1821). Condottiero e statista francese, imperatore dei francesi (1804-1814 e 1815). Appartenente alla piccola nobiltà provinciale corsa, studiò nel collegio di Autun, poi nelle scuole militari di Brienne e di Parigi. Nominato sottotenente di artiglieria (1785), alternò la vita di guarnigione a lunghi soggiorni in Corsica dove si legò al partito di Pasquale Paoli. Quando però questi insorse contro la Convenzione rivendicando l’indipendenza dell’isola, Napoleone e la sua famiglia, ritenuta filofrancese, dovettero fuggire a Marsiglia (1793). Divenuto fervido sostenitore della causa giacobina, si distinse nell’assedio di Tolone, occupata dagli inglesi, e fu nominato generale di brigata. Arrestato dopo il colpo di stato del termidoro e radiato dall’esercito, tornò rapidamente in auge allorché Barras gli affidò il compito di reprimere il colpo di stato realista del 13 vendemmiaio (1795). Avuto il comando dell’armata in Italia contro gli eserciti della prima coalizione, le vittorie conseguite (1796-1797) lo affrancarono progressivamente dalla subordinazione al Direttorio. Forte del prestigio conquistato sul campo, impose una linea diplomatica e scelte sull’assetto istituzionale dei territori conquistati che si discostavano dalla politica ufficiale. La successiva spedizione in Egitto (17981799), destinata a colpire l’Inghilterra nei suoi traffici in oriente, non fu un completo successo. Ben più gravi furono, tuttavia, le sconfitte subite dalle armate francesi in Europa che screditarono completamente il Direttorio. Il diciotto brumaio Napoleone volse la situazione a suo favore instaurando una dittatura militare nelle forme sancite dalla costituzione dell’anno VIII (1799) in base alla quale fu proclamato primo console. Successivi plebisciti popolari gli consentirono il passaggio al consolato a vita (1802) e, infine, all’impero (1804). Strenuo fautore di una riorganizzazione dello stato fondata su un forte potere esecutivo e sull’accentramento amministrativo, Bonaparte sottopose l’intero territorio francese al controllo del governo centrale tramite l’azione dei prefetti e dei sindaci che erano di nomina governativa. In ambito giuridico realizzò un’imponente opera di omogeneizzazione degli ordinamenti legislativi, ponendo fine alla molteplicità delle fonti del diritto che aveva caratterizzato la Francia di antico regime. In particolare fu di grande importanza il Codice civile che, esteso a tutti gli stati annessi o vassalli, sancì i principi della libertà individuale, dell’uguaglianza giuridica e della proprietà privata. Napoleone si sforzò di riorganizzare le finanze pubbliche e istituì la Banca di Francia, liberando lo stato dalla dipendenza dai banchieri privati. Per favorire la pace sociale riammise gli emigrati monarchici disposti a giurare fedeltà al regime e soddisfece le istanze dei cattolici stipulando un concordato con la Santa sede (1801) con il quale si riconosceva il cattolicesimo come religione della maggior parte dei francesi. La politica estera perseguita da Bonaparte gli consentì, con la forza delle armi (guerre napoleoniche), di riorganizzare temporaneamente l’Europa centroccidentale in modo conforme agli interessi francesi, introducendo tuttavia profonde riforme negli assetti istituzionali e sociali dei paesi assoggettati. E. Papagna ——————————————————————————– G. Lefèbvre, Napoleone, Laterza, Bari 1969; L. Bergéron, Napoleone e la società francese, 1799-1815, Guida, Napoli 1975; J. Tulard, Napoleone, Rusconi, Milano 1989.”,”FRAN-090″ “ARDUINO Giovanni LIPPERINI Loredana”,”Schiavi di un dio minore. Sfruttati, illusi, arrabbiati: storie dal mondo del lavoro oggi.”,”‘Gli schiavi di un dio minore vivono tra noi, anche se non li vediamo, e rimangono tracce sui giornali: il trafiletto su un bracciante morto di stenti in un campo di raccolta, l’editoriale sui magazzinieri che collassano a fine turno. Quelli che invece vivono lontani sono ridotti a numeri, statistiche: il tasso di suicidi nelle aziende asiatiche dove si producono a poco prezzo i nostri nuovi device, la paga oraria delle operaie cinesi o bengalesi che rendono così economici i nostri vestiti. D’altra parte si sa, l’abbattimento dei prezzi, senza intaccare i guadagni, si ottiene sacrificando i diritti e a volte la vita dei lavoratori, a Dacca come a Shenzhen o ad Andria. Ma non si tratta solo di delocalizzare o impiegare manodopera immigrata. La schiavitù si insinua nelle pieghe della modernità più smagliante: non c’è in fondo differenza tra i caporali dei braccianti e i braccialetti elettronici, i microchip, le telecamere e le cinture GPS, strumenti pensati per la sicurezza ma votati al controllo. Per non parlare della mania del feedback, del commento con le stellette, l’ossessione per il costumer care che mentre coccola il cliente dà un altro giro di vite alla condizione dei lavoratori. E dove manca il padrone, c’è lo schiavismo autoinflitto dei freelance, che sopravvivono al lordo delle tasse, senza ferie pagate, contributi, tempo libero. Indipendenti, sì, ma incatenati alle date di consegna e al giudizio insindacabile dei committenti, ai loro tempi biblici di pagamento. Nella trionfante narrazione dell’oggi, tutta sharing economy, start up e “siate affamati, siate folli”, non c’è spazio per questi schiavi moderni. Ed è proprio raccogliendo le loro storie, le loro voci soffocate, che Giovanni Arduino e Loredana Lipperini smascherano gli inganni del nostro tempo, in cui la vita lavorativa si fa ogni giorno più flessibile, liquida, arresa: se la struttura legislativa del lavoro si smaterializza, tornare a parlare di corpi, a far parlare le persone, è un modo per non rassegnarsi e resistere’ “”(…) Jean-Baptiste Malet (1), giovane collaboratore di ‘Le Monde diplomatique’ e ‘Charles Hebdo’, (…) nel 2012 si fa assumere da Amanzon Francia nel magazzino di Montélimar, 36000 metri quadri, cartelli pieni di slogan. “”Viva l’economia digitale””, “”Work hard, Have fun, Make history””. 110.000 prodotti spediti in un solo giorno di attività. Comunità, Identità, Stabilità. Ah no, l’ultimo è Huxley, in effetti. Malet prende nota di tutto: dei rilevatori di metalli che controllano i dipendenti; del manager con gilet arancione fluorescente che grida nell’altoparlante: “”Ieri notte abbiamo superato l’obiettivo! Se abbiamo potuto realizzare questa prestazione è grazie a coloro che ieri hanno accettato di fare delle ore di straordinario dalle 4.50 alle 5.50. Un grande, grandissimo grazie a tutti loro. Facciamo loro un applauso. Questa sera dovremo fare 19.000 pacchi””. Le annotazioni di Malet sembrano venire dai mondi immaginati da Auden, Orwell, Huxley: qui vogliono che tu sia felice. (…) Malet lavora come ‘picker’, percorre oltre venti chilometri a piedi per otto ore. I suoi colleghi, tutti, accettano le condizioni. Perché “”in questo momento, c’è solo Amazon””. Non importa se la paga è minima (poco più di 9 euro l’ora). Poco conta che non esistano tutele, che si possa venir chiamati nel giorno di riposo o la domenica o la notte. Poco importa che non siano previsti buoni pasto, premi di produzione, spese di viaggio. Che al terzo ritardo si viene licenziati. Che se si rompe la macchina serve la nota del meccanic. Che nei parcheggi del magazzino si deve entrare sempre e solo a marcia indietro (perché, poi?). Che i tempi di pausa sono così corti che salterete il pasto (“”Il sito è grande, quando suona la sirena avete appena il tempo di arrivare alla sala pausa, oltrepassare il tunnel di sicurezza e vi restano solo cinque minuti. Non si mangia durante il lavoro e ci sono solo due pause di venti minuti. La seconda pausa è a carico del lavoratore””). (…) Quando Malet viene assunto, non ha preso visione del suo contratto, non lo ha firmato, non conosce la paga oraria: lo riceverà per posta dopo due settimane. Non ha effettuato visite con i medici del lavoro. Eppure il suo turno è 21.30 – 4.50, per cinque e poi sei notti consecutive a settimana. Sono 42 ore di lavoro notturno settimanale. … “” (pag 110-111-112) [(1) Jean-Baptiste Malet,. “”En Amazonie””. Un infiltrato nel “”migliore dei mondi””, Kogoi Edizioni, Roma, 2013]”,”CONx-227″ “ARE Giuseppe”,”Radiografia di un partito. Il PCI negli anni ’70. Struttura ed evoluzione.”,”Giuseppe ARE, nato a Orani (Nuoro) nel 1930, è ordinario di storia contemporanea presso la Facoltà di scienze politiche dell’ Università di Pisa. Dopo aver scritto molti volumi sulle origini dell’ Italia industriale, sul movimento sociale cattolico, sulla cultura economica dell’ Italia liberale, sui rapporti tra industria e governo negli anni sessanta e settanta, si è dedicato prevalentemente allo studio dell’ attualità politica nazionale e internazionale. Il suo ultimo libro è: ‘L’ Italia e i mutamenti internazionali. 1971-1976′, FIRENZE, 1977.”,”PCIx-034″ “ARE Giuseppe”,”Economia e politica nell’ Italia liberale (1890-1915).”,”Crisi marxismo (pag 43) “”L’eccesso dell’istinto delle combinazioni nella sua classe dirigente, ossia la smodata prevalenza delle attitudini affaristiche, utilitarie, combinatorie che si esprime nel dominio delle ‘volpi’, è per una nazione un fattore primario di sconfitta nelle contese di potenza; come lo è, del resto, l’eccesso di persistenza degli aggregati, ossia la soverchia misura di rigidità e di riluttanza al nuovo. Fra i molti esempi (Italia del ‘400, Provenza del ‘200, ecc.) il più ampiamente svolto è l’evento storico che aveva assillato un’intera generazione: il crollo della Francia speculatrice, scettica, gaudente, guidata da un avventuriero coronato ormai irresoluto e stanco, nel 1870, davanti alla Prussia, povera, forte, disciplinata, guidata da un’aristocrazia fiera e animata da una forte volontà di potenza””. (pag 317-318) “”Ma non sempre chi suscita la tempesta può quindi quietarla a sua posta, e per gli speculatori c’è il pericolo che venga la volta in cui la spinta alle discordie vada oltre il segno che essi si sono prefissi e metta capo all’aborrita guerra”” (1) Citazione con fonte riportata in nota (pag 317)”,”ITAA-127″ “ARE Giuseppe”,”Alle origini dell’Italia industriale.”,”G. ARE è incaricato di storia contemporanea (1974) presso la facoltà di scienze politiche dell’Università di Pisa.”,”ITAE-239″ “ARE Giuseppe”,”Industria e politica in Italia.”,”G. ARE è nato in provincia di Nuoro nel 1930. Ha studiato alla Normale di Pisa e alla facoltà di scienze politiche dell’Università di Pisa. E’ stato visiting professor (1972-73) ad Oxford.”,”ITAE-240″ “ARE Giuseppe”,”La scoperta dell’imperialismo. Il dibattito nella cultura italiana del primo novecento.”,”Opera già apparsa in due articoli su ‘Nuova rivista storica’ tra il 1974 e il 1975 a nome di ARE e di Luciana GIUSTI Giuseppe ARE (1930) ‘ ordinario di storia contemporanea presso la Facoltà di scienze politiche dell’Università di Pisa. E’ stato Visiting Professor a Oxford.”,”ITQM-153″ “ARE Giuseppe”,”Il problema dello sviluppo industriale nell’età della Destra.”,”Lorenzo Parodi ingegnere, ‘Industria zolfifera in Sicilia’ (pag 188) Noi abbiamo reso povero un paese dalla natura fatto ricco. L’èra della supremazia della potenza industriale e degli interessi materiali era ormai inaugurata L’èra della supremazia della potenza industriale e degli interessi materiali era ormai inaugurata “”C’era, questi dati, la sostanziale stagnazione dell’economia italiana; e c’erano le esperienze, i tentativi, le indicazioni, i confronti che ho esposto nel capitolo precedente [‘I trattati di commercio e i loro effetti sull’interscambio con l’estero’, ndr]. Ma si erano aggiunti; e con importanza non certo secondaria, anche fatti di altra natura, che sembravano rimandare puntualmente alle valutazioni e alle previsioni che erano state prospettate dagli industrialisti, inculcare con drammatica evidenza la suprema importanza di una potente organizzazione tecnico-industriale nella vita delle nazioni moderne, ai fini della stessa capacità di affermazione nella spietata palestra internazionale, fugare, infine, tutte le illusioni, che solevano incorniciare gli schemi liberoscambisti, di un’èra di pace e di fraterna collaborazione tra i popoli, di una graduale estinzione degli egoismi nazionali, per virtù della divisione internazionale del lavoro. La guerra del 1866 doveva fornire ampia materia a ripensamenti di questo genere. La guerra moderna dimostra ormai non solo chi è più eroico ma chi è più civile, scriveva Pasquale Villari all’indomani del ’66 in quella prima, amara autocritica della classe dirigente italiana che fu il famoso articolo ‘Di chi la colpa?’. I mezzi bellici, gli approvvigionamenti, egli proseguiva, suppongono «una grandissima forza industriale». All’Esposizione di Londra la Prussia si è piazzata d’un balzo accanto all’Inghilterra e alla Francia. Noi ci siamo nascosti la dura lezione, ed ora mietiamo miserabili insuccessi. Ma potrà mai essere altrimenti «finché il nostro operaio sarà vinto in tutte le Esposizioni?». Noi abbiamo reso povero un paese dalla natura fatto ricco, mentre la Prussia «con la sua industria e le sua ammirabile amministrazione» ha fatto ricchissimo un paese povero. «Noi dobbiamo chiedere allo straniero rotaie, cannoni, fucili, navi e qualche volta anche i macchinisti delle navi. E non son queste le forze che vincono la guerra?» (17). Era l’ombra del germanesimo che, anche per questo verso, andava profilandosi all’orizzonte, proponendo nuovi metri di valore, nuovi modelli di sviluppo economico e di organizzazione sociale. Le esposizioni avevano rivelato gli imponenti risultati del potente coordinamento di forze e del volontarismo produttivistico che caratterizzava la sua struttura economica. La guerra ne manifestava ora la inarrestabile forza politica e, come qualcuno cominciò a rilevare anche prima della grande svolta del ’70, ammoniva che, con l’imporsi di esso sulla scena della storia, l’èra della supremazia della potenza industriale e degli interessi materiali era ormai inaugurata (18). La lezione era destinata ad essere tanto più suggestiva in quanto essa fu parallela al rapido e irrimediabile esautoramento della formula liberista, nelle estreme applicazioni che ne furono fatte con gli ultimi trattati di commercio che completarono e chiusero la serie aperta dal trattato italo-francese del ’63. Il trattato commerciale con l’Austria, concluso nel ’67, non trovò alla Camera un solo difensore, se si eccettua la poco convinta difesa d’ufficio del relatore Cappellari della Colomba, il quale del resto, attirandosi i fulmini del Ferrara, in una sua opera dell’anno precedente era già apparso acquisito all’idea di una sostanziale revisione dei criteri che avevano ispirato la politica economica italiana in relazione alle industrie (19). «Sventuratamente per noi – aveva osservato un oratore – quando noi facciamo un trattato di commercio, o contempliamo un trattato d’alleanza, o contempliamo la questione romana, o qualche altra cosa; non mai o quasi mai consideriamo l’utilità economica del paese (20)”” (pag 216-217) [Capitolo 16. ‘Cause e aspetti dell’inerzia economica del paese’] [(17) Pasquale Villari, ‘Di chi la colpa? O sia la pace e la guerra in P. (Parte letterario-scientifica), serie V, vol. II, settembre 1866, pp. 260-261; (18) V. Giulio Robecchi, ‘L’industria del ferro in Italia e l’officina Glisenti a Carcina’ in P. (Parte letterario-scientifica), serie V, vol. VI, settembre 1868. Su questo «insegnamento della Prussia» v. il bellissimo quadro che ne fa lo Chabod in ‘Storia della politica estera italiana’, cit., pp. 4-26 (…); (19) V. Giovanni Cappellari della Colomba, ‘Le imposte di confine e i monopoli governativi e i dazi di consumo in Italia, Firenze, 1866. (…); (20) Civinini, ivi, p. 1772]”,”ITAE-400″ “ARE Giuseppe a cura; scritti di Giuseppe TONIOLO Salvatore TALAMO Filippo MEDA Franco INVREA Romolo MURRI Igino PETRONE Filippo MEDA Luigi STURZO”,”I cattolici e la questione sociale in Italia, 1894-1904.”,”Giuseppe Are è nato in proivincia di Nuoro nel 1930. Ha studiato presso la Scuola Normale Superiore di Pisa. E’ professore di ruolo nei Licei e negli Istituti Magistrali di Pisa, dove risiede. Ha collaborato a diverse riviste Annali Feltrinelli, Critica Economica, Cronache Meridionali, Mondo Operaio, Problemi del Socialismo, Belfagor, ecc. Tra i vari articoli: ‘Basi e orientamenti del socialismo contemporaneo’ (pag 518-530) di Giuseppe Toniolo”,”TEOP-538″ “ARE Giuseppe”,”Economia e politica nell’Italia liberale (1890-1915).”,”Giuseppe Are, nato in provincia di Nuoro nel 1930 ha studiato presso la Scuola Normale Superiore di Pisa. In seguito è stato all’Istituto per la Storia moderna e contemporanea di Roma. Dal 1966 insegna Storia economica alla Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Pisa (1974). Ha pubblicato tra l’altro: ‘I cattolici e la questione sociale in Italia, 1894-1904′ (1963).”,”ITAA-001-FP” “ARENA Leonardo Vittorio a cura”,”L’arte della guerra e della strategia.”,”””Colui che sa in anticipo se vincerà o sarà sconfitto conosce il tao”” (Sun Pin) pag 711 utilizzo capacità umane (principi segnati da pag 600 in poi)”,”QMIx-187″ “ARENA Giuliana”,”Pasquale Saraceno commis d’Etat. Dagli anni giovanili alla ricostruzione, 1903-1948.”,”ARENA Giuliana è dottore di ricerca in storia contemporanea. Ha dedicato altri saggi a Saraceno. E ha scritto un volume sull’ Omni.”,”ITAE-281″ “ARENA Leonardo Vittorio”,”Kamikaze. L’epopea dei guerrieri suicidi.”,”L.V. Arena insegna Filosofie dell’Estremo Oriente all’Università di Urbino. Ha pubblicato pure un libro sui ‘Samurai’.”,”QMIS-186″ “ARENA Adele; FINALE Carlo”,”Formazione ideale e prima attività politica di Giuseppe Emanuele Modigliani (Arena); Gli anni genovesi di Giovanni Lerda e la polemica con Bernstein (Finale).”,”””Quanto si è detto fin qui mostra quanto poco allora Modigliani conoscesse Marx, che pure è citato più volte nel suo libro, e può valre a spiegare gli atteggiamenti politici che egli prenderà in seguito”” (pag 11) “”Il primo scontro ufficiale con l’ideologia riformista del PSI, scontro che doveva immediatamente rivelare la condizione di profondo disorientamento del Lerda e le insufficienze (come vedremo di lunga data) del pensiero politico di lui, fu quello con Treves”” (pag 43) (ultimi mesi del 1900) “”Non si può dire che vi fosse nel Lerda una accettazione totalmente acritica del positivismo evoluzionistico, ma piuttosto una movimentazione ideologica di tali teorie che si manifestava, è vero, non in profondi conflitti o in improvvise folgorazioni teoriche, ma nell’insofferenza un po’ moralistia e discontinua per le mistificazioni sociali che da quelle teorie positivistiche scaturivano e che il Lerda avvertiva non certo con sicura consapevolezza critica, ma per lo meno con quell’istinto di classe un po’ saltuario che più volte egli aveva avuto agio di manifestare – come già si è visto – nella sua attività di militante socialista”” (pag 49) Polemica Giovanni Lerda-Bernstein. “”Della polemica Lerda-Bernstein ci una certa conoscenza e una risonanza non limitata nell’ambito dei dibattiti ideologici del movimento operaio europeo, che aveva allora il suo più prestigioso organo di diffusione e orientamento teorico nella ‘Neue Zeit’, sulla quale appunto il Lerda ebbe l’onore di trovare ospitalità (37) e un interlocutore di così grande prestigio come il Bernstein. Ancora nel 1925 Paul Frölich, scrivendo l’introduzione alle opere complete di Rosa Luxemburg (38) curate da Clara Zetkin e Adolf Warsky, nel citare gli scritti della Luxemburg diretti contro il revisionismo bernsteiniano, ricorda il nome di Giovanni Lerda come di uno tra quei socialisti coi quali il Bernstein entrò in polemica ancora nel periodo in cui difendeva l’ortodossia marxista contro coloro che esprimevano «richtige Gedanken in verschrobener Form» e cioè «pensieri giusti in forma bislacca». Il saggio del Lerda dal titolo ‘Die Taktik der sozialdemokratischen Partei’ appariva sul n° 14 della rivista nel gennaio del 1897 ed aveva per tema centrale l’intransigenza come imprescindibile esigenza di una autentica «tattica» di classe socialista. La circostanza particolare voleva che la pubblicazione del lungo articolo cadesse proprio nel momento in cui colui che doveva insieme col Kautsky del prestigio di difensore d’ufficio, e di depositario erede, del marxismo, stava attraversando la fase acuta di quel travaglio ideologico che doveva portarlo più tardi ad essere l’eretico numero uno del movimento operaio legato alla II Internazionale. Gli anni 1896-’98 sono caratterizzati dalla più fervida maturazione delle esperienze londinesi del Bernstein a contatto con i gruppi fabiani del movimento operaio inglese: sono gli anni in cui egli scrive sulla ‘Neue Zeit’ quella serie di saggi, ‘Probleme des Sozialismus’, che, pur non suscitando all’inizio alcun sospetto nella socialdemocrazia tedesca, costituiscono tuttavia il primo nucleo di osservazioni che troveranno una definitiva formulazione nelle ‘Voraussetzungen des Sozialismus’ che il Congresso di Hannover scomunicherà nel 1899. L’articolo ‘Klassenkampf und Kompromiss’ (39) con cui Bernstein risponde polemicamente al Lerda (accogliendo così l’invito che la redazione stessa della ‘Neue Zeit’ aveva fatto ai suoi collaboratori di promuovere una discussione intorno alle tesi del corrispondente da Genova) costituirà, insieme con l’altro articolo ‘Die Theorie des Zusammenbruchs und der Kolonialpolitik’ (che il Bernstein pubblica rispondendo all’inglese Belfort-Bax, dal quale era stato accusato di aver messo in dubbio la teoria degli scopi finali del socialismo (40) la prima allarmante rivelazione dell’eresia che si è introdotta nel pensiero del redattore del programma di Erfurt. Nella loro polemica dovrebbero essere di fronte un Bernstein depositario dell’ortodossia socialista e un Lerda deviazionista. In realtà, si verifica un singolare capovolgimento per cui è Lerda che, malgrado la «forma bislacca» dei suoi pensieri, tende con forza ad esprimere un contenuto intransigente e rivoluzionario e trova nel Bernstein l’antagonista revisionista che smantella con la tecnica freddezza di una dialettica formale scaltrita la sua costruzione teorica, evitando di discernere nella sovrastruttura mitologica concettuale del Lerda quanto in esse incideva la scarsezza speculativa arcaica del suo interlocutore e quanto di genuinamente rivoluzionario vi si proiettava in modo appassionato ancorché confuso. La precarietà del pensiero intransigente del Lerda diveniva per il Bernstein un ulteriore incentivo giustificatore per la formulazione di teorie che sviluppavano con abile coerenza gli spunti concettuali evoluzionisti-riformisti dei quali il Lerda si era servito come di un pericolosamente ingenuo apparato culturale. Non c’è dubbio che il pensiero del Lerda conteneva ampie possibilità di sviluppi teorici gradualistici e integralistici (e una lettura attenta di tutti i suoi scritti, compreso quello che determinò la polemica con il Bernstein, avvalora questa affermazione), ma è altrettanto certo che l’accento ideologico de ‘Il socialismo e la sua tattica’ era combattivamente intransigente. Tra l’altro, l’accoglienza che lo scritto ebbe da parte del PSI fu freddissima”” (pag 51-52) [Carlo Finale, ‘Gli anni genovesi di Giovanni Lerda e la polemica con Bernstein’, Movimento operaio e socialsita, Genova, N. 1, 1962] [(37) G. Lerda, ‘Die Taktik der sozialdemokratischer Partei’, in ‘Die Neue Zeit’, 1896-97, pp. 420-431; (38) Rosa Luxemburg, ‘Gesammelte Werke’, herausg. von Clara Zetkin und Adolf Warsky, Band III, 1925, pag 16; (39) Ed. Bernstein, ‘Klassenkampf und Kompromiss’ in ‘Die Neue Zeit’, 1896-97, pp. 516-24: (40) Cfr. Peter Gay, Das Dilemma des sozialdemokratischen Sozialismus, Nest Verlag, pag 85 e passim; (41) G. Lerda, ‘Il socialismo e la sua tattica’, Genova, Libreria Moderna, 1902, p. 5. La prima edizione era stata pubblicata nel 1897 dalla Libreria Editrice Ligure (estratto dalla ‘Rivista di sociologia’, ottobre-novembre 1896)]”,”MITS-469″ “ARENA Giuseppe Antonio”,”Prima della ragione. Cultura e diritto del popolo in Vico e Sorel.”,”Contiene dedica dell’autore a GM Bravo”,”DIRx-008-FMB” “ARENDT Hannah”,”Les origines du totalitarisme. 1. Sur l’ antisemitisme.”,”‘Sur l’antisemitisme’ costituisce la prima parte dell’opera ‘The Origins of Totalitarism’ (HARTCOURT, BRACE and WORLD, NY, 1951). Hannah ARENDT (1906-1975) è nata a Hannover. Ottenne il dottorato in filosofia a Heidelberg ove seguì i corsi di Karl JASPERS. Fuggì all’estero con l’avventod del nazismo nel 1933 prima in Francia e poi negli USA. Naturalizzata americana nel 1951, è una delle figure principale del pensiero politico contemporaneo. H. ARENDT. filosofa e politologa tedesca (Hannover 1906-New York 1975). Allieva di Martin Heidegger, Karl Jaspers e Rudolf Bultmann, studiò alle università di Marburgo, Friburgo e Heidelberg, dove si laureò con una tesi sull’amore in Sant’Agostino. All’avvento del nazismo in Germania, l’A., che era di origine ebraica, emigrò prima in Francia, poi, nel 1941, negli Stati Uniti, dove, dopo aver intrapreso diverse attività, si dedicò all’insegnamento universitario. L’opera di A. comprende saggi filosofici   come La vita della mente (pubblicato incompiuto nel 1978) e The human Condition (1958; trad. it. Vita activa, 1964)   e decisive riflessioni politiche che molto hanno influenzato il dibattito contemporaneo, come Le origini del totalitarismo (1951; trad. it. 1967) e Sulla violenza (1970). Nella sua produzione politologica confluiscono critica allo statalismo (e denuncia delle involuzioni totalitarie del marxismo politico), federalismo anglosassone e quella “”filosofia della polis”” che rivendica la restituzione della politica al cittadino, in un’originale rivisitazione del filone liberale e di quello anarchico libertario. Si è occupata anche di letteratura. Nell’ultimo decennio l’attenzione per la figura e segnatamente per il pensiero politico della A. è assai cresciuta. Sono numerosissimi i titoli (comprese riedizioni) usciti in Italia e altrove, quasi tutti arricchiti da saggi di curatori (quali Bettini, Boella, Dal Lago, Duso, Flores d’Arcais, Martinelli, ecc.) di formazione filosofica e politica. Si segnalano: La vita della mente (1987), Carteggio (1926-1969) – Arendt H.- Jaspers K. (1989), Sulla rivoluzione (1989), Vita Activa. La condizione umana (1989), Tra passato e futuro (1991), Le Banalità del male, Eichmann a Gerusalemme (1992), Ebraismo e modernità (1993), La lingua materna (1993), Cos’è6 la politica? (1995), Il futuro alle spalle (1995), Le origini del totalitarismo (1996). Bibliografia R. Esposito, Categorie dell’Impolitico, Bologna, 1988.”,”TEOP-046″ “ARENDT Hannah”,”Les origines du totalitarisme. 2. L’ Imperialisme.”,”‘L’imperialisme’ forma la 2° parte dell’opera della ARENDT ‘Les origines du totalitarisme’. ARENDT Hannah, Les origines du totalitarisme. 2. L’Imperialisme. CALMANN-LEVY. Paris. 1997 ediz orig 1951 pag 348 16° traduz dall’inglese note bibliografia. .”,”TEOP-047″ “ARENDT Hannah”,”Les origines du totalitarisme. 3. Le Systeme totalitaire.”,”‘Le systeme totalitarie’ è la terza parte dell’opera ‘Les Origines du totalitarisme’ (NY. 1951) Il sistema politico messo a punto nella GERM hitleriana e la Russia staliniana non consiste in una semplice radicalizzazione dei metodi dittatoriali. E’ un sistema completamente originale che si basa sulla trasformazione delle classi in masse, che fa della polizia il centro del potere e mette in opera una politica estera mirante alla dominazione del mondo. Hannah ARENDT (1906-1975) è nata a Hannover. Ottenne il dottorato in filosofia a Heidelberg ove seguì i corsi di Karl JASPERS. Fuggì all’estero con l’avvento del nazismo nel 1933 prima in Francia e poi negli USA. Naturalizzata americana nel 1951, è una delle figure principale del pensiero politico contemporaneo. Tesi: trasformazione delle classi in masse”,”TEOP-048″ “ARENDT Hannah”,”Le origini del totalitarismo.”,”””La forte influenza del marxismo sulla classe operaia tedesca fu una delle principali ragioni per cui il movimento rivoluzionario in Germania fu pressoché immune da sentimenti antiebraici”” (pag 49). ARENDT Hannab (1906-1975) fu allieva di HEIDEGGER, BULTMANN e JASPERS. Emigrata a Parigi all’ avvento del nazismo, nel 1941 si trasferì negli Stati Uniti e insegnò nelle università americane. Ha scritto numerose opere (v. retrocopertina).”,”TEOP-123″ “ARENDT Hannah”,”Sulla violenza.”,”ARENDT Hannah (1906-1975) nacque ad Hannover e fu allieva di JASPERS. Dopo l’ avvento del nazismo si stabilì in Francia e successivamente (1941) negli Stati Uniti. Fra le sue opere ‘Le origini del totalitarismo’, ‘Vita activa’, ‘La banalità del male’ e ‘Teoria del giudizio politico’.”,”TEOP-127″ “ARENDT Hannah, a cura di Giovanna BETTINI”,”Ebraismo e modernità.”,”La ARENDT (1906-1975) filosofa tedesca allieva di HEIDEGGER e JASPERS, emigrata nel 1933 dalla Germania in Francia ha insegnato poi negli Stati Uniti. Ha scritto molte opere vedi retrocopertina. “”Se gli ebrei che vivevano nei paesi occidentali e centrali dell’ Europa avessero manifestato anche solo un minimo d’ interesse per le realtà politiche del loro tempo, avrebbero avuto motivi sufficienti per non sentirsi sicuri. In Germania, i primi partiti antisemiti nacquero negli anni ottanta. Treitschke riteneva che l’ antisemitismo “”si addicesse alla buona società””, per usare le sue stesse parole. La fine del secolo vide in Austria l’ agitazione Lüger-Schönerer, che finì con l’ elezione di Lüger a sindaco di Vienna. In Francia l’ affaire Dreyfus (…)””. (pag 55″,”EBRx-028″ “ARENDT Hannah BROCH Hermann, a cura di Roberto RIZZO”,”Carteggio 1946-1951.”,”ARENDT Hannah (Hannover 1906 – New York 1975) allieva di Husserl, Heidegger e Jaspers, emigrata prima in Francia e poi negli Usa. Ha indagato sul totalitarismo. BROCH Hermann (Vienna 1886, New Haven 1951) è considerato un ‘classico’ del Novecento e uno dei maggiori interpreti della ‘disintegrazione dei valori’ e della crisi spirituale della società contemporanea. I suoi romanzi più noti sono ‘I sonnambuli’, (1931-32), ‘L’incognita’ (1933), ‘Il romanzo della montagna’ (1936), ‘La morte di Virgilio’ (1945), ‘Gli incolpevoli’ (1950).”,”BIOx-303″ “ARENDT Hannah”,”Vita activa. La condizione umana.”,”””Il termine ‘vita activa’, comprendente tutte le attività umane e definito dal punto di vista della assoluta quiete contemplativa, corrisponde tuttavia più strettamente alla ‘askholia’ greca, “”inquetudine””, con cui Aristotele designava ogni attività, piuttosto che all’espressione greca ‘bios politikos’. Antica quanto Aristotele, la distinzione tra quiete e inquietudine, tra un’astensione quasi assoluta dal movimento fisico esterno e l’attività d’ogni genere, è più decisiva che la distinzione tra il modo di vita politico e quello teoretico, perché può essere eventualmente ritrovata all’interno di ciascuno de tre modi di vita. Essa è simile alla distinzione tra la guerra e la pace: proprio come la guerra ha luogo in nome della pace, così ogni genere di attività, perfino i processi di puro pensiero, debbono culminare nell’assoluta quiete contemplativa (11). Tutti i movimenti, quelli del corpo e dell’anima come quelli del linguaggio e della riflessione, debbono cessare di fronte alla verità. La verità, sia essa l’antica verità dell’Essere o la verità cristiana del Dio vivente, può rivelarsi soltanto in una completa serenità umana (12)”” (pag 12-13) (11) Cfr. Aristotele, Politica, 1333 a 30-33. Tommaso d’Aquino definisce la contemplazione come ‘quies ab exterioribus mobitus’ (Summa theologica, 2,, 179, 1; (12) Tommaso d’Aquino è perfettamente esplicito sulla connessione tra la ‘vita actiiva’ e le esigenze e le necessità del corpo che gli uomini hanno in comune con gli animali (Summa theologica, 2,2,182, 1)”,”FILx-514″ “ARENDT Hannah, a cura di Simona FORTI”,”Karl Marx e la tradizione del pensiero occidentale.”,”Hannah Arendt (1906-1975), figura eminente della cultura contemporanea, è autrice di opere di carattere storico e filosofico tra cui ‘Le origini del totalitarismo’ (1951) e ‘La banalità del male’ (1963). ‘Marx risulta una figura chiave, di rottura e di continuità, nel suo rapporto con la tradizione che va da Platone e Aristotele a Hegel, per la comprensione della catastrofe politica del XX secolo e i ripensamento pensiero occidentale’ (dalla 4° di copertina) ‘Quando Hegel, in un ultimo grandioso sforzo, riunì in un tutto coerente le diverse direzioni imboccate dalla filosofia partendo dal concetto originario di Platone, si assistette nuovamente a una scissione tra due scuole di pensiero antagonistiche, seppure a un livello più basso. Per un breve periodo, la destra e la sinistra hegeliane poterono dominare la scena del pensiero filosofico. Ma i tre grandi rivolgimenti che dovevano porre termine, almeno fino ai nostri giorni, alla grande tradizione della filosofia, il salto di Kierkegaard dal dubbio alla fede, il platonismo rovesciato di Nietzsche e il salto di Marx dalla teoria alla ‘praxis’ – costituiscono una rottura con la tradizione molto più radicale di quelle che una semplice operazione di rivolgimento comporterebbe. Anche se è vero che nessuno di questi capovolgimenti sarebbe stato possibile senza Hegel e il suo concetto di storia: per questo singolo e importante aspetto tutti e tre i filosofi furono e rimasero seguaci di Hegel. Di tali fratture, quella provocata da Marx ebbe le conseguenze più immediate, semplicemente perché riguardava l’aspetto politico della nostra tradizione e pertanto poteva influenzare direttamente gli avvenimenti politici. Questa frattura non consisteva certo nel fatto che Marx era un “”materialista”” o che aveva capovolto Hegel. Lenin aveva assolutamente ragione nel rimarcare che non era possibile capire ‘Il Capitale’ senza conoscere la ‘Logica’ di Hegel. Secondo Marx, ciò che rendeva scientifico il socialismo, e lo distingueva dal precedente “”socialismo utopistico””, non era una teoria economica corredata di nozioni e intuizioni scientifiche, ma la scoperta di una legge di movimento che governava la materia e che al contempo si manifestava nella capacità razionale dell’uomo come “”coscienza”” di sé e di classe’ (pag 92-93)”,”TEOC-772″ “ARENDT Hannah”,”Sulla rivoluzione.”,”Dedica dell’autrice a Gertrud e Karl Jaspers Hannah Arendt (1906-1975) fu allieva di Heidegger, Bultmann e Jaspers. Emigrata a Parigi all’avvento del nazismo, nel 1941 si trasferì negli Stati Uniti. Docente all’Università di Chicago e, dal 1968, alla New School for Social Research di New York, è autrice di molte opera alcune tradotte anche in Italia. Divisione o equilibrio dei poteri. “”È noto che in questi dibattiti nessun problema ebbe una parte tanto importante quanto il problema della divisione o equilibrio dei poteri; ed è perfettamente vero che la nozione di questa divisione non fu affatto scoperta esclusiva di Montesquieu. In realtà l’idea stessa – ben lungi dall’essere conseguenza di una visione del mondo meccanica, newtoniana, come qualcuno recentemente suggeriva – è molto antica: la troviamo, almeno implicitamente, nella tradizionale descrizione delle forme miste di governo, e si può quindi farla risalire ad Aristotele, o almeno a Polibio, che forse fu il primo a rendersi conto di alcuni vantaggi insiti nei controlli e negli equilibri reciproci. Sembra che Montesquieu non fosse a conoscenza di questi precedenti storici; si era orientato in base a ciò che riteneva essere la struttura unica ed esclusiva della costituzione inglese; e non ha importanza oggi, come non ne aveva neppure nel diciottesimo secolo, che egli abbia o non abbia interpretato questa costituzione nel modo corretto. La scoperta di Montesquieu infatti concerneva effettivamente la natura del potere: e questa scoperta è in contraddizione così flagrante con tutte le nozioni convenzionali sull’argomento che è stata quasi totalmente dimenticata, malgrado abbia in larga misura ispirato la fondazione stessa della repubblica americana. Questa scoperta, contenuta in una sola frase, enuncia il dimenticato principio che è a base di tutta la struttura dei poteri divisi: solo “”il potere arresta il potere””, ossia dobbiamo aggiungere, senza distruggerlo, senza porre l’impotenza al posto del potere (19)”” (pag 168-169) [(19) La frase si trova in ‘Esprit des Lois’, XI, 4 (trad. it., cit., p: 206) (…)] [‘Montesquieu distingue fra libertà filosofica, che consiste “”nell’esercizio della volontà”” (”Esprit des Lois’, XII, 2) e libertà politica, che consiste nel ‘pouvoir faire ce que l’on doit vouloir’ (ibidem, XI, 3), in cui l’accento è sulla parola ‘pouvoir’ (…) [Nota 17 (pag 167)]”,”TEOP-550″ “ARENDT Hannah, a cura di Rosaria PELUSO”,”Rosa Luxemburg.”,”Hannah Arendt (Hannover, 1906 – New York 1975), nota pensatrice politica del Novecento, ha pubblicato in particolare ‘Le origini del totalitarismo’ (1951) e ‘La banalità del male’ (1963). ‘Per trovare risposta all’interrogativo che espone l’autrice a un serrato confronto con l’opera marxiana bisogna spostarsi nella terza parte dell’ ‘Accumulazione del capitale’, la meno scolastica, stando al giudizio dell’economista harvardiano Paul M. Sweezy, che ha scritto nel 1958 un’ancora utile introduzione al libro, mettendo in evidenza la sua impalcatura logica, poco gravata dal contesto di polemica politica in cui suo malgrado pure si inserì. Questa sezione è dedicata, infatti, alla risoluzione della “”difficoltà inaspettata”” – enunciata da Rosa nell’avvertenza al libro (48) – a render conto del processo di accumulazione del capitale nel quadro della “”situazione capitalistica pura”” ipotizzata da Marx: si intitola ‘Le condizioni storiche dell’accumulazione’ e rappresenta il contributo più notevolmente critico di Rosa Luxemburg alla storia degli studi marxisti e socialisti in generale. Il punto di partenza è costituito dall’insufficienza dello schema della società marxiana organizzata in due classi, la capitalistica e la lavoratrice, con l’aggiunta di una “”appendice”” non capitalistica né produttiva ma riferibile alla prima classe. Perché la società marxiana – che è uno schema astratto – genererebbe contraddizioni nella spiegazione dei processi di accumulazione? Perché, commenta Rosa, non sarebbe “”minimamente visibile per chi, per quali nuovi consumatori, la produzione sempre più si allarghi”” (49): se, infatti, il consumo venisse “”assorbito”” interamente dalle due classi (per il loro mantenimento e sotto forma di mezzi di produzione nei quali reinvestire il plusvalore realizzato), come si produrrebbe quell’ampliamento della riproduzione che genera l’accumulazione? “”Per chi producono i capitalisti, se e in quanto non consumano essi stessi ma ‘si astengono’, cioè accumulano?”” (50). Nel “”magazzino generale delle merci capitalistiche”” c’è un altro prodotto, la vera fonte dell’accumulazione, destinato a clienti che non sono capitalisti né salariati (51). La risposta all’interrogativo va cercata nell’analisi delle periodiche crisi del sistema capitalistico: qui soltanto, e soprattutto nei loro esiti catastrofici che espongono il capitalismo al limite estremo, si vede chiaramente, secondo Luxemburg, che quell'””appendice”” marxiana della società rappresenta propriamente un “”terzo ramo”” sociale, certamente non capitalistico, come diceva Marx, ma tale da costituire l'””ambiente”” da cui il capitalismo tra origine e sussistenza: è a esso che si aggrappa per sopravvivere. La tesi luxemburghiana relativamente ai processi di accumulazione nell’ambito del sistema capitalistico tiene dunque conto di un’organizzazione sociale in cui agiscono, come fattori determinanti, “”varianti non capitalistiche”” (52). La genesi dell’economia capitalistica va cercata nel contesto di lotta contro le economie naturali, mercantili e contadine: di esse il capitalismo ha bisogno per strutturare dialetticamente se stesso. Il punto è che, una volta fagocitato questo “”contorno”” pre-capitalistico che lo ha reso possibile, dal momento che è in questi settori non capitalistici della società che si genera il processo di accumulazione, non potendo più accumulare se essi vengono a mancare, il capitalismo si trova esposto a un grave rischio di sopravvivenza. «L’impossibilità dell’accumulazione significa, dal punto di vista capitalistico, l’impossibilità di un’ulteriore espansione delle forze produttive , e perciò la necessità storica obiettiva del tramonto del capitalismo. Di qui il moto contraddittorio della fase ultima, imperialistica, come conclusione della parabola storica del capitale» (53). La contrazione della “”piccola Europa””, sempre più ridotta a “”provincia””, non soddisfa più la fame di plusvalore illimitato: il capitalismo parte all’assalto del globo intero, “”fruga”” in ogni angolo della terra alla ricerca di nuovi ambienti non ancora contaminati da fagocitare e assorbire nella propria sfera d’influenza. Le manifestazioni di “”commercio globale”” (sistema di prestiti esteri, costruzione di ferrovie, guerre e rivoluzioni) sono all’origine dell’imperialismo e dei suoi annessi come il protezionismo e il militarismo. «L’imperialismo è l’espressione politica del processo di accumulazione del capitale nella sua lotta di concorrenza intorno ai residui di ambienti non-capitalistici non ancora posti sotto sequestro. (…) con quanta maggiore energia, potenza d’urto e sistematicità l’imperialismo opera all’erosione delle civiltà non-capitalistiche, tanto più rapidamente toglie il terreno sotto i piedi all’accumulazione del capitale. L’imperialismo è tato un metodo storico per prolungare l’esistenza del capitale, quanto il più sicuro mezzo per affrettarne obiettivamente la fine. (…) Il capitale non soltanto nasce “”sudando da tutti i pori sangue e fango””, ma s’impone gradatamente come tale in tutto il mondo e così prepara, fra convulsioni sempre più violente, il proprio sfacelo» (34). Il libro e la sua tesi, tranne qualche eccezione, come l’entusiastico giudizio di Julian Marchiewski-Karski e Franz Mehring, che definisce Rosa la “”testa più geniale che sia comparsa finora tra gli eredi scientifici di Marx ed Engels”” (55), non ottengono consenso nel movimento socialista europeo: si consolida anche su questo aspetto la leggenda di Rosa Luxemburg come “”donna dai molteplici errori”””” (pag 104-109) [note: (48) Così scrive Luxemburg, ‘Avvertenza’ a Ead. ‘L’accumulazione del capitale’, cit., p. 3: “”Lo spunto al presente lavoro mi è stato dato da un’introduzione in forma popolare all’economia politica che andava da tempo preparando (…). Rimessami al lavoro nel gennaio di quest’anno [1912], dopo le elezioni al Reichstag, col proposito di concludere almeno nelle grandi linee quella volgarizzazione della dottrina economica marxista, mi trovai di fronte a una difficoltà inaspettata: non riuscivo a presentare con sufficiente chiarezza il processo d’insieme della produzione capitalistica nei suoi rapporti concreti e nei suoi limiti storici obiettivi. A un esame più attento, dovetti convincermi che non si trattava di una semplice questione di esposizione, ma di un problema connesso, sul piano teoretico, al contenuto del II libro del ‘Capitale’ e, nello stesso tempo, alla prassi dell’attuale politica imperialistica nelle sue radici economiche””; (49) Ivi, p. 322; (50) Ivi, p. 327; (51) Ivi, p. 479; (52) Ivi, p. 345; (53) Ivi, p. 416; (54) Ivi, pp. 447 e 454; (55) Il giudizio è espresso in un articolo di Mehring pubblicato sulla “”Neue Zeit”” nel luglio 1907 e aggiunge che le “”canzonature”” di Luxemburg “”hanno in ultima analisi radice solo nel fatto che è una donna ad avere questa testa sulle spalle””. La citazione è tratta da P. Frölich, op. cit., p. 173] [Hannah Arendt, Rosa Luxemburg, Mimesis, Milano, 2022]”,”LUXS-089″ “ARENDT Hannah”,”La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme.”,”Hannah Arendt (1906-1975), allieva di Heidegger e Jaspers, emigrata nel 1933 dalla Germania in Francia, dal 1941 ha insegnato in università statunitensi. Arendt segue il processo a Eichmann (catturato a Buenos Aires nel maggio 1960) in qualità di corripondente del New Yorker. Negli articoli per quel giornale sviscera i problemi morali, politici e giuridici che stanno dietro al caso Eichmann.”,”GERN-006-FSD” “ARENZ Horst ASCHE Helmut BIERBAUM Heinz BISCHOFF Joachim FLEISCHER Katja FRACKMANN Edgar GERLACH Ulla GRUSCHEZYK Jochen HASENCLEVER Volker HUMMEL Joe JESCHONNEK Christiane KREIMER Hans-Joachim KROLL Margit KÜMMEL Gudrun KUHLS Hinrich LOHAUS Peter LÜHN Klaus-Dieter MEDITSCH Ulrich MENARD Michael NEUMANN Horst SCHILD Stefan, SCHWIEGELSHON Karl-Heinz SIEBECKE Gerd SPITZ Bobby STAHN Peter UMBACH Detlef WILLIG Brigitte”,”Projekt Klassenanalyse. Leninismus – neue Stufe des wissenschaftlichen Sozialismus? Zum Verhältnis von Marxscher Theorie, Klassenanalyse und revolutionärer Taktik bei W.I. Lenin. 1. Halbband.”,”Einleitung, note, Studien zur Klassenanalyse”,”LENS-067-FL” “ARENZ Horst ASCHE Helmut BIERBAUM Heinz BISCHOFF Joachim FLEISCHER Katja FRACKMANN Edgar GERLACH Ulla GRUSCHEZYK Jochen HASENCLEVER Volker HUMMEL Joe JESCHONNEK Christiane KREIMER Hans-Joachim KROLL Margit KÜMMEL Gudrun KUHLS Hinrich LOHAUS Peter LÜHN Klaus-Dieter MEDITSCH Ulrich MENARD Michael NEUMANN Horst SCHILD Stefan, SCHWIEGELSHON Karl-Heinz SIEBECKE Gerd SPITZ Bobby STAHN Peter UMBACH Detlef WILLIG Brigitte”,”Projekt Klassenanalyse. Leninismus – neue Stufe des wissenschaftlichen Sozialismus? Zum Verhältnis von Marxscher Theorie, Klassenanalyse und revolutionärer Taktik bei W.I. Lenin. 2. Halbband.”,”Einleitung, note, Studien zur Klassenanalyse 2/2″,”LENS-068-FL” “ARETINO Pietro a cura di Paolo PROCACCIOLI”,”Ragionamento. Dialogo.”,”Pietro ARETINO (Arezzo 1492-Venezia 1556) scrittore d’ indole inquieta e violenta, fu temuto per la sua penna velenosa, da principi e sovrani. Sperimentò vari generi portandovi una forte carica eversiva anche dal punto di vista linguistico. Celebri le ‘pasquinate’ contro il governo pontificio, i licenziosi ‘Ragionamenti’ (dialoghi 1534-36), la tragedia L’Orazia (1545) e le commedie. (EUG).”,”VARx-070″ “ARFE’ Gaetano”,”Storia del socialismo italiano 1892 – 1926.”,”Gaetano ARFE’, nato nel 1925, si è laureato in lettere e filosofia all’Univ di Napoli, e si è specializzato in discipline storiche presso l’ Istituto Italiano di Studi Storici, presieduto da Benedetto CROCE e diretto da Federico CHABOD. Attualmente (1965) è titolare della cattedra di Storia del Risorgimento presso la Facoltà di scienze politiche dell’Univ di Firenze. Ha condotto studi e ricerche sulla storia culturale e politica del Mezzogiorno nell’ Ottocento, sulla questione meridionale, sulla guerra di secessione americana e in particolare sulla storia del socialismo italiano ed europeo.”,”MITS-053″ “ARFE’ Gaetano antologia a cura; scritti di Aris ACCORNERO Lelio BASSO Giampiero CAROCCI G.D.H. COLE Enzo COLLOTTI Bettino CRAXI Luigi DE-ROSA Furio DIAZ M. DOBB Vittorio FOA Emilio LUSSU Massimo PACI Giovanni PIRELLI Enzo SICILIANO Antonio SPINOZA Giuseppe TAMBURRANO Domenico TARIZZO Leo VALIANI Bruno WIDMAR Domenico ZUCARO Pietro ZVETEREMICH e altri”,”Mondo Operaio 1956 – 1965.”,”‘Mondo Operaio’ nacque con periodicità settimanale nel 1948. Fondatore e D politico ne era Pietro NENNI e D responsabile Antonio BORGONI. Notizie biografiche di Gaetano ARFE’, Carlo CASTAGNOLI, Francesco DE-MARTINO, Antonio GIOLITTI, Carlo MUSCETTA, Pietro NENNI, Raniero PANZIERI, Giuseppe PETRONIO, Tullio VECCHIETTI. Tra le altre cose c’è una ‘Inchiesta di massa a cura di Aris ACCORNERO’ ‘Gli operai della RIV parlano del consiglio di gestione’ (settembre 1958) e un articolo di Lelio BASSO ‘L’ esperienza sovietica e la dittatura del proletariato’. Altri scritti sono di Giampiero CAROCCI, G.D.H. COLE, Enzo COLLOTTI, Bettino CRAXI, Luigi DE-ROSA, Furio DIAZ, M. DOBB, Vittorio FOA, Emilio LUSSU, Massimo PACI, Giovanni PIRELLI, Enzo SICILIANO, Antonio SPINOZA, Giuseppe TAMBURRANO, Domenico TARIZZO, Leo VALIANI, Bruno WIDMAR, Domenico ZUCARO, Pietro ZVETEREMICH e altri.”,”ITAC-019 ITAC-019-B” “ARFE’ Gaetano con L. RAPONE A. BOSCO D. BIDUSSA A. VARSORI B. GROPPO D. LEFEBVRE M. ZAGARI G. DEVIN W. LOTH R. STEININGER R. SCHNEIDER K. MISGELD L. HAMON A. RIOSA J. OPAT K. KAPLAN A. PANACCIONE F.M. CATALUCCIO W. ALTER A. VENTURI S. COLARIZI”,”I socialisti e l’ Europa.”,”Saggi di G. ARFE’ L. RAPONE A. BOSCO D. BIDUSSA A. VARSORI B. GROPPO D. LEFEBVRE M. ZAGARI G. DEVIN W. LOTH R. STEININGER R. SCHNEIDER K. MISGELD L. HAMON A. RIOSA J. OPAT K. KAPLAN A. PANACCIONE F.M. CATALUCCIO W. ALTER A. VENTURI S. COLARIZI”,”MEOx-017″ “ARFE’ Gaetano, a cura di Donatella CHERUBINI”,”I socialisti del mio secolo.”,”Raccolta di saggi biografici su socialisti italiani, scritti tra il 1958 e il 2001. Ampio spazio è riservato ai ‘padri fondatori’ turatiani, ma ci sono esponenti del meridionalismo, del sindacalismo rivoluzionario, dell’ interventismo democratico, di martiri dell’ antifascismo, di leader politici, militanti, parlamentari, intellettuali. ARFE’ (1925) partecipa giovanissimo alla resistenza, si laurea in lettere (Napoli) e frequenta l’ Istituto Italiano di Studi Storici presieduto da Benedetto CROCE e diretto da Federico CHABOD. Lavora agli arcivi di Stato e all’ Istituto italiano per la storia moderna e contemporanea. Libero docente nel 1964, insegna all’ Università di Bari, Salerno, Firenze, Napoli. Nel 1945 entra nel PSI rimanendovi fino alla metà degli anni 1980. Condirettore di ‘Mondo Operaio’, direttore dell’ Avanti!, menbro della direzione socialista (1972-1984). E’ autore di varie opere (v. retrocopertina). “”Zimmerwaldiano, repubblicano, solidale col disertore Misiano: è quanto basta perché Modigliani diventi in breve giro di tempo oggetto di odio dei monarchici, dei nazionalisti, dei fascisti, il bersaglio di brutali aggressioni. Agli squadristi, che armi alla mano gli impongono di gridare “”viva l’ Italia””, Modigliani risponde che sotto la minaccia non avrebbe gridato neanche “”viva il socialismo””. Vera, al suo fianco, distribuisce ombrellate e lo incoraggia a gran voce: “”Menè, non gridare!””””. (pag 446)”,”MITS-200″ “ARFE’ Gaetano a cura”,”Il socialismo italiano di questo dopoguerra. Il Partito Socialista Italiano nei suoi Congressi. Volume IV: I Congressi dell’ esilio.”,”Il discorso del compagno Tasca: la lotta per la democrazia. “”Ma il terreno di incubazione del fascismo è la crisi. L’ oratore analizza gli spostamenti che la crisi provoca sul piano sociale, fra i ceti medi cui si chiudono le porte del paradiso capitalista e che non vogliono precipitare nell’ inferno proletario (…). Noi possiamo trovarci in questa situazione paradossale che là dove la libertà è un bene effettivo, possiamo; per salvarla, limitare le nostre rivendicazioni sociali, contando su una più alta coscienza politica della classe operaia, là dove la libertà è oppressa possiamo essere condotti a porre invece il problema sociale nella sua integrità o con maggior forza.”” (pag 119)”,”MITS-267″ “ARFE’ Gaetano a cura”,”Storia dell’ Avanti! 2. 1926-1940″,”””All’ unità d’ azione giungono, nell’ estate del 1934, i partiti socialista e comunista dell’ emigrazione italiana. Nessun successo registra invece la nuova politica nei paesi sui quali non incombe imminente la minaccia fascista; e dove i comunisti non rappresentano che esigue minoranze operanti ai margini del movimento operaio. L’ Internazionale comunista sancirà ufficialmente l’ avvenuta svolta nel suo VII Congresso, abbandonando di fatto, senza però sconfessarla, la tesi del “”social-fascismo””, e assegnando ai partiti comunisti nazionali il compito di promuovere in ogni paese larghi schieramenti popolari, in unione non soltanto con i partiti socialisti, ma con tutte le altre forze antifasciste, quale ne sia l’ indirizzo politico. Sul piano diplomatico la svolta ha già avuto la sua rispondenza con l’ avvicinamento tra governi sovietico e francese in funzione antitedesca.”” (pag 108)”,”EDIx-056″ “ARFE’ Gaetano a cura”,”Storia dell’ Avanti! 1. 1896-1926.”,” “”Il 19 luglio, il governo di “”Sua Eccellenza Nutro fiducia””, così l’ Avanti! definisce Facta, cade, e il giornale saluta l’ evento come una vittoria. Pochi giorni prima, Novara socialista era stata presa d’ assalto dalle bande fasciste, e a Cremona i popolari avevano conosciuto anch’ essi la violenza delle squadre emiliane di Balbo e Farinacci. L’ Alleanza del Lavoro, primo e ultimo tentativo di dirigere unitariamente le varie organizzazioni sindacali ai fini della difesa della legalità, aveva proclamato uno sciopero di protesta che si era attuato, e fiaccamente, nel solo Piemonte. In questa situazione, rompendo ogni vincolo di disciplina, Turati va dal re per partecipare alle consultazioni per la formazione del nuovo governo. E per l’ Avanti! questa è una seconda vittoria.”” (pag 191)”,”EDIx-058″ “ARFE’ Gaetano BENEDETTINI Gian Franco GAROSCI Aldo LANDUYT Ariane MARIANELLI Alessandro MARUCCI Valerio PUGLIESE SILVA Vittoria SPADONI Ugo TESORO Marina VALLAURI Carlo VERNASSA Maurizio WORSDORFER Rolf”,”G.E. Modigliani e il socialismo italiano.”,”Scritti di ARFE’ G. BENEDETTINI G.F. DALLA-CHIESA E. GAROSCI A. LANDUYT A. MARIANELLI A. MARUCCI V. PUGLIESE SILVA V. SPADONI U. TESORO M. VALLAURI C. VERNASSA M. WORSDORFER R. “”Durante il corso della XXIV legislatura la fama di Modigliani deputato si era affermata e allargata ben al di là dell’ ambito locale, specialmente per le sue eloquenti e generose perorazioni contro la guerra. Nel congresso tenuto a Bologna dal partito socialista nell’ ottobre 1919, congresso che precedette le elezioni e in cui si trattò anche dei criteri per le candidature, il giovane Romita espresse una opinione generale, osservando che il compagno Modigliani era sì un riformista, ma si era battuto e aveva lottato alla Camera molto meglio di quelli che si dicevano rivoluzionari ma poi non facevano niente. Dopo la sua rielezione perciò Modigliani entrò naturalmente nel comitato direttivo del Gruppo parlamentare socialista, di cui divenne di fatto il portavoce””. (pag 108) “”Una delle prime questioni che si posero alla nuova Camera fu il problema del riconoscimento del Governo sovietico e dell’ ingerenza occidentale nella guerra civile russa. Nella discussione sull’ indirizzo di risposta al discorso della Corona è un socialista, Graziadei, che propone un emendamento per il riconoscimento immediato del Governo Sovietico da parte italiana; tale emendamente viene naturalmente respinto, ma passa almeno, anche per l’ appoggio socialista espresso proprio da Modigliani nella dichiarazione di voto, un o.d.g. Manes (della democrazia sociale), perché in seno al Consiglio Alleato il governo italiano prepari il non intervento in Russia e il riconoscimento del nuovo ordinamento sovietico””. (pag 109)”,”MITS-285″ “ARFE’ Gaetano VENTURA Angelo, saggi di ARFE’ Gaetano VENTURA Angelo, interventi di Leo VALIANI Tommaso DETTI Brunello VIGEZZI Gaetano ARFE’ Idomeneo BARBADORO Leo VALIANI Angelo VENTURA, comunicazioni di Pier Carlo MASINI Luigi MASCILLI MIGLIORINI Umberto GUERINI Adolfo ZAVARONI Luciano SERRA Roberto FEDI RInaldo SALVADORI Alberto M. ROSSI Tommaso DETTI Enrico DECLEVA Lorenzo BEDESCHI”,”Prampolini e il socialismo riformista. Atti del Convegno di Reggio Emilia, ottobre 1978. Vol. 1.”,”Saggi di ARFE’ Gaetano VENTURA Angelo, interventi di Leo VALIANI Tommaso DETTI Brunello VIGEZZI Gaetano ARFE’ Idomeneo BARBADORO Leo VALIANI Angelo VENTURA, comunicazioni di Pier Carlo MASINI Luigi MASCILLI MIGLIORINI Umberto GUERINI Adolfo ZAVARONI Luciano SERRA Roberto FEDI RInaldo SALVADORI Alberto M. ROSSI Tommaso DETTI Enrico DECLEVA Lorenzo BEDESCHI “”Già Labriola, recensendo il lavoro di Traina sulla Morale di Spencer, avvertiva: “”Il positivismo ha per fermo dei lati nuovi ed originali, ed è una manifestazione seria dello spirito moderno, ma al postutto non l’ ha inventata essoproprio la scienza. Se vuole essere qualche cosa, innanzi tutto si collochi al posto suo””; ciò intendendo i limiti di un metodo sperimentale di indagine che volesse porsi come scienza, e cioè comprensiva spiegazione del reale. (…) Queste erano, d’altronde, le critiche mosse da uomini come De Sanctis o A.C. De Meis, che pure avevano con favore guardato al progresse delle scienze in quegli anni””. (pag 65-66)”,”MITS-286″ “ARFE’ Gaetano supervisione scientifica, PISI Guido ideazione e coordinamento generale, CASALI Luciano CATTINI Marco SERENI Umberto comitato scientifico coordinamento delle sezioni, scritti di CATTINI Marco QUINTELLI Carlo MIANI ULUHOGIAN Franca CAPRA Marco BOTTIONI Graziano GENOVESI Giovanni e QUINTAVALLA Paolo MINARDI Marco CATTANEO Angelo ALESSANDRINI Clelia OLIVETTI Anna Paola e ZANETTI Paola COSTANTINI Roberto GHIRETTI Mario CASALI Luciano GAGLIANI Daniella SERENI Umberto BONARDI Pietro GIUFFREDI Massimo”,”Dietro le barricate, Parma, 1922. Mostra Parco ex Eridania, 30 aprile, 30 maggio 1983″,”scritti di CATTINI Marco QUINTELLI Carlo MIANI ULUHOGIAN Franca CAPRA Marco BOTTIONI Graziano GENOVESI Giovanni e QUINTAVALLA Paolo MINARDI Marco CATTANEO Angelo ALESSANDRINI Clelia OLIVETTI Anna Paola e ZANETTI Paola COSTANTINI Roberto GHIRETTI Mario CASALI Luciano GAGLIANI Daniella SERENI Umberto BONARDI Pietro GIUFFREDI Massimo”,”ITAD-049″ “ARFE’ Gaetano”,”Storia dell’ Avanti!”,”Nasce nel 1896 come quotidiano dei lavoratori italiani e organo del partito socialista. Si interrompe con l’ascesa del fascismo. Riprende all’estero come ‘Nuovo Avanti’ e porta avanti la politica di unificazione socialista e di unità d’azione con il partito comunista. Nel 1917 si apre per l’Avant! un periodo nuovo, con la crisi di Caporetto e la rivoluzione in Russia “”Nonostante la scarsità di notizie, la solidarietà dell’Avanti! con la rivoluzione è immediata e senza riserve. Lunghe precedenti campagne antizariste, condotte dallo stesso giornale, avevano preparato i socialisti italiani a circondare di ammirazione e di affetto i rivoluzionari russi. La condotta dei bolscevichi durante la guerra era valsa a ridare nuovo vigore agli antichi sentimenti e a essi si guarda già durante la prima fase della rivoluzione come ai veri futuri protagonisti. Il governo Kerenski è considerato dall’Avanti!, fin dal primo momento, come transitorio e comunque non tale da rappresentare lo spirito della rivoluzione in marcia. Alla rivoluzione proletaria non si addice un governo borghese, afferma il giornale, esprimendo al tempo stesso la propria fiducia nei bolscevichi. Così, già nell’estate del 1917, i rappresentanti dei Soviet, giunti in Italia col permesso dei governi dell’Intesa per invocare la solidarietà dei socialisti italiani col governo Kerenski e con la guerra «democratica», erano stati accolti a Torino da grida inneggianti a Lenin e a Trotzki. Gli stessi nomi, e quelli dei loro maggiori collaboratori, appaiono ora circondati da un alone di leggenda. Comincia per l’Avanti! la faticosa caccia a ogni notizia, a ogni voce che si riferisca ai fatti di Russia, e i commenti e le osservazioni che le accompagnano sono talvolta ingenui, ma sempre caldi di entusiasmo. L’idea di una nuova Internazionale che rompa tutti i ponti col passato e della quale i rivoluzionari russi siano il nucleo, comincia naturalmente a farsi strada, prima ancora che si abbia notizia di analogo progetto da parte dei bolscevichi. Si riaccende contemporaneamente il dibattito sui problemi di natura ideologica, dai quali discende la grande strategia rivoluzionaria. E’ Bordiga, innanzi tutto, che dai fatti russi trova conferma di una sua antica linea di pensiero, fatta in realtà di astratto estremismo nel quale il gusto per la deduzione paradossalmente rigorosa prevale su ogni altro interesse. In questo stesso periodo, appare sull’Avanti! la voce del gruppo dirigente della sezione socialista torinese, entro il quale, uno posto di particolare rilievo occupa Antonio Gramsci. Di Gramsci è un suggestivo articolo, apparso il 25 luglio del 1918, nel quale, con linguaggio più hegeliano che leninista, si indaga sulla intima ragione per la quale l’«utopia» bolscevica è passata nel regno della realtà. Sono anche di Gramsci altri interessanti tentativi di analizzare, al lume dell’esperienza leninista, alcuni dei maggiori problemi politici della società italiana. Serrati stesso, sotto il nome di Ariste Tormenti, Panfilo Gentile, numerosi altri collaboratori, più spesso nascosti da pseudonimi, intervengono in questa prima presa di contatto con i problemi scaturiti dalla rivoluzione russa, mentre l’Avanti! cerca di soddisfare l’appassionato interesse dei suoi lettori, pubblicando scritti e lettere di Lenin, Trotzki, di Radek, considerazioni e informazioni sulla rivoluzione e i suoi capi, di Barbusse, di Rolland, di Reed, di Weiss, di Rappoport.”” (pag 115-116)”,”MITS-460″ “ARFÉ Gaetano”,”Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896 (di Federico Chabod).”,”Il primo volume apparso del programma ISPI è opera di Federico Chabod ed è volto a chiarire quali fossero “”le basi, materiali e morali”” dalla quali la politica estera era destinata a svilupparsi. Si tratta cioè di una larga analisi delle condizioni generali d’Italia tra il ’70 e il’96, con lo sguardo costantemente rivolto alla posizione di essa in Europa, ed agli nflussi ideali e politici che dall’Europa si esercitano su di essa. (pag 861)”,”ITQM-003-FGB” “ARFÈ Gaetano, a cura di Franca ASSANTE”,”Storia dell’Avanti!”,”Gaetano Arfè, nato a Somma Vesuviana il 12 novembre 1925, laureato in Lettere e in filosofia presso l’Università di Napoli, ha frequentato quale borsista l’Istituto Italiano per gli Studi storici, presieduto da Benedetto Croce e diretto da Federico Chabod. Funzionario degli Archivi di Stato nelle sedei di Genova, Napoli dove si è diplomato in Paleografia e diplomatica e ha collaborato alla ricostruzione dei registri della Cancelleria angioina distrutti da soldati tedeschi, e poi per lungo tempo di Firenze. Conseguita la libera docenza in Storia contemporanea, ottiene l’incarico di tale disciplina presso le Università di Bari e poi di Salerno. Iscritto al partito socialista nel 1945, segue Saragat nella scissione di palazzo Barberini.”,”MITS-034-FL” “ARFÉ Gaetano”,”Storia del Socialismo italiano (1892-1926).”,”Gaetano Arfé, nato a Somma Vesuviana il 12 novembre 1925, laureato in Lettere e in filosofia presso l’Università di Napoli, ha frequentato quale borsista l’Istituto Italiano per gli Studi storici, presieduto da Benedetto Croce e diretto da Federico Chabod. Funzionario degli Archivi di Stato nelle sedei di Genova, Napoli dove si è diplomato in Paleografia e diplomatica e ha collaborato alla ricostruzione dei registri della Cancelleria angioina distrutti da soldati tedeschi, e poi per lungo tempo di Firenze. Conseguita la libera docenza in Storia contemporanea, ottiene l’incarico di tale disciplina presso le Università di Bari e poi di Salerno. Iscritto al partito socialista nel 1945, segue Saragat nella scissione di palazzo Barberini.”,”MITS-040-FL” “ARFÉ Gaetano; BERTI Nico”,”La leadership morale di Filippo Turati (Arfé); Merlino, un precursore del lib/lab (Berti).”,”Socialismo per turati è un ordine di libertà e di giustizia verso cui la storia spinge…. Dalla sua concezione del partito deriva il mondo in cui Turati concepisce la funzione di chi ne la la rappresentanza.”,”MITS-010-FGB” “ARGAMAKOW Igor”,”Morte da cani. Piccola storia stalinista.”,”Calvario vissuto sessat’anni fa da Alexej Alexandrovic, ufficiale di antica famiglia aristocratica, arrestato la notte del 26/09/1939 e scomparso per sempre negli impenetrabili meandri del sistema repressivo sovietico. Igor Argamakow, alias Argamante, è un russo-polacco naturalizzatosi italiano durante la guerra. Per trent’anni dirigente alla Olivetti, poi uomo d’affari e console onorario del Sud Africa, vive a Trieste, dove si dedica a ricerche storiche.”,”RUSS-081-FL” “ARGENTERI Letizia”,”Tina Modotti. Fra arte e rivoluzione.”,”Letizia Argenteri è professore di Storia nel Dipartimento di ‘Social Sciences’ al San Diego Mesa College e ‘scholar’ affiliata all’UCLA. Nativa di Bollate (Milano), si è laureata in Lingue e Letterature Straniere a Milano. Ha pubblicato tra l’altro ‘Il re borghese. Costume e società nell’Italia di Vittorio Emanuele III’ (Mondadori, 1994).”,”BIOx-004-FSD” “ARGENTIERI Federigo”,”Budapest ’56. La rivoluzione calunniata.”,”Federigo ARGENTIERI, studioso di storia e di politica internazionale, insegna alla John Cabot University di Roma e all’ Università di Firenze. Nella nota 6 si fa riferimento al nostro opuscolo ‘Ungheria. Necessità di un bilancio’.”,”MUNx-025″ “ARGENTIERI Federigo a cura, saggi di Adriano GUERRA Lapo SESTAN Antonio MISSIROLI Renzo DAVIDDI George SCHÖPFLIN Mauro MARTINI Francesco LEONCINI Federigo ARGENTIERI”,”La fine del blocco sovietico.”,”Saggi di Adriano GUERRA Lapo SESTAN Antonio MISSIROLI Renzo DAVIDDI George SCHÖPFLIN Mauro MARTINI Francesco LEONCINI Federigo ARGENTIERI. Federigo ARGENTIERI è responsabile per le ricerche sull’ Europa centro-orientale del CEPSI. Ha scritto varie opere. “”Una parte di questo mito vuole che l’ America (non gli Stati Uniti, ma l’ America) sia una specie di “”super-Europa””, una terra dove sono destinati a scomparire tutti gli impacci, le piccole frustrazioni e gli obblighi meschini cui sono soggetti gli individui in Europa, dove la libertà, le opportunità offerte e le scelte da compiere sono illimitate. Da qui deriva il fatto che le aspettative europee nei confronti dell’ America siano grandissime, come se l’ America stessa incarnasse il sogno di un’ Europa alternativa. Naturalmente si tratta di un ruolo che gli Stati Uniti non possono ricoprire; (…). Nello stesso tempo tra Europa e Stati Uniti esistono differenze molto profonde che spesso vengono colte solo parzialmente”” (pag 150 saggio di George SCHÖPFLIN)”,”EURC-058″ “ARGENTIERI Federigo GIANOTTI Lorenzo”,”L’ Ottobre ungherese.”,”ARGENTIERI Federigo ha studiato i problemi dei paesi ‘socialisti’ dapprima a Budapest presso il Bureau della Federazione della gioventù democratica e poi all’ Istituto Gramsci di Roma. GIANOTTI Lorenzo, senatore, ha pubblicato ‘Automobile, crescita zero’, ‘Trent’anni di lotte alla Fiat’ (De Donato). Si è anche occupato di politica estera seguendo i problemi del movimento pacifista. “”Sulle lezioni da trarre dal caso Rajk, Rakosi fu estremamente chiaro in un discorso all’ assemblea dei quadri comunisti di Budapest e sobborghi. Innanzitutto le confessioni avevano dimostrato che gli imperialisti americani, nel quadro della politica antisovietica, si proponevano l’ obiettivo più circoscritto di “”strappare le democrazie popolari dall’ alleanza con l’ Unione Sovietica””. (…) La lotta alla diversione e al sabotaggio doveva essere considerata un fondamentale impegno di ogni giorno. L’ affermazione “”noi siamo nella stessa posizione in cui ci troveremmo con il mitologico drago dalle sette teste: non abbiamo il tempo di tagliare una testa che un’ altra ricresce””, era una parafrasi della tesi di Stalin sull’ inasprimento della lotta di classe man mano che il socialismo si sviluppava. Infine Rakosi lanciò un avvertimento alle altre democrazie popolari e ai partiti comunisti: le confessioni avevano reso evidente che si stavano “”tessendo piani analoghi a qullo per l’ Ungheria”” in altri paesi. Occorreva procedere ovunque con la stessa determinanzione con la quale l’ Ungheria si era posta sul terreno della vigilanza “”rivoluzionaria””. Peraltro, Rakosi fece redigere una lista di circa trecento comunisti stranieri, che sarebbero stati coinvolti in qualche modo nell’ affare Rajk. Tra questi vi sarebbero stati una sessantina di francesi solo due italiani: uno era Giuliano Pajetta, che fu amico di Rajk dalla guerra di Spagna e fu escluso dal Comitato Centrale del PCI nel congresso del 1951; l’ altro addirittura Luigi Longo, vicesegretario del PCI, il quale si era trovato nella stessa baracca con Rajk nel campo di concentramento del Vernet, dopo la sconfitta della Repubblica spagnola. Il grande rito inquisitorio era compiuto. Esso ebbe gravi conseguenze internazionali””. (pag 62-63)”,”MUNx-033″ “ARGENTIERI Federigo”,”L’ Europa centro-orientale e la Nato dopo il 1999. Il nuovo assetto politico strategico dell’ Europa.”,”ARGENTIERI F. insegna presso l’ Università di Firenze e la John Cabot University dfi RToma. Da molti anni si occupa di storia contemporanea e di questioni politico-strategiche relative all’ Europa centrale e orientale. Con il CeMiSS ha già pubblicato ‘L’ Ucraina, nuovo architrave della sicurezza europea’ (CeMiss papers, 1999). Il CeMiSS è il Centro Militare di Studi Strategici (Ministero della Difesa) fondato nel 1987. Si avvale dell’ opera di esperti civili e militari, italiani ed esteri. Estonia, Lettonia e Lituania. “”Similmente a quasi tutti i paesi cosiddetti dell’ Est, i baltici ottennero l’ indipendenza nel 1918 in seguito al crollo degli Imperi centrali e alla notevole contrazione territoriale di quello russo successiva alla sconfitta e alla rivoluzione bolscevica. Il 23 agosto 1939, le clausole segrete del patto di non aggressione russo-tedesco stipularono l’ annessione all’ Urss di molti dei territori perduti dalla Russia durante e dopo la Prima guerra mondiale, comprese le repubbliche baltiche dove nell’ estate 1940, con cinque anni di anticipo sul resto dell’ Europa centro-orientale, furono sperimentate le tecniche di presa del potere da parte dei partiti comunisti locali attraverso l’ eliminazione, fisica o politica, di tutti coloro che vi opponevano. Sul piano formale, l’ ingresso nell’ Unione delle repubbliche socialiste sovietiche avvenne in seguito a “”elezioni””, vinte dai partiti comunisti locali grazie a brogli, intimidazioni e deportazione forzata di interi settori della popolazione, e alla richiesta, presentata nell’ estate del 1940, di annessione all’ Urss.”” (pag 58-59)”,”EURC-085″ “ARGENTIERI Federigo GIANOTTI Lorenzo”,”L’ Ottobre ungherese.”,”ARGENTIERI Federigo ha studiato i problemi dei paesi ‘socialisti’ dapprima a Budapest presso il Bureau della Federazione della gioventù democratica e poi all’ Istituto Gramsci di Roma. GIANOTTI Lorenzo, senatore, ha pubblicato ‘Automobile, crescita zero’, ‘Trent’anni di lotte alla Fiat’ (De Donato). Si è anche occupato di politica estera seguendo i problemi del movimento pacifista. “”A base delle difficoltà del nuovo corso vi erano altri motivi. Lo scontro tra Nagy e Rákosi accresceva l’ incertezza; peraltro in agosto Farkas rientrò nella Segreteria del partito, grazie ad una petizione firmata da vari membri del CC. I segnali contradditori che provenivano dal vertice; anziché riaprire una dialettica di posizioni alla base, accrebbero la paralisi in apparati disabituati alle differenze e alla battaglia politica aperta. Anche l’ atteggiamento sovietico in campo economico appariva oscillante. Nel 1954 furono sciolte le “”società miste””. Tuttavia Mosca non era disposta ad allargare i cordoni della borsa, anzi “”i negoziati con l’ URSS, che si conclusero con un accordo nel gennaio 1955, mostrarono che l’ Unione sovietica non era disposta a fornirci se non circa il 50 per cento del materiale che ssa aveva esportato in Ungheria l’ anno precedente, ossia soltanto il 36 per cento della merci da noi richieste””.”” (pag 90) “”Emergevano anche le cifre delle esecuzioni. Secondo la “”France Presse””: “”474 dirigenti comunisti di sinistra e nazionali, socialdemocratici e sindacalisti sono stati impiccati, fucilati o sono morti nelle prigioni di Rákosi tra il 1945 e il 1953″”, mentre complessivamente le vittime sarebbero state 20 mila. In questa situazione venivano annunciati il processo e la condanna all’ergastolo di Gábor Péter. I torturatori cominciavano ad essere giudicata. Tutto ciò incoraggiava l’ evoluzione della coscienza collettiva sociale””. (pag 91)”,”UNGx-009″ “ARGENTIERI Federigo, saggi di GUERRA Adriano SESTAN Lapo MISSIROLI Antonio DAVIDDI renzo SCHÖPFLIN George MARTINI Mauro LEONCINI Francesco”,”La fine del blocco sovietico.”,”Federico Argentieri è responsabile per le ricerche sull’Europa centro-orientale del CESPI. Ha scritto L’Ottobre ungherese, in collaborazione con L. Gianotti, e Intervista a M. Vásárhlyi. É membro fondatore dell’Istituto per la storia della rivoluzione ungherese del 1956, sorto a Budapest nel gennaio 1990. Renzp Daviddi lavora come economista presso la Direzione generali per gli Affari economici e finanziari della Commissione delle Comunità europee a Bruxelles. Ha pubblicato numerosi saggi sulle economie dei paesi dell’Europa centro-orientale e dell’Unione Sovietica. Adriano Guerra, giornalista e storico, è autore di numerosi libri e saggu sull’URSS, sull’Europa orientale e sul movimento comunista. Fra i suoi principali lavori, Gli anni del Cominform, Dopo Breznev, Il giorno che Chruscev parlò. Francesco Leoncini si occupa da oltre vent’anni di storia e politica dell’Europa centro-orientale con particolare riferimento alla Cecoslovacchia. Ha pubblicato tra l’altro: La questione dei Sudeti 1918-1938, L’opposizione all’Est 1956-1981, Che cosa fu la Primavera di Praga?. Lavora all’Università di Venezia. Mauro Martini, redattore capo alla rivista ‘MondOperaio’ e redattore del bimestrale ‘L’Europa ritrovata’, è autore del volume Le mura del Cremlino. Negli ultimi anni ha tradotto in italiano gran parte della produzione pubblicistica dell’ex opposizione democratica in Polonia. Antonio Missiroli ha studiato e si è perfezionato in Storia contemporanea alla Scuola normale superiore di Pisa. Dopo essere stato borsista presso diverse università tedesco-occidentali, è attualmente ricercatore della sezione Europa del CRS. Ha scritto saggi e articoli sui partiti socialisti europei e sulla storia e la cultura dei paesi di lingua tedesca. George Schöpflin insegna Istituzioni politiche dell’Europa orientale presso la London School of Economics e la School of Slavonic and East European Studies dell’Università di Londra. Il suo libro più recente è la raccolta di scritti In Search of Central Europe. Lapo Sestan è ricercatore presso il Dipartimento di studi dell’Europa orientale dell’Istituto universitario orientale di Napoli. Ha pubblicato su riviste e libri vari saggi sulla politica estera sovietica. Ha curato il volume CESPI, La politica estera della perestrojka.”,”EURC-017-FL” ” ARGENTIERI Federigo”,”Ungheria 1956. La rivoluzione calunniata.”,”Federigo Argentieri è responsabile per le ricerche sull’Europa centro-orientale del CESPI. Ha scritto L’Ottobre ungherese, in collaborazione con L. Gianotti, e Intervista a M. Vásárhlyi. É membro fondatore dell’Istituto per la storia della rivoluzione ungherese del 1956, sorto a Budapest nel gennaio 1990. F.Argentieri insegna alla John Cabot University di Roma e all’Università di Firenze.”,”MUNx-003-FL” ” ARGENTIERI Federigo”,”Budapest 1956. La rivoluzione calunniata.”,”Federigo Argentieri è responsabile per le ricerche sull’Europa centro-orientale del CESPI. Ha scritto L’Ottobre ungherese, in collaborazione con L. Gianotti, e Intervista a M. Vásárhlyi. É membro fondatore dell’Istituto per la storia della rivoluzione ungherese del 1956, sorto a Budapest nel gennaio 1990. F. Argentieri insegna alla John Cabot University di Roma e all’Università di Firenze.”,”MUNx-004-FL” “ARGENTIERI Federigo”,”Ungheria 1956: La Rivoluzione calunniata.”,”Federigo Argentieri è responsabile per le ricerche sull’Europa centro-orientale del CESPI. Ha scritto L’Ottobre ungherese, in collaborazione con L. Gianotti, e Intervista a M. Vásárhlyi. É membro fondatore dell’Istituto per la storia della rivoluzione ungherese del 1956, sorto a Budapest nel gennaio 1990. F.Argentieri insegna alla John Cabot University di Roma e all’Università di Firenze.”,”MUNx-009-FL” ” ARGENTIERI Federigo”,”Budapest 1956. La rivoluzione calunniata.”,”Federigo Argentieri è responsabile per le ricerche sull’Europa centro-orientale del CESPI. Ha scritto L’Ottobre ungherese, in collaborazione con L. Gianotti, e Intervista a M. Vásárhlyi. É membro fondatore dell’Istituto per la storia della rivoluzione ungherese del 1956, sorto a Budapest nel gennaio 1990. F.Argentieri insegna alla John Cabot University di Roma e all’Università di Firenze.”,”MUNx-015-FL” “ARGENTIERI Federigo”,”Il proletariato contro la dittatura. Protagonisti e interpreti del 1956 ungherese.”,”Quarta edizione di un testo uscito per la prima volta 25 anni fa, nel novembre 1996, come allegato al quotidiano ‘L’Unità’ con il titolo ‘Budapest 1956 – La rivoluzione calunniata’. La terza edizione amplikata e riveduta uscì quindici anni fa nel 2006 in occasione del cinquantesimo del ’56 ungherese. “”L’analisi qui sviluppata costituiva una risposta a quelle tendenze anarco-trotskiste così temute da Giovanni Russo, presenti in misura trascurabile all’interno della rivoluzione, che vedevano semplicemente l’aspetto soviettista e antiburocratico del sollevamento e consideravano il pluripartitismo come un orpello superfluo, se non una degenerazione borghese: tali posizioni avevano trovato eco tanto in Jugoslavia, in particolare nel discorso sull’Ungheria pronunciato il 7 dicembre 1956 dall’ideolgo E. Kardelj davanti all’Assemblea federale di Belgrado (15), quanto in Ocidente, presso alcuni gruppi della sinistra libertaria, come ad esempio il francese ‘Socialisme ou Barbarie’, all’interno di questi ultimi si verificava un’ulteriore diffenziazione, tra chi (anarchici) esaltava la spontaneità e la multiformità dell’auto-organizzazione di massa e chi (trotskisti) rimproverava gli operai di non essersi dotati di un’avanguardia cosciente (16)”” (pag 118-119) [(16) Si vedano rispettivamente C. Castoriadis, ‘La rivoluzione contro la burocrazia’, vol. II, Milano, Sugarco, 1979, pp. 65-73 e 114-116, e A. Anderson, ‘Ungheria ’56 – La comune di Budapest – I Consigli Operai’, Milano, Zero in Condotta, 1990; inoltre C. Lefort, ‘L’invention démocratique’, Paris, Fayard, 1981, specie pp. 224-225. Le classiche posizioni trotskiste sono espresse da Lotta comunista , ‘Ungheria 1956. Necessità di un bilancio’, Milano, 1986] Federigo Argentieri, laureato in Scienze politiche all’Università La Sapienza di Roma e PhD in Storia contemporanea all’Elte di Budapest.”,”MUNx-074″ “[ARGENTON Mario PIASENTI Paride, testi]”,”Cos’è stata la resistenza. Dalla caduta del fasciso alla costituente repubblicana.”,”Dono di RP Il materiale è tratto da un volume curato dal Corpo Volontari della Libertà (CVL) ‘L’Italia dal fascismo alla costituente repbblicana’, testi di Mario Argenton e Paride Piasenti, utilizzato per gentile concessione dello stesso CVL.”,”ITAR-373″ “ARGERI Dante”,”La dialettica dissacrata. Le ragioni della crisi del marxismo.”,”””La dialettica è … l’anima del marxismo, sicché metterla in discussione equivale senz’altro a contestare le smisurate ambizioni teorico-pratiche del così detto «socialismo scientifico»”” (pag 7, prefazione di Pellicani) “”Torno a ripeterlo: porre al centro dell’attenzione il problema dei nessi esistenti tra marxismo e totalitarismo leninista non significa necessariamente pensare che era nelle intenzioni di Marx e di Lenin la creazione di quel sistema di schiavitù generale di Stato chiamato a torto «socialismo reale»”” (pag 9, idem) Nota 24 pag 142 “”Marx fu ossessionato per tutta la vita dal problema della «inversione della coscienza», del ‘quid-pro-quo’, dell’abbaglio alla rovescia la realtà delle cose. Parallelamente, attraverso tutta l’opera ricorre il motivo dell”impulso a confessare’, ossia del «segreto rivelato», dell’ «arcano» o del «mistero» finalmente scoperto o confessato ecc. ecc. Queste ossessioni hanno avuto, fino ad un certo punto, una funzione euristica positiva (ad es. la scoperta della illusione ideologica), per altro verso hanno travolto l’autore, facendogli sisteticamente leggere nelle cose i propri problemi. Sul nesso, in Marx, tra opera e psicologia personale, siamo fondamentalmente d’accordo con le fini osservazioni del Topitsch (‘Per una critica del marxismo’, Bulzoni, Roma, 1977, pagg. 162-174), specialmente). In particolare appare estremamente verosimile l’episodio – riportato da Topitsch – dell?incontro con il tenente Techow, durante il quale Marx, in preda all’ebbrezza, rivela la sua smania di potere e il suo sostanziale disprezzo per gli uomini”” (sic!)”,”TEOC-002-FB” “ARGERI Dante”,”La dialettica dissacrata. Le ragioni della crisi del marxismo.”,”Dante Argeri, nato a Tripoli nel 1940, ha studiato filosofia alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Insegnante nelle scuole secondarie, ha collaborato alle riviste Filosofia, L’Est, Critica sociale. Nel 1972 ha collaborato con l’Istituto Srorico della Resistenza di Cuneo, interessandosi alla realtà concentrazionaria nazista.”,”TEOC-117-FL” “ARIAS Adelardo Fernandez”,”La agonia de Madrid, 1936-1937. Diario de un supervivente.”,”ARIAS Adelardo Fernandez ‘El duende de la Colegiata’, è stato un testimone dell’ assedio di Madrid schierato dalla parte dei franchisti. Calcoli sull’ evacuazione della città di Madrid: “”Così, il calcolo dell’ evacuazione è impraticabile. La prima volta che si ordinò non poté realizzarsi. Ora, dato il suo carattere urgente, non si realizzerà. Basta riflettere un attimo in “”ciò che significa l’ Ordinanza””. Madrid ha oggi circa un milione e mezzo di abitanti. Dato che l’ evacuazione comprende i minori di venti e i maggiori di quarantacinque anni, considerando le eccezioni che l’ ordine specifica, si può calcorare – molto imprecisamente – una “”cifra rotonda”” di: 300.000 persone, quantità minima, a confronto con il totale della popolazione. Calcolando che in ciascun camion dello sgombero salgano: trenta persone, sarebbero necessari per evacuare le 300 mila persone: 10 mila camion! Posti in fila, quando il primo si trova a Valencia, l’ ultimo sarebbe ancora a Madrid.”” (pag 171)”,”MSPG-126″ “ARICÓ José M.”,”Marx y América Latina.”,”Pubblicata per la prima volta nel 1980, questa di Aricó è considerata un’opera fondatrice del pensiero marxista latinoamericano e costituisce uno dei testi centrali di José Aricó. Come sostiene Horacio Crespo nella prefazione a questa edizione: “”Ha aperto una prospettiva radicalmente nuova in uno spazio di riflessione e dibattito intorno a un problema capitale e, tra l’altro, attuale oggi attraverso schizzi nuovi, originali e veramente controversi: le forme specifiche di ricezione del socialismo in America Latina””. A partire da una lettura contestuale dell’opera di Karl Marx, attraverso la quale i testi si illuminano e si interrogano a vicenda, José Aricó propone una prospettiva critica e originale dalla quale avvicinarsi alle cause dell’elusione dell’America Latina nel pensiero di Marx e, contemporaneamente, indagare le ragioni del disaccordo secolare tra socialismo e continente latinoamericano. Lungi dal mero esercizio filologico, la brillante delucidazione dei contorni precisi di questi problemi consente all’autore di interrogarsi sulla natura e l’autonomia della politica all’interno del lavoro e della tradizione marxista. A trent’anni dalla sua prima edizione, le pagine di Marx e dell’America Latina ci permettono anche di recuperare l’audacia intellettuale e lo spirito politico creativo di José Aricó, che non ha smesso di “”lavorare su Marx”” per evidenziare la sua rilevanza. Bolivar. Marx vedeva in Bolivar una imitazione del bonapartismo. L’articolo su Bolivar fu chiesto da Dana per il New York Daily Tribune, e venne scritto da Marx con il contributo di Engels. Esso avrà una strana fortuna. Quasi sconosciuto fino al 1934, quando fu incluso nelle edizioni russe delle opere di Marx Engels, Aníbal Ponce lo riscoprì per i lettori di lingua spagnola pubblicandolo nel primo numero della sua rivista ‘Dialéctica’, nel marzo del 1936. Dal 1937 in avanti fece parte della raccolta di lavori di Marx ed Engels su ‘La rivoluzione spagnola’, anche se non sono state inserite note al testo da parte dell’editore. Tuttavia nel 1951 il dirigente americano William Z. Foster lo citò favorevolmente nel suo testo ‘Outline Political History of the Americas’, che però fu inserito con una sorta di accettazione acritica non tanto dei testi di Marx ma delle tendenze storiografiche sovietiche (pag 157-159)”,”AMLx-194″ “ARIEMMA Iginio”,”La casa brucia. I Democratici di Sinistra dal PCI ai giorni nostri.”,”ARIEMMA, torinese, negli anni settanta è stato segretario del PCI a Torino e negli anni 1980 segretario regionale del Veneto. Dopo vari incarichi a livello nazionale è stato responsabile dell’ ufficio stampa con A. NATTA e poi con A. OCHETTO. Oggi si occupa di questione settentrionale e di federalismo.”,”PCIx-056″ “ARIENZO Alessandro”,”Alle origini del conservatorismo politico inglese. George Savile e la restaurazione Stuart.”,”Alessandro Arienzo ha conseguito il dottorato in Storia del pensiero politico europeo moderno e contemporaneo presso l’Università degli Studi di Perugia. Collabora con l’università di Napoli Federico II.”,”UKIx-002-FMB” “ARIENZO Alessandro BORRELLI Gianfranco”,”Emergenze democratiche, ragion d Stato, governance, gouvernementalité.”,”Alessandro Arienzo è ricercatore in Storia delle Dottrine politicjhe presso l’Università degli Studi “”Federico II””, si occupa della ‘ragion di stato’ e del machiavellismo nella teoria politica inglese del Cinque e Seicento. Gianfranco Borrelli insegna Filosofia politica e Storia delle dottrine politiche nella stessa Università. Si è occupato della letteratura politica della ragion di Stato e della teoria politica di Thomas Hobbes: Marx. Il conflitto tra potere legislativo e potere governativo nello stato moderno “”L’altro testo che richiamo all’attenzione è lo scritto di Marx del 1843, che costituisce il serrato confronto con i paragrafi della ‘Rechtphilosophie’ di Hegel. Una critica determinata della nozione hegeliana di stato, ove da un canto Marx esalta la centralità del potere legislativo in quanto principale mediazione all’introduzione della novità politica: contemporaneamente, il potere legislativo viene criticato in quanto strumento intrinsecamente contraddittorio poiché, a modo di vedere di Marx, la funzione legislativa rimane di fatto contrapposta alla funzione rappresentativa, politico-astratta, ed alla stessa costituzione. In tale contesto, Marx pone in evidenza un’altra contraddizione che emerge dai testi hegeliani, anche questa direttamente rispondente alle condizioni effettive di funzionamento dello stato moderno, il conflitto tra potere legislativo e potere governativo (‘gesetzgehende Gewaltl Regierungsgewalt’): «Il potere legislativo ha fatto la Rivoluzione francese; esso, là dove ha dominato nella sua specialità, ha fatto, in genere, le grandi rivoluzioni organiche generali; esso non ha combattuto la costituzione, ma una particolare costituzione antiquata, precisamente perché il potere legislativo è stato il rappresentante del popolo, della volontà generale. Per contro il potere governativo ha fatto le piccole rivoluzioni, le rivoluzioni retrograde, le reazioni; esso non ha fatto la rivoluzione per una nuova costituzione contro una invecchiata, ma contro la costituzione, precisamente perché il potere governativo è stato il rappresentante della volontà particolare, soggettiva, della parte magica della volontà (…). Poiché Hegel ha già rivendicato alla sfera della società civile il potere della “”polizia”” e il “”potere giudiziario””, il ‘potere governativo’ non è nient’altro che l’amministrazione, ch’egli sviluppa come ‘burocrazia’ (…). Nel ‘potere governativo’ abbiamo sempre ‘due cose’: l’azione reale e la ragion di Stato di questa azione, come un’altra coscienza reale che, nella sua totale struttura, è la burocrazia (30)”” (pag 36-37) [Alessandro Arienzo Gianfranco Borrelli, ‘Emergenze democratiche, ragion d Stato, governance, gouvernementalité’, Giannini editore, Napoli, 2011] [(30) ‘Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico’, in ‘Opere filosofiche giovanili’, traduzione e note di G. Della Volpe, Roma, 1963, pp. 67-70 e 133] “”In accordo con Tocqueville, che aveva già richiamato le preoccupazioni di Jefferson, Marx segnala i pericoli posti nell’esercizio del potere legislativo in quanto funzione che sancisce una realtà separata dalla società civile. Per questa via, lo stato politico può portare al ‘dispotismo’ di una parte della nazione che riesce a conquistare per via elettorale la maggioranza dei consensi. Inoltre, viene analizzata e denunciata la funzione del potere governativo-esecutivo, assimilato alle funzioni proprie della ragion di Stato. È questo l’annuncio della crisi che rimane destinata, secondo Marx ad attraversare in permanenza il parlamentarismo di tipo rappresentativo: da una parte, le difficoltà nell’attivare un congegno democratico diretto per la presa di decisione politica nel merito dei bisogni che riguardano soggetti e popolazioin; dall’altra parte, il ricorso inevitabile a Luigi Bonaparte, come Marx descriverà negli scritti sulle lotte di classe in Francia e ne ‘Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte’. Vale a dire la necessità da parte di chi detiene il comando politico di ricorrere periodicamente ed inevitabilmente ad una forza concentrata che svolga la funzione decisionale senza alcuna autorizzazione legittimante da parte della popolazione. Ed ancora un altro elemento viene sottolineato da Marx: il potere governativo-esecutivo dello stato moderno produce in permanenza, quindi sui tempi quotidiani dell’esercizio del potere politico, il fenomeno della burocrazia della grande impresa statale con la esplicita finalità di realizzare insieme consenso e controllo su di una parte della società civile grazie a forme governamentali di attivo coinvolgimento di parti notevoli della popolazione: «In un paese come la Francia, in cui il potere esecutivo ha sotto di sé un esercito di più di mezzo milione di funzionari, e dispone quindi continuamente in modo assoluto di una massa enorme di interessi e di esigenze; in cui lo Stato, dalle più ampie manifestazioni della vita fino ai movimenti più insignificanti, dalle sue forme di esistenza più generali sino alla vita privata, avvolge la società borghese, la controlla, la regola, la sorveglia e la tiene sotto tutela: in cui questo corpo di parassiti, grazie alla più straordinaria centralizzazione, acquista una onnipresenza, una onniscienza, una più rapida capacità di movimento e una agilità che trova il suo rispettivo soltanto nello stato di dipendenza e di impotenza e nell’incoerenza informe del vero corpo sociale; si capisce che in un paese simile l’Assemblea nazionale, insieme alla possibilità di disporre dei posti ministeriali, perdesse ogni influenza reale, a meno che non avesse in pari tempo semplificato l’amministrazione dello Stato, ridotto il più possibile l’esercito degli impiegati, in una parola, fatto in modo che la società civile e l’opinione pubblica creassero i loro propri organi, indipendenti dal potere governativo. L’interesse materiale della borghesia francese è precisamente legato nel modo più stretto al mantenimento di quella grande e ramificata macchina statale. Qui essa mette a posto la sua popolazione superflua: qui essa completa, sotto forma di stipendi statali, ciò che non può incassare sotto forma di profitti, inmteressi, renditi e onorari. D’altra parte il suo interesse politico la spingeva ad aumentare di giorno in giorno la repressione, cioè i mezzi e il personale del potere dello Stato. .. Così la borghesia francese era spinta dalla sua stessa situazione di classe, da un lato ad annientare le condizioni di esistenza di ogni potere parlamentare, e quindi anche del suo proprio, dall’altro lato a rendere irresistibile il potere esecutivo che le era ostile» (31)”” (pag 37-39) [Alessandro Arienzo Gianfranco Borrelli, ‘Emergenze democratiche, ragion d Stato, governance, gouvernementalité’, Giannini editore, Napoli, 2011] [(31) K. Marx, ‘Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte’, in ‘Opere scelte’, Roma, 1966, pp. 526-527]”,”TEOP-040-FMB” “ARIENZO Alessandro CARUSO Dario a cura; saggi di Bruno ACCARINO Alessandro ARIENZO Giovanni ARRIGHI Lorenzo BERNINI Gianfranco BORRELLI Fabienne BRUGERE Dario CARUSO Giuseppe DI-MARCO Furio DI-PAOLA Roberto FINELLI Luc FOISNEAU Carlo GALLI Marco GEUNA Simona GIACOMETTI Guillaume LEBLAND Marie GAILLE-NIKODIMOV Bruno MORONCINI Paolo NAPOLI Carlo NITSCH Pasquale PASQUINO Asher SALAH Maurizio ZANARDI”,”Conflitti.”,”Contiene il saggio di Roberto Finelli ‘Il conflitto di Marx tra moderno e postmoderno’ (pag 151-168)”,”TEOS-040-FMB” “ARIES Philippe”,”Le temps de l’ histoire.”,”””La concezione marxista della Storia si basa su delle medie, senza riguardo alle singolarità del momento, se questo non è lo stato dello sviluppo economico”” (pag 42) “”Il materialismo dialettico è stato la tentazione di una coscienza globale della storia (…)”” (pag 43)”,”STOx-076″ “ARIÈS Philippe”,”Storia della morte in Occidente.”,”Philip Ariès (1914-1984), uno tra i maggiori storici francesi del XX secolo, è autore di molti saggi tra i quali, tradotto in italiano: ‘Padri e figli nell’Europa medievale e moderna’ (1960).”,”STOS-225″ “ARIFF Mohamed FAROUK Omar SIDDIQUI M.N. MAN Zakariya MASTURA Michael O. RAHARDJO M.D. PITSUWAN Surin MANNAN M.A.”,”Islam e finanza. Religione musulmana e sistema bancario nel Sud-est asiatico.”,”Bimb, Bank Islam Malaysia Berhad (pag 82)”,”ASIE-034″ “ARISI-ROTA Arianna, a cura di MassimoCACCIARI”,”Profughi.”,”Dedica: ‘ai profughi di ogni tempo e luogo’ ‘Donne, bambini, anziani: sono gli attori di un dramma ormai al centro di nuova attenzione, protagonisti di un fermo-immagine che comunica incredulità, rassegnazione, dignità. Quadro-icona dell’esilio ottocentesco, I Profughi di Parga di Francesco Hayez racconta l’abbandono forzato del luogo natale e il trauma collettivo e individuale dello sradicamento. Ma i gesti, gli sguardi smarriti che ci catturano in questo dipinto si fanno oggi carne viva, coinvolgendo lo spettatore dei nostri giorni come quello di allora, poiché sono gli stessi, di quelli a noi così familiari, dei profughi afghani e ucraini, e di coloro che a centinaia sbarcano sulle coste delle nostre isole’. Arianna Arisi Rota ha insegnato Storia dell’Italia contemporanea: l’Ottocento e History of Diplomacy nel Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Pavia. Tra le sue pubblicazioni: Il processo alla Giovine Italia in Lombardia, 1833-1835 (Angeli, 2003); Formare alle professioni. Diplomatici e politici (a cura di, Angeli, 2009). Con il Mulino ha pubblicato anche I piccoli cospiratori. Politica ed emozioni nei primi mazziniani (2010), 1869: il Risorgimento alla deriva. Affari e politica nel caso Lobbia (2015), e Risorgimento. Un viaggio politico e sentimentale (2019). “”Al tempo di Hayez le partenze dei profughi sono prevalentemente imbarchi su navi – volontari o coatti – oppure fughe via terra, a piedi o con mezzi di fortuna. Le direttrici dell’esilio, se si escludono destinazioni nel continente come la Svizzera, il Belgio, la Francia o l’Inghilterra, sono opposte a quelle dei nostri giorni, vanno cioè dall’Europa verso hub insulari quali Corfù e Malta, e raggiungono spesso la sponda del Nord Africa: l’Algeria francese, oppure l’Egitto e la Tunisia, territori ancora legati alla Porta ottomana. Alcuni Stati come l’Impero asburgico e lo Stato Pontificio prevedono persino la deportazione a vita negli Stati Uniti o in Sud America, una strategia pensata per recidere i legami affettivi e materiali dei nemici politici, espellendoli così dal consorzio civile europeo. Spesso salpare e abbandonare tutto per cercare di salvare la vita può voler dire essere catturati in mare e conoscere mesi di detenzione prima di tornare ad errare nel Mediterraneo in cerca di un approdo: è quanto accade ad alcuni tra i profughi dei moti dell’Italia centrale del 1831 – lo stesso anno in cui Hayez espone a Brera – imbarcatisi ad Ancona sull’ ‘Isotta’, una nave malmessa battente bandiera pontificia, subito intercettata da una corvetta austriaca al comando dell’ammiraglio Francesco Bandiera e condotti in carcere a Venezia. Da qui, verranno nuovamente imbarcati con destinazione Marsiglia, correndo il rischio di essere in realtà trasportati in Algeria”” (pag 98-99) [Esiste qualcuno costretto a fuggire, da sempre e ovunque. I profughi di Parga è un dipinto olio su tela del 1831 (grande quasi due metri per tre, iniziato nel 1816) del grande artista italiano Francesco Hayez (Venezia, 1791-Milano, 1882). Si trova nella Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia. Mostra un gruppo di profughi greci in fuga da Parga, piccolo comune greco sull’Adriatico proprio sotto l’attuale Albania, dopo che gli inglesi nel 1819 lo avevano ‘venduto’ all’impero ottomano. Fu esposto subito e per la prima volta al pubblico all’Accademia di Brera. A primavera 2021 il Parlamento ellenico in piazza Sintagma lo ha ospitato per la mostra sul bicentenario della rivoluzione d’indipendenza greca. Il dipinto è ancor più prezioso perché cattura la dimensione intermedia in una migrazione (tanto più se forzata), la sospensione tra la vita che c’era e quella che sarà, tra la normalità quotidiana e un nuovo, stordente senso di alienazione. Insomma l’asimmetria e la diacronia del fenomeno migratorio. Il libro, il saggio della professoressa Arianna Arisi Rota:. ‘I profughi’. Ogni sapiens delocalizzato (forcibly displaced people) è condannato a una condizione (non scelta, nemmeno un poco, e spesso conseguente a una fuga avventurosa) governata dall’arbitrarietà e dalla contingenza. Immaginate da Hayez quasi due secoli fa, le genti di Parga ci parlano delle decine di milioni di altri uomini e donne che hanno avuto la medesima condanna, prima e dopo, degli altri che ancora ora l’hanno o la avranno. La bella interessante collana ‘Icone’ della casa editrice Il Mulino (già una quindicina di titoli) consente di narrare e leggere alcune brevi colte riflessioni scaturite da un’immagine, pensieri provocati da quella specifica immagine, qui la tela sui profughi greci di Hayez esaminata da una notevole esperta. Il saggio della professoressa Arianna Arisi Rota. La docente di storia contemporanea, Storia delle rivoluzioni nel Mediterraneo dell’Ottocento e History of Diplomacy, presso l’Università di Pavia Arianna Arisi Rota (1964) prende spunto dai personaggi rassegnati e dignitosi di un quadro-icona degli esili ottocenteschi (divenne un caso internazionale, come noto molto se ne occupò Foscolo) per affrontare il trauma dello sradicamento, di ogni delocalizzazione forzata. Il volume è appunto dedicato ‘ai profughi di ogni tempo e luogo’, risultando suddiviso in sei capitoli con le note in fondo a ciascuno. Nei primi due l’autrice contestualizza storicamente la decisione inglese nelle vicende mediterranee e documenta la tenace resistenza dei ‘pargioti’. Il terzo (che contiene anche un inserto fotografico a colori, di documentazione visiva) affronta la committenza del quadro e la ‘solidarietà creativa’ emersa attraverso l’asse Berchet-Hayez. Nel quarto e nel quinto il quadro viene acutamente meticolosamente analizzato. Si cerca di rispondere innanzitutto alla domanda sui dolori reali di vivi e morti rappresentati da quel grande pittore, fotoreporter a distanza e ‘genio democratico’ (Mazzini). Continui sono i riferimenti, i dati ulteriori e le comparazioni geopolitiche con situazioni analoghe o storie successive di rifugiati. Il titolo del sesto capitolo segnala, così, una dimensione frequente e ‘senza tempo: partenze, respingimenti, accoglienze’. Come i profughi di Parga, presto dimenticati da quella stessa opinione pubblica internazionale che si era mobilitata per la loro causa, il destino di molti rifugiati finisce rapidamente nell’oblio, bloccandoli per anni in tendopoli e campi concepiti per transitare, non per vivere. Così, il viaggio dei profughi, quello interiore, quello che non finisce mai, è tutto lì, nella tela. La scommessa di Hayez, fare pittura civile, è vinta. (https://librieparole.it/recensioni/7591/profughi-arianna-arisi-rota/)”,”CONx-008-FSD” “ARISTARCO Guido”,”Il dissolvimento della ragione. Discorso sul cinema.”,”Guido Aristarco è nato a Mantova, il 7 ottobre 1918. Ha diretto ‘Cinema Nuovo’ e la rivista-collana ‘Cinema’. Si è occupato come saggista e critico di letteratura sul cinema. Ha pubblicato varie opere tra cui ‘L’arte del film’. Il libro si apre con il capitolo ‘Marx, il cinema e la critica del film. A mo’ di prefazione e proposta di lavoro’ (pag 13-129) “”Se vuoi godere dell’arte, devi essere una persona educata all’arte’ (Marx ) (pag 13) Fondo originale Tarcisio Parlanti”,”EDIx-002-FAP” “ARISTOFANE”,”Tutte le commedie. Gli acarnesi. I Cavalieri. Le nuvole. Le vespe. La pace. Gli uccelli. Lisistrata. Le Tesmoforiazuse. Le rane. Le donne a Parlamento. Pluto.”,”ARISTOFANE visse tra il 445 e il 385 aC e iniziò a scrivere le sue prime commedie in un momento particolarmente drammatico per la città, Atene coinvolta nello scontro con Sparta nella guerra del Peloponneso. Questa realtà e la preoccupazione per il declino della forza e della ricchezza di Atene sono costantemente presenti nell’ opera di ARISTOFANE che si scaglia con le armi della satira contro coloro che considera responsabili. Celebre l’ attacco contro SOCRATE (Le nuvole) considerato un corruttore di giovani. A lungo sottovalutato, fu riscoperto verso la fine del ‘700 e apprezzato particolarmente da NIETZSCHE.”,”VARx-027″ “ARISTOFANE, a cura di Dario DEL CORNO Giulio GUIDORIZZI Carlo PRATO Massimo VETTA Giuseppe ZANETTO”,”Commedie.”,”Aristofane le notizie biografiche ci provengono da fonti che si possono far risalire all’attività dei grammatici di epoca ellenistica. Fra le poche notizie ulteriori si possono ricordare il nome del padre, Filippo, e il demo di appartenenza, Citadene. La data di nascita è incerta; di norma viene collocata verso il 445/44 a.C., anche se per alcuni studiosi essa andrebbe anticipata intorno al 450. La data di morte più probabile è il 386/85.”,”VARx-148-FL” “ARISTOFANE”,” Le Commedie.”,”Aristofane le notizie biografiche ci provengono da fonti che si possono far risalire all’attività dei grammatici di epoca ellenistica. Fra le poche notizie ulteriori si possono ricordare il nome del padre, Filippo, e il demo di appartenenza, Citadene. La data di nascita è incerta; di norma viene collocata verso il 445/44 a.C., anche se per alcuni studiosi essa andrebbe anticipata intorno al 450. La data di morte più probabile è il 386/85. Benedetto Marzullo (1923) ha studiato a Firenze, con Giorgio Pasquali. Dal 1953 ha insegnato melle Università di Firenze, Padova, Cagliari, Bologna, Roma. Ha istituito nel 1966 la rivista Museum Criticum, pubblicandone trentacinque annate; dal 1970 è nel Comitato coordinatore di Philologus. Dal 1969 ha promosso e guidato a Bologna quel Corso di laurea in Disciplina delle Arti, della Musica e dello Spettacolo DAMS, che oggi ha prodotto repliche straripanti nelle patrie Università, ha collaborato alla creazione di un’analoga e perfezionata struttura a Berlino.”,”VARx-255-FL” “ARISTOFANE, a cura di Raffaele CANTARELLA”,”Lisistrata.”,”Le sole date sicure della vita di Aristofane sono quelle di alcune fra le quaranta commedie che egli compose… (pag IX, premessa). Nacque in Atene ebbe tre figli, anch’essi poeti ma di scarso rilievo. Non partecipò alla vita politica attiva e non ricoprì alcuna carica. Dopo l’eccezionale successo delle ‘Rane’ fu insignito della corona dell’olivo sacro di Pallade, che era onore pari alla corono d’oro per i cittadini benemeriti. Morí poco dopo la rappresentazione della sua ultima commedia, probabilmente nel 385, a sessant’anni circa. (pag IX) ‘Trovare un mezzo per fare cessare finalmente l’inutile guerra fratricida, tra Atene e Sparta, che da vent’anni insanguina e distrugge l’Ellade intera, ecco il pensiero che da lungo tempo angoscia la ateniese Lisistrata (1). Ma la guerra, sono gli uomini a deciderla e a farla; anche se lutti e sofferenze ricadono sullle donne incolpevoli: madri, spose, figlie, sorelle. E che cosa mai possono fare, per opporsi, le povere donne? Ma Lisistrata ha avuto un’idea geniale. Le donne salveranno gli uomini , anche se non vogliono. Per ricondurli alla ragione (e alla pace) esse vieteranno oramai il talamo ai mariti; e li ammetteranno solo quando avrannopromesso di fare la pace. Gli uomini dovranno capitolare: e la nuova incruenta guerra delle donne vincerà la sanguinosa guerra degli uomini…’ (pag V) (1) Anche questo è nome allusivo: ‘colei che distrugge gli eserciti'”,”VARx-012-FAP” “ARISTOTELE a cura di Franco AMERIO”,”Etica nicomachea.”,”Secondo PLATONE la virtù viene concepita come il dominio della ragone sulla passione. Per un altro verso, viene concepita, come l’ intendeva SOCRATE, come conoscenza del bene, sapienza. La virtù è scienza. Per ARISTOTELE la virtù è il giusto mezzo tra due vizi opposti, l’ eccesso o il difetto di passione. Il giusto mezzo sarà stabilito dalla ragion pratica. Quindi virtù come equilibrio, come medietà.”,”FILx-152″ “ARISTOTELE, a cura di Enrico BERTI e Cristina ROSSITTO”,”Il libro primo della “”Metafisica””.”,”Gli esperti sanno il che ma non il perché. “”Orbene, in rapporto all’ agire, sembra che l’ esperienza non differisca affatto dall’ arte, anzi noi vediamo che gli esperti conseguono an che un successo maggiore rispetto a quelli che hanno la ragione delle cose senza avere l’ esperienza (e il motivo di ciò sta nel fatto che l’ esperienza è conoscenza del particolare, mentre l’ arte è conoscenza dell’ universale, e tutte le attività pratiche e produttive si occupano del particolare, giacché il medico non ha sotto cura l’ uomo se non in via accidentale, ma ha sotto cura Callia o Socrate o qualche altro individuo designato con tale appellativo e a cui è cosa accidentale essere uomo; se, pertanto, qualcuno ha la ragione del fatto senza l’ esperienza, e conosce l’ universale, ma ignora il particolare che è in esso, molte volte sbaglia la cura, perché è proprio il particolare quello che bisogna curare); ciò nonostante, però, noi siamo del parere che il sapere e l’ intendere siano proprietà piuttosto dell’ arte che dell’ esperienza, e consideriamo quelli che hanno l’ arte più sapienti di quelli che hanno l’ esperienza, giacché, in tutti, la sapienza consegue piuttosto alla conoscenza: e ciò è dovuto al fatto che gli uni conoscono la causa, gli altri no.”” (pag 57-58)”,”FILx-328″ “ARISTOTELE”,”Opere. Volume sesto. Metafisica.”,”Opere (volume primo): introduzione e indice dei nomi a cura di Gabriele GIANNANTONI “”Tenendo presente che all’inizio abbiamo distinto in quanti modi noi definiamo la sostanza e che uno di questi modi è l’essenza, proprio su questa dobbiamo soffermare la nostra attenzione. E in primo luogo dobbiamo fare, a proposito di essa, alcune precisazioni di carattere dialettico, osservando cioè, che l’essenza di ciascuna cosa è ciò che si afferma essere di per sé. Così, il tuo essere non si identifica affatto col tuo essere-musico, giacché tu non sei musico per il semplice fatto che esisti. Dunque, la tua essenza è ciò che tu sei di per te. Ma neppure è essenza tutto ciò che è di per sé (…)”” (pag 189)”,”FILx-487″ “ARISTOTELE, a cura di Roberto RADICE”,”Aristotele.”,”Roberto Radice (Busto Arsizio, 1947) è professore ordinario di Storia della filosofia antica all’Università Cattolica di Milano. E’ direttore di collane per le edizioni Vita e pensiero e Edizioni Bibla, Milano. Movimento eterno e tempo infinito “”(…) il primo motore muove di un movimento eterno e per un tempo infinito. E’ certo, pertanto, che esso è indivisibile, sprovvisto di parti e di grandezza”” (Fisica, 266 a 10)”” (pag 122)”,”FILx-541″ “ARISTOTELE, a cura di Renato LAURENTI”,”Il trattato sull’economia.”,”””nessuno cura gli affari altrui allo stesso modo che i propri, sicché, per quanto è possibile, conviene prendersene cura da sé”” (pag 18)”,”FILx-001-RC” “ARISTOTELE, a cura di Renato LAURENTI”,”Politica.”,”Testo fondamentale di tutta la tradizione politica occidentale. “”La ‘politeia’ (…) è la costituzione in cui convengono, in maniera più vistasa, ricchi e poveri, le due classi fondamentali di ogni ‘polis”” (pag XVII) Aristotele: Forme politiche. “”Ma bisogna paralre un po’ più a lungo sulla natura di ciascuna di queste costituzioni: l’argomento presenta alcune difficoltà ed è proprio di chi in ogni investigazione segue un metodo scientifico e non guarda solo all’aspetto pratico non tralasciare né trascurare alcunché, bensì chiarire la verità su ogni cosa. La tirannide, come s’è detto, è una monarchia che esercita potre dispotico sulla comunità politica: c’è oligarchia quando sono sovrani del regime coloro che hanno proprietà, democrazia, al contrario, quando lo sono coloro che non possiedono grandi proprietà, ma sono poveri”” (pag 85)”,”FILx-002-FC” “ARISTOTELE, a cura di Antonio RUSSO”,”La Fisica.”,”””Tutto ciò che cangia, cangia o per accidente, (…) oppure si dice che una cosa cangia, semplicemente per il fatto che cangia solo qualche parte di essa….”” (pag 125)”,”FILx-001-FRR” “ARISTOTELE, a cura di Armando PLEBE”,”Grande etica – Etica eudemia.”,”””È dunque evidente dalle cose che abbiamo detto che tutti riportano la felicità a tre generi di vita: quello politico, quello filosofico e quello edonistico”” (pag 105) [Etica Eudemia]”,”FILx-002-FRR” “ARISTOTELE, a cura di Manara VALGIMIGLI”,”Poetica.”,”””È dunque evidente dalle cose che abbiamo detto che tutti riportano la felicità a tre generi di vita: quello politico, quello filosofico e quello edonistico”” (pag 105) [Etica Eudemia]”,”FILx-003-FRR” “ARISTOTELE”,”Generazione e corruzione.”,”””Dinanzi ai contrasti dei predecessori Aristotele scrive: «… il motivo di questo contrasto di opinioni è nel fatto che una cosa va studiata nella sua totalità, mentre di fatto gli uni e gli altri si trovano a non indagare che una parte”” (1). In questa affermazione è implicita tutta la giustificazione della ragione sintetica dominante l’opera aristotelica, e del suo spirito sistematico”” (pag 9, introduzione) (1) 1, 7. 323b 17″,”FILx-006-FRR” “ARISTOTELE, a cura di Antonio RUSSO”,”Metafisica.”,”””Si dicono «opposti» la contraddizione, i contrari, i relativi, la privazione, lo stato e i punti di partenza e di arrivo dei processi di generazione; inoltre, tutte le cose che non possono essere contemporaneamente presenti nel medesimo sostrato che le riceve (…)”” (pag 141)”,”FILx-032-FRR” “ARISTOTELE, a cura di Carlo Augusto VIANO”,”Politica e Costituzione di Atene.”,”””Bisogna innanzitutto stabilire se la monarchia costituisca un solo genere o se si differenzi in generi diversi; ed è facile accorgersi che essa comprende più generi in ognuno dei quali il comando si esercita in modo diverso. Nella costituzione spartana il regno è più che in ogni altro luogo ispirato al rispetto delle leggi, sicché ad esso non spetta l’autorità assoluta, ma solo il comando supremo nella condotta della guerra, quando l’esercito è uscito in territorio straniero, e l’assoluto potere nelle pratiche di culto. Questo tipo di regno è, perciò, una specie di supremo comando militare il cui titolare non viene nominato da nessuno ed è di durata perpetua. Infatti i re non hanno diritto di vita e di morte, se non in qualche tipo particolare di regno, per esempio nelle età antiche quando si trattava di spedizioni militari dove valeva la legge della forza. Lo testimonia Omero: infatti Agamennone sopportava le ingiurie nell’assemblea, ma era padrone della vita dei suoi quando l’esercito usciva in battaglia. Dice il poeta: «Per chi dalla mischia assente trovi vano sarà l’esser sfuggito a cani ed avvoltoi ché da me la morte avrà» (31) Questo è l’unico tipo di regno che possa essere considerato un comando militare vitalizio che può essere assegnato in base alla nascita o in base ad un’elezione. Oltre a questa vi è un’altra specie di monarchia che è propria di molti popoli barbari. Essa ha un potere molto affine a quello delle tirannidi, sebbene sia leggitima e trasmessa per diritto ereditario. Infatti questi popoli barbari, essendo più servili dei Greci (ed i popoli asiatici sono più servili di quelli europei), sopportano senza difficoltà un potere dispotico esercitato su di loro. Per queste ragioni questi regni sono tirannici, sebbene siano sicuri in quanto sono fondati sulla legge e sulla trasmissione ereditaria. (…) Questi sono due tipi di monarchia, ma ce n’è ancora un terzo che vigeva presso gli antichi Greci, praticato da quei sovrani chiamati ‘esimneti’. Si tratta, per così dire, di una tirannide elettiva che differisce da quella che in vigore presso i barbari non perché non sia legale, ma perché non è fondata sul diritto ereditario. (…) Questa sovranità ha un duplice carattere: è tirannica in quanto viene esercitata dispoticamente ed è regia in quanto è di carattere elettivo ed è esercitata con il consenso dei sudditi. Un quarto tipo di monarchia è quella che sorse nei tempi eroici e che, secondo la legge era, ereditaria e basata sul consenso dei sudditi. I primi re furono in genere i primi benefattori del popolo che trasse giovamento dalle loro arti o dalla loro perizia di condottieri in guerra o che, ancora fu da essi raccolto in comunità politica e per mezzo di essi poté procurarsi il territorio; per questo essi diventarono re con il consenso del popolo e poterono trasmettere il loro potere ai discendenti. (…) Queste dunque sono le quattro specie di regno. 1. quello dei tempi eroici (fondato sul consenso e dotato di poteri ben definiti: il comando militare, il potere giudiziario e l’autorità religiosa); 2. quello barbarico (che è legale, dispotico ed ereditario); 3. quello che si chiama ‘esimnetia’ (che è una tirannide elettiva); 4. il tipo spartano di regno (che, in parole semplici, è il comando militare ereditario e vitalizio). Queste quattro specie di regno differiscono tra loro per le caratteristiche che abbiamo messo in luce; 5. il tipo che si ha quando una sola persona è signora di tutto; in questo caso essa ha un’autorità simile a quella che un popolo o una città, a regime familiare, ha sopra gli interessi comuni. Come, infatti, l’economia è una specie di regno della casa, così il regno esercitato su di una città o su di un popolo è l’economia esercitata su di una città o su più città”” (pag 161-163) Aristotele, ‘Politica e Costituzione di Atene’, a cura di Augusto Viano, Utet, Torino, 1955 La citazione pare tratta da ‘Iliade’, II 301, segg., ma non è esatta e pare contaminata con una reminiscenza imprecisa del passo XV, 348 sgg.]”,”FILx-010-FMB” “ARISTOTELE, a cura di Giovanni REALE”,”La metafisica. Vol. I.”,”Aristotele nacque nel 384/3 a.C., da genitori greci, a Stagira, libera pòlis vicina alla penisola Calcidica, colonia di Calcide o, secondo altri, di Andros. Il padre, Nicomaco, era medico e secondo alcuni fu il medico personale del re di Macedonia Aminta III, uno dei predecessori di Filippo II. La madre, Festide, era originaria di Calcide, nell’isola Eubea, dove possedeva una casa nella quale Aristotele si rifugiò prima di morire. É probabile che il padre sia morto quando Aristotele era ancora in tenera età, perchè questi da bambino fu allevato da un certo Prosseno di Atarneo (città greca dell’Asia minore), forse marito di sua sorella (Arimnesta) e padre di Nicanore, che Aristotele nel testamento nominerà suo erede. All’età di 17 anni, cioè 367/6, Aristotele si recò ad Atene, dove entrò a far parte dell’Accademia di Platone e vi rimase vent’anni, cioè fino al 348/7, anno della morte di Platone. Scrisse opere di etica, politica, raccolte sul pensiero generale, pensiero politico in generale, genesi della politica, costituzioni, problemi particolari, costituzione degli Ateniesi. Aristotele morì nel 322/1 a Calcide.”,”FILx-164-FL” “ARISTOTELE, a cura di Giovanni REALE”,”La metafisica. Vol. II.”,”Aristotele nacque nel 384/3 a.C., da genitori greci, a Stagira, libera pòlis vicina alla penisola Calcidica, colonia di Calcide o, secondo altri, di Andros. Il padre, Nicomaco, era medico e secondo alcuni fu il medico personale del re di Macedonia Aminta III, uno dei predecessori di Filippo II. La madre, Festide, era originaria di Calcide, nell’isola Eubea, dove possedeva una casa nella quale Aristotele si rifugiò prima di morire. É probabile che il padre sia morto quando Aristotele era ancora in tenera età, perchè questi da bambino fu allevato da un certo Prosseno di Atarneo (città greca dell’Asia minore), forse marito di sua sorella (Arimnesta) e padre di Nicanore, che Aristotele nel testamento nominerà suo erede. All’età di 17 anni, cioè 367/6, Aristotele si recò ad Atene, dove entrò a far parte dell’Accademia di Platone e vi rimase vent’anni, cioè fino al 348/7, anno della morte di Platone. Scrisse opere di etica, politica, raccolte sul pensiero generale, pensiero politico in generale, genesi della politica, costituzioni, problemi particolari, costituzione degli Ateniesi. Aristotele morì nel 322/1 a Calcide.”,”FILx-165-FL” “ARISTOTELES (ARISTOTELE)”,”La politica.”,”Collana ‘Libros celebres españoles y extranjeros’ direttore letterario V. BLASCO IBAÑEZ “”Non conviene affermare in modo assoluto, come alcuni fanno, che la democrazia consiste in quella forma di governo in cui è signore il popolo; perché a volte nelle oligarchie è la maggioranza che ha la signoria.”” (pag 125)”,”TEOP-193″ “ARKOUN Mohammed”,”La filosofia araba.”,”ARKOUN M è autore di molti libri sulla religione e sulla filosofia islamica.”,”VIOx-159″ “ARMACOST Michael H.”,”Friends or Rivals? The Insider’s Account of U.S.-Japan Relations.”,”Michael H. Armacost è presidente di The Brookins Institution, è stato ambasciatore in Giappone (1989-1993) e sottosegretario di stato per gli affari politici (1984-89) e ambasciatore nelle Filippine. Ha pubblicato ‘The Politics of Weapons Innovation’ e ‘The Foreign Relations of the United States’.”,”RAIx-327″ “ARMANI Giuseppe BEZZA Franco BIAGIANTI Ivo CARPANETTO Dino CERRUTI Marco LANDI Fiorenzo MICHELI Gianni PAGLIERO Giovanni RAO Anna Maria RICUPERATI Giuseppe SABA Franco SALVADORI Roberto G. SCOTTI Aurora, testi di”,”Storia della società italiana. Parte quarta. Volume XII. Il secolo dei lumi e delle riforme.”,”””La rivalutazione della terra e la polemica contro le bardature feudali erano motivi non meno cari ai ‘philosophes’ che ai fisiocrati (e non casualmente Quesnay collabora all’Enciclopedia), ma l’orientamento dei secondi per il potere assoluto e per una società fondata sulla disuguaglianza era destinato a suscitare le critiche dei primi e Voltaire arriverà a scrivere «che un solo uomo sia proprietario di tutte le terre, è un’idea mostruosa» (74) (ciò che non gli impedirà di valutare positivamente il decreto «fisiocratico» che stabiliva, nel settembre del 1774, a opera del Turgot, la libertà del commercio dei grani all’interno del regno e la libertà di importazione). Mettere in evidenza le astrattezze e quasi si direbbe le ingenuità delle dottrine fisiocratiche è agevole e già a suo tempo il Galiani avanzò critiche acute e penetranti (75), che non è qui il caso di ripercorrere. Ed è anche da ricordare che, nonostante le adesioni che ricevette e gli entusiasmi che in molti suscitò, la teoria rimase tale e non ebbe applicazioni che potessero darne una verifica convincente, nemmeno nel Baden dove fu ufficialmente adottata. Tutto questo non deve far dimenticare, però, che, dall’altro lato, la fisiocrazia rappresenta una delle prime elaborazioni razionali e in sé coerenti di un «modello economico». Un modello, oltretutto, che, nel caso specifico, prefigura l’organizzazione capitalistica. Un secolo più tardi Marx scriverà: «Il sistema fisiocratico è la prima concezione sistematica della produzione capitalistica» (76) e, sottolineando l’importanza di aver compreso e posto in primo piano il processo di accumulazione necessario al capitale per i suoi investimenti periodici, antepone a quelle di Adam Smith i meriti dei fisiocrati, anche se essi, a suo dire, hanno confuso il ciclo del denaro con il corso del denaro e anche se non sono riusciti a vedere che il processo di accumulazione non appartiene solo all’agricoltura, ma anche ad altre attività a cominciare da quella manifatturiera-industriale e ha la sua radice non nel tipo di produzione che si privilegia rispetto alle altre, ma nel modo con il quale una certa società organizza la produzione (77). Non solo, ma la fisiocrazia, pur restando separata dalla realtà (prezzi e salari dovunque sono in ascesa continua, anche se non regolare, nel Settecento, e sarebbe sufficiente questo fenomeno, non dovuto a ragioni protezionistiche o non dovuto solo a quelle, al contrario di ciò che ritenevano i seguaci di Quesnay, per rendere inapplicabile la teoria), esprime, in modo indiretto ed efficace al tempo stesso, le aspirazioni, che potremmo chiamare genericamente «borghesi» (ma condivise anche da più di un nobile), di molti proprietari agricoli a un uso più libero delle loro terre e dei prodotti che ne ricavano, a un possesso non condizionato dagli usi civici e a un commercio che garantisca maggiori guadagni”” [Ivo Biagianti – Roberto G. Salvadori, ‘Il riformismo leopoldino in Toscana’, (in) ‘Storia della società italiana. Parte quarta. Volume XII. Il secolo dei lumi e delle riforme’, Teti editore, Milano, 1989] [(73) v. F. Diaz, Filosofia e politica nel Settecento francese’, Torino, 1973; (74) Ivi, cit., a p. 395, n. 2; (75) v. F. Diaz, ‘Filosofia e politica’, cit., pp. 411-418; (76) K. Marx, ‘Il Capitale’, Roma, 1970, L. II, sez. III, cap. XIX, par. I; (77) Ivi, L. I., sez. I, cap. I, par. 4; L. I, sez. V, cap. XIV; L. I, sez. VII, cap. XXII, par. 2; L. II, sez II., cap. X; L. II, sez. II, cap. XVII, par. I]”,”ITAG-029-FL” “ARMAO Fabio PARSI Vittorio Emanuele a cura; coordinamento scientifico: Fabio ARMAO Massimo M. BEBER Luigi BONANATE Lorenzo ORNAGHI V.E. PARSI Alessandro ROMAGNOLI Donato ROMANO Roberto ZOBOLI, collaborazione di Vittorio ANGIOLINI Fabio ARMAO Massimo M. BEBER Nicola BELLINI Simona BERETTA Giampiero BIANCHI Luigi BONANATE Giuliana BOSSI ROCCA Anna CAFFARENA Marco CESA Sergio CHILLE’ Ian CLARK Alessandro COLOMBO Silvio COTELLESSA Massimo DE-LEONARDIS .Raimondo FASSA Marcella FAVRETTO Guido FORMIGONI Marinella FUMAGALLI MERAVIGLIA Gabriella PAGLIANI Vittorio Emanuele PARSI Nicoletta PAVESI Andrea PETTINELLI Roberto POLIDORI Riccardo REDAELLI Alessandro ROMAGNOLI Donato ROMANO Franca RONCAROLO Rocco Walter RONZA Francesco ROSSINI Meri SALATI Pascal SERRES Giorgio VECCHIO Ezio VISCONTI Laura ZANFRINI Roberto ZOBOLI”,”Società internazionale. Vocabolario.”,”Coordinamento scientifico: Fabio ARMAO Massimo M. BEBER Luigi BONANATE Lorenzo ORNAGHI V.E. PARSI Alessandro ROMAGNOLI Donato ROMANO Roberto ZOBOLI, collaborazione di Vittorio ANGIOLINI Fabio ARMAO Massimo M. BEBER Nicola BELLINI Simona BERETTA Giampiero BIANCHI Luigi BONANATE Giuliana BOSSI ROCCA Anna CAFFARENA Marco CESA Sergio CHILLE’ Ian CLARK Alessandro COLOMBO Silvio COTELLESSA Massimo DE-LEONARDIS .Raimondo FASSA Marcella FAVRETTO Guido FORMIGONI Marinella FUMAGALLI MERAVIGLIA Gabriella PAGLIANI Vittorio Emanuele PARSI Nicoletta PAVESI Andrea PETTINELLI Roberto POLIDORI Riccardo REDAELLI Alessandro ROMAGNOLI Donato ROMANO Franca RONCAROLO Rocco Walter RONZA Francesco ROSSINI Meri SALATI Pascal SERRES Giorgio VECCHIO Ezio VISCONTI Laura ZANFRINI Roberto ZOBOLI”,”RAIx-340″ “ARMAO Fabio”,”Capire la guerra.”,”Fabio Armao (Palermo 1957) è ricercatore di Relazioni internazionali presso il Dipartimento di Studi politici dell’Università di Torino. Si occupa delle forme di violenza e delle alternative pacifiste. È autore di saggi e articoli pubblicati anche su ‘Teoria politica’ di cui è membro del comitato di redazione, e su ‘Rivista italiana di scienza politica’ ‘Il nucleo centrale del volume, che consiste nell’analisi di un campione 67 guerre internazionali combattute tra il 1815 e il 1980, ha costituito l’argomento della tesi di dottorato in scienza politica da me concluso nel 1989, ma da allora ha subito numerose modifiche’ (pag 13)”,”QMIx-001-FMB” “ARMATI Cristiano”,”Cuori rossi. La storia, le lotte e i sogni di chi ha pagato con la vita il prezzo delle proprie idee. Dagli eccidi di contadini e operai nel dopoguerra all’esecuzione di Valerio Verbano e Peppino Impastato, dai caduti del ’77 alla morte di Carlo Giuliani.”,”ARMATI Cristiano è nato nel 1974 a Roma la città dove vive e scrive. Giornalista free lance ha scritto pure ‘Roma criminale’ (con Yari Selvetella).”,”ITAC-119″ “ARMELLIN Bruno a cura, autobiografie di Gustavus VASSA Nat TURNER James W.C. PENNINGTON Henry BIBB William Wells BROWN Salomon NORTHUP Frederick DOUGLASS Booker T. WASHINGTON William HALL”,”La condizione dello schiavo. Autobiografie degli schiavi neri negli Stati Uniti.”,”Bruno Armellin ha insegnato in Italia e all’estero (negli Stati Uniti e alla University of Pennsylvania di Filadelfia per due anni).”,”CONx-242″ “ARMELLINI Antonio”,”L’elefante ha messo le ali. L’India del XXI secolo.”,”ARMELLINI Antonio ha collaborato con Altiero Spinelli e Aldo Moro. E’ stato ambasciatore italiano a New Delhi dal 2004 al 2008. Attualmente (2008) è ambasciatore presso l’OCSE di Parigi. “”L’India cerca di costruire una rete di alleanze che la ponga al riparo da cedimenti eccessivi nei confronti della Cina e possa costituire l’ossatura di un quadro di sicurezza regionale, in cui sia immaginabile una graduale diminuzione della presenza americana. Gli ingredienti per un riavvicinamento stabile indo-giapponese ci sono tutti, attraverso la creazione di un “”crescente cooperativo”” che riassorba le spinte espansionistiche di Pechino. Permane ancora una certa miopia nell’approccio tanto degli uni come degli altri, ma i segnali di mutamento si vanno facendo più evidenti. Come ha osservato Brahma Chellaney: “”la collaborazione strategica e la partnership con il Giappone… avranno effetti positivi per la sicurezza dell’Asia. Pochi paesi come l’India e il Giappone hanno a che fare con vicini altrettanto ostili”” (35). Una ricaduta indiretta, ma di particolare interesse, dalla ‘look east policy’ è quella dell’importanza crescente dell’Australia per la politica estera indiana”” (pag 233) (35) ‘The Asian Age, 3 luglio 2007)”,”INDx-126″ “ARMELLINI Antonio”,”L’elefante ha messo le ali. L’India del XXI secolo.”,”Antonio Armellini ha collaborato con Altiero Spinelli e Aldo Moro. E’ stato ambasciatore italiano a New Delhi dal 2004 al 2008. Attualmente (2008) è ambasciatore presso l’OCSE di Parigi. “”Lo studio della Cia già citato afferma che entro il 2050 l’India sarà la terza potenza mondiale: non vi è ragione, agli occhi di Delhi, perché questa previsione non debba tradursi in un riconoscimento formale sin da adesso, visto che è comunque iscritta a chiare lettere nel ‘karma’ del paese e, pertanto, è una realtà praticamente già attuale”” (pag 183)”,”INDx-013-FC” “ARMENGAUD A. DOMMANGET M. DROZ J. DUBIEF H. GAILLARD Jeanne GODECHOT J. HAMELIN A. VIDALENC J.”,”Etudes.”,”Contiene il saggio di J. DROZ ‘L’ influence de Marx en Allemagne pendant la Révolution de 1848′ (pag 3-16). Quello di H. DUBIEF su Arsene Meunier e di M. DOMMANGET su Auguste Blanqui aà la citadelle de Doullens. “”Les Veillées du Peuple””. “”Il primo numero, oltre alla lettera di Blanqui, conteneva il debutto di una commedia socialista di Eugene Sue: “”M. Duchignon ou La famille, la propriété, la religion””, un articolo pieno di fatti di Toussenel su “”Le seize impôts du vin””, uno studio di Fulgence Girard sullo scoppio della rivoluzione di Febbraio (…). Questo numero porta la data di novembre 1849. In effetti, fu depostitato il 5 dicembre alle tre. Ora, alle quattro, due dei suoi articoli erano incriminati, e il giornale assediato da tre commissari di polizia verso le quattro e mezza. Così non potendo uccidere il giornale in gestazione, lo potevano soffocare nelle fasce! Quale crimine aveva dunque commesso l’umile foglio a cinquanta centesimi? Semplicemente quello di aver iscritto sulle sue prime pagine il nome di Auguste Blanqui, del “”Prometeo della Rivoluzione””, della “”vittima di tutti i dispotismi”” (…)””. (pag 72-73, M. Dommanget)”,”QUAR-064″ “ARMENGAUD André MINCHINTON Walter LILLEY Samuel GILLE Bertrand SUPPLE Barry HARTWELL Ronald Max BERGIER J.F. BAIROCH Paul WINCH Donald LEWIS M.J.T.”,”La Rivoluzione industriale. Storia economica d’Europa. Volume terzo.”,”Contiene il capitolo VII: La borghesia industriale e l’ascesa della classe operaia (1700-1914) di J.F. Bergier (pag 357-407) Capitolo IX: Le origini dell’economia come scienza (1750-1870) di Donald Winch (ultimo paragrafo: ‘Il culmine dell’economia politica classica: Karl Marx e John Stuart Mill’) (pag 461-526) “”Secondo il punto di vista di Marx la scienza borghese dell’economia politica aveva raggiunto il suo culmine in Inghilterra con l’opera di Ricardo e in Francia con l’opera di Sismondi. Aveva indagato i «reali rapporti di produzione della società borghese» e aveva messo a nudo molti dei meccanismi e delle fonti di conflitto strettamente connesse alla demolizione della società feudale da parte del capitalismo nelle fasi iniziali della sua storia. Il suo errore principale stava nel considerare il capitalismo come la forma «assolutamente finale della produzione sociale, anziché come fase storica transitoria della sua evoluzione». Dopo la morte di Ricardo, lo sviluppo dei conflitti di classe all’interno del capitalismo rese impossibile alla borghesia condurre un’analisi oggettiva delle leggi dello sviluppo capitalistico. L’economia scientifica borghese aveva aperto la strada all’«economia volgare», alla sofisticheria e alla difesa apologetica degli interessi del capitale. In nazioni come la Germania il successivo sviluppo dell’industria moderna e della borghesia non solo aveva reso necessario importare la scienza bella e pronta dall’Inghilterra e dalla Francia, ma ciò era avvenuto in condizioni in cui una ricerca imparziale non era più possibile. Marx considerò proprio compito sviluppare una critica socialista del capitalismo e dell’economia politica per scoprire e portare alla luce le «leggi del movimento» e le contraddizioni interne della società capitalistica, contraddizioni che si sarebbero alla fine rivelate fatali per la continuità dello stesso sistema capitalistico. I materiali di pensiero economico con cui si poteva costruire questa critica – la teoria del valore-lavoro, i salari di sussistenza, il declino dei profitti -, potevano essere cercati e trovati negli scritti di Smith e di Ricardo. Ciò che era necessario fare era una trasformazione e un adattamento di questi materiali da costruzione, in modo da individuare e mettere in evidenza la connessione tra i modi di produzione e i rapporti di classe. Marx si avvide che la teoria del valore-lavoro poteva sostenere un edificio assai più importante di quello dei primi socialisti ricardiani. Si rendeva conto che quella teoria poteva diventare il nucleo della spiegazione delle origini sociali del plusvalore e di una teoria dello sfruttamento di classe. Quando fosse stata posta in rapporto con l’accumulazione del capitale, la teoria del valore-lavoro poteva fornire un quadro della dinamica capitalistica che si modellava sulla dialettica hegeliana ma non conduceva ad una condizione stazionaria di equilibrio, come volevano gli economisti classici, ma alla rivoluzione e all’espropriazione degli espropriatori. Una volta che si fosse realizzato questo obiettivo l’antagonismo tra capitale e lavoro sarebbe emerso in forma più chiara e si sarebbe così potuto dimostrare la natura autodistruttiva degli sforzi fatti dal capitale per espandersi e per mantenere il controllo del plusvalore. Estendendo la logica del modello ricardiano Marx cercò di prendere in considerazione, più di quanto non avessero fatto i precedenti scrittori della tradizione borghese, la realtà della «macchinofattura», delle innovazioni tecniche e delle crisi cicliche del processo di espansione capitalistica. Marx applicò lo stesso tipo di approccio ai suoi predecessori della tradizione socialista. Le loro opere appartenevano ad una fase immatura del capitalismo e della lotta di classe. Conseguentemente anche i rimedi da loro proposti erano immaturi e inadeguati. Non essendo in condizione di discernere la fisionomia della nuova società che si stava creando dall’interno dell’esistente società capitalistica, erano stati costretti a costruire delle utopie basate più sulla ragione che non sulla conoscenza delle leggi della trasformazione storica. Fu una delle caratteristiche positive del sistema marxiano, come veniva considerato dallo stesso Marx, quella di evitare gli errori dei socialisti utopisti, dimostrando che il capitalismo era intrinsecamente autodistruttivo e che non poteva essere riformato con l’eliminazione di specifiche ingiustizie ed abusi”” (pag 511-512) [Donald Winch, ‘Le origini dell’economia come scienza (1750-1870). ‘Il culmine dell’economia politica classica: Karl Marx e John Stuart Mill’] [(in) AaVv, ‘La Rivoluzione industriale. Storia economica d’Europa. Volume terzo’, Torino, 1980]”,”EURE-137″ “ARMENI Ritanna”,”Di questo amore non si deve sapere. La storia di Inessa e Lenin.”,”Ritanna Armeni giornalista e scrittrice ha lavorato al ‘Manifesto’ ‘Il Mondo’, ‘Rinascita’, ‘L’Unità’. E’ stata portavoce di Fausto Bertinotti e ha condotto la trasmissione ‘Otto e mezzo’ con Giuliano Ferrara. Attualmente scrive per ‘L’Osservatore Romano’, ‘Il Foglio’.”,”RIRB-149″ “ARMENI Ritanna”,”Di questo amore non si deve sapere. La storia di Inessa e Lenin.”,”Ottobre “”Aderire o non aderire? La questione non si pone per me. E’ la mia rivoluzione”” (Vladimir Majakovskij) (in apertura) Ritanna Armeni, giornalisa e scrittrice, ha lavorato al ‘Manifesto’, ‘Il Mondo’, Rinascita, L’Unità. E’ stata portavoce di Fausto Bertinotti. Ha condotto la trasmissione ‘Otto e mezzo’ con Giuliano Ferrara. Scrive oggi per ‘L’Osservatore romano’, Il Foglio. “”””Non si possono avere due passioni””, le (Inessa) aveva detto Vladimir Ilic durante la passeggiata al Castello di Wawel”” (pag 101) Non vanno bene gli uomini che corrono dietro alle gonnelle (pag 140) La rivoluzione per Lenin “”esige concentrazione, tensione delle forze… Gli eccessi nella vita sessuale sono un segno di decadenza borghese. Il proletariato è una classe che sale. Non ha bisogno di inebriarsi, di stordirsi, di eccitarsi. Non chiede di ubriacarsi né con eccessi sessuali né con alcol… Dominarsi, disciplinare i propri atti non è schiavitù, neanche in amore». (pag 140)”,”LENS-001-FC” “ARMILLOTTA Giovanni”,”La cosiddetta sinistra.”,”Giovanni Armillotta è direttore responsabile di ‘Africana’. Collabora a varie riviste di geopolitica (Limes e Eurasia), è giornalista e cultore di Storia e istituzioni dei Paesi afro-asiatici all’Università di Pisa”,”ITAP-001-FMDP” “ARMILOTTA Giovanni”,”Imperialismo e rivoluzione latino-americana.”,”Giovanni Armillotta (PhD) (Università di Pisa) è direttore responsabile di ‘Africana’: Collabora a riviste italiane di geopolitica (Limes, Eurasia).”,”AMLx-004-FMDP” “ARMISTEAD David”,”Cristiani in divisa. Un secolo di storia dell’Esercito della Salvezza fra gli italiani (1887-1987).”,”David Armistead nato nel 1946 nel West Yorkshire, Inghiterra, entrò nell’Esercito della Salvezza nel 1971. L’Esercito della Salvezza (in inglese Salvation Army) è un movimento internazionale evangelico, fondato a Londra nel 1865 da William Booth, che lascia la Chiesa metodista (Methodist New Connection) nella quale era ministro di culto per iniziare un’opera umanitaria nei bassifondi di Londra, con lo scopo di diffondere il cristianesimo e portare aiuto ai bisognosi. Secondo il suo fondatore lo scopo dell’Esercito della Salvezza è dimostrare che è possibile e necessario, in un mondo votato al materialismo, vivere un cristianesimo visibile, gioioso ed attivo, cercando in tutti i modi di sconfiggere la fame nel mondo, l’indigenza e il disagio sociale. È la più grande organizzazione missionaria cristiana al mondo, dopo la Chiesa cattolica. (wikip)”,”RELP-013-FMP” “ARMSTRONG Karen”,”Storia di Dio. Da Abramo a oggi: 4000 anni alla ricerca di Dio.”,”Karen Armstrong, per sette anni suora cattolica, è giornalista e cura importanti rubriche televisive di orientamento religioso.”,”RELx-019-FL” “ARNALDI Girolamo”,”L’Italia e i suoi invasori.”,”ARNALDI Girolamo è nato a Pisa nel 1929. Ha studiato a Napoli, è stato archivista di stato e membro della Scuola nazionale di studi medievali. Ha insegnato storia medievale nelle Università di Bologna e La Sapienza di Roma. Si è occupato di storia del papato e di Roma. Dei cronisti italiani, delle origini dell’Università di Bologna, Padova, Napoli, di Dante e l’Italia.”,”ITAG-245″ “ARNALDI Girolamo”,”L’Italia e i suoi invasori.”,”Girolamo Arnaldi è nato a Pisa nel 1929. Ha studiato a Napoli. E’ stato archivista di stato e membro della Scuola nazionale di studi medievali e ha insegnato Storia medievale nelle Università di Bologna e di Roma La Sapienza. Si è occupato di storia del papato e di Roma nell’Alto Medioevo, di Dante e l’Italia.”,”STMED-011-FSD” “ARNAUD Hélène BADIE Bertrand BOUYSSOU Rachel CORDELLIER Serge DIDIOT Béatrice DOMENACH Jean-Luc GEZE Francois LACOSTE Yves LEGUIL-BAYART Jean-Francois MASSIAH Gustave VALLADAO Alfredo G.A. VERGARA Francisco”,”L’état du monde. Edition 1996. Annuaire économique et géopolitique mondial.”,”Comitato di redazione ARNAUD Hélène BADIE Bertrand BOUYSSOU Rachel CORDELLIER Serge DIDIOT Béatrice DOMENACH Jean-Luc GEZE Francois LACOSTE Yves LEGUIL-BAYART Jean-Francois MASSIAH Gustave VALLADAO Alfredo G.A. VERGARA Francisco.”,”STAT-029″ “ARNAUD Hélène BADIE Bertrand CORDELLIER Serge DOMENACH Jean-Luc GEZE Francois LACOSTE Yves LAUPATRE Catherine LENNIKH Annie MASSIAH Gustave VALLADÃO Alfredo G.A. VERGARA Francisco”,”L’état du monde. Edition 1992. Annuaire économique et géopolitique mondial.”,”Comitato di redazione ARNAUD Hélène BADIE Bertrand CORDELLIER Serge DOMENACH Jean-Luc GEZE Francois LACOSTE Yves LAUPATRE Catherine LENNIKH Annie MASSIAH Gustave VALLADÃO Alfredo G.A. VERGARA Francisco.”,”STAT-148″ “ARNAUD Hélène BADIE Bertrand BOUYSSOU Rachel CORDELLIER Serge DIDIOT Béatrice DOMENACH Jean-Luc GEZE Francois LACOSTE Yves LEGUIL-BAYART Jean-Francois MASSIAH Gustave VALLADAO Alfredo G.A. VERGARA Francisco”,”L’état du monde. Edition 1996. Annuaire économique et géopolitique mondial.”,”Comitato di redazione ARNAUD Hélène BADIE Bertrand BOUYSSOU Rachel CORDELLIER Serge DIDIOT Béatrice DOMENACH Jean-Luc GEZE Francois LACOSTE Yves LEGUIL-BAYART Jean-Francois MASSIAH Gustave VALLADAO Alfredo G.A. VERGARA Francisco.”,”STAT-168″ “ARNAULT Jacques”,”Gli operai americani.”,”””Questi tre fattori – rallentamento dell’ immigrazione e diminuzione del “”comportamento tipico dell’ immigrato””; integrazione dei negri nella vita industriale; mescolanza delle popolazioni americane – concorrono in diversa misura a cancellare i particolarismi, le solidarietà di origine etnica o di origine nazionale di cui si è appunto detto che hanno contribuito ad oscurare le realtà di classe””. (pag 173)”,”MUSx-147″ “ARNESEN Eric a cura; saggi di Mary HALE e Ann EDMONDS James SIDBURY Teresa MURPHY Paul KRAUSE Karin A. SHAPIRO Colin J. DAVIS Annelise ORLECK Chris FRIDAY Bryant SIMON Eric ARNESEN Risa L. GOLUBOFF Margaret ROSE Kevin BOYLE”,”The Human Tradition in American Labor History.”,”ARNESEN Eric è professore di storia e di studi afro americani all’Università dell’Illinois, Chicago. Ha scritto e pubblicato vari libri tra cui ‘Waterfront Workers of New Orleans: Race, Class and Politics, 1863-1923’ (1991). Saggi di Mary HALE e Ann EDMONDS James SIDBURY Teresa MURPHY Paul KRAUSE Karin A. SHAPIRO Colin J. DAVIS Annelise ORLECK Chris FRIDAY Bryant SIMON Eric ARNESEN Risa L. GOLUBOFF Margaret ROSE Kevin BOYLE”,”MUSx-248″ “ARNETT Peter”,”Io e Saddam. La mia guerra nel Golfo.”,”ARNETT Peter giornalista neozelandese della CNN, 59 anni, ha seguito come inviato di guerra i conflitti che hanno insanguinato il mondo negli ultimi 35 anni vincendo anche un premio Pulitzer. Le sue esperienze durante la rivolta di GIacarta del 1965 hanno ispirato il film ‘Un anno vissuto pericolosamente’.”,”VIOx-062″ “ARNETT Peter”,”Io e Saddam. La mia guerra nel Golfo.”,”Peter Arnett giornalista neozelandese della CNN, 59 anni, ha seguito come inviato di guerra i conflitti che hanno insanguinato il mondo negli ultimi 35 anni vincendo anche un premio Pulitzer. Le sue esperienze durante la rivolta di GIacarta del 1965 hanno ispirato il film ‘Un anno vissuto pericolosamente’. (1993) “”L’invasione di Panama fu breve, e la stampa ne fu in gran parte esclusa, ma era la prima guerra che costituiva un avvenimento mediatico. La Cnn si dimostrò alla pari delle altre reti quanto a personale e apparecchiature; noleggiò a Miami un jumbo jet L1011 delle Eastern Airlines che atterrò nella Howard Air Force Base nella zona del Canale. Portavamo il materiale di montaggio e il nostro disco satellitare. I militari rimandarono indietro molti reporter sostenendo che non disponevano di spazio, ma io fui uno dei dieci operatori della Cnn che ottennero il permesos di rimanere. (…)”” (pag 26)”,”QMIx-038-FV” “ARNHEIM Rudolf”,”Il pensiero visivo.”,”Di Rudolf ARNHEIM nato a Berlino nel 1904, note per i suoi studi psicologici sulle forme e funzioni artistiche, Einaudi ha pubblicato altri volumi (v. quarta di copertina). “”L’infinito appariva, nella filosofia classica della natura, come un elemento positivo – non semplicemente, cioè, come uno sfondo informe – secondo un atteggiamento che limitava la forma alle unità minime della materia. Gli atomisti – Leucippo, Democrito, Epicuro e più tardi Lucrezio – trattavano l’universo come uniforme e infinito, sebbene lo concepissero non come un continuum, ma come una moltitudine di corpuscoli brulicanti nello spazio vuoto. Nella concezione degli atomisti, il mondo non aveva alcun centro; peraltro essi semplicemente respingevano la centricità come “”oziosa fantasia di folli””, nelle parole di Lucrezio. “”Non può esservi alcun centro nell’infinito”””” (pag 338)”,”SCIx-402″ “ARNHEIM Rudolf”,”Entropia e arte. Saggio sul disordine e l’ordine.”,”L’autore è nato a Berlino nel 1904 e si è laureato in psicologia sperimentale.”,”FILx-234-FRR” “ARNOLD James R.”,”Chickamauga 1863.”,”Le perdite della guerra civile americana. “”La battaglia di Murfreesboro (o Stones River) vide 33.500 fanti e artiglieri sudisti contrapporsi a 40.100 nordisti. Le perdite ammontarono a circa 12.000 uomini per parte. Questa spaventosa percentuale di perdite (pari rispettivamente al 35 e al 30% delle forze) era in netto contrasto con quelle delle battaglie combattute a est.”” (pag 9)”,”USAQ-045″ “ARNOLD James R.”,”Ardenne 1944. L’ultima sfida di Hitler in Occidente.”,”””Durante l’offensiva delle Ardenne, le armate tedesche non riuscirono mai ad avvicinarsi agli obiettivi che si erano prefissi, tuttavia, secondo Bradley, attaccando provocarono battaglie politiche e strategiche ad alto livello che «scossero violentemente, fin quasi a frantumarlo, l’alto comando alleato». Una tale rottura era esattamente quello che Hitler si prefiggeva: da questo punto di vista, l’offensiva «Wacht am Rhein» giunse pericolosamente vicina al successo”” (…). “”Durante l’interrogatorio cui fu sottoposto al termine del conflitto, von Manteuffel riconobbe che gli americani erano riusciti a ostacolare le sue truppe, ma fece notare con orgoglio che le punte avanzate della 2° Divisione Panzer erano arrivate a quattro chilometri della Mosa senza doversi impegnare in combattimenti decisivi. Questo è tutto vero, ma la divisione tedesca ottenne questo risultato solo evitando tutte le posizioni difensive e affidando alle unità d’appoggio il compito di organizzare una via di rifornimento. Secondo von Manteuffel, il fallimento che aveva caratterizzato la seconda ondata era dovuta a carenze intrinseche al piano: ai tedeschi mancava la forza di sostenere l’offensiva e contemporaneamente conquistare le posizioni nemiche evitate dalla prima ondata. Von Manteuffel osservò inoltre che l’alto comando tedesco avrebbe dovuto ripiegare sulla «piccola soluzione» quando divenne evidente che la marcia accanita fino ad Anversa era impraticabile. (…) Di fatto, la vittoria parziale che avrebbero potuto ottenere i tedeschi applicando il piano della «piccola soluzione» non si addiceva agli obiettivi di Hitler, che voleva una vittoria schiacciante e non riusciva a rendersi conto che i mezzi di cui disponeva non corrispondevano alle sue speranze. In ultima analisi, l’offensiva tedesca delle Ardenne non aveva fin dall’inizio ragionevoli possibilità di vittoria”” (pag 86-88)”,”QMIS-193″ “ARNOLD James R.”,”L’offensiva del Tet 1968. Il punto di svolta della guerra del Vietnam.”,”Offensiva del Tet: vittoria militare degli Stati Uniti ma sconfitta mediatica e nella percezione dell’opinione pubblica “”Per venticinque anni le forze militari americane avevano avuto l’abitudine di assumere il ruolo di vittima davanti agli attacchi a sorpresa del nemico: Pearl Harbour, Cassandra, le Ardenne e l’intervento cinese sul Fiume Gialli, tutti eventi che avevano preso gli americani alla sprovvista. La violenza sincronizzata dell’offensiva del Tet è forse comparabile solo a quella tedesca delle Ardenne. E tra tutte le esperienze storiche precedenti, l’offensiva del Tet fu la sola a fornire risultati decisivi. In termini militari convenzionali, il Tet si era rivelato un successo alleato di enorme portata. I comunisti avevano riportato qualcosa come 40.000-50.000 vittime al costo di 4.000 morti e feriti americani e 4.000-8.000 morti dell’ESV. La cosa più importante era che tra le file vietcong erano stati eliminati gli elementi più importanti e insostituibili. (…) Secondo Douglas Spike, uno dei pochi studiosi esperti dei nordvietnamiti e vietcong, «se la Guerra del Vietnam fosse stata un conflitto di natura convenzionale, se tutto fosse stato deciso come nelle guerre che l’avevano preceduta, sarebbe terminata verso la metà del 1968 con la sconfitta delle forze comuniste». La realtà fu ben diversa: il modo in cui l’opinione pubblica percepiva gli scontri a distanza fu sorprendente, soprattutto per i veterani americani. In piedi accanto ai cadaveri del nemico, impilati come legna da ardere all’esterno della base generale dell’unità, un ufficiale di Cavalleria commentò: «Nelle settimane immediatamente seguenti al Tet nessuno parlò né festeggiò il trionfo americano sul campo di battaglia; invece, tutti parlarono di una nostra sconfitta!». E’ importante ricordare che gli strateghi comunisti avevano pianificato l’offensiva più per far colpo sui sudvietnamiti che non sull’opinione pubblica americana”” (pag 85)”,”USAQ-103″ “ARNOL’D Vladimir I.”,”Huygens & Barrow, Newton & Hooke. I primi passi dell’analisi matematica e della storia delle catastrofi, dalle evolventi ai quasicristalli.”,”V.I. Arnol’d svolge la sua attività di ricerca a Mosca, presso l’Istituto Steklov dell’Accademia delle Scienze russa. É uno dei più famosi fisici matematici viventi. Il suo bestseller mondiale La teoria delle catastrofi è stato pubblicato in traduzione italiana dalla nostra casa editrice nel 1990.”,”SCIx-163-FL” “ARNOLD James R.”,”L’offensiva del Tet. I vietcong all’attacco.”,”””Nei precedenti venticinque anni, sembrava essere diventata un’abitudine per gli americani quella di sostenere il ruolo di vittime di attacchi nemici a sorpresa. Pearl Harbor, il passo di Kasserine, l’offensiva delle Ardenne e l’intervento cinese sul fiume Yalu erano tanti tutti eventi che li avevano colti alla sprovvista. La violenza sincronizzata dell’Offensiva del Tet fu uguagliata forse da quella tedesca nelle Ardenne. Di tutti questi attacchi a sorpresa, solo l’Offensiva del Tet conseguì risultati decisivi. Eppure, secondo una valutazione strettamente militare, il Tet fu un grandioso successo degli alleati. Il prezzo pagato dagli americani fu di circa 4000 americani uccisi o feriti, mentre tra i soldati dell’ARVN se ne contarono tra i 4000 e gli 8000; dal canto loro, i comunisti ebbero tra i 40.000 e i 50.000 morti sul campo, e, cosa più importante, un gran numero di combattenti e contingenti locali insostituibili dei vietcong erano morti. In sostanza, il nemico aveva concentrato le proprie forze di cui, tuttavia, una gran parte era stata decimata dalla potenza di fuoco americana. Questo successo sul campo venne offuscato dalle conseguenze politiche dell’Offensiva del Tet, ben più importanti. Ciononostante, il Tet rientrava nel record imbattuto messo a segno dai soldati americani che, tra il 1965 e il 1973, non persero una sola battaglia importante. Come osserva Douglas Pike, uno dei pochi esperti che hanno studiato e compreso i vietcong e i nordvietnamiti: “”Se la guerra del Vietnam fosse stata di tipo convenzionale, se fosse stata decisa sulla base delle guerre del passato, sarebbe terminata già nei primi sei mesi del 1968 con la sconfitta delle forze comuniste””. E effettivamente, il modo in cui l’opinione pubblica percepì la battaglia sbalordì molti veterani americani. In piedi accanto ai cadaveri dei nemici ammucchiati come cataste di legna fori dal quartier generale della sua unità, un ufficiale di cavalleria commentava sorpreso: “”Con nostro grande stupore nelle settimane che seguirono, nessuno rese noto questa impresa descrivendola come una vittoria sul campo di battaglia. Anzi leggevamo che eravamo stati sconfitti!””. È importante ricordare che gli strateghi comunisti avevano messo a punto l’offensiva più per suscitare impressione sudvietnamiti che sull’opinione pubblica americana. Un generale nordvietnamita, Trail Do, commentò dopo la guerra: “”Non abbiamo conseguito il nostro obiettivo principale, cioè quello di spingere la popolazione all’insurrezione in tutto il Sud. Eppure abbiamo inflitto al nemico molte perdite… Quanto a creare un forte impatto negli Stati Uniti, questo non era nostra intenzione, ma il risultato ci è stato propizio”” (pag 87-88)”,”QMIx-315″ “ARNOULD Arthur”,”Histoire populaire et parlementaire de la Commune de Paris.”,”ARNOULD Arthur, nato a Dieuze, Moselle, nel 1833, morto a Parigi nel 1895. Fu uno dei grandi giornalisti d’opposizione all’Impero, amico di Jules Valles. Eletto nel Consiglio della Comune, fu membro di diverse commissioni: relazioni estere, lavoro e scambio, sussistenza, insegnamento. Fu pure responsabile con Vermorel della redazione del ‘Journal officiel’ a partire dal 1° maggio. Di tendenza moderata, si oppose alla maggioranza giacobina. Rifugiato in Svizzera, redigerà questa ‘Storia popolare’. Questo libro secondo Noel sarebbe complementare con quello di Lissagaray. “”C’etait aussi un acte de justice, car il est temps d’en finir avec cet inique préjugé, cette barbarie de la loi, qui, dans ce qu’on appelle aujourd’hui le ‘concubinage’, par opposition au mariage légal, ne frappent que les ‘faibles’: – la femme séduite, l’enfant innocent. L’union de l’homme et de la femme doit être un acte essentiellement libre, accompli par deux personnalités responsables. Dans cette union, les droits comme les devoirs doivent être réciproques et égaux””. (pag 165)”,”MFRC-138″ “ARON Raymond”,”Leçons sur l’histoire. Cours du College de France.”,”L’A fa dialogare le due principali tradizioni intellettuali in cui si è sviluppata la riflessione tra scienze umane, corrente tedesca e corrente anglosassone, e traducendo gli apporti dell’una nel linguaggio dell’altra.”,”STOx-026″ “ARON Raymond introduzione di COFRANCESCO Dino”,”Machiavelli e le tirannie moderne.”,”Titolo saggio introduttivo di COFRANCESCO: ‘Raymond Aron, l’ analisi del totalitarismo come esercizio di liberalismo (realistico e prudente). ARON (Parigi 1905- 1983) tra i più prestigiosi docenti dell’Univ francese, insegna dal 1956 al 1968 sociologia alla Sorbona e, dal 1970 al 1983, Sociologia della civiltà moderna al ‘College de France’.”,”TEOP-066″ “ARON Raymond”,”Dix-huit lecons sur la societé industrielle.”,”””C’è una frase di Marx che amo citare: Le società per azione, la dispersione del capitale delle grandi imprese tra azionariati molteplici costituiscono già una distruzione della proprietà privata. Ben inteso, aggiungeva: nel quadro del capitalismo”” (pag 276)”,”TEOS-064″ “ARON Raymond”,”Le tappe del pensiero sociologico. Montesquieu, Comte, Marx, Tocqueville, Durkheim, Pareto, Weber.”,”ARON Raymond è nato a Parigi nel 1905. Ha insegnato sociologia all’ Università di Parigi dal 1956 al 1968, dal 1970 è prefessore di sociologia della civiltà moderna al College de France. “”Marx dispone di tre diversi termini che spesso sono tradotti con lo stesso termine di alienazione, mentre le tre parole tedesche non hanno esattamente lo stesso significato. I termini sono: Entäusserung, Veräusserung e Entfremdung. Quest’ ultimo è quello che corrisponde, pressappoco, al termine italiano di alienazione, significando etimologicamente: divenire estranei a se stessi””. (pag171)”,”TEOS-065″ “ARON Jean-Paul”,”I moderni. Per farla finita con i “”maitres à penser””.”,”ARON Jean-Paul, filosofo, storico delle scienze e del costume, saggista, drammaturgo, direttore di studi in scienze sociali alla prestigiosa Ecole des Hautes Etudes di Parigi, deve la sua notorietà a due libri tradotti anche in Italia: ‘La Francia a tavola dall’ Ottocento alla Belle Epoque’ (EINAUDI, 1975) e ‘Il pene e la demoralizzazione dell’ Occidente’ (SANSONI 1979).”,”FRAP-059″ “ARON Raymond”,”Plaidoyer pour l’ Europe decadente.”,”””Non voglio negare la ‘legge dello sviluppo ineguale’. Ma questa ineguaglianza non risale al capitalismo e non presenta un carattere specificatamente economico. Quello che determina, in effetti, storicamente, l’ instabilità delle relazioni interstatali, è, in effetti, l’ aumento ineguale delle potenze rispettive degli Stati, la subitanea decadenza di una istituzione militare, l’ ascesa di una entità politica, in precedenza sconosciuta o misconosciuta. L’ ineguale sviluppo di cui parla Lenin costituisce l’ espressione economica di questa instabilità…”” (pag 264) “”… né Marx né Engels hanno elaborato una teoria dell’ imperialismo o della colonizzazione benché Marx, alla fine del Capitale facesse allusione alla colonizzazione e che avesse conosciuto e analizzato la distruzione dell’ artigianato indiano da parte dei cotonieri di Manchester. Né l’ uno né l’ altro hanno cercato nell’ India o nell’ Africa il segreto delle guerre europee. Essi interpretavano queste in funzione dei regimi interni degli Stati e prendevano posizione in favore del o degli Stati la cui vittoria, ai loro occhi, avrebbe favorito le idee o la causa da loro sostenuta e che giudicavano conformi all’ interesse del socialismo. (…)”” (pag 265)”,”TEOC-175″ “ARON Raymond”,”La lutte de classes. Nouvelles lecons sur les societés industrielles.”,”””Marx scriveva: non è sufficiente che degli uomini vivano in mondo analogo perché essi costituiscano una classe, occorre ancora che siano in relazioni sufficientemente strette gli uni con gli altri per scoprire la loro comunità e per opporsi agli altri gruppi”” (pag 103)”,”TEOC-183″ “ARON Raymond”,”In difesa di un’ Europa decadente.”,”Raymond ARON (Parigi, 1905) ha insegnato sociologia all’ Università di Parigi dal 1956 al 1968. Dal 1970 ha insegnato al College de France (sociologia della civiltà moderna). “”…il movimento operaio spontaneo è il tradeunionismo e il tradeunionismo è l’ asservimento ideologico degli operai alla borghesia. Ecco perché il nostro compito (…) è di combattere la spontaneità, di sviare il movimento operaio da questa aspirazione spontanea al tradeunionismo, al cercare rifugio sotto l’ ala della borghesia, per attirarlo invece sotto l’ egida della socialdemocrazia rivoluzionaria”” (Lenin, pag 41) “”Per quale miracolo lo sviluppo delle forze produttive potrebbe avvenire senza che i proletari, le masse, consumino di più? Come potrebbero le industrie produrre merci in serie se queste non fossero alla portata del potere d’ acquisto dei più? In una fase transitoria, i capitalisti, e ancor più i bolscevichi al potere, hano riservato una parte considerevole della produzione per l’ accumulazione del capitale, vale a dire di nuovi mezzi di produzione (o di armamenti). La visione di una minoranza di potentati del capitale che succhiano tutta la ricchezza, in opposizione alle masse in miseria, appartiene al delirio del romanticismo nero”” (Aron, pag 108)”,”TEOC-204″ “ARON Raymond”,”Marxismi immaginari. Filosofia e politica nell’ interpretazione fenomenologico-esistenzialista di Sartre e Merleau-Ponty e in quella strutturalista di Althusser.”,”””Del pari, non avrei nessuna difficoltà a seguire l’ esempio di Sartre e ad “”accettare senza riserve le tesi esposte da Engels nella lettera a Marx: “”Gli uomini fanno la loro storia da sé ma in un ambiente dato che li condiziona””. Aggiungerei volentieri, con Sartre, che questo testo non è dei più chiari e che resta suscettibile di numerose interpretazioni. Un’ altra formula di adesione, ancor più solenne non sconvolge i non marxisti. “”Aderiamo senza riserve a quella formula del Capitale con cui Marx intende definire il suo “”materialismo””: “”Il modo di produzione della vita materiale domina in generale lo sviluppo della vita sociale, politica e intellettuale””. I due termini domina e in generale sfuggono a una definizione precisa in modo che il primato del modo di produzione nella vita materiale, presentato in questa forma, guadagna in fatto di verità quello che perde in incisività”” (pag 110) “”Marx ignorava la distinzione tra filosofia, economia, sociologia, storia, politica, demografia. Ciascuna di queste discipline, oggi separate, con i suoi concetti, le sue pratiche, le sue ambizioni o i suoi pregiudizi, può trovare nell’ opera di Marx suggerimenti per la propria ricerca e al tempo stesso delle ragioni per mettere in causa il campo di studio che si è ritagliato. Marx aveva una coscienza acuta; come gli storici, dell’ interdipendenza dei settori della totalità che gli specialisti isolano a seconda dell’ orientamento della loro curiosità e della specificità della loro concettualizzazione. Ma simultaneamente aveva, come gli economisti o i sociologi, una coscienza acuta dell’ insufficienza della cronaca, della semplice collocazione nel tempo, della successione degli eventi””. (pag 239)”,”TEOC-205″ “ARON Raymond”,”Histoire et dialectique de la violence.”,”””Il marxismo di Sartre, all’ indomani della guerra, arrivava troppo trardi: per quale aberrazione si ostinava a confondere “”il socialismo che veniva dal freddo””, la rivoluzione dall’ alto, l’ accesso al potere del partito grazie alla presenza dell’ Armata Rossa con l’ umanesimo rivoluzionario o la realizzazione dell’ uomo con la rivoluzione? In compenso, la teoria del gruppo in fusione e della folla combattente annuciava lo spontaneismo del gauchisme degli anni 60″” (pag 11)”,”TEOC-207″ “ARON Raymond”,”Paix et guerre entre les nations.”,”Questione unificazione dell’ Europa: “”Makinder est conscient de ce dualisme, mais c’est le destin de son pays qui nourrit et oriente sa recherche. Au regard de la diplomatie et de la strategie, la position insulaire n’existe qu’à partir de l’ unification politique de l’ île. Dans l’ ordre international, une puissance devient insulaire le jour où elle n’à plus de voisin terrestre. Les îles sont unifiées, le continent est divisé: tel est le contraste qui, avant tout, est la cause de la grandeur imperiale du Royaume-Uni. Or ce contraste n’est peut-être pas éternel: non que l’ unité du royaume soit menacée mais l’ unité du continent n’est plus inconcevable””. (pag 199)”,”RAIx-142″ “ARON Raymond”,”Memoires. 50 ans de reflexion politique.”,”Aron (Raymond), giornalista e sociologo francese (Parigi 1905-1983). Professore di sociologia alla Sorbona (1957), pubblicò: L’ uomo contro i tiranni (1946), La sociologia tedesca contemporanea (1949-1950), La filosofia critica della storia (1951), Le guerre a catena (1951), L’ Algeria e la Repubblica (1958), La società industriale e la guerra (1959), Pace e guerra tra le nazioni (1962), Il grande dibattito (1963), Filosofia critica della storia (1964), La lotta delle classi (1964), Saggio sulla libertà (1965), Lo sviluppo sociale (1965, in collaborazione con B. F. Hoselitz), Democrazia e totalitarismo (1965), La società industriale (1966), Le tappe del pensiero sociologico (1967), Storia e dialettica della violenza (1973). Nel 1963 fu eletto membro dell’ Accademia di scienze morali e politiche e dal 1970 fu professore di sociologia della civiltà moderna al Collegio di Francia di Parigi. In Pensare la guerra, Clausewitz (1976) illustrò alcuni princìpi fondamentali sul rapporto fra potenza militare e intelligenza politica in relazione alle armi nucleari. Nel 1977 apparve In difesa di un’ Europa decadente e nel 1983 furono pubblicate le Memorie. (RIZ) Contiene il capitolo: ‘Henry Kissinger et la fin de l’ egemonie americaine’ (pag 607-633) “”Secondo Naville, K. Marx aveva introdotto la quantità nell’ analisi economica. Quello era il suo contributo decisivo nella storia della scienza economica. Ora, siccome il concetto di plusvalore tiene un posto essenziale nell’ analisi marxista, gli posi la questione: “”E’ stato possibile, dopo un secolo, calcolare il plusvalore? (…) Naville, se i miei ricordi sono precisi, non seppe che rispondere, se non che, più o meno, Marx cercava di determinare le quantità. E. Labrousse venne in suo soccorso, ma con un argomento debole, o per meglio dire, privo di senso. “”Non si è ancora calcolato il plusvalore, mi disse, ciò non prova che non si perverrà al suo calcolo nel secolo a venire.”” (…). La sola replica valida fu quella del mio amico Jon Elster: esistono altri concetti, in altre teorie, che non sono quantificabili, senza essere per questo privati della loro validità (…)”” (pag 348-349) “”(…) Kissinger avrebbe risposto che, senza lo scandalo del Watergate, il Nord-Vietnam non avrebbe lanciato, due anni dopo gli accordi del 1973, un’ offensiva generale. Gli accordi di Parigi non salvarono definitivamente la Repubblica del Sud, essi ne implicarono l’ esistenza, che il Nord-Vietnam, di fatto, riconosceva per la prima volta”” (pag 625)”,”FRQM-028″ “ARON Raymond”,”Il ventesimo secolo. Guerre e società industriale.”,”Gli scritti di questo volume sono attinti dai titoli seguenti: – War and Industrial Society. Auguste Comte Memorial Trust Lecture, LSE, 1957 – Nations et Empires, in Encyclopedie francaise, 1957 – L’ Aube de l’ histoire universelle, Lord Samuel Lecture, London, 1960 – Thucydide et le recit historique, in ‘Theory and History’, 1961 – Introduction a M. Weber, Le savant et le politique, PLON, 1959 “”La relazione necessaria fra capitalismo e guerra viene generalmente dimostrata in due fasi: il capitalismo implica l’ espansione imperialista e questa, a sua volta, culmina inevitabilmente in guerre fra imperi. Una vasta letteratura è stata dedicata a questa teoria. In quale misura, e in che senso, un regime basato sulla proprietà privata dei mezzi di produzione è costretto all’ espansione territoriale? Per provare la necessità dell’ espansione territoriale l’ economista dovrebbe provare, con un’ analisi formale, che tale economia non può procurarsi le materie prime o gli sbocchi di cui ha bisogno. (…) Questa dimostrazione, che fu tentata da Rosa Luxemburg, ha sempre dato per scontato un certo tasso di eccedenza di valore e accumulazione di eccedenza di valore nei due settori (beni di produzione e beni di consumo) (…). (pag 24) “”L’ imperialismo coloniale è ancor meno la causa della prima guerra mondiale. Lenin afferma dogmaticamente che le guerre sono combattute sul continente, ma la posta in gioco sono i possedimenti oltremare. Egli non spiega affatto questa conclusione.”” (pag 28) “”Che si tratti di diplomazia o di battaglia, si passa dalla razionalità all’ irrazionalità senza uscire dall’ intelligibilità immediata. Le battaglie, che Tucidide racconta instancabilmente, ora confermano, ora smentiscono i calcoli degli strateghi. Normalmente lo storico indica gli effettivi da ambo le parti, le disposizioni adottate, la superiorità qualitativa degli uni e degli altri correntemente riconosciuta (superiorità della fanteria spartana e della flotta ateniese). Poi interviene il caso, sotto molteplici forme, in particolare quella che maggiormente spiazza lo stratega: la perdita di controllo sui soldati nel corso della battaglia (…). (pag 179-180)”,”TEOS-088″ “ARON Raymond”,”Scienza e coscienza della società. (Titolo originale: Etudes sociologiques).”,”E’ una raccolta di saggi, conferenze e lezioni curata dagli allievi del grande studioso francese, Raymond ARON. R. ARON (1905-1983) è stato uno dei maggiori sociologi del secolo XX. Nel 1940 seguì DE-GAULLE a Londra dove fu redattore capo della France-Libre. Dal 1956 insegnò sociologia alla Sorbona e fu uno dei più qualificati commentatori politici francesi. Ha scritto varie opere v. retrocopertina. “”Quando ci si riferisce ai testi giovanili di Marx, anteriori al Manifesto comunista, e che sono stati in parte pubblicati soltanto dopo la prima guerra mondiale (in particolare il manoscritto intitolato Economico-filosofico e l’ Ideologia tedesca), si constata che la volontà di rivoluzione sociale è anteriore, nel pensiero di Marx, allo studio della storia e della società contemporanea””. (pag 116) “”Inoltre, se si considera l’ attività professionale, le distinzioni all’ interno del proletariato industriale si sono accresciute a seguito della evoluzione tecnica. Nel 1950, su 51 milioni di persone attive, negli Stati Uniti, vi erano meno di nove milioni di manovali, ivi compresi i 3.530.000 operai agricoli dei quali 1.193.000 membri delle famiglie di coltivatori. La proporzione di questi proletari integrali era dunque caduta al 18% nel 1950, mentre superava il 25% nel 1910 e raggiungeva il 65% nel 1830″”. (pag 117) “”Più importante ancora è la ripartizione della mano d’opera tra i differenti settori dell’ attività economica. Colin Clark, nel suo libro sulle Conditions of Economic Progress, indubbiamente insieme alla General Theory di Keynes il libro più importante di questi ultimi venti anni, ci ha insegnato a distinguere fra tre settori fondamentali, quello delle attività primarie (produzioni agricole e materie prime), quello delle attività secondarie (fabbricazione di oggetti manufatti), quello delle attività terziarie (servizi pubblici, commercio e amministrazione). (…) Negli Stati Uniti, le attività terziarie impiegano attualmente più della metà della mano d’opera, le attività secondarie il 35% circa. Cioè, l’ operaio industriale del tipo marxista non rappresenta la massa umana delle società future, ma una frazione decrescente della popolazione””. (pag 118)”,”TEOS-100″ “ARON Raymond”,”Le marxisme de Marx.”,”Marx, l’ economia e gli economisti. “”Per suggerire che Marx non ragiona da economista, si invocano in generale due argomenti, che sono pure invocati dal padre Bigo e sui quali vado a dire qualche parola. 1. Si fa osservare che Marx non ha una teoria coerente delle crisi e che i diversi testi relativi alle crisi non si integrano facilmente in una teoria generale delle crisi soddisfacente. 2. I molti testi di Marx relativi alla moneta e al credito non si integrano facilmente in una teoria economica d’ insieme. Da qui si può concludere: questo prova a qual punto Marx s’ interessava ai problemi specificatamente e strettamente economici. Penso che questa conclusione è radicalmente falsa. Povero Marx! Se non si fosse interessato ai problemi propriamente economici, perché avrebbe consacrato trentacinque anni a studiarli? Perché avrebbe letto tutti gli economisti del suo tempo? Bisogna vedere quello che Marx ha letto: ha letto tutto quello che si poteva leggere; e non solamente ha scritto Il Capitale, ma ha scritto anche ciò che è contenuto negli otto tomi della traduzione Molitor (1), ovvero uno studio delle teorie del plusvalore e del profitto di tutti gli economisti del suo tempo””. (pag 441)”,”MADS-349″ “ARON Raymond”,”Les élections de mars et la V° République.”,”””La Francia è passata da un tasso medio di 4.6 % alla fine degli anni 1950 a un tasso del 5.8% a partire dal 1960 (aveva conosciuto una forte caduta nel 1958-1959 ma la ripresa era stata rapida). Il ritmo della crescita del suo PNB ha superato quello della Germania con un rapporto di 1.20 a 1 e questo scarto si è ancora accentuato recentemente: il rapporto è passato da 1.23 a 1 per il periodo 1965-1970 e a 1.41 a 1 per i tre anni 1970-1971-1972.”” E’ sufficiente prolungare le tendenze per annunciare “”il volo””: “”Sulla base delle statistiche dell’ OCDE si può prevedere che la Francia avrà un tasso di crescita del 5.7%, in media, per gli anni 1969-1975, tasso che si eleverà a 6.1 nel corso dei cinque anni seguenti. Per la Germania federale, la crescita sarà molto più lenta nel corso del prossimo decennio, con una media annuale del 4.9% (…)””. (pag 14) “”Scartati dal potere, condannati a unirsi al PCF, gonfiati dall’ afflusso di militanti, che, grazie alla loro età, non preservano il ricordo di Stalin e della guerra fredda, i socialisti ritornano a una ideologia marxista che la SFIO non aveva mai rinnegato, a differenza della SPD, ma che, dopo il 1936, e più ancora a partire dal 1947, degradata a livello di un rituale verbale, non ispirava più l’ azione. La trasfigurazione della SFIO in PS con Francois Mitterand primo segretario, non la imputo esclusivamente alle istituzioni. Solo l’ esercizio del potere, in Europa, permette la vittoria dei revisionisti all’ interno del partiti socialisti; 1936, 1945-1958 illustrano questa proposizione.”” (pag 137)”,”FRAV-090″ “ARON Raymond”,”Republique imperiale. Les Etats-Unis dans le monde, 1945-1972.”,”Guerra di Suez e rivolta ungherese. “”E’ a partire dal 1956 e dalle due crisi simultanee, in Europa centrrale e in Medio Oriente, che gli Europei presero coscienza della loro subordinazione al Grande fratello e del prezzo da pagare per la sicurezza che gli assicurava uno più potente tra loro. Ridotto a non all’ essenziale ma alla percezione che ne ebbero gli Europei, l’ avvenimento combinato – Ungheria e Suez – comportò due allineamenti, inevitabili e incompatibili: da una parte, i membri dell’ Alleanza atlantica denunciarono la repressione da parte dell’ Armata rossa della rivoluzione ungherese; dall’ altra, gli Stati Uniti, coalizzati con l’ Unione sovietica, mobilitarono le Nazioni Unite e la coscienza universale per condannare Francesi e Inglesi. L’ azione degli Occidentali uniti rimase verbale, inefficace; l’ azione sovietico-americana contro i Franco-Inglesi ottenne i suoi scopi””. (pag 83)”,”USAP-065″ “ARON Jean Paul KEMPF Roger”,”Il pene e la demoralizzazione dell’ Occidente.”,”ARON Jean Paul è docente alla EHESS, Ecole des hautes etudes en sciences sociales. E’ epistemologo e storico oltre che autore di romanzi, saggi critici e opere teatrali. Ha scritto ‘La Francia a tavola dall’ Ottocento alla Belle Epoque’. Roger KEMPF, etnologo della letteratura, è professore al politecnico di Zurigo. Alessandro FONTANA lavora all’ Ecole normale superieure di Pargii. Ha curato le edizioni italiane delle opere di Michel FOUCAULT e di Gilles DELEUZE e collaborato all’ ‘Enciclopedia’ e alla ‘Storia d’ Italia’ Einaudi. “”La notte aristocratica è percorsa da luci (…). La notte aristocratica sciorina svergognata i peggiori eccessi (…). La notte borghese è disseminata di demoni. Da Restif a Lautréamont, i nottambuli sfiorano prostitute e malviventi. Già nel Medioevo i comuni urbani in via di sviluppo si purificano dei miasmi del piacere e esiliano il carnevale nella notte delle foreste. E quando la stregoneria ossessiona l’ Occidente, le genti delle città risospingono i sabba nelle tenebre dei deserti. Nel 1682, Colbert mette fine alla caccia alle streghe. Nel 1750, si scatena la caccia agli onanisti. Nel XVI secolo, la chiesa delega ai magistrati la funzione punitiva.”” (pag 124)”,”STOS-116″ “ARON Raymond”,”La sociologie allemande contemporaine.”,”””Era riservato a un marxismo borghese, come si è definito la dottrina di Mannheim, di andare al di là del marxismo stesso e di cadere in un relativismo storico integrale di cui la sociologia della conoscenza non è che la traduzione cosidetta scientifica. Mannheim utilizza il concetto totale e generale di ideologia: altrimenti detto la struttura stessa del pensiero, e non solo il contenuto dei risultati, è “”rapportata al piano sociale””, considerato come l’ “”espressione della realtà storica”” e, d’altra parte, nessuna idea di nessun campo sfugge a questa riduzione: tutte sono “”funzione”” del reale. (…)””. (pag 67)”,”TEOS-110″ “ARON Robert”,”Le Socialisme francais face au marxisme.”,”Titolo originario dell’ opera apparsa nel 1970: ‘Le Socialisme francais, victime du marxisme’. Secondo l’ A il socialismo francese dei vari FOURIER, SAINT-SIMON Louis BLANC, BLANQUI e soprattutto PROUDHON che ha ispirato le due rivoluzioni del XIX secolo, il 1848 e la Comune di Parigi si è trovato di fronte il socialismo tedesco di Karl MARX che mirava a ‘indottrinare’ i lavoratori francesi. Rivendicando il 1871 che era di ispirazione blanquista e proudhoniana i marxisti avrebbero commesso una falsificazione della storia. “”Infine Proudhon, lo stesso Proudhon che, presentandosi alla loggia massonica di Besançon, aveva esclamato: “”Giustizia a tutti gli uomini e guerra a Dio, ovvero all’ assoluto””, pronuncia, all’ istituzione della Banca del Popolo, questo giuramento che deve sorprendere: “”Giuro davanti a Dio, davanti agli uomini, sul Vangelo e sulla Costituzione””””. (pag 158)”,”MFRx-230″ “ARON Raimundo”,”La revolucion estudiantil. (Tit.orig.: La revolution introuvable. Réflexions sur la Révolution de Mai)”,”””André Malraux ha terminato con ragione, almeno apparentemente: “”ci siamo noi, i comunisti e nulla più””, dunque si possono fare alcuni chiarimenti. Per la prima volta i gollisti non hanno la maggioranza assoluta: se si vosse uno scrutinio proporzionale si scoprirebbe che il ‘pantano’ (marais, ndr), seconda la formula di Maurice Duverger, ovvero, i francesi che stanno tra il partito socialista e il centro destra, sono sensibilmente più della metà degli elettori””. L’ articolazione “”i gollisti, i comunisti e niente più””, è il risultato dello scrutinio uninominale a due turni. E siccome in Francia si governa a partire da una legittimità elettorale, e siccome le regole della competizione elettorale determinano la struttura dei partiti, il gollismo, nel sistema stabilito, ha ottenuto, nonostante tutto uno dei suoi obiettivi, ha reso praticamente impossibile un governo diverso da quello del generale De-Gaulle e dalla costituzione gollista; (…)””. (pag 113)”,”FRAV-012″ “ARON Raymond”,”La société industrielle et la guerre. Suivi d’ un Tableau de la diplomatie mondiale en 1958.”,”””D’altro lato, tutta la diplomazia di uno Stato deve piegarsi a calcoli di forza e molte decisioni, prese dall’ Unione Sovietica, possono essere interpretate secondo le categorie del gioco tradizionale e invocate come prove che, riguardo ai suoi alleati e ai suoi rivali, l’ Unione Sovietica si muove come qualsiasi altro Stato non ideocratico. Nel 1921, il governo sovietico s’ alleava con una Turchia il cui regime, fuoriuscito da una rivoluzione, aveva perseguitato i comunisti. Nel 1939, Stalin non esita a stringere la mano a quella di Ribbentrop. Nei momenti cruciali, è l’ interesse nazionale che serve da guida agli uomini del Cremlino””. (pag 106)”,”RAIx-207″ “ARON Raymond”,”Il grande dibattito. Introduzione alla strategia atomica. Agli uomini si impone oggi un compito paradossale: utilizzare diplomaticamente la minaccia di ricorrere alle armi nucleari in modo da non essere mai costretti ad eseguire questa minaccia.”,”””Von hier und heute fängt eine neue Eteppe in der Welgeschichte an”” (Da qui, da oggi, incomincia una nuova tappa della storia universale) (pag 5, Goethe la sera della battaglia di Valmy) “”Altri analisti, meno numerosi, venuti dalla scienza politica, H.A. Kissinger, Bernar Brodie, il gruppo di R. Strausz-Huppé, comprendono meglio, anche se non l’ approvano completamente, la volontà francese di darsi un armamento atomico e sarebbero più disposti ad una forza europea di dissuasione o ad un compromesso con l’ ambizione d’ autonomia francese. Nella compagine di Kennedy o di Johnson, attorno al ministro della Difesa Robert MacNamara, la maggiore influenza spetta agli scienziati ed agli analisti che desiderano, anzitutto, rallentare la corsa al progresso ed impedire la disseminazione delle armi nucleari””. (pag 78) “”L’ origine del dibattito è triplice: geografica, politica e strategica. Fra i due blocchi sovietico e atlantico esiste una asimmetria fisica di cui gli strateghi americani sono inclini a sottovalutare il significato. Il blocco sovietico costituisce una massa terrestre contigua e, sebbene si possano immaginare delle ostilità nelle marche dell’ impero senza colpire direttamente la metropoli russa, l’Unione Sovietica e i paesi sovietizzati dell’ Europa orientale, anche se i dirigenti dei satelliti non dipendono più dall’appoggio dell’ URSS, si sentirebbero più spontaneamente solidali che gli Stati Uniti e i paesi dell’ Europa occidentale, questi ultimi a contatto immediato con il nemico potenziale e i primi distanti parecchie migliaia di chilometri.”” (pag 174-175) “”La teoria strategica non è portatrice, come vorrebbero le menti in cerca dell’ assoluto, di una lezione semplice e di una soluzione miracolosa. Il pericolo della violenza è implicito nella pluralità di Stati sovrani e forse nella stessa natura sociale dell’ uomo. Qualsiasi dottrina d’ azione, anche la più pericolosa a scadenza per chi la pratica, può comportare in certe circostanze dei vantaggi. Dissuadere significa, in parole, far paura: chi, possendendo una piccola forza atomica, dà agli altri la sensazione di essere irresponsabile, incosapevole di ciò che è in gioco, eserciterà forse per un qualche tempo un’influenza sproporzionata ai suoi mezzi materiali. Così come Clausewitz, dopo aver teorizzato il concetto di guerra assoluta, ha introdotto a poco a poco i fattori che scavano il solco fra guerra assoluta e guerra reale, è necessario mettere in luce le considerazioni che entrano nei calcoli degli strateghi e che rendono il mondo del duopolio termonucleare meno terrificante di quanto non appaia dalle ricerche degli analisti””. (pag 226-227)”,”RAIx-214″ “ARON Robert a cura, scritti di DANDIEU Arnaud HOLSTEIN Henri IZARD Georges MAULNIER Thierry MILLET Raymond MONNEROT Jules PLISNIER Charles SALLERON Louis SIGAUX Gilbert VOYENNE Bernard”,”De Marx au marxisme, 1848-1948.”,”Un testo inedito di Karl Marx: Il lavoro salariato. (tradotto da Maximilien Rubel e Frederique Berthelot) (pag 301-317) “”Va da sé che l’ economia politica non vede nel ‘proletario’ che l’ ‘operaio’; – il proletario, ossia colui che senza capitale e senza rendita fondiaria, non vive che del lavoro, di un lavoro unilaterale e astratto. Essa può affermare dunque che, esattamente come il cavallo, l’ operaio deve ricevere l’ indispensabile per poter lavorare. Essa non lo considera nel suo tempo libero, nella sua umanità, lasciando questa cura alla giustizia criminale, al medico, alla religione, alle statistiche, alla politica e all’ ufficio di disoccupazione.”” (Marx, pag 312) “”Si può scrivere un libro su Karl Marx pangermanista, raggruppando i testi assai sorprendenti per uno dei leaders della Prima Internazionale. (…)”” (pag 57″,”TEOC-402″ “ARON Raymond”,”L’opium des intellectuels.”,”In apertura: ‘La religion est le soupir de la créature accablée par le malheur, l’âme d’un monde sans coeur, de même qu’elle est l’esprit d’une époque sans esprit. C’est l’opium du peuple.’ (Karl Marx) “”History is again on the move””, formula di Toynbee (pag 202)”,”STOx-140″ “ARON Raymond”,”Le tappe del pensiero sociologico. Montesquieu, Comte, Marx, Tocqueville, Durkheim, Pareto, Weber.”,”Fondo FP 2° copia ARON Raymond è nato a Parigi nel 1905. Ha insegnato sociologia all’ Università di Parigi dal 1956 al 1968, dal 1970 è prefessore di sociologia della civiltà moderna al College de France. “”Marx ha parlato spesso delle ideologie e ha cercato di spiegare i modi di pensare o i sistemi intellettuali con il contesto sociale. L’interpretazione delle idee con la realtà sociale piò essere fatta seguendo diversi metodi. Si possono spiegare i modi di pensare col modo di produzione o con lo stile tecnico della società in questione. Ma la spiegazione che ha ottenuto il maggior successo è quella che attribuisce idee determinate a una certa classe sociale. In generale, Marx intende per ideologia la falsa coscienza o la falsa rappresentazione che una classe sociale si fa della sua situazione e della società nel suo insieme. In larga misura, considera le teorie degli economisti borghesi come un’ideologia di classe. Non già che egli attribuisca agli economisti borghesi l’intenzione di ingannare i lettori o di dare una falsa interpretazione della realtà, ma tende a pensare che una classe non può vedere il mondo se non in base alla sua situazione.”” [Raymond Aron, Le tappe del pensiero sociologico. Montesquieu, Comte, Marx, Tocqueville, Durkheim, Pareto, Weber, 1972] (pag 196-197) “”Marx dispone di tre diversi termini che spesso sono tradotti con lo stesso termine di alienazione, mentre le tre parole tedesche non hanno esattamente lo stesso significato. I termini sono: Entäusserung, Veräusserung e Entfremdung. Quest’ ultimo è quello che corrisponde, pressappoco, al termine italiano di alienazione, significando etimologicamente: divenire estranei a se stessi. L’idea è che in alcune circostanze, o in alcune società, le condizioni fatte all’uomo sono tali che questi diventa estraneo a se stesso, nel senso che non si riconosce più nella sua attività e nelle sue opere””. (pag171) [Raymond Aron, Le tappe del pensiero sociologico. Montesquieu, Comte, Marx, Tocqueville, Durkheim, Pareto, Weber, 1972]”,”TEOP-244″ “ARON Raymond”,”La società industriale. (Tit.orig: Dix-huit leçons sur la société industrielle)”,”ARON Raymond è nato a Parigi nel 1904. Professore di sociologia alla Sorbona, direttore di ‘France Libre’ redattore di ‘Combat’, editorialista de ‘Le Figaro’. E’ autore di molte opere (v. bibliografia) “”(…) Questo riassunto altro non è che un commento alla prefazione di ‘Per la critica dell’economia politica’ di Marx. Come si può interpretare questo testo e quali conseguenze trarne per il problema del metodo? La prima interpretazione possibile, che io chiamo ‘monista’ o metafisica, non è l’interpretazione marxista autentica, anche se alcuni testi di Marx possono suggerirla. Essa consisterebbe nell’affermazione che gli uomini sono integralmente definiti dal lavoro e dalla sua forma d’organizzazione, che i regimi economici si trasformano obbedendo ad un dinamismo loro proprio, senza l’intervento di fenomeni estranei all’ordine economico. Questa interpretazione monista non è quella di Marx, perché Marx non nega l’esistenza di alcuni o l’efficacia di altri fenomeni. Quando cerca d’interpretare il movimento globale della società, egli assegna un posto ai fenomeni intellettuali, politici e religiosi. Nella dialettica della lotta di classe interviene un momento essenziale: la presa di coscienza da parte del proletariato della sua condizione. Proprio perché prende coscienza, in parte grazie ai filosofi, della sua condizione di classe sfruttata, il proletariato diviene una classe rivoluzionaria e può rovesciare il sistema capitalistico. Se tale presa di coscienza è una delle molle della storia, l’intepretazione monista non è conforme al pensiero autentico di Marx. Chiamerò ‘antropologica’ la seconda interpretazione possibile. Per essa i fenomeni economici sono essenziali nell’interpretazione di tutte le società, non perché posseggano una causalità più efficace degli altri, ma perché l’uomo è essenzialmente un essere che lavora. Nella misura in cui l’essenza dell’uomo si realizza nel lavoro, il modo in cui il lavoro è organizzato diviene la caratteristica di ogni società. (…)””. [Raymond Aron, La società industriale, 1965] (pag 46-47)”,”ECOT-180″ “ARON Raymond, a cura di Serge PAUGAM”,”Les sociétés modernes.”,”Nell’indice dei nomi il nome Karl Marx è il più frequente. Marx e il concetto di classe (pag 461-500) “”Reportons-nous, une fois encore, aux textes de Marx. Implicitement, nous y trouvons la distinction que nous venons de faire entre analyse théorique et description concrète. En effet, si nous ouvrons ses ouvrages historiques: ‘Le dix-huit brumaire’; ‘La Révolution de 1848 en Allemagne’ nous y notons des énumérations variées et non systématiques de classes, ici Marx oppose le capitalisme financier au capitalisme industriel, là il s’étend longuement sur les petits commerçants ou sur les petits fermiers. En d’autres termes, il considère les groupes sociaux tels qu’ils lui paraissent se séparer en fait, dans une société particulière, en fonction des communautés ou contradictions d’intérêts. En revanche, dans ‘Le capital’, l’intention de Marx manifestement était de procéder à une détermination rigoureuse des classes ou, si l’on veut, à une théorie de la structure sociale du système. Il n’a pas été jusqu’au bout de la tentative. Il n’est pas impossible cependant de retrouver le mouvement général de l’argumentation et d’en apprécier le bien-fondé. (…) Marx n’aurait-il donc pas pu rattacher les formules agressives mais vagues du ‘Manifeste’ à l’analyse du ‘Capital’? Je pense, au contraire, que cette synthèse était possible. La détermination des classes ne se confond pas avec celle des types de revenus, de même que la lutte des classes n’est pas ‘essentiellement’ économique. Mais il n’en reste pas moins que l’attitude des groupes dans les conflits économiques se rattache étroitement à la place qu’ils occupent dans le procès de production. Tout d’abord chaque groupe, sinon chaque classe, a tendance à utiliser l’influence dont il dispose pour amélierer sa situation économique; il demande à l’Etat de modifier les conditions de la concurrence dès que celles-ci se modifient à son détriment, drotis de douane, contingents, subventions et primes diverses d’une part, interdictions d’entreprises nouvelles, monopole réservé de l’autre, salaire minimum, limitation des immigrations enfin, correspondent également à une intervention de la politique, c’est-à-dire d’une force et d’une volonté collective dans les relations qui, selon la théorie économique, devraient être soumises à la loi de la rivalité libre et de l’échange. En second lieu, fait également indiscutable, le désir de transformer l’ordre social actuel se retrouve avant tout dans les groupes prolétariens, cependant que les groupes bourgeois sont en général, à cet égard, conservateurs. La lutte des classes serait ainsi une donnée positive en un double sens: mais, qu’elle agisse sur la vie économique ou ait pour enjeu la destinée du système lui-même, à l’intérieur de l’ordre capitaliste, pour ou contre cet ordre, elle est ‘essentiellement politique'”” (pag 466-468) [Raymond Aron, Le concept de classe (1939)] [(in) Raymond Aron, a cura di Serge Paugam, Les sociétés modernes, 2006]”,”TEOS-232″ “ARON Raymond”,”Pace e guerra tra le nazioni.”,”ARON Raymond “”La teoria astratta dell’equilibrio è esposta nel modo più semplice e nello stesso tempo più convincente nel piccolo saggio di Hume intitolato ‘On the Balance of Power’. Il punto di partenza dal quale muove David Hume è la domanda: l’idea dell’equilibrio è moderna o solo la formula è stata inventata recentemente, mentre l’idea è vecchia come il mondo? Il secondo termine dell’alternativa è quello vero: (…) “”In tutta la politica della Grecia è evidente l’ansietà per l’equilibrio di potenza, che anzi è espressamente sottolineata dagli storici antichi. Tucidide ritiene che la lega contro Atene, che provocò la guerra del Peloponneso fu interamente dovuta a questo principio. E dopo il declino di Atene, quando i Tebani e gli Spartani si consideravano la supremazia, troviamo che gli Ateniesi (come molte altre repubbliche) si gettarono sempre sul piatto più leggero, cercando di mantenere l’equilibrio della bilancia”” (nota, traduzione italiana di Mauro Misul, in D. Hume, Discorsi politici, saggio VII: ‘Sull’equilbio di potenza, Boringhieri, 1959, pp. 104-12). L’impero persiano agisce non diversamente: “”Il monarca persiano era in realtà, nella sua forza, un piccolo principe, in confronto con le repubbliche greche, e gli convenne perciò, più per sicurezza che per emulazione, interessarsi alle loro contese e sostenere la parte più debole in ogni contrasto””. I successori di Alessando adottarono lo stesso principio: “”I successori di Alessando si mostrarono assai gelosi dell’equilibrio di potenza; una gelosia fondata su una vera politica e sulla prudenza, e che mantenne intatta per molte generazioni la ripartizione avvenuta dopo la moprte di quel famoso conquistatore””. Appartengono al sistema le popolazioni suscettibili di intervenire nella guerra: “”…i principi orientali, considerando i Greci e i Macedoni la sola vera forza militare con cui avessero relazione, tenevano d’occhio attentamente quella parte del mondo”” (pag 159-160) nel testo le citazioni sono riportate in lingua inglese e le traduzioni in italiano in nota L’Impero romano si genera e sottomette gli antichi perché le altre popolazioni, oltre la romana, non sono state in grado di concludere alleanze che le avrebbero salvate dal gioco dell’impero di Roma (pag 160)”,”RAIx-328″ “ARON Raymond”,”Plaidoyer pour l’Europe décadente.”,”L’Europe que l’on appelle décadente, c’est l’Europe de l’Ouest, plus riche, plus féconde, plus civilisée en un mot, que l’autre. C’est aux frontières de cette autre Europe que patrouillent les chiens policiers, que s’allument la nuit les miradors, ainsi que jadis aux limites des camps de concentration. Trente ans après la fin de la guerre, en dépit de la déclaration universelle des Droits de l’Homme des Nations unies, en dépit de la déclaration finale d’Helsinki, les pays qui s’appellent eux-memes socialistes s’efforcent d’empecher les hommes et les idées de franchir la ligne de démarcation. L’avenir appartiendrait-il au despotisme et l’Europe de l’Ouest serait-elle vouée à la décadence, comme le pensait Oswald Spengler, parce qu’elle s’obstine à croire à la démocratie et au libéralisme? Tel est le theme du livre que m’inspire la conjoncture historique. Raymond Aron. “”Lénine [après le livre ‘Que faire?] apporta une deuxième contribution à l’ensemble baptisé marxisme-léninisme par le petit livre intitulé ‘L’imperialisme, stade suprême du capitalisme’, écrit au début de la guerre mondiale. Bien avant 1914, il avait, comme d’autres doctrinaires de la IIe Internationale, évoqué l’exploitation des colonies par les pays capitalistes pour répondre au démenti apparent de l’histoire. Il niait l’élévation du niveau de vie dans les pays capitalistes et il introduisait la notion d’une aristocratie ouvrière qui recevrait de la bourgeoisie le denier de Judas, des salaires relativement élevés pour prix de sa trahison, autrement dit de l’abandon de la lutte de classes au profit de la collaboration des classes. Ainsi s’expliquait, selon lui, le révisionnisme, la propension de certains social-démocrates à compter sur le progrès économique et les réformes ponctuelles pour améliorer le sort du prolétariat sans rompre avec le capitalisme. L’attitude des différents partis socialistes au moment où éclata la guerre européenne l’indigna plus qu’elle ne le surprit: la IIe Internationale tout entière trahissait, et non plus les seuls révisionnistes. Lui et les siens finissaient par incarner seuls le prolétariat mondial et le socialisme. Marx lui-même n’ignorait pas la tendance des sociétés capitalistes à l’expansion vers le dehors; le mode de production capitaliste, le plus avancé, bouleverserait les sociétés traditionelles et couvrirait la planète entière. Il ne regrettait nullement l’expansion tout à la fois de l’Europe et du capitalisme; s’il en dénonçait les cruautés, il discernait aussi les promesses qu’apportait le pillage de la planète par les colonialistes. Aux Indes les Anglais briseraient les survivances d’un mode de production asiatique, l’organisation séculaire des villages, à laquelle se superposait le pouvoir arbitraire d’une bureaucratie inefficace et prédatrice. (…) Lénine aurait pu interpréter la guerre du 1914 comme Marx avait fait celle de 1870. Les Etats européens se sont maintes fois combattus à travers les siècles avant de se donner une économie capitaliste – et Lénine le savait bien. Mais les auteurs, R. Hilferding et surtout J.H. Hobson lui fournissaient une autre issue: démontrer non pas seulement que le Français, les Anglais, les Allemands qui s’étaient partagés l’Afrique méritaient également le qualificatif d”impérialistes’, ce qui ne prête pas au doute, mais qu’ils se détruisaient les uns les autres en un combat inexpiable, ‘parce qu’ils étaient impérialistes’. Il suffisait d’établir un lien entre la structure monopolistique de l’économie capitaliste, le rôle des banques, la concentration du capital d’un côté, les conquêtes coloniales de l’autre, et de décréter ensuite que les expansions rivales des capitalismes nationaux ne permettaient pas un partage à l’amiable. Il décréta que la guerre présentait un caractére impérialiste des deux côtés et il justifia le diagnostic en se référant à la formule de Clausewitz: la guerre, continuation de la politique d’Etat par d’autres moyens. Tous les Etats avaient mené une politique impérialiste avant 1914; la guerre par laquelle ils poursuivaient leur politique, ne changeait pas de nature, elle demeurait impérialiste. Les socialistes trahissaient donc leur foi et leur engagements antérieurs en ne s’opposant pas, chacun dans son pays et par tous les moyens, à l’impérialisme, donc à la guerre”” (pag 55-57) [Raymond Aron, ‘Plaidoyer pour l’Europe décadente’, Paris, 1977]”,”EURx-021-FL” “ARON Raymond”,”Delle libertà. Alexis de Tocqueville e Karl Marx. Libertà formali e libertà reali.”,”Marx (pag 108-109) “”«La suprema bellezza della produzione capitalista consiste in questo, che non soltanto essa riproduce costantemente il salariato come salariato ma che, ‘proporzionalmente all’accumulazione del capitale, essa fa sempre nascere dei salariati in soprannumero’. La legge della domanda e dell’offerta è così sempre mantenuta nella carreggiata più conveniente, le oscillazioni del salario si muovono entro i limiti più favorevoli per lo sfruttamento, e infine la subordinazione tanto indispensabile del lavoratore al capitalista è garantita» (41). Così si esprime Marx nell’ultimo capitolo (‘Teoria della colonizzazione’) del primo libro del ‘Capitale’. E’ a tutti manifesto che tale non è stato il corso della Storia. I salariati non sempre sono in soprannumero; i salari non oscillano «fra i limiti più favorevoli allo sfruttamento», progrediscono in valore reale nella misura in cui progredisce la produttività del lavoro; i sindacati hanno sostituito, nei paesi più sviluppati, alla pura e semplice subordinazione del lavoratore al capitalismo delle relazioni spesso contrattuali e a volte prossime a rapporti fra eguali. Ne consegue quindi che il quadro generale dato da Marx dell’evoluzione capitalista è in parte vero, in parte falso, in parte eccessivo. «Questa espropriazione si compie attraverso il gioco delle ‘leggi immanenti della stessa produzione capitalista’, attraverso ‘la concentrazione dei capitali’. Ogni capitalista ne colpisce a morte molti altri per suo conto. Di pari passo con questa centralizzazione, ossia con l’espropriazione di molti capitalisti da parte di pochi, si sviluppano su scala sempre crescente la forma cooperativa del processo di lavoro, la consapevole applicazione tecnica della scienza, lo sfruttamento metodico della terra, la trasformazione dei mezzi di lavoro in potenti mezzi di lavoro utilizzabili solo collettivamente, la economia di tutti i mezzi di produzione mediante il loro uso come mezzi di produzione del lavoro combinato, sociale, mentre tutti i popoli vengono via via intricati nella rete del mercato mondiale e così si sviluppa in misura sempre crescente il carattere internazionale del regime capitalistico. Con la diminuzione costante del numero dei magnati del capitale che usurpano e monopolizzano tutti i vantaggi di questo processo di trasformazione, cresce la massa della miseria, dell’oppressione, dell’asservimento, della degenerazione, dello sfruttamento, ma cresce anche la ribellione della classe operaia che sempre più s’ingrossa ed è disciplinata, unita e organizzata dallo stesso meccanismo, dal processo di produzione capitalistico. Il monopolio del capitale diventa un vincolo del modo di produzione, che è sbocciato insieme ad esso e sotto di esso. La centralizzazione dei mezzi di produzione e la socializzazione del lavoro raggiungono un punto in cui diventano incompatibili col loro involucro capitalistico. Ed esso viene spezzato. Suona l’ultima ora della proprietà privata capitalistica. Gli espropriatori vengono espropriati» (42). E’ vero che progrediscono «l’applicazione tecnica della scienza» e l’allacciamento di tutti i popoli nella rete del mercato mondiale, è però esagerato rappresentarsi la concentrazione del capitale sotto forma di esproprio della maggior parte dei capitalisti a profitto soltanto di una piccola minoranza, è falso che questo processo trascini con sé «miseria, oppressione, asservimento, degenerazione, sfruttamento» delle masse popolari. Il modo di produzione è effettivamente sociale: fa esplodere in una direzione l’involucro capitalistico, ma questa esplosione si opera all’interno del quadro legale dei regimi occidentali che i sovietici chiamano capitalisti”” [Raymond Aron, ‘Delle libertà. Alexis de Tocqueville e Karl Marx. Libertà formali e libertà reali’, Milano, 1990] [(41) Marx, ‘Das Kapital, tomo XXIII, p. 726; (42) Karl Marx, ‘Il capitale’, libro I, tomo 3°, Roma, 1952, pp. 222-223] La critica di Raymond Aron a Karl Marx non coglie nel segno: oggi più che mai”,”TEOP-491″ “ARON Raymond a cura; relazioni di Raymond ARON Arthur SCHLESINGER German ARCINIEGAS François BONDY; interventi di FREUND SHENOY GORWALA SCHMID BONDY CZERNETZ FLECHTHEIM ALLEMAN BUSIA WILES SETON-WATSON NARAYAN MANGLAPUS PHILIP GAROSCI MORAZE’ MAUNG-MAUNG ANWAR WORSTHORNE MANGASHA JARGY FREYMOND DE-MADARIAGA KENNAN GEYL OPPENHEIMER KOHN MASANI SEKI HOFER PHILIP ROSTOW LUTHY LOEWITH HERSCH SPINELLI WITSCH HARPPRECHT HOOK”,”La democrazia alla prova del XX secolo.”,”Incontro a Berlino in occasione del X anniversario della fondazione del Congresso per la Libertà della Cultura, di circa duecento intellettuali appartenenti alal maggior parte delle discipline del sapere e dell’azione, venuti a tesitmoniare la loro comune passione per la libera ricerca, doveva fornire l’opportunità di fruttuosi confronti. Parecchi gruppi di lavoro si adoperarono durante cinque giorni a studiare nuovi aspetti del tema centrale: «Tradizione ed evoluzione», che i colloqui internazionali organizzati dal Congresso studiano metodicamente da tre anni. (pag 5)”,”TEOP-505″ “ARON Raymond, a cura di Oreste DEL-BUONO”,”Gli ultimi anni del secolo.”,”Raymond Aron (Parigi, 1905-1983)”,”RAIx-365″ “ARON Robert”,”La Francia di Vichy, 1940-1944.”,”Robert Aron è nato in Francia nel 1908. Durante la guerra ha partecipato alla resistenza, è stato prigioniero della Gestapo riuscendo però a fuggire ad Algeri dove ha fatto parte dell’amministrazione de Gaulle. Fra le sue opere: ‘Histoire de la Libération de la France’ e la ‘Histoire de l’Epuration’. “”Le prime estorsioni naziste avvengono ancora prima dell’armistizio con una serie di ordinanze prese durante l’invasione «nell’interesse dei territori occupati (3)». Una moneta d’occupazione, il Reichkreidtkassenmark (marco delle casse di credito del Reich), viene messa in circolazione d’autorità. Il 20 maggio il cambio è fissato a 20 franchi 1 marco, invece di 16, com’era prima della guerra. Così i tedeschi pagano a prezzo vile, con una moneta imposta con la forza, tutto ciò che a loro conviene comprare in Francia. Seguono poi le requisizioni di tutte le materie prime nei territori occupati, la nomina di amministratori delle imprese che non sono «gestite normalmente»: e come potrebbero esserlo, dato l’esodo della popolazione?”” (pag 226-228)”,”FRAV-004-FV” “ARON Raymond”,”Saggio sulla destra. Il conservatorismo nelle società industriali.”,”Disuguaglianza economica. I conti di R. Aron. ‘Si possono distinguere tre tipi di disuguaglianza: a livello di ripartizione dei beni, a livello di redditi propriamente capitalistici (redditi di capitale, profitto) e a livello di salari e stipendi. Le ragioni morali e persino sociali per denunciare la concentrazione di beni o profitti rimangono le stesse, ma i ‘radicali’ riconoscono che sopprimere l’eredità o eliminare i dividendi non influirebbe in maniera significativa sul tenore di vita delle masse. Le riforme laburiste non hanno colmato il divario tra la donna di servizio e il lord che circola in Rolls Royce: hanno dimostrato quanto fosse vana l’illusione che la ridistribuzione dei redditi capitalistici possa elevare in modo considerevole il tenore di vita delle masse. In Gran Bretagna, nel 1955, salari e stipendi ammontano a 10.040 milioni di sterline; il totale dei redditi privati arriva a 15.688, mentre quello dei redditi capitalistici (rendite, dividendi, interessi) a 1.702. La ridistribuzione di tutti i dividendi tra milioni di salariati frutterebbe ad ognuno di loro solo qualche scellino in più alla settimana. Pochi anni di sviluppo, invece, arricchiscono i lavoratori più della spoliazione dei ricchi. Negli Stati Uniti, l’ideologia della libera impresa e della concorrenza è parte integrante del credo nazionale. Pianificazione e proprietà collettiva vengono assimilate all’Unione Sovietica e, quindi, al male. Inseparabile da fallimenti e da successi sul mercato, la disuguaglianza dei redditi appare legittima quanto il regime di cui è l’espressione. Allo stesso tempo, il progresso economico gonfia il numero dei redditi medi riducendo quello dei redditi bassi, mentre la quantità dei redditi molto consistenti aumenta appena. Il numero delle famiglie o delle persone sole che guadagnano meno di 1.000 dollari (3) è diminuito del 44% tra il 1941 e il 1955. Quello delle famiglie e delle persone che guadagnano tra i 1.000 e i 2.000 dollari è sceso del 29%. La categoria tra i 2.000 e i 3.000 è calata dell’8%. In compenso la fascia tra i 3.000 e i 4.000 dollari è aumentata del 53%, quella tra i 4.000 e i 5.000 del 57%, quella tra i 5.000 e i 7.500 del 96%, quella tra i 7.500 e i 10.000 del 92%, quella tra i 10.000 e i 15.000 del 103%, quella tra i 15.000 e i 20.000 del 79%, quella tra i 20.000 e i 25.000 dell’80% e quella al di sopra dei 25.000 dell’8%. Sia in Gran Bretagna che negli Stati Uniti, le grandi compagnie capitaliste pagano al fisco o decidono di investire una parte considerevole degli utili lordi. La tassazione sugli scaglioni più elevati dei redditi privati è enorme: equivale quasi a un’espropriazione. Ne consegue che il tenore di vita delle masse, ‘nei paesi con una civiltà industriale sviluppata’, dipende più dallo sviluppo che dalle leggi sociali. E’ logico, quindi, che i dibattiti più accesi vertano sul metodo di sviluppo piuttosto che sul criterio di ridistribuzione dei redditi’ (pag 66-67) [(3) Si tratta di redditi ‘reali’, non nominali]”,”TEOP-544″ “ARON Raymond”,”Pace e guerra tra le nazioni.”,”Raymond Aron è nato a Parigi nel 1905. Professore di sociologia alla Sorbona, è tra i più quotati commentatori politici francesi. Già direttore di La France Libre, redattore di Combat, dal 1947 è editorialista del Figaro.”,”RAIx-056-FL” “ARON Raymond”,”Mémoires. 50 ans de réflexion politique.”,”Raymond Aron è nato a Parigi nel 1905. Professore di sociologia alla Sorbona, è tra i più quotati commentatori politici francesi. Già direttore di La France Libre, redattore di Combat, dal 1947 è editorialista del Figaro. Épilogue, Bibliographie, note, Index, 50 ans de réflexion politique,”,”BIOx-040-FL” “ARON Robert”,”Histoire de l’épuration. I. De l’indulgence aux massacres, novembres 1942 – septembre 1944.”,”Robert Aron, agrégé dell’Università, è stato prima della guerra, con Arnaud Dandieu uno degli iniziatori delle idee del personalismo in Francia e del movimento federalista europeo.”,”FRQM-064″ “ARON Raymond”,”Dimensions de la conscience historique.”,”‘Una potenza marittima è costretta, per conservare il dominio dei mari, a sottomettere una dopo l’altra le isole, gli istmi, vicino alle isole che vuole dominare. La proposizione è evidentemente troppo vaga, perché il valore strategico delle isole varia secondo la tecnica della guerra navale, secondo le risorse delle popolazioni stabilite sulle basi, ecc. Essa resta intelligibile perché è conforme alle necessità della lotta mortale. La potenza marittima cerca di controllare le isole da cui una potenza rivale potrebbe minacciarla e gli istmi o le isole che dominano le vie di passaggio. A questa necessità astratta, Tucidide ha constatato che Atene non aveva potuto sottrarsi. Non ha cercato, come un sociologo, di giustificare o precisare la proposizione, enumerando le circostanze che ne determinano o ne limitano l’applicazione. Egli l’ha mantenuta implicita, in modo che il determinismo della guerra non si separi dagli uomini nel momento stesso in cui li tirannizza. Queste verosimiglianze, psicologiche o psicosociali, rendono intelligibili allo stesso tempo l’umanità e l’inumanità, il carattere tragico del destino storico. La potenza marittima è spinta a una sorta di fuga in avanti dalle costrizioni del controllo dei mari e l’obbligo d’essere o di apparire sempre più forte al fine di mantenere il proprio impero. Ma per accrescere la propria forza, essa deve intraprendere delle nuove conquiste (Sicilia), esigere dai suoi alleati più navi e più denaro. L’impero di Atene, per il fatto stesso della guerra, si fa sempre più pesante. Atene deve mostrarsi inesorabile contro i rivoltosi e i dissidenti perché non può più contare – essa lo afferma – sulla buona volontà dei suoi alleati o dei suoi tributari. Al livello inferiore della battaglia, tre fattori generano il contrasto tra le intenzioni e gli accadimenti: lo shock delle intenzioni, la perdita della disciplina (ossia l’ordine voluto) dei protagonisti, l’intervento di un fenomeno imprevisto, in particolare cosmico. A livello della politica, le cause del divario tra intenzioni e accadimenti sono altre, più complesse e soprattutto più tragiche. La guerra stessa obbliga i partecipanti a una sorta di irrazionalità. Questa è stata provocata in occasione di conflitti secondari, per via della paura che la potenza ateniese ispira alle città greche e singolarmente a Sparta (…)’ (pag 164-166)]”,”STOx-343″ “ARON Raymond”,”Trois essais sur l’âge industriel.”,”‘Il marxismo scientifico è immediatamente e prima di tutto ua scienza del capitalismo’ (pag 173)”,”TEOS-339″ “ARON Raymond”,”Penser la guerre, Clausewitz. Volume 1. L’âge européen.”,”ARON R. (Parigi 1905 – 1983). Filosofo, sociologo, storico e politologo francese, Promotore liberalismo moderno contrapposto a intellettualismo di sinistra. 3 413872 SBN”,”QMIx-157-FSL” “ARON Raymond”,”Penser la guerre, Clausewitz. Volume 2. L’âge planétaire.”,”ARON R. (Parigi, 1905 – 1983). Filosofo, sociologo, storico e politologo francese. Promotore liberalismo moderno contrapposto a intellettualismo di 3 413873 SBN”,”QMIx-158-FSL” “ARON Raymond DEHIO Ludwig HAMILTON Alexander HINTZE Otto LOTHIAN Lord MEINECKE Friedrich VON-RANKE Leopold ROBBINS Lionel, a cura di Sergio PISTONE”,”Politica di potenza e imperialismo. L’analisi dell’imperialismo alla luce della dottrina della ragion di Stato.”,”Dottrina della ragion di Stato. Ha come suo punto di partenza in Machiavelli, e si sviluppa con i trattatisti del ‘500 e del ‘600 e trova in epoca più recente le sue espressioni più rilevanti nella dottrina tedesca dello Stato-potenza dell’ ‘800 e del ‘900 (Ranke, Meinecke, Hintze, Dehio, ecc.) e nella scuola federalista anglosassone (soprattutto Lord Lothian e Lionel Robbins). Contiene tra l’altro: – La Germania e l’epoca delle guerre mondiali (Dehio) – La causa ultima dei conflitti internazionali (Robbins) – La prima guerra mondiale e la crisi del sistema europeo degli Stati (Meinecke) – Imperialismo e politica mondiale (Hintze) – Politica di potenza e forma di governo (Hintze) “”La causa immediata del conflitto è il desiderio dei governi di mantenere o estendere la loro potenza – interesse, questo, nazionale e non interesse egoistico”” (pag 299) (Lionel Robbins, La causa ultima dei conflitti internazionali) “”I marxisti avevano ragione nel sospettare che, nel causare le principali guerre, egoistici interessi fossero in azione in qualche modo. Ma sbagliarono la natura degli interessi. Non sono gli interessi dei capitalisti come classe, ma gli interessi di gruppi sezionali (che possono essere gruppi di capitalisti o gruppi di operai o temporanea alleanza di ambedue) che danno origine alle pratiche del restrizionismo, e così sono indirettamente responsabili della guerra”” (pag 301-302) (Lionel Robbins, La causa ultima dei conflitti internazionali)”,”TEOP-570″ “ARON Raymond”,”Sur Clausewitz.”,”. Il libro è una raccolta di articoli e conferenze di Aron su Clausewitz e la guerra; ARON Raymond: (nato a Parigi il 14/3/1905 e morto a Parigi il 17/10/1983). Studia filosofia presso la Scuola Normale Superiore di Parigi. Filosofo, storico e politologo francese amico di una vita di SARTRE Jean-Paul, non per questo, in Francia, furono considerati il simbolo di una contrapposizione intellettuale. Si oppose alla fascinazione verso il marxismo degli intellettuali dell’epoca. Partecipa al Secondo conflitto mondiale dal 1939 al 1940. Quando nel 1940 Parigi fu occupata dai nazisti seguì Charles de GAULLE a Londra, a differenza di SARTRE che rimase a Parigi. Negli anni ’60 del Novecento prese le distanze dai Movimenti studenteschi e coniò il termine “”gruppuscoli”” riferito alle posizioni frammentate di estrema sinistra. Nega una teoria generale delle relazioni internazionali per una visione più sociologica delle dinamiche degli Stati e appartiene alla corrente del realismo classico. Studiò a lungo Karl MARX aprezzandone la profondità dell’analisi ma severamente antimarxista-leninista. Nel 2017 Angelo PANEBIANCO scriverà l’Introduzione a “”L’oppio degli intellettuali”” traduzione italiana del libro di Aron del 1955. Pierre Hassner, geopolitologo e filosofo naturalizzato rumeno francese, Bucarest 1933- Parigi 2018. <> (dalla Prefazione, pag 8). <> (trad. d. r. pag 14).”,”QMIx-212-FSL” “ARON Raymond BAUER E. BAULANT M. BEREND I. BERTHE J.P. BRUNSCHWIG H. BURGUIERE A. CARACCIOLO A. CAUWENBERGHE E. CHAUNU P. CLOUGH S.B. DELUMEAU J. DREMS H. DREYFUS F.G. DUBY G. DUPRONT A. ENDREI W.FERRO M. FURET F. GOROSTEGUI-DE-TORRES H. GOUBERT P. GOY J. HUPPERT G. KULA W. LAZARSFELD LE-GOFF J. LEON P. LE-ROY-LADURIE E. LEUILLIOT P. LEVI-STRAUSS C. LOPEZ R.S. MACEK J. MAHN-LOT M.MASCHKE E. MATHIAS P. MAURO F. MORAZE C. NORA P. PORCHNEV B. RANKI G. SOUSTELLE J. TOPOLSKI J. VAN-DER-WEE VERLINDEN C. WOLFF P. TENENTI B.”,”Méthodologie de l’Histoire et des sciences humaines.”,”Purtroppo alcune pagine bianche pag 290-291 294-295 298-299 302-303 306-307 310-311 313-314 Tra i vari saggi: – Jerzy Topolski, Marx et la méthode des modèles (pag 435-442)”,”STOS-023-FSD” “ARON Raymond, colloqui con Jean-Louis MISSIKA e Dominique WOLTON”,”L’etica della libertà. Memorie di mezzo secolo.”,”Seconda guerra mondiale: fronte occidentale. ‘Questa battaglia è stata perduta in soli quattro giorni’. “”J.L. M.: “”Come mai un esercito potente come quello francese poteva perdere una simile battaglia in soli quattro o cinque giorni? R.A.: “”Di fronte a Napoleone, l’esercito prussiano di Iena è scomparso in ventiquattro ore. Nel ’40, c’erano un centinaio di divisioni francesi: non è poco. Ma dal momento in cui la punta di lancia dell’esercito fu spezzata nel Belgio, la battaglia, ripeto, era persa. È stato il risultato di una classica manovra di accerchiamento. Nel 1914, il maresciallo von Manstein ebbe l’idea di attraversare le Ardenne: il che consentiva di tagliare le unità francesi ed inglesi dal resto dell’esercito. Per il seguito, sono solo dettagli. Non dimentichiamo fra l’altro che i russi, durante le prime due settimane della battaglia, hanno perso più divisioni di quanto disponesse la Francia, da cento a centocinquanta. La verità è che l’esercito tedesco superava tutti gli altri. Finalmente è stato sconfitto, come l’esercito francese nel 1812, dall’inverno, dallo spazio e dal carattere ancora primitivo dell’Unione Sovietica”” (pag 74-75)”,”TEOP-574″ “ARON Raymond, a cura di Alessando CAMPI e Giulio DE-LIGIO”,”Teoria dell’azione politica. Corso del Collège de France 1973.”,”Contiene tra i vari capitoli: – Il partito e l’utopia. Il genio rivoluzionario di Lenin “”A mio avviso Lenin è rimasto sostanzialmente marxista perché non ha mai dubitato che, servendo il partito come incarnazione del proletariato, serviva allo stesso tempo il dio rivoluiozne. In altri termini, se il non credente formula: “”Egli ha sostitiio il partito allla classe, il partito al proletariato, serviva allo stesso tempo il dio rivoluzione, In altri termini, se il non cedere , l’ateo che io sono presenta il genio di Lenin con la seguente formula: Egli ha sostituiti il partito alla classe , il partito al proletariato””, mii espriom da ateo, da ateo rispettato al marxismo. Ma, se mi metto all’interno del modo di pensare di Lenin, devo riconoscere che egli è rimasto un marxista: non ha mai dubitato che lo schema del divenire storico che ha trovato in Marx rimanesse valido, né ha mai dubitato che il partito al potere fosse davvero il proletariato al potere. Non ha mai dubitato un solo istante che la rivoluzione fatta dal partito fosse staa fatta allo stesso tempo in nome del proletariato e attraverso il proletariato, anche se in alcune circostanze qualche proletario in carne e ossa poteva non essere d’accordo con l’azione del partito. In altri termini, ciò che è necessario per il genio rivoluzionario non è soltanto il fatto di aver rinnovato lo strumento, ossia il partito, ma è la combinazione tra innovazione dello strumento e fedeltà ai principi, essendo questi ultimi, nella fattispecie, la rappresentazione della dialettica storica. Ciò che richiede una spiegazione è piutto come egli abbia potuto combinare la responsabilità essenziale del partito in quanto strumento della rivoluzione con l’adesione integrale e intransigente allo schema marxista. …. finire correggere gli errori (pag 277)”,”TEOP-582″ “ARON Robert BATTAGLIA Roberto CACCIA DOMINIONI Paolo CARELL Paul CHASTENET Jacques CHURCHILL Winston DEAKIN F.W. DONITZ K. EISENHOWER D.D. FUCHIDA Mitsuo DE-GAULLE C. GUDERIAN H. HARRIS Arthur IACHINO Angelo LEVI Carlo LEVI Primo MACARTHUR Douglas OKUMIYA M. RIGONI STERN M. REVELLI N. ROMMEL E. ROOSEVELT E. RYAN C. SETH R. SHIRER W.L. STEFANIDES T. TOLAND J. TREVOR-ROPER H.R. VALIANI Leo WERTH Alexander YOUNG D. e altri”,”Tutta la Seconda guerra mondiale. Gli uomini – I fatti – Le testimonianze. Vol. I. Da Monaco a Mosca.”,”””Ma perniziosi sono quelli che appetiscono per fine suo la grandezza, perché chi la piglia per idolo, non ha freno alcuno né di giustizia, né di onestà, e farebbe uno piano di ogni cosa per condurvisi”” (Guicciardini) (in apertura)”,”QMIS-001-FPB” “ARON Robert BATTAGLIA Roberto CACCIA DOMINIONI Paolo CARELL Paul CHASTENET Jacques CHURCHILL Winston DEAKIN F.W. DONITZ K. EISENHOWER D.D. FUCHIDA Mitsuo DE-GAULLE C. GUDERIAN H. HARRIS Arthur IACHINO Angelo LEVI Carlo LEVI Primo MACARTHUR Douglas OKUMIYA M. RIGONI STERN M. REVELLI N. ROMMEL E. ROOSEVELT E. RYAN C. SETH R. SHIRER W.L. STEFANIDES T. TOLAND J. TREVOR-ROPER H.R. VALIANI Leo WERTH Alexander YOUNG D. e altri”,”Tutta la Seconda guerra mondiale. Gli uomini – I fatti – Le testimonianze. Vol. II. Da Pearl Harbor a Stalingrado.”,”””Fare la guerra non ci piace, ma eccodci arrivati a questo punto: e allora la faremo, impegnando tutte le risorse di cui disponiamo”” (F.D. Roosevelt) (in apertura)”,”QMIS-002-FPB” “ARON Robert BATTAGLIA Roberto CACCIA DOMINIONI Paolo CARELL Paul CHASTENET Jacques CHURCHILL Winston DEAKIN F.W. DONITZ K. EISENHOWER D.D. FUCHIDA Mitsuo DE-GAULLE C. GUDERIAN H. HARRIS Arthur IACHINO Angelo LEVI Carlo LEVI Primo MACARTHUR Douglas OKUMIYA M. RIGONI STERN M. REVELLI N. ROMMEL E. ROOSEVELT E. RYAN C. SETH R. SHIRER W.L. STEFANIDES T. TOLAND J. TREVOR-ROPER H.R. VALIANI Leo WERTH Alexander YOUNG D. e altri”,”Tutta la Seconda guerra mondiale. Gli uomini – I fatti – Le testimonianze. Vol. III. Dalla Sicilia a Hiroshima.”,”””Ma buio per noi, e terrore e crolli di altane e di ponti su noi come Giona sepolti nel ventre della balena”” (Eugenio Montale) (in apertura) “”La tracotanza quando dà i suoi frutti, produce la spiga dell’errore, e la messe che se ne raccoglie è fatta solo di lagrime”” (Eschilo)”,”QMIS-003-FPB” “ARONOWITZ Stanley BRECHER Jeremy BROCKWAY Marc HERMAN Peter EYER Joe MATTICK Paul jr STEIN Joe scritti di; a cura di BRECHER Jeremy BURNS Rick LONG Elisabeth MATTICK Paul jr RACHLEFF Peter a cura, collaborazione di Timothy COSTELLO Pat FROST Steven HERMANN Steven SAPOLSKY Susan SCHWEITZER Tom SCHWEITZER Robert SHAPIRO”,”Root and Branch. Le nouveau mouvement ouvrier américain.”,”Libro dedicato a Paul MATTICK ARONOWITZ Stanley BRECHER Jeremy BROCKWAY Marc HERMAN Peter EYER Joe MATTICK Paul jr STEIN Joe scritti di; BRECHER Jeremy BURNS Rick LONG Elisabeth MATTICK Paul jr RACHLEFF Peter a cura, collaborazione di Timothy COSTELLO Pat FROST Steven HERMANN Steven SAPOLSKY Susan SCHWEITZER Tom SCHWEITZER Robert SHAPIRO “”Per Marx l’ idea di comunismo non aveva esistenza reale se non corrispondeva a una pratica reale di lotta di classe da parte della classe operaia. In questo si distingueva dai suoi pretesi discepoli, Kautsky e Lenin, per i quali il proletariato era piuttosto un agente capace, grazie al numero dei suoi membri e alla posizione chiave nella società moderna, di mettere in pratica una idea elaborata da degli intellettuali della classe media grazie alla loro critica scientifica del capitalismo. Marx, al contrario, ha sviluppato la sua concezione di comunismo e l’ analisi del capitalismo per tentare di spiegare e di esprimere nel dominio delle idee la lotta degli operai contro l’ organizzazione attuale della società””. (pag 111, Paul Mattick)”,”MUSx-185″ “ARONOWITZ Stanley”,”False Promises. The Shaping of American Working Class Consciousness.”,”ARONOWITZ Stanley (New York, 1933) è stato un organizzatore per l’Amalgamated Clothing Workers of America dal 1960 al 1964. Poi ha rappresentante internazionale per Oil, Chemical, and Atomic Workers. E’ direttore di ‘Studies on the Left’.”,”MUSx-268″ “ARONOWITZ Stanley BRECHER Jeremy BROCKWAY Mac HERMAN Peter EYER Joe MATTICK Paul STONE Katherine STEIN Joel RACHLEFF Peter PANNEKOEK Anton CHAMEAU Albert Paul MATTICK jr; volume curato da Jeremy BRECHER Rick BURNS Elizabeth LONG Paul MATTICK jr Peter RACHLEFF collaborazione di Timothy COSTELLO Pat FROST Peter HERMAN Steven SAPOLSKY Susan SCHWEITZER Robert SHAPIRO”,”Root & Branch: The Rise of the Workers’ Movements.”,”Libro dedicato a Paul Mattick Volume curato da Jeremy BRECHER Rick BURNS Elizabeth LONG Paul MATTICK Jr Peter RACHLEFF collaborazione di Timothy COSTELLO Pat FROST Peter HERMAN Steven SAPOLSKY Susan SCHWEITZER Robert SHAPIRO”,”MUSx-327″ “AROSTEGUI Julio”,”Francisco Largo Caballero en el exilio. La ultima etapa de un lider obrero.”,”Accordo totale tra Prieto e Caballero nella lotta antifranchista. “”Risulta del massimo interesse la constatazione che le posizioni antifranchiste di Caballero, sia per le analisi su cui si fondavano, sia per il suo inveterato pragmatismo e per la flessibilità che alla fine dimostrarono le sue soluzioni, come pure, certamente, per la sua coincidenza con Indalecio Prieto, si formarono durante l’ esilio e, in definitiva, buona parte di queste saranno quelle che saranno adottate dopo la sua morte dai più influenti dirigenti.”” (pag 104)”,”MSPG-148″ “ARÓSTEGUI Julio a cura, saggi di Jordi PALAFOX Eduardo GONZÁLEZ CALLEJA Manuel REDEIRO Ángeles GONZÁLEZ Sergio RIESCO Fernando VALDÉS DAL-RÉ Julio ARÓSTEGUI Carlos NAVARRO-LÓPEZ e Arturo VILORIA FUENTES Jesús ARANGO José Ma. MONTOLIO Santiago GONZÁLEZ”,”La República de los trabajadores. La segunda república y el mundo del trabajo.”,”Molte belle foto sul mondo del lavoro, operai, manifestazioni, vita quotidiana”,”MSPx-003-FSD” “ARÓSTEGUI Julio”,”Por qué el 18 de julio… Y después.”,”J. Arostegui è un cattedratico di Storia contemporanea nell’Università Complutense di Madrid. In apertura una dedica manoscritta a Vittorio Scotti Douglas ‘Dedica In memoriam a Pierre Broué, Manuel Tuñon de Lara, Herbert R. Southworth, Ramón Salas Larrazábal, competenti e diligenti studiosi della guerra civile spagno, a volte con contraddizioni, ma sempre amici’ Herbert R. Southworth è stato uno storico e accademico americano, noto per i suoi studi sulla guerra civile spagnola. Tra le sue opere più famose si annoverano ‘La Guerra Civil Española’ e ‘El mito de la cruzada de Franco’ 1. Il libro di Herbert R. Southworth “La Guerra Civil Española” non è stato tradotto in italiano né in francese. In francese Bibliografia: Herbert R. Southworth (1908-1999). Le passioni di un bibliofilo, la lezione di un controversista Autori Alfonso Botti Università di Modena e Reggio Emilia Biografia autore Alfonso Botti, Università di Modena e Reggio Emilia Alfonso Botti è professore ordinario di Storia con presso il Dipartimento di studi linguistici e culturali dell’Università di Modena e Reggio Emilia condirettore di “Spagna contemporanea”. La sua bio-bibliografia è reperibile sul sito: http://www.spagnacontemporanea.it/botti Bibliografia di Southworth: La Destruction de Guernica, Ruedo Ibérico, Paris, 1975. Le mythe de la croisade de Franco, Ruedo Ibérico, 1964. Bibliografia generale: pallinored.gif (326 byte)Opere di carattere generale sulla storia spagnola 1) Brenan Gerald, Storia della Spagna (1874-1936), Ed. Einaudi, Torino 1970. 2) Carr Raymond, Storia della Spagna (1808-1939), Ed. Nuova Italia, Firenze 1966. 3) De Madariaga Salvador, Storia della Spagna, Bologna 1957. pallinored.gif (326 byte)La formazione del movimento operaio spagnolo 1) Lorenzo Anselmo, Il proletariato militante, Ed. Anarchismo, Catania 1978. pallinored.gif (326 byte)La guerra civile 1) AA.VV., La guerra civile spagnola tra politica e letteratura, Shakespeare & C., Firenze 1995. 2) AA.VV., Spagna quando?, Il Ponte, Milano 1984. 3) AA.VV., Spagna 1936-1939 – Fotografie e informazioni di Guerra, Ed. Marsilio, Venezia 1976. 4) Bolloten Burnett, Il grande inganno, Ed. Volpe, Roma 1966. 5) Borkenau Franz, Spanish cockpit (in francese), Ed. Champ libre. 6) Brenan Georges, Le labyrinte espagnol, Ed. Champ libre. 7) Broué-Temine, La rivoluzione e la guerra di Spagna, Ed. Sugar, Milano 1962. 8) Caronna Mario, Le cause della guerra civile spagnola, Ed. ISEDI, Milano 1977. 9) Dellacasa Gianfranco, Rivoluzione e fronte popolare in Spagna ’36/’39, Ed. Jaca Book, Milano 1973. 10) Garosci Aldo, Gli intellettuali e la guerra di Spagna, Milano 1959. 11) Gibson Ian, La morte di Lorca e la repressione nazionalista di Granada, Milano 1973. 12) Jackson Gabriel, La repubblica spagnola e la guerra civile, Ed. Il Saggiatore, Milano 1967. 13) Koestler Arthur, Dialogo con la morte, Ed. Bompiani, Milano 1947. 14) Matthews Herbert L., Esperienze della guerra di Spagna, Ed. Laterza, Bari 1948. 15) Ranzato Gabriele, La Guerra di Spagna, Ed.Giunti, Firenze 1955. 16) Ranzato Gabriele, Rivoluzione e guerra civile in Spagna, Ed. Loescher, Torino 1975. 17) Rosselli Carlo, Oggi in Spagna domani in Italia, Ed. Einuadi, Torino 1967. 18) Roux Georges, La guerra civile di Spagna, Firenze 1966. 19) Signorino Mario, Il massacro di Barcellona, Ed. Fabbri, Milano 1973. 20) Thomas Hugh, Storia della guerra civile spagnola, Ed. Einaudi, Torino 1963. 21) Tunon de Lara Manuel, Storia della repubblica e della guerra civile in Spagna, Editori Riuniti, Roma 1976. 22) Vilar Pierre, La Guerra di Spagna 1936-1939, Ed. Lucarini, Roma 1988. pallinored.gif (326 byte)Gli anarchici, la CNT, le collettivizzazioni, il punto di vista libertario 1) Abel Paz, Durruti, cronaca della vita, Ed. La Salamandra, Milano 1980. 2) Anonimo, Protesta davanti ai libertari di ieri e di oggi sulle capitolazioni del 1937, Ed. Nautilus, Torino 1981. 3) Berneri Camillo, Guerra di classe in Spagna, Ed. RL, Pistoia 1971. 4) Enzensberger H.M., La breve estate dell’anarchia. Vita e morte di B.Durruti, Ed. Feltrinelli, Milano 1973. 5) Fabbri-De Santillan, Gli anarchici e la rivoluzione spagnuola, Ginevra 1938. 6) Garcia Felix, Collettività contadine e operaie durante la rivoluzione spagnola, Ed. Jaca Book, Milano 1980. 7) Gomez Casas J., Storia dell’anarcosindacalismo spagnolo, Ed. Jaca Book, Milano 1975. 8) Gonzales Ildefonso, Il movimento libertario spagnolo, Torino 1976. 9) Kaminski H.E., Quelli di Barcellona, Ed. Mondadori, Milano 1950. 10) Leval Gaston, Ne Franco ne Stalin, Ist. Ed. Ital., Milano 1952. 11) Madrid Santos F., Camillo Berneri, Pistoia 1985. 12) Mera Cipriano, Rivoluzione armata in Spagna, Ed. La Fiaccola, Ragusa 1978. 13) Nash Mary, Mujeres Libres – Donne Libere Spagna 1936-1939, Ed. La Fiaccola, Ragusa 1991. 14) Peirats Josè, La C.N.T. nella rivoluzione spagnola, Ed. Antistato, Milano 1977. 15) Peirats Josè, Breve storia del sindacalismo libertario spagnolo, Ed. RL, Genova 1962. 16) Richards Vernon, Insegnamenti della rivoluzione spagnola (1936-1939), Ed. Vallera, Pistoia 1974. 17) Semprun Maura Carlos, Rivoluzione e controrivoluzione in Catalogna, Ed. Antistato, Milano 1976. 18) Tellez Antonio, Facerias: guerriglia urbana in Spagna, Ed. La Fiaccola, Ragusa 1984. pallinored.gif (326 byte)Il POUM, i trotzkisti e l’opposizione di sinistra 1) 1931-1937 Rivoluzione e controrivoluzione in Spagna, Ed. Falce Martello, Milano 1995 2) Barrot Jean, Bilan, la contre-révolution en Espagne, Ed. UGE. 3) C.C.I., La sinistra comunista italiana (1927-1952) Cap.5-6, Ed. CCI, Napoli 1984. 4) C.C.I., Rivista Internazionale n.1 – Articoli di Bilan sulla Spagna, Ed. CCI, Napoli 1976. 5) Chazé, Chroniques de la révolution espagnole, Ed. Spartacus. 6) Gervasini Virginia, Gli insegnamenti della sconfitta della rivoluzione spagnola, Ed. C.S.P. Tresso, Foligno 1993. 7) Guillamon Iborra A., I bordighisti nella guerra civile spagnola, Ed. C.S.P. Tresso, Foligno 1993. 8) Jéhan, La guerre d’Espagne – in Invariance n.8, 1969. 9) Morrow Felix, L’opposizione di sinistra in Spagna, Ed. Samonà e Savelli, Roma 1970. 10) Nin Andres, Guerra e Rivoluzione in Spagna 1931/37, Ed. Feltrinelli, Milano 1974. 11) Trotzsky Lev, Scritti 1936-39 “”Parte seconda: la rivoluzione spagnola””, Ed. Einaudi, Torino 1962. pallinored.gif (326 byte)I comunisti e il punto di vista frontista 1) Cattel David, I comunisti e la guerra civile spagnola, Ed. Feltrinelli, Milano 1962. 2) Cattel David, La diplomazia sovietica e la guerra civile spagnola, Ed. Feltrinelli, Milano 1963. 3) Togliatti Palmiro, Particolarità della rivoluzione spagnola – in Stato Operaio dell’ottobre 1936, Parigi 1936. 4) Vidali Vittorio, La caduta della repubblica, Ed. Vangelista, Milano 1979. pallinored.gif (326 byte)Le brigate internazionali 1) Arbizzani L., Spagna e Italia una sola battaglia, Bologna 1966. 2) Attanasio S., Gli italiani e la guerra di Spagna, Roma 1956. 3) Longo Luigi, Le brigate internazionali in Spagna, Roma 1956. 4) Pacciardi Randolfo, Il battaglione Garibaldi, Lugano 1938. 5) Vidali Vittorio, Il Quinto Reggimento, Ed. La Pietra, Milano 1976. pallinored.gif (326 byte)Testimonianze 1) AA.VV., Chi c’era racconta, Ed. ZIC, Milano 1995. 2) Calandrone Giacomo, La Spagna brucia (1938). Cronache garibaldine, Roma 1962. 3) Cantalupo Roberto, Fu la Spagna, Milano 1948. 4) Canoso M.F., Chiesa e imposture: memorie di un miliziano di Spagna, Bari 1945. 5) Ibarruri Dolores, Memoria di una rivoluzionaria, Roma 1963. 6) Koltsov Michail, Diario della guerra di Spagna, Ed. Schwarz, Milano 1961. 7) Minnig Albert, Diario di un volontario svizzero nella guerra di Spagna, Ed. La Baronata, Lugano 1986. 8) Nenni Pietro, Spagna, Ed. Sugar, Milano 1976. 9) Nitti Francesco F., Il maggiore è un rosso, Ed. Avanti, Milano 1953. 10) Orwell George, Omaggio alla Catalogna, Ed. Il Saggiatore, Milano 1964. pallinored.gif (326 byte)Opere di ispirazione letteraria 1) Bernanos Georges, I grandi cimiteri sotto la luna, Ed. Mondadori, Milano 1992. 2) Hemingway Ernest, Per chi suona la campana, Ed. Mondadori, Milano 1954. 3) Hermanos Juan, Spagna clandestina, Ed. Feltrinelli, Milano 1955. pallinored.gif (326 byte)Dopo il ’39 a. l’esilio o la guerriglia: 1) Semprùn Jorge, Autobiografia di Federico Sanchez, Ed. Sellerio, Palermo 1979. 2) Tellez Antonio, La guerriglia urbana in Spagna – Sabate, Ed. La Fiaccola, Ragusa 1972. b. sul franchismo 1) Artieri Giovanni, Quattro momenti di storia fascista, Napoli 1968 2) Gallo Max, Storia della Spagna franchista, Ed. Laterza, Bari 1972 pallinored.gif (326 byte)La storiografia fascista 1) Belforte Francesco, La guerra civile in Spagna, Varese 1938. 2) Bardèche – Brasillach, Storia della guerra di Spagna. 3) Castrillo Santos Juan, I distruttori della Spagna 1936-1939, Ed. Sonzogno, Milano 1937. 4) Ciarrapico Tullio, Spagna 1936, Ed. Ciarrapico, Roma 1976. 5) Enriquez Nello , La Spagna risorge, Milano 1937. 6) Solmi Arrigo, Lo Stato nuovo nella Spagna di Franco, Roma 1940. 7) Massis-Brasillach, La guerra civile in Spagna. Tra le rovine dell’Alcazar, Milano 1936. 8) Volta Sandro, Spagna a ferro e fuoco, Firenze 1937. pallinored.gif (326 byte)I volontari fascisti 1) AA.VV., Legionari di Roma in terra iberica, Milano 1940. 2) Coverdale John F., I fascisti italiani alla guerra di Spagna, Ed. Laterza, Bari 1977. 3) Piazzoni S., Le Frecce Nere nella guerra di Spagna (1937-1939), Roma 1939. pallinored.gif (326 byte)Testimonianze fasciste 1) Bassi Maurizio, Da Cadice ai Pirenei. Taccuino di guerra di un legionario, Firenze 1940. 2) D’Arienzo Giulia, Madrid, mesi d’incubo, Milano 1937. 3) Faldella Emilio, Venti mesi di guerra in Spagna, Ed. Le Monnier, Firenze 1939. 4) Mortari Curio, Con gli insorti in Marocco e in Spagna, Ed. Treves, Milano 1937 5) Segalà R., Trincee di Spagna, Roma 1938 6) Sulliotti Italo, Europa, svegliati!, Milano 1938 (dal sito “”Altrastoria””) Il 18 luglio del 1936, le truppe spagnole di stanza in Marocco, con i legionari del Tercio in prima fila, si ribellarono al governo di Madrid, il governo del Fronte Popolare che aveva vinto le elezioni in Spagna pochi mesi prima 1. Questo evento segnò l’inizio della guerra civile spagnola, che durò tre anni e causò la morte di centinaia di migliaia di persone 23. La guerra civile spagnola fu un conflitto tra le forze nazionaliste guidate da una giunta militare e le forze del legittimo governo della Repubblica Spagnola 4. (copil)”,”MSPG-013-FSD” “ARÓSTEGUI Julio”,”La historia vivida. Sobre la historia del presente.”,”Julio Arostegui ha la cattedra di storia contemporanea nell’Università Complutense di Madrid. Ha lavorato sui movimenti sociali e politici (carlismo, operaismo, sindacalismo), sulla guerra civile spagnola e l’epoca di transizione post-franchista. in prima pagina dedica dell’autore a Vittorio e Daniela (V. Scotti-Douglas e consorte) (2004)”,”STOx-023-FSD” “ARP Halton”,”La contesa sulle distanze cosmiche e le Quasar.”,”Halton Arp, nato a New York (USA), ha ricevuto il baccalaureato presso lo Harvard College nel 1949 ed il dottorato di ricerca presso il California Institute of Technology nel 1953, entrambi con lode. Per ventinove anni è stato astronomo di ruolo di quegli osservatori che erano originariamente noti come ‘Mt. Wilson and Palomar Observatories’. Noto esperto di osservazioni di quasar e galassie, Arp è autore dell’Atlante delle galassie peculiari e di numerose pubblicazioni scientifiche. É stato presidente della Società Astronomica del Pacifico dal 1980 al 1983. Al presente Arp è di ruolo al Max-Planck Institut für Physik und Astrophysik di Monaco.”,”SCIx-080-FL” “ARPINO Giovanni”,”Serghej A. Esenin. L’estremo cantore dell’antica Russia di fronte alla rivoluzione.”,”Sergej Aleksandrovic Esenin (1895-1925) nasce in un villaggio della Russia meridionale. Le sue origini rurali ne segnano profondamente la personalità artistica, avvicinandolo fin da subito al gruppo dei poeti contadini. Anche Esenin salutò trionfalmente la rivoluzione con poemi visionari e allegorici. In seguito il suo gusto per le metafore eccentriche si concretizzò nell’adesione alla poetica dell’immaginismo. Inquieto e sradicato nella convulsa Mosca postrivoluzionaria, sentendosi superato come uomo e come poeta, Esenin si abbandonò, con una sorta di volontà autodistruttiva, all’esibizione della propria angosciata delusione. Finì suicida, impiccandosi in una stanza d’albergo a Leningrado. Giovanni Arpino (1927-1987) è autore di numerosi romanzi e racconti tradotti in tutto il mondo.”,”RUSx-210-FL” “ARQUIE’ M.J. HENRY R. POIRE’ C. PUYJARINET M. ROESCH L. SERANDOUR M.”,”A Glossary of British and American Institutions. Politics Economics Education Culture Social Services.”,”Gli AA sono membri del CRESAB (Centre de recherche pour l’etude des societé americaine et britannique). Sono pure un team di lecturers and researchers in British and American civilisation all’Univ di Metz and Nancy II.”,”REFx-015″ “ARRABAL Fernando”,”Lettre au Général Franco. Texte intégral de la lettre envoyée par Arrabal à Franco le 18 mars 1971.”,”Arrabal Fernando. – Drammaturgo, poeta e regista cinematografico spagnolo (n. Melilla, Marocco spagnolo, 1932). Segnalatosi giovanissimo a Madrid con due lavori teatrali, Los soldados e Los hombres del triciclo, si trasferì a Parigi nel 1954, dove finì per stabilirsi. Della sua copiosa produzione teatrale va ricordato Le cimitière des voitures (1958; trasposizione nel film omonimo del 1983), messo in scena nel ’66 da V. García, che fuse in un unico spettacolo altri testi di A. come Oraison, Les Deux Bourreaux, La Communion solennelle. Tra il 1960 e il ’62 fondò assieme a A. Jodorowsky, R. Topor, J. Sternberg e altri, il Movimento Panico. Epigono del surrealismo e tipico/””>tipico rappresentante della neoavanguardia degli anni ’60, A. si interessò ben presto al cinema come mezzo particolarmente idoneo alla libera espressione delle ossessioni personali. Realizzò la sua prima regia con … Et ils passèrent des menottes aux fleures (1969), seguita da Viva la muerte (1970; tratto da un suo romanzo autobiografico del 1959, Baal Babylone), nel quale rievoca, in un alternarsi di realismo crudele e di allucinazione, la guerra civile, la tragica morte del padre e la figura della madre. Dopo questo film, che resta la sua prova più convincente, girò J’irai comme un cheval fou (1974). Con L’arbre de Guernica (1976) A. è ritornato sul tema della guerra civile. (Trecc) Lettera al giornale ‘Le Monde’ di Arrabal scritta alla sua uscita dal carcere. denuncia la condanna di operai spagnoli negli anni 1960 per propaganda illegale (pag 86-87)”,”SPAx-154″ “ARRATE Jorge ROJAS Eduardo”,”Memoria de la Izquierda chilena. Tomo I. (1850-1970).”,”Jorge Arrate professore universitario e autore di saggi, è stato militante socialista e segretario geerale del Partido Socialista e presidente del partido unido nel Congreso de Unidad Salvador Allende (1990). E’ stato ministro dei governi Allende, Aylwin e Frei Ruiz-Tagle. Durante il governo Lagos fu ambasciatore cileno in Argentina. Eduardo Rojas, laureato, si è occupato di teoria sociale e politica, ed è stato vicepresidente della CUT tra il 1970 e il 1973. Militante DC negli anni sessanta, fu uno dei fondatori del Mapu nel 1969 e dal 1985 membro del Partito socialista. Esiliato nel 1974, nel 1985 si è stabilito a Buenos Aires. E’ stato anche consigliere tecnico dell’Ambasciata cilena in Argentina. Pochi riferimenti a Marx ed Engels, Lenin e Trotsky, molti riferimenti a S. Allende.”,”MALx-066″ “ARRATE Jorge ROJAS Eduardo”,”Memoria de la Izquierda chilena. Tomo II. (1970-2000).”,”Jorge Arrate professore universitario e autore di saggi, è stato militante socialista e segretario geerale del Partido Socialista e presidente del partido unido nel Congreso de Unidad Salvador Allende (1990). E’ stato ministro dei governi Allende, Aylwin e Frei Ruiz-Tagle. Durante il governo Lagos fu ambasciatore cileno in Argentina. Eduardo Rojas, laureato, si è occupato di teoria sociale e politica, ed è stato vicepresidente della CUT tra il 1970 e il 1973. Militante DC negli anni sessanta, fu uno dei fondatori del Mapu nel 1969 e dal 1985 membro del Partito socialista. Esiliato nel 1974, nel 1985 si è stabilito a Buenos Aires. E’ stato anche consigliere tecnico dell’Ambasciata cilena in Argentina. Pochi riferimenti a Marx ed Engels, Lenin e Trotsky, molti riferimenti a S. Allende.”,”MALx-067″ “ARRIANO”,”L’India.”,”Arriano alto funzionario imperiale e ufficiale dell’esercito di Traiano (90 ca – dopo il 150 d.C.). E’ l’autore di Anabasi di Alessandro.”,”STAx-234″ “ARRIANO Lucio Flavio, a cura di Francesco SISTI”,”Anabasi di Alessandro.”,”Lucio Flavio Arriano nacque fra l’85 e il 90 a Nicomedia (odierna Ismit) in Bitinia, nella Turchia asiatica. Da lungo tempo la sua famiglia, appartenente alla ricca aristocrazia provinciale, godeva della cittadinanza romana. In un’iscrizione in suo onore, scoperta a Corinto, Arriano è definito allo stesso tempo filosofo e legato di Adriano della provincia di Cappadocia. Le due qualifiche riflettono i due volti di Arriano e lo collocano tra quelle figure del I e II secolo – retori, filosofi e storici – che, provenendo dalle provincie orientali dell’Impero e quindi di educazione greca, all’attività letteraria unirono spesso l’ompegno politico-amministrativo, giungendo anche a ricoprire le più alte cariche di governo.. Arriano fu favorito dall’amicizia e dalla protezione di Adriano l’imperatore ellenizzante, soprannominato Graeculus.”,”VARx-153-FL” “ARRIANO DI NICOMEDIA, a cura di Gianni SCHILARDI”,”L’India di Alessandro Magno.”,”Una ricostruzione delle imprese di Alessandro sulla estrema frontiera orientale, l’India e una antologia che raccoglie varie tematiche etnografiche (fiumi indiani, caste, caccia all’elefante ecc.).”,”STAx-008-FFS” “ARRIGHI Giovanni”,”Il lungo XX secolo. Denaro, potere e le origini del nostro tempo.”,”Giovanni ARRIGHI (1937) è professore di sociologia presso la SUNY.”,”USAE-006″ “ARRIGHI Giovanni”,”Il lungo XX secolo. Denaro, potere e le origini del nostro tempo.”,”Giovanni ARRIGHI (1937) è professore di sociologia presso la SUNY. “”Come ha sottolineato Polanyi “”il termine “”sfruttamento”” descrive solo parzialmente una situazione che diventò veramente grave (per i produttori indiani) soltanto dopo che lo spietato monopolio della East India Company fu abolito e in India fu introdotto il libero scambio””. Il monopolio della Compagnia era stato uno strumento per sfruttare l’ industria tessile indiana; e questo sfruttamento, a sua volta, aveva logorato la vitalità di quell’ industria e preparato in tal modo la sua successiva distruzione a opera dei prodotti più economici del Lancashire. Ma, durante il monopolio della Compagnia, “”la situazione era stata tenuta bene sotto controllo con l’ aiuto dell’ organizzazione arcaica della campagna (…) mentre con il libero scambio gli indiani morivano a milioni””. (pag 344)”,”ECOI-121″ “ARRIGHI Giovanni ATTALI Jacques BARON Enrique CLAUDIN Fernando GRANOU André HOLLAND Stuart KOLM Serge-Christophe MANDEL Ernest MARAVALL José Maria MUÑ0Z Juan PARAMIO Ludolfo ROLDAN Santiago SEGURA Julio TRENTIN Bruno ZOLL Rainer”,”La izquierda ante la crisis economica mundial. Texto de las jornadas organizadas por la Fundacion Pablo Iglesias durante los dias 19-24 de mayo de 1980.”,”Saggi di ARRIGHI Giovanni ATTALI Jacques BARON Enrique CLAUDIN Fernando GRANOU André HOLLAND Stuart KOLM Serge-Christophe MANDEL Ernest MARAVALL José Maria MUÑ0Z Juan PARAMIO Ludolfo ROLDAN Santiago SEGURA Julio TRENTIN Bruno ZOLL Rainer”,”ECOI-123″ “ARRIGHI Giovanni SILVER Beverly J.”,”Caos e governo del mondo. Come cambiano le egemonie e gli equilibri planetari.”,”ANTE1-18 Saggi di Giovanni ARRIGHI Beverly J. SILVER PO-KEUNG HUI Krishnendu RAY Kenneth BARR Shuji HISAEDA Eric SLATER Iftikar AHMAD Miin-wen SHIH”,”RAIx-235″ “ARRIGHI Giovanni BARCELLA Fausto DI-MARCO Paolo DEL-PUNTA Maria MONICI Renza CAMPIONE Vittorio”,”Teoria, prassi e realtà sociale nel movimento operaio, 1830-1929.”,”ARRIGHI Giovanni all’epoca faceva parte del Centro Ricerche sui Modi di Produzione, Fausto BARCELLA, Vittorio CAMPIONE e Gianmario E. CAZZANIGA appartenevano al Centro Karl Marx di Pisa. “”Per chiarire i problemi d’analisi finora affrontati esaminiano in breve alcune interpretazioni dell’accumulazione originaria, che fanno ricorso a fattori ‘esterni’ alla lotta di classe, come determinanti nel promuovere lo sviluppo iniziale del capitalismo. Sweezy, per esempio, in una nota controversia con Dobb, Takahashi ed altri, vede nella ripresa dei commerci internazionali con la cessazione delle invasioni nel X secolo lo stimolo fondamentale allo sviluppo del capitalismo in quanto essa provoca sia la disgregazione del modo di produzione feudale, sia l’accumulazione di capitale-lavoro che è visto come un primo momento dell’accumulazione capitalistica. Hamilton e Keynes vedono invece nella grande inflazione del XVI secolo, dovuta all’afflusso di metalli preziosi dalle Americhe, la causa fondamentale dello sviluppo del capitalismo, in quanto essa aumentò i prezzi delle merci ma ridusse i salari reali aumentando così i margini di profitto disponibili per l’accumulazione capitalistica. Una terza interpretazione di questo tipo possiamo attribuirla a A.G. Frank, che vede nell’espropriazioner, da parte delle metropoli, del surplus prodotto in paesi satelliti, la ragione ultima dello sviluppo del capitalismo nelle prime. Prescindendo pure dalle particolarità, in tutte queste interpretazioni vi sono tre errori fondamentali (…)”” (pag 26-27) [‘L’accumulazione originaria’, relazione di Giovanni Arrighi] [in ‘Teoria, prassi e realtà sociale nel movimento operaio, 1830-1929’, Milano, 1971]”,”TEOC-593″ “ARRIGHI Giovanni”,”La geometria dell’imperialismo.”,”Giovanni Arrighi (Milano, 1937) si è laureato in economia alla Bocconi di Milano. Ha insegnato in varie università estere e italiane (tra cui Trento e Milano, alla Scuola di formazione di sociologia, e nell’Università di Calabria (1978). L’autore nel volume dedica molto spazio a Hobson. “”Hobson è stato dunque preso in considerazione nella presente indagine in quanto “”fonte”” del pensiero scientifico di Lenin sull’imperialismo. Su questo punto è probabile che molti non si trovino d’accordo. Ad esempio, Sutcliffe (1977: 380-1) afferma che la teoria dell’imperialismo di “”Hobson e Lenin”” è un mito inventato dagli storici e dagli economisti non marxisti: «Com’è noto Lenin dovette molto a Hobson per i dati che egli fornì sul rapporto tra la politica imperiale inglese e le esportazioni di capitali. Ma dal punto di vista teorico Lenin non riprese assolutamente nulla da Hobson (…). Parlare di una teoria di ‘Lenin e Hobson’ significa (…) esagerare a dismisura la parentela teorica esistente tra i due. Lenin d’altra parte rifiutò esplicitamente la parentela teorica di Hobson». A me sembra che questo punto di vista contrasti, sia con l’esplicito riconoscimento del proprio debito scientifico verso Hobson e Hilferding che Lenin (1971: 576) premette al suo ‘pamphlet’, sia con i continui riferimenti a tesi o ipotesi hobsoniane che Lenin fa proprie assegnando loro un ruolo di primo piano nella sua analisi. Mi riferisco non solo, né principalmente, all’ipotesi di un legame tra esportazione di capitali e spartizione territoriale del mondo (debito che anche Sutcliffe riconosce) e nemmeno all’ipotesi, collegata a questa, di una tendenza al parassitismo dei paesi imperialisti; mi riferisco soprattutto al fatto che lo stesso Lenin riconosca a Hobson il merito di avere formulato per primo una definizione di imperialismo storicamente determinata rispetto alle condizioni concrete della loro epoca. «Kautsky, che pretende di continuare nella difesa del marxismo, di fatto fa un passo indietro in confronto del ‘social-liberale’ Hobson, il quale molto ‘più giustamente’ prende in considerazione due concrete peculiarità “”storiche”” (Kautsky invece, con la sua definizione, si beffa della concretezza storica!) del moderno imperialismo, e cioè: 1. la concorrenza di ‘diversi’ imperialismi; 2. la prevalenza del finanziere sul commerciante» (Lenin, 1971:641; corsivi nell’originale). Il fatto che Lenin concordi con questa definizione, mentre avvalora l’opinione espressa nelle pagine precedenti che “”al fondo”” del discorso leniniano sull’imperialismo vi era la questione della guerra tra paesi capitalisti rivali, mostra come Lenin condividesse ben più di qualche ipotesi isolata, ma il modo stesso in cui Hobson aveva impostato la ‘diagnosi’ dell’imperialismo. Da questo punto di vista, cioè della diagnosi, mi sembra che le differenze tra Lenin e Hobson fossero sostanzialmente due e che derivassero interamente dalla diversa angolatura “”spazio-temporale”” da cui essi osservavano i fenomeni imperialistici. In primo luogo, Hobson scriveva dieci anni prima che scoppiasse la grande guerra e la sua preoccupazione principale era proprio di mettere in risalto quelle tendenze che a lui sembrava conducessero a un tale evento (cfr. capitolo II). Lenin scriveva invece quando la prima guerra mondiale era già scoppiata e la sua preoccupazione principale era di mostrare la precarietà della pace che sarebbe seguita: di qui il suo contributo più originale rispetto alla teoria hobsoniana, rappresentato dalla tesi che lo “”sviluppo ineguale”” avrebbe riacceso il conflitto tra paesi capitalistici per una nuova ridivisione del mondo (cfr. capitolo III). In secondo luogo, la teoria di Hobson si riferiva in modo specifico all’Inghilterra della fine dell’Ottocento. Nonostante che questa fosse, come dice Lenin (1971: 650) il paese “”più ricco così di colonie come di capitale finanziario e di esperienza imperialistica””, era anche il paese dove la concentrazione dell’apparato produttivo era rimasta più indietro rispetto ai livelli raggiunti nell’Europa continentale e in particolare in Germania su cui si fondava l’analisi di Hilferding – l’altra fonte scientifica di Lenin. Di qui il diverso accento posto da Hobson e da Lenin sul ruolo giocato dalla concentrazione capitalistica nel favorire l’ascesa del capitale monopolistico e dell’imperialismo: pressoché assente in Hobson, gioca invece un ruolo decisivo nell’analisi di Lenin. Questa seconda differenza, tuttavia, non “”depone”” interamente a favore di Lenin come potrebbe sembrare a prima vista. La sua analisi rimane infatti indeterminata tra due concezioni di “”capitale finanziario”” diverse e incommensurabili. In che senso le concezioni di Hobson e di Hilferding fossero incommensurabili verrà chiarito nelle conclusioni quando almeno una delle due sarà stata definita. Per il momento basterà menzionare il fatto che per Hobson l’espressione “”capitale finanziario”” (o altre analoghe che egli usava in sue vece) denotava una entità ‘sovranazionale’ con legami pressoché nulli con l’apparato produttivo, mentre per Hilferding denotava un’entità a carattere ‘nazionale’ con legami tendenzialmente molto stretti con l’apparato produttivo. Lenin oscilla continuamente tra queste due concezioni, senza mai distinguerle in modo chiaro ed esplicito. Anzi, si ha la netta impressione che non le distingua affatto e che usi, consapevolmente o inconsapevolmente, lo stesso termine, “”capitale finanziario””, per designare insiemi di fenomeni del tutto diversi. Se si escludono queste due differenze, non mi sembra che, sul piano della diagnosi, Lenin si sia discostato molto dalle posizioni teoriche di Hobson. In effetti, ciò che Lenin ha rifiutato ‘esplicitamente’ non è tanto l’impostazione teorica di Hobson quanto le conclusioni politiche che questi traeva dalla sua diagnosi. E’ da questo punto di vista che Hobson, normalmente contrapposto a Kautsky, finisce col venirgli equiparato. «Anche Hobson nella sua critica dell’imperialismo assume una posizione analoga. Hobson precorre Kautsky nel dichiararsi contro la “”inevitabilità dell’imperialismo”” e nell’appellarsi alla necessità di “”elevare [in regime capitalista!] la capacità di consumo della popolazione!» (Lenin, 1971: 657-658)”” [Giovanni Arrighi, ‘La geometria dell’imperialismo’, Milano, 1978] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM] pag 21-22-23) “”Va innanzitutto rilevato il carattere nazionalista dell’imperialismo tedesco in quanto proiezione diretta e immediata dell’espansionismo prussiano che aveva portato all’unificazione politica della Germania. Come nel caso dell’imperialismo inglese del Seicento, sarebbe difficile, senza il senno di poi, dire dove finisse il nazionalismo e dove incominciasse l’imperialismo: la sanguinosa riconquista dell’Irlanda da parte di Cromwell, che preludeva agli atti di navigazione e alla guerra contro l’Irlanda, era ancora nazionalismo o era già imperialismo? E che cosa era la conquista dell’Alsazia-Lorena da parte della Prussia nel 1871? Come l’Inghilterra due secoli e mezzo prima, la Germania della fine dell’Ottocento era una ‘late-comer’ che aspirava ad una ridivisione del mondo che creasse lo “”spazio vitale”” (‘Lebensraum’) necessario all’espansione della propria nazionalità: “”Non avendo significativi possedimenti oltremare e sentendosi rinchiusi nel loro territorio, i tedeschi finirono per affidare le loro speranze all’idea di un’egemonia sull’Europa centrale. Da qui non vi fu che un passo per arrivare all’idea di “”colonizzare gli slavi: l’Ucraina doveva essere la loro Africa. Su questo Hitler non fu che un semplice esecutore di un programma pan-germanico che aveva iniziato a prender forma nel decennio 1890-1900″” (Lichtheim, 1974: 60). Questa visione strategica richiedeva il controllo dei Balcani e del Medio Oriente, in opposizione alle mire espansionistiche della Russia, e fin dagli anni 1890 la Germania fu spinta a sfidare la supremazia navale britannica per non dover dipendere dalla benevolenza dell’Inghilterra nella realizzazione dei propri piani di egemonia continentale: “”Senza forza navale la posizione della Germania nel mondo assimiglia a quella di un mollusco senza conchiglia”” ebbe a scrivere Tirpitz, ideatore del programma navale tedesco adottato all’inizio del Novecento (cit. in Neumann, 1942: 172). La Germania, in altre parole, tentava di ripercorrere quel cammino militarista e colonialista che aveva portato l’Inghilterra all’egemonia mondiale nella seconda metà del Seicento; e come questo tentativo aveva portato direttamente l’Inghilterra in conflitto con l’Olanda, così la Germania entrò direttamente in conflitto con l’Inghilterra. Ben diverso era il significato di imperialismo di cui era portatrice l’altra grande potenza emergente alla fine del secolo scorso, gli USA. Sebbene fossero anch’essi dei ‘late-comers’, gli USA non avevano alcun problema di ‘Lebensraum’, avendolo per tempo risolto nella prima metà dell’Ottocento. Il problema aveva occupato un posto di primo piano nell’ideologia dei coloni nordamericani prima dell’Indipendenza. Così, Franklin “”aveva predetto che la popolazione delle colonie sarebbe raddoppiata ogni quarto di secolo ed esortava il governo inglese ad assicurare un più ampio spazio per questa popolazione addizionale, poiché quel principe ‘(who) acquires new Territory, if he finds it vacant, or removes the Natives to give his own People Room’, merita la gratitudine della posterità”” (Lichtheim, 1974: 51). Liberatisi del controllo imperiale inglese, i giovani Stati Uniti d’America si erano lanciati in una pressoché illimitata espansione territoriale a spese delle popolazioni indigene e degli altri popoli coloniali d’America (francesi e spagnoli). Al nord la conquista del Canada fu bloccata dagli inglesi nel 1812, ma al sud e all’ovest l’espansione sembrava non avere limiti: tra il 1803 e il 1853 gli USA acquistarono / conquistarono dalle potenze coloniali in declino (Francia e Spagna) o dalle emergenti nazioni latino-americane (Messico) quasi 2,3 milioni di miglia quadrate, pari a nove volte il loro territorio all’inizio del periodo. I limiti dell’espansione erano più interni che esterni: raggiunte le sponde del Mar dei Caraibi, gli Stati del Sud erano infatti favorevoli a continuare l’espansione annettendo Cuba come nuovo territorio schiavista, ma incontrarono la ferma opposizione degli Stati del Nord, timorosi di un mutamento nei rapporti di forza tra Stati liberi e Stati schiavisti. Era questo uno degli aspetti del crescente conflitto interno che sarebbe ben presto sfociato nella guerra civile (1861-5). La vittoria dei nordisti aveva poi suggellato la fine dell’espansione territoriale statunitense, cosicché, quando nella seconda metà dell’Ottocento iniziò la corsa all’annessione territoriale da parte delle altre potenze, gli USA l’avevano già completata. Come ha osservato Stedman Jones (1973: 216-17): «Gli storici americani che parlano con compiacimento dell’assenza di un colonialismo di insediamento caratteristico delle potenze europee, nascondono il fatto che la storia ‘interna’ dell’imperialismo degli Stati Uniti fu nel suo insieme un processo di conquiste territoriali ed occupazioni su larga scala. L’assenza di espansione territoriale in paesi “”stranieri”” era fondata sul fatto che essa si era verificata in un modo senza precedenti “”in patria”” (corsivo nell’originale)”” (pag 68-69-70)”,”TEOC-715″
“ARRIGHI Giovanni LUNGHINI Giorgio MOISO Francesco NATOLI Salvatore ZAMAGNI Stefano ZARMANDILI Bijan”,”Tutto travolge il turbine dell’oro. Consumo e felicità, mercato e valori, lavoro e potere, democrazia e globalizzazione negli ultimi cinquant’anni.”,”Consumo e felicità, mercato e valori, lavoro e potere, democrazia e globalizzazione negli ultimi cinquant’anni. Riflessione su alcuni dei temi fondamentali del nostro tempo affrontati , secondo diverse prospettive, da economisti, filosofi, storici, giornalisti alla Casa Zoiosa di Milano”,”ECOS-019″
“ARRIGHI Giovanni”,”Adam Smith in Beijing. Lineages of the Twenty-First Century.”,”Giovanni Arrighi is Professor of Sociology at Johns Hopkins University. List of Figures, Preface and Acknowledgments, Introduction, Notes, Epilogue, Bibliography, Index,”,”ASIE-005-FL”
“ARRIGHI Giovanni BARCELLA Fausto CAMPIONE Vittorio CAZZANIGA Gianmario, relazioni”,”Teoria, prassi e realtà sociale nel movimento operaio, 1830-1929.”,”Giovanni Arrighi, del Centro Ricerche sui Modi di Produzione, Fausto Barcella, Vittorio campione e Gianmario E. Cazzaniga del Centro Karl Marx di Pisa.”,”MITT-035-FL”
“ARRIGHI Giovanni HOPKINS Terence K. WALLERSTEIN Immanuale”,”Antisystemic Movements.”,”Giovanni Arrighi si è occupato per molto tempo della interdipendenze tra le economie nazionali. Terence K. Hopkins collabora al Fernand Braudel Center di Bighampton negli Stati Uniti. Immanuale Wallerstein insegna alla State University di New York.”,”STOS-033-FL”
“ARRU Angiolina”,”Classe e partito nella prima internazionale. Il dibattito sull’ organizzazione fra Marx Bakunin e Blanqui 1871 – 1872.”,”Angiolina ARRU è nata a Sassari dove si è laureata in giurisprudenza. Assistente, dal 1968, di Filosofia del diritto a Sassari, insegna attualmente (1972) Storia economica alla facoltà di Magistero della stessa università. Ha già pubblicato altri saggi di storia del movimento operaio e ha curato la traduzione italiana della polemica di MARX ed ENGELS contro HEINZEN, apparsa sulla ‘Deutsche-Brüsseler Zeitung’ del 1847.”,”INTP-006 PAR-013″
“ARSENEV A. ELJUTIN V. OGLOBIN I. STYLCO A. KURASCIOV S.V. LYKOVA L.”,”Il cittadino e lo Stato sovietico.”,”Libro del fondo Scucchia”,”RUSU-252″
“ARTAUD Denise”,”Le New Deal.”,”ARTAUD Denise Chargée de Recherches au CNRS, Maitre de Conferences à l’Institut d’Etudes Politiques de Paris Stati Uniti 1933: scontro sulla politica economica pro svalutazione e aumento artificiale dei prezzi. [‘Parmi tous le problèmes qui assaillent le gouvernement américain en mars 1933, la chute des prix est celui qui attire le premier son [Roosevelt] attention, car il semble être le noeud de toutes les difficultés. En effet, un reversement de la tendance inciterait les industriels à produire, augmenterait l’emploi, rendrait moins urgents les secours gouvernementaux aux chômeurs, et donc diminuerait les charges budgétaires. De plus, pendant toute la Prospérité, l’économie américaine a reposé sur le crédit. Or, du fait de la déflation, le poids des dettes est devenu intolérable, et, si le chômeurs restent dans l’ensemble fort passifs, la menace d’émeute se précise dans les régions agricoles, où les habitants sont lourdement endettés. Bref, Roosevelt se demande si le remède le plus rapide ne consisterait pas à provoquer un relèvement artificiel des prix, quitte à s’occuper plus tard de réformes profondes qui sans aucun doute seront nécessaires. Mais ce projet ne fait pas l’unanimité dans l’entourage du Président. Les mesures susceptibles d’entraîner un relèvement des prix (augmentation de la masse monétaire, impasse budgétaire, dévaluation) rencontrent la résistance des «tenants de l’orthodoxie» attachès à l’étalon-or, à l’equilibre du budget, à la stabilité de la monnaie, pour qui l’inflation signifie l’arrêt de mort de la civilisation occidentale. Ce groupe est fort influent, puisqu’il comprend Woodin et Dean Acheson, respectivement secrétaire et sous-secrétaire au Trésor, Lewis Douglas, directeur du budget, et le banquier P. Warburg, conseiller très écouté de Roosevelt, qui est soutenu par les milieux financiers de New York et une bonne partie des industriels du Nord-Est. Il a de surcroit l’appui indirect du secrétaire d’Etat Hull qui, bien que dépourvu d’idée très précises en matière monètaire, reste persuadé que seuls la reprise du commerce international et l’abaissement des barrières douanières mettront fin à la crise. Car la dévaluation américaine risque d’en susciter d’autre ou de provoquer des représailles économiques a l’étranger, en particulier le durcissement du protectionnisme. Mais l’abaissement des barrières douanières proposé par Hull est-il possible et souhaitable en 1933?”” [‘Di tutti i problemi che affliggono il governo degli Stati Uniti nel marzo 1933, il calo dei prezzi è quello che attira la sua [Roosevelt] prima attenzione perché sembra essere il punto cruciale di tutte le difficoltà. Infatti, un’inversione di tendenza nella incentivazione ai produttori di produrre, aumentare l’occupazione, rendono gli aiuti pubblici meno urgenti ai disoccupati, e quindi diminuiscono le spese di bilancio. Inoltre, in tutta la fase di prosperità, l’economia americana si è basata sul credito. Tuttavia, a causa della deflazione, il peso del debito è diventato insopportabile, e se i disoccupati rimangono generalmente molto passivi, la minaccia di disordini diventa più chiara nelle zone agricole, dove le persone sono fortemente indebitate. In breve, Roosevelt si chiede se il rimedio più veloce non sia quello di un aumento artificiale dei prezzi, per occuparsi più tardi delle riforme profonde che senza dubbio saranno necessarie. Ma questo progetto non è unanime nell’entourage del presidente. Le misure suscettibili di causare un aumento dei prezzi (aumento della massa monetaria, impasse di bilancio, svalutazione) trovano la resistenza dei “”fautori dell’ortodossia”” legati al gold standard, all’equilibrio di bilancio, alla stabilità monetaria, per i quali l’inflazione significa la condanna a morte della civiltà occidentale. Questo gruppo è molto influente, poiché include Woodin e Dean Acheson, rispettivamente Segretario e Vice Segretario del Tesoro, Douglas Lewis, direttore del bilancio, e il banchiere P. Warburg, consigliere molto ascoltato di Roosevelt, che è supportato dagli ambienti finanziari di New York e da gran parte del nord-est industriale. Ha inoltre, il sostegno indiretto del Segretario di Stato Hull che, pur privo di un’idea molto specifica nel settore monetario, resta convinto che solo la ripresa del commercio internazionale e la riduzione delle barriere doganali potranno porre fine alla crisi. Perché la svalutazione americana rischia di suscitarne altre o di provocare rappresaglie economiche all’estero, in particolare l’indurimento del protezionismo. Ma la riduzione delle barriere doganali proposta dal Hull è possibile e auspicabile nel 1933?’] (pag 75-76) [ISC Newsletter N° 79] ISCNS79TEC [Visit the ‘News’ of the website: http://www.isc-studyofcapitalism.org]”,”USAE-111&#8243;
“ARTERO Giovanni”,”Luigi Repossi. Vita di un operaio rivoluzionario.”,”pag 7 ARTERO Giovanni (Torino 1946) bibliotecario del Consiglio regionale della Lombardia, si interessa di storia del movimento operaio e socialista.”,”MITC-089″
“ARTERO Giovanni”,”Luigi Repossi. Vita di un operaio rivoluzionario.”,”2° copia ARTERO Giovanni (Torino 1946) bibliotecario del Consiglio regionale della Lombardia, si interessa di storia del movimento operaio e socialista.”,”MITS-340″
“ARTERO Giovanni”,”Il punto di Archimede. Biografia politica di Raniero Panzieri da Rodolfo Morandi ai “”Quaderni Rossi””.”,”Giovanni ARTERO (Torino, 1946), bibliotecario del Consiglio Regionale della Lombardia si interessa di storia del movimento operaio e socialista.”,”ITAC-108″
“ARTERO Giovanni”,”Apostoli del socialismo nell’Italia nord-occidentale: Giovanni Lerda, Oddino Morgari, Costantino Lazzari, Dino Rondani.”,”Contiene: – Giovanni Lerda tra massoneria e ‘intransigenza’. – Oddino Morgari. Biografia politica di un “”cittadino del mondo””. – Costantino Lazzari. Un socialista lombardo da Bertani a Lenin. – Dino Rondani. “”Commesso viaggiatore’ del socialismo”,”MITS-341″
“ARTERO Giovanni”,”Futurismo comunismo “”proletkult”” in Italia tra dopoguerra e fascismo.”,”ARTERO Giovanni ha pubblicato vari libri tra cui ‘Guida alle biblioteche speciali della Lombardia’ (1991)”,”MITC-090″
“ARTERO Giovanni”,”L’albero e le “”fronde””. Ricerche di storia del socialismo italiano.”,”Il modello riformista genovese (pag 47)”,”MITS-416″
“ARTERO Giovanni”,”Alle origini del socialismo ligure. Gruppi dirigenti e ‘leaders’.”,”Giovanni Artero (Torino, 1946) si occupa di storia del movimento operaio e socialista. Ha pubblicato: “”Massoneria, socialismo, anticlericalismo””, “”Futurismo, comunismo, prolekult””, “”Tra classe e patria. Socialismo e proletariato nell’Otto-Novecento”” e le biografie di Raniero Panzieri, Luigi Repossi, Costantino Lazzari, Oddino Morgari, Duilio Remondino, Giovanni Boero. ‘Partendo dai fascicoli personali dei ‘sovversivi’ nel Casellario Politico Centrale, quindi dalle biografie dei militanti di base, si è abbozzata una ricostruzione “”dal basso”” della storia del movimento operaio e socialista per alcune aree della Lombardia, del Piemonte e dell’Emilia. Partendo sempre dalle biogradfie, ma questa volta da quelle dei dirigenti e quadri politici e sindacali del movimento operaio e socialista, abbiamo abbozzato una ricostruzione della storia dei due “”centri dirigenti”” liguri: quello riformista di Genova, che si innesta sulla tradizione mazziniana, cui fa da contraltare quello “”sindacalista rivoluzionario”” e anarchico dell’interland industriale di Genova: Sestri Ponente e Sampierdarena. Nelle altre aree della Liguria: il Ponente savonese, il Ponente imperiese, il Levante spezzino, il Levante del Tigullio, non ci furono veri e propri “”centri dirigenti”” che abbiano esercitato una egemonia nei loro territori, ma emersero ‘leaders’ che, usciti dall’ambito locale, si proposero sulla scena nazionale, quali Giacinto M. Serrati, Pasquale Binazzi, Umberto Marzocchi, Arrigo Cervetto che riteniamo meritevoli di essere rivisitati’ (pag 3-4) Indice. – L’associazionismo operaio ligure. – Genova: le origini del modello socialista. – Giovanni Lerda: gli anni genovesi (1893-1902). – Il centro riformista genovese: Pietro Chiesa, Giovanni Battista Canepa, Luigi Murialdi, Ludovico Calda. – Genova nel secondo dopoguerra: il porto e le fabbriche. – Il centro rivoluzionario di Sestri Ponente: La Camera del Lavoro. Pietro Caviglia, Giovanni Mariani, Antonio Negro, Carlo Stanchi, Angelo Faggi. – Il Ponente savonese: Andrea Aglietto, Michele Bianchi, Umberto Marzocchi, Arrigo Cervetto. – Il Ponete imperiese: Giacinto Menotti Serrati, Orazio Raimondo. – Il Levante spezzino: Pasquale Binazzi. – Tra Malatesta e D’Annunzio: Giuseppe Giulietti.”,”LIGU-191″
“ARTERO Giovanni”,”Per un atlante storico del movimento operaio in Italia. Rassegna bibliografica.”,”Giovanni Artero (Torino, 1946) si occupa di storia del movimento operaio e socialista. Ha pubblicato: “”Massoneria, socialismo, anticlericalismo””, “”Futurismo, comunismo, prolekult””, “”Tra classe e patria. Socialismo e proletariato nell’Otto-Novecento”” e le biografie di Raniero Panzieri, Luigi Repossi, Costantino Lazzari, Oddino Morgari, Duilio Remondino, Giovanni Boero. ‘Alle origini la “”classe operaia”” in Italia è costituita da una eterogenea aggregazione di pochi autentici operai di fabbrica e una massa di lavoratori semi-artigiani, di sartine, lavandaie, cocchieri, panettieri, muratori, e soprattutto lavoratori agricoli: braccianti, “”obbligati””, mezzadri. Solo nell’ultimo ventennio dell’Ottocento è iniziata la formazione di un proletariato di fabbrica (1). “”La classe operaia è andata sensibilmente crescendo dal 1881 al 1921, in corrispondenza del formarsi di un primo nucleo di capitalismo industriale moderno; specialmente nelle regioni settentrionali, e poi dal 1936 al 1961. Nell’ultimo decennio la classe operaia è alquanto diminuita, principalmente come conseguenza della forte flessione nel numero di salariati in agricoltura (2). Gli operai in Italia erano 8.5 milioni nel 1991 e 8.6 nel 2001 (3) e 8.7 milioni nel 2018, e rappresentano oltre un terzo dei 23.4 milioni di lavoratori, in particolare il 55% dei 15.7 milioni di lavoratori del settore privato, cui vanno aggiunti 3.3 milioni di dipendenti pubblici e 5.3 milioni di lavoratori indipendenti. Se non si può parlare della loro estinzione (4) – questione che si ripresenta periodicamente: già alla vigilia del ciclo di lotte operaie dell’autunno caldo del ’69 si parlava di “”fine della classe generale”” (5) e del 1994 sono le “”Tesi sulla cosiddetta ‘fine del movimento operaio in Europa’ di Helga Grebing – ci si può porre la questione dell’esistenza a partire dagli anni ’90 di una classe operaia (7) e di conseguenza di un “”movimento operaio”” in Italia’ [dalla premessa] (pag 4-5) [(1) ‘Proletariato di fabbrica e capitalismo industriale: il caso italiano, 1880-1900’, Stefano Merli, 1972-73, 2. v.; (2) Paolo Sylos Labini, ‘Sviluppo economico e classi sociali in Italia’, in “”Quaderni di sociologia””, 1972, n. 4. L’Istat non aggrega gli operai in una distinta categoria e l’autore ha rielaborato censimenti della popolazione e rilevazioni campionarie ottenendo questi dati: Classe operaia: 1881: 6.6 milioni su 15.4 m. occupati; 1901: 7.7 m. su 16.3 m.; 1921: 8.5 su 17.7; 1936: 8.5 su 18.1; 1951: 9.5 su 19.5; 1961: 9.9 su 19.5; 1970: 9.1 su 19.4; (3) Ilario Salucci, ‘Que rest-t-il delle classi sociali (1991-2001)’, marzo 2009; (4) Edmondo Berselli ‘L’estinzione della classe operaia’, in ‘Il Mulino’, 1990, n. 330, pp. 575-584; (5) Luciano Cafagna in ‘Classe operaia, partiti politici e socialismo nella prospettiva italiana’, 1966; (6) in ‘Mito e politica: il socialismo europeo dall’ideologia alla democrazia sociale’, 1994 (Quaderni Fondazione Feltrinelli); (7) Con ‘classe in sé’ la letteratura marxista indica un insieme di individui che si trovano nella stessa posizione rispetto alla proprietà dei mezzi di produzione; usa invece l’espressione ‘classe per sé’ quando questi individui prendono coscienza di avere degli interessi comuni e di appartenere alla stessa classe]”,”MITT-418″
“ARTERO Giovanni”,”Scorci di movimento operaio novarese e vercellese dalle biografie di militanti.”,”Giovanni Artero (Torino, 1946) si occupa di storia del movimento operaio e socialista. Ha pubblicato: “”Massoneria, socialismo, anticlericalismo””, “”Futurismo, comunismo, prolekult””, “”Tra classe e patria. Socialismo e proletariato nell’Otto-Novecento”” e le biografie di Raniero Panzieri, Luigi Repossi, Costantino Lazzari, Oddino Morgari, Duilio Remondino, Giovanni Boero. Il libro è basato sui fascicoli personali relativi ai ‘sovversivi’ nel Casellario Politico Centrale (CPC) inseriti dal 1880 al 1967 e conservati nell’Archivio Centrale dello Stato di Roma integrati da fonti cartacee (monografie, tesi di laurea, saggi su periodici), archivistiche e dalla rete. Tra le biografie: Corrado Bonfantini, Alberto Jacometti, ‘Cino’ Vincenzo Moscatelli, Carlo Chiappo, Modeste Cugnolio, Francesco Leone, Giuseppe ‘Spartaco’ Perotti, Battista Santhià…”,”MITT-419″
“ARTERO Giovanni”,”Scorci di movimento operaio pavese: dalle biografie di militanti.”,”Giovanni Artero (Torino, 1946) si occupa di storia del movimento operaio e socialista. Ha pubblicato: “”Massoneria, socialismo, anticlericalismo””, “”Futurismo, comunismo, prolekult””, “”Tra classe e patria. Socialismo e proletariato nell’Otto-Novecento”” e le biografie di Raniero Panzieri, Luigi Repossi, Costantino Lazzari, Oddino Morgari, Duilio Remondino, Giovanni Boero. ‘Con le 106 schede biografiche contenute in questo libro si completa la “”mappatura”” (1) di un’area compresa tra Piemonte Orientale (province di Novara e Vercelli (2) e di Biella (3)) e Lombardia occidentale (province di Como, Varese e Lecco (4) e di Pavia). La lettura complessiva delle 426 biografie contenute nei quattro libri consente, al di là dei ‘leaders’ e dei gruppi dirigenti – di sondare la “”base sociale”” del movimento operaio e contadino sviluppatosi in questa area nel corso di un secolo, tra Otto e Novecento. Come i precedenti, questo lavoro è basato sui fascicoli personali dei “”sovversivi”” presenti nel Casellario Politico Centrale (CPC) inseriti dal 1880 al 1967 e ora conservati nell’Archivio Centrale dello Stato a Roma, integrati dalle fonti disponibili in biblioteche e archivi e sulla rete. I fascicoli relativi alla provincia di Pavia sono 1776 (1720 uomini e 56 donne) divisi politicamente in 699 socialisti, 448 comunisti, 262 anarchici, 258 genericamente “”antifascisti””, 45 repubblicani; per il mestiere più di 300 sono contadini e braccianti, 123 muratori, 200 operai e manovali di cui 75 meccanici.’ [[(1) Iniziata nel 2008 cn ‘Le associazioni dei lavoratori nella Lombardia nord-ovest dalle origini al fascismo: percorso storico-bibliografico’, e proseguita nel 2011 con ‘Tra Sesia e Adda: rassegna bibliografica sulle organizzazioni dei lavoratori tra Piemonte nord-orientale e Lombardia nord-ovest’; (2) ‘Scorci di movimento oiperaio nell’Insubria lombarda: dalle biografie di militanti varesini, comaschi e lecchesi, Giovanni Artero, 2018; (3) Scorci di movimento operaio biellese dalle biografie dei militanti’, G. Artero, 2019; (4) Scorci di movimento operaio novarese e vercellese dalla biografie dei militanti’, 2020. Tra le biografie: Luigi Vercesi, Ettore Tibaldi, Pietro Roveda, Ettore, Paolo, Vittorio Ravazzoli, Luigi Montemartini, Alcide Malagugini, Mario Lanfranchi (ricordato su Azione Comunista da Bruno Fortichiari), Giuseppe Faravelli, Carlo Codevilla, Emilio Canevari, Giuseppe Beltrametti, Giuseppe ‘Cristallo’ Alberganti…”,”MITT-420″
“ARTERO Giovanni”,”Scorci di movimento operaio e contadino nell’Emilia ferrarese e bolognese dalle biografie dei militanti.”,”Giovanni Artero (Torino, 1946) si occupa di storia del movimento operaio e socialista. Ha pubblicato: “”Massoneria, socialismo, anticlericalismo””, “”Futurismo, comunismo, prolekult””, “”Tra classe e patria. Socialismo e proletariato nell’Otto-Novecento”” e le biografie di Raniero Panzieri, Luigi Repossi, Costantino Lazzari, Oddino Morgari, Duilio Remondino, Giovanni Boero. Tra le biografie: Paolo Betti, Ilio Bosi, Alda Costa, Andrea Costa, Giuseppe Dozza, Edgardo ‘Sentinella’ Fogli, Ennio Gnudi, Antonio Graziadei, Terzo Lori, Andrea Marabini, Anselmo Marabini, Giuseppe Massarenti, Marino Mazzetti, Nino Nannetti, Giulio ‘Lenin’ Peggi, Armando Pilati, Giuseppe Reggiani, Vittorio Saltini, Vittorio Suzzi, Leonildo Tarozzi, Pio Turroni ….”,”MITT-421″
“ARTERO Giovanni”,”Scorci di movimento operaio e socialista nel milanese e in Brianza dalle biografie dei militanti.”,”Foto dell’occupazione delle fabbriche nel milanese agosto settembre 1920 Giovanni Artero (Torino 1946) v. bibliografia in quarta di copertina Citato come fonte l’ ABMO”,”MITT-426″
“ARTHUR Chris DIMOULIS Dimitri LIETZ Barbara STAMATIS Georg KLIMAN Andrew RAMOS Alejandro SCHAUPETER Reinhard WIARDS Mathias MORI Kenji FIEHLER Fritz BENSCH Hans-Georg PARAGENIGS Heinz”,”Marx’ Ökonomiekritik im ‘Kapital’. Marx, Orthodoxy, Labour, Value – Wertheorie, Ideologie und Fetischismus – Abstrakte Arbeit und Beziehung zwischen Werten und Preisen – Determination of Value in Marx and in Bortkiewiczian Theory – Value and Price of Production: New Evidence on Marx’s Transformation Procedure – Zur Begründbarkeit ansteigender organischer – Zusammensetzung des Kapitals – Kapitalumschlag und Profitrate – Genesis der nachklassischen Geld- und Einkeomenstheorie – Zur Grundrente. Von Marxschen Anweiseungen und Engelsschen Umsetzungen.”,”scritti di ARTHUR Chris DIMOULIS Dimitri LIETZ Barbara STAMATIS Georg KLIMAN Andrew RAMOS Alejandro SCHAUPETER Reinhard WIARDS Mathias MORI Kenji FIEHLER Fritz BENSCH Hans-Georg PARAGENIGS Heinz Saggi in tedesco e in inglese”,”MADS-682″
“ARTIERI Giovanni a cura, scritti di Giovanni ARTIERI Carlo BERNARI John H. BURNS Luigi COMPAGNONE Aldo DE-JACO Gino DE-SANCTIS Giuseppe MAROTTA Amedeo MAIURI Mario NUZZO ALfredo PARENTE Michele PRISCO Domenico REA Paolo RICCI Mario STEFANILE”,”Le quattro giornate.”,”ARTIERI Giovanni Scritti di Giovanni ARTIERI Carlo BERNARI John H. BURNS Luigi COMPAGNONE Aldo DE-JACO Gino DE-SANCTIS Giuseppe MAROTTA Amedeo MAIURI Mario NUZZO ALfredo PARENTE Michele PRISCO Domenico REA Paolo RICCI Mario STEFANILE “”A proposito di insurrezioni e rivoluzioni a Napoli, le «Quattro giornate» suggeriscono qualche considerazione interessante. Gino Doria, nella sua ‘Storia di una Capitale’ (Napoli dalle origini al 1860) s’associa, dimostrandone le ragioni, al giudizio pessimistico di altri storici sulla qualità e le virtù della plebe partenopea, di certe epoche. Prima di tutto nota come nelle vicende dei napoletani sia rara la vera tragedia. Uno dei casi tragici fu la Rivoluzione liberale del 1799; ma tragicommedia, definisce la Rivoluzione del Masaniello. Le barricate del ’48 e l’opera svolta da una parte del popolaccio, dietro gli svizzeri e le truppe di Ferdinando II, meritano i gravi giudizi pronunciati allora dal Settembrini e, dopo, da altri. Ma la «vil plebe» di cui Pietro Giannone fa un governo così severo, sia che si riferisca a quella che seguì e poi uccise Masaniello, sia che alluda a quella della «Santafede» del 1799, che giocava a bocce con le teste di fresco tagliate, deve considerarsi un ricordo archeologico. Non abbiamo il gusto dell’agiografia; ma il popolo che aveva resistito ai bombardamenti di tutta la guerra ed effettuata la insurrezione delle «Quattro giornate», non poteva e non può più essere colpito dai giudizi negativi del passato. Con ciò si vuole confermare ancora una volta che il Doria come il Croce si riferirono alla plebe dei tempi di Tommaso Aniello, pescivendolo e capo-popolo e non alla plebe che, nei medesimi quartieri della rivoluzione antispagnola del 1647, combattette e morì, con le armi in mano, durante la insurrezione antitedesca. E d’altra parte se a proposito delle «Quattro giornate» si è parlato retoricamente e fuori luogo di Masaniello, non bisogna spaccare il capello in quattro. Lasciamo ai simboli i loro valori, anche se sbagliati. Spinoza attribuiva a Masaniello un tale fascino, che lui stesso – a parte il ritratto che ne teneva al capezzale – si lasciò dipingere in costume di pescivendolo napoletano. Ma Pietro Giannone che chiamò «vilissima plebe» il popolo che insorse contro gli spagnoli, chiamò «uomo vilissimo» il capo di quella plebe, senza pietà per la sua fine miseranda. E che vale tutto questo, se poi, anche tra gli insorti delle «Quattro giornate» si fece strada la convinzione di stare lì a vivere uno straordinario ricorso storico? Anche per la partecipazione, che vedremo in particolare, dei ragazzi, degli «scugnizzi» alla rivolta e quel loro adoperare, adesso, i moschetti e le bombe a mano, in luogo delle canne appuntite dei loro uguali del 1647. In realtà se «ricorso» si deve cercare alle «Quattro giornate», questo è nella unica giornata di rivoluzione napoletana del 15 maggio 1848: e non solo pei luoghi dove essa si svolse, lungo l’asse maggiore della città dalla piazza del Palazzo Reale, a San Ferdinando e poi al largo della Carità e a quello del Mercatello (o piazza Dante) e infine alla salita del Museo, a Santa Teresa e alle adiacenze. Le barricate sorsero quasi agli stessi incroci, sbarrarono le stesse strade, e si combattette in taluni posti (a via Toledo e a piazza della Carità) lungo gli stessi muri, dalle medesime finestre e balconi. Patetici richiami da non trascurarsi, per offrire al lettore il senso vivo e vero di quei fatti. Nei quali due grida, già nei secoli trascorsi echeggiate tra i selci di Napoli, furono ripetute: quello che Eleonora de Fonseca Pimentel scrisse nel ‘Monitore repubblicano’, nel maggio del 1799, che cioè: «Pure San Gennaro si è fatto giacobino», parafrasato nel settembre del 1943 in «Pure San Gennaro è antitedesco»; e l’altro che «I Masanielli non sono morti», riudito a via del Duomo, durante un combattimento del 30 settembre, mentre si rovinava a furia di mitraglia una camionetta armata carica di tedeschi”” (pag 22-24) Sanfedismo Movimento popolare (al quale non erano estranei anche elementi della classe colta e aristocratica), di carattere fortemente clericale e reazionario, sorto nel Napoletano come reazione alla Repubblica napoletana del 1799. Le bande si sollevarono in difesa della ‘santa fede’ e delle vecchie tradizioni e istituzioni contro gli invasori francesi. Movimento sorto nello Stato pontificio, dopo la Restaurazione del 1815, costituito da sette reazionarie in opposizione alle sette liberali. (trecc) ll nome divenne celebre nel 1799 per le gesta degli insorgenti nel Regno di Napoli e nello Stato Pontificio. La parola “”sanfedismo”” deriva infatti da “”Esercito della Santa Fede””, l’armata creata dal cardinale Fabrizio Ruffo che, tra febbraio e giugno del 1799, prese parte attiva alla restaurazione del dominio borbonico a Napoli ponendo fine alla Repubblica napoletana. Per analogia il nome fu esteso successivamente a tutti i gruppi e alle associazioni cattoliche che, all’interno dei vari Stati italiani, lottarono contro i giacobini per la “”difesa della Santa Fede”” e, con essa, delle monarchie tradizionali (wikip)”,”ITAR-256″
“ARTIERI Giovanni”,”Le guerre dimenticate di Mussolini. Etiopia e Spagna.”,”Giovanni Artieri (1904-1995) già ventennale inviato speciale della “”Stampa”” di Torino, nel 1944 è tra i fondatori, con Renato Angiolillo del “”Tempo”” di Roma. Ha scritto una trentina di libri. “”Qualcuno tra loro, come il Turati, il Modigliani, avrebbe potuto – se avesse voluto – assumere carica e dignità di ministro del re e, anzi, uno di essi, il repubblicano Eugenio Chiesa, lo era stato. La Concentrazione, almeno per la parte tanto notevole e predominante del gruppo socialdemocratico, rifletteva il patriarcalismo dei socialisti romantici della Terza Internazionale e il complicato rancore, non scevro da segreta ammirazione, per quell’indemoniato di Mussolini, che, ‘enfant prodige’ della rivoluzione proletaria, aveva giocato tutti trasformandosi in autore di una «reazione prima della rivoluzione» (come – e l’abbiamo già ricordato – doveva dire più tardi Leone Trotsky) a carico dei suoi compagni di fede”” (pag 32)”,”ITAF-354″
“ARTOM Isacco ARTOM Ernesto”,”Iniziative neutralistiche della diplomazia italiana nel 1870 e nel 1915.”,”Isacco ARTOM fu segretario e collaboratore di CAVOUR, segretario di legazione a Parigi ministro plenipotenziario a Copenaghen e Carlruhe, segretario generale del ministero degli esteri di VISCONTI VENOSTA e dal 1876 senatore. Il secoondo, nipote del primo, diplomatico e collaboratore di VISCONTI VENOSTA e del PRINETTI, senatore dal 1919. Isacco Artom a Emilio Visconti Venosta. 29 luglio 1870. “”(…) Risulta da tutto ciò che, se la Russia si serba neutrale, se il conflitto rimane circoscritto alla Germania ed alla Francia, l’ Austria troverà con gran pena la via d’ intervenir nella guerra. Ed appunto perciò si fa pompa dei negoziati coll’ Italia (…). Io reputo ottima politica che l’ Italia e l’ Austria, appunto per mantenersi libere da ogni impegno diretto con alcuno dei belligeranti, stringano tra loro un’ alleanza eventuale, avente per iscopo in primo luogo il mantenimento della loro neutralità, in secondo luogo un’ azione comune in certi casi preveduti sia per intervenir nella guerra, sia per camminar insieme nei negoziati di pace. Un accordo di tal genere sarebbe a quanto pare a me, accolto con soddisfazione dall’ opinione pubblica dei due paesi. Ma il trattato a due, partecipato ed approvato a Parigi, sarebbe nulla più che una vera triplice alleanza, anzi ne avrebbe gli inconvenienti e non i vantaggi.”” (pag 67-68)”,”ITQM-106″
“ARTUR DU PLESSIS Laurent”,”L’ Iran dans la Troisième Guerre mondiale.”,”ARTUR DU PLESSIS Laurent nato nel 1952 in Algeria, giornalista al Figaro Magazine dal 1978 al 1991, è specialista di problemi di geopolitica. Ha pubblicato: ’10 Questions sul la Turquie e 10 réponses qui derangent’ (2002). Iran vocazione storica alla potenza. Alleanza con gli USA. Le origini del nucleare iraniano. “”L’augmentation des renevus pétroliers résultant de la crise déclenchée par l’Opep en 1973, et l’appui des Etats-Unis, dopèrent les ambitions iraniennes. Les grand projets industriels passèrent à la vtesse supérieure. Encouragé par les Américains qui voulaient contrer l’URSS, le chah forgea une formidable machine militaire donnant à l’Iran le rôle de “”gendarme du Golfe””, principalement au profit des Etats-Unis. L’Iran renouait avec la puissance perce, allant jusqu’à démarrer, avec l’aide des Occidentaux, une industrie nucléaire à finalité évidentemment militaire eu égard à la richesse pétrolière du pays. Mais cette cavalcade effrénée engendra des traumatismes. Le ressentiment religieux fut avivé par l’occidentalisation à marche forcée. Celle-ci alla jusqu’au bouleversement du calendrier: à partir du 21 mars 1976, son origine ne fut plus l’Hégire du Prophète mais la fondation de l’empire perse par Cyrus le Grand, faisant passer les Iraniens subitement de 1354 à 2535. La déstructuration des campagnes et une urbanisation anarchique génératrice de misère et de perte des repères accrurent le malaise populaire. Le développement de nouvelles forces socio-économiques déstabilisa la société iranienne.”” (pag 60) L’alleanza sino-iraniana, l’avvicinamento iran-russia.”,”GOPx-009″
“ARTZYBASCEV Michele”,”Al limite estremo. Romanzo.”,”””(…) – Cige replicò, con una categorica animosità. – E’ semplicemente l’istinto vitale che resiste a tutte le vostre teorie. – Disgraziatamente, questo è vero, disse Naumov con tono fermo. Una forza sconosciuta, astuta e maligna ha posto in noi questo istinto che è il nostro anatema… Ma l’umanità non ha vissuto inutilmente; e se qui c’è un istinto, lo si deve distruggere. – Ma per riuscirvi si dovrà trasformare il genere umano, osservò Davidenko sconvolto. Naumov rispose tranquillamente: – Se è necessario, lo trasformeremo”” (pag 174) “”Di Michele Artzybascev sono già stati pubblicati in Italia alcuni racconti e diverse commedie. In tutti i suoi lavori è predominante una nota di profondo pessimismo. In questo ‘Limite estremo’ essa ragginge l’esasperazione. Ma il romanzo è pervaso da tanta fine psicologia, da tanta umana passione che ci sembra quasi logico il suo funebre svolgimento. Insieme a ‘Sanin’, un altro grande romanzo di vita russa (…) ‘Al limite estremo’ ha un grande valore per la consocenza dell’anima, dei costumi, della vita russa. Oltre alle opere di Gorki, ‘La Spia’ e ‘La Madre’, il lettore italiano troverà di che saziare la sua curiosità in ‘La Fosse’ di Kuprin e in ‘Humus’ di Ljdia Sejfulina – una interessante rivelazione, questa, della Russia d’oggi”” (pag 5, in apertura)”,”VARx-081-FV”
“ARUFFO Alessandro”,”Breve storia degli anarchici italiani, 1870-1970.”,”ARUFFO Alessandro studioso dei paesi afroasiatici, ha scritto ‘Africa, Afriche’ (1993), ‘Il mondo islamico’ (1995), ‘La Chiesa e gli ebrei’ (1998), ‘Questione ebraica e questione israeliana’ (2005) e altro. Labriola sul positivismo. “”In una lettera ad Engels, del 14 dicembre 1893, Labriola lamenta l’ assenza in Italia di una cultura socialista di collegamento fra i “”fenomeni spontanei”” del movimento operaio e la coscienza della rivoluzione proletaria. Nel contempo, dinanzi ai moti siciliani, parla di “”gran fermento””, di iniziativa popolare, di “”coscienza democratica nel lato senso della parola””. Non manca una stilettata indirizzata a determinati settori operai: “”La nuova generazione non conosce che i positivisti, che sono per me i rappresentanti della generazione cretina del tipo borghese””.”” (pag 50-51) “”Gli stessi anarchici mostrano inadeguatezza d’ atteggiamenti derivante dalla carenza analitica del fenomeno fascista. Inoltre, pesa l’ eredità di una mancata elaborazione strategica rivoluzionaria, territorialmente coordinata. Riduttivismo analitico che riduce il fascismo a strumento normalizzatore antioperaio nelle mani della borghesia e dello Stato oppressore. Quest’ultimo continua ad essere additato come il nemico principale delle classi subalterne. Di conseguenza, “”peggio del fascismo sarebbe il consolidamento dello Stato””, avverte Malatesta su “”Umanità Nova”” (14 marzo 1922). Posizione tesa a recuperare le frange giovanili confluite nel fascismo e sorretta dalla convinzione che gli apparati dello Stato se ne sarebbero disfatti una volta conseguito il proprio rafforzamento. Malatesta, cioè, è convinto dell’ imminente fine del fascismo. Ottimismo non condiviso da Fabbri – in ‘La controrivoluzione preventiva’ (1922) – propenso a considerarlo come forza del tutto autonoma il cui obiettivo è la distruzione delle organizzazioni operaie””. (pag 96-97)”,”ANAx-260″
“ARUFFO Alessandro”,”L’inferno dei Balcani. Da fine Ottocento alla guerra del Kosovo.”,”Alessandro Aruffo è studioso dei paesi afroasiatici. Tra i suoi libri: Lumumba, Africa, Afriche, Dossier Somalia, Messico rivoluzionario, Il mondo islamico, Storia di Ernesto Che Guevara, La chiesa e gli ebrei.”,”EURC-015-FL”
“ARUFFO Alessandro”,”Messico rivoluzionario. Da Zapata al Chiapas.”,”Un libro che descrive la storia sociale del Messico dall’epoca di Benito Juárez, passando attraverso i movimenti rivoluzionari di Pancho Villa, Emiliano Zapata ecc.”,”AMLx-011-FL”
“ARUFFO Alessandro”,”Breve storia degli anarchici italiani, 1870-1970.”,”ARUFFO Alessandro studioso dei paesi afroasiatici, ha scritto ‘Africa, Afriche’ (1993), ‘Il mondo islamico’ (1995), ‘La Chiesa e gli ebrei’ (1998), ‘Questione ebraica e questione israeliana’ (2005) e altro. Labriola sul positivismo. “”In una lettera ad Engels, del 14 dicembre 1893, Labriola lamenta l’ assenza in Italia di una cultura socialista di collegamento fra i “”fenomeni spontanei”” del movimento operaio e la coscienza della rivoluzione proletaria. Nel contempo, dinanzi ai moti siciliani, parla di “”gran fermento””, di iniziativa popolare, di “”coscienza democratica nel lato senso della parola””. Non manca una stilettata indirizzata a determinati settori operai: “”La nuova generazione non conosce che i positivisti, che sono per me i rappresentanti della generazione cretina del tipo borghese””.”” (pag 50-51) “”Gli stessi anarchici mostrano inadeguatezza d’ atteggiamenti derivante dalla carenza analitica del fenomeno fascista. Inoltre, pesa l’ eredità di una mancata elaborazione strategica rivoluzionaria, territorialmente coordinata. Riduttivismo analitico che riduce il fascismo a strumento normalizzatore antioperaio nelle mani della borghesia e dello Stato oppressore. Quest’ultimo continua ad essere additato come il nemico principale delle classi subalterne. Di conseguenza, “”peggio del fascismo sarebbe il consolidamento dello Stato””, avverte Malatesta su “”Umanità Nova”” (14 marzo 1922). Posizione tesa a recuperare le frange giovanili confluite nel fascismo e sorretta dalla convinzione che gli apparati dello Stato se ne sarebbero disfatti una volta conseguito il proprio rafforzamento. Malatesta, cioè, è convinto dell’ imminente fine del fascismo. Ottimismo non condiviso da Fabbri – in ‘La controrivoluzione preventiva’ (1922) – propenso a considerarlo come forza del tutto autonoma il cui obiettivo è la distruzione delle organizzazioni operaie””. (pag 96-97)”,”ANAx-011-FV”
“ARUFFO Alessandro”,”Il mondo islamico. Da Maometto ad oggi.”,”Alessandro Aruffo, studioso dei paesi afroasiatici ha diretto una collana di saggi e letteratura del ‘terzo mondo’. Ha pubblicato tra l’altro ‘Messico rivoluzionario’.”,”VIOx-222″
“ARVATI Paolo CONTI Piero PENCO Carlo RUGAFIORI Paride”,”Partiti e Resistenza il Liguria. Contributo per una storia politica del CLN.”,”Saggi di: ARVATI ‘I cattolici’, CONTI ‘Appunti critici dell’ attività del Partito d’ Azione, RUGAFIORI ‘I comunisti’, ARVATI ‘I liberali’, PENCO ‘Note sull’ attività del Partito Socialista’”,”LIGU-049″
“ARVATI Paolo”,”Cronache resistenti. La Lotta di Liberazione a Sestri e altre riflessioni antifasciste.”,”Paolo Arvati è nato a Genova nel 1949. E’ membro del Comitato direttivo dell’Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea’. E’ direttore responsabile del ‘Corriere di Sestri Ponente’. E’ autore di diversi saggi dedicati alla storia e alla società ligure (v. quarta di copertina)”,”ITAR-266″
“ARVATI Paolo”,”Franca Pieroni Bortolotti, ‘Francesco Misiano: vita di un internazionalista.”,”””Proprio in questi giorni ricorre il novantesimo anniversario della nascita di Dimitrov, e l’accostamento tra il rivoluzionario bulgaro e il Misiano diventa naturale ed immediato. I Dimitrov, i Misiano, i Münzenberg, furono sicuramente l’espressione più cara, – e direi quasi il simbolo -, di tutta una generazione di “”rivoluzionari di professione””, la cui militanza classita e internazionalista fu la prova tangibile della rottura della tradizione della Seconda Internazionale, e il prodotto più autentico dei contenuti rivoluzionari del leninismo e della Terza Internazionale”” (pag 117)”,”BIOx-005-FGB”
“ARVATOV Boris a cura di Hans GÜNTHER Karla HIELSCHER”,”Arte produzione e rivoluzione proletaria. Le proposte dell’ avanguardia sovietica degli anni 20 per un’ estetica socialista e un’ arte proletaria.”,”Esponente fra i maggiori del LEF e del Proletkult, collaboratore di BRIK, MAJAKOVSKIJ e EJZENSTEJN, ARVATOV fu tra i principali teorici di quel movimento che, nel periodo immediatamente successivo alla Rivoluzione d’ Ottobre, ricercò la possibilità e le forme di un’ arte proletaria. In questo frangente fu fatta precipitare la crisi delle arti figurative, e venne distrutto il teatro borghese, furono inventati nuovi moduli di comunicazione…”,”RIRO-161″
“ARVATOV Boris a cura di Hans GÜNTHER Karla HIELSCHER”,”Arte produzione e rivoluzione proletaria. Le proposte dell’avanguardia sovietica degli anni ’20 per un’estetica socialista e un’arte proletaria.”,”Esponente fra i maggiori del LEF e del Proletkult, collaboratore di BRIK, MAJAKOVSKIJ e EJZENSTEJN, ARVATOV fu tra i principali teorici di quel movimento che, nel periodo immediatamente successivo alla Rivoluzione d’ Ottobre, ricercò la possibilità e le forme di un’ arte proletaria. In questo frangente fu fatta precipitare la crisi delle arti figurative, e venne distrutto il teatro borghese, furono inventati nuovi moduli di comunicazione…”,”RUSS-005-FV”
“ARVON Henri”,”La revolte de Cronstadt.”,”Prof all’Univ di Paris X, ARVON è uno specialista dell’ anarchismo. E’ autore di ‘Aux sources de l’existentialisme: Max Stirner’; ‘Bakunin: absolu et revolution’ e di ‘L’anarchisme au XX siecle’.”,”RIRO-080″
“ARVON Henry”,”L’ Atheisme.”,”ARVON è Maitre de conferences alla facoltà di Lettere e scienze umane di Clermont. Ateismo s.m. (da a priv. e gr. theós, dio). La negazione dell’esistenza di Dio. L’accusa di ateismo è stata talora rivolta arbitrariamente e impropriamente da alcuni filosofi e teologi a tutti coloro che dell’Essere eterno e infinito, causa prima del mondo, non avevano una concezione esattamente conforme alla loro (anche Socrate fu accusato di ateismo, perché rifiutava di seguire le credenze popolari dei suoi tempi). In particolare, si è voluto vedere nel panteismo una forma dissimulata di ateismo; ma questo non è esatto. L’identificazione di Dio con il mondo sostenuta dai panteisti si risolve in genere in una concezione di Dio come principio immanente dell’unità dell’universo, mentre il mondo è inteso come il molteplice in cui l’essenza unica di Dio si manifesta o si realizza. Così, per il panteismo stoico, Dio pervade tutto l’universo, è immanente in tutte le cose, ma ne è in certo qual modo distinto, in quanto principio attivo, provvidenza: non si può quindi parlare di ateismo a proposito dello”,”FILx-120″
“ARVON Henri”,”L’ esthetique marxiste.”,”ARVON Henri è stato professore alla Facoltà di lettere e scienze umane di Clermont-Ferrand. “”La lettera di Federico Engels a Heinz Starkenburg del 25 gennaio 1894 costituisce a questo proposito una perfetta messa a punto. “”L’ evoluzione politica, giuridica, filosofica, religiosa, letteraria, artistica, ecc., si appoggia sull’ evoluzione economica. Ma esse reagiscono tutte una sull’ altra e anche sulla base economica. La situazione economica non è la causa, non è la sola attiva e tutto il resto unicamente un effetto passivo, ma c’è un effetto reciproco sulla base della necessità economica che finisce sempre in ultima istanza per imporsi”” (pag 26). Starkenburg (pseudonimo è Borgius)”,”RUSS-134″
“ARVON Henri”,”Le marxisme.”,”ARVON Henri è Dottore in Lettere, Agregé de l’ Université “”Tuttavia, vivendo nel XIX secolo, che, più di ogni altra epoca precedente, conosce un sviluppo prodigioso delle scienze naturali, Marx e più ancora Engels ne subiscono l’ impronta. La corrispondenza scambiata tra Marx ed Engels apporta numerose prove di questa progressiva impregnazione. Nella sua lettera del 14 luglio 1858, Engels coglie due grandi scoperte scientifiche che allora fanno epoca: la teoria della cellula e la teoria della costanza della materia. E conclude: “”Ci si chiede con disgusto e sdegno, per quale ragione l’ uomo si crede superiore agli animali””. In un’ altra lettera datata fine novembre 1859, Engels rende onore a Darwin per aver dimostrato l’ evoluzione storica nella natura, riducendo così la teleologia a niente. Marx abbonda da parte sua. “”Questo libro, scritto a proposito della selezione naturale di Darwin, che contiene i fondamenti scientifici della nostra teoria.”” E a proposito di un libro di Trémaux dedicato all’ origine e alla trasformazione dell’ uomo e degli altri esseri, Marx dichiara: “”Fuori dalle grandi leggi della natura, i progetti degli uomini non sono che disastri””. (pag 19) “”Evidentemente – precisa Marx – il metodo di esposizione deve differenziarsi formalmente dal metodo di ricerca. La ricerca deve appropriarsi della materia nel dettaglio, analizzare le diverse forme di sviluppo e scoprirne il legame profondo. E’ solo dopo aver compiuto questo lavoro che si può dare al movimento reale l’ esposizione corrispondente. Quando vi si riesce e la vita della materia si riflette nell’ idea, può sembrare di aver dato luogo a una costruzione a priori.”” (pag 33) “”L’ unità (coincidenza, identità, equipollenza) dei contrari, scrive Lenin, è condizionata, temporanea, passeggera, relativa. La lotta dei principi che si escludono reciprocamente è assoluta, l’ evoluzione, il movimento essendo in sé assoluto”” (pag 180) Rivoluzione tedesca. “”Non è in Francia né in Inghilterra, paesi in cui il capitalismo ha raggiunto la più grande potenza, che la rivoluzione proletaria, secondo Marx, incontra le condizioni più favorevoli, ma nella Germania ritardataria del 1848. Ciò per due ragioni: la borghesia tedesca non è né forte né organizzata, il proletariato tedesco, al contrario, ha potuto approfittare delle esperienze anteriori del proletariato francese e inglese. “”E’ alla Germania, proclama Marx, che i comunisti dedicano la loro attenzione principale, perché la Germania è alla vigilia di una rivoluzione borghese, perché compie questo rovesciamento in un momento in cui le condizioni della civiltà europea in generale, sono più avanzate e il proletariato ben più sviluppato che nell’ Inghilterra del XVII e nella Francia del XVIII secolo, e perché la rivoluzione borghese tedesca non può dunque essere che il preludio immediato di una rivoluzione proletaria””. Leon Trotsky, in La Nostra Rivoluzione, paragona la Russia arretrata del 1905 alla Germania arretrata del 1848. Lenin non manca di fare lo stesso confronto.”” (pag 186)”,”MADS-346″
“ARVON Henri”,”L’ anarchisme au XXe siècle.”,”ARVON Henri è professore all’ Università di Parigi X. Antimodernismo. “”E’ nella seconda metà della sua vita che Tolstoi, si orienta verso la predicazione di un cristianesimo rinnovato, riportato alla stretta osservazione della legge dell’ amore.Va da se che una vita comandata da questa unica legge si trova singolarmente allegerita e semplificata; volta esclusivamente verso il perfezionamento morale, essa supera facilmente le strutture multiple del mondo moderno. Tolstoi stesso si sforza di impregnare la sua propria vita di questa semplicità evangelica che si dedicherà a propagare fino alla fine della sua vita. (…) L’ opera di Tolstoi riflette l’ ostilità che l’ autore prova per una civiltà fondata sul gusto del lusso e sulla ricerca del superfluo.”” (pag 159)”,”ANAx-224″
“ARVON Henri, a cura, BAKOUNINE Michel (BAKUNIN)”,”Michel Bakounine ou la vie contre la science.”,”Contiene ritaglio di giornale su centenario Bakunin. Bakunin, lettera a Marx dai toni concilianti. “”Rien, en effet, ne laissait prévoir que Marx et Bakounine allaient un jour occuper des positions doctrinales diamétralement opposées. En 1868 encore, Bakounine écrit a Marx: “”Mon cher ami, je comprends maintenant plus que jamais combien tu as raison de suivre le grand chemin de la révolution économique et de nous convier à nous y engager en méprisant les gens qui errent dans les chemins de traverse des équipées tantôt nationales tantôt politiques. Je fais maintenant ce que tu fais déja depuis vingt ans… Ma patrie est désormais l’ Internationale dont tu es l’un des fondateurs. Ainsi, mon cher ami, je suis ton disciple et fier de l’ être.”””” (pag 79)”,”ANAx-265″
“ARVON Henri”,”Bakunin. La vita, il pensiero, i testi esemplari.”,”- L’ antistatalismo del giovane Marx (pag 72-) – Marx e Bakunin (pag 107-) “”Sono note le funeste conseguenze della disputa di influenza fra Marx e Bakunin entro la Prima Internazionale: la prima organizzazione operaia importante dilaniata da lotte intestine che la paralizzano e finiscono per disgregarla, un fossato ormai insormontabile fra autoritari e libertari, infine un irrigidimento delle due dottrine, le quali, molto vicine in partenza l’una all’altra, cercano a tutti i costi di differenziarsi. Infatti nulla lasciava prevedere che Marx e Bakunin avrebbero un giorno preso posizioni dottrinali diametralmente opposte. Ancora nel 1868, Bakunin scrive a Marx: «Caro amico, comprendo ora più che mai quanto tu abbia ragione di seguire la grande strada della rivoluzione economica e di invitare a impegnarvici, rimproverando le persone che errano nelle vie traverse delle imprese temerarie, sia nazionali sia politiche. Faccio ora ciò che tu fai già da venti anni…. La mia patria è ora l’ Internazionale della quale tu sei uno dei fondatori. Così, mio caro amico, sono tuo discepolo e sono fiero di esserlo». Bakunin ha finito per adottare la maggior parte delle idee di colui che egli considera come suo maestro, in particolare il materialismo storico con le sue implicazioni politiche ed economiche, l’importanza primaria accordata al proletariato e alla sua organizzazione internazionale. Egli inizia a tradurre il ‘Capitale’ per conto di un editore russo, fino a quando Nietchaïev lo convince che vi sono cose migliori da fare e si incarica di convincere a rinunciare all’anticipo versato da Bakunin. Egli entra anche nel gioco politico di Marx, scatenando una violenta campagna contro Mazzini. «Tuttavia farò preparare a Firenze da Bakunin delle contromine contro Mazzini», si legge in una lettera di Marx ad Engels dell’11 aprile 1865. In compenso divergenze personali si sono manifestate fin dal loro primo incontro a Parigi nel 1844″” (pag 107-108) [Henri Arvon, ‘Bakunin. La vita, il pensiero, i testi esemplari’, Sansoni editore, Firenze, 1970]”,”ANAx-002-FMB”
“ARVON Henri”,”Le gauchisme.”,”Henri Arvon professore all’Università di Parigi X (1974) Engels sul ‘rivoluzionarismo’ (dei giovani): “”Quelle naiveté enfantine que d’ériger sa propre impatience e argument théorique”””,”FRAP-002-FMB”
“ARZUMANIAN A.A. BARJONET BASSO BENARD DOBB TIMOFEEV TRENTIN VITELLO”,”Tendenze del capitalismo europeo. Atti del Convegno di Roma organizzato dall’ Istituto Gramsci, 25-27 giugno 1965.”,”Saggi di Maurice DOBB Timur TIMOFEEV A.A. ARZUMANIAN André BARJONET Bruno TRENTIN Jean BENARD Vincenzo VITELLO Lelio BASSO Michael BARRATT BROWN Camillo DANEO Jean-Pierre DELILEZ Griscia FILIPOV Sergio GARAVINI Gyorgy GONCOL André GORZ Laszlo HAY Stefan HERETIK Miroslav HIRSL Pierre JOYE Antonio LETTIERI Silvano LEVRERO Fernand NICOLON Theodor PRAGER Osvaldo SANGUIGNI Jozef SOLDACZUK Ludek URBAN Teodor VLADIGHEROV Barbu ZAHARESCU Teodor POSTOLAKE. Il declino del “”miracolo economico”” in Europa (di Laszlo Hay). “”La Comunità economica europea è stata creata con l’ appoggio degli Stati Uniti per diventare il sostegno economico della NATO e per fondersi nel corso del proprio sviluppo con il blocco economico atlantico dipendente dagli Stati Uniti. Tuttavia, in seguito al mutamento dei rapporti di forza, il piano del blocco economico atlantico è fallito, la NATO fa acqua da tutte le parti.”” (pag 405) “”E’ quindi una vana illusione la supposizione che la Comunità economica europea aprirà le proprie porte all’ Inghilterra e che è possibile la rinascita dell’ idea del blocco economico atlantico””. (pag 405)”,”EURE-042″
“ASARO MAZZOLA Gigliola”,”Gramsci fuori dal mito.”,”Alla diffusione del mito di Gramsci pochi seppero opporsi, tra questi Benedetto Croce ed Emilio Cecchi i quali nelle ‘disorganiche’ noterelle di Gramsci videro l’impiego di un sociologismo di bassa lega positivistica che aveva poco a che fare con la dialettica marxista (Quarta di copertina a firma di M.P.) Autrice di ‘La scuola della resa’, e di ‘Cronachette scolastiche della provincia’ la Asaro Mazzola insegna materie letterarie nel Liceo scientifico di Terni.”,”GRAS-095″
“ÅSBRINK Elisabeth”,”Made in Sweden. Le parole che hanno fatto la Svezia.”,”””Una nazione è un gruppo di persone unite da un fraintendimento condiviso sulle proprie origini e da un’avversione comune per i propri vicini”” (Karl W. Deutsch, ‘Nationalism and Its Alternatives’) (in apertura) Nota scrittrice e giornalista svedese, si è affermata in patria e all’estero con reportage letterari di argomento storico e sociale che fondono narrativa, ricerca storica. L’autrice scava nei retroscena degli eventi e compone un racconto poetico e documentato di un anno emblematico per la sua identità personale e per quella collettiva ‘Da Linneo a Ibrahimovic, da Olof Palme a Pippi Calzelunghe, dal martello di Thor all’Ikea, cinquanta storie per capire la Svezia di oggi. Con la sua società aperta, accogliente e tollerante, il suo welfare collaudato, il civismo proverbiale e l’ambientalismo d’avanguardia, la Svezia è da tempo un modello che si osserva con ammirazione e stupore: uno stato che sa coniugare la ricchezza con la redistribuzione, la libertà con l’eguaglianza. A questo idillio politico-sociale si sono aggiunti il design, la moda, il cibo, la cultura, ma ancor più la sensazione che lo stile di vita scandinavo sia quanto di più desiderabile, sofisticato ed evoluto ci sia al mondo. Ma dove affonda le radici questa idea di società? O meglio, come sono nate le idee che hanno reso possibile questa sorta di utopia? O peggio, e se invece non fosse che una bella favola che gli svedesi raccontano a se stessi (e agli altri)? Con divertita intelligenza, in un caleidoscopio di storie e salti nel tempo, Elisabeth Åsbrink – svedese di nascita ma di origini anglo-ungheresi – ci accompagna in un viaggio tra cinquanta parole, eventi, persone e personaggi che hanno fatto la Svezia. Dall’ambizione di Linneo di catalogare la natura intera all’esuberanza del leggendario primo ministro Olof Palme, deciso a rendere la Svezia la prima «superpotenza morale» della storia, dalla rivoluzionaria visione pedagogica di Ellen Key – fonte di ispirazione sia per Astrid Lindgren e la sua Pippi che per Maria Montessori – al divismo di Zlatan Ibrahimovic, tanto inviso a inizio carriera per l’individualismo sfacciato quanto poi celebrato come icona della nuova «svedesità», Åsbrink affascina con collegamenti sorprendenti mentre infrange miti indiscutibili, come può permettersi solo una patriota la cui solidità intellettuale è fuori discussione: «Amo il paese in cui mi è capitato di nascere, ma non ciecamente.» (risvolto di copertina) “”Se la lingua è potere, ogni evoluzione linguistica è espressione di un’evoluzione nei rapporti di potere. Un passo avanti in senso democratico fu per esempio la cosiddetta «riforma del ‘fröken», di cui si fece promotore nel 1866 il quotidiano liberale ‘Aftonbladet’ . Da quel momento fu permesso alle donne nubili del ceto medio di farsi chiamare ”fröken’ al posto del precedente ‘mamsell'”” (appellativi entrambi traducibili con ‘singnorina’. Fino al 1866 il primo era riservato esclusivamente alle giovani donne non sposate di rango nobiliare, mentre il secondo – svedesizzazione del francese ‘mademoiselle’ – a quelle della borghesia) (pag 118) ‘La storia è fatta di diversi sentieri, ed è tutt’altro che scontato quale sia quello che conduce al nostro presente’ (quarta di copertina)”,”EURN-013″
“ASCAGNI Paolo MEROLLA Luigi NUCCI Fausto VEDOVATO Giuseppe”,”Lavoratori, banche, assicurazioni in cinquant’anni di storia della FIBA-CISL.”,”FIBA Federazione Italiana Bancari Assicurativi”,”SIND-125″
“ASCARELLI Roberta, testi di Otto BOURNOT Georg RADBRUCH Max ADLER Anna SIEMSEN Jakob STERN Paul FRANKEN John SCHIKOWSKI Adolf BEHNE Wilhelm HANS Paul KAMPFFMEYER”,”Socialismo e cultura di massa. Potere e cultura nella socialdemocrazia tedesca durante la repubblica di Weimar.”,”””Mentre per Max Adler e per la componente marxista del movimento operaio, “”società e Stato non sono due cose diverse”” (106) e sia l’una che l’altro vengono condizionati dalla coscienza di classe e, quindi, dai progressi della politica, la socialdemocrazia elabora la sua concezione del potere sulla base della complessità della fenomenologia sociale. Lo scritto di Renner del 1916, ‘Zur Krise des Sozialismus’ (107), frantuma la fondamentale organicità teorica del socialismo ottocentesco, nel tentativo di far luce sulla natura contradditoria del potere, e segna l’inizio della revisione di uno dei concetti chiave del marxismo, l’identità cioè tra classe dominante e organizzazione del dominio. “”Già oggi – scrive Renner negli anni del conflitto – i proletari avvertono: ‘noi siamo il popolo! Noi siamo lo Stato!’ Sorge per la teoria socialista il dovere rigoroso di distinguere in maniera più precisa lo Stato in quanto insieme del popolo organizzato, dallo Stato in quanto istituzione di dominio”” (108). A pochi anni dalla fine della guerra, Kelsen porta alle estreme conseguenze la tesi di Renner (109), facendosi portavoce del “”disagio culturale”” del periodo che inibiva, a livello di massa, la fiducia nella rappresentatività sociale delle istituzioni: “”Fa parte di una soddisfacente definizione del concetto di Stato la sua chiara delimitazione rispetto a quello di società”” (110), sostiene Kelsen, separando nettamente da quest’ultima, considerata “”concetto causale dell’unificazione degli uomini””, da quello, definito invece “”concetto normativo dell’ordinamento di questa convivenza”” (111). Sottratto alla storia e sradicato dalla società, lo Stato socialdemocratico si emancipa dalla dialettica “”politica”” tra “”idea ed effettualità”” e si riduce ad una semplice metafora del potere”” [Roberta Ascarelli, Socialismo e cultura di massa. Potere e cultura nella socialdemocrazia tedesca durante la repubblica di Weimar, 1983] [“”(106) M. Adler, La concezione dello Stato nel marxismo, cit., p. 33; (107) Ivi, pp. 87-97; (108) Ivi, pp, 93; (109) H. Kelsen, op.cit; (110) Ivi, p. 25; (111) M. Adler, ‘La concezione dello Stato nel marxismo’, cit., p. 27. Per la risposta di Kelsen cfr. la nota 16 del testo citato””] (pag 48-49)”,”GERG-084″
“ASCARELLI Roberta”,”Il «papa rosso» Kautsky.”,”Giudizio secco di Trotsky su Kautsky: “”Kautsky è il fondatore e il perfetto rappresentante della falsificazione austriaca del marxismo: accademia della passività e della fuga… storicamente volgare e conservatrice”” (L. Trotsky, Terrorismo e comunismo, 1921, p. 167) Secondo la Ascarelli Waldenberg colma le lacune della storiografia, si distacca da questa tradizione (di condanna, ndr) e tenta un’analisi sistematica del pensiero kautskiano, restituendo alle diverse posizioni politiche il loro reale spessore, rivalutando il patrimonio ideologico delle sue opere e la fuzione ideologica da lui svolta nei decenni precedenti la prima guerra mondiale… contro chi lo ha voluto vedere unicamente come un “”teorico da tavolino””…. (pag 174) tra le varie opere citate nell’articolo: – Karl Kautsky zum 70. Geburstage. «Ein Sonderheft der» ‘Gesellschaft’, 1924 [Karl Kautsky zum 70. Geburtstage. Die Gesellschaft – Internationale Revue für Sozialismus und Politik, herausgegeben von Rudolf Huilferding. Eine Sonderheft zu Karl Kautsky 70. Geburtstag. Max Adler, Karl Vorländer, Louis Boudin, Victotr Tschernow, Adolf Braun, Eduard Bernstein, Friedrich Stampfer, Paul Kampfffmeyer U.a. Verlag: Dietz, Berlin, 1924 Hardcover Für später vormerken Verkäufer Antiquariat Clement (Bonn, Deutschland) AbeBooks Verkäufer seit 11. April 2003 Verkäuferbewertung 4 Sterne Zwab Anzahl: 1 Gebraucht kaufen EUR 30,00 Währung umrechnen Versand: EUR 14,95 Von Deutschland nach Italien Versandziele, Kosten & Dauer Beschreibung Gold-/schwarzgeprägter Leineneinband (Entwurf von Frenzel), Einband lichtrandig, goldgeprägte Rückentitelei, Lesebändchen, sehr ordentlich. Original Fotoportrait von Kautsky als Frontispiz, weiterhin graphisches Blatt von Tobias Schwab mit Text: Karl Kautsky dem Wahrer und Mehrer der marx’schen Lehre zum 70ten Geburtstage””(diskreter Bibliotheksstempel auf Rückseite des Blattes). 159 Seiten, Text in klaren lateinischen Lettern. Insgesamt guter Zustand. +++ 15,3 x 24,5 cm, 0,35 kg. +++ Stichwörter: Festschrift Hommage Festgabe Sozialismus Gewicht in Gramm: 350. Bestandsnummer des Verkäufers 025531 Dem Anbieter eine Frage stellen Bibliografische Details Titel: Karl Kautsky zum 70. Geburtstage. Die … Verlag: Dietz, Berlin Erscheinungsdatum: 1924 Einband: Leinen Gut Anbieterinformationen Nach 31 Jahren Präsenz in der Rathausgasse 18 in Bonn habe ich mein Antiquariat in meine privaten Gemächer – Am Römerkastell 6, 53111 Bonn- verlegt und arbeite überwiegend online mit einem inzwischen verkleinerten, aber um so verfeinerten Bestand von ca.10000 Büchern. Über 40000 Bücher habe ich im Jahr 2010 an die Tongji-Universität in Shanghai gespendet, was zur Gründung der Bibliothek Catherine Clément führte. Bei Fragen zu meinen Angeboten (VERSAND, GEMÄß AKTUELLE DHL TARIF) zögern Sie bitte nicht mich anzusprechen. Bibliotheksbesichtigungen vereinbare ich so zeitnah wie möglich. Meine Leidenschaft ist die Bibliophilie, ich bin aber ebenso an rein akademischen Büchern oder Kuriosem/Skurrilem interessiert… Welcome to my bookshop! Any questions? Please don?t hesitate to ask for more details as to your order! N?hésitez pas à me contacter pour plus de précisions quant à l?envoi de votre commande! Telefon 0049 228 63 66 22 oder 0049 171 480 22 93, E-Mail: info@antiquariat-clement.de. Zur Homepage des Verkäufers Geschäftsbedingungen: Ihnen als Verbraucher (jede natürliche Person, die ein Rechtsgeschäft zu einem Zwecke abschließt, der weder ihrer gewerblichen noch ihrer selbständigen beruflichen Tätigkeit zugerechnet werden kann) steht in Bezug auf den gekauften Artikel ein Widerrufsrecht nach Maßgabe der folgenden Belehrung zu: Widerrufsbelehrung 2014 (rechtsgültig ab dem 13.06.2014) _______________________________________________________ Widerrufsrecht für Verbraucher (Verbraucher ist jede natürliche Person, die… Mehr Information Versandinformationen: Es gelten die gesetzlichen Vorschriften unter Einbeziehung der Widerrufsbelehrung]”,”KAUS-001-FGB”
“ASCHER Abraham”,”Pavel Axelrod and the Development of Menshevism.”,”AXELROD (1850-1928) iniziò la sua carriera influenzato dagli scritti di LASSALLE. Organizzò Kiev il primo circolo socialista e partecipò el 1875 al movimento ‘andata al popolo’. Seguace di BAKUNIN alla fine degli anni 1870 si unì nel 1879 alla corrente populista ‘Black Repartition’. Negli anni 1880, esule in Svizzera, fu con PLECHANOV cofondatore del ‘Gruppo marxista di emancipazione del lavoro’. Negli anni 1890 pubblicò pamphlets. Co-fondatore dell’ Iskra, nei primi anni del nuovo secolo fu uno dei supporters di MARTOV al 2° Congresso del RSDRP (1903). Scrisse articoli per l’Iskra menscevica nel 1903-1904. Influenzato dalla SPD aspirò alla costituzione di una socialdemocrazia russa con quei caratteri. Durante la guerra fu rappresentante dei menscevichi alle conferenze di Zimmerwald (1915), Kienthal (1916) e Stoccolma (1917). Definì se stesso come uno ‘zimmerwaldiano’ per distinguersi dai ‘kienthaliani’ (all’ opposto di MARTOV rifiutò di votare il manifesto di K). Fu contrario alla Rivoluzione d’Ottobre.”,”RIRB-039″
“ASCHER Abraham”,”The Revolution of 1905. Vol. 1. Russia in Disarray.”,”ASCHER Abraham è professore di storia alla Graduate School of the City University of New York. E’ autore di ‘Pavel Axelrod and the Development of Menshevism’.”,”RIRx-088″
“ASCHER Abraham”,”The Revolution of 1905. Vol. 2. Authority Restored.”,”ASCHER Abraham è professore di storia alla Graduate School of the City University of New York. E’ autore di ‘Pavel Axelrod and the Development of Menshevism’.”,”RIRx-089″
“ASCHER Abraham”,”P.A. Stolypin. The Search for Stability in Late Imperial Russia.”,”ASCHER è Distinguished Professor di storia al Graduate Center of the City University of New York.”,”RUSx-078″
“ASCHER Abraham a cura; documenti e scritti di LENIN MARTOV EGOROV AXELROD PLECHANOV DAN POTRESOV TSERETELI”,”The Mensheviks in the Russian Revolution.”,”Scritti di LENIN MARTOV EGOROV AXELROD PLECHANOV DAN POTRESOV TSERETELI Vedi pure: Tsereteli, a democrat in the Russian revolution: a political biography Di W. H. Roobol”,”RIRx-152″
“ASCHER Abraham”,”The Revolution of 1905. A Short History.”,”Abraham Ascher is Distinguished Professor Emeritus, Graduate Center, City University of New York. His recent works include The Revolution of 1905; Russia in Disarray, The Revolution of 1905, Authority Restored, The Search for Stability in Late Imperial Russia.”,”RIRx-020-FL”
“ASCHER Abraham”,”The Revolution of 1905. Russia in Disarray. 1″,”Abraham Ascher is Distinguished Professor Emeritus, Graduate Center, City University of New York. His recent works include The Revolution of 1905; Russia in Disarray, The Revolution of 1905, Authority Restored, The Search for Stability in Late Imperial Russia. Acknowledgments, A Note to the Reader, Introduction, Conclusion, Notes, Bibliography, Index, Maps, Twelve pages of illustrations follow,”,”RIRx-061-FL”
“ASCHER Abraham”,”The Revolution of 1905. Authority Restored. 2.”,”Abraham Ascher is Distinguished Professor Emeritus, Graduate Center, City University of New York. His recent works include The Revolution of 1905; Russia in Disarray, The Revolution of 1905, Authority Restored, The Search for Stability in Late Imperial Russia. Acknowledgments, A Note to the Reader, Introduction, Conclusion, Notes, Bibliography, Index, Maps, Twelve pages of illustrations follow,”,”RIRx-062-FL”
“ASCHER Abraham”,”P.A. Stolypin. The Search for Stability in Late Imperial Russia.”,”Abraham Ascher is Distinguished Professor Emeritus, Graduate Center, City University of New York. His recent works include The Revolution of 1905; Russia in Disarray, The Revolution of 1905, Authority Restored, The Search for Stability in Late Imperial Russia. Peter Arkadevich Stolypin, prime minister and minister of internal affairs from 1906 to 1911. Acknowledgments, A Note to the Reader, Introduction, Conclusion, Notes, Bibliography, Index, 14 Pages of Photographs follow page 260,”,”RUSx-123-FL”
“ASCHIERI Gabriella”,”Anche noi sulla linea gotica.”,”””Nel Luglio del ’44 ad un esame della situazione il Consiglio Militare dell’XI zona rilevò che in poco tempo si era verificato un forte incremento fra gli arruolati tanto da creare alla formazione problemi di assorbimento e difficoltà per l’accertamento della posizione penale e politica dei nuovi arruolati. Molti giovani si sentirono disposti a combattere più per desiderio difensivo che offensivo ed inoltre non erano dotati di capacità militari. Scarseggiava l’armamento e gli Sten, di cui erano dotati, non si mostravano efficienti in montagna; (…)””. (pag 79) (Sten moschetto automatico inglese, assai usato nella seconda guerra mondiale, lunghezza di tiro limitata e difetto nell’alimentazione delle cartucce)”,”ITAR-119″
“ASCOLI Ugo a cura; saggi di REGALIA Ida REGONINI Gloria LONGOBARDI Ernesto PIPERNO Aldo DAVID Patrizia TRIVELLATO Paolo TOSI Antonio BUSANA BANTERLE Clara CELLA Gian Primo PACI Massimo”,”Welfare State all’italiana.”,”Ugo Ascoli insegna Sociologia economica all’Università di Ancona, C.Busana Banterle insegna scienza delle Finanze all’Università di Trieste, G.P.Cella insegna Teoria dei sindacati e conflitti sociali all’Università di Trieste, P.David è ricercatrice in Sociologia all’Università di Ancona, E.Longobardi è ricercatore in Scienza delle Finanze all’Università di Roma, M.Paci insegna sociologia economica all’Università di Ancona, A.Piperno insegna Sociologia all’Università di Napoli, I.Regalia si occupa di relazioni industriali e politica del lavoro, G.Regonini è ricercatrice in Scienza politica all’Università di Milano, A.Tosi insegna sociologia urbana al Politecnico di Milano, P.Trivellato è ricercatore in Sociologia all’Università di Milano.”,”ITAS-013-FL”
“ASCOLI Luciano”,”Sinistra e questione ebraica. Antisionismo fase suprema dell’antisemitismo?”,”Luciano Ascoli: nato a Venezia nel 1929, avvocato, specialista in diritto del lavoro, e giornalista pubblicista. Ha diretto dal 1960 al 1964 la rivista di studi giuridici e politici ‘Democrazia e diritto’. Collaboratore di quotidiani e riviste come l’Unità, Rinascita, Vie Nuove, Il Contemporaneo, Critica Marxista, l’Astrolabio. La sua posizione verso lo Stato di Israele, dove si è recato per un viaggio nel 1967, è rispecchiata in alcuni articoli apparsi sulla stampa di sinistra e risulta critica non verso la natura ebraica dello Stato, ma nei confronti delle sue strutture economiche e politiche, e delle sue alleanze.”,”EBRx-018-FL”
“ASCOLI Ugo CALICE Nino DE-BERNARDI Alberto DELLA-VALENTINA Gianluigi EVANGELISTI Valerio GUERRI Roberto KOCH Francesca Romana MADERA Romano SAPELLI Giulio SECHI Salvatore TADDEI Francesca VARSORI Antonio”,”Storia della società italiana. Parte quinta. Volume XXIV. Il miracolo economico e il centro-sinistra.”,”Contiene i saggi: – Le ‘basi del miracolo economico’ di Giulio Sapelli – Gli anni delle migrazioni interne’ di Ugo Ascoli – Il sessantotto in Italia di Alberto De-Bernardi e Romano Madera – L”autunno caldo’: l’offensiva della classe operaia’ di Valerio Evangelisti e Salvatore Sechi”,”ITAE-111-FL”
“ASH Timothy Garton”,”In Europe’s Name. Germany and the Divided Continent.”,”ASH è membro del St Antony’s College di Oxford. Dopo aver insegnato storia moderna ad Oxford, le sue ricerche sulla resistenza tedesca al nazismo lo conducono a Berlino dove si stabilisce per molti anni passando da 0vest ad Est. Si mette poi a viaggiare oltre cortina. Nel 1989 è testimone e corrispondente e analista della liberazione dell’EU orientale con contributi per ‘Spectator’ , ‘Indipendent’, NYR, ecc. Bibliografia di ASH: -Die DDR heute. (pubblicato in RFT) -The Polish Revolution: Solidarity -The Uses of Adversity: Essay on the Fate of Central Europe -We the People. The Revolution of ’89. Witnessed in Warsaw, Budapest, Berlin and Prague.”,”EURx-042″
“ASH Robert F. KUEH Y.Y. a cura; saggi di K.C. YEH Robert F. ASH Robert Michael FIELD Tatsu KAMBARA Y.Y. KUEH Nicholas R. LARDY Joseph C.H. CHAI”,”The Chinese Economy under Deng Xiaoping.”,”Saggi di K.C. YEH Robert F. ASH Robert Michael FIELD Tatsu KAMBARA Y.Y. KUEH Nicholas R. LARDY Joseph C.H. CHAI”,”CINE-038″
“ASH Timothy Garton”,”Free World. America, Europa e il futuro dell’Occidente.”,”Timothy Garton Ash (1955), politologo di fama mondiale, dirige l’European Studies Centre al St Antony College di Oxford, è senior fellow presso la Hoover Institution dell’università di Stanford e scrive regolarmente per The New York Review of Books, The Guardian e la Repubblica. Da Mondadori ha pubblicato: Le rovine dell’impero, Europa Centrale 1980-1990. In nome dell’Europa, Il dossier, La mia vita a Berlino Est raccontata dalla polizia segreta, Storia del presente, Dalla caduta del Muro alle guerre nei Balcani. Qindici anni dopo il crollo del Muro di Berlino, l’Occidente sta vivendo una grave crisi di identità. L’Europa, una volta avviato il processo di unificazione politica, ha tentato di definire se stessa in opposizione agli Stati Uniti, che, colpiti al cuore l’11 settembre 2001, tendono sempre più a considerare il Vecchio continente un fastidioso ostacolo alla riaffermazione della loro leadership mondiale. Al punto che le contraddizioni esplose fra gli alleati occidentali dell’America in occasione della seconda guerra del Golfo, e culminate nel rifiuto di Francia e Germania di partecipare al conflitto iracheno, hanno fatto parlare dell’europeismo come una variante dell’antiamericanismo. Che ne è, dunque, di quello che un tempo veniva chiamato il mondo libero? Per rispondere a questa domanda, Timothy Garton Ash ha attinto a un’ampia gamma di Fonti.”,”RAIx-368″
“ASH Timothy Garton”,”Free World. America, Europa e il futuro dell’Occidente.”,”Timothy Garton Ash (1955), politologo di fama mondiale, dirige l’European Studies Centre al St Antony College di Oxford, è senior fellow presso la Hoover Institution dell’università di Stanford e scrive regolarmente per The New York Review of Books, The Guardian e la Repubblica. Da Mondadori ha pubblicato: Le rovine dell’impero, Europa Centrale 1980-1990. In nome dell’Europa, Il dossier, La mia vita a Berlino Est raccontata dalla polizia segreta, Storia del presente, Dalla caduta del Muro alle guerre nei Balcani. Qindici anni dopo il crollo del Muro di Berlino, l’Occidente sta vivendo una grave crisi di identità. L’Europa, una volta avviato il processo di unificazione politica, ha tentato di definire se stessa in opposizione agli Stati Uniti, che, colpiti al cuore l’11 settembre 2001, tendono sempre più a considerare il Vecchio continente un fastidioso ostacolo alla riaffermazione della loro leadership mondiale. Al punto che le contraddizioni esplose fra gli alleati occidentali dell’America in occasione della seconda guerra del Golfo, e culminate nel rifiuto di Francia e Germania di partecipare al conflitto iracheno, hanno fatto parlare dell’europeismo come una variante dell’antiamericanismo. Che ne è, dunque, di quello che un tempo veniva chiamato il mondo libero? Per rispondere a questa domanda, Timothy Garton Ash ha attinto a un’ampia gamma di Fonti.”,”EURx-047-FL”
“ASH Timothy Garton”,”Le rovine dell’impero. Europa centrale 1980-1990.”,”Timothy Garton Ash (1955), politologo di fama mondiale, dirige l’European Studies Centre al St Antony College di Oxford, è senior fellow presso la Hoover Institution dell’università di Stanford e scrive regolarmente per The New York Review of Books, The Guardian e la Repubblica. Da Mondadori ha pubblicato: Le rovine dell’impero, Europa Centrale 1980-1990. In nome dell’Europa, Il dossier, La mia vita a Berlino Est raccontata dalla polizia segreta, Storia del presente, Dalla caduta del Muro alle guerre nei Balcani. Qindici anni dopo il crollo del Muro di Berlino, l’Occidente sta vivendo una grave crisi di identità. L’Europa, una volta avviato il processo di unificazione politica, ha tentato di definire se stessa in opposizione agli Stati Uniti, che, colpiti al cuore l’11 settembre 2001, tendono sempre più a considerare il Vecchio continente un fastidioso ostacolo alla riaffermazione della loro leadership mondiale. Al punto che le contraddizioni esplose fra gli alleati occidentali dell’America in occasione della seconda guerra del Golfo, e culminate nel rifiuto di Francia e Germania di partecipare al conflitto iracheno, hanno fatto parlare dell’europeismo come una variante dell’antiamericanismo. Che ne è, dunque, di quello che un tempo veniva chiamato il mondo libero? Per rispondere a questa domanda, Timothy Garton Ash ha attinto a un’ampia gamma di Fonti.”,”EURC-077-FL”
“ASHBY TURNER Henry Jr.”,”I trenta giorni di Hitler. Come il nazismo arrivò al potere.”,”Henry Ashby Turner Jr. (Atlanta 1932), insegna dal 1971 storia all’Università di Yale. É autore, fra gli altri, di German Big Bisiness and the Rise of Hitler, Germany from Partition to Reunification, curatore del volume Nazism and the third Reich. Vive a Brandford, Connecticut.”,”GERN-021-FL”
“ASHLEY Maurice”,”The Glorious Revolution of 1688.”,”Le misure della Gloriosa Rivoluzione. “”Il ‘Triennial Act (1694) provvide per il rinnovo di un Parlamento ogni tre anni e affinchè non potesse mantenersi in carica per più di tre anni. Il Civil List Act destinò a Re Guglielmo una somma annuale di denaro per coprire i costi della sua dimora e della famiglia. Altre disposizioni di denaro furono destinate sempre più ad usi specifici, così da ridurre il potere reale. L’ Act of Settlement (1701), una misura di largo raggio, (…) assicurava l’ indipendenza del giudiziario – che William III in ogni caso accettava forzatamente nella pratica – insisteva che i futuri monarchi dovevano essere membri della Chiesa di Inghilterra, proibendo loro di lasciare il paese senza il consenso del Parlamento o di fare guerra in nome di territori non appartenenti alla Corona briannica (…)””. (pag 186)”,”UKIR-036″
“ASHMAN Charles R.”,”Kissinger. Le avventure di Super Kraut.”,”L’A è avvocato e professore di diritto costituzionale, D del Public Affairs Institute alla University of thePacifici e della Melvin Bell Foundation.”,”USAP-046″
“ASHTON Robert”,”Counter-revolution. The Second Civil War and its Origins, 1646-8.”,”ASHTON Robert è professore emerito di storia inglese all’ Università dell’ Est Anglia e autore di ‘The Crown and the Money Market, 1603-1640’ (1960), ‘Reformation and Revolution, 1558-1660′ (1984). “”Molti inglesi erano irritati oltre misura dall’ uso di Covenant di giustificare l’ interferenza scozzese in ciò che venivano visti come affari autonomi inglesi. Se tutte le questioni affrontate dalla Solemn League e Covenant erano sulla via di essere risolte dalla volontà di entrambe le nazioni, sosteneva un giornale inglese, gli Scozzesi avrebbero avuto voce in capitolo in modo inaccettabile su una inaccettabile ampia varietà di affari inglesi. Gli inglesi non dovrebbero pensare di interferire negli affari scozzesi; e neppure questi dovrebbero farlo con gli inglesi””. (pag 313)”,”UKIR-034″
“ASHTON Robert”,”The English Civil War. Conservatism and Revolution, 1603-1649.”,”ASHTON Robert è professore di storia inglese all’ università East Anglia. E’ autore di ‘The Crown and the Money Market’ e ‘James I by his Contemporaries’. “”Gli eventi del 1642 e le controversie intorno ad essi accrebbero in forma acuta il problema del locus della sovranità in Inghilterra. Le dichiarazioni della monarchia e i pamphlets realisti furono pronti nell’ evidenziare che l’ effetto delle ‘Nineteen Propositions’ (diciannove proposizioni) fu quello di strappare al re ogni reale potere ed a collocare la sovranità nel Parlamento””. (pag 179)”,”UKIR-035″
“ASHTON Owen FYSON Robert ROBERTS Stephen a cura”,”The Chartist Movement. A New Annotated Bibliography.”,”ASHTON O. è Principal Lecturer in Modern British History presso la School of Arts della Staffordshire University. FYSON è Research Associate presso la stessa università. ROBERTS è Research Fellow all’ Institute for Advanced Research in Humanities, Facoltà Arti Università di Birmingam. “”I primi storici del Cartismo tesero a cadere in due categorie. Da una parte gli storici come Mark Hovell videro i cartisti come i discendenti dei ‘Commonwealthsmen’ del XVIII secolo. Per loro la Carta era la riaffermazione della posizione del “”country party””, l’ opposizione democratica alla Corona e alla Corte, ed esso si collocava in una tradizione politica che continuava da almeno il diciassettesimo secolo attraverso Wilkes, Cartwright e l’ agitazione degli anni 1820 e 1830″” dell’ Association Movement per le riforme.”” (pag XII, introduzione) “”G.D.H. Cole, uno dei primi seri storici del Cartismo, in tempi recenti, vide nel Cartismo sia gli elementi politici che quelli economici, ma li vide in modo piuttosto più sofisticato di Mark Hovell. Cole fece una distinzione tra “”Hunger Chartism”” e la forma politica più razionale del movimento. Egli non vide il potere della massa distruttivo nel modo in cui lo aveva visto Hovell, nondimento egli lo vide come irrazionale e difficile da controllare per i leaders politici più razionali””. (pag XIII, introduzione)”,”MUKC-022″
“ASHTON Owen R. PICKERING Paul A.”,”Friends of the People. Uneasy Radicals in the Age fo the Chartists.”,”ASHTON Owen R è prof. di storia sociale moderna alla Staffordshire University. PICKERING è un Queen Elizabeth II Fellow all’Humanitas Research Centre, The Australian National University.”,”MUKC-027″
“ASHTON Rosemary”,”Little Germany. Exile and Asylum in Victorian England.”,” Contiene tra l’altro i capitoli: 2. Three Communist Clerks: Engels, Weerth, and Freiligrath in Manchester, Bradford, and Londn 3. The Communist Intellectuals: Marx and his Party. Engels e Marx (pag 64-65) “”Engels more than once gave Marx an idea for a book. His notes entitled ‘Principles of Communism’ were worked up by Marx into the arresting ‘Communist Manifesto ‘ in 1848, and Engels gave Marx a hint for the striking opening of the ‘The Eighteenth Brumaire of Louis Bonaparte’ (1852). Writing to Marx on 3 December 1851, the day after Louis Napoleon’s ‘coup d’état’, Engels wittily invoked Hegel: ‘it really seems as though old Hegel, in the guise of the World Spirit, were directing history from the grave and, with the greatest conscientiousness, causing everything to be re-enacted twice over, once as grand tragedy and the second time as rotten farce’. The remark, made briefer and more trenchant, duly appeared at the beginning of Marx’s work. Engels wanted no credit for such gifts of ideas, any more than he did for money given. Indeed, he often insisted to Marx that only Marx could work up the ideas satisfactorily. Referring to another such case, which had resulted in Marx’s ‘Holy Family, or Critique of Criticism’ (1845), Engels reminded Marx, ‘I similarly wrote a few sheets because a pamphlet was envisaged, and you turned it into a full-blown book of 20 sheets in which my trifle looked strange indeed. Once again you would assuredly do so much to it that my contribution, in any case hardly worth mentioning, would quite disappear before your heavy artillery’ (27). Engels’s modesty here serves both to flatter Marx and to keep him at work. No doubt Engels himself felt relieved that he could give Marx the financial and moral support he needed to complete important works, especially the great work on capital, and thus evade the direct responsibility himself of painstakingly laying the scholarly groundwork for future action”” [Rosemary Ashton, ‘Little Germany. Exile and Asylum in Victorian England’, Oxford, 1986] [(27) Engels to Marx, 3 Dec. 1851, MECW, XXXVIII. 505; to the same, 27 Nov. 1851, ibid. 495]”,”MAES-173″
“ASHTOR Eliyahu”,”Storia economica e sociale del vicino oriente nel Medioevo.”,”ASHTOR E. è nato a Vienna nel 1915. Dal 1955 insegna all’ Università di Gerusalemme dove è professore di storia e di civiltà musulmana. Nel 1967 1968 ha inegnato a Parigi all’ Ecole Pratique des Hautes Etudes, nel 1968-69 al’ Università di Harvard e nel 1972-73 in quella di Zurigo. Ha scritto varie opere tra cui ‘Histoire des prix et des salaires dans l’ Orient medieval’ (Paris, 1960). “”Tutte queste industrie non rifornivano soltanto il mercato interno, la cui domanda peraltro era in continua crescita, ma producevano anche in larga misura per l’ esportazione, e si può immaginare che gli industriali abbiano ricavato profitti considerevoli. Ma i trionfalistici resoconti degli scrittori medievali sulla proprietà economica dell’ Egitto al tempo dei Fatimidi non devono trarci in inganno su altri aspetti della realtà sociale dello stesso periodo. I dati relativi al livello dei prezzi che troviamo nei documenti gheniza, e riassunti nella tabella 27, ci mostrano come i prodotti industriali fossero ancora molto cari, mentre i redditi reali degli operai erano ancora molto bassi. Per quanto riguarda infatti la situazione economica delle masse operaie i polverosi documenti smentiscono gli autori medievali e moderni secondo i quali il regno fatimide sarebbe stato un periodo interamente felice nella storia dell’ Egitto. Esso fu in realtà un’ età dell’ oro per le classi borghesi, ma la condizione dei lavoratori era peggiore di quanto non fosse mai stata prima (e forse anche di quanto non sarebbe stata dopo). Questa è infatti la conclusione, piuttosto sorprendente che dobbiamo ricavare dai dati che compaiono nei documenti gheniza e in alcuni resoconti di autori arabi.”” (pag 205)”,”VIOx-139″
“ASHWIN Sarah”,”Russian Workers. The anatomy of patience.”,”ASHWIN Sarah è Lecturer in Industrial Relations presso la London School of Economics (LSE). Studiando il ciclo di lotte operaie e di scioperi del 1989 – 1991, molti commentatori si aspettavano che gli operai russi giocassero un ruolo determinante nel corso della transizione. Invece emerse la ‘pazienza’ apparente dei lavoratori che sopportarono una caduta catastrofica del livello di vita e dei salari nell’ arco di sei mesi. L’A indaga su questa passività dell’ operaio russo. L’ analisi è basata su un caso-studio etnografico (una miniera di carbone del South Kuzbass).”,”MRSx-035″
“ASHWORTH William; autori dei singoli volumi E. CARUS-WILSON F.J. FISHER T.S. ASHTON A.H. JOHN W. ASHWORTH”,”An Economic History of England 1870-1939.”,”Il libro fa parte della collana ‘An Economic History of England’ curata da T.S. ASHTON. Gli autori dei singoli volumi sono: -Prof E. CARUS-WILSON ‘The Medieval Period’ -Prof F.J. FISHER ‘The 16th and 17th Centuries’ -Prof T.S. ASHTON, ‘The 18th Century’ -A.H. JOHN, ‘1800-1879’ -Prof W. ASHWORTH, ‘1870-1939’ ASHWORTH è Prof di storia sociale ed economica all’Univ di Bristol.”,”UKIE-013″
“ASHWORTH William”,”Breve storia dell’ economia mondiale. Dal 1850 ad oggi.”,”Nato nel 1920, ASHWORTH William è decano della facoltà di Scienze sociali dell’ Università di Bristol, dove insegna dal 1958 Storia economica e sociale. Tra le sue opere ‘Economic History of England, 1870-1930’ (1960).”,”ECOI-105″
“ASIMOV Isaac”,”Cronologia delle scoperte scientifiche.”,”ASIMOV, laureato in biochimica, è conosciuto in tutto il mondo come divulgatore scientifico e scrittore di racconti e romanzi di fantascienza. Ha pubblicato oltre 450 libri e saggi.”,”SCIx-054″
“ASIMOV Isaac”,”La maquina que ganò la guerra.”,”Questo volume raccoglie sei racconti di ASIMOV. Nelle pagine dello scrittore emergono con ironia allusioni a eventi e circostanze dell’ epoca in cui viviamo. Nello scritto che dà il titolo all’ intero volume si parla della creazione di una macchina capace di dirigere, con il talento e la petulanza di uno stratega geniale, lo svolgimento di una guerra. ASIMOV (1920-92) biochimico russo naturalizzato statunitense, divulgatore scientifico (ha scritto ‘Breve storia della chimica’ (1968), ‘In principio’ (1981)) e narratore di fantascienza (‘Io, robot’ (1950) e la trilogia ‘Cronache della Galassia’ (1951-53).”,”VARx-053″
“ASIMOV Isaac”,”Il cervello umano. Titolo originale: ‘The Human Brain. Its Capacities and Functions’.”,”ASIMOV Isaac si è laureato in chimica alla Columbia University e ha insegnato biochimica all’ università di Boston. “”Si potrebbe perfino affermare che i più alti attributi della mente umana- la deduzione logica e perfino la creatività scientifica o artistica- possano essere ridotti a forme di condizionamento…”” (pag 406) “”Se dunque cose come queste possono avvenire nella mente umana, ci dobbiamo anche aspettare che esistano nel cervello delle grandi aree che non ricevono direttamente sensazioni né sovraintendono a risposte, ma sono interamente dedicate ad associazioni, ed in effetti si è dimostrato così”” (pag 407)”,”SCIx-139″
“ASIMOV Isaac”,”L’uovo del dinosauro. Riflessioni e divagazioni sulla scienza e dintorni.”,”Isaac Asimov, laureato in biochimica, ha pubblicato oltre 450 libri e innumerevoli saggi sugli argomenti più diversi. E’ uno dei grandi maestri della fantascienza. “”L’insieme totale della conoscenza umana manca di un indice valido. Come possiamo correggere tale situazione, se non chiedendo aiuto a una memoria sovrumana che funga da indice, e a un sistema di recupero dotato di una velocità sovrumana per far uso dell’indice? In breve, abbiamo bisogno di un computer. (…) Dando per scontato che la nostra civiltà continui a esistere e progredisca dal punto di vista tecnologico, la computerizzazione delle biblioteche è inevitabile. Una quantità sempre maggiore di informazione verrà registrata su microfilm, e una quantità sempre maggiore di questa sarà accessibile tramite computer. Ci sarà una tendenza a centralizzare l’informazione della biblioteca in modo che la richiesta di particolari voci sia in grado di risalire alle risorse di tutte le biblioteche di una regione o di una nazione, tramite computer collegati fra loro. Inevitabilmente il processo sarà graduale…”” (pag 21)”,”SCIx-398″
“ASIMOV Isaac”,”A perdita d’occhio. Gli sconfinati orizzonti della scienza d’oggi.”,”ASIMOV Isaac, nato a Smolensk in Russia, nel 1920, emigrò con i genitori negli Stati Uniti a tre anni. Ha iniziato a pubblicare fantascienza nel 1939. Ha svolto una lunga carriera di scrittore, divulgatore scientifico e curatore – con una parentesi di otto anni per insegnare biochimica alla Boston University School of Medicine – che includce oltre 350 volumi che spaziano dalla bibbia alla fantascienza. Tratta di astronomia, delle teorie su origine pianeta terra, sole sistema solare ecc. Aneddoto sull’ autostima (apprezzata da Asimov) “”Goethe, recatosi a Vienna a trovare Beethoven, uscì con lui per una passeggiata. I viennesi, nel riconoscerli, si mostrarono grandemente ossequiosi. Ognuno si affrettava a farsi da parte per lasciare loro il passo, gli uomini con un profondo inchino e le donne con una reverenza. “”A un certo punto, Goethe disse: “”Sapete, Herr van Beethoven, io trovo queste espressioni di adulazione piuttosto noiose””. Al che Beethoven replicò: “”Non lasciate che la cosa vi turbi, Herr von Goethe, sono praticamente sicuro che queste espressioni di adulazione sono dirette a me”””” (pag 27)”,”SCIx-403″
“ASIMOV Isaac”,”Cronache della galassia. Romanzo.”,”La Trilogia Galattica di I. Asimov è il “”ciclo”” fantascientifico più famoso e venduto nel mondo. I tre volumi sono usciti per la prima volta nel 1951, 1952, 1953. Al primo volume seguiranno ‘Il crollo della Galassia centrale’ e ‘L’altra faccia della spirale'”,”VARx-102-FV”
“ASKOL’DOV S. BERDJAEV N. BULGAKOV S. IZGOEV A. (A.S. LANDE) KOTLJAREVSKIJ S. MURAV’EV V. NOVGORODCEV P. POKROVSKIJ I. STRUVE P. IVANOV V. FRANK S.”,”Dal profondo. Raccolta di saggi sulla rivoluzione russa. (Tit. orig.: Iz glubiny)”,”””Se vincerà la Germania dominerà il mondo assieme al Giappone e allora invece di una mezza dozzina di leviathani di seconda categoria avremo una sola bestia bicipite germano-giapponese. Se vincerà l’ Intesa, dappertutto si affermerà il sistema degli Stati Uniti. Per questa ragione dobbiamo considerare anche l’ attuale situazione russa come qualcosa di provvisorio, di abbozzato. Infine non bisogna dimenticare la prospettiva di un bolscevismo mondiale dopo la guerra e questo rimescola le carte. In tutte queste tempeste resterà intatto il Giappone, militare per religione, per temperamento, per interesse e per la situazione straordinariamente propizia del momento. In una parola, anch’io ammetto la minaccia da oriente per l’ Europa e anzitutto per la Russia. In quanto al qui tenet (1) russo, non sta a me giudicare. Del resto anche Tjutcev aveva intravisto qualcosa di simile. Noi politici realisti eravamo soliti da lungo tempo a tradurre il qui tenet con “”il gendarme mondiale”” che era in effetti la Russia di Nikolaj.”” (pag 116, Bulgakov, A banchetto con gli dei, 1918)”,”RUSx-103″
“ASKOLDOVA Svetlana”,”Le Trade-Unionisme américain. Formation d’une ideologie (fin du XIX-debut du XX siecle).”,”ASKOLDOVA Svetlana è una collaboratrice all’ Istituto di storia universale dell’ Accademia delle Scienze dell’ URSS. “”Gompers accusava il movimento per la creazione degli IWW di “”complotto socialista””. Questi attacchi di Gompers si univano a quelli dei leaders di destra del movimento socialista come V. Berger. Gli operai che simpatizzavano con gli IWW accusavano Gompers di tradimento e di rifiuto di aiutare questa organizzazione sindacale combattiva.”” (pag 151)”,”MUSx-169″
“ASKOLOVITCH Claude”,”Lionel.”,”ASKOLOVITCH, 38 anni, grande reporter al Nouvel Obs, ha pubblicato presso Grasset ‘Voyage au bout de la France, le Front National tel qu’il est’ (1999).”,”FRAP-056″
“ASLUND Anders”,”How Russia Became a Market Economy.”,”Anders Aslund is a senior associate at the Carnegie Endowment for International Peace and economic advisor to the Ukraine government. Aslund has served as economic advisor to the Russian government, guest scholar at the Brookings Institution, and professor and director of the Stockholm Institute of East European Economics at the Stockholm School of Economics. Introductions, Foreword, Acknowledgments, Conclusion, Abbreviations, Chronology, Cast of Characters, Endnotes, Index, Tables, Figure,”,”RUSU-104-FL”
“ÅSLUND Anders”,”Building Capitalism. The Transformation of the Former Soviet Bloc.”,”Anders Aslund is a senior associate at the Carnegie Endowment for International Peace and economic advisor to the Ukraine government. Aslund has served as economic advisor to the Russian government, guest scholar at the Brookings Institution, and professor and director of the Stockholm Institute of East European Economics at the Stockholm School of Economics. Introduction, List of Tables and Charts, Acknowledgments, List of Abbreviations, bibliography, Index,”,”RUSU-120-FL”
“ASOR ROSA Alberto”,”Scrittori e popolo. Saggio sulla letteratura populista in Italia.”,” “”Questo è vero soprattutto nel campo letterario e delle arti figurative; mentre nel cinema l’ assenza di una forte tradizione nazionale permette un’ invenzione più libera e spregiudicata (…). Invece, nella narrativa, nella poesia, nella pittura, nella critica lettteraria ed artistica, la presenza massiccia di ragioni ideologiche assai forti e nello stesso tempo assai confuse e velleitarie, produsse come conseguenza l’ incapacità di creare una grande, matura cultura popolare. Voglio dire che i limiti dell’ esperimento populistico resistenziale debbono apparire evidenti anche a chi non assuma nei suoi confronti una posizione dichiaratamente e globalmente alternativa. (…)””. (pag 191) “”E’ abbastanza significativo, però, che di questo contributo operaio (alla Resistenza, ndr) venga esaltato dalla pubblicistica di sinistra proprio l’ aspetto “”meno operaio”” (ad esempio: la lotta per salvare le fabbriche dalla distruzione tedesca nell’ aprile del ’45 viene presentata come un modo di partecipare attivamente prima alla difesa e poi al risanamento dell’ “”economia nazionale””). La classe operaia è fin da allora in questa visione politica una frazione – e magari la più cosciente e la più solida – del popolo italiano; e proprio in questa deformazione ideologico-riformista della sua natura e dei suoi compiti trova origine e giustificazione il fondamentale compito “”nazionale””. (…)””. (pag 194)”,”ITAB-202″
“ASOR ROSA Alberto”,”Storia d’Italia. Dall’Unità a oggi. 10. Dalla Grande Guerra al ’68. La cultura.”,” La Prima guerra mondiale. L’intervento. “”La crisi europea del luglio 1914 estremizza le posizioni e fa precipitare gli eventi. Anche qui non c’è molto da scoprire: le spaccature fra i due opposti schieramenti erano presenti già dieci anni prima. “”Le due Italie”” si ritrovano a drammatico confronto: ma non hanno da dirsi molto più di quanto fino allora avevano saputo dirsi. Dunque, da una parte, c’è l’Italia del blocco antigiolittiano: conservatori, liberali nazionali, nazionalisti, democratici, mazziniani, anarcosindacalisti, anarchici. I primi sono neutralisti; i secondi interventisti (1). La cultura, intimamente collegata con il blocco antigiolittiano, è, nella grandissima maggioranza, interventista. Il disegno comune, anche se diversificato in molte prospettive diverse, è di abbattere, attraverso la guerra, l’Italia giolittiana. Ci furono anche – ma furono pochi – coloro che si illusero che la guerra, riportando sotto un segno comune le opposte volontà del tempo di pace, fosse lo strumento di una riconquistata concordia patriottica (lo stesso Gentile nutrì in parte questo convincimento). Non poteva essere e non fu così: la guerra approfondì il solco fra le due Italie e lo rese irrimediabile. E giovò, e non poteva giovare, a quelli appunto che la guerra avevano intesa fin dall’inizio come strumento di liquidazione dell’Italia prebellica, con i suoi statuti, le sue regole e i suoi uomini”” [“”La Grande guerra”” (1914-1918)””, pag 1318-1319]. Nota: (1) ‘Fenomeni di sfaldamento si verificarono però all’interno del blocco giolittiano: i radicali, ad esempio, dopo aver ritirato l’appoggio al governo Giolitti con il loro congresso del febbraio 1914, in conseguenza, soprattutto del patto Gentiloni, ma anche per una ripresa nel loro seno delle forze liberiste, si schierarono in maggioranza in favore dell’intervento. Agivano, nel caso loro, oltre ai motivi della tradizione risorgimentale, ancora molto forti, la viva simpatia per la democrazia francese e, pare, la spinta degli aderenti massoni, che erano assai numerosi nelle loro file’]”,”ITAG-252 ITAG-262-B”
“ASOR ROSA Alberto”,”La sinistra alla prova. Considerazioni sul ventennio, 1976-1996.”,”Alberto Asor Rosa (Roma 1933) è professore di letteratura italiana presso l’Università di Roma La Sapienza. Ha progettato e diretto la Letteratura italiana Einaudi, e ha dedicato una particolare attenzione ai rapporti tra ideologie e forme letterarie nella cultura dell’Italia unita.”,”ITAP-037-FL”
“ASOR ROSA Alberto”,”Sintesi di storia della letteratura italiana,”,”Alberto Asor Rosa (Roma 1933) è professore di letteratura italiana presso l’Università di Roma La Sapienza. Ha progettato e diretto la Letteratura italiana Einaudi, e ha dedicato una particolare attenzione ai rapporti tra ideologie e forme letterarie nella cultura dell’Italia unita.”,”ITAG-041-FL”
“ASOR-ROSA Alberto”,”La guerra. Sulle forme attuali della convivenza umana.”,”Alberto Asor-Rosa di professione critico letterario e scrittore, ha pubblicato ‘Fuori dall’Occidente, ovvero ragionamento sull”Apocalissi” (1992) e ‘La sinistra alla prova’ (1996).”,”QMIx-001-FAP”
“ASOR-ROSA Alberto, a cura di Simonetta FIORI”,”Il grande silenzio. Intervista sugli intellettuali.”,”””Ci sembrò di percorrere ma in pratica, nella nostra esperienza, il cammino di Marx e di Engels per arrivare alla grande “”decostruzione”” dell’ ‘Ideologia tedesca’”” (pag 58)”,”ITAV-001-FMDP”
“ASQUER Enrica CASALINI Maria DI-BIAGIO Anna GINSBORG Paul a cura; saggi di Matteo BARAGLI Anna SCATTIGNO Ayse SARACGIL Marcella SIMONI Maria CASALINI Bruna BOCCHINI CAMAIANI Enrica ASQUER Sofa SERENELLI MESSENGER Paul GINSBORG DI-BIAGIO Anna”,”Famiglie del novecento. Conflitti, culture e relazioni.”,”Contiene il paragrafo: ‘Patologia del matrimonio’ (a proposito del libro di Giuseppe Cattani ‘Igiene del matrimonio’ (1925)) (da pag 67-)”,”STOS-174″
“ASQUER Enrica BERNARDI Emanuele FUMIAN Carlo a cura; saggi di Mauro MAGATTI e Giovanna FULLIN Enrico GIOVANNINI Gustavo DE-SANTIS Chiara SARACENO Francesca IZZO Elisabetta VEZZOSI Maurizio AMBROSINI Paolo MOROZZO DELLA ROCCA Paolo CAPUZZO Emanuela SCARPELLINI Stefano CAVAZZA Giovanni GOZZINI Massimo SCAGLIONI Giuseppe RICHERI Rocco SCIARRONE Mimmo CARRIERI Francesco BONINI Augusto D’ANGELO”,”L’Italia contemporanea dagli anni Ottanta a oggi. Volume II. Il mutamento sociale.”,”Saggi di Mauro MAGATTI e Giovanna FULLIN Enrico GIOVANNINI Gustavo DE-SANTIS Chiara SARACENO Francesca IZZO Elisabetta VEZZOSI Maurizio AMBROSINI Paolo MOROZZO DELLA ROCCA Paolo CAPUZZO Emanuela SCARPELLINI Stefano CAVAZZA Giovanni GOZZINI Massimo SCAGLIONI Giuseppe RICHERI Rocco SCIARRONE Mimmo CARRIERI Francesco BONINI Augusto D’ANGELO”,”ITAV-018″
“ASSANTE Arturo”,”Il porto di Napoli. Saggio storico-geografico economico. Guida descrittiva amministrativa tariffarie e commerciale.”,”Contiene appendice alle parti I e II: ‘Brevi cenni sul porto di Genova (pag 189-213), pianta del porto di Genova, bibliografia appendice alla parte III Concorrenza dei porti italiani. “”Tutti i porti italiani , a causa della conformazione del territorio e degli impianti delle linee ferroviarie, non hanno retroterra nettamente definiti e sovente si verificano elisioni e concorrenze. Senza entrare in particolare esame, che ci porterebbe lontano dal compito nostro, diremo che Genvoa e Venezia hanno una zona mista di retroterra intorno a Milano; che Spezia si incunea nel retroterra di Genova; che Livorno estende la sua zona fino a Bologna e nel retroterra della stessa Ravenna; che Ancona e Civitavecchia si contendono il rifornimento di Terni, ecc.”” (pag 179)”,”ITAE-205″
“ASSANTE Franca COLONNA Maurizio DI-TARANTO Giuseppe LO-GIUDICE Giuseppe”,”Storia dell’economia mondiale (secc. XVIII-XX).”,”Cap. settimo paragrafo 2.2. La crisi del 1921 e la “”Nuova Politica Economica’ (NEP) (pag 372-374) (in) Franca Assante: ‘Il decollo di nuove economie ovvero il processo di modernizzazione in Russia e in Giappone’ (Franca Assante, ordinario di Storia dell’economia nella Facoltà di scienze politiche dell’Università Federico II di Napoli)”,”ECOI-008-FP”
“ASSAYAG Jackie”,”L’Inde. Désir de Nation.”,”””La Passion qu’il faut mobiliser est la Peur”” (Thomas Hobbes, Léviathan, 1651) (in apertura) Jackie Assayag è direttore di ricerca al CNRS e membro del Centre d’ètudes de l’Inde et de l’Asie du Sud à l’EHESS. Il a notamment publié ‘La Colère de la déesse décapitée’, ‘Au Confluent de deux rivières’ e ‘L’Inde fabuleuse’. Asse internazionale tra induisti, buddhisti e jainisti. “”La révérence payée à Ambedkar par le mouvement de l’hindouité a pour but de restaurer l’harmonie en Inde – elle aurait existé avant les invasions musulmanes et britanniques -, c’est-à-dire entre l’hindouisme et les autres formes d’expressiones religieuses hindoues comme le bouddhisme ou le jainisme. L’objectif est à court terme, en effet, de constituer un axe international entre hindous, jains et bouddhistes. Une conférence a déjà scellé cette ambition à Bangkok en février 1996. Quant au sort des religions non hindoues, il a été traité à Ramtek les jours précédents. Les chefs hindouistes y ont appelé publiquement à l’extermination des démons, comprenons: les anti-‘Bharat’. Le chef du “”Mouvement de la jeunesse””, le ‘Bajrang Dal’, Jaibhan Sing Powayya, flanqué de l’égérie “”safran””, Sadhavi Rithambara, et de Ramchand Paramahans, connu pour ses déclarations incendiaires, ont promis l’applicatin de la loi du talion aux “”races chrétiennes et musulmanes”” en cas de discrimination à l’égard des hindous où qu’ils vivent!”” (pag 270)”,”INDx-133″
“ASSELAIN Jean-Charles”,”Histoire économique du XXe siècle. La montée de l’Etat (1914-1939).”,”Jean-Charles Asselain, ex allievo dell’Ecole normale superieure, agregé d’histoire et de sciences économiques, est professeur de sciences économiques à l’Université de Bordeaux I, où il dirige le Centre d’histoire économique comparative. Bilancio economico dei danni provocati dalla guerra civile scatenata dai Bianchi. Il comunismo di guerra (pag 241) “”Autant il est facile de constater l’effondrement de l’économie sovietique vers le 1921 (une évidence), autant il est difficile d’etablir un bilan équitable de cette période d’exception. L’objectif primordial du régime – survivre – a été atteint, par la défaite de toutes les armées blanches, de leurs alliée occidentaux et des insurrections paysannes. Personne ne conteste que le prix payé ait été énorme: «Nous avons ruiné le pays pour battre les Blancs», constate Trotski en 1920, lors du IXe congrès du parti bolchevik. Le coût n’est pas seulement économique, mais humain; il met directement en cause les relations entre le pouvoir soviétique, la classe paysanne et l’ensemble de la population. Etait-il réellement inévitable (en vertu de quelle nécessité historique?) d’en passer par là? La chute l’activité économique, vers 1921, est d’une ampleur sans précédent. Indices pour l’année 1921: (1913 = 100) Production agricole 60; Production industrielle («grande industrie» 21; Fonte 2; Acier 4; Sucre 4; Tonnage transporté par rail 30; Volume des exportations 1; Volume des importations 15 (Source: A. Nove (1969)). Tout se conjuge, durant les années de guerre, pour désorganiser l’économie: le «blocus capitaliste» (le commerce extérieur tombe pratiquement à zero), l’arrestation de cadres bourgeois, les mouvements du front, l’irrégularité des approvisionnements, la priorité absolue aux besoins de l’armée… Vers 1920-1921, cependant, même les activités prioritaires n’echappent plus à l’effondrement général. Alors que l’artisanat et la petite industrie gardent un minimum d’activité, les industries de base sont paralysées. La production de céréales est évaluée, pour 1920, à la moitié de celle de 1913, et pour 1921; aux deux cinquièmes seulement; la production commercialisée a diminuè dans une proportion encore plus forte. Les villes se vident de leur population: Petrograd (Saint-Pétersbourg), qui comptait 2 millions d’habitants en 1918, n’en a plus que 740.000 en 1921. Les ouvriers son massivement retournés vivre dans les campagnes; l’effectif de la main-d’oeuvre industrielle a diminué de plus de moitié (2,6 millions en 1917, 1,2 en 1920). La productivité de ceux qui restent est anormalement basse, ce que les conditions de vie de l’époque – le froid (à Petrograd, on dépave les rues pour faire du feu avec les pavés de bois), la disette, puis la famine -suffisent amplement à expliquer. La capacité d’exportation est è peu près annihilée, au moment même où se desserre l’étatu du blocus et où la population soviétique bénéficie d’un flux d’importations de secours pour atténuer les conséquences de la famine. Ce n’est pas la chute de production au plus fort de la guerre civile qui fait problème, mais plustôt l’aggravation dramatique de 1920-1921 pendant les mois qui suivent la victoire”” (pag 241-242) “”Anche se è facile vedere il crollo dell’economia sovietica intorno al 1921 (ovvio), per cui è difficile stabilire un giusto equilibrio di questo periodo eccezionale. L’obiettivo generale del programma – sopravvivere – è stato raggiunto, con la sconfitta di tutti gli eserciti bianchi, dei loro alleati occidentali e delle rivolte contadine. Nessuno contesta che il prezzo pagato è stato enorme. “”Abbiamo rovinato il paese per battere i bianchi””, dice Trotskij nel 1920, in occasione del nono congresso del partito bolscevico. Il costo non è solamente economico, ma umano, coinvolge direttamente il rapporto tra il potere sovietico, i contadini e l’intera popolazione. Era davvero inevitabile (in virtù di quale necessità storica?) passare di là? La caduta dell’attività economica, intorno al 1921, è di una ampiezza senza precedenti per l’anno 1921 (1913 = 100) 60 produzione agricola; Produzione industriale (“”grande industria ’21; ferro 2; Acciaio 4; Zucchero 4; Stazza trasportato su rotaia 30; Il volume delle esportazioni 1; Volume delle importazioni 15 (Fonte: A. Nove (1969)). Tutto coniugato durante gli anni della guerra, per interrompere l’economia: il “”blocco capitalista”” (commercio estero scende praticamente a zero), l’arresto di dirigenti borghesi, i movimenti del fronte, l’irregolarità della domanda, priorità alle esigenze dell’esercito … Verso il 1920-1921, tuttavia, anche le attività prioritarie non sfuggono al collasso generale. Mentre artigianato e piccole industrie mantengono un minimo di attività, le industrie di base sono paralizzate. La produzione di cereali è stimata per il 1920 alla metà di quella del 1913 e per il 1921; solo due quinti; la produzione commercializzata è scesa a una percentuale ancora più elevata. Le città si svuotano della loro popolazione: Pietrogrado (San Pietroburgo), che contava 2 milioni nel 1918, non più di 740.000 nel 1921. I lavoratori sono massicciamente tornati a vivere in campagna; la dimensione della forza lavoro industriale è diminuita di oltre la metà (2,6 milioni nel 1917, 1,2 nel 1920). La produttività di coloro che rimangono è anormalmente bassa, dato che le condizioni di vita del tempo – il freddo (a Pietrogrado, si strappa la pavimentazione in legno dalle strade per accendere il fuoco), la scarsità e la carestia – spiegano ampiamente e sufficientemente. La capacità di esportazione è quasi annientata, proprio nel momento in cui si allenta la morsa del blocco e quando la popolazione sovietica beneficia di un flusso di importazione di emergenza per mitigare le conseguenze della carestia. Non è il calo della produzione, al culmine della guerra civile che è il problema, ma piuttosto il drammatico peggioramento del 1920-1921 nel corso dei mesi successivi alla vittoria “””,”ECOI-375″
“ASSENNATO Mario; GIBELLI Antonio; DORIA Giorgio”,”Le lotte agrarie in Puglia alla ribalta nazionale (1905-1906); La resistenza degli operai genovesi nel primo periodo dell’ occupazione tedesca (8 settembre 1943 – 1° maggio 1944); Per la storia dei salari nella provincia dei Genova. I salari dal 1878 al 1915 nel settore dei trasporti pubblici urbani.”,”Elenco collaboratori alla rivista Movimento operaio e socialista: Franco ANTOLINI Luigi ARBIZZANI Adele ARENA Mario ASSENNATO Mario BAGGIOLI Leonida BALESTRERI Mirella BARTOLOTTI Antonio BERNIERI Gino BIANCO Gianni BOSIO Salvino BRUNO Nicla CAPITINI MACCABRUNI Gino CERRITO Arrigo CERVETTO Luigi CORTESI Claudio COSTANTINI Salvatore COSTANZA Franco DELLA-PERUTA Ennio DI-NOLFO Giorgio DORIA Nora DORIA GOLDSCHMIEDT Gianfranco FAINA Mario FARINA Ugo FEDELI Giuseppe FELLONI Carlo FINALE Franco FRANZETTI Elio FRANZIN Antonio GIBELLI Giovanni GILARDI Edoardo GRENDI Georges HAUPT Aurelio LEPRE Pier Carlo MASINI Giuseppe MICCICHE’ Renato MONTELEONE Robert PARIS A. Gaetano PARODI Tommasio PESIO Gaetano PERILLO Franca PIERONI BORTOLOTTI Carlo PINZANI Pier Paolo POGGIO Ernesto RAGIONIERI Salvatore ROTTA Rinaldo SALVADORI Cristino G. SANGIGLIO Enzo SANTARELLI Attilio SARTORI Adolfo SCALPELLI Rino VACCARO Mario VAINI Guido VALABREGA Marc VUILLEUMIER Il Pci e la resistenza a Genova “”Il 5 settembre Dellepiane, che fino a quel momento aveva esercitato di fatto la funzione di guida, cedette formalmente la direzione del partito a Pieragostini. Ma anche questo nuovo assetto del PCI doveva essere rapidamente sconvolto dall’incalzare degli avvenimenti. Una circolare della direzione del Partito, giunta subito dopo l’8 settembre, dette la disposizione che una forte percentuale di militanti si recasse in montagna per organizzarvi le formazioni partigiane. I più esposti dovevano comunque allontanarsi dalla città, dove sarebbero stati presto identificati e presi. Molti dirigenti partirono dunque subito per la montagna e tra essi Walter Fillak, Bugliani, Diodati, Severino Bianchini. In quei giorni arrivò da Torino Remo Scappini, dirigente di provata maturità ed esperienza, che tenne da quel momento la direzione del partito. I rimasti si divisero le zone di azione, concentrando i principali sforzi nella zona operaia di ponente e della Valpolcevera. A Buranello e a Montan venne affidato il lavoro “”sportivo””, cioè l’organizzazione della lotta armata e del terrorismo antitedesco.”” (pag 117)”,”MITT-262″
“ASSERETO Giovanni GOY Franco SPINELLA Mario PASSI Mario TASSI Federico TRAMONTANO Paolo GIORELLO Giulio GIORGI Massimiliano TARGETTI Ferdinando VERTONE Saverio VECA Salvatore SETTEMBRINI Domenico GUERRA Adriano COLLOTTI PISCHEL Enrica MELIS Antonio BELLOCCHIO Piergiorgio RUNFOLA Patrizia SERRA Franco CASIRAGHI Ugo PASSI Mario, articoli di”,”Marx.”,”””La Londra di Marx è tuttavia soprattutto quella della biblioteca del British museum dove per anni Karl trascorre le sue giornate, la Londra del piccolo hotel Red Lyon dove si riuniscono i congressi della Lega dei comunisti. Infine, quella delle tombe disordinate tra i fiori e le piante del cimitero di Highgate; dove Marx è sepolto dal marzo del 1883″” (articolo di Mario Passi) (pag 39)”,”MADS-661″
“ASSERETO Giovanni DORIA Marco a cura; saggi di Maria Gabriella ANGELI BERTINELLI Paolo ARVATI Carlo BITOSSI Marco DORIA Giuseppe FELLONI Bruno GIONTONI Luca LO-BASSO Paola MASSA Riccardo MUSSO Valeria POLONIO Rodolfo PROFUMO M. Elisabetta TONIZZI Giovanni B. VARNIER”,”Storia della Liguria.”,”Giovanni Assereto insegna Storia moderna nella Facoltà di Lettere dell’Università di Genova. Marco Doria insegna Storia economica nella Facoltà di Economia dell’Università di Genova.”,”LIGU-119″
“ASSO Pier Francesco DE CECCO Marcello”,”Storia del Crediop. Tra credito speciale e finanza pubblica, 1920 – 1960.”,”Il Consorzio di credito per le opere pubbliche (Crediop) e l’ Istituto di credito per le imprese di pubblica utilità (Icipu) sono stati due protagonisti del credito mobilare in Italia e più in generale dello sviluppo del mercato finanziario nazionale. Fondate da Alberto Beneduce, queste due istituzioni hanno dato un contributo decisivo allo sviluppo economico italiano, con la realizzazione di imponenti oepre infrastrutturali e anche industriali (ricostruzione della industria elettrica e della rete di trasporti, opere pubbliche promosse dagli enti locali) nonchè sistemazione del debito estero e degli squilibri della finanza locale. Pier Francesco Asso è uno studioso autore di numerosi saggi di storia economica e storia del pensiero economico. Per la Collana storica della Banca d’Italia ha collaborato ai volumi “”L’Italia e il sistema finanziario internazionale, 1861 – 1914 e 1919 – 1936, e ha pubblicato il saggio “”L’Italia e i prestiti internazionali”” nel volume “”Finanza internazionale, vincolo esterno e cambi, 1919 – 1940″”.”,”ECOG-014-FP”
“ASSOUN Paul Laurent”,”La scuola di Francoforte.”,”Critica della ragione fondata sull’identità: la filosofia della scuola di Francoforte. Critica del paralogismo dell’identità. La teoria critica: soggetto della crisi di identità. Critica del dominio: la sociopolitica della Scuola di Francoforte, la sociologia critica, il marxismo e la teoria critica, psicoanalisi e teoria critica. Critica della ragione storica. Ragione e dominio. Dall’ estetica critica alla critica della cultura.”,”TEOS-007″
“ASTALDI Maria Luisa a cura; saggi di Alessandro BAUSANI Sergio NOJA Naim KATTAN Georges C. ANAWATI Gianroberto SCARCIA Maurizio BORRMANS Umberto RIZZITANO Aurelio RONCAGLIA Francesco GABRIELI Nada TOMICHE Francesco CASTRO Syed Hussein ALATAS Anouar ABDEL-MALEK Biancamaria SCARCIA AMORETTI Luigi MANFRA Lelio BASSO Aldo GAROSCI Moenis TAHA-HUSSEIN Mario ZAGARI Arturo BARONE”,”L’ islam.”,”Saggi di Alessandro BAUSANI Sergio NOJA Naim KATTAN Georges C. ANAWATI Gianroberto SCARCIA Maurizio BORRMANS Umberto RIZZITANO Aurelio RONCAGLIA Francesco GABRIELI Nada TOMICHE Francesco CASTRO Syed Hussein ALATAS Anouar ABDEL-MALEK Biancamaria SCARCIA AMORETTI Luigi MANFRA Lelio BASSO Aldo GAROSCI Moenis TAHA-HUSSEIN Mario ZAGARI Arturo BARONE”,”VIOx-079″
“ASTARIAN Bruno”,”Luttes de classes dans la Chine des réformes (1978-2009).”,”Per più dettagli sulla prospettiva del comunismo nel mondo e in Cina l’autore, Astarian, cita il suo scritto: “”Histoire du capital, histoire des crises et histoire du communisme””, e “”Le Communisme, tentative de définition”” testi pubblicati in Hic Salta (1998). Ora in internet. (pag 165)”,”MCIx-070″
“ASTARIAN Bruno / GRASSI Enrico”,”Elementi sulla periodizzazione del modo di produzione capitalistico. Storia del capitale, delle crisi e del comunismo (Astarian) / La transizione in Marx (Grassi).”,”Introduce il concetto di fase e crisi della ‘sottomissione formale’ di cui avrebbe parlato Marx (Marx in realtà parla di fase in cui non c’è ancora la “”sottomissione del lavoro al capitale”” (Marx, Capitolo VI inedito, Newton Compton, 1977, p. 50) (pag 2 del 2° fascicolo) (La transizione in Marx) In forma schematica la penetrazione del capitale nell’insieme dell’economia avviene nell’ordine seguente: 1 – sottomissione formale: primo ciclo: produzione di mezzi di produzione per il capitale e di beni di consumo destinati all’esportazione verso i settori precapitalistici, secondo ciclo: agricoltura; 2 – sottomissione reale: primo ciclo: produzione di beni di consumo destinati alla forza-lavoro (esclusa l’industria agro-alimentare); secondo ciclo: tutta la produzione diventa produzione capitalistica (sviluppo dell’industria agro-alimentare) KPD Kommunistische Partei Deutschland (Partito comunista tedesco) KAPD Kommunistische Arbeiter Partei Deutschland (Partito comunista operaio di Germania) AAUD Allgemeine Arbeiter Union Deutschland (Unione Generale Operaia di Germania)”,”TEOC-716″
“ASTENGO Piero”,”Paolo Boselli. Vita e opere.”,”””Le simpatie per la Germania erano più diffuse presso la maggioranza della Sinistra; sia perché più sensibile a talune tendenze della nuova età, sia per ostilità alla Frnacia, prima napoleonica, poi clericale, e principale ostacolo a una nostra eventuale politica mediterranea. Il Boselli non fu francofilo: infatti il governo Lanza si era deciso ad occupare Roma sulle pressioni della Sinistra e del Sella stesso; il Boselli era pienamente d’ accordo perché vedeva nella Roma papalina e francese un grosso ostacolo per la futura politica di potenziamento del giovane Regno e in particolar modo di potenziamento della flotta italiana nel Mediterraneo.”” (pag 14-15) “”Al contrario in politica interna, nella soluzione dei complessi problemi sociali presenti e che si profilavano, la Destra presentava profonde lacune. Boselli, che pure militava nel centro-destra, dedicava ogni sua attenzione alle condizioni dei ceti meno abbienti, soprattutto proponendo quelle inchieste e verifiche sulla situazione del lavoro, che negli anni novanta dimostrarono la loro utilità e necessarietà. Discepolo dell’ economista Francesco Ferrara, aveva da tempo compreso che i principi della libertà economica devono essere integrati da leggi che difendano i fondamentali diritti dei lavoratori (…)””. (pag 15)”,”ITAA-111″
“ASTON T.H. PHILPIN C.H.E. a cura; saggi di Robert BRENNER M.M. POSTAN e John HATCHER Patricia CROOT e David PARKER Heide WUNDER Emmanuel LE ROY LADURIE Guy BOIS R.H. HILTON J.P. COOPER Arnost KLIMA”,”El debate Brenner. Estructura de clases agraria y desarrollo economico en la Europa preindustrial.”,”Saggi di Robert BRENNER M.M. POSTAN e John HATCHER Patricia CROOT e David PARKER Heide WUNDER Emmanuel LE ROY LADURIE Guy BOIS R.H. HILTON J.P. COOPER Arnost KLIMA. Titolo dei due saggi di R. BRENNER riportati nel volume ‘Struttura della classe agraria e sviluppo economico nell’ Europa pre-industriale’, ‘Le radici agrarie del capitalismo europeo’.”,”EURE-016″
“ASTON Trevor a cura; contributi di John BOSSY Alan COLE Mark H. CURTIS J.H. ELLIOTT Pierre GOUBERT E.J. HOBSBAWM V.G. KIERNAN Brian MANNING Roland MOUSNIER Terence RANGER Michael ROBERTS Keith THOMAS H.R. TREVOR-ROPER”,”Crisis in Europe, 1560-1660. Essays from ‘Past and Present’.”,”Contiene il saggio di Alan Cole, ‘The Quakers and the English Revolution’ (pag 341-358) [I quaccheri e la rivoluzione inglese] “”Pacifism was not a characteristic of the early Quakers: it was forced upon them by the hostility of the outside world (20). The same is true in a more general sense of the Quakers’ political position. The Quaker emphasis on the primary authority of the inner light and their rejection of the doctrine and ceremonial of a ‘hireling ministry’ challenged the foundations of the established ecclesiastical order. But their belief in human equality found expression, not only in their own democratic organization and in their attitude towards women, the Jews, and American Indians, but also in the demand for cheap justice and the reform and simplification of the law (21). Again, the earliest Quaker declaration of faith included a pronouncement in favour of annual Parliaments (22), while one Quaker writer criticized plural voting, the limitations of the franchise and the class-system of justice in the authentic tones of the Leveller pamphleteers of the previous decade (23). If these echoes from the past were never embodied in a political programme, it was largely because the Quakers were too well aware of the power of propertied and clerical interests to influence elections to pin their faith in constitutional reform (24). Hence the overriding importance which the Quakers, like other Radicals, attached to the abolition of tithes; they were also the main survival of the old economic order and more burdensome to the mass of the people than royal taxation had ever been. Moreover, as Richard Hubberthorne pointed out, they were the basis of the State Church, the main obstacle to political reform and the source of much of the strife of the past twenty years”” (25). Unlike Winstanley, the Quakers did not go beyond this attack on tithes to challenge the property system as such. On the contrary, some of them attacked tithes on the grounds that their exaction constituted an infringement of property rights; and while they apparently demanded that the clergy should suffer unconditional expropriation, lay impropriators were to be compensated for their loss (26). Similarly, although some Quakers advocated the use of ecclesiastical and royalist lands for the relief of poverty (27), and others even looked with favour on the community of goods which they believed had benne practised by the early Christian, they consistently repudiated the charge that they sought the wholesale levelling of men’s estates by political means (28)”” (pag 346-347) [(20) M.R. Brailsford, ‘A Quaker from Cromwell’s Army’ (London, 1927); (21) G. Fox, ‘The Law of God (1658); ‘An Instruction to Judges and Lawyers’ (1657), esp. pp. 17-31; ‘Fifty-nine Particulars’ (1659), etc.; (22) E. Burrough, ‘A Declaration to all the World’ (1657), pp. 5-6; (23) G. Fox the Younger, ‘A Few Plain Words’ (1659); (24) Ibid.; J. Fuce, ‘A Visitation by way of Declaration’ (1659), p. 2; (25) R. H(ubberthorne), ‘The Good Old Cause’ (1659); ‘The Commonwealth’s Remembrancer’ (1659); (26) J. Crook, ‘Tythes no property to nor lawful maintenance for a Gospel, powerful preaching Ministry’ (1659), p. 1; A. Pearson, ‘The Great Case of Tythes’ (1657), pp. 34 ff; (27) R. Crane, ‘A few Plain Words’ (1659), p. 4; F. Hogwill, ‘One Warning more’ (1660), p. 9; G. Fox, ‘Fifty-nine Particulars’, nos. 17, 29, 32; (28) c.g:, J. Nayler, ‘A True Discoverie of Faith’ (1655), pp. 13-14; A. Parker, ‘A Discovery of Satans Wiles (1657), pp. 39-40; J. Audland, ‘The Innocent Delivered’ (1655), pp. 6-7] (saggio di Alan Cole, ‘The Quakers and the English Revolution’ (pag 341-358))]”,”EURx-312″
“ASTON Trevor a cura; contributi di John BOSSY Alan COLE Mark H. CURTIS J.H. ELLIOTT Pierre GOUBERT E.J. HOBSBAWM V.G. KIERNAN Brian MANNING Roland MOUSNIER Terence RANGER Michael ROBERTS Keith THOMAS H.R. TREVOR-ROPER”,”Crisi in Europa, 1560-1660. Saggi da ‘Past and Present’.”,”Le cause della crisi. “”Nell’analizzare la crisi del XVII secolo ci troviamo di fronte ad uno dei problemi fondamentali circa le origini del capitalismo: come mai l’espansione economica del tardo ‘400 e del ‘500 non portò direttamente alla rivoluzione industriale del XVIII e XIX secolo? In altre parole, quali furono gli ostacoli frapposti all’espansione capitalistica? Le risposte concernono aspetti generali e particolari della questione. La risposta di carattere generale può essere riassunta nel seguente modo. Per il trionfo del capitalismo è necessaria una rivoluzione nelle strutture feudali ed agrarie della società. La divisione sociale del lavoro deve essere spinta al massimo se si desidera un aumento della produzione, contemporaneamente la forza-lavoro sociale deve essere radicalmente spostata dall’agricoltura all’industria. La quota del prodotto da scambiare al di fuori del mercato puramente locale deve aumentare in modo addirittura drammatico. Fino a quando non si disponga di una numerosa classe di operai salariati, fino a quando la massima parte degli uomini supplisce ai propri bisogni col prodotto del proprio lavoro o attraverso lo scambio in una pluralità di mercati più o meno autarchici, che esistono persino nelle società primitive, vi è un limite al profitto capitalistico, manca l’incentivo a realizzare quella che potremmo definire produzione di massa, la base dell’espansione del capitalismo industriale. Storicamente questi processi non possono essere separati l’uno dall’altro. Si può parlare di creazione di «mercato interno capitalistico» o della separazione dei produttori dai mezzi di produzione che Marx definì «accumulazione primitiva» (24); la formazione di un grosso mercato sempre in espansione e la creazione di una forza lavoro libera, numerosa e facilmente utilizzabile procedono di pari passo; come due aspetti diversi dello stesso processo. Si è talvolta preteso che lo sviluppo di «una classe di capitalisti» e degli elementi per il tipo di produzione capitalistica all’interno della società feudale abbiano prodotto automaticamente queste condizioni. Nel lungo periodo, considerato il più ampio arco di tempo, dal 1000 al 1800, le cose vanno indubbiamente così. Nel breve periodo il discorso è diverso. A meno che certe condizioni non siano presenti – non è ancora del tutto chiaro quali esse siano – la prospettiva dell’espansione capitalistica sarà limitata dalla generale prevalenza della struttura feudale della società, cioè dal predominante settore rurale o da una serie di altre «strutture» che immobilizzano allo stesso tempo la potenziale forza-lavoro, il potenziale surplus (destinato agli investimenti produttivi) e la potenziale domanda dei beni prodotti in base al sistema capitalistico, come avviene con la prevalenza del tribalismo e della produzione dei beni di prima necessità. In simili condizioni, come ha dimostrato Marx, per ciò che concerne l’impresa mercantile (25) il commercio può adattarsi ad operare in una struttura sostanzialmente feudale accettandone i limiti ed il particolare tipo di domanda e diventandone in un certo senso parassita. In tal modo si rivelerà incapace di superare le crisi della società feudale e potrà persino aggravarle. Sostanzialmente lo sviluppo capitalistico è cieco. La debolezza della vecchia teoria che attribuiva il successo del capitalismo allo sviluppo dello «spirito capitalistico» o allo «spirito imprenditoriale» consiste nel fatto che il desiderio di realizzare instancabilmente il massimo profitto non produce come conseguenza automatica la necessaria rivoluzione nella società e nella tecnica. Insomma si deve giungere alla produzione di massa (che tende alla realizzazione dei massimi profitti aggregati, o meglio, grossi profitti ma non necessariamente grossi utili per ogni singola vendita) in luogo della produzione per il massimo profitto per ogni unità venduta”” (pag 18-19-20) [E.J. Hobsbawm, ‘La crisi del XVII secolo’] [(in) ‘Crisi in Europa, 1560-1660. Saggi da ‘Past and Present”, Napoli, 1968, a cura di Trevor Aston] [(24) V.I. Lenin, ‘The Development of Capitalism in Russia’, cap. I (conclusioni), cap. II (conclusioni), cap. III (la formazione del mercato nazionale). Marx, Il Capitale, I, ed. inglese 1938, pp. 738, 772-4. Che Marx non si riferisca all’effettiva accumulazione di risorse è dimostrato penso da un manoscritto preparatorio della ‘Critica dell’Economia Politica’. «’Null’altro è proprio del capitale se non l’unione delle masse di braccia e di strumenti che esso trova. Esso li agglomera sotto il suo potere’. Questa è la sua ‘vera accumulazione’; l’accumulazione di operai in alcuni punti assieme ai loro strumenti» (‘Forme economiche precapitalistiche’, trad. it, con prefaz. di E.J. Hobsbawm, Roma, 1967, p. 115; (25) ‘Capital’ III, parte IV (Merchant’s Capital); e in particolare vol. II, p. 63, ediz inglese. Vedere inoltre R.H. Milton, ‘Capitalism, What’s in a Name?’, Past and Present, n. 1, febbraio 1952] Altro saggio sulla crisi: ‘La crisi generale del XVII secolo’ di H.R. Trevor-Roper (pag 83-135)”,”EURE-108″
“ASTRALDI Romolo, a cura”,”La costituzione degli Stati Uniti d’America.”,”Documenti nella seconda parte: testi ufficiali dal 1100 al 1931″,”USAG-088″
“ASTROW W. SLEPKOW A. THOMAS J.”,”Illustrierte geschichte der russischen Revolution 1917. Mit Beiträgen von Blagonrawow, Bucharin, Engelhardt, Kajurow, Krylenko, Lenin, Lunatscharski, Olminski, Rachja, Raskolnikow, Saleschski, Sarabjanow, Schenewski, Serebrjanski, Stalin, Trotzki, Wermenischew, Wladimirowa u.a..”,”””Tuttavia il partito bolscevico, pur sviluppando una tremenda attività durante lo scoppio della rivoluzione, era debole in termini numerici per via della condizione di illegalità e la persecuzione poliziesca. Schelavin scrive nel suo libro ‘La classe operaia e il partito bolscevico nella rivoluzione di febbraio’ (Verlag Priboj, Leningrado, 1927, in russo): “”Alla fine del 1916 il partito bolscevico (RSDAP) era così organizzato: da 1500 a 2000 membri del partito a Pietrogrado su 450 mila operai, a Mosca da 300 a 500 militanti, nel distretto moscovita da 60 a 80 militanti su 400 mila operai, a Ivano-Vosnesensk da 150 a 160 membri del partito a fronte di 500 mila lavoratori, a Nischnij-Novgorod da 150 a 200, a Samara da 80 a 100, a Saratov da 70 a 80, a Charkov 120 membir, a Kiev 200 membri, 400 a Ekaterinoslav, 100 a Lugansk, da 80 a 100 a Makajevka, 900 negli Urali, 1000 a Irkutsk, da 50 a 60 a Kranosjarsk.”” (pag 141)”,”RIRx-110″
“ASTURIAS Miguel Àngel”,”L’Uomo della Provvidenza. Il signor Presidente. Romanzo.”,”Teso tra una scrittura liricamente aperta e un forte impianto epico, l’opera di Asturias è un romanzo arditamente moderno. L’autore ha raccolto da Sarmiento e dalla Valle Inclán la raffigurazione del dittatore sudamericano che ha eretto il proprio potere sulla violenza, sul dispotismo militaresco, sulla corruzione; senza togliergli nulla di pittoresco, ne ha fatto una figura universale; ha infuso in questo personaggio tipico dei tempi moderni il marchio profondo del mito, lo ha corroso dall’interno, insinuandogli nella pelle e nell’animo il bruciante ricordo dei giorni di pochezza e di miseria. Questo “”signor Presidente”” eternamente vestito di nero, sdentato, flaccido, grinzoso, malato e untuoso, che si accanisce sui suoi concittadini per punirli dell’antico loro disprezzo, questo avvocaticchio senza clienti che abitava ai tempi bui in una via per la quale passavano i funerali della città – ricorda certi imbianchini, certi maestri di recente memoria divenuti d’un tratto “”uomini della Provvidenza””. Ma Asturias ha evitato, sapientemente, di far del “”Presidente”” la figura centrale del libro e ha preferito dagli forma e volto proiettandone la fosca immagine sopra tutto il paese dominato, verminoso di congiure e di rancori, imputridito di miserie e di angosce (…). Ci vollero vent’anni perché ‘El señor Presidente’ potesse venir pubblicato. Il primo capitolo del romanzo è il nucleo più antico: fu pensato come racconto per un concorso letterario, nel 1922, e si intitolava ‘I mendichi politici’. A Parigi, tra il’23 e il ’29, il racconto crebbe a romanzo, sulla traccia dei ricordi che il giovane studente raccontava ai compagni di scuola per far loro intendere l’orrore della dittatura di Manuel Estrada Cabrera. Solo nel ’46 un piccolo editore messicano ebbe il coraggio di affrontare l’edizione di quello che ormai era diventato definitivamente ‘El señor Presidente’. Ripubblicato in Argentina, solo il clamoroso successo di pubblico scampò l’opera dalle grinfie della censura peronista.”,”AMLx-001-FGB”
“ATKIN Ronald”,”Dieppe 1942. The Jubilee Disaster.”,”Altra opera dell’autore: ‘Revolution! Mexico 1910-20’. Trec: Lo sbarco di Dieppe. – La notte del 18 agosto 1942, al sorgere della luna, salparono dall’Inghilterra, su oltre 200 navi di ogni genere, le truppe destinate allo sbarco. Il nucleo principale della spedizione, al comando del gen. I.H. Roberts, era costituito da quattro reggimenti canadesi, da un battaglione carristi con 28 carri armati pure canadesi, da reparti speciali dei servizî, da “”commandos”” britannici, “”rangers”” americani e unità della “”Francia combattente””. La costa di Dieppe doveva essere investita sopra un tratto di circa 16 km. ed erano previsti sbarchi su otto punti differenti: due da parte di “”commandos”” e “”rangers”” su ciascuna delle estremità del fronte di attacco e quattro al centro, due dei quali proprio sulla spiaggia della città, lungo la passeggiata a mare. Gli sbarchi dovevano essere preceduti da un breve, intenso fuoco delle artiglierie navali, seguito da un attacco aereo che avrebbe dovuto isolare le difese a tergo della spiaggia di Dieppe. Alle ore 3,47 del mattino del 19 agosto, la formazione incontrò, a circa 11 km. dalla costa, una flottiglia di motopescherecci tedeschi, che aprirono prontamente il fuoco e diedero l’allarme. La reazione germanica fu pronta ed efficace, molte unità da sbarco furono disperse e le superstiti presero terra con qualche ritardo sul previsto, le perdite delle truppe furono sensibili, i carri armati sbarcarono con difficoltà, molti andarono distrutti e quelli che scesero a terra non riuscirono a progredire. La speranza di potersi impadronire di Dieppe andò delusa e solo la batteria di Berneval, ad oriente del porto, fu distrutta. Le truppe sbarcate si comportarono con altissimo valore, ma furono ben presto inchiodate nei pressi della spiaggia e alle ore 13,08, il brigadier generale Southam, comandante delle truppe a terra, era costretto ad arrendersi. Dei 5000 canadesi impegnati, 593 erano morti, 1901 caddero prigionieri, 287 andarono dispersi, 591 tornarono feriti in Inghilterra. Imprecisate le perdite subite dalle altre truppe britanniche, americane e francesi. Quali siano stati gli scopi dell’operazione, troppo in grande per essere ritenuta una ricognizione, troppo debole per essere considerata un principio d’invasione, non è ancor chiaro. Può darsi che non siano state estranee alla decisione considerazioni di carattere internazionale, derivanti dai rapporti tutt’altro che facili fra alleati, nelle guerre di coalizione. (di Luigi MONDINI – Enciclopedia Italiana – II Appendice (1948)) Bibl.: L. Mondini, Dal Blitzkrieg alla sconfitta, in Nuova Antologia, maggio-giugno-luglio 1947; The combined operations command, Combined operations 1940-1942, Londra 1943.”,”QMIS-018-FSD”
“ATKINSON Anthony B.”,”Welfare State. Le conseguenze economiche dei tagli allo Stato sociale.”,”Anthony B. Atkinson è preside del Nuffield College (Oxford), docente di Political Economy alla University of Cambridge e direttore del Suntory Toyota International Centre della London School of Economics. Il Center for Economic Studies dell’Università di Monaco ha insiglito Atkinson, per i suoi contributi agli studi economici, del titolo di ‘Distinguished CES Fellow.”,”ECOS-003-FL”
“ATKINSON Dorothy”,”The End of the Russian Land Commune 1905-1930.”,”Dorothy Atkinson has taught Russian history at Stanford University for the past decade, and is currently Executive Director of the American Association for the Advancement of Slavic Studies. Preface, List of Table, Notes, Conclusion, Appendix: Communal Tenure and Population Growth in European Russia, 1861-1914, Works Cited, Index,”,”RUSU-093-FL”
“ATKINSON Anthony B.”,”La povertà in Europa.”,”Anthony B. Atkinson, professore di Economia politica, è rettore del Nuffield College di Oxford. E’ stato presidente della Royal Academic Society, della Econometric Society, della European Economic Association e della International Economic Association. Ha pubblicato pure ‘Poverty and Social Security’ (1989) e in italiano ‘Per un nuovo welfare state’ (1998)”,”EURE-143″
“ATTALI Jacques SPAVENTA Luigi HOLLAND Stuart LAIGNEL André KRIPPENDORF Ekkehart CRAVERI Piero PELIKAN Jiri, relazioni, BARCA Luciano RUFFOLO Giorgio DE-CECCO Marcello OLIVI Bino LETTIERI Antonio OSTI Gianlupo GIANNOTTA Michele CAFAGNA Luciano DORIGO Wladimiro, interventi”,”Quale socialismo, quale Europa.”,”ATTALI Jacques SPAVENTA Luigi HOLLAND Stuart LAIGNEL André KRIPPENDORF Ekkehart CRAVERI Piero PELIKAN Jiri, relazioni, BARCA Luciano RUFFOLO Giorgio DE-CECCO Marcello OLIVI Bino LETTIERI Antonio OSTI Gianlupo GIANNOTTA Michele CAFAGNA Luciano DORIGO Wladimiro, interventi Sono gli atti di un convegno dell’ Associazione ARA. “”Così, le grandi linee di un programma socialista superano ampiamente il problema tanto dibattuto di sapere se il rilancio (soluzione della crisi ciclica) si debba fare con la scappatoia del consumo o dell’ investimento. Certo, questo problema rimane centrale e rinvia ad un dibattito teorico fondamentale, illustrato dal dibattito tra Hayek e Keynes negli anni Trenta. Ma proprio perché rinvia a una analisi più strutturale dela crisi, io vi risponderò solo partendo dall’ analisi d’ insieme della problematica socialista.”” (pag 33, Jacques Attali)”,”EURE-045″
“ATTALI Jacques, a cura di Massimiliano PANARARI, con una conversazione fra Eric HOBSBAWM e Jacques ATTALI”,”Karl Marx ovvero, lo spirito del mondo.”,”””Nel gennaio del 1860, Lassalle lo convince che le devastanti accuse di Vogt rischiano di trovare eco tra quanti non lo conoscono, e gli consiglia pertanto di dar loro una risposta. Marx scrive allora a Engels di essere risoluto a querelare la “”National Zeitung”” che ha divulgato le calunnie di Vogt. Ha ora l’impressione che contro di lui sia stata montata una cospirazione: Vogt, afferma, “”falsifica tutto il [mio] passato””. In febbraio è lotta aperta. Scrive lettere, sollecita testimonianze che lo sostengano, scrive un libro di duecento pagine contro Vogt: ‘Herr Vogt’. Le copie vengono però sequestrate dalla polizia e Marx deve pagare comunque l’editore. Il 3 marzo 1860 spedisce a Weber, l’avvocato che lo difende contro Vogt, una lettera di dodici pagine, in cui spiega i sacrifici economici che ha dovuto affrontare per poter pubblicare la “”Rheinische Zeitung”” a Colonia. “”Giacché io stesso sono figlio di un avvocato (il defunto consigliere di giustizia Heinrich Marx di Treviri che per lungo tempo fu batonnnier dei barreaus di quella città e si distingueva tanto per l’integrità del suo carattere quanto per il suo talento giuridico), so come sia importante essere assolutamente in chiaro sul carattere del proprio cliente per un avvocato coscienzioso””. E’ straordinario il ricordo del padre, sempre presente, sempre venerato, ricordo che rivela di Marx l’immagine di una persona estremamente attaccata ai valori più tradizionali del rispetto dei diritti e del ruolo degli avvocati. Engels gli offre il suo appoggio, dichiarando che ‘Herr Vogt’ è la sua migliore opera polemica, anche se avrebbe preferito che la querela non raggiungesse una simile portata. Engels, in realtà, trova che Karl perda il suo tempo in queste polemiche, indegne di lui. Dieci anni più tardi, gli archivi della polizia francese sequestrati dalla Comune riveleranno che Vogt era davvero un agente di Napoleone III”” (pag 163) [Jacques Attali, Karl Marx ovvero, lo spirito del mondo, 2006]”,”MADS-449″
“ATTALI Jacques, collaborazione di BONVICINI Stéphanie”,”Amours. Histoires des relations entre les hommes et les femmes.”,”””En Europe, malgré tous les efforts du christianisme, la polygynie perdure, en réalité dans de nombreux secteurs de la société jusqu’au XVIII° siécle. Dans la pratique, les rois de France restent polygames jusqu’à Louis XV. La Réforme n’y aura rien changé (…)”” (pag 95) poligenia: poligenesi origine molteplice, derivazione da ceppi diversi (direttamente contrapposto a monogenesi) poliandria In antropologia sociale, la relazione matrimoniale tra una donna e più di un uomo, sia illegittima sia legittima poligamia : legittima”,”STOS-176″
“ATTALI Jacques”,”Histoires du temps.”,”Diderot riprende l’analisi, la metafora di un mondo a immagine dell’ orologio (già l’aveva fatto Voltaire, La-Mettrie, e ancor prima Descartes e François de Sales. Per Cartesio e San Francesco de Sales il corpo umano è un orologio ma immenso e costruito con grande abilità. A differenza di Cartesio e de Sales, La Mettrie non considera Dio come motore di questo orologio. (pag 157-158) Francesco de Sales San Francesco di Sales Vescovo e dottore della Chiesa 24 gennaio Thorens, Savoia, 21 agosto 1567 – Lione, Francia, 28 dicembre 1622 Vescovo di Ginevra, fu uno dei grandi maestri di spiritualità degli ultimi secoli. Scrisse l’Introduzione alla vita devota (Filotea) e altre opere ascetico-mistiche, dove propone una via di santità accessibile a tutte le condizioni sociali, fondata interamente sull’amore di Dio, compendio di ogni perfezione (Teotimo). Fondò con santa Giovanna Fremyot de Chantal l’Ordine della Visitazione. Con la sua saggezza pastorale e la sua dolcezza seppe attirare all’unità della Chiesa molti calvinisti. Patronato: Giornalisti, Autori, Scrittori, Sordomuti Etimologia: Francesco = libero, dall’antico tedesco (f. http://www.santiebeati.it)”,”STOS-201″
“ATTALI Jacques”,”Il banchiere dei banchieri. Un uomo d’influenza Sir Siegmund Warburg.”,”Il Lend-lease. Il Lend-Lease e i Warburg americani in guerra. “”Per allontanare dall’America il pericolo della guerra, l’11 marzo Roosevelt decide di aumentare concretamente gli aiuti all’Inghilterra e fa votare dal Congresso il Lend-Lease Act. L’idea era venuta prima a Jean Monnet, che è stato senz’altro con Siegmund Warburg uno fra gli uomini più influenti di questo secolo. È una novità: poiché non si può dare in prestito, si affitta. Mentre prima, per diciotto mesi, non è sopravvissuta che grazie alla vendita dei suoi titoli, l’Inghilterra ottiene ora dei quasi prestiti e anche delle offerte di comprare armi e materiali in America. Ma prima che il Lend-Lease (prestito-affitto) venga applicato si svolgono delle trattative fra Londra e Washington sulle sue modalità. Lord Keynes le negozia per l’Inghilterra. Il Congresso esige che prima della sua applicazione del Lend-Lease Act tutti i beni britannici negli Stati Uniti siano considerati come pegni a garanzia di questi nuovi prestiti e che tutti i prestiti precedenti vengano saldati (ammontano a settecento milioni di dollari, prima dell’entrata in vigore del nuovo piano). In maggio Morgenthau suggerisce a Keynes di chiedere un prestito americano di quattrocento milioni di dollari per rimborsare i prestiti inglesi precedenti. Immaginando un probabile rifiuto del Congresso, Keynes propose invece che tale prestito sia accordato non dallo stato americano, ma dalla Reconstruction Finance Corporaion (RFC), creata prima del New Deal. Il 10 giugno, pe rendere effettiva tale operazione, una legge decide l’aumento delle risorse della RFC e autorizza a concedere prestiti a governi stranieri, senza precisare quali. Così potrà prestare, senza troppa pubblicità, quattrocentoventicinque milioni di dollari per quindici anni al Tesoro inglese avendo come garanzia i beni inglesi negli Stati Uniti. Le condizioni d’uso dei beni ricevuti con questo accordo si discuteranno in seguito. (…) Tutti questi negoziati sono molto difficili. Le comunicazioni fra Londra e Washington sono molto lente…”” [Jacques Attali, Il banchiere dei banchieri. Un uomo d’influenza Sir Siegmund Warburg, Sperling e Kupfer, Milano, 1987] (pag 226) “”Il 7 dicembre 1941, Pearl Harbor non è una sorpresa per tutti. A Londra l’entrata in guerra degli Stati Uniti è accolta con sollievo e con ironia: è troppo tempo che la si aspetta. A New York i banchieri specializzati nell’investimento, Morgan, Kuhn Loeb, Dillon Read, che il New Deal ha allontanato dagli affari pubblici, vi ritornano in forza per finanziare l’economia di guerra. Il governo americano distribuisce centosettantacinque miliardi di dollari di contratti militari e il complesso militar-industriale si sviluppa attorno alle banche. La RFC finanzia il Land-Lease per tutta l’economia americana e vi spende cinquantacinque miliardi di dollari. A quell’epoca in America molti ritengono, un po’ semplicisticamente, che i sei gruppi finanziari che controllano la maggior parte dell’economia industriale americana impegnata per la guerra siano: il gruppo Du Pont (General Motors, Du Pont, US Rubber), il gruppo Mellon (Gulf Oil, Westinghouse), il gruppo Morgan (United States Steel, General Electric, Kennecott Copper, ATT), il gruppo Rockefeller (Standard Oil, Chase National Bank), il gruppo Kuhn Loeb (tutti i servizi pubblici) e il gruppo Boston (United Fruit, First National Bank di Boston). In effetti non si è molto lontani dalla realtà. A quel tempo l’impiego del capitale americano non è privo di ambivalenze e i suoi legami con la Germania rimangono importanti: ancora nel 1942 alcuni americani, insieme con francesi e tedeschi, creeranno a Vichy un sindacato di banche per operare nell’Europa occupata, con il nome di Société de Crédit Intercontinental. Vi fanno parte la Banca d’Indocina, la banca Schneider, il Sindacato degli assicuratori, la Deutsche Kreditbank e le filiali francesi della Ford e della IBM. Ma l’America interviene presto a chiarire la situazione e l’associazione si scioglie rapidamente. I Warburg americani, che hanno molto meno potere dei loro antenati, si arruolano in massa nell’esercito: mentre Max riscrive il suo diario sotto forma di memorie (di cui la famiglia impedirà la pubblicazione), Frederick si arruola in Marina, Erik diventa uno dei rari ufficiali americani nati in Germania ed è luogotenente-colonnello nel dipartimento informazioni durante la campagna d’Africa. Dopo Pearl Harbor Jimmy va a Londra e si occupa della propaganda in Germania alle dipendenze dell’Ufficio informazioni di guerra diretto da Elmer Davis. Vi incontra spesso Siegmund e collabora con gli ambasciatori americani a Londa, John G. Winant e poi Averell Harriman, che coordinano la propaganda inglese e americana, e con sir William Wiseman (83). Anche uno dei figli di Felix, Paul, mecenate e mercante d’arte, succeduto al padre come presidente del Joint Distribution Commitee, passa da Londra prima di arrivare in Francia. In seguito diverrà assistente di Lewis Douglas, che sarà ambasciatore dopo Harriman”” (pag 227-228) [Jacques Attali, Il banchiere dei banchieri. Un uomo d’influenza Sir Siegmund Warburg, Sperling e Kupfer, Milano, 1987]”,”BIOx-043-FSD”
“ATTANASIO Sandro”,”Gli italiani e la guerra di Spagna.”,”””Il 18 luglio i nazionali passarono alla controffensiva, sgretolando le forze repubblicane. I combattimenti per la conquista del cimitero di Brunete, che aveva una grande importanza tattica, furono micidiali e costarono la vita a migliaia di valorosi dei due eserciti. (…) A Brunete avvenne una brillante azione della Brigata “”Garibaldi””. I morti furono tanti che l’ esercito franchista si vide costretto a creare un corpo speciale, quello dei “”Sepultureros””, i cui uomini diedero un’onorata sepoltura a diecine di migliaia di caduti. La sanguinosa tragedia di Brunete stremò le forze repubblicane, costringedole a una pausa per riorganizzarsi, e non impedì alle forze italo-spagnole di iniziare l’ offensiva contro Santander.”” (pag 159)”,”MSPG-173″
“ATTAR Frank”,”Aux armes, Citoyens! Naissance et fonctions du bellicisme révolutionnaire.”,”Frank Attar è professore e ricercatore interdisciplinare. Ha studiato storia all’Ecole Nationale supérieure e all’EHESS. Enarca, diplomato ad Harvard e Cambridge, insegna negli Stati Uniti e a Sciences-Po, Parigi. “”Selon Dumouriez, l’Europe de 1792 regardait la France comme un Etat en décomposition, une seconde Pologne. Alors que d’aucuns parlaient de “”congrès”” ou de “”concert””, le général craignait que cela ne préfigure un partage. Influencé par une ‘austrophobie’ quasi maladive, le “”ministre patriote”” crut déceler la main du cabinet viennois derrière ces sombres projets. Pour contrer les manoeuvres qu’il prêtait à Kaunitz, il n’entrevoyait qu’une seule possibilité: l’offensive. Son plan: attaquer le maillon faible de l’Autriche en envahissant la Belgique et le pays de Liège et, si la victoire souriait, porter le feu contre les princes de la rive gauche du Rhin. On comprend donc mieux pourquoi, loin de ménager le successeur de Léopold, Dumouriez s’efforça de le pousser à déclarer la guerre à la France. Comme l’écrit Mathieu Dumas, il “”ne songeait qu’à rendre la déclaration de guerre inévitable”” (pag 261)”,”FRAR-404″
“ATZENI Paolo BATINI Carlo DE-ANTONELLIS Valeria”,”La teoria relazionale dei dati.”,”Paolo Atzeni, laureato in Ingegneria elettronica a Roma, è attualmente ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche presso l’Istituto di Analisi dei Sistemi ed Informatica di Roma. Ha svolto attività didattica presso l’Università ‘La Sapienza’ di Roma e presso l’Università di Toronto. Carlo Batini, laureato in Ingegneria elettronica a Roma, è professore associato di Programmazione dei Calcolatori elettronici presso l’Università ‘La Sapienza’ di Roma, qui insegna anche Impianti per l’Elaborazione dell’Informazione, nel corso di specializzazione in Ingegneria dei Sistemi di Controllo e Calcolo automatico. Ha svolto attività didattica e di ricerca presso l’università di California (Los Angeles) e l’Università di Pechino. É stato coordinatore di progetti nazionali di ricerca. Valeria De-Antonellis, laureata in Fisica a Milano, è ricercatrice presso l’Istituto di Cibernetica di Milano nell’ambito del corso integrativo di Basi di dati. É responsabile dell’unità operativa dell’Istituto di Cibernetica di Milano nel quadro del progetto ESPRIT-OSSAG della Comunità Economica Europea, e coordina il progetto nazionale di ricerca ISI-DATAID del CNR.”,”SCIx-077-FL”
“AUBERT Paul”,”La frustration de l’intellectuel libéral. Espagne, 1898-1939.”,”Paul Aubert è professore di letterature e civiltà spagnole contemporanee all’Università della Provenza (Aix-Marseille I). Diplomato in Scienze politiche ex direttore di studi della Casa de Velázquez, specialista degli intellettuali spagnoli nel XIX e XX secolo, è autore della tesi di laurea su ‘Les intellectues espagnols et la politique dans le premier tiers du XXe siècle’ e dirige un programma di ricerca all’ UMR Telemme (CNRS 6570) sulla cultura politica nei paesi d’Europa mediterranea.”,”SPAx-024-FSD”
“AUBET Maria-José”,”Rosa Luxemburg y la cuestión nacional.”,”Questo libro ha ricevuto il 1° premio internazionale degli editori In bibliografia citato il libro di Renato Levrero: – Nación, metrópoli y colonias en Marx y Engels, Anagrama, 1975: «Los escritos, cuya coherencia política y teórica más que filológica estamos intentando reconstruir, forman parte de aquella inmensa masa de trabajos de Marx y Engels que más de una vez suelen llamarse «escritos de circunstancias». De hecho, los trabajos de los dos revolucionarios alemanes sobre la India y China, sobre España, Irlanda y Rusia, aparecieron principalmente, por motivos casi siempre ocasionales (relacionados frecuentemente a las vicisitudes financieras de la familia Marx), en el periódico radical-liberal americano New York Daily Tribune entre abril de 1853 y marzo de 1862; también en la correspondencia de ambos amigos aparecen algunas notas sobre estos países y, de vez en cuando, en sus obras mayores. Por consiguiente, pese a que a menudo aparezcan estos textos y apuntes consideraciones muy importantes, que demuestran la atención e inteligencia con que seguían, incluso en sus más ínfimos detalles, el desarrollo de la lucha política de su tiempo, además de la extraordinaria amplitud de sus intereses culturales, existe la tentación de creer que tales obras tienen un escaso interés teórico y político, sobre todo porque no iban dirigidas al movimiento revolucionario, sino, por regla general, a un público burgués. Así pues, muchos han preferido liquidar la totalidad entregándose a una tarea de mera restauración filológica; otros, por el contrario, han dado más crédito y espacio a los pocos centenares de páginas «menores» que a los muchos miles en que, especialmente Marx, habían considerado que debían confiar su pensamiento teórico y revolucionario: en especial las interminables discusiones sobre el llamado modo de producción asiático, que han originado un material mucho más abundante que todo el producido en los últimos años, al menos por parte marxista, sobre el capitalismo y su desarrollo, proceden de escritos claramente marginales en la producción y en los intereses de Marx y Engels. De este modo, se ha llegado a olvidar la importancia de algunos escritos que no eran menores ni marginales, sino, al contrario, esenciales para la comprensión del pensamiento y la evolución de las concepciones políticas de Marx y Engels: los escritos sobre Irlanda, los más importantes de estos trabajos «perdidos» para la teoría y la práctica de los marxistas, sn el más típico y grave ejemplo de la negatividad de operaciones político-culturales basadas, fundamentalmente, en la filología o en consideraciones de conveniencia «editorial» y no sobre la política.» Serie: Documentos.”,”LUXS-083″
“AUBET Maria José, a cura, antologia di scritti di Rosa LUXEMBURG”,”El pensamiento de Rosa Luxemburg.”,”Critica al centralismo ‘rigido e dispotico’ di Lenin, alla ‘corrente ultra-centralista’ del partito russo. Questioni: organizzazione del partito, definizione di opportunismo, decentralizzazione o centralizzazione, vertici e ruolo masse ecc. (pag 189-200-201) [Dagli scritti politici di Rosa Luxemburg (pp. 523-549), pubblicati originariamente su ‘Die Neue Zeit’ 10.6. 1904 e su Iskra 10.7.1904. Riferimento all’opera di Lenin ‘Un passo avanti e due indietro, vol. 1, Ed Progreso, Moscù, 1970]”,”LUXD-124″
“AUBIER Dominique TUÑON DE LARA Manuel”,”Spagna.”,”Molte foto e illustrazioni”,”SPAx-146″
“AUBRY Octave”,”Brumaire. Le roman de Napoleon.”,”””Nulle vie plus que la mienne n’a du aux circonstances”” (Napoleone)”,”FRAN-052″
“AUDENINO Patrizia”,”Un mestiere per partire. Tradizione migratoria lavoro e comunità in una vallata alpina.”,”Patrizia AUDENINO (Milano, 1947) si è a lungo occupata di storia della stampa e della cultura socialista in Italia pubblicando numerosi scritti fra cui ‘Cinquant’anni di stampa operaia’.”,”CONx-020″
“AUDENINO Patrizia”,”L’ avvenire del passato. Utopia e moralità nella sinistra italiana alle soglie del XX secolo.”,”Patrizia AUDENINO insegna Storia contemporanea presso il Dipartimento di Storia della società e delle istituzioni nella Facoltà di Scienze politiche dell’ Università di Milano. Si è occupata di storia della cultura laica e del socialismo dell’ epoca antecedente la prima guerra mondiale e ha condotto studi sui movimenti di popolazione italiani e su alcune comunità italiane all’ estero (v. retroc.). Collana Mappe dell’ immaginario: Comitato scientifico: Pietro ADAMO, Maurice AYMARD, Maurizio ANTONIOLI, David BIDUSSA, Cristophe CHARLE, Michele CILIBERTO, Patrizia DOGLIANI, Marco GERVASONI, Mario ISNENGHI, Silvio LANARO, Achille OLIVIERI, Leandro PERINI, Christophe PROCHASSON, Alceo RIOSA, Mario ROSA, Alberto TENENTI.”,”MITS-201″
“AUDENINO Patrizia ROSOLI Gianfausto ATTANASIO Livio CONFESSORE Ornella MAURCCO Dora MAIELLO Adele TIRABASSI Maddalena CELLA Michela DOMINIONI Armando GANELLI Giovanni BARBIERATO Federico FAUCCI Riccardo D’ORSI Angelo BRESSER PEREIRA Luiz Carlos MONASTEROLO Monica”,”Il problema dell’emigrazione italiana tra Ottocento e primo Novecento a partire dalle pagine della “”Riforma sociale””. «La Riforma sociale» nel dibattito sui fenomeni migratori al tempo della «grande migrazione»: analisi, giudizi e proposte (Audenino); La politica migratoria italiana durante il periodo liberale dall’unità politica al fascismo (Rosoli); L’emigrazione italiana: correnti di pensiero ed indirizzi politici nelle pagine della «Riforma sociale» (Attanasio); Il dibattito sull’emigrazione nelle pagine della «Rassegna nazionale» (Confessore); La «Riforma sociale» e le statistiche dell’emigrazione (Marucco); Il quotidiano cattolico genovese «Il Cittadino» nel dibattito sull’emigrazione: 1873-1914 (Maiello); Amy Bernardy e l’emigrazione italiana negli Stati Uniti (Tirabassi); Saggi: ‘Ancora sul Teorema di Arrow (Cella); Investimenti e incertezza (Dominioni); Effetti di benessere della politica fiscale in un modello a due paesi con concorrenza imperfetta (Ganelli); Il testo impossibile: la ‘Clavicula Salomonis’ a Venezia (secoli XVII-XVIII) (Barbierato); Gaetano Mosca e gli economisti del suo tempo, con particolare riferimento alla scuola di Torino (Faucci); Intellettuali e fascismo. Appunti per una storia (ancora) da scrivere (D’Orsi); Nove interpretazioni della realtà brasiliana (Bresser Pereira); Guida all’archivio informatico delle carte relative alla «Riforma sociale» (Monasterolo, a cura, premessa di Malandrino).”,”Contiene i saggi: – Riccardo Faucci, Gaetano Mosca e gli economisti del suo tempo, (pag 285-303) “”Più che di Cognetti (De Martiis), tuttavia, Mosca risentì di Achille Loria, che nonostante fosse di un solo anno più anziano, era già assai noto per i precoci e discussi, volumi sulla ‘Rendita fondiaria e la sua elisione naturale’ (1880) e soprattutto per ‘La teoria economica della costituzione politica’ (1886). Risentire di un autore non significa necessariamente concordare con lui. Negli ‘Elementi di scienza politica’ (1896) Mosca cita quest’ultimo studio, definendolo espressione di un «modo di vedere troppo unilaterale ed esclusivo» (45). Mosca prende in esame la teoria loriana della terra libera, per confutarla, ma in un modo tale da dare l’impressione che essa sia desunta da Marx, per cui confutando Loria si confuti Marx (46). Eppure gli ‘Elementi’ rinviano a Loria per la critica degli «errori d’indole puramente economica» di Marx (47). Anche Mosca, come molti, attribuiva a Marx gli eccessi e le «stranezze» di Loria. Il 2 gennaio 1917 (48), Mosca loda il profilo di Marx scritto dal collega per l’editore Formiggini, ma osserva che esso è troppo favorevole a Marx, in quanto non sottolinea abbastanza la derivazione del pensiero marxiano da quel socialismo utopistico francese che Marx pure «attacca rudemente». Mosca – come del resto Einaudi – manifesta a varie riprese l’idea che Marx fosse un plagiario. L’aggiunta del capitolo sul marxismo, avvenuta nell’edizione degli ‘Elementi’ del 1923, fu pubblicata in anteprima da Gobetti (49) con il titolo ‘Il materialismo storico’ (50). Sorprende come Mosca non solo non tenga conto del dibattito teorico sul marxismo svoltosi a cavallo fra i due secoli, ma insista nell’identificare il nucleo teoretico del marxismo con l’affermazione della dipendenza della sovrastruttura dalla struttura, obiettando ad essa, a mo’ di critica decisiva, che anche altri fattori contano. Viene ammesso genericamente il merito di Marx nell’aver dato voce alla protesta delle classi inferiori, ma viene osservato che il socialismo marxiano sfocia inevitabilmente col collettivismo burocratico ed è quindi totalmente da respingere. Anche nella ‘Storia delle dottrine politiche’ (1933; 2a ed. 1937) la parte di critica economica di Marx è molto sommaria e non aliena da inesattezze anche gravi, a cominciare dalla confusione fra profitto e plusvalore (51). Mosca insiste molto sulla psicologia anticapitalistica di Marx, che appare nel presentare il capitalista quasi fosse di una razza diversa (54). In qualche misura il concetto è ribadito facendo seguire al capitolo sul marxismo uno di maggiore ampiezza, sulle teorie razziste dell’Ottocento (Gobineau, Charberlain, ecc.), che vengono esaminate con notevole attenzione e con evidente conoscenza diretta dei testi (55)”” (pag 297-299) [Riccardo Faucci, ‘Gaetano Mosca e gli economisti del suo tempo’ (in) ‘Annali della Fondazione Luigi Einaudi, Torino, Vol. XXXII, 1998 – Leo S. Oschki editore, Firenze, 1999] [(45) Vedine la ristampa in G. Mosca, ‘Scritti politici’ a cura di G. Sola, Torino, Utet, 1982, vol. II, p. 552; (46) Ivi, p. 900; (47) Ivi, p. 1062; (48) Lettera conservata tra le carte di Loria presso la Sopraintendenza Archivistica per il Piemonte e la Valle d’Aosta. (,..); (49) Gobetti, di solito graffiante con i liberali conservatori, fa una eccezione per Mosca: «(…) la cultura storica di Mosca non è quella di certo deteriore idealismo che si serve di illustri nomi antichi per proporre i propri schemi e le proprie idee. Si tratta invece della storia in senso tradizionale, e per lui storia è ‘maestra di vita’» (‘Un conservatore galantuomo’, “”Riv. lib.””, 29 aprile 1924, in ‘Scritti politici’ a cura di P. Spriano, Torino, Einaudi, p. 654). E dopo aver rilevato la «genialità del suo canone metodologico», Gobetti conclude che «la teoria di Mosca della classe dirigente è veramente una di quelle idee che aprono distese infinite di terre alla ricerca degli uomini» (pag 656); (50) “”Riv. lib””, genn. 1923; cfr. ‘Scritti politici’, p. 1055 n.; (51) Cfr. la nuova ed. Bari, Laterza, 1964, p. 262. Anche questo potrebbe essere retaggio della lettura loriana di Marx; (52) ‘Il mito dello strumento tecnico ed i fattori umani del movimento operaio’, “”Rif. soc.””, 1930, pp. 579-589; (53) Gramsci osserva che Einaudi imputa a Marx un errore che Croce aveva imputato alla critica di Loria; cfr. ‘Quaderni del carcere’, cit., pp. 1289-1290); (54) ‘Storia’, cit., p. 271; (55) Mosca, come molti positivisti, era appassionato cultore di antropologia, come ben risulta dal I capitolo degli ‘Elementi di scienza politica’] – Angelo D’Orsi, Intellettuali e fascismo. Appunti per una storia (ancora) da scrivere (pag 305-336)”,”ANNx-029-FP”
“AUDENINO Patrizia CORTI Paola”,”L’emigrazione italiana.”,”Patrizia Audenino lavora presso l’Università di Torino e la Fondazione Sella di Biella ed è autrice di vari studi sulla cultura laica e socialista e sull’emigrazione italiana. Paola Corti, insegnante di storia dei movimenti contadini all’Università di Torino, ha scritto saggi sulla società rurale, i movimenti migratori, la stampa degli italiani in Spagna. “”Al declino dei vecchi mestieri artigiani si aggiunse, a partire dagli anni Ottanta, la crisi della manifattura domestica contadina che investì molte zone del paese. Il crollo di questo settore manifatturiero, che si identificava quasi totalmente con il settore tessile, non fu dovuto soltanto al trionfo della produzione industriale, ma anche agli effetti della crisi agraria degli anni Ottanta. La crisi ridusse drasticamente i redditi agricoli comprimendo la domanda rurale di manufatti e trasformò anche la distribuzione del lavoro contadino tra terra e manifattura a scapito del lavoro extra agricolo. La crisi agraria dette ulteriormente impulso ai movimenti migratori dal nostro paese: il crollo dei prezzi dei cereali, dovuto alla ridotta domanda internazionale e al contemporaneo afflusso in Europa dei grani americani, provocarono la pauperizzazione dei coltivatori europei e costituì un ennesimo stimolo alla partenza. Gli effetti furono particolarmente distruttivi nell’area della piccola proprietà e dell’affittanza e a tali settori si aggiunsero, per difficoltà indotte, anche quelli dell’economia meridionale e delle culture specializzate degli agrumeti e dell’orticultura. Un ultimo fattore che favorì l’esodo fu infine costituito dal rapporto tra salari, disoccupazione ed emigrazione: all’esiguità del salario agricolo percepito dalla popolazione rurale si accompagnava, con effetti ancor più disastrosi, il basso numero di giornate lavorative che i coloni riuscivano a realizzare in un anno”” (pag 36)”,”CONx-284″
“AUDENINO Patrizia a cura, saggi di Charles KILLINGER Santi FEDELE Fraser OTTANELLI Bénédicte DESCHAMPS Maddalena TIRABASSI Davide GRIPPA Elisa SIGNORI Gian Giacomo MIGONE Antonio VARSORI Antonio CARDINI Sergio SOAVE Andrea RICCIARDI Pier Paolo PORTINARO Edoardo TORTAROLO Giuseppe RICUPERATI Francesco BARBAGALLO Massimo L. SALVADORI Patrizia AUDENINO”,”Il prezzo della libertà. Gaetano Salvemini in esilio (1925-1949).”,”Patrizia Audenino insegna Storia contemporanea presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Milano. Si occupa di Storia sociale e di storia delle migrazioni e ha collaborato a varie iniziative di ricerca e editoriali sull’emigrazione in Italia e all’estero. Tra le sue recenti pubblicazioni ‘L’avvenire del passato: utopia e moralità nella sinistra italiana alle soglie del XX secolo’, Milano, Unicopli, 2002; ‘Migrazioni italiane. Storia e storie dell’Ancien régime a oggi, con Maddalena Tirabassi, Milano, Bruno Mondadori, 2008. Contiene il saggio di Elisa Signori, ‘Da sponda a sponda. Gaetano Salvemini e Angelo Tasca tra politica e storia’ (pag 141-170) e quello di Sergio Soave ‘Dalla stessa parte. Gaetano Salvemini e Angelo Tasca negli anni della Repubblica’ (pag 251-276) Altro saggio da segnalare: Andrea Ricciardi, ‘Gaetano Salvemini e Leo Valiani: un epistolario tra eretici (1945-1947) (pag 277-318)”,”ITAD-166″
“AUDOIN-ROUZEAU Stéphane BECKER Annette”,”La violenza, la crociata, il lutto. La Grande Guerra e la storia del Novecento.”,”AUDOIN-ROUZEAU Stephane è docente di storia all’ Università della Piccardia. BECKER Annette insegna all’ Università Paris X. In Italia è stato tradotto il loro libro ‘1914-1918. La prima guerra mondiale’ (ELECTA GALLIMARD, 1999). “”Già nei primi mesi di guerra, Sigmund Freud annota, nelle Considerazioni attuali sulla guerra e la morte, la sua visione sull’ instaurarsi della guerra totale. Egli qualifica di “”delusione”” la scoperta che gli europei si comportano alla stregua di “”barbari”” nei loro odi reciproci: “”Anche la scienza ha perduto la sua serena imparzialità; i suoi servitori, esacerbati nel profondo, cercano di trar da essa armi per contribuire alla lotta contro il nemico. L’ antropologo è indotto a dimostrare che l’ avversario è un essere inferiore e degenerato: lo psichiatra a diagnosticare in lui perturbazioni spirituali e psichiche””. (pag 129) “”E’ in questo contesto che viene evocato l’ argomento razziale, secondo la terminologia dell’ epoca. Già dalle prime settimane di guerra lo scontro intellettuale e la propaganda si muovono attorno al concetto di barbarie: è questo dunque il terreno su cui ci si pone.”” (pag 137)”,”QMIP-036″
“AUDOIN-ROUZEAU Stéphane BECKER Jean-Jacques a cura; edizione italiana a cura di Antonio GIBELLI; saggi di Enzo TRAVERSO Patrick CABANEL Anne RASMUSSEN Syméon KARAGIANNIS Olivier COSSON Bertrand JOLY Gerd KRUMEICH Wolfgang MOMMSEN Jean-Jacques BECKER Gian Enrico RUSCONI Antonio GIBELLI Anne DUMENIL Nicola LABANCA Stéphane AUDOIN-ROUZEAU Diego LEONI Olivier LEPICK Danielle DELOUCHE Marc MICHEL Sophie DELAPORTE Bruna BIANCHI John HORNE Leonard V. SMITH Uta HINZ Giovanna PROCACCI Annette BECKER Jay WINTER Hew STRACHAN Philippe MASSON Olivier FORCADE Alain PLESSIS Fabienne BOCK Vincent DUCLERT Ferdinando FASCE Armelle ENDERS Olivier COMPAGNON Wolfgang SCHWENTKER”,”La prima guerra mondiale. Volume primo.”,”I saggi di Bianchi, Fasce, Gibelli Labanca, Leoni, Rusconi e Traverso sono stati scritti appositamente per l’edizione italiana Saggi di Enzo TRAVERSO Patrick CABANEL Anne RASMUSSEN Syméon KARAGIANNIS Olivier COSSON Bertrand JOLY Gerd KRUMEICH Wolfgang MOMMSEN Jean-Jacques BECKER Gian Enrico RUSCONI Antonio GIBELLI Anne DUMENIL Nicola LABANCA Stéphane AUDOIN-ROUZEAU Diego LEONI Olivier LEPICK Danielle DELOUCHE Marc MICHEL Sophie DELAPORTE Bruna BIANCHI John HORNE Leonard V. SMITH Uta HINZ Giovanna PROCACCI Annette BECKER Jay WINTER Hew STRACHAN Philippe MASSON Olivier FORCADE Alain PLESSIS Fabienne BOCK Vincent DUCLERT Ferdinando FASCE Armelle ENDERS Olivier COMPAGNON Wolfgang SCHWENTKER “”Sul problema della guerra, il movimento operaio aveva posizioni distinte da quelle delle altri correnti politiche o ideologiche e, in qualche misura, da quelle della stessa nazione: riuniti nella Seconda Internazionale, i partiti socialisti avevano fatto della lotta contro la guerra, che consideravano come la conseguenza del capitalismo, un oggetto prioritario della loro battaglia e, in una delle sue frasi più celebri, Jean Jaurès aveva dichiarato che il capitalismo “”porta con sé la guerra come le nuvole il temporale””. Tuttavia nella maggioranza dei casi essi non condannavano la nazione: Jaurès in particolare aveva stigmatizzato la formula di Marx “”i proletari non hanno patria”” scrivendo ne “”L’Armée nouvelle”” che si trattava di un'””idea sacrificata alla battuta””. D’altra parte non tutti i socialisti la pensavano allo stesso modo; per quanto riguarda il caso francese, Gustavo Hervé si era a lungo firmato come “”il senza patria”” e aveva animato una corrente violentemente antipatriottica all’interno del Partito socialista, attenuando le proprie posizioni solo negli ultimi anni. Diverso ancora il caso dellla Cgt (Confédèration générale du travail), fortemente indipendente dal Partito socialista: già da molto tempo essa aveva avvertito che avrebbe sabotato la mobilitazione, qualunque fossero state le circostanze. Per far fronte a questo pericolo, preso molto seriamente, era stato creato uno schedario, chiamato ‘Carnet B’, allo scopo di arrestare, in caso di mobilitazione, gli antimilitaristi e gli antipatrioti dichiarati””. [Jean-Jacques Becker, Unioni sacre] [in ‘La prima guerra mondiale. Volume primo’, a cura di Stéphane Audoin-Rouzeau e Jean-Jacques Becker, edizione italiana a cura di Antonio Gibelli, 2007] (pag 154)”,”QMIP-074″
“AUDOIN-ROUZEAU Stéphane BECKER Jean-Jacques a cura; edizione italiana a cura di Antonio GIBELLI; saggi di Jean-Jacques BECKER Gerd KRUMEICH John HORNE Françoise THEBAUD Manon PIGNOT Jay WINTER Emmanuelle CRONIER Patrick CABANEL Diego LEONI Annette BECKER Carlo STIACCINI Christophe PROCHASSON Anne RASMUSSEN Annette BECKER Laurent VERAY Christian DELPORTE Gundula BAVENDAMM Vincent DUCLERT Philippe NIVET Nicolas WERTH Nadine-Josette CHALINE Anne DUMENIL Piero DEL-NEGRO Bruno CABANES Annie DEPERCHIN Marc MICHEL Syméon KARAGIANNIS Antoine PROST Annette BECKER Olivier FARON Massimo BAIONI Nicholas J. SAUNDERS Lucio FABI Diego LEONI Mimmo FRANZINELLI Christophe PROCHASSON Franco CONTORBIA Fabio CAFFARENA Giaime ALONGE”,”La prima guerra mondiale. Volume secondo.”,”Alcuni saggi sono stati scritti appositamente per l’edizione italiana Saggi di Jean-Jacques BECKER Gerd KRUMEICH John HORNE Françoise THEBAUD Manon PIGNOT Jay WINTER Emmanuelle CRONIER Patrick CABANEL Diego LEONI Annette BECKER Carlo STIACCINI Christophe PROCHASSON Anne RASMUSSEN Annette BECKER Laurent VERAY Christian DELPORTE Gundula BAVENDAMM Vincent DUCLERT Philippe NIVET Nicolas WERTH Nadine-Josette CHALINE Anne DUMENIL Piero DEL-NEGRO Bruno CABANES Annie DEPERCHIN Marc MICHEL Syméon KARAGIANNIS Antoine PROST Annette BECKER Olivier FARON Massimo BAIONI Nicholas J. SAUNDERS Lucio FABI Diego LEONI Mimmo FRANZINELLI Christophe PROCHASSON Franco CONTORBIA Fabio CAFFARENA Giaime ALONGE”,”QMIP-075″
“AUDOIN-ROUZEAU Stéphane BECKER Annette”,”La Grande Guerre, 1914-1918.”,”AUDOIN-ROUZEAU Stéphane BECKER Annette sono due professori di storia contemporanea che codirigono il Centre de recherche de l’Historial de la Grande Guerre (Péronne, Somme) pag 52-53 Lavoro femminile: foto di una fabbrica di armi inglese dove lavorano le operaie “”Au fond, la grande question n’est pas tant de savoir pourquoi l’armée française a compté trois ou quatre dizaines de milliers de mutins en 1917, mais pourquoi elle n’en a pas compté beaucoup plus, beaucoup plus tôt, et dans des formes beaucoup plus graves d’insoumission: là encore, le sentiment national a joué un rôle décisif dans une sorte d’autocontention du mouvement de révolte”” (pag 94)”,”QMIP-091″
“AUDOIN-ROUZEAU Stéphane PROCHASSON Christophe a cura, saggi di Bruno CABANES Adrian GREGORY Leonard V. SMITH Antoine MARES Patrizia DOGLIANI Gerd KRUMEICH Manfried RAUCHENSTEINER Laurence VAN-YPERSELE Florin TURCANU Andrew WACHTEL Nicolas WERTH Piotr WANDYCZ Hamit BOZARSLAN Kostas KOSTIS Christopher HILLIARD Marc MICHEL”,”Sortir de la Grande Guerre. Le monde et l’après-1918.”,”Saggi di Bruno CABANES Adrian GREGORY Leonard V. SMITH Antoine MARES Patrizia DOGLIANI Gerd KRUMEICH Manfried RAUCHENSTEINER Laurence VAN-YPERSELE Florin TURCANU Andrew WACHTEL Nicolas WERTH Piotr WANDYCZ Hamit BOZARSLAN Kostas KOSTIS Christopher HILLIARD Marc MICHEL “”La population italienne, que des années de privations et de pénuries avaient rendue vulnérable, a été littéralement décimée par la grippe européenne. Le sentiment général de malheur et d’injustice du destin s’accentua – avant même que les statistiques le révèlent – lorsque la population constata que les plus jeunes, qui n’avaient pas encore eu le temps de s’enrôler, étaient plus fréquemment victimes de la “”grippe espagnole””. Entre 1915 et 1920, la mortalité de la tranche d’âge entre 15 et 45 ans – c’est-à-dire de la population active masculine et féminine – tripla par rapport à la période précédente (atteinant chez les hommes mobilisables 16 fois le taux d’avant la guerre), alors qu’elle ne fut guère modifiée pour les personnes entre 45 et 65 ans et augmenta lègèrement pour plus de 65 ans. Les démographes de l’époque ont estimé qu’en moyenne, 100 morts dus à la guerre avaient laissé 32 veuves et 65 orphelins, et jurèrent favorablement la décision prise par le gouvernement d’éviter, pendant les dernières années de la guerre, d’envoyer au front les classes les plus âgées, et donc les plus susceptibles d’avoir une famille à charge”” (pag 119) (saggio di Patrizia Dogliani)”,”QMIP-190″
“AUER Peter MARUANI Margaret REYNAUD Emmanuele, textes réunis et présenté par; contributi di Bernard CASEY Christoph F. BÜCHTEMANN Klaus MOSLEY Hans MAIER Peter AUER Ronald SCHETTKAT Bernd REISSERT Günther SCHMID Friederike MAIER Hugh MOSLEY Klaus JACOBS Heinz-Peter SPAHN”,”Chroniques internationales du marché du travail et des politiques d’emplois, 1986-1989.”,”contributi di Bernard CASEY Christoph F. BÜCHTEMANN Klaus MOSLEY Hans MAIER Peter AUER Ronald SCHETTKAT Bernd REISSERT Günther SCHMID Friederike MAIER Hugh MOSLEY Klaus JACOBS Heinz-Peter SPAHN”,”STAT-034″
“AUERSWALD D. TH.”,”Offener Brief an Herrn Reichstagsabgeordneten August Bebel.”,”L’A è un pastore luternano.”,”MGEx-096″
“AUGÉ Marc”,”Per una antropologia della mobilità.”,”Marc Augé (1935) antropologo, è stato Directeur d’études all’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi (EHESS) di cui è stato a lungo anche presidente. Africanista di formazione da anni si occupa di antropologia delle società complesse. “”Prendiamo in esame alcune (…) parole. Esse condividono il fatto di privilegiare il linguaggio spaziale. Creano così una metafora di cui ogni descrizione e ogni analisi restano prigioniere. «Esclusione» è la prima di queste parole. Essa sottintende, in modo quanto mai evindente, l’esistenza di un interno e di un esterno, di una frattura e di un confine. Frattura e frontiere fisiche, geografiche, quando si tratta di controllo dei confini nazionali di fronte alla pressione delle persone originarie dei paesi poveri che tentano di accedere alle regioni ricche del pianeta, spesso a rischio della propria vita. Frattura e frontiera sociologiche quando si pensa a tutti quelli che, all’interno dei paesi ricchi, non beneficiano, o beneficiano assai poco, della ricchezza, e tra i quali si trovano proprio alcuni di coloro che sono fuggiti dalle zone più povere del pianeta. «Clandestini», «irregolari», parole o espressioni che definiscono alcune categorie di immigrati, ma contrariamente a quanto suggeriscono, l’esistenza di questi immigrati è spesso ufficialmente nota. Semplicemente non è riconosciuta. I clandestini si distinguono dagli altri immigrati anzitutto per via del diniego di cui è oggetto la loro esistenza. L’intera categoria generale dell’immigrazione è peraltro colpita da questa precarietà di ‘status’. La qualifica di immigrato «ufficiale» non costituisce un’assicurazione assoluta contro lo scivolamento nella clandestinità: un visto turistico ha una durata limitata, così come un permesso di soggiorno, le leggi sull’immigrazione possono cambiare in funzione della congiuntura politica ed economica”” (pag 38-40) [Marc Augé, ‘Per una antropologia della mobilità’, Jaca Book, Milano, 2010]”,”TEOS-017-FMDP”
“AUGÉ Marc”,”Disneyland e altri nonluoghi.”,”Marc Augé, professore all’ EHSS di Parigi. Autore di ricerche di storia sociale e culturale e di carattere etnologico. Tra i suoi libri ‘Etnologia della casa di campagna’.”,”VARx-003-FFS”
“AUGE’-LARIBE’ BERTHOD Aimé BOUGLE’ C. GUY-GRAND Georges HARMEL M. OUALID William PICARD Roger PIROU Gaëtan PUECH J.L.”,”Proudhon et notre temps. L’ère Proudhon – Proudhon et le mouvement ouvrier – La philosophie du travail et l’école – La marianne des champs – Proudhon banquier – Proudhon et l’impot – Proudhonisme et marxisme – Proudhon et la guerre – Proudhon fédéraliste.”,”Pag 175-176 Marx vs Proudhon “”Historiquement Proudhon et Marx sont adversaires et forment antithèse. Après avoir entretenu des relations amicales et suivies en 1844, lors du séjour de Marx en France, et avoir pendant des nuit entières discuté philosophie et économie politique, ils se brouillèrent irrémédiablement lorsque Marx eut répondu aux “”Contradictions économiques”” par la “”Misère de la Philosophie”” et traité dédaigneusement Proudhon de petit-bourgeois. Les années passèrent sans atténuer cette animosité. En 1865, dans sa célèbre lettre au “”Sozial Democrat””, Marx n’hésitait pas, oublieux de ses éloges passés, à juger en ces termes le mémoire de Proudhon: “”Qu’est-ce que la proprieté?”” “”dans une histoire rigoureusement scientifique de l’économie politique cet écrit serait à peine digne d’être mentionné””, et il s’élevait contre “”le charlatanisme scientifique””, l’insupportable bavardage, le cynisme imbécille”” de Proudhon.”” (pag 175-176) [Gaëtan Pirou, Proudhonisme et marxisme] [in Aa.vv, ‘Proudhon et notre temps’, 1920]”,”PROD-073″
“AUGELLO Massimo M. GUIDI Marco E.L. a cura; saggi di Massimo M. AUGELLO Marco E.L. GUIDI Gabriella GIOLI Antonio MAGLIULO Concetta SPOTO Pina TRAVAGLIANTE Giulia BIANCHI Riccardo FAUCCI Fabrizio SIMON Roberto ROMANI Marco E.L. GUIDI Massimo M. AUGELLO Fabrizio BIENINTESI Piero BINI Carmen VITA tefano PERRI Luigino BRUNI Daniela GIACONI Daniela PARISI Claudia ROTONDI Luca MICHELINI Stefano PERRI Gianna VIOLANTE Piero BARUCCI”,”L’economia divulgata. Stili e percorsi italiani (1840-1922). Volume I. Manuali e trattati.”,”Saggi di Massimo M. AUGELLO Marco E.L. GUIDI Gabriella GIOLI Antonio MAGLIULO Concetta SPOTO Pina TRAVAGLIANTE Giulia BIANCHI Riccardo FAUCCI Fabrizio SIMON Roberto ROMANI Marco E.L. GUIDI Massimo M. AUGELLO Fabrizio BIENINTESI Piero BINI Carmen VITA tefano PERRI Luigino BRUNI Daniela GIACONI Daniela PARISI Claudia ROTONDI Luca MICHELINI Stefano PERRI Gianna VIOLANTE Piero BARUCCI”,”ECOT-169″
“AUGELLO Massimo M. GUIDI Marco E.L. a cura; saggi di Luigino BRUNI Pier Luigi PORTA Giovanni PAVANELLI Manuela MOSCA Terenzio MACCABELLI Katia CALDARI Luca MICHELINI Gianfranco TUSSET Teodoro Dario TOGATI Giandomenica BECCHIO Rosario PATALANO Guido TORTORELLA ESPOSITO Stefano FIGUERA Guglielmo FORGES DAVANZATI Andrea PACELLA Rosaria Rita CANALE”,”L’economia divulgata. Stili e percorsi italiani (1840-1922). Volume II. Teorie e paradigmi.”,”Saggi di Luigino BRUNI Pier Luigi PORTA Giovanni PAVANELLI Manuela MOSCA Terenzio MACCABELLI Katia CALDARI Luca MICHELINI Gianfranco TUSSET Teodoro Dario TOGATI Giandomenica BECCHIO Rosario PATALANO Guido TORTORELLA ESPOSITO Stefano FIGUERA Guglielmo FORGES DAVANZATI Andrea PACELLA Rosaria Rita CANALE”,”ECOT-170″
“AUGELLO Massimo M. GUIDI Marco E.L. a cura; saggi di Massimo M. AUGELLO e Marco E.L. GUIDI Giovanni MICHELAGNOLI Piero ROGGI Gabriello GIOLI Riccardo FAUCCI e Antonella RANCAN Fabio MASINI Antonio MAGLIULO Pier Francesco ASSO e Luca FIORITO Rosaria ADRIANI e Massimo M. AUGELLO”,”L’economia divulgata. Stili e percorsi italiani (1840-1922). Volume III. La “”Biblioteca dell’economista”” e la circolazione internazionale dei manuali.”,”Saggi di Massimo M. AUGELLO e Marco E.L. GUIDI Giovanni MICHELAGNOLI Piero ROGGI Gabriello GIOLI Riccardo FAUCCI e Antonella RANCAN Fabio MASINI Antonio MAGLIULO Pier Francesco ASSO e Luca FIORITO Rosaria ADRIANI e Massimo M. AUGELLO”,”ECOT-171″
“AUGELLO Massimo M. BIANCHINI Marco GIOLI Gabriella ROGGI Piero a cura; saggi di Francesco DI-BATTISTA Marco BIANCHINI Luciano SPOTO Luciano PALLINI Giovanni PAVANELLI Leandro CONTE M.M. AUGELLO e Denis GIVA Simonetta BARTOLOZZI BATIGNANI Renzo A. CASTELNUOVO Marco E.I. GUIDI Gabriella GIOLI”,”Le cattedre di economia politica in Italia. La diffusione di una disciplina «sospetta» (1750-1900).”,”Saggi di Francesco DI-BATTISTA Marco BIANCHINI Luciano SPOTO Luciano PALLINI Giovanni PAVANELLI Leandro CONTE M.M. AUGELLO e Denis GIVA Simonetta BARTOLOZZI BATIGNANI Renzo A. CASTELNUOVO Marco E.I. GUIDI Gabriella GIOLI”,”ECOT-387″
“AUGIAS Corrado MANCUSO Vito”,”Disputa su Dio e dintorni.”,”AUGIAS scrittore e giornalista televisivo, Ha scritto una serie di racconti sulle città (‘I segreti di …. Parigi, New York, Londra, Roma). MANCUSO insegna teologia presso la facoltà di filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Ha scritto ‘Hegel teologo’ (Piemme, 1996), ‘Il dolore innocente. L’handicap la natura e Dio’ (Mondadori, 2002) e altri libri.”,”RELC-251″
“AUGIAS Corrado”,”Le fiamme e la ragione. La vita e la morte sul rogo di Giordano Bruno.”,”””Giordano Bruno, mentre elaborava il suo pensiero, sapeva di contrapporsi all’insegnamento delle Scritture secondo le quali l’Universo è finito e al suo centro si trova la Terra. Rispondeva: “”…se gli dèi si fussero degnati d’insegnarci la teorica delle cose della natura, come ne han fatto favore di proporci la prattica di cose morali, io più tosto mi accostarei alla fede de le loro revelazioni, che muovermi punto della certezza de mie raggioni e proprii sentimenti”” (La cena delle ceneri). Avrebbe voluto credere, se avesse potuto, ma i suoi pensieri, la sua ragione, i suoi sentimenti lo portavano altrove. Scrive anche: “”… la fede richiede per l’instituzione di rozzi popoli, che denno esser governati…”” (De l’infinito universo e mondi)”” (pag 11) Vari tentativi del Vaticano di far demolire il monumento a Giordano Bruno in piazza Campo dei Fiori.”,”RELC-336″
“AUGIAS Corrado CACITTI Remo”,”Inchiesta sul cristianesimo. Come si costruisce una religione.”,”Il professor Remo Cacitti insegna Letteratura cristiana antica e Storia del cristianesimo antico alla Facoltà di Lettere e filosofia dell’Università degli Studi di Milano, materie su cui ha grande competenza. R. Cacitti ha scritto tra l’altro ‘Dal Gesù storico al cristianesimo imperiale’ (1999) “”Come è nata la ricerca scientifica in questo ambito e quando?”” “”La ricerca scientifica, così come l’ho in breve descritta; è ovviamente un portato dell’Iluminismo. C’è però anche una preistoria che ha una datazione precisa, senza dubbio simbolica ma efficace, cioè la rottura della cristianità occidentale con la Riforma di Martin Lutero, nel 1517″” (pag 21) Augias è scrittore e giornalista,”,”RELC-340″
“AUGIAS Corrado CACITTI Remo”,”Inchiesta sul cristianesimo. Come si costruisce una religione.”,”Il professor Remo Cacitti insegna Letteratura cristiana antica e Storia del cristianesimo antico alla Facoltà di Lettere e filosofia dell’Università degli Studi di Milano, materie su cui ha grande competenza. R. Cacitti ha scritto tra l’altro ‘Dal Gesù storico al cristianesimo imperiale’ (1999) “”Nel preambolo di questo libro ho scritto che Gesù non ha mai detto di voler fondare una nuova religione che avrebbe dovuto chiamarsi cristianesimo”” (pag 150) Augias è scrittore e giornalista,”,”RELC-006-FV”
“AUGIAS Corrado”,”I segreti di Istanbul. Storie, luoghi e leggende di una capitale.”,”Corrado Augias giornalista e scrittore, è autore pure de ‘I segreti di New York’, (e poi Roma, Parigi…).”,”TURx-001-FGB”
“AUGIAS Corrado”,”I segreti del Vaticano. Storie, luoghi, personaggi di un potere millenario.”,”Capitolo XI. I banchieri di Dio (tra cui l’impiccagione di Calvi e un giorno prima della morte di Calvi l’assassinio della sua segretaria Gabriella Corrocher volata da una finestra…) (pag 225)”,”RELC-003-FER”
“AUGIAS Corrado”,”Giornali e spie. Faccendieri internazionali, giornalisti corrotti e società segrete nell’Italia della Grande Guerra.”,”Corrado Augias è nato a Roma nel 1935. Giornalista e autore di saggi e romanzi, ha condotto trasmissioni tv di successo. Il più grande scandalo spionistico italiano negli anni della prima guerra mondiale rivive in questo libro sulla base dei documenti originali e di altre fonti di prima mano. Il piano, ideato dai servizi segreti del Kaiser, era semplice e pazzesco nello stesso tempo: acquistare la proprietà di alcuni giornali italiani tra il quali ‘Il Tempo’ e ‘La Stampa’; per organizzare una campagna di neutralità che spingesse fuori l’Italia dalla guerra. Il 5 dicembre 1918, un mese dopo la fine del conflitto, comincia davanti alla corte d’Assise di Roma il processo contro alcuni degli uomini accusati, Filippo Cavallini, ex deputato della Lomellina, con lui giornalisti, faccendieri, belle donne equivoche, affaristi. Un ambiente che ha straordinarei rassomiglianze con quello affiorato, oggi, tra le pieghe di Tangentopoli”” (quarta di copertina)”,”EDIx-254″
“AUGUST Andrew”,”The British Working class, 1832-1940.”,”AUGUST Andrew è Associate Professor of History presso l’Abington College of Penn State University, Pennsylvania, USA. Ha scritto pure: ‘Poor Women’s Lives: Gender, Work and Poverty in Late-Victorian London’ (1999) Nell’indice l’autore non riporta nomi di persona. “”In 1842 William Dodd published an account of miserable conditions in textile factories. Describing himself as a ‘cripple’, incapacitated through work in such a factory, Dodd emphasized the physical dangers facing factory workers due to accidents and the strain of standing at machines through 12-hour shifts. Of those unable to continue working, he complained, ‘the great evil to be blamed is the long hours of labour, and standing chiefly in one position’ (…). Dodd’s account and others like it contributed to a trend in which the textile factory dominated understandings of modern manufacturing and work in the ‘factory age’ (2)”” (pag 30) [(2) R. Gray, The Factory Question and Industrial England, 1830-1860, Cambridge, 1996]”,”MUKx-186″
“AUGUSTIJN Cornelis”,”Erasmo da Rotterdam. La vita e l’ opera.”,”LUTERO definì ERASMO “”un’ anguilla”” e aggiunse: “”Nessuno riesce ad afferrarlo, se non Cristo””.”,”BIOx-057″
“AULARD F.A.”,”Les Orateurs de l’Assemblee constituante.”,”F.A. AULARD era professore di letteratura francese alla facoltà di lettere di Poitiers.”,”FRAR-176″
“AULARD F.A.”,”Notes sur l’ éloquence de Danton.”,”””Quando si tenta una soluzione radicale, quando gli hebertisti vogliono continuare Voltaire e distruggere il cristianesimo con il ridicolo, accoglie male questo tentativo, senza proporne un altro, e parla mal disposto contro queste “”mascherate antireligiose”” di cui non vede che una infrazione alle norme parlamentari””. (pag 7) “”Se dei letterati del tempo erano scioccati dal modo poco classico con cui Danton disponeva le idee, che dovevano pensare del suo stile? Il periodo, continuo presso Mirabeau, in Vergniaud, in Robespierre, è raro in Danton. Questo è fatto di frasi corte, sminuzzate, ruvide, i cui vuoti venivano colmati dall’ azione. Dire l’ indispensabile con meno parole possibile, ecco il fine di questo oratore. Questa non è solo velocità dell’ uomo d’ azione, è anche delicatezza di un gusto puro. Danton ha l’ orrore del banale, del convenuto. Evita questi fiori di retorica, così velocemente sbiaditi, con i quali si addobbano rispettivamente girondini e montagnardi.”” (pag 31-32) “”Io venduto? Un uomo della mia tempra è impagabile!”” (pag 46)”,”FRAR-310″
“AULETTA Ken”,”Backstory. Inside the Business of News.”,”Ken Auletta, giornalista e scrittore, ha scritto gli ‘Annals of Communication’ column and profiles per il New Yorker dal 1992. E’ autore di otto libri.”,”EDIx-162″
“AULETTA Ken”,”Three Blind Mice. How the TV Networks. Lost Their Way.”,”Ken Auletta, giornalista e scrittore, ha scritto gli ‘Annals of Communication’ column and profiles per il New Yorker dal 1992. E’ autore di otto libri.”,”EDIx-163″
“AULNEAU J.”,”Histoire de l’ Europe centrale (Depuis les origines jusqu’a nos jours).”,”””Le modificazioni che Napoleone portava all’ Europa centrale dovevano trascinare nuovi conflitti con la Prussia e l’ Austria che avevano, in Germania, dei potenti interessi. Con Federico II, la Prussia si era svincolata dalla sovranità austriaca e aveva manifestato la sua volontà di regnare sulla Germania del Nord. Essa (…) non aveva alcuna ambizione sulla riva sinistra del Reno, così come l’ aveva proclamata pure il Grande Federico, lasciando perfettamente la Francia di stabilirvisi. C’era stata un’ intesa tra la Prussia e il governo repubblicano, e come le popolazioni germaniche della riva sinistra del Reno si erano date a noi con la più grande allegria, quelle della riva destra salutavano con gioia la creazione di un nuovo impero, che il nome di Napoleone, vittorioso della feudalità, vi risplendeva di una gloria immensa, l’ intesa non poteva durare?”” (pag 153) Il sogno napoleonico degli Stati Uniti d’ Europa. “”L’ imperatore sognava infine di conquistare l’ Impero dell’ Europa riunendo i popoli divisi, creando degli Stati nazionali che egli avrebbe diretto dopo aver abbattuto le vecchie costruzioni storiche, e la Francia avrebbe avuto la presidenza di questi nuovi Stati Uniti d’ Europa; egli vedeva più in grande che i capi del Sacro Romano Impero!””. (pag 154)”,”EURC-074″
“AUNG SAN Suu Kyi”,”Libera dalla paura.”,”Elementi della vita del padre, Aung San leader dell’indipendenza birmana (1939-1940) “”Nel 1938-39 si svolse una serie di avvenimenti assai rilevanti noti complessivamente come la Rivoluzione del 1300 (secondo il calendario birmano, in cui l’inizio dell’anno cade a metà aprile). Vi furono la marcia dei lavoratori del petrolio di Yenangyuang, la marcia dei contadini su Rangoon per chiedere riforme agrarie, le proteste studentesche in cui Aung Gyaw venne mortalmente ferito a bastonate durante una carica della polizia, i conseguenti scioperi studenteschi in tutto il paese, scontri civili fra Birmani e musulmani indiani, gli scioperi operai, le dimostrazioni di Mandalay, in cui diciassette persone furono uccise dalla polizia, e la caduta del governo del primo ministro Ba Maw. Tutto questo contribuì a creare fermenti di rivolta mai conosciuti prima dal paese, che accelerarono l’intensità delle attività nazionaliste. Ma anche durante questi avvenimenti epocali i due flagelli della politica birmana, il frazionismo e la gelosia, gettarono la loro ombra. L’aspirazione a distinguersi come i migliori, i più incisivi, i più patriottici, si impossessò di gruppi e individui, portando a infinite recriminazioni e amarezze. Aung San era uno fra i pochi considerati al di sopra delle fazioni e delle gelosie. Aveva inclinazioni di sinistra e fu uno dei fondatori e segretario generale di un gruppo costituito nel 1939, descritto da alcuni come «iniziativa di studio marxista», da altri come «prima cellula comunista birmana». Ma Aung San non era un fanatico, né del comunismo, né di qualsiasi altra rigida ideologia. Molte cose lo attraevano nell’ampio ventaglio delle teorie socialiste, ma le sue aspirazioni erano sempre rivolte a idee e tattiche intese a portare la libertà e l’unità al suo paese. Nel 1939, poco dopo lo scoppio della guerra in Europa, vedendo che «le difficoltà del colonialismo sono un’occasione per la libertà», contribuì a fondare il «Blocco per la Libertà», una coalizione formata da partito Sinyetha di Ba Maw, il Dohbama Asi-ayone, il movimento studentesco e alcuni politici indipendenti. Ba Maw venne nominato ‘anashin’ (letteralmente «Signore del Potere») e Aung San segretario generale del blocco, definito da Nu come «figlio del cervello di Thakin Aung San». Il messaggio del Blocco per la Libertà alla nazione fu di sostenere lo sforzo bellico britannico solo in cambio della promessa dell’indipendenza a guerra finita (…). Le autorità reagirono disponendo arresti di nazionalisti su vasta scala; alla fine del 1940 molti leader dei Thakin e Ba Maw erano in carcere. Venne emesso un mandato di cattura anche per Aung San, il quale però fu avvertito tempestivamente e scomparve. L’alleanza con i Giapponesi. (…) I contatti fra politici birmani e giapponesi non costituivano una vera e propria novità. Di Saw, successore di Ba Maw quale primo ministro, si diceva che avesse fatto fortuna con i finanziamenti giapponesi e Ba Maw stesso aveva chiesto l’aiuto nipponico contro il Blocco per la Libertà. (…) Gli aderenti al Blocco per la Libertà erano divisi sull’opportunità di accettare l’aiuto nipponico, in particolare i comunisti (fra cui Soe, Ba Hein, Than Tun e Thein Pe) erano contrari alla collaborazione con il Giappone fascista. Tuttavia, Aung San affermò pragmaticamente di accettare aiuto da qualsiasi parte provenisse e di stare a vedere in che modo la situazione si sarebbe sviluppata. Tuttavia, come indicavano le sue stesse parole, non sembrava averne previsto chiaramente le conseguenze. A Tokyo, Aung San e Suzuki stabilirono una specie di accordo reciproco, ma, a quanto sembra, con riserve da entrambe le parti. Suzuki rispettava Aung San per la sua onestà e il suo patriottismo, ma pensava che il suo pensiero politico fosse poco maturo, critica non del tutto ingiustificata a quell’epoca, in quanto Aung San stesso ha scritto che lui e i suoi compagni avevano auspicato l’invasione nipponica «non per simpatie fasciste, ma per i nostri ingenui errori e la nostra timidezza piccolo-borghese»”” (pag 13-15)”,”ASIx-113″
“AURELLE Bruno”,”Les télécommunications.”,”L’autore, Bruno Aurelle, diplomato dell’ ESSEC, economista e sociologo, insegna all’ Ecole Nationale Supérieure e des Telecommunications. È stato consulente per gli Stati Uniti e ha effettuato una missione di vari mesi in Giappone. Ha lavorato per una grande impresa francese.”,”ECOG-126″
“AURIEMMA Antonio CAMMAROTA Domenico PEZZELLA Antonio”,”La letteratura italiana del ‘900. Catalogo ragionato di 2500 prime edizioni.”,”Tra le 2500 opere riportate: Curzio MALAPARTE (pseud. di Kurt Erich Suckert, Prato 1898 – Roma 1957). – 1307. Das Kapital precedéé Du coté de chez Proust. Roma-Milano, Aria d’ Italia, 1951. In 16°, pag 360. … scritta “”Malaparte le scrisse in francese””. Per un parallelo letterario con la prima, cfr. Mio marito Carlo Marx di Indro Montanelli (1954) – 1318. Lenin buonanima. Firenze, “”Opere di C. Malaparte””, Vallecchi Editore, 1962. In 16° pag 382 … . L’ opera apparve già nel 1932 in francese; l’ autore, avendo smarrito il testo originale, non volle eseguire una propria “”ritraduzione”” in italiano, che fu affidata solo nel 1950 a Paola Ojetti, per incarico di Daria Guarnati. In seguito fu fortunosamente ritrovato l’ originale, e il presente vol., curato da Enrico Falqui, rispecchia fedelmente la prima stesura, riportando le varianti dell’ ed. francese.”,”ITAB-159″
“AURIOL Vincent a cura; saggi di Gaston POULAIN Georges BASTIDE René FROMILHAGUE Frederic MAURO Rolande TREMPE’ Daniel LIGOU Jacques GODECHOT Daniel FAUCHER Vincent AURIOL”,”Jean Jaures.”,”Saggi di Gaston POULAIN, Georges BASTIDE, René FROMILHAGUE, Frederic MAURO, Rolande TREMPE’, Daniel LIGOU, Jacques GODECHOT, Daniel FAUCHER, Vincent AURIOL.”,”JAUx-016″
“AUROBINDO Sri”,”Les fondements de la culture indienne.”,”Sri AUROBINDO è stato con Lokamanya TILAK, la figura emblematica della lotta per l’ indipendenza durante gli anni 1905-10. I suoi articoli infiammarono l’India intera. L’A divenne per gli inglesi “”l’ uomo più pericoloso dell’ India””. Imprigionato, poi minacciato di deportazione, dal 1910 si consacrerà solo allo yoga.”,”INDx-023″
“AUSLANDER Shalom”,”A dio spiacendo.”,”Shalom Auslander è nato e cresciuto a Monsy, New York. Ha scritto per le testate ‘New Yorker’, ‘Esquire’, ‘New York Times Magazine’ e collabora regolarmente alla trasmissione radiofonica ‘The American Life’.”,”VARx-016-FMDP”
“AUSTIN Victor, a cura”,”La guerre de Sécession.”,”Nord: la propaganda di guerra. “”Per reclutare dei volontari, c’erano vari metodi. Nel 1861, chiunque avesse fatto parte dell’ esercito regolare poteva prendere l’ iniziativa di far circolare una lista di arruolamento allo scopo di raccogliere delle firme. Aveva allora grandi probabilità di ottenere la carica di capitano. (…) A volte, in queste riunioni, il patriottismo era così ben esaltato attraverso il dispiegamento di bandiere, musica, canti militari, eloquenza bruciante degli oratori, che una quota di una città poteva essere ottenuta in meno di un’ ora. Era sufficiente che un uomo desse il segnale iscrivendo il suo nome, si ci congratulasse con lui posto sulla strada e acclamato da tutti come l’ eroe del giorno, perché un secondo, un terzo, un quarto seguissero; e per finire c’era una vera corsa ad iscriversi nella lista di arruolamento.”” (pag 60-61)”,”USAQ-034″
“AUTHIER D. BARROT J.; saggi di Heinrich LAUFENBERG, Fritz WOLFFNHEIM, Hermann GORTER, Henriette ROLAND-HOLST, Anton PANNEKOEK”,”La sinistra comunista in Germania.”,”Parte 2°: saggi di Heinrich LAUFENBERG, Fritz WOLFFNHEIM, Hermann GORTER, Henriette ROLAND-HOLST, Anton PANNEKOEK. Temi trattati: sinistra tedesca anni 1930 questione russa, nazismo e fascismo, crisi mortale, fondamenti e contenuti comunismo Contiene: Note sul “”nazional-bolscevismo””. (pag 137-139)”,”MGER-017-B”
“AUTHIER Denis e Gilles DAUVE’ a cura; testi di APPEL Jan GORTER Hermann LAUFENBERG Heinrich MEYER Ludwig PANNEKOEK Anton PFEMFERT Franz RÜHLE Otto REICHENBACH Bernhard SCHWAB Alexander WOLFFHEIM e altri”,”Ni parlement ni syndicats: Les Conseils ouvriers! Les communistes de gauche dans la Révolution allemande (1918-1922).”,”Altra opera di Denis AUTHIER e Gilles DAUVE’ : La Gauche communiste en Allemagne 1918-21, Payot, 1976 (D. Authier si presentava con il nome di Jean BARROT APPEL Jan GORTER Hermann LAUFENBERG Heinrich MEYER Ludwig PANNEKOEK Anton PFEMFERT Franz RÜHLE Otto REICHENBACH Bernhard SCHWAB Alexander WOLFFHEIM”,”MGER-105″
“AUTIN Jean”,”Les Frères Pereire. Le bonheur d’entreprendre.”,”ex-libris T. Albertocchi Ritardo francese nel mercato dei capitali rispetto all’Inghilterra “”(…) C’est l’abondance de capitaux qui anime toutes les entreprises et le bon intêret de l’argent est tout à la fois l’effet et l’indice de l’abondance des capitaux”” [Turgot, ‘Reflexions sur la formation et la distribution des richesses’, 1765]. Ma que peut-on attendre de la Banque de France? Dirigée par des viellards et des bourgeois nantis, elle a adopté et maintient une politique timorée, conservatrice et stérilisante. Au lieu d’accepter des effets à deux signatures seulement et de faciliter la création de comptes courants elle se replie sur son monopole et n’irrigue pas le corps économique. Pourquoi, à l’instar de la Banque d’Angleterre et de la Banque fédérale américaine, ne crée-t-elle pas quelque 30 ou 40 succursales dans les principales villes de province? Emile Pereire est un jour fort cinglant: Les capitaux, écrit-il, ne manquent pas, mais on ne cherche pas à en diriger l’emploi d’une manière large, générale; à les attirer vers des centres pour de là les répandre avec intelligence et ‘mesure’ (3) dans les diverses branches de la production, selon les besoins que chacun éprouve. C’est là l’office des banques et la France n’en a pas (1)””. L’économiste Adolphe Blanqui, frère du révolutionnaire, lui fait écho de façon non moins pittoresque: “”les capitaux anglais sont mobiles, énergiques, confiants; les nôtres sont moroses, craintifs, apoplectiques, ils ont peur de tout…””. A que l’aîné des Pereire rétorque, de façon non moins redoutable: “”Le meilleur moyen d’éloigner toutes les réclamations et de mettre hors de toute critique le monopole de la Banque, est de la rendre profitable au public”” (2)”” (pag 41-42) (1) Le National, 2 novembre 1834 (2) Le National, 25 janvier 1833 Definizione. Il mercato dei capitali si distingue dal mercato monetario per via della connotazione temporale, sui primi avvengono le emissioni e le negoziazioni si strumenti a medio/lungo termine, mentre sul secondo avviene il trasferimento di fondi a breve termine. Sono transazioni di mercato dei capitali quelle su azioni (che avvengono generalmente all’interno di mercati regolamentati quali ad esempio il MTA gestito da Borsa Italiana) e su titoli di debito a medio-lungo termine (che possono avvenire su mercati regolamentati, quali MOT ed EuroMot gestiti da Borsa Italiana opure MTS gestito da MTS Spa, su mercati non regolamentati oppure bilateralmente). Il termine mercato dei capitali è a volte utilizzato in un’accezione più ampia come sinonimo di mercato finanziario. (f. la borsa italiana)”,”FRAE-049″
“AUZANNEAU Matthieu”,”Or noir. La grande histoire du pétrole.”,”Matthieu Auzanneau è direttore del Shift Project, think thak della transizione energetica. Des premiers puits américains jusqu’à nos jours, une passionnante relecture de l’histoire moderne à l’aune du lien, sans cesse resserré, qui unit l’homme au pétrole. Remarquablement documentée, emmenée sur un rythme haletant, cette grande histoire du pétrole se lit comme un roman. Depuis les premiers puits désormais à sec jusqu’à la quête frénétique d’un après-pétrole, du cartel secret des firmes anglo-saxonnes (les “” Sept Seurs “”) jusqu’au pétrole de schiste, Or noir retrace l’irrésistible ascension de la plus puissante des industries. Ce livre éclaire d’un jour inattendu des événements cruciaux – l’émergence de l’URSS, la crise de 1929, les deux guerres mondiales, les chocs pétroliers, les guerres d’Irak, la crise de 2008, etc. –, bousculant au passage beaucoup de fausses certitudes. Le pétrole, notre source primordiale et tarissable de puissance, est présent à l’origine des plus grands déchaînements du siècle passé. Or la fin de ce carburant de l’essor de l’humanité devrait se produire bien avant que ce siècle ne s’achève. De gré ou de force. Et nul ne peut dire où cette fin va nous conduire… Prix Spécial 2016 de l’Association des Economistes de l’Energie”,”ECOI-403″
“AUZIAS Jean-Marie”,”La Philosophie et les techniques.”,”AUZIAS è Agrégé de l’Université”,”FILx-143″
“AVAGLIANO Lucio”,”Stato e imprenditori in Italia. Le origini dell’ Iri.”,”””Nell’ opinione di Raffaele Mattioli, l’ intervento dello Stato reso necessario dalla crisi del ’30-’31, non avrebbe potuto essere più organico e migliore. L’ IRI controllava le sue banche come si controlla una normale partecipazione, non vi erano stati cioè interventi discriminatori, ma piena responsabilità e libertà lasciata alle medesime. Tale indipendenza era anche basata su elementi obbiettivi “”perché l’ IRI, quando ha assunto il controllo delle banche, per prima cosa ha vietato nel modo più assoluto a queste banche di fare operazioni che, comunque, potessero avere carattere finanziario.””. L’ intervento – continua Mattioli – aveva dato ottimi risultati, anche per “”aprire uno spiraglio verso la possibilità di un’ economia semipianificata””, mentre aveva in parte mancato al suo compito la Banca d’ Italia, che avrebbe dovuto impartire direttive ragionate alle aziende bancarie, e non lasciare che queste agissero per loro conto, controllandole solo attraverso l’ andamento dei bilanci””. (pag 125)”,”ITAE-136″
“AVAGLIANO Mario PALMIERI Marco”,”Di pura razza italiana. L’Italia «ariana» di fronte alle leggi razziali.”,”Marco Palmieri giornalista e storico è membro dell’Istituto Romano per la Storia d’Italia dal Fascismo alla Resistenza e della SISSCO . Ha pubblicato tra l’altro con Mario Avagliano ‘Gli internati militari italiani. Diari e lettere dai lager nazisti, 1943-1945’ (2009) e ‘Gli ebrei sotto la persecuzione in Italia’ (2010), ‘Voci dal lager. Diari e lettere di deportati politici, 1943-1945’ (2012). Marco Avagliano giornalista e storico è membro dell’Istituto Romano per la Storia d’Italia dal Fascismo alla Resistenza e della SISSCO. Tra i suoi libri più recenti ‘Generazione ribelle. Diari e lettere dai lager nazisti, 1943-1945’ (2006). La proliferazione degli intellettuali razzisti (pag 171). L’insofferenza verso gli ebrei si propaga a macchia d’olio. Attorno agli ebrei si va il vuoto (pag 227) “”Le voci sulla corruzione degli addetti alle pratiche sono riportate anche in diari dell’epoca. Il 2 marzo 1940 Piero Calamandrei annota nel suo taccuino: «Il prof. Redenti mi diceva ieri gli sconci che succedono per il Tribunale della razza. Più di 50 domande di ebrei che chiedono di dimostrare di essere figli di puttane, cioè figli adulterini di padre ariano. E ci sono avvocati e funzionari che guadagnano fior di quattrini su queste speculazioni» (82). Peraltro le pratiche di discriminazioni sono lunghe e laboriose e intorno ad esse si addensano «vendite di fumo, di intimidazioni, di soprusi» (83). Ma nel frattempo che la burocrazia fa il suo lento corso, gli ebrei ci rimettono lavoro e condizioni di vita. Anche questo è sotto gli occhi di tutti, come rivela un informatore della polizia che raccoglie queste notizie: «Non vi sono fra gli ebrei solamente i ricchi, che hanno comunque beni stabili da tutelare e altre categorie di attività, ma vi sono anche coloro che difendono l’unica loro attività di lavoro, il posto in una qualche azienda anche privata, che permette loro di vivere, pare che in vari di questi casi, non sia contemplato, o non sia esplicitamente detto, che coloro che hanno in corso la pratica di discriminazione, non possono esser toccati, fino a quando non giunga o no il decreto favorevole. Secondo quanto abbiamo sentito, vi sarebbero aziende che danno un termine preciso, per licenziare i loro dipendenti, giunga o no il decreto favorevole. Queste ditte non si vogliono curare che l’interessato abbia dimostrato di aver in corso la pratica corredata da tutti i documenti e inoltrata dalle autorità prefettizie al Ministero competente e provvedono secondo la loro veduta» (84). Furono circa novemila gli ebrei che alla fine resteranno esclusi da tale beneficio. Una sofferenza nella sofferenza, che porterà a volte a scelte disperate e sacrificali”” (pag 199-200) [Marco Avagliano e Marco Palmieri, ‘Di pura razza italiana. L’Italia «ariana» di fronte alle leggi razziali’, Baldini e Castoldi, Milano, 2013]”,”EBRx-092″
“AVALLI Carlo”,”La questione storica dell’unità italiana.”,”Il volume raccoglie articoli in parte già pubblicati su ‘Lotta Comunista’ da marzo 2015 a novembre 2017 e in parte inediti.”,”ELCx-237″
“AVANTAGGIATO-PUPPO Franca”,”Gli armistizi francesi del 1940.”,”Il caso della flotta francese. “”Questione molto dibattuta è se il problema della flotta fu sollevato dal gen. Weygand. Secondo Bouthillier, Baudouin, e lo stesso Weygand, il generalissimo avrebbe consigliato di porre la flotta francese al riparo nei porti del nord Africa prima che iniziassero i negoziati per l’armistizio, ma questa proposta avrebbe sollevato l’opposizione di Campinchi, Monnet e Marin, che temevano di compromettere la possibilità di un armistizio, essendo quasi sicuramente la consegna della flotta una condizione essenziale per la Germania. Al che Weygand, appoggiato da Darlan, avrebbe risposto che nemmeno una nave da guerra doveva essere consegnata al nemico, a costo di causare il fallimento delle trattative per l’armistizio. Secondo Lebrun sarebbe stato invece Frossard a proporre di esaminare la sorte della flotta da guerra. Reynaud ha smentito categoricamente ogni intervento del gen. Weygand relativo alla flotta. Questa è pure l’opinione di Marin, che si è assunto il compito di avvalorarla, ponendo la stessa domanda per iscritto ai vari ministri e più tardi interrogando diversi testimoni nella sua qualità di presidente della Commissione Parlamentare d’Inchiesta. Monnet rispose che non si parlò affatto della flotta e la sua affermazione è stata confermata dai ministri Laurent-Eynac, Queuille, Rio e Reynaud. Altri invece, come Sérol, Rollin, Pernot, Julien, Dautry ed il presidente della Repubblica, affermarono di non ricordarsi di una proposta in tal senso fatta dal gen. Weygand. Il solo Pomaret ha sostenuto che il generalissimo consigliò realmente di mettere in salvo la flotta e che solamente Campinchi si oppose, mentre egli non lo aveva né appoggiato né avversato, perché non aveva afferrato l’importanza delle questione e riteneva che se la flotta fosse uscita dai porti della Francia, le condizioni dell’armistizio sarebbe state ancora più dure. Mandel infine avrebbe riferito all’ambasciatore britannico Campbell che il gabinetto francese aveva discusso la sorte della flotta nell’eventualità di un armistizio, ma che la discussione non aveva portato ad alcuna conclusione benché la maggioranza fosse favorevole ad un affondamento della flotta nel caso che la risposta di Roosevelt all’appello di Reynaud fosse stata negativa”” (pag 120-122) Gli armistizi francesi del 1940 (by Franca Avantaggiato Puppo, Giuffré, Milano). (Rassegna di lettere) Prefazione al libro della Puppo, di Mario Toscano Nel corso della recensione viene citato il volume di Elisabeth Wiskemann che ricostruisce il quadro dei difficili rapporti tra l’Italia e i Terzo Reich dal titolo ‘L’asse Roma-Berlino’ Sintesi dei piani militari dei due avversari L’autrice tratta dei due armistizi della Francia con la Germania e l’Italia Il piano tedesco fu preparato da Manstein ma Hitler ebbe il merito di averlo fatto applicare nonostante il parere avverso dell’ OKH (Oberkommando des Heeres), il comando supremo tedesco. E’ destino delle grandi battaglie di avere ascendenza incerta se se si concludono con una vittoria L’autrice rileva l’età avanzata dei capi francesi: Weygand, 73 anni, era fuori dall’epoca in cui viveva e Petain (84 quando divenne capo dello Stato) erano rimasti ancorate a superate forme di arte militare. Viene anche ricordata la stupefacente proposta di De Gaulle di ‘unione indissolubile. a tutti gli effetti’ fatta a Londra e appoggiata da Churchill Quando Mussolini dichiarò guerra alla Francia, la domanda di armistizio di questa lo sorprese, lo rese scontento e turbato, avrebbe pronunciato la frase “”questa volta dichiaro la guerra ma non la faccio”” Estrema mitezza delle richieste italiane e rinuncia ad occupare la Tunisia La guerra sembrava finita ma invece era appena cominciata I due armistizi accentuarono la volontà di resistenza della Gran Bretagna”,”QMIS-366″
“AVARNA-DI-GUALTIERI Carlo a cura; AVARNA Giuseppe BOLLATI Riccardo”,”Il carteggio Avarna-Bollati. Luglio 1914 – Maggio 1915.”,”””Assai opportuna è (…) la pubblicazione curata con reverenza filiale del generale Carlo Avarna, duca di Gualtieri, della corrispondenza sconosciuta sinora in cui due diplomatici, estranei entrambi alla politica di partiti, servitori fedeli del Paese, conoscitori profondi dei problemi internazionali, diversi per origini ed abitudini di vita, dotati di temperamento dissimile, si scambiano le loro idee e le loro preoccupazioni dalle quali traspare lo stesso travaglio sentimentale, l’intimo tormento per quanto accadeva in Italia dopo la dichiarazione di guerra dell’Austria-Ungheria alla Serbia e la pazzesca attitudine assunta da vari Stati che, anzichè adoperarsi per circoscrivere il conflitto o evitare per lo meno che si estendesse soverchiamente, si buttarono nella mischia con voluttà come se si trattasse di partecipare ad un festino e non già ad un orrendo massacro. Entrambi erano pervasi dal timore che la guerra in cui l’Italia avrebbe dovuto finire per entrare creasse fatalmente situazioni internazionali che potessero riuscire funeste, forse fatali per il nostro Paese. (…) Avevano in comune entrambi questi diplomatici una, dirò così, lacuna: la loro carriera non si era mai svolta nei paesi anglosassoni talchè non avevano avuto agio di approfondire la mentalità britannica ed americana che riusciva loro difficile comprendere attraverso la lettura, dato che conoscevano solo ad un dipresso la lingua inglese. Possedevano però un’ampia visione dei problemi internazionali, con particolare riguardo a quelli balcanici che alla fine del secolo scorso ed allo inizio dell’attuale costituivano il substrato della politica estera mondiale. Entrambi consideravano quanto avveniva nel turbolento settore del Vicino Oriente non solo come interessanti episodi di storia contemporanea , ma come altrettanti elementi da tenere presenti e da vagliare onde evitare che l’Italia si trovasse un giorno a dover fronteggiare due forze di molto superiori alla propria: il pangermanesimo e il panslavismo. Entrambi scorgevano nell’esistenza di una Austria-Ungheria vitale e forte il mezzo per evitare che tutti i tedeschi si unissero in un solo blocco per imporre poi la propria volontà all’Europa e che, smembrandosi il mosaico di nazionalità ch’era la monarchia asburgica, avessero vita e soprattutto nutrissero aspirazioni nazionaliste altri Stati slavi che, in epoca più o meno vicina, avrebbero finito per cadere tutti nell’orbita della Russia. Non altrimenti aveva pensato e conseguentemente agito il principe di Bismarck, di cui nessuno porrà certo in dubbio il proposito di fare grande la Germania. Eppure, egli, quando fu vincitore dell’Austria, si guardò bene dall’annientarla e rinunciò ad annettere alla Germania i sudditi tedeschi dell’Imperatore Francesco Giuseppe perchè si rendeva conto che la scomparsa dell’Austria avrebbe innanzi tutto sconvolto l’equilibrio sul quale si basava la politica europea, suscitato problemi di soluzione assai ardua e rafforzato in ogni caso il panslavismo che si sarebbe estero paurosamente verso il centro dell’Europa”” (pag V-VI, VIII-IX) [dalla prefazione di Vittorio Cerruti]”,”QMIP-016-FV”
“AVELING Edward B.”,”Die Darwin’sche Theorie. I. Die Entwicklungstheorie. II. Die Abstammung des Menschen. III. Affe und Mensch.”,”Dello stesso autore: E.B. AVELING, The Students Darwin. LONDON, 1881 pag XII 339. L’A ha insegnato (fellow) all’ University College di London.”,”SCIx-164″
“AVELING Edward Bobbins”,”The Students’ Marx. An Introduction to the study of Karl Marx’s Capital.”,”In appendice profilo biografico e bibliografia di E.B. AVELING a cura di M. SAHA pag VII appendice vicenda opinioni religiose di Charles DARWIN (ateismo) rapporto con E.B. AVELING. “”Colonie. In Europa Occidentale, abbiamo un regno già compiuto del capitale. Nelle colonie, il regime capitalista entra in collisione con la resistenza del produttore, che preferisce impiegare la sua forza lavoro da sé. Per cui, nelle colonie, l’ economista politico proclama ciò che nega in Europa,ovvero: che la produzione capitalistica è impossibile senza l’ espropriazione dei lavoratori.”” (pag 173)”,”MADS-402″
“AVELING Edward”,”Charles Darwin and Karl Marx: A Comparison.”,”Edward Aveling, D. Sc. Lond., Fellow of University College, London Metodo di lavoro: generalizzazioni; profondità delle conoscenze, carattere “”There are five stages in scientific work: observation, experiment, recordal, reflection, generalisation. Through all these five stages Darwin and Marx, as scientific men, went. Darwin, as we have seen, observed and experimented upon plants and animals for twenty-eight years before he announced his great discovery. He recorded the results of these observations and experiments. In his study at Down, besides the printed books, the microscopes, the pots and pans in which his experiments were going on, there were countless note-books containing the record of what he had observed, read of, and seen as the result of experiment. Upon this record he reflected, and as the result of his reflection made a generalisation, or rather a series of generalisations. This last and highest stage in scientific work is only reached by the highest. Many others can observe, experiment, record, and reflect. But only the rarer souls can generalise ; that is, can draw out of the multitude of observed and recorded phenomena some one connecting, unifying principle, some golden thread linking together all the multitude of details and producing order out of chaos. These generalisations, these verbal expressions of some general principle running through a mass of individual facts, are often badly called “”laws of nature””. The misfortune of the name is that ordinary people think that there is something in common between a law of nature and a law of government or of society. Perhaps the only thing they have in common is the misleading name “”law””. A law of nature is a generalisation, i.e., the verbal expression of certain observed sequences or coincidences in natural phenomena. A law of society or of government is a decree promulgated by the society or the government to direct the conduct of human beings. Hence, only very loose thinking could give rise to the fallacy that a law of nature implies a law-giver. To avoid the possibility of that loose thinking it would be better to drop altogether the phrase “”law of nature”” and to use only the word “”generalisation””. (…) “”Another difference between the two is that Marx was the more universal man. Darwin was a geologist and biologist pure and simple. He read with difficulty any other language than his own, and, as far as I know, spoke no language but English. He confessed to me personally that he had no read Shakespeare for many years. His letter already quoted shows that economic science was not studied by him. On the other hand, Marx read practically every European language, and wrote and spoke perfectly, English, French, and German. His knowledge of the general literature of all countries was immense”” (…) “”Indirectly, a great deal has already been said about the characters of Darwin and Marx. Their physical appearance was in harmony with those characters. Both were men of singularly commanding presence as well as personality. Their faces, even as only known to us by portraits, are full of remarkable strength and beauty. Compare, for example, the pictures of Darwin with, say, those of the various gentlemen who profess to satisfactorily reconcile the teachings of Darwin with those of the orthodox people. Or compare the head of Marx with, say, that of the present German Emperor. Head, eyes, body, manner, with both these men proclaim them kings among men; whilst the others possess only the ordinary characteristics or ordinary citizens. In both Darwin and Marx there was that beautiful modesty without affectation characteristic of the highest minds. They had none of the affected mock modesty that you and I suffer from. And their moral character was on the same level with their intellectual character. Truth, rectitude, purity, marked those characters. They both seemed to have an instinct for what is right in life as well as in science. Altogether two very beautiful natures. And therefore necessarily the subject of calumny and misrepresentation. Their critics were not content with attacking their theories. They assailed the men in their private characters. The foulest statements were made about the private lives of both men. And in the case of Marx at a time when no newspaper in Europe would open its columns to any refutation of the calumnies. However, Darwin and he lived it all down ; and – this rare – outlived it. Before their death the world knew them both, not as their intimates knew them, but as men of the very highest and most irreproachable moral character”” [Edward Aveling, ‘Charles Darwin and Karl Marx: A Comparison’, The New Century Review’, March-April, 1897] (pag 5-12-13) Edward Aveling (wikip) From Wikipedia, the free encyclopedia Edward Aveling Aveling-Edward.jpg Born Edward Bibbins Aveling November 29, 1849 London Died August 2, 1898 (aged 48) Battersea Education University College London Occupation biologist, writer, politician, translator, zoologist Edward Bibbins Aveling (29 November 1849 – 2 August 1898) was a prominent English biology instructor and popular spokesman for Darwinian evolution, atheism, and socialism. Aveling was the author of numerous books and pamphlets and was a founding member of the Socialist League and the Independent Labour Party. For many years he was the partner of Eleanor Marx, the youngest daughter of Karl Marx. Biography[edit] Early years[edit] Aveling was born on 29 November 1849 in Stoke Newington, the fifth of eight children of Rev. Thomas William Baxter Aveling (1815–1884), a Congregationalist minister, and his wife, Mary Ann (d. 1877), daughter of Thomas Goodall, farmer and innkeeper, of Wisbech, Cambridgeshire. Aveling attended Taunton School, and in 1867 began to study medicine at University College London. He graduated with a BSc degree in Zoology in 1870.[3] Aveling began teaching biology and lecturing in science at King’s College London but was unable to advance due to his atheism and avowed leftist views. He subsequently lectured on Anatomy and Biology at the London Hospital until 1882.[4] On 30 July 1872, Aveling married the heiress Isabel Campbell Frank (22 November 1849 – September 1892), but the marriage lasted only two years before they separated amicably. According to Aveling, the cause of the split was that Isabel could not abide his atheist views, although there were rumours that he had married her for her money. From 1872 to 1876 Aveling was a teacher of elementary physics and botany at the North London Collegiate School for Girls. In 1880, Aveling delivered over a hundred freethought lectures and was made a vice-president of the National Secular Society. He edited the secular humanist magazine, The Freethinker when its founding editor George William Foote was imprisoned for blasphemy in 1883. Political career[edit] In 1884, Aveling became the partner of Eleanor “”Tussy”” Marx, the daughter of Karl Marx, and thus was thrust into the inner circle of British socialism. Later in 1884, Aveling and Eleanor were both elected to the Executive Council of the Social Democratic Federation. This position proved temporary, because the couple separated from the SDF at the end of the year along with William Morris and Belfort Bax in the acrimonious split which formed the Socialist League. In 1884, Frederick Engels enlisted Aveling to help in translating the first volume of Karl Marx’s book Das Kapital.[4] Aveling also achieved some small success as a playwright under the pen-name Alec Nelson.[4] In the autumn of 1886, Aveling and Eleanor Marx toured the United States, lecturing on behalf of the Socialist Labor Party. After their return, they wrote a book for British readers detailing the situation of the left-wing political movement and trade unions in the US, which they said was populated by “”unconscious socialists,”” people who shared socialist values but disclaimed socialist ideas. Aveling and Marx wrote: The mass of American Workers had scarcely any more conception of the meaning of Socialism than had ‘their betters.’ They also had been grievously misled by capitalist papers and capitalist economists and preachers. Hence it came to pass that after most of our meetings we were met by Knights of Labour, Central Labour Union men, and members of other working-class organisations, who told us that they, entering the place antagonists to Socialism as they fancied, had discovered that for a long time pas they had been holding its ideas.[5] During his time in the Socialist League Aveling wrote and translated various socialist texts but nonetheless remained personally unpopular in the movement, the object of a steady steam of gossip and accusations. In August 1888, the branch to which Aveling and Marx belonged separated from the anarchist-dominated Socialist League in favour of an independent existence as the Bloomsbury Socialist Society.[4] After leaving the Socialist League, Aveling became active in the Gasworkers’ Union, for whom he served as an auditor.[6] Aveling was a founding member and was elected to the Executive Committee of the Independent Labour Party by the 1893 Conference which established the organisation. He left that group to rejoin the Marxist Social Democratic Federation in 1896, despite his long-standing personal and political quarrel with SDF leader Henry Hyndman.[6] Playwright[edit] Under the pen name Alec Nelson, Aveling wrote several successful plays,[7] including an adaptation of Nathaniel Hawthorne’s The Scarlet Letter that premiered in London in May 1888. By August, he was supervising the mounting of three different plays in New York, Chicago, and, in the words of Engels, “”God knows where besides.””[8] Writings on Science[edit] From his standpoint as a comparative anatomist Aveling easily accepted Darwin’s theory of evolution by natural selection. As an atheist he eagerly promoted the division between some evolutionists and some Christians. His colourful writings on Darwinism were widely read by the general public. However, some of the arguments that he constructed himself were not widely accepted amongst the scientific community; he says, for example, that “”the special creation of a species of animal or plant is not thinkable”” because it would contravene the principle that both matter and energy are conserved.[9] Later life, death, and legacy[edit] In 1897, Aveling left Marx and on 8 June that year secretly married an actress, Eva Frye, using his pen-name “”Alec Nelson””. He returned to Marx when he was struck down with kidney disease. After nursing him for some time, Eleanor Marx committed suicide mainly due to his infidelity. A coroner’s inquest delivered a verdict of “”suicide while in a state of temporary insanity,”” clearing Aveling of criminal wrongdoing, but he was widely reviled throughout the socialist community as having caused Eleanor to take her life.[10] It has even been suggested that Aveling might have murdered her.[11] Aveling died four months later, on 2 August 1898, in Battersea of kidney disease.[6] He was 48. His body was cremated at Woking Crematorium, Surrey, three days later. Despite his prominence as a member of the fledgling British Marxist movement, no representatives of the Socialist or Labour movements were present at the funeral due to the widely held belief that he was responsible for Eleanor Marx’s death. Aveling was also disliked by many of his contemporaries for his tendency to borrow money from everyone. A biographer of Eleanor wrote in 1976: The truth is that in moral terms Aveling presented something akin to an optical illusion: looked at in one light, he could be seen as feckless, happy-go-lucky but fundamentally sound; in another, as an unmitigated scoundrel. What, however, could not escape notice from any angle was his infinite propensity to borrow money, which age could not wither nor — more surprisingly — custom stale. He might be cheated…so that resigning from the Secular Society he was loaded with debt. Yet this hardly accounts for his habit of borrowing from the rich, the poor and the positively indigent for trifling amounts — though sometimes cleaning them out — since he never at any time — and this in an age of ostentatious spenders… — lived in a style above that of any other middle-class socialist who had neither business interests nor inherited wealth. * * * It is not uncommon to come across individuals from whose company and a small sum of money one simultaneously parts. This compulsion to borrow is not easy to explain in those who are neither on their beam ends nor aspire to high living.””[12] Although he had numerous relationships with women, as far as is known, Aveling had no children. Footnotes[edit] Jump up ^ Bergman, Jerry (2011). The dark side of Charles Darwin a critical analysis of an icon of science. Green Forest, Ark.: Master Books. p. 48. ISBN 9781614580096. Jump up ^ Richard Dawkins (2015). Brief Candle in the Dark: My Life in Science. Random House. p. 253. ISBN 9781448169979. Jump up ^ Paul Henderson, “”Edward Bibbens Aveling”” in A. Thomas Lane (ed.), Biographical Dictionary of European Labor Leaders. In Two Volumes. Westport, CT: Greenwood Press, 1995; pg. 36. ^ Jump up to: a b c d Henderson, “”Edward Aveling,”” pg. 36. Jump up ^ Edward Aveling and Eleanor Marx Aveling, The Working-Class Movement in America. Enlarged Second Edition. London: Swan Sonnenschein & Co., 1891; pp. 21–22. ^ Jump up to: a b c Henderson, “”Edward Aveling,”” pg. 37. Jump up ^ A History of English Drama 1660–1900: Late 19th Century Drama 1850–1900 by Allardyce Nicoll, p.246 Jump up ^ Friedrich Engels, Paul Lafargue, Laura Lafargue. Correspondence vol. 2: 1886–1890, translated by Yvonne Kapp. Moscow: Foreign Languages Publishing House, 1960. p. 121, 140. Jump up ^ Aveling, Edward B, The Darwinian Theory, London: Progressive Publishing 1884: 26 Jump up ^ Matthew Gwyther: Inside story: 7 Jew’s Walk. In: The Daily Telegraph. 23 September 2000 Jump up ^ Wilson, A N, God’s Funeral, London: John Murray 1999: 293-4. Jump up ^ Yvonne Kapp, Eleanor Marx: Volume Two. New York: Pantheon Books, 1976; pp. 205–206. Publications by Edward Aveling[edit] Writings[edit] Why I Dare Not Be a Christian. London: Freethought Publishing Co., n.d. [1881]. Irreligion of Science. London: Freethought Publishing Co., n.d. [1881]. The Wickedness of God. London: Freethought Publishing Co., n.d. [1881]. The Creed of an Atheist. London: Freethought Publishing Co., n.d. [1881]. The Student’s Darwin. London: Freethought Publishing Co., 1881. The Plays of Shakspere… : The Substance of Four Lectures Delivered at the Hall of Science, London. London: Freethought Publishing Co., n.d. [1881]. Biological Discoveries and Problems. London: Freethought Publishing Co., n.d. [c. 1881]. God Dies, Nature Remains. London: Freethought Publishing Co., n.d. [c. 1881]. Science and Secularism. London: Freethought Publishing Co., 1882. Botanical Tables: For the Use of Students. London: Freethought Publishing Co., n.d. [1882]. A Godless Life: The Happiest and Most Useful. London, A. Besant and C. Bradlaugh, 1882. Science and Religion. London, A. Besant and C. Bradlaugh, n.d. [1882]. On Superstition. London, A. Besant and C. Bradlaugh, n.d. [c. 1882]. The Borderland Between Living and Non-Living Things: A Lecture Delivered Before the Sunday Lecture Society, on Sunday Afternoon, November 5, 1882…”” London: Sunday Lecture Society, 1882. General Biology: Theoretical and Practical. London: n.p., 1882. The Religious Views of Charles Darwin. London: Freethought Publishing Company, 1883. The Darwinian Theory. London: Progressive Publishing Company, n.d. [c. 1883]. Christianity and Capitalism. With Charles L Marson and Stewart D Headlam. London: Modern Press, 1884. The Curse of Capital. London: Freethought Publishing Co., 1884. The Darwinian Theory: Its Meaning, Difficulties, Evidence, History. London: Progressive Publishing Co., 1884. The Origin of Man. London: Progressive Publishing Co., 1884. The Factory Hell. With Eleanor Marx Aveling. London: Socialist League Office, 1885. Monkeys, Apes and Men. London: Progressive Publishing Co., 1885. The Woman Question. With Eleanor Marx Aveling. London: Swan Sonnenschein & Co., 1886. Chemistry of the Non-Metallics. London : J. Hughes, 1886. Natural Philosophy for London University Matriculation. London: n.p., 1886. Darwin Made Easy. London: Progressive Publishing Co., 1887. Mechanics and Experimental Science as Required for the Matriculation Examination of the University of London..”” London: n.p., 1887. The Working Class Movement in America. With Eleanor Marx Aveling. London: Swan Sonnenschein & Co., 1887. Second Edition, 1891. Shelley’s Socialism: Two Lectures. With Eleanor Marx Aveling. London: privately published, 1888. Key to Mechanics. London: Chapman and Hall, 1888. Key to Chemistry. London: Chapman and Hall, 1888. Mechanics, and Light and Heat: For London University Matriculation. London : W. Stewart & Co., n.d. [1888]. Mechanics and Experimental Science as Required for the Matriculation Examination of the University of London: Magnetism and Electricity. London: Chapman and Hall, 1889. An Introduction to the Study of Botany. London: Swan Sonnenschein & Co., 1891. The Students’ Marx: An Introduction to the Study of Karl Marx’ Capital. London: Swan Sonnenschein & Co., 1892. An Introduction to the Study of Geology, Specially Adapted for the Use of Candidates for the London B.Sc. and the Science and Art Department Examinations. London: Swan Sonnenschein & Co., 1893. Wilhelm Liebknecht and the Social-Democratic Movement in Germany. London: Twentieth Century Press, n.d. [1896]. Charles Darwin and Karl Marx: A Comparison. London: Twentieth Century Press, n.d. [c. 1897]. Translations[edit] L.A. Tikhomirov, Russia: Political and Social. London: Swan Sonnenschein & Co., 1888.”,”MADS-719″
“AVENARIUS Richard a cura di Antonio VERDINO”,”Critica dell’ esperienza pura.”,”L’ opera di AVENARIUS è apparsa tra il 1888 e il 1890 e fu la più articolata ed esauriente presentazione delle idee e delle tesi dell’ empiriocriticismo.”,”FILx-113″
“AVENAS Denise”,”Economia e politica nel pensiero di Trotsky. La legge dello sviluppo ineguale e combinato e la rivoluzione permanente.”,”””La teoria della rivoluzione permanente, intesa nel senso della fusione della tappa democratica con la dittatura del proletariato, in ultima analisi non era che l’espressione di una nuova comprensione della teoria della rivoluzione per tappe, intesa come il processo storico generale dell’umanita”” (AVENAS pag 42)”,”TROS-011″
“AVENAS Denise”,”La pensée de Léon Trotsky.”,”Trotsky: divergenze con Lenin fino alla sua morte su questione organizzazione, partito, Che fare? “”Et Trotsky, après quelquers ultimes hésitations, rejoignit avec son groupe le parti bolchevik, dont il fut d’emblée considéré par Lénine comme l’un des dirigeants, appelé à jouer un rôle clef dans la révolution d’Octobre. “”Trotsky vint à Lénine comme à un maître dont il avait compris la force et l’importance bien plus tard que beaucoup d’autres, mais peut-être beaucoup plus complètement”” (15). Son ralliement en effet n’eut rien d’une conversion aveugle, il naquit d’une réflexion approfondie sur quinze années de lutte révolutionnaire. De ce fait, la conception trotskyste du parti a ses caractéristiques propres, même si elle se développe, après 1917, sur le même terrain principal que celle de Lénine. Trotsky se défit de son relatif spontanéisme, de son conciliationisme, et admit toute la portée des principes fondamentaux du léninisme en matière d’organisation: centralisation démocratique et sélection des militants. Cependant, son passé le rendit plus sensible que tout autre à l’impérieuse nécessit° du débat politique interne au parti, alors que les staliniens ne craignirent pas de transformer le centralisme démocratique en centralisme bureaucratique, transformant le léninisme en une conception dictatoriale du parti totalement étrangère au bolchevisme. Tout en mettant en garde contre la tentation de déduire du schéma léniniste sa caricature stalinienne, Trotsky maintint jusqu’à sa mort sa dénonciation de l’esprit “”comitard””, né d’une assimilation dogmatique des thèse de ‘Que Faire?'”” (pag 56-57) (15) ‘Histoire de la révolution russe, Seuil”,”TROS-276″
“AVENAS Dénise”,”Economia e politica nel pensiero di Trotskij.”,”‘Trotskij veniva a Lenin come a un maestro di cui aveva compreso la forza e il valore più tardi di molti altri, ma forse più profondamente’ L.D. Trotskij, Storia della rivoluzione russa. ‘Da quando Trotskij si era distaccato dai menscevichi, non vi era stato migliore bolscevico di lui’ Affermazione di Lenin riportata da I. Deutscher.”,”TROS-026-FL”
“AVENATI Carlo Antonio”,”Perché difendiamo l’indipendenza dell’Austria.”,”””L’unione con l’Austria è sempre stata considerata in Ungheria come un male necessario, un compromesso fra l’aspirazone all’assoluta indipendenza e le ferree leggi della realtà e del bisogno”” (pag 41) Opposizione all’Anschluss. “”Tuttavia avvenimenti più recenti, fra i quali è da ricordare l’assassinio del Cancelliere austriaco Dolfuss, campione e martire dell’indipendenza austriaca, commesso da gente che vanta – e non è stata a tutt’oggi sconfessata – una aperta solidarietà da parte degli uomini responsabili della Germania hitleriana, legittimando il dubbio che l”Anschluss’, fatale antecedente del problema dell’Alto Adige, non sia considerato fuori causa. Ora, poichè per noi italiani un problema dell’Alto Adige non esiste, non può esistere e non esisterà mai, è pacifico che la situazione ci impone l’obbligo di affermare ancora una volta – anche a prescindere da altri, validissimi motivi – la nostra recisa e precisa opposizione all’Anschluss””. (pag 59-60)”,”AUTx-001-FV”
“AVENEL Georges”,”Anacharsis Cloots. L’orateur du genre humain.”,”CLOOTS (Jean-Baptiste du Val-de-Grâce, barone di), soprannominato Anacarsi Cloots, uomo politico francese d’origine prussiana (Gnadenthal, presso Cleve, 1755 – Parigi 1794). Stabilitosi a Parigi nel 1776, partecipò al movimento dell’ Enciclopedia e nel 1785 pubblicò ‘I voti di un gallofilo’, in cui invocava per la Francia le ‘frontiere naturali’. Nel 1792, denominatosi ‘cittadino dell’umanità’ (sognava una repubblica universale) e ‘oratore del genere umano’, fu, tra i rifugiati politici in Francia, uno dei più veementi propugnatori della guerra di crociata. Naturalizzato francese ed eletto deputato alla Convenzione, divenne uno dei capi della fazione hebertista; proclamatosi ‘nemico personale di Gesù Cristo’, si dedicò con zelo all’opera di ‘scristianizzazione’. Accusato da Robespierre di aver partecipato al complotto hebertista, fu ghigliottinato. (RIZ)”,”FRAR-163″
“AVENEL Jean-David”,”Interventions alliées pendant la guerre civile russe (1918-1920).”,”AVENEL Jean-David è professore all’ università e direttore dell’ UFR Sciences sociales et de gestion de l’ Université d’ Evry-Val d’ Essonne. Ha insegnato in vari paesi dell’ ex-URSS e ha pubblicato una quindicina di opere in tre diverse collezioni.”,”RIRO-217″
“AVERARDI Giuseppe a cura”,”I grandi processi di Mosca, 1936-37-38. Precedenti storici e verbali stenografici.”,”Contiene cartina dei gulag con foto dei bambini denutriti trovati nei gulag.”,”RUSS-012″
“AVERARDI Giuseppe”,”Le carte del PCI. Dai Taccuini di Eugenio Reale la genesi di Tangentopoli.”,”AVERARDI Giuseppe è nato nel 1928 a Roma ove risiede. E’ stato deputato e senatore per più legislature, sottosegretario e membro del Consiglio d’ Europa. Giornalista, ha diretto per venticinque anni la rivista ‘Ragionamenti’ e ha pubblicato tra l’ altro ‘I grandi processi di Mosca’ (1977), ‘I socialisti democratici’ (1972), ‘Il Kominform’ (1991).”,”PCIx-065″
“AVERARDI Giuseppe”,”I socialisti democratici. Da palazzo Barberini alla costituente socialista.”,”ANTE3-55 Giuseppe AVERARDI è nato a Roma nel 1928. Ha fatto parte della direzione del partito socialista democratico italiano. E’ stato eletto deputato e membro del Consiglio d’Europa. Ha svolto anche la professione di giornalista. Ha studiato i problemi interni del movimento socialista.”,”ITAP-137″
“AVERARDI Giuseppe”,”I socialisti democratici. Da palazzo Barberini alla costituente socialista.”,”Giuseppe Averardi è nato a Roma nel 1928. Ha fatto parte della direzione del partito socialista democratico italiano. E’ stato eletto deputato e membro del Consiglio d’Europa. Ha svolto anche la professione di giornalista. Ha studiato i problemi interni del movimento socialista.”,”ITAP-005-FB”
“AVERARDI Giuseppe, a cura”,”I grandi processi di Mosca, 1936-1937-1938. Precedenti storici e verbali stenografici.”,”appendice due articoli di M. GORKI; La sorte dei comunisti italiani in URSS; La tragedia della famiglia di TROTSKI”,”RUSS-099-FL”
“AVERARDI Giuseppe CASANOVA Antonio G. TAMBURRANO Giuseppe BERTI Angiolo AGNESE Gino COHEN Stephen”,”Quel nodo Bucharin-Togliatti. In nome della classe operaia italiana. Un processo annunciato (Averardi); Una goccia di sangue nel rosso della bandiera (Casanova); Il Pci non può sfuggire la verità storica. Intervista a cura di Enrico Landolfi (Tamburrano); Non abbiamo aspettato gorbaciov noi socialdemocratici (Berti); Il centenario di Angelo Tasca il Bucharin italiano (Agnese); Interpretazione di Bucharin nell’opera di Stephen Cohen (Cohen). Documenti: I grandi processi di Mosca 1934-38.”,”Comitato di direzione della rivista mensile del Partito Socialista Democratico Italiano : Leo BIRZOLI Giuseppe DE-VERGOTTINI Emanuele EMMANUELE Mauro FERRI Corrado FIACCAVENTO Aldo GAROSCI Francesco GRISI Antonio LA-PERGOLA Piercarlo MASINI Matteo MATTEOTTI Flavio ORLANDI Gian Piero ORSELLO Cosmo Giacomo Sallustrio SALVEMINI Stefano SANDRI Leo SOLARI ‘Interpretazione di Bucharin nell’opera di Stephen Cohen. Dichiarandosi innocente di ogni crimine, Bucharin scrisse che accusarlo di essere un nemico della rivoluzione e un agente del capitalismo era come scoprire che l’ultimo zar “”avesse dedicato tutta la sua vita alla lotta contro il capitalismo e contro la monarchia, alla lotta a favore della rivoluzione proletaria””. Egli si appellava ai futuri capi di partito perché la verità storica un giorno trionfasse. Il suo comportamento in tribunale dev’essere inteso in relazione alle scelte che fu costretto ad affrontare durante il carcere. (pag 31-40). ‘Queste pagine sono riprodotte dall’opera di Stephe Cohen “”Bucharin e la rivoluzione bolscevica”” pubblicata da Feltrinelli nel 1975. Si tratta di una biografia che reintegra il rivoluzionario nella sua vera grandezza e insieme di una storia della rivoluzione bolcevica alla quale restituisce uno fra i suoi principali protagonisti. Questa ‘interpretazione’ di Bucharin viene oggi ritenuta – da tutti gli storici contemporanei – come la più vicina alla relatà dei fatti’ (pag 31) Riproduzione anastatica della copertina del volume pubblicato a Mosca nel 1938 contenente il testo stenografico del processo a Bucharin”,”BUCS-035″
“AVEROFF TOSSIZZA Evangelos”,”Prigioniero in Italia. L’ odissea di un antifascista greco in un campo di concentramento italiano. (Titolo originale greco: ‘Quando gli dei dimenticavano’)”,”AVEROFF TOSSIZZA E. nato in Tessaglia nel 1910 sin da giovane si è rivelato storico, economista e politico di talento. Attivo nel servizio segreto ellenico durante la guerra greco-italiana, poi prefetto di Corfù, venne arrestato nel 1942 e trasferito in un campo di concentramento in Italia dove riuscì a fuggire nel settembre 1943 per entrare nella resistenza. Deputato di Giannina dal 1946 al 1967 e nel 1974, è stato ministro degli esteri dal 1956 al 1963, ministro dell’ agricoltura nel 1967 e nel 1974 dopo aver contrastato il regime dei colonnelli dal quale fu imprigionato, divenne ministro della difesa nel nuovo governo di Caramanlis.”,”ITAF-162″
“AVES Jonathan”,”Workers against Lenin: Labour protest and the Bolshevik dictatorship.”,”This study is based on my doctoral dissertation, entitled ‘Industrial Unrest in Soviet Russia during War Communism and the Transition to the New Economic Policy: 1918-1922’ and presented to the School of Slavonic and East European Studies, University of London, at the end of 1989. I must thank my former supervisor, Professor Robert Service, not only for his help and advice whilst I was writing the thesis but also for his encouragement whilst I dealt with the tricky problem of editing it for publication. Acknowledgements, Note on transliteration and Russian weights and measures, Abbreviations, Introduction, Conclusion, Notes, Bibliography, Index, International Library of Historical Studies n. 6,”,”RIRO-170-FL”
“AVEY Denis, con Rob BROOMBY”,”Auschwitz. Ero il numero 220543.”,”Nel campo le sigarette valevano più dell’oro. “”Avevamo cercato un canale di comunicazione, e questo contava più di tutte quelle sigarette messe insieme, per quanto preziose fossero. Il contatto che quella lettera aveva stabilito era una sfida lanciata contro il male. Provai una gioia immensa. Ora dovevo trovare il modo di consegnare la lettera e le sigarette a Ernst, contrabbandandole all’interno del cantiere della IG Farben. A volte avvenivano delle perquisizioni, ma io fui fortunato. Nel campo le sigarette valevano più dell’oro. Quando io e Hans ci eravamo scambiati di posto, avevamo messo le nostre vite nelle mani dei kapò, e il prezzo perché distogliesse lo sguardo era stato di cinquanta sigarette, venticinque prima, e altrettante a cose fatte. Nella situazione in cui si viveva al campo, quella somma equivaleva a una fortuna, e adesso stavo per consegnarne a Ernst molte di più. Non avevo mai saputo con precisione quale compito svolgesse Ernst nel cantiere, ma riusciva a spostarsi più liberamente di gran parte dei suoi compagni, e sembrava esentato dalle mansioni più faticose che si compivano all’esterno. Pensavo facesse da fattorino e da corriere. Passò del tempo prima che lo rivedessi. Aspettai l’occasione giusta per avvicinarlo, e gli sussurrai di incontrarci in un luogo appartato nel giro di cinque minuti. Arrivò. Controllai che fossimo soli, e poi presi di tasca la lettera di sua sorella. (..)”” (pag 193); “”È possibile immaginare che qualcuno si sia introdotto volontariamente ad Auschwitz? Eppure nel 1944 un uomo è stato capace di farlo. Denis Avey è un prigioniero di guerra inglese, che durante il giorno è costretto ai lavori forzati insieme ai detenuti ebrei. Gli basta poco per capire quale sia l’orrore che attende quegli uomini, consunti e stravolti, quando la sera fanno rientro al loro campo… Quello che intuisce è atroce, ma Denis vuole vedere con i propri occhi: in un gesto che pare folle, decide di scambiare la sua divisa da militare con gli stracci a righe di un ebreo di nome Hans, ed entrare nell’inferno di Auschwitz. Da quel momento ha inizio la sua lotta per salvare la propria vita e quella di tanti prigionieri ebrei. Una storia scioccante e commovente che, a più di sessant’anni dalla fine della seconda guerra mondiale, Avey ha finalmente trovato la forza di raccontare, per testimoniare, ancora una volta l’orrore dell’Olocausto”” (seconda di copertina); “”Denis Avey è nato nell’ Essex nel 1919, si è arruolato nel 1939 nell’esercito britannico e ha combattuto nel deserto durante la seconda guerra mondiale. Dopo essere stato catturato, venne trasferito prima in Italia e poi nel campo di prigionia vicino ad Auschwitz III. Alla fine del conflitto, riuscì tra mille peripezie a tornare nel Regno Unito. È stato insignito dall’ex Primo Ministro inglese Gordon Brown, della medaglia d’onore come eroe dell’Olocausto. Grazie a Red Broomby, giornalista della BBC, la storia di Avey è diventata di pubblico dominio prima con un documentario e poi con un libro tradotto in molti paesi””.(quarta di copertina). [Denis Avey con Rob Broomey, ‘Auschwitz. Ero il numero 220543. Una storia vera’, Newton Compton, Roma, 2019].”,”QMIS-001-FMDP”
“AVILES FARRE’ Juan”,”Le origini del Partito Comunista di Spagna, 1920-1923.”,” AVILES FARRE’ Juan dell’Università nazionale di educazione a distanza, Madrid Autori di saggi vari del numero in oggetto della rivista: POMBENI Paolo COMMARANO Fulvio QUAGLIARIELLO Gaetano BARITONO Raffaella CAVAZZA Stefano FORMIGONI Guido ORSINA Giovanni PIRETTI Maria Serena PRIVITERA Francesco ZANATTA Loris”,”MSPx-102″
“AVILÉS FARRÉ Juan”,”Francisco Ferrer Y Guardia. Pedagogo, anarquista y màrtir.”,”AVILÉS FARRÉ Juan, cattedratico in storia contemporanea presso la UNED. Ha condotto studi sulla storia spagnola. Ha pubblicato ‘La fe que vino de Rusia: la revolución bolchevique y los españoles’ (1999) () () Este libro trata del eco inicial que tuvo en España el nacimiento de lo que Unamuno llamó una nueva fe, una fe laica que anunciaba el inminente triunfo de una sociedad justa en la que se realizarían todas las potencialidades de la historia humana. Esa fe era el comunismo, cuyo advenimiento había predicho Marx setenta años antes, pero que sólo comenzó a adquirir realidad con la revolución bolchevique de 1917. Rusia se convirtió en un tema del mayor interés para muchos españoles. Hubo quien se zambulló en las lecturas de Dostoievski y de Gorki, buscando en sus novelas las claves para la comprensión del pueblo que se había atrevido a dar aquel paso hacia el futuro, mientras que ciertos campesinos andaluces trataban de emular el ejemplo ruso procediendo al ansiado reparto de tierras. Todo ello sobre la base de una información muy limitada y confusa acerca de lo que realmente estaba ocurriendo en Rusia y en un momento en que España atravesaba a su vez una gran crisis, con el hundimiento del sistema canovista, la fracasada experiencia de la dictadura y, finalmente, la aurora de esperanza que supuso la proclamación de la República. (SubTitle: La revolución bolchevique y los españoles Collection: Historia Biblioteca Nueva Author: Avilés, Juan Publisher : Biblioteca Nueva isbn: 8470306774 Place of publication: Madrid , Spain Year: 1999 Pages: 352 CDU: 94(460) Language: Spanish) (http://www.digitaliapublishing.com/a/2006)”,”ANAx-404″
“AVINERI Shlomo”,”Il pensiero politico e sociale di Marx.”,”L’A insegna teoria politica all’Univ ebraica di Gerusalemme.”,”MADS-092″
“AVINERI Shlomo”,”Il pensiero politico e sociale di Marx.”,”Shlomo Avineri insegna teoria politica all’Università ebraica di Gerusalemme. (1972) Shlomo Avineri su l”«Absterben des Staates» di Engels e l’«Aufhebung des Staates» di Marx’ “”La difficoltà maggiore per capire il postulato marxiano sull’abolizione dello stato deriva dal fatto che si trascurano le implicazioni dialettiche del termine ‘Aufhebung’. Si dovrebbe tener presente inoltre l’ammissione di Marx che, anche nello stadio più alto, la società socialista avrà bisogno di organi direttivi e di coordinamento, almeno per quanto riguarda la produzione economica, poiché il socialismo richiede la sottomissione dei poteri creativi dell’uomo alla sua direzione consapevole (1). In ‘La guerra civile in Francia’ Marx parla di una «delegazione nazionale», che avrebbe dovuto essere istituita dalla Comune, e non lascia capire in nessun punto che alla fine questo nuovo organismo debba scomparire (2). (…) La difficoltà può in parte essere superata rilevando che Marx ed Engels differiscono notevolmente nel modo di interpretare la scomparsa finale dello stato per opera del socialismo. Mentre Engels, nel famoso passo dell”Antidühring’ parla dello stato «che avvizzisce» (‘der Staat wird nicht «abgeschafft», er stirb ab) (4), Marx fa sempre riferimento alla soppressione e superamento (‘Aufhebung’) dello stato. ‘Absterben des Staates’ e ‘Aufhebung des Staates’ sono chiaramente due termini differenti derivanti da tradizioni intellettuali del tutto diverse: mentre l’ ‘Absterben’ di Engels pone un’analogia di ordine biologico, l’ Aufhebung’ di Marx è un termine filosofico con chiare implicazioni dialettiche. Marx si riferisce per la prima volta all’ ‘Aufhebung des Staates’ nei vari saggi del 1843. Come abbiamo già visto concepisce lo stato moderno come una tensione perpetua tra l’idea di universalità, presa a baluardo ideale contro gli interessi particolaristici della società civile, e questi stessi interessi antagonistici. Da questo punto di vista Marx considera sempre lo stato in modo diverso da Engels (e così da Kautsky e da Lenin che seguirono largamente Engels). Per Engels lo stato non è altro che un’organizzazione coercitiva esterna, meccanicisticamente diretta dalle forze economiche dominanti (5). Per Marx l’esistenza dello stato attesta l’esistenza di una tensione tra reale e ideale, tra le forze sociali esistenti, particolaristiche, volte all’interesse, e il postulato dell’universalità. Questa tensione esiste, secondo Marx, perché il moderno stato politico, in quanto tale, riguarda solo un segmento della vita reale, mentre tutte le altre sfere della vita restano aperte al ‘bellum omnium contra omnes’ della società civile. In un articolo sul «Vorwarts!» del 1844 Marx dice che quanto più distinta è l’esistenza di una sfera politica separata, tanto più lontana è una società dal realizzare gli autentici principi informatori dello stato, cioè l’universalismo”” (pag 255-256) [Shlomo Avineri, ‘Il pensiero politico e sociale di Marx’, Il Mulino, Bologna, 1972] [(1) ‘L’ideologia tedesca’, cit., p. 73; ‘Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte’, cit., p. 574; ‘Il Capitale’, cit., vol. III, pp. 932-933; (2) ‘La guerra civile in Francia’, cit., p. 59. D’altra parte Lenin (‘Stato e rivoluzione’, in ‘Opere scelte’, cit., pp. 915 ss.), interpreta che anche questo «residuo di stato» scomparirà. Potrebbe essere una glossa interessante di Lenin al testo di Marx, che tuttavia non espresse mai quel concetto in modo inequivocabile; (3) Questa tesi è stata avanzata in modo molto convincente, da Thilo Ramm, ‘Die Künftige Gesellschaftsform nach der Theorie von Marx und Engels’, in ‘Marxismusstudien, cit., vol. II, pp. 77-119; (4) F. Engels, ‘Antidühring’, Roma, 1968; (5) Cfr. R. Miliband, ‘Marx and the State’; in “”Social Register””, London, 1965, pp. 278-296; (6) “”Vorwarts!””, 7 agosto 1844 (‘Scritti politici giovanili’; cit., p. 42); cfr. anche ‘Annali franco-tedeschi’, cit., pp. 270-271]”,”MADS-004-FMB”
“AVNERY Uri”,”Israele senza sionisti. Una proposta per la pace nel Medio Oriente.”,”Uri Avnery (Hannover, 1924) è emigrato in Palestina all’avvento del nazismo. Militante dell’ Haganah e combattente nella guerra del 1948, giornalista e uomo politico, fra i più discussi e impegnati di Israele, ha diretto dal 1950 il settimanale ‘Ha’olam Hazeh’ e rappreenta in parlamento di Tel Aviv la vera opposizione sulla scena politica israeliana odierna. Progetto di Avney: rifiuto del sionismo e creazione di uno Stato arabo-palestinese federato con Israele.”,”VIOx-001-FFS”
“AVRICH Paul”,”An American Anarchist. The Life of Voltairine de Cleyre.”,”Bibliografia AVRICH: – Anarchist Portraits -Anarchist Voices; An Oral History of Anarchism in Amreica -God and the State -The Haymarket Tragedy -Russian Rebels, 1600-1800; Four Great Rebellions Which Shook the Russian State in the Seventeenth – Sacco and Vanzetti; The Anarchist Background -An American Anarchist: The Life of Voltairine de Cleyre – Proudhon and His Bank of the People Paul Avrich Born: 1931, New York, NY Nationality: American Personal Born August 4, 1931, in New York, N.Y.; married, 1954. Education Cornell University, A.B., 1952; Columbia University, A.M., 1959, Ph.D., 1961. Career”,”ANAx-025″
“AVRICH Paul a cura; scritti di VOLIN Iuda ROSCHCHIN N. PETROV Stepan STEPANOV I. SELITSKIJ E. ZAIDNER-SADD A.L. e V.K. GORDIN A.A. BOROVOI N.I. PAVLOV A. GRACHEV G.P. MAKSIMOV A. KARELIN I. MASAL’SKIJ I.S. BLEICHMAN, A.M. SHAPIRO, Gregorij RAIVA, E.Z. DOLININ, Anna VLADIMIROVA, N.I. PAVLOV, Victor TRIUK, A. SOKOLOV, M. SERGVEN, Nestor MACHNO, P. MOGILA, Petr KROPOTKIN, Alexander BERKMAN, Emma GOLDMAN”,”Gli anarchici nella rivoluzione russa.”,”AVRICH Paul a cura; scritti di VOLIN Iuda ROSCHCHIN N. PETROV Stepan STEPANOV I. SELITSKIJ E. ZAIDNER-SADD A.L. e V.K. GORDIN A.A. BOROVOI N.I. PAVLOV A. GRACHEV G.P. MAKSIMOV A. KARELIN I. MASAL’SKIJ I.S. BLEICHMAN, A.M. SHAPIRO, Gregorij RAIVA, E.Z. DOLININ, Anna VLADIMIROVA, N.I. PAVLOV, Victor TRIUK, A. SOKOLOV, M. SERGVEN, Nestor MACHNO, P. MOGILA, Petr KROPOTKIN, Alexander BERKMAN, Emma GOLDMAN”,”ANAx-071″
“AVRICH Paul”,”Kronstadt 1921. La sanguinosa repressione della rivolta dei marinai di Kronstadt contro la dittatura bolscevica nel quadro dello sviluppo e del rafforzamento dello Stato sovietico.”,”Nel marzo del 1921 i marinai della fortezza e della base navale di Kronstadt “”onore e gloria della rivoluzione”” come li aveva definiti TROTSKY nel 1917, si rivoltarono contro il potere bolscevico. Rivolta che LENIN giudicò il fatto più grave che egli dovette affrontare dopo la presa del potere. La ribellione si concluse con la repressione dei ribelli. AVRICH afferma che “”Lo storico può simpatizzare con i rivoltosi di Kronstadt e tuttavia riconoscere che i bolscevichi erano giustificati nello stroncare la ribellione. Ammettere questo, significa cogliere tutta la tragedia di Kronstadt””.”,”RIRO-178″
“AVRICH Paul”,”Les anarchistes russes.”,”AVRICH Paul è professore associato al Queen’s College (New York). Ha scritto questo libro nel quadro delle ricerche dell’ Institut russe dell’ Università Columbia. Il controllo operaio e i problemi sul posto di lavoro. “”Ma, mentre un numero crescente di operai giungeva a far valere i propri diritti, il paese affondava in un disastro economico. Pubblicando questo decreto estremista, Lenin non ignorava assolutamente che rischiava di aggravare una situazione già pericolosa, ma la sua tattica consisteva nell’ assicurarsi prima di tutto la lealtà e la fedeltà degli operai promettendo loro la realizzazione rapida dei loro sogni. Alla fine del 1917, non c’era praticamente più direzione effettiva dell’ industria russa. Una delegazione di sindacalisti britannici che visitò la Russia nel 1924 concluse, con un senso dell’ eufemismo tipicamente inglese, che il controllo esercitato dagli operai nel 1917 aveva avuto “”un effetto deplorevole sulla produzione””. Gli operai, si legge in questo rapporto, si erano dall’ oggi al domani trasformati “”in azionisti””. Un commenatore bolscevico faceva all’ inizio del 1918 una considerazione identica: gli operai, scriveva, considerano gli utensili e l’ equipaggiamento come “”loro proprietà””. I casi di saccheggio e di furto non erano rari.”” (pag 187)”,”ANAx-250″
“AVRICH Paul”,”La tragédie de Cronstadt, 1921.”,”Trotsky simbolo vivente del comunismo di guerra “”Trotsky, en particulier, était le symbole vivant du communisme de guerre, de tout ce contre quoi les matelots s’étaient levés. Son nom était mêlé à la centralisation, la militarisation, la discipline de fer et l’embrigadement. Sur la question des syndicats, il avait adopté la ligne la plus dure, la plus dogmatique, contrairement à Lénine; tenant d’une démarche plus conciliante. En tant que force révolutionnaire, il tenait les paysans en piètre estime, alors que Lénine avait compris depuis toujours que la coopération de la population rurale était indispensable à la conquête puis à la conservation du pouvoir, une attitude qui lui valait le mépris de ses contemporains plus ortthodoxes, convaincus qu’il s’agissait d’une survivance de la vieille hérésie populiste, ‘narodnik’. Tandis que Trotsky était intolérant; brillant, hautain, tandis qu’il faisait montre de ce que Lénine lui-même était estimé pour ses habitudes de vie simple, son absence de prétention. Et puis, Lénine était grand-russien, originaire de la Moyenne-Volga, coeur de la Russie paysanne. Frugal, effacé, austère, il passait pour un simple fils de Russie, partageant les inquiétudes du peuple, prompt à s’émouvoir de ses souffrances. Trotsky et Zinoviev étaient juifs au contraire, plus volontiers associés avec l’aile internationaliste du mouvement communsite qu’avec la Russie elle-même”” (pag 171)”,”RIRO-427″
“AVRICH Paul”,”Russian Rebels 1600-1800.”,”Paul Avrich is Professor of History at Queens College, City University of New York. Acknowledgments, Introduction, Notes, Bibliography, Index, Illustrations,”,”RUSx-029-FL”
“AVRICH Paul”,”L’altra anima della rivoluzione.”,”Paul Avrich è docente di storia al Queens College ed alla City University di New York. Ha pubblicato ‘Kronstadt 1921’. Dal retrocopertina: Nel 1917 a Pietrogrado si stampava un quotidiano anarchico in 25 mila copie In Ucraina il movimento che si ispirava all’anarchismo riunì decine di migliaia di contadini”,”ANAx-389″
“AVRICH Paul”,”The Haymarket Tragedy.”,”Paul Avrich is Professor of History at Queens College, City University of New York. Illustrations, Preface, Epilogue, Notes, Bibliography, Index,”,”MUSx-015-FL”
“AVRICH Paul a cura, saggi di PETROV N. GORDIN V. L. PAVLOV N.I. MAKSIMOV G.P. SHAPIRO A.M. DOLININ E.Z. VLADIMOROVA Anna MOGILA P. KROPOTKIN Pëter TRIUK Victor GOLDMAN Emma”,”Gli anarchici nella rivoluzione russa.”,”Paul Avrich is Professor of History at Queens College, City University of New York. AVRICH Paul a cura; scritti di VOLIN Iuda ROSCHCHIN N. PETROV Stepan STEPANOV I. SELITSKIJ E. ZAIDNER-SADD A.L. e V.K. GORDIN A.A. BOROVOI N.I. PAVLOV A. GRACHEV G.P. MAKSIMOV A. KARELIN I. MASAL’SKIJ I.S. BLEICHMAN, A.M. SHAPIRO, Gregorij RAIVA, E.Z. DOLININ, Anna VLADIMIROVA, N.I. PAVLOV, Victor TRIUK, A. SOKOLOV, M. SERGVEN, Nestor MACHNO, P. MOGILA, Petr KROPOTKIN, Alexander BERKMAN, Emma GOLDMAN”,”ANAx-020-FL”
“AVRICH Paul, a cura di Antonio SENTA”,”Ribelli in paradiso. Sacco, Vanzetti e il movimento anarchico negli Stati Uniti.”,”Paul Avrich (1931-2006), nato a New York da una famiglia originaria di Odessa e professore per quasi un quarantennio al Queens College, dagli anni Sessanta ha scritto per un gran numero di pubblicazioni. Ha pubblicato ‘Kronstadt 1921’ e ‘Anarchist Voices’.”,”ANAx-002-FC”
“AVRICH Paul”,”Kronstadt 1921.”,”Paul Avrich is Professor of History at Queens College, City University of New York.”,”RIRO-211-FL”
“AVTORKHANOV Abdurakhman”,”The Communist Party Apparatus.”,”AVTORKHANOV A.. di nazionalità cecena, divenne un membro del PCUS nel 1927. Dal 1930 al 1934 fu capo del dipartimento organizzativo del Comitato regionale ceceno del partito e capo della casa editrice del partito. Nel 1937 frequentò l’ Istituto dei Professori Rossi a Mosca. Nello stesso anno, nel corso della Grande Purga fu arrestato come ‘nemico del popolo’ e imprigionato per cinque anni. Dal 1943 si stabilì in Germania. E’ stato uno dei fondatori dell’ Istituto di Monaco per gli studi dell’ URSS ed è stato membro del suo Academic Board. E’ stato professore di scienze politiche presso l’ U.S. Army Institute of Advanced Russian Studies. E’ autore di ‘Stalin au Pouvoir’ (1951) pubblicato sotto lo pseudonimo di Alexander URALOV).”,”RUSS-144″
“AXELOS Kostas”,”Marx penseur de la technique. De l’alienation de l’homme à la conquete du monde.”,”Questa riedizione del 1963 rispetto a quella del 1961 ha una bibliografia ampliata 2° esemplare fotocopiato La categoria del progresso per Marx è vuota di contenuto: “”…la catégorie du “”progrès”” est tout à fait vide de contenu et abstraite…”” (Marx, Sainte Famille, t. II, p. 148) Eraclito e Aristotele “”La philosophie moderne n’a fait que poursuivre une táche commencée déjà par Héraclite et Aristete (Marx, in ‘Gazette rhénane’ del 14 luglio 1842) Altra opera di Axelos: Kostas Axelos, Héraclite et la philosophie. La première saisie de l’être en devenir de la totalité, Les Editions du Minuit, 1962 Collection Arguments , 272 pages 26.00 € Présentation Pour comprendre la dialectique – platonicienne, théologique et chrétienne, hégélienne et marxiste – il faut remonter à Héraclite, chez qui nous rencontrons une pensée originelle, avant la constitution systématique de la philosophie et de la métaphysique, avant le fractionnement des disciplines (en logique, théologie, métaphysique, physique, biologie, anthropologie, éthique, politique et esthétique). On s’efforce de présenter ici la pensée d’Héraclite dans son ensemble cohérent, dans sa totalité fragmentée et fragmentaire. Car cette pensée, qui reconnaît la vérité de l’errance et la puissance de la bêtise, contient déjà les pensées qui se développèrent ensuite dans les perspectives autonomisées ; elle éclaire toute la problématique de la fondation et du dépassement de la philosophie. Il s’agissait donc de grouper autour des grands foyers – du logos, du cosmos, du divin, de l’homme, de la cité – les fragments qui s’y rapportent le plus explicitement, tous les fragments émanant d’un même centre et convergeant vers lui : l’être en devenir de la totalité une, le Jeu suprême. Indice: Prologue – Introduction : À la recherche d’Héraclite Première partie : Chapitre unique : Héraclite d’Ephèse (L’obscur) Deuxième partie : Première section : Le rythme de la pensée héraclitéenne. Le logos. La « dialectique » – Section II : Cosmologie. Physique. Théologie – Section III : Attitudes religieuses, politiques, éthique – Section IV : L’homme – Section V : La dimension poétique de la pensée héraclitéenne Troisième partie : Chapitre unique : La pensée d’Héraclite dans l’histoire de la pensée Conclusion : Dialectique synoptique – Épilogue – Orientation bibliographique – Table analytique des matières Héraclite est un penseur. Héraclite pense, le premier, le logos de l’être du devenir total. Lui, pour la première fois, pense et dit, dans l’horizon du logos ainsi nommé, ce qu’est le Monde. Héraclite ne fait pas « encore » de la philosophie, c’est-à-dire de la métaphysique. Sa pensée demeure ouverte et multidimensionnelle, questionnante et énigmatique, fragmentaire et poétique ; elle ne fixe pas l’Être, elle ne sépare pas l’être du devenir – l’être est devenir et le devenir est être –, elle ne ferme pas la Totalité, elle ne construit pas de systématique. Héraclite pense avant même la constitution de la métaphysique et la formation des écoles philosophiques : il est présocratique, à savoir préplatonicien. Héraclite est le premier penseur qui déploie la pensée (le logos) scrutant le sens (le logos) de la nature, de la divinité, de l’homme et de la cité, modes d’être du devenir de l’être du monde total – qu’Héraclite essaie de saisir. Essayant d’entrer en dialogue avec sa pensée – qui féconda toute la philosophie, bien que celle-ci, articulée en Métaphysique et en Théologie, en Logique, en Physique et en Éthique, semble le laisser derrière elle –, il convient de rester sur le plan de la pensée. Tout en employant le matériel critique et historique de la recherche contemporaine, et en le prenant scrupuleusement en considération, il faut oser libérer Héraclite autant de la prison de la pure et simple érudition archéologique et philologique que de la confusion du bavardage littéraire et des ratiocinations ou des illuminations « philosophiques ». Il s’agit presque de tenter l’impossible : lui donner la parole, le rendre parlant.”,”MADS-184-B”
“AXELOS Kostas”,”Marx penseur de la technique. De l’alienation de l’homme à la conquete du monde.”,”Libro di GB”,”MADS-016-FV”
“AXELOS Kostas”,”Marx pensatore della tecnica. Dall’alienazione dell’uomo alla conquista del mondo.”,”Kostas Axelos è nato ad Atene nel 1924. Compiuti i primi studi parallelamente in un liceo greco, nell’Istituto francese e nella Scuola germanica della sua città, si iscrive alla facoltà di legge e inizia ricerche di carattere giuridico ed economico. La seconda guerra mondiale l’orienta verso la politica. Durante l’occupazione nazifascista della Germania partecipa attivamente alla Resistenza e, in seguito, alla guerra civile (nella quale si trovarono militarmente impegnati gli inglesi) come organizzatore, giornalista e teorico comunista. Espulso al PC greco, condannato a morte dal governo di destra, è costretto a rifugiarsi in Francia. Qui riprende gli studi, prima alla Sorbona, poi a Basilea e a Friburgo. Si lega con Martin Heidegger. La scienza è una forza produttiva. “”Marx è quanto mai esplicito nella formulazione di questo pensiero centrale: la scienza è un prodotto dell’industria. «Anche queste scienze “”pure”” della natura – egli scrive – in realtà ricevono il loro fine e i loro materiali solo dal commercio e dell’industria, dall’attività sensibile degli uomini» (‘Ideologia tedesca’, cit., pag 163). Infatti, anche se la ‘tecnica moderna’ appare come un prodotto, un risultato della scienza, è pur sempre tale tecnica che costituisce la molla e il segreto dello sviluppo scientifico”” (nota 25, pag 245, nota a, pag 422)]; “”L’alienazione scientifica fa pensare che vi siano da una parte le scienze della natura e dall’altra le scienze della storia umana, che la realtà effettiva e le costruzioni del sapere siano differenti e che esistano verità specifiche e particolari. Tradendo i bisogni sensibili (naturali e umani) dell’uomo, questa alienazione scientifica, parte integrante dell’alienazione ideologica, esprime la reale alienazione dell’uomo. Separate l’una dall’altra e senza rapporto con la totalità – indissolubilmente naturale, storica e umana -, le scienze perdono anche ogni rapporto effettivo con il pensiero filosofico. L’alienazione filosofica, sistematizzazione speculativa e astratta dell’alienazione scientifica, si prolunga, per così dire, nell’alienazione scientifica, la quale, a sua volta, si rende autonoma. «Le ‘scienze della natura’ hanno dispiegato una attività enorme e si sono appropriate di un materiale sempre crescente. Cionondimeno, la filosofia è rimasta loro estranea così come esse sono rimaste estranee alla filosofia. La loro unione momentanea fu soltanto un’ illusione immaginaria (‘phantastische Illusion’). La volontà c’era, ma mancò il potere. La stessa storiografia presta attenzione alla scienza della natura soltanto incidentalmente: come momento del rischiaramento dai pregiudizi, [non considerando che] l’utilità di alcune grandi scoperte isolate. Ma quanto più ‘praticamente’ la scienza della natura è intervenuta, per mezzo dell’industria, nella vita umana, l’ha trasformata e ha preparato l’emancipazione dell’uomo, tanto più essa immediatamente ha dovuto completarne la disumanizzazione» (39). Vedendo nella tecnica, nell’attività pratica e sensibile, il motore dello sviluppo storico dell’umanità e della trasformazione della natura in materia del lavoro sociale, e vedendo nella tecnica più sviluppata, l’ ‘industria’, cioè che prepara la disalienazione dell’uomo, la liberazione della sua attività (benché nel presente essa porti a compimento l’alienazione), l’appagamento della totalità dei suoi bisogni naturali, umani e sociali, Marx associa senza dubbio la ‘tecnica’ e la ‘scienza’; la ‘tecnica produttiva’ e ‘industriale’ è anzi inseparabile dalla ‘tecnica scientifica’. Ciononostante, come abbiamo già visto, «non c’è storia della politica, dello Stato, della scienza, ecc. dell’arte e della religione, ecc.»”” (pag 248-249) [(30) Nei ‘Manoscritti economico-filosofici del 1844′ Marx getta le basi filosofiche del suo pensiero partendo dall’alienazione radicale per giungere alla riconciliazione totale e comunista; egli non ritorna più su questo fondamento considerato stabilito. La prima parte dell”Ideologia tedesca’ (1845-46), libro, anche questo, lasciato allo stato di manoscritto, tenta di illuminare il comunismo in modo più pratico. ‘Manoscritti economico-filosofici’ e ‘Ideologia tedesca’ restarono inediti sino al 1932. Il marxismo filosofico dei primi trent’anni del XX secolo (Plechanov, Lenin, Lukacs, Korsch, ecc.) ignorava dunque questi scritti fondamentali, e ciò è stato – ed è tuttora – storicamente e filosoficamente importante]”,”MADS-747″
“AXELROD P.”,”Die Entwicklung der sozial-revolutionären Bewegung in Russland. (Separatabdruck aus dem “”Jahrbuch für Sozialwissenschaft und Sozialpolitik”” von Dr. L. Richter, II. Jahrgang)”,”””Dieses Programm des nordrussischen Bundes der “”Semlja i Wolja”” lautet folgendermassen: “”Seinen Jahrhunderte lang dauernden Konflikt mit dem Staate und den höheren Klassen hat das russische Volk durch die revolutionäre Formel ‘Land und Freiheit’ (Semlja i Wolja) ausgedrückt.”” (pag 27) Questo programma della federazione nord-russa “”Zemlja i Volia’ afferma: “”Il popolo russo ha espresso il suo secolo da lungo tempo con un conflitto continuo con lo Stato e le classi più alte con la formula rivoluzionaria “”Terra e libertà”” (Zemlja i Volia).”” “”Im gegenwärtigen Moment stehen also zwei Fraktionen im Vordergrund. Die eine, welche sich um das “”Exekutiv-Komite”” gruppirt; die andere, die den Namen “”russische föderalistische Sozialisten”” trägt, und deren Zentrum im Norden der Bund “”Semlja i Wolia”” ist.”” (pag 31)”,”MRSx-040″
“AXIOTI Melpo”,”La vita non muore. Romanzo.”,”‘La resistenza eroica del popolo greco, specchiata nel cuore di una donna e nell’amore che la unisce, oltre la morte, al compagno di lotta ed alla patria’ Melpo Axioti era una scrittrice greca che professava il comunismo. Ha scritto in greco moderno. Trascorse gran parte del suo esilio dal 1947 al 1964, nella Repubblica democratica tedesca. (wikip)”,”GREx-023″
“AYALA Giuseppe”,”Chi ha paura muore ogni giorno. I miei anni con Falcone e Borsellino.”,”Giuseppe AYALA ha fatto parte del pool antimafia di Palermo e ha rappresentato l’ accusa nel primo maxiprocesso. E’ stato deputato e senatore per quattro legislature e sottosegretario alla giustizia dal 1996 al 2000. E’ rientrato in magistratura nel 2006. Ha scritto con CAVALLARO Felice, ‘La guerra dei giusti: i giudici, la mafia e la politica’ (1993).”,”ITAS-126″
“AYCARD Mathilde VALLAUD Pierre”,”Russie. Révolutions et Stalinisme, 1905-1953.”,”Pierre Vallaud è specialista di storia delle guerre nel XX secolo. Ha scritto pure ‘La Première guerre mondiale’ (2004) ‘La Seconde Guerre mondiale’ (2002). Mathilde Aycard storica ed editrice ha scritto assieme a Vallaud: ‘Histoire de la guerre froide’ ed altri due lavori rispettivamente sul 3° Reich e l’Assedio di Leningrado,. Due inserti: di foto e di cartine Il patto germano sovietico. Pierre Vallaud è specialista di storia delle guerre nel XX secolo. Ha scritto pure ‘La Première guerre mondiale’ (2004) ‘La Seconde Guerre mondiale’ (2002). Mathilde Aycard storica ed editrice ha scritto assieme a Vallaud: ‘Histoire de la guerre froide’ ed altri due lavori rispettivamente sul 3° Reich e l’Assedio di Leningrado,. Due inserti: di foto e di cartine Il patto germano sovietico del 1939 e le sue conseguenze. “”La montée des tensions dans l’entre-deux-guerres favorise une pactomanie frénétique: pacte Laval-Staline (1935) entre la France e l’URSS; pacte anti-Komintern (1936) entre le Japon et l’Allemagne puis l’Italie; pacte d’Acier (1939) entre l’Allemagne et l’Italie. Depuis deux ans, un tournoi de poker acharné a commencé entre le bloc franco-britannique, l’axe Rome-Berlin et Moscou. Dans une telle partie, chacun sait que c’est le partenaire de l’URSS qui détiendra l’atout maître. Tandis que Londres et Paris recherchent une alliance de revers, les Allemands veulent avoir les mains libres à l’Est, éviter de se retrouver comme pendant la Première Guerre mondiale, pris entre deux fronts,et s’ouvrir l’accès à une riche réserve d’approvisionnement (pètrole, matières premières, ravitaillement). Staline doit se prononcer. La conférence de Munich, à laquelle il n’a même pae été convié, l’entrée des troupes allemandes à Prague accélèrent sa décision. Il comprend que les démocraties ne sont pas prêtes, le cas échéant, à le soutenir en cas de conflit avec l’Allemagne, et qu’il peut devenir une sorte d’arbitre entre le Reich et les démocraties. Il décide donc d’adopter la solution qui fait basculer le rapport de force en sa faveur et qui lui permet de gagner du temps face à une guerre inéluctable. L’échec des pourparlers avec les Alliés n’est pas encore reconnu que le monde apprend, incrédule, l'””alliance contre-nature””, le pacte de “”non-agression”” germano-soviétique, signé le 23 août 1939 par Viatcheslav Molotov et Joachim von Ribbentrop. L’essentiel de l’accord se trouve, en fait, dans les protocoles annexes. Le premier, évidemment secret, détermine des “”zones d’influences”” dans les Etats baltes, en Finlande et bien sûr en Pologne. Les autres organisent les nouvelles frontières, traitent du sort de la Lituanie et prévoient de ne tolérer aucun acte hostile contre l’une ou l’autre partie de la part del Polonais. Aussitôt, les attaques antifascistes soviétiques sont gommées des médias soviétiques (presse, littérature, cinéma), alors que le NKVD élimine la majorité des communistes allemands réfugiés en URSS. L’une des victimes les plus célèbres du revirement soviétique est la veuve d’Heinz Neumann: Margaret est déportée en Sibérie, puis un “”geste d’amitié de Staline à Hitler”” lui vaut d’être remise par les Soviétiques à la Gestapo, qui l’envoie au camp de concentration de Ravensbrück. Les premiers mois, intégrité morale et politique mise à part, les Soviétiques n’ont qu’à se féliciter de ces accords porteurs de paix, annonciateurs de nouveaux territoires et d’avantages économiques.”” (pag 266-267)”,”RUSS-233″
“AYÇOBERRY Pierre”,”La società tedesca sotto il Terzo Reich, 1933-1945.”,”AYÇOBERRY Pierre è professore emerito di storia contemporanea all’Università Marc Bloch di Strasburgo. Ha pubblicato pure ‘La science sous le Troisième Reich (con Josiane Olff-Nathan) e ‘La question nazie’. Questione operaia in prossimità della guerra. “”La storiografia dell’economia di guerra ha a lungo accettato la distinzione proposta da Alan S. Milward in due fasi distinte: quella della guerra lampo fino al 1942-43 e successivamente quella della “”guerra totale””. Secondo questo schema, il regime avrebbe a lungo limitato, fino alle prime grandi disfatte, gli interventi nella vita dei civili e le restrizioni dei consumi come la pianificazione della manodopera, perseguendo una politica di prudenza che era in armonia con la sua strategia generale. Infatti, come scrive un commentatore, “”i regimi dittatoriali e demagogici hanno la caratteristica di intraprendere guerre di saccheggio per evitare agitazioni all’interno””. T. Mason ha rafforzato questa tesi ponendo l’accento sulla sorprendente debolezza del dittatore il quale, dopo aver deciso, durante i primi giorni di guerra, misure drastiche nell’ambito del mercato del lavoro, degli orari e dei salarI fece rapidamente marcia indietro davanti al malumore degli operai appoggiati dal Fronte del Lavoro. Abbiamo però già visto che allo stesso tempo alcuni beni di consumo erano sottoposti a restrizioni, e che le imprese non considerate indispensabili continuavano a essere l’obiettivo di operazioni di “”scrematura””. Tali obiezioni, insieme ad alcune altre, sono state sviluppate più recentemente dall’economista Richard J. Overy, che è giunto alla conclusione che il Terzo Reich fu caratterizzato da un’economia di “”guerra totale”” fin dallo scoppio del conflitto: in un anno, la percentuale di operai destinati alla produzione di armi balzò dal 22% al 50%, ed era destinata a crescere ancora e rapidamente, se si deve credere a Goering che, all’indomani della vittoria sulla Francia, annunciava: “”Adesso ci riarmeremo veramente”” (14)”” (pag 269) (14) A.S. Milward, ‘L’economia di guerra della Germania’, F. Angeli, Milano, 1978, passim; T. Mason, Arbeiterklasse und Volksgemeinschaft. Dokumente und Materialen zur deutschen Arbeiterpolitik 1936-1939′, Westdeutscher Verlag, Opladen, 1975, pp, 158 e sgg.; Overy, ‘Blitzkriegswirtschaft’, cit, pp. 379-424″,”GERN-162″
“AYER Alfred J.”,”Hume.”,”AYER A.J. professore della cattedra Wykeham di logica ad Oxford dal 1959 al 1978, è membro dell’Istituto Wolfson di Oxford e dell’Accademia britannica.”,”FILx-419″
“AYER Alfred J., a cura di Giannantonio DE-TONI”,”Linguaggio, verità e logica.”,”AYER Alfred J. nato nel 1910 è stato uno dei maggiori esponenti de positivismo logico.”,”FILx-437″
“AYMARD M. con M.L. BACCI A.F. CARDAMONE C.A. CORSINI G. DELILLE M.R. DUGLIO J. DUPAQUIER S. FEDELE G. HAWTHORN G. LEVI A. SANTINI E. SONNINO; a cura di Ercole SORI”,”Demografia storica.”,”Saggi di AYMARD, M.L. BACCI, A.F. CARDAMONE, C.A. CORSINI, G. DELILLE, M.R. DUGLIO, J. DUPAQUIER, S. FEDELE, G. HAWTHORN, G. LEVI, A. SANTINI, E. SONNINO.”,”DEMx-012″
“AYMARD Maurice LEVI Giovanni MALANIMA Paolo BIANCHINI Marco VISCEGLIA Maria Antonietta VIVANTI Corrado PERINI Leonardo PAGANO DE DIVITIIS Gigliola ROMANO Ruggiero”,”Storia dell’economia italiana. II. L’età moderna: verso la crisi.”,”Contiene il paragrafo ‘L’occidentalizzazione degli interessi genovesi’ (pag 315-318) in capitolo di Gigliola Pagano de Divitiis ‘L’Italia fuori d’Italia’”,”ITAE-365″
“AYMARD Maurice; FINZI Roberto”,”L’Italia-mondo nell’opera di Braudel (Aymard); Fra Marx e Braudel (Finzi).”,”””Il cuore industriale ed economico di questo «enorme Mediterraneo» è costituito, ai suoi occhi ,dal quadrilatero Genova-Milano-Venezia-Firenze, in funzione del quale «è organizzata tutta la grande economia»”” (pag 82) (Aymard) “”«Noi abbiamo accettato il pensiero marxista come uno fra gli altri – ebbe a dire retrospettivamente Braudel nel 1977 – Non ci è servito da credo, non ci è servito da inquadramento ma non lo abbiamo tenuto in disparte. Più di quanto si possa pensare (…) in tutti i paesi dell’Occidente le idee di Marx sono penetrate in profondità (…). Non vi stupirà dunque che noi ci siamo intesi con qualche marxista inglese, che abbiamo avuto un ottimo rapporto con i marxisti polacchi, che abbiamo avuto un rapporto migliore di qunato si creda con i marxisti italiani, che abbiamo imparato gli uni dagli altri. E che nessuna barriera ci abbia separato dai marxisti francesi»”” (pag 93) F. Braudel, ‘A mo’ di conclusione’, in Id. ‘I tempi della storia’, cit., p. 103 “”Il tempo storico lungo di Marx”,”STOS-004-FGB”
“AYMARD Maurice a cura di, Saggi di Wolfgang REINHARD Gilles VEINSTEIN Serge GRUZINSKI Antoni MACZAK Adriano PROSPERI Emiliano Fernández DE PINEDO Bernard LEPETIT Cesare MOZZARELLI Giovanni CARERI Mario BIAGIOLI Geoffrey PARKER Osvaldo RAGGIO Lars MAGNUSSON Anton BLOK”,”Storia d’Europa. L’età moderna, Secoli XVI-XVIII. Vol. IV.”,”Maurice Aymard, nato a Tolosaq il 20/12/1936, è uno storico francese, esperto in storia econimica e sociale dell’era moderna.”,”EURx-124-FL”
“AYMONE Fiorella SIVINI CAVAZZANI Ada SIVINI Giordano a cura; saggi di Michael BARRATT BROWN Ernest MANDEL Gilles MARTINET Jean AUGIER Paul MATTICK Rainer ZOLL Manuel BRIDIER Johannes AGNOLI”,”Sviluppo economico e rivoluzione.”,”Paul Mattick, ‘Il nuovo capitalismo e la vecchia lotta di classe’ (pag 133-162) Nel saggio di Paul Mattick si cita nelle note il libro: ‘Betriebsräte in der Novemberrevolution: Eine politikwissenschaftliche Untersuchung über Ideengehalt und Struktur der betrieblichen und 1918/19’ (Internationale Bibliothek) di Peter von Oertzen, Dusseldorf 1963 “”Dal 1906 in poi, l’iniziativa organizzativa cadde di nuovo in mano ai partiti politici e ai sindacati. Ma l’esperienza del 1905 non era andata perduta. I soviet, scrisse Trotsky (6) «erano la realizzazione della necessità obiettiva di un’organizzazione che avesse autorità senza avere una tradizione, e che riuscisse contemporaneamente ad abbracciare centinaia di migliaia di lavoratori. Un’organizzazione, inoltre, che fosse capace di unificare tutte le tendenze rivoluzionarie all’interno del proletariato, che possedesse iniziative e autocontrollo, e che, e questa è la cosa più importante, potesse essere creata nello spazio di 24 ore». I soviet attirarono i membri ideologicamente più vivaci, e quindi in generale, i più pronti politicamente, della popolazione operaia, e trovarono appoggio nelle organizzazioni socialiste e nei primi sindacati. La differenza fra queste organizzazioni tradizionali e i soviet è spiegata dall’osservazione di Trotsky secondo cui «i partiti erano organizzazioni ‘interne al’ proletariato, mentre i soviet erano l’organizzazione ‘del’ proletariato. La rivoluzione del 1905 rafforzò le opposizioni di sinistra nei partiti socialisti occidentali, ma più nel campo della spontaneità degli scioperi di massa che per ciò che riguarda la forma organizzativa che queste azioni assumevano. Esistevano comunque delle eccezioni Anton Pannokoek (7), per esempio, sentiva che con i soviet, «le masse passive diventano attive e la classe operaia diventa un organismo indipendente che raggiunge l’unificazione… Alla fine di questo processo rivoluzionario, essa diventa un’entità dotata di coscienza di classe ed altamente organizzata, pronta ad ottenere il controllo di tutta la società ed a prendere in mano il processo di produzione». Secondo Lenin (8), i soviet erano «organi di lotta di massa. Vennero alla luce come organizzazioni di sciopero sotto la spinta della necessità, divennero preso organi di lotta rivoluzionaria contro il governo. Non fu una teoria, o una dichiarazione, o considerazioni tattiche, o dottrina di partito, ma fu la forza degli eventi che tramutò queste organizzazioni di massa in organizzazioni della rivoluzione». Mentre Lenin insisteva che il suo partito «non si doveva rifiutare di usare organizzazioni non di partito o pluripartitiche, quali i soviet», sosteneva però ancora che «il partito deve comportarsi così per rafforzare la propria influenza sulla classe operaia ed aumentare il proprio potere» (9). Lenin vedeva la rivoluzione russa come un processo ininterrotto che portava dalla rivoluzione borghese alla rivoluzione socialista”” (pag 139-140) [(in) Paul Mattick, ‘Il nuovo capitalismo e la vecchia lotta di classe’] [(6) ‘Die Russische Revolution, 1905’, Berlino, 1923; (7) ‘Massenaction und Revolution’ (Neue Zeit, 1912); (8) ‘La fine della Duma e il compito del proletariato’, 1906; (9) ‘Risoluzione per il V Congresso del Partito Socialdemocratico Russo del Lavoro’]”,”TEOC-759″
“AYMONE Fiorella SIVINI CAVAZZANI Ada SIVINI Giordano a cura; saggi di Michael BARRATT BROWN Ernest MANDEL Gilles MARTINET Jean AUGIER Paul MATTICK Rainer ZOLL Manuel BRIDIER Johannes AGNOLI”,”Sviluppo economico e rivoluzione.”,”Il saggio di Paul Mattick, ‘Il nuovo capitalismo e la vecchia lotta di classe’ (pag 133-162) si apre con la citazione di Marx ‘Il proletariato è rivoluzionario o non è nulla’. (pag 133) “”All’inizio del secolo le organizzazioni operaie tradizionali – partiti socialisti e sindacati – non erano più movimenti rivoluzionari. Solo una piccola sinistra all’interno di queste organizzazioni si occupava di questioni di strategia rivoluzionaria e, quindi, di questione di organizzazione di spontaneismo. Questo implicava il problema della coscienza rivoluzionaria e dei rapporti della minoranza rivoluzionaria con la massa del proletariato indottrinato dal capitalismo. Veniva considerato improbabile che senza una coscienza rivoluzionaria la massa degli operai avrebbe agito in modo rivoluzionario solo per la spinta delle circostanze. Questo problema assunse una importanza speciale a causa della scissione del partito socialdemocratico e della cristallizzazione del concetto di Lenin (1) circa la necessità di un’avanguardia rivoluzionaria formata da rivoluzionari di professione. Cosciente del fattore spontaneismo, Lenin diede molta importanza alla necessità speciale di un’attività e di una dirigenza organizzate centralmente. Più i movimenti spontanei acquistavano forza e si espandevano, più sarebbe stato necessario controllarli e dirigerli attraverso un partito profondamente disciplinato. Gli operai dovevano essere messi in guardia contro se stessi, per così dire, perché la loro mancanza di comprensione teorica poteva portarli facilmente a dissipare i loro poteri, formatisi in modo spontaneo, e a sconfiggere la loro stessa causa. Un’opposizione di sinistra a questo particolare punto di vista fu espressa con grande coerenza da Rosa Luxemburg (2). Sia Lenin che la Luxemburg vedevano la necessità di combattere l’evoluzionismo opportunista e riformista delle organizzazioni operaie costituite e domandavano a un ritorno a politiche rivoluzionarie. Ma mentre Lenin cercò di giungere a ciò attraverso la creazione di un tipo nuovo di partito rivoluzionario, Rosa Luxemburg preferiva un aumento dell’autodeterminazione del proletariato, sia in generale che all’intero delle organizzazione operaie, attraverso l’eliminazione dei controlli burocratici e rendendo così attiva la base. Sia Lenin che la Luxemburg pensavano fosse possibile che una minoranza rivoluzionaria giungesse a controllare la società. Ma mentre Lenin vedeva in ciò la possibilità della realizzazione del socialismo attraverso il partito, Rosa Luxemburg temeva che qualunque minoranza, posta nella posizione di classe dirigente, potesse presto cominciare a pensare ed agire come la borghesia di un tempo. Essa sperava in movimenti spontanei che delimitassero l’influenza delle organizzazioni che aspiravano a centralizzare il potere nelle loro mani. Secondo la Luxemburg, i socialisti dovevano semplicemente aiutare a liberare le forze creative nelle azioni di massa, e integrare i propri tentativi nella lotta di classe, indipendente, del proletariato. La sua posizione dava per scontata l’esistenza di una classe operaia intelligente in una situazione di capitalismo avanzato, una classe operaia capace di scoprire, attraverso i propri sforzi, modi e mezzi di lotta per i propri interessi e, in ultima analisi, per il socialismo”” (pag 134-135) [Paul Mattick, ‘Il nuovo capitalismo e la vecchia lotta di classe’ (in) ‘AaVv, Sviluppo economico e rivoluzione, De Donato, Bari, 1969] [(1) ‘Che fare?’, 1902, e ‘Un passo avanti e due indietro’, 1904; (2) ‘Questioni organizzative della socialdemocrazia russa’, 1903-1904] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]”,”TEOC-001-FSD”
“AYTON Andrew PRICE Leslie J. a cura; saggi di Barbara ENGLISC e altri”,”The Medieval military revolution. State, society and military change in Medieval and Early Modern Europe.”,”AYTON Andrew docente di Storia Università di Hull, specializzato nella storia sociale e militare dell’Europa medievale, organizzazione della guerra e ruolo militare dell’aristocrazia inglese. PRICE J. Leslie,. Senior Lecturer in Storia presso Univerità di Hull, specializzato nel primo periodo moderno della storia europea, particolarmente sulla Repubblica olandese. ‘In recent years military history has moved out of its specialized ghetto and has come to be regarded as central to the mainstream study of the past. The concepts of a “”military revolution”” (consisting of the emergence of large infantry-based armies in early-modern Europe, the use of potent gunpowder weapons, and the rapid escalation of war costs) are now seen to have had far-reaching political and social consequences for European society. Indeed, war itself is now seen as a major engine of state development during this period.’ (cat)”,”QMIx-068-FSL”
“AZAÑA Manuel”,”La veglia a Benicarló.”,”””Pubblicato a Buenos Aires nell’agosto del 1939, sei mesi dopo la definitiva vittoria di Franco e un anno prima che la morte cogliesse Azaña nell’esilio di Montauban, in terra di Francia, questodialogo sulla guerra di Spagna idealmente apre la ricca sequenza delle oere letterarie suscitate da quell’avvenimento e resta come il documento più alto dello “”stato d’animo”” di colui che ne è stato il massimo protagonista: all’apice dello Stato, a rappresentarne la legalità, il diritto; e con una forza morale e intellettuale unica più che rara”” (dalla prefazione di Leonardo Sciascia) “”Rivera. Da ciò che ha finito di dire debbo dedurre che ancora la rivoluzione non ha trionfato. Che nemmeno è stata vinta, né che è abortita, ma che segue il suo corso ascendente. In questa situazione una rivoluzione va contro qualcuno, contro qualcosa. Il governo dirige la rivoluzione? Barcala. In qualche modo. Rivera. Va contro il governo? Barcala. Evidentemente no. Rivera. Contro chi? Barcala. Contro la classe borghese ed il sistema capitalista. Rivera. Ma questa classe, questo sistema, da chi sono rappresentati? Contro chi si indirizza l’attacco o la difesa, se il governo responsabile non difende chi è attaccato e non riceve in forma immediata l’attacco? Barcala. La rivoluzione progredisce per azione diretta contro le istituzioni, le persone e i beni della borghesia. Rivera. Di tutti i borghesi? Ne vedo molti che parteggiano per la rivoluzione e altri tranquilli nella loro borghesia. Barcala. Segnatamente contro i borghesi fascisti per strappar loro il potere economico. Garcés. In una rivoluzione sociale mi sorprende questa distinzione. (…)”” (pag 69-70)”,”MSPG-005-FV”
“AZEMA Jean-Pierre WINOCK Michel”,” La IIIe Republique (1870-1940). “”Naissance et mort…””.”,”AZEMA Jean-Pierre e WINOCK Michel sono nati a Parigi nel 1937 e hanno compiuto i loro studi al liceo Lakanal, poi alla Sorbona. Sono agregée d’ histoire. AZEMA è maitre-assistant all’ Institut d’ Etudes Politiques (IEP) di Parigi. WINOCK è maitre-assistant all’ Université de Paris-VIII (Vincennes). “”In occasione dell’ annuncio del patto (Hitler-Stalin, ndr), il PCF rimane due giorni senza reazione precisa. Passato lo stupore, viene la giustificazione: l’ URSS aveva salvato la pace. Questo non impedirà per nulla i comunisti dal restare fedeli alla linea antifascista. “”Se Hitler, scrive l’ Humanité il 25 agosto, malgrado tutto, scatena la guerra, allora che sappia bene che troverà davanti a lui il popolo di Francia unito, i comunisti in prima fila, per difendere la sicurezza del paese, la libertà e l’ indipendenza dei popoli””. La conseguenza di questo atteggiamento fu il voto dei crediti di guerra chiesti dal governo Daladier il 2 settembre, da parte del gruppo comunista: “”Il nostro partito comunista approva le misure che sono state prese dal governo per garantire le nostre frontiere e apportare in caso eclatante l’ aiuto necessario alla nazione che potrebbe essere aggredita e alla quale noi siamo legati da un trattato d’ alleanza””. La politica di difesa nazionale non era dunque rimessa in causa. Ma nella seconda quindicina di settembre, il partito comunista stravolge completamente le sue posizioni: la guerra, qualificata d’ora in poi, “”imperialista”” doveva conseguentemente essere combattuta senza debolezze””. (pag 253-254) “”Mais on en demande trop aux combattants; leur endurance, en 1916, n’est plus souvent qu’une résignation. “”Le soldat de 1916 ne se bat ni pour l’Alsace, ni pour ruiner l’Allemagne, ni pour la patrie. Il se bat parce qu’il ne peut faire autrement (2)””. Les justifications patriotiques ne sont plus de saison au début de l’année 1917. L’exemple de la révolution russe, au mois de mars, semble éclairer les combattants: de la guerre peut naître la révolution; la somme de souffrances consenties n’aura pas été inutile si un monde meilleur en est le fruit. La crisi èclate en mai 1917, doublement: sur le front; dans les usine de l’arrière. Le 16 avril, Nivelle a lancé dans sa grande offensive des dizaines de milliers d’hommes épuisés. Tuerie inutile: pour 180 canons et 22 000 prisonniers, on compte 90 000 tués et 80 000 blessés. Comme encouragé par le résultat, il lance, le 5 mai, de nouvelles attaques aussi meurtrières et aussi vaines. Le 10 mai, Nivelle est averti de son remplacement au poste de généralissime par Pétain, mais, dès le 4 mai, les premières mutineries commencent. Une compagnie, d’abord, refuse de monter à l’assaut; de proche en proche, le mouvement gagne des dizaines de régiments. Des drapeaux rouges sont brandis; on chante ‘l’Internationale’. Pendant ce temps, la crise sociale éclate dans les villes à la suite d’une hausse des prix continue qui a entraîné la baisse du pouvoir d’achat. Dès janvier, les usines de guerre sont touchées par les grèves. Le socialiste Albert Thomas, chargé de remettre bon ordre dans ces usines, prend des mesures répressives et, tout à la fois, donne satisfaction à certaines revendications, en imposant notamment le salaire minimal. Mais la crise déborde les usines de guerre. En mai et juin, en raison des difficultés du ravitaillement consécutives à la guerre sous.-marine, une nouvelle hausse des prix conduit la crise à son paroxysme: grève générale dans la couture, nouvelle grève dans la métallurgie… Démoralisation des troupes avides de repos et de paix, grèves dans les usines, exemple russe… Les conditions semblaient réunis pour constituerr une situation révolutionnaire. Jamais, depuis le début de la guerre, le gouvernement français n’avait connu pareille crise. Il pouvait en résulter deux dangers successifs pour le régime: la révolution socialiste – comme ce devait être le cas en Russie, au mois de novembre – et, dans l’hypothèse où celle-ci échouerait, la dictature militaire. Ni l’une ni l’autre n’eurent lieu”” (pag 177-178) (2) Louis Mairet, Carnets d’un combattant; cité par Ducasse, Meyer et Perroux, Vie et Mort des Français, 1914-1918, p. 97″,”FRAV-096″
“AZEMA Jean-Pierre”,”De Munich à la Libération, 1938-1944.”,”AZEMA Jean-Pierre (1937) insegna storia contemporanea nell’Institut d’études politiques de Paris (IEP)”,”FRAV-146″
“AZÉMA Jean-Pierre”,”1940, l’année terrible.”,”Jean-Pierre Azéma, agrégé d’histoire, docteur ès lettres et sciences humaines, maitre de conferences à l’Institut d’études politiques de Paris. A publié, entre autres, ‘De Muich à la Libération (1938-1944), dans la collection “”Points Histoire””. 1940: primi segni di resistenza all’occupante. “”L’appel du 18 juin et l’émergence de la France libre ne dovient d’aucune manière faire oublier que se sont manifestés dès l’été 40 des femmes et des hommes décidés, eux aussi, à «faire quelque chose», agissant de façon spontanée, sans se réclamer d’un mentor: ils forment l’embryon de la Résistance intérieure. Dans l’analyse de ce phénomène – qui vaut, précisons-le bien, pour toute l’Europe occupée, ou presque -, il faut éviter tout anachronisme: la Résistance n?est encore, à la fin de 1940, qu’une juxtaposition d’initiatives dépourvous de moyens et demeure, somme toute, peu crédible. C’est pourtant une relève politique potentielle. Et tous ceux qui se son levés contre l’occupant aiment à affirmer qu’ils avaient sauté le pas dès 40.”” (pag 345) “”L’appello del 18 giugno e l’emergere della Francia libera non devono in alcun modo farci dimenticare che, dall’estate del 1940, anche le donne e gli uomini hanno deciso di “”fare qualcosa””, agendo spontaneamente, senza la pretesa di avere un mentore: essi costituiscono l’embrione della Resistenza interna. Nell’analisi di questo fenomeno – che vale, sia chiaro, per tutta l’Europa occupata, o quasi -, va evitato ogni anacronismo: la Resistenza è ancora, alla fine del 1940, soltanto una giustapposizione di iniziative prive di mezzi e tutto sommato poco credibili. Si tratta, tuttavia, di un potenziale risultato politico. E tutti coloro che si sono opposti all’occupante amano affermare di aver fatto il grande passo negli anni ’40″”. (pagina 345) “”A l’époque, ces résistants éprouvaient une difficulté certaine à contourner cet obstacle supplémentaire que représentait al ligne de démarcation: mis à part le Front national (créé par les comunistes au printemps 41), aucun mouvement ne se développera durablement à la fois au Nord et au Sud. Cette incapacité tenait à des problèmes d’ordre technique; mais elle reflétait peut-être aussi des manières différentes de réagir: la tonalité était volontiers plus militaire, plus apolitiques, en zone occupée, alors qu’au Sud certains enjeux politiques apparurent plus précocement. Ajoutons que les divergences entre les résistants aux-mêmes n’arrangèrent nien. Ceux qui n’étaient pas dans la mouvance du PCF clandestin se défiaient, voire excluaient les communistes. Car, si la ligne de ‘L’Humanité’ clandestine évolue (dans l’autumne, elle en reste à la thèse de la «guerre impérialiste», mais le Reich devient le «gangster» le plus redoutable), reste vivace la mémoire du tournant à 180 degrés qu’avait effectué le Parti à l’automne 1939. Symétriquement, les convictions républicaines de ceux qui condamnaient sans appel Philippe Pétain contribuaient à les opposer à ceux qui récusaient la collaboration d’État mais approuvaient pour partie la Révolution nationale, comme c’était par exemple, en 1940 du moins, le cas d’Henry Frenay parmi bien d’autres”” (pag 348) “”All’epoca, questi combattenti della resistenza incontrarono una certa difficoltà nell’aggirare questo ulteriore ostacolo rappresentato dalla linea di demarcazione: a parte il Fronte Nazionale (creato dai comunisti nella primavera del ’41), nessun movimento si sarebbe sviluppato in modo sostenibile sia nel Nord che nel Sud. Questa incapacità è dovuta a problemi tecnici ma forse riflette anche diversi modi di reagire: il tono era più militare, più apolitico, nella zona occupata, mentre nel Sud alcune questioni politiche erano apparse più precocemente. Aggiungiamo che le divergenze tra le resistenze non hanno aiutato le cose. Coloro che non erano nel movimento clandestino del PCF diffidavano, escludevano addirittura i comunisti. Perciò se la linea de ‘L’Humanité’ clandestina evolve (in autunno, è ancora con la tesi della “”guerra imperialista””, ma il Reich diventa il più formidabile “”gangster””), rimane vivo il ricordo della svolta di 180 gradi che il Partito aveva compiuto nell’autunno del 1939. Simmetricamente, le convinzioni repubblicane di coloro che condannarono inequivocabilmente Philippe Pétain contribuirono a contrapporle a coloro che rifiutarono collaborazione dello Stato ma approvavano in parte la Rivoluzione Nazionale, come fu, ad esempio, almeno nel 1940, il caso di Henry Frenay tra molti altri”””,”QMIS-061-FSD”
“AZIZ Philippe, opera scritta sotto la direzione di Jean DUMONT”,”I medici dei lager. Volume primo: Karl Brandt, l’uomo in camice del Terzo Reich.”,”””L’uomo non è né un angelo né una belva, e sfortuna vuole che, chi vuole fare l’angelo, fa la belva…”” (Pascal) (in apertura) “”Né Himmler né Hitler furono processati a Norimberga, cosa che indusse il presidente del tribunale a dichiarare: «Una figura invisibile sta tra gli accusati: Hitler». Il problema stava proprio lì. I giudici di Norimberga parlavano agli accusati di un certo tipo di medico che non esisteva tra le file dei medici nazisti. La coscienza individuale, la responsabilità erano termini che non avevano nessun senso nella Germania hitleriana poiché non corrispondevano a nessuna realtà. Brandt insisteva tanto sulla necessità di prendere in considerazione la situazione storica della Germania, ma non lo faceva solo per difendersi. Nelle sue frasi c’era qualcosa di profondamente vero: il nazionalsocialismo aveva cancellato le parole «etica medica» dal dizionario, e la mano del Führer aveva scritto al loro posto altre due parole: «morale del guerriero». Dopo centotrentatrè giorni di dibattimento, il processo terminò il 21 agosto 1947. Quel giorno una folla densa si accalcava nella sala delle udienze e attorno al tribunale. Giornalisti, provenienti da tutto il mondo, erano venuti ad assistere a quell’eccezionale avvenimento. La sala era immersa in un pesante silenzio. I medici SS, pallidi, sfiniti, attendevano con ansia la sentenza. Furono chiamati ad uno ad uno al banco degli imputati per ascoltare le sentenze, che, a dire il vero, furono spesso sorprendenti. Karl Brandt, Viktor Brack, Gebhardt, Mrugowsky, Hoven (che aveva aiutato il comitato clandestino dei prigionieri di Buchenwald), Sievers e Rudolf Brandt furono condannati a morte per impiccagione. Fischer che aveva attuato i terribili esperimenti di Ravensbrück, Genzen, Handloser, la cui responsabilità era «schiacciante» secondo il procuratore McHaney, Rose e Schröder l’istigatore degli esperimenti su esseri umani, furono condannati all’ergastolo. Becker-Freyseng e Herta Oberheuser, anch’essi medici di Ravensbrück, furono condannati a vent’anni; Beiglböck, che aveva attuato gli esperimenti a Dachau, a quindici anni, Poppendick a dieci anni. Blome, Pokorny, Romberg, Rostock, che si era recato a Strasburgo con Brandt, Schäfer e Wetz, tutti individui la cui responsabilità era stata a volte più diretta di quella del commissario del Reich, furono assolti. Alla fine di quest’ultima udienza essi lasciarono il tribunale da uomini liberi”” (pag 248-249)”,”GERN-168″
“AZIZ Philippe, opera scritta sotto la direzione di Jean DUMONT”,”I medici dei lager. Volume secondo: Joseph Mengele. L’incarnazione del male.”,”””Il gigantesco massacro di Auschwitz non aveva in sé la passione, la brutalità, l’elemento imprevisto di tutti gli altri massacri della storia. Era qualcosa di calmo, di ponderato, di studiato a lungo e con metodo… Auschiwitz ponein modo angoscioso il problema dell’uomo”” (dottor Haffner) (in apertura) “”16 aprile 1972. Sprofondato in una comoda poltrona dell’Hilton di Tel Aviv, Moshe R. sottolinea con lunghi silenzi le sue evasive risposte. Si trattava, come mi hanno riferito, di uno tra i più temibili agenti del ‘Mossad’, un settore poco conosciuto dei servizi speciali israeliani. Il ‘Mossad’, creato nel 1951 per iniziativa di David Ben Gurion, ha il compito di dare la caccia ai nazisti, ovunque si trovino, per mezzo dei suoi agenti volontari, efficientissimi e implacabili. La cattura di Adolf Eichmann è opera sua. (…) Ho chiesto a Moshe se Mengele era veramente un mostruoso criminale, peggiore delle altre centinaia di medici SS che imperversavano nei campi di concentramento, effettuando sugli uomini esperimenti o «selezioni». In che cosa differiva dagli altri, e qual è il segreto della sua leggenda? «Effettivamente», mi ha risposto Moshe, «non penso che Mengele abbia commesso più crimini di molti altri suoi colleghi, come Clauberg o Schumann. Il suo grado nelle SS era piuttosto basso e si può dire che la sua era una carriera mancata. «In realtà la sua fuga e il fatto che sia sopravvissuto hanno contribuito a crearne la leggenda. «Tuttavia bisognava che qualcuno personificasse tutti gli orrori e i crimini della medicina nazista: Mengele ha sostenuto e sostiene questa parte. Quando gli diamo la caccia, e lo costringiamo a cambiare continuamente nazione, città, residenza, in realtà noi diamo la caccia, attraverso lui, a tutti gli altri medici SS e a tutti i criminali nazisti»”” (pag 250-252)”,”GERN-169″
“AZIZ Philippe, opera scritta sotto la direzione di Jean DUMONT”,”I medici dei lager. Volume terzo: Milioni di cavie umane.”,”””Il medico SS prima di essere medico è soprattutto un soldato”” (Himmler) (in apertura) “”Il professor Hirt è stato senza dubbio il più sinistro rappresentante della medicina SS”” (pag 224)”,”GERN-170″
“AZNAR Guy”,”Lavorare meno per lavorare tutti. Venti proposte.”,”Guy Aznar, sociologo, è segretario nazionale di Génération écologie. Ha pubblicato in precedenza Tous à mi-temps e Le Travail, c’est fini.”,”CONx-011-FL”
“AZNAR Guy”,”Lavorare meno per lavorare tutti. Venti proposte.”,”Guy Aznar, sociologo, è segretario nazionale di Génération écologie. Ha pubblicato in precedenza Tous à mi-temps e Le Travail, c’est fini.”,”CONx-018-FV”
“AZZARA Claudio”,”L’Italia dei Barbari.”,”Claudio Azzara insegna storia medievale nella Facoltà di Scienze della formazione dell’Università di Salerno. Tra i suoi libri: Venetiae, L’ideologia del potere regio nel papato altomedievale, Le invasioni barbariche.”,”STAx-031-FL”
“AZZARA Claudio”,”Le invasioni barbariche.”,”Claudio Azzara insegna storia medievale nella Facoltà di Scienze della formazione dell’Università di Salerno. Tra i suoi libri: Venetiae, L’ideologia del potere regio nel papato altomedievale, Le invasioni barbariche.”,”STAx-043-FL”
“AZZARA Claudio”,”Il papato nel Medioevo.”,”Claudio Azzara insegna storia medievale nella Facoltà di Scienze della formazione dell’Università di Salerno. Tra i suoi libri: Venetiae, L’ideologia del potere regio nel papato altomedievale, Le invasioni barbariche.”,”RELC-017-FL”
“AZZARÀ Stefano G.”,”Comunisti, fascisti e questione nazionale. Germania 1923: fronte rossobruno o guerra d’egemonia?”,”Stefano G. Azzarà (Messina, 1970), insegna Storia della filosofia politica all’Università di Urbino. E’ segretario alla presidenza della ‘Internationale Gesellschaft Hegel-Marx’ e dirige la rivista ‘Materialismo storico’. Il suo lavoro si concentra sul confronto delle grandi tradizioni filosofiche e politiche degli ultimi due secoli: conservatorismo, liberalismo, marxismo. Ha pubblicato numerosi articoli e libri, tra i quali ‘Democrazia cercasi’, ‘Friedrich Nietzsche dal radicalismo aristocratico alla Rivoluzione conservatrice’, ‘Nonostante Laclau’. “”Dopo decenni di entusiasmo per la globalizzazione e l’unificazione europea, l’emergere dei movimenti sovranisti e populisti in un’epoca di crisi organica sembra rendere di nuovo attuale la questione nazionale ed evoca la suggestione di un blocco trasversale di contenstazione del capitalismo neoliberale e apolide che unisca tutti i “”ribelli”” della società borghese, lasciandosi alle spalle l’alternativa tra destra e sinistra. Anche nella Germania degli anni Venti, ai tempi delle riparazioni di guerra e dell’occupazione della Rühr, questi temi erano all’ordine del giorno. L’appello di Karl Radek per un fronte unito dei lavoratori, aperto ai ceti medi e alla piccola borghesia patriottica e capace di difendere l’indipendenza del paese dall’ imperialismo straniero, non era però la proposta di un’alleanza totalitaria degli opposti radicalismi estremistici ma la dichiarazione di una furibonda guerra d’egemonia. Uno scontro ideologico che puntava semmai a bruciare il terreno sotto i piedi al fascismo nascente e a candidare la classe operaia tedesca, sulla scorta dell’esperienza bolscevica e del dibattito aperto nel Komintern da Lenin, alla guida della nazione e della sua rinascita. La disputa dei comunisti con Arthur Moeller van den Bruck e la Rivoluzione conservatrice tedesca sfata il mito dell’estraneità del materialismo storico agli interessi nazionali. Tuttavia, al contrario degli odierni equivoci eurasiatisti e socialsciovinisti, attesta l’insuperabile incompatibilità filosofica – prima ancora che politica e morale – tra il particolarismo naturalistico delle destre, con le loro persistenti pulsioni discriminatorie di stampo coloniale, e l’universalismo concreto del marxismo e del suo sogno di un mondo senza guerre”” 1923. I comunisti contro il movimento populista e la rivoluzione conservatrice in Germania ‘Paul Frölich: “”Voi dite, conte Reventlow: «Noi ‘volkisch’ non abbiamo pregiudizi, accettiamo aiuto da qualunque parte venga offerto». Anche noi. Voi pretendete che non aggrediamo più i ‘volkisch’ e non li insultiamo. Non avremo occasione di farlo se i ‘volkisch’ cambieranno fronte e invece di marciare contro gli operai marceranno contro il vero nemico interno del popolo tedesco. E perciò; rompere con la reazione, rompere con i cospiratori internazionali della controrivoluzione, rompere con i venduti che sfruttano i movimenti reazionari per gli interessi del capitale e per interessi ancora più infami (pensiamo ai finanziatori della grande industria e al processo Fuchs-Machhaus (4)), rompere con le organizzazioni di assassini come [i Freikorps di] Erhardt e i suoi camerati, porre fine alla persecuzione degli operai e al loro assassinio”” [dall’articolo di Paul Frölich ‘Una risposta al conte E. Reventlow] (pag 201); Ernst Reventlow: “”Nel testo “”Schlageter”” (pubblicato dalla Vereinigung Internationaler Verlagsanstalten di Berlino), Paul Frölich si occupa del mio articolo “”Con Radek?””, che avevo pubblicato nel “”Reichswart”” per prendere posizione sul discorso di Radek dal titolo ‘Leo Schlageter, il viandante nel nulla’. Nella sua risposta il signor P. Frölich mi pone alcune domande, alle quali vorrei qui rispondere per quanto è possibile in un articolo. Secondo il signor P. Frölich c’è contraddizione se dico che noi ‘völkisch’ siamo schietti e rigorosi avversari delcapitalismo ma che d’altro canto non conosciamo e non vogliamo classi! Il signor Frölich motiva così la sua affermazione: chi parla di capitalismo, contrappone la classe dei capitalisti alla classe operaia; e ne trae tacitamente la conclusione che chi voglia combattere il capitalismo debba di conseguenza riconoscere la classe come un dato di fatto e condurre perciò una ‘lotta di classe’. Io non condivido questa prospettiva, perché intendo il concetto di capitalismo in maniera assai più vasta. Al capitalismo non sono ostili e non si contrappongono soltanto i lavoratori dell’industria ma anche ‘tutti’ gli altri strati e ceti professionali che ne sono esponenti agiati. In generale, un concetto di Stato che si razionale e fondato sul diritto e la giustizia deve essere anticapitalistico e deve farsi Stato in maniera conforme. Considero le classi e la lotta di classe come manifestazioni di una malattia [‘der Ungesundheit’»] e le ritengo nocive perché lacerano l’unità organica del popolo nella sua profondità [‘die im Grunde organische Volkseinheit’]. E in tal modo allargano le crepe preesistenti e impediscono che i tedeschi di diverse professioni e gradi di istruzione si intendano tra loro, che cerchino di avvicinarsi gli uni agli altri e infine che acquistino fiducia gli uni verso gli altri, come si addice al ‘Volksgenossen’. Il signor Frölich dice: le classi esistono, non si lasciano spazzar via a parole! A parole certamente non è possibile e però possono essere eliminate con il lavoro comune all’interno del popolo”” [Ernst Reventlow, ‘Un tratto di strada?’ [Rote Fahne, 176, 2 agosto 1923] (pag 203)'”,”GERG-102″
“AZZARELLO Adamo FERRARA Carlotta PIAZZESI Paolo testi; biografie e cronologia a cura di Renzo ROSSI”,”La grande storia del Novecento. L’immagine di un secolo. 1900-1910 il mondo nuovo: presagi e scoperte. Volume 1.”,”Direzione di progetto CAIAZZO Cinzia MELLI Filippo FLORIO”,”FOTO-033″
“AZZARONI Alfredo”,”Blasco. Pietro Tresso. La vie d’un militant.”,”-Blasco. Pietro Tresso, capo dell’apparato illegale del PCI all’epoca di Gramsci. -Pietro Tresso. Articoli 1930-1939. -Pietro Tresso. Lettere dalla prigione. -Il PCi e la sparizione di Pietro Tresso. Lettere a Rinascita. -Note della Commissione per la Verità sui crimini di Stalin. TRESSO già membro dell’Ufficio politico del PCI, passato all’ opposizione nel 1930, arrestato e condannato in Francia nel 1942, evaso e passato al maquis nel 1943 è sparito nel 1944. La figura di questo militante ‘esemplare’ è evocato nello scritto di AZZARONI con una scelta di articoli politici di BLASCO sui problemi rivoluzionari dell’Italia e con le sue lettere dal carcere.”,”MITC-004″
“AZZARONI Alfredo”,”Socialisti anticlericali. La sinistra anticlericale. Il nero e il rosso. Il mago. La sala dei carabinieri. Il cristo dei socialisti. Dalli al tronco! Le varietà della cronaca internazionale. Non taceremo. Contro il catechismo.”,”””Milano era, in quei tempi, la “”capitale morale.”” E questo titolo non era frutto di orgoglio campanilistico perché le era attribuito e riconosciuto soprattutto dagli abitanti delle altre regioni. Nel 1898 il siciliano Napoleone Colajanni giustificando il primato del capoluogo lombardo, ricordava dei dati estremamente significativi. Confrontando l’ aumento della popolazione nel decennio 1881-1891 tra Milano e Napoli notava che in media a Milano l’ aumento era stato di circa 10 mila abitanti all’ anno contro i 3 mila di Napoli. “”Questa prima ed enorme differenza – sottolineava – acquista un significato economico sociale interessantissimo quando si saprà che la natalità di Milano era molto al di sotto di quella media de regno.”””” (pag 57-58) I dati di Colajanni. “”””Occorrerebbe una speciale monografia per illustrar la vita economica industriale di Milano, che non è eguagliata da quella di verun’altra città italiana”””” (Colajanni) (pag 58) “”Talvolta anche i più acuti e consapevoli tra essi parevano perdere la speranza. “”Turati – scriveva Labriola al vecchio Engels il 21 maggio del ’92 – è un ottimo figliolo, onesto e disinteressato, ma di animo e temperamento esclusivamente italiano, anzi milanese. Conosce assai poco l’ “”Italia reale””…””. E proseguiva: “”Gli operai italiani sono in gran parte dei semplici artigiani, e anzi dei famuli dei loro padroni, o dei prestatori di servizi personali. Per tutti questi il 1° Maggio è un quissimile della festa della Madonna””.”” (pag 89) “”Sulla medesima rivista di Ferri, nella stessa annata 1903, Paolo Orano veniva pubblicando una serie di profili di “”patriarchi del Socialismo””. Nell’ ordine apparvero così rievocati Platone, Gesù, Tommaso Münzer, Tommaso Moro, Tommaso Campanella, Morelly, Mobly, Rousseau, Brissot, De Warville, Babeuf e Buonarotti.”” (pag 135-136)”,”MITS-318″
“AZZERRI Michele”,”Rivoluzione e internazionalismo. Trotsky e i trotskismi tra ortodossia marxista e prefigurazione del futuro.”,”Michele Azzerri (Sassoferrato, 1978) è laureato in Scienze politiche presso ‘La Sapienza’ di Roma . Collabora con il ‘Centro Livio Maitan’ di documentazione e ricerca sul marxismo rivoluzionario e la storia del movimento operaio italiano e internazionale. La teoria della rivoluzione permanente. Lo sviluppo ineguale e combinato (pag 84-89) “”Sul piano della teoria economica più generale, Trotsky, in riferimento alla teoria delle “”onde lunghe”” di Kondratiev, sostenne che nel mondo si marciasse verso una sincronizzazione crescente ed una contrazione crescente nella durata dei cicli economici del capitalismo, tale da predeterminare con maggiore forza tutte le altre tendenze all’internazionalizzazione dei fenomeni socio-politici. In un articolo apparso nel luglio 1923 Trotsky affermò che «i cicli spiegano molte cose, costituendo mediante la loro pulsazione automatica una molla dialettica indispensabile nel meccanismo della società capitalistica. I punti di rottura della congiuntura commerciale-industriale ci portano più vicino ai nodi critici della rete di sviluppo delle tendenze politiche, della legislazione e di tutte le forme di ideologia (…). Se la sostituzione periodica dei boom “”normali”” con crisi “”normali”” trova il suo riflesso in tutte le sfere della vita sociale, allora la transizione di un’epoca di pieno boom ad un’epoca di declino, o viceversa, produce i più profondi sommovimenti storici; e non è difficile dimostrare che in molti casi le rivoluzioni e le guerre stanno a cavallo della linea di confine che divide due epoche diverse dello sviluppo economico (…). Analizzare tutta la storia moderna da questo punto di vista è davvero uno dei compiti più gratificanti del materialismo dialettico (23)». In aggiunta, la crisi dello Stato-nazione, mentre favoriva l’esplodere di conflitti interimperialistici di portata sempre più ampia, accelerava contemporaneamente i processi d’internazionalizzazione del conflitto di classe. Da tali considerazioni Trotsky ne dedusse che: « finire (pag 85-86)”,”TROS-341″
“AZZI Nicoletta a cura; saggi di L. BELLANI N.AZZI M.L. BETRI L. BULFERETTI I. PORTIOLI A. COLUCCIA I. PIVA L. GUALTIERI P. CORTI L. CAVAZZOLI P. SORCINELLI A. LONNI C. SANNA C. VETRO M. LEGNANI R. SALVADORI G. OLMI”,”Sapere scientifico e questione sociale tra ‘800 e ‘900. Atti del Convegno in occasione del cinquantesimo della morte del Prof. Pietro Albertoni. Gazoldo degli Ippoliti – Sabbioneta, 12 e 13 settembre 1984.”,”La rivoluzione igienica e i medici condotti; Un grande sciopero dei medici condotti, Positivsmo, socialismo e medicina (in) R. Salvadori, Positivismo, socialismo e medicina: il caso mantovano (pag 297-320)”,”ITAS-008-FMB”
“AZZOLINI Riccardo DIMALTA Gianluigi PASTORE Riccardo”,”L’industria chimica tra crisi e programmazione.”,”Riccardo Azzolini (Roma 1952) è responsabile dell’Ufficio Studi della federazione lavoratori chimici della CGIL di Milano. Dimalta (Milano 1946) è responsabile a Genova di un centro studi per la politica industriale. R. Pastore (Milano 1943) è responsabile dell’attività di studio e programmazione dell’ANIC.”,”EURE-124″