“BABEL Isaak a cura e traduzione di Chiara SPANO”,”L’ armata a cavallo.”,”Babel’ (Isaak Emmanuilovic), scrittore ucraino (Odessa 1894 – † 1941). Di famiglia ebraica, seguì studi commerciali e arrivò alla letteratura per spontanea vocazione. Nel 1915, dopo l’incontro con Gorki, per lui decisivo, pubblicò i suoi primi racconti; ma lo scarso successo lo allontanò per lungo tempo dall’attività letteraria. Commissario del popolo, poi agente della Ceka, prestò servizio come ufficiale nell’ armata di cavalleria cosacca del generale Budënnyj (BUDJONNY). Dalla sua partecipazione alla guerra russo-polacca trasse ispirazione per i racconti dell’ Armata a cavallo (1926), rapide e incisive ‘miniature’ in cui la realtà, trasferita su un piano irreale, si esprime con toni ora lirici, ora ironici e grotteschi. La sua fama di narratore è affidata anche ai Racconti ebraici (1927), al racconto autobiografico Storia della mia colombaia (1927), ai Racconti di Odessa (1931), descrizione della vita della piccola borghesia ebraica, e ai drammi Tramonto (1928) e Maria (1935), in cui i particolari descrittivi e scenografici creano pagine tra le migliori della letteratura sovietica. Non riuscendo ad adattarsi al clima culturale staliniano, si chiuse nel silenzio. Arrestato nel 1939 e rinchiuso in un campo di concentramento, venne in seguito fucilato. (RIZ)”,”RIRO-046″
“BABEL Isaac”,”Correspondance, 1925-1939.”,”Nel 1925 BABEL è un giovane scrittore sovietico già celebre: è considerato come uno dei più dotati della nuova generazione letteraria. Lo stesso anno, sua sorella Maria lascia la Russia per stabilirsi a Bruxelles. La madre dello scrittore la raggiunge poco dopo. Inizia così una corrispondenza che durerà fino al tragico arresto di BABEL nel 1939. Nel frattempo anche la moglie è emigrata ed è a Parigi che nasce la loro figlia Natacha. Le lettere qui riuniti sono scritte da BABEL alla madre e alla sorella. Il carteggio ci fa scoprire la personalità dell’ autore ed è un documento sulle condizioni della vita letteraria in URSS durante lo stalinismo. “”Firenze ha eclissato tutto quello che ho visto in Italia. E’ un’ impressione incancellabile, per tutta la vita””. (pag 214, Maggio 1933) Alcune pagine di autobiografia di BABEL (pag 10-11)”,”RUSS-170″
“BABEL Isaak Emmanvilovich”,”Caballeria roja.”,”BABEL Isaak Emmanvilovich nacque ad Odessa nel 1894 e morì in circostanze incerte nel 1941 (purghe staliniane). Pubblicò il suo primo libro ‘Storia di Odessa’ nel 1923. Cavalleria rossa è una delle migliori novelle sulla rivoluzione russa. E’ basata sulla esperienza militare di BABEL che combatté nel Reggimento di Cavalleria di BUDIENNY. “”Budionni, che indossava pantaloni rossi con bande di metallo, stava sotto un albero. Avevano ucciso il comandante della seconda brigata. Al suo posto, il capo dell’ esercito aveva nominato Kolesnikov. Un’ ora prima, Kolesnikov era capo di reggimento. La settimana prima, Kolesnikov era capo di squadrone. Chiamarono il nuovo comandante di brigata affinché si presentasse a Budionni. Il capo dell’ esercito lo aspettava in piedi sotto l’ albero. Kolesnikov arrivò con Almasov, il suo commissario. “”Ci rompono i coglioni queste canaglie -disse il capo dell’ esercito con un sorriso ammirato. Vincere o perire. Non c’è altra strada. Capito?”” -Capito. – rispose Kolkesnikov spalancando gli occhi. – E se fuggi ti farò fucilare – affermò il capo dell’ esercito mentre sorridendo, volgeva gli occhi verso il capo della Sezione speciale.”” (pag 97)”,”RIRO-299″
“BABEL Isaac”,”Chroniques de l’an 18 et autres chroniques (1916).”,”Babel osservatore attento e cronista minuzioso rende conto senza ricorrere alla narrativa di una realtà terrificante, dalle condizioni di vita della popolazione al problema del soccorso dei feriti e dei malati. Una città di tre milioni di abitanti sotto-alimentata. Questa è un’opera in inedita, integralmente, in francese. In russo non esiste se non all’interno delle opere complete di Babel.”,”RIRO-457″
“BABEL’ Isaak, a cura di Gianlorenzo PACINI”,”Tramonto.”,”Tramonto (1926) rientra nella cerchia d’interessi che legava Babel’ alla Moldavanka quartiere ebraico della sua Odessa, e ai personaggi più o meno leggendari la cui fama, celebrata nel quartiere aveva colpito l’immaginazione dell’adolescente, che più tardi ne avrebbe esaltato le vicende nel ciclo dei Racconti di Odessa.”,”RUSx-221-FL”
“BABEL’ Isaak, a cura di Costantino DI PAOLA”,”L’armata a cavallo. Diario 1920.”,”Isaak Emmanuilovic Babel’ nasce a Odessa il 13 luglio 1894 in una famiglia di piccoli commercianti ebrei. La data dell’esordio letterario di Babel’ è il 9 settembre 1913, quando sulla rivista Fuochi (Ogni), edita a Kiev vine pubblicato il racconto Il vecchio Slojme (Staryj Slojme), la storia di un misero vecchio ebreo che venuto a sapere che il figlio ha intenzione di cambiare religione si uccide impiccandosi. Babel’ venne condannato a morte e fucilato il 27 gennaio 1940, a Mosca. Costantino Di Paola è docente di Lingua e letteratura russa all’Università di Venezia.”,”RIRO-217-FL”
“BABEL’ Isaak, a cura di Adriano DELL’ASTA, scritto di Serena VITALE”,”Tutte le opere.”,”Isaak Emmanuilovic Babel’ nasce a Odessa il 13 luglio 1894 in una famiglia di piccoli commercianti ebrei. La data dell’esordio letterario di Babel’ è il 9 settembre 1913, quando sulla rivista Fuochi (Ogni), edita a Kiev viene pubblicato il racconto Il vecchio Slojme (Staryj Slojme), la storia di un misero vecchio ebreo che venuto a sapere che il figlio ha intenzione di cambiare religione si uccide impiccandosi. Babel’ venne condannato a morte e fucilato il 27 gennaio 1940, a Mosca.”,”VARx-173-FL”
“BABEL’ Isaak, a cura di Costantino DI-PAOLA”,”Odessa.”,”Odessa. ‘Metà della sua popolazione è costituita da ebrei e gli ebrei sono gente che si è fissata nella testa alcune cosette molto semplici. (…)’ (pag 53) (Babel). ‘Babel’ scrive che fu Gorkij il primo a parlare del sole in un libro russo, che la letteratura russa doveva liberarsi di Pietroburgo, fuggire dalla pesante cappa di nebbia che l’opprimeva, soffocando e snaturando l’uomo. «Si avverte la necessità di rinnovare il sangue», dice. E perché ciò potesse avvenire la letteratura russa doveva cantare il sole. Solo «dall’astro della vita» e dal respiro del meridione, dalla sua calura, dalle steppe assolato, lambite dal mare, sarebbe potuto venire il nuovo messia delle lettere russe. Il nuovo Maupassant, il Maupassant russo, sarebbe venuto, – dice ancora Babel’, – dal fecondo e vivificante meridione della Russia, dalla solare Odessa, la «porta di Dio», come da sempre la chiamano i suoi abitanti. E Bab-El’ («la porta di Dio» è lo pseudonimo con cui firma il suo primo e singolare scritto programmatico, ‘Odessa’. Quando Babel’ varca questa porta si riversano nella letteratura russa il sole e l’idioma del meridione. Il sole fiammante della rivoluzione e l’astro nascente di Odessa, la complessione allucinata e visionaria dello stile e il gioioso metaforizzarsi della parola illuminano la sua stagione creativa più libera e felice. Nascono così ‘L’armata a cavallo’ e i racconti del ciclo di Odessa. Il 20 aprile del 1920 la Polonia decreta la mobilitazione generale e cinque giorni dopo attacca le forze sovietiche nell’Ucraina nord-occidentale. Quando gli eserciti di Pilsudski, attraversata l’Ucraina, occupano Kiev e si attesta sulla riva sinistra del Dniepr, i bolscevichi sferrano una violenta controffensiva cui prende parte anche la leggendaria Prima armata di cavalleria cosacca comandata da Semen Budennyi, inverosimile mescolanza di genti e di parlate, di eroi e di codardi, di asceti e di bravacci. Aggregato alla sesta divisione come corrispondente dell’agenzia telegrafica Jug-Rosta, l’ebreo Isaak Babel’, nascosto sotto la falsa identità di Kirill Ljutov, vive l’esperienza più esaltante e disperata della sua vita. «Ljutov, – ha scritto Simon Markis, – à la metà ebraica di Babel’, che aspira ardentemente ad acquisire l’altra sua metà, la sua metà rivoluzionaria, bolscevica, senza per questo perdere la prima. Ljutov-Babel’ non sa dove andare. Il vecchio mondo da cui è fuggito, ma che lo attira, lo trattiene, è stato sostituito da un mondo nuovo al quale egli aspira con tutto il suo essere, ma che non lo accetta e lo terrorizza con la sua bestialità e ferocia. La solitudine e la disperazione dell’intellettuale nella rivoluzione – conflitto frequente nella letteratura degli anni venti – è in Babel’ accentuata dalla solitudine dell’ebreo, un ebreo di una specie particolare, diviso in due nel suo rapporto con il giudaismo come l’intellettuale è diviso nel suo rapporto con la rivoluzione» (2) (pag 11-12) [introduzione di C. Di Paola] [(1) J. Pilsudski (1867-1935), militare e uomo politico polacco (…); (2) S. Markis, ‘La litterature russe-juive et Isaak Babel’, in “”Cahiers du Monde russe et soviétique””, 1977, XVIII, 1-2]”,”VARx-630″
“BABEUF G. a cura di Claude MAZAURIC”,”Babeuf.”,”Claude MAZAURIC è Prof di storia all’Univ di Rouen, autore di numerose opere e studi sulla Rivoluzione francese, VP della Società di studi robespierristi, membro della ‘Commissione Jaures’ di storia della rivoluzione presso il Comitato dei lavori storici e scientifici del Ministero dell’Educazione nazionale. Siede nella Commissione della ricerca storica per il bicentenario della Riv Francese (CNRS).”,”FRAR-137″
“BABEUF Gracchus”,”The Defense of Gracchus Babeuf Before the High Court of Vendome.”,”Contiene il saggio di John Anthony SCOTT, Francois-Noel Babeuf and the conspiration des egaux, il ‘Manifeste des Egaux’ di Sylvain MARECHAL, i ‘Thoughts on the Defense of Gracchus Babeuf’ di Herbert MARCUSE”,”FRAR-001″
“BABEUF Francois Noel, a cura di Claude MAZAURIC”,”Il Tribuno del Popolo.”,”””(…) la Rivoluzione non ha dunque prodotto che un più grande servaggio. Lo ripeto: sotto il regno del dispotismo, mai ci si è opposti così apertamente a che i cittadini facessero pervenire la verità ai governanti: mai sospettosa amministrazione prese mezzi meno riguardosi per intercettare la comunicazione delle idee; ma l’ inquieta tirannide spinse le precauzioni al punto di chiudere decisamente la bocca alle proteste, e mai ancora la rigida inquisizione sulla stampa, congiunta alla severa formalità della censura, fu esercitata con maggiore arbitrio di quanto abbiate fatto voi tramite la municipalità della città in cui s’è stampato lo scritto su cui avete scagliato i fulmini della riprovazione””. (pag 128, lettera di Babeuf al Comitato delle ricerche, 1790)”,”SOCU-085″
“BABEUF Gracchus, a cura di Armando SAITTA”,”Le tribun du peuple, 1794-1796.”,”””Ora, quando è tutto il popolo che vuole la rivoluzione e segue il suo Tribuno che gode della sua fiducia, il dovere di questo Tribuno, è di dire senza soste a tutto il popolo, dove esso si trova, quello che è fatto, quello che resta da fare, dove e come occorre andare, e perché””. “”Che fare?””, articolo apparso nel numero 36 del 20 frimaio dell’ anno IV (10 dicembre 1795). (pag 211) Energia rivoluzionaria. (pag 31)”,”FRAR-309″
“(BABEUF Gracchus)”,”Le cri du peuple français contre ses oppresseurs. (1796)”,”‘Le cri du peuple français contre ses oppresseurs’ stampato anonimo durante la Cospirazione e distribuito il 1° floreale dell’anno IV (20 aprile 1796) consta di 8 pagine in 16°. Ne è autore Babeuf (V. Daline, A. Saitta, A. Soboul, Inventaire des manuscrits et imprimés de Babeuf, Paris, 1966, pag 99, n° 40)”,”FRAR-360″
“BABEUF Gracchus”,”François-Noël Gracchus Babeuf: communisme de l’an IV. (Marx, à mesure. Une anthologie commentée des écrits de Marx et d’Engels)”,”Contiene ‘Babeuf sous le regard de Marx et d’Engels’ (pag 1-11) (BME)”,”FRAR-380″
“BABEUF Gracchus, a cura di Maurice DOMMANGET”,”Pages choisies de Babeuf recueillies, commentées, annotées avec une Introduction et una Bibliographie critique par Maurice Dommanget.”,”2° esemplare vetrina 572 “”Mathiez paraît n’avoir pas attaché grande importance au communisme de Babeuf; il y voyait comme une adjonction, d’importance secondaire, improvisée pour la circonstance, au programme de la conspiration des Egaux, dont l’essentiel aurait été, en somme, celui des Robespierristes; en sorte que Babeuf, s’il en fut le chef et le bouc émissaire, n’en aurait pas été, au point de vue idéologique, le véritable inspirateur et, en tout cas, ne lui aurait pas conféré un caractère aussi original qu’on est habitué à la croire. Que le communisme soit demeuré indifférent à la plupart des complices de Babeuf; que les gens du peuple qui étaient disposés à le suivre, s’il avait réussi, n’en aient pas eu d’idée claire et ne l’aient pas mis au premier rang de leurs préoccupations, on peut l’admettre sans difficulté; mais qu’il fût pour Babeuf lui-même une sorte d’expédient démagogique, Mr Dommanget ne le croit pas et je ne le pense pas non plus. Mr Dommanget a bien mis en lumière les documents qui attestent que les communisme était au centre de sa pensée dès avant 1789 et ils paraissent décisifs. En tout cas, le problème étant posé, on en doit chercher la solution dans l’évolution des ses idées durant les années qui ont précédé la Terreur et l’avènement de la démocratie sociale. (…) Mais le communisme de Babeuf a-t-il pris sa source dans le seule philosophie? J’ai dit ailleurs que je ne le croyais pas et j’ai plaisir à constater que Mr Dommanget partage cette opinion. Babeuf était picard et c’est au milieu des paysans de la plaine picarde que son esprit s’est formé. (…) Sans doute, le communisme de Babeuf allait bien au delà de la réglementation; il supprimait la propriété individuelle, tandis que les paysans tendaient plutôt à donner à chacun sa part, sous réserve de restrictions imposées à la jouissance. Il n’est pas moins vrai qu’il peut apparaître comme l’expression la plus radicale de leurs voeux et comme leur “”limite””. Ainsi conçu, il cesse d’étre purement “”utopique”” et idéologique et trouve sa racine dans la tradition communautaire de nos campagnes; il en a donné une interpretation systématique au moment où elle allait marcher rapidement vers sa disparition. Sous cette forme, Babeuf l’a léguée à l’avenir et il lui a même rendu une force de pénétration inconnue jusqu’alors, puisque, comme Mr Dommanget le remarque, sa doctrine n’était point purement agraire, mais s’appliquait aussi à l’industrie et au commerce où le socialisme moderne a précisement trouvé son domaine d’élection. Se demandant où le prolétariat avait puisé la notion d’un idéal social qu’il pût opposer à la conception individualiste qui est à la base du capitalisme, Marx a jugé qu’il l’avait trouvé dans les survivances de l’ancien régime économique et social. Si la pensée de Babeuf est née en effet de la vie même des communautés rurales où il a vécu, cette hypothèse se trouverait remarquablement confirmée. Puisse se trouver un historien pour la vérifier”” [George Lefebvre, Préface] [(in] ‘Pages choisies de Babeuf recueillies, commentées, annotées avec une Introduction et una Bibliographie critique par Maurice Dommanget’, 1935] (pag XI-XI)”,”SOCU-189″
“BABEUF François Noël, a cura di Claude MAZAURIC”,”Textes choisis.”,”Claude MAZAURIC agrégé de l’Université “”La cultura di Babeuf fu quella di un autodidatta”” (pag 15) Il comunismo di Babeuf nel 1796 (pag 34) Babeuf e l’equivoco del Termidoro contro Robespierre (pag 159)”,”SOCU-214″
“BABINGER Franz”,”Maometto il Conquistatore.”,”Franz BABINGER (1891-1967) nacque a Weiden, in Baviera. Professore all’ Università di Monaco, è autore di vari lavori sulle origini dell’ impero ottomano e sui suoi rapporti con gli stati cristiani del Rinascimento. MAOMETTO II (1430-1481)”,”VIOx-089″
“BABINGTON MACAULAY Thomas, a cura di Alberto AQUARONE”,”Saggi sui grandi uomini politici. Machiavelli – Bacone – Hampden – Federico il Grande – Hastings.”,”La biografia più ampia è quella dedicata a Bacone, segue Hastings, Hampden e infine Machiavelli. “”Neppure in questo frangente il signor Montagu abbandona il suo eroe. Si direbbe davvero ch’egli sia convinto che l’ affetto di un biografo debba essere altrettanto devoto di quello degli innamorati del signor Moore (1); e non riesce a concepire a che cosa serva una biografia ‘se non è la stessa nella gioia e nel tormento, nella gloria e nella vergogna’. Egli ci assicura che Bacone era innocente, che aveva la possibilità di difendersi in maniera del tutto soddisfacente, che quando “”con semplicità e franchezza confessò di essere colpevole di corruzione”” e quando successivamente affermò che la sua confessione era “”sua, sua la firma e sua la volontà””, disse una grossa bugia e che si astenne dal presentare le prove della propria innocenza perché non poteva disubbidire al re e al favorito i quali, per i loro egoistici scopi, premevano su di lui perché si dichiarasse colpevole””. (pag 165-166)”,”BIOx-084″
“BABU Mohamed RAHMAN Abdul”,”African Socialism or Socialist Africa?”,”Dedicato ai lavoratori e ai giovani dell’ Africa”,”MAFx-007″
“BABUDIERI Fulvio a cura”,”I porti di Trieste e della Regione Giulia dal 1815 al 1918.”,”Archivio Economico dell’Unificazione Italiana, ricerca promossa dall’ Istituto per la Ricostruzione Industriale IRI in occasione del XXV della Fondazione. Comitato scientifico Carlo M. CIPOLLA Domenico DEMARCO Giuseppe PARENTI Giannino PARRAVICINI Rosario ROMEO Pasquale SARACENO Roberto TREMELLONI Albino UGGÈ”,”ITAE-075-FP”
“BABUSKIN (BABUCHKIN) Ivan Vasil’evic Z.S. ZELIKSON-BOBROVSKAJA”,”Ivan V. Babuskin militante bolscevico. Memorie scritti corrispondenze.”,”Contiene anche una nota biografica di V. S. ZELIKSON-BOBROVSKAJA e il necrologio di LENIN”,”ELCx-050″
“BABY Jean”,”L’ antisoviétisme contre la France.”,”Koestler “”diffamatore dell’ Urss””. “”J’ai sous les yeux un document très remarquable qui est la lettre envoyée le 20 novembre 1946 au journal ‘Rèsistance’ par M. Cathala, attaché de l’ Informatio à l’ Ambassade de France de Moscou. ‘Rèsistance’ ayant publié une série d’articles de Koestler intitulés “”La fin d’une illusion””. M. Cathala écrivit au journal: nous donnons ci-dessous quelques extraits de sa lettre, (…). “”””Que le but principal de M. Koestler soit de diffamer l’ Union Sovietique, ceci est éclantant et se passe de démonstration””””. (…) “”Le plaidoyer de M. Koestler en faveur de l’Allemagne hitlérienne est, en revanche, dissimulé avec assez d’astuce. Mais l’ analyse du texte en dénude vite les fils. “”Le procédé dont use le plus fréquemment M. Koestler dans sa tentative de réhabilitation consiste à identifier l’ Allemagne hitlérienne à l’ Union Soviétique.”” (…)””. (pag 35-36)”,”RUST-126″
“BACCETTI Carlo”,”Il PDS. Verso un nuovo modello di partito?”,”Carlo Baccetti è professore associato di Scienza politica nella Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Firenze, dove insegna Partiti politici e gruppi di pressione e Governo locale.”,”ITAP-080-FL”
“BACCHIET Massimiliano BERTOLUCCI Franco BERTOLUCCI Letizia CARPITA Caterina FAVATI Gabriella FRANCHINI Elena GALLO Stefano LIPPI Furio PARRI Mauro PEPE Pierluigi PETRONIO Maria Grazia PICCIONI Francesco ROSSI Luca SERRANI Anna SISTI Ernesto VALLEGGI Gabriele VIERUCCI Giulia VIGOTTI Mariangela, collaborazione; scritti e documenti di Luciano DELLA-MEA Umberto TERRACINI Piero NISSIM Pino MASI Soriano CECCANTI Umberto MARZOCCHI Athos BIGONGIALI Antonio FRANCOLETTI Franco BERTOLUCCI Paolo FINZI Corrado STAJANO Givanno BOURSIER Marco ROSSI”,”Franco Serantini. Cinquant’anni di memoria contro l’ingiustizia, 1972-2022.”,”Dedicato a Luciano Della Mea, Paolo Finzi Arnaldo Massi, Gianni Sorbi e Giacomo Verde, speciale ringraziamento a Corrado Stajano A cura del Circolo culturale Biblioteca Franco Serantini”,”ANAx-464″
“BACCHIET Massimiliano”,”Malfattori e birri nel fosco fin del secolo morente. Pisa 1872-1900.”,”Massimiliano Bacchiet è nao e vive a Pisa. Laureato in Scienze politiche con una tesi sul sindacalismo degli inizi del ‘900 ha collaborato al dizionario biografico degli anarchici italiani e ha pubblicato ‘Riglione. Questa centrale e laboriosa borgata’ (2017). Partecipa al gruppo di studio della Biblioteca F. Serantini sulle origini del PcdI nella provincia pisana”,”ANAx-478″
“BACCHINI Furio”,”Un laico dell’ Ottocento. Andrea Costa. Libero Muratore, Libero Pensatore, Socialista libertario.”,”Alessandro Aldo MOLA, Direttore del Centro per la Storia della Massoneria. BACCHINI dà molto spazio alle vicende relative alla massoneria. “”Non solo, ma secondo sempre l’ ex Direttore della IISH di Amsterdam (B. Nicolaevsky, nrd), che vi fosse comunque un accordo tra Mazzini, Garibaldi e i Filadelfi è fuori discussione; non solo, ma assieme progettarono la convocazione di un congresso democratico internazionale per la creazione di una Associazione internazionale. La riunione preparatoria tenutasi il 20 di luglio del 1863 a La Chaux de Fonds, in Svizzera, che sarà uno dei punti chiave della propaganda bakuniniana negli anni ’70, decise la convocazione sulla base di un rapporto di Johann-Philipp Becker, anch’egli libero muratore.”” (pag 237) “”La sorda lotta iniziata tra Bakunin e Marx in seno all’ Internazionale ebbe il suo epilogo italiano alla Conferenza di Rimini svoltasi il 4 agosto 1872, che è considerata la nascita ufficiale dell’ Internazionale in Italia come organizzazione strutturata””. (pag 244)”,”MITS-248″
“BACCI Michele”,”Investimenti per l’aldilà. Arte e raccomandazione dell’anima nel Medioevo.”,”Michele Bacci (Pisa 1970), storico dell’arte, insegna Iconografia e iconologia presso l’Università di Siena ed è condirettore della rivista ‘Iconographica’ . Ha studiato vari aspetti del culto e delle funzioni delle immagini nel Medioevo.”,”STMED-061-FSD”
“BACCIANINI Mario TARTARINI Angelo a cura”,”Socialisme ou Barbarie. Antologia critica.”,”I processi di Mosca del 1936 e le notizie sui campi di lavoro forzato in Russia avevano sconvolto gli intellettuali della ‘petit gauche’ i cui massimi portavoce, SARTRE e MERLEAU-PONTY, tentarono nel 1945, attraverso ‘Temps Modernes’, il collegamento tra la piccola borghesia intellettuale e gli intellettuali comunisti. Negli anni 1950 proprio la rivista ‘Les Temps Modernes’ per bocca di MERLEAU-PONTY e altri si chiese se alla luce dei processi di Mosca, dei gulag e di quanto andava accadendo in URSS era ancora lecito parlare di socialismo. In questo clima politico ed intellettuale nacque ‘Socialisme ou Barbarie’. Nel novembre 1948 apparve su Temps modernes un saggio di Claude LEFORT intitolato ‘Les contradictions de Trotckjj et le probleme revolutionnaire. Reflexions sur le ‘Staline’ de Trotckij’ dove colui che diventerà, nello stesso anno, uno dei massimi collaboratori di ‘Socialisme ou Barbarie’ si propose di regolare i conti con TROTSKY e con il PCF, dal quale era appena uscito, insieme ad altri che confluirono in SoB. Il saggio di LEFORT è una lunga recensione critica allo ‘Stalin’ di TROTSKY. Il 10 giugno 1949 si svolse a Parigi la prima riunione dei ‘lettori’ della rivista ‘Socialisme ou Barbarie- Organe de Critique et d’ Orientation Revolutionnaire’ della quale era uscito in marzo il primo fascicolo. Erano presenti circa 40 compagni. Il gruppo intrattenne rapporti con una serie di minoranze di sinistra tra le quali ‘L’ impulso’ organo dei gruppi anarchici italiani d’azione proletaria considerati “”al pari della Federazione Comunista Libertaria francese, rappresentanti in Italia di una tendenza nuova, internazionalista e rivoluzionaria, affermatasi all’interno del vecchio movimento anarchico e decisa a rompere con le concezioni e i gruppi tradizionali sulla base di un’analisi materialista dei rapporti sociali”” (S.ouB., 15-16 pag 83). L’importanza di S.ouB. all’interno della sinistra francese in quegli anni viene sottolineato dallo spazio che la rivista di Edgard MORIN, ‘Arguments’ dedica alla tematica portata avanti dal gruppo. L’atteggiamento sociologico di MORIN, che collaborerà in seguito a S.ouB., in dissidio con la teoria politica del gruppo (LEFORT), segnerà negli anni 1960 l’involuzione e la crisi della rivista.”,”MFRx-131″
“BACCIANINI Mario LANDOLFI Antonio a cura; scritti di Pietro NENNI Rodolfo MORANDI Massimo GIANNINI Fernando SCHIAVETTI Eugenio DUGONI Vincenzo BALZAMO Mario BRACCI Lelio BASSO Emilio AGAZZI Lucio LIBERTINI e Raniero PANZIERI Venerio CATTANI Sandro PETRICCIONE Antonio GIOLITTI Riccardo LOMBARDI Luciano PAOLICCHI Franco MOMIGLIANO Francesco DE-MARTINO Giorgio RUFFOLO Roberto GUIDUCCI Fidia FASSANO Luciano CAFAGNA Furio DIAZ Leone IRACI Gaetano ARFE’ Francesco FORTE Antonio LANDOLFI Riccardo LOMBARDI Giuseppe TAMBURRANO Alberto BENZONI Norberto BOBBIO Massimo L. SALVADORI Giuliano AMATO Giuseppe BEDESCHI Claudio MARTELLI Bettino CRAXI Paolo FLORES D’ARCAIS Ernesto GALLI DELLA LOGGIA Roberto GUIDUCCI Luciano PELLICANI Marcello PERA Vittorio STRADA Federico COEN Luciano VASCONI Paolo SYLOS LABINI Domenico SETTEMBRINI Federico MANCINI Gino GIUGNI Lucio COLLETTI Francesco FORTE Giuliano VASSALLI Antonio LANDOLFI Agostino MARIANETTI Luciano PELLICANI”,”La stampa socialista. I quarant’anni di Mondoperaio.”,”Contiene gli articoli di Lucio Libertini e Raniero Panzieri ‘Sette tesi sulla questione del controllo operaio’ (pag 69-74) ‘Esiste una dottrina marxista dello Stato?’ di Norberto Bobbio (pag 180-185), ‘Da Marx a Stalin e da Stalin a Marx’ di Vittorio Strada (pag 249-255) Bobbio: “”Il pensiero politico di Marx si iscrive nella grande corrente del realismo politico che spoglia lo Stato dei suoi attributi divini e lo considera come organizzazione della forza, del massimo di forza disponibile ed esercitabile in un determinato gruppo sociale. Rispetto al suo grande predecessore immediato, Marx ha una concezione strumentale dello Stato – lo Stato come apparato al servizio della classe dominante – che è il rovesciamento radicale della concezione etica secondo cui la forza dello Stato è prima di tutto una forza morale e spirituale (l’antihegelismo del giovane Marx è fuori discussione). L’originalità di Marx consiste nel fatto che egli è forse il primo scrittore politico che congiunge una concezione realistica dello Stato con una teoria rivoluzionaria della società. I realisti sono stati di solito dei conservatori che hanno giustificato lo Stato-forza come male necessario partendo da una concezione pessimistica dell’uomo. I due maggiori scrittori politici del Rinascimento, Machiavelli e Lutero, sono realistici e pessimisti: lo Stato non può non essere fondato sulla forza (o sull’inganno) perché ha a che fare con sudditi indocili e subdoli. Marx è realista: condivide con gli scrittori realisti l’idea che lo Stato è il dominio della forza. Ma non ha una concezione pessimistica della natura umana, o della storia. Che lo Stato sia buono o cattivo dipende da chi ne tiene in mano le redini. Per questo può fare di una concezione realistica dello Stato (lo Stato come male necessario) una delle leve di una teoria rivoluzionaria della società. In secondo luogo Marx è l’unico scrittore realista che conduca la concezione realistica dello Stato sino alle estreme conseguenze, con una consapevolezza che ne fa il continuatore e in certo senso l’inventore di Machiavelli. L’idea dello Stato-forza non era mai andata disgiunta dall’idea che a ogni modo questa forza fosse destinata ad attuare il “”bene comune””, l'””interesse generale””, la “”giustizia”” e così via, e uno Stato che non perseguisse questi nobili fini fosse uno Stato corrotto, non fosse un “”vero”” Stato, ecc. Per la prima volta Marx denuncia con estrema chiarezza l’aspetto ideologico di questa presunta teoria: lo Stato non soltanto è uno strumento, un apparato, un insieme di apparati, di cui il principale e determinante è quello che serve all’esercizio della forza monopolizzata, ma è uno strumento che serve alla realizzazione d’interessi non generali ma particolari (di classe). Marx giunge a questa conclusione in quanto rovescia la concezione precedente dei rapporti fra società e Stato. Da Hobbes a Hegel la società prestatale (sia essa considerata come stato di natura o come società civile), considerata come il luogo dello scatenamento delle passioni, o degli interessi, si risolve, deve risolversi, tutta quanta nello Stato, elevato a luogo della più alta forma di convivenza razionale fra gli uomini (lo Stato come “”dominio della ragione”” di Hobbes o come “”il razionale in sé e per sé”” di Hegel). Per Marx, al contrario, lo Stato lungi dall’essere il superamento dello stato di natura, ne è in un certo senso la perpetuazione, in quanto è come lo stato di natura, il luogo di un antagonismo permanente e insolubile.”” [Norberto Bobbio, Esiste una dottrina marxista dello Stato?] [in La stampa socialista. I quarant’anni di Mondoperaio, a cura di Mario Baccianini e Antonio Landolfi, 1988] (pag 184)”,”EDIx-122″
“BACCIANINI Mario MATHIEU Michel, con interviste a Menachem MILSON Karim KHALEF Mustafà al-NATSHA; RABIN Yitzhak, intervista a cura di Mario BACCIANINI e Michel MATHIEU; AVNERY Uri, intervista a cura di M.B. e M.M.”,”Le due rive del Giordano (interviste); La ricetta dei laburisti (intervista a Rabin); I nostri fratelli dell’OLP (intervista a U. Avnery). (Inchiesta)”,”Domanda: “”Non vedi il pericolo che il nuovo Stato palestinese divenga la base per la continuazione delle ostilità verso Israele?”” Risposta: “”È come dire che la tana del coniglio è la base per continuare le ostilità contro il leone. Secondo l’Istituto per gli studi strategici di Londra, l’esercito israeliano è il quarto al mondo. Spendiamo molti più dollari dell’Italia per gli armamenti, anche se siamo un paese forse diaci volte meno ricco del vostro. Quando Begin, con i suoi toni di capopololo, agita certi spettri, mi sembra Napoleone a Parigi che parla come se fosse nel ghetto di Varsavia”” (pag 47) [interivista con Uri Avnery, a cura di Mario Baccianini e Michel Mathieu] [Uri Avnery, proprietario e direttore del settimanale ‘magazine’ stile ‘Newsweek’ “”Ha’olam Hazen’ (Questo mondo) ma col mordente di ”Die Stern””. Ebreo tedesco di Hannover ha combattuto nel ’48 nelle file dell’Hagana (esercito israeliano). Ed è stato corrispondente di guerra del giornale di Tel Aviv ‘Ha’aretz’. Va intessendo un dialogo con i moderati dell’Olp’] “”Ma quali sono in concreto le vostre migliori carte?”” “”Noi siamo pronti a un compromesso territoriale, anche considerevole, in conformità al piano Allon. Siamo disposti ad accettare l’idea di uno Stato sovrano giordano-palestinese a est di Israele, con capitale ad Amman”” [intervista con Itzhak Rabin a cura di Mario Baccianini e Michel Mathieu, ‘La ricetta dei laburisti’] (pag 42) Allegato: ‘Libano: l’indignazione selettiva’ (‘Interventi’) (pag 116-117-118) [fonte Mondo Operaio, n. 7-8, luglio-agosto 1982] L’esercito israeliano (Zahal) e la minaccia delle regioni confinarie contro Israele. “”Superiori a ogni previsione sono state, inoltre le armi atturate ai palestinesi: 500 carri armati contro i 100 previsti. Le città della costa meridionale del Libano, – Tiro, Sidone e Damur – erano dei veri e propri arsenali mimetizzati pronti ad essere usati per azioni contro Israele, sufficienti ad armare migliaia di uomini. “”Il trasporto in Israele di questo arsenale – scrive Giorgio Romano – richiederà da uno a due mesi””. Se le vittime civili sono state numerose, lo si deve precisamente alla capillare “”infiltrazione”” degli elementi palestinesi in seno alla popolazione libanese. Prima che l’aviazione e le artiglierie israeliane aprissero il fuoco su Beirut, tuttavia, migliaia di volantini venivano lanciati dagli aerei esortando la popolazione ad abbandonare la città. E indicando in quale direzione. Ma gli altoparlanti dell’Olp sollecitavano la popolazione, in preda al panico, a non raccoglierli perché “”contaminati”””” (pag 116-117) “”L’Olp è veramente rappresentativo dell’intero popolo palestinese? Qualche dubbio è legittimo. Sicuramente nel caso della creazione di uno Stato palestinese, molti ben radicati altrove, non vi farebbero ritorno se non come visitatori”” (pag 117) “”Dal 1948 ad oggi, la popolazione non ebraica residente in Israele è passata da un tasso di scolarità del 32,5% al 95%. Oltre 110.000 non ebrei sono occupati in tutti i settori dell’economia. Maggior indipendenza dei giovani, accesso all’istruzione e alla cultura, emancipazione delle donne (nel ’48 quasi nessuna donna araba lavorava fuori casa, oggi sono più di 15.000, mentre quelle che studiano sono il 46%…”” (pag 117)”,”VIOx-007-FGB”
“BACCIANINI Mario; GARIMBERTI Paolo”,”Neumann e l’interpretazione del nazismo (Baccianini); Il Pci e l’Urss (Garimberti)”,”Baccianini: Neumann non è uno storico ma uno scienziato sociale e il libro lo ha scritto a caldo nel 1942. Il rapporto di Neumann con il nazismo è, come quello di Salvemini con il fascismo, di netta antitesi morale e intellettuale… Nel suo libro Neumann assimila le spiccate propensioni per la ricerca empirica della scienza sociale americana senza rinunciare ha inquadrare i dati raccolti in una solida struttura teorica (pag 117-118) Nel libro di E.N. Peterson ‘The Limits of Hitler’s Power, Princeton, N.J. 1969, vengono minuziosamente esaminati i molteplici conflitti e le disfunzioni rilevati nelal struttura e nel funzionamento del Terzo Reich. (pag 117) Galimberti: Dalle parole di Spriano emerge una situazione reale che si viene contrapponendo nel Pci tra una base filo-sovietica o peggio stalinista a un vertice eurocomunista. Ossia si potrebbe dire rendendo più esplicito l’intervento di Spriano (al CC del Pci di gennaio 1978) che l’ eurocomunismo è un modo d’essere che non è ancora penetrato capillarmente nel partito, ma resta piuttosto ristretto a un’elite politica… (pag 124)”,”STOx-028-FGB”
“BACCOLO Luigi”,”Luigi Pirandello. Con una lettera di S.E. Arturo Farinelli.”,”””L’opera di Pirandello sorse in pieno Naturalismo, da questo ebbe la spinta al suo cammino…”” (pag 40) “”Pirandello aborriva dall’esser chiamato filosofo…”” (pag 157) Trecc: Drammaturgo e narratore (Girgenti, od. Agrigento, 1867 – Roma 1936). Apprezzato narratore, rivoluzionò il teatro del Novecento, divenendo uno dei più grandi drammaturghi di tutti i tempi. Pur prendendo le mosse dal verismo di scuola siciliana, nella sua opera si delineano una visione angosciosamente relativistica della vita e del mondo, che precorre temi definitivamente moderni. Fu il teatro, però, a diffondere ovunque la sua fama: dalla commedia borghese degli esordi, nella cd. seconda maniera il dramma dell’essere e del parere lievita in simbolo e allegoria dell’esistenza. Vita e opere Iniziati gli studî di lettere all’univ. di Palermo, li proseguì a Roma e li compì in Germania, dove si laureò con una tesi di argomento linguistico all’univ. di Bonn (1891; trad. it. La parlata di Girgenti, 1981) e cominciò a tradurre le Elegie romane di Goethe (pubbl. 1896), assecondando un’iniziale vocazione poetica (Mal giocondo, 1889; Pasqua di Gea, 1891), in seguito testimoniata da poche altre raccolte (Elegie renane, 1895; Zampogna, 1901; Fuori di chiave, 1912). Stabilitosi a Roma nel 1893 e introdotto da L. Capuana negli ambienti giornalistici e letterarî, si dedicò a un’intensa attività pubblicistica e creativa (dal 1913 anche con soggetti e sceneggiature per il cinema), insegnando nel contempo (1897-1922) all’Istituto superiore di Magistero (per la nomina a professore gli valsero gli studî su Arte e scienza e quello fondamentale su L’umorismo, pubblicati nel 1908). Il tracollo dell’impresa paterna in cui erano stati investiti tutti i beni della famiglia (1903) ebbe gravi ripercussioni sulla sua vita, soprattutto per l’acuirsi dei disturbi nervosi della moglie (Antonietta Portulano, da lui sposata nel 1894), di cui nel 1919 si rese necessario il ricovero definitivo in una clinica di Roma. A partire dal 1915 fu sempre più assorbito dall’esperienza del teatro, anche nella regia, con frequenti spostamenti all’estero; diresse il Teatro d’Arte di Roma (1925-28) e creò una propria compagnia, chiamandovi come prim’attrice la giovane M. Abba, alla quale rimase legato da profonda passione fino alla morte. Accademico d’Italia dal 1929 (nel 1924 aveva suscitato scalpore la sua pubblica richiesta di iscrizione al partito fascista), nel 1934 gli era stato conferito il premio Nobel per la letteratura. Nel 1949 la Villa del Caos dove era nato fu dichiarata monumento nazionale. Se nei suoi versi giovanili, pieni di echi soprattutto leopardiani, il tono dominante è ancora quello di un vago pessimismo, nelle prime novelle (Amori senza amore, 1894; Beffe della morte e della vita, 2 serie, 1902-03; Quand’ero matto…, 1902; Bianche e nere, 1904) e nei romanzi (L’esclusa, 1901; Il turno, 1902) comincia già a delinearsi una visione più problematica e angosciosamente relativistica della vita e del mondo. Pur prendendo le mosse dal verismo di scuola siciliana (De Roberto, Capuana e soprattutto Verga), P. concentra infatti l’interesse sulle discordanze che si rivelano, nei personaggi e nelle vicende, tra l’essere e il parere, e interviene nel racconto con un’ironia e un umorismo che già oltrepassano il canone naturalistico dell’impersonalità narrativa; mentre la prosa tende al discorsivo, al parlato, per lo sviluppo che comincia ad avervi il dialogo. Tali caratteristiche, che emergono in pieno nel romanzo Il fu Mattia Pascal (1904), considerato il capolavoro del P. narratore, sono proprie anche delle successive raccolte di novelle (Erma bifronte, 1906; La vita nuda, 1910; Terzetti, 1912; Le due maschere, 1914, poi intitolata Tu ridi, 1920; La trappola, 1915; Erba del nostro orto, 1915; E domani, lunedì…, 1917; Un cavallo nella luna, 1918; Berecche e la guerra, 1919; Il carnevale dei morti, 1919) e dei romanzi che le intramezzano o seguono (Suo marito, 1911, più tardi in parte rifatto col tit. Giustino Roncella nato Boggiolo, post., 1941; I vecchi e i giovani, 2 voll., 1913; Si gira…, 1916, tit. poi mutato in Quaderni di Serafino Gubbio operatore, 1925; Uno, nessuno e centomila, 1926), anche se non sempre con uguale ricchezza d’invenzione e felicità di resa artistica. E sebbene un piglio realistico rimanga sempre in P., i modi della narrativa verista appaiono ora, oltre che superati, capovolti; perché sullo sfondo provinciale e borghese di quella narrativa, e nel bel mezzo dei temi che le sono proprî (gelosie, adulterî, terzetti matrimoniali, pazzie, vendette), prende rilievo un’inquietudine nuova, per la quale il nome di P. è stato giustamente accostato a quello dei maggiori esponenti del decadentismo italiano ed europeo: l’ansia dell’uomo che invano cerca di ribellarsi agli schemi della vita per essere soltanto sé stesso e inutilmente si sforza di comporre il dissidio tra forma (maschera) e vita (autenticità). Ai personaggi della narrativa verista, “”vinti”” ma non privi di una loro grandezza epica, succedono così in P. figure di medî o piccoli borghesi, di impiegati, professionisti, pensionati e simili, squallidi rappresentanti di una società priva d’ideali (giusto il contrario dei superuomini dannunziani), e condannati per l’impossibilità di comunicare a un tetro o arrovellato solipsismo; e la narrazione si fa convulsa e aggrovigliata, intesa com’è a seguire le tortuosità del pensiero e a creare intorno a personaggi e vicende un’aria allucinata, di caos. -ALT E poiché in tale forma narrativa, così portata all’evidenza scenica, è già implicita quella drammatica, il passaggio di P., a un certo momento, dall’una all’altra risponde a una naturale esigenza della sua arte. Il suo teatro, analogamente alla narrativa, da cui del resto derivano la maggior parte degli spunti drammatici, si muove dapprima sulle orme della commedia borghese allora in voga, di cui accetta le situazioni e i canoni, sia pure per piegarli al nuovo contenuto e colorirli di un umorismo con forti venature grottesche (Lumie di Sicilia, 1910; Pensaci Giacomino!, 1916; Liolà, 1916, scritta originariamente in dialetto siciliano; Così è (se vi pare), 1917; Il piacere dell’onestà, 1917; La patente, 1918; Ma non è una cosa seria, 1918; Il berretto a sonagli, 1918; Il giuoco delle parti, 1918; Tutto per bene, 1920; Come prima, meglio di prima, 1920; La signora Morli, una e due, 1920; ecc.). Ma poi quegli schemi vengono abbandonati e il clima si fa di dramma e di tragedia (Sei personaggi in cerca d’autore, 1921, l’opera scenicamente rivoluzionaria che, insieme con Ciascuno a suo modo, 1924, e Questa sera si recita a soggetto, 1930, costituisce la cosiddetta trilogia del “”teatro nel teatro””; Enrico IV, 1922; Vestire gli ignudi, 1922; L’uomo dal fiore in bocca, 1923; La vita che ti diedi, 1923; Diana e la Tuda, 1927; Come tu mi vuoi, 1930; Quando si è qualcuno, 1933; Non si sa come, 1935): è il teatro che si suol dire della “”seconda maniera””, ma che in verità continua e perfeziona la prima; dove, superata l’angustia dell’ambiente provinciale, quel dramma dell’essere e del parere, di vita e forma, quella nostalgia del focolare distrutto e della famiglia, degli amori, delle amicizie dissolti nel frantumio della personalità, sono ormai contemplati sub specie aeternitatis, quasi fuori del tempo e dello spazio; e quel realismo allucinato lievita in simbolo, in allegoria, fino a sfiorare il “”mistero””. Il che, se non sempre avviene con pienezza di risultati artistici, in quanto si accentua anche l’innata tendenza di P. a cristallizzare in sillogismi o in sofismi (il cosiddetto pirandellismo di P.) la suggestiva spontaneità di certi gridi, è tuttavia riprova di un’ispirazione più alta, più lirica, come dimostrano anche le novelle degli ultimi anni. Restò incompiuta la sua ultima opera, I giganti della montagna (1ª rappr., post., 1937), il più ispirato tra i “”miti”” moderni (La nuova colonia, 1928; Lazzaro, 1929), che P. concepì in parte avvicinandosi alla poetica di Bontempelli. Con il suo teatro, mentre utilizzava gli stimoli della più viva sperimentazione europea (non escluso il teatro futurista), P. indicava al contempo una direzione di ricerca che avrebbe largamente influenzato la drammaturgia posteriore; così come, reagendo con la sua disadorna, antiletteraria parola al virtuosismo verbale e musicale dell’età dannunziana, egli accompagnava piuttosto e precorreva le esperienze della letteratura più giovane (Alvaro, Moravia, Brancati). L’autore stesso provvide a riordinare editorialmente la sua produzione drammaturgica (col tit. complessivo Maschere nude) e novellistica (col tit. Novelle per un anno). La prima raccolta delle Maschere nude (11 commedie in 4 voll., 1918-21) apparve presso Treves; la seconda (39 drammi in 31 voll.) presso Bemporad (voll. I-XXV, 1920-29) e poi Mondadori (voll. XXVI-XXXI, 1929-35); a Mondadori, divenuto suo unico editore, fu anche affidata la terza raccolta (43 drammi in 10 voll., 1933-38). Le Novelle per un anno (15 voll.) furono affidate al fiorentino Bemporad (voll. I-XIII, 1922-28) e poi a Mondadori (voll. XIV, 1934, e XV, post., 1937). Presso questa casa editrice vide la luce l’ed. post. di tutte le Opere di L. P. a cura di M. Lo Vecchio-Musti (6 voll., 1957-60), comprendente anche un vol. di Saggi, poesie, scritti varii (1960), ed è ancora in corso la nuova ed. completa diretta da G. Macchia (Opere di L. P., 1973 segg.). Oltre a varî carteggi (tra cui Carteggi inediti con Ojetti-Albertini-Orvieto-Novaro-De Gubernatis-De Filippo, 1980), sono state pubblicate le Lettere a Marta Abba (1995). © Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani -“,”BIOx-029-FGB”
“BACH Lydia”,”Histoire de la Révolution russe. I. La révolution politique.”,”Le tesi di aprile 1917. “”Tale è il programma che gli agitatori e i giornali bolscevichi vanno adesso propagandando con metodo e disciplina tra le masse popolari. La conferenza rielegge il Comitato centrale bolscevico che comprende, al fianco di Lenin, Kamenev e Zinoviev, Stalin, la Kollontai, Sverdlov, Noguin, Rykov, Bukharin e Miliutin. L’ organizzazione militare del Comitato centrale bolscevico, diretta da Nevsky e Podvoisky, è fondata dalla fine di marzo. Alla fine di aprile, essa conta già più di seimila aderenti e pubblica il suo giornale, la Pravda del soldato, con una tiratura di 50 mila copie.”” (pag 133)”,”RIRx-122″
“BACH Richard”,”Il gabbiano Jonathan Livingston.”,”Richard Bach è stato scrittore e pilota. Ha pubblicato articoli e racconti su varie riviste e periodici specializzati. J. Livingston è un gabbiano che abbandona la massa dei comuni gabbiain per i quali il volare non è che un semplice e goffo mezzo per procurarsi cibo. E impara a eseguire il volo come atto di perizia e intelligenza, fonte di perfezione e di gioia. Diventa così un simbolo, la guida ideale di chi ha la forza di ubbidire alla propria legge interiore quando sa di essere nel giusto, nonostante i pregiudizi degli altri; di chi prova un piacere particolare nel far vene le cose… Dedica autore: ‘Al vero Gabbiano Jonathan che vive nel profondo di tutti noi'”,”VARx-022-FMDP”
“BACHELIN Henri”,”P.J. Proudhon. Socialiste national (1809-1865).”,”””Je suis du parti du travail”” (Proudhon) L’autore ha pubblicato tra l’altro la biografia d Gustave Flaubert, di J.H. Huysmans, Charles-Louis Philippe e Jules Renard Un passaggio della sua ‘Lettre à M. Blanqui’ del 1841: «J’ai été tour à tour protestant, papiste, arien et semiarien, manichéen, gnostique…, monarchique, aristocrate, constitutionnel, babouviste et communiste…». Non era che al suo debutto da polemista… (pag 44) Proudhon si definisce rivoluzionario ma non rivoltoso (bousculeur). Il 17 marzo 1846 scrive a Karl Marx: non dobbiamo porre l’azione rivoluzionaria come mezzo di riforma sociale, perché questo preteso mezzo sarebbe soltanto un appello alla forza, all’arbitrarietà, ossia una contraddizione.. Preferisco far bruciare la proprietà con piccoli fuochi piuttosto che dargli nuova forza facendo una San-Bartolomeo di proprietari. Queste mi sembrano anche le inclinazioni della classe operaia francese; i nostri proletari hanno grande sete di scienza e sarebbe sbagliato riceverli se non si ha da fargli da bere che del sangue…”” (pag 94)”,”PROD-081″
“BACHIR HADJ Ali”,”La révolution socialiste mondiale et les mouvements de libération nationale.”,”L’ aristocrazia operaia inglese, la Seconda Internazionale e il colonialismo. “”Ce fait avait été noté déja en ce qui concerne l’ Angleterre par Engels qui écrivait en 1882 à Kautsky: “”Vous me demandez ce que les ouvriers anglais pensent de la politique coloniale? Ma foi, la même chose que ce qu’ils pensent de la politique en général. Il n’y a pas ici de parti ouvrier, il n’y a que le parti conservateur et le parti libéral-radical, et les ouvriers profitent tranquillement avec eux du monopole colonial de l’ Angleterre et de son monopole sur le marché mondial”” (1). Enterrant sous des phrase humanitaires les décisions du Congrès de 1889 qui condamnait les conquête coloniales, c’est en fait d’une manière ou d’une autre le colonialisme que défendent bientôt les sociaux-démocrates chauvins de la II”” Internazionale.”” (pag 11) (1) K. Marx F. Engels, Textes sur le colonialisme (pag 357-358)”,”INTx-038″
“BACHOFEN Johann Jakob, a cura di R. DEL PONTE”,”Storia del matriarcato.”,”BACHOFEN (1815-1887) storico svizzero delle religioni e del diritto, studiò il mito e il simbolo. Secondo alcuni, l’ ipotesi dell’ esistenza storica del matriarcato sembra derivare da una scorretta identificazione tra matriarcato e matrilinearità (Eug). “”La stessa legge della materia compenetra tutto. Una comunità di diritto, basata sulla loro parentela naturale, unisce uomini e animali. L’ idea – che si ritrova fino ad un Pitagora e ad un Empedocle – di un continuo trasmigrare delle anime in ogni specie di corpi, ci dice che la creazione animale veniva concepita come una unità e quanto naturale apparisse la grande legge fisica della natura, di cui tratta specialmente Plutarco nel secondo trattato De esu carnium, ove egli espone i principii degli anzidetti filosofi presentandoli come una continuazione di antichissime concezioni greche””. (pag 223)”,”SCIx-156″
“BACHRACH Peter”,”La teoria dell’elitismo democratico.”,”BACHRACH Peter “”Secondo il Bachrach la teoria dell’elitismo democratico comprende le seguenti componenti: il ripudio dell’ideale etico della democrazia e la riduzione della stessa a un metodo politico per la scelta dei leaders; una interpretazione «unidimensionale» dell’interesse del popolo per la politica nel senso che si tiene conto del solo interesse per gli ‘outputs’ del sistema politico, e non di quello alla partecipazione alle decisioni; l’arretramento del principio egualitario dell’uguaglianza di potere all’uguaglianze delle possibilità di accedere ale posizioni di potere; una concezione ristretta della sfera della politica, riferita ai soli processi decisionali di governo e a ciò che con essi è collegato; l’assunto della inalterabilità della struttura élite-massa delle società industriali moderne; e la propensione a fare affidamento nelle elites, anziché nell’allargamento e nell’arricchimento del processo democratico, per difendere il sistema dal pericolo costituito dalle tendenze illiberali di gran parte delle masse.”” (pag XV, XIX)”,”TEOP-497″
“BACINO Leo J.”,”Reconstructing Russia. U.S. Policy in Revolutionary Russia, 1917-1922.”,”Leo J. Bacino received his Ph.D. from Northern Illinois University. He is presently visiting professor at Grand Valley State University in Grand Rapids, Michigan. Map of Post-Revolutionary Russia, Acknowledgments, Introduction, Conclusion, Notes, Bibliography, Index,”,”RUST-067-FL”
“BACKHAUS Giorgio a cura; scritti di WEISS Peter WALSER M. ENZENSBERGER H.M. LETTAU R. JOHNSON Uwe B. NIRUMAND NEGT O. FABIG K.R. OBERLERCHER R. KARSUNKE Y. SCHICKEL J.”,”””Kursbuch””: l’opposizione extraparlamentare.”,”””Il coincidere della trasformazione del reale con l’attività umana o trasforrmazione di se stessi può essere concepito e inteso razionalmente solo come ‘prassi rivoluzionaria’”” (pag VII) (K. Marx, 1845) “”””L’idea si è sempre resa grottesca quando si dissocia dall’interesse”” scrisse Marx che non ha letto Peter Weiss”” (pag 89)”,”GIOx-063″
“BACKHAUS Hans-George”,”Materiali per una ricostruzione della teoria marxiana del valore.”,”””La teoria ‘marxista’ del valore è rimasta sul terreno della teoria ‘premarxiana’, e per la sua struttura concettuale potrebbe venir definita come una versione di tipo terminologicamente nuovo dalla teoria del valore-lavoro dei ‘ricardiani di sinistra’”” (pag 169)”,”TEOC-688″
“BACKHAUS Hans-Georg SCHMIED-KOWARZIK Wolfdietrich DIEZ Barbara e TÜRCK Hartmut ZECH Reinhold LÜDTKE Alf, saggi di”,”Gesellschaft Beiträge zur Marxschen Theorie. II. Materialien zur Rekonstruktion der Marxschen Wertheorie – Zur Rekonstruktion der materialistischen Dialektik – Sraffa erneut gelesen. Eine kritische Einschätzung – Die Reduktion komplizierter auf einfache Arbeit – Alltagswirklichkeit, Lebensweise ud Bedürfnis-artikulation.”,”BACKHAUS Hans-Georg Punti di convergenza nella critica a Marx da parte della scuola di Francoforte e della scuola di Althusser (pag 97) “”Il problema della trasformazione”” nasce con l’uscita del terzo libro del Capitale (la questione della formazione dei prezzi ecc.) (pag 232) Genesi dell’esperienza individuale e collettiva nel lavoro, le migrazioni interne e la mobilità locale (pag 327)”,”TEOC-701″
“BACON Robert ELTIS Walter, edizione italiana a cura di Stefano ZAMAGNI”,”Base produttiva e crescita economica. Il caso inglese. (Tit.orig.: Britain’s Economic Problem: Too Few Producers)”,”BACON Robert è docente di econometria nell’ Università di Oxford (Lincoln College), ELTIS Walter è docente di economia nella stessa università (Exeter College). Thatcher. “”Quale sia la differenza tra le due suddivisioni viene subito chiarito non appena i dai statistici suesposti siano confrontati con quelli del Prof. Cedric Sandford e della dott.ssa Ann Robinson, che hanno pubblicato uno studio sulla spesa pubblica in Gran Bretagna in cui hanno mostrato che la spesa dell’ amministrazione centrale e locale, incluse le pensioni e gli altri trasferimenti, è cresciuta dal 40.6 al 52.5% del prodotto nazionale lordo in appena dieci anni – dal 1964 al ’74. Escludendo la spesa per interessi, si è passati dal 38.0 al 49.3%. E’ molto più plausibile che dati di questo tipo che rivelano una riduzione di circa un quinto nella quota del reddito nazionale corrente disponibile per la parte restante dell’ economia, abbiano rilevanza per il nostro discorso.”” (pag 98)”,”UKIE-037″
“BACON Jean”,”Les Saigneurs de la Guerre. Brève histoire de la guerre et de ceux qui la font.”,”Libro dedicato alle centinaia di milioni di morti delle guerre passate presenti e a venire. Dizionario: Saigneur: colui che uccide un animale o una persona Saigner: uccidere, dissanguare, indebolire Jean BACON è un benedettino.”,”QMIx-193″
“BACONE Francesco a cura di Enrico DE-MAS”,”Novum Organum. O veri indizi dell’ interpretazione della natura, 1620.”,”””La scienza e la potenza umana coincidono””. “”Sarebbe stolto e in sé contradditorio ritenere che quello che finora non si è potuto fare, possa farsi per l’ avvenire senza ricorrere a metodi non ancora tentati””. “”Il processo latente del quale parliamo è ben lontano dal poter essere facilmente concepito dalla mente umana, così piena di preconcetti com’è ora. Non intendiamo, infatti, parlare di misure o segni o scale del processo visibile nei corpi, ma diun processo continuativo, che per lamassima parte sfugge al senso””.”,”FILx-210″
“BACONE Francesco (BACON Francis)”,”Per il progresso della scienza. (“”Cogitata et Visa”” ed estratti del “”De Augmentis Scientiarum””)”,”Superiorità della teoria sulla pratica. “”(…) l’officina somiglia molto alla biblioteca, che anch’essa offre tanta varietà di libri, che (però) investigati accuratamente, si rivelan come pure e semplici ripetizioni all’infinito della stessa cosa, nuove per il modo di trattar l’argomento e di disporlo, ma vecchie come invenzione”” (pag 55) “”Non è infatti uguale il pericolo di non tentar l’avventura e quello che essa non riesca: poiché nel non tentarla, si arrischia la perdita di un grandissimo bene, mentre non riuscendo, non si perderà che una piccolissima opera umana””. (pag 106) Idee generali sul metodo. (pag 107) “”La mano è lo strumento degli strumenti e l’ anima la forma delle forme”” (Aristotele) (pag 178) Tentativi. (pag 194) Francesco Bacone: « Se l’uomo vuole cominciare con certezze, allora finirà con dei dubbi; ma se sarà contento di cominciare con dei dubbi, allora finirà con certezze » « Audacter calumniare, semper aliquid haeret » « Sapere è Potere » (Wikipedia) Sir Francis Bacon Francis Bacon o, in italiano, Francesco Bacone (Londra, 22 gennaio 1561 – Londra, 9 aprile 1626) è stato un filosofo, politico e saggista inglese. Formatosi con studi di legge e giurisprudenza, divenne un sostenitore e strenuo difensore della rivoluzione scientifica senza essere uno scienziato. Vissuto alla corte inglese, fu nominato Lord Cancelliere sotto il regno di Giacomo I Stuart, ma in seguito a una condanna per corruzione fu costretto a ritirarsi a vita privata e dedicarsi esclusivamente ai suoi studi. Morì infatti di polmonite, proprio mentre si dedicava ad esperimenti naturalistici riguardanti gli effetti del rigido freddo invernale. Nei suoi scritti filosofici si dipana una complessa metodologia scientifica, spesso indicata con il suo nome (metodo baconiano). Sir Francis Bacon è il filosofo empirista della rivoluzione scientifica che ha incentrato la sua riflessione nella ricerca di un metodo di conoscenza della natura che possiamo definire scientifico, nel senso che vuole essere ripetibile, parte dall’osservazione della natura e come la scienza è volto al suo dominio per ricavarne applicazioni utili per il genere umano come erano quelle dell’età industriale. Riprendendo le idee dei pensatori del ‘400 italiani (fra i quali Leonardo da Vinci), Francis Bacon teorizza che l’osservazione della natura deve essere praticata compilando una tabula presentiae e una tabula absentiae in proximitate in cui si mettono per iscritto i dati di temperatura, oggetti anche nel dettaglio di sostanze chimiche e altri fattori ambientali presenti e assenti in un dato momento in cui si è ottenuto un fenomeno di cui si cerca di scoprire i fattori favorevoli e poi la causa determinante. Se il fenomeno si manifesta sia in presenza che in assenza di un dato fattore presunto, allora il fattore che è rilevato nel contesto è ininfluente. Se il fenomeno muta d’intensità, in presenza del fattore, ma si manifesta anche in sua assenza, ciò significa che il fattore condiziona il fenomeno ma non ne è ancora la causa. L’obiettivo dell’analisi è trovare quel fattore la cui presenza è condizione necessaria (anche se non sufficiente) del fenomeno stesso, almeno questo è quanto si direbbe oggi. La filosofia naturale si distingue in due parti: quella speculativa, che riguarda la ricerca delle cause dei fenomeni naturali, e quella pratica che si occupa della produzione degli effetti. La parte speculativa, a sua volta, si divide in fisica e metafisica: la fisica “”indaga e tratta le cause materiali ed efficienti; la metafisica studia le cause finali e formali””. Senza conoscere una causa sufficiente non si potrà riprodurre il fenomeno e nemmeno conoscerlo: un attributo se sarà presente in un oggetto, non necessariamente diventerà visibile e conoscibile, stimolato l’oggetto con la causa necessaria di quell’attributo; altrimenti se non si manifesta, ciò non vorrà dire che l’oggetto non possiede tale attributo. Con una causa sufficiente (anche se non necessaria) si può replicare il fenomeno e se non si manifesta nell’oggetto stimolato da quella causa escluderne la possibilità in quel caso. Bacone passò la vita a cercare un esperimento che chiamò “”istanza cruciale”” (experimentum crucis), tale da interrogare la natura in modo da costringerla a risponderci sì o no, come dicevano i naturalisti italiani. Il suo metodo anticipa quello galileiano che dimostrerà come occorra un approccio quantitativo con equazioni e misure per trovare delle condizioni necessarie e/o sufficienti per conoscere i fenomeni e replicare quelli a noi più utili (e non soltanto qualitativo con tabule presentiae ed absentiae, ancora oggi utilizzate negli esperimenti dove è importante indicare le condizioni ambientali in cui avviene la misura). Indice [nascondi] 1 Il Nuovo Organo 1.1 Gli Idola: la pars destruens 1.2 Il metodo delle Tabulae: la pars costruens 2 Voci correlate 3 Altri progetti Il Nuovo Organo [modifica] Nella pars construens del “”Novum Organum””, Bacone cerca di dare una teorizzazione del ragionamento induttivo, più esatta di quella già accennata da Aristotele. Infatti, l’induzione aristotelica, o induzione per enumerazione semplice, passa troppo presto dai casi particolari ai princìpi generali. Conclude, cioè, troppo precipitosamente, procedendo per semplice enumerazione. Ad es., dalle osservazioni particolari che questo cigno è bianco, che quest’altro è bianco, e che quest’altro ancora è sempre bianco, passa subito alla conclusione generale che tutti i cigni sono bianchi. Ma i dati raccolti per enumerazione semplice possono essere sempre falsificati da esempi successivi (per es., nel nostro caso, dalla constatazione futura dell’esistenza di un cigno nero). La pars construens del metodo baconiano è invece l’induzione vera, cioè non l’induzione per enumerazione semplice, ma quella per esclusione degli elementi inessenziali a un fenomeno, e per scelta di quelli essenziali. Quello che Bacone vuole scoprire con l’induzione vera è la legge dei fenomeni. Sennonché questa legge è ancora concepita da Bacone aristotelicamente come “”forma”” (o “”essenza””, o “”causa””, o “”natura””) del fenomeno studiato, e non, come farà Galileo, come relazione quantitativa, di tipo matematico. In altre parole, la forma di un fenomeno (per es., del calore) è intesa, più o meno alla maniera di Aristotele, come il complesso delle qualità essenziali del fenomeno stesso, ossia come ciò che lo fa essere quello che è. Più precisamente, Bacone intende per forma il principio interno che spiega la costituzione, la struttura del fenomeno, ma che spiega anche il suo sviluppo, cioè la sua generazione e produzione. Il grave limite di Bacone consiste dunque nel fissare la sua attenzione sugli aspetti qualitativi del fenomeno studiato, mentre la scienza moderna si interessa solo dei suoi aspetti quantitativi, di quelli, cioè che, appunto perché quantitativi, possono essere espressi in una formula matematica. Gli Idola: la pars destruens [modifica] Bacone presuppone l’esistenza di idola, cioè di pregiudizi che impediscono una reale concezione della natura. Egli identifica cinque tipi di idola: Idola tribus, comuni a tutta la specie; Idola specus, propri di ciascun individuo,dipendenti dalla sua educazione,dal suo stato sociale,dalle sue abitudini e dal caso; Idola fori, derivanti dalla “”piazza””, cioè dal linguaggio e dai suoi equivoci; Idola Theatri, pregiudizi che derivano dalle dottrine del passato (paragonate a mondi fittizi o a scene teatrali) che egli suddivide in tre specie: sofistica, empirica e superstiziosa; Idola scholae, consistenti nel porre cieca fiducia in regole come il sillogismo a scapito del giudizio personale. Della filosofia sofistica egli attacca Aristotele perché cercò di dare più una descrizione delle cose che andare alla ricerca della loro verità; della filosofia empirica egli attacca Gilbert e gli alchimisti, perché spiegano le cose per mezzo di ristretti esperimenti; della filosofia “”superstiziosa””, cioè quella che si fonde con la teologia, egli attacca Pitagora e Platone. Il metodo delle Tabulae: la pars costruens [modifica] L’induzione vera proposta da Bacone può anche definirsi la “”dottrina delle tavole””. Secondo Bacone, infatti, quando vogliamo studiare la natura di un certo fenomeno fisico, dobbiamo far uso di tre tavole: la tavola della presenza (tabula praesentiae), la tavola dell’assenza (tabula absentiae in proximitate) e la tavola dei gradi (tabula graduum). Nella tavola della presenza sono raccolti tutti i casi positivi, cioè tutti i casi in cui il fenomeno si verifica (per es., tutti i casi in cui appare il calore, comunque prodotto, dal sole, dal fuoco, dai fulmini, per strofinamento, ecc). Nella tavola dell’assenza sono raccolti tutti i casi in cui il fenomeno non ha luogo, mentre si sarebbe creduto di trovarlo (per es. nel caso dei raggi della luna, della luce delle stelle, dei fuochi fatui, dei fuochi di Sant’Elmo, che sono fenomeni di fosforescenza marina, ecc.). Nella tavola dei gradi, infine, sono presenti i gradi in cui il fenomeno aumenta e diminuisce (ad es., si dovrà porre attenzione al variare del calore nello stesso corpo in ambienti diversi o in particolari condizioni). Dopo aver effettuato l’analisi e la comparazione dei risultati segnati nelle tre tavole, possiamo senz’altro tentare una interpretazione iniziale o vindemiatio prima, ossia “”prima vendemmia””; in altre parole, le tavole consentono una prima ipotesi sulla forma cercata. Questa prima ipotesi procede per esclusione e per scelta. Lo scienziato esclude (cioè scarta) come forma del fenomeno le caratteristiche mancanti nella prima tavola, presenti nei corpi nella seconda, e che non risultano decrescenti col decrescere dell’intensità del fenomeno, o viceversa. Lo scienziato, invece, sceglie come causa del fenomeno una natura sempre presente nella prima tavola, sempre mancante nella seconda, e con variazioni correlate a quelle del fenomeno nella terza. Nel caso del calore, si può ipotizzare che la causa del fenomeno sia il movimento, non di tutto il corpo, ma delle sue parti, e piuttosto rapido. Il movimento, infatti, si trova quando il caldo è presente, manca quando il caldo è assente, aumenta o diminuisce a seconda della maggiore o minore intensità del calore. La causa del calore non può essere, invece, la luce, perché la luce è presente nella tavola dell’assenza. L’ipotesi va poi verificata con gli esperimenti. Bacone propone ben 27 tipi diversi di esperimenti e pone al culmine l’esperimento cruciale (“”experimentum crucis””), il cui nome deriva dalle croci erette nei bivi. Quando, dopo aver vagliato le tavole, ci troviamo di fronte a due ipotesi ugualmente fondate, l’esperimento cruciale ci toglie dall’incertezza, perché dimostra vera una delle due ipotesi, e falsa l’altra. Esempi di problemi che richiedono l’esperimento cruciale sono la teoria della rotazione o meno della Terra intorno al Sole, le teorie sul peso dei corpi, ecc. Consideriamo, per es., quest’ultimo problema. Ecco il bivio: o i corpi pesanti tendono al centro della Terra per la loro stessa natura, cioè per una qualità intrinseca, come voleva Aristotele, o sono attratti dalla forza della massa terrestre. Se fosse vera la prima ipotesi, un corpo dovrebbe avere sempre lo stesso peso; invece, se fosse vera la seconda ipotesi, un corpo dovrebbe pesare di più avvicinandosi al centro della Terra, e di meno allontanandosene. Ed ecco l’esperimento cruciale: si prendano due orologi, uno con contrappesi di piombo e l’altro a molla. Si accerti che le loro lancette si muovano alla stessa velocità. Si ponga il primo in cima a un luogo altissimo, e l’altro a terra. Se è vera l’ipotesi che il peso dipende dalla forza di gravità, l’orologio piazzato in alto si muoverà più lentamente, a causa della diminuita forza di attrazione terrestre.”,”SCIx-263″
“BACONE Francesco (BACON Francis)”,”The Essays or Cousels Civil and Moral. With copious notes and notice of Lord Bacon by A. Spiers.”,”””8. But, above all, for empire and greatness, it importeth most, that a nation do profess arms as their principal honour, study, and occupation. For the things which we formerly have spoken of are but habilitations towards arms: and what is habilitation without intention and act? Romulus, after his death (as they report or feign), sent a present to the Romans, that above all they should intend arms, and then they should prove the greatest empire of the world. The fabric of the state of Sparta was wholly (though not wisely) framed and composed to that scope and end. The Persians and Macedonians had it for a flash. The Gauls, Germans, Goths, Saxons, Normans, and others had it for a time. The Turks have it at this day, though in great declination. Of Christian Europe they that have it are, in effect, only the Spaniards. But it is so plain that every man profiteth in that he most intendeth, that it needeth not to be stood upon, it is enough to point at it; that no nation which doth not directly profess arms, may look to have greatness fall into their mouths. (…)”” (pag 121)”,”TEOP-347″
“BACONE Francesco, a cura di Michele MARCHETTO Michele”,”La Grande instaurazione. Parte seconda. Nuovo Organo.”,”Il 12 ottobre 1620, a Londra, Francesco Bacone (1561-1626) pubblica i due libri del Novum Organum, la parte seconda, per quanto incompiuta, di un progetto ben più ampio, l’Instauratio Magna, che avrebbe dovuto gettare un nuovo fondamento all’edificio del sapere. Il Novum Organum è infatti preceduto da quattro brevi scritti di ordine generale: un Preambolo, o Proemio, una Lettera dedicatoria al re d’Inghilterra Giacomo I, la Prefazione all’Instauratio Magna e la Distributio operis, un vero e proprio piano dell’opera, che tracciano le linee della riforma baconiana del sistema delle scienze, fondata sul vero e legittimo matrimonio fra la facoltà empirica e quella razionale. Gli aforismi del Novum Organum, da Bacone rivisti più volte nell’inesauribile ricerca della chiarezza più nitida. Nel Novum Organum, che Bacone considerava il suo scritto più riuscito, si possono riconoscere le tracce dei quattro progetti che lo studioso Fulton H. Anderson individuanel suo pensiero: la sostituzione delle dottrine della tradizione platonica e aristotelica con quelle ispirate al naturalismo e al materialismo di impronta democritea; l’elaborazione e l’esposizione di un nuovo metodo di indagine sulla natura; la compilazione di un’ampia e articolata storia naturale; la confutazione dei metodi e delle dottrine appartenenti al tradizionale sistema del sapere.”,”FILx-025-FL”
“BACONE Francesco, a cura di Roberto BONDÌ”,”Dei principi e delle origini, secondo le favole di Cupido e del Cielo ovvero la filosofia di Parmenide e di Telesio e specialmente di Democrito trattata nella favola di Cupido. Testo latino a fronte.”,”Il 12 ottobre 1620, a Londra, Francesco Bacone (1561-1626) pubblica i due libri del Novum Organum, la parte seconda, per quanto incompiuta, di un progetto ben più ampio, l’Instauratio Magna, che avrebbe dovuto gettare un nuovo fondamento all’edificio del sapere. Il Novum Organum è infatti preceduto da quattro brevi scritti di ordine generale: un Preambolo, o Proemio, una Lettera dedicatoria al re d’Inghilterra Giacomo I, la Prefazione all’Instauratio Magna e la Distributio operis, un vero e proprio piano dell’opera, che tracciano le linee della riforma baconiana del sistema delle scienze, fondata sul vero e legittimo matrimonio fra la facoltà empirica e quella razionale. Gli aforismi del Novum Organum, da Bacone rivisti più volte nell’inesauribile ricerca della chiarezza più nitida. Nel Novum Organum, che Bacone considerava il suo scritto più riuscito, si possono riconoscere le tracce dei quattro progetti che lo studioso Fulton H. Anderson individuanel suo pensiero: la sostituzione delle dottrine della tradizione platonica e aristotelica con quelle ispirate al naturalismo e al materialismo di impronta democritea; l’elaborazione e l’esposizione di un nuovo metodo di indagine sulla natura; la compilazione di un’ampia e articolata storia naturale; la confutazione dei metodi e delle dottrine appartenenti al tradizionale sistema del sapere.”,”FILx-031-FL”
“BACONE Francesco, a cura di Paolo ROSSI”,”Scritti filosofici.”,”Il 12 ottobre 1620, a Londra, Francesco Bacone (1561-1626) pubblica i due libri del Novum Organum, la parte seconda, per quanto incompiuta, di un progetto ben più ampio, l’Instauratio Magna, che avrebbe dovuto gettare un nuovo fondamento all’edificio del sapere. Il Novum Organum è infatti preceduto da quattro brevi scritti di ordine generale: un Preambolo, o Proemio, una Lettera dedicatoria al re d’Inghilterra Giacomo I, la Prefazione all’Instauratio Magna e la Distributio operis, un vero e proprio piano dell’opera, che tracciano le linee della riforma baconiana del sistema delle scienze, fondata sul vero e legittimo matrimonio fra la facoltà empirica e quella razionale. Gli aforismi del Novum Organum, da Bacone rivisti più volte nell’inesauribile ricerca della chiarezza più nitida. Nel Novum Organum, che Bacone considerava il suo scritto più riuscito, si possono riconoscere le tracce dei quattro progetti che lo studioso Fulton H. Anderson individuanel suo pensiero: la sostituzione delle dottrine della tradizione platonica e aristotelica con quelle ispirate al naturalismo e al materialismo di impronta democritea; l’elaborazione e l’esposizione di un nuovo metodo di indagine sulla natura; la compilazione di un’ampia e articolata storia naturale; la confutazione dei metodi e delle dottrine appartenenti al tradizionale sistema del sapere.”,”FILx-075-FL”
“BACONE Francesco, traduzione a cura di D’ALEMBERT”,”Traduction de quelques Pensée du chancelier Bacon sur différents sujets.”,” De l’Audace. Dell’ audacia. “”Demostene disse una frase molto conosciuta, ma degna d’essere rimarcata dai saggi. Gli si chiedeva qual’era la prima qualità dell’ oratore? L’ azione, rispose. Quale la seconda? L’azione. Quale La terza. L’azione. Egli parlava da esperto, e in quanto conoscitore tanto meno sospetto, dato che la natura era stata avara al suo riguardo, di un vantaggio ch’egli elevava così in alto. E’ una cosa sorprendente che una qualità, un talento che non oltrepassa la scorza, e che è più quello di un commediante che di un oratore, sia stato messo da Demostene al di sopra delle più belle parti dell’ eloquenza, dell’ invenzione, dell’ elocuzione, e di altre; infine, che egli l’abbia pressoché guardata come la sola parte necessaria; la ragione è evidente: gli uomini sono molto più sciocchi che saggi, e le qualità che si impongono alla sciocchezza sono le più potenti. Si può comparare all’ ‘azione’ nell’ eloquenza, l’ audacia negli affari civili. Quale deve esser negli affari la prima qualità?, L’audacia. Quale la seconda? L’audacia. Quale la terza? L’audacia. Essa è pertanto figlia dell’ignoranza e della debolezza, e molto al di sopra di altre parti della scienza civile; ma essa abbaglia e cattura i piccoli spiriti e le anime timide, ossia; pressoché tutti gli uomini. Essa conquista qualchevolta anche i saggi, quando manca loro la fermezza e la guardia; è per questo che l’ audacia ha tanto potere nelle democrazie, e che essa riesce meno nell’aristocrazia e la monarchia. (…)”” (pag 222-234)”,”VARx-614″
“BACONE Francis”,”Saggi – Del progredire della scienza – Nuova Atlantide.”,”””L’uomo vorrebbe morire, sebbene non coraggioso né disgraziato, soltanto per il tedio di rifare tanto spesso la stessa cosa. Non mette meno conto osservare quanto poco mutamento l’appressarsi della morte produca nei buoni spiriti; poiché essi sembrano essere gli stessi uomini fino all’ultimo istante. Cesare Augusto morì con un saluto (…); Settimio Severo dando ordini (…). E’ tanto naturale morire quanto nascere”” (F. Bacone, Della morte) (pag 37)”,”SCIx-141-FF”
“BACONE Francesco, a cura di Enrico DE-MEO”,”Opere filosofiche. Primo volume.”,”Prometeo, ovvero lo stato dell’umanità (pag 187-197) “”Gli antichi narrano che l’uomo fu opera di Prometeo, il quale lo costruì col fango, nella cui massa mescolò però qualche parte delle diverse specie di animali. Volendo poi proteggere la sua opera con qualche beneficio, per non sembrare solo il fondatore del genere umano, ma anche il benefattore, salì di nascosto al cielo, portndo con sé un fascio di arbusti di ferula, lo avvicinò al carro del cielo e lo incendiò, portandosi dietro a terra il fuoco, che offrì agli uomini. Di sì grande beneficio, però, gli uomini furono assai poco grati a Prometeo, giacché cospirarono contro di lui e lo deferirono a Giove con la scoperta da lui fatta. La delazione non fu accolta in cielo come giustizia avrebbe voluto che fosse, perché Giove e gli altri dèi furono molto contenti dell’accusa fatta, e per loro benevolenza non solo concessero agli uomini il libero uso del fuoco, ma ancora aggiunsero un dono nuovo, assai gradito e ambito, cioè la perpetua giovinezza. Ma gli uomini, trionfanti e sciocchi, posero il dono degli dèi sul dorso di un asinello. L’asinello, durante la via del ritorno, era gravemente afflitto da una sete ardente; arrivato ad una fonte, un serpente, che vi era di guardia, non gli permise di bere se non a patto di cedere ciò che portava sul dorso, qualunque cosa fosse. Il misero asinello accettò la condizione, e così l’instaurazione della giovinezza (1) passò dagli uomini ai serpenti in cambio di un sorso d’acqua. (…) Infine, poiché Giove imputava a Prometeo molte e gravi colpe: il furto del fuoco, il dileggio alla maestà sua con quel sacrificio ridicolo e fraudolento; l’aver disdegnato il suo dono; cui aggiungeva ancora un nuovo delitto, di aver tentato di violare Minerva; lo mise in ceppi e lo condannò a subire un tormento infinito. Fu dunque per volere di Giove condotto sul monte Caucaso e legato ad una colonna in modo che non potesse mai muoversi; un’aquila gli stava attorno tutto il giorno per rodergli e consumargli il fegato, che però durante la notte ricresceva in proporzione della parte beccata, e dava perciò ancora occcasione di dolore. Pare, però, che a un certo momento questo supplizio abbia avuto termine, perché Ercole, dopo avere attraversato l’oceano su una coppa che gli aveva data il Sole, giunse al Caucaso, liberò Prometeo, dopo avere uccisa l’aquila con le frecce (2). Presso alcuni popoli esistevano delle gare di portatori di lampade in onore di Prometeo. Costoro dovevano correre portando una face (3) accesa: se questa si spegneva, venivano squalificati e perdevano la possibilità di vincere; il primo che riusciva a portare la sua face accesa fino al traguardo riceveva la palma della vittoria”” (pag 187-189)] [(1) ‘instauratio iuventutis’, cioè la facoltà di ringiovanire; (2) Per questa parte cfr. Saggi, 5; dove in Prometeo è identificata, però, la natura umana; (3) fiaccola (ndr)] [F. Bacone, Della sapienza degli antichi, 1609]”,”FILx-352-FF”
“BACONE Francesco, a cura di Enrico DE-MEO”,”Opere filosofiche. Secondo volume.”,”Storia della vita e della morte (1623) “”Quello che «la vita è breve e l’arte è lunga» è un vecchio ritornello e compianto. Ci sembra dunque che, quasi per coerenza, noi, che ci adoperiamo con tutte le nostre forze a far progredire le arti, dobbiamo altresì darci pensiero di prolungare la vita degli uomini, col favore dell’Autore tanto della verità quanto della vita. Perché, per quanto la vita mortale non sia altro che un cumulo crescente di peccati e di travagli, e coloro che aspirano all’eternità diano scarso valore alla vita; tuttavia anche noi cristiani non dobbiamo disprezzare la prosecuzione delle opere di carità”” (pag 629)”,”FILx-353-FF”
“BACONE Ruggero, a cura di Francesco BOTTIN”,”La scienza sperimentale. Lettera a Clemente IV – La scienza sperimentale – I segreti dell’arte e della natura.”,”””La maggior parte degli uomini ragiona in questo modo: si è sempre fatto così, si è sempre detto così, dunque deve essere così… ma chi vuole veramente conoscere la verità dei fenomeni naturali deve saper fare buon uso dell’esperienza”” (Ruggero Bacone, ‘La scienza sperimentale’) (in apertura) Ruggero Bacone nacque in Inghilterra intorno al 1210 o 1214, studiò a Oxford, poi a Parigi; a Parigi e a Oxford fu maestro delle arti (filosofia) e di teologia. In età matura decise di farsi francescano. Un momento felice nella vita ebbe in occasione del breve pontificato di Clemente IV (1265-1268), uomo a lui amico, al cui comune interesse per la scienza ed il rinnovamento umano rispose componendo i lavori suoi più significativi: l’Opera maggiore, l’Opera minore, l’Opera terza. Treccani: Bacóne, Ruggero (ingl. Roger Bacon o Bachon). – Filosofo e scienziato (Ilchester, Somersetshire, 1214 circa – forse Oxford dopo il 1292), detto talora per la sua vasta cultura Doctor mirabilis. Agostiniano, fu animato dal gusto per l’osservazione della natura; tale interesse scientifico-pratico di B. si connette strettamente con i motivi religiosi e teologici del suo pensiero, in una prospettiva di riforma della Chiesa che comprendeva la conversione di tutto il genere umano (con suggestioni apocalittiche). Discepolo a Oxford di Roberto Grossatesta prima del 1235, nel 1245-55 si trova a Parigi per gli studi di teologia; entrato nel 1255 nell’ordine francescano, B. v’incontrerà gravi difficoltà a proseguire l’attività scientifica, soprattutto a motivo dei suoi programmi di riforma (che B. credette di poter realizzare ispirando l’opera di Clemente IV, che li aveva incoraggiati). L’altro Bacone: Bacóne, Francesco (ingl. Francis Bacon). – Filosofo inglese (Londra 1561 – ivi 1626). All’astrattezza del metodo sillogistico-deduttivo della scienza aristotelica, B. – che sottolinea le finalità pratiche del sapere – contrappone il metodo induttivo fondato sull’esperienza (Novum Organum, 1620). Nel metodo di B. si distingue una ‘parte distruttiva’, la critica degli ‘idoli’ (cioè i pregiudizi che sviano il discorso scientifico) e una ‘parte costruttiva’, con la dottrina delle ‘tavole’ per classificare i fenomeni. Importante il suo contributo al pensiero utopistico, con la New Atlantis (composta forse nel 1621, edita postuma nel 1627) in cui viene prefigurata la moderna società scientifico-industriale. (Trec) Il caso dei due Bacone. Nel gennaio 1561 nasce a Londra il filosofo Francesco Bacone autore di un’opera utopistica “”La nuova Atlantide”” dal nome di un’isola immaginaria abitata da uomini sapienti e pacifici. Ma la sua fama poggia soprattutto sulla proposta del metodo induttivo esposto nel Novum Organon improntato a un empirismo critico che nell’intenzione dell’autore consegna all’uomo “”il dominio sulla natura””. L’osservazione dei fatti -secondo Bacone- deve essere preceduta dalla distruzione degli idoli ossia dei pregiudizi che infestano la mente e nascono dalla accettazione passiva di una tradizione culturale e di un linguaggio stereotipato che ostacolano la libera ricerca Gli illuministi apprezzarono grandemente il pensiero di Francesco Bacone che costituì per les philosophes dell’ Encyclopédie un punto di riferimento fondamentale Vorrei tuttavia aggiungere qualcosa che generalmente è poco noto tre secoli prima un altro filosofo inglese, di nome Ruggero Bacone – famoso maestro all’università di Parigi, autore di progetti enciclopedici e pensatore controcorrente – nella sua opera aveva segnalato il pericolo dei pregiudizi che ostacolavano il progredire di quella che – anche lui! – chiamava “”scienza sperimentale”” Ruggero chiamava i pregiudizi offendicula ossia ostacoli che avevano origine nel ricorso acritico alle “”“autorità””, alla tradizione culturale o più semplicemente all’opinione sostenuta dalla maggioranza. Naturalmente i pregiudizi dovevano anche per Ruggero essere allontanati prima di ogni ricerca. “”Sconcertante”” la somiglianza fra i due così alcuni studiosi hanno definito il caso dei due Bacone Ma un’indagine approfondita sulle fonti del pensiero di Francesco può mettere in luce punti intermedi che risalendo indietro nei secoli ci portano a Ruggero, uno dei filosofi più originali del cosiddetto medioevo. In conclusione la storia non coincide con la storiografia La prima viaggia nei secoli per vie sotterranee spesso invisibili agli studiosi, anche ai più eruditi. (rsi.ch)”,”SCIx-147-FF”
“BACONE Francesco”,”Saggi.”,”””È così naturale morire come nascere; e per un bambino, forse, l’uno è tanto doloroso quanto l’altro. Chi muore nel mezzo di una impresa seria è come uno che è ferito a sangue caldo, che per il momento sente appena il male; quindi una mente fissa e intenta a qualche bene, allontana le pene della morte; ma sopra tutto, credetelo, il più dolce cantico è: ‘Nunc dimittis’; quando si son raggiunti nobili fini e aspettazioni. La morte ha anche questo, che apre la porta alla buona fama ed estingue l’invidia: ‘Exstinctus amabitur idem'”” (pag 72) [Della morte]”,”FILx-134-FRR”
“BACQUE James”,”Gli altri Lager. I prigionieri tedeschi nei campi alleati in Europa dopo la 2ª guerra mondiale.”,”””Sembra che sotto i francesi siano aumentate le fucilazioni a caso, sebbene entrambi gli eserciti cercassero di nascondere i fatti e i dati possano risultare distorti. In ogni modo, il rapporto del tenente colonnello Barnes in aprile, «27 morti per cause non naturali» (10) era largamente superato in una notte dagli ufficiali francesi ubriachi che, a Andernach; guidarono la loro jeep attraverso il campo ridendo e gridando mentre sparavano sui prigionieri con i loro mitragliatori Sten. le perdite: 47 morti e 55 feriti (11). Un ufficiale francese rifiutò il permesso nonostante il rifornimento fosse stato già concordato tra la Croce Rossa e il comandante francese del campo (12). Le guardie francesi di un campo, sostenendo di aver notato un tentativo di fuga, uccisero a fucilate dieci prigionieri nei loro recinti. Il tenente Soubeiray, del Troisième Régiment de Tirailleurs Algériens, scrisse, di suo pugno, una lettera di protesta al suo comandante, denunciando quegli uomini che «con il pretesto d’aver sofferto a causa dei tedeschi, mostrano l’intollerabile inumanità dell’Esercito Regolare» (13). Nel 108° Reggimento di Fanteria la violenza raggiunse tali limiti che il comandante militare della regione, il generale Billotte, su suggerimento del comandante del reggimento, tenente colonnello de Champvallier, che aveva riunciato a cercar di disciplinare i suoi uomini, raccomandava che il reggimento venisse sciolto (14). I treni che trasferivano i prigionieri dalla Germania in Francia erano talmente terribili che gli ufficiali responsabili avevano ordini permamenti di evitare soste nelle stazioni francesi, per timore che i civili potessero vedere come venivano trattati i prigionieri”” (pag 98-99)”,”QMIS-026-FV”
“BACULO Liliana a cura; saggi di Andrew GLYN Bob SUTCLIFFE David YAFFE Maio COGOY Paul M. SWEEZY Edward J. NELL Lilia COSTABILE Liliana BACULO”,”La crisi degli anni ’70 nel dibattito marxista. Saggi di analisi e teoria economica.”,”Saggi di Andrew GLYN Bob SUTCLIFFE David YAFFE Maio COGOY Paul M. SWEEZY Edward J. NELL Lilia COSTABILE Liliana BACULO”,”TEOC-162″
“BÀCULO Liliana”,”Il prezzo del petrolio. Inflazione, ristrutturazione e crisi nelle economie occidentali.”,”Liliana Bàculo insegna Teoria e politica dello sviluppo economico nell’Università di Napoli.”,”ECOI-168-FL”
“BACULO Liliana a cura; saggi di Andrew GLYN Bob SUTCLIFFE David YAFFE Maio COGOY Paul M. SWEEZY Edward J. NELL Lilia COSTABILE Liliana BACULO”,”La crisi degli anni ’70 nel dibattito marxista. Saggi di analisi e teoria economica.”,”Saggi di Andrew GLYN Bob SUTCLIFFE David YAFFE Maio COGOY Paul M. SWEEZY Edward J. NELL Lilia COSTABILE Liliana BACULO”,”TEOC-002-FSD”
“BACZKO Bronislaw BADALONI Nicola BOBBIO Norberto CERUTTI Furio CESA Claudio DE-GIOVANNI Biagio FETSCHER Iring GARIN Eugenio HABERMAS Jürgen LANDUCCI Sergio MONETI Maria TORZINI Roberto TOSEL André VACATELLO Marzio VRANICKI Predrag ZANARDO Aldo”,”Filosofia e politica. Scritti dedicati a Cesare Luporini.”,”Recensione di Pietro Di Giorgi, Filosofia e politica. (Rassegne) (Libri e problemi) IL PONTE, LA NUOVA ITALIA FIRENZE, N° 9, 30 SETTEMBRE 1982, pag 951-955 . . Rivista di dibattito politico e culturale fondata da Piero Calamandrei recensione del volume: ‘Filosofia e politica. Scritti dedicati a Cesare Luporini’, Firenze, La Nuova Italia, a cura di P. Guarnieri Nel testo è compreso il saggio ‘Il metodo della critica marxiana dell’economia politica’ di Fulvio Cerutti Citato il volume De-Giovanni ‘La teoria politica delle classi nel “”Capitale””, Bari, De Donato, 1976″,”TEOC-034-FF”
“BACZKO Bronislaw”,”L’utopia. Immaginazione sociale e rappresentazioni utopiche nell’età dell’illuminismo.”,”B. Baczko è nato a Varsavia nel 1924, di formazione filosofica è stato direttore del Dipartimento di storia e filosofia moderna dell’Accademia polacca delle scienze dal 1955 al 1968. Destituito dall’incarico universitario, si è trasferito all’estero per insegnare alla Facoltà di lettere dell’Università di Ginevra. E’ tra i maggiori conoscitori dell’illuminismo.”,”FILx-361-FF”
“BACZKO Bronislaw BAILYN Bernard BAKER Keith M. BERENGO Marino CASINI Paolo COMPARATO Vittor Ivo COZZI Gaetano CROCKER Lester G. DARNTON Robert DE-MADARIAGA Isabel DE-MADDALENA Aldo DE-MAIO Romeo DIAZ Furio DIONISOTTI Carlo EHRARD Jean FIRPO Luigi GALANTE GARRONE Alessandro GALASSO Giuseppe GAROSCI Aldo GIARRIZZO Giuseppe JACOB Margaret C. KOSSMANN Ernst H. LOUGH John MOMIGLIANO Arnaldo NICOLAS Jean POCOCK John G.A. ROBERTS Michael ROCHE Daniel ROTONDO’ Antonio SESTAN Ernesto SHACKLETON Robert STAROBINSKI Jean VERNIÈRE Paul VILLANI Pasquale”,”L’età dei Lumi. Studi storici sul Settecento europeo in onore di Franco Venturi. Volume secondo.”,”Su Babeuf e la cospirazione degli Eguali v. il saggio di Alessandro Galante Garrone ‘Da pratile alla cospirazione degli Eguali (Romme, Goujon, Tissot, Buonarroti)’ (pag 395-452)”,”STOx-012-FSD”
“BADAJEW A.E.”,”Die Bolschewiki in der Reichsduma. Die bolschewistische Fraktion in der Reichsduma und die revolutionäre Bewegung in Petersburg. Erinnerungen.”,”I bolscevichi vincono sul campo la battaglia della stampa. “”Il successo della Pravda tra le masse operaie fu assicurato dalla sua forte linea bolscevica; esso contrastava in modo schietto e puntuale la stampa degli opportunisti e liquidatori (‘Lutsch’ e altri giornali). Mentre l’ edizione della liquidatrice “”Lutsch”” all’ epoca non superava la sua massima diffusione di 15- 16.000 copie, la Pravda diffondeva quotidianamente e mediamente 40 mila copie. Tre quarti di tutti gli abbonati alla stampa operaia confluivano sul giornale bolscevico””. (pag 254) “”Nel 1913 la Pravda riceve 2180 contributi di gruppi operai, Lutsch ne riceve approssimativamente un quarto: 650. L’ anno successivo la Pravda riceve fino a maggio 2873 contributi contro i 671 di Lutsch. La Pravda supera abbondantemente la stampa menscevica riguardo al numero di corrispondenze, di lettere al giornale, di visitatori””. (pag 255)”,”RIRx-109″
“BADALONI Nicola”,”Sulla dialettica della natura di Engels e sull’attualità di una dialettica materialistica.”,”Altro saggio: -André DEMICHEL, Le probleme de l’Etat et de la prise du pouvoir dans les derniers ecrits d’Engels”,”MAES-018″
“BADALONI Nicola DE-GIOVANNI Biagio O’CONNOR James WALLERSTEIN Immanuel NOVAK Leszek TOPOLSKI Leszek BRAVO Gian Mario DI-LISA Mauro GRUPPI Luciano LUNGHINI Giorgio MARGLIN Stephen A. MARKOVIC Mihailo PERROTTA Cosimo, saggi di”,”Karl Marx 1883-1983. Giornate di studio.”,”Nicola BADALONI, Forme, soggetti, prassi rivoluzionaria. Biagio DE-GIOVANNI, Praxis e tempo nel modello logico di Marx. James O’CONNOR, Historical materialism reconsidered: forces of social production or social forces of production? Immanuel WALLERSTEIN, Marx e il sottosviluppo. Leszek NOVAK, Neither Revolution nor Evolution. Jerzy TOPOLSKI, Karl Marx’s Conception of the Process of History. Gian Mario BRAVO, Elaborazione collettiva, ricostruzione storica e azione miiltante nel Manifesto Comunista. Mauro DI-LISA, Astrazione e meccanizzazione. Luciano GRUPPI, Appunti a proposito della teoria di Marx sulla rivoluzione e sullo Stato. Giorgio LUNGHINI, Dall’ ordine naturale al caso: il denaro e le macchine. Stephen A. MARGLIN, On the Labor Theory of Value. Mihailo MARKOVIC, Presentday meaning of Marx’s theory. Cosimo PERROTTA, Lavoro produttivo, lavoro statale e accumulazione in Marx e nei marxisti contemporanei.”,”MADS-146″
“BADALONI Nicola PIERONI BORTOLOTTI Franca”,”Movimento operaio e lotta politica a Livorno, 1900-1926. Socialisti e lotte di classe a Livorno nel primo ventennio del secolo (N. Badaloni). Comunisti e fronte operaio nella lotta contro il fascismo (F. Pieroni Bortolotti).”,”””Il ribellismo anarchico, con la sua tradizione di solidarietà internazionalista, aveva offerto il terreno idoneo alla frazione intransigente per agire sulla direzione del PSI in senso contrario a quel riformismo di cui il socialismo livornese era stato fino a quel momento, una roccaforte sicura. Di quella azione e della conseguente polemica, il momento della sconfitta italiana a Caporetto era stato forse, almeno a giudicare dalla situazione livornese, quello decisivo; l’ ondata di furore nazionalistico che si abbatté contro i socialisti quando il fronte orientale fu travolto, contribuì in gran parte a convincere il Modigliani che un generale sconfitto diventa un alleato potente per i gruppi rivolti alla repressione antipopolare: l’ assimilazione dell’ oppositore interno a complice dello straniero, a traditore, diventava un gioco di sicuro effetto sull’ opinione pubblica: questa sua convinzione, espressa da lui con chiarezza in una adunanza socialista a Livorno, e che ben rifletteva lo stato d’ animo comune al fronte operaio cittadino, e in gran parte nazionale, intanto lo induceva a sollecitare, con gli altri parlamentari socialisti, un pubblico dibattito sull’ operato di Cadorna e sul congiunto tentativo delle destre di attribuire il peso degli errori strategici agli effetti della propaganda antibellicista.”” (pag 109)”,”MITT-164″
“BADALONI Nicola GRUPPI Luciano NAPOLITANO Giorgio SANTARELLI Enzo”,”Ideologia e azione politica.”,”Sono lezioni tenute all’ Istituto Gramsci. Lenin, tecnica e violenza. “”Questo mutamento del rapporto tra violenza e progresso fu da Lenin presentito, quando egli ebbe ad affermare in una intervista al giornalista Wells, che, quando la tecnica umana fosse diventata capace di voli interplanetari, allora la violenza avrebbe raggiunto una tale potenzialità distruttiva da cessare di essere uno strumento di progresso. Lenin obbediva ad una visione dialettica del rapporto tra violenza e progresso, cogliendo come anche qui lo sviluppo porti alla negazione.”” (pag 44) Capitalismo di stato. “”Già Engels diceva, nel suo scritto Per la critica del progetto di programma del partito socialdemocratico, del 1891, precisamente questo che quando “”dalle società per azioni passiamo ai trust, che dominano e monopolizzano intere branche dell’ industria… non possiamo parlare più neppure di assenza di un piano (da parte del capitalismo)””. Ancora più si ha un piano quando siamo alla fase dell’ industria capitalistica statale.”” (pag 55)”,”PCIx-166″
“BADALONI Nicola”,”Per il comunismo. Questioni di teoria.”,”BADALONI Nicola nato a Livorno nel 1924 è professore di storia della filosofia all’ Università di Pisa. Ha scritto ‘Marxismo come storicismo’ e ha compiuto studi su VICO (Introduzione a G.B. Vico), su CAMPANELLA e sulla diffusione in Italia del newtonismo (Antonio Conti. Un abate libero pensatore tra Newton e Voltaire) tutti pubblicati da Feltrinelli. “”Nell’ idea di Marx, dunque, il credito ha una funzione di indicatore della tendenza della società capitalistica a superare i propri limiti. Esso nel suo “”eccesso”” mostra sensibilmente le ricchezze inutilizzate in rapporto ad una soprapproduzione che è a sua volta condizionata dai limiti del mercato, rispetto a cui del resto, assume significato l’ eccesso. Il fatto che il valore delle merci sia di continuo sacrificato al valore del denaro costituisce il grande spreco della società capitalistica. Si tratta del fatto che, attraverso di esso, si viene delineando la possibilità di una proprietà sociale dei mezzi di produzione. Proprio in tale direzione, Marx coglie in esso un importante elemento teorico in vista del problema della transizione. La società comunistica è, per Marx, quella società in cui il pluslavoro non deve necessariamente apparire nella forma del profitto. Ciò significa che la sua destinazione non dovrà più essere necessariamente o il reddito dei capitalisti o l’ allargamento della produzione. I produttori associati potranno decidere della destinazione del plusvalore o nella forma dell’ accrescimento del loro reddito, o dello accrescimento della produzione o in quella della riduzione della giornata lavorativa, restando presupposto che la perpetuazione della produzione non ha niente a che fare col plusvalore ma è già compresa nella normale giornata lavorativa.”” (pag 137-138)”,”TEOC-344″
“BADALONI Nicola”,”Marxismo come storicismo.”,”””””Engels sottolinea come “”la vecchia metafisica, che considerava le cose come compiute in se stesse, sorse da una scienza naturale che indagava le cose vive e le morte come cose compiute in se stesse. Ma quando questa indagine fu andata tanto lontana ch fu possibile il progresso decisivo, il passaggio alla indagine sistematica delle modificazioni che queste cose subiscono nella natura stessa, allora suonò anche nel campo filosofico l’ ultima ora della vecchia metafisica. E in realtà, se le scienza naturali furono fino alla fine del secolo scorso scienze provelentemente ‘raccoglitive’, scienze di cose compiute in se stesse, nel nostro secolo la scienza è essenzialmente ‘ordinativa’, è scienza dei processi, dell’ origine e della evoluzione delle cose e del nesso che unisce tutti i processi naturali in un grande tutto. La fisiologia che studia i processi dell’ organismo vegetale e animale, l’ embriologia, che tratta dell’ evoluzione dell’ organismo singolo, dal germe sino alla maturità, la geologia, che studia la formazione graduale della superficie terrestre, sono tutte figlie del secolo nostro.”” Esiste dunque nel mondo reale: 1. Il movimento, 2. una certa direzione o tensione di questo movimento””. (pag 115)”,”TEOC-381″
“BADALONI Nicola”,”Per il comunismo. Questioni di teoria.”,”BADALONI Nicola nato a Livorno nel 1924 è professore di storia della filosofia all’ Università di Pisa. Ha scritto ‘Marxismo come storicismo’ e ha compiuto studi su VICO (Introduzione a G.B. Vico), su CAMPANELLA e sulla diffusione in Italia del newtonismo (Antonio Conti. Un abate libero pensatore tra Newton e Voltaire) tutti pubblicati da Feltrinelli. Il carattere sociale del lavoro. “”Abbiamo la fortuna di avere un altro testo che chiarisce questi punti. Riferendosi a Rodbertus, Marx scrive infatti nelle ‘Glosse a Wagner’: “”il valore d’ uso è … un concetto logico… Tutta la superficialità di Rodbertus… viene fuori dalla sua contrapposizione di concetti “”logici”” e “”storici””! Egli prende il ‘valore’ (quello economico in antitesi al valore d’uso della merce) solo nella sua forma fenomenica come valore di scambio; e poiché esso appare solo dove almeno una qualche parte dei prodotti del lavoro, degli oggetti d’ uso, funziona come merce, il che non accade fin dall’ inizio, ma solo in certo periodo dello sviluppo sociale… così il valore di scambio è un concetto storico. Ora se Rodbertus avesse analizzato ulteriormente il valore di scambio delle merci…egli avrebbe trovato dietro questa forma fenomenica il ‘valore’. Se poi avesse ancora indagato il valore avrebbe trovato che qui la cosa, il valore d’uso, vale come pura e semplice oggettivazione di lavoro umano, come dispendio di uguale forma lavorativa umana e che perciò questo contenuto è presentato come carattere oggettivo della cosa, come carattere che spetta ad essa oggettivamente, sebbene questa oggettività non appaia nella sua forma naturale (il che rende appunto necessaria una forma di valore particolare). Avrebbe insomma trovato che il valore della merce esprime soltanto, in una forma storicamente sviluppata, ciò che esiste parimenti in tutte le altre forme storiche di società, sebbene in forma diversa, cioè il carattere sociale del lavoro, in quanto esso esiste come dispendio di forza lavoro sociale.”” (pag 96-97)”,”MADS-394″
“BADALONI Nicola MUSCETTA Carlo”,”Labriola, Croce, Gentile.”,”Dalla Destra storica al marxismo: Antonio Labriola. (pag 3-15) Antonio Labriola. “”La sua vicenda fu quella di un intellettuale che, formatosi alla scuola di Bertrando Spaventa e quindi nel clima dell’ hegelismo e della Destra storica (cfr. Il secondo Ottocento, § 34), prende successivamente le distanze da questo movimento di pensiero e dalla corrispondente ideologia politica liberale, mantenendone peraltr viva l’ esigenza di rigore intellettuale. Ma non fu il positivismo ad avviare questo processo di distacco bensì l’ influenza di Herbart e della sua scuola, che, ristabilendo la priorità del “”fatto”” nel suo nesso con le tensioni ideali (considerate anche attraverso le mediazioni della psicologia sociale), gli fece intendere ciò che si andava maturando nel profondo della vita sociale italiana””. (pag 3-4) Nicola BADALONI è ordinario di storia della filosofia presso l’ università di Pisa e presidente dell’ Istituto Gramsci di Roma. In questa stessa collana ha pubblicato: ‘Cultura e vita civile tra Riforma e controriforma’ (con R. BARILLI e W. MORETTI 1973, 1982). Ha scritto pure ‘Introduzione a Vico’ (1984). Carlo MUSCETTA (Avellino, 1912) ha insegnato nelle università di Roma, Catania e Parigi III. In questa collana da lui diretta ha pubblicato “”Boccaccio”” (1989) (Francesco De Sanctis (1990). Ha curato anche ‘I fiori del male’ di Baudelaire (1984).”,”LABD-054″
“BADALONI Nicola”,”Labriola politico e filosofo. Segue: Dieci lettere inedite di Antonio Labriola ad Alessandro D’Ancona.”,”BADALONI Nicola Dedicato in gran parte al libro curato da V. Gerratana, A. Labriola ‘Scritti politici’, 1970 Labriola, il colonialismo e l’ imperialismo “”Il punto discriminante mi sembra quel concetto di ‘sperimentazione’ che nella polemica del ’90 (come ha osservato P.C. Masini) è influenzato dai generosi tentativi di Giovanni Rossi in nesso alla sperimentazione di colonie agricole ed alla emigrazione delle forza lavoro. Labriola è convinto a questa data che un “”colonialismo”” democratico abbia un senso, se non nella versione esplicitamente utopistica del Rossi, almeno come modo di fare direttamente sperimentare gli ostacoli e le contraddizioni che tali volontà democratiche incontrano. Negli anni seguenti invece la difesa del colonialismo è fatta da un lato sulla base della necessità della universalizzazione dello scambio e dall’altro su quella del pericolo di dirottare, attraverso l’emigrazione, la forza-lavoro, attenuando le spinte rinnovatrici (42). Vi è in ciò (nonostante la larga diffusione di queste idee e la loro parziale ragionevolezza) un limite nella comprensione labriolana del fenomeno dell’imperialismo”” (pag 34) (42) Si veda su questo punto anche ‘La concezione materialistica della storia’, cit., p. 284. Aumenterebbe il numero dei proletari “”se la grande industria si affrettasse a svolgersi”” o il numero dei lavoratori nelle colonie “”se ce ne fosse”””,”LABD-085″
“BADALONI Nicola”,”Marx e la ricerca della libertà comunista. (in) ‘Storia del marxismo’.”,” “”Bentham anticipa dunque una tendenza che Ricardo farà sua fissando entro limiti invalicabili l'””infelicità”” dei produttori diretti e definendo come “”felicità”” il rapporto di servitù implicito o esplicito che la maggior parte degli uomini instaura con il reddito dei sovrastanti. Andando assai oltre il “”cinismo”” di Ricardo, che non manca mai di mantenere un rapporto con le verità della scienza e che posto dinanzi alla scelta tra queste e gli interessi di classe, sa optare per la prima (10), Bentham resta del tutto involto nei rapporti borghesi. E’ nota la pagina ferocemente polemica che Marx gli dedica: “”L’economia classica ha prediletto da sempre concepire il capitale sociale come una ‘grandezza fissa’ dal grado di efficacia fisso. Ma questo pregiudizio è stato consolidato in dogma dall’arcifilisteo Geremia Bentham, questo oracolo del senso comune borghese del secolo XIX, arido pedante e chiacchierone banale… Col suo dogma diventano del tutto incomprensibili i fenomeni più comuni del processo di produzione, come per esempio le improvvise espansioni e contrazioni e perfino l’accumulazione. Questo dogma è stato utilizzato a scopi apologetici tanto dallo stesso Bentham, quanto dal Malthus, da James Mill, dal McCulloch, ecc. E in particolare è stato usato per rappresentare come ‘grandezza fissa una parte del capitale, il capitale variabile, ossia quello convertibile in forza-lavoro’. L’esistenza materiale del capitale variabile, cioè la massa dei mezzi di sussistenza che esso rappresenta per l’operaio, ossia il cosiddetto ‘fondo di lavoro’, venne favoleggiato come una ‘parte speciale’ della ricchezza sociale recinta da catene naturali e impenetrabili…””. Certo, per mettere in movimento i mezzi di produzione occorre una “”massa determinata di lavoro vivente””, “”data tecnologicamente””. Ma “”non è dato né il numero degli operai necessari per rendere liquida questa massa di lavoro, perché ciò cambia con il cambiare del grado di sfruttamento della forza-lavoro individuale, né è dato il prezzo di questa forza-lavoro, ma soltanto il suo limite minimo che per giunta è molto elastico””. Alla base di questo dogma stanno questi fatti: “”da una parte l’operaio ‘non ha diritto di dir la sua’ nella divisione della ricchezza sociale in mezzi di godimento di coloro che non lavorano e in mezzi di produzione; dall’altra parte, l’operaio può ampliare il cosiddetto ‘fondo di lavoro’ a spese del ‘reddito’ del ricco soltanto in casi d’eccezione favorevoli”” (11)”” [Nicola Badaloni, Marx e la ricerca della libertà comunista. (in) ‘Storia del marxismo’, Torino, 1978] [(10) “”La mancanza di riguardo di Ricardo era dunque non solo ‘scientificamente onesta’, ma ‘scientificamente necessaria’ per il suo punto di vista. Ma perciò gli è anche del tutto indifferente che lo sviluppo delle forze produttive uccida la proprietà fondiaria o gli operai…Se la concezione di Ricardo è nel complesso nell’interesse della ‘borghesia industriale’, lo è solo ‘perché e in quanto’ l’interesse di questa coincide con quello della produzione e dello sviluppo produttivo del lavoro umano. Quando quello entra in conflitto con questo, egli è altrettanto ‘privo di riguardi’ verso la borghesia, come del resto lo è verso il proletariato e l’aristocrazia”” (Marx, Teorie sul plusvalore’, cit., vol. 2, p. 120). A questo si riduce la teoria della partiticità della scienza in Marx; (11) Marx, Il Capitale, cit., libro primo, pp. 748-50] (pag 193-194)”,”MADS-662″
“BADALONI Nicola”,”Teoria della società e dell’economia in A. Labriola. I, II.”,”K. Marlo. “”La fonte di Labriola circa l’economia è principalmente K. Marlo “”le cui argomentazioni di tendenza socialista furono alcune volte ripetute di seconda mano, con minore efficacia e per altri intenti”” (11). (…) L’influenza del Marlo è forte sia in quest’ultimo saggio [‘I problemi della filosofia della storia’, a cura di N. Siciliani de Cumis, Napoli, 1976] sia nell”Indice’ di una ‘serie di lezioni sul Socialismo’, datato ugualmente 1887, in molte parti scarsamente comprensibile, ove appare in discussione l’idea di un “”federalismo”” antistatalistico (16)”” (pag 4-5) (11) I problemi della filosofia della storia’, a cura di N. Siciliani de Cumis, Napoli, 1976; (16) idem “”(…) moderatismo di Marlo, legato alla tradizione localistica tedesca (…) (pag 6) “”Alla fine del ‘Discorrendo’ Labriola, sulle tracce di Engels, aveva in verità indicato quelli che a lui sembravano i cambiamenti sopravvenuti nella realtà storica. In primo luogo, “”a misura che cresce nei proletari e nel popolo minuto la capacità di organizzarsi in partiti di classe, la prova stessa di questo complicato movimento ci porta a intendere lo sviluppo dell”era nuova’ secondo una misura di tempo, che è assai lenta, a confronto del rapido ritmo che concepivano una volta i socialisti intinti di giacobinismo rivissuto”” (121). In secondo luogo, egli aveva notato che anche le ‘crisi’ avevano “”subito uno spostamento. Invece della periodicità (che per Marx era decennale, dato l’esempio tipico dell’Inghilterra) ci si presenta ora lo stato diffuso e cronico della crisi”” ed aveva aggiunto “”si vuol rendere responsabile il ‘marxismo’, in quanto è dottrina, degli errori di previsione e di calcolo nei quali è potuto cadere Marx, in quanto visse in determinati limiti di tempo, di spazio e di circostanze”” (122). In terzo luogo gli era apparso evidente lo scadimento della capacità critica del marxismo (123). C. Schmidt aveva recensito quasi benevolmente lo scritto di Böhm-Bawerk, ‘Zum Abschluss des Marxschen Systems’, uscito nel 1896, in cui si sosteneva che “”la teoria del saggio medio del profitto e dei prezzi di produzione non si concilia con la teoria del valore”” (124). Labriola aveva scritto l’8 ottobre 1898 a Kautsky: “”‘Tu sei’, se non erro, rimasto ‘quasi solo'””. Più diffusamente e criticamente, il 5 aprile 1899, egli si era confidato con Luise Kautsky: “”Mi dispiace che Carlo non abbia il tempo di leggere il mio “”Socialisme et philosophie”” – come temo non abbia letto i miei ‘Essays’, che furono tradotti anche in russo…. Mi dispiace per lui, perché gli è mancata l’occasione di vedere come lo stesso ordine di idee si svolga diversamente in un altro cervello, che, nello svolgerlo, ci porti altri elementi di cultura, altre esperienze, e altro temperamento intellettuale””, ed aggiungeva “”il caso di Bernstein è una ‘vera disgrazia’, per il nome che godeva, pei suoi precedenti, per le sue relazioni con l’Engels… Io ho trovato ‘utile’ fino a pochi mesi fa il suo atteggiamento critico… Io credo fermamente che i socialisti di tutto il mondo devono fare ancora una buona ‘digestione di utopismo’. Io credo fermamente che la complicazione politica del mondo ritardi le nostre aspettazioni. ‘Ma credo fermamente anche’, che questa ‘correzione’ si debba farla ‘prudentemente e opportunamente’ dentro il partito stesso, e dentro i limiti del marxismo come dottrina progressiva”” (125)”” [Nicola Badaloni, Teoria della società e dell’economia in A. Labriola. II, Dimensioni, Livorno, 1983] (pag 10-11) [(121) A. Labriola, ‘La concezione materialistica…’, cit., pp. 286-7; (122) G. Procacci, ‘Antonio Labriola e la revisione del marxismo attraverso l’epistolario con Bernstein e con Kautsky (1895-1904)’, in ‘Annali Istituto G. Feltrinelli’, A. III, 1960. Si veda in particolare la lettera a Kautsky del 12 giugno 1897 in A. Labriola, ‘Epistolario’, vol. III, cit: p. 791; (124) Böhm-Bawerk, ‘La conclusione del sistema marxiano’, in Böhm-Bawerk, Hilferding, Bortkiewicz, ‘Economia borghese ed economia marxista’, trad. it., Firenze 1971, p. 27; (125) A. Labriola, ‘Epistolario’, vol. III, cit., pp. 914-15]”,”LABD-093″
“BADALONI Nicola PETRUCCIOLI Claudio VACCA Giuseppe, relazioni; interventi di Lucio LOMBARDO RADICE Alberto CECCHI Giuseppe PRESTIPINO Gianmario CAZZANIGA Claudio NAPOLEONI Anselmo GOUTHIER Lucio LIBERTINI Achillo OCCHETTO Valentino GERRATANA Salvatore D’ALBERGO Fabio MUSSI Luciano GRUPPI Antonio PESENTI Gabriele GIANNANTONI Bruno CERMIGNANI Emilio SERENI Renato RISALITI Umberto CERRONI A. LEONE DE CASTRIS Mario SPINELLA Aldo ZANARDO Adalberto MINUCCI Cesare LUPORINI Giorgio NAPOLITANO Vincenzo VITELLO Claudio SIGNORILE Gastone SCLAVI; interventi non pronuciati di Gianfranco BORGHINI Salvatore COSTANTINO Aldo ZANCA Carlo CICERCHIA Silvano LEVRERO Mario Alighiero MANACORDA Claudio NAPOLEONI Alberto POZZOLINI Lucio VILLARI, contributi di Gian Mario BRAVO M. Lorenzo CALABI Franco CASSANO Giulietto CHIESA e Giorgio REBUFFA A. LEONE-DE-CASTRIS Biagio DE-GIOVANNI Riccardo GUASTINI Marco MAESTRO Alessando MAZZONE Marcello MONTANARI Mario SPAGNOLETTI Franca PAPA Federico PIRRO Gian Enrico RUSCONI Domenico TARANTO e Carmine FINAMORE Renato TROILO”,”Il marxismo italiano degli anni sessanta e la formazione teorico-politica delle nuove generazioni.”,” Contiene di Badaloni: ‘Il marxismo italiano degli anni sessanta e la formazione teorico-politica delle nuove generazioni’ (pag 19-47) Badaloni: ”Il marxismo italiano degli anni Sessanta’ (pag 689-775) M. Lorenzo Calabi (pag 465) (Bacone): la verità è figlia del tempo e non dell’autorità Marx, il regno della necessità e regno della libertà “”Nel capitolo III del volume del ‘Capitale’ sulla «formula trinitaria» Marx, in un famoso passo, dà la chiave decisiva per dissipare questa confusione (la comprensione della contraddizione capitale-lavoro, ndr): «L’effettiva ricchezza della società e la possibilità di un continuo allargamento del suo processo di produzione non dipende dalla durata del pluslavoro, ma dalla sua produttività, e dalle condizioni di produzione più o meno ampie nelle quali è eseguito. «Di fatto, il regno della libertà comincia soltanto là dove cessa il lavoro determinato dalla necessità e dalla finalità esterna; si trova quindi per sua natura oltre la sfera della produzione materiale vera e propria. Come il selvaggio deve lottare con la natura per soddisfare i suoi bisogni, per conservare e riprodurre la sua vita, così deve fare anche l’uomo civile, e lo deve fare in tutte le forme della società e sotto tutti i possibili modi di produzione. «A mano a mano che egli si sviluppa, il regno delle necessità naturali si espande, perché si espandono i suoi bisogni, ma al tempo stesso si espandono le forze produttive che soddisfano questi bisogni. «La libertà in questo campo può consistere soltanto in ciò, che l’uomo socializzato, cioè i produttori associati, regolano razionalmente questo loro ricambio organico con la natura, lo portano sotto il loro comune controllo, invece di essere da esso dominati come da una forza cieca; che essi eseguono il loro compito con il minore possibile impiego di energia e nelle condizioni più adeguate alla loro natura umana e più degne di essa. Ma questo rimane sempre il regno della necessità. «Al di là di esso comincia lo sviluppo delle capacità umane, che è fine a se stesso, il vero regno della libertà, che tuttavia può fiorire soltanto sulle basi di quel regno della necessità» (17). E Marx, e credo che questo sia l’aspetto più significativo, conclude con una affermazione perentoria che riassume e concretizza, quasi con valore simbolico, il senso di tutto il ragionamento e contemporaneamente determina il soggetto sociale protagonista e guida del processo di passaggio ad una produzione sociale razionalmente regolata. «Condizione fondamentale di tutto ciò – dice Marx – è la riduzione della giornata lavorativa» (18). Questo è il nucleo essenziale della scienza marxista del capitalismo e della rivoluzione. La confusione fra lavoro necessario e pluslavoro, fra pluslavoro, plusvalore e profitto («(…) pluslavoro in generale – dice Marx – inteso come lavoro eccedente la misura dei bisogni dati deve sempre continuare a sussistere» (19)) si capovolge poi inevitabilmente nell’identificazione fra lavoro in generale e lavoro nel capitalismo, e quindi nella identificazione fra la classe operaia e quel regno della necessità che si vorrebbe negare, e che, invece può essere solo «regolato nazionalmente»”” [Claudio Petruccioli, ‘Su alcuni aspetti del rapporto fra stratificazione sociale e orientamenti ideologici’] [(17) K. Marx, ‘Il Capitale’, II, 3, pp. 231-232; (18) K. Marx, ‘Il Capitale’, III, 3, p. 232. Il capitolo su ‘La formula trinitaria’, fondamentale per la comprensione della teoria del comunismo; va da p. 225 a p. 244; (19) ‘Il Capitale’, III, 3, p. 230] (pag 63-64) Saggio di M. Lorenzo Calabi, ‘Forze produttive, scienze, composizione di classe. Appunti per una discussione’ (pag 455-470); in questo saggio l’autore cita Bacone: la verità «figlia del tempo, non dell’autorità» ; cita pure l’espressione di Marx: penetrare “”la fisiologia del sistema”” (pag 465) e cita nella nota a pag. 454 un suo saggio ‘Sul problema delle classi medie e il metodo del “”Capitale””, in N. Birnbaum, ‘La crisi della società industriale’, Padova, 1971″,”TEOC-714″
“BADALONI Nicola”,”Per un aggiornamento culturale: bilanci e prospettive. (Sul volume di Emilio Agazzi, ‘Il giovane Croce e il Marxismo’).”,”””L’Agazzi sottolinea (…), con acutezza, che il Croce giunge allo studio del materialismo storico «con un patrimonio di convinzioni già stabilite, che … condizioneranno in maniera non indifferente lo stesso accostamento ai nuovi studi, anzi lo stesso ‘tipo di lettura’ che egli verrà facendo degli scritti di Labriola, di Marx e di Engels» (p. 74). Aggiungerei che il complesso di tali idee (che l’Agazzi con generosità invero eccessiva definisce, in relazione a questa fase del pensiero crociano, assai vario e vivace) (p. 74), si presenta non solo privo di legami unitari, ma anche abbastanza ‘ovvio’, sì da farci riflettere sulla umiltà di origine di una filosofia destinata a tanta fortuna. Col capitolo secondo intitolato ‘Antonio Labriola e la ‘crisi del marxismo”, si entra nel vivo anche delle questioni teoriche. Dobbiamo perciò tratteggiare brevemente la interpretazione del pensiero labriolano che viene proposto dallo Agazzi. Egli insiste sul fatto che «profondamente diverso è lo spirito che anima la ‘critica labriolana’ del marxismo, da quella che domina sia la ‘revisione’ crociana sia l’opera dei ‘revisionisti’ di destra o di sinistra» (p. 102). Mentre il Croce non seppe affrontare « lo studio del marxismo con una totale assenza di presupposti e di soluzioni precostituite» (p. 103), il Labriola invece «seppe sviluppare la problematica marxista, per così dire, ‘dall’interno’, approfondendola senza tradirne lo spirito» (p. 103). Alludendo alla fase herbartiana, l’Agazzi respinge «la tendenza a collegare troppo strettamente il marxismo finale con l’iniziale hegelismo del Labriola, che si manifesta in taluni interpreti marxisti di stretta ortodossia» (p. 105), e vede invece nella utilizzazione herbartiana operata dal Labriola «una correzione della prospettiva filosofica hegeliana mediante l’indagine concettuale legata all’esperienza concreta» (p. 106). Il marxismo del Labriola si definisce così come «un ‘metodo genetico’ o ‘epigenetico’ che è l’espressione più chiara del suo bisogno di concretezza e di storicità» (p. 106). Mentre per altri interpreti che l’Agazzi, lo abbiamo visto, ama chiamare ‘ortodossi’ (ma il termine nell’attuale fase del marxismo nel mondo ha uno scarsissimo senso o ne mantiene solo uno limitato e provinciale), il cammino dall’hegelismo italiano al marxismo labriolano, riproduce quello dallo hegelismo tedesco al pensiero di Marx attraverso una ripetizione del celebre rovesciamento materialistico, per l’Agazzi invece, che rifiuta quella interpretazione del rapporto tra Hegel e Marx, l’aspetto centrale del cammino di Marx e del Labriola dallo hegelismo al materialismo storico è dato «dalla demistificazione della dialettica hegeliana mediante l’utilizzazione dei concetti scientifici determinati» (p. 107). Risulta da ciò il significato che l’Agazzi attribuisce al marxismo, e conseguentemente anche al pensiero del Labriola. Esso consiste essenzialmente in questi due elementi: «’il carattere scientifico’, secondo propri specifici metodi dell’interpretazione della storia (che proprio in quanto è scientifica è al contempo anche guida dell’azione politica); e la ‘funzione demistificante’, la critica radicale di ogni illusione ideologica. Motivi», continua l’Agazzi, «che sono, naturalmente, connessi in modo assai stretto: perché è proprio per il suo carattere scientifico che il materialismo storico può mostrare l’insignificanza teoretica delle ideologie, spiegandone la genesi reale ed illustrandone il significato pragmatico-sociale» (p. 110). Questa concezione del marxismo labriolano induce l’Agazzi a respingere la interpretazione che Gramsci dà del Labriola (2). Induce inoltre lo Agazzi a cogliere una vicinanza tra Labriola e la genuina esigenza «che sta al fondo del programma positivistico, in quanto, nel carattere scientifico, sostanzialmente affine a quello dello stesso materialismo storico» (pp. 111-112)”” (pag 226-227) [Nicola Badaloni, ‘Per un aggiornamento culturale: bilanci e prospettive’. (Sul volume di Emilio Agazzi, ‘Il giovane Croce e il Marxismo’), ‘Critica storica’, Roma, n. 2 1964]”,”CROx-054″
“BADALONI Nicola BALDUCCI Ernesto BARBERA Lorenzo BOBBIO Norberto DEBRACH Maurice DRAGO Antonino GARAUDY Roger L’ABATE Alberto LAURE Vincent MORAMARCO Michele NESTI Arnaldo PINNA Pietro PONTARA Giuliano REGIS Domenico Sereno TOMASETTA Leonardo VIVARELLI Gilberto, scritti di”,”Marxismo e nonviolenza.”,”Il libro è stato edito per l’interessamento e con la collaborazione del ‘Movimento Nonviolento’, Perugia Marx e la cooperazione consapevole nel comunismo “”Il corrispettivo della cooperazione consapevole nel comunismo è, per Marx, nel sistema capitalistico, la violenza: dapprima aperta e sfacciata alle origini (si ricordino le splendide pagine a questo proposito di un celebre capitolo del ‘Capitale’), poi abituale, struttura stessa di movimento della società stessa. Nel capitalismo maturo la violenza si è formalizzata, spersonalizzata, regolarizzata attraverso l’impostura del contratto e le forme giuridiche ad esso connesse, ma non per questo ha cessato di essere tale. A questa violenza impersonale e formale Marx ha sempre categoricamente escluso che avesse un senso rispondere con atti di violenza individuale: svelando il carattere di violenza della società capitalistica e togliendo alla classe dominante il monopolio della scienza politica e di quella economica e delle stesse scienze in generale, attraverso un lungo processo di assimilazione sociale della cultura e del sapere, le forze produttive nel loro lato soggettivo, cioè gli individui sociali, sarebbero arrivati a sentirsi proprietari della società nel suo complesso. La dialettica marxista sostiene che il capitalismo si rovescia per le sue interne contraddizioni, ma anche perché gli uomini diventano tutti compartecipi, «azionisti» (per usare un termine capitalistico) di quella società che li vorrebbe semplice forza-lavoro. Non è un caso che Marx passi gli ultimi anni della sua vita a leggere Morgan e i grandi etnologi del suo tempo, che gli fornivano elementi a sostegno della naturalità del carattere comunitario della società umana, carattere che andava però unito al problema del massimo sviluppo possibile delle forze produttive nel loro lato soggettivo: non si trattava di vagheggiare un ritorno al comunismo primitivo, ma di fare della scienza, divenuta patrimonio comune, passando attraverso la critica, una forza propulsiva, antidogmatica, antireificante, capace di prospettare un fine, una meta del tutto nuova, perché in grado di unire ai caratteri comunitari dell’umanità primitiva l’eredità della scienza come disponibilità sociale del sapere. Unendo questi elementi, la possibilità di creare un potere alle spalle delle masse diventa sempre più difficile: questa è la grande fede che anima noi marxisti, e nonostante tutti i limiti a cui è andato incontro durante le fasi della sua storia, questo rimane il fine ultimo del marxismo stesso ed è anche la chiave esplicativa di tanti aspetti, per altri versi incomprensibili, della storia del nostro presente”” [Nicola Badaloni, ‘Considerazioni di un marxista sui rapporti tra marxismo e nonviolenza’] [(in) Aa.Vv, ‘Marxismo e nonviolenza’, Genova, 1977] (pag 176-177) Marx, Engels e la questione della violenza “”Il marxismo (…) a mio modo di vedere, non solo è la teoria sociale complessiva della trasformazione della società, ma è teoria sociale complessiva della trasformazione della società ‘capitalistica’. Credo sia importante sottolineare questo attributo, perché, se perdiamo di vista la ‘specificità’ della teoria marxiana della trasformazione sociale (trasformazione del modo capitalistico di produrre), non comprenderemo neppure bene il nesso che intercorre fra marxismo e violenza, marxismo e nonviolenza. Bobbio ha parlato anche di vioneza come «mezzo» necessario – s’intende entro la concezione marxiana- per operare questa trasformazione. … finire [Leonardo Tomasetta, ‘La violenza non è una «scoperta» del marxismo’] (pag 199-200) “”Lo stesso Trotsky riconosceva chiaramente questo fatto [le vittime civili provocate dalla reazione alla violenza rivoluzionaria, ndr] laddove, osservando come di regola una rivoluzione si sviluppi in una guerra civile, metteva a nudo la brutalità di quest’ultima scrivendo che proprio essa «è la più crudele delle guerre» in quanto «è inconcepibile senza violenze esercitate su terze persone e, tenendo conto della tecnica moderna, senza uccisione di vecchi e bambini» (9)”” (pag 161-162); (…) [sulla Questione violenza militare, ndr]: (…) “”E’ in base questo argomento (dittatura – militare – del proletariato) [per impedire all’avversario di riprendere il potere, ndr], ad esempio, che Lorenzo Barbera, nel suo intervento su ‘Azione Nonviolenta’ (numero di gennaio-febbraio, 1975) sostiene la «assoluta inconciliabilità» del marxismo (leninismo) con la nonviolenza”” (pag 163) [Giuliano Pontara, ‘Marxismo, violenza e nonviolenza’]”,”TEOC-738″
“BADALONI Nicola; CAZZANIGA Gian Mario; GRUPPI Luciano”,”””Trasformazione e riproduzione”” del plusvalore in un testo di Marx del 1863 (Badaloni); Le metamorfosi del lavoro vivo. Sistema di macchine e innovazione tecnologica nella critica dell’ economia politica (Cazzaniga); Note sulla rivoluzione tecnologica (Gruppi).”,”Badaloni si riferisce al testo di Marx intitolato ‘Rückverwandlung des Mehrwerths in Capital’ (in Karl Marx, Zur Kritik des politischen Ökonomie (Manuskript 1861-1863), Band III, 6, 1982, pp. 2214-2379. (“”Riconversione del valore aggiunto in capitale””) (pag 5-) Cazzaniga su Marx e i ‘salariati tecnici’ (pag 40-41-) Gruppi sulla rivoluzione tecnologico-scientifica in corso (pag 54-) “”Abbiamo dunque una distinzione fra settori di lavoro scientifico che operano all’esterno del processo di produzione, con una relativa autonomia di ricerca, a carattere prevalentemente teorico, e settori che operano all’interno di esso, dunque nella forma capitalistica all’interno del processo di valorizzazione, con un carattere prevalente tecnico-applicativo. Mentre i primi, sulla base delle relative fonti di reddito, rientrano nella categoria del lavoro improduttivo nella forma specifica di «ceto ideologico», non c’è dubbio che i secondi, in quanto salariati che operano all’interno del processo capitalistico di produzione, rientrino nella categoria del lavoro produttivo (54). E’ dubbio invece che queste stesse figure di lavoro salariato tecnico-scientifico rientrino pienamente nell’accezione marxiana di ‘classe operaia’. Un’analisi del lessico marxiano è su questo punto illuminante. Mentre Marx utilizza classe (Klasse) per indicare le funzioni sociali distinti ed antagonistiche all’interno del processo sociale di riproduzione, nei confronti di funzioni di mediazione sociale e ideologica usa piutto il termine feudale di ceto (Stand) (55), mentre nei confronti di sottofunzioni che, pur avendo una loro specificità e autonomia, sono in sostanza riconducibili alle funzioni principali, usa invece il termine strato (Schicht) (56). Nei confronti dei salariati tecnici di fabbrica Marx dovrebbe usare quindi ‘Schicht’, ma è significativo che in un passo del ‘Manoscritto 1861-1863’ utilizzi invece ‘Klasse’. «Viene certamente formata una piccola ‘classe’ di operai superiori, che però non ha rapporto alcuno con la massa degli operai senza conoscenza» (57). Tratta dosi di un manoscritto, potremmo qui parlare di un lapsus calami, ma l’analisi di queste figure si pone in modo assa problematico in tutti i materiali della ‘Critica dell’economia politica’”” (pag 40-41) [(54) Il capitale, libro I, 2, pp. 221-222; cfr MEGA II, 3,6, p. 2018 e ‘Capitolo VI inedito’, cit., p. 74; (55) «I ceti ‘ideologici’ (ideologischen Stande) come governo, preti, giuristi, militari» (Il capitale, libro I, 2, p. 155); (56) «Il sedimento più basso della sovrappopolazione relativa alberga infine nella sfera del pauperismo… questo strato sociale (‘Gesellschaftsschicht’ consisnte di tre categorie» (ivi, libro I, 3, p. 95); « … di ingrandire, insieme alla sostanza di cui si nutrono la classe dei capitalisti e le sue appendici, questi stessi strati della società (‘Gesellschaftsschichten’)» (ivi, libro, I. 2, 153); (57) «Es wird allerdings eine kleine Höhrer Arbeiter gebildet, dies jedoch in keinem Verhältins zu den Massen der “”entkenntssten’ Arbeiter» (MEGA, II, 3, 6, p: 2062); altrove Marx parla di «una classe operaia superiore, in parte scientificamente istruita, in parte di tipo artigiano, che è al di fuori della sfera degli operai di fabbrica ed è sostanto aggregata ad essi» (‘Il capitale’, libro I, 2, p. 126; cfr ivi, libro II, 1, p. 183] inserire”,”MADS-760″
“BADALONI Nicola”,”Introduzione a Vico.”,”””Sulla successione delle forme, Vico polemizza soprattutto con J. Bodin, cui attribuisce il seguente schema d’ordine: 1) monarchie; 2) libertà popolari, dopo esperimenti tirannici; 3) governi aristocratici”” (pag 84)”,”FILx-321-FF”
“BADALONI Nicola CALABI Lorenzo CARANDINI Andrea LA GRASSA Gianfranco LUKÁCS György LUPORINI Cesare MAZZONE Alessandro SCHIAVONE Aldo”,”Problemi teorici del marxismo.”,”I saggi di Lorenzo Calabi “”Marx e la storiografia del mondo antico”” e di Aldo Schiavone ‘Per una rilettura delle ‘Formen’: teoria della storia, dominio del valore d’uso e funzione dell’ideologia’, sono rielaborazioni di lavori svoltisi nell’ambito del gruppo di studio sul ‘modo di produzione schiavistico’ istituito nel 1975 a Roma presso l’Istituto Gramsci.”,”TEOC-001-FGB”
“BADALONI Nicola”,”Per il comunismo. Questioni di teoria.”,”Nicola Badaloni, nato a Livorno nel 1924 (morto nella stessa città nel 2005) è professore di storia della filosofia all’ Università di Pisa. Ha scritto ‘Marxismo come storicismo’ e ha compiuto studi su VICO (Introduzione a G.B. Vico), su CAMPANELLA e sulla diffusione in Italia del newtonismo (Antonio Conti. Un abate libero pensatore tra Newton e Voltaire) tutti pubblicati da Feltrinelli. Badaloni. Due modelli e mezzo “”In mezzo tra i due modelli, l’uno (quello leninista) volto a ricavare immediatamente da una situazione determinata il suo significato rivoluzionario, l’altro (quello di Hilferding) volto in direzione del futuro nel presupposto di uno sviluppo delle condizioni oggettive, si pone quel ricco ed articolato modello gramsciano che volge a ricavare immediatamente risultati rivoluzionari da una situazione già oggettivamente più vicina a quella analizzata da Hilferding. Gramsci sviluppa infatti il tema dell’egemonia a partire dalla analisi di una situazione (quella italiana) in cui l’intreccio già notevolmente avanzato delle forze sociali viene analizzato per sviluppare contemporaneamente la contraddizione al massimo della sua possibile intensità. Poiché molte delle previsioni di Hilferding si sono realizzate, la possibilità di costruire una comune piattaforma di lotta per gruppi sociali, che sembravano collocati su posizione antagonistica, è oggi assai più reale. Lo sviluppo storico ripresenta infatti, nella loro maturità, alcuni dei problemi che Hilferding vedeva solo in riferimento al futuro”” (pag 189-190) [Nicola Badaloni, ‘Per il comunismo. Questioni di teoria’, Torino, 1972] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM]”,”TEOC-002-FMP” “BADALONI Nicola”,”Espansione democratica e controllo sulle catastrofi in Togliatti «politico» e «interprete» di Gramsci.”,”””Più complessa e più diversificata è la concezione della «catastrofe» in Gramsci e in Togliatti. È noto che, morto Gramsci, Togliatti scrisse su di lui uno studio assai impegnato, intitolato ‘Antonio Gramsci capo della classe operaia italiana’. Ricostruendo il clima che aveva reso possibile a Giolitti di affermare che il pensiero di Marx era stato «messo in soffitta», Togliatti attribuisce al movimento socialista il carattere di protagonista della storia dell’Italia moderna e a Gramsci quello di restauratore del marxismo. (…) Togliatti nel 1937 non conosceva i ‘Quaderni’, ma Gramsci aveva seguitato a pensare sul concetto di «catastrofe». Dopo avere esemplificato, nel modo più semplice, un rapporto catastrofico in quella funzione della piccola borghesia che «consiste nel contendere “”politicamente”” al contadino coltivatore di migliorare la propria esistenza, perché ogni miglioramento della posizione relativa del contadino sarebbe catastrofica per la sua posizione sociale» (18), Gramsci sposta il discorso su un piano politico più generale e precisamente sul tema del cesarismo o bonapartismo. Questo «esprime una situazione in cui le forze in lotta si equilibrano in modo catastrofico, cioè si equilibrano in modo che la continuazione della lotta non può concludersi che con la distruzione reciproca. (…) La strategia, che Gramsci proponeva, implicava, in primo luogo, la liberazione da questo equilibrio imposto a mezzo della violenza dei gruppi marginali che il fascismo aveva saputo esprimere; il ritorno a una diversa situazione di equilibrio fondata su un regime rappresentativo e su ciò che egli chiamava «guerra di posizione» cioè a una concezione della lotta che venisse concepita non come sola distruzione, «meccanicisticamente», ma come una «distruzione-ricostruzione» (22), perché vincolata da una superiore capacità razionale della forza antagonistica progressiva. Una tale lotta per l’egemonia, che non escludeva compromessi sulla base di tale superiore consapevolezza, avrebbe reso possibile di controllare, per un periodo di tempo non breve, la tendenza catastrofica. L’equilibrio così controllato, che, tuttavia, non si sarebbe mantenuto indefinitamente, avrebbe permesso alle due forze fondamentali di spiegare tutte le loro potenzialità in modo costruttivo, se pure antagonistico. Gramsci affidava, poi, all’azione corrosiva delle «trasformazioni molecolari», cioè al verificarsi di una serie di mutamenti consci e inconsci nell’uno o nell’altro campo, la possibilità di far emergere lo schieramento più dotato di capacità egemoniche e quindi di sviluppare le sue energie latenti, attraendo anche gli strati marginali. La teoria degli equilibri catastrofici subiva così un profondo mutamento. La guerra di liberazione, la «svolta di Salerno», aprivano per l’appunto la strada a un modo costruttivo di affrontare il tema della «catastrofe». (…) Le forze reali che possono produrre il risultato di stabilire un equilibrio nuovo col mondo proprietario, non più di tipo catastrofico, sono, per Togliatti, quelle del lavoro, assunte alla direzione dello Stato, indipendentemente dalla loro ideologia che è affare dei «singoli» (27)”” (pag 29-33) [(18) A. Gramsci, ‘Quaderni del carcere’, vol. III, Torino, 1975, p. 1606; (22) Ivi, p. 1612; (27) P. Togliatti, ‘Per una costituzione democratica e progressiva’, in Opere, vol. V, p. 247]”,”GRAS-003-FGB” “BADALONI Nicola; SICHIROLLO Livio; TABONI Pier Franco; GIANQUINTO Alberto;”,”Baruch de Spinoza: sul crepuscolo della servitú e sulla filosofia dell’intuizione (Badaloni); Spinoza tra Kant e Marx (Sichirollo); Spinoza e le origini del pensiero democratico (Taboni).”,”Riflessioni sul volume: ‘Spinoza nel 350° anniversario della nascita’ Atti del Congresso (Urbino 4-8 ottobre 1982) A cura di: Giancotti Emilia Collana: Saggi Bibliopolis Categoria: Filosofia. Pagine: 542 Anno: 1985 Edizione: Bibliopolis €52.00 Una raccolta delle relazioni presentate al primo congresso che in Italia sia stato dedicato a Spinoza. Tra i problemi che qui vengono presi in esame: l’ateismo, il materialismo, il razionalismo, il ruolo dell’immaginazione, il determinismo e la scienza intuitiva. (in vendita da Bibliopolis Euro 52, ancora da ordinare)”,”FILx-007-FGB” “BADALONI Nicola; CARDIA Carlo; PRATESI Piero; LONGO Raffaele Giura; SANTINI Alceste; CHITI Vannino; TASSANI Giovanni; MASULLO Aldo; NITTI Silvana; DE-MATTEIS Vittorio; LONGO DI-CRISTOFORO Gioia”,”Sulla dialettica materialistica della «liberazione» (Badaloni); Mondo cattolico e Democrazia cristiana (Cardia); La Chiesa italiana dopo il Concilio. Unità e pluralismo nel confronto con il movimento operaio (Pratesi); Il movimento cattolico nella società italiana. Idee per una rassegna bibliografica (Longo); La Chiesa cattolica di fronte alla crisi del mondo contemporaneo (Santini); La Chiesa in Toscana (Chiti); Le scelte religiose e civili dell’associazionismo cattolico (Tassani); La filosofia cattolica nell’Italia democratica (Masullo); Coscienza religiosa e impegno politico: alcuni temi in discussione (Nitti); L’ideologia di Comunione e Liberazione (De-Matteis); La Chiesa e la donna (Di-Cristoforo).”,”””[Antonio] Labriola studia dunque qui [la rivolta dolciniana, ndr] una esplosione rivoluzionaria specifica, riferendola a determinate condizioni storiche. La esamina tuttavia anche come caso particolare del «ribellismo cristiano», cui attribuisce (prima di Bloch) caratteristiche «tipiche» da Montano a Dolcino a Münzer. D’altro canto l’incontro della Chiesa e dell’Impero nel III e IV secolo d.C. dà luogo ad un altro caso tipico, quello della funzione semistatale della Chiesa. La Chiesa da allora in poi esercitò «una azione politica o d’accordo con lo Stato o diventando essa lo Stato». Ciò produsse il caso comune ad ogni associazione, la quale «dal momento che ha ‘cose’ da amministrare ed ufficii da adempiere diventa di necessità un governo» (1). Labriola ne conclude che la Chiesa stessa «ha avuto nel suo proprio seno particolari lotte di classe, per es., di patriziati gerarchici e di plebi cenobitiche, di alto e basso clero, di cattolicità e sette» (2). La storia del cristianesimo è storia di associazioni cristiane che si collocano in modo talvolta radicalmente contrapposto nell’ambito di lotte che scaturiscono dalla società civile. Il carattere cristiano è certo un carattere importante di questi comportamenti umani, esso resta però indecifrabile senza riferirsi alle contraddizioni della società civile ed al modo come esse emergono all’interno degli stessi comportamenti cristiani. Al di là del contributo metodologico ad una definizione di storia del cristianesimo (che avrà ampi svolgimenti in terra protestante), Labriola (come Engels) sceglieva come campo di ricerca situazioni diverse da quelle che Weber verrà ponendo al centro della sua attenzione. Per Weber il contributo essenziale del cristianesimo al sorgere della civiltà moderna era indicato nella sua capacità di aprire la strada ad un’etica dell’accumulazione. Per Labriola esso consisteva invece nell’aver saputo dar forma ad una prima etica della liberazione. Engels aveva già mostrato, nel suo scritto ‘Per la storia del cristianesimo primitivo’ (3), come, sul finire degli anni sessanta, l’Apocalisse fosse l’indice di un confuso movimento di massa, il cui atteggiamento di ribellione ha come unica «via di uscita» il terreno religioso. Scrive Engels che in quegli anni, agli uomini asserviti, oppressi ed impoveriti, con interessi estranei, gli uni agli altri, si poteva offrire solo una salvezza, una «via di uscita», che non era di questo mondo. Così come stavano le cose, «poteva essere soltanto una via di uscita religiosa… Il cristianesimo prese sul serio la ricompensa e la punizione nell’aldilà, creò cielo ed inferno e si trovò la via di uscita che conduceva gli afflitti e gli oppressi da questa terrena valle di lacrime nel paradiso eterno. E in realtà soltanto con la prospettiva di una ricompensa nell’aldilà era possibile innalzare la rinuncia al mondo e l’ascetismo stoico-filosofico a principio etico di una nuova religione mondiale che trascinasse le masse popolari oppresse» (4). Labriola studia un altro momento del ribellismo cristiano, i cui caratteri sono profondamente diversi da quelli qui tratteggiati da Engels. Il punto caratterizzante della rivolta di fra Dolcino è infatti che alla espulsione di vasti strati sociali dal possesso dei mezzi di produzione, egli risponde con una rivolta che vuole ristabilire la giustizia anche in questo mondo. Il punto comune è però l’attenzione che sia Engels sia Labriola rivolgono al momento della liberazione”” (pag 47-48) [Nicola Badaloni, ‘Sulla dialettica materialistica della «liberazione»’, Critica marxista, Roma, n. 5-6, settembre-dicembre 1976] [(1) A. Labriola, ‘La concezione materialistica della storia’, a cura di E. Garin, Bari, 1965, p. 273; (2) Ibidem; (3) F. Engels, ‘Sulle origini del cristianesimo, trad. it., Roma, 1954. Originariamente pubblicato sulla ‘Neue Zeit’ nel 1895; (4) Ivi, p. 37]”,”RELC-008-FGB” “BADALONI Nicola”,”Marx e l’etica della rivoluzione industriale.”,”””Non esiste un’unica versione del modo di produzione capitalistico; esso si può esprimere anche lasciando in piedi strutture di potere che integrano e sostituiscono lo sfruttamento. Scrive Marx che in Germania «la sfera particolare alla quale, per la divisione dei poteri, toccò l’amministrazione dei pubblici interessi, ricevette un’indipendenza anormale che fu ancora accresciuta nella burocrazia moderna. Così lo Stato si costituì in potenza apparentemente indipendente e… ha conservato fino ad oggi questa posizione che in altri paesi è solo transitoria, uno stadio di transizione. Questa posizione spiega tanto l’onesta coscienza da funzionari che non si trova altrove, quanto tutte le illusioni correnti in Germania sullo Stato, quanto l’apparente indipendenza che qui i teorici hanno nei confronti dei borghesi, l’apparente contraddizione tra la forma in cui questi teorici esprimono gli interessi dei borghesi e questi stessi interessi» (59). Dunque ciò che Marx teme non è solo l’arretratezza della Germania, ma lo stabilizzarsi di questo stadio di transizione, il suo solidificarsi in un peculiare modo di produzione entro cui lo Stato rammodernato mantenga una posizione preminente e integrativa rispetto all’assenza di consapevolezza della materialità degli interessi borghesi da parte degli intellettuali. Questa situazione si rispecchia nella ‘Critica della Ragion pratica’ di Kant, il quale «si appagò della pura e semplice “”buona volontà””, anche quando essa rimase senza alcun risultato, e pose l”attuazione’ di questa buona volontà, l’armonia fra essa e i bisogni e gli impulsi degli individui, nell”aldilà’» (60). Per quanto riguarda Hegel la sua polemica si rivolge contro l’unità negativa, cioè la subordinazione di uno dei lati dell’antitesi all’altro, affinché questo abbia modo di svilupparsi. Secondo Marx, invece, «l'””intesse generale”” è creato dagli individui determinati in quanto “”uomini privati””». I comunisti teorici «sanno che quest’antitesi è solo apparente, perché uno dei lati, quello così detto “”generale””, è continuamente generato dall’altro, l’interesse privato, e non si oppone affatto ad esso come potenza autonoma, che dunque nella pratica quest’antitesi viene continuamente distrutta e generata. Non si tratta dunque di una “”unità negativa”” hegeliana di due lati di un’antitesi, ma della distruzione, materialmente condizionata, di un modo di esistenza degli individui, materialmente condizionato, unitamente al quale scompare quest’antitesi insieme con la sua unità» (61)”” (pag 164) [Nicola Badaloni, Marx e l’etica della rivoluzione industriale, Critica marxista, Roma, n. 4, luglio-agosto 1982] [(59) Marx Engels, ‘L’ideologia tedesca’, cit, p. 189; (60) Ivi, pp. 187-188; (61) Ivi, p. 244]”,”MADS-016-FGB” “BADALONI Nicola”,”Discussioni umanistiche su fato e libertà.”,”””Un filone di studi di grande interesse è stato riaperto or sono alcuni anni da François Masai con la sua opera riassuntiva anche di precedenti ricerche: ‘Pléthon et la platonisme de Mistra’ (Paris, 1956). Masai ha mostrato che un fondo paganeggiante e comunisteggiante impronta l’opera di Pletone, volta a contrastare l’opinione di Aristotele per cui la natura, pur dotata di finalità, non è tuttavia sottomessa ad una direzione intelligente. Cià che vi è di pericoloso nell’aristotelismo secondo il Pletone di Masai è il fatto che esso fa posto alla fortuna, al caso, come qualcosa di estraneo allo intervento divino; la convinzione di Pletone è che non vi è modo di salvare l’impero universale di dDio e la sua provvidenza, senza ammettere in tutta la sua pienezza la dottrina ellenica della [necessità o causalità] …. “” (pag 258) “”Per il filosofo di Mistra, continua il Masai, il caso è in definitiva l’incontro, imprevisto per l’uomo, di due serie causali, ugualmente determinate in se stesse”” (pag 258) Pletone e il platonismo di Mistrà, di François Masai, Vitrix edizioni, Forlì €38.00 La figura e l’opera di Giorgio Gemisto Pletone, che gli studiosi di volta in volta hanno definito “l’ultimo degli Elleni” antichi, o “il primo dei greci” moderni, non è stata ancora adeguatamente trattata in Italia con opere complete e sufficientemente esaustive, che colgano, nel suo complesso, l’importanza della vita e del magistero del grande sapiente di Mistrà.”,”FILx-011-FGB” “BADALONI Nicola”,”Marxismo come storicismo.”,”Il marxismo è quindi essenzialmente per il Badaloni una “”metodologia’… (risvolto di copertina) “”I testi più frequentemente citati per la questione della dialettica sono senza dubbio quelli di Engels. Su di essi ci soffermeremo perciò all’inizio della nostra esposizione. Come è noto Engels ha fissato in tre punti le leggi della dialettica. In un testo della ‘Dialettica della natura’, scrive: “”Le leggi della dialettica vengono dunque ricavate per astrazione tanto dalla storia della natura come da quella della società umana. Esse non sono appunto altro che le leggi più generali di entrambe queste fasi dell’evoluzione, e del pensiero stesso. Esse, invero, si riducono fondamentalmente a tre: la legge della conversione della quantità in qualità e viceversa; la legge della compenetrazione degli opposti; la legge della negazione della negazione”” (14). Il testo di Engels passa quindi a rimproverare ad Hegel l’artificiosità della sua costruzione per cui “”l’universo, volente o nolente, si deve regolare su un sistema di pensiero, che a sua volta non è altro che il prodotto di un determinato grado di sviluppo del pensiero umano”” (15); ma, conclude Engels, “”se noi capovolgiamo le cose, tutto diviene semplice; le leggi della dialettica, che nella filosofia idealistica appaiono estremamente misteriose, divengono subito semplici e chiare come il sole”” (16). Possiamo per un istante abbandonare questo testo engelsiano per chiedere conferma delle posizioni espresse allo ‘Antidühring’ (17). (…) Engels sottolinea come “”la vecchia metafisica, che considerava le cose come compiute in se stesse, sorse da una scienza naturale che indagava le cose vive e le morte come cose compiute in se stesse. Ma quando questa indagine fu andata tanto lontana che fu possibile il progresso decisivo, il passaggio alla indagine sistematica delle modificazioni che queste cose subiscono nella natura stessa, allora suonò anche nel campo filosofico l’ultima ora della vecchia metafisica. E in realtà, se le scienze naturali furono fino alla fine del secolo scorso scienze prevalentemente ‘raccoglitive’, scienze di cose compiute in se stesse, nel nostro secolo la scienza è essenzialmente ‘ordinativa’, è scienza dei processi, dell’origine e della evoluzione delle cose e del nesso che unisce tutti i processi naturali in un grande tutto. La fisiologia che studia i processi dell’ organismo vegetale e animale, l’embriologia, che tratta dell’evoluzione dell’organismo singolo, dal germe sino alla maturità, la geologia, che studia la formazione graduale della superficie terrestre, sono tutte figlie del secolo nostro”” (27) Esiste dunque nel mondo reale: 1. Il movimento, 2. una certa direzione o tensione di questo movimento”” (pag 112-115) [Nicola Badaloni, Marxismo come storicismo’, Feltrinelli, Milano, 1962] [(14) F. Engels, ‘Dialettica della natura’, Roma, 1955, p. 56; (16) Ibidem; (17) Ibidem; (17) F. Engels ‘Antidühring’, Roma, 1950, p. 134; … (27) F. Engels, ‘Lodovico Feuerbach e il punto d’approdo della filosofia classica tedesca’, ed. cit., p. 91]”,”MADS-007-FMB” “BADARELLO R. DE VINCENZI E.”,”Savona insorge. Fatti cronache avvenimenti lotta partigiana nel savonese dal 1921 al 1945.”,”””Gli ufficiali che comandavano il reparto decisero di uccidere subito coloro che erano stati trovati in possesso di armi e il tenente delle Brigate Nere Ferrari, rivolto ai prigionieri e in particolare a “”Leone””, disse loro: “”Sapete cosa vi spetta?””. Ho ancora davanti a me la solida figura di Gin Bevilacqua e torno a udire la sua voce calma e tranquilla; l’ anziano garibaldino rispose per tutti, guardando l’ ufficiale diritto negli occhi: “”Quello che succede a noi oggi potrà succedere a te domani. C’è solo una differenza: noi sappiamo perché moriamo, tu non lo saprai nemmeno!””. L’ ufficiale, voltandogli le spalle, disse: “”bastardo!””, e diede l’ ordine di “”rompere le ossa a quei ribelli””, ordine che i militi non si fecero ripetere. Li uccisero colpendoli con il calcio dei fucili, poi li crivellarono di colpi””. (pag 186)”,”ITAR-062″ “BADARELLO Rodolfo”,”Storia particolare delle officine Scarpa & Magnano e delle loro maestranze.”,”BADARELLO Rodolfo, Storia particolare delle officine Scarpa & Magnano e delle loro maestranze, EDIZIONI PANTAREI. MILANO. 2006, pag 158 8° Il livello di sindacalizzazione. “”Nel gennaio del 1950 le maestranze delle officine Scarpa & Magnano contavano 831 unità e di queste 807 erano iscritte alla Fiom, nel modo seguente: 490 operai su 499, 99 impiegati su 115, 77 giovani su 77, 137 donne su 139.”” (pag 79) Con il pretesto della mancanza di commesse. “”La sera del 30 giugno 1953 alla Camera del Lavoro di Savona (e alla Cisl, ed alla Uil provinciali) pervennero, mediante l’ Unione Industriale, due lettere della Direzione degli stabilimenti Ilva e Scarpa & Magnano, richiedenti rispettivamente 1.150 e 200 licenziamenti (…)””. (pag 101)”,”MITT-224″ “BADARELLO Rodolfo”,”Storia particolare delle officine Scarpa & Magnano e delle loro maestranze.”,”Gli studi sull’ evoluzione del movimento operaio italiano. “”Giorgio Doria sottolineava che in questo campo il contributo dato da Savona era stato notevole, a cominciare dagli scritti “”… di Gaetano Perillo e di Arrigo Cervetto comparsi su ‘Movimento operaio e socialista in Liguria’ nella seconda metà degli anni Cinquanta””. Per G. Doria, il movimento operaio savonese ha avuto una crescita decisiva nei primi due decenni del Novecento.”” (…) (pag 11, prefazione)”,”ELCx-094″ “BADARELLO Rodolfo”,”Cronache politiche e movimento operaio del savonese, 1850-1922.”,”BADARELLO Rodolfo, Cronache politiche e movimento operaio del savonese, 1850-1922, EDIZIONI PANTAREI. MILANO. 2008, pag XXII 454 8°, indice illustrazioni prefazione prefazione alla 1° edizione, note, appendice: elenco dei segretari della Camera del Lavoro di Savona e del suo Circondario Elenco delle Società Operaie e di Mutuo Soccorso, Cooperative di Lavoro e di Consumo nominate nel testo, Fonti essenziali del libro indice nomi “”Sulla questione del pane all’inizio di giugno si dimise il Ministero di Francesco Saverio Nitti revocando il decreto che ne aumentava il prezzo a lire 1,50 al chilo, di un tipo unico, onde limitare il disavanzo finanziario di oltre 4 miliardi che comportava l’acquisto di circa 40 milioni di quintali di grano consumato annualmente in Italia. Gli successe un nuovo Ministero di Giovanni Giolitti, del quale, mentre i Popolari savonesi scrivevano su L’Avvenire: “”si propone di dare all’Italia la tranquillità interna, rinsanguare le finanze dello Stato, abolire le ricchezze di guerra costruite sullo sfruttamento dei dolori della nazione””, i socialisti savonesi si commentavano su ‘Bandiera Rossa’: “”Giovanni Giolitti è l’uomo della Banca Romana, il responsabile della guerra di Libia è tornato al potere e non si è smentito. E’ l’uomo del cosiddetto pugno di ferro, il dittatore. La morte che speriamo presto venga a trovarlo, nella sua vecchiaia non lo ha reso più umanitario di ciò che fu nel tempo passato””””. (pag 305-306)”,”ELCx-111″ “BADARELLO Rodolfo”,”Cronache savonesi dell’800. Vita politica, Amministrazioni comunali, Movimento operaio e cooperativistico, Cultura, sport, spettacoli, Costume, industria e commercio.”,”BADARELLO Rodolfo alla memoria di Pietro, il padre, operaio dell’ILVA. Forte terremoto a Savona (oltre dieci morti e feriti) il 23 febbraio 1887, crollo di abitazioni in città, epicentro nel golfo di Genova, i maggiori danni nella provincia di Porto Maurizio (pag 127)”,”LIGU-116″ “BADARELLO Rodolfo”,”Un racconto e trenta poesie di un tempo che fu.”,”Ricordo di Alce. (Piero Parisotto) “”RIcordo che i giovani del suo Gruppo Anarchico qualche tempo dop fecero pubblicare una fotografia di Alce sul loro periodico nazionale ed un lungo articolo commemorativo scritto da Arrigo [Cervetto]; diffusero le copie nel quartiere, in città e molti che lo avevano conosciuto ne presero una. Nella foto, scattata subito dopo la Liberazione, Alce era così giovane e così triste, alto e magro, in posa imbracciando la sua mitraglietta. Io l’ho tenuto in buon conto il giornale e lo mostrai anche a mia moglie, una volta, ma ho finito per perderlo e non credo che ci sia qualcuno capace di averne conservata una copia, perché ormai è trascorso – fa paura pensarlo, quasi mezzo secolo”” [‘Ricordo di Alce’] (pag 20)”,”ITAR-253″ “BADARELLO Rodolfo”,”Militanza operaia. (Poesie)”,”Quanto era bello… “”Quanto era bello stare in corteo con chi portava la bandiera rossa, cantando l’Inno dei Lavoratori e poi “”Popolo, avanti alla riscossa””, sapendo che ai vetri dei balconi, spauriti, ci spiavano i “”Signori”” e che schierata in piazza ci aspettava la sbirraglia al servizio dei padroni”” (pag 39)”,”LIGU-197″ “BADARELLO Rodolfo”,”Quarantacinque giorni di speranze (25 luglio – 8 settembre 1943).”,”Caduti durante la resistenza citati nel volumetto: C. Astengo A. Bevilacque A. Bruzzone F. Falco A. Gori P. Mamino G. Rizzoglio E. Sola M. Tamagnone P. Trevisan”,”ITAR-389″ “BADAYEV A.”,”The Bolsheviks in the Tsarist Duma. With an Article by Lenin on the Work and Trial of the Bolshevik Group in the Duma, and an Introduction by Em. Yaroslavsky.”,”A. Badayev former Deputy of the Fourth State Duma Scritto di Lenin in appendice: ‘What has the Trial of the R.S.-D.W. Fraction proved? (pag 245)”,”RIRx-182″ “BADE Klaus J.”,”L’ Europa in movimento. Le migrazioni dal settecento a oggi.”,”BADE Klaus J. dal 1992 dirige l’ Istituo di ricerca sui movimenti migratori e di studi interculturali dell’ Università di Osnabrück. Fra le sue molte opere: ‘Von Ausenwanderungsland zum Einwanderungsland? Deutschland 1880-1890 (1983). “”Il bilanciamento del principio di trasmissione ereditaria con quello di territorialità nel diritto di cittadinanza francese fu una sorta di compromesso storico: il principio di territorialità, valido fino alla rivoluzione del 1789, era stato, sì, sostituito nel Code civil di Napoleone del 1804 dal principio di trasmissione ereditaria, ma attraverso un lungo processo giuridico esso era stato poi, passo dopo passo, reintrodotto nuovamente. La paura di un indebolimento militare ed economico per “”spopolamento”” contribuì essenzialmente ad allargare, attraverso varie riforme, i diritti a favore degli immigrati e ad agevolare l’ accesso alla cittadinanza.”” (pag 372)”,”EURx-168″ “BADER Veit-Michael BERGER Johannes GANSSMANN Heiner HAGELSTANGE Thomas HOFFMANN Burkhard KRÄTKE Michael KRAIS Beate KÜRSCHNER Lor STREHL Rüdiger”,”Krise und Kapitalismus bei Marx. Band II.”,”””Marx’ “”letzer Grund”” aller Krisen muß also so verstanden werden, daß mit der Reduktion der “”Konsumtion der großen Masse der Gesellschaft auf ein nur innerhalb mehr oder minder enger Grenzen veränderliches Minimum”” (MEW 25/254; Vgl. MEW 26 3/50, 55, 118) die Grundbedingung der Überproduktion gegeben ist, die für Verwertung und Akkumulation des Kapitals einen Rahmen definiert, der nur mit widersprüchlichen Mitteln gesprengt werden kann. Wenn nicht schon (bei Akkumulation in dieser Abteilung) Abteilung II über die zahlungsfähige Nachfrage der Konsumenten hinaus produziert, muß Abteilung I über die durch Abteilung II zu gegebenem Zeitpunkt gegebene Nachfrage nach Produktionsmitteln hinaus ausgedehnt werden (was sich früher oder später ungünstig in “”Erinnerung”” (GR/319) bringt (1)), oder das Kapital wird seinem “”historischen Beruf”” untreu: der Ruf Moses’ und der Propheten: Akkumuliert, akkumuliert! verhallt ungehört (vox clamans in deserto)”” (1) Vgl. Hilferding (1968), S. 330: “”Die enge Basis, die die Konsumtions-verhältnisse der kapitalistischen Produktion bieten, ist aber deshalb allgemeine Bedingung der Krise, weil die Unmöglichkeit, sie zu erweitern, eine allgemeine Voraussetzung der Absatzstockung ist. Wäre die Konsumtion beliebig ausdehnbar, so wäre Überproduktion nicht möglich””; (2) “”Each time we secure to-days equilibrium by increased investment we are aggravating the difficulty of securing equilibrium to-morrow”” (Keynes, 1936, S. 105) [AA.VV., ‘Krise und Kapitalismus bei Marx. Band II, 1975] (pag 462)”,”MADS-612″ “BADER Werner”,”Une armée pour la guerre civile. Les Groupes de Combat du Parti Communiste en Allemagne de l’Est.”,”350 mila ‘Combattenti’ dei ‘Kampfgruppen’ del Partiti sono equipaggiati di armi da fanteria leggere e pesanti, tra cui cannoni da campagna e mortai, veicoli blindati. Obiettivo ultimo della loro istruzione: missioni offensive nel quadro di una guerra civile”,”GERV-001-FGB” “BADIA Gilbert”,”Clara Zetkin feministe sans frontieres.”,”Infanzia adolescenza anni decisivi a Parigi, Germania 1890, questione femminile e femminismo, lotta per diritto di voto, Partito SPD. guerra e rivoluzione russa, riv di novembre 1918, URSS Terza Internazionale , KPD opposizione a STALIN, Q fascismo.”,”ZETx-003″ “BADIA Gilbert”,”Rosa Luxemburg. Journaliste Polemiste Revolutionnaire.”,”Q nazionale, accumulazione del capitale e teoria dell’ imperialismo. BADIA, prof di tedesco, resistente, ha partecipato alla costituzione del Front National. Alla liberazione è redattore in capo di ‘Ce soir’. Oggi è Dottore in lettere, Prof Univ di Paris-VIII. Anima il collettivo pluridisciplinare che coordina la pubblicazione delle opere di MARX-ENGELS presso le Editions Sociales. Le sue traduzioni di BRECHT sono ben conosciute e la sua ‘Histoire de l’Allemagne contemporaine’ è un libro di riferimento.”,”LUXS-005″ “BADIA Gilbert TYCH Feliks AMODIO Luciano COLLOTTI Enzo MATTICK Paul, saggi di”,”Storia del marxismo contemporaneo. Volume quarto. Luxemburg, Liebknecht, Pannekoek.”,”Saggi di BADIA Gilbert TYCH Feliks AMODIO Luciano COLLOTTI Enzo MATTICK Paul”,”MADS-284″ “BADIA Gilbert”,”Histoire de l’ Allemagne contemporaine, 1917-1933. Tome premier.”,”[‘Il voto dei crediti di guerra. Per prudenza, il cancelliere aveva convocato un deputato socialdemocratico conosciuto per le sue opinioni di destra, Sudekum, per informarsi, alla vigilia della guerra, dell’atteggiamento che avrebbe adottato la socialdemocrazia. Il 29 luglio, costui rese conto a Bethmann dei contatti che aveva appena avuto con Ebert, Braun, Müller, Bartels e Fischer: “”Ho avuto la conferma di quello che vi avevo detto: nel desiderio precisamente di servire la causa della pace, nessuna azione (sciopero generale o parziale, sabotaggio, ecc.) era né prevista né temuta””. Il 2 agosto, l’organismo di direzione dei sindacati si riunisce, considera la guerra come inevitabile, pensa che i crediti militari dovrebbero essere votati. I dirigenti sindacali decidono di fermare tutti gli scioperi in corso e di proclamare la loro volontà di aiutare il governo. L’appello lanciato agli iscritti quel giorno insiste sulla necessità di rimanere fedeli all’organizzazione e si limita a constatare: “”Tutti gli sforzi della classe operaia organizzata per mantenere la pace sono rimasti vani. La guerra si è abbattuta sulle nazioni civili…”’ (pag 46)]”,”GERG-059″ “BADIA Gilbert presentazione”,”Les spartakistes. 1918: l’ Allemagne en revolution présentée par Gilbert Badia.”,”Force réelle des Spartakistes. “”Lorsque Rosa Luxemburg, le 15 décembre 1918, demande, à l’ Assemblée générale des militants du Grand Berlin, la tenue dans les plus brefs délais d’un Congrès du parti – à ce moment-là les Spartakistes font encore partie des Indépendants – sa motion recueille 195 voix contre 485 à celle de Hilferding. On pourrait en conclure qu’à Berlin du moins, il y a chez les Indépendants, environ deux Spartakistes sur sept adhérents. On serait donc tenté de tenir pour quasi négligeable une tendance (le futur parti communiste) qui ne devait compter, selon A. Rosenberg, tout au plus que quelques centaines de milliers de partisans dans l’ ensemble du Reich au début de 1919. Précisons d’ailleurs que cette faiblesse numérique n’est contestée par parsonne. Mais comme l’ont dit des historiens allemands: ‘L’ influence du Spartakisme était plus grande que son pouvoir d’organisation…””.”” (pag 113)”,”MGER-089″ “BADIA Gilbert”,”Il movimento spartachista. Gli ultimi anni di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht.”,” “”Un dispaccio giunto da Düsseldorf, alla metà di febbraio, annunciava che gli spartachisti avevano organizzato “”duemila giovani, costituito un battaglione d’assalto di duemila uomini appoggiato da operai della ‘Rheinische Metallwarenfabrik’. Troviamo un’annotazione analoga nel ‘Landrat’ di Beuthen che si riferiva ai giovani: “”In generale gli operai di una certa età vogliono continuare a lavorare, ma spesso sono i giovani che glielo impediscono””. Il documento stabiliva poi che questi giovani avevano molta simpatia per le idee “”radicali””. Radek, nel suo ‘Diario’, riportava questa osservazione di Liebknecht: “”I socialdemocratici sono più forti di noi, ma sono vecchi…. La gioventù è con noi””. Come si ricorderà, anche Rosa Luxemburg era rimasta colpita dalla giovane età dei delegati al congresso costitutivo del KPD””. (pag 232)”,”MGEK-098″ “BADIA Gilbert”,”La fin de la république allemande, 1929-1933.”,”Sciopero dei trasporti a Berlino. (Novembre 1932). “”Le jeudi, la vie de la capitale est paralysée. Les piquets de grève réussissent à empêcher la sortie des voitures. Le quelques briseurs de grève qui acceptent de conduire les tramways, sont malmenés, malgré la présence de policiers. Les voitures sont renversées. La police tire. Des ouvriers sont tués. Mais les syndicats refusent toute aide financière à cette grève “”illégale””. la police arrête de nombreux grévistes (près de 1.000), en blesse d’autres, en tue quelques-uns (10 morts, 100 blessés). Devant la brutalité de la répression et le désaveu syndical, la grève commence à “”pourrir””: le comité de grève décide la reprise du travail après cinq jours de grève.”” (pag 95) Sui rapporti nazismo grande capitale l’A cita l’articolo di KLEIN, F. : Comment la grande bourgeoisie allemande a préparé la dictature fasciste. Recherches Internationales N° 1, pp. 107-146, 1958, Mai-Juin”,”GERG-086″ “BADIA Gilbert”,”L’analisi dello sviluppo capitalistico in Rosa Luxemburg.”,”La critica agli schemi di Marx di Rosa Luxemburg “”Prima di proseguire dobbiamo far presente che Rosa Luxemburg non ha affatto dimostrato l’assunto da lei affermato. E’ vero che essa è riuscita a dimostrare bene, ci sembra, che Marx aveva torto nell’assimilare l’accumulazione del capitale nuovo alla riproduzione del capitale vecchio (70). La riproduzione allargata implica effettivamente un “”estero””. Essa ha certamente dimostrato che nel caso della riproduzione allargata, gli scambi tra le sezioni I (mezzi di produzione) e II (beni di consumo), persino partendo dagli schemi stabiliti da Marx nel II libro del ‘Capitale’, non si effettuano senza ‘resto’ (71). Tale resto poteva trovare posto soltanto all”esterno’ delle due sezioni. Ma partendo da questo problema reale, a partire da una critica fondata sugli schemi di Marx che parevano evitare o aggirare la difficoltà, più che risolverla (72), Rosa Luxemburg giunge ad affermare che il “”plusvalore che deve essere capitalizzato (…) non può esserlo però, in ambiti capitalistici”” (73). Già qualche pagina prima aveva scritto che “”questa realizzazione (…) era un compito insolubile in una società composta unicamente di operai e di capitalisti”” (74). E’ su questo punto che le concezioni di Rosa Luxemburg sono state più vivacemente criticate persino da economisti che, come Fritz Sternberg (75), hanno sempre dimostrato nei suoi confronti una viva ammirazione. Concludendo la sua polemica, Otto Bauer scrive: “”A nostro avviso, il capitalismo è concepibile anche senza espansione [geografica]”” (76). Rosa Luxemburg si prende gioco di questa formula, ma non ha ritenuto opportuno rifiutarla. In realtà, nel corso della sua dimostrazione, nel vocabolario adoperato da Rosa Luxemburg si produce uno slittamento terminologico. Il mercato estero, definito dapprima economicisticamente, si riduce man mano al suo significato geografico, vale a dire che viene riferito ai ‘paesi’ non capitalistici, alle colonie. Nell’espressione ‘nichtkapitalistische Schichten und Länder’, che troviamo di frequente nella sua penna, è la seconda parte, i ‘nichtkapitalistische Länder’, che sarà privilegiata: essendo gli strati non capitalistici in seno ai paesi industrializzati, relegati a poco a poco in secondo piano”” [Gilbert Badia, L’analisi dello sviluppo capitalistico in Rosa Luxemburg, Estratto da ‘Annali’, Milano, 1974] (pag 242-243) [(70) Marx, ‘Theorien über den Mehrwert, MEW, t. 26, pp. 483-84, cit. da Rosa Luxemburg, ‘Akkumulation’, p. 320; (71) Otto Bauer per esempio riconosceva l’esistenza di questo resto, ed è sempre a questo problema che si sono interessati i “”marxisti russi””. Cfr. ‘Akkumulation, capp. XVIII-XXIV, pp. 239-98; (72) Perché questo resto non appaia, Marx è obbligato a ricorrere, nei suoi schemi a delle vere acrobazie numeriche. Cfr. ‘Capital’, cit., t. V, pp. 156-57 e le annotazioni critiche di Rosa Luxemburg, ‘Akkumulation’, pp. 93-95; (73) ‘Akkumulation’, p. 330; (74) ‘Akkumulation’, p. 320-21; (75) Nella sua opera ‘Der Imperialismus’ (Berlin, 1926) Sternberg enumera quattro elementi che, in un sistema capitalistico, permettono di allargare gli sbocchi ai fini dello smercio della produzione eccedente: 1) l’accrescimento del potere d’acquisto della popolazione; 2) l’accrescimento numerico della popolazione; 3) l’integrazione di territori non capitalistici; 4) il commercio estero; (76) Otto Bauer, in ‘Neue Zeit’, 1913, n. 24, p. 874. Vedi anche ‘Antikritik, p. 113]”,”LUXS-059″ “BADIA Gilbert”,”Les spartakistes. 1918: l’Allemagne en révolution.”,”Relations avec la Russie soviétique. “”Dans sa proclamation du 10 novembre, le Comité exécutif des Conseils de Berlin, «décidait» le rétablissement immédiat des relations diplomatiques avec la Russie soviétique, interrompues huit jours plus tôt par le gouvernement du prince Max de Bade , sur la suggestion de Scheidemann: “”[Le Comité] exprime son admiration aux ouvriers et aux soldats russes, qui se sont engagés les premiers sur la voie de la révolution; il est fier que les ouvriers et soldats allemand aient suii leur exemple, maintenant ainsi leur gloire d’antan, celle de précurseurs des Internationales. Il transmet au gouvernement russe des ouvriers et des soldats ses salutations fraternelles. Il décide que le gouvernement de la République allemande rétablira immédiatement des relations diplomatiques aec le gouvernement russe, et espère la venue à Berlin d’une représentation de ce gouvernement”” (139).. Le 11 novembre, de son côté, le gouvernement soviétique avait envoyé un radiogramme non pas au nouveau gouvernement, dont il ignorait peut-être encore l’existence, mais à «tous les Conseils d’ouvriers, de soldats et de marins d’Allemagne». Ce radiogramme attaquait violemment les Scheidemann et les Erzberger: “”Tant que vous tolérerez un gouvernement composé de Princes, de capitalistes et de Scheidemann (149), vous ne détiendrez pas le pouvoir. Avec les Erzberger, les Scheidemann, vous serez livrés au capital (…). Il s’agit de prendere réellement le pouvoir partout, les armes à la main, et de constituer un gouvernement des ouvriers, des soldats et des marins, dirigé par Liebknecht. Ne vous laissez pas imposer une Assemblée nationale par des radoteurs. Après avoir rappelé que l’armée rouge lutte contre des généraux soutenus par les Anglais et aussi «vos géneraux et le gouvernément des Scheidemann», évoqué la rupture des relations diplomatiques, le télégramme conclut: “”Nous ne pouvons envoyer immédiatement des représentants [à Berlin] car les généraux allemands qui occupent la Lithuanie et la Pologne nous barrent le chemin et nous le barreront tant que vous n’aurez pas mis à la raison les généraux Hoffmann et Beseler [commandant sur le front oriental]. Mettez-vous en liaison avec nous par radio. Appelez la station de Moscou et de Tsarskole-Selo et dites-nous ce qui se passe en Allemagne. Nous bandons toutes nos forces pour vous envoyer bientôt du pain. Vive la République allemande des Conseils”” (141)”” (pag 149-150) [(139) Ce texte a été publié par le journal officiel ‘Deutscher Reichsangzeiger und Preussischer Staatsanzeiger, n° 268 du 12 novembre 1918. (…); (140) Cette phrase vise le gouvernement du prince Max de Bade; (141) Télégramme publié par la ‘Rote Fahne’ du 18 novembre 1918, n° 3 (…)]”,”MGER-140″ “BADIA Gilbert”,”Il movimento spartachista. Gli ultimi anni di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht.”,” Titolo originale ‘Le Spartakisme. Les dernières années de Rosa Luxemburg et de Karl Liebknecht’ A Stoccarda, nel 1907, Lenin e Rosa Luxemburg avevano proposto con esito favorevole un importante emendamento che impegnava i socialisti a condurre un’opposizione rivoluzionaria alla guerra… “”Il 4 agosto 1914 il Partito socialdemocratico tedesco votava al Reichstag i crediti militari all’unanimità, dando così inizio a quella politica di “”unione sacra”” (a) che sarà portata avanti dalla maggioranza dei suoi dirigenti fino alla fine delle ostilità (…). Quella sera stessa del 4 agosto, alcuni oppositori si riunivano nell’appartamento di Rosa Luxemburg a Berlino. Erano presenti Franz Mehring, Julian Karski-Marchlewski, Ernst Meyer, Käthe e Hermann Duncker, Hugo Eberlein e William Pieck. La proposta di abbandonare il partito venne respinta. Si stabilì di invitare i socialdemocratici noti per le loro simpatie verso le posizioni della sinistra a un incontro di discussione: si spedirono così immediatamente più di trecento telegrammi. Il risultato fu una catastrofe. L’unica a esprimere subito il proprio accordo incondizionato fu Klara Zetkin; molti non diedero neppure segno di vita. Quelli che, nonostante tutto, risposero, invocarono risibili e sciocche scuse per dire di no (1). Quei pochi oppositori si ritrovarono così da soli, o quasi. Era il segno del crollo pressoché completo della sinistra del partito, di quel fenomeno definito da Liebknecht la «polverizzazione dell’ala radicale». Al congresso di Jena, nel 1913, la sinistra socialdemocratica aveva potuto, in occasione di due votazioni, contare le proprie forze: aveva raccolto un pò meno di un terzo dei voti. Ma, ora, la guerra appena scoppiata aveva rovesciato tante cose! E tuttavia si trattava di un’eventualità che era stata prevista e che aveva anzi dato origine a lunghi e accesi dibattiti. Sul problema della guerra, il partito aveva preso posizione già molto prima del 1914. A Stoccarda, nel 1907, Lenin e Rosa Luxemburg avevano proposto con esito favorevole un importante emendamento che impegnava i socialisti – nel caso in cui, nonostante tutto, fosse scoppiata la guerra – «a far di tutto per farla cessare rapidamente e a far leva con tutte le loro forze sulla crisi economica e politica suscitata dalla guerra per far entrare in agitazione i più profondi strati popolari e per affrettare la caduta della dominazione capitalistica». Ma una cosa erano le risoluzioni che la socialdemocrazia tedesca accettava di votare nei congressi internazionali e un’altra cosa era invece la pratica politica corrente”” (pag 12-13) [Gilbert Badia, ‘Il movimento spartachista. Gli ultimi anni di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht’, Savelli, Roma, 1976] [(a) «’Unione sacra’ (Union sacrée, ndr) di combattenti e popolo fino alla vittoria» fu il celebre motto lanciato in Francia nel 1914 dal ministro Viviani per spingere il proletariato a sacrificarsi in nome della patria] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM]”,”LUXS-003-FV”
“BADIA Gilbert”,”La Lega spartachista. La rivoluzione infranta di Rosa Luxemburg e di Karl Liebknecht.”,”Titolo originale: ‘Le Spartakisme. Le dernières années de Rosa Luxemburg et de Karl Liebknecht, 1914-1919’ Gilbert Badia (1916-2004) storico e germanista francese, ha insegnato alle università di Paris VIII e di Algeri. Nel corso della sua carriera si è occupato di spartachismo e delle figura di Rosa Luxemburg. Ha tradotto Brecht e h pubblicato in francese la corrispondenza tra Marx ed Engels. La sua opera più nota è ‘Histoire de l’Allemagne contemporaine’ (a cura, 1962), mentre in traduzione italiana si ricordano ‘Rivoluzione tedesca, 1918-1923’ (1980) e ‘Clara Zetkin, femminista senza frontiere’ (1994). [() Documenti: ‘Due lettere di Rosa Luxemburg a Franz Mehring (settembre 1914)’; ‘L’attività degli spartachisti (1914-1915)’; ‘Rapporto Eberlein’; ‘Due lettere di Karl Liebknecht (febbraio 1915)’; ‘La situazione all’inizio del 1915 vista da Rosa Luxemburg’; ‘La situazione all’inizio del 1916: divergenze nell’opposizione’; ‘L’espulsione di Liebknecht dal parlamento (aprile 1916)’; ‘Festeggiamenti all’uscita di prigione. Rosa Luxemburg fa il punto (febbraio-marzo 1916)’; ‘Conferenza nazionale spartachista (giugno 1916)’; ‘Rosa Luxemburg a Lipsia (luglio 1916)’; ‘Opuscolo e rapporto spartachisti sugli scioperi di gennaio (febbraio 1918)’; ‘Manifesto spartachista pubblicato alla vigilia della rivoluzione (agosto 1918)’; ‘L’ultima «Lettera» di Spartaco – Lettera n. 12 (metà ottobre 1918)’; ‘Discorso del presidente Otto Rühle pronunciato al Reichstag (25 ottobre 1918)’; ‘Appello di Liebknecht ai soldati dell’intesa (31 ottobre 1918)’; ‘Difficoltà per la pubblicazione del “”Die Rote Fahne””‘; ‘Gli spartachisti mettono sotto accusa gli indipendenti (dicembre 1918)’; ‘Saluto degli spartachisti ai comunisti polacchi’; ‘Il programma del partito comunista tedesco’; ‘Un episodio importante della settimana di sangue: il voltafaccia della “”Volksmarinedivision”” (La congiura di Marstall (…)’; ‘Radek e i dirigenti spartachisti’; ‘Una lettera inedita di Rosa Luxemburg’; ‘La repubblica dei consigli di Brema (gennaio-febbraio 1919)’; ‘Una conversazione ascoltata per strada (marzo 1919)’] Cap. XII. Spartachisti e bolscevichi (pag 132-139)”,”MGER-154″ “BADIALE Marino BONTEMPELLI Massimo, Seguito da Renata BRUZZONE”,”Il mistero della sinistra. Sinistra, ma di che cosa?”,”Marino Badiale, dopo aver insegnato presso l’Università di Padova e la Scuola Normale Superiore di Pisa, è attualmente Professore ordinario di Analisi Matematica presso il Dipartimento di Matematica all’Università di Torino Nato a Pisa, 26 gennaio 1946, Il 31 luglio del 2011 veniva a mancare Massimo Bontempelli nella sua città d’origine Pisa. Non è un dettaglio secondario, Massimo Bontempelli ha vissuto la sua esistenza nella sua comunità, l’ha servita da docente e da filosofo. La sua filosofia ha guardato la notte del nichilismo.”,”ITAP-087-FL” “BADIA-Y-LEBLICH Domingo”,”Viaggio in Siria e Palestina.”,”BADIA-Y-LEBLICH Domingo nasce a Barcellona nel 1767. Autodidatta entra nella pubblica amministrazione e soli 14 anni. Dopo aver studiato l’ arabo, dal 1803 al 1807 porta a termine una spedizione scientifica e diplomatica attraverso l’ Islam, adottando il nome di ALI BEY EL ABBASI. Travolto dagli avvenimenti politici spagnoli, pubblica Parigi i propri appunti di viaggio. Muore nel 1822 durante la seconda missione in Oriente. La PATANIA è ricercatrice presso la Cattedra di Lingua e Letteratura spagnola all’ Università di Palermo. “”Secondo la costituzione, la metà delle spese dei conventi e chiese in Terrasanta si debbono pagare sui fondi della Spagna e l’ altra metà su quelli di altre nazioni. Ma siccome in quel periodo gli altri paesi d’ Europa non fornivano nulla, i fondi della Spagna facevano fronte a tutto e avevano anticipato alle altre casse più di ‘un milione di duros’. Disgraziatamente, erano già tre anni che la Spagna non mandava rimesse e il povero procuratore generale si trovava nel più grande imbarazzo, aumentato dalle vessazioni e insulti dei turchi. I conventi inviano mensilmente i loro conti al procuratore generale, certificati e firmati da tutti i frati di ciascuna comunità. Ogni quattro mesi il procuratore generale presenta i propri al discretorio. Questo sistema mantiene il buon ordine e la purezza nell’ amministrazione delle finanze. I frati sono ben trattati, nutriti e vestiti: la loro organizzazione è eccellente, il governo prudente e saggio e la condotta strettamente regolata.”” (pag 96-97)”,”VIOx-145″ “BADIE Bertrand”,”Strategie de la greve. Pour un approche fonctionnaliste du parti communiste francais.”,”BADIE è dottore in scienze politiche, assistente al dip di scienze politico della Sorbona (Paris I).”,”PCFx-014″ “BADIE Bertrand ARNAUD Hélène BOUYSSOU Rachel CORDELLIER Serge DIDIOT Béatrice DOMENACH Jean-Luc GEZE Francois LACOSTE Yves LEGUIL-BAYART Jean-Francois MASSIAH Gustave VALLADAO Alfredo G.A. VERGARA Francisco, comitato di redazione”,”L’état du monde. Edition 1996. Annuaire économique et géopolitique mondial.”,”Comitato di redazione ARNAUD Hélène BADIE Bertrand BOUYSSOU Rachel CORDELLIER Serge DIDIOT Béatrice DOMENACH Jean-Luc GEZE Francois LACOSTE Yves LEGUIL-BAYART Jean-Francois MASSIAH Gustave VALLADAO Alfredo G.A. VERGARA Francisco.”,”STAT-029″ “BADIOU Alain ZIZEK Slavoi a cura; saggi di Alain BADIOU Judith BALSO Bruno BOSTEELS Susan BUCK-MORSS Terry EAGLETON Peter HALLWARD Michael HARDT Minqui LI Jean-Luc NANCY Toni NEGRI Jacques RANCIERE Alessandro RUSSO Alberto TOSCANO Gianni VATTIMO Wang HUI Slavoj ZIZEK”,”L’idée du communisme.”,”Saggi di Alain BADIOU Judith BALSO Bruno BOSTEELS Susan BUCK-MORSS Terry EAGLETON Peter HALLWARD Michael HARDT Minqui LI Jean-Luc NANCY Toni NEGRI Jacques RANCIERE Alessandro RUSSO Alberto TOSCANO Gianni VATTIMO Wang HUI Slavoj ZIZEK”,”SOCx-252″ “BADIOU Alain”,”Il concetto di modello.”,”Nell’inverno-primavera 1967-1968 aveva luogo all’Ecole Mormale Supérieure di Parigi un “”Cours di Philosophie pour scientifiques”” sotto la guida di Louis Althusser, con la partecipazione di un vasto pubblico studentesco. Il maggio francese veniva ad interrompere lo svolgimento del “”Cours””, di cui fa ceva parte “”Il concetto di modello”” di A. Badiou che qui pubblichiamo,”,”SCIx-120-FL” “BADOGLIO Pietro”,”L’ Italia nella seconda guerra mondiale. Memorie e documenti.”,”””Tutti puntavano decisamente su determinati Ministeri e specialmente su quello dell’ Interno. Alla fine, distribuendo equamente i Ministri senza Portafoglio e con una certa compensazione gli altri Dicasteri, riuscii a comporre un Gabinetto al quale aderì per ultimo anche il partito d’ azione. Un’ osservazione mi venne subito fatta da molti: perché tanti Ministri senza portafoglio? In passato era stata nominata eccezionalmente Ministro senza portafoglio qualche personalità che, col suo nome, dava forza al Gabinetto. Così io avevo pensato di nominare a tale carica Benedetto Croce, nome universalmente conosciuto e onorato, anche perché, per la sua età, non era più in grado di sottostare al duro lavoro di direzione di un qualsiasi Dicastero. Ma Sforza volle anch’egli essere Ministro senza portafoglio. Subito Rodinò mi fece osservare che, essendo stato Ministro più volte, mentre Sforza lo era stato una volta sola, spettava anche a lui tale distinzione. Allora anche socialisti e comunisti pretesero i loro rappresentanti in quella categoria di superministri, e così, nella stessa carica, furono nominati Togliatti e Mancini””. (pag 196-197)”,”ITQM-087″ “BADSEY Stephen”,”Arnhem 1944. L’ operazione Market-Garden.”,”””La vittoria alleata nella battaglia di Normandia era dipesa anche in gran parte dal massiccio supporto aereo alle truppe terrestri, un compito imposto da Eisenhower ai piloti, spesso riluttanti, dell’ Aviazione della Forza di Spedizione Alleata (Allied Expeditionary Air Force, AEAF) comandata dal poco apprezzato maresciallo dell’ aria Sir Trafford Leigh-Mallory. Il 15 agosto, Leigh-Mallory, anch’ egli convinto che la guerra in Europa fosse vinta, iniziò a smobilitare il Quartier generale dell’ AEAF e a pianificare i suoi incarichi futuri. Le flotte aeree alleate di bombardieri pesanti del Commando bombardieri della RAF e l’ 8° Flotta aerea della USAAF tornarono alla strategia, da loro preferita, di bombardare le città tedesche (…)””. (pag 9)”,”QMIS-099″ “BAECHLER Jean”,”Los origenes del capitalismo.”,”BAECHLER Jean è nato nel 1937, è professore aggiunto presso la Università di Parigi dal 1962. Collabora al Centro nazionale di ricerche scientifiche, sezione di sociologia dal 1966. Ha pubblicato: ‘Politique de Trotsky”” (1968), ‘Les phenomenes revolutionnaires”” (1970).”,”ECOI-083″ “BAECHLER Jean”,”Les phenomenes revolutionnaires.”,”BAECHLER Jean è agregé de l’ Université, Chargé de recherche al CNRS. Dello stesso autore ‘Politique de Trotsky’, A. COLIN, 1968″,”PARx-021″ “BAECHLER Christian”,”L’ Allemagne de Weimar, 1919-1933.”,”BAECHLER Christian professore di storia contemporanea all’ Università Marc Bloch di Strasburgo, è specialista della Germania del XIX secolo e del XX secolo. Ha scritto varie opere sul tema tra cui una biografia di Guglielmo II (Fayard, 2003). Euro 47″,”GERG-070″ “BAECHLER Christian”,”L’ Allemagne de Weimar, 1919-1933.”,”BAECHLER Christian professore di storia contemporanea all’ Università Marc Bloch di Strasburgo, è specialista della Germania del XIX secolo e del XX secolo. Ha scritto varie opere sul tema tra cui una biografia di Guglielmo II (Fayard, 2003). 2° copia “”L’idée d’une “”dictature légale”” est une idée aussi vieille que la République de Weimar, particulièrement en faveur depuis septembre 1923 dans les milieux de l’administration, de l’armée et de l’économie, proches des nationaux-conservateurs. Un groupe dirigé par le général von Seeckt, le chef de la Heeresleitung, souhaite, pour la durée de la crise, former un “”directoire”” indépendant du parlement et des partis, capable de mener une politique énergique contre le radicalisme de droite et de gauche. Seeckt espère gagner à cette idée les partis de la droite modérée, mais aussi le centre et même les sociaux-démocrates gouvernementaux. Il veut convaincre le président Ebert, car il rejette l’idée d’un putsch et souhaite s’appuyer sur les pouvoirs que confère au président l’article 48 de la constitution.”” (pag 186)”,”GERx-113″ “BAER George W.”,”La guerra italo-etiopica e la crisi dell’ equilibrio europeo.”,”BAER G.W. è un ex ricercatore presso la Rhodes University, insegna attualmente storia al Crown College, Università di CaliforniaM a Santa Cruz. “”Un altro fatto che merita di essere rilevato nel discutere della diplomazia italiana a metà agosto, è una mossa specifica compiuta da Mussolini per migliorare le sue relazioni con la Germania, Quanto maggiore era l’ opposizione che il Duce avvertiva nei suoi alleati di ieri, tanto più sentiva il bisogno di garanzie dalla Germania che la frontiera del Brennero non sarebbe stata in pericolo mentre l’ Italia era impegnata in Africa. Quanto più il Duce sentiva parlare di possibile minaccia di sanzioni economiche o militari che avrebbero interrotto l’ afflusso dal mare di merci dirette in Italia, tanto maggiore era il bisogno che aveva di un’ intesa con la Germania che consentisse all’ Italia di procurarsi viveri e combustibile necessari alla sopravvivenza della penisola””. (pag 358)”,”ITAF-167″ “BAER Robert”,”Dormire con il diavolo. Come Washington ha venduto l’anima per il petrolio dell’Arabia Saudita.”,”Robert Baer è stato agente operativo della CIA dal 1976 al 1997. Ha servito tra l’altro in Irak, Rabat, Beirut, Khartoum e New Delhi. Nel 1997 è stato insignito della ‘Career Intelligence Medal’. Per Piemme ha pubblicato ‘La disfatta della Cia’. “”L’Arabia Saudita fece persino da mediatrice per i Fratelli [Musulmani]. nell’estate del 1971 re Feisal tentò una riconciliazione tra la Fratellanza e Sadat inviandogli una delegazione di Fratelli il cui capo, Said Ramadan, era sul libro di paga dei sauditi come direttore di un’organizzazione con sede a Ginevra denominata Centre Islamique..”” (pag 182) “”Per vautare l’effetto devastante della combinazione Fratelli-wahabiti, basta guardare il percorso di Osama bin Laden al’interno dell’estremismo islamico”” (pag 183)”,”USAP-092″ “BAFFI Paolo”,”Le origini della cooperazione tra le banche centrali. L’ istituzione della Banca dei Regolamenti Internazionali.”,”Comitato scientifico (Collana storica banca d’ Italia): Antonio FAZIO Piero BARUCCI Tancredi BIANCHI Filippo CESARANO Pierluigi CIOCCA Franco COTULA Marcello DE-CECCO Luigi DE-ROSA Guido M. REY Paolo SYLOS LABINI Gianni TONIOLO. “”In conclusione, la ricostruzione di Baffi sul difficile avvio della BRI getta piena luce sui problemi di finanza internazionale emersi dopo la prima guerra mondiale e negli anni Venti, soprattutto sulla mancanza di obiettivi comuni e di comune sentire tra i rappresentanti delle principali economie che portò al disastro degli anni Trenta e Quaranta. L’ isolazionismo degli americani, il declino della leadership inglese, l’ insistenza dei francesi nel percorrere la loro strada separatamente dagli altri, la perdita di adeguatezza dell’ oro come standard monetario internazionale, vengono tutti chiaramente dimostrati. Nello stesso tempo, le componenti necessarie ad un efficace sistema monetario internazionale – assenza di riparazioni e di debiti di guerra, riattivazione di un mercato dei capitali a breve e a lungo termine e cooperazione tra le banche centrali sulle linee di fondo e in risposta agli shocks – vengono mostrate in dettaglio e indicano la via per i concreti sviluppi istituzionali che si realizzeranno dopo la seconda guerra mondiale””. (pag XXXVII, C.P. Kindleberger)”,”ECOI-182″ “BAGAROLO Tiziano a cura”,”Marxismo ed ecologia. Marxismo rivoluzionario e questione ambientale. Un contributo per aprire il dibattito.”,”Il ricambio organico (pag 23-24) “”L’intera attività produttiva degli uomini – il loro ‘lavoro’ – si svolge, quali che siano i rapporti sociali, come appropriazione e trasformazione di elementi naturali con l’aiuto di mezzi e forze tratti dalla natura stessa, il cui scopo è la riproduzione della vita: «In primo luogo il lavoro è un processo che si svolge fra l’uomo e la natura, nel quale l’uomo, per mezzo della propria azione, media, regola e controlla il ricambio organico fra sé stesso e la natura: contrappone sé stesso, quale una tra le potenze della natura, alla materialità della natura. Egli mette in moto le forze naturali appartenenti alla sua corporeità, braccia e gambe, mani e testa, per appropriarsi i materiali della natura in forma usabile per la propria vita» (Il Capitale, I). L’attività economica, in quanto produttrice di ‘valori d’uso’, è dunque concepita come una ‘forma modificata del “”ricambio organico (Stoffwechsel) tra l’uomo e la natura””, come dice Marx con termine significativamente mutuato dalle scienze naturali del suo tempo. Il concetto di ‘ricambio organico’ è di straordinaria modernità; esso equivale all’idea di metabolismo della natura, fatto di cicli di materia e di flussi di energia, sostrato delle mutue relazioni fra le specie e fra esse e ambiente circostante, quale è proprio della moderna ecologia. Si veda la descrizione che ne dà Jacob Moleschott, naturalista tedesco contemporaneo di Marx e come lui influenzato dall’antropologia materialistica di Feuerbach, probabilmente l’ispiratore diretto di Marx stesso: «Ciò che l’uomo elimina, nutre la pianta. La pianta trasforma l’aria in elementi solidi e nutre l’animale. I carnivori si nutrono di erbivori, per divenire a loro volta preda della morte e diffondere nuova vita nel mondo delle piante. A questo scambio della materia si è dato il nome di ricambio organico» (Jacob Moleschott, ‘Il ciclo della vita’, 1857). L’accusa di non aver colto le relazioni tra attività economica e cicli naturali, tra economia ed ecologia, rivolta continuamente a Marx (da Nicholas Georgescu-Roegen, ad esempio), messo nello stesso sacco con la quasi totalità degli economisti borghesi, è completamente ingiustificata. Da questo punto di vista, anzi, Marx è un precursore. Per ciò che riguarda la sua forma materiale, dunque, l’attività economica è un processo naturale, prolungamento e modificazione dei processi della natura stessa piegati dall’uomo ai suoi fini. I risultati della produzione sono frutto pertanto non solo dell’attività dell’uomo ma anche di quella della natura: «Il lavoro, come formatore di valori d’uso, come ‘lavoro utile’, è una condizione d’esistenza dell’uomo, indipendente da tutte le forme della società, è una necessità eterna della natura che ha la funzione di mediar il ricambio organico fra uomo e natura, cioè la vita degli uomini. (…) Nella sua produzione l’uomo può soltanto operare come la natura stessa: cioè ‘unicamente modificando le forme dei materiali’. E ancora: in questo stesso lavoro di formazione l’uomo è costantemente assistito da forze naturali. Quindi ‘il lavoro non è l’unica fonte dei valori d’uso che produce, della ricchezza materiale’. Come dice William Petty, il lavoro è il padre della ricchezza materiale e la terra né è la madre» (Capitale I). Ma il processo lavorativo si distacca dalla mera appropriazione animale della natura fin dai primordi della specie umana, essendo l’uso degli ‘strumenti’ – organi extracorporei dell’uomo – specifica caratteristica umana: «L’uso e la creazioni dei mezzi di lavoro, benché già propri, in germe, di certe specie animali, contraddistinguono il processo lavorativo specificamente umano; per questo il Franklin definisce l’uomo “”a toolmaking animal””, un animale che fabbrica strumenti». Con l’evolvere della vita sociale dell’uomo, il suo metabolismo con la natura diviene progressivamente un processo mediato ‘socialmente’: «Ogni produzione è un’appropriazione della natura da parte dell’individuo, entro e mediante una determinata forma di società» (Grundrisse)”” [Tiziano Bagarolo, a cura, ‘Marxismo ed ecologia. Marxismo rivoluzionario e questione ambientale. Un contributo per aprire il dibattito’, Milano, 1989] (pag 23-24-25) finire Darwin e Marx “”Negli stessi anni in cui prendeva forma definitiva l’analisi del capitalismo nel ‘Capitale’, gli sviluppi delle scienze naturali ponevano le basi per una conoscenza della natura qualitativamente superiore a quello che era accessibile a Marx. Le conoscenze acquisite dopo di allora sono tali che ogni marxista serio, che voglia restare fedele al ‘metodo’ scientifico di Marx, non può limitarsi a ripetere dogmaticamente le sue analisi, ma deve riesaminare la categoria del “”ricambio organico fra uomo e natura”” alla luce degli sviluppi scientifici contemporanei. Sono soprattutto la biologia, la termodinamica e l’ecologia che oggi hanno molte e importanti cose da dirci. Delle tre, indubbiamente è la ‘biologia’ che Marx ed Engels poterono seguire almeno in parte nei suoi sviluppi e di cui poterono intuire le implicazioni. La pubblicazione dell’opera di Darwin sull”Origine delle specie’ (novembre 1859) fu immediatamente salutata con entusiasmo da Marx ed Engels, che videro nella ‘teoria dell’evoluzione’ mediante selezione naturale una conferma della analisi materialistica della società e della concezione dell’uomo come parte della natura. In effetti la teoria dell’evoluzione è oggi un principio basilare, un’ipotesi irrinunciabile della moderna biologia, a cui si deve la spiegazione non solo dell’origine delle specie e della vita, ma anche di molte scoperte della biologia molecolare e della genetica. Ogni nuova scoperta della biologia, riconferma la profonda unità che sussiste tra l’uomo e la natura già colta da Marx nel 1844 (‘Manoscritti economico-filosofici’) con la formula: l’uomo è una parte della natura e la natura è il suo “”corpo inorganico”””” [Tiziano Bagarolo, a cura, ‘Marxismo ed ecologia. Marxismo rivoluzionario e questione ambientale. Un contributo per aprire il dibattito’, Milano, 1989] (pag 45) Marx. Da regno della necessità a regno della libertà (da Il Capitale) (pag 105) Nella bibliografia si cita il volume di Alfred Schmidt ‘Il concetto di natura in Marx’ (v. biblioteca), autore della scuola di Francoforte (pag 185) Biografia dell’autore in commemorazione seguente: “”E’ scomparso il compagno Tiziano Bagarolo 7 Ottobre 2010 Tiziano E’ con grandissimo dolore che informiamo i compagni e le compagne del partito, i/le suoi/e simpatizzanti e tutti i compagni e la compagne che seguono la nostra attività, della repentina, inaspettata e assolutamente precoce scomparsa del compagno Tiziano Bagarolo, membro della Direzione del PCL e validissimo teorico marxista, in particolare, ma certamente non solo, sul terreno della questione ambientale. Il compagno Tiziano è morto a causa di quella che è stata diagnosticata come un’ipertrofia cardiaca, poco dopo essersi sentito male in un supermercato ed essere stato ricoverato d’urgenza in un ospedale di Milano, nella mattina di mercoledì 29 settembre. Incredibili intoppi burocratici hanno fatto sì che i parenti di Tiziano, che vivono nel Veneto e in Friuli, e tramite loro noi, siamo stati informati solo oggi del decesso. E’ una grave colpo per il nostro partito e per il Coordinamento per la Rifondazione della Quarta Internazionale. Ritorneremo più ampiamente sulla figura di Tiziano Bagarolo, sulla sua militanza e il suo contributo al marxismo, limitandoci qui ad una prima esposizione. Nato 54 anni fa in una famiglia proletaria della provincia di Pordenone, Tiziano si accostò giovanissimo al marxismo rivoluzionario, aderendo in Friuli alla gruppo locale dei Gruppi Comunisti Rivoluzionari (GCR), l’allora sezione Italiana del Segretariato Unificato della Quarta Internazionale. Fin da allora sviluppò, con altri compagni, posizioni critiche rispetto all’adattamento dei GCR alle forze centriste e movimentiste allora imperanti nell’estrema sinistra. Dopo la crisi di tale sinistre con il 1977, che si riverberò sui GCR, Tiziano fu uno dei protagonisti della loro ricostruzione come Lega Comunista Rivoluzionaria. Si trasferì allora a Milano, diventando funzionario dell’organizzazione, componente del suo Ufficio Politico e, per un periodo abbastanza lungo, direttore del suo giornale quindicinale Bandiera Rossa. Gli impegni di funzionario gli impedirono di completare gli studi universitari classici alla statale di Milano, in cui pure eccelleva. Terminato l’impegno gravoso e sottopagato di funzionario, pur restando dirigente nazionale della LCR, Tiziano trovò lavoro come istitutore presso il Convitto Longoni di Milano, struttura pubblica di insegnamento con annesso collegio. A questo suo lavoro dedicò, per circa 25 anni, tanta parte del suo impegno, in un rapporto umano ed educativo profondo con i suoi allievi. Nell’attività politica Tiziano fu sempre sia un militante che un teorico, che passava dal volantinaggio mattutino davanti ad una fabbrica ad un saggio di analisi dell’AntiDhuring di Engels o dalla vendita del giornale di partito in una manifestazione ad una disamina delle più recenti teorie sull’evoluzione o sull’ambiente. Su questo tema particolare divenne un profondissimo teorico marxista, certo il migliore in Italia (e non solo), sapendo sempre combinare interesse a e attenzione alle novità analitiche e scientifiche e fermezza del metodo e del progetto marxista. Questo si può vedere nel volume ‘Marxismo ed ecologia’, pubblicato dalle Nuove Edizioni Internazionali negli anni ’80, che pur nel suo grande significato non rappresenta che una piccola parte del contributo di Tiziano. Contributo che si esprimeva anche su una importante e raffinata rivista storico-teorica, indipendente nel quadro della sinistra, intitolata ‘GIANO’ di cui egli fu a lungo componente del comitato di redazione. La sua coerenza di marxista rivoluzionari trotskysta lo spinse, di fronte al processo della nascita di Rifondazione Comunista, ad unirsi al nucleo della precedente Lega Operaia Rivoluzionaria (confluita nella LCR nel 1984 e da allora sua minoranza di sinistra) ed ad altri pochi compagni, per difendere la prospettiva di un ingresso in tale partito riformista di sinistra, finalizzato alla costruzione nel tempo, per rottura organizzativa da tale forza, di un vero partito operaio marxista rivoluzionario; ciò in contrasto con la maggioranza della LCR (diventata nel frattempo Associazione Quarta Internazionale- AQI), che concepiva il futuro della sua azione in termini di pressione politica sui dirigenti riformisti apparentemente più radicali, sperando in una evoluzione sostanzialmente spontanea del PRC. Furono quindi gli anni prima della Tendenza Leninista dell’AQI, poi, con la separazione da quest’ultima, della rivista Proposta e dei/lle compagni/e organizzati intorno ad essa, infine dell’Associazione Marxista Rivoluzionaria (AMR). Di Proposta Tiziano fu al contempo direttore politico, redattore capo e grafico, utilizzando anche su questo terreno le sue peculiari capacità. Dell’AMR Tiziano fu, per quasi tutto il suo percorso, componente della segreteria nazionale, contribuendo in maniera significativa alla elaborazione della sua linea politica, che certo portò ad alcuni significativi successi (basti pensare che quando il PCL nacque, nonostante alcune traversie finali dell’AMR, aveva più di 10 volte il numero di militanti del nucleo iniziale raccoltosi, in rottura con l’AQI, intorno alla rivista Proposta). Su Proposta Tiziano Bagarolo scrisse moltissimi articoli di grande valore politico e teorico. Ci permettiamo di ricordarne solo tre. Una analisi storica dell’esperienza dell’”Unidad Popular” di Allende in Cile e della sua tragica sconfitta nei primi anni ’70 e, collegato ad esso, una storia del MIR, la principale organizzazione, centrista, dell’estrema sinistra cilena in quegli anni (i due testi sono stati recentemente ripubblicati in opuscolo dalla nostra sezione di Firenze) e un saggio sulla questione ecologica nella rivoluzione russa, eccezionale nella informazione e nell’analisi di una pagina nascosta della storia, cioè la battaglia ambientalista di Lenin e dei bolscevichi al potere (distrutta dal successivo falso efficentismo dello stalinismo). La nascita del PCL fu il coronamento della battaglia politica pluridecennale di Tiziano. E anche se aveva scelto di avere un ruolo leggermente meno prominente che negli anni di Proposta o dell’AMR, Tiziano ne restava sempre uno dei principali dirigenti, come componente della sua direzione nazionale ed animatore di tante battaglie particolari , ma centrali, come, ultimamente, quella dei referendum in difesa del carattere pubblico dell’acqua. Né mancò mai a Tiziano l’aspetto dell’impegno non solo internazionalista, ma anche internazionale. Così negli anni ’90 fu delegato alle conferenze internazionali della Opposizione Trotskista Internazionale (OTI) cui l’AMR aderiva; e, al momento della confluenza politico-organizzativa che diede vita al Coordinamento per la Rifondazione della Quarta Internazionale (CRQI), Tiziano fu uno dei delegati al suo congresso costitutivo, svoltosi a Buenos Aires nel 2004. Moltissimo altro ci sarebbe da dire su Tiziano. Ci limitiamo ad aggiungere solo che le capacità e la correttezza di Tiziano gli hanno procurato il rispetto e la sima non solo di tutti i/le militanti e gli/le iscritti/e al PCL, ma dei compagni e compagne di tutta la variegata sinistra che lo ha conosciuto. Da atei militanti, come era ovviamente Tiziano, sappiamo che la morte rappresenta un punto finale e che non vi è nulla per qualsiasi essere umano oltre ad essa. Oggi noi siamo a lutto per quello che abbiamo perso, come persone e come partito, con la scomparso del compagno Tiziano Bagarolo. Su alcuni terreni sarà assolutamente insostituibile. Noi inchiniamo le nostre bandiere a lutto, ne preserveremo la memoria e l’importante contributo al marxismo, e saremo fedeli al metodo politico, di fermezza sui principi e flessibilità nella tattica per realizzare le condizioni della rivoluzione socialista, che Tiziano ha contribuito a dare al nostro partito. Comitato Esecutivo del Partito Comunista dei Lavoratori”””,”MAES-168″ “BAGAROLO Tiziano”,”Un posto nella storia dell’ecologia per Marx e Engels? – Marxismo e ambiente – Marx ed Engels su temi ecologici – Società e natura nel materialismo storico – Un abbozzo di critica ecologica del capitalismo – Produzione e ambiednte nella critica dell’economia politica – Un’idea embrionale di sviluppo sostenibile – Un bilancio critico. (Articoli di Tiziano Bagarolo).”,”Moltissime ‘suggestioni ecologiche’ nei Manoscritti economico filosofici di Marx (pag 6) Altre opere citate Ideologia tedesca, Il capitale, Antiduhring, Dialettica della natura, Origine della famiglia della proprietà privata e dello Stato, Manoscritti del 1861-1863 (Macchine. Impiego delle forze naturali e della scienza), Critica al programma di Gotha Cita nelle note il libro di Vittorio Hösle, ‘Filosofia della crisi ecologica’ Einaudi, Torino, 1992 (che coglie bene i meriti di Marx nel considerare la tendenza dell’economia capitalistica alla crescita illimitata) (pag 30) Lettere di Engels su Podolinskij pubblicate anche in inglese”,”MAES-177″ “BAGEHOT Walter; a cura di Maurizio GRIFFO”,”Napoleone III.”,”BAGEHOT (1826-1877) nato in Inghilterra, nel 1851-52 è a Parigi dove collabora la giornale ‘Inquirer’ per il quale scrive articoli sul colpo di Stato francese del futuro Napoleone III. Tornato a Londra, fonda nel 1855 la ‘National Review’ e dal 1860 dirige ‘The Economist’. Tra le sue opere più conosciute: ‘La costituzione inglese’, ‘Physics and Politics’, ‘Lombard Street’.”,”FRAD-002″ “BAGELLA Michele GIANNOLA Adriano a cura, saggi di Massimo LO CICERO Laura CAVALLO Roberta RIGILLO Ciro RAPACCIUOLO Gennaro SCARFIGLIERI Leonardo BECCHETTI Luigi FUCITO Antonia CALORA Andrea DE-PANIZZA”,”Performance, assetto proprietario e Internazionalizzazione del sistema Bancario italiano.”,”Michele Bagella è professore ordinario di Economia monetaria nella Facoltà di Economia dell’Università di Roma Tor Vergata. Adriano Giannola è professore ordinario di Economia bancaria nella Facoltà di Economia dell’Università di Napoli Federico II. Leonardo Becchetti, Cnr-Isfse e Università di Roma Tor Vergata. Antonia Calora, Cnr-Isfse. Laura Cavallo, Cnr-Isfse e Università di Roma Tor Vergata. Andrea de Panizza, Cnr-Isfse. Luigi Fucito, Cnr-Isfse. Antonio Maria Fusco, Università di Napoli Federico II e Cnr-Isfse. Massimo Lo Cicero, Università di Roma Tor Vergata. Federico Pepe, Amministratore delegato del Banco di Napoli. Ciro Rapacciuolo, Cnr-Isfse. Roberta Rigillo, Cnr-Isfse. Gennaro Scarfiglieri, Cnr-Isfse.”,”ITAE-065-FL” “BAGET-BOZZO Gianni ZUCCONI Guglielmo COVATTA Luigi ROMANO Angelo RANDI Umberto MACARIO Luigi BELLOCCHIO Alberto LA-VALLE Raniero TOMAI Bepi BIANCHI Enzo ZANINELLI Sergio CARDIA Carlo ROSSI Leandro”,”La questione cattolica.”,”I testi qui riportati sono la trascrizione del Convegno su ‘La questione cattolica’ promosso dalla Biblioteca Popolare Comunale di Gorgonzola (Milano, 30 settembre e 1-2 ottobre 1977). Non tutti i testi sono stati rivisti dai rispettivi autori.”,”RELC-005-FB” “BAGHIOU Jeanne”,”Come non vincemmo la campagna di Grecia. Fatti e retroscena.”,”””A Mussolini tuttavia prudevano le mani: l’altolà tedesco non gli andava molto a genio; egli doveva essere pari nelle conquiste con il suo avversario-alleato, per cui nella sua comunicazione in data 24 agosto faceva presente che “”le misure di carattere militare alla frontiera greca e a quella jugoslava sono semplicemente di carattere precauzionale, dato che i due paesi sono profondamente ostili all’Asse e pronti a vibrargli il colpo nella schiena se l’occasione favorevole si presentasse… La Grecia ha dato prova che la sua intesa con la Gran Bretagna continua. Tutti i porti greci servono da basi contro di noi. Malgrado ciò e salvo avvenimenti imprevedibili, non è in questo settore che intendo dirigere il mio sforzo militare, ma verso l’Egitto””. Hitler però non era del tutto convinto delle intenzioni di Mussolini per cui Alfieri, il 27 agosto, faceva presente per la terza volta l’altolà tedesco. Alfieri comunicava fra l’altro che “”la Germania non vuole in sostanza, per il momento, complicazioni balcaniche in quanto possano costituire l’origine di una pericolosa estensione del conflitto””. Intanto, accanto agli ordini e contrordini di carattere politico dati a Jacomoni, lo stato maggiore dell’esercito, il 23 agosto, faceva presente a Visconti Prasca quanto segue (…)””. (pag 126-127)”,”ITQM-131″ “BAGIOLI Gianni D’INNELLA Michele, testi a cura di”,”Le città. Itinerari.”,”””Se a Milano si concentrano dunque le attività più qualificate ed evolute, corrispondenti ai livelli superiori della produzione e del consumo, da un punto di vista quantitativo lo sviluppo economico e demografico è assorbito dai comuni del comprensorio (…)””. (pag 51) “”Con la restaurazione della potenza e signoria della Chiesa su Roma e patrimonio, la città torna ad avere il ruolo di capitale degli stati della Chiesa; si attuano un nuovo ordinamento politico interno e programmi per una ristrutturazione urbanistica atta ad adeguarla ai criteri unitari di una politica accentrata. Da qui in poi, per quasi cinque secoli, è possibile leggere una sorta di grande piano della Roma dei papi che, realizzato attraverso una serie di piani parziali, segue un unico criterio di impostazione, coerente col fine politico di assicurare prestigio alla Chiesa romana.”” (pag 169)”,”ITAS-096″ “BAGIOTTI Anna BAGIOTTI Tullio a cura”,”I grandi classici dell’economia. Smith. La ricchezza delle nazioni. Parte I.”,”Anna Pellanda Università di Padova apoftegma (pag 17) apoftegma Sentenza memorabile, detto breve e sentenzioso. Presso i Greci, gli a. erano conservati nella tradizione orale o da scrittori di memorie e biografie o nelle scuole di filosofia e di retorica (per es. gli a. d’Isocrate). apoftegma Apoftegmi dei Padri (lat. Apophthegmata Patrum) Raccolta di detti memorabili e fatti esemplari dei più celebri monaci del deserto (generalmente egiziani), tramandata in differenti redazioni e versioni, che conobbe grande fortuna per tutto il Medioevo e oltre. (trecc) Marx (pag 32-33) (dall’introduzione) “”Marx s’è nutrito alla scuola di Smith e questo era il suo maggior vanto rispetto agli economisti «volgari». Nella sua infedeltà esegetica egli fu più profondamente fedele alla ‘Ricchezza’ di Ricardo, Malthus e seguaci. Difatti Smith non aveva altra ortodossia se non quella di investigare indeterminatamente, come il Galilei dei ‘Dialoghi’, attorno all’oggetto della ricerca. Di lui classici, radicali e neoclassici hanno fatto soprattutto glossa, e il trionfo della libertà commerciale o liberismo è stato largamente una circostanza di interessi e d’opinione. La fedeltà di Marx è stata invece di elezione. Egli certamente non gli ha fatto giustizia adottando l’idea che il lavoro è l’elemento che commisura tutti gli oggetti di scambio ottenuti attraverso la produzione anche nell’ambito della società capitalista e differenziata, cioè un criterio commutativo per tempi di lavoro, che Smith riteneva potesse valere solo in epoche antiche e incolte. Inoltre, se in altro luogo della ‘Ricchezza’ Smith sembra anticipare Marx nel dire biblicamente (1) che quando la terra di un paese è appropriata, i proprietari, «come tutti gli uomini, amano raccogliere dove non hanno mai seminato» e domandano quindi una rendita, subito argomenta come l’uso stesso del capitale che impiega il lavoro, diversamente dai tempi primitivi senza divisione del lavoro, sia titolo non arbitrario a una quota di prodotto o profitto. Però Marx ha sviluppato il genio di Smith: con la teoria del valore-lavoro; con la distinzione di lavoro produttivo e improduttivo; con il diritto del lavoro all’intero reddito da esso prodotto; con il diverso «command of labour» che il capitale circolante ha nelle diverse attività o industrie e conseguente distinzione del rapporto fisso-circolante, che in Marx diventa «composizione organica», per industrie a composizione superiore, con quota relativamente elevata di capitale fisso, e industrie a composizione inferiore, con rapporto fisso-circolante relativamente basso; con la caduta del saggio di profitto e il tentativo di dividere la parte di questo originata dal capitale da quella originata dall’imprenditore; con la critica al colonialismo. E restiamo alle prime associazioni. Centrando sul capitale la sua critica all’economia politica, Marx ha sviluppato le possibilità e i modi del divenire del sistema produttivo e con esso della società. Per l’analisi come per il sentimento e per i criteri determinativi della politica economica questo ha conseguenza ben maggiore della riduzione utilitaristica di osservanza classica e neoclassica. L’economia difatti è diventata veramente politica per le implicazioni del processo di interazione dei fattori della produzione. E sotto questo profilo, List, teorico delle forze produttive, non a torto definiva «annacquatori» i maggiori seguaci di Smith, a cominciare da Say. Marx ed epigoni, al contrario, hanno usato l’alambicco e fatto teorema di una quantità di intuizioni e illustrazioni smithiane”” [dall’introduzione al volume ‘I grandi classici dell’economia. Smith. La ricchezza delle nazioni. Parte I’, Milano, 2010, a cura di Anna e Tullio Bagiotti] [(1) Luca, XIX, 23; «Tu sapevi che sono un uomo severo, che colgo ciò che non ho piantato e mieto ciò che non ho seminato»]”,”ECOT-311″ “BAGLIANO Fabio Cesare ZAFFARONI Paolo CARTIGLIA Filippo GARIBALDI Pietro MARINUCCI Domenico COTTICA Alberto CASINI Matteo BIANCHI Paola GALLERINI Stefano CIOLI Monica EINAUDI Luigi CARDOSI Gabriella”,”La politica monetaria nel dibattito fra spiegazioni «reali» e «monetarie» del ciclo economico: teoria ed evidenza empirica (Bagliano); Le parità internazionali: verifica empirica ed implicazioni nel caso dello SME (Zaffaroni); Capitale umano e teoria del commercio internazionale (Cartiglia); Economica della crescita e progresso tecnico: un’introduzione (Garibaldi); Recenti sviluppi nella letteratura neoclassica sulla crescita economica (Marinucci); L’economia del consumismo verde (Cottica); «Dux habet formam regis». Morte e intronizzazione del principe a Venezia e Firenze nel Cinquecento (Casini); L’Università di Torino dopo la chiusura, nella crisi dell’antico regime (1792-1798). Lo sfaldamento e la sopravvivenza dell’organizzazione didattica (Bianchi); Benedetto Coletti. Un borghese gentiluomo nella Toscana del tramonto mediceo (Gallerini); Ceti politici e modelli organizzativi alla ricerca di un nuovo equilibrio. Le associazioni costituzionali all’indomani della «rivoluzione parlamentare» del 18 marzo 1876 (Cioli).”,”Contiene tra l’altro il saggio: ‘La questione dei matrimoni «misti» durante la persecuzione antiebraica, nella seconda guerra mondiale, in Europa. Aspetti della legislazione razziale. Documenti e testimonianze’ di Gabriella CARDOSI (pag 507-572)”,”ANNx-023-FP” “BAGLIONI Guido”,”L’ ideologia della borghesia industriale nell’ Italia liberale.”,”Guido BAGLIONI insegna sociologia del lavoro nella Facoltà di Sociologia di Trento e sociologia nell’ Univ cattolica di Milano. Tra i suoi scritti: -Il conflitto industriale e l’azione del sindacato (1966) -Il problema del lavoro operaio (1967) -Sindacalismo e protesta operaia (1969) -Atteggiamento operaio e lavoro siderurgico (1969)”,”ITAA-030″ “BAGLIONI Guido”,”Il conflitto industriale e l’ azione del sindacato.”,”BAGLIONI Guido è nato a Gardone Valtrompia nel 1928. Laureato in lettere si è dedicato alla formzione culturale e professione degli operatori culturali. E’ autore di alcuni volumi. E’ libero docente di sociologia, facoltà di economia e commercio della Università cattolica. Lobby. “”Del sindacato e del suo ruolo sostitutivo nei confronti dei partiti diremo più avanti. Ora ci limitiamo ad accennare ad altre agenzie politiche quali i cosiddetti gruppi di pressione. I gruppi di pressione sono una realtà composita che però sostanzialmente rappresenta l’ immissione di interessi economico-corporativi nella sfera politica. Tale realtà non è cosa nuova, il fatto nuovo è piuttosto che mentre queste immissioni erano un tempo unilaterali ed automatiche (per cui nella visione marxista il governo era l’ agenzia d’ affari della borghesia capitalistica), oggi i gruppi di pressione vengono ad assumere una fisionomia più precisa, si differenziano meglio dalle elites di partito e appaiono sempre più legittimati nella loro azione. Oggi la critica dell’ ingerenza dei gruppi di pressione nella sfera politica ha più di mira il contenuto dell’ ingerenza (…) che non il fatto che sussistano certi legami informali””. (pag 250-251).”,”SIND-073″ “BAGLIONI Guido SANTI Ettore a cura; saggi di Guido BAGLIONI Jean-Daniel REYNAUD Otto JACOBI Walther MÜLLER-JENTSCH Colin CROUCH Gosta REHN Francois RAISON Jean-Claude PAYE Armand SPINEUX”,”L’ Europa sindacale nel 1981. Un’analisi comparata promossa dal Cesos, Centro di Studi Sociali e Sindacali.”,”Saggi di Guido BAGLIONI Jean-Daniel REYNAUD Otto JACOBI Walther MÜLLER-JENTSCH Colin CROUCH Gosta REHN Francois RAISON Jean-Claude PAYE Armand SPINEUX Economia sommersa. “”In Svezia, come del resto in altri paesi, si parla molto della tendenza alla crescita dell'””economia invisibile”” e di altre forme di evasione fiscale, il che è visto come risultato delle elevate aliquote fiscali. Tanto le elevate aliquote marginali nelle imposte dirette sul reddito, quanto l’imposta sul valore aggiunto rappresentano un invito ad accomodamenti sottobanco, mediante i quali tanto i datori di lavoro quanto il lavoratore, oppure tanto un venditore quanto un compratore, tengono le autorità fiscali all’oscuro delle loro transazioni. Anche nel commercio internazionale esistono possibilità di rilevanti evasioni fiscali. E’ difficile dire se l’efficacia dell’accertamento fiscale si sia veramente deteriorata, in confronto al periodo precedente alla guerra. Ad ogni modo con la crescita delle aliquote fiscali ogni caso di frode diventa più importante. Nel 1981 è stato effettuato un primo sforzo serio per misurare, con metodi scientifici di ricerca, l’ampiezza dell'””economia invisibile””: si è così pervenuti a valutare un livello fra il 3,8% e il 5,5% del PIL””. (pag 220)”,”SIND-083″ “BAGLIONI Guido SANTI Ettore SQUARZON Corrado a cura; scritti di FREY LEON DI-VEZZA TARANTELLI Leo TRONTI BORDOGNA VENEZIANI ARRIGO BECCHI COLLIDA’ CELLA PISANI DI-GIOACCHINO MANTOVANI RUSSO CARRIERI SCIARRA REGINI SOMAINI SERAVALLI BUTERA PERO ROMAGNOLI PONTACOLONE CARCANO BONIFAZI CRAVERI MORICONI STEFANELLI REGALIA GENNARI FERRANTE MUCCI PONTAROLLO MARTELLI SOLUSTRI CAPO FUSCO BERSELLI SORACE CHIDICHINO FERRI TREU ISEPPI MARCHETTI”,”Le relazioni sindacali in Italia. Rapporto 1981.”,”Scritti di FREY LEON DI-VEZZA TARANTELLI Leo TRONTI BORDOGNA VENEZIANI ARRIGO BECCHI COLLIDA’ CELLA PISANI DI-GIOACCHINO MANTOVANI RUSSO CARRIERI SCIARRA REGINI SOMAINI SERAVALLI BUTERA PERO ROMAGNOLI PONTACOLONE CARCANO BONIFAZI CRAVERI MORICONI STEFANELLI REGALIA GENNARI FERRANTE MUCCI PONTAROLLO MARTELLI SOLUSTRI CAPO FUSCO BERSELLI SORACE CHIDICHINO FERRI TREU ISEPPI MARCHETTI”,”STAT-119″ “BAGLIONI Guido CAMONICO Marina SANTI Ettore a cura; scritti di Gianni ARRIGO Guido BAGLIONI Rosana BARCELLONA Ada BECCHI COLLIDA’ Ettore BERSELLI Giuseppe BIANCHI Piero BONIFAZI Lorenzo BORDOGNA Renato BRUNETTA Marina CAMONICO Maria Pia CAMUSI Giuseppe CAPO Mario CARCANO Mimmo CARRIERI Gian Primo CELLA Gianfranco CEREA Rinaldo CHIDICHIMO Massimo D’ANTONA Giuseppe DELLA-ROCCA Roberto DI-GIOACCHINO Luigi DI-VEZZA Piero FERRI Angelo GENNARI Diana GILLI Fabio GOBBO Domenico LAISE Giorgio LAUZI Giovanni MANTOVANI Antonio MARTELLI Ettore MASSACESI Marilisa MERLINI Angelo PANDOLFO Luciano PERO Paolo PERULLI Orazio M. PETRACCA Elena PISANI Carla POMA Claudio PONTACOLONE Giancarlo PROVASI Ida REGALIA Matteo ROLLIER Guido ROMAGNOLI Francesco Saverio ROSSI Carmine RUSSO Carlo SALA Ettore SANTI Gilberto SERAVALLI Eugenio SOMAINI Rocco SORACE Lorenzo SPERANZA Corrado SQUARZON Renzo STEFANELLI Ezio TARANTELLI Tiziano TREU Leo TRONTI Giacomo VACIAGO Bruno VENEZIANI”,”Le relazioni sindacali in Italia. Rapporto 1982-83.”,”Scritti di Gianni ARRIGO Guido BAGLIONI Rosana BARCELLONA Ada BECCHI COLLIDA’ Ettore BERSELLI Giuseppe BIANCHI Piero BONIFAZI Lorenzo BORDOGNA Renato BRUNETTA Marina CAMONICO Maria Pia CAMUSI Giuseppe CAPO Mario CARCANO Mimmo CARRIERI Gian Primo CELLA Gianfranco CEREA Rinaldo CHIDICHIMO Massimo D’ANTONA Giuseppe DELLA-ROCCA Roberto DI-GIOACCHINO Luigi DI-VEZZA Piero FERRI Angelo GENNARI Diana GILLI Fabio GOBBO Domenico LAISE Giorgio LAUZI Giovanni MANTOVANI Antonio MARTELLI Ettore MASSACESI Marilisa MERLINI Angelo PANDOLFO Luciano PERO Paolo PERULLI Orazio M. PETRACCA Elena PISANI Carla POMA Claudio PONTACOLONE Giancarlo PROVASI Ida REGALIA Matteo ROLLIER Guido ROMAGNOLI Francesco Saverio ROSSI Carmine RUSSO Carlo SALA Ettore SANTI Gilberto SERAVALLI Eugenio SOMAINI Rocco SORACE Lorenzo SPERANZA Corrado SQUARZON Renzo STEFANELLI Ezio TARANTELLI Tiziano TREU Leo TRONTI Giacomo VACIAGO Bruno VENEZIANI”,”STAT-120″ “BAGLIONI Guido SANTI Ettore SQUARZON Corrado a cura; scritti di Aris ACCORNERO Ugo ASCOLI Guido BAGLIONI Rosana BARCELLONA Roberto BATTISTI Lauralba BELLARDI Nicola BELLINI Francesco BENVENUTI Annaflavia BIANCHI Massimo BIANCHI Gigi BONFANTI Lorenzo BORDOGNA Raimondo BOSCO Gabriele CIONCOLINI Innocenzo CIPOLETTA Piero CRAVERI Antonietta DE-SANCTIS Roberto DI-GIOACCHINO Luigi DI-VEZZA Gino FAUSTINI Roberto GIORDANI Maurizio GIORDANO Giuseppina GUALTIERI Domenico LIPARI Stefano LIPPARINI Massimo MASCINI Valerio MERLO Rinaldo MILANI Gianni MORIANI Mario NAPOLI Gabriele OLINI Arturo PATARNELLO Stefano PATRIARCA Orazio Maria PETRACCA Anna PICCIOLINI Maurizio POLVERARI Mario S.I. REINA Emilio RAYNERI Marina RICCARDELLI Roberto ROMEI Carmine RUSSO Claudio SABATTINI Carlo SALA Ettore SANTI Romeo SCARPARI Roberto SERPIERI Corrado SQUARZON Renzo STEFANELLI Ferdinando TARGETTI Bruno TEMPORITI Olga TURRINI Bruno VENEZIANI Maurizio ZENEZINI”,”Le relazioni sindacali in Italia. Rapporto 1986-87″,”Scritti di Aris ACCORNERO Ugo ASCOLI Guido BAGLIONI Rosana BARCELLONA Roberto BATTISTI Lauralba BELLARDI Nicola BELLINI Francesco BENVENUTI Annaflavia BIANCHI Massimo BIANCHI Gigi BONFANTI Lorenzo BORDOGNA Raimondo BOSCO Gabriele CIONCOLINI Innocenzo CIPOLETTA Piero CRAVERI Antonietta DE-SANCTIS Roberto DI-GIOACCHINO Luigi DI-VEZZA Gino FAUSTINI Roberto GIORDANI Maurizio GIORDANO Giuseppina GUALTIERI Domenico LIPARI Stefano LIPPARINI Massimo MASCINI Valerio MERLO Rinaldo MILANI Gianni MORIANI Mario NAPOLI Gabriele OLINI Arturo PATARNELLO Stefano PATRIARCA Orazio Maria PETRACCA Anna PICCIOLINI Maurizio POLVERARI Mario S.I. REINA Emilio RAYNERI Marina RICCARDELLI Roberto ROMEI Carmine RUSSO Claudio SABATTINI Carlo SALA Ettore SANTI Romeo SCARPARI Roberto SERPIERI Corrado SQUARZON Renzo STEFANELLI Ferdinando TARGETTI Bruno TEMPORITI Olga TURRINI Bruno VENEZIANI Maurizio ZENEZINI”,”STAT-121″ “BAGLIONI Guido DE-SANCTIS Antonietta POLVERARI Maurizio a cura; scritti di Ugo ASCOLI Guido BAGLIONI Rosana BARCELLONA Lauralba BELLARDI Francesco BENVENUTI Nicola BELLINI Francesco BENVENUTI Annaflavia BIANCHI Massimo BIANCHI Lorenzo BORDOGNA Raimondo BOSCO Aviana BULGARELLI Marina CAMONICO Giacomina CASSINA Gabriele CIONCOLINI Innocenzo CIPOLETTA Leopoldo COEN Piero CRAVERI Antonietta DE-SANCTIS Gilberto DE-SANCTIS Luigi DI-VEZZA Sebastiano FADDA Ivan FASSIN Enrico GIACINTO Roberto GIORDANI Maurizio GIORDANO Giuseppina GUALTIERI Franco LAGO Vittorio MAPELLI Massimo MASCINI Pietro MERLI BRANDINI Valerio MERLO Rinaldo MILANI Gabriele OLINI Arturo PATARNELLO Stefano PATRIARCA Orazio Maria PETRACCA Emidio PICHELAN Maurizio POLVERARI Ida REGALIA Emilio RAYNERI Marina RICCARDELLI Mario RUSCIANO Carmine RUSSO Brigida SALOMONE Romeo SCARPARI Nadia SGARAMELLA Corrado SQUARZON Claudio STANZIANI Renzo STEFANELLI Ferdinando TARGETTI Bruno TEMPORITI Fausto TORTORA Rosario TRAFILETTI Bruno VENEZIANI Maurizio ZENEZINI”,”Le relazioni sindacali in Italia. Rapporto 1987-88.”,”Scritti di Ugo ASCOLI Guido BAGLIONI Rosana BARCELLONA Lauralba BELLARDI Francesco BENVENUTI Nicola BELLINI Francesco BENVENUTI Annaflavia BIANCHI Massimo BIANCHI Lorenzo BORDOGNA Raimondo BOSCO Aviana BULGARELLI Marina CAMONICO Giacomina CASSINA Gabriele CIONCOLINI Innocenzo CIPOLETTA Leopoldo COEN Piero CRAVERI Antonietta DE-SANCTIS Gilberto DE-SANCTIS Luigi DI-VEZZA Sebastiano FADDA Ivan FASSIN Enrico GIACINTO Roberto GIORDANI Maurizio GIORDANO Giuseppina GUALTIERI Franco LAGO Vittorio MAPELLI Massimo MASCINI Pietro MERLI BRANDINI Valerio MERLO Rinaldo MILANI Gabriele OLINI Arturo PATARNELLO Stefano PATRIARCA Orazio Maria PETRACCA Emidio PICHELAN Maurizio POLVERARI Ida REGALIA Emilio RAYNERI Marina RICCARDELLI Mario RUSCIANO Carmine RUSSO Brigida SALOMONE Romeo SCARPARI Nadia SGARAMELLA Corrado SQUARZON Claudio STANZIANI Renzo STEFANELLI Ferdinando TARGETTI Bruno TEMPORITI Fausto TORTORA Rosario TRAFILETTI Bruno VENEZIANI Maurizio ZENEZINI”,”STAT-122″ “BAGLIONI Guido FELTRIN Paolo PISU Gregoriana a cura, scritti di Ugo ASCOLI Guido BAGLIONI Rosana BARCELLONA Nicola BELLINI Massimo BIANCHI Giuseppe BIANCHI Annaflavia BIANCHI Lorenzo BORDOGNA Raimondo BOSCO Mimmo CARRIERI Giacomina CASSINA Innocenzo CIPOLLETTA Leopoldo COEN Mario CONCLAVE Luigi DI-VEZZA Paolo FELTRIN Enrico GIACINTO Edoardo GHERA Roberto GIORDANI Giuseppina GUALTIERI Massimo MASCINI Rinaldo MILANI Serafino NEGRELLI Paola NEGRO Gabriele OLINI Stefano PALUMBO Achille PASSONI Stefano PATRIARCA Paolo PERULLI Enrico PUGLIESE Enrico REBEGGIANI Emilio REYNERI Marina RICCIARDELLI Carmine RUSSO Brigida SALOMONE Romeo SCARPARI Corrado SQUARZON Ferdinando TARGETTI Maurizio TORTORELLA Maurizio ZENEZINI”,”Le relazioni sindacali in Italia. Rapporto 1988-89. Rapporto annuale predisposto con il Patrocinio del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro.”,”Scritti di Ugo ASCOLI Guido BAGLIONI Rosana BARCELLONA Nicola BELLINI Massimo BIANCHI Giuseppe BIANCHI Annaflavia BIANCHI Lorenzo BORDOGNA Raimondo BOSCO Mimmo CARRIERI Giacomina CASSINA Innocenzo CIPOLLETTA Leopoldo COEN Mario CONCLAVE Luigi DI-VEZZA Paolo FELTRIN Enrico GIACINTO Edoardo GHERA Roberto GIORDANI Giuseppina GUALTIERI Massimo MASCINI Rinaldo MILANI Serafino NEGRELLI Paola NEGRO Gabriele OLINI Stefano PALUMBO Achille PASSONI Stefano PATRIARCA Paolo PERULLI Enrico PUGLIESE Enrico REBEGGIANI Emilio REYNERI Marina RICCIARDELLI Carmine RUSSO Brigida SALOMONE Romeo SCARPARI Corrado SQUARZON Ferdinando TARGETTI Maurizio TORTORELLA Maurizio ZENEZINI”,”STAT-123″ “BAGLIONI Guido DE-SANCTIS Antonietta NEGRELLI Serafino a cura, scritti di Gianni ARRIGO Guido BAGLIONI Mirella BAGLIONI Rosana BARCELLONA Lauralba BELLARDI Lorenzo BORDOGNA Domenico CARRIERI Mario CONCLAVE Massimo D’ANTONA Luigi DI-VEZZA Dario GREGORI Massimo MASCINI Rinaldo MILANI Chiara MORICONI Serafino NEGRELLI Paola NEGRO Gabriele OLINI Stefano PATRIARCA Enrico REBEGGIANI Carmine RUSSO Brigida SALOMONE Corrado SQUARZON Tiziano TREU Leonello TRONTI”,”Le relazioni sindacali in Italia. Rapporto 1989-90. Rapporto annuale predisposto con il Patrocinio del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro.”,”Scritti di Gianni ARRIGO Guido BAGLIONI Mirella BAGLIONI Rosana BARCELLONA Lauralba BELLARDI Lorenzo BORDOGNA Domenico CARRIERI Mario CONCLAVE Massimo D’ANTONA Luigi DI-VEZZA Dario GREGORI Massimo MASCINI Rinaldo MILANI Chiara MORICONI Serafino NEGRELLI Paola NEGRO Gabriele OLINI Stefano PATRIARCA Enrico REBEGGIANI Carmine RUSSO Brigida SALOMONE Corrado SQUARZON Tiziano TREU Leonello TRONTI”,”STAT-124″ “BAGLIONI Guido LIVERANI Bruno NEGRELLI Serafino a cura; scritti di di Guido BAGLIONI Mirella BAGLIONI Rosana BARCELLONA Lauralba BELLARDI Maurizio BENETTI Lorenzo BORDOGNA Cecilia BRIGHI Domenico CARRIERI Paolo CASCINO Mario CONCLAVE Antonietta DE-SANCTIS Antonio D’HARMANT FRANCOIS Aldo GIOBBIO Giorgio LAUZI Massimo MASCINI Francesca MERCUSA Serafino NEGRELLI Gabriele OLINI Stefano PATRIARCA Maurizio POLVERARI Anna M. PONZELLINI Enrico REBEGGIANI Carmine RUSSO Brigida SALOMONE Pia SARACENO Corrado SQUARZON Alberto STANCANELLI Leonello TRONTI Maurizio ZENEZINI”,”Le relazioni sindacali in Italia. Rapporto 1990-91. Rapporto annuale predisposto con il Patrocinio del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro.”,”Scritti di Guido BAGLIONI Mirella BAGLIONI Rosana BARCELLONA Lauralba BELLARDI Maurizio BENETTI Lorenzo BORDOGNA Cecilia BRIGHI Domenico CARRIERI Paolo CASCINO Mario CONCLAVE Antonietta DE-SANCTIS Antonio D’HARMANT FRANCOIS Aldo GIOBBIO Giorgio LAUZI Massimo MASCINI Francesca MERCUSA Serafino NEGRELLI Gabriele OLINI Stefano PATRIARCA Maurizio POLVERARI Anna M. PONZELLINI Enrico REBEGGIANI Carmine RUSSO Brigida SALOMONE Pia SARACENO Corrado SQUARZON Alberto STANCANELLI Leonello TRONTI Maurizio ZENEZINI”,”STAT-125″ “BAGLIONI Guido LIVERANI Bruno NEGRELLI Serafino a cura; scritti di Stefano ALLIEVI Guido BAGLIONI Mirella BAGLIONI Rosana BARCELLONA Lauralba BELLARDI Lorenzo BORDOGNA Bruno BROGLIA Domenico CARRIERI Mario CONCLAVE Carlo DELL’ARINGA A. D’HARMANT FRANCOIS Canio LAGALA Giorgio LAUZI Massimo MASCINI Serafino NEGRELLI Gabriele OLINI Stefano PATRIARCA Anna M. PONZELLINI Carmine RUSSO Brigida SALOMONE Pia SARACENO Corrado SQUARZON Wolfgang STREECK Leonello TRONTI Mario UNNIA Maurizio ZENEZINI”,”Le relazioni sindacali in Italia. Rapporto 1992-93. Rapporto annuale predisposto con il Patrocinio del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro.”,”Scritti di Stefano ALLIEVI Guido BAGLIONI Mirella BAGLIONI Rosana BARCELLONA Lauralba BELLARDI Lorenzo BORDOGNA Bruno BROGLIA Domenico CARRIERI Mario CONCLAVE Carlo DELL’ARINGA A. D’HARMANT FRANCOIS Canio LAGALA Giorgio LAUZI Massimo MASCINI Serafino NEGRELLI Gabriele OLINI Stefano PATRIARCA Anna M. PONZELLINI Carmine RUSSO Brigida SALOMONE Pia SARACENO Corrado SQUARZON Wolfgang STREECK Leonello TRONTI Mario UNNIA Maurizio ZENEZINI”,”STAT-126″ “BAGLIONI Guido NEGRELLI Serafino PAPARELLA Domenico a cura; scritti di Stefano ALLIEVI Guido BAGLIONI Mirella BAGLIONI Rosana BARCELLONA Lauralba BELLARDI Lorenzo BORDOGNA Bruno BROGLIA Domenico CARRIERI Mario CONCLAVE Carlo DELL’ARINGA A. D’HARMANT FRANCOIS Canio LAGALA Giorgio LAUZI Massimo MASCINI Serafino NEGRELLI Gabriele OLINI Stefano PATRIARCA Anna M. PONZELLINI Carmine RUSSO Brigida SALOMONE Pia SARACENO Corrado SQUARZON Wolfgang STREECK Leonello TRONTI Mario UNNIA Maurizio ZENEZINI; scritti di critti di Gianni ARRIGO Mirella BAGLIONI Marco BARBIERI Lauralba BELLARDI Lorenzo BIRINDELLI Lorenzo BORDOGNA Marco CARCANO Domenico CARRIERI Rino CAVIGLIOLI Mario CONCLAVE Enrico GIACINTO Antonio D’ARMANT FRANCOIS Canio LAGALA Giorgio LAUZI Renato DI-MARCO Massimo MASCINI Pietro MERLI BRANDINI Serafino NEGRELLI Gabriele OLINI Stefano PATRIARCA Claudio PELLEGRINI Fulvio PELLEGRINI Anna M. PONZELLINI Loretta RICCI Giovanni ROMA Carmine RUSSO Pia SARACENO Paola TANDA Leonello TRONTI Maurizio ZENEZINI”,”Le relazioni sindacali in Italia. Rapporto 1993-94. Rapporto annuale predisposto con il Patrocinio del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro.”,”Scritti di Gianni ARRIGO Mirella BAGLIONI Marco BARBIERI Lauralba BELLARDI Lorenzo BIRINDELLI Lorenzo BORDOGNA Marco CARCANO Domenico CARRIERI Rino CAVIGLIOLI Mario CONCLAVE Enrico GIACINTO Antonio D’ARMANT FRANCOIS Canio LAGALA Giorgio LAUZI Renato DI-MARCO Massimo MASCINI Pietro MERLI BRANDINI Serafino NEGRELLI Gabriele OLINI Stefano PATRIARCA Claudio PELLEGRINI Fulvio PELLEGRINI Anna M. PONZELLINI Loretta RICCI Giovanni ROMA Carmine RUSSO Pia SARACENO Paola TANDA Leonello TRONTI Maurizio ZENEZINI”,”STAT-127″ “BAGLIONI Guido NEGRELLI Serafino PAPARELLA Domenico a cura; scritti di Gianni ARRIGO Guido BAGLIONI Rosana BARCELLONA Lauralba BELLARDI Marco BIAGI Lorenzo BIRINDELLI Lorenzo BORDOGNA Renato BRUNETTA Domenico CARRIERI Giacomina CASSINA Gian Primo CELLA Lino CODARA Mario CONCLAVE Giuseppe D’ALOIA Mimma GIANGRANDE Jürgen HOFFMANN Reiner HOFFMANN Otto JACOBI Canio LAGALA Giorgio LAUZI Gabriella LEONE Antonio LONGO Massimo MASCINI Monica McBRITTON Pietro MERLI BRANDINI Serafino NEGRELLI Gabriele OLMI Achille PALIOTTA Stefano PATRIARCA Roberto PEDERSINI Anna M. PONZELLINI Udo REHFELDT Giovanni ROMA Carmine RUSSO Pia SARACENO Alberto STANCANELLI Leonello TRONTI Luc VOETS Maurizio ZENEZINI”,”Le relazioni sindacali in Italia. Rapporto 1994-95. Rapporto annuale predisposto con il Patrocinio del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro.”,”Scritti di Gianni ARRIGO Guido BAGLIONI Rosana BARCELLONA Lauralba BELLARDI Marco BIAGI Lorenzo BIRINDELLI Lorenzo BORDOGNA Renato BRUNETTA Domenico CARRIERI Giacomina CASSINA Gian Primo CELLA Lino CODARA Mario CONCLAVE Giuseppe D’ALOIA Mimma GIANGRANDE Jürgen HOFFMANN Reiner HOFFMANN Otto JACOBI Canio LAGALA Giorgio LAUZI Gabriella LEONE Antonio LONGO Massimo MASCINI Monica McBRITTON Pietro MERLI BRANDINI Serafino NEGRELLI Gabriele OLMI Achille PALIOTTA Stefano PATRIARCA Roberto PEDERSINI Anna M. PONZELLINI Udo REHFELDT Giovanni ROMA Carmine RUSSO Pia SARACENO Alberto STANCANELLI Leonello TRONTI Luc VOETS Maurizio ZENEZINI”,”STAT-128″ “BAGLIONI Guido NEGRELLI Serafino PAPARELLA Domenico a cura; scritti di Gianni ARRIGO Guido BAGLIONI Rosana BARCELLONA Carlo BASTASIN Lorenzo BIRINDELLI Lorenzo BORDOGNA Alessandra BOSCO Marco CARCANO Mimmo CARRIERI Giacomina CASSINA Anna CECI Lino CODARA Mario CONCLAVE Giuseppe D’ALOIA Reiner HOFFMANN Canio LAGALA Giorgio LAUZI Salvo LEONARDI Gabriella LEONE Daniele MARINI Massimo MASCINI Monica McBRITTON Serafino NEGRELLI Gabriele OLINI Philippe POCHET Anna Maria PONZELLINI Udo REHFELDT Vilma RINOLFI Giovanni ROMA Carmine RUSSO Alberto STANCARELLI Leonello TRONTI Lucia ZABATTA Maurizio ZENEZINI”,”Le relazioni sindacali in Italia. Rapporto 1996-97. Rapporto annuale predisposto con il Patrocinio del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro.”,”Scritti di Gianni ARRIGO Guido BAGLIONI Rosana BARCELLONA Carlo BASTASIN Lorenzo BIRINDELLI Lorenzo BORDOGNA Alessandra BOSCO Marco CARCANO Mimmo CARRIERI Giacomina CASSINA Anna CECI Lino CODARA Mario CONCLAVE Giuseppe D’ALOIA Reiner HOFFMANN Canio LAGALA Giorgio LAUZI Salvo LEONARDI Gabriella LEONE Daniele MARINI Massimo MASCINI Monica McBRITTON Serafino NEGRELLI Gabriele OLINI Philippe POCHET Anna Maria PONZELLINI Udo REHFELDT Vilma RINOLFI Giovanni ROMA Carmine RUSSO Alberto STANCARELLI Leonello TRONTI Lucia ZABATTA Maurizio ZENEZINI”,”STAT-129″ “BAGLIONI Guido SANTI Ettore SQUARZON Corrado a cura; scritti di Renato BRUNETTA Luigi DI-VEZZA Bruno CHIARINI e Ezio TARANTELLI Gianfranco CEREA e Ivano DALMONEGO Lorenzo BORDOGNA Giuseppe BIANCHI e Domenico LAISE Bruno VENEZIANI Gianni ARRIGO e Angelo PANDOLFO Ada BECCHI COLLIDA’ Elena PISANI e Valerio SPEZIALE Roberto DI-GIOACCHINO Giovanni MANTOVANI Carmine RUSSO Marina CAMONICO Paolo PERULLI Piero FERRI Luciano PERO Carla POMA Guido ROMAGNOLI Guido ABBADESSA e Claudio PENTACOLONE Marco CARCANO Gilberto DE-SANTIS Romeo SCARPARI Renzo STEFANELLI Ida REGALIA Angelo GENNARI Lorenzo CASELLI Orazio M. PETRACCA Sebastiano DI-GIACOMO e Ettore MASSACESI Nicola BELLINI e Patrizio BIANCHI Francesco CESARINI Paolo ANNIBALDI Giuseppe CAPO Guido FANTONI Sandro NACCARELLI Rocco SORACE Rinaldo CHIDICHIMO Geo BRENNA Pietro KEMENY Giuseppe DELLA-ROCCA e Mario ZOCCATELLI Mario DAL-CO Antonio MARTELLI Gian Primo CELLA Gianni DE-MICHELIS Carlo SALA Rosana BARCELLONA”,”Le relazioni sindacali in Italia. Rapporto 1983-84.”,”Scritti di Renato BRUNETTA Luigi DI-VEZZA Bruno CHIARINI e Ezio TARANTELLI Gianfranco CEREA e Ivano DALMONEGO Lorenzo BORDOGNA Giuseppe BIANCHI e Domenico LAISE Bruno VENEZIANI Gianni ARRIGO e Angelo PANDOLFO Ada BECCHI COLLIDA’ Elena PISANI e Valerio SPEZIALE Roberto DI-GIOACCHINO Giovanni MANTOVANI Carmine RUSSO Marina CAMONICO Paolo PERULLI Piero FERRI Luciano PERO Carla POMA Guido ROMAGNOLI Guido ABBADESSA e Claudio PENTACOLONE Marco CARCANO Gilberto DE-SANTIS Romeo SCARPARI Renzo STEFANELLI Ida REGALIA Angelo GENNARI Lorenzo CASELLI Orazio M. PETRACCA Sebastiano DI-GIACOMO e Ettore MASSACESI Nicola BELLINI e Patrizio BIANCHI Francesco CESARINI Paolo ANNIBALDI Giuseppe CAPO Guido FANTONI Sandro NACCARELLI Rocco SORACE Rinaldo CHIDICHIMO Geo BRENNA Pietro KEMENY Giuseppe DELLA-ROCCA e Mario ZOCCATELLI Mario DAL-CO Antonio MARTELLI Gian Primo CELLA Gianni DE-MICHELIS Carlo SALA Rosana BARCELLONA”,”STAT-429″ “BAGLIONI Guido, collaborazione di Bruno MANGHI”,”Il problema del lavoro operaio. Teorie del conflitto industriale e dell’esperienza sindacale.”,”Il capitolo III è stato scritto da Bruno Manghi: ‘L’analisi del conflitto industriale e dell’esperienza sindacale come momento di una più vasta visione sociale’ (si parla dell’origine del sindacato, del marxismo tedesco (Kautsky e la Luxemburg, dell’azione sindacale nel pensiero di Lenin, si riporta la posizione della Kollontai, ecc.) (da pag 120-) “”(…) Lenin vede nel movimento operaio internazionale molte forze che si attestano in posizioni di mera lotta sindacale o di riformismo politico, come testimoniano le sue dure critiche ai fabiani, alle ‘trade-unions’, a Gompers, agli «economisti» brentaniani. In ‘Che fare?’ (1) l’opera che più ampiamente discute questo tema, Lenin muove appunto dalla constatazione che l’unionismo inglese, al pari dei brentaniani e dei moderati, non soltanto limita l’azione del proletariato, ma con ciò stesso rappresenta un ostacolo reale alla sua liberazione dal sistema salariale. Esattamente come il Kautsky (2) che sempre aveva ribadito l’importanza della ‘leadership’ intellettuale, Lenin rifiuta la spontaneità della lotta economica e il determinismo storico che rinuncia all’opera di organizzazione delle masse, senza organizzazione politica non si ha la coscienza socialista, e lo spontaneismo economico, che la le sue più tipiche espressioni nelle ‘trade unions’, comporta inevitabilmente la sottomissione pratica alla borghesia. Gli operai, lasciati a se stessi, seguono necessariamente la linea del minimo sforzo, ed aggiunge: «la classe operaia va spontaneamente al socialismo, ma l’ideologia borghese, che è la più diffusa… resta pur sempre l’ideologia che, spontaneamente, soprattutto si impone all’operaio» (3); di qui la necessità di un’azione sul proletariato che, partendo dalle condizioni obiettive del sistema economico, indichi la via rivoluzionaria, in quanto in essa trovano soddisfazione sia le esigenze di fondo sia quelle contingenti e particolari della classe operaia; leggiamo infatti: «… l’ideale di un socialdemocratico non deve essere il segretario di una ‘trade-union’, ma il tribuno popolare, il quale sa reagire contro ogni manifestazione d’arbitrio e oppressione, ovunque essa si manifesti…» (4). Lenin non conclude però che azione sindacale ed azione politica debbano svolgersi nel medesimo ambito organizzativo; sindacato e partito debbono restare distinti poiché il partito è, in condizioni di lotta, una formazione ristretta e saldissima composta di rivoluzionari professionisti, mentre il sindacato raccoglie la massa degli operai non in base alle distinzioni politiche, bensì in base ai loro interessi economici. La permissività politica nell’affiliazione sindacale non esclude che tra sindacato e partito debbano sussistere stretti legami: il sindacato rappresenta la modalità organizzativa propria del partito per far giungere il messaggio politico alla massa operaia, e perciò può definirsi una scuola di socialismo. Non a caso Lenin polemizzò duramente con i socialisti rivoluzionari e con Plechanov (5) a proposito appunto della neutralità del sindacato: la teorizzazione di una neutralità ideologica dell’azione sindacale significa appunto isolamento dal partito tanto del sindacato in quanto struttura organizzativa, quanto della massa operaia che soltanto così, attraverso la promozione dei suoi interessi economici, può essere politicamente avvicinata”” (pag 164-165) [(in) capitolo di Bruno Manghi: ”L’analisi del conflitto industriale e dell’esperienza sindacale come momento di una più vasta visione sociale’, (in) Guido Baglioni, ‘Il problema del lavoro operaio. Teorie del conflitto industriale e dell’esperienza sindacale’, Milano, 1967] [(1) Lenin, “”Che fare?””, in ‘Opere scelte’, 2 voll. Mosca, Ed. in lingue estere, V ed. 1948, pp. 141-258 (edizione originale 1902); (2) Lenin, Ibidem, pp. 166-167; (3) Lenin, Ibidem, p. 167; (4) Lenin, Ibidem, p. 198; (5) Lenin, “”La neutralità dei sindacati””, in “”Sui sindacati”” (ed. originale 1908), cit., pp. 18-31] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM]”,”TEOS-015-FV”
“BAGLIONI Guido”,”La politica sindacale nel capitalismo che cambia.”,”Guido Baglioni (1928) è ordinario di sociologia economica nella facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Brescia. Presidente del CESOS (Centro di studi sociali e sindacali) di Roma.”,”SIND-020-FL”
“BAGLIONI Guido”,”L’ideologia della borghesia industriale nell’Italia liberale.”,”Paternalismo organico e istituzionalizzato, partecipazione indiretta degli operai “”Gli imprenditori sono consapevoli che gli operai devono partecipare ai benefici della produzione. Nel caso della grande impresa, l’unico tipo di partecipazione possibile – chamata dall’autore ‘partecipazione indiretta’ – è costituita da un insieme di iniziative (premi, pensioni, casse di mutuo soccorso, scuole per operrai, aiuti alle famiglie, operai sociali nell’ambiente), dovute alla benevolenza dell’industriale e, quindi, nell’ottica di un ‘paternalismo’ organico e istituzionalizzato”” (pag 143)”,”ITAE-012-FC”
“BAGLIVO Adriano”,”Il mercato dei bambini.”,” BAGLIVO Adriano nato nel 1934, è inviato speciale del ‘Corriere della Sera’ per il Mezzogiorno. Ha pubblicato con Giovanni PELLICCIARI ‘Sud amaro’ (Sapere, 1970) e ‘La tratta dei meridionali’ (Sapere, 1973). Lavoro infantile. L’ impiego della colla. “”Il maggior numero dei casi interessa il settore industriale che registra anche numerose conseguenze mortali. Nord e Sud si dividono quasi a metà le percentuali dei casi di infortunio. Un esempio e una domanda: quale futuro avranno i bambini di Napoli (15% della manodopera locale) adibiti alla lavorazione delle pelletterie? Usano solventi che attaccano il sistema nervoso provocando spesso la paralisi degli arti. La polinevrite uccide.”” (pag 46)”,”CONx-131″
“BAGNASCO Arnaldo”,”Tre Italie. La problematica territoriale dello sviluppo italiano.”,”Arnaldo Bagnasco è nato nel 1939. Laureato all’Università di Genova, insegna sociologia urbana nella facoltà di scienze politiche dell’Università di Torino.”,”ITAS-062-FL”
“BAGNASCO Mario GAGLIONE Vittorio”,”Come eravamo. Riflessioni storiche e sindacali dei lavoratori portuali di Genova della FILP-CGIL.”,”Mario Bagnasco è nato a Genova Sampierdarena nel 1932. Assunto dal CAP nel 1955 con la qualifica di operaio gruista, è stato segretario della Lega Porto – CAP e Coordinatore nazionale dipendenti Enti portuali e Aziende Mezzi meccanici. Vittorio Ghiglione è nato a Genova Vernazzola nel 1928. Dopo la scuola media inferiore e la scuola apprendisti Ansaldo ha lavorato per due anni all’ Ansaldo Meccanico alla Fiumara ed è entrato come occasionale della Compagnia Unica Sezione San Giorgio nel marzo1948. Iscritto nei ruoli della Compagnia nel 1956 viene eletto per diversi anni Caposezione della San Giorgio e Viceconsole della Compagnia. E’ stato Segretario provinciale e nazionale della FILP CGIL e Coordinatore nazionale dei portuali nella FILT-CGIL.”,”LIGU-217″
“BAGNOLI Paolo”,”Carlo Rosselli. Il socialismo delle libertà.”,”ANTE3-17 Carlo ROSSELLI (1899-1937). Paolo BAGNOLI è professore di storia delle dottrine politiche. Insegna presso l’Università di Siena e l’Università Bocconi di Milano. Si è occupato in vari studi di Carlo Rosselli.”,”ITAD-098″
“BAGNOLI Paolo”,”Il socialismo di Tristano Codignola.”,”Con il contributo del circolo Carlo Rosselli Carlo BAGNOLI (1947) storico e giornalista è professore ordinario di storia delle dottrine politiche presso l’Università di Siena. Ha insegnato alla Bocconi di Milano. E’ stato Senatore.”,”ITAP-145″
“BAGNOLI Paolo”,”Una famiglia nella lotta. Carlo, Nello, Amelia e Marion Rosselli: dalle carte dell’archivio dell’Istituto Storico della Resistenza in Toscana.”,”BAGNOLI Paolo professore ordinario di storia delle dottrine politiche, Univ. di Siena. Direttore dell’Istituto storico della resistenza in Toscana.”,”ITAD-122″
“BAGNOLI Paolo”,”L’eretico Gobetti.”,”Paolo BAGNOLI nato a Colle Val d’Elsa nel 1947 si è laureato in Storia della filosofia moderna e contemporanea presso la facoltà di lettere dell’Univ. di Firenze. E’ stato membro del CC del PSI. “”L’insufficienza della borghesia italiana dalla unificazione in poi ha creato le premesse per un suo sostanziale superamento; ben lontana dall’aver esaurito la funzione rivoluzionaria che la situazione esigeva, essa si è logorata, e non sa più rispondere alle esigenze che la nuova maturazione dei tempi richiede. Così, mentre Gramsci in via teorica ci offre un’interpretazione classica del ruolo della borghersia, Gobetti scende sul piano specifico della realtà italiana e si limita a registrare come di tutte quelle prerogative un tempo caratteristiche della vecchia classe arntifeudale sia erede il proletariato. Erede e portatore dello spirito liberale, esso si contrappone alla pratica conservatrice della vecchia borghesia che ha esaurito il proprio liberalismo limitandosi a svolgere una funzione governativa senza il concorso del popolo, restringendo il proprio ruolo libertario e abdicando alla propria capacità di forza creativa. (1)”” (pag 68) (1) Cfr., P.G., Liberali e conservatori, ‘La Rivoluzione Liberale’, 26 marzo 1922′ ora in ‘Opere’, cit, p.277″,”ITAD-125″
“BAGNOLI Paolo”,”Piero Calamandrei. Il pensiero dei padri costituenti.”,”””Nel suo saggio, Isnenghi, con brillante precisione, focalizza Calamandrei a partire dall’esperienza di tutta una generazione di “”pontieri””, al fine di ben evidenziare la lettura che deve essere data della rivista e del suo fondatore-direttore. Scrive, infatti: “”Chi ha avuto vent’anni ai tempi della “”Voce”” ri-nasce, appunto, o ri-sorge, fra i cinquanta e i sessanta, con “”Il Ponte””, dopo aver attraversato due guerre e due eclissi di sistemi politici, il liberale e il fascista”” (7) (pag 15) (7) M. Isnenghi, La vita della patria, p. 21. Calamandrei sotto il fascismo. (wiki). Rapporti con Dino Grandi. Sotto il fascismo Politicamente schierato a sinistra, subito dopo la marcia su Roma e la vittoria del fascismo fece parte del consiglio direttivo dell’Unione Nazionale fondata da Giovanni Amendola. Partecipò, insieme con Dino Vannucci, Ernesto Rossi, Carlo Rosselli e Nello Rosselli alla direzione di Italia Libera, un gruppo clandestino di ispirazione azionista. Manifestò sempre la sua avversione alla dittatura mussoliniana, aderendo nel 1925 al Manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce. Durante il ventennio fascista fu uno dei pochissimi professori e avvocati che non ebbe né chiese la tessera del Partito Nazionale Fascista[1] continuando sempre a far parte del movimento antagonista, collaborando ad esempio con la testata Non Mollare. Nonostante ciò, nel 1931 giurò come professore universitario fedeltà al regime fascista e divenne collaboratore di Dino Grandi nella redazione del codice di procedura civile (del quale scrisse anche la relazione ministeriale di accompagnamento[2]). Contrario all’ingresso dell’Italia nella seconda guerra mondiale a fianco della Germania, nel 1941 aderì al movimento Giustizia e Libertà [senza fonte] ed un anno dopo fu tra i fondatori del Partito d’Azione [senza fonte] insieme a Ferruccio Parri, Ugo La Malfa ed altri. In questo periodo (1939-1945) tenne un diario, pubblicato nel 1982. I rapporti tra Calamandrei e il fascismo sono stati, negli ultimi anni, oggetto di un acceso dibattito tra gli studiosi del diritto processuale civile. In particolare autori come Franco Cipriani, da un lato hanno contestato l’effettiva adesione di Calamandrei a Giustizia e Libertà ed al Partito d’Azione[3], dall’altro hanno evidenziato la stretta collaborazione del maestro fiorentino con Dino Grandi nella redazione del codice di procedura civile (v. infra). Secondo tale orientamento Calamandrei, pur restando sempre antifascista, tenne – ad onor del vero al pari di quasi tutti gli intellettuali italiani – una condotta relativamente ambigua, dal momento che si trovò a diventare uno dei più stretti collaboratori di Grandi nella redazione di un codice “”fascista””, ed arrivando a predisporre il testo della stessa Relazione ministeriale, firmata poi dallo stesso Guardasigilli[4]. Secondo altra dottrina i rapporti tra Calamandrei e il fascismo, ed in particolare tra Calamandrei e Grandi (ed il conseguente apporto del giurista alla redazione del codice di rito), andrebbero letti come un tentativo di – per così dire – “”limitare il più possibile i danni””; evitare, cioè, che la legislazione italiana (e quel che più conta l’imminente codice processuale) imboccasse una deriva nazionalsocialista[5]. In ogni caso, va registrato il fatto che il regime lo sorvegliò come antifascista sin dal 1931[6]. Il codice di procedura civile[modifica | modifica sorgente] Fu, insieme a Francesco Carnelutti, a Enrico Redenti, a Tito Carnacini e al magistrato Leopoldo Conforti, uno dei principali redattori del codice di procedura civile del 1942, in parte ancora in vigore, dove, secondo una teoria classica, avrebbero trovato formulazione legislativa gli insegnamenti fondamentali della scuola di Chiovenda. A riprova di questa teoria, Alessandro Galante Garrone (Calamandrei, Garzanti 1987) sostiene che la relazione del Guardasigilli al Re, scritta in uno stile inconfondibilmente scorrevole e piano, è opera dello stesso Calamandrei. E immediatamente dopo l’entrata in vigore del codice, Conforti in alcuni scritti giuridici e lo stesso Grandi nel suo epistolario con Calamandrei affermarono in maniera esplicita di essersi richiamati all’insegnamento di Giuseppe Chiovenda.”,”ITAP-187″
“BAGNOLI Paolo BIAGIANTI Ivo BIANCHI Mirco DEL-CORNO Nicola LANDUYT Ariane BIANCIARDI Silvia GHIANDELLI Enno DILETTOSO Diego POSTORINO Francesco CIUFFOLETTI Zeffiro BIDUSSA David VISCIOLA Simone GABRIELLI Patrizia”,”Carlo e Nello Rosselli (1937-2017). Carlo Rosselli e il rossellismo nella storia d’Italia (Bagnoli); I fratelli Rosselli nel dibattito politico culturale degli ultimi anni (Biagianti); Carlo Rosselli: guerra, solidarietà, socialismo (Bianchi); «Una traccia di sangue inglese nelle mie vene». Carlo Rosselli e l’Inghilterra (Del-Corno); Gli Stati Uniti d’Europa nel pensiero di Carlo Rosselli (Landuyt); Il Socialismo liberale di Carlo Rosselli e il revisionismo socialista (Bianciardi); Carlo Rosselli e il dibattito sul piano (Ghiandelli); Carlo Rosselli e i “”miti”” di Giacomo Matteotti (Dilettoso); Serge Audier interprete di Rosselli. Una replica alla ‘Third Way’ (Postorino); Nello Rosselli: l’uomo e lo storico (Ciuffoletti); Il Risorgimento di Nello Rosselli e la rinascita della storia del movimento operaio e socialista nel secondo dopoguerra (Bidussa); Dopo Bagnoles-de-l’Orne. Gaetano Salvemini, Amelia e Maria Rosselli: la difesa della memoria di Nello e la sistemazione dei suoi scritti (Visciola); Amelia Pincherle, Maria Todesco, Marion Cave: sentimenti, legami parentali, politica in casa Rosselli (Gabrielli).”,”Tra i vari saggi: – Zeffiro Ciuffoletti, Nello Rosselli, l’uomo e lo storico (pag 169-184) “”Sull’influenza di Benedetto Croce su Nello si era già scritto, ma occorre ritornarci proprio per le profonde ripercussioni che la ‘Storia d’Europa’ ebbe sul giovane storico fiorentino in quegli anni cruciali della sua vita, dopo le esperienze del confino e dell’esilio di Salvemini e del fratello Carlo. Norberto Bobbio scrisse nella prefazione alla monografia di Giovanni Belardelli su Nello che, per lui, quello del progetto rosselliano di una rivista europea fu il periodo «più felice, più fervido, più lungimirante della sua opera di storico»”” (pag 175)”,”ITAD-164″
“BAGNOLI Paolo”,”Il risorgimento eretico di Piero Gobetti.”,”A proposito dell’opera di Gobetti (saggi raccolti nel volume): ‘Risorgimento senza eroi’ Tutta la storia del Piemonte è, per Gobetti, una rivoluzione spirituale, ossia un continuo prendere coscienza dei problemi… (pag 19) Altra opera di Gobetti citata: ‘La filosofia politica di Vittorio Alfieri’ ora in ‘Opere complete di Piero Gobetti’, II, pag 87-144 “”L’eresia è il vero momento creativo della religioen”” aveva scritto Alfred Loisy, il grande storico del cristianesimo (pag 65) Salvemini. “”Nel 1899 studiando ‘I partiti politici milanesi nel secolo XIX’ (1), aveva definito il Risorgimento una rivoluzioen mancata, ossia “”La cosiddetta rivoluzione italiana è stata una mistificazione bella e buona””. In questo libro Salvemini sotto l’influenza di Cattaneo e di Ferrari, nonché di letture di Marx, approfondiva le ragioni dell’insuccesso dei democratici in termini di classe per arrivare alla conclusione che spetta ai socialisti (allora Salvemini militava nel partito socialista) di riprendere l’eredità dei democratici non sabaudi per rendere compiuta la rivoluzione italiana”” (pag 59) (1) Ora in ‘Scritti sul Risorgimento’, cit., pp. 29-123″,”ITAB-002-FMB”
“BAGOT Richard”,”Gl’ italiani d’ oggi.”,”””Tra le varie professioni civili, la più ricercata è quella dell’ impiegato governativo o municipale: la “”impiegomania”” è forse la principale malattia di cui soffra l’ Italia contemporanea, ed è una malattia che ha profonde radici”” (pag 80). Contiene riflessione su utilizzo carta fiscale gioco lotto.”,”ITAS-021″
“BAGROW Leo, edizione riveduta e ampliata da R.A. SKELTON”,”History of Cartography.”,”Leo Bagrow (1881-1957), R.A. Skelton sovraintendente del ‘Map Room’ al British Museum.”,”QMIN-104-FSL”
“BAHNE Siegfried”,”Die KPD und das Ende von Weimar. Das Scheitern einer Politik, 1932-1935.”,”Trotsky, il KPD e la tattica del fronte unico (pag 38)”,”MGEK-132″
“BAIARDO Enrico”,”Socialismo in movimento. Il Psiup e la sinistra degli anni Sessanta.”,”Enrico Baiardo è studioso delle comunicazioni di massa e della storia dello spettacolo.”,”ITAC-001-FFS”
“BAILEY Alyson J.K. a cura; saggi di Alyson J.K. BAILES Pal DUNAY Z. LACHOWSKI R. DWAN Sara LINBERG e Neil J. MELVIN Vladimir BARANOVSKY Pal DUNAY Hans BORN e Ian LEIGH Kamila PRONINSKA Elisabeth SKÖNS Petter STALENHEIM Catalina PERDOMO Eamons SURRY Siemon T. WEZEMAN Mark BROMLEY Damien FRUCHART Paul HOLTON Pieter D. WEZEMAN Ian ANTHONY Jon HART Frida KUHLAU Zdzislaw LACHOWSKI Martin SJÖGREN Matt SCHROEDER Sibylle BAUER”,”Sipri Yearbook 2007. Armaments, Disarmament and International Security.”,”Saggi di Alyson J.K. BAILES Pal DUNAY Z. LACHOWSKI R. DWAN Sara LINBERG e Neil J. MELVIN Vladimir BARANOVSKY Pal DUNAY Hans BORN e Ian LEIGH Kamila PRONINSKA Elisabeth SKÖNS Petter STALENHEIM Catalina PERDOMO Eamons SURRY Siemon T. WEZEMAN Mark BROMLEY Damien FRUCHART Paul HOLTON Pieter D. WEZEMAN Ian ANTHONY Jon HART Frida KUHLAU Zdzislaw LACHOWSKI Martin SJÖGREN Matt SCHROEDER Sibylle BAUER”,”STAT-318″
“BAILEYS Alyson J.K. a cura; saggi di Alyson J.K. BAILES Pal DUNAY Z. LACHOWSKI R. DWAN C. HOLMQVIST L. HARBOM P. WALLENSTEEN H. BORN H. HANGGI R. HOLLIS M.C. ROSAS E. SKONS W. OMITOOGUN C. PERDOMO P. STALENHEIM N. NAZET E. SURRY S.T. WEZEMAN M. BROMLEY I. ANTHONY S.N. KILE H.M. KRISTENSENR. GUTHRIE H. HART F. KUHLAU V. FEDCHENKO S. BAUER M. SCHROEDER R. STOHL C. AHLSTROM”,”Sipri Yearbook 2005. Armaments, Disarmament and International Security.”,”Saggi di Alyson J.K. BAILES Pal DUNAY Z. LACHOWSKI R. DWAN C. HOLMQVIST L. HARBOM P. WALLENSTEEN H. BORN H. HANGGI R. HOLLIS M.C. ROSAS E. SKONS W. OMITOOGUN C. PERDOMO P. STALENHEIM N. NAZET E. SURRY S.T. WEZEMAN M. BROMLEY I. ANTHONY S.N. KILE H.M. KRISTENSENR. GUTHRIE H. HART F. KUHLAU V. FEDCHENKO S. BAUER M. SCHROEDER R. STOHL C. AHLSTROM”,”STAT-145″
“BAILLARGEON Normand”,”L’ordre moins le pouvoir. Histoire & actualité de l’anarchisme.”,”Militante anarchico insegnante all’Università del Quebec a Montreal, Baillargeon è autore di ‘Petit cours d’autodéfense intellectuelle’ (Lux, 2005). “”Gli anarco-capitalisti sostengono che la loro posizione è autenticamente anarchica poiché è anti-statalista; aggiungono che ciò che li distingue dagli anarchici classici (o di sinistra) è che essi pensano che l’egualitarismo sia un’illusione: non concependo altra eguaglianza possibile che l’eguaglianza del diritto, gli anarco-capitalisti assicurano dunque che le ineguaglianze di fatto tra gli individui si manifesteranno immancabilmente in una società libera”” (pag 185)”,”ANAx-382″
“BAILO Gigi”,”Struttura al negativo.”,”Engels, Marx, Lenin e la critica alla ‘catena hegeliana’ “”«Se un chicco di orzo trova le condizioni per esso normali, se cade su un terreno favorevole, sotto l’influsso del calore e dell’umidità subisce un’alterazione specifica, cioè germina; il chicco come tale muore, viene negato, e al suo posto spunta la pianta che esso ha generato, la negazione del chicco. Ma quale è il corso normale della vita di questa pianta? Essa cresce, fiorisce, viene fecondata e, infine, a sua volta produce dei chicchi di orzo e, non appena questi sono maturati, lo stelo muore, viene a sua volta negato. Come risultato di questa negazione della negazione abbiamo di nuovo l’originario chicco di orzo, non però semplice, ma moltiplicato per dieci, per venti, per trenta» (1). Per illustrare la terza legge della dialettica Federico Engels nella sua polemica con Dühring giustapponeva temerariamente questa posizione botanica ad un’altra matematica. «Prendiamo una qualsiasi grandezza algebrica, per esampio a. Neghiamo questa negazione moltiplicando -a per -a, avremo così +a², cioè la primitiva grandezza positiva, ma ad un grado più elevato ossia alla seconda potenza (2). Jacques Monod all’inizio del capoverso «Il fallimento epistemologico del materialismo dialettico» nel secondo capitolo del suo libro ‘Il caso e la necessità’, qualifica lo specioso raffronto dell’Anti-Dühring una balordaggine. Certo che questa operazione di Engels à maldestra e la voce dialettica, come vedremo, ‘è tutt’altro che pacifica’ nel linguaggio materialistico, il cui fallimento epistemologico, ciò non di meno, è tutto da dimostrare. Come l’estrapolazione arbitraria di Monod dal testo di Engels è tutta da giustificare. (…) Mi pare che il biologo famoso, con quasi un secolo di ritardo, cada nell’interpretare l’Anti-Dühring più o meno nello stesso errore del meno famoso liberalpopulista Mikhailovski, che è poi l’errore che rese famoso Dühring: il non aver capito che la dialettica hegeliana è rifiutata da Marx. Vale quindi la pensa di rileggere la risposta di Lenin a Mikhailovski: «La magnifica lezione che Engels impartisce a Dühring può per intiero essere rivolta anche al signor Mikhailovski, il quale afferma esattamente la stessa cosa, e cioè che per Marx l’avvenire si regge esclusivamente all’estremità della catena hegeliana e che la convinzione della sua inevitabilità può essere soltanto fondata sulla fede. Non sarà superfluo, mi pare, rilevare a questo proposito che tutta questa spiegazione di Engels si trova nello stesso capitolo nel quale si parla del seme, della dottrina di Rousseau e di altri esempi con le dichiarazioni così chiare e categoriche di Engels (e di Marx al quale fu letto preventivamente il manoscritto di quest’opera), affermanti che non si può nemmeno parlare di ‘dimostrare’ una cosa qualsiasi con le triadi (tesi, antitesi e sintesi, ndr) o che non si può introdurre nella rappresentazione del processo reale i «termini convenzionali» di queste triadi, debba essere del tutto sufficiente per comprendere quanto sia assurda l’accusa di dialettica hegeliana lanciata contro il marxismo» (3)”” [Gigi Bailo, ‘Struttura al negativo’, Bulzoni, Roma, 1977] [(1) F. Engels, Antidüring’, a cura di V. Gerratana, Roma, Editori Riuniti, 1968, pag 144; (2) Ibid., pag 145; (3) V.I. Lenin, ‘Che cosa sono gli amici del popolo’, in ‘Opere’, Roma, Ed: Riuniti, 1965, pag 37-38] ‘La filosofia di Hegel è famosa per il suo approccio dialettico, spesso rappresentato attraverso la triade di tesi, antitesi e sintesi. Questo processo descrive il modo in cui il pensiero e la realtà si sviluppano attraverso contrasti e risoluzioni2. Tuttavia, è interessante notare che Hegel non ha mai usato direttamente questi termini per descrivere la sua logica dialettica. La dialettica hegeliana è vista come una “”logica concreta””, che riflette la struttura stessa della realtà. La triade è spesso associata alla relazione servo-padrone, dove il padrone rappresenta la tesi, il servo l’antitesi, e la sintesi emerge come il riconoscimento reciproco della libertà 3.’ (copilot)”,”TEOC-002-FPB”
“BAINTON Roland H.”,”Lutero.”,”Roland H. BAINTON (1894-1975) ha insegnato storia della Chiesa all’Univ di Yale dal 1917 al 1954. Paziente ricercatore e insieme scrittore incisivo e vivace, è autore di varie opere dedicate di preferezna, sin dai suoi primi viaggi giovanili di studio in EU, a quelli che egli chiama ‘spiriti liberi’: Bernardino OCHINO (1940), CASTELLIONE, David JORIS (1934), Michele SERVETO (1953). Oltre a questa fondamentale monografia su LUTERO, Einaudi ha pubblicato ‘La riforma protestante’.”,”RELP-027″
“BAINTON Roland H.”,”La lotta per la libertà religiosa.”,”Roland H. BAINTON (1894-1975) ha insegnato Storia della Chiesa nella Yale University. Tra i suoi libri tradotti in italiano ‘Lutero’ (Einaudi) ‘La riforma protestante’ (idem).”,”RELP-003″
“BAINTON Roland H.”,”La lotta per la libertà religiosa.”,”Roland H. BAINTON (1894-1975) ha insegnato Storia della Chiesa nella Yale University. Tra i suoi libri tradotti in italiano ‘Lutero’ (Einaudi) ‘La riforma protestante’ (idem).”,”TEOP-351″
“BAINTON Roland H.”,”Lutero.”,”Roland H. Bainton (1894-1975) ha insegnato storia della Chiesa all’Università di Yale dal 1917 al 1954. Paziente ricercatore e insieme scrittore incisivo e vivace, è autore di varie opere dedicate di preferenza, sin dai suoi primi viaggi giovanili di studio in Europa, a quelli che egli chiama ‘spiriti liberi’: Bernardino Ochino (1940), Castellione, David Joris (1934), Michele Serveto (1953). Oltre a questa fondamentale monografia su Lutero, Einaudi ha pubblicato ‘La riforma protestante’. I santi rivoluzionari: Münzer (pag 228-) Münzer fomenta la ribellione (pag 244-) La disfatta dei contadini ed i suoi effetti sulla Riforma (pag 247) ‘Con queste disposizioni di spirito Münzer si recò a Mühlausen, dove si rese responsabile di fomentare la guerra dei contadini. Davanti al pulpito sciolse una lunga bandiera di seta decorata con un arcobaleno ed il motto «La Parola del Signore permane in eterno». «Questo è il momento, – proclamava, – se siete soltanto tre interamente consacrati a Dio non dovete temerne centomila. Avanti! Avanti! Avanti! Non risparmiate nessuno! Nessuna pietà per il pianto degli empi. Ricordate il comandamento di Dio a Mosè di distruggere interamente e di non mostrare pietà. Tutto il paese è in agitazione. Colpite! All’armi! All’armi! Avanti! Avanti!». Il paese era effettivamente in agitazione; i contadini si erano del tutto sollevati, mentre Federico il Savio era stanco e sul punto di morte. (…) Lutero cercò di contenere il diluvio, recandosi in mezzo ai contadini per protestare, ma fu accolto con modi sprezzanti e violenti. Allora buttò giù l’opuscolo ‘Contro le orde di contadini ladri ed assassini’. Secondo lui, l’inferno si era svuotato e tutti i diavoli erano entrati nei contadini e l’arcidiavolo in Thomas Münzer, «che non fa altro che eccitare al furto, all’uccisione e allo spargimento di sangue». (…) Alcuni principi erano perfin troppo disposti a colpire, trafiggere ed uccidere; e Thomas Münzer era persino troppo propenso a provocarli. Il duca Giorgio ed il langravio Filippo d’Assia, tra gli altri, furono pronti in un batter d’occhi. Münzer ed i contadini furono respinti fino a Frankenhausen; da qui mandarono un’ambasciata ai principi dicendo che cercavano soltanto la giustizia di Dio e volevano evitare di spargere sangue; i principi risposero: «Consegnate Thomas Münzer e gli altri avranno salva la vita». La proposta era attraente, ma Münzer sciolse la sua eloquenza: «Non temete: Gedeone con un pugno di uomini sconfisse i Madianiti e Davide uccise Golia» e in quello stesso momento un arcobaleno, simbolo della sua bandiera, apparve in cielo. Egli lo indicò come un segno premonitore ed i contadini serrarono le file, ma i principi approfittarono di una tregua per circondarli: soltanto seicento furono fatti prigionieri, mentre cinquemila furono sterminati. Münzer scappò, ma fu preso, torturato e giustiziato. Quindi i principi rastrellarono il paese. Altre bande non ebbero miglior fortuna. (…) Purtroppo il feroce opuscolo di Lutero fu pubblicato in ritardo ed apparve proprio nel momento in cui i contadini venivano sgominati. Egli cercò di controbilanciarne l’effetto con un altro scritto in cui diceva pur sempre che le orecchie dei ribelli devono essere aperte a fucilate, ma non intendeva negare grazia ai prigionieri. Tutti i diavoli, dichiarava, invece di lasciare i contadini e tornare all’inferno, erano ora penetrati nei vincitori, che stavano semplicemente sfogando le loro vendette. Ma quest’opuscolo passò inavvertito, e quell’unica frase: «Colpite, trafiggete, uccidete» gli procurò un biasimo che non sarebbe mai stato dimenticato. I contadini lo considerarono come un traditore della loro causa, sebbene i principi cattolici non cessassero mai di considerarlo responsabile di tutto il conflitto”” (pag 245-248) Le parole di Lutero «Colpite, trafiggete, uccidete» gli procurarono un biasimo che non sarebbe mai stato dimenticato dai contadini”,”RELP-017-FF”
“BAINTON Roland H.”,”Lutero.”,”Roland H. Bainton (1894-1975) ha insegnato storia della Chiesa all’Università di Yale. Autore di numerose opere dedicate a quelli che egli definiva spiriti liberi, da Bernardino Ochino a Michele Serveto, presso Einaudi ha anche pubblicaro La riforma protestante.”,”RELP-003-FL”
“BAINTON Roland H.”,”La lotta per la libertà religiosa.”,”Roland H. Bainton (1894-1975) ha insegnato storia della Chiesa all’Università di Yale. Autore di numerose opere dedicate a quelli che egli definiva spiriti liberi, da Bernardino Ochino a Michele Serveto, presso Einaudi ha anche pubblicaro La riforma protestante.”,”RELx-028-FL”
“BAINVILLE Jacques”,”Histoire de deux peuples. La France et l’ Empire allemande.”,”BAINVILLE ha fatto parte dell’ Academie francaise. “”Tuttavia l’ entrata in scena della Prussia aveva avuto un carattere tale da far riflettere i più storditi. Il ratto della Slesia segnava veramente l’ inizio di un’ era nuova per l’ Europa e nelle relazioni tra gli Stati.”” (pag 136) “”Il sistema di equilibrio al quale il mondo europeo era pervenuto, grazie alla Francia, e che riposava essenzialmente sull’ impotenza della Germania, è stato rotto. Il germanesimo una volta in libertà, il regno della forza senza condizione è tornato con l’ antico mondo, aggravato ancora dalla potente concentrazione degli Stati moderni e le risorse della scienza: terribile regressione della specie umana in un’ era in cui mai gli uomini erano stati così persuasi del loro progresso…”” (pag 281)”,”FRQM-025″
“BAINVILLE Jacques”,”Histoire de deux peuples. Continuée jusqu’a Hitler.”,”””Conservata nella sua unità, la Germania aveva dunque maturato questo frutto! E pure, l’ unità salvata dai vincitori, fu consumata da Hitler. Egli andò più lontano di Bismarck, più lontano della rivoluzione del 1918 e dell’ assemblea di Weimar. Egli soppresse le ultime tracce del federalismo. Mise un statthalter, un governatore. perfino a Monaco e la Baviera protestò ancora meno che nel 1871 quando era stata “”inghiottita””. (pag 251)”,”FRQM-026″
“BAINVILLE Jacques”,”Storia di Francia.”,”””Meglio, dunque liquidare la partita fintantoché avevamo in mano dei pegni. Fu così che quella prima guerra di sette anni terminò con una pace bianca (1748). Il trattato di Aix-la-Chapelle è passato alla storia come un monumento di assurdità, tanto che dall’ epoca in cui esso venne stipulato diventò proverbiale il detto: “”Bête comme la paix””. Ma quando è errato il principio informatore della guerra, come può da questa scaturire una buona pace? Tutto il guadagno da noi ottenuto con l’ aver voluto riprendere nel diciottesimo secolo la politica contro gli Asburgo, opportuna nel diciassettesimo, era stato quello di far ingrandire la Prussia e di distruggere l’ equilibrio europeo. Dell’ errore commesso dalla Francia nel 1741 Federico, infatti, fu il solo beneficiario. Già durante la guerra egli era stato l’ arbitro della situazione, prestandoci il suo aiuto fino a quando aveva interesse a farlo e non per un minuto di più, ed ancro meglio lo avrebbe potuto essere in avvenire, poché da quella stess aguerra la sua potenza era uscita accresciuta. Fin da quel momento era chiaro che la Prussia aspirava a prendere in Germania il posto dell’ Austria e che quell’ aspirazione non era più da ritenersi smodata. Se la Francia si fosse dunque ostinata in una politica anti-austriaca, avrebbe lavorato in favore di Federico; se avesse mutato sistema, se avesse rovesciato le proprie alleanze, avrebbe dovuto contare Federico tra i propri nemici. In entrambi i casi l’ Inghilterra, con la quale nulla era stato definito e con la quale la nostra rivalità coloniale continuava, avrebbe avuto a sua disposizione un soldato sul continente. Ecco ciò che ci era costato l’ errore commesso dal partito del Belle-Isle, l’ anacronismo della lotta contro la Casa d’ Austria. La politica francese aveva perduto la sua chiarezza.”” (pag 247-248)”,”FRAG-009″
“BAINVILLE Jacques”,”Bismarck.”,”Bismarck non ha avuto che un discepolo: Stresemann. (pag VII introduzione) La guerra prossima tra la Prussia e l’ Austria. “”Lorsque Bismarck était entré dans la politique, c’était l’ Autriche qu’il fallait ménager. L’ Autriche venait de faire sentir sa puissance à la Prusse en lui infligeant l’ humiliation d’ Olmütz. Le jour de prendre une revanche et de l’ expulser d’ Allemange n’était pas encore venu. Le 3 décembre 1850, Bismarck prononcait un discours pour la paix. Et après l’ avoir reproduit dans ses mémoires, il commente: “”Conformément aux idées du ministre de la Guerre, ma pensée directrice était d’obtenir que le conflit fûs différé jusqu’à ce que nous fussions armés””. C’est tout l’ esprit de la mémorable lettre de Stresemann au Kronprinz avant Locarno.”” (pag IX) “”Non è troppo pretendere dalla nostra diplomazia di chiederle secondo i casi di rimandare la guerra, di impedirla o di farla scoppiare, aggiunge ancora Bismarck, che la fece scoppiare nel 1866 e fu Sadowa.”” (pag X) Libro di Ernest DENIS sulla Fondazione dell’ impero tedesco. (pag 242) “”Non è l’ Austria, non è la Francia, ad essere state vinte a Sadowa e a Sedan: è l’ autocrazia degli Asburgo e la tirannia di Napoleone. E il loro vero vincitore fu lo spirito di Lutero e di Kant.”” (pag 243)”,”GERx-107″
“BAINVILLE Jacques”,”La troisième république, 1870-1935.”,”BAINVILLE Jacques de l’ Académie Francaise “”Les menaces de l’Allemagne avaient engendré le boulangisme. L’analyse la plus sommaire ne permettait pas d’en douter. On ne pouvait non plus se tromper sur le véritable caractère des appels à la revanche qui étaient comme le panache de l’anxiété. Ce qu’on prenait pour une bravade n’était qu’une forme de l’alarme pubblique. Boulanger n’avait pas seulement caracolé sur un cheval noir, peint les guérites aux trois couleurs et, comme disait Barrès, “”revelé le pompon du soldat””. Son véritable titre de popularité, c’était la mélinite et le fusil Lebel. Il répondait au besoin de savoir le pays gardé et la nation défendue. L’isolement de la France aiguisait cette inquiétude et ce désir de protection. Les entreprises de Ferry avaient irrité parce que l’on redoutait que, tout en distrayant nos forces, elles ne nous valussent de nouveaux ennemis. Naguère Clemenceau avait allégué, pour que l’on renonçât à intervenir en Egypte, le danger d’un conflit en Orient après lequel l’Allemagne eût tenu la France à sa discrétion. Tunis nous brouillait avec l’Italie, non autres conquêtes portaient ombrage à l’Angleterre””. (pag 153-154)”,”FRAD-086″
“BAIONI Giuliano”,”Classicismo e rivoluzione. Goethe e la rivoluzione francese.”,”””Il più genuino momento rivoluzionario dell’ opera goethiana è rappresentato senza dubbio da Prometheus (Prometeo), l’ inno che accanto all’ omonimo frammento drammatico costituisce forse l’ attacco più radicale che la poesia dello Sturm und Drang abbia mai portato alla cultura ed alla società dell’ assolutismo. Una interpretazione di questa opera, in cui il giovane Goethe seppe espriemere con tanta immediata violenza la situazione prerivoluzionaria europea, presuppone purtroppo ancor oggi, per il persistere di equivoci creati da una tradizione critica che risale addirittura al secolo scorso, una sia pur breve considerazione dello Sturm und Drang e della sua posizione nei confronti della coeva cultura dell’ illuminismo e della posteriore epoca romantica””. (pag 19) “”Fu infatti Herder, e non Goethe, a chiarire, nel 1792, in Thiton und Aurora, in modo molto esplicito e circostanziato che cosa si dovesse intendere politicamente per evoluzione ed a chidersi se fosse lecito attendersi il rinnovamento della società umana dalla rivoluzione. Herder naturalmente lo nega. Egli avverte cheil termine “”rivoluzione”” è purtroppo una parola di moda che ha assunto un significato orribile, perché vuol dire ormai soltanto oppressione, violenza, barbarie, guerre di conquista, e tiene a chiarire che in passato si parlava di rivoluzioni solo nell’ astronomia ove il termine significava l’ immutabile movimento periodico dei corpi celesti. RIvoluzione pertanto era solo “”il concetto di un quieto movimento delle cose”” e nulla in questo movimento era “”discontinuo, casuale, senza ragione””. Perciò egli conclude: “”Non le rivoluzioni, ma le evoluzioni sono il quieto ritmo di questa grande madre””. Soltanto l’ evoluzione è quindi ‘naturale’, mentre la rivoluzione è contro natura. Ma perché contro natura? Forse che nella natura non esistono violenza, istinto, sopraffazione, eruzioni e cataclismi?”” (pag 130) “”La natura dunque non educa alla mitezza (Sanftmut) ed alla soavità dei sentimenti (Empfindsamkeit). Al contrario. Essa educa “”i suoi veri figli”” alla durezza e ad affrontare con coraggio “”i mali ed i dolori che essa loro procura, sicché noi possiamo chiamare il più felice degli uomini colui che ha più forze per affrontare il male, allontanarlo da sé, e, sfidandolo, imporre il proprio valore”” (HA 12, 17). L’ ethos volontaristico del Prometeo traspare da queste righe che riflettono in modo estremamente perspicuo lo spirito imprenditoriale del nascente capitalismo borghese che intende la vita come competizione e, appunto, come affermazione del più forte””. (pag 131)”,”GERS-021″
“BAIRATI Piero a cura ; saggi di Sara VOLTERRA Charles P. KINDLEBERGER Richard W. VAN ALSTYNE Tiziano BONAZZI Anna Maria MARTELLONE Peppino ORTOLEVA Maurizio VAUDAGNA Aldo LANZA Bruno CARTOSIO Claudio GORLIER Roberto GIAMMANCO Maurizio VAUDAGNA Michael WALLACE Eric FONER Valeria Gennaro LERDA Arnaldo TESTI Roberto PERIN Loretta VALTZ MANNUCCI Claude FOHLEN e Piero BAIRATI”,”Il mondo contemporaneo. Storia del Nord America.”,”Saggi di Piero BAIRATI, Sara VOLTERRA, Charles P. KINDLEBERGER, Richard W. VAN ALSTYNE, Tiziano BONAZZI, Anna Maria MARTELLONE, Peppino ORTOLEVA, Maurizio VAUDAGNA, Aldo LANZA, Bruno CARTOSIO, Claudio GORLIER, Roberto GIAMMANCO, Maurizio VAUDAGNA, Michael WALLACE, Eric FONER, Valeria Gennaro LERDA, Arnaldo TESTI, Roberto PERIN, Loretta VALTZ MANNUCCI, Claude FOHLEN IWW. La parabola storica dei Wobblies. “”Gli Industrial Workers of the World (Lavoratori industriali del mondo, IWW) vennero fondati a Chicago il 27 giugno 1905 nel corso di una convenzione che concluse un lavoro preparatorio durato circa un anno. Al processo di formazione del nuovo sindacato, che, nelle intenzioni dei promotori, avrebbe dovuto permettere l’ organizzazione unitaria della vasta maggioranza del proletariato americano, tenuto diviso e in gra parte disorganizzato dalla pratica tradunionistica dell’ American Federation of Labor (AFL), partecipò un vasto schieramento di forze; l’ ala sinistra del Socialist Party of America (SP), guidata da Eugene Debs, il sindacato dei minatori dell’ Ovest (Western Federation of Miners), il Socialist Trade and Labor Alliance, esponenti di sindacati di industria variamente in dissenso con la linea corporativa dominante dell’ AFL.”” (pag 147, Peppino Ortoleva, Industrial Workers of the World) “”Ma almeno fino al 1908, la presenza di massa degli Iww nel movimento operaio, se non fu (come dimostrano le indagini recenti di Dubofsky e Foner) del tutto trascurabile, rimase però limitata; al centro dei primi tre anni della storia della nuova organizzazione si collocò lo scontro interno tra i vari gruppi. Mentre Debs e la sinistra del Socialist Party, (…) si ritiravano di fatto da sindacato (che ritenevano dominato essenzialmente dai “”settari”” del SLP e dagli “”anarcosindacalisti””, e mentre i massimi dirigenti della Western Federation of Miners – il presidente Moyer e il segretario Haywood – erano in carcere sotto processo per omicidio, si sviluppò uno scontro durissimo tra i sostenitori di De Leon e l’ ala filoanarchica di Trauttman e Saint-John da un lato , e il presidente Sherman dall’ altro””. (pag 147, idem)”,”USAG-058″
“BAIRATI Piero”,”Vittorio Valletta.”,”Piero Bairati è nato nel 1946 e si è laureato presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino nel 1969. Dopo alcuni studi sulla tradizione politica americana (‘Gli orfani delle ragione, Firenze, 1975), si è dedicato all’analisi storica della cultura industriale (‘Benjamin Franklin e il Dio operaio. Alle origini del pensiero industriale americano’, Milano, 1979) e dei rapporti tra l’industria americana e quella europea. Per la serie ‘Il Mondo Contemporaneo’ ha curato il volume ‘Storia del Nordamerica’ (Firenze, 1978). Membro della American Historical Association e della Society for the History of Technology, è professore di Storia americana presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Torino. Dal 1980 collabora a ‘Il Sole 24 Ore’. Lo sciopero del 5 marzo 1943 a Mirafiori. “”I rapporti di Agnelli e Valletta con la Confindustria non erano mai stati facili. Anche in questo la Fiat si considerava un’azienda «a parte». Nel caso specifico, la distanza si accentuò fino alla rottura. Valletta si mosse con abilità tra la resistenza della Confindustria e la forza rinascente del movimento operaio. Come alcuni dei dirigenti che gli stavano vicino, coglieva il significato politico dello sciopero che si stava preparando ma capiva anche che la solidarietà operaia si coagulava su motivazioni essenzialmente economiche. Affrontò quindi la questione come il capo di un’azienda che affronta una vertenza sindacale: calcolando i limiti della trattativa. Inizialmente, comunque, anche Valletta non aveva ancora misurato la consistenza organizzativa del movimento operaio; non prevedeva che la lotta operaia avrebbe raggiunto tanta intensità. (…) Di ritorno da Roma, la mattina del venerdì 5 marzo, Valletta decide di pubblicare in tutti gli stabilimenti Fiat la circolare del Ministero delle Corporazioni, nel testo del 13 gennaio. Vi aggiunge una precisazione: nell’indennità di sfollamento saranno compresi gli anticipi già percepiti. Gli scioperi cominciarono quel giorno stesso, alle dieci del mattino, ora di prova per l’allarme aereo, al suono delle sirene. Non fu certamente la pubblicazione della circolare a determinare l’ondata della lotta operaia, che era già predisposta da tempo. Ma il contenuto «provocatorio» era evidente. Da quel momento Valletta cominciò ad agire per conto proprio, indipendentemente dalle linee confindustriali. Pur essendo al corrente di ciò che sarebbe accaduto, Valletta e tutta la direzione della Fiat furono colti di sorpresa dalle dimensioni e dalla qualità politica degli scioperi, che nel giro di una settimana investirono tutti gli stabilimenti Fiat e tutte le più importanti fabbriche di Torino, per poi estendersi ad altri complessi del triangolo industriale. (…) Valletta provò a spiegare che si trattava di una vertenza salariale, complessa e difficile, che poteva essere tuttavia assorbita e ammortizzata dagli industriali e dal regime. Viene convocato ancora una volta a Roma dal Duce, l’11 marzo. Ma, al di là dei termini specifici della controversia, vi è ormai una divergenza sostanziale; Valletta è il solo che, molto a malincuore, ammetteva che il movimento operaio era una forza organizzata sviluppatasi su una base oggettiva di estremo, talora disperato, disagio economico di massa; ed era anche il solo a credere che gli operai torinesi non erano un’accozzaglia di disfattisti, come si ostinavano a ripetere Mussolini, i suoi ministri e sottosegretari. Dal clima dei primi giorni di sciopero, Valletta aveva capito che l’iniziativa operaia non era il frutto della propaganda e della sobillazione, anche se così si esprimeva con qualche stretto collaboratore; il movimento operaio era una forza reale organizzata che non poteva essere neutralizzata con la militarizzazione, nella quale egli stesso aveva creduto fin dall’inizio della guerra. Si era quindi adoperato ad evitare che scattassero alcuni piani di attacco in forze contro le fabbriche torinesi. Il dispiegamento di mezzi militari aveva assunto proporzioni ingenti, ma nessuna forza di polizia aveva osato entrare negli stabilimenti in sciopero”” (pag 96-97-98) [Piero Bairati, ‘Vittorio Valletta’, Utet, Torino, 1983]”,”ECOA-019″
“BAIRATI Piero CARRUBBA Salvatore”,”La trasparenza difficile. Storia di due giornali economici: «Il Sole» e «24 Ore».”,”Pietro Bairati (1946) professore di storia economica presso la facoltà di scienze politiche di Torino. Salvatore Carrubba (1951) è stato direttore della Fondazione Luigi Einaudi per studi di politica economia di Roma.”,”EDIx-005-FPA”
“BAIRATI Piero”,”Vittorio Valletta.”,”Piero Bairati è nato nel 1946 e si è laureato presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino nel 1969. Dopo alcuni studi sulla tradizione politica americana (‘Gli orfani delle ragione, Firenze, 1975), si è dedicato all’analisi storica della cultura industriale (‘Benjamin Franklin e il Dio operaio. Alle origini del pensiero industriale americano’, Milano, 1979) e dei rapporti tra l’industria americana e quella europea. Per la serie ‘Il Mondo Contemporaneo’ ha curato il volume ‘Storia del Nordamerica’ (Firenze, 1978). Membro della American Historical Association e della Society for the History of Technology, è professore di Storia americana presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Torino. Dal 1980 collabora a ‘Il Sole 24 Ore’. La Commissione d’Epurazione, Valletta e il silenzio del Pci “”Il comportamento di Valletta fu quello di un normale imputato: sottolineare tutte le circostanze sfavorevoli, citare i testimoni più opportuni. Nessuno dei commissari, viceversa, fece ricorso a documenti acquisiti negli archivi Fiat che potessero in qualche modo mettere in difficoltà l’imputato. Lo stesso Valletta fu stupito della cortese equità manifestata dalla Commissione, alla quale non faceva certamente difetto la capacità di valutare il suo caso tenendo nel giusto conto quanto stava accadendo alla Fiat e nel paese. Il 28 agosto comincia la sfilata dei testi, che durerà fino alla fine di novembre. Si tratta di dirigenti, funzionari e operai della Fiat. Sono tutti unanimemente d’accordo nello scagionare Valletta dall’accusa di collaborazionismo. Alcuni lo accusano di aver favorito i fascisti nell’attribuzione di determinati posti, oppure gli imputano comportamenti a danno dei lavoratori: i termini delle contestazioni sono, comunque, talmente generici da assumere ben scarso rilievo nel corso del procedimento. I testi sminuiscono anche l’importanza della XVIII Novembre: «i dipendenti della Fiat consideravano la XVIII Novembre come un sistema di imboscamento e ne approfittavano per non fare il servizio militare». (…) Tra i testi compare anche Teresio Guglielmone, che è in quel momento membro della Commissione Economica del CLN. Proclama Valletta «nemico del capitalismo» e ricorda gli aiuti ai partigiani richiesti da Alfredo Pizzoni, presidente del CLN dell’Alta Italia, «dato il ritardo con cui il governo italiano inviava i finanziamenti». Emergono anche i vari espedienti con cui la Fiat ha salvato dai campi di concentramento in Germania quasi 3.000 persone, tra cui i rastrellati della Val di Susa del giugno 1944. I fatti ricordati dai venticinque testi erano e sono ampiamente verificabili. Ma a parte il loro contenuto escusatorio, il dato più significativo è la distribuzione «politica» delle testimonianze: tra i testi ci furono molti democristiani, qualche azionista, qualche socialista, ma nessun comunista. Nessun militante del Partito Comunista si sentì in dovere di contestare le affermazioni di Valletta o di ripetere le accuse di pochi mesi prima. Non si sentì nessuno, come ci si poteva ragionevolmente attendere, che si preoccupasse di smentire le affermazione di Benedetto Rognetta secondo cui, «negli ultimi giorni il Partito Comunista mandò a chiedere un aiuto extra per poter organizzare le Squadre d’Azione Partigiane» (erano le stesse squadre che vennero a fargli visita a casa il 4 di maggio), alle quali Valletta concesse 5 milioni. Nessun esponente o militante di Partito volle sollevare un dubbio o avanzare una richiesta di chiarimenti sui «contatti diretti» che Valletta affermava di aver avuto con Cino Moscatelli, il comandante garibaldino della Valsesia. Eppure il rappresentante comunista nella Commissione continuava a chiedere istruzioni al Partito e ad informarlo sull’andamento del processo. Tutta fa credere che ci fosse una precisa consegna da rispettare, che si poteva riassumerein due parole: silenzio assoluto. In seno al Comitato Centrale comunista, il problema suscitò un dissidio tra Secchia e Togliatti che fu poi risolto nel senso desiderato dal Segretario comunista”” (pag 144-147) [Piero Bairati, ‘Vittorio Valletta’, Utet, Torino, 1983] Lo sciopero del 5 marzo 1943 a Mirafiori. “”I rapporti di Agnelli e Valletta con la Confindustria non erano mai stati facili. Anche in questo la Fiat si considerava un’azienda «a parte». Nel caso specifico, la distanza si accentuò fino alla rottura. Valletta si mosse con abilità tra la resistenza della Confindustria e la forza rinascente del movimento operaio. Come alcuni dei dirigenti che gli stavano vicino, coglieva il significato politico dello sciopero che si stava preparando ma capiva anche che la solidarietà operaia si coagulava su motivazioni essenzialmente economiche. Affrontò quindi la questione come il capo di un’azienda che affronta una vertenza sindacale: calcolando i limiti della trattativa. Inizialmente, comunque, anche Valletta non aveva ancora misurato la consistenza organizzativa del movimento operaio; non prevedeva che la lotta operaia avrebbe raggiunto tanta intensità. (…) Di ritorno da Roma, la mattina del venerdì 5 marzo, Valletta decide di pubblicare in tutti gli stabilimenti Fiat la circolare del Ministero delle Corporazioni, nel testo del 13 gennaio. Vi aggiunge una precisazione: nell’indennità di sfollamento saranno compresi gli anticipi già percepiti. Gli scioperi cominciarono quel giorno stesso, alle dieci del mattino, ora di prova per l’allarme aereo, al suono delle sirene. Non fu certamente la pubblicazione della circolare a determinare l’ondata della lotta operaia, che era già predisposta da tempo. Ma il contenuto «provocatorio» era evidente. Da quel momento Valletta cominciò ad agire per conto proprio, indipendentemente dalle linee confindustriali. Pur essendo al corrente di ciò che sarebbe accaduto, Valletta e tutta la direzione della Fiat furono colti di sorpresa dalle dimensioni e dalla qualità politica degli scioperi, che nel giro di una settimana investirono tutti gli stabilimenti Fiat e tutte le più importanti fabbriche di Torino, per poi estendersi ad altri complessi del triangolo industriale. (…) Valletta provò a spiegare che si trattava di una vertenza salariale, complessa e difficile, che poteva essere tuttavia assorbita e ammortizzata dagli industriali e dal regime. Viene convocato ancora una volta a Roma dal Duce, l’11 marzo. Ma, al di là dei termini specifici della controversia, vi è ormai una divergenza sostanziale; Valletta è il solo che, molto a malincuore, ammetteva che il movimento operaio era una forza organizzata sviluppatasi su una base oggettiva di estremo, talora disperato, disagio economico di massa; ed era anche il solo a credere che gli operai torinesi non erano un’accozzaglia di disfattisti, come si ostinavano a ripetere Mussolini, i suoi ministri e sottosegretari. Dal clima dei primi giorni di sciopero, Valletta aveva capito che l’iniziativa operaia non era il frutto della propaganda e della sobillazione, anche se così si esprimeva con qualche stretto collaboratore; il movimento operaio era una forza reale organizzata che non poteva essere neutralizzata con la militarizzazione, nella quale egli stesso aveva creduto fin dall’inizio della guerra. Si era quindi adoperato ad evitare che scattassero alcuni piani di attacco in forze contro le fabbriche torinesi. Il dispiegamento di mezzi militari aveva assunto proporzioni ingenti, ma nessuna forza di polizia aveva osato entrare negli stabilimenti in sciopero”” (pag 96-97-98) [Piero Bairati, ‘Vittorio Valletta’, Utet, Torino, 1983]”,”BIOx-036-FSD”
“BAIRATI Piero”,”Benjamin Franklin e il Dio operaio. Alle origini del pensiero industriale americano.”,”I proverbi del ‘Poor Richard’s Almanack’, l’etica del lavoro e del calcolo economico che ispirano l’Autobiografia e il culto non edonistico della ricchezza e del successo che traspare da mote pagine di Benjamin Franklin hanno ispirato a Max Weber alcune parti de ‘L’etica protestante e lo spirito del capitalismo’. Guerra di indipendenza americana La stessa idea di ingaggiare degli ingegneri militari francesi non era interamente nuova. Il duca di Choiseul, dopo la bruciante sconfitta della guerra dei Sette Anni, aveva seguito la crsi americana con molto interesse e nel 1764 avva inviato come suo “”informatore”” il Pontleroy, un ufficiale di marina e nel 1768 il barone de Kalb, con il compito di accertarsi se esisteva un piano di rivolta (…). (pag 108) “”Gli ingegneri francesi per tutto il corso della guerra ebbero forti dissensi sulla strategia militare sia fra di loro che con Washington e i contrasti con Kosciuszko, che dall’estate del 1775 si trovava a Philadelphia e dall’ottobre del 1778 fu ingegnere capo degli stati centrali, furono altrettanto frequenti. Ma il loro contributo fu cruciale, soprattutto nelle fortificazioni dell’accampamento invernale di Valley Forge e nella proparazione dell’assedio di Yorktown, che porrà termine alla guerra”” (pag 110)”,”USAG-001-FMB”
“BAIRATI Piero a cura, saggi di Benjamin FRANKLIN James MAURY John ADAMS Andrew BURNABY Jonathan CARVER William Henry DRAYTON George WASHINGTON James MADISON Alexander HAMILTON Jeridiah MORSE Thomas JEFFERSON John C. MARSHALL Charles SUMNER De Witt CLINTON John O’SULLIVAN Thomas Hart BENTON Benjamin F. PORTER Albert GILLIAM William SEWARD Jesup D. SCOTT Henry Charles CAREY Linus Pierpont BROCKETT Josiah STRONG Emory UPTON John FISKE Albert J. BEVERIDGE Brooks ADAMS Douglas MACARTHUR Walter LIPPMANN Francis Parker YOCKEY Max LERNER Leland HAZARD Irving KRISTOL George LISKA James BURNHAM”,”I profeti dell’impero americano. Dal periodo coloniale ai nostri giorni.”,”Piero Bairati, nato a Torino nel 1946, si è laureato nel 1969 sotto la guida di Nicola Abbagnano con una tesi su John Dewey e la cultura liberale americana. Dopo un soggiorno negli Stati Uniti come fellow dell’American Council of Learned Societies, si è dedicato allo studio sistematico delle ideologie e dei movimenti politici americani. Tra i risultati di questa ricerca vi sono il saggio sulla nuova sinistra americana Gli orfani della ragione e l’edizione italiana di The Politics of Unreason di S.M. Lipset E.Raab. Dal 1973 è assistente ordinario presso l’Università di Torino.”,”USAP-021-FL”
“BAIRATI Piero”,”Gli orfani della ragione. Illuminismo e nuova sinistra in America.”,”Piero Bairati è nato a Torino nel 1946 dove si è laureato con una tesi su John Dewey e il pragmatismo americano. Dopo la tesi si è dedicato allo studio delle ideologie politiche americane. Per Einaudi ha raccolto tesi sull’ ideologia dell’ imperialismo americano: ‘I profeti dell’impero americano’.”,”TEOP-580″
“BAIROCH Paul”,”Economia e storia mondiale. Miti e paradossi.”,”Paul BAIROCH insegna attualmente Economia e storia dell’ economia all’ Università di Ginevra. Tra le sue opere ‘Tiers Monde dans l’ impasse (1983) e Cities (1988). Alcuni capitoli: ‘Gli Stati Uniti: culla e bastione del moderno protezionismo (1791-1860) ‘Gli Stati Uniti: dalla tesi delle ‘industrie bambine’ alla protezione dei salari americani (1861-1914) ‘Il successo degli Stati Uniti è maggiore nei periodi più protezionistici'”,”ECOI-110″
“BAIROCH Paul”,”Storia economica e sociale del mondo. Vittorie e insuccessi dal XVI secolo a oggi. Volume primo.”,”Contiene un saggio di Anne-Marie PIUZ. Paul BAIROCH (1930-1999) è stato uno dei più illustri studiosi di storia economica di questo secolo. “”Negli Stati Uniti, la guerra di Secessione (1861 – 1865) tra Nord antischiavista e Sud favorevoole alla schiavitù è anche una guerra tra un Nord protezionista e un Sud liberoscambista, per cui la vittoria del Nord fu anche la vittoria del protezionismo. Le tariffe di stampo già protezionistico del 1861 vennero ulteriormente inasprite nel 1861 e nel 1866, e non è esagerato affermare che, nel periodo compreso tra 1866 e 1913, gli Stati Uniti furono il paese avanzato più protezionista.”” (pag 532)”,”ECOI-152″
“BAIROCH Paul”,”Storia economica e sociale del mondo. Vittorie e insuccessi dal XVI secolo a oggi. Volume secondo.”,”Paul BAIROCH (1930-1999) è stato uno dei più illustri studiosi di storia economica di questo secolo. Spostamento del centro di gravità economico e percezione ritardata del fenomeno. “”Una conseguenza tra le più importanti – peraltro non del tutto percepita in qualnto tale dal paese che ne beneficiò – fu lo spostamento del centro di gravità economico, e in misura minore finanziario, dall’ Europa agli Stati Uniti. Già intorno al 1890, come vedremo più dettagliatamente nel capitolo XXVIII.4b, gli Stati Uniti erano diventati la prima potenza economica mondiale. La guerra accelera e accentua il fenomeno, nonostante gli Stati Uniti prendano parte al conflitto; non va però dimenticato che si trattò di una partecipazione più tardiva (aprile 1917) e, soprattutto, che il territorio statunitense rimase indenne dai guasti della guerra.”” (pag 936-937)”,”ECOI-153″
“BAIROCH Paul HOBSBAWM Eric J. a cura; saggi di Jean-Pierre POUSSOU Paul M. HOHENBERG Ira A. GLAZIER David S. LANDES Sidney POLLARD Ivan T. BEREND Herman VAN DER WEE e Piet CLEMENT Joel MOKYR Jean BATOU e Thomas DAVID Olle KRANTZ Keith KRAUSE Alain BELTRAN, Patrice CARRE’ e Michel RUFFAT Simon P. VILLE Joseph RYKWERT Paul Henry STAHL Laurent TISSOT Victor G. KIERNAN Michael HANAGAN Jürgen KOCKA e Heinz-Gerhard HAUPT Michelle PERROT Hervé LE-BRAS Giovanni BUSINO Alessandro PIZZORNO Ivan T. BEREND Aldo AGOSTI Fred HALLIDAY Giovanni BUSINO Robert A. HOUSTON Dominique PESTRE Jean-Paul GAUDILLIERE e Christine BLONDEL Tilmann BUDDENSIEG Bouda ETEMAD Patrick K. O’BRIEN Herbert GLEJSER James FOREMAN-PECK Miroslav HROCH”,”Storia d’ Europa. Volume quinto. L’ età contemporanea. Secoli XIX-XX.”,”Saggi di Jean-Pierre POUSSOU Paul M. HOHENBERG Ira A. GLAZIER David S. LANDES Sidney POLLARD Ivan T. BEREND Herman VAN DER WEE e Piet CLEMENT Joel MOKYR Jean BATOU e Thomas DAVID Olle KRANTZ Keith KRAUSE Alain BELTRAN, Patrice CARRE’ e Michel RUFFAT Simon P. VILLE Joseph RYKWERT Paul Henry STAHL Laurent TISSOT Victor G. KIERNAN Michael HANAGAN Jürgen KOCKA e Heinz-Gerhard HAUPT Michelle PERROT Hervé LE-BRAS Giovanni BUSINO Alessandro PIZZORNO Ivan T. BEREND Aldo AGOSTI Fred HALLIDAY Giovanni BUSINO Robert A. HOUSTON Dominique PESTRE Jean-Paul GAUDILLIERE e Christine BLONDEL Tilmann BUDDENSIEG Bouda ETEMAD Patrick K. O’BRIEN Herbert GLEJSER James FOREMAN-PECK Miroslav HROCH. “”La fine della guerra fredda ha innescato la più massiccia ristrutturazione delle industrie europee di armi dopo quella dei primi anni Cinquanta. Le forniture interne di armi hanno subito un drastico calo e le opportunità di esportazione sono crollate, per effetto della fine della guerra fredda e di molti conflitti regionali ad essa collegati (il traffico mondiale di armi è caduto dal picco di 74 miliardi di dollari nel 1987 a meno di 25 miliardi agli inizi degli anni Novanta). Naturalmente questo calo si è ripercosso sull’ occupazione industriale, che si stima abbia perso da un quarto a un terzo dei posti di lavoro. Questa circostanza, sommandosi ai costi unitari crescenti degli armamenti più sofisticati, ha indotto una ristrutturazione dell’ industria europea, soprattutto nei settori tecnologicamente più avanzati, l’ aerospaziale e l’ elettronica militare.”” (pag 463, K. Krause)”,”EURx-156″
“BAIROCH Paul”,”Commerce extérieur et développement économique de l’ Europe au XIXe siècle.”,” BAIROCH Paul è professore all’Università di Ginevra. “”L’ Europa del XIX secolo è stata il campo del più importante movimento di emigrazione a lunga distanza mai registrato prima e non ancora ripetuto da allora. Dal 1815 al 1915, quasi 46 milioni di Europei sono emigrati oltremare, soprattutto verso i paesi temperati. Di questi 46 milioni, 37-39 milioni sono emigrati dal 1865 al 1915, ossia in media 760 mila per anno, media che ha pure superato il milione annualmente dal 1901 al 1915. A titolo di comparazione, ricordiamo che si stima a circa 15-20 milioni il numero totale dei neri oggetto della tratta dall’ inizio del XVI alla fine del XIX secolo e che il numero annuale medio durante il periodo in cui questa tratta ha raggiunto il suo apogeo (XVIII secolo) era dell’ ordine di 70.000″”. (pag 111) “”Il est certain que, sans cet afflux d’ émigrants, l’ industrie américaine n’ aurait pas été capable de satisfaire aussi complètement la demande intérieure et qu’il s’en serait découlé un rythme de croissance des importations d’articles manufacturés plus rapide.”” (pag 119)”,”EURE-055″
“BAIROCH Paul”,”Economia e storia mondiale. Miti e paradossi.”,”Paul Bairoch insegna attualmente Economia e Storia dell’Economia all’Università di Ginevra, Tra le sue opere Tiers Monde dans l’Impasse e Cities.”,”ECOI-124-FL”
“BAIROCH Paul”,”Lo sviluppo bloccato. L’economia del Terzo Mondo tra il XIX e il XX secolo.”,”Paul Bairoch (1930-1999), storico ed economista, ha insegnato all’Università di Bruxelles. Ha pubblicato tra l’altro: ‘Rivoluzione industriale e sottosviluppo’. ‘Storia del decollo dei paesi sviluppati’ (Parte prima, da pag 13) ‘Perché il Terzo Mondo non ha imitato l’Europa del XIX secolo?’ (Parte seconda, da pag 105) ‘Il lavoratore della rivoluzione industriale, il pane quasi gratuito’ (pag 82) ‘L’errore di Marx’ (pag 132) “”A metà del XIX secolo, osservando i positivi effetti della costruzione delle ferrovie in Europa, si sarebbe potuto essere inclini a pensare che conseguenze simili si sarebbero avute nei paesi d’oltremare. Così Marx scriveva nel 1853 (nel «New York Daily Tribune» di cui era corrispondente): «Lo so che la ‘millocracy’ inglese si propone di dotare l’India di ferrovie al solo scopo di trarne il cotone ed altre materie prime per le sue manifatture. Ma, una volta introdotte le macchine nel sistema di locomozione di un paese che possiede ferro e carbone, non potete più impedirgli di fabbricarle sul posto. Non potete mantenere in esercizio la rete ferroviaria di un paese immenso senza introdurre quelle attrezzature che sono indispensabili per soddisfare i bisogni immediati e correnti della locomozione a vapore, branche industriali non direttamente connesse alle ferrovie. Perciò, in India, il sistema ferroviario diverrà il battistrada dell’industria moderna» (1). L’errore di Marx, del resto comprensibile per l’epoca, è stato quello di sottovalutare gli effetti del calo dei costi dei trasporti. Perché, a causa di questa diminuzione – accentuata inoltre per quel che riguarda l’Asia dall’apertura del Canale di Suez – diveniva redditizio importare quei «bisogni immediati e correnti del traffico»”” (pag 132-133) [(1) Dal ‘New York Daily Tribune’, dell’8 agosto 1853 [ora in ‘India, Cina, Russia’, Il Saggiatore, Milano, 1960, p. 89]. Citato da L.J. Lebret, ‘Dynamique concrète du dévéloppement’, Paris, 1961] Paul Bairoch (Anversa, 24 luglio 1930 – Ginevra, 12 febbraio 1999) è stato uno storico ed economista belga con cittadinanza svizzera, considerato uno dei maggiori esponenti di storia economica del secondo dopoguerra. (wikip)”,”PVSx-076″
“BAIROCH Paul”,”Urban unemployment in developing countries. The nature of the problem and proposals for its solution.”,”P. Bairoch già Professore di Economia alla Sir George Williams University in Montreal e Assistant Director of Studies alla Ecole Pratique des Hautes Etudes in Paris.”,”PVSx-078″
“BAIROCH Paul HOBSBAWM Eric J. a cura di, Saggi di Jean-Pierre POUSSOU Paul M. HOHENBERG Ira A. GLAZIER David S. LANDES Sidney POLLARD Ivan T. BEREND Herman VAN DER WEE Piet CLEMENT Joel MOKYR Jean BATOU Thomas DAVID Olle KRANTZ Keith KRAUSE Alain BELTRAN Patrice CARRÉ Michel RUFFAT Simon P. VILLE Joseph RYKWERT Paul Henry STAHL Laurent TOSSOT Victor G. KIERNAN Michael HANAGAN Jürgen KOCKA Heinz-Gerhart HAUPT Michelle PERROT Hervé LE BRAS Giovanni BUSINO Alessandro PIZZORNO Ivan T. BEREND Aldo AGOSTI Fred HALLIDAY Robert A. HOUSTON Dominique PESTRE Jean.Paul GAUDILLIÈRE Christine BLONDEL Tilmann BUDDENSIEG Bouda ETEMAD Patrick K. O’BRIEN Herbert GLEJSER James FOREMAN-PECK Miroslav HROCH”,”Storia d’Europa. L’età contemporanea. Secoli XIX – XX. Vol. V.”,”Paul Bairoch è stato uno storico ed economista belga con cittadinanza Svizzera, considerato uno dei maggiori esponenti di storia economica del secondo dopoguerra. Nato ad Anversa, Belgio il 24/07/1930, morto a Ginevra nel 1999. Eric J. Hobsbawm è stato uno storico e scrittore britannico. Considerato uno dei principali intellettuali del XX secolo, ha dedicto la sua vita agli studi sull’evoluzione del capitalismo industriale, il socialismo e il nazionalismo. Nasce il 09 giugno 1917 ad Alessandria, Egitto. Muore il 01 ottobre 2012 nel Royal Free Hospital, Londra, Regno Unito.”,”EURx-125-FL”
“BAIS Sander”,”Relatività. Guida illustrata molto speciale.”,”Sander Bais insegna all’Università di Amsterdam, dove ha diretto a lungo l’Istituto di Fisica teorica. Si è formato in Olanda e successivamente negli Stati Uniti, dove ha ottenuto un PhD in Fisica teorica presso l’Università della California a Santa Cruz. La sua attività di ricerca si è concentrata per molto tempo sulla fisica delle particelle, la teoria dei campi, la relatività e la teoria delle stringhe. Attualmente si occupa delle proprietà delle interazioni topologiche e delle loro possibili applicazioni al calcolo quantistico. É autore di The Equations: Icons of Knowledge.”,”SCIx-158-FL”
“BAISTROCCHI Massimo S.”,”Ex-URSS. La questione delle nazionalità in Unione Sovietica da Lenin alla CSI.”,”Massimo S. Baistrocchi è nato in Giappone nel 1942. Giornalista e fotografo, ha fra l’altro vissuto negli Stati Uniti e in Unione Sovietica. A Mosca ha potuto assistere al progressivo affermarsi della perestroika e della democratizzazione gorbacioviane, entro le quali è maturato e poi esploso il problema delle nazionalità. Attualmente vive a Roma.”,”RUST-050-FL”
“BAITALSKY Mikhail”,”Notebooks for the Grandchildren. Recollections of a Trotskyist Who Survived the Stalin Terror.”,”M. Baitalsky (1908-1978), trotskista, prigionero politico in URSS Il caso di Nina Lasova moglie di Vladimir Karkhanov arrestato e poi giustiziato assieme ad altri a Mosca quando segretario del partito moscovita era Krusciov (1937). In seguito agli appelli della moglie per la liberazione del marito anche lei venne deportata nel campi separata dal figlio. (pag 286)”,”RUSS-244″
“BAKER G.P.”,”Annibale.”,”Libro di GB Ruolo di Fabio (Quinto Fabio Massimo) nell’evitare la demoralizzazione dei romani (pag 141)”,”STAx-012-FV”
“BAKER Mark”,”Voci dal Vietnam.”,”Baker, Mark <1950- > 1: Voci dal Vietnam / Mark Baker Novara : Istituto geografico De Agostini, \1988! Fa parte di: Nam : i testimoni oculari”,”FOTO-101″
“BAKHRUSCIN BAZILEVIC FOGHT PANKRATOVA”,”Storia dell’ URSS. Parte seconda.”,”A pag 220 si dice che non fu il ‘generale Inverno’ a battere NAPOLEONE. Nella sua opera ‘E’ stato il gelo a sterminare l’ esercito francese nel 1812?’ Denis DAVYDOV scrisse che durante la ritirata il clima era mite; la prima ne ve cadde soltanto presso Elnia e il gelo raggiunse i 12 gradi sotto zero pre tre o cinque giorni. Ben più freddo si ebbe in Olanda nel 1795 e nel 1807 durante la campagna di Eylau quando il gelo durò due mesi e nel 1808 sui monti della Castiglia, ma qui non si ebbero perdite francesi altrettanto gravi.”,”RUSx-060″
“BAKUNIN Michele”,”Libertà e rivoluzione.”,”Fondo Aldo VINAZZA”,”ANAx-005″
“BAKUNIN Michail A.”,”Stato e anarchia. E altri scritti.”,”Risvolto di copertina contiene sintetica biografia e foto di BAKUNIN.”,”ANAx-048″
“BAKUNIN M. (BAKOUNINE)”,”Federalismo Socialismo y Antiteologismo. Cartas sobre el patriotismo.”,”Federalismo e Stati Uniti d’ Europa. “”1. Per far trionfare la libertà, la giustizia e la pace nelle relazioni internazionali d’ Europa, per rendere impossibile la guerra civile tra i diversi popoli che compongono la famiglia europea, non c’è che un mezzo: costituire gli Stati Uniti d’ Europa.”” (pag 15)”,”ANAx-209″
“BAKUNIN Mijail A.”,”Estatismo y anarquía.”,”Il russo BAKUNIN Mijail A. (1814-1876) fu un teorico e fondatori dell’ anarchismo e del movimento libertario. A differenza del marxismo, il collettivismo di BAKUNIN non ammette l’ autorità statale sotto alcuna forma e propugna la distruzione totale dello Stato come necessità fondamentale della rivoluzione dei lavoratori se vogliono giungere alla libertà individuale. “”Il potere degli innumerevoli stati che si dividevano la Germania era illimitato. I professori si schiaffeggiavano reciprocamente e dopo si denunciavano alle autorità. Gli studenti che dividevano la loro vita tra la scienza morta e la birra erano degni dei loro maestri. Quanto alla massa lavoratrice, nessuno ne parlava, nessuno pensava ad essa. Tale era la situazione in Germania anche durante la seconda metà del XVIII secolo, quando, repentinamente, come per miracolo, si elevò in questa immensa estensione di volgarità e di bassezza una letteratura ammirevole, aperta da Lessing e chiusa da Goethe, Schiller, Kant, Fichte e Hegel.”” (pag 135)”,”ANAx-214″
“BAKUNIN Michel (BAKOUNINE), a cura di Fernand RUDE”,”De la guerre à la Commune. Lettre à un Francais. L’ empire knouto-germanique et la révolution sociale. Dieu et l’ Etat. Trois conférences. La Commune de Paris. Correspondance. Texte de 1870-1871.”,”Tessera di iscrizione alla Alleanza per la Democrazia Socialista (pag 451) Storia del liberalismo tedesco. (a cura di James Guillaume) (pag 254-274) “”(…) A partire dal 1517 fino al 1525, non si sentiva altro in Germania che i colpi di tuono di queste voci che sembravano chiamare il popolo di Germania a un rinnovamento generale, alla rivoluzione. Il loro appello fu ascoltato. I contadini della Germania, si levarono con questo grido formidabile, il grido socialista: “”Guerra ai castelli, pace ai focolari!”” che si traduce oggi in un grido ancora più formidabile: “”Abbasso tutti gli sfruttatori e tutti i tutori dell’ umanità; libertà e prosperità al lavoro, eguaglianza di tutti e fraternità del mondo umano, costituito liberamente sulle rovine di tutti gli Stati!”” (pag 271) Sull’ alleanza tra Italia e Germania. “”Esse (le città tedesche ndr) potevano trarre vantaggio: approfittando dell’ unione più o meno fittizia che la mistica del Sacro Romano Impero aveva stabilito tra l’ Italia e la Germania, le città tedesche avrebbero potuto allearsi con le città italiane, come si erano alleate con le città fiamminghe e più tardi con qualche città polacca; esse avrebbero dovuto naturalmente farlo non su una base esclusivamente tedesca, ma ampiamente internazionale; e chi sa che una tale alleanza, aggiungendo alla forza nativa e un po’ pesante e bruta dei tedeschi, lo spirito, la capacità politica e l’ amore della libertà degli italiani, non avesse dato allo sviluppo politico e sociale dell’ Occidente una direzione assolutamente diversa e ben altrimenti vantaggiosa per la civiltà del mondo intero?”” (pag 259)”,”ANAx-243″
“BAKUNIN Michel, a cura di Michel DRAGOMANOV”,”Correspondance de Michel Bakounine. Lettres a Herzen et a Ogareff (1860-1874).”,”M. DRAGOMANOV è stato professore dell’ università di Sophia. Contiene anche alcune lettere di Herzen e Ogareff a Bakunin. E una lettera di N.W. SOKOLOFF a OGAREFF Marx, Bakunin e la Prima Internazionale. “”Marx è innegabilmente un uomo molto utile nella ‘Société Internationale’. Ancora oggi, esercita sul suo partito un’influenza saggia e rappresenta il più fermo appoggio del socialismo, il più forte ostacolo all’ invasione delle idee e delle tendenze borghesi. E non mi perdonerei mai, se avvessi solamente tentato di fronteggiare o anche di indebolire la sua benevola influenza, al semplice scopo di vendicarmi di lui. Però, si potrebbe arrivare, ed anche in breve tempo, a che scenda in lotta contro di lui, non per un’ offesa personale, ben inteso, ma per questioni di principio, a proposito del comunismo di Stato, di cui lui stesso e il partito inglese e tedesco che dirige, sono dei calorosi partigiani. Allora, questa sarebbe una lotta mortale. Ma c’è un tempo per ogni cosa e oggi l’ora per questa lotta non è ancora suonata.”” (pag 290-291, Lettera di Bakunin ad Herzen, 28 ottobre 1869, Ginevra)”,”ANAx-244″
“BAKUNIN Michel, a cura di Arthur LEHNING”,”Michel Bakounine et l’ Italie, 1871-1872. Première partie. La polémique avec Mazzini. Ecrits et matériaux.”,”””La révolte, la négation passionée, théologiquement personnifiée, dans la grande et noble figure de Satan, voilà le vrai émancipateur pratique du genre humain. A chaque époque de l’ histoire, ‘Dieu c’est la Résultante de tous les travaux humains des siècles passés’, incarnée dans l’ ensamble des institions religieuses, politiques, juridiques, économiques et sociales qui forment l’ ‘ordre officiellement établi’, et résumée par une synthèse théologique et métaphysique, dont la prétention est toujours de s’imposer aux générations vivantes, comme ‘un idéal absolu’. Et ‘Satan, c’est la Révolte de la vie sociale’, tant collective qu’individuelle et qui devient d’autant plus puissante, plus large qu’elle se développe davantage, contre ‘l’ insolente pétrification de cet idéal’ et contre ‘l’étroitesse de cet ordre’. La ‘révolte’, dont Mazzini dit tant de mal et qu’il conseille à la jeunesse italienne de remplacer par ‘l’apostolat’, cette rébellion satanique est donc la mère de toute liberté et de tout progrès humain.”” (pag 126-127)”,”ANAx-254″
“BAKUNIN Michele”,”Lettera ai compagni d’ Italia.”,”Lettera scritta all’ indomani della mortedi Giuseppe Mazzini (marzo 1872) “”L’operaio di città è più o meno cosmopolita. D’altra parte, evidentemente sotto l’influenza delle dottrine borghesi che egli ha subito così a lungo, egli non è molto avversario della centralizzazione dello Stato. Gli operai tedeschi e inglesi sognano oggi questa centralizzazione di un grande Stato, purchè, essi dicono questo Stato sia popolare: ‘lo Stato dei lavoratori’, ciò che, a mio avviso, costituisce una utopia, poiché ogni Stato e ogni governo centralista implicano necessariamente una aristocrazia ed uno sfruttamento, se no altro della classe dominante. Non dimentichiamo mai che Stato significa dominazione e che la natura umana è cosiffatta che ogni dominazione si traduce fatalmente e sempre in sfruttamento””. (pag 16)”,”ANAx-272″
“BAKUNIN Michele”,”Dio e lo Stato.”,”””La missione della scienza è di constatare i rapporti generali delle cose; riconoscendo le leggi generali inerenti allo sviluppo dei fenomeni del mondo fisico e del mondo sociale, essa assicura il cammino progressivo dell’umanità. In una parola, la scienza è la bussola della vita; ma non è la vita. La scienza è immutabile, impersonale, generale, insensibile, come le leggi di natura che essa interpreta e riproduce. (La scienza stessa è il prodotto di un organo materiale: ‘il cervello’). La vita è tutta fuggitiva e passeggera, ma palpitante di realtà ed individualità, di sensibilità, di sofferenze, di gioie, di aspirazioni, di bisogni e di passioni. E’ essa sola che crea le cose e gli esseri reali. La scienza non crea nulla, ‘constata e riconosce solamente le creazioni della vita’. E tutte le volte che gli uomini di scienza, uscendo dal loro mondo astratto, si occupano del mondo reale, tutto ciò che propongono o creano è povero, ridicolmente astratto, privo di sangue e di vita, nato morto, simile all’ ‘homunculus’ creato da Wagner, il discepolo pedante dell’immortale dottor Faust. Ne risulta che la scienza ha per missione unica di rischiarare la vita, non di governarla””. (pag 66) ‘in corsivo’ nel testo”,”ANAx-277″
“BAKUNIN Michail A.”,”Stato e anarchia (1873) e altri scritti.”,”‘Patriottismo’ (sic!) di Marx “”Fichte cominciò le sue lezioni con un appassionato discorso particolarmente rivolto alla gioventù tedesca ma pubblicato in seguito col titolo ‘Discorso alla nazione tedesca’ in cui pronosticò molto bene e molto lucidamente la futura grandezza politica della Germania e in cui espresse il suo patriottico e fiero convincimento che la nazione tedesca fosse destinata a diventare la suprema rappresentante anzi la guida o, per così dire, l’aureola dell’umanità; illusione in cui caddero altri popoli, quantunque con maggior diritto dei tedeschi, come, in special modo, gli antichi greci, i romani e, ai giorni nostri, i francesi; ma essa si è profondamente radicata nella coscienza di ogni tedesco e ha oggi assunto in Germania dimensioni eccessivamente deformi e brutali. In Fichte aveva almeno un carattere nonostante tutto eroico; Fichte la proclamò davanti alle baionette francesi in un momento in cui Berlino era governata da un generale napoleonico e nelle strade echeggiavano i tamburi francesi. Inoltre la concezione del mondo del filosofo idealista, che sosteneva il suo orgoglio patriottico, respirava largamente l’umanesimo, quell’aperto umanesimo in larga parte panteistico di cui è impregnata la grande letteratura tedesca del secolo XVIII. Ma i tedeschi contemporanei pur continuando a sostenere le esagerate pretese del loro patriota filosofo hanno respinto il suo umanesimo. Semplicemente non lo capiscono fin quasi al punto di burlarsene come di una concezione abortita, astratta e affatto impraticabile. Il patrottismo del principe Bismarck o del signor Marx risulta loro molto più comprensibile”” (pag 118-119)”,”ANAx-001-FGB”
“BAKUNIN Michail”,”La Comune e lo Stato.”,”Gli scritti dell’anarchico Bakunin sulla esperienza rivoluzionaria della Comune di Parigi Saggio di Andrea Costa sul 18 marzo e la Comune di Parigi”,”ANAx-439″
“BAKUNIN Michail”,”Opere complete. Volume II. La Prima Internazionale in Italia e il conflitto con Marx. Scritti e materiali.”,”appendici: I. Estratti di Bakunin degli scritti di Mazzini; II. Agli operai delegati al Congresso di Roma; III. Giuseppe Mazzini: Ai rappresentanti gli artigiani nel Congresso di Roma; IV. La «Neue Rheinische Zeitung» e Bakunin; V. Marx e Engels su Bakunin; VI. Documenti sulla Conferenza di Londra. Settembre 1871; VII. Documenti del Congresso di Sonvillier. Novembre 1871; VIII. Giuseppe Mazzini «Un’altra accusa». “”Bakunin fa parte dell’Internazionale da circa un anno e mezzo. È un nuovo venuto. Al congresso di Losanna (settembre 1868) della Lega della Pace e della Libertà (egli era membro del comitato esecutivo di questa associazione internazionale borghese creata per far da contrappeso all’Internazionale proletaria) svolse uno dei suoi ruoli di imbonitore che gli sono tanto congeniali. Propose una serie di risoluzioni che, nonostante la loro insulsaggine, con il loro tono contrassegnato da un burbanzoso radicalismo erano indicate a spaventare i cretini borghesi. In tal modo, messo in minoranza, uscì con gran clamore dalla Lega e fece annunciare trionfalmente alla stampa europea questo grande evento. Sa usare la pubblicità quasi con la stessa abilità di Hugo che – come dice Heine – non è semplicemente egoista, ma hugoista. Poi entrò nella nostra associazione, nella sua branca romanda di Ginevra. Il suo primo atto fu una cospirazione. Costituì l’«Alleanza della Democrazia Socialista». Il programma di questa società non era altro che l’insieme delle risoluzioni che Bakunin aveva proposto al congresso di Berna della Lega per la Pace. L’organizzazione aveva un carattere di setta con il centro principale a Ginevra e si costituì come associazione internazionale che avrebbe dovuto tenere dei congressi generali, essere una società internazionale indipendente e ‘in pari tempo’ parte integrante della nostra Internazionale. In breve, con l’infiltrazione di questa società segreta, la nostra associazione si sarebbe progressivamente dovuta trasformare in uno strumento del russo Bakunin. Servì da pretesto l’affermazione che questa nuova società era stata creata con il fine specifico di «fare della propaganda teorica». Il che è proprio molto divertente, se si pensa al fatto che Bakunin e i suoi apostoli non sanno nulla di teoria. Ma il programma di Bakunin era «la teoria». (…)”” [da Appendice V. Marx ed Engels su Bakunin; Lettera di Karl Marx a Paul e Laura Lafargue, Londra, 19 aprile 1870 (pag 301-321) (in) Michail Bakunin, ‘Opere complete. Volume II. La Prima Internazionale in Italia e il conflitto con Marx. Scritti e materiali’, Edizioni della rivista Anarchismo, Catania, 1976]”,”ANAx-449″
“BAKUNIN Michail”,”Opere complete. Volume III. La questione germano-slava. Il comunismo di Stato 1872.”,”appendice: I. Documenti dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori in riferimento alla Russia e alla Polonia; II. Documenti relativi al discorso pronunciato da S. Brokheim al Congresso della Lega internazionale della pace e della libertà Ginevra 1867; III. [Cesar De Paepe] Le istituzioni attuali dell’internazionale dal punto di vista dell’avvenire; IV. Lettere di Marx e Becker alla sezione russa dell’A.I.T. a Ginevra; V. [Friedrich Engels] Il Congresso di Sonvillier e l’Internazionale; VI. [K. Marx e F. Engels] Le cosiddette scissioni nell’Internazionale. Circolare privata del Consiglio Generale; VII. Referendum sulla revisione della Costituzione federale svizzera; VIII. Documenti relativi alla revisione degli Statuti generali dell’AIT; IX. Documenti relativi alla Conferenza della Federazione italiana a Rimini il 4 agosto 1872; X. Documenti relativi al Congresso dell’Aia; XI. Risoluzioni delle Federazioni giurassiana, belga, spagnola, inglese e olandese sul Congresso dell’Aia. A. Williams (pseud. di Marx) Il valore dell’organizzazione.Engels. ‘Il Congresso di Sonvillier e l’Internazionale’ (pag 297-299) “” Il 12 novembre, al momento del suo Congresso di Sonvillier, la Federazione del Giura, appoggiandosi sul fatto che il Consiglio generale non aveva convocato un congresso quest’anno, ma soltanto una conferenza, ha deciso d’indirizzare una circolare a tutte le sezioni aderenti all’Internazionale. Stampata a grande tiratura, essa fu lanciata ai quattro angoli del mondo, con lo scopo di invitare le altre sezioni a reclamare la convocazione immediata di un Congresso. Per noi, almeno in Germania ed in Austria, sono evidenti le ragioni per le quali il congresso ‘doveva’ essere sostituito da una conferenza. Noi non potevamo riunirci in Congresso, senza che, al ritorno, i nostri delegati fossero immediatamente arrestati e messi al fresco. I delegati di Spagna, d’Italia e di Francia si sarebbero trovati nella stessa situazione. Invece, una conferenza, di cui i dibattiti non sono pubblici e si limitano a questioni amministrative, era perfettamente possibile, non essendo divulgati i nomi dei partecipanti. Una tale conferenza presentava l’inconveniente di non poter decidere, né questioni di principio, né una modifica degli statuti, né, in modo più generale, degli atti relativi alla giurisdizione. Essa doveva limitarsi a decisioni amministrative in vista di un miglior funzionamento dell’Organizzazione, così come era stata stabilita dagli statuti e dalla risoluzioni dei congressi. Tuttavia la situazione esigeva misure di urgenza; si trattava di far fronte a una crisi momentanea e una conferenza bastava. Gli attacchi contro la conferenza non erano tuttavia che un pretesto. D’altronde la circolare non ne parla che occasionalmente. Al contrario, assicura anche che il male è più profondo. Sostiene che, secondo gli statuti e le prime risoluzioni dei congressi, l’Internazionale non è niente altro che una «libera federazione di sezioni autonome», di cui lo scopo è l’emancipazione dei lavoratori da parte dei lavoratori stessi, «al di fuori di ogni autorità dirigente, anche se emana dal libero consenso di tutti». Di conseguenza, il Consiglio generale non dovrebbe essere che un «semplice ufficio di statistica e di corrispondenza». Questa base iniziale sarebbe stata presto falsata, prima con il diritto accordato al Consiglio generale di decidere egli stesso l’ammissione dei nuovi membri e ancora di più dalle risoluzioni del Congresso di Basilea, accordanti al Consiglio generale il diritto di sospendere ogni sezione fino al prossimo congresso e di regolare provvisoriamente le controversie fino a che questo congresso non si fosse pronunciato (4). Il Consiglio generale si troverebbe così investito di un potere pericoloso. La libera associazione delle sezioni autonome sarebbe trasformata in un’organizzazione gerarchica ed autoritaria di «sezioni disciplinate» in modo che le sezioni sarebbero «poste interamente sotto le mani del Consiglio generale che può a suo piacimento, rifiutare la loro ammissione o anche sospendere la loro attività». I nostri lettori tedeschi sanno troppo bene il valore di un’organizzazione atta a difendersi, per non trovare tutto ciò molto sorprendente. E molto naturale, perché le teorie di Bakunin, che qui si sono sviste sbocciare completamente, non sono ancora penetrate in Germania. Una società operaia, che ha scritto sulle sue bandiere il motto della lotta per l’emancipazione della classe dei lavoratori; dovrebbe avere alla sua testa non un comitato esecutivo, ma un semplice ufficio di statistica e di corrispondenza. Infatti, la lotta per l’emancipazione della classe operaia non è che un semplice pretesto per Bakunin e i suoi compagni; il vero scopo è tutt’altro. «La società futura non deve essere nient’altro se non l’universalizzazione dell’organizzazione che l’Internazionale si sarà data. Noi dobbiamo aver cura di avvicinare il più possibile questa organizzazione al nostro ideale… L’Internazionale, embrione della società futura dell’umanità, è tenuta, fin da adesso, ad essere l’immagine fedele dei nostri principi di libertà e di federazione, essa deve rigettare dal suo seno ogni principio tendente all’autorità e alla dittatura». A noialtri Tedeschi, ci si rinfaccia il nostro misticismo; ma noi non raggiungiamo, e nemmeno da lontano, quello che abbiamo appena visto. L’Internazionale, embrione di una società futura, da cui saranno escluse le fucilazioni di Versailles, le corti marziali, gli eserciti permanenti, la censura della posta; il processo criminale di Brunswick! Noi difendiamo oggi la nostra pelle con tutti i mezzi; il proletariato, esso stesso dovrebbe organizzarsi non per la necessità della lotta che gli è imposta ogni giorno ogni ora, ma per la vaga rappresentazione che certi spiriti chimerici si fanno di una società dell’avvenire!”” (pag 297-299) [F. Engels. ‘Il Congresso di Sonvillier e l’Internazionale’ (in appendice al volume: M. Bakunin, ‘Opere complete’. Volume III. La questione germano-slava. Il comunismo di Stato 1872, Edizioni della Rivista Anarchismo, Catania, 1977] [(4) L’articolo sesto (VI) delle Risoluzioni amministrative; votate dal Congresso di Basilea, stipula: «Il Consiglio generale ha ugualmente il diritto di sospendere, fino al prossimo Congresso, una sezione dell’Internazionale. Ogni gruppo, da parte sua, potrà rifiutare od escludere dal suo seno una sezione o società, senza tuttavia poterla privare del suo carattere d’internazionalità, ma potrà domandarne la sua espulsione al Consiglio generale»]”,”ANAx-450″
“BAKUNIN Michail”,”Opere complete. Volume IV. Stato e Anarchia. Dove andare cosa fare 1873.”,”””Abbiamo già espresso a più riprese una vivissima avversione verso la teoria di Lassalle e di Marx che raccomanda ai lavoratori, se non come ideale supremo, almeno come scopo immediato ed essenziale, la ‘fondazione di uno Stato popolare’, il quale, come essi stessi hanno spiegato, non sarebbe altro che «il proletariato organizzato in classe dominante». Se il proletariato, ci si domanderà, diviene la classe dominante, sopra chi dominerà?”” (pag 197)”,”ANAx-451″
“BAKUNIN Michail”,”Opere complete. Volume V. Rapporti con Sergej Necaev, 1870-1872.”,”Citato varie volte in indice nomi P.N. Tkatckev (Tkacev) Appendice. Istruttoria giudiziaria: “”(…) All’epoca non si conoscevano con precisione fatti che potevano stabilire chi, e con quale intenzione, aveva spinto la gioventù studentesca a partecipare a questi disordini. Si sapeva soltanto che i sunnominati Sergio Necaev, allora maestro di catechismo nella scuola parrocchiale di San Sergio a San Pietroburgo, Vladimir Orlov, figlio del prete del villaggio di Ivanovo (governatorato di Vladimir) e istitutore alla scuola dello stesso villaggio, allora domiciliato a San Pietroburgo, e Pietro Tkatchev, laureato in diritto all’Università di San pietroburgo, avevano preso parte attiva alle riunioni degli studenti in gennaio e febbraio; (…)”” (pag 193)”,”ANAx-452″
“BAKUNIN Michail”,”Opere complete. Volume VI. Relazioni slave, 1870-1875.”,”introduzione di Alfredo M. BONANNO (pag 7-15), abbreviazioni, note al testo, note, appendice: I. ‘Documenti sui conflitti nell’Internazionale relativi alla Alleanza e al Congresso de L’Aia’; Lettera di Nikolaj Outine, Victor Bartenev e Anton Trusov a Karl Marx; Lettera di Nikolaj Outine a Karl Marx; (…) Lettera di Nikolaj Outine a Karl Marx; Karl Marx, Lista dei materiali sull’Alleanza; F. Engels, Materiali per l’opuscolo “”L’Alleanza della Democrazia socialista””, F. Engels, Idem; Introduzione all’opuscolo “”L’Alleanza della Democrazia socialista””; Kasper Turski, Alcune parole sull’opuscolo “”L’alleanza della Democrazia socialista””; Prefazione all’edizione russa dell’opuscolo “”Internazionale e rivoluzione””; II. Documenti riguardanti le relazioni di Bakunin con i Polacchi. (…) “”Ecco un’ associazione che, sotto la maschera dell’anarchismo più estremista, dirige i suoi colpi non contro i governi esistenti, ma contro i rivoluzionari che non accettano la sua ortodossia e la sua guida. Fondata ad opera della minoranza di un Congresso borghese, s’insinua tra le fila dell’organizzazione internazionale della classe operaia, cerca anzitutto di prendere la testa e, quando vede fallire il suo piano lavora per disorganizzarla. Essa sostituisce sfrontatamente il suo programma settario e le sue idee ristrette al vasto programma, alle grandi aspirazioni della nostra organizzazione; essa organizza, nelle sezioni pubbliche dell’Internazionale, le sue piccole sezioni segrete che, obbedendo ad una medesima parola d’ordine, riescono in molti casi a dominarle con la loro azione preordinata: attacca pubblicamente, sui suoi giornali, tutti coloro che si rifiutano di assoggettarsi ai suoi voleri; provoca la guerra aperta – sono parole sue – nelle nostre file. Per raggiungere i suoi fini non arretra di fronte a nessun mezzo, a nessuna slealtà; la menzogna, la calunnia, l’intimidazione, l’agguato le sono ugualmente propri. Infine, in Russia, prende completamente il posto dell’Internazionale e commette, sotto il nome di questa, crimini di diritto comune, alcune truffe, un omicidio, per i quali la stampa governativa e borghese ha addossato la responsabilità alla nostra organizzazione. E l’Internazionale dovrebbe tacere tutti questi fatti perché l’associazione che ne è colpevole è segreta! L’Internazionale ha in mano gli statuti di questa associazione, sua mortale nemica; statuti in cui essa si proclama apertamente moderna Compagnia di Gesù e dichiara che è suo diritto e suo dovere mettere in opera tutti i metodi d’azione gesuitici; statuti che spiegano in un sol colpo tutta la serie di azioni ostili di cui l’Internazionale è stata fatta bersaglio da questa parte; ma essa non dovrebbe servirsi di questi statuti, perché significherebbe denunciare una società segreta! Contro tutti questi intrighi c’è un solo mezzo, ma di un’efficacia folgorante: bisogna darne la più ampia pubblicità. Svelare questi maneggi nel loro insieme significa renderli inoffensivi. Proteggerli col nostro silenzio non sarebbe solo un’ingenuità di cui i capi dell’Alleanza sarebbero i primi a ridere, sarebbe una vigliaccheria. E ancora sarebbe un atto di tradimento verso quegli Internazionalisti spagnoli, membri dell’Alleanza segreta, che non hanno esitato a divulgarne l’esistenza e il modo d’agire quando essa è passata all’aperta ostilità verso l’Internazionale. Del resto tutto ciò che è contenuto negli statuti segreti si trova già; ed in forma ancor più accentuata, nei documenti pubblicati, in lingua russa, da Bakunin e Necaev stessi. Gli statuti non sono altro che una conferma. Che gli intriganti dell’Alleanza gridino pure alla delazione. Noi li denunciamo al disprezzo degli operai e alla benevolenza dei governi che han così bene servito disorganizzando il movimento proletario. La ‘Tagwacht’ di Zurigo, in una risposta a Bakunin, aveva ben ragione di dire: “”Se non siete un agente prezzolato, quel che c’è di sicuro è che un agente prezzolato non potrebbe fare più danni di voi”” [Friedrich Engels, “”Introduzione all’opuscolo “”L’Alleanza della democrazia socialista”””” (pag 280-281) (in) Michail Bakunin, ‘Opere complete. Volume VI. Relazioni slave, 1870-1875’, Edizioni Anarchismo, Catania, 1985]”,”ANAx-453″
“BAKUNIN Michail”,”Opere complete. Volume VII. La guerra franco-tedesca e la rivoluzione sociale in Francia, 1870-1871.”,” “”Louis Blanc, Rospespierre in miniatura, adoratore del cittadino intelligente e virtuoso, è il tipico comunista di Stato, seguace del socialismo dottrinario ed autoritario”” (pag 171) “”La Francia come Stato è perduta. Essa non può salvars con i mezzi regolari e amministrativi. Spetta alla Francia naturale, alla Francia del popolo entrare sulla scena della storia, e salvare la sua libertà e quella dell’Europa intera, con un sollevamento immenso, spontaneo, popolare, al di fuori di ogni organizzazione ufficiale, di ogni centralizzazione governativa. E la Francia, spazzando via dal proproi territorio gli eserciti del re di Prussia, avrà, nello stesso tempo, affrancato tutti i popoli d’Europa e compiuto l’emancipazione sociale del proletariato”” (pag 173-174) [Lettera VI, Lettere a un francese sulla crisi attuale, settembre 1870] “”I Tedeschi hanno appena reso un immenso servizio al popolo francese. Hanno distrutto il suo esercito”” (pag 175) (Risveglio dei popoli, 1870)”,”ANAx-454″
“BAKUNIN Michail”,”Opere complete. Volume VIII. L’Impero knut-germanico e la rivoluzione sociale, 1870-1871.”,”Documenti allegati: Estratti da un articolo di D.A. Klemenc; Estratti dal programma dell”Obscina’; Prefazione di Élisee Reclus per l’opuscolo ‘Dieu et l’Etat’ (1882); Sull’edizione del ‘Preambolo’; Lettere di James Guillaume a Max Nettlau: estratti, 1906-1907; Sull’edizione di ‘Dio e lo Stato'”,”ANAx-455″
“BAKUNIN Michele”,”L’organizzazione dell’Internazionale. (Almanacco del popolo, 1872)”,”‘Nasce a Priamouchino (Russia) nel 1814, da famiglia nobile, studia filosofia prima Mosca poi a Berlino; dove si avvicina alla “”sinistra hegeliana””. Nel ’47-’48 conosce i principali pensatori socialisti europei dell’epoca: Weitling, Marx, Proudhon. Partecipa attivamente ai moti del ’48-’49, in Germania e Boemia. Arrestato nel maggio ’49, viene condannato a morte due volte (Germania ed Austria) e consegnato infine alla Russia che lo richiude per 4 anni nel terribile carcere di Pietro e Paolo a Pietroburgo e poi in Siberia da dove, dopo tre anni, riesce a fuggire e avventurosamente a tornare in Europa, dove riprende l’attività rivoluzionaria. Passato da posizioni democratiche a posizioni dapprima socialiste rivoluzionarie e poi decisamente anarchiche, fonda successivamente la “”Fratellanza Rivoluzionaria”” e la “”Alleanza della Democrazia Socialista”” che, nel ’68 si scioglie per entrare nell’Internazionale. Nel ’71 prevede e sostiene la Comune di Parigi e partecipa alla Comune di Lione. Muore nel 1876 a Berna’. (4° di copertina)”,”ANAx-001-FER”
“BAKUNIN Michail, a cura di Mariella NEJROTTI”,”Rivolta e libertà.”,”””La dottrina di Bakunin parrebbe quindi caratterizzata da una mancanza di coerenza intima e da una pressoché assoluta asistematicità. Essa trova invece un momento unitario e un suo ordine logico quando si consideri come fulcro del suo pensiero quel concetto di «libertà» intorno al quale esso si sviluppa”” (pag 9)”,”ANAx-011-FER”
“BAKUNIN Michail A.”,”Stato e anarchia e altri scritti. (1873)”,”‘Stato e anarchia’ fu scritta da Bakunin nell’estate del 1873, composta e stampata in russo a Zurigo da un gruppo di giovani fuorusciti o evasi dalla Russia… (pag 8) Un giudizio dell’anarchico Bakunin su Ferdinand Lassalle. “”Mentre la teoria politico-sociale dei socialisti antistatalisti o anarchici li conduce infallibilmente e direttamente a una completa rottura con tutti i governi, con tutte le forme della politica borghese non lasciando altra via d’uscita che la Rivoluzione Sociale, la teoria opposta, la teoria dei comunisti di Stato e dell’autoritarismo scientifico altrettanto infallibilmente attira e invischia i suoi fautori, sotto il pretesto della tattica politica, in una rete di transazioni incessanti con i governi e con i vari partiti politici borghesi; e cioè li spinge direttamente verso la reazione. La prova migliore ne fu lo stesso Lassalle. Nessuno ignora le sue relazioni e i suoi negoziati con Bismarck. Liberali e democratici, contro i quali aveva portato una guerra implacabile e molto fortunata, ne hanno approfittato per accusarlo di corruzione. La stessa accusa, quantunque meno apertamente, è stata propalata fra i seguaci personali del signor Marx in Germania. Ma sia gli uni che gli altri mentivano. Lassalle era ricco e non aveva nessun motivo di vendersi; era troppo intelligente e troppo orgoglioso per non preferire la parte dell’agitatore indipendente alla spregevole situazione di un agente del governo o di chicchessia. Abbiamo già detto che Lassalle non era un uomo del popolo perché era troppo mondano per mantenere contatti col proletariato fuori di quelle riunioni pubbliche durante le quali lo magnetizzava regolarmente con il suo notevole talento oratorio; troppo viziato dalla fortuna e dalle abitudini lussuose e sofisticate che ne derivano, per trovare qualche piacere nella frequentazione del popolo; troppo ebreo per sentirsi a proprio agio in mezzo al popolo; e infine troppo cosciente della propria autorità intellettuale per non avvertire un certo disprezzo nei confronti della turba ignorante dei manovali alla quale si rivolgeva più come un medico all’ammalato che da fratello a fratello. Entro questi limiti si era seriamente consacrato alla causa del popolo come un medico onesto potrebbe consacrarsi alla cura del proprio paziente in cui però vede meno l’uomo che il soggetto. Siamo profondamente convinti che era tanto onesto e fiero che per nulla al mondo avrebbe tradito la causa del popolo. Non è necessario ricorrere a vili supposizioni per spiegare i rapporti e le transazioni di Lassalle con il ministro prussiano. Lassalle era, come abbiamo detto, in lotta aperta con tutte le tendenze liberali e democratiche e disprezzava profondamente quei retori ingenui dei quali vedeva così chiaramente l’impotenza e l’inconsistenza; anche Bismarck, sebbene per altri motivi, li osteggiava; questa fu la prima ragione che li avvicinò. Ma la causa fondamentale di questo avvicinamento era nel programma politico e sociale di Lassalle, nella teoria comunista creata dal signor Marx”” (pag 192-193) [Michail A. Bakunin, ‘Stato e anarchia e altri scritti’, Feltrinelli, Milano, 1968] Ancora Bakunin su Lassalle. (pag 196-197) Lassalle ‘negli ultimi anni sono stati ripubblicati o rieditati diversi suoi scritti, e alcuni volumi recenti ne approfondiscono il pensiero. ? Tra le pubblicazioni più recenti troviamo: “”Zwei Berichte”” (2022): una raccolta in tedesco che include due importanti discorsi di Lassalle, tra cui la sua autodifesa davanti al tribunale di Berlino. È un testo utile per comprendere il suo stile oratorio e la sua visione politica. “”The Working Man’s Programme (Arbeiter-Programm)”” (2017): una riedizione in inglese del celebre programma politico di Lassalle, in cui propone riforme sociali a favore della classe lavoratrice. “”O que é uma Constituição?”” (2017): edizione portoghese del suo celebre discorso sulla natura della costituzione, ancora oggi studiato in ambito giuridico e politico’ (f. copilot) Ecco alcune biografie e studi recenti su Ferdinand Lassalle ? “”Ferdinand Lassalle. Der erste deutsche Sozialist”” di Helga Grebing (riedizione aggiornata, 2021) Una delle studiose più autorevoli del socialismo tedesco, Grebing offre un ritratto completo di Lassalle come figura chiave nella nascita della socialdemocrazia. Analizza il suo pensiero politico, il rapporto con Marx e il contesto storico in cui operò. ? “”Ferdinand Lassalle: Sozialist und Staatsmann”” di Jürgen Schmidt (2020) Questa biografia si concentra sul ruolo di Lassalle come fondatore dell’Associazione Generale degli Operai Tedeschi e sul suo tentativo di conciliare socialismo e istituzioni statali. È apprezzata per l’equilibrio tra rigore accademico e leggibilità. ? “”Ferdinand Lassalle. Ein Leben für die Arbeiterbewegung”” di Georg Fülberth (2018) Un testo più divulgativo ma ben documentato, che ripercorre la vita di Lassalle con attenzione particolare alla sua eredità politica e culturale nella sinistra europea. ? Inoltre, per un taglio più critico e filosofico: Eugen Galasso, “”Ferdinand Lassalle, padre fondatore della socialdemocrazia tedesca”” (CEDOCS, 2011), che riflette sul suo pensiero in relazione alla crisi della socialdemocrazia contemporanea. cedocs.it (f. copil.)”,”INTP-004-FMB”
“BALABANOFF Angelica”,”La mia vita di rivoluzionaria.”,”La BALABANOFF nacque a Kiev nel 1869 e morì a Roma nel 1965. Nel 1915 fu cofondatrice e poi segretaria del movimento di Zimmerwald e, nel 1917, prima segretaria della 3° Internazionale. Dopo aver abbandonato la Russia andò esule negli USA e quindi tornò in Italia alla caduta del fascismo entrando nel PSIUP e poi nella direzione del nuovo Partito Socialista dei Lavoratori.”,”INTT-060″
“BALABANOFF Angelica”,”Il traditore. Mussolini e la conquista del potere.”,”””Siamo sempre lì: perché questo stesso entusiasmo per Mussolini non si era manifestato prima, quando lo stesso uomo, colle stesse capacità oratorie, propugnava un ideale di giustizia ed eguaglianza sociale? A quell’epoca i forestieri e i giornalisti schivavano Mussolini, lo ritenevano un forsennato, si sarebbero ben guardati dall’ ascoltare un suo discorso o di avvicinare il luogo in cui egli lo teneva. Se fosse vero ch’egli è un oratore di tale calibro perché non se n’è mai parlato nei ritrovi politici, nei giornali prima che fosse salito al potere?”” (pag 86-87) “”Siccome non era mai sicuro di sé e gli piaceva attirare attenzione, di distinguersi dagli altri, soleva, nei suoi scritti come nel parlare, imitare oratori e scrittori non italiani. Frasi brevi e staccate. Chi lo ascoltava, non sapendo ch’egli imitava o parafrasava altri, lo credeva originale”” (pag 87)”,”ITAF-136″
“BALABANOFF Angelica”,”Ma vie de rebelle. Le mémoires d’une grande militante du mouvement ouvrier. De son adhesion à la IIe Internationale à son exclusion du Parti communiste soviétique en 1924.”,”Collaboratrice del giovane MUSSOLINI nel partito socialista italiano, leader del movimento di Zimmerwald poi segretaria della 3° Internazionale con Zinoviev sarà critica per l’ opportunismod del primo e del ‘settarismo’ e dell’ intransigenza di LENIN e TROTSKY. “”Al nono congresso del Partito, le ultime vestigia dell’ autonomia sindacale e del potere operaio nell’ industria vengono spazzate via; l’ autorità passa nelle mani dei commissari politici. La Kollontai era diventata la leader dell’ “”Opposizione operaia””, un movimento di protesta contro il soffocamento, da parte della burocrazia, dei sindacati e dei diritti democratici dei lavoratori. Dato che era impossibile, anche in quest’ epoca, criticare pubblicamente il Comitato centrale o difendere una posizione non ufficiale davanti ai militanti di base, essa aveva avuto il coraggio di pubblicare clandestinamente un’ opuscolo che aveva fatto distribuire ai delegati della convenzione del Partito. Non avevo mai visto Lenin così in collera quando gli fu portato uno di questi opuscoli (…). Sale sul palco e denuncia la Kollontai come il peggior nemico del Partito, una minaccia per la sua unità. E spinge il suo attacco fino ad evocare certi episodi della vita privata della Kollontai che non avevano niente a che fare con il dibattito””. (pag 250)”,”RIRB-071″
“BALABANOFF Angelica”,”Ricordi di una socialista.”,”Fatto compiuto. “”In seguito rividi Rakovsky a Stoccolma. La notizia della conquista del potere da parte dei bolscevichi fu da lui accolta non senza riserve ed esitazione, né egli approvò l’ atteggiamento d’ incondizionata solidarietà colla Rivoluzione d’ Ottobre che io e l’ Esecutivo di Zimmerwald assumemmo. Allora Rakovsky era ancora molto vicino ai menscevichi. Quello che secondo me gli fece vincere ogni titubanza e l’ indusse a passare anima e corpo dalla parte bolscevica fu il fatto compiuto, le difficoltà e le responsabilità derivanti dalla creazione della Repubblica del Lavoro. Dinanzi ad una situazione di tal genere Rakovsky, al pari di altri rivoluzionari, dovette uscire dal riserbo impostosi e sposare la causa degli insorti””. (pag 201) Stile di Lenin. “”Rimase lo stesso parlatore – per essere precisa non vorrei chiamarlo oratore – che era sempre stato. Lenin voleva convincere, spingere la gente all’ azione, all’ azione in una data direzione ed esclusione di tutte le altre; voleva adoperare il metodo che considerava più adatto al raggiungimento del suo scopo. Penso che se una qualche “”fata”” gli avesse fatto il dono della parola adorna ed irresistibile di un Trotsky, o di quella elevata, affascinante, d’una classicità impeccabile di un Jaures, egli non l’ avrebbe apprezzato né ne avrebbe fatto uso. Lo scopo cui egli mirava non richiedeva questi coefficienti…””. (pag 221-222) “”Lenin poi era la personificazione del coraggio non solo dopo il suo trionfo, quando le sue parole, venendo dal piedistallo del potere, non erano più contrastate, ma anche prima, quando nell’ ambiente ristretto dei suoi correligionari politici sosteneva il suo punto di vista, quando da emigrante senza seguito confutava ed attaccava i rappresentanti di partiti potenti per numero di aderenti e per l’ influenza esercitata. Quale profanazione sarebbe il paragonare due esseri diametralmente opposti, quali erano Lenin e Zinoviev, in ciò che costituisce la qualità fondamentale, la nota dominante di ogni essere umano, di ogni uomo d’ azione e rivoluzionario per giunta: il coraggio.”” (pag 265)”,”RIRB-072″
“BALABANOFF Angelica a cura; scritti di Karl MARX Friedrich ENGELS”,”Marx et Engels libres penseurs dans leurs ecrits.”,”BALABANOFF Angelica “”L’homme qui n’aura trouvé, dans la réalité fantasmagorique du ciel, où il cherchait un surhomme, que le ‘reflet’ de lui-même, n’inclinera plus à ne trouver que ‘l’apparence’ de lui-même, que le non-homme, là où il cherche et doit chercher nécessairement sa vraie réalité. Le fondement de la critique irréligieuse est: ‘c’est l’homme qui fait la religion’, ce n’est pas la religion qui fait l’homme. Certes, la religion est la conscience de soi et le sentiment de soi qu’a l’homme qui ne s’est pas encore trouvé lui-même, ou bien s’est déjà reperdu. Mais ‘l’homme’, ce n’est pas un être abstrait blotti quelque part hors du monde. L’homme, c’est le ‘monde de l’homme, l’Etat, la société. Cet Etat, cette societé produisent la religion, ‘conscience inversée du monde’, parce qu’ils sont eux-mêmes un ‘monde à l’envers’. La religion est la théorie générale de ce monde, sa somme encyclopédique, sa logique sous forme populaire, son point d’honneur spiritualiste, son enthousiasme, sa sanction morale, son complétement solennel, sa consolation et sa justification universelles. Elle est la ‘réalisation fantastique’ de l’être humain, parce que l”être humain’ ne possède pas de vraie réalité. Lutter contre la religion c’est donc indirectement lutter contre ce ‘monde-là’, dont la religion est ‘l’arôme’ spirituel.”” [Marx, Critique de la philosophie du droit de Hegel, p.41-42][in Angelica Balabanoff a cura; scritti di Karl Marx e Friedrich Engels, Marx et Engels libres penseurs dans leurs ecrits, 1995]”,”MAED-398″
“BALABANOFF Angelica”,”Lenin visto da vicino.”,”Angelica Balabanoff nacque a Cernigov nel 1869 e morì a Roma nel 1965. Esponente di primo piano del movimento socialista fu condirettrice dell’Avanti! rientrata in Unione Sovietica nel 1917, divenne nel 1922, segretaria dell’Internazionale cpmunista. Tornò in Italia nel 1947. “” Lo scopo delle azioni è consapevolmente voluto, ma le conseguenze di queste non lo sono, oppure, pur sembrando di corrispondere alla mèta, finiscono col generare risultati ben diversi da quelli cui si mirava”” Federico Engels.”,”LENS-071-FL”
“BALASSA Bela NOLAND Marcus”,”Japan in the World Economy.”,”BALASSA è Visiting Fellow all’Institute for International Economics. E’ Prof di economia politica alla J. Hopkins Univ ed è Consultant alla World Bank. E’ autore di numerosi libri. NOLAND è Research Associate all’Institute e pure Visiting Assistant Professor alla Graduate School of Policy Sciences, Saitana Univ in Japan. E’ autore di numerosi articoli sull’economia internazionale e sull’economia JAP.”,”JAPE-002″
“BALASSA Bela NOLAND Marcus”,”Japan in the World Economy.”,”BALASSA è Visiting Fellow all’Institute for International Economics. E’ Prof di economia politica alla J. Hopkins Univ ed è Consultant alla World Bank. E’ autore di numerosi libri. NOLAND è Research Associate all’Institute e pure Visiting Assistant Professor alla Graduate School of Policy Sciences, Saitana Univ in Japan. E’ autore di numerosi articoli sull’economia internazionale e sull’economia JAP.”,”STAT-033″
“BALAZS Étienne”,”La burocrazia celeste. Ricerche sull’economia e la società della Cina del passato.”,”L’autore di questi saggi, Étienne Balazs (1905-1963), è uno dei più grandi storici sulla Cina nell’Occidente contemporaneo. Nato a Budapest, compie il suo tirocinio di sinologia in Germania, non esistendo allora né in Ungheria né in Austria insegnamento del cinese. Si laurea all’Università di Berlino con una tesi, tanto originale quanto profonda, sulla storia economica dei Tang.”,”CINE-011-FL”
“BALBI Rosellina”,”Madre paura. Quell’istinto antichissimo che domina la vita e percorre la storia.”,”BALBI Rosellina è redattore capo per i servizi culturali del quotidiano “”La repubblica””. E’ stata per dieci anni vicedirettore della rivista ‘Nord e Sud’. Nel 1983 ha scritto ‘Hatikvà. Il ritorno degli ebrei nella Terra Promessa’ con cui ha vinto il premio Estense.”,”STOS-144″
“BALBI Rosellina”,”Hatikvá. Il ritorno degli ebrei nella Terra Promessa.”,”Rosellina Balbi è redattore-capo per i servizi culturali del quotidiano la Repubblica. É stata per dieci anni vicedirettore della rivista Nord e Sud. Ha collaborato alla Stampa, al Mondo, al Globo.Nel 1980 ha vinto il Premio Calabria per il giornalismo culturale. Nel 1981, insieme al fratello Renato, ha pubblicato nei Robinson, Lungo viaggio al centro del cervello, che ha raggiunto sei edizioni, è stato tradotto, e ha vinto il Premio Rhegium Julii per la saggistica.”,”EBRx-020-FL”
“BALBI Rosellina”,”Madre Paura. Quell’istinto antichissimo che domina la vita e percorre la storia.”,”Rosellina Balbi (Napoli, 14 gennaio 1923 – Roma, 2 gennaio 1991) è stata una scrittrice e giornalista italiana. Rosellina Balbi già redattore capo per i servizi culturali del quotidiano “”La Repubblica””, è stata per dieci anni vicedirettore della rivista ‘Nord e Sud’. Nel 1983 ha scritto ‘Hatikvà. Il ritorno degli ebrei nella Terra Promessa’ con cui ha vinto il premio Estense. Dopo il ‘Lungo viaggio al centro del cervello’, che è stato uno dei bestsellers della stagione 1981-82, l’autrice affronta in queste pagine un altro viaggio, attraverso un’emozione profonda dell’uomo: la Paura, istinto atavico «che domina la vita e percorre la Storia» (…). ‘[L]a dura predicazione di monaci e preti (per i quali, osserva Tuchman (1), nella vita quotidiana medievale «non c’era quasi atto o pensiero – sessuale, commerciale o militare – che non contravvenisse ai dettami della Chiesa»), i loro moniti sui tremendi castighi che attendevano gli uomini in questo mondo e nell’altro, generarono un diffuso senso di colpa e quindi diedero luogo a un vero e proprio «acquitrino di paura» che sommerse l’Europa (e rafforzò il potere della Chiesa). I popoli scandinavi, ricorda ancora Tuchman, «ritenevano che una Vergine della Peste uscisse dalla bocca dei morti sotto forma di una fiamma azzurra, e volasse nell’aria fino a infettare la casa vicina. In Lituania si diceva che la Vergine della Peste sventolasse una sciarpa rossa sulla porta o sulla finestra, per far entrare la malattia. Stando alla leggenda, un uomo audace aspettò di proposito davanti alla propria finestra aperta brandendo una spada; e quando vide sventolare la sciarpa, tagliò via la mano che la reggeva. Morì per quel gesto, però il suo villaggio venne risparmiato e la sciarpa conservata a lungo come una reliquia nella chiesa del luogo». Lo stesso papa affermò che dietro quella calamità c’era la mano del Signore; in una bolla del settembre 1348, si riferì infatti alla «pestilenza con la quale Dio sta affliggendo i cristiani». E anche per l’imperatore Giovanni Cantacuzeno «era evidente che una malattia accompagnata da simili orrori, tanfi e agonie, e in particolare un morbo in cui una lugubre disperazione s’impadroniva delle vittime prima che morissero, non era un flagello naturale dell’umanità, ma un castigo del Cielo». «Queste pestilenze», diceva a sua volta Pietro l’Aratore «sono dovute esclusivamente al peccato». Naturalmente ci si interrogava ansiosamente sulla natura di questi peccati; e, a seconda dei luoghi, ciascuno identificava i propri. Così, ad esempio, per spiegare la sciagura che s’era abbattuta a Firenze, città di banchieri e di mercanti, Giovanni Villani (destinato anch’egli a soccombere al male), concludeva che Dio aveva voluto punirla «per quei peccati d’avarizia e d’usura con cui si opprimevano i poveri». Questa, dunque, è la spiegazione «religiosa» della peste”” (pag 41-42) [(1) Barbara Tuchmann, ‘Uno specchio lontano’, Mondadori, Milano, 1979]”,”STOS-012-FV”
“BALBO Cesare, a cura di Arrigo SOLMI”,”Sommario della storia d’Italia. Dalle origini fino ai nostri giorni.”,”Contiene in Appendice: I. Del Risorgimento II. Del Risorgimento (dal 1848 al 1922) di Arrigo SOLMI”,”ITAG-012-FF”
“BALCELLS Albert; scritti di COT DE REDDIS (Jaume AGUADE’) Pablo IGLESIAS Anselmo LORENZO Joaquin MAURIN Joan PEIRO’ J. LLUHI Y VALLESCA Martin VILANOVA Andreu NIN R. JOVE’ Jordi ARQUER Jaume MIRAVITLLES Rafael VIDIELLA”,”El arraigo del anarquismo en Cataluña. Textos de 1926 – 1934.”,”BALCELLS Albert, storico e professore all’ Università Autonoma di Barcellona, ha pubblicato molte opere tra cui ‘El sindicalismo en Barcellona, 1916-1923′ (v. retrocopertina). Scritti di COT DE REDDIS (Jaume AGUADE’) Pablo IGLESIAS Anselmo LORENZO Joaquin MAURIN Joan PEIRO’ J. LLUHI Y VALLESCA Martin VILANOVA Andreu NIN R. JOVE’ Jordi ARQUER Jaume MIRAVITLLES Rafael VIDIELLA”,”MSPx-023″
“BALCET Giovanni”,”Industrializzazione, multinazionali e dipendenza tecnologica. L’esperienza dei paesi arabi esportatori di petrolio.”,”Giovanni Balcet, nato a Pinerolo nel 1950, insegna Economia internazionale all’Università di Perugia. Ha lavorato come ricercatore e come docente all’ Institut de Planification et d’Economie Appliquée di Algeri. Ha pubblicato tra l’altro ‘La speranza tecnologica: tecnologie e modelli di sviluppo per una società a misura d’uomo’ (1980).”,”VIOx-232″
“BALCET Giovanni”,”L’economia italiana. Evoluzione, problemi e paradossi.”,”Giovanni Balcet ha insegnato nella Università di Perugia, Brescia e Algeri, e attualmente insegna Economia internazionale all’Università di Torino. Svolge ricerca sulle imprese multinazionali, sulle politiche economiche di fronte ai processi di globalizzazione e sull’inserimento internazionale dell’economia italiana.”,”ITAE-143-FL”
“BALDAN Attilio”,”Gramsci come storico. Studio delle fonti dei ‘Quaderni del carcere’.”,”Attilio BALDAN (Venezia, 1949) si è laureato in sociologia nel 1972 con una tesi sulla 2° Internazionale. Assegnista presso il Dipartimento di ‘Teoria e storia sociale’ dell’Univ di Trento, si occupa della cultura politica e storiografica dell’Ottocento e Novecento. Ha pubblicato saggi su GRAMSCI, sulla cultura fascista, sui rapporti tra intellettuali e PCI, sui primi quarant’annid ella ‘Rivista storica italiana’ e sul Trentino dell’inizio del secolo.”,”GRAS-019″
“BALDAN Attilio”,”Gramsci come storico. Studio delle fonti dei ‘Quaderni del carcere’.”,”Attilio Baldan (Venezia 1949) si è laureato in Sociologia nel 1972 con una tesi sulla Secodna Internazionale. Ha pubblicato saggi su Gramsci, sulla cultura fascista, sui rapporti tra intellettuali e Pci. Capitolo 4. La storiografia marxista da “”canone”” ad antropologia (pag 15-) Capitolo 5. “”Logico”” e “”storico”” nel marxismo di Gramsci (pag 23-) Gramsci e la storiografia tedesca e francese”,”STOx-031-FGB”
“BALDASSARRI Fabio, edizione a cura di Rosalba DE-SILVESTRIS”,”Ilio Barontini. Fuoriuscito, internazionalista e partigiano.”,”BALDASSARRI Fabio è stato da giovane corrispondente dell’Unità e poi ha fatto altri mestieri. Ha lavorato nella pubblica amministrazione ed è stato sindaco di Piombino e presidente della provincia di Livorno. Ha scritto anche romanzi. Nel 2006 ha pubblicato la raccolta di racconti di viaggio “”Tra la falce e il martello’ (viaggi nei paesi del comunismo e del socialismo in Euroasia e America centrale). Questo libro è una nuova edizione di una biografia pubblicata nel 2001.”,”PCIx-389″
“BALDASSARRI Mario TOBIN James MCCALLUM Bennet T. CASSONE Alberto MASERA Rainer S. ELTIS Walter ARCELLI Mario DE CECCO Marcello PEDONE Antonio SPAVENTA Luigi SYLOS LABINI Paolo BLANCHARD Olivier DORNBUSCH Rudiger KOMIYA Ryutaro IRINO Mutsunori WALTER Norbert FITOUSSI Jean Paul MUET Pierre Alain BOLTHO Andrea GRAHAM Andrew D’ADDA Carlo SALITURO Bruno”,”Keynes e le politiche economiche negli anni ’80.”,”James Tobin, Yale University. Bennett T. McCallum Carnegie Mellon University, Pittsburgh, e NBER Cambridge (Mass.). Alberto Cassone, Università di Torino. Rainer S. Masera, Direttore generale dell’IMI. Walter Eltis National economic development office (Nedo). Mario Arcelli, Università di Roma La Sapienza. Marcello De Cecco Università di Roma La Sapienza. Antonio Pedone Università di Roma La Sapienza. Luigi Spaventa Università di Roma La Sapienza. Paolo Sylos Labini Università di Roma La Sapienza. Olivier Blanchard e Rudiger Dornbusch Massachusetts Institute of Technology. Ryutaro Komiya e Mutsunori Irino Università di Aoyamagakuin, Research Institute Miti. Norbert Walter Deutsche Bank. Jean Paul Fitoussi e Pierre Alain Muet, Institut d’Etudes Politiques, Ofce, Paris, Ecole Polytechnique e Ofce, Paris. Andrea Boltho e Andrew Graham Magdalen College, Balliol College, Oxford. Carlo D’Adda e Bruno Salituro, Università di Bologna. Mario Baldassarri è un economista e politico italiano. Già Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze è stato parlamentare di AN, nel PDL e di Futuro e Libertà per l’Italia. Nato 10/09/1946 a Macerata.”,”ECOT-246-FL”
“BALDASSARRI Mario MAZZOTTA Roberto PESOLE Dino CIOCCA Pierluigi QUADRIO-CURZIO Alberto BISIN Alberto RIZZO Sergio RIZZUTO Luca GIARDA Piero MANZOCCHI Stefano BARBERA Alessandro MELONI Maurizio GAIOTTI Eugenio FOLLI Stefano DE-RITA Giuseppe LASORELLA Carmen HEUZE Richard MIGLIACCO Alessandra PILLER Tobias COSTI Bruno CASERO Luigi COLANINNO Matteo MONTI Mario FOLLI Stefano”,”Uscire dalla crisi, riprendere la crescita, come? quando?”,”RP”,”ITAE-439″
“BALDELLI Pio”,”Informazione e contro informazione.”,”BALDELLI Pio è nato a Perugia e insegna “”Storia del cinema””, “”Teorie e tecniche delle comunicazioni di massa””. Tra le sue opere principali segnaliamo la “”Sociologia del cinema”” (Editori Riuniti 1963)., “”Film e opera letteraria”” (Marsilio, 1964), “”Politica culturale e comunicazione di massa”” (1968). Successo del cinema italiano. “”Quali film italiani hanno raggiunto il massimo successo di pubblico popolare dal ’52 al 67′? Nella tabella che segue gli incassi di ciascun film sono ragguagliati al costo medio del biglietto d’ingresso nel giugno 1969. 1. Guerra e pace (1955) (4.283.530.000) 2. Per qualche dollaro in più (1965) 3. UIisse (1954) 4. Per un pugno di dollari (1964) 5. La donna più bella del mondo (1955) 6. Don Camillo (1952) 7. La dolce vita (1961) 8. Il Gattopardo (1962) 9. Marcellino pane e vino (1955) 10. La tempesta (1958) 11. Pane amore e fantasia (1953) 12. Matrimonio all’ italiana (1964) 13. Pane amore e gelosia (1959) 14. La grande guerra (1959) 15. Il buono, il brutto e il cattivo (1967) (2.668.003.000) (pag 345)”,”EDIx-072″
“BALDELLI Pio”,”Politica culturale e comunicazioni di massa.”,”Alla memoria di Ada Gobetti Pio Baldelli (1923-2005) ha insegnato ‘Storia e critica del cinema’ all’Università di Cagliari e dal 1958 ed è stato titolare della cattedra ‘Comunicazioni di massa’ Presso l’Accademica d’Arte di Perugia. Ha pubblicato molte opere tra cui ‘Sociologia del cinema’ Editori Riuniti, 1963. Baldelli, Pio (Trecc), di Daniele Dottorini – Enciclopedia del Cinema (2003); Baldelli, Pio, sociologo e critico del cinema, nato a Perugia il 23 gennaio 1923. Si è distinto, nel panorama degli studi italiani, per la coerenza con la quale ha posto il problema ? sempre presente nei suoi scritti ? dell’impatto pedagogico dei mass media e ha sottolineato la necessità di considerare il cinema e gli altri mezzi di comunicazione audiovisiva strumenti necessari per comprendere le trasformazioni sociali e politiche. Iniziò gli studi a Perugia per poi trasferirsi a Milano dove si laureò nel 1949 in teoria e tecnica dei mezzi di comunicazione di massa. A Perugia ebbe inizio la sua carriera universitaria con la cattedra di Storia del cinema; passato poi a Cagliari, dal 1971 ha insegnato a Firenze storia e critica del cinema presso la facoltà di Magistero e di Sociologia e critica del cinema all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Parallelamente all’attività accademica, sin dagli anni Sessanta B. ha proposto interventi politico-culturali sul cinema e la televisione in riviste e quotidiani italiani e stranieri, tra cui “”Lotta continua”” (di cui è stato direttore) e “”Image et son””. Deputato del Parlamento italiano dal 1980 al 1983 nelle file del Partito radicale è passato, l’anno successivo, nei banchi della sinistra indipendente. Interessato, sin dagli inizi della sua carriera, alle forme e agli sviluppi dei nuovi mezzi di comunicazione di massa, in Sociologia del cinema: pubblico e critica cinematografica (1963) si è occupato delle mutazioni del pubblico e dell’impatto del cinema nel dibattito culturale del dopoguerra. In Film e opera letteraria (1964), ha offerto un’analisi del rapporto tra testo cinematografico e testo letterario che sarà un punto di riferimento nel dibattito teorico italiano e internazionale. In testi come Comunicazione audiovisiva e educazione (1966), Politica culturale e comunicazioni di massa (1968) e Informazione e controinformazione (1972), B. ha sviluppato il problema del rapporto tra le trasformazioni della società e l’evoluzione dei mass media, visti sia come mezzi per la formazione del consenso, sia come forme in grado di offrire strumenti per l’analisi critica della realtà. Tra le sue opere più recenti, Cybercomunicazione e spazi pubblicitari (1998) e Neorazzismi e mutazione biotecnologica (1999), entrambe scritte in collaborazione con S. Fortunato. J. Urrutia, Imago litterae. Cine, literatura, Sevilla 1984, pp. 10-14; C. Bragaglia, Critica e critiche, Milano 1987, passim; L. Pellizzari, Contributi ad una storia della critica cinematografica italiana, Roma 1999, p. 251 e passim.”,”TEOS-322″
“BALDELLI Pio”,”Informazione e contro informazione.”,”BALDELLI Pio è nato a Perugia e insegna “”Storia del cinema””, “”Teorie e tecniche delle comunicazioni di massa””. Tra le sue opere principali segnaliamo la “”Sociologia del cinema”” (Editori Riuniti 1963)., “”Film e opera letteraria”” (Marsilio, 1964), “”Politica culturale e comunicazione di massa”” (1968). Successo del cinema italiano. “”Quali film italiani hanno raggiunto il massimo successo di pubblico popolare dal ’52 al 67′? Nella tabella che segue gli incassi di ciascun film sono ragguagliati al costo medio del biglietto d’ingresso nel giugno 1969. 1. Guerra e pace (1955) (4.283.530.000) 2. Per qualche dollaro in più (1965) 3. UIisse (1954) 4. Per un pugno di dollari (1964) 5. La donna più bella del mondo (1955) 6. Don Camillo (1952) 7. La dolce vita (1961) 8. Il Gattopardo (1962) 9. Marcellino pane e vino (1955) 10. La tempesta (1958) 11. Pane amore e fantasia (1953) 12. Matrimonio all’ italiana (1964) 13. Pane amore e gelosia (1959) 14. La grande guerra (1959) 15. Il buono, il brutto e il cattivo (1967) (2.668.003.000) (pag 345)”,”EDIx-028-FV”
“BALDERSTON Theo”,”Economics and Politics in the Weimar Republic.”,”BALDERSTON Theo è Senior Lecturer in Storia economica all’ università di Manchester. Ha studiato l’ economia di Weimar e ha scritto ‘The Origins and Cours of the German Economic Crisis, 1923-1932′ (Berlino, 1993). “”La teoria quantitativa dell’ inflazione tedesca. La più fondamentale teoria dell’ inflazione tedesca è la ‘teoria della quantità’. Popolarizzata come “”troppo denaro prende troppe poche merci”” (too much money chasing too few goods), la sua classica applicazione all’ inflazione germanica fu di Bresciani-Turroni (1937).”” “”The most basic theory of the German inflation is the ‘quantity theory’. Popularised as ‘too much money chasing too few goods’, its classic historiographic application to the German inflation was by Bresciani-Turroni (1937).”” (pag 36-37)”,”GERG-063″
“BALDET Marcel”,”La vie quotidienne dans les Armées de Napoléon.”,”Mito di Bonaparte. Thiers ha suggerito a Luigi Filippo la grandiosa celebrazione del “”ritorno delle Ceneri”” per associare la nuova monarchia all’esaltazione di Napoleone e della sua armata. Molti anziani soldati hanno partecipato al corte funebre… (pag 312)”,”FRAN-062-FSL”
“BALDI Stefano CAGIANO DE AZEVEDO Raimondo”,”La popolazione italiana verso il 2000. Storia demografica dal dopoguerra ad oggi.”,”Stefano BALDI è diplomatico, studioso di problemi della popolazione (in servizio presso le Organizzazioni internazionali a Ginevra); CAGIANO DE AZEVEDO è docente di demografia e preside della Facoltà di economia nell’Università la Sapienza di Roma.”,”ITAS-129″
“BALDI Gianni”,”I potenti del sistema o il sistema dei potenti.”,”BALDI Gianni è stato redattore dell’Avanti! clandestino poi è passato a Milano Sera (1945) e più tardi a ‘Epoca’ e ‘Storia illustrata’. Ha collaborato con ‘Il Mondo’ e l’Europeo. Quindi è diventato vicedirettore di ‘Successo’.”,”ITAE-242″
“BALDI Ernesto”,”Giordano Bruno.”,”””Per ragioni non bene accertate, ma forse a causa delle opinioni manifestate in lezioni pubbliche dal Bruno (che in quell’Accademia impartì insegnamenti matematici sviluppando le intuizioni del Cusano), venne in contesa col Boethius, pastore e soprintendente della Chiesa evangelica, alla quale il Bruno aveva aderito a Ginevra. Fu scomunicato da questa chiesa luterana, come a Ginevra dal calvinismo, come a Parigi era stato investito dagli scolastici, come ad Oxford osteggiato dai dottori di quella Università, come poi a Venezia sarà carcerato e infine a Roma condannato a morte dai teologi del Sant’Uffizio. Era questo il destino di Bruno, il destino di chi in quell’epoca intendeva professare la libera speculazione filosofica, di chi proponeva di ricercare criticamente la verità. E non solo nella comunità cattolica, ma anche in nazioni protestanti, perché ancora il principio di tolleranza era un’utopia (…)””. (pag 57) “”La libera Venezia, l’anti-Roma, dove è consultore di Stato fra Paolo Sarpi, che discute con Galilei intorno alle nuove applicazioni matematiche, la repubblica del Rinascimento, che aveva imprigionato il più grande filosofo del Rinascimento, ora lo consegna all’inquisizione di Roma””. (pag 72-73″,”RELC-286″
“BALDI Stefano CAGIANO DE AZEVEDO Raimondo”,”La popolazione italiana. Storia demografica dal dopoguerra ad oggi.”,”Stefano Baldi, diplomatico, studioso di problemi della popolazione, è capo dell’ufficio di Statistica del ministero degli Affari Esteri; Raimondo Cagiano de Azevedo è docente di Demografia e preside della Facoltà di economia nell’Università la Sapienza di Roma. Anni 1970. Profondi mutamenti. Calo della mortalità infantile Calo dei matrimoni e delle nascite Inversione di tendenza del saldo migratorio Decentramento urbano”,”DEMx-005-FV”
“BALDINI Massimo”,”La storia delle utopie.”,”BALDINI è ordinario di Storia della filosofia presso l’Università di Perugia. Ha insegnato nelle università di Bari, Siena, Roma ‘La Sapienza’ e LUISS. E’ autore di numerose opere.”,”SOCU-003″
“BALDINI Umberto”,”Michelangelo.”,”””Quattro anni di lavoro memorabile, a creare quell’ opera che- come dice il Vasari – ‘è stata ed è veramente la lucerna dell’ arte nostra, che ha fatto tanto giovamento e lume all’ arte della pittura, che ha bastato ad illuminare il mondo, per tate centinaia d’anni in tenebre stato’. Essa è veramente quella che realizza la più compiuta espressione del suo genio. In quasi cinquecento metri quadrati di volta Michelangelo dà vita alla più grande storia spirituale dell’ umanità (…). Ecco perché la Sistina è il canto più formidabile della sua aperta esaltazione dell’ eroica lotta dell’ uomo contro la schiavitù, ecco perché ha una terribilità così spaventosa e una temperatura morale che richiama alla memoria il mondo della Commedia dantesca”” (pag 60-61)”,”BIOx-063″
“BALDINI Artemio Enzo”,”L’educazione di un principe luterano. Il ‘Furschlag’ di Johann Eberlin, tra Erasmo, Lutero e la sconfitta dei contadini. Edizione critica in ‘Neuhochdeutsch’ e versione italiana del testo manoscritto inedito.”,”Artemio Enzo Baldini è professore ordinario di Storia del pensiero politico presso l’Università degli Studi di Torino, dove insegna anche Teorie e storia della democrazia. Tra le sue pubblicazioni. ‘Istanze utopiche e dibattito politico agli inizi della Riforma luterana’ in ‘Alberto Tenenti. Scritti in memoria’ a cura di P. Scaramella, Bibliopolis, 2005, e ‘Machiavellismo e machiavellismi’, in ‘Anglo-american faces of Machiavelli’ (a cura di A. Arienzo e G. Borrelli, Polimetrica, 2009).”,”RELP-006-FMB”
“BALDINI Enzo A. a cura; saggi e interventi di Enrico NUZZO Cesare VASOLI Maurizio VIROLI Robert BIRELEY Davide BIGALLI Antonio Manuel HESPANHA Horst DREITZEL Wolfgang WEBER Gianfranco BORRELLI A. Enzo BALDINI Moisés GONZÁLES Vittorio DINI Diego QUAGLIONI Silvio SUPPA Yves Charles ZARKA Alberto ANDREATTA Saffo TESTONI-BINETTI Mario TURCHETTI Luis Reis TORGAL Valerio MARCHETTI Michael STOLLEIS Maurizio BAZZOLI Gian Luigi BETTI Paolo PASSAVINO Cesare VASOLI Costantino GARCÍA Antonio ALVAREZ DE MORALES Walter GHIA Franco Alberto CAPPELLETTI Michel SENALLART”,”Aristotelismo politico e ragion di stato. Atti del convegno internazionale di Torino, 11-13 febbraio 1993.”,”Tra i nomi più citati Aristotele, Bodin, Botero, Machivelli, Tacito”,”TEOP-036-FMB”
“BALDINI Artemio Enzo a cura; saggi di Michel SENELLART Aldo MAZZACANE Michel STOLLEIS Alberto ANDREATTA Hans W. BLOM Maurizio VIROLI Yves Charles ZARKA Gianfranco ZANCARINI Artemio Enzo BALDINI”,”La Ragion di Stato dopo Meinecke e Croce. Dibattito sulle recenti pubblicazioni. Atti del seminario internazionale di Torino, 21-22 ottobre 1994.”,”Artemio Enzo Baldini (Licciana Nardi, Massa Carrara, 1945) ha insegnato Storia delle dottrine politiche presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Torino. Ha curato, tra l’altro un volume di Atti: ‘Botero e la Ragion di Stato’ (Olschki, 1992) e ‘Jean Bodin a 400 anni dalla morte: bilancio storiografico e prospettive di ricerca’ (Olschki, 1997). Ragion di Stato: Questo concetto, sviluppato da Niccolò Machiavelli nel suo libro “”Il Principe””, si riferisce alla pratica di utilizzare qualsiasi mezzo necessario per mantenere il potere e la stabilità dello stato, anche se ciò comporta azioni moralmente discutibili. Realpolitik: Questo termine tedesco, che significa “”politica della realtà””, si riferisce a una politica basata su considerazioni pratiche e realistiche piuttosto che su ideali o principi morali. È stato utilizzato per descrivere la politica estera pratica e pragmatica, in particolare nel XIX secolo in Germania. Realismo politico: Questa è una teoria delle relazioni internazionali che enfatizza l’importanza del potere e degli interessi nazionali rispetto a ideologie o principi morali. Il realismo politico sostiene che gli stati agiscono principalmente per garantire la propria sicurezza e il proprio potere in un sistema internazionale anarchico2. In sintesi, tutti e tre i concetti condividono l’idea che la politica dovrebbe essere basata su considerazioni pratiche e realistiche, piuttosto che su ideali morali o etici. La “”Ragion di Stato”” può essere vista come un precursore della “”Realpolitik”” e del realismo politico, poiché tutti enfatizzano l’importanza del potere e della sicurezza nazionale. (f. google)”,”TEOP-039-FMB”
“BALDINI Artemio Enzo GUGLIELMINETTI Marziano a cura; saggi di Marziano GUGLIELMINETTI Emanuela SCARANO Elena FASANO-GUARINI Artemio Enzo BALDINI Jean-Claude ZANCARINI Jean-Louis FOURNEL Pierre JODOGNE Raffaella CASTAGNOLA Paolo CARTA Mario POZZI Diego QUAGLIONI Franco BARCIA Gianfranco BORRELLI”,”La «riscoperta» di Guicciardini. Atti del Convegno internazionale di studi. Torino 14-15 novembre 1997.”,”A.E. Baldini (Massa Carrara, 1945) è stato Prof ord. di Storia del pensiero politico nella Fac. di Scienze politi che dell’Università di Torino. M. Guglielminetti (Torino, 1937-2006) è stato Prof. ordinario di Letteratura italiana nella Facoltà di Lettere dell’Univ. di Torino.”,”STOx-028-FMB”
“BALDISSARA Luca PEZZINO Paolo a cura; saggi di Lutz KLINKHAMMER Pieter LAGROU Christian INGRAO Joanna BOURKE Jay WINTER Olivier WIEVIORKA Adolfo MIGNEMI Gabriella GRIBAUDI H. James BURGWYN Nicola LABANCA Lidia SANTARELLI Dianella GAGLIANI”,”Crimini e memorie di guerra. Violenze contro le popolazioni e politiche del ricordo.”,”Saggi di Lutz KLINKHAMMER Pieter LAGROU Christian INGRAO Joanna BOURKE Jay WINTER Olivier WIEVIORKA Adolfo MIGNEMI Gabriella GRIBAUDI H. James BURGWYN Nicola LABANCA Lidia SANTARELLI Dianella GAGLIANI “”Nel caso del massacro di Oradour, compiuto dalla Divisione Waffen-SS Das Reich il 10 giugno 1944, si può invece dimostrare che la decisione di assassinare donne, bambini e uomini del posto, fu presa durante un colloquio tra i comandanti di compagnia la sera precedente l’eccidio ed eseguita a sangue freddo : le vittime furono condotte nella chiesa locale e uccise attraverso l’innesco di una carica esplosiva”” (Lutz Klinkhammer) (pag 87) “”A parte il diverso trattamento riservato agli ebrei, il comportamento delle forze di occupazione italiane non si era discostato in modo significativo da quello dell’alleato tedesco. Gli italiani, semmai, esasperarono alcuni aspetti delle violenza militare sui civili, anticipando pratiche di guerra totale che sarebbero state adottate su larga scala dai comandi tedeschi solo nel corso dell’ultimo anno di occupazione nel 1943-44. A queste conclusioni giunsero i giudici incaricati di istruire l’indagine sui crimini di guerra; i quali, tra l’altro, misero l’accento sull’attitudine, che ritennero particolarmente spiccata nei reparti italiani, verso la spoliazione della popolazione civile. Se, in generale, la “”mania della razzia”” acveva costituito un elemento peculiare della mentalità degli occupanti, essa era stata soprattutto una caratteristica degli italiani, i quali – stando ai risultati dell’inchiesta governativa – non si erano mai astenuti dal saccheggio, né durante i rastrellamenti, né durante le fucilazioni: sempre, prima di dare alle fiamme i villaggi o di ordinarne il bombardamento, gli ufficiali italiani davano disposizioni alla truppa di procedere al saccheggio degli abitati e alla spoliazione delle vittime”” (pag 280) (Lidia Santarelli)”,”QMIS-150″
“BALDISSARA Luca BERGAMASCHI Myriam CANOVI Antonio DE-BERNARDI Alberto PEPE Adolfo, a cura; studi e ricerche di Luca BALDISSARA Sandro BELLASSAI Myriam BERGAMASCHI Nicola BRUGNOLI Antonio CANOVI Alberto DE-BERNARDI Ilaria DEL-BIONDO Claudia FINETTI Fabrizio LORETO Giannetto MAGNANINI Adolfo PEPE Andrea RAPINI Marica TOLOMELLI”,”Un territorio e la grande storia del ‘900. Il conflitto, il sindacato e Reggio Emilia. Vol. II. Dal secondo dopoguerra ai primi anni ’70.”,”Studi e ricerche di Luca BALDISSARA Sandro BELLASSAI Myriam BERGAMASCHI Nicola BRUGNOLI Antonio CANOVI Alberto DE-BERNARDI Ilaria DEL-BIONDO Claudia FINETTI Fabrizio LORETO Giannetto MAGNANINI Adolfo PEPE Andrea RAPINI Marica TOLOMELLI”,”MITT-002-FP”
“BALDISSARA Luca, a cura; saggi di Giovanni ARRIGHI Stefano BATTILOSSI Riccardo BELLOFIORE Robert LUMLEY Charles S. MAIER Patrick McCARTHY Giorgio NEBBIA Domenico PRETI Federico ROMERO Mariuccia SALVATI Luca BALDISSARA”,”Le radici della crisi. L’Italia tra gli anni Sessanta e Settanta.”,”Luca Baldissara, assignista di ricerca presso l’Università di Pisa (2001), collaboratore dell’Istituto Gramsci Emilia-Romagna di Bologna e redattore della rivista ‘Novecento. Rassegna di storia contemporanea’ è coautore di ‘Storia contemporanea e università’ (1993) e ha pubblicato alcuni volumi per le Edizioni Il Mulino. Saggi di Giovanni ARRIGHI Stefano BATTILOSSI Riccardo BELLOFIORE Robert LUMLEY Charles S. MAIER Patrick McCARTHY Giorgio NEBBIA Domenico PRETI Federico ROMERO Mariuccia SALVATI Luca BALDISSARA Lo spettro di una crisi generale del capitalismo. “”Hobsbawm è un po’ generico, o reticente, sulle ragioni della crisi, ma a questo proposito vi è solo l’imbarazzo della scelta se si procede alla consultazione delle trattazioni specialistiche. Per quel che riguarda per esempio, le analisi degli economisti, le linee che sono state percorse sono innumerevoli. Tra queste, segnalo soltanto tre grandi gruppi. Il primo insieme di spiegazioni ha a che vedere con la tecnologia. In questo modo di vedere le cose, per il quale recentemente è possibile vedere i lavori degli economisti francesi Gérard Duménil e Dominique Lévy, la causa profonda della crisi sarebbe da individuare nella riduzione del tasso di crescita della produttività, a sua volta riconducibile alla natura delle tecniche impiegate (3). Almeno dagli anni Sessanta, si sostiene, è possibile constatare un rallentamento nella produttività oraria del lavoro e un declino del saggio del profitto dovuto al peso crescente del capitale fisso rispetto al lavoro vivo. Il riferimento esplicito degli autori, statisticamente attrezzati e al passo con le teorie economiche di impostazione classico-ricardiana e keynesiana, è al Marx del terzo libro del ‘Capitale’, quello della caduta tendenziale del saggio del profitto, lo stesso Marx che sta dietro la ricostruzione della crisi che fu tempestivamente fornita nei primi anni Settanta da Ernest Mandel, recentemente scomparso, nel suo ‘Spätkapitalismus’, dove però il tema della crescita della composizione organica del capitale veniva inserito dentro una ripresa della teoria delle “”onde lunghe”” del capitalismo (4). Alla tecnologia e alle onde lunghe hanno fatto, in vario modo, riferimento anche autori non marxisti, come Gerhard Mensch o i neoschumpeteriani. Il secondo blocco di spiegazioni si volge invece al tema dell’anarchia nel modo di produzione capitalistico, e perciò della concorrenza fra capitali, articolandolo con il tema della sovrapproduzione. Esemplare di questo approccio è il recente contributo di Robert Brenner che copre l’intero numero 229 della “”New Left Review”” (5). A parere di Brenner, tra il 1965 e il 1973 i capitalismi tedesco e giapponese avevano oramai ultimato l’inseguimento degli Stati Uniti ed erano di conseguenza in grado di impiegare nel settore manifatturiero tecnologia avanzate con manodopera relativamente meno costosa, e potevano perciò praticare prezzi inferiori rubando quote di mercato all’economia del paese guida. Ne risultò una minore profittabilità per le imprese americane, che si trovarono con un eccesso di investimenti e di capacità produttiva. A impedire una uscita morbida dalle difficoltà e a determinar un rallentamento di lungo periodo dell’economia mondiale contribuì in modo decisivo l’irreversibilità dell’investimento in capitale fisso che indusse i produttori manifatturieri Usa a non spostare i propri capitali su altre attività. La risposta americana alla concorrenza – introduzione di nuove tecniche e attacco al lavoro, da parte delle imprese; uso aggressivo della propria posizione di vantaggio nel sistema internazionale dei pagamenti, che sfociò nel crollo del sistema di Bretton Woods e nel successivo, continuo scivolamento del dollaro per tutto il decennio, da parte del governo – generalizzò la crisi agli altri paesi avanzati. Il referente teorico potrebbe essere qui individuato nel Marx del secondo libro del ‘Capitale’, secondo il quale la caccia all’economia dei costi delle singole imprese si traduce in una crisi di realizzazione dell’intero sistema economico per il tramite delle sproporzioni, mentre il gruppo raccolto attorno a Paul Sweezy e al gruppo della “”Monthly Review”” insiste piuttosto sul filone del sottoconsumo. Il terzo gruppo di spiegazioni individua la radice della crisi nel conflitto sociale, ritenuto responsabile di una compressione dei profitti che viene interpretata come non interamente riconducibile alla autonomia dinamica tecnologica o all’insufficienza di sbocchi. (…)”” (pag 60-62) [note: (3) Cfr. G. Duménil D. Lévy, La dynamique du capita. Un siécle d’économie américaine, Puf, Paris, 1996 e, degli stessi autori, ‘La disoccupazione strutturale nella crisi di fine secolo. Un confronto fra l’esperienza europea e quella statunitense’ in R. Bellofiore (a cura), ‘Il lavoro di domani. Globalizzazione finanziaria, ristrutturazione del capitale e mutamenti della produzione’, BFS, Pisa, 1998; pp. 51-70; (4) Cfr. E. Mandel, ‘Late Capitalism’, New Left Books, London, 1975 (ed. orig. 1972); Id., The Second Slump’, idem, London, 1978 (ed. orig. 1977). Un’altra analisi che rivendica, con argomenti ancora diversi, la teoria della caduta del saggio del profitto come chiave interpretativa dello sviluppo e della crisi del secondo dopoguerra è quella di M.J. Webber, D.L. Rigby, ‘The Goldn Age Illusion Rethinking Postwar Capitalism’, Guilford press, NY, 1996; (5) Cfr. R. Brenner, The Economic of Global Turbolence. Uneven Development and The Long Downturn: The Advanced Capitalist Economies from Boom to Stagnation, 1950-1998′, in ‘New Left Review’, 1998, n. 229, p. 1-265] [Riccardo Bellofiore, ‘I lunghi anni Settanta. Crisi sociale e integrazione economica internazionale’ (pag 57-102) (in) Luca Baldissara, a cura, ‘Le radici della crisi. L’Italia tra gli anni Sessanta e Settanta’, Carocci, Roma, 2001]”,”ECOI-013-FP”
“BALDISSARA Luca a cura, saggi di Charles S. MAIER Riccardo BELLOFIORE Domenico PRETI Mariuccia SALVATI Federico ROMERO Giovanni ARRIGHI Stefano BATTILOSSI Patrick McCARTHY Robert LUMLEY Giorgio NEBBIA”,”Le radici della crisi. L’Italia tra gli anni Sessanta e Settanta.”,”Luca Baldissara, assegnista di ricerca presso l’Università di Pisa, collaboratore dell’Istituto Gramsci Emilia-Romagna di Bologna, redattore della rivista ‘Novecento’. Ha al suo attivo varie pubblicazioni. Tra i temi trattati: La “”guerra dei tassi di interesse”” e la trasmissione internazionale della politica monetaria americana, 1965-71 (pag 191-) [di S. Battilossi]”,”ITAE-095-FP”
“BALDISSERA Annalisa”,”La teoria delle crisi economiche da Marx a Sweezy.”,”””Il medesimo invariato presupposto delle sproporzioni tra settori mutuato da Marx conduce infatti in un caso, nell’ interpretazione di Hilferding, alla deduzione di crisi cicliche, per natura ricorrenti; nell’ altro, ovvero nelle teoretiche di Tugan-Baranowski all’ individuazione di crisi di assestamento, non necessariamente ripetitive, ma al contrario temporanee e risolvibili””. (pag 60) “”Così i primi, inclini alle sproporzioni inter-settoriali (Tugan-Baranowskij; Hilferding), tralasciano le inclinazioni disfattistiche marxiane e privilegiano la via della risolvibilità delle crisi, appunto accogliendo, sebbene con toni e sfumature più o meno accesi, l’ ipotesi dell’ equilibrio potenziale della riproduzione allargata e la tesi di una possibile sopravvivenza del sistema, ancorché in contesti riformati, rectius organizzati ad assicurare esogenamente quell’ equilibrio. Diversamente i secondi, e fra loro specialmente Rosa Luxemburg, che nella predilezione, fra le deduzioni marxiane, di quelle più marcatamente pessimistiche, conviene con il Maestro sul destino conclusivo del sistema capitalistico, ma intravede fra quest’ ultima predizione e lo schema della riproduzione allargata una contraddizione logica, alla cui soluzione ritiene di pervenire attraverso l’ eliminazione delle ipotesi astratte (“”autosufficienza”” e “”isolamento””) su cui placidamente riposa lo schema medesimo””. (pag 74)”,”TEOC-293″
“BALDISSONE Giusi”,”Filippo Tommaso Marinetti.”,”BALDISSONE Giusi è nata nel 1948 a Vercelli dove insegna italiano e storia in una scuola secondaria. “”Nel 1924 viene pubblicato il ‘Primo Manifesto surrealista’, scritto da Breton. Nel ’35 Breton scrive: ‘””Trasformare il mondo””, ha detto Marx; “”Cambiare la vita””, ha detto Rimbaud; queste due parole d’ordine sono per noi una sola””. Al di là del segno dell’ideologia, la posizione nei confronti del mondo e dell’arte è molto vicina a quella di Marinetti.”” (pag 213)”,”BIOx-260″
“BALDOLI Claudia”,”Il nostro maggio. All’ origine della festa dei lavoratori: autobiografie e testimonianze di Chicago.”,”BALDOLI Claudia è ricercatrice alla Hertfordshire University (UK). Per le edizioni Spartaco ha già curato nel 2004, l’ antologia degli scritti di Marie Louise BERNERI e Vera BRITTAIN ‘Il seme del caos. Scritti sui bombardamenti di massa (1939-1945)’. “”Il comizio di Haymarket Square del 4 maggio 1886 doveva essere una manifestazione di protesta. A Chicago, il corteo del 1° maggio per le otto ore era stato pacifico e molto partecipato: 80.000 persona avevano scioperato e, insieme alle loro famiglie, avevano riempito la città. Gli slogan su cartelli e striscioni dicevano in inglese e in tedesco: “”Otto ore – orario di lavoro 1° maggio 1886″”, “”Libertà senza uguaglianza è una menzogna””, “”Capitale privato è lavoro rubato””, “”La nostra civiltà – il manganello e il proiettile del poliziotto””. Due giorni dopo, quando i lavoratori licenziati di una fabbrica che produceva mietitrici, la McCormick protestarono davanti ai cancelli e si lanciarono contro i crumiri, la polizia iniziò a sparare e ammazzò sei persone. (…)””. La manifestazione di Haymarket fu convocata il giorno dopo la sparatoria e i morti ai cancelli McCormick per protestare contro la violenza della polizia, oltre che per continuare la lotta per le otto ore che ormai dilagava nel paese””. (pag 57-58)”,”MUSx-188″
“BALDONE Salvatore”,”Produzione e distribuzione del reddito. Appunti di economia politica,”,”Salvatore Baldone è assistente ordinario nell’Università di Bologna dove è anche incaricato di Economia politica presso la Facoltà di Scienze politiche. Si interessa di teoria della produzione e della distribuzione: un suo lavoro sul capitale fisso è stato recentemente pubblicato in ‘Contributi alla teoria della produzione congiunta’.”,”ECOT-128-FL”
“BALDRY H.C.”,”I greci a teatro. Spettacolo e forme della tragedia.”,”H.C. Baldry (1907) è professore emerito di letterature classiche all’Università di Southampton. “”La messa in scena di un dramma implica una spesa, e nell’antica Grecia nessuno immaginava che il teatro potesse o dovesse essere economicamente autosufficiente. Un ulteriore compito dell’arconte era quello di provvedere al primo finanziamento della competizione, trovando per ogni drammaturgo un ‘corego’ o promotore, un patrono, se si può parlare di patronato obbligatorio, un contribuente di sovrimposta, se il pagamento di imposte eccezionali può condurre alla gloria”” (pag 35)”,”STAx-306″
“BALDUCCI Rolando”,”Alessandro Balducci e gli albori del socialismo nel forlivese, 1880-1904.”,”””Ed ora eccolo a mani giunte davanti a Crispi: “”A Forlì corro rischio di perdere la mia base””. E Crispi gli dà il decreto di nomina del commissario regio col nome in bianco. Il disastro forlivese era l’ ultimo anello di una catena di interessi politici-finanziari di cui il primo anello era Fortis legato agli altri due maneggioni: “”L’ affare della Banca Popolare è come l’ acqua che fa sortir dal buco il grillo che se ne stava nascosto e che ora saltabecca per salvarsi.”” Ormai Fortis deve lui, pigro nato, tirarsi su le maniche e lavorar al proprio salvataggio. Dove sono i beati tempi di Brasini che faceva tutto?””. (pag 65)”,”MITS-247″
“BALDWIN James”,”La prossima volta il fuoco. Due lettere.”,”James BALDWIN (New York 1924, Nizza 1987) è stato il grande narratore della condizione dei neri d’ America. Impegnato nelle battaglie per i diritti civili e per l’ integrazione razziale ha scritto: -Gridalo forte (1953) -La camera di Giovanni (1956) -Un altro mondo (1961) -Blues per l’ uomo bianco (teatro, 1964) -Stamattina, stasera, troppo presto (1965) -L’ angolo dell’ amen (teatro, 1968) -Sulla mia testa (1979) Tra i suoi saggi: -Mio padre doveva essere bellissimo (1955) -La prossima volta, il fuoco (1963) -Il prezzo del biglietto (1985).”,”VARx-010″
“BALDWIN Hanson W.”,”Strategie pour demain.”,”Hanson BALDWIN, vincitore di un premio Pulitzer, è stato specialista di questioni militari sul ‘New York Times’. Nel suo libro molto documentato esamina gli elementi essenziali di una dottrina militare realista quanto alla filosofia che la ispira, ambiziosa quanto agli obbiettivi che si assegna. Sul piano internazionale la fine del mondo bipolare richiede una nuova divisione di responsabilità tra gli USA e i suoi alleati. Cosi l’A proconizza la modifica dei trattati NATO.”,”USAQ-017″
“BALDWIN James”,”La prossima volta il fuoco. Due lettere.”,”James BALDWIN (New York 1924, Nizza 1987) è stato il grande narratore della condizione dei neri d’ America. Impegnato nelle battaglie per i diritti civili e per l’ integrazione razziale ha scritto: -Gridalo forte (1953) -La camera di Giovanni (1956) -Un altro mondo (1961) -Blues per l’ uomo bianco (teatro, 1964) -Stamattina, stasera, troppo presto (1965) -L’ angolo dell’ amen (teatro, 1968) -Sulla mia testa (1979) Tra i suoi saggi: -Mio padre doveva essere bellissimo (1955) -La prossima volta, il fuoco (1963) -Il prezzo del biglietto (1985).”,”USAS-072″
“BALDWIN Hanson W.”,”La campagna di Polonia. La battaglia d’Inghilterra. L’invasione di Creta.”,”L’autore è stato un critico militare del New York Times. Già nel dicembre 1939, con la conquista lampo della Polonia, egli fu uno dei pochissimi a notare che pur essendo stata una dimostrazione di forza tedesca essa non fu un capolavoro assoluto di arte bellica come Hitler e Goebbels pretendevano. Ciò gli permise allora di predire con esattezza gli errori che i capi tedeschi avrebbero commesso in seguito.”,”QMIS-174″
“BALES Kevin”,”I nuovi schiavi. La merce umana nell’ economia globale. (Tit. orig.: Disposable People. New Slavery in the Global Economy)”,”Kevin BALES, militante di Anti-Slavery International, lavora presso il Roehampton Institute dell’ Università del Surrey, in Gran Bretagna. E’ tra i massimi esperti mondiali della schiavitù contemporanea. ‘I nuovi schiavi’ ha vinto il Premio Internazionale Viareggio Versilia nel 2000. “”Si può instaurare un regime di terrore: “”Per intimidirli, il padrone non deve fare altro che presentarsi e, senza ragione, spaccare tutti i mattoni crudi appena fatti, il lavoro di un’ intera giornata, senza nessuna ragione””. Niente mattoni significa niente paga, e l’ operaio può vivere nel terrore di un trattamento ancora peggiore. Zafar Iqbal confermava le torture denunciate in alcune fornaci: “”Se un operaio giovane alza la testa o crea fastidi, gli terranno la gamba nel forno per qualche secondo e gliela bruceranno. E’ una cosa che capita spesso. Fanno venire al forno gli altri operai e li obbligano a guardare””. (pag 152)”,”CONx-114″
“BALES Kevin”,”I nuovi schiavi. La merce umana nell’economia globale.”,”Kevin Bales, militante di Anti-Slavery International, lavora presso il Roehampton Institute dell’Università del Surrey, in Gran Bretagna. É tra i massimi esperti mondiali della schiavitù contemporanea. I nuovi schiavi ha vinto il Premio Internazionale Viareggio Versilia nel 2000.”,”CONx-022-FL”
“BALESTRERI Leonida”,”Stampa e opinione pubblica a Genova tra il 1939 e il 1943. Dagli inizi della seconda guerra mondiale al colpo di stato del 25 luglio.”,”BALESTRERI Leonida giornalista è nato a Genova nel 1907. Ha partecipato alla lotta antifascista nelle file del Movimento Giustizia e Libertà- Arrestato durante il fascismo per due volte ha subito processo detenzione e campo di concentramento. Dopo la Liberazione ha svolto attività politica in PdA e poi nel movimento di Unità Popolare infine nel Partito Radicale venendo anche eletto consigliere al Comune di Genova. Si è interessato di Risorgimento e Resistenza. “”Uno dei sintomi di più singolare natura degli umori dell’opinione pubblica italiana, di giorno in giorno più ostile al fascismo, fu, dagli ultimi mesi del 1942, la frequenza con cui si cominciarono a notare persone regolarmente iscritte al PNF prive del relativo distintivo. Molti che la tessera del partito avevano preso non per convinzione, ma unicamente per avere un lascia passare per il loro lavoro, traevano dagil sviluppi degli avvenimenti la speranza di potersi finalmente scrollare di dosso il peso che, nolenti, erano stati costretti a subire.”” (pag 97)”,”ITAR-161″
“BALESTRERI Leonida”,”Stampa e opinione pubblica a Genova tra il 1939 e il 1943. Dagli inizi della seconda guerra mondiale al colpo di stato del 25 luglio.”,”””Alla fine di luglio del 1940 la mancata occupazione di Nizza – attribuita a un veto hitleriano – portò un battaglione di camicie nere nella provincia di Lucca dislocate nelle estreme zone della Liguria occidentale a meditare un colpo di mano alla D’Annunzio sulla città natale di Garibaldi”” (il progetto poi non ebbe seguito) (pag 57)”,”LIGU-146″
“BALESTRERI Leonida”,”La Brigata Balilla. Pagine delle lotta partigiana.”,”Quarta edizione a cura dell’ANPI Sezione M. SELLA Ge-Bolzaneto Leonida Balestreri, giornalista, è nato a Genova nel 1907. Ha partecipato alla lotta antifascista nelle file dl movimento di Giustizia e Libertà (GL). Dopo la Liberazione ha svolto attività politica prima nel Partito d’Azione, in seguito nel Movimento di Unità Popolare, e infine nel Partito Radicale venendo anche eletto consigliere al Comune di Genova. Cultore di studi storici ha pubblicato scritti attinenti al Risorgimento, alla Resistenza e alla storia del giornalismo.”,”ITAR-380″
“BALESTRINI Nanni MORONI Primo; a cura di BIANCHI Sergio; brani di Danilo MONTALDI Bruno CARTOSIO Cesare BERMANI Sandro MANCINI Edoarda MASI Franco BOLELLI Sergio BIANCHI Andrea VALCARENGHI Sergio BOLOGNA Paolo VIRNO Rossana ROSSANDA Toni NEGRI Lucio CASTELLANO Lucia MARTINI Oreste SCALZONE Lanfranco CAMINITI Franco TOMMEI Paolo POZZI Aldo BONOMI Umberto ECO G. CORBI G. AMENDOLA Elvio FACHINELLI”,”L’ orda d’oro. 1968-1977. La grande ondata rivoluzionaria e creativa politica ed esistenziale.”,”Brani di MONTALDI, Bruno CARTOSIO, Cesare BERMANI, Sandro MANCINI, Edoarda MASI, Franco BOLELLI, Sergio BIANCHI, Andrea VALCARENGHI, Sergio BOLOGNA, Paolo VIRNO, Rossana ROSSANDA, Toni NEGRI, Lucio CASTELLANO, Lucia MARTINI Oreste SCALZONE, Lanfranco CAMINITI, Franco TOMMEI Paolo POZZI, Aldo BONOMI, Umberto ECO, G. CORBI G. AMENDOLA, Elvio FACHINELLI.”,”ITAC-010″
“BALESTRINI Nanni, a cura di Margherita BECCHETTI Giovanni RONCHINI Andrea ZINI”,”Parma 1922. Una resistenza antifascista.”,”Nanni BALESTRINI è uno scrittore di fama internazionale. Negli anni Sessanta è stato tra i principali animatori della “”neoavanguardia””. Lo scritto ‘Parma 1922′ (1973), un radiodramma trasmesso dalla televisione, ricostruisce le cinque giornate di Parma dell’ agosto 1922, quando i rioni popolari della città, organizzati da Guido Picelli e dagli Arditi del popolo, resistettero in armi, erigendo barricate e sbarramenti alle incursioni delle camicie nere di Italo Balbo. La resistenza della Parma proletaria durò fino al 5 agosto, quando le squadre fasciste, sconfitte, abbandonarono la città. “”Picelli: Sono le nostre uniche vittorie. Solo gli Arditi del popolo hanno battuto i fascisti”” (pag 111)”,”ITAD-042″
“BALESTRINI Nanni MORONI Primo, a cura di Sergio BIANCHI Hanno collaborato Franco BERARDI (BIFO) Franca CHIAROMONTE Giairo DAGHINI Letizia PAOLOZZI”,”L’orda d’oro 1968-1977. La grande ondata rivoluzionaria e creativa, politica ed esistenziale.”,”Nanni Balestrini, nato a Milano nel 1935, vive tra Roma e Parigi. Autore di poesie e romanzi, ha aderito negli anni sessanta al gruppo di neoavanguardia dei poeti novissimi a al gruppo 63. Primo Moroni, nato in val di Nievole, in Toscana, nel 1936, si è trasferito a Milano negli anni cinquanta. Ha fatto un pò di tutto prima di fondare la libreria Calusca che, in Porta Ticinese, poi in piazza Sant’Eustorgio e infine in via Conchetta col nome City Lights, diventa rapidamente punto di riferimento per la nuova sinistra. É morto a Milanonel 1998.”,”ITAC-019-FL”
“BALFOUR Sebastiàn”,”Castro.”,”BALFOUR Sebastian, professore di storia contemporanea spagnola presso la LSE London School of Economics and Political Sciences. Ha scritto altri libri sul mondo latino americano.”,”AMLx-136″
“BALIBAR Etienne”,”La filosofia di Marx.”,”L’A insegna filosofia alla Sorbona (1942). E’ stato allievo e collaboratore di Louis ALTHUSSER con il quale ha scritto ‘Leggere il Capitale’.”,”MADS-148″
“BALIBAR Etienne”,”Cinq etudes du materialisme historique.”,”Si legge nel Manifesto riguardo alla ‘fine della politica’: “”Una volta spariti gli antagonismi di classe (…) allora il potere pubblico perde il suo carattere politico”” (pag 83)”,”MADS-299″
“BALIBAR Etienne”,”Sur la dictature du proletariat.”,”La questione della dittatura del proletariato è stata pubblicamente posta dal XXII Congresso del Partito Comunista francese (PCF). “”Noi riflettiamo su ciò che si deve intendere per capitalismo di Stato, e consultiamo i vecchi libri. Ora questi vecchi libri parlano di tutt’altra cosa: trattano del capitalismo di Stato che esiste in regime capitalista; ma non c’è un solo libro che esamini il capitalismo di stato in regime comunista. Anche Marx non ha scritto una sola parola su questo soggetto…”” (Lenin, 1922) (pag 157) (Il capitalismo di Stato) “”è un capitalismo a tal punto inatteso, un capitalismo che nessuno assolutamente aveva previsto (…) è un capitalismo tollerato dal nostro Stato proletario: ora, lo Stato siamo noi. Occorre studiare, occorre fare in modo che il capitalismo di Stato nello Stato proletario non possa e non osi debordare il quadro e le condizioni che gli sono state fissate dal proletariato, che sono vantaggiose per il proletariato””. (Lenin, XXXIII, 282, 316-317) (pag 158)”,”LENS-129″
“BALIBAR Etienne”,”La paura delle masse. Politica di filosofia prima e dopo Marx.”,”BALIBAR Etienne (1942) insegna filosofia alla Sorbona. E’ stato allievo e collaboratore di Louis ALTHUSSER, con il quale ha scritto Leggere il Capitale. Ha scritto con Immanuel WALLERSTEIN ‘Razza nazione classe’ (1991). Ha pubblicato libri anche in Italia tra cui ‘La filosofia di Marx’ (1994) e ‘Spinoza e la politica’ (1996). Contiene il capitolo: ‘Un giacobino chiamato Marx?’ (Marx e la rivoluzione francese) (pag 89-94) Il motto repubblicano: liberté, égalité, fraternité. “”Fratellanza, prima di tutto: è la questione degli anni 1840 e 1850, quando Marx, giovane filosofo, giovane rivoluzionario, assume la guida della Lega dei Giusti, divenuta Lega dei comunisti, e le impone di cambiare la sua parola d’ ordine, passando da “”Tutti gli uomini sono fratelli”” a “”Proletari di tutti i paesi unitevi!””. Poi, Libertà: è la questione degli anni 1860, gli anni dell’ “”economia””, quando l’ autore del Capitale smonta il meccanismo di sfruttamento fondato sul libero contratto tra imprenditore e salariato e scrive questa frase vendicatrice: “”La sfera della circolazione, ossia dello scambio di merci, entro i cui limiti si muovono la compera e la vendita della forza-lavoro, era in realtà un vero Eden dei diritti innati dell’ uomo. Quivi regnano soltanto Libertà, Uguaglianza, Proprietà e Bentham””. Uguaglianza infine: forse il punto più delicato, perché avvia la definizione del comunismo, dunque il “”senso della storia””. E’ la questione degli anni 1870, dopo la Comune di Parigi (che prendeva essa stessa il nome dal suo prototipo del 1793), quando Marx, “”maître à penser”” del socialismo internazionale, si confronta con le ideologie dei partiti socialdemocratici: uguaglianza dei diritti, uguaglianza dei compiti, uguaglianza dei bisogni, qual è il principio che fa uscire dall’ ordine borghese?””. (pag 90) “”Basterebbe notare (…) che lo stesso testo, quando comincia a definire le “”fasi”” successive della “”società comunista””, ha fatto ricorso a due formule di origine immemorabile (Aristotele, l’ Apocalisse), ma prese immediatamente in prestito dal socialismo utopistico e pervenutegli dai dibattiti e dai conflitti della Rivoluzione francese; sono entrambe delle interpretazioni del principio di eguaglianza: “”A uguale lavoro uguale salario”” e “”Da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni””. Assumendosi come sempre il rischio di spiegare le cose, e dunque di andar fuori le righe, Engels nell’ Antidühring (1878) opponeva la rivendicazione proletaria dello stesso nome: prendendo la prima in parola, rivolgendo contro i capitalisti il loro stesso linguaggio, “”l’ effettivo contenuto della rivendicazione proletaria dell’ uguaglianza è la rivendicazione della soppressione delle classi. Ogni rivendicazione di eguaglianza che esce da questi limiti va necessariamente a finire nell’ assurdo.”” (pag 92-93)”,”TEOC-309″
“BALIBAR Etienne, a cura di Anna SIMONE e Beppe FOGLIO”,”Noi cittadini d’Europa? Le frontiere, lo Stato, il Popolo.”,”Etienne Balibar è professore emerito all’Università di Paris X e insegna all’Università di California a Irvine. É autore di numerosi libri nel campo della filosofia e delle scienze sociali. Per i nostri tipi ha pubblicato: Le frontiere della democrazia, Spinoza e la politica, Per Althusser, La filosofia di Marx, L’Europa, L’America, la guerra.”,”EURx-041-FL”
“BALIBAR Etienne WALLERSTEIN Immanuel”,”Razza nazione classe. Le identità ambigue.”,”Etienne Balibar (1942) è professore emerito all’Università di Paris X e insegna all’Università di California a Irvine. É autore di numerosi libri nel campo della filosofia e delle scienze sociali. Per i nostri tipi ha pubblicato: Le frontiere della democrazia, Spinoza e la politica, Per Althusser, La filosofia di Marx, L’Europa, L’America, la guerra. Immanuel Wallerstein (1930) insegna sociologia presso la State University di New York a Binghamton, dove dirige il fernand Braudel Center. Già noto studioso dei processi di decolonizzazione dei paesi africani, lavora da anni a un’ampia ricostruzione del capitalismo mondiale dal titolo Il sistema mondiale dell’economia moderna, del quale tre volumi sono apparsi in Italia. Inoltre è stato pubblicato Il capitalismo storico. Contiene: Immanuel Wallerstein, ‘Marx e la storia: percorsi utili e inutili’ (pag 165-176)”,”TEOS-092-FL”
“BALIBAR Etienne MACHEREY Pierre”,”Lingua nazionale e lotte di classe nella Rivoluzione francese.”,”Si tratta della presentazione del libro di Renée Balibar e Dominique Laporte, ‘Le français national’ che studia il processo per cui il francese viene a strutturarsi come lingua nazionale all’opera della rivoluzione democratica borghese del 1789. A partire dalla metà del secolo XVIII (l’epoca dei “”lumi””!), si ha la percezione che si entri, al contrario, in un lungo periodo di ‘descolarizzazione di massa’, che assume questo carattere rispetto alle tendenze precedenti, e il cui carattere “”reazionario”” in tal senso può spiegare in parte le rivendicazioni popolari in materia di istruzione sotto la Rivoluzione. Il progresso dei “”lumi”” nelle classi dominanti vuol dire, per il popolo, o meglio per la “”plebaglia””, il progresso nell’analfabetismo”” (10). Il fatto è che una tale descolarizzazione non si trova compensata da alcuna forma di istruzione professionale o familiare. Quale è la causa di ciò? Essa è, tendenzialmente, l’estensione del ‘lavoro dei fanciulli’, caratteristica fondamentale del passaggio dalla manifattura alla grande industria, e delle prime tappe della “”rivoluzione industriale”” capitalistica, ma anche necessità permanente nella famiglia contadina che è la sede del lavoro manifatturiero “”a domicilio”” (11). I figli del popolo non possono e non devono andare a scuola, perché devono andare in fabbrica, in officina. E’ per questo che non c’è scuola “”primaria”””” (pag 112-113) [(10) Questo fenomeno è testimoniato dai rari storici del problema, e meriterebbe di essere approfondito, se possibile. Cfr. Philip Ariès, ‘L’enfant et la vie familiale sous l’Ancien Régime’, Paris, Plon, 1960, e si confrontino le sue conclusioni con le tabelle statistiche di Leroy-Ladurie, ‘Les paysans du Languedoc’, Paris, Flammarion, che mostrano la regressione dell’analfabetismo nelle campagne fino ai secoli XVI e XVII; (11) Su questo punto, cfr. K. Marx, Il capitale, Libro I, sezioni III e IV, e Jürgen Kuczinski, ‘Les origines de la classe ouvriere’, Paris, Hachette, 1967]”,”FRAR-003-FB”
“BALIBAR Etienne; MONTANARI Marcello; DETLEV Albers”,”Marx, Engels e il partito rivoluzionario (Balibar); La riforma leniniana del partito socialdemocratico (Montanari); Socialdemocrazia di sinistra ed eurocomunismo: la tradizione dell’ austromarxismo (Detlev).”,”””(…) l’elemento di materialismo irriducibile che muove l’evoluzione teorica di Marx e la sua progressiva rottura con tutta l’ideologia borghese. Questa impossibilità, Marx la legge anzitutto nello ‘scarto’ tra l’ideologia illuministica e la storia reale della Rivoluzione francese, da essa ispirata, poi nello scarto tra il socialismo utopistico e la lotta di classe operaia. L’aveva scritto già nel 1843: la politica non è educazione né propaganda («non affronteremo il mondo in modo dottrinario, con un principio nuovo: qui è la verità, qui inginocchiati!» (2)), ma è lotta materiale («occorre sostituire l’arma della critica con la critica delle armi» (3)) (2) Lettera a Ruge, settembre 1843, in K. Marx-F. Engels, Opere complete, III, Roma, Editori Riuniti, 1976, p. 156; (3) Per la critica della filosofia del diritto di Hegel. Introduzione, in Opere complete, p. 197″” (pag 105, Balibar) “”Ciò significava anche – e certo le condizioni storiche lo spiegano in gra parte – che Marx ed Engels credevano di poter risolvere le contraddizioni ideologiche interne al partito distinguendo formalmente ‘due centri’, l’uno «politico» e l’altro «teorico», e mettendoli in contatto attraverso rapporti personali. («La gente si immagina che noi dirigiamo tutto di qui a bacchetta, mentre Lei sa quanto me che noi non ci siamo mai menomamente immischiati nelle questioni interne di partito, e se lo abbiamo fatto è stato solo per correggere, possibilmente, errori che a nostro modo di vedere si erano commessi e per giunta ‘soltanto in campo teorico’» (7)”” (pag 114, Balibar) (7) Lettera di Engels a Bebel del 18-28 marzo 1875, in K. Marx F. Engels, Opere scelte, pp. 984-985, corsivo di Engels”,”PARx-001-FB”
“BALIBAR Etienne”,”La paura delle masse. Politica e filosofia prima e dopo Marx.”,”Etienne Balibar (1942) è professore emerito all’Università di Paris X e insegna all’Università di California a Irvine. É autore di numerosi libri nel campo della filosofia e delle scienze sociali. É stato allievo e collaboratore di Louis Althusser, con il quale ha scritto Leggere il Capitale.”,”TEOS-118-FL”
“BALINKY Alexander”,”A economia de Marx: Analise e critica.”,”BALINKY Alexander Opera dedicata dall’autore ai suoi ‘tre grandi maestri’ Donald Piatt, Joseph Schumpeter, Marx Gideonse”,”TEOC-638″
“BALL Alan M.”,”Russia’s Last Capitalists. The Nepmen, 1921-1929.”,”BALL Alan M. è Assistant Professor of History, Marquette University.”,”RIRO-225″
“BALL Philip”,”Molecules. A Very Short Introduction.”,”Philip Ball is a science writer and a consultant editor for Nature. Ackledgements, Preface, List of illustrations, Further reading, Notes, Index, A Very Short Introduction 101,”,”SCIx-196-FL”
“BALL Philip”,”The Elements. A Very Short Introduction.”,”Philip Ball is a science writer and a consultant editor for Nature. Preface, List of figures, Further reading, Notes, Index, A Very Short Introduction 104,”,”SCIx-197-FL”
“BALLADORE PALLIERI G.”,”Diritto internazionale pubblico.”,”Corte permanente di giustizia internazionale. “”(…) La volontà diretta a riconoscere valore alle norme che presiedono al funzionamento della Corte e in ispecie a quelle che sanciscono l’ obbligatorietà delle sue decisioni, è stata manifestata in modo esplicito dagli Stati che hanno ratificato lo Statuto della Corte, o vi hanno acceduto. Tale volontà sarebbe anche implicita nel semplice fatto di sottoporre una controversia determinata al giudizio della Corte (…). Ma nella pratica internazionale si è preferita anche in tale caso una esplicita dichiarazione di volontà, e quando uno Stato non membro della Società accetta per una singola controversia la giurisdizione della Corte, il Consiglio della Società gli richiede (con una procedura regolata dalla risoluzione del 17 maggio 1922) una preventiva dichiarazione di accettare la giurisdizione della Corte conformemente alle norme che ne regolano la attività. Anche quando alcuni Stati, come gli Stati Uniti di America nel 1929, dichiararono di voler ricorrere in modo permanente alla Corte come ad organi per la risoluzione delle loro controversie internazionali, una preventiva accettazione dello statuto venne reputata necessaria.”” (pag 303-304)”,”DIRx-010″
“BALLANTYNE Tony BURTON Antoinette”,”L’età degli imperi globali, 1870-1945.”,”Tony Ballantyne insegna Storia alla University of Otago. Antoinette Burton insegna Storia alla University of Illinois Urbana-Champaign Imperialismo ferroviario giapponese. “”Tuttavia, i collegamenti tra le nuove aspirazioni imperiali e la politica ferroviaria furono chiarissimi, se non proprio all’inizio del periodo Meiji, certamente dalla fine del secolo: al punto che, nel 1899, un giornalista di un settimanale di Tokyo poté osservare ‘en passant’: «Lo strumento migliore per estendere un territorio senza ricorrere alle truppe (…) è la politica ferroviaria» (35). L’affermarsi di una convizione del genere sull’efficienza dell’imperialismo ferroviario è istruttiva. Sulla scia dell’«apertura» forzosa dei porti del Giappone per opera dello squadrone navale di Perry e della diplomazia statunitense verso la fine degli anni Cinquanta del XIX secolo, il Giappone abbandonò la politica del ‘sakoku’ («paese chiuso») adottata dallo shogunato Edo. La flotta delle «navi nere» che il commodoro Matthew Perry guidò verso le coste nipponiche nel luglio del 1853 e nel febbraio del 1854 suscitò interesse e allarme nella classe dirigente del Paese. Le armi, le apparecchiature telegrafiche, il treno a vapore in piccola scala ma funzionante, la sezione circolare di rotaie come campionario dello stato dell’arte, ossia i «doni» recati da Perry all’imperatore, volevano essere, ovviamente, un’inequivocabile e impressionante dimostrazione delle capacità industriali occidentali e della potenza militare statunitense. Le autorità giapponesi, che avevano mostrato un permanente interesse per la medicina e la tecnologia occidentali, studiarono attentamente questi omaggi; i tecnici e i militari discussero del loro valore e realizzarono degli schizzi particolareggiati del funzionamento di una Colt e di una carabine in dotazione alla cavalleria (14). Subito dopo la prima visita di Perry una schiera di burocrati, signori della guerra e studiosi di vari aspetti della politica esplorarono possibilità e conseguenze dei «doni» del commodoro. Furono elaborati numerosi progetti per la creazione di un istituto preposto al coordinamento dello studio delle nuove tecnologie industriali e militari il Bansho Shirabesho (“”Ufficio per lo studio dei libri barbarici””). Il compito di questo istituto di cultura era duplice: valutare la potenza militare, il grado di sviluppo tecnologico e le intenzioni strategiche dei rivali del Giappone; tradurre libri dedicati al «bombardamento», alle «fortificazioni», alla «cantieristica navale», ai «macchinari», ai «prodotti». Con la creazione del Bansho Shirabesho si avviò una riorganizzazione sostanziale della produzione scientifica giapponese e si mutarono radicalmente le relazioni del Giappone con il mondo esterno. Tentativi di sviluppare nuove forme di conoscenza si moltiplicarono soprattutto dopo la restaurazione Meiji del 1868, che accentrò le strutture di governo e rese possibile la creazione di un patrimonio scientifico nazionale favorita e diretta dallo Stato. Lo sviluppo di nuovi sistemi di comunicazione e di trasporto fu un aspetto fondamentale dei tentativi dello Stato Meiji di creare «un Paese ricco e un esercito forte»”” (pag 74-76)”,”RAIx-394″
“BALLARDINI Achille”,”Il risparmio attraverso i secoli. Le Casse di Risparmio ordinarie in Italia.”,”Appendice: – Testo unico delle leggi sulle Casse di Risparmio e sui Monti di Pietà di 1^ categoria. – Statuto dell’ Associazione fra le Casse di Risparmio italiane con le modificazioni deliberate dal III Congresso delle Casse tenuto in Trieste il 22-23 maggio 1922. – Statuto dell’ Istituto di Credito delle Casse di Risparmio italiane. – Statuto dell’ Istituto Internazionale del Risparmio (sede in Milano).”,”E1-BAIT-001″
“BALLARINI Franco”,”Dal liberalismo al corporativismo.”,”‘Dopo il 1922, e principalmente dopo il discorso di Pesaro, cominciò la grandiosa opera di difesa della lira e della sua rivalutazione sino al punto che poi con la legge di stabilizzazione del 20 dicembre 1927 fu ritenuto più confacente all’interesse pubblico. Opera grandiosa e benefica. Essa produsse naturalmente effetti di contrazione dei prezzi, non solo delle cose necessarie alla vita, ma anche dei valori dei terreni, delle case, delle azioni rappresentative delle industrie. Una azione, invece di valere 200 lire, ribassò a 150 od a 100 lire; il che in sostanza non mutò nulla alla realtà, perché tanto valgono 100 lire di adesso come le 200 lire di ieri quando ogni lira nuova attuale, invece di scambiarsi nel rapporto di 6 a 1 contro una lira antica, si scambia nel rapporto di 3 a 1. Ma, frattanto, molti furono i bilanci di banche e di grosse società anonime i quali non poterono più bilanciarsi. Una banca la quale aveva in portafoglio titoli o partecipazioni per 1000 milioni di lire (all’attivo del bilancio) bilanciava con tale attività depositi o conti correnti per 1000 milioni. Quando per effetto benefico della stabilizzazione, i titoli si ridussero all’attivo di valore a 700 od a 500 milioni, al passivo la cifra dei debiti rimase fissa in 1000 milioni. Nacque un deficit, intorno alla cui natura si poté discutere. In certi casi, la colpa della perdita era evidentemente dei dirigenti di banche e società, i quali avevano commesso l’errore di volersi estendere troppo, di voler dominare sull’industria o su aziende connesse. La stabilizzazione, fra gli altri risultati benefici, produsse quello di risvegliare banchieri ed industriali da un sogno troppo roseo, al quale si erano venuti abbandonando da qualche tempo; il sogno di un mondo sempre in ascesa, con guadagni facili, in cui fosse comodo speculare emettendo e vendendo, comprando e vendendo titoli, esercitando industrie non tanto per produrre merci quanto per immaginare espedienti per moltiplicare, con catene fra aziende e aziende, i titoli rappresentativi delle aziende medesime e farne lucroso commercio. Vennero i tempi duri ed il castello di carta crollò. Sarebbe assurdo pretendere che lo Stato abbia ad indennizzare tutte le perdite dovute ad ingordigia, insipienza, animo speculativo’ (pag 119-120)”,”ITAE-374″
“BALLARINO Gabriele COBALTI Antonio”,”Mobilità sociale.”,”Gabriele Ballarino insegna Sociologia economica presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Milano. Tra le sue pubblicazioni: Cogestione, conflitto, cooperazione. Antonio Cobalti insegna Sociologia dell’educazione presso la Facoltà di Sociologia dell’Università di Trento. Tra le sue pubblicazioni: con A. Schizzerotto, La mobilità sociale in Italia e, sempre per i tipi della Carocci Lo studio della mobilità.”,”TEOS-033-FL”
“BALLERINI Luigi VANGELISTI Paul a cura, scritti di BLASER Robin BROMIGE David CHERKOVSKI Neeli CLARK Jeff COLE Norma CONOLEY Gillian DUNCAN Robert HASS Robert HEJINIAN Lyn HILLMAN Brenda JOHNSON Ronald KAUFMAN Bob KYGER Joanne LAMANTIA Philip MELTZER David MORIARTY Laura OPPEN George REED Ishmael RICE Stan SCALAPINO Leslie SCHEVILL James SHURIN Aaron SILLIMAN Ron SNYDER Gary SPICER Jack STANLEY George WELCH Lew WHALEN Philip”,”Nuova poesia americana. San Francisco.”,”É questo il secondo volume di una serie dedicata alla poesia contemporanea degli Stati Uniti. Dall’introduzione ‘Per guadagnarsi da vivere con la poesia bisogna prima di tutto ridurre le spese’.”,”USAS-008-FL”
“BALLESTEROS GAIBROIS Manuel AMADEL BASSETTI Bruna CABRERO FERNANDEZ Leoncio CHIARENO Ernesto OCCHINO Rosario SARPA Maria Paola, redazione degli atti; Ernesto LUNARDI presidente del comitato direttivo del Convegno; interventi di Gaetano FERRO Ernesto LUNARDI Raymond Marcus Norero VICENTE Pietro SCOTTI Francesco SURDICH Emilio BIAGINI Silvia CARBONE Silvana ZANOVELLO Ramon R. QUERALTO Alexander RANDA Raquel THIERCELIN-MEMIAS Andrzej WIERCINSKI Manfred KOSSOK e altri”,”Primo convegno internazionale di studi americanistici. Genova-Rapallo, 10-14 novembre 1974. Atti. Organizzato dall’ Associazione Italiana di Studi Americanistici.”,”Tra i relatori c’era Gabriella AIRALDI”,”AMLx-109″
“BALLET René BRISARD Pierre CORNIL Etienne EVANGELISTI Athos FRÈ Camillo FRYDMAN Luciano NAVIRE Ennio POLI Gabriella, testi di; collaborazione di Giancarlo CASTAGNA Danilo FERRERO Emilia FOCACCIA Filippo GRILLO Adriana JEZZI Eleonora MIONTTO Paolo MINUCCI Noris MORANO Saverio PANSA Marisa REGGE; per l’indagine su Torino raccolta di scritti di Roberto BELLATO Ferruccio BERNABO’ Marziano BERNARDI Carlo CASALEGNO Egisto CORRADI Rinaldo DE-BENEDETTI Sergio DEVECCHI Luigi FIRPO Domenico GARBARINO Guido PIOVENE André SIEGFRIED”,”Le capitali dell’auto nel mondo. [Göteborg – Detroit – Wolfsburg – Togliattigrad – Billancourt – Coventry – Cowley – Barcellona – Brasilia – Toyota City – Varsavia – Bielsko Biala – Torino.”,”La storia di Wolfsburg durante il nazismo. (pag 51-57)”,”ECOS-001-FGB”
“BALLETTA Francesco a cura; saggi di Antonella BORRIELLO Francesco BALLETTA Maria Carmela SCHISANI Giuseppe DELLA TORRE Domenicantonio FAUSTO”,”Epicarmo Corbino. Il pensiero dei padri costituenti.”,”Epicarmo Corbino (1890-1984) è stato uno dei maggiori economisti italiani “”Separato il settore industriale da quello armatoriale, Corbino criticava anche tutti gli aiuti e i premi che il governo dava agli armatori, i quali incassavano i compensi, ma continuavano a utilizzare navi che definiva “”vecchie carcasse””. Ciò significava attuare un “”doppio delitto – egli scriveva – perché si imponeva al paese un salasso annuale di varie decine di milioni, e nello stesso tempo gli si vietava di avere una marina pari ai nostri bisogni”” (Corbino, 1922, p. 53). In un altro articolo, che intitolò ‘La moda delle costruzioni navali’, Corbino criticò la corsa all’ampliamento o alla costruzione di nuovi cantieri, vedendo in essi i segni del progresso industriale dell’Italia. Egli invece vedeva, in tali costruzioni solo un grave pericolo per le industrie “”ed un nuovo serio attentato alla sana costituzione delle forze e delle attività economiche del paese”” (Corbino, 1922, p. 54). La ragione della corsa alle costruzioni derivava dalla diffusa convinzione che, con la fine della guerra e la ripresa degli scambi commerciali, sarebbe cresciuta la richiesta di accrescere la disponibilità di navi. Egli rilevava che, secondo le statistiche, durante la guerra, era stata raggiunta una potenzialità di costruzioni tali, che, dopo la guerra, in tutto il mondo, si sarebbe subito soddisfatta la domanda di navi. Pertanto l’Italia si sarebbe trovata a dovere competere con le grandi potenze, senza riuscirvi, perché l’Italia era priva di materie prime necessarie a quelle costruzioni, con i costi più elevati di quelle estere (Corbino, 1922, pp. 55-56) “”sicché non è difficile profezia – scriveva Corbino – quella che afferma che dopo appena qualche anno dal termine della guerra, nel mondo mancheranno di pane se i raccolti non saranno buoni, di tante altre cose se la pace sociale sarà turbata, ma di una cosa sola ci sarà pletora, di cantieri navali. Ora, che queta pletora l’abbiano gli Stati Uniti e l’Inghilterra a noi importa ben poco; è un problema che riguarda quei paesi i quali, d’altra parte, per l’abbondanza del ferro e del carbone, possono sempre lavorare a costi più bassi degli altri. Ma che la si debba avere anche in Italia, proprio quando più sensibile sarà la deficienza di capitali e maggiore il bisogno di attività economiche veramente redditizie, è cosa che non può lasciarci indifferenti”” (Corbino, 1922, pp. 56-57)”” (pag 68-69)”,”ITAE-315″
“BALLHAUSE Walter BECHER Johannes R.”,”Überflüssige Menschen. Fotografien und gedichte aus der Zeit der großen Krise. [Persone superflue. Fotografie e poesie dal tempo della grande crisi]”,”Walter Ballhause, 1911 in Hamein als Sohn eines Schuhmachers und einer Lederstepperin geboren, begam 1930 als junger Arbeitsloser zu fotografieren. Walter Ballhause, nato a Hameln nel 1911 come figlio di un calzolaio e di un quilter in pelle, iniziò a fotografare nel 1930 da giovane disoccupato. Johannes R. Becher, 1891 in München als Sohn eines Amtsrichters und späteren Oberlandesgerichts präsidenten geboren. Johannes R. Becher, nato a Monaco nel 1891, figlio di un giudice distrettuale e poi presidente del Tribunale regionale superiore.”,”FOTO-004-FL”
“BALLINI Pier Luigi RIDOLFI Maurizio, a cura; saggi di Pier Luigi BALLINI Maurizio RIDOLFI Emma MANA Serge NOIRET Enzo FIMIANI Stefano CAVAZZA Francesca ANANIA Fabrice D’ALMEIDA”,”Storia delle campagne elettorali in Italia.”,”Pier Luigi Ballini è docente di storia contemporanea presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Firenze. Maurizio Ridolfi insegna Storia contemporanea presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università della Tuscia (Viterbo), dove presiede il Centro Studi per la Storia dell’Europa Mediterranea.”,”ITAP-242″
“BALLONE Adriano DELLAVALLE Claudio GRANDINETTI Mario”,”Il tempo della lotta e dell’ organizzazione. Linee di storia della Camera del Lavoro di Torino.”,”Il volume è uscito in occasione del centenario della Camera del Lavoro di Torino 1891-1991. Adriano BALLONE si occupa di storia sociale e del movimento operaio. E’ autore di ‘Uomini fabbrica e potere. Storia dell’ associazione nazionale perseguitati e licenziati per rappresaglia politica e sindacale’ (ANGELI. 1987). Claudio DELLAVALLE docente di storia dei movimenti sindacali presso l’ Università di Torino si è occupato di storia della Resistenza della storia della seconda guerra mondiale e di storia del movimento operaio. Mario GRANDINETTI docente di lettere negli istituti tecnici, collaboratore del Centro studi sul giornalismo ‘G. Pestelli’, si è occupato di storia dei quotidiani (‘I quotidiani di Torino dalla caduta del fascismo al 1948’ (Centro Studi Piemontesi, 1986) e di storia del movimento operaio.”,”MITT-059″
“BALLONE Adriano”,”Uomini, fabbrica e potere. Storia dell’Associazione nazionale perseguitati e licenziati per rappresaglia politica e sindacale.”,”BALLONE Adriano nato nel 1948, si è interessato alla storia del movimento operaio, di didattica della storia e di etologia. Ha pubblicato una ricerca sul militante comunista torinese in ‘ I muscoli della storia’ (a cura di A. Agosti). Il saggio si è avvalso di una documentazione inedita e orignale (autobiografie operaie, materiale sindacale ecc.).”,”MITT-347″
“BALLONI Silvio GUARNASCHELLI Alda NOMELLINI Eleonora Barbara”,”Nomellini a Genova. Ricerca pittorica e passione politica: dagli ulivi e gli scogli di Albaro al carcere di Sant’Andrea.”,”””Nomellini dunque avverte profonda simpatia per l’internazionalismo socialista, poiché vi riconosce un movimento politico che vuole colorare di idealità e sentimento le istituzioni, rendendole finalmente democratiche e tolleranti, ed è per questo che inizia a frequentare i circoli operai del capoluogo ligure, stringendo amicizia in particolare con Luigi Galleani, storico esponente del movimento anarchico, nonché raffinato uomo di cultura, la cui formazione universitaria e i numerosi viaggi all’estero avevano aggiornato sulle correnti più attuali del pensiero politico europeo, molto spesso legate a doppio filo alle esperienze artistiche della modernità. Questa apertura cosmopolita di Galleani è certo all’origine delle conversazioni sul ruolo della pittura nella società contemporanea intrattenute con Nomellni, che condurranno quest’ultimo all’incriminazione per “”sovversione anarchica””. (pag 34-35)”,”ANAx-373″
“BALOGH Thomas”,”Una società di ineguali. Saggi sullo squilibrio e gli scambi internazionali. (Tit.orig.: Unequal Partners)”,”L’ edizione italiana di quest’ opera è stata realizzata per consiglio di Raniero PANZIERI e Sergio STEVE Svalutazione monetaria e riequilibrio economico. “”Il recente articolo di Polak sulla svalutazione rappresenta un ulteriore importante passo verso l’ accettazione della tesi sostenuta coerentemente dai critici di Bretton Woods. Egli sostiene, ed in modo convincente, che anche se assumiamo una perfetta eguaglianza fra i paesi in termini di reddito nazionale e di commercio estero, la svalutazione operata da un paese per superare uno squilibrio nella sua bilancia dei pagamenti può, anzi non è improbabile che debba – provocare un equivalente o maggiore squilibrio nella bilancia commerciale di uno o più altri paesi.Se lasciamo cadere l’ ipotesi della eguaglianza e prendiamo in considerazione non solo le disparità di dimensioni dei paesi e del loro commercio estero, ma anche la natura altamente concentrata di questo commercio a causa delle particolarità del sistema tariffario, la sua conclusione sembra assolutamente incontestabile.”” (pag 127) La grande crisi del 1929 e le sue conseguenze. Salari, disoccupazione e dazi doganali. Un problema di trasferimento. (pag 239)”,”ECOI-194″
“BALSAMINI Luigi”,”Gli Arditi del Popolo. Dalla guerra alla difesa del popolo contro le violenze fasciste.”,”BALSAMINI Luigi è nato ad Urbino il 9 dicembre 1967. Si è laureato nel 2000 in storia contemporanea all’ Università degli Studi di Bologna con una tesi su Gli Arditi del Popolo. Fondato dal tenente Argo SECONDARI, un ex-combattente di tendenza anarchica della prima guerra mondiale, a partire dal mese di giugno del 1921 gli AdP divennero in breve tempo una forte organizzazione nazionale in grado di contrapporsi alle camicie nere. Ne facevano parte anarchici, socialisti, comunisti e repubblicani. Memorabili scontri si ebbero a Sarzana, Viterbo, Parma dove gli squadristi furono respinti (le squadracce erano comandate da Italo BALBO). Arditi del popolo, PCdI, Bordiga e fascismo. “”Negli stessi giorni in cui si andavano organizzando le squadre comuniste, quasi a giustificare l’ inequivocabile indirizzo settario che veniva loro imposto dalla direzione, “”Il Comunista”” pubblica una lunga disquisizione firmata da Bordiga, volta a sottolineare come recita lo stesso titolo: il valore dell’ isolamento. Innanzitutto Bordiga sgombra il campo dalle eventuali paure di un colpo di stato da parte delle forze reazionarie: “”non crediamo alla possibilità di un colpo di stato di destra, della rivoluzione a rovescio; che ci regali un regime peggiore di quello monarchico e parlamentare che godiamo. Questo ridicolo spauracchio è stato troppe volte agitato da demagoghi di tutti i colori, perché si possa prenderlo sul serio.”” La lotta contro il fascismo non ha quindi, per Bordiga, nulla di eccezionale, nulla che possa esigere, per combatterla, dei compromessi da parte dei comunisti con proletari di altre tendenze politiche””. (pag 155-156)”,”ITAD-075″
“BALSAMINI Luigi”,”Una biblioteca tra storia e memoria. La “”Franco Serantini””, 1979-2005.”,”BALSAMINI Luigi (Urbino, 1977) si è laureato nel 2001 in storia contemporanea presso l’Università di Bologna e nel 2006 in Biblioteconomia presso l’Università di Urbino. Nell’elenco donatori c’è anche il nome di Luigi Pisani”,”ARCx-040″
“BALSAMINI Luigi”,”Fragili carte. Il movimento anarchico nelle biblioteche, archivi e centri di documentazione.”,”””Poiché le nostre conoscenze sono in sé banali, esse non possono avvantaggiare se non gli spiriti che non lo sono”” (Raoul Vaneigem) (in apertura) Cervetto citato in nota (biografia su) nota 51 introduzione”,”ANAx-361″
“BALSAMINI Luigi SACCHETTI Giorgio a cura; contributi di contributi di: Tiziano ANTONELLI Tommaso AVERSA Luigi BALSAMINI Mariella BERNARDINI Franco BERTOLUCCI E. C. Antonio CARDELLA Tiziana CASATI COMIDAD Giordano COTICHELLI Federico DENITTO Rino ERMINI Aurora FAILLA Ludovico FENECH Gianandrea FERRARI Francesco FRICCHE Giovanna GERVASIO CARBONARO Pippo GURRIERI Massimiliano ILARI Gianni LANDI Domenico LIGUORI Roberto MANFREDINI Maria MATTEO Alfredo MAZZUCCHELLI Jorio MEDICI Enrico MORONI Leonardo MUGGEO Patrizia NESTI Soledad NICOLAZZI Massimo ORTALLI Settimio PRETELLI Italino ROSSI Giorgio SACCHETTI Fausto SAGLIA Alfredo SALERNI Walter SIRI Cosimo SCARINZI Franco SCHIRONE Alfredo TARACCHINI ANTONAROS Cristina VALENTI Massimo VARENGO Claudio VENZA Maurizio ZICANU”,”Sentieri libertari. Storie e memorie sulla Federazione Anarchica Italiana (1945-2015). Atti del Convegno storico nel settantesimo della fondazione, Imola, 22 ottobre 2016.”,”Nel volume contributi di: Tiziano Antonelli, Tommaso Aversa, Luigi Balsamini, Mariella Bernardini, Franco Bertolucci, E. C., Antonio Cardella, Tiziana Casati, Comidad, Giordano Cotichelli, Federico Denitto, Rino Ermini, Aurora Failla, Ludovico Fenech, Gianandrea Ferrari, Francesco Fricche, Giovanna Gervasio Carbonaro, Pippo Gurrieri, Massimiliano Ilari, Gianni Landi, Domenico Liguori, Roberto Manfredini, Maria Matteo, Alfredo Mazzucchelli, Jorio Medici, Enrico Moroni, Leonardo Muggeo, Patrizia Nesti, Soledad Nicolazzi, Massimo Ortalli, Settimio Pretelli, Italino Rossi, Giorgio Sacchetti, Fausto Saglia, Alfredo Salerni, Walter Siri, Cosimo Scarinzi, Franco Schirone, Alfredo Taracchini Antonaros, Cristina Valenti, Massimo Varengo, Claudio Venza, Maurizio Zicanu. Nell’indice dei nomi citati Cervetto e Parodi, Marzocchi Contributo di Franco Bertolucci, ‘Un’esperienza «revisionista» comunista-libertaria: i GAAP (1949-1957)’ (pag 237-252)”,”ANAx-438″
“BALSAMINI Luigi”,”Gli Arditi del Popolo. Dalla guerra alla difesa del popolo contro le violenze fasciste.”,”BALSAMINI Luigi è nato ad Urbino il 9 dicembre 1967. Si è laureato nel 2000 in storia contemporanea all’ Università degli Studi di Bologna con una tesi su Gli Arditi del Popolo. Fondato dal tenente Argo Secondari, un ex-combattente di tendenza anarchica della prima guerra mondiale, a partire dal mese di giugno del 1921 gli AdP divennero in breve tempo una forte organizzazione nazionale in grado di contrapporsi alle camicie nere. Ne facevano parte anarchici, socialisti, comunisti e repubblicani. Memorabili scontri si ebbero a Sarzana, Viterbo, Parma dove gli squadristi furono respinti (le squadracce erano comandate da Italo Balbo). “”Gli Arditi del popolo diventano quindi il capro espiatorio cui ricorrono i fascisti per giustificare il loro rifiuto della pacificazione. La stampa nazionalista e fascista addita negli «arditi di Cagoja» i violatori della pace; sarebbero loro ad aggredire, a provocare tafferugli e bastonature, a scatenare gli scontri, se non addirittura, come a Fano, ad «imporre alle signorine di ballare con loro, e al maestro di piano di suonare ciò che a loro più gli piace». L’accusa è evidentemente strumentale, visto che lo squadrismo mai aveva conosciuto una tregua nella sua violenza antiproletaria e che i socialisti firmatari del patto nulla avevano a che vedere, con gli Arditi del Popolo”” (pag 245)”,”MITC-001-FC”
“BALSDON J.P.V.D.; saggi di P.A. BRUNT M.L. CLARKE M.W. FREDERIKSEN Colin HARDIE A.H.M. JONES F.H. LAWSON A.H. McDONALD I.A. RICHMOND A.N. SHERWIN-WHITE”,”I romani. Cultura e vita quotidiana nell’ antica Roma.”,”Saggi di P.A. BRUNT M.L. CLARKE M.W. FREDERIKSEN Colin HARDIE A.H.M. JONES F.H. LAWSON A.H. McDONALD I.A. RICHMOND A.N. SHERWIN-WHITE Roma campo di battaglia delle religioni (pag 247)”,”STAx-193″
“BALTRUSCH Ernst”,”Sparta.”,”BALTRUSCH Ernst insegna storia antica alla Freie Unviersität di Berlino. Ha scritto varie opere (v. 4° copertina). Atene e Sparta. “”La società civile antica era composta, come ogni altra società, in pari misura da donne e uomini; moglie e marito costituivano una famiglia, che a sua volta era alla base di un ‘oikos’, un nucleo economico domestico. La molteplicità degli oikos componeva la ‘polis’, la città-stato, che tuttavia comprendeva anche persone che non facevano parte di un oikos: stranieri residenti (meteci), nullatenenti, salariati, stranieri. (…) La scienza politica antica, che raggiunse il suo punto più alto con Aristotele, ha teorizzato e interiorizzato coerentemente questa evoluzione, che tendeva a svalutare il ruolo della donna, e ne ha tratto persino il principio di una superiorità fisica e morale dell’ uomo. Il presupposto dell’inferiorità femminile portava a sostenere che, tra i due sessi, era a quello maschile che la natura aveva dato la capacità di dominare; solo l’ uomo avrebbe potuto reggere l’ ‘oikos’ ed esercitare un’ attività politica. Al contrario il lavoro femminile doveva rimanere limitato ai servizi domestici e al ruolo materno; le donne inoltre, essendo considerate nel complesso di condizione inferiore, non dovevano sconfinare nella sfera direttiva o in quella politica. (…) A Sparta il rapporto fra i due sessi era assolutamente paritario e complemenare. Questa circostanza era inusuale per la Grecia, tanto da spingere molti osservatori antichi (e anche molti moderni) ad esercitare un malevolo sarcasmo sul fatto che le donne incarnassero il ‘kosmos’ di Spara nella medesima misura degli uomini””. (pag 75-76-77)”,”STAx-170″
“BALZAC Honoré de”,”Onorina.”,”BALZAC è il padre del romanzo realistico.”,”VARx-365″
“BALZAC Honoré de, a cura di Carmine DE LUCA”,”I giornalisti. Monografia della stampa pagina.”,”Nel 1843 Balzac dava alle stampe il pamphet dedicato al giornalismo parigino 5 varietà di piccoli giornalisti: il bravo, il buffone, il pescatore, l’anonimo, il guerrigliero (pag 134) Il pamphlet. “”Chi dice pamphlet dice Opposizione. Non si sono ancora saputi scrivere in Francia dei pamphlet a favore del potere. Il pamphlet ha dunque solo due facce: è radicale o monarchico. L’Opposizione all’acqua di rose dei giornali dinastici non permette loro di fabbricare il meglio dei pamphlet. Il vero pamphlet è un’opera del più alto talento, quando nonè addirittura l’urlo del genio. L”Uomo dai quaranti scudi’, uno dei capolavori di Voltaire, e ‘Candide’, sono due pamphlet. Il pamphlet deve diventare popolare. E’ la sua ragion d’essere: perché la critica fa fuoco come un moschetto e uccide o ferisce un abuso, una questione politica o un governo. Il panflettista è raro. Egli deve, d’altronde, essere stimolato dalle circostanze. Ma allora diventa più potente di un giornale. Il pamphlet esige una scienza reale messa in forma piacevole, richede una penna impeccabile, perché deve essere senza errori. La sua fraseologia deve essere breve, incisiva, calda e ricca di immagini, quattro facoltà che denotano genio”” (pag 80)”,”EDIx-135″
“BALZAC Honoré de”,”Il medico di campagna.”,” Balzac sui mutati costumi della Francia. L’individualismo e gli interessi materiali. “”Il bene sparso stando al buio non abbaglia nessuno. Non abbiamo la preziosa virtù civica dei grandi uomini.del passato i quali, dopo aver servito la patria, rientravano nelle ultime file non appena deposta l’insegna del comando. La malattia del nostro tempo è il voler ritenersi superiori sempre e dappertutto: ci sono più santi che nicchie; tutto qui. Insieme con la monarchia abbiamo perduto l”onore’; con la religione dei nostri padri, la ‘virtù cristiana’; coi vari arrangiamenti di governo, il ‘patriottismo’. Questi principi vivono solo in parte anzichè essere linfa nelle masse: e vivono perché le idee non muoiono mai. Oggi, per puntellare la società, non s’è trovato che l”egoismo’. E tutti credono in questo nuovo idolo. L’avvenire è l’uomo; non ci è concesso di vedere oltre. Colui che ci potrà salvare dal naufragio verso cui siamo un po’ tutti avviati, avrà per risorsa l’individualismo, non ne dubito; ma nell’attesa della rigenerazione, che ci rimane da fare se non vivere nel secolo degli interessi materiali, ossia del positivismo? Tale parola regna oggi sul mondo. Siamo cifre, ecco; e non si è considerati per ciò che si vale, bensì per quel che siamo all’apparenza. L’uomo energico in abito di lavoro non raccoglie che sguardi di commiserazione. Questo “”spirito”” prevale anche al governo. Il ministro fa avere al massimo una misera medaglia al marinaio che rischiando la vita porta in salvo una dozzina di persone, ma insignisce quella croce della Legion d’Onore il deputato che gli vende il voto. Sventura al paese che si regge su basi cosiffatte. Le nazioni, come gli individui, debbono ispirarsi alle grandi idee. Da esse un popolo si avvia alle forti persuasioni. E invece di idee qui non ci sono che interessi”” (pag 58-59)”,”VARx-499″
“BALZAC Honoré de”,”Il curato di Tours.”,”””Cinquantun anni di vita: ventuno di ininterrotta febbre letteraria, durante i quali pubblicò duemila pagine all’anno, novantasei romanzi che, suddivisi in differenti serie, chiamò complessivamente ‘Commedia umana’. Ecco i principali titoli: “”Scene della vita privata”” (…); “”Scene della vita di provincia”” (…); “”Scene della vita parigina”” (…); “”Scene delal vita militare”” (…); “”Scene della vita di campagna”” (…). E, oltre alla ‘Commedia Umana’, scrisse studi filosofici, alcune commedie, una serie di racconti rabelaisiani, ecc. Questo breve romanzo del Balzac, ‘Il curato di Tours’ (Le curé de Tours), è il secondo della serie dei “”Celibi””, nelle “”Scene della vita provinciale”” della ‘Commedia umana’; e porta la data del 1832. (…) E’ un romanzo di singolare penetrazione psicologica (…) un quadro fedele del costume politico e religioso inoterno al 1826-28, e dell’influenza esercitata dalla congregazione: “”Quest’associazione segreta””, scrive “”comandava tutti gli ingranaggi del governo, s’infiltrava in tutti gli strati sociali. Sotto colore di pietà, i suoi fidi esercitavano un dispotismo ostile su tutti i funzionari sostetti di liberalismo. Per lo meno, era tale l’opinione corrente”””” (nota di P.B.) (pag 5-6-7)”,”VARx-500″
“BALZAC Honoré de, saggio introduttivo di Mariolina BONGIOVANNI BERTINI”,”Poetica del romanzo.”,”Balzac non è stato soltanto uno dei massimi romanzieri dell’Ottocento europeo; ha anche riflettuto per tutta la vita, dagli anni degli esordi sino alla morte, sullo statuto del romanzo, da lui definito ‘il solo genere creato dalla modernità’. Mariolina Bongiovanni Bertini è professore ordinario di Lingua e letteratura francese all’Università di Parma. Ha curato edizioni di varie opere di Marcel Proust e attualmente sta curando un’ampia scelta della Commedia umana di Balzac. Ha pubblicato Introduzione a Proust e Proust e la teoria del romanzo. Daniela Schenardi, dottoranda in Francesistica presso l’Università ‘La Sapienza’ di Roma, ha studiato i rapporti fra la Comédie Humaine di Balzac e l’opera di Byron e svolge attività di ricerca sulla poetica del romanzo nelle prefazioni balzachiane.”,”VARx-030-FL”
“BALZAC Honoré de”,”Papà Goriot.”,”Una sorta di “”Cristo della paternità”” ‘Papà Goriot’, capolavoro indiscusso della ‘Commedia Umana’ è soprattutto (ma non soltanto, come vedremo) la storia di un sentimento, l’amore paterno, vissuto sino alle estreme conseguenze. Il tema della paternità, sentito da Balzac molto intensamente, è presente in vari romanzi (…). Rozzo vermicellaio arricchitosi durante la Rivoluzione (siamo ora nel 1819), Goriot si è ritirato dagli affari e vive di rendita in una sordida pensione «familiare». La sua grande competenza in fatto di grani e di farine viene fuori a tratti in qualche gesto meccanico e incontrollato (le famose deformazioni professionali che tanto affascinavano Balzac), che sembra ancorarlo per un momento alla realtà, alla vita quotidiana. Perché Goriot, altrimenti, vive solo di riflesso, all’ombra delle sue due figlie, in attesa di un gesto, tormentandosi per la loro felicità. «Papà Goriot è come il cane dell’assassino che lecca la mano al padrone quando è lorda di sangue; non discute, non giudica, ama» commenta Balzac nella prefazione alla seconda edizione, quando già risponde alle accuse di immoralità rivoltegli da certa critica. Rimasto presto vedovo, Goriot ha trasferito sulle figlie tutta la sua capacità d’amare, tutti i modi d’amare anche. Di qui l’ambiguità, la morbosità del suo sentimento, che gli detta impulsi e reazioni quasi da innamorato (…). Già all’apparizione del romanzo si è parlato di Goriot come di un Re Lear, e il parallelo in effetti salta agli occhi, data anche l’esplicita ambizione di Balzac in questo periodo di riconnettersi, oltre che a Dante, appunto a Shakespeare. La prima edizione aveva anzi in epigrafe una citazione shakesperiana (almeno così egli affermava): «All is true. E’ tutto vero». La morte di Goriot è un pezzo sublime e apocalittico. Solo portandolo fino in fondo al suo destino, senza paura del ridicolo, Balzac è riuscito appunto a evitare di cadervi. La passione di questo padre è inumana, patologica, spaventosa: mai ridicola però. Nella morte, Goriot giunge infine all’intuizione terribile della verità: le figlie non lo amano, lo hanno sopportato sinché c’era denaro da spillare, sono crudeli ed egoiste, le sue care figlie sono dei mostri. Ma no, colpa sua che le ha abituate ad avere tutto; a ritenere tutto dovuto, tutto facile (…). Papà Goriot fa parte, nel vasto piano della ‘Commedia Umana’, delle «Scene di vita parigina». Balzac lo scrisse negli ultimi quattro mesi del ’34, lavorando, in novembre, fino a diciotto ore al giorno. Mentre stendeva per la prima volta i capitoli finali, correggeva anche furiosamente l’inizio sulle bozze, per rendere possibile la pubblicazione a puntate sulla «Revue de Paris». (…) Oggi, critici e lettori sono concordi nel riconoscere la complessità, lo strano fascino di questo romanzo. André Maurois, nella sua recentissima biografia che ha per titolo ‘Prometeo o la vita di Balzac’, stabilisce un rapporto suggestivo fra l’autore e il suo personaggio: «In tutta l’opera di Balzac si può rintracciare questo bisogno appassionato di vivere, per interposta persona, una vita più felice e più vasta…»”” [introduzione di E. Melon] (pag 6-11)”,”VARx-573″
“BALZAC Onorato, a cura di Alessandro PRAMPOLINI”,”Storia dei tredici. Scene della vita parigina. Ferragus capo dei divoranti – La duchessa di Langeais – La fanciulla dagli occhi d’oro.”,”Quest’opera “”dà un’idea abbastanza chiara del suo metodo e della sua tecnica, e anche della sua visione del mondo; della sua straordinaria facoltà di fondere i dati dell’osservazione con una fantasia quasi da veggente (che indusse Baudelaire a dare la famosa definizione di «Balzac visionario»; e del risultato miracoloso che Engels chiamava «il trionfo del realismo», per aver dato della propria epoca e delle forze sociali che la compongono un quadro lucido e preciso, anche ‘contro’ le proprie opinioni politiche”” (introduzione, pag 8) “”Esaminiamo per prima la categoria degli indigenti. L’operaio, il proletario, colui che per vivere deve muovere piedi e mani, lingua e schiena, braccia e dita; colui che dovrebbe economizzare le proprie forze vitali, non fa invece che logorarle, aggioga la moglie a qualche macchina, sfibra i figlioli inchiodando anch’essi a qualche meccanismo. Il datore di lavoro, quel certo filo secondario che dà la spinta iniziale a questo popolo il quale, con le mani sporche, modella al tornio e poi indora le porcellane, cuce abiti e indumenti, forgia il ferro, pialla il legno, lavora l’acciaio, rende duttili canapa e cotone, indora il bronzo, decora il cristallo, imita i fiori, ricama la lana, abbevera i cavalli, intreccia finimenti e galloni, incide il cuoio, dipinge vetture, pialla tronchi, vaporizza il cotone, soffia il vetro, intaglia i diamanti, pulisce i metalli, taglia in fogli il marmo, lima i ciottoli, colorisce, imbianca e annerisce qualsiasi cosa; ebbene, questa specie di sottocapo è venuto a promettere a questo mondo di sudore e volontà, di studio e pazienza, un salario eccessivo, sia in nome dei capricci cittadini, sia in nome di quel mostro che ha nome Speculazione. (…)”,”VARx-004-FV”
“BALZAC Honoré de”,”I piccoli borghesi.”,”””La fortuna dell’epiteto «piccolo borghese», diventato oggi ossessivo e logorato dall’uso, comincia certamente allora, sotto la «monarchia borghese» di Luigi Filippo (1830-48). E’ allora che s’afferma tra i borghesi la coscienza di essere una classe che ha vinto la sua battaglia, e insieme la necessità di stabilire delle distinzioni interne al proprio universo. E come se al senso del trionfo s’accompagnasse quello d’una decadenza già in atto, e una nostalgia di valori perduti. … finire [nota introduttiva di Italo Calvino] (pag III-IV)”,”VARx-132-FV”
“BALZANI Roberto”,”Aurelio Saffi e la crisi della Sinistra romantica (1882-1887).”,” Roberto BALZANI (Forlì 1961) laureato in scienze politiche a Firenze svolge attività di ricerca presso l’ Istituto Universitario Europeo di Fiesole. Ha curato un volume su Alberto MARIO assieme a Fulvio CONTI. Ha scritto un libro con Davide GIACALONE, una sintesi di storia della Federazione Giovanile Repubblicana. “”L’ idea di Municipio in Saffi è stata oggetto di vari studi, anche accurati: è forse il lato più noto del suo pensiero. La tesi prevalente è che Saffi dovesse gran parte della sua cultura autonomistica agli esempi americano e svizzero, che egli, in pagine memorabili, aveva minuziosamente descritto. Senza dubbio, a lui, come ad Alberto Mario, come a chi aveva vissuto l’ esilio in Gran Bretagna, il self-government dovette apparire una delle maggiori conquiste della società anglosassone e numerosi sono i casi in cui egli tentò di applicare, almeno in via teorica, alcuni aspetti di quel tipo di governo alla nostra cultura. Nonostante questo, però, Aurelio Saffi aveva troppo senso storico per fondare il proprio municipalismo su indagini ed analisi, per quanto brillanti, di politica comparata: era solo guardando alla storia d’ Italia, ai caratteri originali della nazione, che si sarebbe potuto definire un realistico progetto di “”repubblica delle autonomie””. Ed il precedente storico più prossimo era, per lui, uomo del Risorgimento, imbevuto di cultura romantica, che aveva letto Sismondi – come lo aveva letto Mazzini -, il Medioevo, l’ età dei liberi Comuni, il rifiorire della civiltà italiana sotto l’ egida di un sistema politico nuovo, alternativo al modello gerarchico e feudale. Esaminando i suoi scritti storici, dalle prime prove giovanili sulla “”vita morale”” dei Comuni italiani a ‘Delle rivoluzioni di Firenze nel Medio Evo e di Michele di Lando’, alle lezioni universitarie, questa ricerca puntigliosa di precisi elementi della tradizione che consentissero di rafforzare la sua interpretazione del Municipio, emerge con chiarezza””. (pag 76-77)”,”ITAB-206″
“BALZARRO Anna”,”Isole libere tra Francia e Italia. La resistenza nel Vercors e nell’alto Tortonese (1944-1945).”,”Anna Balzarro è dottore di ricerca in storia presso l’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi e in Storia moderna e contemporanea presso l’Università di Cagliari. Ha pubblicato volumi e articoli sul periodo fascista e sulla Resistenza. Insegna all’American University di Roma.”,”ITAR-005-FSD”
“BALZERANI Barbara”,”Compagna luna.”,”Barbara Balzarani (Roma 1949-2024) di famiglia operaia aderisce dapprima al movimento studentesco romano e poi a Potere operaio. Dopo lo scioglimento di questo gruppo entre a far parte delle Brigate Rosse. Nel 1978 entra nella clandestinità fino all’arresto avvenuto nel 1985. Viene processata nel processo chiamato ‘Moro ter’. Condannata all’ergastolo,già laureata in filosofia, si laurea in antropologia in carcere. Successivamente viene inserita in un regime di “”lavoro esterno”” presso una cooperativa di informatica.”,”TEMx-002-FAP”
“BAMBIRRA Vania”,”Il capitalismo asservito dell’ America Latina. Per una teoria generale dell’ imperialismo.”,”BAMBIRRA è nata nel 1937 in Brasile dove si è laureata in sociologia e scienze politiche specializzandosi presso l’ Università di Brasilia.”,”AMLx-038″
“BAMFORTH Charles”,”Grape vs. Grain. A Historical, Technological, and Social Comparison of Wine and Beer.”,”C. Bamforth è Chair of the Depart;ment of Food, Science and Anheuser-Busch Endowed Professor of Malting and Brewing Sciences all’Università della California.”,”STOS-229″
“BANC Jean-Claude”,”Dictionnaire des maréchaux de Napoléon.”,”pag 63 BANC Jean-C. è animatore di varie associazioni storiche. E’ autore di articoli e conferenze su Napoleone e i generali della Rivoluzione e dell’Impero. Ha tolto dall’oblio il generale CHAMPIONNET e ha gettato una luce nuova sui 26 marescialli di Napoleone. BANC Jean-Claude, Vie et exploits du général Championnet. Editions Theles, 2004. Indice. Augereau, duc de Castiglione Bernadotte, prince de Pontecorvo, roi de Suède Berthier, prince de Wagram et de Neuchâtel Bessières, duc d’Istrie Davout, duc d’Auerstaedt et prince d’Eckmühl Gouvion-Saint-Cyr, comte de l’Empire Grouchy, comte de l’Empire Jourdan, comte Kellermann, duc de Valmy Lannes, duc de Montebello Lefebvre, duc de Dantzig Macdonald, duc de Tarente Marmont, duc de Raguse Masséna, duc de Rivoli et prince d’Essling Moncey, duc de Conegliano Mortier, duc de Trévise Murat, grand-duc de Berg et de Clèves, roi de Naples Ney, duc d’Elchingen, prince de la Moskova Oudinot, duc de Reggio Pérignon, comte de l’Empire Poniatowski, prince polonais Sérurier, comte de l’Empire Soult, duc de Dalmatie Suchet, duc d’Albufera Victor, duc de Bellune”,”FRQM-042″
“BANDELLO Matteo, a cura di Bruno CAGLI”,”Le novelle. Tomo IV. Opera integrale in sei tomi.”,”Matteo Bandello, umanista, ecclesiastico e diplomatico, nacque a Castelnuovo Scrivia (AL) nel 1485 e morì nel 1561 a Bazens nei pressi di Agen una cittadina del sud della Francia. Era nipote del priore del convento della Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Milano e dal 1494 al 1497 studiò come seminarista in quel convento dove ebbe modo di conoscere ed osservare Leonardo da Vinci mentre dipingeva L’ultima Cena. [vedi nota] Compiuti gli studi a Pavia, nel 1504 prese i voti nel convento dell’Ordine Domenicano a Genova, dal quale uscì nel 1526 per dedicarsi alla carriera diplomatica (senza abbandonare però l’abito monastico). Fu alla corte di Isabella d’Este a Mantova, dove si innamorò di una donna, rimasta sconosciuta, che cantò in versi col nome di Mencia, o Nencia ed al seguito di Francesco Gonzaga e Giovanni dalle Bande Nere in diverse guerre rinascimentali. Entrò poi al servizio di Ranuccio Farnese e dal 1528 di Cesare Fregoso, generale della Repubblica Veneta, passato poi nell’esercito del re di Francia Francesco I. Quando il Fregoso fu assassinato dagli Spagnoli nel 1541 per ordine di Carlo V, il Bandello si rifugiò, insieme alla vedova e ai figli dell’uomo d’armi, prima a Venezia e poi in Francia a Bazens,ospite di Francesco I. In questa località, il Bandello visse il resto della sua vita, come vescovo della diocesi della vicina città di Agen, nel dipartimento della Garonna,(1550-55) attendendo alla rielaborazione e pubblicazione delle sue Novelle e alla stesura di altre opere minori. Nacque nel 1485[1] a Castelnuovo Scrivia, «in provincia di Alessandria: in Piemonte»,[2] volendo egli sempre sottolineare essere lombarde le sue origini e la sua lingua. Non risulta che abbia avuto fratelli o sorelle, né è noto il nome di sua madre, della quale egli non parla mai. Il padre Giovan Francesco doveva essere un cortigiano degli Sforza, poiché Matteo scrive come, alla caduta di Ludovico il Moro nel 1499, egli fosse riparato a Roma sotto la protezione di Prospero e di Pompeo Colonna.[3] Nella sua biografia di Vincenzo Bandello, zio di Matteo, Leandro Alberti dichiara che egli non era di nobile famiglia,[4] mentre lo scrittore rivendica la nobiltà[5] dei suoi antenati (la famiglia Bandelli, di origine ostrogota), che sarebbe risalita all’anno 962, quando l’imperatore Ottone I avrebbe accordato loro il feudo di Castelnuovo, perduto però nel 1277 nelle lotte tra i Torriani e i Visconti.[6] Del resto, i Bandello intrapresero spesso carriere di qualche prestigio, come lo stesso zio Vincenzo, priore del convento milanese di Santa Maria delle Grazie e dal 1501 generale dell’Ordine domenicano, l’altro zio paterno Cristoforo, teologo francescano, o i cugini Antonio, «dottissimo filosofo e poeta soavissimo»[7] e Girolamo, «uomo ne le lettere greche e latine dottissimo e medico eccellente».[8] A dodici anni, nel 1497, Matteo era a Milano ed entrava nel convento domenicano retto dallo zio Vincenzo. Qui vide il grande Leonardo dipingere sulla parete del refettorio l’ultima cena[9] e qui pronunciò i voti nel 1500. Per completare gli studi, fu trasferito a Pavia, dove fu allievo di Tommaso De Vio e di Giasone del Maino, poi a Ferrara e quindi a Genova, dove concluse gli studi nel convento di Santa Maria del Castello e fu condiscepolo e amico di Giovanni Battista Cattaneo, del quale commemorò la morte prematura nel 1504 con il suo primo scritto, la Religiosissimi Beati Fratis Joannis Baptistae Cattanei Genuensis, Ordinis Praedicatoris novitii Vita.[10] Dal 1505 lo zio Vincenzo lo prese con sé come guardasigilli in un lungo viaggio di ispezione ai conventi domenicani d’Italia, forse per fargli acquisire quell’esperienza degli uomini e delle cose necessarie a seguire una prestigiosa carriera diplomatica e giuridica. A Firenze si sarebbe innamorato platonicamente della giovane Violante Borromeo, che Bandello celebrerà un giorno con il nome di Viola, dopo la morte della ragazza avvenuta già nel 1506, in due strofe dei Canti XI.[11] Come a Firenze, anche a Roma il giovane frate diede prova del suo spirito mondano frequentando le famose cortigiane Isabella Luna e Imperia,[12] e il ricchissimo banchiere Agostino Chigi.[13] Furono poi a Napoli, e qui Matteo conobbe le opere del Pontano, e dal De prudentia e dal De fortuna dell’umanista egli trasse l’idea del primato della ragione nella guida delle azioni umani, insieme però al ruolo imponderabile esercitato dal caso. In Calabria, nel convento di Altomonte, il 27 agosto del 1506 morì improvvisamente Vincenzo Bandello e il nipote ne accompagnò la salma per la sepoltura in San Domenico Maggiore a Napoli. Matteo, depresso anche per la notizia della morte di Violante, si ammalò gravemente – di «mal d’amore», disse[14] – e si ebbe l’affettuosa e protettiva vicinanza di Beatrice d’Aragona, la vedova dell’ex-re d’Ungheria Mattia Corvino, alla quale dedicherà dei versi.[15] Ristabilitosi, ai primi mesi del 1507 Matteo Bandello fece ritorno al convento di Santa Maria delle Grazie, dove soggiornerà, salvo qualche interruzione, fino al 1526. A Milano, in quegli anni in mano francese (1506-1512), Bandello continuò lo studio delle lettere e dell’esercizio del latino, proponendosi in un’intensa attività mondana e cortigiana nei circoli umanistici collegati ai salotti delle famiglie aristocratiche e borghesi della città. Nelle case degli Archinto, degli Atellani, dei Borromeo, dei Paleari, dei Sanseverino dei Della Torre e dei Bentivoglio, trasferitisi a Milano in seguito alla perdita della signoria bolognese, conobbe e frequentò poeti e poetesse, Lancino Curzio, Stefano Dolcino, Antonio Fregoso, e Cecilia Gallerani, Margherita Pelletta Tizzone, Camilla Scarampa. Dei letterati conobbe Leandro Alberti, Niccolò Amanio, Jacopo Antiquario, Tommaso Castellano, Girolamo Cittadino, Marcantonio Sabino, Tommaso Radini Tedeschi e Girolamo Tizzone, e degli storici e cronachisti Marco Burigozzo, Bernardino Corio, Antonio Grumello e Giovanni Andrea Prato. Castel Goffredo, Palazzo Gonzaga-Acerbi, corte di Aloisio Gonzaga Fuoriuscito da Milano dopo la Battaglia di Marignano del 1515, chiese protezione ai Gonzaga di Mantova dei marchesi Francesco II Gonzaga e Isabella d’Este. Frequentò anche altre corti gonzaghesche, tra cui Gazzuolo, ospite di Antonia del Balzo[16] e Castel Goffredo. « … giunsi al castel c’ha di Gioffredo il nome. » (Matteo Bandello, III parche, V[17][18]) Qui soggiornò dal 1538 al 1541, col condottiero Cesare Fregoso suo protettore, Costanza Rangoni e i loro figli, alla sfarzosa corte del marchese Aloisio Gonzaga, dove incontrò Lucrezia Gonzaga, che divenne sua discepola[18][19] e per la quale scrisse I canti XI, poema in ottave in lode di Lucrezia Gonzaga di Gazzuolo[20]. Dopo aver lavorato come diplomatico al seguito di diversi signori, sfruttò i legami con il re di Francia Enrico II (presso la cui corte aveva soggiornato per due anni) per diventare nel 1550 vescovo di Agen, un incarico ad interim dal quale si dimise nel 1555. Da quell’anno non si hanno più notizie. Documenti ormai scomparsi facevano risalire la sua morte a Bazens nel 1561, e la sua sepoltura nel vicino convento domenicano di Port-Sainte-Marie, andato distrutto nel 1562 durante le guerre di religione. L’attività letteraria[modifica | modifica wikitesto] Frontespizio della prima edizione della traduzione francese delle Novelle del Bandello L’importanza letteraria di Bandello va ricercata – più che in alcune opere minori come un Canzoniere in stile petrarchesco ed ai capitoli de “”Le tre Parche”” – nella ampia produzione di novelle (in totale 214) contenute in tre libri pubblicati nel 1554 da Vincenzo Busdraghi ed in una quarta parte pubblicata postuma nel 1573. Nel suo novelliere, pensato per un pubblico cortigiano, Bandello abolisce la cornice e premette a ogni novella una dedica ad un personaggio illustre, nella quale fa riferimento all’occasione in cui sarebbe stata raccontata la novella stessa: in questo modo la narrazione non viene riferita ad una società ideale, ma alle occasioni reali di incontro della società contemporanea. I materiali narrativi hanno le origini più diverse, e diverse sono le ambientazioni, ma i diversi racconti intendono essere una vera e propria cronaca della vita contemporanea. Per quanto concerne il problema della lingua, Bandello rifiutò i canoni bembeschi, preferendo un linguaggio di uso tipicamente cortigiano. Bandello come ispiratore di autori successivi[modifica | modifica wikitesto] La cultura italiana godeva di grande prestigio presso la corte inglese del Cinquecento, tanto che si attingeva a piene mani dalla letteratura virgiliana, ma anche petrarchesca e boccaccesca. Matteo Bandello non fu da meno come fonte di ispirazione: George Gascoigne nel suo ciclo di poesie del Green Knight (incluso in “”The Posies””, 1575) affermò di ispirarsi ad un immaginario autore italiano di novelle, tal Bartello: questo nome era un chiaro riferimento al novelliere Bandello. Molto probabilmente William Shakespeare conobbe la traduzione francese delle novelle di Bandello, da cui trasse il soggetto per le commedie Molto rumore per nulla e La dodicesima notte. Anche la tragedia Romeo e Giulietta si ispirerebbe ad un testo di Bandello (la novella nona della Seconda parte), che aveva rielaborato un racconto del vicentino Luigi Da Porto, l’Istoria novellamente ritrovata di due nobili amanti, scritta nel 1529. Invece Lopez de Vega si servì per la maggior parte dei testi originali italiani delle Novelle – anche se già nel 1589 era stata pubblicata a Salamanca da Pedro Lasso e Juan de Millis Godínez una traduzione spagnola (eseguita da Vicente de Millis Godínez, padre del precedente, a partire da quella francese di Bouistau e Belleforest del 1559) contenente, però, solo 14 novelle – come fonte d’ispirazione per almeno sedici delle sue commedie, tra le quali si conta anche una versione a lieto fine della stessa storia dei due sfortunati amanti di Verona, dal titolo Castelvines y Monteses. La novella 4 della parte II servì da spunto invece a Miguel de Cervantes per alcuni degli elementi della storia della sua novella ejemplar La española inglesa; e molti altri autori spagnoli del Cinquecento e del Seicento, da Joan de Timoneda a María de Zayas, si servirono delle novelle del vescovo de Agen come materiale diegetico per le loro novelle e per le loro commedie.”,”VARx-554″
“BANDI Giuseppe, a cura di Renata VIGANO'”,”Anita Garibaldi.”,”L’autore, Giuseppe Bandi, fu uno dei Mille e segretario di Garibaldi.”,”ITAB-357″
“BANDINI Franco”,”Tecnica della sconfitta. Primo volume: 1939: storia di una guerra preventiva.”,”BANDINI è uno storico esperto del 2° conflitto mondiale. “”La soluzione opposta (all’ invasione della Russia, ndr) era impraticabile, e poteva condurre alla catastrofe. La conquista dell’ Inghilterra non avrebbe significato la fine della guerra, avrebbe accresciuto a dismisura gli oneri delle forze armate, e sarebbe stata probabilmente così costosa da pregiudicare gravemente successive e necessarie operazioni contro la Russia, che erano indispensabili qualora si volesse, come fatalmente si sarebbe dovuto, proseguire l’ attacco contro le posizioni oltremare inglesi. Non solo, ma esisteva il rischio, non piccolo, che la Russia scegliesse accuratamente il suo momento, in occasione degli sbarchi, per attaccare la Germania alle spalle: in quel caso, se anche poteva esistere la probabilità di fermare Stalin su qualche linea arretrata sarebbe comunque rimasto un pio desiderio quello di beneficiare del petrolio del Caucaso.”” (pag 111-112)”,”QMIS-087″
“BANDINI Franco”,”Tecnica della sconfitta. Secondo volume: 1940: le sei incredibili settimane.”,”””Gli errori che si fanno nelle altre cose si possono qualche volta correggere, ma quelli che si fanno nella guerra, sopravvenendo subito la pena, non si possono emendare””. (pag 128, Machiavelli) “”Così anche nel campo navale esistettero ed esistono errori di apprezzamento. Ma la loro particolare natura, questa volta, fa ritenere che si sia trattato non tanto di inesatte valutazioni che dipendessero da cattiva informazione, ma piuttosto di una stima “”di comodo””. Quando rimanemmo soli contro l’ Inghilterra i conti e le possibilità vennero misurati non sul metro della situazione esistente, straordinariamente favorevole nei riguardi della zona occidentale, dove esisteva una sola nave da battaglia inglese senza alcun appoggio aereo, e buona nei riguardi del bacino orientale: ma su quella che presumibilmente si sarebbe verificata in un futuro più o meno prossimo.”” (pag 125) “”(…) vi era una contraddizione stridente tra la Grande Marina costruita tra il 1930 ed il 1940, e l’ attuale rifiuto ad accettarne le conseguenze logiche. In più, e da ultimo, essa commise un grave errore, caratteristico di tutte le correnti di pensiero teoriche, con scarsi rapporti con la realtà: immaginò la guerra come l’ applicazione scolastica del manuale di combattimento, nel quale le quantità politiche e quelle ideologiche, quelle psicologiche e quelle casuali sono completamente ignorate. Pensò, insomma, che avere una Direzione politica incompetente, o navi non adatte, o scarsezza di nafta fossero dati di partenza dopo i quali una guerra non avrebbe mai dovuto essere fatta: non pensando che la guerra, per tutti, è sempre così, come ogni generale ed ogni ammiraglio ha perennemente sperimentato in trenta secoli di storia.”” (pag 126)”,”QMIS-088″
“BANDINI Franco”,”Tecnica della sconfitta. Storia dei quaranta giorni che precedettero e seguirono l’entrata dell’Italia in guerra.”,”””(…) Bandini prende in esame le politiche di guerra della Germania, dell’Inghilterra e dell’Unione Sovietica. L’intervento italiano era voluto e desiderato solo dall’Inghilterra, che doveva allargare in ogni modo il campo del conflitto, per provocare l’intervento degli Stati Uniti. Mussolini e la classe dirigente italiana di cui resa l’esponente caddero in una trappola, che doveva infine redere giustizia delle esaltazione imperialistiche e di una politica cieca e predatoria. Questo libro, che definiamo – per quanto non stia a noi dirlo – fondamentale per la comprensione dei motivi della ‘débacle’ militare italiana e del crollo del regime fascista, scopre un altro mito: e cioè che di tutto si dovesse dare la colpa a Mussolini. In questo senso, per i reali responsabili militari e civili, Mussolini è diventato un vero e proprio “”uomo della provvidenza”””” (risvolto di copertina)”,”ITQM-021-FR”
“BANDINI BUTI Antonio”,”Manuale di bibliofilia.”,”Lessico bibliografico (pag 237-263) Nota ‘acaro cieco’ insetto utile perché si nutre di altri insetti dannosi ai libri. Espansione della stampa a caratteri mobili nel Quattrocento in Europa. (pag 37-43) – 1448 Magonza Germania G. Gutenberg – 1460 Bamberga Germania Alberto Püster – 1461 Strasburgo (Francia) Giovanni Mentelin – 1465 Subiaco Corrado Sweynheym e Arnoldo Pannartz – 1467 Roma (i due di sopra) – ….. Genova solo nel 1473 (Antonio Mathias) Savona nel 1474 (Giovanni Buono) 1475″,”EDIx-153″
“BANDINI Mario”,”Cento anni di storia agraria italiana.”,”””La guerra vide una larga partecipazione di contadini, che sopportarono i più duri sacrifici; calcola il Serpieri che dei 5.700 mila individui venuti alle armi, 2.600 fossero contadini: circa il 46% cioè. E se dura fu la condizione dei combattenti pure difficili le condizioni dei rimasti a casa. Se nelle zone mezzadrili o coloniche, di piccola proprietà o affitto, l’elasticità delle famiglie permise alla men peggio, di mandare avanti i poderi; nelle zone di bracciantato ed in quelle dell’Italia meridionale gli adattamenti alle nuove situazioni furono assai più difficili, ed i sacrifici quindi maggiori. Le incette di grano, di bestiame, di foraggi erano assai gravose; il bestiame bovino ad esempio, alla fine della guerra, si calcolava diminuito di un milione di capi. Per contro, come la storia sempre rileva in queste situazioni, furono larghe le promesse e le speranze suscitate. Molto si disse circa la terra ai contadini, che starebbe stata concessa quale premio al sacrificio, molto si parlò di gestioni collettive di latifondi e di terre incolte. Il socialismo riformista del Bissolati, agitava queste idee. Le forze cattoliche, che andavano prendendo forza e consistenza, affermano pure la politica della espropriazione delle terre incolte onde farne la base di una nuova vita contadina. Si parlò molto di arricchimento delle classi contadine. A dir vero la produzione agraria durante gli anni di guerra ebbe una lieve contrazione, che il Serpieri calcola circa nella misura media del 5%. Per di più i prezzi di requisizione incisero notevolmente, specie in talune zone o per quei tipi agrari dove più difficile era ad esse sfuggire”” (pag 93-94) [Mario Bandini, Cento anni di storia agraria italiana, Roma, 1957] Arrigo Serpieri, La struttura sociale dell’agricoltura italiana, Edizioni italiane, Roma, 1947; Arrigo Serpieri, La guerra e le classi rurali italiane, Laterza, Bari, 1930″,”ITAE-338″
“BANFI Arialdo COLARIZI Simona FEDELE Santi SPINI Valdo VALLAURI Carlo, a cura delle Fondazione Brodolini”,”Storia del Partito Socialista. Dall’ antifascismo alla ricostruzione.”,”””Ma il discorso avviato da Basso era destinato ad avere un seguito, naturalmente in forme diverse, tanto che su “”Giustizia e Libertà”” saranno Andrea Caffi e Carlo Rosselli a mettere l’ accento sulla necessità di non considerare “”perduta”” la generazione “”fascista””. Ben presto verso le posizioni socialiste e comuniste o in genere antifasciste cominceranno a indirizzarsi molte giovani energie che si formavano negli incontri dei Guf o nei Littoriali””. (pag 51-52, Carlo Vallauri, Presenza socialista in Italia negli anni trenta).”,”ITAC-058″
“BANFI Antonio”,”Vida de Galileo Galilei.”,”””In quanto al valore della scoperta delle macchie solari, Galileo, tanto nella sua lettera a Welser come in quelle che nello stesso tempo inviava a Cesi e Gualdo, si riferisce ad essa come una prova in più contro il principio aristotelico della distinzione naturale tra i corpo celesti e la regione sublunare (…)”” (pag 117)”,”SCIx-185″
“BANFI Antonio”,”L’ uomo copernicano.”,”Antonio BANFI è nato a Vimercate nel 1886. Compiuti a Milano gli studi universitari sotto la guida di F. NOVATI e P. MARTINETTI, passòall’ estero. Lì ebbe contatti con Georg SIMMEL e Edmund HUSSERL. Tornato in Italia ebbe la cattedra di filosofia prima a Genova poi a Milano. E’ definito nella nota biografica ‘uno dei più lucidi rappresentanti del marxismo’. Partigiano combattente nel periodo della resistenza è da allora entrato nella vita politica interessandosi di cultura. Critica a Croce. “”Il concetto dello spirito, (…), riassume la crisi che va dallo Sturm und Drang al Romanticismo. Essa, come rivoluzione degli spiriti, accompagna al suo inizio la rivoluzione politico-sociale nella sua lotta contro la fissità del costume, i vincoli ch’essa impone alla spiritualità ed è l’ espressione dei medi ceti tedeschi, non ancora postisi sul piano univoco economico-sociale della nuova borghesia, socialmente dispersi; ma uniti da una tradizione intellettuale e religiosa, sollecitata dall’ illuminismo che vien d’oltre Reno e d’oltre Manica, qui profodanamente trasformato (…). Qui è il punto ove la rivoluzione degli spiriti si tocca, si fonde e nell’ ultimo romanticismo, si risolve nella reazione di una borghesia che rinuncia all’ universalismo illuminista, alla sua missione di civiltà sociale impaurita dall’ esito della Rivoluzione francese – questa crisi è evidente in tutti i pensatori idealisti, da Fichte a Pestalozzi, da Schelling a Hegel – per ritirarsi in un mondo di interiorità e di tradizionalità. Il pensiero schellinghiano e la filosofia del teismo speculativo sono su questa via. Ma il concetto dello spirito è in Hegel non pure l’ espressione dell’ autonomia e quindi dell’ universalità spirituale della cultura, ma della sua dinamicità in cui s’invera il processo storico e si svolge la tensione tra la sua oggettività e soggettività . (…) L’ idealismo è qui la forma, sia pur ancor metafisica, di un dialetticismo razionale ricco di potenzialità interpretativa. In Croce invece l’ idealismo è una metafisica astratta e vuota, che lascia cadere fuori di sé l’ esperienza, in balia di una sistemazione concettuale empiririca, sia pur raffinata da un nativo gusto intellettuale e dominata da uno schema metodico che esprime non un sistema di leggi strutturali, ma un dover essere, per rispetto alla soggettività di forme spirituali.”” (pag 116-117)”,”FILx-289″
“BANFI Antonio”,”Vita di Galileo Galilei.”,”Antonio BANFI ‘nato a Vimercate nel 1886, morto a Milano nel 1957 fu il fondatore di un razionalismo critico in lotta con l’idealismo, lo spiritualismo e l’irrazionalismo contemporanei e uno dei più validi rappresentanti del marxismo. Tra le sue opere ricordiamo ‘Principi di una teoria della ragione’ (1926), ‘Galileo Galilei’ (1949) e ‘Filosofi contemporanei’ (1961).’ “”La clausura fu di fatto così rigorosa, che il 29 marzo fu necessario uno speciale decreto per recarsi ad udir messa nella chiesetta distante pochi passi dalla sua casa, “”in ore proporzionate e con poco apparato e accompagnamento””. Nulla del resto sfuggiva alla vigilanza di Roma, che voleva non solo la rinuncia da parte di Galileo ad ogni attività di propaganda e diffusione delle idee copernicane, ma la sua costante “”mortificazione”””” (pag 271)”,”SCIx-360″
“BANFI Rodolfo”,”Effetti del progresso tecnologico sull’uso della forza-lavoro. Significati del valore d’uso nel ‘Capitale’.”,”Si trova nello stesso volume dell’ Estratto: SERENI Emilio, Assiomatica struttura e metodo nel Capitale. (A proposito del dibattito sui prezzi ottimali in Unione sovietica). ESTRATTO DA ‘CRITICA MARXISTA’. ROMA. ANNO 6 N° 1 GENNAIO-FEBBRAIO 1968 “”La dissoluzione della famiglia operaia europea ha storicamente inizio nel secolo scorso, in termini così brutali che oggi possono sembrare il parto di un romanziere. Non è tuttavia un romanziere, ma un economista che scriveva allora: “”…il potere paterno è suscettibile di abuso come ogni altro potere… per prendere esempio dal campo specifico dell’economia politica, è giusto che i bambini e i ragazzi siano protetti, fin dove può giungere l’occhio e la mano dello Stato, dall’esser sottoposti a un lavoro eccessivo… La libertà di contratto nel caso dei bambini, non è che un altro nome della libertà di coercizione”” (18). Quanto in questo brano è visto nella sua immediatezza empirica e quindi interpretato in termini generici di “”potere coercitivo””, in Marx trova la sua specifica determinazione allorché rileva che “”…le macchine rivoluzionano dalle fondamenta la mediazione formale del rapporto capitalistico, cioè il ‘contratto’ fra operaio e capitalista. Finché si rimane sul fondamento dello scambio di merci, il primo presupposto ‘era’ che il capitalista e l’operaio stessero l’uno di fronte all’altro ‘come persone libere’, come possessori di merci indipendenti, l’uno possessore di denaro e di mezzi di produzione, l’altro possessore di forza-lavoro. Ma ora il capitale acquista dei minorenni o dei semimaggiorenni. Prima l’operaio vendeva la propria forza-lavoro della quale disponeva come persona libera formalmente. Ora vende mogli e figli. Diventa ‘mercante di schiavi'”” (19)”” [Rodolfo Banfi, Effetti del progresso tecnologico sull’uso della forza-lavoro] [(in) Critica marxista, Roma, n° 1 gennaio-febbraio 1968] [(18) J. St. Mill, Principi di economia politica, 1953; (19) Marx, Il Capitale, I, 2, p. 99] (pag 49) Passaggio dalla manifattura al sistema di fabbrica (riproduzione permanente di nuova piccola industria con uso di macchine con processi disparati…9 (pag 58-59)”,”MADS-635″
“BANFI Antonio”,”Metodologia scientifica. I Lezione. Sviluppo storico del pensiero scientifico con particolare riguardo all’economia. Dagli inizi dell’età moderna alla crisi attuale.”,”Saggio in ECOT-237 La crisi del pensiero scientifico”,”ECOT-237-E-2″
“BANFI Antonio”,”Metodologia scientifica. II Lezione. Sviluppo storico del pensiero scientifico con particolare riguardo all’economia. La soluzione della crisi del pensiero nel marxismo.”,”Saggio in ECOT-237 La crisi del pensiero scientifico”,”ECOT-237-F-2″
“BANFI Rodolfo / WIDMAR Bruno / AMBROSOLI Luigi DE-ALOYSIO Francesco / MASINI Pier Carlo / ZUCARO Domenico / BASILE Antonino / BOBBIO Norberto / MERLI Stefano / COLLOTTI PISCHEL Enrica”,”Considerazioni sulla prima sezione del ‘Capitale’ di Marx, 1 (Banfi) / La giovinezza di Antonio Labriola (Widmar) / Profilo del movimento cattolico milanese nell’Ottocento (Ambrosoli) / Note su Guido de Ruggiero politico nel periodo della nascita e dell’avvento del fascismo (de Aloysio) / Lettere di amici russi a Anna Kuliscioff (1878) (Masini) / Il primo antifascismo clandestino a Torino e in Piemonte (Zucàro) / Il moto contadino nel Napoletano e il ministero del 3 aprile 1848 (Basile) / Rodolfo Morandi dall’idealismo al marxismo (Bobbio) / Il ‘Quarto Stato’ di Rosselli e Nenni e la polemica sul rinnovamento socialista nel 1926 (Merli) / Marx e la fase iniziale dell’imperialismo (Collotti Pischel).”,”Su Marx: – Considerazioni sulla prima sezione del ‘Capitale’ di Marx, 1 (Banfi) – Marx e la fase iniziale dell’imperialismo (Collotti Pischel) (recensione del volume di Marx e Engels sulla Cina, l’India e la Russia curato da Bruno Maffi) “”Gli scritti di Marx sulla Cina e sull’India, oltre ad affrontare una serie di temi dell’attualità quotidiana del tempo in cui furono concepiti (si trattava in prevalenza di articoli da quotidiano, con tutte le conseguenze che ciò implica), si concentrarono su una duplice problematica: da un lato gli effetti e le ripercussioni che l’espansione dell’influenza britannica in India e in Cina ebbero sul mercato britannico e quindi sulla politica generale di Londra (e soprattutto la serie di problemi posti ai cotonieri), dall’altro le conseguenze locali dell’inclusione della Cina e dell’India nel ciclo di produzione capitalistico, con la conseguente irreparabile frattura di tutte le strutture tradizionali sociali politiche ed economiche di questi paesi. Benché Marx non sia stato il teorico della fase imperialistica del capitalismo (nessun’altra sua opera mette in luce quanto questa (1) l’originalità dell’opera di Lenin nel fondare un’analisi marxista del fenomeno dell’imperialismo nelle sue strutture e nella sua fenomenologia), egli fu comunque pienamente ed esplicitamente consapevole del carattere globale del fenomeno capitalistico, dell’impossibilità di porre un limite territoriale alla espansione della borghesia (o del proletariato), dell’assurdità di concepire l’esistenza o la sussistenza di società non inserite nel ciclo di produzione capitalistico, una volta che sia data l’esistenza e l’espansione di questo e una volta che la borghesia possa fare uso di certi mezzi di comunicazione. In questo senso il giudizio di Marx sui fenomeni che vengono esplicitamente studiati in queste pagine e che caratterizzavano la fase iniziale dell’espansione imperialista (anche se egli non la definisce come tale) non può non essere positivo, alla stessa stregua in cui nel ‘Manifesto’ è positivo il giudizio sul ruolo della borghesia nell’abbattimento dell’ordine feudale in Europa. Una frase, presa a caso tra le molte che nel volume ribadiscono questo concetto, afferma infatti (p. 61): «E’ vero: nel promuovere una rivoluzione sociale nell’Indostan la Gran Bretagna era animata dagli interessi più vili ed il suo modo di imporli fu idiota. Ma non è questo il problema. Il problema è: può l’umanità compiere il suo destino senza una profonda rivoluzione nei rapporti sociali dell’Asia?». Questo principio ed il modo in cui è espresso formano naturalmente parte dell’essenza stessa del materialismo storico: rappresentano infatti la mera estensione ad un ambito mondiale del giudizio della positività e dell’indispensabilità della affermazione della borghesia contro le forze feudali enunciato nel ‘Manifesto’. Tuttavia, nel contesto di questi scritti, si ripropone in modo più vivo che per gli scritti di Marx sull’Europa, il problema del rapporto fra giudizio morale e concezione della necessità storica (…)”” [Enrica Collotti Pischel, ‘Marx e la fase iniziale dell’imperialismo’, (in) ‘Rivista Storica del Socialismo’, Bergamo, n. 11 1960] [(1) K. Marx, F. Engels, ‘India, Cina, Russia’, a cura di Bruno Maffi, Milano, Il Saggiatore, 1960, pp. 360] (pag 830-831) Importanza storica dell’immissione della Cina nel ciclo storico mondiale (E. Collotti Pischel) “”La stessa coscienza della decisiva importanza per la storia di tutto il mondo che l’immissione della Cina nel ciclo storico mondiale e la conseguente rivoluzione (contro l’antico ordine e contro la dominazione occidentale) avrebbero avuto, pone Marx assai più vicino a noi che ai suoi contemporanei, cui mai sarebbe occorso di concepire i cinesi e gli indiani come soggetti attivi di un qualsiasi processo storico né tantomeno come fattore decisivo in una fase di esso. Ma ancor più innovatori erano gli elementi di giudizio concreto sui quali Marx fondava la consapevolezza del peso del nuovo fattore entrato in gioco nella situazione mondiale: esso si basava infatti soprattutto sulla concezione dell’irreversibilità dei fenomeni che la invasione capitalistica aveva provocato con reazioni a catena nelle società asiatiche. Basilare per ogni indagine sulla situazione cinese è infatti per Marx la constatazione che «un isolamento completo era premessa necessaria per la conservazione della vecchia Cina» e l’intuizione che quell’isolamento era frutto di una deliberata scelta della classe dirigente cinese, che volle evitare ad ogni costo e finché poté un contatto del paese con «i germi» della nuova società che i mercanti europei portavano, nella giusta persuasione che quel contatto avrebbe significato il crollo delle vecchie strutture feudali. Quest’ultimo elemento distingue nettamente l’analisi condotta da Marx sull’«apertura» della Cina dalle concezioni generalmente accettate con certezza assiomatica da tutti i borghesi ottocenteschi, secondo le quali la classe dirigente cinese avrebbe impedito ai mercanti britannici di affermare il loro «naturale diritto» a commerciare sul suolo del Celeste impero soltanto per cecità politica e «inumanità», alterigia nazionalistica e razziale, ignoranza assurda ed incomprensibile spregio dei benefici del commercio e della scienza. La realtà era invece proprio nel senso dell’intuizione di Marx, anche se egli non era allora a conoscenza dei dati storici ed economici per dimostrare in qual modo la classe dirigente cinese aveva deliberatamente e coscientemente operato la chiusura al commercio europeo. Agli storici marxisti che negli ultimi decenni hanno affrontato il problema sulla base di materiale che solo ora consente di delineare una storia economica della Cina è stato possibile tracciare un quadro della società cinese nei secoli precedenti l’«urto» con la società capitalistica che suffraga in pieno e spiega col metodo che sarebbe stato caro a Marx le ragioni del fenomeno da lui sommariamente rilevato. Sotto la dinastia Ming (1368-1644) si era avuta in Cina una forte espansione economica, in particolare si erano moltiplicate le manifatture, statali e private con il manifestarsi dei fenomeni del salariato e del credito (in forme iniziali), con la comparsa dei tributi e della rendita fondiaria in denaro, con l’aggravamento della tensione agraria e la conseguente necessità di ricorrere ad un intervento armato di forze feudali-tribali (i Mancesi saliti poi sul trono), per stroncare la rivoluzione nel paese e soprattutto nelle campagne che rappresentavano il centro dell’attività produttiva. In questa situazione la scintilla esterna avrebbe provocato l’esplosione che infatti ebbe inizio con la guerra dell’oppio e si concluse solo nel 1949 quando il ciclo rivoluzionario fu interamente compiuto: la classe dirigente cinese aveva «chiuso» la Cina a quella scintilla. In queste pagine Marx dimostra che di fronte alla logica dell’economia capitalistica nessuna «chiusura» avrebbe potuto resistere. Egli però non conosceva il corso preciso della storia sociale cinese prima dell’invasione occidentale, ed ignorava soprattutto la complessità dei fenomeni che l’avevano contraddistinta. Nelle sue pagine si ritrovano larghi indizi per affermare che egli riteneva la società cinese assai più semplice e meno contraddittoria (e probabilmente anche più «barbara») di quanto essa in realtà fosse: Marx tende infatti (e ciò deriva indubbiamente dalla mancanza di informazioni sulla storia della Cina nell’Europa del tempo suo) a considerare la Cina da sempre statica e immobile nella sua primitività economica e sociale e a porre il paese, così come l’India, su un piano assai prossimo a quello delle primitive società tribali dell’Africa. Egli non sembra sospettare che la società cinese si sia arrestata ad un livello di sviluppo eguale a quello della società europea del tardo medioevo non per mancanza di tensione e di contraddizioni sociali, bensì per l’incapacità di risolvere le gravissime tensioni e contraddizioni che si erano poste in modo sempre più grave nel corso del suo processo storico e che il peculiare regime di «feudalesimo burocratico» era riuscito bensì a bloccare ma mai a superare. Questa mancata conoscenza delle caratteristiche proprie della società cinese tradizionale spiega l’orientamento che Marx assunse nell’interpretazione della rivolta dei T’ai-p’ing. Se va dato atto che Marx intese allora assai più di molti altri europei l’importanza del fenomeno rivoluzionario che scosse la Cina alla metà del secolo scorso e fu colpito dalla sua entità, egli tuttavia errò nell’attribuirne la causa principale alle rovine portate in seno all’artigianato cinese dalla concorrenza dei manufatti europei o, più in generale, dai mutamenti rapidamente ripercossisi sulla Cina a seguito della guerra dell’oppio. La rivoluzione dei T’ai-p’ing fu un fenomeno assai complesso, sul quale influirono indubbiamente l’impoverimento derivato alla Cina dalla guerra dell’oppio ed il drenaggio dell’argento (assai giustamente segnalato da Marx in tutta la sua importanza) dalla Cina alla Gran Bretagna, ma che tuttavia derivò la sua caratteristica primaria dal fatto di essere una colossale rivolta contadina contro la sperequazione nella proprietà della terra: questa sperequazione era stata fenomeno ricorrente nella storia della Cina e si era aggravata dopo il sec. XVII, in quanto non era più intervenuto il ciclico ripetersi delle rivolte contadine e delle riforme agrarie che nei secoli precedenti aveva in qualche modo ristabilito l’equilibrio. La penetrazione occidentale aveva inasprito proprio questo aspetto della tensione sociale cinese, per l’aggravio dell’incidenza fiscale derivante dalla necessità di pagare i tributi agli occidentali per l’aumento del prezzo dell’argento, che faceva rincarare ulteriormente i fitti e le tasse gravanti sui contadini (e pagati in natura ma sulla base del valore dell’argento): tuttavia le ragioni strutturali che portarono alla rivoluzione preesistevano all’invasione occidentale, non furono portate da essa, come Marx sembra in più di un punto accennare. (…) Sempre alla tendenza di Marx di attribuire le contraddizioni sociali manifestatesi in Cina alla metà dell’800 all’invasione occidentale, mettendone invece in secondo piano l’origine autoctona, risale la tesi secondo cui la corruzione amministrativa sarebbe stata portata in Cina degli occidentali (p. 161) (…)”” [Enrica Collotti Pischel, ‘Marx e la fase iniziale dell’imperialismo’, (in) ‘Rivista Storica del Socialismo’, Bergamo, n. 11 1960] (pag 834-835)”,”MADS-734″
“BANFI Antonio”,”La crisi.”,”Antonio Banfi (VImercate 1886 – Milano 1957) laureato in lettere e in filosofia rispettivamente con Francesco Novati e Piero Martinetti. Ha al suo attivo decine di opere. La sua rivista era ‘Studi filosofici’. E’ considerato il ‘Cassirer italiano'”,”FILx-583″
“BANFI Arialdo Simona COLARIZI Santi FEDELE Valdo SPINI Carlo VALLAURI, a cura della Fondazione BRODOLINI”,”Storia del Partito Socialista. Dall’antifascismo alla ricostruzione. Vol. II.”,”Alceo Riosa direttore della sede milanese della Fondazione G. Brodolini.”,”MITS-042-FL”
“BANNOCK G. BAXTER R.E. REES R. , edizione italiana a cura di Federico CAFFE’ e Nicola ACOCELLA”,”Dizionario di economia.”,”Graham BANNOCK ha compiuto gli studi universitari alla London School of Economics. E’ direttore generale dell’ Economists Advisory Group di Londra. Ron E. BAXTER è lauretato alla London School of Economics ed è attualmente direttore della sezione economica e statistica al National Ports Council. Ray REES pure lui laureato alla London School of Economics, insegna economia all’ University College di Cardiff.”,”ECOT-129″
“BANTI Alberto Mario”,”Terra e denaro. Una borghesia padana dell’Ottocento.”,”Esempio del caso prussiano (1890, SPD, ecc.Lander, AFL Arbeitergeberverband für Landwirtschaft, junker) (pag 296)”,”ITAS-007-FPA”
“BAQUE’ Jean Francois”,”L’ homme qui devinait Napoleon. Jomini.”,”L’A, giornalista e storico, ha pubblicato presso PERRIN ‘Les Grandes Heures des Pyrenees’ e ‘La Conquete de l’Amerique’. Secondo l’A, con JOMINI, NAPOLEONE ha avuto al fianco un grande tattico il cui pensiero ed intuizioni si combinavano perfettamente con le sue. Nato in Svizzera, a Payerne (cantone del Vaud) nel 1779, J. è morto a Parigi nel 1869. Intervenendo al tempo opportuno prima o durante la battaglia, seppe evitare difficoltà, errori o disastri ai marescialli, in particolare a NEY, di cui fu prima aiutante di campo e poi capo di stato maggiore dal 1804 al 1809, intuendo le intenzioni dell’Imperatore. A 25 anni, quando non aveva ancora nessuna formazione militare, scrisse il ‘Traité des grandes operations militaires’ che NAPOLEONE pensò di vietare alla pubblicazione perchè rifletteva troppo le sue concezioni e metodi. J. fu fatto barone e generale di brigata. Governatore di Vilna e poi di Smolensk nel 1812, giocherà un ruolo importante nel passaggio della Berezina. Nel 1813, non sopportando le angherie di BERTHIER e non avuta la nomina di generale di divisione, passa al servizio della coalizione e qui farà una critica dei piani del generale in capo degli alleati, il principe SCHWARTZENBERG, indisponendo lo Zar. Autore di numerose opere di carattere militare, J. diventerà capo di SM di NICOLA I e governatore militare del futuro ALESSANDRO II. Comanderà l’armata russa contro i turchi (1828-1829) e rientrerà in Francia nel 1843.”,”FRQM-006″
“BAR Antonio”,”La CNT en los años rojos del sindicalismo revolucionario al anarcosindicalismo (1910-1926).”,”La corrente egemonica anarchica nella CNT e i sindacalisti rivoluzionari. “”Las principales voces discrepantes contra lo que era la imposición de la ideologia anarquista en el movimiento sindicalista provenian, lógicamente, de los más destacados representantes de la corriente sindicalista revolucionaria, que tuvierono así la oportunidad de dejar bastante claro cuál era el espiritu y la idea que jabia inspirado originariamente a la CNT y que ahora, olvidando aquella motivación inicial, se vulneraba en favor de una definición anárquica. Aunque, en realidad, de poco sirvió su clarificación, que quedó en el aire como una posición más, casi tan ajena y rechazable como pudiera serlo cualquier otra ‘desviación’. Según los sindicalistas revolucionarios, la CNT no debería tener ninguna ideología política concreta, ni siquiera el anarquismo.”” (pag 500)”,”MSPx-074″
“BARA Bruno G.”,”Scienza cognitiva. Un approccio evolutivo alla simulazione della mente.”,”Bruno G. Bara, laureato in medicina e specializzato in psicologia, è professore ordinario al Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino. Dirige il Centro di ricerca in scienza cognitiva costituito a Torino fra Università e Politecnico, e a Milano il Centro studi sulla comunicazione.”,”SCIx-205-FL”
“BARACCA Angelo RUFFO Stefano RUSSO Arturo”,”Scienza e industria, 1848 – 1915. Gli sviluppi scientifici connessi alla 2° rivoluzione industriale.”,”BARACCA (Lugo di Ravenna 1939) è docente di fisica teorica e Prof incaricato di Meccanica statistica presso l’Univ di Firenze. RUFFO S. e RUFFO A. lavorano presso l’Univ di Pisa e di Palermo.”,”SCIx-068″
“BARACCA Angelo ROSSI Arcangelo”,”Marxismo e scienze naturali. Per una storia integrale delle scienze.”,”Angelo BARACCA insegna Meccanica statistica presso l’Univ di Firenze e svolge la sua attività di ricercatore nel campo della fisica e delle particelle elementari. Ha scritto con S. BERGIA, ‘La spirale delle alte energie’ (Milano, 1975). Arcangelo ROSSI è stato allievo della Scuola Normale Superiore di Pisa e insegna storia della fisica presso l’Univ di Lecce. E’ autore di lavori su Copernico, la fisica del ‘700 e l’ epistemologia di POPPER (‘Popper e la filosofia della scienza, Firenze, 1975).”,”TEOC-105″
“BARACCA Angelo ROSSI Arcangelo”,”Marxismo e scienze naturali. Per una storia integrale delle scienze.”,”Angelo Baracca insegna Meccanica statistica presso l’Univ di Firenze e svolge la sua attività di ricercatore nel campo della fisica e delle particelle elementari. Ha scritto con S. Bergia, ‘La spirale delle alte energie’ (Milano, 1975). Arcangelo Rossi è stato allievo della Scuola Normale Superiore di Pisa e insegna storia della fisica presso l’Università di Lecce. È autore di lavori su Copernico, la fisica del ‘700 e l’ epistemologia di Popper (‘Popper e la filosofia della scienza’, Firenze, 1975). “”Il compito di Engels si muoveva necessariamente entro un orizzonte oggettivamente piuttosto ristretto, con scarsi margini di manovra. Non gi restava che contrastare di volta in volta i maggiori esponenti dell’epistemologia dominante, come in fondo egli e Marx avvano fatto in passato, sul terreno dell’ideologia, con la ‘Sacra famiglia’, l’ ‘Ideologia tedesca’, la ‘Miseria della filosofia’. Ci pare che, benché engels si sia attenuto scrupolosamente a questo compito e lo abbia svolto egregiamente, in lui sia assente una premessa metodologica simile alla marxiana ‘Introduzione del ’57’. È irrilevante sapere se Engels non abbia ‘voluto o saputo’ sviluppare coerentemente le premesse del materialismo storico, ma certamente – e questo è il dato veramente rilevante – non ha potuto farlo”” (pag 9) “”Il piano su cui si ponevano gli avversari che Engels doveva contrastare era quello del positivismo dominante, delle sue espressioni meccanicistiche deteriori (non dimentichiamo che gli avversari erano i Dühring che oggi non dicono più nuulla!): ed Engels seppe farlo – qui sta il valore delle sue analisi in questo campo – mettendosi da punto di vista della scienze più avanzata del suo tempo, l’evoluzionsmo darwiniano”” (pag 12)”,”MADS-001-FSD”
“BARAGETTI Stefania”,”Carducci e la rivoluzione. I sonetti di ‘Ça ira’. Storia, edizione, commento.”,”Stefania Baragetti è dottoranda di Italianistica presso l’Università degli Studi di Parma e svolge attività di collaborazione presso il Dipartimento di Filologia Moderna dell’Università degli Studi di Milano. Ha in corso ricerche sull’Accademia dell’Arcadia.”,”FRAR-024-FL”
“BARAKA Amiri (LeRoi Jones)”,”Il popolo del blues. Sociologia degli afroamericani attraverso il jazz. (Tit. orig.: Blues People)”,”BARAKA Amiri (LeRoi Jones) nato nel 1934, nel New Jersey nel 1961 si afferma come poeta. Poi fonda la casa editrice Totem Press e pubblica testi di Allen GINSBERG, KEROUAC e altri autori della Beat Generation. Incrocia i movimenti afro-americani in un percorso che dal nazionalismo nero va al marxismo. E’ autore di ‘Black Music’ (1967). Ha scritto un’autobiografia. La “”redenzione”” del Sud (la segregazione razziale dopo l’affrancamento degli schiavi neri) “”Proprio durante questo periodo, in cui vennero legalmente soppressi i diritti dei neri in quanto nuovi cittadini, apparvero organizzazioni quali il Ku Klux Klan, i Pale Faces (Visi pallidi), i Men of Justice (Giustizieri), i Knights of White Camelia (Cavalieri della camelia bianca) eccetera. Queste organizzazioni, composte principalmente dai bianchi più poveri e disaffrancati, ma che spesso erano ispirate dalla ben più agiata ‘combine’ commercianti-piantatori, cercarono di terrorizzare i neri affinché rinunciassero ai diritti appena ottenuti, in particolare al diritto di voto. In molti casi questi tentativi ebbero successo. Naturalmente ci fu un’ondata di proteste e resistenza da parte di molti neri, soprattutto della classe più istruita, ma presto troppi accettarono l’idea della segregazione come il solo modo per continuare a vivere nel bianco Sud. L’élite nera, cioè medici, avvocati, piccoli commercianti ambiziosi, fu presto quasi entusiasta nel promuovere lo slogan “”separati ma uguali””. Così, a soli dieci anni dall’emancipazione, era già in atto un grande movimento di reazione sociale. Ogni cavillo legale e anche le soppressioni fisiche con i cui sudisti “”mettevano a posto”” i neri fecero affidamento di fatto, sulla complicità di molti cosiddetti “”leader neri””.”” (pag 74)”,”USAS-154″
“BARALDI E. BARALDI M. BAUDO E. BELLANOVA B. MAGNANIMO”,”Storia e storiografia e insegnamento della storia. Problemi – metodi e ipotesi di lavoro per la preparazione professionale per abilitazioni e concorsi in scuole secondarie.”,” L’ approccio empirico di Toynbee sul problema del declino, della decadenza. “”Toynbee, nei suoi dieci volumi, Studi di storia, tenta un approccio empirico e fattuale al problema della conoscenza storica. Egli mette a confronto tutte le civiltà conosciute (ne conta fino a 23) per scoprire le cause del loro sorgere e decadere. E’ evidente la sua polemica contro ogni storia di tipo nazionale (…). La lezione che ricava da queste ricerche può essere fissata in tre costanti: – una civiltà sorge non “”naturalmente””, ma come risposta alle varie sfide recate dall’ ambiente fisico (…). – una civiltà si sviluppa per un movimento creativo che fa nascere sempre ulteriori problemi (…). – una civiltà decade quando la leadership è coinvolta nella “”nemesi della creatività””: il protagonista, in caso di successo, diventa incapace di far fronte alla sfida successiva.”” (pag 61)”,”STOx-109″
“BARAN Paul A.”,”Il “”surplus”” economico e la teoria marxista dello sviluppo.”,”Paul A. BARAN studiò economia, sociologia e storia prima della guerra a Berlino, Francoforte sul Meno e Parigi. Nel 1939 si trasferì negli Stati Uniti continuando gli studi presso l’ Università di Harvard. Durante la guerra prestò servizio nell’ Office of Strategic Services, come economista. Fu poi membro del “”research staff”” della Federal Research Bank of New York. Dal 1949 è stato professore di economia alla Stanford University, California. BARAN, militante marxista negli Stati Uniti, è deceduto nel 1964. “”Anche se nel caso del Giappone furono gli Stati Uniti ad effettuare l’ apertura iniziale e ad imporgli il suo primo trattato iugulatorio, né lo stadio raggiunto dallo sviluppo del capitalismo americano, né il rango internazionale permettevano ancora agli Stati Uniti di provarsi a imporre il loro controllo esclusivo sul Giappone. “”La vicinanza della Cina dava al Giappone un’ eccezionale importanza strategica. Le potenze che imponevano trattati iugulatori al Giappone vigilavano gelosamente affinché nessuna di esse vi acquistasse una influenza predominante, e tanto meno riuscisse a trasformarlo in una sua colonia e quindi in un trampolino di lancio per l’ ulteriore avanzata in Cina”” Kh. Eydus, Il Giappone dalla prima alla seconda guerra mondiale)””. (pag 175)”,”PVSx-029″
“BARAN Paul A.”,”La economía politíca del crecimiento. (Tit.orig.: The Political Economy of Growth)”,”””Sin embargo, nuevamente en esto los dirigentes del capital monopolista han mostrado tener un mejor instinto de los principios de operación de la economía capitalista que los economistas profesionales, quienes consideran a la ocupación plena (tal como se ha definido) como un objetivo posible de alcanzar en el capitalismo. Los dirigentes del capital monopolista tienen plena consciencia del hecho de que una ocupación plena de esta clase es imcompatible con el funcionamiento norma del sistema capitalista. En condiciones de una escasez permanente de trabajo, la empresa capitalista tiene que operar bajo una fuerte presión, pues tiene que incluir en su nómina de pagos a trabajadores marginales y aun submarginales, aun cuando su contribución a la producción de la empresa sea relativamente pequeña; la tarea de supervisión se hace mucho más pesada y los costos tienden a aumentar.”” (pag 123)”,”ECOI-227″
“BARAN Paul A. SWEEZY Paul M.”,”Il capitale monopolistico. Saggio sulla struttura economica e sociale americana.”,”libro dedicato al ‘Che'”,”ECOT-014-FV”
“BARAN Paul A. SWEEZY Paul M.”,”Note sulla teoria dell’ imperialismo.”,”Questo articolo è apparso nella raccolta di saggi di vari autori in onore di M. Kalecki intitolata ‘Problems of Economics and Planning’ (Monthly Review, n. 10, marzo 1966) “”Nel vecchio tipo di capitalismo – ha scritto Lenin – in cui prevaleva la libera concorrenza, l’ esportazione di merci era l’elemento tipico. Nel capitalismo moderno, in cui prevale il monopolio, l’esportazione di capitale è diventato l’elemento tipico”” (L’imperialismo, fase suprema del capitalismo’, cap. 4) (nota 1 pag 19 di questo saggio)”,”TEOC-005-FB”
“BARAN Paul A. SWEEZY Paul M.”,”Il capitale monopolistico. Saggio sulla struttura economica e sociale americana.”,”””E tuttavia l’affermazione di Hegel che abbiamo scelto a epigrafe del presente ligro conserva integra la sua validità: «La verità è il tutto»”” (pag 4, Introduzione) “”(…) L’anaisi marxista del capitalismo, in fondo, riposa ancora sul presupposto di una economia concorrenziale. Coloro i quali conoscono le opere di Lenin, siano o no marxisti, possono trovare sorprendente tale affermazione, poiché proprio Lenin ha scritto: «Se si volesse dare la più concisa definizione possibile dell’imperialismo, si dovrebbe dire che l’imperialismo è lo stadio monopolistico del capitalismo» (1). E non vi è dubbio che Lenin, nell’analizzare le politiche interne e internazionali del periodo culminato nella prima guerra mondiale abbia dato il massimo peso al prevalere del monopolio nei paesi capitalistici avanzati. (…) In questo campo ‘Il Capitale di Marx continua a regnare sovrano. Non che Marx abbia ignorato l’esistenza del monopolio nell’economia britannica del suo tempo, il sistema storico reale da cui egli ricavò il suo modello teorico. Ma al pari degli economisti classici che lo avevano preceduto, egli considerò i monopoli non come elementi fondamentali del capitalismo, ma come residui del passato feudale e mercantile da cui bisognava prescindere allo scopo di ottenere il quadro più chiaro possibile della struttura e delle tendenze fondamentali del capitalismo. È vero che, a differenza dei classici, Marx riconobbe pienamente la potente tendenza alla concentrazione e centralizzazione del capitale insita in una economia concorrenziale: la sua visione del futuro del capitalismo anticipò senz’altro nuove forme di monopolio puramente capitalistiche. Ma egli non cercò mai di indagare che cosa sarebbe stato allora un ipotetico sistemacarattereizzato dal prevalere della grande impresa e del monopolio. In parte questo avvenne senza dubbio perché il materiale empirico su cui si sarebbe dovuta basare una tale indagine era troppo scarso per permettere generalizzazioni attendibili. Ma più importante ancora, perché forse Marx prevedeva il rovesciamento del capitalismo molto prima del manifestarsi di tutte le sue possibilità, nel pieno della fase concorrenziale del sistema. Engels, in alcuni dei suoi scritti successivi alla morte di Marx e nelle aggiunte fatte in qualità di curatore al secondo e terzo libro del ‘Capitale’ da lui preparati per la stampa, si soffermò sul rapido sviluppo dei monopoli negli anni 1880-1900, ma non cercò di inserire il monopolio nel corpo della teoria economica marxiana. Il primo a fare questo tentativo fu Rudolf Hilferding nella sua importante opera ‘Das Finanzkapital’, pubblicata nel 1910 (trad.it. Il capitale finanziario’, Feltrinelli, Milano, 1961). Ma nonostanta tutta l’importanza attribuita al monopolio, Hilferding non lo considerò come un elemento qualitativamente nuovo nell’economia capitalistica, ma lo vide come fattore di modificazioni essenzialmente quantitative nelle fondamentali leggi marxiane del capitalismo. Come abbiamo rilevato, Lenin, il quale fu fortemente influenzato dall’analisi delle origini e della diffusione del monopolio, fatta da Hilferding, basò apertamente la sua teoria dell’imperialismo sul predominio del monopio nei paesi capitalistici avanzati”” (pag 5-7, introduzione) “” (pag 5-6) (introduzione) [(1) L’imperialismo, fase suprema del capitalismo, cap. 7 (trad. it. in Opere scelte, Ed. in Lingue estere, Mosca, 1974, vol. I p. 676]; “”Alla domanda se gli piaccia il suo lavoro, uno dei personaggi di John Updike risponde: «Diavolo, non sarebbe un lavoro se mi piacesse». Tolta una esigua minoranza di lavoratori particolarmente fortunati o privilegiati, tutti gli altri sarebbero senza dubbio d’accordo. Non c’è nulla di intrinsecamente interessante nella maggior parte delle mansioni estremamente frazionate che i lavoratori sono costretti a svolgere; d’altra parte nello scopo di una mansione – nel migliore dei casi oscura e nel peggiore umanamente degradante -, il lavoratore non può trovare alcuna soddisfazione nel frutto dei suoi sforzi. Per quanto lo riguarda, l’unica giustificazione è la busta paga”” (pag 288) (P.A. Baran P.M. Sweezy, Il capitale monopolistico, Einaudi, 1968] «Quanto più una classe dominante è capace di assimilare gli uomini più eminenti delle classi dominate – ha scritto Marx – tanto più solida e pericolosa è la sua dominazione» (Il Capitale, vol. 3, cap. 36 (trad, cit., vol. III,2, pp. 310-11) (pag 288) (P.A. Baran P.M. Sweezy, Il capitale monopolistico, Einaudi, 1968] “”Anche nell’epoca del capitalismo monopolistico, come ai tempi di Marx, è dunque vero che «il potere politico dello … Stato moderno non è che un comitato, il quale amministra gli affari comuni di tutta quanta la classe borghese» (Manifesto del Partito Comunista, Rinascita, Roma, 1955, p. 29] (pag 55) (P.A. Baran P.M. Sweezy, Il capitale monopolistico, Einaudi, 1968] “”La sostituzione del capitalista individuale con il capitalista della società per azioni costituisce una istituzionalizzazione della funzione del capitalista. Il centro vitale e decisivo di tale funzione è l’accumulazione: l’accumulazione è sempre stata il motore primo del sistema, il centro dei suoi conflitti, l’origine ad un tempo dei suoi trionfi e dei suoi disastri. Ma soltanto nell’infanzia del sistema si poteva dire che l’accumulazione esaurisse i doveri del capitalista. Con il successo vennero anche le responsabilità. Per dirla con le parole di Marx: «A un certo livello di sviluppo, un grado convenzionale di sperpero che è allo stesso tempo ostentazione della ricchezza e quindi fonte di credito, diventa una necessità professionale per il «disgraziato» capitalista. Il lusso rientra nelle spese di rappresentanza del capitale (1). Queste spese di rappresentanza hanno tradizionalmente assunto la forma di spreco vistoso da un lato e di filantropia dall’altro. Sia l’uno che l’altra hanno sempre perseguito un fine che oggi si chiamerebbe di relazioni pubbliche: il primo per abbagliare e intimidire il pubblico, la seconda per assicurarsene l’attaccamento e la simpatia. Sia l’uno che l’altra sono stati sostenuti dal capitalista privato”” (pag 28-29) [(1) Il Capitale, vol. I, cap. 22, par. 4 (trad. cit. vol. I-3, p. 39)] (P.A. Baran P.M. Sweezy, Il capitale monopolistico, Einaudi, 1968]”,”USAE-009-FV”
“BARAN Paul A. SWEEZY Paul M.”,”Il capitale monopolistico. Saggio sulla struttura economica e sociale americana.”,”””E tuttavia l’affermazione di Hegel che abbiamo scelto a epigrafe del presente ligro conserva integra la sua validità: «La verità è il tutto»”” (pag 4, Introduzione) “”(…) L’anaisi marxista del capitalismo, in fondo, riposa ancora sul presupposto di una economia concorrenziale. Coloro i quali conoscono le opere di Lenin, siano o no marxisti, possono trovare sorprendente tale affermazione, poiché proprio Lenin ha scritto: «Se si volesse dare la più concisa definizione possibile dell’imperialismo, si dovrebbe dire che l’imperialismo è lo stadio monopolistico del capitalismo» (1). E non vi è dubbio che Lenin, nell’analizzare le politiche interne e internazionali del periodo culminato nella prima guerra mondiale abbia dato il massimo peso al prevalere del monopolio nei paesi capitalistici avanzati. (…) In questo campo ‘Il Capitale di Marx continua a regnare sovrano. Non che Marx abbia ignorato l’esistenza del monopolio nell’economia britannica del suo tempo, il sistema storico reale da cui egli ricavò il suo modello teorico. Ma al pari degli economisti classici che lo avevano preceduto, egli considerò i monopoli non come elementi fondamentali del capitalismo, ma come residui del passato feudale e mercantile da cui bisognava prescindere allo scopo di ottenere il quadro più chiaro possibile della struttura e delle tendenze fondamentali del capitalismo. È vero che, a differenza dei classici, Marx riconobbe pienamente la potente tendenza alla concentrazione e centralizzazione del capitale insita in una economia concorrenziale: la sua visione del futuro del capitalismo anticipò senz’altro nuove forme di monopolio puramente capitalistiche. Ma egli non cercò mai di indagare che cosa sarebbe stato allora un ipotetico sistemacarattereizzato dal prevalere della grande impresa e del monopolio. In parte questo avvenne senza dubbio perché il materiale empirico su cui si sarebbe dovuta basare una tale indagine era troppo scarso per permettere generalizzazioni attendibili. Ma più importante ancora, perché forse Marx prevedeva il rovesciamento del capitalismo molto prima del manifestarsi di tutte le sue possibilità, nel pieno della fase concorrenziale del sistema. Engels, in alcuni dei suoi scritti successivi alla morte di Marx e nelle aggiunte fatte in qualità di curatore al secondo e terzo libro del ‘Capitale’ da lui preparati per la stampa, si soffermò sul rapido sviluppo dei monopoli negli anni 1880-1900, ma non cercò di inserire il monopolio nel corpo della teoria economica marxiana. Il primo a fare questo tentativo fu Rudolf Hilferding nella sua importante opera ‘Das Finanzkapital’, pubblicata nel 1910 (trad.it. Il capitale finanziario’, Feltrinelli, Milano, 1961). Ma nonostanta tutta l’importanza attribuita al monopolio, Hilferding non lo considerò come un elemento qualitativamente nuovo nell’economia capitalistica, ma lo vide come fattore di modificazioni essenzialmente quantitative nelle fondamentali leggi marxiane del capitalismo. Come abbiamo rilevato, Lenin, il quale fu fortemente influenzato dall’analisi delle origini e della diffusione del monopolio, fatta da Hilferding, basò apertamente la sua teoria dell’imperialismo sul predominio del monopio nei paesi capitalistici avanzati”” (pag 5-7, introduzione) “” (pag 5-6) (introduzione) [(1) L’imperialismo, fase suprema del capitalismo, cap. 7 (trad. it. in Opere scelte, Ed. in Lingue estere, Mosca, 1974, vol. I p. 676]; “”Alla domanda se gli piaccia il suo lavoro, uno dei personaggi di John Updike risponde: «Diavolo, non sarebbe un lavoro se mi piacesse». Tolta una esigua minoranza di lavoratori particolarmente fortunati o privilegiati, tutti gli altri sarebbero senza dubbio d’accordo. Non c’è nulla di intrinsecamente interessante nella maggior parte delle mansioni estremamente frazionate che i lavoratori sono costretti a svolgere; d’altra parte nello scopo di una mansione – nel migliore dei casi oscura e nel peggiore umanamente degradante -, il lavoratore non può trovare alcuna soddisfazione nel frutto dei suoi sforzi. Per quanto lo riguarda, l’unica giustificazione è la busta paga”” (pag 288) (P.A. Baran P.M. Sweezy, Il capitale monopolistico, Einaudi, 1968] «Quanto più una classe dominante è capace di assimilare gli uomini più eminenti delle classi dominate – ha scritto Marx – tanto più solida e pericolosa è la sua dominazione» (Il Capitale, vol. 3, cap. 36 (trad, cit., vol. III,2, pp. 310-11) (pag 288) (P.A. Baran P.M. Sweezy, Il capitale monopolistico, Einaudi, 1968] “”Anche nell’epoca del capitalismo monopolistico, come ai tempi di Marx, è dunque vero che «il potere politico dello … Stato moderno non è che un comitato, il quale amministra gli affari comuni di tutta quanta la classe borghese» (Manifesto del Partito Comunista, Rinascita, Roma, 1955, p. 29] (pag 55) (P.A. Baran P.M. Sweezy, Il capitale monopolistico, Einaudi, 1968] “”La sostituzione del capitalista individuale con il capitalista della società per azioni costituisce una istituzionalizzazione della funzione del capitalista. Il centro vitale e decisivo di tale funzione è l’accumulazione: l’accumulazione è sempre stata il motore primo del sistema, il centro dei suoi conflitti, l’origine ad un tempo dei suoi trionfi e dei suoi disastri. Ma soltanto nell’infanzia del sistema si poteva dire che l’accumulazione esaurisse i doveri del capitalista. Con il successo vennero anche le responsabilità. Per dirla con le parole di Marx: «A un certo livello di sviluppo, un grado convenzionale di sperpero che è allo stesso tempo ostentazione della ricchezza e quindi fonte di credito, diventa una necessità professionale per il «disgraziato» capitalista. Il lusso rientra nelle spese di rappresentanza del capitale (1). Queste spese di rappresentanza hanno tradizionalmente assunto la forma di spreco vistoso da un lato e di filantropia dall’altro. Sia l’uno che l’altra hanno sempre perseguito un fine che oggi si chiamerebbe di relazioni pubbliche: il primo per abbagliare e intimidire il pubblico, la seconda per assicurarsene l’attaccamento e la simpatia. Sia l’uno che l’altra sono stati sostenuti dal capitalista privato”” (pag 28-29) [(1) Il Capitale, vol. I, cap. 22, par. 4 (trad. cit. vol. I-3, p. 39)] (P.A. Baran P.M. Sweezy, Il capitale monopolistico, Einaudi, 1968]”,”USAE-001-FC”
“BARANELLI Luca BONGIOVANNI Giuseppe BOSIO Gloriano BUZZANO Enrico CALVINO Italo CANNISTRA’ Antonio CARENA Carlo CERATI Roberto COLOMBO Nino EINAUDI Giuliana FOSSATI Paolo JOUVE Roberto MAGNALDI Alda MELOSSI Enrica MOLINA Oreste RUGAFIORI Claudio TRONI Riccardo VIVANTI Corrado, collaborazione di”,”Cinquant’anni di un editore. Le edizioni Einaudi negli anni 1933-1983.”,”collaborazione di BARANELLI Luca BONGIOVANNI Giuseppe BOSIO Gloriano BUZZANO Enrico CALVINO Italo CANNISTRA’ Antonio CARENA Carlo CERATI Roberto COLOMBO Nino EINAUDI Giuliana FOSSATI Paolo JOUVE Roberto MAGNALDI Alda MELOSSI Enrica MOLINA Oreste RUGAFIORI Claudio TRONI Riccardo VIVANTI Corrado”,”EDIx-017″
“BARANELLI Luca CHERCHI Grazia a cura”,”Quaderni Piacentini. Antologia, 1962-1968.”,”Contiene di Vittorio Strada: ‘Proposte per uno studio di Trotskij’ (pag 107-110) e di Luca Amodio, ‘Il contrasto Lenin-Luxemburg sull’organizzazione del partito’ (pag 157-171)”,”EMEx-122″
“BARATIER Edouard a cura; saggi di Max ESCALON DE FONTON Francois SALVIAT Maurice EUZENNAT Edouard BARATIER Felix REYNAUD René PILLORGET Charles CARRIERE André BOURDE André VILLARD Michel VOVELLE Pierre GUIRAL Antoine OLIVESI Louis PIERREIN”,”Histoire de Marseille.”,”Saggi di Max ESCALON DE FONTON, Francois SALVIAT, Maurice EUZENNAT, Edouard BARATIER, Felix REYNAUD, René PILLORGET, Charles CARRIERE, André BOURDE, André VILLARD, Michel VOVELLE, Pierre GUIRAL, Antoine OLIVESI, Louis PIERREIN.”,”FRAS-011″
“BARATTA M. FRACCARO P.”,”Piccolo atlante storico. Fascicolo secondo. Medio Evo.”,”Contiene tra le varie cartine: 14-15. L’ impero al tempo degli Hohenstaufen. L’ Impero; Le grandi case tedesche; Montecassino e paesi circost.; Pisa e il porto; Il porto pisano secondo Targioni-Tozzetti; Territorio di Milano, Bergamo e Crema; Corteolona e Roncaglia.”,”ASGx-029″
“BARATTA Giorgio”,”Le rose e i quaderni. Il pensiero dialogico di Antonio Gramsci.”,”Giorgio Baratta insegna Filosofia morale all’Università di Urbino. E’ tra i fondatori della International Gramsci Society e presidente di IGS-Italia. Gramsci e Marx. “”Quella di Marx è, secondo Gramsci, “”una concezione del mondo che non è stata mai dall’autore-pensatore esposta sistematicamente””, un ‘opera cioé di “”un pensatore non sistematico (…) di una personalità nella quale l’attività teorica e l’attività pratica sono intrecciate indissolubilmente, di un intellettuo pertanto in continua creazxione e in perpetuo movimento”” (pag 81-82) Gramsci e Engels (da pag 118-)”,”GRAS-132″
“BARAVELLI Maurizio”,”Strategia e organizzazione della banca.”,”Maurizio Baravelli è professore ordinario di Economia e gestione della banca nella Facoltà di Economia dell’Università di Roma ‘La Sapienza’.”,”ECOG-005-FL”
“BARBA Vincenzo”,”La “”scappatoia”” della libertà. Sul pensiero etico-politico dei materialisti francesi del settecento e di Kant.”,”””I materialisti dovettero essere assi poco fiduciosi nelle possibilità di affermazione della morale laica, alla cui elaborazione dedicarono gran parte delle loro energie (…). Inconsapevolmente, e tuttavia decisamente, Helvétius sembrò proprio incamminarsi verso questo stato di polizia, che Holbach cercò di evitare, ma del quale solo DIderot fu forse in grado di intravvedere veramente il pericolo e di adoperarsi per scongiurarlo”” (pag 31)”,”TEOP-005-FRR”
“BARBACETTO Gianni GOMEZ Peter TRAVAGLIO Marco”,”Mani pulite. La vera storia. Da Mario Chiesa a Silvio Berlusconi.”,”Gianni Barbacetto scrive su Diario e Micromega. Peter Gomez scrive su L’Espresso e Micromega. Marco Travaglio scrive su La Repubblica L’Espresso e Micromega.”,”ITAP-079-FL”
“BARBADORO Idomeneo”,”Storia del sindacalismo italiano. Dalla nascita al fascismo. I. La Federterra. II. La CGdL.”,”BARBADORO (1921) laureato in scienze politiche, ha fatto parte dell’Ufficio Studi della CGIL. E’ stato rappresentante sindacale presso la ECE dell’ONU. Ha pubblicato: -La Federconsorzi nella politica economica italiana -La crisi dell’ agricoltura italiana, con Dario TOSI. Ha collaborato a varie riviste.”,”MITT-008″
“BARBADORO Idomeneo”,”Il sindacato in Italia. Dalle origini al congresso di Modena della Confederazione del lavoro (1908).”,”BARBADORO Idomeneo, uno dei maggiori studiosi del movimento operaio e sindacale italiano, scomparso nel 1983, ha fatto parte della Federbraccianti e dell’ Ufficio Studi della CGIL, rappresentando per alcuni anni le organizzazioni sindacali all’ Economic Commission for Europe dell’ ONU.”,”MITT-061″
“BARBADORO Idomeneo”,”Il sindacato in Italia. 1908-1914.”,”BARBADORO Idomeneo, uno dei maggiori studiosi del movimento operaio e sindacale italiano, scomparso nel 1983, ha fatto parte della Federbraccianti e dell’ Ufficio Studi della CGIL, rappresentando per alcuni anni le organizzazioni sindacali all’ Economic Commission for Europe dell’ ONU.”,”MITT-062″
“BARBADORO Idomeneo”,”Storia del sindacalismo italiano. Dalla nascita al fascismo. I. La Federterra.”,”BARBADORO (1921) laureato in scienze politiche, ha fatto parte dell’Ufficio Studi della CGIL. E’ stato rappresentante sindacale presso la ECE dell’ONU. Ha pubblicato: -La Federconsorzi nella politica economica italiana -La crisi dell’ agricoltura italiana, con Dario TOSI. Ha collaborato a varie riviste. Il bulgaro Kabatcev era il rappresentante della 3° Internazionale comunista al XVII congresso del PSI (pag 351) “”In Lenin risultava chiaro che la parola d’ ordine “”la terra ai contadini”” aveva valore transitorio relativamente alla specifica situazione russa. ‘I contadini vogliono mantenere la piccola proprietà, fissare una norma egualitaria… procedere periodicamente a nuovi livellamenti – scriveva nell’ agosto del 1917 -. Ebbene, che lo facciano! Su questo punto nessu socialista ragionevole entrerà in conflitto con i contadini poveri. (…)'””. (pag 74-75) “”Tale spiegazione dell’ origine del fascismo (del Preti, ndr) – che, per un verso, assimila le interessate tesi del Missiroli, del Serpieri e della variopinta storiografia liberale e conservatrice sull’ “”estremismo delle leghe rosse”” e, per un altro verso, attribuisce colpe altrettanto gravi al padronato – se si presenta così squisitamente socialdemocratica nella ricerca del “”giusto mezzo”” nelle responsabilità, non ha molti numeri per risultare attendibile: l’A. non fornisce alcuna documentazione sugli “”eccessi”” leghisti, (…)””. (pag 244)”,”SIND-076″
“BARBADORO Idomeneo”,”Storia del sindacalismo italiano. Dalla nascita al fascismo. II. La Confederazione Generale del Lavoro (CGdL).”,”BARBADORO (1921) laureato in scienze politiche, ha fatto parte dell’Ufficio Studi della CGIL. E’ stato rappresentante sindacale presso la ECE dell’ONU. Ha pubblicato: -La Federconsorzi nella politica economica italiana -La crisi dell’ agricoltura italiana, con Dario TOSI. Ha collaborato a varie riviste. “”Il principio di strutturare la lega sul “”mestiere”” faceva sì che i lavoratori di un settore e persino di un’ azienda venivano scomposti, a seconda delle diverse qualifiche, in altrettante istanze diverse. Così, ancora nel 1902, gli operai occupati nella Siderurgia di Savona non costituivano una sola lega di metalmeccanici, bensì erano inquadrati in ben 12 leghe distinte in base alle specializzazioni. Per converso, ogni istanza di base raggruppava in un dato ambito territoriale, i lavoratori che praticavano lo stesso “”mestiere””, presso aziende di tipo e di dimensioni le più diverse. Si arrivava in tal modo all’ assurdo che un aggiustatore di un grande complesse meccanico aveva un collegamento organizzativo con un collega che lavorava in un’ officina artigiana, ma non con il tornitore che gli era compagno di lavoro tutti i giorni.”” (pag 83)”,”SIND-077″
“BARBADORO Idomeneo SANTI Fernando ROBERTAZZI Chiara BROGLIA B. FACCIO A. LAUZI Giorgio PEDONE Franco DE-POLI Franco VISMARA Luigi WIDMAR Bruno CAVALLI Libero LIBEROVICI Sergio FORTINI Franco BASEVI Enrica MODIGLIANI Vera VAILATI Maria PACCINO Dario FERTONANI Roberto GAIANI Adriano ACCORNERO Aris ARDENTI Piero, articoli di; lavoro editoriale a cura di Adele FACCIO”,”Almanacco socialista 1961.”,”Articoli di BARBADORO Idomeneo SANTI Fernando ROBERTAZZI Chiara BROGLIA B. FACCIO A. LAUZI Giorgio PEDONE Franco DE-POLI Franco VISMARA Luigi WIDMAR Bruno CAVALLI Libero LIBEROVICI Sergio FORTINI Franco BASEVI Enrica MODIGLIANI Vera VAILATI Maria PACCINO Dario FERTONANI Roberto GAIANI Adriano ACCORNERO Aris ARDENTI Piero”,”MITS-365″
“BARBADORO Idomeneo”,”Storia del sindacalismo italiano. Dalla nascita al fascismo. I. La Federterra.”,”Idomeneo Barbadoro (1921), laureato in scienze politiche, ha fatto parte dell’Ufficio Studi della CGIL. É stato rappresentante sindacale presso la ECE dell’ONU. Ha pubblicato La Federconsorzi nella politica economica italiana, con Dario Tosi La crisi dell’agricoltura italiana e un saggio su Di Vittorio nella collana ‘I protagonisti della storia universale’ della CEI. Ha collaborato a varie riviste: Critica economica, Economia e sindacato, Mondo operaio, Mondo nuovo, Politica ed economia, e ha diretto per conto della CEI l’opera in tre volumi L’Asia e l’Oceania.”,”MITT-029-FL”
“BARBADORO Idomeneo”,”Storia del sindacalismo italiano. Dalla nascita al fascismo. II. La Confederazione Generale del Lavoro.”,”Idomeneo Barbadoro (1921), laureato in scienze politiche, ha fatto parte dell’Ufficio Studi della CGIL. É stato rappresentante sindacale presso la ECE dell’ONU. Ha pubblicato La Federconsorzi nella politica economica italiana, con Dario Tosi La crisi dell’agricoltura italiana e un saggio su Di Vittorio nella collana ‘I protagonisti della storia universale’ della CEI. Ha collaborato a varie riviste: Critica economica, Economia e sindacato, Mondo operaio, Mondo nuovo, Politica ed economia, e ha diretto per conto della CEI l’opera in tre volumi L’Asia e l’Oceania.”,”MITT-030-FL”
“BARBADORO Idomeneo”,”Enciclopedia del sindacato.”,”Idomeneo Barbadoro (1921), laureato in scienze politiche, ha fatto parte dell’Ufficio Studi della CGIL. É stato rappresentante sindacale presso la ECE dell’ONU. Ha pubblicato La Federconsorzi nella politica economica italiana, con Dario Tosi La crisi dell’agricoltura italiana e un saggio su Di Vittorio nella collana ‘I protagonisti della storia universale’ della CEI. Ha collaborato a varie riviste: Critica economica, Economia e sindacato, Mondo operaio, Mondo nuovo, Politica ed economia, e ha diretto per conto della CEI l’opera in tre volumi L’Asia e l’Oceania.”,”SIND-015-FL”
“BARBAGALLO Francesco CERRITO Elio MASELLA Luigi MORI Giorgio NATOLI Claudio RAPONE Leonardo VITTORIA Albertina”,”Gastone Manacorda: storia e politica.”,”””Complessivamente a quella data (gennaio 1952), il giudizio di Cantimori sull’ attività e la produzione dei giovani marxisti era incoraggiante, anche se non esente da rilievi, poiché a suo avviso la storia del movimento operaio e del socialismo, “”anche quando trattata da giovani bene orientati metodologicamente”” (e faceva i nomi di Zangheri, Manacorda, Caracciolo, Ragionieri), tendeva ancora “”a rimanere, non solo, com’è ovvio, poiché si è agli inizi, allo stato frammentario, ma anche distaccata dalla considerazione della storia nazionale, come uun residuo di quell’ antico anarchismo e sindacalismo economicistico (specie in G. Bosio, direttore della rivista “”Movimento Operaio”” per la storia di quel movimento)””. Il suo apprezzamento andava a Carlo Morandi, che aveva concepito “”la storia del socialismo come storia di un movimento politico nel quadro più vasto di una storia dei partiti politici italiani”” e ai giovani che venivano dalla sua scuola, Conti, Ragionieri, Procacci, Saitta, il “”più maturo, più formato (…) e ormai con posizione autonoma””. (pag 786)”,”STOx-092″
“BARBAGALLO Corrado”,”Le origini della grande industria contemporanea.”,”””Questa la storia dell’ industria inglese nei trentacinque anni che corrono dalla fine delle guerre napoleoniche alla metà del secolo XIX: una storia, come più volte è stato ripetuto, che non ha pari negli annali dell’ umanità. Noi possiamo, ora che l’ abbiamo tutta distesa sott’occhio, tentar di coglierne le caratteristiche fondamentali. Le industrie tessili formano ancora, come nei secoli precedenti, il gruppo di attività economiche più notevoli. Ciò avviene, principalmente, grazie ai prodigi della nuova industria del cotone – la industria, capitalistica e meccanica, per eccellenza, nata sessant’anni prima, anarchicamente, fuori di tutte le regole – (…)””. (pag 319)”,”EURE-043″
“BARBAGALLO Francesco”,”Dal ’43 al ’48. La formazione dell’ Italia democratica.”,”Questo saggio è tratto dal volume ‘Storia dell’ Italia repubblicana’ pubblicato da Einaudi. “”La Democrazia Cristiana nasce, a cavallo del ’43, come partito laico dei cattolici, espressione di una interpretazione cristiana della democrazia, che unisce gli ex popolari e le più giovani energie del cattolicesimo organizzato specialmente nelle associazioni e nei movimenti intellettuali. L’ appoggio, che pure non sarà immediato, della Chiesa alla DC, come unico partito dei cattolici, risulterà peraltro decisivo ai fini dell’ insediamento diffuso nella società italiana e dell’ orientamento del partito. L’ affermazione politica della DC sarà lungamente fondata e influenzata dal ruolo trainante esercitato dal collateralismo di massa della tante associazioni e organizzazioni sociali di ispirazione cattoclia: dall’ Associazione cattolica alle Acli, dalle unioni di medici, insegnanti, giuristi, tecnici, imprenditori, artigiani fio alla Coldiretti.”” (pag 90)”,”ITAP-105″
“BARBAGALLO Corrado”,”L’ oro e il fuoco. Capitale e lavoro attraverso i secoli.”,”Statalismo industriale dell’ impero romano. Declino del sistema schiavistico. Lavoro degli schiavi. Nel primo secolo dell’ èra volgare tutto il vasto mondo conosciuto dagli antichi è unificato sotto l’ impero di Roma. Non ci sono più grandi e popolose contrade da conquistare, non monarchie possenti da rovesciare, non ricchi territori da annettere: la pace è dovunque. I mari sono sicuri; si può traversare da un capo all’ altro il Mediterraneo senza correre il rischio di scontrarsi nelle flottiglie dei pirati, che ancora lo infestavano nell’ età di Silla e di Cesar. Le legioni e le flotte imperiali stanno garanti della sicurezza universale. Questo fatto inaudito, che gli antichi celebreranno con gioia inusitata, è la causa principale di un ulteriore rivolgimento economico: la lenta, ma fatale disparizione, in tutto il mondo – non solo Oriente, ma anche in Occidente – della schiavitù, quale strumento dell’ agricoltura e dell’ industria””. (pag 49-50)”,”CONx-127″
“BARBAGALLO Corrado PELLEGRINI Cleofe”,”Storia. Il Medio Evo.”,”Il “”Tumulto dei Ciompi”” (1378-1382). (Questa parola ha forse origine da una corruzione di ‘compari’ appellativo usato dai soldati francesi del duca di Atene coi popolani fiorentini) (pag 139) 1378. Il 22 luglio, i Ciompi, s’ impadroniscono del Palazzo della Signoria e del governo; nominano lì per lì gonfalorniere di giustizia un popolano, un artigiano cardatore di lana, Michele di Lando, e fanno approvare alcune leggi, di cui la principale è quella per cui vengono create tre nuove arti o corporazioni di mestiere, nelle quali sono ripartiti i più umili operai, con diritto di partecipare al governo. E’ questo il primo momento, nella storia dei Comuni del Medioevo, in cui l’ eguaglianza di tutte le classi di fronte alla legge è praticamente applicata: infatti le tre serie di arti – maggiori, medie, minori – conquistano ora, ciascuna, il diritto alla terza parte delle cariche comunali. Ma nell’ agosto l’ agitazione precipita.”” (pag 140) “”(…) la restaurazione dell’ antica aristocrazia, che, nel 1382, riprese il governo, e compiì una severa e sanguinosa repressione contro i Ciompi e i trionfatori degli anni precedenti: fra i colpiti, andarono in esilio Silvestro dei Medici e Michele di Lando””. (pag 141) Aggiungere BARBAGALLO Corrado PELLEGRINI Cleofe”,”ITAG-147″
“BARBAGALLO Francesco MORI Giorgio ROMERO Federico BARONE Giuseppe SALVATI Mariuccia MICCOLI Giovanni MANGONI Luisa DE-LUNA Giovanni ROSSI-DORIA Anna MUSELLA Luigi ROSSI Mario G.”,”Storia dell’ Italia repubblicana. Volume primo. La costruzione della democrazia. Dalla caduta del fascismo agli anni cinquanta.”,”Saggi di Francesco BARBAGALLO Giorgio MORI Federico ROMERO Giuseppe BARONE Mariuccia SALVATI Giovanni MICCOLI Luisa MANGONI Giovanni DE-LUNA Anna ROSSI-DORIA Luigi MUSELLA Mario G. ROSSI Opera ‘Storia dell’ Italia repubblicana’, BARBAGALLO Francesco, coordinatore, BARONE Giuseppe BRUNO Giovanni DE-FELICE Franco MANGONI Luisa MORI GiorgioROSSI Mario G. TRANFAGLIA Nicola, progetto e direzione “”Tipico della rivolta morale antifascista è infatti l’ avere a volte ignorato, a volte sottovalutato, il peso delle trasformazioni intervenute negli anni trenta, tale per cui, come recita la stessa relazione del ministero delle Finanze, “”le condizioni ambientali create dal fascismo… hanno dato luogo alla formazione di un determinato clima favorevole – per fascisti e non fascisti – all’ acquisizione di utili eccezionali””””. (pag 420, M. Salvati) Piano Vanoni, Iri. “”Ciò che è interessante dei testi qui presentati è la sottolineatura della dipendenza della politica economica italiana da quella europea e internazionale, nonché l’ accenno, nuovo in questi “”piani”” tecnici, ma che sarà sempre più frequente negli anni successivi, alle specificità della struttura economica del paese presentate come limiti invalicabili per un’ azione veramente dirigista””. (pag 496, M. Salvati) La Costituente. Difesa del concordato. Patti lateranensi. “”Non aveva torto Togliatti a rilevare che il vero interlocutore dell’ Assemblea era la Santa Sede: dalle condizioni che essa aveva perentoriamente poste alla Democrazia cristiana derivavano i termini del dibattito in corso. Ancora nei giorni delle discussione generale in aula il presidente dell’ Azione cattolica Vittorino Veronese, scrivendo a De Gasperi il 15 marzo 1947, aveva affermato inammissibile “”qualsiasi modificazione dell’ atteggiamento del gruppo parlamentare democristiano”” sulla questione, ribadendo che “”l’ attuale formulazione rappresenta l’ unica, minima espressione dell’ indubbia volontà della maggioranza cattolica del paese che il 2 giugno ha concentrato i voti sulla Democrazia Cristiana, neé si saprebe prevedere le reazioni di tale massa elettorale qualora i democristiani dimostrassero perplessità, anche solo di forma, su un problema fondamentale, che oltre tutto è anche indubbiamente diretta competenza dell’ autorità ecclesiastica””. E a scanso di equivoci aveva concluso minacciosamente: “”dipenderà da tale votazione la preferenza dei cattolici stessi nelle future elezioni politiche.”” (pag 554-555, G. Miccoli)”,”ITAP-116″
“BARBAGALLO Corrado”,”Inghilterra ed India.”,”La compagnia inglese delle indie. “”La condizione della colonia è, dunque, in questo periodo, seriamente peggiorata. “”Io devo infliggere un dispiacere agli Inglesi””, scriveva nel 1769 un funzionario della Compagnia, “”dichiarando di pensare che dal giorno in cui la Compagnia cominciò ad amministrare l’ India, la condizione del popolo di questo paese è peggiorata al paragone di quella che era per l’ innanzi; il fatto, pur troppo, è fuori dubbio…; questa bella contrada, che fioriva sotto il governo più dispotico ed arbitrario del mondo, ora che gli Inglesi hanno così gran parte nella sua amministrazione, va precipitando a rovina…””. Per contro i guadagni della Compagnia sono notevoli””. (pag 52) (seguono dati sui guadagni e il profitto netto annuale della Compagnia (1763-1773, 1768))”,”INDx-085″
“BARBAGALLO Francesco BARONE Giuseppe COLOMBO Arturo D’AURIA Elio FORTE Francesco LACAITA Carlo G. MONTELEONE Renato MONTICONE Alberto ROSSI-DORIA Manlio SERRA Enrico SOMOGYI Giovanni VENERUSO Danilo”,”Francesco Saverio Nitti. Meridionalismo e europeismo. Atti del Convegno di Potenza, 27-28 settembre 1984.”,”Saggi di BARBAGALLO Francesco BARONE Giuseppe COLOMBO Arturo D’AURIA Elio FORTE Francesco LACAITA Carlo G. MONTELEONE Renato MONTICONE Alberto ROSSI-DORIA Manlio SERRA Enrico SOMOGYI Giovanni VENERUSO Danilo “”Il merito di Nitti fu proprio questo: l’ aver intuito il ruolo dirompente della piccola borghesia come classe emergente e di essersi posto il problema di utilizzarne le spinte rinnovatrici, le tradizioni e i valori politici contro gli interessi del grande capitale che, egli riteneva indebitamente accresciutosi con sovraprofitti di guerra e che era necessario colpire””. (pag 58-59, Elio D’Auria) “”Senza dubbio, questo bisogna riconoscerlo, l’ analisi che Nitti fa del fascismo è, sotto molti punti di vista parziale, proprio per il fatto di essere un’analisi, in cui erano presenti indubbi elementi di modernità e di innovazione, tutto sommato ancora tradizionale della società italiana. La sensibilità che egli aveva dimostrato durante la sua azione di governo nel percepire “”il carattere nuovo che la vita politica italiana andava organizzando”” si scontrava con limiti obiettivi della sua formazione politica, che erano poi i limiti di tutta una classe dirigente di quegli anni, e che spiegano, a mio avviso, anche il suo comportamento pratico nei confronti del fascismo””. (pag 66-67) “”E’ noto che Francesco Saverio Nitti cercò durante il periodo della sua presidenza del Consiglio, di normalizzare i rapporti con la Russia, annullando la politica d’ intervento perseguita dal governo Orlando-Sonnino.”” (pag 176) Nitti e l’ equilibrio europeo e la questione tedesca (pag 231)”,”ITAS-118″
“BARBAGALLO Antonino”,”La libertà della dialettica. Saggio sul materialismo dialettico nel centenario della morte di Friedrich Engels.”,”Antonio BARBAGALLO, laureato in Economia e commercio (Univ. Catania) ha studiato l’ economia siciliana ed il credito. Ha coordinato diversi convegni una parte dei quali inerenti i problemi del marxismo. Ha scritto vari saggi tra cui ‘Crisi del marxismo: realtà storica o ideologia?’ (1982), ‘Marxismo in crisi o crisi dei marxisti?’ (1992), ‘Marxismo e ceti medi’ (1994). “”Tale unificazione del sapere viene teorizzata dal giovane Marx, nei Manoscritti del 1844, con l’abituale chiarezza: ‘Le ‘scienze naturali’ hanno svolto un’enorme attività e si sono appropriate di un materiale ognora crescente (…). Ma tanto più ‘praticamente’ la scienza della natura è penetrata, mediante l’industria, nella vita umana e l’ha riformata e ha preparato l’emancipazione umana dell’uomo, quanto più essa immediatamente ha dovuto completarne la disumanizzazione. L”industria’ è il ‘reale’ rapporto storico della natura, e quindi della scienza naturale, con l’uomo. Se, quindi, essa è intesa come rivelazione ‘essoterica’ delle ‘forze essenziali’ dell’uomo, anche la ‘umanità’ della ‘natura’ o la ‘naturalità’ dell’uomo è intesa. E dunque le scienze naturali perderanno il loro indirizzo astrattamente materiale, o piuttosto idealistico, e diventeranno la base della scienza ‘umana’, così come ora sono già divenute – sebbene in figura di alienazione – la base della vita umana effettiva; e dire che v’è ‘una’ base per la vita e un’altra per la ‘scienza’, questo è fin da principio una menzogna. (…).La storia stessa è una parte ‘reale’ della ‘storia naturale’, della umanizzazione della natura. La scienza naturale, un giorno, sussumerà sotto di sé la scienza dell’uomo, come la scienza dell’uomo sussumerà sotto di sé la scienza naturale: non ci sarà che ‘una’ scienza””.”” (pag 69)”,”MAES-080″
“BARBAGALLO Antonino PALUMBO Orazio”,”Economia e società nell’età borbonica. Riflessioni e note sparse sul Meridione preunitario.”,”Dedicato ai difensori di Gaeta e ai “”briganti”” che difesero il Meridione d’Italia Libro ricevuto in omaggio dagli autori Lager di Fenestrelle: lager sabaudo dove morirono 25 mila prigionieri. Il motto di questo campo di concentramento era “”Ognuno vale non in quanto è ma in quanto produce”” antesignano del motto nazista “”arbeit macht frei”” (pag 58) BARBAGALLO Antonino insegna economia aziendale al Commerciale di Regalbuto. PALUMBO Orazio dirige il settore cultura del Comune di Paternò. Insieme hanno pubblicato ‘Il riformismo borbonico e la Sicilia’.”,”ITAB-277″
“BARBAGALLO Antonino”,”Il marxismo tra uomo e natura. Analisi critica della modernità.”,”BARBAGALLO Antonino insegna economia aziendale al Commerciale ‘Citelli’ di Regalbuto. Ha scritto vari libri sul tema (v. risvolto 4° copertina). E’ stato dirigente bancario.”,”TEOC-530″
“BARBAGALLO Corrado”,”La catastrofe di Nerone.”,”BARBAGALLO Corrado”,”STAx-227″
“BARBAGALLO Corrado”,”Attraverso i secoli. Che cosa è il materialismo storico. Gli Etruschi. Emilio Ollivier sconosciuto. Ruggero Bonghi. L’ultimo ministro dell’Italia liberale: Giolitti. Un solitario della politica: Napoleone Colajanni. nel paese di Maria: Lourdes.”,”BARBAGALLO Corrado Che cosìè il materialismo storico (pag 1-100)”,”STOx-149″
“BARBAGALLO Corrado SERENI Emilio RUSSO Luigi PIZZETTI Ildebrando LEVI Alessandro BACCHELLI Riccardo JEMOLO Arturo Carlo CANTIMORI Delio SALVATORELLI Luigi”,”Il 1848-1849. Conferenze fiorentine.”,”Contiene il saggio di Delio CANTIMORI ‘Realtà storica e utopia nel 1848 europeo’ (pag 159-160) “”Idee e sentimenti, che si riassumevano tutti nella gran parola: “”rivoluzione”” che era stata insomma brutalmente fermata dalla sconfitta napoleonica, e che sembrava volesse riprendere il suo corso. Essa ora nella sua forma più risoluta si ispirava agli scritti di Babeuf, ai discorsi di Robespierre, al libro del Buonarroti; aveva fatto le sue prove nei “”moti di Spagna, di Napoli, di Torino, di Parigi, delle Romagne””, (De Sanctis) e aveva il suo nemico nella Santa Alleanza. Come è noto, quelle idee e quegli uomini furono gli sconfitti del 1848: per pochi anni ancora (dopo il giugno parigino, dopo le sconfitte romana, veneziana, ungherese, del 1849), i rivoluzionari poterono sperare che il ‘movimento’ riprendesse; non mancò neppure chi poté sperare addirittura che a capo di esso si potesse porre Napoleone III: ma fu presto ben chiaro ai più acuti osservatori che, sia pure scomparso dalla scena il Metternich, l’Austria, simbolo della Santa Alleanza, aveva ripreso la sua potenza, anzi sembrava più salda, e che la “”razza dei diplomatici e dei preti incanutiti nei peccati””, come diceva sarcastico Enrico Heine, aveva ripreso i suoi diritti – e questo è l’aspetto che primo salta agli occhi -; ma fu chiaro anche che la vita politica e militare della società europea continuava a esser dominata dal giuoco delle grandi potenze, guidato dall’Inghilterra vittoriana e dalla autocrazia degli zar, e questa era la sostanza. “”Rivoluzione degli intellettuali”” ha chiamato perciò il movimento del 1848 uno storiografo e politico inglese di oggi (il Namier), con evidente dispregio per quelle illusioni e per quegli insuccessi, per quelle speranze e per quel fallimento, e con unilaterale riduzione di quegli ‘intellettuali’ a due categorie, “”nazionalisti””, com’egli si esprime, e “”costituzionali””: e ha concluso: “”attraverso il 1848 il controllo definitivo della macchina statale, e, più ancora, quello degli eserciti delle grandi potenze sul continente europeo rimase in mano ai conservatori; ed è questo che conservò la pace in Europa. La ‘rivoluzione degli intellettuali’ si esaurì senza raggiungere risultati concreti: lasciò la sua impronta soltanto nel regno delle idee””.”” (pag 159-160) (saggio di Delio CANTIMORI ‘Realtà storica e utopia nel 1848 europeo) “”La Lega dei Comunisti del 1847 e 1848 darà i suoi uomini migliori, e il suo ‘Manifesto’ e la sua critica della economia politica, cioè di quella scienza che sembrava dover guarire il “”corpo sociale ammalato””, come dicevano gli economisti, darà la sua idea e la sua potenza organizzativa alla Associazione Internazionale dei Lavoratori. E il ‘Manifesto del Partito comunista’ del 1848 sarà riprodotto, com’è noto, in capo alla prima costituzione uscita dalla Rivoluzione sovietica, dalla Rivoluzione russa d’ottobre. Qui c’è vera continuità di idee e di azione, qui è realtà storica, se dobbiamo giudicare come ci ha insegnato il Droysen; “”Fra i materiali storici sono anche le conseguenze di quelle cose che il nostro tema, il nostro problema ci ha indotto a studiare; conseguenze che i contemporanei non conoscevano e non presentivano. Quel che segue a grandi avvenimenti è quasi una dissezione ed una elaborazione ideale dei momenti che erano nascosti ed operavano in quegli avvenimenti stessi; … è diritto della considerazione storica considerare i dati di fatto nella luce che hanno raggiunto mediante le loro conseguenze…””. E’ noto del resto come Marx ed Engels, e poi, ad essi richiamandosi, Lenin, abbiano attribuito sempre grande importanza alle esperienze, dottrinali e politiche, del 1848, come Marx ed Engels ritornino spesso, spessissimo anzi, su quel periodo della storia del movimento socialista ed operaio europeo, giudicando in riferimento a quelle lotte le formazioni posteriori; del resto ciò non deve fare meraviglia, perché per Marx ed Engels quel momento costituisce un punto centrale della loro attività, alle cui esperienze si rifanno come tipiche punto di partenza originario, esemplare, per definire in forma classica, si potrebbe dire, l’essenza intima delle varie classi e delle loro tendenze: e ciò fin quasi sulla soglia del nuovo secolo”” [Delio Cantimori, Realtà storica e utopia nel 1848 europeo] (pag 171-172)”,”QUAR-082″
“BARBAGALLO Francesco”,”Francesco S. Nitti.”,”Sulla Prima guerra mondiale: Capitolo XV. Le mediazioni difficili: pace e guerra, pubblico e privato, sviluppo e profitto [Dal neutralismo all’intervento; Nitti consulente di Pogliani nella fondazione della BIS; Capitale nazionale e capitale straniero; L’ardua ricerca del capitale americano; Per l’unità delle banche e l’espansione armonica; Bacini statali ed elettrificazione privata: il lago Nitti; Dalla “”Lucana”” alla SME: un difficile finanziamento felicemente concluso; Sostenitore e consulente di società elettriche; Notizie dell’interno dell’INA] Capitolo XVI. Una politica per l’economia di guerra. [Il ritorno sulla scena politica nel 1916; Critiche e suggerimenti al governo; In America, nel ’17; Per una svolta nella condotta della guerra; Accordo con Orlando, familiarità coi nazionalisti; La contrastata assunzione al Tesoro] Capitolo XVII. Il ministro e gli alleati [I primi provvedimenti sui cambi e per i combattenti; Tutto per la guerra e l’aiuto alleato; Ambizioni, capacità, conflitti, crisi; Un terribile inverno, senza grano e carbone; Attivismo bellico; contrasti nel governo; La Francia, il Vaticano, l’offensiva, la pace; La difficile ricerca di prestiti a Washington e a Londra; Il rafforzamento del cambio; Socialismo di guerra e nuova burocrazia; Consigli di amici, scontri ideali, intrighi di gabinetto; Il destino dei seguaci di San Francisco; La temuta offensiva, l’ostilità alleata, l’imprevista vittoria; Produzione, lavoro e sviluppo: un programma per il dopoguerra; Dimissioni sofferte per un migliore avvenire]”,”ITAE-327″
“BARBAGALLO Francesco”,”Stato, Parlamento e lotte politico-sociali nel Mezzogiorno 1900-1914.”,”Questa ricerca fu avviata, nel 1970, su una indicazione di Giuseppe Galasso per una analisi della rappresentanza meridionale nel parlamento dell’Italia liberale.”,”ITAS-010-FL”
“BARBAGALLO Francesco”,”Enrico Berlinguer.”,”Francesco Barbagallo è professore ordinario di Storia contemporanea all’Università Federico II di Napoli. Dirige la rivista Studi Storici. Tra i suoi lavori: Francesco S. Nitti, La modernità squilibrata del Mezzogiorno d’Italia, Napoli fine novecento, Il potere della camorra 1973-1998, L’Ottocento e il Novecento, L’Italia contemporanea. Storiografia e metodi di ricerca.”,”PCIx-018-FL”
“BARBAGALLO Francesco SALES Isaia a cura, relatori: Paolo MANCUSO Massimo AMODIO Ferdinando IMPOSIMATO Carmine NARDONE Amato LAMBERTI Vito FAENZA Andrea CINQUEGRANI Imma APREDA Salvatore LUBRANO Rita PENNAROLA Silvia TESSITORE Guglielmo ALLODI Antonio PASTORE Franco PELELLA”,”Rapporto 1990 sulla camorra.”,”Questo è il primo rapporto su di una organizzazione criminale preparato per iniziativa di una forza politica: Unione Regionale campana del PDS. Hanno collaborato docenti universitari, giornalisti, magistrati, operatori economici, parlamentari.”,”TEMx-009-FL”
“BARBAGALLO Francesco MANCUSO Paolo MELILLO Giovanni ed altri”,”Il potere della camorra (1973-1998).”,”Francesco Barbagallo (Salerno 1945) è professore ordinario di Storia contemporanea all’Università Federico II di Napoli. Dirige la rivista Studi Storici. Tra i suoi lavori: Francesco S. Nitti, La modernità squilibrata del Mezzogiorno d’Italia, Napoli fine novecento, Il potere della camorra 1973-1998, L’Ottocento e il Novecento, L’Italia contemporanea. Storiografia e metodi di ricerca.”,”TEMx-010-FL”
“BARBAGALLO Antonino”,”La lunga marcia del ‘Capitale’. Un’avventura cui Marx ed Engels dedicarono la loro vita.”,”Antonino Barbagallo ha insegnato economia aziendale all’Istituto Commerciale “”Citelli”” di Regalbuto. E’ stato dirigente bancario, direttore di ‘Economia siciliana’, componente del Comitato regionale di controllo della Sicilia. Ha pubblicato ‘Pedagogia della partecipazione’ (con Sebastiano Barbagallo, Palermo, 1990), ‘La libertà della dialettica’ (Firenze, 1995), ‘Il riformismo borbonico e la Sicilia’ ed ‘Economia e società nell’età borbonica’ (con O. Palumbo, Paternò, 1997 e 2011), ‘L’illuminismo possibile (Paternò, 2011). Ha curato e commentato il ‘Manifesto del partito comunista’ (Palermo, 2003. Con Giacomo Borbone ha collaborato a ‘Voci del Novecento’ (Villasanta, BM, 2012). I suoi saggi sono apparsi sulle riviste: ‘Problemi’, ‘Marx Centouno’, ‘Il Calendario del Popolo’, ‘Marxismo Oggi’, ‘Marx Ahora’, ‘Essere comunisti’, ‘Critica marxista’. Louise Kautsky Freyberger. “”Dopo la morte di Marx (1883), ricadde solo su Engels il gravoso compito di guidare teoricamente il movimento socialista e di pubblicare i libri inediti del “”Capitale””. La casa londinese di Engels accentuò così il suo carattere di “”centrale”” del socialismo internazionale: punto di partenza e di arrivo della fitta rete di corrispondenza che il “”Generale”” intratteneva, in qualsiasi lingua, coi socialisti di tutto il mondo; luogo di ritrovo degli esiliati che si rifugiavano nella capitale inglese; riferimento essenziale dei massimi esponenti del Partito socialdemocratico tedesco, specialmente nel periodo delle leggi anti-socialiste varate in Germania (1878-1890). La capacità di Engels di occuparsi di tutti questi compiti era straordinaria, ma non c’è dubbio che essa fu favorita dalle condizioni di tranquillità in cui egli poté lavorare. Nei sette anni successivi alla morte di Marx (1883-1890), tali condizioni furono assicurate da Helene Demuth, per 40 anni governante fedele “”seconda madre”” di casa Marx, che Engels, dopo la morte dell’amico, accolse nella sua casa come governante. Dopo la morte della Demuth (fine 1890), gli ultimi cinque anni di vita di Engels furono illuminati dall’amicizia e dalla collaborazione di Louise Kautsky (poi Freyberger), una giovane socialista viennese che Engels volle assolutamente accanto a sé, come segretaria e governante della casa. Engels aveva conosciuto Louise (nata Strasser, 1860-1950) come moglie di Karl Kautsky, uno dei massimi esponenti della socialdemocrazia tedesca. La giovane donna si guadagnò subito la simpatia del “”Generale””, che ne parlò a Laura Marx Lafargue come di un “”nice little body”” (marzo 1885). I coniugi Kautsky frequentarono casa Engels per svariati anni (1885-1888), durante i quali la stima e l’affetto di Engels per la ragazza non fecero che crescere. Ciò spiega l’enorme dispiacere di Engels, quando, nell’autunno del 1888, il rapporto tra Karl Kautsky e Louise entrò in crisi (…). Il 28 gennaio del 1889 Engels propone a Karl Kautsky di occuparsi della trascrizione e della pubblicazione del IV libro del “”Capitale”” (Le ‘Teorie del plusvalore’). Ma la proposta è in realtà diretta ad entrambi i coniugi, come si evince da diversi passi della lettera: Louise potrà scrivere ciò che Karl le detterà e tale lavoro le sarà sicuramente congeniale. Inoltre, nessun problema per trasferirsi da Vienna a Londra: Karl avrà un buon compenso per due anni; casa e mobilio si potranno trovare per poca spesa. Engels ha fatto ai coniugi Kautsky una proposta che è davvero difficile rifiutare: lavorare sui manoscritti di Marx – e a stretto contatto con il “”Generale”” – è un onore eccezionale, un privilegio che può toccare solo a poche persone (a Bernstein, oltre che a Kautsky). Eppure l’accettazione della proposta resta in sospeso ancora per molti mesi. La causa non sta soltanto negli impegni di studio e di lavoro di Louise, che sta frequentando un corso di ostetricia, ma soprattutto nel riemergere della crisi coniugale che sembrava superata. Dopo svariati mesi, Engels deve prendere atto della rottura definitiva, pur rassicurando Karl circa la prosecuzione del progetto concordato: “”questa volta nei vostri rapporti non può cambiare nulla di ciò che ti proposi riguardo al manoscritto del IV libro”” (lettera del 15.9.1889). E, infatti, Karl Kautsky si stabilisce a Londra nei mesi successivi (novembre 1889-fine marzo 1890) per essere istruito da Engels sulla decifrazione dei manoscritti marxiani. (…) Il destino si manifesta presto in modo doloroso. Helene Demuth, la donna che gli aveva assicurato “”la calma per lavorare””, muore il 4.11.1890, dopo una breve ma impietosa malattia. Engels è affranto e scrive (5.11) a Sorge: «Ora sono di nuovo solo (…). Cosa ne sara di me non lo so. Rimpiangerò anche i suoi consigli così meravigliosamente pieni di tatto negli affari di partito». (…) Louise non impiega molto a decidere e, prima della fine del mese (novembre 1890), è a Londra, in tempo per festeggiare il 70° compleanno di Engels, assieme ai massimi esponenti del Partito socialdemocratico tedesco (Bebel, Liebknecht, Singer) e in mezzo a un mucchio di lettere e telegrammi giunti da ogni parte d’Europa. (…) Louise non rinuncia a crescere politicamente e a darsi un ruolo pubblico. Il 3 maggio del 1891 è – assieme a Engels, Sam Moore, Aveling e Eleanor Marx – nella tribuna di una grande manifestazione a Hyde Park. Nel luglio dello stesso anno partecipa, come delegata austriaca, al III Congresso della Seconda Internazionale. (…)”” (pag 126-129) [Antonino Barbagallo, ‘La lunga marcia del ‘Capitale’. Un’avventura cui Marx ed Engels dedicarono la loro vita’, Edizioni La Ginestra, Belpasso, 2019] Luise Kautsky (11 August 1864 – 8 December 1944) was a German politician and member of the USPD. Luise Kautsky was a Socialist and active Social Democrat. She married the prominent Marxist theorist Karl Kautsky.[1] She was also a friend of Rosa Luxemburg and Berlin city councilor for the USPD. In 1938, because she was Jewish, she had to flee to Prague and then the Netherlands. In 1944 she was deported from Westerbork to Auschwitz, where she died from heart failure. (wikip) Louise Kautsky Freyberger, Lebensdaten 1860 bis 1950 Beruf/Funktion Sekretärin von Friedrich Engels; Namensvarianten; Strasser, Louise (geborene); Freyberger, Louise (verheiratete); Kautsky, Louise Ludwig Freyberger war der Sohn des Steueroberinspektors Ludwig und seiner Frau Amalia Freyberger. In Krems besuchte er das k.k. Gymnasium und erhielt 17. Juli 1883 das Zeugnis der Reife. Ab dem Wintersemester 1883/1884 studierte er Medizin an der Universität Wien. Nach der Promotion am 7. Juni 1889 war er als Assistent von Professor Carl Wilhelm Hermann Nothnagel in Wien tätig. Anfang November 1892 ging Freyberger nach London, wo er nach Angabe von Karl Kautsky Friedrich Engels mit einer Empfehlung von Engelbert Pernerstorfer aufsuchte. Nach Tätigkeiten in verschiedenen Londoner Krankenhäusern wurde er 1896 Mitglied der Pathological Society of London. Als bestellter Sachverständiger untersuchte er unter anderem die Fälle des Seriengiftmörders George Chapman, des Bergwerksbesitzers und Bilanzfälschers James Whitaker Wright (1846–1904) sowie des amerikanischen Journalisten und Schriftstellers Harold Frederic. Er stand mit August Bebel im Briefwechsel [1] für eine Ausgabe von dessen Die Frau und der Sozialismus.[2] Dafür analysierte er das Buch von Alfred Hegar: Der Geschlechtstrieb. Eine social-medicinische Studie. Stuttgart 1894 auch in der Neuen Zeit. Freyberger heiratete im Februar 1894 Louise Kautsky (1860–1950), die bis 1889 mit Karl Kautsky verheiratet gewesen war.[3] Am 6. November 1894 wurde die Tochter Louise Frieda (1894–1977) geboren.[4] Mit Friedrich Engels lebte die Familie in einem Haus in der Regent’s Park Road 41. Ludwig Freyberger wurde der letzte Hausarzt von Friedrich Engels. Dieser bedachte ihn in seinem Testament, nachdem Freyberger ihn stets kostenlos behandelt hatte.5“,”MAES-196”
“BARBAGALLO Francesco; DI-DONATO Riccardo”,”Potere politico ed economia assistita nel Mezzogiorno repubblicano (Barbagallo); Preistoria di Ernesto De Martino (Di Donato).”,”Macchioro maestro del giovane Ernesto De Martino. “”A Trieste, lontano dalla famiglia, Macchioro vive come una liberazione l’allontanamento dal lavoro in seguito all’applicazione delle leggi razziali. E’ il 2 febbraio del 1939: “”Da ieri infatti sono libero: Vittorio Macchioro è morto nel modo più semplice di questo mondo: è morto di senilità o di paralisi progressiva. Morì verso le ore 18 del giorno 31 gennaio e me ne andai senza altre cerimonie. Il momento in cui mi chiusi dietro la schina l’uscio dell’ufficio fu uno di quei momenti che non si dimenticano più. Non vi posso descrivere, il senso di libertà oceanica che sento””. De Martino sembra essere, a questo punto, vicino con maggiore affetto (…). (pag 241)”,”STOx-315″
“BARBAGALLO Francesco”,”Dal camorrista plebeo al criminale imprenditore: una modernizzazione riuscita.”,”L’autore cita in nota gli studi sulla camorra di M. Monnier, P. Villari, G. Fortunato, G. Alongi, A. De Blasio, Arturo Labriola (La leggenda della camorra, Napoli, 1911)”,”ITAS-230″
“BARBAGALLO Francesco a cura, saggi di Marcella MARMO Giulio MACHETTI Giuseppe ACOCELLA Antonio PALERMO Mauro CALISE Carlo FIORE Guido D’AGOSTINO Pasquale COLELLA Amato LAMBERTI Corrado GUGLIELMUCCI Nicola DI GUGLIELMO Amalia SIGNORELLI Adele NUNZIANTE CESARO Giuseppe FIORENZA Fabio MAZZIOTTI Laura ALENI SESTITO”,”Camorra e criminalità organizzata in Campania.”,”Francesco Barbagallo è professore ordinario di Storia contemporanea all’Università Federico II di Napoli. Dirige la rivista Studi Storici. Tra i suoi lavori: Francesco S. Nitti, La modernità squilibrata del Mezzogiorno d’Italia, Napoli fine novecento, Il potere della camorra 1973-1998, L’Ottocento e il Novecento, L’Italia contemporanea. Storiografia e metodi di ricerca. Marcella Marmo è professore di Storia sociale nell’Istituto Universitario Orientale di Napoli. Giulio Machetti è ricercatore di Storia contemporanea nell’Istituto Universitario Orientale di Napoli. Giuseppe Acocella è professore di Storia delle dottrine politiche nell’Università di Napoli. Antonio Palermo è professore di Letteratura italiana nell’Università di Napoli. Mauro Calise è professore di Scienza della politica nell’Università di Salerno. Carlo Fiore è professore di Diritto penale nell’Università di Napoli. Guido D’Agostino è professore di Storia delle istituzioni parlamentari nell’Università di Napoli. Pasquale Colella è professore di Diritto canonico nell’Università di Salerno. Amato Lamberti è ricercatore di Sociologia nell’Università di Napoli. Corrado Guglielmucci è magistrato negli Uffici giudiziari di Napoli. Nicola Di Guglielmo è generale della Guardia di Finanza. Amalia Signorelli è professore di Antropologia culturale nell’Università di Napoli. Adele Nunziante Cesaro è professore di Psicologia differenziale nell’Università di Napoli. Giuseppe Fiorenza è docente negli Istituti medi. Fabio Mazziotti è professore di Diritto del lavoro nell’Università di Napoli. Laura Aleni Sestito è ricercatore di Psicologia nell’Univesità di Napoli.”,”ITAS-049-FL”
“BARBAGALLO Francesco”,”Dal ’43 al ’48. La formazione dell’Italia democratica.”,”Questo saggio è tratto dal volume ‘Storia dell’ Italia repubblicana’ pubblicato da Einaudi. Contiene il capitolo: – Dal fascismo alla liberazione. In particolare il paragrafo: – La resistenza, le fratture, l’indifferenza”,”ITAR-041-FV”
“BARBAGALLO Francesco”,”Francesco S. Nitti.”,”Francesco Barbagallo è nato a Salerno nel 1945. É stato borsista di scienza della politica all’Università di Firenze, poi presso l’Istituto italiano per gli studi storici di Napoli, quindi assistente di Storia moderna nell’Università di Napoli e docente di storia delle istituzioni politiche nell’Università di Salerno. Ha collaborato a Nord e Sud, Rivista storica italiana, Paese Sera, collabora all’Unità e Rinascita. É ordinario di storia dei partiti e dei movimeti politici nella Facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Napoli. Dirige la sezione di storia dell’Istituto Gramsci e la rivista Studi storici.”,”BIOx-075-FL”
“BARBAGALLO Francesco”,”Francesco S. Nitti.”,”Francesco Barbagallo è nato a Salerno nel 1945. È stato borsista di scienza della politica nell’Università di Firenze, poi presso l’Istituto Italiano per gli Studi storici di Napoli. Quindi assistente di Storia moderna nell’Università di Napoli e docente di storia delle istituzioni politiche nell’Università di Salerno. Ha collaborato a ‘Nord e Sud’ e alla ‘Rivista storica italiana’, Paese sera, L’Unità, Rinascita. Tra i suoi scritti ‘Lavoro ed esodo nel Sud, 1961-1971 (Napoli, 1973). Tra i vari capitoli: Cap. XXV. Tramonto liberale: il nemico è Giolitti. La prospettiva celata. L’incontro mancato con D’Annunzio e Mussolini. L’illusione liberale, la sconfitta socialista. La trattativa ineguale fra Nitti e Mussolini. Patti leonini: il discorso di Lauria (pag 448-459)”,”BIOx-035-FSD”
“BARBAGLI Marzio KERTZER David I. a cura; saggi di Massimo LIVI BACCI e Marco BRESCHI Rossella RETTAROLI Chiara SARACENO Maura PALAZZI Pier Paolo VIAZZO e Dionigi ALBERA Anna OPPO Giovanna DA MOLIN Raul MERZARIO Angiolina ARRU Giovanni LEVI”,”Storia della famiglia italiana, 1750-1950″,”Saggi di Massimo LIVI BACCI e Marco BRESCHI Rossella RETTAROLI Chiara SARACENO Maura PALAZZI Pier Paolo VIAZZO e Dionigi ALBERA Anna OPPO Giovanna DA MOLIN Raul MERZARIO Angiolina ARRU Giovanni LEVI. BARBAGLI insegna sociologia nell’ Università di Bologna. E’ autore di studi sulla stratificazione e la mobilità sociale. KERTZER insegna antropologia al Bowdoin College di Brunswick (USA). “”Uno degli sviluppi più importanti dell’ ultimo ventennio negli studi di storia della famiglia è stato l’ emergere di una prospettiva di analisi basata sul concetto di corso della vita. Questa impostazione ha il merito di far pensare alle connessioni esistenti fra le grandi trasformazioni storiche e i cambiamenti che avvengono nella vita degli individui. (…) Se per esempio troviamo che, in una data comunità, ed in un determinato momento, un quarto delle famiglie erano multiple e tre quarti nucleari, si può pensare che la popolazione seguisse due diversi modi di formazione della famiglia: una parte di essa si rifaceva alla regola di residenza patrilocale, l’ altra invece a quella neolocale. Tuttavia come vari studiosi hanno rilevato (Berkner 1972; 1975), possiamo in realtà trovarci di fronte ad una situazione in cui tutti seguono lo stesso modo di formazione della famiglia, ma il censimento ha colto le varie persone in momenti diversi del loro corso di vita””. (pag 24)”,”ITAS-078″
“BARBAGLI Marzio”,”Sotto lo stesso tetto. Mutamenti della famiglia in Italia dal XV al XX secolo.”,”Marzio BARBAGLI insegna sociologia all’ Università di Bologna. “”Dunque, a differenza di Shorter, Stone ritiene che la famiglia nucleare domestica chiusa preceda di un un lungo periodo di tempo l’ industrializzazione e sia di conseguenza del tutto indipendente da questa. Secondo Stone, il formarsi di questo nuovo tipo di famiglia va ricondotto invece alla nascita dell’ “”individualismo affettivo””, cioè ai profondi mutamenti avvenuti nel modo in cui “”l’ individuo considerava se stesso in rapporto alla società (l’ affermarsi dell’ individualismo) e nel modo in cui si comportava e sentiva nei confronti di altri esseri umani, da un lato la moglie ed i figli, dall’ altro i genitori ed i parenti (l’ affermarsi dell’ affetto)””. E la nascita di questo nuovo complesso di valori è a sua volta dovuta a numerosi fattori di ordine economico, sociale e politico.”” (pag 269)”,”ITAS-087″
“BARBAGLI Marzio”,”Congedarsi dal mondo. Il suicidio in Occidente e in Oriente.”,”BARBAGLI Marzio insegna sociologia nell’Università di Bologna. “”I dati esistenti – scrisse nel 1879 Enrico Morselli – mostrano “”questo fatto dolorosissimo, che il suicidio è andato e va tuttora aumentando dal principio del secolo in quasi tutti gli stati civili dell’Europa e del Nuovo mondo”” (1). “”Da un secolo a questa parte”” – ripeté una ventina d’anni dopo Durkheim – si è prodotto un “”enorme incremento delle morti volontarie”” (2). Come vedremo, timori analoghi erano già stati espressi molte altre volte in passato, a partire almeno dal Cinquecento Diversa fu tuttavia la spiegazione che ne veniva fornita dagli studiosi ottocenteschi. Il numero annuo di suicidi – osservò nel 1846 Karl Marx – non è altro che “”il sintomo della deficiente organizzazione della nostra società”” (3). Uccidersi, “”che un tempo era l’invidiabile privilegio delle classi superiori, è diventato di moda in Inghilterra anche tra i proletari, e molti poveri si uccidono per sfuggire alla miseria, dalla quale non sanno come salvarsi altrimenti”” (4), aggiunse Friedrich Engels”” [Marzio Barbagli, Congedarsi dal mondo. Il suicidio in Occidente e in Oriente, 2009] (pag 31) [(1) Morselli (1879, 51); (2) Durkheim (1897, trad. it. 1969, 437); (3) Plaut e Anderson, ‘Marx on Suicide’ (1999, 47); Engels (1845, trad. it. 1973, 152)]”,”STOS-160″
“BARBAGLI Marzio”,”Disoccupazione intellettuale e sistema scolastico in Italia (1859-1973).”,”Marzi Barbagli è nato a Montevarchi, Arezzo, nel 1938. Si è laureato a Firenze e ha insegnato Sociologia presso l’Università di Bologna. E’ autore con M. Dei, del volume ‘Le vestali della classe media’ (Il Mulino, 1969) e ha curato la raccolta di saggi ‘Scuola potere e ideologia’, il Mulino, 1972.”,”GIOx-094″
“BARBAGLI Marzio SARACENO Chiara”,”Separarsi in Italia.”,”Marzio Barbagli insegna Sociologia nell’Università di Bologna. Chiara Saraceno insegna Sociologia della famiglia nell’Università di Torino. (1998)”,”ITAS-193″
“BARBAGLI Marzio”,”Disoccupazione intellettuale e sistema scolastico in Italia (1859-1973).”,”Marzi Barbagli è nato a Montevarchi, Arezzo, nel 1938. Si è laureato a Firenze e ha insegnato Sociologia presso l’Università di Bologna. E’ autore con M. Dei, del volume ‘Le vestali della classe media’ (Il Mulino, 1969) e ha curato la raccolta di saggi ‘Scuola potere e ideologia’, il Mulino, 1972. All’interno del capitolo II, ‘Disoccupazione intellettuale e analfabetismo’: Paragrafo quarto: L’emigrazione intellettuale (pag 49-) Paragrafo quinto: La disoccupazione nelle varie categorie intellettuali (pag 60-) Paragrafo sesto: L’espansione della burocrazia (pag 65-) Capitolo sesto: ‘Istruzione e mercato del lavoro nel periodo fascista’ (pag 211-)”,”GIOx-007-FV”
“BARBAGLI Marzio SARACENO Chiara a cura; saggi di Gabriella GRIBAUDI Diana VINCENZI AMATO Alessandra RIGHI Paolo DE-SANDRE Maria CASTIGLIONI e Gianpiero DALLA ZUANNA Linda Laura SABBADINI Valerio POCAR Marzio BARBAGLI Antonio SANTINI Gustavo DE-SANTIS Paola RONFANI Franca PIZZINI Simonetta PICCONE STELLA Rosella PALOMBA Maria BONATO Laura TERRAGNI Luisa LEONINI Rossana TRIFILETTI Elisabetta CIONI Daniela DEL-BOCA Guido MAGGIONI Anna Laura ZANATTA Rosella RETTAROLI Adele MENNITI e Susanna TERRACINA Carla FACCHINI Antonio TOSI Chiara SARACENO Nicoletta BOSCO Nicola ROSSI Giovanni B. SGRITTA”,”Lo stato delle famiglie in Italia.”,”Saggi di Gabriella GRIBAUDI Diana VINCENZI AMATO Alessandra RIGHI Paolo DE-SANDRE Maria CASTIGLIONI e Gianpiero DALLA ZUANNA Linda Laura SABBADINI Valerio POCAR Marzio BARBAGLI Antonio SANTINI Gustavo DE-SANTIS Paola RONFANI Franca PIZZINI Simonetta PICCONE STELLA Rosella PALOMBA Maria BONATO Laura TERRAGNI Luisa LEONINI Rossana TRIFILETTI Elisabetta CIONI Daniela DEL-BOCA Guido MAGGIONI Anna Laura ZANATTA Rosella RETTAROLI Adele MENNITI e Susanna TERRACINA Carla FACCHINI Antonio TOSI Chiara SARACENO Nicoletta BOSCO Nicola ROSSI Giovanni B. SGRITTA Barbagli insegna Sociologia nella Facoltà di Statistica dell’Università di Bologna; Chiara Saraceno insegna Sociologia della famiglia nella Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Torino.”,”ITAS-218″
“BARBAGLI Marzio”,”Immigrazione e reati in Italia.”,”Marzio Barbagli è nato a Montevarchi (AR) nel 1938. Si è laureato a Firenze ed insegna attualmente Sociologia presso l’Università di Bologna. É autore (con M. Dei) del volume Le vestali della classe media ed ha curato una raccolta di saggi dal titolo Scuola, potere e ideologia. Questo è il primo studio di storia sociale nella scuola italiana dall’Unità ai nostri giorni. Basandosi su una ricca documentazione e su una grande quantità di dati statistici, Barbagli cerca di ricostruire e di interpretare l’andamento dell’istruzione italiana (soprattutto quella secondaria e superiore) negli ultimi cento anni. Egli dimostra che la disoccupazione intellettuale, ben lungi dall’essere un fenomeno nuovo, è stata una caratteristica endemica della società italiana dal 1880 ad oggi, insieme all’analfabetismo o al basso livello di istruzione di una gran parte della popolazione.”,”ITAS-073-FL”
“BARBAGLI Marzio”,”Immigrazione e criminalità in Italia.”,”Marzio Barbagli è nato a Montevarchi (AR) nel 1938. Si è laureato a Firenze ed insegna attualmente Sociologia presso l’Università di Bologna. É autore (con M. Dei) del volume Le vestali della classe media ed ha curato una raccolta di saggi dal titolo Scuola, potere e ideologia. Questo è il primo studio di storia sociale nella scuola italiana dall’Unità ai nostri giorni. Basandosi su una ricca documentazione e su una grande quantità di dati statistici, Barbagli cerca di ricostruire e di interpretare l’andamento dell’istruzione italiana (soprattutto quella secondaria e superiore) negli ultimi cento anni. Egli dimostra che la disoccupazione intellettuale, ben lungi dall’essere un fenomeno nuovo, è stata una caratteristica endemica della società italiana dal 1880 ad oggi, insieme all’analfabetismo o al basso livello di istruzione di una gran parte della popolazione.”,”ITAS-074-FL”
“BARBALACE Giuseppe”,”Genova in età giolittiana.”,”Contiene il capitolo: – ‘I porti non hanno ringhiere: riformisti e sindacalisti rivoluzionari (pag 57-70) Libro incentrato sulla figura e l’opera dell’avvocato Luigi Murialdi, che impersona il “”contrattualismo riformista””. Murialdi , deputato di Acqui nel 1913 e di Alessandria nel 1919, entrerà nel primo gabinetto Nitti come sottosegretario di Stato per gli approvvigionamenti e i consumi alimentari . Barbalacve, Univ. di Roma III, lettere e filosofia “”Per il porto di Genova, primo novecento, valgono i versi di Luigi Pulci ripresi dal ‘Morgante’: “”Il mio nome è Margutte ed ebbi voglia, anch’io, d’esser gigante / poi, mi pentii quando al mezzo fui giunto””. Si potrebbe anche dire: il gigante Morgante (Marsiglia, Amburgo, Rotterdam) e il mezzo gigante Margutte (Genova). Latitante, nella Genova dell’età giolittiana, è una moderna cultura imprenditoriale…”” (dalla quarta di copertina)”,”LIGU-092″
“BARBALUCCA Giuseppe”,”Malato e malattia oggi.”,”Giuseppe Barbalucca, laureato in medicina e sociologia, come medico si è dedicato alla patologia clinica, cioè alle basi biologiche della medicina; come sociologio alle basi psico-sociali della malattia e al problema della violenza nelle attuali società avanzate. Giornalista professionista, è stato inviato speciale di alcuni quotidiani. Ha insegnato anatomia e antropologia. Ha pubblicato tra l’altro: ‘Breve storia dell’anatomia’ (1981). “”Se Platone costruisce con la sua ‘Repubblica’ un modello ideale di Stato, seguendo un procedimento logico soltanto deduttivo, cioè in linea diretta, avulso dai dati dela realtà e perciò indifferente alla sua realizzazione effettiva, Tommaso D’Aquino, Thomas More e Tommaso Campanella sembrano invece propensi a riconoscere il divario fra la loro costruzione utopistica (teoria) e la possibilità di realizzarla (pratica), senza peraltro rinunciare a perseguire una soluzione fondata sulla giustizia. In altre parole, mentre Platone disconosce del tutto il valore dei fatti, che considera illusori e fuorvianti, gli utopisti dopo il ‘500 (More, 1517; Campanella, 1620), e in un certo senso la filosofia politica di Tommaso D’Aquino, riconoscono che i fatti sono un punto di partenza, o comunque di riferimento, da cui non si può prescindere. È, il loro, un passaggio necessario per giungere, con l’affermarsi del metodo scientifico, al riconoscimento che teoria e pratica non sono espressioni antitetiche ma correlative: che la pratica è la base fattuale, direi biologica, della conoscenza, e la teoria costituisce l’organizzazione sistematica, direi culturale, della pratica. È la loro unione, inseparabile, che rende il concetto stesso di «pensiero». Ma il grande merito di Platone è l’aver posto le basi ‘dialettiche’ della costruzione dello Stato. Quando afferma che «bisogna dare il potere ai filosofi o educare i re alla filosofia», egli pensa alla ‘facoltà dialettica’, a cui fondamento sta la pratica del dialogo, cioè la disponibilità a dire e farsi dire, così che ne venga fuori la verità. «Credi tu che persone incapaci di condurre e sostenere una discussione (di dare e intendere ragione di una cosa) sapranno mai qualcosa di ciò che noi riteniamo si debba sapere?». Per Platone è dialettico colui che dimostra «la capacità di interrogare e rispondere il più scientificamente possibile»”” (cit. da ‘Repubblica’)”” (pag 57-58)”,”SCIx-039-FV”
“BARBANO Filippo”,”La sociologia in Italia. Storia, temi e problemi (1945-60).”,”Carocci editore nuova denominazione della NIS La Nuova Italia Scientifica BARBANO Filippo è stato tra i protagonisti della rinascita della sociologia in Italia nel secondo dopoguerra. Ha insegnato Sociologia e Storia del pensiero sociologico a Torino e a Trento. Studioso di Robert K. Merton, he ha introdotto il pensiero nel nostro paese. “”Negli anni Cinquanta, Ferrarotti aveva a lungo informato sulla situazione sindacale industriale ed operaia negli USA; negli anni Sessanta, la classe operaia statunitense, ad osservatori come Laura Balbo non sembrava affatto, se lo era mai stata, così mobile ed acculturata alla democrazia industriale: un’altra ambivalenza. Da un lato, l’esperienza ferrarottiana della fabbrica-comunità territoriale Olivetti era orientata ed inclinava ad un comunitarismo politico ispirato all’omonimo Movimento di Comunità ma che rischiava di proporre, come si diceva allora, l’azienda “”dalla culla alla tomba””. Tuttavia non è negabile, ed ora appare tanto più vero, che nella proiezione territoriale della fabbirca c’erano ‘in nuce due’ realtà della massima importanza e che saranno messe nel più grande risalto dai disastri ambientali ed urbani, dei quali ci si comincerà ad accorgere solo negli anni Settanta (…)”” (pag 410)”,”TEOS-223″
“BARBANO Filippo GARELLI Franco NEGRI Nicola OLAGNERO Manuela”,”Strutture della trasformazione. Torino, 1945-1975.”,”Molto citato Gramsci.”,”ITAS-013-FP”
“BARBANO Filippo a cura; saggi di Paolo CHIUNI e Andrea ROLLI Anna Maria BONO Filippo BARBANO”,”Le “”150 ore”” dell’emarginazione. Operai e giovani degli anni ’70.”,”Anna Maria Bono, Palo Chiuni, Andrea Rolli e Gianni Perosino che hanno lavorato al corso delle 150 ore e ne hanno trascritto cronache e risultati, operano a vario titolo come ricercatori presso l’Istituto di scienze politiche dell’Università di Torino.”,”GIOx-004-FMB”
“BARBANO Filippo SOLA Giorgio”,”Sociologia e scienze sociali in Italia, 1861-1890. Introduzioni critiche e repertorio bibliografico.”,”Filippo Barbano ideò il progetto del Repertorio fin dai primi anni ’70. Giorgio Sola a cui va il merido della raccolta bibliografica.”,”TEOS-023-FMB”
“BARBANO Filippo, a cura; saggi di Luigi BERZANO Roberto BONINO Emanuele BRUZZONE Paolo CHIUNI Andrea ROLLI Donatella SIMON”,”Progetto Torino. Sette ricerche per una città. 2. Le frontiere della città. Casi di marginalità e servizi sociali.”,”In apertura citazione di Rosa Luxemburg ‘L’ospizio dei poveri’, 1912 e di Franco Basaglia e Giovanna Galllio Vedi articolo di Rosa Luxemburg ‘Nel dormitorio’ a cura di Maria TURCHETTO, DEP, DEPORTATE ESULI PROFUGHE, RIVISTA ELETTRONICA DI STUDI SULLA MEMORIA FEMMINILE, pag 1-5 (in allegato esterno) (fonte: Rosa Luxemburg ‘Dans l’asile de nuit. Suivi de Lettres de ma prison’ , L’Herne, Paris, 2007) (v. Archiv)”,”ITAS-013-FMB”
“BARBANTI BRODANO Francesca”,”Un Uomo, un Tempo. Bologna 1870-1900. Inizi del Socialismo. Vita, cultura, politica.”,”L’autrice è la figlia dell’avvocato Giuseppe Barbanti Brodano.”,”MITS-357″
“BARBARANELLI Fabrizio”,”Manuale dell’agitatore operaio. Salari, istituti normativi, contratti, accordi interconfederali.”,”BARBARANELLI F. segretario della Camera del Lavoro di Civitavecchia.”,”SIND-098″
“BARBAROSSA Imma RICCIARDELLI Simona a cura; Contributi di Lidia MENAPACE Gabriella BONACCHI Aldo TORTORELLA Christiane REYMANN Guido D’AGOSTINO Nadia NAPPO SImona RICCIADELLI Ingeborg HUNZIGER Lidia CIRILLO Domenico JERVOLINO Maria Letizia PELOSI Scipione SEMERARO Fausto BERTINOTTI Imma BARBAROSSA”,”La Rosa e le spine. Atti del seminario internazionale su Rosa Luxemburg, Napoli, Bagnoli, Città della Scienza, 4 dicembre 2004.”,”Contributi di Lidia MENAPACE Gabriella BONACCHI Aldo TORTORELLA Christiane REYMANN Guido D’AGOSTINO Nadia NAPPO SImona RICCIADELLI Ingeborg HUNZIGER Lidia CIRILLO Domenico JERVOLINO Maria Letizia PELOSI Scipione SEMERARO Fausto BERTINOTTI Imma BARBAROSSA”,”LUXS-045″
“BARBASH Jack”,”Dinamica dei sindacati americani. (Tit. orig.: Labor Unions in Action. A Study of the Mainsprings of Unionism)”,”A proposito del sindacalismo comunista i due migliori libri sono quelli di David J. SAPOSS, ‘Left-Wing Unionism’ e Lewis LORWIN ‘Labor and Internationalism’. Particolari situazioni del s.c. sono trattate con maggiore o minore simpatia nelle autobiografie di Bill HAYWOOD, di FOSTER, Morris HILLQUIT ‘Lose Leaves from a Busy Life’ (New York, MACMILLAN, 1934), Fred E. BEAL, ‘Proletarian Journey’ (New York, HILLMAN-CURL, 1937), Benjamin GITLOW, ‘I confess’ (NY, E.P. DUTTON, 1940). L’azione del sindacalismo c. nei singoli sindacati è illustrata nelle opere di SEIDMAN ‘The Needle Trades’, Vernon JENSEN ‘Lumber and Labor’ (NY., RINEHART & CO, 1945), James WECHSLER, ‘Labor Baron’. Lo studio più recente è qello del Research Institute of America ‘Communists in Labor Unions’ (NY, 1946). Titolo originale: ‘Labor Unions in Action. A Study of the Mainsprings of Unionism’, HARPER. NY. 1948″,”MUSx-043″
“BARBATI Vittorio a cura; saggi di Stefano SILVESTRI Sergio A. ROSSI Pierre HASSNER Natalino RONZITTI Vittorio BARBATI Giovanni BRESSI”,”La pace fredda. Speranze e realtà della sicurezza europea.”,”Saggi di Stefano SILVESTRI Sergio A. ROSSI Pierre HASSNER Natalino RONZITTI Vittorio BARBATI Giovanni BRESSI.”,”RAIx-125″
“BARBATI Vittorio a cura; saggi di Stefano SILVESTRI Sergio A. ROSSI Pierre HASSNER Natalino RONZITTI Vittorio BARBATI Giovanni BRESSI”,”La pace fredda. Speranze e realtà della sicurezza europea.”,”Saggi di Stefano SILVESTRI Sergio A. ROSSI Pierre HASSNER Natalino RONZITTI Vittorio BARBATI Giovanni BRESSI Tra i capitoli: Forza e debolezza della CEE Riflessi mondiali di un nuovo equilibrio europeo L’ ‘atlantismo’ della Cina “”Anche per quanto riguarda le forze convenzionali dei paesi Cee si possono fare solo delle brevissime considerazioni. Ad eccezione di quelle francesi (com’è noto, dal 1966, la Francia è uscita dall’ organizzazione militare della Nato, pur continuando a far parte dell’ Alleanza), queste forze sono strutturate in funzione di impostazioni strategiche “”atlantico-nazionali””, la cui validità, sia sotto il proflo “”atlantico”” che sotto il profilo “”nazionale””, è condizionata dalla presenza determinante, in Europa e nelle aree marittime che circondano l’ Europa, di consistenti forze americane (con tutto il loro arsenale di armi atomiche tattiche e con il sostegno alle spalle, della riserva strategica e del deterrente nucleare degli Stati Uniti). Bisogna dire chiaramente che, senza la presenza americana, le forze militari dei paesi europei della Nato (membri e non membri della Comunità) avrebbero ben scarso significato”” (pag 103-104) “”I cinesi vedono in sostanza un’ evoluzione in due fasi: nella prima l’ Europa occidentale e il Giappone non rinunciano alle vecchie alleanze: non è possibile fare a meno di colpo di forze che hanno un ruolo centrale nella difesa europea, garantendo in misura notevole la “”credibilità”” dell’ ombrello nucleare americano. In questa fase, i due poli si pongono già però, per il loro stesso emergere, in contrapposizione all’ URSS, dando respiro alla Cina. In un secondo tempo, lo sviluppo delle contraddizioni con gli Stati Uniti costringerà la Comunità Europea (dotatasi nel frattempo di una difesa integrata e più autonoma) e il Giappone di rendersi autonomi da Washington, dando luogo ad una situazione strategica più equilibrata di quella attuale, che- ove non mutasse- nel lungo periodo rischierebbe di “”integrare”” anche la Cina”” (pag 129)”,”EURx-157″
“BARBER Malcolm”,”La storia dei templari. Vita avventurosa, storia e tragica fine dei leggendari monaci guerrieri.”,”BARBER Malcolm è lettore di storia medievale presso l’ Università of Reading in Gran Bretagna. E’ uno dei più accreditati studiosi dei Templari. L’ ordine del Tempio, fondato nel 1119 per proteggere i pellegrini nei dintorni di Gerusalemme si sviluppò fino a diventare una delle più potenti corporazioni del mondo medievale e rimase in vita per quasi due secoli. Il re di Francia, Filippo IV il Bello nel 1307 avviò i processi per eresia contro i ricchi e potenti templari, utilizzando la tortura e comminando condanne a morte per i cavalieri templari. L’ ordine fu sciolto nel 1312 per disposizione di papa Clemente V. “”L’ archivio centrale dell’ ordine, contenente documenti che sarebbero stati di enorme importanza per ricostruire le sue attività in Oriente, scomparve improvvisamente dopo la soppressione, lasciando solo vaghe tracce della propria esistenza. La perdita per gli storiografi seri è incalcolabile (…)”” (pag 356)”,”RELC-146″
“BARBER William J.”,”Historia del pensamiento económico.”,”””L’ analisi di Marx della instabilità cronica del capitalismo conteneva il germe di una teoria del ciclo economico. Anche se la sua posizione gli permetteva di sottolineare che l’ intricato sistema di produzione e di scambio lo rendeva estremamente vulnerabile e sensibile alle perturbazioni, si collocava molto vicino alla tradizione classica della Legge di Say per fornire una dimostrazione sistematica delle fluttuazioni cicliche”” “”Aun cuando su posición le permitía subrayar quel lo intricado del sistema de producción e intercambio lo hacía vulnerable y altamente sensible a las perturbaciones, estaba demasiado cerca de la tradición clásica de la Ley de Say para suministrar una demostración sistemática de las fluctuaciones cíclicas. En su sistema no podía haber ninguna deficiencia en la domanda total; sólo los capitalistas estaban en posición de ahorrar; y lo que ahorraban iba a gastos de inversión””. (…)”” (pag 141)”,”TEOC-410″
“BARBER Richard J.”,”Le Pouvoir américain. Les grandes sociétés, leur organisation, leur puissance politique.”,”BARBER Richard J. ex professore presso la facoltà di diritto di Yale, ex consigliere tecnico della sottocommissione anti-trust del Senato a Washington. Fondo Davoli Rivoluzione scientifica e tecnologica. Le spese per la ricerca e sviluppo (R&S) sul PIL. “”Jusqu’aux premières années de la décennie 50, nos dépenses de R&D étaient relativement faibles. Elles n’ont crevé le plafond qu’en 1953, en sextuplant et en représentant alors pour la première fois une part du PNB triple de ce qu’elle avait eté en 1945. Aujourd’hui, la R&D est devenue un facteur essentiel du l’activité économique. Depuis quinze ans, alors que doublait notre PNB, les dépenses de R&D augmentaient, elles, de 400%. La comparaison est encore plus frappante quand on la fait avec l’avant-guerre. En 1930, la recherche coûtait dans les 166 millions de dollars. En 1945, ce prix était passé tout doucement à 345 millions. Et elle n’avait jamais coûté, pendant les années de guerre, plus de 600 millions de dollars par an. Avant la Seconde Guerre mondiale, les dépenses de R&D ne dépassaient à aucun moment 0,5% du PNB. Et même en 1948, elles étaient encore inférieures à 1%; elles le demeurèrent jusqu’à 1952. Il est vrai que depuis lors la recherche a accaparé une part de plus en plus grande des biens et services de la nation, de sorte qu’aujourd’hui elle représente 3% du PNB. Il n’existe aucun autre pays au monde qui arrive à la cheville du nôtre sur ce plan, et l’Angleterre seule en approche, consacrant à la recherche plus de 2% de son PNB. En 1954, aux États-Unis, les dépenses de recherche avoisinaient quelque 5 milliards de dollars (…)”” (pag 168)”,”USAE-095″
“BARBER William J.”,”Storia del pensiero economico.”,”William J. Barber professore di economia alla Wesleyan University di Middletown, Connecticut. E’ nato nel 1925 e ha studiato ad Harvard e Oxford. Ha studiato la teoria economica e la storia delle dottrine economiche. E’ autore di uno studio dei problemi dei paesi sottosviluppati (‘The Economy of British Central Africa’, 1961). Ha fatto parte di un gruppo di ricerca, diretto da Gunnar Myrdal, sui problemi dello sviluppo e della pianificazione nei paesi dell’Asia meridionale. Contiene: Capitolo Quinto: ‘Karl Marx e l’economia politica del Capitale; L’economia marxiana: Teoria marxista della crisi, conclusioni (pag 109-150) “”Con un’analisi del tutto corretta….. finire (pag 140-141)”,”ECOT-376″
“BARBER John HARRISON Mark”,”The Soviet Home Front, 1941-1945: a social and economic history of the USSR in World War II.”,”John Barber is a Lecturer in Politics and Fellow of King’s College at Cambridge. Mark Harrison is Senior Lecturer in economics at the University of Warwick. List of tables and maps, Preface, Acknowledgements, Abbreviations and technical terms, Epilogue, Tables, Important Dates, References, Maps, Notes, Index,”,”RUST-073-FL”
“BARBERA Gaspero”,”Memorie di un editore, 1818-1880.”,”‘La vita di un editore è la storia delle sue edizioni’ (G. Barbera) A Firenze, Ridolfi, Ricasoli, Peruzzi, Corsi, Cempini, Bianchi, editori della ‘Biblioteca Civile dell’Italiano’ erano i capi del partito costituzionale diretti da Cavour da Torino (pag 152) Ruolo di Antonio Panizzi in sviluppo Museo Britannico (British Museum) (pag 274)”,”EDIx-097″
“BARBERA Augusto a cura, contributi di BACCELLI Luca BELVISI Francesco BONGIOVANNI Giorgio FACCHI Alessandra FARALLI Carla GOZZI Gustavo TROMBINO Mario ZANETTI Gianfrancesco”,”Le basi filosofiche del costituzionalismo. Lineamenti di filosofia del diritto costituzionale coordinati da Augusto Barbera e Gianfrancesco Zanetti.”,”Augusto Barbera (Aidone, 1938) è ordinario di Diritto costituzionale nella facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bologna. Ha pubblicato: I principi costituzionali della libertà personale, Ragioni e interesse nazionale, Le istituzioni del pluralismo, Una riforma per la Repubblica, Manuale di diritto pubblico (con G. Amato), Un dialogo su federalismo e secessione (con G.Miglio), Il governo della democrazia (con C.Fusaro). Per i nostri tipi ha fornito un contributo al volume a cura di Jader Jacobelli Un’altra Repubblica? Perchè come quando, ed è autore di I parlamenti. Luca Baccelli. É ricercatore di Filosofia del diritto presso la facoltà di Giurisprudenza dell’università degli studi di Pisa. Francesco Belvisi. É docente di Sociologia del diritto presso la facoltà di giurisprudenza dell’università degli studi di Modena. Giorgio Bongiovanni. É dottore di ricerca in Storia del pensiero politico e delle istituzioni politiche. Collabora alle attività scientifiche del CIRFID (Centro interdipartimentale di ricerca in filosofia del diritto e informatica giuridica ‘Hans Kelsen’ dell’università di Bologna. Alessandra Facchi. É docente di Sociologia del diritto presso la facoltà di Giurisprudenza dell’università di Bologna. Carla Faralli. É ordinario di Filosofia del diritto presso la facoltà di Giurisprudenza delle università degli studi di Bologna e Modena. Gustavo Gozzi. É docente di Storia delle dottrine politiche (corso avanzato) presso la facoltà di Scienze politiche dell’università degli studi di Bologna. Mario Trombino. É docente di Storia e filosofia nei licei dal 1985; è membro della Commissione didattica nazionale della Società filosofica italiana (SFI) dal 1995. Gianfrancesco Zanetti. É docente di Filosofia del diritto presso la facoltà di Giurisprudenza e presso la facoltà di Lettere e filosofia dell’università degli studi di Bologna.”,”TEOP-047-FL”
“BARBERA Augusto”,”Governo locale e riforma dello Stato. Dalla legge 382 ai decreti attuativi.”,”Augusto Barbera, titolare della cattedra di diritto pubblico facoltà di scienze politiche dell’università di Bologna. Nel 1976 è stato eletto deputato nelle liste del Pci. Ha collaborato all’attuazione della legge 382, ha lavorato nella commissione Giannini e nella commissione parlamentare per le questioni regionali (1976).”,”ITAP-249″
“BARBERA Lorenzo”,”I ministri dal cielo. I contadini del Belice raccontano.”,”Lorenzo Barbera è nato a Partinico nel 1936. Nel 1956 conobbe Danilo Dolci, col quale collaborò fino al 1969. Alla fine del 1972 promosse il CRESM (Centro di ricerche economiche e sociali per il Meridione) che da 1974 ha dato vito alla rivista ‘Meridione città e campagna’.”,”ITAS-030-FV”
“BARBERINI Carlo Antonio a cura; saggi di CINGOLI Mario GALLI Giorgio MANZELLI Gianguido MERIGGI Maria Grazia QUARTIM DE MORAES João ROMAGNOLI Daniela VANZULLI Marco VOVELLE Michel BARBERINI Carlo Antonio; testi di Karl MARX e Friedrich ENGELS”,”Marx e la storia. Con un’antologia di testi.”,”Il libro raccoglie gli atti del convegno ‘Marx e la storia’ svoltosi l’11 marzo 2008 in occasione del 125° anniversario della morte di Karl Marx (14 marzo 1883) convegno organizzato dal Centro Filippo Buonarroti di Milano in collaborazione con l’istituto di Studi sul Capitalismo di Genova e con Mario Cingoli e la cattedra di storia della filosofia dell’Università di Milano Bicocca.”,”MADS-477″
“BARBERINI Carlo Antonio a cura; saggi di Jorge TORRE SANTOS Aldo CARERA Piero DI-GIROLAMO Fiorella IMPRENTI Maurizio ANTONIOLI Maria ARCANGIOLI Carlo Antonio BARBERINI Giorgio GALLI Andrea PANACCIONE Enrico BARBANOTTI Giovanni ARTERO Tommaso DETTI”,”Il movimento operaio milanese di fronte alla grande guerra.”,”BARBERINI Carlo Antonio: “”Nell’imminenza della guerra, Milano era diventata sempre più il centro del partito, e l’Avanti! di Serrati era ormai il vero punto di riferimento in una fase in cui non si potevano tenere congressi né manifestazioni pubbliche, ed era difficile riunire la stessa Direzione. Ma lo scontro più marcato era quello che opponeva Turati e l’amministrazione Caldara alla Sinistra socialista che ormai prevaleva negli equilibri della sezione milanese. L’asprezza di questi scontri ed il ruolo della Zanetta sono confermati da fonti “”insospettabili”” come i verbali redatti per conto della Prefettura dalle spie della polizia”” (pag 172) [La lotta contro la guerra della Sinistra socialista milanese]”,”MITT-322″
“BARBERINI Giovanni”,”L’Ostpolitik della Santa Sede. Un dialogo lungo e faticoso.”,”Nell’indice dei nomi non si parla di Nagy (Ungheria, 1956) Giovanni Barberini è professore di Diritto ecclesiastico e diritto canonico nella facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Perugia e collabora con l’Ufficio OSCE del Ministero degli Esteri. Tentativo di avviare relazioni ufficiali tra il governo sovietico (pag 16-17) “”Tuttavia il governo bolscevico sembrò in un primo tempo incline ad avere relazioni ufficiali con la Santa Sede, facendo comprendere che avrebbe gradito anche un rappresentante del Vaticano a Mosca (31). Colloqui in tal senso avvennero a Berlino nel 1920 fra Mons. de Ropp e rappresentanti russi concernenti tre punti: piena libertà di coscienza, piena libertà di culto e di istruzione religiosa e restituzione dei beni confiscati. In quel periodo, quando tutte le grandi potenze gli erano nemiche, il governo russo pensava di potere risollevare il suo prestigio all’estero pure in questo modo; e fece passi in tale direzione anche durante le trattative che precedettero l’invio di soccorsi del papa alle popolazioni russe. Le trattative si arenarono quasi subito. La Santa Sede non venne incontro a questi desideri del governo russo ritenendo che corrispondessero ad una ragione di tattica, peraltro velleitaria, anche perché non avevano avuto seguito i tentativi di negoziato messi in atto dalla Santa Sede con diversi canali diplomatici, quali la nunziatura di Varsavia e le rappresentanze russe in Germania e in Italia. Comunque, Benedetto XV non ritenne opportuno di riprendere il processo al socialismo e al comunismo e neppure di condannare espressamente la rivoluzione. Nonostante il clima generale di persecuzione, il papa Benedetto XV nell’agosto 1921, dinanzi a quella che definì «una delle più spaventose catastrofi della storia» (32), si attivò per aiutare le popolazioni russe colpite dalla carestia che portava fame e morte, soprattutto fra i bambini; poi, tramite il comitato internazionale di soccorso che si era costituito a Ginevra, invitò tutte le nazioni ad organizzare l’invio di aiuti senza ritardi superando le lungaggini della politica. Il papa destinò come personale contributo la somma di 1.000.000 di lire italiane. Queste gravissime condizioni avevano indotto Lenin, nel marzo del 1921, a decidere un parziale e provvisorio ritorno al capitalismo privato con la NEP (Novaja Ekonomiceskaja Politika), reso necessario dalle gravi distruzioni provocate dalla lunga guerra civile alle strutture economiche e sociali della Russia, ma senza nascondersi i rischi di una restaurazione capitalista; a tal fine Lenin aveva deciso l’assoluta concentrazione del potere nella mani del partito, limitando fortemente la libertà dei partiti non comunisti (33). Pio XI, succeduto a Benedetto XV nel 1922 e sommo pontefice fino al 1939, riprese l’iniziativa per gli aiuti alla popolazione russa, rinnovando l’appello agli stati e ai vescovi di tutto il mondo e destinando anche la somma di 2.500.000 di lire italiane; successivamente decise l’invio di una missione in Russia guidata dal padre Walsh, che dopo difficili negoziati tra il card. Gasparri e il rappresentante russo Vorovskij giunse a Odessa il 29 settembre 1922 (34). Questo diplomatico russo fu anche incaricato dal suo governo di curare rapporti costruttivi con il Vaticano al fine di giungere all’ottenimento almeno del riconoscimento di fatto del governo russo. In concomitanza, fu approntato a Mosca un progetto di decreto sullo ‘status’ giuridico della chiesa cattolica in Unione Sovietica; era un progetto che aveva il forte sostegno del commissario per gli affari esteri Cicerin che più di ogni altro si rendeva conto della rilevanza politica internazionale di una simile decisione. Ma tutto si arenò soprattutto per il progressivo irrigidimento degli organi politici sovietici (35). Ma forse la fase più drammatica dei difficili rapporti fra la Santa Sede e il regime bolscevico si ebbe nel marzo-aprile 1923 con la celebrazione del processo e la condanna dell’arcivescovo cattolico mons. Cieplak, arrestato una prima volta nell’aprile 1920, e di altri ecclesiastici. Il processo, durato cinque giorni, si concluse con la condanna a morte dell’arcivescovo Cieplak e del prelato Budkiewicz, che fu poi fucilato, e pene detentive per gli altri ecclesiastici cattolici. L’esecuzione della condanna di mons. Cieplak fu prima rinviata, poi commutata nel carcere a vita, infine, su pressioni esercitate e fatte esercitare da Pio XI, mons. Cieplak fu liberato e raggiunse Roma il 9 maggio 1924 (36)”” [Giovanni Barberini, ‘L’Ostpolitik della Santa Sede. Un dialogo lungo e faticoso’, Bologna, 2007] [(31) Si veda l’ampio lavoro di S. Trasatti, ‘La croce e la stella. La chiesa e i regimi comunisti in Europa dal 1917 a oggi’, Milano, 1993; (32) Lettera di Benedetto XV al card. segretario di stato del 5 agosto 1921, in “”Civiltà cattolica””, III (1921), p. 289; (33) Documentazione e resoconti in “”La civiltà cattolica””, I, 1920, pp. 187 s; III, 1921, pp. 291 s. e 377; IV, 1921, pp. 165 s. Per tutti si veda R. David e J.N. Hazard, ‘Le droit soviétique’, t. I, Paris, 1954, pp. 125 s. E’ stato osservato che «conservare il potere fu per i bolscevichi un’impresa ben più straordinaria che assumerlo». Nel periodo difficilissimo dal 1918 al 1922 si manifestarono le grandi delusioni delle masse popolari che avevano accettato la dottrina del bolscevismo con entusiasmo, impossessandosi delle terre e realizzando il controllo delle fabbriche: Chamberlin, ‘Storia della Rivoluzione russa, 1917-1921’, cit. p. 857. Frattanto, dal 1922, Lenin aveva progressivamente lasciato la piena attività politica perché colpito da emiplegia, fino alla morte avvenuta il 21 gennaio 1924. Gli successe temporaneamente Rykoff come presidente del consiglio dei commissari del popolo; fino a che, dopo lotte violente all’interno del partito, tutto il potere fu preso da Stalin; un personaggio che già Lenin avrebbe voluto allontanare dalla segreteria del partito per le sue tendenze dittatoriali, come aveva scritto nel suo testamento politico che Stalin riuscì a non far pubblicare con l’appoggio di alcuni membri del comitato centrale] (pag 16-17-18-19)”,”RELC-381″
“BARBERINI Carlo Antonio GIANNI Emilio CALLESEN Gerd MANZELLI Gianguido ZANANTONI Marzio DELLA PERUTA Franco SYLVERS Malcolm BARONE Eros TOSEL André VANZULLI Marco VIDONI Ferdinando GARIN Eugenio”,”Antonio Labriola e la nascita del marxismo in Italia.”,”2° copia”,”LABD-005-FV”
“BARBERINI Carlo Antonio BARONE Eros CALLESEN Gerd GARIN Eugenio GIANNI Emilio MANZELLI Gianguido SYLVERS Malcolm TOSEL André VANZULLI Marco VIDONI Ferdinando ZANANTONI Marzio DELLA PERUTA Franco”,”Antonio Labriola e la nascita del marxismo in Italia.”,”Antonio Labriola nacque a Cassino il 2 luglio 1843 da Francesco Saverio, modesto insegnante di lettere umane nelle scuole secondarie classiche, e da Francesca Ponari. Il padre, dotato di interessi culturali e legato agli ambienti liberali, gli dette una prima educazione, continuata in seguito alle scuole dell’abbazia di Montecassino. Dal 1861 in poi completò i suoi studi alla facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Napoli, dove la famiglia si trasferì, pur rimanendo il padre insegnante al ginnasio di Maddaloni. Si legò a Bertrando Spaventa. Documento importante del processo di avvicinamento di Labriola al socialismo è il discorso Del socialismo tenuto a Roma il 20 giugno 1889 al Circolo operaio romano di studi sociali, dove gli era stato chiesto di commemorare la Comune. Muore a Roma il 2 febbraio 1904. Carlo Antonio Barberini. É stato tra i fondatori, con Gianguido Manzelli, del Centro Filippo Buonarroti di Milano a cui si deve l’organizzazione del Convegno su Labriola. Eros Barone. Si è laureato all’Università di Genova con una tesi sul Marxismo italiano tra teoria e politica. Ha partecipato al dibattito sul marxismo e sul leninismo con interventi e saggi apparsi sulle seguenti riviste: Democrazia proletaria, Lineamenti, Ideologia proletaria, L’Uguaglianza economica e sociale, Questioni del socialismo, Contropiano, La contraddizione. Nel 1995 ha costituito il Centro Italiano di Studi Engelsiani. Gerd Callesen. É membro dell’Advisory board della MEGA2 (Marx-Engels- Gesamtausgabe), per conto della quale sta curando con Malcolm Sylvers il volume III/29 (corrispondenza di Engels 1888-’89). Studioso di Engels, ha lavorato a lungo presso la Biblioteca ed Archivio del movimento operaio di Copenaghen. Franco Della Peruta. professore emerito di storia del Risorgimento nella facoltà di Lettere e filosofia dell’Università degli studi di Milano. Eugenio Garin. Filosofo e storico della filosofia, professore emerito all’Università di Firenze e alla Scuola Normale di Pisa. Emilio Gianni. É responsabile del dipartimento di Storia del movimento operaio presso l’Istituto per gli Studi sul Capitalismo di Genova. Gianguido Manzelli. Si è laureato in Lettere classiche all’Università di Padova. Dal 1979 ha insegnato Filologia Ugro-finnica presso l’Università di Pavia, prima come incaricato e poi come associato. Attualmente è ordinario di Linguistica generale e docente di Lingua Ungherese e Letteratura Ungherese a Pavia. Malcolm Sylvers. Ha studiato al Brooklyn College di New York e alla University of Wisconsin. Ha pubblicato libri e articoli sul movimento operaio negli Stati Uniti, sul pensiero politico e sociale di Thomas Jefferson, sulla teoria dell’imperialismo e sugli Stati Uniti oggi. André Tosel. Professore di filosofia nelle Università di Besançon, Paris I (Sorbonne) e Nizza. Marco Vanzulli. Svolge attività di ricerca presso il Dipartimento di Epistemologia ed Ermeneutica della Formazione dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Ferdinando Vidoni. Studioso del pensiero filosofico-scientifico e particolarmente del marxismo e del positivismo, fa parte del Comitato di redazione della rivista Quaderni Materialisti. Marzio Zanantoni. Si occupa da tempo di storia dei movimenti e della cultura italiana tra Otto e Novecento, intorno a cui ha pubblicato numerosi contributi in Riviste e Convegni.”,”LABD-002-FL”
“BARBERIO Raffaele MACCHITELLA Carlo”,”L’Europa delle televisioni.”,”Raffaele Barberio media analyst, Carlo Macchitella ricercatore.”,”EDIx-212″
“BARBERIS Corrado; saggi di Takeo MISAWA Kveta CIHAKOVA Vlado PULJIZ Irena FORNARI DABROWSKA”,”Gli operai contadini.”,”Saggi di Takeo MISAWA Kveta CIHAKOVA Vlado PULJIZ Irena FORNARI DABROWSKA ‘CEE, 7 milioni di aziende, 14 di orti’ . “”Su sessantuno milioni di famiglie, costituenti la Comunità Economica Europea (CEE), più di ventuno – una su tre, ed oltre – producono, chi più chi meno, derrate alimentari. Su cinquantaquattro milioni di famiglie non agricole, quasi quattordici – una su quattro – ricorrono all’autoconsumo”” (pag 32)”,”EURE-080″
“BARBERIS Corrado”,”Aristide Merloni. Storia di un uomo e di un’industria in montagna.”,”Corrado Barberis è presidente dell’Istituto Nazionale di Sociologia Rurale, professore di sociologia all’Università di Roma. Ha pubblicato ‘La società italiana’ (1985) e il saggio ‘Operai e contadini’ (1970).”,”ECOG-003-FC”
“BARBERIS Corrado”,”La società italiana. Classi e caste nello sviluppo economico.”,”Corrado Barberis (n. a Bologna nel 1929), è presidente dell’Istituto Nazionale di Sociologia Rurale (Insor), professore di sociologia alla Facoltà di Scienze politiche di Roma e medaglia d’oro della Académie d’agriculture de France. Direttore della Rivista di Economia Agraria.”,”ITAE-146-FL”
“BARBERO Alessandro”,”La battaglia. Storia di Waterloo.”,”Sul crollo morale dei francesi: “”Molti testimoni collegarono in seguito il crollo morale dell’ esercito francese all’ incertezza che aveva regnato tra i soldati fin dall’ inizio della campagna. Secondo il capitano Duthilt, che era stato buttato giù da cavallo, ferito alla testa da una sciabolata e fatto prigioniero già durante la grande carica della cavalleria pesante inglese, poi liberato dai lancieri di Jacquinot, e che ora si ritrovava, a piedi e coperto di sangue, in mezzo ai fuggiaschi, i soldati erano impressionati per i troppi ufficiali superiori che avevano tradito o si sospettava fossero pronti a tradire l’ imperatore; non avevano fiducia nei loro comandanti né capacità di sopportare la disciplina, e soprattutto erano ossessionati dai proclami dei sovrani alleati, in cui si minacciavano brutalmente i prigionieri “”i deserti della Siberia o i pontoni inglesi e spagnoli, dove si sarebbero perduti per sempre””; sicché il terrore di cadere prigionieri contribuì ad affrettare il loro sbandamento””. (pag 310) “”Il comandante dei dragoni stava protestando aspramente con Colborne, additando i suoi uomini e i suoi cavalli abbattuti dal fuoco della fanteria (“”E’ sempre così, perdiamo sempre più uomini per colpa dei nostri che del nemico!””), quando Wellington arrivò sul posto e gridò a Colborne: “”Non importa! Vada avanti! Vada avanti!””.”” (pag 311)”,”QMIx-121″
“BARBERO Alessandro”,”La guerra in Europa dal Rinascimento a Napoleone.”,”Alessandro BARBERO insegna storia medievale presso l’ Università del Piemonte Orientale. Fra i suoi volumi ‘Carlo Magno. Un padre dell’ Europa’ (Roma, 2000), ‘La battaglia. Storia di Waterloo’ (2003). Rivoluzione militare. “”In un primo momento, la formazione di maggior successo fu il tercio spagnolo, che combinava una dozzina di compagnie, per un totale che poteva giungere anche a due o tremila picchieri e archibugieri, in una formazione profonda fino a trenta file. La profondità del tercio era meno di metà rispetto a quella della falange svizzera, ma a un certo punto anche questa formazione cominciò ad apparire troppo massiccia. Alla fine del Cinquecento, in linea con il crescente ruolo delle armi da fuoco, emerse una preferenza per formazioni ancora più piccole e maneggevoli, d’un migliaio di uomini o anche meno, da schierare su un minor numero di file. Queste formazioni vennero chiamate in genere battaglioni (…). La necessità di garantire la cooperazione fra i diversi battaglioni ispirò l’ idea della brigata, termine che si usa ancora oggi per indicare un raggruppamento di unità costituito a fini tattici e non amministrativi. (…)”” (pag 34-35) “”La nuova egemonia dei fanti sul campo di battaglia mise fine per sempre a quell’ identificazione fra mestiere delle armi e condizione nobiliare che aveva regnato per secoli nelle società europee. I nobili continuavano beninteso a considerarsi come i soli depositari della tradizione militare. Alla fine del Cinquecento, anche un pensoso intellettuale come Montaigne continuava a dare per scontato che i sacrifici sopportati in guerra fossero la naturale contropartita del privilegio nobiliare: “”Se non si dovesse dormire sul duro, sopportare con tutte le armi addosso il calore del mezzogiorno, nutrisi di cavallo e di asino, vedersi fare a pezzi ed estrarre una palla di fra le ossa, sopportare suture, cauterizzazioni e sonde, come acquisteremmo la superiorità che vogliamo avere sugli uomini del volgo?””””. (pag 37)”,”QMIx-136″
“BARBERO Alessandro”,”Carlo Magno.”,”BARBERO Alessandro è professore di storia medievale presso l’ Università del Piemonte Orientale a Vercelli. Ha pubblicato diversi libri. Si interessa pure alla storia militare. Ha scritto romanzi storici. “”L’ assegnazione delle abbazie come ricompensa. Finalmente, il re non si faceva scrupolo di disporre di intere abbazie, assegnadole in vitalizio. Un monastero, per esempio, poteva essere concesso in beneficio al conte locale, con l’ intesa che quest’ ultimo avrebbe potuto utilizzarne le entrate per mantenersi nell’ ufficio. Concessioni di questo genere, peraltro, rischiavano di provocare malcontento fra i monaci, e benché Carlo non si lasciasse certo scoraggiare da qualche mormorio, anch’egli non doveva ignorare che i conti, trovandosi a disposizione una manna così inattesa, avevano una spiacevole tendenza a sfruttare il beneficio fino all’ osso. Assai più pratica era un’altra forma d’ impiego dei monasteri, che consisteva nel nominare direttamente abati quei collaboratori che il re voleva ricompensare per i loro servigi, o di cui voleva assicurare largamente il mantenimento affinché potessero continuare a servirlo. Nel primo caso rientrano molti intellettuali di palazzo; primo fra tutti Alcuino, che a partire dal 796 venne insediato come abate nella ricchissima abbazia di San Martino a Tours. Nel secondo caso, la nomina ad abate non implicava ovviamente un obbligo di residenza…””. (pag 158)”,”BIOx-094″
“BARBERO Bruno FIASCHINI Giulio MASSA Paola RICCHEBONO Marco VARALDO Carlo”,”Savona nel Quattrocento e l’istituzione del Monte di Pietà.”,”Opera stampata in 5000 esemplari numerati: questa copia è la n° 3451 Schiavitù. “”La varietà etnica degli schiavi presenti a Savona è assai ampia e riflette da vicino l’ andamento del capoluogo ligure; solo parziale è stata però la dipendenza dal mercato genovese, essendo documentate forniture autonome direttamente dall’isola di Chio e pagamenti effettuati in ducati dell’ isola egea. Le indicazioni sull’ origine razziale dei soggetti sono piuttosto precise, solo in pochi casi c’è l’incertezza se si tratta di ‘Avogasiorum sive Mingrellorum’, ‘Burgerorum sive Ungarorum’, ‘Rubeorum sive Boxnie’; per i Mori si ha talvolta la più esatta specificazione sull’ origine berbera, o sul colore ‘albo’ della pelle (…)””. (pag 34) Età media delle schiave a Savona nel secolo XV (tabella pagina 35) Prezzi medi degli schiavi e schiave a Savona (in lire di Genova, moneta corrente) (tabella pagina 37) “”La Marchi ha già messo in evidenza come venditori ed acquirenti siano soprattutto “”nobili o mercanti, o comunque cittadini facoltosi””, mentre scarsa sarebbe stata la partecipazione degli artigiani savonesi soprattutto se confrontata con la situazione genovese. Se ciò è vero per l’ aristocrazia mercantile e nobiliare (che a Savona rappresenta il 58% dei proprietari di schiavi, su un totale di 137 casi utilizzabili a questo fine), non si può affermare lo stesso per gli artigiani, che possiedono il 15% della manodopera servile contro il 6% posseduto da imprenditori e professionisti, il rapporto diretto fra gli artigiani, da un lato, e gli imprenditori e professionisti, dall’ altro, che a Genova si fissava in un 55% contro un 45%, a Savona è ancora più favorevole agli artigiani che rappresentano il 70% contro il 30%. E ciò si giustifica se pensiamo a quale importante ruolo ha svolto l’ artigianato a Savona (…)””. (pag 38-39)”,”LIGU-007″
“BARBERO Alessandro”,”Barbari. Immigrati, profughi, deportati nell’ impero romano.”,”ANTE1-9 Alessandro BARBERO insegna storia medievale presso l’Università del Piemonte Orientale, sede di Vercelli. Studioso di storia militare ha pubblicato ”La battaglia. Storia di Waterloo’.”,”STAx-194″
“BARBERO Alessandro”,”9 Agosto 378. Il giorno dei Barbari.”,”Alessandro Barbero insegna Storia medievale presso l’Università del Piemonte Orientale, sede di Vercelli. Studioso di prestigio, coltiva una predilezione per la storia militare e per il piacere eretico della scrittura. Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle gentiluomo è il primo dei suoi romanzi di successo. I suoi libri di storia: Medioevo, Storia di voci, racconto di immagini, Il Ducato di Savoia, Carlo Magno, Un padre dell’Europa, Dizionario del Medioevo (con Chiara Frugoni), La battaglia. Storia di Waterloo.”,”STAx-037-FL”
“BARBERO Alessandro”,”Barbari. Immigrati, profughi, deportati nell’Impero Romano.”,”Alessandro Barbero insegna storia medievale presso l’Università del Piemone Orientale, sede di Vercelli. Studioso di prestigio, coltiva una predilezione per la storia militare e il piacere eretico della scrittura. Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle gentiluomo è il primo dei suoi romanzi di successo (Premio Strega 1996 tradotto in sette lingue), autore di Medioevo, Storia di voci, Racconto di immagini, Il Ducato di Savoia, La battaglia, Storia di Waterloo, 9 agosto 378 il giorno dei barbari, Dizionario del Medioevo e Carlo Magno, un padre dell’Europa.”,”STAx-047-FL”
“BARBERO Alessandro direzione; a cura di Stefano DE-MARTINO; saggi di Manuela MONTAGNARI KOKELJ Giorgio MANZI Margherita MUSSI Isabella CANEVA Marcella FRANGIPANE Alessandra MANFREDINI Alberto CAZZELLA”,”L’origine dell’umanità. Dalla preistoria alla storia. Libro 1. Volume 1.”,”Volume 1 La rivoluzione neolitica nel Vicino Oriente (pag 215)”,”STOU-124″
“BARBERO Alessandro direzione; a cura di Stefano DE-MARTINO; saggi di Marco BETTELLI Onofrio CARRUBA Alessandra LOMBARDI Horst KLENGEL Francesco POMPONIO Patrizia PIACENTINI Alfonso ARCHI”,”Le prime civiltà superiori. Sumeri ed Egizi. Volume 2.”,”Volume 2″,”STOU-125″
“BARBERO Alessandro direzione; a cura di Stefano DE-MARTINO; saggi di Gloria ROSATI Maria Giovanna BIGA Elisabetta BORGNA Stefano DE-MARTINO Mauro GIORGIERI Flora SILVANO”,”L’età dei grandi regni. Volume 3.”,”Volume 3″,”STOU-126″
“BARBERO Alessandro direzione; a cura di Maurizio GIANGIULIO, saggi di Antonietta MARINI Mauro MOGGI Flavia FRISONE e Mario LOMBARDO Marco RENDELI Alessandro NASO Andrea PIRAS”,”La Grecia arcaica e l’origine della Polis. Grecia e Mediterraneo dall’VIII secolo A.C. all’età delle guerre persiane. Libro 1. Volume 5.”,”Volume 5″,”STOU-128″
“BARBERO Alessandro direzione; a cura di Giusto TRAINA, saggi di Andrea RAGGI Domitilla CAMPANILE Tommaso GNOLI Carlo G. CERETI Antonio IBBA Carlo FRANCO Carla SALVATERRA Giancarlo LACERENZA”,”Dalla ‘Pax Augusta’ alla crisi dell’Impero. Da Augusto a Diocleziano. Libro I. Volume 11.”,”Volume 11 Con la vittoria di Cesare Ottaviano sull’Egitto, inizia una nuova fase della storia di Roma e d’Europa: il secolo di Augusto.”,”STOU-134″
“BARBERO Alessandro direzione; a cura di Giusto TRAINA, saggi di Antonio IBBA Alessandro BARBERO Sylvain JANNIARD Pierfrancesco PORENA Tammo WALLINGA Federico MARAZZI Michel-Yves PERRIN”,”L’avvento del cristianesimo. Transizione di un impero. L’impero tardoantico Libro 2. Volume 14.”,”Volume 14″,”STOU-137″
“BARBERO Alessandro”,”Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo.”,”Inviato dal Congresso degli Stati Uniti, Mr. Pyle sbarca enl 1806 ad Amsterdam e punta verso la Prussia, perché è alla corte di Federico Guglielmo che si decideranno le sorti dell’Europa divisa tra le ambizioni napoleoniche, i timori dell’Inghilterra e le minacce della Russia. Il viaggio non è tra i più agevoli, ma Pyle è un giovane gentiluomo pieno di risorse, svelto a carpire notizie utili quanto a procurarsi i favori delle fanciulle nobili o plebee. Questo è il diario della sua missione diplomatica. C’è una galleria di personaggi e tante avventure.”,”VARx-591″
“BARBERO Alessandro direzione; a cura di Sandro CAROCCI, saggi di Chris WICKHAM Giulia BARONE e Bianca SCARCIA AMORETTI E. Igor MINEO Luigi PROVERO Claudio MARAZZINI Giuliano MILANI Alessio FIORE Enrico ARTIFONI Simone M. COLLAVINI”,”La società medievale tra continuità e cambiamento, Libro 1. Strutture, preminenze, lessici comuni. Volume 17.”,”Volume 17 Ultimo capitolo: ‘Guerra e potere’ (pag 363-403) di Simone M. COLLAVINI”,”STOU-145″
“BARBERO Alessandro direzione; a cura di Sandro CAROCCI, saggi di Giuseppe PETRALIA David ABULAFIA Amedeo DE-VINCENTIIS Luigi CANETTI Michele BACCI Leonardo CAPEZZONE Alessandro BARBERO Paul FREEDMAN”,”Fede e saperi nel Medioevo. Libro 2. Strutture, preminenze, lessici comuni. Volume 18.”,”Volume 18″,”STOU-146″
“BARBERO Alessandro direzione; a cura di Roberto BIZZOCCHI,saggi di Paolo MALANIMA Marco BRESCHI e Alessio FORNASIN Franco CAZZOLA Daniel NORDMAN Maria FUSARO Francesca TRIVELLATO Luciano PEZZOLO Luca MOCARELLI”,”L’invenzione della modernità. Libro 1. Ambiente, popolazione, società. Volume 19.”,”Volume 19″,”STOU-147″
“BARBERO Alessandro direzione; a cura di Roberto BIZZOCCHI,saggi di Raffaella SARTI Sandra CAVALLO Wolfgang KAISER David GENTILCORE Salvatore BONO Luciano ALLEGRA Giulia CALVI Roni WEINSTEIN Giorgio VERCELLIN Gérard DELILLE”,”Vita pubblica e vita privata nell’età moderna. Parte III. Forme della vita sociale (seguito). Libro 2. Ambiente, popolazione, società. Volume 20.”,”Volume 20 Legame tra rivolta e festa (pag 493)”,”STOU-148″
“BARBERO Alessandro direzione; a cura di Roberto BIZZOCCHI,saggi di Caterina MADEIRA SANTOS Sandro LANDI Franco FANCIULLO Patrizia DELPIANO e Marina ROGGERO Susanna PEYRONEL RAMBALDI Gaetano GRECO Bernard HEYBERGER Biancamaria SCARCIA AMORETTI e Samuela PAGANI Alessandro GUETTA Oscar DI-SIMPLICIO”,”Riforma e controriforma. Culture, religioni, saperi. Libro I. Volume 21.”,”Volume 21 Il nuovo ruolo assunto dalla ‘disputa’. “”In un caso studiato dalla Scribner (23), quello della città di Magdeburgo, toccata dalle idee evangeliche fin al 1521, il partito evangelico ottenne precocemente dal Consiglio cittadino predicatori permanenti, contro l’opposizione del clero ortodosso. Nel 1524 avvennero alcuni scontri decisivi, anche con atti di iconoclastia e un tumulto perché venisse rilasciato un uomo, arrestato per aver distribuito nella piazza del mercato scritti di Lutero. Dopo una serie d attacchi alle proprietà monastiche, il Consiglio permise il culto riformato, benché i militanti evangelici si trovassero di fronte alle resistenze del capitolo della cattedrale ancora per molto tempo. Caratteristico della Riforma di città, dunque, fu l’attivo intervento dei Consigli cittadini nella questione religiosa, intervento che rafforzò le ‘élites’ urbane. Prototipo di questa “”Riforma di città”” può essere considerata Zurigo, città libera di mercanti e artigiani , all’interno della Confederazione svizzera, nella quale da tempo la nobiltà si era adattata agli ordinamenti cittadini. Nel 1519 fu chiamato come parroco del duomo e predicatore il sacerdote Uldrych Zwingli (1484-1531), uomo colto di formazione umanistica, la cui teologia maturò quasi contemporaneamente, ma in gran parte indipendentemente da Lutero. Le esigenze riformatrici erano comuni e ormai mature in varie parti d’Europa, ma differenti le esperienze politiche e sociali, e così furono parzialmente diverse le risposte dei riformatori. Gli scontri tra Zwingli e i predicatori ortodossi convinsero il Consiglio cittadino ad assumersi lo ‘ius reformandi’, esautorando l’autorità episcopale del vescovo di Costanza e indicendo, nel 1523, una disputa pubblica, cui parteciparono circa seicento ecclesiastici e laici. Alla fine il Consiglio autorizzò Zwingli a continuare la predicazione, poiché nessuno era riuscito a addurre prove bibliche contro le sue tesi. La disputa era diventata uno strumento nuovo per dirimere le questioni ecclesiastiche, uno strumento laico, adottato in molte altre città che sarebbero passate alla Riforma”” [Susanna Peyronel Rambaldi, ‘Riforma protestante e protestantesimo’] (pag 167) [(23) R.W. Scribner, ‘Anticlericalism and the Cities’, in ‘Anticlericalism n Late Medieval’, cit, pp. 147-66]”,”STOU-149″
“BARBERO Alessandro direzione; a cura di Roberto BIZZOCCHI, saggi di Claudio ROSSO Paola BIANCHI Maria Antonietta VISCEGLIA Carlos José Hernando SANCHEZ Angelantonio SPAGNOLETTI Angelo TURCHINI Diego VENTURINO Maarten PRAK Gianpaolo GARAVAGLIA Marco NATALIZI Frank GÖSE”,”Dal Rinascimento alla guerra dei Trent’anni Popoli, Stati, equilibri del potere, Libro 1. Volume 23.”,”Volume 23 “”””Il gigante che dorme””: il Regno di Prussia ai tempi del “”Re Soldato”” (1713-1740) (pag 529-533)”,”STOU-151″
“BARBERO Alessandro direzione; a cura di Roberto BIZZOCCHI, saggi di Ariel SALZMANN Olga KATSIARDI HERING Sadok BOUBAKER Abdul-Karim RAFEQ Daniela FRIGO Marco BELLABARBA Rolando MINUTI Bernard GAINOT Gilles PECOUT”,”Sovrani e rivoluzioni dal Re Sole a Napoleone. Popoli, Stati, equilibri del potere, Libro 2. Volume 24.”,”Volume 24 “”Il confine tra insurrezione, rivolta e operazioni belliche era spesso difficile da tracciare. Si deve a Victor Hugo, figlio del generale dell’Impero che riuscì a catturare il mitico bandito contro-rivoluzionario Fra Diavolo, la seguente osservazione: «La guerra esaurisce e raccoglie tutte le forme di banditismo». Nessun’altra regione illustra meglio della penisola iberica questa confusione. Fu una vera e propria guerra, con truppe regolari francesi inviate in massa, a investire la Spagna dal 1808 al 1814. Dopo l’invasione e l’occupazione del Portogallo da parte delle armate di Junot nel 1807, il marzo 1808 fu segnato dall’abdicazione del re Carlo IV di Borbone a vantaggio di suo figlio Ferdinando e dall’entrata di Murat a Madrid. In seguito alla partenza dei sovrani, convocati a Bayonne da Napoleone, e dell’ultimo membro della famiglia reale, l’infante Francisco, la capitale fu teatro di una grande sommossa a partire dal 2 maggio 1808. La ribellione del 2 maggio e l’esecuzione dei suoi promotori a Madrid il 3 maggio (ai quali sono oggi dedicati a Madrid non meno di due monumenti pubblici, uno ufficiale e l’altro più popolare) alimentarono una vena artistica feconda, simboleggiata da due celebri quadri destinati da Goya a queste due giornate”” (pag 935) [Gilles Pécout, ‘L’Europa e il Mediterraneo nell’età napoleonica’ (pag 893-942)”,”STOU-152″
“BARBERO Alessandro direzione; a cura di Gustavo CORNI, saggi di Maria Rosa PROTASI Paola CORTI Bruno P.F. WANROOJI Ayse SARAÇGIL Giuseppe SCIORTINO Alessandro CHEBAT Frank UEKÖTTER Mauro AGNOLETTI”,”L’uomo e le trasformazioni dell’ambiente. Le migrazioni. Parte II. Popolazione e demografia. Ambiente, popolazioni, economia, Libro 2. Volume 26.”,”Volume 26″,”STOU-154″
“BARBERO Alessandro direzione; a cura di Gustavo CORNI, saggi di Alfredo DE-PAZ Antonello LA-VERGATA Guido GHIA Elisabetta G. RIZZOLI Thomas MERGEL Andrea SANGIOVANNI Luciano PACCAGNELLA Patrizia DOGLIANI Renato G. MAZZOLINI Giovanni PAOLONI”,”Cultura d’élite e cultura di massa tra otto e novecento. Culture, ideologie, religioni, Libro 1. Volume 27.”,”Volume 27 Contiene all’interno del capitolo III Pensieri deboli e teorie critiche del Novecento’ di Guido Ghia, il paragrafo 2. “”La tesi di Paul Ricoeur: i «maestri del sospetto» Marx, Nietzsche e Freud”””,”STOU-155″
“BARBERO Alessandro direzione; a cura di Gustavo CORNI, saggi di Giovanni VIAN Pavel Andrzej GAJEWSKI Simona MERLO Massimo GIULIANI Paola PIZZO Donatello ARAMINI Monica CIOLI Paolo FAVILLI Matteo PASETTI Simone DURANTI Maurizio RICCIARDI”,”Orizzonti della contemporaneità. Religione e politica. Culture, ideologie, religioni, Libro 2. Volume 28.”,”Volume 28 Contiene il saggio di Paolo FAVILLI ‘Socialismo e comunismo’ (pag 621-652) Questioni preliminari, Comunismo e socialismo nel lungo Ottocento, Comunismo e socialismo nel secolo breve’ “”«Ritengo – ha sostenuto Colletti – che, nel complesso, sia stata proprio questa parte dell’opera di Marx [‘Il Manifesto’, ndr] quella che più ha fecondato positivamente la cultura moderna e contemporanea (…). L’attenzione primaria rivolta alle condizioni economiche dell’agire storico ci viene da lì. E da lì anche quella sorta di illuminazione “”dal basso”” della conoscenza, onde quest’ultima è stata spesso svelata non solo come veicolo inconsapevole di “”interessi”” (e perciò abbassata a ideologia), ma fatta anche materia di considerazione prospettica, che è l’aspetto per cui Marx ha aperto la via alla “”sociologia della conoscenza””» (6). «Sotto questo aspetto il ‘Manifesto’ era già un documento che definiva il marxismo. Esso ne racchiudeva la visione storica, anche se o schema generale si sarebbe in seguito arricchito di analisi più complete» (7) . Inoltre l’apparato concettuale di cui si è detto viene pensato dagli autori del ‘Manifesto come discriminante fondamentale nei confronti «dei seguaci dei vari sistemi utopistici», delle «sette» socialiste, dei «molteplici ciarlatani sociali», così afferma Engels. «Nel 1847 – continua Engels – socialismo significava un movimento di borghesi, comunismo un movimento di operai. (…) E poiché noi avevamo già allora, e molto decisa, la convinzione che l’emancipazione degli operai deve essere opera della classe operaia stessa non potevamo dubitare neppure un istante quale dei due noi scegliere. E anche dopo non ci è mai venuto in mente di respingerlo» (8). D’altra parte quello che va dal 1839-’40 alla conclusione del ciclo rivoluzionario del ’48 è stato giustamente definito come il «decennio del comunismo» (9). Il termine cominciò ad avere una gran fortuna. La parola compare in tutte le principali lingue europee: lo «spettro» sembra materializzarsi. Dunque nel 1848 ci troviamo di fronte a un libro che per molti aspetti può essere considerato a struttura marxista, a un termine, “”comunismo”” che pare sul punto di affermarsi nella galassia “”sovversiva””. Il termine scomparirà quasi nell’ultimo quarto di secolo. Il marxismo dovrà aspettare proprio quell’ultimo quarto per diventare il punto di riferimento fondamentale del socialismo. La storia culturale non procede per progressive e lineari filiazioni intellettuali. – Il marxismo come identità socialista. Georges Haupt, uno dei più acuti studiosi della II Internazionale, scrive che, dopo il Congresso internazionale di Bruxelles del 1891, Engels aveva maturato la convinzione secondo la quale era stato ormai tacitamente riconosciuto il postulato dell’identità di obiettivi tra il «marxismo rivoluzionario e i partiti operai moderni» (10). Haupt ci avverte che in realtà la base dell’accordo che permise la formazione della nuova Internazionale nacque su una molteplicità di ragioni legate al momento specifico di crescita e capacità d’incidenza delle forze operaie e/o socialiste in alcuni paesi europei. Nondimeno quelle organizzazioni, i partiti socialisti in particolare, ma qualche volta anche organizzazioni sindacali, indicarono nel marxismo la chiave culturale per dare senso alla loro prassi nel processo di emancipazione dei subalterni. Perché ciò avvenne e in tempi piuttosto brevi? Quali erano i punti di forza del marxismo di cui le organizzazioni avevano bisogno? Il problema va visto sia dalla parte dell’elaborazione teorica che dalla parte della crescita della resistenza sia sindacale che politica. Tra i molti aspetti della questione due sono certamente essenziali: 1864, nascita della I Internazionale; 1867 uscita del primo volume de ‘Il capitale’. Marx non ebbe nessun ruolo nella fondazione dell’Internazionale. Nei quasi tre lustri di soggiorno londinese egli si era tenuto, tranne i primissimi anni, sempre in disparte rispetto alle organizzazioni politiche degli emigrati. Dopo la conclusione dell’esperienza della “”Lega dei Comunisti”” temeva soprattutto la regressione settaria dei piccoli gruppi sganciati dalla realtà dei grandi movimenti sociali. Ciononostante all’interno di molti circoli operai politici e sindacali la sua fama di studioso dottissimo e di originale elaboratore di teorie che davano giustificazione scientifica ai movimenti di classe era piuttosto diffusa. Non era casuale il fatto che quei dirigenti della ‘Trade Unions’ che si accingevano in quel momento a stabilire collegamenti internazionali per rendere più efficace la loro azione rivendicativa cercassero la collaborazione di Marx onde meglio definire il quadro generale di riferimento concettuale della loro azione. Il Marx che non accettava inviti a far parte di alcuna associazione ora accetta immediatamente. La discriminante fondamentale per il ritorno al ruolo politico attivo era dunque quella di aver a che fare con “”vere potenze””, cioè con un movimento operaio che avesse elaborato già del tutto autonomamente le logiche fondamentali della propria antitesi alle logiche del capitale”” (pag 631-632) [(6) Lucio Colletti, ‘Prefazione a ‘Manifesto del partito comunista”, Roma-Bari, Laterza, 1995, p. 17; (7) E.J. Hobsbawm, ‘Introduzione a ‘Manifesto del partito comunista”, Milano, Rizzoli, 1998, p. 24; (8) F. Engels, ‘Prefazione all’edizione tedesca del 1890’, in ‘Manifesto del partito comunista’, a cura di E. Cantimori Mezzomonti, Torino, Einaudi, 1962, pp. 315-16; (9) B. Bongiovanni, ‘Postfazione a ‘Manifesto del partito comunista”, Torino, Einaudi, 1998, p. 123; (10) G. Haupt, ‘La II Internazionale’, Firenze, La Nuova Italia, 1968, p. 17]”,”STOU-156″
“BARBERO Alessandro direzione; a cura di Gustavo CORNI, saggi di Carolina CASTELLANO Jörn LEONHARD Roberto BALZANI Nicola LABANCA Guido FRANZINETTI Daniele CESCHIN Italo GARZIA Richard James Boon BOSWORTH Marco NATALIZI Brunello MANTELLI Pasquale FORNARO Giorgo DEL-ZANNA”,”Dai nazionalismi ai totalitarismi. Stati, nazioni, politica. Libro 1. Parte I. Il lungo ottocento. Parte II. Il secolo breve. Volume 29.”,”Volume 29 La scelta di Lenin di varare la Nep (pag 321) “”Ci si è a lungo interrogati su quale sia stata la molla che spinse Lenin a varare la Nuova Politica Economica (NEP), ma oggi sappiamo che la decisione fu accelerata dall’inizio del febbraio 1921 dai rapporti sull”antonovscina’, la rivolta contadina guidata dal militante socialrivoluzionario Aleksandr Stepanovic Antonov. Se il nemico, come se ne evinceva, non erano ormai più i ‘kulaki’ (contadini ricchi), ma ventidue milioni di famiglie di piccoli proprietari dei villaggi, i dirigenti del partito erano davanti a una scelta: andare alla guerra civile aperta contro i contadini oppure rafforzare la base sociale del potere sovietico, attraverso la riammissione controllata di elementi di libero mercato e dell’iniziativa privata. Con la NEP fu scelta la seconda alternativa: le requisizioni agricole ebbero termine e fu ripristinato un circuito di natura commerciale e non più amministrativa tra città e campagna, in una cornice di relative libertà economica che consentiva lo svolgersi di piccole attività industriali e l’esercizio del commercio urbano. Fu un periodo di pacificazione sociale che favorì in un certo qual modo un modesto sviluppo economico, ma non la libertà politica”” [Marco Natalizi, “”L’Unione sovietica dalla rivoluzione al post-stalinismo””] [(in) Aa.Vv, ‘Dai nazionalismi ai totalitarismi. Stati, nazioni, politica’. Libro 1. Volume 29. Serie ‘La storia. Italia Europa Mediterraneo. Dall’antichità all’era della globalizzazione’, Milano, 2017]”,”STOU-157″
“BARBERO Alessandro direzione; a cura di Gustavo CORNI, saggi di Jacopo CALUSSI Gustavo CORNI Mario DEL-PIERO e Michele DI-DONATO Sara LORENZINI Marco ALLEGRA Gabriele D’OTTAVIO Bernd SCHAEFER Simone Attilio BELLEZZA Vittorio Emanuele PARSI”,”Dalla seconda guerra mondiale agli scenari del nuovo millennio. Stati, nazioni, politica. Libro 2. Parte II. Il secolo breve (seguito). Parte III. Verso la globalizzazione. Volume 30.”,”Volume 30″,”STOU-158″
“BARBERO Alessandro”,”La guerra in Europa dal Rinascimento a Napoleone.”,”Alessandro Barbero insegna storia medievale presso l’Università del Piemone Orientale, sede di Vercelli. Studioso di prestigio, coltiva una predilezione per la storia militare e il piacere eretico della scrittura. Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle gentiluomo è il primo dei suoi romanzi di successo (Premio Strega 1996 tradotto in sette lingue), autore di Medioevo, Storia di voci, Racconto di immagini, Il Ducato di Savoia, La battaglia, Storia di Waterloo, 9 agosto 378 il giorno dei barbari, Dizionario del Medioevo e Carlo Magno, un padre dell’Europa.”,”QMIx-045-FL”
“BARBERO Alessandro”,”La battaglia. Storia di Waterloo.”,”Alessandro Barbero insegna storia medievale presso l’Università del Piemone Orientale, sede di Vercelli. Studioso di prestigio, coltiva una predilezione per la storia militare e il piacere eretico della scrittura. Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle gentiluomo è il primo dei suoi romanzi di successo (Premio Strega 1996 tradotto in sette lingue), autore di Medioevo, Storia di voci, Racconto di immagini, Il Ducato di Savoia, La battaglia, Storia di Waterloo, 9 agosto 378 il giorno dei barbari, Dizionario del Medioevo e Carlo Magno, un padre dell’Europa.”,”QMIx-048-FL”
“BARBERO Alessandro”,”Le parole del papa. Da Gregorio VII a Francesco.”,”Pio IX si scaglia contro il socialismo e il comunismo. “”E, infine, il papa torna a menzionare e denunciare esplicitamente i novissimi nemici: «Gli attuali nemici di Dio e dell’umana famiglia» contano «di ammorbare l’Italia coll’empietà delle loro dottrine e colla peste dei loro nuovi sistemi», e bisogna fare i nomi. «Tutto il mondo conosce che il loro scopo primario si è di spargere nel popolo, abusando delle parole di libertà e di eguaglianza, i perniciosi trovati del ‘comunismo’ e del ‘socialismo’, avvegnacché adoperino metodi e mezzi differenti, hanno per iscopo comune di tenere in continua agitazione ed avvezzare a poco a poco ad atti, anche più criminosi gli operai e gli uomini d’inferior condizione, ingannati dal loro scaltrito linguaggio e sedotti dalle promesse di una vita più felice. Essi contano di servirsi poi del loro braccio per attaccare il potere d’ogni autorità superiore, per invadere, saccheggiare, oltraggiare, dilapidare le proprietà della Chiesa dapprima, e poi di tutti gli altri particolari, per violare finalmente tutti i diritti divini ed umani, disperdere dal mondo il culto di Dio e sovvertire da capo a fondo le civili società». Perciò la Chiesa ha un dovere, che, enunciato per la prima volta con chiarezza in questa enciclica del 1849, un anno appena dopo la pubblicazione del ‘Manifesto’ di Marx ed Engels, rimarrà al vertice delle sue priorità per un buon secolo: predicare contro il socialismo e il comunismo, spiegando agli ingenui che le promesse dei mestatori sono solo illusioni, che chi crede alla loro propaganda affretta la propria rovina, che è vano proporsi di cambiare l’ordine sociale e che disubbidire alle autorità significa agire contro natura: «In così grande pericolo per l’Italia, egli è vostro dovere, Venerabili Fratelli, di spiegare tutte le forze dello zelo pastorale per far intendere al popolo fedele che, se essi si lasciano trascinare a queste opinioni da questi perversi sistemi, ne avranno per solo frutto l’infelicità temporale e l’eterna perdizione. I fedeli affidati alle vostre cure siano dunque fatti avvertiti che è essenziale alla natura stessa dell’umana società, che tutti ubbidiscano all’autorità legittimamente in essa costituita». La disuguaglianza è naturale, e perciò immutabile. E lo stesso vale per la proprietà privata, di cui i papi dei secoli precedenti si erano preoccupati ben poco, ma che a partire da questo momento diverrà una delle parole più importanti nei loro discorsi, dato che lì si appunta la minaccia comunista all’ordine costituito, in un modo che nessun empio sovvertitore aveva mai immaginato prima d’allora. La proprietà privata, si affanna a ribadire Pio IX, non è solo naturale, ma è prescritta da Dio, che ha dato all’uomo i Dieci Comandamenti con la precisa intenzione di difenderla; ché, «nella condizione delle cose umane, è cosa naturale ed invariabile che, anche tra coloro che non sono costituiti in autorità, gli uni soprastino gli altri, sia per diverse qualità di spirito o di corpo, sia per ricchezze od altri beni esteriori di questa fatta: e che giammai sotto nessun pretesto di libertà o di eguaglianza, può esser lecito invadere i beni od i diritti altrui, o violarli in un modo qualsiasi. A questo riguardo, i comandamenti divini, che sono scritti qua e colà nei libri santi, sono chiarissimi, e ci proibiscono formalmente non pure d’impadronirci del bene altrui, ma eziandio di desiderarlo»”” (pag 60-62)”,”RELC-408″
“BARBERO Alessandro”,”Storia del Piemonte. Dalla preistoria alla globalizzazione.”,”Alessandro Barbero (Torino, 1959) è uno fra i più noti storici italiani. Insegna Storia medievale presso l’Università degli Studi del Piemonte Orientale. Ha scritto pure alciuni contributi al volume II della ‘Storia di Torino’ (1977) ‘Nel giugno 1944 Mussolini tuona: «il centro della Vandea monarchica, reazionaria, bolscevica è il Piemonte», e dà l’ordine perentorio di domarlo. La raffica di rappresaglie che ne consegue, con impiccagioni di civili per le strade di Torino, produce secondo i rapporti di polizia «penosissima impressione nella massa che ha assistito a esse allibita e raccapricciata». Inevitabilmente, a novembre l’ispezione del sottosegretario agli Interni Pini dipinge un quadro vieppiù deteriorato, non soltanto a Cuneo che già da tempo la stampa fascista descrive come «la vergogna d’Italia» e dove prevedibilmente il clima è «di umore antifascista pesante» ma anche nei due principali centri repubblichini piemontesi: Vercelli, dove il governo controlla soltanto la città, sede di una numerosa guarnigione, ma le risaie sono in mano ai partigiani, e Novara, dove il capo della provincia Vezzalini spadroneggia mediante una «formazione di torturatori criminali» (così lo stesso Pini), ma l’amministrazione è in bancarotta, la polizia regolare si è praticamente dissolta e gli attentati partigiani sono continui. «I partigiani piemontesi» affiorano a più riprese come un’ossessione nelle memorie del federale milanese Costa, soprattutto dopo che nel novembre 1944 la 4ª Brigata nera «Resega» fu trasferita da Milano a Dronero per integrare la vacillante divisione «Littorio», una delle tre divisioni dell’esercito regolare di Salò schierate sulle Alpi liguri-piemontesi per la lotta antipartigiana. Nella sua persuasione di stare dalla parte giusta il federale non può capacitarsi che i Piemontesi comincino subito a sparare e ad ammazzare «i fascisti milanesi», andati laggiù, secondo lui, animati da «sentimento di fratellanza». Lo «stillicidio di morti tra le file della Resega» crea a Milano un malessere rafforzato dalla sensazione sempre crescente che i partigiani possano interrompere quando vogliono le comunicazioni fra le due regioni. Se n’era già avuto un esempio che a Milano aveva suscitato enorme impressione quando, a settembre 1944, uno dei più famigerati elementi dello squadrismo fiorentino, Raffaele Manganiello, fuggito dalla sua città ormai occupata dagli Alleati, era stato nominato da Mussolini capo della provincia di Torino. Salito in macchina una sera per raggiungere la sua nuova sede, il dottor Manganiello non c’era mai arrivato, perché appena entrato in Piemonte i partigiani l’avevano intercettato a Rondissone e fucilato. Nei giorni della Liberazione il virtuale isolamento del Piemonte rappresentò per il governo di Salò un ulteriore motivo di angoscia. Le formazioni che combattevano laggiù avrebbero voluto mettersi in salvo in Lombardia, ma ebbero ordine di asserragliarsi sul posto e cercare di arrendersi agli angloamericani, perché il rientro era troppo pericoloso”” (pag 485-486)”,”ITAG-286″
“BARBERO Alessandro”,”Carlo Magno. Un padre dell’Europa.”,”Alessandro Barbero è professore di storia medievale presso l’ Università del Piemonte Orientale a Vercelli. Ha pubblicato molti libri di storia medievale, moderna, contermporanea, romanzi storici, storia militare.”,”STMED-097-FSD”
“BARBERO Alessandro”,”All’arme all’arme! I priori fanno carne!”,”La Jacquerie, il tumulto dei Ciompi e la successiva repressione da parte dei Priori, l’insurrezione inglese, la rivolta dei Tuchini notizie biografiche aggiornate dell’autore in risvolto di copertina.”,”FOLx-032″
“BARBEY Bernard”,”P. C. du Général. Journal du Chef de L’État-Major Particulier du Général Guisan. 1940 – 1945.”,”BARBEY Bernard (Nato in Svizzera il 2 luglio 1900 e morto a Parigi il 25 gennaio 1970). Ufficiale di milizia, dal 1939 al 1945 comandò lo Stato maggiore personale del generale Guisan Henri curando le relazioni con l’alto comando francese durante la “”drôle de guerre””. Rievocò le esperienze di quegli anni nelle opere “”P. C. du Général (1948) e “”Aller et retour”” (1967). Fu consigliere culturale all’ambasciata svizzera di Parigi (1945-65) e rappresentante svizzero presso l’UNESCO (1964-70). << (…) rinunciai a chiedere al Gen. Guisan la prefazione che, forse, avrebbe voluto concedermi e che mi avrebbe dato tanto piacere quanto onore. Perché intendo assumermi la responsabilità esclusiva di questo libro, senza farmi coprire da colui di cui sono stato, per 5 anni, il capo dello staff personale, l’immediato collaboratore. (…)>> (dalla Prefazione, trad. d. r.). (GUISAN Henri, nato a Mézières, Svizzera il 21/10/1874 e morto a Pully il 7/4/1960. Generale dell’esercito svizzero, in servizio dal 1894 al 1945. Ideatore della dottrina militare del “”Ridotto nazionale svizzero”” sistema di fortificazioni e postazioni difensive costruite a partire dalla fine dell’800 per difendere la parte montuosa centrale svizzera nel caso di invasione. Consisteva nel ripiegare delle truppe elvetiche all’interno della regione alpina. Si prevedeva anche la distruzione delle trasversali alpine, ostacolando i passi e agevolando la difesa del territorio che, essendo montano, non sono possibili abbiramenti). [c.f.r. il testo di GAUTSCHI Willi, “”Le Général Guisan. Le commandement de l’armée suisse pendant la Seconde Guerre mondiale.””]”,”QMIx-196-FSL”
“BARBI Michele”,”La nuova filologia e l’edizione dei nostri scrittori. Da Dante al Manzoni.”,”Pagine 18 e 19 e varie altre bianche, mancanti Michele Barbi (1887-1941) insegnò letteratura italiana a Messina e a Firenze, legato dapprima alla scuola storica di D’Ancona e di Rajna, sviluppò in seguito interessi di critico alla formazione di filologo.”,”VARx-012-FMDP”
“BARBIER Maurice”,”La pensée politique de Karl Marx.”,”Nato nel 1937, Maurice BARBIER è dottore in scienze politiche. Ha pubblicato numerose opere concernenti la storia del pensiero politico e le relazioni internazionali. Attualmente insegna scienze politiche all’Università di Nancy-II.”,”MADS-041″
“BARBIERI Frane”,”Il miliardo. La Cina è tornata sulla terra.”,”BARBIERI è nato nel 1923 a Makarska in Dalmazia. Dopo la guerra partigiana si è dedicato al giornalismo.”,”CINx-022″
“BARBIERI Carlo”,”Il giornalismo. Dalle origini ai nostri giorni.”,”BARBIERI Carlo presidente del Consiglio dell’ Ordine dei Giornalisti di Roma, titolare della cattedra di Storia del Giornalismo della Facoltà di Scienze politiche delle Università di Trieste, Padova e Roma. E’ autore di molte pubblicazioni (v. risvolto copertina). Turati la nostra Italia è sul Grappa (pag 146) “”La guerra contribuisce al successo della stampa illustrata d’ attualità come L’ Illustration, Le Miroir e J’ai vu, La Vie Parisienne, Le Rire e La Baionette. Le grandi calamità nazionali, i grandi avvenimenti in generale favoriscono lo sviluppo delle tirature. Una conferma impressionante di questo fenomeno si ebbe in Francia nel 1914. Agli inizi del conflitto, con l’ eccitazione del pubblico per le sconvolgenti novità, vento in poppa per tutt’i giornali, che andavano a ruba; poi anche per i giornali sono guai. La pubblicità cade di schianto, quasi scompare; la carta diventa cara e non si trova, è giocoforza ridursi a due pagine e portare il prezzo da 5 a 10 centesimi; i trasporti diventano un rompicapo perché i militari ovviamente hanno la precedenza su tutti.”” (pag 156) “”Uno dei più accanniti avversari della censura è Georges Clemenceau, che non le risparmia giudizi spesso ingenerosi e invettive al vetriolo. Non meraviglia che passando dal tavolo di redazione al tavolo della presidenza del Consiglio il Tigre cambi, servendosi dell’ arma che aveva tanto disprezzato, e con l’ accanimento che gli conosciamo””. (pag 157)”,”EDIx-049″
“BARBIERI Frane”,”L’ organizzazione cattolica nel mondo.”,”Il Vaticano contribuisce ai pieni poteri di Hitler. “”Poco più tardi, nel marzo del 1933, Kass e Brüning cominciarono a trattare con Hitler per la realizzazione di una più stretta collaborazione tra il partito del “”centro”” e quello nazionalista. Kass chiedeva che hitler concludesse un concordato con il Vaticano. Avendo sfruttato come nel passato l’ appoggio della Chiesa (anche materialmente: l’ associazione cattolica degli industriali bavaresi forniva a Hitler abbondanti fondi fin dal 1922), Hitler accettò il concordato. L’ appoggio vaticano poteva solamente rafforzare il regime fascista tra le masse tedesche e permettergli in modo particolare di stabilire relazioni internazionali. Il “”führer”” fascista espresse anche apertamente in un discorso la sua intenzione di giungere ad un concordato con il Vaticano. Ottenne così immediatamente i voti dei deputati cattolici allorquando richiese in parlamento i poteri illimitati. Come in Italia, anche in Germania, il Vaticano, nel momento del rafforzamento del regime fascista, ordinò lo scioglimento dei partiti cattolici: il 5 luglio 1933 il partito del “”centro”” proclamò la cessazione della sua attività e la stessa cosa fece anche il partito popolare cattolico bavarese””. (pag 168-169)”,”RELC-180″
“BARBIERI Carlo”,”Quarto potere negli Stati Uniti.”,”Carlo BARBIERI è professore di storia del giornalismo nell’ Università di Roma. Ha scritto molti libri sulla stampa e il gionalismo fra cui ‘Contributo della stampa scientifica agli ideali unitari’ (Roma, 1961).”,”EDIx-080″
“BARBIERI Gino”,”La dottrina economico-sociale della Chiesa. Dal Vangelo agli ultimi messaggi pontifici.”,”BARBIERI Gino (Legnano 1913) si è laureato alla Cattolica di Milano. Ha insegnato dottrine economiche nell’Università di Cagliari. Poi come ordinario ha tenuto la cattedra nella facoltà di economia e commercio dell’ateneo barese, e quindi a Padova. Ha scritto tra l’altro ‘Origini del capitalismo lombardo’ e ‘Milano e Mosca nella politica del Rinascimento’. Mi pare che l’autore nel testo non parli di interesse ed usura Montini si richiama al Capitale di Marx (pag 189) “”Quella di Leone XIII fu voce consapevole ed ardita, con cui la Chiesa ritenne giunta l’ora di rispondere, in certo senso, anche alla pressante invocazione che nel terzo decennio del secolo Saint-Simon, nel ‘Nuovo Cristianesimo’, aveva rivolto a Papa Leone XII. Perché la Chiesa riconquistasse tutta la sua potenza morale sui popoli, era necessario promuovere delle grandi riforme sociali, impegnando ogni suo mezzo ed energia nella elevazione fisica e morale della classe più numerosa: il mondo dei lavoratori (18)”” (pag 129) [(18) Cfr P. De Luz, Histoire des Papes, vol. 2, Albin Michel, 1960, vol II, p. 210]”,”RELC-315″
“BARBIERI Pietro”,”Le cause della guerra civile spagnola.”,”Pietro Barbieri è nato a Bordighera nel 1937. É laureato in Lettere e vive a Roma. Ha pubblicato, nel 1984, il saggio Vita e idealità di Giuseppe Mazzini, nel 1986 il trattato La filosofia della violenza in Georges Sorel, nel 1987, il saggio Liberalismo e marxismo, nel 1992 l’opera storica L’idealità politica di Stalin, nel contrasto tra ortodossia marxista e pragmatismo imperialista e nel 2001 L’austriaco. Storia di una dittatura. Esperto in politica internazionale ha redatto numerosi articoli per riviste, periodici e quotidiani italiani.”,”MSPG-044-FL”
“BARBIERI Gino BOLDRINI Marcello LIVI Livio DE-MADDALENA Aldo ACERBO Giacomo DAL-PANE Luigi TREMELLONI Roberto ABBATE Mario SAPORI Armando PETINO Antonio CIANO Cesare TAGLIACARNE Guglielmo DELL’AMORE Giordano LUZZATTO Gino BAFFI Paolo FRANCHINI Vittorio VANNUTELLI Cesare TALAMONA Aldo GEREMIA Giusto BARBERI Benedetto SARACENO Pasquale PIRRANI Silvio CAROSELLI Maria Raffaella, saggi di”,”L’economia italiana dal 1861 al 1961. Studi nel I° centenario dell’Unità d’Italia.”,”Saggi di BARBIERI Gino BOLDRINI Marcello LIVI Livio DE-MADDALENA Aldo ACERBO Giacomo DAL-PANE Luigi TREMELLONI Roberto ABBATE Mario SAPORI Armando PETINO Antonio CIANO Cesare TAGLIACARNE Guglielmo DELL’AMORE Giordano LUZZATTO Gino BAFFI Paolo FRANCHINI Vittorio VANNUTELLI Cesare TALAMONA Aldo GEREMIA Giusto BARBERI Benedetto SARACENO Pasquale PIRRANI Silvio CAROSELLI Maria Raffaella Contiene tra l’altro i saggi: – Giordano Dell’Amore, Il processo di costituzione della Banca centrale in Italia (pag 360-420) – Paolo Baffi, La lira nell’ultimo quarto di secolo (pag 453-487) – Vittorio Franchini, Prime lotte operaie nell’Italia Unita (pag 509-560) – Cesare Vannutelli, Occupazione e salari dal 1861 al 1961 (pag 560-597)”,”ITAE-359″
“BARBIERI Fabio”,”Padroni di Germania.”,”Fabio Barbieri, 42 anni, è stato responsabile dal 1984 al 1988 della redazione di Milano di ‘Repubblica’. Ha pubblicato nel 1988 ‘Alla conquista di un impero’.”,”GERE-001-FV”
“BARBIERI Fabio”,”Alla conquista di un impero. Carlo De Benedetti e la Générale.”,”””Ho detto a mia moglie che, se dovessi aver bisogno di un trapianto cardiaco, voglio un cuore di un arbitraggista. Non è mai stato usato”” (Carl Icahn) (in apertura) Fabio Barbieri (40 anni, 1988), è il responsabile della redazione di Milano del quotidiano ‘La Repubblica’ dal giugno 1984. Laureato nel 1970 in Scienze politiche a Padova, con una tesi in Dottrine dello Stato sulle teorie dello sviluppo, ha incominciato la professione al giornale ‘Alto Adige’ di Bolzano prima di arrivare a Padova nel 1978 dove ha diretto, dal 1981 al 1984, i due quotidiani ‘Il Mattino di Padova’ e la ‘Tribuna di Treviso’.”,”ECOG-119″
“BARBIERI Marcello”,”La teoria semantica dell’evoluzione.”,”Marcello Barbieri si è laureato all’Università di Bologna nel 1964 ed è stato ricercatore al Laboratory of Molecular Biology del Medical Research Council a Cambridge. E’ stato ricercatore nel laboratorio di biologia molecolare al National Institutes of Health a Bethesda e al Max-Planck Institut di Berlino (per la genetica molecolare). Ha insegnato embriologia molecolare e biologia teorica a Bologna, Sassari e Torino. Quindi fisiologia cellulare a Cambridge.”,”SCIx-035-FRR”
“BARBIERI Carlo”,”Quarto potere negli Stati Uniti.”,”Carlo Barbieri, professore di Storia del giornalismo nell’Università di Roma. Ha pubblicato ‘Storia e vita del giornale’, Cedam, 1942, Giornalismo di ieri e di oggi, ecc. Giornalista dal 1928 ha diretto quotidiani, riviste e periodici, tra cui ‘Tribuna illustrata’. ‘La serie dei «titani» aperta da Bennett continua a distanza di qualche anno con due personaggi che non si rassomigliano: uno è Charles Anderson Dana, che ha comprato dai successori di Beniamino Day il ‘Sun’ e gli dà nuovo vigore; l’altro lo conoscete già, è quell’ Horace Greeley, tenace e sfortunato sognatore, che s’era visto morire in mano il ‘Morning Post’ nel gelido inverno del 1833. Da allora Greeley ha ancora lottato per otto anni, senza mai cedere. Nel marzo 1834 aveva fondato il ‘New Yorker’, un settimanale intorno al quale era riuscito a raccogliere i migliori ingegni del tempo, e che difatti raggiunse ben presto un notevole prestigio negli ambienti letterari. (…) Ora arriva la sua giornata: il 10 aprile 1841 esce il ‘New York Tribune’. Stavolta è primavera: alla seconda settimana il suo giornale è già sulle 6 mila copie, dopo due mesi raddoppia, poco prima della guerra civile è a 45 mila copie. (…) Il ‘Tribune’ diventa presto la bandiera delle nascenti unioni operaie, degli abolizionisti, dei più ardenti e decisi sostenitori delle riforme sociali, che gli attribuiscono l’insegna di «Great moral organ», grande organo morale. È ormai sulla cresta d’una crescente ondata d’umanitarismo, di ribellione morale, che aveva investito vaste zone del paese, specialmente fra gl’intellettuali, la borghesia del Nord, gente di ogni credo religioso – specie i quacqueri e i metodisti – uomini e donne d’ogni tendenza che avevano fondato circoli, istituzioni di beneficienza, organizzazioni segrete per favorire gli schiavi fuggiti nel Canada o che rischiavano d’essere riconsegnati dagli Stati liberi a quelli del Sud. (…) Ora l’idolo delle folle è Horace Greeley, che è tra le figure più popolari di New York e dell’Unione: la popolarità lo inebria, lo spinge a gesti e a posizioni contraddittorie. I sarcasmi degli avversari, anziché spegnere il fuoco suo e dei seguaci, lo attizzano. Il socialismo? Viva il socialismo; fa sue le tesi di Fourier. (…) Egli sceglie come suo diretto collaboratore Albert Brisbane, che costruisce teorie, inventa l’ ‘associazionismo’; e apre il ‘Tribune’ ai pensatori americani ed europei, purché progressivi. Come si sa, al ‘Tribune’ collaborarono anche Carlo Marx e Federico Engels (2). In effetti i primi successi di Greeley sono alimentati proprio dagli attacchi del ‘Sun’ che, nei primi mesi di crescente fortuna del ‘Tribune’, l’aggredisce per fermarne l’ascesa; e invece ottiene l’effetto opposto. Non sono soltanto motivi di concorrenza giornalistica a spingere il ‘Sun’ contro il ‘Tribune’: i due giornali s’attestano su posizioni ideologiche diverse; difendono interessi contrastanti”” (pag 65-68) [Carlo Barbieri, ‘Quarto potere negli Stati Uniti’, Cappelli editore, Firenze, 1967] [(2) Da quando, dopo il 1848, è a Londra, negli anni della povertà nera, più noto come agitatore e giornalista che come filosofo (‘Critica dell’economia politica’ esce nel 1859, il primo volume del ‘Capitale’ verso la fine del 1867) Carlo Marx vive di collaborazioni ai giornali americani e con gli aiuti del suo amico Engels: le lettere che gli scrive dànno i brividi. Sono gli anni in cui gli muoiono per denutrizione due bambini, la moglie è allo stremo ed egli non ha danaro per i pochi dollari che gli arrivano da New York sono una manna. Nelle corrispondenze al ‘Tribune’, nei panorami che egli traccia sulla situazione europea, si trovano molti giudizi sulle cose italiane, quelli spietati sugli errori di Mazzini, sulla pericolosità di Cavour (abilissimo, secondo Marx, ma complice dell’imperialismo francese) sulla politica dei Savoia, ecc. Marx collaborò anche al N.Y. Times, particolarmente negli anni che precedettero la contesa tra Russia e Turchia – che portò al conflitto del 1855 – della quale egli s’era occupato in una serie di corrispondenze al quotidiano di Raymond (Henry Raymond, uno dei fondatori del New York Times, ndr)] Marx pag 66, 67 e Charles Dana 61 65 67 68 69 70 71 88 ecc.”,”EDIx-255″
“BARBIERI Pietro”,”Liberalismo e marxismo. Lo sviluppo delle ideologie politiche socialiste e repubblicane in Italia. Il Sindacato Italiano.”,”Pietro Barbieri, nato a Bordighera nel 1937 si è laureato in Lettere e ha vissuto a Roma lavorando presso l’Ufficio Stama e Pubbliche Relazioni della Direzione generale dell’Enel. Ha pubblicato pure un saggio dal titolo ‘La filosofia della violenza in Georges Sorel’ (1986).”,”MITS-012-FGB”
“BARBINI Tito”,”Le nuvole non chiedono permesso. Dalla Patagonia all’ Alaska cento giorni a piedi e in corriera.”,”””Il vero viaggio di scoperta non consiste nel trovare nuove terre, ma nell’ avere nuovi occhi””. (Marcel Proust, in apertura) “”A difendere i lavoratori era nata la Sociedad Obrera di Rio Gallegos e Santa Cruz, un sindacato di ispirazione anarchica che riuniva nel suo seno i lavoratori di tutti i settori, dai facchini dei porti ai tosatori di pecore. Il 24 maggio del 1920 venne eletto segretario del sindacato un giovane immigrato spagnolo che aveva da poco compiuto vent’anni, Si chiamava Antonio Soto.”” (pag 75) “”Lo scontro raggiunse una durezza particolare a Santa Cruz. Il Governatore, sollecitato dai grandi proprietari e dai latifondisti, fece intervenire l’ esercito. Fu così che nell’ autunno del 1922 il tenente colonnello Hector Vazela, al comando del decimo cavalleggeri, fece il suo ingresso a Santa Cruz per sedare gli animi e pacificare le parti. La campagna di “”pacificazione”” si concluse un mese più tardi con il massacro di migliaia di lavoratori che furono frettolosamente sepolti in fosse comuni. Nessuno riuscì mai a stabilire il numero dei morti, ma una cosa è certa: tra quelli che ripararono in Cile e quelli che morirono la popolazione della cittadina passò da diciassettemila abitanti ad appena undicimila. I fatta di Santa Cruz furono rimossi dalla memoria collettiva dell’ Argentina (…)””. (pag 76-77) Caso Benetton (pag 32) Tito BARBINI (Arezzo) nel 1970 a 25 anni è staot eletto sindaco di Cortona. E’ diventato in questa circostanza amico di F. MITTERAND. In seguito è stato presidente della provincia di Arezzo e per 15 anni assessore regionale alla sicurezza sociale, all’ urbanistica e all’ agricoltura. ———- Le accuse dei Mapuche a Benetton —— “”Signor Benetton, Lei ha comprato novantamila ettari in Patagonia per accrescere la sua ricchezza e il potere e si muove con la stessa mentalità dei conquistatori; non ha bisogno di armi per raggiungere i suoi obiettivi ma uccide allo stesso modo, usando il denaro. Vorrei ricordale che non sempre ciò che è legale è giusto, e non sempre quello che è giusto è legale. Vorrei dirle che Lei ha tolto, con la complicità di un giudice ingiusto, 385 ettari di terra, con le armi del denaro, a un’ umile famiglia mapuche con una dignità, un cuore una vita. (…) Oggi, quasi tre anni dopo lo sfratto quella terra è ancora disabitata e inutilizzata.”” ————————————————————————— (pag 36)”,”CONx-141″
“BARBONE Luca TREBBI Giuseppe CAVALLO Sandra ALBERTONE Manuela CAMPANELLI Giuliana CASANA TESTORE Paola VACCARO Giambattista COGNETTI Giuseppe PERRI Stefano RANCHETTI Fabio DOGLIANI Patrizia GARAVAGLIA Juan Carlos VIOLINI D. e BERTOLA E. MARCOALDI Franco RUSTICHINI Aldo”,”Formazione delle aspettative e politica monetaria (Barbone); La cancelleria veneta nei secoli XVI e XVII (Trebbi); Assistenza femminile e tutela dell’onore nella Torino del XVIII secolo (Cavallo); I Condorcet e i Necker: morale, politica ed economia nel pensiero di due coppie del XVIII secolo (Albertone); La prima formulazione matematica del capitale fisso nel sistema di Ricardo: il contributo di William Whewell (Campanelli); Le riforme carcerarie in Piemonte all’epoca di Carlo Alberto (Casana Testore); Hegelismo e liberalismo tra Eduard Gans e Arnold Ruge (Vaccaro); Materialismo, scienza e politica in Ludwig Büchner (Cognetti); Crisi, moneta e credito in Francesco Ferrara (Perri); Tâtonnement e recontracting, mercato ideale e mercato reale. La discussione tra Walras, Bertrand, Edgeworth e Bortkiewicz (Ranchetti); L’apprendistato nella modificazione della professionalità operaia dalla grande depressione alla I guerra mondiale (1880-1919) (Dogliani); Soldati e contadini: due secoli nella storia rurale del Paraguay (Garavaglia); Il comportamento economico dell’oligarchia cilena durante il primo ventennio del XX secolo (Violini e Bertola); Maffeo Pantaleoni, la riforma finanziaria e il governo fascista nel periodo dei pieni poteri, attraverso le lettere ad Alberto De’ Stefani (Marcoaldi); Produttività e prezzi relativi nell’idustria manifatturiera italiana negli anni 1951-1973 (Rustichini).”,”Contiene il saggio: Patrizia Dogliani, L’apprendistato nella modificazione della professionalità operaia dalla grande depressione alla 1° guerra mondiale, pag 469-526″,”ANNx-013-FP”
“BARBOU Alfred”,”Le Général Boulanger. Biographie. Sa vie militaire et politique.”,”Barbou, Alfred (1846-1907) Homme de lettres et historien. – Journaliste littéraire à “”La Vogue””, au “”Tintamarre””, à “”L’éclipse””, au “”Petit journal””, etc., sous son nom et sous les pseudonymes : Brévannes, Lussac, Hassan, Thomas Grimm. – Conservateur honoraire de la bibliothèque Sainte-Geneviève. (Bnf)”,”FRAD-123″
“BARBUJANI Guido BRUNELLI Andrea”,”Il giro del mondo in sei milioni di anni.”,”Guido Barbujani insegna Genetica all’Università di Ferrara e collabora con il Domenicale del “”Sole 24 Ore””. Tra i suoi libri “”L’invenzione delle razze”” (Bompiani 2006), “”Il gene riluttante”” (con L. Vozza) (Zanichelli, 2016), “”Gli africani siamo noi”” (Laterza, 2016). Andrea Brunelli è dottorando di ricerca in Biologia evoluzionistica ed Ecologia all’Università di Ferrara.”,”SCIx-482″
“BARBUJANI Guido”,”Gli africani siamo noi. Alle origini dell’uomo.”,”Guido Barbujani insegna Genetica all’Università di Ferrara e collabora con il Domenicale del “”Sole 24 Ore””. Tra i suoi libri “”L’invenzione delle razze”” (Bompiani 2006), “”Il gene riluttante”” (con L. Vozza) (Zanichelli, 2016), “”Gli africani siamo noi”” (Laterza, 2016). “”La gestazione non è brevissima, ma nel 1938 si decide finalmente di lanciare una rivista quindicinale che verrà pubblicata fino al 1943: ‘La difesa della razza’. Dovrà diffondere, con articoli «piani e divulgativi», la dottrina fascista della razza e condannare la mescolanza del sangue italico con sangue estraneo (ebreo, ma anche africano). Lo scopo esplicito della rivista, insomma, è quello di creare il clima sociale nel quale gran parte della popolazione finirà per accettare le cosiddette leggi razziali che privano di ogni diritto civile i cittadini italiani di razza ebrea. Direttore è un esperto propagandista e antisemita dichiarato, Telesio Interlandi, ma alla rivista collabora il fior fiore degli intellettuali e degli scienziati del regime: nomi che forse oggi non dicono molto, ma che all’epoca erano famosi: Sabato Visco, Nicola Pende. Vicedirettore è Giorgio Almirante, che ritroveremo nel dopoguerra segretario del partito neofascista, il Movimento Sociale Italiano. Il ‘Decalogo”” degli scienziati razzisti, con tutta probabilità dettato nelle sue linee generali da Benito Mussolini in persona, inizialmente redatto con la collaborazione di alcuni giovani antropologi e infine siglato da illustri cattedratici, vede la luce il 6 agosto 1938, a pagina 2 del primo numero della rivista. Dal punto di vista della comunicazione scientifica è un documento ammirevole: funziona benissimo e risponde in pieno agli intenti divulgativi degli autori. Dieci slogan, semplici ed efficaci, ciascuno accompagnato da un breve paragrafo di spiegazione. Dal punto di vista scientifico è invece un testo pessimo e ce ne accorgeremo subito. (…) Ma intanto diamo un’occhiata al ‘Decalogo’ degli scienziati razzisti. Lo ricopio qui sotto, evidenziando in corsivo (‘ ‘) quattro parole su cui riflettere: “”1. Le razze umane esistono. 2. Esistono grandi e piccole razze. 3. Il concetto di razza è un concetto puramente biologico. 4. La popolazione dell’Italia attuale è di origine ‘ariana’ e la sua civiltà è ariana. 5. E’ una leggenda l’apporto di masse ingenti di uomini in tempi storici. 6. Esiste ormai una pura razza ‘italiana’. 7. E’ tempo che gli italiani si proclamino francamente razzisti. 8. E’ necessario fare una distinzione fra i ‘mediterranei’ d’Europa occidentale da una parte, gli orientali e gli africani dall’altra. 9. Gli ebrei non appartengono alla razza italiana. 10. I caratteri fisici e psicologici puramente ‘europei’ degli italiani non devono essere alterati in nessun modo””. (…) Piuttosto, è importante il punto 3, dove si precisa che le razze umane sono biologiche. Nel 1938 il tema era controverso, e dunque questa dichiarazione non va presa sottogamba. La razza ce l’abbiamo nel sangue, dicevano loro; ce l’abbiamo nel DNA, si direbbe oggi. E’ una caratteristica ereditata dai tuoi genitori, che non cambierà nel corso della vita e che trasmetterai invariata ai tuoi figli (tranne nel caso, deprecato come abbiamo appena visto, di commistione del sangue, di incrocio con qualche estraneo alla razza). Non ci si può far niente, è un’etichetta naturale che ti porti per tutta la vita. L’idea è meno scontata di quanto possa sembrare. Molte culture umane dividono il mondo in razze, e spesso sono due: noi e loro, greci e barbari, tanto per fare un esempio. Ma Alessandro Barbero ci spiega che già nell’impero romano non si trattava di una divisione irreversibile. Se un barbaro si tagliava la barba, si toglieva i vestiti di pelli per indossare la toga come tutta la gente civile, e soprattutto se accettava di rispettare le leggi dello Stato, poteva cambiare razza, smettere di essere barbaro e diventare cittadino romano”” (pag 11-16)”,”SCIx-483″
“BARBUJANI Guido”,”Questione di razza. Romanzo.”,”Guido Barbujani è nato ad Adria, in provincia di Rovigo, nel 1955. E’ uno scienziato, insegna genetica all’Università di Ferrara e si occupa di evoluzione. Oltre alle opere di carattere scientifico ha pubblicato ‘Dilettanti’ (Marsilio, 1994), ispirato alla vita di Charles Darwin, e il romanzo ‘Dopoguerra’ (Sironi, 2002).”,”VARx-610″
“BARBUSSE Henri”,”Il fuoco.”,”[In attesa dell’assalto. ‘La sera piomba sulla trincea. Per tutta la giornata si è avvicinata, invisibile come il destino, e adesso invade i terrapieni di questi fossati lunghi come i labbri di una ferita smisurata. In fondo al crepaccio, fin dal mattino, abbiamo parlato, mangiato, dormito, scritto. Al calar della sera un fermento si è propagato lungo le buche, scuotendo e unificando l’inerte disordine degli uomini sparpagliati. E’ l’ora in cui ci si prepara per andare al lavoro’ (pag 245); Dopo l’assalto. ‘Adesso è un innaturale cimitero. Il terreno è cosparso ovunque di esseri che dormono, oppure che si agitano lievemente, sollevando un braccio, una testa, mentre ritornano a vivere oppure si accingono a morire. (…) Non riusciamo a stabilire l’identità di quelle creature: non dalla divisa coperta da uno spesso strato di fango, né dall’elmetto, perché sono tutti a testa scoperta oppure con un berretto di lana sotto lo strato di melma fluida e fetida; e neppure dalle armi, perché o non hanno il fucile, oppure le mani gli scivolano su quella cosa che si sono trascinati dietro, e adesso è diventata una informe massa viscida, simile a uno strano pesce. Questi uomini dalla faccia cadaverica che ci stanno davanti e dietro, stremati, senza più parole né volontòà, tutti questi uomini carichi di terra, che si portano addosso come un sudario di morte, si assomigliano come se fossero nudi. Qua e là; da questa notte terribile escono dei sopravvissuti, vestiti esattamente con la stessa uniforme di miseria e lordura. E’ la fine di tutto (…)’ (pag 263); ‘Pacifista fino all’invasione tedesca, lo scrittore e giornalista Henri Barbussse si arruolò volontario alla fine del 1914. Due anni dopo, convalescente per le ferite riportate in combattimento, organizzò in forma narrativa il diario tenuto al fronte, scrivendo un classico dell’antimilitarismo (…). Henri Barbusse (1873-1935), scrittore, giornalista e attivista politico francese, esordì nel 1908 con il romanzo naturalista ‘L’inferno’. Nel 1916 uscì con ‘Il fuoco’ (Le feu) basato sulle sue esperienze al fronte. Fu membro dal 1923 del Partito comunista francese e nel 1935 pubblicò una biografia di Stalin'”,”QMIP-243″
“BARBUSSE Henri, a cura di Francesco FRANCAVILLA”,”Stalin.”,”Henri Barbusse nacque nel 1874 ad Asnières (Francia). Rivelato giovanissimo da un concorso letterario, direttore di un grande giornale parigino e poi di una casa editrice. Barbusse sentì ben presto l’influsso di Jean Jaurès, leader del socialismo francese fino al 1914. Scoppiata la guerra, vi si arruolò volontario, perchè vide in essa la fine del militarismo e del capitalismo. Deluso nei suoi ideali pacifisti, aderì al comunismo, si recò in Russia dove, fra l’altro, scrisse Stalin, una biografia ch’egli stesso definì Un mondo nuovo visto attraverso un uomo. Morì nel 1935.”,”STAS-036-FL”
“BARBUTO Gennaro Maria”,”Machiavelli e i totalitarismi.”,”L’autore è docente di storia delle dottrine politiche presso l’Università Federico II di Napoli.”,”TEOP-001-FC”
“BARBUTO Gennaro Maria”,”Ambivalenze del moderno. De Sanctis e le tradizioni politiche italiane.”,”””A questa impostazione (di De Sanctis su Machiavelli, ndr) avrebbe reagito Benedetto Croce in un’assai significativa digressione al suo libro su Marx. Alludendo a un’analogia fra il realismo machiavelliano e quello del filosofo tedesco, difendeva la posizione critica di De Sanctis, in quanto risultava emancipata dalla vieta questione morale riguardo a un autore, come il Segretario fiorentino, che aveva voluto appuntare la sua attenzione alle regole adatte alle condizioni di fatto della lotta politica (72)”” (pag 91) (72) Croce, ‘Materialismo storico ed economia marxistica’, ottava edizione riveduta e con un’appendice, Bari, Laterza, 1946, pp. 106-107; si tenga presente cheil saggio porta in calce la data: ottobre 1899 Gennario Maria Barbuto (Napoli, 1960) è ricercatore confermato presso il Dipartimento di discipline storiche dell’Università Federico II di Napoli. Ha pubblicato tra l’altro: ‘Il principe e l’Anticristo. Gesuiti e ideologie politiche’, Napoli, Guida, 1994.”,”TEOP-001-FMB”
“BARCA Fabrizio a cura; saggi di AMATORI ARRIGHETTI BARCA BERTUCCI BRIOSCHI BRUSCO CAPELLO CASAVOLA CONTI D’ANTONE DE-CECCO FERRI MAGNANI MARCHETTI OLIVA ORTOLEVA PABA SERAVALLI TRENTO”,”Storia del capitalismo italiano dal dopoguerra ad oggi.”,”Saggi di AMATORI, ARRIGHETTI, BARCA, BERTUCCI, BRIOSCHI, BRUSCO, CAPELLO, CASAVOLA, CONTI, D’ANTONE, DE-CECCO, FERRI, MAGNANI, MARCHETTI, OLIVA, ORTOLEVA, PABA, SERAVALLI, TRENTO.”,”ITAE-001″
“BARCA Luciano”,”Le classi intermedie. Bisogni vizi virtù.”,”Luciano BARCA (Roma, 1920), ha pubblicato diversi volumi tra cui: ‘Il meccanismo unico’ (EDITORI RIUNITI, 1968), ‘Progetto 80’ (a cura, con Giorgio RUFFOLO, SANSONI, 1970), ‘L’ Italia delle banche (con Gianni MANGHETTI ) (EDITORI RIUNITI, 1976), ‘Dizionario di politica economica’ (ivi, 1971 1979), ‘Uscire da dove? La crisi del meccanismo unico’ (ivi, 1986).”,”ITAS-023″
“BARCA Luciano”,”Le classi intermedie. Bisogni vizi virtù.”,”Luciano BARCA (Roma, 1920), PCI, ha pubblicato diversi volumi.”,”TEOS-189″
“BARCA Luciano BOTTA Franco ZEVI Alberto”,”I comunisti e l’ economia italiana, 1944-1974. Antologia di scritti e documenti.”,”Luciano BARCA (Roma 1920) è stato membro della direzione del PCI. ha scritto articoli e saggi e ha pubblicato ‘Il meccanismo unico’ (1968), ‘Dizionario di politica economica’ (1974). Franco BOTTA (Trani, 1942) lavora presso l’ Istituto di Storia delle dottrine politiche dell’ Università di Bari. Ha pubblicato ‘Teoria economica e marxismo’ e ha curato le antologie ‘Sul capitale monopolistico’ e ‘Dibattito su Sraffa’. Alberto ZEVI (Buenos Aires 1945) lavora presso l’ Istituto di politica economica dell’ Università di Roma, è consulente economico della Lega nazionale delle cooperative e fa parte della redazione di ‘Quaderni di Rivista trimestrale’. Mercato comune europeo reazionario. “”(…) il Mec si è rapidamente rivelato come un fattore di divisione, di rottura, di guerra economica non solo nei riguardi del mondo socialista, delle nuove realtà nazionali afro-asiatiche, dell’ America Latina, ma anche all’ interno dell’ Occidente capitalistico. La decisione di convertibilità della valute, ponendo fino all’ Unione europea dei pagamenti e rendendo indifferente comprare in una area valutaria piuttosto che in un’altra. ha distrutto anche l’ illusione che il Mec potesse rappresentare un incentivo a una intesificazione degli scambi nell’ ambito dell’ Europa occidentale. (…) Caduti così gli orpelli europeistici, il Mec si mostra alla luce del sole per ciò che è sempre stato; lo strumento di una operazione politica reazionaria (…)””. (pag 254) “”Per questi motivi, la Direzione del PCI condanna e considera del tutto negativa la linea di irresponsabile e totale adesione al Mec che il governo Fanfani ha seguito (…)””. (pag 255) Il PCI chiama alla lotta per la sospensione del Mec. “”Gli sviluppi di tali contrasti all’ interno dell’ area del Mec e con le altre forze capitalistiche dell’ Occidente sono lungi dall’ essere conclusi. La sorte stessa che avrà il trattato del Mec è in discussione. Gli avvenimenti ultimi hanno però confermato in modo netto ciò che è comune, ciò che è al fondo di queste convulsioni e conflitti dei gruppi dominanti dell’ Occidente: la tendenza ad accentuare la concentrazione capitalistica, a rafforzare il dominio dei grandi monopoli, facendo pagare alla classe operaia, ai contadini, ai ceti intermedi le spese della crisi generale (…). E’ noto che i provvedimenti adottati dal governo De Gaulle sono divenuti un punto di riferimento e di ispirazioni per tutte le forze reazionarie nell’ Occidente. Quanto ai monopoli italiani, essi non nascondono il loro ardente desiderio di vedere “”coordinata””, in nome del Mec, la politica economica del nostro paese con la linea fatta propria dal governo francese (…). Ciò richiede la sospensione del Mec, il quale si muove in un senso diametralmente opposto. I comunisti sostengono che questa scelta politica di fondo non può oggi essere elusa, e che anzi essa alla luce dei fatti di queste settimane si rende più indispensabile di ieri. I comunisti non si limitano a chiedere la sospensione del Mec, ma indicano una concreta alternativa di politica economica nazionale, di commerci con tutti i paesi, sul piano della eguaglianza e del reciproco vantaggio””. (pag 255-257)”,”PCIx-155″
“BARCA Luciano”,”Il meccanismo unico. Problemi della lotta per il socialismo nell’ attuale fase del capitalismo monopolistico di Stato.”,”””E come, d’altra parte, avviare un processo di revisione della politica estera americana senza rimettere in discussione “”tutto””? Gli Stati Uniti sono, dal 1930 in poi, il più maturo esemplare di capitalismo monopolistico di Stato. Ma sono anche il paese in cui le tendenze spontanee delle “”società per azioni giganti””, si riflettono più rozzamente al livello politico – su questo Baran e Sweezy hanno ragione – attraverso un massimo di violenza e un massimo, insieme, di integrazione. Non a caso il settanta per cento di tutte le spese americane per armamenti finiscono nelle casse di ventiquattro società””. (pag 53)”,”PCIx-195″
“BARCA Luciano”,”Cronache dall’ interno del vertice del PCI. Volume I. Con Togliatti e Longo.”,”Luciano BARCA è nato a Roma nel 1920. Laureato in giurisprudenza con tesi di laurea in economia politica, giornalista, ha diretto l’Unità di Torino e ‘Politica ed economia’, Rinascita, Il Menabò di Etica ed Economia. Deputato per il PCI per sei legislature e poi senatore (collegio Melfi) VP della commissione bilancio dal 1974, Membro del CC centrale del PCI dal 1956, della Segreteria nazionale dal 1960 al 1963. Della direzione dal 1972 al 1986. Ha scritto molti libri. “”(Nagy, Ungheria) “”Penso, e Minucci è d’accordo con me, che un provocatore prezzolato dai sovietici non avrebbe potuto far meglio. A casa ci sono con Gloria già Calvino, Boringhieri, Cominotti, Bollati. Poi arrivano Amendola con gli altri. Nel complesso atmosfera grave, ma cordiale. Un po’ di convenevoli, poi si arriva al dunque. Ed è Amendola a iniziare con un introibo che sa troppo di riunione anche se si tratta solo di forma. Nei contenuti Amendola non risparmia critiche a nessuno: dall’Urss al partito ungherese, dagli articoli di Ingrao, particolarmente presi di mira, a Togliatti, anche se rivela, a proposito di quest’ultimo che Togliatti ha avuto un ruolo positivo per la Polonia con un intervento sui sovietici. La situazione ungherese è tuttavia diversa da quella polacca e non se ne può non tener conto anche se l’Urss sbaglia…ecc. Continuerebbe ancora a lungo con le critiche, se Calvino con la seccheza che in certi momenti caratterizza le sortite dei timidi non lo interrompesse: “”E perché queste cose non le hai dette al comizio e hai sostenuto il contrario?””. Amendola tenta di rispondere che anche al comizio ha criticato i ritardi dell’URSS e delle democrazie popolari, ma Calvino non molla. Non a caso è stato fra la folla al comizio e ora, spostando l’asse della discussione dalla valutazione delle singole vicende ungheresi al PCI, rimprovera ad Amendola il gioco delle due verità. La verità per le masse, parlando alle quali, dopo un fugace accenno critico all’Urss, l’accento è stato posto sull’affermazione che “”quando c’è il terrore bianco le truppe sovietiche sono per noi una garanzia di sicurezza””, e la verità per gli intellettuali da tener buoni””. (pag 161)”,”PCIx-315″
“BARCA Luciano”,”Cronache dall’ interno del vertice del PCI. Volume II. Con Berlinguer.”,”Luciano BARCA è nato a Roma nel 1920. Laureato in giurisprudenza con tesi di laurea in economia politica, giornalista, ha diretto l’Unità di Torino e ‘Politica ed economia’, Rinascita, Il Menabò di Etica ed Economia. Deputato per il PCI per sei legislature e poi senatore (collegio Melfi) VP della commissione bilancio dal 1974, Membro del CC centrale del PCI dal 1956, della Segreteria nazionale dal 1960 al 1963. Della direzione dal 1972 al 1986. Ha scritto molti libri. Euro 15 “”Della buona fede di Lombardi non dubito, ma dietro la copertura di Lombardi ci sono i lombardiani – così come dietro i De Martino c’erano i socialisti di diversa stoffa – e, fatta eccezione per pochi (Giolitti), da loro, in particolare dai più giovani, c’è da aspettarsi di tutto. De Martino, nella sua ingenuità, si era fidato fino all’ultimo di Enrico Manca e lo aveva nominato plenipotenziario per trattare un accordo con le altre correnti. Al di là delle diverse caratteristiche vengono in definitiva tutti, come Pannella, dalla stessa matrice di organizzazioni universitarie ormai prive dal ’50 di ogni controllo democratico di base (l’ultima leva idealmente motivata è stata quella del ’48, in risposta al 18 aprile anche se non sono mancate adesioni di rilievo negli anni successivi). A vent’anni hanno imparato tutti i trucchi della politica e del parlamentarismo più deteriore, non ostante la battaglia data in alcune facoltà contro la degenerazione degli organi universitari. Tra i traditi non c’è solo De Martino. Anche Giolitti è stato giocato dopo essere stato usato come schermo per far fuori De Martino””. (pag 644)”,”PCIx-316″
“BARCA Luciano”,”Cronache dall’ interno del vertice del PCI. Volume III. La crisi del PCI e l’effetto domino.”,”Luciano BARCA è nato a Roma nel 1920. Laureato in giurisprudenza con tesi di laurea in economia politica, giornalista, ha diretto l’Unità di Torino e ‘Politica ed economia’, Rinascita, Il Menabò di Etica ed Economia. Deputato per il PCI per sei legislature e poi senatore (collegio Melfi) VP della commissione bilancio dal 1974, Membro del CC centrale del PCI dal 1956, della Segreteria nazionale dal 1960 al 1963. Della direzione dal 1972 al 1986. Ha scritto molti libri. (v. 4° copertina)”,”PCIx-261″
“BARCA Luciano D’ALEMA Massimo MACALUSO Emanuele MINUCCI Adalberto NAPOLITANO Giorgio OCCHETTO Achille REICHLIN Alfredo SERONI Adriana TORTORELLA Aldo ZANGHERI Renato PERNA Edoardo, elaborazione di”,”Proposta di progetto a medio termine.”,”La commissione incaricata dalla direzione del PCI di curare l’elaborazione del progetto era così composta: Barca, Massimo D’Alema, Macaluso, Minucci, Napolitano, Occhetto, Perna, Reichlin, Adriana Seroni, Tortorella, Zangheri”,”PCIx-446″
“BARCA Fabrizio a cura; saggi di AMATORI ARRIGHETTI BARCA BERTUCCI BRIOSCHI BRUSCO CAPELLO CASAVOLA CONTI D’ANTONE DE-CECCO FERRI MAGNANI MARCHETTI OLIVA ORTOLEVA PABA SERAVALLI TRENTO”,”Storia del capitalismo italiano dal dopoguerra ad oggi.”,”Contiene il capitolo: – Sebastiano BRUSCO e Sergio PABA, ‘Per una storia dei distretti industriali italiani dal secondo dopoguerra agli anni novanta’ (pag 265-334)”,”ITAE-024-FV”
“BARCA Luciano”,”Uscire da dove? La crisi del meccanismo unico.”,”Luciano Barca (Roma, 1920) Parlamenare e membro della direzione del PCI. Già direttore dell’Unità e di Rinascita, esperto di questioni economiche. Dirige attualmente (1986) la Sezione agraria del CC.”,”PCIx-041-FV”
“BARCA Luciano MANGHETTI Gianni”,”L’Italia delle banche.”,”Luciano Barca fa parte della direzione del PCI ed è il responsabile della sezione Programmazione economica e riforme del partito. Gianni Manghetti è collaboratore della stessa sezione e si occupa dei problemi finanziari. Insegna ragioneria e tecnica bancaria ed è autore di vari saggi economici. (1976) Il primo errore che risale a tempi lontani, alla DC di Alcide De Gasperi, ma che il centrosinistra ha fatto proprio in tutte le sue componenti politiche, è stato quello di sposare, anche a copertura e giustificazione di scelte moderate, la cosiddetta «teoria dei due tempi». Alla base di tale teoria sta la ipotesi che esiste comunque un meccanismo autopropulsivo di sviluppo (meccanismo che va ripristinato con misure congiunturali quando si inceppi) e che sulla base delle risorse e delle scelte date da tale meccanismo vadano poi affrontati a livello di distribuzione del surplus, i cosiddetti problemi sociali. Il tempo o momento delle riforme viene su questa base continuamente rinviato e comunque separato dal problema di garantire l’accumulazione e lo sviluppo”” (pag 24, Barca, Manghetti)”,”ITAE-423″
“BARCA Fabrizio a cura; saggi di AMATORI ARRIGHETTI BARCA BERTUCCI BRIOSCHI BRUSCO CAPELLO CASAVOLA CONTI D’ANTONE DE-CECCO FERRI MAGNANI MARCHETTI OLIVA ORTOLEVA PABA SERAVALLI TRENTO”,”Storia del capitalismo italiano dal dopoguerra ad oggi.”,”La vicenda chimica (pag 220-226)”,”ITAE-112-FL”
“BARCA Luciano MANGHETTI Gianni”,”L’Italia delle banche.”,”Luciano Barca fa parte della direzione del PCI ed è il responsabile della sezione Programmazione economica e riforme del partito. Gianni Manghetti è collaboratore della stessa sezione e si occupa dei problemi finanziari. Insegna ragioneria e tecnica bancaria ed è autore di vari saggi economici. (1976)”,”ECOG-001-FMP”
“BARCA Luciano BOTTA Franco ZEVI Alberto”,”I comunisti e l’ economia italiana, 1944-1974. Antologia di scritti e documenti.”,”La crisi profonda e “”diversa”” che travaglia il mondo capitalistico impone un ripensamento nella politica economica del governo e dei partiti… Luciano Barca (Roma 1920) è stato membro della direzione del PCI. ha scritto articoli e saggi e ha pubblicato ‘Il meccanismo unico’ (1968), ‘Dizionario di politica economica’ (1974). Franco Botta (Trani, 1942) lavora presso l’ Istituto di Storia delle dottrine politiche dell’ Università di Bari. Ha pubblicato ‘Teoria economica e marxismo’ e ha curato le antologie ‘Sul capitale monopolistico’ e ‘Dibattito su Sraffa’. Alberto Zevi (Buenos Aires 1945) lavora presso l’ Istituto di politica economica dell’ Università di Roma, è consulente economico della Lega nazionale delle cooperative e fa parte della redazione di ‘Quaderni di Rivista trimestrale’.”,”ITAE-010-FSD”
“BARCELLONA Pietro”,”Il capitale come puro spirito. Un fantasma si aggira per il mondo.”,”Fondo Pegoraro”,”TEOC-658″
“BARCIA Robert alias HARDY”,”La véritable histoire de Lutte Ouvriere. Entretiens avec Christophe Bourseiller.”,”””Perciò, se c’è una crisi della idee rivoluzionarie, essa proviene meno dai lavoratori che dagli intellettuali di sinistra. Tempo addietro, Trotsky scriveva che “”la crisi storica dell’ umanità si riduce alla crisi della direzione rivoluzionaria”” (‘Il programma di transizione’, settembre 1938). E la crisi della direzione rivoluzionaria, è prima di tutto la defaillance degli intellettuali di sinistra. Molti tra loro fanno una timida esperienza di qualche anno; poi, vedendo che non sono immediatamente ascoltati dai lavoratori, si dicono che, decisamente, il proletariato non è rivoluzionario e, come Maximilien Rubel; concludono che non sarà lo strumento della trasformazione sociale””. (pag 322)”,”FRAP-066″
“BARCIA Robert, alias HARDY”,”La véritable histoire de Lutte ouvrière.”,”Robert Barcia alias Hardy est membre de la direction politique de Lutte ouvrière. Christophe Bourseiller, écrivain et journaliste, est l’auteur d’une vingtaine d’ouvrages parmi lesquels Les Ennemis du système, Les Maoïstes, Vie et mort de Guy Debord. Préface Christophe BOURSEILLER, Chronologie,”,”FRAP-007-FL”
“BARCIA Franco”,”Salvatore Cadana. Diplomazia e ragion di stato alla corte dei Savoia (1597-1654).”,”Padre Salvatore Cadana, dell’Ordine dei Minori Osservanti, fu nel corso del Seicento un oratore sacro di grande fama e un fortunato autore di numerose opere di edificazione religiosa e di argomento politico. Cristina di Francia, duchessa di Savoia, lo volle al suo servizio come teologo di corte e consigliere del duca Carlo Emanuele II. Nel 1653 lo mandò in missione segreta in Portogallo per stipulare un’alleanza contro la Spagna, rafforzata dal matrimonio tra Carlo Emanuele II e l’infanta Caterina. Grazie alle lettere inviate a corte da Cadana e alla sua relazioni, conosciamo dettagliatamente le vicende del viaggio, estremamente difficoltoso, attraverso la Francia e nell’Atlantico e l’esito dell’incarico. Egli alterna i dati politici con episodi di cronaca e di storia della monarchia portoghese, traccia un quadro delle corti del Seicento, della drammatica realtà nella Francia devastata da lotte intestine e dalle epidemie, mostra la totale incertezza dei viagig, che guerre, pestilenze, tempeste e incursioni di pirati rendevano rari e pericolosissimi. Nella prima parte il saggio comprende la vita, il pensiero politico e la bibliografia delle opere di Salvatore Cadana; nella seconda contiene i testi delle lettere inviate a madama reale durante il viaggio verso il Portogallo e la relazione sulla missione.”,”RAIx-002-FMB”
“BARCIA Franco”,”Un politico dell’età barocca: Gregorio Leti.”,”‘Profilo biografico di Gregorio Leti. Gregorio Leti (29 maggio 1630 – 9 giugno 1701) è stato uno storico e scrittore italiano, noto per le sue opere satiriche e critiche sulla Chiesa cattolica, in particolare sul papato2. Nato a Milano, Leti studiò presso i gesuiti di Cosenza e successivamente sotto la tutela dello zio, mons. Agostino Leti, vescovo di Acquapendente. Tuttavia, Leti abbandonò presto la carriera ecclesiastica e si trasferì a Ginevra, dove si convertì al calvinismo e sposò Maria Guérin 3. Leti visse in diverse corti europee, tra cui quella di Luigi XIV in Francia e quella di Carlo II in Inghilterra, dove scrisse una storia dell’Inghilterra. Le sue opere, spesso critiche e scandalistiche, furono molto popolari ma anche controverse, tanto che molte di esse furono inserite nell’Indice dei libri proibiti 1’. (f. copilot) Franco Barcia (Pescara, 1937) è stato assistente ordinario di Storia delel dottrine politiche presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Univ. dI TOrino. Ha pubblicato la ‘Bibliografia delle operei di Gregorio Leti’ (F. Angeli, 1981). Si è occupato anche di pensiero utopico francese.”,”BIOx-006-FMB”
“BARCIA Franco”,”Bibliografia delle opere di Gregorio Leti.”,”F. Barcia (Pescara, 1937) risiede a Torino, dove è assistente di storia delle dottrine politice presso la Facoltà di scienze politiche. E’ laureato in filosofia e si è occupato del pensiero utopico francese. Gregorio Leti è stato un infaticabile poligrafo del Seicento e inondò l’Europa di scritti, libelli ecc. ai quali il pubblico assicurò un successo strepitoso… “”Notizie biografiche di Gregorio Leti Gregorio Leti (Milano, 29 maggio 1630 – Amsterdam, 1701) è stato un letterato italiano noto per le sue opere storiche e biografiche. Figlio di un nobile bolognese al servizio dei Medici e di una nobildonna milanese, trascorse i primi anni della sua giovinezza a Cosenza studiando presso i gesuiti2. Dopo la morte del padre nel 1639, Leti si trasferì a Roma con uno zio ecclesiastico. Successivamente, visse a Milano, Orvieto e Venezia, dove entrò in contatto con l’ambiente degli Incogniti. Nel 1660, si trasferì a Ginevra, dove aderì al calvinismo e iniziò a scrivere opere sulle corti italiane e scritti antipapali1. Tra le sue opere più famose c’è la “”Vita di Sisto V”” (1669), che ebbe grande successo per il ritratto romanzesco del pontefice e per il quadro salace dei tempi. Leti visse anche in Francia e Inghilterra, dove pubblicò il “”Teatro Britannico”” nel 16821. A causa della sua spregiudicatezza, fu costretto a lasciare l’Inghilterra e si trasferì in Olanda, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita 2.”” (Copilot)”,”STOx-022-FMB”
“BARCIA Franco”,”Gregorio Leti. Informatore politico dei principi italiani.”,”Gregorio Leti (Milano 1630 – Amsterdam 1701) fu uno dei pochi scrittori politici italiani della seconda metà del Seicento che, pur non spiccando per salda costruzione dottrinale, raggiunse una fama europea. Franco Barcia è professore associato (1987) di Storia del pensiero politico medievale presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Torino.”,”BIOx-024-FMB”
“BARCO TERUEL Enrique”,”Valle del Jarama. (Brigada Internacional)”,”BARCO TERUEL E. è nato a Madrid e ha 48 anni (1969). Appartiene alla generazione in cui comincia la storia qui narrata e che alcuni chiamano “”generación puente”” e altri “”generación frustrada””. Volontario delle División Azul stette per due anni in Russia e quindi a Barcellona. Di solida formazione intellettuale suoi maestri sono Azorín, Marañon e Ortega. Ha pubblicato altri libri.”,”MSPG-223″
“BARCO Luigi FERRAZZA Piero”,”Una pagina della Resistenza. La Casa dello Studente di Genova.”,”Dedica: “”A Rudolf Seiffert e ai resistenti che in tutti i paesi europei lottarono sino alla morte perché fosse bandita per sempre l’oppressione dell’uomo sull’uomo”””,”ELCx-170″
“BARDACH Juanusz GLEESON Kathleen”,”L’uomo del gulag.”,”Janusz Bardach (1919-2002), chirurgo plastico di fama internazionale, dopo essersi trasferito negli Stati Uniti durante gli anni settanta, ha insegnato alla University of Iowa. Kathleen Gleeson si è laureata alla University of Iowa frequentando il Nonfiction Writing Program.”,”RUSS-009-FL”
“BARDI Luciano RHODES Martin; saggi di Gianfranco BALDINI Guido LEGNANTE Paolo LEGRENZI Rinaldo VIGNATI James I. WALSH Salvatore VASSALLO Mary L. VOLCANSEK James NEWELL Mark DONOVAN Marco MIRA D’ERCOLE e Flavia TERRIBILE Giuseppe SCIORTINO Giancarlo GASPERONI appendice documentaria di Marzia ZANNINI”,”Politica in Italia. I fatti dell’ anno e le interpretazioni.”,”Saggi di Gianfranco BALDINI e Guido LEGNANTE, Paolo LEGRENZI, Rinaldo VIGNATI, James I. WALSH, Salvatore VASSALLO, Mary L. VOLCANSEK, James NEWELL, Mark DONOVAN, Marco MIRA D’ERCOLE e Flavia TERRIBILE, Giuseppe SCIORTINO, Giancarlo GASPERONI, appendice documentaria di Marzia ZANNINI. Luciano BARDI insegna relazioni internazionali nella Facoltà di scienze politiche dell’Univ di Bologna. E’ autore e coauture di due volumi sulle istituzioni dell’Unione Europea. Martin RHODES è Senior Research Fellow al Centro Robert Schuman dell’ Istituto Universitario Europeo di Firenze. Tra le sue pubblicazioni ‘Southern European Welfare States’ (LONDON, 1997) e con Yves MENY, ‘The Future of European Welfare: A New Social Contract?’ (LONDON, 1998).”,”ITAP-012″
“BARDI Ubaldo”,”La guerra civile di Spagna. Saggio per una bibliografia italiana.”,”””Mi sono deciso a raccogliere la documentazione necessaria dopo aver letto l’ appello contenuto in una nota al saggio di Pierre Broué ed Emile Temime, ‘La rivoluzione e la guerra di Spagna’, pubblicato dall’ editore Sugar, e rivolto agli studiosi italiani e a quanti possedevano libri e giornali del periodo sopra indicato”” (pag 11) La bibliografia include scritti che risalgono al 1931 e arrivano agli anni 1974″,”MSPG-115″
“BARDI Luciano RHODES Martin a cura; saggi di Gianfranco BALDINI e Guido LEGNANTE Paolo LEGRENZI Rinaldo VIGNATI James I. WALSH Salvatore VASSALLO Mary L. VOLCANSEK James NEWELL Mark DONOVAN Marco MIRA D’ERCOLE Flavia TERRIBILE Giuseppe SCIORTINO Giancarlo GASPERONI Maria ZANNINI”,”Politica in Italia. I fatti dell’anno e le interpretazioni. Edizione 1998.”,”Saggi di Gianfranco BALDINI e Guido LEGNANTE Paolo LEGRENZI Rinaldo VIGNATI James I. WALSH Salvatore VASSALLO Mary L. VOLCANSEK James NEWELL Mark DONOVAN Marco MIRA D’ERCOLE Flavia TERRIBILE Giuseppe SCIORTINO Giancarlo GASPERONI Maria ZANNINI”,”STAT-519″
“BARDI Luciano IGNAZI Piero”,”Il Parlamento europeo.”,”Luciano Bardi, insegna relazioni internazionali nell’Università di Pisa e Politica comparata nell’Università di Bologna. Piero Ignazi, insegna Scienza della politica nell’Università di Cosenza.”,”EURx-081-FL”
“BARDI Simona BILANZONE Guglielmo CALEF David CAVELLI Melania DONATI Anna FREY Marco GAUDIOSO Domenico LOMBARDI Paolo MARTONE Francesco MASULLO Andrea MELONI Maurizio PETRETTI Francesco ONUFRIO Giuseppe PAOLELLA Adriano PIETROBELLI Maria PISICCHIO Michele TRICARICO Antonio SERAFINI Gilda ZAMBRINI Mario, a cura di Gianfranco BOLOGNA”,”Italia capace di futuro.”,”Simona Bardi, architetto, unità progetti sostenibilità WWF Italia. Guglielmo Bilanzone, architetto, responsabile CRAS (Centro Ricerche Applicate per lo Sviluppo Sostenibile). Gianfranco Bologna, naturalista ambientalista, portavoce nazionale WWF Italia, segretario generale Fondazione Aurelio Peccei-Club di Roma Italia, docente Scuola di Specializzazione gestione delle risorse naturali, Università di Camerino. David Calef, fisico, già ricercatore presso lo Stockholm Environment Institute, Boston (USA), docente del corso “”Le dimensioni sociali dello sviluppo sostenibile”” presso la Facoltà di Scienze Sociali, Università Gregoriana (Roma). Melania Cavelli, architetto urbanista, membro della Commissione Valutazione di Impatto Ambientale presso il Ministero dell’Ambiente. Anna Donati, esperta di politiche dei trasporti e di mobilità sostenibile, membro del Consiglio di Amministrazione delle Ferrovie dello Stato, responsabile unità istituzionale e referente trasporti WWF Italia. Marco Frey, economista, già vicedirettore della divisione ambientale dello IEFE (Istituto per l’Economia delle Fonti di Energia) all’Università Bocconi di Milano, è professore di marketing all’Università di Cassino (Facoltà di Economia), membro del Consiglio nazionale del WWF Italia e del Board del WWF Internazionale. Domenico Gaudioso, ingegnere chimico, responsabile clima e ambiente globale, divisione Strategie Integrate dell’Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (ANPA). Paolo Lombardi, biologo ambientalista, coordinatore area progetti WWF Italia. Francesco Martone, Coordinatore Campagna per la Riforma della Banca Mondiale, presidente di Greenpeace Italia. Andrea Masullo, referente energia, clima e rifiuti WWF Italia, docente corso di laurea per tecnici dello sviluppo ecocompatibile, Università di Camerino. Maurizio Meloni, coordinatore campagna “”Dire Mai al Mai”” e campagna “”Stop Millennium Round”” redattore di Altraeconomia. Francesco Petretti, biologo, consulente WWF e programmi televisivi RAI “”Geo & Geo”” docente Scuola di specializzazione gestione risorse naturali, Università di Camerino. Giuseppe Onufrio, fisico, ricercatore, componente del consiglio di Amministrazione dell’Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (ANPA). Adriano Paolella, architetto, professore DASTEC, Università di reggio Calabria, responsabile unità progetti sostenibilità WWF Italia. Maria Pietrobelli, architetto, responsabile CRAS. Michele Pisicchio, architetto, CRAS. Antonio Tricarico, Campagna per la Riforma della Banca Mondiale. Gilda Serafini, economista, responsabile ambiente LUISS. Mario Zambrini, esperto di pianificazione ambientale e mobilità sostenibile, ricercatore dell’Istituto Ricerche Ambientale Italia.”,”AFRx-014-FL”
“BARDINI Carlo”,”Senza carbone nell’età del vapore. Gli inizi dell’industrializzazione italiana.”,”Fondo Palumberi Carlo BARDINI lavora (1998) presso l’Autorità garante della concorrenza e del mercato.”,”ITAE-199″
“BARDOT Christian”,”Géopolitique de l’Inde.”,”Chrstian Bardot, agrégé d’histoire, professore de chaire supérieure en classes préparatoires au lycée Jacques Amyot, Melun juin 2007″,”INDx-129″
“BARDUCCI Marco”,”Oliver Cromwell negli scritti italiani del Seicento.”,”””Oliver Cromwell fu il personaggio centrale nel contesto degli avvenimenti che sconvolsero l’Europa a partire dagli anni Quaranta del Seicento; la storiografia anglosassone ha contribuito, a partire dalla metà del XIX secolo, a costruire un vero e proprio “”mito”” attorno a tale figura”” (pag 9) Marco Barducci ha conseguito il dottorato in Storia del pensiero politico europeo moderno e contemporaneo presso l’Università di Perugia e collabora con il Dipartimento di Studi Sociali dell’Univ. di Firenze. Si è occupato del linguaggio politico del Seicento italiano e del rapporto tra stampa periodica e cultura politica in Europa tra Cinque e Seicento.”,”UKIR-003-FMB”
“BARDY Roland, testo pubblicato sotto la direzione di Max CHALEIL”,”1919 – La Commune de Budapest.”,”‘1917 – 1919. Quattro anni sconvolgono il mondo: Russia, Germania, Baviera, Ungheria. In Ungheria dopo una prima rivoluzione borghese, il popolo, benché senza partito organizzato, prende il potere e instaura la Repubblica dei Consigli. Essa dura 133 giorni prima di essere schiacciata. Assieme alla guerra rivoluzionaria, le masse, spingendo i dirigenti, intraprendono un compito gigantesco: collettivizzazione delle terra, autogestione delle imprese, riforma dell’istruzione, emancipazione della donna. Una rivoluzione sconosciuta e profondamente originale'”,”MUNx-072″
“BARER Shlomo”,”The Doctors of Revolution. 19th Century Thinkers who Changed the World.”,”BARER Shlomo èuno studioso israeliano che scrive in inglese. Ha scritto ‘The Magic Carpet’ e ‘The Week-End War’. “”Lo schema visionario di Hess per un’ Europa unita sotto l’ egida della Francia, Germania e Inghilterra era basato non solo su considerazioni geopolitiche – ‘la Francia ha il Mediterraneo, e le nazioni latine raggruppate intorno ad essa; l’ Inghilterra guarda al mondo degli oceani; la Germania ha legami con la Scandinavia, e l’ Europa Centrale e del Sud’ – ma su altre quali la Rivoluzione del 1789 ha mostrato che la Francia ha sia la volontà che l’ attitutine all’ azione politica. (…)””. (pag 695) “”In linea con le sue tesi che la Francia e la Germania avevano da imparare una dall’altra, Hess presentava Saint-Simon nella “”The Europea Triarchy”” come un uomo che percepiva il futuro e i suoi problemi””. (pag 696)”,”MEOx-060″
“BARESANI Camilla e MANNHEIMER Renato”,”Tic. Tipi italiani contemporanei.”,”Camilla Baresani (Brescia 1961) ha pubblicato libri di narrativa, romanzi e saggi. Renato Mannheimer (Milano, 1947) è professore di Scienze politiche presso la facoltà di Sociologia dell’Università di Milano Bicocca.”,”ITAS-209″
“BARETTA Pier Paolo BERRINI Alberto GALLO Giuseppe”,”Soci o salariati? Riflessioni su sindacato e capitalismo finanziario.”,”Un omaggio a Ezio TARANTELLI I tre autori hanno incarichi rilevanti nella CISL “”Secondo Minsky, “”la teoria di Keynes è incompleta senza un modello che spieghi il modo in cui si producono endogenamente espansioni, crisi e deflazioni da debiti”” (citato in Caffé F., In difesa del “”welfare state””. Saggi di politica economica, p. 103) (…) Sostiene Minsky: “”Se guardiamo l’economia dalla prospettiva della sala di un consiglio di amministrazione di Wall Street, vediamo un mondo di carta, un mondo di impegni di pagare contanti oggi e nel futuro”” (Minsky, 1977, p. 99). Già nel 1931 Keynes scriveva: “”Nella realtà esiste una quantità enorme di attività reali che costituiscono la nostra ricchezza capitale: edifici, stock di merci, beni in corso di fabbricazione e di trasporto, e così via. Non di rado, però, i proprietari nominali di queste attività hanno preso a prestito moneta per poterne entrare in possesso. In misura corrispondente, i proprietari effettivi della ricchezza hanno diritti non sulle attività reali ma sulla moneta. Una parte considerevole di questo “”finanziamento”” avviene attraverso il sistema bancario, il quale interpone la propria garanzia tra i depositanti, che gli prestano la moneta, e i clienti mutuanti, ai quali presta moneta con cui finanziare l’acquisto di attività reali. L’interposizione di questo velo di moneta tra l’attività reale e il possessore di ricchezza è una caratteristica particolarmente marcata del mondo moderno (Keynes, 1931, citato in Minsky, 1977, p. 97)”” (pag 67-68)”,”SIND-082″
“BARFIELD Thomas”,”Afghanistan. Una storia politica e culturale.”,”Il gioco militare delle tre carte (pag 376-377) “”Dopo la vittoria sui talebani, gli Stati Uniti mantennero solo una «leggera impronta» in Afghanistan, inizialmente così leggera da essere invisibile. Nel biennio 2002-2003, Washington impegnò solo settemila soldati in un paese grande come la Francia e con una popolazione di trenta milioni di abitanti. La magior parte delle truppe americane fu incaricata di scovare quanto rimaneva di al-Qaeda e dei talebani nel Sud e nell’Est dell’Afghanistan nell’ambito dell’operazione Enduring Freedom. La responsabilità di mettere al sicuro Kabul, la capitale, fu afidata a un apposito comando militare su mandato dell’Onu, l’ Isaf (International Security Assistance Force), inizialmente composto da cinquemila soldati provenienti da quaranta nazioni. Poiché gli Stati Uniti si erano inizialmente opposti a un ampliamento del mandato dell’Isaf al di là di Kabul, la maggior parte delle regioni al di fuori della capitale non aveva alcuna presenza militare internazionale. Quando Washington decise di appoggiare il potenziamento dell’ Isaf nel 2003, il sostegno degli alleati riguardo all’invio di ulteriori truppe in Afghanista era ormai scemato”” (pag 376-377) Thomas Barfield insegna Antropologia alla Boston University. Tra i suoi libri ‘The Perilous Frontier. Nomadic Empires and China, 221 Bc to Ad 1757’; ‘The Central Asian Arabs of Afghanistan’ e ‘Afghanistan. An Atlas of Indigenous Domestic Architecture’.”,”ASIx-133″
“BARGELLINI Piero”,”Pian dei giullari. Panorama storico della letteratura italiana. Volume II. Il trecento.”,”ANTE3-45″,”ITAG-177″
“BARGELLINI Piero”,”Città di Pittori.”,”””Se non poteva subito cambiare i suoi soldi in terra lavorativa, veniva tentato anche dal demonio dell’usura. Il pittore della Cappellina degli Scrovegni comprava telai dandoli in affitto a poveri lavoratori… (39). Ma aveva a casa otto figlioli, e per quelle creature si sarebbe fatto dissanguare. E la Ciuta invecchiava, povera donna, e dopo tanta fatica anche a lei forse piacevano le comodità. Per sè Giotto non chiedeva che lavoro. La salute gli reggeva. Per risparmiare, anche vecchio e rugoso, coi capelli corti e bianchi, il «protopictor» della corte angioina, il familiare di Re Roberto, forse mangiava sui palchi, con le mani sporche di terre colorate. Non conosceva nè siesta nè svago. «Giotto, s’io fussi in te – gli disse un giorno il Re, nelle ore di caldura, che anche i buglioli dei colori ribollivano – s’io fussi in te, ora che fa caldo, tralascerei un poco di dipingere». E Giotto sogguardando il Re da sermone, con riso più a scherno dell’altro che a compassione di sè, rispose pronte: «E io certo, s’io fussi voi!» (40). Nella canzone contro la Povertà, Giotto era ricorso a questa similitudine: ‘Et a ben far difizio, si vuol sì provveder dal fondamento, che per crollar di vento o altra cosa, che ssì ben reggha, che non convegnia poi si ricorregha.’ Ci si sente l’eco di Dante in quel «crollar di vento», ma nell’insieme è similitudine dove la competenza, anzi la compiacenza dell’architetto si fa evidente. Giotto era ancora a Napoli, quando a Firenze fu ripreso il lavoro per la fabbrica di Santa Maria del Fiore”” (pag 104-105) (39) vedi Davidsohn (40) vedi F. Sacchetti, Novelle Piero Bargellini, Città di Pittori, 1942″,”VARx-030-FGB”
“BARGHOUTI Iyad DESSOUKI Ali GUAZZONE Laura HERMASSI Abdelbaki HUDSON Michael C. HUNTER Shireen T. KRÄMER Gudrun MUSTAFA Hala ROUADJIA Ahmed”,”Il dilemma dell’Islam. Politica e movimenti islamisti nel mondo arabo contemporaneo.”,”””la violenza dello scontro politico tra gli islamisti radicali e lo stato ha raggiunto livelli di altissima intensità in alcuni paesi. Si ritiene che in Algeria, nei soli primi due anni dopo l’annullamento delle elezioni siano rimaste uccise più di 30.000 persone, mentre nello stesso periodo 1992-93 in Egitto le vittime degli scontri (morti e feriti) sono stati 1.428″” (pag 41)”,”VIOx-218″
“BÄRHAUSEN Anne ROSE Gabriele a cura”,”Das Trozkismus-Archiv (Sammlung Hermann Weber) in der Bibliothek der Friedrich-Ebert-Stiftung. Ein Bestandsversichnis. [Il fondo ‘Trotskismo’ (collezione Hermann Weber) nella biblioteca della Fondazione Friedrich Ebert. Un inventario]”,”Il fondo ‘Trotskismo’ (collezione Hermann Weber) nella biblioteca della Fondazione Friedrich Ebert. Un inventario. 1491 lemmi tra titoli monografie e periodici (in senso ampio relativi alla questione del trotskismo) Rüdiger Zimmermann direttore della Biblioteca della Fondazione Friedrich Ebert Stiftung”,”TROS-324″
“BARIE’ Ottavio”,”Idee e dottrine imperialistiche nell’ Inghilterra vittoriana.”,”””Avventura, cinismo e demagogia furono per gl’ impotenti capi dell’ opposizione le caratteristiche della politica di lord Beaconsfield nel 1877-78… Il Bright constatò amaramente come “”politica imperiale”” e “”grande impero”” fossero parole che affascinavano gli ignoranti e le teste calde. In una ‘Vita’ di lord Beaconsfield, scritta da un contemporaneo, si legge questa descrizione prezzante ma efficace del jingoismo, che sembrava dominare la vita pubblica: “”Il gaudente frequentatore dei music-halls; l’ imberbe studentello, tutta la massa degli ignoranti, dei furfanti e degli stolti stornarono qualsiasi tentativo da parte degli intelligenti e degli onesti di far sentire la propria voce””.”,”UKIx-068″
“BARIE’ Ottavio a cura; testi di Lord ACTON Walter BAGEHOT John BRIGHT Joseph CHAMBERLAIN Winston S. CHURCHILL Richard COBDEN William E. GLADSTONE Thomas H. GREEN Leonard T. HOBHOUSE John A. HOBSON Thomas B. MACAULAY David LLOYD GEORGE John STUART MILL John MORLEY Lord PALMERSTON David G. RITCHIE John RUSSELL”,”Antologia degli scritti politici dei liberali vittoriani.”,”Testi di Lord ACTON Walter BAGEHOT John BRIGHT Joseph CHAMBERLAIN Winston S. CHURCHILL Richard COBDEN William E. GLADSTONE Thomas H. GREEN Leonard T. HOBHOUSE John A. HOBSON Thomas B. MACAULAY David LLOYD GEORGE John STUART MILL John MORLEY Lord PALMERSTON David G. RITCHIE John RUSSELL.”,”UKIx-070″
“BARIE’ Ottavio”,”Gli Stati Uniti da colonia a superpotenza.”,”BARIE’ è nato nel 1923 ed è stato professore di storia delle relazioni internazionali presso l’ Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Fra i suoi studi di argomento americano: ‘L’ opinione interventistica negli Stati Uniti, 1914-1917′ (1960) e ‘Il pensiero politico dell’ età di Wilson’ (1962). Dottrina Monroe. “”Gli avvenimenti prodottisi recentemente in Spagna e in Portogallo mostrano che l’ Europa non ha ancora raggiunto una tranquilla sistemazione. Di questo importante fatto non può essere addotta nessuna prova più convincente di questa: che le potenze alleate abbiano ritenuto giusto ed opportuno, sulla base di principi che debbono ritenersi unilaterali, di intervenire con la forza negli affari interni della Spagna. Fino al qual punto, in base la principio medesimo, l’ intervento possa essere spinto, è questione che interessa tutti gli Stati indipendenti, anche quelli più remoti, i cui governi differiscono da quelli delle potenze stesse; sicuramente non interessa nessuno più che gli Stati Uniti. La nostra politica nei riguardi dell’ Europa – politica adottata già nella fase iniziale dei conflitti che per tanto tempo hanno agitato quella parte del globo – rimane tuttavia la medesima: e cioè di non interferire con gli affari interni di nessuna potenza europea; di considerare il governo de facto come governo legittimo nei nostri riguardi; di coltivare con esso relazioni amichevoli in una politica franca, ferma e forte, soddisfacendo in tutti i casi le giuste richieste di ogni potenza, e non piegandoci alla prepotenza di nessuna. Ma nei riguardi dei nostri continenti, le cose sono eminentemente e profondamente diverse, Non è possibile che le potenze alleate estendano i loro sistemi politici in alcuna parte dell’ uno o dell’ altro continente americano senza metter in pericolo la nostra pace e tranquillità; e nessuno può pensare che i nostri fratelli delle regioni verso sud, se lasciati liberi, adotterebbero di loro propria volontà i sistemi politici medesimi. E’ di conseguenza egualmente impossibile per noi accettare comunque con indifferenza un simile intervento.”” (pag 108, Messaggio annuale del presidente Monroe, 2 dicembre 1823.”,”USAP-066″
“BARIE’ Ottavio”,”L’ Italia nell’ Ottocento.”,”””Un fatto più caratteristico – sebbene non tanto delle città italiane quanto appunto di quest’ epoca e poi, più ancora, di quella che seguì – è che lo sviluppo dei mezzi di trasporto, dopo aver favorito l’ accentramento della popolazione nelle grandi città, tende a promuoverne entro certi limiti il decentramento, in quanto il centro delle città diviene sempre più il quartiere riservato al commercio, agli istituti bancari, agli uffici pubblici, mentre i quartieri di abitazione tendono a spostarsi verso le zone periferiche. Negli ultimi vent’anni dell’ Ottocento il Comune di Milano vide crescere la sua popolazione del 53%, ma l’ aumento del “”circondario interno”” fu minimo (9%) e fortissimo quello delle zone periferiche (138%). A Torino la popolazione ebbe nello stesso periodo aumento generale del 32%; ma il centro crebbe del 23% e il resto del Comune del 134″”. (pag 249-251)”,”ITAS-112″
“BARIE’ Ottavio a cura; scritti di Louis D. BRANDEIS Herbert CROLY Samuel GOMPERS Walter LIPPMANN Henry D. LLOYD Theodore ROOSEVELT Lincoln STEFFENS Thorstein VEBLEN Lester F. WARD Walter WEYL Woodrow WILSON”,”Il pensiero politico nell’ età di Wilson.”,”Scritti di Louis D. BRANDEIS Herbert CROLY Samuel GOMPERS Walter LIPPMANN Henry D. LLOYD Theodore ROOSEVELT Lincoln STEFFENS Thorstein VEBLEN Lester F. WARD Walter WEYL Woodrow WILSON. Economia e politica. “”””Dateci un uomo d’affari””, -egli dice (e intende “”come me””) – “”e lasciate che egli introduca metodi d’affari nella politica e nel governo; allora potrò strmente tranquillo ad occuparmi dei miei affari””. Non v’è carica, da quella di senatore degli Stati Uniti a quella di consigliere comunale in una parte qualsiasi del paese, cui non siano stati eletti uomini d’affari; tuttavia la politica rimane corrotta, il governo in cattive condizioni e il cittadino egoista deve tenersi pronto come il vecchio pompiere volontario ad uscire in qualsiasi momento, con qualsiasi tempo, per spegnere un incendio; e qualche volta esce e spegne il fuoco (dopo che il danno è stato fatto) e ritorna ai suoi affari sospirando per la presenza di uomini d’affari nella politica. L’uomo d’affari ha fallito in politica come ha fallito come cittadino. Perché? Perché la politica ‘è’ affari. Ecco il nocciolo del problema. Ecco il nocciolo di ogni cosa – arte, letteratura, religione, giornalismo, diritto, medicina -: sono tutti affari e tutti… come voi li vedete.”” (Lincoln Steffens) (pag 70) “”Vi sono naturalmente delle eccezioni. Molti uomini politici sono entrati in affari e hanno avuto successo (ex sindaci di Tammany Hall e quasi tutti i vecchi ‘bosses’ politici di Filadelfia sono finanzieri importanti nelle loro rispettive città), e uomini d’affari sono entrati in politica e hanno avuto successo (ed esempio Mark Hanna). Essi tuttavia non hanno portato alcuna riforma alle nuove professioni adottate, pur avendone a volte accentuate le caratteristiche””. (Lincoln Steffens) (pag 70-71)”,”USAG-069″
“BARIE’ Ottavio DE-LEONARDIS Massimo DE’ ROBERTIS Anton Giulio ROSSI Gianluigi”,”Storia delle relazioni internazionali. Testi e documenti (1815-2003).”,”BARIE’ Ottavio (Univ. cattolica, Milano), DE-LEONARDIS Massimo (idem), DE’ ROBERTIS Anton Giulio (Univ. Bari), ROSSI Gianluigi (Univ. Roma La Sapienza).”,”RAIx-243″
“BARIE’ Ottavio, a cura; testi di Lord ACTON Walter BAGEHOT John BRIGHT Joseph CHAMBERLAIN Winston S. CHURCHILL Richard COBDEN William E. GLADSTONE Thomas H. GREEN Leonard T. HOBHOUSE John A. HOBSON Thomas B. MACAULAY David LLOYD GEORGE John STUART MILL John MORLEY Lord PALMERSTON David G. RITCHIE John RUSSELL”,”Antologia degli scritti politici dei liberali vittoriani.”,”Testi di Lord ACTON Walter BAGEHOT John BRIGHT Joseph CHAMBERLAIN Winston S. CHURCHILL Richard COBDEN William E. GLADSTONE Thomas H. GREEN Leonard T. HOBHOUSE John A. HOBSON Thomas B. MACAULAY David LLOYD GEORGE John STUART MILL John MORLEY Lord PALMERSTON David G. RITCHIE John RUSSELL”,”TEOP-403″
“BARIE’ Ottavio a cura; scritti di Louis D. BRANDEIS Herbert CROLY Samuel GOMPERS Walter LIPPMANN Henry D. LLOYD Theodore ROOSEVELT Lincoln STEFFENS Thorstein VEBLEN Lester F. WARD Walter WEYL Woodrow WILSON”,”Il pensiero politico nell’età di Wilson.”,”Scritti di Louis D. BRANDEIS Herbert CROLY Samuel GOMPERS Walter LIPPMANN Henry D. LLOYD Theodore ROOSEVELT Lincoln STEFFENS Thorstein VEBLEN Lester F. WARD Walter WEYL Woodrow WILSON”,”TEOP-416″
“BARIE’ Ottavio”,”Luigi Albertini.”,”Ottavio Barié è nato a Santa Margherita Libure nel 1923. È stato professore di storia delle relazioni internazionali all’Università Cattolica di Milano. Ha pubblicato tra l’altro ‘Idee e dottrine imperialistiche nell’Inghilterra vittoriana’ (1953), ‘L’Inghilterra e il problema italiano’, 2 voll. 1960-65, ‘Epistoliario di Luigi Albertini’, 5 voll., 1968″,”BIOx-033-FSD”
“BARIETY Jacques POIDEVIN Raymond”,”Les relations franco-allemandes, 1815-1975.”,”R. Poidevin è stato professore di storia contemporanea all’Università di Metz, dove ha diretto il Dipartimento di storia e il Centro di ricerca ‘Relations internationales’. Jacques Bariéty ha diretto l’Institut d’histoire contemporaine di Strasburgo. Contiene il paragrafo: – Le problème des minorités allemandes et le projet Briand de’Union européenne (pag 274-276) L’anno 1939. Hitler esita non sulla scelta di aprire le ostilità, ma sul primo colpo da dare: all’Ovest o all’Est? “”En trois jours, et sans avoir à tirer un coup de feu. Hitler fait disparaître l’État slovaque indépendant. Le 15, la Wehrmacht entre à Prague et, le soir, Hitler couche dans le palais des rois de Bohême; il n’y a plus de Tchècoslovaque, mais, à côté d’une Slovaquie vassalisée, un «protectorat de Bohême-Moravie». La France et l’Angleterre qui, en signant les accords de Munich, avaient garanti les nouvelles frontières de la Tchécoslovaquie, ne réagissent pas; elles n’en ont pas encore la possibilité matérielle, c’est-à-dire les moyens militaires. Hitler maintenant veut qu’éclate sans délai cette guerre qui est l’objectif de toute sa politique. De 1933 à 1938, il a joué au pacifique, pour pouvoir asseoir son autorité en Allemagne même, pour paralyser les réactions de la France et de l’Angleterre et pour pouvoir, pendant ce temps, réarmer l’Allemagne. Désormais Hitler pense qu’il n’a plus intérêt à retarder la guerre. L’Allemagne a acquis en matière d’armements une avance qualitative et quantitative sur ses adversaires éventuels, et d’abord la France, qui a des effectifs réduits («classes creuses» correspondant à la sous-natalité des années 1914-1918) et dont le réarmement, notamment aéronautique, a été freiné par toutes sortes de raisons. Or l’Allemagne risque de perdre dans les années à venir cet atout: la situation sociale se stabilise en France, ce qui permet d’accroître la production d’armements; les effectifs des jeunes classes mobilisables en France iront en s’accroissant; la Grande-Bretagne commence à sortir de sa léthargie et des ses illusions et entreprende de réarmer. Jamais plus, pense Hitler, le rapport des forces ne sera plus favorable à l’Allemagne; de plus il sent dans la force de l’âge et le peuple allemand, grisé par le succès de 1938, le suit aveuglément. C’est le moment de déclencher la guerre. A l’automne 1938, Hitler avait déjà fait préparer un plan d’opérations militaires contre la France pour le cas où elle aurati réagi. Les événements du 15 mars 1939 à Prague prennent l’allure d’un défi politique jeté à la face de la France et de l’Angleterre. Pourtant Hitler hésite encore, non pas sur le principe de la gurre, mais sur l’orientation des premiers coups à donner: à l’Ouest ou à l’Est?”” (pag 307-308)”,”RAIx-375″
“BARILE Giuseppe LEVRERO Renato CELLA Gian Primo REYNERI Emilio TEMPIA Anna BOVONE Laura STUCCHI Donatella MANGIAROTTI Gabriella ROSSI Giovanna TAVOLATO Vittorio ZANUSO Lorenza GIORI Danilo BOLZANI Paolo MASIERO Attilio, contributi di,”,”L’ operaio massa nello sviluppo capitalistico.”,”responsabile Stefano MERLI”,”MITT-106″
“BARILE Paolo”,”Libertà di manifestazione del pensiero.”,”Riproduce la voce ‘Libertà di manifestazione del pensiero’ apparsa nell’Enciclopedia del diritto, volume XXIV con molti aggiornamenti e qualche aggiunta. “”In realtà, quando la Corte [costituzionale] definisce l’ordine pubblico come bene di valore non inferiore alla libertà di manifestazione del pensiero; dice una cosa lapalissiana, ma inconcludente, in quanto identifica l’ordine pubblico con il fine di pacifica convivenza sociale che è il fine dello Stato, e che anzi precede, logicamente e storicamente, i diritti di libertà. Quando però poi la Corte afferma che l’ordine pubblico costituisce un limite insuperabile alla tutela delle libertà in quanto bene egualmente garantito dalla costituzione, mette a paragone entità fra loro incommensurabili (“”diritti”” e “”beni””, “”limiti”” e “”beni””), senza accorgersi che il problema si pone correttamente solo in termini di ampiezza dei diritti costituzionalmente garantiti, e quindi di limiti ai diritti, limiti che non possono ricavarsi da astratte entità, come i “”beni garantiti dala costituzione””, ma da precise norme giuridiche costituzionali”” (pag 129)”,”DIRx-031″
“BARILE Alessandro”,”Il fronte rosso. Storia popolare della guerra civile spagnola.”,”Alessandro Barile, romano, 1984, svolge ricerche nel campo della storia del movimento operaio. Questo è il suo primo libro. Libro di chiara impronta stalinista che ‘assolve’ Carlos (V. Vidali) negando i delitti a lui attribuiti dalla storiografia sulla guerra civile spagnola (vedi prefazione e testo)”,”MSPG-268″
“BARILLI Bruno a cura Giorgio PELLEGRINI”,”Le guerre serbe.”,”Uno dei massimi prosatori italiani del Novecento racconta le guerre balcaniche del 1912 e del 1914. Un mondo arcaico che ritroviamo crudamente intatto in questi anni.”,”EURC-033″
“BARIS Tommaso”,”Resistenza, antifascismo e guerra civile. Un dibattito tra storia e politica.”,”””Nel quadro di tale polemica, Procacci spiegava le sue perplessità circa l’uso della categoria di guerra civile applicata alla Resistenza. In Italia, a suo avviso, lo scontro fascisti-antifascisti aveva riguardato una parte limitata del Paese, la popolazione non aveva avuto «consistenti reazioni di insofferenza e ostilità (…) nei confronti dei partigiani» ed anche la Chiesa cattolica si era schierata contro la Rsi e i tedeschi (23). Nelle principali guerre civili del Novecento (Russia 1918-20, Spagna 1936-39, Grecia 1946-49 e Jugoslavia 1941-45), Procacci ricordava che: «l’intero Paese e l’intera popolazione sono stati coinvolti in un conflitto nel quale ognuna delle due parti era sorretta da valori (o presunti valori) della cui giustezza essa era fermamente convinta talvolta sino al fanatismo ed in cui entrambe disponevano di forze sufficienti per sperare di prevalere. In tali condizioni di surriscaldamento ideologico e di relativo equilibrio lo scontro assumeva le forme di un’autentica guerra combattuta sui fronti e nelle retrovie con l’impiego di eserciti regolari e dotati di tutte le armi disponibili, un conflitto le cui sorti si decidevano perciò prevalentemente sul campo, sul terreno. Per queste loro caratteristiche le guerre civili sono sanguinosissime e in esse la violenza degenera spesso in barbarie ed efferatezza» (24). Complessivamente, a parere di Procacci, tutto questo era mancato nel bienno 1943-45, anche perché quello italiano era stato il territorio «più a lungo teatro di operazioni militari da parte di due eserciti stranieri che se ne contendevano il controllo e il possesso». Rispetto ai due principali contendenti, fascisti ed antifascisti avevano avuto una funzione di supporto rispettivamente verso i tedeschi e gli Alleati. Concludeva Procacci: «L’Italia era dunque un Paese occupato e l’occupante tedesco contro il quale si dibatteva la Resistenza era perciò di fatto «il nemico principale», indipendentemente dalle varie e diverse percezioni che Claudio Pavone registra a questo proposito» (25). I fascisti, esigua minoranza e largamente consapevoli del proprio isolamento, giocavano un ruolo marginale e subordinato, potendosi richiamare, crollati i miti del regime, solo alla retorica dell’onore, intesa come fedeltà all’alleanza con i tedeschi, peraltro considerata dalla gran parte dell’opinione pubblica una debole giustificazione del loro collaborazionismo. Per questo, la contrapposizione «Resistenza – collaborazionismo» appariva a Procacci concettualmente più feconda e, quindi, complessivamente, a suo avviso, tenendo conto del contesto della seconda guerra mondiale, «la vecchia formula della Resistenza come una guerra di liberazione (…) conserva pienamente il suo valore» (26)”” (pag 112-113) [(23) Procacci, Postfazione, cit., pp. 582 e 584-5; (24) Procacci, Postfazione, cit., pp. 580; (25) Ivi, p. 585; (26) Ivi, p. 587. Sulla centralità della categoria di collaborazionismo: M. Palla, ‘Guerra civile o collaborazione?’ in ‘Guerra, guerra di liberazione, guerra civile’, cit., pp. 83-96] Resistenza, antifascismo e guerra civile. Un dibattito tra storia e politica, Tommaso Baris, Meridiana, No. 76, GUERRE CIVILI (2013), pp. 105-126 (22 pages), Viella”,”STOx-024-FGB”
“BARISIONE Mauro”,”L’immagine del leader. Quanto conta per gli elettori?”,”Mauro Barisione insegna Analisi dell’opinione pubblica nell’Università di Milano. Ha insegnato anche all’ IEP di Parigi. Fa parte del programma di ricerca ITANES e del comitato direttivo della SISE. Ha pubblicato un saggio per il Mulino assieme a R. Mannheimer. ‘Il teorema di Johnson’ (pag 141) “”Per due cose – così sosteneva il presidente americano Lyndon B. Johnson – i suoi nipoti sarebbero stati fieri di lui: «Quello che ho fatto per i negri, e il Vietnam». «I negri», aggiungeva, «mi sono costati 15 punti nei sondaggi, il Vietnam me n’è costato 20». Questa idea – le curve di popolarità di un leader politico salgono o scendono in misura direttamente proporzionale alla pubblica approvazione delle sue ‘policies’ – è ciò che definiremo il «teorema di Johnson». Più verosimilmente, quello che il successore di Kennedy sperimentò sulla propria pelle fu una dinamica di popolarità – un po’ volatile sul breve, in netta discesa sul lungo periodo – che diverrà tipica e in qualche misura prevedibile nei decenni a venire. Quindi nel calo di popolarità di Johnson non c’entrava tanto la politica di emancipazione degli afroamericani, né il caso specifico della guerra del Vietnam, almeno in quegli anni. Erano però finiti i tempi della popolarità «garantita» del presidente – come per Eisenhower e Kennedy -, soppiantati dal declino generalizzato dei livelli di soddisfazione e del senso di efficacia politica dei cittadini, nonché dall’affermazione di un’audience sempre più scettica e politicamente meno ‘naif’. Da Johnson in avanti, la «curva di discesa» (o ‘decay curve’) si imponeva anzi come il modello più altamente prevedibile per la popolarità presidenziale. Ignorando per ora le più o meno significative fluttuazioni congiunturali, la curva può essere descritta così: il presidente in carica conosce il proprio punteggio massimo di approvazione entro i primi sei mesi del mandato, per poi assistere – al più tardi dall’inizio del secondo anno – a un pressoché inesorabile declino, che culminerà con il punteggio più basso di popolarità verso il terzo anno dell’azione presidenziale. Gli ultimi sei mesi del quarto anno potranno vedere un tendenziale recupero, insufficiente tuttavia a riavvicinare i livelli di popolarità di inizio mandato. Morale: «Se un presidente vuole lasciare la carica da uomo popolare» – concludeva lo studioso – «deve dare le dimissioni all’indomani dell’insediamento». Questo schema, che certo conosce immancabili controesempi ed eccezioni, è sembrato approssimare per alcuni decenni in modo così efficace l’andamento tipico delle curve di popolarità presidenziali da imporre una domanda: quanto conta la qualità dell’azione del presidente, se l’esito di questa sul piano dell’immagine è già in qualche modo prevedibile? E soprattutto: da che cosa dipende allora l’andamento della popolarità del presidente?”” (pag 141-142)”,”TEOP-018-FV”
“BARJONET André”,”La C.G.T. Histoire. Structure. Doctrine.”,”BARJONET André, 47 anni (1968) studi superiori di storia e geografia. Responsabile degli studenti comunisti di Tolosa e Montpellier 1940-1942. Resistenza nel Sud-Ovest. Segretario dopo il 1946 del Centro di studi economici e sociali della CGT. Membro del consiglio economico e sociale. Si dimette nel 1968.”,”MFRx-336″
“BARJONET André”,”Vocabolario dei termini marxisti.”,”André Barjonet, già direttore del centro studi economici del più grande sindacato francese, la CGT, è professore universitario, giornalista e scrittore”,”TEOC-029-FV”
“BARJOT Dominique”,”Francis Bouygues. L’ ascension d’un entrepreneur (1952-1989).”,”Il modello Bouygues. “”Una delle sue carte più importanti sta nel valore di molti suoi collaboratori. Tra tutti, colui che ha giocato il maggior ruolo è stato senza dubbio R. Auereau. Discendente dal maresciallo d’ Impero, questo nantese aveva fatto l’ “”X””, poi come lo stesso F. Bouygues, il Centro di perfezionamento agli affari, CPA, della Camera di Commercio di Parigi.”” (pag 47-48)”,”FRAE-018″
“BARJOT Dominique DARD Olivier GARRIGUES Jean MUSIEDLAK Didier ANCEAU Eric a cura; saggi di Eric ANCEAU Frank BAJOHR Dominique BARJOT Christophe BOUNEAU Eric BUSSIERE Francois CARON Giuseppe CONTI Olivier DARD Jean-Claude DAUMAS Anne DEYSINE Claude FOHLEN Jean GARRIGUES Pierre GERVAIS Pascal GRISET Hervé JOLY René LEBOUTTE Isabelle LESCENT-GILES Severine Antigone MARIN Michel MARGAIRAZ Bruno MARNOT Didier MUSIEDLAK Christian PONCELET Gilles RICHARD Jean RIVIERE Beatrice TOUCHELAY Xavier de VILLEPIN”,”Industrie et politique en Europe occidentale et aux Etats-Unis (XIX – XX siècles).”,”Saggi di Eric ANCEAU Frank BAJOHR Dominique BARJOT Christophe BOUNEAU Eric BUSSIERE Francois CARON Giuseppe CONTI Olivier DARD Jean-Claude DAUMAS Anne DEYSINE Claude FOHLEN Jean GARRIGUES Pierre GERVAIS Pascal GRISET Hervé JOLY René LEBOUTTE Isabelle LESCENT-GILES Severine Antigone MARIN Michel MARGAIRAZ Bruno MARNOT Didier MUSIEDLAK Christian PONCELET Gilles RICHARD Jean RIVIERE Beatrice TOUCHELAY Xavier de VILLEPIN. Una grande Europa elettrica. “”Avec cette nouvelle ére des transcontinentaux électriques, l’ historien économiste peut alors se prendre à rêver d’une prochaine ‘Mare Nostrum’ de l’ électricité, en tissant la toile de ce nouveau système électrique international, où les régions d’exploitation englobent désormais plusieurs pays. Cette construction d’une grande Europe électrique, par intégration et modernisation des différents systèmes, constitue l’ enjeu majeur actuel de la communauté internationale de opératuers électriciens. Les pannes majeures des systèmes électriques depuis le mois d’août 2003, par un jeu de réactions en chaîne ou phénomène “”d’écroulement de château de cartes””, aux Etats-Unis, à Londres et en Italie, ont montré la pace stratégique des réseaux de transport d’électricité dans le monde occidental et ses choix de politique industrielle””. (pag 223) Industria e corruzione politica durante il fascismo. Capitolo di Didier MUSIEDLAK, ‘Industrie et corruption politique sous le régime fasciste’. (pag 273-285)”,”ECOI-210″
“BARKER Theo SUTCLIFFE Anthony a cura”,”Megalopolis. The Giant City in History.”,”Theo BARKER ex Prof di storia economica alla London School of Economics and Political Science. Anthony SUTCLIFFE è Prof di economia e storia sociale all’Univ of Leicester. Oltre ai due curatori i saggi sono di H.W. PLEKET, Ge JIANXION, Josef W. KONVITZ, Max ENGMAN, Ya E. VODARSKY, Gerhard BRUNN, Helen MELLER, Lionel FROST, Malcolm FALKUS, D.J. OLSEN. Nicolau SEVCENKO, Robert FISHMAN.”,”DEMx-001″
“BARKER Colin WEBER Kara”,”Solidarnosc from Gdansk to Military Repression.”,”Situazione in Polonia primi anni 1980, ruolo URSS e Chiesa cattolica polacca, scioperi e lotta operaia in Est Europa, sindacato Solidarnosc, repressione militare esercito POUP”,”POLx-048″
“BARKER Stephen F.”,”The Elements of Logic.”,”Stephen F. Barker, Department pf Philosophy the Johns Hopkins University. Preface, Introduction, Glossary of Terms, Glossary of Symbols, figure, Index,”,”FILx-053-FL”
“BARKER Thomas M.”,”The Military Intellectual and Battle. Raimondo Montecuccoli and the Thirty Years War.”,”Le parole ‘virtù’ e ‘fortuna’, un problema perenne per gli studenti del ‘Cinquecento’ e ‘Seicento’, merita una speciale menzione. Entrambi questi termini machiavelliani, hanno un ampio spettro di significati, a volte approssimati, ma spesso quasi contrastanti. Le forme italiane sono spesso usate in inglese, una pratica da evitare per quanto possibile. Perciò, nel caso di Montecuccoli, le varietà inglesi possibili per ‘fortuna’ sono fortune, luck, chance e prosperity, happiness, riches, property, fate o destiny… (pag XV, prefazione)”,”QMIx-037-FSL”
“BARLETTA Giuseppe”,”Marxismo e teoria della scienza. Materiali di analisi.”,”BARLETTA Giuseppe (Bari, 1949) lavoro presso l’Istituto di filosofia della facoltà di lettere. “”Non si tratta soltanto del fatto che, come ha osservato Cerroni, sul n° 29 di “”Rinascita”” del 1971, “”Con i grandi pensatori non si finisce mai di fare i conti. Così anche con Della Volpe”” ma anche, ed essenzialmente, di rendere a Della Volpe l’enorme merito della scoperta di un Marx “”scienziato”” in senso affatto diverso sia dalla lettura positivistica e secondinternazionalista sia dalla più aggiornata interpretazione ‘storicista’ del marxismo che, in Italia soprattutto, aveva una lunga e solida tradizione di studi”” (pag 105)”,”TEOC-601″
“BARLETTA Laura CARDINI Franco GALASSO Giuseppe a cura; relazioni di Giovanni PETTINATO Luciano CANFORA Paolo GROSSI Riccardo FUBINI Giuseppe GALASSO Giuseppe GIARRIZZO Marco MERIGGI Aurelio MUSI Luigi BONANATE Paolo PISSAVINO Patrizia SABBATUCCI-SEVERINI Luigi FERRARI-BRAVO Stefano ZAMAGNI Paolo LINGUA Gabriele GATTI, tavola rotonda Giuseppe GALASSO Luciano CANFORA Franco CARDINI Stefano ZAMAGNI Maurice AYMARD”,”Il piccolo Stato. Politica storia diplomazia. Atti del convegno di studi. San Marino, 11.13 ottobre 2001.”,”\1″,”EURx-011-FMB”
“BARLETTI Antonio, collaborazione ai testi di Enrico ROMOLI”,”Afghanistan prima e dopo.”,”Una delle pagine più nere della storia coloniale britannica. La guerra anglo-afghana e il grande gioco con la Russia “”Il primo anno di occupazione non fa registrare avvenimenti di rilievo; gli Inglesi mantengono a Kabul, sotto gli occhi scanalizzati degli Afghani, il proprio stile di vita: corse di cavalli, cricket, pattinaggio sul ghiaccio in inverno, spettacoli teatrali, serate danzanti a cui gli ufficiali partecipano con le mogli; i soldati, poi, non risparmiano i corteggiamenti alle donne locali, facendo giungere al parossismo l’odio già virulento della popolazione. A ciò vanno sommate l’impopolarità di Shah Shula – nient’altro che un fantoccio agli occhi degli Afghani – e l’incauta decisione da parte inglese di ridurre le tangenti pagate alle tribù Ghilzai per il controllo dei passi fra Kabul e Jalalabad. Ci sono tutti gli ingredienti per il futuro disastro. La rivolta, che matura lentamente, non sortisce, all’inizio risultati positivi…”” (pag 96) “”Ma come è finita la prima guerra anglo-afghana? Conun nulla di fatto. Gli Inglesi dopo la prova di forza e la «giusta punizione» inflitta agli Afghani hanno ripreso la via dell’India; Dost Mohammed, lasciato libeor di tornare in patria, è salito di nuovo sul trono di Kabul. Quattro anni di guerra e migliaia di morti sono serviti per creare una situazione assolutamente identica alla precedente; abbandonata l’idea dell’occupazione diretta dell’Afghanistan, l’Inghilterra riprende il «Grande Giuoco» con la Russia sposando di nuovo la soluzione dello stato cuscinetto, da controllare dall’esterno”” (pag 102)”,”ASIx-125″
“BARLOCCO Leontino; a cura di Irma DEMATTEIS”,”Una tragedia dimenticata. 1943-1944: gli internati italiani a Creta. Memorie.”,”Leontino BARLOCCO nasce a Bormida (SV) nel 1923. Dopo il 20 settembre 1943 rifiuta di aderire alla Repubblica sociale e finisce prigioniero a Creta. Dopo varie peregrinazioni e due naufragi viene spedito nel campo di concentramento in Germania (Fulda) dovie viene liberato dagli americani il 2 aprile 1945.”,”ITAR-124″
“BARMINE Alessandro”,”Uno che sopravvisse. La vita di un russo sotto il regime sovietico.”,” Altro libro: Memorie di un diplomatico sovietico di A. Barmine”,”RUSS-204″
“BARNABA’ Enzo”,”Morte agli Italiani! Il massacro di Aigues-Mortes, 1893.”,”Pag 37 Socialisti ideologia e realtà politica Sulle cifre si valuta l’uccisione di una decina di operai italiani. BARNABA’ Enzo ha stutidato lingue e letteratura e storia. In insegnato in vari licei. Ha scritto pure ‘Fasci siciliani a Valguarnera’.”,”CONx-160″
“BARNABA’ Enzo”,”I Fasci siciliani a Valguarnera.”,”BARNABA’ Enzo è nato a Valguarnera (Enna) nel 1944 e vive a Belluna dove insegna in una scuola superiore. E’ uno studioso di storia del movimento operaio.”,”MITT-190″
“BARNABA’ Enzo”,”Aigues-Mortes, il massacro di Aigues-Mortes.”,”BARNABA’ Enzo ha insegnato lingua e letteratura francese in vari licei. Ha scritto pure ‘Fasci siciliani a Valguarnera’ e altro:”,”CONx-006-FV”
“BARNARD John”,”Walter Reuther and the Rise of the Auto Workers.”,”John Barnard is Professor and Chairman of the Department of History at Michigan’s Oakland University. President for twenty-four years of the largest, most dynamic, most progressive industrial union in the world, the United Auto Workers, Walter Philip Reuther was a pioneer of the twentieth-century labor movement. In Walter Reuther and the Rise of the Auto Workers, John Barnard presents the first concise, selective account of Reuther’s life and stormy career. Editor’s Preface by Oscar HANDLIN, Acknowledgments, A note on the Sources, Index, Illustrations,”,”MUSx-004-FL”
“BARNAVI Eli”,”Storia di Israele. Dalla nascita dello Stato all’ assassinio di Rabin.”,”Storico e politologo, Eli BARNAVI insegna al Dipartimento di Storia dell’ Univ di Tel Aviv. Specialista del XVI secolo europeo e della storia contemporanea di Israele, ha curato la direzione scientifica dell’ ‘Atlante storico del popolo ebraico’ (1995). Ha tra l’altro pubblicato nel 1988 presso Flammarion ‘Lettre d’un ami Israelien à l’ami Palestinien’.”,”VIOx-042″
“BARNAVI Eli”,”Storia d’Israele. Dalla nascita dello stato all’assassinio di Rabin.”,”Storico e politologo, Eli Barnavi insegna al Dipartimento di Storia dell’Università di Tel Aviv. Specialista del XVI Secolo europeo e della storia contemporanea d’Israele, ha curato la direzione scientifica dell’Atlante storico del popolo ebraico (1995).”,”VIOx-077-FL”
“BARNBY Henry G.”,”The Prisoners of Algiers. An account of the forgotten american-algerian war 1785-1797.”,”””I prigionieri di Algeri”” segnano l’inizio di una particolare situazione di conflitto algerino-americano tra il Dey di Algeri e gli Stati Uniti che durò dal 1785 al 1797. Dopo che gli Stati Uniti divennero indipendenti dall’Impero britannico a seguito della Guerra di Indipendenza americana (1765-1783), Algeri dichiarò guerra agli Stati Uniti. Algeri, infatti, dopo aver recepito dai diplomatici britannici che la Continental Navy era stata sciolta nel 1783 e che quindi la navigazione mercantile americana non era più sotto la protezione della Royal Navy, scatenò i pirati barbareschi che operavano in quelle coste. I pirati catturarono 53 navi mercantili statunitensi e 1 brigantino assieme a 180 marinai americani tenuti in ostaggio ad Algeri, 82 dei quali furono successivamente riscattati dal governo degli Stati Uniti. Gli Stati Uniti, non avendo ancora una marina per proteggere le proprie navi e il proprio commercio, furono costretti a chiedere la pace ad Algeri nel 1795, accettando di pagare un tributo annuale. La guerra portò il Congresso degli Stati Uniti ad approvare il Naval Act del 1794, che istituì la United States Navy.”,”USAG-002-FSL”
“BARNET Miguel; nuova edizione a cura di Gaetano LONGO”,”Autobiografia di uno schiavo (Cimarron).”,”Etnologo, poeta e romanziere, Miguel BARNET (L’Avana 1940) è considerato uno dei più importanti esponenti della cultura latino-americana. Nel 1963 un giornale dell’Avana dedicò un servizio agli abitanti più vecchi dell’isola. BARNET notò tra essi un ‘cimarron’, un ex-schiavo fuggiasco di centoquattro anni. BARNET registrò il racconto della sua vita.”,”CONx-006″
“BARNETT Correlli”,”I generali delle sciabole. Studi sui Comandi Supremi della prima guerra mondiale.”,”[Clemenceau conduceva una campagna contro i princìpi di Pétain, e questa campagna incontrava la simpatia di tutti i comandanti subordinati la cui mentalità si era ormai fossilizzata nella guerra di trincea e che non potevano ammettere che la Germania sarebbe riuscita dove essi erano falliti: la penetrazione in profondità. Il 24 gennaio Clemenceau trasmetteva a Pétain il rapporto del suo “”ispettore generale per le costruzioni difensive””, generale Roques, da cui risultava che il comandante in capo non aveva attribuito la dovuta importanza al filo spinato e alle fortificazioni, che molte truppe, in addestramento, non scavavano abbastanza. Tutto questo movimento contro Pétain dimostrava che dopo il brutto spavento della primavera-estate 1917, lo “”spirito”” della scuola di guerra (attaccare sempre senza mai cedere terreno e combattere sempre sulla prima linea) stava risuscitando; e ciò rendeva più difficile il compito del comandante in capo di preparare l’esercito secondo i comuni princìpi di addestramento e di tattica. Ciò significava inoltre che in una prossima campagna critica e decisiva, le probabilità di successo sarebbero state ridotte da questo fatale idealismo francese, da questa scuola “”morale”” che nell’inverno 1917-18 non teneva conto dele realtà tecniche più di quanto non aveva fatto nel 1887 o nel 1914, o nella stessa primavera del 1917. Mentre i lunghi treni tedeschi si snodavano attraverso l’Europa, dalla Russia verso la Francia, con il loro carico di truppe vittoriose e un massiccio equipaggiamento, e la fiumana di forze continuava a salire, dall’altro lato della linea alleata, come una misteriosa corrente che sommerge una diga, nelle alte sfere politiche militari inglesi e francesi si protraeva la discussione intorno al probabile comandante supremo’ (pag 404)]”,”QMIP-010″
“BARNETT Correlli a cura; saggi di Shelford BIDWELL Martin BLUMENSON Briand BOND Lord CARVER Carlo D’ESTE Wlater GÖRLITZ John HACKETT Franz KUROWSKI Richard LAMB Barry A. LEACH Kenneth MACKSEY Martin MIDDLEBROOK Samuel W. MITCHAM Klaus-Jurgen MÜLLER Robert O’NEILL Ferdinand VON SENGER UND ETTERLIN Earl F. ZIEMKE”,”I generali di Hitler. Esercito e casta militare del Terzo Reich.”,”BARNETT Correlli è autore di importanti libri sulla questione militare. Ha lavorato come consulente storico e soggettista per la BBC. Dal 1977 è conservatore del Churchill Archives Centre e membro del Churchill College di Cambridge. Saggi di Shelford BIDWELL Martin BLUMENSON Briand BOND Lord CARVER Carlo D’ESTE Wlater GÖRLITZ John HACKETT Franz KUROWSKI Richard LAMB Barry A. LEACH Kenneth MACKSEY Martin MIDDLEBROOK Samuel W. MITCHAM Klaus-Jurgen MÜLLER Robert O’NEILL Ferdinand VON SENGER UND ETTERLIN Earl F. ZIEMKE”,”GERN-079″
“BARNETT Lincoln”,”L’ universo e Einstein.”,”L’ universo è un continuo a quattro dimensioni. La distanza come il tempo è un concetto relativo L’ universo di Einstein non è euclideo ed è finito. “”Il lungo intervallo durato più di quaranta anni – fin da quando fu pubblicata la teoria della relatività ristretta nel 1905 – fra la celebrità di Einstein e la comprensione di essa da parte del pubblico, misura la lacuna nella cultura delle genti””. (pag 18) “”La scienza moderna è nata quando Galileo cercò di investigare “”come”” avvengono (i fatti, ndr), dando così origine al “”metodo sperimentale””, il quale oggi costituisce la base della ricerca scientifica.”” (pag 22) “”””Il non matematico”” dice Alberto Einstein “”quando sente parlare di cose “”a quattro dimensioni””, è afferrato da un brivido misterioso, da un senso non troppo dissimile da quello destato dalle idee dell’ occultismo. Eppure non vi è una affermazione più comune di quella che il mondo nel quale viviamo è uno spazio-tempo continuo a quattro dimensioni””.”” (pag 103) “”Platone, circa 2300 anni fa, dichiarava: “”Colui che veramente si appassiona alla scienza è sempre alla affannosa ricerca dell’ essere… Egli non si arresterà davanti a quei molteplici fenomeni i quali esistono solo apparentemente””. (pag 173)”,”SCIx-224″
“BARNETT Vincent”,”The Revolutionary Russian Economy, 1890-1940. Ideas, debates and alternatives.”,”””The creation and function of Gosplan. On 22 February 1921 SNK proposed a ‘general state planning commission’ and on 17 March 1921 it issued a decree entitled ‘On a Planning Commission was to be accomplished through the organs of the corresponding People’s Commissariats. Various published works foreshadowed the creation of Gosplan, works such as ‘A Single Economic Plan and a Single Economic Apparatus’ of 1920 by S.I. Gusev. In A.M. Kaktyn ‘s ‘A Single Economic Plan and a Signle Economic Centre’, also of 1920, the creation of a unified, strong-willed, centralised planning unit was posited as the cardinal condition for the existence of a socialistic system of production and exchange. The basic task of Gosplan was given as to compose a single unified plan for the entire Soviet economy (…).”” (pag 97) ‘Kondratiev ‘s plan for agriculture and forestry, 1924-1928.’ (pag 98)”,”RUSU-197″
“BARNETT Correlli”,”I generali nel deserto.”,”””I tedeschi, da parte loro, avevano impiegato i cinque mesi antecedenti la battaglia “”Crusader”” ad adattare la loro già eccellente e provata tattica della guerra corazzata alle particolari circostanze del deserto. Con la meticolosa, seria e intelligente accuratezza che è loro propria, avevano non solo perfezionato la condotta operativa e i servizi di riparazione sul campo di battaglia, ma li avevano provati e riprovati sul terreno. Come risultato, nelle parole di un ufficiale di stato maggiore tedesco: “”Una divisione ‘panzer’ tedesca era una formazione estremamente elastica che si appoggiava sempre all’artiglieria, nell’attacco e nella difesa. Al contrario, i britannici consideravano il cannone anticarro come arma difensiva e non fecero buon uso della loro potente artiglieria da campagna, che avrebbe dovuto essere addestrata a eliminare i nostri cannoni anticarro””. (…) Ci fu ancora un altro fattore contrario: la qualità dell’equipaggiamento britannico. Le ricerche effettuate dopo la guerra hanno indicato che i cannoni e le corazze dei carri britannici erano presso a poco alla pari con quelli tedeschi. Tuttavia, le più recenti corazzature di alcuni carri germanici potevano esser perforate solo da un proiettile da 37 millimetri rivestito che i britannici non avevano””. (pag 160-161)”,”QMIS-110″
“BARNETT Vincent”,”A History of Russian Economic Thought.”,”Vincent Barnett is the author of many books and journal articles exploring the intellectual of Russia. This book will prove essential reading to all those interested in international economic history and the evolution of Russian economic thought. Preface, Acknowledgements, Timeline – key developments in Russian economics and statistics, Introduction, Prelude, Epilogue, Appendix: I) the first Russian translations of the works of Western economists, II) dramatis personae, Notes, Select bibliography, Author index, Subject index,”,”RUSU-050-FL”
“BARNETT Vincent”,”Marx.”,”L’attenzione di Marx all’insurrezione polacca del 1863 e l’intenso studio della storia della Polonia ‘An Immense Accumulation of Research. (…) Marx never stopped the process of learning new subject areas and researching additional topics within the field of political economy widely interpreted. Hence, in the first half of the 1860s, he continued the process of gathering materials that might provide assistance to his long-term goals. In political terms, the early 1860s were a period of upturn in the fortunes of the socialist movement, with an insurrection in Poland in 1863 and the defeat of slavery in the USA. In relation to these events in 1861, Marx and Engels had both written numerous journalistic articles on the America civil war, and in 1863 Marx devoted considerable time to studying Polish history and politics. In the mid-1860s he also devoted a significant amount of time to his role as a leading figure in the First International Working Men’s Association, which was a successor (of sorts) to the defunct Communist League. In preparation for the formal creation of the First International in 1864, Marx composed an inaugural address and also a set of provisional rules for this association, which demonstrated clearly his views on the political organisation necessary in order to secure proletarian aims. In this period, therefore, continuing his more abstract research on economics topics was by no means the only possibility that was available, as this chapter will document, but work on ‘Capital’ was certainly his main theoretical focus’ (pag 135-136) [Vincent Barrett, Marx, Routledge, London, 2009] [Vincent Barnett has been research fellow on a wide variety of History, Russian Studies and Economics projects at various UK universities. His publications include ‘A History of Russian Economic Thought’ (2005), ‘The Revolutionary Russian Economy, 1890-1940′ (2004) and Kondratiev and the Dynamics of Economic Development’ (1998)]”,”MADS-816″
“BARNETT Correlli”,”I generali del deserto.”,”””Mentre si dirigevano al mare sul terreno disuguale, incontrarono branchi di antilopi vaganti, che si divedevano lasciarli passare. Videro qualche otarda. L’odore pungente del mare penetrava dal finistrino aperto dell’auto. Dorman-Smith chiese a O’Connor come si sentisse un comandante che aveva ottenuto un successo completo. O’Connor rimase zitto per un momento, gli occhi calmi e riflessivi fissi sulle gazzelle. Poi risposte: «Non credo che un comandante possa dire di aver ottenuto un successo completo se non quando è riuscito a ristabilire la situazione dopo una seria sconfitta e una lunga ritirata». Dorman-Smith doveva ricordarsi di questa risposta modesta e saggia diciotto mesi dopo, mentre accomagnava Sir Claude Auchinleck in volo verso Maaten Bagush, il vecchio quartier generale di O’Connor, ad assumere il comando dei resti dell’ottava armata, ritiratasi per quattrocentosettanta chilometri con la perdita di ottantamila uomini”” (pag 89)”,”QMIS-040-FGB”
“BARNETT Correlli”,”Marlborough.”,”””War is the province of uncertainty”” (la guerra è la provincia dell’incertezza) Karl Von Clausewitz “”… uncertainty is the worst of all conditions, for death itself is easier than the fear of it…”” John Churchill, First Duke of Marlborough (“”… l’incertezza è la peggiore di tutte le condizioni, perché la morte stessa è più facile della paura di essa…”” John Churchill, primo duca di Marlborough)”,”QMIx-146-FSL”
“BARNETT Correlli”,”Britain and Her Army 1509-1970. A Military, Political and Social Survey.”,”BARNETT Correlli: (28.6.1927-10.7.2022) è stato uno storico militare inglese, scrisse anche opere di storia economica, in particolare sulla deindustrializzazione del Regno Unito nel dopoguerra. «L’importanza della guerra e delle istituzioni militari è stata generalmente trascurata negli scritti storici britannici, il cui tono è stato dato dall’enfasi Whig e liberale sul progresso costituzionale pacifico. In questa visione liberale la guerra appare come un’aberrazione, un’interruzione di una condizione “”naturale”” di pace: quasi come una forma di crimine, non degno di attenzione intellettuale. La visione liberale e pacifica della storia può essere mantenuta solo con una risoluta distrazione dello sguardo dai fatti. Infatti il conflitto tra gruppi tribali o sociali e tra nazioni costituisce la condizione umana essenziale in assenza di uno Stato mondiale con il monopolio della forza. Le relazioni tra gli stati nazionali sono sempre state quelle di una lotta per il vantaggio e il dominio, dove le alleanze possono effettivamente fiorire fintanto che gli interessi coincidono temporaneamente, per poi, però, languire quando tali interessi divergono. Pace e guerra nella storia fluiscono continuamente l’una nell’altra, momenti alternativi dell’unico fenomeno della lotta per il potere. É quindi falso e irrealistico dividere la politica tra rigide categorie di “”pace”” e “”guerra””. La politica può spaziare dalla rivalità commerciale e diplomatica, al conflitto indiretto e alla guerra limitata, fino alla guerra totale; le distinzioni sono di grado, non di genere. Nel caso della stessa storia britannica, i Whig e gli storici liberali hanno contrapposto quella che credono essere l’evoluzione ordinata delle istituzioni parlamentari e del progresso economico con le guerre, gli eserciti e le tirannie dell’Europa. Anche gli storici contemporanei, ad eccezione dei marxisti, tendono a trascurare il ruolo della forza, del conflitto e della guerra. Eppure il corso della storia britannica, per quanto la Gran Bretagna sia stata protetta dal mare e dalla Royal Navy, è stato plasmato dalla guerra e dalle istituzioni militari. L’ottimismo e il pacifismo liberali del diciannovesimo secolo furono resi possibili dalla vittoria su Napoleone, una vittoria consumata da un generale britannico e in parte dalle truppe britanniche a Waterloo; il liberalismo era custodito dalla più grande marina del mondo e da un esercito mercenario sempre più utilizzato di qualsiasi altro esercito delle nazioni militariste d’Europa. In effetti, le grandi crisi della storia britannica sono state spesso decise da battaglie ed eserciti, piuttosto che da giuristi costituzionali o da politici rumorosi. Bosworth Field fondò la monarchia Tudor. La disputa tra Carlo I e il Parlamento fu risolta con la guerra. La monarchia fu restaurata nel 1660 grazie all’intervento dei soldati. Giacomo II perse il trono e Guglielmo d’Orange lo conquistò in funzione dell’atteggiamento assunto dalle forze armate. La questione delle istituzioni militari fu al centro delle lotte costituzionali del XVII secolo. Gli Hannover restarono al potere nel XVIII prevalendo sui pretendenti Stuart grazie all’esercito. L’India e il Canada furono battuti in guerra. L’America ha perso. La strada verso la supremazia industriale e commerciale vittoriana fu aperta sui campi di battaglia napoleonici. Nel XX secolo la sopravvivenza stessa della nazione britannica è dipesa due volte dagli eserciti di massa che gli inglesi non avevano mai avuto intenzione di formare. (…)» (dall’introduzione, pag XVII, XVIII. Traduz. d. r.)”,”UKIQ-010-FSL”
“BARNI Giulio LABRIOLA Arturo POLLEDRO Alfredo DE-AMBRIS Alceste OLIVETTI A.O. TANCREDI Libero”,”Pro e contro la guerra di Tripoli. Discussioni nel campo rivoluzionario.”,”””Evidentemente se l’ Italia non avesse preso la Tripolitania, se ne sarebbe impadronito qualcun altro, con danno e iattura di tutta la nazione, del proletariato in prima linea.”” (pag 120, A.O. Olivetti) “”Anzi, addentrandoci nella vi di una motivata opposizione speciale, perderemo di vista quella opposizione fondamentale che il sindacalismo vuol formulare contro il sistema capitalistico. mentre per quel tanto per cui la nostra vita è ancora imperniata a fatti di indole n nazionale, l’ impresa tripolina, serenamente considerata, si presenta piuttosto vantaggiosa che dannosa al proletariato italiano. E mentre il famoso socialismo tedesco, che manda voti di plauso per la nostra agitazione antitripolina, approvò incondizionamente la politica dell’ imperatore al Marocco.”” (pag 121, A.O. Olivetti) “”Una guerra noi socialisti la malediremo, ma essa ci farà più seri, ci avvezzerà a un esame più profondo delle cose, a una intelligenza più piena della vita. Darà a noi italiani il senso del nostro potere nazionale. Vincitori o vinti, supereremo tutti la spaventevole leggerezza del nostro consueto giudizio. Essa ci imporrà problemi nuovi, più precisi, di portata più lunga, di effetti più persistenti di quelli ai quali noi ci siamo abituati. Sarà una cosa tremenda e dolorosa, ma sotto quella pedagogia noi ci rifaremo.”” (pag 49, Arturo Labriola)”,”MITS-292″
“BARNI Walter”,”Una scheggia della CGIL.”,”Squarci di guerra e resistenza. 50 anni di battaglie dei lavoratori delle assicurazioni nello sfondo dello scontro tra classi e regimi in Italia e nel mondo. I sindacalisti dei lavoratori e degli imprenditori..”,”SIND-002-FL”
“BARNOSELL Genìs”,”Orìgens del sindicalisme català.”,”BARNOSELL I JORDA’ Genìs (1968) è dottore in storia contemporanea nell’ Università Pompeu Fabra, si è dedicato alla ricerca dei movimenti sociali del secolo XIX.”,”MSPx-031″
“BARNOUW Erik”,”Il canale dell’opulenza. Storia della televisione americana.”,”Erik Barnouw, docente di arte drammatica alla Columbia University, è autore di ‘Documentary’ e ‘History of the Non-Fiction Film'”,”EDIx-221″
“BARNSBY George J.”,”Socialism in Birmingham and the Black Country, 1850-1939.”,”BARNSBY George J. è nato nel 1919 a Londra. Suo padre ferroviere è morto per i gas sul fronte della prima guerra mondiale quando lui ne aveva tre. Ha frequentato la Central School e l’ ha lasciata a sedici anni. Dopo sei anni di servizio militare (Birmania) ha studiato presso la London School of Economics. E’ diventato così uno dei primi giovani di estrazione operaia a frequentare l’ Università e a diventare insegnante. Ha scritto vari libri tra cui ‘The Working Class Movement in the Black Country 1750 to 1867’ e ‘Social Conditions in the Black Country. Si è spostato nelle Black Country dal 1954. Ha scritto pure ‘Birmingham Working People’. Nel 1942 aveva aderito al CPGB Communist Party of the Great Britain. Ha svolto un’attiva politica anti-razzista all’ interno dell’ esercito. Carenza di cibo. “”Food problems became intractable in 1917 as a result of the German blockade and destruction of shipping. In November 1916 BICS (Birmingham Industrial Co-operative Society, nrd) had to announce that new members could be accepted only on the understanding that they would not be entitled to sugar, bread and coal.”” (pag 224) Scioperi e manifestazioni sindacali per la situazione alimentare. “”The food situation worsened in 1918. The Trades Council had passed a resolution at the end of 1917 demanding strike action if the food situation did non improve. There were food demonstrations at the big factories, notably Austin, and Metropolitan Carriage and Wagon. On 16 January 1918 Longbridge came out on strike.”” (pag 225) Birmingham è una città e un Metropolitan borough con status di city delle West Midlands, Inghilterra, Regno Unito. La città di Birmingham ha una popolazione di 992.400 abitanti secondo una stima del 2004. Con Wolverhampton, Solihull e le città del Black Country forma il secondo agglomerato urbano del Regno Unito denominato West Midlands Conurbation, con una popolazione di 2.275.000 abitanti. Birmingham fa parte della contea del West Midlands che comprende anche la città di Coventry con una popolazione totale di 2.579.200 abitanti. Grazie alle reciproche influenze economiche, l’area metropolitana si estende in effetti molto al di là della contea di West Midlands e della stessa regione delle Midlands Occidentali. La città è conosciuta col nomignolo di Brum (dal nome dialettale “”Brummagem””), e la sua popolazione è chiamata Brummies; vi si parla un dialetto chiamato Brummie. È una città plurietnica e multiculturale in quanto il 30% circa dei suoi abitanti non è di origine europea. Nel 2001 il 70,4% della popolazione era di origine europea, (compresi il 3,2% di irlandesi), il 19,5% di origine asiatica di lingua inglese, il 6,1% di origine africana o afro-americana, lo 0,5% di origine cinese, il 2,9% di etnia mista e lo 0,6% di altra origine. (Wikip)”,”MUKx-151″
“BAROLINI Teodolinda”,”La “”Commedia”” senza Dio. Dante e la creazione di una realtà virtuale.”,”Teodolinda Barolini è critica letteraria e direttrice del Dipartimento di italiano della Columbia University di New York, dove insegna letteratura italiana.”,”ITAG-037-FL”
“BARON Samuel H.”,”Plekhanov. The Father of Russian marxism.”,”PLECHANOV (Georgij Valentinovic) (Gudalovka, Tambov, 1856 – Terijoki, Finlandia, 1918). Aderì dapprima al movimento populista, ma se ne allontanò quando questo nel 1879 si frazionò in diversi gruppi propugnanti la lotta con metodi terroristici. Orientatosi verso il marxismo, dovette più volte rifugiarsi all’estero dove svolse intensa attività pubblicistica (tradusse in russo, oltre al Manifesto del partito comunista, nel 1882, numerose altre opere di Marx ed Engels) e di divulgazione della dottrina marxista tra gli esuli russi (nel 1883 fondò a Ginevra con P. B. AKSELROD e Vera ZASULIC il Gruppo per l’emancipazione del lavoro [Osvobozdenie truda]). Convinto che la Russia avrebbe potuto essere liberata dal regime zarista solo dalla classe operaia, sostenne tuttavia la necessità che la rivoluzione sociale doveva condurre all’avvento del socialismo attraverso una prima fase intermedia nella”,”PLED-015″
“BARON Samuel H.”,”Plekhanov in Russian History and Soviet Historiography.”,”Samuel H. BARON è Alumni Distinguished Professor Emeritus, Univ of North Carolina. Due saggi trattono delle relazioni tra PLECHANOV (1856-1918) e lo storico marxista M.N. POKROVSKI (1868-1932). I due uomini gareggiarono per esercitare un’influenza per tutta la loro vita.”,”PLED-017″
“BARON Samuel H. WALICKI Andrzej STRADA Vittorio PIPES Richard KOWAL Lubomyr M. WILLARD Claude REBERIOUX Madeleine GERRATANA Valentino GRENDI Edoardo CAMPORESI Cristiano, saggi di”,”Storia del marxismo contemporaneo. Volume terzo. Plechanov, Struve, Tugan-Baranovskij, Lafargue, Jaures, Labriola, Hyndman, De-Leon.”,”Saggi di BARON Samuel H. WALICKI Andrzej STRADA Vittorio PIPES Richard KOWAL Lubomyr M. WILLARD Claude REBERIOUX Madeleine GERRATANA Valentino GRENDI Edoardo CAMPORESI Cristiano”,”MADS-283″
“BARON Samuel H.”,”Plekhanov. The Father of Russian Marxism.”,”””L’ arresto di Lenin, Martov e Potresov rimosse la leadership politicamente orientata e consentì agli economicisti di acquisire il dominio. Struve, nel frattempo, passò dal marxismo rivoluzionario al revisionismo. Avendo perduto i loro principali supporters in Russia, gli Osvobozhdentsi (1) soffrirono una lunga serie di disfatte e rifiuti. Essi si riunirono per il contrattacco, quando alla fine venne, chiaramente dovettero qualcosa alle imbeccate e iniziative di Lenin, Potresov e Martov (…). Il rilascio dei tre dall’ esilio coincise quasi con la pubblicazione del Vedemecum di Plechanov. Rapidamente, essi e il pioniere marxista si trovarono uniti come mai prima nel progetto Iskra-Zaria. La loro rinnovata collaborazione ancora una volta diede un potente impeto al movimento socialdemocratico. Persino in Siberia, Lenin aveva seguito la lotta ideologica con forte interesse. A Martov e Potresov, (…) propose “”una triplice alleanza”” “”per la lotta contro il Revisionismo e l’ Economicismo””. Lenin sottolineava che “”questa alleanza deve prima di tutto il resto unire le forze con il Gruppo Emancipazione del Lavoro””. (pag 209)”,”PLED-029″
“BARON Xavier”,”Aux origines du drame syrien, 1918-2013.”,”BARON Xavier è un ex direttore di Afp per il Medio Oriente. Il suo libro ‘Les Palestiniens. Genèse d’une nation’ (1978) è diventato di riferimento. “”La volonté du nouveau parti Baas d’être neutraliste face aux rivalités des grandes puissances se trouve rapidement mise à l’épreuve avec l’accord de coopération mutuelle, connu sous le nom de pacte de Bagdad, que l’Irak et la Turquie signent le 25 février 1955. La Grande-Bretagne, le Pakistan et l’Iran se joindront ultérieurement à ce pacte qui introduit la guerre froide au Proche-Orient et qui a pour effet de refaire l’unanimité entre les baasistes pro- et antinassériens de Syrie au profit d’un rapprochement syro-égyptien destiné à faire face à l’alliance militaire pro-occidentale. Un pacte de défense syro-égyptien est signé à Damas le 20 octobre 1955 avc come conséquence la création d’un commandament commun”” (pag 117)”,”VIOx-190″
“BARON Samuel H. / WALICKI Andrzej / STRADA Vittorio”,”Lo sviluppo del capitalismo in Russia nel pensiero di Plechanov. / Il problema della rivoluzione russa in Plechanov. / Materialismo e dialettica nel marxismo di Plechanov.”,” “”Plechanov aveva già delineato nel 1883-1885 la sua concezione del ruolo del capitalismo nello sviluppo storico della Russia e non la mutò fin quasi alla morte; essa formava il centro del suo pensiero, tanto che vi ritornò sopra ripetutamente dopo il 1885, ogni volta approfondendo l’analisi e aggiornandola. Inoltre, i suoi lavori in questo settore stabilirono l’indirizzo generale dei marxisti russi, Lenin incluso. In ‘Le nostre divergenze’ – scrisse Lenin nel 1894 – Plechanov aveva dimostrato che la Russia era avviata sulla strada del capitalismo (21). Il suo stesso grosso volume ‘Lo sviluppo del capitalismo in Russia’ (1898) contiene bensì alcune idee nuove; ma per buona parte può essere definito un ulteriore ampliamento dell’analisi che Plechanov aveva già compiuto in precedenza. Dopo la scissione del partito nel 1903 e la rivoluzione del 1905, le idee di Plechanov continuarono ad esercitare una profonda influenza sui menscevichi. Il comportamento di molti bolscevichi nelle settimane immediatamente successive alla caduta dello zar nel 1917 fa pensare che anche molti di loro fossero convinti che il livello di sviluppo economico della Russia in quel momento rendeva impensabile una rivoluzione socialista (22)”” (pag 435-436) [S.H. Baron, Lo sviluppo del capitalismo in Russia nel pensiero di Plechanov, ‘Annali’, Milano, 1974] [(21) V.I. Lenin trad it. ‘Che cosa sono gli “”Amici del popolo”” e come lottano contro i socialdemocratici?’, in ‘Opere complete’, Roma, 1955-1970, vol. I, pp. 192-93; (22) Soltanto dopo il ritorno di Lenin, nell’aprile del 1917, i bolscevichi furono incitati ad accelerare la rivoluzione socialista ed egli incontrò grandi difficoltà a persuadere i suoi compagni a seguire quella politica] Nel primo dei tre saggi, molto spazio è dedicato a Pokrovskij 2° saggio: Plechanov riprende tesi di Tkacev: socialismo è possibile in Russia perché il paese non ha ancora imboccato la via del capitalismo (pag 454) Simpatia di Plechanov per la socialdemocrazia tedesca (pag 455) Plechanov vede in Lenin un ‘blanquista’ continuatore ideologico di Tkacev e della frazione blanquista della “”Narodnaja Volja”” (pag 465)”,”PLED-048″
“BARON Samuel H.”,”Plekhanov. The Father of Russian Marxism.”,”This is the first biography in a Western language of G.V. Plekhanov, the man who almost singlehandedly launched the movement that was to culminate in the Bolshevik Revolution. Mr. Baron is Associate Professor of History at Grinnell College. Preface, Notes, Bibliography, Index, The illustrazion fallow page 146, foto,”,”PLED-004-FL”
“BARON Samuel H.”,”Plekhanov. In Russian History and Soviet Historiography.”,”This is the first biography in a Western language of G.V. Plekhanov, the man who almost singlehandedly launched the movement that was to culminate in the Bolshevik Revolution. Mr. Baron is Associate Professor of History at Grinnell College. Professor Emeritus, University of North Carolina. Introduction, Notes, Bibliography, Index,”,”PLED-005-FL”
“BARON Xavier”,”I Palestinesi. Genesi di una nazione.”,”Xavier Baron (1943), laureato al Centre de Formation des Journalistes a Parigi, lavora per France Presse dal 1966. É stato corrispondente dall’Africa centrale, dal Vietnam, dalla Cambogia – dove è stato prigioniero degli Kmer per due mesi – dalla Giordania. Dal 1970 al 1978 ha seguito il conflitto arabo-israeliano da Beirut, la guerra nello Yemen, in Kurdistan, in Libano. Nel 1982 è di nuovo a Beirut durante l’invasione israeliana. Caporedattore a Parigi dal 1984 al 1987, poi responsabile per il Medio Oriente, caposervizio a Roma, direttore del servizio diplomatico a Parigi, dal 2000 è caposervizio a Madrid.”,”VIOx-103-FL”
“BARONCELLI Flavio PASINI Mirella a cura, relazioni di Carlo Augusto VIANO Eugenio CORSINI Arrigo PACCHI Fulvio PAPI Ezio RIONDATO Albino BABOLIN Luigi BAGOLINI Daniela BIANCHI Luigi BONANATE Paola DE-CUZZANI Mirella PASINI Daniele ROLANDO Cesare VASOLI interventi di Dante BERNINI Mario MENCARELLI ALdo VISALBERGHI”,”I filosofi e la pace. Atti del V Convegno tra studiosi di Filosofia Morale in memoria di Romeo Crippa (Sanremo, Villa Nobel 13-15 dicembre 1984).”,”Relazioni di Carlo Augusto VIANO Eugenio CORSINI Arrigo PACCHI Fulvio PAPI Ezio RIONDATO Albino BABOLIN Luigi BAGOLINI Daniela BIANCHI Luigi BONANATE Paola DE-CUZZANI Mirella PASINI Daniele ROLANDO Cesare VASOLI interventi di Dante BERNINI Mario MENCARELLI ALdo VISALBERGHI Contiene i saggi: ‘La pace ambigua tra dialettica e storia’ (F. Papi) (dedicato al pensiero di Marx e di Engels, la questione della pace e della guerra nelle opere di M. e E.) (pag 105-119), ‘Non violenza e progetti di pace perpetua nell’Inghilterra del XVII e del XVIII secolo: i quaccheri (1650-1710)’ (D. Bianchi), ‘La bilancia e il torrente: metafore della pace e delal guerra nella letteratura politica da Machiavelli a Botero’ (Mirella Pasini) Engels e Marx (pag 107 – 108) “”Per quanto riguarda l’inizio della storia umana, la scena da prendere in considerazione è quella descritta da Engels nell”Origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato’ (1884), quando racconta la primitiva vita sociale e struttura tribale. In una unità territoriale vivono le ‘gentes’, gruppi consanguinei matrilineari che rendono possibili tra di loro gli scambi matrimoniali. Si tratta di una società semplice retta da un consiglio i cui membri anziani provengono dalle ‘gentes’ e che prende decisioni sempre in maniera unanime. Una società, sottolinea Engels, senza il potere separato dallo stato, “”senza soldati, gendarmi e poliziotti, senza nobili, re, luogotenenti, prefetti e giudici, senza prigioni senza processi, tutto segue il corso regolare…””. L’uso diretto dell’antropologia di Morgan e Bachofen consentiva ad Engels di strutturare in un sistema sociale organizzato il teatro della pace roussoiana delle origini. Uomini e donne uguali, con bisogni analoghi, con una produzione e una assistenza equamente distribuite. Questo modello di pace delle origini ha in Engels il suo opposto simmetrico, come risulta anche dalla citazione, nella struttura coattiva dello stato contemporaneo. Vale la pena di ricordare che questa simmetria sarà ripetuta anche dall’antropologia contemporanea, laddove la nostalgia sofisticata del primitivo ha agito ancora una volta sulle forme della vita sociale contemporanea come un corrosivo ideologico di tipo radicale. In Engels sarà la guerra a rompere l’incanto sociale di questa vita comunitaria delle origini. La storia sarà segnata da una decadenza di valori e contemporaneamente da una immensa moltiplicazione di oggetti che manifestano lo sviluppo della specie umana, l’allargamento indefinito del corpo umano nello spazio mondano. A questo corpo occorre ricuperare il senso. Per quanto riguarda la fine del processo storico, quando si compie questo destino e si ha il passaggio dal regno della necessità al regno della libertà, secondo il celebre finale dello schizzo storico dell”Antidühring’, nuovamente troviamo l’assenza di conflitti in una scena sociale dove la produzione nasce come piano cooperativo deciso da una intelligenza collettiva e amministrativa che elabora i bisogni sociali, dove ognuno collabora a questo piano con il suo talento individuale, anzi con il bisogno di affermare nello scambio sociale la propria realizzazione individuale tramite una attività che, tendenzialmente, non si riduce mai a puro e semplice lavoro costrittivo per diventare il mezzo di costruzione della propria vita come opera d’arte. “”Di fatto, si legge nei ‘Grundrisse’ marxiani, se la si spoglia della limitata forma borghese, che cos’è la ricchezza se non l’universalità dei bisogni, delle capacità, dei godimenti, delle forze produttive, degli individui, generata dallo scambio universale? Cos’è se non il pieno sviluppo del dominio dell’uomo sulle forze della natura, sia in quelle della cosiddetta natura, sia in quelle della sua propria natura? Cos’è se non l’estrinsecazione assoluta delle sue doti creative, senz’altro presupposto che il precedente sviluppo storico, che rende fine a se stessa questa totalità dello sviluppo, cioè dello sviluppo di tutte le forze umane come tali, non misurate su un metro già dato. Nella quale l’uomo non si riproduce in una dimensione determinata, ma produce la sua totalità?””. Nei ‘Grundrisse’ vi è di certo la ripresa filosofica del tema più antico in Marx intorno al comunismo come “”umanesimo dispiegato””, e persino nel lessico di questo testo sono rintracciabili le radici dell’idealismo umanistico tedesco. Vi è una continua dialettica di accrescimento che ha i due poli sull’individuo e sulla società: è questa la ragione che ha consentito a Bloch, che vede nel comunismo realizzato una così integrata fusione dell’individuo con la specie, e quindi dell’essere individuale con l’essere sociale, di poter parlare persino di una vittoria sulla morte”” [F. Papi, ‘La pace ambigua tra dialettica e storia’ ] [(in) ‘I filosofi e la pace. Atti del V Convegno tra studiosi di Filosofia Morale in memoria di Romeo Crippa (Sanremo, Villa Nobel 13-15 dicembre 1984)’, Genova, 1987]”,”FILx-489″
“BARONE Michael UJIFUSA Grant”,”The Almanac of American Politics 1994. The Senators, the Representatives and the Governors: Their Records and Election Results, Their States and Districts.”,”Contiene: una sintesi di storia pol interna US 2° dopoguerra, note sull’Amministrazione CLINTON, dati elettorali su senatori, governatori e rappresentanti a livello di Stati e distretti, Comitati al Senato e alla Camera, spese per la campagna elettorale ed entrate, carte demografiche, indici.”,””
“BARONE Enrico”,”La storia militare della nostra guerra fino a Caporetto.”,”Fattore morale. “”Negare la tremenda manifestazione di affievolimento dello spirito combattivo di alcune truppe della 2° Armata che si ebbe a Caporetto, sarebbe negare l’evidenza. I fatti parlano. Potrei citare a josa gli episodi dolorosi e le testimonianze. Ma a che imporre a me ed al lettore il tormento d’indugiarci a lungo col coltello nella piaga?”” (pag 207) Cadorna. “”E quando ogni speranza fu perduta e fu manifesto che gettare nel gorgo anche le ultime riserve disponibili sarebbe stata una follia, il generale Cadorna non esitò ad ordinare, ‘allora’, subito la ritirata sul Tagliamento. Un generale pavido, di fronte alla terribile responsabilità di abbandonare al nemico il terreno conquistato con tanto sangue, di abbandonargli tanta parte di provincie nostre, si sarebbe attardato ancora; ed avrebbe perduto il territorio e l’esercito ad un tempo. Cadorna no: abbandonò il territorio per salvare l’esercito. E la storia imparziale registrerà a suo grande merito tale risoluzione E gli registrerà a grande merito il modo mirabile come fu condotta la sua ritirata sul Piave.”” (pag 198-199)”,”QMIP-092″
“BARONE Antonio”,”Piazza Spartaco. Il movimento operaio e socialista a Castellamare di Stabia, 1900-1922.”,”Uscita di Bordiga dalla sezione napoletana (1912) del Psi e nascita del Circolo socialista Carlo Marx (pag 37-38-43) Contiene tra l’altro i capitoli: – Le avanguardie rivoluzionarie e il bordighismo (pag 38-46) – La crisi del bordighismo nel dopoguerra (pag 54-60) – Le noterelle locali sul “”Soviet”” (pag 73-79) ‘In ogni modo, dopo la scissione sindacalista, si accentuò l’influenza massonica sulla sezione del PSI e sempre più evidente divenne il piano massonico di attrarre il socialismo «nell’orbita di un movimento popolarista» (Bordiga). Il occasione delle elezioni amministrative del 1910 abbiamo il primo esperimento bloccardo, con socialisti e democratici schierati contro l’amministrazione clericale. In questa operazione fu coinvolto anche il movimento sindacalista rivoluzionario. All’interno delle varie forze, ognuno, in base alle proprie predisposizioni e per finalità del tutto contingenti, si schiera pro o contro i blocchi, e le polemiche e le beghe si moltiplicano in una rete fittissima di interessi contrastanti «L’equivoco socialismo» (Bordiga) della sezione napoletana portò anche molti soci a plaudire allegramente alla guerra di Tripoli e a suscitare lo sdegno dei giovanissimi, che con alla testa Amadeo Bordiga e Eduardo Venditti «furono costretti il 2 aprile 1912 a decidere l’uscita in massa dalla sezione napoletana non ritenendola più socialista (1) e dando inizio all’attività del Circolo Socialista Rivoluzionario Carlo Marx, con lo scopo precipuo di dare al socialismo una fisionomia di classe» (Bordiga). Al tradimento di tanti falsi socialisti e al loro spostamento su posizioni interventiste, al tempo della guerra di Libia, fece riscontro, dunque, la nascita di una «vera» avanguardia rivoluzionaria, rappresentata, innanzitutto dall’ingegnere di Portici Amadeo Bordiga e dai suoi più fedeli e convinti teorici dello scontro di classe. A proposito di questi ultimi è del tutto impossibile rintracciare e valutare il contributo da essi dato al dibattito teorico, sia perché la maggior parte di essi fu dominata dalla forte personalità bordighiana, sia perché la concezione stessa del bordighismo non dava spazio a qualsivoglia genere di personalismi, neanche in campo dell’elaborazione teorica. Scrive infatti Bordiga: «Il movimento di Napoli poté dare un contributo che non si misurerà nemmeno nei tempi posteriori con «successi politici» e con rimorchio vantaggioso di maggioranze di seguaci, ma resterà fondamentale nel campo delle più vitali questioni di metodo del marxismo rivoluzionario. Questo contributo tanto meno lo si misura con l’apparizione di personaggi di rilievo eccezionale, di valenti scrittori, oratori, organizzatori, i cui nomi a noi non importano nulla, né nel nostro campo, né in quello nemico» (2). Anche se il bordighismo resterà fino al secondo dopoguerra una «caratteristica» (3) notevole del movimento socialista napoletano ed una eredità da cui non sarà facile liberarsi, bisogna riconoscere che questo fenomeno, negli anni che precedettero la prima guerra mondiale ebbe aspetti del tutto positivi per l’energico richiamo alla corretta impostazione marxista, contro ogni forma di degenerazione teorica e per dimostrare all’avversario di classe che non da tutti Marx era stato posto in «soffitta», secondo la sprezzante espressione di Giolitti. (…) Fu per merito dunque della propaganda e dell’attivismo di Bordiga, Alfani, Misiano, Grieco, Lizzadri, Serpi, Carrese, Gaeta (Oscar, Guido e Nino), Cecchi (Antonio e Pasquale), Ortensia De Meo, Bianchi, Pappalardi, Venditti, Esposito Antonio, ecc. e tanti altri giovanissimi che centri come Torre, S. Giovanni a Teduccio, Portici e Castellamare s’imposero a livello nazionale come le più salde roccaforti del socialismo rivoluzionario, organizzando e rafforzando quel proletariato industriale, spesso in precedenza coinvolto in battaglie non sue. L’attività redazionale de ‘La Voce’ di Castellamare di Stabia fu tutt’uno col proselitismo più diffuso, con l’allargarsi dell’orizzonte teorico sul terreno dell’antimilitarismo e dell’anticlericalismo, che furono i cardini della predicazione marxista nell’imperversare della tempesta reazionaria e nazionalista che porterà alle «radiose giornate di maggio» e all’immane carneficina europea’ (pag 37-38-43) [(1) «La vicenda di Bordiga in tutto il periodo compreso tra il 1912-1913 e il 1919 s’identificò con la storia della sua progressiva presa di coscienza, scaturita non da un processo intellettuale ma da una molteplice iniziativa politica, della estraneità del PSI ai principi marxisti di fronte a esigenze e a scadenze che imponevano una soluzione univoca», in Andreina De Clementi, ‘Amadeo Bordiga’, Torino, 1971, pp. 24-25; (2) A. Bordiga, ‘Storia della Sinistra comunista’, ed. Il Programma comunista, I, 1964; (3) Il vecchio militante napoletano Michele Persico in una sua testimonianza dattiloscritta definisce il bordighismo «un po’ la macchia pesante come il peccato originale sui comunisti napoletani»”,”MITT-395″
“BARONE Eros”,”Aporie della ‘dipendenza’ e ‘sviluppo ineguale’ tra Inghilterra, Irlanda e Russia. La ricerca-azione di Marx ed Engels.”,”””Dopo lunghi anni trascorsi a studiare la questione irlandese, sono giunto alla conclusione che il colpo decisivo contro le classi dirigenti inglesi (e sarà decisivo per il mondo intero) non può essere sferrato in Inghilterra ma soltanto in Irlanda”” (Lettera di Marx a Sigfried Meyer e August Vogt, 9 aprile 1870) “”La rivoluzione comincia in Oriente, là dove finora si trovava l’intatto baluardo e l’armata di riserva della controrivoluzione”” (Lettera di Marx ad Albert Sorge, 27 settembre 1877) aporìa s. f. [dal gr. «difficoltà, incertezza», der. di «essere incerto»]. In filosofia, difficoltà di fronte alla quale viene a trovarsi il pensiero nella sua ricerca, sia che di tale difficoltà si ritenga raggiungibile la soluzione sia che essa appaia intrinseca alla natura stessa della cosa e quindi ineliminabile: le a. eleatiche; la discussione aristotelica delle a. del concetto di moto; un’a. insolubile. (trecc)”,”IRLx-016″
“BARONE Charles”,”Viceversa. La grammatica francese e il tradurre. Morfologia.”,”Charles Barone (1955) è dottore di ricerca in scienze del linguaggio (Università di Grenoble) e insegna lingua francese all’Università di Pisa.”,”VARx-093-FL”
“BARONE Charles”,”Viceversa. La grammatica francese e il tradurre. Intorno al verbo.”,”Charles Barone (1955) è dottore di ricerca in scienze del linguaggio (Università di Grenoble) e insegna lingua francese all’Università di Pisa.”,”VARx-094-FL”
“BARONI Antonio”,”Il caso K.”,”‘Recensendo questo libro sulla ‘Stampa’, Guido Piovene scrisse: “”Di Antonio Baroni si potrebbe dire quello che Bakunin scrisse di Marx: ‘Pochi hanno letto tanto e con tanta intelligenza’ (4° di copertina) Detto di Mirabeau: “”Se vuoi avere successo nella vita uccidi la coscienza”” (pag 30)”,”RUSS-004-FPA”
“BARONI Isidoro ANZI Felice LAZZARI Costantino ZIBORDI Giovanni VELLA Arturo RIGOLA Rinaldo PIRRO Raffaele AGNETTI Virgilio”,”Almanacco socialista italiano 1917.”,”Contiene: Elenco delle opere di Marx e Engels pubblicate dalla Casa editrice “”Avanti!”” (pag 184-185) (otto volumi Marx Engels Lassalle)”,”MITS-450″
“BARONTINI Corrado BUCCI Fausto, collaborazione di ClaudiO CARBONCINI e Luca VERDINI, scritti di Severino CAGNESCHI Francesco BENELLI Natale CRESCIOLI”,”A Monte Bottigli contro la guerra. Dieci ragazzi, un decoratore mazziniano, un disertore viennese. Fra oralità e storia.”,”””Si tratta della vicenda di una decina di “”pacifisti””: disertori, renitenti o clandestini, che, dopo aver rifiutato la Repubblica di Salò e il Reich millenario, presero la via delle macchi nel febbraio 1944. Per trascorrere, inermi, sui greppi di Monte Bottigli, un periodo difficile della loro vita e di quella del paese e ritornare poi – se il piombo repubblichino non l’avesse impedito – alla normalità”” (pag 7, premessa)”,”ITAR-004-FB”
“BAROU N. a cura, saggi di J. BAILEY N. BAROU N.S. BEATON K. BENNETT M. DIGBY D. FLANAGAN A. HEMSTOCK J.A. HOUGH H.J. TWIGG W.P. WATKINS G.D.N. WORSWICK”,”The Co-operative Movement in Labour Britain.”,”Opera curata dalla Fabian Society. Saggi di J. BAILEY N. BAROU N.S. BEATON K. BENNETT M. DIGBY D. FLANAGAN A. HEMSTOCK J.A. HOUGH H.J. TWIGG W.P. WATKINS G.D.N. WORSWICK. I sindacati e i contratti nazionali. “”(Durante la guerra gli accordi locali rimasero inalterati all’ interno di un accordo di status quo). A queste richieste per una revisione degli accordi d’ anteguerra, la National Wages Board replicò con una offerta di negoziare un accordo nazionale per i principali livelli dei lavoratori delle cooperative. I sindacati, mentre ammettevano la necessità di un accordo nazionale, assunsero la linea che il momento era inopportuno per cominciare il grande compito di sostituire i circa 250 accordi locali con una serie di accordi nazionali. Questa diversità di opinioni condusse la disputa davanti al National Conciliation Board, il cui presidente indipendente, il Professor Jack della Durham University, diede un parere in favore del National Wages Board. In obbedienza a questa decisione, il National Wages Board e le Trade Unions, dopo aver accettato di partecipare al Joint Committee for National Negotiations, cominciarono – nell’ agosto 1945, – i negoziati per un accordo nazionale””. (pag 78-79, K. BENNETT)”,”MUKx-121″
“BAROZZI Giulio Cesare”,”Introduzione agli algoritmi dell’algebra lineare.”,”Giulio Cesare Barozzi, straordinario di Analisi Numerica nell’Università di Bologna.”,”SCIx-099-FL”
“BARR James”,”A Line in the Sand. Britain, France ad the Struggle that Shaped the Middle East.”,”BARR James Cartina all’inizio del volume: sfera di influenza britannica e francese”,”VIOx-213″
“BARRACLOUGH Geoffrey”,”Guida alla storia contemporanea.”,”Geoffrey BARRACLOUGH, nato nel 1908, ha insegnato all’Univ di Liverpool, alla London School of Economics, a Oxford e a Brandeis (Massachusetts).”,”STOx-038 RAIx-062″
“BARRACLOUGH Geoffrey”,”Atlante della storia, 1945-1975.”,”Contiene il paragrafo: Il marxismo e la storiografia marxista’ (pag 26-43) Geoffrey Barraclough, storico britannico, è nato nel 1908. Ha studiato alla Bootham School di New York e all’Oriel College di Oxford. Ha insegnato alla London School of Economics e in varie università (Oxford e Brandeis, Massachusetts). Ha pubblicato nel 1971 ‘Guida alla storia contemporanea’. E’ morto nel 1984. “”Per Marx, la storia era da un lato un processo naturale, soggetto a leggi precise, e dall’altro un dramma universale, scritto e messo in scena dall’uomo stesso. Se sottolinearono che lo storico non deve limitarsi a registrare la sequenza cronologica degli eventi, ma di questi deve piuttosto fornire una spiegazione teorica, impiegando a questo scopo un complesso schema concettuale, Marx ed Engels dichiararono però anche categoricamente che «Di per sé, separate dalla storia reale, queste astrazioni non hanno assolutamente valore (…) non danno affatto una ricetta o una schema sui quali si possano ritagliare e sistemare le epoche storiche» (62). In una parola, Marx non negò mai la natura specifica né del processo storico né della conoscenza storiografica. “”La ‘storia’ non fa ‘niente’, essa non «possiede ‘alcuna’ enorme ricchezza», «’non’ combatte nessuna lotta»! E’ piuttosto l’uomo reale, vivente, che fa tutto, possiede e combatte tutto; non è la «storia» che si serve dell’uomo come mezzo per attuare i ‘propri’ fini, come se essa fosse una persona particolare; essa ‘non’ è ‘altro’ che l’attività dell’uomo che persegue i suoi fini”” (63). Entro questa cornice, i postulati essenziali della filosofia della storia di Marx sono limpidi e conseguenti. In luogo del «caos delle concezioni soggettivistiche» – libertà, individualità, nazione, religione – la storiografia marxista assunse a proprio punto di partenza la funzione primaria di tutte le società umane, di quelle primitive come di quelle avanzate; vale a dire la soddisfazione dei bisogni fisiologici dell’uomo; mangiare, vestirsi, un tetto per ripararsi, la sicurezza e le altre necessità elementari del vivere. «Ci vuole forse una profonda perspicacia – si domanda Marx – per comprendere che, cambiando le condizioni di vita degli uomini, i loro rapporti sociali e la loro esistenza sociale, cambiano anche le loro concezioni, i loro modi di vedere e le loro idee, in una parola, cambia anche la loro coscienza? Che cos’altro dimostra la storia delle idee, se non che la produzione spirituale si trasforma insieme con quella materiale?» (64). Questa concezione della storia ricevette la sua formulazione classica nella prefazione a ‘Per la critica dell’economia politica’ (…)”” [(62) K. Marx- F. Engels, ‘Die deutsche Ideologie’, in Marx-Engels, Werke, 44 voll, Dietz Verlag, Berlin, 1956-1968, vol. III (1962), p. 27, trad. it. L’ideologia tedesca, in M-E, Opere, vol. V, Editori Riuniti, Roma, 1972, p. 23; (63) K. Marx – F. Engels, ‘Die heilige Familie’, in Marx-Engels, ‘Werke’, cit., vol. II (1962), p. 98, trad. it . La sacra famiglia, in M-E. Opere, vol. IV, Editori Riuniti, Roma, 1972, p. 103] Non è la «storia» che si serve dell’uomo come mezzo per attuare i ‘propri’ fini, essa ‘non’ è ‘altro’ che l’attività dell’uomo che persegue i suoi fini (pag 28-29)”,”STOx-050-FF”
“BARRASS Robert”,”Biologia: cibo e popolazione. L’importanza economica della biologia.”,”Robert Barrass, laureatosi all’Università di Nottingham, è stato lettore di biologia alla Sunderland Polytechnic (Uk). “”Il biologo, che ha tanto contribuito all’aumento della produzione alimentare e al controllo delle malattie, potrebbe anche fornire nuovi strumenti di distruzione di massa. Sono già state effettuate delle irrorazioni dagli aerei per defogliare gli alberi nelle zone di combattimento e domani si potrebbero utilizzare deliberatamente gli stessi prodotti per distruggere le colture. In futuro si potrebbe ricorrere, in guerra, all’uso di microrganismi che diffondano le malattie nei paesi nemici, anche se esso è stato bandito da un accordo internazionale del 1972. La devastante epidemia di afta epizootica, verificatasi in Gran Bretagna nel 1967-68, è stata una chiara dimostrazione del potenziale distruttivo dei microrganismi. Durante lo scoppio di questa epidemia, che si diffuse in 18 contee, vennero uccisi nelle operazioni di controllo 211.825 bovini, 108.345 ovini e 113.766 suini. La caratteristica più notevole di questo evento fu il grande numero di casi che scoppiarono quasi simultaneamente in una vasta zona. L’agente patogeno è un virus filtrabile, presente nella saliva che cola dalla bocca degli animali infetti. Esso può sopravvivere per sei mesi o anche più nella carne refrigerata o congelata e, per parecchie settimane, nel fieno o nella paglia. Una volta introdotto, il morbo si diffonde con rapidità, probabilmente ad opera del vento e degli spostamenti degli animali allo stato libero, delle persone e dei veicoli. Anche le malattie delle piante potrebbero essere la base di un’arma terribile in una guerra biologica. Le spore fungine, disperse tra colture ad esse suscettibili, sarebbero ancora più pericolose oggi, dato che, in seguito al miglioramento vegetale, accade comunemente che una tenuta agricola, o addirittura una regione o un continente, venga coltivata con un unico tipo di coltura ad alta resa. Direttamente contro le popolazioni umane potrebbero essere usati, per esempio sotto forma di aerosol, il virus dell’influenza e il batterio della polmonite. Il bacillo del tifo potrebbe essere introdotto negli acquedotti e, poiché non produce per una settimana sintomi avvertibili, potrebbe colpire intere popolazioni umane. L’uso di simili armi, oltre alle conseguenze immediate sulla salute pubblica, avrebbe anche imprevedibili conseguenze di ordine psicologico e sociale (1)”” (pag 273-274) [(1) World Health Organization, Health aspects of chemical and biological weapons, Ginevra, 1970]”,”SCIx-544″
“BARRATT BROWN Michael”,”L’ economia dell’ imperialismo.”,”Michael BARRATT BROWN, nato a Birmingham nel 1918, fellow della Royal Statistical Society, è senior lecturer in studi industriali all’ Extramural Department dell’ Università di Sheffield. Tra le sue opere ricordiamo quelle tradotte in italiano: “”Introduzione all’ economia politica”” (1972), “”Storia economica dell’ imperialismo”” (1977). “”Ecco il punto dove inizia l’ analisi di Marx: il processo di accumulazione della ricchezza in un’ economia capitalista. La famosa frase di Marx “”Accumulate, accumulate! Questa è la Legge e questo dicono i profeti!”” (Marx, 1975a, p. 730) è generalmente citata come se egli stesse parlando di una motivazione personale. Ma Marx dice chiaramente: “”Vedremo (…), in primo luogo, come il capitalista eserciti col capitale il suo potere di governo sul lavoro, ma come poi il potere stesso di governo del capitale si eserciti sul capitalista stesso”” (Marx, 1968, p. 30). (…) Nel modello di Marx del sistema capitalista, la forza traente è la concorrenza per l’ accumulazione del capitale. Poiché “”espandersi o morire”” è la parola d’ordine di ogni singolo capitalista, e poiché la concorrenza costringe tutti i capitalisti a procedere in maniera analoga, ciò si riflette nella spinta espansionistica delle nazioni capitaliste. Le origini dell’ imperialismo vanno ritrovate nel sistema capitalista stesso; questa affermazione è in netto contrasto con la teoria liberale classica, la quale spiega l’ imperialismo in termini di atavismo subconscio di una popolazione infiammata dagli appelli nazionalistici di uomini politici avidi di potere; essa è ugualmente in contrasto con clò che si potrebbe attendere che la teoria keynesiana metta in rilievo nello spiegare il fenomeno dell’ imperialismo, sia che questo sia basato sulle motivazioni personali di amore per il potere e per il prestigio, o sulle motivazioni nazionali di tipo mercantilista che hanno vinto la cronica tendenza storica verso un eccesso di risparmio desiderato rispetto all’ investimento effettivo in tutte le economie monetarie.”” (pag 42-43)”,”TEOC-397″
“BARRATT-BROWN Michael, a cura di Alberto MARTINELLI”,”Storia economica dell’imperialismo.”,”Michael Barratt Brown, fellow della Royal Statistical Society, presidente della Society of Industrial Tutors, professore universitario, dirige i corsi dell’Extramural Department dell’Università di Sheffield per quadri sindacali, collabora con la Workers’ Educational Association.”,”ECOI-158-FL”
“BARRENO Maria Isabel HORTA Maria Teresa COSTA Maria Velhoda”,”Le nuove lettere portoghesi. [I movimenti femministi d’Europa e d’America si sono riconosciuti in questo libro proibito sulle “”clausure”” della donna]”,”Le tre autrici durante il regime di Salazar sono state incarcerate e processate, poi il paese si mobilitò tra il 1972 e il 1974 fino a che nel 1974 non vennero riabilitate. Lettera di Dona Joana de Vasconcelos a Mariana Alcoforado suora nel convento di nostra signora della concezione a Beja (pag 88-90)”,”DONx-004-FV”
“BARRESE Orazio CAPRARA Massimo”,”L’anonima DC. Trent’anni di scandali da Fiumicino al Quirinale.”,”BARRESE già redattore di Paes Sera. CAPRARA già segretario di Togliatti ha scritto per ‘Rinascita’. E’ autore del volume ‘I Gava’.”,”ITAP-162″
“BARRIA Jorge S.”,”El movimiento obrero en Chile. Sintesis historico-social.”,”edizione originaria per le edizioni Editorial de la Universidad Tecnica del Estado, 1971″,”MALx-012″
“BARROERO Guido”,”Ret Marut – B. Traven. Dalla rivoluzione tedesca al Messico in fiamme.”,”BARROERO Guido si occupa di storia. Ha ricostruito il secondo dopoguerra genovese e la formazione dei GAAP (“”gli antesignani di Lotta Comunista””) (4° copertina) STARA risiede a Genova, collabora con Umanità Nova e la rivista Collegamenti Wobbly.”,”ANAx-306″
“BARROERO Guido”,”I Figli dell’Officina. I Gruppi Anarchici d’Azione Proletaria (1949-1957).”,”Guido Barroero nato a Sampierdarena da famiglia operaia nel 1946 (deceduto alla fine del 2015), abbandona gli studi di matematica e diventa metalmeccanico fino al pensionamento (1998). Nel frattempo si è laureato in filosofia (1989). Dopo un’esperienza sindacale, anche come RSU, ha iniziato la militanza politica nella FGCI quand’era studente medio. Nel 1968 si avvicina al movimento anarchico partecipando all’esperienza neo-piattaformista dei primi anni ’70. Si interessa quindi alla storia dei Gaap ha cui dedica anni di ricerche. Fino al 2008 è direttore della rivista ‘Collegamenti Wobbly’ per una teoria critica libertaria. Ha studiato pure il movimento anarchico ligure e genovese. E’ riportato l’articolo firmato Lorenzo Parodi ‘Sotto la coltre della politica ufficiale premono le istanze della lotta di classe’ (L’impulso n: 8 15 agosto 1954) (pag 190-195)”,”MITC-134″
“BARROT Jean BORCZUK Albert RIVIALE Philippe”,”La legende de la gauche au pouvoir. Le front populaire.”,”La stessa Camera dei deputati del 1936 insieme al Senato nel 1940 vota in favore di PETAIN per 569 voti contro 80. Per l’ essenziale gli orientamenti economici e sociali del regime di Vichy, così come il personale dell’ amministrazione e del mondo degli affari, sono conservati dopo la Liberazione.”,”FRAP-049″
“BARROT Jean AUTHIER Denis; con scritti di H. LAUNFENBERG F. WOLFFHEIM H. GORTER H. ROLAND HOLST A. PANNEKOEK”,”La izquierda comunista en Alemania, 1918-1921. Con textos y documentos de: Laufenberg, Wolffheim, Gorter, Roland-Holst y Pannekoek.”,”Scritti di H. LAUNFENBERG F. WOLFFHEIM H. GORTER H. ROLAND HOLST A. PANNEKOEK “”Prima e seconda Repubblica dei consigli: aprile-maggio. E’ Landauer che propone, il 6-7 aprile la creazione di una “”Repubblica dei consigli””. Una parte del governo bavarese, gli illuminati USPD, incluso qualche SPD e gli anarchici decretano pomposamente questa repubblica sotto l’ influenza della Russia, dell’ Ungheria, tanto vicina, e soprattutto sotto l’ influenza della forza dei consigli bavaresi. I comunisti, diretti da Levine, formatosi in Russia, e Frölich unico membro della Centrale, esiliato in Baviera, non prendono parte al governo della nuova repubblica. Uno (Frölich e la sinistra) lavorano per portare la cosa più lontano di quello che desiderava l’ USPD. Ma sono criticati dalla tendenza di destra (senza dubbio Levine), che, con la giusta giustificazione che non si decreta una repubblica dei consigli, prevede la caduta del nuovo regime. Ma come avvenne nel mese di gennaio, a Berlino, essi parteciperanno alla sua difesa quando verrà attaccata””. (pag 127)”,”GERR-027″
“BARROT Jean”,”Violence et solidarité révolutionnaires – Les procès des communistes de Barcelone.”,”””Dans les moment de crise, la manque de tête devient un crime contre le parti, et ce crime réclame un châtiment public”” [Marx] [in Jean Barrot, ‘Violence et solidarité révolutionnaires – Les procès des communistes de Barcelone’, 1974] (citaz in apertura)”,”BORD-107″
“BARROT Jean a cura, articoli di Virgilio VERDARO, VERCESI e altri”,”””Bilan””. Contre-révolution en Espagne, 1936-1939.”,”Textes réunis et Présentés par Jean BARROT, notes, annexe: Union Communiste, petite bibliographie sur la guerre d’Espagne. Tre articoli firmati con lo pseudonimo di ‘Gatto mammone’ (al secolo Virgilio VERDARO e uno da Vercesi (Ottorino PERRONE) I tre articoli firmati con lo pseudonimo di ‘Gatto mammone’ pubblicati nel volume antologico “”Bilan””. Contre-révolution en Espagne, 1936-1939. a cura di Jean BARROT, ED. 10/18, 1979: ‘Quand manque un parti de classe. A propos des événements d’Espagne’ (N° 14, décembre 1934-janvier 1935); ‘Le ‘Front populaire’ triomphe en Espagne’ (N° 28, mars-avrile 1936); ‘La tragédie espagnole’ (N° 35, septembre-octobre 1936)”,”MSPG-250″
“BARROT Jean”,”«Bilan». Contre-révolution en Espagne 1936-1939.”,”Textes réunis et Présentés par Jean BARROT, notes, annexe: Union Communiste, petite bibliographie sur la guerre d’Espagne.”,”MSPG-053-FL”
“BARROT Jean”,”Contributo alla critica della ideologia ultrasinistra.”,”Concezione marxista del partito, leninista Limitazione storica dell’ultra-sinistra “”Il leninismo non faceva che esprimere l’impossibilità della rivoluzione alla sua epoca. Le idee di Marx sul partito erano messe da parte da lungo tempo, Engels stesso le aveva abbandonate alla fine della sua vita. E’ l’epoca delle grandi organizzazioni riformiste, poi dei partiti di stile bolscevico (che in pratica ricadono velocemente nel riformismo)”” (pag 36) “”La sinistra italiana (“”bordighismo””) offre un altro esempio di corrente interessante uscita dallo stesso periodo e che non è riuscita a ‘comprendere ed a superare le sue origini’. Essa accetta le idee di Lenin fino al fronte unico: verità al di qua del 1921, errore al di là”” (pag 37-38)”,”TEOC-749″
“BARROT Jean a cura, articoli di Virgilio VERDARO, VERCESI e altri”,”””Bilan””. Contre-révolution en Espagne, 1936-1939.”,”Textes réunis et Présentés par Jean BARROT, notes, annexe: Union Communiste, petite bibliographie sur la guerre d’Espagne.”,”MSPG-006-FV”
“BARROW R.H.”,”I romani.”,”La civiltà di Roma ha contribuito in modo determinante alla formazione di quelle nazioni che un tempo costituivano le province di un immenso impero e che, dopo le invasioni barbariche, assunsero i loro caratteri peculiari. Inoltre la tradizione romana, dalla storia alla letteratura, dal diritto all’architettura, ha improntato di sé tutta la cultura del Medioevo e dell’epoca moderna. Partendo da tali considerazioni l’autore di questo libro si propone di individuare i cardini di una struttura che si è dimostrata così vitale anche dopo il suo crollo politico. I rapporti fra Stato e individuo, fra libertà e controllo dall’alto, il conflitto fra uso e abuso del potere, il problema della civilizzazione dei popoli più arretrati, la condizione di duplice lealtà dei sudditi verso Roma e verso la propria cittadinanza sono alcuni degli argomenti trattati da Barrow in questa rapida ed efficace sintesi. Le direttrici di un’evoluzione che iniziò nel 753 a.C, e che nei suoi riflessi postumi non si è ancora esaurita, emergono dalla lettura di queste pagine con la costante di una perenne attualità. Il genio pratico dei romani “”””Veramente voi avete dato realtà al detto di Omero, che la terra è proprietà di tutti: avete misurato l’ intero mondo, avete gettato attraverso i fiumi ponti di ogni genere, avete scavato le montagne per fare strade piane al viandante, riempito spazi desolati di campi e reso più facile la vita col provvedere alle sue necessità nella legge e nell’ ordine. Ovunque sono palestre, fontane, porte e archi trionfali, templi, opifici, scuole, e si potrebbe dire cheil mondo, il quale era stato travagliato dal morto, ora è stato restituito alla salute… Le città sono radiose di splendore e di venustà, e l’ intero orbe è ordinato come un giardino.”” Elio Aristide, II secolo d.C.”” (pag 127)”,”STAx-164″
“BARRUE’ Jean”,”L’ anarchismo oggi. Saggio di un anarchico sulle idee libertarie e il movimento operaio.”,”””Occorre riconoscere che Marx non è stato affatto prodigo di spiegazioni sulla fase di transizione. Non si possono trovare nella sua opera che quattro passaggi molto affermativi e Lenin ne fa naturalmente testo (…) (1). Questi testi affermano la necessità di una dittatura – termine molto vago – esercitata dal proletariato – termine molto astratto! Lenin, invocando dopo Marx l’esempio della Comune di Parigi, precisa che si tratta di fare a pezzi la macchina burocratica e militare dello Stato, di reprimere la borghesia e di vincere la sua resistenza. “”La democrazia, da borghese diventa proletaria, lo Stato (forza speciale destinata a reprimere una classe determinata) si è trasformato in qualcosa che non è più propriamente uno Stato”” (Lenin). Lo strumento di repressione è la maggioranza della popolazione, non la minoranza: “”Ora, poiché è la maggioranza del popolo che opprime i suoi oppressori, non occorre più una forza speciale di repressione. E’ in questo senso che lo Stato comincia a deperire”” (Lenin)””. (pag 70-71) “” (…) Lenin cita Engels: “”Finché il proletariato avrà bisogno dello Stato, non sarà per la libertà ma per reprimere i suoi avversari; ed il giorno in cui si potrà parlare di libertà non ci sarà più lo Stato””.”” (pag 71-72) (1) Lenin riporta quattro citazioni attinte rispettivamente dal Manifesto del partito comunista, da La Lotta di classe in Francia, dalla lettera a Waldemeyer (Weydemyer) del 1852, dalla Critica al programma di Gotha (pag 70-71)”,”ANAx-271″
“BARRY Brian”,”Teorie della giustizia.”,”Brian BARRY (Londra 1936) insegna alla LSE. Tra le sue opere ‘La teoria liberale della giustizia’ (1994), dedicata all’ interpretazione della teoria di RAWLS.”,”TEOP-134″
“BARRY Tom WOOD Beth PREUSCH Deb”,”Dollars and Dictators. A Guide to Central America.”,”Nel termine America Centrale di solito non viene inserito il Messico. “”The main strength of U.S. foreign policy, said Salvadoran poet Roque Dalton, is its ability to use local governments and armies for the protection of its own interests. In the early 1960s, the coordination of the armies of Centra America was part of the strategy to prevent another Cuba in the hemisphere. Upon the urging of the United States, the Defense Ministers of Guatemala, Honduras, El Salvador, and Nicaragua signed an agreement in 1964 to establish CONDECA (Central American Council for Defense) as a joint defense organization for the region. The council’s goal was to create a coordinated attack on “”internal subversion”” and to “”centralize all information on subversives””””. (pag 68)”,”AMLx-091″
“BARRY Quintin”,”The Franco-Prussian War 1870-71. The Campaign of Sedan: Helmuth von Moltke and the Overthrow of the Second Empire. Vol. I.”,”Quintin Barry is married and lives in Sussex. He is a solicitor, specializing in employment law. He has been chairman of a local radio station and for the past ten years has served as chairman of an NHS Trust. Throughout his professional career he has maintained his lifelong interest in military and naval history. He has made a psecial study of the period from 1848 to 1871, with particular reference to the Wars of German Unification. List of Illustrations, List of Maps and Plans, Acknowledgements, Introduction, Appendix: I. German Forces August 1 1870, II. Imperial French Army August 1 1870, III. German Forces Gravelotte.St.Privat August 18 1870, IV. French Forces Gravelotte.St.Trivat August 18 1870, V. Terms of the Capitulation at Sedan, Bibliography, Index, This is copy number 743 of 750,”,”QMIx-041-FL”
“BARRY Quintin”,”The Franco-Prussian War 1870-71. After Sedan: Helmuth von Moltke and Defeat of the Government of National Defence. Vol. II.”,”Quintin Barry is married and lives in Sussex. He is a solicitor, specializing in employment law. He has been chairman of a local radio station and for the past ten years has served as chairman of an NHS Trust. Throughout his professional career he has maintained his lifelong interest in military and naval history. He has made a psecial study of the period from 1848 to 1871, with particular reference to the Wars of German Unification. List of Illustrations, List of Maps and Plans, Acknowledgements, Notes, Appendix: I. Order of Battle of the 13th French Corps (mid September 1870), II. Order of Battle of the 14th French Corps (August 31st 1870), III. Strength of the III Army and Army of the Meuse, IV. Order of Battle of the 15th French Corps (12th October 1870), V. Order of Battle of the XIV Army Corps (beginning of October 1870), VI. Order of Battle of the 4th Reserve Division (beginning of October 1870), VII. Order of Battle of the 16th French Corps (about the middle of November 1870), VIII Order of Battle of the Seconf Army (15th November 1870), IX. Order of Battle of the Detachment under the command of The Grand Duke of Mecklenburg-Schwerin (15th November 1870), X. Order of Battle of the 17th French Corps (end of November 1870), XI. Order of Battle of the 18th French Corps (early in December 1870), XII. Order of Battle of the 18th French Corps (end of November 1870), XIII. Order of Battle of the Third Army (30th November 1870), XIV. Order of Battle of the Army of the Meuse (30th November 1870), XV. Order of Battle of the 2nd Paris Army (8th November 1870), XVI. Order of Battle of the First Army (15th November 1870), XVII. Order of Battle of 21st French Corps, XVIII. Order of Battle of the French Army of the North (23rd December 1870), XIX. Order of Battle of the 25th French Corps (end of January 1871), XX. Order of Battle of the 19th French Corps (end of January 1871), XXI. Order of Battle of the French Eastern Army (commencement of January 1871), XXII. Staff of the Artillery and Engineer attack on Paris, XXIII. Order of Battle of the South Army, Bibliography, Index, This is copy number 654 of 750,”,”QMIx-042-FL”
“BARS Henry”,”La politique selon Jacques Maritain.”,”Il popolo ebraico. “”Il tema generale dei saggi consacrati da Maritain a questo popolo è, naturalmente, la denuncia dell’ antisemitismo””. (pag 151) La società mondiale. L’ organizzazione politica del mondo. “”Gli Stati moderni hanno definitamente smesso di essere delle società ‘perfette’, ovvero sufficienti a se stesse. Esse sono chiaramente incapaci di mantenere la pace. (…) Una istituzione come l’ ONU è sicuramente utile e necessaria nello stato presente del mondo, ma è assolutamente insufficiente perché proviene da Stati falsamente sovrani (…). D’altra parte la creazione di unioni federali come l’ unione europea risponde a una necessità storica. Abbiamo già visto che, dal 1939, Maritain l’ aveva progettata. Ma egli ricordava pure, verso la fine della guerra, che “”l’ idea di federazione non è un’ idea semplice””.”” (pag 159-160)”,”TEOP-315″
“BARSANTI Giulio a cura; scritti di J.B. LAMARCK E. Geoffroy SAINT-HILAIRE R. CHAMBERS Charles DARWIN A.R. WALLACE T.H. HUXLEY H. SPENCER”,”Teorie dell’evoluzione nell’Ottocento.”,”Scritti di J.B. LAMARCK E. Geoffroy SAINT-HILAIRE R. CHAMBERS Charles DARWIN A.R. WALLACE T.H. HUXLEY H. SPENCER”,”SCIx-321″
“BARSHAY Andrew E.”,”The Social Sciences in Modern Japan. The Marxian and Modernist Traditions.”,”BARSHAY Andrew E. è professore di storia all’Università California Berkeley. E’ autore di ‘State and Intellectual in Imperial Japan: The Public Man in Crisis’ (California, 1988). “”For Yamada, the “”key to the whole process”” of clarifying the basic structure – the antagonisms – and prospects of Japanese capitalism lies in explicating the initial formation of industrial capitalism, roughly in the period between Japan’s two successful wars, that is, between the mid-1890s and mid-1900s. In that formation is subsumed the process of primitive accumulation; the simultaneous, mutually determining moments for domestic industrial revolution and the turn toward imperialism; the initial emergence of finance capital (the second, “”genuine”” appearence comes around 1918), and the necessary impetus toward the general crisis of the late 1920s – the latter, of course, forming the enunciative moment of the ‘Analysis’ itself. In other words, the dissolution of industrial capitalism in Japan is immanent in its own structure, and is the condition for the – cataclysmic – general crisis that is now not only immanent, but imminent as well.”” (pag 82)”,”JAPx-073″
“BARSOTTI Iacopo”,”Appunti di algebra.”,”Questi appunti contengono le definizioni, gli enunciati e le dimostrazioni del corso diu Algebra che ho tenuto agli studenti del primo anno del corso di laurea in matematica dal 1961-62 in poi, e con le modificazioni via via suggerite dall’esperienza. Pisa, gennaio 1968.”,”SCIx-097-FL”
“BARSOV A.S., a cura di Corrado MANGIONE”,”Cos’è la programmazione lineare?”,”Corsi che illustri docenti tengono alla Università di Mosca o in altri Atenei.”,”SCIx-135-FL”
“BARSOV A.S.”,”Cos’è la programmazione lineare?”,”Corsi che illustri docenti tengono alla Università di Mosca o in altri Atenei.”,”SCIx-335-FRR”
“BART Philip BASSETT Theodore WEINSTONE William W. ZIPSER Arthur a cura; articoli di William WEINSTONE Philip BART Charles E. RUTHENBERG Ella REEVE BLOOR Robert MINOR William Z FOSTER Rose WORTIS Thomas MYERSCOUGH Pat TOOHEY Robert W. DUNN Elizabeth Gurley FLYNN Carl WINTER Jack DOUGLAS Hosea HUDSON James ALLEN William L. PATTERSON Frank SPECTOR James W. FORD William SIMONS Grace HUTCHINS Jim MALLORY B.K. GEBERT Richard O. BOYER Herbert MORAIS Mike QUIN William SCHNEIDEMANN John WILLIAMSON Lem HARRIS Cyril BRIGGS Cyril PHILLIP George ROBBINS George POWERS Wyndham MORTIMER George MORRIS James W. FORD Louis SASS Joseph NORTH Gil GREEN Harry GANNES Earl BROWDER Henry WINSTON Theodore BASSETT Gurley FLYNN Phillip BONOSKY Eugene DENNIS Benjamin DAVIS Paul ROBESON Simon W. GERSON Jacques DUCLOS Jack STACHEL Herbert APTHEKER Ferdinand C. SMITH Augusta STRONG Gilbert GREEN Abner GREEN Henry WINSTON Angela DAVIS Bettina APTHEKER Claude M. LIGHTFOOT William C. TAYLOR Alexader TRACHTENBERG Daniel MASON Jessica SMITH Hyman LUMER Betty GANNETT Gerge MEYERS Michael ZAGARELL Tony MONTEIRO Jay SCHAFFNER Karl G. YONEDA Joseph NORTH Art SHIELDS Jim WEST James E. JACKSON Charlene MITCHELL Daniel RUBIN Roscoe PROCTOR John PITTMAN Lorenzo TORRES Victor PERLO Alva BUXENBAUM Fern WISTON Grace MORA James STEELE Jarvis TYNER”,”Zur Geschichte der Kommunistischen Partei der USA. 60 Jahre Kampf. (Tit.orig.: Highlights of a Fighting History. 60 Years of the Communist Party.”,”Gus HALL è al momento (1979) segretario generale del Partito Comunista degli Stati Uniti. Articoli di William WEINSTONE Philip BART Charles E. RUTHENBERG Ella REEVE BLOOR Robert MINOR William Z FOSTER Rose WORTIS Thomas MYERSCOUGH Pat TOOHEY Robert W. DUNN Elizabeth Gurley FLYNN Carl WINTER Jack DOUGLAS Hosea HUDSON James ALLEN William L. PATTERSON Frank SPECTOR James W. FORD William SIMONS Grace HUTCHINS Jim MALLORY B.K. GEBERT Richard O. BOYER Herbert MORAIS Mike QUIN William SCHNEIDEMANN John WILLIAMSON Lem HARRIS Cyril BRIGGS Cyril PHILLIP George ROBBINS George POWERS Wyndham MORTIMER George MORRIS James W. FORD Louis SASS Joseph NORTH Gil GREEN Harry GANNES Earl BROWDER Henry WINSTON Theodore BASSETT Gurley FLYNN Phillip BONOSKY Eugene DENNIS Benjamin DAVIS Paul ROBESON Simon W. GERSON Jacques DUCLOS Jack STACHEL Herbert APTHEKER Ferdinand C. SMITH Augusta STRONG Gilbert GREEN Abner GREEN Henry WINSTON Angela DAVIS Bettina APTHEKER Claude M. LIGHTFOOT William C. TAYLOR Alexader TRACHTENBERG Daniel MASON Jessica SMITH Hyman LUMER Betty GANNETT Gerge MEYERS Michael ZAGARELL Tony MONTEIRO Jay SCHAFFNER Karl G. YONEDA Joseph NORTH Art SHIELDS Jim WEST James E. JACKSON Charlene MITCHELL Daniel RUBIN Roscoe PROCTOR John PITTMAN Lorenzo TORRES Victor PERLO Alva BUXENBAUM Fern WISTON Grace MORA James STEELE Jarvis TYNER. “”Unter den Bedingungen der Wirtschaftskrise erlitten die Farmer in der Zeit von 1929 bis 1933 drastische Verluste: Ihre Bruttoeinnahmen verringerten siche um mehr als 55 Prozent. Der Kampf auf dem Lande blieb nicht auf die Anteil pächter beschränkt.”” (pag 85) “”Nelle condizioni di crisi economica tra il 1929 e il 1933, i farmers soffrirono delle perdite radicali. Le loro entrate lorde si sono ridotte di oltre il 55%. La lotta sul terreno non è rimasta limitata agli affittuari””.”,”MUSx-179″
“BARTA (Albert, A. Mathieu)”,”La Lutte de classes. Organe de l’ Union communiste (IVe Internationale). Proletaires de tous les pays, unissez-vous! Reproduction des textes parus du n° 1 (15 octobre 1942) au n° 49 (11 juillet 1945).”,”Curato dai membri del Groupe d’ etudes trotskystes (GET) e supervisionato da Louise, questa riedizione de ‘Lutte de classes’ presenta integralmente i quarantanove primi numeri di questo giornale apparsi durante la guerra tra l’ ottobre 1942 e il luglio 1945. Gli originali sono molto difficili da reperire, i testi sono stati nuovamente dattilografati, rispettando per quel che si poteva la presentazione originale. L’ ordine cronologico della pubblicazione è rispettato. La Lutte de classes, organo del Groupe communiste, diventato Union communiste (trotskyste), apparso nel corso della seconda guerra mondiale si colloca sul terreno dell’ internazionalismo rivoluzionario. Rifiuta di identificare l’ occupazione della Francia ad una oppressione coloniale, rifiuta di assimilare il “”lavoratore soldato”” tedesco alla sua borghesia, denunciando senza concessioni le devastazioni del nazionalismo. Di fronte alle forme mostruose prese dalla dominazione borghese, BARTA e compagni iscrivono l’ avvenire dell’ umanità nell’ alternativa “”socialisme ou barbarie””.”,”TROS-089″
“BARTA (Albert, A. Mathieu)”,”La Lutte de classes. Organe de l’ Union communiste (IVe Internationale). Proletaires de tous les pays, unissez-vous! Selection de textes parus entre le 3 septembre 1945 et le 16 mai 1947.”,”Questo secondo volume presenta una selezione degli articoli di La Lutte de Classes, l’ organo dell’ Union Communiste (trotskyste), da settebre 1945 a maggio 1947 e la quasi integralità della prima serie di La Voix des Travailleurs (octobre 1945-avril 1946). L’ UC (di cui era fondatore e dirigente BARTA) ebbe un ruolo determinante nello sciopero Renault dell’ aprile-maggio 1947, che ha dato il segnale a tutta la lotta operaia. Gli articoli sulla Voix des Travailleurs rappresentano una testimonianza vivente e documentata sulla condizione operaia dell’ epoca: salari da fame, sotto-alimentazione, questione delle abitazioni, lavoro, vita quotidiana ecc.. Gli articoli sulla Lutte de Classes, si rivolgono all’avanguardia operaia. Si denunciano i primi atti di guerra coloniale in Algeria e Indocina. In Francia il PCF esercita una dittatura sulla classe operaia, la parola d’ordine è ‘ricostruzione’. “”Agire è comprendere”” ripeteva BARTA.”,”TROS-090″
“BARTA; a cura di Paolo CASCIOLA”,”Des internationalistes face à la deuxieme guerre mondiale. Textes du Groupe Communiste (IVeme Internationale) 1941-1944.”,”Pag 5: difesa dell’ URSS e viva l’ Armata Rossa! (1941)”,”TROS-100″
“BARTA (David KORNER)”,”Des révolutionnaires à l’ aube de la guerre froide. Textes de l’ Union communiste (IVeme Internationale), 1944-1946.”,”””Alcuni compagni hanno osservato che il rapporto di forze era a nostro sfavore, dato che la cellula staliniana GR (Gnôme e Rhône) ha 600 aderenti. Una tale modo di porre la questione non è giusto. 1. I compagni conoscono il modo di reclutamento di questo partito parlamentare. 2. Gli operai iscritti al PCF, se hanno sentimenti comunisti, sono lungi dall’ essere staliniani. (…) Se si volessero enumerare gli stalinisti di GR se ne troverebbe una trentina””. (pag 42-43)”,”TROS-132″
“BARTALINI Ezio, a cura di Tiziano ARRIGONI”,”Garibaldi socialista.”,”Internazionalismo democratico e socialista di Garibaldi e Flourens (1), il repubblicano rosso (pag 29-32) (1) autore di ‘Paris livré’, di Gustave Flourens, 1871″,”SOCx-271″
“BARTEL Horst SCHRÖDER Wolfgang SEEBER Gustav”,”Das Sozialistengesetz. Illustrierte Geschichte des Kampfes der Arbeiterklasse gegen das Ausnahmengesetz, 1878-1890.”,”Il quinto capitolo ‘Bilanz’ si occupa del programma del partito discusso al Congresso di Halle e Erfurt (1890 e 1891). Il sesto e ultimo capitolo ‘Tradition’ si occupa del movimento rivoluzionario del XX secolo LENIN, LIEBKNECHT, LUXEMBURG e il KPD.”,”MGEx-004″
“BARTEL Hors e altri; Lothar BERTHOLD (Segretario) Ernst DIEHL Friedrich EBERT Ernst ENGELBERG Dieter FRICKE Fritz GLOBIG Kurt HAGER Werner HORN Bernard KOENEN Wilhelm KOENEN Albert SCHREINER Hanna WOLF Walter ULBRICHT (Presidente); collaborazione di Horst BARTEL Günther BENSER Lothar BERTHOLD Ernst DIEHL Stefan DOERNBERG Rolf DLUBEK Gerhard ENGEL Wilhelm ERSIL Herwig FÖRDER Dieter FRICKE Heinrich GEMKOW Heinz HEITZER Werner HORN Günter HORTZSCHANSKY Annelies LASCHITZA Bruno LÖWEL Walter NIMTZ Walter SCHMIDT Wolfgang SCHUMANN Walter WIMMER”,”Geschichte der deutschen arbeiter bewegung. Institut für Marxismus-Leninismus beim Zentralkomitee der SED.”,”Collettivo di autori: Walter ULBRICHT (Presidente), Hors BARTEL, Lothar BERTHOLD (Segretario), Ernst DIEHL, Friedrich EBERT, Ernst ENGELBERG, Dieter FRICKE, Fritz GLOBIG, Kurt HAGER, Werner HORN, Bernard KOENEN, Wilhelm KOENEN, Albert SCHREINER, Hanna WOLF. Collaboratori: Horst BARTEL, Günther BENSER, Lothar BERTHOLD, Ernst DIEHL, Stefan DOERNBERG, Rolf DLUBEK, Gerhard ENGEL, Wilhelm ERSIL, Herwig FÖRDER, Dieter FRICKE, Heinrich GEMKOW, Heinz HEITZER, Werner HORN, Günter HORTZSCHANSKY, Annelies LASCHITZA, Bruno LÖWEL, Walter NIMTZ, Walter SCHMIDT, Wolfgang SCHUMANN, Walter WIMMER.”,”MGEx-035″
“BARTEL Horst SCHRÖDER Wolfgang SEEBER Gustav WOLTER Heinz”,”Der Sozialdemokrat, 1879-1890. Ein Beitrag zur Rolle des Zentralorgans im Kampf der revolutionären Arbeiterbewegung gegen das Sozialistengesetz.”,”Contiene il capitolo ‘Friedrich Engels’ Hilfe für den “”Sozialdemokrat”” bei der Verbreitung und Durchsetzung des Marxismus’ (pag 107-126) (Il contributo di Engels al Sozialdemokrat per la diffusione del maxismo) pag 113-114 “”In den beiden Aufsätzen “”Marx und die ‘Neue Rheinische Zeitung’ 1848-1849″” (10) und “”Zur Geschichte des Bundes der Kommunisten”” (11) wurden noch einmal in denkbar knapper und präziser Form die wichtigsten Grundsätze und Erfahrungen der Politik von Marx und Engels in der Revolutionszeit von 1848/1849 zusammengefaßt und die bedeutsamsten programmatischen Forderungen des Bundes der Kommunisten sowie taktischen Leitsätze aus dem Kommunistischen Manifest wiedergegeben. Engels’ Skizze “”Marx und die ‘Neue Rheinische Zeitung'”” war die konstruktive Antwort auf eine Anfrage Bernsteins anläßlich des ersten Todestages von Marx, “”wie wir das Andenken unseres großen Vorkämpfers am besten ehren können”” (12). Die historische Leistung und vorwärtsweisende Bedeutung der “”Neuen Rheinischen Zeitung”” umreißend, wies Engels ausdrücklich auf die Aktualität des taktischen Programms von 1848/1849 für den Kampf gegen das Sozialistengesetz hin. Unter wörtlicher Hervorhebung jener Stellen des Kommunistischen Manifests, die die grundsätzliche Stellung der Kommunistischen Partei und ihre Strategie un Taktik in Ringen gegen den vom Junkertum beherrschten Militärstaat sowie gegenüber der Bourgeoisie fixierten, konstatierte Friedrich Engels: “”Nie hat sich ein taktisches Programm so bewährt wie dieses. Aufgestellt am Vorabend einer Revolution, hielt es die Probe dieser Revolution aus; wo seit jener Zeit eine Arbeiterpartei von ihm abwich, strafte sich jede Abweichung; und heute, nach beinahe vierzig Jahren, bildet es die Richtschnur aller entschiedenen und selbstbewußten Arbeiterparteien Europas von Madrid bis Petersburg”” (13). Wenn Engels die konkrete Umsetzung der im Manifest formulierten Grundprinzipien in der Politik der “”Neuen Rheinischen Zeitung”” nachwies, so war das, weit über eine historische Rückschau und Würdigung hinausgehend, eine unmittelbare Anleitung zum Handeln. Auch in seinem Artikel “”Zur Geschichte des Bundes der Kommunisten”” unterstrich er an mehreren Stellen, daß die Forderungen und Prinzipien des Bundes in den achtziger Jahren des 19. Jahrhunderts keinesweges veraltet seien, sondern im Gegenteil erneute Aktualität gewonnen hätten (14). Dies bezog er vor allem auf die Theorie von der permanent Revolution”” (15). Besonderen Wert legte Engels weiterhin in beiden Aufsätzen auf die Rolle der Partei.”” (pag 113-114) [Horst Bartel Wolfgang Schröder Gustav Seeber Heinz Wolter, Der Sozialdemokrat, 1879-1890. Ein Beitrag zur Rolle des Zentralorgans im Kampf der revolutionären Arbeiterbewegung gegen das Sozialistengesetz, 1975] [(10) Siehe Der Sozialdemokrat, Nr 11, 13 März 1884; (11) Siehe Der Sozialdemokrat, Nr 46, 47 und 48, 12, 19, und 26 November 1885; (12) Eduard Bernstein an Friedrich Engels, 30. Januar / 2 Februar 1884, in: Eduard Bernstein Briefwechsel mit Friedrich Engels, S. 244; (13) Friedrich Engels: Marx und die “”Neue Rheinische Zeitung”” 1848 bis 1849. In: Karl Marx / Friedrich Engels: Werke, Bd. 21, Berlin 1973, S. 17; Siehe Friedrich Engels: Zur Geschichte des Bundes der Kommunisten (Einleitung zum neuen Abdruck von Marx’ “”Enthüllungen über den Kommunisten-Prozeß zu Köln”” (1885)). In: Karl Marx / Friedrich Engels: Werke, Bd. 8, Berlin, S. 577, 581, 592-593; (15) Siehe ebenda, S. 589-590]”,”MGEx-223″
“BARTEL Horst SCHRÖDER Wolfgang SEEBER Gustav”,”Das Sozialistengesetz. Illustrierte Geschichte des Kampfes der Arbeiterklasse gegen das Ausnahmengesetz, 1878-1890.”,”Il quinto capitolo ‘Bilanz’ si occupa del programma del partito discusso al Congresso di Halle e Erfurt (1890 e 1891). Il sesto e ultimo capitolo ‘Tradition’ si occupa del movimento rivoluzionario del XX secolo LENIN, LIEBKNECHT, LUXEMBURG e il KPD.”,”MGEx-003-FV”
“BARTEZZAGHI Stefano”,”L’orizzonte verticale. Invenzione e storia del cruciverba.”,”Stefano Bartezzaghi (1962), enigmista e saggista, collabora a ‘Repubblica’ ed è autore di ‘Lezioni di enigmistica’ (2001) e di ‘Incontri con la Sfinge’ (2004). ‘Per secoli e secoli l’invenzione del cruciverba è stata nell’aria. (…) L’accumulo delle condizioni necessarie sarebbe prima o poi precipitato: tuttavia la scelta del tempo e del luogo di questa invenzione non sarebbe toccata al Caso. Il 21 dicembre 1913 era una domenica. Il passanta newyorkese che avesse acquistato una copia del ‘New York World’, il giornale quotidiano che era stato rifondato e portato al successo da Joseph Pulitzer – si sarebbe trovato fra le mani un involto molto più voluminoso che negli altri giorni della settimana’”,”VARx-034-FSD”
“BARTH Hans”,”Verità e ideologia.”,”Hans Barth, nato nel 1904, è morto nel marzo del 1965. Laureatosi in giurisprudenza, ha in seguito condotto studi approfonditi nel campo della filosofia, del pensiero politico e della storia. Dal 1929 al 1946 ha fatto parte della redazione della “”Neue Zürcher Zeitung”” e dal 1946 al 1965 ha insegnato scienza politica e filosofia all’Università di Zurigo. Ha pubblicato numerosi contributi di carattere politico-filosofico ed è autore di varie opere, fra cui, oltre a ‘Verità e ideologia’ (1961) vanno ricordate “”Pestalozzis Philophie der Politik”” (1954) e “”Die idee der Ordnung”” (1958) Esemplare difettoso mancano le pagine 160-161 164-165 del capitolo III. ‘Ideologia e coscienza ideologica nella filosofia di Karl Marx’ La critica di Barth al comunismo. Marx Engels e la dialettica “”Come Hegel concepisce la dialettica non solo come metodo del pensare, ma come principio dell’essere, così anche Marx ed Engels partono «dal moto antagonistico, che si afferma dovunque nella natura» (229). Ogni essere vivo sviluppa accanto al principio dell’autoconservazione anche il principio della negazione. «La negazione», dice Engels, «è contenuta essenzialmente nella stessa vita» (230). Tutto ciò che è si trova nello stato del divenire, che include il «sì» ed il «no». La dialettica cioè, se si trasferisce alle forme della società e dello Stato, come fa Marx, è «critica rivoluzionaria» (231). Essa risolve le cose in processi (232), pone le forme divenute nel «flusso dell’evoluzione» e concepisce ciò che è e che ideologicamente pretende di essere valido per sempre (per esempio l’idea della giustizia come vero Stato e vera religione) sotto il duplice aspetto della sua necessaria nascita e del suo necessario tramonto. L’opinione, secondo la quale la dialettica è il principio dominante nella natura e nella storia, comporta che Marx possa pretendere di aver esposto nel ‘Capitale’ «le leggi naturali della produzione capitalistica» (233). Ciò che egli descrive comparando il suo metodo scientifico con quello di un fisico, sono le «tendenze che si affermano e che esercitano il loro effetto con ferrea necessità». Marx concepisce «lo sviluppo della formazione economica sociale come processo storico-naturale»”” (pag 206-207)] [(229) Engels, ‘Dialektik der Natur’, trad.it., cit, p. 77. La storia attraversa dunque tre fasi, qualificate dalla dialettica. Tesi: comunismo originario, Antitesi, (= negazione): proprietà privata, Sintesi, (= negazione della negazione): comunismo a livello più elevato. Vedasi, su questo , August Thalheimer, ‘Einführing in den dialektischen Materialismus’, cit., p. 125. Ma se il movimento dialettico è la legge fondamentale della natura e della storia, allora al comunismo dovrebbe seguire la sua stessa negazione. Ciò tuttavia non avviene, perché il sistema economico collettivo senza classi è concepito come uno stato definitivo. Ma la società senza classi resta comunque un’illusione, in seguito alla formazione di una nuova aristocrazia o casta dominante, sotto l’aspetto di un partito unico al governo, il solo ente provvisto dei mezzi di potere politico nello Stato. Cfr. anche nota 239 ed il testo relativo; (230) ‘Dialektik der Natur’, trad.it., cit, p. 77; (231) ‘Das Kapital’, trad.it., cit., p. 77; (232) Engels, ‘Feuerbach and der Ausgang der klassische deutschen Philosophie’, trad.it., cit., p. 1133; (233) ‘Das Kapital’, trad.it, cit., vol. I, p. 32]”,”FILx-350-FF”
“BARTHEL Günter BAUMANN Herbert BELLMANN Dieter BÖRNER Armin BRANDT Jürgen HAIKAL Fattah HOFFMANN Gerhard MÄHRDEL Ingrid NIMSCHOWSKI Helmut PREIßLER Holger RATHMANN Lothar RICHTER Ilse SERAUKY Eberhard, autori”,”Geschichte der Araber. Von den Anfängen bis zur Gegenwart. Band 5. Der Zusammenbruch des imperialistischen Koloialsystems und die Bildung souveräner arabischer Nationalstaaten.”,”Scritti di BARTHEL Günter BAUMANN Herbert BELLMANN Dieter BÖRNER Armin BRANDT Jürgen HAIKAL Fattah HOFFMANN Gerhard MÄHRDEL Ingrid NIMSCHOWSKI Helmut PREIßLER Holger RATHMANN Lothar RICHTER Ilse SERAUKY Eberhard.”,”VIOx-066″
“BARTHES Roland”,”Miti d’ oggi.”,”BARTHES Roland è uno dei maggiori critici francesi. E’ autore di ‘Grado zero della scrittura’ (LERICI). “”Tuttavia Poujade ha una concezione della razza a prima vista paradossale. Constatando che il francese medio è il prodotto di incroci multipli (noto ritornello: la Francia, crogiolo di razze), proprio questa varietà di origini Poujade contrappone superbamente alla setta ristretta di quelli che si sono sempre incrociati tra loro (s’intenda ovviamente gli ebrei). Designando Mendes-France esclama: “”Sei tu il razzista”” poi comemnta: “”Di noi due, è lui che può essere razzista, perché lui ha una razza””. Poujade pratica a fondo quello che si potrebbe chiamare razzismo dell’ “”incrocio””, senza rischi del resto, poiché questo “”incrocio”” tanto vantato, secondo lo stesso Poujade, non ha mescolato altro che dei Dupont, dei Durand e dei Poujade, cioè l’ identico con l’ identico. Evidentemente, l’ idea di una “”razza”” sintetica è preziosa, perché permette di giocare ora sul sincretismo ora slla razza. Nel primo caso Poujade dispone della vecchia idea, un tempo rivoluzionaria, di nazione (…). Nel secondo caso, egli ritrova agevolmente il fondamentale oggetto razzista, il Sangue (ed è soprattutto il sangue celtico, quello di Le Pen, solido bretone separato da un abisso razziale dagli esteti della Nouvelle Gauche, o il sangue gallico, che manca a Mendes).”” (pag 190) “”Prima di tutto, l’ effige del candidato stabilisce un legame personale tra questo e gli elettori; il candidato non da a giudicare solo un programma, propone un clima fisico, un insieme di scelte quotidiane espresse in una morfologia, un modo di vestire, una posa. La fotografia tende in tal modo a ristabilire il fondo paternalistico delle elezioni…Nella misura in cui la fotografia è ellissi del linguaggio e condensazione di tutta una “”ineffabilità”” sociale, essa costituisce un’arma anti-intellettuale, tende a schivare la “”politica”” (cioè un corpo di problemi e di soluzioni) a vantaggio di un “”modo di essere””, di uno statuto socio-morale. Si sa che tale contrapposizione è uno dei miti capitali del poujadismo (Poujade alla televisione: “”Guardatemi: sono uno come voi””). (…) la fotografia è specchio, dà a leggere elementi familiari, noti, propone all’ elettore la propria effige chiarificata, magnificata, superbamente portata allo stato di tipo. Tale maggiorazione del resto definisce molto esattamente la fotogenia: l’ elettore si trova espresso ed eroicizzato insieme, è invitato a eleggere se stesso, a caricare il mandato che sta per dare di un vero e proprio transfert fisico: egli delega la propria “”razza””.”””,”FRAS-026″
“BARTHES Roland”,”Elementi di semiologia. Linguistica e scienza delle significazioni.”,”Roland Barthes, nato nel 1915 (Cherbourg, 12 novembre 1915 – Parigi, 26 marzo 1980), ha vissuto e ha insegnato a Parigi. Delle sue opere Einaudi ha pubblicato ‘Saggi critici’, ‘Critica e verità’, ‘Sistema della moda’, ‘Miti d’oggi’ (1974), ‘Il piacere del testo’. Nel suo Cours de linguistique générale, Ferdinand de Saussure postulava l’esistenza di una scienza generale dei segni, o semiologia, di cui la linguistica sarebbe solo una parte. R. Barthes è un professore di sociologia dei segni alla Ecole Pratique des Hautes Etudes.”,”TEOS-307″
“BARTIER John, a cura e presentazione di Francis SARTORIUS”,”Fourier en Belgique.”,”Emigrazione come soluzione a questione sociale (pag 107) L’A, John BARTIER è morto nel 1980.”,”SOCU-130″
“BARTIER John, a cura di Francis SARTORIUS”,”Fourier en Belgique.”,”J.P. DEVROEY è professore e direttore delle biblioteche dell’ Università, coeditrice dell’ opera. “”Ma se le rivalità politiche non offrivano interesse per i fourieristi, non si poteva dire la stessa cosa per le questioni sociali. In effetti, se gli adpti dell’ Ecole sociétaire erano convinti che gli uomini non avrebbero conosciuto la felicità che dopo il trionfo delle loro idee, essi nondimeno ritenevano che si potesse nell’ immediato, lavorare in molti modi per alleggerire le loro sofferenze.”” (pag 101) “”Ma gli adepti dell”Ecole sociétaire’ potevano ottenere la collaborazione dei profani solo evitando di spaventarli. Così nei numerosi lavori che essi dedicarono alle questioni di attualità, parlarono il meno possibile dei principi che guidavano la loro azione.”” (pag 101) “”Niente di più caratteristico a questo riguardo è la più audace delle sue opere (di E. Ducpétiaux): ‘Le paupérisme en Belgique’. (…) Ducpétiaux constatava che tutti ammettevano che la carità non era sufficiente a risolvere il problema del proletariato, ma che le opinioni divergevano riguardo al tema della soluzione. Gli uni la trovavano nel libero scambio e gli altri nel protezionismo, certi spingevano per la colonizzazione interna ma anche l’emigrazione trovava dei sostenitori. Ducpétiaux si proponeva di liberare da queste tesi contraddittorie gli elementi di verità che esse racchiudevano. Pur riconoscendo la complessità del problema, affermava che: “”la miseria non esiste di per sé; essa il più sovente è la conseguenza di certi vizi sociali, di certi abusi che si perpetuano da secoli e che è urgente combattere alla fonte”””” (pag 102)”,”SOCU-133″
“BARTIER John, a cura di Arlette SMOLAR-MEYNART”,”Naissance du socialisme en Belgique. Les saint-simoniens.”,”BARTIER John è professore nell’ Università di Bruxelles, specialista di correnti politiche e intellettuali del XIX secolo. Ma anche sotirco del periodo borgognone. E’ morto nel 1980. E’ autore di una biografia di Carlo il Temerario e di vari studi sul XV secolo tra cui ‘Légistes et Gens de Finances’. ex MEO-084 “”Quételet et quelques autres reçurent des missionnaires saint-simoniens “”une empreinte dont tous, à des degrés divers, demeurènt marqués parfois jusqu’au bout de l’existente””. Utilisant des données analogues, Gustave Charlier se range du côté de ceux qui pensent “”qu’à la base même de la fameuse ‘Physique sociale’ de Quételet, il y a une idée saint-simonienne, tout autant qu’une conception fouriériste””. Pour Kuypers, Delhasse “”figurait sur la liste des premiers disciples bruxellois déjà initiés au saint-simonisme””. Quant a Fakkar, il va jusqu’à écrire: “”On peut compter parmi les premiers disciples de la doctrine en Belgique, deux grande révolutionnaires républicains: l’homme d’Etat Charles Rogier (…) De Potter”” et l’on pourrait sans difficulté multiplier les citations de ce genre.”” (pag 108) “”Quant à Louis De Potter, on peut voir en lui, comme M. Fakkar, “”le premier socialiste belge””, mais sans pour cela en faire à la suite de cet auteur, un saint-simonien. Les membres de l’Eglise saint-simonienne en Belgique ne l’ont jamais rivendiqué commeun des leurs, et lui-même ne se fit jamais passer pour tel””. (pag 108)”,”MHLx-031″
“BARTIER John, a cura di Guy CAMBIER”,”Libéralisme et Socialisme au XIX Siècle. Etudes rassemblées et publiées par Guy Cambier.”,”Contiene due aggi su Proudhon in relazione al Belgio: ‘Proudhon et ses amis belges’ (pag 25-63) ‘Proudhon et la Belgique’ (pag 117-176) Un saggio sull’epoca della Prima internazionale: ‘Etudiants et mouvmement révolutionnaire au temps de la Première Internationale’ (pag 177-206) Due saggi sul sansimonismo e uno sulla Comune di Parigi”,”MHLx-040″
“BARTOCCI Enzo COTESTA Vittorio a cura; saggi di Patrizia AUDENINO Carlos BARBE’ Enzo BARTOCCI Roberto BIORCIO Adriano BONCOMPAGNI Paolo BORRUSO Franco CASSANO Vittorio COTESTA Marcella DELLE DONNE Paolo DE NARDIS Luca DI SCIULLO Emilio FRANZINA Sergio MELLINA Umberto MELOTTI Mabel OLIVIERI Andrea PANACCIONE Franco PITTAU Nicola PORRO Giuseppe SCIDA’ Leonello TRONTI”,”L’ identità italiana: emigrazione, immigrazione, conflitti etnici.”,”Saggi di Patrizia AUDENINO Carlos BARBE’ Enzo BARTOCCI Roberto BIORCIO Adriano BONCOMPAGNI Paolo BORRUSO Franco CASSANO Vittorio COTESTA Marcella DELLE DONNE Paolo DE NARDIS Luca DI SCIULLO Emilio FRANZINA Sergio MELLINA Umberto MELOTTI Mabel OLIVIERI Andrea PANACCIONE Franco PITTAU Nicola PORRO Giuseppe SCIDA’ Leonello TRONTI”,”CONx-070″
“BARTOCCI Enzo”,”Sindacato e potere nella Russia Sovietica. Il sistema di relazioni industriali in URSS.”,”Questo libro documenta la collocazione reale del sindacato nella società sovietica, ricostruendo quelle che sono state storicamente le funzioni da esso effettivamente esercitate, il rapporto di rappresentanza che lo lega ai suoi iscritti, le relazioni intercorrenti con il vero, unico protagonista della vita politica e sociale russa: il PCUS. Enzo Bartocci (Roma, 1929) ha diretto dal 1961 al 1964 ‘Sindacato moderno’ rivista di studi sindacali della Fiom-Cgil. Nel 1967 diede vita, con Giacomo Brodolini, alla rivista ‘Economia e Lavoro’ che tuttora dirige. Docente di sociologia industriale prima all’Università di Torino presso la Facoltà di scienze politiche, successivamente all’Università di Roma, dove attualmente insegna presso il corso di laurea di sociologia della Facoltà di magistero. Ha curato il volume ‘Sindacato, classe, società’ ed è autore di ‘Alle origini della contrattazione articolata’.”,”RUSU-069-FL”
“BARTOCCINI Fiorella”,”Roma nell’ Ottocento. Il tramonto della “”città santa””. Nascita di una capitale.”,”””Nel settembre del 1851, sempre da Mazzini, arrivò nella città un monito di chiarimento in senso repubblicano, nel 1853 l’ invito ad organizzarsi in partito d’ azione: il monito e l’ invito furono formalmente accettati, ma sostanzialmente elusi, con l’ eccezione di pochissimi fedeli, nel clima politico locale che abbiamo già rievocato. La situazione precipitò ulteriormente, nel 1853, con il fallimento della rivolta di Milano: dal gruppo dirigente del partito liberale e nazionale romano furono defenestrati i mazziniani, e non tanto per il profilarsi di un interesse per i nuovi orizzonti politici che la scena italiana e internazionale sembrava permettere, quanto per una più aperta ripulsa di quelle iniziative insurrezionali che Mazzini continuava a proporre e riproporre. Egli ricevette un invito ad aderire a un programma che lasciasse “”la scelta dei mezzi agli avvenimenti, quella delle forme di governo alla libera volontà della Nazione””, ma lo respinse nettamente “”come un atto di ateismo politico, un passo retrogrado””: “”prostituiscano Roma se vogliono””. E tentò quindi un’ azione politica disperata: nel novembre del 1853 un gruppetto di esuli pontifici, partito da Genova senza un suo ordine diretto ma certo per sua ispirazione, sbarcò sulla costa laziale e si avviò verso Roma con la certezza di trovarla pronta alla insurrezione: quasi nessuno si mosse in loro appoggio e il governo papale approfittò della occasione per imprigionare, per condannare, per eliminare dalla città tutti gli avversari, repubblicani e moderati, decine di e decine di persone, incarcerate, esiliate, ammonite.”” (pag 381) “”Con la richiesta della libertà di stampa si poneva, nel 1846, il problema della censura (la debolezza del nuovo papa faceva intanto fiorire una miriade di iniziative giornalistiche più o meno clandestine), cui il regime non voleva – non poteva – rinunciare: l’ editto del 15 marzo 1846 la limitava, permettendo che si trattassero con alcune cautele, oltre ai soliti argomenti di scienze, lettere ed arti, anche “”la storia contemporanea e le materie appartenenti alla pubblica amministrazione””, e tutto ciò che contribuiva a promuovere l’ agricoltura, l’ industria, il commercio, la navigazione, le imprese di opere pubbliche””. (pag 353)”,”ITAB-178″
“BARTOCCINI Fiorella CARAVALE Mario direttori; collaboratori-autori e redattori: Gianni BALLISTRERI Paolo BERTOLINI Ingeborg ZAPPERI WALTER Gaspare DE-CARO Claudio MUTINI Roberto ZAPPERI Mario BARSALI Piero CRAVERI Giuseppe PIGNATELLI Agnese CONCINA SEBASTIANI Laura INDRIO Alessandra UGUCCIONI Raoul MELONCELLI Maurizia ALIPPI CAPPELLETTI Mario CRESPI Salvo D’AGOSTINO Aldo GAUDIANO Enzo POZZATO Arcangelo ROSSI; collaboratori del quarantaduesimo volume: Giovanni ASSERETO Riccardo FAUCCI Sandro SETTA Francesco SURDICH André VAUCHEZ e altri”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 42. Dugoni – Enza.”,”Tra i collaboratori del XLII volume: Giovanni ASSERETO Riccardo FAUCCI Sandro SETTA Francesco SURDICH André VAUCHEZ e altri”,”REFx-R-042″
“BARTOCCINI Fiorella CARAVALE Mario direttori; collaboratori-autori e redattori: Gianni BALLISTRERI Paolo BERTOLINI Ingeborg ZAPPERI WALTER Gaspare DE-CARO Claudio MUTINI Roberto ZAPPERI Mario BARSALI Piero CRAVERI Giuseppe PIGNATELLI Agnese CONCINA SEBASTIANI Laura INDRIO Alessandra UGUCCIONI Raoul MELONCELLI Maurizia ALIPPI CAPPELLETTI Mario CRESPI Salvo D’AGOSTINO Aldo GAUDIANO Enzo POZZATO Arcangelo ROSSI; collaboratori del quarantatreesimo volume: Giovanni ASSERETO Riccardo GUALDO Alessandro PORRO Bruno SIGNORELLI e altri”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 43. Enzo-Fabrizi.”,”Tra i collaboratori del XLIII volume: Giovanni ASSERETO Riccardo GUALDO Alessandro PORRO Bruno SIGNORELLI e altri”,”REFx-R-043″
“BARTOCCINI Fiorella CARAVALE Mario direttori; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Paolo BERTOLINI Ingeborg ZAPPERI WALTER Gaspare DE-CARO Claudio MUTINI Roberto ZAPPERI Mario BARSALI Piero CRAVERI Giuseppe PIGNATELLI Agnese CONCINA SEBASTIANI Laura INDRIO Alessandra UGUCCIONI Raoul MELONCELLI Maurizia ALIPPI CAPPELLETTI Mario CRESPI Salvo D’AGOSTINO Aldo GAUDIANO Enzo POZZATO Arcangelo ROSSI; collaboratori del quarantaquattresimo volume: Franco AMATORI Giovanni ASSERETO Luisa BERTONI Alessandro BROGI Mario CRESPI Mauro DI-LISA Nicola LABANCA Luciano SEGRETO Giuseppe SIRCANA”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 44. Fabron – Farina.”,”Collaboratori del quarantaquattresimo volume: Franco AMATORI Giovanni ASSERETO Luisa BERTONI Alessandro BROGI Mario CRESPI Mauro DI-LISA Nicola LABANCA Luciano SEGRETO Giuseppe SIRCANA”,”REFx-R-044″
“BARTOCCINI Fiorella CARAVALE Mario direttori; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Paolo BERTOLINI Ingeborg ZAPPERI WALTER Carlo Alberto BUCCI Claudio MUTINI Roberto ZAPPERI Alessandra CIMMINO Piero CRAVERI Giuseppe PIGNATELLI Agnese CONCINA SEBASTIANI Laura INDRIO Alessandra UGUCCIONI Raoul MELONCELLI Maurizia ALIPPI CAPPELLETTI Mario CRESPI Salvo D’AGOSTINO Aldo GAUDIANO Enzo POZZATO Arcangelo ROSSI; collaboratori del quarantacinquesimo volume: Giovanni ASSERETO Elisabetta BIANCHI TONIZZI Giuseppe SIRCANA Albertina VITTORIA Andrea ZORZI”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 45. Farinacci – Fedrigo.”,”Collaboratori del quarantacinquesimo volume: Giovanni ASSERETO Elisabetta BIANCHI TONIZZI Giuseppe SIRCANA Albertina VITTORIA Andrea ZORZI”,”REFx-R-045″
“BARTOCCINI Fiorella CARAVALE Mario direttori; redattore capo Giuseppe PIGNATELLI; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Paolo BERTOLINI Ingeborg ZAPPERI WALTER Claudio MUTINI Roberto ZAPPERI Alessandra CIMMINO Piero CRAVERI Giuseppe PIGNATELLI Carlo Alberto BUCCI Agnese CONCINA SEBASTIANI Laura INDRIO Alessandra UGUCCIONI Raoul MELONCELLI Maurizia ALIPPI CAPPELLETTI Mario CRESPI Salvo D’AGOSTINO Aldo GAUDIANO Enzo POZZATO Arcangelo ROSSI; collaboratori del quarantaseiesimo volume: Giovanni ASSERETO Carlo Alberto BUCCI Vittorio CAPRARA Franco DELLA PERUTA Eugenio DI-RIENZO Riccardo FAUCCI Paolo FERRARI Adriano ROCCUCCI Matteo SANFILIPPO Alfonso SCIROCCO Luciano SEGRETO Francesco SURDICH Francesco M. BISCIONE Giuseppe SIRCANA”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 46. Feducci – Ferrero.”,”Collaboratori del quarantaseiesimo volume: Giovanni ASSERETO Carlo Alberto BUCCI Vittorio CAPRARA Franco DELLA PERUTA Eugenio DI-RIENZO Riccardo FAUCCI Paolo FERRARI Adriano ROCCUCCI Matteo SANFILIPPO Alfonso SCIROCCO Luciano SEGRETO Francesco SURDICH Francesco M. BISCIONE Giuseppe SIRCANA”,”REFx-R-046″
“BARTOCCINI Fiorella CARAVALE Mario direttori; redattore capo Giuseppe PIGNATELLI; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Paolo BERTOLINI Ingeborg ZAPPERI WALTER Michele DI-SIVIO Claudio MUTINI Roberto ZAPPERI Alessandra CIMMINO Piero CRAVERI Giuseppe MONSAGRATI Giuseppe PIGNATELLI Carlo Alberto BUCCI Agnese CONCINA SEBASTIANI Laura INDRIO Alessandra UGUCCIONI Raoul MELONCELLI Maurizia ALIPPI CAPPELLETTI Mario CRESPI Salvo D’AGOSTINO Arcangelo ROSSI; collaboratori del quarantasettesimo volume: Elisabetta BIANCHI TONIZZI Pietro CORSI Giuseppe SIRCANA Francesco SURDICH e altri”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 47. Ferrero – Filonardi.”,”Collaboratori del quarantasettesimo volume: Elisabetta BIANCHI TONIZZI Pietro CORSI Giuseppe SIRCANA Francesco SURDICH e altri Biografia di Enrico Ferri”,”REFx-R-047″
“BARTOCCINI Fiorella CARAVALE Mario direttori; redattore capo Giuseppe PIGNATELLI; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Paolo BERTOLINI Ingeborg ZAPPERI WALTER Michele DI-SIVIO Claudio MUTINI Roberto ZAPPERI Alessandra CIMMINO Piero CRAVERI Giuseppe MONSAGRATI Giuseppe PIGNATELLI Carlo Alberto BUCCI Laura INDRIO Livia MAGGIONI Alessandra UGUCCIONI Raoul MELONCELLI Maurizia ALIPPI CAPPELLETTI Mario CRESPI Salvo D’AGOSTINO Arcangelo ROSSI; collaboratori del quarantottesimo volume: Gerardo BIANCO Vittorio CAPRARA Paolo COMANDUCCI Giorgio ISRAEL Gina LAGORIO Andrea ROMANO Giuseppe SIRCANA Francesco SURDICH”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 48. Filoni – Forghieri.”,”Collaboratori del quarantottesimo volume: Gerardo BIANCO Vittorio CAPRARA Paolo COMANDUCCI Giorgio ISRAEL Gina LAGORIO Andrea ROMANO Giuseppe SIRCANA Francesco SURDICH”,”REFx-R-048″
“BARTOCCINI Fiorella CARAVALE Mario direttori; redattore capo Giuseppe PIGNATELLI; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Paolo BERTOLINI Ingeborg ZAPPERI WALTER Michele DI-SIVIO Claudio MUTINI Roberto ZAPPERI Alessandra CIMMINO Piero CRAVERI Giuseppe MONSAGRATI Giuseppe PIGNATELLI Carlo Alberto BUCCI Laura INDRIO Livia MAGGIONI Alessandra UGUCCIONI Raoul MELONCELLI Maurizia ALIPPI CAPPELLETTI Mario CRESPI Salvo D’AGOSTINO Arcangelo ROSSI; collaboratori del quarantanovesimo volume: Mauro CANALI Roberto CANNATA’ Valerio CASTRONOVO Giuseppe SIRCANA e altri”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 49. Forino – Francesco da Serino.”,”Collaboratori del quarantanovesimo volume: Mauro CANALI Roberto CANNATA’ Valerio CASTRONOVO Giuseppe SIRCANA e altri”,”REFx-R-049″
“BARTOCCINI Fiorella CARAVALE Mario direttori; redattore capo Giuseppe PIGNATELLI; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Paolo BERTOLINI Ingeborg ZAPPERI WALTER Michele DI-SIVIO Claudio MUTINI Roberto ZAPPERI Alessandra CIMMINO Piero CRAVERI Giuseppe MONSAGRATI Giuseppe PIGNATELLI Carlo Alberto BUCCI Livia MAGGIONI Alessandra UGUCCIONI Raoul MELONCELLI Maurizia ALIPPI CAPPELLETTI Mario CRESPI Salvo D’AGOSTINO Arcangelo ROSSI; collaboratori del cinquantesimo volume: Giovanni ASSERETO Gerardo BIANCO Francesco M. BISCIONE Domenico DA-EMPOLI Nicola LABANCA Giuseppe SIRCANA Francesco SURDICH”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 50. Francesco I Sforza – Gabbi.”,”Collaboratori del cinquantesimo volume: Giovanni ASSERETO Gerardo BIANCO Francesco M. BISCIONE Domenico DA-EMPOLI Nicola LABANCA Giuseppe SIRCANA Francesco SURDICH”,”REFx-R-050″
“BARTOCCINI Fiorella CARAVALE Mario direttori; redattore capo Giuseppe PIGNATELLI; collaboratori-autori e redattori: Hélène ANGIOLINI Paolo BERTOLINI Ingeborg ZAPPERI WALTER Michele DI-SIVIO Claudio MUTINI Roberto ZAPPERI Alessandra CIMMINO Piero CRAVERI Giuseppe MONSAGRATI Giuseppe PIGNATELLI Carlo Alberto BUCCI Livia MAGGIONI Alessandra UGUCCIONI Raoul MELONCELLI Maurizia ALIPPI CAPPELLETTI Mario CRESPI Salvo D’AGOSTINO Arcangelo ROSSI; collaboratori del cinquantunesimo volume: Giovanni ASSERETO Marino BERENGO Piero CRAVERI Nunzio DELL’ERBA Eugenio DI-RIENZO Giuseppe SIRCANA e altri”,”Dizionario biografico degli italiani. Volume 51. Gabbiani – Gamba.”,”Collaboratori del cinquantunesimo volume: Giovanni ASSERETO Marino BERENGO Piero CRAVERI Nunzio DELL’ERBA Eugenio DI-RIENZO Giuseppe SIRCANA e altri”,”REFx-R-051″
“BARTOLI Henri”,”La doctrine economique et sociale de Karl Marx.”,”Nato nel 1918 a Lione, fece i suoi studi alla facoltà di diritto di quella città. Nel 1943 BARTOLI sostenne la tesi di dottorato sull’ ‘autofinanziamento della nazione’, tesi censurata. Lo stesso anno entrò nella Fondazione Thiers. Nell’agosto 1944 diventò membro del Gabinetto di M. COURTIN, segretario generale all’Economia nazionale. Poi entrò nell’ Institut de Science economique appliquée diretto da Francois PERROUX. Nel 1945 ricevette l’agregation e insegnò alla Facoltà di diritto di Grenoble.”,”MADS-208″
“BARTOLI Gloria”,”L’economia politica anglosassone nell’età marshalliana.”,”Gloria Bartoli è nata a Roma nel 1950. E’ ricercatore di politica economica presso l’Università della Calabria e ha svolto attività di consulenza presso numerosi enti privati e pubblici. Ha al suo attivo varie pubblicazioni. (1983) L’antologia entra nel merito di questo controverso punto (l’equilibrio fra domanda e offerta nelal determinazione del valore delle merci) della storia del pensiero economico ponendo a confronto la teoria del valore di Marshall con quella di Edgeworth e degli altri padri del marginalismo”,”ECOT-302″
“BARTOLI Domenico”,”La fine della monarchia.”,”Domenico Bartoli è nato a Torino nel 1912. Dopo essersi laureato in giurisprudenza, si è dedicato al giornalismo. Pubblicista politico brillante, ha collaborato a quotidiani e periodi. E’ stato uno dei fondatori di ‘Risorgimento liberale’.”,”BIOx-326″
“BARTOLINI Stefano”,”The Political Mobilization of the European Left, 1860-1980. The Class Cleavage.”,”BARTOLINI è professore di istituzioni politiche comparate presso l’ European University Institute a Firenze.”,”MEOx-042″
“BARTOLINI Alfonso MAZZON Giulio MERCURI Lamberto a cura”,”Resistenza. Panorama bibliografico.”,”””Evidentemente la bibliografia è seria, razionale ed utile se il bibliografo è all’ altezza del compito, se cioè è padrone della materia””. (pag 10) “”A questo punto si è usciti dal campo della semplice elencazione alfabetica delle fonti: arriviamo cioè alla bibliografia selezionata e ragionata, che è la meta superiore da raggiungere. Ben difficile meta. Ricordo l’ esempio caratteristico della prima guerra mondiale, che presentava anch’ essa difficoltà analoghe. Vi fu un saggio abbastanza ben riuscito, ma ancor provvisorio che non fu ripreso. E forse per le difficoltà veramente grandi dello scegliere e del graduare si arrivò soltanto all’ esauriente e completo catalogo redatto dal benemerito Ufficio Storico dello Stato Maggiore. Ricordo anche come modelli di opere del genere le guide bibliografiche che il compianto editore Formiggini aveva affidato a maestri di grande competenza nel campo rispettivo. Si potrà fare qualcosa del genere per la Resistenza.”” (pag 11)”,”ITAR-092″
“BARTOLOMMEI Sergio a cura”,”Illuminismo e utopia. Temi e progetti utopici nella cultura francese (1676-1788).”,”Profetismo e rivolta nell’utopia “”plebea”” di Jean Meslier”” (pag 67-) “”Risalendo a Montaigne, Meslier ripercorre una illustre tradizione di pensiero scettica e libertino-erudita e svolge impietosamente la denuncia della religione come invenzione umana, pregiudizio e impostura (201). Corredando il ‘Testament’ di ampie citazioni dalle opere di Gabriel Naudé e Giovanni Paolo Marana, Meslier sottolinea l’originale politica delle credenze, siano esse pagane o cristiane. Assimilate tali credenze all’idolatria, l’autore riprende il tema – caro all’averroismo padovano – del carattere illusorio dei miracoli, dei quali svela un identico fondo antropomorfico. Con lineare consequenzialità Meslier rigetta non soltanto le «ingenuità» della fede, ma anche l’idea stessa di un Essere fantasmatico-trascendente. Le otto prove del ‘Testament’ costituiscono una serrata requisitoria contro «l’inconsistenza e falsità delle religioni» come ‘istrumentum regni’, messa a disposizione – questo è il punto – non più dagli intelletti raffinati, ma dalla umile ‘paysannerie’. Il valore maieutico della solitaria riflessione di Meslier doveva infatti esser verificato e reso operativo – almeno nell’intenzione dell’autore – fuori dai circoli eterodossi e anticlericali (ma elitari) della capitale. Da questo punto di vista l’opera di Meslier assume il significato di uno scavalcamento «a sinistra» delle implicazioni politico-lealiste che spesso accompagnano i pur audaci fermenti filosofico-intellettuali fatti agitare dagli ‘esprits forts’. L’incredulità di Meslier in materia religiosa è invece strettamente connessa col suo incitamento al rifiuto d’ogni autorità politica. La critica alla «sovranità del cielo» si converte davvero nel curato delle Ardenne, in critica alla «sovranità della terra». La dissoluzione del concetto di Dio procede di conserva, nel pensiero di Meslier, con la elaborazione di un punto di vista materialistico. La discussione con il cartesianesimo è il momento-chiave di questa elaborazione. Se il nome di Descartes non compare mai nel ‘Testament’, la sua presenza non è meno centrale trovandosi, per così dire, filtrata negli scritti dei due autori che Meslier si incarica di utilizzare-confutare: Malebranche e Fénelon”” (pag 68-69)”,”SOCU-213″
“BARTON Paul”,”Conventions collectives et réalités ouvrières en Europe de l’ Est.”,”Il codice del lavoro del 1922. “”All’ indomani della rivoluzione bolscevica d’ ottobre 1917, la fissazione dei salari per via di negoziati collettivi conobbe uno sviluppo considerevole. (…) Le organizzazioni sindacali presero presto l’ abitudine di fare appello al potere dello Stato per costringere degli imprenditori recalcitranti ad accettare le loro proposte. D’altra parte, si conferì al ministero del Lavoro il diritto di estendere all’ insieme delle imprese dello stesso genere i tassi di salario determinati da un accordo tra il sindacato e solamente una parte dei padroni interessati (…)””. (pag 49)”,”RUSU-178″
“BARTON Mary S.”,”Counterterrorism Between the Wars. An International History, 1919-1937.”,”Mary S. Barton, storica e analista di Washington. Ha ricevuto il Ph.D. dall’Università della Virginia nel 2016.”,”QMIP-015-FSL”
“BARUCCI Piero MAGLIULO Antonio”,”L’ insegnamento economico e sociale della Chiesa (1891-1991). I grandi documenti sociali della Chiesa cattolica.”,”Piero BARUCCI (1933) è professore universitario di economia ed ex-ministro del tesoro. MAGLIULO (1962) è ricercatore di storia del pensiero economico (Firenze).”,”RELC-108″
“BARUCCI Piero”,”Unicredit, una storia dell’economia italiana. Dalla Banca di Genova al Credito Italiano, 1870-1945.”,”Seconda guerra mondiale. 1943. I tedeschi e la richiesta di denaro alla banca. “”Dopo l’8 settembre (1943) il Credito dovrette affrontare una serie di avvenimenti particolarmente sfidanti, che sono in parte siamo in grado di ricostruire. Il fatto più drammatico fu probabilmente costituito dalla richiesta dell’esercito germanico in Italia di un’apertura di credito di ben 160 milioni di lire da parte del ministero delle Finanze, allora retto dal senatore Bartolini, a favore delle truppe. La richiesta giunse inattesa per il minostro e per Azzolini, che ne discussero in una serie di riunioni convulse che, secondo il non conosciuto verbalizzante, cominciarono l’11 settembre alle ore 11.35 (dopo la visita dei tedeschi al ministro delle Finanze), proseguirono poi in fine mattinata dello stesso giorno con una visita delle truppe tedesche alla succursale della Banca d’Italia, e si conclusero il giorno successivo alle ore 12.30 con un incontro fra i due. Fu una di quelle occasioni che il ministro delle Finanze individuò nel Credit la banca ideonea a svolgere l’operazione, data «l’abitudine delle somministrazioni» che essa aveva. I tedeschi avevano bisogno di fondi per pagare le truppe. Se la loro richiesta non fosse stata accolta, non avrebbero «esitato a mettere in circolazione i marchi di occupazione, il che disturberebbe molto la valuta». Dissero di venire da parte del comando generale e di avere urgenza di quei fondi. Il tentativo di Azzolini di far intervnire qualcuno della Reichsbank per garantire la banca italiana che concedeva il credito non ebbe successo. I tedeschi chiarirono che avevano bisogno di «un prestito nella mattina del giorno dopo». Non dissero di quanto avrebbero avuto bisogno. Il governatore commentò: «Data la situazione attuale con la città nelle loro mani non si ritiene che si possa fare altro che accogliere la richiesta». Disse di aver cercato di prendere contatto col ministro per gli Scambi e Valute, «ma non c’è nessuno», e che avrebbe voluto mettersi in contatto con Calvi di Bergolo, il quale avrebbe dovuto avere il controllo della città, «ma non sapeva dove trovarlo». La mattina del 12 settembre i due trovarono la forma con cui concedere il prestito: «lo Stato che ha la vigilanza sull’Istituto di emissione autorizza a fare un prestito al Credito Italiano» (…). Così avvenne. Il 14 settembre 1943 il tenente colonnello Neumeyer inviò al ministro delle Finanze a Roma una lettera (…) nella quale precisava che il credito da aprire avrebbe dovuto essere di 160 milioni e che sarebbe stato «pareggiato secondo le norme da stabilire». Non abbiamo trovato traccia di questo «ordine di esecuzione» nell’Archivio del Credit, il quale fu rassicurato sul fatto che si trattava di un’operazione «garantita dallo Stato e che la garanzia diviene operativa per l’importo totale all’atto della esecuzione dell’operazione medesima» (lettera del capo dell’Ispettorato per la difesa del risparmio e per l’esercizio del credito del 18 settembre 1943 (…)). Sembra capire che, nel migliore dei casi, ebbe qualche avvertimento orale. In quel momento a Roma tutti percepivano di essere stati lasciati soli, di fronte alle richieste di truppe di occupazione cui venivano trasmessi solo ordini da eseguire. Il quadro appena delineato getta qualche tenue luce sullo stato di confusione e di disordine amministrativo, già ben noto, in cui si trovava Roma in quei giorni, durante i quali il Credit stava pensando di darsi una direzione romana in grado di tutelare meglio i proprio interessi”” (pag 365-367) [Piero Barucci, ‘Unicredit, una storia dell’economia italiana. Dalla Banca di Genova al Credito Italiano, 1870-1945’, Editori Laterza, Roma Bari, 2021] Wikip: In seguito all’approvazione dell’ordine del giorno Grandi da parte del Gran Consiglio del Fascismo, Vittorio Emanuele III rimosse Benito Mussolini dalla carica di Capo del governo primo ministro segretario di Stato e lo fece porre agli arresti. Il sovrano nominò capo del Governo il generale Pietro Badoglio, il quale procedette a eliminare molte riforme effettuate dal fascismo all’ordinamento statutario dello Stato liberale. Il 2 agosto 1943 il Partito Nazionale Fascista, il Gran Consiglio del Fascismo, la Camera dei Fasci e delle Corporazioni e le organizzazioni legate al partito furono sciolte tramite regi decreti-legge e la denominazione “”fascista”” venne rimossa dai nomi degli enti pubblici. Venne ricostituita la Camera dei Deputati, per la quale vennero disposte nuove elezioni entro quattro mesi, mentre il Senato del Regno rimase in carica senza variazioni; gli eventi successivi resero tuttavia impossibile la ripresa dei lavori parlamentari. L’8 settembre 1943, in seguito alla firma dell’armistizio di Cassibile, le forze armate tedesche invasero l’Italia (Operazione Achse), sopraffacendo rapidamente gran parte delle forze armate del Regno. La sera stessa Roma fu attaccata dalle forze della Wehrmacht e, il giorno seguente, il Re, Badoglio, la famiglia reale e lo Stato maggiore dell’esercito lasciarono la capitale; prive di guida, le forze militari a difesa di Roma capitolarono il 10 settembre, dopo tre giorni di feroci combattimenti. I principali membri del governo non avevano lasciato la capitale al seguito di Vittorio Emanuele III, in quanto neanche avvisati.[3] Furono abbandonati alla ventura: Raffaele Guariglia, ministro degli esteri, Umberto Ricci, ministro dell’interno, Leonardo Severi, ministro dell’educazione nazionale, Giovanni Acanfora, ministro per gli scambi e le valute, e Domenico Bartolini, ministro delle finanze. A parte Guariglia, che si rifugiò nell’ambasciata di Spagna, gli altri ministri trovarono ospitalità presso il Palazzo del Laterano della Santa Sede. Il Re e il Presidente del Consiglio si insediarono a Brindisi. Il governo provvisorio, sotto la tutela dell’Amministrazione militare anglo-americana, ebbe il controllo delle province di Bari, Brindisi, Lecce e Taranto. Badoglio diede incarico al ministro dell’interno Umberto Ricci di coordinare l’attività dei ministri rimasti in Laterano. Ricci convocò una riunione del consiglio dei ministri presenti, che si concluse con l’autoscioglimento dell’organismo[4]. Il rimpasto ed eventi successivi[modifica wikitesto] Da Brindisi, in novembre, il Re nominò alcuni Sottosegretari facenti funzione di Ministri, in sostituzione di quelli rimasti nella Capitale. Il 13 ottobre 1943 il Regno del Sud, come Regno d’Italia, dichiarò guerra alla Germania, rientrando nel conflitto al fianco delle forze alleate in qualità di Paese cobelligerante. Nel gennaio 1944 il governo abrogò tramite regio decreto-legge le leggi razziali fasciste e ripristinò i diritti civili e politici dei cittadini italiani di fede ebraica. Fu contestualmente soppresso il Tribunale della razza (di fatto non più operativo).[5] Nel febbraio 1944 il governo si stabilì a Salerno e ricevette dagli alleati il controllo di tutta l’Italia meridionale. Il presidente del Consiglio Badoglio, con un rimpasto, procedette alla sostituzione dei ministri assenti. Il governo diede le dimissioni il 17 aprile 1944[6], e fu seguito dal secondo governo Badoglio.”,”ECOG-127″
“BARUCCI Piero”,”Adam Smith e la nascita della scienza economica.”,”Piero Barucci è nato a Firenze nel 1933. Docente di Economia politica e Storia delle dottrine economiche presso l’Università di Firenze è stato Ministro del Tesoro e della Funzione pubblica del Governo Amato e Ministro del Tesoro nel Governo Ciampi; attualmente è Presidente della Aloisio Foglia Ventura SIM e Consigliere di Amministrazione dell’IRI.”,”ECOT-272-FL”
“BARZANTI Roberto”,”Nitti e la “”grande guerra””.”,”BARZANTI Roberto “”Le pagine di maggior interesse di questa ricerca di Monticone [‘Nitti e la grande guerra, 1914-1918′, Giuffré, Milano, 1961, ndr] sono certo quelle centrali, sui rapporti tra Nitti e le industrie di guerra, in particolare tra Nitti e i Perrone, i dirigenti dell’Ansaldo: è una ricercha che dipiace non sia continuata fino a coprire anche gli anni del dopoguerra, perché le vicende del ministero Nitti, soprattutto negli ultimi mesi di vita, sono legate a filo doppio all’azione dei grandi gruppi industriali e finanziari, che proprio durante la guerra avevano assunto un ruolo decisivo. Nei vari settori dell’industria di guerra grandeggiavano – si sa – il gruppo ILVA, legato alla Banca Commerciale e il gruppo Ansaldo, vigorosamente appoggiato dalla Banca Italiana di Sconto. Nitti fu legato con i Perrone da profondi vincoli d’amicizia e fu in contatto epistolare con essi per tutto il periodo in cui resse il ministero del Tesoro. E’ facile comprendere – e Monticone lo mette bene in luce – come uno dei punti fondamentali del programma di Nitti, e cioè l’italianizzazione del capitale bancario fosse entusiasticamente condiviso dai Perrone. Essi infatti erano, come si è visto, strettamente uniti alla Banca di Sconto in netto contrasto con la Commerciale, su cui gravava il sospetto di filogermanesimo e a cui i commendatori dell’Ansaldo facevano risalire ogni boicottaggio, vero o presunto, a danno della loro attività industriale. Il programma di “”nazionalizzazione”” delle banche è motivato da Nitti con argomentazioni tecniche e di concordia economica nazionale, ma nei fatti si tramutò in validissimo appoggio per lo strapotere che certi gruppi economici (i Perrone in primo luogo) avrebbero progressivamente assunto nella situazione del paese e per le forze più sfrenate dell’interventismo nazionalista: questo è il succo della tesi dell’autore del saggio”” (pag 507) L’autore. Roberto Barzanti (Monterotondo Marittimo, 24 gennaio 1939) è un politico italiano. È stato vicepresidente del Parlamento europeo dal 14 gennaio 1992 al 18 luglio 1994. Iscritto prima al Partito Socialista Italiano, dirigente della Federazione Giovanile Socialista, quindi al Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria fin dalla sua fondazione nel 1964, dal 1974 è esponente del Partito Comunista Italiano, del PDS, dei DS e infine del Partito Democratico. È stato sindaco di Siena dal 1969 al 1974, quindi assessore nella giunta della Regione Toscana dal 1975 al 1979 con l’incarico degli affari generali. Quindi è stato vicesindaco del comune di Siena fino al 1984. È stato eletto al Parlamento europeo alle elezioni europee del 1984, e poi riconfermato nel 1989 e nel 1994, per le liste del PCI e del PDS. È stato presidente della delegazione per le relazioni con il Giappone e della commissione per la gioventù, la cultura, l’istruzione, i mezzi di comunicazione e lo sport e vicepresidente del Parlamento. Nel corso del suo mandato europeo ha dedicato in prevalenza il suo impegno alle politiche per la cultura, alle normative finalizzate alla creazione di un spazio audiovisivo comune direttiva Televisione senza Frontiere, alla promozione della produzione cinematografica Programma MEDIA e alla protezione del diritto d’autore e dei diritti connessi. Attualmente è presidente della Società Giornate degli Autori Venice Days che organizza una rassegna all’interno della Mostra d’arte cinematografica di Venezia; fa parte, in qualità di esperto, del comitato consultivo sul diritto d’autore nell’ambito del Ministero per i beni e le attività culturali. Tiene corsi su istituzioni e politiche audiovisive in Europa nella facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Pisa e nella facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Siena, laurea specialistica in radiofonia. Ha pubblicato il volume I confini del visibile (Lupetti, Milano 1994) sulle politiche comunitarie in tema di cinema e audiovisivo. Suoi saggi, articoli e recensioni tra l’altro in economia della cultura, il Riformista, L’indice dei libri del mese, Gli argomenti umani, Testimonianze, Gulliver, Il Ponte, rivista quest’ultima della cui direzione è membro. Risiede a Siena, dove è presidente dell’Accademia degli Intronati e dal marzo 2012 presidente della Biblioteca comunale degli Intronati. (wikip)”,”ITQM-190″
“BARZANTI Roberto”,”Note sulla formazione del gruppo dirigente del Partito Comunista d’Italia negli anni 1923-24.”,”””Nell’aprile del ’24, come vedremo, la maggioranza per consolidarsi sicuramente doveva trovare l’appoggio di tutta una serie di quadri e militanti di indirizzo bordighiano e così doveva avallare il proprio atteggiamento nel seno del II congresso [Roma, marzo 1922, ndr] adducendo come giustificazione il pericolo della destra liquidatrice capeggiata da Tasca e Graziadei. Sicché, tutto considerato, oggi si può affermare che Gramsci e gli ordinovisti (del resto a Roma su posizioni tutt’altro che omogenee) non dettero battaglia per la propria debolezza e la massiccia presenza del gruppo di Bordiga. Seppure polemicamente forzata non appare lontana dal vero l’affermazione resa a suo tempo da Angelo Tasca: «E’ dunque falso parlare di una ‘maggioranza bordighiana’ al congresso di Roma, poiché questa maggioranza comprendeva tanto il gruppo dell”Ordine Nuovo’ che quello del Soviet’ e lasciava fuori solo una piccola minoranza, non organizzata in franzione, divisa pure su talune questioni e di cui gli elementi più decisi o meno indecisi apparvero essere, nelle discussioni del congresso di Roma, Graziadei e Tasca» (6). Se si tien conto che le «Tesi di Roma» erano un documento di sostanziale opposizione alla strategia della III Internazionale e che gli unici oppositori manifesti furono Tasca e Graziadei, si capisce facilmente lo svolgimento dei lavori, in ordine al problema italiano, della seconda sessione plenaria del Comitato Esecutivo dell’Internazionale del 7-11 giugno 1922 e la sostanziale alleanza che in esso si attua tra Zinoviev e Tasca. La Commissione per la questione itailana, costituitasi nel ‘plenum’ del giugno 1922, tenne due sedute (il 9 e l’11 giugno), ma concluse i suoi lavori con una mozione interna, seguendo la proposta del presidente dell’Internazionale di demandare al ‘presidium’ una decisione definitiva in ordine alla complessa situazione italiana. E’ sostanzialmente nel vero Tasca quando scrive che la delegazione italiana al ‘Plenum’ registrò un atteggiamento univoco nei componenti la maggioranza, tra cui Gramsci, che si mossero sulla linea del Congresso di Roma (7). Ambrogi, Bordiga e Gramsci a proposito della cosidetta mozione confidenziale di Zinoviev dichiararono: «… finire (pag 658-659) “”Il giudizio sul fascismo che prende luogo nelle “”Tesi di Lione”” sarà opera essenziale, anche se contraddittoria, proprio del gruppo che fa capo a Gramsci”” (pag 661) Gramsci su fascismo appoggiato da piccola borghesia (pag 673) “”[Gramsci] Aveva scritto: «Le gouvernement fasciste ne peut se maintenir au pouvoir que tant qu’il rend la vie impossible à toutes les organisations non-fascistes. Mussolini a fondé son pouvoir sur l’appui de couches profondes de la petite bourgeoisie qui, n’ayant aucune fonction dans la production et ignorant, en conséquence, les antagonismes et les contradictions résultant du régime capitaliste, croyaient fermement la lutte de classes une invention diabolique des socialistes et des communistes» [‘L’échec du syndicalisme fasciste’, in “”La Correspondance internationale””, a. IV, n. 1, 3 janvier 1924, ora in “”Rivista storica del socialismo””, a. IV, nn. 13-14, pp. 633 e sgg. (pubbl. a cura di Aldo Romano, col titolo A. Gramsci, ‘Note sulla situazione italiana, 1922-1924)] [cit. in Roberto Barzanti, ‘Note sulla formazione del gruppo dirigente del Partito Comunista d’Italia negli anni 1923-24’, “”Critica storica””, Messina-Firenze, n. 6 novembre 1963] “”La ‘leadership’ di Gramsci e Togliatti fonda il suo perso sulla totale adesione all’Internazionale: se ciò gli dà garanzie di vittoria a lungo termine la espone però all’attacco durissimo della sinistra e di Bordiga in modo particolare”” (pag 680)”,”MITC-138″
“BARZINI Luigi”,”Gli italiani. 53 milioni di protagonisti.”,”Luigi BARZINI, nato a Milano nel 1908, figlio del grande BARZINI di cui porta il nome, si è formato negli USA, incominciando a lavorare da reporter nel ‘New York World’ nel 1929. In seguito fu inviato speciale del Corriere della Sera fino al 1940, quando fu spedito al confino dal fascismo. Dopo la guerra ha fondato e diretto il giornale economico ‘Il Globo’, ha diretto riviste a rotocalco, ha collaborato a quotidiani. E’ stato deputato dal 1958. Ha scritto vari saggi sui problemi del mondo contemporaneo.”,”ITAS-045″
“BARZINI Luigi”,”Viaggio in Terrasanta.”,”Luigi Barzini (Orvieto 1874 – Milano 1947) giornalista e scrittore è stato inviato speciale del Corriere della Sera e coi i suoi reportages inaugurò una tecnica giornalistica basata sulla vivace immediatezza del tono.”,”VIOx-207″
“BARZINI Luigi”,”Vita vagabonda. Ricordi di un giornalista.”,”BARZINI Luigi “”Dicono che per fare la guerra, come per fare l’amore, bisogna essere in due. L’originalità della guerra dei ‘Boxers’ consiste nel fatto, assai raro nella storia, che, salvo nei primi due mesi, essa fu fatta da una parte sola. Il grosso dell’esercito internazionale arrivò quando tutto era finito. Le legazioni erano liberate, i Boxers erano dispersi, la Corte era fuggita, le truppe cinesi si erano dileguate”” (pag 302)”,”EDIx-182″
“BARZINI Luigi”,”Gli italiani.”,”Luigi BARZINI, nato a Milano nel 1908, figlio del grande BARZINI di cui porta il nome, si è formato negli USA, incominciando a lavorare da reporter nel ‘New York World’ nel 1929. In seguito fu inviato speciale del Corriere della Sera fino al 1940, quando fu spedito al confino dal fascismo. Dopo la guerra ha fondato e diretto il giornale economico ‘Il Globo’, ha diretto riviste a rotocalco, ha collaborato a quotidiani. E’ stato deputato dal 1958. Ha scritto vari saggi sui problemi del mondo contemporaneo.”,”ITAS-005-FV”
“BARZINI Luigi Senior BARZINI Luigi Junior BARZINI Ludina”,”Una dinastia di giornalisti. Un secolo di fatti.”,”Ludina Barzini, ‘Silone, uomo a prova di tradimento’ (pag 94-97)”,”EDIx-002-FV”
“BARZINI Luigi”,”Nell’Estremo Oriente.”,”””Allontanadosi dal mare, cresce la bellezza del paese…”” Guerra per liberazione Legazioni assediate. Rivolta Boxers La strage dei ‘coolies’. Quando i ‘diavoli bianchi’ vennero a portare la civiltà’ “”Un cinese in Cina – parlo di questo pezzo di Cina – è diventato una cosa strana. Non si ammettono che dei «coolies» che portano i pesi, tirano i carri e le giunche sul fiume. Questi «coolies» sono della gente afferrata per il codino e costretta al lavoro, ben felice di non venire ammazzata; la loro vita non vale nulla. Si ammazzano spesso per divertimento. Un ufficiale di artiglieria tedesco mi ha detto che ammazzava un cinese al giorno, per sostenere il morale delle sue truppe. Due «coolies» che tiravano le nostre giunche, allontanatisi dal bivacco, sono stati ammazzati da due giapponesi a Ho-schi-wa. Ho veduto io un soldato francese tirare sopra un «cooly» che lavorava per dei soldati inglesi. Sui fili dei tre telegrafi da campo; che corrono sulle canne di bambù lungo il percorso, si trovano spesso dei codini attaccati e il teschio, manciucchiato dai cani, è già tra l’erba. Un capitano medico francese mi raccontava dell’esercizio di tiro compiuto dai soldati di tutte le nazioni sopra ai contadini terrorizzati, che fuggivano. Questi spiega la tragica solitudine della campagna, una volta la più popolata del mondo, l’abbandono delle città e dei villaggi. Per tutto cadaveri che si putrefanno al sole, e che serbano nella tragiche posizioni in cui la morte li ha colti, l’espressione di un terrore e d’una disperazione infiniti. Ogni tanto, tra le rovine di qualche villaggio, si vede la figura di un uomo che tenta di nascondersi trascinandosi a stento. Sono poveri esseri che l’età ha immobilizzato, vecchi morenti di fame sul luogo che li ha visti nascere e dove hanno speso l’intera vita. Molti di essi non vollero seguire la famiglia, forse per non morire lontano dal loro paese, lo che, secondo le credenze cinesi, equivale alla dannazione eterna. La loro anima almeno continuerà ad aggirarsi fra quegli alberi, attraverso a quei campi, intorno a quella sorgente, come sempre ha fatto il loro corpo, quando i diavoli bianchi non erano venuti ancora a portare la civiltà”” (pag 83) [Luigi Barzini, ‘Nell’estremo oriente’, Editoriale L’arte Bodoniana, Piacenza, 1915]”,”ASGx-029-FFS”
“BARZINI Luigi”,”Dall’Impero del Mikado all’Impero dello Zar.”,”‘L’Amur-Argun’ è un fiume di grande importanza che attraversa vasti territori della Russia e della Cina. Con la sua lunghezza impressionante e il suo percorso affascinante, il fiume Amur-Argun’ svolge un ruolo fondamentale dal punto di vista geografico, ecologico e culturale. (bing)”,”ASGx-030-FFS”
“BARZUN Jacques”,”Darwin, Marx, Wagner. Critique of a Heritage.”,”BARZUN, professore di storia alla Columbia University. Nato nel 1907 a Parigi si spostò negli Stati Uniti all’ età di dodici anni. Ha scritto varie opere (v. nota biografica).”,”TEOC-112″
“BASAGLIA Franco, a cura di Franca ONGANO BASAGLIA”,”Scritti. I. 1953-1968. Dalla psichiatria fenomenologica all’esperienza di Gorizia.”,”Franco Basaglia (1924-80), è la figura di maggior spicco della psichiatria italiana contemporanea.”,”SCIx-135-FF”
“BASAGLIA Franco, a cura di Franca ONGANO BASAGLIA”,”Scritti. II. 1968-1980. Dall’apertura del manicomio alla nuova legge sull’assistenza psichiatrica.”,”Franco Basaglia (1924-80), è la figura di maggior spicco della psichiatria italiana contemporanea.”,”SCIx-136-FF”
“BASALLA George”,”L’evoluzione della tecnologia.”,”Marx (la quantità di tipi diversi nella produzione di martelli di diversa foggia, pag 12, Necessità di scrivere una storia della tecnologia, pag 37-38, Necessità di una storia delle invenzioni nate come armi del capitale contro le sommosse operaie, p. 158, Sulla teoria evoluzionistica della tecnologia, l’evoluzione secondo Marx e secondo Darwin, p. 289-290) “”La varietà degli oggetti foggiati dalla mano dell’uomo non è meno sorprendente di quella degli esseri viventi. Si consideri la distanza che separa gli utensili di pietra dai microprocessori, le ruote idrauliche dai veicoli spaziali, le puntine da disegno dai grattacieli. Nel 1867 Karl Marx apprese con stupore (e aveva ben ragione di stupirsi) che a Birmingham, in Inghilterra, venivano prodotti cinquecento tipi diversi di martelli, ognuno adatto ad una funzione specifica nell’ambito dell’industria o dell’artigianato. Quali forze dettero origine a tante varianti di un utensile così antico e così comune come il martello? O, più in generale, perché esistono tanti e così diversi generi di oggetti?”” (pag 12); “”Non molto tempo dopo la pubblicazione dell”Origine delle specie’, di Charles Darwin, Karl Marx, grande ammiratore del naturalista inglese, sostenne la necessità di una storia critica della tecnologia, scritta secondo linee evoluzionistiche. Egli riteneva che questa storia avrebbe mostrato quanto poco la Rivoluzione industriale era l’effetto del lavoro dei singoli inventori. L’invenzione, sosteneva Marx, è un processo sociale che si basa sull’accumulazione di tanti piccoli miglioramenti, non sugli sforzi eroici di poche menti geniali”” (pag 39-38); “”«Si potrebbe scrivere», affermava Marx, «tutta una storia delle invenzioni che dopo il 1830 sono nate soltanto come armi del capitale contro le sommosse operaie» (3). Egli pensava alle innovazioni introdotte a bella posta dagli imprenditori per domare gli operai recalcitranti o in sciopero. L’esigenza, posta da Marx, di una storia dell’influenza dei conflitti industriali sui cambiamenti tecnologici non è stata ancora pienamente soddisfatta. Non esiste a tutt’oggi uno studio di ampio respiro sull’argomento; un primo tentativo è stato compiuto da Tine Bruland, che ha legato ai cronici problemi della manodopera tre invenzioni chiave verificatesi nell’industria tessile inglese dell’Ottocento”” (pag 158) [(3) K. Marx, Il Capitale, Libro I, Torino, 1975, Vol 1, pag 588; Tine Bruland, ‘Industrial conflict as a source of technical innovation: three cases’, “”Economy and Society””, n. 11, 1982, pp. 91-121]; “”E’ del tutto naturale che un libro il quale si ispira a un modello evoluzionistico si concluda così com’è iniziato, con un richiamo all’opera di Charles Darwin. Sebbene Darwin non avesse mai pensato di applicare la sua teoria evoluzionistica alla tecnologia, alcuni suoi contemporanei istituirono ben presto delle analogie fra lo sviluppo degli esseri viventi e quello dei manufatti materiali. Il primo, e forse il più famoso, personaggio dell’Ottocento che si mosse in tale direzione fu Karl Marx, il quale pubblicò il ‘Capitale’ nel 1867, otto anni dopo l’apparizione della darwiniana ‘Origine delle specie’. (…) Dopo aver ridotto al minimo le differenze esistenti fra il mondo delle cose fatte dall’uomo e il mondo organico, Marx passa alla seconda fase della sua argomentazione, e propone di trasferire alla «storia della tecnologia naturale» (1). Egli sostiene che si dovrebbe applicare la concezione evoluzionistica sia agli organi che le piante e gli animali usano per la loro sopravvivenza sia agli strumenti della tecnologia di cui gli uomini si servono per il processo immediato di produzione della loro vita. Partendo dall’assunto che importanti aspetti del corpo umano possono essere spiegati in termini evoluzionistici, Marx ritiene che lo stesso si possa fare con la tecnologia, in quanto estensione del corpo umano nel mondo naturale. Vi sono, tuttavia, importanti differenze fra l’evoluzione come l’intende Marx e l’evoluzione come l’intende Darwin. Nella teoria biologica darwiniana, l’evoluzione è un processo che genera se stesso; nello schema marxiano, l’evoluzione della tecnologia non è qualcosa che si autogenera, ma è un processo diretto dalla volontà cosciente e attiva dell’uomo, un processo modellato da forze storiche”” (pag 290) [(1) K. Marx, Il Capitale, Libro I, Torino, 1975, Vol 1, pag 454-55]”,”SCIx-499″
“BASBOUS Antoine”,”L’ Arabie Saoudite en question. Du wahhabisme à Bin Laden, aux origines de la tourmente.”,”BASBOUS Antoine, politologo, è fondatore e direttore dell’ Observatoire des Pays arabes, organo che consiglia le imprese francesi e l’ Unione europea. E’ autore pure di ‘Islamism, une revolution avortée?’ (2000) e coautore di ‘Guerres secretes au Liban’ (1987). “”Il “”Vaticano wahabita”” esercita il suo potere per mezzo di una trentina di istituzioni. Al primo posto c’è il Comitato dei grandi ulémas che è composto di 17 membri. Tiene un conclave annuale e decreta delle fatwas che il potere politico sovente utilizza per far conoscere delle posizioni che non desidera assumere ufficialmente.”” (pag 124)”,”VIOx-118″
“BASCIANI Alberto MACCHIA Antonio SOMMELLA Valentina a cura; saggi di Eugenio DI-RIENZO Emilio GIN Ettore CINNELLA Angelantonio ROSATO Valentina SOMMELLA Alessandro VITALE Marek KORNAT Pirkko KANERVO Irena VAISVILAITE’ Sandra CAVALLUCCI Massimo LONGO ADORNO Maurizio PASQUALETTI Giuliano CAROLI Alberto BASCIANI Milan RISTOVIC Emanuela COSTANTINI Stéphane COURTOIS Davide ZAFFI Roberto VALLE Federigo ARGENTIERI Antonio MACCHIA Stefano CAPRIO Pietro U. DINI”,”Il patto Ribbentrop-Molotov, l’Italia e l’Europa (1939-1941). Atti del convegno (Roma, 31 maggio – 1 giugno 2012).”,”Alberto Basciani è ricercatore di Storia dell’Europa orientale presso l’Università degli Studi ‘Roma Tre’. Antonio Macchia svolge attività di ricerca sull’Europa orientale e si occupa di Relazioni internazionali. Valentina Sommella è ricercatrice di Storia delle Relazioni internazionali presso l’Università degli Studi di Perugia Contiene tra l’altro il capitolo ‘Testimoni e storici del patto Hitler-Stalin’ di Federigo Argentieri (pag 375-390) “”Dopo il patto Molotov-Ribbentrop, la spartizione della Polonia e la guerra d’inverno tra Urss e Finlandia, che fu tutt’altro che ‘drôle’ e provocò tra l’altro una crisi di sette mesi nei rapporti italo-sovietici, il 1940 rappresentò un anno di svolta. Nel mese di febbraio, Margarete Buber-Neumann fu trasportata in condizioni gravemente disagevoli da Karaganda a Brest Litovsk, in compagnia di una ventina di altri ‘zek’, tutti comunisti austriaci e tedeschi: giunti alla nuova frontiera sovieto-tedesca, si verificò ciò che ella aveva già intuito ma che si rifiutava ancora di credere, ossia la loro consegna alla ‘Gestapo’ (9). La sua descrizione di questo evento, ivi compreso il modo attonito in cui si mise a fissare la ‘Totenkopf’ stampigliata sopra la visiera del berretto dei nuovi carcerieri, da lei mai vista prima, è davvero un’epitome ineguagliata dell’intero XX secolo o perlomeno della sua prima metà. Come dice giustamente Victor Zaslavsky (10) nella prefazione al secondo libro di Margarete, di cui si tratterà in seguito e in cui è narrata questa vicenda, si trattava di un gesto unilaterale di cortesia da parte di Stalin verso Hitler, che quest’ultimo non poteva ricambiare forse solo per mancanza di un numero sufficiente di avversari di Stalin da consegnare alla NKVD, oppure – aggiungo io – per la difficoltà di identificare esattamente chi fosse un nemico di Stalin, dato che potevano esserlo tutti. Nel giro di qualche settimana, Gretchen con le altre donne del gruppo fu trasportata a Ravensbrück, il campo di lavoro femminile: li avrebbe stretto un’amicizia indimenticabile con Milena Jeszenská, la compagna di Franz Kafka, che quattro anni dopo le sarebbe morta quasi tra le braccia e alla quale avrebbe dedicato il suo libro forse più famoso (11)”” (pag 379)] [(9) M. Buber-Neumann, ‘Prigoniera…’, cit, pp. 159 e ss.; (10) V. Zaslavsky, ‘Margarete Buber-Neumann’, cit.; (11) M. Buber-Neumann, ‘Milena l’amica di Kafka’, Milano, Adelphi, 1999, in particolare a p. 16 dove narra tra l’altro come «Già dal terzo giorno della mia permanenza a Ravensbrück, le prigioniere politiche tedesche mi avevano sottoposto a un interrogatorio perché sapevano che ero la compagna di Heinz Neumann e che non facevo mistero delle nostre amare esperienze nella Russia sovietica. Da momento che le comuniste di Ravensbrück avevano sulle altre detenute un grandissimo ascendente, il loro ostracismo ebbe l’esito desiderato: le prigioniere politiche mi evitavano come fossi affetta da una malattia contagiosa. La ceca Milena Jeszenská fu la prima prigioniera politica del campo di concentramento tedesco che non solo mi parlò, ma mi diede fiducia e credette in me»] (F. Argentieri) Un gesto di cortesia di Stalin verso Hitler: la consegna dei comunisti austriaci e tedeschi nelle mani della Gestapo”,”QMIS-233″
“BASEVI Giorgio SOCI Anna”,”La bilancia dei pagamenti italiana. Specchio dello sviluppo e delle debolezze di un’economia.”,”Giorgio Basevi è nato nel 1938 a Genova e ha studiato nelle Università di genova e di Chicago. Dopo un periodo di insegnamento in Belgio all’Università di Lovanio, è attualmente professore di Economia internazionale presso la Facoltà di Scienze politiche dell’università di Bologna. Anna Soci è nata nel 1949 a Bologna. Ha studiato economia nelle Università di Bologna e di Princeton, e insegna economia politica presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Bologna.”,”ITAE-085-FL”
“BASILE Corrado”,”Problemi della rivoluzione tedesca, 1918-1923. Saggio introduttivo estratto dal volume ‘Germania 1923: la mancata rivoluzione’, di Victor Serge.”,”””La rivendicazione del “”governo operaio”” trovò una prima formulazione, dopo vari interventi di Radek, nel Progetto di programma della KPD presentato al Comitato centrale nell’ ottobre del 1922. Il testo, per lo più opera di August Thalheimer, chiarito che la lotta immediata per il potere dei consigli non era più all’ ordine del giorno in Germania dalle sconfitte del 1919, sottolineò come si dovesse lottare per cambiare l’ equilibrio delle forze in campo al fine di creare nuovamente le condizioni per un’ azione tendente al potere (…)”” (pag 44) “”Lo storico israeliano Mikhail Agursky ha affermato in una nota opera: ‘Quando era in pieno svolgimento l’ avanzata sovietica, Lenin e altri dirigenti bolscevichi si convinsero che fosse venuta l’ ora di lanciare il “”1793 russo”” e cioè di non fermare le forze russe in territorio polacco e di invadere la Germania con l’ ausilio della KAPD’. A parte l’ improbabilità di un piano di invasione della Germania, del quale non esistono tracce di alcun genere, l’ “”ausilio della KAPD””, a proposito del quale non c’è una parola di più nel libro di Agursky (‘La Terza Roma. Il nazionalbolscevismo in Unione Sovietica’), potrebbe essere scambiato per un’altra fantasia, se non fosse per quanto si legge nell’ intervento di un membro dello stesso partito al terzo congresso dell’ Internazionale e nel diario, apparso per la prima volta nel 1961, di un altro rappresentante di esso”” (Hempel, pseudonimo di Jan Appel). (pag 69)”,”MGER-052″
“BASILE Corrado LENI Alessandro”,”Amadeo Bordiga politico. Dalle lotte proletarie del primo dopoguerra alla fine degli anni Sessanta.”,”Bordiga su F. Adler. “”Dopo uno scritto intitolato ‘La dottrina socialista e la guerra’ (234), dell’ottobre 1916, di riproposizione delle tematiche già svolte, degno di essere richiamato è un breve articolo di rivendicazione della figura di Fritz Adler (235), apparso il mese successivo: Adler aveva ucciso il primo ministro austriaco e Bordiga riuscì a riportarne il gesto non già alla disperazione, bensì alla consapevolezza di dover dar corso a un atto di ribellione”” (pag 120) (235) Si veda la scheda biografica in appendice pag 716 in voce Bruno Fortichiari (schede biografiche) si cita Cervetto Parodi Lotta Comunista e Masini”,”BORD-129″
“BASILE Elisabetta TORRI Michelguglielmo a cura; saggi di PRAYER Mario CORSI Marco ADDUCI Matilde TASGIAN Astrig CASOLARI Marzia CISILIN Alessandro SORRENTINO HOLDEN Livia MILANETTI Giorgio CONSOLARO Alessandra ALBERTAZZI Silvia CASSIO Francesca”,”Il subcontinente indiano verso il terzo millennio. Tensioni politiche, trasformazioni sociali ed economiche, mutamento culturale.”,”Il volume raccoglie le riflessioni dui un gruppo di studiosi italiani sul cambiamento osservato nel subcontinente indiano nel corso del ‘900, hanno contribuito storici, economisti, antropologi, socio-linguisti, letterati. Elisabetta Basile è professore straordinario di Agricoltura e sviluppo economico presso l’Università di Rola ‘La Sapienza’ e vice presidente di Italindia, la società italiana per l’India moderna e contemporanea. Ha studiato presso le Università di Bologna, Napoli e Oxford e ha pubblicato numerosi saggi e volumi sulle relazioni fra Nord e Sud, sulle istituzioni rurali e sul cambiamento nei paesi in via di sviluppo. Michelguglielmo Torri è professore associato di Storia moderna e contemporanea dell’Asia presso l’Università di Torino e presidente di Italindia, la società italiana per l’India moderna e contemporanea. I suoi lavori comprendono una quarantina circa di articoli, pubblicati su riviste specializzate italiane e straniere, e tre volumi il più recente è Storia dell’India.”,”INDx-003-FL”
“BASILE Corrado”,”La lotta di Lenin contro lo sciovinismo grande-russo (1917-1923).”,”Note bibliografiche molto ampie Questo saggio è stato pubblicato inizialmente nel settembre 2005 come allegato al libro di Roman Rosdolsky (F. Engels e il problema dei popoli senza storia’, Genova, 2005). Questa versione è stato rivista in alcune parti e ampliata nel maggio 2015. Roman Rosdolsky, comunista di sinistra Lo sciovinismo grande russo era il pane quotidiano della ‘trojka’ Stalin Zinoviev e Kamenev dopo la morte di Lenin (pag 2) La ‘Piattaforma dell’Opposizione di Sinistra’ era un compromesso tra Trotsky e un Zinoviev, fino al 1925 alleato di Stalin, che agli occhi di Lenin era un rappresentante dello sciovinismo grande russo. Trotsky sul terreno della questione nazionale mostrò reticenze (pag 2-3) Contiene nelle note una bibliografia sull’ Ucraina P. Chaulieu (C. Castoriadis), ‘I rapporti di produzione in Russia’, Roma, 1971 Lenin (…) si rese conto che il gruppo di Stalin concepiva la Transcaucasia come un’autonomia di facciata e iniziò a studiare le ragioni della resistenza al progetto da parte dei georgiani, resistenza che prima di allora aveva giudicato negativamente (pag 8)”,”RUST-164″
“BASILE Corrado”,”L’«Ottobre tedesco» del 1923 e il suo fallimento. La mancata estensione della rivoluzione in Occidente.”,”Ringraziamenti a Paolo Casciola per le ricerche e la traduzione dei testi collocati in appendice. Nel libro manca la bibliografia”,”MGER-148″
“BASILE Corrado a cura; scritti di V.I. LENIN N.I. BUCHARIN E.B. BOS Karl RADEK”,”I bolscevichi e la questione nazionale. La polemica tra Lenin e il «gruppo di Baugy» (1915-1916).”,”””Questa antologia presenta scritti di Lenin – relativi proprio alla questione nazionale – inseriti nell’edizione italiana delle ‘Opere complete’ in 45 volumi, curata dagli Editori Riuniti di Roma negli anni Cinquanta- Sessanta. Ormai è noto che si è trattato di una edizione incompleta: infatti in lingua russa tra il 1967 e il 1969 uscirono dieci volumi supplementari (uno dei quali di indici). E’ stato anche pubblicato, sempre in russo, un corposo volume di inediti (1), una piccola parte dei quali erano già stati resi noti in Occidente dall’inglese Richard Pipes alla metà degli anni Novanta (2). Questo volume di inediti, per la discussione che qui ci interessa, non contiene se non una serie di lettere, senza particolari novità. L’edizione delle ‘Opere’ in 55 volumi è stata comunque analizzata dal punto di vista della questione nazionale dall’eminente specialista francese Hélène Carrère d’Encausse, che non vi ha trovato nulla di significativo che ritenessimo di aggiungere ai testi di questa antologia (3). Gli scritti di Lenin sulla questione dell’ autodeterminazione delle nazioni oppresse erano usciti più volte, in tutto o in parte, anche separatamente (4). Abbiamo ritenuto indispensabile inserire nella nostra scelta la critica di Lenin, breve e al tempo stesso molto incisiva, alle tesi di Rosa Luxemburg. Nel libro che presentiamo sono compresi testi di autori con i quali Lenin polemizzò, precisamente Bucharin, Pjatakov, Evgenija Bos e Radek. Di questo gruppo di testi uno soltanto è conosciuto in italiano (5), cosa che ha senz’altro contribuito alla scarsa comprensione delle posizioni di Lenin. Gli altri contributi sono ricavati da una versione inglese contenuta in un volume apparso a ridosso dello scoppio della seconda guerra mondiale (6). Aggiungiamo, per la precisione, che Radek non era ancora un bolscevico nel periodo della polemica, ma lo divenne a tutti gli effetti nel 1917, condividendo, per quanto i documenti consentono di affermare, le posizioni di Lenin sulla questione nazionale”” (pag 7-8-9, introduzione di Corrado Basile: ‘L’attualità della questione nazionale’ (pag 7-83) [note (1) V.I. Lenin, Neizvestnye dokumenty, 1891-1922′, Rosspen, Moskva, 2000; (2) R. Pipes (a cura), ‘The Unknown Lenin: From the Secret Archive’, Yale University press, New Haven-London, 1996; (3) Cfr. H. Carrère d’Encausse, ‘Unitè prolétarienne et diversité nationale. Lénine et la théorie de l’autodétermination’, ‘Revue française de science politique’, n. 2, avril 1971; (4) V.I. Lenin, ‘Sul diritto delle nazioni all’autodecisione’, Editori Riuniti, Roma; 1957; Id., ‘Rivoluzione e indipendenza nazionale: sul diritto delle nazioni all’autodecisione’, Del Bosco, Roma, 1973; Id., ‘L’autodecisione delle naizoni’, Editori Riuniti, Roma, 1976; Id., ‘L’autodeterminazione dei popoli: i testi fondamentali’, Massari, Bolsena, 2005. Dalla fine degli anni Quaranta anche le Edizioni in lingue estere di Mosca diffusero alcuni testi; (5) Si tratta di un articolo tratto da Nikolaj Ivanonovic Bucharin, ‘Lo Stato leviatano. Scritti sullo Stato e la guerra, 1915-1917’, Unicopli, Milano, 1984. Non ci pare che si tratti di una buona traduzione, ma possiamo soltanto dichiararlo; (6) Olga Hess Gankin Harold Henry Fischer, ‘The Bolsheviks and the World War. The Origin of the Third International’, Stanford University Press, Stanford, California, 1940] Nota 10 a pag 13 (introduzione): Cfr. K. Marx – F. Engels, Lettere 1880-1883 (marzo), Lotta comunista, Milano, 2008, pp. 153-157, 162-168, 226-229, 237-239 e 252-254.”,”LENS-324″
“BASILE Corrado”,”Il biennio rosso ungherese, 1918-1919.”,”E. Lui Tipografia srl, Reggiolo Ringraziamenti a Paolo Casciola che ci ha fornito un aiuto prezioso, con informazioni, materiali, consigli e traduzioni…. (pag 8) ‘Le ‘domande’ di Lenin a Bela Kun. Radiogramma di B. Kun a Lenin ‘Era indubitabile che in Ungheria fosse avvenuta una rivoluzione e che i bolscevichi dovessero esprimerle, anzitutto, solidarietà (abbiamo già visto che in precedenza essi avevano fornito al Partito comunista un sostegno finanziario e militante, che continuava, come riferito da Kun alla fine del suo radiogramma), cercando di superare le difficoltà derivanti dalla mancanza di un contatto diretto e di favorire in tutti i modi l’orientamento corretto dei comunisti, e di Kun in primo luogo. Il fatto che Lenin avesse avuto buoni motivi per dubitare del “”ruolo”” dei socialdemocratici nel Consiglio rivoluzinario di governo, a parte la storia concreta che esamineremo, è dimostrato da due dichiarazioni di loro esponenti, una successiva alla sconfitta di agosto e una di poco antecedente. Li facciamo precedere da un brano estratto dalla prefazione scritta da Jakob Weltner ai ‘Documenti dell’unità. Storia delle premesse della fusione tra socialdmocratici e comunisti’, quando le cose a Budapest sembravano andare per il meglio (…)’ (pag 351-352)”,”MUNx-073″
“BASILE Corrado”,”La lotta di Lenin contro lo sciovinismo grande-russo (1917-1923); Gli «aspetti negativi» della nascita del Partito Comunista d’Italia. Per una critica non riformista della scissione di Livorno nel 1921.”,”Il saggio sul sciovinismo grande russo è stato già pubblicato (2005) allegato al libro di Roma Rosdolsky ‘Friedrich Engels e il problema dei popoli senza storia. La questione nazionale nella rivoluzione del 1848-49 secondo la visione della ‘NRZ”, Graphos, Genova, 2005 ‘Nella sua autobiografia Trotsky cercò di dare una spiegazione del proprio atteggiamento, che attesta unicamente l’incomprensione della gravità della situazione e la «moderazione» che lo animava (…). Poche pagine prima, Trotsky aveva annotato di essere stato sopraffatto dal timore di essere accusato di aver iniziato una lotta personale per il posto di Lenin nel partito e nello Stato. Ma non basta. Dal protocollo ufficiale del Congresso risulta che Trotsky lasciò da soli Rakovskij, Bucharin e i giorgiani a fronteggiare Stalin’ (pag 12) ‘In nome delle esigenze dell’industria statale sovietica e a scapito del primato della politica rivoluzionaria, Trotsky aveva realizzato un «marcio compromesso». Era stata questa l’espressione con la quale Lenin aveva definito la propensione di Kamenev a stipulare con Stalin accordi che favorivano solo le tendenze anticomunista di quest’ultimo’ (pag 13) (cit da A. Di Biagio, La lotta per la successione a Lenin, Studi Storici, 2-3, apr-sett. 1993)”,”LENS-329″
“BASILE Corrado”,”L’«Ottobre tedesco» del 1923 e il suo fallimento. La mancata estensione della rivoluzione in Occidente.”,”Ringraziamenti a Paolo Casciola per le ricerche e la traduzione dei testi collocati in appendice. Capitolo 16. L’analisi di Trotsky sulla crisi di direzione del KPD (pag 101-112) Citati nelle note del capitolo successivo (pag 110) – La socialdemocrazia tedesca e la questione delle riparazioni (1918-1924) di Brogi Roberto, Dottorato in: Teoria e Storia della Modernizzazione e del Cambiamento Sociale in Età Contemporanea, Istituzione: Università degli Studi di Siena, Facoltà: Scienze Politiche, Ciclo: XVIII, Anno: 2006, Primo tutore: Stefano Caretti, Oggetto della ricerca è l’atteggiamento assunto dalla SPD nei confronti delle riparazioni imposte alla Germania dopo la Grande Guerra. Si sono riscontrati una serie di comportamenti e di posizioni fortemente divergenti, sintomo chiaro delle divisioni interne che hanno continuato a lacerare il socialismo tedesco anche dopo la scissione dell’ala pacifista (USPD) e degli spartachisti durante la guerra. Queste fratture interne hanno portato all’incapacità della SPD di influenzare la politica estera della Germania repubblicana. Nonostante ciò, una visione nuova delle relazioni internazionali imperniata sul pacifismo e sulla collaborazione con le potenze vincitrici accomunava generalmente le varie voci interne al partito. Questo anche grazie ai proficui rapporti con i compagni dell’Internazionale Operaia e Socialista, le cui risoluzioni però ebbero un impatto pratico pari a zero. [La socialdemocrazia tedesca e la questione delle riparazioni (1918-1924), Siena, Dipartimento di Scienze Storiche, Giuridiche, Politiche e Sociali Di Gips, 2006, pp. 132, s.i.p. (Studi e ricerche, 17) – Dall’introduzione dell’autore: “”Oggetto di questo studio sono le linee di politica estera della socialdemocrazia tedesca di fronte alla questione delle riparazioni nel corso della prima fase della Repubblica di Weimar. Le coordinate temporali vannno dunque dal 1918 al 1924. Il periodo è particolarmente significativo perché caratterizzato da una forte crisi endemica delle istituzioni repubblicane tedesche. La difficoltà a stabilizzare la democrazia era dovuta anche ai problemi connessi alla costruzione della pace in Europa ed alle riparazioni. … Le fonti utilizzate sono formate prevalentemente dalla stampa socialdemocratica. … La storiografia italiana fatica ad affrontare queste tematiche. … Il fatto è piuttosto sorprendente, dato che comunque l’Italia aveva un rappresentante con diritto di voto nella Commissione per le Riparazioni al pari di Francia, Gran Bretagna e Belgio. … Senz’altro il poco peso a livello internazionale dell’Italia liberale non ha favorito l’interesse della comunità accademica nazionale per le riparazioni. Inoltre gli studi sulla politica estera del fascismo si concentrano maggiormente sugli anni ’30, collocando il primo periodo del governo Mussolini in forte continuità con la politica estera liberale””. Contiene: I. Il problema della pace nel periodo armistiziale. Novembre 1918-Giugno 1919. II. Il trattato di Versailles. III. Le conferenze internazionali e le riparazioni. IV. La socialdemocrazia e le riparazioni tra obbligo morale e rifiuto materiale. V. L’occupazione della Ruhr. VI. L’Internazionale Socialista e la costruzione di una pace duratura all’indomani della Grande Guerra. (LK-regalo DHI) zur Druckliste hinzufügen] – La socialdemocrazia tedesca e l’occupazione della Ruhr, di Roberto Brogi, da http://www.storiaefuturo.com, Il contesto tedesco e internazionale delle riparazioni fino all’approvazione del Piano Dawes, Le posizioni della socialdemocrazia tedesca sull’occupazione, Conclusioni [L’occupazione del ricco bacino carbonifero ed industriale che sorge attorno al fiume Ruhr fu il culmine della crisi postbellica attorno alle riparazioni. Dopo che i tedeschi ebbero sperperato le loro forze residue nella resistenza passiva ed i francesi nel cercare di sostenere l’occupazione e di rendere produttiva la regione, divenne necessario rivedere la questione delle riparazioni su altre, più fruttuose basi. Ormai si era fatto improcrastinabile l’intervento della solidità finanziaria americana. Gli Stati Uniti avrebbero da quel momento posto sul piatto della stabilità tutto il loro peso ed avrebbero influenzato la politica europea con la diplomazia economica fino allo scoppio della crisi del 1929 (Schwabe 1986). In questa situazione caratterizzata dal ricorso alla forza per risolvere i problemi del continente risulta molto interessante analizzare la politica di un partito pacifista come la socialdemocrazia tedesca. Per far questo si sono seguite le posizioni assunte dalla sua stampa. La politica estera socialdemocratica non aveva mai avuto un indirizzo preciso, sin dalla salita al potere durante la Rivoluzione tedesca (novembre 1918). Negli anni successivi, nonostante la presenza di suoi ministri ai vertici delle cariche istituzionali del Reich , non si era sviluppato un dibattito interno al partito che permettesse l’elaborazione di una chiara direzione di politica estera. Per questo la stampa assume una notevole importanza come fonte storica. Solo su di essa trovarono spazio le principali questioni riguardanti le relazioni internazionali; essa stessa fu luogo di elaborazione di concezioni di politica estera, spesso anche contrastanti tra di loro. Ciò comportò una profonda divisione interna del partito, con la destra socialimperialista determinata a proporre una politica estera pacifica, ma che non rinunciava allo strumento della potenza nazionale tedesca per difendere gli interessi del Reich , e la sinistra fautrice della collaborazione con i socialisti degli altri paesi e della centralità del ruolo dell’Internazionale socialista. La storiografia sull’occupazione della Ruhr è ormai piuttosto ricca ed esauriente. La Francia non viene più considerata l’unico, grande colpevole. Parigi aveva cercato volontariamente la prova di forza con Berlino, ma soltanto in risposta alla rigidità della politica britannica, americana e tedesca. Se gli inglesi non avessero richiesto nella seconda metà del 1922, con la nota Balfour, il pagamento di una parte dei crediti di cui disponevano con gli Alleati, se gli americani non avessero continuato a negare ciò che era evidente a tutti, il legame tra riparazioni e debiti interalleati, se i tedeschi avessero riformato il proprio sistema fiscale per garantire un afflusso di pagamenti regolare e costante, la politica di Poincaré sarebbe stata probabilmente differente. Per la storiografia recente il 1922 rappresenta un’occasione mancata, anzi, una serie di occasioni perse per raggiungere un equilibrio stabile nel continente (Petricioli 1995). E poi, ad occupazione avvenuta, se la Gran Bretagna avesse assunto un atteggiamento meno incerto, non avrebbe dato false speranze ai tedeschi, che non avrebbero sperperato risorse nella resistenza passiva in attesa di un intervento in loro favore. Certo, anche la Francia aveva le sue pesanti responsabilità: l’influenza politica di gruppi intenzionati a smembrare la Germania, come dimostrano i tentativi continui di appoggiare i secessionisti in Renania e nel Palatinato1, e la mancanza di volontà nel riformare il sistema fiscale in tutto e per tutto simile a quella tedesca, non depongono certamente a favore di Parigi. L’analisi più recente e completa da parte francese è quella di Jacques Bariéty, dove si esaminano quattro campi d’indagine: l’equilibrio economico sul continente, gli obiettivi politici francesi paralleli a quelli economici (soprattutto riguardo alla Renania), le finalità delle scelte di Poincaré nell’anno 1923, le reazioni degli alleati della Francia (Bariety 1977, 1986). Per Denise Artaud la decisione francese di procedere alla prova di forza è nata essenzialmente come risposta al problema dei debiti interalleati e per la volontà di Parigi di giocare ancora un ruolo di grande potenza. Si pone anche l’accento sulla “divisione delle spoglie” tra Francia e Gran Bretagna, con i tentativi inglesi di rinegoziare le percentuali di riparazioni spettanti alle due potenze inizialmente fissate a Spa nel 1920 (Atraud 1978, 1979). La recente storiografia anglosassone, e in particolar modo quella americana, giustifica la durezza francese alla luce delle incertezze e delle incoerenze della politica inglese e statunitense. Si tratta di una visione fortemente revisionista che ha dato buoni frutti nel risollevare un dibattito che negli anni Sessanta si era concentrato quasi esclusivamente sulla tesi dell’oltranzismo di Parigi (Schuker 1980, Trachtenberg 1980, Mc Dougall 1978). In Germania l’occupazione della Ruhr ha trovato spazio all’interno degli studi sulla politica estera della Repubblica di Weimar. Nonostante un iniziale ritardo rispetto alle ricerche sulla politica estera del Kaiserreich e del Terzo Reich, dagli anni Settanta un gruppo numeroso di storici tedeschi si è confrontato con il contesto internazionale della prima democrazia tedesca. Il culmine di questo filone è stata l’opera fondamentale di Peter Krüger (1993). A tutt’oggi il miglior studio specifico sull’occupazione della Ruhr è il volume curato da Klaus Schwabe (1986). La storiografia italiana fatica invece ad affrontare questa tematica. Non esiste ancora una ricerca originale sull’occupazione della Ruhr. Essa viene affrontata solamente all’interno di opere generali sulle relazioni internazionali. E questo nonostante l’Italia abbia giocato comunque un ruolo non totalmente passivo nella questione. La politica estera socialdemocratica è stata sinora poco indagata. Questo silenzio è il chiaro riflesso della mancanza di interesse del partito stesso verso questi problemi. La politica estera della Spd è stata parzialmente affrontata in saggi di argomento generale, ma sempre in posizione subalterna alle grandi questioni interne. Eppure la socialdemocrazia ha guidato la transizione dalla Germania imperiale alla Germania repubblicana; un suo esponente di spicco, Hermann Müller, ha firmato il Trattato di Versailles; la Spd ha supportato la “politica dell’esecuzione” dei governi di Wirth. Il silenzio storiografico è stato infranto solamente da un saggio di Stefan Feucht, che dedica una parte della trattazione proprio all’occupazione della Ruhr (Feucht 1998). Il contesto tedesco e internazionale delle riparazioni fino all’approvazione del Piano Dawes Le riparazioni rappresentarono la principale questione ereditata dal conflitto e dalla Pace di Versailles. Erano strettamente intrecciate con il problema politico della determinazione delle cause che portarono nel luglio del 1914 alla guerra. Erano, inoltre, un mezzo per i paesi vicitori per ottenere vantaggi politici nei confronti sia della Germania, sia degli altri alleati. La complessità della questione portò alla decisione di demandare la determinazione della cifra totale alla Commissione per le Riparazioni. Alla Conferenza di Pace di Parigi l’Intesa era, infatti, profondamente divisa. La Francia, caduta la possibilità di una prosecuzione della collaborazione economica interalleata a causa del veto di Washington (Trachtenberg 1979), vedeva nelle riparazioni il modo migliore di ottenere vantaggi politici ed economici sulla Germania, per mantenere la supremazia continentale acquisita con la vittoria; inoltre aveva la necessità di reperire le risorse finanziarie per pagare i debiti contratti con l’America e con la Gran Bretagna. Lloyd George era invece vincolato dalle cosiddette Kaki Elections del dicembre 1918 a chiedere una cifra consistente per includere nel conto totale le spese delle pensioni di guerra 2. Solo durante la primavera e dopo la consegna della bozza di trattato il 7 maggio 1919 si convinse ad una maggiore moderazione 3, peraltro smentita dalla sua politica degli anni successivi. Gli Stati Uniti cercarono di giocare il ruolo di arbitro, anche se Wilson era meno accomodante di quanto non sembrasse in apparenza: la colpevolezza della Germania nello scoppio del conflitto era certa e quindi andava punita per il male arrecato all’Europa 4. La mancata ratifica del Trattato di Versailles da parte del senato americano rese ancora più difficile una soluzione della questione delle riparazioni. Il posto vacante nella Commissione, che doveva inoltre essere presieduta da uno statunitense, venne occupato da rappresentanti non ufficiali di Washington senza diritto di voto. Questo portò ad una egemonizzazione francese di questo organismo 5. Le conferenze convocate nel 1920 a Sanremo, a Spa e a Bruxelles non portarono a una soluzione soddisfacente 6. Francesi ed inglesi erano ancora troppo distanti per raggiungere un accordo. Inoltre dal giugno 1920 la Germania era guidata dal governo conservatore del Cancelliere Fehrenbach. L’esclusione della Spd dalla maggioranza e la sua sostituzione con la moderata Dvp di Stresemann portò ad una politica meno accomodante verso gli Alleati e a un’inerzia finanziaria del Reich che con il tempo divenne catastrofica. A Parigi nel 1921 gli Alleati si accordarono sulla cifra di 226 miliardi di marchi-oro in 42 anni, chiaramente improponibile e rigettata dai tedeschi. La rottura della conferenza di Londra nel marzo 1921 e l’occupazione di Duisburg, Ruhrort e Düsseldorf portarono allo stallo definitivo. La Commissione per le Riparazioni prese nuovamente l’iniziativa, determinò la cifra complessiva di 132 miliardi di marchi-oro 7 e propose, su pressione del Consiglio supremo alleato, il noto piano di pagamenti di Londra 8. Il tentativo del cattolico Joseph Wirth, cancelliere fino alla fine del 1922, di “eseguire” nei limiti del possibile le richieste alleate del piano di Londra per dimostrarne l’insensatezza e l’impossibilità era al centro della sua “politica dell’esecuzione”. Sotto di lui si era ricomposta la “coalizione di Weimar” che aveva redatto la Costituzione e guidato la Germania fino alle elezioni del giugno 1920. Inoltre godeva dell’appoggio esterno della socialdemocrazia indipendente, necessario per raggiungere la maggioranza parlamentare. Nonostante la buona volontà, la politica di Wirth era destinata al fallimento. Per finanziare la prima rata si fece ricorso all’indebitamento, con conseguenze catastrofiche sul valore del marco. L’introduzione di una tassazione diretta sul reddito fu rinviata nell’attesa di una soluzione favorevole alla Germania della questione dell’Alta Slesia. Inoltre il tentativo continuo di includere la Dvp nella coalizione portò a frizioni politiche con la Spd, isolando l’ala riformista del governo. Il tanto esaltato accordo di Wiesbaden 9 fu affossato dagli imprenditori francesi e tedeschi, e guardato con sospetto dalla Gran Bretagna (Soutou 1975). Il Trattato di Rapallo fu un errore politico ed irritò profondamente le potenze occidentali. Sul piano internazionale il fallimento della Conferenza di Genova rappresentò l’epilogo della politica di Lloyd George: rilanciare l’economia europea senza aver prima risolto la questione delle riparazioni si era dimostrato impossibile. La nota Balfour del primo di agosto 1922 rappresentò un altro errore di Londra. Necessaria per placare l’opinione pubblica interna e per contrastare la politica americana volta ad ottenere il pagamento dei crediti che Washington aveva nei confronti degli europei, non fece altro che spingere la Francia verso la soluzione di forza. Poincaré, primo ministro dal gennaio 1922, si decise per l’occupazione. La Commissione per le Riparazioni dichiarò che la Germania aveva volontariamente ritardato la fornitura di pali telegrafici nell’anno precedente. L’11 gennaio 1923 le truppe franco-belghe occuparono il bacino della Ruhr. La crisi fu la prima grande prova alla quale venne sottoposto il nuovo governo moderato guidato da Wilhelm Cuno 10. Il Cancelliere proclamò la “resistenza passiva”, l’astensione cioè dal lavoro degli operai del ricco bacino industriale e carbonifero, per impedire ai francesi ed ai belgi di ottenere i “pegni produttivi” sperati. Lo sciopero fu finanziato direttamente dal governo federale tedesco. Per reperire le risorse necessarie si ricorse alla stampa di nuova cartamoneta, con conseguenze catastrofiche sull’inflazione e sul bilancio dello Stato. A livello internazionale la situazione giunse ben presto ad uno stallo. La Gran Bretagna non aveva dato il suo voto favorevole nella Commissione per le Riparazioni all’occupazione, ma la sua politica rimase molto attendista. Gli Stati Uniti approfittarono inizialmente delle difficoltà economiche degli imprenditori tedeschi, e politicamente si mantennero strettamente neutrali 11. L’Italia aveva dato il voto favorevole in Commissione, e inviò dei tecnici per assistere i francesi nello sfruttamento economico della regione, ma cercò comunque di osservare una neutralità formale. Su pressione britannica il governo Cuno prese l’iniziativa di inviare una nota diplomatica il 2 maggio 1923, ma i suoi termini furono giudicati negativamente da tutte le potenze. Il 7 giugno seguì una seconda nota con la quale la Germania chiedeva un esame oggettivo della sua capacità di pagamento. Durante l’estate iniziarono così i primi contatti franco-britannici per trovare un accordo. Gli inglesi sostenevano apertamente il progetto di delegare l’esame della capacità tedesca a un comitato internazionale di esperti, i francesi invece puntavano a investire di questo ruolo la Commissione per le Riparazioni. Nel frattempo in Germania la situazione politica, economica e sociale si era fatta insostenibile per Cuno. La radicalizzazione del proletariato tedesco, impoverito dall’inflazione, preoccupava ormai le classi possidenti, che tolsero il loro appoggio politico al Cancelliere. La formazione di una grande coalizione guidata da Stresemann era in questo momento la soluzione necessaria sia per la borghesia, sia per il proletariato moderato socialdemocratico. Il primo atto di politica estera del nuovo Cancelliere fu di annunciare l’interruzione della “resistenza passiva” il 26 settembre 1923, prerequisito per il risanamento della moneta tedesca. La socialdemocrazia, nonostante detenesse con Hilferding l’importante dicastero alle Finanze, accettò di rimandare l’imposizione di forti tasse per risanare il bilancio del Reich in favore della creazione del Rentenmark , una moneta temporanea basata sul valore dei terreni tedeschi. Inoltre dovette accettare l’eliminazione delle otto ore lavorative in cambio di una prima tassazione diretta del reddito. L’isolamento della Spd nella coalizione era però evidente, e il partito uscì dalla maggioranza il 2 novembre in seguito allo scioglimento con la forza dei governi (di coalizione Spd-Kpd) turingio e sassone, e all’indulgenza mostrata nei confronti della reazionaria Baviera. Nel frattempo gli imprenditori della Ruhr fecero pressioni su Stresemann per il ripristino di normali rapporti economici, e il governo acconsentì agli incontri tra le grandi industrie e la Micum – Mission interallièe de contrôle des usines et des mines – (Erdmann, Vogt, Boppard, Bolt 1978). Il 23 novembre queste siglarono il cosiddetto accordo Micum, con il quale si regolarono le consegne di carbone della Ruhr affidandone il controllo alla stessa Micum. L’accordo ammorbidì la posizione francese e permise un’intesa sul comitato di esperti 12. Il 30 novembre fu adottata all’unanimità una risoluzione che prevedeva la creazione di 2 comitati: uno avrebbe dovuto esaminare la possibilità di finanziare le riparazioni tedesche con prestiti internazionali, l’altro avrebbe invece dovuto analizzare la situazione interna della Germania per stabilizzare il marco e il bilancio del Reich . L’11 dicembre il governo americano dette il proprio supporto esterno a questi due comitati, favorendo la presenza di cittadini privati statunitensi al posto di rappresentanti ufficiali. Era nata la Commissione Dawes, che risolse temporaneamente il problema delle riparazioni sottraendolo alle passioni della politica e riportandolo nella sfera economica. Alla Conferenza di Londra dell’agosto 1924 il nuovo governo francese, guidato da Herriot, accettò di liberare la Ruhr nel giro di un anno, ma ormai il problema dell’occupazione potè dirsi ampiamente risolto già all’inizio del 1924. Le posizioni della socialdemocrazia tedesca sull’occupazione L’occupazione della Ruhr indignò tutta l’opinione pubblica tedesca. Anche la stampa della Spd condivise il risentimento collettivo 13. L’unico caso dove si elaborava un’analisi pacata e non emozionale lo si trova in un editoriale di Karl Kautsky sul “Vorwärts” il 31 gennaio 1923: “Anche il popolo tedesco è stato portato dalle conseguenze della politica delle riparazioni a degli sprechi folli. Con l’inflazione il denaro tedesco ha perso ogni valore. […] Ma la miglior riparazione per tutti gli interessati è la pace piena e perpetua. Una forma di riparazione, che impedisce una tale pace, non porta ad un miglioramento dei rapporti, ma a un loro peggioramento. […] Il miglior mezzo per evitare questo pericolo sarebbe senz’altro la creazione di un rapporto amichevole tra le repubbliche tedesca e francese, che richiederebbe l’esatto contrario dell’odierna politica francese”. Kautsky si mantenne nel solco della tradizione pacifista del partito, senza risparmiare una sorprendente critica ai tedeschi stessi sull’inflazione. Generalmente la dirigenza e la stessa stampa socialdemocratica si erano, infatti, rifiutate di ammettere le negligenze dei governi tedeschi nella perdita di valore del marco, scaricando ogni colpa sulle riparazioni. L’ammissione, seppur tardiva, era un passo importante verso un approccio più costruttivo sia nei confronti del problema delle riparazioni, sia per giungere finalmente a un risanamento dei conti pubblici. Rendeva, inoltre, evidente il peso assunto momentaneamente dalla sinistra del partito formata dagli ex-appartenenti alla Uspd in seguito alla riunificazione con i maggioritari del settembre 1922. Una critica di questo tipo era stata infatti appannaggio negli anni precedenti proprio degli indipendenti. Gli altri articoli pubblicati nel primo mese dell’occupazione avevano tutti come scopo la demolizione morale e giuridica dell’azione francese. Heinrich Cunow sulla “Neue Zeit” attaccò frontalmente la politica di Poincaré giudicandola falsa, dato che secondo lui le trattative dei mesi precedenti non sarebbero state altro che “una farsa con lo scopo di creare un motivo plausibile per la già decisa occupazione” (1923). Poi giunse anche alla condanna giuridica, ritenendo che il semplice voto a maggioranza della Commissione non fosse sufficiente per imporre delle sanzioni e che comunque ciò non avrebbe dato alla Francia il diritto di invadere un paese con il quale non era in stato di Guerra (Cunow 1923). Anche Eduard Bernstein su “Die Glocke” riteneva che l’occupazione fosse da considerarsi un atto di guerra, scrivendo che “l a supposta missione pacifica di queste truppe è dal punto di vista del diritto internazionale una rottura della pace” (Bernstein 1928). Più propositiva era la posizione del “Vorwärts”, dove comunque il giudizio sull’occupazione rimaneva molto negativo. Si evidenziava la necessità di mantenere aperta la strada a trattative, rimanendo così all’interno di una linea consolidata della politica socialdemocratica nei confronti delle riparazioni, basata sulla disponibilità al dialogo. Inoltre va sottolineato come nell’articolo si sia parlato anche di una soluzione economica delle riparazioni, dimostrando una certa lucidità delle analisi della Spd sull’argomento. Alla soluzione politica doveva infatti seguire un’azione volta a sostenere l’economia tedesca per permettere i pagamenti. D’altronde Hilferding (1923) nell’articolo non proponeva alcun piano concreto, mantenendosi nel vago con una generica disponibilità tedesca a qualsiasi proposta. Ancora più deciso era Erich Kuttner su “Die Glocke” (1923), dove si suggeriva una strategia di difesa dagli attacchi delle destre, il cui emblema era la celebre “leggenda della pugnalata alla schiena”. Era un tema propagandistico di primaria importanza per la socialdemocrazia, che subì anche in questo caso un “ricatto patriottico” da parte dei partiti pangermanisti. Si ribadivano però i doveri del partito: proseguire sulla strada della comprensione e dell’accordo internazionale. Oltre a condannare la politica di Poincaré se ne evidenziava l’inutilità: Stampfer (1923), caporedattore del “Vorwärts”, rilevò ad esempio che dopo tre mesi di occupazione ancora non si poteva intravedere alcun vantaggio per i franco-belgi. Un altro tema centrale era quello dell’eroismo della classe lavoratrice, il nerbo della “resistenza passiva”. In questi mesi si consolidò il mito del minatore e del ferroviere che, con la propria astensione volontaria dal lavoro, avrebbe impedito ai franco-belgi di ottenere i “pegni” sperati. Si trattava di una leggenda costruita dalla stampa socialdemocratica ad uso propagandistico, dato che l’unità della classe operaia durante l’occupazione non era nella realtà mai esistita 14. Già il 20 gennaio sul “Vorwärts” si scriveva che “i responsabili del colpo di mano sul territorio della Ruhr speravano di poter trovare i lavoratori dalla loro parte. Il signor Poincaré sperava di incontrare degli alleati nel suo atto vergognoso, invece è incappato solo in nemici decisi” 15. Anche “Die Glocke” glorificò l’atteggiamento del proletariato e ammonì Poincaré di non far morire di fame i lavoratori della Ruhr se questi non si fossero piegati al suo volere (Breuer 1923). Inoltre si tentò anche di trasformare in senso democratico la lotta dei lavoratori della Ruhr, di istituire cioè un’eroica resistenza in nome della Repubblica (Breuer 1923). I toni erano sostanzialmente simili a quelli impiegati tre anni prima in occasione dello sciopero generale contro il Putsch di Kapp. Si trattò di un’idea cara soprattutto alla rivista “Die Glocke”, che infatti la approfondì anche in seguito, esprimendo la necessità per il partito di dare un senso allo scontro aumentando l’influenza dei lavoratori sull’apparato dello Stato (Sollman 1923). Nei primi mesi dell’occupazione la Spd appoggiò la politica del governo Cuno 16, anche se non faceva parte della maggioranza moderata che lo sosteneva. Con il passare del tempo e il consolidarsi dello stallo tra i due contendenti, la socialdemocrazia avviò una campagna di stampa per portare il Cancelliere a un’azione più decisa, a fare delle proposte che potessero smuovere la situazione. All’inizio della primavera comparvero infatti i primi articoli che evidenziavano come fosse il momento di avanzare delle offerte. Ad esempio il “Vorwärts” pubblicò un editoriale intitolato “Proposte? Perché no?” dove, constatando che ormai all’estero si comprendeva la portata dei sacrifici sostenuti dal popolo tedesco, si spingeva il governo “a mostrarsi pronto in ogni momento a contribuire attivamente alla soluzione del problema della finanza mondiale” 17. Anche Cunow sulla “Neue Zeit” scrisse che “proprio adesso il momento sarebbe favorevole per arrivare a un accordo tra le due potenze sul problema delle riparazioni, e che questo momento deve essere immediatamente sfruttato dal governo Cuno. Il suo dovere è di rivolgersi prontamente al governo francese con delle precise proposte” (Cunow 1923). Anche “Die Glocke” criticò la passività del governo tedesco: “ Non è il caso oggi di interrogarsi se un altro governo avrebbe potuto impedire l’occupazione del territorio della Ruhr. Prendiamo dunque questa violenza come un dato di fatto, nascono però seri dubbi sul fatto che il signor Cuno ed il suo Consiglio dei Ministri abbiano fatto tutto il possibile per terminare questa disgrazia che è caduta sulle spalle del popolo tedesco. Finora ci siamo accorti veramente poco delle ben note qualità nelle trattative del Cancelliere. […] In ogni caso ha dimostrato poca iniziativa, ed anche quando gli è stata presentata l’occasione nel Reichstag di inviare un’offerta […] si è indurito nel suo tirarsi indietro, fino al punto che la seria ammonizione di Lord Curzon gli ha reso chiaro che persino nel paese sulla cui simpatia lui aveva maggiormente contato non era più presente alcuna comprensione per la sua politica attendista ed esitante. La nota fu infine inviata 18. Ma purtroppo all’abile negoziatore mancarono sia la forma che i contenuti. (Breitscheid 1923). Questi articoli corrisposero alla nuova linea politica del partito, improntata su una tolleranza del governo Cuno molto più limitata. Successivamente “Die Glocke” criticò anche il popolo tedesco, “corresponsabile, nel suo complesso, proprio come durante la guerra”, con i partiti borghesi, di permettere a forze extraparlamentari di influenzare e rendere incerta la politica di Cuno (Breitscheid 1923) . Nella sostanza si riproponeva così una delle tesi della Uspd, che aveva accettato negli anni precedenti la colpevolezza tedesca nello scoppio della guerra. Era un modo anche per criticare la politica “socialpatriota” perseguita dalla maggioranza moderata della Spd durante la guerra. Dal mese di maggio il valore del marco iniziò un crollo verticale e il peso dell’inflazione cominciò ad essere intollerabile per le masse lavoratrici. La stampa della Spd reagì attaccando il metodo utilizzato dal governo per sostenere la resistenza passiva. “Die Glocke” fece da apristrada: già a febbraio, ad appena un mese dall’inizio dell’occupazione, lanciò un primo allarme sui rischi sociali che comportava la stampa continua di nuova cartamoneta 19. Anche il “Vorwärts” attaccò su questo problema il governo. Si diceva senza mezzi termini che “non si sarebbero ascoltati i consigli della socialdemocrazia e si avrebbe finanziato la lotta per la Ruhr con gli stessi mezzi con i quali si perse la guerra.”… “Bisogna smetterla di usare questi sistemi” 20. Ed ancora: “Dobbiamo chiedere al governo che finalmente prenda le misure necessarie per risolvere il problema. Per questo serve in prima linea una politica finanziaria energica e radicale, che ancori le tasse ed i salari alla svalutazione e blocchi così in qualche modo la fonte principale dell’inflazione 21. La critica si fece poi con il passare delle settimane e l’aggravarsi della crisi sempre più radicale 22. La fine della resistenza passiva annunciata dal nuovo Cancelliere Stresemann il 26 settembre 1923 fu accolta con un forte senso di sconfitta dalla stampa socialdemocratica 23. Ancora più grave le appariva l’inerzia politica che ormai caratterizzava l’intero popolo tedesco. Però “Die Glocke” non interpretava il fatto in modo totalmente negativo, ritenendo che fosse l’occasione per rieducare le masse liberandole dal delirio del nazionalismo e dalla fame 24. Il compito della socialdemocrazia sarebbe stato quello di eliminare ogni estremismo, ma allo stesso tempo di non rinunciare al proprio carattere classista, compreso il concetto della lotta di classe. Questa posizione conferma lo spostamento a sinistra del partito in seguito alla riunificazione con gli indipendenti, che troverà di lì a poco la sua sanzione nel nuovo programma approvato ad Heidelberg nel 1925. Dopo l’autunno l’interesse della stampa socialdemocratica per l’occupazione scemò rapidamente. Adesso l’attenzione era tutta rivolta alla convocazione della Commissione Dawes ed alle sue proposte per risolvere il problema delle riparazioni. Solo “Die Glocke” continuò a seguire la vicenda della Ruhr, peraltro senza portare grandi novità: si proseguì nell’accusare i francesi di non voler assolutamente cercare un accordo con i tedeschi, danneggiando gli stessi interessi della Francia 25. Nel primo anniversario dell’occupazione si ripercorsero soprattutto i primi mesi dello scontro, criticando nuovamente il governo Cuno per non aver avviato subito trattative con gli avversari e per essersi così posto in un vicolo cieco 26. Purtroppo per quest’ultima fase mancano totalmente le posizioni della “Neue Zeit”, che aveva chiuso le pubblicazioni nel 1923 a causa delle difficoltà economiche. “Die Gesellschaft”, la rivista che le era succeduta, non espresse posizioni apprezzabili sulla questione della Ruhr, perché nata quando ormai il problema potè dirsi esaurito. La socialdemocrazia durante l’occupazione mantenne sempre una linea chiara e precisa: resistere eroicamente contro l’invasione ma allo stesso tempo cercare di trattare per raggiungere un compromesso. Le azioni del partito furono tutte improntate a perseguire un accordo che permettesse la liberazione della Ruhr 27. I lavori e le proposte della Commissione Dawes vennero attentamente seguiti. Ad esempio sul “Vorwärts” si espresse molta soddisfazione per il fatto che la Commissione richiedesse la liberazione della Ruhr come requisito necessario per stabilizzare il bilancio del Reich 28. Quando poi nella primavera vennero rese note le sue conclusioni, la socialdemocrazia si schierò prontamente a favore della loro accettazione. L’unico timore espresso era quello di perdere la sovranità economica del Reich , e infatti inizialmente si chiese di introdurre una clausola che lasciasse alla Germania l’ultima parola in fatto di politica finanziaria 29. Si cercò anche di sfruttare la concomitanza del dibattito sulle proposte della Commissione con le elezioni politiche per il nuovo Reichstag del 4 maggio 1924 per attaccare i partiti di destra, contrari all’accettazione del Piano 30. Simili erano le opinioni espresse su “Die Glocke”, dove un lungo articolo ripercorreva la storia delle riparazioni e di come si fosse giunti alla Commissione Dawes 31. Resta da analizzare la posizione dell’Internazionale socialista. In questa organizzazione la Spd ripose la speranza di riuscire a creare una pressione esterna sui governi francese e belga per terminare l’occupazione. La prima reazione dell’Internazionale fu infatti di pronta e ferma condanna dell’azione di forza. Il 26 ed il 27 gennaio 1923 si tenne ad Amsterdam una prima riunione tra le due internazionali socialiste 32 e la Federazione internazionale dei sindacati per concordare una linea comune. Le posizioni del Presidente della Spd Otto Wels caratterizzarono il dibattito. Egli rigettò la proposta laburista di far ritirare il contingente britannico in Renania in segno di protesta perché gli inglesi sarebbero stati sostituiti dai francesi, fatto che avrebbe aperto “ la possibilità per una completa revisione delle aree economiche dell’Europa e permesso alla Francia di crearsi una posizione dominante in Europa, non solo economicamente, ma anche politicamente” 33. Wels chiese invece il pieno appoggio dei compagni nella lotta e rifiutò un eventuale arbitrato della Società delle Nazioni, perché ritenuta non imparziale 34. La Conferenza chiuse i lavori votando una risoluzione comune dove si condannava fermamente l’occupazione e si propugnavano le seguenti azioni: 1) una decisa campagna di stampa a favore dei principi della pace; 2) il rafforzamento dei contatti tra i partiti socialisti europei; 3) il passaggio della questione alla Società delle Nazioni, di cui doveva far parte da subito anche la Germania; 4) il contrattacco delle organizzazioni dei lavoratori contro il militarismo ed in favore della pace 35. Ai socialisti era ben chiaro che il problema centrale per la soluzione della questione della Ruhr era il soddisfacimento del bisogno francese di sicurezza. Purtroppo a questa chiarezza non seguì una serie di proposte concrete. La risoluzione di una successiva conferenza interparlamentare tra deputati belgi, francesi, inglesi ed italiani, concordata con i socialdemocratici tedeschi, prevedeva su questo punto soltanto una vaga assicurazione tedesca di non dichiarare guerra nei prossimi 99 anni e riproponeva il patto di sicurezza franco-anglo-americano già caduto per il rifiuto americano di ratificare il Trattato di Versailles 36. Il piano fu proposto a Theunis, primo ministro belga, che lo ritenne interessante ma impossibile da applicare a causa di molti punti controversi di difficile accettazione da parte francese 37. La nascita dell’Internazionale operaia e socialista nel maggio del 1923 dette senz’altro maggior forza al movimento socialista internazionale. Nel mese di luglio i rappresentanti di Francia, Belgio e Gran Bretagna 38 decisero di inviare direttamente nella Ruhr Tom Shaw, il segretario dell’Internazionale. La sua relazione riscontrò la necessità di arrivare alla fine della resistenza passiva. Per far ciò era necessario che i socialisti francesi facessero pressioni sul loro governo perché accordasse ai lavoratori tedeschi alcune concessioni. Dopo la fine della resistenza si sarebbe poi potuto aprire un tavolo di trattative mantenendo intatto l’amor proprio francese e liberando al contempo la Ruhr 39. La richiesta di apertura di trattative venne ulteriormente ribadita anche dopo che Stresemann aveva dichiarato la fine della resistenza passiva. Questo anche per scongiurare il caos politico e sociale in Germania 40. La politica dell’Internazionale sull’occupazione della Ruhr rispecchiò la debolezza sia di questo organismo, sia del socialismo europeo dopo la Grande Guerra. Le sue proposte non ebbero alcun seguito pratico perché l’influenza dei partiti socialisti europei sui loro governi era molto debole. Le posizioni dell’Ios erano nella sostanza simili a quelle della socialdemocrazia tedesca. La speranza da parte di larghi settori della Spd di riuscire tramite l’Internazionale a risolvere il problema dell’occupazione della Ruhr fu però ben presto delusa dall’inconsistenza delle risoluzioni dell’Ios. Conclusioni La socialdemocrazia si mosse nei confronti dell’occupazione della Ruhr ponendo l’accento sia sulla “ causa ” nazionale tedesca, sia ribadendo le sue convinzioni pacifiste. Inoltre cercò di sfruttare i suoi legami con i socialisti francesi, belgi ed inglesi all’interno dell’Internazionale per cercare di trovare una soluzione diplomatica. Nonostante infatti il suo appoggio al governo Cuno, nonostante il supporto dato a Stresemann, la Spd non si lasciò mai trascinare dall’emotività della propaganda delle destre tedesche, ed anzi rigettò l’idea dell’uso della forza. In questo il suo atteggiamento differì in modo sostanziale dal comportamento adottato durante la Grande Guerra, dato che adesso il suo supporto alla politica del governo era molto più limitato e condizionato rispetto al Burgfrieden . L’analisi della stampa socialdemocratica mostra senz’altro un partito fortemente indeciso nel porre una linea chiara di politica estera ed anche la mancanza di concretezza nelle sue proposte. Bisogna però anche evidenziare la ricchezza di posizioni differenti espresse sulle varie riviste dalle correnti della Spd, una ricchezza che da un lato permetteva una difesa costante contro gli attacchi dei pangermanisti, dall’altro serviva a mantenere compatto il proletariato tedesco anche nelle sue correnti di sinistra ed a difendersi dalle accuse di tradimento di classe provenienti dai comunisti. In tal contesto la mancanza di senso pratico che caratterizzava le differenti proposte socialdemocratiche va certamente rapportata alla necessità di creare una coesione interna al partito. Ciò si riflette anche nella poca importanza data al dibattito sulla politica estera. Nel periodo tra la rivoluzione e la firma del Trattato di Versailles la socialdemocrazia delegò le questioni internazionali agli “esperti” del Ministero degli esteri. I due ministri, prima Solf e poi von Brockdorff-Rantzau, erano diplomatici di carriera di simpatie liberali, senz’altro molto distanti da una concezione socialdemocratica della politica estera. Anche la riforma del Ministero non intaccò il vecchio apparato burocratico, ma si limitò a modernizzarlo spostando alcune competenze (Grupp 1986). Karl Kautsky, incaricato di affiancare il ministro e di supervisionarne l’operato, non riuscì mai a controllarne il lavoro. Non deve dunque sorprendere che al congresso del partito tenuto a Weimar nel giugno 1919 il dibattito sulla eventuale firma del Trattato di Versailles sia stato escluso dall’ordine del giorno, e che solo un intervento contestato di Bernstein abbia portato la politica estera nella discussione 41. Anche nell’anno in cui Hermann Müller era stato Ministro degli esteri (giugno 1919-marzo 1920) non fu tentata alcuna seria riforma che permettesse a personale socialdemocratico di chiara fede repubblicana di sostituire il corpo diplomatico del periodo guglielmino. D’altronde, in secondo luogo, non esisteva tra i ranghi del partito un numero sufficiente di persone esperte di questioni internazionali. Così dalle elezioni del 1920 il Ministero degli esteri fu sempre appannaggio di personalità dell’area politica liberale, fino ad arrivare al lungo periodo di Stresemann. Questa situazione derivò dal fatto che la socialdemocrazia era stata un partito antisistema nel periodo imperiale. Com’era possibile per una forza politica esclusa a priori dalla gestione del potere sviluppare le competenze necessarie a comprendere le complesse relazioni tra gli Stati europei? La Spd non disponeva alla fine del 1918 delle capacità necessarie per governare un grande organismo moderno e burocratizzato quale era il Reich tedesco. E non si trattava soltanto della politica estera. In tutti i settori si scelse la collaborazione con i rappresentanti del vecchio ordine. Queste manchevolezze si riflettevano poi anche sulle proposte politiche del partito. Se alla dirigenza e agli intellettuali del partito mancava una conoscenza approfondita dei problemi della politica estera, non ci si può meravigliare che sulle riviste della Spd comparissero soltanto proposte generiche basate su formule teoriche e su buoni propositi, ma poco legate alla realtà.”,”TEOC-001-FER”
“BASILICO Alessio”,”Umberto I. Regicidio e anarchia.”,”Barbara Biscotti già curatrice per il Corriere della Sera della collana ‘I grandi processi della storia’ è una storica del diritto romano e insegna presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Milano-Bicocca. E’ membro corrispondente dell’Ehess. Alessio Basilico ha conseguito il dottorato in Storia presso l’Università di Teramo e pubblicato alcuni articoli e una monografia dal titolo ‘Infanticidio. Violenza in una comunità di confine (Secolo XVII)’. Insegna Lettere presso l’Istituto Omnicomprensivo di Città Sant’Angelo. Dibattito acceso tra anarchici a Paterson, le discussioni appassionate finiscono male con insulti e urla. Un ventenne di nome Domenico Pazzaglia prese in mano una pistola e esplose un colpo in direzione di Malatesta che fu colpito a una gamba e finià a terra. Stava per sparare una seconda volta quando intervennero altri anarchici presenti tra cui Gaetano Bresci. (pag 144)”,”ANAx-445″
“BASILICO Alessio”,”Giacomo Matteotti. L’assassinio e il totalitarismo.”,”Barbara Biscotti già curatrice per il Corriere della Sera della collana ‘I grandi processi della storia’ è una storica del diritto romano e insegna presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Milano-Bicocca. È membro corrispondente dell’Ehess. Alessio Basilico ha conseguito il dottorato in Storia presso l’Università di Teramo e pubblicato alcuni articoli e una monografia dal titolo ‘Infanticidio. Violenza in una comunità di confine (Secolo XVII)’. Insegna Lettere presso l’Istituto Omnicomprensivo di Città Sant’Angelo. Le contromisure: il controllo della stampa. ‘Mai come in quei giorni fu chiara l’enorme importanza della stampa nella lotta politica e nessuno ne era più consapevole di Mussolini, già direttore dell’«Avanti!» e fondatore del «Popolo d’Italia». Appena giunto alla presidenza del Consiglio aveva fatto pagare una serie di giornalisti, anche dell’opposizione. Le prove furono ritrovate dagli inquirenti in una cassaforte nell’ufficio di Cesare Rossi dopo il suo arresto. C’erano i nomi, l’ammontare delle somme e le ricevute dei pagamenti. Attraverso i giornali si potevano governare le emozioni che dilagavano nel Paese e che furono percepite da subito come un pericolo. Già la sera del 12 giugno, dopo il discorso di Mussolini in parlamento, fu mandato Piero Gotti, funzionario dell’ufficio stampa, a parlare con le direzioni dei quotidiani romani per suggerire una linea editoriale neutrale. Quando fu interrogato dalle autorità, disse che aveva semplicemente raccomandato di evitare di turbare gli animi, cosa che sarebbe certamente accaduta «se i giornali nel commentare le parole del presidente avessero esagerato». Era nell’interesse di tutti, «non solo dell’ordine pubblico, ma per non gravare le ansie della famiglia dell’on. Matteotti che la stampa avesse moderato i toni». Ma certi mezzi non servivano più. Il momento era estremo, ideale per imporre un giro di vite. La stampa doveva essere controllata nella sua interezza. Prima di arrivare a questo punto, Mussolini procedette a un rimpasto di governo a luglio. Cedette il suo ‘interim’ al ministero dell’Interno al nazionalista conservatore Federzoni. Uomo politico astuto, sapeva fiutare il momento in cui fare un passo indietro e cedere spazio alle componenti non fasciste dell’esecutivo: furono sostituiti tre ministri e numerosi sottosegretari, dando maggior peso nella compagine a liberali, nazionalisti ed esponenti del fascismo moderato come Dino Grandi. L’8 luglio il nuovo governo rese effettivo il regolamento, risalente all’anno prima, che limitava la libertà d’informazione e dava facoltà ai prefetti di sequestrare i giornali che attraverso i loro articoli avessero turbato l’ordine pubblico. Le motivazioni addotte per questa misura parlavano di uno stato di crescente tensione nel Paese alimentato da notizie false e tendenziose, fatte circolare ad arte. Nonostante le proteste delle opposizioni, la misura divenne effettiva, venendosi a configurare come una vera sospensione della libertà di stampa contraria ai dettami costituzionali’ (pag 63-65)”,”ITAF-391″
“BASS Hans-H. SCHÜLLER Margot a cura”,”Weltwirtschaftsmacht China.”,”Saggi di ZHONG HONG Frank MÜLLER Dieter BENDER Beate Christina HOCKER Hans-Heinrich BASS Markus WAUSCHKUHN Sabine JOHANNSEN Margot SCHÜLLER.”,”CINx-111″
“BASSANI Luigi Marco”,”Marxismo e liberismo nel pensiero di Enrico Leone.”,”Luigi Marco BASSANI è ricercatore di storia delle dottrine politiche nel dipartimento giuridico politico dell’ Università di Milano, dove insegna Storia del pensiero politico federalista. Nato a Chicago nel 1963, dopo aver studiato a Pavia, Pisa e Berkeley, ha conseguito il perfezionamento presso la Scuola Sant’Anna di Pisa. I suoi principali interessi riguardano la teoria politica del federalismo, la storia del pensiero politico americano nel periodo compreso tra la rivoluzione e la guerra civile, la tradizione liberale classica e libertaria. E’ autore del volume ‘Thomas Jefferson. Un profilo intellettuale’ (2002) e altro. “”Molti avevano ben compreso già ai suoi tempi come il filosofo tedesco fosse il punto di arrivo e di non ritorno della dottrina del valore lavoro. Un economista tedesco, secondo Marx seguace di Bastiat, scriveva nel 1868: “”La confutazione della teoria del valore è il solo fine che si pone chi combatte Marx; infatti, se viene ammesso questo assioma, si devono anche concedere a Marx quasi tutte le conclusioni, dedotte con la logica più serrata”” (1).”” (1) K. Marx, ‘Il mio plagio di F. Bastiat’ (circa 11 luglio 1868) in Opere Complete, Marx ed Engels. (pag 58) “”Nella partita che si giocò negli anni Settanta dell’ Ottocento fra il lascito Ricardo-Marx e le nuove dottrine di Menger, Jevons, Walras, la palma della vittoria spettò proprio a queste ultime. E, come vedremo subito, Enrico Leone fu tra i pochi socialisti disposti a riconoscerlo.”” (pag 61) “”Leone rifiuta l’ accusa di Wieser sul fatto che Marx “”avrebbe creato quella dottrina (del valore lavoro) per i suoi scopi politico-sociali. E tuttavia egli stesso riconosce che “”porre delle premesse – d’ indole sommamente astratta – a capo d’ un sistema filosofico, sociologico, ecnomico, è metodo superato nell’ attuale stadio dello sviluppo scientifico””. Egli rimane convinto della infondatezza economica della teoria marxista del valore e tuttavia “”essa potrebbe essere vera sociologicamente””. Anzi la Scuola austriaca ha proprio “”avuto il torto di non accorgersi che (…) la formulazione edonistica del valore non intacca la base teoria della formulazione marxista (…)””””. (pag 75-76)”,”TEOC-387″
“BASSANI Maddalena PRESUTTI Marco”,”Filippo di Macedonia. Il regicidio perfetto.”,”Barbara Biscotti già curatrice per il Corriere della Sera della collana ‘I grandi processi della storia’ è una storica del diritto romano e insegna presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Milano-Bicocca. È membro corrispondente dell’Ehess. Maddalena Bassani è professore di Archeologia classica all’Università Iuav di Venezia. Marco Presutti dottore di ricerca in Storia e storiografia dell’antichità classica Le spinte che indussero la regina ad architettare il regicidio sono due, la prima è personale, verso il marito che le aveva preferito una ragazzina, il secondo motivo più incisivo è quello di voler assicurare il regno al suo primogenito, unico legittimo successore al trono. Un calcolo dinastico. (pag 126-128)”,”STAx-369″
“BASSANINI Franco TIBERI Giulia a cura, saggi di Giuliano AMATO Fiorenza BARAZZONI Giuseppe BUCCINO GRIMALDI Giuseppe BUSIA Rocco A. CANGELOSI Manin CARABBA Luigi CARBONE Vincenzo CERULLI IRELLI Mario P. CHITI Francesco CLEMENTI Giovanna DE MINICO Luigi GIANNITI Cesare PINELLI Franco PIZZETTI Romano PRODI”,”Una Costituzione per l’Europa. Dalla Convenzione europea alla Conferenza Intergovernativa.”,”Giuliano Amato, Vice presidente della Convenzione europea, Senatore della Repubblica, Presidente del Consiglio dei Ministri negli 1992-1993 e 2000-2001. Fiorenza Barazzoni, Dirigente della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Franco Bassanini, Senatore della Repubblica, già Ministro della Funzione Pubblica nei governi Prodi, D’Alema, Amato (1996-2001), Professore ordinario di Diritto Costituzionale nell’Università degli studi di Roma La Sapienza. Giuseppe Buccino Grimaldi, Capo Ufficio VI (Affari giuridici e istituzionali) della Direzione Generale Integrazione europea del Ministero degli Affari Esteri. Giuseppe Busia, Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e istituzioni politiche comparate. Dirigente presso il Garante per la protezione dei dati personali. Rocco A. Cangelosi, Direttore Generale dell’Integrazione europea del Ministero degli Affari Esteri. Manin Carabba, Presidente di Sezione della Corte deo conti. Luigi Carbone, Consigliere di Stato. Vincenzo Cerulli Irelli, Professore ordinario di Diritto Amministrativo nell’Università degli studi di Roma La Sapienza. Mario P. Chiti, Professore ordinario di Diritto Amministrativo nell’Università degli Studi di Firenze. Francesco Clementi, Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate nell’Università degli studi di Roma La Sapienza. Giovanna De Minico, Professore associato di Diritto dell’Informazione e della Comunicazione nell’Università degli studi di Napoli Federico II. Luigi Gianniti, Dottore di ricerca i n Diritto costituzionale. Responsabile dell’Ufficio Rapporti con le istituzioni dell’Unione europea del Senato della Repubblica. Cesare Pinelli, Professore ordinario di Istituzioni di Diritto pubblico nell’Università degli studi di Macerata. Franco Pizzetti, Professore ordinario di Diritto Costituzionale nell’Università degli studi di Torino. Romano Prodi, Presidente della Commissione europea. Presidente del Consiglio dei Ministri dal 1996 al 1998. Giulia Tiberi, Dottore di ricerca in Diritto costituzionale. Assegnista di ricerca in Diritto Costituzionale nell’Università degli studi dell’Insubria.”,”EURx-079-FL”
“BASSE Pierre-Louis BITOUN Carole”,”””Aux armes citoyens””. Barricades et manifestations de rue en France de 1871 à nos jours.”,”Foto sala del congresso di Tours del Parti socialiste, 27 dicembre 1920, nascita partito comunista francese, PCF, pag 93); congresso Marsiglia 1921 e riunione gruppo Vie Ouvriere (Monatte) 1920 (pag 92) 1° maggio 1919: lavoratori parigini con il coltello tra i denti”,”MFRx-319″
“BASSETTI Remo”,”Storia e storie dello sport in Italia. Dall’ Unità ad oggi.”,”BASSETTI-R (Napoli, 1961), notaio, vive a TORINO. Organizzatore culturale, giornalista pubblicista, ex atleta di scherma. Questa è la sua prima pubblicazione non giuridica.”,”ITAS-015″
“BASSIGNANA Pier Luigi”,”Quintino Sella. Tecnico, politico, sportivo.”,”Pier Luigi Bassignana è nato nel 1941 a Torino dove si è laureato conuna tesi sulla storia della spesa pubblica italiana. Dirige l’archivio storico dell’Associazione industriale metalmeccanici di Torino ed è direttore della rivista ‘Le culture della tecnica””. “”Questa ingente massa di debito andava ad aggiungersi ai debiti accumulati dagli Stati preunitari che, all’atto dell’unificazione, il nuovo Regno aveva dovuto riconoscere. E siccome la solidità di quest’ultimo risultava in quei primi tempi piuttosto problematica, come sempre avviene in casi analoghi, gli interesse da corrispondere alle banche risultavano particolarmente esosi. In conclusione, come nel classico caso del cane che si morde la coda, la poca affidabilità del nuovo Stato comportava la richiesta di alti interessi passivi, destinati a raggiungere nel 1867, l’impressionante, per il tempo, aliquota del 9.3%; e il livello degli interessi contribuiva ad aggravare le già difficili condizioni di bilancio. Di fatto, il debito pubblico, che all’atto dell’unificazione si aggirava attorno ai 2500 milioni, raddoppiò nel giro di un decennio, facendo lievitare la spesa per interessi dai 148 milioni del 1862 ai 262 milioni del 1865, sino a raggiungere i 394 milioni nel 1872: il 365 della spesa effettiva dello Stato””. (pag 52)”,”ITAB-303″
“BASSIGNANA Pier Luigi CASTAGNOLI Adriana REVELLI Marco a cura”,”Storia fotografica dell’industria automobilistica italiana. Dal fordismo al postfordismo.”,”Indice: – I luoghi della produzione: l’incerta parabola del fordismo italiano (M. Revelli) – La città fordista fra unità d’Italia e i Sud del mondo (A. Castagnoli) – Belva d’acciaio o ronzino a quattro ruote? (P.L. Bassignana) (pag 9-85) Pier Luigi Bassignana dirige l’Archivio storico dell’Amma, presso l’Unione industriali di Torino Adriana Castagnoli lavora presso il Dipartimento di Storia dell’Università di Torino Marco Revelli professore all’Università di Torino (1998)”,”FOTO-107″
“BASSO Lelio introduzione ZANNINO Franco a cura; saggi di Lelio BASSO Iring FETSCHER Dick HOWARD Oskar NEGT Jurgen HENTZE Anneliese LASCHITZA Giuseppe BEDESCHI Josef SCHLEIFSTEIN Norman GERAS Tadeusz KOWALIK Armando CORDOVA Georges HAUPT Feliks TYCH Horace B. DAVIS Alexandr I. SOBOLEV Gilbert BADIA Gunter RADCZUN Michael LÖWY Jurgen SEIFERT Dario MELOSSI Annette JOST Serena DI-GASPARE Miriam CAMPANELLA Narihiko ITO Boris N. KRICEVSKIJ Giovanni LERDA”,”Annali. Vol II. Rosa Luxemburg e lo sviluppo del pensiero marxista.”,”Saggi di Lelio BASSO, Iring FETSCHER, Dick HOWARD, Oskar NEGT, Jurgen HENTZE, Anneliese LASCHITZA, Giuseppe BEDESCHI, Josef SCHLEIFSTEIN, Norman GERAS, Tadeusz KOWALIK, Armando CORDOVA, Georges HAUPT, Feliks TYCH, Horace B. DAVIS, Alexandr I. SOBOLEV, Gilbert BADIA, Gunter RADCZUN, Michael LÖWY, Jurgen SEIFERT, Dario MELOSSI, Annette JOST, Serena DI-GASPARE, Miriam CAMPANELLA, Narihiko ITO, Boris N. KRICEVSKIJ, Giovanni LERDA. “”””Federico Engels dice una volta: la società borghese si trova davanti a un dilemma, o progresso verso il socialismo o regresso nella barbarie (…) (16). Noi ci troviamo oggi dunque, proprio come Federico Engels aveva presagito una generazione addietro, davanti alla scelta: o trionfo dell’ imperialismo e crollo di tutta una civiltà come nell’ antica Roma, spopolamento, distruzione, degenerazione, un grande cimitero, oppure vittoria del socialismo, cioè dell’ azione cosciente della lotta del proletariato internazionale contro l’ imperialismo e il suo metodo: la guerra. Questo è un dilemma della storia mondiale, un’ alternativa, in cui i piatti della bilancia oscillano tremando davanti alla decisione del proletariato cosciente: Il futuro della civiltà e dell’ umanità dipende dal fatto che il proletariato sappia, con decisione virile, gettare la sua spada rivoluzionaria sulla bilancia””. Socialismo o barbarie! Quest’ affermazione di un’ alternativa storica, di un risultato ancora da decidere e chiaramente incerto, non è un semplice pensiero effimero di Rosa Luxemburg. Ella lo ripeté molte volte e negli ultimi mesi di vita, durante la Rivoluzione tedesca, lo inserì nei proclami e nel programma stesso della Lega di Spartaco.”” (pag 149-150)”,”LUXS-009″
“BASSO Lelio”,”Socialismo e rivoluzione.”,”BASSO nacque a Varazze nel 1903. Giovanissimo si accostò al movimento socialista collaborando con la stampa del partito e con molti fogli democratici tra cui ‘Rivoluzione liberale’ di Pietro GOBETTI. Laureatosi in giurisprudenza nel 1925 con una tesi sulla concezione della libertà in Marx, iniziò la professione forense senza cessare la sua attività politica. Durante il fascismo diresse la rivista ‘Pietre’. Arrestato nel 1928 finì al confino a Ponza e poi nuovamente incarcerato nel 1939 e nel 1940. Nel 1943 costituì il MUP (Movimento di unità proletaria) che successivamente confluirà nel PSI dando vita a un nuovo partito socialista (PSIUP). Partecipò all’insurrezione di Milano il 25 aprile 1945. Nello stesso anno, nominato Vice segretario del partito entrò come deputato all’Assemblea Costituente. In polemica con”,”MADS-178 SOCx-076″
“BASSO Antonio a cura; collaborazione di Vittorio Enzo ALFIERI Gaetano BALDACCI Antonio BANDINI BUTI Arturo BARONE Riccardo BAUER Andrea BIRAGHI Aldo BONESCHI Mario BONESCHI Giorgio BORSA Giorgio CABIBBE Bruno CAIZZI Dodovico D’ARAGONA Giulio DA-RE Gianangelo DE-FRANCESCO Guido DE-RUGGIERO Antonio DONATI Aldo GAROSCI Stefano JACINI Giuseppe LATRONICO Libero LENTI Fabio LUZZATTO Gino LUZZATTO Bruno MAFFI Piero MALVESTITI Ada MARCHESINI GOBETTI Gigi MARTELLO Ugo Guido MONDOLFO Mario MONTAGNANA Guido MORPURGO TAGLIABUE Vittorio ORILIA Mario PAGGI Pietro PALLAVIDINO Ferruccio PARRI Giacomo PERTICONE Giovanni PIOLI Giuliano PISCHEL Alfredo PIZZONI Giulio PRETI Luigi RODELLI Umberto SEGRE Luigi SIMONAZZI Mariangelo TIMBAL Augusto TORRE Antonio ZANOTTI Piero ZICCARDI”,”Dizionario di cultura politica.”,”Collaboratori: Vittorio Enzo ALFIERI Gaetano BALDACCI Antonio BANDINI BUTI Arturo BARONE Riccardo BAUER Andrea BIRAGHI Aldo BONESCHI Mario BONESCHI Giorgio BORSA Giorgio CABIBBE Bruno CAIZZI Dodovico D’ARAGONA Giulio DA-RE Gianangelo DE-FRANCESCO Guido DE-RUGGIERO Antonio DONATI Aldo GAROSCI Stefano JACINI Giuseppe LATRONICO Libero LENTI Fabio LUZZATTO Gino LUZZATTO Bruno MAFFI Piero MALVESTITI Ada MARCHESINI GOBETTI Gigi MARTELLO Ugo Guido MONDOLFO Mario MONTAGNANA Guido MORPURGO TAGLIABUE Vittorio ORILIA Mario PAGGI Pietro PALLAVIDINO Ferruccio PARRI Giacomo PERTICONE Giovanni PIOLI Giuliano PISCHEL Alfredo PIZZONI Giulio PRETI Luigi RODELLI Umberto SEGRE Luigi SIMONAZZI Mariangelo TIMBAL Augusto TORRE Antonio ZANOTTI Piero ZICCARDI”,”REFx-023″
“BASSO Pietro”,”Tempi moderni, orari antichi. L’ orario di lavoro a fine secolo.”,”BASSO Pietro insegna metodologie sociologiche e Sociologia della devianza all’ Università di Venezia. Con la F. Angeli ha già pubblicato ‘Disoccupati e Stato’.”,”CONx-077″
“BASSO Lelio ALATRI Paolo VALERI Nino SALVATORELLI Luigi PERETTI-GRIVA Domenico Riccardo AMENDOLA Giorgio FOA Vittorio BO Carlo, lezioni di”,”Fascismo e antifascismo (1918-1936). Lezioni e testimonianze.”,”La pubblicazione di queste testimonianze avviene a cura del Comitato promotore composto da Paolo CALZINI Bianca CEVA Mario MAURI Rossanda ROSSANDA BANFI Brunello VIGEZZI.”,”ITAF-140″
“BASSO Lelio BETTELHEIM C. CLAUDE H. COLE G.D.H. DENIS H. DURET J. EBELY L. JUAREZ C. LANGE O. LUCENOY M. MOSSE’ E. ROBINSON J. SAUVY A. STRACHEY J., contributi di”,”Conquiste democratiche e capitalismo contemporaneo.”,”””Evidentemente, per chi pensa che i consumatori americani sono “”saturati”” di prodotti agricoli, può apparire “”assai dubbio”” che sia la insufficienza del potere di consumo delle masse a spiegare le difficoltà dell’ agricoltura americana: l’ abbassamento del suo reddito netto globale, l’ accumulazione dei “”surplus”” e la politica di restrizione delle superfici coltivate. Tuttavia, basta esaminare le statistiche sui consumi per classi di reddito, per vedere che anche negli Stati Uniti il consumo di prodotti agricoli si accresce sensibilmente, nell’ insieme, quando il reddito familiare supera i 4.000 dollari all’ anno.”” (pag 165)”,”TEOC-242″
“BASSO Lelio”,”Il partito socialista italiano.”,”””La monarchia accettava di calpestare lo statuto, l’ esercito si prestava a farsi complice di bande assassine e incendiarie, il governo, sia con Giolitti che con Bonomi e con Facta, appoggiava la violenza fascista, la classe dirigente la incoraggiava, la piccola borghesia plaudiva e vestiva la camicia nera, partiti e uomini politici trescavano dietro le quinte e offrivano la loro collaborazione, il parlamento si lasciava insultare, tutte le istituzioni si mostravano impotenti a difendere l’ ordine per cui erano state create: e in tanta codardia, in tanto sfacelo morale, si può dire che fosse pressochè solo il movimento operaio, e in prima linea i socialisti, a tenere alto l’ onore del nostro paese, a battersi coraggiosamente per la democrazia. La battaglia ineguale durò parecchi anni, ma alla fine l’ assassinio, la violenza, l’ incendio, la repressione e il carcere fecero tacere la stampa, le organizzazioni, gli uomini, fecero tacere la grande voce del Partito Socialista””. (pag 51)”,”ITAC-092″
“BASSO Lelio”,”Da Stalin a Krusciov.”,”””La dittatura del proletariato, come è noto, rappresenta per Marx il governo più democratico che sia mai esistito, cioè il governo dell’ immensa maggioranza del popolo costituita da lavoratori con esclusione della ex-classe dominante, cioè della borghesia, nei cui confronti appunto si esercita la dittatura dei lavoratori. Ma questo è possibile solo se la rivoluzione socialista scoppia in un paese ove esiste una classe lavoratrice già giunta a tale grado di coscienza e di maturità politica da poter assumere nelle sue mani la gestione del potere, in un momento particolarmente difficile come quello rivoluzionario. In Russia questa classe non esisteva: l’ immensa maggioranza dei lavoratori era costituita da popolazione agricola, in grandissima parte ancora analfabeta e non certo dotata di esperienza politica per la vita moderna; la classe operaia rappresentava una piccola minoranza, anche se combattiva, e quella parte della classe operaia che avrebbe potuto assolvere alle funzioni di “”dittatura”” nel senso marxista era in realtà uno strato assai sottile della popolazione, che per giunta fu largamente decimato dalla guerra e soprattutto dalla guerra civile, mentre quel che rimase fu in gran parte assorbito direttamente dai compiti di direzione politica, nel partito o nella amministrazione, cioè cessò di essere classe operaia per diventare a poco a poco burocrazia.”” (pag 142-143)”,”RUST-127″
“BASSO Luca”,”Socialità e isolamento: la singolarità in Marx.”,”‘Alles, was entsteht, Ist wert, daß es zugrunde geht’, J.W. Goethe, Faust ‘Tutto ciò che nasce, è degno di perire’ Luca BASSO, dottore di ricerca in Discipline filosofiche ha studiato presso le università di Padova, Berlino, e Pisa. Ha scritto ‘Individuo e comunità nella filosofia politica di G.W. Liebniz’ (Rubbettino, 2005)”,”TEOC-477″
“BASSO Sofia VERCESI Pier Luigi”,”Storia del giornalismo americano.”,”v. Charles Dana (indice nomi) Sofia BASSO è stata a lungo giornalista a L’Unità. VERCESI è vicedirettore del quotidiano Il Tempo. E’ docente di Teoria e tecniche dei Nuovi Media (Univ. Parma).”,”EDIx-096″
“BASSO Lelio GERRATANA Valentino MANVILLE Alain MARRAMAO Giacomo SANTAMARIA Ulysses TELO’ Mario VILLARI Lucio”,”Lenin e il leninismo. Per un’ analisi storico-critica.”,”Contiene il saggio di G. MARRAMAO ‘Teoria del crollo e capitalismo organizzato nei dibattiti dell'””estremismo storico”” (pag 53-96)”,”TEOC-534″
“BASSO Luca”,”Socialità e isolamento: la singolarità in Marx.”,”””Alles, was entsteht, Ist wert, daß es zugrunde geht””, J.W. Goethe, Faust Luca BASSO, dottore di ricerca in Discipline filosofiche, ha studiato presso le Università di Padova, Berlino e Pisa. Ha scritto ‘Individuo e comunità nella filosofia politica di G.W. Leibniz’ (Rubbettino, 2005). “”””Il comunismo non è per noi uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale (die wirkliche Bewegung) che abolisce (aufhebt) lo stato di cose presenti”” (Ideologia tedesca, trad. it. p. 25). Il comunismo non si configura come il necessario risultato, la meta finale del processo storico, ma come un “”flusso”” che si inscrive nelle “”pieghe”” del presente, sviluppando le energie di cui esso è carico. Il rilievo sul suo carattere costitutivo di “”movimento”” ne mette in luce il dinamismo, la mai completa riducibilità ad un determinato assetto e ad una determinata situazione (…)””. (pag 127) [Luca Basso, Socialità e isolamento: la singolarità in Marx, 2008]”,”MADS-534″
“BASSO Lelio e Lisli QUAZZA Guido SOBOUL Albert SALVATI Mariuccia ZANNINO Lucia ARRU Angiolina, redazione a cura di Roberto GIANNOTTI”,”Annali. Vol. I. I periodici della biblioteca Basso (1684-1849).”,”Contiene il saggio: ‘Marx e il movimento operaio francese della II Repubblica’ (pag XLIX-LXXVI) di Mariuccia SALVATI; ‘Libertà di stampa e lotta di classe in Inghilterra (1818-1842)’ di Lucia ZANNINO (pag LXXXVII-CXII); ‘La Fondation Basso et l’Histoire de la Révolution française’ di Albert SOBOUL (pag XLI-XLV) La lotta di Marx a Parigi per orientare il movimento rivoluzionario (pag LXXI-LXXII) “”Anche le elaborazioni storiografiche più recenti, quindi, confermano nella sostanza l’analisi che Marx fa immediatamente all’indomani della sconfitta quando sulla “”Neue Rheinische Zeitung”” del 29 giugno contrappone alla “”bella rivoluzione di febbraio, la rivoluzione della simpatia generale””, la ‘brutta’ rivoluzione di giugno che aveva osato attentare all”ordine’ borghese (il brano è ripreso da Marx nelle ‘Lotte di classe…’ cit., pp. 140-141; l’articolo è in K. Marx-F. Engels, Opere, cit., t. VII, p. 146), o quando nelle ‘Lotte di classe’ definisce il diritto al lavoro come la “”prima formula goffa in cui si riassumono le esigenze rivoluzionarie del proletariato. (…) Il diritto al lavoro è nel senso borghese un controsenso, un meschino, pio desiderio; ma dietro il diritto al lavoro sta il potere sul capitale, dietro il potere sul capitale sta l’appropriazione dei mezzi di produzione, il loro assoggettamento alla classe operaia associata, e quindi l’abolizione del lavoro salariato, del capitale e dei loro rapporti reciproci. Dietro ill ‘diritto al lavoro’ stava l’insurrezione di giugno”” (Op. cit., pp. 163-164). Tuttavia, giunto a Parigi all’indomani dell’insurrezione, il 4 marzo, Marx né si occupa del movimento sindacale né si avvicina alla Società repubblicana centrale portavoce di Blanqui (su quest’ultima v. “”La Voix des clubs””), ma frequenta un club rivoluzionario vicino a Ledru-Rollin, la Società dei diritti dell’uomo (Marx com’è noto aveva allora buone relazioni con Ledru-Rollin e Flocon). Organizzata per sezioni, la Società era molto temuta dai reazionari che le attribuivano la cifra inverosimile di 30.000 uomini armati (Cfr. A. Lucas, Les clubs et les clubistes, Paris, 1851, p. 118). Sorta dalla necessità di unire tutti i democratici in vista delle elezioni, essa denuncia fin dalle prime sedute la resistenza dei fabbricanti all’applicazione del decreto delle 10 ore e fa appello alle sezioni perché si impegnino nella propaganda in provincia (i resoconti delle sedute sono pubblicati da “”La Commune de Paris””, v.). Il primo intervento di Marx (il 14 marzo) verte su una questione vitale per i rivoluzionari, la richiesta al governo di rinviare le elezioni nazionali. Marx chiede che nel caso i clubs non riescano ad accordarsi, la Società presenti ugualmente un indirizzo in questo senso e promuova una manifestazione. L’accordo, come si sa, fu trovato e si ebbe la grande manifestazione del 17 marzo: era diffusa infatti la consapevolezza che nel momento in cui tutta la Francia fosse chiamata alle urne, il movimento operaio sarebbe stato sconfitto. Con il suo intervento Marx mostra di condividere l’azione dei rivoluzionari come Blanqui, Dezamy, lo stesso Cabet (v. “”Les Droits de l’homme””, “”L’Ami du peuple en 1848″”, “”Le Populaire””) che all’indomani della rivoluzione adoperano la loro influenza nei clubs e sulla stampa (anche nei cantieri, nel caso di Blanqui) per costringere il governo ad un indirizzo politico chiaro, per orientare a sinistra la nuova repubblica. Nonostante il successo della manifestazione del 17 marzo voluta in primo luogo da Blanqui, la maggior parte dei clubs aderisce al Club dei clubs fondato da Barbès la cui linea nei confronti del governo provvisorio era in questa fase di aperto sostegno. Solo Cabet e Raspail, schierandosi in difesa di Blanqui, mostrano di accorgersi che l’attacco sferrato al grande rivoluzionario il 3 aprile con il documento Taschereau (v. “”Revue retrospective””) non era che il preludio dell’attacco a tutto il fronte rivoluzionario e chiudeva la fase ‘alta’ della rivoluzione. La manifestazione reazionaria del 16 aprile e la sconfitta elettorale del 4 maggio (acutamente attribuita da “”La Commune de Paris”” alla persistenza della vecchia amministrazione) si incaricano di riunificare il fronte rivoluzionario ormai sulla difensiva”” [Mariuccia Salvati, Marx e il movimento operaio francese della II Repubblica] [(in) AA.VV., Annali. Vol. I. I periodici della biblioteca Basso (1684-1849), Issoco, Roma, 1975] “”Dai resoconti della “”Commune de Paris”” si ha notizia di un altro significativo intervento di Marx alla Società dei diritti dell’uomo. Il 10 e il 14 aprile Marx tenta di convincere l’assemblea a inviare una protesta contro la mancata applicazione del decreto governativo volto ad alleviare le difficoltà del credito per il piccolo commercio. Si ricava da questi due interventi l’impressione di una linea politica già chiaramente definita che verrà poi attuata a Colonia: nel momento in cui le forze dell’ordine sono in difficoltà ma le forze rivoluzionarie non sono ancora consolidate, unico compito dei rivoluzionari non è tanto quello di battersi per rivendicazioni salariali o per migliori condizioni del lavoro, ma di impedire il ricomporsi del fronte conservatore, allargare le alleanze del proletariato, salvare la repubblica democratica, cioè la forma politica più adatta all’organizzazione del proletariato in vista della battaglia finale con la borghesia”” (M.S.) O’Brien precursore socialista (pag CXI-CXII) “”Esaminare l’attività dell’ala sinistra dei Cartisti rappresentata da Harney e poi da Jones e l’attività dei Fraternal Democrats esula dal compito che ci siamo posti, perché implica l’approfondimento dei rapporti tra movimento operaio inglese e movimento operaio europeo e, quindi, lo studio di tutta l’attività teorica e pratica che portò alla fondazione della Associazione Internazionale dei Lavoratori. Come abbiamo detto all’inizio, quello che ci è sembrato utile sottolineare qui è il periodo in cui nella classe operaia inglese sorge la coscienza del suo esistere come classe. Non è un caso che i periodici più vivaci siano il “”Poor Man’s Guardian”” e il “”Pioneer””, entrambi degli anni ’30. E sia per l’uno che per l’altro l’interesse è attratto non solo dagli scritti degli intellettuali (O’Brien soprattutto), ma dalla maggior parte di ciò che vi veniva pubblicato, testimonianza di una vivacità e di una presa di coscienza sorprendenti. Nel 1929 Rothstein scriveva: “”(…) 15 anni prima della stesura del ‘Manifesto comunista’, la teoria degli antagonismi di classe e della lotta di classe nella società capitalistica era stata presentata sotto tutti gli aspetti, non in una forma frammentaria, ma in un modo così sistematico da destare ancora oggi stupore e ammirazione. Inoltre queste idee non erano difese da uomini sconosciuti su giornali poco noti, ma dai pubblicisti proletari più notevoli del tempo, i cui nomi erano sulla bocca di tutti, e i cui scritti erano letti dalle masse proletarie””. Sembra improbabile – egli aggiunge – che le idee di un famoso e popolarissimo scrittore come O’Brien non “”abbiano lasciato traccia in Marx ed Engels. Forse un giorno uno storico sarà in grado di offrire qualcosa di più che pure supposizioni su questo argomento”” (Th. Rothstein, op.cit., p. 123). Ora, così com’è chiaro che Marx non poté non conoscere gli scritti di O’Brien sul “”Poor Man’s Guardian”” (anche se i riferimenti che egli fa a O’Brien riguardano soprattutto il periodo successivo al ’48 quando lo scrittore irlandese era slittato su posizioni decisamente riformiste), è però altrettanto chiaro che O’Brien, nonostante i meriti che gli riconosce Rothstein, non riuscì mai “”a risolvere le contraddizioni tra la sua devozione a una rivoluzione alla Robespierre e la sensazione che l’ulteriore sviluppo del capitalismo richiedeva una soluzione diversa da quella proposta dal suo maestro”” (G.D.H. Cole, Chartist Portraits, London, 1965, p. 267). Non è tanto il problema della misura in cui Marx conobbe e utilizzò il pensiero di alcuni teorici proletari suoi precursori che a nostro parere va approfondito, quanto lo studio delle cause che, dopo gli anni ’47-’48, arrestarono il sorprendente sviluppo della classe operaia inglese, a proposito della quale Marx poteva scrivere nel 1878 che essa era ormai solo la coda del Grande Partito Liberale, cioè dei suoi oppressori, dei capitalisti (1)”” [Lucia Zannino, Libertà di stampa e lotta di classe in Inghilterra (1818-1842)] [(in) AA.VV., Annali. Vol. I. I periodici della biblioteca Basso (1684-1849), Issoco, Roma, 1975] (pag CXI-CXII) [(1) Lettera di Marx a W. Liebknecht dell’11 febbraio 1878 in Marx-Engels, On Britain, Moscow, 1953, pp. 509-510. F. Bedarida (‘Il socialismo inglese dal 1848 al 1871’ in ‘Storia del socialismo’, cit.), riferendosi a recenti studi sul movimento operaio inglese, ritiene eccessivo un giudizio drasticamente negativo sul progresso del socialismo inglese nel terzo venticinquennio del sec. XIX e mette piuttosto l’accento sugli sforzi compiuti in quel periodo verso una democrazia sociale] (Nota: Cercare in n/s emeroteca: A. Soboul, Karl Marx et l’experience révolutionnaire française’, La Pensée n: 36 Mai-June 1951 p.65 e altri saggi su Marx in riviste La Pensee ancora da schedare)”,”ANNx-005″
“BASSO Lelio”,”La teoria dell’imperialismo in Lenin.”,”””E’ possibile, in questa spinta verso l’internazionalizzazione, ipotizzare una fase successiva, quella dell’ultraimperialismo kautskiano, cioè di uno sfruttamento collettivo del mondo ad opera del capitale finanziario internazionalmente coalizzato. Tanto Lenin quanto Bucharin combattono come assurda questa ipotesi kautskiana: in regime capitalistico è solo il grado di potenza di ciascun partner che stabilisce il grado di partecipazione allo sfruttamento collettivo del mondo, e il rapporto di potenza varia continuamente, “”giacché in regime capitalistico non può darsi sviluppo ‘uniforme’ di tutte le singole imprese, trust, rami d’industria, paesi, ecc.””. Per chi non voglia addentrarsi nei misteri dell’avvenire, ma voglia, come giustamente voleva Lenin, tenersi strettamente sul terreno della realtà per potervi operare politicamente, la risposta è giusta, perché nulla poteva esservi di più assurdo, in mezzo all’infuriare della guerra mondiale, che vagheggiare un futuro ultraimperialismo pacifico, anziché combattere con tutta la forza del proletariato rivoluzionario l’imperialismo bellicistico che aveva scatenato la guerra e mandato al macello il proletariato europeo. (…) Anche Lenin considera che la guerra è lo sbocco inevitabile della fase imperialistica a causa dello sviluppo disuguale dei complessi finanziari e degli stati che rende sempre precari gli equilibri raggiunti e spinge e rende necessarie delle redistribuzioni dei mercati che non sono ottenibili se non mettendo alla prova i reali rapporti di potenza, cioè attraverso la guerra.”” (pag 722-723) [Lelio Basso, La teoria dell’imperialismo in Lenin, (in) ‘Annali’ Feltrinelli, 1974, anno 15°, 1973] Secondo Basso Lenin non è il primo a parlare di sviluppo ineguale, altri l’avevano affrontato prima di lui… Otto Bauer ecc. (pag 723)”,”LENS-260″
“BASSO Lelio”,”Giustizia e potere.”,”Relazione conclusiva tenuta da Lelio Basso al ‘Secondo Anno Culturale Chianciano’, settembre 1971. “”Ai sostenitori di una concezione del diritto secondo cui questo sarebbe soltanto espressione della classe dominante, Marx dà la più recisa smentita. Ci sono, è vero, nei testi di Marx, delle frasi a cui ci si può aggrappare per affermare che il diritto e la legislazione sono l’espressione della classe dominante, e che quanto si fa in questo campo non giova che a rafforzare la classe dominante. C’è un brano famoso di Marx, nella ‘Critica del programma di Gotha’, in cui egli dice che il diritto non può essere mai più elevato della configurazione economica e dello sviluppo culturale, da essa condizionato, della società. C’è un brano meno noto della sua autodifesa del ’49, davanti alla corte di assise di Colonia, dove pure si parla del diritto come espressione della società: della società, si badi, non della classe dominante, della società con le sue lotte, con le sue divisioni, con la presenza in essa della classe operaia. Ma la lotta di classe è una lotta che si combatte per il potere, questo lo ha insegnato Marx, e quindi si combatte anche per il diritto. La classe operaia partecipa a queste lotte, e il potere non è un monolite, non è qualche cosa che sia interamente e in blocco al servizio della classe dominante. Il potere è la risultante di uno scontro permanente di forze, nel quale siamo presenti anche noi, come classe operaia, come movimento operaio. E il potere effettivo risulta da questo scontro di forze, e quindi non è interamente al servizio della controparte. Certo, poiché riflette una società in cui i rapporti di forza sono a favore della classe dominante, è soprattutto espressione della classe dominante: ‘soprattutto’ non ‘esclusivamente’. Su questo punto Marx è assolutamente esplicito. Come voi sapete, Marx si è battuto con grande impegno in favore di due conquiste legali in Inghilterra. All’epoca della Prima Internazionale si batté per il diritto di voto, che allora non era universale e che, pur senza diventare universale, fu esteso nel ’67 anche a larghi strati operai, e Marx si vantò che l’Internazionale, che egli dirigeva, era stata l’elemento motore della lotta per l’allargamento del suffragio. L’altra conquista fu la legislazione sulle fabbriche, alla quale egli dedicò delle pagine indimenticabili del ‘Capitale’ e di altri suoi scritti, e che per lui fu un tema fondamentale. Tema fondamentale non solo e non tanto perché quella legislazione migliorava la condizione della classe operaia nelle fabbriche, perché riduceva a 10 le ore di lavoro o perché stabiliva condizioni igieniche e sanitarie migliori, perché diminuiva il lavoro notturno delle donne e dei bambini: questi erano certamente dei miglioramenti; ma non erano l’essenziale. L’elemento essenziale per Marx era che una legislazione di questa natura appariva ai suoi occhi l’intrusione, all’interno del vecchio sistema di leggi, di una logica nuova, di una logica socializzatrice della classe operaia, di una logica socializzatrice delle forze produttive. Nell’indirizzo inaugurale dell’Internazionale nel ’64 dice che la limitazione legale delle giornate di lavoro “”toccava invero la grave controversia fra il cieco dominio delle leggi dell’offerta e della domanda, che costituiscono l’economia politica della borghesia, e la produzione sociale regolata dalla previsione sociale, che è l’economia della classe operaia””. Non che la legislazione sulla fabbriche fosse già l’economia regolata dalla previsione, ma era un elemento di questa, era un elemento intorno a cui è possibile costruire una logica antagonistica. Aggiungeva perciò che “”la legge delle 10 ore non fu soltanto un grande successo pratico”” perché diminuì la fatica dell’operaio, ma “”fu la vittoria di un principio. Per la prima volta, alla chiara luce del giorno, l’economia politica della borghesia soggiaceva all’economia politica della classe operaia””. Queste poche righe sono, a mio giudizio, l’espressione essenziale del pensiero marxista su questo punto. E ancora: “”Noi consideriamo la riduzione delle ore di lavoro come la condizione preliminare senza la quale tutti gli ulteriori tentativi di miglioramento e di emancipazione abortiranno””. “”Questo può essere compiuto solamente mediante la trasformazione della ‘ragione sociale in forza sociale'”” (…)”” [Lelio Basso, ‘Giustizia e potere’, articolo in rivista ‘Problemi’, n. 31 Gennaio-Marzo 1972] (pag 29) Sul codice napoleonico. “”Il Codice Napoleone, diceva Marx nel ’49, è il riflesso di questa società, ed esprime gl’interessi della classe borghese. Però 41 anni dopo, Engels, in una famosa lettera a Schmidt, disse che la costruzione giuridica del Codice Napoleone era costretta a subire ogni giorno ogni sorta di attenuazioni in conseguenza della forza crescente del proletariato: la lotta del proletariato si trasferisce dunque all’interno della legislazione borghese e la trasforma progressivamente. (….)”” (pag 31)”,”TEOC-679″
“BASSO Lelio”,”Socialismo e rivoluzione nella concezione di Rosa Luxemburg. Estratto dalla ‘Introduzione’ al volume di Rosa Luxemburg, ‘La rivoluzione tedesca, 1918-1919′”,”””La società socialista è, per la Luxemburg, una collettività di uomini responsabili che si autogovernano ed è appunto questa interpretazione del socialismo che deriva direttamente da Marx. Non c’è bisogno di ricorrere agli scritti giovanili di Marx per trovarne la conferma, perché quest’idea di un uomo cosciente e responsabile sottende tutta l’opera marxiana. Si ricordi l’accenno alla differenza fra l’ape e l’architetto: l’ape può costruire anche un alveare architettonicamente perfetto, ma la superiorità dell’uomo, anche del peggiore architetto, sta nel fatto che l’architetto costruisce nel suo cervello prima di costruire materialmente, che egli cioè è un essere dotato di una volontà cosciente e responsabile che domina la sua attività creatrice. E, al contrario, quello che costituisce l’aspetto più degradante della società capitalistica, non è lo sfruttamento economico del lavoro operaio, ma il fatto che l’operaio è condannato a un lavoro parcellare, che il risultato d’assieme può addirittura sfuggirgli completamente, che egli non costruisce più nel suo cervello prima che nella realtà, che non padroneggia più la sua attività creatrice, che è ridotto al rango di un semplice congegno meccanico dominato dall’esterno. Questa soggezione dell’uomo e della sua attività creatrice a una volontà e a una decisione esterna, questa privazione della responsabilità personale della capacità autonoma di partecipazione e decisione, questa rimane per Marx la suprema offesa che il capitalismo infligge all’uomo, per cui solo nel comunismo egli vedrà la piena realizzazione dell’uomo. In una risposta, sia pure scherzosa, data a un questionario postogli dalle sue figlie, egli dice che la sua idea dell’infelicità è la sottomissione, che il difetto che gl’ispira maggiore avversione è la servilità, che uno dei suoi due eroi preferiti è Spartaco, e uno dei suoi tre poeti preferiti è Eschilo, il cantore di Prometeo, che lo stesso Marx aveva chiamato “”il più nobile dei santi e dei martiri del calendario filosofico”” e di cui ricordava nella sua tesi di dottorato le parole rivolte al messaggero di Zeus: “”Io, t’assicura, / non cangerei la mia misera sorte / con la tua servitù. Meglio d’assai / lo star qui ligio a questa rupe io stimo, / che fedel messaggero di Giove””. La rivoluzione socialista rappresenta appunto per Marx la aspirazione a liberare l’umanità da ogni forma d’alienazione, di feticismo, di reificazione, di dominio del prodotto sul produttore, a fare cioè di ogni uomo un soggetto partecipe e cosciente del destino comune, anziché, oggetto dominato dall’esterno (dal passato, dall’ideologia, dalla merce, dal padrone, dai rapporti sociali, dal potere estraneo, dalla burocrazia, dall’organizzazione, ecc.). Il superamento delle differenze fra città e campagna, fra lavoro intellettuale e materiale sono viste in questa direzione. L’affermazione che l’emancipazione del proletariato debba essere opera del proletariato stesso, e di un proletariato cosciente, affermazione spesso ripresa da Rosa Luxemburg, va nella stessa direzione”” [Lelio, Basso, Socialismo e rivoluzione nella concezione di Rosa Luxemburg. Estratto dalla ‘Introduzione’ al volume di Rosa Luxemburg, ‘La rivoluzione tedesca, 1918-1919’, 2016 ca.]”,”LUXS-067″
“BASSO Lelio”,”L’utilizzazione della legalità nella fase di transizione al socialismo.”,”Testo della relazione presentata al Simposio sulla transizione al socialismo e l’esperienza cilena, tenutosi a Santiago dal 17 al 23 ottobre 1971 su iniziativa del Ceren (Centro de Estudios de la Realidad Nacional), organo dell’Università cattolica di Santiago e del Ceso (Centro de Estudios Socioeconomicos) dell’Università statale di Santiago. Per ragioni di tempo (1h e mezza) al convegno fu letto solo un riassunto della relazione. “”Del pari mi riesce incomprensibile l’affermazione di Sweezy che non si trovino passi di Marx «che siano specificamente indirizzati al problema della capacità o della preparazione del proletariato a costruire una società socialista», per cui sia necessario ricorrere alla teoria leniniana della coscienza apportata dall’esterno. Va osservato innanzi tutto che non si trattoa di una teoria leniniana: l’affermazione contenuta nel ‘Che fare?’ è tratta di peso da un articolo di Kautsky della “”Neue Zeit””; ed è noto che Kautsky fu un travisatore e non un interprete autentico di Marx (5). Per contro i passi di Marx e di Engels in senso contrario sono innumerevoli. «… (pag 822-823-824) Testo della relazione presentata al Simposio sulla transizione al socialismo e l’esperienza cilena, tenutosi a Santiago dal 17 al 23 ottobre 1971 su iniziativa del Ceren (Centro de Estudios de la Realidad Nacional), organo dell’Università cattolica di Santiago e del Ceso (Centro de Estudios Socioeconomicos) dell’Università statale di Santiago. Per ragioni di tempo (1h e mezza) al convegno fu letto solo un riassunto della relazione. “”Del pari mi riesce incomprensibile l’affermazione di Sweezy che non si trovino passi di Marx «che siano specificamente indirizzati al problema della capacità o della preparazione del proletariato a costruire una società socialista», per cui sia necessario ricorrere alla teoria leniniana della coscienza apportata dall’esterno. Va osservato innanzi tutto che non si tratta di una teoria leniniana: l’affermazione contenuta nel ‘Che fare?’ è tratta di peso da un articolo di Kautsky della “”Neue Zeit””; ed è noto che Kautsky fu un travisatore e non un interprete autentico di Marx (5). Per contro i passi di Marx e di Engels in senso contrario sono innumerevoli. «I socialisti e i comunisti sono i teorici della classe proletaria. ‘Finché il proletariato non si è ancora sufficientemente sviluppato per costituirsi in classe’, e di conseguenza la stessa lotta del proletariato con la borghesia, non ha ancora assunto un carattere politico (…) ‘questi teorici non sono che utopisti’, i quali (…) improvvisano sistemi e rincorrono chimere di una scienza rigeneratrice. ‘Ma a misura che la storia progredisce, e che con essa la lotta del proletariato si profila più netta, essi (…) devono solo rendersi conto di ciò che si svolge davanti ai loro occhi e farsene portavoce» (6). «Gli operai cominciano col formare coalizioni contro i ‘borghesi’, e si riuniscono per difendere il loro salario. Fondano persino associazioni permanenti per approvvigionarsi in vista di quegli eventuali sollevamenti. Qua e là la lotta prorompe in sommosse. Ogni tanto vincono gli operai; ma solo transitoriamente. ‘Il vero e proprio risultato delle loro lotte non è il successo immediato ma il fatto che l’unione degli operai si estende sempre più’. Essa è favorita dall’aumento dei mezzi di comunicazione prodotti dalla grande industria, che mettono in collegamento gli operai delle differenti località. ‘E basta questo collegamento per centralizzare in una lotta nazionale, in una lotta di classe, le molte lotte locali che hanno dappertutto uguale carattere. Ma ogni lotta di classe è lotta politica» (7). «Per la vittoria finale delle tesi proposte nel ‘Manifesto’, Marx ‘confidava esclusivamente e unicamente in quello sviluppo intellettuale della classe operaia, che non poteva non derivare dall’azione comune e dalla discussione» (8). «L’emancipazione della classe operaia deve essere l’opera della classe operaia stessa» (9). «L”Internazionale’ venne fondata per porre in luogo delle sette socialiste o semisocialiste la vera organizzazione della classe operaia per la lotta. Tanto gli statuti originari quanto l’Indirizzo inaugurale lo mostrano a prima vista. D’altra parte l’Internazionale non avrebbe potuto affermarsi se le sette non fossero già state distrutte nel corso della storia. Lo sviluppo delle sette socialiste e quello del vero movimento operaio sono sempre in proporzione inversa. Sino a che le sette hanno una giustificazione (storica), la classe operaia non è ancora matura per un movimento storico indipendente. ‘Non appena essa giunge a questa maturità, tutte le sette diventano essenzialmente reazionarie’ (…). E la storia dell’Internazionale è stata una ‘lotta continua del Consiglio Generale’ contro le sette e gli esperimenti dilettanteschi, che cercavano di prevalere sul movimento reale della classe operaia nell’interno stesso dell’Internazionale» (10). Si veda anche il preambolo al ‘Questionario’ preparato da Marx e pubblicato nella «Revue Socialiste» del 20 aprile 1880, dove parlando degli operai Marx dice che «’essi soltanto e non dei salvatori provvidenziali possono applicare energicamente i rimedi alle miserie sociali di cui soffrono». Come risulta chiaramente da questi testi, e dai molti altri che si potrebbero citare, è attraverso la lotta generalizzata della classe operaia della classe operaia che si forma la coscienza di classe e, cioè, la classe acquista maturità e dimensione politica. Da quel momento, i teorici, che prima erano utopisti, diventano dei semplici portavoce, e le sette scompaiono per far posto al movimento reale della classe. E’ questo processo che Marx definisce ‘geschichtliche Selbsttätigkeit’, cioè capacità creativa storica della classe operaia. E circa la possibilità di apportare agli operai la coscienza dall’esterno, che equivale ad attribuire agli intellettuali la capacità di educare il proletariato, basta ricordare la III glossa a Feuerbach: «La dottrina materialistica della modificazione delle circostanze e dell’educazione dimentica che le circostanze sono modificate dagli uomini e che l’educatore stesso deve essere educato. Essa è costretta quindi a separare la società in due parti, delle quali l’una è sollevata al di sopra di essa [società]. La coincidenza del variare delle circostanze dell’attività umana, o autotrasformazione, può essere concepita o compresa razionalmente solo come ‘prassi rivoluzionaria’». Non solo, ma Marx ha anche spiegato la ragione storica per cui la classe operaia può dare questi «uomini nuovi», che giustamente Sweezy ritiene indispensabili per fondare e gestire la nuova società: «Noi sappiamo che le forze nuove della società reclamano degli uomini nuovi che le padroneggino e facciano render loro un buon servizio. ‘Questi uomini nuovi sono gli operai’ (…). Gli operai inglesi sono i figli primogeniti dell’industria moderna. Essi non saranno certo gli ultimi ad aiutare la rivoluzione sociale provocata da quest’industria, una rivoluzione che significa l’emancipazione della loro classe in tutto il mondo, che è così universale come lo è il dominio del capitale e la schiavitù salariale» (11)’ [Lelio Basso, ‘L’utilizzazione della legalità nella fase di transizione al socialismo’, (in) ‘Problemi del socialismo’, n. 5-6, settembre-dicembre 1971] [(5) «La coscienza socialista è quindi un elemento importato nella lotta di classe del proletariato dall’esterno, e non qualche cosa che ne sorge spontaneamente» (K. Kautsky, Die Revision des Programms der Sozialdemokratie in Oesterreich’, in ‘Die Neue Zeit’, XX, 1901-1902, n. 1). E’ noto che Lenin subì grandemente l’influenza della socialdemocrazia tedesca e che fino alla vigilia del 1914 non si accorse delle sue tendenze opportunistiche. Non è un caso del resto che lo stesso ‘Che fare?’ si apra con una citazione di Lassalle, come non è un caso che ancora nel 1905 Lenin scriva: «Dove e quando ho preteso di creare nella socialdemocrazia internazionale una tendenza particolare, ‘non identica’ a quella di Bebel e di Kautsky? (…) La completa solidarietà della socialdemocrazia rivoluzionaria internazionale in tutte le grandi questioni di programma e di tattica è un fatto assolutamente incontestabile» (‘Due tattiche della socialdemocrazia nella rivoluzione democratica’, in ‘Opere complete’, IX, Editori Riuniti, Roma, 1960, p. 57); (6) ‘Miseria della filosofia’, Editori Riuniti, Roma, 1969, pp. 106-107; (7) ‘Manifesto del Partito Comunista’, Einaudi, Torino, 1948, p. 104; (8) F. Engels, ‘Prefazione all’edizione tedesca del 1890’ del ‘Manifesto del Partito Comunista’, cit., p. 294; (9) ‘Indirizzo inaugurale e statuti provvisori dell’Associazione internazionale degli operai’, in ‘Opere’, cit., p. 763; (10) ‘Lettera di Marx a F. Bolte del 23 novembre 1871’, in ‘Opere’, cit. p. 761; (11) ‘Discorso nell’anniversario del «People’s Paper», in «People’s Paper» del 19 aprile 1856, ora in Mew, XII, p. 4 (corsivo nostro)] (pag 822-823-824)”,”TEOC-680″
“BASSO Lelio”,”Marxismo e religione (Impegno cristiano e scelta rivoluzionaria) / Cristianesimo e marxismo (Argomenti).”,”Citazione posta in apertura rivista: “”La morale per me è questa: che abbiamo enormemente ‘da fare’ e prima di tutto enormemente ‘da studiare’ (Rosa Luxemburg) Engels condanna i blanquisti: ‘non si può abrogare la religione per mezzo di un decreto’ “”Il primo punto – addirittura ovvio per dei marxisti – è che la religione è un fenomeno storico e sociale: il marxismo non conosce altra realtà (anche la natura interessa il marxismo in quanto oggetto della prassi). «’L’uomo fa la religione’ e non la religione l’uomo (…). Ma ‘l’uomo’ non è un essere astratto, isolato dal mondo. L’uomo è il ‘mondo dell’uomo’, lo Stato, la società» (1). «Feuerbach non vede dunque che il “”sentimento religioso”” è esso stesso un prodotto sociale e che l’individuo astratto, ch’egli analizza, appartiene ad una forma sociale determinata» (2). Come nasce storicamente questa religione? Come si produce questo fenomeno sociale? Anche qui la risposta di Marx è nota. La religione è il frutto delle contraddizioni terrene. L’uomo non è in grado di risolvere queste contraddizioni, dissocia la realtà umana e proietta fuori del mondo un momento di questa realtà: «che il fondamento mondano si distacchi da se stesso e si costruisca nelle nuvole come un regno fisse ed indipendente, è da spiegarsi con l’auto-contraddittorietà di questo fondamento mondano» (3). Non si tratta quindi, come predicava l’anticlericalismo volgare, di impostura, ma di un fenomeno che una sua radice nella realtà, nelle contraddizioni non risolte della realtà. E questo significa anche che non avrebbe senso per un marxista pretendere di fare sparire la religione combattendola sul terreno razionale e, tanto meno, combattendola con la violenza e con la repressione. Da un punto di vista marxista si può pensare ad una scomparsa del fenomeno religioso solo dopo che saranno eliminate le cause che hanno generato il fenomeni; cioè le contraddizioni cui abbiamo fatto riferimento (4)”” (pag 6-7) [Lelio Basso, Marxismo e religione (Impegno cristiano e scelta rivoluzionaria), Problemi del Socialismo, Roma, 1972] [(1) ‘Introduzione a ‘Per la critica della filosofia del diritto di Hegel’, in ‘Opere scelte’, Editori Riuniti, Roma, 1966, p. 57; (2) ‘Tesi su Feuerbach’, in ‘Opere scelte’, cit., p: 190; (3) Ibidem, pp: 188-189; (4) «Il ‘riflesso religioso’ del mondo reale può scomparire, in genere, soltanto quando i rapporti della vita pratica quotidiana presentano agli uomini giorno per giorno relazioni chiaramente razionali fra di loro e fra loro e la natura. La figura del processo vitale sociale, cioè del processo materiale di produzione, si toglie dal suo mistico velo di nebbie soltanto quando sta, come prodotto di uomini liberamente uniti in società, sotto il loro controllo cosciente e condotto secondo un piano. Tuttavia, affinché ciò avvenga, si richiede un fondamento materiale della società, ossia una serie di condizioni materiali di esistenza che a lor volta sono il prodotto naturale originario della storia di uno svolgimento lungo e tormentoso» (K. Marx, Il Capitale, I, Editori Riuniti, Roma, 1964, pp. 111-112). «E quando questa azione sarà compiuta, quando la società, mediante la presa di possesso e l’uso pianificato di tutti i mezzi di produzione, avrà liberato se stessa e tutti i suoi membri dall’asservimento in cui essi sono mantenuti al presente da questi mezzi di produzione prodotti da loro stessi, ma che si ergono di fronte a loro come una prepotente forza estranea, quando dunque l’uomo non più semplicemente proporrà, ma anche disporrà, allora soltanto sparirà l’ultima forza estranea che oggi ha ancora il suo riflesso religioso nella religione e conseguentemente sparirà anche lo stesso riflesso religioso, per la semplice ragione che non ci sarà più niente da rispecchiare» (F. Engels, ‘Antidühring’, Roma, 1968, p. 337). Perciò Engels condanna l’atteggiamento dei blanquisti che vogliono «abrogare dio, come nel 1793, per mezzo di un decreto» e «tramutare la gente ‘par ordre du moufti’ in atei», senza rendersi conto «che si può comandare molto sulla carta, senza che all’ordine segua l’esecuzione e in secondo luogo che le persecuzioni sono il miglior mezzo per favorire le convinzioni invise!» (‘Programma dei blanquisti profughi della Comune’, in Marx-Engels-Lassalle, ‘Opere’, IV, ‘Cose Internazionali estratte dal Volkstaat’, Milano; 1914, p. 37). Il fatto che la religione non possa essere eliminata con la violenza, ma che possa scomparire soltanto con la scomparsa delle condizioni storico-sociali che l’han generata, non significa peraltro che la scomparsa di queste condizioni porti immediatamente anche alla scomparsa della religione come Marx sembrava ritenere quando scriveva ‘Sulla questione ebraica’ («Affermiamo che essi sopprimeranno la loro limitatezza religiosa non appena avranno soppresso i loro limiti terreni» (‘Opere’, cit., p. 81), perché il rapporto fra struttura e sovrastruttura non è mai meccanico e le sovrastrutture acquistano un grado di vitalità autonoma che ne permette la sopravvivenza al di là delle cause che le han generate””] Il secondo articolo di Basso è la presentazione (gennaio 1972) del libro di Carlos Alberto Libanio Christo ‘Dai sotterranei della storia’ a cura di Linda Bimbi (Milano; 1971), padre dominicano rinchiuso in un carcere brasiliano. “”Esiste in me un senso di giustizia che non mi permette di accettare tutto questo come un fenomeno normale, giusto, vero. La ragion d’essere della nostra lotta e del nostro sacrificio la trovo nel piccolo Flavio, nei bambini dei nostri compagni che costituiano una nazione libera solo perché un monarca portoghese lanciò ilgrido dell’indipendenza ai magini di un piccolo fiume”” (p.19) [Brano dell’autore (Carlos Alberto Libanio Christo)]. Sono parole che hanno lo stesso suono di quelle che Babeuf, il martire comunista della repressione termidoriana, scriveva alla moglie e ai figli alla vigilia della sua esecuzione il 24 maggio 1797, dicendo ch’egli andava incontro alla morte perché aveva voluo assicurare la felicità dei suoi figli, ma «non concepivo altro modo di rendervi felici se non attraverso la felicità di tutti»”” (pag 214-215)”,”TEOC-681″
“BASSO Lelio BETTELHEIM Charles CLAUDE Henri COLE G.D.H. DENIS Henri DURET Jean EBELY Louis JUAREZ Claudio LANGE Oskar LUCENAY Michel MOSSE’ Eliane ROBINSON Joan SAUVY Alfred STRACHEY John”,”Conquiste democratiche e capitalismo contemporaneo.”,”La discussione contenuta nel volume è nata in seguito alla pubblicazione del libro di John Strachey ‘Contemporary Capitalism’ (Londra 1956). Strachey, economista e uomo politico laburista presentò nel 1956 al pubblico polacco nel corso di un viaggio in quel paese gli elementi essenziali delle proprie tesi… (pag 5) Contiene tra l’altro: – Il marxismo non è superato dalle statistiche (Lelio Basso) – Il capitalismo di oggi non è più quello del 1929 (Michel Lucenay) – Si sono esaurite le possibilità di sviluppo del capitalismo? (Eliane Mossé) (sull’analisi di Marx sul fenomeno delle crisi cicliche di sovrapproduzione e la questione della teoria del crollo in Marx) – Note sullo svolgimento del ciclo (Henri Claude) – Validità attuale dell’analisi leninista (C. Bettelheim)”,”TEOC-764″
“BASSO Lelio, a cura di Giuseppe ALBERIGO”,”Scritti sul cristianesimo.”,”Lelio Basso nato a Varazze il 25/12/1903, si laureò in legge nel 1925 e in filosofia nel 1931. Dal 1923 fino alle leggi eccezionali fasciste del 1926 collaborò a Critica Sociale, Rivoluzione Liberale, Conscientia, L’Avanti, Il Caffè, Quarto Stato, cioè a tutta la principale stampa antifascista d’Italia. Nel 1924 fu eletto presidente degli studenti antifascisti milanesi (Gruppo goliardico per la libertà). Nel 1928 assunse la direzione di Pietre, l’ultima rivista culturale antifascista rimasta in Italia. Nell’aprile dello stesso anno fu arrestato e condannato a cinque anni di confino, ridotti a tre in appello. Dopo il ritorno a Milano (1931) fu tra i fondatori e i dirigenti del Centro interno del Partito socialista italiano. Arrestato di nuovo nel 1939, fu internato in campo di concentramento nel 1940, dopo l’entrata in guerra dell’Italia. In questo periodo collaborò a Gioventù cristiana e a L’Appello. Rimesso in libertà (1941) lavorò alla ricostruzione di un movimento socialista rinnovato. Fu tra i fondatori e dirigenti del Movimento di unità proletaria MUP, che nell’agosto 1943 si fuse col PSI, dando vita al PSIUP. Nel giugno 1946 fu eletto membro dell’Assemblea Costituente. Successivamente fu sempre eletto come rappresentante di Milano in Parlamento in tutte le successive legislature.É morto il 16/12/1978.”,”RELC-034-FL”
“BASSO Lelio VILLARI Lucio SANTAMARIA Ulysses e MANVILLE Alain MARRAMAO Giacomo GERRATANA Valentino TELÒ Mario PELINO Antonio Cesare SIMONICCA Alessandro AMATO Sergio MELIS Guido”,”Il leninismo oggi: introduzione al dibattito (Basso); Il concetto di imperialismo in Lenin e il «problema» del capitalismo sviluppato (Villari); Lenin e la transizione (Santamaria e Manville); Teoria del crollo e capitalismo organizzato nei dibattiti dell’«estremismo storico» (Marramao); Sui rapporti tra leninismo e stalinismo (Gerratana); Note sul problema della democrazia nella traduzione gramsciana del leninismo (Telò); Il modello «bolscevico» dell’estremismo (Pelino); Metodologia marxiana e leninismo. Su alcuni aspetti teorici del dibattito sul Lenin nella RFT (Simonicca); «Lenin e i Soviet nella rivoluzione russa del 1905» di Alberto Tovaglieri (Amato); «Movimento operaio e storiografia marxista» di Salvatore Sechi (Melis).”,”numero preso da Emeroteca, a fronte di concomitante arrivo in Emeroteca del volume completo e rilegato di ‘Problemi del socialismo’ dell’anno 1976 Tra i saggi: ‘Il modello “”bolscevico”” dell’ Estremismo’ di Antonio Cesare Pellino (riflessioni sulla “”ritirata strategica”” della Nep e ‘l’ultima grande sintesi tattica’ di Lenin, l’ Estremismo, malattia infantile del comunismo’ (pag 187-207) ‘Teoria del crollo e capitalismo organizzato nei dibattiti dell’«estremismo storico» (Giacomo Marramao) (97-128)”,”LENS-327″
“BASSO Pietro”,”Amadeo Bordiga, una presentazione.”,”Bordiga, il Pcd’I, Lenin e l’Internazionale. “”È Lenin stesso a organizzarne la partecipazione al II Congresso riservandogli “”un’affettuosa, festosa accoglienza”” (81). Bordiga è soltanto un invitato, ma interviene più volte nei dibattiti, marcando il suo radicale, generale dissenso dai riformisti italiani presenti, accolti a Mosca con immeritatissimi onori. Alla sua iniziativa si deve anche una delle 21 condizioni di ammissione all’Internazionale, la sola non proposta dai bolscevichi, volta a rendere il più difficile possibile la presenza di riformisti camuffati nelle sue file. Bordiga partecipa al II, IV e V congresso dell’Internazionale in maniera attiva e aperta, rifuggendo da ogni sorta di sotterfugio tatticista quando emergono differenze di vedute con l’autorevole direzione dell’Internazionale. Accetta di piegarsi più volte, per disciplina, alle sue decisioni pur non condivise, meritando da Zinoviev il titolo di “”soldato della rivoluzione””. Lo farà fino a quando non vedrà in esse un rischio di completo deragliamento dai principi fondativi del comunismo marxista. La rivoluzione russa, il bolscevismo, l’Internazionale hanno avuto una importanza ‘determinante’ nel processo di formazione di Bordiga e della Sinistra comunista in Italia. Lo si vedrà anche nel secondo dopoguerra. E tuttavia, se si considera la storia dell’Internazionale e il ciclo rivoluzionario del 1917-1923 come una ‘totalità’, vale anche l”inverso’: Bordiga, il Pcd’I, il movimento proletario italiano sono stati una componente viva dello sforzo titanico compiuto da milioni di sfruttati e da centinaia di migliaia di militanti comunisti per aprire la strada ad una nuova epoca storica segnata dal rivoluzionamento dei rapporti politici, economici, sociali capitalistici. Sebbene proprio nel secondo congresso si sia raggiunto il punto massimo di convergenza tra le posizioni di Bordiga e quelle dell’Esecutivo dell’Internazionale, anche in esso nasce una disputa con Lenin intorno al tema del parlamentarismo o anti-parlamentarismo rivoluzionario. Tale circostanza ha generato un’infondata leggenda: che il dissenso che ha opposto in modo sempre più acuto Bordiga e la direzione bordighiana del PCd’I alla direzione dell’Internazionale sia stato incentrato sulla questione della partecipazione alle elezioni ‘versus’ l’astensionismo di principio. Togliatti e soci l’hanno costruita e alimentata per mettere in caricatura la battaglia teorica e politica contro la superstizione, le illusioni, la truffa delle elezioni democratiche, che fu parte integrante dell’opera preparatoria della fondazione del PCd’I. Le cose stanno diversamente. Si potrà dire: certi atteggiamenti di Bordiga, certi suoi scritti dai toni assoluti e generali, e dunque “”di principio””, il suo stesso insistere sull’astensionismo come caratteristica distintiva del suo gruppo, vi hanno contribuito, ‘ed è certamente così’. Lo stesso Bordiga lo ha riconosciuto nel secondo dopoguerra (82). Nondimeno ogni volta che, prima nel PSI, poi nell’Internazionale, Bordiga è costretto a scegliere tra il suo convinto astensionismo attivo e la disciplina di partito che implicava la partecipazione alle elezioni, non ha esitazioni: “”La centralizzazione è il cardine del nostro metodo teorico e pratico: come marxista, prima sono centralista e poi astensionista”” (83). Questo accadeva nel 1919 quando è a capo della frazione comunista astensionista del PSI, l’anno seguente a Mosca, al II Congresso; nel 1921, alla guida del PCd’I, quando sostenne che è giusto partecipare alle elezioni in una fase di reazione politica; nel 1924, quando è all’opposizione dentro il PCd’I, e oltre a condividere la presentazione alle elezioni politiche, definita da lui “”atto politico felicissimo””, impone il rientro dei deputati comunisti in parlamento contro la “”ridicola fase della uscita”” (Aventino) decisa dalla nuova direzione centrista (84)”” (pag 63-64-65-66) [(81) Cfr. G. Pannunzio, ‘Ciò che ho visto nella Russia bolscevica (giugno-settembre 1920), Libreria editrice dell’Alleanza Cooperativa Torinese, Torino, 1921, pp. 13-14; (82) Lo ricorda L. Gerosa nella sua ‘Introduzione’ al IV volume degli ‘Scritti 1911-1926’, cit., nota 40, riportando un passo di Bordiga del 1953: “”La questione posta troppo in generale era difficile, e tutti i comunisti italiani si rimisero alla decisione del II Congresso di Mosca (giugno 1920), essendo chiara la soluzione: in principio, tutti contro il parlamentarismo; in tattica, non bisogna stabilire né la partecipazione sempre ed ovunque, né il boicottaggio sempre ed ovunque””. In effetti il suo discorso “”sulla questione del parlamentarismo”” al II Congresso dell’Internazionale ebbe proprio il difetto di porre la questione “”troppo in generale””, anche se neppure la replica di Lenin fu una delle sue più memorabili; (83) Cfr. A. Bordiga, ‘Scritti 1911-1926’…, vol. V., cit, p. 205; (84) Non a caso il discorso di rientro in parlamento è affidato al bordighiano Luigi Repossi, ed è un discorso così duro ed efficace da provocare un tentativo di assalto fascista all’oratore. Guardando indietro a quegli anni, nelle ‘Tesi caratteristiche del Partito’ del dicembre 1951, Bordiga afferma: “”L’opposizione in seno al Partito Comunista d’Italia e all’Internazionale Comunista non si fondò sulle tesi dell’astensionismo, bensì su altre questioni di fondo””, cit. in S. Saggioro, ‘Né con Truman né con Stalin. Storia del Partito Comunista Internazionalista (1942-1952)’, Edizioni Colibrì, Torino, 2010, p. 363] [Pietro Basso, ‘Amadeo Bordiga, una presentazione’, Edizioni Punto Rosso, Milano, 2021] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*] Testo allegato (dalla Fondazione Bordiga): AMADEO BORDIGA (1889 – 1970) Nasce a Resina (Napoli) da Oreste Bordiga e Zaira Amadei il 13 giugno 1889. Formatosi in un ambiente familiare ed in un contesto sociale ricchi di fermenti intellettuali, morali e politici, ancora studente d’ingegneria a Napoli nel 1910 aderisce alla Federazione Giovanile Socialista, schierandosi immediatamente su posizioni antiriformiste, “antibloccarde” ed antimassoniche. Inizia ad operare, sia sul piano teorico che su quello pratico. per l’emancipazione sociale del proletariato e per l’affermazione del socialismo marxista rivoluzionario. Agisce nel napoletano come organizzatore e propagandista del movimento operaio e difende, a livello nazionale, la funzione “anticulturista” della Federazione, individuando nella partecipazione dei giovani alle agitazioni di classe del proletariato ”il migliore terreno per lo sviluppo della loro coscienza rivoluzionaria” e per la crescita di un autentico “sentimento socialista”, lontano dall’“utilitarismo” capitalistico. Nel 1912 a Napoli, insieme con altri militanti che condividono le sue posizioni, tra cui la sua compagna Ortensia De Meo, e in opposizione alla locale sezione socialista, accusata di riformismo, fonda un circolo significativamente chiamato Carlo Marx, trovandosi così collegato a quella “sinistra” del Partito Socialista Italiano, che intende respingere il tentativo giolittiano-riformista di mettere “Marx in soffitta”, e divenendone presto un esponente di rilievo. Oppostosi già nettamente, su posizioni d’antimilitarismo proletario ed anticoloniale, all’impresa di Libia del 1912, all’inizio del conflitto bellico nel 1914-15, ne denuncia la natura di lotta interstatale borghese per la spartizione dei mercati e delle colonie, individuando, con una prospettiva del tutto controcorrente, un rapporto diretto tra sviluppo della democrazia e tendenza al militarismo. Attraverso combattivi interventi sull’Avanti!, oltre che sul diffuso settimanale della FIGS L’Avanguardia e su Il socialista, nel novembre 1917 propaganda idee internazionaliste e, dopo la rotta di Caporetto e la conseguente diserzione di massa dei proletari-soldati, pone il problema del passaggio all’azione rivoluzionaria. Quasi negli stessi giorni si schiera senza esitazioni a difesa della rivoluzione russa, che considera da subito quale momento di una rivoluzione proletaria internazionale e che dimostra definitivamente al mondo la necessità dell’abbattimento violento dello stato borghese e il superamento della sua forma democratico-parlamentare. Anche per tale ragione, ritiene sia venuto il momento di dar corpo ad una corrente che abbia come compito la formazione di un partito rivoluzionario in Italia: rientra in questo progetto la fondazione a Napoli, nel dicembre del 1918, del settimanale Il Soviet, inteso come “organizzatore collettivo”. Per prendere le distanze dal massimalismo socialista, declamatorio ed inconcludente, sostiene la necessità di astenersi dalle elezioni parlamentari, tesi questa che insieme all’esigenza di separarsi dai riformisti, egli difende al XVI Congresso socialista di Bologna dell’ottobre del 1919, durante il quale la sua posizione risulta minoritaria. Nel 1920 a Mosca, Bordiga concorre in modo sostanziale all’organizzazione della Terza internazionale (o Internazionale Comunista), nel corso del suo Secondo Congresso. Criticato da Lenin per la posizione astensionista, ha tuttavia il suo accordo sulla proposta di aggiungere alle condizioni d’ammissione o di permanenza dei partiti comunisti nell’Internazionale l’espulsione di quei membri che respingono le condizioni e le tesi da essa formulate, il che significa di fatto proporre l’espulsione dei riformisti. Nel gennaio del 1921, al XVII Congresso Nazionale dello PSI a Livorno, quando la maggioranza dei socialisti rifiuta di votare la mozione comunista, i delegati comunisti, con Bordiga alla testa, fondano il Partito Comunista d’Italia (sezione italiana dell’Internazionale Comunista). La scissione dai socialisti sancisce il suo ruolo di direzione, che viene confermato nel marzo dell’anno seguente al Congresso di Roma, pur non essendo egli segretario del partito, carica allora inesistente, ma solo primus inter pares di un gruppo dirigente omogeneo. Guida del PCd’I dal gennaio del 1921 sino all’autunno del 1923, Bordiga dà un fondamentale contributo alla formazione di un partito caratterizzato sia da un alto grado d’unità d’intenti politica e di chiarezza programmatica che da un elevato livello di preparazione teorica e di moralità politica. Schieratosi su posizioni di netta opposizione al movimento e al regime fascista, viene arrestato ed incarcerato nel 1923 e poi confinato dal 1926 al 1929. Contrario a qualsiasi trasformazione del partito in senso socialdemocratico, il che a suo avviso conseguirebbe dall’adozione della tattica del “fronte unico” politico e del “governo operaio” proposta dalla III Internazionale, fortemente critico della “bolscevizzazione” imposta ai partiti comunisti europei dal partito comunista russo, guida, dal 1924, l’opposizione della corrente della “sinistra” all’interno del partito. Denunzia anticipatamente, con grande lucidità teorica e coraggio personale e politico, le degenerazioni staliniane nella pratica del partito comunista russo e dell’Internazionale ed in quella dello stesso partito comunista italiano, in difesa di una concezione della politica aliena da compromessi , da intrighi e carrierismi, ma soprattutto dalla risoluzione con metodi amministrativi dei conflitti politici. Richiede che le questioni russe vengano discusse apertamente e collettivamente da tutti i partiti comunisti in sede d’Internazionale ed individua nella prospettiva staliniana del “socialismo in un solo paese” una deviazione netta dalla teoria e dalla pratica del comunismo rivoluzionario, comportante la subordinazione della politica dell’I.C., quale organizzazione della classe proletaria internazionale, alle esigenze dello stato nazionale russo. L’espulsione dal Partito comunista italiano nel 1930, seguita alla sconfitta della “sinistra” al III Congresso a Lione nel gennaio del ’26 da parte del “centro” gramsciano e allo scontro con la dirigenza staliniana al VI Esecutivo allargato dell’I.C. a Mosca nel febbraio successivo, segna nella vita di Bordiga l’inizio di una diversa fase, caratterizzata da un’intensa attività di studio e di riflessione e, dal 1945, d’attività pubblicistica d’eccezionale rilevanza teorica e politica. Tornato in libertà nel 1929, non ritenendo possibile, data la situazione di riflusso rivoluzionario, costituire una nuova organizzazione partitica comunista al di fuori della Terza internazionale e non intendendo neppure dare vita al suo interno ad una frazione di sinistra organizzata, si dedica all’attività professionale d’ingegnere: lungi dall’essere una fonte cospicua di guadagno, come a lungo si è detto da parte di voci denigratorie dello stesso PCI, tale attività gli permette appena di far fronte alle necessità economiche della vita quotidiana, resa più difficoltosa dal continuo peggioramento delle condizioni di salute della moglie Ortensia De Meo, un tempo figura di primo piano nell’organizzazione socialista femminile, anch’essa, fino ad oggi, travolta in sede politica e storica dall’oblio della memoria che per lungo tempo ha colpito Bordiga. La posizione di Bordiga di fronte al secondo conflitto bellico, per quanto finora c’è dato di sapere, non è mutata: la natura della guerra resta imperialistica e richiede il sabotaggio proletario delle due coalizioni belligeranti, la sconfitta dei paesi capitalisticamente più avanzati offre migliori condizioni per un potenziale sviluppo rivoluzionario del proletariato. Dopo un quindicennio di silenzio, durante il quale non sembra abbia contatto con i suoi seguaci fuoriusciti che hanno dato vita nel 1928 in Francia alla Frazione di sinistra del Partito Comunista d’Italia, dal 1945 al 1952 contribuisce con numerosi scritti all’orientamento della rivista mensile “Prometeo” e del quindicinale “Battaglia comunista” del Partito comunista internazionalista, fondato nel 1942 dai seguaci di Bordiga raggruppati intorno a Bruno Maffi ed Onorato Damen. Nel 1952, dopo la separazione da Damen, aderisce a questo raggruppamento (dal 1965 Partito comunista internazionale), alla cui attività darà sino alla morte un contributo fondamentale, con le relazioni da lui tenute alle Riunioni di partito, pubblicate poi insieme con altri numerosi suoi scritti, tutti in forma anonima, sul quindicinale “ il programma comunista”, diretto da Bruno Maffi. Negli anni del cosiddetto “minoritarismo” politico (1945-70) Amadeo Bordiga si rivela un profondo conoscitore ed interprete controcorrente della teoria marxiana, da lui riproposta come valido strumento di comprensione scientifica della realtà storico-sociale contemporanea e quale fondamento per la ridelineazione del programma del comunismo rivoluzionario: emblematica a tale riguardo è l’analisi da lui condotta delle ragioni del fallimento della rivoluzione in Russia e della struttura economica e sociale dell’ex–Unione sovietica, definita come sistema di capitalismo di stato, del tutto estraneo alla prospettiva marxiana del socialismo. Tale analisi assume la portata di una riconsiderazione globale della tradizionale concezione del capitalismo ed intende essere insieme riproposizione al proletariato internazionale degli obiettivi storici del comunismo marxiano antimercantile, antisalariale ed antiaziendale. Per tutto il periodo che va dall’immediato dopoguerra alla metà degli anni ’60, insieme all’assiduo impegno politico, Bordiga riprende a svolgere un’intensa attività professionale quale ingegnere edile, contrassegnata insieme da una vasta competenza tecnica e da una profonda moralità sociale, nel corso della quale ricopre la carica di Presidente del Collegio degli Ingegneri e degli Architetti di Napoli e che lo vede impegnato nella discussione critica dei progetti per il Piano regolatore di Napoli: dalle soluzioni da lui proposte in merito alle relative questioni urbanistiche ed ambientali emerge una particolare attenzione e sensibilità, anche in quest’ambito fortemente “controcorrente” e in anticipo sui tempi storici, per tematiche sociali ed “ecologiche” affacciatesi, nella cultura della progettazione edilizia ed urbanistica, soltanto in tempi successivi. Attento al ruolo sociale dell’ingegnere, s’impegna anche nella promozione del Sindacato degli ingegneri liberi professionisti. L’apporto da lui dato, senza mai alcun risparmio d’energie, insieme allo svolgimento della sua professione sul piano sociale, all’elaborazione del marxismo quale teoria scientifica e alla causa del comunismo rivoluzionario viene meno alla soglia degli anni Settanta. Bordiga muore a Formia (Latina) il 23 luglio 1970. (a cura di Liliana Grilli per la FONDAZIONE AMADEO BORDIGA) Nota biografica di Luigi Agnello per il Dizionario Biografico degli italiani edito da Treccani http://www.fondazionebordiga.or”,”BORD-175″
“BASSO Lelio a cura; tre scritti di Rosa LUXEMBURG”,”Socialismo o barbarie. La vita e le idee di Rosa Luxemburg.”,”””La guerra mondiale è una svolta nella storia del mondo. (…) La guerra mondiale ha cambiato le condizioni della nostra lotta e soprattutto noi stessi. Non nel senso che le leggi fondamentali dello sviluppo capitalistico, la guerra per la vita o per la morte tra capitale e lavoro, abbiano avuto una deviazione o un’attenuazione. Già ora, a metà della guerra , cadono le maschere e ci riappare il gigno dei vecchi lineamenti ben conosciuti. Ma il ritmo dell’evoluzione ha avuto un impulso potente dall’eruzione del vulcano imperialista (…). Storicamente questa guerra era destinata a dare una spinta in avanti alla causa del proletariato. (…) E poi venne l’inaudito, il fatto senza esempi, il 4 agosto 1914. Doveva accadere tutto ciò? Un avvenimento di tale portata non è certamente uno scherzo del caso. Esso deve provenire da cause obiettive che hanno radici profonde e lontane. Ma queste cause possono consistere anche negli errori della guida del proletariato, la socialdemocrazia, nel venir Meno della nostra volontà di combattere; del nostro coraggio, della fedeltà ai nostri convincimenti. Friedrich Engels dice una volta: la società borghese si trova davanti a un dilemma, o progresso verso il socialismo o regresso nella barbarie. Che cosa significa «regresso nella barbarie» al grado ora raggiunto dalla nostra civiltà europea? Finora tutti noi abbiamo letto e ripetuto senza pensarci queste parole, senza sospettare la loro terribile gravità. Uno sguardo intorno a noi in questo momento ci dimostra che cosa significa un regresso della società borghese nella barbarie. Questa guerra mondiale – ecco un regresso nella barbarie. Il trionfo dell’imperialismo porta all’annientamento della civiltà (….). Noi ci troviamo oggi dunque, proprio come Friedrich Engels aveva presagito una generazione addietro, quarant’anni fa, davanti alla scelta: o trionfo dell’imperialismo e crollo di tutta la civiltà come nell’antica Roma, spopolamento, distruzione, degenerazione, un grande cimitero, oppure vittoria del socialismo, cioè dell’azione cosciente di lotta del proletariato internazionale contro l’imperialismo e il suo metodo: la guerra”” (pag 51-52) [da ‘La crisi della socialdemocrazia’ (1916) (in) ‘Socialismo o barbarie. La vita e le idee di Rosa Luxemburg’, Edizioni E/O, Roma, 2021]”,”LUXD-134″
“BASSO Pietro CAVICCHIOLI Gian Giacomo FATICA Michele GEROSA Luigi ORSOMARSO Vincenzo PANACCIONE Andrea”,”Partito comunista d’Italia 1921-2021. Atti del convegno a cento anni dalla nascita del PCd’I.”,”Michele Fatica Luigi Gerosa, ‘Prelogomeni alla fondazione del Partito comunista d’Italia: tre periodici gestiti da Amadeo Bordiga (1913-1918) contro la guerra e per la rivoluzione proletaria mondiale’ Luigi Gerosa, ‘Presentazione del IX volume degli Scritti 1911-1925 di Amadeo Bordiga. All’opposizione nel partito e nell’Internazionale Pietro Basso, ‘L’internazionalismo di Amadeo Bordiga: una lezione per l’oggi’ Gian Giacomo Cavicchioli, ‘Bordiga e la fondazione del Pcd’I’ Andrea Panaccione, I congressi della scissione (1920-1921): Halle, Tours, Livorno Vincenzo Orsomarso, ‘Bordiga di fronte al fascismo’ “”Fra Caporetto e Rivoluzione bolscevica in progresso non rimase inerte il Partito socialista italiano, unico in Europa, ad avere rifiutato l’approvazione dei crediti di guerra. Il 17 novembr 1917 ebbe luogo a Firenze una riunione segretissima del partito convocata da Costantino Lazzari. Alla riunione erano stati chiamati Giacinto Menotti errati, direttore dell’Avanti!, Amadeo Bordiga, direttore dal mese di luglio 1917 dell’ Avanguardia’, organod della Federazione giovanile, Antonio Gramsci, direttore del ‘Grido del popolo’. Lo scopo era una pressione fortissima sul governo attraverso la stampa, o di quello che sulla stampa socialsita riusciva a sfuggire la censura, in aggiunta alle richieste della Lega degli amministratori socialisti, organizzati dallo stesso Lazzari, per una pace immmediata senza vincitori e senza annessioni, riproponendo ancora una volta l’appello di Zimmerwald, sottoscritto da tutti i dirigenti socialisti europei contrari alla guerra, compreso Lenin”” (pag 124)”,”BORD-178″
“BASSO Michele”,”Dalla società plurale allo stato delle masse. Filosofia politica e sociologia in Emil Lederer (1882-1939).”,”Emil Lederer (1882-1939) è stato un sociologo ed economista tedesco di origine boema. Si è formato all’Università di Vienna e ha insegnato a Heidelberg, Tokyo e Berlino. Durante il suo periodo come direttore dell’Archiv für Sozialwissenschaft und Sozialpolitik (1921-1933), ha contribuito significativamente alla ricerca sociale e politica. Tuttavia, a causa delle sue idee socialiste e delle sue origini ebraiche, è stato sospeso dall’insegnamento con l’avvento del nazismo. In seguito, Lederer è emigrato negli Stati Uniti, dove ha contribuito a fondare la “University in Exile” presso la New School a New York City (f. copil.) “”Ove c’è società, c’è pluralità. È questa la convinzione profonda di Lederer che attraversa gran parte della sua opera””. (pag 109) “”Come si è visto nel capitolo precedente, a seguito del grande rivolgimento prodotto dalla prima guerra mondiale, il Lederer che attraversa l’età della Repubblica di Weimar è ancora convinto di poter rintracciare una pluralità dell’ordine politico e sociale in una nuova forma di organizzazione, in cui l’economico e il politico si intrecciano fino a confondersi, e in cui i sindacati assumono un ruolo primario. Tuttavia, gli viene il dubbio che la guerra possa aver aperto le porte anche a una possibilità differente, e molto più problematica: quella che vi possa essere una politica fondata solo sul rapporto tra una ristretta élite e grandi masse amorfe, non internamente strutturate. Un ordine privo di pluralità, dominato da un comando proveniente dall’alto, da forme sofisticate di propaganda, e da un’obbedienza istintuale, emotiva proveniente da un insieme di individui privi di ogni forma che non sia quella irriducibile del proprio corpo individuale. Questo dubbio sarà poi destinato tragicamente a diventare realtà. Il Lederer esiliato, decano dell’università in esilio, fornirà proprio questa interpretazione pionieristica del cosiddetto Stato totalitario: uno Stato che, fondandosi solo sul rapporto tra il leader e la massa amorfa, ha distrutto ogni pluralità, e con essa ha distrutto la società”” (pag 110)”,”TEOS-010-FGB”
“BASSOLINO Antonio”,”Mezzogiorno alla prova,. Napoli e il Sud alla svolta degli anni Ottanta.”,”Antonio Bassolino [ segretario regionale campano e membro della Direzione del PCI. Collabora assiduamente a varie riviste e giornali, tra cui: Rinascita e l’Unità.”,”ITAS-029-FL”
“BASTIAT Federico”,”Armonie economiche.”,”Statalismo. “”E qui si può segnare l’ origine e l’ importanza di quell’ errore, il più funesto che mai abbia infettata la scienza e che consiste a confondere la società e il governo, – la società, quel tutto che abbraccia ad un tempo i servizi privati ed i servizi pubblici, e il governo, quella frazione nella quale non entrano che i servizi pubblici. Quando per mala ventura, seguendo la scuola di Rousseau e di tutti i repubblicani francesi suoi adepti, si adoperano indifferentemente le parole governo e società, si decide implicitamente ed anticipatamente, senza esame, che lo Stato può e deve assorbire l’ attività privata tutta quanta, la libertà, la responsabilità individuali; si decide che l’ ordine sociale è un fatto contingente e convenzionale al quale la legge dà l’ esistenza, si decide l’ onnipotenza del legislatore e la decadenza dell’ umanità. Infatti noi vediamo i servizi pubblici, in cui l’ azione governativa si estende o si restringe secondo i tempi, i luoghi, le circostanze, dal comunismo di Sparta o delle missioni del Paraguay fino all’ individualismo degli Stati Uniti, passando per l’ accentramento francese.”” (pag 533-534)”,”ECOT-088″
“BASTIAT Frédéric”,”Oeuvres complètes de Frédéric Bastiat. Tome troisième. Cobden et la ligue ou l’agitation anglaise pour la liberté des échanges.”,”Cobden Richard (1804-1865). Industriale di Manchester, liberale libero-scambista, uno dei fondatori della Lega contro le leggi sul grano. Frédéric Bastiat (Bayonne, 30 giugno 1801 – Roma, 24 dicembre 1850) è stato un economista e scrittore francese, filosofo politico liberale. Biografia. Considerato attualmente molto vicino alle odierne posizioni libertarian, Bastiat nacque a Bayonne, in Aquitania, Francia. All’età di 9 anni perse i genitori, e a 16 anni lasciò al scuola per continuare l’attività della sua famiglia come esportatore. L’economista Thomas DiLorenzo sostiene che questa attività ha influito enormemente sulle future teorie economiche di Bastiat. La sua carriera di economista iniziò solo nel 1844, e durò molto poco, data la sua morte per tubercolosi nel 1850. Durante il suo viaggio sul territorio francese divulgò le idee liberali. Morì a Roma il 24 dicembre 1850. Sul letto di morte defininì Gustave de Molinari come suo erede spirituale. Il pensiero [modifica] Si può certamente considerare Bastiat come uno dei più importanti pensatori liberali del XIX secolo, se non di tutta la storia, e possiamo trovare in lui le basi per il pensiero economico della futura scuola austriaca e libertarian. Considerava il diritto naturale e l’utilitarismo due facce della stessa medaglia. Certamente Bastiat non può essere inserito nella diatriba anarchici-miniarchici, tipica del mondo libertarian, data la sua morte avvenuta ben prima della nascita di queste distinzioni, ma sicuramente può essere inserito nel filone del classical liberalism. Considerava lo Stato inevitabile nella pratica, anche se concentrò tutti i suoi sforzi nel tentativo di dimostrare come qualsiasi intervento statale nella vita dei singoli privati sia inefficiente, economicamente svantaggioso e fortemente immorale. Sosteneva che l’unico compito del governo è quello di proteggere i diritti di ogni individuo, ossia vita, libertà e proprietà. Date le sue teorie fortemente liberali, viene considerato da molti il precursore della Scuola austriaca.”,”UKIS-020″
“BASTIAT Federico”,”Armonie economiche.”,”Federico Bastiat (Bayonne 30 giugno 1801 – Roma 24 dicembre 1850) è stato un economista e scrittore francese filosofo della politica di ispirazione liberale. Nel 1848 è stato eletto deputato delle Landes all’Assemblea costituente della Seconda Repubblica francese.”,”ECOT-240-FL”
“BASTID Marianne BERGERE M.C. CHESNEAUX Jean”,”La Cina. Volume secondo. Dalla guerra franco-cinese alla fondazione del Partito Comunista cinese 1885 – 1921.”,”Marianne BASTID e Marie Claire BERGERE sono entrambe Chargée de recherche al CNRS.”,”CINx-063″
“BASTON Lewis”,”Reggie. The Life of Reginald Maudling.”,”Lewis Baston è uno storico contemporaneo i cui libri includono ‘Sleaze: The State of Britain’ e coautore di ‘Polico’s Guide to the General Election. Ha collaborato con Anthony Seldon alla biografia di Major: ‘Major: A Political Life’. Vive a Londra. Reginald Maudling (7 marzo 1917 – 14 febbraio 1979) era un politico britannico che ricopriva diversi incarichi di governo, incluso il Cancelliere dello Scacchiere . Dal 1955 fino alla fine degli anni ’60, fu visto come un potenziale leader conservatore , e due volte fu seriamente considerato per il posto; è stato il principale rivale di Edward Heath nel 1965. Ha anche ricoperto incarichi direttivi in diverse società finanziarie britanniche. Come segretario dell’ interno, è stato responsabile della politica dell’Irlanda del Nord del governo britannico durante il periodo che includeva la Bloody Sunday nel 1972. Poco dopo lasciò l’incarico a causa di uno scandalo avvenuto in una delle società di cui era dirigente (wikip).”,”UKIx-136″
“BASU Kaushik”,”Elé belé. L’India e le illusioni della democrazia globale.”,”K. Basu è uno dei maggiori studiosi mondiali di economia dello sviluppo. Contiene il capitolo: ‘La sinistra indiana e l’economia moderna’ (pag 148-) “”So che gli industriali inglesi intendono dotare l’india di ferrovie al solo scopo di estrarre a costi decrescenti (…) le materie prime per i loro processi produttivi. Ma una volta introdotte le macchine nella locomozione di un paese (…) diventa impossibile impedirne la fabbricazione (…). Il sistema ferroviario diventerà dunque il vero antesignano dell’industria moderna”” (Marx, 1853) (pag 70)”,”INDE-001-FC”
“BATAILLE Georges, a cura di Sergio FINZI”,”Critica dell’occhio.”,”Contiene il capitolo: ‘La struttura psicologica del fascismo’”,”TEOS-017-FV”
“BATAILLON Marcel SAINT-LU André”,”El padre Las Casas y la defensa de los indios.”,”Il prete sevigliano Bartolomé de LAS CASAS (1474-1566) è stato accusato di essere un nemico della Spagna ma al contrario la sua memoria è venerata in America Latina. LAS CASAS ha posto il problema dei diritti dei colonizzati e denunciato il genocidio o etnocidio della politica coloniale. Gli autori BATAILLON e SAINT-LU sono studiosi della Spagna.”,”SPAx-043″
“BATINI Carlo”,”Le basi dell’informatica. Concetti e metodi per usare bene i calcolatori.”,”Carlo Batini (Pescara, 1949) insegna programmazione dei calcolatori elettronici nell’Università di Roma. Oltre a numerose pubblicazioni specialistiche ha scritto testi didattici adottati nelle università.”,”SCIx-066-FL”
“BATINI Paride, collaborazione di Umberto SILVA”,”L’occasionale. Storia di un porto e della sua gente.”,”Paride Batini è nato a Vicopisano (Piso) nel 1934 ed è sempre vissuto a Genova. Entrato giovanissimo in porto ha iniziato verso la metà degli anni 1950 l’attività di lavoratore portuale dapprima come occasionale e, dal 1974 come socio della Compagnia Unica. Responsabile nazionale per la Cgil dei lavoratori occasionali dal 1974, poi consigliere e viceconsole della Compagnia, è stato console dal 1984 e successivamente rieletto alla carica per tre volte (il volume arriva al 1991). Umberto Silva si è occupato di economia politica. Ha pubblicato: ‘Larea socio-economica dell’illusione e dell’errore’ (Stoccolma 1960), ‘World Currency Studies’ (San Francisco, 1975). Ha insegnato econometria nell’Università di Torino, Basilea, Monaco di Baviera, Montpellier. Timbro con dedica e firma di Batini”,”MITT-384″
“BATINI Paride, collaborazione di Umberto SILVA”,”L’occasionale. Storia di un porto e della sua gente.”,”Paride Batini è nato a Vicopisano (Piso) nel 1934 ed è sempre vissuto a Genova. Entrato giovanissimo in porto ha iniziato verso la metà degli anni 1950 l’attività di lavoratore portuale dapprima come occasionale e, dal 1974 come socio della Compagnia Unica. Responsabile nazionale per la Cgil dei lavoratori occasionali dal 1974, poi consigliere e viceconsole della Compagnia, è stato console dal 1984 e successivamente rieletto alla carica per tre volte (il volume arriva al 1991). Umberto Silva si è occupato di economia politica. Ha pubblicato: ‘Larea socio-economica dell’illusione e dell’errore’ (Stoccolma 1960), ‘World Currency Studies’ (San Francisco, 1975). Ha insegnato econometria nell’Università di Torino, Basilea, Monaco di Baviera, Montpellier.”,”LIGU-001-FGB”
“BATLLORI Miquel”,”Cultura e finanze. Studi di storia dei Gesuiti da S. Ignazio al Vaticano II.”,”Omaggio a Padre Pedro ARRUPE L’ ordinato disordine degli Archivi Vaticani. “”Antonio Bonumbre, da Roma verso Mosca, gli chiedeva di fare o di far eseguire indagini nei registri del papa Sisto alla ricerca di nuovi documenti in proposito. Alla lettera in tedesco aggiungeva una nota in italiano che finiva in questo modo: “”Nei regesti di Sisto IV vi devono essere lettere del Papa a Giovanni III di Mosca e istruzioni al Vescovo di Accia, forse ancora altri documenti. Si chiede: in che volume e a che pagina si trovano?””. Per chi conosca la ricchezza e il disordinato ordine dell’ Archivio Vaticano, la richiesta – come ho già detto – non può sembrare che ingenua. Infatti solo dopo serie indagini eseguite in Roma dal Pierling stesso, questi poté pubblicare a Parigi nel 1891 ‘La Russie et l’ Orient: Mariage d’un tsar au Vatican, Ivan III et Sophie Paléologue, rifuso poi nel primo (1896) dei suoi cinque volumi su ‘La Russie et le Saint-Siége’- un’ opera che, centrata nei secoli XV e XVI, darà l’ avvio a molteplici ricerche russo-romane di altri studiosi sui quattro successivi secoli dell’ età moderna e contemporanea””. (pag 349)”,”RELC-206″
“BATRA Ravi”,”Il crack finanziario 1998-1999. Il crollo delle Borse asiatiche e il futuro dell’economia mondiale.”,”Contiene il capitolo 3 (pag 46-88): ‘Il Giappone: il leone malato e all’interno il paragrafo ‘La “”giapponesizzazione”” dell’Asia Sulle radici della crisi del 1989. “”Dopo il 1974, con l’estensione dei titoli di deficit, in Giappone diventò difficile controllare i prezzi dei titoli pubblici. Il debito pubblico aveva raggiunto dimensioni consistenti e il continuo ricorso dello stato ai finanziamenti privati rendeva necessaria la creazione di un mercato per i propri titoli pubblici. Alla fine degli anni Settanta i prezzi dei titoli cominciarono a essere determinati dal mercato. In altre parole, i tassi d’interesse, che vanno in direzione opposta ai prezzi dei titoli, presero a fluttuare. Così si dovette procedere a deregolamentare i tassi d’interesse a lungo termine. Man mano che il Giappone accumulava dollari grazie all’attivo commerciale, venivano eliminati i controlli sugli investimenti esteri. Inoltre, in seguito a reiterate pressioni degli Stati Uniti, la borsa di Tokyo introdusse nuovi prodotti finanziari, che si erano già affermati presso la borsa di New York. Dopo il 1985 vennero deregolamentati anche i tassi a breve. Come era avvenuto in America, le banche giapponesi furono autorizzate a corrispondere interessi più elevati a svariati tipi di conto. Tra il 1975 e il 1985 il settore finanziario cambiò dunque pelle, ma i cambiamenti prepararono le basi per l’economia della bolla che sarebbe emersa di lì a poco. Essi produssero due effetti principali: in primo luogo attirarono i risparmiatori, le aziende e le istituzioni finanziarie verso la borsa, che offriva una quantità di nuovi strumenti e di tentazioni, e poi fecero lievitare il costo dei depositi per le banche. Furono quindi questi due effetti, combinati con la solita speculazione immobiliare, a creare la bolla economica che continuò a crescere fino alla fine del 1989″” (pag 83)”,”JAPE-032″
“BATTAGLI Angela”,”Il movimento operaio nel territorio di Pontassieve dall’ Unità d’ Italia al Fascismo.”,”E’ una tesi di laurea. “”Purtroppo al rinato interesse politico e alla combattitività delle masse operaie i dirigenti politici pontassievesi non sapranno far corrispondere un’ adeguata impostazione di lotta e questo a causa della latente crisi ideologica in atto nelle sezioni, che avrà modo di manifestarsi pienamente in occasione della guerra di Libia. Infatti durante i preparativi per la guerra, alcuni iscritti alla sezione di Pontassieve, capitanati dal “”sindaco massone”” Riccardo Boninsegni, furono subito pronti ad accettarne in pieno le giustificazioni borghesi e ad organizzare nel paese e nelle frazioni dimostrazioni “”guerrafondaie e militaristiche””, mentre gli iscritti alla sezione Sieci protestavano energicamente dalla pagine della Difesa contro il governo d’ Italia e quei membri autorevoli del partito socialista che avevano dato il loro assentimento ad una nuova impresa guerresca e inconsulta avventura coloniale (…)”” (pag 140)”,”MITT-145″
“BATTAGLIA Roberto”,”La seconda guerra mondiale.”,”””Il problema più urgente era come reagire all’ iniziativa militare sovietica che aveva individuato il punto debole delle altrimenti invincibili panzerdivisionen nello “”spazio vuoto”” fra la fanteria e i carri. A tale scopo l’ organico della panzer (giù costituito da una brigata di carri e da una di fanteria) fu radicalmente modificato: diminuito il numero di carri in dotazione a ciascuna di esse da 500 a 350, l’ attenzione si concentrò sulla fanteria motorizzata, che venne trasportata non più su autocarri, ma su mezzi cingolati e blindati; la nuova panzer (un reggimento di carri, due di fanteria) diveniva così un organismo capace di vibrare il colpo, senza che il suo urto inizale si smorzasse nel passaggio dall’ azione dei carri armati a quello della fanteria: Alla “”strategia delle lacune”” instaurata dai sovietici si contrappose quella del “”pugno blindato”” (Mot-Pulk), mirante a risparmiare e a concentrare al tempo stesso i mezzi d’ offesa e di difesa. Inoltre, anche la divisione di fanteria fu resa più “”agile””, diminuendo il numero dei suoi uomini da 12.000 a 8.000.”” (pag 226)”,”QMIS-008″
“BATTAGLIA Roberto”,”Storia della resistenza italiana. 8 settembre 1943 – 25 aprile 1945.”,”””Il primo scontro diretto fra i partigiani e i tedeschi si è risolto a vantaggio di questi ultimi e sembra non solo aver confermato l’ invincibilità dei nazisti, ma anche la tesi fondamentale dell’ “”attesismo””: è impossibile dar vita a un esercito partigiano attivo e numeroso, ma sul momento è necessario limitarsi a un’ opera organizzativa dei suoi quadri futuri, mantenendo gli uomini o la truppa inattivi e lontani dall’ offesa nemica. Tutto quelche si può fare per il momento è sciogliere le formazioni e continuare la guerriglia con piccole squadre di sabotatori esperti. Questa è la tesi che viene esposta, ad esempio, nel convegno di Valle Pesio (fine di gennaio).”” (pag 176) “”Le posizioni dunque assunte da “”Tempi Nuovi”” sono assai avanzate, né si appagano di un generico appello al senso di responsabilità, ma intendono suscitare una coscienza di “”marxista italiano””, insistendo sui caratteri originali che nel nostro paese assume la lotta per il socialismo. Ciò sullo sfondo d’ una presentazione drammatica, non idillica del tema, in cui è ben presente l’ influsso della maggiore personalità culturale cui si richiama il gruppo di “”Tempi Nuovi””, Concetto Marchesi col pessimismo radicale della sua intelligenza, ma anche con l’ ottimismo della sua volontà, con la spregiudicatezza delle sue affermazioni. E del Marchesi è il saggio più importante pubblicato dalla rivista, Ai giovani.”” (pag 367)”,”ITAR-066″
“BATTAGLIA A. CALAMANDREI P. CORBINO E. DE-ROSA G. LUSSU E. SANSONE M. VALIANI L.”,”Dieci anni dopo, 1945-1955. Saggi sulla vita democratica italiana.”,”Saggi di Leo VALIANI Gabriele DE-ROSA Piero CALAMANDREI Achille BATTAGLIA Epicarmo CORBINO Emilio LUSSU Mario SANSONE ‘Legge truffa.’ “”La vera prova del fuoco doveva aversi comunque con le elezioni per la Camera, nel 1953. Nel novembre del 1952 i segretari dei quattro partiti di centro si erano accordati per far svolgere anche le elezioni politiche con il sistema dell’ apparentamento e del premio, inteso però stavolta nel senso che la coalizione che avesse riportato la metà più uno dei voti, avrebbe avuto automaticamente almeno 380 deputati, cioè poco meno dei due terzi del totale dei seggi (che sarebbe poi stato di 590). In caso di mancato raggiungimento del 50.01% si tornava ad applicare la legge elettorale del 1948. L’ esosità del premio di maggioranza, che avrebbe dato alla democrazia cristiana, ove il congegno fosse scattato, la maggioranza assoluta dei seggi, anche soltanto con il 38% dei suffragi, suscitò grande emozione negli altri partiti e nel paese. Essendosi fortemente opposti a siffatto enorme premio, gli ex-deputati azionisti Calamandrei e Codignola e l’ ex-sindaco di Milano Greppi furono estromessi dal partito socialista democratico. Ferruccio Parri uscì dal partito repubblicano. Aluni liberali di sinistra si affiancarono a Corbino, da tempo uscito dal partito, per formare un’ opposizione demcratica. I comunisti e i socialisti opposero al progetto elettorale una rude battaglia ostruzionistica, alla Camera e la Senato.(…)””. (pag 99, Leo Valiani)”,”ITAP-096″
“BATTAGLIA Roberto RAMAT R.”,”Un popolo in lotta. Testimonianze di vita italiana dall’ Unità al 1946.”,”Tra gli autori delle pagine riportate GARIBALDI CARDUCCI MARTINI VILLARI LABRIOLA COLAJANNI COSTA BARZINI PANSERI GIOLITTI D’ANNUNZIO OMODEO UNGARETTI LUSSU TURATI CANCOGNI BISSOLATI GRAMSCI MATTEOTTI GOBETTI SALVEMINI LEVI ROSSELLI NITTI STURZO CROCE LIVIO BIANCO CALAMANDREI REVELI VALIANI. Versi di ‘Addio Lugano bella’, pag 16-17 Colombo, Giuseppe, Sui progressi compiuti nell’ industria delle macchine (pag 17) “”La gravità della situazione economica negli anni immediatamente susseguenti all’ Unità fu affrontata dal governo della Destra storica mediante una politica di spietata pressione fiscale. A costo d’ enormi sacrifici, sopportati specie dalle classi meno abbienti, si riuscì a colmare il disavanzo statale che nel ’61 ascendeva alla cifra, allora paurosa, di 500 milioni. Fu anche merito della Destra storica la costruzione della rete ferroviaria (…)””. (pag 17)”,”ITAA-101″
“BATTAGLIA Roberto”,”Un uomo un partigiano.”,”””Intanto io posso esser certo che a quel gran lavoro mi ci mettevo sempre con una certa pigrizia o malavoglia, quasi rimpiangendo il giorno in cui la storia dell’ arte mi dava tutto il tempo di riflettere fra uno studio e l’ altro e ogni periodo poteva essere il frutto di una lenta osservazione. Qui invece, una volta messa in moto la macchina, dichiarate “”legalmente”” costituite le varie formazioni, si era presi in un moto continuo di ordini, di risposte, di chiarimenti, di avvertenze: una specie di valanga burocratica si riversava sul comando fino a sommergerlo sotto un cumulo di fogli, sparsi un un così breve spazio da rendere disperato il tentativo di riordinarli (….).”” (pag 192)”,”ITAR-078″
“BATTAGLIA Roberto GARRITANO Giuseppe”,”Breve storia della Resistenza italiana.”,”””Perciò le manifestazioni di piazza, sebbene pacifiche, non piacquero ai nuovi dirigenti politico-militari (ma erano poi tanto nuovi, se tra essi era quel Roatta che era stato capo del SIM sotto il fascismo?): il 27 luglio appunto Roatta emanava la famigerata circolare che porta il suo nome, e che vietava ogni assembramento e ordinava di sparare contro la folla “”mirando non in aria, ma a colpire come in combattimento””. Frutto di questo ordini furono i morti di Reggio (nove operai) e i ventitre morti e i settanta feriti di Bari: tra i morti della città pugliese era il figlio giovinetto di Tommaso Fiore, uno dei più strenui antifascisti meridionali, che si recava ad accogliere il padre il quale usciva quel giorno dal carcere!”” (pag 42) “”Le richieste vengono portate a Roma da Giorgio Amendola, ma vengono solo parzialmente accolte. Sciolto è il partito fascista ma immessa nell’ esercito la milizia, promessa soltanto la liberazione dei detenuti politici, negata la libertà di stampa e di organizzazione politica. L’ urto della classe operaia del Nord viene eluso e smorzato nell’ ambiente della capitale, dove i gruppi capeggiati da Bonomi e da De Gasperi, che ora s’affaccia nuovamente alla vita politica, sono tutt’altro che disposti ad assumersi la responsabilitàò di governo perché – come avverte De Gasperi – “”sarebbe un errore accettare la partita passiva”” della situazione e cioè la concusione dell’ armistizio.”” (pag 42-43)”,”ITAR-091″
“BATTAGLIA Roberto”,”La prima guerra d’Africa.”,”””Intanto a Roma Crispi era andato su tutte le furie alla notizia che l’Orero s’era mosso contro i suoi ordini espliciti (tanto da sollecitare dal ministero della Guerra “”i provvedimenti del caso””), appena conosciuto il successo e ricevuto il telegramma dell’Orero in cui quest’ultimo lo informava fra l’altro d’aver recuperato “”una delle mitragliatrici catturate a Dogali da ras Alula””, mutava parere di fronte ai fatti compiuti e “”si felicitava del successo”” con l’Orero il 28 gennaio, comunicandogli subito dopo di restare in Adua in attesa che lo raggiungessero gli sconfitti Makonnen e Antonelli. Ma dov’era dunque “”il senso dello Stato”” che abbiamo già tante volte indicato come essenziale per comprendere la mentalità del Crispi, se si permetteva a un generale di trasgredire così esplicitamente agli ordini del governo? L’episodio è prezioso appunto per chiarire ulteriormente quella mentalità e le sue contraddizioni. Forte in lui senza dubbio il “”senso dello Stato””, ma solo in rapporto ai “”sovversivi”” e ai “”traditori”” d’ogni specie; non verso un generale che aveva conseguito un così brillante successo, che aveva, al di fuori della lettera dei regolamenti, così bene adempiuta la propria missione di tener alta la bandiera italiana. E il Crispi si dimostra inquesta occasione, malgrado la sua apparente energia, dieci volte più debole d’un qualsiasi uomo politico della Destra storica, che mai avrebbe lasciato impunito un simile atto di ribellione alla “”autorità dello Stato”” rigorosamente o logicamente intesa. Di questa sua debolezza è ben conscio l’Orero, quando decide nuovamente per suo conto di tornare indietro e di abbandonare la città santa e gli indigeni alla loro disperata fame e miseria (…). Torna indietro velocemente e a sua giustificazione fa finta d’aver ricevuto ora soltanto il famoso contrordine!”” (pag 406-407) “”Se mi chiedesse quali sono le due battaglie che hanno più influito sulla storia d’Italia degli ultimi duecento anni – ha scritto A.C Jemolo – non esiterei a rispondere: Custoza e Adua””. (risvolto di copertina) BATTAGLIA Roberto è nato a Roma nel 1913. Ha studiato storia dell’ arte. Dopo aver preso parte alla guerra ha partecipato alla Resistenza come comandante della divisione Lunense sulle Alpi Apuane (v. suo libro Un uomo, un partigiano). Libero docento di storia moderna è scomparso prematuramenet ad Ostia nel febbraio 1963. Ha scritto ‘Storia della Resistenza italiana’ (1953) alla cui nuova edizione ha lavorato fino alla morte.”,”ITQM-132″
“BATTAGLIA Mattea BEZAT Jean-Michel BRAFMAN Nathalie CARAMEL Laurence CAROIT Jean-Michel EDELMANN Frederic GASNIER Annie HOPQUIN Benoit LANGELLIER Jean-Pierre LAROCHELLE Jean-Jacques LAUER Stéphane MORTAIGNE Véronique NOUGAYREDE Natalie PARANAGUA Paulo A. TUQUOI Jean-Pierre, redazione”,”Brésil. Un géant s’impose.”,”Redattori BATTAGLIA Mattea BEZAT Jean-Michel BRAFMAN Nathalie CARAMEL Laurence CAROIT Jean-Michel EDELMANN Frederic GASNIER Annie HOPQUIN Benoit LANGELLIER Jean-Pierre LAROCHELLE Jean-Jacques LAUER Stéphane MORTAIGNE Véronique NOUGAYREDE Natalie PARANAGUA Paulo A. TUQUOI Jean-Pierre”,”AMLx-113″
“BATTAGLIA Felice ABBAGNANO Nicola OGGIONI Emilio BANFI Antonio BRUNELLO Bruno CHIODI Pietro GOVI Mario BLOND Richard e E. jr, MASSOLO Arturo PACI Enzo PASTORE Annibale PALUMBO Giovanni RIZZOLI Francesco e VEZZOSI Vasco SEMERARI Giuseppe STEFANINI Luigi TREVES Renato MORPURGO-TAGLIABUE Guido VEDALDI Armando FASSO’ Guido MATTEUCCI Nicola CANESTRARI Renzo PEDRAZZI Luigi LUPORINI Cesare ZANGHERI Renato GALLI Dario MANFERDINI Tina MORRA Gianfranco SANTUCCI Antonio, scritti di”,”Filosofia e sociologia.”,”Dall’intervento di Giovanni Palumbo: “”Marx scoprì il carattere ideologico della filosofia borghese. Ma se è ideologia la filosofia della borghesia sarà pure ideologia la filosofia del proletariato. Come vi sono ideologie conservatrici, così vi sono ideologie rivoluzionarie (K. Mannheim, R. Aron)”” (pag 104) Contiene il saggio di Cesare LUPORINI: ‘Marxismo e sociologia. Il concetto di formazione economico-sociale’ (pag 195-204) Marx… investigò sempre e dappertutto le sovrastrutture corrispondenti ai rapporti di produzione “”Ma che cosa significa (…), nel marxismo, aver portato la sociologia sul piano della scienza? Significa che solo congiuntamente alla discriminazione essenziale dei rapporti di produzione come struttura della società può aversi un’applicazione non casuale e arbitraria ai fenomeni sociali del «criterio scientifico della reiterabilità». Osservava appunto Lenin: «L’analisi dei rapporti sociali materiali ha subito dato la possibilità di rilevare la reiterabilità e la regolarità, e di generalizzare i sistemi di diversi paesi in un unico concetto fondamentale di ‘formazione sociale’». Tale generalizzazione non urta affatto quel carattere di interezza come lo aveva chiamato Lenin, ossia di totalità (termine hegeliano assai caro a Marx) dei rapporti di produzione effettivamente e storicamente dati, ma anzi lo presuppone: presuppone appunto i «sistemi di diversi paesi». E qui Lenin chiariva: «Soltanto questa generalizzazione ha permesso di passare dalla descrizione (e dall’apprezzamento dal punto di vista dell’ideale) dei fenomeni sociali all’analisi rigorosamente scientifica di tali fenomeni, discriminando, per spiegarci con un esempio, ciò che distingue un paese capitalistico dall’altro e analizzando ciò che è comune a tutti». Riduzione allora della sociologia all’economia? Niente affatto. Non riduzione, ma intrinseca articolazione. Possiamo far parlare ancora Lenin. Dopo aver rapidamente sintetizzato l’ossatura ‘economica’ dell’opera fondamentale del marxismo, ‘Il Capitale’, egli scrive: «Questo è lo scheletro del ‘Capitale’. Tutto sta però nel fatto che Marx non si accontentò di questo scheletro, che egli non si limitò alla sola ‘teoria economica’ nel senso abituale della parola, che egli – pur ‘spiegando’ la struttura e l’evoluzione di una data formazione sociale ‘esclusivamente’ con i rapporti di produzione – investigò cionondimeno sempre e dappertutto le soprastrutture corrispondenti a questi rapporti di produzione, rivestì lo scheletro di carne e di sangue». (E, sia detto fra parentesi, questa metafora dello scheletro e di ciò che lo riveste e ne consente la funzionalità vale anche a indicare quel rapporto fra struttura e sovrastruttura, nel marxismo, che vediamo tante volte incompreso e deformato;come l’operare del dio ascoso o altre trovate del genere). Non dunque mera opera di ‘teoria economica’ o di ‘critica dell’economia’, ma anche, e nel suo complesso, opera di sociologia in senso critico e scientifico”” [Cesare Luporini, ‘Marxismo e sociologia’] (pag 198-199) Scritti di BATTAGLIA Felice ABBAGNANO Nicola OGGIONI Emilio BANFI Antonio BRUNELLO Bruno CHIODI Pietro GOVI Mario BLOND Richard e E. jr, MASSOLO Arturo PACI Enzo PASTORE Annibale PALUMBO Giovanni RIZZOLI Francesco e VEZZOSI Vasco SEMERARI Giuseppe STEFANINI Luigi TREVES Renato MORPURGO-TAGLIABUE Guido VEDALDI Armando FASSO’ Guido MATTEUCCI Nicola CANESTRARI Renzo PEDRAZZI Luigi LUPORINI Cesare ZANGHERI Renato GALLI Dario MANFERDINI Tina MORRA Gianfranco SANTUCCI Antonio”,”TEOS-301″
“BATTAGLIA Roberto”,”Un uomo, un partigiano.”,”Roberto Battaglia, nato a Roma nel 1913 e morto a Ostia nel 1963, si distinse giovanissimo con una serie di saggi sull’arte barocca, tra cui uno dedicato a Bernini. Fece l’esperienza del servizio militare in Africa nel 1935-36, richiamato poi nel 1940 per un corso di Stato Maggiore. Già in contatto con ambienti del Partito d’Azione, dopo l’U settembre 1943 lasciò l’insegnametno per prendere parte attiva alla Resistenza. Dopo la liberazione fu paracadutato dagli Alleati oltre le linee tedesche e fu al comando della divisione Lunense sulle Alpi Apuane, come egli stesso racconta in ‘Un uomo, un partigiano’ (uscito nel 1943). Nel 1948, dopo lo scioglimento del Partito d’Azione si iscrisse al PCI e fu attivo nell’organizzazione del sindacato della scuola. Nel filone dei suoi studi sulla storia contemporanea si occupò della Resistenza e della storia coloniale italiana (‘La prima guerra d’Africa’, 1958).”,”ITAR-002-FMP”
“BATTAGLIA Roberto”,”Storia della resistenza italiana. 8 settembre 1943 – 25 aprile 1945.”,”””Le «zone libere» sono o dovrebbero essere in sostanza – così si deduce – centri d’insediamento, trampolini di lancio per una più larga offensiva partigiana. Questo è il concetto fondamentale (…)”” (pag 373)”,”ITAR-007-FMP”
“BATTAGLIA Roberto, a cura di Ernesto RAGIONIERI”,”Risorgimento e Resistenza.”,”””Tutto l’ordinamento dato all’esercito dalla direzione moderata si ispirava in sostanza alla volontà di far nascere «la nazione dall’esercito»; mentre per i democratici il punto di partenza era esattamente l’opposto, consisteva nel far nascere «l’esercito dalla nazione», secondo la formula di Cattaneo: «militi tutti, soldati nessuno». Era sulla base di questa premessa che Carlo Pisacane, andando ben oltre il modello di nazione armata attuato nella vicina Confederazione elvetica, aveva elaborato il suo ordinamento dell’esercito italiano: un esercito da costituirsi dal basso nel corso dell’insurrezione nazionale, respingendo gli schemi della «guerra per bande», un esercito i cui gradi fossero tutti elettivi e i cui ufficiali avessero tutti lo stesso trattamento economico e la cui direzione suprema fosse collegiale. (…) In effetti l’unica nazione armata esistente in Europa, oltre l’esempio eccezionale della Svizzera, era quello della Prussia, il cui esercito di «riservisti» si contrapponeva decisamente a quello francese di «professionisti»; ma, se i democratici europei ben difficilmente potevano scindere il progresso tecnico dalla Prussia in campo militare dalla sua origine e sostanza reazionaria, i critici militari erano del tutto ciechi e ostinati nei loro schemi dogmatici, abbacinati dall’apparente splendore dell’esercito di caserma di tipo francese, finché la vittoria di Sadowa non aprì loro, ma troppo tardi, gli occhi”” (pag 42-43)”,”ITAB-008-FMP”
“BATTAGLIA Roberto”,”Storia della Resistenza italiana.”,”Roberto Battaglia nacque a Roma nel 1913. Partecipò alla guerra su diversi fronti, e dopo l’8 settembre prese parte attiva alla Resistenza come comandante della divisione Lunense sulle Alpi Apuane, come egli stesso ha raccontato nel bellissimo diario Un uomo, un partigiano. Libero docente di storia contemporanea si dedicò anche allo studio del colonialismo italiano, come documenta l’importante volume La prima guerra d’Africa. Morí a Ostia nel febbraio 1963.”,”ITAR-025-FL”
“BATTAGLIA Roberto”,”La seconda guerra mondiale. Problemi e nodi cruciali.”,”Motivazioni dell’ Operazione Barbarossa. Trattative bilaterali nazi-sovietiche e preparazione militare “”La battaglia d’Inghilterra era stata decisa, come abbiamo visto, con l’intento di sbarazzarsi dell’ultimo nemico rimasto ad occidente, prima di liquidare i conti ad oriente. Dileguata la speranza di una vittoria definitiva sulla Gran Bretagna, tornò ad affiorare in primo piano nella mente di Hitler la questione dell’attacco all’Urss. Anch’essa però non senza molte contraddizioni e incertezze. Sembra certo che in un primo momento, nel corso di settembre, quando ancora le sorti della battaglia di Londra non erano decise, egli invece che ad attaccare pensasse piuttosto a difendersi: tanto grandi erano le preoccupazioni suscitate in lui dalla abilità con cui l’Urss aveva saputo sfruttare nel frattempo le condizioni create dal patto di non aggressione del ’39. Il lungo e rischioso duello diplomatico, celato all’ombra dei buoni rapporti tedesco-sovietici, s’era risolto in una serie di clamorosi scacchi per il III Reich. Se la Germania aveva ricavato dal patto di non aggressione qualche vantaggio notevole ma provvisorio, come il rifornimento di materie prime e di viveri, l’Urss aveva ottenuto in cambio qualche cosa di assai più importante e decisivo: in sostanza la riacquisizione dei suoi vecchi confini a nord e a sud-ovest, consolidando enormemente la sua sicurezza strategica. È del principio dell’agosto la costituzione delle tre repubbliche socialiste d’Estonia, Lituania e Lettonia e il loro ingresso nella federazione dei popoli dell’Urss. Nello stesso mese tornavano all’Urss i territori che le erano stati strappati dalla Romania nell’immediato dopoguerra, la Bessarabia, costituitasi in Repubblica socialista di Moldavia e la Bucovina del nord, annessa alla Repubblica d’Ucraina. Hitler doveva sentirsi bene allarmato e preoccupato per questi successi della politica estera sovietica, che agivano prontamente da contrappeso ai suoi successi nella campagna di Francia. Così venne concepita in settembre e messa a punto nel mese successivo la «operazione est» con intenti ancora difensivi, e cioè nella prospettiva del paventato attacco da parte dell’Urss. Al tempo stesso riprese il duello diplomatico e si sollecitò la venuta di Molotov a Berlino per discutere le questioni in sospeso. Scopo essenziale da parte nazista: deviare la potenza militare dell’Urss verso sud, verso il golfo Persico e l’India, addormentare la diffidenza e la vigilanza sovietica, prospettando addirittura la possibilità di una adesione dell’Urss al tripartito. Ma la trappola era evidentemente troppo grossolana per poter scattare. Abbiamo sull’esito dei colloqui di Berlino una testimonianza d’eccezione, quella fornita direttamente da Stalin a Churchill nell’agosto ’43; testimonianza che lo stesso ‘premier’ britannico riconosce «sostanzialmente analoga alla versione tedesca, ma assai più succosa». Così parla Stalin nella narrazione di Churchill: « – Quando Molotov andò a conferire con Ribbentrop nel novembre ’40, voi ne aveste il sentore e faceste una incursione aerea. – Feci un cenno affermativo. – Quando suonò l’allarme Ribbentrop fece da guida per molte scale sino a un profondo rifugio sontuosamente ammobiliato. Quando vi entrò era già cominciata l’incursione. Chiuse la porta e disse a Molotov: “”Adesso noi qui siamo soli. Perché non dovremmo fare causa comune?””. Molotov disse: “”Che dirà mai l’Inghilterra?””. “”L’Inghilterra – disse Ribbentrop, – è finita. Non è più una potenza””. “”Se è così, – disse Molotov, – perché siamo in questo rifugio e di chi sono queste bombe che cadono ?””». L’episodio rispetta al vivo la realtà dei rapporti tedesco-sovietici. C’è solo da integrarlo con l’osservazione che proprio mentre erano in corso i colloqui di Berlino il 12 novembre, veniva enunciata la direttiva militare numero 18 in cui era detto testualmente: «Quali che siano i risultati di tale conferenza saranno fatti preparativi per una campagna all’est». Constatata l’impossibilità di mettere nel sacco i russi, Hitler decideva di prendere lui stesso l’iniziativa e di troncare una situazione divenuta troppo pericolosa”” (pag 115-116) [Roberto Battaglia, ‘La seconda guerra mondiale. Problemi e nodi cruciali’, Editori Riuniti, Roma, 1964] “”Paradossale risultato dello sbarco anglo-americano in Africa è dunque la conservazione del regime di Vichy in colonia mentre esso viene abbattuto di fatto in patria dagli stessi tedeschi”” (pag 225)”,”QMIS-039-FSD”
“BATTAGLIA Felice”,”L’opera di Vincenzo Cuoco e la formazione dello spirito nazionale in Italia.”,”””La rivoluzione francese, prima di scatenarsi sulle piazze e sui patiboli col terrore, aveva tentato un esperimento costituzionale. Una monarchia moderata sarebbe stata quanto di meglio potea avere in quel momento la Francia”” (pag 160)”,”TEOP-022-FSD”
“BATTAGLIA Roberto”,”La prima guerra d’Africa.”,”La battaglia d’ Adua (1896) (pag 733-789) Fattore morale “”Non abbiamo nessuna descrizione se non superficiale dello stato d’animo del nostro esercito, ma certo è che non poteva esservi in esso, nelle masse dei suoi volontari accorsi al richiamo del “”mito dell’Africa”” nessun sentimento così saldo e profondo qual era quello che animava con le proprie chiese e le proprie terre, con le stesse figure dei propri capi. (…)”” (pag 771)”,”AFRx-007-FSD”
“BATTAIL Jean-Francois”,”Les destinées de la Norvège moderne (1814-2005).”,”BATTAIL ha insegnato lingue e civilizzazioni scandinave alla Sorbona di Parigi (IV) nello stesso tempo in cui era ricercatore all’ Università di Linkoping. BATTAIL ha insegnato lingue e civilizzazioni scandinave alla Sorbona di Parigi (IV) nello stesso tempo in cui era ricercatore all’ Università di Linkoping. “”L’ expansion économique s’opérait certes à un rythme élevé, mais l’ essor démographique était encore plus rapide. C’est une des causes de l’ importante émigration que connut la Norvège au XIXe siècle et au début du XXe. Le mouvement s’amorca en 1825 quand 52 personnes quittèrent Stavanger à bord du cotre ‘Restauration’ pour gagner le Nouveau Monde. A’ ce stade précoce, le mouvement ne concernait que de tout petits groupes, souvent animés de motifs religieux, notamment des piétistes, de pieux laics qui se rebellaient contre le rationalisme et l’ autoritarisme de l’ Eglise d’Etat. D’autres, en majorité des petits agriculteurs, étaient poussés au départ par le manque de terres et le rique de prolétarisatino. D’abord limitée, l’ émigration prit peu à peu de l’ ampleur. Un premier pic fut enregistré en 1859-60, années de mauvaises récoltes. Puis il y eut deux grandes vagues une fois la guerre américaine de sécession terminée.”” (pag 62-63)”,”EURN-007″
“BATTENTE Saverio”,”Alfredo Rocco dal nazionalismo al fascismo 1907-1935.”,”BATTENTE Saverio dottore di ricerca in storia amministrativa e costituzionale in età contemporanea all’Università degli Studi di Pavia. “”Pur facendo leva sull’importanza dell’industria ed in particolare di quella pesante, quindi, il nazionalismo di Rocco sebbene cercando di risolverne le esigenze, era altro rispetto ad una mera difesa di interessi di classe, per quanto spesso le due cose potessero coincidere. Erano le premesse, del resto, del corporativismo del giurista napoletano. L’uscita del piccolo volume del Prof. Giuseppe Belluzzo dal titolo emblematico “”Proiettili e cannoni””, offriva a Rocco, in sintonia con il contenuto tecnico del testo, l’opportunità di ribadire l’importanza “”della organizzazione delle industrie…da tutti i punti di vista, da quello della mano d’opera a quello del personale direttivo superiore, da quello delle officine di Stato a quello della mobilitazione industriale, da quello della materia prima a quello della distribuzione e della coordinazione del lavoro””, giungendo fino ad auspicare “”una adeguata preparazione militare della nazione””. Netta emergeva la precisa volontà del pensiero nazionalista di imporre un’economia di guerra gestita e strutturata secondo le esigenze del momento anche dopo la fine del conflitto, non come negazione dell’economia capitalistica ma in antitesi con le logiche proprie del libero mercato.”” (pag 260)”,”ITAF-318″
“BATTIFORA Paolo a cura, saggi di Alberto DE-SANCTIS Giovanni B. VARNIER Antonio GIBELLI Gianni MARONGIU Guido LEVI Franco PRAUSSELLO Marco AIME Vincenzo ROPPO”,”Patria, cittadinanza, Europa. Un percorso nella storia italiana del Novecento.”,”Contiene il paragrafo: ‘La rivoluzione finanziaria di Hamilton dopo l’indipendenza degli USA (pag 172-175) dal saggio di Franco Praussello, ‘Europa federale: dall’Unione monetaria all’unità politica? Il tempo delle grandi scelte’ (pag 155-182) “”Per finanziare gli elevati costi della guerra di indipendenza nei confronti dell’Inghilterra, il Congresso della Confederazione e i tredici stati si erano visti costretti a emettere forme di moneta fiduciaria (‘fiat money’) e, in parte minore, avevano fatto ricorso all’emissione di titoli a fronte di prestiti concessi dall’estero, accendendo in tal modo debiti consistenti che ora rischiavano di non essere ripagati per intero. I ‘continental’ messi in circolazione dal Congresso, le monete cartacee degli stati, i certificati emessi per pagare i veterani e in generale i titoli rilasciati dai diversi livelli di governo alla fine della guerra di indipendenza (1775-1783) venivano trattati sul mercato secondario a prezzi fortemente scontati, a causa sia dell’inflazione, sia dell’incerta solvibilità dei debitori. In particolare, il debito accumulato dal governo federale nel 1790 risultava in larga misura non ripagato, mentre alcuni anni prima, nel 1782, non disponendo allora la Confederazione – a differenza degli stati – del potere di stabilire imposte, aveva attuato ‘default’ selettivi nei confronti dei residenti e dei prestiti concessi dalla Francia. Di fronte a questa situazione, Hamilton propose un piano ambizioso destinato a riformare e a consolidare il nascente sistema finanziario degli Stati Uniti. Sulla base di una serie di proposte di leggi facenti capo a un insieme di ‘Report’ che illustravano le motivazioni e gli effetti attesi dalla legislazione presentata al Congresso, il progetto del segretario al Tesoro mirava a dar vita alle tre seguenti innovazioni: la creazione dell’unione monetaria degli stati indipendenti e del dollaro USA, basato sul sistema bimetallico; la fondazione di una Banca centrale, con il varo della prima banca degli USA; il consolidamento del debito degli stati con la nascita di un debito federale garantito da un gettito fiscale adeguato. Per quanto concerne specificamente il consolidamento del debito, Hamilton riteneva indispensabile sostituire i debiti degli stati, che ammontavano a 25 milioni di dollari, con un nuovo debito dell’unone perché tutti avevano avuto la stessa origine, la lotta per l’indipendenza, e rappresentavano il prezzo pagato per la libertà. Inoltre, la restituzione del debito avrebbe dovuto avvenire al vecchio valore nominale e non ai prezzi scontati del mercato secondario, allo scopo di rafforzare il merito di credito del paese. Comportarsi altrimenti avrebbe messo in pericolo il ricorso successivo al credito internazionale. Peraltro, per la ristrutturazione del debito interno, egli proponeva una riduzione del tasso di interesse dall’originario 6% al 4%, in considerazione della scarsità di risorse allora disponibili da dedicare al servizio dei prestiti. Allo scopo di far fronte agli impegni derivanti dall’accensione dei debiti, anche futuri, proponeva poi di garantire i prestiti con il gettito delle tariffe doganali e delle accise, in particolare sul consumo di whiskey, oltre che con i proventi ottenuti dalla vendita delle terre cedute dagli stati al demanio federale. Infine, chiedeva la creazione di un ‘sinking fund’, ovvero di un fondo di ammortamento del debito, con funzioni simili a quelle svolte in una esperienza precedente attuata in Inghilterra. Le proposte di Hamilton incontrarono l’opposizione di una parte della nuova classe politica, guidata dagli esponenti del partito democratico-repubblicano: Thomas Jefferson, James Madison, un tempo esponente della stessa corrente politica federalista di Hamilton, e in generale i politici degli stati del Sud, che come la Virginia, avendo gestito con oculatezza le proprie finanze, ritenevano che il programma del segretario al Tesoro riducesse le libertà degli stati e che gli stati più responsabili dal punto di vista fiscale non sarebbero dovuti intervenire con aiuti a favore dei governi oberati da maggiori debiti. In questo modo, infatti, il comportamento lassista di questi ultimi sarebbe stato premiato, dando luogo, nel linguaggio moderno degli economisti, a una situazione di ‘moral hazard’. A oltre duecento anni da questi avvenimenti, sembra di sentire le lamentele della classe politica tedesca a proposito dell’eccesso di debiti dei paesi periferici della zona euro, che richiede una lunga cura di austerità da parte dei paesi devianti. Hamilton, tuttavia, non si perse d’animo e insistette per mandare a effetto la sua rivoluzione finanziaria. Alla fine, una soluzione di compromesso con l’opposizione fu trovata e in cambio del trasferimento della capitale della Federazione da Philadelphia, dov’era localizzata allora, a una località sulle rive del Potomac, tra la Virginia e il Maryland, la quale avrebbe dato i natali all’odierna Washington, il piano del segretario al Tesoro fu approvato. Fra il 1789 e il 1791 i vari elementi della riforma entrarono in vigore, fornendo alla Federazione le principali componenti di un mercato finanziario sviluppato: una moneta stabile controllata da una banca centrale efficiente e in presenza di un sistema bancario articolato, una finanza pubblica stabile e dotata di un buon sistema di gestione del debito pubblico, un insieme di mercati obbligazionari funzionanti e un numero crescente di società finanziarie e non finanziarie. Inoltre, legando gli interessi dei finanzieri al governo federale, Hamilton contribuì a rafforzare il potere della Federazione nei confronti di quello degli stati. Tornando al parallelismo con le proposte intese a introdurre anche in Europa obbligazioni sovrane dotate della garanzia dell’intera eurozona, Hamilton, con la legge ‘Report on Public Credit’, sostituì i debiti delle tredici ex colonie con un unico debito federale finanziato da buoni del Tesoro emessi dagli Stati Uniti. In breve la fiducia nella finanza e in generale nell’economia americana fu ristabilita e il dollaro si avviò a diventare la valuta di riferimento degli scambi economici internazionali, che oggi conosciamo”” (pag 172-174)”,”ITAS-187″
“BATTILOSSI Stefano; a cura di CIOCCA Pierluigi TONIOLO Gianni”,”Storia economica d’ Italia. 2. Annali.”,”BATTILOSSI Stefano (1961) è Visiting Research Fellow presso la Business History Unit della LSE e Jean Monnet Fellow presso l’ Istituto Universitario Europeo di Fiesole. Ha pubblicato ‘L’ Italia nel sistema economico internazionale 1945-1955′ (1996). Occupazione delle fabbriche. “”Questa tuttavia non rappresenta il culmine, ma il punto di stallo delle lotte del dopoguerra: essa infatti interviene dopo il fallimento dello sciopero generale, quando l’ aumento della disoccupazione ha ormai indebolito la forza di mobilitazione sociale dei sindacati, scossi dallo scontro interno sempre più acceso tra riformisti e massimalisti-rivoluzionari, e si conclude con una vittoria solo apparente (Abrate, 1967; Barbadoro, 1973; Castronovo, 1975; Candeloro, 1979).”” (pag 238)”,”ITAE-130″
“BATTILOSSI Stefano”,”L’Italia nel sistema economico internazionale. Il managemenet dell’integrazione. Finanza, industria e istituzioni, 1945-1955.”,”Stefano Battilossi (Jesi, 1961) si è laureato in Storia contemporanea a Bologna e ha frequentato il dottorato di ricerca del dipartimento di Storia dell’Università di Torino.”,”ECOA-031″
“BATTILOSSI Stefano”,”Le rivoluzioni industriali.”,”Stefano Battilossi insegna Storia economica presso l’Università Carlos III di Madrid. Si occupa di storia dell’ecoomia internazionale e di storia bancaria e finanziaria.”,”ECOI-392″
“BATTILOSSI Stefano; a cura di CIOCCA Pierluigi TONIOLO Gianni”,”Storia economica d’ Italia. 2. Annali.”,”BATTILOSSI Stefano (1961) è Visiting Research Fellow presso la Business History Unit della LSE e Jean Monnet Fellow presso l’ Istituto Universitario Europeo di Fiesole. Ha pubblicato ‘L’ Italia nel sistema economico internazionale 1945-1955′ (1996). Occupazione delle fabbriche. “”Questa tuttavia non rappresenta il culmine, ma il punto di stallo delle lotte del dopoguerra: essa infatti interviene dopo il fallimento dello sciopero generale, quando l’ aumento della disoccupazione ha ormai indebolito la forza di mobilitazione sociale dei sindacati, scossi dallo scontro interno sempre più acceso tra riformisti e massimalisti-rivoluzionari, e si conclude con una vittoria solo apparente (Abrate, 1967; Barbadoro, 1973; Castronovo, 1975; Candeloro, 1979).”” (pag 238)”,”ITAE-008-FC”
“BATTINI Michele”,”L’ordine della gerarchia. I contributi reazionari e progressisti alle crisi della democrazia in Francia, 1789-1914.”,”Michele Battini ha studiato storia del pensiero politico e religioso all’Università e alla Scuola Normale Superiore di Pisa, compiendo questa ricerca in biblioteche e archivi di Amsterdam, Parigi, Milano. “”La comparazione tra la dottrina saint-simoniana e il Libro terzo del Capitale rivela un aspetto interessane della storia dell’affermarsi progressivo dell’egemonia dello statalismo tecnocratico nei movimenti socialisti europei. Marx condivise la prospettiva «storicistica» di Saint-Simon, che svolgeva innanzi tutto una critica dell’illusione rivoluzionaria del 1789 di fare ‘tabula rasa’ della tradizione (…)”” (pag 101) “”Nel 1904 l’olandese Veiegen aveva cercato di ridurre lo sciopero generale a semplice funzione di “”mezzo di pressione””, mentre Bernstein e Turati ne avevao ipotizzato u uso pacifico (…)”” (pag 305) “”Secondo Sorel, Marx era il filosofo della rivoluzione che nasce dalla continuità economica, tecnica e materiale della storia”” (pag 323)”,”TEOS-325″
“BATTISTA Pierluigi”,”Il partito degli intellettuali. Cultura e ideologie nell’ Italia contemporanea.”,”BATTISTA Pierluigi (Roma, 1955) è inviato ed editorialista de ‘La Stampa’ ed è stato condirettore di ‘Panorama’. E’ autore dell’ introduzione al volume ‘Gli irregolari: la libertà intellettuale nell’ era del conformismo’ (FIRENZE 1997) e di ‘La fine dell’ innocenza’ (VENEZIA, 2000).”,”ITAC-032″
“BATTISTA Pier Luigi DE-BORTOLI Ferruccio DI-VICO Dario CAZZULLO Aldo GAGGI Massimo NAVA Massimo RIZZO Sergio ROMANO Sergio SARZANINI Fiorenza STELLA Gian Antonio VENTURINI Franco, testi di”,”2001-2010. Dieci anni in 150 immagini.”,”BATTISTA Pier Luigi DE-BORTOLI Ferruccio DI-VICO Dario CAZZULLO Aldo GAGGI Massimo NAVA Massimo RIZZO Sergio ROMANO Sergio SARZANINI Fiorenza STELLA Gian Antonio VENTURINI Franco”,”FOTO-016″
“BATTISTA Pierluigi BIGAZZI Francesco BONNER SACHAROVA Elena BOYANOV Slavy CATALUCCIO Francesco M. CHODOROVIC Sergej CUKOVSKAJA Elena DANIEL’ Aleksandr DUNDOVICH Elena GINZBURG Arina GNOCCHI Didi GORBANEVSKAJA Natalija GUAITA Giovanni KOVALËV Sergej KUCIUKIAN Pietro MAL’CEV Jurij MANUKYAN Armenak NISSIM Gabriele RAPETTI Sergio RAZUMOV Anatolij ROGINSKIJ Arsenij SIROTINSKAJA Irina SMYROV Viktor STRADA Vittorio STRUVE Nikita TOL’C Vladimir VIRABYAN Amatuni”,”Storie di uomini giusti nel Gulag.”,”Gabriele Nissim, saggista, ha fondato nel 1982 L’Ottavo Giorno, rivista italiana sul tema del dissenso nei paesi dell’Est europeo. Ha collaborato con le riviste Panorama, Il Mondo e con i quotidiani Il Giornale e Il Corriere della Sera. Pierluigi Battista, editorialista della Stampa. Francesco Bigazzi, ricercatore del CNR presso l’Accademia delle scienze Polacca, Ungherese e dell’URSS, responsabile dell’ufficio di corrispondenza dell’Agenzia ANSA prima a Varsavia e poi a Mosca, ha collaborato con il quotidiano Il Giorno da Mosca fino al 1996 ed è attualmente collaboratore del settimanale Panorama. Arina Ginzburg si laurea in lettere all’Università di Mosca, dove lavora dal 1960 al 1968, quando viene licenziata pre essersi rifiutata di ripudiare pubblicamente il fidanzato, Aleksandr Ginzburg, arrestato all’inizio del 1967.”,”RUSS-102-FL”
“BATTISTA Anna Maria, a cura di Anna Maria LAZZARINO DEL GROSSO”,”Politica e morale nella Francia dell’età moderna.”,”Anna Maria Battista ha insegnato Storia delle dottrine politiche nell’Università di Urbino e in quella di Roma La Sapienza. Ha studiato la cultura politica in Francia dal XVI al XIX secolo. Molto citato nel testo oltre a Machiavelli, il Montaigne.”,”FRAG-003-FV”
“BATTISTA Anna Maria”,”Lo spirito liberale e lo spirito religioso. Tocqueville nel dibattito sulla scuola.”,”Anna Maria Battista è nata a roma dove ha compiuto i suo studi. Dopo aver insegnato nell’Università di Urbino, è poi diventata professore ordinario di storia delle Dottrine politiche presso la facoltà di Scienze politiche dell’Università di Roma. E’ una studiosa di cultura francese.”,”FRAD-003-FMB”
“BATTISTA Anna Maria”,”Nascita della psicologia politica.”,”Contiene dedica dell’A. a GM Bravo”,”TEOS-018-FMB”
“BATTISTA Anna Maria”,”Il primo Tocqueville sulla «democrazia politica» (in margine ad un saggio recente).”,”Contiene dedica dell’A. a GM Bravo A proposito del libro di Francesco De Sanctis ‘Le régime nouveau. Saggio su Tocqueville’, Napoli, 1979 Le *Regime nouveau : saggio su Tocqueville / Francesco De Sanctis. – Napoli : [s.n.], 1979 (Napoli : Tipografia Simeone) De_Sanctis, Francesco M. <1944- >”,”TEOS-019-FMB”
“BATTISTELLI Fabrizio BERNARDINI Carlo DEVOTO Gianluca; scritti di Carlo BERNARDINI C.N. MARTIN R. OPPENHEIMER O.R. FRISCH M. BORN L. SZILARD H.D. SMITH F. CALOGERO N. GALDER G. DEVOTO G.F. KENNAN P. MORRISON D. COLLINGRIDGE D. BALL C. SAGAN P. COTTA RAMUSINO F. BATTISTELLI A. BUZZATI-TRAVERSO G. DE-VERGOTTINI D. GALLO”,”La via di Armageddon. Documenti dell’ età nucleare.”,”Scritti di Carlo BERNARDINI C.N. MARTIN R. OPPENHEIMER O.R. FRISCH M. BORN L. SZILARD H.D. SMITH F. CALOGERO N. GALDER G. DEVOTO G.F. KENNAN P. MORRISON D. COLLINGRIDGE D. BALL C. SAGAN P. COTTA RAMUSINO F. BATTISTELLI A. BUZZATI-TRAVERSO G. DE-VERGOTTINI D. GALLO”,”QMIx-085″
“BATTISTELLI Fabrizio a cura; scritti di Karl MARX Friedrich ENGELS August BEBEL Eduard BERNSTEIN Karl KAUTSKY Rudolph HILFERDING Jean JAURES Rosa LUXEMBURG Karl LIEBKNECHT Franz MEHRING Vladimir I. LENIN Lev D. TROTSKY Palmiro TOGLIATTI Antonio GRAMSCI”,”Esercito e società borghese. L’istituzione militare nell’analisi marxista.”,”””Notava Marx, con un’intuizione destinata sfortunatamente a rimanere tale, che “”La ‘guerra’ è sviluppata prima della pace: modo in cui certi rapporti economici come lavoro salariato, macchinismo, ecc., sono stati sviluppati dalla guerra e negli eserciti, prima che all’interno della società borghese. Anche il rapporto tra la forza produttiva e i rapporti di traffico diviene particolarmente evidente nell’esercito”” (28). E’ un dato innegabile che nelle società precapitalistiche la situazione bellica e soprattutto il suo strumento hanno spesso anticipato lo sviluppo complessivo della società e ad esso hanno in varia misura contribuito (29)”” (pag 22-23) [introduzione di Fabio Battistelli, (in) ‘Esercito e società borghese. L’istituzione militare nell’analisi marxista’, Antologia, 1976] [(28) K. Marx, ‘Introduzione’ a ‘Per la critica dell’economia politica’, Roma, Editori Riuniti, 1971, p. 197. Cfr. anche ivi, p. 191, e la lettera di Marx a Engels del 25 settembre 1857: “”la storia dell’Army mette in luce con maggior evidenza di qualsiasi altra cosa l’esattezza della nostra concezione del rapporto esistente tra le forze produttive e le condizioni sociali. L”Army’ in generale è importante per lo sviluppo economico. Per es. presso gli antichi il sistema salariale si è sviluppato completamente anzitutto nell’esercito. Così presso i romani il ‘peculium castrense’ è la prima forma giuridica in cui si riconosce la proprietà mobiliare di quelli che non sono padri di famiglia. Così il regime corporativo nella corporazione dei ‘fabri’. Così si trova qui il primo impiego delle macchine in grande. Perfino il valore particolare dei metalli e il loro ‘use’ come denaro pare che originariamente si basi – appena passata l’età della pietra di Grimm – sulla loro importanza bellica. Anche la divisione del lavoro all’interno di un determinato settore si compì primamente negli eserciti (….)”” (Karl Marx Friedrich Engels, Carteggio, Roma, Rinascita, 1950-53, vol. III, p. 94. Cfr anche il cap. ‘Forme che precedono la produzione capitalista’, in K. Marx, ‘Lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica’, vol. II, Firenze, La nuova Italia, 1970; (29) Il riconoscimento marxiano del nesso che lega il fenomeno militare al processo produttivo è cosa non solo diversa, ma antitetica rispetto alle posizioni che della ‘conflittualità’ individuale, di gruppo, o, peggio, di entità nazionali – fanno un principio astratto: dalla sua scoperta nell’individuo e nel sociale a opera di Ferguson (Essay on the History of Civil Society, Edinburgh, 1767), all’elaborazione del concetto di ‘conflitto di gruppo’ in Gumplowicz (‘Il concetto sociologico dello Stato’, Torino, 1904), alla valutazione della funzione socializzante della lotta in Simmel (‘Soziologie’, München-Leipzig, 1923), fino – a parte i classici Nietzsche e Spengler – all’esaltazione del conflitto propriamente bellico in Steinmetz (‘Der Krieg als soziologisches Problem’, Amsterdam, 1899; ID, ‘La Guerre, moyen de sélection collective’, in A. Costantin, ‘Le rôle sociologique de la guerre et le sentiment national’, Paris,1907, limitato ma già significativo precursore delle farneticazioni naziste]”,”MAED-451″
“BATTISTELLI Fabrizio, testi antologici di Adam FERGUSON Adam SMITH Herbert SPENCER C.H. SAINT-SIMON Auguste COMTE Alexis de TOCQUEVILLE Friedrich ENGELS Gaetano MOSCA Emile DURKHEIM Max WEBER Pierre NAVILLE Edward A. SHILS Charles MOSKOS Morris JANOWITZ Samuel HUNTINGTON Maury D. FELD José Antonio OLMEDA GOMEZ Kurt LANG Hans GESER Fabrizio BATTISTELLI Enrico POZZI Gian Paolo PRANDSTRALLER Michele MAROTTA Michel MARTIN Jürgen KUHLMANN Charles C. MOSKOS John H. FARIS”,”Marte e Mercurio. Sociologia dell’organizzazione militare.”,”Contiene il saggio di F. Engels, ‘Le condizioni materiali della violenza’ (pag 247-255) Marx. Capitolo 4. Il militare nel marxismo e nel pensiero sociologico classico. “”Lo stretto legame posto da Marx tra la funzione produttiva e quella distruttiva fin dal mondo classico, e, in età moderna, tra l’industria e la guerra (che invece, come abbiamo visto, filosofi, economisti e sociologi suoi contemporanei tendono unanimemente a contrapporre) non era fatto per assicurare popolarità alle valutazioni di Marx, in un’epoca dominata dal “”pacifismo della classe media, spaventata a morte dalla rivoluzione”” (Neumann 1971, p. 159). La continuità e l’omogeneità che nell’analisi di Marx contraddistinguono la pace e la guerra, in luogo della cesura e dell’estraneità poste dai positivisti, rischiavano di svelare l’intima natura del mercato, meno pacifica di quanto fossero disposte ad ammettere il senso comune e le dottrine correnti. “”Nell’economia politica – nota il giovane Marx – troviamo ovunque il contrasto ostile degli interessi, la lotta, la guerra come fondamento dell’organizzazione sociale”” (Marx 1968, p. 52). Sul piano storico, osservando come la guerra si sia sviluppata prima della pace, Marx (1971, p. 197) sottolinea che determinati rapporti economici come il lavoro salariato e l’uso delle macchine hanno trovato applicazione negli eserciti ancora prima che nella società civile. In particolare nell’esercito romano, oltre al salario e alle macchine, sono apparse specifiche forme di proprietà mobiliare (come il ‘peculium castrense’) e di regime corporativo (come nel caso dei ‘fabri’): e in genere gli eserciti hanno ospitato per primi la divisione del lavoro all’interno di uno stesso settore (Lettera di Marx a Engels del 25 settembre 1857 in Marx e Engels 1973, p. 207; v. qui, p. 453 n.)”” (pag 68-69) [Fabrizio Battistelli, Capitolo 4. ‘Il militare nel marxismo e nel pensiero sociologico classico’ (in) Fabrizio Battistelli, ‘Marte e Mercurio. Sociologia dell’organizzazione militare’, Milano, 1990] [Marx, Manoscritti economico-filosofici el 1844, Torino, 1968; Marx, Introduzione a ‘Per la critica dell’economia politica’, Roma, 1971; Marx-Engels, ‘Carteggio 1856-1859’, in Opere Complete, XL, Roma, 1973; Lettera di Marx a Engels del 25 settembre 1857 in Marx – Engels, 1950-53, III, p. 94] AmerIcan Soldier (pag 114-115 L’incremento della scolarità e del grado di istruzione tra le due guerre mondiali BATTISTELLI Fabrizio, Marte e Mercurio. Sociologia dell’organizzazione militare. FRANCO ANGELI. MILANO. 1990 pag 562 8°, premessa introduzione note testi scelti indice degli autori; Collana Sociologia del lavoro e delle organizzazioni [‘Costituito nel 1941 presso la Divisione informazione ed educazione del Dipartimento della guerra degli Stati Uniti, il reparto ricerche (‘Research Branch’) si avvale di uno staff che supererà le cento persone, tra ricercatori, militari e impiegati civili, cui si aggiungeranno varie sezioni distaccate presso i reparti. In poco meno di cinque anni di attività verranno condotte 243 inchieste su circa mezzo milione di uomini delle forze terrestri e aeree (…). Questa ingente massa di dati verrà trattata dagli appena introdotti elaboratori Ibm. A conclusione della guerra, infine, il Social Science Resarch Council incaricherà Samuel A. Stouffer, che già aveva diretto la ricerca, di rianalizzare i dati insieme a un gruppo di collaboratori. Dopo altri quattro anni di lavoro, appaiono i quattro volumi che, dal titolo dei primi due (…), diventeranno noti come ‘The American Soldier’. I volumi sono dedicati: il primo al soldato nella vita militare, il secondo allo stesso soggetto in combattimento, il terzo alla propaganda di guerra, il quarto alla misurazione degli atteggiamenti (Stouffer, 1949-1950). (…) E’ così che, a conclusione della ricerca, Stouffer e i suoi collaboratori constatano di avere portato alla luce “”una miniera di dati”” (…) Della discrepanza tra le caratteristiche dell’istituzione militare e quelle della società civile – il ‘leit motiv’ nell’analisi dell”American Soldier’ – vengono descritti tre elementi: “”1. La sue organizzazione autoritaria, che richiedeva una rigida obbedienza. 2. Il suo sistema sociale altamente stratificato, nel quale le gerarchie di dignità erano formalmente e minuziosamente stabilite da regole ufficiali, comprendenti sanzioni per le infrazioni (…). 3. La sua enfasi sui modi tradizionali di fare le cose e la sua ostilità verso l’iniziativa”” (I, p. 55). Da qui, tutta una serie di contraddizioni specifiche. Particolarmente rilevante, specie nella prima fase di immissione nei ranghi dei coscritti (destinati poi a sopravanzare numericamente i militari di carriera) lo squilibrio tra livello di istruzione dei primi e quello dei secondi (I, p. 59). Tra i due anni precedenti rispettivamente la prima e la seconda guerra mondiale, la popolazione scolastica degli Stati Uniti aveva compiuto un balzo (15); il massiccio incremento della scolarità aveva fatto sì che alle armi giungesse nel 1941 una leva di giovani con un grado di istruzione eccezionalmente elevato (41% di diplomati e di universitari), e comunque più elevato del personale volontario presente alle armi nello stesso periodo. Università: coscritti Prima guerra mondiale 5%, coscritti Seconda guerra mondiale 11%, militari di carriera Seconda guerra mondiale 4%; Diploma scuola superiore: coscritti Prima guerra mondiale 4%, coscritti Seconda guerra mondiale 30%, militari di carriera Seconda guerra mondiale 21%, (…) Scuola dell’obbligo: coscritti Prima guerra mondiale 79%, coscritti Seconda guerra mondiale 31%, militari di carriera Seconda guerra mondiale 41%. Sono intuibili gli effetti di una simile situazione: crisi più o meno generalizzata dello status dei quadri di carriera, ufficiali e sottufficiali, la cui legittimità gerarchica e professionale viene posta in dubbio dal pari o superiore livello ‘culturale’ (e, data la tendenziale correlazione tra le due componenti, ‘sociale’) dei subordinati. E questo secondo una schema comune a tutti i sistemi sociali industriali, giunti ad un determinato grado di sviluppo, nel loro rapporto con il subsistema militare. Ma più profondo e soprattutto più duraturo di questo conflitto (…) è il contrasto che oppone i militari di truppa agli ufficiali, non importa se di carriera o di leva’. Nota: (15) Scuola superiore: da 1.700.000 unità del 1916 a 7.100.000 del 1940; università: da 400.000 del 1916 a 1.400.000 del 1940 (I, p. 57) (pag 100-114)] [ISC Newsletter N° 73] ISCNS73TEC”,”QMIx-261″
“BATTISTELLI Fabrizio”,”Armi: nuovo modello di sviluppo? L’industria militare in Italia.”,”Fabrizio Battistelli è nato a Roma nel 1948. E’ borsista (1980) del Cosiglio nazionale delle ricerche presso l’Istituto di sociologia della facoltà di Magistero dell’Università di Roma. Si occupa di sociologia economica e politica con particolare riguardo al fen omeno militare. Ha curato l’antologia ‘Esercito e società borghese. L’istituzione imlitare moderna nell’analisi marxista’ (Roma, 1976). Collabora a ‘Politica ed economia’. L’autore per la sua ricerca ringrazia F. Ferrarotti e A. Statera Luxemburg “”(…) [U]na prospettiva materialistica – non metafisica come quella degli illuminati o dei positivisti, ma storicamente determinata e tesa a cogliere i ‘rapporti’ materiali fra gli uomini come quella proposta da Marx – è in grado di fornire un’interpretazione non idealizzata ma concreta, non moralistica ma politica, del militarismo industriale e delle realtà ad esso collegate come il protezionismo (3). Questa è la scoperta che compie Rosa Luxemburg nel momento in cui, sulle tracce di Engels, esamina il militarismo nella storia della Germania moderna. Diversamente da quanto mostrano di credere i liberali, militarismo e protezionismo non possono giudicarsi in astratto, come altrettanti fenomeni naturali, autonomi dal contesto nel quale hanno preso e prendono corpo. Capirne le caratteristiche, le contraddizioni, gli esiti, in una parola la ‘ragione’, significa invece valutare il ruolo che l’uno e l’altro hanno avuto nella storia, che è essenzialmente storia di rapporti di produzione e della coscienza che di questi rapporti gli uomini hanno posseduto. Appare così che protezionismo e militarismo, fenomeni degenerativi dell’economia e della società a cavallo tra i due secoli, avevano rivestito un ruolo diverso cento anni prima, alla nascita della Germania (e dell’Europa) contemporanea. Come nella Germania del primo Ottocento, frantumata in tanti stati feudali, il protezionismo aveva rappresentato un potente contributo alla nascita dell’industria e all’unificazione del mercato, così guerra e apparato militare sviluppatisi nel corso delle campagne antinapoleoniche, avevano creato i presupposti per l’unificazione del paese e per il sorgere dello stato moderno. «Se osserviamo la storia non come avrebbe dovuto essere, ma come realmente si è svolta – scrive la Luxemburg – è giocoforza constatare che la guerra ha costituito il fattore imprescindibile dello sviluppo del capitalismo. Stati Uniti d’America e Germania, Italia e stati balcanici, Russia e Polonia, tutte hanno trovato impulso od opposizione al loro sviluppo capitalistico nelle guerre combattute, non importa se vittoriose o meno. Finché sono esistiti paesi che dovevano superare lo sbriciolamento interno o l’isolamento dell’economia naturale, anche il militarismo ha svolto in senso capitalistico un ruolo rivoluzionario» (4). Sullo scorcio dell’Ottocento, in una fase non più giovane ed espansiva ma senescente e difensiva del sistema borghese, conclude la Luxemburg, le cose stanno diversamente: il protezionismo non serve più allo sviluppo dell’industria, ma alla difesa dei mercati degli imprenditori; quanto al militarismo, questo continua a esercitare una funzione centrale, sì, ma unicamente a favore della classe capitalistica. «Anzitutto come strumento di lotta per gli interessi «nazionali» in concorrenza con altri gruppi nazionali, in secondo luogo come il più importante genere di investimenti sia per il capitale finanziario che per quello industriale, e in terzo luogo come strumento di dominio di classe interno nei rispetti della popolazione operaia – tutti interessi questi che in sé non hanno nulla di comune col progresso del sistema di produzione capitalistico». Cartina al tornasole dello specifico ruolo del militarismo contemporaneo, «la generale corsa agli armamenti sostenuta da tutti i paesi, a causa, per così dire, di una propria interna spinta meccanica, un fenomeno che ancora un paio di decenni fa era completamente sconosciuto (…). Da forza motrice dello sviluppo capitalistico anche il militarismo è diventato una malattia capitalistica (5)»”” (pag 4-5) [Fabrizio Battistelli, ‘Armi: nuovo modello di sviluppo? L’industria militare in Italia’, Torino, 1980] [(3) ‘Per una ricostruzione del punto di vista marxista sulla questione militare in generale, rinviamo a F. Battistelli (a cura di), ‘Esercito e società borghese’, Savelli, Roma, 1976′; (4) R. Luxemburg, ‘Riforma sociale o rivoluzione?’, in Id., ‘Scritti scelti’, a cura di L. Amodio, Einaudi, Torino, 1975, p. 94; (5) Ibid., p. 95] Max Schippel BATTISTELLI Fabrizio, Armi: nuovo modello di sviluppo? L’industria militare in Italia. EINAUDI. TORINO. 1980 pag XIV 412 16° introduzione ringraziamenti note tabelle grafici appendici: ‘L’universo ‘industria militare in Italia’; Stabilimenti e arsenali militari; Aziende italiane esportatrici di grandi sistemi d’arma nel periodo 1970-80; Aziende italiane esportatrici di licenze di produzione nel periodo 1970-80′; etc.’, indice delle aziende indice nomi; Collana Serie Politica. Fabrizio Battistelli è nato a Roma nel 1948. E’ borsista (1980) del Consiglio nazionale delle ricerche presso l’Istituto di sociologia della facoltà di Magistero dell’Università di Roma. Si occupa di sociologia economica e politica con particolare riguardo al fenomeno militare. Ha curato l’antologia ‘Esercito e società borghese. L’istituzione militare moderna nell’analisi marxista’ (Roma, 1976). Collabora a ‘Politica ed economia’. [‘Se nel movimento operaio organizzato è sempre esistito un filo rosso teorico e pratico lungo il quale si sono aggregate le analisi più lucide e le proposte politiche più coerenti, almeno altrettanto solida si è rivelata la tradizione del cedimento e della politica del giorno per giorno. A questa tendenza – che, proprio mentre la Luxemburg scrive, si esprime compiutamente con la revisione del marxismo propugnata da Bernstein – appartiene l’esponente della destra socialdemocratica tedesca Max Schippel che, prima su di una rivista della corrente, poi sull’organo del partito socialdemocratico «Die Neue Zeit», propone un’estensione del revisionismo alla questione militare e alle posizioni storicamente assunte dai socialdemocratici su questo terreno (6). Spingendosi là dove perfino Bernstein rifiuta di seguirlo, Schippel giunge a sostenere il positivo effetto delle spese militari come «sgravio» della «sovrapproduzione» nel sistema economico. A confutare le tesi di Schippel interviene la giovane e ancora poco conosciuta Rosa Luxemburg. Ciò che Schippel afferma non è di per sé inesatto – argomenta la Luxemburg – anzi è del tutto esatto per una precisa parte sociale: quella capitalista. Per i capitalisti, rileva la dirigente rivoluzionaria operando un’analisi cui ottanta anni dopo resta poco da aggiungere, il militarismo rappresenta «il più prolifico e imprescindibile tipo di investimento». Infatti «per il capitalista non è affatto indifferente trovare una determinata domanda di prodotti da parte di frazionati acquirenti privati o da parte dello stato. La domanda dello stato si distingue per una sicurezza, massiccità e favorevole, di solito monopolistica, configurazione dei prezzi, che fanno dello stato il più vantaggioso acquirente e le forniture ad esso diretto il più splendido affare per il capitale. Ciò che però particolarmente nel caso di forniture di carattere militare si aggiunge come estremamente importante vantaggio nei rispetti ad esempio delle spese statali a scopi sociali (scuole, strade, ecc.), sono le incessanti trasformazioni tecniche e l’incessante aumento delle spese». E’ così che «il militarismo, che per la società nel suo complesso rappresenta uno sperpero di enormi forze produttive economicamente pienamente assurdo, che per la classe operaia significa una riduzione del suo livello di vita economico al fine del suo asservimento sociale, costituisce per la ‘classe capitalistica’ economicamente il più splendido, insostituibile tipo di investimento, come socialmente e politicamente il miglior sostegno del proprio dominio di classe». Chi, come Schippel, vede nel militarismo un necessario «sgravio» economico scambia gli interessi capitalistici con quelli della società e della classe operaia, nella vecchia (e sempre nuova) prospettiva «dell’armonia di interessi tra capitale e lavoro» (7). Non è quindi un caso che lo stesso Schippel si pronunci in favore di alti dazi doganali che proteggano dalla concorrenza straniera, insieme, lavoratori e imprenditori tedeschi. Sul ruolo economico della produzione e della spesa militare Rosa Luxemburg tornerà in modo più approfondito un quindicennio più tardi, alle soglie di quel conflitto che rappresenterà l’inevitabile esito della corsa al riarmo intrapresa dagli stati europei. Nell”Accumulazione del capitale’, la Luxemburg sottolinea come i ‘benefici effetti’ del militarismo vengano pagati, economicamente e politicamente, dalla classe operaia. Il militarismo, così, ha un ruolo determinante nella produzione e, insieme, nella riproduzione delle condizioni della produzione: esso infatti «sulla base delle imposte indirette agisce in entrambi i sensi, assicurando a spese delle normali condizioni di vita della classe operaia sia il mantenimento degli organi di dominio del capitale, degli eserciti permanenti, sia il più vasto campo di accumulazione del capitale (8)». Come un brigante – aveva scritto Karl Liebknecht, l’altro esponente della sinistra dell’Internazionale che cadrà per mano del militarismo tedesco – il militarismo sta di fronte al proletariato «armato sino ai denti» e, più disonesto di un brigante, gli ingiunge: «la borsa e la vita!» (9). Lo sfruttamento economico è infatti il mezzo utilizzato dalle classi possidenti «non soltanto per far forgiare, ma possibilmente anche per far pagare dalle classi oppresse e sfruttate le loro stesse catene» (10)’] [(6) Isegrim (pseudonimo di M. Schippel), ‘War Friedrich Engels milizgläubig?’, in “”Sozialistische Monatshefte””, 1898, n. 11; M. Schippel, ‘Friedrich Engels und das Milizsystem’, in “”Der Neue Zeit””, 1898-99, nn. 19-20. Non a caso Schippel è tra quei socialisti tedeschi che appoggiano, palesemente o meno, l’esiziale politica di riarmo navale promossa dall’ammiraglio von Tirpitz; (7) R. Luxemburg, ‘Milizia e militarismo’, in Id, ‘Scritti scelti, cit., p. 172; (8) Id., ‘L’accumulazione del capitale’, Einaudi, Torino, 1972, pp. 466-67; (9) K. Liebknecht, ‘Militarismo e antimilitarismo con particolare riguardo al movimento giovanile internazionale’, in Id. ‘Scritti politici’, a cura di E. Collotti, Feltrinelli, Milano, 1971, p. 198; (10) Ibid., p. 118] [ISC Newsletter N° 79] ISCNS79TEC [Visit the ‘News’ of the website: http://www.isc-studyofcapitalism.org] [Visit the ‘News’ of the website: http://www.isc-studyofcapitalism.org]”,”QMIx-284″
“BATTISTELLI Fabrizio”,”Armi e armamenti.”,”Fabrizio Battistelli (Roma, 1948) è ricercatore presso il dipartimento di sociologia nell’Università di Roma e segretario generale dell’Archivio Disarmo, il centro internazionale di documentazione che opera per la pace.”,”QMIx-046-FL”
“BATTISTELLI Fabrizio BERNARDINI Carlo DEVOTO Gianluca, a cura; scritti di Carlo BERNARDINI C.N. MARTIN R. OPPENHEIMER O.R. FRISCH M. BORN L. SZILARD H.D. SMITH F. CALOGERO N. GALDER G. DEVOTO G.F. KENNAN P. MORRISON D. COLLINGRIDGE D. BALL C. SAGAN P. COTTA RAMUSINO F. BATTISTELLI A. BUZZATI-TRAVERSO G. DE-VERGOTTINI D. GALLO”,”La via di Armageddon. Documenti dell’età nucleare.”,”Carlo BERNARDINI C.N. MARTIN R. OPPENHEIMER O.R. FRISCH M. BORN L. SZILARD H.D. SMITH F. CALOGERO N. GALDER G. DEVOTO G.F. KENNAN P. MORRISON D. COLLINGRIDGE D. BALL C. SAGAN P. COTTA RAMUSINO F. BATTISTELLI A. BUZZATI-TRAVERSO G. DE-VERGOTTINI D. GALLO”,”QMIx-026-FV”
“BATTISTELLI Fabrizio a cura; scritti di Karl MARX Friedrich ENGELS August BEBEL Eduard BERNSTEIN Karl KAUTSKY Rudolph HILFERDING Jean JAURES Rosa LUXEMBURG Karl LIEBKNECHT Franz MEHRING Vladimir I. LENIN Lev D. TROTSKY Palmiro TOGLIATTI Antonio GRAMSCI”,”Esercito e società borghese. L’istituzione militare nell’analisi marxista.”,”A conclusione di un’intera fase di studi (e in una certa misura ad apertura di una successiva) si pone infine la ricerca di E. Cerquetti, ‘Le forze armate italiane dal 1945 al 1975’ (Milano, Feltrinelli, 1975, prefazione di A. Boldrini). Il contributo alla conoscenza della storia militare italiana dell’ultimo trentennio è reale: il materiale raccolto è sterminato e in alcuni casi – come in quello delle circolari dottrinali dell’esercito – assai importante e sinora mai adeguatamente valorizzato. (…) Si tratta di una prospettiva ‘interna’ all’istituzione. Lavori come quello di Cerquetti hanno il merito – a prescindere da altri che sono stati accennati – di impostare il problema di una prospettiva marxista sulla questione militare, di farne sentire l’urgenza, di offrire a questa i primi contributi fondati sulla ricerca. (pag 334-335)”,”QMIx-007-FGB”
“BATTISTINI René”,”L’Afrique australe et Madagascar.”,”René Battistini, Professeur à la Université de Tananarive. “”Puisque la politique d’intégration est, pour le parti nationaliste, impensable, il faut pratiquer une politique de séparation absolue. Cette séparation présente deux aspects: d’une part un aspect que l’on peut qualifier de négatif limitant les libertés des gens de couleur, d’autre part un aspect «positif» consistant en un regroupement des Noirs dans des territoires qu’ils administreront eux-mêmes, les Bantoustans, solution imaginée par les Blancs pour maintenir leur prééminence dans le reste du pays. La limitation des libertés des gens de couleur est obtenue par un appareil juridique destiné à briser les oppositions. Une loi de 1950 a interdit le parti communiste, le communisme étant défini d’une manière aussi large que possible pour pouvoir recouvrir toute forme de résistance au gouvernement. Cette loi fut renforcée en 1960 par un autre sur les organisations illégales,. Une loi de 1928, réglementant la fabrication, le commerce et l’usage des boissons alcoolisées, permit de justifier les perquisitions. Une loi de 1952 a crée l’obligation pour chaque non-Blanc de posséder un livret (le ‘reference book’) combinant une carte d’identité, la quittance de ses impôts, et un certificat d’emploi, qu’il est tenu de présenter à tout contrôle policier; cette loi fut, en 1956, étendue aux femmes. Une loi de 1956 retirait aux syndicats comportant des non-Blancs le droit aux conventions collectives et à l’arbitrage public. Enfin toute une série de lois réglementent l’emplois, interdisant aux gens de couleur d’accéder aux mêmes emplois que les Blancs, ou, à emploi égal, de toucher les mêmes salaires. La politique de séparation s’inscrit dans la loi de 1950 interdissant les mariages «mixtes» et tout rapport sexuel entre Blancs et gens de couleur. Elle s’inscrit de la maniere la plus frappante dans la vie quotidienne, par les multiples panneaux ‘Coloureds only’, ou ‘Whites only’, réservant à l’un ou à l’autre des groupes raciaux les bars et les réstaurants, les places d’autobus, les bancs, et jusqu’aux cabines teléphoniques. Elle s’inscrit aussi dans la ségrégation urbaine, et dans l’enseignement. La structure des villes sud-africaines est commandée par la ségrégation raciale. Les Noirs habitent des quartiers spéciaux, et n’ont pas le droit de venir s’installer dans les périmètres résidentiels blancs”” (pag 72-73)”,”AFRx-098″
“BATTISTINI Matteo CAPPUCCILLI Eleonora RICCIARDI Maurizio, a cura; saggi di Michele BASSO Isabella CONSOLATI Maurizio MERLO Paola RUDAN Eleonora CAPPUCCILLI e Roberta FERRARI Niccolò CUPPINI Fabio RAIMONDI Maurizio RICCIARDI Michele CENTO Luca COBBE Federico TOMASELLO Michele FILIPPINI Luca BASSO Giorgio GRAPPI Matteo BATTISTINI Mario PICCININI”,”Global Marx. Storia e critica del movimento sociale nel mercato mondiale.”,”«Matteo Battistini insegna Storia degli Stati Uniti all’Università di Bologna. Ha pubblicato ‘Una rivoluzione per lo Stato. Thomas Paine e la Rivoluzione Americana nel Mondo Atlantico (2012); Eleonora Cappuccilli è Postdoctoral Fellow all’Università di Oslo. Ha pubblicato ‘La critica imprevista. Politica, teologia e patriarcato in Mary Astell’ (2020); Maurizio Ricciardi insegna Storia delle dottrine politiche presso l’Università di Bologna. Ha pubblicato per Meltemi, ‘Il potere temporaneo. Karl Marx e la politica come critica della società’ (2019). La storia genetica del capitale. “”«La cosiddetta evoluzione storica si fonda in generale sul fatto che l’ultima forma considera le precedenti come semplici gradini che portano a se stessa e, poiché è raramente, e solo in certe determinate condizioni, capace di criticare se stessa, (…) le concepisce sempre unilateralmente» (G. I, p. 33). Con queste parole Marx introduce nei ‘Grundrisse’ alcuni passaggi fondamentali relativi alla storicità delle categorie economiche e, in particolare, alla proprietà fondiaria e alla rendita. Contro gli economisti politici classici, che “”cancellano tutte le differenze storiche e in tutte le forme di società vedono la classe borghese””, egli afferma che il capitale “”deve costituire il punto di partenza così come il punto d’arrivo””: la successione delle categorie economiche, cioè, non dipende dall'””ordine in cui esse furono storicamente determinanti”” ma “”dalla relazione in cui esse si trovano l’una con l’altra nella moderna società borghese e che è esattamente l’inversa di quella che si presenta come loro relazione naturale””. L’esempio di questo procedere è dato dalla proprietà fondiaria (Rosdolsky 1971, pp. 59 e ss.): «in tutte le forme in cui [essa] domina (…), il rapporto con la natura è ancora predominante. In quelle, invece, dove domina il capitale, prevale l’elemento sociale, prodotto storicamente. La rendita fondiaria non può essere intesa senza il capitale, ma il capitale può ben essere inteso senza la rendita fondiaria (G. I, p. 35). Questo discorso risulta particolarmente rilevante per capire la critica marxiana a Wakefield. Non solo perché, come si è visto, la sua teoria della colonizzazione è di fondamentale importanza proprio per la comprensione esatta della proprietà fondiaria capitalistica ma anche perché, secondo Marx, Wakefield commette lo stesso errore degli economisti politici classici chiamando “”capitale”” i mezzi di produzione che sono “”proprietà individuale di molti lavoratori indipendenti””, anche se in realtà sono proprio l’opposto. (…) Capita all’economista politico come al giurista feudale, che appiccicava le sue etichette giuridiche feudali anche a rapporti puramente monetari”” (K. I, p. 956). L’analisi della teoria moderna della colonizzazione, di conseguenza, risulta centrale per comprendere come Marx intenda la storicità del capitale”” (pag 89-90) [Paola Rudan, ‘La natura artificiale e la storia genetica del capitale. Marx e la moderna teoria della colonizzazione’ (in) ‘Global Marx. Storia e critica del movimento sociale nel mercato mondiale’, a cura di Matteo Battistini, Eleonora Cappuccilli Maurizio Ricciardi] Dalla bibliografia: DORIG, J.A. a cura, ‘Marx contra Rußland. Der russische Expansionsdrang und die Politik der Westmächte. Berichte von Karl Marx als europäischer Korrespondent der “”New York Daily Tribune””, 1853-1856, Seewald, Tübingen, 1960 MEZZADRA, S. NIELSON, B., Colonialismo, in M. Musto, a cura, Marx Revival. Concetti essenziali e nuove letture, Donzelli, Roma, 2019 POGGIO P.P., La Rivoluzione Russa e i contadini., Jaca Book, 2017 RAIMONDI F. , Marx, il lavoro e le macchine, il L. Basso, M. Basso, F. Raimondi, S. Visentini, a cura, Marx: la produzione del soggetto, Derive Approdi, Roma; 2018 RICCIARDI M., Il potere temporaneo. Karl Marx e la politica come critica della società, Meltemi, Milano, 2019 TOMASELLO F. La questione francese. Marx e la critica della politica, Mimesis, Milano, 2018″,”MADS-809″
“BATTISTRADA Franco”,”Marxismo e populismo, 1861-1921. Attualità del più importante dibattito teorico-politico del secolo scorso.”,”””Nella prefazione scritta in comune (Marx ed Engels, ndr) all’ edizione russa del 1882 al Manifesto dei Comunisti essi ammettevano che la Comune contadina russa avrebbe potuto resistere fino a quando si sarebbe trasformata in una unità agricola superiore di tipo comunista. Ma subordinavano tale possibilità, riprendendo la posizione già espressa da Engels nel 1875 nella sua polemica col populista Tkacev, alla vittoria socialista in Occidente. E’ ugualmente noto come Marx (forse fu la sua ultima intuizione vitale prima della morte due anni dopo) nelle famose e martoriate bozze di risposta a Vera Zasulic del 1881 (e pubblicate solo nel 1924) affrontasse in modo diverso e con quasi tangibile tensione intellettuale lo stesso problema: “”Perciò l’ analisi data nel Capitale non fornisce ragioni né pro né contro la vitalità della comune rurale: ma lo studio approfondito che ne ho fatto e di cui ho cercato materiali nelle fonti originali, mi ha convinto che la comune è il punto di appoggio della rigenerazione sociale in Russia. Tuttavia perché essa possa funzionare come tale occorrerebbe prima eliminare le influenze deleterie che l’ assalgono da tutte le parti, poi assicurarle condizioni normali di sviluppo organico””. (pag 22-23)”,”RIRx-117″
“BATTISTRADA Franco”,”Marxismo e populismo, 1861-1921. Attualità del più importante dibattito teorico-politico del secolo scorso.”,”Franco BATTISTRADA, di professione ingegnere, è nato ad Ascoli Piceno ma risiede a Genova da molti anni. E’ un collaboratore del CLSS (Centro ligure di storia sociale) e dell’ Istituto Gramsci. Un suo saggio “”Bolscevismo e populismo a 60 anni dall’ Ottobre”” è stato pubblicato in Momenti e problemi di storia dell’ URSS’, Editori Riuniti, Roma, 1978. E’ in corso di pubblicazione Bucharin e il neopopulismo degli anni 20, che comparir’ negli Atti del Convegno Internazionale dell’ Istituto Gramsci, giugno 1980, e il Nodo storico dell- arretratezza russa, dal dibattito teorico alla rivoluzione di Ottobre, relazione al II Convegno internazionale dell Istituto Gramsci, sulla società sovietica, Genova 1982 1983. “”In una parola non è per un atto di resipiscenza teorico-politica che viene decretato il fallimento del comunismo di guerra ma per il semplice convincentissimo fatto che la sua politica agraria non era stata in grado di ottenere dai contadini le eccedenze di generi alimentari sufficienti a sfamare le città e le fabbriche. Come sempre fu Lenin a dare il via alla nuova politica (1) e a porre correttamente al centro di essa l’ atteggiamento da tenere nei confronti del contadino medio””. (pag 228-229)”,”RIRO-276″
“BATTISTRADA Franco”,”Marxismo e populismo: 1861-1921. Attualità del più importante dibattito teorico-politico del secolo scorso.”,”Franco Battistrada, di professione ingegnere, è nato ad Ascoli Piceno ma risiede da molti anni a Genova. É collaboratore del ‘Centro ligure di storia sociale’ e dell’Istituto Gramsci e scrive su varie riviste. L’autore cita Marx e Lenin in dibattito su questione passaggio della Russia direttamente al socialismo senza attraversare la fase capitalistica “”Engels nel 1884 trasmise al Plekhanov della Emancipazione del Lavoro una lettera di Marx inviata nel 1877 alla populista ‘Otecestvennye Zapiski’ che commentava l’articolo di Michajlovskij: «Karl Marx davanti al tribunale del Sig. Zukovskij». …. finire (pag 132-135)”,”TEOC-089-FL”
“BATTISTRADA Franco”,”Marx e i populisti russi.”,” “”A proposito delle radici della tradizione di un agire politico «in nome del popolo» invece che «al servizio del popolo» («tutto mediante il popolo») va evindenziato come le categorie politiche giacobine (ovvero quelle dell’assolutismo cambiate di segno), attraverso il babuvismo e il blanquismo, avessero permeato profondamente la teoria e la pratica politiche di tutti i circoli rivoluzionari europei del secolo scorso, fossero essi socialisti, comunisti, anarchici, primointernazionalisti o altro. Quelle categorie, detto per inciso, furono ugualmente all’origine, sia pure in modo mediato, del fanatismo centralistico di Lassalle e degli Schweitzer, ed ebbe quindi forti radici nella stessa socialdemocrazia tedesca e nel secondo internazionalismo. Il che significa che il movimento socialista rivoluzionario nasceva segnato a fondo dalla matrice giacobina: il fine era certo l’emancipazione dell’uomo, i grandi ideali di eguaglianza e libertà espressi dall’illuminismo, ma i mezzi erano marcatamente connotati da come le società nei secoli precedenti avevano concepito e praticato il potere in quanto puro dominio o violenza. E questa concezione ancora permeava di sé lo stesso modo di rapportarsi tra gli uomini, di rapportare le proprie idee a quelle degli altri, lo stesso modo di pensare e di fare politica. Né potevano essere le poche pagine di Marx dell”Adresse’ o della ‘Critica al programma di Gotha’, oppure quelle di Bakunin, ad invertire la prevalente segnatura giacobina della teoria politica del socialismo rivoluzionario del secolo scorso. Per cui può affermarsi che rimasero a lungo egemoni nel movimento comunista e socialista rivoluzionario i capisaldi del giacobinismo: il processo rivoluzionario inteso come atto insurrezionalistico violento per la conquista del potere politico; l’«avanguardia rivoluzionaria» intesa come gruppo elitario che «in nome del popolo» elabora e indica la strategia che le masse, immature, applicano; il mantenimento del potere attraverso la «dittatura rivoluzionaria» contro i «nemici del popolo». Tali «categorie» furono, nella sostanza, il nerbo della teoria politica della stessa componente giacobino-terroristica del populismo: essa minoritaria e perdente negli anni cinquanta, sessanta e settanta, riuscirà nel 1879 a scindersi dalla Zemlja y Volja, a costituirsi in partito, e, con l’assassinio di Alessandro II, il 1° marzo 1881, a portare l’intero movimento alla disfatta”” (pag 154-155) Marx e il tardo Marx (pag 158) Luporini critica Marx sulla questione etnica (pag 160) Marx, Herzen e la comune rurale (pag 164)”,”MADS-759″
“BATTLES Matthew”,”Biblioteche: una storia inquieta. Conservare e distruggere il sapere da Alessandria a Internet.”,”BATTLES Matthew lavora alla Houghton Library la principale biblioteca di libri e manoscritti rari dell’ Harvard College. “”Quando il British Museum apriì nel 1753, pochi inglesi potevano pensare di andarvi a cercare il loro libro personale. E se ci avessero provato, sarebbero rimasti delusi: pur trattandosi della collezione nazionale britannica, era modesta rispetto agli standard di altre biblioteche simili in continente. Il giorno dell’ inaugurazione conteneva all’ incirca 51.000 libri; alla fine del diciottesimo secolo il numero era diminuito a 48.000. Questo perché la biblioteca del museo teneva molti duplicati, che i bibliotecari regolarmente vendevano o davano via nel modo più sbrigativo possibile. Allora come adesso, collezionare libri era una moda. La nuova biblioteca dipendeva dalle collezioni dei signori – regalate o acquistate con le sue modeste finanze-, sulle quali poi costruire un proprio fondo di libri. (…) La British Library poté crescere anch grazie al fatto che fungeva da deposito di copyright, vale a dire che correva l’ obbligo di destinarle la copia di ogni libro pubblicato in territorio britannico (…). Nel 1833 possedeva quasi 250.000 libri, si era dunque quintuplicata. (…)””. (pag 100)”,”ARCx-026″
“BAUDELOT Christian ESTABLET Roger MALEMORT Jacques”,”La petite bourgeoisie en France.”,” In questa copia si trova inserito al suo interno un volantino del 1974 del Comitato leninista di Balbi contro le azioni violente dei neofascisti (Milano) (di P. Sibelli)”,”FRAS-002-FGB”
“BAUDINO Mario”,”Il gran rifiuto. Storie di autori e di libri rifiutati dagli editori.”,”BAUDINO Mario vive a Torino dove è giornalista per “”La Stampa””. “”””E’ un ‘Via col vento’ della storiografia””: la condanna emessa da Delio Cantimori contro ‘Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’età di Filippo II’ è diventata giustamente celebre. Va detto che però i due grossi tomi del fondatore della scuola francese delle “”Annales”” – opera considerata fondamentale – vennero pubblicati da Einaudi nonostante il parere contrario dell’autorevole consulente”” (pag 64)”,”EDIx-130″
“BAUDRILLARD Jean”,”Le strategie fatali.”,”BAUDRILLARD Jean è nato nel 1929. Dal 1967 insegna sociologia a Nanterre. Ha dato vita alla rivista ‘Utopie’ e partecipato alla redazione di ‘Traverses’.”,”FILx-413″
“BAUDRILLARD Jean”,”La Gauche divine. Chronique des années 1977-1984.”,”BAUDRILLARD Jean”,”PCFx-103″
“BAUDRILLARD Jean”,”La società dei consumi. I suoi miti e le sue strutture.”,”Jean Baudrillard, nato nel 1929, ha collaborato dal 1960 al 1963 come critico letterario a ‘Temps Modernes’. Dal 1967 insegna sociologia all’Università di Nanterre. E’ autore di saggi tradotti pure in italiano: ‘Il sistema degli oggetti’ (1968), ‘Per una critica dell’economia politica del segno’. Baudrillard compie un’analisi acuta e minuziosa della nostra vita quotidiana in cui è difficile non riconoscersi; un’analisi in cui non vi è un aspetto di questa vita che sfugga alla sua attenzione e che non venga esaminato come segno del sistema consumistico”” (pag 9, presentazione)”,”TEOS-310″
“BAUDY Nicolas”,”Le marxisme. Le centenaire du ‘Capital’. Aux sources d’une doctrine qui remue le monde entier.”,”Nicolas BAUDY ha pubblicato per le stesse edizioni ‘Le Grandes Questions juives’. Il suo pensiero si è ofrmato a Vienna, Roma, Berlino, Parigi. Robert ARON è uno storico attento al socialismo.”,”MADS-219″
“BAUER Otto”,”Tra due guerre mondiali? La crisi dell’economia mondiale, della democrazia e del socialismo.”,”Prosperità e crisi dopo 1° GM, rivoluzione e controrivoluzione prezzi merci, crisi agricoltura industria, diagnosi crisi, economia dirigista, prognosi crisi, democrazia borghese, fascismo; dittatura proletariato, crisi di una cultura, socialismo e democrazia, guerra, socialismo rivoluzionario e riformista, due rivoluzioni, scissione del socialismo, socialismo integrale, epilogo per Austria”,”TEOC-050 MGEK-027″
“BAUER Otto”,”Bolscevismo o democrazia sociale?”,”‘””La più concentrata industria dell’ Europa sulal base dell’ economia agricola più arretrata dell’ Europa””, così TROTSKY caratterizza la base sociale della rivoluzione russa. (1)’ (pag 84) ‘La differenza fondamentale dello sviluppo delle città spiega perché in Russia non era possibile una rivoluzione borghese sul tipo di quella dell’ Europa occidentale e centrale. Il fatto che in Russia non si è mai sviluppata una borghesia numerosa, economicamente indipendente, e quindi cosciente di sé, spiega perché la Russia potesse arrivare alla sua rivoluzione solo quando la fabbrica ebbe trasformate le città russe, ed ebbe creato in esse un numeroso proletariato industriale. Questo fatto da una parte spiega perché l’ assolutismo in RUssia poté dominare per tanto più tempo, perché la rivoluzione borghese in RUssia dovè venire tanto più tardi che nell’ Europa occidentale e centrale; dall’altra spiega perché in Russia la rivoluzione borghese potesse compiersi solo come prologo immediato della rivoluzione proletaria””. (pg96)”,”RIRx-068″
“BAUER Otto”,”Die illegale Partei.”,”Otto BAUER nacque nel 1882 e morì nel 1938 in esilio in Francia. Esponente dell’ ‘austromarixsmo’, era vicino a G. ECKSTEIN, K. RENNER, Max ADLER, Rudolf HILFERDING e Leo TROTSKY e membro del ‘Sozialwissenschaftlichen Bildungsverein’ viennese.”,”PARx-020″
“BAUER Otto a cura di Tommaso LA ROCCA”,”La religione come fatto privato.”,”””Quando scompariranno le religioni che i preti, i pastori e i rabbini insegnano; non sarà la coscienza libera per una religione in senso filosofico? E’ il marxista Max Adler che pone queste questioni e vi risponde in maniera energicamente affermativa””. (pag 246)”,”TEOC-209″
“BAUER Otto”,”Bolscevismo o democrazia sociale?”,”””La massa dei contadini russi non è ancora politicamente organizzata; non è istruita, e non prende interesse alla politica. Se lo Stato la lascia in pace nei suoi villaggi, essa non si cura di sapere chi governa lo Stato. Solo piccole minoranze della popolazione rurale hanno un maggiore interessamento alle questioni politiche generali e una maggiore attività politica. Il sistema della rappresentanza indiretta, sulla quale è fondata la costituzione dei Soviet, ha quindi lo scopo e l’ effetto di dar voce in capitolo solo a queste minoranze politicamente attive””. (pag 60) Questione terrore nelle campagne: “”L’ efficacia del sistema di rappresentanza indiretta fu assicurata col terrorismo. Il contadino in generale non può servirsi del sistema di rappresentanza indiretta se non trove dei capi che dèstino il suo interesse per le elezioni delle assemblee distrettuali e regionali, che organizzino i suoi rappresentanti nel seno di queste assemblee, che difendano i suoi interessi e le sue vedute in seno ai Consigli. Di questi capi la massa dei contadini russi non ne produce. Solo l’ intelligentia poteva loro fornirli. Ma l’ influenza degli intellettuali fra i contadini, non è solo ostacolata dal fatto che la rivoluzione disprezza anche gli intellettuali come borghesi, e che ha quindi rafforzata la sfiducia dei contadini contro di essi; ma anche, prima di tutto, dal terrorismo, che rende impossibile ogni agitazione più vasta e più importante tra la massa dei contadini, se questa agitazione è rivolta contro il Partito dominante. Così la massa dei contadini resta senza capi, imprigionata nella rete del sistema di rappresentanza indiretta. Incapace di manovrare il complicato meccanismo, essa resta politicamente dipendente, privata della sua diretta influenza sul Governo della Repubblica dei Soviet. Se immaginiamo che invece della repubblica dei Soviet ci fosse una repubblica democratica, (…)””. (pag 61)”,”TEOC-290″
“BAUER Otto”,”Kapitalismus und Sozialismus nach dem Weltkrieg. Erster Band: Rationaliserung Fehlrationalisierung.”,”Razionalizzazione e produttività industriale. “”La produzione totale dell’ industria manifatturiera degli Stati Uniti nel 1927 è il 30.8 % più grande di quella dell’ anno 1919. Ma di numero dei lavoratori occupati è calato da 9,1 milioni del 1919 a 8.3 milioni del 1927, il numero di impiegati è sceso da 1.7 milioni del 1919 a 1.5 milioni del 1927. Un 30.8 % in più di massa di merci può essere prodotto con un 8% in meno di forza-lavoro!””. (pag 65)”,”ECOI-144″
“BAUER Otto”,”Le “”Cours Nouveau”” dans la Russie des Soviets.”,”BAUER Otto ex ministro della socializzazione in Austria, BRACKE redattore del “”Populaire de Paris””. BAUER ha descritto la prima fase della Rivoluzione russa nell’opuscolo ‘La Révolution russe et le prolétariat europee’ (Die russische Revolution und das europaeische Proletariat’, Vienne, 1917) sotto lo pseudonimo di Einrich Weber. L’opuscolo terminava il 10 ottobre 1917, un mese prima della rivoluzione di ottobre. Biografia. Otto Bauer Pseudonyme: Amos; Franta Coliette; H. W.; Hagen; Karl Mann; Jean Meunier; Friedrich Schulze; Heinrich Schulze; Tonda; Heinrich Weber; Wolfgang geb. Wien, am 5. September 1881 gest. Paris, am 4. Juli 1938 sozialdemokratischer Politiker, Ökonom und Soziologe Otto Bauer, Sohn des Baumwoll- und Leinenwarenerzeugers Philipp Bauer (1853–1913) und dessen Ehefrau »Käthe« Katharina Bauer, geborene Gerber (1862–1912), sowie Bruder von Ida Adler (1882–1945), war seit 1900 Mitglied der »Sozialdemokratischen Arbeiterpartei Deutschösterreichs« (SDAP) und zählte zu den Mitbegründern des kurz danach entstandenen Austromarxismus. Er studierte seit 1903 Rechtswissenschaft an der Universität Wien, wo er 1906 zum Doktor der Rechtswissenschaft (Dr. jur.) promoviert wurde. Während des Studiums lernte er Max Adler (1873–1937), Rudolf Hilferding (1877–1941) und Karl Renner (1870–1950) kennen, mit denen er den Verein »Zukunft« als Schule für die Wiener Arbeiter gründete, die Keimzelle des Austromarxismus. Bauer war 1907 Mitbegründer, bis 1914 Schriftleiter und bis 1934 Mitherausgeber der Zeitschrift »Der Kampf. Sozialdemokratische Monatsschrift« (Wien), bis 1912 Lehrer an der sozialdemokratischen Parteischule und 1912 bis 1914 Redakteur der »Arbeiterzeitung. Zentralorgan der österreichischen Sozialdemokratie« (Wien) sowie Lehrer an der sozialdemokratischen Arbeiterschule. Außerdem war er 1907 bis 1914 Abgeordneter zum Österreichischen Reichsrat und Fraktionssekretär der »Sozialdemokratischen Arbeiterpartei Deutschösterreichs«. Am Ersten Weltkrieg nahm Otto Bauer seit 28. Juli 1914 als Leutnant der Infanterie teil und geriet bereits im November 1914 in russische Kriegsgefangenschaft, aus der er als Austauschinvalide im September 1917 entlassen wurde. Nach Wien zurückgekehrt, war Bauer vom Oktober bis November 1918 Unterstaatssekretär des Äußeren und vom November 1918 bis Juli 1919 Staatssekretär für Äußeres; zu seinen Mitarbeitern im Ministerium zählte die Soziologin Käthe Leichter (1895–1942). Er setzte sich für die Auflösung Österreich-Ungarns und für den Anschluss Deutsch-Österreichs an das Deutsche Reich ein, war österreichischer Verhandlungsführer in Saint-Germain-en-Laye (Île-de-France) und trat schließlich von seinem Ministerposten zurück, weil er weder den Anschluss Österreichs an Deutschland erreichen, noch die Abtrennung Südtirols und des Sudetengebiets von Österreich verhindern konnte. 1919 bis 1934 war Bauer sozialdemokratischer Abgeordneter zum Österreichischen Nationalrat und Führer der österreichischen Sozialdemokratie, obwohl er weder Partei- noch Fraktionsvorsitzender war. Von Bedeutung wurde das unter seiner Leitung verfasste Linzer Parteiprogramm der »Sozialdemokratischen Arbeiterpartei« von 1926. Otto Bauer heiratete 1920 die Journalistin Helene Landau, geborene Gumplowicz (1871–1942), welche aus ihrer geschiedenen Ehe die Tochter Wanda Janina Landau, verheiratete Lanzer (1896–1980), mitbrachte, später Bibliothekarin und Journalistin. Helene Landau war seit 1915 eng mit der Individualpsychologin und Schriftstellerin Sofie Lazarsfeld (1881–1976), der Mutter des Soziologen Paul Felix Lazarsfeld (1901–1976), befreundet. Seit 1917 unterhielt auch Otto Bauer enge Beziehungen zur Familie Lazarsfeld. Noch während des Aufstands im Februar 1934 zur Verteidigung der Demokratie in Österreich flüchtete Otto Bauer in die Tschechoslowakei, wo er Mitbegründer des »Auslandsbüros der österreichischen Sozialdemokraten« (ALÖS) in Brno wurde, welches der Unterstützung der nunmehr illegalen sozialistischen Bewegung in Österreich und der Aufklärung des Auslands über die österreichischen Verhältnisse diente. Er war 1934 bis 1938 Redaktionsleiter der »Arbeiterzeitung. Organ der österreichischen Sozialisten« (Brünn [Brno]) und Herausgeber der Zeitschrift »Der Kampf. Sozialistische Revue« (Prag). Im Mai 1938 emigrierte Otto Bauer nach Paris, wo er an der Konstituierung der »Auslandsvertretung der österreichischen Sozialisten« (AVÖS) mitwirkte und Herausgeber der Zeitschrift »Der sozialistische Kampf / La Lutte socialiste. Journal antihitlérien« (Paris) wurde. Otto Bauer gilt heute als führender Theoretiker des Austromarxismus und prägende Figur der österreichischen Sozialdemokratie der Zwischenkriegszeit. Er gilt als auch als jene Person, welche die Marienthal-Studie anregte. Selbstständige Publikationen von Otto Bauer ? (Anonym) Das arbeitende Volk und die Nationalitätenfrage. Wien: Wiener Volksbuchhandlung [1900] (= Lichtstrahlen. 4.), 16 S. ? Die Nationalitätenfrage und die Sozialdemokratie. Wien: Wiener Volksbuchhandlung 1907, VIII, 500 S. Separatabdruck aus: Marx-Studien, 2. Bd. ? (Mitherausgeber) Der Kampf. Sozialdemokratische Monatsschrift. Herausgegeben von Otto Bauer, Adolf Braun, Karl Renner (Wien), 1.–27. Bd. (1907–1934). ? Deutschtum und Sozialdemokratie. Wien: Wiener Volksbuchhandlung 1907 (= Lichtstrahlen. 13.), 32 S. ? Die Teuerung. Eine Einführung in die Wirtschaftspolitik der Sozialdemokratie. Wien: Wiener Volksbuchhandlung 1910, 99 S. ? (Mit Julius Deutsch & Karl Renner) Otto Bauer: Stimmen aus der Internationale über die Gewerkschaften. – Karl Renner: Organisation der Welt. – Julius Deutsch: Vom Landesverein zum Reichsverband. – Einleitung von Otto Bauer. Wien: Hueber 1910, 32 S. ? Nationaler Kampf oder Klassenkampf? Ein Gespräch. Wien: Wiener Volksbuchhandlung 1911 (= Sozialdemokratische Werbeschriften zum Wahlkampf. 2.), 16 S. ? Bergmannsnot und Kohlenwucher. Wien: Wiener Volksbuchhandlung 1911 (= Sozialdemokratische Werbeschriften zum Wahlkampf. 4.), 16 S. ? Großkapital und Militarismus. Wem nützen die neuen Kriegsschiffe? Wien: Wiener Volksbuchhandlung 1911 (= Sozialdemokratische Werbeschriften zum Wahlkampf. 15.), 16 S. ? Geschichte Österreichs. Eine Anleitung zum Studium der österreichischen Geschichte und Politik. Wien: Danneberg 1911 (= Sammlung von Unterrichtsanleitungen. Herausgegeben von der Zentralstelle für das Bildungswesen der deutschen Sozialdemokratie in Österreich. 2.), 47 S. ? Der Balkankrieg und die deutsche Weltpolitik. Berlin: Vorwärts, Singer 1912, 52 S. ? (Mitarbeiter) Robert Danneberg: Karl Marx. Der Mann und sein Werk. Unter Mitwirkung von Karl Kautsky, Max Adler, Otto Bauer, Gustav Eckstein, Leopold Winarsky und anderen. Wien: Verlag des Verbandes der jugendlichen Arbeiter 1913, 64 S. ? (Heinrich Weber) Die russische Revolution und das europäische Proletariat. Wien: Brand 1917, 40 S. ? Der Weg zum Sozialismus. Wien: Wiener Volksbuchhandlung 1919 (= Sozialistische Bücherei. 1.), 32 S. ? (Anonym) Weltrevolution. Wien: Wiener Volksbuchhandlung 1919 (= Sozialistische Bücherei. 11.), 20 S. ? Acht Monate auswärtiger Politik. Rede, gehalten am 29. Juli 1919. Wien: Wiener Volksbuchhandlung 1919 (= Sozialistische Bücherei.12.), 12 S. ? Die Sozialisierungsaktion im ersten Jahre der Republik. Wien: Wiener Volksbuchhandlung 1919 (= 12. November. 5.), 16 S. ? Bolschewismus oder Sozialdemokratie? Wien: Wiener Volksbuchhandlung 1920, 120 S. ? Der »neue Kurs« in Sowjetrußland. Wien: Wiener Volksbuchhandlung 1921, 35 S. ? Die Offiziere und die Republik. Ein Vortrag über die Wehrpolitik der Sozialdemokratie. Wien: Wiener Volksbuchhandlung 1921, 16 S. ? Die Aufgaben der deutschen Sozialdemokratie in der Tschechoslowakischen Republik. Teplitz-Schönau [Teplice]: Druck- und Verlags-Anstalt 1921, 10 S. ? Schulreform und Klassenkampf. Ein Vortrag über die Funktionen der Schule in der Gesellschaft. Herausgegeben vom Reichsverein der sozialdemokratischen Lehrer und Lehrerinnen Deutschösterreichs. Wien: Wiener Volksbuchhandlung 1921, 16 S. ? Der Genfer Knechtungsvertrag und die Sozialdemokratie. Rede des Abgeordneten Otto Bauer auf dem sozialdemokratischen Parteitag in Wien am 14. Oktober 1922. Wien: Wiener Volksbuchhandlung 1922, 32 S. ? Die österreichische Revolution. Wien: Wiener Volksbuchhandlung 1923, 293 S. ? Der Kampf um die Macht. Wien: Verlag der Organisation Wien der Sozialdemokratischen Partei 1924 (= Wiener sozialdemokratische Bücherei. 2.), 31 S. ? Die Arbeiterjugend und die Weltlage des Sozialismus. Rede, gehalten auf der Jahreskonferenz des Kreises Wien des Verbandes der sozialistischen Arbeiterjugend am 2. März 1924. Wien: Verband der sozialistischen Arbeiterjugend 1924 (= Sozialistische Jugendbücherei. 1.), 27 S. ? Der Kampf um Wald und Weide. Studien zur österreichischen Agrargeschichte und Agrarpolitik. Wien: Wiener Volksbuchhandlung 1925 (= Agrarsozialistische Bücherei. 1.), 244 S. ? Die Wirtschaftskrise in Österreich. Ihre Ursachen – ihre Heilung. Wien: Verlag des Bundes der Industrieangesellten 1925 (= Schriftenreihe des Bundes der Industrieangestellten Österreichs. 5.), 16 S. ? Sozialdemokratische Agrarpolitik. Erläuterungen des Agrarprogramms der Deutschösterreichischen Sozialdemokratie. Wien: Wiener Volksbuchhandlung 1926 (= Agrarsozialistische Bücherei. 6.), 187 S. ? Idealismus und Nüchternheit. Festrede gehalten im Volksbildungshaus Margareten am 17. Jänner 1926 anläßlich der Feier des zwanzigjährigen Bestandes des Arbeiter-Abstinentenbundes in Österreich. Wien: Arbeiter Abstinentenbund 1926, 11 S. ? Der blutige fünfzehnte Juli. Rede, gehalten im Nationalrat in der Sitzung am 26. Juli 1927. Wien: Verlag der Organisation Wien der Sozialdemokratischen Partei 1927 (= Wiener sozialdemokratische Bücherei. 17.), 31 S. ? Das Zollattentat auf die Volkswirtschaft. Wien: Verlag der Organisation Wien der Sozialdemokratischen Partei 1927 (= Wiener sozialdemokratische Bücherei. 18.), 16 S. ? Sozialdemokratie, Religion und Kirche. Ein Beitrag zur Erläuterung des Linzer Programms. Wien: Wiener Volksbuchhandlung 1927, 61 S. ? Die wirtschaftliche und soziale Lage Österreichs. Rede auf dem Kongreß der freien Gewerkschaften Österreichs am 20. Juni 1928. Wien: »Arbeit und Wirtschaft« 1928, 31 S. ? Revolutionäre Kleinarbeit. Rede. Herausgegeben vom Zentralverein der kaufmännischen Angestellten Österreichs. Wien: Verlag des Zentralvereines der kaufmännischen Angestellten Österreichs 1928 (= Freigewerkschaftliche Jugendschriften.), 15 S. ? Wie können wir den Mieterschutz erhalten? Rede [auf dem sozialdemokratischen Parteitag am 15. September 1928], gehalten von Otto Bauer. Wien: Verlag der Organisation Wien der Sozialdemokratischen Partei 1928 (= Wiener sozialdemokratische Bücherei. 19.), 31 S. ? Mieterschutz, Volkskultur und Alkoholismus. Rede. Wien: Arbeiter-Abstinentenbund 1929, 14 S. ? Das Bundessanierungsgesetz. Vortrag. Wien: Postgewerkschaft 1931, 15 S. ? Kapitalismus und Sozialismus nach dem Weltkrieg. Band 1: Rationalisierung – Fehlrationalisierung. Wien: Wiener Volksbuchhandlung 1931, 226 S. Mehr nicht erschienen. ? Wir kämpfen für die Freiheit! Rede des Abgeordneten Dr. Otto Bauer am 10. März 1933. Wien: Verlagsanstalt Vorwärts 1933, unpaginiert (4 S.). ? Nach der deutschen Katastrophe. Die Beschlüsse der Internationalen Konferenz der S.A.I in Paris, August 1933, und die Rede des Berichterstatters Otto Bauer. Zürich: Sozialistische Arbeiter-Internationale 1933, 32 S. ? (Redakteur) Der Kampf. Sozialistische Revue (Prag), 1.–5. Jg. (1934–1938). ? Der Aufstand der österreichischen Arbeiter. Seine Ursachen und seine Wirkung. Prag [Praha]: Verlag der Deutschen Sozialdemokratischen Arbeiterpartei in der Tschechoslowakischen Republik 1934, 31 S. ? Austrian democracy under fire. Dedicated to the memory of the heroes of the Republican »Schutzbund« killed in the fighting or executed under martial law. London: Labour Publications Department 1934, 51 S. ? (Mit Theodor Dan [????? ???, d.i. Fedor Ilic Gurvic / ????? ????? ??????] & Jean Zyromski) Die Internationale und der Krieg. Mit einem Vorwort von Friedrich Adler und einer Erklärung von H[enry] N[oel] Brailsford. Wien: [ohne Verlagsangabe 1935], 16 S. ? Zwischen zwei Weltkriegen? Die Krise der Weltwirtschaft, der Demokratie und des Sozialismus. Bratislava: Prager 1936, 355 S. ? (Herausgeber) Der sozialistische Kampf / La Lutte socialiste. Journal antihitlérien (Paris), 1. Jg. (1938). ? Die illegale Partei. Aus dem unveröffentlichten Nachlass. [Herausgegeben von Friedrich Wolfgang Adler.] Paris: Éditions »La Lutte Socialiste« 1939 (= Schriftenreihe des Sozialistischen Kampf. 1.), 205 S. ? (Mitarbeiter) Karl Marx. Der Mann und sein Werk. Aufsätze von: Max Adler, Otto Bauer, Robert Danneberg. Herausgeber: Julius Deutsch. [Wien]: Wiener Volksbuchhandlung 1946, 91 S. ? Napoleons Ende. Ein Schauspiel in 5 Aufzügen. Wien: [ohne Verlagsangabe 1948], 32 S. ? Einführung in die Volkswirtschaftslehre. (Vorträge, gehalten 1927/28 in der Wiener Arbeiter-Hochschule.) Mit einer Einleitung von Ernst Winkler und einem Nachwort von Benedikt Kautsky. [Wien]: Wiener Volksbuchhandlung 1956 [recte 1955], 388 S. Davon gibt es auch einen Teilabdruck unter dem Titel: Der Übergang vom Kapitalismus zum Sozialismus. ? Eine Auswahl aus seinem Lebenswerk. Politische, soziologische, historische und philosophische Schriften. Mit einem Lebensbild Ottos Bauer von Julius Braunthal. [Wien]: Wiener Volksbuchhandlung 1961, 338 S. ? (Mit Herbert Marcuse & Arthur Rosenberg) Faschismus und Kapitalismus. Theorien über die sozialen Ursprünge und die Funktion des Faschismus. Herausgegeben von Wolfgang Abendroth. Wien–Frankfurt am Main–Zürich: Europa Verlag 1967 (= Politische Texte.), 187 S. ? Zum Wort gemeldet: Otto Bauer. Herausgegeben und eingeleitet von Heinz Fischer. Wien–Frankfurt am Main–Zürich: Europa Verlag 1968, 397 S. ? Das Weltbild des Kapitalismus. Frankfurt am Main: Makol 1971 (= Marxismusbibliothek. Text. 1.), 61 S. ? Werkausgabe. Herausgegeben von der Arbeitsgemeinschaft für die Geschichte der Österreichischen Arbeiterbewegung. Redaktion: Hugo Pepper. Wien: Europaverlag 1975–1980, 9 Bände: 1. Band: 1975, IX, 940 S. 2. Band: 1976, 967 S. 3. Band: 1976, 1039 S. 4. Band: 1976, 1011 S. 5. Band: 1978, 1080 S. 6. Band: 1979, 1021 S. 7. Band: 1979, 1058 S. 8. Band: 1980, 1051 S. 9. Band: 1980, 1116 S. ? Fedor I. Dan [d.i. Fedor Ilic Gurvic / ????? ????? ??????] und Otto Bauer: Briefwechsel (1934–1938). Hartmut Rüdiger Peter (Hg.). Frankfurt am Main–New York: Campus 1999 (= Quellen und Studien zur Sozialgeschichte. 18.), 189 S. ? »Religion als Privatsache«. Der Weg zur demokratischen Freiheit. Einführung von Tommaso la Rocca. Vorwort von Paul Michael Zulehner. Wien: Geyer-Edition 2001 (= Veröffentlichungen des Internationalen Forschungszentrums für Grundfragen der Wissenschaften Salzburg. Neue Folge. 79. / Publikationen des Instituts für kirchliche Zeitgeschichte. Serie 2: Studien, Dokumentationen. 33.), 183 S. Texte über Otto Bauer auf dieser Website ? Marie Jahoda & Paul F. Lazarsfeld: Über Otto Bauers Rolle bei der Marienthal-Studie: © Reinhard Müller Stand: Oktober 2008 Bibliografie Auf dieser Website Biografien http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:gIzKsh74YroJ:agso.uni-graz.at/marienthal/biografien/bauer_otto.htm+Die+russische+Revolution+und+das+europaeische+Proletariat+E.+WEBER&cd=7&hl=it&ct=clnk&gl=it”,”RIRO-350″
“BAUER Otto”,”La Marche au Socialisme.”,”BAUER Otto presidente della Commissione di socializzazione nell’Assemblea nazionale d’Austria Austria in Grande Germania o Federazione danubiana? “”Mais il y a encore une autre condition du socialisme: c’est que l’Etat soit capable par sa nature d’accomplir la révolution sociale. Nous devons avoir tout particulièrement attention à cette condition en Autriche allemande. Car nous sommes encore devant cette grande question: notre Autriche allemande deviendra-t-elle partie constituante de la grande République allemande opu se réunira-t-elle avec les Tchèques, les Yougo-Slaves, les Hongrois, les Polonais et les Roumains pour former une Conféderation d’Etats, une “”Fédération danubienne””? L’avenir de notre constitution sociale dépend d’abord de la décision””. (pag 67)”,”MAUx-034″
“BAUER Otto, testi scelti annotati e presentati da Yvon BOURDET”,”Otto Bauer et la révolution.”,”””Otto Bauer précise ensuite que “”la guerre et la révolution ont dissous l’école austromarxiste: dans les discussions pendant la guerre et après la guerre, au sein du socialisme international, les hommes qui avaient appartenu à cette école se sont trouvés dans des camps différents, voire opposés. Pour illustrer ce phénomène on peut ajouter que, depuis cette date, on distingue une “”tendance de gauche”” animée par Max Adler, favorable au système des conseils ouvriers et très critique à l’égard du parlementarisme; une tendance “”de droite””, inspirée par Renner qui estimait que le prolétariat moderne avait cessé d’être révolutionnaire et qu’il fallait en conséquence modifier la pratique politique et enfin une tendance “”du centre”” dirigée par Otto Bauer suivie par la majorité du parti socialiste autrichien et qui fut la nouvelle incarnation de l’austromarxisme.”” (pag 15)”,”TEOC-637″
“BAUER Otto”,”Otto Bauer. Eine Auswahl aus seinem Lebenswerk. Mit einem Lebensbild Otto Bauers von Julius Braunthal.”,”Otto Bauer. Eine Auswahl aus seinem Lebenswerk. Una selezione di scritti e opere di Otto Bauer Contiene ritratti politici scritti da Otto Bauer di Victor Adler, August Bebel, Sigmund Kunfi, Max Adler, Ignaz Seipel, Julius Martov Socialdemocrazia austriaca: ‘Nel 1874 ebbe luogo il primo convegno dei socialisti austriaci, che fondarono la Sozialdemokratische Arbeiterpartei Österreichs (SDAPÖ) (Partito dei Lavoratori Social-Democratici dell’Austria) al congresso di Hainfeld (30 dicembre 1888 – 1º gennaio 1889), grazie soprattutto a Viktor Adler che ne redasse la ‘Prinzipienerklärung’ (Dichiarazione dei Principi), ispirata al marxismo. Il neonato partito partecipò alla fondazione della Seconda Internazionale a Parigi il 14 luglio 1889. In seguito all’introduzione del suffragio universale maschile nel 1905, alle elezioni del Reichsrat del 1907 la SDAPÖ ottenne 87 seggi su 516, diventando il secondo gruppo parlamentare dopo il Partito Cristiano Sociale (CSP), che superò alle elezioni del 1911. La SDAPÖ appoggiò la dichiarazione di guerra alla Serbia che diede avvio alla Prima guerra mondiale nel 1914, ma chiese la pace già dal dicembre 1916. Al termine della guerra il leader socialdemocratico Karl Renner divenne cancelliere e proclamò la Repubblica il 12 novembre 1918, nella prospettiva di una unione politica (proibita dai trattati di pace) con la Germania. Indebolita dalla contemporanea scissione dei comunisti (KPÖ) e divisa tra i socialdemocratici di Renner e gli austromarxisti di Otto Bauer, dopo le elezioni dell’ottobre 1920 la SDAPÖ passò all’opposizione dei cristiano-sociali, pur governando da sola la capitale Vienna (‘Rotes Wien’ ossia Vienna rossa) dal 1919; nel febbraio 1934 la SDAPÖ fu messa fuorilegge dalla neonata dittatura del cancelliere Engelbert Dollfuss. Il 12 marzo 1938 l’Austria fu annessa (Anschluss) dalla Germania nazista, un’annessione che a molti socialdemocratici apparve comunque la realizzazione della propria antica aspirazione’ (wikip)”,”MAUx-037″
“BAUER Otto”,”Le socialisme, la religion et l’Église. Contribution à l’explication du Programme de Linz.”,”Otto Bauer, deputato al parlamento austriaco, ex ministro. “”La société socialiste s’efforcera-t-elle de détruire la religion en interdisant l’enseignement religieux et la célébration des cultes? Marx et Engels ont toujours nettement repoussé de telles conceptions. Lorsqu’en 1874 les réfugiés blanquistes de la Commune firent entrer dans leur programme, à l’exemple de la grande Révolution française, des décrets antireligieux, Frédéric Engels leur répondit: “”Les persécutions constituent le meilleur moyen de favoriser des convictions indésirables. Le seul service que l’on puisse encore aujourd’hui rendre à Dieu est de proclamer l’athéisme article de loi obligatoire””. Et lorsque Eugène Dühring incorpora dans son utopie de l’avenir des mesures antireligieuses, Engels railla: “”Il excite ses gendarmes de l’avenir contre la religion et contribue ainsi à en faire une martyre et à prolonger son existence””. Marx et Engels concevaient tout autrement la disparition des grandes religions historiques. Ils déclaraient: “”Le besoin de conceptions et de cérémonies religieuses chez les hommes découle de leurs conditions d’existence économiques et sociales. Les hommes qui grandiront dans une société déja développée n’éprouveront plus ce besoin. La société socialiste ne “”ravira”” sa religion à personne, n’interdira à personne de vivre en toute liberté conformément à sa religion. Mais les hommes d’une societé socialiste, libérés de la misère et de l’insécurité de l’existence, vivront dans des conditions telles que le besoin de conceptions religieuses disparaîtra peu à peu. C’est ainsi que la religion mourra ‘de sa mort naturelle'(1). C’est dans ce sens que Marx considère que l’uno des principales tâches du socialisme est de “”débarrasser les consciences du fantôme religieux””. Marx ne pensait pas, comme les idéologues bourgeois, que l’on puisse libérer les hommes du “”fantôme religieux”” dans la société capitaliste même, par le seul moyen de la propagande anti-religieuse. L’une des idées fondamentales du socialisme marxiste est, au contraire, que l’on ne peut transformer l’idéologie religieuse des masses qu’au fur et à mesure de la transformation de la base économique de cette idéologie (…)”” [Otto Bauer, Le socialisme, la religion et l’Église. Contribution à l’explication du Programme de Linz, Bruxelles, 1928] [(1) Engels: ‘L’anti-Dühring’] pag 79-80 “”Au moment où la dépréciation de l’argent orientait les masses ouvrières dans la voie révolutionnaire, les gros financiers internationaux craignirent que la révolution sociale ne gagnât l’Autriche. Les gros capitalistes juifs, protestants, ou francsmaçons de Londres, d’Amsterdam et de Paris mirent, en 1922, des centaines de millions à la disposition du prélat catholique Seipel, pour qu’il assainît les finances autrichiennes et préservât ainsi l’Autriche de la révolution sociale. La grande bourgeoisie autrichienne considéra la stabilisation de la monnaie comme le salut. Les gros industriels, tant juifs que francs-maçons, acclamèrent le prélat catholique comme leur sauveur. Son portrait est accroché au mur des cabinets de travail des directeurs de banque. C’est ainsi que la grande bourgeoisie a passé dans le camp du cléricalisme. Son argent, sa presse, ses relations internationales sont entièrement à son service. Tant que la masse ouvrière fut exclue du droit de vote, la grande bourgeoisie pouvait dominer seule. Sa domination, c’était le libéralisme. Aujourd’hui, par contre, dans la République démocratique, où c’est la majorité du peuple qui décide, la grande bourgeoisie ne peut maintenir sa domination qu’en s’appuyant sur la masse des électeurs petits bourgeois et paysans ; elle ne peut donc dominer qu’en pénétrant dans le parti clérical, qui groupe les masses des électeurs petits bourgeois et paysans, et en mettant ce parti à son service. Et cette masse d’électeurs petits bourgeois et paysans qui, une génération auparavant, avait renversé la domination de la grande bourgeoisie libérale, elle était maintenant devenue mûre pour se placer sous la direction de la grande bourgeoisie, passant au cléricalisme. Elles-mêmes effrayées par l’assaut de la classe ouvrière, intimidées par le déployement de sa force, tremblantes devant la Révolution sociale, ces masses petites bourgeoises et paysannes ne virent plus qu’un devoir à remplir : défendre le régime de la propriété bourgeoise contre le socialisme. (…) Le résultat de tout ce développement a été la transformation du parti clérical. Ce parti est devenu, selon l’expression de Seipel, « le point de concentration de tous les éléments anti-marxistes », c’est-à-dire l’organisation de toute la bourgeoisie contre la classe ouvrière”” (pag 34-35-36); LEGGERE IN: BAUER Otto, Le socialisme, la religion et l’Église. Contribution à l’explication du Programme de Linz. L’ÉGLANTINE. BRUXELLES. 1928 pag VI 183 16° prefazione all’edizione tedesca (1927), traduzione dal tedesco, Collection Études politiques et sociales. (Otto Bauer, deputato al parlamento austriaco, ex ministro) [Versione digitale su richiesta] La trasformazione del partito clericale austriaco nell’analisi di Otto Bauer [ISC Newsletter N° 75] ISCNS75DIGIT (MAUx041) Partito socialdemocratico austriaco (Sozialdemokratische Arbeiterpartei Österreichs, SDAPÖ, poi Sozialdemokratische Partei Österreichs, SPÖ) Partito politico austriaco. La SDAPÖ fu costituita al Congresso di Hainfeld (30 dic. 1888-1° genn. 1889) sulla base di una dichiarazione di principi redatta da V. Adler, uno dei maggiori esponenti del movimento socialista austriaco di orientamento marxista. Tra i fondatori nel 1889 della seconda Internazionale, la SDAPÖ fu il punto di riferimento organizzativo di quei teorici e dirigenti politici (Max e Viktor Adler, Otto Bauer, Rudolf Hilferding, Karl Renner) che furono i protagonisti del cd. «austromarxismo», particolarmente attento – operando all’interno di un impero multinazionale come quello asburgico – alla questione delle nazionalità. Alle elezioni del 1907 la SDAPÖ fu il secondo partito austriaco dietro i Cristiano-sociali, diventando il maggiore partito del Paese alle elezioni del 1911. Allo scoppio della Prima guerra mondiale, anche la socialdemocrazia austriaca votò i crediti di guerra, il che aprì i primi dissidi al suo interno. Dinanzi alla crisi della seconda Internazionale, peraltro, proprio i socialisti austriaci furono i principali promotori della Unione internazionale socialista o Internazionale di Vienna (detta anche «Internazionale due e mezzo»), che intendeva riunire i socialisti critici verso la guerra ma non favorevoli a trasformarla in rivoluzione proletaria, come chiesto da Lenin. Alla fine del conflitto, che determinò la crisi dell’impero austro-ungarico, mentre la sinistra del partito, che si riconosceva nell’esperienza della Rivoluzione sovietica e intendeva avviare un’esperienza socialista in Austria, usciva dalla SDAPÖ per dar vita al Partito comunista austriaco (KPÖ), fu proprio uno dei leader socialdemocratici, K. Renner, a diventare cancelliere e a proclamare la Repubblica (12 nov. 1918). Nel 1919 la SDAPÖ conquistò il governo di Vienna, avviando l’esperienza della Rotes Wien («Vienna rossa»), ma nell’ott. 1920 passò all’opposizione sul piano nazionale. Nel 1934, a seguito dell’avvento al potere del regime autoritario di E. Dollfuss, il partito fu messo fuori legge. Ricostituito nell’apr. 1945, assunse il nome di Partito socialista dell’Austria (SPÖ), mentre lo stesso Renner proclamava la nascita di un governo provvisorio e veniva quindi eletto presidente della Repubblica. Tra i fondatori dell’Internazionale socialista (1951), la SPÖ governò in coalizione col Partito popolare fino al 1966, per poi passare all’opposizione, tornare al governo da solo (1970-99), con i liberali e poi di nuovo con i popolari. Primo partito alle elezioni del 1999 col 33,2% dei voti, nel 2008 la SPÖ ha ottenuto il peggior risultato elettorale della sua storia, fermandosi al 29,7%, rimanendo tuttavia la principale forza politica del Paese. (voce Treccani)”,”MAUx-041″
“BAUGH Albert C. CABLE Thomas”,”A History of the English Language.”,”Albert C. Baugh, University of Pennsylvania, Thomas Cable, University of Texas”,”UKIx-135″
“BAUMAN Zygmunt”,”Memorie di classe. Preistoria e sopravvivenza di un concetto.”,”L’A è Prof di sociologia all’Univ di Leeds. Formatosi all’Univ di Varsavia vi ha insegnato fino al 1968. Poi P stato Prof all’Univ di Tel Aviv e di Haifa (dal 1968 al 1971).”,”TEOS-024″
“BAUMAN Zygmunt”,”Il disagio della postmodernità.”,”Zygmunt Bauman è nato a Varsavia dove ha studiato e insegnato sociologia all’Università fino al 1968, quando è stato cacciato perchè ebreo. Dal 1971 insegna sociologia all’Università di Leeds. Tra i suoi libri più importanti tradotti in italiano: Lineamenti di una sociologia marxista, Memorie di classe, La decadenza degli intellettuali, Modernità e Olocausto, Il teatro dell’immortalità, Le sfide dell’etica, Dentro la globalizzazione.”,”TEOS-037-FL”
“BAUMAN Zygmunt”,”La solitudine del cittadino globale.”,”Zygmunt Bauman è professore emerito di Sociologia nelle Università di Leeds e Varsavia. Tra le sue opere: Modernità e Olocausto, Il teatro dell’immortalità, Mortalità, immortalità e altre strategie di vita, Le sfide dell’etica, La società dell’incertezza, Dentro la globalizzazione, Le conseguenze sulle persone. Le politiche neoliberiste degli ultimi vent’anni hanno posto le condizioni per lo sgretolamento del tessuto sociale, esaltando la libertà dell’individuo a scapito della dimensione collettiva.”,”TEOP-045-FL”
“BAUMAN Zygmunt”,”Le sfide dell’etica.”,”Zygmunt Bauman è nato a Varsavia dove ha studiato e insegnato sociologia all’Università fino al 1968, quando è stato cacciato perchè ebreo. Dal 1971 insegna sociologia all’Università di Leeds. Tra i suoi libri più importanti tradotti in italiano: Lineamenti di una sociologia marxista, Memorie di classe, La decadenza degli intellettuali, Modernità e Olocausto, Il teatro dell’immortalità, Le sfide dell’etica, Dentro la globalizzazione.”,”FILx-049-FL”
“BAUMAN Zygmunt”,”La decadenza degli intellettuali. Da legislatori a interpreti.”,”Zygmunt Bauman è nato a Varsavia dove ha studiato e insegnato sociologia all’Università fino al 1968, quando è stato cacciato perchè ebreo. Dal 1971 insegna sociologia all’Università di Leeds. Tra i suoi libri più importanti tradotti in italiano: Lineamenti di una sociologia marxista, Memorie di classe, La decadenza degli intellettuali, Modernità e Olocausto, Il teatro dell’immortalità, Le sfide dell’etica, Dentro la globalizzazione.”,”TEOS-059-FL”
“BAUMAN Zygmunt”,”Modernità liquida.”,”Zygmunt Bauman (Pznan 1925 Leeds 2017) è stato un influente intellettuale del secondo Novecento. Ebreo, si rifugiò in Urss in seguito all’invasione nazista della Polonia. Tornato a Varsavia, si trasferì poi in Gran Bretagna, dove ha insegnato Sociologia presso l’università di Leeds (1971-1990). Di formazione marxista, dopo essersi occupato di questioni relative alla stratificazione sociale e al movimento dei lavoratori, ha studiato il rapporto tra modernità e totalitarismo, elaborando il concetto di “”società liquida”” “”Pierre Bourdieu rileva il legame esistente tra il crollo della fiducia e la minore propensione all’impegno politico e all’azione collettiva: la capacità di fare proiezioni future, sostiene Bourdieu, è la ‘conditio sine qua non’ di qualsiasi pensiero «trasformativo» e di qualsiasi tentativo di rianalizzare e cambiare lo stato di cose attuale (…)”” (pag 193)”,”TEOS-308″
“BAUMAN Zygmunt”,”Stranieri alle porte.”,”Zygmunt Bauman (Pznan 1925 Leeds 2017) è stato un influente intellettuale del secondo Novecento. Ebreo, si rifugiò in Urss in seguito all’invasione nazista della Polonia. Tornato a Varsavia, si trasferì poi in Gran Bretagna, dove ha insegnato Sociologia presso l’università di Leeds (1971-1990). Di formazione marxista, dopo essersi occupato di questioni relative alla stratificazione sociale e al movimento dei lavoratori, ha studiato il rapporto tra modernità e totalitarismo, elaborando il concetto di “”società liquida”” “”Senza nascondere sdegno e irritazione, Bauman denuncia gli «abomini morali», divenuti rapidamente ovvietà. Punta l’indice contro i politici che mostrano i bicipiti, quei populisti che, con promesse alettanti e truffaldine, trascinano i cittadini frustrati verso pericolose scorciatoie”” (pag VIII, prefazione) “”Ciò che alimenta queste reazioni difensive, sia nei confronti di minacce reali sia frutto dell’immaginazione, è la combinazione tra spostamenti di popolazione a livello internazionale e trasformazioni socio-economiche rapidissime, drastiche e senza precedenti» cui ancor oggi assistiamo. «In qualsiasi società urbanizzata vi sono luoghi in cui entriamo in contatto con stranieri: uomini e donne privi di radici che ci rammentano la fragilità o il vero e proprio disseccamento delle nostre radici familiari». Hobsbawm citava lo studioso ceco Miroslav Hroch, secondo cui il nazionalismo e l’etnia sono «un surrogato dei fattori di integrazione in una società in via di disgregazione. Quando vien meno la società, salta fuori il nazionalismo come estrema garanzia» (18). Hobsbawm ce lo ricorda dalla tomba: «loro», gli «stranieri», «possono, e devono, essere incolpati per tutto il malcontento e il senso d’insicurezza e di disorientamento che tanti di noi avvertono dopo questi quarant’anni, in cui la vita umana ha subito i più repentini e profondi sconvolgimenti che la storia ricordi». Come dicevano i nostri antichi progenitori – e noi incautamente e a nostro danno dimentichiamo -, «la storia è maestra di vita». Per la nostra stessa sopravvivenza, diamo ascolto a un maestro come Hobsbawm: leggiamo e rileggiamo un’opera pionieristica come ‘Nazioni e nazionalismo dal 1780’. La lezione che possiamo trarre da questo grande libro è che le società in crisi che ripongono le speranze in un salvatore, in un uomo (o donna) della provvidenza, cercano qualcuno che propugni un nazionalismo massiccio, militante, bellicoso, promettendo di lasciar fuori il pianeta globalizzato, richiudendo le porte che da tempo hanno perso (o hanno visto infrangere) i loro cardini e sono ormai inservibili”” (pag 54-55)] [(18) Eric J. Hobsbawm, ‘Nations and Nationalisms Since 1780. Programme, Myth, Reality’, Cambridge Unviersiy Press, Cambridge, New York, 190, trad. it. ‘Nazioni e nazionalismi dal 1780. Programma, mito, realtà’, Einaudi, Torino, 1991, pp. 201, 202, 204]”,”TEOS-309″
“BAUMAN Zygmunt”,”Memorie di classe. Preistoria e sopravvivenza di un concetto.”,”Zygmunt Bauman è nato a Varsavia dove ha studiato e insegnato sociologia all’Università fino al 1968, quando è stato cacciato perchè ebreo. Dal 1971 insegna sociologia all’Università di Leeds. Tra i suoi libri più importanti tradotti in italiano: Lineamenti di una sociologia marxista, Memorie di classe, La decadenza degli intellettuali, Modernità e Olocausto, Il teatro dell’immortalità, Le sfide dell’etica, Dentro la globalizzazione.”,”TEOS-103-FL”
“BAUMAN Zygmunt”,”L’Europa è un’avventura.”,”Zygmunt Bauman è nato a Varsavia dove ha studiato e insegnato sociologia all’Università fino al 1968, quando è stato cacciato perchè ebreo. Dal 1971 insegna sociologia all’Università di Leeds. Tra i suoi libri più importanti tradotti in italiano: Lineamenti di una sociologia marxista, Memorie di classe, La decadenza degli intellettuali, Modernità e Olocausto, Il teatro dell’immortalità, Le sfide dell’etica, Dentro la globalizzazione.”,”EURx-103-FL”
“BAUMGART Fritz”,”Das Kunstgeschichtsbuch. Von der Antike bis zur Gegenwart.”,”Cronologia internazionale di storia dell’ arte. Es. “”1421-69. S. Lorenzo in Florenz von Brunelleschi. Erste 3- schiffige kreuzförmige Basilika der Frührenaissance, mit Vierungskuppel und flachgedecktem Mittelschiff.”” (pag 94)”,”VARx-242″
“BAUMGART Winfried”,”Imperialism. The Idea and Reality of British and French Colonial Expansion, 1800-1914.”,”Lenin and Monopoly Capitalism (pag 111-112)”,”TEOC-005-FMDP”
“BAUMIER Jean”,”Ces banquiers qui nous gouvernent.”,”Jean Baumier, esperto di alta finanza, collaboratore di un grande settimanale, autore di varie opere di carattere economico, tra cui ‘La fin des maitres des forges’, giornalista, rivela qui i meccanismi della macchina bancaria internazionale. Traccia un ritratto dei managers che controllano la stanza dei bottoni, gli uomini d’affari, i grand commis che costituiscono una sorta di super-governo del pianeta. “”Le banquier est un conquérant qui sacrifie des masses pour arriver à un résultat caché; ses soldats sont les intérêts des particliers. Il a ses stratagèmes à combiner, ses embuscades à tendre, ses partisans à lancer, ses villes à prendre. La pluspart de ces hommes sont si contigus à la politique, qu’ils finissent par s’en mêler, et leur fortunes y succombent…”” (Honoré de Balzac, La Maison Nucingen)”,”ECOG-089″
“BAUMONT Maurice”,”L’ essor industriel et l’ imperialisme colonial, 1878-1904.”,”BAUMONT è Membre de l’Institut, Professeur honoraire à la Sorbonne.”,”RAIx-055″
“BAUMONT Maurice”,”La Faillite de la Paix. 1. De Rethondes a Stresa 1918 – 1935.”,”BAUMONT è membro dell’ Institut e Prof alla Sorbona.”,”RAIx-069″
“BAUMONT Maurice”,”Le origini della seconda guerra mondiale.”,”Maurice BAUMONT è uno dei maggiori conoscitori di questa materia. Si è laureato a Parigi con due tesi su ‘La grosse industrie allemande et le charbon’ e ‘La grosse industrie allemande et la lignite’, è divenuto ordinario di geografia commerciale al conservatorio d’ Arti e Mestieri e di storia contemporanea alla Sorbona. Dopo l’ armistizio del 1918 ha collaborato con A.F. PONCET e René MASSIGLI all’ ambasciata francese di Berna. Dal 1919 al 1927 ha vissuto a Berlino vicino ad esperti di cose tedesche come Emile HAGUENIN. Dal 1927 al 1940 è stato membro del segretariato internazionale della Società delle Nazioni.”,”RAIx-108″
“BAUMONT Maurice BERTHELOT Marcel”,”L’Allemagne, lendemains de guerre et de révolution.”,”Maurice Baumont, agrégés de l’Université, e M. Berthelot in missione in Germania Mobilitazione finanziaria dall’inizio della Grande guerra. (pag 110-112) “”Lorsque la guerre éclata, la mobilisation des finances allemandes s’effectua avec autant d’ordre et de célerité que la mobilitsation de l’armée. Tout avait été organisé pour que la richesse du pays fût mise immédiatement à la disposition du gouvernement. Dès 1911, l’Allemagne, instruite par l’expérience d’Agadir, s’était rendu compte qu’il ne lui suffisait pas d’être prête militairement à la guerre; il lui fallait encore être en mesure de supporter sans plier les charges financières énormes qu’une pareille crise occasionnerait, et de rétablir ensuite, aussi vite que possible, son équilibre économique. La guerre n’était-elle point conçue par les disciples de Bismarck comme un phénomène naturel qui, loin de rompre la continuité de l’histoire, s’intercale logiquement dans le cours des événements et favorise les progrès de la nation la plus forte, la meilleure? Bien avant 1914, l’Allemagne a trouvé des financiers et des économistes qui ont préparé, d’accord avec ses soldats, la réalisation de la guerre intégrale. La Reichsbank, sous l’énergique direction de son président, Rudolf Havenstein, est devenue l’organisme central chargé d’opérer cette mobilisation financière. Havenstein exerça une véritable dictature sur le monde bancaire; il s’attache à libérer les finances allemandes de l’influence du capital étranger, à augmenter les encaisses en retenant et en faisant rentrer la monnaie d’or. En 1914, l’Allemagne, sans compter sur d’autres ressources que les siennes, pouvait faire face aux dépenses d’une guerre que l’on espérait courte et brillante. Le 23 juillet, l’encaisse métallique de la Reichsbank atteignait 1.700 millions, et restait à peine inférieure de 200 millions à la somme totale du papier-monnaie mis en circulation. Le gouvernement, de son côté, s’était occupé d’assurer la couverture des frais causés par l’augmentation des armements. (…) Mais la guerre se prolongea, et les combinaisons financières d’Havestein s’écroulèrent par la force des choses. Tandis que l’Etat-Major rédigeait des bullettins de victoire pour soutenir le moral du peuple, le gouvernement; bien que ses ressources diminuassent de jour en jour, voulut persister, lui aussi, à inspirer confiance. Helfferich, qui devint ministre des Finances en 1915 et, un an plus tard vice-chancellier, attacha son nom à une politique de banqueroute déguisée dont les deux principes furent la multiplication des emprunts et la multiplications du papier-monnaie. Pendant quatre années, les finances de l’Allemagne vécurent presque exclusivement d’emprunts intérieurs et de papier. C’était un procédé dont on comprit plus tard le danger. Le sort des neuf emprunts de guerre était lié à celui de la victoire. Dès le jouir qu’elle fut battue, l’Allemagne se trouva formidablement gravée.”” (pag 110-112)”,”GERG-092″
“BAURMEISTER Carl Leopold, Adjutant Generale Major”,”Revolution in America. Confidential Letters and Journals 1776-1784 of Adjutant General Major Baurmaister of the Hessian Forces.”,”Hessians, from Hesse, Germany) (dell’omonima regione tedesca): dell’Assia loc agg Hessian n (native of Hesse, Germany) (abitanti dell’Assia) assiano, assiana nm, nf There are more than six million Hessians. Hessian n historical (soldier from Hesse, Germany) (storico: mercenario) assiano nm Great Britain hired hessians to fight in the American Revolutionary War. La Gran Bretagna arruolò degli assiani affinché combattessero nella guerra d’indipendenza americana. Gli Assiani (in inglese: Hessians; in tedesco: Hessische Truppen) erano soldati tedeschi del XVIII secolo reclutati come mercenari dal Regno di Gran Bretagna per prestare servizio e rafforzare le truppe del British Army in varie campagne di guerra; il loro nome derivava dallo stato tedesco dell’Assia-Kassel, dove erano in maggioranza reclutati. Il rapporto tra l’Assia e Hannover con la Gran Bretagna durante la Guerra di Indipendenza Americana è stato un argomento di interesse storico. Gli Assiani erano soldati tedeschi del XVIII secolo reclutati come mercenari dal Regno di Gran Bretagna per prestare servizio e rafforzare le truppe del British Army in varie campagne di guerra. Il loro nome derivava dallo stato tedesco dell’Assia-Kassel, dove erano in maggioranza reclutati 1. Durante la Guerra di Indipendenza Americana, gli Assiani furono impiegati dall’esercito britannico. Tuttavia, il loro contributo alla guerra fu limitato e non ebbe un impatto significativo sul risultato finale della guerra 12.”,”USAG-001-FSD”
“BAUSANI Alessandro a cura; scritti di I.A. KRYVELEV S.V. JUROVSKIJ A.A. POPOV M.I. SAHNOVIC J.A. LEBADA V.I. MIHEEV e altri”,”La religione nell’ URSS.”,”scritti di I.A. KRYVELEV S.V. JUROVSKIJ A.A. POPOV M.I. SAHNOVIC J.A. LEBADA V.I. MIHEEV e altri “”Plechanov si serve come sinonimo di convinzioni religiose, del termine “”elemento mitologico della religione””; egli identifica in tal modo la convinzione religiosa con quella mitologica, e le concezioni religiose in generale con la mitologia. Questi concetti non si possono identificare. Per illustrare il concetto che qui ci interessa , il termine più adatto è “”credenze””. (pag 263, I.A. Kryvelev) “”A suo tempo, il marxista olandese Pannekoek diede la seguente definizione “”dell’ aspetto essenziale della religine””: “”fede in un essere soprannaturale, che dirigerebbe il mondo e disporrebbe del destino degli uomini””. Contro tale definizione, Plechanov sollevò due obiezioni: in primo luogo, la religione è legata alla fede non in uno, ma in diversi esseri soprannaturali; in secondo luogo, l’ aspetto caratteristico della religione secondo Plekhanov è il credere nell’ esistenza non semplicemente di esseri soprannaturali, ma di una o più divinità””. (pag 263, idem) “”Ogni religione altro non è che il riflesso fantastico nella mente degli uomini di quelle forze esterne le quali dominano su di loro nella vita quotidiana; riflesso, in cui le forze terrene assumono aspetto sovrannaturale.”” (F. Engels, pag 243, cit. in A. Bausani, a cura, ‘La religione nell’ URSS’)”,”RELx-040″
“BAUSANI Alessandro”,”L’Islam. Una religione, un’etica, una prassi politica.”,”Dall’Atlantico al Pacifico oltre 600 milioni di fedeli. Alessandro BAUSANI (1921-1989), dopo esser stato ordinario dei lingua e letteratura persiana all’Istituto Universitario Orientale di Napoli, ha insegnato Islamistica all’Università di Roma ed è stato direttore dell’Istituto di Studi Islamici presso quella Università. E’ autore di una ventina di volumi e di numerose pubblicazioni in riviste scientifiche italiane e straniere. Ha tradotto il Corano. “”(…) una conseguenza singolare è che, siccome solo all’ imam (sciita) spetta dichiarare (come al califfo sunnita) la guerra santa, la ‘si a’ – che pur mette la guerra santa come uno dei pilastri (arkan) dell’Islam alla pari della preghiera e del digiuno – ritiene impossibile farla, ora, in attesa del ritorno dell’imam, e la guerra santa è solo ammessa dagli sciiti in caso di estrema difesa contro attacchi nemici”” (pag 104-105)”,”RELx-001-FC”
“BAUSANI Alessandro, a cura”,”Testi religiosi zoroastriani.”,”‘La lingua pahlavi, conosciuta anche come medio persiano, è una fase storica della lingua persiana utilizzata principalmente durante l’Impero sasanide (III-VII secolo d.C.). Originariamente parlata nel sud-ovest dell’Iran, si diffuse in altre regioni, soppiantando gradualmente altre lingue e dialetti iranici 1. La lingua pahlavi è documentata attraverso una varietà di testi, tra cui iscrizioni, documenti amministrativi e opere religiose, come l’Avesta, il testo sacro dello zoroastrismo. La scrittura pahlavi deriva dall’aramaico del periodo achemenide e si sviluppò sia in carattere maiuscolo, utilizzato principalmente nelle iscrizioni, sia in carattere corsivo, usato per la comunicazione quotidiana. La letteratura pahlavi comprende opere di carattere religioso, cortese, sapienziali e d’intrattenimento, molte delle quali sono state trasmesse all’interno delle comunità zoroastriane d’India e d’Iran 3.’ (f. copilot) ‘Zoroastro, noto anche come Zarathustra, è stato un profeta e mistico iranico. La sua vita e il suo insegnamento sono strettamente legati all’antica Persia, che corrisponde all’odierno Iran 2. Sebbene non si conosca con precisione il periodo in cui sia vissuto, gli studiosi collocano la sua esistenza tra l’XI e il VII secolo a.C., con alcune ipotesi che lo situano addirittura nell’Età del Bronzo 2. La sua area geografica di attività è compresa tra gli odierni Afghanistan e Turkmenistan’. (idem)”,”RELx-002-FGB”
“BAVEREZ Nicolas”,”Raymond Aron. Un moraliste au temps des idéologies.”,”””Conflit est le père de tous les êtres, le roi de tous les êtres; aux uns il a donné formes de dieux, aux autres d’hommes. Il a fait les uns esclaves, les autres libres”” (Héraclite) in apertura “”‘Les Etapes de la pensée sociologique’ retiennent sept grands auteurs, Montesquieu, Comte, Marx, Tocqueville, Durkheim, Pareto et Weber, dont le choix était commenté en préambule. La présence de Montesquieu sonnait comme un manifeste en faveur d’une sociologie philosophique, qui se distinguait à la fois de Durkheim et de Talcott Parsons. ‘L’Esprit des lois’, par sa démarche comparative cherchant à cerner les variables des régimes et des Etats, introduisait la sociologie dans la philosophie politique. L’influence de Léon Brunschwicg joua également qui, dans ‘Les Progrès de la conscience dans la philosophie occidentale’, érigeait Montesquieu en figure du sociologique exemplaire par le recours à la méthode analytique contre la méthode synthétique qu’élaborènt au XIXe siècle Auguste Comte et ses successeurs. (…) Aron, comme à son habitude, joignait à un scrupuleux souci d’objectivité, qui l’amena à marquer l’importance de Durkheim en dépit des réticences qu’il éprouvait pour sa théorie totalisante du social, ou à critiquer Weber en dépit de la sympathie et de l’admiration qu’il nourrissait pour lui depuis sa jeunesse, un point de vue engagé: “”Je me réclame, dans la conclusion de la première partie, de l’école des sociologues libéraux, Montesquieu, Tocqueville, auxquels je joins Elie Halévy. Je le fais non sans une ironie (“”descendant attardé””) qui a échappé aux critiques de ce livre, déjà paru aux Etats-Unis et en Grande-Bretagne. Il ne me paraît pas inutile d’ajouter que je ne dois rien à l’influence de Montesquieu ou de Tocqueville dont je n’ai sérieusement étudié les oeuvres qu’au cours des dix dernières années. En revanche, j’ai lu et relu les livres de Marx depuis trente-cinq ans. J’ai plusieurs fois usé du procédé rhétorique du parallèle ou de l’opposition Tocqueville-Marx, en particulier dans le premier chapitre de l”Essai sur le libertés’. Je suis arrivé a Tocqueville à partir du marxisme, de la philosophie allemande et de l’observation du monde présent. Je n’ai jamais hésité entre ‘La Démocratie en Amérique’ et ‘Le Capital’. Comme la plupart des étudiants et des professeurs français, je n’avais pa lu ‘La Démocratie en Amérique’ quand, pour la première fois, ne 1930, je tentai, sans y parvenir, de me démontrer à moi-même que Marx avait di vrai et que le capitalisme était une fois pour toutes condamné par ‘Le Capital’. Je continue, presque malgré moi, à prendre plus d’intérêt aux mystères du ‘Capital’ qu’à la prose limpide et triste de ‘La Démocratie en Amérique’. Mes conclusions appartiennent à l’école anglaise, ma formation vient surtout de l’école allemande (1)”” ((1) Raymond Aron, ‘Les Etapes de la pensée sociologique’, p. 21)”” [Nicolas Baverez, Raymond Aron. Un moraliste au temps des idéologies, 2006] (pag 404-405) [Nicolas Baverez, Raymond Aron. Un moraliste au temps des idéologies, 2006] Baverez è uno storico ed economista, scrive su Le Point, Echos e sul Monde. Nicolas Baverez Wikip: Nicolas Baverez à l’université d’été du MEDEF en 2009. Nicolas Baverez Écouter, né le 8 mai 1961 à Lyon et avocat depuis 1998, est un essayiste français. Normalien de la rue d’Ulm (promotion 1980) et énarque (promotion Michel de Montaigne, 1988), il est également docteur en histoire et agrégé de sciences sociales1. Sa pensée a été fortement influencée par Raymond Aron. Sommaire [masquer] 1 Parcours 2 Pensée 3 Publications 4 Distinctions 5 Notes et références 6 Liens externes Parcours[modifier] Nicolas Baverez entre à l’École normale supérieure en 1980 ; durant sa scolarité à l’ENS, il obtient un diplôme de Sciences Po Paris (1982), un DEA d’histoire à l’Université Paris I Panthéon-Sorbonne (1983), et passe avec succès le concours d’agrégation en sciences sociales (1983). En 1986, il soutient sa thèse de doctorat-ès-lettres en histoire sur le thème Chômages et chômeurs dans les années 1930. Il intègre l’ÉNA en 1986. En 1988, Nicolas Baverez est nommé auditeur à la Cour des comptes, puis conseiller référendaire trois ans plus tard. De 1993 à 1995, il est membre du cabinet de Philippe Séguin, alors Président de l’Assemblée nationale, chargé des problèmes économiques et sociaux. De 1995 à 1998, il occupe chez Fimalac le poste de directeur de la communication et du développement. En 1998, il rejoint le barreau de Paris et devient associé chez Brandford-Griffith & Associés, en charge de l’activité de droit public économique. En 2004, il quitte ce cabinet pour Gibson, Dunn & Crutcher LLP1, pour qui il gère les intérêts, entre autres, des compagnies de chemin de fer française et britannique dans le conflit qui les oppose à Eurotunnel. Il est également inscrit au Barreau de Los Angeles. Depuis 2002, Nicolas Baverez est membre du comité d’éthique entrepreneuriale du MEDEF (Mouvement des entreprises de France)2. Il est également membre du comité directeur de l’Institut Montaigne3, et y préside le groupe de travail Affaires étrangères et défense. Nicolas Baverez est éditorialiste pour l’hebdomadaire Le Point4, il l’a longtemps été pour Les Échos et écrit pour Le Monde5, autant de tribunes qui lui valent d’être considéré comme chef de file des « déclinistes ». Depuis septembre 2008 il intervient de façon bimensuelle sur France Culture dans l’Économie en questions6 animé par Olivier Pastré. Il est membre du Comité de direction de la revue Commentaire, du comité international de parrainage de la revue Politique américaine et du comité éditorial de la revue Géoéconomie. Depuis 1995, il enseigne à l’École nationale d’administration. En 2008, Nicolas Baverez est membre du Conseil d’administration de l’université Jean Moulin Lyon 3 auquel il a été nommé par le président Hugues Fulchiron au titre des personnalités extérieures. Il a participé aux conférences Bilderberg de 20097, 20118 et 20129. Pensée[modifier] Nicolas Baverez est libéral (il écrit : « L’antilibéralisme est un fléau qui se trouve au principe du déclin et de la régression de la France10 »). Il est l’un des principaux représentants d’un courant qui se veut décrire avec réalisme la situation économique de la France et que ses opposants qualifient de « décliniste »11,12 : Nicolas Baverez dénonce un déclin relatif de la France par rapport au reste du monde dont il situe les causes dans l’intervention trop forte et à mauvais escient de l’État dans l’économie ou la fiscalité trop lourde. La France, selon lui, reste le seul pays développé qui s’échine à maintenir le modèle « caduc » d’économie fermée et administrée des années 196013. Publications[modifier] L’Impuissance publique (en collaboration avec Denis Olivennes), Calmann-Lévy, 1994 (ISBN 2702118224) L’ Invention du chômage (en collaboration avec Robert Salais et Bénédicte Reynaud-Cressent),Presses Universitaires de France – PUF, 1999 (ISBN 978-2130499435) Raymond Aron, un moraliste au temps des idéologies, Flammarion, 1997 (ISBN 2080667769), Flammarion, 2005 (ISBN 208210494X) ; Édition poche : Flammarion, 1999 (ISBN 2080813323), Perrin, 2006 (ISBN 2262025517) Les Trente Piteuses, Flammarion, 1998 (ISBN 2082115682). Édition poche : Flammarion, 1999 (ISBN 2080814125) La France qui tombe : Un constat clinique du déclin français, Perrin, 2003 (ISBN 2262021635) ; Édition poche : Perrin, 2006 (ISBN 2262025436) La Revanche de l’histoire, Flammarion, 2004 (ISBN 2082102289) Comment va la France ? La grande enquête du Monde (en collaboration avec Daniel Cohen, et Jean-Paul Fitoussi), Éditions de l’Aube, 2004 (ISBN 287678937X) Dictionnaire d’histoire, économie, finance (en collaboration avec Frédéric Teulon & Guillaume Bigot),Presses Universitaires de France – PUF, 2004 (ISBN 9782130543183) Aron : Penser la liberté, penser la démocratie, Gallimard, 2005 (ISBN 2070775771) Le chômage, à qui la faute?, (en collaboration avec Jean-Baptiste de Foucault, Alain Minc & Alain Houziaux), Editions de l’Atelier, 2005 (ISBN 9782708238008) Nouveau monde, vieille France, Perrin, 2006 (ISBN 2262024189) Psychanalyse de l’antilibéralisme : Les Français ont-ils raison d’avoir peur ?, Saint-Simon, 2006 (ISBN 2915134243) Vieux pays, siècle jeune : La France et le monde 2001-2005, Perrin, 2006 (ISBN 2262024189) Que faire ? Agenda 2007, Perrin, 2006 (ISBN 2262025207) ; Édition poche : Perrin, 2007 (ISBN 9782262026158) En route vers l’inconnu, Perrin, 2008 (ISBN 9782262029487) Après le déluge. La grande crise de la mondialisation, Perrin, 2009 (ISBN 9782262032005)”,”TEOS-207″
“BAVEREZ Nicolas”,”Francia: il declino.”,”Nato nel 1961, Nicolas Baverez ha coronato la sua formazione frequentando la prestigiosa Ecole Nationale d’Administration, fucina dell’élite amministrativa francese. Abbandonata la funzione pubblica per esercitare con successo l’attività di avvocato specializzato in questioni economiche, ha praticato, in parallelo, una brillante attività di saggista pubblicando diverse riflessioni a carattere storico ed economico ed una biografia di Raymond Aron. Editorialista per il quotidiano Le Monde ed il settimanale Le Point, è membro del Comitato di Direzione della rivista Commentaire. É stato uno stretto collaboratore di Philippe Séguin, quando quest’ultimo era Presidente dell’Assemblée Nationale. Collabora attualmente con il Corriere della Sera.”,”FRAV-018-FL”
“BAYARD Jean-Pierre”,”Le Compagnonnage en France.”,”ANTE3-39 “”Science sans conscience, c’est la mort de l’âme”” Rabelais (in Bayard, Le Compagnonnage) Le terme compagnonnage désigne principalement une branche du mouvement ouvrier français, célèbre pour son Tour de France, qui connut l’apogée de sa renommée avec Agricol Perdiguier au milieu du XIXe siècle avant de disparaître presque entièrement suite à l’industrialisation, à la transformation de l’apprentissage et à l’autorisation des syndicats ouvriers [1]. Il a cependant échappé à l’extinction au début du XXe siècle [2] avant de connaître une période de renouveau. Le compagnonnage a également été pratiqué plus marginalement en Belgique, et sous une forme un peu différente au Canada et en Allemagne. Mais il ne s’est jamais implanté en Grande-Bretagne, dans laquelle une autre forme d’organisation, les « sociétés amicales » ont succédé aux confréries et corporations du Moyen Âge.”,”MFRx-305″
“BAYAT Assef”,”Workers and Revolution in Iran.”,”Assef BAYAT ha studiato alla Univ of Kent a Canterbury e è attualmente visiting Research Fellow al Center for Middle Eastern Studies, Univ of California, Berkeley. Scrive pure su Monthly Review.”,”MVOx-003″
“BAYAT Assef”,”Workers and Revolution in Iran.”,”Proletarizzazione. Tabella 4-6. Compozione etnica degli operai delle fabbriche di Teheran (1981-82). (pag 43)”,”MVOx-003-FV”
“BAYLE Pierre, a cura di Gianfranco CANTELLI”,”Dizionario storico-critico. Vol. I.”,”BAYLE Pierre, nato a Carla, nel Tolosano, nel 1647 da famiglia calvinista, per seguire i corsi di filosofia presso il collegio dei gesuiti a Tolosa si convertì al cattolicesimo, ma al termine del corso riabbracciò il calvinismo. Al centro di tutte le polemiche religiose del suo tempo, si attirò numerose persecuzioni che lo costrinsero a passare continuamente da una città all’ altra, da Ginevra a Parigi, da Sedan a Rotterdam, dove morì nel 1706. Critico irriducibile di ogni certezza dogmatica, BAYLE raccolse nelle 2039 fittissime voci del Dizionairo tutto il materiale che un’ erudizione criticamente sorvegliata poteva mettere al servizio del dibattito culturale e religioso contemporaneo. La selezione operata da CANTELLI ha raccolto voci da cui emergono chiaramente lo scetticismo e la miscredenza di BAYLE e i caratteri di un’ opera che aprì la via all’ Enciclopedia e al pensiero moderno. La protesta dell’ avversario. “”Dai tempi di Lutero e di Calvino non credo che si trascorso un anno senza che sia stata rivolta loro l’ accusa di fare Dio autore del peccato. Il professore di cui parlo riconosce che per quanto riguarda Lutero questa accusa è giusta; i luterani sostengono oggi la stessa accusa contro Calvino. I cattolici romani la sostengono tanto contro l’ uno che contro l’ altro. I gesuiti la sostengono contro i giansenisti. Coloro che sono un po’ più equi e moderati non considerano come un atto di cattiva fede la protesta sollevata dall’ avversario che dichiara di non imputare a Dio il peccato dell’ uomo e quindi di non farne Dio l’ autore; convengono cioè che l’ avversario non professa questa dottrina formalmente e ammettono che non vede tutto il significato implicito del suo dogma, ma aggiungono che “”protestatio facto contraria nihil valet”” (1) e che se quegli cercasse di definire esattamente ciò che Dio avrebbe dovuto necessariamente fare per essere l’ autore del peccato di Adamo, troverebbe che, secondo il dogma da lui stesso stabilito, Dio ha fatto tutto ciò che bisognava fare per essere tale. Voi fate dunque – aggiungono – tutto il contrario di ciò che faceva Epicuro: negava in fondo che esistessero degli dèi e purtuttavia diceva che ve ne erano; voi al contrario negate con le vostre parole che Dio sia l’ autore del peccato, ma in fondo è proprio questa la dottrina che professate””. (pag 57-58)”,”FILx-284″
“BAYLE Pierre, a cura di Gianfranco CANTELLI”,”Dizionario storico-critico. Vol. II.”,”Nulla dal nulla. “”Questo principio degli antichi, ex nihilo nihil fit, “”nulla si fa da nulla””, si presenta incessantemente alla nostra immaginazione e risplende di una luce così vivida da constringerci a desistere dall’ impresa non appena avessimo cominciato a concepire qualcosa sulla creazione; che un Dio, poi, infinitamente buono, infinitamente santo, infinitamente libero, che poteva fare delle creature sempre sante e sempre felici, abbia invece preferito che fossero malvage e infelici per l’ eternità, è una cosa inconcepibile per la nostra ragione, tanto più che essa non è in grado di capire come sia possibile accordare la libertà dell’ uomo con le qualità di un essere tratto dal niente.”” (pag 415) Contro Spinoza. “”Siffatta ipotesi porta a concludere che questa causa necessaria, non ponendo alcun limite alla sua potenza, e non avendo come regola delle sue azioni né la bontà né la giustizia né la sapienza, ma la sola forza infinita della propria natura, ha dovuto modificarsi secondo tutte le realtà possibili, per cui, gli errori, i delitti, il dolore e la tristezza, modalità altrettanto reali quanto le verità, le virtù e i piaceri, sono dovuti entrare a far parte dell’ universo. Spinoza credeva di soddisfare in tal modo alle obiezioni dei manichei contro l’ unità di questo principio (…). Spinoza risponderebbe: poiché il mio principio ha la potenza di fare il bene e il male, e poiché fa tutto ciò che può fare, è necessario che nell’ universo ci siano tanto il bene che il male. Ponete ora – ve ne prego – su di una esatta bilancia, i tre inconvenienti che Spinoza ha voluto evitare e le stravaganti e abominevoli conseguenze dell’ ipotesi da lui seguita: troverete che la sua scelta non è stata né quella di un uomo dabbene né quella di un uomo intelligente.”” (pag 416, Benedetto Spinoza (pag 355-459))”,”FILx-285″
“BAYLE Pierre, a cura di Gianfranco CANTELLI”,”Pensieri diversi scritti a un dottore di Sorbona in occasione della cometa apparsa nel mese di dicembre 1680 (Pensieri sulla cometa); con l’ ‘Aggiunta’ pubblicata il 1694.”,”‘Bayle è stato l’uomo, secondo Marx (cfr. La sacra famiglia, VI, 2), che avrebbe tolto ogni credito alla metafisica’ (vedi di seguito): Pierre Bayle ( http://www.filosofico.net/bayle.htm) A cura di Ernesto Riva Pierre Bayle nacque a Carla, vicino a Tolosa, nel 1647 da famiglia protestante (il padre era un modesto ministro calvinista). Apprese il latino e il greco sotto la guida del padre e, dopo aver frequentato la scuola del paese natale, entrò nel 1666 nell’accademia di Puylaurens. Si trasferì successivamente a Tolosa e qui si convertì al cattolicesimo, rompendo con la propria famiglia. Ma nel 1670 abiurò il cattolicesimo e ritornò alla religione riformata. Alla fine del 1675 fu nominato professore di filosofia dapprima all’Accademia protestante di Sedan, poi a quella di Rotterdam, svolse un’intensa attività pubblicistica difendendo la tolleranza religiosa e la libertà di pensiero. La tolleranza religiosa trova il suo fondamento, secondo Bayle, nell’obbligo di ciascuno di seguire unicamente il giudizio della propria coscienza, obbligo che non può essere contrastato o impedito con la violenza anche se si tratta di una coscienza errante. Nel 1682 pubblicò i Pensieri sulla cometa, che costituiscono la sua prima presa di posizione contro il valore della tradizione come criterio o garanzia di verità. Nel 1684 iniziò la pubblicazione delle “Nouvelles de la République des Lettres”, un periodico letterario di grande diffusione e fortuna, che lo accreditò come protagonista della vita intellettuale europea. La critica di Bayle diventerà ancora più radicale nel Dizionario storico e critico (1697), che è la sua opera fondamentale. Morì nel 1706. Ragione e storia Il modo in cui il Dizionario storico critico è stato condotto rivela il compito negativo e critico che Bayle attribuisce alla ragione umana. La ragione risulta però purtroppo incapace di dirimere le dispute: essa è adatta soltanto a far conoscere all’uomo le sue tenebre e la sua impotenza. È più onesto riconoscere l’incapacità della ragione e accettare umilmente la parola di Dio, anziché ingannare se stessi con prove fittizie e dimostrazioni inconcludenti. Tuttavia c’è un altro insegnamento positivo e che è quello che Bayle esprime dicendo: “Non c’è nulla di insensato che ragionare contro i fatti”. Egli ritiene che bisogna risalire alle fonti di ogni testimonianza, vagliarla criticamente rispetto all’intento esplicito o sottinteso del suo autore, e rigettarla ogni volta che appaia infondata o sospetta. Da questo punto di vista, possiamo considerare Bayle il fondatore della acribia storica (rigore critico, precisione). Uno storico, per Bayle, “deve essere attento solo agli interessi della verità e deve sacrificare a questa il risentimento di un’ingiuria, il ricordo di un beneficio e l’amore stesso della patria”. Bayle ritiene disonesto per il filosofo o il teologo ignorare o chiudere gli occhi di fronte alle contraddizioni della propria dottrina almeno quanto è disonesto per lo storico ignorare o alterare i fatti. Pensieri sulla cometa Bayle è stato l’uomo, secondo Marx (cfr. La sacra famiglia, VI, 2), che avrebbe tolto ogni credito alla metafisica. Non solo. Egli avrebbe annunziato la società atea, la quale avrebbe dovuto cominciare presto ad esistere mediante la dimostrazione che una società di puri atei poteva esistere, che un ateo può essere un uomo rispettabile, che l’uomo non si degrada con l’ateismo ma soltanto con la superstizione e l’idolatria! L’occasione della celebre controversia sull’ateismo e della tesi difesa dal Bayle, fu l’apparizione nel 1680 di una cometa che mise in subbuglio tutta l’Europa poiché le masse la giudicavano un segno divino come presagio di malaugurio, foriero di fatti e eventi funesti: un castigo evidentemente e soprattutto contro quanti coltivavano l’incredulità e professavano l’ateismo. La tesi che Bayle sviluppò nei Pensieri diversi era contro ogni allarmismo superstizioso, ossia che nel caso non si trattava affatto di un segno straordinario di Dio, ma di un evento del tutto naturale. L’attribuire ogni fatto straordinario della natura a un miracolo o intervento speciale di Dio, il vedere in tali fatti dei presagi divini come fanno certi cristiani può essere un fomentare la superstizione e l’idolatria. I cristiani, se non vogliono ripetere l’errore dei pagani, farebbero meglio ad attribuirli alle cause naturali cioè alle leggi generali della natura stabilite da Dio, che non appellarsi a volontà particolari di Dio destinate a produrre miracoli. Quindi ciò che il Bayle vuole affermare è un criterio di sobrietà teologica: non nega affatto né la realtà né la possibilità dei miracoli ma, partendo dal caso specifico della comparsa della cometa, osserva che 1) simili fatti possono essere semplicemente naturali; 2) che non hanno affatto il carattere di un presagio divino, ossia non implicano una particolare connessione con la divina provvidenza ed i suoi rapporti con l’uomo e col governo del mondo; 3) un simile rapporto tornerebbe a tutto vantaggio dell’idolatria e della superstizione più che a danno e confutazione dell’ateismo. La polemica sull’ateismo Anzi – e qui Bayle entra nel vivo della questione – si può affermare che Dio abomina più l’idolatria e la superstizione, che pongono falsi dèi, che non l’ateismo. L’ateismo è semplice rifiuto, mentre l’idolatria è detta da Dio stesso furto e peggio ancora prostituzione. Più grave è errare sull’essenza del concetto stesso di Dio e adorare per Dio le creature, che non avere nessun concetto di Dio e non rendergli alcun onore. Infatti, basta scorrere la mitologia pagana che presenta gli dèi implicati in ogni sorta di brutture, per persuadersi che il genere umano era assai più corrotto nell’idolatria di quanto non possa esserlo nella semplice privazione della religione. Bayle osserva inoltre che, benché senza una grazia speciale nessun uomo possa, secondo la teologia, operare per il puro amore di Dio, pure l’uomo può comportarsi onestamente e fare buone azioni per i soli motivi umani, per inclinazione, per amore della lode o paura del biasimo: perciò può darsi benissimo che alcuni cosiddetti atei, benché privi di ogni religione, osservino una forma di convenienza e onestà civile. Perciò atei come Epicuro e Plinio potevano ben avere una vita onesta e regolata. Non è vero allora che l’ateo debba essere senz’altro immorale e immerso in ogni sorta di vizi, né basta sapere che una cosa è proibita da Dio per evitarla. L’ateismo è perciò minore ingiuria a Dio che non la negazione dei suoi attributi fondamentali e soprattutto della sua santità. È minore errore concepire Dio separato e disinteressato dal mondo, che non pensarlo dipendente dal medesimo come fa il paganesimo. In sintesi, il confronto non è perciò fra religione e ateismo in generale, ma fra paganesimo come religione corrotta e l’ateismo di alcuni, i quali possono aver ispirato la loro vita a principi di onestà e correttezza naturale. Il risultato del confronto è quindi che si possono dare persone che si dicono religiose, le quali conducono una vita disonesta, e persone che sono e si dicono atee, le quali conducono una vita onesta. In conclusione è dunque innegabile che lo scritto di Bayle sulle comete (si ricordi che siamo alla fine dei Seicento) tenda a togliere l’impressione di orrore che può suscitare l’ateismo e ad incutere un certo rispetto verso la categorie degli atei speculativi o teorici e a diffondere una esplicita accusa o sospetto di ipocrisia o di insufficienza verso la religione in generale. Quello che ha sollevato esplicitamente Bayle è in altri termini il problema dei rapporti fra morale e religione, che è tutt’altro che semplice. La morale e la religione sono correlate o devono essere autonome? In Bayle sembra che l’uomo possa arrivare a fare il bene anche partendo dalla negazione radicale di ogni religione. Qualunque sia stata l’intenzione di Bayle, il suo influsso sull’illuminismo e sul materialismo ateo dei secoli seguenti è stato enorme. Gli atei gli riconoscono il merito di aver messo fine alla loro clandestinità e di aver riconosciuto il patente diritto di uscire in pubblico e a fronte alta.”,”FILx-338-FF”
“BAYLE Pierre, scelta a cura di Gian Piero BREGA”,”Pensieri sulla cometa e Dizionario storico e critico.”,”‘Visse e morì da saggio: fra gli infiniti elogi che sono stati tributati a Bayle, questo di Voltaire, nella sua tacitiana brevità, è forse il più completo e commosso. L’uomo che gettò lo scompiglio nella cultura accademica settecentesca, che lasciò ai philosophes e agli enciclopedisti uno stile polemico lucido e agguerrito, che vide arridere alle proprie opere successi inauditi, che fu infine perseguitato e colpito con accanimento feroce da ua formidabile coalizione di fanatici, quest’uomo conservò sempre intatta, nella buona come nell’avversa fortuna la dignità e l’imperturbabilità di un filosofo antico. I suoi scritti lo misero in contatto con le più forti personalità d’allora, da Arnauld a Leibniz, che si fecero un punto d’onore di entrare in polemica con lui per misurarsi col suo invincibile spirito critico, la sua mirabile dialettica: egli venne così a trovarsi al centro della cultura europea, ma con discrezione e modestia, tanto che parve quasi non accorgersene. La sua vita è nelle sue opere: in esse ritroviamo l’ardore antidogmatico, la concezione di una ragione critica e spregiudicata, la libertà intellettuale, la tolleranza, l’autonomia della morale: posizioni, queste, che egli tenne e difese senza retorica, spinto solo dalla sua aperta coscienza di uomo nuovo, impegnato costantemente in ogni atto e in ogni pensiero nella lotta contro l’oscurantismo. In questa antologia vengono presetnate per la prima volta in traduzione italiana opere come ‘La Cometa’ e il ‘Dizionario Storico e Critico’, che nel settecento ebbero immensa fortuna. In quarant’anni, del solo ‘Dizionario’ si contarono undici edizioni e un paio di traduzioni inglesi: successo, per quell’epoca veramente clamoroso. Poi Voltaire e gli enciclopedisti, diretti eredi dello spirito bayliano, parvero eclissarne lo splendore, e l’autore della ‘Cometa’ fu più citato che letto”” (risvolto di copertina) Storico, filosofo e polemista (La Carla, Ariège, 1647 – Rotterdam 1706). La produzione di B., nata da intenti polemici e ispirata al razionalismo, trova la sua migliore espressione nel Dizionario storico-critico (1695-96), in cui le erudite voci biografiche diventano lo spunto per la discussione di grandi problemi filosofici. B. difese il principio della tolleranza religiosa e considerò possibile una società di atei. (Trec.) «La persuasione che l’ateismo sia il peggior stato in cui ci si possa trovare è la conseguenza di un falso pregiudizio concernente la luce della coscienza». Pierre Bayle è stato un filosofo, scrittore e storico francese (wikip)”,”FILx-586″
“BAYLY Christopher A.”,”The Birth of the Modern World, 1780-1914. Global Connections and Comparisons.”,”Christopher A. Bayly is Vere Harmsworth Professor of Imperial and Naval History at the University of Cambridge and a Fellow of St Catharine’s College, Cambridge. List of Illustrations, Photo, List of Maps and Tables, Series Editor’s Preface, Acknowledgments, Notes and Conventions, Introduction, Notes, Bibliography, Index,”,”ECOI-149-FL”
“BAYLY Christopher A.”,”La nascita del mondo moderno, 1780-1914.”,”Christopher Alan Bayly è tra i più autorevoli storici dell’India e dell’Impero britannico. Oggi dirige il Centre of South Asian Studies dell’Università di Cambridge.”,”STOU-041-FL”
“BAYNAC Jacques”,”Les socialistes revolutionnaires.”,”Nato nel 1939, Jacques BAYNAC è uno storico specialista nella storia dei movimenti rivoluzionari. Ha pubblicato varie opere sulla rivoluzione russa. Si è interessato al terrorismo bolscevico prima della rivoluzione (Kamo, l’homme de Lenine) e al terrorismo di Stato post-rivoluzione (Le Terreur sous Lenine). Ha pubblicato una storia del 1° maggio (Mai retrouvé). Collabora occasionalmente a ‘Liberation’ e alla rivista ‘Libre’.”,”RIRx-063″
“BAYNAC Jacques”,”Kamo. L’ uomo di Lenin. Una biografia.”,”Semion Ter PETROSIAN nasce a Gori in Georgia nel 1882 e muore per incidente nel 1922. In quel momento svolgeva la carica di capo delle dogane in Transcaucasia.”,”RIRB-041″
“BAYNAC Jacques in collaborazione con Alexandre SKIRDA e Charles URJEWICZ; scritti di Jacques BAYNAC S.P. MELGUNOV W. WOITINSKY J. MARTOV A. SKIRDA D. CHARACHIDZE’ R. DUGUET I.Z. STEINBERG”,”La terreur sous Lenine, 1917-1924.”,”Contiene dedica dell’ A a J.F. Chiappe Scritti di Jacques BAYNAC S.P. MELGUNOV W. WOITINSKY J. MARTOV A. SKIRDA D. CHARACHIDZE’ R. DUGUET I.Z. STEINBERG. “”Dopo la prima grande retata degli anarchici nella primavera del 1918, le persecuzioni a loro riguardo si succedono in una catena ininterrotta, in tutta la Russia, durante gli anni seguenti, prendendo un carattere sempre più sfrenato e impudente. (…) Nel 1919, nello stesso tempo che le persecuzioni contro gli anarchici di Russia, che continuano bellamente, cominciano le persecuzioni sistematiche verso gli anarchici d’ Ucraina. (…) Durante l’ estate dello stesso anno, dopo il famoso ordine n° 1824 di Trotsky, che dichiarava fuori legge il movimento makhnovista, gli anarchici furano arrestati e fucilati assieme ai makhnovisti. (…)””. (pag 179-180)”,”RIRO-288″
“BAYNAC Jacques”,”Kamo. L’uomo di Lenin. Una biografia.”,”Semion Ter Petrosian (Kamo) nasce a Gori in Georgia nel 1882 e muore per incidente nel 1922. In quel momento svolgeva la carica di capo delle dogane in Transcaucasia. “”Il brigante del Caucaso come lo chiama Lenin scherzando”” (Medvedjeva Ter Petrosan) “”Secondo Trotzkij, uno dei maggiori protagonisti di questa prima rivoluzione russa, “”dal 9 gennaio 1905 fino alla convocazione della prima ‘duma’ di Stato [lo pseudo parlamento concesso dallo zar per spezzare la rivoluzione, accogliendo apparentemente le richieste dei liberali e dei borghesi], che ebbe luogo il 27 aprile 1906, il governo dello zar fece massacrare più di 15.000 persone; circa 20.000 furono ferite (e di queste molte morirono); 70.000 individui furono arrestati, deportati incarcerati”” (2). In ogni modo, i dati della ‘Strana’ non comprendono le vittime dei pogrom, il più famoso dei quali è quello di Kisinev. Dimenticano anche le numerosissime vittime armene e musulmane dei massacri razziali attuati nel 1905 nell’Azerbaigian e in Armenia, che si svolsero in un’atmosfera di terrore raramente eguagliata nella storia. In un periodo di calma, il console di Francia a Baku, Jules Claine, scriveva: “”Da nessuna parte la vita umana è meno rispettata (di qui); non passa giorno senza assassinii; l’autorità esiste solo di nome; la plebaglia rispetta solo la ‘nagajka’ (frusta) cosacca; e il governatore generale, forse lo stesso zar, senza questo necessario strumento del potere, sarebbero disconosciuti e rovesciati””. L’astio contadino, il grugnito borghese, la collera operaia, unendosi, misero il trono in pericolo. Al pope Gapon toccò l’onore di aprire le ostilità. Una repressione feroce fu la risposta a quella che in un primo tempo era solo un’ingenua contestazione. I partiti rivoluzionari, ripresisi dalla sorpresa, reclamarono la convocazione di una Assemblea nazionale, la ‘duma’ di stato. Aggrappati a questa rivendicazione, che significava concretamente la fine dell’assolutismo, sorretti da un’ondata che veniva dal profondo e che gonfiava gli effettivi di tutti i partiti – più di una ventina – essi si sforzarono di organizzare il movimento. La loro divisione non facilitò il compito. All’interno dall’estrema sinistra russa c’erano tre tendenze principali, quella degli anarchici, quella dei socialisti rivoluzionari (SR) e quella del partito operaio socialdemocratico russo (POSDR)”” (pag 13-14, introduzione) [(2) Trotskij, 1905]”,”RIRB-005-FV”
“BAYNE E.A.”,”Four ways of politics. Italy, Somalia, Israel, Iran. The dynamics of political partecipation as exhibited in four countries caught up in the process of modernization.”,”Biografia succinta di BAYNE in retrocopertina.”,”ITAP-015″
“BAZARD Armand RODRIGUES O. ENFANTIN”,”Doctrine de Saint-Simon. Exposition premiere année 1829. Nouvelle edition.”,”Contiene: Digression sur l’ouvrage intitulé: Troisieme cahier du Catechisme des Industriels, par Auguste COMTE, éleve de SAINT-SIMON. L”Esposizione’ fu un’opera collettiva. BAZARD fu l’oratore designato. Raramente fu rimpiazzato da Olindo RODRIGUES ed ENFANTIN. Le lezioni di BAZARD urono soventemente redatte da CARNOT. FOURNEL e DUVEYRIER parteciparono pure loro a questo lavoro. Il testo prima della stampa fu rivisto da BAZARD ed ENFANTIN. Claude-Henry SAINT-SIMON (Parigi 1760-1825) filoso e pensatore pol francese ebbe vita avventurosa fin da giovane. All’età di sedici anni si recò oltre oceano a combattere a fianco degli insorti nella guerra d’ indipendenza americana. Tornato in FR sostenne la Rivoluzione francese. E’ considerato uno dei fondatori del socialismo utopistico. Nei suoi scritti propugnò la creazione di un’ organizzazione sociale retta da uomini di scienza e industriali a beneficio dell’intera popolazione. I seguaci di S-S svilupparono le sue idee dopo la sua morte. L’opera principale di S-S è ‘Le nouveau Christianisme’ (1825). BAZARD (1791-1832) con ENFANTIN fu il principale esponente del sansimonismo.”,”SOCU-033″
“BAZAROV V. ZINOVIEV G. ILIN V. KAMENEV J. R. LUXEMBURG, NEVZOROV J., ORLOVSKIJ P. K. RENNER N. ROZKOV H. ROLAND-HOLST P. RUMJANCEV J. STEKLOV M. TAGANSKIJ A. FINN-ENOTAEVSKIJ”,”Karl Marx (1818-1883). Per il 25° anno dal giorno della sua morte, 1883 – 1908.”,”Altri autori: K. RENNER, N. ROZKOV, H. ROLAND-HOLST, P. RUMJANCEV, J. STEKLOV, M. TAGANSKIJ, A. FINN-ENOTAEVSKIJ.”,”MADS-143″
“BAZZANI Fabio”,”Il tempo dell’esistenza. Stirner, Hess, Feuerbach, Marx.”,”BAZZANI Fabio (Empoli, 1955) svolge attività di ricerca presso l’Accademia toscana di scienze e lettere ‘La Colombaria’ e collabora alla cattedra di filosofia morale dell’Università di Firenze. “”””Sotto l’apparenza di un riconoscimento dell’uomo, l’economia politica, il cui principio è il lavoro, è, piuttosto, soltanto la conseguente effettuazione del rinnegamento dell’uomo, dacché l’uomo non sta più in una tensione esterna verso l’esistenza esteriore della proprietà privata, bensì è diventato esso stesso questo essere teso della proprietà privata. Ciò ch’era prima un ‘trovarsi fuori’, una reale espropriazione dell’uomo, è semplicemente divenuto l’azione dell’espropriarsi, dell’alienarsi”” (Marx, Manoscritti, p. 318). Dunque è il lavoro, la ‘Arbeit’, non la ‘Tätigkeit’, il principio dell’economia politica, ovvero il lavoro nella forma della mercificazione, l’attività produttiva che non corrisponde all’attività come essenza attiva della vita dell’uomo; la ‘Arbeit’, in altre parole, nel senso dell’attività alienata, espropriata. (…) La ‘Arbeit’, scrive Marx, viene valutata in conformità a parametri temporali (“”La misura del lavoro è il tempo””, Miseria della filosofia, p. 15) e “”il tempo è tutto, l’uomo non è più niente; è tutt’al più l’incarnazione del tempo… Questo livellamento del lavoro… è semplicemente la realtà dell’industria moderna””. Livellamento del lavoro si contrappone implicitamente a differenziazione nell’attività. Nell’industria moderna, il lavoro è livellato, e, dunque, il tempo, di cui l’uomo nell’industria moderna è incarnazione, è tempo del livellamento. Tempo del livellamento significa tempo della riproduzione sempre eguale a se stessa, ovvero, tempo della ripetizione. Il riferimento ad una temporalità come affermarsi dell’attività differenziata risulta eliminato. Quel che in altre parole risulta eliminato è un tempo fondamentale nella “”radice”” umana, nell’essere, la cui dimensione è differenziata nell’unità del genere: individui differenti nei differenti momenti della loro attiva esistenza ma regolati dalla circolarità in sé conchiusa del tempo universale della ‘Gattung’. In senso autentico, v’è dunque un tempo qualitativo, “”radicale””, in senso inautentico, un tempo quantitativo, ripetitivo, di superficie, cioè estraneo alla “”radice””. Nel sistema tecnico-industriale, il tempo si mostra come unico discrimine ‘quantitativo’ tra il lavoro compiuto da un singolo – che di per sé scompare quale singolo individuo umano per mostrarsi quale funzione del sistema, quale produttore di merce – e il lavoro compiuto da un altro singolo. Il lavoro tecnicizzato elimina – scrive Marx – ogni differenza “”qualitativa””. Questo termine sta ad indicare sia una differente “”qualità”” tra gli individui – capacità, bisogni, desideri differenti – (…) sia una qualità differente nell’attività degli individui, le differenti modalità di soddisfacimento dei bisogni e dei desideri e il differente utilizzo delle capacità. ‘Qualità’, insomma, rimanda all’idea della vita umana in quanto attiva per essenza. Ne consegue che il tempo di lavoro, come si dà nell’organizzazione tecnico-industriale della produzione, è tempo che si trova esternamente all’essenza, appunto perché livellante, tempo di ‘lavoro’, quantitativo e non qualitativo. E’ per tali motivi, quindi che con l’organizzazione tecnica del lavoro, con l’essere l’individuo gettato in una situazione di mera riproduttività / ripetitività temporale, le differenze spariscono. La tecnica è il regno della quantità, del tempo quantitativo, non del tempo qualitativo, essenziale””. [Fabio Bazzani, Il tempo dell’esistenza. Stirner, Hess, Feuerbach, Marx, 1987] (pag 160-162)”,”FILx-459″
“BAZZARELLI Eridano, introduzione traduzione e note”,”Il canto dell’impresa di Igor’. Testo russo a fronte.”,”Autore del testo ignoto”,”RUSx-005-FV”